CENACOLO DEI COGITANTI |
Report "Globalizzazione" 2-3-2009
Gli ultraconservatori:
Obama deve fallire ( da "Giornale
di Brescia" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: praticamente limiti vincolanti per
Paesi emergenti come Cina ed India, ora tra i maggiori inquinatori, ed i
meccanismi di compensazione nei Paesi in via di sviluppo non hanno sempre
funzionato come avrebbero dovuto. Washington ha già iniziato a fare pressione
sulla Cina: in occasione del suo primo viaggio all'estero il segretario di
Stato Hillary Clinton aveva inserito l'ambiente e l'
una cura da cavallo
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: della voragine in cui sono caduti
gli Usa e di conseguenza tutto il pianeta. Viene da chiedersi, a questo punto:
cosa farà la Cina che è il più grande investitore negli Stati Uniti? E per
quanto ci riguarda, cosa farà l'Unione europea, nella quale, fin qui, ciascun
paese ha cercato soluzioni nazionali, invece di darsi da fare unitariamente e
rapidamente,
berlusconi in libia subito
dopo prodi - marco marozzi ( da "Repubblica,
La" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la Cina e l´Europa in testa, sulle
«peacekeeping actions», che coinvolgono 110 mila persone su 18 fronti e hanno
un budget annuale di 7-8 miliardi di dollari. Il Colonnello ha anche insistito
sulle difficoltà di pacificare un continente immenso, diviso da confini
coloniali e con tribù che passano attraverso le nazioni.
conferenza in inglese e
incontro su ambiente e diritti umani
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Inoltre, nell'ambito del progetto
"Globalizzazione, ambiente, sviluppo sostenibile, diritti umani in un
contesto interculturale", oggi alle 18 alla scuola Petrarca ci sarà un
incontro con Capria D'Aronco (Club Unesco) e Rossi (L.i.d.u.). Per ulteriori
informazioni è possibile rivolgersi allo 0432.
Realismo e sopravvivenza
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per i mercati finanziari
internazionali e Gordon Brown si è subito accodato per battere «la finanza
grigia globalizzata». Londra, la capitale della finanza anglosassone, regina
della speculazione creativa, che si associa a combattere se stessa! E poi dicono
che in Europa non ci sono valori: eccone uno inalienabile, quello della
sopravvivenza. Alberto Krali 02/03/2009 nascosto-->
<Una Borsa sociale per
aiutare la ripresa> ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione ha invece
stravolto e accresciuto il potere della finanza, al punto che il cittadino può
addirittura sperare di arricchirsi non attraverso il lavoro, come è sempre
accaduto, ma attraverso la speculazione». Lei sostiene che l'equivoco di fondo
è generato dal concetto di efficienza in economia?
Quell'orgoglioso Nord-Est
che regge alla crisi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: della Serenissima che dal mare
portava la globalizzazione di allora e memore di essere da sempre una città
quadrilatero dell'asburgica Mitteleuropa, e da Vicenza, modello di quel Veneto
della modernizzazione dolce e traumatica nel passaggio dalle ville palladiane
ai capannoni. C'è in giro un sentire diffuso, un orgoglioso risentimento che si
sfoga in cahier de doleance territoriali.
La green economy parte dai
tagli ( da "Sole
24 Ore, Il" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: trainati dalla Cina. Sugli
obiettivi annunciati da Obama in tema di fonti rinnovabili aleggiano, invece,
alcune incertezze. Nel pacchetto anti-crisi presentato gli ultimi giorni di
gennaio, in questo campo il presidente ha annunciato un obiettivo solo in apparenza
più stringente rispettoa quello indicato durante la campagna elettorale,
INTERNET: SEMINARIO SU
PAGAMENTI ELETTRONICI E FRODI, OPPORTUNITA' E RISCHI
( da "marketpress.info"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in collaborazione con il Master
"Globalizzazione dei mercati e tutela dei Consumatori"
dell?Università Roma Tre, nell?ambito del progetto condotto dall?associazione
spagnola Adicae e voluto dalla Commissione europea ? Dg Giustizia, Libertà e Sicurezza,
per sviluppare strategie e strumenti per combattere il crimine nel settore.
Controlli dei mercati: si
può osare di più ( da "Corriere
della Sera" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Al secondo ci sono gli squilibri
nei flussi finanziari del mondo globalizzato; è possibile ricostruire oggi un
nuovo sistema mondiale come quello di Bretton Woods? All'attico bisogna
addirittura conciliare la crescita del benessere di chi oggi ne è escluso, con
le scarse risorse della Terra. Limitiamoci alla supervisione finanziaria, pur
se i temi «alti» sono essenziali: anche lì,
Clima, gli Usa verso un
nuovo trattato ( da "Nuova
Ecologia.it, La" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: pressing diplomatico sulla Cina
Obama stanzia più fondi per l'ambiente Con una svolta radicale rispetto al suo
predecessore George W. Bush, il neo presidente degli Stati Uniti Barack Obama è
pronto a partecipare attivamente ai negoziati internazionali sull'effetto
serra, dopo aver preso in casa una serie di decisioni per diminuire le
emissioni che contribuiscono a riscaldare il pianeta.
La NordCorea punta i
missili sugli Stati Uniti pag.1 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La NordCorea punta i missili sugli
Usa. Obama può solo sperare nella Cina Lunedí 02.03.2009 08:51 Parte del
problema sta nel fatto che il despota nord coreano, dopo un grave collasso
nell'agosto 2008, appare sempre meno in pubblico ma non dà alcun segno di
lavorare per la propria successione, lasciando gli analisti ad indovinare quale
potrebbe essere il futuro di quel paese.
La NordCorea punta i
missili sugli Stati Uniti pag.2 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La NordCorea punta i missili sugli
Usa. Obama può solo sperare nella Cina Lunedí 02.03.2009 08:51 Infatti, finchè
a Pyongyang non sarà chiaro chi ha "il dito sul bottone", la Clinton,
il Giappone e la Corea del Sud possono solo fare affidamento sui buoni uffici
della Cina, che però sembra giocare anche su questo tavolo in maniera ambigua.
"Così Intesa violava
l'embargo usa all'Iran. Bonifici da "entità libiche e siriane"
Franceschini: "Lotta all'evasione!" Ma dove vive? Vuole continuare a
perdere? Gheddafi, il Giann ( da "Dagospia.com"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: O come se la Cina smettesse di
perseguitare i cristiani in onore dei camioncini Iveco. MA FACCE RIDE! "Ho
deciso di partecipare alla "Fattoria" per provare la vita agreste. La
gente ha di me un'immagine tutta cappellini e vita mondana, ma io ho un amore
per la vita semplice".
Chávez lancia a 18 euro il
cellulare del popolo ( da "Stampaweb,
La" del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 85 per cento di proprietà della
repubblica bolivariana ed al 15 per cento della Cina. Il nuovo stabilimento,
che assemblerà il cellulare rivoluzionario, è stato costruito per fare le cose
in grande: la produzione prevista per quest?anno è di 600 mila unità di
Vargatarios, un milione per l?anno prossimo. Così Chávez, un po?
Carta igienica, quattro
veli di morbidezza minacciano le foreste
( da "Panorama.it" del
02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: E l'Asia, dove abita più della metà
della popolazione mondiale? La Cina è nota per il pessimo stato delle toilette
pubbliche, maleodoranti e sporche. Spesso sono prive di carta igienica: se c'è,
spesso si tratta di un "involtino" di cellulosa riciclata.
(ACR) MAHLE, NAPOLI:
EVITARE ENNESIMO SACCHEGGIO INDUSTRIALE
( da "Basilicanet.it"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: stata sempre associata alla
globalizzazione dei mercati, imputando responsabilità oggettive al di là delle
responsabilità istituzionali. Proprio la globalizzazione dei mercati, invece,
può² aprire nuovi spiragli, spetta alle istituzioni saper governare questo
processo individuando soggetti capaci di dare una svolta alla Mahle.
SARà PROIETTATO IN
ANTEPRIMA NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA DONNA, DOMENICA 8 MARZO, AL CINEMA NU...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Offerti al tempio e poi trasformati
in preziose «hair extension» in Italia, gli stessi capelli torneranno in India
per soddisfare la vanità di una donna in carriera di Bombay, negli stessi
luoghi palcoscenico dei recenti attentati. Un racconto sul culto della bellezza
nell'era della globalizzazione.
ANDREA SPINELLI MILANO. IL
MUSICAL GLOBALIZZATO PARLA TEDESCO. LA CRISI DI ALCUNE GRANDI PRODUZIO...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)"
del 02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il musical globalizzato parla
tedesco. La crisi di alcune grandi produzioni anglo-americane rilancia le
quotazioni dell'imprenditoria teatrale mitteleuropea con «Afrika! Afrika!» e
«Bollywood-The Show!». Atteso a Milano (MediolanumForum dal 28 aprile al 3
maggio) e Roma (PalaLottomatica, dal 5 al 9 maggio), «Afrika!
CRISI: FORMIGONI E
PRESIDENTE DEI LLOYD'S, NO AL PROTEZIONISMO (2)
( da "Agi" del
02-03-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ha beneficiato dei frutti della
globalizzazione, mentre ora questo primato e' compromesso. 'La crisi pero' - ha
sottolineato - sta toccando soprattutto banche e servizi finanziari, mentre il
settore assicurativo ne e' sfiorato solo marginalmente. Quello che piu'
preoccupa e' che c'e' una combinazione di eventi e circostanze mai verificatasi
prima (per esempio la crescita zero e l'
( da "Giornale di Brescia" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Edizione: 02/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:estero Gli ultraconservatori: «Obama deve
fallire» L'ala destra del Partito repubblicano intende boicottare tutte le
politiche del neopresidente Una preoccupazione in più per il presidente Usa NEW YORKLa parola d'ordine degli ultraconservatori alla
riscossa è una sola: Barack Obama deve fallire, al diavolo il consenso
bipartisan per ricostruire l'America in crisi come auspica il neopresidente
degli Stati Uniti. In un Partito repubblicano allo sbaraglio dopo la netta
sconfitta del 4 novembre, le nuove star sono Newt Gingrich, l'ex speaker della
Camera ai tempi del presidente Bill Clinton, e Rush Limbaugh, il commentatore
conservatore più radicale degli Stati Uniti, un uomo non di rado volgare, con
le sue camicie hawaiane e il sigaro (ovviamente non cubano) in bocca. Non sono
in realtà personaggi nuovi: il primo ha rappresentato la cosiddetta rivoluzione
repubblicana, guidando la Camera con piglio da ultraconservatore dopo 40 anni
di regno democratico. Si è ritirato all'inizio del 1999, dopo la rielezione
trionfale di Bill Clinton nel novembre 1998, ed è diventato un ascoltato
commentatore repubblicano, oltre ad avere creato un «think tank» conservatore.
Limbaugh possiede un popolare show radiofonico «The Rush Limbaugh Show» che va
in onda sulle onde medie (da lui rilanciate negli anni della Fm dilagante) per
tre ore al giorno da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, ed è molto seguito in
tutti gli Stati Uniti. Con Obama, Limbaugh non è mai stato tenero, attaccandolo
già in campagna elettorale, ma il massimo è stato raggiunto in queste
settimane. A metà gennaio il commentatore radio aveva detto che per Obama, più
che un lungo testo, bastavano quattro parole: «I hope he fails», spero che non
ce la faccia. Obama si trova fra due fuochi. I conservatori non sono infatti
gli unici a muoversi in questo momento. Dall'altra parte della scacchiera si
preparano anche i più progressisti, nel timore di un Obama troppo timido sul
fronte sociale. Tra questi spicca Ralph Neas, già attivo ai temi di Gingrich al
Congresso, ora alla testa della «National Coalition on Health Care», una lobby
che si batte per la copertura sanitaria universale. Un terreno di scontro fra Obama
e gli ultraconservatori potrebbe essere la svolta radicale rispetto al suo
predecessore Bush, impressa da Obama in campo ambientale, a partire dalla
ratifica al Protocollo di Kyoto firmato da Clinton, ma mai sottoposto da Bush
al Senato. Un appoggio statunitense viene giudicato indispensabile perché il
nuovo Trattato, che sarà diverso rispetto al Protocollo di Kyoto, sia davvero
efficiente. Quello in vigore attualmente, anche secondo gli esperti
dell'Amministrazione Obama, non ha funzionato molto bene, e non soltanto per
colpa degli Stati Uniti che hanno dato il cattivo esempio. Non ci sono praticamente limiti vincolanti per Paesi emergenti come Cina ed India, ora tra i maggiori inquinatori, ed i meccanismi di
compensazione nei Paesi in via di sviluppo non hanno sempre funzionato come
avrebbero dovuto. Washington ha già iniziato a fare pressione sulla Cina: in occasione del suo primo viaggio all'estero il segretario di
Stato Hillary Clinton aveva inserito l'ambiente e l'effetto serra negli
argomenti centrali dei suoi colloqui a Pechino, proponendo una collaborazione
tra i due Paesi. Il nuovo Trattato sarà diverso rispetto al suo predecessore,
prevedendo, oltre a limiti sulle emissioni, meccanismi finanziari e assistenza
tecnica per aiutare i Paesi in via di sviluppo.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
OBAMA E LA CRISI
GLOBALE UNA CURA DA CAVALLO di ALCIDE PAOLINI Se un presidente americano, nella
patria del libero mercato, della globalizzazione, dei mutui per tutti, dei
consumi, delle stock option miliardarie, osa annunciare più tasse ai ricchi e
sta pensando di nazionalizzare le banche, di estendere l'assistenza a tutti, di
ridurre le emissioni di Co2, di aumentare i finanziamenti per l'istruzione
pubblica (annunci che, fatti nel nostro paese, farebbero gridare all'avvento
dei Soviet) vuol proprio dire che il pianeta è sull'orlo dell'abisso e per
salvarlo è necessaria una cura da cavallo. E' vero che alcune accuse, nel senso
di una deriva comunista, già si sono levate anche in quel grande paese, a
cominciare da Rupert Murdoch, ma ad appoggiare e spingere Barack Obama in tal
senso ci sono fior di economisti liberali. Si va dal professor Nouriel Roubini
allo stesso ex governatore della Federal reserve, Alan Greenspan, colui che ha
contribuito a fare degli Usa la potenza economica che
è. Non solo, ma c'è addirittura chi rimprovera il neo-presidente di tentennare
troppo su questa strada, affermando che la situazione, oltre che oggettivamente
grave, richiede quegli interventi con urgenza. E che la situazione è grave lo
dimostra il fatto che tutti gli sforzi finanziari, con cifre da capogiro, fatti
fin dai primi accenni della crisi, per sventare il suo precipitare, hanno
mostrato di essere insufficienti, al punto che il mercato ha continuato a
rifiutarsi di bere, come usano dire gli economisti. Il che sta a significare
due cose: una, che nessuno sa ancora "cosa" e soprattutto quanto di
questo "cosa" si nasconda nelle pieghe di quei titoli tossici che
hanno invaso il pianeta, come specchietto per arricchire; l'altra, che non è
ben chiaro se esiste ancora una soluzione, prima della bancarotta mondiale. A
rendere più oscura la situazione c'è perfino l'amara constatazione che,
nonostante la paura, i risparmiatori, abituati al denaro facile, alla scoperta
del crac non si sono precipitati in massa, come è accaduto nel '
( da "Repubblica, La" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 15 - Esteri
Il premier da Gheddafi a 48 ore dal suo predecessore. Ratificherà il Trattato
di amicizia e cooperazione Berlusconi in Libia subito dopo Prodi MARCO MAROZZI
ROMA - Prima Romano Prodi, poi Silvio Berlusconi. Uno venerdì e sabato, l´altro
oggi pomeriggio. Tutti e due a Sirte. Il colonnello Muammar Gheddafi è riuscito
a racchiudere in 48 ore un incontro con l´ex premier e un altro con l´attuale
premier dell´Italia. Tenendo entrambi fino all´ultimo all´oscuro di chi li
avrebbe preceduti o seguiti. Ruoli diversissimi quelli con cui Prodi e
Berlusconi sono stati chiamati in Libia. Conoscendo Gheddafi è comunque ben
chiara la strategia. Oggi il presidente del Consiglio e il leader libico
ratificheranno il Trattato di amicizia e cooperazione firmato in agosto a
Bengasi. L´atto vuole chiudere il lungo contenzioso sul colonialismo italiano.
L´operazione, approvata a febbraio dal Parlamento italiano e oggi dal Congresso
del popolo libico, prevede il pagamento di cinque miliardi di dollari in 20
anni alla Libia. Il Cavaliere e il Colonnello parleranno anche di lotta
all´immigrazione clandestina e di investimenti libici in Italia. Berlusconi
rinnoverà la richiesta a Gheddafi per il vertice G8 alla Maddalena in luglio.
Il Colonnello è già stato invitato come presidente dell´Unione africana:
sarebbe la prima volta di Gheddafi in Italia, dove si troverebbe di fronte
anche il presidente Usa Barack Obama. Il premier
italiano arriverà in Libia dopo il vertice in Egitto, a Sharm el-Sheikh, sulla
ricostruzione di Gaza. Gheddafi lo riceverà 48 ore dopo aver salutato Prodi,
l´avversario storico di Berlusconi, il vecchio amico, l´europeo che l´ha
sdoganato nel mondo, chiamandolo a Bruxelles. Fra furiose accuse ora del tutto
dimenticate. Prodi, che a gennaio aveva visto Mubarak, è stato invitato nella
tenda di Gheddafi, a Sirte, come capo del gruppo di lavoro Onu-Unione africana
che ha preparato un rapporto sulle operazioni di peacekeeping in Africa. Il
documento dell´ex premier italiano e del suo staff sarà presentato il 18-19
marzo all´Onu: la Libia è presidente di turno questo mese del Consiglio di
Sicurezza a New York, e Gheddafi per il 2009 guida l´Unione africana. Per Prodi
potrebbe scattare un nuovo incarico Onu-Ua per tentare di mettere in piedi il
suo piano. Lui e Gheddafi hanno parlato della necessità di coinvolgere tutti i
paesi che hanno interessi economici in Africa, la Cina e l´Europa in testa, sulle «peacekeeping actions», che
coinvolgono 110 mila persone su 18 fronti e hanno un budget annuale di 7-8
miliardi di dollari. Il Colonnello ha anche insistito sulle difficoltà di
pacificare un continente immenso, diviso da confini coloniali e con tribù che
passano attraverso le nazioni.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
xCONTROLLI DEL
SABATO SERA xDUE APPUNTAMENTI PER OGGI Conferenza in inglese e incontro su
ambiente e diritti umani I carabinieri sorprendono 5 persone ubriache alla
guida CITTÀ È in progrmma per oggi la conferenza in inglese del professor
Michael Lay, già docente di linguistica inglese all'università di Udine.
L'appuntamento è all'istituto Volta alle 11.30 ed è aperto a tutti gli
interessati. Inoltre, nell'ambito del progetto "Globalizzazione, ambiente, sviluppo sostenibile, diritti umani in un contesto
interculturale", oggi alle 18 alla scuola Petrarca ci sarà un incontro con
Capria D'Aronco (Club Unesco) e Rossi (L.i.d.u.). Per ulteriori informazioni è
possibile rivolgersi allo 0432.299029. Notte di controlli stradali in
Alto Friuli. Tra sabato e domenica i carabinieri, in collaborazione con il 118
che era presente con una sua "unità mobile", hanno sorpreso tre
persone (un trentenne di Resiutta, un quarantenne di Moggio udinese e un
trentottenne, autista di professione) ubriache al volante tra Tarvisio e Moggio
Udinese. Una quarta aveva mezzo grammo di hascisc. La stessa notte, a Osoppo, è
stato pizzicato in sella allo scooter con un tasso alcolemico vietato anche un
romeno di 23 anni. Stesso discorso anche per un cubano di 37 anni controllato a
Cavazzo Carnico.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Realismo e
sopravvivenza --> Lunedì 02 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print L'Europa
non dice no agli aiuti all'Est, dice no alla drammatizzazione della crisi. Il
vertice dei 27 Stati dell'Unione a Bruxelles ribadisce la volontà di aiutare
ogni suo membro in difficoltà, ma rifiuta di generalizzare gli interventi a
favore dei nove Paesi ex comunisti. Verrà valutato caso per caso perché non
tutti si trovano nella stessa situazione: la Slovenia e la Slovacchia, per
esempio, non hanno situazioni critiche. È l'Ungheria lo Stato che versa in maggiori
difficoltà. Da Budapest è infatti partito l'allarme con il chiaro intento di
generalizzare e coinvolgere tutti con un maxi piano d'intervento di 180
miliardi. Proposta respinta e i più scettici sono i fratelli dell'Est: la
Polonia, l'Estonia, la Repubblica Ceca. Il vertice, dati i tempi, è stato un
successo perché ha ribadito la solidarietà tra Stati ed evitato di creare
divisioni surrettizie fra Paesi ricchi e Paesi poveri. L'Europa c'è e proprio
nel momento in cui ce n'è più bisogno. Aver ribadito in modo chiaro no al protezionismo è una conquista e non un dato scontato. È col protezionismo che avanza il nazionalismo, carburante
indispensabile dell'egoismo nazionale. Sull'onda della polemica contro la
libera circolazione degli artigiani, Francia e Olanda avevano bocciato con un
referendum la Carta costituzionale all'insegna di «no all'idraulico polacco».
L'Irlanda si è ripetuta con il no al Trattato di Lisbona e a giugno dovrà
tornare di nuovo alle urne. Scommettiamo che stavolta non vi saranno obiezioni?
La tigre celtica si era aperta ai capitali inglesi e americani e alla tossicità
della finanza creativa ed adesso è sull'orlo della bancarotta di Stato. Non ci
fossero stati Bruxelles e l'euro, gli amici irlandesi sarebbero in pasto agli
squali dell'Oceano, alla faccia di tutte le fisime sulla tutela della sovranità
nazionale. E sì, va detto, la crisi fa bene all'Europa. Depura dalle tossine
bancarie, ma soprattutto nazionalistiche. Si scopre il piacere di appartenere
ad una comunità, dove la sorte dell'uno condiziona quella dell'altro e quindi
diventa indispensabile sorreggersi a vicenda per non cadere come birilli, uno
dopo l'altro. IPaesi più a rischio l'han capito subito ma, quel che è più
importante, incominciano a capirlo anche i più ricchi. La Germania, che ha sì
problemi con le banche e l'industria automobilistica ma ha una solida struttura
di bilancio statale, può emettere obbligazioni di Stato a costo zero. Il motivo
è semplice: l'investitore in tempi di instabilità non cerca guadagno, ma
sicurezza e i Bund tedeschi la offrono. Si capisce quindi la ritrosia del
governo tedesco ogni qualvolta il ministro italiano dell'Economia avanza la
proposta di obbligazioni a livello europeo. Perché emettere titoli che
fatalmente saranno più cari di quelli di Berlino? Ma la domanda ha già trovato
la sua risposta: perché il costo in più va a coprire il rischio che uno Stato
dell'Eurozona possa andare in fallimento. Per esempio l'Austria è esposta con i
Paesi dell'Est per il 70% del suo Pil; se qualcuno fallisce, Vienna è nei guai.
Così girano già le voci che i vicini austriaci siano sull'orlo della bancarotta.
Il vertice di Bruxelles ha fatto piazza pulita delle speculazioni e questo è il
suo più grande merito. Così la Merkel ha confermato l'impegno di nuove regole
per i mercati finanziari internazionali e Gordon Brown si è subito accodato per
battere «la finanza grigia globalizzata». Londra, la capitale della finanza
anglosassone, regina della speculazione creativa, che si associa a combattere
se stessa! E poi dicono che in Europa non ci sono valori: eccone uno
inalienabile, quello della sopravvivenza. Alberto Krali 02/03/2009
nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Una Borsa sociale
per aiutare la ripresa» --> Il docente di Economia: è il mutamento della
finanza ad aver generato il disastro, ma il no profit ci salverà Al cittadino
manca un luogo dove investire capitali in titoli di solidarietà: da qui bisogna
ricominciare Lunedì 02 Marzo 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print Più che di
profitti e di produttività parla di felicità e bene comune. Ma non è un
filosofo o un teologo: Stefano Zamagni è uno dei più stimati docenti italiani
di Economia, che non si vuole arrendere a questa crisi, ma che invece sostiene
che proprio dalle ceneri della recessione potrà nascere «una società nuova, non
più solo basata sul modello capitalistico, ma che dia più spazio al mondo del
no profit e del volontariato, per far sì che l'economia e la finanza tornino ai
loro scopi iniziali che erano quelli di far uscire le persone dalla miseria e
non di generare profitti. D'altronde furono proprio i discepoli di San
Francesco a far nascere le prime istituzioni creditizie, come i Monti di
pietà». Lucido nell'esposizione, sempre chiaro e positivo, il professore
dell'Università di Bologna ha dichiarato guerra all'individualismo imperante e
a chi gli dà del visionario, perché il mondo sembra sempre più orientato verso
la logica del profitto a tutti i costi, dimostra che le sue non sono solo
elaborazioni teoriche ma solide basi da cui partire per costruire un mondo dove
si potrà finalmente accorciare il divario, «oggi enorme anche in Italia», tra
ricchi e poveri. Professore, al di là della bolla immobiliare scoppiata negli
Usa, lei ha sempre detto che la crisi arriva da più lontano? «È il mutamento
della finanza ad aver generato il disastro. La ricchezza non può nascere dalla
finanza, che è un fine e non un mezzo. La globalizzazione ha invece stravolto e
accresciuto il potere della finanza, al punto che il cittadino può addirittura
sperare di arricchirsi non attraverso il lavoro, come è sempre accaduto, ma
attraverso la speculazione». Lei sostiene che l'equivoco di fondo è generato
dal concetto di efficienza in economia? «L'efficienza non è un dato neutrale e
oggettivo, va definita solo dopo aver dichiarato il fine. E il fine di una
Cassa rurale è diverso da una banca come Lehman Brothers. Nel suo ultimo
discorso pubblico Giovanni Paolo II, che aveva grandi intuizioni economiche, ha
spiegato che le discriminazioni fatte in base all'efficienza, che si
pretenderebbe avere per tutti gli stessi parametri, è disumana e paragonabile
alle discriminazioni per razza, sesso o età». Torniamo alla forbice tra
ricchezza e povertà: l'Italia è ai primi posti nel mondo in questa
divaricazione... «L'ultimo rapporto Oecd (Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico) dell'ottobre 2008 parla chiaro: dopo gli Stati Uniti,
l'Italia è la seconda nazione tra i Paesi sviluppati in cui la distanza tra
ricchi e poveri è più accentuata. È anche facile comprenderne la causa
principale: quando i redditi provengono dal lavoro (manuale o intellettuale che
sia) lo scarto tra i più e i meno pagati non può mai superare una certa soglia;
non così quando essi provengono da attività speculative oppure quando certe
remunerazioni sono legate, come avviene nel caso delle stock option per i
dirigenti, agli andamenti borsistici». Lei sostiene che anche la filantropia,
tipica dei magnati americani, non incide più di tanto ad alleviare le
differenze sociali... «I ricchi fanno filantropia ai poveri, servendosi della
società civile o delle fondazioni che alleviano gli effetti negativi
dell'interazione sociale, senza però incidere sulle cause che li generano». Lei
spesso ha parlato di un effetto a catena che ha portato a questo dissesto
planetario. «È davanti agli occhi di tutti che una bolla speculativa dalle
proporzioni di quella deflagrata nei mesi scorsi non si sarebbe mai potuta
realizzare senza quella "bolla mentale" che ha fatto credere a
tantissimi che fosse possibile ridurre il rischio a zero, qualora si fosse
riusciti a spalmarlo in modo plausibile tra un numero elevato di operatori. Ma
il rischio, se c'è, può essere spostato o ridotto, mai annullato. Questo senso
di onnipotenza, rafforzato per anni dall'euforia finanziaria, si è impadronito
degli "habitus mentali" non solamente dei trader e degli istituti
della finanza, ma anche dal mondo della politica, dei centri mediatici, di non
pochi ambienti universitari e di ricerca. L'autoreferenzialità della finanza ha
così fatto dimenticare la massima di Platone secondo cui "l'unica buona
moneta con cui bisogna cambiare tutte le altre è la phronesis",
l'intelligenza che sta in guardia». Un discorso che attinge a piene mani
dall'etica, ma che fa a pugni con l'immagine stereotipata di un'economia dove è
l'avidità a farla da padrone? «Per questo tutti noi dovremo fare un grande
sforzo per cambiare le regole del gioco e proporre un modello diverso. In
alcuni Paesi sono già in atto dei mutamenti. Perché se non modifichiamo le basi
strutturali della nostra economia, a questa crisi ne seguiranno altre, con
costi sempre più devastanti». Qual è la sua ricetta? «Ci sono tre punti fermi:
sostituire l'attuale Welfare, che vedo uno Stato paternalista, una
sussidiarietà di tipo circolare dove le tre sfere, politica, commerciale e
civile possano interagire sullo stesso piano, dando vita a un Welfare di tipo
municipale, con caratteristiche specifiche per ogni singolo territorio. Poi
creare la Borsa sociale, con obiettivi non di lucro, dove il cittadino possa
investire capitali in titoli di solidarietà, appunto per finalità sociali,
finanziando enti no profit. Gli inglesi, con la London Social Stock Exchange,
lo stanno già facendo. Infine porre le basi per un nuovo modello di democrazia,
quella deliberativa, favorendo il ritorno dei cittadini a interessarsi della
cosa pubblica, partecipando in prima persona alle decisioni. Finora solo la
Regione Toscana ha fatto questo passo così importante: mi auguro che altre
regioni come la Lombardia possa seguirla al più presto». Suggestiva l'idea dei
titoli di solidarietà: ma oltre al valore aggiunto sul fronte etico, saranno
appetibili anche sul fronte delle rendite? «Finora il no profit si alimenta con
le donazioni, che però non permettono realizzazioni strutturali. La Borsa
sociale aiuterebbe ad avere un gettito costante e gli investitori avrebbero la
garanzia della restituzione e della negoziabilità ad un tasso minimo stabilito.
Tasso che sarà tra i 4 il 5%. Sono pronto a scommettere che il 90% degli
italiani investirebbe in titoli di questo tipo». Tornando alla crisi, c'è chi
dice che alla fine ci sarà molto meno spazio per il manifatturiero, che a
Bergamo è ancora largamente preponderante. «Il manifatturiero tradizionale è
effettivamente superato, ma quello che farà innovazione vera, legata
soprattutto al prodotto, conoscerà una nuova stagione. Oggi abbiamo un settore
troppo statico, dobbiamo fare un ulteriore sforzo di rinnovamento». Intanto un
po' ovunque torna a dilagare il protezionismo? «Il protezionismo è una tentazione quasi inevitabile per una
classe politica. Ma ha effetti positivi solo nel breve termine, mentre è molto
nociva nel medio-lungo termine». Da cosa si ripartirà dopo questa recessione?
«Intanto per fortuna i fondamentali della nostra società sono diversi da quelli
americani. Da noi nessuna banca è fallita o fallirà e le nostre famiglie non
sono indebitate come quelle statunitensi. Ma la rivoluzione dovrà anche essere
culturale: dovremo essere bravi a passare da un concetto di individualismo a
quello di personalismo, che significa condividere per realizzarsi». Lei parla
spesso di felicità, un concetto che per alcuni è astratto o impalpabile, per
altri molto soggettivo, per altri ancora è cinicamente raggiungibile attraverso
l'accumulo di ricchezze?. «È ormai un fatto assodato e riconosciuto da tutti
che lo star bene delle persone dipende non solo dal soddisfacimento dei bisogni
materiali, ma anche da quello dei bisogni relazionali. Più le nostre economie
occidentali sono diventate "macchine" straordinariamente efficienti
per soddisfare l'ampia gamma dei bisogni materiali, più si sono però distaccate
dal conseguimento dei bisogni relazionali. La ragione è che questi ultimi non
possono essere adeguatamente soddisfatti con beni privati, né con beni
pubblici, quale ne sia il volume e la qualità». Eppure per molto tempo i
campioni del capitalismo duro e puro ha ricercato la felicità nel denaro?
«Forse si illudevano di farlo. Credo che anche e soprattutto in economia si
debba fare i conti con la felicità e vedere come i singoli Stati che oggi
evidenziano un minor grado di appagamento siano proprio quelli più ricchi. Lì
vediamo suicidi in aumento, depressione dilagante, largo uso di stupefacenti.
Ecco perché, quando vedo questi imprenditori tanto opulenti quanto tristi e li
invito, li sprono, a investire nel sociale, in un nido aziendale, in un Hospice
o nel sostegno a categorie più deboli, dopo li scopro diversi, soddisfatti,
quasi rinati per aver compiuto finalmente un atto socialmente utile. Inoltre la
felicità passa necessariamente dalla condivisione: si può essere esageratamente
ricchi, ma se non si ha nessuno con cui dividere i propri beni, materiali o
immateriali, si resta perennemente frustrati e insoddisfatti». Ci vorrebbero
imprenditori illuminati, alla Adriano Olivetti, che nell'Italia attuale
sembrano ancora eccezioni? «Ma no, guardi che ce ne sono ancora, anche a
Bergamo. E poi in giro, ho conosciuto casi come quelli di Luxottica, della
Ducati, di Illy e per certi versi di Tiscali, che hanno messo in piedi progetti
importanti. La voglia di cambiare c'è, ma a livello di legislazione italiana
non c'è un meccanismo premiante per questi comportamenti. Il sistema
burocratico e amministrativo è anzi tale da scoraggiare molti. In sostanza, il
costo della virtù in Italia, è ancora sproporzionalmente alto rispetto ad altri
Paesi. Dobbiamo assolutamente invertire questa tendenza». Lei vorrebbe veder
valorizzato maggiormente il ruolo del no profit nella nostra società. «Lo trovo
fondamentale. Ma per far sì che l'innovazione sociale sia il traino di
un'economia in crisi occorre realizzare politiche che incentivino seriamente
questo settore. Come presidente dell'Agenzia del Terzo Settore ho trovato tanti
risparmiatori che sono pronti a investire nel sociale se soltanto ne avessero
gli strumenti». Ma questo terzo settore, così meritorio peraltro, non ha punti
deboli? «A volte si fa prendere dall'eccessivo manicheismo. Guai a pensare che
chi opera correttamente rappresenti il bene assoluto avendo di fronte il male
assoluto. Anche perché anche il capitalismo si è aperto al sociale. Ecco,
dovremo essere bravi a favorire questi processi. Anche il messaggio delle casse
rurali,
( da "Sole 24 Ore, Il" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-03-01 - pag: 1 autore: ... MICROCOSMI, LE TRACCE E I
SOGGETTI ... Quell'orgoglioso Nord-Est che regge alla crisi di Aldo Bonomi M i
hanno insegnato che per abbassare la soglia della paura, l'ansia
dell'incertezza, il panico di smarrire la propria ombra, non rimane che
continuare a cercare, a conricercare, per continuare a capire. Partirei da tre
province emblematiche nel nostro Nord-Est. Da Trento, che attraverso il
Brennero ci porta in Europa, dalla schiva e fiera Verona, mai doma nemmeno
rispetto ai flussi della Serenissima che dal mare portava
la globalizzazione di allora e memore di essere da sempre una città
quadrilatero dell'asburgica Mitteleuropa, e da Vicenza, modello di quel Veneto
della modernizzazione dolce e traumatica nel passaggio dalle ville palladiane
ai capannoni. C'è in giro un sentire diffuso, un orgoglioso risentimento che si
sfoga in cahier de doleance territoriali. Sono tutti orgogliosi nel
dirti: «Ve lo avevamo detto di non abbandonare il territorio, il suo saper
fare, i suoi valori di laboriosità, parsimonia e sobrietà». Sono risentiti come
popolo dei BoT che ha investito in azioni delle banche che si sono sollevate
dal territorio oppure nei derivati che hanno contaminato anche sindaci in
difficoltà per il venir meno dei trasferimenti dallo Stato. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-01 - pag: 10 autore: La green
economy parte dai tagli u Continua da pagina
( da "marketpress.info" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunedì 02 Marzo 2009
INTERNET: SEMINARIO SU PAGAMENTI ELETTRONICI E FRODI, OPPORTUNITA´ E RISCHI
Phishing, vishing, furti d´identità, clonazioni delle carte di credito. Si
parla molto di frodi creditizie negli ultimi anni con il sempre più frequente
uso da parte dei consumatori di Internet e degli strumenti di pagamento
elettronico, dietro ai quali però non si nascondono solo rischi, ma anche nuove
opportunità. Di questo si è discusso al seminario "Internet, pagamenti
elettronici e frodi. Opportunità e rischi", organizzato dal Movimento
Difesa del Cittadino (Mdc) in collaborazione con il Master "Globalizzazione dei mercati e tutela dei Consumatori"
dell?Università Roma Tre, nell?ambito del progetto condotto dall?associazione
spagnola Adicae e voluto dalla Commissione europea ? Dg Giustizia, Libertà e
Sicurezza, per sviluppare strategie e strumenti per combattere il crimine nel
settore. Al seminario, sono intervenuti rappresentanti, oltre che
dell´Università Roma Tre, Liliana Rossi Carleo, coordinatore dei Master, ed
Ettore Battelli, ricercatore, anche delle aziende, che hanno parlato della loro
esperienza nel fronteggiare le frodi creditizie: Unicredit, Abi, Poste
Italiane, Iccrea Banca S. P. A. Per combattere le frodi creditizie su tutti i
fronti (tecnologia, normativa, repressione e informazione), tutte le parti si
sono ritrovate nel constatare che banche, autorità, istituzioni e associazioni
debbano operare insieme e sviluppare sinergie. Lo dimostra il fatto che, grazie
allo sviluppo di azioni congiunte di contrasto e prevenzione da parte dei
diversi soggetti, a partire dal 2007, si è registrata una diminuzione del
numero delle frodi con carte di pagamento. Ma uno dei problemi più difficili
rimane quello della legislazione. "Internet purtroppo ha sfatato il mito
secondo cui la legge può disciplinare tutto", ha dichiarato Federico
Regaldo, l´avvocato responsabile del coordinamento scientifico del progetto.
"Internet, anzi si presta a una competizione per le soluzioni più
deleterie - ha aggiunto Regaldo - e fin dai suoi albori si è pensato a un
meccanismo di autotutela basato su codici di condotta che creino una sorta di
bollino di garanzia, per assicurare che un sito Internet operi in un contesto
di sicurezza. Ma dati allarmanti ci dicono che non è sufficiente. Allora che
fare"? L´avv. Regaldo ha parlato della possibilità di estendere il
principio della responsabilità da prodotto difettoso anche ai servizi di
pagamento on line. "In questo modo - ha detto Regaldo ? la responsabilità
verrebbe spostata dalle vittime del cyber crime alle società che operano nel
settore. A parte questo, il diritto vigente fornisce ben pochi appigli".
Antonio Longo, Presidente di Mdc, ha sottolineato come il problema delle truffe
online stia diventando un´emergenza internazionale: "Per questo, la
Commissione europea sta finanziando una serie di seminari in tutti i 27 Paesi
dell´Ue, affidati alle associazioni dei consumatori ed Mdc fa parte proprio di
un progetto con a capo l´associazione spagnola, Adicae. E´ necessario far
crescere la cultura della sicurezza e imparare a essere gelosi delle nostre password
e di tutte le chiavi d´accesso alla nostra identità. Ormai questi mezzi saranno
sempre più diffusi e non possiamo farci spaventare: dobbiamo averne fiducia
conoscendoli". Via Piemonte 39/A ? 00187 Roma Tel. 06. 45442583 - Fax. 06
4820227. Sito: www. Mdc. It - E-mail: ufficiostampa@mdc. It . <<BACK
( da "Corriere della Sera" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-02 num: - pag: 28 autore: di
SALVATORE BRAGANTINI categoria: REDAZIONALE NUOVE REGOLE, LE PROPOSTE EUROPEE
Controlli dei mercati: si può osare di più T re sono i livelli della crisi, e tre
i piani sui quali va affrontata. Al piano terra c'è la supervisione
finanziaria: quali regole, e gestite da chi? Al secondo ci
sono gli squilibri nei flussi finanziari del mondo globalizzato; è possibile
ricostruire oggi un nuovo sistema mondiale come quello di Bretton Woods?
All'attico bisogna addirittura conciliare la crescita del benessere di chi oggi
ne è escluso, con le scarse risorse della Terra. Limitiamoci alla supervisione
finanziaria, pur se i temi «alti» sono essenziali: anche lì, nei grandi
nodi politici ad essi legati, nasce la crisi. L'Unione Europea conta decine di
supervisori con compiti disparati, che non si fidano l'uno dell'altro. La
Commissione Ue ha chiesto a un gruppo di esperti — guidato da Jacques de
Larosière, ex governatore della Banque de France, e di cui per l'Italia fa
parte Rainer Masera — proposte sulla supervisione bancaria, assicurativa e dei
mercati finanziari. Occorre garantire l'equilibrio del sistema, la stabilità di
banche e assicurazioni, il funzionamento dei mercati e la protezione di clienti
e investitori, infine semplificare la gestione delle crisi . Il rapporto,
uscito il 25 febbraio, è un bicchiere a metà: pieno o vuoto? De Larosière fa
proposte realistiche, ma pecca forse di scarsa ambizione: si poteva osare di
più. La priorità assoluta del mandato era la stabilità, su cui si concentra la
più parte delle proposte. I venti di guerra che spazzano il mondo mettono in
secondo piano la trasparenza e la correttezza; la solvenza di banche e
assicurazioni prevale su ogni altra cura. Se ciò è inevitabile nell'attuale
clima bellico, quando tornerà la pace andrà corretto il tiro; avremmo
altrimenti il perpetuo vigore della legge marziale, a danno degli investitori.
Nasce il Sistema Europeo dei Supervisori Finanziari, una rete decentrata che
poggerà sui tre attuali comitati di settore, competenti per banche,
assicurazioni e mercati. Questi vanno rafforzati e trasformati in Autorità
della Ue; dato che 2 su 3 si occupano di stabilità, il focus è chiaro. La
vigilanza sui singoli intermediari e sui mercati resta ai regolatori nazionali,
anche per i gruppi cross border. Per loro non ci sarà il regolatore vicino alla
Bce in cui si sperava; avranno però più peso i Collegi di Supervisori, come a
suo tempo chiesto dal nostro Padoa-Schioppa. Altro non permettono gli Stati
membri, che pagano in caso di insolvenza. Solide sono le proposte sulle
Autorità, le quali promuoveranno l'armonizzazione delle leggi nazionali — oggi
gestire un'Opa cross border sarebbe un incubo, fortuna che non ce n'è — e
arbitreranno le dispute fra regolatori; decidendo a maggioranza qualificata,
faranno giurisprudenza e daranno coerenza all'applicazione delle norme. Esse
vigileranno sul rating e sui sistemi di compensazione e regolamento delle
operazioni. I loro vertici saranno nominati dalla Ue con un mandato — otto anni
— che assicura la distanza di braccio dal potere politico. Il presidente e il
direttore generale dovranno avere ampi poteri; il rapporto schiva il tema, ma
un ruolo «forte» del Consiglio delle Autorità — nel quale siederanno i
regolatori nazionali — toglierebbe incisività alle loro funzioni arbitrali. Si
potrebbe anche proporre che alle nuove Autorità vadano eventuali compiti su
hedge fund o private equity, nonché su mercati plurinazionali (per alcuni
grandi temi) o istituendi, come quello dei Credit Default Swap. Il rapporto,
poi, dà un sostegno timido alla vigilanza per finalità — un'Autorità per la
stabilità di banche e assicurazioni, una per la trasparenza e le regole di
condotta di questi — che pure di fatto abbraccia; Regno Unito e Germania si
sarebbero opposti a un'aperta condanna del loro modello, che combina le due
funzioni. Un po' più di ambizione non avrebbe nuociuto, per avere più margini
di manovra. Le proposte devono infatti essere approvate dalla Commissione,
ansiosa di vedersi rinnovato un mandato in scadenza. Gli Stati non gradiranno
queste pur moderate proposte, e cercheranno di boicottarle. In tal caso alcuni
fra essi potranno seguire la via delle cooperazioni rafforzate, che il rapporto
si spinge a suggerire. è questo lo stato del Cantiere Europa: sotto la minaccia
del nazionalismo economico il mercato unico vacilla, e la Commissione è debole
proprio quando anche i suoi storici avversari inglesi la vorrebbero
improvvisamente forte. Forse ha ragione il navigato de Larosière, il bicchiere
è mezzo pieno.
( da "Nuova Ecologia.it, La" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Clima, gli Usa verso un nuovo trattato Il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama è pronto a partecipare «in maniera intensa» ai negoziati per il
nuovo trattato che a dicembre verrà firmato a Copenaghen. Le prospettive di un
voto bipartisan al Senato e il pressing diplomatico sulla Cina Obama stanzia più fondi per l'ambiente Con una svolta radicale
rispetto al suo predecessore George W. Bush, il neo presidente degli Stati
Uniti Barack Obama è pronto a partecipare attivamente ai negoziati
internazionali sull'effetto serra, dopo aver preso in casa una serie di
decisioni per diminuire le emissioni che contribuiscono a riscaldare il
pianeta. Come scrive con ampio rilievo il New York Times, il negoziatore
in capo degli Stati Uniti sulle questioni climatiche, Todd Stern, ha indicato
nei giorni scorsi che gli Usa intendono partecipare ai
negoziati per il nuovo trattato che verrà firmato a Copenaghen a dicembre,
"in maniera intensa". Gli Stati Uniti hanno firmato il protocollo di
Kyoto ai tempi di Bill Clinton nel 1998, ma il documento non è mai stato
sottoposto al Senato per ratifica, anche perché i senatori non lo avrebbero mai
approvato. Ora le cose sono cambiate rileva il presidente della commissione
esteri del Senato John Kerry. "C'è stato un cambiamento radicale al Senato
- spiega il senatore del Massachusetts, ex candidato alla Casa Bianca - sono
convinto che ci sono voti a sufficienza, democratici e repubblicani, per
ratificare un trattato forte". Un appoggio statunitense viene giudicato
indispensabile perché il nuovo Trattato, che sarà diverso rispetto al
protocollo di Kyoto, sia davvero efficiente. Quello in vigore attualmente,
anche secondo gli esperti dell'Amministrazione Obama, non ha funzionato molto
bene, e non soltanto per colpa degli Stati Uniti che hanno dato il cattivo
esempio. Non ci sono praticamente limiti vincolanti per paesi emergenti come Cina e India, ora tra i maggiori inquinatori, e i meccanismi
di compensazione nei paesi in via di sviluppo non hanno sempre funzionato come
avrebbero dovuto. E, soprattutto, 'pesi massimi' come la Germania o il Canada
non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. La nuova Amministrazione di
Washington ha già iniziato a fare pressione sulla Cina:
in occasione del suo primo viaggio all'estero il segretario di Stato Hillary
Clinton aveva inserito l'ambiente e l'effetto serra negli argomenti centrali
dei suoi colloqui a Pechino, proponendo una collaborazione tra i due paesi. Il
nuovo trattato sarà diverso rispetto al suo predecessore, prevedendo, oltre a
limiti sulle emissioni, meccanismi finanziari e assistenza tecnica per aiutare
i paesi in via di sviluppo. Con la crisi, emergono però una serie di problemi e
di situazioni nuove: da un lato l'effetto serra diminuisce a causa della
rallentata attività industriale; dall'altro ci sono paesi che premono per
regole meno stringenti temendo che l'industria diventi meno competitiva in un
momento particolarmente difficile. 02 marzo 2009 - TAG: Clima | Obama |
Copenaghen |
( da "Affari Italiani (Online)" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
La
NordCorea punta i missili sugli Usa. Obama può
solo sperare nella Cina Lunedí 02.03.2009 08:51 Parte del
problema sta nel fatto che il despota nord coreano, dopo un grave collasso
nell'agosto 2008, appare sempre meno in pubblico ma non dà alcun segno di
lavorare per la propria successione, lasciando gli analisti ad indovinare quale
potrebbe essere il futuro di quel paese. In realtà fonti riservate affermano che il leader,
fisicamente incapacitato, da allora non eserciti il pieno controllo del paese e
che, in intesa con i vertici delle forze armate, Kim Jong-iI potrebbe aver già
individuato nel suo terzo figlio Kim Jong-Woon il successore al timone di uno
dei paesi più poveri del pianeta, dove i diritti umani sono cosa totalmente
sconosciuta e dove la propaganda governativa addirittura racconta a circa 24
milioni di disperati che il regime fantoccio di Seul, in mano agli Americani,
ha bisogno degli aiuti nord coreani! In realtà, non più tardi di un anno fa,
attraverso canali non ufficiali, la Corea del Nord ad esempio ha chiesto a Seul
sapone, bene di lusso ormai raro nel paese. In un clima di tale incertezza è
chiaro che i paesi confinanti e gli Usa osservino con
apprensione gli sviluppi del programma nucleare e militare nord coreano e ed è
legittimo ritenere che, sebbene non ufficialmente in agenda, l'argomento sia
stato affrontato nel corso della visita di Hillary Clinton a Pechino. < <
pagina precedente pagina successiva >>
( da "Affari Italiani (Online)" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
La
NordCorea punta i missili sugli Usa. Obama può
solo sperare nella Cina Lunedí 02.03.2009 08:51 Infatti,
finchè a Pyongyang non sarà chiaro chi ha "il dito sul bottone", la
Clinton, il Giappone e la Corea del Sud possono solo fare affidamento sui buoni
uffici della Cina, che però sembra giocare anche su
questo tavolo in maniera ambigua. Da un lato proclama la volontà di non interferire nei
processi interni della Corea del Nord, dall'altro è abbastanza chiaro che a
Pyongyang non si muove foglia che Pechino non voglia. La Corea del Nord
sopravvive (male) esclusivamente grazie agli aiuti cinesi, il colosso asiatico
che addirittura delocalizza laggiù, avendo trovato qualcuno abbastanza
disperato da accettare di produrre a costi ancora più bassi rispetto ai suoi.
Mentre in Italia vagheggiamo di vendere ai cinesi le nostre scarpe firmate, i
cinesi intanto si fanno fare le loro scarpe in Corea del Nord, a 50 centesimi
di dollaro al paio. Qualora le ambizioni nucleari o militari di Kim Jong-iI o
del suo eventuale ignoto successore (la Corea del Nord non ha un
Vice-Presidente o un Primo Ministro) arrivassero a molestare la Corea del Sud
passando dalla retorica bellicosa ai fatti, solo la Cina
potrebbe richiamare convincentemente all'ordine il suo irrequieto alleato. Per
quanto paradossale possa sembrare e ben al di là dello scontro USA-Cina sui diritti umani di queste ore (dal sapore di una
commedia diplomatica pro-forma), la verità è che il più grosso alleato in Asia
degli USA è proprio la Cina. Non solo per le ragioni
economiche che abbiamo indicate negli articoli precedenti, ma anche perché la
stabilità dell'area è strettamente condizionata dalle scelte di Pechino, un
partner insidioso ma vitale per l'amministrazione Obama. Arduino Paniccia
Globalist www.arduinopaniccia.net < < pagina precedente
( da "Dagospia.com" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
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articolo --> ?Così Intesa violava l?embargo usa all?Iran. Bonifici da
?entità libiche e siriane? - Franceschini: ?Lotta all?evasione!? Ma dove vive?
Vuole continuare a perdere? - Gheddafi, il Gianni Letta planetario ? costanzo:
il giornalismo ?per sentito dire? a cura di Massimo Riserbo e Falbalà Passera e
Bazoli CHAPEAU! Iran, amore mio/1. Editoriale di Renzo Guolo in prima pagina su
Repubblica: "Una cosa è certa: per la Casa Bianca parlare con il Nemico è
realisticamente possibile (...). Il governo Berlusconi non può che prenderne
atto, con buona pace dei residui, nostalgici, neocon nostrani". Iran,
amore mio/2. Scoop del tostissimo Maurizio Molinari da New York per la Stampa
di Giulio Anselmi: "Così Intesa violava l'embargo all'Iran. Bonifici
sospetti sono giunti da "entità libiche e siriane" entrambe colpite
dalle sanzioni Usa. Migliaia di versamenti con falsi
requisiti bancari. Coinvolte almeno altre dieci banche importanti, forse anche
italiane. L'istituto di Piazza Scala: "Abbiamo offerto subito la nostra
piena collaborazione" (p.12). AVVISI AI NAVIGATI "C'è un problema per
l'Est, ma da quello che so io anche Profumo non è preoccupato". Se lo dice
Silvio Berlusconi (Repubblica, p.4), siamo tutti più tranquilli. Poi racconta
che per ora una sola banca ha bussato alla porta dei Tremonti-bond,
"secondo alcune indiscrezioni i riflettori si sarebbero accesi su Monte
dei Paschi e Banco Popolare". Dario Franceschini Prosa tortuosa, massima
cautela e notizie da cercare con il lanternino nelle pieghe di un articolo
super-generico e tranquillizzante ("Banche italiane libere dai titoli
tossici"). Quando il giornale diretto (diretto?) da Eziolo Mauro si occupa
di banche, il lettore deve avere tanta ma tanta pazienza. "Il Papa:
difendere i lavoratori e le famiglie. L'appello a imprenditori e autorità.
All'Angelus il saluto agli operai Fiat di Pomigliano" (Corriere, p. 5). Ma
per il Berlusca "l'assegno di disoccupazione non è sostenibile"
(Messaggero, p.5) e finalmente fa una cosa di destra. Franceschini dice invece
che le risorse ci sarebbero: basterebbe impegnarsi un minimo nella lotta
all'evasione. Lotta all'evasione? Ma dove cavolo vive? Vuole proprio continuare
a perdere le elezioni. Prima di aprir bocca e blaterare, Su-Dario si documenti
con questa grande inchiesta: "Come pagare meno tasse". Il Giornale
della famiglia Berlusconi (p.1 e 4-5) svela proprio oggi tutti i segreti legali
per non farsi dissanguare dal Fisco. Quelli illegali ovviamente li tengono per
loro. LA BELLA POLITICA "Berlusconi in Libia subito dopo Prodi".
Ennesimo capolavoro del Colonnello di Tripoli, che invita i due nemici a 48 ore
uno dall'altro senza dir loro un tubo (Repubblica, p.15). Diciamolo, Gheddafi è
ormai è un Gianni Letta planetario. E i grandi affari Roma-Tripoli fanno
digerire qualunque cosa. Ezio Mauro Anche i piccoli affari vanno sempre bene.
Anzi valgono perfino una moschea a Milano. Intervistato da Giancarlo Perna sul
Giornale (p.13) Roberto Formigoni scandisce: "Piuttosto che continuare lo
scempio di viale Jenner, ragioniamo sulla moschea. Anche in vista dell'Expo,
quando avremo visitatori islamici". A parte il fatto che i principali
"visitatori islamici" dello scempio Expo2015 rischiano di essere
alcuni agenti turchi che verranno a ridere pensando alla bocciatura di Smirne,
è un po' come se in alcune nazioni arabe cominciassero a costruire chiese per
l'arrivo degli ingegneri Eni di Paolo Scaroni. O come se la
Cina smettesse di perseguitare i cristiani in onore dei camioncini
Iveco. MA FACCE RIDE! "Ho deciso di partecipare alla "Fattoria"
per provare la vita agreste. La gente ha di me un'immagine tutta cappellini e
vita mondana, ma io ho un amore per la vita semplice". Marina Rapa
di Moana dixit (Corriere, p.33) Roberto Formigoni "Il ritorno della
disciplina a scuola è fondamentale. I modelli della scuola sono sovvertiti.
Basta vedere una trasmissione come "Amici": non solo i ragazzi spesso
non riconoscono l'autorità, ma gli insegnanti stessi si scannano tra
loro". Alfonso Signorini, direttore di "Chi", plaude alla scuola
severa modello Gelmini e si traveste da implacabile maestrina (Giornale, p.11).
Ensemble molto fetish. FREE MARCHETT "E' stato il padiglione della Puglia
il più frequentato dagli italiani e non alla recente fiera della Bit a Milano.
Animatrice intelligente è stata Enrica Ciotti Alemagna con i due figli Tancredi
e Alberto. La bella dama, leggera come una farfalla, è innamorata dei trulli e
il suo (?sic) è strepitoso, come strepitosa è la sua mousse al cioccolato offerta
agli ospiti pugliesi durante la cena nella sua bella casa milanese. Francois
Mitterand, quando era di passaggio a Venezia, ne andava ghiotto ogni mattina a
colazione. "La mousse de Madame Alemagna est superbe, vitale". Anche
la penna di Giuseppe Alemagna Turani è "superbe et vitale".
(Affari&Finaza, p.4) CARO, PRENDITI UNA VACANZA "Chi ne è
frequentatore abituale mi continua a parlare bene del treno che da Milano a
Roma e da Roma a Milano compie il tragitto ad alta velocità". Maurizio
Costanzo rilancia in prima sul "Messaggero" il grande giornalismo
"per sentito dire". Ma soprattutto, non sa più come riempire quelle
30 righine che Calta-Papà gli paga profumatamente ogni giorno. Lo diciamo da
tempo: Costanzo ha bisogno di una vacanza. Anche non in treno. [02-03-2009]
Maurizio Costanzo
( da "Stampaweb, La" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
MADRID Non c?è due
senza tre nell?hi-tech di Chávez. Dopo il laptop del 2007, il «computer
boliviariano» ed il satellite per le telecomunicazioni «Simón Bolivar»,
lanciato nello spazio lo scorso ottobre, il Líder Máximo venezuelano dei
petrodollari lancerà, a partire dal prossimo 24 maggio, giorno della Madre nel
Paese caraibico, l?ultimo gioiello: Vergatario (persona di fiducia e successo
nello slang di Caracas), un cellulare che segna una vera e propria rivoluzione.
Il suo prezzo, infatti, annunciato dalla ministra delle «Telecomunicaciones»,
Socorro Hernández, è imbattibile: appena 50 bolivares, ossia 18 euro.
«Vergatario è comodo, piccolo, leggero, resistente, impermeabile e blindato»,
assicura lo stesso presidente in televisione. Naturalmente, come anche nella
altre due precedenti prodezze che hanno snobbato la tecnologia dell?odiato
«imperio gringo» di Washington, Chávez si può permettere il lancio del gadget
grazie all?apporto cinese. Il telefonino, che si chiama «Zte 366», usa
l?hi-tech dell?ex Celeste Impero, quello della Zte, che nella scorsa settimana
ha già superato i 100 milioni di cellulari venduti. In un Paese in cui si
vendono ogni anno, e tutti importati, ben 7 milioni di telefonini, Chávez ha
fatto un?altra joint-venture con i cinesi, interessatissimi al petrolio del
Fidel Castro di Caracas. Stavolta, la impresa mista Vetelca (Venezuelana di
Telecomunicaciones), che si installerà a Paraguaná, è all?85 per cento di
proprietà della repubblica bolivariana ed al 15 per cento della Cina. Il nuovo stabilimento, che assemblerà il cellulare
rivoluzionario, è stato costruito per fare le cose in grande: la produzione
prevista per quest?anno è di 600 mila unità di Vargatarios, un milione per
l?anno prossimo. Così Chávez, un po? in braghe di tela per la caduta del prezzo
del barile di greggio di cui è il quinto esportatore mondiale, eviterà anche
l?espatrio di un sacco di dollari per pagare i prodotti made in Usa, Giappone o Europa. Ma c?e di più. Non solo il governo
chavista, via la telefonica statale Movilnet, ha già ordinato 100 mila unità
del nuovo oggetto del desiderio dei venezuelani a corto di quattrini per
distribuirli nei settori rurali e poveri del Paese; il Fidel Castro di Caracas
vuole spedire i Vergatarios anche ai Paesi amici, alla Bolivia di Morales, al
Nicaragua di Ortega e, inutile dirlo, pure alla Cuba di Raul Castro. Chávez
pensa, oltre ai circenses, anche al panem. L?altro ieri, dalla televisione, il
presidente ha infatti ordinato il controllo militare del settore del riso, il
cui prezzo è fissato dal governo, avvertendo che lo nazionalizzerà se continua
la crisi dei rifornimenti. «Non permetteremo che continuino a burlarsi del
popolo e del nostro governo», ha tuonato Chávez. Tra le imprese a rischio la
yankee Cargill.
( da "Panorama.it" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
- Hitech e Scienza -
http://blog.panorama.it/hitechescienza - Carta igienica, quattro veli di
morbidezza minacciano le foreste Posted By luca.delloiacovo On 27/2/2009 @
14:51 In Headlines | No Comments [1] Carta igienica Carta igienica morbida nel
mirino: le foreste americane sono a rischio per il successo del rotolo bianco nei
bagni domestici di Stati Uniti, dove sempre meno persone si accontentano del
velo classico. Ma i "quattro strati di morbidezza" non possono essere
fabbricati con carta riciclata, inadatta alle esigenze tattili. Per garantire
la resistenza, inoltre, sono necessarie elevate quantità di fibre di legno e,
dunque, bisogna abbattere più alberi. Insomma, la comodità in bagno
contribuisce ad accelerare l'erosione dei polmoni verdi della terra. Tanto che
le associazioni ambientaliste Usa, come [2]
Greenpeace, si sono ribellate: hanno chiesto l'aiuto di testimonial per
convincere gli americani all'acquisto di carta igienica riciclata. Ma la
mobilitazione cresce anche in altre nazioni. In Giappone la campagna per
salvare le foreste fa leva sulle poesie in versi brevi: un gruppo di creativi
ha distribuito rotoli con dichiarazioni come "Love the toilet" e,
secondo le prime stime, i consumi sarebbero diminuiti del 20 per cento. Anche
dalla Ryanair arriva un aiuto indiretto: l'amministratore delegato Michel O'
Leary progetta di far pagare l'ingresso in bagno durante i voli. Una misura che
potrebbe spingere i passeggeri a riflettere sul consumo di rotoli. Le cifre
rivelano consumi in crescita. Nel 2010 ogni persona srotolerà almeno quattro
chili ogni anno di carta igienica, un chilo in più rispetto al 1996. Ma negli
Stati Uniti la media si impenna fino a
( da "Basilicanet.it" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
MAHLE, NAPOLI:
EVITARE ENNESIMO SACCHEGGIO INDUSTRIALE 02/03/2009 13.18.23 [Basilicata] (ACR)
- Sul futuro dello stabilimento Mahle di Potenza il consigliere regionale del
gruppo misto -â?? La Destraâ? Michele Napoli ritiene che â??in merito
alla notizia divulgata
sullâ??interessamento di una società di Hong Kong di rilevare lo
stabilimento Mahle di Potenza sia opportuno fare alcune considerazioniâ?.
â??La professionalità
e la capacità produttiva dello stabilimento potentino â?? a parere di
Napoli - apre una linea di credito allâ??estero piuttosto che sul territorio
nazionale, il che dimostra le intatte potenzialità di un mercato,
nonostante la crisi industriale e, al contempo, si mette in evidenza una crisi
di capitali, da parte del settore industriale metalmeccanico che, non credendo
nel rilancio, non si espone economicamente. La crisi del comparto industriale
lucano è¨ stata sempre associata alla globalizzazione dei mercati, imputando
responsabilità oggettive al di là delle responsabilità
istituzionali. Proprio la globalizzazione dei mercati, invece, può² aprire
nuovi spiragli, spetta alle istituzioni saper governare questo processo
individuando soggetti capaci di dare una svolta alla Mahle. Il mercato cinese
â?? continua Napoli - ha delle potenzialità incredibili e tante aziende
che vi operano hanno ingenti disponibilità finanziarie e, quindi, la
possibilità , in un colpo solo, di acquisire macchinari e professionalità ,
colmando il vuoto di conoscenze tecnologiche che ancora oggi caratterizzano,
nel settore metalmeccanico, le grandi aree industriale, rispetto ad un mercato
nuovo ed in espansione come quello cineseâ?. â??La credibilità di un progetto industriale
â?? sostiene lâ??esponente della Destra - risulta fondamentale rispetto alla
capacità di investimenti ed è¨ necessario, dunque, attivare tutti i
canali per evitare lâ??ennesimo â??saccheggioâ?? nel nostro territorio.
Investimenti cinesi operati in Basilicata, e ci riferiamo alla Sinoro di Tito
Scalo, non rappresentano certo esempi di trasparenza, al contrario hanno
dimostrato il totale disinteresse rispetto allâ??avvio di una produzione
stabile al di là degli incentivi statali messi in campo per lâ??avvio
della produzione. La preoccupazione che anche in questo caso si possa avviare
una trattativa, che in realtà nasconde il solo scopo di acquisire
macchinari e tecnologie, è¨ legittimaâ?. â??I proprietari torinesi
della Mahle â?? conclude Napoli - crediamo abbiano il vero obiettivo di poter
realizzare profitti dalla vendita dello stabilimento ed è¨, quindi, necessario che le istituzioni
regionali vigilino sullâ??andamento delle trattative, fissando paletti
irremovibili sulla prosecuzione dellâ??attività in Basilicata affinché©
si possa aprire uno spiraglio concretoâ?. (dt )
( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)" del
02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sarà proiettato in
anteprima nel giorno della Festa della donna, domenica 8 marzo, al cinema Nuovo
Sacher di Roma, «Hair India» (nella foto una scena), film di Raffaele Brunetti
e Marco Leopardi che segue il viaggio dei capelli di una giovane donna indiana.
Offerti al tempio e poi trasformati in preziose «hair
extension» in Italia, gli stessi capelli torneranno in India per soddisfare la
vanità di una donna in carriera di Bombay, negli stessi luoghi palcoscenico dei
recenti attentati. Un racconto sul culto della bellezza nell'era della
globalizzazione.
( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)" del
02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
Andrea Spinelli
Milano. Il musical globalizzato parla tedesco. La crisi di
alcune grandi produzioni anglo-americane rilancia le quotazioni
dell'imprenditoria teatrale mitteleuropea con «Afrika! Afrika!» e
«Bollywood-The Show!». Atteso a Milano (MediolanumForum dal 28 aprile al 3
maggio) e Roma (PalaLottomatica, dal 5 al 9 maggio), «Afrika! Afrika!» è
una mega-produzione austriaca che in tre anni di repliche ha collezionato oltre
due milioni di spettatori. Dalla Germania arriva «Bollywood - The Show!» (al
teatro Olimpico di Roma dal 28 aprile e al teatro degli Arcimboldi di Milano
dal 19 maggio) già applaudito a Berlino, Francoforte e Stoccarda da mezzo
milione persone. Due proposte sulla scia del disneyano «Re Leone», musical di
incredibile successo oltre che cartoon da Oscar, e del celebrato «Bombay
dreams» prodotto da sir Andrew Lloyd Webber, che mostrano la voglia di ritmi e
suoni esotici, ma possibilmente autentici, del pubblico occidentale. Con
«Afrika! Afrika!» il continente che non t'aspetti sbuca dai sogni in bilico del
regista viennese André Heller. La sua Africa è un tripudio di suoni, canti e
colori che colpisce i sensi prima del cuore. Heller, che vive tra Vienna e
Lombardia con un curriculum che parla di libri, dischi, rappresentazioni
teatrali, sculture galleggianti e perfino un parco tematico, ha lavorato due
anni per trovare in Mali, Kenya, Marocco, Senegal, Sudafrica, Congo, Egitto, i
cento artisti dello show: acrobati, funamboli, danzatori, cantanti, musicisti,
che l'irrefrenabile André riunisce in un kolossal per famiglie. «Lo spettacolo
offre un'immagine scintillante del continente africano che va oltre
l'oleografia o la dittatura delle notizie che parlano di povertà e guerre,
grazie ad un autentico caleidoscopio di espressioni artistiche e culturali»
spiega l'ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan: «Lo show
risponde all'urgente necessità di un dialogo fra civiltà basato sulla
comprensione fra popoli e culture. E porta al pubblico europeo la dimensione
più umana del nostro patrimonio comune». «I miei primi appunti sul circo
africano risalgono al 1973», spiega Heller. «In Marocco ebbi modo di assistere
a un festival musicale a Zagora, città ai bordi del Sahara. L'impatto fu
formidabile; artisti dei più remoti angoli del continente si esibivano tutti
assieme come usciti dalle pagine di una fiaba. Fu allora che decisi di creare
per loro un palcoscenico itinerante degno di tanto talento. Ci sono riuscito oltre
vent'anni dopo. In molti suoi aspetti, l'arte circense africana non è
paragonabile ad altre forme artistiche per quell'insieme di passione e
sentimento, atletismo e spiritualità che la rendono unica al mondo. La visione
dell'Africa che abbiamo noi occidentali è quella modellata dai mezzi
d'informazione, che tendono a descriverla come un continente in preda a
continue catastrofi - guerra, fame, Aids, corruzione, instabilità politica -
mettendo in secondo piano l'elevatissimo senso artistico scaturito da una vita
tanto dura e difficile. Il nostro spettacolo nasce proprio come tentativo di
accendere una luce nuova su questo aspetto meraviglioso e trascurato della
cultura submediterranea». Un modo per aprire gli occhi e tendere le orecchie
verso il grande mistero della madre Africa senza paura di sfidare il vecchio
adagio secondo cui «l'uomo bianco vede solo ciò che conosce». Quaranta scene di
ballo e una colonna sonora concepita come una compilation dei più popolari temi
da film che hanno trasformato Bombay nella mecca del cinema indu fanno, invece,
la fortuna di «Bollywood - The Show! », produzione ispirata ai misteri e alle
magie d'Oriente. «Un omaggio ai cento anni di storia del cinema indiano
condensati in cento minuti»: così definisce lo spettacolo il suo autore,
sceneggiatore e regista Toby Gough. Lo spettacolo racconta a suo modo la storia
della famiglia Merchant, una delle più famose dinastie cinematografiche del
subcontinente, mettendola al centro d'intricate vicende
affaristico-sentimentali. Le coreografie portano la firma di Vaibhavi Merchant,
la più giovane erede dell'impero di celluloide. Fra immagini sacre e luci
stroboscopiche di una scenografia un po' tempio di Shiva e un po' discoteca,
questo mix di kitsch, eros ed esotismo tutto da ballare racconta gli amori, i
conflitti, le lotte, che animano il mondo del cinema di Bombay, oggi Mumbai.
Un'industria sviluppatasi nel disagiato sobborgo di Bandra e divenuta una
macchina da spettacolo capace di sfornare fino a 300 pellicole ogni anno. Tutto
sommato neanche troppe in un Paese che ha oltre cinque milioni di spettatori al
giorno.
( da "Agi" del 02-03-2009)
Argomenti: Cina Usa
CRISI: FORMIGONI E
PRESIDENTE DEI LLOYD'S, NO AL PROTEZIONISMO (2) (AGI) - Milano, 2 mar. -
Insomma, 'una buona armatura - cosi' l'ha definita Formigoni - per fronteggiare
la crisi'. 'Una crisi - ha proseguito - di cui e' importante capire quanto
sara' lunga e grave, ma dalla quale in ogni caso dobbiamo uscire diversi
lasciandoci alle spalle vecchi e nuovi dogmi'. E il dogma piu' insidioso e', a
comune giudizio di Formigoni e di Levene, il protezionismo.
tanto piu' negativo per una Regione come la Lombardia, da cui si genera il 30
dell'export italiano e che non puo' certo fare a meno
dell'internazionalizzazione. In merito alla crisi Levene ha aggiunto che fino a
pochi mesi fa Londra assieme a New York e' stata la piazza che piu' ha beneficiato dei frutti della globalizzazione, mentre ora
questo primato e' compromesso. 'La crisi pero' - ha sottolineato - sta toccando
soprattutto banche e servizi finanziari, mentre il settore assicurativo ne e'
sfiorato solo marginalmente. Quello che piu' preoccupa e' che c'e' una
combinazione di eventi e circostanze mai verificatasi prima (per esempio la
crescita zero e l'economia a interessi zero)'. 'Il pericolo piu' grave
in questa situazione - ha detto Levene - e' il protezionismo'
(ed ha fatto riferimento al caso della raffineria Total e dello sciopero contro
lavoratori italiani in Gran Bretagna, ndr.). Anche questo problema sara'
oggetto dell'incontro odierno tra il cancelliere Gordon Brown e il presidente
statunitense Obama'. Altra convergenza importante tra Formigoni e Levene, una
nota critica sulla politica della Banca centrale europea negli ultimi decenni.
'Ha combattuto un pericolo inesistente e gia' scomparso, cioe' l'inflazione, e
non ha promosso lo sviluppo', ha detto Formigoni. 'Sono d'accordo che puntare
sulla lotta all'inflazione e' stato un errore', ha confermato Levene, puntando
l'attenzione sul prossimo G20 che avra' luogo proprio a Londra.