CENACOLO DEI COGITANTI |
cizzata riunione dei ministri
del lavoro dei G8, le cui riunioni si concludono normalmente con ... (
da "Corriere delle Alpi"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Confederazione
Sindacale Internazionale chiede la riforma radicale delle istituzioni
intergovernative (Fmi, Banca Mondiale, Omc) per garantire un referente
giuridico composto di norme e strumenti per una governanza efficace e
responsabile di un'economia globalizzata, che oggi opera in uno stato di
assoluta anarchia e nell'interesse dei soliti pochi. Enzo Friso
Incontri anche in Veneto e
Friuli ( da "Trentino" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: sabato mattina (ore 11)
a Montebelluna il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali
Luca Zaia interverrà assieme al presidente di Slow food Carlo Petrini nel corso
di "Terrirorio e cultura locale: radici e futuro nell'era della globalizzazione"
presieduto dal critico televisivo Aldo Grasso. (pat)
Usa e Cina stendono l'agenda
comune ( da "Giornale di Brescia" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Edizione: 02/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Usa e Cina stendono
l'agenda comune Obama e Hu Jintao hanno rotto il ghiaccio. Istituito un gruppo
di consultazione bilaterale permanente Il presidente Hu Jintao dopo l'incontro
con Obama LONDRACrisi economica, Nord Corea e Iran, diritti umani.
Borse di studio per studenti
globetrotter ( da "Giornale di Brescia" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Giulia ora è in Cina,
Daniele in Usa. «Non credo abbia voglia di tornare - dice la mamma -. È molto
felice di vivere quest'esperienza ed è entrata perfettamente nei ritmi di vita
cinesi». I ragazzi che partiranno tra luglio e settembre con Intercultura sono
29, selezionati sulla base di 72 richieste.
La festa dei volontariin difesa
dei boschi ( da "Secolo XIX, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La festa dei
volontariin difesa dei boschi sabato a caricamento bambini in piazza insieme a
forestale, protezione civile e vigili del fuoco IL KIT del volontario sarà
regalato a tutti i bambini che porteranno - sabato mattina a partire dalle 11
in piazza Caricamento - un disegno o una poesia dedicati alla protezione civile
e alla salvaguardia dei boschi.
di GIANCESARE FLESCA Per un
curioso paradosso, Barack Obama viene duramente contestato a Londra da singoli
individui e da gruppi organizzati che ancora tre mesi fa lo esaltavano e (
da "Libertà"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Più in generale potenze
come il Giappone e la Cina vogliono garanzie precise su un intervento sociale
nei mercati mondiali, ad opera di uno Stato che torna interventista. Obama per
il momento parla, come al suo solito, di problemi generali, rassicurando sul
preteso protezionismo Usa un'Europa più debole di sempre, attraversata da linee
politiche che non corrono mai in parallelo.
Lezione su Internet e dintorni
all'università della Terza età ( da "Libertà" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione
tecnologica", in cui, purtroppo, il divario tra i Paesi avanzati e quelli
in via di sviluppo è ancora elevato. Infine, ecco le opportunità
"internettiane". «Internet non è la risposta alla crisi - dice
Murelli -, ma dà alcuni modi per risparmiare, con le associazioni di
consumatori, oppure con i produttori di generi alimentari che,
G20 anticrisi al via, subito
contrasti ( da "Gazzettino, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Stati Uniti e Gran
Bretagna per maggiori incentivi alla crescita, Cina per più fondi al Fmi. I
grandi si presentano in ordine sparso al vertice sulla crisi economica del G20
che si aprirà oggi, impegnati in una corsa contro il tempo, costretti a
dribblare diktat e paletti, avvertimenti e minacce, ma comunque lanciati verso
un accordo al ribasso.
obama per il disarmo atomico
chiede l'aiuto di russia e cina - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato (
da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: aiuto di Russia e Cina
E dopo una giornata di vertici il presidente Usa regala un iPod alla Regina La
diplomazia A questo punto, più che discutere su chi sia colpevole della crisi
economica globale preferisco cercare di risolvere il problema, guardare avanti
e non indietro Il lancio del nuovo missile da parte della Corea del Nord,
dalla cina agli usa, valzer
delle debolezze così i grandi cercano la ricetta della ripresa - andrea bonanni ( da
"Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Economia Tutti i paesi
del G20 si siedono al tavolo di Londra con problemi e obiettivi diversi Dalla
Cina agli Usa, valzer delle debolezze così i Grandi cercano la ricetta della
ripresa Scontro sulle colpe e sugli assetti di potere che usciranno alla fine
della recessione ANDREA BONANNI DAL NOSTRO INVIATO LONDRA - Non sarà un summit
facile. Lo ha detto a chiare lettere Nicholas Sarkozy.
in cerca di leadership -
giancesare flesca ( da "Centro, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Germania di Angela
Merkel chiedono agli Usa l'introduzione di durissime regole finanziarie e la
messa al bando dei tanti «paradisi fiscali» che hanno permesso ai grandi tycoon
di arricchirsi a scapito dei comuni cittadini. Più in generale potenze come
Giappone e Cina vogliono garanzie su un intervento sociale nei mercati
mondiali, ad opera di uno Stato che torna interventista.
Solo il pharma salva M&A e
banche Usa ( da "Finanza e Mercati" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A abbia coinvolto la
Corporate Usa. In termini di valore delle transazioni, il 49% reca infatti la
bandiera americana (era il 31% un anno fa), anche a causa del calo delle
operazioni straordinarie in Asia: di recente, la Cina ha bloccato alcune
operazioni di rilievo, fra cui, la più nota, è stata quella tentata da
Coca-Cola sulla Huiyuan,
quel solco tra usa e europa -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: i conti con il peso
crescente della Cina; perfino l´Europa è ben più riottosa del previsto. Obama
credeva di avere fatto abbastanza per soddisfare il Vecchio continente. Una
settimana fa il suo segretario al Tesoro annunciava una riforma drastica dei
controlli sui mercati finanziari: hedge fund e derivati finiranno sotto la
stessa vigilanza che disciplina le banche tradizionali.
la cgil sta dividendo i
lavoratori ma ritroveremo l'unità d'azione - gianni favarato (
da "Nuova Venezia, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Le cause più profonde
risiedono sulla globalizzazione senza qualità che viviamo e del modello
economico che impone una crescita illimitata, anche a costo di produrre e
consumare in quantità crescente cose che non servono e danneggiano l'ambiente e
la salute. Dobbiamo cogliere quest'occasione che la crisi ci impone per
affermare un nuovo modello di sviluppo sostenibile»
industria teramana: oggi il
forum a scienze politiche ( da "Centro, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: emergere di nuove aree
produttive e la rottura di equilibri consolidati hanno prodotto nuovi scenari
geopolitici ed economici, la cui conoscenza è indispensabile per affrontare la
competizione internazionale indotta dalla crescente fase di globalizzazione
tecnologico-economica». Previsti gli interventi di amministratori, politici e
rappresentanti di associazioni imprenditoriali.
QUESTO LICEO È POCO SCIENTIFICO (
da "Unita, L'"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dalla Svezia alla Cina.
In Italia, invece, il governo Berlusconi in assoluta controtendenza taglia i
fondi e persino gli orari alla scuola. E riduce il budget delle università e
della ricerca. La seconda domanda è conseguenza della prima. Il liceo
scientifico ha un ruolo importante nel panorama della scuola media superiore
italiana: è il più frequentato.
La rivolta anticrisi riporterà
in scena estremisti e xenofobi ( da "Unita, L'" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Professor Sassoon,
quale Europa trova il presidente Usa Barack Obama? «Trova una Europa
fondamentalmente disunita su come affrontare la crisi. Ma Obama in Europa non
incontra solo l'Europa, ma incontra anche l'India, il Brasile, la Cina. Mi
riferisco al G-20, divenuto più importante del G-8...
A margine degli incontri
ufficiali, si intrecciano i giochi delle diplomazie. Il premier cinese ... (
da "Unita, L'"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A margine degli
incontri ufficiali, si intrecciano i giochi delle diplomazie. Il premier cinese
Hu Jintao ha invitato in Cina il presidente Usa Obama. La visita che potrebbe
avvenire già nella seconda parte dell'anno. Riprendendo anche il tema dei
diritti umani.
protezione civile a palazzo
burovich: due giornate per studenti e volontari (
da "Messaggero Veneto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Pordenone Protezione
civile a palazzo Burovich: due giornate per studenti e volontari SESTO AL
REGHENA. Tutto pronto a Sesto al Reghena per ospitare domani e sabato
un'intensa due giorni, organizzata a livello di distretto, e dedicata ai
ragazzi delle scuole medie e ai gruppi di volontari della Protezione civile
nell'ambito del complesso Burovich.
Trento 15 Èlite romane Facoltà
di Lettere ( da "Adige, L'" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Con Giorgio
Vallortigara, neuroscienziato e Marco Vannini, filosofo. Trento 21 The Fluffer
Centro Bruno. Per «Cine Mondo Gay», il film «The Fluffer». Trento 21.45 Bambina
magra Circolo Wallenda - via S. Martino 45. Concerto dei «La bambina magra» di
Bergamo. 02/04/2009
"1997: fuga da new
york" il film culto al centro spam (
da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è con Cine-Extra!, la
rassegna dedicata ai film di fantascienza d'autore curata da Lucca Film
Festival, Circolo del Cinema, il Cineforum Ezechiele 25,17. Alle 21,30, con
ingresso libero, si proietta "1997 Fuga da New York" (Usa, 1981) di
John Howard Carpenter, una pellicola a metà tra la fantascienza e il fantasy
che ha ispirato diversi film sul genere futuribile apocalittico,
valanga toscana al vinitaly con
807 etichette selezionate - mara amorevoli (
da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: soprattutto per i
segnali di flessioni nel mercato inglese e Usa, mentre crescono i consumi in
Cina e negli Emirati arabi. Con segnali di ottimismo tra i produttori che
sperano di veder arrivare gli operatori americani, mentre dalla Regione
annunciano che sono in crescita le richieste per rinnovare i vigneti.
Guarda oltre l'Europa. I
vertici con Jintao e Medvedev rivelano le priorità di Obama (
da "AmericaOggi Online"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina, con la sua
economia che "già mostra timidi segnali di ripresa" e con i suoi
fondi sovrani che sono i maggiori acquirenti di titoli di stato Usa, è di fatto
il principale finanziatore del piano di stimolo varato dalla Casa Bianca per superare
la crisi, e tiene in mano le sorti del dollaro.
Roghi e protezione civile così
cambierà il servizio ( da "Stampa, La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Roghi e protezione
civile così cambierà il servizio [FIRMA]DIEGO MARRESE IMPERIA Approderà in
Consiglio domani sera il nuovo Piano di Protezione Civile comunale che va a
sostituire il precedente datato 1981. Si tratta di una sorta di prontuario per
l'emergenza e le calamità che il Comune, assieme alla «McLenzie Durante &
Partners»
La recessione avanza, loro
litigano ( da "Milano Finanza (MF)" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: gruppo informale
composto da Stati Uniti e Cina? Ieri i protagonisti del G20 erano già nella
capitale britannica, impegnati in una raffica di incontri bilaterali. E mentre
loro discutevano, i contestatori assaltavano una filiale di Royal Bank of
Scotland, uno degli istituti salvati dall'intervento dello Stato.
Al G20 l'Europa dovrebbe
parlare con una sola voce. Quella di Trichet (
da "Milano Finanza (MF)"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Altro che nuovo ordine
monetario internazionale, altro che governo della globalizzazione. Al
fallimento del giustamente deprecato mercatismo seguirebbe quello dei poteri
statuali, dell'architettura globale, per quel poco che c'è e per quel tanto che
si spera di conseguire.Un esito soddisfacente, non dico un successo, è
necessario.
Paradisi fiscali, è corsa
all'accordo ( da "Italia Oggi" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: dopo che Usa, Francia e
Germania, spalleggiati dalla Cina, hanno unito le proprie forze usando una
determinazione senza precedenti per debellare il virus dell'elusione delle
tasse, in grado di convogliare verso i paradisi fiscali un fiume senza fine di
denaro, stimato dall'Oecd in una cifra compresa tra i 5mila e i 7mila miliardi
di dollari.
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Su questo terreno,
un'importante occasione di collaborazione con gli Usa sono il clima e
l'energia: ogni settimana la Cina costruisce una nuova centrale che inquina e
fa male alla salute della sua gente; lo sa e per risolvere il problema può
esserle molto utile la tecnologia americana. 02/04/2009
Scontro tra i deficisti Usa e i
prudentissimi europei ( da "Riformista, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: acquisto di una socetà
cinese nel settore bevande come forma di pressione sugli Usa. Sul secondo punto
un risultato lo hanno già ottenuto. «Cina e Stati Uniti si sono accordati per
lavorare insieme per un deciso sostegno al commercio globale», dice un
comunicato congiunto firmato da Obama e dal presidente Hu Jintao che si
impegnano a evitare il protezionismo come risposta alla crisi.
L' AMICO AMERICANO (
da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ognuno per ragioni
differenti e con diversa forza contrattuale - Hu Jintao per la Cina, Ignácio
Lula da Silva per il Brasile, Nicholas Sarkozy per la Francia e Angela Merkel
per la Germania. E ognuno presenta un conto differente. Lula chiede che il nord
del pianeta abolisca infine le antiche barriere protezionistiche (vedi
l'agricoltura);
FINALE DI PARTITA NELLA
BATTAGLIA DI LONDRA ( da "Manifesto, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: quella globalizzazione
che arranca e che ieri (ed è prevedibile anche oggi) a Londra ha visto migliaia
di persone marciare verso la City, simbolo di quella finanza ritenuta la
responsabile del bailout globale. Sono passati pochi anni da quando, tra il 1999
e il 2001, il crollo del Nasdaq suonò il campanello d'allarme per il regime
neoliberista.
Merkel e Sarkozy: Subito le
nuove regole ( da "Manifesto, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sul rilancio, la posizione
resta diversa tra Usa e Europa, ma l'occidente si riunisce per chiedere a Cina
e Giappone di fare di più. In mattinata, Barack Obama ha incontrato Gordon
Brown: entrambi hanno convenuto che è importante «concentrarsi» sui punti in
comune e non su «divergenze episodiche».
Sù la disoccupazione Illusione
ripresa in Usa Matrimonio yuan-peso (
da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per un ammontare di 70
miliardi di yuan (circa 10 miliardi di dollari Usa). Formalmente l'accordo è di
natura commerciale: gli yuan serviranno all'Argentina per pagare le
importazioni cinesi (la Cina è il secondo partner commerciale del paese
sudamericano, e importa i due terzi della soia argentina), che finora pagava in
dollari.
Asse franco-tedesco al G-20 (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Italia Mario Draghi ha
ricordato che le raccomandazioni anti-crisi del Financial Stability Forum si
applicano anche a banche e hedge fund. Servizi u pagine 2, 3 e 5 L'America
riapre il dialogo con Russia e Cina. Dmitrij Medvedev e Barack Obama (nella
foto) hanno deciso di avviare negoziati sul disarmo nucleare AP/LAPRESSE
l'articolo prosegue alle pagine 2 3
Le aperture di Obama (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Le aperture di Obama di
Mario Platero N e l suo debutto ufficiale sulla scena globale, il presidente
Usa Barack Obama si è smarcato abilmente dalle polemiche con l'Europa sulle
misure anticrisi e ha avviato un importante dialogo con i leader della Russia
(sul disarmo) e della Cina (sugli equilibri politici ed economici). Servizio u
pagina 5 l'articolo prosegue in altra pagina
L'eterna partita Usa-Europa (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: eterna partita
Usa-Europa Adriana Cerretelli LONDRA. Dal nostro inviato E uropa contro Stati
Uniti, Cina e Russia anche: non fosse per l'eterna sintonia con l'Inghilterra
di Gordon Brown e la fresca solidarietà del Giappone di Taro Aso, l'America di
Barack Obama rischierebbe davvero di ritrovarsi sola e accerchiata al suo
debutto sulla scena globale del G-
Stretta sui mercati finanziari (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: gli Usa hanno insistito
molto sulla necessità di stimoli fiscali per il rilancio dell'economia, anche
da parte dei Paesi partner, ottenendo sponda dal premier giapponese Taro Aso e
dalla Cina, ma incontrando le resistenze europee. Ieri, la Merkel ha ammesso
che il piano Usa è «particolarmente significativo,
Obama e Medvedev: una nuova era (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sul piano economico, la
Cina si trova in sintonia con Usa, Gran Bretagnae Giappone sulla necessità di
fare il possibile per stimolare la crescita. Hu Jintao tuttavia non ha più
sollevato la questione del debito americano né quella relativa alla necessità
di una nuova moneta che si sostituisse al dollaro.
La rabbia anti-manager (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: che costituiscono una
sorta di globalizzazione transnazionale di movimenti di protesta della società
civile, collegati in rete attraverso l'uso di internet e delle nuove
tecnologie. Le manifestazioni di questi movimenti anti-globalizzazione possono
anche sfociare in episodi di violenza che sarebbero certo da evitare, ed è
possibile che la crisi porti ad una crescita della protesta.
Senza nuove regole sarà caos (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per Usa e Cina l'ora di
nuove regole globali») avevo già messo l'accento sulla assoluta necessità che
si ponga rimedio alla situazione di disequilibrio macroeconomico che è fra le
cause della crisi in corso. Abbiamo oggi un sistema che è capace di costringere
al riequilibrio le economie piccole che registrano disavanzi della bilancia dei
pagamenti.
FIRENZE sonar festival (
da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: "Heroes no
longer" di Sun Xun (Cina 2008), un regista impegnato a smascherare la
realtà del proprio paese, già autore di fi lm importanti come
"Requiem", "Mythos" e "Shock of Time" (passati al
Festival di Torino 2007) e in chiusura "Asamara" di Jon Garano e Raùl
Lòpez (Spagna 2008).
Un viaggio di ritorno nel
futuro dell'industria ( da "Sole 24 Ore, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la propria sede nella
diffusa metropoli lombarda e le sue articolazioni in Romania e negli Usa, in
India, in Cina e in Vietnam. Fabbrica-mondo, insomma. La riprova sta nei
numeri. Da alcuni anni Mediobanca e Unioncamere censiscono un robusto gruppo di
4mila medie imprese indu-striali, che hanno fatturati dai 13 ai 290 milioni di
euro e contano in libro paga da 50 a 499 dipendenti.
ROMA La loro partita, i leader
hanno iniziato a giocarla già varie settimane f... (
da "Messaggero, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Atlantico si gioca la
partita tra Stati Uniti e Cina. Un accordo tra i due potrebbe iniziare a sanare
l'altro grande fattore scatenante della crisi finanziaria: l'afflusso verso
Pechino di dollari del consumatore americano, destinati a tornare indietro in
cambio di titoli di Stato Usa. I cinesi inoltre sono disposti a contribuire a
sostenere il Fondo monetario,
Il vino riscopre il territorio (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in tempo di
globalizzazione non poteva essere altrimenti. Ebbene questo fenomeno, la
globalizzazione, se da un lato ha portato all'omologazione del gusto (vini al
legno, o vini dei falegnami) dall'altro ha dato l'oppurtunità anche alle
minoranze (vitigni quali Nebbiolo, Sangiovese, Sagrantino, Montepulciano d'
Abruzzo) di essere conosciute nel mondo.
L'alleanza con Espn e Tnt porta
900 milioni all'Nba ( da "Sole 24 Ore, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Nba Parla David Stern:
«Finita la crisi il futuro tra digitale e globalizzazione» Giuliano Balestreri
MILANO L'Nba staagliStati Uniti come la Serie A di calcio sta all'Italia.
Un'equazione possibile in teoria, ma assolutamente lontana dalla realtà: se sul
fronte dello spettacolo si può discutere, su quello economico non ci sono
dubbi.
Stati Uniti primi per import E
al secondo posto c'è l'Italia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Anche la Cina ha saldo
negativo - Tra gli esportatori Tokyo batte Corea e Germania Stati Uniti primi
per import E al secondo posto c'è l'Italia Andrea Malan «La Francia, che ha
inventato l'automobile, è diventata nel 2008 un Paese importatore..». L'affermazione
di Luc Chatel,sottosegretario all'Industria nel Governo francese,
Sarà un venerdì colossale per
il porto, perché arriva la "Ital Oceano", un ca... (
da "Messaggero, Il (Ancona)"
del 02-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in particolare la Cina.
Ad Ancona saranno scaricati e caricati (secondo i flussi import-export)
contenitori con ogni tipo di merci, da prodotti finiti a componentistica.
Venerdì scorso, la prima toccata della Stadt Wismar, abituata a fondali con
pescaggi di 16 metri, ha avuto quasi il sapore di un esperimento.
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Globalizzazione e
frammentazione sociale portano a rivendicazioni settoriali e a secessioni».
Progetti concreti in mente? «Rendere trasparente la situazione economica e
patrimoniale, in modo che il sanvittorese sappia di cos'è padrone». Come
migliorare la viabilità?
Usa-Russia, operazione
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: nelle istituzioni
finanziarie internazionali e Barack appoggiando la richiesta ha concordato con
Hu la «creazione di un gruppo di dialogo strategico» Usa-Cina che sarà guidato
per la parte americana dal segretario di Stato Hillary Clinton e dal ministro del
tesoro Tim Geithner i quali hanno già fissato un primo appuntamento con la
controparte cinese prima dell'estate a Washington.
Volontari preoccupati:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Antincendio a rischio
Volontari preoccupati: «La Provincia dimentica la Protezione civile» Sassari..
Antincendio a rischio --> La Provincia di Sassari dimentica la Protezione
civile: niente rimborsi per i volontari e nessun piano d'intervento provinciale
per garantire la sicurezza dei cittadini in caso di emergenza.
G20 a rischio flop, Obama in... (
da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: nata negli Usa e che
gli Usa, da soli, non possono risolvere. L'America è costretta a chiedere e
dunque a concedere. Alla Russia, ed era previsto; ma anche alla Cina, con un
gesto simbolico poco mediatico ma, politicamente, molto significativo. Nella
prima giornata a Londra Obama ha incontrato il presidente Dmitri Medvedev in un
clima di grande cordialità e di simpatia reciproca,
test per obama (
da "Messaggero Veneto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: intenzione di ridurre
assieme gli armamenti e di accantonare per ora i missili Usa in Polonia e
quelli russi a un centinaio di chilometri, nella gelida Kaliningrad. La
conferma del disgelo con Mosca fa tirare al mondo un sospiro di sollievo. Ma
non va dimenticato che Russia e Cina hanno un'alleanza strategica strettissima.
prove di disarmo (
da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il presidente Usa ha
poi incontrato anche il presidente cinese Hu Jintao, con il quale ha concordato
di creare un gruppo per il dialogo strategico ed economico fra Usa e Cina.
Obama ha inoltre confermato che si recherà in visita in Cina nella seconda
parte del 2009.
G20, tanto rumore per poco. E
l'America non fa più paura ( da "Giornale.it, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cina, globalizzazione,
gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo
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Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di
essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore?
G20, Obama di fronte all'asse
Sarkozy-Merkel. Ma la vera partita è con la Cina (
da "Rai News 24"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa e Cina hanno
concordato di lavorare insieme sulle questioni della Corea del Nord, del
programma nucleare dell'Iran e del Sudan. Si trovano d'accordo dul fatto che
solo piani di stimolo fiscale possano far ripartire l'economia in tempi rapidi.
Quel solco tra Usa e Europa (
da "KataWebFinanza"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: fare i conti con il
peso crescente della Cina; perfino l'Europa ben pi riottosa del previsto. Obama
credeva di avere fatto abbastanza per soddisfare il Vecchio continente. Una
settimana fa il suo segretario al Tesoro annunciava una riforma drastica dei
controlli sui mercati finanziari: hedge fund e derivati finiranno sotto la
stessa vigilanza che disciplina le banche tradizionali.
G20, un morto tra i
manifestanti - Asse franco-tedesco al G-20. Per l'Europa l'asse Usa-Cina è una
iattura - Fecondazione, colpo alla legge - Entrate fiscali in frenata - A casa
Be ( da "Dagospia.com" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: asse Usa-Cina è una
iattura - Fecondazione, colpo alla legge - Entrate fiscali in frenata - A casa
Berlusconi mancava solo l?audace Garimba... Da Il Velino.it CARLO E SILVIO
CORRIERE DELLA SERA - Editoriale di Pierluigi Battista: "Lo sfregio dei
diritti".
G20: L'ALLEANZA SARKOZY-MERKEL
DI FRONTE AD OBAMA (IMPEGNO USA-RUSSIA PER RIDURRE GLI ARMAMENTI) LONDRA COME
GENOVA: UN MORTO SI ESIBISCE PER GLI ISRAELIANI, COSTRETTA ALLA FUG (
da "Dagospia.com"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Obama apre una nuova
era nelle relazioni tra Russia e Cina: accordo con il presidente russo Dmitri
Medvedev per ridurre gli arsenali nucleari e collaborare con Iran e
Afghanistan. 2 - FRANCIA LE FIGARO - "G20: l'alleanza Sarkozy-Merkel di
fronte ad Obama": il varo di una "nuova regolamentazione" del
sistema finanziario internazionale "non è negoziabile" per Francia e
Germania.
G20, tra Stati Uniti e Cina
dialogo a 360 gradi ( da "Finanza.com" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: hanno posto ieri le
premesse per trasformare i contraddittori rapporti tra Usa e Cina in una
stabile alleanza strategica dando di conseguenza una investitura ufficiale al
"G2" nuovo asse che potrebbe condizionare gli equilibri del pianeta.
"Le due parti concordano di lavorare assieme per costruire una positiva e
cooperativa relazione globale Stati Uniti-Cina per il 21esimo secolo,
Casella e Giogliofiorito
incontro ragazzi intercultura ( da "Caserta News" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, Cina, Thailandia,
Brasile, Argentina, Venezuela, Nuova Zelanda, Islanda, Finlandia e Germania) e
sono in Italia da settembre scorso per motivi di studio. "Aggiungi un
posto a tavola", è questo il motto con cui Intercultura, associazione onlus,
invita famiglie con figli adolescenti ad aprirsi ed accogliere in casa studenti
selezionati provenienti da tutto il mondo.
Crisi? Negli Usa decollano le
ricerche nei mercatini online ( da "Blogosfere" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ricerche nei mercatini
online Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 10:22 in globalizzazione Craigslist
è una bacheca online: pubblica annunci economici (compro/vendo auto, case,
elettrodomestici) di privati. Di fatto, è un mercatino su internet arricchito
dai commenti degli utenti. Nell'epoca della crisi economica, la parola
Craigslist è la più cercata su internet nell'ultima settimana,
Londra : il G20 sotto assedio (
da "Metronews"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Usa, Russia,
Francia e Gran Bretagna). E nel medesimo paradossale sistema, continuiamo a
vedere che le nazioni maggiormente responsabili dell?esaurimento di risorse del
pianeta stanno cercando soluzioni alla crisi economica, soluzioni prese in
solitudine ma che avrebbero conseguenze economiche e sociali su chiunque.
Il gioco delle parti Usa/Cina
cela gli squilibri ( da "Trend-online" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: i Cinesi hanno fatto
credito agli USA per prosperare vendendo merci. In questo gioco delle parti USA
/ CINA si celano due squilibri per garantirne uno: un PIL mondiale per il 20%
sostenuto dai consumatori ?stellestrisce?, solo per un misero 3 da quelli con
gli occhi a mandorla.
Il gioco delle parti Usa/Cina
cela gli squilibri pag.1 ( da "Trend-online" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il gioco delle parti
Usa/Cina cela gli squilibri BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Mauro
Artibani , 02.04.2009 09:51 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! vero, reddito di scopo, reddito da consumo altro che debiti, altro
che crediti.
senza titolo. (
da "Corriere del Veneto"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Pechino Decolla il
dialogo Stati Uniti e Cina hanno concordato di creare un gruppo per il dialogo
strategico ed economico, in occasione del primo incontro, a Londra, tra Obama e
il presidente cinese Hu Jintao. Del gruppo faranno parte, sul versante Usa, il
segretario di stato Hillary Clinton e il ministro del Tesoro, Tim Geithner.
Da tutto il mondo nel nome del
vino ( da "Corriere del Veneto" del 02-04-2009)
+ 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, Canada, Russia,
Lituania, Repubblica Ceca, Cina, Giappone oltre che dall'America Latina. A
inaugurare Vinitaly oggi alle 10 sarà il ministro per le Politiche agricole
Luca Zaia. Presenti il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, il
sindaco di Verona Flavio Tosi, il presidente della Provincia di Verona Elio
Mosele,
Fondi Comuni (
da "Corriere del Veneto"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: PAESE Euromobiliare
Asian Opportunities 1,774 1,812 Generali Japan 1,867 1,859 Gestielle Cina
Classe A 7,018 7,294 Gestielle East Europe Classe A 8,242 8,648 Gestielle India
Classe A 3,49 3,634 AZ. ENERGIA E MATERIE PRIME Eurizon Azioni Energia E
Materie Prime 6,965 7,169 AZ. BENI DI CONSUMO Nextra Azioni Beni Di Consumo
6,528 6,466 AZ.
IL MINISTRO Franco Frattini non
ha avuto tentennamenti nella sua analisi su
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Globalizzazione e ...
IL MINISTRO Franco Frattini non ha avuto tentennamenti nella sua analisi su
«Globalizzazione e crisi economica», tema della prolusione alla cerimonia di
insediamento della Reggenza Cenci-Mina. Il riferimento alla situazione internazionale,
curiosamente, calzava a pennello con le polemiche che hanno fatto,
IL CINEMA fanese fa il giro del
mondo. Già carico di premi, il... (
da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina... solo in questi
giorni le vicende del piccolo investigatore Marco voleranno dalla Serbia agli
Stati Uniti. Fino a domani, infatti «Sotto il mio giardino» partecipa al
Belgrade docum & short film festival, mentre da oggi a domenica sarà anche
al Garden State film festival del New Jersey (Usa) e dal 9 al 12 aprile al Las
Vegas international film festival dove sa già di aver
C'erano Joe Biden
(vice-presidente Usa), Luiz Inácio L... (
da "Resto del Carlino, Il (Cesena)"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ed i premier europei
Gordon Brown e Josè Zapatero al vertice delle forze progressiste che si è
tenuto nel fine settimana scorso a Viña del Mar. E c'era anche con Franceschini
e Rutelli il deputato cesenate Sandro Gozi. «L'idea che si sta facendo strada
riferisce è quella di una nuova governance transnazionale per un'economia ormai
del tutto globalizzata».
PERUGIA QUAL È il potere del
giornalismo? E' quello &#... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ma anche i conflitti
sono globalizzati, si inserisce l'arrivo a Perugia domenica di Anne Nivat,
inviata speciale del settimanale francese Le Point, con il suo libro-reportage
«Baghdad zona rossa». Per scriverlo ha vissuto un mese e mezzo fra attentati e
occupanti Usa in quella parte di città in cui ogni occidentale, senza adeguata
protezione,
L'
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ognuno per ragioni
differenti e con diversa forza contrattuale - Hu Jintao per la Cina, Ignácio
Lula da Silva per il Brasile, Nicholas Sarkozy per la Francia e Angela Merkel
per la Germania. E ognuno presenta un conto differente. Lula chiede che il nord
del pianeta abolisca infine le antiche barriere protezionistiche (vedi
l'agricoltura);
Merkel e Sarkozy:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sul rilancio, la
posizione resta diversa tra Usa e Europa, ma l'occidente si riunisce per
chiedere a Cina e Giappone di fare di più. In mattinata, Barack Obama ha
incontrato Gordon Brown: entrambi hanno convenuto che è importante
«concentrarsi» sui punti in comune e non su «divergenze episodiche».
CORSO BLSD PER ASSOCIAZIONI
VOLONTARIATO PROTEZIONE CIVILE ( da "Basilicanet.it" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: CORSO BLSD PER
ASSOCIAZIONI VOLONTARIATO PROTEZIONE CIVILE 02/04/2009 12.07.53 [Basilicata]
Con la stipula del contratto tra lâ??assessorato alla Protezione Civile della
Provincia di Potenza e Basilicata Soccorso si conclude la fase istruttoria che
porterà , nei prossimi giorni, allâ?
Crisi economica
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina stabili e
durature. Carico di nubi è rimasto invece il rapporto con l'Unione europea.
Durante una conferenza stampa assieme al premier britannico, Gordon Brown, il
presidente statunitense, dopo aver invitato gli altri Paesi a fare fronte
comune e ad agire con urgenza contro la crisi globale, ha detto di essere
«assolutamente fiducioso che il G20 rifletterà un enorme consenso»
Con Hu spunta il tabù diritti
umani ( da "Avvenire" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: lasciare che le
tensioni sui diritti umani intralcino altri punti di cooperazione», ieri Stati
Uniti e Cina hanno concordato fare ripartire almeno «la discussione sui diritti
umani» il prima possibile. Durante l'incontro l'inquilino della Casa Bianca ha quindi
accettato l'invito a recarsi in visita a Pechino nella seconda metà del 2009
(il presidente George W.
Consiglio per i diritti umani,
svolta Usa:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Diritti Umani non
esiste il diritto di veto come invece è prerogativa Usa (assieme agli altri
membri permanenti, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina) in Consiglio di
Sicurezza. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha dato il benvenuto al
nuovo corso di Washington: «È un segnale concreto nella nuova era di impegno
inaugurata dall'amministrazione Obama», ha detto un portavoce.
Intesa con la Russia: meno armi
atomiche ( da "Arena.it, L'" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E con la Cina più
dialogo 02/04/2009 rss e-mail print Un laser anti missile: sullo Scudo spaziale
è disgelo tra Russia e Usa LONDRA Obana vara il disgelo con la Russia e un
rapporto più stretto con la Cina. Il presidente Usa e quello russo Medvedev
hanno ufficializzato, nel loro primo incontro a Londra, la volontà di
effettuare un «
G20 al via, scontro sui
paradisi fiscali Berlusconi: noi con Francia-Germania (
da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: si scontra con la ferma
opposizione della Cina e con un atteggiamento freddo da parte di Gran Bretagna
e Stati Uniti. Le risorse Fmi L?ultima bozza del comunicato finale del G20
contiene la richiesta di aumentare di 500 miliardi di dollari le risorse a
disposizione del Fondo Monetario Internazionale, che verrebbero così
triplicate, salendo a 750 miliardi di dollari.
Maltempo: il punto della
situazione con la Protezione Civile (
da "Targatocn.it"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il punto della
situazione con la Protezione Civile Da ieri mattina la sala della Protezione
Civile della Provincia di Cuneo opera 24 ore su 24 per monitorare gli effetti
del maltempo che, da ormai 3 giorni, insiste con piogge intense sulla Granda.
?Speriamo in un?attenuazione delle precipitazioni a partire dal pomeriggio?
WTA Miami: solo una Williams
andrà in finale ( da "Datasport" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Mentre la sorella Venus
si è sbarazzata, in due set, della ceca Benesova (6-1,6-4). L'altra semifinale,
vedrà di fronte la bielorussa Azarenka, contro la russa Kuznetsova. Risultati
dei quarti di finale V. Williams (Usa, 5) b. Benesova (Cec, 26) 6-1, 6-4 S.
Williams (Usa,1) b. Li Na (Cin) 4-6, 7-6 (7-1), 6-2.
G20/ FRATTINI: UN ACCORDO È
NELL'INTERESSE DELL'EUROPA ( da "Wall Street Italia" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Non possiamo lasciare
che Usa e Cina decidano fra loro" -->Roma, 2 apr. (Apcom) - Il ministro
degli Esteri, Franco Frattini, auspica "una linea d'intesa comune"
sugli strumenti per affrontare la crisi economico-finanziaria, come risultato
del G20 in corso a Londra. "Credo che già oggi dovremo avere una linea
d'intesa comune, o quanto meno non dare l'
Crisi, Frattini: intesa Usa-Ue
si può (ancora) fare ( da "Dire" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: intesa Usa-Ue si può
(ancora) fare "Credo che un punto di intesa si possa trovare, oggi sarebbe
molto pericoloso e controproducente avere una divisione tra Stati Uniti, e
magari Cina da un lato e l'Europa dall'altro". Così il ministro degli
Esteri commenta le divisioni emerse al G20 di Londra ROMA - "Credo che un
punto di intesa si possa trovare,
G20: i consigli della community
ai grandi del mondo ( da "Data Manager" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: regole a quella che
oggi si chiama globalizzazione”. Gli fa eco Cesare196 secondo cui, in maniera
più drastica, i governi “debbono smetterla di ragionare in maniera “globale”,
perché proprio la globalizzazione ha fatto da meccanismo di propagazione della
crisi”
GLI INCONTRI CON RUSSIA E CINA (
da "Gazzettino, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: GLI INCONTRI CON RUSSIA
E CINA Giovedì 2 Aprile 2009, Londra Barack Obama ha mantenuto la promessa di
rilanciare i rapporti con Mosca concordando, nel suo primo faccia a faccia con
il presidente russo Dmitri Medvedev, a Londra alla vigilia del G20, di avviare
negoziati per la riduzione degli armamenti strategici, per sostituire il
trattato "Start"
Londra I grandi in ordine
sparso impegnati in una corsa contro il tempo, costretti a dribblare d... (
da "Gazzettino, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: altra parte gli Stati
Uniti e in misura diversa la Cina, insistono che solo piani di stimolo fiscale
possono far ripartire l'economia celermente. Sul tavolo del summit c'è anche il
rilancio del Fondo Monetario Internazionale: si parla di un raddoppio del capitale
a 500 miliardi di dollari mentre gli Usa puntano ad arrivare a 750 miliardi.
Ecco perché Obama chiede
proprio all'Italia una mano sul clima (
da "Foglio, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina, il Giappone,
l?India e la Corea del Sud, la Asia Pacific Partnership for Clean Development
and Climate, che il mondo ecologista e alcuni rappresentanti più o meno
ufficiali dell?Unione europea bollarono come “l?anti Kyoto”. In un certo senso,
a ragione: come il processo di Kyoto è pletorico e dispersivo,
LONDRA. IL RESET DELLA POLITICA
ESTERA MONDIALE, ANNUNCIATO DAL VICE PRESIDENTE JOE BIDEN E TESTARDA... (
da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con la Cina ha fatto un
passo avanti dopo l'incontro, sempre ieri a Londra, fra il presidente e
l'omologo cinese Hu Jintao; scenario sempre il G20, l'incontro fra i venti
grandi paesi che ci dovrebbero portare fuori dalla crisi economica mondiale.
Per Barack Obama e Dmitri Medvedev era quello di ieri il primo incontro.
NEW YORK. NUOVA SVOLTA
DELL'AMERICA DI BARACK OBAMA SUL FRONTE DELLE ISTITUZIONI MULTILATERALI: GLI
... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 02-04-2009)
+ 1 altra fonte
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: il diritto di veto come
invece è prerogativa Usa (assieme agli altri membri permanenti, Francia, Gran
Bretagna, Russia e Cina) in Consiglio di Sicurezza. Il segretario generale
dell'Onu Ban Ki-moon ha dato il benvenuto al nuovo corso di Washington: «È un
segnale concreto nella nuova era di impegno inaugurata dall'amministrazione
Obama», ha detto un portavoce del Palazzo di Vetro.
Crollano gli scambi con l'Italia (
da "Denaro, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Cina diviene il
terzo partner commerciale della Turchia con un interscambio di 1,72 miliardi di
dollari (interscambio -33 per cento '09/'08), precedendo gli Usa (1,677
miliardi di dollari l'interscambio -24,5 per cento '09/'08) e l'Italia, che si
attesta al quinto posto con un interscambio di 1,674 miliardi di dollari (-
G20, Obama di fronte all'asse
Sarkozy-Merkel. Ma la partita è anche con la Cina (
da "Rai News 24"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa e Cina hanno
concordato di lavorare insieme sulle questioni della Corea del Nord, del
programma nucleare dell'Iran e del Sudan. Si trovano d'accordo dul fatto che
solo piani di stimolo fiscale possano far ripartire l'economia in tempi rapidi.
Per l'Europa il G2 è una
iattura ( da "Corriere della Sera" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 2009 - pag: 34 USA,
CINA E IL RUOLO DELLA UE Per l'Europa il G2 è una iattura di ALBERTO QUADRIO
CURZIO SEGUE DALLA PRIMA A questi temi si aggiunge anche l'ipotesi non scontata
di un potenziamento di organismi come il Fondo monetario internazionale. È ben vero
che la riunione cade in un momento di minor tensione sui mercati,
FilosofIschia (
da "Corriere del Mezzogiorno"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ai problemi che sfidano
il mondo globalizzato. Non a caso molti dei temi già adesso proposti per il
convegno di Atene vertono intorno ai problemi della globalizzazione. Il mondo
in cui viviamo è in crisi. Una filosofia che non rimane rinchiusa nel cerchio
ristretto della vita universitaria potrebbe dare un contributo importante
all'analisi dei cambiamenti epocali nei vari settori,
Reggio. Inaugurato oggi il
nuovo Centro unificato di protezione civile (
da "Sestopotere.com"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: assessore provinciale
alla Protezione civile Luciano Gobbi, dell'assessore alla Protezione civile del
Comune di Reggio Emilia Franco Corradini, della responsabile dell'Unità
operativa di protezione civile della Provincia Federica Manenti, dell'esperta
del settore Rita Nicolini, di Paolo Lugli del Comune di Reggio Emilia e di
Giorgio Ballarini,
G20, intesa su Fmi e paradisi
fiscali Berlusconi:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: tra cui la Cina e
diverse nazioni europee, secondo quanto riportato dalle agenzie, avevano
pensato di opporsi all'istituzione di una «black list» internazionale. Sembra
invece che con il procedere delle ore sia stato trovato un accordo per imporre
sanzioni ai Paesi che non si adegueranno ai nuovi regolamenti sulla trasparenza
finanziaria decisi a Londra.
G20: confusione e pessime idee (
da "Blogosfere"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 44 in Economia e
Globalizzazione Il G20 di Londra sarà ricordato come un esemplare momento di
confusione ed inadeguatezza politica. I capi di Stato dei venti Paesi piu'
industrializzati non solo non riescono a produrre uno straccio di analisi seria
della crisi, ma molti di essi minacciano di adottare misure totalmente inidonee
ad affrontarla.
La globalizzazione secondo Bill
Clinton ( da "Stampaweb, La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sul tavolo i temi della
globalizzazione alla luce della recente crisi economica: l?aumento della
povertà e delle disuguaglianze, la necessità di garantire un?educazione a tutti
in ogni luogo e un commercio equo e solidale tra paesi sviluppati e tra questi e
quelli in via di sviluppo.
Crisi della mondializzazione? (
da "AprileOnline.info"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: India e Cina), che sono
stati la principale destinazione del flusso di Ide negli ultimi anni, una
significativa inversione di tendenza, dovuta alla ridotta disponibilità di
capitali a livello mondiale. Secondo alcuni la fase della mondializzazione,
caratterizzata da scambi intercontinentali, sta lasciando il campo ad una fase
di regionalizzazione,
Berlusconi:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ma «non si è potuto
condensarlo in una norma generale perché Paesi come Cina e l'India non
avrebbero mai la possibilità di sopperire a stipendi e salari dei posti di
lavoro che si potranno perdere». VERTICE IN GIAPPONE - Il presidente del
Consiglio ha annunciato che «ci sarà un'altra riunione del G20 entro l'autunno.
##NORDCOREA/CONTO ALLA ROVESCIA
PER LANCIO SATELLITE PYONGYANG ( da "Wall Street Italia" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Stando alle reazioni di
USA, Giappone e Corea del Sud le intenzioni pacifiche di Pyongyang hanno
riscosso poca credibilità. Soltanto la Cina, informata per tempo già da gennaio
quando il capo dell'Ufficio Internazionale del Partito Comunista Wang Jiarui si
è recato in missione nel Nord, non si sbilancia.
CRISI/ D'ALEMA: UE
CONSERVATRICE, NON DÀ RISPOSTE INNOVATIVE (
da "Wall Street Italia"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: a differenza di quanto
stanno facendo Usa e Cina non riesce a dare risposte innovative per affrontare
la crisi economica. Lo sostiene Massimo D'Alema che in un'intervista Redtv
parla del "grande impulso che la nuova amministrazione Usa sta dando per
affrontare i problemi reali posti dalla crisi economica".
Che tristezza, la Cnn (e un
certo giornalismo). ( da "Giornale.it, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: cina, globalizzazione,
gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo
di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere
spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore?
Obama: "Il G20 è stato un
punto di svolta" ( da "Rai News 24" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: "Oggi - ha detto
il presidente Usa - abbiamo dato prova di un ccordinamento storico,
inimmaginabile 10 o 20 anni fa" tra Paesi molto diversi come Stati Uniti,
Russia e Cina. Tutto ciò, ha aggiunto Obama "è un test per tutti noi a
dimostrazione del grade lavoro fatto da Gordon Brown e dal suo staff".
*G20: Berlusconi e Tremonti
soddisfatti, appuntamento alla Maddalena (
da "Velino.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e l?India non
avrebbero mai la possibilità di sopperire a stipendi e salari dei posti di
lavoro che si potranno perdere”. Il presidente del Consiglio ha poi annunciato
che “ci sarà un?altra riunione del G20 entro l?autunno. Il capo del governo
giapponese si è detto disposto a ospitare questa riunione e anche il presidente
Usa Obama ha visto con favore la possibilità
Mip di Cannes: i format
italiani sbarcano in USA ( da "Blogosfere" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa. In questo momento,
i format della RAI dimostrano una capacità di penetrazione nei cosiddetti Bric
(Brasile, Russia, India e Cina), nazioni che risentono della crisi mondiale ma
non sono in recessione. RAI Trade sta puntando su questo ambito di mercato:
''Ci crediamo talmente tanto- spiega Nardello- che abbiamo sviluppato una forza
vendite internazionale per cui abbiamo oggi
G8/ Ferrero: Non si deve fare,
il liberismo ha fallito ( da "Virgilio Notizie" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I movimenti avevano
ragione a Seattle e a Genova a contestare la globalizzazione ed hanno ragione a
maggior ragione oggi a contestare la globalizzazione liberista e a indicare la
strada per uscirne. Bisogna ascoltare i movimenti sociali, non reprimerne le
loro giuste istanze".
##Nordcorea/ Conto alla
rovescia per lancio satellite ( da "Virgilio Notizie" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Stando alle reazioni di
USA, Giappone e Corea del Sud le intenzioni pacifiche di Pyongyang hanno
riscosso poca credibilità. Soltanto la Cina, informata per tempo già da gennaio
quando il capo dell'Ufficio Internazionale del Partito Comunista Wang Jiarui si
è recato in missione nel Nord, non si sbilancia.
G8/ FERRERO: NON SI DEVE FARE,
IL LIBERISMO HA FALLITO ( da "Wall Street Italia" del 02-04-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I movimenti avevano
ragione a Seattle e a Genova a contestare la globalizzazione ed hanno ragione a
maggior ragione oggi a contestare la globalizzazione liberista e a indicare la
strada per uscirne. Bisogna ascoltare i movimenti sociali, non reprimerne le loro
giuste istanze".
( da "Corriere delle Alpi"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
cizzata
riunione dei ministri del lavoro dei G8, le cui riunioni si concludono
normalmente con ... cizzata riunione dei ministri del lavoro dei G8, le cui
riunioni si concludono normalmente con semplici manifestazioni d'intenzione.
D'altro canto, il summit dei G20 di Londra, si è mostrato sin dall'inizio
incline a concentrare la sua attenzione sulla regolamentazione dei mercati
finanziari e delle attività bancarie, ma non sufficientemente sulle misure in
grado di stimolare l'economia e ridurre gli effetti negativi della recessione
sull'occupazione. Se nella nostra provincia, fino a pochi giorni fa, si parlava
di 9.800 lavoratori in cassa integrazione, adesso sono ormai più di undicimila.
Sul piano nazionale la Confindustria ha indicato che, tra la metà del 2008 e
quella del 2010, verranno persi 507 mila posti di lavoro, provocando l'accusa
di disfattismo da parte del governo che, per ragioni elettorali, cerca di
minimizzare il fenomeno. La Commissione europea, dal canto suo, parla della
soppressione di 3,5 milioni di posti di lavoro durante il 2009, mentre
l'organizzazione imprenditoriale europea pensa che la perdita sarà di 4,5
milioni. A sua volta, la Confederazione Europea dei sindacati calcola che,
nell'UE, la disoccupazione salirà quest'anno all'11%, con 7-8 milioni di nuovi
disoccupati. Secondo l'Ocse, il tasso di disoccupazione dei paesi G8 potrebbe
avvicinarsi al 10%. Inoltre, nel gennaio 2009, il tasso medio di disoccupazione
fu del 6,9%, vale a dire un punto in più rispetto al 2008. Ciò implica, secondo
l'Ocse, che in un anno quasi 7,2 milioni di lavoratori si sono aggiunti ai già
disoccupati dei paesi industrializzati. «Il mondo ha urgente bisogno di una
strategia di ripresa coerente e orientata verso l'impiego», ha spiegato nel
corso di una conferenza stampa il direttore generale del Bureau International
du Travail, Juan Somavia, suggerendo un patto mondiale per l'occupazione in
grado di fronteggiare una crisi dell'impiego "grave e prolungata".
Secondo Somavia, la disoccupazione mondiale, nel 2008, è stimata a 200 milioni
d'unità e potrebbe aumentare di 51 milioni alla fine del 2009. 90 milioni di
nuovi posti di lavoro dovranno essere creati nel giro di due anni se si vuole
rispondere alla domanda e, detto per inciso, ridurre il rischio di una migrazione
inverosimile verso i paesi industrializzati. La Confederazione sindacale
internazionale, della quale fanno parte Cgil, Cisl e Uil e che rappresenta 168
milioni di lavoratori di 311 confederazioni sindacali nazionali, in 155 paesi
del mondo, non si è limitata a denunciare il disastro occupazionale, ma ha
consegnato ai governi del G20 un documento con indicazioni dettagliate rispetto
alle misure necessarie per ridurre al massimo questo grave cataclisma sociale.
In particolare suggerisce l'adozione di un programma di crescita durevole
coordinato a livello internazionale con un massimo impatto sulla creazione di
posti di lavoro. In particolare, suggerisce che i governi dovrebbero
predisporre programmi d'investimenti nelle infrastrutture che stimolano la crescita
della domanda a corto termine e aumentano la produttività nell'economia reale a
medio termine, nonché misure per sostenere il potere d'acquisto dei bassi
salari e quello delle famiglie con un unico reddito. Infatti, mettendo più
soldi nelle tasche delle famiglie a reddito basso che si stimolerà l'economia,
poiché esse saranno portate a spendere tutto e subito il supplemento di reddito
disponibile. In periodo di recessione, investire nella protezione sociale e nei
trasferimenti verso i servizi delle collettività locali, come educazione e
sanità, assicura un risultato doppio rispetto a quello della riduzione delle
imposte. La Confederazione sollecita inoltre investimenti nella "economia
verde", un accordo sul cambiamento climatico, la nazionalizzazione delle
banche in crisi con nuove regole per controllare la finanza mondiale, misure
destinate a combattere la perdita di potere d'acquisto dei salari sovvertendo
la tendenza della crescita d'ineguaglianze dei redditi e il rispetto delle
convenzioni internazionali in materia di lavoro, anche per evitare una
concorrenza basata sul dumping sociale. Infine, la
Confederazione Sindacale Internazionale chiede la riforma radicale delle
istituzioni intergovernative (Fmi, Banca Mondiale, Omc) per garantire un
referente giuridico composto di norme e strumenti per una governanza efficace e
responsabile di un'economia globalizzata, che oggi opera in uno stato di
assoluta anarchia e nell'interesse dei soliti pochi. Enzo Friso
( da "Trentino" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
LE ALTRE
SEDI Incontri anche in Veneto e Friuli ROVERETO. Il Festival delle città
Impresa non è un'esclusiva di Rovereto. La manifestazione si svolge in
contemporanea anche in Veneto e in Friuli. Tra gli appuntamenti più importanti
che si svolgono in queste regioni segnaliamo "L'uomo nell'età della
tecnica", in programma questa sera alle 21 nel teatro Astra di Schio.
Presenta Eleonora Vallin, vicedirettore di Nordesteuropa.it, con la presenza
del filosofo Umberto Galimberti. Sabato sera Riccardo Illy, imprenditore del
caffè, sarà protagonista con lo studioso americano di urbanistica Richard
Florida dell'incontro "La città creativa". Nel comune di Borgoricco
(Padova) domenica mattina (ore 10) il docente Giovanni Costa, il costruttore
Mario Carraro e il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella
interverranno nel dibattito "Dal capannone alla città diffusa",
moderato dal direttore del Corriere del Veneto, Ugo Savoia. Infine, sabato mattina (ore 11) a Montebelluna il ministro delle
politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia interverrà assieme al
presidente di Slow food Carlo Petrini nel corso di "Terrirorio e cultura
locale: radici e futuro nell'era della globalizzazione" presieduto dal
critico televisivo Aldo Grasso. (pat)
( da "Giornale di Brescia"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 02/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo
piano Usa e Cina stendono
l'agenda comune Obama e Hu Jintao hanno rotto il ghiaccio. Istituito un gruppo
di consultazione bilaterale permanente Il presidente Hu Jintao dopo l'incontro
con Obama LONDRACrisi economica, Nord Corea e Iran, diritti umani. Il presidente americano
Barack Obama ha avuto ieri a Londra un incontro ad ampio raggio col collega
cinese Hu Jintao che ha portato alla creazione di un gruppo «per il dialogo
strategico ed economico» ed ha visto l'inquilino della Casa Bianca accettare
l'invito a recarsi in visita a Pechino nella seconda metà del 2009. Durante
l'incontro, il primo faccia a faccia tra Obama e Hu, si è parlato molto della
crisi economica. I due presidenti si sono impegnati a cooperare per rafforzare
la crescita e rafforzare il sistema finanziario internazionale per evitare in
futuro il ripetersi di crisi del genere. I due leader hanno dato il benvenuto
ai rispettivi pacchetti di stimolo economico, concordando che stanno già
cominciando a dare frutti per la stabilizzazione della economia. Il presidente
Hu ha sottolineato il suo impegno a rafforzare e a migliorare i controlli sul
sistema macroeconomico e ad ampliare la domanda interna, specie quella dei
consumatori, per garantire una crescita sostenibile. I due leaders hanno
concordato che le istituzioni finanziarie internazionali (come l'Fmi)
dovrebbero avere più risorse per aiutare i mercati emergenti e le nazioni in
via di sviluppo. Vi è stato anche accordo sulla necessità per mutamenti
radicali nella struttura di comando delle istituzioni finanziarie
internazionali in modo da rispecchiare il nuovo peso dei mercato dei Paesi
emergenti nel sistema globale (un tema che sta particolarmente a cuore alla Cina). Il gruppo per il «dialogo strategico ed economico»
sarà ad alto livello (da parte Usa vi saranno anche il
segretario di Stato Hillary Clinton ed il ministro del Tesoro Tim Gaithner) ed
avrà la prima riunione questa estate a Washington. Obama e Hu hanno deciso di
lavorare insieme su problemi come la denuclearizzazione della penisola coreana,
il programma nucleare dell'Iran, l'emergenza umanitaria nel Sudan. Sul fronte
delicato del rispetto dei diritti umani i due presidenti hanno concordato di
«far ripartire la discussione prima possibile». È stato inoltre concordato di
aumentare la cooperazione in settori come l'ambiente, la lotta al cambiamento
del clima, la ricerca di energia pulita e rinnovabile. Obama ha accettato
l'invito di Hu a visitare il Paese entro l'anno. Il presidente George W. Bush
aveva fatto una controversa visita in Cina la scorsa
estate in occasione dei Giochi olimpici mentre infuriava la protesta dei monaci
del Tibet. A Londra gli occhi di tutti gli osservatori sono puntati su Obama e
Hu, rappresentanti delle due potenze che davvero contano a livello globale.
( da "Giornale di Brescia"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione:
02/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:scuola Borse di studio per
studenti «globetrotter» Da Fondazione Asm contributo a due ragazzi che
partiranno per Usa e Costa Rica con Intercultura
Rosangela Comini con i due giovani in partenza: Luca andrà in Costa Rica ed
Elena negli Usa Luca Antonelli ed Elena Almici
partiranno tra pochi mesi, con l'associazione Afs Intercultura, per frequentare
il quarto anno di scuola superiore rispettivamente in Costa Rica e negli Usa. A loro sono state consegnate infatti lunedì le borse di
studio parziali elargite dalla Fondazione Asm. Diciassette diverse culture si
sono respirate per l'occasione nel salone della Congrega in via Mazzini, dove
Rosangela Comini, presidente di Asm, insieme ad Anna Rita Marini Fasser,
Lauretta Corti e Donatella Cremonesi Derada di Intercultura hanno accolto i
ragazzi stranieri a Brescia nell'ambito del progetto da ormai 6 mesi e i dodici
ragazzi stranieri ospitati in altre località italiane ma protagonisti di un
ulteriore «scambio» e quindi a loro volta in città dal 28 marzo al 5 aprile.
Oltre, naturalmente, a Luca, studente del Calini, ed Elena, iscritta
all'istituto Fermi di Salò. Il desiderio di «un contatto con altre culture, di
un'esperienza particolare e di fare nuove amicizie» spinge i due giovanissimi a
partire. Elena non è affatto spaventata dall'esperienza che le si prospetta:
«Penso solo alle cose belle che mi aspettano per 10 mesi - spiega -. La mia
prima scelta sarebbe stata il Giappone ma sono ugualmente felice». A Luca mancheranno
un po' gli amici durante il semestre (prolungabile) in Costa Rica, ma è «pronto
a indossare la divisa e a mangiare riso e fagioli per colazione - scherza -.
Cosa mi aspetto? Prima di tutto di imparare lo spagnolo e l'inglese».
«Intercultura dà la possibilità ai ragazzi, ospitati in famiglia, di capire
davvero come le persone vivono quotidianamente negli altri Paesi - commenta
Rosangela Comini -. La Fondazione è felice di investire in occasioni di
incontro tra culture e in particolare sui giovani, che dovrebbero insegnare
agli adulti quanto sia importante viaggiare e conoscersi». «I ragazzi con
Intercultura condividono la loro esperienza con coetanei di tutto il mondo e
nascono amicizie che durano tutta la vita» aggiunge Marini Fasser, presidente del
Centro locale dell'associazione. Lo conferma la mamma di Giulia Rolfi,
vincitrice lo scorso anno della borsa di studio messa a disposizione dalla
Fondazione Asm insieme a Daniele Pelizzari. Giulia ora è in
Cina, Daniele in Usa. «Non credo abbia voglia di tornare
- dice la mamma -. È molto felice di vivere quest'esperienza ed è entrata
perfettamente nei ritmi di vita cinesi». I ragazzi che partiranno tra luglio e
settembre con Intercultura sono 29, selezionati sulla base di 72 richieste.
E della scuola italiana che si dice? «Il rapporto tra ragazzi e professori è
più formale» commenta Gyasi, approdato da Los Angeles a Catania. «Ma stiamo
imparando molte cose - aggiunge la caraibica Sara -. E per la prima volta ho
dovuto mettere un giubbino».c. c.
( da "Secolo XIX, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
La festa dei volontariin difesa dei boschi sabato a caricamento
bambini in piazza insieme a forestale, protezione civile e vigili del fuoco IL
KIT del volontario sarà regalato a tutti i bambini che porteranno - sabato
mattina a partire dalle 11 in piazza Caricamento - un disegno o una poesia
dedicati alla protezione civile e alla salvaguardia dei boschi. E sarà un modo per
coinvolgere anche i più piccoli in occasione di "Noi per voi" sabato,
giornata dedicata alla salvaguardia della natura, alla difesa del verde e del
territorio colpito dagli incendi e dai dissesti idrogeologici,. È un'iniziativa
che torna per la quarta volta, promossa dalla Regione Liguria, assessorato
all'Agricoltura e alla Protezione civile, che si svolgerà in contemporanea a
Genova e alla Spezia La festa è dedicata ai volontari della Protezione civile,
al personale del corpo forestale dello Stato e ai vigili del fuoco, tutti
quotidianamente impegnati nella conservazione del territorio e del patrimonio
boschivo. A Genova la manifestazione si aprirà alle 11, in piazza Caricamento,
alla Spezia, alle 9, in piazza Europa. Sia a Genova, sia alla Spezia, i
volontari saranno a disposizione dei cittadini che potranno ritirare materiale
informativo e depliant con le "10 regole per non mandare in fumo i
boschi". Ma grandi e piccoli avranno anche occasione di vedere e conoscere
da vicino gli speciali automezzi e le diverse apparecchiature utilizzate nella
lotta agli incendi e negli interventi di emergenza sul territorio. Il programma
delle due manifestazioni prevede esercitazioni dal vivo, come le prove di
spegnimento simulato di incendi, insieme ad altre iniziative per i più piccini
e dimostrazioni varie. Con una "chicca": tutti i bambini che
porteranno nella piazza di "Noi per Voi" un disegno o una poesia,
dedicati alla Protezione civile e alla salvaguardia dei boschi, riceveranno in
omaggio un "kit del volontario" della Regione per la difesa del
territorio, contenente la t-shirt con il numero verde del centro operativo
regionale 800.80.70.47 e il tesserino del Salvaboschi. Sarà davvero festa,
perché le statistiche dicono che - proprio grazie alle azioni di prevenzione e
salvaguardia dei boschi - il numero medio annuo di incendi in Liguria, negli
ultimi due anni, è sceso a 333 contro la media di 475 incendi degli anni
precedenti. Meno o incendi e meno gravi, visto che la superficie di bosco
distrutta si è praticamente dimezzata.E il 2008 è stato un anno particolarmente
felice, con "soli" 289 incendi che hanno percorso 835 ettari di bosco
e praterie. E l'assessore alla Protezione Civile della Regione Liguria.
Giancarlo Cassini, riconosce che questo risultato è frutto dello sforzo di
molti : «Sono risultati ottenuti soprattutto grazie grazie all'impegno degli
oltre 3000 volontari, tra cui 2.400 specializzati nell'antincendio boschivo,
che operano al fianco della forestale e dei vigili del fuoco. Il volontariato
ligure è una straordinaria forza operativa, in possesso di un buon livello
professionale e, oggi, anche di una sufficiente dotazione di attrezzature e
automezzi».. 02/04/2009
( da "Libertà" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
di
GIANCESARE FLESCA Per un curioso paradosso, Barack Obama viene duramente
contestato a Londra da singoli individui e da gruppi organizzati che ancora tre
mesi fa lo esaltavano e ne proclamavano le capacità taumaturgiche di GIANCESARE
FLESCA Per un curioso paradosso, Barack Obama viene duramente contestato a
Londra da singoli individui e da gruppi organizzati che ancora tre mesi fa lo
esaltavano e ne proclamavano le capacità taumaturgiche. E di queste capacità il
presidente americano dovrebbe essere fornito per evitare che il G20 si concluda
con la solita litania di comunicati e di impegnative che promettono di
risolvere tutto al prossimo vertice, come ha fatto soprattutto l'Unione europea
da quando è scoppiata la crisi. L'Europa che ha salutato con una standing
ovation il trionfo di Obama si muove adesso nei suoi confronti con rudi e
giuste pretese di chiarezza. In particolare la Francia di Sarkozy e la Germania
di Angela Merkel chiedono agli Stati Uniti l'introduzione di durissime regole
finanziarie e la messa al bando dei tanti «paradisi fiscali» che hanno permesso
ai grandi tycoon di arricchirsi oltremodo a scapito dei comuni cittadini. Più in generale potenze come il Giappone e la Cina vogliono garanzie precise su un
intervento sociale nei mercati mondiali, ad opera di uno Stato che torna
interventista. Obama per il momento parla, come al suo solito, di problemi
generali, rassicurando sul preteso protezionismo Usa un'Europa più debole di sempre, attraversata da linee politiche
che non corrono mai in parallelo. Più fortunata sembra invece la prima
missione planetaria del capo dell'amministrazione americana. Con l'omologo
russo Medveded ha confermato l'intenzione di ridurre assieme gli armamenti e di
accantonare per ora i missili degli Stati Uniti in Polonia e quelli russi a un
centinaio di chilometri, nella gelida Kaliningrad. La conferma del disgelo con
Mosca fa tirare al mondo un sospiro di sollievo. Ma non va dimenticato che
Russia e Cina hanno un'alleanza strategica
strettissima. Per non fare cosa sgradita agli americani, il presidente Hu
Jintao ha invitato Obama in Cina. Sarà una durissima
prova per il presidente americano: come parlare di diritti umani mentre Pechino
fa fluttuare nella stratosfera finanziaria circa cento miliardi di dollari? In
Occidente come in Oriente Barak Obama dovrà dimostrare la sua qualità di leadership,
proprio mentre la leadership americana viene messa in discussione dalla metà
del pianeta. Ci riuscirà? Molto dipenderà da quanto egli riuscirà a parlare
chiaro già da ora come ha sempre fatto coi suoi interlocutori. 02/04/2009
( da "Libertà" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lezione
su Internet e dintorni all'università della Terza età Internet, panacea di
tutti mali? «Non direi, ma di certo può essere d'aiuto». Anche e soprattutto in
tempi di crisi, l'universo telematico può dare una mano. Lo hanno imparato ieri
gli "alunni" dell'Università dell'età libera (o della terza età),
nell'incontro avuto con la docente della Cattolica Elena Murelli, proprio nelle
sede piacentina del Sacro Cuore. Tema: web e dintorni. L'insegnante
d'Informatica generale, con una dettagliata relazione, ha offerto prima una
panoramica sulla rete, addentrandosi poi nelle possibilità che quest'ultima
offre anche in tempi recessivi. Così, gli "studenti" sono stati
edotti sul significato di "portale", "mail", "motore
di ricerca", con i relativi servizi. Hanno approfondito il concetto di
"globalizzazione tecnologica", in cui, purtroppo,
il divario tra i Paesi avanzati e quelli in via di sviluppo è ancora elevato.
Infine, ecco le opportunità "internettiane". «Internet non è la
risposta alla crisi - dice Murelli -, ma dà alcuni modi per risparmiare, con le
associazioni di consumatori, oppure con i produttori di generi alimentari che,
tramite il sito, abbassano i prezzi». L'incontro di ieri dell'Università ha
visto una buona partecipazione di pubblico, e, a fine aprile, fa sapere il
coordinatore Alberto Rocca, sarà proposta una relazione sulla salute
alimentare. rover 02/04/2009
( da "Gazzettino, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G20
anticrisi al via, subito contrasti Sarkozy e Merkell bocciano la bozza di
intesa. Obama e Brown: dobbiamo agire in fretta Giovedì 2 Aprile 2009, Francia
e Germania decisi, Stati Uniti e Gran Bretagna per maggiori
incentivi alla crescita, Cina per più fondi al Fmi. I grandi si presentano in ordine sparso al
vertice sulla crisi economica del G20 che si aprirà oggi, impegnati in una
corsa contro il tempo, costretti a dribblare diktat e paletti, avvertimenti e
minacce, ma comunque lanciati verso un accordo al ribasso. Il presidente
Usa Barack Obama ha lanciato un appello alla vecchia
Europa a superare le divisioni cercando le convergenze, bastonando i primi
imputati di questa crisi: «Le banche devono essere ripulite». Una divisione che
il premier Silvio Berlusconi ha di fatto confermato assicurando che oggi
saranno sicuramente prese delle decisioni «opportune» ma che molto resterà da
fare fino al G8 sotto presidenza italiana. Sarà a luglio, alla Maddalena, che
saranno varate le regole vere. È stata comunque una vigilia di tensione, con la
City della capitale britannica assediata per ore e ore, una filiale della bank
of Scotland attaccata, diversi scontri e 23 fermati. Un uomo, coinvolto nei
disordini, è morto per collasso cardiaco. Numerosi i feriti. Alle pagine 2 e 3
( da "Repubblica, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 8
- Esteri Le colpe della recessione Il lancio del missile coreano Obama per il
disarmo atomico chiede l´aiuto di Russia e Cina E dopo una giornata di vertici il
presidente Usa regala un
iPod alla Regina La diplomazia A questo punto, più che discutere su chi sia
colpevole della crisi economica globale preferisco cercare di risolvere il
problema, guardare avanti e non indietro Il lancio del nuovo missile da parte
della Corea del Nord, se avverrà, sarà una provocazione, una violazione
delle risoluzioni dell´Onu e un attentato alla stabilità e alla sicurezza della
regione (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO mario calabresi Poi è
entrato a Buckingham Palace e si è rilassato, tanto che alla Regina ha regalato
un i-pod carico di immagini e canzoni. La prima giornata del viaggio europeo di
Barack Obama è stata micidiale: tre faccia a faccia internazionali, una
conferenza stampa, un tè con Elisabetta II e il principe Filippo, un incontro
di cortesia con il leader dell´opposizione David Cameron (probabile prossimo
primo ministro britannico) e la cena a Downing Street con i leader del G20. Un
totale di 14 ore e 30 minuti di colloqui e riunioni, in un giorno in cui gli
incubi nucleari del passato, del presente e del futuro si sono mescolati: prima
Obama ha lanciato insieme al presidente russo Medvedev un nuovo negoziato sulla
riduzione delle armi strategiche (i missili intercontinentali a testata
atomica), la cui prima versione era stata firmata quando lui ancora studiava
legge ad Harvard. Si deve essere ricordato di quella visita nel 2005 al sito
nucleare russo di Perm, la sua prima missione da neoeletto senatore al seguito
del più esperto Richard Lugar, quando imparò che la diplomazia è pazienza: i
russi li fecero aspettare per molte ore chiusi in una piccola stanzetta, ma
Obama non si scompose e si mise a dormire sul divano. Dopo aver scongelato i
rapporti con Mosca e aver tolto dal tavolo lo scudo antimissile amato da Bush,
ha usato il faccia a faccia con il presidente cinese Hu Jintao per avvertire la
Corea del Nord che considererà l´annunciato lancio del nuovo missile Taepodong
2, capace di raggiungere le Hawaii e l´Alaska, «una provocazione, una
violazione delle risoluzioni dell´Onu e un attentato alla stabilità e alla
sicurezza della regione». Infine ha usato il suo primo incontro con il leader
russo e la decisione di lavorare per smontare quello che resta della Guerra
Fredda (l´idea è di ridurre le testate strategiche da 2.200 a 1.500) come
strumento di pressione sull´Iran. Il ragionamento del presidente americano si
potrebbe sintetizzare così: mentre noi lavoriamo per chiudere la corsa agli
armamenti del passato, non possiamo far partire una nuova gara atomica nel
mondo islamico. Il presidente americano non solo teme un Iran nucleare ma sa
anche che l´Arabia Saudita e l´Egitto sarebbero pronte a seguire la stessa
strada, cercando di opporre un´atomica sunnita a quella sciita di cui cerca di
dotarsi Teheran. Tutto in una giornata cominciata con le minacce di Sarkozy di
boicottare il G20 - che hanno fatto sorridere Obama in conferenza stampa - e
l´accusa all´America di aver infettato l´economia e la finanza mondiali.
«Alcuni sono colpevoli ma tutti sono responsabili», ha replicato il presidente
americano ai giornalisti inglesi, citando la frase preferita del suo professore
alla scuola di legge, per aggiungere: «A questo punto più che di discutere su
chi sia colpevole preferisco cercare di risolvere il problema, guardare avanti
e non indietro». E poi ha ricordato a quegli europei che si mostrano scettici
sulla sua ricetta keynesiana di rilancio dell´occupazione e dei consumi che «se
la crescita ripartirà, il motore non potrà essere solo l´America». Non
bastasse, Obama ha anche discusso di Tibet e Sudan con i cinesi, sottolineando
che le organizzazioni non governative devono poter intervenire nell´emergenza
umanitaria; e ha accettato l´invito di andare a Pechino in autunno e a Mosca a
luglio. Chiedergli di rispettare l´etichetta degli inglesi in una giornata così
sarebbe stato troppo: così, durante la conferenza stampa con Brown, si è fatto
passare una bottiglia d´acqua e l´ha bevuta a canna, poi a Buckingham Palace è
andato a salutare il principe Filippo senza aspettare - come prevede il galateo
- che il Duca di Edimburgo gli allungasse la mano. Ma se si fosse fatto
ingabbiare dalle formalità non sarebbe stato l´Obama che ha vinto le elezioni
promettendo il cambiamento, un mondo meno burocratico e diviso. Lo ha voluto
dimostrare in ogni momento, non solo è il presidente americano che rilancia
l´amicizia con i russi, che discute con i cinesi e apre al dialogo con l´Iran,
ma anche quello che non fa regali costosi con i soldi dei contribuenti. I
tabloid inglesi poche settimane fa si erano scandalizzati quando Obama aveva
omaggiato Gordon Brown, in visita a Washington, soltanto con un confanetto di
45 dvd con il meglio del cinema americano. Per di più, visti i diversi sistemi
televisivi, si è scoperto che non si potevano vedere in Inghilterra, ma i tecnici
di Downing Street, per evitare l´incidente diplomatico, hanno annunciato di
aver fatto una modifica al lettore cd del premier britannico. Il presidente
americano non se ne è curato, e rivolgendosi alla sovrana come fosse in visita
da una cara vecchia zia le ha regalato un i-pod caricato con spezzoni di video
della visita di sua maestà negli Stati Uniti nel 2007 e con vecchie canzoni
americane. Elisabetta II, che ha 82 anni, non si è però stupita, visto che
possiede un vecchio i-pod da 4 anni, da quando su suggerimento del figlio
Andrea se lo fece comprare all´Apple Store di Regent Street. Lei invece ha
seguito la tradizione, e ha donato a Michelle e Barack una foto con autografo
sua e del principe Filippo in una cornice d´argento. L´unico cruccio di Obama
deve essere quello di non aver visto nulla di Londra, di essere stato blindato
nella residenza di Winfield House, circondato dal più grande parco privato di
Londra: 49mila metri quadrati di giardino. Dalle finestre della villa si può
vedere una grande cupola dorata, quella della Moschea Centrale di Londra, che
dista meno di 200 metri. In mezzo, barriere, piloni di cemento e centinaia di
poliziotti. E pensare che solo quattro anni fa, dopo una visita con una
delegazione di senatori a Tony Blair, Obama uscì da Downing Street da solo, a
piedi, e se ne andò a cena con la sorella più grande, a cui raccontò orgoglioso
che l´avevano lasciato sedere nella poltrona di Winston Churchill.
( da "Repubblica, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 6
- Economia Tutti i paesi del G20 si siedono al tavolo di
Londra con problemi e obiettivi diversi Dalla Cina agli Usa,
valzer delle debolezze così i Grandi cercano la ricetta della ripresa Scontro
sulle colpe e sugli assetti di potere che usciranno alla fine della recessione
ANDREA BONANNI DAL NOSTRO INVIATO LONDRA - Non sarà un summit facile. Lo ha
detto a chiare lettere Nicholas Sarkozy. Lo ha lasciato capire Angela
Merkel. Lo ha ammesso indirettamente perfino Barack Obama, che pure nella sua
prima missione europea è ben determinato a mostrare il volto di un´America
tornata sorridente, amichevole, all´occasione perfino umile nell´ascoltare e
nel cercare di capire le esigenze degli altri. Ma non sono tanto le divergenze,
pure importanti, che rendono difficile il colloqui tra i Grandi, quanto
piuttosto l´impossibilità di trovare una ricetta che ponga fine alla crisi e
riporti indietro le lancette dell´orologio a quegli anni di «sviluppo
insostenibile», che però faceva comodo a tutti. Ben consapevoli di quanto sia
impari il compito che li aspetta, i capi di governo reagiscono in modo diverso
ma tutti con il medesimo obiettivo di nascondere la loro impotenza collettiva.
C´è chi, come gli americani e i cinesi, cerca di abbassare le aspettative sui
risultati, si sforza di accentuare i punti di accordo e di mettere la sordina
ai dissidi. Ma intanto Cina e Stati Uniti, legati a
doppio filo dal gigantesco problema del debito americano, hanno già stabilito
un tavolo bilaterale di «Dialogo strategico ed economico» che costituisce forse
l´embrione di un «G2» destinato a pilotare il Pianeta. E poi ci sono gli
europei, Sarkozy e Merkel in prima linea, che invece cercano di alzare le
aspettative, perché sanno benissimo che, con il G8 che non conta più nulla e
con il G20 troppo affollato ed eterogeneo per decidere davvero le sorti del
mondo, l´Europa rischia di essere marginalizzata dai tavoli dove si fanno le
scelte veramente importanti. Infine c´è il contorno degli altri Paesi. C´è la
Russia, che ha capito subito come gira il vento e spende il proprio peso
militare, secondo solo a quello degli Usa, per
impegnare Obama in una trattativa di disarmo bilaterale riaffermando così il
ruolo di grande potenza mondiale che il crollo dei prezzi energetici le ha
tolto. C´è il Giappone, nella non invidiabile situazione di una potenza
economica che assomma i problemi di chi ha un debito pubblico in crescita
esponenziale (come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna) e di chi ha un´economia
basata su esportazioni ormai crollate ai minimi termini (come la Germania o la Cina). E ci sono gli altri, i paesi emergenti come il
Brasile, l´India, la Turchia a cui la crisi sta tagliando sotto i piedi l´erba
dei capitali internazionali che avevano finanziato e sostenuto la loro
travolgente crescita economica. Otterranno da questo vertice un impegno a
lottare contro il protezionismo. Ma la vera corda che li sta strangolando è il
drenaggio dei canali di credito internazionale. I contrasti che arrivano a
questo vertice dei Venti hanno almeno due piani di lettura. Quello più palese,
e ormai ampiamente dibattuto, vede da una parte gli americani, che reclamano
dagli altri più investimenti pubblici per tornare a far girare il motore
dell´economia mondiale, ma che sono restii ad affidare ad organizzazioni
internazionali la governance dei mercati finanziari globali le cui regole fino
a ieri erano state decise a Wall Street in splendida solitudine. Dall´altra ci
sono gli europei, che non vogliono spendere più di quanto hanno già fatto anche
per non creare una ennesima bolla che renderebbe precaria pure la nuova ripresa
economica, ma che reclamano a gran voce un set di regole internazionali
condivise per governare i mercati finanziari. Ma parallelo a questo dibattito,
che al vertice si risolverà come sempre con una buona dose di compromesso, c´è un
altro contrasto che nasce dall´analisi delle presunte «colpe» della crisi e
investe già gli assetti di potere che usciranno al termine della recessione. E´
la polemica tra i Paesi come l´America che, con l´enorme deficit della loro
bilancia dei pagamenti, hanno alimentato la crescita forzosa ed illusoria di
questi anni, e quelli come la Germania o la Cina, che
hanno accumulato un enorme surplus di ricchezza traendo beneficio
dall´indebitamento degli altri. E´ la riedizione in forma globale dell´eterno
scontro tra le cicale e le formiche. Gli europei, con la notevole eccezione
della Gran Bretagna, si identificano piuttosto con le formiche, considerano gli
americani come i primi responsabili della crisi e trovano logico che siano loro
a pagare il conto più salato e ad accettare quelle regole che finora si erano
limitati ad imporre al resto del mondo. Dall´altra parte gli Usa
rinfacciano all´Europa, alla Cina e al Giappone di
essersi arricchiti sulla pelle e sui debiti dei consumatori americani. E
reclamano da chi ha un forte surplus di bilancia dei pagamenti un adeguato
contributo a far ripartire l´economia. Il nuovo ordine mondiale nascerà dalla
soluzione di questo braccio di ferro. Ma è ancora presto per capire dove si
troverà il punto di compromesso.
( da "Centro, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'OPINIONE
IN CERCA DI LEADERSHIP GIANCESARE FLESCA Per un curioso paradosso, Barack Obama
viene duramente contestato a Londra da singoli individui e gruppi organizzati
che tre mesi fa ne proclamavano le capacità taumaturgiche. E di queste capacità
il presidente dovrebbe essere fornito per evitare che il G20 si concluda con la
solita litania di comunicati e di impegnative che promettono di risolvere tutto
al prossimo vertice, come ha fatto soprattutto l'Unione europea da quando è
scoppiata la crisi. L'Europa che ha salutato con una standing ovation il
trionfo di Obama si muove ora nei suoi confronti con rudi e giuste pretese di
chiarezza. In particolare la Francia di Sarkozy e la
Germania di Angela Merkel chiedono agli Usa l'introduzione di durissime regole finanziarie e la messa al
bando dei tanti «paradisi fiscali» che hanno permesso ai grandi tycoon di
arricchirsi a scapito dei comuni cittadini. Più in generale potenze come
Giappone e Cina vogliono
garanzie su un intervento sociale nei mercati mondiali, ad opera di uno Stato
che torna interventista. Obama per il momento parla, come al suo solito,
di problemi generali, rassicurando sul preteso protezionismo Usa
un'Europa più debole di sempre. Più fortunata sembra invece la sua prima
missione planetaria. Con l'omologo russo Medvedev, Obama ha confermato
l'intenzione di ridurre assieme gli armamenti e di accantonare per ora i
missili Usa in Polonia e quelli russi a un centinaio
di chilometri, nella gelida Kaliningrad. La conferma del disgelo con Mosca fa
tirare al mondo un sospiro di sollievo. Ma non va dimenticato che Russia e Cina hanno un'alleanza strategica strettissima. Per non fare
cosa sgradita agli americani, il presidente Hu Jintao ha invitato Obama in Cina. Sarà una durissima prova per il presidente americano:
come parlare di diritti umani mentre Pechino fa fluttuare nella stratosfera
finanziaria circa cento miliardi di dollari? In Occidente come in Oriente Barak
Obama dovrà dimostrare la sua qualità di leadership, proprio mentre la
leadership americana viene messa in discussione dalla metà del pianeta. Ci
riuscirà? Molto dipenderà da quanto egli riuscirà a parlare chiaro già da ora
come ha sempre fatto coi suoi interlocutori.
( da "Finanza e Mercati"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Solo il
pharma salva M&A e banche Usa da
Finanza&Mercati del 02-04-2009 Merger and acquisition con il freno a mano
tirato. Nel primo trimestre l'importo complessivo delle operazioni è del 14%
inferiore a quello del trimestre precedente e del 30% in meno rispetto a un
anno fa. L'unico comparto in movimento è quello farmaceutico: un settore che ha
offerto in questo primo scorcio di 2009 una seria opportunità di guadagno per
le investment bank. L'M&A che ha investito l'intero settore ha infatti
permesso di ricavare laute commissioni, e la parte del leone l'hanno fatta
Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley. Lo studio di MergerMarket non lascia
adito a dubbi: Morgan Stanley ha superato Jp Morgan per valore delle
transazioni, dopo che nel 2008 era scivolata al settimo posto della classifica
(per importo delle operazioni) e all'undicesimo (per numero di operazioni). Ma
nel primo trimestre la mega acquisizione di Petro Canada da parte di Suncor
Energy ha permesso a Morgan Stanley il salto in avanti. Ma dopo quasi un
biennio di crisi finanziaria e la scomparsa di attori del calibro di Lehman,
Citigroup e Merrill Lynch ha catapultato alla ribalta boutique finanziarie
quali Greenhill & Co. o Evercore Partners. Allo stesso modo hanno
guadagnato posizioni anche Barclays (dal 29° al settimo posto a livello
globale) e Nomura Holdings, passato dal 24° al secondo posto in Asia. Ad
avvantaggiare i colossi a stelle e strisce è stato però anche il fatto che gran
parte dell'M&A abbia coinvolto la Corporate Usa. In termini di valore delle
transazioni, il 49% reca infatti la bandiera americana (era il 31% un anno fa),
anche a causa del calo delle operazioni straordinarie in Asia: di recente, la Cina ha bloccato alcune operazioni di
rilievo, fra cui, la più nota, è stata quella tentata da Coca-Cola sulla
Huiyuan, azienda quotata che produce succhi di frutta.
( da "Repubblica, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
28 - Commenti QUEL SOLCO TRA USA E EUROPA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) L´assenza
di una leadership riconosciuta. Di ricette condivise. Perfino di un´analisi
comune della crisi. Obama misura i limiti della sua influenza sul resto del
mondo. Ha un carisma universale paragonabile a John Kennedy. Ma la sua capacità
di dettare l´agenda internazionale è ai livelli di Jimmy Carter, un minimo
storico per l´America. Non solo deve fare i conti con il
peso crescente della Cina;
perfino l´Europa è ben più riottosa del previsto. Obama credeva di avere fatto
abbastanza per soddisfare il Vecchio continente. Una settimana fa il suo
segretario al Tesoro annunciava una riforma drastica dei controlli sui mercati
finanziari: hedge fund e derivati finiranno sotto la stessa vigilanza che
disciplina le banche tradizionali. La lotta ai paradisi fiscali ha avuto
una svolta con la "profanazione" del segreto bancario svizzero da
parte del fisco americano. Ancora prima di aver varcato la soglia dei 100
giorni Obama ha avviato lo smantellamento graduale di trent´anni di
neoliberismo. In cambio si aspettava un gesto da parte dell´Europa: più risorse
pubbliche da spendere per le manovre di rilancio della crescita. Invece l´asse
Sarkozy-Merkel incalza Obama chiedendogli di più: in particolare un´authority
globale per la regolazione dei mercati finanziari. è un´idea difficilmente
accettabile per Obama e soprattutto per il Congresso di Washington, riluttante
a qualsiasi passo che somigli ad una "cessione di sovranità". Ma si
inserisce perfettamente nell´atmosfera di processo al capitalismo finanziario
angloamericano. La Merkel e Sar-kozy sono gli interpreti moderati dello stesso
risentimento che ha riempito di manifestanti le vie di Londra. In fondo è la
stessa rivolta contro il modello anglosassone la ragione per cui l´Europa nega
a Obama nuove iniezioni di spesa pubblica. La Merkel denuncia il rischio di una
esplosione dei deficit foriera di futura inflazione. Una crisi provocata
dall´eccesso di debito finanziario non si cura con altre overdose di
indebitamento: è la linea della cancelliera che riscuote consensi in Europa. Le
incomprensioni sono quasi incolmabili. Gli americani non misurano l´importanza
del Welfare State europeo, che con le sue tanto deprecate "rigidità"
attutisce l´impatto sociale della recessione: basta confrontare le cifre dei
licenziamenti da una parte e dall´altra dell´Atlantico. D´altronde molti europei
non sembrano convinti che il rischio di una Grande Depressione sia reale. Visti
dagli Stati Uniti, dove quello scenario viene preso molto sul serio, certi
nostri governanti ricordano l´incoscienza di Herbert Hoover nel 1929. La Cina può aspirare a un ruolo di arbitro. Per la portata
della sua maximanovra di spesa pubblica (quasi 500 miliardi di euro) Hu Jintao
è più in sintonia con Obama. D´altra parte i dirigenti cinesi condividono
l´aspirazione europea a una riforma concertata delle regole della finanza. Vi
aggiungono una richiesta così radicale da suonare quasi come una provocazione:
la fine del ruolo del dollaro come valuta globale, per ridurne gli effetti
destabilizzanti. Il ballon d´essai lanciato dal governatore della banca
centrale cinese ci ricorda che dentro questo G-20 avvengono assestamenti
sismici: il totale dei paesi rappresentati fa l´85% del Pil del pianeta, ma la
parte dell´Occidente si rattrappisce a gran velocità. Certe divergenze sono
quasi inconciliabili perché derivano da ruoli opposti nella divisione
internazionale del lavoro. Da una parte ci sono paesi strutturalmente debitori
che hanno usato la leva della finanza per colmare l´insufficienza di risparmio
interno: Obama e Brown governano due di questi Stati. Dall´altra ci sono nazioni
strutturalmente esportatrici che hanno accumulato attivi commerciali: Hu Jintao
e la Merkel da questo punto di vista sono sullo stesso lato della barricata. Lo
scontro fondamentale verte su come andranno ripartiti i sacrifici per uscire
dalla Grande Recessione. Con quali livelli di tassazione delle generazioni
attuali e future. Con quali scappatoie di "consolidamento dei debiti"
attraverso svalutazioni e inflazioni. I leader riuniti al summit odierno
faranno di tutto per evitare che le apparenze ricordino il precedente storico
più infausto: la conferenza di Londra del 1933, finita con un clamoroso
fallimento, proprio mentre il mondo si avvitava nella Grande Depressione. è
utile rievocare anche il seguito. Tra i paesi più efficaci nel combattere la
disoccupazione di massa si segnalò la Germania di Hitler. Oggi non c´è un
Hitler all´orizzonte; ma un modello di capitalismo illiberale e autoritario, la
Cina, sta usando questa recessione per rafforzare la
sua influenza mondiale. è un paese che ha il vantaggio di saper mobilitare
investimenti statali a una velocità ineguagliabile. Sarebbe anche la sede
ideale di un prossimo G20, se lo si preferisce senza no global e senza vetrine
infrante.
( da "Nuova Venezia, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
22 - Cronaca «La Cgil sta dividendo i lavoratori ma ritroveremo l'unità
d'azione» L'INTERVISTA Lino Gottardello leader della Cisl GIANNI FAVARATO Lino
Gottardello, ex operaio metalmeccanico, già segretario generale della Cisl di
Venezia dal 2003, la scorsa settimana è stato eletto a capo della Cisl
riunificata a livello provinciale che, con 70 mila iscritti, tallona i 77 mila
della Cgil. Perché la Cgil sta scioperando da sola contro il Governo per la
mancanza di serie misure anti-crisi? «Noi riteniamo che il forte impegno
necessario per uscire dalla crisi economica richiede una forte coesione a
livello nazionale e locale per dare risposte adeguate ai problemi. Per questo
riteniamo grave e sbagliata la scelta della Cgil di non firmare l'accordo che riforma
la contrattazione e di proseguire con scioperi e assemblee che portano solo una
profonda spaccatura tra i lavoratori». La Cgil però dice che ben 33 mila
lavoratori hanno votato il suo referendum? «In realtà, questo dato conferma che
il referendum non è uno strumento democratico perché riesce a coinvolge un
numero marginale di lavoratori. 33 mila non sono nemmeno la meta degli iscritti
della Cgil e un referendum deve avere almeno il 50% dei voltanti per essere
valido, un quorum che non potremo mai raggiungere visto che in città e
provincia di sono 260 mila lavoratori dipendenti. E' meglio affidarsi agli
organismi sindacali e alla consultazione dei lavoratori. Su queste basi è
possibile ritrovare le ragioni dell'unità sindacale in primo luogo a livello locale
e, come già avvenuto in passato, sui contenuti di una necessaria piattaforma
nazionale su fisco e sviluppo. Perché questa crisi economica fa così tanta
paura? «E' la più complessa, estesa e imprevedibile di cui si abbia memoria.
Per questo dobbiamo garantire gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori,
compresi i dipendenti di aziende artigiane e i disoccupati che non hanno
nessuna copertura sociale. Occorre un centro unico di incontro tra domande ed
offerta e potenziando formazione e riqualificazione professionale per chi cerca
il primo lavoro e chi l'ha perso e ne deve imparare un altro». Le colpe della
crisi che contagia anche le aziende veneziane di chi sono? «Le cause più profonde risiedono sulla globalizzazione senza
qualità che viviamo e del modello economico che impone una crescita illimitata,
anche a costo di produrre e consumare in quantità crescente cose che non
servono e danneggiano l'ambiente e la salute. Dobbiamo cogliere quest'occasione
che la crisi ci impone per affermare un nuovo modello di sviluppo sostenibile».
Volete cambiare il tanto decantato modello veneto? «La globalizzazione e la
concorrenza cinese ce lo hanno insegnato, puntare solo su produzione a basso
costo piuttosto che alla qualità del prodotto porta alla disfatta, sopratutto
per le aziende piegate su se stesse e sottocapitalizzate. Chi non punta sulla
qualità, sull'innovazione e non fa sistema, difficilmente sopravviverà. E'
finita l'epoca dell' imprenditore che lavora a testa bassa senza guardarsi
intorno e senza fare gioco di squadra». L'economia veneziana ce la farà ad
uscire dalla crisi? «Il territorio veneziano ha grandi potenzialità e un'area
metropolitana che può far da volano a tutto il Veneto, a cominciare da Porto
Marghera». Ma a Porto Marghera chimica e siderurgia sono nell'occhio della
crisi e le aree abbandonate aspettano da anni bonifiche e rilancio? «La chimica
sconta l'incapacità delle grandi industrie e delle istituzioni di innovare le
produzioni, tranne che per le nano-tecnologie e la produzione e l'impiego
dell'idrogeno che possono dare grandi ricadute. In quanto alle mancate
bonifiche e all'abbandono di grandi aree già infrastrutturate sono d'accordo
con il sindaco Cacciari che invita al presidente della giunta veneta, Giancarlo
Galan, a convocare al più presto un tavolo di concertazione per uscire
dall'immobilismo». Volete anche voi un altro commissario straordinario? «Per lo
sviluppo di Porto Marghera abbiamo già concertato nel protocollo regionale che
la Cgil non ha voluto firmare, un modello di rilancio e sviluppo che spazia
dalla logistica al turismo e alla riqualificazione ambientale. Ma per farlo si
deve, quanto prima, costituire una società pubblico-privata che si deve
prendere in carico le bonifiche e il riutilizzo delle aree libere da parte di nuovi
investitori, su progetti condivisi a prezzi compatibili». E oltre Porto
Marghera? «Venezia è una città complessa e ha un cuore metropolitano. Ha già
grandi infrastrutture, il porto, l'aeroporto, il Passante e progetti da
realizzare sull'Alta Velocità, la Romea Commerciale il Quadrante di Tessera e,
perchè no, anche Veneto City. Poi ci sono grandi opere in realizzazione come il
Mose, ci sono l'Università, strutture socio-sanitarie d'eccellenza, il parco
tecnologico e scientifico Vega e un marchio di città conosciuta in tutto il
mondo, capace di attrarre grandi interessi, grandi capitali finanziari e
management interessato a investirli qui».
( da "Centro, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 4
- Teramo Industria teramana: oggi il forum a Scienze Politiche TERAMO. Le
politiche di sviluppo del territorio della provincia di Teramo saranno al
centro del secondo forum "L'industria teramana e i processi globali.
Difficoltà e prospettive" in programma oggi alle 15.30 a Scienze
politiche. L'incontro rientra fra le iniziative del Dottorato di ricerca in
Analisi delle politiche di sviluppo e promozione del territorio. Obiettivo del
forum è quello di offrire un'attenta analisi delle problematiche che
attraversano il mondo dell'economia teramana, proponendo un confronto fra i
soggetti che hanno la responsabilità di attuare politiche di sviluppo economico
e territoriale. «Lo scenario dell'economia mondiale», afferma Bernardo
Cardinale, coordinatore del dottorato di ricerca, «è profondamente mutato: l'emergere di nuove aree produttive e la rottura di equilibri
consolidati hanno prodotto nuovi scenari geopolitici ed economici, la cui
conoscenza è indispensabile per affrontare la competizione internazionale
indotta dalla crescente fase di globalizzazione tecnologico-economica».
Previsti gli interventi di amministratori, politici e rappresentanti di
associazioni imprenditoriali.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
QUESTO
LICEO È POCO SCIENTIFICO PROPOSTE DI RIFORMA E se ripartissimo dalla scuola e
dalla scienza? E se ripartissimo dalla creazione di un "vero" liceo
scientifico? È per rispondere a queste domande che il Gruppo di lavoro
interministeriale per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica, più
noto come Comitato Berlinguer, dal nome dell'ex ministro del governo Prodi che
lo presiede, ha organizzato il convegno «Per un nuovo liceo scientifico nel XXI
secolo»? Non sono domande astratte: ma priorità politiche assolute. Alla prima
domanda, per esempio, ha già risposto Barack Obama, che ha destinato 80
miliardi di dollari alla scuola e 21,5 alla ricerca scientifica, nel complesso
101,5 miliardi, che rappresentano il 12,9% del suo intero pacchetto anticrisi.
La scelta ha un motivo molto semplice: per uscire dalla crisi gli Usa vogliono rafforzare la loro leadership nella società e
nell'economia della conoscenza. Hanno bisogno quindi di più scienza e, ancor
prima, di migliore educazione. Scelte analoghe sono state realizzate in tutto
il mondo, dalla Svezia alla Cina. In Italia, invece, il governo Berlusconi in assoluta
controtendenza taglia i fondi e persino gli orari alla scuola. E riduce il
budget delle università e della ricerca. La seconda domanda è conseguenza della
prima. Il liceo scientifico ha un ruolo importante nel panorama della scuola
media superiore italiana: è il più frequentato. Viene scelto, infatti,
da uno studente su quattro. Nel 2010 si prevede che esisteranno 27 diversi
curricoli (tra licei e istituti tecnici) per la scuola media superiore: il 25%
dei ragazzi ne sceglierà uno, lo scientifico; il restante 75% si distribuirà
sugli altri 26. Ebbene, il liceo scientifico che è frequentato da un quarto dei
ragazzi italiani non è abbastanza scientifico. È ancora di stampo gentiliano.
La scienza è marginale: in pratica, è un classico senza il greco. C'è poca
scienza in termini di orario. Ma, soprattutto, la scienza è insegnata con un
approccio inadeguato. Un approccio che Luigi Berlinguer definisce gnoseologico
e deduttivo. In pratica, gli studenti leggono molto i manuali ma entrano
raramente in un laboratorio. Invece dovrebbero apprendere la scienza come
metodo per scoprire il mondo. Non è una nostra invenzione. La gran parte della
riflessione pedagogica in tutto il mondo ritiene che l'educazione scientifica
debba essere "inquiry-based", fondata sull'indagine sperimentale.
L'idea non solo è stata fatta propria ma è considerata decisiva dall'Unione
europea (si veda il recente rapporto «Educazione scientifica ora: una pedagogia
rinnovata per il futuro dell'Europa» redatto della commissione Rocard). Di qui
la proposta del Comitato Berlinguer. Aumentiamo la quantità e la qualità della
scienza nel liceo scientifico. Rendiamo opzionali alcuni insegnamenti, come il
latino. Rendiamo davvero scientifico il nostro liceo. È un investimento per il
futuro.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
«La
rivolta anticrisi riporterà in scena estremisti e xenofobi» Lo storico
britannico: Obama trova un'Europa diminuita come la sua America ma a differenza
di Bush ha capito che l'Occidente ormai non può uscire dal tunnel da solo
UMBERTO DE GIOVANNANGELI Trovo «naturale che in una situazione come questa, in
cui somme colossali sono state depredate da personaggi incompetenti, ai quali
non si sarebbe dovuto affidare neanche un negozio di rigattiere, si manifesti
un disagio sociale che rischia di trasformarsi in una "jacquerie"
metropolitana, in una rivolta di piazza che non trova sbocchi politici. Sono
abbastanza pessimista. Perché penso che quando la disoccupazione crescerà
ulteriormente, la protesta esploderà e a trarne vantaggio saranno i gruppi
xenofobi estremisti». Gli scontri di Londra e l'incontro tra Barack Obama e i
leader europei analizzati da uno dei più autorevoli storici europei: il
professor Donald Sassoon, autore di numerosi saggi, tra i quali quello in
questi giorni nelle librerie: «La Cultura degli Europei» (Rizzoli, 2009). Professor Sassoon, quale Europa trova il presidente Usa Barack Obama? «Trova una Europa
fondamentalmente disunita su come affrontare la crisi. Ma Obama in Europa non
incontra solo l'Europa, ma incontra anche l'India, il Brasile, la Cina. Mi riferisco al G-20, divenuto più
importante del G-8....». Cosa significa questo? «C'è stata una
accettazione da parte dell'Occidente che il mondo non gli appartiene più. Obama
non trova solo una Europa disunita, trova anche una Europa
"diminuita". E anche l'America è "diminuita": ed Obama,
essendo una persona intelligente, lo ha capito e lo ha anche praticamente
detto, nei limiti permessi ad un presidente degli Stati Uniti. Obama è venuto per
ascoltare, per fare le cose insieme, insistendo nel suo primo discorso sul
concetto che l'America da sola non può far uscire il mondo da questa fase
estremamente critica». In questo riconoscimento c'è quella visione
multilaterale di Obama che sembra essere il punto di rottura rispetto al suo
predecessore ? «Bush viveva in un mondo utopico, dove gli Stati Uniti non
avevano bisogno di nessuno; un mondo dove l'America, forte della sua potenza
militare, si muoveva come fosse l'unica, inattaccabile, iper potenza
planetaria. Obama arriva sull'onda della sconfitta di questa politica e, in un
certo senso, rappresenta un'America che è stata "diminuita". Quando
lui dice che bisogna essere più multilaterali, non è che offra una soluzione su
cosa fare. Nega la vecchia "soluzione", rivelatasi fallimentare, del
passato, ma non sa qual è quella nuova. E tra l'altro ha anche ragione, perché
sarebbe un ben strano multilateralismo quello in cui un solo soggetto,
l'America, delinea e impone un modus operandi». Nell'affrontare una drammatica
crisi finanziaria, economica e sociale, quale convergenza è è ipotizzabile tra
l'America di Obama e l'Europa? «C'e innanzitutto una convergenza sul
riconoscimento della gravità della crisi, ma non c'è ancora una linea comune su
come uscirne fuori. Tutti sanno cosa non è più possibile fare ma nessuno ha un
progetto. Ed è difficile avere un progetto, perché non esiste più una potenza
egemone, come fu l'America nel secondo dopoguerra, che impose almeno al mondo
occidentale un progetto di ricostruzione dell'economia - il Piano Marshall, gli
accordi di Bretton Woods. la creazione di organizzazioni mondiali dove gli
Stati Uniti avevano un peso enorme - che tutto sommato funzionò. E funzionò
perché c'era qualcuno a Washington - sostenuto dall'economia manifatturiera
allora la più forte al mondo, da una finanza e da una potenza militare le più
forti al mondo - che ha potuto imporre quel progetto. Questa situazione non c'è
più e dunque non esiste un modello "imponibile". Ad aggravare la situazione
ci sono diversi leader del mondo occidentali, a cominciare da Gordon Brown, che
oggi scoprono la necessità di un capitalismo morale, di una nuova regolation...
Ma dov'erano, cosa pensavano, quando manager incapaci, ma con potenti agganci
politici, dilapidavano ricchezze colossali?». Quali sono le prove più onerose
che Usa ed Europa hanno di fronte? «Noi continuiamo a
parlare di America ed Europa, come se fossero sempre e solo loro, di concerto,
a comandare i giochi. Invece non è più così. Si dovrebbe invece parlare molto
di più di Cina e Stati Uniti. Perché è lì che si
giocherà la partita vera dei prossimi venti-trent'anni. L'industria
manifatturiera si è spostata per la prima volta nella storia del mondo,
dall'Occidente all'Oriente. E questa è una novità epocale con la quale tutti
noi occidentali dovremo fare i conti». Intervista a Donald Sassoon
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
A margine degli incontri ufficiali, si intrecciano i giochi delle
diplomazie. Il premier cinese Hu Jintao ha invitato in Cina il
presidente Usa Obama. La visita che
potrebbe avvenire già nella seconda parte dell'anno. Riprendendo anche il tema
dei diritti umani.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
13 - Pordenone Protezione civile a palazzo Burovich: due
giornate per studenti e volontari SESTO AL REGHENA. Tutto pronto a Sesto al
Reghena per ospitare domani e sabato un'intensa due giorni, organizzata a
livello di distretto, e dedicata ai ragazzi delle scuole medie e ai gruppi di
volontari della Protezione civile nell'ambito del complesso Burovich. I
dettagli della manifestazione, che avrà come filo conduttore il ruolo da
protagonista delle comunicazioni radio nel favorire la tempestività degli
interventi di soccorso, sono stati delineati da Guglielmo Berlasso, direttore
regionale della Protezione civile, insieme al sindaco, Giuseppe Sigalotti, e al
responsabile comunale Romano Baita. All'evento parteciperanno rappresentanze
delle altre amministrazioni coinvolte (San Vito, Cordovado, Morsano e Sesto)
nonché i capigruppo delle singole unità, nonchè vigili del fuoco, Croce rossa e
guardia forestale. La prima giornata dell'iniziativa sarà interamente dedicata
ai ragazzi che frequentano il terzo anno delle scuole medie dei comuni del
distretto del Sanvitese: l'auditorium ospiterà, a partire dalle 9, i tecnici
della Protezione civile di Palmanova, i quali spiegheranno l'importanza del
ruolo esercitato dalle comunicazioni radio nel favorire la tempestività dei
soccorsi, e si cimenteranno in alcune dimostrazioni pratiche di attività svolte
dagli operatori. Nella giornata di sabato, il centro culturale sarà gremito di
volontari provenienti da tutta la provincia, ai quali è dedicato convegno sulle
comunicazioni e le reti radio della Protezione civile del Friuli. Berlasso
rifletterà su come sono attualmente e su quale sarà il loro futuro, mentre Alex
Timeus l'illustrerà il funzionamento della rete radio regionale attraverso
delle prove tecniche e pratiche. (c.l.)
( da "Adige, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Trento
15 Èlite romane Facoltà di Lettere Trento 15 Èlite romane Facoltà di Lettere.
Aula 209 - Palazzo Verdi, piazza Venezia 41. Incontro su «La cristianizzazione
delle élites romane» con Andrea Pellizzari (Università di Torino). Trento 17
Poesia e prosa Centro Rosmini - via Dordi 8. P. Taravacci parlerà di «Angel
Valente e la poesia del secondo '900». Trento 17.30 La Voce Biblioteca di via
Roma 55. Si discuterà de «Il Trentino e la Voce» con G. Ciappelli. Trento 17.30
La crisi finanziaria Facoltà di Economia - via Rosmini 44. Incontro su «La
crisi finanziaria» con Ignazio Visco (vicedirettore Banca d'Italia). Trento
17.30 Spiritualità Barycentro - p. Venezia 38. Il teologo Giuseppe Rizza in
«Rinnovare le relazioni». Rovereto 17.30 Festival impresa Al Mart. Apertura del
«Festival delle città impresa». Prolusione su «La sfida dell'innovazione: nuovi
saperi e nuove tecnologie. Per l'ambiente e non solo». Alle 20.30 , l'incontro
«Sfida verde per salvare il pianeta» con Jeremy Rifkin. Trento 18 L'orso e
Baricco Centro Bruno. Presentazione del libro «Un orso sbrana Baricco» di C.
Martinelli. Trento 18 Evoluzione Museo di Scienze - via Calepina 14.
Presentazione del libro «L'evoluzione umana» di G. Manzi. Con Stefano Grimaldi.
Trento 19.30 Cinerasmus Facoltà di Economia - Aula Rossa. Film «The last
samurai» di Edward Zwick (Usa, 2003). Trento 20.30
Genitorialità Sociologia - Aula Kessler - via Verdi. Incontro sui nuovi modelli
di genitorialità. Oggi «Gli uomini e la cura tra dovere e libertà» con S.
Ciccone. Rovereto 20.30 Matteo Turella Ristorante «La Brace» - viale del Lavoro
18. Concerto del «Matteo Turella Trio». Con Turella, chitarra jazz, Oreste
Sodano, batteria e Flavio Zanon, contrabbasso. Rovereto 20.30 San Paolo Chiesa
Madonna di Loreto - via Mazzini. Recital «San Paolo, apostolo delle genti» con
voce recitante di Alfonso Masi e l'Ensemble «Concilium». Trento 20.45 Volti di
Dio Sala Cooperazione - via Segantini 10. Incontro «Esiste l'anima? Tra
neuroscienze e spiritualità». Con Giorgio Vallortigara,
neuroscienziato e Marco Vannini, filosofo. Trento 21 The Fluffer Centro Bruno.
Per «Cine Mondo Gay», il film «The Fluffer». Trento 21.45 Bambina magra Circolo
Wallenda - via S. Martino 45. Concerto dei «La bambina magra» di Bergamo.
02/04/2009
( da "Tirreno, Il" del
02-04-2009)
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Pagina 6
- Lucca "1997: Fuga da New York" il film culto al centro Spam
LAMMARI. Nel prossimo weekend il centro di arte contemporanea Spam presenta due
nuovi appuntamenti della stagione "Primavera 2009": un calendario di
30 serate tra eventi performativi, multidisciplinari e formativi.
L'appuntamento di domani sera, a ingresso libero, è con
Cine-Extra!, la rassegna dedicata ai film di fantascienza d'autore curata da
Lucca Film Festival, Circolo del Cinema, il Cineforum Ezechiele 25,17. Alle
21,30, con ingresso libero, si proietta "1997 Fuga da New York" (Usa, 1981) di John Howard Carpenter, una
pellicola a metà tra la fantascienza e il fantasy che ha ispirato diversi film
sul genere futuribile apocalittico, anche in Italia. Sabato, per
"Reporters video", alle 21,30 ad ingresso libero, "La tavolozza
e il tempo", una serata di videoarte dedicata ai film e ai video, alcuni
dei quali assai rari, realizzati da artisti visivi tra il 1930 ed il 2000. La
serata è curata e condotta da Alessandro Romanini (Art/Lab - Piano B) in
collaborazione con l'Accademia delle Belle Arti di Carrara. Nel pomeriggio,
invece, Giacomo Verde, uno dei più importanti video makers italiani, da alcuni
anni residente a Lucca, terrà un laboratorio dal titolo "Il Tele-Racconto
- utilizzo creativo della ripresa macro", rivolto ad insegnanti, docenti,
studenti, giovani artisti o videomaker che vogliono conoscere e sperimentare la
tecnica del Tele-Racconto per fini didattici o di creatività personale. Info:
0583 975089 cell. 348.3213503 - 340 3940717. Domani alle 21,30 al centro Spam
di Lammari IL TIRRENO via S. Croce 105 Lucca telefono 0583 491816; fax 0583
492163. Numero verde 800-010403. Indirizzo di posta elettronica:
lucca.it@iltirreno.it Temperature: min 11, max 18 Pressione: 1013 Umidità 96%
Previsioni: nuvoloso, possibili temporali in giornata
( da "Repubblica, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina
IV - Firenze Valanga toscana al Vinitaly con 807 etichette selezionate I
produttori sperano nell´arrivo degli americani MARA AMOREVOLI Con le luci
promettenti della recente fiera "Prowein" di Dusserdof e le ombre di
recessione di alcuni mercati orientali (Giappone e Russia), la Toscana del vino
si presenta da oggi a lunedì alla 43ma edizione di Vinitaly a Verona, con 807
etichette selezionate, rappresentate da 752 produttori, consorzi e associazioni
di categoria. E se il clima generale è «fluttuante e di incertezza» come lo
definiscono il presidente del Chianti Classico Marco Pallanti e Tiziana
Frescobaldi, la sfida che si rinnova è quella dell´eccellenza della produzione
toscana. A fare gli onori di casa nel padiglione delle Regione, ci sarà il governatore
Claudio Martini, che ha anche la delega all´agricoltura. In programma una serie
di degustazioni "rapide": 15 minuti con il Chianti Classico (ore 14),
15 minuti con i vini della Costa degli Etruschi (ore 15.45), 15 minuti con il
Brunello di Montalcino (ore 16.30). E poi ancora Vernaccia, Nobile, abbinati ai
nostri prodotti tipici. Vino che si declina anche al cinema nel progetto della
Mediateca regionale Toscana Film Commission, in collaborazione con Studio Doni
&Associati, che viene presentato alle 12.30: un"Winefilm" che
assembla scene e immagini dei tanti film in cui sono presenti le nostre
etichette. Odore di crisi da fugare, soprattutto per i
segnali di flessioni nel mercato inglese e Usa, mentre crescono i consumi in Cina e negli Emirati arabi. Con segnali di ottimismo tra i produttori
che sperano di veder arrivare gli operatori americani, mentre dalla Regione
annunciano che sono in crescita le richieste per rinnovare i vigneti. Un
dato positivo, che indica che ancora si investe e si crede nel settore.
( da "AmericaOggi Online"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Guarda
oltre l'Europa. I vertici con Jintao e Medvedev rivelano le priorità di Obama
di Jean-Luc Giorda 02-04-2009 A rischiare più di tutti, a questo punto, è
l'Europa. Non solo nella sua identità di "player" globale, ormai
chimera. Ma anche nelle sue unità fondanti, quegli stati nazionali che nella
tempesta della crisi tirano fuori le unghie degli interessi particolari. Il
rischio non è solo quello di uscire tardi e male dalla crisi economica. È
soprattutto quello di autocondannarsi alla marginalità. Lo spettacolo andato in
scena ieri a Londra è stato illuminante. Il neo-presidente americano Barack
Obama ha avuto come previsto una giornata fittissima di impegni, dal vertice
all'ora di colazione col premier britannico Gordon Brown, alla cena serale con
i leader del G20. Due appuntamenti però spiccavano nella sua agenda, in quella
dell'America e in quella del mondo: i due vertici bilaterali con il presidente
russo Dmitri Medvedev e con il presidente cinese Hu Jintao. Due eventi di peso,
sia per il presente sia per il futuro. Quello con Hu Jintao era decisamente il
più importante e il più atteso, e non ha deluso le aspettative. La Cina, con
la sua economia che "già mostra timidi segnali di ripresa" e con i
suoi fondi sovrani che sono i maggiori acquirenti di titoli di stato Usa, è di fatto il principale
finanziatore del piano di stimolo varato dalla Casa Bianca per superare la
crisi, e tiene in mano le sorti del dollaro. Con sano realismo, Obama ne
ha tenuto conto offrendo a Pechino una partnership di alto livello, suggellata
da una visita di Obama a Pechino tra pochi mesi e da un "gruppo per il
dialogo strategico ed economico" che vede impegnati direttamente il
segretario di Stato Hillary Clinton e il ministro del Tesoro, Tim Geithner. In
pratica, Washington si impegna a concordare con Pechino le scelte importanti in
politica internazionale e in politica economica, riconoscendo così alla Cina lo "status" mondiale che fu dell'Urss, ma in
un contesto di collaborazione più che di competizione. Status che si tradurrà anche
in promessi "mutamenti radicali" ai vertici delle istituzioni
finanziarie internazionali, per far posto ai cinesi e alle altre potenze
emergenti. In cambio, Pechino offre il suo sostegno alla ripresa Usa e alla strategia dei piani di stimolo, impegnandosi
anche a incentivare la domanda interna per "tornare a condizioni di forte
crescita e rafforzare il sistema finanziario internazionale". Lavorerà
inoltre alla soluzione di crisi internazionali che l'America non ha più
strumenti e forze per risolvere da sola: la Corea del Nord, il programma
nucleare dell'Iran, la crisi del Darfur. Al secondo posto, il vertice con
Medvedev. Anche qui, i risultati pesano: "reset" delle relazioni
bilaterali confermato da un vertice a Mosca già a luglio, avvio immediato del
nuovo negoziato sulle armi strategiche, apertura alla collaborazione sullo
"scudo spaziale", aiuto di Mosca su Iran, Corea del Nord,
Afghanistan. Oggi, al tavolo del G20, Cina e Russia
avranno una statura ancora maggiore, saranno i veri Grandi che decideranno
(hanno già deciso) che cosa fare e cosa no. E l'Europa? Mentre Obama trasforma
Londra in una Yalta per il dopo-crisi, l'Europa è ridotta a comparsa chiassosa
ma ininfluente, e rappresentata solo da Gran Bretagna, Francia e Germania. Che
come tre nobildonne ormai appassite, si preoccupano più di strappare qualche
ultimo baciamano che dei risultati concreti. Gordon Brown, padrone di casa
votato come tutti i premier britannici al ruolo di "spalla" del
presidente americano; Nicolas Sarkozy, che per blandire gli infuriati operai
francesi giura (con le dita incrociate dietro la schiena) di essere pronto a
"lasciare la sedia vuota" se il G20 non varerà nuove e severe regole
per i mercati finanziari; Angela Merkel, che guarda solo al voto tedesco di
ottobre, preoccupata di non accettare nuove iniezioni di denaro pubblico nel
sistema perché "i contribuenti tedeschi non paghino per gli altri".
Obama guarda alto sopra le loro teste, oltre gli Urali, verso l'Asia. Il
presidente americano, che ha il difetto di non parlare lingue straniere, non
osando cominciare dal cinese, ha promesso ieri di iniziare a studiare il russo.
Francese e tedesco, non li ha presi nemmeno in considerazione. In italiano, gli
basterà imparare "pizza" e "amore" in tempo per la vacanza
estiva del G8 alla Maddalena.
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roghi e protezione civile così cambierà il servizio [FIRMA]DIEGO
MARRESE IMPERIA Approderà in Consiglio domani sera il nuovo Piano di Protezione
Civile comunale che va a sostituire il precedente datato 1981. Si tratta di una
sorta di prontuario per l'emergenza e le calamità che il Comune, assieme alla
«McLenzie Durante & Partners» e allo studio «Bianchi» di Città di Castello,
ha redatto in poco meno di un anno di lavoro. Il documento è già stato
illustrato ai volontari della Protezione Civile comunale e, una volta ricevuto
l'ok dal Consiglio, sarà oggetto di incontri con gli altri Enti ed associazioni
interessate. «Un capoluogo di Provincia non poteva restare senza Piano. É uno
strumento dinamico, che terremo aggiornato e che utilizza le più moderne tecnologie»
ha commentato l'assessore alla Protezione Civile, Benedetto Adolfo. Il
documento tiene conto dei possibili scenari di pericolo, di come possono
evolvere e delle procedure di emergenza. «Gli scenari sono soggetti a continui
cambiamenti, basti pensare al problema ghiaccio o neve che fino a qualche anno
fa non si è mai presentato» ha spiegato il funzionario del servizio, Vincenzo
Garibbo. Il Piano raccoglie una cartografia dei rischi geologici e sismici
redatta con moderne procedure e georeferenziata. Inoltre una serie di allegati
raccoglie gli elenchi delle persone diversamente abili o con difficoltà a
deambulare, delle scuole e delle strutture ricettive, con il dettaglio dei
posti letto disponibili. «I dati sensibili delle persone diversamente abili sono
codificati e non accessibili a chi consulta il piano, se non in caso di
emergenza per consentirne l'evacuazione immediata» ha aggiunto Adolfo. Sempre
nello stesso Consiglio sarà varato il nuovo regolamento del gruppo comunale di
Protezione Civile, in funzione a Imperia dal 1989. Si tratta di un documento
che va a sostituire il precedente aggiornandolo alle nuove normative. I 22
articoli sono stati concordati con i 39 volontari in forza alla Protezione
Civile (18 di questi sono operativi anche per l'antincendio boschivo) che
operano quasi quotidianamente su Imperia e non solo. Basti pensare che nel 2008
sono state fatte 26 assistenze a eventi sportivi o culturali, 8 interventi per
spargisale, 6 per neve o forti piogge. «Operiamo anche per il settore antincendio
boschivo: abbiamo fatto 12 uscite e 16 turni di prevenzione» dice Adolfo. I
volontari sono stati impegnati nella ricerca di un disperso in val Prino e in
parecchie esercitazioni. L'attività è in crescita basti pensare che nei primi 3
mesi del 2009 sono stati spenti 6 incendi boschivi e altrettanti sono stati gli
interventi per condizioni meteo avverse.
( da "Milano Finanza (MF)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
MF
sezione: Primo Piano data: 02/04/2009 - pag: 2 autore: di Marcello Bussi A
londra si rischia un debole compromesso. berlusconi: le vere decisioni al g8 in
sardegna La recessione avanza, loro litigano Al G20 il cancelliere tedesco e il
presidente francese Sarkozy chiedono regole più severe per la finanza, mentre Usa e Gran Bretagna vogliono invece nuovi interventi statali
di stimolo Per uscire dalla crisi servono più regole per il sistema finanziario
o ancora più soldi per stimolare l'economia? Questa è la divisione all'interno
del G20, che inizia ufficialmente i suoi lavori oggi a Londra. Per la prima
soluzione si sono apertamente schierati il cancelliere tedesco Angela Merkel e
il presidente francese Nicolas Sarkozy, per la seconda il presidente degli
Stati Uniti Barack Obama, il collega cinese Hu Jintao, il premier britannico
Gordon Brown e quello giapponese Taro Aso. La spaccatura è tale che si rischia
un compromesso inefficace. Il G20 potrebbe quindi passare la mano al G8, come
spera Silvio Berlusconi, visto che sarà il padrone di casa del prossimo summit
in Sardegna. Ma se alla fine contasse solo il G2, gruppo
informale composto da Stati Uniti e Cina? Ieri i protagonisti del G20 erano già nella capitale
britannica, impegnati in una raffica di incontri bilaterali. E mentre loro
discutevano, i contestatori assaltavano una filiale di Royal Bank of Scotland,
uno degli istituti salvati dall'intervento dello Stato. Il più
importante incontro bilaterale è stato senza dubbio quello tra Obama e Hu, che
«si sono impegnati a resistere al protezionismo e ad assicurare relazioni
commerciali stabili e durature tra i due Paesi». I due, guarda caso, hanno
concordato di creare un gruppo «di dialogo strategico ed economico» di cui
faranno parte sul fronte americano il segretario di Stato Hillary Clinton e il
ministro del Tesoro Timothy Geithner e sul fronte cinese il vice premier Wang
Qishan. In poche parole, il G2 è già nato e i due protagonisti ieri non hanno
discusso del delicato tema delle valute per non rovinare la festa. Una delle
proposte più dirompenti degli ultimi giorni è stata infatti quella avanzata da
Pechino sulla creazione di una supervaluta di riserva da affiancare al dollaro,
cominciando così a minarne la supremazia. Nel corso della conferenza stampa a
Downing Street con Gordon Brown, ieri Obama ha dichiarato che bisogna «agire
con urgenza» contro la crisi, sottintendendo che ci vogliono nuove iniezioni di
denaro pubblico per stimolare l'economia. Posizione in netto contrasto con
quella della Merkel e di Sarkozy, che hanno promesso di parlare «con una voce
sola» per chiedere ai loro partner di proseguire sulla via di una
«moralizzazione» del sistema finanziario internazionale. «Senza nuove regole
non ci sarà fiducia e senza fiducia non ci sarà ripresa economica», ha spiegato
il presidente francese, sottolineando la necessità di un più stretto controllo
degli hedge fund e una migliore regolamentazione degli stipendi dei vertici
bancari e dei paradisi fiscali. Sarkozy ha aggiunto che Francia e Germania
hanno già fatto sforzi importanti per quanto riguarda gli stimoli all'economia
e nuovi pacchetti fiscali per ora non ci saranno, sbattendo così la porta in
faccia alle richieste di Obama. Sarà quindi molto difficile trovare un
compromesso accettabile ai due schieramenti. E così Berlusconi ha previsto che
al G20 di Londra sarà adottata «qualche decisione opportuna e immediata, ma è
al G8 che verrà redatto il nuovo codice di comportamento finanziario ed
economico del mondo». G8 che sarà organizzato in Sardegna. L'incertezza che
grava sul G20 non ha però turbato le borse. Ieri Piazza Affari ha guadagnato
l'1,08%, il Dow Jones il 2,01% a 7.761 punti, il Nasdaq l'1,51% a 1.551.
( da "Milano Finanza (MF)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
MF
sezione: Commenti & Analisi data: 02/04/2009 - pag: 9 autore: di Angelo de
Mattia Al G20 l'Europa dovrebbe parlare con una sola voce. Quella di Trichet Se
non fosse per le tensioni che affiorano in Europa con Sarkozy, che minaccia la
politica della sedia vuota, e la Merkel che, assieme a lui, già contesta la
bozza di un possibile documento finale, oggi potrebbe essere la giornata di una
favorevole congiunzione astrale tra i lavori del G20 londinese e la
contemporanea riunione del Consiglio direttivo della Bce, chiamato ad adottare
decisioni di politica monetaria e, in particolare, a deliberare sui tassi
ufficiali di riferimento. Il presidente Obama ha detto ieri che, con il G20,
occorre agire subito contro la crisi. Quanto alla Bce, negli ultimi giorni si è
andata formando l'aspettativa di una riduzione del costo del denaro di mezzo
punto, in modo da portarlo all'1%. Intanto l'euribor continua a diminuire. È
molto probabile che la misura prevista oggi venga effettivamente adottata
dall'Istituto di Francoforte. Il reiterato peggioramento, nella zona euro,
delle stime di crescita, dell'occupazione, della produzione industriale e, per
contro, il drastico calo dell'inflazione costituiscono il contesto più idoneo
per un ulteriore, netto taglio dei tassi. Non è ipotizzabile, dunque, un
abbassamento di minore entità, non ostando al previsto decremento nessuna
ragione, né di ordine statutario, con riferimento all'obiettivo della Bce di
mantenere, come da mandato, la stabilità dei prezzi, né di strategia di
politica monetaria. Semmai, andrebbe valutato se accompagnare il taglio con
altre misure, quale una definitiva decisione sull'ammissibilità
dell'acquisizione di obbligazioni private ai fini delle operazioni tipiche di
banca centrale. Una scelta in tal senso segnalerebbe un (positivo) cambio di
impostazione, nel senso della promozione di una strategia d'urto, anziché di
una politica di una escalation delle risposte che va di pari passo con la
verifica della inefficacia di quelle in precedenza decise. Proprio perché, da
parte di esperti e operatori, si comincia a intravedere qualche segnale di
mutamento nel panorama economico-finanziario, non sarebbe fuori luogo una
terapia shock, piuttosto che, per ricorrere a una metafora, centellinare le
singole medicine e le singole dosi e riservarsi il cocktail più potente di
antibiotici come extrema ratio, anche perché la dilazione potrebbe far venir
meno l'efficacia della terapia se il contesto economico si deteriorasse
fortemente. Ma organiche, incisive decisioni di politica monetaria sarebbero
assai importanti anche per il G20. La preparazione di quest'ultimo incontro
all'insegna della nuova Bretton Woods o del New Deal bis ha sbilanciato troppo
le attese. I raffronti non reggono affatto. Occorre un bagno di realismo. Il
mondo intero si attende risposte concrete, almeno nei confronti degli aspetti
più pesanti della crisi e maggiormente penalizzanti le fasce deboli, come del
resto dimostrano le manifestazioni di piazza, che ci si augura non
travalichino, anche se ieri, purtroppo, numerosi dimostranti hanno infiammato
la protesta, a Londra, frantumando vetrine e scontrandosi con la polizia. Si
evidenziano, comunque, un forte disagio sociale e una ostilità alle maggiori
storture che la crisi ha fatto emergere, come, per esempio, i trattamenti dei
manager, di cui si è scritto abbondantemente su queste colonne. Una nuova
Bretton Woods è tutt'altra cosa. Non siamo nel secondo dopoguerra. Oggi un'idea
del genere si può realizzare, come è stato detto, solo come work in progress.
Ma se obiettivo del vertice è anche, e forse soprattutto, quello di
ripristinare la fiducia, non a parole bensì con azioni concrete, allora al varo
di nuove regole e di nuovi indirizzi su tutti i temi all'ordine del giorno che
caratterizzano la crisi finanziaria, dai paradisi fiscali ai controlli sul
credito e sulla finanza, ai trattamenti dei manager, alla riforma del Fondo
monetario internazionale, al patrimonio e ai rischi delle banche ecc., deve
accompagnarsi un'indicazione netta, cogente, per un ulteriore impulso alla crescita
con l'impiego di risorse pubbliche aggiuntive. Il proposito del premier
Berlusconi di sottoporre al G20 un «patto sociale» per il lavoro è
interessante, a condizione che non si tratti di pura declamazione. Esso, in
ogni caso, presuppone che si abbandoni, da parte non solo dell'Italia, ma anche
della Germania, la linea della resistenza alla decisione di imprimere ulteriori
stimoli fiscali, come vorrebbero gli Usa. Aumenterebbero troppo le spese e i
deficit pubblici, come teme Trichet? Può essere un rischio; e tuttavia lo si
può prevenire avendo il coraggio di promuovere progressivamente misure
strutturali compensative. Un'efficace decisione della Bce non potrebbe che
agevolare la messa in moto di iniziative atte a far ripartire la crescita.
Gordon Brown ha sintetizzato bene i tre test del summit di Londra: controllo
delle banche, misure per il rilancio economico, sostegno ai Paesi in via di
sviluppo, il tutto nel quadro di una forte ripresa della cooperazione
internazionale e del contrasto del protezionismo. Il
presidente degli Stati Uniti ha detto che non sarebbero accettabili mezze
misure e, molto significativamente, ha aggiunto che gli Americani stanno
facendo tutto ciò che è necessario per stimolare la crescita.Il G20, dunque,
non può concludersi con i soliti documenti che dicono tutto e il contrario di
tutto. Sarebbe il fallimento non solo di questo summit, ma della idea stessa di
una governance globale da rifondare. Altro che nuovo ordine
monetario internazionale, altro che governo della globalizzazione. Al
fallimento del giustamente deprecato mercatismo seguirebbe quello dei poteri
statuali, dell'architettura globale, per quel poco che c'è e per quel tanto che
si spera di conseguire.Un esito soddisfacente, non dico un successo, è
necessario. Diversamente, ci si dovrebbe amaramente interrogare sul
livello delle classi dirigenti in campo internazionale. Il peggio del peggio
potrebbe poi avvenire se l'Europa fosse incapace di esprimersi con una sola
voce; se addirittura si spaccasse; se si dimostrasse inconcludente, anziché
perseguire una partnership con gli Usa per guidare il summit verso un approdo
capace di rispondere positivamente alle legittime speranze. Partita con
l'ambizione di rifondare il diritto internazionale in materia finanziaria e di
contrastare la crisi, l'Europa coglierebbe un ben misero risultato. Non potrà
accadere. Ma non è scontato. Sono necessarie una grande determinazione e un
forte senso di responsabilità storica.
( da "Italia Oggi" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 02/04/2009 - pag: 28 autore: di Gabriele
Frontoni Da Gibilterra a Bermuda, i tax heaven promettono dati alle autorità
finanziarie del G20 Paradisi fiscali, è corsa all'accordo Un vero boom di
protocolli per gli scambi di informazioni Si allunga la lista dei Paesi in
cerca di escamotage dell'ultima ora per evitare di finire sulla lista nera dei
paradisi fiscali che verrà stilata oggi nel corso del G20 di Londra. Ieri è
stata la volta di Gibilterra che ha siglato un accordo bilaterale con gli Stati
Uniti per lo scambio di informazioni fiscali sui correntisti delle proprie
banche. Sempre ieri il Liechtenstein ha fatto sapere di avere allo studio un
simile accordo con le autorità finanziarie del Regno Unito, mentre i paesi del
Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Faroe Islands,
Groenlandia e Åland) sarebbero pronti a firmare un'intesa per lo scambio di
informazioni sensibili per gli accertamenti fiscali con le Bermuda (entro il
mese di aprile) e con le Isole Vergini britanniche di qui alla fine di maggio.
Si tratta soltanto della punta dell'iceberg dei numerosi interventi bilaterali
e multilaterali messi in atto nelle ultime settimane dai Paesi che a tutt'oggi
garantiscono ai propri investitori il totale anonimato nelle inchieste
internazionali delle autorità fiscali. E' per questa ragione che il G20
rappresenta una tappa cruciale nella lotta al segreto bancario, dopo che Usa,
Francia e Germania, spalleggiati dalla Cina, hanno unito le proprie forze usando una determinazione senza
precedenti per debellare il virus dell'elusione delle tasse, in grado di
convogliare verso i paradisi fiscali un fiume senza fine di denaro, stimato
dall'Oecd in una cifra compresa tra i 5mila e i 7mila miliardi di dollari.
«Ad oggi ci troviamo a combattere contro un muro di gomma nelle inchieste
transnazionali», ha ricordato ieri da Perugia il procuratore nazionale
antimafia, Pietro Grasso. «Se la malavita può contare su strumenti informatici
che le consentono di spostare i capitali in pochi secondi da un angolo
all'altro del Pianeta, la magistratura non dispone ancora degli strumenti
necessari per ottenere informazioni sui patrimoni detenuti all'estero, nei
paradisi fiscali. E così i tempi delle indagini si allungano e i reati cadono
in prescrizione». Da questa lotta senza quartiere alle frodi fiscali, nessun
paese può sentirsi veramente al riparo. E' così che nonostante la protezione
dell'ombrello dell'Unione europea, nelle scorse settimane l'Austria ha dovuto
allentare le norme che regolano il segreto bancario accogliendo gli standard
Oecd per lo scambio di informazioni fiscali. Si tratta di una serie di regole
definite dall'Organizzazione di Parigi nel corso del Global Forum 2005 che
vengono utilizzate dai governi di tutto il mondo come linee guida per negoziare
accordi bilaterali e multilaterali. Quegli stessi accordi sottoscritti in gran
fretta dai principali paradisi fiscali nel corso dell'ultimo mese. Ma non è
stato soltanto il governo di Vienna a dichiarare l'intenzione di conformarsi
agli standard dell'Oecd. Anche la Svizzera ha rotto con le tradizioni
adeguandosi alle linee guida di Parigi. Stesso destino per il Principato di
Monaco, San Marino, Hong Kong, Singapore. Senza contare gli staterelli più
piccoli ma non per questo meno importanti nella lotta all'elusione fiscale come
Isle of Man, Guernsey, Bermuda, Isole Vergini e Macao, tanto per citare i più
famosi.
( da "Riformista, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Sarà un
vertice inutile: sia di lezione a Obama» IRWIN STELZER. Parla l'economista
consigliere di Gordon Brown che di questo G20 londinese salva solo l'intesa tra
Stati Uniti e Cina. di Maria Teresa Cometto «Obama
tornerà a mani vuote dal G20 e dal suo primo viaggio transatlantico, imparando
che una cosa è scaldare le piazze di Berlino e un'altra e' ottenere qualcosa di
concreto da Angela Merkel». Lo sostiene Irwin Stelzer, economista dell'Hudson
Institute con sede a Washington e molto attivo anche a Londra, dove è influente
sia negli ambienti conservatori che nel New Labour: scrive per il Sunday Times
di Rupert Murdoch ed e' consultato dal premier britannico Gordon Brown (e prima
di Tony Blair). «Mi aspetto molto poco da quattro ore e mezza di riunione del
G20 con un comunicato finale già scritto prima dell'inizio. E pochissimo anche
dal successivo vertice della Nato, dove gli europei ribadiranno che non
aumentano il loro impegno militare in Afghanistan», ha spiegato Stelzer al
Riformista dalla sua casa nella capitale americana. Il presidente francese
Nicolas Sarkozy ha minacciato di lasciare il vertice oggi se non sarà raggiunto
un accordo per un maggior coordinamento internazionale dei controlli sui
mercati finanziari. Non credo che lo farà davvero. D'altra parte Obama ha un
mandato preciso dal Congresso Usa, che non tollera
l'imposizione di regole decise da autorità sovranazionali in contrasto con le
leggi americane. Penso che alla fine ci sarà un compromesso tipo la promessa di
comunicare meglio fra autorità di controllo dei diversi Paesi, come già succede
fra le banche centrali, e saranno concessi un po' più di soldi al Fondo
monetario internazionale per aiutare i Paesi in crisi. Il problema con Sarkozy
e gli altri leader e' un altro". Quale? L'ondata di protezionismo che sta
prendendo piede un po' ovunque. Il G-20 dello scorso settembre a Washington si
concluse con la solenne promessa di evitare misure protezioniste: da allora,
secondo un rapporto della Banca Mondiale, 17 delle 20 nazioni partecipanti
hanno adottato ben 47 provvedimenti protezionisti. Per esempio Sarkozy ha
permesso alle case automobilistiche francesi di licenziare i loro dipendenti
nella Repubblica Ceca ma non in Francia e ha imposto alle aziende francesi che
stanno costruendo dieci nuove centrali nucleari in Gran Bretagna di assumere
solo personale qualificato francese. La legge di stimolo economico americana
prevede fra l'altro che le banche aiutate dallo stato non assumano più
stranieri. Tutti i leader non esitano ad adottare misure protezioniste per
mitigare l'impatto della recessione nel proprio Paese, non importa se tutti
sanno che questa politica approfondì e prolungò la Grande Depressione".
Dopo il loro incontro di ieri, Obama e il presidente cinese Hu Jintao hanno
annunciato la ripresa del "Dialogo economico strategico" avviato dal
segretario al Tesoro di Bush, Henry Paulson: ora diventa "Dialogo
strategico ed economico" e oltre al nuovo ministro del Tesoro ad
occuparsene sarà il segretario di Stato Hillary Clinton. Che cosa significa? È
il risultato più importante del viaggio di Obama in Europa. La vera iniziativa
che nel lungo termine può risolvere la crisi è la collaborazione fra Stati
Uniti e Cina per riequilibrare il sistema di scambi
finanziari e commerciali, ma non solo. Il nuovo clima di collaborazione fra le
due superpotenze può concretizzarsi anche sul piano militare: i due eserciti
già lavorano insieme, per esempio nel monitorare i programmi nucleari della
Corea del Nord, che non piacciono nemmeno a Pechino. E gli Usa
possono garantire che Taiwan non dia troppo fastidio al regime comunista. I
cinesi sono bravi a vedere le connessioni e giocare una partita molto
complicata. La Clinton e' un'ottima controparte in questo gioco: e intelligente
e dura. E sul piano economico? La Cina non può
continuare a star seduta su 1.300 miliardi di dollari di titoli di Stato
americani, con un livello di risparmi dei suoi cittadini abnorme (25 per cento)
perché non c'e' una rete di ammortizzatori sociali. Se vuole essere partner
dell'America deve rivalutare lo yuan e compensare la perdita nelle esportazioni
stimolando i consumi interni. Lo sta già facendo in parte con il programma di
spesa pubblica nelle infrastrutture di cui il Paese ha bisogno. Su questo terreno, un'importante occasione di collaborazione con
gli Usa sono il clima e
l'energia: ogni settimana la Cina costruisce una nuova centrale che inquina e fa male alla salute
della sua gente; lo sa e per risolvere il problema può esserle molto utile la
tecnologia americana. 02/04/2009
( da "Riformista, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Scontro
tra i deficisti Usa e i prudentissimi europei
tensioni. Niente riforma della finanza, al massimo verrà varato il
rafforzamento del Fondo monetario. Mentre continua la battaglia tra America ed
Europa su quanto spendere, il presidente statunitense e quello cinese si
impegnano a evitare il protezionismo. di Stefano Feltri Oggi da Londra arriverà
la dichiarazione finale del G20, l'organismo a cui negli ultimi mesi ci si è
affidati nella speranza di trovare una strategia globale per fermare la crisi.
Un risultato che sembra assai difficile per gli schieramenti che si sono
delineati: Barack Obama è arrivato a Londra con l'obiettivo di strappare ai
Paesi europei l'impegno a ricorrere di nuovo alla spesa pubblica per stimolare
l'economia, invece di lasciare tutto il carico agli Stati Uniti, e - secondo
obiettivo - rinsaldare i rapporti con la Cina che
detiene gran parte del debito pubblico americano e sono al centro di tensioni
sulla moneta sottovalutata (lo yuan) e tentazioni protezionistiche: caso
Coca-Cola, fermata nell'acquisto di una socetà cinese nel
settore bevande come forma di pressione sugli Usa. Sul secondo punto un risultato lo hanno già ottenuto. «Cina e Stati Uniti si sono accordati per
lavorare insieme per un deciso sostegno al commercio globale», dice un
comunicato congiunto firmato da Obama e dal presidente Hu Jintao che si
impegnano a evitare il protezionismo come risposta alla crisi. Per
quanto riguarda il blocco europeo, si è consolidato l'asse tra la cancelliera
tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy che si oppone a
nuovi interventi di spesa pubblica, secondo quella che è stata la linea di
Berlino dall'inizio della crisi, e che solo di recente anche Parigi ha
abbracciato (almeno finché serve a contrapporsi agli Usa).
Il primo ministro giapponese Taro Aso ha parlato di Paesi che non capiscono
l'importanza di usare la finanza pubblica. In un articolo sull'Herald Tribune,
Sarkozy ha detto che al vertice di Londra «il fallimento non è un'opzione, il
mondo non lo capirebbe e la storia non ci perdonerebbe». Ma si è anche detto
pronto a lasciare il tavolo se si andrà verso «una dichiarazione fatta di
impegni vuoti, che non affronti i problemi dinanzi ai quali ci troviamo». E
ancora ieri pomeriggio metteva il veto sulla bozza del comunicato finale che circolava.
L'obiettivo di Francia e Germania è inserire clausole che garantiscano consensi
in patria, anche se non direttamente collegate ai problemi alla base della
crisi. I bersagli sono tre: stipendi dei manager, hedge funds e paradisi
fiscali. I francesi, inoltre, vorrebbero anche evitare un eccesso di enfasi sul
libero commercio: il 54 per cento degli intervistati in un sondaggio pubblicato
ieri dal quotidiano La Tribune pensa che l'Europa dovrebbe adottare misure
protezionistiche. Tutti gli altri principi fissati dal G20 del 15 novembre e
che dovevano in gran parte concretizzarsi in risposte politiche entro il 31
marzo, resteranno sullo sfondo, affidati più ai gruppi di lavoro del Fondo
monetario internazionale e del Financial Stability Forum (gruppo di banchieri
centrali, esperti di settore e ministri dell'Economia presieduto dal
governatore della Banca d'Italia Mario Draghi). «Sarebbe sbagliato attendersi
decisioni fulminanti dal G20, quello che conta è avviare un processo di
coinvolgimento della Cina nella definizione dei nuovi
equilibri, e Pechino deve sedersi a capotavola, non restare in un angolo»,
sostiene Stefano Micossi, direttore generale di Assonime e autore insieme a
Carmine Di Noia dello studio "Keep it simple: policy responses to the financial
crisis" per il Center for European policy. Anche se quello che per Micossi
è il tema centrale, cioè «l'enorme disavanzo degli Stati Uniti e la loro
tendenza a combinare espansione fiscale e monetaria fino a destabilizzare il
sistema», non sarà affrontato (perché troppo delicato). E perfino Gordon Brown
ha detto che il vertice «non sarà una nuova Bretton Woods», e non sarà
stravolta l'architettura finanziaria globale, ma qualcosa può comunque emergere
dal vertice. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dice - e un po'
spera - che «è al G8 di luglio a presidenza italiana che si pensa verrà redatto
il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici del mondo», il G20 si
limiterà - questo è il succo del pensiero di Berlusconi - a fare «qualcosa». Molti
osservatori si aspettano un paragrafo del comunicato che ribadisca la fiducia
nel libero commercio perché in questi tempi anche le «empty words» - la
retorica, le vacue parole - sono utili, come ha scritto sul Financial Times
Gideon Rachman. L'unica incognita riguarda il riferimento ai negoziati di Doha
dell'Organizzazione mondiale del commercio, iniziati nel 2001 e al momento
congelati: a novembre c'era stato un riferimento esplicito a una conclusione da
raggiungere al più presto che non ha avuto seguito. Se questa volta dovesse
mancare una citazione diretta, in molti lo leggerebbero come un segnale
politico (soprattutto di un minore interesse da parte americana). Il
rafforzamento del Fondo monetario internazionale è invece ormai un obiettivo
condiviso e si deve solo attuare il raddoppio della sua dotazione, da 250 a 500
miliardi di dollari, che sarebbe l'occasione per una redistribuzione del potere
all'interno, soprattutto a favore della Cina. Qualcosa
potrebbe muoversi su questo fronte. Il 67 per cento dei partecipanti a un
sondaggio on line del China Daily (quotidiano ufficiale in inglese) sono
d'accordo sul fatto che Pechino spenda di più per aumentare l'influenza nel
fondo; e un altro 49 per cento pensa che dovrebbe sforzarsi di aumentare la
cooperazione per definire le nuove regole della finanza internazionale.
02/04/2009
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'«AMICO»
AMERICANO Marco d'Eramo «La crisi è un'opportunità da non sprecare» ripete da
mesi Barack Obama. Ma oggi, al vertice del G20, il resto del mondo questa tesi
la farà propria contro Obama e contro gli Stati uniti. È per ridimensionare lo
strapotere non solo militare, ma soprattutto finanziario degli Usa, che il resto del mondo vuole sfruttare l'opportunità
della recessione. Oggi a Londra si manifesta il paradosso della nuova America:
mai un presidente americano è stato tanto popolare, però mai il modello sociale
e politico americano è stato tanto criticato, screditato (in senso letterale,
bancario). Almeno dalla fine della guerra fredda in poi, il capitalismo
anglosassone aveva imposto al pianeta la ferrea regola della sua sregolatezza
(deregulation) e imposto il suo tallone d'acciaio sul nuovo disordine
capitalistico mondiale. La chiamava globalizzazione. Ora che la crisi del
credito ha innescato una recessione senza precedenti, molti dei 20 paesi più
ricchi del mondo sono venuti a Londra a chiedere il conto a Wall Street e alla
City. «Avete fatto il disastro e ora ci chiedete di aprire i cordoni della
borsa» dicono - ognuno per ragioni differenti e con diversa
forza contrattuale - Hu Jintao per la Cina, Ignácio Lula da Silva per il Brasile, Nicholas Sarkozy per la
Francia e Angela Merkel per la Germania. E ognuno presenta un conto differente.
Lula chiede che il nord del pianeta abolisca infine le antiche barriere
protezionistiche (vedi l'agricoltura); Hu ha già avanzato la richiesta
di un nuovo ordine monetario internazionale in cui il regno del dollaro non sia
più una monarchia assoluta; Sarkozy e Merkel esigono una lista nera dei
«paradisi fiscali» e nuove regole finanziarie che risollevino le sorti delle
loro «città mondo»: è grazie al lassismo totale dei controlli, che New York e
Londra hanno consolidato il proprio primato assoluto di piazze mondiali. Con
vincoli più cogenti, impallidirebbe assai l'appeal di queste due città globali
per gli stormi di nomadi capitali vaganti. CONTINUA|PAGINA5 A loro volta,
Barack Obama e il premier inglese Gordon Brown cercheranno di salvare quanto
più possibile la presa anglosassone sul mondo finanziario. Se la responsabilità
della crisi è dei «banchieri dagli occhi azzurri» (ha detto Lula), allora Obama
si trova nella scomoda posizione di essere il primo presidente nero a dover
difendere il capitalismo bianco. Fino all'ultimo, Sarkozy ha minacciato di non
firmare la dichiarazione finale se almeno una parte delle sue richieste non
sarà accolta. Però è probabile che tutti avalleranno la generica dichiarazione
concordata dagli sherpa, di «fare il possibile per rilanciare l'economia
mondiale e fare in modo che una simile crisi non si ripeta». Ma tra qualche
anno, la sbiadita foto di gruppo dei ragazzi della 20 G ci ricorderà solo una
ricorrenza familiare del capitalismo mondiale, forse l'apertura di una serie di
partite incrociate, non certo l'avvio di una trattativa globale per un nuovo
ordine economico. Altro che nuova Bretton Woods! Da domani, nel Monopoli
planetario un reggimento in Afghanistan sarà offerto in cambio dell'abolizione
di due paradisi fiscali, e una vendita di cacciabombardieri a Taiwan sarà
scambiata con una pezzatura di Federal Bonds. Per parafrasare von Clausewitz,
la finanza è il proseguimento della guerra con altri mezzi.
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
FINALE
DI PARTITA NELLA BATTAGLIA DI LONDRA Benedetto Vecchi Le pagine finali di
Millennium People, romanzo iperrealista di James Ballard, si chiudono con la
rivolta di docenti universitari, giornalisti, broker finanziari, registi
televisivi, pubblicitari. Distruggono tutto ciò che rappresenta la condizione
di un «ceto medio» incalzato da mutui capestro, rette da capogiro per scuole di
qualità, una volta dismesse quelle pubbliche. Bruciano così anche le loro case.
Finale apocalittico, al pari di quello di Regno a venire, seconda puntata
ballardiana della saga sul declino dei ceti medi. Soltanto che in questo caso
la rivolta è a tinte razziste e xenofobe, in nome della «Union Jack» contro gli
«alieni» venuti da fuori. Libri scritti a ridosso della rivolta di Seattle e
della fine della guerra in Iraq. Due volti di una stessa medaglia, quella globalizzazione che arranca e che ieri (ed è prevedibile
anche oggi) a Londra ha visto migliaia di persone marciare verso la City,
simbolo di quella finanza ritenuta la responsabile del bailout globale. Sono
passati pochi anni da quando, tra il 1999 e il 2001, il crollo del Nasdaq suonò
il campanello d'allarme per il regime neoliberista. A partire da quella
«rivolta di Seattle» che aveva visto manifestarsi una strana miscellanea di
classe operaia, ambientalisti e tanti «lavoratori della conoscenza» che
volevano disfarsi del neoliberismo e delle sue istituzioni sovranazionali. Poi,
il presente è divenuto storia. Meglio, una parentesi, perché i nodi, i
conflitti e le contraddizione emersi da allora si sono ripresentati più
duramente. I «potenti della terra» hanno sì cercato di mettere riparo a quanto
era emerso con il crollo del Nasdaq e la rivolta di Seattle. Lo hanno fatto con
la guerra, con la privatizzazione dei beni comuni, con la «guerra alle
intelligenze». Alla fine hanno però fallito. Le manifestazioni londinesi di
ieri non sono però un «nuovo inizio». Il decennio alle spalle è stata sì una
parentesi, ma il mondo non è certo rimasto lo stesso. La crisi economica non è
quel pranzo di gala di cui ha parlato fino all'altro ieri il «Cavaliere nero».
È una realtà dura, che lascia tuttavia pochi margini di manovra a chi vorrebbe
far ripartire il treno neoliberista come se nulla fosse accaduto. Ma presenta
difficoltà anche per chi auspica una nuova Bretton Woods. In primo luogo,
perché a Bretton Woods non furono decise solo delle misure finanziarie, ma fu
data cornice a un assetto politico globale che vedeva la fine dell'egemonia
inglese e l'inizio di quella statunitense, legittimando un rapporto tra stato e
economia dove il primo attore interveniva per correggere i disastri del
mercato, accettando così il potere sociale e politico espresso dal movimento
operaio. Il G20 di Londra non è certo mosso da propositi così «alti», eccetto forse
per Barack Obama, che deve però vedersela con la Cina e la rediviva Russia,
molto desiderose di ratificare la crisi forse irreversibile dell'egemonia
statunitense. Le manifestazioni di ieri nella capitale inglese hanno il sapore
delle rivolte di Ballard. Non un nuovo inizio, ma le drammatiche pagine finali
della globalizzazione neoliberista.
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G20 Oggi
il vertice, sul documento finale permangono divergenze Merkel e Sarkozy:
«Subito le nuove regole» Anna Maria Merlo PARIGI Dieci ore per salvare il
mondo. Il G20, su cui si sono concentrate tutte le speranze mondiali per uscire
dalla crisi finanziaria diventata economica e sociale, durerà poco: è iniziato
ufficialmente ieri sera con una cena a Downing Street tra i capi di stato e di
governo dei 19 paesi (più l'Unione europea) invitati a Londra. E finirà oggi alle
15,30, con la prevista conferenza stampa. Dopo aver ascoltato il principe
Charles parlare della conservazione delle foreste, i capi di stato e di governo
che rappresentano l'85% del pil mondiale hanno abbordato il rilancio
dell'economia. Oggi, parleranno delle questioni della regolazione del sistema
finanziario. Sul rilancio, la posizione resta diversa tra Usa e Europa, ma l'occidente si riunisce
per chiedere a Cina e
Giappone di fare di più. In mattinata, Barack Obama ha incontrato Gordon Brown:
entrambi hanno convenuto che è importante «concentrarsi» sui punti in comune e
non su «divergenze episodiche». Così, nel comunicato finale, verrà reso
omaggio ai piani di rilancio già avviati - l'accento è americano - mentre non
ci sarà nessun richiamo a vararne dei nuovi - qui sono gli europei che hanno
frenato. Il G20 calcola che siano stati stanziati in via eccezionale 2.500
miliardi di dollari nel mondo per cercare di contrastare la crisi, cioè il 2%
del pil mondiale, come aveva raccomandato l'Fmi. Il presidente brasiliano Lula,
ricevuto a metà giornata all'Eliseo, ha parlato di «summit difficile», ma che
spera si concluda con un «incoraggiamento» alla ripresa. «Verranno discussi i
piani di rilancio - ha messo le mani avanti Angela Merkel - ma la Germania ha già
dato un contributo enorme». Merkel è arrivata a Londra con un «misto di fiducia
e di preoccupazione». Sarkozy, nella conferenza stampa congiunta, ha insistito
sulla necessità della «regolazione» dei mercati finanziari, «una questione non
negoziabile per Francia e Germania». Alla vigilia, Sarkozy aveva minacciato «la
politica della sedia vuota» se non fosse stato stato concluso un accordo in
questo senso. Ma Brown, dopo una telefonata con l'Eliseo, si è detto «persuaso
che Sarkozy assisterà all'inizio della cena e resterà fino alla fine». Merkel
ha tagliato corto sulle intemperanze del francese: «Non è la migliore idea», ha
commentato. Ieri, Sarkozy ha sottolineato che il G20 è «un momento storico per
costruire un mondo nuovo che non possiamo lascia passare». Obama, alla
conclusione dell'incontro con il primo ministro britannico, ha affermato che al
G20 verranno fatti «progressi reali e senza precedenti», bisogna «stabilizzare
la finanza del futuro». In cambio, Sarkozy e Merkel hanno convenuto che, «se
sarà necessario», nuovi piani di rilancio potranno venire messi a punto. Ma
Jean-Claude Trichet della Bce avverte: «Non si possono indefinitamente
aumentare le spese e i deficit». Sui paradisi fiscali, la posizione
franco-tedesca è più determinata di quella anglo-sassone (Brown deve fare i
conti con la City) e dei giganti emergenti, tra cui la Cina.
Sarkozy ha definito «immorali» i paradisi fiscali, ma tra gli europei c'è chi
frena. «Il G20 non avrà nessuna credibilità se nella lista nera non evocherà il
Wyoming, il Nevada e le isole lontane» ha commentato il presidente
dell'eurogruppo nonché primo ministro lusssemburghese, Jean-Claude Juncker, che
non vuole che il suo paese sia messo sotto accusa. Obama ha avuto ieri
importanti incontri bilaterali. Oltre al presidente russo, ha visto il leader
cinese Hu Jintao. Il presidente degli Usa, dopo un
viaggio a Mosca in luglio, andrà a Pechino nella seconda metà di quest'anno.
Tra Obama e Hu Jintao il dialogo è stato strategico ed economico, mentre sui
diritti umani c'è stato un significativo silenzio. Anche Sarkozy si prepara ad
eludere la questione: oggi vedrà in un incontro bilaterale Hu Jintao, per
riannodare i legami Francia-Cina, guastati dalla
manifestazione pro-Tibet che aveva accompagnato il passaggio della fiamma
olimpica a Parigi e dall'incontro del presidente francese con il Dalai Lama in
Polonia. C'è accordo sull'aumento delle risorse all'Fmi, istituzione che è
tornata in forza sulla scena mondiale e qualche briciola dovrebbe essere
confermata per l'aiuto allo sviluppo. Ci saranno belle parole sulla lotta al
protezionismo, anche se la Banca mondiale ha sottolineato che 17 paesi sui 19
presenti a Londra hanno preso misure protezionistiche. Maggiori difficoltà,
invece, sulla regolazione delle agenzie di notazione e sulla limitazione dei
bonus dei traders.
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
DIARIO
DELLA CRISI Sù la disoccupazione Illusione ripresa in Usa
Matrimonio yuan-peso Carlo Leone Del Bello La recessione continua a mordere, su
entrambe le sponde dell'Atlantico. I dati sull'occupazione europea, pubblicati
ieri da Eurostat, delineano un quadro estremamente negativo, specialmente per
quelle che fino a un anno fa erano le «tigri» economiche: Spagna, Irlanda e
repubbliche baltiche. Nei sedici paesi dell'area euro, il tasso di
disoccupazione in febbraio ha raggiunto l'8,5%, mentre si è fermato al 7,9%
nell'Ue a 27. Nel febbraio dello scorso anno, la disoccupazione era
rispettivamente al 7,2% e al 6,8%. La quota dei senza lavoro raggiunge invece
le due cifre in Irlanda (10% in febbraio, 11% in marzo), Spagna (15,5%), Lettonia
(14,4%) e Lituania (13,7%). I dati sull'occupazione americana, elaborati dal
dipartimento del lavoro, saranno disponibili venerdì, ma una stima fornita
dalla Adp, società che gestisce il pagamento delle ritenute sullo stipendio, è
stata diffusa ieri. Secondo l'ultimo report, nel mese di marzo si sarebbero
persi ben 742 mila posti di lavoro. I tagli hanno riguardato imprese di ogni
settore e ogni dimensione, senza alcuna distinzione. Se Adp ha ragione, il
tasso di disoccupazione negli Usa sarà più alto dell'8,5%
attualmente previsto dagli analisti. Eppure dagli Usa
non arrivano solo segnali negativi: grande risalto è stato dato all'indice Ism
manifatturiero - che mostra l'andamento dell'attività industriale nordamericana
- salito di appena 0,5 punti. Dal settore immobiliare provengono invece dati
contrastanti: se aumentano leggermente le vendite di case (del 2,1%, forse a
causa dei prezzi ormai da saldo che si riescono a spuntare sul mercato), la
spesa per costruzioni continua invece a calare, anche se di poco (-0,9%). La
spesa per l'edilizia residenziale, a un tasso annualizzato, è del 60% inferiore
rispetto ai livelli del 2006. L'edilizia non residenziale invece sta iniziando
a calare considerevolmente, dopo il picco raggiunto nel settembre 2008: ora è
giù dell'8,5%. In borsa, hanno preso questi dati contrastanti come scusa per
l'ennesimo mini-rally, e nemmeno la notizia del fallimento del maggiore
sottoscrittore di mutui «jumbo», Thornburg Mortgage, ha scosso più di tanto gli
animi. E' invece un corso una mini-rivoluzione, con enormi potenzialità sia
politiche che economiche, nel campo delle relazioni valutarie internazionali.
E' giunta due giorni fa la notizia che la People's Bank of China e la banca
centrale argentina hanno sottoscritto un accordo valutario di tipo swap, di
durata triennale, per un ammontare di 70 miliardi di yuan
(circa 10 miliardi di dollari Usa). Formalmente l'accordo è di natura commerciale: gli yuan
serviranno all'Argentina per pagare le importazioni cinesi (la Cina è il secondo partner commerciale
del paese sudamericano, e importa i due terzi della soia argentina), che finora
pagava in dollari. Ma non solo. L'Argentina sta attualmente
attraversando una difficile situazione valutaria: con la forte caduta del
valore delle importazioni (prevalentemente commodities alimentari), il peso
argentino si trova sotto pressione. Un dirigente della banca centrale,
interpellato dal Wall Street Journal, ha dichiarato che «l'abilità di avere
accesso ad un'ingente quantità yuan in cambio di pesos, è equivalente ad essere
in grado di ristabilire la posizione finanziaria, se le circostanze lo
richiederanno». In pratica, se dovesse verificarsi un attacco speculativo,
l'Argentina ha 70 miliardi di yuan in più, oltre alle sue riserve ufficiali,
per difendere il peso. «Questo dovrebbe aumentare la fiducia nella nostra
valuta», ha dichiarato lo stesso anonimo dirigente; anche se non dovessero mai
usarli, la stessa esistenza dello swap dovrebbe scoraggiare attacchi
speculativi. Nel mondo dei tassi di cambio, le aspettative sono infatti
fondamentali. Si può quasi dire che la Cina ha
bypassato il Fondo monetario internazionale, proprio nell'ex «giardino di casa»
degli Usa. L'Argentina, prima della crisi del 2001,
aveva il cambio fisso 1 a 1 col dollaro.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-02 - pag: 1 autore: Merkel e Sarkozy:
subito regole più severe per la finanza - Draghi: misure valide anche per gli
hedge fund Asse franco-tedesco al G-20 Scontri e assalti alle banche a Londra:
un morto tra i manifestanti Vigilia ad alta tensione per il G-20 a Londra. Ieri
la City è stata per ore teatro di scontri fra polizia e "no global" e
in serata un manifestante è stato trovato morto, probabilmente per collasso.
Una filiale della Rbs è stata attaccata, 30 gli arrestati. La scena politica è
stata dominata dagli incontri bilaterali, a cominciare da quelli del presidente
Usa Barack Obama con il premier britannico Gordon
Brown, il presidente russo Dmitrij Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao.
Un asse franco-tedesco è riemerso tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, che
hanno chiesto il varo immediato di regole più severe su mercati finanziari e
paradisi fiscali. Ma per Silvio Berlusconi le vere decisioni arriveranno solo
al G-8 di luglio alla Maddalena. Il Governatore di Banca d'Italia
Mario Draghi ha ricordato che le raccomandazioni anti-crisi del Financial
Stability Forum si applicano anche a banche e hedge fund. Servizi u pagine 2, 3
e 5 L'America riapre il dialogo con Russia e Cina. Dmitrij Medvedev e Barack Obama (nella foto) hanno deciso di
avviare negoziati sul disarmo nucleare AP/LAPRESSE l'articolo prosegue alle
pagine 2 3 5
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-02 - pag: 1 autore: Le aperture di Obama di Mario Platero N e l suo debutto ufficiale
sulla scena globale, il presidente Usa Barack Obama si è smarcato abilmente dalle polemiche con
l'Europa sulle misure anticrisi e ha avviato un importante dialogo con i leader
della Russia (sul disarmo) e della Cina (sugli equilibri politici ed economici). Servizio u pagina 5
l'articolo prosegue in altra pagina
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-02 - pag: 2 autore: Divisioni
culturali e interessi contrastanti L'eterna partita Usa-Europa Adriana Cerretelli LONDRA.
Dal nostro inviato E uropa contro Stati Uniti, Cina e Russia anche: non fosse per l'eterna sintonia con
l'Inghilterra di Gordon Brown e la fresca solidarietà del Giappone di Taro Aso,
l'America di Barack Obama rischierebbe davvero di ritrovarsi sola e accerchiata
al suo debutto sulla scena globale del G-20. Anche se, entro sera, si
troverà il modo di salvare la faccia del vertice di Londra. Un fallimento
plateale non conviene a nessuno: interdipendenza e mercati sempre allerta non
consentono di indulgere alle risse, a meno che non siano attentamente
controllate. Sono passati soltanto cinque mesi dal vertice del G-20 di
Washington di cui l'Europa era stata la volonterosa madrina mentre per
l'Amministrazione Bush brillavano gli ultimi flebili fuochi. In 150 giorni, i
Magnifici 20 hanno pompato nell'economia mondiale uno stimolo da 2.500 miliardi
di dollari, il 2% del Pil globale, e hanno speso altri 4mila miliardi per il
salvataggio del settore finanziario. Uno sforzo gigantesco che finora però è
servito a poco. Con rare eccezioni la recessione non cessa di avvitarsi su se
stessa, la crescita mondiale quest'anno rasenterà lo zero,l'attività
finanziaria resta al palo, il commercio collassa (-10%). E nonostante gli
appelli in senso contrario lanciati in novembrea Washington, il protezionismo
sgomita se è vero che 17 Paesi tra i Magnifici 20 che lanciarono quell'appello
hanno eretto nuove barriere a difesa dei propri mercati. O meglio, come si usa
dire di questi tempi, a garanzia che il denaro del contribuente, investito
negli stimoli nazionali, sia tutto speso in casa e non finisca invece nelle
tasche del concorrente o del vicino. Nonostante gli sforzi fatti, il sistema è
in tilt perché la fiducia continua a latitare. Va assolutamente recuperata. Sì
ma come? Nella risposta a questo interrogativo c'è la miccia della
"guerra" euro-americana, con code cino-russe. Fino all'altro ieri era
l'equazione della sicurezza globale a fare scintille tra le due sponde
dell'Atlantico che invece domaniaStrasburgo, alverticedel60Ú della Nato,
celebreranno il gran ritorno all'ovile della Francia di Nicolas Sarkozy. Oggi
il dissenso si concentra quasi tutto sull'economia. Molto più di regole
finanziarie generalizzate e stringenti e di una governance globale più attenta
e attiva, per l'America di Obama è la ripresa economica la chiave per uscire
dall'emergenza. Per questo la sua dottrina dei maxi-stimoli chiama tutti i
protagonisti del G- 20 a fare la loro parte fino in fondo. Tolto l'inglese
Brown, l'Europa però non ci sta. «Questa crisi non è una catastrofe naturale e
non si risolve con l'oblio» ha scandito ieri a Londra, all'unisono con Sarkozy,
Angela Merkel, ricordando che «non se ne uscirà accelerando sul rilancio e
frenando sulla regolamentazione finanziaria, altrimenti prima o poi si
presenterà di nuovo». Qualche giorno fa il cancelliere tedesco aveva attaccato
la Casa Bianca per «l'eccessiva iniezione di liquidità con la quale non si crea
una crescita durevole». Due mondi, e culture ai ferri corti. Da una parte la
grande crisi del capitalismo anglosassone e la voglia matta di scorciatoie
keynesiane nella speranza che tutto in qualche modo si aggiusti senza pagare
prezzi troppo alti come la rinuncia alla sovranità nazionale esclusiva sul
settore finanziario. Titoli tossici permettendo. Dall'altra la cultura della
stabilità tedesca che ha contagiato l'Europa intera, Italia compresa, e che
vede in un nuovo ordine mondiale non più dominato soltanto dagli Stati Uniti la
via per esorcizzare in futuro simili disastri. In mezzo Cina
e Russia che teorizzano concretamente la fine della supremazia del dollaro
rivendicando un posto a pieno titolo nel governo del mondo. è facile oggi
sparare sul bersaglio americano, imputando agli Stati Uniti la responsabilità del
capitalismo impazzito e del grande gelo dello sviluppo. Ed è facile strapazzare
la presidenza Obama, errori e incertezze del suo esordio. è comprensibile il
rifiuto dell'Europa di indebitarsi oltre però a patto di non pretendere
implicitamente che lo faccia l'America al suo posto, salvo poi criminalizzarla
per i danni prodotti con i suoi eccessivi squilibri. è confortante per Cina e Russia sognare il "golpe" contro il dollaro
(mettendo così la sordina sullo yuan sottovalutato): salvo che, tra bond Usa e riserve in moneta americana che possiede, Pechino
sarebbe la prima a pagare il prezzo del crollo. Conclusione: nella partita del
G-20 oggi non ci possono essere né vincitori né vinti. Tutti sono sulla stessa
barca condannati a remare insieme e nella stessa direzione. Anche se spesso si
detestano. © RIPRODUZIONE RISERVATA DUE VISIONI Per Washington bisogna
sostenere la ripresa a tutti i costi, mentre i 27 frenano su un eccesso di
iniezioni di denaro pubblico
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-02 - pag: 3 autore: «Stretta
sui mercati finanziari» Merkel e Sarkozy bocciano la bozza preparatoria e
chiedono norme più severe Alessandro Merli Mario Platero LONDRA. Dai nostri
inviati Muro contro muro, almeno nei toni, sul fronte transatlantico nelle ore
immediatamente precedenti l'avvio del summit del G-20 a Londra. In mattinata il
padrone di casa, il premier britannico, Gordon Brown, e il presidente Usa, Barack Obama, erano apparsi concilianti e focalizzati
sulla ricerca dell'unità. Ma nel pomeriggio, affiancato dal cancelliere tedesco
Angela Merkel, il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che alla vigilia aveva
minacciato di abbandonare il vertice se non fossero stati raggiunti risultati
concreti soprattutto sulla finanza globale, ha dettato, con tono aggressivo,
una serie di punti «irrinunciabili ». Come la pubblicazione di una lista nera
dei paradisi fiscali che non cooperano nella lotta all'evasione, la
regolamentazione di hedge fund, agenzie di rating e prodotti derivati, i tetti
alle paghe dei banchieri. Sono però tutti punti sui quali Obama ha mostrato di
concordare nella conferenza stampa di ieri a Downing Street e che comunque, a
giudicare dalla bozza di comunicato circolata nei giorni scorsi, erano già
inclusi nelle conclusioni del G-20 dopo il lavoro degli sherpa. Argomento che
Sarkozy ha sdegnosamente rifiutato. «Da stamane - ha detto - di bozze ne ho
viste quattro o cinque. Se tutto fosse già concordato, non ci sarebbe ragione
di essere qui». La Merkel ha definito quello di Londra «uno degli incontri più
importanti per il futuro del pianeta. E non è un'esagerazione », in quanto, con
la riscrittura delle regole della finanza, si deve impedire la ripetizione di
una crisi come quella attuale. Il cancelliere tedesco ha anche ricordato che è
dovere dei Paesi riuniti a Londra aiutare «quelli che non possono farcela da
soli». Quelli che soffrono maggiormente le conseguenze della crisi non hanno
nulla a che vedere con le sue origini, ha sottolineato Sarkozy, con un chiaro
riferimento agli Usa. «Non è il momento delle accuse
reciproche», aveva detto Obama, ammettendo gli errori dell'America. Brown,
parlando di «un piano globale per la ripresa economica e le riforme», ha
cercato di sdrammatizzare con una battuta le minacce di Sarkozy. «Ho completa
fiducia - ha detto - che il presidente francese sarà presente non solo al primo
piatto della cena di questa sera, ma sarà ancora seduto con noi quando
arriveremo alla fine». Sul fronte delle regole, ha aggiunto Obama, «questa idea
che che ci siano coloro che premono per le regole e quelli che resistono alle
regole è smentita dai fatti. Il segretario al Tesoro, Tim Geithner è andato al
Congresso a proporre misure non meno aggressive di quelle emerse nel G-20. E questo
ben prima che arrivassimo a Londra». La Merkel lo ha riconosciuto ieri
pubblicamente, ma ha insistito che la riforma delle regole va fatta «adesso o
non si farà più per anni». Gli Stati Uniti non sono però disponibili a cedere
sovranità a un regolatore o a un supervisore globale sui mercati finanziari.
Nelle scorse settimane, gli Usa hanno insistito molto sulla necessità di stimoli fiscali per il
rilancio dell'economia, anche da parte dei Paesi partner, ottenendo sponda dal
premier giapponese Taro Aso e dalla Cina, ma incontrando le resistenze europee. Ieri, la Merkel ha
ammesso che il piano Usa è
«particolarmente significativo, ma anche noi abbiamo fatto la nostra
parte». Anche su questo tema, Obama ha espresso pragmatismo, riconoscendo che
l'Europa ha per esempio maggiori ammortizzatori sociali, ma ha chiesto che
«ciascun Paese faccia i suoi sforzi, tenendo conto della cultura, della
politica e della struttura economica. Anche noi dovremo tenere conto dei nostri
disavanzi. Il mondo si era abitutato alla voracità del consumatore americano,
ora dovremo pensare ad aumentare i nostri tassi di risparmio». © RIPRODUZIONE
RISERVATA IL FRONTE OPPOSTO Obama e Brown usano toni più concilianti della
coppia franco-tedesca: «Ci sono molti punti su cui siamo tutti d'accordo» ANSA
Asse franco-tedesco. Il cancelliere tedesco Angela Merkel con il presidente
della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, ieri a Londra, alla vigilia del
vertice del G-20. Dietro di loro, a sinistra, il ministro tedesco delle Finanze
Peer Steinbrueck
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-02 - pag: 5 autore: Obama e
Medvedev: una nuova era Negoziati sulla riduzione delle armi nucleari - Con la Cina «dialogo strategico» Mario Platero LONDRA. Dal nostro
inviato Era l'evento più atteso di questo storico G-20 di Londra: il debutto
del presidente americano Barack Obama sulla scena mondiale. Un debutto non
facile, anche per l'attacco inatteso di Nicolas Sarkozoy su questioni di lana
caprina relative al G-20. Ma il leader americano, sempre paziente e misurato,
si è smarcato abilmente dalle polemiche sulle regole finanziarie e ha invece
raggiunto a sorpresa due importanti accordi politici ai margini di questo G-20
che hanno rilanciato, come il presidente americano aveva promesso in campagna
elettorale, il dialogo e l'apertura. Il primo con la Russia, per il disarmo
nucleare il secondo con la Cina, per avviare un
dialogo strategico ed economico. L'accordo con Mosca è certamente il più
importante e immediato. Prevede subito l'avvio di un negoziato Start 4, ad alto
livello per ridurre il numero delle testate nucleari strategiche.
L'obiettivo:una firma già il prossimo luglio a Mosca, dove Obama si recherà,
abbiamo appreso ieri, per la sua prima visita di Stato in Russia. Fonti vicine
alla Casa Bianca ci hanno riferito che la preparazione di questo accordo è
iniziata tre settimane fa. è stato solo l'altra notte tuttavia che la rimozione
di alcuni ostacoli ha consentito di far partire il negoziato, in vista della
scadenza con la fine dell'anno di certi protocolli di intesa per lo Start 3. Lo
stock di armi nucleari è calcolato in circa 2.200 testate per parte.
L'obiettivo secodno fonti stampa è quello di ridurne altre 700 e di stilare un
protocollo di intesa. L'annuncio è venuto direttamente da Obama e Dmitrij
Medvedev al loro primo incontro a tu per tu. Un incontro rilassato, ci hanno
riferito fonti che hanno partecipato alle riunioni, con interessanti risvolti
personali: i due sono coetanei,erano all'università negli stessi anni,
studiavano tutti e due legge e hanno confrontato le rispettive impressioni su
eventi storici dell'epoca: «Tutto molto spontaneo, a braccio, niente di
pianificato» ci ha detto la fonte. è stato invece pianificato nel minimo
dettaglio il comunicato finale di cui gli americani si sono detti molto
soddisfatti perché, nelle parole di uno dei nego-ziatori, «pone il rapporto con
Mosca su un piano molto diverso rispetto agli ultimi anni: siamo già al dialogo
invece di essere al confronto. E su molti punti,ad esem-pio sull'Iran, i passi
in avanti sono stati importanti» Secondo il funzionario, il documento è
costruito per identificare l'Iran come una minaccia comune. Con il leader
cinese Hu Jintao Obama ha invece avviato un «nuovo rapporto strategico e
politico », codificato da incontri a livello di ministri,Hillary Clinton per il
politico, Tim Geithner per l'economico e con un'agenda che sarà definita di
volta in volta. In realtà anche il segretario al tesoro Paulson aveva avviato
un dialogo a tutto campo con la Cina sul fronte
economico, con incontri periodici fra delegazioni. La novità in questo caso
rappresenta l'apertura del dialogo strategico sugli equilibri politici della
regione e quelli internazionali, compresa la denuclearizzazione della penisola
coreana. Sul piano economico, la Cina si trova in sintonia con Usa, Gran Bretagnae Giappone sulla necessità di fare il possibile
per stimolare la crescita. Hu Jintao tuttavia non ha più sollevato la questione
del debito americano né quella relativa alla necessità di una nuova moneta che
si sostituisse al dollaro. «Evidentemente le rassicurazioni che abbiamo
dato qualche giorno fa sono bastate ha detto una fonte - l'argomento è chiuso».
Anche Hu ha invitato Obama in Cina e Obama ha
accet-tato: sarà a Pechino nella seconda metà dell'anno. © RIPRODUZIONE
RISERVATA DISGELO A QUATTR'OCCHI Nel loro primo incontro i leader di Usa e Russia hanno deciso di ridare slancio alle relazioni,
passi avanti importanti sull'Iran A palazzo. Michelle e Barack Obama sono stati
ricevuti a Buckingham Palace dalla Regina Elisabetta, alla quale hanno regalato
un iPod REUTERS
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-02 - pag: 6 autore: DALLA
PRIMA La rabbia anti-manager Sono associazioni anarchiche, ma anche pacifiste e
religiose, che già da tempo sono mobilitate contro la globalizzazione, e che
vedono nella crisi una conferma delle loro critiche. Tra i soggetti
partecipanti ci sono professionisti della violenza (come i "black
blocs", già ben noti in Italia per i fatti di Genova), ma ci sono anche
giovani non violenti e istruiti appartenenti ad associazioni che costituiscono una sorta di globalizzazione transnazionale di
movimenti di protesta della società civile, collegati in rete attraverso l'uso
di internet e delle nuove tecnologie. Le manifestazioni di questi movimenti
anti-globalizzazione possono anche sfociare in episodi di violenza che
sarebbero certo da evitare, ed è possibile che la crisi porti ad una crescita
della protesta. Contrariamente a quanto a prima vista si potrebbe
pensare, non è però da queste esperienze che vengono i rischi maggiori. Gli
episodi di conflittualità più nuova e preoccupante sono quelli accaduti in
Francia. Non solo per la violenza verso le persone che implicano, ma perché
segnalano la possibilità che si diffondano forme di ribellismo con il
coinvolgimento diretto di lavoratori colpiti da licenziamenti per effetto della
crisi. Certo, in Francia giocano condizioni particolari: l'antica tradizione di
conflitti intensi e diffusi, anche se spesso brevi (secondo un sondaggio la
maggioranza dei francesi ritiene di essere alla vigilia di una ribellione
sociale); il forte senso di ingiustizia diffuso, alimentato dalla notizia di
compensi milionari per i manager della finanza ritenuti responsabili della
crisi (solo in ritardo il Governo è intervenuto con un provvedimento limitato
però alle istituzioni finanziarie che ricevono aiuti pubblici); ma è
soprattutto il ricorso ai licenziamenti e insieme la debolezza delle
organizzazioni sindacali che deve far riflettere. In altre parole, se la strada
francese dovesse diffondersi, se i licenziamenti dovessero crescere (anche
perché decisi da imprese non nazionali, come per esempio nel caso
dell'americana Caterpillar), se i Governi e le organizzazioni degli
imprenditori e dei lavoratori non fossero in grado di evitare con strumenti
efficaci che il costo della crisi ricada prevalentemente sul lavoro, le
previsioni più fosche sulla crescita di un'ondata di conflittualità potrebbero
avverarsi. Infatti, in una situazione di grave depressione economica e forte
crescita della disoccupazione non tutelata - come insegnano anche esperienze
storiche precedenti - non c'è da aspettarsi un conflitto sociale intenso ma
regolato. Questo avviene più facilmente quando le condizioni occupazionali e i
redditi sono in miglioramento. In una crisi grave e non con-trollata, la ricerca
anche disperata di soluzioni individuali tende ad accompagnarsi più facilmente
a un ribellismo diffuso, che può assumere venature populistiche e tende a
"saltare" le stesse organizzazioni sindacali. Per questo è essenziale
stendere un'efficace rete di protezione sul lavoro ed evitare che le
disuguaglianze sociali, già significativamente cresciute negli ultimi decenni
per effetto delle politiche economiche e sociali, si allarghino ancora. Ma è
anche importante adottare misure concrete ad elevata valenza simbolica, come
quelle relative al ventaglio retributivo tra chi guadagna di più e chi riceve
di meno, da tempo ormai fuori controllo. In questo modo si segnalerebbe la
volontà di affrontare la crisi in uno spirito solidale che non alimenti il
"senso di ingiustizia" percepita da parte di chi è più colpito.
Sarebbe auspicabile, dunque, che i rappresentanti dei Paesi riuniti a Londra
per il G-20 non si preoccupassero solo per le manifestazioni di protesta che li
circondano, ma soprattutto per un'ondata di conflittualità ribellistica che
potrebbe innescarsi, anche per effetto della globalizzazione culturale dei
media, nei luoghi di lavoro, se non si terrà adeguato conto dei possibili
effetti sociali della crisi. Carlo Trigilia trigilia@unifi.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-02 - pag: 14 autore:
Senza nuove regole sarà caos di Lamberto Dini * C on una presa di posizione
inattesa, la scorsa settimana il governatore della Banca centrale cinese, Zhou
Xiaochuan, ha chiesto una vasta riforma del sistema monetario internazionale che
conduca alla sostituzione del dollaro come principale moneta di riserva. La
prima risposta del segretario del Tesoro americano è apparsa possibilista; la
quotazione del dollaro ne ha risentito, tanto che egli stesso è stato subito
dopo costretto a riaffermare il ruolo del dollaro. Ma di per sé la prima
risposta di Geithner conferma che il problema esiste; ed è un problema che
finirà per trovare la propria soluzione. Bene se la soluzione sarà costituita
da un nuovo ordine internazionale. Male se la soluzione sarà lasciata alle
scelte dei singoli mercati e dei singoli Paesi. Poiché in questo caso si
potranno produrre danni collaterali molto rilevanti. In un articolo apparso sul
Sole 24 Ore il 9 novembre scorso («Per Usa e Cina l'ora di nuove regole globali») avevo già messo l'accento sulla
assoluta necessità che si ponga rimedio alla situazione di disequilibrio
macroeconomico che è fra le cause della crisi in corso. Abbiamo oggi un sistema
che è capace di costringere al riequilibrio le economie piccole che registrano
disavanzi della bilancia dei pagamenti. Ma nulla può nel caso in cui i
disavanzi siano registrati da un'economia grande, in particolare nulla può nei
confronti dei disavanzi degli Stati Uniti, poiché essi producono la moneta di
riserva internazionale. E l'attuale sistema di regole nulla può nei confronti
di un'economia in avanzo, che può senza ostacoli continuare ad accumulare
riserve, introducendo un forte potenziale di instabilità nel sistema.
L'inusitata iniziativa cinese è stata determinata anzitutto dai timori di un
ulteriore indebolimento del dollaro, moneta nella quale la Cina
ha investito circa i due terzi delle sue immense riserve valutarie. Timori a
loro volta legati alla forte espansione monetaria in atto e a quella ulteriore
annunciata negli Stati Uniti ( si veda l'articolodi Alessandrini e Fratianni
apparso su questo giornale giovedì 26 marzo). E timori legati a un bilancio
pubblico statunitense che si avvia verso un deficit gigantesco, senza che gli
annunci di rientro futuro siano sostenuti da misure credibili ed efficaci.
Inevitabilmente politiche tanto espansive lasciano prevedere una stagione di
ripresa dell'inflazione e di progressiva svalutazione del dollaro. Con gravi
danni patrimoniali per chi possiede molti dollari, a partire appunto dalla Cina. Probabilmente hanno inciso sulla posizione cinese
anche prime avvisaglie di politiche che, fuor da diplomatici eufemismi,
possiamo cominciare a chiamare di svalutazione competitiva della propria
moneta. In questa direzione vanno lette le decisioni delle autorità monetarie
inglesi, svizzere e svedesi. Degli Usa si è già detto.
Il tutto avviene mentre il commercio mondiale subisce una contrazione che ha
pochi precedenti: nell'anno in corso, secondo le più recenti previsioni della
Wto, la riduzione sarà del 9 per cento. E ciascuno corre ai ripari: chi può,
appunto, favorendo una svalutazione della moneta; un po' tutti avviando
politiche più o meno velatamente protezionistiche. Non stupisce che tutto ciò
spaventi i cinesi, cioè coloro che in questi ultimi lustri più di ogni altro
hanno tratto giovamento dalla liberalizzazione degli scambi e dall'espansione
del commercio internazionale. è ora essenziale che il G-20 di Londra affronti
il problema riconoscendo la necessità di istituire in tempi ragionevoli un nuovo
sistema di regole. Regole capaci di costringere gli Usa
a disegnare un percorso credibile che riporti in tempi ragionevoli verso il
riequilibrio la loro bilancia dei pagamenti e il loro bilancio pubblico, e che
porti la Fed a riassorbire l'eccesso di dollari. E regole capaci di costringere
i Paesi in avanzo a riequilibrare a loro volta la propria bilancia dei
pagamenti, anche consentendo una graduale rivalutazione della propria moneta.
L'alternativa è molto peggiore.In assenza di un accordo su nuove regole, ogni
Paese reagirà come potrà. E tutti finiranno per subire danni. In vista di un
dollaro debole, ciascuno tenterà di diversificare le proprie riserve valutarie;
condotta senza ordine, questa diversificazione produrrà forti oscillazioni nel
cambio delle valute, con gravi effetti di instabilità. Chi potrà userà in modo
più spregiudicato la via della svalutazione competitiva, ma le svalutazioni
generalizzate finiscono per danneggiare tutti, via aumento dell'inflazione,
senza che nessuno se ne possa giovare al di là del brevissimo termine. I Paesi
dell'euro, ai quali lo statuto della Bce interdice la via della svalutazione
competitiva, vedranno finire in seria difficoltà una parte rilevante del
proprio apparato produttivo. Infine, molti proveranno a difendersi dalla caduta
delle proprie esportazioni accentuando le scelte protezionistiche. Con il
risultato di deprimere il benessere e la crescita globali. La comunità
internazionale si trova di fronte a un classico "dilemma del
prigioniero". La scelta cooperativa - quella che porta a un nuovo sistema
concordato, ordinato e credibile di regole - è di gran lunga quella migliore
per tutti e per ciascuno. Ma c'è il rischio che prevalgano invece scelte non
coordinate in cui ciascuno, nella speranza di scaricare le difficoltà del
momento sul proprio vicino, peggiora le condizioni di tutti, sé compreso. A
Londra vedremo se la comunità internazionale ha la forza e la lungimiranza
necessarie per evitare lo scenario peggiore. * Senatore Pdl, presidente della
commissone Esteri © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CONSEGUENZE Pechino teme una
stagione d'indebolimento del dollaro, i Paesi Ue potrebbero perdere quote di
mercato per la crisi del sistema produttivo
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
FIRENZE
sonar festival Un corto tira l'altro Si parte alle 18 con Sonar Story,
selezione dei migliori corti degli ultimi anni. Si prosegue col Concorso, in
gara "Del blanco al negro" (Spagna 2008) di Gerardo Herrero, regista
e produttore fi n dai primi anni 80, che si è fatto notare nel panorama europeo
sia per le pellicole da lui realizzate (come "El principio de
Arquimedes", "Las razones de mis amigos" e "Malena es un
nombre de tango") che per quelle da lui prodotte, tra cui spiccano
"Terra e libertà" di Ken Loach e "Mujeres en el parque"
dell'amico Felipe Vega. Quindi "Ombre" di Alberto Meroni (Svizzera 2008),
in un futuro non troppo lontano, in cui le riserve petrolifere sono quasi
esaurite e la plastica è diventata un bene prezioso, la piccola Gaia cerca un
mondo migliore, con l'aiuto del nonno e della sua fantasia. Segue "Show
time" di Frederic Massot (Spagna/Italia 2008), una coppia di turisti italiani
a Madrid di ritorno da una festa riprende con la telecamera lo scippo di un
passante ma ad un certo punto il ladro si rende conto della loro presenza. "Heroes no longer" di Sun Xun (Cina 2008), un regista impegnato a
smascherare la realtà del proprio paese, già autore di fi lm importanti come
"Requiem", "Mythos" e "Shock of Time" (passati al
Festival di Torino 2007) e in chiusura "Asamara" di Jon Garano e Raùl
Lòpez (Spagna 2008). Alle 21 l'anteprima del 16mm Film Festival diretto
da Graziano Staino e alle 22 sempre in concorso "5 segundos" di Jean
Francois Rouzè (Spagna 2008), Frank dopo un incidente in bicicletta non riesce
più a vedere le immagini in movimento, solo immagini fi sse ogni cinque
secondi. "River just act normal" di Hollie Lavenstein (Usa 2008); "Megaton" di Marian Crisan (Romania
2008), Palma d'oro a Cannes 2008 per il miglior cortometraggio (nella foto), la
storia di Maxim che il giorno del suo compleanno viene portato dalla madre a
Bucarest e approfi tta del "regalo" per vedere il padre. Chiude la
serata "The nail" di Benedikt Erlingsson (Islanda 2008), giovane
regista già nota al pubblico per la sua presenza nel fi lm "Il grande
capo" (2006) di Lars von Trier. Istituto francese, piazza Ognissanti,
ingresso libero
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-02 - pag: 15 autore:
«Orgoglio industriale». Il nuovo libro di Antonio Calabrò Un viaggio di ritorno
nel futuro dell'industria Dal libro di Antonio Calabrò, direttore Affari
istituzionali e relazioni esterne del gruppo Pirelli, pubblichiamo un estratto
del primo capitolo «Una bella impresa» di Antonio Calabrò D ove sta il futuro
dell'industria italiana? Nella grande provincia del Nord, proprio nell'eredità
di quello straordinario "granaio meccanico" decantato dall'allora
presidente della Fiat Vittorio Valletta, dove giusto cinquant'anni fa,tra il
1959 e il 1960,arrivava a maturazione il "miracolo economico". Lì,
infatti, ancora oggi, si scandiscono i tempi della ripresa, con le imprese
manifatturiere di qualità. Lì si giocano le carte più importanti del nostro
orgoglio industriale. E se a questo processo, economico e sociale, si vuole
dare un volto e un nome, uno dei tanti possibili, oltre quelli delle industrie
più grandi e più note, lo si può andare a cercare in un posto affascinante come
un gioco di parole, l'H2otel. Un albergo, sì, sul lago d'Orta, boschi, colline,
antichi paesi silenziosi dove giocare il tempo con i passi lenti e il pieno dei
silenzi. Ma soprattutto il simbolo di un esperimento industriale:
energeticamente autosufficiente,sfrutta l'acqua del lago e il calore della
terra grazie a un modernissimo sistema di macchine idrauliche, apparecchi
termici, condutture, valvole, pannelli di distribuzione di caldo e freddo messi
a punto da un'impresa della zona, il gruppo Giacomini di San Maurizio
d'Opaglio, conosciuto dai geografi dell'economia come " il paese dei
rubinetti". Un gruppo che si è trasformato radicalmente passando dalla
vecchia meccanica all'impiantistica più sofisticata. «Il futuro ha un cuore
antico», alla Carlo Levi. Radici. Cambiamenti. Memoria di fabbrica. E
innovazione. La provincia italiana dove si lavora e si produce non è affatto
provinciale. Sente, proprio negli anni delle grandi trasformazioni
dell'economia che tutti stiamo vivendo e un po' soffrendo, il ritmo dei tempi
che cambiano. E scopre d'essere in sintonia con le tensioni che animano
parecchie altre aree del mondo. è in provincia, a Bedford Heights, nell'Ohio,
nella fredda mattina del 16 gennaio 2009, che si ferma anche il presidente
degli Usa Barack Obama, in viaggio verso la Casa Bianca.
E in una piccola fabbrica, la Cardinal Fastener & Specialty Company - viti,
bulloni, giunti, meccanica di precisione per le turbine a vento - ribadisce la
strategia della green economy, industria e ambiente come motori dello sviluppo.
Nell'universo globale, questo è un cammino che riguarda direttamente anche noi.
L'Italia, nell'ipotesi di un nuovo ordine del mondo, ha infatti buoni numeri
per farcela.E un numero, dunque, proviamo a dirlo subito: 4.600. Quello delle
imprese industriali medie e medio grandi che costituiscono il cuore del nostro
sistema produttivo, fanno da motore di un tessuto produttivo diffuso di
centinaia di migliaia di piccole imprese (l'economia dei di-stretti, delle
filiere), incrociano i ritmi internazionali delle migliori grandi aziende,
scandiscono il tempo della competitività. Nel ciclone della crisi in corso sono
il cardine della ripresa, la nostra carta migliore contro l'impoverimento, la
perdita di ruolo economico e civile, i timori del declino. Questo libro è un
viaggio di ritorno, in fabbrica, un luogo fisico e sociale trascurato, negli
anni più recenti, dalle scelte politiche e dalle rappresentazioni dei media,
persino messo nell'angolo dell'immaginario nazionale. Ed è un viaggio nel
futuro: la fabbrica è cambiata,somiglia sempre più a un'officinalaboratorio-
centro di ricerca-ufficio di marketing e logistica, parla italiano, spesso con
inflessione dialettale bresciana o trevigiana, piemontese o marchigiana, ma
anche correntemente inglese, si specchia in un atlante e vede la propria sede nella diffusa metropoli lombarda e le sue
articolazioni in Romania e negli Usa, in India, in Cina e in Vietnam. Fabbrica-mondo, insomma. La riprova sta nei
numeri. Da alcuni anni Mediobanca e Unioncamere censiscono un robusto gruppo di
4mila medie imprese indu-striali, che hanno fatturati dai 13 ai 290 milioni di
euro e contano in libro paga da 50 a 499 dipendenti. Altre 600 circa
sono medio-grandi, con fatturati sino a 3 miliardi.Sotto,c'è una platea di più
di 500mila società manifatturiere piccole e piccolissime che danno lavoro a più
di 4 milioni e mezzo di dipendenti. I dati dicono ancora che proprio grazie a
queste imprese l'export italiano è cresciuto negli anni, sino all'aumento del
3% nel difficile 2008, alla pari con la Germania campione tradizionale del
commercio europeo. Migliori prodotti,qualificati anche da politiche per
valorizzare la marca, migliore governo aziendale, migliori rapporti con i
mercati. Un buon passo avanti per la competitività.
( da "Messaggero, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Giovedì
02 Aprile 2009 Chiudi di LUCA CIFONI ROMA La loro partita, i leader hanno
iniziato a giocarla già varie settimane fa. Con i contatti in corso tra gli
sherpa, ma anche con le interviste sui media internazionali, e con le
indiscrezioni (o le intere bozze) fatte trapelare qua e là. E continuano a
giocarla ora che il match entra nel vivo. Non ci sono solo i due grandi
schieramenti, Stati e Uniti e Gran Bretagna da una parte, Europa continentale
dall'altra, il primo che spinge per un maggiore sforzo finanziario immediato,
il secondo appostato nella trincea delle regole globali da cambiare. Più o meno
ogni leader è portatore di una posizione e di interessi propri, senza contare
che stavolta sulla scena ci sono anche altri attori che non si possono adattare
al ruolo di comparsa, a partire dalla Cina. Anche il
no al protezionismo, che sulla carta, potrebbe sembrare la bandiera che unisce
la maggior parte dei Grandi, corrisponde poi nel concreto dei singoli Paesi a
politiche tra loro differenti e non sempre coerenti. Il ruolo più impegnativo è
naturalmente quello di Barack Obama. Gli Stati Uniti portano sulle spalle la
responsabilità morale di quanto è successo nel mondo dal 2007 in poi, o almeno
una buona parte di essa. Essendoci dentro fino al collo, con un'emorragia di
oltre 700.000 posti di lavoro al mese, sono però anche quelli che vogliono a
tutti i costi trovare una via di uscita, se possibile rapida. Hanno già messo
in campo un bel po' di risorse prelevate dalle tasche del contribuente
americano, ma chiedono anche agli altri di fare la propria parte: il presidente
degli Usa non può certo permettersi uno scenario in
cui i suoi sgravi fiscali vadano a rianimare le esportazioni tedesche o cinesi.
Gordon Brown si trova in una situazione abbastanza simile, se possibile
aggravata dal peso del settore finanziario sul complesso dell'economia
britannica. E le risorse dirottate alle banche hanno già messo sotto pressione
il debito del Regno Unito. Come padrone di casa poi il premier ha tutto da
perdere da un fallimento del vertice, ed è obbligato a cercare un punto di
possibile mediazione. È quindi tornata nel cassetto la proposta di un impegno
finanziario complessivo pari a 2.000 miliardi di dollari. Tra i sostenitori di
un rafforzamento dello stimolo fiscale possono essere annoverati anche i
giapponesi, che ricordano di aver maturato una certa esperienza sul tema
durante i per loro terribili Anni Novanta. Agli antipodi ci sono le posizioni
di Francia e Germania, che pure non sono perfettamente sovrapponibili tra di loro.
Berlino in particolare ha già fatto un ingente sforzo in termini di spesa
pubblica (circa il 3 per cento del Pil come effetto netto) gestito però tutto
in casa. Ora entrambi insistono per un nuovo sistema di regole, sia per quanto
riguarda la finanza, sia per una almeno parziale neutralizzazione dei paradisi
fiscali. Possono in qualche modo usare l'argomento delle responsabilità
americane, anche se gli Usa ribattono che in questo
momento una stretta regolamentare non è proprio quello che serve per rimettere
in modo l'economia. Sarkozy da parte sua non nasconde di essere pronto a usare
l'arma del protezionismo. In questa situazione il nostro Paese, i cui margini
di manovra sono pesantemente condizionati dal debito pubblico, proverà a usare
al meglio il ruolo di presidente del G8 per creare consenso sulla proposta di
un legal standard globale. Parallela a quella tra le due sponde dell'Atlantico si gioca la partita tra Stati Uniti e Cina. Un accordo tra i due potrebbe
iniziare a sanare l'altro grande fattore scatenante della crisi finanziaria:
l'afflusso verso Pechino di dollari del consumatore americano, destinati a
tornare indietro in cambio di titoli di Stato Usa. I cinesi inoltre sono disposti a contribuire a sostenere il
Fondo monetario, ma chiedono in cambio più diritti di voto e quindi
maggiore influenza: prospettiva che non piace agli europei. Queste le posizioni
in campo nel primo giorno del summit. Il rischio, per tutti, è quello di
ritrovarsi in fuori gioco, ossia di dare all'opinione pubblica mondiale,
inquieta quando non in preda al panico o al furore, lo spettacolo di un
fallimento. Che potrebbe avere effetti nefasti, proprio mentre emergono
timidissimi segnali di assestamento della situazione macroeconomica.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-02 - pag: 17 autore: Il
vino riscopre il territorio Un trend indubbiamente legato al territorio e ai
giacimenti gastronomici. Di pari passo anche il resto del mondo ha cominciato a
dare meno attenzione ai vitigni cosiddetti internazionali (cabernet sauvignon,
chardonnay, merlot, sauvignon blanc) cominciando ad apprezzare anche altri
vitigni. Questa realtà si è manifestata, quasi per voler allargare le proprie
conoscenze: in tempo di globalizzazione non poteva essere
altrimenti. Ebbene questo fenomeno, la globalizzazione, se da un lato ha
portato all'omologazione del gusto (vini al legno, o vini dei falegnami)
dall'altro ha dato l'oppurtunità anche alle minoranze (vitigni quali Nebbiolo,
Sangiovese, Sagrantino, Montepulciano d' Abruzzo) di essere conosciute nel
mondo. è chiaro che la fase di omologazione ha lasciato comunque segni
profondi nel consumatore meno evoluto: non conosce altro che quei tre o quattro
vitigni, prodotti con le stesse metodologie in Australia, in California, in
Cile, in Argentina e pure in parte dell'Italia.Il ritorno a vini, rossi o
bianchi, di profumi e sapori diversi, incontra non poche difficoltà perché
l'archetipo è divenuto appunto quel vino omologato degli anni 80-90. C'è un però.Molti
consumatori cominciano a essere stanchi dei vini tutti uguali in cui l'apporto
del territorio viene annullato dalle pratiche di cantine. Ecco quindi il
territorio diventare il protagonista, l'elemento in grado di fare la differenza
perché unico, a differenza del vitigno che può essere replicabile. In questa
direzione si stanno muovendo molte aziende vinicole anche perché in tempi di
crisi è dimostrato un ritorno sentimentale del consumatore che influisce
sensibilmente anche sull'evoluzione del gusto. E le radici territoriali,
l'identità, il sapore, il profumo non solo per l'individuo,ma anche per un
vino, sono fondamentali per la riconoscibilità. Maggior semplicità, minor
complessità, identificazione e ricordo sono le carte vincenti in tempo di crisi,
ovviamente legate al prezzo. E proprio per questo è iniziata una nuova stagione
dove il viticoltore dovrà produrre per target, per fasce di prezzo che dovranno
sempre di più essere segmentate anche e soprattutto in funzione del consumatore
e non delle pagelle dei critici, soprattutto anglosassoni. Davide Paolini ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: MEDIA E COMUNICAZIONE data: 2009-04-02 - pag: 25 autore:
Sport & business. La Lega nazionale distribuisce in parti uguali gli
introiti tv ai team L'alleanza con Espn e Tnt porta 900 milioni all'Nba Parla David Stern: «Finita la crisi il futuro tra digitale e
globalizzazione» Giuliano Balestreri MILANO L'Nba staagliStati Uniti come la
Serie A di calcio sta all'Italia. Un'equazione possibile in teoria, ma
assolutamente lontana dalla realtà: se sul fronte dello spettacolo si può
discutere, su quello economico non ci sono dubbi. La lega basket
americana è una vera macchina da soldi, grazie alla vendita dei diritti tv, al
merchandising e al lavoro di progressiva internazionalizzazione. Un cambiamento
iniziato nel 1984, quando David Stern, classe 1942, è diventato il quarto, e
più longevo, Commissioner nella storia dell'Nba. Una situazione ben diversa da
quella italiana dove gli interessi pubblici (Coni, Figc, etc...) si
sovrappongono ai privati (i club)e dove i manager che esconoda una parte
rientrano dall'altra. Come dimostra la Lega Calcio: se fosse commissariata, il
commissario potrebbe essere Franco Carraro. L'ex numero uno della Figc travolto
dalla scandalo Calciopoli. «Credo che un ruolo attivo dei privati nel mondo
dello sport sia assolutamente positivo » dice Stern che però non si sente di
dare consigli ai colleghi europei: «Guardo molto al Vecchio Continente e quando
c'è qualcosa di interessante cerco di importarlo negli Stati Uniti, ma non
sempre è facile». Senza dubbio, però, il capolavoro del manager è stato quello
di creare un marchio Nba a 360 gradi senza distinzioni tra una squadra e
l'altra: tutte sono obbligate a fare tournée all'estero, mentre in Italia è
un'iniziativa riservata ai singoli. «I Milan fa un ottimo lavoro», si limita a
dire Stern che non nasconde come una forte presenza internazionale aiuti nelle
trattative per la cessione dei diritti televisivi e spinga le vendite di
merchandising. E se in Italia la vendita dei diritti tv sarà collettiva (con
complicati parametri per la redistribuzione degli introiti) solo dal 2010,
negli Stati Uniti si tratta di una procedura rodata da tempo. «In autunno
abbiamo chiuso un nuovo contratto con Tnt ed Espn fino al 2016 per 7,4 miliardi
di dollari, il 21% in più rispetto all'ultimo accordo » spiega Stern che poi
sottolinea: «La cifra viene divisa in modo equo tra tutte le squadre. Non
importa chi vinca o chi perda, ognuno incassa circa 28 milioni di dollari
l'anno». L'accordo siglato alla fine del 2008, nel pieno della crisi economica
mondiale, è stato uno dei più difficili nella storia dell'Nba: «Il risultato è
il frutto di una strategia che dura da anni. Abbiamo instaurato importanti
rapporti di partnership in un'ottica di lungo periodo ». Tnt, controllata da
Time Warner, ha contribuito allo sviluppo della web tv dell'Nba, mentre Espn
(gruppo Walt Disney) «lavora con noi per entrare nel mercato cinese. Insomma
siamo alleati su diversi fronti ». Come a dire che la crisi non spaventa il numero
uno del basket mondiale: «Penso piuttosto a cosa accadrà dopo e le risposte
sono globalizzazione e digitale».Nell'ultimo anno i ricavi da merchandising
all'estero sono arrivati a 430 milioni, con un incremento del 40% solo in
Europa, mentre sul fronte digitale l'obiettivo «è aprire un sito Nba in ogni
Paese del mondo. In Italia – continua Stern – con circa 60 euro l'anno ci si
può abbonare online per vedere tutte le partite del campionato». Questi sono i
progetti per il futuro, ma intanto le squadre hanno iniziato a muoversi per
limitare i danni del presente. «Nei momenti di crisi la gente ha bisogno di
divertirsi e noi cerchiamo di dare a tutti lo spettacolo – aggiunge il manager
–. Molte squadre propongono sconti famiglia,oppure con l'acquisto di un biglietto
ti offrono panino e bibita. è importante aver i palazzetti pieni, anche per gli
sponsor». Insomma un'oculata gestione sportiva permette a molte squadre di aver
bilanci in attivo, con un valore medio per franchigia di 379 milioni (+2%
rispetto al 2008). Nell'ultima stagione l'utile medio operativo è salito a 10,8
milioni per club con entrate nell'ordine dei 90 milioni per squadra: 32 milioni
al botteghino, 5 dal merchandising, 13 dalle tv locali, 10-15 dagli sponsor
(30-40 milioni per i big team) e 28 milioni dalle tv nazionali. Un modello che
per la Serie A, con quasi tutte le squadre in perenne rosso, sembra un
miraggio, come il salary cap imposto da Stern e salito quest'anno a 58,7
milioni. «In questo modo non vincono i più solo ricchi, ma i più bravi a
scegliere i giocatori e a gestire le squadre. In Italia però sarebbe difficile,
a meno che il salary cap non venisse imposto in tutta Europa ». In Lega Calcio
qualcuno ha parlato anche di un blocco delle retrocessioni: «La garanzia di
restare nella massima serie aiuta gli investimenti. Nessuno realizzerebbe un
impianto da 100 milioni di dollari se avesse il timore di uscire dal grande
giro dello spettacolo». giuliano.balestreri@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-02 - pag: 7 autore: Anche la Cina
ha saldo negativo - Tra gli esportatori Tokyo batte Corea e Germania Stati
Uniti primi per import E al secondo posto c'è l'Italia Andrea Malan «La
Francia, che ha inventato l'automobile, è diventata nel 2008 un Paese
importatore..». L'affermazione di Luc Chatel,sottosegretario all'Industria nel
Governo francese, va di pari passo con la linea seguita negli ultimi
mesi dal presidente Sarkozy: utilizzare gli aiuti concessi ai due produttori
locali – Renault e Peugeot – per indurli a rimpatriare almeno in parte la
produzione di auto delocalizzata all'estero. Il Sole 24 Ore ha provato a fare
il calcolo: chi sono i grandi impor-tatori ed esportatori netti di auto? Per
quanto riguarda le sole autovetture, in base ai dati Acea Parigi è ancora in
nero – per poco meno di 100mila unità.Il calcolo non viene dal confronto
import/export, ma più semplicemente confrontando le dimensioni del mercato
nazionale (numero di auto vendute) con la produzione locale; il metodo è
necessariamente grezzo – una Panda pesa come una Rolls Royce – ma permette
qualche considerazione interessante. I maggiori importatori netti di auto al
mondo sono di gran lunga gli Stati Uniti: nel 2008 sono stati prodotti negli Usa (furgoni e Suv compresi) circa 8,7 milioni di vetture
contro i 13,2 venduti. Al secondo posto (ma con una quota di import ancora
superiore in percentuale) è l'Italia, dove l'anno scorso sono state prodotte
660mila auto a fronte di un mercato da 2,16 milioni; il risultato viene dalla
passione dei nostri connazionali per le quattroruote unita al progressivo calo
della produzione negli stabilimenti Fiat (e all'assenza di altri produttori di
volume). Chiude il podio dei grandi importatori la Russia, con una produzione
locale di circa 1,5 milioni contro i 2,8 venduti (va detto che i dati sono meno
affidabili degli altri). Tra i grandi Paesi ci sono altri due importatori
netti: la Gran Bretagna (saldo negativo di quasi 700mila auto) e la Cina. Ebbene sì: lo spauracchio che ha invaso tanti mercati
con i suoi prodotti a basso costo rimane, per quanto riguarda l'auto, un
importatore netto con 6,3 milioni di auto prodotte nel 2008 contro i 6,7
milioni venduti. L'India è in lieve attivo (qui i dati risalgono al 2007). Tra
le variazioni del 2008 rispettoall'anno precedente si possono citare il netto
calo dell'import Usa (a causa del crollo del mercato)
e il quasi azzeramento dell'export francese (da quasi 500mila a meno di 100mila
veicoli). Nel settore auto i vincenti del grande gioco della globalizzazione
sono tre. Leader indiscusso è il Giappone, con un saldo attivo di quasi 5,7
milioni di veicoli; alle spalle di Tokyo il 2008 ha visto un testa a testa tra
Corea e Germania, con due strategie completamente opposte: la prima ha invaso i
mercati mondiali di vetture a basso costo, la seconda conserva con Bmw,
Mercedes e Audi un dominio quasi incontrastato nell'alta gamma. La presenza di
Giappone e Germania sul podio degli esportatori dimostra che per primeggiare non
sono necessari i bassi costi del lavoro, anche se entrambi i Paesi hanno
costruito le rispettive tradizioni quando avevano costi di produzione più bassi
di adesso. Tra gli esportatori ci sono anche tutti i Paesi dell'Est Europa di
cui si è lamentato Sarkozy: dalla Slovenia, dove vengono prodotte le Renault
Clio2 ora in parte "rimpatriate", alla Repubblica Ceca protagonista
di un vero e proprio caso diplomatico con Parigi dopo che Sarkozy aveva
incitato il mese scorso i costruttori francesi a "rilocalizzare" in
Francia; nel 2007 Praga aveva raggiunto il 4Ú posto tra i Paesi esportatori
netti, anche se l'anno scorso si è vista sorpassare (di poco) dal Messico.
Importazioni ed esportazioni di auto sono solo un aspetto della bilancia del
settore auto, e i componenti possono giocare un ruolo quasi altrettanto
importante: nel caso dell'Italia,per esempio,il saldo di questa parte
dell'interscambio è positivo. Ma nel lungo periodo il settore della fornituraè
legato a doppio filo alla presenza di impianti di montaggio finale. Come ha
ricordato Sergio Marchionne ai soci Fiat la settimana scorsa, «il territorio
che perde attività produttive subisce un calo nel tasso di occupazione del
settore e vede diminuire la propria competitività strutturale». Marchionne ha
citato l'esempio inglese degli anni 80; ma l'Italia rischia di fare la stessa
fine. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA GRADUATORIA Tra i Paesi con esito positivo
spicca tutto l'Est europeo L'azzeramento dell'avanzo francese ha fatto
arrabbiare il presidente Sarkozy
( da "Messaggero, Il (Ancona)"
del 02-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Pesaro))
Argomenti: Cina Usa
Giovedì
02 Aprile 2009 Chiudi di GIAMPAOLO MILZI Sarà un venerdì colossale per il
porto, perché arriva la "Ital Oceano", un cargo navigante di
dimensioni tali da rappresentare una novità assoluta per la storia dell'Ancona
marinara-mercantile. Lunga 225 metri, capace di trasportare fino a 2800 teu,
ovvero i container più grandi, la nave stazza il tonnellaggio più alto mai
approdato nello scalo dorico. Come suggerisce già il nome, un vettore di classe
e rotte oceaniche, ma che a partire da questa stagione primaverile, assieme
all'unità gemella "Stadt Wismar", toccherà una volta la settimana per
tutto l'anno il porto, attraccando alla banchina 23. Un colpo davvero grosso
per il nostro porto. Che sia per lo stallo nel completamento di alcune infrastrutture
sia per la crisi internazionale e nazionale del settore commerciale (container
pieni in calo del 15% nel primo bimestre 2009 rispetto al gennaio-febbraio
2008, - 10% per tir e trailer) sta inoltrandosi in uno dei suoi periodi più
neri. Un colpo grosso, a livello di competività sui mercati globali, messo a
segno dalla Frittelli Maritime presieduta dall'imprenditore Alberto Rossi, la
società che svolge funzioni di agenzia per il gruppo armatoriale Evergreen, il
quarto nel mondo per volume, diversificazione e destinazioni delle merci
trasportate nei maggiori porti di vari Paesi. Un affare andato in porto (il
nostro, è proprio il caso di dirlo) grazie a uno stretto lavoro organizzativo e
collaborativo con la Capitaneria e le maggiori aziende di carico-scarico e movimentazione
container locali. Fino alla scorsa stagione commerciale la "Ital
Oceano" e la "Stadt Wismar" solcavano la rotta atltantica che
unisce il Tirreno (scali base Livorno e Genova) e gli Usa.
Adesso entrano in gioco l'Adriatico e Ancona, che riscopre la sua vocazione di
Porta d'Oriente. L'Adriatico i due giganti lo solcheranno in lungo e in largo,
fermandosi, da nord a sud, a Trieste, Venezia, Ancona, Koper (Capodistria -
Slovenia), Rijeka (Fiume-Croazia), con il porto di Taranto che svolgerà il
ruolo più importante per lo smistamento dei container su altre navi dirette
principalmente verso i Paesi dell'Est, del Medio ed Estremo Oriente, in particolare la Cina. Ad Ancona saranno scaricati e caricati (secondo i flussi
import-export) contenitori con ogni tipo di merci, da prodotti finiti a
componentistica. Venerdì scorso, la prima toccata della Stadt Wismar, abituata
a fondali con pescaggi di 16 metri, ha avuto quasi il sapore di un esperimento.
Ben riuscito, con i fondali a - 11 della Banchina 23 e i servizi portuali che
hanno retto bene nel fronteggiare le manovre dell'ospite così imponente. Domani
sarà la volta della "Ital Oceano", una specie di festa, con autorità,
rappresentanti degli operatori portuali e giornalisti invitati a salire a bordo
per conoscerla attraverso una visita guidata in bus. Ci sarà anche il nuovo
presidente dell'Autorità portuale, Luciano Canepa, che da ieri si è insediato
fattivamente nel suo ufficio, e ha iniziato una serie di incontri con i
componenti del comitato portuale e delle categorie marittime e ha avviato
sopralluoghi nei siti logistici dello scalo.
( da "Giorno, Il (Legnano)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
LEGNANESE
CASTANESE pag. 7 «Sempione invivibile, eliminiamo autovelox e trasformiamo il
centro in isola pedonale» SAN VITTORE VINCENZO BELLIA, 74 ANNI, CANDIDATO DI
STORACE SAN VITTORE OLONA VINCENZO Bellia, 74 anni, è il candidato sindaco per
la Destra di Storace. Il suo programma si riassume nelle "quattro
esse": sicurezza fisica, sicurezza pubblica, scuola potenziata, strade
vigilate. Cosa farà a per San Vittore? «Mi impegnerò a conseguire
un'amministrazione funzionale attenta ai bisogni quotidiani, in cui i simili
(politicamente) e i diversi (l'opposizione, ndr) esercitino il controllo
sull'esecutivo». Che paese sogna? «Una San Vittore che non debba trovarsi a
vivere in una società sempre più tribale e sempre più globale. Globalizzazione e frammentazione sociale
portano a rivendicazioni settoriali e a secessioni». Progetti concreti in
mente? «Rendere trasparente la situazione economica e patrimoniale, in modo che
il sanvittorese sappia di cos'è padrone». Come migliorare la viabilità?
«Il Sempione ha creato una condizione di invivibilità. Occorre studiare un
progetto di circonvallazione. In centro va creata un'isola pedonale, e bisogna
migliorare marciapiedi e illuminazione». Cosa manca al paese? «La manutenzione
del verde pubblico. Tendaggi alle finestre delle scuole elementari e medie».
Cosa detesta di San Vittore Olona? "L'autovelox. Sulle strade voglio forze
dell'ordine e segnaletica per contrastare incidenti».
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
pagina
pag. 20 Usa-Russia, operazione «reset» Il disarmo
atomico torna una priorità Obama-Medvedev: sì a un nuovo trattato per la
riduzione degli armamenti dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI LONDRA SOTTO uno
straordinario sole mediterraneo (effetto dei cambiamenti climatici), con
Trafalgar Square invasa da anarchici colorati e rumorosi accampati con tende
azzurre anche nel pieno centro di una capitale blindata, Barack Obama ha
inaugurato ieri a Londra a margine del G20, la sua «strategia mondiale del
disgelo» con due faccia a faccia di portata storica. Prima di pranzo ha visto
per un'ora abbondante il presidente russo Medvedev promettendo che andrà a
Mosca a luglio per un lungo summit. Subito dopo colazione per un'altra oretta
si è incontrato col più ermetico presidente cinese Hu Jintao accettando
l'invito in Cina nella seconda metà dell'anno. Una
dichiarazione congiunta, calibrata in ogni frase , frutto del lavoro
preparatorio di Hillary Clinton e del ministro degli esteri russo Lavrov, è il
risultato «ufficiale» di questa prima presa di contatto tra il capo della Casa
Bianca e il leader del Cremlino. Ma tra le pieghe del documento diplomatico che
di fatto preme il pulsante del «reset» nei rapporti tra i due paesi , congelati
ai livelli della «guerra fredda» da Bush e Putin, si è visto molto di più.
Definire non solo cordialissimo ma affettuoso e ottimista lo scambio di saluti
tra Obama e Medvedev, sia prima che dopo l'incontro, le fitte battute che i due
si sono bisbigliati all'orecchio, l'affermazione di Obama « è stato uno scambio
molto positivo e non saremmo arrivati a questo punto senza la leadership del
presidente Medvedev.», diventa la testimonianza diretta di un clima
radicalmente cambiato in meno di tre mesi tra Washington e Mosca. «RIMANE il
disaccordo sulle cause che hanno provocato il conflitto nel Caucaso hanno detto
entrambi però Russia e Usa intendono impegnarsi
insieme per la stabilità della regione». «Abbiamo vere differenze ha
specificato il presidente Usa ma anche interessi
comuni, primo fra tutti la riduzione degli arsenali nucleari». Dmitri e Barack
hanno saltato preliminari e rituali e formalità, inaugurando subito uno stile
schietto e rapido da «presidenti quarantenni» con molta voglia di fare .
L'avvio immediato del negoziato per arrivare già a luglio o al massimo entro
l'anno ad un nuovo accordo sulla riduzione degli armamenti strategici Start
riapre il capitolo del disarmo bloccato dai tempi di Gorbaciov ed è davvero
notevole perché ridurrebbe tra le 1700 e le 2000 il numero delle testate.
L'appello comune per un mondo senza atomiche, il pressante invito col quale si
«esorta l'Iran» a dimostrare all'Onu la «natura pacifica» del suo progetto
nucleare e la preoccupazione per un nuovo lancio missilistico nella Corea del
Nord sembrano diventare adesso le linee guida di un nuovo asse d'intesa
russo-americano. Sembra davvero disgelo pieno. Dopo le tensioni georgiane e le frizioni
sulla Nato , Obama e Medevev ammettono che rimangono solide diversità sia
sull'espansione dell'Alleanza Atlantica sempre più vicina ai confini russi che
sullo scudo anti-missile, ma Washington e Mosca hanno deciso di aprire una
«pagina distensiva» anche su questo e di riunire i loro esperti proprio per
tentare una possibile cooperazione. DI NATURA sostanzialmente economica e con
un vago accenno ai diritti umani l'incontro di Obama col presidente cinese Hu
Jintao. Pechino preme per vedersi riconosciuto un ruolo più importante nelle istituzioni finanziarie internazionali e Barack appoggiando
la richiesta ha concordato con Hu la «creazione di un gruppo di dialogo
strategico» Usa-Cina che sarà guidato per la parte
americana dal segretario di Stato Hillary Clinton e dal ministro del tesoro Tim
Geithner i quali hanno già fissato un primo appuntamento con la controparte
cinese prima dell'estate a Washington.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Provincia
di Sassari Pagina 7036 Sassari. Antincendio a rischio Volontari preoccupati:
«La Provincia dimentica la Protezione civile» Sassari.. Antincendio a rischio
--> La Provincia di Sassari dimentica la Protezione civile: niente rimborsi
per i volontari e nessun piano d'intervento provinciale per garantire la
sicurezza dei cittadini in caso di emergenza. A scoperchiare una situazione che
potrebbe mettere a rischio l'avvio della campagna antincendio 2009, è una
segnalazione scritta, presentata al Consiglio provinciale da Alba Canu. Dando
voce alle lamentele delle otto associazioni di volontariato che battono cassa
in Provincia, il capogruppo dei Ds chiede spiegazioni sul mancato pagamento dei
rimborsi. Si tratta di circa sessantamila euro anticipati dai volontari della
Protezione civile durante il 2008 per non far bloccare la macchina dei soccorsi.
Soldi stanziati dalla Regione e che per ora restano ancora nella cassaforte
dello Sciuti. Loro, i 500 volontari che per tutto l'anno sono stati in prima
linea, pronti a intervenire a ogni minimo allarme, non vogliono più aspettare:
«siamo andati in assessorato nei giorni scorsi e si sono scusati dicendoci che
avevano avuto tanto lavoro arretrato da sbrigare», spiega Giovanni Demarcus,
presidente dell'Avis di Perfugas, «ma a dicembre ci avevano assicurato che i
rimborsi sarebbero stati pagati prima di Natale». Adesso il rischio e che la
campagna antincendio 2009 parta senza uomini e mezzi dei volontari: «Senza
soldi come facciamo? Quelli che avevamo li abbiamo usati per le polizze di
assicurazione, la benzina, la manutenzione». Per l'assessore provinciale
all'Ambiente, Pino Ortu, tutto dovrebbe risolversi a breve: «Purtroppo i
ritardi sono dovuti alla riorganizzazione del settore Ambiente, e al poco
personale a disposizione. Il nuovo dirigente è arrivato solo a gennaio e ora
stiamo cercando di recuperare il tempo perso. I rimborsi saranno pagati entro
questo mese». Resta invece solo una buona intenzione il piano provinciale di
Protezione civile, compito dell'amministrazione provinciale. Per farsi carico
di questo dovere, il Consiglio di Palazzo Sciuti l'estate scorsa ha deliberato
la nascita di un Comitato provinciale della Protezione civile, con il
coinvolgimento di tutte le istituzioni interessate. Da allora il Comitato
esiste solo su quella delibera: di fatto non è mai nato. «Noi abbiamo
contattato tutti i soggetti coinvolti chiedendo di indicarci un loro
rappresentante per il Comitato», si giustifica Pino Ortu, «ma le ultime
risposte stanno arrivando solo in questi giorni». VINCENZO GAROFALO
( da "Giornale.it, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 79
del 2009-04-02 pagina 2 G20 a rischio flop, Obama in difficoltà ora cerca
l'appoggio di russi e cinesi di Marcello Foa Il presidente americano minimizza
i contrasti con l'Europa: «Sulla crisi c'è consenso» Intesa con Medvedev sul
nucleare. In programma viaggi a Pechino e Mosca Una nuova era nei rapporti con
Mosca, ma soprattutto una nuova America, più umile, disposta ad ascoltare gli
altri, a tratti arrendevole. Bush ha lasciato la Casa Bianca nemmeno due mesi
fa, ma è come se fosse passato un decennio. E se è innegabile che con Obama
l'immagine degli Stati Uniti è migliorata straordinariamente, l'impressione è
che l'autorevolezza e la capacità di incidere sui destini del mondo sia
diminuita in modo marcato. Il nuovo presidente non ne ha colpa, ma è costretto
a subire gli effetti di una crisi finanziaria nata negli Usa e che gli Usa, da soli, non possono risolvere. L'America è costretta a
chiedere e dunque a concedere. Alla Russia, ed era previsto; ma anche alla Cina, con un gesto simbolico poco
mediatico ma, politicamente, molto significativo. Nella prima giornata a Londra
Obama ha incontrato il presidente Dmitri Medvedev in un clima di grande
cordialità e di simpatia reciproca, agevolato dall'età; sono entrambi
giovani e insieme fanno 90 anni. Facile auspicare la fine dei toni da guerra
fredda, e più in generale, l'inizio di una nuova relazione tra i due Paesi, che
conviene a entrambi. Washington deve ridimensionare i piani per il controllo
dello scacchiere euroasiatico e non vuole tensioni geostrategiche, Mosca a sua
volta può ripristinare l'influenza in alcune zone ex sovietiche ed è ben lieta
di dare una mano alla stabilizzazione dei mercati finanziari. Il summit ha
sancito la ripresa di negoziati per la riduzione degli armamenti nucleari
strategici, con l'obettivo di sostituire il Trattato Start 1 che scade a fine
anno. È l'unico risultato concreto, mentre su altri temi, rimangono le
differenze; ma è un primo passo, a cui presto seguiranno altri; probabilmente
già a luglio, quando Obama si recherà in visita a Mosca. L'obiettivo è di
giungere a soluzioni condivise su tutti i dossier "caldi": Washington
vuole trovare un'intesa sull'Iran, Mosca sull'Ucraina, entrambi sono
preoccupati dalla Corea del Nord e si dicono pronti a cooperare in Afghanistan.
Ed è verosimile che alla fine lo scudo spaziale nell'Europa dell'est venga
congelato. Insomma, la via è segnata. Obama ha incontrato anche il presidente
cinese Hu Jintao, che, a conclusione del G20, tornerà a Pechino con un accordo
che alza il profilo internazionale del suo governo. Già, perché Washington ha
accettato la creazione di un «gruppo congiunto per il dialogo strategico ed
economico», a cui parteciperanno i ministri del Tesoro e degli Esteri, per
collaborare su temi come la crescita economica, la denuclearizzazione della
penisola coreana, il programma nucleare dell'Iran, l'emergenza umanitaria nel
Sudan, le questioni ambientali. Washington riconosce così l'importanza di
Pechino e svela un atteggiamento che non è più quello della superpotenza,
dall'alto in basso, ma tendenzialmente sempre più paritario e che la visita a
Pechino del capo della Casa Bianca, nella seconda metà dell'anno, accentuerà
ulteriormente. Non è un caso che i diritti umani siano scivolati in secondo
piano. In questo momento conta solo l'economia e con Pechino l'intesa, per ora,
regge. I dissapori sono soprattutto con l'Europa. Ieri il premier britannico
Gordon Brown e lo stesso Obama, in conferenza stampa, hanno tentato di
ridimensionare le aspettative per l'odierno G20. Nonostante le forti pressioni
esercitate dagli americani, la Ue ha già bocciato l'idea di una manovra
coordinata mondiale. Ma Obama minimizza i contrasti. Su come superare la crisi,
dice, c'è un «enorme consenso». http://blog.ilgiornale.it/foa © SOCIETà EUROPEA
DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
xSTRATEGIE
ANTI-CRISI TEST PER OBAMA di GIANCESARE FLESCA Per un curioso paradosso, Barack
Obama viene duramente contestato a Londra da singoli individui e da gruppi
organizzati che ancora tre mesi fa lo esaltavano e ne proclamavano le capacità
taumaturgiche. E di queste capacità il presidente americano dovrebbe essere
fornito per evitare che il G20 si concluda con la solita litania. La solita
litania di comunicati e di impegnative che promettono di risolvere tutto al
prossimo vertice, come ha fatto soprattutto l'Unione europea da quando è
scoppiata la crisi. L'Europa che ha salutato con una standing ovation il
trionfo di Obama si muove adesso nei suoi confronti con rudi e giuste pretese
di chiarezza. In particolare la Francia di Sarkozy e la Germania di Angela
Merkel chiedono agli Stati Uniti l'introduzione di durissime regole finanziarie
e la messa al bando dei tanti "paradisi fiscali" che hanno permesso
ai grandi tycoon di arricchirsi oltremodo a scapito dei comuni cittadini. Più
in generale, potenze come il Giappone e la Cina
vogliono garanzie precise su un intervento sociale nei mercati mondiali, a
opera di uno Stato che torna interventista. Spingendosi oltre ogni limite la Cina chiede di trovare una moneta di riferimento diversa dal
dollaro e pretende una riforma del Fondo monetario e della Banca mondiale,
istituzioni nelle quali Pechino vuole contare di più e forse non a torto. Da
ogni parte aleggia lo spettro di Bretton Woods, la conferenza del 1944 buona
per il periodo dopo la seconda guerra mondiale, ma i cui riferimenti sono ormai
decrepiti. Obama per il momento parla, come il suo solito, di problemi
generali, rassicurando sul preteso protezionismo Usa
un'Europa più debole di sempre, attraversata da linee politiche che non corrono
mai in parallelo. Più fortunata sembra invece la prima missione planetaria del
capo dell'amministrazione americana. Con l'omologo russo Medveded ha confermato
l'intenzione di ridurre assieme gli armamenti e di
accantonare per ora i missili Usa in Polonia e quelli russi a un centinaio di chilometri, nella
gelida Kaliningrad. La conferma del disgelo con Mosca fa tirare al mondo un
sospiro di sollievo. Ma non va dimenticato che Russia e Cina hanno un'alleanza strategica
strettissima. Per non fare cosa sgradita agli americani, il presidente
Hu Jintao ha invitato Obama in Cina nei prossimi mesi.
Sarà una durissima prova per il presidente americano: come parlare di diritti
umani mentre Pechino fa fluttuare nella stratosfera finanziaria circa cento
miliardi di dollari? In Occidente come in Oriente Barak Obama dovrà dimostrare
la qualità della sua leadership, proprio mentre quella americana viene messa in
discussione dalla metà del pianeta. Ci riuscirà? Molto dipenderà da quanto egli
riuscirà a parlare chiaro già da ora come ha sempre fatto coi suoi
interlocutori. Magari rimpiangendo in cuor suo di non essere laggiù, fra i
no-global, a prendere a sassate le vetrine delle banche che l'hanno e ci hanno
messi in ginocchio con estremo cinismo.
( da "Tirreno, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 3
- Attualità Prove di disarmo Tra Usa e Russia è
distensione Al lavoro sul nuovo trattato Start LONDRA. I presidenti Obama e
Medvedev hanno ufficializzato ieri, nel loro primo incontro a Londra, la comune
volontà di effettuare un "reset" nei rapporti tra Stati Uniti e
Russia annunciando la ripresa di negoziati per la riduzione degli armamenti
nucleari strategici, con l'obettivo di sostituire il Trattato Start 1 che scade
a fine anno. I due presidenti hanno detto di aver incaricato i rispettivi
negoziatori di preparare proposte per il nuovo Trattato sugli arsenali
strategici entro il prossimo luglio, quando Obama si recherà a Mosca. Il presidente Usa ha poi incontrato anche il presidente cinese Hu Jintao, con il
quale ha concordato di creare un gruppo per il dialogo strategico ed economico
fra Usa e Cina. Obama ha inoltre confermato che si
recherà in visita in Cina
nella seconda parte del 2009. Tra gli argomenti in discussione anche
quello dei diritti umani su cui i colloqui verrano ripresi il prima possibile.
«Abbiamo concordato di aprire una nuova pagina nei nostri rapporti», ha
sottolineato invece il presidente Medvedev al termine del colloquio con Obama.
I contrasti che negli ultimi tempi hanno segnato in negativo i rapporti tra
Mosca e Washington - ha aggiunto il leader del Cremlino - «non erano
nell'interesse né della Russia né degli Stati Uniti né della stabilità
globale». In una dichiarazone congiunta diffusa dopo l'incontro tra Medvedev e
Obama si sottolinea la volontà dei due paesi di lavorare per arrivare a «un
mondo libero dal nucleare». «La lotta alla proliferazione nucleare può essere
un'ottima partenza» per il rilancio dei rapporti tra Usa
e Russia, ha affermato Barack Obama. Nel documento congiunto, Obama e Medvedev
hanno al tempo stesso sottolineato la volontà di lavorare insieme per
«rafforzare la sicurezza in Europa» e definire «misure efficaci contro la crisi
finanziaria mondiale». Restano invece le differenze sul progetto americano di
scudo antimissile e sul conflitto armato russo-georgiano della scorsa estate. I
due presidenti hanno poi invitato l'Iran a cooperare con l'Onu per dimostrare
che il suo programma nucleare é di «natura pacifica», hanno espresso la volontà
di collaborare per «favorire la stabilizzazione della situazione in
Afghanistan» e si sono detti preoccupati per il prossimo lancio del missile
balistico nordcoreano, suscettibile di «nuocere alla stabilità nella
regione».(a.g.)
( da "Giornale.it, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ieri
pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City,
spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono
stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla
Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri
sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha
parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei
preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di
Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini?
Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale.
Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico
oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la
seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa
è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment
finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano
estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di
essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è
adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha
fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano
inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di
sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una
notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio
negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato
senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo
al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè
denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di
cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La
stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo
considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il
livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo
occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione,
società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia,
globalizzazione, giornalismo Commenti ( 2 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog
di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più
paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei
venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti
fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti,
che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione
degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le
riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza
sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a
nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America
e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso
di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non
secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato
misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà,
toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30%
del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno
della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da
Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno
annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più
importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata
manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco,
esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia
da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei
conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la
cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo
l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà
inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a
poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe
al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da
indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così
debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a
Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio
di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo
non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi
si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a
un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della
crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli
usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 37 )
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Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene.
E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di
riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira
e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi
meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista
(ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un
centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo
stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti,
Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd,
che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha
saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti.
Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La
domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto,
il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl?
Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una
coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non
è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un
profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo
del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà
essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl,
partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto
medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09
Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo
parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto
colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la
lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru
economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i
fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri
durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa
Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea
che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è
dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la
distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come,
proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma,
pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un
liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla
via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che
i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra
domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria
finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di
bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi
contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri
che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono
all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate?
La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa
finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni,
accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse,
valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150
dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci
giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora
perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi
banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa
finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica
autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in
capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie
nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I
mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del
Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che
prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno
evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi
Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama
si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il
dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi
a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per
valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari.
Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex
membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità
difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1)
Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo,
non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti,
secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle
operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati,
cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille
miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga
superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per
risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina
è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta
a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di
una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a
un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è
indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il
75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il
deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni
all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le
sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero
giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3
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21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande
comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come
spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati
Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso
da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a
braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il
"gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo
per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non
paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra
categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in
spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo,
giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di
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Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e
degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza.
Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha
impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo
però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste
degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i
manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di
fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le
forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso
accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è
relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma
è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza
musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone,
che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade
all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il
controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire
dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che
lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe
minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una
ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne
rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami
della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così
veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa
retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare?
Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana
privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano
facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo,
francia, immigrazione, islam Commenti ( 180 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle
Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le
Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato.
Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà,
proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della
crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i
primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario
sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti
colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di
bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha
annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma
l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale
per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di
annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin
iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del
presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che
i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è
sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che
ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera
notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che
pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani.
E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo
"che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo
per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista
Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In
gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18
miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi),
preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di
obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un
saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è
inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia
in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di
Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene
il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali,
uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi
potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che
hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa
sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come
prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe
addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista
qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina,
notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 )
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14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che
impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla
stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava
che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo?
Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo,
sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella
brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei
Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte
aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi,
eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a
ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale,
tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique
Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della
recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo
dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria:
se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di
guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata
migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere
mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di
miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non
possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per
salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il
modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo
pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria
dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe
tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle
nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi,
globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti (
88 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog
di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa
bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti
incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del
prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la
Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande
stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i
Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari
all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit
del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel
timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la
credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno
sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi
prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle
americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei
contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre
gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la
fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti
in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia".
Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante
siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial
Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia
impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche
gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica)
perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di
riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno
in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership
finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio?
Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama,
globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 47 )
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ragione, Foa, e leggiamo con orgoglio il suo elogio della stampa italiana,...
Harlequin: Gentilissimo Dr. Foa, dovrebbe conoscere uno dei soprannomi con cui
è nota la CNN negli USA:... Harlequin: Abbondantemente fuori tempo massimo, ma
nella speranza che qualcuno lo legga, posto il link del sito... lino: meno male
che c'è qualcuno che sa come risovere i problemi: bruciando tutto. ah! se non
ci fossero loro.... Marina: Il partoto nazista e il partito fascista sono fuori
legge. Perchè il partito comunista no? Ultime news Proteste e scontri nel cuore
di Londra C'è già un morto tra i manifestantiBioetica, la Consulta boccia la
legge 40 Roccella: nuove lineePiano casa, Berlusconi: "Alloggio a chi non
lo ha"Malore in gita scolastica, 18enne in coma: è gialloG20, appello di
Obama: servono azioni urgenti Finanza, asse Merkel-Sarkozy: "Nuove
regole"Matera, arrestato 61enne: da tre anni abusava sulle figlie delle
amantiMourinho: "Sono Antipatico? Neanche Gesù piaceva a tutti"Giuda
vince il "Vangelo reality"Il macellaio di Pol Pot alla sbarra
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( da "Rai News 24" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Londra |
2 aprile 2009 G20, Obama di fronte all'asse Sarkozy-Merkel. Ma la vera partita
è con la Cina Obama in una pausa dei lavori del G20
Tutti di corsa. In una Londra in stato di assedio, corrono i Grandi, in ordine
sparso, nel tentativo di trovare un accordo che 'salvi' il G20; corrono le
migliaia di manifestanti nel tentativo di 'assaltare' le banche "colpevoli
della crisi"; corrono i 5mila poliziotti chiamati a garantire la sicurezza
del summit. Ieri, intanto, un morto fra i manifestanti, forse vittima di un
infarto. Accordo al ribasso? Un'intesa non può mancare, e sarà probabilmente
presentata come un successo. Ma questo G20 anticrisi di Londra, funestato dalla
morte di uno dei manifestanti che ieri nel pomeriggio hanno protestato contro
il vertice, 'paga' le attese eccessive rilanciate alla vigilia dal premier
britannico Gordon Brown e il contrasto sempre più evidente fra capitalismo
anglosassone e quello che un tempo si definiva 'capitalismo renano': fedele
alla sua immagine 'cool' e ottimista Barack Obama ieri ha lanciato un appello
alla vecchia Europa a superare le divisioni cercando convergenze sulle modalità
per uscire dalla crisi, ma il pragmatismo americano non basta al presidente
francese Nicolas Sarkozy e al cancelliere tedesco Angela Merkel, che chiedono
con forza di 'dare una coscienza al capitalismo internazionale', adottando una
serie di misure contro i paradisi fiscali e su nuovi meccanismi di controllo
sulla finanza internazionale. FMI: senza banche 'ripulite' nessuna ripresa Sono
gli asset 'tossici' il 'male principale' dei mercati finanziari, avverte
tuttavia il direttore generale dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn, che partecipa
in queste ore al vertice londinese del G20, in un'intervista al quotidiano
britannico Financial Times. Gli americani, ha confermato Strauss-kahn, al
vertice "chiedono piani di rilancio piu' consistenti, mentre gli europei
insistono su nuove regole per i mercati, ma nessuno "fa abbastanza per
'ripulire' il sistema finanziario". Il peso degli asset tossici e l'incertezza
causata dal rischio di credito rappresentano, invece, il problema principale
per i mercati finanziari globali. Cantiere aperto Secondo molti osservatori, il
G20 di Londra si chiuderà con un compromesso che lascerà aperto il cantiere
anti crisi dei Grandi. Una fotografia che il premier Silvio Berlusconi ha di
fatto sua, assicurando che oggi saranno sicuramente prese delle decisioni
"opportune" ma che molto resterà da fare fino al G8 sotto presidenza
italiana. Sara' a luglio, alla Maddalena, che saranno varate le regole vere,
"il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici", ha
assicurato Berlusconi. Che tuttavia faticherà non poco a mantenere una
posizione di attesa, o mediazione, fra i due schieramenti emersi al G20. La
vera partita Mentre migliaia di persone, fuori dal palazzo, chiedono ai Grandi
di 'cambiare il mondo' e di punire banchieri e speculatori ritenuti colpevoli
della crisi, il G20 di Londra segna un'altra tappa 'storica' dell'ascesa della Cina al rango di Grande Potenza: tanto che molti analisti,
sulla scia dell'incontro di ieri fra Obama e Stati Uniti fra Obama e il premier
cinese Hu Jintao, suggeriscono che ormai è questo il dialogo ch ridefinirà gli
equilibri del dopo crisi. Usa e Cina hanno concordato di lavorare
insieme sulle questioni della Corea del Nord, del programma nucleare dell'Iran
e del Sudan. Si trovano d'accordo dul fatto che solo piani di stimolo fiscale
possano far ripartire l'economia in tempi rapidi. Resta da trovare
un'intesa su dollaro, debito pubblico americano, valuta internazionale di
riferimento, governance delle istituzioni internazionali. Ma Pechino sa che
senza gli acquisti dei consumatori americani non riuscirà a sostenere la sua
crescita fondata sulle esportazioni, mentre Washington non può ignorare che il
primo creditore del Tesoro è la Cina. Il robusto piano
di spesa pubblica dell'amministrazione Obama, insomma, non può andare avanti
senza l'aiuto cinese. "Le parole di Obama a Londra segnalano l'alba di una
nuova era", non più dominata dalla super potenza degli USA, fa notare oggi
il Washington Post. Rigettando le accuse piovute sugli States come primi
responsabili della crisi, Obama ha chiamato all'assunzione di responsabilità i
partner internazionali chiedendo "un'azione comune urgente davanti a problemi
globali". La ripresa non potrà arrivare solo dal rilancio "della
voracità del consumatore americano".
( da "KataWebFinanza" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Quel
solco tra Usa e Europa I leader del G20 devono
rappezzare una finta concordia e un comunicato comune se vogliono evitare il
panico sui mercati. Ma alla fine conta tutto ci che manca in questo vertice.
L'assenza di una leadership riconosciuta. Di ricette condivise. Perfino di
un'analisi comune della crisi. Obama misura i limiti della sua influenza sul
resto del mondo. Ha un carisma universale paragonabile a John Kennedy. Ma la
sua capacit di dettare l'agenda internazionale ai livelli di Jimmy Carter, un
minimo storico per l'America. Non solo deve fare i conti
con il peso crescente della Cina; perfino l'Europa ben pi riottosa del previsto. Obama credeva di
avere fatto abbastanza per soddisfare il Vecchio continente. Una settimana fa
il suo segretario al Tesoro annunciava una riforma drastica dei controlli sui
mercati finanziari: hedge fund e derivati finiranno sotto la stessa vigilanza
che disciplina le banche tradizionali. La lotta ai paradisi fiscali ha
avuto una svolta con la "profanazione" del segreto bancario svizzero
da parte del fisco americano. Ancora prima di aver varcato la soglia dei 100
giorni Obama ha avviato lo smantellamento graduale di trent'anni di
neoliberismo. In cambio si aspettava un gesto da parte dell'Europa: pi risorse
pubbliche da spendere per le manovre di rilancio della crescita. Invece l'asse
Sarkozy-Merkel incalza Obama chiedendogli di pi: in particolare un'authority
globale per la regolazione dei mercati finanziari. un'idea difficilmente
accettabile per Obama e soprattutto per il Congresso di Washington, riluttante
a qualsiasi passo che somigli ad una "cessione di sovranit". Ma si
inserisce perfettamente nell'atmosfera di processo al capitalismo finanziario
angloamericano. La Merkel e Sarkozy sono gli interpreti moderati dello stesso
risentimento che ha riempito di manifestanti le vie di Londra. In fondo la
stessa rivolta contro il modello anglosassone la ragione per cui l'Europa nega
a Obama nuove iniezioni di spesa pubblica. La Merkel denuncia il rischio di una
esplosione dei deficit foriera di futura inflazione. Una crisi provocata
dall'eccesso di debito finanziario non si cura con altre overdose di
indebitamento: la linea della cancelliera che riscuote consensi in Europa. Le
incomprensioni sono quasi incolmabili. Gli americani non misurano l'importanza
del Welfare State europeo, che con le sue tanto deprecate "rigidit"
attutisce l'impatto sociale della recessione: basta confrontare le cifre dei
licenziamenti da una parte e dall'altra dell'Atlantico. D'altronde molti
europei non sembrano convinti che il rischio di una Grande Depressione sia
reale. Visti dagli Stati Uniti, dove quello scenario viene preso molto sul
serio, certi nostri governanti ricordano l'incoscienza di Herbert Hoover nel
1929. La Cina pu aspirare a un ruolo di arbitro. Per
la portata della sua maximanovra di spesa pubblica (quasi 500 miliardi di euro)
Hu Jintao pi in sintonia con Obama. D'altra parte i dirigenti cinesi
condividono l'aspirazione europea a una riforma concertata delle regole della
finanza. Vi aggiungono una richiesta cos radicale da suonare quasi come una
provocazione: la fine del ruolo del dollaro come valuta globale, per ridurne
gli effetti destabilizzanti. Il ballon d'essai lanciato dal governatore della
banca centrale cinese ci ricorda che dentro questo G-20 avvengono assestamenti
sismici: il totale dei paesi rappresentati fa l'85% del Pil del pianeta, ma la
parte dell'Occidente si rattrappisce a gran velocit. Certe divergenze sono
quasi inconciliabili perch derivano da ruoli opposti nella divisione
internazionale del lavoro. Da una parte ci sono paesi strutturalmente debitori
che hanno usato la leva della finanza per colmare l'insufficienza di risparmio
interno: Obama e Brown governano due di questi Stati. Dall'altra ci sono
nazioni strutturalmente esportatrici che hanno accumulato attivi commerciali:
Hu Jintao e la Merkel da questo punto di vista sono sullo stesso lato della
barricata. Lo scontro fondamentale verte su come andranno ripartiti i sacrifici
per uscire dalla Grande Recessione. Con quali livelli di tassazione delle
generazioni attuali e future. Con quali scappatoie di "consolidamento dei
debiti" attraverso svalutazioni e inflazioni. I leader riuniti al summit
odierno faranno di tutto per evitare che le apparenze ricordino il precedente
storico pi infausto: la conferenza di Londra del 1933, finita con un clamoroso
fallimento, proprio mentre il mondo si avvitava nella Grande Depressione. utile
rievocare anche il seguito. Tra i paesi pi efficaci nel combattere la
disoccupazione di massa si segnal la Germania di Hitler. Oggi non c' un Hitler
all'orizzonte; ma un modello di capitalismo illiberale e autoritario, la Cina, sta usando questa recessione per rafforzare la sua
influenza mondiale. un paese che ha il vantaggio di saper mobilitare
investimenti statali a una velocit ineguagliabile. Sarebbe anche la sede ideale
di un prossimo G20, se lo si preferisce senza no global e senza vetrine
infrante. 02/04/2009 - 08:00
( da "Dagospia.com" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
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franco-tedesco al G-20. Per lEuropa lasse Usa-Cina è una iattura - Fecondazione, colpo alla legge -
Entrate fiscali in frenata - A casa Berlusconi mancava solo laudace Garimba... Da Il Velino.it CARLO E SILVIO CORRIERE
DELLA SERA - Editoriale di Pierluigi Battista: "Lo sfregio dei
diritti". In apertura: "G20, un morto tra i manifestanti". Di
spalla: "Per l'Europa l'asse Usa-Cina è una iattura". Al centro: "Fecondazione,
colpo alla legge". In basso: "E il Trap beffò l'Italia di
Lippi". In un riquadro: Natalie Cole chiede un rene. Decine di offerte
alla Cnn". LA REPUBBLICA - In apertura: "La Consulta boccia la legge
sulla fecondazione". Di spalla: "Sì al piano casa dimezzato con
l'accordo delle Regioni". A centro pagina: "Assalto al G20, un morto
a Londra". In basso: "Storia di Kante, madre senza diritti". In
un riquadro: "Parla Kissinger: "La Fiat miglior partner per la
Chrysler". LA STAMPA - Editoriale di Mario Deaglio: "L'America e gli
altri". In apertura: "Londra, sangue sul G20" e di Nicolas
Sarkozy: "Cosa chiedo al vertice". Di spalla: "Giulio Einaudi genio
invivibile". Al centro: "Fecondazione, via i limiti". A fondo
pagina: "Un'intervista eccezionale", il "Buongiorno" di
Massimo Gramellini. IL GIORNALE - Editoriale di Mario Giordano: "I corvi
della crisi". In apertura: "Varato il piano casa: ecco tutte le
novità". Fotonotizia a centro pagina: "No global sfascia tutto,
Londra come Genova". A fondo pagina: "Fecondazione, stop alla
legge". IL SOLE 24 ORE - Editoriale di Carlo Trigilia: "Se la rabbia
anti-manager fa più danni dei no global". In apertura: "Asse
franco-tedesco al G-20". Di spalla: "Effetto eco bonus, a marzo
riparte il mercato dell'auto". Al centro: "Fiducia per il Dl
incentivi. Più soft i vincoli anti-fuga" e "Sale il deficit a marzo:
in tre mesi altri 9 miliardi. Entrate fiscali in frenata". A fondo pagina:
"Nell'era dell'omologazione il vino riscopre il territorio". G20 CON
REGINA IL MESSAGGERO - Editoriale di Franco Reviglio: "Quel segnale che va
dato subito". In apertura: "G20, assalto alla City: un morto" e in
un box: "Piano casa, in arrivo il decreto. Il premier: in circolo 70
miliardi". Al centro: "Fecondazione, no al limite dei tre
embrioni" e in un riquadro "Italia beffata dal Trap, pari nel
finale". In basso: "Fiorello tradito dall'emozione" e "Benedetto
XVI ricorda Giovanni Paolo II in San Pietro a 4 anni dalla morte: Prego per la
beatificazione di Wojtyla". IL TEMPO - Editoriale di Carlo Lottieri:
"Obama alla prova d'Europa". In apertura: "Gli italiani comprano
più auto". A centro pagina: "Giuliani: Ora meno multe ai romani"
e "Michela Brambilla: Esponiamo i Bronzi nella vetrina del G8".
LIBERO - In apertura: "Crisi e rabbia, un morto negli scontri di
Londra". Al centro: "Varato il piano casa. Si può già
costruire". Di spalla: "Se il denaro costa meno anche le banche
taglino i tassi sui mutui". MEDVEDEV E OBAMA L'UNITÀ - Apertura a tutta
pagina: "Corpo libero. Bocciata la legge 40". Di spalla: "A
Londra assalto alla City. Un morto" e "Interviste a Sassoon e Celli
sulla rabbia sociale". L'AVVENIRE - Editoriale di Francesco Ognibene:
"La Corte si limita a correggere. Ma si mantiene l'impianto della
legge". In apertura: "Crisi, tante ricette al consulto
mondiale". Al centro: "Usa-Russia, sì ai
negoziati: Presto disarmo nucleare" e "Instillò il gusto della
felicità a una generazione di giovani". In basso: "Piano casa:
accordo con le Regioni". IL FOGLIO - In apertura: "G20 di lotta e di
governo" e "Niente moratoria per l'embrione". Di spalla: "I
ragazzi della via Cav. lasciano il Pdl ai grandi e si occupano del
governo". In basso: "Meglio non fare previsioni" e
"Eugenetica costituzionale". IL RIFORMISTA - Editoriale di Antonio
Polito: "A casa Berlusconi mancava solo l'audace Garimba". Apertura:
"Più provette per tutti". Foto notizia a centro pagina: "Das
Kapital a Londra". In basso: "La minigonna senza donne".
[02-04-2009] MERKEL, SARKOLONDRA BRUCIAREGINA E MICHELLE OBAMA
( da "Dagospia.com" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
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DI FRONTE AD OBAMA (IMPEGNO USA-RUSSIA PER RIDURRE GLI ARMAMENTI) LONDRA COME GENOVA: UN MORTO SI ESIBISCE PER GLI
ISRAELIANI, COSTRETTA ALLA FUGA UN ULEMA SAUDITA CONDANNA IL PESCE
DAPRILE
Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom MERKEL,
SARKO 1 - SPAGNA EL MUNDO - Muore un manifestante anti-G20 in un giorno pieno di
azioni di disturbo nel centro di Londra. La cena che dà il via al vertice
avvicina posizioni, ma non cancella le reticenze dei leader: secondo la
delegazione spagnola il compromesso richiesto è di lasciare la capitale
britannica con un documento d'intesa. Obama esprime a Zapatero il suo interesse
a visitare la Spagna nel loro primo colloquio. Il loro primo incontro è
avvenuto a Buckingham Palace, i due leader hanno conversato in tranquillità con
l'aiuto di un interprete. Argentina: migliaia di argentini danno l'ultimo
saluto all'ex presidente Raul Alfonsin. Studio: marijuana contro il cancro, un
gruppo di studiosi spagnoli ha scoperto qual è il meccanismo anti-tumorale del
principale ingrediente dell'erba. EL PAIS - Francia e Germania contro Obama
all'avvio del G20, Sarkozy e Merkel fanno fronte comune portando tensioni alla
vigilia del summit. Primo incontro a Londra tra il premier spagnolo Josè Luis
Rodriguez Zapatero e il presidente statunitense. Obama apre
una nuova era nelle relazioni tra Russia e Cina: accordo con il presidente russo Dmitri Medvedev per ridurre gli
arsenali nucleari e collaborare con Iran e Afghanistan. 2 - FRANCIA LE FIGARO -
"G20: l'alleanza Sarkozy-Merkel di fronte ad Obama": il varo di una
"nuova regolamentazione" del sistema finanziario internazionale
"non è negoziabile" per Francia e Germania. Per Obama le
divergenze tra Europa e Stati uniti sono state "molto esagerate";
Pechino e Mosca nel ruolo di guastafeste, mettono in dubbio la supremazia del
dollaro come moneta di riserva internazionale. "In difficoltà il gruppo
Beneteau", leader mondiale della navigazione: dall'inizio della crisi gli
ordinativi sono crollati del 50% rispetto all'anno precedente; potrebbero
essere cancellati 600 posti di lavoro. MEDVEDEV E OBAMA LIBERATION - Il
quotidiano Liberation esce con un numero speciale per il G20, titolato:
"Cambiare il mondo" su una doppia foto con sopra i manifestanti e
sotto i 20 leader mondiali partecipanti al vertice: come prima risposta
mondiale alla crisi bisogna riformare un capitalismo sulla via del fallimento:
"Sarkozy e Merkel esigono una nuova regolamentazione" del sistema
finanziario. La manifestazione nella City degenera in scontri, fermati anche
due giornalisti francesi dalla polizia. I sequestri dei "padroni" una
vicenda tipicamente francese, secondo Olivier Labarre, direttore generale del
Bti, intervistato da Liberation. 3 - GERMANIA SUEDDEUTSCHE ZEITUNG - Vertice
G20: "I partecipanti raggiungono un compromesso": le banche saranno
soggette a regole più rigide, i fondi altamente speculativi verranno
controllati meglio e il Fondo monetario internazionale avrà maggiori poteri.
"Disarmo tardivo": Mosca e Washington vogliono ridurre il loro
arsenale militare. Ma definire storico l'annuncio congiunto di Obama e Medvedev
sarebbe però un po' naif. Un commento di Paul-Anton Krueger. FAZ - "Manager
Daimler sarà nuovo capo delle Ferrovie" tedesche al posto di Hartmut
Mehdorn. Ruediger Grube lavorava in Airbus, controllata di Eads, nel ruolo di
assistente di Mehdorn. Nel gruppo automobilistico tedesco era molto vicino a
Juergen Schrempp, l'ex CEO di Daimler-Chrysler AG. LONDRA BRUCIA "La
Regina a parte": per Barack Obama il G20 è solo uno dei tanti appuntamenti
e impegni in programma a Londra. Il capo di Stato britannico, Elisabetta II, ha
riservato un particolare onore al giovane presidente Usa:
un'ora di udienza a quattr'occhi. "Circa 1 milione di auto vendute con la
rottamazione": supera ogni aspettativa l'assalto agli incentivi pubblici a
disposizione dei tedeschi intenzionati a disfarsi della loro vecchia auto per
acquistarne una nuova. Solo negli ultimi tre giorni mezzo milione di richieste
sono arrivate via Internet all'ufficio competente. Intanto il governo mette in
guardia dalla fretta esagerata. DIE WELT - "Manager Daimler Grube sarà il
successore di Mehdorn": nella notte sotto la guida del cancelliere tedesco
Angela Merkel (Cdu) i ministri del governo federale avrebbero trovato l'accordo
sul nome del futuro numero 1 di Deutsche Bahn. Ruediger è anche a capo del
consiglio di amministrazione del gruppo aerospaziale Eads. Per questo Grube ha
dimestichezza anche con le aziende particolarmente vicine al mondo della
politica - esperienza che nel caso di Db gioca a suo favore. TAGESSPIEGEL -
"Al vertice, primo giorno": il capo della Casa Bianca, Barack Obama,
inizia il suo tour europeo con incontri bilaterali e l'inizio del G20 a Londra.
Fuga verso l'Europa: "Per mare": l'Unione per il Mediterraneo di
Nicolas Sarkozy, un centro per l'immigrazione in Mali, la più intensa
collaborazione con la Libia nel settore energetico - tutto questo fino ad ora è
una rabberciatura. L'Unione europea deve cercare un vero dialogo con i paesi
che non possono più permettersi di dare da vivere ai loro giovani - e non
soltanto nei periodi in cui il fenomeno migratorio si intensifica. LONDRA
BRUCIA "Nel centro di Berlino aumenta la povertà": l'atlante della
struttura sociale della capitale tedesca presentato ieri da Heidi Knake-Werner
e Katrin Lompscher, responsabili rispettivamente delle Politiche sociali e
della Sanità nel Land di Berlino, mostra con chiarezza che in alcune zone della
città le condizioni degli abitanti sono estremamente disagiate. 4 - GRAN
BRETAGNA THE GUARDIAN - La vera Questione importante del vertice G20: non i
piani di rilancio economico ma la disposizione dei posti a tavola per la cena a
Downing Street: "Chi si siede vicino al Presidente?". Le proteste
G20: l'alleanza arcobaleno fra le diverse organizzazioni non funziona: i
dimostranti forzano le linee della polizia e mandano in frantumi le vetrine
della Royal Bank of Scotland, "ma non trovano banchieri da linciare".
"Gordon Brown cerca di salvare l'accordo dall'opposizione
franco-tedesca". THE INDEPENDENT - "G20, accordo o niente
accordo?": Brown e Obama chiedono nuovi interventi di spesa mentre Sarkozy
e Merkel insistono per avere nuove regole per "dare una coscienza al
capitalismo". Afghanistan: trattative tra la presidenza Karzai e i
talebani moderati, un approccio più pragmatico in vista della prossima
offensiva Usa. "La soluzione ai gas serra
potrebbe essere nel sottosuolo": secondo alcuni studi i gas serra
potrebbero essere catturati e sepolti "per sempre" sottoterra. LONDRA
BRUCIA "Una violinista palestinese fatta fuggire dalla Cisgiordania":
la sua vita in pericolo dopo aver suonato per un'orchestra israeliana. THE
TIMES - "Russia e Usa si impegnano a ridurre le
testate nucleari": Obama e Medvedev rilanciano i negoziati Start alla
vigilia del vertice G20. "L'Europa minaccia di far fallire il
vertice": Francia e Germania chiedono agli Usa
nuove concessioni dagli Stati uniti sulla regolamentazione finanziaria.
"Omar al Bashir va in pellegrinaggio alla Mecca": ne va della
credibilità della Corte internazionale penale. Scienza: "le ricerche con
cellule staminali aprono nuove speranze per la cura della sordità". THE
FINANCIAL TIMES - Il Ft apre la sua edizione odierna con un'immagine degli
scontri di ieri a Londra, alla vigilia del vertice G20: la Banca d'Inghilterra
assediata. "I leader sotto accusa per gli asset tossici": il
presidente del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, dice al Ft che la crisi non verrà
mai risolta se prima non verrà fatta prima "pulizia" nel settore
bancario. Un'opinione confermata da Mario Draghi, alla guida del nuovo
organismo internazionale Financial Stability Forum: "dobbiamo incrementare
la trasparenza". LONDRA BRUCIA 5 - STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - La Cina in lizza per essere leader mondiale nelle auto
elettriche: in quella che viene definita una nuova minaccia a Detroit, Pechino
sta investendo pesantemente nei veicoli a tecnologia ibrida ed elettrica, con
un piano basato su ricerca, stazioni di rifornimento e incentivi. G20: in
Europa Obama si trova davanti a richieste per regolamentare la finanza. Il
presidente ha messo in guardia che gli Usa non possono
riacquistare il suo ruolo di "consumatore vorace del mercato" che
potrebbe stabilizzare l'economia mondiale. THE WASHINGTON POST - Al G20 Obama
annuncia una nuova era per l'economia mondiale: il presidente avverte che gli
Stati Uniti non possono più essere l'unico motore di crescita, prima che le
nazioni creino una lista di nuove regolamentazioni al summit economico globale.
Usa e Russia discutono dell'accordo sulle armi: Barack
Obama e Dmitri Medvedev annunciato l'avvio di trattative su un trattato
strategico per ridurre l'arsenale nucleare. I commenti: L'enigma Obama, perchè
il presidente, a turno, intende sfidare sia gli avversari che i loro alleati.
LONDRA BRUCIA Messico: guerra contro i narcos, cresce il ruolo dell'esercito
contro i cartelli della droga. Ufficiali in pensione ingaggiati per guidare le
forze di polizia, mentre i soldati sono in prima linea nella guerra contro i
narcotrafficanti. 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo
edito a Londra, "G20: manifestazioni e diplomazia... Washington e Londra
di fronte alle linee rosse franco-tedesche". Israele, "Lieberman
inizia il suo lavoro nel governo rifiutando Annapolis e l'Anp la considera un
sfida". Libano, il leader degli Hezbollah sciiti "Nasrallah riduce il
numero dei candidati del partito di Dio per favorire i suoi alleati".
Iraq, "per fare fronte a pericoli provenienti da Iran e Siria, Baghdad sta
per acquistare 18 jet F16"; "gruppi armati legati ad al Baath e ad al
Qaida riprendono la loro attività ... E appaiano bombe a mano russe";
"il governo di Baghdad dialoga con i rapitori dei 4 britannici, fonti sadriste:
i sequestratori sono legati a Teheran". Yemen, "il capo dei rapitori
dei due olandesi offre il loro rilascio in cambio di un incarico di comando
nelle forze di sicurezza". Sondaggio, "73% dei palestinesi chiede un
governo d'unità nazionale e la maggioranza non crede che uno stato indipendente
vedrà la luce". LONDRA BRUCIA AL QUDS AL ARABI - giornale palestinese
edito a Londra, "violenti manifestazioni e divergenze tempestano il G20 di
Londra", "Brown esclude un successo per un soluzione della crisi
finanziaria ... E Merkel chiede accordi limitati". Israele,
"Netanyahu minaccia di fermare il programma nucleare iraniano e Lieberman
annuncia che Israele non si sente vincolata agli accordi di Annapolis".
"Londra conferma il miglioramento nei rapporti con Damasco e al Muallem
(ministro degli Esteri siriano) annuncia la disponibilità del suo paese a
contribuire per realizzare sicurezza e stabilità nell'area" e "un
alto funzionario di Londra invita Hamas a 'ripudiare la violenza'".
Secondo fonti da Damasco, "Il prossimo governo siriano sarà 'accademico' e
guidato da tre deputati". "Un ulema saudita condanna 'il pesce
d'aprile': dire bugie è peccato". LONDRA BRUCIA AL HAYAT - foglio panarabo
edito a Londra, "Oggi il G20: sette ore che terminano con un comunicato
generale"; "Il sovrano saudita Abdullah incontra oggi Obama e
Brown"; e "Riad appoggia più controllo sui fondi di sorveglianza e
sugli automatismi finanziari". Israele, "dissenso internazionale dal
rifiuto di Lieberman della soluzione di due stati". Iraq, "voci su
una duplice scissione nelle file dei sadristi: una all'interno delle carceri e
l'altra sostenuta da Teheran". ASSAFIR - quotidiano libanese vicino allo
schieramento anti-occidentale, "vertice finanziario G20: sarà in grado di
rimediare ai danni provocati dagli americani?". Elezioni libanesi,
"Nasrallah: un affermazione dell'opposizione apre le porte alla
partnership" nel governo. Israele, "Lieberman espone il succo delle
sue idee per la politica estera: No ad Annapolis e ai due stati... E No al
ritiro dal Golan". [02-04-2009] LONDRA BRUCIALONDRA BRUCIALONDRA
BRUCIALONDRA BRUCIALONDRA BRUCIALONDRA BRUCIALONDRA BRUCIA
( da "Finanza.com" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G20, tra
Stati Uniti e Cina dialogo a 360 gradi (2 Aprile 2009
- 08:23) MILANO (Finanza.com) - "Quando due persone si trovano sulla
stessa barca devono remare assieme e di buona lena per arrivare
all'accordo". Hu Jintao ieri ha voluto salutare il presidente degli Usa, Barack Obama, con una vecchia storiella cinese. Pechino
si mostra quindi pronta ad assumersi le responsabilità che spettano a una
grande potenza economica e politica. Obama e Hu Jintao hanno
posto ieri le premesse per trasformare i contraddittori rapporti tra Usa e Cina in una stabile alleanza strategica dando di conseguenza una
investitura ufficiale al "G2" nuovo asse che potrebbe condizionare
gli equilibri del pianeta. "Le due parti concordano di lavorare assieme
per costruire una positiva e cooperativa relazione globale Stati Uniti-Cina per il 21esimo secolo, e di
mantenere e rafforzare gli scambi a tutti i livelli", recita un comunicato
congiunto diffuso al termine dell'incontro. (Riproduzione riservata)
( da "Caserta News" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Giovedì
2 Aprile 2009 Casella e Giogliofiorito incontro ragazzi intercultura
ISTITUZIONI | Caserta Gli assessori alla Pubblica Istruzione Giuseppe Casella e
alle Politiche Giovanili Arturo Gigliofiorito hanno ricevuto stamattina la
visita dei ragazzi di Intercultura, 22 studenti di diverse nazionalità che per
una settimana saranno ospitati da famiglie casertane e saranno accompagnati dai
tutor dell'associazione tra le bellezze di Terra di Lavoro e dell'intera
Campania. Gli assessori hanno salutato i giovani studenti illustrando loro il
funzionamento degli organi istituzionali e augurando una piacevole permanenza
in una terra ricca di storia e monumenti. "Siamo certi hanno esordito gli assessori che conserverete uno
splendido ricordo della vostra esperienza in Italia ed, in particolare, dei
giorni passati qui a Caserta dove ci auguriamo di incontrarvi nuovamente
tra qualche anno, quando sarete adulti, magari da turisti con le vostre
famiglie". I ragazzi di intercultura provengono da ogni parte del mondo ( Usa, Cina, Thailandia, Brasile, Argentina, Venezuela, Nuova Zelanda,
Islanda, Finlandia e Germania) e sono in Italia da settembre scorso per motivi
di studio. "Aggiungi un posto a tavola", è questo il motto con cui
Intercultura, associazione onlus, invita famiglie con figli adolescenti ad
aprirsi ed accogliere in casa studenti selezionati provenienti da tutto il
mondo. Il centro locale di Caserta, guidato dal presidente Giovanni
Tessitore, è particolarmente attivo ed anche per l'anno scolastico 2009/10
partiranno da Caserta per diverse destinazioni internazionali quindici ragazzi
accuratamente selezionati che frequenteranno una scuola straniera e saranno
ospitati in famiglie del luogo.
( da "Blogosfere" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Apr 09 2
Crisi? Negli Usa decollano le ricerche nei mercatini online
Pubblicato da Luca Dello Iacovo alle 10:22 in globalizzazione Craigslist è una
bacheca online: pubblica annunci economici (compro/vendo auto, case,
elettrodomestici) di privati. Di fatto, è un mercatino su internet arricchito
dai commenti degli utenti. Nell'epoca della crisi economica, la parola
Craigslist è la più cercata su internet nell'ultima settimana, più di
MySpace: +87% a febbraio. I motivi? Secondo Hitwise sta diventando un successo
tra le persone più povere. Una tendenza che fa riflettere sulla relazione tra
digital divide (in questo caso, la minore diffusione di tecnologia tra i gruppi
più svantaggiati) e il passaparola tra chi ha trovato Craiglist più
conveniente. via paidcontent
( da "Metronews" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Londra :
il G20 sotto assedio uscito su Metro il 02/04/2009 Lascia il tuo commento!
Giornata di guerriglia a Londra in attesa del G20. Gruppi di dimostranti
mascherati hanno assaltato la sede della Royal Bank of Scotland (Rbs), a
Threadneedle Street, facendo irruzione negli uffici, dopo aver rotto le
finestre e terrorizzato gli impiegati. Sono dovuti intervenire gli agenti delle
squadre anti sommossa. Finestre in frantumi anche in una sede della Hsbc. In
totale, la polizia londinese ha arrestato 24 persone. Fra questi anche 11
manifestanti che indossavano false divise della polizia. Tensione anche fra i
grandi, Obama chiede scelte rapide. Altolà di Sarkozy alla Merkel. Ieri è stata
una vigilia agitata e piena di tensione quella del G20 in programma oggi a
Londra: oltre agli scontri tra polizia e manifestanti che hanno portato a
feriti e arresti di decine di persone, Francia e Germania non sono soddisfatte
della bozza di documento redatta in vista del vertice, che si prefigge di
trovare soluzioni che risollevino le sorti delleconomia
globale. Lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy spiegando che la
Francia ha chiesto regole più severe per la regolamentazione della finanza
globale e, in particolare, contro i paradisi fiscali. Sarkozy ha anche
minacciato di lasciare il vertice se non si troveranno terapie durto. Mentre il presidente Usa Obama ha
sottolineato la gravità della crisi e la necessità di soluzioni radicali
(«bisogna agire con urgenza») e concordate tra tutti i Paesi. Obama ha quindi
ribadito la necessità di «concentrarsi sui punti comuni piuttosto che sulle
divergenze»: «ripulire le banche », «deciso no al protezionismo » e il
«sostegno ai poveri ». L'Opinione Un G40 contro la crisi Cè un obiettivo che il G20 dovrebbe darsi, quello di
diventare un G40: anziché riunire solo i 20 Paesi più ricchi del mondo, questa
assemblea dovrebbe includere anche i 20 più poveri! Perché mai la crisi
economica dovrebbe essere un tema talmente serio che i poveri non meritino di
essere neanche consultati? Perché le nazioni più svantaggiate dovrebbero
limitarsi a prendere atto delle decisioni prese dai ricchi in tempo di crisi? I
ricchi si sentono forse gli unici colpiti dalle difficoltà e autorizzati a dare
la propria opinione? Sappiamo da tempo che le cinque potenze che decidono su
guerra e pace allinterno del Consiglio di
sicurezza dellOnu sono anche i cinque maggiori produttori di armi del
pianeta (Cina, Usa, Russia, Francia e Gran
Bretagna). E nel medesimo paradossale sistema, continuiamo a vedere che le
nazioni maggiormente responsabili dellesaurimento
di risorse del pianeta stanno cercando soluzioni alla crisi economica,
soluzioni prese in solitudine ma che avrebbero conseguenze economiche e sociali
su chiunque. La prospettiva multilaterale e multipolare sostenuta da Obama non sarà in alcun
modo sufficiente a guidare il cambiamento, sarà invece necessario costruire un
mondo realmente condiviso. Per il mutamento climatico, a fare la differenza
sono state le tante diversità riunite in uno speciale comitato (lIPCC, Foro intergovernativo sul mutamento climatico). Oggi
la crisi economica ha una portata sufficientemente globale da giustificare la
creazione di un apposito organismo in cui ogni componente – NGO, associazioni,
sindacati, rappresentanti delleconomia privata e autorità locali – e non
solo i governi, avesse diritto parola.(Patrice Barret fondatore di Bridge
Initiative International)
( da "Trend-online" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il gioco
delle parti Usa/Cina cela gli
squilibri BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Mauro Artibani ,
02.04.2009 09:51 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!!
Ci sono in giro ricchi, riccastri e quelli senza il becco d'un quattrino. Negli
USA, lindustria del credito ha prosperato con il debito.
Lo stesso debito che ha fatto prosperare lindustria della manifattura
Cinese. Si sono fatti profitti approfittando del debito. Per un certo tempo il
meccanismo ha funzionato poi il crollo della Domanda dei Consumatori Americani,
con redditi insufficienti per continuare a sostenerla e della Domanda di quelli
Cinesi che non decolla; stessa insufficienza per cominciare a sostenerla. I
primi ingrigiscono nellozio; i secondi, ingrigiti
dallozio, vogliono consumare. Con redditi insufficienti dunque, debiti
necessari, crediti obbligati. Gli Americani hanno fatto debito per prosperare
consumando merci; i Cinesi hanno fatto credito agli USA per prosperare vendendo
merci. In questo gioco delle parti USA / CINA si celano due squilibri per
garantirne uno: un PIL mondiale per il 20% sostenuto dai consumatori stellestrisce, solo per un misero 3 da quelli con gli
occhi a mandorla.
Squilibrio che non ammette equilibri; un giro vorticoso di debito di 3,7 a 1 $
sul PIL. Quel credito che sostiene il debito, che regge il consumo, che regge
la produzione per generare ricchezza si è bloccato: consumo fermo negli USA,
produzione ferma in CINA. Orsù: non è un bel vedere! Gli Americani costretti a
far ricchezza consumando a debito. Già, la produzione improduttiva non è un
alternativa: i 700 miliardi di $ l'anno in rosso della bilancia commerciale lo
certificano. Il soccorso rosso cinese acquista quel debito
invece di finanziare i consumi interni adeguando i redditi. Cinici i Cinesi,
basso il costo del lavoro, competitive le loro merci. Tutto questo accade:
patente l'usura del meccanismo. Scricchiolii dappertutto. Per andare oltre occorre
reddito, senza altri panegirici. Reddito segue pagina >>
( da "Trend-online" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il gioco delle parti Usa/Cina cela
gli squilibri BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Mauro Artibani ,
02.04.2009 09:51 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!!
vero, reddito di scopo, reddito da consumo altro che debiti, altro che crediti. Questo si deve, per
inorgoglire i sovrautilizzati consumatori yankee e i sottoutilizzati
visigialli. Per la loro prosperità, la nostra e quella di tutti. Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org
( da "Corriere del Veneto"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
REGALO
02-04-2009 Diplomazia Washington-Pechino Decolla il dialogo
Stati Uniti e Cina hanno
concordato di creare un gruppo per il dialogo strategico ed economico, in
occasione del primo incontro, a Londra, tra Obama e il presidente cinese Hu
Jintao. Del gruppo faranno parte, sul versante Usa, il segretario di stato Hillary Clinton e il ministro del
Tesoro, Tim Geithner. La prima riunione è prevista per l'estate.
( da "Corriere del Veneto"
del 02-04-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzetta di
Parma (abbonati))
Argomenti: Cina Usa
GUSTO
02-04-2009 Una rassegna in forte crescita Da tutto il mondo nel nome del vino
II Il business è servito. Vinitaly, giunto alla 43» edizione (da oggi a
lunedi), anno dopo anno conferma la propria leadership internazionale grazie
alla capacità di creare un sistema di iniziative ed eventi che nel tempo ha
trasformato l'esposizione di vini e distillati da semplice vetrina a rete di
contatti tra gli operatori specializzati. Ora si presenta come la prima rassegna
al mondo con più di 4.200 espositori da America, Europa, Africa e Oceania e una
media annua di 150mila visitatori specializzati da oltre cento Paesi tra cui
oltre a tutta l'Europa, anche da India, Australia, Sud Africa, Israele,
Turchia, Usa, Canada, Russia,
Lituania, Repubblica Ceca, Cina, Giappone oltre che dall'America Latina. A inaugurare Vinitaly
oggi alle 10 sarà il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia. Presenti il
presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, il sindaco di Verona Flavio
Tosi, il presidente della Provincia di Verona Elio Mosele, oltre al
presidente di Veronafiere Castelletti. Nuovi spazi espositivi Per andare
incontro alle richieste degli espositori, quest'anno gli spazi sono stati
ottimizzati e ulteriormente ampliati, grazie anche al completo rifacimento del
padiglione 1, dotato di 2.000 metri quadrati di pannelli solari, che verrà
inaugurato proprio oggi. Nel 2008 sono stati oltre 20mila i buyer presenti, su
43 mila presenze estere totali da 110 Paesi (con un incremento del 25% degli
operatori stranieri). Nel 2008 gli operatori provenienti dall'estero sono stati
per il 49% grossisti, importatori/esportatori, agenti, mentre per il 35% del
settore vendita al consumo .
( da "Corriere del Veneto"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
ECONOMIA
02-04-2009 Fondi Comuni AZ. ITALIA ULT. PREC. Fideuram Master Selection -
Equity Asia 6,347 6,508 Fondersel Oriente 4,486 4,537 Fondo Alto Pacifico
Azionario 3,684 3,783 Generali Pacifico 7,967 8,098 Gestielle Giappone Classe A
3,561 3,632 Gestielle Giappone Classe B 3,598 3,668 Gestielle Pacifico Classe A
9,089 9,298 Gestielle Pacifico Classe B 9,184 9,394 Gestnord Azioni Pacifico
4,904 4,986 Imi Eas 4,52 4,653 Investitori Far Eas 3,735 3,826 Kairos
Multi-Manager Asia 889,321 889,321 Mc Fdf Asia Classe A 5,162 5,172 Mc Fdf Asia
Classe B 2,923 2,929 Mediolanum Ferdinando Magellano 3,691 3,762 Mediolanum
Oriente 2000 5,474 5,582 Optima Azionario Far Eas 2,468 2,532 Pioneer Azionario
Area Pacifico 2,928 2,957 Sai Fdf Pacifico 2,613 2,653 Soprarno Nikkei 225
2,508 2,536 Talento Comparto Asia 75,786 76,212 Ubi Pramerica Azioni Pacifico
4,428 4,514 Vegagest Azionario Asia Classe A 3,611 3,637 Vegagest Azionario
Asia Classe B 3,608 3,635 Abn Amro Master Azionario Italia 10,909 10,658
Alboino Re 4,706 4,553 Allianz Azioni Italia All Stars 3,22 3,156 Allianz
Azioni Italia L 15,803 15,409 Allianz Azioni Italia T 15,591 15,204 Arca Azioni
Italia 14,481 14,084 Aureo Azioni Italia 13,383 13,029 Bim Azionario Italia
5,377 5,273 Bim Azionario Small Cap Italia 5,731 5,667 Bipiemme Italia 11,293
10,976 Bnl Azioni Italia 12,917 12,575 Bnl Azioni Italia Pmi 3,937 3,864 Bpvi
Azionario Italia 3,565 3,486 Ca-Am Mida Azionario Italia 21,787 21,649 Ca-Am
Mida Mid Cap Italia 5,178 5,144 Carige Azionario Italia Cl.A 3,962 3,861
Carismi Dynamic Italia Classe A 2,781 2,707 Carismi Dynamic Italia Classe B
2,519 2,452 Credit Suisse Azionario Italia 14,193 14,192 Ducato Geo Italia
Classe A 9,734 10,173 Ducato Geo Italia Classe Y 9,889 10,335 Eurizon Azioni
Italia 130/30 11,871 12,461 Eurizon Azioni Pmi Italia 3,456 3,541 Eurizon Focus
Azioni Italia 8,569 8,96 Euromobiliare Azioni Italiane 15,029 14,613 Fondersel
Italia 13,216 13,814 Fondersel P.M.I. 10,213 10,442 Generali Capital 33,923
33,131 Gestielle Italia Classe A 9,597 10,03 Gestielle Italia Classe B 9,7
10,136 Gestnord Azioni Italia 7,686 7,482 Imi Italy 15,451 15,02 Leonardo
Italian Opp. 6,557 6,397 Mediolanum Risparmio Italia Crescita 11,718 12,248
Nextam Partners Azionario Italia 3,377 3,297 Optima Azionario Italia 4,11 3,997
Optima Small Caps Italia 4,285 4,197 Pioneer-Azionario Crescita 9,884 9,64 Sai
Italia 13,393 13,047 Symphonia Sicav Azionario Italia 8,396 8,211 Symphonia
Sicav Azionario Italia Small 2,964 2,928 Cap Systema Azionario Italia 9,297
9,297 Ubi Pramerica Azioni Italia 3,524 3,434 Ubi Pramerica Small Cap 3,645
3,569 Vegagest Azionario Italia Classe A 4,766 4,655 Vegagest Azionario Italia
Classe B 4,766 4,67 Zenit Azionario Classe I 6,574 6,83 Zenit Azionario Classe
R 6,53 6,785 AZ. INTERNAZIONALI AZ. AREA EURO Abn Amro Master Azionario
Internazionale 6,985 6,921 Allianz Azioni Globale L 2,338 2,325 Allianz Azioni
Globale T 2,304 2,291 Allianz Multi90 2,747 2,812 Anfiteatro Global Equity
Anima Fondo Trading 8,979 8,925 Arca 27 Azioni Estere 8,163 8,114 Arca Cinquestelle
- Comparto E 2,547 2,528 Arca Multimanager Valuta Coperta E 2,682 2,651 Atlante
Azionario Internazionale Aureo Azioni Globale 6,719 6,646 Bancoposta Azionario
Internazionale 2,569 2,551 Bim Azionario Globale 2,905 2,858 Bipiemme Globale
14,221 14,081 Bipiemme Piu' Comparto Azionario 3,349 3,44 Bipiemme Valore 3,432
3,388 Bipiemme&Co. Comp. 90 2,982 2,971 Bpvi Azionario Internazionale 2,599
2,587 Bpvi Equity Ca-Am Mida Azionario Internazionale 2,723 2,716 Caam Azioni
Sr 3,569 3,557 Caam Global Equity 3,155 3,197 Capitalia Bds Arccrescita 3,84
3,868 Carige Azionario Intern. Cl.A 4,541 4,51 Cividale Forum Iulii Azione
Classe A 3,488 3,447 Cividale Forum Iulii Azione Classe B 3,479 3,439
Consultinvest Global 2,997 3,082 Credit Suisse Azionario Internazionale 6,727
6,727 Ducato Geo Globale Classe A 16,878 17,321 Ducato Geo Globale Classe Y
17,148 17,597 Ducato Multimanager Global Eq. Classe Y 2,747 2,787 Ducato
Multimanager Global Equity Classe A 2,717 2,757 Eurizon Azioni Mondo
Multimanager 2,386 2,425 Eurizon Focus Azioni Internazionali 5,217 5,362
Fideuram Azione 9,322 9,277 Generali Global 9,843 9,781 Gestielle
Internazionale Classe A 12,868 13,108 Gestielle Internazionale Classe B 12,985
13,224 Gestnord Azioni Trend Settoriali 2,023 2,009 Groupama Italia Equity
Selection Fund 4,587 4,683 Intra Azionario Internazionale 3,825 3,798
It0001338489fondo Alto Intern.Az. 3,149 3,134 Kairos Multi-Manager - Globale
901,962 901,962 Mc Fdf Megatrend Wide Classe A 5,372 5,392 Mc Fdf Megatrend
Wide Classe B 3,15 3,162 Mediolanum Azionario Top 100 8,826 9,021 Mediolanum
Borse Internazionali 10,659 10,886 Mediolanum Elite 95 L 3,663 3,74 Mediolanum
Elite 95 S 7,16 7,311 Nextam Partners Azionario Internazionale 3,263 3,226
Nextam Partners Strategia Private Equity 2,605 2,587 Optima Azionario
Internazionale 3,31 3,29 Pepite 3,206 3,137 Pepite Fondi 3,746 3,707 Sai
Globale 6,248 6,194 Sai Linea Aggressiva 2,929 2,969 Symphonia Ms Vivace 3,639
3,682 Symphonia Sicav Azionario Internazionale 4,596 4,518 Ubi Pramerica Azioni
Globali 3,141 3,12 Ubi Pramerica Privilege 5 3,655 3,722 Valori Responsabili
Azionario 3,2 3,138 8a+ Eiger 3,048 2,955 Aureo Azioni Euro 7,707 7,536
Bipiemme Euroland 3,204 3,126 Ca-Am Mida Azionario Euro 5,716 5,714 Caam Azioni
Qeuro 8,828 9,183 Capitalia Euro Value 6,088 6,115 Ducato Geo Euro Blue Chips
Classe A 4,446 4,637 Ducato Geo Euro Blue Chips Classe Y 4,516 4,71 Epsilon
Qequity 3,229 3,151 Eurizon Focus Azioni Euro 9,871 10,23 Fondo Alto Azionario
12,527 12,353 Intra Azionario Area Euro 4,358 4,267 Leonardo Fondo Euro 4,261
4,181 Symphonia Sicav Azionario Euro 4,19 4,092 Systema Azionario Euro 4,371
4,371 Ubi Pramerica Azionario Etico 3,614 3,517 Ubi Pramerica Azioni Euro 3,947
3,836 Ubi Pramerica Euro Sectors 3,288 3,33 Vegagest Azionario Area Euro Classe
A 5,596 5,485 Zenit Eurostoxx 50 Plus 3,382 3,542 AZ. EUROPA AZ. PAESI
EMERGENTI Abis Europa 3,62 3,62 Abn Amro Master Azionario Europa 3,913 3,8
Allianz Azioni Europa L 11,218 10,966 Allianz Azioni Europa T 11,072 10,823
Allianz Multieuropa 5,227 5,281 Anima Europa 2,93 2,861 Arca Azioni Europa
6,826 6,632 Bim Azionario Europa 7,165 6,983 Bipiemme Europa 9,149 8,878
Bipiemme Iniziativa Europa 4,508 4,401 Bnl Azioni Europa Crescita 8,392 8,166
Bnl Azioni Europa Dividendo 2,205 2,144 Bpvi Azionario Europa 2,795 2,723 Caam
Europe Equity 3,053 3,097 Carige Azionario Europa Cl.A 4,005 3,907 Carismi
Dynamic Europe Classe A 3,139 3,061 Carismi Dynamic Europe Stocks Classe B
2,925 2,852 Consultinvest Azione 6,081 6,292 Ducato Geo Europa Classe A 7,242
7,485 Ducato Geo Europa Classe Y 7,359 7,606 Ducato Geo Europa Pmi Classe A
12,233 12,521 Ducato Geo Europa Pmi Classe Y 12,414 12,706 Epsilon Qvalue 3,741
3,644 Eurizon Azioni Europa Multimanager 4,075 4,141 Eurizon Azioni Pmi Europa
4,959 5,075 Eurizon Focus Azioni Europa 5,721 5,894 Euromobiliare Europe Equity
F. 10,333 10,069 Fideuram Master Selection - Equity Europe 6,231 6,19 Fondaco
Eu Sri Equity Beta 59,921 62,063 Fondersel Europa 9,15 9,46 Generali Europa
Value 17,211 16,716 Gestielle Europa Classe A 4,969 5,125 Gestielle Europa
Classe B 5,022 5,18 Gestnord Azioni Europa 6,044 5,892 Imi Europe 12,981 12,59
Investitori Europa 3,71 3,617 Kairos Partners Europe 3,476 3,369 Laurin
Eurostock 2,642 2,732 Mc Fdf Fdf Europa Classe A 4,73 4,785 Mc Fdf Fdf Europa Classe
B 2,702 2,733 Mediolanum Amerigo Vespucci 4,21 4,305 Mediolanum Europa 2000
10,815 11,117 Nextam Partners Azionario Europa 3,625 3,541 Optima Azionario
Europa 2,152 2,091 Pioneer Azionario Valore Europa Distrib. 4,953 4,835
Pioneer-Azionario Europa 11,519 11,311 Sai Europa 7,765 7,581 Soprarno Dj Euro
Stoxx 50 2,863 2,794 Symphonia Ms Europa 3,79 3,825 Systema Azionario Europa
3,109 3,109 Talento Comparto Europa 90,079 91,164 Unibanca Azionario Europa
4,057 4,189 Vegagest Azionario Europa Classe A 3,409 3,322 Vegagest Azionario
Europa Classe B 3,394 3,307 Allianz Az Paesi Emergenti L 5,938 5,892 Allianz Az
Paesi Emergenti T 5,859 5,814 Anima Emerging Markets 5,667 5,64 Arca Azioni
Paesi Emergenti 5,991 5,957 Bipiemme Emerging Markets Equity 4,37 4,341 Bnl
Azioni Emergenti 5,993 5,96 Caam Global Emerging Equity 3,145 3,196 Capitalgest
Equity Emerging Marke 23,556 23,395 Ducato Geo Paesi Em. Classe A 3,699 3,829
Ducato Geo Paesi Emerg. Classe Y 3,763 3,895 Eurizon Focus Azioni Paesi
Emergenti 5,343 5,548 Euromobiliare Global Emerging Markets 5,25 5,353 Fideuram
Master Selection - Equity Global 7,401 7,414 Emerging Mk Gestielle Emerging
Market Classe A 9,486 9,797 Gestnord Azioni Paesi Emergenti 5,762 5,724 Mc Fdf
Paesi Emergenti Classe A 5,649 5,665 Mc Fdf Paesi Emergenti Classe B 2,662 2,67
Pepite Bric 3,43 3,414 Pioneer Az. America Latina 15,627 15,617
Pioneer-Azionario Paesi Em 6,873 6,838 Sai Fdf Paesi Emergenti 3,704 3,734
Sanpaolo Mercati Emergenti 13,236 13,187 Ubi Pramerica Azioni Mercati Emergenti
6,218 6,17 AZ. PAESE Euromobiliare Asian Opportunities
1,774 1,812 Generali Japan 1,867 1,859 Gestielle Cina Classe A 7,018 7,294 Gestielle East Europe Classe A 8,242 8,648
Gestielle India Classe A 3,49 3,634 AZ. ENERGIA E MATERIE PRIME Eurizon Azioni
Energia E Materie Prime 6,965 7,169 AZ. BENI DI CONSUMO Nextra Azioni Beni Di
Consumo 6,528 6,466 AZ. AMERICA AZ. SALUTE Eurizon Azioni Salute E
Ambiente 12,088 12,073 Euromobiliare Green Equity F. 6,186 6,376 Gestielle
Pharma Classe A 2,355 2,351 Gestielle Pharma Classe B 2,376 2,372 AZ. FINANZA
Eurizon Azioni Finanza 11,256 11,95 Gestielle World Financials Classe A 2,2
2,308 Gestielle World Financials Classe B 2,221 2,329 AZ. SERV.
TELECOMUNICAZIONI Gestielle World Communication Classe A 4,996 5,061 Gestielle
World Communication Classe B 5,039 5,105 AZ. INFORMATICA Eurizon Azioni
Teconologie Avanzate 2,848 2,903 Euromobiliare Megatrend 8,739 8,755 Gestielle
Tecnologia Classe A 1,385 1,409 Gestielle Tecnologia Classe B Abn Amro Master
Azionario America 3,582 3,585 Allianz Azioni America L 9,762 9,73 Allianz
Azioni America T 9,615 9,584 Allianz Multiamerica 3,823 3,893 Anima America
2,822 2,798 Arca Azioni America 11,774 11,745 Bim Azionario Usa
4,02 3,983 Bipiemme Americhe 6,512 6,496 Bnl Azioni America 11,66 11,637 Caam Usa Equity 3,373 3,445 Carige Azionario America Cl.A 1,928
1,922 Carismi Dynamic Mix 30 3,779 3,776 Ducato Geo America Classe A 3,239
3,297 Ducato Geo America Classe Y 3,289 3,347 Eurizon Azioni Pmi America 13,004
13,315 Eurizon Focus Azioni America 6,136 6,271 Euromobiliare America Eq. Fund
10,487 10,622 Fideuram Master Selection - Equity Usa
5,862 5,947 Fondersel America 7,331 7,426 Fondo Alto America Azionario 3,502
3,482 Generali America Value 13,154 13,101 Gestielle America Classe A 5,847 5,957
Gestielle America Classe B 5,91 6,021 Gestnord Azioni America 8,319 8,311 Imi
Wes 12,639 12,589 Investitori America 2,691 2,68 Kairos Multi-Manager America
755,007 755,007 Mc Fdf America Classe A 3,934 3,976 Mc Fdf America Classe B
3,121 3,154 Mediolanum America 2000 6,766 6,891 Mediolanum Cristoforo Colombo
8,898 9,052 Nextam Partners Azionario America 2,706 2,64 Optima Azionario
America 3,019 3,012 Pioneer-Azionario America 5,051 5,031 Sai America 8,541
8,514 Soprarno S&P 500 2,886 2,855 Symphonia Ms America 2,939 2,973 Systema
Azionario Usa 3,073 3,073 Talento Comparto America
67,654 68,458 Ubi Pramerica Azioni Usa 2,967 2,959
Vegagest Azionario America Classe A 2,822 2,815 Vegagest Azionario America
Classe B 2,828 2,82 Zenit S&P 100 Plus Classe I 2,621 2,678 Zenit S&P
100 Plus Classe R 2,612 2,67 AZ. ALTRI SETTORI Alpi Risorse Naturali 4,84 4,837
Ducato Immobiliare Classe A 6,031 6,245 Euromobiliare Real Estate Equity 3,822
3,826 Gestielle World Utilities Classe A 4,275 4,346 Optima Tecnologia 2,013 2,001
AZ. ALTRE SPECIALIZZAZIONI Ducato Etico Geo Classe A 2,202 2,244 Ducato Etico
Geo Classe Y 2,234 2,276 Eurizon Azionario Internazionale Etico 4,192 4,297
Gestielle Etico Azionario Classe A 3,972 4,048 Pioneer - Evolution Equity
29,426 29,426 Pioneer - Evolution Equity Global 30,959 30,959 Systema
Bilanciato 3,298 3,298 Systema Bilanciato Obbligazionario 4,951 4,951 AZ.
PACIFICO BIL. AZIONARI Allianz Azioni Pacifico L 3,81 3,871 Allianz Azioni
Pacifico T 3,748 3,809 Allianz Multipacifico 4,85 5,008 Anima Asia 4,457 4,522
Arca Azioni Far Eas 4,148 4,256 Bipiemme Pacifico 3,416 3,477 Caam Pacific
Equity 3,465 3,529 Carismi Dynamic Mix 15 3,846 3,842 Ducato Geo Asia Classe A
4,091 4,2 Ducato Geo Asia Classe Y 4,165 4,275 Ducato Geo Giappone Classe A
2,262 2,315 Ducato Geo Giappone Classe Y 2,294 2,348 Eurizon Azioni Asia Nuove
Economie 6,466 6,695 Eurizon Focus Azioni Pacifico 2,84 2,931 Euromobiliare
Tiger Far Eas 8,449 8,468 Arca Cinquestelle - Comparto D 3,072 3,054 Arca
Multimanager Valuta Coperta D 3,122 3,092 Aureo Ff 1classe Crescita 2,953 2,974
Bipiemme&Co. Comp. 70 3,434 3,432 Capitalia Bds Arcenergia 4,422 4,462
Carige Mosaico 75 3,596 3,621 Ducato Mix 50-100 Classe A 2,981 3,013 Ducato Mix
50-100 Classe Y 3,005 3,036 Ducato Multimanager Equity 50-100 Classe A 3,259
3,284 Ducato Multimanager Equity 50-100 Classe Y 3,286 3,311 Euromobiliare
Dinamico 28,036 28,429 Gestielle Global Asset 4 3,704 3,773 Imindustria 9,85
9,763 Ubi Pramerica Portafoglio Aggressivo 3,967 3,916 Ubi Pramerica Privilege
4 4,052 4,112 Ubs Strategy Xtra Growth 6,547 6,3
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
SAN
MARINO pag. 15 IL MINISTRO Franco Frattini non ha avuto tentennamenti nella sua
analisi su «Globalizzazione e ...
IL MINISTRO Franco Frattini non ha avuto tentennamenti nella sua analisi su «Globalizzazione e crisi economica», tema
della prolusione alla cerimonia di insediamento della Reggenza Cenci-Mina. Il
riferimento alla situazione internazionale, curiosamente, calzava a pennello
con le polemiche che hanno fatto, in Repubblica, da prologo alla nomina
dopo 13 mesi di «vuoto» del Presidente della Banca Centrale e dopo anni di
«stagnazione» (la definizione é dello stesso Frattini) alla firma dell'Accordo
di cooperazione economica di martedì sera. Franco Frattini ha dichiarato:
«Necessario evitare il nazionalismo economico, sarebbe un discorso di corto
profilo con serie conseguenze per il proprio mercato interno. L'Italia ha fatto
la propria parte nel rispetto del quadro europeo. In tempi di crisi globale gli
interventi devono tenerne conto non possono esserci sommatorie di inerventi
singoli». Insomma una sorta di assist alla conclusione dello stesso ministro
italiano: «Per uscire dalla crisi serve più Europa». Ma serve anche più San
Marino, del resto è l'obiettivo principale dell'accordo di cooperazione economica
(oggi) e di quelli finanziario e sulle doppie imposizioni (prossimamente). Ed è
propio in questa ottica che nei prossimi giorni la politica sammarinese dovrà
soffermarsi per analizzare la rivoluzione socio-economica cui l'Accordo ha dato
il via. Un accordo con l'Italia e che l'Italia porterà a sua volta in Europa.
Ad iniziare dal G20 che si apre oggi a Londra fino addirittura al G8 di luglio
alla maddalena. Il ministro Franco Frattini ha spaziato a lungo
sull'appuntamento di Londra e sulle innumerevoli risposte che dovrà dare. Un
excurus ampio in campo internazionale cui la presenza di San Marino è stata
sempre viva e tangibile nei riferimenti all'Accordo di cooperazione: «Era stato
impostato fin dal 2003. Ero io il ministro competente allora. Più facile quindi
arrivare a comprenderci. Ora c'è quello finaziario, con risflessi importanti,
su altri settori. Sono segnali forti». Quindi la bozza di una agenda comune di
lavoro: «Convocherò per dopo Pasqua la commissione mista. Non solo per
concludere l'accordo in materia finanziaria ma anche quello sul piano
culturale. In particolar modo l'obiettivo di costituire in breve il parco
tecnologico del Montefeltro». Una proposta, questa, che Dulbecco fece 11 anni
fa ricordando la grande possibilità per San Marino di essere protagonista nella
ricerca in sinergia proprio con l'Italia. Ma non solo, Frattini ha ribadito
ancora una volta come San Marino abbia: «la capacità per affermarsi come
interlocutore serio ed affidabile». Torniamo alla crisi finanziaria: c'è
l'esigenza di regole nuove ed efficaci. Occorre una nuova moralità nella
finanza internazionale.
( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
FANO
pag. 11 IL CINEMA fanese fa il giro del mondo. Già carico di premi, il... IL
CINEMA fanese fa il giro del mondo. Già carico di premi, il cortometraggio
«Sotto il mio Giardino» di Andrea Lodovichetti e Luca Caprara, continua a
partecipare a Festival internazionali e a riscuotere consensi. Dopo il primo
premio al Rhode Island international film festival, il certificato di
apprezzamento al San Joaquin film society, il successo allo Student film e
video festival di Beijing in Cina...
solo in questi giorni le vicende del piccolo investigatore Marco voleranno
dalla Serbia agli Stati Uniti. Fino a domani, infatti «Sotto il mio giardino»
partecipa al Belgrade docum & short film festival, mentre da oggi a
domenica sarà anche al Garden State film festival del New Jersey (Usa) e dal 9 al 12 aprile al Las Vegas
international film festival dove sa già di aver vinto il «Silver ace
Price», per finire dal 23 al 30 aprile al Newport Beach film festival. Ma il
tour non termina qui. A maggio anche a Monaco (Germania) e Stockton
(California, Usa) si potrà vedere la storia di Marco,
il bimbo vispo e appassionato di insetti e formiche che, notando la comparsa
inaspettata di un grosso formicaio nel suo giardino, si convince che il vicino
di casa abbia ucciso la moglie e l'abbia seppellita nella sua proprietà...
( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
CESENA
pag. 4 C'erano Joe Biden (vice-presidente Usa), Luiz Inácio L... C'erano Joe
Biden (vice-presidente Usa), Luiz Inácio Lula, Michelle Bachelet e Cristina
Kirchner (rispettivamente presidenti di Brasile, Cile e Argentina) ed i premier europei Gordon Brown e Josè Zapatero al vertice
delle forze progressiste che si è tenuto nel fine settimana scorso a Viña del
Mar. E c'era anche con Franceschini e Rutelli il deputato cesenate Sandro Gozi.
«L'idea che si sta facendo strada riferisce è quella di una nuova governance
transnazionale per un'economia ormai del tutto globalizzata».
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
CULTURA
E SOCIETA' pag. 31 PERUGIA QUAL È il potere del giornalismo? E' quello &#...
PERUGIA QUAL È il potere del giornalismo? E' quello che coincide, guarda caso,
con il dovere', la sua stessa ragione di esistere di raccontare la realtà dei
fatti, la nuda verità, con correttezza, indipendenza e documenti alla mano.
Quel potere dal basso' che ha sempre esercitato, ad esempio, Seymour Hersh. Ci
sarà anche lui (72 anni, firma storica del New Yorker, dove ha fatto le pulci
all'amministrazione Bush junior, svelando la vergogna di Abu Ghraib) al
Festival internazionale del giornalismo che ha aperto i battenti ieri a Perugia
e proseguirà fino a domenica 5. Una presenza, quella di Hersh, che contribuisce
a far volare alto un appuntamento giunto alla terza edizione e sempre in
crescendo che quest'anno viene dedicato alla memoria di Giancarlo Siani.
Decisione che si è meritata anche le lodi del presidente Napolitano, nel
messaggio inviato agli organizzatori: «Questo giornalista de Il Mattino' ha
pagato con la vita l'impegno in prima linea contro la criminalità organizzata,
offrendo così alle nuove leve del giornalismo un significato esempio di senso
civico e coraggio professionale». E nella volontà di guardare a fondo ogni
scomoda verità di un mondo in cui non solo l'economia, ma
anche i conflitti sono globalizzati, si inserisce l'arrivo a Perugia domenica
di Anne Nivat, inviata speciale del settimanale francese Le Point, con il suo
libro-reportage «Baghdad zona rossa». Per scriverlo ha vissuto un mese e mezzo
fra attentati e occupanti Usa in quella parte di città in cui ogni occidentale,
senza adeguata protezione, può sopravvivere 11-12 minuti. Sarà questo
evento a chiudere la vetrina internazionale umbra, dopo cinque giorni in cui si
succederanno, negli spazi della città, nomi come Javier Moreno, direttore de El
Pais, John Lloyd del Financial Times, Eric Ulken del Los Angeles Times, Petra
Reski del Die Zeit, e poi, alcuni tra gli italiani, Sergio Romano, Vittorio
Zucconi, Gian Antonio Stella, Gianni Riotta. p.p.c.
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
L'«AMICO»
AMERICANO Marco d'Eramo «La crisi è un'opportunità da non sprecare» ripete da
mesi Barack Obama. Ma oggi, al vertice del G20, il resto del mondo questa tesi
la farà propria contro Obama e contro gli Stati uniti. È per ridimensionare lo
strapotere non solo militare, ma soprattutto finanziario degli Usa, che il resto del mondo vuole sfruttare l'opportunità
della recessione. Oggi a Londra si manifesta il paradosso della nuova America:
mai un presidente americano è stato tanto popolare, però mai il modello sociale
e politico americano è stato tanto criticato, screditato (in senso letterale,
bancario). Almeno dalla fine della guerra fredda in poi, il capitalismo
anglosassone aveva imposto al pianeta la ferrea regola della sua sregolatezza
(deregulation) e imposto il suo tallone d'acciaio sul nuovo disordine
capitalistico mondiale. La chiamava globalizzazione. Ora che la crisi del
credito ha innescato una recessione senza precedenti, molti dei 20 paesi più
ricchi del mondo sono venuti a Londra a chiedere il conto a Wall Street e alla
City. «Avete fatto il disastro e ora ci chiedete di aprire i cordoni della
borsa» dicono - ognuno per ragioni differenti e con diversa
forza contrattuale - Hu Jintao per la Cina, Ignácio Lula da Silva per il Brasile, Nicholas Sarkozy per la
Francia e Angela Merkel per la Germania. E ognuno presenta un conto differente.
Lula chiede che il nord del pianeta abolisca infine le antiche barriere
protezionistiche (vedi l'agricoltura); Hu ha già avanzato la richiesta
di un nuovo ordine monetario internazionale in cui il regno del dollaro non sia
più una monarchia assoluta; Sarkozy e Merkel esigono una lista nera dei
«paradisi fiscali» e nuove regole finanziarie che risollevino le sorti delle
loro «città mondo»: è grazie al lassismo totale dei controlli, che New York e
Londra hanno consolidato il proprio primato assoluto di piazze mondiali. Con
vincoli più cogenti, impallidirebbe assai l'appeal di queste due città globali
per gli stormi di nomadi capitali vaganti. A loro volta, Barack Obama e il
premier inglese Gordon Brown cercheranno di salvare quanto più possibile la
presa anglosassone sul mondo finanziario. Se la responsabilità della crisi è
dei «banchieri dagli occhi azzurri» (ha detto Lula), allora Obama si trova
nella scomoda posizione di essere il primo presidente nero a dover difendere il
capitalismo bianco. Fino all'ultimo, Sarkozy ha minacciato di non firmare la
dichiarazione finale se almeno una parte delle sue richieste non sarà accolta.
Però è probabile che tutti avalleranno la generica dichiarazione concordata
dagli sherpa, di «fare il possibile per rilanciare l'economia mondiale e fare
in modo che una simile crisi non si ripeta». Ma tra qualche anno, la sbiadita
foto di gruppo dei ragazzi della 20 G ci ricorderà solo una ricorrenza
familiare del capitalismo mondiale, forse l'apertura di una serie di partite
incrociate, non certo l'avvio di una trattativa globale per un nuovo ordine
economico. Altro che nuova Bretton Woods! Da domani, nel Monopoli planetario un
reggimento in Afghanistan sarà offerto in cambio dell'abolizione di due
paradisi fiscali, e una vendita di cacciabombardieri a Taiwan sarà scambiata
con una pezzatura di Federal Bonds. Per parafrasare von Clausewitz, la finanza
è il proseguimento della guerra con altri mezzi.
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G20
Merkel e Sarkozy: «Subito le nuove regole» Oggi il vertice, sul documento
finale permangono divergenze Anna Maria Merlo PARIGI Dieci ore per salvare il
mondo. Il G20, su cui si sono concentrate tutte le speranze mondiali per uscire
dalla crisi finanziaria diventata economica e sociale, durerà poco: è iniziato
ufficialmente ieri sera con una cena a Downing Street tra i capi di stato e di
governo dei 19 paesi (più l'Unione europea) invitati a Londra. E finirà oggi
alle 15,30, con la prevista conferenza stampa. Dopo aver ascoltato il principe
Charles parlare della conservazione delle foreste, i capi di stato e di governo
che rappresentano l'85% del pil mondiale hanno abbordato il rilancio
dell'economia. Oggi, parleranno delle questioni della regolazione del sistema
finanziario. Sul rilancio, la posizione resta diversa tra Usa e Europa, ma l'occidente si riunisce
per chiedere a Cina e
Giappone di fare di più. In mattinata, Barack Obama ha incontrato Gordon Brown:
entrambi hanno convenuto che è importante «concentrarsi» sui punti in comune e
non su «divergenze episodiche». Così, nel comunicato finale, verrà reso
omaggio ai piani di rilancio già avviati - l'accento è americano - mentre non
ci sarà nessun richiamo a vararne dei nuovi - qui sono gli europei che hanno
frenato. Il G20 calcola che siano stati stanziati in via eccezionale 2.500
miliardi di dollari nel mondo per cercare di contrastare la crisi, cioè il 2%
del pil mondiale, come aveva raccomandato l'Fmi. Il presidente brasiliano Lula,
ricevuto a metà giornata all'Eliseo, ha parlato di «summit difficile», ma che
spera si concluda con un «incoraggiamento» alla ripresa. «Verranno discussi i
piani di rilancio - ha messo le mani avanti Angela Merkel - ma la Germania ha
già dato un contributo enorme». Merkel è arrivata a Londra con un «misto di
fiducia e di preoccupazione». Sarkozy, nella conferenza stampa congiunta, ha
insistito sulla necessità della «regolazione» dei mercati finanziari, «una
questione non negoziabile per Francia e Germania». Alla vigilia, Sarkozy aveva
minacciato «la politica della sedia vuota» se non fosse stato stato concluso un
accordo in questo senso. Ma Brown, dopo una telefonata con l'Eliseo, si è detto
«persuaso che Sarkozy assisterà all'inizio della cena e resterà fino alla
fine». Merkel ha tagliato corto sulle intemperanze del francese: «Non è la
migliore idea», ha commentato. Ieri, Sarkozy ha sottolineato che il G20 è «un
momento storico per costruire un mondo nuovo che non possiamo lascia passare».
Obama, alla conclusione dell'incontro con il primo ministro britannico, ha
affermato che al G20 verranno fatti «progressi reali e senza precedenti»,
bisogna «stabilizzare la finanza del futuro». In cambio, Sarkozy e Merkel hanno
convenuto che, «se sarà necessario», nuovi piani di rilancio potranno venire
messi a punto. Ma Jean-Claude Trichet della Bce avverte: «Non si possono
indefinitamente aumentare le spese e i deficit». Sui paradisi fiscali, la
posizione franco-tedesca è più determinata di quella anglo-sassone (Brown deve
fare i conti con la City) e dei giganti emergenti, tra cui la Cina. Sarkozy ha definito «immorali» i paradisi fiscali, ma
tra gli europei c'è chi frena. «Il G20 non avrà nessuna credibilità se nella
lista nera non evocherà il Wyoming, il Nevada e le isole lontane» ha commentato
il presidente dell'eurogruppo nonché primo ministro lusssemburghese,
Jean-Claude Juncker, che non vuole che il suo paese sia messo sotto accusa.
Obama ha avuto ieri importanti incontri bilaterali. Oltre al presidente russo,
ha visto il leader cinese Hu Jintao. Il presidente degli Usa,
dopo un viaggio a Mosca in luglio, andrà a Pechino nella seconda metà di
quest'anno. Tra Obama e Hu Jintao il dialogo è stato strategico ed economico,
mentre sui diritti umani c'è stato un significativo silenzio. Anche Sarkozy si
prepara ad eludere la questione: oggi vedrà in un incontro bilaterale Hu
Jintao, per riannodare i legami Francia-Cina, guastati
dalla manifestazione pro-Tibet che aveva accompagnato il passaggio della fiamma
olimpica a Parigi e dall'incontro del presidente francese con il Dalai Lama in
Polonia. C'è accordo sull'aumento delle risorse all'Fmi, istituzione che è
tornata in forza sulla scena mondiale e qualche briciola dovrebbe essere
confermata per l'aiuto allo sviluppo. Ci saranno belle parole sulla lotta al
protezionismo, anche se la Banca mondiale ha sottolineato che 17 paesi sui 19
presenti a Londra hanno preso misure protezionistiche. Maggiori difficoltà,
invece, sulla regolazione delle agenzie di notazione e sulla limitazione dei
bonus dei traders.
( da "Basilicanet.it" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
CORSO
BLSD PER ASSOCIAZIONI VOLONTARIATO PROTEZIONE CIVILE 02/04/2009 12.07.53
[Basilicata] Con la stipula del contratto tra lâassessorato
alla Protezione Civile della Provincia di Potenza e Basilicata Soccorso si
conclude la fase istruttoria che porterà , nei prossimi giorni, allâavvio del corso BLSD propedeutico allâuso
del defibrillatore riservato alle associazioni iscritte al Forum Provinciale di
Volontariato di Protezione Civile. âQuesta iniziativa â
ha spiegato lâassessore Domenico Iacobuzio â vede la Provincia di Potenza tra le prime
amministrazioni che hanno attività di questo genere e si inserisce nelle
azioni dellâassessorato alla Protezione Civile della Provincia di
Potenza rivolte al mondo del volontariato, al fine di sostenere le attività delle
associazioni e aumentare il livello di conoscenza su specifiche tecniche di
soccorso in materia di Protezione Civile, proprio attraverso specifici percorsi
formativi finalizzati a sperimentare e migliorare lâapplicazione di tecniche di salvataggio
particolari, come ad esempio quelle relative alla gestione degli arresti
cardiocircolatori e/o respiratoriâ. Al
corso, che si terrà a Potenza presso la sede di Basilicata Soccorso,
parteciperanno oltre trecento volontari, scaglionati in gruppi di venticinque
unità . Lâimpegno della Provincia
per questa attività ammonta a diecimila euro e prevede, oltre al corso
base, una formazione aggiuntiva per quei volontari particolarmente adatti a
divenire istruttori per le stesse Associazioni di Volontariato, contribuendo
in tal modo alla più¹ ampia diffusione della conoscenza delle tecniche di
salvataggio in questione allâinterno del mondo
dellâAssociazionismo di protezione civile. âLa
Provincia di Potenza â ha concluso lâassessore Iacobuzio â pur non avendo una competenza specifica per la
gestione del volontariato (che è¨ in capo alla Regione Basilicata), ha avviato
una serie di iniziative volte alla promozione e formazione del mondo del
volontariato, proprio perchè¨ oggi ai volontari di protezione civile viene
chiesta, oltre alla voglia di servire gratuitamente il prossimo, soprattutto
professionalità durante gli interventiâ.
BAS 05
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
POLITICA
02-04-2009 PER OBAMA SARÀ PIÙ DIFFICILE LA TAPPA EUROPEA Crisi economica
«persuasiva» Russia e Usa s'avvicinano ELIO MARAONE U
n mondo senza armi nucleari. È questo l'estremo traguardo indicato a Londra dal
presidente statunitense Barack Obama e da quello russo, Dmitri Medvedev. Un
traguardo al limite dell'utopia, ma che segnala una volontà di mutamento in
chiave distensiva delle relazioni tra grandi Paesi, in linea con quanto
ipotizzato da Obama durante la sua campagna elettorale. Utopia magari, e
ispirata non soltanto da intenti umanitari ( gli arsenali atomici di Usa ed ex Urss sono stracolmi; il loro mantenimento e lo
sviluppo di armi strategiche hanno costi insopportabili in tempi di crisi
economica; un accordo al ribasso fra grandi potenze può costringere le piccole
verso lo zero atomico...), ma che ha avvolto di un'aura di nobiltà la
dichiarazione con la quale i due presidenti hanno convenuto di lanciare
negoziati in vista non soltanto di importanti riduzioni delle proprie armi
nucleari, ma anche di una inedita cooperazione nel campo delle difese
antimissile. A quest'ultimo riguardo «restano differenze» su nuovi sistemi in
Europa, ma si sa che alla Casa Bianca sono già molte le critiche al costo
politico ed economico del progettato «scudo» da realizzare fra Polonia e
Repubblica ceca. Comunque, qualcosa si è mosso nella giusta direzione, dopo
quasi sette anni di disinteresse al disarmo dell'amministrazione Bush: Stati
Uniti e Russia si impegnano a stringere i tempi per l'approvazione di un
trattato per la riduzione delle armi strategiche che sostituisca i precedenti
Start ( in scadenza il prossimo 5 dicembre) e Sort ( che proponeva la
riduzione, entro il 2012, delle testate nucleari da parte di ciascun contraente
a un numero oscillante fra 1.700 e 2.200). L'impegno assunto dai due leader,
decisi a «rimettere a posto» il rapporto bilaterale «considerate le
responsabilità congiunte» che i loro Stati «hanno nel mondo» , è quello di
fissare un tetto più basso al numero degli ordigni nucleari ( che attualmente
sarebbero ancora oltre 3.000 a testa), dopo studi che saranno verificati in
luglio, durante un summit Medvedev- Obama a Mosca, e trasformati in trattato entro
la fine dell'anno. Dunque la Casa Bianca e il Cremlino hanno ripreso a
dialogare, trovando un'intesa su punti importanti ( il citato nucleare, che
prevede anche un'attenzione severa a Nord Corea e Iran; la stabilizzazione
dell'Afghanistan), ma anche mantenendo divergenze e diffidenze ( sul citato
«scudo» antimissile; sulle cause della guerra in Georgia e sulle sue
conseguenze). Promettente appare anche il futuro dei rapporti sinoamericani:
dopo l'incontro, sempre ieri, con il premier cinese Hu Jintao, Obama, invitato
a visitare Pechino entro l'anno, ha ribadito il proprio impegno a evitare il
protezionismo e ad assicurare relazioni economiche con la Cina stabili e durature. Carico di nubi è rimasto invece il rapporto
con l'Unione europea. Durante una conferenza stampa assieme al premier
britannico, Gordon Brown, il presidente statunitense, dopo aver invitato gli
altri Paesi a fare fronte comune e ad agire con urgenza contro la crisi
globale, ha detto di essere «assolutamente fiducioso che il G20 rifletterà un
enorme consenso» . Il presidente francese Nicolas Sarkozy ( duramente
avverso a ogni «falso compromesso» ) e il cancelliere tedesco Angela Merkel
hanno replicato ricordando di non essere soddisfatti della bozza di documento
redatta in vista dei lavori di oggi e di desiderare regole più severe per la
finanza globale e, in particolare, contro i paradisi fiscali. Insomma, e
rapporti Usa- Russia a parte, iersera a Londra tirava
una brutta aria di decisioni mancate, e di rivio a incontri migliori. Sarkozy
(avverso a ogni «falso compromesso») e Merkel non sono soddisfatti della bozza
del G20
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
MONDO
02-04-2009 Con Hu spunta il tabù diritti umani DI ELENA MOLINARI L avoro comune
su Corea del Nord, Iran ma soprattutto crisi economica. Ma, questa volta, senza
dimenticare i diritti umani. Nel loro primo faccia a faccia Barack Obama e
l'omologo cinese Hu Jintao hanno messo al centro della cooperazione fra
Washington e Pechino l'urgenza di rafforzare la crescita dei rispettivi Paesi e
rivedere il sistema finanziario internazionale, in modo da evitare il ripetersi
di terremoti finanziari come quello che ha sconvolto il pianeta lo scorso anno.
Messe da parte le critiche americane per la continua sottovalutazione della
moneta cinese, il presidente Usa ha lodato il
pacchetto di stimolo varato dal governo di Pechino. Mentre Hu ha rinnovato il
suo impegno a fare quello che il mondo ha più bisogno, vale a dire incitare
milioni di cinesi a continuare a consumare, garantendo così al Paese di continuare
a crescere e di trainare la ripresa globale. Ma dopo lo scalpore suscitato
dall'affermazione del segretario di Stato Hillary Clinton di non voler «lasciare che le tensioni sui diritti umani intralcino altri punti
di cooperazione», ieri Stati Uniti e Cina hanno concordato fare ripartire almeno «la discussione sui
diritti umani» il prima possibile. Durante l'incontro l'inquilino della Casa
Bianca ha quindi accettato l'invito a recarsi in visita a Pechino nella seconda
metà del 2009 (il presidente George W. Bush aveva fatto una controversa
visita in Cina la scorsa estate durante le Olimpiadi
mentre infuriava la protesta dei monaci del Tibet). I due leader hanno
annunciato anche la creazione di un gruppo di alto livello «per il dialogo
strategico ed economico» fra le rispettive potenze. Accordo anche sulla
necessità di rivedere la struttura di comando delle istituzioni finanziarie
internazionali in modo da rispecchiare il nuovo peso dei mercato dei Paesi
emergenti come appunto la Cina. Obama e Hu hanno
deciso di continuare a lavorare insieme su problemi come la denuclearizzazione
della penisola coreana e l'emergenza umanitaria nel Sudan. È stato concordato
di aumentare la cooperazione sull'ambiente, la lotta al cambiamento del clima,
la ricerca di energia pulita e rinnovabile, settori nei quali l'Occidente
accusa la Cina di non fare abbastanza. Pronto un
gruppo di contatto strategico ed economico Visita a Pechino entro l'anno per il
capo della Casa Bianca Stretta di mano fra Hu Jintao e Obama, vicino alla
Clinton (Ap)
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
MONDO
02-04-2009 Ginevra Consiglio per i diritti umani, svolta Usa:
«Pronti a candidarsi per un seggio Onu» NEW YORK. Nuova svolta dell'America di
Barack Obama sul fronte delle istituzioni multilaterali: gli Stati Uniti sono
pronti a candidarsi a un seggio nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni
Unite, organismo Onu con sede a Ginevra apertamente boicottato negli anni
scorsi dall'amministrazione Bush. Si tratta di un nuovo segnale di inversione
di rotta nella politica estera della nuova squadra a Washington. La decisione
hanno annunciato il segretario di Stato Hillary Clinton e l'ambasciatrice
all'Onu Susan Rice è stata presa come parte di una «nuova era di impegno» con
altre nazioni «per far progredire gli interessi degli Stati Uniti» nel mondo. «I
diritti umani sono un elemento essenziale nella nostra politica estera», ha
detto Clinton. Per la Rice «sono le vittime di abusi in tutto il mondo che
hanno bisogno di un Consiglio per i Diritti Umani equilibrato e credibile». La
decisione è stata duramente criticata dai conservatori: «È come salire sul
Titanic dopo che ha urtato l'iceberg», ha commentato John Bolton, nel 2005 e
2006 ambasciatore all'Onu di Bush. Secondo Bolton la disponibilità americana
alla candidatura «legittima qualcosa che non merita legittimazione». Critiche
sono arrivate anche da associazioni ebraiche come l'AntiDefamation League e il
centro Simon Wiesenthal secondo cui cui, ad oggi, l'unico Paese che finora si è
attirato le bacchettate ripetute del Consiglio è stato Israele: altre nazioni,
dalla Cina al Sudan, l'hanno fatta franca. Gli Stati
Uniti hanno annunciato la loro candidatura a fianco di Belgio e Norvegia alle
elezioni del 15 maggio quando verranno decisi tre seggi occidentali dei 47 del
Consiglio. La Nuova Zelanda, che aveva deciso di entrare in pista, si è fatta
da parte per garantire a Washington una elezione non contestata. Gli Stati
Uniti occuperanno il seggio con mandato triennale. Nel Consiglio dei Diritti Umani non esiste il diritto di veto come invece è
prerogativa Usa (assieme
agli altri membri permanenti, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina) in Consiglio di Sicurezza. Il
segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha dato il benvenuto al nuovo corso di
Washington: «È un segnale concreto nella nuova era di impegno inaugurata
dall'amministrazione Obama», ha detto un portavoce. Esulta il segretario
generale dell'Onu, Ban Ki-moon Critico John Bolton: «È come salire a bordo del
Titanic»
( da "Arena.it, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Intesa
con la Russia: meno armi atomiche INCONTRI. Obama e Medveded rilanciano i
rapporti tra le potenze. E con la Cina più dialogo 02/04/2009 rss e-mail print Un laser anti missile:
sullo Scudo spaziale è disgelo tra Russia e Usa LONDRA Obana vara il disgelo con la Russia e un rapporto più
stretto con la Cina. Il
presidente Usa e quello
russo Medvedev hanno ufficializzato, nel loro primo incontro a Londra, la
volontà di effettuare un «reset» nei rapporti tra Stati Uniti e Russia
annunciando la ripresa di negoziati per la riduzione degli armamenti nucleari,
con l'obiettivo di sostituire il Trattato Start 1 che scade a fine anno. I due
leader hanno incaricato i rispettivi negoziatori di preparare proposte per il
nuovo Trattato sugli arsenali strategici entro luglio, quando Obama si recherà
a Mosca. I contrasti che hanno segnato i rapporti tra Mosca e Washington, ha
detto il leader del Cremlino, «non erano nell'interesse di entrambi». In una
dichiarazione congiunta si sottolinea la volontà di arrivare a «un mondo libero
dal nucleare». I due hanno invitato l'Iran a cooperare con l'Onu per dimostrare
che il suo programma nucleare è di «natura pacifica» e si sono detti
preoccupati per il prossimo lancio del missile balistico nordcoreano. Ma Obama
ieri ha avuto anche un incontro col collega cinese Hu Jintao: insieme hanno
crato un gruppo «per il dialogo strategico ed economico». Obama sarà a Pechino
nella seconda metà del 2009. Anche Nord Corea, Iran e diritti umani sono stati
al centro del faccia a faccia.
( da "Giornale.it, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
n. 79
del 2009-04-02 pagina 0 G20 al via, scontro sui paradisi fiscali Berlusconi:
noi con Francia-Germania di Redazione Si aprono i lavori al G20, che si tiene
tra imponenti misure di sicurezza allExcel
Centre. Il negoziato si prevede intenso: Francia e Germania chiedono più
stringenti regole per la finanza, mentre Usa e Gran Bretagna
premono per massicci interventi finanziari. Manca l'accordo sui paradisi
fiscali. Triplicate le risorse dell'Fmi: salgono a 500 miliardi Londra - Si
aprono i lavori del vertice del G20, che si tiene tra imponenti misure di
sicurezza allExcel Centre, nellestremo
est di Londra. I leader stanno arrivando, accolti allingresso dal premier
britannico Gordon Brown. Il negoziato si prevede intenso, con Francia e
Germania che chiedono più stringenti regole per la finanza internazionale,
mentre Stati Uniti e Gran Bretagna premono per nuovi, massicci interventi
finanziari dei governi. Secondo la Bbc, un accordo sarebbe comunque
"vicino". Manca ancora l'intesa sui paradisi fiscali. Il nodo dei
paradisi fiscali Lista nera e sanzioni sui paradisi fiscali ci saranno ma
"a tempo debito". Mette le mani avanti il sottosegretario al Tesoro,
Stephen Timmes, nel corso di un briefing a margine dei lavori del G20 che vede
proprio nel tema dei paesi non cooperativi uno dei nodi principali. "Mi
aspetto che ci sarà una lista e delle sanzioni messe a punto a tempo
debito", ha spiegato il sottosegretario aggiungendo: "Stiamo
discutendo sui tempi. Dobbiamo mantenere la pressione su questi centri".
Nel corso del briefing Timmes ha più volte dato risposte elusive alle domande
sui paradisi fiscali, esprimendo tuttavia il suo favore per i progressi fatti nei
rapporti con il Liechtenstein. "Accolgo con molto favore i progressi
fatti, lera del segreto bancario è finita", ha
osservato aggiungendo: "Dobbiamo mantenere il passo, vogliamo accordi che
facciano in modo che la pressione venga mantenuta". La lotta ai paradisi fiscali,
fortemente voluta da Francia e Germania e dai paesi europei in generale, si
scontra con la ferma opposizione della Cina e con un
atteggiamento freddo da parte di Gran Bretagna e Stati Uniti. Le risorse Fmi Lultima bozza del comunicato finale del G20 contiene la richiesta di
aumentare di 500 miliardi di dollari le risorse a disposizione del Fondo
Monetario Internazionale, che verrebbero così triplicate, salendo a 750
miliardi di dollari. L'Italia si schiera con Francia e Germania LItalia si schiera a fianco di Francia e Germania nel negoziato del G20
di Londra anche se, sui tempi, le posizioni non sembrano coincidere
perfettamente. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiarisce la
posizione del governo italiano: "Questa è la nostra linea: stiamo
preparando il cosiddetto legal standard act che deve trovare il suo compimento
al G8 della Maddalena". In ogni caso, assicura anticipando quelle che
secondo lui saranno le conclusioni del summit, il messaggio conclusivo del G20 è
"non abbiate paura, gli stati ci sono e faranno la loro parte". Il
presiente del Consiglio rivela ciò che dirà domani: "Farò notare come
questa crisi sia soprattutto una crisi psicologica e come i governi e gli Stati
dovrebbero garantire che nessuno dei loro cittadini che perda il lavoro sia
lasciato indietro". Lunico modo, aggiunge, "per
mantenere la coesione sociale e per far ritornare i cittadini alle abitudini
precedenti alla crisi". Solo così, sottolinea, "usciremo prima e più
forti da questa situazione". Circa gli ostacoli allintesa, Berlusconi ricorda che "bisogna poi stendere la
lista dei paradisi fiscali". E "su questo credo che ci sia una
convergenza di tutti". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4
- 20123 Milano
( da "Targatocn.it" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Maltempo:
il punto della situazione con la Protezione Civile Da ieri mattina la sala
della Protezione Civile della Provincia di Cuneo opera 24 ore su 24 per
monitorare gli effetti del maltempo che, da ormai 3 giorni, insiste con piogge
intense sulla Granda. Speriamo in
unattenuazione delle precipitazioni a partire dal pomeriggio spiega lassessore provinciale alla Protezione
Civile Federico Gregorio -. Per ora si registrano alcune esondazioni, ma solo
alcune destano preoccupazioni. E il caso del Ghiandone che minaccia
Revello e Staffarda ed ha causato la chiusura del ponte dei Pesci Vivi. In piena anche
Varaita, Maria ed il Grana-Mellea, che hanno favorito allagamenti a Dronero,
nel Caragliese ed in particolare a Paschera S. Carlo Registriamo poi frane in molte aree montane e collinari. La
più grave è a Monforte dAlba dove è stato necessario
procedere allevacuazione di alcune abitazioni prosegue Gregorio -.
Le piogge persistenti degli ultimi giorni e soprattutto la precipitazione
registrata questa notte ha dato il colpo di grazia. I terreni sono saturi di
acqua e
non la assorbono più. Laspetto positivo è dato dalle
temperature che, ancora rigide, rendono nevose le precipitazioni in alta quota.
Qui il problema sono le valanghe. Le prevedevamo nel fine settimana in vista di
un innalzamento delle temperature. Purtroppo hanno iniziato a cadere già in queste
ore. Per tutte le notizie sul maltempo: Colle della
Maddalena nuovamente chiuso per maltempo Dronero: allagata la zona del Mini
Golf Park Maltempo: preallarme nel Saviglianese e Saluzzese Maltempo: valanga
sulla
strada tra Canosio e Preit Piero Lunati Immagini relative alla notizia
( da "Datasport" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
WTA
Miami: solo una Williams andrà in finale (AGM-DS) - 02/04/2009 12.45.38 -
(AGM-DS) - Milano, 2 aprile - Stabilito il tabellone delle semifinali, sarà
derby tra le sorelle Williams nel torneo WTA Miami (montepremi 4,5 milioni).
Serena, la numero uno al mondo, ha sconfitto in tre set, la cinese Li Na
(4-6,7-6,6-2). Mentre la sorella Venus si è sbarazzata, in
due set, della ceca Benesova (6-1,6-4). L'altra semifinale, vedrà di fronte la
bielorussa Azarenka, contro la russa Kuznetsova. Risultati dei quarti di finale
V. Williams (Usa, 5) b.
Benesova (Cec, 26) 6-1, 6-4 S. Williams (Usa,1) b. Li Na (Cin) 4-6, 7-6 (7-1), 6-2.
( da "Wall Street Italia"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G20/
Frattini: Un accordo è nell'interesse dell'Europa di Apcom "Non possiamo
lasciare che Usa e Cina
decidano fra loro" -->Roma, 2 apr. (Apcom) - Il ministro degli Esteri,
Franco Frattini, auspica "una linea d'intesa comune" sugli strumenti
per affrontare la crisi economico-finanziaria, come risultato del G20 in corso
a Londra. "Credo che già oggi dovremo avere una linea d'intesa comune, o
quanto meno non dare l'impressione che in questa fase tra Unione europea e
Stati Uniti ci sia una divisione, mentre America e Cina
possono incontrarsi e decidere loro i destini del mondo: questo per l'Europa
sarebbe assolutamente negativo e dovremmo evitarlo" sostiene Frattini, a
margine di una presentazione all'Unità di Crisi della Farnesina. "Non lo
so se si raggiungerà un documento comune - ammette il capo della diplomazia -
ma credo che sia nell'interesse del mondo". "Tutti coloro che siedono
intorno al tavolo del G20 hanno interesse a dare un messaggio di fiducia ai
mercati - conclude - se questo non si riuscirà a farlo, avremo comunque altri
appuntamenti, a cominciare dal G8 della Maddalena".
( da "Dire" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi,
Frattini: intesa Usa-Ue si può (ancora) fare "Credo che un punto di intesa si
possa trovare, oggi sarebbe molto pericoloso e controproducente avere una
divisione tra Stati Uniti, e magari Cina da un lato e l'Europa dall'altro". Così il ministro degli
Esteri commenta le divisioni emerse al G20 di Londra ROMA - "Credo che un
punto di intesa si possa trovare, oggi sarebbe molto pericoloso e
controproducente avere una divisione tra Stati Uniti, e magari Cina da un lato e l'Europa dall'altro". Cosi' il
ministro degli Esteri, Franco Frattini, commenta le divisioni emerse al G20 di
Londra sulle modalità per uscire dalla crisi economica internazionale, con
Francia e Germania (più Italia) contrarie alla ricetta Obama di sostenere
l'economia con un forti iniezioni di denaro pubblico. Il ministro degli Esteri,
a margine di un convegno nella sede di Confindustria, spiega: "Noi abbiamo
sostenuto la necessita' di dare un impulso all'economia anche con nuove iniezioni
finanziarie e al tempo stesso la necessita' di global rules, che gia' avevamo
proposto al nostro G8 finanziario". Frattini sostiene che per un Paese con
tanto debito come l'Italia, "la scelta di fare ulteriore indebitamento non
sia quella migliore, ma non possiamo escludere che iniezioni finanziarie siano
necessarie specialmente se gli altri Paesi lo propongono". Comunque,
conclude il ministro degli Esteri, "se ne riparlera' al G8, nessuno
immaginava di chiudere con il vertice di Londra". 2 aprile 2009
( da "Data Manager" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G20: i
consigli della community ai grandi del mondo A cura di Redazione DMO Pubblicato
il 02-04-2009 11:54 Normal 0 14 false false false MicrosoftInternetExplorer4
Parte domani a Londra il G20 con i ministri economici e i governatori delle
banche centrali dei paesi più industrializzati. I temi sul tavolo sono tanti, e
ruotano tutti intorno alla crisi che da mesi colpisce le economie di tutto il
mondo. Yahoo! Answers [answers.yahoo.it], in 12 dei 20 paesi partecipanti al
meeting (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Gran
Bretagna, India, Italia, Messico, Spagna e Stati Uniti), ha invitato la
community a rispondere alla domanda: “Quali soluzioni possono trovare i Governi
per superare la recessione globale?”. Liniziativa
è globale e vi possono partecipare tutti gli utenti Yahoo! nel mondo, contribuendo, così ad una
grande ed estesa mobilitazione in Rete. Dal bacino potenziale di 163.464.000
utenti* di tutto il mondo verranno fuori idee e suggerimenti ma, soprattutto,
la community potrà confrontarsi e dialogare su un tema che riguarda il futuro
di tutti noi. Le migliori risposte a livello internazionale e locale saranno
raccolte nel blog di Yahoo! Answers [http://www.yanswersblogit.com/], al
termine del G20. Gli answeriani, si confermano sempre attenti ai temi di
attualità e offrono spunti molto interessanti. Spiccano, finora, le risposte
di: Aragosta albina:“La regola-chiave è puntare tutto sui giovani, giovani e
ancora GIOVANI. è inutile parlare di ripresa e soluzioni quando non cè lavoro per i giovani e tutto questo comporta la frenata
delleconomia”.
Pablo23572002 vorrebbe un mondo dove “i governi controllino con onestà e
chiarezza le contrattazioni in borsa e non si possa speculare, […] si dia la
possibilità di poter utilizzare energie ecologiche senza ostruzionismo, […] si
combatta per risolvere il problema dellacqua e
delle risorse”. Marcop1it allarga lorizzonte ai meccanismi economici
internazionali consigliando la creazione di “regole a quella che oggi si chiama
globalizzazione”. Gli fa eco Cesare196 secondo cui, in maniera più drastica, i governi “debbono
smetterla di ragionare in maniera “globale”, perché proprio la globalizzazione
ha fatto da meccanismo di propagazione della crisi”. Chiudiamo con le parole di
speranza di Miticaveronicamars secondo cui “possiamo superare questa crisi” e
propone alcune soluzioni come “applicare laliquota
Iva del 10% sui beni primari come pasta, pane, medicinali, luce, gas, ecc…” o,
come consiglia Sono io “dare un forte avvio alla green economy, infatti
lunico modo per sostenere questa crescita globale sarà rispettare e
difendere lambiente, come la salute dei cittadini”. Gli
answeriani di tutto il mondo stanno rispondendo. Ecco cosa si dice in:
Francia;Germania;Gran Bretagna;Spagna;Argentina;Australia;India;Messico. Dalle
proposte alla cronaca. Per essere aggiornato in tempo reale sullo svolgimento del meeting
londinese, Yahoo! Notizie [notizie.yahoo.it] offre uno speciale dedicato ricco
di notizie provenienti dalle fonti più accreditate e più autorevoli del
giornalismo internazionale, foto e video gallery sempre aggiornate e forum dove
gli utenti possono esprimere commenti e dialogare in cerca di soluzioni. La
copertura sui temi caldi e le ultime notizie sarà ampia anche in Home Page
[http://www.yahoo.it], connettore di tutti i contenuti delle property di
Yahoo!, con continui aggiornamenti durante il G20.
( da "Gazzettino, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
GLI INCONTRI CON RUSSIA E CINA Giovedì 2 Aprile 2009, Londra
Barack Obama ha mantenuto la promessa di rilanciare i rapporti con Mosca
concordando, nel suo primo faccia a faccia con il presidente russo Dmitri
Medvedev, a Londra alla vigilia del G20, di avviare negoziati per la riduzione
degli armamenti strategici, per sostituire il trattato "Start" che scadrà in
dicembre. I negoziati mirano a raggiungere un accordo che superi l'impegno già
assunto a suo tempo da Mosca e Washington, di ridurre il numero delle testate
nucleari ad una fascia tra 1.700 e 2.000 ordigni. Obama e Medvedev hanno
chiesto ai negoziatori di riferire i risultati entro luglio quando il
presidente Usa si recherà nella sua prima visita a
Mosca. Una dichiarazione congiunta diffusa al termine dell'incontro esorta
l'Iran a cooperare con le Nazioni Unite e a dimostrare la natura pacifica del
suo programma nucleare. Il documento esprime inoltre preoccupazione per il
lancio missilistico che sta per essere effettuato dalla Corea del Nord e
promette che Mosca coopererà per l'Afghanistan (corridoi nell'ex Urss per il
transito di rifornimenti aerei e terrestri della Nato). Si accenna al permanere
di divergenze sia sullo scudo spaziale, che gli Usa
intendono posizionare in Europa centrale, sia sulla questione della Georgia: la
Russia, contrastando l'Occidente, protegge e riconosce le Repubbliche
separatiste di Abkhazia del Sud e Ossezia, e si oppone all'allargamento della
Nato alla Georgia stessa, oltre che all'Ucraina. Nei successivi colloqui,
sempre ieri a Londra, di Obama con il presidente cinese Hu Jintao, a parte i
temi economici - cooperazione più stretta contro la crisi mondiale - e l'avvio
di un dialogo per la tutela dell'ambiente e del clima, si è parlato di diritti
umani, tema su cui «la discussione cino-americana ripartirà al più presto».
Obama e Hu hanno pure deciso di lavorare insieme sulla denuclearizzazione
dell'intera penisola coreana, sul controllo del programma nucleare dell'Iran e
sull'emergenza umanitaria nel Sudan.
( da "Gazzettino, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Giovedì
2 Aprile 2009, Londra I grandi in ordine sparso impegnati in una corsa contro
il tempo, costretti a dribblare diktat e paletti, avvertimenti e minacce, ma
comunque lanciati verso un accordo che oggi ci sarà. Un accordo al ribasso, un
piccolo accordo, ma comunque un'intesa che non può mancare e sarà probabilmente
presentata come un successo. Questo è il fermo-immagine della vigilia
dell'atteso G20 anticrisi di Londra. Un treno in affanno che ieri è stato
alimentato solo dall'entusiasmo di Barack Obama che ha lanciato un appello alla
vecchia Europa a superare le divisioni. Dal punto di vista politico la scena è
stata rubata dal duo Merkel-Sarkozy che si è presentato particolarmente
aggressivo e sufficientemente unito da far parlare gli analisti di un rinato
asse franco-tedesco. La bozza delle conclusioni del G20 «non è sufficiente», le
nuove regole del sistema finanziario mondiale vanno varate ora e qui e non sono
«negoziabili». Condizioni che il presidente francese ha appesantito reiterando
la minaccia di lasciare il tavolo in assenza di «decisioni concrete». Eppure la
giornata era cominciata non male, con il presidente americano Barack Obama - al
suo debutto sulla scena europea - molto in sintonia con il padrone di casa, il
premier britannico Gordon Brown: bisogna «agire subito» e guardare ai punti che
«ci uniscono piuttosto che a quelli che ci dividono perché non possiamo trovare
un'intesa su tutti i punti», aveva detto profeticamente il presidente
americano. Anche Gordon Brown ha riconosciuto che i negoziati sono tutt'altro
che chiusi e che si aspettava dei round «duri». Il presidente di turno del G20
ha attaccato le banche sottolineando che è proprio giunta l'ora di «ripulirle».
«È uno dei test per misurare il successo di questo vertice: gli altri sono - ha
spiegato Brown - il no al protezionismo, la creazione delle basi per
un'economia a basse emissioni, il sostegno ai più bisognosi». Si punta a un
nuovo sistema di regole internazionali per l'economia e la finanza in modo da
poter vigilare le banche e limitarne l'indebitamento ma anche controllare
soggetti come gli hedge fund e i paradisi fiscali. È su questo punto che al G20
di Londra si stanno confrontando le posizioni degli Stati Uniti, più attenti al
varo di politiche di incentivi alla crescita e l'Europa dove l'asse
franco-tedesco insiste per la necessità della redazione di regole comuni, il
controllo delle agenzie di rating e i tetti alle remunerazioni. Lo sforzo
finanziario degli Stati per salvare le banche, aiutare l'industria e i
disoccupati impone poi di dare una stretta alle retribuzioni dei super manager
e di agire contro quei soggetti al di fuori dei controlli, come gli hedge fund
e i paradisi fiscali. D'altra parte gli Stati Uniti e in
misura diversa la Cina,
insistono che solo piani di stimolo fiscale possono far ripartire l'economia
celermente. Sul tavolo del summit c'è anche il rilancio del Fondo Monetario
Internazionale: si parla di un raddoppio del capitale a 500 miliardi di dollari
mentre gli Usa puntano ad
arrivare a 750 miliardi. Nella giornata di oggi verranno presentate le
raccomandazioni e i principi messi a punto dall'Fsf presieduto dal governatore
di Banca d'Italia Mario Draghi per limitare l'indebitamento di banche e
soggetti finanziari, fra i quali anche gli hedge fund. Tra le proposte sembra
esserci quella di spingere le banche a dotarsi, nei momenti di fase espansiva,
di maggior capitale in modo da ridurre gli effetti ciclici dell'economia. Altro
argomento spinoso è quello della vigilanza. In Europa si prevede un maggior
ruolo della Bce avvalendosi comunque delle autorità di vigilanza nazionale. «Ci
attendiamo un sostegno da parte del G20 per un mandato istituzionale forte» ha
detto il governatore Draghi.
( da "Foglio, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
2 aprile
2009 Ieri il Senato ha approvato una mozione "contro" il
riscaldamento globale Ecco perché Obama chiede proprio all'Italia una mano sul
clima La politica verde di Barack sulla scia di quella di Bush Il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto allItalia
di organizzare, a margine del G8 di luglio, un vertice sul clima tra i sedici
paesi maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra. Si tratta di una
mossa spiazzante, perché – a dispetto delle lodi che ha ricevuto – di fatto colloca linquilino della Casa Bianca sulla scia del suo predecessore.
Il “Major economies forum”, infatti, nasce da unidea di George W. Bush,
che nel settembre 2007 convocò a Washington lo stesso gruppo di nazioni per
discutere di come promuovere linnovazione e il trasferimento tecnologico. A sua
volta, quel meeting faceva seguito alla formalizzazione di unalleanza tra gli Stati Uniti, lAutralia, la Cina,
il Giappone, lIndia e la Corea del Sud, la
Asia Pacific Partnership for Clean Development and Climate, che il mondo
ecologista e alcuni rappresentanti più o meno ufficiali dellUnione europea bollarono come “lanti Kyoto”. In un
certo senso, a ragione: come il processo di Kyoto è pletorico e dispersivo,
così la “road map” disegnata dallex governatore del Texas era
focalizzata su temi specifici e resa agile dal ristretto numero di
partecipanti. E chiaro che, dopo le elezioni
di novembre 2008, molto è cambiato nella linea americana, e la disponibilità a
parlare, sulle questioni ambientali, la stessa lingua degli europei è
aumentata. Tuttavia, peccherebbe di semplicismo chi credesse che gli Usa siano pronti ad allinearsi a Bruxelles. La stessa
decisione di perseguire la strada del club esclusivo (i sedici grandi
emettitori di CO2) anziché quella del trattato internazionale inclusivo (Kyoto
2), dice molto sullimpostazione che Obama vorrà
dare alle sue politiche climatiche. Del resto, nonostante le innumerevoli
promesse, difficilmente il presidente potrà dar seguito al suo impegno di
trascinare gli Usa in uno sforzo simile a quello
europeo: se non altro, perché gli mancano i numeri al Congresso (non solo per
la compatta opposizione repubblicana, ma anche perché tra le fila dei
democratici si nascondono diversi rappresentanti degli stati produttori di
carbone che non faranno mancare il loro voto contrario, alloccorrenza). Impossibilitato a compiere la rivoluzione
allinterno del paese, Obama non potrà – e dunque, da politico navigato,
non vorrà – cercare il colpo di teatro sul palcoscenico internazionale. Si spiega in questo modo la
sua decisione di declinare la retorica verdissima secondo lo spartito bushiano,
e certo gli fa gioco che la sua controparte sia, di tutti gli Stati membri dellUe, proprio lItalia, vale a dire il paese più tiepido
verso quello che David Henderson, già capo economista dellOcse, ha definito “redenzionismo globale”. A ricordarlo, nel
caso qualcuno se lo fosse dimenticato, è giunto ieri il voto del Senato a una
mozione promossa, tra gli altri, da tre presidenti di commissione (Cesare Cursi dellIndustria, Antonio DAlì dellAmbiente, e Guido
Possa dellIstruzione). La mozione chiede al governo di portare in Europa
e nei vertici internazionali la voce del buonsenso, cioè di sottolineare
lestensione delle incertezze scientifiche a cui fa da contraltare la
drammatica certezza dei costi delle strategie climatiche. Insomma, complice la
crisi economica che rende politicamente impopolari tutti i provvedimenti che
farebbero aumentare i costi dellenergia, per le
politiche allarmistiche tira brutta aria. E, giorno dopo giorno, Obama fa un ulteriore
passo verso la desantificazione. di Carlo Stagnaro
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Londra.
Il reset della politica estera mondiale, annunciato dal vice presidente Joe
Biden e testardamente ricercato dal presidente Obama, continua a Londra. Reset
ossia azzeramento e nuovo inizio. E Barack Obama, ieri a Londra per il G20, ha
schiacciato il tasto reset con la Russia. Dopo un faccia a faccia con il
presidente Dimitri Medved, i due hanno annunciato l'avvio di trattative per la
riduzione degli arsenali strategici. Ed anche il rapporto, più delicato, con la Cina ha
fatto un passo avanti dopo l'incontro, sempre ieri a Londra, fra il presidente
e l'omologo cinese Hu Jintao; scenario sempre il G20, l'incontro fra i venti
grandi paesi che ci dovrebbero portare fuori dalla crisi economica mondiale.
Per Barack Obama e Dmitri Medvedev era quello di ieri il primo incontro.
La scelta di annunciare ieri la ripresa di negoziati per la riduzione degli
armamenti nucleari strategici è senz'altro il segnale di una reciproca buona
volontà. In un colloquio alla vigilia del vertice del G20 in programma nella
capitale britannica, i due giovani presidenti - insieme hanno 90 anni - hanno
detto di aver incaricato i rispettivi negoziatori di preparare proposte per il
nuovo Trattato sugli arsenali strategici entro il prossimo luglio, quando
Barack Obama si recherà a Mosca per incontrare nuovamente Medvedev. «Abbiamo
concordato di aprire una nuova pagina nei nostri rapporti» ha detto il
presidente Medvedev (43 anni) al termine del colloquio con Obama (47), durato
circa un'ora e 25 minuti, più dei 50 minuti previsti. Dettagli che sono
significativi in circostanze del genere. I contrasti che negli ultimi tempi
hanno segnato in negativo i rapporti tra Mosca e Washington - ha aggiunto il
leader del Cremlino - «non erano nell'interesse nè della Russia nè degli Stati
Uniti nè della stabilità globale. Dopo questo incontro io guardo con ottimismo
al futuro». In una dichiarazione congiunta dopo l'incontro - svoltasi in
territorio americano, nella residenza dell'ambasciatore Usa
a Londra - si sottolinea la volontà dei due paesi di lavorare per arrivare a
«un mondo libero dal nucleare». «La lotta alla proliferazione nucleare può
essere un'ottima partenza» per il rilancio dei rapporti tra Usa
e Russia. Resta aperto, e non poteva essere altrimenti, la questione del
progettato scudo antimissile americano in Europa centrorientale, che Mosca
considera ostile e che Obama è disposto a rivedere. Barack Obama si è mostrato
da parte sua entusiasta di visitare Mosca in luglio - «un mese caldo, meglio
che gennaio», ha scherzato - e ha promesso di studiare il russo per arrivare
preparato al nuovo incontro. Non avrà parlato cinese con il presidente Hu
Jintao, Obama. Ma i due interlocutori, legati per la vita o la morte dalla
crisi economica, hanno dovuto capirsi per forza. Si è parlato di crisi
economica, Nord Corea e Iran, diritti umani nel bilaterale con il collega
cinese, bilaterale che ha portato alla creazione di un gruppo «per il dialogo
strategico ed economico» del quale farà parte anche il segretario di Stato Hillary
Clinton ed il ministro del Tesoro Geithner. Il cortese invito di Pechino,
avanzato ieri ad Obama per una visita ufficiale nella seconda metà del 2009, è
stato accettato. Anche in questo caso si trattava del primo incontro fra i due
leader e la recessione mondiale era in cima alle preoccupazioni di entrambi. I
due presidenti si sono impegnati a rafforzare il sistema finanziario
internazionale per evitare in futuro il ripetersi di crisi del genere. E si
sono dati atto a vicenda che i rispettivi «pacchetti di stimolo economico»
stanno già dando i loro frutti. Accordo anche sul fatto che le istituzioni
finanziarie internazionali (come il Fondo monetario internazionale) dovrebbero
avere più risorse per aiutare i mercati emergenti e le nazioni in via di sviluppo.
E che in questo fori internazionali della finanza la struttura di comando debba
apririsi ai paesi emergenti, coinvolti da una crisi cucinata dall'elite wasp
(ossia bianca, protestante, anglosassone,) del mondo ma pagata da tutti. I
cinesi desiderano riconosciuto il loro nuovo peso sul mercato mondiale: i paesi
emergenti - e Pechino è emersa da un pezzo, anche se ora ha i suoi problemi -
vogliono decidere nelle sedi finora chiuse a chi non apparteneva al club. E sui
diritti umani? I due presidenti hanno concordato di «far ripartire la
discussione prima possibile». Non pochissimo, strappato ad un presidente cinese
che nega addirittura l'esistenza del problema. Farà parte dell'agenda del
viaggio di Obama a Pechino. re. mo.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 02-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il
(Benevento))
Argomenti: Cina Usa
New
York. Nuova svolta dell'America di Barack Obama sul fronte delle istituzioni
multilaterali: gli Stati Uniti sono pronti a candidarsi a un seggio nel
Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, un'organismo Onu con sede a
Ginevra apertamente boicottato negli anni scorsi dall'amministrazione Bush. Si
tratta di un nuovo segnale di inversione di rotta nella politica estera della
nuova squadra a Washington. La decisione - hanno annunciato il segretario di
Stato Hillary Clinton e l'ambasciatrice all'Onu Susan Rice - è stata presa come
parte di una «nuova era di impegno» con altre nazioni «per far progredire gli
interessi degli Stati Uniti» nel mondo. «I diritti umani sono un elemento
essenziale nella nostra politica estera - ha detto la Clinton, a Londra per il
vertice G20 - Ci impegneremo con altri Paesi per migliorare il sistema dei
diritti umani e far avanzare la visione della Dichiarazione Onu sui Diritti
del'Uomo». Gli Stati Uniti si sono candidati, convinti che «lavorare
dall'interno servirà a rendere il Consiglio un foro più efficace a difesa dei
diritti dell'uomo». La decisione è stata duramente criticata dai conservatori
che, non da ieri, giudicano l'organizzazione ginevrina come una bestia nera: «È
come salire sul Titanic dopo che ha urtato l'iceberg», ha commentato John
Bolton, nel 2005 e 2006 ambasciatore all'Onu di Bush. Secondo Bolton la
disponibilità americana alla candidatura «legittima qualcosa che non merita
legittimazione». Critiche sono arrivate anche da associazioni ebraiche come
l'AntiDefamation League e il centro Simon Wiesenthal secondo cui cui, ad oggi,
l'unico Paese che finora si è attirato le bacchettate ripetute del Consiglio è
stato Israele. Gli Stati Uniti occuperanno il seggio con mandato triennale. Nel
Consiglio dei Diritti Umani non esiste il diritto di veto
come invece è prerogativa Usa (assieme agli altri membri permanenti, Francia, Gran Bretagna,
Russia e Cina) in Consiglio
di Sicurezza. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha dato il benvenuto
al nuovo corso di Washington: «È un segnale concreto nella nuova era di impegno
inaugurata dall'amministrazione Obama», ha detto un portavoce del Palazzo di
Vetro.
( da "Denaro, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mediterraneo
turchia Crollano gli scambi con l'Italia Le esportazioni turche cedono del 25,4
per cento toccando quota 16,2 mld $ E' proseguito anche nel primo bimestre
dell'anno in corso l'andamento negativo del commercio estero turco in base ai
dati pubblicati dall'Ufficio Statistico Turco (Tuik) ed rielaborati dall'Ufficio
Ice di Istanbul. Nel periodo gennaio-febbraio 2009, infatti, le importazioni
turche dal mondo sono diminuite del 45,4 per cento attestandosi a 17,7 miliardi
di dollari, mentre le esportazioni hanno ceduto del 25,4 per cento toccando
quota 16,2 miliardi di dollari. La Russia, pur restando il primo Paese partner
commerciale della Turchia, fa registrare un calo dell'interscambio del 47,3 per
cento (export russo -44,4 per cento; export turco -50,1 per cento), la Germania
vede diminuire l'interscambio del 40 per cento circa, con una flessione delle
esportazioni verso questo Paese di oltre il 46,5 per cento. La Cina
diviene il terzo partner commerciale della Turchia con un interscambio di 1,72
miliardi di dollari (interscambio -33 per cento '09/'08), precedendo gli Usa (1,677 miliardi di dollari
l'interscambio -24,5 per cento '09/'08) e l'Italia, che si attesta al quinto
posto con un interscambio di 1,674 miliardi di dollari (-46,2 per cento
'09/'08) dovuto ad esportazioni pari a 809,7 milioni di dollari (-54 per cento
'09/'08) ed importazioni dalla Turchia pari a 864,3 milioni di dollari (-38,4
per cento '09/'08) ed un saldo negativo per l'Italia per 54,6 milioni di
dollari. La quota dell'Italia sul totale delle importazioni turche è pari al
4,6 per cento. Questi dati - come sottolinea l'Ice - sono il segnale
chiarissimo del profondo stato di disagio dell'economia turca (e' di ieri il
dato relativo al Pil dell'ultimo trimestre del 2008 in calo del 6,2 per cento
con una previsione di numerosi analisti locali per un calo ulteriore del Pil
nel primo trimestre del 2009 anche dell'8 per cento) che si sta riflettendo
inevitabilmente sul commercio estero. Il governo turco e la Commissione Ue
hanno lanciato una serie di nuovi progetti di partenariato tra Camere di commercio
turche ed europee che hanno lo scopo di ampliare il dialogo tra le industrie.
Sono 22 i nuovi piani presentati che potranno contare su un budget di 2.25
milioni di euro del programma di ''dialogo tra societa' civili'' della Ue con i
Paesi candidati all'adesione. La Commissione Ue mette a disposizione fino al 90
per cento del valore complessivo di ogni progetto, che coinvolge 35 Camere di
commercio turche e 32 europee in 11 Paesi. I progetti vanno dall'istituzione di
centri di informazione finanziaria alla promozione di investimenti
eco-compatibili, dalle iniziative di formazione al coinvolgimento dei giovani e
delle donne nelle attivita' economiche. del 02-04-2009 num.
( da "Rai News 24" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Londra |
2 aprile 2009 G20, Obama di fronte all'asse Sarkozy-Merkel. Ma la partita è
anche con la Cina Obama in una pausa dei lavori del
G20 Tutti di corsa. In una Londra in stato di assedio, corrono i Grandi, in
ordine sparso, nel tentativo di trovare un accordo che 'salvi' il G20; corrono
le migliaia di manifestanti nel tentativo di 'assaltare' le banche "colpevoli
della crisi"; corrono i 5mila poliziotti chiamati a garantire la sicurezza
del summit. Ieri, intanto, un morto fra i manifestanti, forse vittima di un
infarto. Accordo al ribasso? Un'intesa non può mancare, e sarà probabilmente
presentata come un successo. Ma questo G20 anticrisi di Londra, funestato dalla
morte di uno dei manifestanti che ieri nel pomeriggio hanno protestato contro
il vertice, 'paga' le attese eccessive rilanciate alla vigilia dal premier
britannico Gordon Brown e il contrasto sempre più evidente fra capitalismo
anglosassone e quello che un tempo si definiva 'capitalismo renano': fedele
alla sua immagine 'cool' e ottimista Barack Obama ieri ha lanciato un appello
alla vecchia Europa a superare le divisioni cercando convergenze sulle modalità
per uscire dalla crisi, ma il pragmatismo americano non basta al presidente
francese Nicolas Sarkozy e al cancelliere tedesco Angela Merkel, che chiedono
con forza di 'dare una coscienza al capitalismo internazionale', adottando una
serie di misure contro i paradisi fiscali e su nuovi meccanismi di controllo
sulla finanza internazionale. Intesa possibile su alcuni dossier Nella bozza di
comunicato finale a cui hanno lavorato stanotte gli sherpa e che è
all'attenzione dei leader del G20 a Londra, emerge l'ipotesi di sottomettere
per la prima volta gli hedge fund alla supervisione di una nuova agenzia
internazionale e di un fondo dell'Fmi. Tuttavia non c'è ancora accordo sulla
quantita' di risorse da assegnare al fondo monetario, sui soldi da destinare
agli aiuti all'export e sulla lotta ai paradisi fiscali. Una proposta sul
tavolo del G20 è quella di triplicare gli attuali fondi dell'Fmi portandoli a
750 miliardi di dollari. La bozza di comunicato include anche l'invito a
"stabilire la scala degli sforzi necessari a ripristinare la
crescita", senza però un impegno preciso sui soldi da spendere per aiutare
la crescita, stabilizzare il sistema bancario e limitare la disoccupazione.
FMI: senza banche 'ripulite' nessuna ripresa Sono gli asset 'tossici' il 'male
principale' dei mercati finanziari, avverte tuttavia il direttore generale
dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn, che partecipa in queste ore al vertice
londinese del G20, in un'intervista al quotidiano britannico Financial Times.
Gli americani, ha confermato Strauss-kahn, al vertice "chiedono piani di
rilancio piu' consistenti, mentre gli europei insistono su nuove regole per i
mercati, ma nessuno "fa abbastanza per 'ripulire' il sistema
finanziario". Il peso degli asset tossici e l'incertezza causata dal
rischio di credito rappresentano, invece, il problema principale per i mercati
finanziari globali. Cantiere aperto Secondo molti osservatori, il G20 di Londra
si chiuderà con un compromesso che lascerà aperto il cantiere anti crisi dei
Grandi. Una fotografia che il premier Silvio Berlusconi ha di fatto sua,
assicurando che oggi saranno sicuramente prese delle decisioni
"opportune" ma che molto resterà da fare fino al G8 sotto presidenza
italiana. Sara' a luglio, alla Maddalena, che saranno varate le regole vere,
"il nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici", ha
assicurato Berlusconi. Che tuttavia faticherà non poco a mantenere una
posizione di attesa, o mediazione, fra i due schieramenti emersi al G20. La
vera partita Mentre migliaia di persone, fuori dal palazzo, chiedono ai Grandi
di 'cambiare il mondo' e di punire banchieri e speculatori ritenuti colpevoli
della crisi, il G20 di Londra segna un'altra tappa 'storica' dell'ascesa della Cina al rango di Grande Potenza: tanto che molti analisti,
sulla scia dell'incontro di ieri fra Obama e Stati Uniti fra Obama e il premier
cinese Hu Jintao, suggeriscono che ormai è questo il dialogo ch ridefinirà gli
equilibri del dopo crisi. Usa e Cina hanno concordato di lavorare
insieme sulle questioni della Corea del Nord, del programma nucleare dell'Iran
e del Sudan. Si trovano d'accordo dul fatto che solo piani di stimolo fiscale
possano far ripartire l'economia in tempi rapidi. Resta da trovare
un'intesa su dollaro, debito pubblico americano, valuta internazionale di
riferimento, governance delle istituzioni internazionali. Ma Pechino sa che
senza gli acquisti dei consumatori americani non riuscirà a sostenere la sua
crescita fondata sulle esportazioni, mentre Washington non può ignorare che il
primo creditore del Tesoro è la Cina. Il robusto piano
di spesa pubblica dell'amministrazione Obama, insomma, non può andare avanti
senza l'aiuto cinese. "Le parole di Obama a Londra segnalano l'alba di una
nuova era", non più dominata dalla super potenza degli USA, fa notare oggi
il Washington Post. Rigettando le accuse piovute sugli States come primi
responsabili della crisi, Obama ha chiamato all'assunzione di responsabilità i
partner internazionali chiedendo "un'azione comune urgente davanti a
problemi globali". La ripresa non potrà arrivare solo dal rilancio
"della voracità del consumatore americano".
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere
della Sera sezione: Opinioni data: 02/04/2009 - pag: 34
USA, CINA E IL RUOLO DELLA UE Per l'Europa il G2 è una iattura di ALBERTO
QUADRIO CURZIO SEGUE DALLA PRIMA A questi temi si aggiunge anche l'ipotesi non scontata
di un potenziamento di organismi come il Fondo monetario internazionale. È ben
vero che la riunione cade in un momento di minor tensione sui mercati,
rispetto al G20 che si tenne in novembre a Washington, con qualche luce in
fondo al tunnel della crisi. Ma è anche vero che le posizioni di partenza dei
partecipanti sono piuttosto distanti. Consideriamo i singoli temi da un'ottica
prevalentemente europea. Politiche espansive e di sostegno. Gli Usa vorrebbero che tutti i Paesi mettessero in atto politiche
coordinate, fatte di spesa pubblica e di riduzioni di tasse, per almeno un 2%
del Pil sia nel 2009 che nel 2010. I Paesi europei non sono inclini a questa
scelta sia perché in tutti hanno operato stabilizzatori automatici e
ammortizzatori sociali di notevoli dimensioni, ai quali è stata aggiunta altra
spesa pubblica; ma anche perché essi tengono agli obiettivi di medio termine di
finanze pubbliche sane con un deficit su Pil sotto il 3%, limite oggi sforato.
Quanto alla Cina: ha varato dal novembre scorso un
programma gigantesco di spesa pubblica pari al 14% del suo Pil. Gli Usa non possono pretendere che l'Europa adotti per uscire
dalla crisi il loro «paradigma», peraltro non chiaro in quanto imposto anche
dalla necessità di giganteschi salvataggi, che li porterà anche a un deficit su
Pil intorno al 12% nel 2009. Tuttavia la Uem potrebbe e dovrebbe fare di più
con la emissione di titoli di debito pubblico europeo e con la modifica del
Patto di stabilità connesso ai parametri di Maastricht per scorporare dal
deficit le spese in infrastrutture. Obiettivi di medio termine irrealizzabili
per la cautela della Germania verso la quale si dovrà continuare un'opera di
convincimento che anche l'Italia ha da tempo avviato. Protezionismo. Nel 2009
si prevede una caduta nel volume del commercio mondiale del 9%. Malgrado la
difficoltà delle previsioni, l'ordine di grandezza colpisce se si pensa che tra
il 1998 e il 2008 c'è stata una crescita medio annua di quasi il 6%. Purtroppo
alla caduta si stanno affiancando misure, più o meno striscianti, di
protezionismo. È stato stimato che la maggioranza dei Paesi del G20 ha preso
misure restrittive dall'inizio della crisi. Esse vanno da aumenti tariffari
sulle importazioni da parte di Paesi emergenti fino a pressioni fatte dai governi
di Paesi sviluppati affinché le loro aziende, sostenute da aiuti di Stato,
creino occupazione nazionale. È un rischio perché la crescita economica
mondiale è stata forte negli ultimi due decenni anche per merito del commercio
internazionale. Intaccare l'interdipendenza commerciale vuol dire danneggiare
anche l'integrazione produttiva e quindi la crescita mondiale. Contro il
protezionismo il G20 deve essere determinato così come deve esserlo
l'Organizzazione mondiale del commercio, soprattutto verso Usa
e Cina. Quanto alla Ue, la Commissione europea deve
anche evitare che il mercato interno venga intaccato. Se non ci riuscirà la sua
legittimazione sarà molto danneggiata. Riforma delle regole e della vigilanza
bancaria-finanziaria. Su questo tema sono da mesi al lavoro talmente tanti
«soggetti» internazionali (oltre a quelli nazionali) che è difficile farne
l'elenco e dare conto dei loro contributi. Alcuni di questi soggetti sono
stabili, altri temporanei; alcuni sono emanazione di Organismi sopranazionali,
altri sono privati; altri hanno già concluso mentre altri sono all'opera. Ci
sono il FMI, l'Ocse, il Gruppo dei Trenta, la Banca dei regolamenti
internazionali e altri ancora, ai quali partecipano anche autorevoli
personalità italiane. Ma spiccano soprattutto il Financial Stability Forum
(FSF), presieduto da Mario Draghi, e il Gruppo, nominato dal presidente della
Commissione europea, presieduto da Jacques de Larosière e del quale fa parte
anche Rainer Masera. La sostanza dei problemi da risolvere è nota. La riforma
dovrebbe infatti riguardare i requisiti di capitale delle banche e delle
finanziarie, i connessi effetti ciclici, il monitoraggio dei rischi a livello
dei singoli operatori e sistemici, i criteri contabili, la regolamentazione di
attori e prodotti finanziari, le agenzie di rating, la supervisione
internazionale delle banche globali e molto altro, fino alle retribuzioni dei
vertici bancari e al ridimensionamento dei paradisi fiscali. In questo
complesso insieme di problemi e di iniziative è indispensabile che la Ue/Uem si
dia una posizione unitaria così come richiesto dall'ottimo Rapporto de
Larosière. Nello stesso, da un lato si auspica una collaborazione
internazionale per raggiungere standard comuni nel campo finanziario, ma
dall'altro si afferma che la Ue/Uem deve darsi un forte Sistema europeo di
regolazione e supervisione finanziaria e bancaria, integrato con la Bce e con
gli Enti nazionali ai quali ultimi non si può certo chiedere un efficace
controllo su soggetti a scala continentale. Ciò è in coerenza con un principio
cardine della Ue/Uem: quello della sussidiarietà. Esso non è infatti operante
solo verso il basso attribuendo per «disaggregazione» più poteri alla
«periferia» ma è anche un principio di «coesione» che opera verso l'alto attribuendo
più poteri al «centro» ove necessario. E il centro della Ue/Uem non può essere
il Fmi o il Fsf e non solo perché negli stessi l'influenza americana potrebbe
alla fine prevalere. In conclusione. Anche per evitare che il G20 di oggi
prefiguri per domani un G2 tra Stati Uniti (grande debitore) e Cina (grande creditore) è necessario che la Ue/Uem (grande
economia equilibrata) si rafforzi, attraverso le sue istituzioni, come terzo
polo geoeconomico.
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere
del Mezzogiorno sezione: 1CULTURA data: 02/04/2009 - pag: 19 Dal 5 all'8 aprile
si riunisce il Comitato che prepara l'assise mondiale di Atene del 2013
FilosofIschia Pensatori a convegno sull'Isola verde in vista del congresso
mondiale di WOLFGANG KALTENBACHER P uò la filosofia costituire un potere? Sì,
un potere anche molto pericoloso. «Se l'influenza culturale e politica della
filosofia viene considerata un potere, la filosofia è diventata una potenza
mondiale », sostiene Peter Kemp, già Presidente della Federazione mondiale
delle società di filosofia (Fisp), che ha aperto l'ultimo convegno mondiale
della filosofia l'anno scorso a Seoul con la relazione «Ripensare la filosofia
come potere della parola». Dal 5 al 8 aprile si terrà a Ischia Porto - su
invito dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - la sessione annuale
del Comitato direttivo della Fisp per progettare ed organizzare il prossimo
Ccnvegno mondiale della filosofia che si terrà ad Atene nell'estate del 2013.
Per trarre le conclusioni del Convegno di Seoul, il nuovo presidente della
Fisp, William L. McBride (Purdue University, Indiana, Usa), ha inserito nel
programma una giornata di studio dal titolo «Philosophy Rethought: Reflections
on Philosophy Today in Light of the Seoul World Congress, 2008». Convegni
mondiali della filosofia vengono organizzati sin dal 1900 ogni cinque anni. Il
primo incontro fu a Parigi, mentre Napoli ebbe l'onore di ospitare filosofi da
tutte le parti del mondo nel 1924. La Fisp fu creata alla fine degli anni '40
in un clima favorevole alla creazione di istituzioni internazionali, tra cui,
qualche anno prima, l'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per
l'Educazione, la Scienza e la Cultura, a sua volta all'origine della nascita
della Fisp. Tra i compiti fondamentali della Fisp, di cui fanno parte società
scientifiche di tutti i continenti (tra di esse, sei società italiane), è
proprio l'organizzazione dei convegni mondiali della filosofia, che hanno due
missioni principali, come spiega Luca Maria Scarantino, segretario generale
della Fisp: far incontrare ricercatori che non hanno altre possibilità di
incontrarsi, permettendo così a tanti giovani di presentare le loro ricerche e
di confrontarsi con colleghi di altre parti del mondo, e tracciare sia un bilancio
sia le grandi linee dello sviluppo attuale della ricerca filosofica. Perché
questo incontro proprio a Ischia? «Il golfo di Napoli - risponde Luca Maria
Scarantino - ha una ricca storia filosofica. Qui sono state create importanti
accademie. L'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si colloca nella
tradizione delle accademie libere ed è riconosciuto in tutto il mondo per la
sua opera di continua e intensa promozione della ricerca filosofica. Nel 1993
l'Istituto ha lanciato l'Appello per la filosofia e l'Appello per la ricerca
umanistica, approvati dal presidente della Commissione Cultura del Parlamento
Europeo a Strasburgo e dal presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite in un incontro al Palazzo di Vetro. Abbiamo accolto volentieri l'invito
dell'Istituto a organizzare l'incontro qui». Herta Nagl-Docekal dell'Università
di Vienna, vicepresidente della Fisp, aggiunge: «Il presidente e il Comitato
direttivo della Fispsono lieti della collaborazione con l'Istituto Italiano per
gli Studi Filosofici e ringraziano il suo fondatore e presidente Gerardo
Marotta per lo straordinario impegno in favore della riflessione filosofica».
Sarà messo a votazione del Comitato Direttivo un Appello internazionale in
favore dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. L'auspicio è che
l'Istituto possa continuare a svolgere la propria azione con la massima libertà
e indipendenza, e che possa disporre di mezzi adeguati alla propria missione,
nello spirito di autonomia e cooperazione internazionale che lo caratterizzano
sin dalla sua costituzione. Il prossimo convegno mondiale si terrà in una città
carica di simboli della filosofia europea. Ma la filosofia non è soltanto
europea, come ha dimostrato in modo inequivocabile il convegno di Seoul. C'è un
largo consenso che il confronto delle varie tradizioni ed esperienze culturali
sarà indispensabile per trovare soluzioni ai problemi che
sfidano il mondo globalizzato. Non a caso molti dei temi già adesso proposti
per il convegno di Atene vertono intorno ai problemi della globalizzazione. Il
mondo in cui viviamo è in crisi. Una filosofia che non rimane rinchiusa nel
cerchio ristretto della vita universitaria potrebbe dare un contributo
importante all'analisi dei cambiamenti epocali nei vari settori, dalla
biosfera all'economia, dal mondo del lavoro ai rapporti sociali, dalla medicina
alla nanotecnologia, dall'educazione al confronto delle religioni e culture.
Più di una volta nella sua lunga storia l'Homo Sapiens sapiens è arrivato a un
punto critico, e sempre è riuscito la fare le scelte giuste. Ce la farà anche
questa volta? Siamo alla fine di uno sviluppo o siamo partecipi di un nuovo
inizio? Dove va la globalizzazione senza gobal governance? Quali sono i valori
universalmente condivisibili e dove dobbiamo rispettare le diversità culturali?
Il peso di responsabilità che posa sui decisonmakers è enorme. Essi possono
aspettarsi un aiuto dai pensatori soltanto se quest'ultimi ricorreranno a tutte
le risorse culturali dell'umanità e faranno il massimo sforzo per sviluppare un
pensiero che aiuti a riportare le civiltà su una via percorribile per tutti.
Napoli 1924 I convegni mondiali della filosofia vengono organizzati ogni cinque
anni dal 1900: prima sede fu Parigi, Napoli ospitò i filosofi nel 1924 Da
Vienna a Ischia Herta Nagl-Docekal, vicepresidente della Fisp
( da "Sestopotere.com" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Reggio.
Inaugurato oggi il nuovo Centro unificato di protezione civile (2/4/2009 15:35)
| (Sesto Potere) - Reggio Emilia - 2 aprile 2009 - "Garantire la sicurezza
ai cittadini significa garantire il diritto alla vita di ciascuno", così
la presidente della Provincia Sonia Masini, che stamattina ha tagliato il
nastro del nuovo Centro unificato di protezione civile, situato nella zona nord
della città, precisamente lungo via del Chionso. Insieme a lei, il sindaco di
Reggio Emilia Graziano Delrio, Bernardo De Bernardinis, vicecapo del
Dipartimento nazionale della protezione civile, gli assessori alla Protezione
civile di Provincia e Comune di Reggio Luciano Gobbi e Franco Corradini,
Marioluigi Bruschini, assessore regionale alla Protezione civile e Adolfo
Valente, prefetto vicario di Reggio Emilia. La struttura che si estende su
un'area di quasi 6 mila metri quadri e che ospita gli uffici, la sede operativa
e la sala radio della Protezione civile, oltre che i mezzi della cosiddetta
colonna mobile di soccorso. "L'attività coordinata dei diversi soggetti di
Protezione Civile è un obiettivo fondamentale a cui la Provincia ha sempre teso
e che si è via via concretizzato in un lavoro di pianificazione che ha permesso
alla macchina di protezione civile della Provincia di attivarsi tempestivamente
e con efficacia, anche in tempi molto recenti come nel caso del terremoto del
dicembre scorso e dell'insistere del maltempo nei mesi scorsi" ha
sottolineato la presidente della Provincia Sonia Masini. La presidente Masini
ha ricordato anche come "il nostro territorio, proprio per questa sua
capacità di fare sistema in situazioni di tale emergenza, ha ricevuto il plauso
dello stesso Guido Bertolaso, capo del Dipartimento nazionale della protezione
civile Questa capacità e competenza trova ora adeguata sede in questa nuova
struttura, realizzata grazie anche all'impegno della Provincia e degli altri
soggetti competenti". La presidente Masini ha anche detto che "il
territorio reggiano rappresenta un significativo esempio della capacità di
attivare risorse umane per dare risposte tempestive, senza dover aspettare
aiuti dall'alto. E' chiaro però che a fronte di emergenze come quelle vissute
nei mesi scorsi, occorrono risorse certe e adeguate dal governo, gli enti
locali non possono essere lasciati soli su questo fronte". La presidente
Masini ha infine messo l'accento sull'importanza della prevenzione: "Non
si deve aspettare che accada una tragedia per intervenire. Da questo punto di
vista è importante come si costruisce, affinché non si producano situazioni di
pericolo". "Con il nuovo Centro unificato per la protezione civile si
compie, anche sotto il profilo logistico, quellunità
di coordinamento e azione fondamentale per accrescere lefficacia degli
interventi a tutela e soccorso della popolazione in caso di crisi - ha sottolineato il
sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio - La funzionalità delle strutture e la
sede prescelta, baricentrica rispetto al territorio provinciale, adeguatamente
servita da infrastrutture viarie per collegamenti locali e nazionali, accresce
la validità di questo servizio di fondamentale importanza per la comunità e il
livello di sicurezza delle persone che abitano a Reggio Emilia". Il
sindaco Delrio ha poi messo l'accento "sulla capacità di organizzazione
che caratterizza Reggio Emilia, una ricchezza in grado di tradurre le idee in
risultati concreti. Questo anche grazie alle associazioni, l'impegno e la
dedizione dei volontari, alla capacità attraverso un buon coordinamento di
mettere insieme risorse e competenze differenti". Il Centro unificato di
via del Chionso è composto da diversi fabbricati, attorno ai quali sono state
istituite apposite aree di manovra. In questo modo gli uffici di Protezione
civile della Provincia e del Comune capoluogo trovano una sede unitaria, il
tutto nel segno di una maggiore efficienza del lavoro soprattutto in caso di
emergenza, essendo il Centro anche il punto di riferimento per i Comuni del
territorio. Il Centro poi, oltre a ospitare la colonna mobile dei mezzi di
protezione civile del territorio provinciale, in situazioni di necessità
diventa anche il punto di riferimento per i mezzi di soccorso regionali.
L'allestimento di questo nuovo centro ha rappresentato inoltre l'occasione per
ammodernare le attrezzature radio e informatiche della sala operativa.
"Soddisfazione per questo importante traguardo" è stata espressa
dagli assessori alla Protezione civile di Provincia e Comune Luciano Gobbi e
Franco Corradini, che hanno inoltre richiamato "l'importante lavoro svolto
dai volontari di protezione civile, il cui Coordinamento trova in questo Centro
una sede unica, gomito a gomito con gli altri operatori e questo non può che
rendere ancora migliore il servizio già di per sé eccellente che la Protezione
civile ha sempre messo a disposizione dei cittadini di questa provincia".
Oltre al Coordinamento dei volontari, il Centro ospita anche le associazioni di
protezione civile del comune di Reggio. Al taglio del nastro sono seguiti
diversi interventi: dell'assessore provinciale alla
Protezione civile Luciano Gobbi, dell'assessore alla Protezione civile del
Comune di Reggio Emilia Franco Corradini, della responsabile dell'Unità
operativa di protezione civile della Provincia Federica Manenti, dell'esperta
del settore Rita Nicolini, di Paolo Lugli del Comune di Reggio Emilia e di
Giorgio Ballarini, presidente del Coordinamento provinciale del
volontariato di protezione civile. Del raccordo tra le strutture nazionali e
locali nelle attività di protezione civile, hanno invece parlato Bernardo De
Bernardinis, vicecapo del Dipartimento nazionale della protezione civile,
Marioluigi Bruschini, assessore regionale alla Protezione civile e Adolfo
Valente, prefetto vicario di Reggio Emilia.
( da "Corriere.it" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Divergenze
anche sull'entità dei i contributi al Fondo monetario internazionale G20,
intesa tra i leader sui paradisi fiscali Berlusconi: «Si pensi a chi perde il
lavoro» Dopo le violenze in strada della vigilia, i leader lavorano a una
ricetta per uscire dalla crisi economica LONDRA - E' il giorno del vertice.
Dopo una vigilia contrassegnata dagli scontri nella City tra manifestanti
anti-capitalismo e polizia - che portano un bilancio di un morto (per cause
naturali) e di alcune decine di arrestati tra i dimostranti - i capi di Stato e
di governo si sono riuniti per stabilire una linea comune per affrontare le
nuove sfide dell'economia, in particolare in tempi di crisi. Un'operazione dal
successo non scontato, viste le divergenze di opinione sulle ricette da
adottare. In particolare, l'asse franco-tedesco chiede che non vi siano
allentamenti nei controlli da parte dei governi, mentre quello anglo-americano
punta soprattutto sulla cosiddetta «iniezione di stimoli finanziari». I
PARADISI FISCALI - Uno dei temi più controversi è stato quello relativo ai
paradisi fiscali, uno dei punti qualificanti della proposta congiunta di
Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Alcuni Paesi, tra cui la Cina e diverse nazioni europee, secondo
quanto riportato dalle agenzie, avevano pensato di opporsi all'istituzione di
una «black list» internazionale. Sembra invece che con il procedere delle ore
sia stato trovato un accordo per imporre sanzioni ai Paesi che non si
adegueranno ai nuovi regolamenti sulla trasparenza finanziaria decisi a Londra.
«Sarà l'Ocse a pubblicare in un vicino futuro la lista nera dei paradisi
fiscali» è la linea emersa da fonti vicine ai lavori del G20, anticipando
quello che dovrebbè essere scritto nel comunicato finale. «Ci sarà una lista
nera - spiegano - una lista grigia e una lista bianca, a seconda di coloro che
concorderanno le regole dell'Ocse sulla condivisione delle informazioni. I
FONDI PER L'FMI - I leader dei G20 erano apparsi inoltre divisi sull'entità
dell'aumento dei fondi per il Fondo monetario internazionale (Fmi) e le risorse
da destinare al rilancio del commercio internazionale. Gli Stati Uniti
vorrebbero triplicare le risorse del Fmi portandole a 750 miliardi di dollari,
invece dei 500 suggeriti fino ad ora. E sembra che questa linea sia destinata a
passare. I fondi saranno destinati a riaccendere il flusso di capitali verso i
paesi in via di sviluppo. Due settimane fa l'Ue si era detta pronta a
contribuire con 75 miliardi di euro (oltre 100 miliardi di dollari), mentre
altri 100 miliardi di biglietti verdi sono stati messi sul piatto mesi fa dal
Giappone. Il premier britannico Gordon Brown, inoltre, vorrebbe un accordo su
100 miliardi di dollari per sostenere il commercio internazionale. Silvio
Berlusconi tra il presidente Usa, Barack Obama, e
quello russo, Dmitry Medvedev (Reuters) BERLUSCONI E IL «SOCIAL PACT» - Il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, era arrivato al centro Excel nella
zona dei Docklands a Londra, dove si svolge il vertice, ed era stato accolto da
Gordon Brown, al quale aveva consegnato un articolo dalla sua rassegna stampa.
Dopo la foto di rito, i due si sono salutati con un «ciao ciao» in italiano.
Berlusconi, secondo i resoconti di diversi osservatori, sta affrontando il
vertice da una posizione un po' distaccata. In più di un'occasione il
presidente del Consiglio ha fatto sapere di riporre le proprie aspettative
soprattutto nel vertice del G8 che si terrà a luglio alla Maddalena e che sarà
da lui stesso presieduto. In ogni caso, il premier italiano sembra essere
riuscito a fare inserire un chiaro ed esplicito riferimento ad un «social
pact», ovvero - come riferiscono fonti diplomatiche, «un richiamo alla
dimensione umana della crisi». «Berlusconi - dicono ambienti vicini al premier
- insiste sulla necessità di proteggere e sostenere coloro che soffrono la
crisi e soprattutto chi perde il posto di lavoro». «PENSARE ANCHE AI POVERI» -
A margine dell'incontro, la popstar . E l'alto commissario Onu per i diritti
umani, Navi Pillay, ha aggiunto da Ginevra: «I Paesi poveri sono stati esclusi
dal vertice. Si aiutino i contadini, non le banche». LA DIPLOMAZIA A TAVOLA -
Il vertice è stato preceduto ieri sera da una cena a Downing Street tra i
leader del summit. Barack Obama è stato seduto accanto alla cancelliera tedesca
Angela Merkel, il leader europeo che con più vigore in queste settimane si è
opposto alla ricetta americana per uscire dalla crisi. E che ieri ha lanciato
un vero e proprio ultimatum sulle regole a Stati Uniti, ed al suo alleato
speciale britannico, insieme al Nicolas Sarkozy, con cui in questa occasione ha
rinsaldato e rilanciato un solido asse franco-tedesco. E, naturalmente non a
caso, il presidente francese ieri sera al tavolo di Downing Street, imbandito
esclusivamente del «meglio della cucina britannica» dallo chef star televisiva
Jamie Oliver, sedeva vicino a Gordon Brown, a cui evidentemente era stato
affidato il compito di cercare, tra una portata e l'altra, di ridurre le
differenze, apparse quanto mai ampie nelle conferenze stampa delle due coppie
di leader ieri, in vista del summit di oggi. In effetti, tra Brown e Sarkozy
l'attento protocollo del premier britannico ha messo - secondo il piano dei
posti a tavola che è stato diffuso alla stampa - il presidente cinese Hu
Jintao. Silvio Berlusconi, invece, era seduto tra il premier olandese Jan Peter
Balkenende e il primo ministro indiano Manmohan Singh, che aveva al suo fianco
la «presidenta» argentina Cristina Kirchner. MICHELLE, LA REGINA E LA GAFFE DEL
PRINCIPE - Intanto va registrato anche un episodio curioso: l'abbraccio tra la
regina Elisabetta e Michelle Obama (GUARDA LA FOTO). Un gesto affettuoso e
irrituale che ha rotto il rigido protocollo di Buckingham Palace durante il ricevimento
per il te offerto dalla famiglia reale. Nel corso dello stesso il principe
Filippo si è reso protagonista di alcune gaffe. In una, in particolare, ha
spiegato che questi leader sembrano tutti uguali. «Può dirmi la differenza che
c'è tra di loro?», aveva chiesto, scherzando, il Duca d'Edimburgo al presidente
degli Stati Uniti, che gli snocciolava tutti gli incontri avuti nella giornata
di ieri a Londra, alla vigilia del G20. «Ho avuto una colazione con il premier
(britannico), colloqui con i cinesi, i russi, David Cameron....E sono
orgoglioso di dire che non mi sono addormentato neanche in uno di questi
incontri», ha detto Obama, rispondendo al principe, che gli aveva domandato
come fosse riuscito a resistere dopo una giornata così intensa e dopo il lungo
volo da Washington. Nel riferire la battuta del marito della regina Elisabetta,
la stampa britannica ricorda come il principe sia incline alle gaffe: storica
quella che fece un po' di anni fa durante una visita in Cina,
quando, parlando con un gruppo di studenti britannici, disse loro: «Se starete
qui ancora a lungo, avrete tutti gli occhi a mandorla». stampa |
( da "Blogosfere" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Apr 09 2
G20: confusione e pessime idee Pubblicato da Rosario Mastrosimone alle 14:44 in Economia e Globalizzazione Il G20 di Londra sarà ricordato come un esemplare momento di
confusione ed inadeguatezza politica. I capi di Stato dei venti Paesi piu'
industrializzati non solo non riescono a produrre uno straccio di analisi seria
della crisi, ma molti di essi minacciano di adottare misure totalmente inidonee
ad affrontarla. Il G20 si ritrova paradossalmente d'accordo nell'opporsi
a qualsiasi "degenerazione protezionistica" dei mercati, proprio
mentre tutti gli Stati membri hanno già adottato misure che non possono che
definirsi protezioniste. L'impressione è quella dell'ennesimo happening
mondano, buono per rimpinguare qualche album fotografico e soddisfare
l'insaziabile senso di vanità dei partecipanti. Stupisce anche la considerevole
inconsistenza della partecipazione statunitense, incapace di portare una
qualsivoglia idea di spessore in un Vertice finora assolutamente inconsistente.
E stupisce soprattutto l'incapacità del G20 di affrontare direttamente e di
petto i nodi di una crisi strutturale, in cui si tratterebbe anzitutto di
ripristinare il principio di responsabilità finanziaria delle imprese. In
questi mesi, il messaggio che i governi hanno lanciato alle compagnie in
difficoltà è stato un messaggio deresponsabilizzante. Le compagnie che si sono
portate sull'orlo del fallimento per i propri grossolani errori di strategia
sono state soccorse con ingenti finanziamenti pubblici, con una
collettivizzazione dei debiti privati di cui, a lungo, le generazioni attuali e
future dovranno pagare il prezzo. Le colpe della crisi continuano ad essere
semplicisticamente addebitate ad un gruppo importante, ma relativamente ristretto,
di speculatori, quando invece siamo dinanzi ad una crisi di sistema in cui i
primi responsabili sono proprio i governi con le loro politiche di ingerenza,
manipolazione ed iperstimolazione dei mercati, e con le loro pratiche
accondiscendenti verso le grandi compagnie bancarie ed assicurative. Francia e
Germania spingono per l'adozione di nuove regole dei mercati, ma nessuno spiega
chi dovrà fare applicare queste nuove regole visto che il G20 non ha nessuno
statuto giuridico, nessun potere di controllo, nessuna autorità sanzionatoria e
neppure uno straccio di segretariato. Stati Uniti e Gran Bretagna vogliono
iniettare nel sistema economico globale nuove massiccie risorse finanziarie, ma
non hanno i soldi per farlo e vantano bilanci pubblici catastrofici: pertanto
chiedono alla Cina di farsi carico di una parte considerevole dei
finanziamenti. E se dovesse passare la loro tragicomica impostazione, c'è da
chiedersi cosa pretenderà in cambio il regime cinese che già tiene ostaggio gli
Stati Uniti essendosi assunto una parte enorme del loro debito pubblico.
Francia e Germania insistono per la pubblicazione di una fantomatica lista dei
cosiddetti "paradisi fiscali" e la Gran Bretagna propugna la vendita
delle riserve auree del FMI, ma entrame le misure, peraltro assolutamente
inutili, non incontrano sufficienti consensi per essere adottate. Per contro si
prospetta un accordo per finanziamenti di 250 miliardi al commercio
internazionale, un modo come un altro per aggravare la già drammatica
situazione dei conti pubblici degli Stati al solo scopo di rimpinguare le casse
di alcuni grandi aziende con un inevitabile effetto inflazionistico. L'unica
misura in qualche modo pertinente di cui si sta discutendo sono le nuove regole
in materia di hedge fund, ma nulla di concreto si sa sul nocciolo di tali
regole ed in particolare sul sistema che sarà utilizzato per renderle
sanzionabili e quindi effettive.
( da "Stampaweb, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
è durato
unora il discorso dellex presidente degli Stati
Uniti, Bill Clinton, invitato oggi dal gruppo socialista ad aprire i lavori
oggi a Bruxelles, nellemiciclo del Parlamento europeo, del Global
Progressive Forum, una due giorni di dibattiti e workshop che raccoglie capi
di stato e di governo, personalità politiche e istituzionali, nazionali e
internazionali, rappresentanti della società civile e di numerose Ong
provenienti e operanti in ogni angolo del mondo. Sul tavolo i temi della
globalizzazione alla luce della recente crisi economica: laumento della povertà e delle disuguaglianze, la necessità
di garantire uneducazione a tutti in ogni luogo e un commercio equo e
solidale tra paesi sviluppati e tra questi e quelli in via di sviluppo. Nessuno
deve
essere lasciato indietro o finire macinato dagli ingranaggi perversi di una
globalizzazione incontrollata. Vola alto Bill Clinton , “libero dalle
responsabilità di uomo di stato ma non di quello di privato cittadino e di
uomo”. Appoggia il programma della presidenza Obama per far ripartire leconomia statunitense e mondiale, rivendica quanto fatto
dalla sua amministrazione per diminuire le disuguaglianze sociali e di reddito
insite nella società americana. Una delle vere, profonde cause della crisi,
secondo lex inquilino della casa Bianca. “Una delle ragioni della
crisi – ha sintetizzato Clinton – per cui leconomia Usa è fiaccata non
risiede solo nella deregulation e nel mancato controllo dei mercati finanziari.
Risiede anche e soprattutto nel fatto che i soldi fatti prodotti dal sistema non sono
stati reinvestiti in opere concrete o ridistribuiti per attenuare le
disuguaglianze sociali”. Un errore che il mondo non deve più ripetere, non solo
nei confronti dei paesi più poveri, che non vanno lasciati indietro, ma nei
confronti delle stesse civiltà e società occidentali e dei paesi sviluppati in
cui le disuguaglianze sociali, di reddito, di opportunità stanno aumentando in
maniera rilevante e preoccupante. “La crisi ha rimesso in questione il nostro
futuro – ha detto Clinton – ma mai come adesso sta a noi esserne gli artefici,
dotarci di uno sguardo che non sia miope, ma abbracci un orizzonte più ampio,
un orizzonte mondiale e progressista”. Gli altri due mali del mondo moderno,
visti dalla prospettiva dellex presidente Usa, sono
linstabilità mondiale, da cui nessun paese può dirsi
immune, e il fatto che i consumi, la produzione e lintero sistema
economico è del tutto “insostenibile, dal punto di vista del cambiamento
climatico. Non è possibile continuare a vivere, a consumare e produrre in questa
maniera, andando avanti così – ha ribadito Clinton – le generazioni future non
avranno alcun futuro”, sottolineando quanto sia importanti, per cominciare a
cambiare le cose, le microscelte che ognuno fa, in modo da “trasformare le
vostre buone intenzioni in cambiamenti effettivi della società in cui viviamo”.
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( da "AprileOnline.info"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi
della mondializzazione? Domenico Moro, 01 aprile 2009, 17:12 La riflessione
Secondo alcuni stiamo entrando in una fase di regionalizzazione, in cui gli
scambi avvengono principalmente all'interno delle varie macro-aree in cui si
suddivide il mercato mondiale (Asia, Ue, Nafta, Mercosur). A spingere in
direzione contraria alla globalizzazione si aggiungerebbero le tendenze
protezioniste che starebbero riemergendo un po' dappertutto, specialmente sotto
la forma di aiuti alle imprese in difficoltà. Ma preconizzare la fine del
mercato mondiale sembra davvero esagerato Uno degli aspetti più importanti e
meno considerati della crisi è costituito dalle sue ripercussioni sulla
mondializzazione. Secondo la Banca mondiale, al calo, per la prima volta dal
1945, del Pil mondiale si è associato il maggiore declino del commercio
mondiale degli ultimi 80 anni, ovvero dalla grande Depressione degli anni 30.
Ne sono sintomo le difficoltà in cui si dibattono i maggiori paesi esportatori.
Ad esempio il Giappone, Paese con il terzo maggiore attivo della bilancia dei
conti correnti, ha fatto registrare a gennaio un disavanzo di 172,8 miliardi di
yen, il maggiore da quando nel 1985 iniziò la raccolta di dati comparabili. La
ragione risiede nel crollo senza precedenti delle sue esportazioni e nella
riduzione dei profitti provenienti dagli investimenti all'estero. Oltre alla
riduzione dello scambio di merci, il fenomeno più eclatante, attraverso cui si
manifesta l'impatto della crisi sulla mondializzazione, è l'inversione del
flusso degli investimenti di capitale. Questi, negli ultimi decenni, sono
fluiti copiosi dai paesi del centro del sistema capitalistico mondiale - Usa, Giappone e Europa occidentale - verso i paesi della periferia,
i cosiddetti paesi emergenti o in via di sviluppo. Ora, il movimento dei
capitali assume un andamento centripeto, ritornando al centro del sistema, da
cui la crisi si è generata. Infatti, gli investimenti destinati all'estero
vengono richiamati per poter compensare la penuria di liquidità, determinata
dal credit crunch e dal collasso del sistema bancario. Tra gli investimenti i
più volatili sono quelli di portafoglio - azioni, titoli di stato, bond -, ma
anche gli investimenti diretti, quelli rivolti ad attività produttive ed
industriali, assumono la medesima tendenza. Gli Usa
sono la destinazione privilegiata di tale movimento. I flussi netti privati
verso gli Usa hanno superato il primato del 2006,
crescendo dai 150 miliardi di dollari del settembre 2008 ai 600 del dicembre
2008, grazie ai massicci acquisti di titoli di stato americani e ai crescenti
rientri di capitali dall'estero. Anche l'Europa è diventata destinazione
privilegiata del flusso di investimenti, dal momento che, oltre ai titoli di
stato Usa, anche quelli europei sono considerati
rendimenti sicuri, di tipo "difensivo" rispetto alle incertezze della
crisi. I titoli di stato europei sono passati dai -44 miliardi di euro del IV
trimestre 2007 ai 189 miliardi del IV trimestre 2008. Di converso, i flussi
finanziari privati netti (investimenti diretti e di portafoglio) verso i paesi
in via di sviluppo sono passati dal record del 2007 (928,6 miliardi di dollari)
al crollo dell'82% (165 miliardi), come stimato per il 2009 dall'Institute of International
Finance. Le aree più penalizzate saranno l'Europa dell'Est, che precipita dai
392 miliardi del 2007 ai 30,2 miliardi del 2009, e l'Asia, che crolla dai 314
miliardi ai 63,9 miliardi. Anche il deflusso dei crediti netti erogati dalle
banche occidentali è notevole: si passa da 410 miliardi del 2007 ad una
previsione di -61 per il 2009. Un segnale della particolare gravità di questa
crisi è che il crollo degli investimenti è il più accentuato tra quelli
avvenuti negli ultimi 30 anni. Infatti, mentre nelle precedenti crisi - quella
degli anni 80 e quella tra la fine degli anni 90 e il
2002 - c'era stato un calo del flusso degli investimenti sul Pil dei paesi
emergenti rispettivamente di 3,2 e 3,7 punti percentuali, oggi il calo arriva
al 5,8%. Per
quanto riguarda gli investimenti destinati all'estero il 2008 ha segnato la
fine di un ciclo di crescita durato almeno quattro anni (Ide) con un calo del
flusso in entrata di ben il 21% sul 2007. Il calo maggiore dei flussi in
entrata è stato registrato principalmente nei paesi più sviluppati -
principalmente Regno Unito, Germania, Italia - dove la contrazione ha raggiunto
il 33%. Nei paesi cosiddetti emergenti gli Ide in entrata hanno continuato a
crescere (+4%), sebbene in misura notevolmente inferiore al 2007. Eppure,
secondo l'Unctad, questo dato non riflette correttamente la situazione visto
che l'impatto della crisi si è trasmesso ai paesi emergenti solo nell'ultimo
quarto del 2008. Proprio alla fine dell'anno si è registrata nei paesi del Bric
(Brasile, Russia, India e Cina), che sono stati la principale destinazione del flusso di Ide
negli ultimi anni, una significativa inversione di tendenza, dovuta alla
ridotta disponibilità di capitali a livello mondiale. Secondo alcuni la fase
della mondializzazione, caratterizzata da scambi intercontinentali, sta
lasciando il campo ad una fase di regionalizzazione, in cui gli scambi
avvengono principalmente all'interno delle varie macro-aree in cui si suddivide
il mercato mondiale (Asia, Ue, Nafta, Mercosur), come proverebbero i dati forniti
da corrieri come Dhl sulla recente maggiore crescita dei trasporti e degli
invii domestici e regionali rispetto a quelli intercontinentali. A spingere in
direzione contraria alla mondializzazione si aggiungerebbero, inoltre, le
tendenze protezioniste che starebbero riemergendo un po' dappertutto,
specialmente sotto la forma di aiuti alle imprese in difficoltà, che vengono
accusati di falsare il libero esplicarsi della concorrenza. In ogni caso
preconizzare la fine del mercato mondiale sembra davvero esagerato. Se
osserviamo la tendenza di lungo periodo degli Ide, ad esempio, vediamo come il
flusso di capitali in entrata sia cresciuto costantemente dal 1991 fino al
picco 2000 per crollare nel periodo di crisi tra 2001 e 2003, mantenendosi però
sempre molto al di sopra del livello degli anni 90, e riprendere con forza fino
ad un nuovo picco nel 2007. La mondializzazione, ad ogni modo, non è mai stata
da intendere nel senso di abbattimento di ogni possibile barriera e di
eliminazione di qualunque posizione di monopolio, come pretendeva l'ideologia
neoliberista, e tantomeno nel senso di fine delle contraddizioni e del
conflitto, come intendeva il Fukuyama della "fine della storia"
preconizzata dopo il crollo del muro di Berlino. Al contrario, la mondializzazione
è figlia della crisi e delle contraddizioni del modo di produzione
capitalistico, nella misura in cui la sovrapproduzione strisciante di merci e
di capitali spinge alla ricerca incessante di nuovi mercati di sbocco e la
caduta del saggio di profitto nei paesi in cui più sono sviluppati i rapporti
di produzione capitalistici dirige i capitali verso le aree meno sviluppate,
dove il saggio di profitto è più basso. Nello stesso tempo, la ricerca di
mercati di sbocco e di fonti di materie prime a buon mercato si accompagna ad
una lotta incessante tra capitali e imprese in cui, oltre alle aree regionali
ed alle entità sovrannazionali, riprendono a svolgere un ruolo decisivo anche
gli stati nazionali. Quando la sovrapproduzione da latente diviene esplicita e
la crisi esplode, anche il processo di mondializzazione ne risente. La crisi,
però, non recide i legami di interdipendenza tra aree centrali, tra centro e
periferia, tra aree sviluppate e emergenti, bensì li modifica, rivelando la
decadenza di alcuni e l'ascesa di altri, come già avvenuto nel passato, proprio
perché fondamento dell'accumulazione capitalistica è lo sviluppo ineguale. Sono
queste modificazioni e gli inevitabili conflitti cui danno adito che dobbiamo
indagare, tenendo conto che oggi, al contrario che nel passato, la
realizzazione del mercato mondiale ha moltiplicato gli attori in competizione
nell'arena.
( da "Corriere.it" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
premier al g20: «smentite le previsioni pessimistiche della vigilia» «Obama ci
tiri fuori dalla crisi» Berlusconi: «Il presidente Usa
mi ha risposto che dobbiamo stare uniti. Bene la lista dei paradisi fiscali»
Berlusconi tra Obama e Medvedev LONDRA - Sono state «smentite le previsioni
pessimistiche della vigilia». Dal G20 di Londra è uscita una «forte e unanime
affermazione della volontà di cooperare per uscire dalla crisi e prendere
misure coordinate». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,
al termine del vertice del G20 a Londra. «Con una punta di orgoglio - ha
aggiunto il premier- ricordo che il primo governo a non consentire il
fallimento delle banche è stato il nostro, con la decisione del 10 ottobre». «Siamo
stati i primi a vedere la necessità di evitare il disastro e il panico», ha
sottolineato ancora. OBAMA - Berlusconi ha poi lanciato un appello agli Usa: «Ho detto a Obama che si deve tirare su le maniche per
far uscire il mondo dalla crisi visto che la crisi arriva proprio dall'America.
Lui mi ha risposto che ho ragione e che l'importante è restare tutti insieme
per risolvere i problemi». Il premier è rimasto favorevolmente impressionato da
Obama. «Ha scherzato nel definirsi un 'kid' che ha molto da imparare - ha
raccontato Berlusconi. - Obama ha una grande capacità di rapporti umani. Ha
fatto a tutti un ottima impressione». Berlusconi ha poi aggiunto: «Com'è che
diceva Proietti... Acchiapponico, Obama ha lo sguardo acchiapponico». LISTA
NERA - Il premier, negando «contrapposizioni» tra Italia, Francia e Germania da
una parte e Inghilterra e Usa dall'altra, ha espresso
apprezzamento per la lista nera dei paradisi fiscali: lo ha definito «un passo
positivo e innovativo». «Si è cominciato a parlare di regole - ha aggiunto - ma
l'auspicio è che si vari un codice di regolamentazione alla Maddalena», ha
osservato il premier. DIMENSIONE SOCIALE - L'Italia, ha proseguito, «ha
enfatizzato la dimensione sociale» della crisi chiedendo un riferimento al G8
sociale di Roma, ma «non si è potuto condensarlo in una
norma generale perché Paesi come Cina e l'India non avrebbero mai la possibilità di sopperire a
stipendi e salari dei posti di lavoro che si potranno perdere». VERTICE IN
GIAPPONE - Il presidente del Consiglio ha annunciato che «ci sarà un'altra
riunione del G20 entro l'autunno. Il capo del governo giapponese si è
detto disposto a ospitare questa riunione e anche il presidente Usa Obama ha visto con favore la possibilità che il terzo
G20 si tenga in Giappone». TREMONTI - Anche Giulio Tremonti si dice soddisfatto
per la "black list": il testo sui paradisi fiscali, spiega il
ministro dell'Economia, «è stato molto duro, molto più duro di quello che si
prevedeva». Il ministro dell'Economia assicura infine che, in particolare per
le misure allo studio sull'occupazione, «non ci sarà nessuno sforamento del
deficit, ma solo uno spostamento da una parte all'altra come per gli
ammortizzatori sociali». stampa |
( da "Wall Street Italia"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
##Nordcorea/Conto
alla rovescia per lancio satellite Pyongyang di Apcom Giappone sul piede di
guerra ma Cina non si sbilancia. -->Pechino, 2 apr.
(Apcom) - All'ora in cui i grandi del mondo sono intenti a sciogliere le fila
della crisi economica globale, sul fronte orientale la tensione sale con
l'avanzamento dei preparativi per il lancio del satellite-missile in Corea del
Nord. Gli scienziati di Pyongyang sono entrati nella fase finale di
allestimento per la messa in orbita del satellite di telecomunicazioni Kwangmyongsong
2, secondo gli ufficiali del Pentagono americano, ponendo fine alle
speculazioni sulla veridicità del lancio e al braccio di ferro diplomatico con
gli Usa. La rete americana CNN ha detto oggi che la
Corea del Nord ha iniziato a rifornire di carburante il missile portatore del
satellite, che sarebbe pronto al lancio già dalla fine della settimana. Allo
stesso tempo la tensione ed i toni salgono nel pacifico, dove il Giappone, al
pari degli Usa, si è detto pronto ad abbattere il
missile se gli impulsori cadranno in zone pericolose sul proprio territorio, e
Pyongyang ha risposto di essere pronta a vendicarsi se qualsiasi minimo sforzo
sarà fatto per intercettare il razzo. Il governo di Kim Jong-Il è, quindi,
deciso a portare fino in fondo questa nuova fase del programma spaziale
volutamente scelta in un momento decisivo in cui i lavori dei Six Party Talks
sono allo stallo, la nuova amministrazione americana si è appena insediata e i
capi di Stato dei paesi più influenti si riuniscono a Londra per il G20. Per
numerosi osservatori la tattica nordcoreana non è nuova e consisterebbe nel far
salire la tensione nella regione per guadagnare l'attenzione internazionale in
momenti cruciali. E quello attuale sembra essere un periodo di transizione
significativo, poiché il paese deve non solo far fronte ad un cambio di
amministrazione presso il suo più grande rivale dopo le tensioni dell'epoca
Bush, ma è sotto pressione all'interno per la stabilizzazione della leadership
e le sempre più grandi difficoltà economiche. Ma la reazione troppo dura dei
paesi vicini potrebbe non far altro che radicalizzare la posizione di Pyongyang
ed aumentarne la minaccia per la sicurezza della regione. International Crisis
Group, il think tank che lavora per la risoluzione dei conflitti, scrive in un
rapporto appena pubblicato che "una risposta troppo forte può minacciare i
Six Party Talks e i tentativi di porre fine al programma nucleare nordcoreano.
È necessaria una risposta calma e coordinata da parte degli attori chiave per
riportare Pyongyang al tavolo delle trattative, piuttosto che una reazione
frammentaria che non fa altro che assecondare il piano del Nord di seminare
dissenso fra i vicini". Da quando, ad inizio di gennaio 2009, i servizi
segreti americani hanno scoperto lo spostamento di un missile balistico a lunga
portata da una fabbrica di Pyongyang alla base di lancio sulla costa nord
orientale del paese, la tensione per la ripresa del programma spaziale e il
possibile test di un missile capace di raggiungere l'Alaska è tornata a salire
dopo gli ultimi tentativi del 2006. All'epoca, il lancio in un solo giorno di 7
missili balistici era risultato nell'adozione di una risoluzione del Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite (1695) che chiedeva alla Corea del Nord di
"sospendere tutte le attività correlate al programma di missili balistici
e ripristinare l'impegno precedente ad una moratoria sul lancio di
missili". Ma proprio come per il programma nucleare, così anche quello
spaziale non si è mai fermato a nord del 38mo parallelo. Lo scorso anno
l'intelligence sud coreana ha riportato il completamento della costruzione di
una base di lancio per missili a lungo raggio sulla costa orientale iniziata
nel 2000, una notizia che proverebbe la determinazione della leadership del
Nord a portare avanti il programma spaziale a qualsiasi costo. Ciò sosterrebbe
anche le paure dei vicini che non credono alla versione del satellite per le
telecomunicazioni: Pyongyang ha già dimostrato di disporre di missili a testata
nucleare capaci di colpire il Giappone, e il missile Taepodong 2 che lancerà il
satellite è un ulteriore sviluppo di questi ultimi ma a raggio più lungo ed
evidentemente suscettibile di usi bellici. Per i vicini le provocazioni del
Nord sono una violazione delle risoluzioni dell'ONU 1695 e 1718, nonostante il
paese abbia dichiarato il 12 marzo di accedere al Trattato sullo Spazio che
stabilisce che tutti i paesi, senza discriminazione, hanno diritto
all'esplorazione pacifica dello spazio. Stando alle
reazioni di USA, Giappone e Corea del Sud le intenzioni pacifiche di Pyongyang
hanno riscosso poca credibilità. Soltanto la Cina, informata per tempo già da gennaio quando il capo dell'Ufficio
Internazionale del Partito Comunista Wang Jiarui si è recato in missione nel
Nord, non si sbilancia. Il Ministero degli Esteri di Pechino ha fatto
sapere di "aver notato questi sviluppi e augurarsi che tutte le parti si
impegnino in un'azione maggiore che conduca alla pace e alla stabilità della
regione".
( da "Wall Street Italia"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Crisi/
D'Alema: Ue conservatrice, non dà risposte innovative di Apcom Manca strategia
comune e grande programma di investimenti -->Roma, 2 apr. (Apcom) - L'Unione
europea, a differenza di quanto stanno facendo Usa e Cina non riesce a dare risposte innovative per affrontare la crisi
economica. Lo sostiene Massimo D'Alema che in un'intervista Redtv parla del
"grande impulso che la nuova amministrazione Usa sta dando per affrontare i problemi reali posti dalla crisi
economica". Una crisi che, a suo avviso, sta ponendo "un
grande problema di democrazia" visto che nasce da una assenza di regole e
controlli sui mercati finanziari. "Anche la Cina,
come gli Usa, sta dando risponde innovative
rilanciando il mercato interno e investendo su se stessa - osserva l'ex
ministro degli Esteri - mi sembra che l'Ue sia invece piuttosto in difficoltà a
mettere in campo risposte innovative, fatica a trovare una strategia comune e
si affida ai singoli governi nazionali, e per l'Italia questo vuol dire non
fare nulla. L'Ue non sta promuovendo un grande programma europeo di
investimenti - insiste D'Alema - e non sta trovando le risorse necessarie per
il rilancio. Insomma l'impressione è che la vecchia Europa sia rimasta su
posizioni conservatrici".
( da "Giornale.it, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Ieri
pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City,
spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono
stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla
Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri
sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha
parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei
preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di
Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini?
Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale.
Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico
oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la
seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa
è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment
finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano
estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di
essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è
adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha
fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano
inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di
sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia
importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo
che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza
critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al
Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato
gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi,
era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa
europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato
quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è
verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale.
Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società,
europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione,
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Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E
l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e
domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo
vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con
pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a
una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali,
nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo
strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione:
questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda
il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale,
l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio
economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due
mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle
industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di
dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama,
con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione
europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera
tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I
consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà
con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di
varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della
risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico,
senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più
importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di
un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui
consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la
straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri
dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington
pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma
nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a
respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice
della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La
mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere
ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo
status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un
presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo,
all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama,
banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania,
democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 41 ) » (5 voti, il voto medio
è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il
Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile
prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da
oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i
partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una
sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il
libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra,
dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della
finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi
esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito
perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare
una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come
già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi
pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An,
che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo
partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica,
programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere
un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e
sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel
medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte,
autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico,
democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce
la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia
e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa
affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la
sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru
economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i
fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri
durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa
Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea
che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è
dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la
distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio
lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma,
pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un
liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla
via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che
i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra
domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria
finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di
bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi
contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri
che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono
all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate?
La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa
finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni,
accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse,
valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150
dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci
giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora
perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi
banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa
finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente
liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi,
banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti (
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di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati
finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro
americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare
lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato
alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul
Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in
uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto
finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese
del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per
valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari.
Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex
membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità
difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1)
Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo,
non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti,
secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle
operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con
derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato
con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran
lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà
sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti
e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia,
ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense.
L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in
considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia
americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno
esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in
appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla
all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti
operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era
obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo
Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ...
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articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama
è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle
circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il
presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di
discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è
terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il
teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando
deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non
sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a
Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David
Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa,
gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è:
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste
alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli
alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e
la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha
ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in
occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le
quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato
per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a
Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo
che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza;
perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di
giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una
minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di
persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che
accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più
il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di
uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i
passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di
integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene
forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un
familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni
e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è
stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a
una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.
Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione
musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano
facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo,
francia, immigrazione, islam Commenti ( 181 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse
è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse
sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non
riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio
in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il
rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due
mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla
via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali
accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta
magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha
annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma
l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale
per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di
annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin
iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del
presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che
i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è
sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che
ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera
notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che
pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani.
E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo
"che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo
per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista
Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In
gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18
miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi),
preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di
obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un
saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è
inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia
in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di
Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene
il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali,
uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi
potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che
hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa
sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come
prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe
addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista
qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina,
notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 45 )
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un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la
crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma
sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali
risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto
negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il
motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno
analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità,
come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi
finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando
un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi,
slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare
l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita
principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi,
Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici
della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il
capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella
miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti
rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata
migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere
mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di
miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non
possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per
salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il
modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo
pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa
dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni
sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città.
Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione,
democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 88 ) » (8 voti,
il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar
09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi
scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione
europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto
centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni
preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii.
"Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che
porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal
Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi
eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta
unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede
addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli
economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a
breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche
decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture
incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe
rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare
misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a
resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con
l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che
abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella
spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno
male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa
non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde
rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria
sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in
spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione,
europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 47 ) » (5 voti, il
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precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato,
ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello
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raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere
- 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla
Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e
quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Ultime discussioni
marista: Io immagino che i "potenti" comincino a preoccuparsi, non so
se è mia fantasia, ma lo scontento... Federico: Marina io infatti ho detto che ci
sono giornalisti che dicono la verità e sono pochi e altri che non la... Davide
K: Caro Dekebalos, ha fatto una domanda troppo difficile: se salgono i prezzi è
inflazione o altro? Se... Marcello Foa: Grazie a tutti per il dibattito, che
limiterei a Londra. Il paragone con Genova non è molto pertinente... bo.mario:
Foa stanno passando dei messaggi che non si possono ignorare. La polizia al
servizio del potere? La polizia... Ultime news Crisi, dal G20 ecco altri mille
miliardi Paradisi fiscali: via libera alla lista neraFecondazione: legge 40
Fini: "Da Consulta giustizia per le donne"La Bce taglia ancora, tassi
ai minimi: 1,25% Borse boom: Fiat +27%Malore in gita scolastica, 18enne muore:
è gialloBrunetta : "Donne, no spesa in orario d'ufficio"Latina,
crolla ponteggio: morti 2 operai, uno feritoIl ricordo di Giovanni Paolo II
Sfidò il comunismo e la mafiaAlla "prima" pure Fiorello fa cilecca:
"Scusate, è ansia da prestazione" Dovesiamonelmondo: ecco il sito per
le vacanze sicure all'esteroCaserta, bufale "dopate": venti in
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Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa
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speculazione? - 20 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18
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tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Nasce il Pdl, ma saprà
darsi un'identità? Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Il piano
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un'illusione, l'America nasconde i guai La crisi provocherà una nuova ondata di
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( da "Rai News 24" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma | 2
aprile 2009 Obama: "Il G20 è stato un punto di svolta" Barack Obama
Il vertice del G20 "è stato un punto di svolta". Con queste parole,
il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha aperto la sua conferenza
stampa al termine del G20 di Londra. Il vertice, ha detto Obama, è stato
storico "per la grandezza delle sfide da approntare e per le risposte
fornite. La sfida è chiara: l'economia globale è in contrazione, il sistema
finanziario congelato. Le famiglie perdono le case, mentre i lavoratori perdono
il lavoro e i loro risparmi". "Abbiamo promesso ai nostri cittadini
di agire con urgenza - ha aggiunto Obama - e oggi i leader mondiali hanno
risposto con azioni concrete e coordinate". Il presidente Usa ha sottolineato inoltre che i Grandi riuniti a Londra
"hanno raggiunto un accordo senza precedenti per rilanciare la crescita
economica". "Una discussione onesta all'interno del G20 - ha
proseguito - non significa che vi siano posizioni inconciliabili".
Respinta ogni ipotesi di protezionismo "Il G20 ha respinto ogni ipotesi di
ritorno a forme protezionistiche che avrebbero solo l'effetto di aggravare la
crisi". Lo ha detto il presidente Usa, Barack
Obama, nella conferenza stampa a chiusura del summit di Londra. America pronta
al ruolo di guida per il Terzo Mondo "L'America è pronta a prendere il
ruolo guida" nel sostegno ai Paesi del Terzo Mondo. I leader del G20 si
sono infatti trovati d'accordo - ha specificato Obama - "nel proteggere
coloro che non fanno parte del G20". Risposte concrete anche
regolamentazione finanzaria Il G20 ha dato risposte concrete anche sotto il
profilo della regolamentazione finanziaria. "Abbiamo dato risposte
concrete per la crescita e vogliamo essere sicuri di avere risposte concrete
anche per il sistema di regolamentazione finanziaria - ha spiegato Obama -.
Abbiamo rafforzato in modo chiaro le nostre istituzioni finanziarie". Il
G20 di oggi ha dato prova di un "coordinamento storico" tra i leader
del mondo. "Oggi - ha detto il presidente Usa - abbiamo dato prova di un
ccordinamento storico, inimmaginabile 10 o 20 anni fa" tra Paesi molto
diversi come Stati Uniti, Russia e Cina. Tutto ciò, ha aggiunto Obama "è un test per tutti noi a
dimostrazione del grade lavoro fatto da Gordon Brown e dal suo staff".
( da "Velino.it, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il
Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono
inserite. POL - *G20: Berlusconi e Tremonti soddisfatti, appuntamento alla
Maddalena --IL VELINO AZIENDE-- Roma, 2 apr (Velino) - Alla fine sui cosiddetti
“paradisi fiscali” è passata la linea sostenuta da Francia, Germania e Italia,
ma questo non significa che cè stata una
“contrapposizione” con Inghilterra e Stati Uniti. Lo ha precisato il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa finale del
G20 a Londra. “Abbiamo apprezzato e direi fortemente voluto il fatto che oggi lOcse abbia in corso di pubblicazione la lista dei paradisi
fiscali, un qualcosa di veramente innovativo e positivo perché si è presa la
posizione comune di bocciare i paradisi fiscali e si è detto no allesistenza di questi paradisi. Si è cominciato a parlare di
regole - ha aggiunto - ma lauspicio è che si vari un codice di
regolamentazione alla Maddalena”, ha osservato il premier, aggiungendo che non
cè stata “nessuna contrapposizione” tra Italia, Francia e Germania da una
parte e Inghilterra e Usa dallaltra. Sono state “smentite le previsioni pessimistiche della vigilia”,
ha aggiunto il premier, sottolineando come dal G20 di Londra sia uscita una
“forte e unanime affermazione della volontà di cooperare per uscire dalla crisi
e prendere misure coordinate”. “Con una punta di orgoglio - ha proseguito
Berlusconi - ricordo che il primo governo a non consentire il fallimento delle
banche è stato il nostro, con la decisione del 10 ottobre. Siamo stati i primi
a vedere la necessità di evitare il disastro e il panico”, ha sottolineato
ancora. LItalia “ha enfatizzato la dimensione sociale” della
crisi chiedendo un riferimento al G8 sociale di Roma, ma “non si è potuto
condensarlo in una norma generale perché paesi come Cina e lIndia non avrebbero mai la possibilità di sopperire a
stipendi e salari dei posti di lavoro che si potranno perdere”. Il presidente
del Consiglio ha poi annunciato che “ci sarà unaltra riunione del G20
entro lautunno. Il capo del governo giapponese si è detto disposto a ospitare
questa riunione e anche il presidente Usa Obama ha
visto con favore la possibilità che il terzo G20 si tenga in Giappone”. E
proprio al presidente americano Berlusconi ha rivolto un appello: “Ho detto a
Obama che si deve tirare su le maniche per far uscire il mondo dalla crisi
visto che la crisi arriva proprio dallAmerica.
Lui mi ha risposto che ho ragione e che limportante è restare tutti
insieme per risolvere i problemi”. Obama, ha quindi aggiunto il premier italiano, “ha una grande
capacità di rapporti umani. Ha fatto a tutti unottima
impressione”. Anche con il presidente russo Dmitri Medvedev cè un
rapporto “estremamente cordiale”. Il rapporto tra loro, “come ho verificato
personalmente, è estremamente cordiale. Siamo sulla buona strada per risolvere
quelle situazioni negative che si sono venute a creare” ha garantito
Berlusconi, che poi sorridendo aggiunge: “Comè che
diceva Proietti... Acchiapponico, Obama ha lo sguardo acchiapponico”. Tornando
alla crisi,
il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che non sarà eterna, ma è
necessario lintervento dello Stato. Per quello che riguarda
lItalia “i nove miliardi di euro per gli ammortizzatori sono una somma
sufficiente per chi ha perso un lavoro. Eventualmente potremmo distogliere
investimenti in altri direzione - aggiunge il premier - uno Stato deve
interessarsi ai cittadini. La crisi si sa non durerà in eterno. Serve uno Stato
sociale che pratichi leconomia di mercato”. Ma, ha
precisato Berlusconi, “non abbiamo nessuna intenzione di sforare” quelle che sono i
parametri previsti dall'Unione europea sui bilanci. “Laltro giorno ho usato un paradosso: ho messo sul piatto il
bene dei cittadini e ho detto che al limite non sarebbe un sacrilegio, ma non
abbiamo intenzione
di sforare anche perché - ha aggiunto scherzando - si sfora già con leconomia che cade e quindi state tranquilli non abbiamo
nessuna intenzione di sforare ancora, ma piuttosto lintenzione di
destinare degli investimenti e delle spese già decisi in altre direzione e
quindi di convertili per il benessere dei nostri cittadini”. Nel nostro paese
“cè chi è preoccupato e si dispera e chi è preoccupato
e cerca di trasformare un male in un bene attraverso anche lottimismo”.
Chi dice “che non cera possibilità di crisi non aveva vicinanza con la
realtà, invece cè e si vede. Saprò almeno
leggere sul giornale le rivalutazioni delle aziende in Borsa, come posso non
accorgermi di ciò che sta succedendo?” si chiede il premier. Soddisfazione per
lesito del G20 è stat espressa anche dal ministro dellEconomia Giulio Tremonti. Per il titolare del dicastero di
viale XX settembre le decisioni prese sui paradisi fiscali sono “molto più
dure, molto più dure e molto più efficaci di quanto si potesse aspettare”. Il governo - ha poi
annunciato Tremonti - sta studiando "strumenti addizionali, non costosi,
ma molto efficaci" da aggiungere agli ammortizzatori sociali per
combattere gli effetti della disoccupazione: "Piu' che gestire a valle con
gli ammortizzatori stiamo pensando a come intervenire ex ante". (Francesco
Cosentino) 2 apr 2009 19:33
( da "Blogosfere" del
02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Apr 09 2
Mip di Cannes: i format italiani sbarcano in USA Pubblicato da Ernesto
Siciliano alle 20:06 in Scenari dei Media Questo servizio che ho realizzato per
9 Colonne valuta lo stato di salute attuale dell'industria italiana dei format
sulla base di una notizia giunta ieri dal Mip TV in corso a Cannes. Le altre
inchieste sul mondo della televisione si trovano nella sezione Scenari dei
Media . 9Colonne) - Roma, 2 aprile (citare la fonte) E' suonata l'ora della
riscossa per la creatività televisiva del Bel Paese? L'industria catodica
italiana, considerata "da terzo mondo" da un'indagine condotta nel
2007 dall'Istituto di Economia dei Media , rafforza il suo ruolo nel mercato
mondiale dei Format. La bella notizia arriva dal Mip di Cannes, il festival
internazionale dell'audiovisivo in corso nella città francese fino a venerdì 3
aprile. In questa sede, RAI Trade ha siglato un accordo con Endeavour, una
delle più grandi agenzie nordamericane. "Useranno -commenta l'intesa Carlo
Nardello, amministratore delegato della divisione commerciale della TV di
Stato- i nostri sceneggiatori e i nostri format. In questo periodo stiamo
lavorando con dei format di intrattenimento, come 'Il Gladiatore' o 'Ti lascio
una canzone' o con fiction come 'Incantesimo' e 'Medicina Generale'. Non si può
colmare in un giorno il gap che ci separa da loro. Stiamo cercando di
recuperare ma non sarà facile superare questa supremazia degli Usa che, quando sviluppano un prodotto, lo hanno già venduto
su tutti i mercati''. La società Endeavour, che ha lo stesso nome dello Space
Shuttle costruito nel 1987 dalla NASA, annovera tra i suoi successi
l'adattamento del format colombiano di ''Ugly Betty'' in versione Usa. In questo momento, i format della
RAI dimostrano una capacità di penetrazione nei cosiddetti Bric (Brasile,
Russia, India e Cina),
nazioni che risentono della crisi mondiale ma non sono in recessione. RAI Trade
sta puntando su questo ambito di mercato: ''Ci crediamo talmente tanto- spiega
Nardello- che abbiamo sviluppato una forza vendite internazionale per cui
abbiamo oggi dei nostri agenti, o sedi, in Russia, Cina
e India e stiamo lavorando per il Brasile''. Un prodotto che ha già avuto un
buon seguito all'estero è la serie 'Medicina Generale'' che ha registrato il
25% d'ascolto sul primo canale della televisione di Stato russa. Lo stesso
dirigente di RAI Trade in occasione della conferenza tenuta a Cannes dal
presidente della Regione Lazio ha sostenuto che bisogna "lavorare per
creare un modello televisivo a livello italiano ed europeo, cambiando quindi il
modello inglese dominante, e più lo faremo, più avremo possibilità di farci
conoscere". E' l'inizio di una ripresa delle asfittiche quotazioni
italiane nella borsa mondiale dei format? L'anno scorso, l'Istituto di Economia
dei Media ha pesato l'apporto del nostro Paese all'industria del settore ed è
giunto alla conclusione che la macchina produttiva nazionale è paragonabile a
quella di un Paese in via di sviluppo. Lo studio si riferisce al triennio 2002-2004,
ma il quadro è abbastanza speculare a quello odierno. Dato principale: l'Italia
rappresenta solo l'1,5% dell'export mondiale dei format. Non solo. La fabbrica
creativa italiana è imballata a 360 gradi: esporta poco, e produce pochissimo
anche per il mercato interno: i format italiani coprono appena il 3% dei
palinsesti nazionali. La Gran Bretagna, per fare un paragone, rappresenta il
32,1% dell'export mondiale, e autoproduce il 37% della programmazione delle sue
TV. Eppure, secondo l'inchiesta, a fronte dell'apatia nella progettazione di
format, l'industria della produzione televisiva in Italia è molto attiva: ha
più di 500 imprese, che fatturano 1.065 milioni di euro (di cui 700 per
programmi televisivi), di cui il 33,5% nell'ambito della fiction ed il 25,7%
dell'intrattenimento. I segnali di una inversione di tendenza delle dinamiche
mondiali che ci vedono soggiacere allo strapotere americano ed anglosassone ci
sono. Caso esemplare è la fiction tratta dai gialli di Andrea Camilleri, Il
Commissario Montalbano. Già venduta in Usa e in
Germania, pochi giorni fa è stata acquistata anche dalla BBC. La TV pubblica
anglosassone la manderà in onda nel 2009 su BBC4. "Ero convinto - afferma
Carlo Nardello- che Montalbano potesse avere una ricaduta importante sul
mercato europeo e internazionale. In Scandinavia per esempio Luca Zingaretti è
diventato un personaggio riconosciuto e apprezzato". Ampliando lo sguardo,
bisogna ridefinire il ruolo dell'Italia nell'industria mondiale alla luce
dell'acquisizione fatta a maggio 2007 da Mediaset del 75% della più efficiente
macchina da format mondiale: la Endemol, società che detiene i diritti di
Grande fratello, Affari Tuoi, Stranamore, La pupa e il secchione. Sempre in
ambito Mediaset va citato un altro successo internazionale conseguito a marzo
2008 dal presentatore dell'ultima edizione del Festival di Sanremo. I diritti
del game show ideato da Paolo Bonolis e Stefano Managhi, Ciao Darwin, sono
stati venduti a Endemol Francia ed all'americana Abc Studios, da Distraction,
la società canadese di distribuzione di format televisivi approdata in pianta
stabile in Italia a settembre 2008. In precedenza il programma era già sbarcato
in Ungheria, Polonia, Romania, Canada, Vietnam e Grecia. Non mancano ,dunque,
le soddisfazioni isolate. Non c'è stata finora, invece, una strategia organica
in grado di creare quel modello televisivo italiano evocato da Nardello che
possa tener testa a quello anglo-americano. A Cannes è suonata l'ora della
rivincita?
( da "Virgilio Notizie"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Roma, 2
apr. (Apcom) - Le politiche liberiste hanno fallito e il G8 della Maddalena non
si deve fare. Lo chiede il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero
che, in un comunicato, polemizza anche con il Pd: "Il G8 alla Maddalena
non si deve fare e anche il Pd, sostenendo la posizione di chi vuole che si
continuino a fare i G8, mostra tutta la sua subalternità all'impianto
liberista. Il problema è che chi ha praticato e promosso le politiche liberiste
che hanno originato la crisi sono gli stessi che vogliono continuare su questa
linea di vertici non democratici e lontanissimi dalle aspirazioni dei popoli
che governano. E' come mettere il mostro di Marcinelle a gestire un asilo
nido". Aggiunge Ferrero: "Visto il fallimento delle politiche liberiste
e delle classi dirigenti che le hanno prodotte, bisogna aprire invece una fase
completamente nuova, fase in cui siano i movimenti dei lavoratori, dei
contadini, dei giovani e dei disoccupati a poter prendere la parola e poter
dire la loro. I movimenti avevano ragione a Seattle e a
Genova a contestare la globalizzazione ed hanno ragione a maggior ragione oggi
a contestare la globalizzazione liberista e a indicare la strada per uscirne.
Bisogna ascoltare i movimenti sociali, non reprimerne le loro giuste istanze".
( da "Virgilio Notizie"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pechino,
2 apr. (Apcom) - All'ora in cui i grandi del mondo sono intenti a sciogliere le
fila della crisi economica globale, sul fronte orientale la tensione sale con
l'avanzamento dei preparativi per il lancio del satellite-missile in Corea del
Nord. Gli scienziati di Pyongyang sono entrati nella fase finale di
allestimento per la messa in orbita del satellite di telecomunicazioni
Kwangmyongsong 2, secondo gli ufficiali del Pentagono americano, ponendo fine
alle speculazioni sulla veridicità del lancio e al braccio di ferro diplomatico
con gli Usa. La rete americana CNN ha detto oggi che
la Corea del Nord ha iniziato a rifornire di carburante il missile portatore
del satellite, che sarebbe pronto al lancio già dalla fine della settimana.
Allo stesso tempo la tensione ed i toni salgono nel pacifico, dove il Giappone,
al pari degli Usa, si è detto pronto ad abbattere il
missile se gli impulsori cadranno in zone pericolose sul proprio territorio, e
Pyongyang ha risposto di essere pronta a vendicarsi se qualsiasi minimo sforzo
sarà fatto per intercettare il razzo. Il governo di Kim Jong-Il è, quindi,
deciso a portare fino in fondo questa nuova fase del programma spaziale
volutamente scelta in un momento decisivo in cui i lavori dei Six Party Talks
sono allo stallo, la nuova amministrazione americana si è appena insediata e i
capi di Stato dei paesi più influenti si riuniscono a Londra per il G20. Per
numerosi osservatori la tattica nordcoreana non è nuova e consisterebbe nel far
salire la tensione nella regione per guadagnare l'attenzione internazionale in
momenti cruciali. E quello attuale sembra essere un periodo di transizione
significativo, poiché il paese deve non solo far fronte ad un cambio di
amministrazione presso il suo più grande rivale dopo le tensioni dell'epoca
Bush, ma è sotto pressione all'interno per la stabilizzazione della leadership
e le sempre più grandi difficoltà economiche. Ma la reazione troppo dura dei
paesi vicini potrebbe non far altro che radicalizzare la posizione di Pyongyang
ed aumentarne la minaccia per la sicurezza della regione. International Crisis
Group, il think tank che lavora per la risoluzione dei conflitti, scrive in un
rapporto appena pubblicato che "una risposta troppo forte può minacciare i
Six Party Talks e i tentativi di porre fine al programma nucleare nordcoreano.
È necessaria una risposta calma e coordinata da parte degli attori chiave per
riportare Pyongyang al tavolo delle trattative, piuttosto che una reazione
frammentaria che non fa altro che assecondare il piano del Nord di seminare
dissenso fra i vicini". Da quando, ad inizio di gennaio 2009, i servizi
segreti americani hanno scoperto lo spostamento di un missile balistico a lunga
portata da una fabbrica di Pyongyang alla base di lancio sulla costa nord
orientale del paese, la tensione per la ripresa del programma spaziale e il
possibile test di un missile capace di raggiungere l'Alaska è tornata a salire
dopo gli ultimi tentativi del 2006. All'epoca, il lancio in un solo giorno di 7
missili balistici era risultato nell'adozione di una risoluzione del Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite (1695) che chiedeva alla Corea del Nord di
"sospendere tutte le attività correlate al programma di missili balistici
e ripristinare l'impegno precedente ad una moratoria sul lancio di
missili". Ma proprio come per il programma nucleare, così anche quello
spaziale non si è mai fermato a nord del 38mo parallelo. Lo scorso anno
l'intelligence sud coreana ha riportato il completamento della costruzione di
una base di lancio per missili a lungo raggio sulla costa orientale iniziata
nel 2000, una notizia che proverebbe la determinazione della leadership del
Nord a portare avanti il programma spaziale aqualsiasi costo. Ciò sosterrebbe
anche le paure dei vicini che non credono alla versione del satellite per le
telecomunicazioni: Pyongyang ha già dimostrato di disporre di missili a testata
nucleare capaci di colpire il Giappone, e il missile Taepodong 2 che lancerà il
satellite è un ulteriore sviluppo di questi ultimi ma a raggio più lungo ed
evidentemente suscettibile di usi bellici. Per i vicini le provocazioni del
Nord sono una violazione delle risoluzioni dell'ONU 1695 e 1718, nonostante il
paese abbia dichiarato il 12 marzo di accedere al Trattato sullo Spazio che
stabilisce che tutti i paesi, senza discriminazione, hanno diritto
all'esplorazione pacifica dello spazio. Stando alle
reazioni di USA, Giappone e Corea del Sud le intenzioni pacifiche di Pyongyang
hanno riscosso poca credibilità. Soltanto la Cina, informata per tempo già da gennaio quando il capo dell'Ufficio
Internazionale del Partito Comunista Wang Jiarui si è recato in missione nel
Nord, non si sbilancia. Il Ministero degli Esteri di Pechino ha fatto
sapere di "aver notato questi sviluppi e augurarsi che tutte le parti si
impegnino in un'azione maggiore che conduca alla pace e alla stabilità della
regione".
( da "Wall Street Italia"
del 02-04-2009)
Argomenti: Cina Usa
G8/
Ferrero: Non si deve fare, il liberismo ha fallito di Apcom "Pd succube
delle politiche che hanno condotto alla crisi" -->Roma, 2 apr. (Apcom)
- Le politiche liberiste hanno fallito e il G8 della Maddalena non si deve
fare. Lo chiede il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero che, in
un comunicato, polemizza anche con il Pd: "Il G8 alla Maddalena non si
deve fare e anche il Pd, sostenendo la posizione di chi vuole che si continuino
a fare i G8, mostra tutta la sua subalternità all'impianto liberista. Il
problema è che chi ha praticato e promosso le politiche liberiste che hanno
originato la crisi sono gli stessi che vogliono continuare su questa linea di
vertici non democratici e lontanissimi dalle aspirazioni dei popoli che
governano. E' come mettere il mostro di Marcinelle a gestire un asilo
nido". Aggiunge Ferrero: "Visto il fallimento delle politiche
liberiste e delle classi dirigenti che le hanno prodotte, bisogna aprire invece
una fase completamente nuova, fase in cui siano i movimenti dei lavoratori, dei
contadini, dei giovani e dei disoccupati a poter prendere la parola e poter
dire la loro. I movimenti avevano ragione a Seattle e a
Genova a contestare la globalizzazione ed hanno ragione a maggior ragione oggi
a contestare la globalizzazione liberista e a indicare la strada per uscirne.
Bisogna ascoltare i movimenti sociali, non reprimerne le loro giuste
istanze".