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Report "Globalizzazione"  16-17 febbraio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

SINISTRA Parlarsi si può. Oggi tutti a Roma ( da "Manifesto, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: riprendere un lavoro unitario sulla crisi della globalizzazione e del neo-liberismo: sostenibilità, diritti, uguaglianza, crisi del lavoro e della rappresentanza, «beni comuni», difesa della «diversità» culturale e non a tutti i livelli. I promotori della manifestazione dell'11 ottobre 2008 discutono insomma un loro «manifesto» per far vivere la sinistra a partire dai contenuti.

14:14 VINI: COLDIRETTI MARCHE, PRONTO DECRETO SALVA VERDICCHIO ( da "Agi" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dinanzi al pericolo di una globalizzazione e industrializzazione del prodotto occorre dunque alzare la guardia per salvare le nostre produzioni ed evitare che le nuove norme sull'etichettatura distruggano un patrimonio di qualita' costruito negli anni". Da qui la decisione di varare una lista di vitigni protetti, che accompagnano il nome geografico della denominazione d'

La Clinton in missione in Asia: al centro i rapporti con la Cina ( da "Giornale di Brescia" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: del Sud e Cina. È riservata alla Cina la parte diplomaticamente più importante del suo viaggio ufficiale. L'amministrazione Usa, intende avviare anche con Pechino un dialogo che possa rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Con un obiettivo principale: creare le condizioni affinché «i tibetani e tutto il popolo cinese possano godere della libertà religiosa senza temere persecuzioni»

G7: due mesi per riscrivere le regole ( da "Giornale di Brescia" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fronte ad una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, «più capitali, più riserve e standard più rigorosi» .

Chiuso il vertice di roma, le decisioni sono rimandate al G20 di Londra ( da "Cittadino, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fronte ad una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, «più capitali, più riserve e standard più rigorosi».

hillary clinton vola in asia ( da "Centro, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: gli Usa intendono continuare, e se possibile rafforzare, con Pyongyang i colloqui a sei (a cui partecipano anche Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud). Sul tavolo aiuti finanziari ed economici in cambio dell'impegno nordcoreano a rinunciare al nucleare in modo definitivo e sarà soprattutto di questi temi che Hillary Clinton parlerà con Giappone,

vertice g7, la parola passa ai mercati ( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fronte a una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, «più capitali, più riserve e standard più rigorosi».

protezionismo, dall'ipocrisia del g7 nuovo colpo alla globalizzazione - (segue dalla prima pagina) federico rampini ( da "Repubblica, La" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sette Grandi rischiano di bloccare i commerci internazionali Protezionismo, dall´ipocrisia del G7 nuovo colpo alla globalizzazione L´economia italiana la più penalizzata se l´export si ferma Il nazionalismo di India e Cina potrebbe fermare la ripresa dei consumi (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) FEDERICO RAMPINI Con un coro unanime i leader riuniti hanno messo al bando il protezionismo.

le promesse del g7 ora al vaglio dei mercati ( da "Nuova Sardegna, La" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di fronte a una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti». In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata su tre punti: «Più capitali, maggiori riserve e standard più rigorosi».

hillary clinton in cina primo viaggio ufficiale ( da "Nuova Sardegna, La" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Andrà in Giappone, Indonesia, Corea del Sud e Cina. E, situazione in Nord Corea a parte, è riservata alla Cina la parte diplomaticamente più importante del suo primo viaggio ufficiale. L'amministrazione Usa, intende avviare anche con Pechino un dialogo che possa rafforzare i rapporti tra i due Paesi.

Incontro in Protezione Civile organizzato dal Cai ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dirigente della Protezione Civile del Comune e comandante della Polizia Municipale. Il secondo incontro è previsto oggi, ore 18.00, sempre presso la Sala Operativa Provinciale della Protezione Civile ed è indirizzato al problema dei rifiuti pericolosi. Relazionerà Quirino Olori del Dipartimento di Prevenzione, Servizio Igiene e Sanità Pubblica della Asur 13,

LA CAMERA di Commercio ha organizzato per martedì 24 febbraio, presso la sed... ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: presso la sede staccata di Cesena, un seminario sulle problematiche legate ai cambiamenti economici e sociali portati dalla globalizzazione. Relatore Luigi Pastore, che collabora con la Marco Redaelli & Associati di Milano come docente e consulente di direzione nell'area marketing, vendite e comunicazione. Partecipazione gratuita.

Obama: rimuoverò il divieto di ricerca sulle staminali ( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Corea del Sud e Cina - parlando ieri in conferenza stampa alla vigilia della partenza ha spiegato che gli Usa intendono «sviluppare relazioni ampie e profonde» non solo con i quattro Paesi che visiterà. Ma, come ha sottolineato il Washington Post, è la Cina a rivestire un ruolo centrale in questa prima missione all'estero.

Tour in Asia Prima missione per Hillary ( da "Unita, L'" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ultima tappa, sarà l'attesa visita a Pechino, dove gli argomenti sul tavolo sono tanti: oltre al dossier Tibet, si parlerà di Taiwan e diritti umani, temi sensibili nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti. In primo piano, naturalmente, anche i rapporti commerciali.

La Protezione civile ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: INPRIMOPIANO - data: 2009-02-15 num: - pag: 3 categoria: BREVI La Protezione civile La Protezione Civile: forti nevicate su tutto l'arco appenninico campano, e nelle zone confinanti con la Basilicata, il Molise e la Puglia. Nella foto Guido Bertolaso

dal nostro corrispondente NEW YORK - Quando l'economia va male &... ( da "Messaggero, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In futuro però si dovrebbe allargare alla Cina. Il G7 non può rispondere alle pressioni mondiali senza tenere presente l'economia cinese». Le promesse antiprotezionistiche verranno mantenute? «Le pressioni ci sono, e non solo negli Stati Uniti. Credo che l'impegno preso dal G7 dovrà essere discusso al G20.

Positiva la politica di sgravi sulle fusioni nel cluster ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre in metratura la Cina ci sta tallonando. Anche la Spagnaè diventata un forte concorrente. I nostri mercati stanno cambiando. Per un decennio il principale acquirente sono stati gli Usa, adesso è diventata la Francia». Tra le ultime misure governative, le più apprezzate dal settore sono quelle che prevedono incentivi per favorire l'aggregazione tra le aziende:

E adesso un Capitalismo.3 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione. L'economia mista del dopoguerra fu costruita e gestita nell'ambito degli Stati nazionali, e un requisito indispensabile era che l'economia internazionale doveva essere tenuta a bada. Il sistema economico incentrato su Bretton Woods e sul Gatt comportava una forma d'integrazione economica internazionale "

Passepartout ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La presenza di Mao nella Cina contemporanea: nonostante i radicali cambiamenti del Paese, la rivoluzione comunista rimane al centro di un persistente culto della personalità. RAITRE 23,35 Tatami. Il «poliamore» e i festini alla «Eyes Wide Shut»: Camila Raznovich apre la puntata con un'intervista all'economista Jacques Attali,

L'AMARO PREZZO DEL SALVAGENTE ( da "Nazione, La (Firenze)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ininterrotta apertura dei mercati ha dischiuso la porta alla globalizzazione. La quale, lo dicono le vicende storiche, è stata e resta fortemente esposta agli arretramenti dell'economia. Negli anni tra le due guerre mondiali, del mercato aperto si fece terra bruciata. S'infransero i sogni della Grande Illusione, il libro che nel 1909 aveva dato alle stampe Norman Angell,

dal nostro corrispondente NEW YORK - Assorbita dal dibattito che ha preceduto... ( da "Messaggero, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il presidente Bush aveva consolidato i rapporti con la Cina, nonostante la sua presidenza fosse cominciata con un grave incidente (la cattura di un aereo americano sconfinato in territorio cinese). Ma i rapporti Usa-Cina sono rimasti solo economici: Hillary ha invece chiarito che la nuova Amministrazione vuole trasferirli su un campo più vasto.

PRIVACY: PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI E COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN EUROPA ( da "marketpress.info" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI E COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN EUROPA Bilancio positivo per il Working Party on Police and Justice (Wppj), il Gruppo dei Garanti europei per la protezione dei dati personali costituito nel 2007 con l´obiettivo di affrontare le problematiche connesse all´attività di collaborazione giudiziaria e di polizia (

Hillary Clinton snobba l'Europa Debutto in Asia, <nuovo baricentro> ( da "Corriere della Sera" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nel discorso, la neo segretaria di Stato Usa ha polemizzato senza nominarlo con l'ex presidente Bush: «Alcuni pensano che la Cina in ascesa sia per definizione un'avversaria — ha ammonito —. Al contrario, noi crediamo di potere contribuire al reciproco successo e di poterne trarre dei vantaggi».

Hillary Clinton ministro dimezzato all'esordio in Asia ( da "Giornale.it, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alleato più importante degli Usa in Asia, la Corea del Sud è fondamentale per trovare una soluzione ai rapporti con l'altra Corea e al suo dossier nucleare e la Cina è semplicemente la Cina, ovvero lo Stato che possiede una buona fetta del debito pubblico americano. Ma l'impressione che Hillary avrebbe preferito un debutto più «prestigioso» rimane forte.

Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati?. ( da "Giornale.it, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto.

Ora anche l'Italia brucia d'amore per il peperoncino ( da "Giornale.it, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Globalizzazione e immigrazione, e così ora accanto ai cespi di insalata si trovano anche diverse specie di peperoncino fresco. Ma a comprarle non sono mica solo gli stranieri, «non c'è dubbio che ormai gli italiani si sono lasciati conquistare e la contaminazione è stata facile, perché anche chi non ama la cucina etnica può semplicemente aggiungere un po'

Acciaio, la speranza viene dalla Cina ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: italiano ed europeo non arrivi davvero dalla Cina, che ha fame di minerale, ma anche di acciaio per le sue costruzioni e, più in generale, per il suo mercato. «Abbiamo segnali di forte ripresa della domanda dalla Cina - spiega Davide Malacalza, amministratore delegato dell´omonimo gruppo che commercializza in esclusiva per l´Europa i prodotti siderurgici della Baosteel di Shangai,

Movies debutta a Milano con gli abiti su misura ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: estero prevalentemente negli Usa, nei Paesi Arabi e in Europa. Andranno in porto nei prossimi giorni interessanti accordi distributivi con partner locali in Russia e nelle ex-repubbliche sovietiche, mentre stiamo valutando una proposta di partnership per la Cina». Novità per il nuovo anno anche sul versante prodotto infatti altre due linee si affiancheranno a Mabro (

Buon compleanno al Protocollo di Kyoto ( da "Comunicatori Pubblici" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma anche nei Paesi asiatici di nuova industrializzazione, primo fra tutti la Cina, che ha già largamente sorpassato gli Usa quanto a impatto inquinante. “I Trattati internazionali ambientali non dispongono di strumenti di operatività, di controllo e di sanzioni efficaci”, ha proseguito Ronchi. “Questa è un?

Cantine italiane in Florida un tour vincente ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Giappone), che avrà una seconda fase negli Usa, come da tradizione, nel mese di ottobre in altre tre città di diversi stati. La Florida è una meta ideale per le aziende italiane, rappresentando l´8% dell´intero mercato a "'Stelle e Strisce"', seconda solo alla California, con un tasso di crescita delle vendite del 60%

Assumere un dirigente conviene ( da "ItaliaOggi Sette" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: negli ultimi anni le Pmi hanno dovuto fare i conti non solo con i problemi endemici del sistema produttivo nazionale, ma anche e soprattutto con quelli relativi alle sempre più difficili e spietate regole della globalizzazione. Rispetto al passato esse non [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 10

Hillary Clinton stravolge la politica estera di Bush ( da "Affari Italiani (Online)" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: seguiranno poi Indonesia, Corea del Sud e Cina. L'ex first lady ha stabilito cioè di incontrare per primi proprio i partner che per tutta l'era Bush si sono sentiti trascurati. A cominciare da Tokio e Seoul. "La Cina sta crescendo, l'India sta crescendo, il Giappone resta la seconda economia del mondo dice il prof.

Noi, le prime vittime del protezionismo ( da "KataWeb News" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: questa crisi mondiale ha contribuito a rendere impopolare la globalizzazione, se non altro perché molti paesi la subiscono come un cataclisma provocato da altri. Quindi ridurre un po' la nostra apertura verso il resto del mondo non ci farà male: questo è il senso comune che si va diffondendo. Qua e là sui giornali compaiono rituali appelli a non ripetere gli errori degli anni Trenta:

La resa dei Sette alla crisi Ma ognuno ha la sua ricetta ( da "Manifesto, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia mondiale vanno risolti prima tra Usa e Cina e la stessa azione dell'Unione europea risulta marginale, nonostante la forza della divisa dell'euro. Ma campeggiano nel G7 visioni diverse anche su quanto salvare della fallimentare ideologia liberista, sul ruolo degli interventi pubblici in economia e sul grado di regolamentazione globale da creare.

Parlarsi si può. Oggi tutti a Roma ( da "Manifesto, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: riprendere un lavoro unitario sulla crisi della globalizzazione e del neo-liberismo: sostenibilità, diritti, uguaglianza, crisi del lavoro e della rappresentanza, «beni comuni», difesa della «diversità» culturale e non a tutti i livelli. I promotori della manifestazione dell'11 ottobre 2008 discutono insomma un loro «manifesto» per far vivere la sinistra a partire dai contenuti.

Obama, il piano anticrisi alla prova dei mercati ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Brasile. Ma si parla del 2 aprile: due mesi sono davvero un'eternità, ai ritmi ai quali si muove questa crisi. L'attesa degli esperti è quindi, a conti fatti, per una bocciatura almeno parziale da parte dei mercati. Specie considerando che anche il piano messo a punto dallo stesso Geithner per sostenere e riformare il sistema del credito continua a non convincere gli

"Contatto" al Koesis ( da "Napoli.com" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La globalizzazione è nemica del segno, ma anche la grande opportunità di conoscenza del mondo intero. L?identità culturale di un popolo si riconosce proprio decifrando il suo ?segno?, nella sua infinita varietà di manifestazioni: la nave dei Vichinghi non avrebbe mai potuto essere come quella degli Arabi?

USA: E ADESSO SI ATTENDE PIANO SOS PIGNORAMENTI ( da "Wall Street Italia" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: intenzione di una maggiore cooperazione con la Cina, allontanando i timori emersi dopo che il segretario del Tesoro Usa aveva accusato Pechino di manipolare la valuta. In Germania la camera bassa ha approvato il pacchetto di stimolo da 50 Mld?, il voto della camera alta è atteso in settimana.

Legge D'Alia: Facebook non ci sta ( da "PC World online" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Antonio Di Pietro paragona l'Italia alla Cina Dino del Vescovo Legge D'Alia: Facebook non ci sta I quattro di Pirate Bay sotto processo in Svezia Download di video da YouTube. Alcuni saranno in vendita VoIP per tutto e per tutti Facebook paga 65 milioni nella causa con ConnectU San Valentino: attenti ai messaggi d?

Ora la parola passa ai mercati ( da "Corriere Adriatico" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fronte ad una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, "più capitali, più riserve e standard più rigorosi".

Acciaio: per Ubs brillano Posco, ThyssenKrupp e Steel Dynamics ( da "Finanza.com" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: livelli delle scorte supereranno la debole domanda in Cina, Usa e Giappone, e alti livelli si vedranno anche in Germania e Corea, mentre la Russia aumenterà la propria capacità e il Brasile continuerà a vedere scendere i prezzi interni - illustrano gli esperti nella nota odierna - Un catalizzatore per aumentare gli utili potrebbe essere dato dai prezzi più bassi di ferro e carbone"

CINA MOLTO PREOCCUPATA PER PROTEZIONISMO ( da "Wall Street Italia" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina molto preoccupata per protezionismo di ANSA In Usa e in altri paesi sembra emergere limitazione ad acquisti -->(ANSA) - PECHINO, 16 FEB - La Cina e' 'profondamente preoccupata' per il protezionismo che sembra emergere 'in alcuni paesi' ed in particolare negli USA.

Crisi alimentare nel 2009? ( da "Blogosfere" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: USA e ex URSS stanno piantando meno perchè i prezzi sono scesi e la siccità in Cina, India e Sudamerica potrebbe fare il resto. Sarà davvero una catastrofe alimentare? La FAO non sembra così pessimista, anche perchè il raccolto 2008 è stato così abbondante da riportare gli stocks dal 19% al 22% dell'utilizzo.

Nessuna censura per Facebook e simili. Precisazioni di D'Alia ( da "PC World online" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con quella della Cina e della Birmania. In molti casi però, i punti essenziali della proposta sono stati fraintesi o interpretati in chiave esageratamente censoria. Il Presidente dei senatori dell'Udc, Giampiero D'Alia, ha quindi rilasciato precisazioni in merito: "La norma introdotta con l'articolo 50 bis del pacchetto sicurezza non fa chiudere alcun sito o social network.

Kosovo/ Premier assicura: Saremo riconosciuti da tutto il ( da "Virgilio Notizie" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: contendo sul sostegno internazionale della Russia e della Cina e sperando che la Corte internazionale di giustizia dell'Onu 'bocci' la secessione kosovara. Il premier kosovaro accusa le autorità di Belgrado di "avere la stessa mentalità Slobodan Milosevic", l'ex presidente yugoslavo che, scatenando la guerra in Kosovo, provocò l'intervento della Nato che nove anni dopo ha condotto all'

Mariella Burani preview ( da "FashionFm.it" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: epoca di globalizzazione ed esternalizzazione dei processi produttivi, la Burani ha ribadito l´originalità italiana dei suoi capi. Ideazione, produzione e realizzazione sono state svolte in Italia, con tessuti nostrani. L´attenzione del brand si focalizza sulla qualità dei materiali appunto, delle confezioni e sulla riconoscibilità delle linee.

Usa, Clinton inizia da Giappone primo tour diplomatico ( da "Reuters Italia" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Corea del Sud e Cina. "Ho scelto l'Asia come destinazione del mio primo viaggio in qualità di segretario di Stato per sottolineare l'importanza per gli Stati Uniti delle relazioni con questo continente nell'affrontare le sfide e cogliere le opportunità che il 21esimo secolo ci offre", ha detto Clinton durante una cerimonia di benvenuto all'

Kosovo/ Molte incognite su primo anniversario indipendenza ( da "Virgilio Notizie" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Grazie al sostegno di Russia e Cina, in autunno la Serbia è riuscita a far approvare dall'Assemblea generale dell'Onu una risoluzione che chiede alla Corte internazionale di giustizia (Icj) di pronunciarsi sulla legalità dell'indipendenza di Pristina. Ilverdetto è atteso verosimilmente nel 2010 e anche se non sarà un giudizio 'tranchant' - il parere dell'

## Giappone/ Crisi e ministro ubriaco, governo Aso rischia ( da "Virgilio Notizie" del 16-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: passato volava direttamente in Cina saltando il Giappone e ribaltava così l'ordine tradizionalmente rispettato dalla Casa bianca. Aso, che nonostante le percentuali record di impopolarità cerca di tenere salde le redini del potere, ottiene appena il 9,7% delle preferenze secondo un sondaggio realizzato nel fine settimana da Ntv, una delle principali emittenti televisive del Giappone.

Franco De Gennaro ( da "Stampa, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I miei clienti sono al 90% multinazionali con sede in Europa - Usa - Cina - India. Sinceramente, mi aspettavo qualcosa di più dagli incontri con queste multinazionali e con i loro grandi managers che parlavano nel recente passato di visione, strategia, obiettivi da raggiungere nell'anno o nei prossimi anni.

Giappone, il Pil crolla: -12,7% È il dato peggiore dal 1974 ( da "Stampa, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A gennaio, per il 17° mese di fila sono cadute le vendite degli appartamenti, questo ultimo mese c'è stato un crollo del 24%. La situazione poi rischia di avere subito riflessi negativi sull'America. Il Giappone è dopo la Cina, il secondo acquirente mondiale di debito americano.

Il 2008 di L'Oreal segna la crescita più lenta in un decennio ( da "Finanza e Mercati" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era visto costretto a rivedere al ribasso per ben tre volte le prospettive di vendite e profitti per la «brutale» frenata segnata dal business in Usa, Europa e Cina, dove i consumatori preferiscono scegliere brand più economici. In ogni caso, i ricavi complessivi sono progrediti del 2,8% a 17,54 miliardi di euro. Dato, anche questo, risultato inferiore alle stime degli analisti.

<Strategici acqua, turismo, boschi> ( da "Adige, L'" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Bonomi: Alpi «globalizzate». Dellai: ferrovia centrale «Strategici acqua, turismo, boschi» ROVERETO - Un tempo le regioni alpine - 1.200 comuni, 3 milioni di abitanti - erano caratterizzate da «mezzi scarsi ma fini certi». Oggi invece «l'ipermodernità» è arrivata e ha prodotto «mezzi abbondanti ma fini incerti».

l'isola dedicata agli studi giovanili ( da "Nuova Venezia, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: consorzio di 10 università (Usa, Germania, Israele, Spagna, Cina, Paesi Bassi, Venezia), con Cnr, Ministero ambiente. Ma anche la Fondazione Basaglia, legata anche al Museo della Follia aperto negli spazi dell'ex manicomio. La Viu in particolare ha portato unaa scuola di studi avanzati in governance, sviluppo sostenibile, economia delle reti,

"from concept to car" partner contro la crisi - milena vercellino ( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Russia e Turchia, assistenza commerciale individuale, supporto mirato allo sviluppo di progetti innovativi, informazione specializzata su mercati e tecnologie. «In questa fase particolarmente difficile che colpisce con forza il settore auto, "From Concept to Car" mostra tutta la sua attualità - commenta il presidente della Camera di commercio Alessandro Barberis -

ricordi di "quell'estate felice" di "argo il cieco" in sicilia - laura nobile ( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ricorda Cino, che ha già diretto in passato "Diceria dell´untore" - anche perché era il romanzo che amava di più». La storia della giovane che nonostante viva rinchiusa in un nobile palazzo col vecchio nonno, intesse una relazione col cugino e "usa" lo spasimante professore, prima di abbandonarlo, per Cino diventa «un percorso di progressiva acquisizione di consapevolezza femminile,

innovazione: decolla la cooperazione fvg-carinzia ( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il fare squadra nei confronti di un mercato sempre più globalizzato sono fattori non ancora assimilati e per i quali si manifestano alcune criticità culturali». Il programma gode di un finanziamento europeo di 1,2 milioni di euro, con cui saranno finanziati progetti nei settori dei trasporti, sanità, ambiente, sicurezza e protezione civile, cultura, e-government,

calligaris verso la guida di confindustria fvg ( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il pordenonese Maurizio Cini e il triestino Corrado Antonini - hanno chiuso le consultazioni. Come previsto, la presidenza "spettava" a un friulano (la consuetudine vuole si affidi la guida dell'associazione a rotazione a tutte le province) perchè va ultimato il mandato del compianto industriale cividalese.

La botte è vuota e il ministro ubriaco ( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: INTERNO La botte è vuota e il ministro ubriaco CRISI GIAPPONESE La botte è vuota e il ministro ubriaco Il Pil crolla a -12,7%, licenziamenti a raffica, attività legislativa bloccata, rapporti difficili con Usa e Cina: non è una crisi ma una catastrofe. Scandalo per il ministro dell'economia ubriaco al G7 di Roma, ma il premier Aso lo salva PAGINA

AEuropa,come dire cultura ( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: evocazione della necessità di unire l'Europa e il processo galoppante di globalizzazione che unifica il mondo, per un verso omologandolo, per l'altro fratturandolo secondo linee che non corrispondono alla geografia dei continenti. Che cosa diventa, la «cultura europea», nella nuova spazialità e temporalità del mondo globale?

Crolla il pil, su i bicchieri ( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Difficili i rapporti con gli Usa e la rivale Cina Pio d'Emilia TOKYO TOKYO «In che mani siamo». La prima pagina del Yukan Fuji, tabloid della sera noto per il suo spesso becero sensazionalismo ma anche per essere uno dei pochi media giapponesi ad essere implacabile con le istituzioni è tutta per lui.

Elezioni europee, il come e il cosa ( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: attuale modello di capitalismo globalizzato deflagra e domanda risposte chiare, idee nuove, proprio a sinistra. Se tutte le energie che vengono spese nel creare barriere fossero invece utilizzate per cercare una relazione positiva, una competizione cooperativa, tra le pratiche e le culture della sinistra forse sapremmo trovare risposte comuni.

UN PATTO TRA USA E CINA PER USCIRE DALLA CRISI ( da "Messaggero, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Martedì 17 Febbraio 2009 Chiudi Bretton Woods e nuovo G2 UN PATTO TRA USA E CINA PER USCIRE DALLA CRISI

I RISULTATI della recente riunione romana del G7 sono stati autorevolmente e positivamente comme... ( da "Messaggero, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina. Un G2, insomma, Usa-Cina, che sarebbe in grado di integrare meglio l'attuale pericoloso intreccio economico fra i due e che potrebbe favorire, in uno sforzo congiunto, i mercati emergenti ad evitare una recessione globale. Tale accordo potrebbe, anzi dovrebbe, affrontare anche i nodi più spinosi della politica internazionale:

Se questo non è protezionismo... ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: fra cui la Cina, non hanno sottoscritto le regole della Wto sugli appalti pubblici e sarebbero quindi esclusi dalle opere promosse dal pacchetto di stimolo Usa. Al di là degli aspetti strettamente legali, resta tuttavia il segnale politico che l'introduzione della clausola da parte di un'amministrazione appena insediata ha mandato al resto del mondo.

Inoltre le istituzioni di Bretton Woods, dal Fmi alla Banca mondiale sono ancora sotto il co... ( da "Messaggero, Il" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina. Un G2, insomma, Usa-Cina, che sarebbe in grado di integrare meglio l'attuale pericoloso intreccio economico fra i due e che potrebbe favorire, in uno sforzo congiunto, i mercati emergenti ad evitare una recessione globale. Tale accordo potrebbe, anzi dovrebbe, affrontare anche i nodi più spinosi della politica internazionale:

DA IERI un gruppo di calzaturieri del distretto industriale del Fer... ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 17-02-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «La Cina afferma il presidente di Anci Vito Artioli è oggi il terzo mercato mondiale del lusso dopo usa e Giappone. Un mercato che, secondo i dati ice, vale circa 6,5 miliardi di dollari usa l'anno. L'innalzamento del reddito, la crescita delle relazioni con l'estero e la presa di contatto con stili di vita diversi,


Articoli

SINISTRA Parlarsi si può. Oggi tutti a Roma (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

SINISTRA SINISTRA Parlarsi si può. Oggi tutti a Roma Sinistra a pezzi? Si parla solo di «contenitori» e non di «contenuti»? Le liti dei vertici vi hanno stufato? La disputa su partito aperto versus cartello elettorale non vi appassiona? Qualcuno, piano piano, prova a riannodare, almeno, i fili di un dialogo a partire dalle cose concrete. Oggi al centro congressi di via Cavour (via Cavour 50, a Roma) assemblea aperta su un documento pubblicato in ultima pagina sul «manifesto» del 1 febbraio e firmato da più di cento intellettuali e politici di tutto ma proprio tutto l'arcipelago rossoverde. Un testo che prova a trasformare le proposte in iniziative. Dalla diaspora al tentativo di riprendere un lavoro unitario sulla crisi della globalizzazione e del neo-liberismo: sostenibilità, diritti, uguaglianza, crisi del lavoro e della rappresentanza, «beni comuni», difesa della «diversità» culturale e non a tutti i livelli. I promotori della manifestazione dell'11 ottobre 2008 discutono insomma un loro «manifesto» per far vivere la sinistra a partire dai contenuti. Una visione alternativa a quella di Pd e Pdl contro la crisi che metta al centro il lavoro.

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14:14 VINI: COLDIRETTI MARCHE, PRONTO DECRETO SALVA VERDICCHIO (sezione: Globalizzazione)

( da "Agi" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

VINI: COLDIRETTI MARCHE, PRONTO DECRETO SALVA VERDICCHIO (AGI) - Ancona, 6 feb. - L'Unione Europea e' pronta ad emanare un decreto per la tutela delle produzioni legate al territorio, 'salvando dalle imitazioni' anche il Verdicchio, il piu' noto dei vini marchigiani, inserito nella speciale lista dei vitigni che sara' protetta dai falsi, secondo l'ultima bozza di decreto predisposta a livello comunitario. L'annuncio e' delle Coldiretti delle Marche, che chiarisce che il provvedimento interessera' i produttori di Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc, Verdicchio di Matelica Doc, ma anche di Lacrima di Morro d'Alba Doc e di Vernaccia di Serrapetrona Docg. "La nuova Organizzazione comune di mercato per il vino permette di utilizzare liberamente in etichetta il nome del vitigno - spiega il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi -. In altre parole, sarebbe stato possibile produrre delle bottiglie di vino da tavola Verdicchio fatte nei paesi dell'Est come nel Nord Europa, magari con l'aggiunta di zucchero per alzare la gradazione alcolica. Dinanzi al pericolo di una globalizzazione e industrializzazione del prodotto occorre dunque alzare la guardia per salvare le nostre produzioni ed evitare che le nuove norme sull'etichettatura distruggano un patrimonio di qualita' costruito negli anni". Da qui la decisione di varare una lista di vitigni protetti, che accompagnano il nome geografico della denominazione d'origine. "Grazie al nostro pressing in fase di trattativa comunitaria il pericolo sembra essere stato scongiurato - aggiunge il direttore di Coldiretti Marche, Alberto Bertinelli -, e da questo risultato cercheremo ora di partire per far entrare nella lista altri vitigni marchigiani a rischio, salvaguardando il legame col territorio, la trasparenza verso il cittadino consumatore il lavoro delle nostre imprese vitivinicole, proprio in un momento in cui i nostri vini si stanno affermando su mercati anche importanti". La protezione del Verdicchio a livello comunitario pone cosi' le basi per una tutela internazionale nel momento in cui la nuova normativa verra' portata in sede di Wto. Secondo Coldiretti Marche nella lista dei vitigni protetti sarebbe possibile provare a inserire altri tre vitigni nostrani come Pecorino, Passerina e Bianchello, sollecitando la Regione Marche e gli operatori del settore ad attivarsi per spingere in tale direzione.

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La Clinton in missione in Asia: al centro i rapporti con la Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 16/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero La Clinton in missione in Asia: al centro i rapporti con la Cina WASHINGTONIl segretario di Stato americano Hillary Clinton è partita ieri per l'Asia per il primo dei suoi viaggi all'estero da quando ha assunto l'incarico di ministro degli Esteri dell'amministrazione Obama. La Clinton andrà in Giappone, Indonesia, Corea del Sud e Cina. È riservata alla Cina la parte diplomaticamente più importante del suo viaggio ufficiale. L'amministrazione Usa, intende avviare anche con Pechino un dialogo che possa rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Con un obiettivo principale: creare le condizioni affinché «i tibetani e tutto il popolo cinese possano godere della libertà religiosa senza temere persecuzioni» ha detto la Clinton. Il viaggio prevede in primo luogo incontri dedicati alla situazione in Corea del Nord. Alla vigilia il segretario di Stato Usa ha ribadito l'impegno americano ad aiutare Pyongyang se il governo nordcoreano si impegna ad abbandonare il suo programma nucleare. «Se la Corea del Nord è sinceramente disposta ad eliminare in modo completo e verificabile il suo programma di armamento nucleare l'amministrazione Obama ha intenzione di stabilire e normalizzare relazioni bilaterali».

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G7: due mesi per riscrivere le regole (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 16/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno ed estero G7: due mesi per riscrivere le regole Dopo Roma, ora le potenze economiche mondiali lavorano per definire le misure per stabilizzare i mercati L'appuntamento ora è fissato per il vertice di Londra del 2 aprile quando ci saranno anche i Paesi emergenti Il governatore di Bankitalia Mario Draghi e il ministro del Tesoro Giulio Tremonti hanno proposto misure anticrisi ROMASpenti i riflettori sul vertice dei Sette Grandi del mondo, la parola passa ora ai mercati. Si attende infatti la reazione delle Borse alle promesse fatte a Roma dai ministri dell'Economia e delle finanze e dei governatori centrali del G7, tra cui l'impegno per la stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari, e contro il protezionismo e l'eccesso di volatilità. Ma per i risultati concreti lo stesso G7 ha rimandato tutto alla riunione del G20 di Londra, tra due mesi, che allargherà la platea dei partecipanti alle potenze economiche emergenti. Impegni immediati Il G7 a presidenza italiana ha indicato la propria massima priorità nella «stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari» e ha espresso l'impegno ad avviare, oltre alle misure adottate da ciascun Paese per contribuire a stabilizzare i mercati finanziari «estremamente volatili», qualsiasi ulteriore azione necessaria per «ristabilire piena fiducia nel sistema finanziario globale». I Sette Grandi hanno anche detto no all'«eccesso di volatilità» nei cambi delle monete e si sono dati quattro mesi per preparare «uno schema condiviso di principi e regole sulla proprietà, l'integrità e la trasparenza delle attività internazionali economiche e finanziarie». Ad impegnare le diplomazie internazionali sarà anche il tema del protezionismo, su cui il G7 ha visto una convergenza per evitare qualsiasi forma di «chiusura» commerciale, ma che arriva proprio mentre la Francia avvia un piano di sostegno all'auto che lega gli aiuti all'obbligo ad investire solo in Francia e gli Usa preparano un piano di stimolo con la clausola del «Buy American». Ma Usa e Francia hanno escluso che queste misure costituiscano una minaccia protezionista. Il segretario del Tesoro Usa si è trovato anche a dover rassicurare i colleghi del G7 sul piano Usa per stabilizzare il sistema finanziario, già accolto gelidamente dai mercati la scorsa settimana per la sua indeterminatezza. Destinazione Londra Al di là dei principi espressi dai sette Grandi, tuttavia, la sfida è rinviata al G20 di Londra, in programma il 2 aprile: in quell'occasione - ha detto il commissario europeo agli Affari economici Joaquin Almunia - di fronte ad una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, «più capitali, più riserve e standard più rigorosi» . Draghi ha parlato delle banche: «Su quel lato non è che non si è fatto niente: le banche hanno raccolto circa 800 miliardi di dollari di capitale, e le perdite oggi non sono aumentate e sono stimante tra 1.400 e 2.000 miliardi. Parte degli 800 miliardi sono arrivati dai governi e parte dai privati. Nel frattempo le operazioni di trasparenza sono aumentate. Indubbiamente ci sono state diverse svalutazioni degli asset, ma operazioni di chiarificazione sono state avviate». In particolare, secondo Draghi, «trasparenza significa che tutte le banche devono tirare fuori tutti gli asset tossici dai loro bilanci. La cosa più importante è che si faccia luce esattamente sulla qualità dei bilanci bancari».

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Chiuso il vertice di roma, le decisioni sono rimandate al G20 di Londra (sezione: Globalizzazione)

( da "Cittadino, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Dopo le promesse dei 7 Grandi si attende la risposta dei mercati ROMA Spenti i riflettori sul vertice dei Sette Grandi del mondo, la parola passa ora ai mercati. Si attende infatti la reazione delle Borse alle promesse fatte a Roma dai ministri dell'economia e delle finanze e dei governatori centrali del G7, tra cui l'impegno per la stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari, e contro il protezionismo e l'eccesso di volatilità. Ma per i risultati concreti lo stesso G7 ha rimandato tutto alla riunione del G20 di Londra, tra due mesi, che allargherà la platea dei partecipanti alle potenze economiche emergenti. Il G7 a presidenza italiana ha indicato la propria massima priorità nella «stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari» e ha espresso l'impegno ad avviare, oltre alle misure adottate da ciascun Paese per contribuire a stabilizzare i mercati finanziari «estremamente volatili», qualsiasi ulteriore azione necessaria per «ristabilire piena fiducia nel sistema finanziario globale». I Sette Grandi hanno anche detto no all'«eccesso di volatilità» nei cambi delle monete e si sono dati quattro mesi per preparare uno schema condiviso di principi e regole sulla proprietà, l'integrità e la trasparenza delle attività internazionali economiche e finanziarie».Ad impegnare le diplomazie internazionali sarà anche il tema del protezionismo, su cui il G7 ha visto una convergenza per evitare qualsiasi forma di «chiusura» commerciale, ma che arriva proprio mentre la Francia avvia un piano di sostegno all'auto che lega gli aiuti all'obbligo ad investire solo in Francia e gli Usa preparano un piano di stimolo con la clausola del "Buy American". Ma Usa e Francia hanno escluso che queste misure costituiscano una minaccia protezionista. Il segretario del Tesoro Usa si è trovato anche a dover rassicurare i colleghi del G7 sul piano Usa per stabilizzare il sistema finanziario, già accolto gelidamente dai mercati la scorsa settimana per la sua indeterminatezza.Al di là dei principi espressi dai sette Grandi, tuttavia, la sfida è rinviata al G20 di Londra, in programma il 2 aprile: in quell'occasione - ha detto il commissario europeo agli affari economici Joaquin Almunia - di fronte ad una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, «più capitali, più riserve e standard più rigorosi». Il governatore ha dato anche un avvertimento netto: il dato acquisito sulla crescita «è talmente negativo da rendere difficile il capovolgimento delle cose in corso d'anno». Secondo il governatore, infatti, se è difficile fare delle previsioni è invece «possibile dare una lettura chiara dei dati a disposizione. Con una lettura al ribasso entriamo in un anno con una tendenza fortemente negativa che può essere ribaltata solo con una forte ripresa. Ma tanto più tardi avviene e tanto più forte dovrà essere». Tutto questo, anche se la velocità di peggioramento della congiuntura «sta diminuendo», stando alle inchieste congiunturali degli ultimi quindici giorni. Un dato, ha avvertito Draghi, che «deve essere maneggiato con cura». Draghi è poi intervenuto con particolare fermezza nei confronti delle banche. Gli istituti di credito, ha chiarito, «devono tirare fuori tutti gli asset tossici».(Ansa)

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hillary clinton vola in asia (sezione: Globalizzazione)

( da "Centro, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 4 - Attualità Hillary Clinton vola in Asia Corea del Nord e Cina al centro del suo primo viaggio WASHINGTON. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton è in Asia per il primo dei suoi viaggi all'estero da quando ha assunto l'incarico di ministro degli Esteri della nuova amministrazione Obama. Hillary Clinton andrà in Giappone, Indonesia, Corea del Sud e Cina. E Nord Corea a parte - è riservata alla Cina la parte diplomaticamente più importante del suo primo viaggio ufficiale. L'amministrazione americana, così come sta facendo su tutto lo scacchiere internazionale, intende avviare anche con Pechino un dialogo che possa rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Con un obiettivo principale: creare le condizioni affinchè «i tibetani e tutto il popolo cinese possano godere della libertà religiosa senza temere persecuzioni» ha detto Hillary Clinton spiegando le ragioni del suo viaggio che prevede in primo luogo incontri dedicati alla situazione in Corea del Nord. Alla vigilia il segretario di Stato Usa ha ribadito l'impegno americano ad aiutare Pyongyang se il governo nordcoreano si impegna ad abbandonare il suo programma nucleare. «Se la Corea del Nord è sinceramente disposta ad eliminare in modo completo e verificabile il suo programma di armamento nucleare - ha detto Hillary Clinton - l'amministrazione Obama ha intenzione di stabilire e normalizzare relazioni bilaterali e di rinnovare un accordo di armistizio nella penisola con un trattato di pace permanente». Per raggiungere questo obiettivo, gli Usa intendono continuare, e se possibile rafforzare, con Pyongyang i colloqui a sei (a cui partecipano anche Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud). Sul tavolo aiuti finanziari ed economici in cambio dell'impegno nordcoreano a rinunciare al nucleare in modo definitivo e sarà soprattutto di questi temi che Hillary Clinton parlerà con Giappone, Corea del Sud e Cina. Quest'ultimo soprattutto è l'incontro più atteso, in particolare dagli esperti di politiche asiatiche. «Un rafforzamento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina - ha commentato Drew Thompson, analista del Nixon Center, uno dei centri di analisi internazionale più noti d'America - ha decisamente senso». Anche perchè la Cina può giocare un ruolo di primo livello su altri scacchieri caldi del panorama internazionale, primo fra tutti quello riguardante l'Iran. Sotto l'amministrazione Bush - ha sottolineato Hillary Clinton - i rapporti tra Cina e Stati Uniti si sono basati in primo luogo su «un dialogo economico». «E' un aspetto molto importante delle relazioni con la Cina - ha detto - ma non è il solo».

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vertice g7, la parola passa ai mercati (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Si attende la reazione delle Borse all'impegno per la stabilizzazione dell'economia globale preso a Roma dai rappresentanti dei Grandi Vertice G7, la parola passa ai mercati Ma pesa il rinvio alla riunione del G20 di ogni decisione sui risultati concreti ROMA. Spenti i riflettori sul vertice dei Sette Grandi del mondo, la parola passa ora ai mercati. Si attende infatti la reazione delle Borse alle promesse fatte a Roma dai ministri dell'economia e delle finanze e dei governatori centrali del G7, tra cui l'impegno per la stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari, e contro il protezionismo e l'eccesso di volatilità. Ma per i risultati concreti lo stesso G7 ha rimandato tutto alla riunione del G20 di Londra, tra due mesi, che allargherà la platea dei partecipanti alle potenze economiche emergenti. Il G7 a presidenza italiana ha indicato la propria massima priorità nella «stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari» e ha espresso l'impegno ad avviare, oltre alle misure adottate da ciascun Paese per contribuire a stabilizzare i mercati finanziari «estremamente volatili», qualsiasi ulteriore azione necessaria per «ristabilire piena fiducia nel sistema finanziario globale». I Sette Grandi hanno anche detto no all'«eccesso di volatilità» nei cambi delle monete e si sono dati quattro mesi per preparare uno schema condiviso di «principi e regole sulla proprietà, l'integrità e la trasparenza delle attività internazionali economiche e finanziarie». A impegnare le diplomazie internazionali sarà anche il tema del protezionismo, su cui il G7 ha visto una convergenza per evitare qualsiasi forma di chiusura commerciale, ma che arriva proprio mentre la Francia avvia un piano di sostegno all'auto che lega gli aiuti all'obbligo di investire solo in Francia e gli Usa preparano un piano di stimolo con la clausola del «Buy American». Ma Usa e Francia hanno escluso che queste misure costituiscano una minaccia protezionista. Il segretario del Tesoro Usa si è trovato anche a dover rassicurare i colleghi del G7 sul piano Usa per stabilizzare il sistema finanziario, già accolto gelidamente dai mercati la scorsa settimana per la sua indeterminatezza. Al di là dei principi espressi dai sette Grandi, tuttavia, la sfida è rinviata al G20 di Londra, in programma il 2 aprile: in quell'occasione - ha detto il commissario europeo agli affari economici Joaquin Almunia - di fronte a una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, «più capitali, più riserve e standard più rigorosi».

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protezionismo, dall'ipocrisia del g7 nuovo colpo alla globalizzazione - (segue dalla prima pagina) federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 11 - Economia Le frasi non dette dai ministri dei Sette Grandi rischiano di bloccare i commerci internazionali Protezionismo, dall´ipocrisia del G7 nuovo colpo alla globalizzazione L´economia italiana la più penalizzata se l´export si ferma Il nazionalismo di India e Cina potrebbe fermare la ripresa dei consumi (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) FEDERICO RAMPINI Con un coro unanime i leader riuniti hanno messo al bando il protezionismo. Cioè hanno mentito sapendo di mentire. Nessuno ha l´intenzione di tener fede a quell´impegno solenne. Se avessero avuto un briciolo di onestà, avremmo sentito dichiarazioni di questo tenore. Tim Geithner, segretario al Tesoro americano: «Prometto di cancellare la clausola Buy American (comprate americano) in tutti gli atti di spesa che autorizzerò in base alla manovra da 787 miliardi appena varata dal Congresso. In nessun caso l´Amministrazione Obama farà preferenze per i produttori nazionali». Christine Lagarde, ministro dell´Economia francese: «Il governo di Parigi ritira il vincolo che ha imposto a Peugeot e Renault con la concessione degli aiuti di Stato, cioè l´obbligo di acquistare componenti solo da produttori francesi. E´ stato un errore annunciarlo, facciamo ammenda coi nostri partner europei». Il ministro Giulio Tremonti, che continua a descriversi come un pioniere e un protagonista della governance globale: «Mi impegno in quanto presidente di turno del G-7 a vigilare contro l´introduzione di quelle clausole protezioniste. Se Geithner e Lagarde non saranno di parola promuoverò azioni legali, rispettivamente al Wto e alla Commissione europea». Nessuna di quelle tre dichiarazioni è stata pronunciata sabato a Roma. Al contrario, il germe del protezionismo avanza implacabile, contamina tutte le azioni dei governi per contrastare la recessione. Combattere un crollo della domanda con l´introduzione di barriere agli scambi internazionali, è come lanciare a chi sta annegando un macigno di granito con su scritto «salvagente». E´ quello che sta avvenendo. Barack Obama aveva sì promesso di ritirare la clausola Buy American, ma quel filtro protezionista è rimasto nel testo finale della maximanovra di spesa approvato al Congresso. Anzi, approfittando della confusione nella stesura finale (la maggioranza dei senatori e deputati a Washington ammette di non aver potuto leggere le mille pagine del provvedimento) qualcuno ci ha infilato di peggio. E´ la clausola «Hire American», assumere americani. Questa impone alle aziende che ricevono aiuti o commesse pubbliche di sospendere le assunzioni di personale straniero, sia pure con regolarissimi visti di lavoro. Nicholas Sarkozy non si sogna di ritrattare il suo «Achetez FranÇais», imposto a Peugeot e Renault in contropartita dei sussidi pubblici. Anche lui vi ha aggiunto un diktat sull´occupazione: ha vietato licenziamenti di operai francesi, chiedendo esplicitamente che la Peugeot cominci col cacciare gli operai del suo stabilimento nella Repubblica cèca. E´ un affronto brutale, proprio verso Praga che ha la presidenza di turno dell´Unione europea. Dopo un semestre in cui il suo bonapartismo era sembrato al servizio dell´Europa, Sarkozy ha gettato la maschera ed è pronto ad ogni avventura. A rispondergli picche è intervenuto l´amministratore delegato della Peugeot, che non vuole sacrificare la competitività al nazionalismo. Ma questo non basta affatto. Attorno ai gesti di Sarkozy, di Obama, o alla tiepida risposta di Gordon Brown verso i sindacati inglesi che manifestavano contro i lavoratori italiani, si avverte un clima di indifferenza o peggio: di indulgenza, di comprensione. In una fase in cui gli Stati devono mobilitare risorse eccezionali per tentare di rianimare l´economia, un po´ di «preferenza nazionale» sembra inevitabile. Inoltre questa crisi mondiale ha contribuito a rendere impopolare la globalizzazione, se non altro perché molti paesi la subiscono come un cataclisma provocato da altri. Quindi ridurre un po´ la nostra apertura verso il resto del mondo non ci farà male: questo è il senso comune che si va diffondendo. Qua e là sui giornali compaiono rituali appelli a non ripetere gli errori degli anni Trenta: quando, è bene ricordarlo, la Grande Depressione fu scatenata non dal crac di Wall Street ma dalle successive guerre protezioniste che fecero crollare gli scambi mondiali. Ma le lezioni della storia non fanno molta presa. Settant´anni sono lunghi, pochi dei contemporanei hanno una vaga idea di cosa fu davvero la Grande Depressione. I leader politici fiutano il vento che tira, preferiscono assecondare le pulsioni più retrive dell´elettorato. Anche a costo di micidiali errori di prospettiva: l´America di Obama rischia di risvegliare i demoni del protezionismo anche in Cina e in India, proprio quei paesi dai quali attende un rilancio dei consumi perché possa ripartire la crescita mondiale. In quanto al protezionismo francese sull´automobile, o quello inglese sul mercato del lavoro, prendono di mira non la globalizzazione degli ultimi decenni, ma i principi fondamentali del mercato comune europeo sanciti nel Trattato di Roma del 1957. Non si tratta quindi di una bonaria correzione di rotta rispetto agli «eccessi» del neoliberismo, bensì di un´offensiva insidiosa contro la libera circolazione delle persone e dei beni in Europa. Gli italiani dovrebbero essere i primi a indignarsi, a spaventarsi, a reagire. Per lo sviluppo economico e i livelli medi di benessere, il nostro paese sarebbe un´appendice dei Balcani o del Nordafrica, se non avessimo avuto dal 1957 l´ancoraggio ai mercati europei, nostro principale mercato di sbocco e traino della nostra crescita. Lasciamo senza risposta gli sbandamenti protezionisti, e ci troveremo in prima fila tra le vittime. L´Italia non ha mai potuto fondare la ripresa sulla domanda interna, siamo sempre stati beneficiati dal traino dell´export. Se crolla il commercio internazionale, i primi travolti saremo proprio noi.

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le promesse del g7 ora al vaglio dei mercati (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Sardegna, La" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 11 - Attualità Le promesse del G7 ora al vaglio dei mercati Grande attesa per le reazioni delle Borse Sarà determinante il summit del G20 ROMA. Spenti i riflettori sul vertice dei Sette Grandi del mondo, la parola passa adesso ai mercati. Si attende infatti la reazione delle Borse alle promesse fatte a Roma dai ministri dell'economia e delle finanze e dei governatori centrali del G7, tra cui l'impegno per la stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari, e contro il protezionismo e l'eccesso di volatilità. Ma per i risultati concreti lo stesso club dei sette paesi economicamente più forti ha rimandato tutto alla riunione del G20 di Londra, tra due mesi, che allargherà la platea dei partecipanti alle potenze economiche emergenti. Il G7 a presidenza italiana ha indicato la propria massima priorità nella «stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari» e ha espresso l'impegno ad avviare, oltre alle misure adottate da ciascun paese per contribuire a stabilizzare i mercati finanziari, qualsiasi ulteriore azione necessaria per «ristabilire piena fiducia nel sistema finanziario globale». I Sette Grandi hanno anche detto no all'«eccesso di volatilità» nei cambi delle monete e si sono dati quattro mesi per preparare uno schema condiviso di principi e regole sulla proprietà, l'integrità e la trasparenza delle attività internazionali economiche e finanziarie». A impegnare le diplomazie internazionali sarà anche il tema del protezionismo, su cui il G7 ha visto una convergenza per evitare qualsiasi forma di «chiusura» commerciale, ma che arriva proprio mentre la Francia avvia un piano di sostegno all'auto che lega gli aiuti all'obbligo ad investire solo in Francia e gli Usa preparano un piano di stimolo con la clausola del "Buy American". Ma Usa e Francia hanno escluso che queste misure costituiscano una minaccia protezionista. Il segretario del Tesoro Usa si è trovato anche a dover rassicurare i colleghi del G7 sul piano Usa per stabilizzare il sistema finanziario, già accolto gelidamente dai mercati la scorsa settimana. Al di là dei principi espressi dai sette Grandi, tuttavia, la sfida è rinviata al G20 di Londra, in programma il 2 aprile: «In quell'occasione - ha detto il commissario europeo agli affari economici Joaquin Almunia - di fronte a una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti». In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata su tre punti: «Più capitali, maggiori riserve e standard più rigorosi».

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hillary clinton in cina primo viaggio ufficiale (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Sardegna, La" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 12 - Attualità Hillary Clinton in Cina primo viaggio ufficiale Il segretario di Stato Usa vuole affrontare il nodo della libertà dei tibetani WASHINGTON. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton è partita ieri per l'Asia per il primo dei suoi viaggi all'estero da quando ha assunto l'incarico di ministro degli Esteri della nuova amministrazione Obama. Andrà in Giappone, Indonesia, Corea del Sud e Cina. E, situazione in Nord Corea a parte, è riservata alla Cina la parte diplomaticamente più importante del suo primo viaggio ufficiale. L'amministrazione Usa, intende avviare anche con Pechino un dialogo che possa rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Con un obiettivo principale: creare le condizioni affinchè «i tibetani e tutto il popolo cinese possano godere della libertà religiosa senza temere persecuzioni» ha detto Hillary Clinton spiegando le ragioni del suo viaggio. Il viaggio prevede in primo luogo incontri dedicati alla situazione in Corea del Nord. Alla vigilia il segretario di Stato Usa ha ribadito l'impegno americano ad aiutare Pyongyang se il governo nordcoreano si impegna ad abbandonare il suo programma nucleare. Quello con la Cina è l'incontro più atteso. «Un rafforzamento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina - ha commentato Drew Thompson, analista del Nixon Center, noto centro di analisi internazionale - ha decisamente senso». Anche perchè la Cina può giocare un ruolo di primo livello su altri scacchieri caldi del panorama internazionale, primo fra tutti quello riguardante l'Iran. Sotto l'amministrazione Bush - ha sottolineato Hillary Clinton - i rapporti tra Cina e Stati Uniti si sono basati in primo luogo su «un dialogo economico». Oltre alla questione tibetana, Hillary Clinton vuole sollevare i problemi riguardanti i cambiamenti climatici. Non a caso sarà accompagnata dal nuovo incaricato per le questioni climatiche, Todd Stern.

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Incontro in Protezione Civile organizzato dal Cai (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

VETRINA ASCOLI pag. 1 Incontro in Protezione Civile organizzato dal Cai UNIRE l'utile al dilettevole. Con questo motto la Sezione ascolana del Cai organizza un doppio appuntamento con l'obiettivo di sensibilizzare i frequentatori delle nostre montagne a prestare attenzione a due aspetti negativi che possono incontrare nel corso di un'escursione: pericolo di innesco di incendi sia naturali che dolosi; presenza di rifiuti pericolosi abbandonati, soprattutto amianto. E poi, come comportarsi se si nota qualcosa di anomalo. Dopo il primo incontro tenutosi lunedì 9 febbraio con la relazione del dott. Renzo Feliziani, Commissario Capo del Comando Provinciale di Ascoli del Corpo Forestale dello Stato e Giancarlo Silvestri, dirigente della Protezione Civile del Comune e comandante della Polizia Municipale. Il secondo incontro è previsto oggi, ore 18.00, sempre presso la Sala Operativa Provinciale della Protezione Civile ed è indirizzato al problema dei rifiuti pericolosi. Relazionerà Quirino Olori del Dipartimento di Prevenzione, Servizio Igiene e Sanità Pubblica della Asur 13, Parteciperà Dante Merlonghi, dirigente della Protezione Civile della Provincia di Ascoli Piceno.

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LA CAMERA di Commercio ha organizzato per martedì 24 febbraio, presso la sed... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

CESENA ECONOMIA pag. 2 LA CAMERA di Commercio ha organizzato per martedì 24 febbraio, presso la sed... LA CAMERA di Commercio ha organizzato per martedì 24 febbraio, presso la sede staccata di Cesena, un seminario sulle problematiche legate ai cambiamenti economici e sociali portati dalla globalizzazione. Relatore Luigi Pastore, che collabora con la Marco Redaelli & Associati di Milano come docente e consulente di direzione nell'area marketing, vendite e comunicazione. Partecipazione gratuita.

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Obama: rimuoverò il divieto di ricerca sulle staminali (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama: rimuoverò il divieto di ricerca sulle staminali --> Lunedì 16 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha intenzione di firmare «presto» un ordine esecutivo per rimuovere il divieto posto dall'amministrazione Bush ai finanziamenti della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Lo ha detto ieri il consigliere della Casa Bianca David Axelrod, intervistato dalla Fox. Rispondendo alla domanda se Obama abbia intenzione di emettere un ordine esecutivo di questo tipo (come peraltro annunciato già nei giorni scorsi dallo stesso Obama), Axelrod ha risposto: «Faremo qualcosa su questo tema presto. Il presidente la sta prendendo in considerazione proprio in queste ore». La scelta di Obama sul fronte della ricerca sulle staminali è solo l'ultima in ordine di tempo delle «svolte» della nuova amministrazione americana. Anche in politica estera, infatti, gli Stati Uniti stanno impostando nuove relazioni: da un lato Hillary Clinton, neo segretario di Stato, si appresta a «ufficializzare» un cambio di partner in Oriente: Cina al posto del Giappone. Dall'altra Nancy Pelosi - in procinto di partire per un viaggio in Italia (da Aviano a Firenze, Roma e Napoli) - non ha dubbi: «con Obama è cominciata una nuova era nei rapporti tra Europa e Stati Uniti, basata sulla cooperazione e sul rispetto e non più, come con Bush, sulla condiscendenza e sulla indifferenza. Obama vuole vedere un miglioramento dei rapporti transatlantici». Quanto a Hillary Clinton - che per la prima missione ha scelto l'Asia e farà tappa in Giappone, Indonesia, Corea del Sud e Cina - parlando ieri in conferenza stampa alla vigilia della partenza ha spiegato che gli Usa intendono «sviluppare relazioni ampie e profonde» non solo con i quattro Paesi che visiterà. Ma, come ha sottolineato il Washington Post, è la Cina a rivestire un ruolo centrale in questa prima missione all'estero. Già durante la campagna elettorale Hillary aveva scritto su «Foreign Affairs» che con la Cina «saranno le più importanti relazioni bilaterali del mondo in questo secolo». E recentemente, in un discorso all'Asia Society, a New York ha precisato: «Alcuni ritengono che una Cina in espansione sia per definizione un avversario. Ma noi riteniamo al contrario che Stati Uniti e Cina possano trarre benefici reciproci dai rispettivi successi». 16/02/2009 nascosto-->

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Tour in Asia Prima missione per Hillary (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tour in Asia Prima missione per Hillary washington Prima missione all'estero per Hillary Clinton, segretaria di Stato dell'amministrazione Obama. Per il suo esordio internazionale la ex first lady non ha scelto né l'Europa né il Medio oriente, ma l'Asia. La segretaria di Stato Usa oggi farà tappa a Tokyo, dove si fermerà fino a mercoledì, prima di trasferirsi a Giacarta, in Indonesia, per poi andare il 19 e 20 a Seoul. Ultima tappa, sarà l'attesa visita a Pechino, dove gli argomenti sul tavolo sono tanti: oltre al dossier Tibet, si parlerà di Taiwan e diritti umani, temi sensibili nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti. In primo piano, naturalmente, anche i rapporti commerciali.

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La Protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: INPRIMOPIANO - data: 2009-02-15 num: - pag: 3 categoria: BREVI La Protezione civile La Protezione Civile: forti nevicate su tutto l'arco appenninico campano, e nelle zone confinanti con la Basilicata, il Molise e la Puglia. Nella foto Guido Bertolaso

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dal nostro corrispondente NEW YORK - Quando l'economia va male &... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lunedì 16 Febbraio 2009 Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - Quando l'economia va male «i sentimenti protezionistici vengono naturalmente a galla». Ma la presa di posizione del G7 rappresenta «un importante freno» contro il dilagare di questi sentimenti. L'economista Allen Sinai, presidente e capo analista globale della Decision Economics, ha seguito con interesse il lavori del G7, e sta studiando i piani di rilancio che i Paesi stanno adottando o hanno adottato. «Il 2009 sarà duro - commenta -. Ma forse nell'ultimo trimestre vedremo qualche cenno di ripresa». "Il Messaggero" ha parlato a Sinai alla conclusione del G7: Che parere dà della riunione di Roma? «Il giudizio è positivo, perché si avverte l'impegno di agire insieme. In futuro però si dovrebbe allargare alla Cina. Il G7 non può rispondere alle pressioni mondiali senza tenere presente l'economia cinese». Le promesse antiprotezionistiche verranno mantenute? «Le pressioni ci sono, e non solo negli Stati Uniti. Credo che l'impegno preso dal G7 dovrà essere discusso al G20. e non escludo che qui e là facciano capolino leggi di tono protezionistico. Ma ho fiducia che si tratterà di incidenti secondari. E ho anche fiducia che il presidente Obama qui da noi sarà in grado di tenere a freno il suo stesso partito, che è quello che ha espresso questi sentimenti.» Anche Obama però aveva parlato di rivedere il Nafta (l'accordo di libero commercio fra Canada, Messico e Stati Uniti), durante la campagna elettorale... «Non è giusto leggere come volontà protezionistica quello che è il normale desiderio di una nuova Amministrazione, di rivedere accordi vecchi stipulati in epoche diverse. È la procedura standard delle nuove Amministrazioni». Come giudica il pacchetto di stimolo approvato in Usa? «Ci troviamo davanti a una rivoluzione paragonabile a quella effettuata da Ronald Reagan nel 1981. Allora Reagan arrivava al potere dopo il fallimento della presidenza di Jimmy Carter, nel mezzo di una grave crisi economica. Oggi Obama arriva al potere dopo il fallimento della presidenza Bush, in una grave crisi economica. Sono situazioni simili, ma di segno opposto: Reagan usò lo stimolo per apportare cambiamenti anche sociali e politici, e ridurre l'influenza dello Stato. Obama fa l'opposto: usa lo stimolo per ridare spazio allo Stato. Allora come ora si tratta di buoni progetti economici, ma conditi di politica. Allora come ora, il partito di opposizione è in disaccordo.» Al di là di queste differenze ideologiche, pensa che il pacchetto funzionerà? «L'economia reagirà, e il Pil crescerà. Ci sarà una ripresa verso la fine del 2009, che accelererà nel 2010. Ma si tratterà di un'economia guidata dal governo federale, dagli Stati e dai governi locali. Non dai consumi e dall'impresa privata. Quella richiederà più tempo per rimettersi in piedi». Il partito repubblicano teme l'allargarsi del deficit. «L'Italia, e il Giappone, gli unici due Paesi che hanno accumulato deficit più grandi di quelli che accumuleremo noi con questo pacchetto, sanno che c'è il grave rischio che una volta raggiunto lo scopo di rimettere in moto l'economia non si riesca a tagliare le spese e ad aumentare le tasse per correggere il deficit. Ma oggi i consumi e l'impresa privata sono fermi. Non abbiamo altra scelta che accettare che sia il governo a prendere l'iniziativa».

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Positiva la politica di sgravi sulle fusioni nel cluster (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 5 autore: Ceramica (Sassuolo) Positiva la politica di sgravi sulle fusioni nel cluster A Sassuolo, il mitico distretto modenese delle piastrelle studiato anche ad Harvard, sperano che il momento più brutto sia dietro le spalle. A dicembre c'erano in cassa integrazione 7mila persone sui 18mila addetti del settore. Adesso il ricorso alla Cig è dimezzato. E anche il gruppo Iris ha abbandonato l'ipotesi della liquidazione volontaria. Alfonso Panzani, l'imprenditore di 56 anni che è presidente di Confindustria Ceramica, difende con orgoglio il comparto, sottolineando che «abbiamo ancora il 40% del mercato mondiale e diamo un apporto positivo alla bilancia commerciale per oltre quattro miliardi di euro. Siamo orgogliosi di essere all'avanguardia per tecnologia, qualità e design. Non per niente deteniamo saldamente la leadership internazionale del settore in valore, mentre in metratura la Cina ci sta tallonando. Anche la Spagnaè diventata un forte concorrente. I nostri mercati stanno cambiando. Per un decennio il principale acquirente sono stati gli Usa, adesso è diventata la Francia». Tra le ultime misure governative, le più apprezzate dal settore sono quelle che prevedono incentivi per favorire l'aggregazione tra le aziende: «Il fatto – racconta Panzani – che diventino fiscalmente deducibili i disavanzi derivanti dalle eventuali fusioni tra Pmi, anche se con un plafond, rappresenta sicuramente un elemento che potrebbe favorire la concentrazione del nostro comparto. Ne abbiamo davvero bisogno perché soffriamo di un'offerta produttiva ancora troppo frammentata. Questi tipi di stimoli sono i benvenutie servono a sollecitare la crescita dimensionale delle imprese perchè anche nel nostro settore non è più vero che piccolo è bello. Anzi, per poter competere sui mercati internazionali bisogna avere le spalle larghe. E noi siamo presenti in 140 Paesi». F.V.

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E adesso un Capitalismo.3 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 10 autore: E adesso un «Capitalismo.3» C hi preannuncia la fine del capitalismo deve fare i conti con un dato storico importante: il capitalismo possiede una capacità quasi illimitata di reinventare se stesso, e non ha uguali quanto a capacità di scatenare le energie economiche collettive delle società umane. Per questo tutte le società opulente sono capitaliste nel senso lato del termine: sono organizzate intorno alla proprietà privata e lasciano al mercato un ruolo importante nella ripartizione delle risorse e nella determinazione delle ricompense economiche. Il problema è che né i diritti di proprietà, né i mercati possono funzionare da soli, ma hanno bisogno dell'ausilio dialtre organizzazioni sociali. I diritti di proprietà, quindi, sono fondati sui tribunali e sull'applicazione delle leggi, e i mercati dipendono dai regolatori per tenere a freno gli abusi e correggere i propri difetti. A livello politico, il capitalismo necessita di meccanismi di trasferimento e compensazione per rendere accettabili i propri esiti. La società di mercato idealizzata da Adam Smith richiedeva poco più di «uno Stato guardia notturna». Tutto quello che i Governi dovevano fare per assicurare la divisione del lavoro era far rispettare i diritti di proprietà, mantenere la pace e riscuotere qualche tassa per finanziare una limitata gamma di beni pubblici. Per tutta la prima parte del XX secolo, il capitalismo è stato governato da una visione molto limitata degli organismi pubblici necessari a sostenerlo. Questo scenario è cominciato a cambiare quando la società è diventata più democratica e i sindacati e altri gruppi si sono mobilitati contro quelli che percepivano come abusi del capitalismo. Gli Stati Uniti furono i primi a introdurre misure antitrust. Politiche monetarie e politiche di spesa attive diventarono la norma dopo la Grande Depressione. La quota della spesa pubblica in rapporto al reddito nazionale è cresciuta rapidamente negli odierni Paesi industrializzati: da una media che non raggiungeva il 10% alla fine del XIX secolo a più del 20% alle soglie della Seconda guerra mondiale. E nel dopoguerra la maggior parte dei Paesi ha creato complessi sistemi di welfare che hanno portato il settore pubblico a superare mediamente il 40% del reddito nazionale. Il più grande successo del XX secolo è stato il modello di "economia mista". Il nuovo equilibrio che si è creato tra Stato e mercato ha aperto la strada, nelle economie avanzate, a un periodo di coesione sociale, stabilità e prosperità senza precedenti, durato fino alla metà degli anni 70. A partire dagli anni 80, questo modello ha cominciato a sfilacciarsi, e ormai sembra andato in pezzi. La ragione può essere riassunta in una parola: globalizzazione. L'economia mista del dopoguerra fu costruita e gestita nell'ambito degli Stati nazionali, e un requisito indispensabile era che l'economia internazionale doveva essere tenuta a bada. Il sistema economico incentrato su Bretton Woods e sul Gatt comportava una forma d'integrazione economica internazionale " superficiale", basata sul controllo dei flussi di capitale internazionali, che Keynes e i suoi contemporanei consideravano un elemento cruciale per la gestione dell'economia nazionale. Agli Stati veniva richiesto di liberalizzare gli scambi commerciali solo in misura limitata, con un gran numero d'eccezioni per settori socialmente sensibili (agricoltura, tessile, servizi). In questo modo, gli Stati erano liberi di realizzare le proprie versioni personali di capitalismo nazionale, a patto d'aderire a poche, semplici regole internazionali. La crisi attuale mostra fino a che punto ci siamo allontanati da quel modello. In particolare, la globalizzazione finanziaria ha mandato a monte le vecchie regole. L'incontro tra il modello di capitalismo cinese e quello americano, in assenza o quasi di valvole di sicurezza, ha dato origine a una miscela esplosiva. Non c'erano meccanismi di protezione che impedissero alla liquidità di crescere, a livello mondiale, fino alla saturazione, e dunque, in abbinamento alle falle del sistema di regolamentazione americano, di evitare l'impressionante esplosione e susseguente tracollo del mercato immobiliare. E non c'erano posti di blocco sulle strade dell'economia internazionale che potessero impedire alla crisi di espandersi dal suo epicentro. La lezione non è che il capitalismo è morto, ma semplicemente che dev'essere reinventato, per un nuovo secolo in cui le forze della globalizzazione economica sono molto più forti che in passato. Proprio come il capitalismo minimale smithiano si trasformò nell'economia mista keynesiana, dobbiamo adesso prendere in considerazione una transizione dalla versione nazionale dell'economia mista al suo corrispettivo globale. Questo significa immaginare un equi-librio maggiore tra i mercati e le istituzioni che li supportano a livello globale. In certi casi servirà estendere queste istituzioni oltre gli Stati-nazione e rafforzare la gestione internazionale dell'economia. In altri casi, vorrà dire impedire ai mercati di estendersi oltre il raggio d'azione di istituzioni che devono rimanere nazionali. L'approccio corretto varierà a seconda dei raggruppamenti di Paesi e delle aree tematiche. Progettare il capitalismo del futuro non sarà facile. Ma abbiamo la storia dalla nostra parte: il grande pregio del capitalismo è la sua infinita malleabilità. (Traduzione di Fabio Galimberti) di Dani Rodrik HARWARD UNIVERSITY

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Passepartout (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 18 autore: TV ACURADI LUIGIPAINI Passepartout RAITRE 13.25 Philippe Daverio intervista Oscar Niemeyer (nella foto), il celebre architetto brasiliano che ha compiuto 101 anni lo scorso dicembre Da non perdere RAITRE 9,55 Sci: Campionati mondiali. Dalla Val d'Isère lo slalom speciale maschile; diretta della seconda manche alle 13,25 su Raidue. LA 7 15,15 Rugby: Italia - Irlanda. Dallo stadio Flaminio di Roma, il secondo impegno degli azzurri nel Torneo Sei Nazioni. RAITRE 18,00 Per un pugno di libri. "Foto di gruppo con signora", di Heinrich BÖll, è il romanzo al centro del "bookgame" condotto da Neri Marcorè. RAITRE 20,10 Che tempo che fa. Gli ospiti di Fabio Fazio sono Erri De Luca, Piero Angela e John Simenon, figlio del grande giallista e romanziere scomparso vent'anni fa. SKY CINEMA CLASSICS 21,00 I cavalieri del Nord Ovest, di John Ford, con John Wayne, Ben Johnson, Usa 1949 (103').Silenzio,parla Ford. RAITRE 21,30 Presadiretta. Quali sono gli effetti sull'Italia della più grave crisi economica del dopoguerra? Riccardo Iacona indaga nel mondo senza scrupoli del lavoro «sommerso». Attualità LA 7 23,30 Reality. La presenza di Mao nella Cina contemporanea: nonostante i radicali cambiamenti del Paese, la rivoluzione comunista rimane al centro di un persistente culto della personalità. RAITRE 23,35 Tatami. Il «poliamore» e i festini alla «Eyes Wide Shut»: Camila Raznovich apre la puntata con un'intervista all'economista Jacques Attali, convinto che la societÁ si stia evolvendo verso il superamento della monogamia e l'affermazione di una rete di relazioni plurime. Spettacolo CANALE 5 21,00 Scrivimi una canzone, di Marc Lawrence, con Hugh Grant, Usa 2007 (96'). Sapeva cantare e comporre buone canzoni, ma ora si trova a corto di idee. Chi lo aiuterà? RAISAT CINEMA WORLD 21,00 Vedo nudo, di Dino Risi, con Nino Manfredi, Italia 1969 (119'). Tanti episodi, un solo fil rouge: la mania del sesso! ITALIA 1 21,30 Colorado. Tutta l'allegria del cabaret in compagnia dei comici presentati da Rossella Brescia e Beppe Braida. RAITRE 1,50 Fuori orario. In onda due rari film del maestro del cinema sovietico Aleksandr Dovzenko: «Battaglia per la nostra Ucraina sovietica» (1943) e «Vittoria sulla riva destra dell'Ucraina» (1945). Completa il programma il documentario «Il diamante bianco» (2004), di Werner Herzog.

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L'AMARO PREZZO DEL SALVAGENTE (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA E POLITICA pag. 10 L'AMARO PREZZO DEL SALVAGENTE LOTTA ALLA CRISI / 2 CON LA Grande Recessione in corso, in Occidente torniamo a guardarci l'ombelico. Tramonta il sole delle opportunità offerte dalle interdipendenze delle economie nazionali. Sorge l'alba di una nuova stagione all'insegna del protezionismo. È storia arcinota: con l'economia in forte frenata, i protezionisti prendono fiato e, con loro a braccetto, burocrati e consulenti che prosperano all'ombra degli alberi in fiore della protezione economica. I mercati, si sa, sono vulnerabili in tempi di recessione. E lo sono tanto più quanto meno forte è l'impegno dei politici a favore della libertà economica. Oggi, attraversiamo proprio questa brutta stagione. Nel mare della finanza ai tanti naufraghi della nave «Bolla Immobiliare & Finanziaria» vengono in soccorso le scialuppe di salvataggio «Sussidi» al comando della mano pubblica. Le imposte dei contribuenti vanno a riparare i guasti provocati da speculatori immobiliari e finanziari, prenditori di mutui oggi sotto scatto ed ieri ingenui e poco oculati e, in casa nostra, dalle allegre comari del management pubblico e dei sindacati come, per ultimo, quelle che hanno buttato nel pozzo l'Alitalia. Vengono così meno gli investimenti per lubrificare la macchina dell'economia liberale. Ci perdono i consumatori avveduti, i risparmiatori con intenti precauzionali, i nuovi imprenditori, le imprese ed i lavoratori che contano su mercati aperti per produrre reddito, profitto, salari migliori e più occupazione. Ci guadagnano, con i naufraghi salvati, ufficiali e membri delle scialuppe di salvataggio: insomma, politici, burocrati e consulenti degli aiuti di stato. LA CRESCITA economica in soffitta ha posto fine anche a quella che è stata la grande moderazione liberale negli anni di crescita alta ed inflazione bassa. Gli anni in cui l'ininterrotta apertura dei mercati ha dischiuso la porta alla globalizzazione. La quale, lo dicono le vicende storiche, è stata e resta fortemente esposta agli arretramenti dell'economia. Negli anni tra le due guerre mondiali, del mercato aperto si fece terra bruciata. S'infransero i sogni della Grande Illusione, il libro che nel 1909 aveva dato alle stampe Norman Angell, premio Nobel per la pace nel 1933. L'auspicata interdipendenza delle nazioni in regime economico di libero scambio tramontò e, con essa, la pace universale cedette il passo al secondo conflitto mondiale. Oggi, la Grande Recessione fa uscire di scena la mano invisibile di Adam Smith. Vi entra prepotentemente l'invisibile stretta di mano tra lavoratori inconsapevoli e politici e sindacalisti determinati ad accompagnare i primi lungo il percorso che sbocca nei ministeri e nelle agenzie paragovernative.

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dal nostro corrispondente NEW YORK - Assorbita dal dibattito che ha preceduto... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lunedì 16 Febbraio 2009 Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - Assorbita dal dibattito che ha preceduto l'approvazione della legge sullo stimolo all'economia, l'opinione pubblica americana non ha fatto molto caso ai primi passi che la nuova Amministrazione ha fatto sul fronte della politica internazionale, con la missione del vicepresidente Joe Biden in Europa, dell'inviato George Mitchell in Medio Oriente e dell'inviato Richard Holbrooke in Pakistan e Afghanistan. Ma ora che la legge è passata, gli occhi del Paese si spostano su una missione che incuriosisce da molti punti di vista: Hillary Clinton è partita ieri alla volta dell'Estremo Oriente. La ex first lady nonché ex senatore, comincia il suo mandato di segretario di Stato in modo anomalo rispetto ai suoi predecessori: invece di privilegiare gli alleati europei, la signora punta diritto verso Giappone, Indonesia, Corea e Cina, un poker di Paesi il cui peso economico e strategico è andato crescendo nell'era della globalizzazione. La missione, come lei stessa ha preannunciato pochi giorni fa, tratterà i temi più svariati, dai cambiamenti climatici alla proliferazione nucleare, dai diritti civili ai rapporti dell'America con il mondo islamico. Il viaggio sarà seguito con una buona dose di curiosità sia perché proverà al mondo se la signora ha davvero le carte in regola per una posizione di simile peso, sia perché dovrebbe rivelare le nuove linee che l'Amministrazione Obama intende seguire nei rapporti con la Cina e i Paesi islamici. Se infatti la fermata in Giappone sarà dedicata soprattutto ai temi del commercio e del clima, se quella nella Corea del sud sarà dedicata al tema del nucleare nel regime della Corea del nord - temi cioè ben conosciuti, in cui ci si aspettano pochi cambiamenti - la fermata a Giacarta e quella a Pechino promettono novità. L'Indonesia dovrebbe essere, nei piani di Obama, il "ponte" verso i Paesi islamici. Parlando alla tv al-Arabyia, il presidente due settimane fa ha detto: «Vorrei comunicare al mondo musulmano che l'America non è il vostro nemico». Obama spera che proprio l'Indonesia, il più grande paese musulmano del mondo, accetti di aiutarlo nel tentativo di ricostruire il dialogo con gli altri governi islamici. Ma il compito più difficile per la signora Clinton sarà a Pechino. Il presidente Bush aveva consolidato i rapporti con la Cina, nonostante la sua presidenza fosse cominciata con un grave incidente (la cattura di un aereo americano sconfinato in territorio cinese). Ma i rapporti Usa-Cina sono rimasti solo economici: Hillary ha invece chiarito che la nuova Amministrazione vuole trasferirli su un campo più vasto. Ma per riuscirci, dovrà comunque affrontare il problema dei diritti umani, proprio in un anno, il 2009, in cui cade il 50esimo anniversario dell'invasione del Tibet.

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PRIVACY: PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI E COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN EUROPA (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lunedì 16 Febbraio 2009 PRIVACY: PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI E COOPERAZIONE GIUDIZIARIA IN EUROPA Bilancio positivo per il Working Party on Police and Justice (Wppj), il Gruppo dei Garanti europei per la protezione dei dati personali costituito nel 2007 con l´obiettivo di affrontare le problematiche connesse all´attività di collaborazione giudiziaria e di polizia (il cosiddetto "Terzo Pilastro"). Fra le questioni che più hanno impegnato nel 2008 il Wppj, presieduto da Francesco Pizzetti, vanno segnalate innanzitutto le attività connesse al processo di adozione della Decisione quadro del Consiglio Ue in materia di protezione dati nel Iii Pilastro (avvenuta nel mese di novembre 2008) e le problematiche attinenti l´attuazione del Trattato di Prüm (che prevede l´obbligo per le autorità responsabili delle indagini penali negli Stati membri Ue di scambiarsi informazioni basate sull´utilizzo del Dna). In entrambi i casi il Wppj ha richiamato la necessità di rispettare alcuni principi fondamentali e di garantire un adeguato raccordo fra le autorità nazionali di protezione dati al fine di consentire controlli realmente efficaci. In numerose occasioni nel corso del 2008 il Wppj ha sollecitato le istituzioni europee (anche attraverso incontri bilaterali con le più alte cariche istituzionali) ad offrire chiarimenti sulla natura delle molte iniziative adottate o proposte nel settore del Terzo Pilastro, che a giudizio del Gruppo non risultavano essere sufficientemente coordinate e non tenevano nel dovuto conto le esigenze di protezione dei dati e della privacy. Sotto la presidenza italiana, il Gruppo di lavoro europeo si è anche adoperato in un´attività di analisi per valutare le prassi attualmente in essere rispetto alle attività di controllo nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia, con l´obiettivo ultimo di predisporre un manuale operativo comune da utilizzare in tutta Europa. E´ stata, inoltre, avviata la creazione di un inventario degli accordi bilaterali in vigore fra i Paesi europei e Paesi non-europei, con lo scopo di elaborare indicazioni utili a garantire l´armonizzazione fra le disposizioni in materia di protezione dei dati, contenute in tali accordi, e quelle presenti negli strumenti vigenti e cogenti a livello europeo (in particolare, la Convenzione 108/1981 del Consiglio d´Europa). Per quanto riguarda il piano d´azione 2009, il Gruppo ha come obiettivo primario quello di continuare a dare un fattivo contributo ai Paesi membri ed alle Istituzioni Europee soprattutto in vista della entrata in vigore del trattato di Lisbona, che rivoluzionerà l´architettura istituzionale dell´Unione europea e renderà necessaria un´ulteriore armonizzazione delle disposizioni in materia di protezione dei dati anche nel settore del "Terzo Pilastro" . <<BACK

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Hillary Clinton snobba l'Europa Debutto in Asia, <nuovo baricentro> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-02-16 num: - pag: 14 categoria: REDAZIONALE Diplomazia L'ex first lady oggi in Giappone. Poi sarà in Indonesia, Corea del Sud e Cina Hillary Clinton snobba l'Europa Debutto in Asia, «nuovo baricentro» Il viaggio inaugurale del segretario di Stato rompe una tradizione Colloqui decisivi a Pechino, per riaffermare che la Cina non è un avversario ma un «partner strategico» WASHINGTON — Rompendo la semisecolare tradizione secondo cui i segretari di Stato americani compiono il viaggio inaugurale all'estero in Europa o in Medio Oriente, Hillary Clinton è ieri partita alla volta dell'Asia. Una missione che lancia un doppio segnale: al di là delle crisi in corso da Israele all'Afghanistan, con Obama il baricentro della politica estera americana si sposta dall'Occidente all'Oriente. L'ultimo segretario di Stato a visitare per prima l'Asia fu Dean Rusk negli anni Sessanta, a causa soprattutto della guerra in Vietnam. Hillary Clinton ne ricalca il percorso in particolare per rilanciare la cooperazione con la Cina. L'ex first lady arriverà oggi in Giappone, da dove mercoledì si trasferirà in Indonesia, il Paese dove Obama trascorse la sua infanzia, giovedì si recherà nella Corea del Sud, e venerdì in Cina, per ripartirne domenica. In un discorso all'Asia Society di New York lo scorso venerdì, Hillary ha offerto alla Corea del Nord un trattato di pace, rapporti diplomatici e aiuti economici e tecnici se abbandonerà il programma di riarmo nucleare: «Riprenda i negoziati e cessi le provocazioni », ha detto, auspicando anche che Pyongyang conceda ai cittadini «i diritti politici». Ma ha reso chiaro di considerare la Cina un interlocutore privilegiato per la stabilità e lo sviluppo regionali. Nella notte l'agenzia ufficiale nordcoreana ha annunciato che Pyongyang intende proseguire con i test missilistici ma che eventuali lanci «rientreranno in un programma spaziale» e non saranno quindi «provocazioni militari». Nel discorso, la neo segretaria di Stato Usa ha polemizzato senza nominarlo con l'ex presidente Bush: «Alcuni pensano che la Cina in ascesa sia per definizione un'avversaria — ha ammonito —. Al contrario, noi crediamo di potere contribuire al reciproco successo e di poterne trarre dei vantaggi». L'America e la Cina, ha aggiunto, debbono lavorare assieme per risanare la finanza e l'economia globali, il clima e l'ambiente, e ha annunciato la ripresa delle discussioni militari, sospese da Pechino in reazione alle forniture di armi americane a Taiwan. Durante la campagna elettorale, Hillary aveva sostenuto che «la nostra relazione con la Cina sarà la più importante del XXI secolo». Ma ciò non le ha impedito di richiamarla, nel discorso di venerdì, al rispetto dei diritti umani, in particolare «della libertà di religione, anche nel Tibet». Un potenziale motivo di scontro, assieme all'incipiente protezionismo. La Casa Bianca ha dichiarato di non aspettarsi risultati clamorosi dal viaggio dell'ex first lady in Asia, inteso anche a rassicurare il Giappone che l'alleanza con esso «è irrinunciabile», e l'Indonesia che l'America sarà presente nel Sudest asiatico. Ma spera che Pechino intensifichi la sua mediazione con la Corea del Nord, e avvii un meccanismo per regolari consultazioni ad alto livello con Washington. E, senza ammetterlo, conta che il viaggio metta a tacere le voci secondo cui in politica estera Obama farebbe perno non tanto su Hillary quanto sugli emissari speciali e sul vice presidente Biden, che è già stato in Iraq, Pakistan, India, Afghanistan ed Europa. La Casa Bianca ha confermato che proprio l'Europa e il Medio Oriente saranno le mete del prossimo viaggio della segretaria di Stato, a marzo. Ennio Caretto Segretario di Stato Hillary Clinton all'Asia Society di New York ( Ap)

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Hillary Clinton ministro dimezzato all'esordio in Asia (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 7 del 2009-02-16 pagina 16 Hillary Clinton ministro dimezzato all'esordio in Asia di Matteo Buffolo Oggi l'arrivo a Tokyo, ma i dossier caldi rimangono affidati ai fedelissimi di Obama Tokyo-Giacarta-Seul-Pechino. Quattro tappe per il primo viaggio di Hillary Clinton da segretario di Stato dell'amministrazione Obama. Quattro tappe tutte asiatiche che segnano il debutto dell'ex rivale delle primarie, che dovrebbe essere il capo di tutta la politica estera americana. Ma lo è veramente, si interrogano analisti e quotidiani statunitensi? Formalmente, lo è di certo. Praticamente, non è un caso se il suo debutto arriva dopo quello alla conferenza sulla sicurezza di Monaco del vicepresidente Joe Biden, scelto appositamente come numero 2 per la sua esperienza in politica estera e addirittura dopo quello degli «inviati speciali» Richard Holbrooke (ex negoziatore nella crisi balcanica e ambasciatore alle Nazioni Unite che Obama ha voluto come inviato per Afghanistan e Pakistan) e George Mitchell, negoziatore per la questione nordirlandese e ora inviato per il negoziato israelo-palestinese e per il Medio Oriente. L'ex first lady ha lasciato Washington proprio ieri e, alla vigilia della partenza, ha tenuto una conferenza stampa per spiegare come gli Usa intendano «sviluppare relazioni ampie e profonde» non solo con i quattro Paesi che visiterà nei prossimi giorni, «ma anche con le altre nazioni asiatiche». Se sia una dichiarazione programmatica o piuttosto una resa, lo diranno soltanto i traguardi raggiunti. Fatto sta che la Clinton si trova azzoppata dalla volontà di Obama di tenere, almeno per ora, i dossier più caldi nelle mani dei suoi fedelissimi, di persone che rispondano a lui personalmente. A sbarrarle la strada ci sarebbero anche Samantha Powers, che durante le primarie definì l'ex first lady «un mostro», e che da direttrice degli «affari multilaterali» del Consiglio di sicurezza nazionale non intende farsi scavalcare e Susan Rice, nominata ambasciatrice all'Onu. Certo, Tokyo resta l'alleato più importante degli Usa in Asia, la Corea del Sud è fondamentale per trovare una soluzione ai rapporti con l'altra Corea e al suo dossier nucleare e la Cina è semplicemente la Cina, ovvero lo Stato che possiede una buona fetta del debito pubblico americano. Ma l'impressione che Hillary avrebbe preferito un debutto più «prestigioso» rimane forte. Anche perché, si mormora a Washington, le sue aree di lavoro dirette potrebbero venire ulteriormente limitate. Tradizionalmente, infatti, il dossier cinese rimane in mano al ministro del Tesoro, considerata l'importanza dei rapporti economici su tutto il resto. E i maligni sussurrano che Timothy Geithner abbia già storto la bocca. In realtà, la scrivania del giovane Segretario è così ingombra di lavoro relativo alla crisi economica che difficilmente riuscirà a scavalcare Hillary nei rapporti con Pechino. D'altra parte l'ex first lady, già un anno fa, aveva scritto sulla prestigiosa rivista Foreign Affairs che le relazioni tra Stati Uniti e Cina «saranno le più importanti relazioni bilaterali del mondo in questo secolo». Secondo la Clinton, infatti, fino a oggi i rapporti con Pechino sono stati troppo incentrati sui dossier economici, mentre oggi sarebbe necessaria «un'agenda più ampia». E fonti del suo entourage, sotto richiesta dell'anonimato, hanno detto sia al Washington Post che al New York Times che il neosegretario di Stato proporrà per questo alla controparte cinese di svolgere regolari colloqui ai massimi livelli. Su ogni argomento, visto che ad accompagnarla sarà Todd Stern, cui Obama ha delegato il dossier sul cambiamento climatico, tasto dolentissimo per Pechino. Tutto questo senza tralasciare Tokyo, che da decenni è il partner privilegiato degli Usa in Asia e non è intenzionato a farsi scavalcare dal rivale cinese nei rapporti con Washington. Insomma, un debutto non di primissimo piano ma che presenta comunque molte problematiche importanti: nucleare nordcoreano, mantenimento dei rapporti col Giappone, economia, diritti umani e inquinamento con la Cina. Non esattamente una passeggiata di salute. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sentite il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, riferendosi allo stupro di una minorenne nella sua città da parte di un tunisino clandestino e arrestato per violenza. "Come mai questo signore era in giro? Se persone di questa natura possono commettere gravi reati, ne commettono altri ancora, e poi non vengono tenuti in prigione e neppure espulsi, è evidente che c'è un problema. Anzi più di uno". Finalmente anche a sinistra si alzano voci di buon senso. Uno dei problemi principali è la giustizia. E le notizie degli ultimi giorni dimostrano che la situazione rischia di degenerare: aumentano gli stupri e la rabbia della gente. Il raid punitivo compiuto ieri a Roma in un bar frequentato da immigrati potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Non è questa la soluzione in un Paese civile. Il governo intende anticipare alcune misure contenute nel disegno di legge sicurezza approvato dal Senato, tra cui quella che esclude la possibilità della concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro. E' un passo nella giusta direzione, ma non basta. Occorre che in Italia venga assicurata la certezza della pena, ma senza la collaborazione dei tanti, troppi giudici ipergarantisti l'Italia resterà un Bengodi per i clandestini e, soprattutto, per i criminali. Se Cofferati vuole essere davvero costruttivo: faccia proseliti a sinistra, soprattutto tra certi magistrati. E il governo metta le forze dell'ordine nella condizione di controllare davvero il territorio. Altrimenti sarà il far-west. Scritto in sicurezza, giustizia, società, democrazia, Italia, immigrazione Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Feb 09 Carlà-Sarkò, un amore montato a prima vista Lo sospettavo da tempo, ma ora c'è la certezza: quella tra Carla Bruni e Nicolas Sarkozy non era una storia d'amore, ma un'operazione di spin ovvero di manipolazione mediatica. Lo rivela, nel libro Autobiographie non autorisée e usando un artificio letterario, lo spin doctor che ha ideato il montaggio, Jacques Séguéla, un tempo comunicatore di Mitterrand e ora consulente di Sarkozy. La sorpresa è che non è stata Carla a prendere l'iniziativa bensì lo stesso Sarko, che ha bruciato i tempi e l'ha chiesta in sposa già la sera del primo incontro, avvenuto, non a caso, a casa di Séguéla. Il presidente ha usato argomenti formidabili come questi: "Sarai la mia Marilyn e io il tuo Jfk". E ancora: "Io ho la reputazione di donnaiolo, ma la tua non è migliore della mia. Ti conosco bene senza averi mai incontrata. Fai l'amore con tutti, perché nessuno ti ha dato vero amore. So tutto di te, perchè sono uguale a te". O: "Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi sulla bocca davanti a tutti". Dal che deduco: - come aveva analizzato lo psicologo della Nato (vedi questo articolo che ho scritto prima delle elezioni) , Sarko ha il profilo di una persona ambiziosa-dominante, caratterizzata, negativamente, da un narcisismo compensatorio determinato da un sentimento di insicurezza e di inferiorità maturato nell'infanzia. Ha molte qualità - tenacia, dinamismo, capacità di leadership - ma è fondamentalmente instabile e non sa cosa sia la saggezza. Il che ridimensiona la sua statura politica. - La vicenda dimostra, una volta di più, come sia facile per uno spregiudicato spin doctor orientare l'insieme dei media, che per mesi hanno raccontato con toni lirici, commossi, appassionati l'incredibile favola tra il presidente di destra e l'ex modella di sinistra. Pochissimi ebbero il coraggio di andare controcorrente e di sollevare qualche dubbio. Men che meno i giornali italiani che, anzi, diedero fiato alla retorica più zuccherosa. Insomma: poveri francesi, in che mani sono.. E poveri anche noi, giornalisti, che cadiamo in queste trappole, amabilmente assecondati da un pubblico sempre più assetato di informazione frivola. Quando fu svelata la storia tra Sarkò e Carla, nell'autunno 2007, il mondo finanziario stava già crollando, ma pochi giornali tirarono il campanello d'allarme. Insomma, la stampa non svolse adeguatamente il proprio ruolo di cane da guardia. Era meglio distrarre e spettegolare, con quali conseguenze lo vediamo ogni giorno. - Scritto in società, manipolazione, spin, democrazia, notizie nascoste, francia, Italia, giornalismo Commenti ( 62 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Feb 09 Ma il caso di Eluana ci sta davvero a cuore? Lo confesso: non ne posso più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro. "Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua. Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è "a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave delicatezza. Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che l'Italia sia sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di ieri. Gli speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da 5,6 milioni di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9 milioni di telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il rapporto è di uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il tutto è falso, scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Che avesse ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di Eluana? Scritto in società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 48 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Feb 09 L'ultima truffa della casta dei banchieri Domani il segretario al Tesoro Usa Geithner presenterà il nuovo piano per salvare il sistema finanziario americano. Intanto, però, dalla casta dei banchieri continuano a giungere pessimi segnali. La spartizione dei bonus milionari continua, soprattutto negli istituti salvati dal contribuente (come ho spiegato in questo articolo e in quest'altro). E Il Congressional Oversight Panel for the bailout funds, un comitato incaricato di verificare come vengono spesi i fondi già stanziati per salvare il sistema finanziario, ha scoperto un'altra beffa; pardon un'altra truffa. Lo scorso ottobre il Tesoro americani ha comprato titoli tossici dalle banche americane per 254 miliardi di dollari, ma il valore reale è risultato essere di 176 miliardi di dollari. Insomma, le banche americane hanno ingannato lo Stato per 78 miliardi di dollari. E lo Stato, ovvero il Tesoro Usa all'epoca guidato da Paulson, si è verosimilmente lasciato amabilmente gabbare. Non a caso per molte settimane si è rifiutato di spiegare pubblicamente quali criteri abbia adottato per comprare i titoli tossici. Per non turbare il mercato, diceva.E qui veniamo al punto: le attuali degenerazioni nascono dallo strapotere di quelle che Tito Tettamanti, noto imprenditore e finanziere svizzero, ha definito in un articolo sul Corriere del Ticino, le "gigantobanche", che hanno finito per falsare le regole del capitalismo. Tettamanti, da sempre su posizioni liberiste, le definisce "degenerazioni concettuali", come l'aver abolito la distinzione tra banca di credi to e banca d'affari, l'aver permesso agli istituti attività speculative al alto rischi che dovrebbero essere limitate agli Hedge Funds. Secondo Tettamanti è "gravissimo anche il fatto che le «gi gantobanche » abbiano creato tra di loro dei mercati, i famosi «over the counter», per loro prodotti (certi de rivati), mercati dei quali erano ge stori, attori, regolatori, escludendo altri partecipanti e sottraendosi ad ogni esigenza di trasparenza e con trollo". Ma vi sono altre responsabilità: "Quelle di chi ha accettato, quando non volu to, la creazione di banche «too big to fail», vale a dire tanto gigantesche, tanto importanti per il sistema che non ci si sarebbe mai potuti permet tere di farle fallire. E chi ha accettato sono tra l'altro i controllori (vale a dire i rappresen tanti dello Stato) chiamati ad appli care le numerose regolamentazioni esistenti. Non solo ciò era in paten te contraddizione con il sistema di mercato che deve sanzionare l'insuc cesso con il fallimento (anche perché le perdite non si annullano trasci nando i debiti all'infinito), ma ha creato una categoria di privilegiati tra le banche. Tettamanti si chiede: "I controllori che hanno assistito alla degenerazione (magari facili tandola) perché non sono intervenu ti applicando le regole?" e osserva che: - le regole ci sono, ma bisogna vole re ed essere capaci di applicarle o correggerle quando sono errate. In fatti, delle banche sono pratica mente fallite senza infrangere le re gole esistenti. Attenzione: più rego le di dettaglio esistono, più si de responsabilizza il soggetto delle re gole e si rende macchinoso l'inter vento; - lo Stato, di cui i controllori sono un'emanazione, non può troppo facilmente declinare ogni respon sabilità per i disastri originati dal le «gigantobanche», ma neppure avere troppo il complesso del com plice per i salvataggi". L'ultima truffa, quella dei 78 miliardi evdenzia un punto fondamentale: il salvataggio delle banche rischia di essere inutile se non si scardinano il sistema delle "gigantobanche" e, parallelamente, i privilegi inaccettabili dei manager. Obama ne sarà capace? Sono scettico, la mia impressione è che l'establishment americano miri a superare la tempesta, per poi permettere alla casta dei banchieri e alle "gigantobanche" di continuare come prima. Sarebbe l'ultima beffa. Sbaglio? Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 34 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Feb 09 Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere Ho seguito con crescente turbamento le polemiche sulla vicenda di Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi assistere un proprio caro che ha subito danni al cervello, non può che provare una struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma intimo, straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il tema di una battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti. Stamattina ho letto sulla Stampa l'opinione controcorrente di un autorevole cattolico, quella dell'arcivescovo Giuseppe Casale che dice: «Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia». «Non è tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo stucchevole can can. C'è poco da dire: l'alimentazione e l'idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio può essere legittimamente interrotta». E ancora: "Si è creato il 'caso Englarò agitando lo spettro dell'eutanasia, ma qui non si tratta di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinchè la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente - aggiunge monsignor Casale - . I trattamenti medici cui è stata sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un calvario disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.» «L'alimentazione artificiale - conclude Monsignor Casale - è accanimento terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime volontà e non lasciamo solo un padre che, appena si saranno spenti i riflettori di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la spina. Eluana non c'è più già da tanto, da molto tempo prima della rimozione del sondino che simula un'esistenza definitivamente svanita». Le parole di Monsignor Casale fanno riflettere. Che abbia ragione lui? Scritto in società, Italia, giornalismo Commenti ( 235 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Feb 09 Quei manager che si tagliano lo stipendio. Dopo lo scandalo dei bonus da 18 miliardi distribuiti ai manager dalle banche americane salvate dallo Stato, Obama corre ai ripari: oggi annuncia una norma che impone un limite di 500mila dollari agli stipendi dei dirigenti delle società che beneficiano dei sussidi pubblici. Bene, è un passo nella giusta direzione. Tuttavia, mi chiedo: i 18 miliardi rappresentano un abuso colossale e una distorsione di fondi pubblici: perchè Obama non ne pretende la restituzione? Se lo avesse fatto sarebbe stato davvero credibile, in questo modo invece premia la casta, legalizza l'ultima rapina. E invece in un frangente di crisi come questo sarebbe stato necessario un segnale molto più forte che, evidentemente, Obama non può permettersi. Segnali che invece giungono da alcune aziende private. In Giappone, ad esempio, i manager di alcune grandi società in difficoltà si sono ridotti del 30% lo stipendio. Lo stesso è avvenuto in Italia, nel mio mondo, quello dell'editoria. Il gruppo del Sole 24 Ore ha appena inviato una lettera a tutti i collaboratori in cui annuncia una riduzione dei compensi del 25% per fare fronte a quella che definisce la "Grande Crisi". La lettera è firmata dal direttore Ferruccio de Bortoli e dall'amministratore delegato Claudio Calabi, che hanno dato l'esempio riducendosi di un quarto lo stipendio. Che differenza rispetto ai banchieri di Wall Street! Questa è la strada giusta: se i tempi sono duri, lo sono per tutti. Ed è il capo che mostra la via assumendosi in prima persona i sacrifici richiesti. Io lo chiamo capitalismo responsabile e mi piace moltissimo. Scritto in economia, società, era obama, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, giornalismo Commenti ( 80 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Feb 09 Ecco perché il clandestino in realtà non viene espulso Sul Giornale di ieri Stefano Zurlo ha scritto un bell'articolo, in cui racconta che cosa accade agli irregolari che vengono arrestati. Mi ha colpito questo passaggio: "È un meccanismo davvero surreale. Il clandestino viene espulso; non se ne va o torna di nascosto nel nostro Paese e allora scatta, obbligatorio, l'arresto. Ma i processi, di media, sono catene di montaggio delle scarcerazioni: l'imputato esce, in attesa del verdetto, e tanti saluti. Oppure, se la sentenza arriva di volata, viene condannato, ad una pena di 6-8-10 mesi. E subito dopo rimesso in libertà. Come è normale quando la pena è inferiore ai due anni. Insomma, l'irregolare viene afferrato dalla legge e dalla legge riconsegnato alla sua vita invisibile. Con una postilla: se lo acciufferanno di nuovo, sempre senza documenti, non potranno più processarlo: non si può giudicare due volte una persona per lo stesso reato". Se questa è la realtà, e non dubito che lo sia, la lotta ai clandestini è assolutamente inutile. Continueranno ad arrivare, sempre più numerosi, proprio perché è garantita l'impunità. E allora è necessario correre ai ripari, varando norme che non permettano la scarcerazione in attesa del processo e, come ho già scritto, che rendano obbligatorio il rilevamento, oltre delle impronte digitali, dell'iride dell'occhio. Solo così l'Italia può assumere una credibilità che oggi non ha. L'alternativa è che l'Italia si trasformi non in una società tendenzialmente multietnica, ma in un Paese anarchico con profonde ingiustizie sociali e un razzismo diffuso. Non c'è più tempo da perdere: tocca al governo di centrodestra proporre misure concrete. E al centrosinistra moderato di Veltroni sostenerle con spirito bipartisan. Perché il problema degli immigrati non ha più colore politico ma è sentito, con angoscia, dalla stragrande maggioranza degli italiani, compresi i progressisti. O no? Scritto in società, globalizzazione, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 71 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jan 09 La casta di Wall Street? Continua ad arricchirsi. Negli ultimi giorni mi sono occupato nuovamente della casta dei banchieri, che ha inguaiato il mondo. Ho scoperto alcuni dettagli interessanti, ad esempio, che l'ex numero uno di Lehman Brothers, ha venduto la sua lussuosa residenza in Florida, stimata 14 milioni di dollari. Il prezzo? Cento dollari. Chi l'ha comprata? La moglie. E così si cautela contro eventuali creditori. Ipotesi peraltro remota, perché le leggi americane offrono ampie protezioni ai banchieri protagonisti della truffa del secolo. I protagonisti del disastro finanziario passano le loro giornate a giocare, a golf, bridge, cricket. E quelli che non si sono ritirati continuano ad arricchirsi. Nel 2008, mentre le loro società venivano salvate dal fallimento, i manager delle banche si sono accordati bonus per 18,4 miliardi di dollari, come spiego in un editoriale, nel quale pongo una domanda a questo punto fondamentale: è giusto salvare le banche se la casta non viene smantellata? Tremonti dice: a casa o in galera. Sono d'accordo con lui. Se il capitalismo vuole risorgere deve riscoprire una virtù indispensabile, quella della responsabilità individuale. E fare piazza pulita. Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, democrazia, gli usa e il mondo Commenti ( 73 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jan 09 Immigrazione, stiamo sbagliando (quasi) tutto? I fatti degli ultimi giorni hanno riportato alla ribalta la questione degli immigrati. Ne traggo tre riflessioni. 1) La crisi economica renderà ancora più acuto il problema dell'immigrazione all'interno della Ue. Romania e Bulgaria sono già in forte crisi economica e non mi stupirebbe se nei prossimi mesi aumentasse il numero di cittadini di questi Paesi che cerca fortuna nei Paesi europei ricchi; che, però, come ben sappiamo, non sono risparmiati dalla recessione. Rumeni, bulgari verranno qui ma non troveranno lavoro e molti di quelli che già abitano in Italia lo perderanno. La situazione rischia di diventare rapidamente esplosiva: povertà, indegenza, disperazione, dunque probabile aumento della delinquenza spicciola e molto potenziale manodopera per la malavita e per gli imprenditori italiani schiavisti (che esistono e vanno combattuti energicamente) . Tutto questo alimenterà il razzismo e l'incomprensione reciproca. Occorre che l'Unione europea prenda iniziative straordinarie per limitare la libertà di circolazione delle persone, anche ripristinando, transitoriamente i visti. 2) L'immigrazione extra Ue non si combatte solo alzando barriere, che in realtà servono a poco, perchè, come ha dimostrato l'ultimi rapporto della Fondazione Ismu, dei 450 mila stranieri che arrivano illegalmente, solo 120mila attraversano il Mediterraneo. Gli altri sbarcano con un visto regolare (di studio, turistico o per lavori stagionali) e si danno alla macchia. Come si combatte questo fenomeno? Imitando gli americani: che prendono la foto e le impronte digitali a tutti i visitatori, In tal modo (magari anche con il controllo dell'iride) si creerebbe una banca dati europea che rende facilmente identificabili i clandestini. 3) Gli immigrati non partono spinti solo dalla povertà, ma anche - anzi, soprattutto - per inseguire il mito di un'Europa Eldorado, come ho spiegato in questa analisi. Il mito non viene mai scalfito dai media nè nè dalla sociteà africana, che anzi continu ad alimentarlo. «Gli africani quando partono non immaginano che fuori possa fare più freddo che dentro un frigorifero», mi ha detto Gustave Prosper Sanvee, direttore della tv cattolica del Togo. Dunque se vogliamo limitare le partenze è necessario che gli immigrati sappiano che l'Europa non è un paradiso, ma spesso un purgatorio fatto di stenti, sofferenza, spesso umiliazioni e che ci ce la fa deve rispettare regole sociali e di convivenza che sono molto diverse da quelle africane. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che l'Europa promuova una politica di comunicazione mirata alle popolazioni Africane, che oggi è inesistente. Da qui la mia riflessione: perché non provare un approccio diverso sull'immigrazione? Ho l'impressione che le misure tentate non abbiano prodotto gli effetti sperati e siano destinate al fallimento anche in futuro. In altre parole, l'Italia e l'Europa stanno sbagliando (quasi) tutto. O no? Scritto in società, europa, globalizzazione, immigrazione Commenti ( 72 ) » (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jan 09 Resa dei conti tra la Cina e gli Usa? Il sito del Giornale nelle ultime 48 ore ha dovuto affrontare la migrazione da un provider a un altro e dunque anche l'accesso al blog è stato difficile, soprattutto in certe zone d'Italia. Mi scuso per questo inconveniente, ora risolto. Negli ultimi due giorni sul Giornale ho scritto ancora di Obama, che ha litigato con il Vaticano sull'aborto e per la prima volta ha avuto qualche screzio con la stampa americana, finora notoriamente compiacente. I giornalisti Usa tra l'altro si sono accorti che un lobbista dell'industria delle armi è stato nominato numero due del Pentagono, vicenda di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi su questo blog. Era ora. Ma la notizia più significativa riguarda la Cina, sebbene non abbia avuto molto rilievo sui giornali italiani. E' accaduto questo: il segretario al Tesoro Timothy Geithner che giovedì, durante le audizioni alla Commissione finanze del Senato, aveva accusato Pechino di «manipolare le quotazioni dello yuan per ottenre scorrettamente vantaggi commerciali», aprendo di fatto l'iter che, in base a una legge del 1988, permetterebbe al governo americano di imporre sanzioni ovvero barriere tariffarie. La Cina ha risposto smentendo le accuse, mentre il ministro degli Esteri di Pechino ha chiamato Hillary Clinton ammonendola a non compiere passi falsi. Perchè questo screzio? I fattori di attrito sono diversi, ma a mio giudizio ne prevale uno: quello del debito americano. La Cina è da qualche anno il primo sottoscrittore al mondo di Buono del tesoro Usa, ma una decina di giorni fa ha annunciato che intende ridurre il proprio impegno e usare una parte delle risorse per rilanciare l'economia interna. L'America, però, non può permetterlo; anzi, visto che il suo deficit pubblico quest'anno triplicherà, vorrebbe che Pechino aumentasse gli acquisti di Treasury. L'affondo di Geithner ha l'aria di un monito ai cinesi: se Pechino non si ricrede, Washington si vendicherà alzando le barriere doganali; dunque rendendo impervio l'accesso a un mercato che rappresenta il principale sbocco ai beni «made in China». Si scatenerebbe una guerra commerciale e finanziaria da cui usciremmo tutti perdenti. Lo spettro è quello di un dollaro in caduta libera e di una Cina in profonda depressione, che aggraverebbe la crisi dell'economia mondiale. Domanda: lo scenario è credibile? Ragionavolmente uno scontro non conviene a nessuno e pertanto dovrebbe prevalere la ragionevolezza. Fino a quando la Cina, che secondo alcuni economisti sarebbe già in depressione, è disposta a usare le proprie risorse per finanziare il deficit americano? E Obama è in grado di gestire con saggezza rapporti delicati e cruciali come questi? Scritto in economia, era obama, globalizzazione, notizie nascoste, cina, gli usa e il mondo Commenti ( 23 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.44 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Max: x Talita Le mie idee? - Sogno di essere governato da persone che abbiano una visione a lungo termine, statisti... lino: a proposito di giornalisti che cadono nelle trappole, che ne pensa signor foa di renato soru? qualche tempo fa... 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Ora anche l'Italia brucia d'amore per il peperoncino (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 7 del 2009-02-16 pagina 19 Ora anche l?Italia brucia d?amore per il peperoncino di Rita Balestriero Era una spezia da poveri, che la Chiesa aveva scomunicato. Oggi è un cult della tavola che agisce come una droga C?è chi lo mette nel cioccolato, chi lo usa come arma di difesa spray e chi lo spalma sulla pelle. Ma non ovunque... Inconfondibilmente rosso, ma raro come una perla nera. Almeno fino a poco tempo fa, quando si trovava solo in polvere, spesso nascosto tra l'erba cipollina e il pepe nero. L'abbiamo ignorato per secoli il peperoncino. Cibo da poveri, l'avevano etichettato i nobili dopo che Colombo ce lo aveva fatto scoprire; fonte di passioni peccaminose, lo accusava la Chiesa decisamente contraria al suo utilizzo nelle tavole dei cattolici. Fino a poco tempo fa, dicevamo, perché un po' come un motore diesel, noi italiani abbiamo impiegato il nostro tempo per imparare ad apprezzarlo, ma ora che abbiamo iniziato, ci stiamo facendo travolgere da questa passione piccante. La prova del nove arriva dagli scaffali dei supermercati: accanto al ketchup normale ora c'è anche quello piccante, vicino alle patatine classiche, spunta un peperoncino rosso nelle confezioni vicine, e poi i sughi pronti, i cibi etnici, fino al reparto dei dolci, perché da particolarità per i palati più fini, ormai il cioccolato piccante si è fatto cioccolatino da grande distribuzione. E il peperoncino c'è chi se lo spalma perfino sulla pelle visto che è entrato da protagonista anche nel mondo della cosmesi e chi lo usa per difendersi, nascondendo sempre in borsetta lo spray per stendere i malintenzionati. Nel mondo lo utilizzano di frequente due persone su tre. E la colpa è anche della capsaicina, il cuore del peperoncino, che stimola il nervo trigemino, e che è una specie di droga. Il peperoncino, ha rivelato uno studio scientifico australiano, dà assuefazione: non entra nella definizione medica di dipendenza ma consumarlo aumenta il desiderio di consumarlo. E più ne mangi, più lo vuoi forte. «In Italia fino a sei anni fa certe qualità proprio non si trovavano», racconta Enzo Monaco, che del suo amore per questo ortaggio ne ha fatto un lavoro, fondando l'Accademia del peperoncino: «Prendiamo una specie messicana che si chiama Habanero: un tempo da noi era impossibile comprarla, ora invece basta andare in alcuni mercati rionali, come ad esempio quello di Porta Vittorio a Roma». Globalizzazione e immigrazione, e così ora accanto ai cespi di insalata si trovano anche diverse specie di peperoncino fresco. Ma a comprarle non sono mica solo gli stranieri, «non c'è dubbio che ormai gli italiani si sono lasciati conquistare e la contaminazione è stata facile, perché anche chi non ama la cucina etnica può semplicemente aggiungere un po' di peperoncino ai nostri piatti, insaporendoli». Storicamente sono stati i calabresi i primi ad apprezzare le doti dei sapori piccanti, capaci di impreziosire anche una cucina povera e di aiutare la conservazione degli insaccati. «Ora però, piace anche al nord visto che i nostri 3mila associati vengono da tutta Italia». La curiosità: «Solo a Udine ne abbiamo 200». Tutti pazzi per il peperoncino, sia a destra che a sinistra. Sarà stato il colore rosso, ma pare che Marx fosse ghiotto di questo ortaggio che lui amava definire il vero cibo per i rivoluzionari. Sarà, ma sbirciando l'elenco dei soci onorari dell'Accademia si scopre che oltre a Massimo D'Alema, c'è pure Gianfranco Fini. Gli estimatori lo sanno bene: il buon peperoncino non è solo quello molto piccante. «Conta il profumo - spiega il dottor Monaco - e le sfumature sono quasi infinite: c'è quello che ricorda la liquirizia, l'albicocca o il limone, come l'Aji». In tutto circa 800 specie diverse, da scoprire lentamente, senza esagerare, perché ci saremo anche abituati ai sapori piccanti, ma alcuni rischiano ancora di farci vedere le stelle. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Acciaio, la speranza viene dalla Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA ITALIANA pag. 12 Acciaio, la speranza viene dalla Cina Mentre il settore fa i conti con la crisi e con la nuova ondata di protezionismo americano che penalizzerà soprattutto le nostre produzioni, dal gigante asiatico sono ricominciati a fluire gli ordinativi. Non è la luce in fondo al tunnel ma un primo segnale MASSIMO MINELLA Se tre indizi fanno una prova, allora è davvero prematuro ipotizzare che la grande crisi che ha travolto i mercati cominci a sfumare. Anche perché l´indizio, per ora, è solo uno: l´aumento dei noli marittimi per il trasporto di minerale di ferro. Quello che sta succedendo da qualche settimana in mezzo al mare, mercato globale ancor prima che si abusasse di questo aggettivo, in effetti rappresenta un´inversione di rotta. I noli marittimi, cioè l´affitto delle navi che trasportano materiale da una parte all´altra del mondo, sono aumentati nelle due ultime settimane alla voce "carichi secchi", in questo caso il minerale di ferro. Il motivo? La Cina ha ripreso a ordinare in grandi quantità il minerale che serve ad alimentare le sue acciaierie. E´ ancora presto per parlare di ripresa, anche perché la partita dell´acciaio è molto più complessa e non si gioca ovviamente soltanto sul trasporto marittimo. Tanto più adesso che si torna a ragionare in termini di protezionismo o comunque di maggiori tutele ai prodotti nazionali, a cominciare dal "Buy America" appena lanciato dall´amministrazione Obama. Tradotto sul fronte dell´acciaio, significa ridurre drasticamente le importazioni di prodotti e favorire le imprese Usa nel soddisfare la domanda nazionale. Ciò non toglie che il mercato si stia comunque rimodellando, proprio per le rinnovate richieste che arrivano dall´Asia. Paradigma di questo è appunto il trasporto marittimo. Così, per il nolo di una "Capesize" (grande nave superiore alle 150 mila tonnellate di portata) che nei momenti d´oro era arrivata a superare i 200 mila dollari al giorno, oggi si risente parlare di cifre attorno ai 30 mila dollari. «E se vi sembra poco, considerate che si era scesi fino a 3 mila», commenta Antonio Gozzi, amministratore delegato della Duferco, uno dei colossi europei della produzione e della commercializzazione d´acciaio, con stabilimenti in tutta Europa. «Qualche segnale positivo arriva - continua il manager genovese - Certo, da qui a dire che la crisi sia finita ce ne vuole. Diciamo pure che l´impressione è che per tutto il 2009 ci sarà da soffrire, ma i segnali che arrivano dall´altra parte del mondo, dall´Asia, inducono a qualche cauta apertura, tenuto soprattutto conto del fatto che la Cina assorbe oggi il 65-70 per cento del minerale di ferro che si sposta via mare». I broker che quotidianamente controllano l´andamento del mercato dei noli tengono d´occhio soprattutto il business dei carichi secchi, riprendendo ad aggiornare grafici che, per la loro discesa verso il basso, sembravano destinati a uscire addirittura dalle pagine, così come avviene nei fumetti. La risalita, invece, è cominciata dopo la metà di gennaio e non si è ancora arrestata. Oggi il nolo giornaliero, dopo essere sceso a poche migliaia di dollari, naviga dai 10 mila fino ai 30 mila. E l´impressione è che possa salire ancora, senza comunque avvicinarsi nemmeno lontanamente a quelle cifre senza freni degli anni passati. Proprio perché tanto in alto era arrivato il nolo, infatti, si è scesi così in basso con l´esplosione della crisi, spiegano gli analisti. «Quei noli erano figli della paura - aggiunge Gozzi - di quella carta straccia che aveva gettato nel panico mercati e risparmiatori. Ora le cose si stanno un po´ più assestando». Ovviamente non basta questo per cambiare la situazione. L´anno che il mercato dell´acciaio si appresta a vivere si presenta drammatico. Secondo dati della World Steel Association, la produzione mondiale è risultata in calo del 30% a dicembre 2008 rispetto allo stesso mese del 2007, quella europea ha perso il 20, mentre ad aumentare è stata solo la Cina (più 10%), grazie anche a un pacchetto di incentivi annunciati dal governo prima della fine dell´anno. Le cose vanno decisamente peggio in Europa. L´inglese Corus, erede della gloriosa British Steel, oggi nell´orbita del gruppo indiano Tata, ha annunciato 3.500 esuberi. E il colosso lussemburghese Arcelor-Mittal ne ha annunciati novemila. Soffre come non mai il Giappone, che dovrebbe ridurre di 10 milioni la sua produzione nel 2009, e soffrono anche i produttori russi, che negli anni passati si sono dedicati intensamente a una robusta campagna acquisti, e che ora chiedono aiuto allo Stato. Cosa impensabile, questa, in Italia e in Europa occidentale, che già da tempo ha chiuso il capitolo degli aiuti pubblici. «Ci sono prodotti che ormai mostrano tutta la loro obsolescenza, come la latta, ma la flessione è generale ed è collegata alla contrazione fortissima di settori chiave per l´acciaio, come l´auto, la cantieristica, gli elettrodomestici», aggiunge Gozzi. A Genova il gruppo Riva ha annunciato e già in parte realizzato un investimento di 700 milioni di euro per rinnovare il suo storico impianto di Cornigliano. Chiuso l´altoforno dopo una decennale trattativa con gli enti locali, Riva si è concentrato a Genova sulla laminazione e ha appena completato una nuova linea di zincatura, la quarta. Ma la crisi ha di fatto fermato la nuova produzione e proprio oggi, a palazzo Chigi, si tornerà a parlare del futuro dello stabilimento che dà lavoro a oltre 2 mila addetti, la metà dei quali al momento in cassa integrazione. In discussione tornerà a esserci quell´accordo di programma che, dando il via libera alla chiusura dell´altoforno, aveva liberato nuovi spazi per l´acciaio a freddo e restituito aree al territorio. Ma tutto, ovviamente, resta legato al numero degli occupati. Se questo si riduce, l´accordo torna in discussione. Chissà che alla fine un aiuto all´acciaio italiano ed europeo non arrivi davvero dalla Cina, che ha fame di minerale, ma anche di acciaio per le sue costruzioni e, più in generale, per il suo mercato. «Abbiamo segnali di forte ripresa della domanda dalla Cina - spiega Davide Malacalza, amministratore delegato dell´omonimo gruppo che commercializza in esclusiva per l´Europa i prodotti siderurgici della Baosteel di Shangai, quinto produttore al mondo - E´ ancora presto per dare giudizi definitivi, ma è fuori di dubbio che le scelte del mercato cinese saranno fondamentali per capire i tempi di uscita dalla crisi». Forse, proprio dal mare può arrivare quella spinta necessaria a lasciarsi alle spalle la devastante crisi globale deflagrata nell´ultimo trimestre del 2008. «Il mondo armatoriale è da sempre un indicatore fondamentale per capire l´andamento dell´economia globale perché ne anticipa le decisioni e ne orienta le scelte - commenta Nicola Coccia, presidente degli armatori italiani di Confitarma che proprio al tema della ripresa dei noli marittimi ha dedicato una specifica attenzione nelle ultime settimane - Ora abbiamo nelle nostre mani dei segnali concreti di ripresa. Non bastano certo a farci dire che la crisi è finita. Anzi, ci sarà da soffrire ancora parecchio, ma in una media ponderata di cento punti, quei noli che erano scesi fino a dieci ora stanno risalendo». Molto è dovuto anche al fatto che le enormi scorte di prodotto si stanno esaurendo e quindi gli operatori hanno ripreso a ordinare. Resta da capire se nel pieno delle turbolenze della crisi, la ripresa dei noli marittimi saprà reggere e consolidarsi. L´impressione degli operatori è che la rotta sia stata comunque invertita e che potrà restare tale per i prossimi mesi. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Movies debutta a Milano con gli abiti su misura (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

MODA & DESIGN pag. 29 Movies debutta a Milano con gli abiti su misura La nuova società creata da Antichi Telai ha acquisito il ramo d´azienda di Mabro Ancora pochi giorni, e verrà inaugurato a Milano il primo atelier dove verranno realizzati abiti su misura griffati Mabro. Debutta con grandi progetti Movies, la newco creata dalla romana Antichi Telai dei fratelli Antonio e Savino Di Pietrantonio per affittare il ramo d´azienda di Mabro. «Lo scorso settembre - spiega Alessandro Giudice, neo-direttore generale di Movies - Movies ha acquisito Mabro, un brand che ha alle spalle 50 anni di tradizione sartoriale e che, con i suoi 250 dipendenti (di cui 200 sarti), è una realtà di riferimento per l´intera provincia di Grosseto. Il fiore all´occhiello dell´azienda è da sempre la sartorialità che ci ha portato a produrre per le più grandi griffe mondiali del lusso fra cui Louis Vuitton». E il piano industriale presentato dai nuovi volti di Movies è veramente ambizioso. «I primi quattro mesi della nuova azienda - continua Giudice - hanno chiuso con un fatturato di oltre 6milioni di euro. Se annualiziamo il risultato possiamo tranquillamente dire che abbiamo sfiorato i 20milioni di euro. Il 50% del nostro fatturato è realizzato all´estero prevalentemente negli Usa, nei Paesi Arabi e in Europa. Andranno in porto nei prossimi giorni interessanti accordi distributivi con partner locali in Russia e nelle ex-repubbliche sovietiche, mentre stiamo valutando una proposta di partnership per la Cina». Novità per il nuovo anno anche sul versante prodotto infatti altre due linee si affiancheranno a Mabro (abiti di alta sartoria realizzati con i tessuti più ricercati di fattura italiana e inglese) e Antichi Telai (abbigliamento con linee più di tendenza dedicato all´uomo più giovane). Al via già dalla primavera-estate una linea di camiceria e accessori, mentre con l´autunno-inverno partirà la vendita di Senese 195. Questa nuova linea, che prende il nome dall´indirizzo storico dello stabilimento Mabro, sarà composta da abiti per tutti i giorni realizzata con la stessa perizia delle due linee principali ma con tessuti meno impegnativi. All´estremo opposto la linea di altissima cerimonia che sarà nei negozi per la primavera-estate 2010. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Buon compleanno al Protocollo di Kyoto (sezione: Globalizzazione)

( da "Comunicatori Pubblici" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pubblicato il: 16-02-2009 Buon compleanno al Protocollo di Kyoto Oggi, 16 febbraio, il Protocollo di Kyoto compie quattro anni. Un vero trattato internazionale in materia ambientale, stipulato appunto nel 2005, che poneva i primi limiti sul riscaldamento globale e i primi obiettivi comuni nell?abbattimento significativo delle emissioni di CO2. Un documento reso purtroppo meno forte dall?ostinato rifiuto degli States ad aderirvi e indebolito oggi dall?aumento vertiginoso delle emissioni causate dai colossi emergenti di Cina e India. Anche per l?Italia è tempo di bilanci, visto che in molti erano scettici sulle capacità del nostro Paese di cambiare registro nel comportamento ecologicamente responsabile. I dati del Dossier Kyoto realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato sabato in conferenza stampa, dicono invece che l?Italia riuscirà a rispettare gli impegni presi in sede internazionale riguardo alla riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. In quattro anni abbiamo immesso in atmosfera 28 milioni di gas in meno. “Se continua questo trend – ha affermato Edo Ronchi, presidente della Fondazione e firmatario, al tempo, del Protocollo - al 2012 potremmo essere molto vicini all?obiettivo di Kyoto, a -5,4%, rispetto all?obiettivo di -6,5%”. Nel 2007 e nella prima metà del 2008 la tendenza alla riduzione delle emissioni è stata rafforzata dal consistente aumento del prezzo del petrolio. Con la crisi arrivata alla fine del 2008 è vero che il petrolio è calato, ma per forza di cose sono calati anche i consumi di energia. Sulla base dei dati legati ai consumi energetici la Fondazione ha elaborato una stima delle emissioni di gas serra nel 2008 pari a 550 milioni di tonnellate. “è una stima che possiamo ritenere approssimata per eccesso - ha detto Ronchi - in quanto prevede per il 2008 meno di metà della riduzione delle emissioni dell?anno precedente, con una riduzione di sole 5,8 milioni di tonnellate rispetto al 2007”. E nel 2009 le emissioni prevedibilmente continueranno a diminuire”. Buone notizie anche dagli altri Paesi Ue: l'Europa sembra sia sulla buona strada per centrare i target fissati nel 2005. L'obiettivo è di ridurre le emissioni di una media dell'8% nel periodo 2008-2012. Il problema maggiore però è dato dallo scenario internazione. Nel 1992 i Paesi firmatari del Protocollo rappresentavano il 62% delle emissioni mondiali, mentre oggi raggiungono a malapena il 47%. Oggi, se le emissioni mondiali di CO2 sono aumentate da 20,95 miliardi di tonnellate nel 1990 a 27,89 miliardi nel 2006 - un incremento che sfiora i 7 miliardi di tonnellate – le responsabilità vanno ricercate non solo negli Stati Uniti (che anziché ridurre le loro emissioni, nel 2006 le hanno aumentate del 16% rispetto al 1990), ma anche nei Paesi asiatici di nuova industrializzazione, primo fra tutti la Cina, che ha già largamente sorpassato gli Usa quanto a impatto inquinante. “I Trattati internazionali ambientali non dispongono di strumenti di operatività, di controllo e di sanzioni efficaci”, ha proseguito Ronchi. “Questa è un?altra delle cause che hanno determinato l?insuccesso del Protocollo di Kyoto: i Paesi che non ne rispettano gli obiettivi sono richiamati ufficialmente, la loro inadempienza viene resa nota, ma non hanno obblighi di alcun genere”. In occasione del compleanno del Protocollo di Kyoto, il Gruppo Sole 24 Ore ha promosso un?iniziativa per sensibilizzare i lettori sull'importanza dei problemi ambientali: la produzione del quotidiano di oggi e quella di una settimana del sito www.ilsole24ore.com sarà a "Impatto Zero®”. In pratica, le emissioni di CO2 legate al ciclo di vita di giornale e sito saranno compensate con la creazione e la tutela di nuove foreste nel Parco del Ticino, in Madagascar e in Costarica. L'iniziativa, realizzata grazie alla collaborazione con LifeGate e Arval, è accompagnata da una serie di eco-consigli su cosa ognuno può fare in famiglia, al lavoro e negli acquisti per ridurre il proprio impatto ambientale: piccoli gesti quotidiani da compiere per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Il quotidiano illustrerà inoltre i dati dell'indagine Istat su come sono cambiate le emissioni di CO2 delle famiglie italiane. Grazie alla collaborazione con Università italiane e straniere, infatti, il progetto Impatto Zero® è in grado di calcolare le emissioni di anidride carbonica generate da qualsiasi attività, oltre a proporre delle iniziative per ridurle e compensare con la creazione di nuove foreste. Giada Lonardi

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Cantine italiane in Florida un tour vincente (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cantine italiane in Florida un tour vincente A Miami e Palm Beach la vendita dei nostri vini ha fatto registrare grandi percentuali di crescita La Florida è il primo stato americano per l´importazione di vino e il secondo per consumo. E proprio dalla Florida, a Miami e a Palm Beach, è partita la scorsa settimana l´edizione 2009 del Vinitaly Us Tour (tappa del più ampio Vinitaly World Tour che tocca ogni anno India, Russia, Cina e Giappone), che avrà una seconda fase negli Usa, come da tradizione, nel mese di ottobre in altre tre città di diversi stati. La Florida è una meta ideale per le aziende italiane, rappresentando l´8% dell´intero mercato a "´Stelle e Strisce"´, seconda solo alla California, con un tasso di crescita delle vendite del 60% in dieci anni. Ad aumentare l´interesse delle cantine nazionali è l´alta capacità di spesa degli abitanti di Miami e dei 60 milioni di turisti l´anno che qui trovano le massime espressioni di lusso e glamour. A questo va aggiunto il ruolo della città quale capitale mondiale dell´industria crocieristica (5 milioni di passeggeri), e per questo polo dei principali centri di acquisto per i beni e i servizi del settore. Di grande importanza anche Palm Beach, dove si concentrano un gran numero di resort, strutture alberghiere e ristoranti tra i più esclusivi al mondo. Consolidare la posizione dell´Italia in questo mercato diventa quindi strategicamente importante grazie anche a operazioni come quella di Vinitaly US Tour Miami e Palm Beach, realizzata da Veronafiere in collaborazione con Buonitalia, Ministero delle politiche agricole e alimentari, Ice e Unaprol, con l´assistenza del Consolato Generale d´Italia a Miami. I bianchi italiani, secondo quanto testato nel primo giorno di Usa Tour, trovano ??un grande riscontro su questo mercato» Nel 2008 la Falanghina, il Greco di Tufo e il Vermentino hanno registrato ??un incremento rispetto all´anno precedente rispettivamente del 42, 98 e 72%. Tra i rossi, il Vino Nobile di Montepulciano e il Morellino di Scansano insieme hanno raggiunto un +165%´´ ha sottolineato Eric Hemer, della Southern Wine and Spirit of Florida (primo importatore di vini dello Stato), oltre che master sommelier e wine educator. (r. rap.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Assumere un dirigente conviene (sezione: Globalizzazione)

( da "ItaliaOggi Sette" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ItaliaOggi Sette Numero 039  pag. 57 del 16/2/2009 | Indietro Assumere un dirigente conviene CIDA La legge 266/97 per le piccole imprese che reclutano figure dirigenziali senza lavoro Il valore di 18 mila euro a chi offre un contratto ai manager Pilastro della nostra economia, negli ultimi anni le Pmi hanno dovuto fare i conti non solo con i problemi endemici del sistema produttivo nazionale, ma anche e soprattutto con quelli relativi alle sempre più difficili e spietate regole della globalizzazione. Rispetto al passato esse non [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 10      

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Hillary Clinton stravolge la politica estera di Bush (sezione: Globalizzazione)

( da "Affari Italiani (Online)" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Politica Usa/ Hillary Clinton va in Asia e stravolge la politica estera di Bush Lunedí 16.02.2009 10:00 Hillary Clinton sceglie l'Asia per il primo viaggio ufficiale in veste di Segretario di Stato. Farà tappa in Giappone, seguiranno poi Indonesia, Corea del Sud e Cina. L'ex first lady ha stabilito cioè di incontrare per primi proprio i partner che per tutta l'era Bush si sono sentiti trascurati. A cominciare da Tokio e Seoul. "La Cina sta crescendo, l'India sta crescendo, il Giappone resta la seconda economia del mondo dice il prof. Tomohiko Taniguchi, dell'università di Keio -. Insieme, Giappone e Stati Uniti superano il 30% della produzione mondiale. Un conto del genere deve essere stato al centro di molti discorsi a Washington e tra i membri dell'amministrazione Obama". Il Sol Levante è anche un partner strategico. Gli Stati Uniti progettano di trasformare la base militare dell'isola di Guam nell'Oceano Pacifico, nel punto di riferimento dell'esercito Usa in quell'area. Un'operazione da circa 15 miliardi di dollari e Tokio sarebbe pronta a sborsarne almeno la metà.

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Noi, le prime vittime del protezionismo (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWeb News" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Noi, le prime vittime del protezionismo 16 febbraio 2009 alle 10:37 — Fonte: rampini.blogautore.repubblica.it — 0 commenti E' diventato un luogo comune definire inutili i vertici del G-7. Quello di sabato a Roma ha varcato una nuova soglia: è stato una beffa, una pericolosa impostura. Con un coro unanime i leader riuniti hanno messo al bando il protezionismo. Cioè hanno mentito sapendo di mentire. Nessuno ha l'intenzione di tener fede a quell'impegno solenne. Se avessero avuto un briciolo di onestà, avremmo sentito dichiarazioni di questo tenore. Tim Geithner, segretario al Tesoro americano: "Prometto di cancellare la clausola Buy American (comprate americano) in tutti gli atti di spesa che autorizzerò in base alla manovra da 787 miliardi appena varata dal Congresso. In nessun caso l'Amministrazione Obama farà preferenze per i produttori nazionali". Christine Lagarde, ministro dell'economia francese: "Il governo di Parigi ritira il vincolo che ha imposto a Peugeot e Renault con la concessione degli aiuti di Stato, cioè l'obbligo di acquistare componenti solo da produttori francesi. E' stato un errore annunciarlo, facciamo ammenda coi nostri partner europei". Il ministro Giulio Tremonti, che continua a descriversi come un pioniere e un protagonista della governance globale: "Mi impegno in quanto presidente di turno del G-7 a vigilare contro l'introduzione di quelle clausole protezioniste. Se Geithner e Lagarde non saranno di parola promuoverò azioni legali, rispettivamente al Wto e alla Commissione europea". Nessuna di quelle tre dichiarazioni è stata pronunciata sabato a Roma. Al contrario, il germe del protezionismo avanza implacabile, contamina tutte le azioni dei governi per contrastare la recessione. Combattere un crollo della domanda con l'introduzione di barriere agli scambi internazionali, è come lanciare a chi sta annegando un macigno di granito con su scritto "salvagente". E' quello che sta avvenendo. Barack Obama aveva sì promesso di ritirare la clausola Buy American, ma quel filtro protezionista è rimasto nel testo finale della maximanovra di spesa approvato al Congresso. Anzi, approfittando della confusione nella stesura finale (la maggioranza dei senatori e deputati a Washington ammette di non aver potuto leggere le mille pagine del provvedimento) qualcuno ci ha infilato di peggio. E' la clausola "Hire American", assumere americani. Questa impone alle aziende che ricevono aiuti o commesse pubbliche di sospendere le assunzioni di personale straniero, sia pure con regolarissimi visti di lavoro. Nicholas Sarkozy non si sogna di ritrattare il suo "Achetez Français", imposto a Peugeot e Renault in contropartita dei sussidi pubblici. Anche lui vi ha aggiunto un diktat sull'occupazione: ha vietato licenziamenti di operai francesi, chiedendo esplicitamente che la Peugeot cominci col cacciare gli operai del suo stabilimento nella Repubblica cèca. E' un affronto brutale, proprio verso Praga che ha la presidenza di turno dell'Unione europea. Dopo un semestre in cui il suo bonapartismo era sembrato al servizio dell'Europa, Sarkozy ha gettato la maschera ed è pronto ad ogni avventura. A rispondergli picche è intervenuto l'amministratore delegato della Peugeot, che non vuole sacrificare la competitività al nazionalismo. Ma questo non basta affatto. Attorno ai gesti di Sarkozy, di Obama, o alla tiepida risposta di Gordon Brown verso i sindacati inglesi che manifestavano contro i lavoratori italiani, si avverte un clima di indifferenza o peggio: di indulgenza, di comprensione. In una fase in cui gli Stati devono mobilitare risorse eccezionali per tentare di rianimare l'economia, un po' di "preferenza nazionale" sembra inevitabile. Inoltre questa crisi mondiale ha contribuito a rendere impopolare la globalizzazione, se non altro perché molti paesi la subiscono come un cataclisma provocato da altri. Quindi ridurre un po' la nostra apertura verso il resto del mondo non ci farà male: questo è il senso comune che si va diffondendo. Qua e là sui giornali compaiono rituali appelli a non ripetere gli errori degli anni Trenta: quando, è bene ricordarlo, la Grande Depressione fu scatenata non dal crac di Wall Street ma dalle successive guerre protezioniste che fecero crollare gli scambi mondiali. Ma le lezioni della storia non fanno molta presa. Settant'anni sono lunghi, pochi dei contemporanei hanno una vaga idea di cosa fu davvero la Grande Depressione. I leader politici fiutano il vento che tira, preferiscono assecondare le pulsioni più retrive dell'elettorato. Anche a costo di micidiali errori di prospettiva: l'America di Obama rischia di risvegliare i demoni del protezionismo anche in Cina e in India, proprio quei paesi dai quali attende un rilancio dei consumi perché possa ripartire la crescita mondiale. In quanto al protezionismo francese sull'automobile, o quello inglese sul mercato del lavoro, prendono di mira non la globalizzazione degli ultimi decenni, ma i principi fondamentali del mercato comune europeo sanciti nel Trattato di Roma del 1957. Non si tratta quindi di una bonaria correzione di rotta rispetto agli "eccessi" del neoliberismo, bensì di un'offensiva insidiosa contro la libera circolazione delle persone e dei beni in Europa. Gli italiani dovrebbero essere i primi a indignarsi, a spaventarsi, a reagire. Per lo sviluppo economico e i livelli medi di benessere, il nostro paese sarebbe un'appendice dei Balcani o del Nordafrica, se non avessimo avuto dal 1957 l'ancoraggio ai mercati europei, nostro principale mercato di sbocco e traino della nostra crescita. Lasciamo senza risposta gli sbandamenti protezionisti, e ci troveremo in prima fila tra le vittime. L'Italia non ha mai potuto fondare la ripresa sulla domanda interna, siamo sempre stati beneficiati dal traino dell'export. Se crolla il commercio internazionale, i primi travolti saremo proprio noi. rampini

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La resa dei Sette alla crisi Ma ognuno ha la sua ricetta (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

La resa dei Sette alla crisi Ma ognuno ha la sua ricetta Super vertice, ma pochi risultati. I ministri del G7 sono tutti d'accordo sul «no» al protezionismo. Dietro alla retorica di rito si celano però profonde divergenze G7 «Meno protezionismo e più trasparenza». Draghi: le banche tirino fuori i loro asset tossici Antonio Tricarico* ROMA Secondo un copione già scritto, i ministri delle Finanze del G7, coadiuvati dai governatori delle banche centrali dei sette paesi e dai vertici delle principali istituzioni finanziarie ed economiche internazionali, ieri si sono incontrati a Roma per discutere della grave crisi economica e finanziaria in corso e di quali misure approntare. È stato il primo appuntamento della presidenza italiana del G8, in un anno che potrebbe decretare la fine del gruppo che da trent'anni guida a proprio interesse e poco democraticamente le sorti dell'economia mondiale. Ma è stata anche la prima volta di Timothy Geithner, ministro del Tesoro dell'amministrazione Obama, giunto a Roma per vendere il suo ancora oscuro piano salva banche e titoli tossici da ben 2.500 miliardi di dollari. I temi della discussione sono apparsi scontati, così come le frasi di rito del comunicato finale presentato alla stampa. Esortazione a ristabilire la fiducia nei mercati, riportare stabilità e crescita, monito contro le tentazioni protezionistiche di tanti, impegno a introdurre più trasparenza nei mercati finanziari, promozione di un maggior coordinamento dei regolatori tramite un non ben specificato «standard legale» messo in campo dal ministro Tremonti in nome dell'etica, e un'inevitabile azione comune dei supervisori a livello internazionale. Di fatto uno sterile tentativo di coordinare i vari enti multilaterali di coordinamento e le loro linee guida, fino ad oggi in gran parte non vincolanti. In questo Mario Draghi, presidente del Financial stability forum destinato probabilmente a diventare la sede istituzionale internazionale per la supervisione e parziale regolazione dei mercati finanziari, ha quasi affiancato il «nemico» Tremonti nelle vesti di padrone di casa. Il G7 ha anche trovato il tempo per spendersi sulle implicazioni della crisi per i paesi più poveri, chiedendo al solito Fondo monetario internazionale di aiutarli in una fase che potrebbe diventare sempre più critica per gli equilibri di bilancio, a fronte di un crollo del prezzo di alcune materie prime e delle esportazioni verso i paesi ricchi. Dominique Strauss Khan, socialista-liberista alla guida dell'istituzione di Washington, ha chiesto ingenti risorse ai governi del G7 per intervenire, dopo l'impegno del Giappone per ben 100 miliardi di dollari. Tra i piatti della cena di apertura servita a Villa Madama venerdì sera, ospite il Presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, anche la riforma della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, sullo sfondo la tanto sospirata ma ancora lontana Conferenza di Bretton Woods 2 richiesta da Sarkozy e Brown. Ma la retorica scontata, e sempre liberista, del G7 cela profonde divisioni tra i sette paesi sul come affrontare in maniera efficace la crisi e la regolazione dei mercati globali. Di fatto non si va oltre quanto dichiarato nel comunicato del G20 di Washington lo scorso novembre e già discusso nei gruppi di lavoro in vista del summit del 2 aprile a Londra del nuovo gruppo che aspira sotto la presidenza di Gordon Brown a diventare la nuova cassa di compensazione politica della globalizzazione. È chiaro che il G7 ha fatto il suo tempo, e non può che cedere il passo ad altre forme di governance globale, per motivi anche molto concreti. Le risorse per intervenire oggi sono in Asia e in Medio Oriente, gli squilibri dell'economia mondiale vanno risolti prima tra Usa e Cina e la stessa azione dell'Unione europea risulta marginale, nonostante la forza della divisa dell'euro. Ma campeggiano nel G7 visioni diverse anche su quanto salvare della fallimentare ideologia liberista, sul ruolo degli interventi pubblici in economia e sul grado di regolamentazione globale da creare. Usa e Regno Unito vogliono difendere ancora la loro sovranità tardo-imperiale e la supremazia dei mercati finanziari sull'economia. Si pensi soltanto che il nuovo piano Geithner mira a rilanciare lo strumento delle cartolarizzazioni dei crediti per far ripartire l'operato delle banche, come se nulla fosse successo con i mutui sub-prime. L'asse franco-tedesco, di contro, coadiuvato in parte dall'intellettualoide Tremonti, mira a restringere il campo d'azione dei mercati finanziari, e soprattutto dei nuovi attori che hanno profittato da questa crisi, a partire dagli hedge funds altamente speculativi. Ma nella stessa Europa divide l'atteggiamento sui gradi di protezionismo che alcune economie potrebbero introdurre per raddrizzare la rotta prima del disastro. Ad oggi ci si concentra sul protezionismo legato ai pacchetti di salvataggio dei paesi più forti - Usa in testa, dopo la clausola del «buy American» approvata dal Congresso e accettata da Obama - ma sotto traccia la vera questione riguarda ancora una volta il protezionismo che potrebbe essere inoculato nei sistemi bancari nazionali dopo la sbornia liberista. In ogni caso, i G7 evitano accuratamente di discutere della necessità, forse inevitabile, di nazionalizzare gran parte del sistema bancario per guidare una vera ristrutturazione dell'economia dei paesi industrializzati. L'idea Geithner-Tremonti di una «bad bank» che compri i titoli tossici e disinquini i mercati sembra ancora non convincere, e anche quelli che la caldeggiano si chiedono come si possa rischiare forse anche un sesto del Pil mondiale in un'operazione non sicura, dopo che Usa ed Ue hanno già speso a vuoto 3,000 miliardi di dollari per salvataggi non riusciti. Con questi timori si naviga a vista verso il G20 di Londra. Nel frattempo, arrivederci Roma, addio G7. *Campagna per la riforma della banca mondiale

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Parlarsi si può. Oggi tutti a Roma (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

SINISTRA Parlarsi si può. Oggi tutti a Roma Sinistra a pezzi? Si parla solo di «contenitori» e non di «contenuti»? Le liti dei vertici vi hanno stufato? La disputa su partito aperto versus cartello elettorale non vi appassiona? Qualcuno, piano piano, prova a riannodare, almeno, i fili di un dialogo a partire dalle cose concrete. Oggi al centro congressi di via Cavour (via Cavour 50, a Roma) assemblea aperta su un documento pubblicato in ultima pagina sul «manifesto» del 1 febbraio e firmato da più di cento intellettuali e politici di tutto ma proprio tutto l'arcipelago rossoverde. Un testo che prova a trasformare le proposte in iniziative. Dalla diaspora al tentativo di riprendere un lavoro unitario sulla crisi della globalizzazione e del neo-liberismo: sostenibilità, diritti, uguaglianza, crisi del lavoro e della rappresentanza, «beni comuni», difesa della «diversità» culturale e non a tutti i livelli. I promotori della manifestazione dell'11 ottobre 2008 discutono insomma un loro «manifesto» per far vivere la sinistra a partire dai contenuti. Una visione alternativa a quella di Pd e Pdl contro la crisi che metta al centro il lavoro.

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Obama, il piano anticrisi alla prova dei mercati (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON. Atteso anche l'effetto sulle Borse del G7 che ha rinviato al G20 di Londra eventuali iniziative globali 16/02/2009 rss e-mail print La speaker (presidente) della Camera, Nancy Pelosi WASHINGTON Fiato sospeso dai governi occidentali per l'apertura delle borse, stamattina. I mercati giudicano oggi insieme l'intero pacchetto anti-crisi messo a punto dalle maggiori potenze industriali, sia quello americano sia quello definito a grandi linee dal G7 di Roma di venerdì e sabato. E di là delle parole dei politici, alla fine è solo la fiducia dei mercati a contare davvero. Barack Obama firma domani a Denver, in Colorado, la legge più importante della sua presidenza: il maxi-piano di stimolo all'economia da 787 miliardi di dollari che, nonostante i difetti da lui stesso ammessi, definisce «una pietra miliare» sulla via della ripresa economica. Il neo-presidente non ha con sé, come sperava, almeno una parte significativa dell'opposizione. A contare, più che le vere e proprie differenze strategiche sull'uso del denaro pubblico, è stato un calcolo politico della minoranza, decisa a lasciare soli i democratici nel gestire la crisi economica e puntare fin da ora a una rivincita elettorale nelle elezioni di mid-term, nel 2010. Una data vicinissima se misurata con i tempi della crisi: lo stesso Obama avvertiva, ancora ieri, che ci vorrà tempo perché le misure di stimolo facciano sentire i loro effetti. Sempre ammesso che le misure prese funzionino come previsto, il che per gli economisti è questione controversa. Mentre è certo che nel corso del 2009 la crisi potrà solo peggiorare. Né è probabile che a cavare le castagne dal fuoco agli americani sia l'azione concertata del G7-G8: dal vertice di Roma arriva solo un generico impegno a «intraprendere qualsiasi ulteriore azione possa essere necessaria» per uscire dalla crisi, a evitare il rischio del protezionismo e l'avvio di un processo importante, ma dai tempi incerti, per la riscrittura delle regole della finanza internazionale. Non c'è, in pratica, un piano comune dei Grandi per rilanciare l'economia, e nessun investimento europeo che possa stare alla pari col piano Usa. Il ministro del Tesoro Timothy Geithner ha lanciato un appello ai partner a lavorare insieme condividendo la filosofia del piano americano: «un mix molto potente di investimenti e sgravi fiscali per creare posti di lavoro e rafforzare il nostro potenziale di crescita a lungo termine». Ma almeno in Europa continua a prevalere la linea dei piani nazionali, spesso orientati semplicemente al sostegno di fatto protezionistico per le aziende locali. Qualcosa di più convincente potrebbe uscire dal vertice del G20 a Londra, dove avranno voce in capitolo le ormai imprescindibili potenze emergenti come Cina, India, Brasile. Ma si parla del 2 aprile: due mesi sono davvero un'eternità, ai ritmi ai quali si muove questa crisi. L'attesa degli esperti è quindi, a conti fatti, per una bocciatura almeno parziale da parte dei mercati. Specie considerando che anche il piano messo a punto dallo stesso Geithner per sostenere e riformare il sistema del credito continua a non convincere gli operatori Usa, e neppure i partner del G7 gli hanno tributato applausi. Obama e Geithner sperano in un'accoglienza migliore almeno per il «piano casa» che presenteranno mercoledì: tra i 50 e i 100 miliardi di dollari destinati a evitare i pignoramenti ma anche per aiutare le famiglie in difficoltà a pagare la rata. Un intervento che dovrebbe quindi avere anche una ricaduta positiva sui consumi delle famiglie. In attesa del piano, Bank of America, Citigroup, Fannie Mae, Freddie Mac, JPMorgan Chase e Wells Fargo hanno annunciato una sospensione delle procedure di pignoramento.

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"Contatto" al Koesis (sezione: Globalizzazione)

( da "Napoli.com" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

16/2/2009 "Contatto" al Koesis Opere di Gianfranco Erbani e di Setyo Mardiyantoro KOESIS Patrocinio del Consolato di Indonesia a Napoli  CONTATTO ORIENTE & OCCIDENTE - RAGGIUNGERE ? RAGGIUNGERSI DUETTO N° 6   Opere di Gianfranco Erbani e di Setyo Mardiyantoro performance musicale di Giovanna Izzo e Mauro De Leonardo   Inaugurazione: 18 ? 02 ? 2009  ore: 18,30                 Presentazione di Marilena Mercogliano;  Introduzione di Yvonne Carbonaro Visitabile fino al 27 ? 2 ? 2009 ?Il segno? è come un elemento della mappa genetica, come i caratteri fisionomici e fisiognomici, è presente da sempre in tutte le azioni e le espressioni di un popolo dal suo primo insediamento in un territorio, perfino nella conformazione geomorfica del luogo o nella maniera di camminare?. (Darwin ha iniziato questo discorso). La globalizzazione è nemica del segno, ma anche la grande opportunità di conoscenza del mondo intero. L?identità culturale di un popolo si riconosce proprio decifrando il suo ?segno?, nella sua infinita varietà di manifestazioni: la nave dei Vichinghi non avrebbe mai potuto essere come quella degli Arabi?. e questo suo manifestarsi è riconoscibile più che nelle Arti con la A maiuscola: la pittura, la letteratura, l?architettura, la scultura, nelle cosiddette ?arti minori?: l?artigianato, l?abbigliamento? e quindi: il design, la grafica, la moda, l?oreficeria etc?. (ma questo è un altro discorso?). Sia Gianfranco Erbani che Setyo Mardiyantoro, guardando con occhi meravigliati il paese a loro straniero, senza mai abbandonare il loro linguaggio espressivo, e quindi il loro ?segno?, descrivono le emozioni che un luogo, a volte solo apparentemente conosciuto, provoca in loro.

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USA: E ADESSO SI ATTENDE PIANO SOS PIGNORAMENTI (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

USA: E ADESSO SI ATTENDE PIANO SOS PIGNORAMENTI di MPS Capital Services Il piano contemplerebbe la riduzione delle rate mediante taglio della quota interessi e forse anche di quella capitale, con onere in parte a carico dello Stato... -->*Questo documento e' stato preparato da MPS Capital Services ed e' rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori e clientela professionale ai sensi dell'allegato n.3 al reg. n.16190 della Consob. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita' alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita' di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI. (WSI)- In area Euro in settimana sarà pubblicato l?indice Zew ed i Pmi servizi e manifatturiero. Atteso nel pomeriggio il discorso di Trichet. Tassi d'interesse: : in area Euro i tassi di mercato sono saliti, interessando soprattutto il tratto a lungo termine della curva e lasciando il differenziale 2-10 anni pressoché stabile intorno ai 180 pb. Lo scorso venerdì si è assistito ad un forte incremento della percezione del rischio paese, in modo particolare per l?Irlanda il cui CDS a 5 anni ha raggiunto il massimo storico di 376pb. Il rialzo dei CDS ha caratterizzato i paesi su scala globale inclusa la Germania (massimo storico a 70pb) ed interessando maggiormente i paesi periferici. Durante il G7, conclusosi sabato, è emersa la volontà dei vari stati a fare quanto possibile per combattere la recessione economica evitando manovre protezionistiche e cercando di fissare regole comuni (c.d. legal standard). Sopravvivere non e' sufficiente, ci sono sempre grandi opportunita' di guadagno. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Costa meno di 1 euro al giorno. Clicca sul link INSIDER Durante la riunione è inoltre emersa l?intenzione di una maggiore cooperazione con la Cina, allontanando i timori emersi dopo che il segretario del Tesoro Usa aveva accusato Pechino di manipolare la valuta. In Germania la camera bassa ha approvato il pacchetto di stimolo da 50 Mld?, il voto della camera alta è atteso in settimana. In Spagna è stato approvato un pacchetto di aiuti da 4 Mld? per il settore automobilistico, sulla scia di quanto già fatto dalla Francia. Il presidente dell?Eurogruppo Juncker ha dichiarato che la Commissione dovrà esaminare attentamente i piani di aiuto al settore auto in quanto è emerso una mancanza di coordinamento tra i programmi nazionali. Sul decennale la resistenza si colloca a 3,20% e 3,35%, il supporto a 3%. Negli Usa tassi di mercato in rialzo malgrado il calo dei listini azionari, spinti al ribasso ancora una volta dal comparto finanziario. E? stato approvato definitivamente il piano di supporto all?economia da 787Mld$, di cui circa un terzo rappresentato da tagli alle tasse. La conversione definitiva in legge richiede ora la sola firma del presidente che potrebbe arrivare già oggi. La settimana in corso è caratterizzata da una serie di importanti appuntamenti. C?è ad esempio molta attesa per la presentazione di un ulteriore piano dell?amministrazione Obama per far fronte al fronte incremento dei pignoramenti. Tale piano contemplerebbe la riduzione delle rate mediante taglio della quota interessi e forse anche di quella capitale, con onere in parte a carico dello Stato. Inoltre il piano conterrebbe una serie di norme per consentire una più agevole rinegoziazione dei termini dei mutui. Il piano stesso potrebbe essere presentato il prossimo mercoledì. In attesa di tale piano le principali banche Usa e le due principali agenzie sui mutui hanno sospeso i pignoramenti fino agli inizi di marzo. Sempre questa settimana è attesa domani la presentazione del piano delle case automobilistiche Usa necessario per ottenere una seconda tranche di aiuti. Su questo fronte Ft segnala come potrebbe essere accontenta l?ipotesi di un controllore unico del di emanazione governativa del comparto a favore invece di un consiglio di controllori capeggiato da Geithner e Summers. Il prossimo mercoledì sono molto attese le minute della Fed dell?incontro di fine gennaio, importanti perché potrebbero fornire indicazioni più precise su quando gli acquisti di asset sul mercato saranno estesi anche ai Treasury. Infine da segnalare che il Giappone ha concesso una linea di credito da 100Mld$ al Fmi con una durata massima di 5 anni. In questo contesto anche negli Usa è aumentata l?attenzione sul rischio paese, come testimoniato dal CDS a 5 anni che venerdì ha segnato il nuovo record a 87pb. Nel breve resistenza sul decennale a 2,95%. Valute: il Dollaro continua a stazionare in area 1,28 vs. Euro consolidando l?area di supporto 1,27-1,2720 che rimane confermata anche per oggi. Nel breve l?attenzione potrebbe ancora essere focalizzata sul tema rischio paese in Europea penalizzando la valuta unica.Venerdì si è assistito ad un deprezzamento dello Yen con il cross verso Euro che continua a mantenersi al di sotto della resistenza 120. I supporti da monitorare si collocano a 114,90 e 113,15. Verso Dollaro la resistenza di riferimento passa da 92,40, il supporto a 89,70. Pessimo il dato preliminare sulla crescita nipponica nel quarto trimestre che si è contratta al ritmo maggiore dal 1974, -12,7% t/t annualizzato. La contrazione è stata guidata dal forte calo delle esportazioni nette e degli investimenti aziendali. Materie prime: forte rialzo del greggio Wti salito di oltre il 10% favorito dal passaggio del piano Usa da 787Mld$. Positivi i metalli industriali guidati dal piombo (+1%). Tra i preziosi lieve calo dell?oro (-0,7%) nonostante i forti investimenti nel maggiore ETF aurifero mondiale (SPDR Gold Trust) siano saliti al nuovo record pari a circa 1000 tonnellate. Deboli le materie prime agricole guidate dal ribasso del cotone (-2,2%). In controtendenza il cacao (+4,1%). Negli Usa oggi gli scambi sul floor saranno chiusi per festività. Copyright © MPS Capital Services. All rights reserved

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Legge D'Alia: Facebook non ci sta (sezione: Globalizzazione)

( da "PC World online" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

16-02-2009 Legge D'Alia: Facebook non ci sta Non sono mancate le critiche all'emendamento D'Alia facente parte del Pacchetto sicurezza del governo. Antonio Di Pietro paragona l'Italia alla Cina Dino del Vescovo Legge D'Alia: Facebook non ci sta I quattro di Pirate Bay sotto processo in Svezia Download di video da YouTube. Alcuni saranno in vendita VoIP per tutto e per tutti Facebook paga 65 milioni nella causa con ConnectU San Valentino: attenti ai messaggi d?amore, possono contenere virus e spam Google sempre più in vetta anche negli USA Postbox, dalla costola di Thunderbird Non solo Google: anche Microsoft pensa all'ambiente. E alle aziende Waledac è il virus di San Valentino Con Google PowerMeter un mondo migliore Il Safer Internet Day a tutela dei bambini Attenzione al “whaling”: i dirigenti aziendali nel mirino dei cybercriminali Rai sul web, seconda puntata Telefono Azzurro per gli adolescenti in Rete: emergenza senza confini Nei primi giorni di febbraio, vi abbiamo informati sull'approvazione da parte del Senato dell'emendamento proposto dal Presidente dei senatori dell'Udc, Giampiero D'Alia, con il quale si prevede la repressione dei casi di apologia e incitamento tramite Internet di associazioni a delinquere, di tipo eversivo, terroristico, sessuale e così via. Abbiamo inoltre sottolineato l'estrema delicatezza di una questione che di lì a poco avrebbe scatenato non poche polemiche, da parte dello stesso Facebook, principale indiziato quale mezzo di diffusione di massa, e del popolo di Internet. Polemiche che, appunto, non sono mancate. Anzi, si è creato un vero e proprio fronte del no in opposizione al Pacchetto sicurezza del governo, di cui la legge D'Alia fa parte. Secondo il noto social network - al centro della questione -, la legge "equivarrebbe a chiudere l'intera rete ferroviaria di un Paese a causa della presenza di alcuni graffiti discutibili in una stazione". Così si è espresso Debbie Frost, attuale portavoce di Facebook, nonché ex capo ufficio stampa di Google nel mondo. A supportarlo il responsabile affari legali di Google Italia, Marco Pancini, che insieme ai netizen e alla blogosfera, sperano che alla Camera l'emendamento venga stralciato, ovvero eliminato dal Disegno di Legge N. 733. Gli oppositori si appellano alle leggi già esistenti, affinché siano applicate e colpiscano chi viola le norme della Rete, considerando inopportuno il bavaglio proposto da D'Alia. Fra le voci della politica, quella che maggiormente si oppone al decreto appartiene ad Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. L'ex magistrato di Mani pulite, ritiene che se la proposta dovesse passare, la situazione italiana si farebbe simile a quella cinese (o birmana). "Un emendamento antidemocratico e incostituzionale - sottolinea Di Pietro - che cancellerà l?informazione in Internet in un soffio equiparando l?Italia alle uniche due nazioni al mondo che hanno queste restrizioni: Cina e Birmania. L?emendamento, sotto il pretesto di chiudere le porte a siti come YouTube e Facebook, in cui sparuti gruppi di fanatici inneggiano a Raffaele Cutolo e Salvatore Riina, nasconde ben altri obiettivi. Quello di oscurare l?ultimo tassello dell?informazione, Internet, che sfugge al controllo di Silvio Berlusconi monopolista dell?informazione privata e di Stato". Commenti Per commentare devi essere registrato nel forum. Per registrarti clicca qui Risposta Rapida Messaggio: Segui qui la discussione sul forum Legge D'Alia: Facebook non ci sta MWC 09: CPU Tegra ora anche per sistemi operativi mobile Android MWC 09: LG adotterà la CPU Intel Moorestown sui MID di prossima generazione Da Patriot una microSDHC con capacità di 16 GB Nuovi punti vendita Microsoft MWC 09: Sony Ericsson mostra un cellulare "segreto" con fotocamera da 12,1 megapixel Il cellulare Lego: bufala o realtà? I quattro di Pirate Bay sotto processo in Svezia Arriva sugli scaffali l'Acer Aspire One 10" e il netbook da 8,9" scende sotto i 300 euro World Tech Update - 13 febbraio 2009 NumeroVerde.com, il numero verde alla portata di tutti Download di video da YouTube. Alcuni saranno in vendita Arriva il cellulare Samsung UltraTouch Da Cuba arriva il Linux libre VoIP per tutto e per tutti SmileTech - La vera innovazione Attenti al portatile - Benvenuto Windows 7 (3 commenti) Non in linea - Internet, la Siae, e la solita solfa (6 commenti) OnOff - Windows Mobile 6.1: guardare, ma non toccare! Pane al pane - Al fotografo quando e cosa... fotografare

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Ora la parola passa ai mercati (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Adriatico" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ora la parola passa ai mercati Priorità alla stabilizzazione economia aspettando il G20 Spenti i riflettori sul vertice dei Sette Grandi del mondo, la parola passa ora ai mercati. Si attende infatti la reazione delle Borse alle promesse fatte a Roma dai ministri dell'economia e delle finanze e dei governatori centrali del G7, tra cui l'impegno per la stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari, e contro il protezionismo e l'eccesso di volatilità. Ma per i risultati concreti lo stesso G7 ha rimandato tutto alla riunione del G20 di Londra. Il G7 a presidenza italiana ha indicato la propria massima priorità nella "stabilizzazione dell'economia globale e dei mercati finanziari" e ha espresso l'impegno ad avviare, oltre alle misure adottate da ciascun Paese per contribuire a stabilizzare i mercati finanziari "estremamente volatili", qualsiasi ulteriore azione necessaria per "ristabilire piena fiducia nel sistema finanziario globale". I Sette Grandi hanno anche detto no all'"eccesso di volatilità" nei cambi delle monete e si sono dati quattro mesi per preparare uno schema condiviso di principi e regole sulla proprietà, l'integrità e la trasparenza delle attività internazionali economiche e finanziarie". Ad impegnare le diplomazie internazionali sarà anche il tema del protezionismo, su cui il G7 ha visto una convergenza per evitare qualsiasi forma di "chiusura" commerciale, ma che arriva proprio mentre la Francia avvia un piano di sostegno all'auto che lega gli aiuti all'obbligo ad investire solo in Francia e gli Usa preparano un piano di stimolo con la clausola del 'Buy American'. Ma Usa e Francia hanno escluso che queste misure costituiscano una minaccia protezionista. Al di là dei principi espressi dai sette Grandi, tuttavia, la sfida è rinviata al G20 di Londra, in programma il 2 aprile: in quell'occasione - ha detto il commissario Ue Almunia - di fronte ad una platea allargata anche alle potenze economiche emergenti come India e Cina, bisognerà conseguire infatti risultati concreti. In quell'appuntamento, inoltre, il Financial Stability Forum guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi porterà la sua ricetta, imperniata - ha anticipato Draghi - su tre punti, "più capitali, più riserve e standard più rigorosi". FRANCO LIMIDO ,

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Acciaio: per Ubs brillano Posco, ThyssenKrupp e Steel Dynamics (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza.com" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Acciaio: per Ubs brillano Posco, ThyssenKrupp e Steel Dynamics (16 Febbraio 2009 - 14:03) MILANO (Finanza.com) - Segnali positivi, ma anche forti i rischi di volatilità. Questo il quadro nel breve termine disegnato dagli analisti di Ubs sul settore dell'acciaio. "I livelli delle scorte supereranno la debole domanda in Cina, Usa e Giappone, e alti livelli si vedranno anche in Germania e Corea, mentre la Russia aumenterà la propria capacità e il Brasile continuerà a vedere scendere i prezzi interni - illustrano gli esperti nella nota odierna - Un catalizzatore per aumentare gli utili potrebbe essere dato dai prezzi più bassi di ferro e carbone". Fra i titoli del settore brillano agli occhi del broker svizzero quelli che presentano solidi bilanci e una struttura di costi variabile e bassa. E cioè Steel Dynamics, Gerdau, Posco, ThyssenKrupp, NLMK e Maanshan. Mentre Ubs suggerisce cautela su Acerinox, le società giapponesi e Us Steel. (Valeria Panigada - Riproduzione riservata)

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CINA MOLTO PREOCCUPATA PER PROTEZIONISMO (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina molto preoccupata per protezionismo di ANSA In Usa e in altri paesi sembra emergere limitazione ad acquisti -->(ANSA) - PECHINO, 16 FEB - La Cina e' 'profondamente preoccupata' per il protezionismo che sembra emergere 'in alcuni paesi' ed in particolare negli USA.Lo ha detto il portavoce del ministero del commercio cinese Yao Jian, ricordando la clausola 'buy american', che limita gli acquisti all' estero di materiali come ferro, acciaio e altri prodotti per i progetti legati al piano di rilancio dell'economia. Yao ha aggiunto che la Cina 'dara' tutto il suo appoggio alla WTO per contenere il protezionismo.

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Crisi alimentare nel 2009? (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Feb 0916 Crisi alimentare nel 2009? Pubblicato da Marco Pagani alle 13:47 in Alimentazione Il 2009 sarà l'anno della grande crisi alimentare? Global Research parla di possibile catastrofe a causa della siccità. La FAO conferma che il 2009 sarà un anno più magro del 2008 (che ha avuto una produzione record di cereali). USA e ex URSS stanno piantando meno perchè i prezzi sono scesi e la siccità in Cina, India e Sudamerica potrebbe fare il resto. Sarà davvero una catastrofe alimentare? La FAO non sembra così pessimista, anche perchè il raccolto 2008 è stato così abbondante da riportare gli stocks dal 19% al 22% dell'utilizzo. Per quanto riguarda l'alimentazione nel mondo, oggi davvero "si cammina su fil di lama": Finché gli agricoltori saranno considerati imprenditori come gli altri, decideranno quanto e cosa coltivare suylla bse dei prezzi e non delle necessità delle popolazioni.I detentori di grandi ricchezze finanziarie poterbbero decidere di investire nel campo dei biofuel, oppure dell'allevamento, sottraendo ulteriore terra arabile all'alimentazione dei più poveri. La triste faccenda Corea/Madagascar insegna. Detto in estrema sintesi (e sempre parafrasando Eduardo Galeano ): gli uomini devono morire di fame perché l'econmmia possa essere libera...

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Nessuna censura per Facebook e simili. Precisazioni di D'Alia (sezione: Globalizzazione)

( da "PC World online" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

16-02-2009 Nessuna censura per Facebook e simili. Precisazioni di D'Alia Il senatore Giampiero D'Alia ribadisce la sua posizione in merito all'emendamento contenuto nel Pacchetto sicurezza del Governo Dino del Vescovo Nessuna censura per Facebook e simili. Precisazioni di D'Alia Legge D'Alia: Facebook non ci sta I quattro di Pirate Bay sotto processo in Svezia Download di video da YouTube. Alcuni saranno in vendita VoIP per tutto e per tutti Facebook paga 65 milioni nella causa con ConnectU San Valentino: attenti ai messaggi d?amore, possono contenere virus e spam Google sempre più in vetta anche negli USA Postbox, dalla costola di Thunderbird Non solo Google: anche Microsoft pensa all'ambiente. E alle aziende Waledac è il virus di San Valentino Con Google PowerMeter un mondo migliore Il Safer Internet Day a tutela dei bambini Attenzione al “whaling”: i dirigenti aziendali nel mirino dei cybercriminali Rai sul web, seconda puntata L'emendamento D'Alia, parte del Pacchetto sicurezza proposto dal governo, ha suscitato polemiche e timori. I più grandi social network, come Facebook e YouTube, supportati dalle perplessità espresse dai frequentatori di Internet, attraverso blog e forum, temono che lo stesso si trasformi in una sorta di censura per gli spazi virtuali a cui dovrebbe applicarsi. Timori alimentati da voci di spicco della politica italiana, come quella dell'on. Antonio Di Pietro, che, a torto o a ragione, hanno addirittura messo a confronto la situazione italiana, nel caso in cui il Decreto dovvesse passare così come proposto, con quella della Cina e della Birmania. In molti casi però, i punti essenziali della proposta sono stati fraintesi o interpretati in chiave esageratamente censoria. Il Presidente dei senatori dell'Udc, Giampiero D'Alia, ha quindi rilasciato precisazioni in merito: "La norma introdotta con l'articolo 50 bis del pacchetto sicurezza non fa chiudere alcun sito o social network. Serve solo a rafforzare i poteri repressivi dell'autorità giudiziaria nel caso in cui si proceda per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi o per apologia di reato. Infatti, solo se vi sono concreti elementi in forza dei quali l'autorità giudiziaria ritiene che qualcuno compia questa attività illecita su internet, il ministro dell'Interno può intervenire decretando l'interruzione della sola attività illecita. In ogni caso è sempre previsto il ricorso all'autorità giudiziaria contro i provvedimenti sanzionatori del ministero, e questi ultimi possono sempre essere revocati quando l'attività illecita venga meno. La norma quindi garantisce solo alle autorità più poteri per la repressione dei singoli reati. Se qualcuno ha migliori soluzioni tecniche che consentano di raggiungere lo stesso obiettivo, visto che si tratta di un obiettivo condiviso, le proponga". Per approfondire: Legge D'Alia: Facebook non ci sta Non sono mancate le critiche all'emendamento D'Alia facente parte del Pacchetto sicurezza del governo. Antonio Di Pietro paragona l'Italia alla Cina Il Decreto Sicurezza del governo punta il dito su Facebook La Rete ha bisogno di controllo e i provider devono intervenire dietro segnalazione del ministero dell'Interno. Multe per gli inadempienti Commenti Per commentare devi essere registrato nel forum. Per registrarti clicca qui Risposta Rapida Messaggio: Segui qui la discussione sul forum MWC 09: HTC lancia il Touch Pro 2 e il Touch Diamond 2 MWC 09: Il giorno di Windows Mobile 6.5 Google apre l'Android Market alle applicazioni a pagamento Nessuna censura per Facebook e simili. Precisazioni di D'Alia Legge D'Alia: Facebook non ci sta MWC 09: CPU Tegra ora anche per sistemi operativi mobile Android MWC 09: LG adotterà la CPU Intel Moorestown sui MID di prossima generazione Da Patriot una microSDHC con capacità di 16 GB Nuovi punti vendita Microsoft MWC 09: Sony Ericsson mostra un cellulare "segreto" con fotocamera da 12,1 megapixel Il cellulare Lego: bufala o realtà? I quattro di Pirate Bay sotto processo in Svezia Arriva sugli scaffali l'Acer Aspire One 10" e il netbook da 8,9" scende sotto i 300 euro World Tech Update - 13 febbraio 2009 NumeroVerde.com, il numero verde alla portata di tutti SmileTech - La vera innovazione Attenti al portatile - Benvenuto Windows 7 (3 commenti) Non in linea - Internet, la Siae, e la solita solfa (6 commenti) OnOff - Windows Mobile 6.1: guardare, ma non toccare! Pane al pane - Al fotografo quando e cosa... fotografare

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Kosovo/ Premier assicura: Saremo riconosciuti da tutto il (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pristina, 16 feb. (Ap-Apcom - Nuova Europa) - "Il Kosovo diventerà membro della Nato, dell'Unione europea e delle Nazioni Unite e della Nato, e verrà riconosciuto dal mondo intero". Ad assicurarlo è il primo ministro Hashim Thaci in un'intervista pubblicata dalla Associated Press alla vigilia del primo anniversario dell'indipendenza. "E' stato un successo completo", afferma l'ex dirigente dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck). Ad oggi Pristina è stata riconosciuta solo da 54 dei 192 Stati membri dell'Onu, ma Thaci minimizza: "Conta la qualità (dei Paesi), non il loro numero". Per diventare membro dell'Onu, il Kosovo ha bisogno di ottenere il sostegno di almeno la metà dei votanti nell'Assemblea generale del Palazzo di Vetro. Nell'Ue il percorso di integrazione è ostacolato dal mancato riconoscimento da parte di Spagna, Grecia, Cipro, Slovacchia e Romania, che nonostante gli appelli dell'Europarlamento, hanno recentemente confermato la loro posizione. Anche nella Nato serve l'unanimità: in quella sede a Pristina manca l'appoggio di Spagna, Grecia, Slovacchia e Romania. Nei mesi successivi all'indipendenza, le potenze occidentali e le autorità di Pristina speravano che il numero di riconoscimenti potesse arrivare rapidamente a cento. A fallire sono state soprattutto le pressioni diplomatiche degli Usa in America Latina, Africa e Asia, mentre la Turchia non è riuscita a 'smuovere' la Conferenza dei Paesi islamici. A Pristina si 'consolano' sottolineando che i Paesi che hanno riconosciuto l'indipendenza rappresentano quasi il 71% del Pil mondiale. La Serbia continua a reclamare la propria ex provincia, contendo sul sostegno internazionale della Russia e della Cina e sperando che la Corte internazionale di giustizia dell'Onu 'bocci' la secessione kosovara. Il premier kosovaro accusa le autorità di Belgrado di "avere la stessa mentalità Slobodan Milosevic", l'ex presidente yugoslavo che, scatenando la guerra in Kosovo, provocò l'intervento della Nato che nove anni dopo ha condotto all'indipendenza di Pristina. In vista delle celebrazioni di domani, Thaci annuncia di aver ricevuto messaggi di congratulazioni da diversi leader mondiali, tra cui il presidente Usa Barack Obama. Venerdì scorso il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, ha dichiarato che l'anniversario dell'indipendenza kosovara "è una data senza particolare importanza" di cui presto "nessuno si ricorderà".

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Mariella Burani preview (sezione: Globalizzazione)

( da "FashionFm.it" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

" style="width:618px;"> Mariella Burani preview Una collezione all´insegna del Made in Italy, quella che Mariella Burani presentarà a Milano Moda Donna, l´1 marzo presso Sala Montenapoleone. In un´epoca di globalizzazione ed esternalizzazione dei processi produttivi, la Burani ha ribadito l´originalità italiana dei suoi capi. Ideazione, produzione e realizzazione sono state svolte in Italia, con tessuti nostrani. L´attenzione del brand si focalizza sulla qualità dei materiali appunto, delle confezioni e sulla riconoscibilità delle linee. Continuità e rinnovamento hanno guidato lo sviluppo di questa collezione. data: 16/02/2009

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Usa, Clinton inizia da Giappone primo tour diplomatico (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Arshad Mohammed TOKYO (Reuters) - La segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha iniziato un toru diplomatico di una settimana in Asia, sottolineando l'importanza dell'alleanza tra Stati Uniti e Giappone e la necessità che Asia e Usa lavorino insieme sulla crisi economica globale e sul cambiamento climatico. Al suo primo viaggio nel ruolo di segretario di Stato, Clinton ha definito l'alleanza Giappone-Stati Uniti "di importanza vitale", arrivando a Tokyo dopo settimane di tensioni con la Corea del Nord e la notizia che il paese comunista si stia preparando a testare un missile a lungo raggio. Probabilmente la ricerca di un modo per arrestare il programma nucleare di Pyongyang sarà uno degli argomenti principali della visita di Clinton in Asia, che la porterà anche in Indonesia, Corea del Sud e Cina. "Ho scelto l'Asia come destinazione del mio primo viaggio in qualità di segretario di Stato per sottolineare l'importanza per gli Stati Uniti delle relazioni con questo continente nell'affrontare le sfide e cogliere le opportunità che il 21esimo secolo ci offre", ha detto Clinton durante una cerimonia di benvenuto all'aeroporto. "Le relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e il Giappone sono un caposaldo dei nostri sforzi nel mondo", ha aggiunto. "(Il mantenimento di queste relazioni) è sempre stato e sempre sarà un impegno per la nostra sicurezza e la nostra prosperità, ma sappiamo anche che dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi finanziaria globale", ha detto la numero uno della politica estera americana, aggiungendo che spera di collaborare anche su questioni come il cambiamento climatico, l'Afghanistan, il Pakistan e la riduzione della proliferazione nucleare. La visita di Clinton avviene in un momento in cui il Giappone sta cercando conferma sul fatto che rimarrà il principale alleato di Washington e sta affrontando nuove pressioni per assumere un ruolo più importante a livello globale. Il tour anche in concomitanza con la notizia che la Corea del Nord si stia preparando a testare il suo missile a lungo raggio Taepodong-2, con una gittata che si suppone possa arrivare in Alaska. Continua...

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Kosovo/ Molte incognite su primo anniversario indipendenza (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 16 feb. (Apcom-Nuova Europa) - Il Kosovo festeggia domani il primo anno di indipendenza, con molte incognite sul suo futuro e nasi storti in varie cancellerie internazionali. La Serbia, nonostante l'avvenuta secessione, continua a reclamare la sua ex provincia, puntando ad una sentenza pendente della Corte di giustizia internazionale per riaprire il tavolo negoziale. Insomma, un compleanno con distinguo e divisioni da tutte le parti: a Pristina, il Parlamento kosovaro si riunirà in seduta solenne, mentre a Mitrovica i leader serbo-kosovari convocheranno il loro 'parlamentino' nella parte nord, dove i serbi sono maggioranza. E Belgrado licenzia l'evento come "irrilevante". Dunque indipendenza sì, ma perché? E per fare cosa? Se lo chiedevano un anno fa alcuni analisti. Quesiti che restano attuali: dicendo sì alla sovranità 'sui generis' del neo proclamato Stato, la comunità internazionale contava di stabilizzare i Balcani mettendo la parola fine al drammatico collasso dell'ex Jugoslavia. Oggi, però, il cammino delle regione verso l'Europa resta alquanto tortuoso e la giovane Repubblica kosovara non può certo definirsi una democrazia europea. Che il progetto Kosovo non vada bene lo dicono i numeri. Sostenuto dagli Usa e da gran parte dell'Unione europea, sinora ha incassato un numero di riconoscimenti di gran lunga inferiore alle aspettative: su 192 nazioni membre dell'Onu, lo hanno riconosciuto 54 Paesi - 55 considerando il sì non ancora ufficiale delle Maldive. La comunità internazionale si aspettava altre cifre: almeno una novantina di riconoscimenti, che avrebbe consentito al neo proclamato Stato di bussare alla porta del Palazzo di vetro per diventare membro. Ci vuole tempo, ma "il Kosovo diventerà membro della Nato, dell'Unione europea e delle Nazioni Unite e della Nato, e verrà riconosciuto dal mondo intero", assicura oggi il primo ministro Hashim Thaci. "Conta la qualità (dei Paesi), non il loro numero", è l'argomento dell'ex dirigente dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), che ha appena ricevuto un messaggio di auguri e una conferma di "sostegno" dal nuovo presidente Usa Barack Obama. Intanto però a livello Ue la sovranità di Pristina ha scatenato un'imbarazzante polifonia: malgrado i ripetuti appelli dei big comunitari e una risoluzione dell'Europarlamento pro-indipendenza kosovara, cinque Stati membri (Grecia, Slovacchia, Romania, Spagna e Cipro) di riconoscimento non ne vogliono nemmeno sentire parlare. La stessa viceministro agli Esteri kosovara, Vlora Citaku, ha ammesso che il percorso di integrazione verso l'Ue sarà "sui generis" a causa del riconoscimento parziale dei Ventisette. "Sta diventando un problema reale per le nostre aspirazioni europee", ha riconosciuto Citaku di fronte ad alcuni cronisti brussellesi. Ed è proprio guardando a questi numeri che Belgrado ha messo a punto una strategia precisa: isolare il Kosovo a livello internazionale, cominciando dalle Nazioni Unite, ma senza tralasciare altri settori come il Fondo monetario internazionale o l'Uefa. Per la Serbia infatti la partita non è affatto chiusa e i negoziati sullo status tutti da rifare: "Stiamo lavorando per arrivare ad un processo che conduca ad una soluzione di compromesso sullo status della nostra provincia, uno status che consenta di instaurare una pace sostenibile sul lungo termine', ha indicato oggi il ministro degli Esteri Vuk Jeremic, secondo cui il 17 febbraio "è una data senza particolare importanza" che presto "nessuno ricorderà". Grazie al sostegno di Russia e Cina, in autunno la Serbia è riuscita a far approvare dall'Assemblea generale dell'Onu una risoluzione che chiede alla Corte internazionale di giustizia (Icj) di pronunciarsi sulla legalità dell'indipendenza di Pristina. Ilverdetto è atteso verosimilmente nel 2010 e anche se non sarà un giudizio 'tranchant' - il parere dell'Aia non è affatto vincolante - avrà un peso specifico diplomatico importante, capace di indirizzare per la sua autorevolezza la scelta degli Stati che ancora non hanno riconosciuto. Lo testimonia il fatto che in molti hanno provato a convincere Belgrado a non presentare il dossier Kosovo alla giustizia internazionale. (segue)

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## Giappone/ Crisi e ministro ubriaco, governo Aso rischia (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 16-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 16 feb. (Apcom) - Crolla il Pil del Giappone e crollano i consensi del primo ministro Taro Aso, che non arriva al 10%, mentre un nuovo scandalo che vede il titolare delle Finanze, Shoichi Nakagawa, apparentemente ubriaco al G7 finanziario, rischia di trascinare giù l'intero governo. E tutto questo quando il Segretario di Stato Usa, Hillary Rodham Clinton, sceglie Tokyo per cominciare la sua prima missione diplomatica, che la porterà in giro per l'Asia. Un "gesto molto significativo", secondo le autorità nipponiche, e un cambio di stile, visto che il marito-presidente Bill in passato volava direttamente in Cina saltando il Giappone e ribaltava così l'ordine tradizionalmente rispettato dalla Casa bianca. Aso, che nonostante le percentuali record di impopolarità cerca di tenere salde le redini del potere, ottiene appena il 9,7% delle preferenze secondo un sondaggio realizzato nel fine settimana da Ntv, una delle principali emittenti televisive del Giappone. L'ultima emorragia di consensi del premier nipponico, avviene mentre i quotidiani del Paese riportano in prima pagina la notizia che Nakagawa sarebbe stato ubriaco alla conferenza stampa finale del G7 che si è svolto nel fine settimana a Roma: "Il ministro delle Finanze al centro delle critiche per il suo comportamento deplorevole al G7", titola il Japantoday.com. Al suo rientro in Giappone, Nakagawa chiede scusa per il suo comportamento e smentisce categoricamente di essere stato sotto l'effetto dell'alcol. "Ho il raffreddore", dice, e "ho preso una dose eccessiva di medicine", aggiungendo uno starnuto per essere più convincente. Ha negato di aver bevuto durante il G7, ammettendo tuttavia di essersi fatto qualche drink durante il viaggio fino a Roma. A una domanda sulle sue possibili dimissioni risponde: "E' una decisione che spetta al primo ministro". In una conferenza stampa il capo di gabinetto del governo, Takeo Kawamura, ha ammesso che si tratta di un incidente "molto spiacevole" e ha affermato che quando al mattino ha sentito Nakagawa gli ha dato un avvertimento, rimproverandolo per come si è comportato. Un comportamento discutibile, dovuto tuttavia, alla sua fitta agenda e al raffreddore. Intanto le emittenti nipponiche, ma anche quelle internazionali, trasmettono in continuazione le immagini di Nakagawa, che risponde con grosse difficoltà ai giornalisti: la bocca impastata, lo sguardo perso nel vuoto e più volte colto dalle spietate telecamere in palese assopimento. Alla conferenza stampa Nakagawa, con a fianco il governatore della Banca del Giappone (BoJ) Masaaki Shirakawa, appare rosso in volto, mentre lotta visibilmente per tenere gli occhi aperti: "Qualcosa come una dichiarazione è stata pubblicata", tenta di articolare in maniera penosa, rispondendo a una domanda. "Il tasso d'interesse, fissato dalla Banca del Giappone va dallo zero allo 0,25% ed è molto basso", ha aggiunto, con grande imbarazzo del governatore della Banca centrale. Il tasso d'interesse della Boj è infatti dello 0,1%. Nakagawa ha poi interrotto un giornalista che faceva una domanda a Shirakawa sulla politica monetaria. "Eh, eh, eh. Che? Potete ripetere?". Poi, mentre un altro giornalista ha preso il microfono per fare una domanda, lui ha alzato la voce e ha chiesto: "Dove siete?", guardando dalla parte opposta della sala, fino a quando un assistente non gli ha indicato la direzione giusta. L'opposizione ha chiesto immediatamente le sue dimissioni, sottolineando che si tratta di un nuovo scandalo per il già poco amato primo ministro Taro Aso. "Merita di essere licenziato immediatamente. E' scandaloso", ha dichiarato il segretario del principale partito di opposizione, il Partito democratico del Giappone (Dpj), Yukio Hatoyama. "I danni provocati all'interesse nazionale sono immensi", ha aggiunto. Anche l'ex primo ministro Yoshiro Mori ha attaccato Nakagawa per il suo stato "poco sobrio": "Visto che ama molto bere, lo avevo avvertito una volta di stare attento", ha dichiarato nel corso di un programma televisivo mattutino. Secondo gli osservatori, le affermazioni di Mori, potrebbero mettere seriamente in discussione le capacità del 55enne Nakagawa come ministro delle Finanze e assestare un ulteriore colpo al già fragile governo di Aso.

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Franco De Gennaro (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

INTERVENTO Franco De Gennaro PRESIDENTE UNIONE INDUSTRIALE, ASTI Il periodo che stiamo attraversando è il peggiore mai registrato dal dopoguerra. In oltre 60 anni, mai nel mondo si è verificata una crisi economico-finanziaria di tali proporzioni e di tale vastità. E' partita da lontano, ma nessuno è riuscito (ha voluto) intervenire o perlomeno prevederne le conseguenze. L'aspetto peggiore, secondo me, è che al di là della ricchezza bruciata e dei posti di lavoro persi (per citare gli aspetti più visibili) abbiamo perso la fiducia. Il male oscuro dell'insicurezza sul futuro, della paura di affrontare nuovi impegni si è insinuato tra noi e ci vorrà tempo affinché riemerga il desiderio, la voglia la confidenza che si possa ritornare a vivere con serenità, capaci di programmare gli anni a venire. Ho viaggiato molto in questi ultimi mesi. I miei clienti sono al 90% multinazionali con sede in Europa - Usa - Cina - India. Sinceramente, mi aspettavo qualcosa di più dagli incontri con queste multinazionali e con i loro grandi managers che parlavano nel recente passato di visione, strategia, obiettivi da raggiungere nell'anno o nei prossimi anni. Oggi non sanno che cosa succederà domani. E' lo zero assoluto. Tutto si è sciolto come neve al sole. Ma c'è di peggio. Impegni assunti non rispettati, contratti firmati qualche giorno prima, invalidati senza spiegazioni. Tutti navigano a vista! Come dice il mio amico Lorenzo Ercole: «Sopravvivo». Questo è il mondo che mi circonda ed auguro ai miei colleghi imprenditori che esista per loro un mondo diverso da quello che sto rappresentando. In questo contesto, irto di difficoltà, non abbiamo assolutamente bisogno di farci ulteriormente del male. Faccio riferimento ad un episodio che ho appreso ieri, al mio ritorno dall'ennesimo viaggio. Una lettera anonima che riguarda l'attività di una nostra azienda associata (la Msa, ndr) è pervenuta alla direzione di alcuni giornali, ai sindacati e alle istituzioni. Indipendentemente da chi sia in oggetto, reputo l'atto in sé una vigliaccheria bella e buona. Chi ha delle cose da dire lo faccia con senso di responsabilità assumendosene le conseguenze. Non è la prima volta che il clima in Asti venga disturbato da episodi così squallidi. Abbiamo tanti problemi da affrontare; il più importante di tutti: mantenere più alto possibile i livelli occupazionali. Non abbiamo tempo e risorse da dedicare a persone che si nascondono dietro l'anonimato e, ripeto, indipendentemente da chi sia il soggetto colpito. Se ci sono dei fatti reali da portare alla luce, si abbia il coraggio di farlo con nome e cognome.

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Giappone, il Pil crolla: -12,7% È il dato peggiore dal 1974 (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL GOVERNO PREPARA INVESTIMENTI DI SOSTEGNO PER 109 MILIARDI Giappone, il Pil crolla: -12,7% È il dato peggiore dal 1974 America a rischio: Tokyo è il secondo acquirente del debito Usa [FIRMA]FRANCESCO SISCI La crisi prende i colori della più profonda depressione all'ombra del sol levante. La crescita del Giappone, seconda economia del mondo, nell'ultimo trimestre del 2008 ha registrato una contrazione del 12,7% su base annuale, il peggiore dato da 35 anni, dai tempi dello choc petrolifero del 1974. Allora il crollo fu appena superiore a quello di oggi, il 13,1%. Dopo la fine della guerra è la seconda volta che l'economia giapponese ha subito una contrazione di oltre il 10%. Economisti e analisti finanziari a Tokyo cominciano a prevedere una contrazione del pil per il 2009 del 4%, la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. Sono numeri da crisi del '29. Gli stessi analisti raccontano che questa sarà in Giappone la crisi più profonda e più lunga dal dopoguerra. Il governo del pemier Taro Aso ha ammesso che la situazione è peggiore di quella degli anni '90, quando scoppiarono le bolle delle esportazioni e dei crediti bancari su immobili ipervalutati. Nell'ultimo trimestre 2008 del resto le esportazioni reali sono crollate del 13,9%, ferite anche dalla rivalutazione dello yen sul dollaro americano. Giganti che un tempo apparivano invincibili come Toyota e Sony oggi sono scossi. Sony licenzierà 8mila lavoratori, Nissan e Nec 20mila per ciascuno, Pioneer 10mila. È calata dello 0,5% la spesa nei consumi interni, che conta per il 50% del Pil. Non c'è ottimismo a Tokyo: il quotidiano Asahi Shinbun spiega che la contrazione delle esportazioni sta aumentando e che quindi dati del primo trimestre del 2009 potrebbero essere ancora Il governo annuncia nuovi investimenti di sostegno all'economia per oltre 109 miliardi di dollari mentre, secondo il quotidiano Yomiuri Shinbun pensa a un bilancio speciale di 963 miliardi di dollari per l'anno fiscale che comincia ad aprile. Ma c'è incertezza anche sull'efficacia di queste misure, visto che negli anni '90 il Giappone promosse una politica di bassi tassi di interesse che creò non crescita ma stagnazione e inflazione. Oggi il Giappone ha già un costo del denaro praticamente sotto zero e un deficit pubblico di oltre il 180% del Pil. A gennaio, per il 17° mese di fila sono cadute le vendite degli appartamenti, questo ultimo mese c'è stato un crollo del 24%. La situazione poi rischia di avere subito riflessi negativi sull'America. Il Giappone è dopo la Cina, il secondo acquirente mondiale di debito americano.

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Il 2008 di L'Oreal segna la crescita più lenta in un decennio (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il 2008 di L'Oreal segna la crescita più lenta in un decennio da Finanza&Mercati del 17-02-2009 L'Oreal chiude il 2008 in crescita, ma il progresso dell'1% registrato nei profitti rappresenta la peggior performance del leader mondiale della cosmetica negli ultimi dieci anni. Nel dettaglio, per l'intero esercizio gli utili del gruppo sono stati di 2,06 miliardi di euro, pari a 3,49 euro per azione, rispetto a stime medie degli analisti consultati da Bloomberg News a quota 2,08 miliardi. Il gruppo di Parigi nel corso del 2008 si era visto costretto a rivedere al ribasso per ben tre volte le prospettive di vendite e profitti per la «brutale» frenata segnata dal business in Usa, Europa e Cina, dove i consumatori preferiscono scegliere brand più economici. In ogni caso, i ricavi complessivi sono progrediti del 2,8% a 17,54 miliardi di euro. Dato, anche questo, risultato inferiore alle stime degli analisti.

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<Strategici acqua, turismo, boschi> (sezione: Globalizzazione)

( da "Adige, L'" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Bonomi: Alpi «globalizzate». Dellai: ferrovia centrale «Strategici acqua, turismo, boschi» ROVERETO - Un tempo le regioni alpine - 1.200 comuni, 3 milioni di abitanti - erano caratterizzate da «mezzi scarsi ma fini certi». Oggi invece «l'ipermodernità» è arrivata e ha prodotto «mezzi abbondanti ma fini incerti». Lo sostiene il sociologo Aldo Bonomi, che ieri al Mart ha presentato la ricerca Aaster su «L'arco alpino nella green economy» ad una affollata platea chiamata dai sette comitati territoriali Unicredit che operano nell'area. «Proseguiamo il dibattito iniziato due anni fa in Val d'Aosta» ha ricordato il presidente del comitato Trento-Bolzano Pietro Monti. «L'arco alpino oggi è ricco e centrale e si confronta con il globale - ha detto Bonomi - Può mettere in campo risorse strategiche come l'acqua e la produzione idroelettrica, il turismo basato sull'ambiente, il bosco e i crediti sull'anidride carbonica». Un mercato quest'ultimo da oltre 600 milioni di euro solo in Italia. Il tasso di invecchiamento però è alto. Per questo gli immigrati, raddoppiati tra il 2001 e il 2007, sono una risorsa. «Se ne esce con la green economy e una metropolizzazione dolce». Per il presidente della Provincia Dellai, «centrale è la nuova ferrovia, che sarà un cespite di reddito territoriale». 17/02/2009

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l'isola dedicata agli studi giovanili (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Venezia, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 15 - Cronaca L'isola dedicata agli studi giovanili La rinascita grazie al polo realizzato dalla Provincia SAN SERVOLO Prima la Viu, ora altre iniziative San Servolo, isola degli studi e dei giovani. Con l'arrivo dell'Accademia di Belle Arti, si conferma e completa la vocazione dell'isola, recuperata in una decina d'anni dalla Provincia, che ne è proprietaria, con un investimento ingente - circa 45 milioni di euro complessivi, attingendo anche a fondi della Legge Speciale - proprio per farne un polo legato alla formazione superiore e con una vocazione intermazionale, contrariamente al trend che ha visto isole lagunari spesso dismesse - da San Clemente alle Grazie - per usi alberghieri o residenziali d'élite. Qui convivono la Fondazione San Servolo, che con una società di servizi gestisce spazi, foresteria e l'attività congressistica; e la formazione superiore della Venice International University, consorzio di 10 università (Usa, Germania, Israele, Spagna, Cina, Paesi Bassi, Venezia), con Cnr, Ministero ambiente. Ma anche la Fondazione Basaglia, legata anche al Museo della Follia aperto negli spazi dell'ex manicomio. La Viu in particolare ha portato unaa scuola di studi avanzati in governance, sviluppo sostenibile, economia delle reti, con attività di ricerca applicata nei campi della logistica, creatività, design, innovazione tecnologia e dottorati post-laurea: 220 studenti e 20 ricercatori che studiano, mangiano, dormono in isola. L'Accademia di Belle Arti - tramontata l'idea di trasferire qui anche l'Asac, l'Archivio storico delle arti contemporanee della Biennale, che riaprirà, invece, entro l'anno al Padiglione Italia - arricchisce l'offerta e la possibilità che San Servolo diventi sempre più un'isola dei giovani, viste anche le numerose attività culturali e di spettacolo ormai organizzate durante l'anno proprio per richiamare un pubblico giovanile, legato anche alla popolazione universitaria veneziana. Da migliorare ancora, però, l'aspetto dei collegamenti con l'isola, perché, anche con l'arrivo dei giovani dell'Accademia le corse limitate della linea 20 dell'Actv rischiano di penalizzare eccessivamente i nuovi ospiti di San Servolo. (e.t.)

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"from concept to car" partner contro la crisi - milena vercellino (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina IX - Torino "From concept to car" partner contro la crisi Barberis: pronti a sostenere la filiera Il progetto punta sui mercati esteri Russo: "L´indotto è uno dei settori più provati" MILENA VERCELLINO Attraversano i mercati d´oltreconfine le sorti dell´indotto auto piemontese, uno dei settori più provati dalla crisi attuale. Per cercare di reggere i contraccolpi della brusca frenata del mercato, le aziende dell´automotive lavorano ad intessere contatti e collaborazioni con committenti stranieri. Un supporto all´internazionalizzazione e alla promozione all´estero delle eccellenze del settore auto piemontese è dato dal progetto della Camera di Commercio di Torino «From concept to car», realizzato con il supporto della Regione e gestito in collaborazione con il Centro estero per l´internazionalizzazione. Fino a venerdì le aziende piemontesi dell´automotive operanti a tutti i livelli della filiera potranno presentare le proprie candidature. Per il 2009 sono previsti workshop e incontri a Torino, missioni commerciali in Europa, Cina, Russia e Turchia, assistenza commerciale individuale, supporto mirato allo sviluppo di progetti innovativi, informazione specializzata su mercati e tecnologie. «In questa fase particolarmente difficile che colpisce con forza il settore auto, "From Concept to Car" mostra tutta la sua attualità - commenta il presidente della Camera di commercio Alessandro Barberis - . Per le aziende di eccellenza della filiera autoveicolare, il nostro progetto rappresenta il canale preferenziale di incontro con la committenza internazionale, il modo più efficace di proporsi come fonte qualificata di approvvigionamento». L´edizione 2009 dell´iniziativa si trova però ad innestarsi in un contesto dissestato: «Il settore auto è uno dei più provati in Piemonte. L´indotto auto è un comparto ad alta intensità di capitale e risente del rallentamento dell´attività produttiva sia a livello di conto economico che di situazione finanziaria. Per aiutare il primo bisogna stimolare la domanda, per il secondo bisogna intervenire sul rapporto tra banche e imprese» spiega Giuseppe Russo, economista e presidente dell´Osservatorio della Camera di commercio sull´indotto. Uno dei principali nodi è che la crisi non conosce frontiere, e che la crisi della committenza di Fiat rispecchia una situazione diffusa a macchia d´olio a livello globale: «La situazione dei fornitori resta complicata. Non hanno la valvola di sfogo che avevano nel 2002-2003: oggi chi non vende a Fiat non può cercare altri compratori all´estero, perché la crisi è globale», aggiunge Russo. Tanto più che in Piemonte le aziende di componentistica auto non solo hanno aumentato il proprio livello di internazionalizzazione, ma sono anche arrivate a scavalcare le aziende produttrici di auto in termini di esportazioni: «In pochi anni siamo passati da meno del 20% a più del 40% di componentistica esportata. Tanto che prima del 2003 l´export di auto valeva di più, a livello di fatturato, della componentistica, mentre ora vale di più la componentistica», spiega Russo. L´anno appena iniziato, però, potrebbe riservare sorprese: «Tutti fanno i conti con un calo del fatturato del 10-20%, ma io credo che una flessione simile non possa durare. La mia impressione è che il periodo tra la fine del 2008 e l´inizio del 2009 sia il peggiore, ma che tra due o tre trimestri la domanda potrà crescere: credo che la seconda metà del 2009 sarà migliore della prima. Anche perché in Italia non si è avuta la distruzione di ricchezza finanziaria delle famiglie che si è avuta negli Usa». SEGUE A PAGINA V

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ricordi di "quell'estate felice" di "argo il cieco" in sicilia - laura nobile (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XVI - Palermo Il libro di Bufalino diventa film con la regia di Beppe Cino Ricordi di "Quell´estate felice" di "Argo il cieco" in Sicilia LAURA NOBILE Modica, estate 1951. Angelo Amato, giovane professore, ama non corrisposto Maria Venera, la ragazza più bella e misteriosa del suo paese. A distanza di cinquant´anni da quella passione, il vecchio professore assisterà al cinema, al film della sua vita� Si apre e si chiude così, in una sala da cinema "Quell´estate felice", il nuovo film del regista Beppe Cino, liberamente ispirato al romanzo "Argo il cieco" di Bufalino, che da venerdì uscirà nelle sale e a Palermo sarà in programmazione al Tiffany. Il film, prodotto da Mariano Arditi per la M. Cinematografica, è interamente girato in Sicilia, tra Modica e Ragusa Ibla, ed è già stato premiato in diversi festival in Italia e all´estero. Olivia Magnani, l´interprete de "Le conseguenze dell´amore" di Paolo Sorrentino, è la protagonista nei panni di Maria Venera, Dario Costa interpreta invece il giovane professore. Tra gli altri attori siciliani, spiccano Sergio Friscia nei panni del professor Li Causi, ma anche Alessandro Schiavo e Valentina Graziano. Giuseppe Moschella interpreta invece l´ambiguo Liborio Galfo, un ex ballerino di boogie woogie, che sarà coinvolto in una falsa fuga d´amore architettata dalla protagonista. «Rispetto al romanzo, nel film l´identità di Maria Venera risulta più marcata - racconta Beppe Cino, che venerdì alle 20,30 e alle 22,30 saluterà il pubblico al Tiffany - io la definirei una femminista ante litteram, un modello di donna molto diverso rispetto a quello veicolato dallo stereotipo femminile del sud nel dopoguerra». Il film ha avuto una gestazione lunga: i primi sopralluoghi sono iniziati nel �93, poi il film si interruppe e vede la luce a distanza di 16 anni. «Ma Bufalino voleva che facessi questo film già nell´87 - ricorda Cino, che ha già diretto in passato "Diceria dell´untore" - anche perché era il romanzo che amava di più». La storia della giovane che nonostante viva rinchiusa in un nobile palazzo col vecchio nonno, intesse una relazione col cugino e "usa" lo spasimante professore, prima di abbandonarlo, per Cino diventa «un percorso di progressiva acquisizione di consapevolezza femminile, anche se poi il film diventa più duro e deroga un poco dalla trama del romanzo».

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innovazione: decolla la cooperazione fvg-carinzia (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 7 - Economia Innovazione: decolla la cooperazione Fvg-Carinzia PARCO SCIENTIFICO UDINE. La Mobe di Udine (software per telefonia mobile), la Bl@work di Trieste (servizi informatici per telecomunicazioni) e la Gomogi di Klagenfurt (sistemi informativi geografici) sono le prime tre aziende che hanno aderito al progetto transfrontaliero Italia-Austria «Tri Ict», finanziato dal programma europeo Interreg IV. Ne avevamo riferito in dicembre, all'avvio dell'iniziativa, ma dall'annuncio di allora ora si è passati ai fatti concreti: le aziende citate (mentre altre stanno per seguire il loro esempio) ne sono la prova. L'iniziativa, presentata ieri al Parco scientifico tecnologico Luigi Danieli di Udine, interessa le piccole e medie imprese del settore Ict (information and communication technology) della Carinzia e della nostra regione: 380 con 6.700 dipendenti nel Land confinante, 2.400 con 7.500 dipendenti da noi. Tante imprese, ma piccole, che spesso neppure si conoscono tra loro e, in ogni caso, non riescono a lavorare insieme, per ottenere migliori risultati nella produzione e sui mercati. Il programma di cooperazione Tri-Ict - come ha illustrato in apertura Fabio Feruglio, direttore di Friuli Innovazione, capofila del progetto - punta ad accelerare i processi di conoscenza e di collaborazione, per dare vita a iniziative congiunte e potenziare l'offerta sul mercato. Compito non facile perché - come ha sottolineato Pino Napoli, direttore delle Relazioni internazionali della Regione - le piccole imprese vivono in un regime di concorrenza e «la loro evoluzione verso la condivisione di opportunità, conoscenze, servizi, il fare squadra nei confronti di un mercato sempre più globalizzato sono fattori non ancora assimilati e per i quali si manifestano alcune criticità culturali». Il programma gode di un finanziamento europeo di 1,2 milioni di euro, con cui saranno finanziati progetti nei settori dei trasporti, sanità, ambiente, sicurezza e protezione civile, cultura, e-government, comunicazioni, tutti con il requisito dell'innovazione (altrimenti si incorrerebbe nelle sanzioni Ue). Partner del progetto, oltre alla capofila Friuli Innovazione, sono Lakeside Labs di Villach, le Università di Udine, Klagenfurt e Trieste e il Bic Fvg. I dettagli dell'operazione sono illustrati nel nuovo sito www.tri-ict.eu, che, al tempo stesso, è già diventato una "vetrina" per le aziende che vi aderiscono. Marco Di Blas

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calligaris verso la guida di confindustria fvg (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ieri a Gorizia chiuse le consultazioni fra i presidenti provinciali. Tramontata l'ipotesi Benedetti (Danieli) si va verso la nomina dell'imprenditore manzanese Di Bert: martedì 24 la riunione e il voto del consiglio Calligaris verso la guida di Confindustria Fvg E il 4 marzo anche Emma Marcegaglia alla commemorazione di Adalberto Valduga di RENATO D'ARGENIO GORIZIA. Alessandro Calligaris verso la guida di Confindustria. Tramontata l'ipotesi Gianpietro Benedetti, presidente e amministratore delegato della Danieli di Buttrio, gli industriali del Friuli Venezia Giulia si affidano, per il dopo Adalberto Valduga, all'esperienza dell'imprenditore manzanese, guida della factory friulana, leader nel settore dell'arredo-casa. Manca l'ufficialità, ma fra gli industriali friulani la nomina è cosa fatta: serviva un nome "forte" per sostituire Adalberto Valduga e per continuare ad affrontare un momento tanto delicato come quello che sta attraversando il sistema economico e il nome di Calligaris ha convinto molti. Ieri a Gorizia i quattro presidenti provinciali - l'isontino Gianfranco Di Bert, il friulano Adriano Luci, il pordenonese Maurizio Cini e il triestino Corrado Antonini - hanno chiuso le consultazioni. Come previsto, la presidenza "spettava" a un friulano (la consuetudine vuole si affidi la guida dell'associazione a rotazione a tutte le province) perchè va ultimato il mandato del compianto industriale cividalese. «I quattro presidenti, in perfetta sintonia, hanno avviato le procedure per la nomina del presidente - ha spiegato Di Bert senza sbilanciarsi -: il consiglio si riunirà per il voto martedì 24, a Pordenone. Il nome lo ufficializzeremo al termine di quella riunione». L'unico nome che Gianfranco Di Bert si lascia scappare è quello della presidente nazionale Confindustria, Emma Marcegaglia: «Sarà in Friuli il 4 marzo, in occasione della commemorazione in ricordo di Adalberto Valduga». Alessandro Calligaris, 63 anni, è presidente del Gruppo che nato con la produzione di sedie si è sviluppato con una vasta gamma di mobili e complementi di arredo. Le strategie vincenti di Calligaris - secondo gli analisti del periodico - sono state le delocalizzazione della lavorazione iniziale in Croazia, la creazione all'estero di filiali dirette di vendita, l'utilizzo di materiali alternativi al legno e l'ampliamento dell'offerta. Secondo l'indagine, «in Italia sono solo una decina le aziende del settore imbottiti e dei mobili a fatturare più di 100 milioni»; in prima posizione la Natuzzi (divani). Nel segmento dei mobili di design di fascia alta, dove è stata inserita anche la Calligaris, «le principali aziende note in tutte il mondo sono B&B, Poltrona Frau, Cassina e Molteni». Il gruppo Calligaris ha chiuso il bilancio 2007 con oltre 165 milioni di euro di fatturato (proiezione 2008: 170 milioni di euro); 650 dipendenti, conta cinque stabilimenti produttivi di cui uno, appunto, in Croazia, distribuisce i suoi prodotti in oltre 12 mila punti vendita in 90 Paesi al mondo e ha raggiunto un volume di produzione pari a 160 mila unità al mese con oltre 7.000 varianti di prodotto che vanno dalla zona cucina e soggiorno alla zona notte. L'azienda è stata fondata nel 1923 da Antonio Calligaris. La factory friulana opera anche negli Stati Uniti attraverso la Calligaris Usa Inc, filiale per il mercato americano, ad High Point, nello stato del North Carolina con uffici e magazzini su una superficie di 7 mila metri quadrati per la gestione del mercato del nord America e recentemente, sempre negli Usa, è stata inaugurata una seconda struttura operativa per seguire i clienti della costa Ovest, a San Leandro, in California, che si sviluppa su una superficie di oltre 3 mila metri quadrati. L'altra filiale Calligaris, invece, è in Giappone, a Kobe, a pochi chilometri a sud di Osaka ha anche un proprio grande showroom per clienti ed importatori ed è proiettata verso il mercato dell'estremo Oriente.

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La botte è vuota e il ministro ubriaco (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

ALL'INTERNO La botte è vuota e il ministro ubriaco CRISI GIAPPONESE La botte è vuota e il ministro ubriaco Il Pil crolla a -12,7%, licenziamenti a raffica, attività legislativa bloccata, rapporti difficili con Usa e Cina: non è una crisi ma una catastrofe. Scandalo per il ministro dell'economia ubriaco al G7 di Roma, ma il premier Aso lo salva PAGINA 8

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AEuropa,come dire cultura (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Eurollywood» di Luciana Castellina, l'impronta del secolo americano sul vuoto della politica culturale dell'Unione AEuropa,come dire cultura Ida Dominijanni Incombono le elezioni europee, «sbarrate» dalla soglia del 4%, sulle percentuali di consenso a Berlusconi, sulla frammentazione della sinistra, sulla collocazione internazionale del Pd. Ma non incombe affatto l'idea d'Europa nell'opinione pubblica, né in quegli stessi partiti che già lavorano alla formazione delle liste per il parlamento di Strasburgo. Lanciata sul piano economico e monetario, costruita a metà e a fatica sul piano istituzionale, stroncata dai referendum contro il Trattato costituzionale, l'Unione non decolla nell'esperienza e nella consapevolezza dei suoi cittadini, nemmeno oggi che la crisi economica e sociale imporrebbe una visione almeno macroregionale dei problemi e la svolta obamiana richiederebbe un interlocutore a dimensione continentale da questa parte dell'Atlantico. La lentezza della costruzione comunitaria non è senza conseguenze: caduti i vecchi confini, all'interno del continente e con il resto del mondo, le nuove linee di contraddizione - migrazioni, diversità culturali, nuove stratificazioni di classe - rischiano di essere interpretate solo sulla base di antichi e nefasti criteri, identitari e razziali in primo luogo. La politica avrebbe potuto, e ancora potrebbe, fare qualcosa di più e di meglio per orientare questo processo di decostruzione e ricostruzione europea? E agendo su quali leve? In Eurollywood Luciana Castellina dimostra che sì, avrebbe potuto e potrebbe, investendo più convinzione e più risorse materiali su un terreno che invece è stato fra i meno coltivati dalla politica europea, quello della cultura. Recita infatti «il difficile ingresso della cultura nella costruzione dell'Europa» il sottotitolo del libro, che peraltro di questo difficile ingresso, e del seguito, ricostruisce con dovizia di documentazione (e con l'esperienza di ex parlamentare Ue, rielaborata nei corsi tenuti all'università di Pisa) ogni passaggio, dal messaggio scritto da Denis de Rougemont con Bertrand Russell e Lukács al primo congresso europeo del 1948 alla convenzione sulla diversità culturale varata dall'Unesco nel 2005. Ma prima dei singoli passaggi conta, proprio ai fini della comprensione del processo di costruzione europea, la messa a fuoco del tema. «Cultura» è infatti, notoriamente, un termine vago, che spazia da una concezione archivistico-specialistica a una antropologica, e da una santificazione idealistica a una mercificazione cinica. E la storia della politica europea della cultura è storia di questo ondeggiamento, che si insinua nello scarto di partenza fra una retorica dell'Europa come culla delle civiltà del pianeta e una realtà fatta di scarsi investimenti, molti ritardi e qualche reazione difensiva all'egemonia che gli Stati uniti solidificano anche in campo culturale dagli anni Cinquanta in poi del secolo scorso. Come non bastasse, a questo scarto di partenza se ne aggiunge negli ultimi decenni un altro: fra l'evocazione della necessità di unire l'Europa e il processo galoppante di globalizzazione che unifica il mondo, per un verso omologandolo, per l'altro fratturandolo secondo linee che non corrispondono alla geografia dei continenti. Che cosa diventa, la «cultura europea», nella nuova spazialità e temporalità del mondo globale? Il ritardo con cui il tema viene affrontato può diventare perfino regressivo: può solleticare la nostalgia di un'identità compatta mai esistita, arroccata ed escludente (si pensi al dibattito sulle «radici cristiane» dell'Europa), rovesciando nel suo contrario il senso del messaggio che viene sia dal passato remoto sia dal presente del vecchio continente. Tanto le origini - il mito di Europa, il dialogo conflittuale fra eredità ellenica, romana, cristiana - tanto il presente - i confini interni scossi dall''89, le migrazioni dagli ex paesi dell'est e dalle ex colonie - dicono infatti di un'identità non-una, plurima, composita, diasporata e conflittuale, che può abitare il mondo globale non se si reinventa come identità omogenea ma solo se, al contrario, si pone come modello cosmopolita e meticciato; come differenza aperta al differente; come testimone autocritico dei disastri, dal nazismo al colonialismo al nazionalismo, che una nozione forte e autocentrata dell'identità ha prodotto nella stessa storia europea e può di nuovo produrre nella storia del mondo. Il fatto è però che questa necessaria apertura dell'Europa non coincide e non deve coincidere, per Castellina, con l'autodissoluzione nel mercato e nella forma di merce. Ovvero con la soluzione americana della modernizzazione e della globalizzazione. Che è invece, come il titolo del libro suggerisce, la deriva spontanea verso cui il complesso della produzione e della circolazione della cultura europea tende, in assenza di politiche adeguate a sostenerlo. In questa chiave Castellina ripercorre i conflitti più salienti della politica europea della cultura: da quello sul plurilinguismo a quello sull'«eccezione» europea, da quello sull'industria dell'audiovisivo e del cinema a quello sul copyright , da quello sulla società della conoscenza (Lisbona 2000) a quello sulla società dell'informazione. In ciascuno di questi casi, non si tratta di «resistere» difensivamente all'americanizzazione - al contrario, l'autrice spinge sempre verso un di più di creatività e di apertura - ma di portare sul terreno della cultura quella «vocazione di critica alla modernità capitalistica» che - sia pure ambiguamente, «assumendo talvolta un carattere rivoluzionario, a volte reazionario», l'Europa ha saputo esprimere sul piano politico, inserendo nella storia vincente del capitalismo i cunei della lotta di classe, della socialdemocrazia, delle costituzioni. Se questo sia ancora possibile dopo l'impronta lasciata dal secolo americano sulla cultura planetaria, e se ci sia un soggetto politico capace di farsi carico di questa impresa in un'Europa in cui, come scrive Maurizio Iacono nell'introduzione al libro, «la sinistra finge di esistere ma è scivolata fra le macerie del muro di Berlino, in parte a causa della sua rigidità, in parte a causa della sua inconsistenza», non è detto e non è certo, ma varrebbe la pena di discuterne in profondità. Se non altro per dare sostanza a liste, simboli, agglomerati elettorali sempre più arbitrari e spettrali. IL LIBRO Si intitola «Eurollywood. Il difficile ingresso della cultura nella costruzione dell'Europa» (ETS, 245 pagine, 19 Euro) il libro di Luciana Castellina sulla politica della cultura nell'Unione europea. Il libro ricostruisce la stentata formazione di questo campo d'intervento dai primi strumenti d'intervento(il Consiglio cultura e il programma lingua) fino alla convenzione sulla diversità culturale dell'Unesco (2001), che alla fine di un aspro conflitto fra Usa da un lato, Europa e Canada dall'altro afferma, contro le tendenze all'omologazione, che la diversità culturale costituisce un patrimonio comune dell'umanità e che la sua difesa è un imperativo etico. L'AUTRICE Luciana Castellina fa parte del gruppo fondatore del «manifesto» ed è stata parlamentare italiana e europea. Al parlamento di Strasburgo ha presieduto la commissione cultura e media. Dal 1998 al 2003 è stata presidente dell'agenzia Italia Cinema e adesso è presidente di www.cineuropa.org, quotidiano on line plurilingue sul cinema europeo. Questo libro si avvale anche dei corsi d'insegnamento tenuti dall'autrice negli ultimi anni all'università di Pisa.

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Crolla il pil, su i bicchieri (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

GIAPPONE Il prodotto interno segna -12,7%. Polemica sul ministro sorpreso ubriaco Crolla il pil, su i bicchieri Licenziati a raffica. Difficili i rapporti con gli Usa e la rivale Cina Pio d'Emilia TOKYO TOKYO «In che mani siamo». La prima pagina del Yukan Fuji, tabloid della sera noto per il suo spesso becero sensazionalismo ma anche per essere uno dei pochi media giapponesi ad essere implacabile con le istituzioni è tutta per lui. Shoichi Nakagawa, il ministro burlone, dalla battuta, e il bicchiere, pronti. Nel giorno in cui arriva Hillary Clinton e la Banca del Giappone annuncia che l'economia sta arretrando al ritmo del 12.7% annuo, il video della sua per certi versi perfino divertente conferenza stampa tenuta alla fine del G7 a Roma, in una sala dell'Hotel Excelsior, ubriaco fradicio, è il più cliccato su Japan Probe, una specie di You Tube locale. E i network giapponesi, inzialmente titubanti, alla fine hanno deciso di trasmetterlo integralmente. Il ministro, seduto accanto all'allibito Shirakawa, l'austero governatore della Banca del Giappone, apre e chiude gli occhi, tira su col naso, pronuncia parole senza senso. I tassi? Scenderanno ancora? Gli chiedono. «Quali tassi, mmm, i tassi? I tassi sono già bassi, troppo bassi, all'1%, o qualcosa del genere». In realtà sono allo 0,1%, ma non fa niente. Non bastano le occhiatacce di Shirakawa, né gli amorevoli sussurri dei suoi portaborse. Il ministro non c'è, è su un altro pianeta. E ci resta. «Uno spettacolo indegno», urla in parlamento il leader dell'opposizione, Ichiro Ozawa. «Resta pure, ma tieni più da conto la tua salute», gli dice invece affettuosamente Taro Aso, il premier, al quale il povero Nakagawa si era prontamente recato per scusarsi e rassegnare le dimissioni. Per ora resta in carica, anche se l'opposizione minaccia di bloccare di nuovo l'attività legislativa, se non si dimette. «E con l'occasione, Aso potrebbe fare l'unica cosa saggia, dimettersi anche lui con l'intero governo - commenta Naoto Kan, vecchio leader del partito democratico, vicepremier in pectore in caso di vittoria alle elezioni - ogni giorno che passa, la situazione precipita». Dopo la raffica di licenziamenti annunciate la scorsa settimana, le revisioni al ribasso di fatturato, vendite, produzione e utili, per quelle poche aziende che ancora se li aspettano oggi è arrivata la batosta del Pil. Meno 3,3% nell'ultimo trimestre. L'astronave giapponese sta affondando al ritmo del 12.7% annuo. Non è una crisi, è una catastrofe, è dal dopoguerra che l'economia giapponese non subiva perdite di questa proporzione e a questa velocità. Bisognerebbe agire, con saggezza ed efficacia. Ma l'attività legislativa è bloccata. Il premier Aso ama il potere, la sua famiglia lo detiene da quando usava come schiavi nelle miniere i sudditi loro malgrado coreani e i prigionieri di guerra cinesi, durante la guerra. Di dimettersi non ne ha nessuna voglia. Dicono sia cattolico, dunque crede nei miracoli: da qui a settembre, scadenza naturale di una legislatura conquistata grazie alle capacità illusionistiche dell'ex premier Koizumi, potrebbe succedere di tutto. Magari l'economia si rimette in moto, e posso dire che è tutto merito del mio pacchetto, abbassamento dei pedaggi autostradali compresi. E' l'equivalente della social card italiana. Stessa megalomania, stessa irresponsabilità, stessa arroganza. Al capezzale dell'Impero, nel frattempo, è arrivata Hillary Clinton, al suo primo viaggio internazionale nella sua nuova veste di segretario di stato. Evitato lo sgarbo - a lungo temuto - di vedersi ancora una volta «bypassato» dalla Cina (come capitò in occasione del primo viaggio di Bill Clinton dopo la rielezione e più di recente con un a serie di capi di stato e di governo, ultimo dei quali il premier australiano Kevin Rudd) il Giappone cercherà di far valere le sue ragioni per riconquistare l'interesse, decisamente sopito, di un alleato che dal giorno della sconfitta ha servito fedelmente. Forse troppo. E che ora non si fa troppi problemi a lasciare in disparte. La Clinton non è in Giappone per rassicurare un Impero oramai politicamente inutile e appesantito da una classe dirigente eterna quanto corrotta, incapace e arrogante, ma per notificare senza tanti fronzoli - aldilà delle dichiarazioni ufficiali - che gli Stati Uniti hanno alzato il tiro e che intendono affrontare le emergenze in modo più saggio, costruttivo e probabilmente efficace di quanto aveva fatto negli ultimi anni Bush. In Asia questo significa che gli Stati uniti - anche se domani, nel comunicato ufficiale, si ribadirà il ruolo indispensabile del Giappone - tratteranno direttamente con la Corea del Nord, al massimo con una mediazione neanche tanto entusiasta della Cina, che dopo essere stata protagonista in positivo dell'accordo a sei rivendica oggi il ruolo di interlocutore privilegiato e di nuovo «broker» per la pace «armata» in Asia. Non per niente, tra i pochi segnali concreti di questa visita, e dopo le storiche, malamente digerite da Tokyo, esercitazioni militari congiunte con Pechino, gli Usa domani firmeranno l'accordo per la riduzione programmata delle loro forze militari di stanza in Giappone. Per ora se ne torneranno a casa - si fa per dire, il ricollocamento sarà per ora sull'isola di Guam, nel Pacifico - otto mila marines. Ma è già qualcosa. Foto: IL MINISTRO DELL'ECONOMIA GIAPPONESE SHOICHI NAKAGAWA /FOTO REUTERS

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Elezioni europee, il come e il cosa (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Elezioni europee, il come e il cosa Bianca Pomeranzi Le provocazioni, ma anche le proposte che sono apparse su il manifesto nelle ultime settimane su come andare alle elezioni, sono da considerare con attenzione, anche se altro sembra l'interesse della galassia diasporica dei partiti, impegnati soprattutto al superamento della «soglia». Un serrare le fila che guarda soprattutto alla sopravvivenza e che non coglie pienamente il carattere peculiare della crisi del nostro paese che è culturale e politica oltre che economica e che, diversamente da altre parti in Europa e del mondo, si fonda su una strategia comunicativa perseguita con cura dal premier e su un blocco mediatico della rappresentazione sociale. E' giusto, quindi, interrogarsi su come dare una «scossa di forte discontinuità», come fanno Marcon e Pianta (il manifesto 13/2/09), presentando una serie di idee per superare l'attuale frammentazione, mettendo in gioco le pratiche, passate e presenti, di quella parte del paese che non si rassegna alla deriva razzista, all'ottusità confindustriale, alla violenza volgare e diffusa della politica italiana di cui il caso Englaro costituisce un esempio lampante. Condivido molto di quell'articolo e penso che andrebbe preso con serietà da chi in questo momento è nella condizione di decidere sigle, liste e candidati. Mi sembra infatti che non si proponga la «scomparsa» dei politici, ma solo un passo indietro dei partiti e la creazione di un patto di pari dignità tra loro e le associazioni, i movimenti, i sindacati che gestiscono conflitti e portano avanti battaglie civili. Una pari dignità che finora non c'è mai stata e che certamente è uno degli impedimenti maggiori alla trasformazione della sinistra. Tentativi se ne sono fatti e si continuano a fare, pur senza mettere al centro la qualità della relazione che si crea tra convocanti e convocati. Leggo in questo senso anche il documento, che circola nelle liste elettroniche, per una ennesima formulazione della Sinistra europea e che vede le adesioni solo di una parte delle sigle che avevano, non più di un anno e mezzo fa, dato vita a un luogo di confronto tra pratiche e culture diverse. In quel documento infatti, il problema del come stare insieme è oscurato dal comune obiettivo «anticapitalista». Una scelta che definisce a priori la modalità della partecipazione di movimenti e associazioni, ma, soprattutto, che oscura la possibilità di confronti e contaminazioni tra soggetti impegnati in conflitti diversi. Insomma, la ricerca di una unità d'azione che sembra nascere dalla chiusura invece che dall'apertura e che non coglie il problema che tutte e tutti abbiamo dinanzi per uscire dalla crisi italiana, dove governo e Confindustria hanno messo in piedi un vero laboratorio di una destra aggressiva sul piano culturale, mediatico ed economico. Una destra che non si può vincere solo con il conflitto sul lavoro, dove peraltro la Cgil anche con l'ultimo sciopero generale del 13 febbraio ha dato prova di volere e sapere mettere in campo una forte opposizione. Per battere questa destra invasiva e performante, occorrono nuove capacità di conflitto, in campi diversi da quelli tradizionali e che rimandano anche alle scelte personali sulla propria vita. Occorre, dunque, far rinascere desiderio di coinvolgimento e fiducia reciproca tra vari soggetti. La proposta di Marcon e Pianta sembra cogliere questa esigenza e proprio per questo spero non cada nel vuoto o nell'insondabile indifferenza di chi si accinge a sopravvivere a spese degli altri, in uno spazio elettorale che sembra già essere sceso da un potenziale dodici per cento a qualche angusto quattro per cento, proprio nel momento in cui l'attuale modello di capitalismo globalizzato deflagra e domanda risposte chiare, idee nuove, proprio a sinistra. Se tutte le energie che vengono spese nel creare barriere fossero invece utilizzate per cercare una relazione positiva, una competizione cooperativa, tra le pratiche e le culture della sinistra forse sapremmo trovare risposte comuni. Forse sapremmo vedere come questa crisi «sistemica» del capitale globalizzato chiama in causa la capacità di leggere lo spostamento dell'oggetto della «politica» a livello globale e la crescente espansione, qui in Italia, dei dispositivi di potere sulla vita degli individui e sull'organizzazione della vita singolare e collettiva. In questo senso il femminismo, che continua a analizzare le condizioni materiali di vita, ma anche i processi di esclusione nella sfera simbolica, rappresenta una «critica» fondamentale che non può essere ridotta a mera questione di genere. Ma su questo anche Marcon e Pianta sembrano ancorati a una vecchia visione.

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UN PATTO TRA USA E CINA PER USCIRE DALLA CRISI (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 17 Febbraio 2009 Chiudi Bretton Woods e nuovo G2 UN PATTO TRA USA E CINA PER USCIRE DALLA CRISI

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I RISULTATI della recente riunione romana del G7 sono stati autorevolmente e positivamente comme... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 17 Febbraio 2009 Chiudi di GUIDO ROSSI I RISULTATI della recente riunione romana del G7 sono stati autorevolmente e positivamente commentati da Ciampi, Prodi e Tremonti. Il loro accordo è dichiaratamente unanime ed è difficile e sarebbe sbagliato dissentirne. Alcuni punti sollevati meritano soltanto qualche ulteriore riflessione. La prima credo debba riferirsi all'ambiziosa ricetta, internazionalmente accreditata, di una "nuova Bretton Woods". Il suggestivo riferimento può produrre equivoci. Nel disastro degli anni '30 si disgregò la cooperazione economica e fiorirono è bene ricordarlo pericolosi nazionalismi. È stato giustamente rilevato che a Roma si è siglato un accordo a combattere il protezionismo, sinonimo di nazionalismo e viatico pericoloso a regimi dittatoriali. La conferenza di Bretton Woods finì nel luglio del 1944, ancora in piena seconda guerra mondiale e con la amara sconfitta di alcune proposte forse ancor oggi valide di J.M. Keynes. La magia delle parole e dei simboli può avere influssi sia positivi sia negativi e sarei perciò alieno dall'usare troppo il paragone. Inoltre le istituzioni di Bretton Woods, dal Fmi alla Banca mondiale sono ancora sotto il controllo delle potenze occidentali e il Fondo in particolare sotto l'influenza dominante degli Stati Uniti ha una partecipazione risibile al voto di Cina e India. In una fondamentale intervista al Financial Times del 2 febbraio il primo ministro Cinese Wen Jiabao ha dichiarato con chiarezza che la riforma del Fondo monetario internazionale deve partire dalla riorganizzazione dei diritti di voto per dare un maggior ruolo ai Paesi emergenti. Vengo così al secondo punto. Il presidente della Banca mondiale Bob Zoellick ha dichiarato che il G7 è inconcludente e che il G20 è eccessivo per passare dai discorsi all'azione. Ebbene, non sono affatto d'accordo. Anzi credo che l'impostazione data al G7 di individuare le nuove norme, il "global legal standard", che facciano rientrare nelle regole la finanza uscita da ogni controllo, dagli hedge funds, ai credit default swaps, ai fondi sovrani e a quell'infinità di strumenti finanziari che hanno innescato la crisi attuale, sia il primo essenziale passo che deve essere compiuto. Senza di esso non sarà possibile che nasca la nuova Fenice, come ho definito la struttura della futura economia, dalle ceneri della vecchia. E qui la riforma dovrà riguardare sia gli Stati (non più off-shore), sia la governance di tutte le istituzioni che operano sui mercati. Non mi nascondo tuttavia che sarebbe auspicabile un accordo, magari informale, ma molto esteso poiché il problema non è solo finanziario, come molti vorrebbero oggi far credere, ma è essenzialmente politico. L'accordo dovrebbe intervenire fra i due Paesi che sono al centro del sistema globalizzato ora in crisi: il Paese più sviluppato col maggior deficit, gli Stati Uniti, e quello povero ma con uno straordinario incredibile surplus, la Cina. Un G2, insomma, Usa-Cina, che sarebbe in grado di integrare meglio l'attuale pericoloso intreccio economico fra i due e che potrebbe favorire, in uno sforzo congiunto, i mercati emergenti ad evitare una recessione globale. Tale accordo potrebbe, anzi dovrebbe, affrontare anche i nodi più spinosi della politica internazionale: dal clima, ai pericoli nucleari del Nord Corea, piuttosto che dell'Iran, il conflitto Israele-Palestina e così via. Potrebbe dunque questo G2 spingere a fondo la soluzione del G7 o G8 e poi al G20 verso la nuova Fenice del sistema mondiale. In questa prospettiva anche le disavventure del supercapitalismo, che ha sviluppato a dismisura il consumatore a danno del cittadino, la concorrenza in dispregio della democrazia, secondo le tesi di Robert Reich, potrebbero trovare una soluzione.

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Se questo non è protezionismo... (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-02-17 - pag: 11 autore: Se questo non è protezionismo... Dal «Buy american» all'«Achetez franÇais» gli spettri di un ritorno al passato di Alessandro Merli M eglio di tutti l'hanno spiegato i cinesi. «In una crisi il protezionismo non è una via d'uscita,ma può diventare il veleno che peggiora le difficoltà economiche globali »,così l'agenzia ufficiale Xinhua ha commentato la clausola " Buy American"del pacchetto di stimolo fiscale appena approvato negli Stati Uniti. Proprio così, "un veleno". è lo stesso atteggiamento adottato nel fine settimana dal G-7 a Roma, riferendosi ovviamente non all'iniziativa americana, ma in genere alle «misure protezioniste, che servirebbero solo a esacerbare la frenata » dell'economia mondiale. E il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, in passato non proprio un fervido sostenitore del sistema dei mercati aperti, parlando anche a nome dei suoi colleghi dopo l'incontro romano, ha rilevato «una convergenza sul fatto che il protezionismo è negativo e un pericolo non solo per le economie basate sull'export come quella italiana», ma anche per il rischio di ritorsioni.In altre parole, di una devastante guerra commerciale. «La lezione degli anni Trenta non è dimenticata», ha detto da parte sua il ministro delle Finanze tedesco, Peer SteinbrÜck. Con il comunicato di sabato, in fondo, il G-7 non si è allontanato da una lunga tradizione di pronunciamenti anti-protezionisti e di routinari appelli a concludere il Doha Round per la liberalizzazione di commerci (che infatti è in discussione da oltre sette anni e nient'affatto vicino alla conclusione "rapida e ambiziosa" auspicata a parole a Roma). Quando i grandi dell'economia mondiale aprono le porte ai maggiori Paesi emergenti, come è avvenuto con il G-20 di Washington nel novembre scorso e avverrà ancora ad aprile a Londra, la determinazione che trapela dai comunicati è la stessa. Allora, i 20 promisero la chiusura del Doha Round entro l'anno e la promessa era così vuota che neppure un ottimista come Pascal Lamy, il direttore generale della Wto,l'organizzazione mondiale del commercio, se la sentì di convocare i ministri, visto che non c'era alcuna speranza di successo. Ma, soprattutto, il G-20 prese un impegno solenne a mettere la sordina per 12 mesi a ogni misura restrittiva degli scambi e degli investimenti internazionali. Lamy, che è un tipo pun-tiglioso, ha fatto a fine gennaio un lungo elenco di violazioni di quell'impegno e ne presenterà una versione aggiornata al G-20 di aprile. Non un'esplosione conclamata di protezionismo, ma piuttosto una progressione strisciante, giustificata con l'emergenza crisi. A oggi, le misure più controverse sono tre. Quella che è nel mirino di tutti è ovviamente il "Buy American". A Roma, Tremonti l'ha declassato a "slogan", dopo le rassicurazioni che verrà applicato nel rispetto delle regole della Wto. Quest'ultima precisazione, tuttavia, lascia ampio spazio a margini di ambiguità nell'applicazione: molti Paesi, fra cui la Cina, non hanno sottoscritto le regole della Wto sugli appalti pubblici e sarebbero quindi esclusi dalle opere promosse dal pacchetto di stimolo Usa. Al di là degli aspetti strettamente legali, resta tuttavia il segnale politico che l'introduzione della clausola da parte di un'amministrazione appena insediata ha mandato al resto del mondo. E che riporta d'attualità uno studio di due economisti americani, Barry Eichengreen e Douglas Irwin, sull'agenda commerciale della presidenza Bush, a parole ultraliberista ai suoi inizi, e poi ridimensionata dal Congresso a maggioranza democratica. Lo stesso studio evidenzia come la continuità delle politiche commerciali Usa e i cedimenti al protezionismo siano decisi, più che dalle convinzioni dell'amministrazione in carica, alla prevalenza di interessi e lobby legati a motivazioni elettorali (della presidenza e del Congresso), specie negli Stati chiave. La seconda iniziativa polemica è il piano francese per l'auto,con aiuti per circa 7 miliardi di euro. «Non è protezionista», ha insistito a Roma il ministro Christine Lagarde, ma diversi altri Paesi, a partire dalla Germania, non sono apparsi troppo convinti. Parigi ha cercato di fare chiarezza sul fatto che non verrà imposto l'acquisto di componentistica nazionale, ma non c'è dubbio che quello degli aiuti nazionali all'auto sia un vero e proprio campo minato. Il rapportino di Lamy gli dedica una parte a sé, a partire dall'iniziativa Usa per le case di Detroit, e a seguire con Canada, Svezia, Germania, Francia, Australia, Argentina, Corea e Cina. Caso a parte la Russia, che non è neppure membro della Wto, ma che ha messo in atto pesanti barriere all'import.Non tutti gli aiuti al settore auto da parte dei diversi Paesi implicano restrizioni ai commerci, ma in più di un caso i dubbi sul rispetto delle regole di concorrenza sono legittimi. La terza area, anche questa una zona grigia che alcuni osservatori ritengono potenzialmente la più pericolosa, è quella del "protezionismo finanziario", dove non solo ci sono vicende di nazionalismo rampante, come il caso Fortis, ma le banche che hanno ricevuto capitali pubblici sono fortemente incoraggiate a concentrare il credito (scarso) sul territorio nazionale. Persino nella liberista Gran Bretagna. «Naturale che ognuno guardi a casa propria, soprattutto quando i salvataggi bancari sono così impopolari- ha detto a Roma il presidente della Banca mondiale, Bob Zoellick- ma non è detto che tutte le soluzioni politicamente corrette finiscano per essere anche economicamente corrette». Diverse regioni del mondo, a partire dall'Europa centrale e orientale, sono particolarmente vulnerabili alla stretta da parte delle banche occidentali che operano sul loro territorio. Le restrizioni dei Paesi emergenti elencate dalla Wto, dall'India (sull'acciaio, poche ore dopo il summit di Washington), al Mercosur, all'Indonesia, vengono applicate più lontano dai riflettori, ma non sono per questo meno preoccupanti. Tra un proclama e l'altro a favore dei mercati aperti, il commercio internazionale, e con esso i benefici che ha portato in questi decenni all'economia mondiale, cala. AREA AD ALTA INCERTEZZA Il caso Fortis rivela un ritorno al nazionalismo rampante. L'Europa centrale e orientale diventa più vulnerabile AP/LAPRESSE Christine Lagarde Ministro francese delle Finanze 53 anni AP/LAPRESSE Pascal Lamy Direttore generale Wto 61 anni

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Inoltre le istituzioni di Bretton Woods, dal Fmi alla Banca mondiale sono ancora sotto il co... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

Martedì 17 Febbraio 2009 Chiudi di GUIDO ROSSI Inoltre le istituzioni di Bretton Woods, dal Fmi alla Banca mondiale sono ancora sotto il controllo delle potenze occidentali e il Fondo in particolare sotto l'influenza dominante degli Stati Uniti ha una partecipazione risibile al voto di Cina e India. In una fondamentale intervista al Financial Times del 2 febbraio il primo ministro Cinese Wen Jiabao ha dichiarato con chiarezza che la riforma del Fondo monetario internazionale deve partire dalla riorganizzazione dei diritti di voto per dare un maggior ruolo ai Paesi emergenti. Vengo così al secondo punto. Il presidente della Banca mondiale Bob Zoellick ha dichiarato che il G7 è inconcludente e che il G20 è eccessivo per passare dai discorsi all'azione. Ebbene, non sono affatto d'accordo. Anzi credo che l'impostazione data al G7 di individuare le nuove norme, il "global legal standard", che facciano rientrare nelle regole la finanza uscita da ogni controllo, dagli hedge funds, ai credit default swaps, ai fondi sovrani e a quell'infinità di strumenti finanziari che hanno innescato la crisi attuale, sia il primo essenziale passo che deve essere compiuto. Senza di esso non sarà possibile che nasca la nuova Fenice, come ho definito la struttura della futura economia, dalle ceneri della vecchia. E qui la riforma dovrà riguardare sia gli Stati (non più off-shore), sia la governance di tutte le istituzioni che operano sui mercati. Non mi nascondo tuttavia che sarebbe auspicabile un accordo, magari informale, ma molto esteso poiché il problema non è solo finanziario, come molti vorrebbero oggi far credere, ma è essenzialmente politico. L'accordo dovrebbe intervenire fra i due Paesi che sono al centro del sistema globalizzato ora in crisi: il Paese più sviluppato col maggior deficit, gli Stati Uniti, e quello povero ma con uno straordinario incredibile surplus, la Cina. Un G2, insomma, Usa-Cina, che sarebbe in grado di integrare meglio l'attuale pericoloso intreccio economico fra i due e che potrebbe favorire, in uno sforzo congiunto, i mercati emergenti ad evitare una recessione globale. Tale accordo potrebbe, anzi dovrebbe, affrontare anche i nodi più spinosi della politica internazionale: dal clima, ai pericoli nucleari del Nord Corea, piuttosto che dell'Iran, il conflitto Israele-Palestina e così via. Potrebbe dunque questo G2 spingere a fondo la soluzione del G7 o G8 e poi al G20 verso la nuova Fenice del sistema mondiale. In questa prospettiva anche le disavventure del supercapitalismo, che ha sviluppato a dismisura il consumatore a danno del cittadino, la concorrenza in dispregio della democrazia, secondo le tesi di Robert Reich, potrebbero trovare una soluzione.

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DA IERI un gruppo di calzaturieri del distretto industriale del Fer... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 17-02-2009)

Argomenti: Cina Usa

FERMO PRIMO PIANO pag. 13 DA IERI un gruppo di calzaturieri del distretto industriale del Fer... DA IERI un gruppo di calzaturieri del distretto industriale del Fermano è impegnato a Pechino per un'iniziativa promozionale organizzata dall'Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani (Anci) in collaborazione con Ice. Da giovedì i calzaturieri si sposteranno ad Hong Kong per una iniziativa simile. «La Cina afferma il presidente di Anci Vito Artioli è oggi il terzo mercato mondiale del lusso dopo usa e Giappone. Un mercato che, secondo i dati ice, vale circa 6,5 miliardi di dollari usa l'anno. L'innalzamento del reddito, la crescita delle relazioni con l'estero e la presa di contatto con stili di vita diversi, fra cui è principe quello italiano, fanno della Cina una meta per noi estremamente interessante». «In concerto con Ice afferma Franco Ballin, vicepresidente Anci con delega all'Asia stiamo mettendo in atto operazioni come quelle di questi giorni, che possano dare ai nostri interlocutori una percezione delle effettive qualità e potenzialità del made in Italy. È inoltre fondamentale, per avere successo in questo paese ancor più che in altri, dare continuità alla presenza e all'attività promozionale e intessere relazioni significative con gli operatori economici che hanno ruoli chiave e in particolare con gli agenti locali. E le nostre iniziative vanno in tal senso». Vittorio Bellagamba

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