CENACOLO
DEI COGITANTI |
LAVORO, CRISI E XENOFOBIA
SONO LEGATI ( da "Corriere
delle Alpi" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La globalizzazione, la
supercompetizione non è a costo zero. Questa crisi in corso rimette in
discussione molte certezze, molti paradigmi del recente passato. Soprattutto
per quanto riguarda il lavoro come valore in sé. Non è un caso, dice
Mannheimer, che il 56% degli operai approva il governo Berlusconi.
film su equilibrio, spazi
e invenzioni visionarie - gianni valentino
( da "Repubblica, La"
del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, Brasile, Turchia, Italia,
Svezia e Usa. Nelle serate ospitate a Palazzo Roccella, la rassegna proporrà
documentari che fanno da crocevia a quel singolare rapporto che talvolta si
scatena tra architettura e cinema. «Il rapporto tra spazio costruito e film è
molto stretto - spiegano Meola e Trisorio -.
Incarcerato per truffa un
ex leader degli studenti dell'89 ( da "Manifesto,
Il" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: al suo rientro in Cina, era stato
arrestato di nuovo e condannato a tre anni di «rieducazione attraverso il
lavoro». Scontata la pena, era tornato negli Usa. Ieri è stato anche reso noto
dall'organizzazione internazionale umanitaria Dui Hua che in prigione per i
fatti di Tian'Anmen ci sono ancora una trentina di persone,
Usa, 1,3 milioni di
pignoramenti ( da "Manifesto,
Il" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dalla Cina, invece, arriva una
notizia per loro terribile: in aprile la produzione industriale è aumentata
solo del 7,3%. Nel primo trimestre dell'anno la crescita è stata pari al 5,1%
annuo (+16,4% del primo trimestre 2008) e del 5,5% nei primo quattro mesi.
Il Nobel Pamuk Oriana
Fallaci? Finì con l'imitare se stessa
( da "Unita, L'" del
14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ossessione dalla quale non si
guarisce: «Oggi il mondo è culturalmente globalizzato: viviamo con la stessa
prospettiva che avevano i pittori nel Rinascimento, l'individualismo. E questo
non può non avere conseguenze». Così è giusto che la Turchia entri in Europa,
ma «non per imitarne la cultura, quanto perché consentirebbe una società più
aperta».
Oggi Fish Tank , Regno
Unito-Olanda, Andrea Arnold Spring Fever/Nuits d&#...
( da "Unita, L'" del
14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina-Francia, Lou Ye «Tetro»,
Francis Ford Coppola (Quinzaine) Domani «Bright Star», Australia-Regno
Unito-Francia, Jane Campion «Thirst», Corea del Sud-Usa, Park Chan-wook «Ne
change rien», Spagna, Pedro Costa (Quinzaine) 16 maggio «A Prophet», Francia, Jacques
Audiard «Taking Woodstock», Usa, Ang Lee 17 maggio «Vengeance»
Formula Premiership nei
circuiti d'America ( da "Stampa,
La" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: un eventuale tracciato cittadino
negli Usa). Il Medio Oriente ha il nuovo impianto di Abu Dhabi, che sorge nel
parco tematico della Ferrari. Una garanzia. Giappone e Cina aspettano un cenno.
Secondo step: organizzazione e marketing. L'argomento economico è delicato,
soprattutto se autogestito dagli stessi attori dello show.
Il ribelle rinasce con la
cenere ( da "Corriere
della Sera" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: tra i primissimi a introdurre in
Cina la performance d'arte), Huan porta a Milano i suoi recentissimi «ash
paintings» del 2008: dipinti su lino realizzati con la cenere, materia
inconsueta ed evocativa. «Da due anni l'artista si è convertito al buddismo e
questa svolta lo ha influenzato nel profondo racconta Emanuele Bonomi di
Project B .
L'alpino che conquistò la
vetta del K2 ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract:
Terapie su misura con la
cartella tutta elettronica ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: fenomeno di migrazione di pazienti
verso le aree più povere per ricevere le cure: India e Cina, Thailandia e
Vietnam, per esempio. Ma anche Messico per gli Usa ed Europa dell'Est per il
Vecchio continente. I dati digitali, con schede mediche informatizzate e standard,
rendono i flussi del turismo medicale più semplici, perché eliminano la
barriera del trasferimento di informazioni.
Tienanmen, arrestato 20
anni dopo ( da "Corriere
della Sera" del 14-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Arrestato durante la prima ondata
della repressione, venne scarcerato ed emigrò negli Usa nel '93, salvo tornare
clandestinamente in Cina 5 anni dopo. Scoperto, trascorse tre anni in un campo
di rieducazione, periodo al termine del quale rientrò negli Usa. Gli Stati
Uniti, tramite l'ambasciata a Pechino e il consolato a Chengdu, monitorano il
caso.
LA FORZA DEL SILENZIO
( da "Stampa, La" del
15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: A questo punto si dovrebbero
spiegare la Birmania, la Cina, e gli equilibri asiatici. Ma di fronte a
decisioni così grottesche, parlare di politica servirebbe solo a nobilitare i
persecutori e i loro protettori: in questo caso la Cina. Propongo invece di
salutare la nuova tappa in carcere di Aung San Suu Kyi come un suo ennesimo
trionfo.
L'Europa, un club alla
ricerca ( da "Stampa,
La" del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Paradossalmente, nell'era della
globalizzazione, si dovrebbe parlare della crisi dello Stato-nazione ma oggi
gli stati sono più numerosi che mai, soprattutto nel nostro continente, dove
nel 1945 ve n'erano 27, già cinque in più rispetto al 1914, mentre oggi ce ne
sono più di quaranta.
Usciremo dalla crisi
( da "Stampa, La" del
15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: rapidità con cui si diffondono le
mode nelle nostre società globalizzate, si è propagato il nuovo verbo da
ossequiare, la nuova ricetta che ci salverà: bisogna ritornare allo Stato. Alla
sua protezione rassicurante e alla sua generosa distribuzione di posti e
prebende. La terapia può essere anche giustificabile, di fronte alle ingenuità
dei cultori acritici del «mercato è bello».
motori & signore
arriva la corsa più bella del mondo - vincenzo borgomeo
( da "Repubblica, La"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: agli Usa, dalla Cina all´Australia,
per far conoscere anche ai popoli più lontani questa affascinante rievocazione
storica. Si spera però che, almeno, per le prossime edizioni (in questa
probabilmente i tempi sono stati troppo stretti per operare qualche
cambiamento) modifichino radicalmente il regolamento che oggi non è più severo
come una volta circa il mantenimento dell´
Bazoli: in banca l'ora
dell'euro-capitalismo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: codice irresistibile della
globalizzazione», il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa
Sanpaolo è anzitutto disturbato da un refrain: che le banche italiane siano
state colpite meno di altre nel mondo dalla grande crisi per caso o perché
sarebbero più arretrate nella tecnologia finanziaria e meno
internazionalizzate.
Stato e mercato.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina, non avrebbe avuto lo stesso
svolgimento: uno svolgimento così imponente da configurare già nella crisi la
transizione, uno spostamento del baricentro dello sviluppo a Oriente (la
Cinamerica). Se verso l'esterno gli Usa hanno funzionato come un impero a
credito, sul mercato interno hanno realizzato una soluzione del problema della
domanda interna non meno gravida di contraddizioni,
Le Borse e il segreto di
Star Trek ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: economia in rapida globalizzazione.
Queste persone diventavano i nuovi imprenditori che viaggiavano da un capo
all'altro del mondo sulla via della prosperità. Era una narrazione che appariva
plausibile all'osservatore occasionale, perché era legata a milioni di piccole
storie di persone concrete, storie dei successi evidenti di amici,
Occidente critica Myanmar
per "accuse inventate" contro Suu Kyi
( da "Reuters Italia"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e India - che hanno stretti
rapporti economici con il Myanmar - e all'Asean che raccoglie dieci Paesi
asiatici di chiedere l'immediato rilascio di Suu Kyi. "Le autorità
militari birmane hanno preso a pretesto il fatto che un uomo si sia intrufolato
(nella sua casa) per gettare Aung San Suu Kyi in una delle più note e squallide
carceri birmane sulla base di accuse inventate"
Per contrastare la crisi
rileggere Einaudi e Sturzo ( da "Corriere
del Veneto" del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: rischio» che si è globalizzato
(mercato è globale). La sfasatura, poi, tra piani finanziari e struttura
industriale di base, ha prodotto l'esplosione di continue bolle. Pensiamo solo
ai derivati. Gli incentivi economici verso i trader hanno moltiplicato il
rischio, senza reale controllo dei cda, ammaliati dai facili utili,
Il sano egoismo urbano dei
Comuni che contro la crisi pensano in grande
( da "Corriere della Sera"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: È infatti la crisi della
globalizzazione, della sua governance, delle lucide previsioni degli organismi
internazionali, della razionalità del mercato, dei controlli sopranazionali,
delle grandi banche mondiali e delle mondiali agenzie di rating,
dell'unidirezionalità illuministica del processo di occidentalizzazione.
India, fra Upa e Janata
testa a testa nelle urne ( da "Secolo
XIX, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: accordo sul nucleare civile siglato
con gli Usa. La cosa peggiore sarebbe la formazione di un governo debole e
diviso (vedi governo Prodi in Italia), in un contesto così complesso. I nodi
rimangono geopolitici: la Cina sta trasformando la Shanghai Cooperation
Organisation in un efficace competitore della Nato e dell'Occidente.
Incoerenze di un caso
politico: dieci domande a Berlusconi
( da "Repubblica.it"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: a governare le sfide della
modernità e della globalizzazione". Coerentemente critica l'uso di
"uno stereotipo femminile mortificante" e con un'analisi della
politologa Sofia Ventura avverte che "il "velinismo" non
serve". Nell'articolo si legge: "Assistiamo a una dirigenza di
partito che fa uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica
non hanno molto da fare,
Premio Unesco "Amici
della Pace" a Vandana Shiva ( da "Sestopotere.com"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per questo che sabato sera le verrà
consegnato il Premio “Amici della Pace”, per far sì che il suo impegno a favore
dell?ecologia e le sue numerose battaglie contro la povertà del Terzo Mondo e
contro la globalizzazione non vengano ignorate ma diventino un modello da
seguire e da imitare.
Associazione artigiani di
Vicenza : forum sul sistema moda ( da "Sestopotere.com"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzato: operare in ordine
sparso non può più garantire i successi che sono stati raggiunti negli ultimi
dieci anni.” Per l?assessore le istituzioni sono chiamate insieme alle
associazioni di categoria a progettare e pianificare le attività e soprattutto
devono cercare di fare pressioni al Parlamento europeo per salvaguardare le
specificità e potenzialità del Made in Italy.
Padre Bianchi tra i
finalisti ( da "Stampa,
La" del 16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Della cinquina fanno parte anche
Alessandro Portelli con «Acciai speciali. Terni, la ThyssenKrupp, la
globalizzazione» (Donzelli), Ovidio Colussi con «Il grande Lino» (Santi
Quaranta), Goffredo Buccini con «La fabbrica delle donne» (Mondadori) e Sergio
Pent con «La nebbia dentro» (Rizzoli).
Credo che la questione più
importante sia se ci sono segnali di ripresa o se resteremo a raschi...
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Una speranza può arrivare dalla
ripresa della Cina. L'Italia da sola può fare poco per uscire dalla crisi.
Rispetto a Francia e Germania il nostro Paese ha un sistema pubblico più
inefficiente: alludo alla sanità, alle pensioni e all'evasione fiscale. New York
University
Padre Bianchi e Sergio
Pent nella cinquina dei finalisti
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: la globalizzazione» (Donzelli),
Ovidio Colussi con «Il grande Lino» (Santi Quaranta), Enzo Bianchi con «Il pane
di ieri» (Einaudi), Goffredo Buccini con «La fabbrica delle donne» (Mondadori)
e Sergio Pent con «La nebbia dentro» (Rizzoli) sono stati scelti dalla giuria
presieduta da Pier Francesco Gasparetto.
"Io, il Lupin di
Facebook" ( da "Stampa,
La" del 16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ultima stranezza del mondo
globalizzato, il cui protagonista è un tossico ladruncolo neozelandese, che in
poche settimane è riuscito a diventare una specie di Butch Cassidy del
ventunesimo secolo. Con la differenza che Butch Cassidy non aveva una pagina su
Facebook in cui raccontava al mondo intero come uccellava - giorno dopo giorno
- gli sbirri che lo seguivano.
"Eccomi, sono il
Lupin di Facebook" ( da "Stampaweb,
La" del 16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ultima stranezza del mondo
globalizzato, il cui protagonista è un tossico ladruncolo neozelandese, che in
poche settimane è riuscito a diventare una specie di Butch Cassidy del
ventunesimo secolo. Con la differenza che Butch Cassidy non aveva una pagina su
Facebook in cui raccontava al mondo intero come uccellava - giorno dopo giorno
- gli sbirri che lo seguivano.
Meccanica ed elettronica,
si ferma il crollo degli ordini ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: unico in gradodi ridare fiducia al
sistema allargando i cordoni della borsa e concedendo nuovo credito, perché
comunque vada, ci vorrà ancora qualche mese per dire con sicurezza di essere
usciti dalla tempesta». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'EXPORT Dalla seconda metà di
aprile segnali positivi da mercati di sbocco come Cina e Usa Calo degli
ordinativi in frenata da
Da Mirafiori al Lingotto
in marcia per il futuro ( da "Manifesto,
Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Hanno capito da che parte spira il
vento della globalizzazione e temono per destino della loro barca, battuta dai
marosi in mezzo all'Atlantico, tra Detroit e Russelshaim. C'è invece chi il
sabato lavora, o dovrebbe secondo gli ordini di Marchionne, e invece sciopera:
sono gli operai della Powertrain, l'unico figlio rimasto in vita dopo il
fallimento del matrimonio General Motors-
Navdanya , il network che
coinvolge le comunità rurali indiane
( da "Unita, L'" del
16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: in contrapposizione al gigantismo
centralizzato dell'agricoltura globalizzata, che impoverisce il pianeta con
l'inquinamento e la monocoltura. Il programma più importante è quello che
coinvolge i gruppi di donne, le cui conoscenze e capacità le rendono le vere
custodi della biodiversità e della sicurezza alimentare.
Obama a Mosca prima del G8
per lo scudo antimissile ( da "Repubblica.it"
del 16-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è stato vice rappresentante del
commercio Usa e ambasciatore a Singapore. In passato ha vissuto a Taiwan in
qualità di missionario mormone ed è uno dei politici americani meglio
introdotti in Cina, dove si reca spesso. E' stato lo stesso responsabile della
campagna elettorale di Obama a indicare Huntsman, attualmente governatore dello
Utah, come l'unico del partito repubblicano "
un muro tra il cimitero e
il paradiso "il cemento ruba l'anima a portofino" - bettina bush
( da "Repubblica, La"
del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Un effetto della globalizzazione?
«La gente deve capire che il sapore di un posto, è unico di quel luogo. Se uno
compra un giglio, non deve avere il profumo di una violetta. Ogni cosa deve
esser coerente a se stessa ed evocare la magia che ha in sè. San Fruttuoso era
unica perché aveva il fascino di San Fruttuoso, se la rendiamo uguale a Saint
Tropez,
MAESTRI DIETRO LE QUINTE
Un cofanetto su registi come Rohmer, Loach, Kaurismaki e altri ci ricorda cos'è
il cinema per i francesi ( da "Unita,
L'" del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La differenza non è tanto sul
listino contemporaneo, dove la globalizzazione ha vinto (anche qui è il momento
degli X-Men, di Indiana Jones, di Hellboy). E nemmeno, o non tanto, sui classici
(il cinema francese è edito in maniera massiccia, ma per uno straniero ha il
difetto di essere, al 99%, senza alcun sottotitolo).
USA-CINA: SI FA PRESTO A
DIRE G2 ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 24 USA-CINA: SI FA PRESTO A
L'economia Gli indicatori
continuano a scendere, resta la scommessa dell'Expo 2015
( da "Stampa, La" del
17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Una volta i consiglieri
rappresentavano le categorie oggi le lobby economiche» «Stiamo sperimentando
per primi la globalizzazione: col risultato che annaspiamo nel vuoto» Meno male
che Mourinho c'è, e almeno lo scudetto del pallone non lascia la Madonnina.
Altrimenti, per dirla con il mister portoghese che sa parlare come Gianni
Brera, sì che sarebbe una figura da "pirla".
"Una campagna da
tremila euro" ( da "Stampa,
La" del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Marxismo, globalizzazione: il
vostro è, quindi, un programma ideologico? «Non si può governare un territorio
senza tener conto di principi generali: la globalizzazione interessa anche la
nostra provincia. Ad esempio, siamo contrari ai subappalti che, anche a livello
locale, favoriscono comitati d'affari.
Gm-sindacati, accordo
lontano ( da "Stampa,
La" del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: 21 mila posizioni e il
trasferimento della produzione in Paesi con manodopera a basso costo tra cui
Cina, Messico e Corea del Sud. Secondo fonti di mercato, Gm prevede di vendere
negli Usa oltre 17 mila vetture «made in Cina» già nel 2011, per poi triplicare
il numero nel 2014, portandolo all'1,6% dei 3,1 milioni di veicoli che Gm si
aspetta di vendere in America tra cinque anni.
Tienanmen, un mistero
lungo 20 anni ( da "Corriere
della Sera" del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Quando negli anni Novanta l'ex
studentessa Diane Wei Liang, diventata docente negli Usa, venne invitata in
Cina per un corso di business administration, provò a parlare della Tienanmen
ai suoi allievi: «Non era nei libri. Chi ne sapeva qualcosa conosceva solo la
versione del regime. Agli altri non importava. Pensavano solo a far soldi».
L'India e i suoi
paradossi, dalle caste all'high-tech
( da "Corriere della Sera"
del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: della Cina). Il sistema
universitario è imponente. L'India sforna un milione di ingegneri l'anno (in
Europa e Usa non arrivano a 100 mila). Caste e clientele Metà della popolazione
indiana appartiene alle caste inferiori. Metà dei posti pubblici è riservata
alle tre classi più emarginate (compresi i dalit, gli intoccabili) attraverso
la mediazione dei rispettivi partiti «
Comunicato Stampa week end
con gli autori a Fiorano: la cronaca
( da "Sestopotere.com"
del 17-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: I fautori della globalizzazione
hanno costruito il tetto senza però preoccuparsi delle fondamenta e delle mura.
La crisi che ci sta colpendo ci dà l?opportunità di costruirle, ma dobbiamo
farlo con l?obiettivo di offrire una vita migliore a tutti. Alla fine dell?
Colombo annuncia: I tamil
sono finiti ( da "Manifesto,
Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: aiuto della Cina, che dal 2007,
quando gli Usa hanno interrotto i rapporti commerciali per il mancato rispetto
dei diritti umani, è diventato il principale partner di Colombo nel commercio
di armi, munizioni e velivoli bellici (tra cui 6 jet F7 da combattimento
forniti gratuitamente) e ha superato il Giappone come donatore più generoso.
Sono passati vent'anni
dalla caduta del Muro di Berlino. Tra pochi giorni, i ragazzi europei, n...
( da "Stampa, La" del
18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: consumo culturale in gran parte
globalizzato, ma con specificità nazionali. E così, se una trasmissione come X
Factor raccoglie consensi praticamente dovunque, nelle varie declinazioni
linguistiche, a Madrid va ancora la telenovela, seppure rosa e satirica («Sin
tetas no hay paraiso», senza tette non vai in paradiso) e a Berlino si segue lo
show della gloria nazionale Heidi Klum,
lippi: "basta qualche
ritocco e può puntare alla champions"
( da "Repubblica, La"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: colpa della globalizzazione Ibra
fondamentale, poi Julio Cesar, grandissimo Santon, bella scoperta L´Inter è una
società all´avanguardia Marcello Lippi, ct della nazionale campione del mondo,
come le è sembrato il campionato dell´Inter? "Dico che è stata la più
forte, rimanendo in testa per l´intero campionato, quindi ha meritato di
vincerlo"
Confcommercio, arriva a
Genova il "roadshow" delle pmi
( da "Secolo XIX, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: è alle prese con la difficoltà di
rimodularsi secondo le logiche imposte dalla globalizzazione». «Dobbiamo
trovare - conclude Sangalli - il coraggio e le capacità per ripensare e
rilanciare il sistema delle pmi italiane, attenti a non perdere di vista, a non
snaturare quel bagaglio di esperienze e successi che negli anni passati ne ha
fatto un esempio da imitare».
Un repubblicano per Obama
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: AMBASCIATORE IN CINA Un
repubblicano per Obama B arack Obama ci ha dato ieri l'ennesima prova di
pragmatismo: ha scelto un repubblicano, Jon Huntsman, governatore dello Utah
come suo ambasciatore in Cina. Una mossa non convenzionale: in genere i
presidenti Usa offrono le poltrone da ambasciatore più prestigiose a importanti
finanziatori del partito o della campagna.
Dove c'è oro, c'è Cina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: frenati dalla crisi negli Usa (dove
c'è l'ulteriore ostacolo del dazio sui gioielli di provenienza Ue) e dalla
concorrenza a basso costo di India, Cina e Turchia. Le riserve delle Banche
centrali Se la presenza dell'oro nel nostro tessuto produttivo perde vigore,
non così si può dire delle riserve auree della Banca d'Italia.
Fondi sovrani, profondo
rosso ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: La Kuwait Investment Authority
dichiara di voler puntare su Cina e India e di voler disinvestire dagli Stati
Uniti: già ora ha ridotto la sua esposizione su Europa e Usa dal 90% al 70%
circa. Anche la Qatar Investment Authority e la Dubai International Capital
stanno preparando investimenti soprattutto in Medio Oriente e Africa.
Usa, un repubblicano in
Cina ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: inoltre priva il partito avversario
di un esponente di spicco Usa, un repubblicano in Cina All'ambasciata di
Pechino il governatore dello Utah, il mormone Jon Huntsman Mario Platero NEW
YORK. Dal nostro corrispondente Un'altra scelta "bipartisan" per
Barack Obama che ha già scelto due ministri repubblicani, tra cui Bob Gates, il
segretario al Pentagono: ha nominato Jon Huntsman,
Europa competitiva, anche
più degli Usa ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per ragioni strategiche e di
capacità, la definizione degli standard non sarà fatta dalla Cina. è troppo
presto. In molti campi sta riducendo le distanze, sta imparando molto studiando
gli altri, piuttosto che proclamare la sua leadership. Penso che acquisterà
peso, ma non raggiungerà i livelli strategici dei suoi partner americani.
Colombo annuncia: (
da "Manifesto, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: aiuto della Cina, che dal 2007,
quando gli Usa hanno interrotto i rapporti commerciali per il mancato rispetto
dei diritti umani, è diventato il principale partner di Colombo nel commercio
di armi, munizioni e velivoli bellici (tra cui 6 jet F7 da combattimento
forniti gratuitamente) e ha superato il Giappone come donatore più generoso.
CdC Verona, seminario per
le imprese sulla tutela del marchio/brevetto
( da "Sestopotere.com"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: intellettuale nonché illustrare i
metodi più efficaci per tutelarli in Europa e nei Paesi Terzi, in particolare
USA, Cina e Russia. In questo momento di difficoltà del mercato mondiale la
propensione all?innovazione, la differenziazione dai propri concorrenti e la
promozione del “made in Italy” costituiscono un importante elemento di
competitività delle nostre aziende;
Chiudere Lancia per la
Opel? ( da "Corriere
delle Alpi" del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e America. Secondo il South
China Morning Post, Fiat e il gruppo Guangzhou avrebbero chiesto di poter
costruire una fabbrica in grado di produrre 140 mila auto l'anno. Fiat
intenderebbe avviare la produzione in Cina per sfruttare i tassi di crescita
economica del Paese e limitare così gli effetti della caduta della domanda a
livello mondiale.
Sarà Candidatoin grecia il
padredi carlo giuliani ( da "Secolo
XIX, Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: un combattente del movimento
sindacale e del movimento contro la globalizzazione neoliberale» che si unisce
alla «battaglia della sinistra per cambiare l'Europa». Giuliani è il
diciasettesimo nome della lista delle candidature presentate da Syriza che include,
al pari del socialista Pasok un alto numero di donne, circa il 50 per cento dei
candidati, e di tecnici.
il neoliberismo che ha
ucciso la politica - massimiliano panarari
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: curioso esperimento che racconta la
globalizzazione neoliberista in maniera romanzesca come un piano criminale
ordito dai "Padroni dell´Universo", la superclasse di potenti che ha
lavorato per imporre il "fondamentalismo di mercato" e distruggere lo
Stato sociale: per l´appunto la storia dei nostri anni a partire dall´elezione
di Ronald Reagan e Margaret Thatcher e,
La storia di Roma
raccontata dal cinema ( da "Stampa,
La" del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione»: questo il titolo
dell'incontro curato da Giulio Pedretti, giovane regista valsesiano di
documentari, appassionato studioso di Storia del cinema. Non si tratterà tanto
di analizzare le vicende della storia romana attraverso la proposta di film,
quanto di riflettere su come il cinema nel corso del Novecento abbia preso
spunto dalle vicende di Roma per la creazione
Lunga marcia del Lingotto
alla conquista della Cina ( da "Stampa,
La" del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina Per ora è solo uno studio.
Anche perché, si sottolinea dal Lingotto, al momento l'impegno è altrove. Ma
mentre l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, è nuovamente in Germania per portare
avanti la trattativa per Opel - per domani sono attesi dal governo di Berlino i
piani di Fiat e di Magna per la casa tedesca - dalla Cina rimbalza la notizia
di una nuova joint venture cinese della
"clima, no ad accordi
impossibili una svolta dal g8 dell'aquila"
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con Cina e India, alla conferenza
su Green economy- nuove idee per il G8 e il summit di Copenaghen. Questione,
quella della tutela dell´ambiente «tra le missioni prioritarie e irrinunciabili
di questo secolo» ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un
messaggio nel quale chiede un´«azione rapida» sul clima.
Sociologo e interprete del
malessere veneto ( da "Manifesto,
Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Ma anche con l'orrore che
"globalizza" la periferia della Marca trevigiana. Gianfranco Bettin,
53 anni, sociologo e ricercatore universitario, è stato fra i fondatori dei
Verdi. Deputato negli anni 90, poi assessore a Venezia, dal 2000 al
i notturni - londra
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ma negli anni la realtà si è
globalizzata Da bambino suonavo il pianoforte e da adolescente la chitarra.
Sognavo di fare il cantautore LONDRA «è come un album musicale con cinque
brani. Alcuni malinconici e altri spassosi, come un sorta di sollievo comico. A
tratti sono piccole commedie amare, un po´ come certi vecchi film di Woody
Allen.
Basta interventi per il
Mezzogiorno Serve un progetto per tutta l'Italia
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Per l'ovvia ragione che la
globalizzazione in atto porta inevitabilmente a una divisione dei compiti e
delle produzioni tra i vari Paesi. La specializzazione, la divisione del lavoro
e l'intensificazione degli scambi internazionali sono l'altra faccia della
globalizzazione.
PROTAGONISTI DEL MERCATO
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ha costruito il suo successo sulla
capacità di rispondere in tempo reale alla globalizzazione e ai cambiamenti
strutturali del mercato. Un approccio basato su un modello di distribuzione che
punta al dialogo diretto con il cliente. Il target è la famiglia che investe
nel comfort domestico, interessata all'innovazione, sensibile alla marca e al
budget disponibile.
I PRECARI E LE INTUIZIONI
DI D'ANTONA ( da "Unita,
L'" del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ricomposizione di un mondo del
lavoro oggi globalizzato e frammentato. Si tratta di filoni di ricerca su cui
investigò Bruno Trentin costringendo la stessa Cgil ad interrogarsi nella
Consulta giuridica di cui animatore fu proprio Massimo D'Antona. Oggi è evidente
la miopia del governo nel non accettare le proposte del Pd di tutela dei
lavoratori privi di una rete di garanzie sociali.
Tullio Nunzi
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzata pubblici e privati si
compattano per tentare di superare ostacoli fiscali e lacune territoriali.
Sebbene il quadro imprenditoriale in provincia di Agrigento sia
complessivamente statico, le istituzioni, Camera di Commercio in primis,
incoraggiano piccole e medie imprese ad andare avanti, predisponendo un piano
di obiettivi da perseguire tramite agevolazioni ed ammortizzatori
"Clima, no accordi
impossibili una svolta dal G8 dell'Aquila"
( da "Repubblica.it"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con Cina e India, alla conferenza
su Green economy- nuove idee per il G8 e il summit di Copenaghen. Questione,
quella della tutela dell'ambiente "tra le missioni prioritarie e
irrinunciabili di questo secolo" ha detto il presidente della Camera,
Gianfranco Fini, in un messaggio nel quale chiede un'"azione rapida"
sul clima.
Mi ricordo che ai primi
anni di università il termine globale lo usavamo solo noi c...
( da "Stampa, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: economisti e politici non hanno
smesso di discutere dei costi e dei rischi della globalizzazione, commettendo
spesso l'errore di ritenerla un fenomeno prettamente economico. Persi nella
guerra delle cifre, tanto i sostenitori quanto i detrattori dimenticano che la
globalizzazione assume molte forme e che uno in particolare ha, o dovrebbe
avere, solo risvolti positivi.
I leader devono studiare
Ora o mai più ( da "Stampa,
La" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: «Angela Merkel spicca in Occidente,
ma in Cina molti top leader sono ingegneri, a differenza di Usa ed Europa, dove
la maggior parte è composta da avvocati. E' chiaro che dovranno fondare sempre
di più le decisioni sulle idee della scienza e non sulle idee sbagliate che si
hanno della scienza stessa.
I cervelloni del piano
sono tre studiosi di fama mondiale tra cui un Nobel
( da "Stampa, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Gli Usa sono scesi nel 2007 al
2,6%, contro il 3,3 del Giappone e il 4 della Cina: di poco sopra alla Francia
(2,1), ma il doppio dell'Italia (1,3). Obama ha detto di voler riportare la
quota sopra il 3 «nel corso» della Presidenza. Sono in ballo cifre enormi.
RICCARDO LATTANZI NEW YORK
UNIVERSITY La globalizzazione, così, ha ottimizzato i tempi de...
( da "Stampa, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: RICCARDO LATTANZI NEW YORK
UNIVERSITY La globalizzazione, così, ha ottimizzato i tempi della ricerca e ha
reso possibili progetti mastodontici, come la mappatura del Genoma. Come
dicevo, si dà per scontato che ricerca scientifica e sviluppo tecnologico
seguano il cambiamento dell'economia, ma non ne sono così sicuro.
Cina e Brasile danno il
via all'alleanza monetaria contro l'egemonia del dollaro
( da "Stampa, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina e Brasile danno il via
all'alleanza monetaria contro l'egemonia del dollaro Vacilla l'impero di
Vodafone nei mercati emergenti Combattendo contro il rallentamento economico,
Vodafone è impegnata in un difficile gioco di equilibrismo. I risultati annuali
del più grande gestore di telefonia mobile del mondo mostrano che il gruppo sta
affrontando una durissima battaglia nel suo
napolitano: "non
lasciamo sola l'america"
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Europa nel mondo
globalizzato". Ed è stata, la regina d´Inghilterra, «d´accordo con la
scelta di trasferire all´Aquila il G8 inizialmente previsto alla Maddalena». A
Londra il presidente italiano è arrivato per tenere una conferenza sull´Europa
e per capire se «sarà all´altezza delle proprie responsabilità in un mondo
globalizzato».
un prete indiano alla
bocconi per imparare l'economia del bene - luca de vito
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzazione che don Pallupetta
riassume così: «In Kerala ci sono sono oltre sessanta strutture sanitarie
private, ma sono frequentate praticamente solo da ricchi». Mentre il
contraccolpo positivo della globalizzazione nell´alta formazione è che saranno
gli strumenti del management elaborati in occidente a dare ai missionari in
Kerala alcuni strumenti gestionali per cercare di
Il ritorno (laico) di A.
Fazio ( da "Riformista,
Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: per la presentazione di un pamphlet
sulla globalizzazione, all'università pontificia Regina Apostolorum, in un
contesto amico (è l'ateneo dei Legionari di Cristo) e molto riservato. Ieri,
invece, sempre a Roma si è assistito al ritorno laico di Fazio, proprio in
quegli ambienti che sembravno un po' averlo espulso dopo la sua caduta
istituzionale.
Napolitano: l'Europa
rafforzi la difesa comune ( da "Unita,
L'" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Europa rafforzi la difesa comune
LONDRA«L'Europa sarà all'altezza delle sue responsabilità in un mondo
globalizzato a condizione che ci siano più forti istituzioni comuni, più forti
politiche comuni, maggiori risorse di bilancio». Lo ha detto ieri il Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano all'Istituto internazionale di Studi
strategici.
Obama? Un Sozial demokrat
( da "Unita, L'"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ci si domanda come la
socialdemocrazia sia uscita travolta dalla globalizzazione e poi dalla sua
crisi». Perché abbiamo scelto un altro sottotitolo? Perché il vero pregio del
saggio, più che nella sua diagnosi di crisi definitiva, sta nel suo asse storiografico.
Impeccabile, nel suo andare dalla grande crisi del
Il cadavere del leader dei
Tamilcome simbolo della disfatta
( da "Secolo XIX, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Dipartimento di Stato degli Usa ha
dichiarato: «Questa è l'opportunità dello Sri Lanka di voltare pagina e di
costruire le basi di una nuova nazione fondata sulla democrazia, la tolleranza
e il rispetto dei diritti umani». La Cina, che ha sempre difeso la guerra
combattuta dallo Sri Lanka, ha dichiarato: «Speriamo sinceramente che lo Sri
Lanka possa raggiungere il prima possibile,
Nella trappola del New
Deal ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: accettò il ritorno al protezionismo
approvando la tariffa Smoot Hawley, nonostante una famosa petizione contraria
firmata da 1.028 economisti. Ne derivò una guerra commerciale che polverizzò
quello che era rimasto della globalizzazione prebellica (la Belle époque) e
fece precipitare il mondo nella crisi piu grave del capitalismo.
Una spinta
all'internazionalizzazione ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Sì alla globalizzazione, intesa,
secondo la Marcegaglia, come opportunità di sviluppo, nel rispetto delle
regole, evitando il protezionismo, fenomeni di dumping, e nell'auspicio che si
possa arrivare al più presto ad una conclusione dei negoziati del Wto.
Con Save anche la Pepsi
arriva in autostrada ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Cina ed Emirati con 158 punti
vendita e circa duemila dipendenti. La nostra forza sta nel portare una ristorazione
di qualità all'insegna del Made in Italy e non a caso abbiamo appena aperto a
Pomezia un centro di ricerca con annesso laboratorio di produzione che già
quest'anno supererà i6 milioni di fatturato».
No a rimozioni su D'Antona
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: altezza delle sue responsabilità in
un mondo globalizzato. La crisi economica pone una sfida a tutti i governi e
alle istituzioni internazionali, «per non parlare dei pericoli di un fuorviante
protezionismo, di instabilità politica e forse anche di conflitti». La novità
principale sullo scenario internazionale è il nuovo corso politico degli Stati
Uniti.
Wall Street punta sul
Chapter 11 ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il sindacato accusa i nuovi
progetti aziendali di promuovere lo spostamento di occupazione dagli Usa a
Messico, Corea del Sud e Cina. Gm raddoppierebbe l'import da questi paesi
mentre negli Stati Uniti chiuderebbe 16 stabilimenti su 47 e eliminerebbe altri
21.000 posti. L'azienda ha in programma nel complesso di dimezzare i suoi
marchi a quattro e di ridurre a 3.
Riccardi: accetto i
rimpatri solo se rispettano le leggi Africa, missione dell'Europa
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: L'impatto con la globalizzazione,
con l'India, la Cina, con civiltà, economie e demografie in ascesa, non potrà
essere condotto in modo isolato dai singoli paesi. Altrimenti i nostri valori e
identità si diluiranno nelle correnti della globalizzazione. E sarà una perdita
per il mondo e la civiltà».
Napolitano a Londra:
Europa marginale senza capacità militari
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Europa sarà all'altezza delle
proprie responsabilità in un mondo globalizzato?» A proporla è Giorgio
Napolitano, che su questo interrogativo sviluppa una densa riflessione
all'International Institute for Strategic Studies, massimo foro planetario sui
conflitti politico-militari. La risposta, per il presidente, è un doppio sì.
In VISIONEie.mim
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: con Gillian Anderson e Jeff Bridges
(Usa 09) Sidney Young, promettente giornalista, naufraga miseramente una volta
assunto nella più prestigiosa rivista di New York... Adriano, Maestoso, Jolly,
Lux, Andromeda, Stardust, Cineplex Gulliver Uci, Ugc Ciné Cité TERRA MADRE
documentario di Ermanno Olmi (Italia 09) Il cibo e le sue implicazioni
economiche,
Il destino della
democrazia fra relativismo e universalizzazione
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: North che parlerà del rapporto fra
mercato e globalizzazione. Venerdì 22 maggio, invece, il dibattito sarà
centrato su «democrazia e violenza», sul «raccontare» la democrazia e su
«democrazia e good governance: una critica post-coloniale». A discuterne
saranno, fra gli altri, Ugo Mattei, Paolo Valesio, Nadia Fusini, Gloria Origgi
e Giovanna Borradori.
Rapine D'OCCIDENTE.
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Globalizzazione, crisi delle forme
giuridico-politiche moderne, svolta finanziaria dell'economia: l'impressione è
che la dialettica che aveva mantenuto «in stato» l'Occidente moderno sia
saltata. L'ipotesi adombrata da Prodi è che per venire a capo della crisi, la
risposta - da lui rintracciata in certa dottrina sociale della Chiesa cattolica
-
Vattimo:
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: globalizzato ha bisogno di un dio
pluralista» il libro Il filosofo oggi a Genova per presentare il suo nuovo
libro "Addio alla verità" in cui teorizza il dialogo come forma di
pensiero 20/05/2009 giuliano galletta Che cos'è la verita? La domanda su cui
almeno da un paio di millenni si spaccano la testa filosofi e scienziati è solo
apparentemente una questione astratta e ha invece
"E' la fisica, Mister
President" ( da "Stampaweb,
La" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: aumento dei gas serra - rivelano -
sono Cina e India, non Usa ed Europa. Conclusione: qualunque soluzione costosa
non colpirà mai al cuore il problema». A proposito di soluzioni possibili, lei
si dilunga su quella che sembra un?ovvietà: il risparmio energetico. «Invece è
il metodo più importante, più pratico e più economico».
Omaggio del Lionsa Corrado
Sofia ( da "Sicilia,
La" del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Il sodalizio netino - ha concluso
Coletta - nella globalizzazione dei programmi perseguiti dal Lions
International ha così dato testimonianza di partecipazione al Service Sicilia,
contribuendo a mantenere vive le prerogative etnico-turistiche, le
testimonianze storiche e le sue espressioni culturali».
Contro la tratta
"Volti da Modena e dal mondo"
( da "Sestopotere.com"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: offrire spunti di riflessione e
occasioni di approfondimento su temi globali e indagare gli effetti locali
della globalizzazione, a partire dalla grande questione delle migrazioni e
delle relazioni tra culture. La rivista è in distribuzione gratuita in diversi
punti della città e della provincia e può essere richiesta in abbonamento
postale gratuito. Sul sito www.
Giacon (PD) a Galan,
"Il Veneto deve aprirsi ai mercati internazionali"
( da "Sestopotere.com"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: ancora di più ai mercati esteri e a
tutte quelle opportunità che la globalizzazione offre. Senza paura, orgogliosi
di fare bene. è questa la grande lezione del passato che ci viene dalla
Serenissima Repubblica di Venezia, una lezione che il nostro Governatore sembra
aver dimenticato. Invece di chiedere agli imprenditori di rimanere in Veneto,
chiediamo loro di esplorare nuovi mercati,
Frattini, strategia
coraggiosa ma con i tempi sbagliati
( da "Repubblica.it"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Cina Usa
Abstract: Usa, Russia e Cina). L'Iran ha
mandato avanti per anni quella trattativa con abilità persiana, rinviando
all'infinito qualsiasi decisione. Non ha risolto il problema nucleare, ma quel
format si è rivelato il luogo strategico in cui fare politica estera, strategico
per gli interessi dell'Italia, sotto ogni punto di vista (
( da "Corriere delle Alpi"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
LAVORO, CRISI E
XENOFOBIA SONO LEGATI GIUSEPPE COVRE Nelle ultime settimane le novità non sono
certo mancate. Partendo dal drammatico terremoto d'Abruzzo, che ha evidenziato
alcuni aspetti positivi: una Protezione civile efficiente, che molti ci
invidiano, al punto da non sembrare neppure roba nostra; un popolo campione in
solidarietà e generosità; un presidente del Consiglio capace di trasformare un
dramma in una personale performance di consensi. Silvio c'è, dicono i suoi. Poi
è arrivato il 25 Aprile, con il solito polpettone abbondante di valori antichi
recuperati alla bisogna e a corrente alternata (dipende da chi sta al governo).
A seguire il primo maggio con il gran concerto romano, Vasco Rossi compreso.
L'unico vero imprevisto è accaduto domenica 26 aprile, in terra napoletana,
dove «papi» Silvio è andato a festeggiare un compleanno. Da qui aria di
divorzio, la «sciura» Veronica inviperita, clamore su tutta la stampa mondiale,
per fortuna che Bruno Vespa è corso in aiuto con un «Porta a porta» molto amichevole.
Comunque Silvio, dall'alto del suo 75% (dice lui) tira diritto verso
l'imminente trionfo elettorale europeo. Mi sono chiesto cosa c'entra
l'imprevista dichiarazione di Berlusconi dell'altro giorno: «Non vogliamo
un'Italia multietnica, questa è la ricetta dell'opposizione». Secondo me il
Gran Comunicatore non lascia nulla al caso. Questo è un tema tanto sentito
dalla gente, la prateria è estesa e ricca di foraggio: perché lasciarlo
raccogliere solo alla Lega? Con questa dichiarazione, Berlusconi vuol portare
un po' di fieno anche nella sua cascina. In subordine, scompaginare la sinistra
e distrarla dal caso Veronica. Tant'è che Fassino ha sentito il bisogno di
precisare. Piero il lungo, cresciuto nel rigore scolastico dei gesuiti, si è
impratichito nella Torino dei Cipputi, tra l'aristocrazia sabauda e il
pragmatismo sindacale: «Maroni sta usando una misura legittima, come il
respingimento alle frontiere. L'ho fatto anch'io tra il '96 e il '98, governo
Prodi». Da quelle parti non è neppure il primo a prendere posizione sul tema;
ci sono anche dei pentiti. Livia Turco: «Sugli immigrati sbagliavo, non si
possono accogliere tutti». Marzia Barbagli: «Immigrati e reati, io di sinistra
non volevo vedere». Il mio amico, serio studioso dei problemi sociali, Gianfranco
Bettin, commentando con Aldo Cazzullo il suo ultimo libro (Gorgo, in fondo alla
paura) ha detto: «Il prezzo dell'immigrazione lo stanno pagando le classi più
povere. Una guerra tra poveri per un lavoro, una casa, l'asilo nido». E ancora,
Pietro Fassino racconta di un colloquio avuto con un sindaco del Pd, che ha
fatto costruire dieci alloggi popolari, ha fatto un bando e ha dovuto
assegnarli tutti agli immigrati. Conclusione: tutto il paese è in rivolta
contro il sindaco. Potessi rispondere io, a questo sindaco: «Bravo hai
rispettato la legge, ma hai commesso una grossa ingiustizia verso i tuoi
cittadini bisognosi, che quegli alloggi se li sono sudati e meritati. Tu li hai
dati ai nuovi e ultimi arrivati. Se non è ingiustizia questa!». Il problema rimane
quello della multietnicità: la gente sa bene che il fenomeno è irreversibile;
quello che non sa, che non accetta, che teme, è la velocità con cui si
realizza. La gente, ricca di buon senso, vuole avere il tempo di capire, di
assimilare e di adeguarsi. E' la velocità del fenomeno che crea paura
giustificata e comprensibile. La paura produce xenofobia, che non è una scelta
di vita ma una patologia. Pochi anni fa gli extracomunitari in Italia erano tra
il 2 e il 3%, ora sono al 7%, e nel 2020 saranno tra il 15 e il 20%. La gente
sa quanto sono importanti i nuovi arrivi per certi lavori; ma sa anche, da
qualche mese, che con questa crisi, tutto si sta ridisegnando. La globalizzazione, la supercompetizione non è a costo zero.
Questa crisi in corso rimette in discussione molte certezze, molti paradigmi
del recente passato. Soprattutto per quanto riguarda il lavoro come valore in
sé. Non è un caso, dice Mannheimer, che il 56% degli operai approva il governo
Berlusconi. Un tempo agli operai ci pensava la sinistra.
( da "Repubblica, La"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XIII -
Napoli Film su equilibrio, spazi e invenzioni visionarie Da oggi a sabato il
Palazzo delle Arti ospita una rassegna di documentari dedicati alle
realizzazioni più ardite e innovative della storia urbanistica Una tre giorni
su dieci progetti divenuti realtà in Venezuela Cina,
Brasile, Turchia Italia, Svezia e Stati Uniti GIANNI VALENTINO è capitato che
negli ultimi cento anni architetti geniali e concreti abbiano realizzato nei
cinque continenti meraviglie che tengono in equilibrio spazi, forme, esigenze
umane e inventiva visionaria. A loro rivolge lo sguardo "Vedere
l´architettura", una tre giorni ideata dall´architetto Marco Meola e dalla
gallerista Laura Trisorio in collaborazione con il Pan di via dei Mille che da
oggi a sabato si concentra su dieci progetti made in Venezuela, Cina, Brasile, Turchia, Italia, Svezia e
Usa. Nelle serate ospitate
a Palazzo Roccella, la rassegna proporrà documentari che fanno da crocevia a
quel singolare rapporto che talvolta si scatena tra architettura e cinema. «Il
rapporto tra spazio costruito e film è molto stretto - spiegano Meola e Trisorio
-. L´Italia è in forte ritardo nel riconoscere il ruolo crescente
dell´immagine per la documentazione e il nostro progetto nasce per affrontare
l´argomento in maniera differente dal solito». Si inizia alle 18.15 con la
proiezione di "El Cerrito-Gio Ponti" diretto da Juan Andrés Bello: 57
minuti che narrano del progetto dell´architetto-designer milanese per
l´imprenditore sudamericano Armando Planchart. Il concessionario di Chevrolet e
Cadillac nel 1953 vuole Ponti - fondatore della rivista Domus - per lo
sfavillante remake della sua residenza a Caracas, città nata proprio per
ospitare corse di automobili. Ponti non sa nemmeno in quale parte di mondo si
trovi Caracas e rifiuta; ma quando la sposa di Planchart, la signora Anala, gli
dice che quell´ambiente non ha pareti il designer accetta euforico. E si
sbizzarrisce. C´è il medesimo pathos negli altri documentari. "Bird´s
Nest" di Christoph Schaub e Michael Schindhelm riassume la missione cinese
degli architetti svizzeri Pierre De Meuron e Jacques Herzog per creare lo
stadio Nazionale di Pechino, alias "Nido di rondine", sede delle
ultime Olimpiadi. Tra flash cittadini che mostrano giochi di spada nei parchi,
trasporti antichi e modernissimi e vita stentata nei villaggi al motto punk
"no future", si racconta il lavoro degli operai in tuta celeste ma
anche l´alternanza di tradizione e il culto per l´avanguardia del Sol Levante.
Ne è testimonianza l´utilizzo di 44 mila tonnellate di acciaio per la
costruzione del gigantesco impianto sportivo. "Les Thermes de Pierre"
di Richard Copans rievoca poi l´idea di Peter Zumthor di far nascere nella
pancia di una collina in Vals les Bains, nel Cantone Grigioni in Svizzera, le
nuove terme (capolavoro vincitore pochi mesi fa del premio Pritzker): 15 unità
geometriche complici della luce naturale e della vegetazione nelle quali le
pietre stesse provocano una sensazione musicale. A chiudere il cartellone
"Art of Faith: Islam", pellegrinaggio visivo di Linda Zuck tra il
Dome of the Rock di Gerusalemme, la Madrassa di Samarcanda e la Moschea Blu di
Istanbul, dove magicamente ci si abbandona alle sagome dei minareti e alla
maioliche di Iznik. SEGUE A P
( da "Manifesto, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
CINA Gorbaciov e
Tian'Anmen 20 anni fa. Vicino l'anniversario del massacro, 30 persone ancora in
prigione Incarcerato per «truffa» un ex leader degli studenti dell'89 Angela
Pascucci Pechino il 14 maggio di venti anni fa. La rivolta degli studenti
cinesi, accesa il 16 aprile dalla morte dell'ex segretario «riformatore» del
Pc, Hu Yaobang, ha già lasciato i campus universitari, da dove è partita, e si
è estesa, arrivando ad occupare piazza Tian'Anmen. Qui decine di migliaia di
universitari, alcuni dei quali in sciopero della fame, hanno deciso di dare il
benvenuto a Mikhail Gorbaciov che il 15 maggio arriva in Cina.
Ma il leader sovietico della glasnost e della perestroika, il primo capo
dell'Urss a tornare a Pechino dal 1959, non avrà il tradizionale benvenuto
nella grande sala dell'Assemblea del Popolo, a lato dell'immensa piazza. Le
autorità cinesi, ancora divise sul come gestire la lunga ribellione, ripiegano
per una prima accoglienza assai più modesta in una sala dell'aeroporto
internazionale. Gorbaciov arriverà a piazza Tian'Anmen solo qualche ora più
tardi, ma entrerà nel Palazzo del popolo, dove si tiene il banchetto ufficiale,
da una porta secondaria e celato alla vista dei manifestanti, che nel frattempo
sono diventati 150mila. L'appoggio della popolazione agli studenti va infatti
crescendo. Una marea umana invaderà presto la piazza. Gorbaciov appare oggi
lontano anni luce, come la sua Urss che sarebbe di lì a poco andata in
frantumi. Anche la rivolta degli studenti, e la sua sanguinosa repressione, sembra
appartenere a un passato più lontano di 20 anni, travolta come è stata dalla
corsa economica che solo due anni dopo il massacro riprese a rotta di collo. Ma
non è così, perché ancora oggi parlare apertamente di quell' «incidente» non si
può, a riprova di quanto sia, in realtà, presente. Il suo lungo, ventesimo
anniversario, è considerato così il più «sensibile» tra tutti quelli che
costellano il 2009, incluso il 60esimo della Repubblica popolare, ma il governo
è fermamente deciso a far sì che la notte tra il 3 e il 4 di giugno, quella
notte terribile di carri armati e scontri, passi, se non nell'oblio, almeno nel
silenzio. E' anche per questo che ieri è stato infine reso noto che uno dei
leader del movimento dell'89, Zhou Yongjun (nella foto), si trova in prigione
con l'accusa di «truffa», come ha riferito la sua famiglia. Capo di imputazione
singolare, che oltre tutto viene comunicato ai familiari molti mesi dopo
l'arresto. Zhou, 41 anni, è stato infatti fermato a Hong Kong ad ottobre,
mentre rientrava dagli Stati uniti dove vive ormai stabilmente, e da allora se
ne erano perse le tracce. In carcere per alcuni anni dopo i fatti dell'89, era
emigrato nel 1993. Nel 1998, al suo rientro in Cina, era stato arrestato di nuovo e
condannato a tre anni di «rieducazione attraverso il lavoro». Scontata la pena,
era tornato negli Usa. Ieri
è stato anche reso noto dall'organizzazione internazionale umanitaria Dui Hua
che in prigione per i fatti di Tian'Anmen ci sono ancora una trentina di
persone, molto meno delle 50/60 detenzioni riportate in precedenza dalla
stessa organizzazione. I prigionieri erano in gran parte giovani operai, a
riprova di una selettività di classe precisa operata dal governo.
( da "Manifesto, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
DIARIO DELLA
CRISI Usa, 1,3 milioni di pignoramenti Galapagos
Foreclosures: «April was a shocker», era il titolo di apertura della Cnn di
ieri. Ma la notizia dei pignoramenti non sembra «aver colpito» Timothy
Geithner, il segretario Usa al tesoro che vede segnali
positivi nel settore immobiliare e addirittura una ripresa graduale. Eppure la
notizia sui pignoramenti lascia poco spazio alla speranza: in aprile è stato
segnato un nuovo record,: un proprietario di casa su
( da "Unita, L'" del
14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Nobel Pamuk
«Oriana Fallaci? Finì con l'imitare se stessa» «Oriana Fallaci? Negli ultimi
anni era l'imitazione di se stessa, non distingueva l'essere umano dall'idea
che si era fatta dell'Islam». Non ha dubbi Orhan Pamuk, lo scrittore premio
Nobel 2006 che ieri ha ricevuto a Firenze la laurea honoris causa i «per il
contributo alla diffusione della conoscenza dei fenomeni di interazione fra
culture diverse». Nove romanzi tradotti in tutto il mondo, un processo (poi
sospeso) per aver apertamente sostenuto la causa di armeni e curdi, la messa
all'indice dei suoi libri: un rapporto a dir poco scomodo con il proprio Paese
dove continua a vivere tra un viaggio e l'altro negli Usa in cui insegna. «SÌ
ALLA TURCHIA IN EUROPA» Del resto lui sostiene che «non c'è alcun rapporto
diretto tra artista e potere» e ringrazia il collegio accademico per «aver
riconosciuto il dialogo che ho con me stesso, una discussione che non finisce
mai». Oriente ed occidente, o meglio orientalismo ed occidentalismo, sono le
due parole chiave che ricorrono nel suo discorso come un'ossessione
dalla quale non si guarisce: «Oggi il mondo è culturalmente globalizzato:
viviamo con la stessa prospettiva che avevano i pittori nel Rinascimento,
l'individualismo. E questo non può non avere conseguenze». Così è giusto che la
Turchia entri in Europa, ma «non per imitarne la cultura, quanto perché
consentirebbe una società più aperta». Cauto, diplomatico, testimonianza
vivente della dicotomia che alberga nel profondo dell'anima turca, Pamuk non si
sbilancia neanche a proposito del nostro governo che rigetta gli sbarchi
clandestini: «Tutti vogliono vivere nel proprio giardino circondati da alte
mura per poter godere meglio dei frutti. Ma ogni frutto ha il suo prezzo».
Sabato alle 13.30 è al Salone di Torino, la sera in tv a Che tempo che fa.
VALENTINA GRAZZINI
( da "Unita, L'" del
14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Oggi «Fish Tank»,
Regno Unito-Olanda, Andrea Arnold «Spring Fever/Nuits d'ivresse printanière», Cina-Francia, Lou Ye «Tetro», Francis
Ford Coppola (Quinzaine) Domani «Bright Star», Australia-Regno Unito-Francia,
Jane Campion «Thirst», Corea del Sud-Usa, Park Chan-wook «Ne change rien», Spagna, Pedro Costa
(Quinzaine) 16 maggio «A Prophet», Francia, Jacques Audiard «Taking Woodstock»,
Usa, Ang Lee 17 maggio
«Vengeance», Hong Kong-Francia-Usa, Johnnie To
«Kinatay», Filippine, Brillante Mendoza «The Army of Crime», Francia, Robert
Guédiguian (fuori concorso) «Agora», Spagna, Alejandro Amenabar (fuori concorso)
«Polytechnique», Denis Villeneuve (Quinzaine) 18 maggio «Looking for Eric»,
Regno Unito-Francia-Belgio-Italia, Ken Loach «Antichrist»,
Danimarca-Svezia-Francia-Italia, Lars von Trier 19 maggio «Broken Embraces»,
Spagna, Pedro Almodovar «Vincere», Italia-Francia, Marco Bellocchio «La
pivellina», Italia, Tizza Covi, Rainer Frimmel (Quinzaine) «Amreeka», Cherien
Dabis (Quinzaine) 20 maggio «Inglourious Basterds», Usa,
Quentin Tarantino «Les Herbes folles», Francia-Italia, Alain Resnais «La terre
de la folie», Francia, Luc Moullet (Quinzaine) «La famille Wolberg», Francia,
Axelle Ropert (Quinzaine) 21 maggio «In the Beginning», Francia, Xavier
Giannoli «The White Ribbon», Germania-Austria-Francia, Michael Haneke
«Karaoké», Chris Chong Chan Fui (Quinzaine) «Carcasses», Francia, Denis Côté
(Quinzaine) 22 maggio «The Time That Remains», Israele-Francia-Belgio-Italia,
Elia Suleiman «Enter the Void», Francia, Gaspar Noe «L'imaginarium du Docteur
Parnassus», Canada-Francia, Terry Gilliam (fuori concorso) 23 maggio «Face»,
Francia-Taiwan-Olanda-Belgio, Tsai Ming-liang «Map of the Sounds of Tokyo»,
Spagna, Isabel Coixet 24 maggio «Coco Chanel & Igor Stravinsky», Francia,
Jan Kounen (chiusura)
( da "Stampa, La" del
14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Retroscena Il
progetto: una rivoluzione in due anni Formula Premiership nei circuiti
d'America STEFANO MANCINI TORINO Un campionato alternativo può essere
organizzato in meno di due anni. Nel 2010 (o più verosimilmente nel 2011) gli
scissionisti della F1 saranno in grado di gestirsi la loro nuova serie, che
potrebbe chiamarsi Formula Premiership: senza Mosley, senza motori standard,
con regole stabili e uguali per tutti. Più economica ma non livellata verso il
basso. Ferrari, Renault, Toyota, Red Bull e Toro Rosso sono ai blocchi di
partenza. L'ingresso della Bmw è imminente, la Mercedes frena perché legata
alla McLaren, sulla cui testa pende una squalifica con la condizionale. Ma la
casa di Stoccarda - secondo indiscrezioni - intende restare nel gruppo. Luca
Montezemolo e il Cavallino hanno dato la spallata decisiva, quella che ha
scrollato le ultime incertezze. «Se loro lasciano, inutile restare in F1», è
l'opinione dei grandi gruppi dell'automobile, che hanno le competenze per
montare un nuovo giocattolo in pochi mesi. Il primo passo è trovare una serie
di circuiti liberi (quelli sotto contratto con la Formula 1 non possono
ospitare competizioni in concorrenza). In Europa nessun problema: ci sono sedi
che Bernie Ecclestone ha eliminato, come Magny-Cours e Imola, che
accetterebbero volentieri di rientrare in un giro ad alto livello. Silverstone
è sul mercato dal 2010, Mugello, Jerez, Portimao già ospitano i test, Zeltweg è
un autodromo storico, Nürburgring e Hockenheim sono disponibili ad anni
alterni, Montecarlo fa quello che gli pare. I vari promoter, fra l'altro,
sarebbero felici di affrontare condizioni meno onerose, per usare un eufemismo.
E le squadre tornerebbero volentieri in un mercato ricco come il Nord America
(Montréal, Indianapolis, un eventuale tracciato cittadino
negli Usa). Il Medio
Oriente ha il nuovo impianto di Abu Dhabi, che sorge nel parco tematico della
Ferrari. Una garanzia. Giappone e Cina aspettano un cenno. Secondo step: organizzazione e marketing.
L'argomento economico è delicato, soprattutto se autogestito dagli stessi
attori dello show. I Costruttori hanno interesse a fare bene: dovranno
confezionare il pacchetto e venderlo alle tv del globo, in concorrenza con la
vecchia Formula 1. Un blocco comprendente le Rosse e i principali protagonisti
del Circus attuale è più appetibile di uno composto da team minori slegati
dalla produzione di automobili. Per questo motivo le squadre cercano una linea
comune da contrapporre a Mosley. E per la stessa ragione il presidente della
Fia tenta di spezzare il fronte con proposte provocatorie. Per esempio il tetto
di spesa da 45 milioni. «Ne abbiamo spesi 15 per dotarci del kers, 10 per fare
un diffusore che per noi era irregolare - ha brontolato Flavio Briatore -.
Secondo la Fia, dovremmo correre un campionato con 10 milioni». Domani ci sarà
l'incontro tra squadre, Mosley e Ecclestone che potrebbe portare a un
armistizio. Ma i Costruttori meditano di andare avanti lo stesso. Nel 2005 un
progetto analogo, la Gpwc, fallì perché la Ferrari trovò un accordo sui diritti
commerciali e abbandonò il gruppo. Questa volta, però, dopo 60 anni di storia,
sono in discussione le basi stesse della Formula 1.
( da "Corriere della Sera"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Tempo Libero data: 14/05/2009 - pag:
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-14 - pag: 14 autore: Addii. Achille
Compagnoni aveva 94 anni L'alpino che conquistò la vetta del K2 di Andrea
Casalegno è morto ieri all'ospedale di Aosta Achille Compagnoni, che il 31
luglio 1954 fu, insieme a Lino Lacedelli, il primo uomo a mettere piede sulla
vetta del K2. Nato a Santa Caterina Valfurva il 26 settembre 1914, Compagnoni
aveva 94 anni. Militare per diciotto anni nel Quinto reggimento Alpini,
campione di sci nordico, Compagnoni era stato incluso dal capo spedizione
Ardito Desio (1897-2001) nella schiera di alpinisti partiti dall'Italia per
conquistare la seconda montagna della Terra. Negli anni 50 la contesa per le
cime più alte del mondo, nelle catene dell'Himalaya e del Karakorum, era
sentita come una sfida nazionale. Oggi queste imprese sono conosciute solo da
pochi appassionati, anche quando sembrano sfiorare l'impossibile; allora
tenevano con il fiato sospeso un Paese intero. Il trionfo del '54 fece di Compagnonie
Lacedelli due eroi nazionali. Gli italiani, poveri e sconfitti, avevano battuto
il gigante Usa, che per ben tre volte aveva invano
cercato di conquistare quella vetta. Erano già stati gli italiani a individuare
nel 1909, con una spedizione in anticipo sui tempi, l'itinerario di salita. Il
K2 (Karakorum2 era stato battezzato, per errore, nel 1854), con i suoi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: DINAMYC INFRASTRUCTURE data: 2009-05-14 - pag: 21 autore: Sanità.
Migliora l'efficienza in corsia Terapie su misura con la cartella tutta
elettronica Antonio Dini La cartella digitale dei pazienti non riduce solo gli
errori in ospedale e aumenta l'efficienza. Apre anche scenari inediti per nuovi
assetti del settore sanitario. La digitalizzazione delle informazioni dei
pazienti sono un progetto antico: è l'idea di creare l'ospedale senza carta. Un
ospedale in cui tutti gli apparecchi sono in rete (da quelli per le analisi ai
palmari di medici e infermieri sino al tavolo operatorio) e dialogano tra loro,
scambiando informazioni sul paziente anche con i medici e i professionisti
esterni all'ospedale (specialisti, medico curante) e gli enti pubblici
(previdenza, servizio sanitario nazionale). Uno degli obiettivi è rendere più
efficiente la sanità e l'erogazione delle cure. Ma non solo. Come spiega il
responsabile di Ibm per l'Europa Douglas Cusick, che gestisce un portafoglio da
1,5 miliardi di euro di progetti, e il capo dell'Healthcare Delivery Systems
mondiale della stessa Big Blue Sean Hogan, uno dei traguardi è quello di creare
terapie e cure totalmente personalizzate per ciascun paziente, grazie
all'utilizzo delle informazioni dei singoli e dei progressi nella realizzazione
di farmaci e terapie "sartoriali". Durante l'Annual World Health Care
Congress appena concluso a Bruxelles, uno dei temi sui tavoli dei 600
rappresentanti diorganizzazioni pubbliche e private di tutto il mondo è stato
la crescente spesa per la sanità. E il bisogno di maggior efficienza, oltre che
efficacia. A suonare l'allarme sono Usa e Giappone,
due nazioni tecnologicamente avanzate e travolte dall'invecchiamento della
popolazione. Spiega Cusack: «Oggi cerchiamo di offrire soluzioni per la
creazione di cartelle cliniche e dati personali digitali, di sistemi di
supporto alle decisioni degli staff medici, di catalogazione di farmaci e
prescrizioni digitali, di semplificazione dei sistemi dati usati dai medici e
infermieri e di valutazione dei risultati caso per caso». Proprio
quest'ultimo,cioè la valutazione del risultato (e le eventuali responsabilità
legali), è uno dei crucci dei pazienti e delle assicurazioni. Come valutarei
singoli ospedali? A chi fare causa se qualcosa va male? La certificazione è
quindi uno dei problemi che possono trasformarsi in opportunità. Così come il
turismo medicale, cioè il fenomeno di migrazione di
pazienti verso le aree più povere per ricevere le cure: India e Cina, Thailandia e Vietnam, per esempio.
Ma anche Messico per gli Usa ed Europa dell'Est per il Vecchio continente. I dati digitali,
con schede mediche informatizzate e standard, rendono i flussi del turismo
medicale più semplici, perché eliminano la barriera del trasferimento di informazioni.
E sempre più assicurazioni negli Usa offrono polizze a
premio ridotto per chi accetta il turismo medicale come soluzione nel caso
insorgano i problemi assicurati. Dietro la sanità digitale e la salute
elettronica, un mercato che sta ricevendo un'ulteriore spinta con gli
investimenti derivanti dalle misure di stimolo volute da Barack Obama,c'èla
possibilità di utilizzare strumenti e metodologie proprie dell'informatica
aziendale. «Semplicemente usando palmari in corsia e collegando i macchinari ai
sistemi di gestione del flusso delle informazioni – spiega Jorge GuimarÃes, Ceo
della multinazionale portoghese Alert Life Science, che digitalizza ospedali
anche in Brasile, Africa e nel resto d'Europa Italia compresa – è possibile
ottenere il miglioramento della qualità delle prestazioni mediche, il
monitoraggio complessivo dello stato di salute dei pazienti, la gestione più
efficiente delle risorse, l'aumento della qualità e il taglio delle spese
inutili». antonio.dini@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA PROBLEMA URGENTE Con
l'invecchiamento della popolazione lievitano i costi sanitari. Le schede
mediche digitali semplificano anche le cure all'estero
( da "Corriere della Sera"
del 14-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 14/05/2009 - pag: 19 La rivolta L'anniversario si
avvicina e il governo cinese ha inasprito le misure di sicurezza Tienanmen,
arrestato 20 anni dopo Zhou Yongjun, uno dei leader studenteschi, era tornato
dagli Usa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Ci si
avvicina all'anniversario, e si sente. La famiglia di uno dei leader
studenteschi della protesta della Tienanmen, schiacciata nella notte fra il 3 e
il 4 giugno
( da "Stampa, La" del
15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lucia Annunziata
LA FORZA DEL SILENZIO Gli U2 le dedicarono nel 2003 una canzone, Walk on (va'
avanti). È bastato perché il cd All that you can't leave behind, che contiene
il brano, fosse messo al bando dalla Birmania. Non può essere né importato, né
scaricato e nemmeno ascoltato. Come chiamare il raggiungimento di una vetta di
tale stupidità censoria? Purtroppo nel mondo dei persecutori il ridicolo è
spesso direttamente proporzionale alla crudeltà. E il caso della band irlandese
è il miglior ritratto della stolidità feroce con cui il regime dei militari
Birmani continua a perseguitare il leader politico dell'opposizione. Il premio
Nobel per la pace Aung San Suu Kyi ieri è stata ricondotta in carcere.
Nell'alba di Rangoon i militari hanno rimesso tra le sbarre questa donna di 63
anni, che ne ha già fatti 19 di galera e 6 agli arresti domiciliari. Una donna
malata, cui non viene permesso di essere visitata dal suo medico, perché lui
stesso in carcere. È accusata di aver ospitato per due giorni un americano che
aveva raggiunto la sua casa traversando a nuoto il lago su cui si affaccia. A questo punto si dovrebbero spiegare la Birmania, la Cina, e gli equilibri asiatici. Ma di
fronte a decisioni così grottesche, parlare di politica servirebbe solo a
nobilitare i persecutori e i loro protettori: in questo caso la Cina. Propongo invece di salutare la
nuova tappa in carcere di Aung San Suu Kyi come un suo ennesimo trionfo.
Che un gruppo di militari che tiene in mano con la forza un Paese abbia così
paura di una donna fragile e anziana è solo il segno della suprema forza che
questa donna incarna. Aung San Suu Kyi non è una vittima, ma il vero centro del
potere in Birmania. In queste ore, insieme con la pietà, dovremmo forse
riflettere proprio su questo. Aung San Suu Kyi è sulla scena politica da una
vita, fin da bambina, figlia di un padre dell'indipendenza Birmana,
assassinato, e di una madre che continuò il lavoro del marito. Ragazza di
quelle élite asiatiche (come di quasi tutti i Paesi del Terzo Mondo) che vengono
educate nelle capitali intellettuali dell'Impero - Oxford o Harvard, Uk o Usa - e poi tornano dall'Impero come alleate dell'Occidente
e classe dirigente. La sua biografia ricorda molto quella di Benazir Bhutto. Ma
una particolarità è solo di Suu Kyi e anche in questo ultimo giro di vite
contro di lei viene riconosciuta ed esaltata. Non è il suo essere élite, e
nemmeno donna, bensì il suo percorso verso l'affermazione delle sue idee.
Questa leader Birmana è diversa da tutti gli altri leader politici per aver
scelto una strada occidentale nei valori, ma tutta «asiatica» nel metodo.
L'esatto contrario dell'azione politica come la si concepisce in Occidente. Là
dove, nella nostra cultura, la leadership è esposizione, movimento, scontro
aperto, visibilità, immagine, riflesso pubblico, totem mediatico, quella di Suu
Kyi è leadership al contrario: costruita sull'assenza, sul silenzio, sulla
paziente accettazione del tempo e della sofferenza. Potere tutto interiore, e
interiorizzato. Mancava da anni sulla scena politica mondiale un ribaltamento
del genere, una leadership autenticamente diversa, tutta «orientale». Non si
vedeva dalla non violenza del Mahatma Gandhi. Da allora non appariva sulla
scena mondiale il poderoso scontro fra divise militari e una sola tunica: un
blindato fronteggiato a mani e piedi nudi, un grido di guerra respinto dal
silenzio. Aung San Suu Kyi si richiama al Mahatma. Si dichiara profondamente
influenzata dal suo pensiero. Dopo anni di rumore globale, sferragliare di
metallo e accozzaglia d'immagini, appelli, manifestazioni e martiri, del leader
dell'opposizione birmana avvertiamo solo l'assenza, non una parola, non una
foto, non un'immagine a raccontarci le sue intenzioni. Un supremo silenzio che,
come un buco nero, si allarga inevitabile, divorando la pesante materia del
mondo intorno. Noi occidentali non sappiamo riconoscere questo potere, e in
queste ore pensiamo a Aung San Suu Kyi come a una vittima. Ma è certo che i
militari del suo Paese sanno bene chi hanno di fronte.
( da "Stampa, La" del
15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA 22ª FIERA
INTERNAZIONALE DEL LIBRO ATTUALITA' L'Europa, un club alla ricerca E' davvero
possibile un terreno culturale comune tra i cittadini dei vari Stati del
Vecchio Continente? di un'identità DONALD SASSOON La parola «crisi» viene
immancabilmente invocata quando si discute dell'Europa, eppure è un club che
nessuno vuole lasciare e al quale molti vogliono aderire. Paradossalmente,
nell'era della globalizzazione, si dovrebbe parlare della crisi dello
Stato-nazione ma oggi gli stati sono più numerosi che mai, soprattutto nel
nostro continente, dove nel 1945 ve n'erano 27, già cinque in più rispetto al
1914, mentre oggi ce ne sono più di quaranta. E come costruirla, questa
Europa, quando tutte le principali prerogative di uno Stato rimangono allo
stato-nazione: la difesa, l'istruzione, la salute, il fisco, la legge e
l'ordine e il controllo del sistema audiovisivo? Fino a poco fa molti
ritenevano che ciò che poteva unire gli europei era l'idea del libero mercato.
L'attuale congiuntura economica ha rimesso in discussione anche il liberismo.
Ma alla crisi del modello neo-liberale non è emersa alternativa credibile,
salvo un possibile ritorno all'altrettanto utopico status quo. Sia il vecchio
sistema di Bretton Woods che il regime di deregulation degli ultimi trent'anni
erano stati creati all'insegna dell'egemonia americana. Ma oggi, anche se gli
Stati Uniti sono ancora la massima potenza sia militare che culturale, non
hanno più la forza di imporre un nuovo ordine economico. Bush non lo aveva
capito, Obama lo sa bene. Quanto alla Cina è troppo presto per esprimere un
giudizio - come diceva Zhou Enlai della Rivoluzione francese. Almeno americani
e cinesi hanno una qualche loro identità mentre l'Europa, di cui non sapremmo
definire nemmeno i confini, non ha né l'unità, né la volontà, né la possibilità
di sistemare il mondo. E' proprio necessario che l'Europa abbia una sua
identità? Questa identità europea deve fare i conti con un passato difficile,
lordo di sentimenti di superiorità, di razzismo, dell'idea discutibile che essa
abbia avuto una «missione civilizzatrice», come si dice in Francia.
Storicamente, non è solo il continente della Dichiarazione dei Diritti
dell'Uomo. E' anche il continente del colonialismo, della tratta degli schiavi,
di Auschwitz e del Gulag. Ma è anche quello che di recente ha ratificato la
Corte penale internazionale, il Protocollo di Kyoto, che ha abolito la pena di
morte, che ha i più avanzati sistemi di welfare. L'Europa sociale e dei diritti
civili non è ancora morta. Esiste un'Europa culturale? Certo abbiamo un
patrimonio culturale comune, la poesia, i romanzi, i saggi, la musica. Ma
spesso è la cultura dei colti, non quella della maggioranza. Quanto a cultura
popolare, in Europa oggi esiste solo quella americana, dalla musica alla tv e
al cinema. Certo ogni Paese apprezza i propri cantanti, i propri programmi,
anche i propri scrittori, ma poco quelli degli altri paesi. Le varie culture
nazionali comunicano poco tra loro. Si può costruire un'identità europea?
Occorre farlo? L'unico modello che abbiamo è la costruzione delle identità
nazionali, che ha richiesto scuole, eserciti, religioni, guerre, patriottismo,
burocrazie, governi, bandiere e lingue nazionali. I popoli degli Stati-nazione
europei non hanno mai, in realtà, davvero scelto la loro nazione. Abbiamo fatto
l'Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani, si è detto dopo il Risorgimento.
Questo vale anche per gli altri. All'inizio c'era la nazione, poi sono stati
fatti i cittadini. Siamo diventati cittadini perché ci hanno tassato, ci hanno
mandato in guerra, ci hanno fatto cantare inni nazionali; e poi anche perché ci
hanno fatto votare. Così siamo diventati italiani, francesi, polacchi, ecc. Ma
non abbiamo ancora imparato ad essere europei. Forse non lo impareremo mai.
SABATO 16 MAGGIO SALA AZZURRA ORE 12 Conferimento del Premio Alassio
Internazionale a Donald Sassoon. A seguire una Lectio magistralis sul tema
«L'identità culturale degli Europei dall'Ottocento a oggi», a cura di Fiera del
libro e Premio Alassio 100 libri - Un autore per l'Europa. Intervengono: Paolo
Mauri e Monica Zioni
( da "Stampa, La" del
15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
LA 22ª FIERA
INTERNAZIONALE DEL LIBRO Usciremo dalla crisi Un dibattito con gli autori di
tre recenti libri sul nostro Paese: Sergio Rizzo, Enrico Deaglio e Furio
Colombo Ma quale prezzo pagherà l'Italia? LUIGI LA SPINA Lo spirito del tempo,
il pendolo della storia, chiamatelo come volete, ha cambiato rotta. La crisi,
prima finanziaria e poi economica, ha assestato un duro colpo ai laudatori del
mercato, ai liberisti sfrenati, a tutti coloro che sostenevano le virtù
taumaturgiche del privato nei confronti del pubblico. Così, con la rapidità con cui si diffondono le mode nelle nostre società
globalizzate, si è propagato il nuovo verbo da ossequiare, la nuova ricetta che
ci salverà: bisogna ritornare allo Stato. Alla sua protezione rassicurante e
alla sua generosa distribuzione di posti e prebende. La terapia può essere
anche giustificabile, di fronte alle ingenuità dei cultori acritici del
«mercato è bello». Ma applicata al nostro Paese rischia di avere effetti
catastrofici. Perché, in Italia, la politica delle privatizzazioni e delle
liberalizzazioni ha prodotto, in realtà, solo chiacchiere. Appena si è cercato
di attuarla, la rivolta delle corporazioni, pubbliche e non, ha imposto
rapidissimi dietro-front. Ricordate che fine hanno fatto le cosiddette «lenzuolate»,
in chiave liberista, del ministro Bersani, all'epoca dell'ultimo governo Prodi?
Se è vero che, da noi, lo statalismo non è mai stato scalfito, ora che sembra
diventato la medicina obbligata per sopravvivere alla crisi, che ne sarà di
quei nostri già ridotti spazi di libertà, economica, sociale, culturale? La
politica e tutto quello che dipende dalla politica invaderà la nostra vita fino
a diventare asfissiante, fino a condizionare totalmente i nostri destini? Sono
questi gli interrogativi, in verità piuttosto angoscianti, a cui cercherà di
rispondere il dibattito con gli autori di tre recenti libri sul nostro Paese:
Sergio Rizzo, Enrico Deaglio e Furio Colombo. Analisi diverse, ma convergenti
nella pessimistica radiografia di una Italia d'oggi bloccata in uno sviluppo
frenato da una specie di ossessione nazionale: conservare a tutti i costi i
privilegi del passato, grandi e piccoli che siano. Una società profondamente
conservatrice, dove la mobilità sociale è impedita da una scientifica
occupazione del potere da parte delle corporazioni, vere padrone d'Italia. Un
intreccio tra interessi e voti, tra protezioni e distribuzione di impieghi. In
un giro vorticoso e infernale di scambi di favore, dove il gioco degli
interessi sembra, alla fine, accontentare tutti. Invece non è vero. Come i tre
libri dimostrano, sia pure in maniera differente, lo squilibrio tra cittadini
che, all'ombra dello Stato, vincono, e vincono sempre, e quelli destinati a
perdere, e a perdere sempre, si va accentuando. I primi si sono ridotti nel
numero, ma i loro privilegi, non solo finanziari, si sono accresciuti.
Andamento contrario ha avuto il grafico dei destini per gli altri. Quelli per
cui lo Stato è più patrigno che padre. E' vero che questa inscalfibile
struttura della nostra società, in un momento di crisi come questo, può
apparire meno esposta ai rischi di ricadute drammatiche sulle condizioni di
vita individuali. L'assistenzialismo diffuso è una palla al piede quando tutti
corrono, può essere un paracadute di frenata quando tutti precipitano. Questa
impressione corrisponde al sorriso di compiacimento che appare sul volto dei
nostri banchieri, quando osservano che proprio l'assetto conservatore dei
nostri istituti di credito ha salvato loro e i loro clienti dagli abissi del
crack finanziario. Una considerazione miope, perché non riesce a intravedere
quale sarà il risultato della partita finale: quando usciremo dalla crisi,
quale sarà il posto dell'Italia tra i paesi che contano nel mondo? Non si
tratta, naturalmente, di sciocche preoccupazioni nazionalistiche. Non è in
gioco l'onore dell'Italia; è in gioco la sorte dei suoi abitanti. Soprattutto
quella dei più giovani. Il pericolo è quello di diventare una colonia del
mondo. Per carità, in colonia si può anche vivere bene, si può godere del bel
clima, del buon cibo, delle bellezze naturali e artistiche. Ma in una
condizione di asservimento ai desideri altrui, alle loro scelte. Senza la
possibilità di determinare da soli o, almeno, di partecipare alla gara per
stabilire chi debba stare a capo tavola, chi in fondo e chi si dovrà
accontentare delle briciole che cadono da quella tavola. Al tempo delle
colonie, la chiamavano schiavitù. DOMENICA 17 MAGGIO SALA GIALLA ORE 10,30
Storie d'Italia, disastri di Stato, a cura di Rizzoli-Rcs Libri e Il
Saggiatore. Intervengono: Enrico Deaglio, Furio Colombo, Sergio Rizzo.
Coordina: Jacopo Iacoboni
( da "Repubblica, La"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XI - Roma
Stasera a Castel Sant´Angelo la parata delle auto d´epoca che il mondo ci
invidia Era la gara preferita da Enzo Ferrari, ma qui non conta la velocità
Motori & signore Arriva la corsa più bella del mondo VINCENZO BORGOMEO Sono
partiti da Brescia e stasera sono a Roma: non c´è bisogno di avere il pallino
dei motori per capire che parliamo della rievocazione della Mille Miglia,
parata di auto d´epoca che il mondo c´invidia. E già perché da anni ormai la
festa si ripete, con un copione che associa sempre più il lato mondano a quello
dei collezionisti. Così stasera la carovana di vecchie glorie è attesa a Castel
Sant´Angelo per una maxi festa. La nuova gestione della Mille Miglia fra
l´altro ha dato una svolta a questo appuntamento da collezionisti un po´ snob,
trasformandolo da circolo per miliardari in show da grande pubblico. Chiaro che
per un´operazione del genere servano tanti soldi. Ed è per questo che oggi fa
davvero impressione la lista degli sponsor. E grazie a questi ultimi, quella
che Enzo Ferrari battezzò come la "corsa più bella del mondo", oggi è
sicuramente la più ricca del mondo. Questo fiume di soldi farà ovviamente del
bene alla Mille Miglia che così potrà organizzare dei road show in giro per il
mondo, dal Giappone, agli Usa, dalla Cina
all´Australia, per far conoscere anche ai popoli più lontani questa
affascinante rievocazione storica. Si spera però che, almeno, per le prossime
edizioni (in questa probabilmente i tempi sono stati troppo stretti per operare
qualche cambiamento) modifichino radicalmente il regolamento che oggi non è più
severo come una volta circa il mantenimento dell´orginalità delle
vetture: la Mille Miglia non è una gara di velocità (ci mancherebbe altro) ma
una competizione di regolarità. Solo che, presi dalla voglia di primeggiare
nella lotta con il cronometro, troppi concorrenti elaborano senza rispetto la
propria macchina con elementi moderni. Così proprio questa rievocazione
storica, invece di farsi portabandiera della filosofia collezionistica del
mantenimento dell´originalità delle vetture, finisce per essere da stimolo allo
snaturamento di esemplari unici che hanno fatto la storia dell´automobile
italiana. Non solo: difficile ignorare il comportamento di alcuni concorrenti
che in barba alle più elementari regole del codice della strada (che sarebbero
tenuti a rispettare rigorosamente), corrono senza pudore. Sono una minoranza, è
vero, ma una macchina degli anni Cinquanta, sia pure con il marchio Aston
Martin o Ferrari sul cofano, che sfreccia a oltre 200 orari è un pericolo per
sé e per gli altri. Non va poi sottovalutata l´età dei concorrenti, spesso
elevatissima (ci sono diversi ultrasettantenni che, per quanto esperti, hanno
ovviamente riflessi rallentati) e il fatto che la guida è molto impegnativa:
nel tratto di ritorno, da Roma a Brescia, si guida per più di dieci ore di
file. Ci si stancherebbe con una Bmw serie 5 nuova di zecca, figuriamoci con
una supercar degli anni Trenta o Quaranta...
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-15 - pag: 41 autore: Bazoli: in banca
l'ora dell'euro-capitalismo MILANO «Quando due anni fa ho riproposto le
peculiarità del modello di capitalismo temperato dell'Europa continentale
rispetto alla finanza anglosassone ho dovuto affrontato critiche dure ».
Giovanni Bazoli è tornato nella "sua" Università Cattolica per
parlare di un volume storico sulla "sua" Banca Cattolica del Veneto:
quella che, fusa nel '90 nell'Ambroveneto, gettò le pietre angolari della
futura Intesa Sanpaolo. Ma è della crisi finanziaria che vuol parlare e sfoglia
alcune fotocopie del «Corriere della Sera» del 2007 e del 2008. Era rimasto
vivo a lungo il dibattito aperto dal Professore, ancora una volta attorno a un
libro di storia bancaria, sul Mediocredito lombardo. Allora aveva colto
l'occasione per rilanciare «l'interesse generale del paese» come bussola
irrinunciabile per le grandi banche. «Non ho fatto che riallacciarmi ai
principi del capitalismo sociale di mercato alla base della Costituzione
dell'Unione europea, eppure commentatori di rilievo su importanti quotidiani mi
hanno attaccato», ha rammentato Bazoli. E ha nuovamente avvertito: gli «eccessi
del liberismo» possono portare a fallimenti altrettanto gravi di quelli
generati dalle «economie sovietiche». Ora che il collasso dei mercati ha eroso
la credibilità di quello che appariva il «codice
irresistibile della globalizzazione», il presidente del consiglio di
sorveglianza di Intesa Sanpaolo è anzitutto disturbato da un refrain: che le
banche italiane siano state colpite meno di altre nel mondo dalla grande crisi
per caso o perché sarebbero più arretrate nella tecnologia finanziaria e meno
internazionalizzate. Invece - e Bazoli in Aula Pio XI enuncia quasi un
manifesto in tre punti - l'attenzione all'economia e alla società dei territori
sta tornando un fattore strategico qualificante per le banche europee, un
momento di "creazione di valore" sia per gli azionisti che per le grandi
comunità di imprese e famiglie. E se resta acquisita la libertà del management
di gestire l'azienda, rimane scorretto affermare che una banca che guarda in
profondità alle esigenze di un sistema- paese sia «una banca che vuol fare
politica».Da ultimo, nel recupero di approcci ortodossi all'intermediazione
bancaria, serve «un quadro regolamentare più aggiornato per l'attività
finanziaria, con una ripresa di dimensione etica e meccanismi più avanzati di
compenetrazione tra interessi degli " shareholders" e quelli degli
" stakeholders"». «Se non ripensiamo ora la cultura dominante
nell'economia finanziaria, sarà un'occasione gravemente perduta », sollecita il
Professore: con un appello forte anche al mondo cattolico, che attende per
giugno la prima enciclica sociale di Papa Benedetto XVI. «Alla modernità
dell'economia e della finanza è indubitabile abbiano contribuito soprattutto i
pensatori delle chiese cristiane riformate. Ma la dottrina sociale della Chiesa
cattolica non possiede minor ricchezza e tradizione: è giunto il momento di
aprire una nuova fase». A.Q. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-15 - pag: 2 autore: Stato e mercato. In
discussione i modelli economici capaci di creare sviluppo e solidarietà sociale
La politica non si condanni all'inutilità I l Sole 24 Ore, chiedendosi se la
crisi finanziaria "muterà in radice" oppure no il nostro mondo, apre
un dibattito sul suo futuro. Guido Tabellini nel saggio d'apertura s'interroga
sulle cause che hanno innescato la crisi e indaga le riforme considerate
necessarie perché essa non si ripeta. Le tre questioni (le cause della crisi,
la sua natura e il che fare per uscirne) sono effettivamente cruciali e
interrogano non solo l'economia, ma direttamente la politica e le scienze
umane. Il fatto che nell'apertura del dibattito Tabellini dia una risposta che
tende a circoscrivere il campo d'azione della crisi e quindi delle reazioni da
adottare per uscirne, non riduce la portata dei quesiti ai quali credo si possa
(e si debba) dare risposte assai diverse da quelle prospettate. Questa crisi
non è la manifestazione di un'ordinaria turbolenza quanto piuttosto un
terremoto imprevisto dai governi e dai principali attori dell'economia e dalle
conseguenze ancora largamente imprevedibili. La sua espansione nelle diverse
sfere in cui è organizzata la società e la sua estensione nel mondo la rendono
imparagonabile a tutte quelle che si sono succedute negli ultimi decenni. La
crisiè sempre una transizione dolorosa da una condizione a un'altra da essa
diversa e, quando si manifesta nell'economia,sempre ne propone un processo di
riorganizzazione e di ristrutturazione. Ma la crisi del 2008 non ha nulla che
faccia pensare solo a un avvallamento temporaneo terminato il quale si tornerà
ai livelli previsti. Il suo carattere strutturale ha fatto sì che, esplosa
nella dimensione finanziaria, essa ha immediatamente e direttamente investito,
con un'imponente massa d'urto, l'economia e la società in tutte le sue
articolazioni. Il suo carattere globale è stato messo in evidenza da come la
crisi ha investito il mondo intero. Né si può trascurare che la crisi si
manifesta, anche nei paesi a più alto tasso di sviluppo, all'interno di una
coesione sociale già largamente compromessa. Su di essa irrompono ora le
conseguenze della crisi. La diffusione senza precedenti del lavoro precario compie
un salto con la messa a rischio, per una parte rilevante della popolazione
lavorativa, dello stesso posto di lavoro. Il contesto sociale e politico,del
resto,ha visto assai indebolite tutte le difese sociali. In una strisciante
crisi di civiltà, la perdita di futuro e lo smarrimento di senso fanno
dell'incertezza il suo tratto più caratteristico. La paura prevale sulla
speranza. La solidarietà sociale è spezzata dalla produzione di meccanismi
d'esclusione e dalla crescitadi un individualismo mercantilistico alimentato
anche dall'eclissi della politica. Parlare in queste condizioni, alla stessa
stregua, della crisi come rischio e come opportunità diventa tutt'altro che
innocente. Per trasformare questa crisi in opportunità ci vorrebbero tante cose
che oggi non ci sono, a partire dalla politica. La prima dovrebbe essere
l'acquisizione della natura profonda, di società della crisi. Guido Rossi ha
descrittivamente parlato di una crisi del capitalismo finanziario globalizzato.
Si potrebbe sostenere che le cause della crisi sono le medesime che ne avevano
determinato il successo: la finanziarizzazione pervasiva, l'unificazione di
mercati non governati, la crescita delle disuguaglianze quale volano dello
sviluppo. Lucio Caracciolo ha definito gli Usa un
" impero a credito". La contraddizione, insita nella definizione, è
diventata un potente fattore di crisi ma, prima, ha costituito la possibilità
d'immettere, anche attraverso la spesa pubblica in disavanzo, nell'economia,
potenti dosi di denaro decisive per quella spinta all'innovazione tecnico-
scientifica, alla sua applicazione e all'aumento della produttività. Senza la
crescente finanziarizzazione dell'economia non ci sarebbe stata la rivoluzione
digitale. La relazione che si è venuta realizzando tra le economie occidentali
e la crescita imponente di quelle asiatiche, a partire dalla Cina, non avrebbe avuto lo stesso svolgimento: uno svolgimento così
imponente da configurare già nella crisi la transizione, uno spostamento del
baricentro dello sviluppo a Oriente (la Cinamerica). Se verso l'esterno gli Usa hanno funzionato come un impero a credito, sul mercato interno
hanno realizzato una soluzione del problema della domanda interna non meno
gravida di contraddizioni, con lo stesso complice consenso delle altre
aree economiche del mondo. Un brillante economista come Riccardo Bellofiore ha
parlato, a questo proposito, della creazione d'una figura economico-sociale
particolarmente rilevante a quel fine, quella del consumatore indebitato.
Quando Ford progettò il modello T (l'annuncio della produzione di serie per il
consumo di massa) considerò la necessità di alti salari. L'economia della
globalizzazione ha preteso sistematicamente di farne a meno, sostituendoli con
l'indebitamento privato. è impossibile non vederne il rapporto con la creazione
della bolla e con l'esplodere della crisi finanziaria.La teoria di Minsky
sull'instabilità si prende così una rivincita sull'oscuramento a cui è stata
condannata e rivela la prevedibilità della crisi. è la conferma, la possibilità
di prevederla analizzando il funzionamento di questa economia, che si tratta di
una crisi sistemica. Invece non rappresenta ancora un'ammissione di questo
stato di cose il fatto che sia in corso la rinuncia, di fatto, da parte delle
principali economie occidentali di uno degli assunti fondamentali teorizzati
nel ciclo del "turbocapitalismo": lo stato non è la soluzione del
problema, bensì il problema. Lo stato viene potentemente richiamato in
servizio, il mercato chiede soccorso alla politica. L'ordine di grandezza
dell'intervento pubblico è sconvolgente. L'intervento dello stato configura
delle nazionalizzazioni di fatto in gangli strategici delle economie. Eppure
non è né il ritorno al keynesismo dei "30 anni gloriosi" né, tanto
meno, la prefigurazione di un'uscita dalla crisi verso un modello economico e
sociale diverso. Non basta lo spiazzamento, che c'è, sia delle culture
neo-liberiste che di quelle "modernizzatrici". Vale la lezione di
Bauman secondo cui il capitalismo crea problemi che non sa risolvere e per
risolverli deve negare anche propri dichiarati fondamenti per uscire dalla
contraddizione. La capacità d'innovarsi non viene certo meno nella crisi. Lo
sarà anche in questa crisi così profonda, strutturale e drammatica. Ma in quale
direzione? La discussione su quale modello economicovada perseguito è il centro
reale della contesa in questa crisi. Se la politica non lo vede si condanna
all'inutilità. Non c'è nulla d'astratto, di separato dai problemi concreti in
questa consapevolezza. La spesa pubblica in disavanzo è una necessità, ma quel
che incide della direzione di marcia è a cosa viene finalizzata, se o non si
accompagna a una riqualificazione produttiva, a una conversione della
produzione, dei servizi e della composizione dei consumi. L'intervento pubblico
per salvare le banche e le imprese strategiche è una necessità, ma decide la
sua natura la strada che intraprende, se cioè, contemporaneamente, si
modificano o no gli assetti proprietari; se s'introducono o no forme inedite di
democratizzazione dell'economia. Il rafforzamento e la generalizzazione degli
ammortizzatori sociali vanno bene, ma decide della qualità dell'intervento
pubblico su questo terreno il non lasciare mano libera sui licenziamenti, come
una significativa redistribuzione a favore dei bassi redditi, come la
restituzione ai lavoratori di un reale potere di contrattazione e di controllo
sull'organizzazione del lavoro e sulle scelte dell'impresa. Ha ragione Delors
quando parla contro l'arroganza del "brevitempismo". Riaprire, nella
crisi, un discorso sulla programmazione e sullo spazio pubblico significherebbe
mostrare di aver inteso la sfida della crisi, se è la crisi di un intero
modello economico e sociale. L'Europa dovrebbe intenderlo prima e più di altri.
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-15 - pag: 2 autore: Le Borse e il segreto di
Star Trek L'arte del remake: riattivare storie di successo per infondere
fiducia ai mercati di Robert J. Shiller D opo i minimi toccati ai primi di
marzo, tutti i principali mercati azionari del pianeta hanno risalito
prepotentemente la china. In alcuni casi, in Cina e in Brasile in particolare,
hanno toccato il fondo lo scorso autunno e poi di nuovo a marzo, prima di
realizzare un rimbalzo spettacolare, con il Bovespa brasiliano in crescita del
75% rispetto a fine ottobre 2008 e lo Shanghai Composite cinese su del 54% più
o meno nello stesso periodo. Ma praticamente ovunque, da marzo a oggi, il
mercato azionario ha riservato buone notizie. è un segnale della fine imminente
della crisi economica mondiale? Tutti stanno ridiventando ottimisti nello
stesso momento, accelerando la fine dei nostri problemi? I boom speculativi
sono alimentati da una retroazione psicologica. Il rialzo dei prezzi delle
azioni crea storie d'investitori abili che riescono a diventare ricchi. La
gente, guardando con invidia ai successi altrui, comincia a domandarsi se
questo rialzo non ne preannunci altri in futuro ed è tenta-ta di mettersi a
giocare in Borsa, anche quelli che in fondo non credono che il boom continuerà.
E dunque il rialzo delle azioni produce a sua volta altri rialzi, e il ciclo va
avanti così per un po' di tempo. Durante un periodo di boom delle azioni, chi è
tentato dall'idea di giocare in Borsa mette su un piatto della bilancia la
paura di pentirsene se non lo fa, e sull'altro la sofferenza di una possibile
perdita economica se lo fa. Non esiste una risposta affidabile su quale sia la
decisione "giusta", e non c'è unanimità tra gli esperti su quale sia
un adeguato livello d'esposizione rispetto ai mercati azionari. Trenta per
cento di azioni e 70% di immobili? O il contrario? Nessuno lo sa. E pertanto la
decisione ultima deve dipendere dal peso relativo di questi fattori emotivi
discordanti. In una situazione di boom, i fattori emotivi pendono dalla parte
del giocare in Borsa. In questo momento, però, è il caso di chiedersi che cosa
vi sia alla base di questa tendenza. Non sembra che da marzo a oggi vi sia
stata nessuna notizia significativa che la giustifichi, se non il rialzo
stesso. La tendenza umana a reagire agli incrementi dei prezzi è sempre in
agguato, pronta a generare bolle speculative e crescite improvvise. La
retroazione è solo un meccanismo d'amplificazione per altri fattori che
predispongono la gente a lanciarsi nel gioco di Borsa. Il mondo non riuscirà a
recuperare tutto l'entusiasmo di qualche anno fa solo con la retroazione,
perché siamo di fronte a un colossale problema di coordinamento: non siamo
tutti ricettivi agli incrementi dei prezzi nello stesso momento, e dunque
prendiamo le nostre decisioni d'acquisto in momenti molto diversi. Il risultato
è che le cose succedono lentamente e nel frattempo possono venir fuori altre
cattive notizie. La fiducia il mondo potrà recuperarla appieno solo se avrà
modo di prendere ispirazione da qualche storia che non sia il semplice
incremento dei prezzi delle azioni. Nel libro che ho scritto insieme a George
Akerlof, Animal spirits, sono descritti i pregi e i difetti di una
macroeconomia trainata sostanzialmente dalle storie. Simili narrazioni, in
particolare le storie di persone concrete, storie con cui ci si può
relazionare, sono i virus intellettuali che stimolano l'economia attraverso il
contagio. Il tasso di contagio delle storie dipende dal loro rapporto con la
retroazione, ma le storie devono essere plausibili fin dall'inizio. La forza
delle narrazioni deriva dalla loro capacità d'influenzare il nostro modo di
vedere le cose. La storia che ha gonfiato la bolla azionaria che ha raggiunto
il suo picco nel 2000 era una storia complessa, ma ridotta in termini
grossolani suonava così: una serie d'individui brillanti e aggressivi ci stanno
guidando verso una nuova era di gloria capitalistica, in un'economia in rapida globalizzazione. Queste persone diventavano i
nuovi imprenditori che viaggiavano da un capo all'altro del mondo sulla via
della prosperità. Era una narrazione che appariva plausibile all'osservatore
occasionale, perché era legata a milioni di piccole storie di persone concrete,
storie dei successi evidenti di amici, vicini e parenti che avevano la
capacità di visione necessaria per prendere parte con slancio al contesto
nuovo. Ma oggi è difficile ricreare una narrazione del genere di fronte a tutte
queste storie d'insuccessi e fallimenti. Il rimbalzo dei mercati azionari da
marzo a oggi non sembra costruito intorno a storie edificanti come quelle prima
descritte, semmai intorno alla pura e semplice assenza di notizie più cattive,
e intorno alla consapevolezza che tutte le recessioni del passato prima o poi
sono giunte a termine. In un'epoca in cui i quotidiani traboccano di foto di
case pignorate in vendita, e addirittura di case in eccedenza demolite, è
difficile vedere dietro al rimbalzo dei mercati motivazioni che non siano la
storia del "tutte le recessioni presto o tardi hanno fine". Anzi, la
storia dei "capitalisti trionfanti" ormai è screditata, e così la
nostra fiducia negli scambi internazionali. E dunque ecco il problema: non c'è
nessun fattore trainante plausibile in grado di alimentare una ripresa degna di
questo nome. Mettere in moto una ripresa economica è come lanciare un nuovo
film: nessuno sa come reagirà il pubblico fino a quando il pubblico non ha
effettivamente modo di andare a vedere il film e discuterne. Il nuovo Star
Trek, basato sull'ennesimo remake di un telefilm di oltre quarant'anni fa, ha
sorpreso tutti portando a casa 76,5 milioni di dollari nel suo primo week end.
Una vecchia storia che grazie a questo nuovo film è tornata a far parlare di
sé. Allo stesso modo dobbiamo sperare che alcune di quelle vecchie storie che
in passato ci hanno proiettato in avanti - l'ascesa del capitalismo e la sua
internazionalizzazione fino ad abbracciare l'intera economia mondiale - possono
essere rispolverate e riportate in vita per rinvigorire gli spiriti animali che
sono alla base della ripresa economica. I nostri sforzi per stimolare
l'economia dovrebbero tendere a migliorare il copione di quelle storie, a
renderle di nuovo credibili. E questo significa far funzionare meglio il
capitalismo e mettere in chiaro che non esiste nessun rischio di protezionismo. Ma lo scopo dev'essere tirar fuori l'economia
mondiale dall'attuale situazione di rischio, non catapultarci in un'altra bolla
speculativa. L'autore è professore di economia all'Università di Yale.
Copyright: Project Syndicate, 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) IL COPIONE
La trama del 2000: uomini brillanti ci guidano in un'era di gloria
capitalistica: oggi non è credibile, ma si possono rivivere nuove avventure
imprenditoriali
( da "Reuters Italia"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
YANGON (Reuters)
- La giunta militare che ha accusato la leader dell'opposizione del Myanmar,
Aung San Suu Kyi, di aver infranto i termini di detenzione ai domiciliari sono
stati criticati dall'Occidente, ma dai vicini asiatici sono arrivate reazioni
moderate. Stati Uniti e Gran Bretagna - i più critici con i generali che
governano l'ex Birmania dal 1962 - hanno condannato le nuove accuse al Premio
Nobel per la Pace, che rischia fino a cinque anni di carcere dopo che un
americano si è intrufolato nella sua casa sul lago. Le associazioni umanitarie
hanno chiesto ai vicini Cina e
India - che hanno stretti rapporti economici con il Myanmar - e all'Asean che
raccoglie dieci Paesi asiatici di chiedere l'immediato rilascio di Suu Kyi.
"Le autorità militari birmane hanno preso a pretesto il fatto che un uomo
si sia intrufolato (nella sua casa) per gettare Aung San Suu Kyi in una delle
più note e squallide carceri birmane sulla base di accuse inventate",
ha detto Elaine Pearson, vice direttore per l'Asia di Human Rights Watch. Il
processo inizierà lunedì. Le accuse riguardano un bizzarro incidente che
coinvolge il cittadino Usa John William Yettaw che,
secondo i media di stato, avrebbe nuotato nel lago Inya di Yangon e trascorso
due giorni nella proprietà di Suu Kyi all'inizio del mese. Suu Kyi, 63 anni, ha
trascorso 13 degli ultimi 19 anni in detenzione, la maggior parte ai
domiciliari nella sua casa di Yangon, capitale dell'ex Birmania, senza linee
telefoniche, con il controllo della posta e visite ristrette. I generali che
governano il Myanmar in passato hanno ignorato gli appelli per il suo rilascio
portando avanti con una cosiddetta "mappa verso la democrazia" in
sette passi che dovrebbe portare ad elezioni multi-partitiche nel 2010.
( da "Corriere del Veneto"
del 15-05-2009)
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Corriere del
Veneto sezione: NOTTEEGIORNO data: 15/05/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Opinioni data: 15/05/2009 - pag: 10 LE LEZIONI SOCIOPOLITICHE DI
QUESTI MESI Il sano egoismo urbano dei Comuni che contro la crisi pensano in
grande di GIUSEPPE DE RITA V isto che si sta facendo strada l'idea che il
peggio della crisi economica sia in via di superamento, è possibile analizzarne
con relativa calma gli effetti di natura sociopolitica. Un talmudista francese
ha di recente affermato che le crisi nascono dal «timore dei cieli», cioè dalla
paura delle sfere alte del potere di non saper controllare le forze disordinate
ed opache operanti in terra, nel sottosuolo e nel sommerso. Le crisi nascono
quindi quando la legalità non controlla gli istinti e le furbizie criminali;
quando la coscienza non controlla la violenza dell'inconscio; quando la
razionalità non controlla la dispersione egoistica dei comportamenti umani. La
crisi che stiamo attraversando è di segno totalmente contrario, visto che sono
i cieli che l'hanno provocata. È infatti la crisi della globalizzazione,
della sua governance, delle lucide previsioni degli organismi internazionali,
della razionalità del mercato, dei controlli sopranazionali, delle grandi
banche mondiali e delle mondiali agenzie di rating, dell'unidirezionalità
illuministica del processo di occidentalizzazione. È una crisi esplosa
in alto e poi discesa per li rami; una crisi quindi della verticalizzazione del
potere. Ad essa hanno resistito solo i sistemi «terra-terra», con le loro
componenti a lungo condannate come provinciali, pre-moderne, irrazionali. Se
evitiamo di farci esaltare dagli attuali ed inattesi apprezzamenti
internazionali, possiamo citare il caso italiano: abbiamo sopportato meglio la
crisi perché siamo più economia reale che finanziaria, siamo un Paese manifatturiero,
siamo un Paese di imprese piccole e flessibili, siamo un Paese di economia
sommersa, siamo un Paese di osmosi fra impresa e famiglia, siamo un Paese di
famiglie altamente patrimonializzate (con la proprietà della casa e la
disponibilità di risparmio), siamo un Paese articolato su territori a
diversissima vocazione economica, siamo un Paese a forte coesione sociale,
specie a livello locale. Le presunzioni siderali hanno condensato e trasmesso
un uragano, ma questo è atterrato su un sistema a baricentro basso, che non ha
sbandato. Se la prima lezione sociopolitica di questi mesi è che la
verticalizzazione non paga, la seconda risiede nella riscoperta delle
dimensioni nazionali del potere. Dalla globalizzazione non si è scesi di un
gradino, verso entità intermedie di governo, ma di due gradini, verso gli Stati
tradizionali. Basta pensare all'integrazione soprannazionale che ci è più
vicina, quella europea, che si è dimostrata troppo fragile ed incapace di
leadership di sistema; e che ha quindi lasciato spazio alle paure, agli
egoismi, alle autonomie decisionali dei vari governi. Qualcuno dirà che è una
regressione rispetto alle crescenti esigenze di integrazione soprannazionale,
ma è esattamente quel che è avvenuto. Se l'interpretazione è corretta avremo
sempre meno spirito e prassi di stampo europeistico e l'annunciato disamore per
il voto europeo ne è il sintomo preoccupante. Il revival degli Stati nazionali
rilancia (è la terza lezione sociopolitica che viene dalla crisi) la politica e
l'intervento pubblico, funzioni indispensabili per compensare e contrastare i
danni del mercato spesso selvaggio e per collegare i meccanismi decisionali con
le difficoltà, le attese, i comportamenti dei diversi soggetti economici e
sociali. In virtù di tale collegamento declina la politica centrata sulle
grandi scelte di sistema o sulle grandi ambizioni progettuali e cresce la
politica degli interventi singoli, specifici, appropriati (dai bonds per le
banche agli ammortizzatori per i precari agli incentivi per i terremotati,
ecc.,). Si tratta di una lezione non di secondo livello per la nostra cultura
politica, da sempre abituata alle nobili intenzioni e poco propensa a risolvere
pazientemente le esigenze concrete. Resta comunque sul tappeto una quarta
possibile lezione: la riscoperta degli egoismi (ma anche delle responsabilità)
dei poteri e delle comunità locali. Oggi abbiamo governi municipali e
provinciali che sono molto attivi nel mettere a punto interventi anticiclici,
abbiamo Regioni che si danno carico di fronteggiare i pericoli di
disoccupazione, abbiamo grandi e medie città che riscoprono un sano egoismo
urbano e cominciano a pensare in grande come mai nel recente passato. La
discesa verso il basso dei meccanismi decisionali è arrivata al pian terreno,
con tutta la conseguente carica di vigile attenzione ai problemi collettivi.
Certo questo diversificato processo di atterraggio dei processi decisionali è
fenomeno complesso e difficile da gestire in una realtà emotivamente dominata
dalle verticalizzazioni mediatiche che occupano le nostre giornate; ma è il
processo che imporrà nel tempo medio una revisione, magari terraterra, del
pensiero sociopolitico anche oltre l'obiettivo oggi di moda del federalismo.
Emiliano Ponzi
( da "Secolo XIX, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
India, fra Upa e
Janata testa a testa nelle urne elezioni Le votazioni durano da tre settimane:
300 i partiti e 714 milioni gli elettori iscritti nelle liste. Domani si
conosceranno i risultati 15/05/2009 COMUNQUE vada (i risultati ufficiali
arriveranno domani), le elezioni indiane mostrano - com'è avvenuto in Israele -
un grande equilibrio tra gli schieramenti opposti, la UPA guidata dal Congress
party, e l'alleanza capeggiata dallo Janata party indu. In queste ore le due
formazioni cercano di convincere i partiti minori, tra cui emerge quello di
Behan Mayawati, la leader dei dalit, i 167 milioni di intoccabili dediti ai
lavori più umili. I numeri sono spaventosi: tre settimane di votazioni, 300
partiti, 714 milioni di elettori iscritti alle liste. Il tutto in una nazione
di un miliardo e cento milioni di abitanti, con un tasso di crescita annuo
rivisto al basso dalla Reserve Bank indiana, ma che resta del +7,5% nei
prossimi dieci anni. Forse Fiat dovrebbe rinforzare la sua alleanza con la
Tata, invece di andare verso la Opel. L'India rimane in parte povera,
soprattutto nelle zone rurali, dove l'induismo e la cultura delle caste
degradano in paganesimo e negazione dei diritti di donne e bambini. Il film The
Millionaire non descrive una vita salgariana o pauperistica, ma rappresenta con
realismo la deriva di un'India che si inurba nelle sterminate e sterminanti
periferie di Mumbai e Dehli. Parliamo tuttavia di una potenza decisiva: dopo le
buone relazioni con la Russia, l'avvicinamento agli Stati Uniti è stato concausa
di attacchi dal Pakistan e dall'islam jihadista (gli attentati di Mumbai
parlano chiaro). Al terrorismo dei separatisti islamici si affianca quello
maoista, collegato agli interessi cinesi, com'è avvenuto nel Nepal, con un
colpo di mano ingenuamente magnificato in Occidente come
"liberazione". Così il Nepal è passato dal controllo di Nuova Dehli
al caos maoista, col risultato di bloccare le vie di fuga dal Tibet. La
probabile sconfitta dello Janata party dovrebbe far tirare un sospiro di
sollievo. Infatti, un governo indu potrebbe riaccendere scontri sanguinosi con
la comunità islamica indiana, con possibili interventi esterni (da Pakistan e
altrove). Va comunque detto che la breve esperienza di governo dello Janata ha
avuto un segno di cautela e moderazione. Ora sarà la presidentessa del Congress
party, l'italiana Sonia Gandhi, divenuta domina di una famiglia che controlla
l'India dal
( da "Repubblica.it"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Repubblica ha
chiesto, nei giorni scorsi, di rivolgere al presidente del Consiglio dieci
domande sulle incoerenze e le omissioni di una storia che molti definiscono
"di Veronica" o "di Noemi" e nessuno azzarda a definire per
quel che è o appare: un "caso Berlusconi". Il sottosegretario alla
presidenza del consiglio Gianni Letta, lunedì, ha chiesto due giorni per dare
una risposta. Quella risposta non è arrivata. Per non dissimulare, come vuole
il nuovo conformismo dell'informazione italiana, ciò che dovrebbe essere
chiarito, pubblichiamo oggi le domande che avremmo voluto rivolgere al premier
e le contraddizioni che abbiamo ritenuto di riscontrare tra le sue
dichiarazioni e quelle degli altri protagonisti della vicenda. Silvio
Berlusconi ha detto: "Credo che chi è incaricato di una funzione pubblica,
come il presidente del Consiglio, possa accettare la continuazione di un
rapporto [con la sua consorte, Veronica Lario] soltanto se si chiarisce chi ha
provocato questa situazione". (Porta a Porta, 5 maggio 2009). Repubblica
concorda con Silvio Berlusconi. E' evidente che, nonostante il frastuono
mediatico di queste ore, non si discute di un divorzio o di una separazione,
affare privato di due coniugi. Come ha chiaro il premier, la questione
interroga i comportamenti di "un incaricato di una funzione
pubblica". In quanto tali, quei comportamenti sono sempre di pubblico
interesse e non possono essere circoscritti a un ambito familiare. D'altronde,
la signora Veronica Lario, nelle sue dichiarazioni del 29 aprile e del 3
maggio, offre all'attenzione dell'opinione pubblica due certezze personali e
una domanda. OAS_RICH('Middle'); Le due certezze descrivono, tra il pubblico e
il privato, i comportamenti del presidente del Consiglio: "Mio marito
frequenta minorenni"; "Mio marito non sta bene". La domanda,
posta dalla signora all'opinione pubblica e a chi in vario modo la rappresenta,
è invece tutta politica e chiama in causa le pratiche del "potere",
il suo modo di essere, che si degrada e si avvilisce pericolosamente quando a
rappresentare la sovranità popolare vengono chiamate "veline" senza
altro merito che un bell'aspetto e la prossimità al premier. Ha detto la
signora Lario: "Quello che emerge oggi, attraverso il paravento delle
curve e della bellezza femminile, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno
del potere che offende la credibilità di tutte le donne (...). Qualcuno ha
scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore.
Condivido, quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore". (Ansa,
28 aprile, 22:31) Silvio Berlusconi ha replicato, a caldo, evocando un
complotto "della sinistra e della sua stampa che non riescono ad accettare
la mia popolarità al 75 per cento (...) Tutto falso, nato dalla trappola in cui
anche mia moglie purtroppo è caduta. Le veline sono inesistenti. Un'assoluta
falsità". (Porta a porta, 5 maggio) E' il primo ingombro che bisogna
verificare. Questa storia è soltanto una trappola bene organizzata? E' vero, se
di complotto si tratta, che nasconde la mano della sinistra e della "sua
stampa"? Tre evidenze lo escludono. Il primo quotidiano che dà conto della
candidatura di una "velina" alle elezioni europee è il Giornale della
famiglia Berlusconi. Il 31 marzo, a pagina 12, nella rubrica Indiscreto a
Palazzo si legge che "Barbara Matera punta a un seggio europeo".
"Soubrette, già "Letterata" del Chiambretti c'è, poi
"Letteronza" della Gialappa's, quindi annunciatrice Rai e attrice
della fiction Carabinieri", la Matera, scrive il Giornale, "ha voluto
smentire i luoghi comuni sui giovani che non si applicano e non si impegnano.
"Dicono che i ragazzi perdino tempo. Non è vero: io per esempio studio
molto"". "E si vede", commenta il giornale di casa
Berlusconi. Il secondo giornale che svela "la carta segreta che il
Cavaliere è pronto a giocare" è Libero, il 22 aprile. Notizia e foto di
prima pagina con "Angela Sozio, la rossa del Grande Fratello e le gemelle
De Vivo dell'Isola dei famosi, possibili candidate alle elezioni europee".
A pagina 12, le rivelazioni: "Gesto da Cavaliere. Le veline azzurre
candidate in pectore" è il titolo. "Silvio porta a Strasburgo una
truppa di showgirl" è il sommario. Per Libero le "showgirl", che
dovranno superare un colloquio, sono 21 (in lista i candidati a un seggio di
Bruxelles, come si sa, sono 72). I nomi che si leggono nella cronaca sono:
Angela Sozio, Elisa Alloro, Emanuela Romano, Rachele Restivo, Eleonora
Gaggioli, Camilla Ferranti, Barbara Matera, Ginevra Crescenzi, Antonia
Ruggiero, Lara Comi, Adriana Verdirosi, Cristina Ravot, Giovanna Del Giudice,
Chiara Sgarbossa, Silvia Travaini, Assunta Petron, Letizia Cioffi, Albertina
Carraro. Eleonora e Imma De Vivo e "una misteriosa signorina"
lituana, Giada Martirosianaite. Difficile sostenere che Il Giornale e Libero
siano fogli di sinistra. Come è arduo credere che la Fondazione farefuturo,
presieduta da Gianfranco Fini, sia un pensatoio vicino al partito democratico.
Il think tank, diretto dal professor Alessandro Campi, vuole "far emergere
una nuova classe dirigente adeguata a governare le sfide
della modernità e della globalizzazione". Coerentemente critica l'uso di
"uno stereotipo femminile mortificante" e con un'analisi della
politologa Sofia Ventura avverte che "il "velinismo" non
serve". Nell'articolo si legge: "Assistiamo a una dirigenza di
partito che fa uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica
non hanno molto da fare, allo scopo di proiettare una (falsa) immagine
di freschezza e rinnovamento. Questo uso strumentale del corpo femminile, al
quale naturalmente le protagoniste si prestano con disinvoltura, denota uno
scarso rispetto, da un lato, per quanti, uomini e donne, hanno conquistato uno
spazio con le proprie capacità e il proprio lavoro; dall'altro, per le
istituzioni e per la sovranità popolare che le legittima". Sofia Ventura
conclude: "Le donne non sono gingilli da utilizzare come specchietti per
le allodole, non sono nemmeno fragili esserini bisognosi di protezione e
promozione da parte di generosi e paterni signori maschi. Le donne sono, banalmente,
persone. Vorremmo che chi ha importanti responsabilità politiche qualche volta
lo ricordasse". Quando la signora Lario prende (buonultima) la parola per
censurare il "velinismo" - e "il ciarpame senza pudore" del
potere - non si muove nel vuoto, ma su un terreno già smosso dalle rivelazioni
dei giornali vicini al premier e dalle analisi critiche di intellettuali
prossimi alla maggioranza di governo. Questo "caso" non ha inizio con
un intrigo, come protesta Berlusconi, ma trova la sua trasparente ragione nella
preoccupazione di ambienti della destra per un "impoverimento della
qualità democratica di un paese" (ancora la Ventura). Rimosso il presunto
"complotto", resta il "caso" politico, dunque. Un
"caso" che diventa anche familiare, quando Veronica Lario scopre che
Silvio Berlusconi ha partecipato a Napoli alla festa di compleanno di una
diciottenne (Repubblica, 28 aprile). E ancora una volta politico quando la
signora, annunciando la sua volontà di divorziare, denuncia pubblicamente i
comportamenti di un marito che, "incaricato di una pubblica
funzione", "frequenta minorenni", prigioniero com'è di un
disagio che minaccia il suo equilibrio psicofisico. Il presidente del Consiglio
ha replicato ai rilievi della signora Lario con due interviste alla carta
stampata (Corriere della Sera e la Stampa, 4 maggio) e con un lungo monologo a
Porta a Porta (5 maggio). In queste tre sortite pubbliche, la ricostruzione
degli avvenimenti di cui si discute (la candidatura di giovani donne
selezionate per la loro bellezza e amicizia con il premier; il suo affetto per
Noemi Letizia, maggiorenne il 26 aprile; la partecipazione alla festa di
compleanno; il lungo sodalizio amicale con la famiglia Letizia) ha avuto, da
parte di Berlusconi, una parola definitiva, ma o contraddittoria o omissiva.
Berlusconi nega di aver mai avuto intenzione di candidare
"soubrette". "Non avevamo messo in lista nessuna
"velina"" (Corriere, 4 maggio) Noemi lo chiama "papi".
Perché? A chi glielo chiede, replica: "E' uno scherzo, mi volevano dare
del nonno, meglio mi chiamino papi. Non crede?" (Corriere, 4 maggio).
Berlusconi è più preciso con la Stampa (4 maggio): "Io frequenterei, come
ha detto la signora [Lario], delle diciassettenni. E' una cosa che non posso
sopportare. Io sono amico del padre punto e basta. Lo giuro!" E' la stessa
versione offerta a France2 (6maggio). Quando il presidente del Consiglio spiega
le circostanze della frequentazione con Noemi Letizia - si tratta di un'antica
amicizia di natura politica con il padre, dice - il giornalista lo interrompe
per chiedere: "... dunque [Noemi] non è una ragazza che lei conosceva
personalmente?". Berlusconi risponde: "No, ho avuto l'occasione di
conoscerla con i suoi genitori. Questo è tutto". La versione di Berlusconi
è contraddetta in tutti i suoi elementi dalle interviste che Noemi Letizia
concede. Noemi così ricostruisce il suo legame affettivo con il presidente del
Consiglio: "Mi vuole bene come a un figlia. E anch'io, noi tutti gli siamo
molto legati". (Repubblica, 29 aprile) Al Corriere del Mezzogiorno, il 28
aprile, consegna dettagli chiave. "[Berlusconi, papi] mi ha allevata (...)
E' un amico di famiglia. Dei miei genitori (...) non mi ha fatto mai mancare le
sue attenzioni. Un anno [per il mio compleanno], ricordo, mi ha regalato un
diamantino. Un'altra volta, una collanina. Insomma, ogni volta mi riempie di
attenzioni. (...) Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha
qualche momento libero e io lo raggiungo. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che
desidera da me. Poi, cantiamo assieme. (...) Quando vado da lui ha sempre la
scrivania sommersa dalle carte. Dice che vorrebbe mettersi su una barca e
dedicarsi alla lettura. Talvolta è deluso dal fatto che viene giudicato male,
gli spiego che chi lo giudica male non guarda al di là del proprio naso.
Nessuno può immaginare quanto papi sia sensibile. Pensi che gli sono stata
vicinissima quando è morta, di recente, la sorella Maria Antonietta. Gli dicevo
che soltanto io potevo capire il suo dolore. (...) [Da grande vorrò fare] la
showgirl. Mi interessa anche la politica. Sono pronta a cogliere qualunque
opportunità. (...) Preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà
papi Silvio". Nel racconto di Noemi c'è la narrazione di un rapporto
diretto, intenso con il presidente del Consiglio. Che le fa tre regali per il
16°, 17° e 18° compleanno. Quindi, si può concludere, Berlusconi ha conosciuto
Noemi quindicenne. Nel loro rapporto non c'è alcun ruolo o presenza dei
genitori. Noemi non vi fa alcun riferimento e non è corretta dalla madre,
presente al colloquio con Angelo Agrippa del Corriere del Mezzogiorno.
Berlusconi ha tentato di ridimensionare il legame con la minorenne: "Ho
incontrato la ragazza due o tre volte, non ricordo, e sempre alla presenza dei
genitori". I genitori non hanno ancora confermato le parole del premier.
Durante l'incontro con il giornalista, la signora Anna Palumbo - madre di Noemi
- interviene soltanto per specificare le circostanze in cui Berlusconi ha
conosciuto suo marito, Benedetto "Elio" Letizia. Dice: "[Berlusconi]
ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista. Ma non possiamo dire
di più". Noemi non è così evasiva quando affronta una delle questioni
decisive per questa storia. E' addirittura esplicita. Ella ritiene di poter
ottenere da Berlusconi l'opportunità di fare spettacolo o, in alternativa, di
essere eletta in parlamento. Televisione o scranno a Montecitorio. Le
aspettative di Noemi, sollecitate dalle attenzioni (o promesse) di Berlusconi,
sono in linea con le riflessioni critiche di farefuturo, il think tank di
Gianfranco Fini ("Le donne non sono gingilli") e della signora Lario
("Ciarpame senza pudore"). Quando e dove e come si sono conosciuti
Berlusconi e Benedetto Letizia è un altro enigma di questa storia che raccoglie
versioni successive e contraddittorie. A Varsavia Berlusconi dice:
"[Benedetto] lo conosco da anni, è un vecchio socialista ed era l'autista
di Craxi". (Ansa, 29 aprile, 16:34) Quando la circostanza è subito negata
da Bobo Craxi ("Cado dalle nuvole. L'autista di mio padre si chiamava
Nicola, era veneto, ed è morto da qualche anno", Ansa, 29 aprile, 16:57),
Palazzo Chigi con un imbarazzato ritardo di venti ore, smentisce a sua volta:
"Si rileva che il presidente Berlusconi non ha mai detto che il signor
Letizia fosse autista dell'on. Bettino Craxi" (Ansa, 30 aprile, 12:30).
Dal suo canto, Letizia non vuole ricordare in pubblico come e dove e quando ha
conosciuto Berlusconi. Chi lo interroga raccoglie soltanto parole vuote.
"Volete sapere come ho conosciuto Berlusconi? Va bene, ve lo dico, però
allora vi racconto anche come ho conosciuto tutte le persone che
conosco...". (Corriere, 10 maggio) In qualche altra occasione, il rifiuto
di Letizia a raccontare il primo incontro con il futuro premier è ancora più
categorico: "Non ho alcuna intenzione di farlo" (Oggi, in edicola il
6 maggio) Anche Noemi non ha voglia di offrire rievocazioni: "Non ricordo
i particolari [di come è nato il contatto familiare], queste cose ai miei
genitori non le ho chieste. Non è che si siano incrociati sul lavoro: mio padre
è un dipendente comunale...". (Repubblica, 29 aprile) Un ricordo vivo del
primo incontro tra Berlusconi e Letizia sembra averlo Arcangelo Martino, un ex
assessore socialista al comune di Napoli, oggi vicino al partito del presidente
del Consiglio. "Fra il 1987 e il 1993 sono stato grande amico di Bettino
Craxi. Tutti i mercoledì andavo a trovarlo a Roma all'hotel Raphael, una
consuetudine. Mi accompagnava sempre qualcuno del mio staff e quel qualcuno era
quasi sempre Elio Letizia (...) Parecchie volte è capitato che al Raphael ci
fosse Silvio Berlusconi. E' lì che ho presentato i due che poi hanno fatto
amicizia". (Corriere della sera, 10 maggio). Il ricordo di Arcangelo
Martino è sconfessato con nettezza ancora una volta da Bobo Craxi. "Escludo
categoricamente che il signor Letizia fosse un habitué dell'hotel Raphael (...)
Lo stesso Martino credo che sia passato qualche volta a salutare mio
padre". (Repubblica, 11 maggio) Chiara anche la smentita di uomini che
furono accanto al leader socialista: Gianni De Michelis ("Mai sentito
nominare Letizia"); Gennaro Acquaviva ("Mai sentito nominare Letizia,
neanche dai napoletani"); Giulio Di Donato ("Questo signor Letizia,
nel panorama napoletano e campano dei socialisti, non esisteva, a mia
memoria"). Ancora più efficace la contestazione di Stefano Caldoro:
"Proprio nei primi anni novanta, abitavo al Raphael tutte le volte che mi
fermavo a Roma. Si scherzava sulla intraprendenza di Martino (...) ma escludo
categoricamente di aver mai visto e sentito che questo Letizia venisse
presentato a Craxi. Perché mai l'avrebbero dovuto presentare? Non era un
dirigente, non era un esponente del sociale, non era un militante" (Ancora
Repubblica, 11 maggio 2009). L'occasione dell'incontro tra Berlusconi e Letizia
è ancora da chiarire. Come i tempi della decisione del presidente del Consiglio
di partecipare alla festa di compleanno di Noemi. Al Corriere della sera, 4
maggio, così Berlusconi ha spiegato la sua presenza a Napoli: "Racconto
come è andata veramente. Quel giorno mi telefona il padre, un mio amico da
tanti anni. E quando sa che in serata sarei stato a Napoli, per controllare lo
stato di avanzamento del progetto per il termovalorizzatore, insiste perché
passi almeno un attimo al compleanno della figlia. La casa è vicina
all'aeroporto. Non molla. Io non so dir di no. Eravamo in anticipo di un'ora e
ci sono andato. Nulla di strano, è accaduto altre volte per compleanni e
matrimoni". Berlusconi, dunque, partecipa alla festa per un atto di
affetto nei confronti di Elio Letizia. Non si parla di Noemi né di altra
necessità politica o urgenza di altra natura. Diversa la versione offerta, lo
stesso giorno (4 maggio) alla Stampa: "Suo padre, che conoscevo da tempo,
mi ha telefonato per chiedermi se lasciavo fuori Martusciello (Flavio,
consigliere regionale del PdL) dalle liste per le Europee, io gli ho spiegato
che avrei cercato di mettere sia l'ex-questore Malvano (Franco, già candidato a
sindaco di Napoli) sia Martusciello e che stavo arrivando a Napoli per dare una
spinta ai contratti per i nuovi termovalorizzatori che sono frenati dalla
burocrazia. A quel punto lui mi ha interrotto e mi ha detto: "Stavi
venendo a Napoli? Io stasera festeggio il diciottesimo compleanno di Noemi,
perché non vieni con un brindisi, lo facciamo in un locale poco distante
dall'aeroporto. Ti prego vieni sarebbe il più bel regalo della mia vita".
Così ci sono andato...". Berlusconi aggiunge qualche dettaglio in più nel
solco di questa versione, il 5 maggio, durante Porta a Porta: "Ero al salone
del Mobile della Fiera di Rho, imbarazzato per i cori "Meno male che
Silvio c'e", "Magico" e il capitano dell'elicottero mi ha detto
che era in arrivo entro mezz'ora un temporale che ci avrebbe costretto ad
andare in macchina a Linate. Per questo siamo partiti in anticipo e [visto il
tempo a disposizione, prima di] una riunione politica che avevo in serata [con
il ristorante a soli tre minuti dall'aeroporto] sono entrato..." Anche
questa ricostruzione trova delle evidenze che la contraddicono. Berlusconi
giunge a Napoli con un regalo per Noemi, "cerchi concentrici in oro rosa
arricchiti da una cascata di diamanti bianchi montati su oro bianco, 6mila
euro, il ciondolo è anche nella collezione di Sophia Loren" (Gente, 19
maggio). Si è molto discusso di questa circostanza che, al contrario, non pare
molto significativa: il presidente potrebbe aver a bordo del suo aereo dei
cadeaux da distribuire secondo necessità. Più interessante è che l'aereo di
Berlusconi giunga a Napoli con un'ora di anticipo rispetto all'inizio della
festa e il presidente attenda nell'aeromobile per un'ora prima di muoversi ed
entrare "cinque minuti dopo l'arrivo in sala di Noemi" (Annozero, 7
maggio). Secondo la testimonianza di un fotografo, ingaggiato dal patron del
ristorante "Villa Santa Chiara", si sapeva da sabato 25 aprile
dell'arrivo del premier e, in ogni caso, la "bonifica" della sala da
parte della polizia è stata predisposta già nella mattinata, "alle
15", per alcune fonti del Dipartimento di sicurezza. (Repubblica, 9
maggio). Sembra di poter dire che non c'è stato alcun cambio di programma a Rho
nel tardo pomeriggio di domenica 26 aprile. La partecipazione alla festa di
Noemi era già nell'agenda del presidente da giorni, come dimostrano la
"bonifica", l'attesa in aereo, l'arrivo nel ristorante subito quasi
contestualmente all'ingresso della diciottenne come per un copione
precedentemente preparato. C'è un'ultima contraddizione da sciogliere. La
scelta o indicazione delle "veline" da candidare è stata opera di
Berlusconi? A Porta a Porta, 5 maggio, il presidente del Consiglio sostiene di
non aver messo becco nella candidature europee: "Le candidature per le
Europee non sono state gestite direttamente dal premier. Ad occuparsene sono
stati i tre coordinatori del PdL Bondi, La Russa e Verdini che "da
migliaia di segnalazioni sono giunti a 500 schede" per individuare i 72
candidati si sono orientati secondo le indicazioni del congresso, spazio ai
giovani e alla donne. Tra questi candidati nessuna è qualificabile come velina"
(resoconto delle parole del premier a Porta a porta, 5 maggio, tratto dal
Giornale, 6 maggio). Berlusconi ammette però di avere discusso con Elio Letizia
(non è un dirigente del PdL né, che si sappia, un iscritto al partito) le
candidature di Malvano e Martusciello e per farlo lo raggiunge addirittura a
Napoli alla festa di sua figlia. La circostanza appare contraddittoria e, senza
altre spiegazioni, inverosimile. Il rosario di incoerenze che si incardina
sulla questione politica posta da farefuturo e dalla signora Lario (come
Berlusconi seleziona le classi dirigenti) sollecita di rivolgere a Berlusconi
dieci domande: 1. Quando e come Berlusconi ha conosciuto il padre di Noemi
Letizia, Elio? 2. Nel corso di questa amicizia, che il premier dice
"lunga", quante volte si sono incontrati e dove e in quale occasioni?
3. Ogni amicizia ha una sua ragione, che matura soprattutto nel tempo e in
questo caso - come ammette anche Berlusconi - il tempo non è mancato. Come il
capo del governo descriverebbe le ragioni della sua amicizia con Benedetto
Letizia? 4. Naturalmente il presidente del Consiglio discute le candidature del
suo partito con chi vuole e quando vuole. Ma è stato lo stesso Berlusconi a
dire che non si è occupato direttamente della selezione dei candidati, perché farlo
allora con Letizia, peraltro non iscritto né militante né dirigente del suo
partito né cittadino particolarmente influente nella società meridionale? 5.
Quando Berlusconi ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? 6. Quante volte
Berlusconi ha avuto modo di incontrare Noemi e dove? 7. Berlusconi si occupa
dell'istruzione, della vita e del futuro di Noemi. Sostiene finanziariamente la
sua famiglia? 8. E' vero, come sostiene Noemi, che Berlusconi ha promesso o le
ha lasciato credere di poter favorire la sua carriera nello spettacolo o, in
alternativa, l'accesso alla scena politica e questo "uso strumentale del
corpo femminile", per il premier, non "impoverisce la qualità
democratica di un paese" come gli rimproverano personalità e istituzioni
culturali vicine al suo partito? 9. Veronica Lario ha detto che il marito
"frequenta minorenni". Al di là di Noemi, ci sono altre minorenni che
il premier incontra o "alleva", per usare senza ironia un'espressione
della ragazza di Napoli? 10. Veronica Lario ha detto: "Ho cercato di
aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare
altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. E' stato tutto
inutile". Geriatri (come il professor Gianfranco Salvioli, dell'Università
di Modena) ritengono che i comportamenti ossessivi nei confronti del sesso,
censurati da Veronica Lario, potrebbero essere l'esito di "una
degenerazione psicopatologica di tratti narcisistici della personalità".
Quali sono le condizioni di salute del presidente del Consiglio? (15 maggio
2009
( da "Sestopotere.com"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Premio Unesco Amici
della Pace
a Vandana Shiva (15/5/2009 18:10) | (Sesto Potere) - Bertinoro - 15 maggio 2009
-Sabato 16 maggio, nel corso dellincontro che si terrà al Teatro Astoria
alle ore 20:45 in occasione della rassegna “Fiorano incontra gli Autori”,
Vandana Shiva riceverà il premio “Amici della Pace” del Club Unesco. SÍlvio AntÓnio de Matos,
Segretario Esecutivo della Federazione Europea di Associazioni, Centri e Clubs
Unesco, ha voluto sottolineare limportanza di tale
evento mettendo laccento sul lavoro che i Clubs Unesco stanno facendo per diventare
concretamente punti di incontro per un approccio critico a tutto ciò che
concerne il nostro pianeta e lintero universo. Tante
persone si stanno dando da fare per attuare una cambiamento pacifico della
nostra società, occupandosi di cultura, educazione e scienza, al fine di non lasciare scoperto
nessun aspetto della vita di ogni Essere Vivente. Vandana Shiva è una di queste
persone, e ciò non può essere trascurato. E
per questo che sabato sera le verrà consegnato il Premio “Amici della Pace”, per far sì che il
suo impegno a favore dellecologia e le sue numerose
battaglie contro la povertà del Terzo Mondo e contro la globalizzazione non
vengano ignorate ma diventino un modello da seguire e da imitare.
( da "Sestopotere.com"
del 15-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Associazione
artigiani di Vicenza : forum sul sistema moda (15/5/2009 19:14) | (Sesto
Potere) - Vicenza - 15 maggio 2009 -La Confartigianato veneta è impegnata in
prima linea insieme alle Camere di commercio della nostra regione per la
tracciabilità del Made in Italy. Uno strumento prezioso e necessario sia per
garantire la qualità del prodotto sia per assicurare la tutela della salute
come credono le 7400 imprese del tessile e dellabbigliamento
delle sette province venete. Del sistema moda si è discusso stamattina nell
Associazione artigiani di Vicenza in occasione di un incontro promosso insieme
alle istituzioni per valutare le misure necessarie per sostenere e supportare
il comparto. I lavori della giornata sono stati introdotti dallassessore
allEconomia,
Vendemiano Sartor, che ha illustrato limpegno della
Giunta regionale per le aziende che intendono adottare il marchio di
certificazione. “La mia attenzione – ha detto lassessore – per tutte le
imprese artigiane è forte. Credo si debba lavorare oggi più che in passato per fare rete e
per fare sinergia. Serve cioè unazione coordinata e
unitaria per affrontare le sfide di un mercato ormai globalizzato: operare in
ordine sparso non può più garantire i successi che sono stati raggiunti negli
ultimi dieci
anni.” Per lassessore le istituzioni sono chiamate
insieme alle associazioni di categoria a progettare e pianificare le attività e
soprattutto devono cercare di fare pressioni al Parlamento europeo per
salvaguardare le specificità e potenzialità del Made in Italy. Il sistema moda
regionale impiega 30500 lavoratori con una percentuale elevatissima (80%) di
personale femminile. Lassessore si è detto disponibile a
attivare un tavolo regionale della filiera della moda, si è dichiarato pronto a
mettere mano alla
legge regionale che regola e disciplina liscrizione delle
imprese artigiane agli albi di settore, ha confermato la disponibilità a
depositare e a promuovere un marchio regionale della moda come sinonimo di
eccellenza e con adesione volontaria. “Nonostante la difficile congiuntura
economica – ha ribadito lassessore – il modello veneto
resiste perché ha puntato sul manifatturiero e non ha ascoltato le sirene della
finanza creativa. Dobbiamo però essere vigili e continuare a investire su
ricerca e innovazione:
si deve inoltre puntare di più sullinternazionalizzazione.
Occorre poi ritrovare un po di ottimismo perché alla fine del tunnel il
sistema socioeconomico veneto sia più forte di prima.” Infine, lassessore
Sartor ha ipotizzato lutilizzo dei fondi di rotazione regionali anche per
la liquidità di cassa e non soltanto per gli investimenti.
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Premio Biella
Padre Bianchi tra i finalisti C'è anche padre Enzo Bianchi, priore del
monastero di Bose, nel Biellese, tra i finalisti del Premio Biella Letteratura
e industria, annunciati ieri dalla giuria alla Fiera del Lingotto. Padre
Bianchi è in concorso con «Il pane di ieri», pubblicato da Einaudi. Della cinquina fanno parte anche Alessandro Portelli con «Acciai
speciali. Terni, la ThyssenKrupp, la globalizzazione» (Donzelli), Ovidio
Colussi con «Il grande Lino» (Santi Quaranta), Goffredo Buccini con «La
fabbrica delle donne» (Mondadori) e Sergio Pent con «La nebbia dentro»
(Rizzoli).
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Credo che la
questione più importante sia se ci sono segnali di ripresa o se resteremo a
raschiare il fondo per tanto tempo. Io sono pessimista e credo la recessione
sarà ancora lunga e dura. Ho l'impressione che negli Usa
la politica del governo Obama non sia stata sufficientemente incisiva sui
bilanci delle banche. E con le banche bloccate, l'economia mondiale rischia una
deflazione come è avvenuto in Giappone negli Anni '90. Una
speranza può arrivare dalla ripresa della Cina. L'Italia da sola può fare poco per uscire dalla crisi. Rispetto
a Francia e Germania il nostro Paese ha un sistema pubblico più inefficiente:
alludo alla sanità, alle pensioni e all'evasione fiscale. New York University
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Premio
Letteratura e industria Padre Bianchi e Sergio Pent nella cinquina dei finalisti
È stata comunicata ieri alla Fiera del libro di Torino la cinquina di autori
che si contenderà il Premio Biella Letteratura e Industria, quest'anno dedicato
alla sezione narrativa. Alessandro Portelli con «Acciai speciali. Terni, la
ThyssenKrupp, la globalizzazione» (Donzelli), Ovidio
Colussi con «Il grande Lino» (Santi Quaranta), Enzo Bianchi con «Il pane di
ieri» (Einaudi), Goffredo Buccini con «La fabbrica delle donne» (Mondadori) e
Sergio Pent con «La nebbia dentro» (Rizzoli) sono stati scelti dalla giuria
presieduta da Pier Francesco Gasparetto. Il premio speciale della giuria
è andato invece a «Pane e navetta», opera curata da Giovanni Vachino che
raccoglie testimonianze di persone che hanno lavorato nelle fabbriche biellesi
negli anni del cambiamento. Giunto all'VIII edizione e promosso da Città Studi,
Fondazione Crb, Camera di Commercio, Comune, Provincia, Uib e associazione
L'Uomo e L'Arte, il Premio si propone d'indagare le complesse relazioni che
intercorrono tra letteratura, progresso industriale ed evoluzione della realtà
socio-economica italiana.
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
I CONSIGLI DEI
FAN Personaggio L'eroe cattivo conquista la Nuova Zelanda "Io, il Lupin di
Facebook" Il ladro che da mesi beffa la polizia diventa l'idolo degli
internauti «Fatti crescere i baffi e poi scappa in Kenya Ti aiutiamo nella
fuga» PABLO TRINCIA Un uomo in fuga, centinaia di poliziotti alle sue calcagna,
un'intera nazione che segue la vicenda con il fiato sospeso, e milioni di
telespettatori e internauti in tutto il pianeta che si divertono come matti e
fanno il tifo. È l'ultima stranezza del mondo globalizzato,
il cui protagonista è un tossico ladruncolo neozelandese, che in poche
settimane è riuscito a diventare una specie di Butch Cassidy del ventunesimo
secolo. Con la differenza che Butch Cassidy non aveva una pagina su Facebook in
cui raccontava al mondo intero come uccellava - giorno dopo giorno - gli sbirri
che lo seguivano. William Stewart invece, sì. Quarantasette anni,
capelli da rock-star dei primi anni '70, un passato pieno di amfetamina e
piccoli furti con scasso, Stewart ha cominciato la sua sfida alle autorità
neozelandesi nell'ottobre scorso, quando ha infranto un divieto di libertà
condizionata e si è dato a quella che sta diventando una latitanza-record. E
questo non tanto per i suoi sette mesi di durata, quanto per il fatto che -
mentre fugge da plotoni di uomini armati ed elicotteri che lo braccano -
"Billy" accumula migliaia di fan sul sito di web-sharing più famoso
del mondo. Inutile dire che le sue peripezie gli hanno valso su internet un
seguito degno del miglior attore hollywoodiano, con il conseguente interesse
dei più grossi network radiofonici e televisivi del mondo. La sua pagina di
Facebook è un'accozzaglia di dati su operazioni di polizia, sospetti e
possibili avvistamenti, conditi da centinaia di commenti di persone che fanno
il tifo per lui. C'è chi, come uno che si fa chiamare "Exiled
Serikali", gli dà consigli su dove continuare indisturbato la latitanza:
«Il posto perfetto dove Billy potrebbe nascondersi è il Kenya. Basta pagare le
bustarelle ai poliziotti per non avere rogne». Un tale Richard Scarf aggiunge:
«Dovresti farti crescere dei baffi per non farti riconoscere». Qualcuno propone
di fare una colletta per finanziare la sua fuga. Scrive un certo Nick Muir:
«Voglio fare una donazione per continuare a farlo correre!». Sembra che la
notizia di una pagina aperta dai fan sia arrivata allo stesso Stewart, che
avrebbe persino inviato loro alcune sue foto più recenti. Sarebbe il primo caso
al mondo di ladro che fornisce informazioni su se stesso alla polizia. In Nuova
Zelanda c'è addirittura chi ha scritto una canzone per lui ("Billy il braccato")
e chi sta facendo i soldi vendendo magliette con su la scritta: «Dov'è Billy»?
È la classica storia del criminale che diventa leggenda. La stessa che ha reso
celebri Robin Hood e tanti altri personaggi del passato. Ma nei racconti di chi
l'ha incontrato negli ultimi mesi di fuga, Stewart è un pazzo violento, che
gira armato, ruba macchine, svaligia negozi, minaccia poliziotti e civili,
rifugiandosi nei boschi di notte e continuando a correre di giorno. Imbarazzata
e sbeffeggiata, la polizia neozelandese si aggrappa a quello che può per non
perderne le tracce: un pezzo di torta masticata, una macchina rubata, qualche
testimonianza qua e là e poco altro. La nuova superstar del crimine
neozelandese è già riuscita a sfondare cordoni di polizia in moto e a uscire
indenne da abitazioni circondate. E più passano i giorni, più cresce
l'imbarazzo, anche se il sergente Stu Munro di Canterbury ha assicurato che
«prima o poi la sua fortuna finirà». Sicuramente qualcuno gli avrà ricordato un
antico adagio scozzese, secondo il quale «il ladro va impiccato quando è
giovane, per evitare che rubi da vecchio». Oppure che qualcuno gli dedichi una
pagina su Facebook.
( da "Stampaweb, La"
del 16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
WELLINGTON (NUOVA
ZELANDA) Un uomo in fuga, centinaia di poliziotti alle sue calcagna, unintera
nazione che segue la vicenda con il fiato sospeso, e milioni di telespettatori
e internauti in tutto il pianeta che si divertono come matti e fanno il tifo. È
lultima
stranezza del mondo globalizzato, il cui protagonista è un tossico ladruncolo
neozelandese, che in poche settimane è riuscito a diventare una specie di Butch
Cassidy del ventunesimo secolo. Con la differenza che Butch Cassidy non aveva
una pagina su Facebook in cui raccontava al mondo intero come uccellava -
giorno dopo giorno - gli sbirri che lo seguivano. William Stewart invece, sì.
Quarantasette anni, capelli da rock-star dei primi anni 70,
un passato pieno di amfetamina e piccoli furti con scasso, Stewart ha cominciato la sua
sfida alle autorità neozelandesi nellottobre scorso, quando
ha infranto un divieto di libertà condizionata e si è dato a quella che sta
diventando una latitanza-record. E questo non tanto per i suoi sette mesi di
durata, quanto
per il fatto che - mentre fugge da plotoni di uomini armati ed elicotteri che
lo braccano - Billy accumula migliaia di fan sul
sito di web-sharing più famoso del mondo. Inutile dire che le sue peripezie gli
hanno valso su internet un seguito degno del miglior attore hollywoodiano, con il
conseguente interesse dei più grossi network radiofonici e televisivi del
mondo. La sua pagina di Facebook è unaccozzaglia di dati su
operazioni di polizia, sospetti e possibili avvistamenti, conditi da centinaia di commenti di persone che fanno il
tifo per lui. Cè chi, come uno che si fa chiamare
Exiled Serikali, gli dà consigli su dove continuare indisturbato la
latitanza: «Il posto perfetto dove Billy potrebbe nascondersi è il Kenya. Basta
pagare le bustarelle
ai poliziotti per non avere rogne». Un tale Richard Scarf aggiunge: «Dovresti
farti crescere dei baffi per non farti riconoscere». Qualcuno propone di fare
una colletta per finanziare la sua fuga. Scrive un certo Nick Muir: «Voglio
fare una donazione per continuare a farlo correre!». Sembra che la notizia di
una pagina aperta dai fan sia arrivata allo stesso Stewart, che avrebbe persino
inviato loro alcune sue foto più recenti. Sarebbe il primo caso al mondo di
ladro che fornisce informazioni su se stesso alla polizia. In Nuova Zelanda cè
addirittura chi ha scritto una canzone per lui (Billy il braccato)
e chi sta facendo i soldi vendendo magliette con su la scritta: «Dov'è Billy»?
È la classica storia del criminale che diventa leggenda. La stessa che ha reso celebri Robin Hood e tanti
altri personaggi del passato. Ma nei racconti di chi lha
incontrato negli ultimi mesi di fuga, Stewart è un pazzo violento, che gira
armato, ruba macchine, svaligia negozi, minaccia poliziotti e civili,
rifugiandosi nei boschi
di notte e continuando a correre di giorno. Imbarazzata e sbeffeggiata, la
polizia neozelandese si aggrappa a quello che può per non perderne le tracce:
un pezzo di torta masticata, una macchina rubata, qualche testimonianza qua e
là e poco altro. La nuova superstar del crimine neozelandese è già riuscita a
sfondare cordoni di polizia in moto e a uscire indenne da abitazioni
circondate. E più passano i giorni, più cresce limbarazzo,
anche se il sergente Stu Munro di Canterbury ha assicurato che «prima o poi la sua fortuna finirà».
Sicuramente qualcuno gli avrà ricordato un antico adagio scozzese, secondo il
quale «il ladro va impiccato quando è giovane, per evitare che rubi da
vecchio». Oppure che qualcuno gli dedichi una pagina su Facebook.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-16 - pag: 5 autore: Meccanica ed
elettronica, si ferma il crollo degli ordini Prospettive di ripresa nel secondo
trimestre 2009 Massimiliano Del Barba MILANO Torino, Vicenza, Reggio Emilia e
Bari.Dopo un primo trimestre all'insegna della «caduta verticale» degli
ordinativi, sul quadrilatero dell'industria meccatronica italiana e dei sistemi
avanzati di produzione sembra che il vento stia incominciando a cambiare. Dopo
aver toccato il fondo a cavallo fra gennaio e febbraio, le aziende che hanno
fatto dell'unione di meccanica, elettronica e informatica una delle chiavi del
successo estero del manifatturiero made in Italy scommettono in una sostanziale
ripresa del flusso degli ordinativi a partire dalla fine del secondo trimestre.
Lo dicono, innanzitutto, i timidi segnali positivi che già dalla seconda metà
del mese scorso vengono da importanti mercati di sbocco come Cina
e Stati Uniti: «Durante il primo trimestre commenta Gianfranco Carbonato,
presidente di Amma, l'associazione confindustriale che raggruppa le aziende
meccaniche e meccatroniche - abbiamo registrato un calo negli ordini del 40 per
cento. Il comparto ha però tenuto e reagito bene, dimostrando di cogliere al
volo i segnali d'inversione di tendenza che il mercato estero ha cominciato a
mandare già da aprile». Se sul mercato interno ancora nulla si è mosso, è
infatti l'estero a dare fiducia agli imprenditori. Si naviga a vista, difficile
avanzare ipotesi su come si chiuderà il secondo trimestre, anche se le
previsioni parlano di un risultato «che potrebbe aggirarsi attorno a un -10%
rispetto al periodo aprile-giugno 2008». Il 29 aprile, a Torino, è stato inaugurato
il Polo di innovazione della Meccatronica, risultato della partnership di una
sessantina di aziende con Politecnico e Unione industriali di Torino: «In un
periodo di difficoltà come quello che stiamo vivendo - spiega Mauro Zangola,
direttore del Centro studi di Confindustria Piemonte - è un'importante
occasione per favorire sinergie e accrescere la competitività, le uniche
ricette, data la peculiarità del settore, in grado di favorire una ripartenza
concreta». Settore trasversale per antonomasia, non tutte le aziende
meccatroniche italiane hanno tuttavia risposto in maniera omogenea al crollo
dei mercati internazionali. «è fuori discussione - sottolinea Aimone Storchi,
presidente di Club Meccatronica promosso dall'Unione industriali di Reggio -
che quando il mercato riprenderà il comparto delle aziende meccatroniche sarà
il primo a ripartire: si ripartirà con apparecchiature innovative e
performanti, attente al risparmio energetico, con più evolute applicazioni e
funziona-lità, più sicure ed efficienti. Oggi, chi ha saputo reagire meglio
sono quelle realtà che hanno saputo fare della diversificazione produttiva e
commerciale il loro marchio. In particolare, chi lavora per il settore edile e
delle macchine agricole e movimentazione terra è stato maggiormente colpito
rispetto a coloro i quali, mantenendo quote di fornitura anche per l'industria
energetica, navale e dell'automotive, vedranno per primi la luce in fondo al
tunnel». Cassa integrazione, accordi di solidarietà, ferie forzate e blocco del
turnover: il mondo della meccatronica ha finora utilizzato tutti i dispositivi
e gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo per evitare
chiusure e licenziamenti. «Ora però, per accelerare il trend di ripresa -
conclude il presidente di Amma Carbonato - serve uno sforzo in più sia da parte
dell'Esecutivo, magari con una Tremonti-ter che conceda nuovi incentivi fiscali
a chi investe, sia da parte del sistema bancario, l'unico
in gradodi ridare fiducia al sistema allargando i cordoni della borsa e concedendo
nuovo credito, perché comunque vada, ci vorrà ancora qualche mese per dire con
sicurezza di essere usciti dalla tempesta». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'EXPORT
Dalla seconda metà di aprile segnali positivi da mercati di sbocco come Cina e Usa Calo degli ordinativi in frenata da
( da "Manifesto, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
UNA
MANIFESTAZIONE DI TUTE BLU FIAT /FOTO EIDON Da Mirafiori al Lingotto in marcia
per il futuro In migliaia a Torino: «Marchionne tratta con noi» Loris Campetti
Loris Campetti Come settant'anni fa, questa mattina i riflettori si
accenderanno su Mirafiori. Con una differenza: il 15 maggio del
( da "Unita, L'" del
16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
«Navdanya», il
network che coinvolge le comunità rurali indiane «Navdanya» è il progetto
promosso da Vandana Shiva per la ricerca, sensibilizzazione, formazione e
costruzione di un network che coinvolga le comunità rurali indiane. Ha una
fattoria biologica e numerosi centri per la conservazione delle sementi. La
priorità di «Navdanya» è il benessere dei piccoli produttori rurali
marginalizzati realizzato attraverso la valorizzazione del decentralizzato e
del locale, considerati custodi delle ricchezze naturali inalienabili, in contrapposizione al gigantismo centralizzato dell'agricoltura
globalizzata, che impoverisce il pianeta con l'inquinamento e la monocoltura.
Il programma più importante è quello che coinvolge i gruppi di donne, le cui
conoscenze e capacità le rendono le vere custodi della biodiversità e della
sicurezza alimentare. L'associazione inoltre protegge antiche varietà di
semi dalla pirateria genetica delle multinazionali e ne promuove lo scambio.
Oltre alla creazione delle banche dei semi, «Navdanya» organizza corsi di
formazione per gli agricoltori e per i giovani.
( da "Repubblica.it"
del 16-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
WASHINGTON - La
Casa Bianca ha annunciato che il presidente Barack Obama farà tappa in Russia e
in Ghana, in occasione del viaggio in Italia per partecipare al G8 all'Aquila
dell'8-10 luglio. Obama andrà a Mosca dal 6 all'8 luglio per discutere della
possibile collaborazione sul controverso programma di scudo antimissile. Subito
dopo sarà in Italia per il G8 all'Aquila dove, a margine del vertice degli otto
grandi presiederà il meeting sull'energia e il clima. Il presidente americano
farà poi la sua prima visita in Africa: sarà in Ghana il 10 e l'11 luglio.
Obama, ha reso noto la Casa Bianca, sarà a Mosca "su invito del presidente
Medvedev", per un incontro che offrirà "un' opportunità per Stati
Uniti e Russia per approfondire il loro impegno sulla riduzione delle armi
nucleari e la cooperazione sulla non proliferazione, e per esplorare modalità
di cooperare sulla difesa missilistica". La tappa successiva del viaggio
sarà il G8 all'Aquila. Un vertice, sottolinea la Casa Bianca, che "insieme
ai suoi incontri a margine con leader mondiali delle economie emergenti e
africani, offrirà l'opportunità per gli Stati Uniti per impegnarsi con i propri
partner su una vasta gamma di questioni". Sulla scia del viaggio europeo,
Obama compirà inoltre la propria prima visita da presidente in Africa, il
continente da cui proveniva suo padre, un kenyano. Il presidente sarà in Ghana
"per rafforzare il rapporto con uno dei partner più fidati nell'Africa
sub-sahariana, ed evidenzierà il ruolo critico che un governo e una società
civile solidi possono giocare nel promuovere uno sviluppo duraturo".
OAS_RICH('Middle'); Sempre sul piano della politica estera ha fatto clamore la
nomina di Barack Obama di un governatore repubblicano come ambasciatore degli
Stati Uniti a Pechino. La scelta caduta su Jon Huntsman, potenziale candidato
alle presidenziali del 2012, per uno dei più importanti incarichi diplomatici è
stata ufficializzata dallo stesso capo della Casa Bianca. Il governatore dello
Utah ha ammesso di essere rimasto profondamente sorpreso dall'offerta ma quando
Obama in persona gli ha confermato di volerlo come suo rappresentante a
Pechino, gli ha detto che per quanto lo riguardava bastava questo e ha citato
un proverbio cinese che più o meno suona così: "Insieme lavoriamo, insieme
andiamo avanti". Huntsman, che parla molto bene mandarino e ha adottato
una bambina cinese, ha 49 anni ed è stato vice
rappresentante del commercio Usa e ambasciatore a Singapore. In passato ha vissuto a Taiwan in
qualità di missionario mormone ed è uno dei politici americani meglio
introdotti in Cina, dove si
reca spesso. E' stato lo stesso responsabile della campagna elettorale di Obama
a indicare Huntsman, attualmente governatore dello Utah, come l'unico del
partito repubblicano "che potrebbe essere un candidato
potenziale" alle elezioni del 2012. La scelta ha immediatamente suscitato
curiosità e interrogativi nell'ambiente politico americano. Huntsman lo scorso
anno ha appoggiato John McCain contro Obama nella corsa alla Casa Bianca, e
dopo la sconfitta dei repubblicani è emerso come un possibile candidato
moderato per le prossime elezioni, per le sue aperture su temi come l'ambiente
e i gay. Al suo secondo mandato nello Utah, Huntsman ha infatti liberalizzato
le norme restrittive sugli alcolici nel suo Stato e si è dimostrato aperto
sulle questioni ambientali e sui diritti degli omosessuali. Il suo ingresso
nell'amministrazione Obama sembra però toglierlo dalla corsa presidenziale
repubblicana. La nomina necessita ora della conferma da parte del Senato ma non
dovrebbero esserci problemi. (16 maggio 2009
( da "Repubblica, La"
del 17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XV -
Genova Un muro tra il cimitero e il paradiso "Il cemento ruba l´anima a
Portofino" Il presidente del Fai Giulia Maria Crespi interviene sul caso
che sta dividendo la perla del Tigullio BETTINA BUSH A Portofino i negozi
chiudono, e persone ne circolano sempre meno. Solo le proteste si moltiplicano.
Prima per quel funereo muretto di puddinga (una pietra scura) spuntato nella
piazzetta e così estraneo all´estetica del luogo. Poi l´ampliamento del
cimitero del borgo, in questi giorni al centro di polemiche perché ritenuto
l´ennesimo intervento di cementificazione. E mentre crescono le proteste per
l´incuria verso la bellezza del paesaggio, salgono le preoccupazioni per una
città sempre meno vissuta. Cosa si può fare oggi per invertire questa tendenza?
A rispondere è Giulia Maria Crespi, Presidente del Fai: «Ricordo che andavo a
Portofino tanti anni fa, mentre andavo nella spiaggetta a fare il bagno,
sentivo quell´odore di pesce che veniva dalle barche. Era vero, autentico. Oggi
quell´odore è scomparso e al posto dei negozietti ci sono solo boutique
carissime. Comprare un abito di uno stilista famoso a Portofino è fuori
contesto. Non siamo in via Senato o in via Condotti.» Un
effetto della globalizzazione? «La gente deve capire che il sapore di un posto,
è unico di quel luogo. Se uno compra un giglio, non deve avere il profumo di
una violetta. Ogni cosa deve esser coerente a se stessa ed evocare la magia che
ha in sè. San Fruttuoso era unica perché aveva il fascino di San Fruttuoso, se
la rendiamo uguale a Saint Tropez, morirà». Per difendere, conservare e
tutelare questi posti? «Il valore di un posto non è il risultato dei soldi che
produce. I soldi non sono tutto, ci sono delle cose che toccano l´anima e lo
spirito e non dipendono dal lusso. Ogni cosa deve mantenere la sua coerenza,
come negli individui. Ognuno deve cercare il proprio stile ed esser se stesso».
Cosa ne pensa dell´idea di clonare Portofino a Dubai? «Se a Dubai vogliono fare
una Portofino falsa, lo facciano pure, ma la sua anima rimarrà qui». Cos´è
l´anima di un posto? «E´ fatta da tante cose: dai suoi odori, dai suoni, dal
profilo delle case contro il cielo, dagli abitanti, ma quelli veri, non quelli
importati, dai colori, dalle dimensioni, dalla sua cucina, dalla focaccia e
dalle trenette al pesto, non dagli hamburger». Come immagina un turismo
sostenibile a Portofino? «Non con orde di visitatori che arrivano e se ne
vanno. Farei una strada a traffico limitato e chiuderei la baia. Portofino non
ha nemmeno bisogno del famoso nuovo albergo». Cos´è rimasto ancora inviolato?
«Il meraviglioso parco, speriamo che non ricomincino a fare strade con scuse
per nascondere speculazioni. Chi decide di vivere sul monte deve adeguarsi
anche alla sua scomodità e non pretendere di costruire ascensori come nel
centro di Milano» E´ troppo tardi per Portofino? «Col Fai abbiamo appena
restaurato nella Val Brembana un vecchio mulino che andava a pezzi e l´abbiamo
ridato alla gente. Adesso è sempre pieno di persone e attività: la gente
risponde, dipende dal modello di sviluppo che proponi. Non è mai troppo tardi,
nemmeno per Portofino.»
( da "Unita, L'" del
17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
MAESTRI DIETRO LE
QUINTE Un cofanetto su registi come Rohmer, Loach, Kaurismaki e altri ci
ricorda cos'è il cinema per i francesi ALBERTO CRESPI Trovandoci a Cannes per
il festival, diamo un sapore «cannense» anche a questa pagina sull'Homevideo.
Tanto per ribadire che la Francia è l'unico paese al mondo dove uno straniero
cinefilo si sente un barbaro: qui il cinema è una cosa seria, lo si impara
all'università, i cineasti sono maitres à penser quanto gli scrittori e i
filosofi. e aggirandosi fra gli scaffali Homevideo si trova, volendo, l'intera
storia del cinema. La differenza non è tanto sul listino
contemporaneo, dove la globalizzazione ha vinto (anche qui è il momento degli
X-Men, di Indiana Jones, di Hellboy). E nemmeno, o non tanto, sui classici (il
cinema francese è edito in maniera massiccia, ma per uno straniero ha il
difetto di essere, al 99%, senza alcun sottotitolo). La differenza vera
è nei titoli fuori formato, nelle cinematografie extra-europee. PIATTO RICCO La
nostra borsa degli acquisti cannensi comprende: un cofanetto del grande
documentarista olandese Joris Ivens (edizioni Arte), con una chicca come Terra
di Spagna con il commento letto da Orson Welles; una pazzesca edizione della
trilogia hongkonghese di A Better Tomorrow (John Woo e Tsui Hark), con tanto di
libro ed extra ricchissimi (HK Video); Yukoku, l'unico film diretto nel 1965
dallo scrittore maledetto Yukio Mishima (edizioni Montparnasse); e il cofanetto
Cinéma, de notre temps edito dalla MK2. Quest'ultima è la società di Marin Karmitz,
storico produttore e distributore francese, che ha tra l'altro editato le
meravigliose edizioni dei film di Charlie Chaplin restaurati dalla Cineteca di
Bologna. Cinéma, de notre temps è una famosa serie di documentari curati da
Janine Bazin e André Labarthe che in Francia sono passati al cinema, ai
festival e in tv. Il cofanetto in questione (6 dvd) contiene titoli su: Chantal
Akerman, John Cassavetes, Alain Cavalier, Manoel de Oliveira, Abel Ferrara,
Philippe Garrel, Hou Hsiao-Hsien, Shohei Imamura, Aki Kaurismaki, Abbas
Kiarostami, Takeshi Kitano, Ken Loach, Norman MacLaren, Eric Rohmer, Jean
Rouch, Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, Andrej Tarkovskij. Sono ritratti di
cineasti al lavoro, alcuni «d'autore»: quello su Straub-Huillet è del portoghese
Pedro Costa ed è divertentissimo, documenta senza tabù le affettuosissime liti
che Jean-Marie e Danièle avevano in moviola (erano capaci di discutere giorni
per decidere dove tagliare una scena). E abbiamo visto - per restare in tema:
il suo nuovo Looking for Eric è in concorso - quello che Karim Dridi ha
dedicato a Ken Loach. Comincia durante uno sciopero dei dockers di Liverpool
nel 1996, con Ken «beccato» da una giornalista che gli chiede ponderose
riflessioni sul destino della sinistra (lui risponde «viva la sinistra, abbasso
il settarismo», poi confessa al suo operatore: «Mi ha preso alla sprovvista»).
In Italia l'unica speranza è di trovare (o ordinare) simili gioielli nelle
poche Fnac o cercarli in rete. Buona caccia.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
ECONOMIA &
FINANZA pag. 24 USA-CINA: SI FA PRESTO A
( da "Stampa, La" del
17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Malpensa svuotata
La pista degli eroi Il Giro traditore L'Esposizione va a rilento In bilico IL
DECANO DI PALAZZO MARINO ALDO BONOMI Partita Alitalia ha già perso metà dei
voli Roma vuole la Formula 1 Monza a rischio? Per la prima volta si chiude
nella Capitale In un anno solo liti per la sede e le poltrone L'economia Gli
indicatori continuano a scendere, resta la scommessa dell'Expo 2015 Le liti Il
centro-destra fatica sempre più a esprimere una classe dirigente Berlusconi
Viene visto quasi come un estraneo, attento agli interessi di altre aree «Una volta i consiglieri rappresentavano le categorie oggi le
lobby economiche» «Stiamo sperimentando per primi la globalizzazione: col
risultato che annaspiamo nel vuoto» Meno male che Mourinho c'è, e almeno lo
scudetto del pallone non lascia la Madonnina. Altrimenti, per dirla con il
mister portoghese che sa parlare come Gianni Brera, sì che sarebbe una figura
da "pirla". Milano ha un primato da festeggiare da ieri sera.
Gioia per la città "bauscia", quella degli interisti, e per la
famiglia Moratti che ha squadra e sindaco. Ci voleva, ci vuole, sia per Milano
e per il sindaco Moratti. Perchè a parte l'Inter non è che da queste parti si
vinca tanto, o tanto spesso. Più facile che si perda, come a Malpensa, o che ci
si perda, come negli affanni che complicano l'avventura Expo 2015. Succede
pure, ma questa dev'essere un'eccezione, che se ne vada qualche simbolo.
Proprio oggi a Milano passa il Giro d'Italia e il problema è proprio che passa.
In cent'anni a Milano si è sempre fermato, ultima tappa. Quest'anno finirà a
Roma e c'è chi l'ha presa male. «Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha già
presentato il percorso per il Gran Premio di Formula 1 - dice il deputato
leghista Matteo Salvini- Non è che perderemo anche il Gran Premio di Monza?».
Rischio già sfiorato nel 1994, per la verità, anno del primo governo
Berlusconi, quando Umberto Bossi minacciò la prima crisi e Gianni Letta si
ricorda ancora le fatiche e le mediazioni. Adesso non è il governo a rischiare
la crisi, è la città. E' Milano con la sua immagine, le sue classi dirigenti,
la sua politica del fare, magari anche quella dell'annunciare. Che sia Malpensa
o l'Expo o c'è la delusione o cominciano i pasticci. Si bisticcia anche per il
nuovo presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, per i nemici più legato a
Giulio Tremonti ministro dell'economia che agli interessi della città. E poco
importa che sia nato a Milano, abbia incarichi alla Bocconi e perfino nel cda del
Museo Poldi Pezzoli. Sarebbe un altro segnale della Milano che non è più quella
di una volta, e si rassegna a Roma. Insomma, parecchia confusione dalle parti
del Duomo. E l'Expo, «il fiore all'occhiello della città», come l'aveva
definito il sindaco Letizia Moratti sembra piuttosto appassito. Più di un anno
perso a battagliare sul nome del manager, Moratti voleva Paolo Glisenti, è
arrivato Lucio Stanca, parlamentare Pdl, già ministro dell'Innovazione. E
Stanca, alè, debutta coinvolto in un altra baruffa sulla sede di rappresentanza
a Palazzo Reale, su chi paga l'affitto, sui compensi al management e una frase
lasciata ieri, mentre s'imbarca per la sua prima missione a New York: «Qualcuno
gioca per segnare nella nostra porta, per fare autogol». A Piero Borghini,
l'ultimo sindaco riformista nella Milano anni '90, già city manager del sindaco
Moratti, ora consigliere regionale voluto dal Governatore Roberto Formigoni, la
metafora calcistica ne fa venire in mente un'altra. «Questa è la città dove ai
tempi del Milan di Nereo Rocco è nato il catenaccio. Si gioca per evitare il
gol». Ma il bello, o il brutto, è che tutto sta avvenendo nella stessa squadra,
nel centrodestra che ha numeri abbondanti per governare città, regione, Expo. E
inveca s'adatta alle sciagure tipo Malpensa. Borghini: «A volte sembra che
Milano si domandi chi sono, dove vado, cosa faccio?». A sentire uno che la
conosce bene, Milano sta presentando il suo conto. «Succede che qui -dice Nando
Dalla Chiesa, tornato al suo mestiere di sociologo e alla sua passione per
l'editoria- si è sempre teorizzata la separazione tra politica ed economia.
Milano non ha mai avuto una leadership industriale a palazzo Marino.Da quando
si è voluta amministrare la città con la logica dell'azienda, prima con
Gabriele Albertini e adesso con Moratti, si è persa la guida politica, quella
che sa unire e decidere nell'interesse di tutta la città. Il risultato è che
questa oltre ad essere una città divisa è una città che non sa muoversi».
Sull'Expo, al momento, è proprio così. Tanto che Roberto Formigoni, dal Canada,
si è fatto sentire con un'altra frase che fa capire gli affanni. «L'Expo non
può essere una cosa delle istituzioni che litigano tra loro». Così propone gli
Stati Generali, come dire smettiamola, mettiamoci attorno al tavolo e non
perdiamo più tempo. Benissimo, è il commento di Guido Podestà, il candidato Pdl
alla presidenza della provincia, ma non basta. «Ci vuole anche una Legge
Speciale. Mettere un punto zero e ripartire in sinergia tra governo locale e
governo nazionale». Che è un pò ammettere che finora non c'è stata, la
sinergia. «E' proprio questo il problema di Milano», dice il sociologo Aldo
Bonomi. «Sta sperimentando per prima, come sempre è avvenuto, la transizione
che porta alla globalizzazione. Sembra che sia caratterizzata da un vuoto di
leadership, la sta ancora cercando e i tempi non saranno brevi. Oggi si vedono
cinque città in una: la Milano del commercio e della moda, quella delle banche
e della finanza, quella della solidarietà, quella della comunicazione, quella
della cintura urbana e della imprese. Ma sono cinque città che non parlano più
tra loro, che non riescono a comunicare». Tante identità, nessuna identità. E
niente leadership. Ci possono essere altre spiegazioni, magari più semplici,
come quelle di Michelino Crosti, reporter di "Radio Popolare", il
decano di Palazzo Marino, dal 1980 non si è perso un Consiglio Comunale. «Una
volta i consiglieri rappresentavano la città delle categorie del lavoro, sapevi
che i taxisti stavano con i socialdemocratici, i tranvieri con i socialisti, i
cantanti della Scala con un dc, l'economia con i repubblicani, le fabbriche con
il pci. Adesso in consiglio comunale si rappresentano gli interessi e le lobby.
Una nuova linea del metrò non serve per chi va a lavorare, ma per valorizzare
un investimento immobiliare». E va bene, Milano non è più quella di una volta,
non c'è più un'osteria che prepari trippa e nervetti e il panettone lo fanno le
multinazionali. «Però questa è una città che non ha identità - dice Filippo Penati,
impegnato a difendere la provincia di Milano dall'assalto di Podestà e dei voti
del centrodestra - Avrebbe l'occasione dell'Expo così come Barcellona nel '
( da "Stampa, La" del
17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
"Una
campagna da tremila euro" Noi vogliamo cambiare il modello di società e
per fare questo bisogna partire dal basso». E' la sfida di Luciano Curetti, 68
anni, pensionato, ex direttore lavori della Cooperativa edilizia Antonelliana,
una delle coop rosse, candidato alla Provincia per il Partito comunista dei
lavoratori. Marxismo, globalizzazione: il vostro è, quindi,
un programma ideologico? «Non si può governare un territorio senza tener conto
di principi generali: la globalizzazione interessa anche la nostra provincia.
Ad esempio, siamo contrari ai subappalti che, anche a livello locale,
favoriscono comitati d'affari. Le imprese che si aggiudicano un lavoro
devono avere tutti gli operai a libro paga. La Granda è ricca di risorse
energetiche alternative, acqua, sole vento, che si possono sfruttare, gestite,
però, a livello pubblico. Sono favorevole alle biomasse, il cui utilizzo
potrebbe creare nuove opportunità occupazionali con l'impiego di squadre di
giovani nella pulizia dei boschi. Un taglio netto anche alle sponsorizzazioni
di manifestazione folcloristiche, che qualcuno spaccia per culturali. Noi
abbiamo come priorità la lotta alla povertà. Bisogna darsi una calmata anche
sui mega progetti di strade e gallerie. Le merci meno scorrazzano, meno costano
e meno inquinano». Duri e puri? «Escludiamo qualsiasi apparentamento. Abbiamo
detto no anche a Rifondazione. Se prendiamo anche solo lo 0,1 per cento, non ha
importanza. Alle ultime politiche abbiamo raggiunto lo 0,4. Tra centrosinistra
e centrodestra c'è poca differenza, nonostante questo preferisco essere
governato dal centrosinistra che da Berlusconi». La vostra è quindi una
testimonianza? «Non siamo né masochisti, né settari; non si può, però, negare
che questo sistema di società e di sviluppo non funziona. Si spendono milioni
per fare campi sportivi, poi la Caritas deve intervenire per aiutare le
famiglie. La nostra non è, quindi, una testimonianza. L'obiettivo è creare un
polo di sinistra con radici marxiste, tanto più oggi che il disastro economico
mondiale sta dando ragione a Marx». I rapporti con Rifondazione? «Sono stato
nel direttivo provinciale con Ivan Di Giambattista e Fabio Panero, poi me ne
sono andato quando Rifondazione ha partecipato a due governi di centrosinistra
che hanno portato avanti una politica liberistica». Un politico italiano che
stima? «Sono contrario ai personalismi che hanno trasformato la politica in
avanspettacolo. Preferisco parlare in generale. Apprezzo la generazione del
Dopoguerra. La Prima Repubblica ha avuto dei grandi limiti, ma politici più
onesti. Quello che mi preoccupa è il futuro della politica». Quanto spenderete
per la campagna elettorale? «Abbiamo preventivato 3.400 euro, che, però, non
raggiungeremo mai. Per la Provincia useremo gli stessi manifesti delle Europee,
senza fotografie. Faremo molti volantinaggi. Da alcuni mesi siamo davanti alle
fabbriche e sui principali mercati. E' bello incontrare la gente; spiace, però,
sentire che la maggior parte delle persone ormai vede la politica come una cosa
sporca».
( da "Stampa, La" del
17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Gm-sindacati,
accordo lontano [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK General Motors e Canadian
Auto Workers sono alla resa dei conti finale dopo la scadenza dell'ultimatum
per l'accordo su salari e pensioni. «Negli ultimi giorni abbiamo accettato
tagli importanti, ma le richieste di Gm sono eccessive, ci troviamo di fronte a
un muro», dice il presidente del sindacato, Ken Lewenza. Sono queste le ultime
dichiarazioni ufficiali giunte dal fronte canadese poco prima della scadenza
fissata dal governo federale e da quello dell'Ontario per la mezzanotte di
ieri. Sul tavolo negoziale ci sono la ristrutturazione del deficit per i piani
pensioni, il cui disavanzo è balzato a sette miliardi di dollari canadesi dai
4,5 miliardi di fine
( da "Corriere della Sera"
del 17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Focus Vuota data: 17/05/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 17/05/2009 - pag: 11 Dossier La «democrazia più
grande» con la classe politica più indagata. In economia il sogno più ambito
resta l'impiego pubblico L'India e i suoi paradossi, dalle caste all'high-tech
«Un Paese di un milione di piccoli ammutinamenti » lo definì lo scrittore V.S.
Naipaul. E un Paese di aggiustamenti lenti, l'India che sembra avanzare a passo
indolente sulla via della modernità mentre la Cina
corre. Dalla politica all'economia, ecco nove flash su un «altro mondo» che
forse (più della Cina) ci somiglia. Politici sporchi
La «più grande democrazia del mondo» (714 milioni di elettori) «vanta» la
classe politica più processata: su 543 parlamentari uscenti, 128 avevano
procedimenti penali (84 per omicidio, 17 per rapina, 28 per estorsione: un
parlamentare indagato per 17 omicidi). Dhirubhai Ambani, proprietario di una
delle maggiori aziende del Paese, diede questo consiglio a Rupert Murdoch: «Se
vuole concludere qualcosa, in India, deve incontrare tutte le persone
sbagliate». Giustizia lenta Nel 2006 le cause arretrate ammontavano a 27
milioni. Per smaltirle con il ritmo attuale ci vorrebbero 3 secoli. Quasi 75
miliardi di dollari (circa il 10% del pil) è bloccato in cause legali. Economia
in nero Meno del 7% degli indiani lavora nell'«economia formale »: 35 milioni
su 470 milioni (21 milioni sono dipendenti pubblici). Solo poco più di un
milione di indiani è impiegato nell'Information Technology con capitale
Bangalore (dai software ai call center), lo 0,25% della forza lavoro (ma
abbastanza per far nascere negli Usa il verbo «to
bangalore »: «bangalorizzati» sono i posti di lavoro persi in patria a
vantaggio di Paesi emergenti). Gli indiani impiegati nelle multinazionali
(spesso visti come vittime in Occidente) costituiscono in realtà una minoranza
privilegiata. Posto fisso Paese arcaico e high-tech: i cellulari (10.000
venduti all'ora) mandano in pensione gli estensori ambulanti di lettere come
G.P Sawant, 61 anni, che nelle strade di Bombay ha vergato oltre 10 mila
lettere. Tra gli ambulanti ancora resistono «i pulitori di orecchie» come
Sheikh Mohammed, 25 anni (50 clienti, 50 centesimi di euro al giorno).
Emancipazione femminile dai bar alla luna. Solo di recente la Corte Suprema ha
cancellato la legge (britannica) del 1918 che proibiva alle donne di fare le
bariste. Tremila giovani specializzate lavorano al Centro Spaziale che pochi
mesi fa ha spedito una navicella tutta indiana sulla luna. Eppure per milioni
di famiglie il sogno resta un posto fisso nell'amministrazione pubblica. Il
mito del «burra sahib» (il grande capo ufficio), la realtà del fattorino ben
pagato: stipendi che sono quasi il triplo dei parigrado nel settore privato.
Analfabeti e laureati Il tasso di alfabetizzazione è fermo al 65% (contro il
90% della Cina). Il sistema universitario è imponente. L'India sforna un
milione di ingegneri l'anno (in Europa e Usa non arrivano a 100 mila). Caste e clientele Metà della
popolazione indiana appartiene alle caste inferiori. Metà dei posti pubblici è
riservata alle tre classi più emarginate (compresi i dalit, gli intoccabili)
attraverso la mediazione dei rispettivi partiti «di casta». Pochi posti
assegnati per concorso. Edward Luce, autore dello straordinario «A dispetto
degli Dei» (Bocconi editore) lo definisce «il più vasto sistema clientelare nel
mondo democratico». Vaccini e bambini Metà dei vaccini distribuiti dall'Onu ai
minori di tutto il mondo è prodotto (da poche centinaia di laureati) alla Serum
Institute di Pune. L'India è ai primi posti nell'industria farmaceutica. Eppure
spende appena lo 0,9% del pil per la sanità pubblica (la Cina
il 2%). Per l'Unicef il 43% dei bambini sotto i 5 anni è denutrito (più in
India che in Africa). Ci sono solo 760 dottori «veri » ogni 100.000 abitanti. I
«ciarlatani » sono di più: solo a New Delhi i finti medici sono 40 mila. Il
muro anti-immigrati Tremila chilometri di filo spinato per bloccare i migranti
dal vicino Bangladesh (negli anni '70 apprezzati come forza lavoro). E' la
marcia indietro indiana contro i clandestini. Contadini suicidi 150.000 negli
ultimi dieci anni. L'angoscia di non poter sfamare la famiglia ha portato via
anche un agricoltore-poeta. Shrikrishna Kalamb, 50 anni, si è impiccato a
Murtijapur. Una sua poesia si intitola Vasare, vitelli: «Siamo vitellini,
stupidi vitelli denutriti. Sudiamo, sudiamo nei campi. Coltiviamo perle, ma i
nostri figli hanno sempre fame». Michele Farina
( da "Sestopotere.com"
del 17-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Comunicato Stampa
week end con gli autori a Fiorano: la cronaca (17/5/2009 17:45) | (Sesto
Potere) - Fiorano - 17 maggio 2009 - E stato un fine
settimana intenso, quello appena conclusosi, per i Fioranesi interessati alla
rassegna di appuntamenti “Fiorano incontra gli Autori”, organizzata dal Comitato Fiorano in
Festa e da Lapam Federimpresa in occasione del Maggio Fioranese. Tra sabato
sera e domenica mattina infatti il Teatro Astoria ha ospitato due nomi di
grandissimo rilievo: Vandana Shiva e Mons. Luigi Bettazzi. Erano presenti il
Sindaco Claudio Pistoni, il Vicesindaco Maria Paola Bonilauri, il Presidente
del Comitato Fiorano in Festa Giancarla Moscattini e il giornalista e
moderatore Roberto Armenia, che ha coordinato gli incontri. In rappresentanza di
Lapam Federimpresa hanno partecipato Erio Luigi Munari, Presidente Generale, e
Marcello Verucchi, Responsabile Generale di Zona. Vandana Shiva, filosofa,
ambientalista e scrittrice indiana, è considerata la teorica più nota di una
nuova scienza, lecologia sociale. Sabato sera, davanti ad un folto
pubblico di interessati, ha presentato i libri “Dalla parte degli ultimi. Una
via per i diritti dei contadini” (Slow Food Editore 2008), “India spezzata” (Il
Saggiatore Editore 2007) e “Ritorno alla Terra” (Fazi Editore 2009). La Shiva
ha esordito parlando dellinizio della sua “avventura”, e
cioè la distruzione delle foreste dellHimalaya agli inizi degli anni
70, distruzione che provocò catastrofi naturali e morte. Fu in quel
periodo che nacque il Cipko (“Abbraccio”), movimento femminile e pacifista guidato da donne
coraggiose che difendevano gli alberi abbracciandoli. Per i commercianti che
avevano deforestato lHimalaya quegli alberi avevano un
valore solo se morti, mentre per quelle donne avevano un valore solo se vivi. Un altro grande
problema che ha rovinato lIndia è stato
lintroduzione delle monoculture e la soppressione delle biodiversità.
Vandana Shiva ha spiegato che le fabbriche chimiche che lavorano per
lagricoltura industriale sono nate in realtà per la realizzazione di prodotti
chimici da usare durante i conflitti: è per questo che lagricoltura
industriale ha ucciso e ucciderà gli esseri umani, perché deriva direttamente
dalla guerra. La Terra ha bisogno di un nuovo tipo di economia,
uneconomia vivente
basata sulla verità e sulla democrazia, perché quella che ha retto il mondo
fino ad oggi si è rivelata menzognera e del tutto inadeguata a soddisfare i
bisogni di tutti gli esseri umani. I fautori della globalizzazione hanno
costruito il tetto senza però preoccuparsi delle fondamenta e delle mura. La
crisi che ci sta colpendo ci dà lopportunità di
costruirle, ma dobbiamo farlo con lobiettivo di offrire una vita migliore
a tutti. Alla fine dellincontro Vandana Shiva ha ricevuto il premio
“Amici della
Pace” del Club UNESCO, per far sì che il suo impegno a favore dellecologia
e le sue numerose battaglie contro la povertà del Terzo Mondo e contro la
globalizzazione non vengano ignorate ma diventino un modello da seguire e da
imitare. Domenica mattina è stata la volta di un altro grandissimo nome: Mons. Luigi Bettazzi,
Vescovo Emerito di Ivrea. La mattinata di Mons. Bettazzi è iniziata con la
Santa Messa delle ore 10 nella Chiesa Parrocchiale di Fiorano, dove ha potuto
incontrare i bambini che frequentano il catechismo e “chiacchierare” un po
con loro. Alle 11 è iniziato lincontro al Teatro Astoria, durante il
quale ha presentato il suo ultimo libro, “In dialogo con i lontani. Memorie e
riflessioni di un vescovo un po laico” (Aliberti Editore). Mons. Bettazzi, indubbiamente un gran
comunicatore, ha voluto spiegare la sua concezione di “laicismo”: il laico è
colui che si muove su un piano razionale senza ispirarsi a principi
religiosi,ma ciò non significa che non ne abbia. Il laicismo è ciò che permette
di mettere in comunicazione tutte le religioni. Le religioni non possono essere
invocate per fare la guerra. Le religioni devono far lievitare il mondo. Il Dio
che preghiamo ha un nome diverso per tutti, ebrei, musulmani, buddisti,
ecc…però è sempre Uno il creatore, e non possiamo lasciare che il chiamarlo con
un nome diverso crei morte e distruzione. Alla domanda sulla condizione dei
giovani oggi, Mons. Bettazzi ha risposto che i giovani respirano il mondo che
hanno costruito gli adulti, e che quindi non possiamo permetterci di
condannarli senza prima chiederci cosa abbiamo sbagliato noi per primi. Per far
progredire la nostra società è fondamentale che si cammini insieme, ma il
rischio è che per stare insieme si rimanga fermi: per superare questo problema
è necessario limpegno di tutti. Mons. Bettazzi ha
“condito” i suoi interventi con dei simpatici aneddoti sulla sua esperienza da
protagonista alle sessioni del Concilio Vaticano II: egli ha sottolineato che i
Vescovi sono stati i primi ad essere stati cambiati dal Concilio e che limportanza
di questo evento è stata data soprattutto dal suo aspetto pastorale e non
dogmatico. Il prossimo incontro della rassegna “Fiorano incontra gli Autori” è
per domenica 31 maggio, quando Mario Ventura, Viceprefetto Vicario di Modena e scrittore
esordiente, presenterà al Teatro Astoria il suo primo romanzo, “La botte
napoleonica”. Lincontro con Lilli Gruber non avrà luogo a
causa del prolungarsi degli impegni televisivi della presentatrice.
( da "Manifesto, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Colombo annuncia:
«I tamil sono finiti» Offensiva finale, voci dall'esercito di suicidi in massa
Junko Terao «Sono fiero di annunciare che il mio governo, con l'impegno totale
delle nostre forze armate in un'operazione umanitaria senza precedenti, ha
finalmente sconfitto militarmente l'Ltte». Devono essere brillati gli occhi al
presidente srilankese Mahinda Rajapakse quando ieri ha pronunciato le parole
che da tempo si era preparato. Da Amman, in Giordania, dove si trovava per un
vertice G11, rientrerà oggi a Colombo come «leader di una nazione che ha
sconfitto il terrorismo». L' «offensiva umanitaria» contro le Tigri dell'Ltte
(Tigri per la liberazione del Tamil Eelam), che da gennaio ad oggi ha fatto
oltre 6500 vittime civili, è quasi giunta al termine. Ieri all'alba l'esercito
ha conquistato la zona costiera dei due chilometri quadrati o poco più di
giungla dove sono ancora asserragliati gli ultimi ribelli insieme a migliaia di
civili. Perso anche l'accesso al mare, ultima via di scampo, le Tigri sono con
le spalle al muro. Ancora 48 ore e tutto sarà finito, fanno sapere dal
ministero della Difesa, capeggiato da Gothabaya Rajapakse, fratello del
presidente. Ma alle dichiarazioni di vittoria non sono seguite spiegazioni su
cosa accadrà nelle prossime ore. Solo un avvertimento: le Tigri sono pronte al
suicidio di massa. Una notizia circolata sulla stampa srilankese, che cita
fonti dell'esercito, secondo cui i ribelli, insieme ai civili, sarebbero pronti
al sacrificio piuttosto che arrendersi. In caso di carneficina, insomma, la
responsabilità sarà delle Tigri. Un'altra notizia, per ora non ufficialmente
confermata, dà Velupillai Prabhakaran, leader fondatore dell'Ltte, per
catturato, non si sa se vivo o morto. Dopo 26 anni di guerra civile, sembra che
Colombo sia riuscita a piegare le Tigri, perlomeno per ora. Che l'abbia fatto a
scapito di migliaia di Tamil uccisi e oltre 200mila sfollati detenuti ora in
campi in condizioni disumane, non importa. «L'intento del governo di porre fine
alla guerra con un bagno di sangue non risolverà un conflitto che dura da
decenni, ma porterà la crisi a livelli imprevedibili». Le parole minacciose di
Selvarasa Pathmanathan, capo delle relazioni internazionali dell'Ltte,
ricercato dall'Interpol e latitante, hanno un fondo di verità. Non sarà di
certo con la fine di quest'offensiva che Colombo potrà cantar vittoria, perchè
il problema della minoranza Tamil continuerà ad esistere. Ma Rajapakse ha
sconfitto il terrore, come va dicendo, e la comunità internazionale che nelle
ultime settimane chiedeva una tregua, Gran Bretagna e Usa
in primis, dovrà ora tacere. Il bilancio reale della carneficina che si è
consumata in questi mesi sarà noto solo quando le organizzazioni internazionali
saranno riammesse nella regione, ma già è chiaro che saranno numeri
esorbitanti. I ripetuti appelli alle due parti per la protezione dei civili sono
caduti nel vuoto, le bombe dell'esercito hanno continuato a cadere sugli
ospedali pieni di feriti e l'eventualità di accuse per crimini di guerra non ha
fermato gli attacchi indiscriminati dei militari. L'unico tentativo concreto
per convincere Colombo a desistere è stata la minaccia Usa
di «ritardare» - giammai bloccare - un megaprestito di quasi 2 miliardi di
dollari che il governo srilankese aspetta dal Fondo monetario per sanare una
situazione economica disastrosa. Troppo poco, anche perchè il Fmi ha già fatto
sapere che i soldi arriveranno nelle prossime settimane. Quanto al Consiglio di
sicurezza Onu, è stato messo fuori gioco dagli amici di Colombo, Cina e Russia, che si sono sempre opposte a una risoluzione
a favore dei civili Tamil. L'appoggio di Pechino e Mosca va ben oltre il
Consiglio di sicurezza. Il capo della Difesa, Gothabaya Rajapakse, ha siglato
proprio venerdì con la Russia un accordo per la fornitura di elicotteri
militari, armi e altri equipaggiamenti. Per l'offensiva finale Rajapakse ha
potuto contare sull'aiuto della Cina, che dal 2007, quando gli Usa hanno interrotto i rapporti commerciali per il mancato rispetto
dei diritti umani, è diventato il principale partner di Colombo nel commercio
di armi, munizioni e velivoli bellici (tra cui 6 jet F7 da combattimento
forniti gratuitamente) e ha superato il Giappone come donatore più generoso.
Non è un caso. Pechino, infatti, sta costruendo un gigantesco porto da 1
miliardo di dollari a Hambantota, nel sud-est dell'isola, che andrà ad
aggiungersi ad altrettanti scali in costruzione in Pakistan, Bangladesh e Birmania.
L'urgenza di «pacificare» il nord del paese in pochi mesi dopo quasi 30 anni di
guerra civile si spiega anche così. *Lettera22 Foto: FOTO GOVERNATIVA DELLA
CONQUISTA DELL' «ULTIMA SPIAGGIA» DA PARTE DELL'ESERCITO SRILANKESE /
( da "Stampa, La" del
18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sono passati
vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino. Tra pochi giorni, i ragazzi
europei, nati dopo quello storico evento, voteranno per il Parlamento di
Strasburgo: li abbiamo definiti i giovani della «Generazione Ue» e abbiamo
chiesto loro che cosa leggono (se leggono), che musica ascoltano (e che
l'ascoltino, qui non abbiamo dubbi: anche se la scaricano dal web e non la
comprano certo nei negozi), come comunicano. Il risultato? Si sarebbe tentati
di dare tre risposte omologate: la saga di Twilight, i Green Day, su Twitter.
Ma si rischierebbe di perdere un pezzo della fotografia. Un dato che resta
ineluttabile sullo sfondo, intanto: nel febbraio di quest'anno, il 17,5% degli
europei di età inferiore ai 25 anni era disoccupato, rispetto al 14,7% del febbraio
2008. Più del doppio del tasso globale di disoccupazione nell'Unione europea,
salito dal 6,8 al 7,9% nel medesimo periodo. In un'epoca di crisi e di
incertezza sociale, il grande popolo del televoto, ragazzi tra il Baltico e il
Mediterraneo che di muri e di barriere ideologiche non conservano neppure la
memoria storica, esprime un consumo culturale in gran parte
globalizzato, ma con specificità nazionali. E così, se una trasmissione come X
Factor raccoglie consensi praticamente dovunque, nelle varie declinazioni
linguistiche, a Madrid va ancora la telenovela, seppure rosa e satirica («Sin
tetas no hay paraiso», senza tette non vai in paradiso) e a Berlino si segue lo
show della gloria nazionale Heidi Klum, a caccia di nuove fotomodelle.
Questo è un tentativo di istantanea, qui e oggi, dei giovani europei che prima
del 1989 si definivano occidentali, attraverso i loro gusti e attraverso i
personaggi che ne formano l'identità. Non solo Lady Gaga o i vampiri sexy di
Stephenie Meyer, ma anche Olivier Besancenot, quello che «le nostre vite
valgono più dei nostri profitti». O l'eroina-martire del Grande Fratello Jade
Goody, versione anni Duemila della principessa del popolo.
( da "Repubblica, La"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 45 - Sport
Un grande La maglia azzurra Due su tutti Lippi: "Basta qualche ritocco e
può puntare alla Champions" "Pochi giocatori alla nazionale? Io sto
meglio di Capello" Mourinho? Grande allenatore, grande personaggio. Lui sa
sfruttare al massimo le risorse che ha Ci sono pochi nerazzurri in maglia
azzurra Ma succede in tutto il mondo: colpa della
globalizzazione Ibra fondamentale, poi Julio Cesar, grandissimo Santon, bella
scoperta L´Inter è una società all´avanguardia Marcello Lippi, ct della
nazionale campione del mondo, come le è sembrato il campionato dell´Inter?
"Dico che è stata la più forte, rimanendo in testa per l´intero
campionato, quindi ha meritato di vincerlo". Qualità principale?
"Giocare con continuità, saper mantenere la forma il più a lungo possibile
e soprattutto la concentrazione. Concentrazione vuol dire saper coinvolgere i
giocatori, tutti dal primo all´ultimo, nel progetto. Farli sentire importanti.
E poi l´Inter ha grandi giocatori, alcuni grandissimi". Quarto scudetto
consecutivo, non è capitato a molti: è sembrata un po´ la Juventus di Lippi?
"No l´Inter ha un suo marchio riconosciuto da anni, è una squadra
all´avanguardia, moderna per l´organizzazione societaria e di squadra. Per
quanto riguarda la Juve di Lippi eviterei volentieri, sono due storie molto
diverse". Una squadra perfetta non si direbbe. "Ormai le manca
pochissimo per fare il grande salto internazionale. Qualche rinforzo, ma anche
solo il superare ottavi e quarti di Champions per cominciare a farti sentire
grande a livello europeo. L´Inter è vicinissima a quel salto". Giocatori
fondamentali? "Ibrahimovic prima di tutto, che Mourinho ha fatto giocare
sempre. E poi Julio Cesar, grandissimo portiere". Il portiere e la prima
punta, e in mezzo? "Una bella scoperta è stato Santon. Poi Cambiasso,
Stankovic e Zanetti che formano l´asse portante del centrocampo da anni. E´
anche questo uno dei motivi di successo. Formare un gruppo di grandi giocatori
che cresce nel tempo". E quanto ha contato Mourinho? Che rapporto ha con
lui? "E´ un grande allenatore e un grande personaggio. Con Mourinho ci
conosciamo da anni ed ebbi modo di avere contatti con lui già quando era al
Chelsea. Ma non è che abbia mai avuto molti giocatori da fornire alla
nazionale?". Non è singolare che la squadra che da 4 anni vince il
campionato abbia dato così pochi giocatori alla nazionale? Materazzi al
Mondiale, e basta praticamente. "No, non è un fatto strano, è così in
tutto il mondo. Se vogliamo possiamo dare la colpa alla globalizzazione. In
Inghilterra Manchester, Chelsea, Arsenal sono del tutto straniere, hanno
presidenti stranieri, capitali stranieri, allenatori stranieri e hanno
pochissimi giocatori inglesi. Il problema è più di Capello che ha solo il 38%
di giocatori convocabili che giocano nei club inglesi. Io almeno arrivo al
60%?". Le assomiglia un po´ come carattere Mourinho? "Invece che
assomigliarsi o essere diversi, lo sapete qual è la qualità più importante per
un bravo allenatore? Saper sfruttare al massimo le risorse umane che ti vengono
messe a disposizione. E Mourinho lo sa fare benissimo". Aggressivo però.
"Fa parte del carattere?" Si dice anche che il suo sia un calcio
molto fisico. "Non è una questione di dribblatori o giocatori di classe
che dir si voglia. Ormai la potenza conta per tutti. La bravura, ripeto, è
saper tramutare quella potenza in concretezza, in risultati. La potenza da sola
non ti farebbe vincere". Poca spettacolarità però. "Io ho visto anche
delle belle partite quest´anno. Quelle con Milan, Juventus, Roma avversarie
quindi di rango". Lo scudetto all´Inter lo hanno regalato un po´ anche
Milan e Juve con una stagione disgraziata? " No, secondo me la Juve ha
fatto abbastanza il suo. Più o meno un campionato come lo scorso anno. Milan e
Roma sono state molto condizionate dagli infortuni. L´Inter è stata più
stabile, sempre prima". (f. bo.)
( da "Secolo XIX, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Confcommercio,
arriva a Genova il "roadshow" delle pmi a palazzo san giorgio
Sangalli: «Servono riforme perché le aziende siano il motore in grado di
guidare l'Italia fuori dallo stallo economico» 18/05/2009 GENOVA. Tappa
genovese oggi a palazzo San Giorgio per il roadshow sulle piccole e medie
imprese organizzato dalla Confcommmercio. Obiettivo, la richiesta di un fisco
sostenibile per quelle aziende che, come noto, costituiscono la stragrande
maggioranza del tessuto produttivo italiano. Il roadshow è infatti l'occasione
per presentare il manifesto "L'Italia delle imprese, le imprese per
l'Italia". A spiegare di che cosa si tratta, è lo stesso presidente di
Confcommercio, Carlo Sangalli, anche lui a Genova: «Il nostro manifesto
raccoglie e amplifica lo spirito dello Small Business Act, che in pratica è
l'atto con cui la Commissione Europea ha riconosciuto il ruolo centrale delle
piccole e medie imprese. Si tratta quindi di un contributo per riconfermare le
pmi come motore dello sviluppo: la crisi c'è e si fa sentire, ma può costituire
l'opportunità per un nuovo ciclo di sviluppo e di coesione sociale, a
condizione che il treno della ripresa sia "guidato" dalle pmi». Le
imprese insomma si impegnano a garantire crescita e sviluppo, nonostante i
tempi duri. Ma in cambio, chiedono riforme: una legislatura costituente che
risponda ad alcune esigenze per rimettere in pista le imprese italiane. Alcuni
esempi: lotta all'evasione, meno pressione fiscale, ordinamento più certo, più
collaborazione tra banche e imprese, il rafforzamento del ruolo dei sistemi di
garanzia mutualistica dei fidi. Infatti, spiega ancora Sangalli «il sistema
italiano, è sperimentato, ha successo, è dinamico e vitale, e si è sedimentato
spesso grazie a un forte legame con il territorio. Un modello che è stato a
lungo vincente. Ma che oggi, però, è alle prese con la
difficoltà di rimodularsi secondo le logiche imposte dalla globalizzazione».
«Dobbiamo trovare - conclude Sangalli - il coraggio e le capacità per ripensare
e rilanciare il sistema delle pmi italiane, attenti a non perdere di vista, a
non snaturare quel bagaglio di esperienze e successi che negli anni passati ne
ha fatto un esempio da imitare». A. Q. 18/05/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-17 - pag: 12 autore: ... NOMINATO
L'AMBASCIATORE IN CINA Un repubblicano per Obama B arack
Obama ci ha dato ieri l'ennesima prova di pragmatismo: ha scelto un
repubblicano, Jon Huntsman, governatore dello Utah come suo ambasciatore in Cina. Una mossa non convenzionale: in
genere i presidenti Usa
offrono le poltrone da ambasciatore più prestigiose a importanti finanziatori
del partito o della campagna. Oppure, se si tratta di una poltrona
delicata si affidano a professionisti: Obama non conosceva Ivo Daalder un
esperto di politica estera alla Brookings Institutions,ma lo ha inviato lo
stesso a Bruxelles come ambasciatore " esperto" alla Nato. In questo
caso Obama conosce pochissimo Huntsman. Dovendo scegliere un rappresentante
politico avrebbe potuto pescare fra vecchi notabili del partito democratico.
Qualcuno ha detto che potevano esserci interessi politici: eliminare un
potenziale concorrente per il 2012.Possibile.Ma l'unico fatto certo è che
Huntsman ha fatto il missionario a Taiwan,l'ambasciatore a Singapore, parla il
mandarino, ha adottato una bambina cinese: sulla carta era il candidato
migliore. Obama, il realista, va sul sicuro.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-17 - pag: 13 autore: Dove c'è oro,
c'è Cina Comperate 450 tonnellate e ne ha chieste 403
all'Fmi di Roberto Capezzuoli U na volta comperare oro era un segno di
benessere. Oggi lo si fa per paura di perderlo, il benessere. Il timore che
altre forme di risparmio siano rischiose e l'ipotesi che in un futuro più o
meno vicino si affacci l'iperinflazione hanno scatenato dall'autunno scorso gli
acquisti di monete e lingotti d'oro, in Italia come in tutto il mondo. Anche
gli Exchange traded fund (Etf) hanno incontrato il favore degli investitori:
pari a un decimo di oncia, scambiati come un titolo azionario, gli Etf
replicano il valore dell'oro al fixing e sono garantiti dall'accantonamento di
una pari quantità di metallo nei caveau della società emittente. Non hanno il
fascino del possesso e comportano un costo di stoccaggio, ma liberano dai
rischi connessi con il movimento fisico. Una ricetta che ha spinto il più noto
di questi strumenti, l'Spdr Gold Trust, a controllare all'inizio di aprile una
punta record vicina a 1.128 tonnellate di metallo, più delle riserve auree
cinesi o svizzere. L'investimento corre, i gioielli no La chiave di volta dei
prezzi alti è l'investimento: nel 2008 è aumentato del 76%, mentre la
gioielleria ha assorbito il 10% in meno, secondo i dati del World Gold Council,
che rappresenta i principali gruppi auriferi mondiali. I rincari
dell'oro,completamente slegati dal mercato del gioiello, hanno avuto un
andamento che non è stato ancora accostato a quello di una "bolla",
ma solo perché sul passaporto del metallo spicca sempre la qualifica di «bene
rifugio». Gli sviluppi delle quotazioni trascurano i consumi industriali: la
paura dell'inflazione porta ossigeno al Toro, mentre la deflazione, almeno in
teoria, dovrebbe dare vigore all'Orso. Altri possibili elementi rialzisti sono
la produzione mineraria non eccezionale e le scarse vendite delle Banche
centrali. Una pressione contraria viene dalla frequente cessione di oro
vecchio, che alimenta l'offerta specialmente in molti paesi dell'Asia. Le
conseguenze sull'oreficeria sono pesanti. Forse il settore in Occidente era già
al tramonto, sommerso dalla concorrenza dell'alta tecnologia.Ma oggi soffre
anche l'India: comprare gioielli in occasione del festival Akshara Tritiya, a
fine aprile, è considerato augurio di prosperità, ma nel 2008 le vendite per
Akshara Tritiya sono calate dell'11% e quest'anno dell'8%, a 45 tonnellate,
cifra che si temeva persino peggiore. Peggiore è certamente il preconsuntivo
tracciato per l'Italia da Stefano De Pascale, direttore generale di Federorafi:
restiamo leader del settore in Europa, però nel primo trimestre il valore della
produzione italiana è calato del 20% e i segnali di ripresa sono timidi, frenati dalla crisi negli Usa (dove c'è l'ulteriore ostacolo del dazio sui gioielli di
provenienza Ue) e dalla concorrenza a basso costo di India, Cina e Turchia. Le riserve delle Banche
centrali Se la presenza dell'oro nel nostro tessuto produttivo perde vigore,
non così si può dire delle riserve auree della Banca d'Italia. Sono
2.451,8 tonnellate, che ai valori di venerdì sera ( 930,90 $/oz a New York)
superano 54 miliardi di euro. Un'analisi del Financial Times "premia"
proprio l'atteggiamento cauto assunto da Palazzo Koch. Negli ultimi dieci anni
infatti diversi altri istituti hanno ceduto complessivamente riserve per 3.800
tonnellate, ricavandone circa 56 miliardi di dollari. Anche aggiungendo a
questa cifra 12 miliardi di ipotetici interessi, non si arriva nemmeno vicino
al valore odierno, che supererebbe i 110 miliardi. L'analisi è stata pubblicata
per il decimo anniversario del comunicato con cui Gordon Brown, allora
Cancelliere dello Scacchiere, annunciò la decisione di vendere buona parte
delle riserve auree della Banca d'Inghilterra. La cessione avvenne con una
procedura trasparente, attraverso periodiche aste da 25 tonnellate ciascuna e
con immediata pubblicazione del prezzo di aggiudicazione. Il primo lotto,
venduto il 6 luglio
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-17 - pag: 19 autore: Nuove potenze.
Con le 10 maggiori operazioni del 2007-2008, «bruciati» 46 miliardi di dollari
su 66 Fondi sovrani, profondo rosso L'Osce: in futuro investiranno più sui
paesi emergenti e meno in Occidente Morya Longo La tentazione di vendere ce
l'hanno in tanti. Ma Ho Ching, moglie del primo ministro di Singapore e
amministratore delegato del fondo sovrano Temasek, ha anticipato tutti: ha
ceduto le azioni di Merrill Lynch (oggi inglobata in Bank of America)
acquistate nel dicembre del 2007. Il suo fondo Temasek in un colpo solo ha
perso la bellezza di 4,6 miliardi di dollari, cioè buona parte dei 6,2 miliardi
investiti un anno e mezzo fa. Ma in questo modo Ho Ching ha messo una pietra
sopra quell'operazione disastrosa e ha dirottato i soldi "salvati" su
una banca cinese. E come Temasek tanti altri fondi sovrani stanno valutando se
fare lo stesso. Perché tutti hanno perso una fortuna con la crisi finanziaria:
solo con i dieci maggiori investimenti effettuati tra il 2007 e il 2008 nelle
banche occidentali, questi grossi fondi asiatici hanno infatti bruciato
qualcosa come 46 miliardi di dollari sui 66,7 investiti. è dunque normale che
ora stiano mettendo in dubbio la strategia di puntare sull'occidente. Un
recente studio dell'Ocse dimostra infatti che questi fondi d'ora in poi
intendono investire più nei Paesi emergenti. Meno occidente, più oriente. I
fondi sovrani sono giganteschi veicoli finanziari costituiti dai Governi dei
Paesi asiatici per gestire e investire soldi pubblici. E non è un caso che
siano nati proprio negli Stati che possono vantare ampie riserve valutarie: nei
Paesi arabi esportatori di petrolio, oppure in Cina.
Tutti insieme i fondi sovrani hanno una dotazione stimata dall'Ocse in oltre
3mila miliardi di dollari. E questa montagna di soldi è stata investita. Buona
parte in occidente. Nel 2007 e nel 2008 hanno acquistato quote importanti di
nomi noti come Ubs, Citigroup, Merrill Lynch, Hsbc o Morgan Stanley aiutando
queste banche in un momento di difficoltà. I loro primi dieci investimenti
ammontavano a 66,7 miliardi di dollari. Calcolare quanto valgono ora dopo la
crisi è molto difficile, perché spesso i fondi sovrani hanno acquistato
obbligazioni convertibili difficilmente valutabili oggi. Ma – secondo i calcoli
a spanne effettuati dal Sole-24 Ore – si può stimare che di quei 66,7 miliardi
ne restino circa 20. Le storie di questi giganti sono tutte più o meno simili.
L'Abu Dhabi Investment Authority, il fondo sovrano più grosso al mondo, ha per
esempio messo una fiche da 7,5 miliardi in Citigroup nel novembre del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-17 - pag: 11 autore: Diplomazia. Dalla Casa Bianca
ancora una scelta bipartisan, che inoltre priva il partito
avversario di un esponente di spicco Usa, un repubblicano in Cina All'ambasciata di Pechino il governatore dello Utah, il mormone
Jon Huntsman Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Un'altra scelta
"bipartisan" per Barack Obama che ha già scelto due ministri
repubblicani, tra cui Bob Gates, il segretario al Pentagono: ha nominato Jon
Huntsman, 49 anni, il governatore repubblicano dello Utah, alla carica
di ambasciatore americano in Cina. Da sempre il
dialogo con Pechino è centrale per il futuro delle relazioni economiche e
politiche degli Stati Uniti, e Obama aveva deciso di scegliere la persona con
la credibilità di rappresentare il paese a tutto campo. E Huntsman era l'unico
politico di alto livello ad avere tutti i requisiti: è un governatore in
carica, parla il mandarino, ha vissuto per anni a Taiwan, è stato già
ambasciatore a Singapore con Bush padre e dunque conosce a fondo l'Estremo
Oriente. Oltre ai cinque figli avuti dalla moglie Mary Kay, ha adottato una
bambina cinese, Gracie Mei, e una bambina indiana, Asha Baharati. Huntsman
proviene da una famiglia che risiede in Utah da sette generazioni, è un
mormone, suo padre era uno degli alti ecclesiasti della chiesa dei mormoni a
Salt Lake City e, nella tradizione della religione, ha una famiglia enorme, con
otto fratelli e sorelle e sessanta nipoti. Pur essendo alla guida di uno degli
stati più conservatori d'America,Huntsman è un repubblicano moderato che
appoggia i diritti dei gay, la riforma dell'immigrazione e aggressive riforme
ambientali. Anche per questa sua duttilità è considerato uno degli astri
nascenti del partito repubblicano. Ferrato in economia, con una laurea in
Business Administration alla Wharton School of Business di Filadelfia, ha
diviso la sua carriera fra il mondo degli affari e la politica. Da molti era
considerato come uno dei possibili contendenti per la nomination repubblicana
alle primarie del 2012. E forse, fra le varie considerazioni per la decisione
da parte della Casa Bianca, vi è stata anche quella di eliminare un possibile
concorrente politico. Huntsman, un personaggio di grande attrattiva a livello
popolare, è anche musicista dilettante che si esibisce con il suo complesso in
metal rock. La sua missione in Cina sarà da una parte
di portare a Pechino il volto di un uomo alla mano, che comprende i delicati
rapporti con Taiwan e che potrebbe avere fra le sue direttive proprio quella di
accelerare il superamento della diffidenza fra la Cina
e Taiwan.Dall'altra dovrà tutelare gli interessi economici americani giocando
sempre un delicato equilibrio: ottenere concessioni da Pechino contenendo allo
stesso tempo le forti pressioni protezionistiche da parte dell'ala sinistra del
partito democratico. Senatori come Chuck Schumer di New York, e altri,
vorrebbero una forte rivalutazione dello yuan, una decisa interruzione di
pratiche di concorrenza sleale e pirateria in Cina e
minacciano forti ritorsioni se non vi saranno risultati. Huntsman, un
pragmatico come Obama, cercherà anche di promuovere la
"democratizzazione" della Cina e
l'avanzamento dei diritti umani e civili. Il presidente, intanto, si muove su
tutti i fronti sensibili: dal 6 all'8 luglio sarà a Mosca per incontrare Dmtrij
Medvedev. mplatero@ilsole24ore.us © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA LUNGA ESPERIENZA
Quarantanove anni, parla il mandarino, ha vissuto a lungo a Taiwan e ha guidato
la sede diplomatica di Singapore sotto Bush padre L'entusiasmo di papà Barack.
Vestito casual, con il giubbotto della squadra di baseball preferita, i Chicago
White Sox, Barack Obama si è presentato ieri su un campetto di calcio di
Georgetown, a Washington, per seguire con altri genitori (nella foto) la
partita della figlia minore Sasha, di 7 anni. E quando quest'ultima ha segnato,
il presidente non ha certo lesinato il proprio entusiasmo: «Go, go, go, goal»
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
del lunedì sezione: MONDO data: 2009-05-18 - pag: 14 autore: INTERVISTA Norbert
Walter Deutsche Bank «Europa competitiva, anche più degli Usa»
Paolo Migliavacca «In Europa e negli Usa resta diffusa
la sensazione che tutto stia ancora andando male.Se ci riferiamo al livello di
produzione manifatturiera, sono d'accordo; se invece parliamo del livello di
utilizzo della capacità produttiva o dell'occupazione, non lo sono più. Siamo
ancora lontani dal punto più basso della curva ed è difficile stabilire quando
sarà raggiunto il livello minimo di sfruttamento degli impianti, affinché poi
le imprese riprendano ad investire. Non so neppure se si sia raggiunto il
livello minimo del Pil:non sarei sorpreso se il secondoe probabilmente il terzo
trimestre di quest'anno mostrassero una leggera flessione non solo in alcuni
paesi europei, ma in tutta l'economia mondiale». Norbert Walter, 63 anni, il
più noto e ascoltato economista tedesco, alla guida del centro studi della
Deutsche Bank, offre una lettura in chiaro-scuro della crisi economica mondiale
ed europea, rinviando di almeno un anno la sospirata ripresa. «Questa è una
crisi che in molti paesi del mondo nasce da bolle immobiliari. Per eliminare
gli eccessi dell'edilizia e guarire da una crisi dei mercati finanziari davvero
globale occorrono anni. Quindi, nonostante i pacchetti e le politiche monetarie
di stimolo, non credo che squilibri così drammatici siano corretti da una
ripresa prima della fine del 2010». Che errori sono stati commessi nel processo
di costruzione dell'Unione europea? Quali riforme suggerirebbe? C'è
disinteresse per il processo d'integrazione, specie tra i giovani. Inoltre
l'Europa oggi non ha più grandi leader. Gli ultimi sono stati Mitterrand e
Kohl: dopo di loro l'Europa arranca. Infine, l'allargamento non è abbastanza
rapido come potrebbe e ciò rende la vita più difficile all'Europa
centro-orientale in questa crisi finanziaria. L'Unione europea sembra perdere
competitività sul piano economico internazionale: quali sono le cause? Non sono
d'accordo. Forse alcuni paesi negli ultimi 4-5 anni si sono lasciati un po'
andare, lasciando salire troppo i costi più di quanto consentisse la
competitività mondiale. Ma sono errori rimediabili e sono certo che lo saranno.
Mediamente,laUeècom-petitivainmoltisettoriindustria-liemanifatturierieinalcunièfor-sepersinosuperioreagliUsa. Quanto incide sulla crisi
eu-ropeailfallimentodegliobietti-vidiLisbona2010? Onestamente non lo so.
Potremmo diventare la miglior società nel mondo fondata sul sapere, ma con
l'età della pensione a 65 anni e lavorando 35 ore non siamo votati al successo.
Si pensi, come esempio, al sistema ferroviario, ancora statale. Dovremmo avere
tratte europee e fornitori di servizi ferroviari concorrenziali pubblici e
privati su una rete continentale. Invece francesi, tedeschi, italiani e inglesi
hanno realizzato ognuno le proprie linee ad alta velocità. Tutto ciò è stupido.
Quando la crisi economica sarà passata, quali saranno i nuovi equilibri
economici? In altri termini,quali saranno i vincitori e i perdenti? Si parla
molto di un equilibrio che si sposta verso Est e sono d'accordo che il peso
dell'Asia sia destinato ad aumentare. Ma penso che, per
ragioni strategiche e di capacità, la definizione degli standard non sarà fatta
dalla Cina. è troppo
presto. In molti campi sta riducendo le distanze, sta imparando molto studiando
gli altri, piuttosto che proclamare la sua leadership. Penso che acquisterà
peso, ma non raggiungerà i livelli strategici dei suoi partner americani.
Non parleremo quindi di G- 2 per i prossimi 10 anni. Quali sono le sue
previsioni per l'economia italiana? Oltre al ben noto debito pubblico, vi sono
altre gravi debolezze strutturali? Gli italiani rappresentano il punto di
maggior infiammazione nel male che affligge il comportamento passivo degli
europei. Se solo l'Italia capisse quali tesori possiede e può offrire al mondo
e lavorasse di più e con maggior costanza! Ogni volta che gli italiani
affrontano con impegno un progetto, hanno successo: hanno talento, know how, relazioni
giuste. Ma, ovviamente, iniziare la vita lavorativa verso i 30 anni e lasciarla
prima dei 60 anni, come molti italiani fanno, è deleterio.Ora siamo più longevi
e il peso dell'anzianità sulla società attiva diventa insostenibile. Vanno
modificate le abitudini di vita, restando operativi più a lungo ed entrando nel
mondo lavorativo più giovani. Si può fare: basta guardarsi attorno e vedere
cosa fanno, ad esempio scandinavi e americani. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Negli
ultimi 4-5 anni alcuni paesi hanno lasciato salire troppo i costi, ma sono
errori rimediabili» Norbert Walter, 63 anni BLOOMBERG
( da "Manifesto, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Colombo annuncia:
«I tamil sono finiti» Offensiva finale, voci dall'esercito di suicidi in massa
Junko Terao «Sono fiero di annunciare che il mio governo, con l'impegno totale
delle nostre forze armate in un'operazione umanitaria senza precedenti, ha
finalmente sconfitto militarmente l'Ltte». Devono essere brillati gli occhi al
presidente srilankese Mahinda Rajapakse quando ieri ha pronunciato le parole
che da tempo si era preparato. Da Amman, in Giordania, dove si trovava per un
vertice G11, rientrerà oggi a Colombo come «leader di una nazione che ha
sconfitto il terrorismo». L' «offensiva umanitaria» contro le Tigri dell'Ltte
(Tigri per la liberazione del Tamil Eelam), che da gennaio ad oggi ha fatto
oltre 6500 vittime civili, è quasi giunta al termine. Ieri all'alba l'esercito
ha conquistato la zona costiera dei due chilometri quadrati o poco più di
giungla dove sono ancora asserragliati gli ultimi ribelli insieme a migliaia di
civili. Perso anche l'accesso al mare, ultima via di scampo, le Tigri sono con
le spalle al muro. Ancora 48 ore e tutto sarà finito, fanno sapere dal
ministero della Difesa, capeggiato da Gothabaya Rajapakse, fratello del
presidente. Ma alle dichiarazioni di vittoria non sono seguite spiegazioni su
cosa accadrà nelle prossime ore. Solo un avvertimento: le Tigri sono pronte al
suicidio di massa. Una notizia circolata sulla stampa srilankese, che cita
fonti dell'esercito, secondo cui i ribelli, insieme ai civili, sarebbero pronti
al sacrificio piuttosto che arrendersi. In caso di carneficina, insomma, la
responsabilità sarà delle Tigri. Un'altra notizia, per ora non ufficialmente
confermata, dà Velupillai Prabhakaran, leader fondatore dell'Ltte, per
catturato, non si sa se vivo o morto. Dopo 26 anni di guerra civile, sembra che
Colombo sia riuscita a piegare le Tigri, perlomeno per ora. Che l'abbia fatto a
scapito di migliaia di Tamil uccisi e oltre 200mila sfollati detenuti ora in
campi in condizioni disumane, non importa. «L'intento del governo di porre fine
alla guerra con un bagno di sangue non risolverà un conflitto che dura da
decenni, ma porterà la crisi a livelli imprevedibili». Le parole minacciose di
Selvarasa Pathmanathan, capo delle relazioni internazionali dell'Ltte,
ricercato dall'Interpol e latitante, hanno un fondo di verità. Non sarà di
certo con la fine di quest'offensiva che Colombo potrà cantar vittoria, perchè
il problema della minoranza Tamil continuerà ad esistere. Ma Rajapakse ha
sconfitto il terrore, come va dicendo, e la comunità internazionale che nelle
ultime settimane chiedeva una tregua, Gran Bretagna e Usa
in primis, dovrà ora tacere. Il bilancio reale della carneficina che si è
consumata in questi mesi sarà noto solo quando le organizzazioni internazionali
saranno riammesse nella regione, ma già è chiaro che saranno numeri
esorbitanti. I ripetuti appelli alle due parti per la protezione dei civili
sono caduti nel vuoto, le bombe dell'esercito hanno continuato a cadere sugli
ospedali pieni di feriti e l'eventualità di accuse per crimini di guerra non ha
fermato gli attacchi indiscriminati dei militari. L'unico tentativo concreto
per convincere Colombo a desistere è stata la minaccia Usa
di «ritardare» - giammai bloccare - un megaprestito di quasi 2 miliardi di
dollari che il governo srilankese aspetta dal Fondo monetario per sanare una
situazione economica disastrosa. Troppo poco, anche perchè il Fmi ha già fatto
sapere che i soldi arriveranno nelle prossime settimane. Quanto al Consiglio di
sicurezza Onu, è stato messo fuori gioco dagli amici di Colombo, Cina e Russia, che si sono sempre opposte a una risoluzione
a favore dei civili Tamil. L'appoggio di Pechino e Mosca va ben oltre il
Consiglio di sicurezza. Il capo della Difesa, Gothabaya Rajapakse, ha siglato
proprio venerdì con la Russia un accordo per la fornitura di elicotteri
militari, armi e altri equipaggiamenti. Per l'offensiva finale Rajapakse ha
potuto contare sull'aiuto della Cina, che dal 2007, quando gli Usa hanno interrotto i rapporti commerciali per il mancato rispetto
dei diritti umani, è diventato il principale partner di Colombo nel commercio di
armi, munizioni e velivoli bellici (tra cui 6 jet F7 da combattimento forniti
gratuitamente) e ha superato il Giappone come donatore più generoso. Non
è un caso. Pechino, infatti, sta costruendo un gigantesco porto da 1 miliardo
di dollari a Hambantota, nel sud-est dell'isola, che andrà ad aggiungersi ad
altrettanti scali in costruzione in Pakistan, Bangladesh e Birmania. L'urgenza
di «pacificare» il nord del paese in pochi mesi dopo quasi 30 anni di guerra
civile si spiega anche così. *Lettera22
( da "Sestopotere.com"
del 18-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
CdC Verona,
seminario per le imprese sulla tutela del marchio/brevetto (18/5/2009 17:14) |
(Sesto Potere) - Verona - 18 maggio 2009 - La Camera di Commercio di Verona e lUnioncamere
del Veneto – Eurosportello, in coordinamento con il sistema camerale del Veneto e con il patrocinio del
Corpo Consolare del Veneto, organizzano un seminario per le imprese sul tema
“La tutela del marchio/brevetto e altre forme di tutela dei diritti di
proprietà intellettuale industriale”. Il seminario si terrà il giorno 28 maggio
2009 presso la Camera di Commercio di Verona – sala Transatlantico. Lo scopo
del seminario è di fornire alle imprese informazioni sui principali rischi di
violazione dei diritti di proprietà industriale e intellettuale nonché
illustrare i metodi più efficaci per tutelarli in Europa e nei Paesi Terzi, in
particolare USA, Cina e Russia. In questo momento di
difficoltà del mercato mondiale la propensione allinnovazione,
la differenziazione dai propri concorrenti e la promozione del “made in Italy”
costituiscono
un importante elemento di competitività delle nostre aziende; in questottica
la tutela dei propri beni immateriali (marchi, brevetti, etc.) diventa
fondamentale per la difesa delle aziende da contraffazioni e pratiche di
concorrenza sleale. I relatori, professionisti esperti delle problematiche correlate
al commercio internazionale, illustreranno i diversi sistemi di protezione e
tutela della proprietà industriale e intellettuale, affrontando anche casi
pratici, con particolare riferimento agli strumenti di difesa in Germania,
Francia, Spagna, Portogallo, Usa, Cina
e Russia. Il seminario, gratuito, è rivolto agli imprenditori ed ai funzionari
che in azienda si occupano di proprietà industriale e che desiderano
approfondire la conoscenza degli strumenti di tutela previsti nei Paesi esteri
per proteggere i propri prodotti, nella consapevolezza che gli oneri connessi
alla tutela devono essere considerati un investimento e non un costo. Per la
partecipazione al seminario è necessario inviare il modulo di iscrizione
disponibile sul sito internet della Camera di Commercio. Su richiesta è,
inoltre, possibile prenotare un incontro individuale con i relatori per
consulenze specifiche su particolari argomenti di interesse dellimpresa.
( da "Corriere delle Alpi"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Indiscrezione
tedesca. Marchionne in Germania per concludere Chiudere Lancia per la Opel? Da
Obama standard più severi sulle emissioni auto. Fiat pronta GIGI FURINI MILANO.
Sergio Marchionne è in Germania per cercare di chiudere la trattativa con Opel,
ma i problemi stanno nascendo in Italia. Ieri sera il sito internet
"Affari italiani" scriveva che, nel piano presentato da Marchionne al
governo tedesco, sarebbe prevista la chiusura degli stabilimenti di Pomigliano
d'Arco e di Termini Imerese. Nella bozza del documento «strettamente
confidenziale», si legge che la fabbrica di Termini Imerese verrebbe chiusa nel
2016 mentre a Pomigliano l'attività dovrebbe cessare nel 2012. Sullo stesso
sito è riportato il «no comment» della Fiat. Intanto i giornali tedeschi
scrivono che il marchio Lancia verrebbe sacrificato a favore della Opel mentre
Fiat ha allo studio l'apertura di una fabbrica in Cina.
In Germania si intensificano i colloqui perchè domani scade il termine per
presentare la proposta di acquisto. Quella che riguarda la Opel, storico
marchio tedesco di proprietà di General Motors, il colosso di Detroit alle
prese con problemi di liquidità e di indebitameto. Marchionne non vuole
lasciarsi sfuggire l'occasione (dopo aver messo le mani su Chrysler) e in
Germania sta incontrando sindacalisti, uomini di governo e i vertici della
Opel. Obama, nuovi standard. L'amministrazione Usa annuncerà
oggi i nuovi standard nazionali sulle emissioni auto, secondo i quali saranno
ridotte le emissioni prodotte da veicoli e migliorata la resa dei carburanti.
Musica per le orecchie della Fiat. Opel sì, Lancia no. Il settimanale tedesco
Automobilwoche dice di aver parlato con una persona molto vicina a Marchionne e
di aver saputo che «il marchio Lancia verrà soppresso a favore del marchio
Opel». La stessa fonte afferma che la Saab (la società svedese sempre di
proprietà della Gm) verrebbe fusa con Chrysler per la produzione di modelli
sportivi e decappottabili. Marchionne, inoltre, avrebbe aggiunto che «per la
Fiat è decisivo che la Opel rimanga un marchio forte su mercato». Sempre
secondo il gionale, l'amministratore delegato di Fiat avrebbe detto che nella
maxi-società (fatta con i marchi Fiat, Opel e Chrysler), il Lingotto prevede di
apportare le attività del settore auto prive di debiti, in modo che il flusso
di cassa aiuterà la Opel a far fronte ai propri problemi finanziari. Questo
scorporo dell'auto dal resto di Fiat è all'esame degli analisti finanziari che
però ritengono insuperabile lo scoglio dei debiti e sostengono che, se l'auto
verrà scorporata, dovrà portarsi dietro un po' di debiti del gruppo. Cina e America. Secondo il South China
Morning Post, Fiat e il gruppo Guangzhou avrebbero chiesto di poter costruire
una fabbrica in grado di produrre 140 mila auto l'anno. Fiat intenderebbe
avviare la produzione in Cina per sfruttare i tassi di crescita economica del Paese e limitare
così gli effetti della caduta della domanda a livello mondiale. Non
solo, ma l'alleanza con Opel darebbe vita a un "player" paneuropeo in
grado di sfruttare la presenza che ora Fiat ha in Russia, India, Turchia, Usa e America Latina. «Fase decisiva». La cancelliera tedesca
Angela Merkel parla di «fase decisiva» perché entro domani i piani per
l'acquisto di Opel vanno presentati al governo tedesco. Marchionne in questi
giorni è in Germania e incontra sindacalisti, banchieri e uomini di governo.
Avrebbe promesso il mantenimento di tutti gli impianti Opel (anche se è
prevista la riduzione dei modelli) ma avrebbe confermato l'intenzione di Fiat
di non presentare offerte in denaro. Dello stesso tenore le offerte di Magna,
il gruppo austro-canadese che produce componenti per auto ed è il maggior
rivale di Fiat nella corsa al marchio tedesco. I sindacati. Oggi a Francoforte
Marchionne incontra il numero uno dei sindacati dei metalmeccanici, Berthold
Huber. I problemi, però, sorgono soprattutto in Italia. Il leader della Fiom, Giorgio
Cremaschi, dice che la trattativa con Opel è su una linea sbagliata. «Se si
pensa di portare a termine questa trattativa con la chiusura di fabbriche per
poi dire di aver salvato la sostanza, sappiano alla Fiat che stanno percorrendo
la linea sbagliata», dice Cremaschi. Che aggiunge: «Se si è messo in conto di
chiudere Pomigliano e Termini, occorre prepararsi a una rabbia sociale senza
precedenti».
( da "Secolo XIX, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Sarà Candidatoin
grecia il padredi carlo giuliani europee ATENE. Giuliano Giuliani, il padre di
Carlo Giuliani, il giovane rimasto ucciso durante il G8 del
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XV -
Bologna Con lo pseudonimo di "Agente americano" l´autore spiega
l´ascesa dell´economia come pensiero unico Il neoliberismo che ha ucciso la
politica L´andamento è quello di un giallo fitto di riunioni segrete tra
miliardari e lobbisti MASSIMILIANO PANARARI è un libro curioso; non a caso, fa
parte nella collana di "libri balzani" diretta da Beppe Cottafavi per
Aliberti. Ma, sotto le spoglie della fiction, si rivela tremendamente serio,
perché racconta la storia politico-economica e culturale che, dagli anni ?80,
giunge sino ai nostri giorni, sconvolti da una drammatica crisi finanziaria che
sta gettando tanti nella povertà. Cosa c´entrano i mutui subprime con
l´architettura politico-sociale ed economica degli ultimi tre decenni, quella
che va sotto il nome di neoliberismo (o ultraliberalismo)? A ben guardare,
moltissimo, come dimostra La Congiura, curioso esperimento
che racconta la globalizzazione neoliberista in maniera romanzesca come un
piano criminale ordito dai "Padroni dell´Universo", la superclasse di
potenti che ha lavorato per imporre il "fondamentalismo di mercato" e
distruggere lo Stato sociale: per l´appunto la storia dei nostri anni a partire
dall´elezione di Ronald Reagan e Margaret Thatcher e, poi, dei loro
emuli in giro per il mondo. La storia della vittoria ? feroce e senza pietà ?
dell´economia sulla politica, ridotta a sua ancella e, spesso, "utile
idiota", mentre le sperequazioni sociali aumentavano mostruosamente, i
ricchi diventavano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La
particolarità del libro ? scritto da un anonimo Agente americano (un po´ sul
genere de Il broglio, edito sempre da Aliberti), dietro a cui si nasconderebbe
un trio composto da un economista, un banchiere e un filosofo ? consiste nella
narrazione del trionfo del turbocapitalismo sotto forma del memoriale ritrovato
di uno dei top manager di Lehman Brothers, sbattuto in carcere per i reati
finanziari commessi, il quale, costretto in una cella, trova forzatamente il
tempo di riordinare le idee e di ripercorrere per filo e per segno le gesta dei
membri della cospirazione. L´andamento è quindi quello di una sorta di giallo,
fitto di riunioni segrete tra miliardari, lobbisti, intellettuali, capitani
d´impresa e politici, tra piscine e squillo d´alto bordo, ma i nomi, e quanto
accaduto, sono terribilmente veri. Come le idee economiche e la filosofia
antiegualitaria che il libro spiega benissimo, mentre la storia della conquista
dell´Occidente da parte dei congiurati si dipana come un thriller e si legge
tutta d´un fiato.
( da "Stampa, La" del
19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
La storia di Roma
raccontata dal cinema Ecco come il cinema ha raccontato la storia di Roma.
Regalerà un salto indietro nel tempo la serata organizzata dalla delegazione
valsesiana dell'Associazione nazionale di cultura classica che ha organizzato
una conferenza dedicata al cinema o, meglio, al rapporto tra la storia di Roma
e la sua trascrizione cinematografica. L'appuntamento è per venerdì alle
( da "Stampa, La" del
19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Lunga marcia del
Lingotto alla conquista della Cina
Per ora è solo uno studio. Anche perché, si sottolinea dal Lingotto, al momento
l'impegno è altrove. Ma mentre l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, è nuovamente in
Germania per portare avanti la trattativa per Opel - per domani sono attesi dal
governo di Berlino i piani di Fiat e di Magna per la casa tedesca - dalla Cina rimbalza la notizia di una nuova
joint venture cinese della casa torinese. Secondo il quotidiano in
lingua inglese South China Morning Post, Fiat starebbe infatti lavorando alla
realizzazione di una joint veture con la cinese Guangzhou Auto per realizzare
un nuovo impianto - a Panyu, nel Guangdong - dove realizzare 140 mila auto e
220 mila motori all'anno. Le specifiche della joint venture sono state
pubblicate sul sito del ministero della protezione ambientale e su quello della
Guangzhou, anche se il progetto deve prima ottenere una serie di autorizzazione
governative. Le fonti cinesi citate dal Scmp sono comunque ottimiste. Il via
libera della National Development and Reform Commission dovrebbe infatti
arrivare già entro la fine di questo mese, più o meno in concomitanza con la
chiusura della partita per Opel. Le sorti della casa tedesca si decideranno
infatti, con ogni probabilità, il prossimo 29 maggio, quando General Motors
dovrà presentare all'amministrazione Usa il suo piano
di ristrutturazione dettagliato. Che Fiat e Guangzhou avessero delle trattative
in corso è noto da tempo. Nel settembre dello scorso anno le due case
automobilistiche avevano iniziato a trattare per una collaborazione sulle
tecnologie, che poi avrebbe portato all'elaborazione del progetto per la joint
venture. Joint venture che andrebbe a riempire un «buco» per Fiat proprio in
uno dei mercati più promettenti a livello globale come quello cinese. L'accordo
tra il Lingotto e Nanjing Auto, partito nel 1999, è stato infatti azzerato alla
fine del 2007 quando la Nanjing è stata acquisita dalla concorrente Shanghai
Automotive per due miliardi di yuan. Lo stesso Marchionne non ha mai nascosto
l'importanza della crescita sul mercato cinese, dove il piano del 2007 - prima
dell'acquisizione di Nanjing - indicava obiettivi di vendita di 300 mila
veicoli nel 2010. Se dovessero arrivare le autorizzazioni necessarie,
«inizieremo immediatamente i lavori» per costruire l'impianto, assicura un
portavoce di Guangzhou. L'investimento previsto è di circa 4,3 miliardi di
yuan, poco meno di 400 milioni di euro. Guangzhou è il sesto produttore cinese
di auto, ma produce per altri marchi, tramite due joint venture con Toyota e
Honda. La casa cinese sta lavorando per produrre il suo primo modello con il
proprio marchio, con l'obiettivo di presentarlo ai Giochi asiatici che si
terrano il prossimo anno proprio nella città di Guangzhou (Canton, secondo la
dizione occidentale). La collaborazione con Fiat potrebbe anche portare allo
sviluppo di altri modelli con marchio Guangzhou, ha spiegato ancora il
portavoce.
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 17 -
Cronaca Il ministro Prestigiacomo a una conferenza organizzata da Rutelli
"Clima, no ad accordi impossibili una svolta dal G8 dell´Aquila" ROMA
- Solo «accordi possibili». Sulla questione clima occorre essere «pragmatici» e
«ci sono livelli di ottimismo» per credere che il G8 a L´Aquila «possa
rappresentare una svolta» in vista della conferenza delle nazioni unite a
Copenaghen, a dicembre. I leader del mondo a luglio, quindi, «possono fare già
un accordo di tipo politico, che sia poi la base per i negoziati». E per
l´Italia occorre uno «spirito bipartisan» e senza eco-ideologismi. Il ministro
dell´Ambiente, Stefania Prestigiacomo, accoglie l´invito di Francesco Rutelli e
della sua Fondazione "Centro per un futuro sostenibile" partecipando
nella Sala della Lupa alla Camera dei Deputati, con Cina e India, alla conferenza su Green
economy- nuove idee per il G8 e il summit di Copenaghen. Questione, quella
della tutela dell´ambiente «tra le missioni prioritarie e irrinunciabili di
questo secolo» ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un
messaggio nel quale chiede un´«azione rapida» sul clima. Quindi il
dialogo bipartisan. «Ho apprezzato l´iniziativa di Rutelli che con la sua
fondazione vuole creare un ponte di dialogo con governo e maggioranza»,
sottolinea il ministro Prestigiacomo secondo il quale bisogna «abbandonare
l´eco-ideologismo». «Esserne usciti nella maggioranza, e spero anche
nell´opposizione ci consente di dare risposte concrete». E a proposito della
marcia verso la Conferenza Onu di Copenaghen il prossimo dicembre: solo un
accordo accettabile da quei Paesi che non hanno sottoscritto Kyoto, come gli Usa e quelli a economie emergenti «sarà un accordo».
( da "Manifesto, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
GIANFRANCO BETTIN
Sociologo e interprete del malessere veneto Pubblicato da Feltrinelli nella
«Serie Bianca», «Gorgo. In fondo alla paura» (pagine 160, euro 13) applica
l'indagine narrativa a un delitto nel profondo Nord, come già fatto negli anni
scorsi con la storia dell'«erede» Pietro Maso. Ma anche con
l'orrore che "globalizza" la periferia della Marca trevigiana.
Gianfranco Bettin, 53 anni, sociologo e ricercatore universitario, è stato fra
i fondatori dei Verdi. Deputato negli anni 90, poi assessore a Venezia, dal
2000 al
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 43 -
Cultura I NOTTURNI Lo scrittore anglo-giapponese parla della sua raccolta di
racconti "Le mie storie sono canzoni" di ishiguro Un insieme di
commedie amare che ricordano certi film di Woody Allen Il libro già in
classifica in Inghilterra esce oggi in Italia In passato ho scritto molto del
Giappone, ma negli anni la realtà si è globalizzata Da
bambino suonavo il pianoforte e da adolescente la chitarra. Sognavo di fare il
cantautore LONDRA «è come un album musicale con cinque brani. Alcuni
malinconici e altri spassosi, come un sorta di sollievo comico. A tratti sono
piccole commedie amare, un po´ come certi vecchi film di Woody Allen. Il
tipo di storie dove non sai se ridere o piangere. Mi è sempre piaciuto quello
speciale humour ambivalente dove la tristezza preme sotto la superficie del
riso». Kazuo Ishiguro, autore di best-seller pluripremiati come Quel che resta
del giorno e Non lasciarmi, parla della sua prima raccolta di racconti,
Notturni - Cinque storie di musica e crepuscolo, oggi pronta all´uscita in
Italia (Einaudi, pagg. 191, euro 19, traduzione di Susanna Basso) con tempi
record rispetto alla pubblicazione in Inghilterra, avvenuta all´inizio di
maggio, «e subito il libro è salito ai primi posti delle classifiche di
vendita», avverte con serena soddisfazione lo scrittore, «il che è assai raro
per una collezione di short-stories, genere, chissà perché, poco gradito al
mercato e agli editori». Vestito col suo rituale abito nero, divisa consueta di
«Ish», come lo chiamano i tanti fan del suo mondo letterario giocato su
sfumature e dissolvenze, Ishiguro accoglie l´intervista in una sala da tè di
Piccadilly estranea al suono frastornante del centro di Londra. Camerieri e
avventori ci scivolano attorno con ovattata discrezione, forse per via del
rispetto che incute con naturalezza questo signore quieto e lieve, nato a
Nagasaki, la città dell´atomica, nel 1954, e radicato fin dal ´60 in
Inghilterra, dove ha studiato e nella cui lingua scrive con stile nitido ed
esatto nell´arte dell´implicito, che evoca, richiama, sottintende, pesca nella
fragilità del tempo e delle cose. Accade in parte anche in Notturni,
piccole-grandi storie di spaesamenti e labirinti percettivi dove la musica
costituisce il nesso di ogni trama, e il flusso è onirico come quello di uno
schizzo chopiniano, vedi il nostalgico racconto Violoncellisti, dove
un´ispirata musicista non può più suonare perché persa nell´ossessione di
proteggere dagli altri il suo talento; oppure il ritmo è irresistibile e
incalzante, da comiche del cinema muto, come nei flash quasi charlottiani di
Come rain or come shine, dove l´insegnante di lingue Raymond, devoto al
repertorio delle più magiche canzoni di Broadway, vezzo tipico degli omini
goffi e sentimentali alla Provaci ancora Sam, tenta di rimediare a una serie di
incongruenti imprese, compiute a casa di amici e in loro assenza, inscenando
l´avvenuta incursione di un cane, e fa bollire in pentola uno stivale per
simularne la puzza. Quest´esplicita comicità emerge come un volto nuovo di
Ishiguro. «A me pare che l´umorismo sia stato una componente di tutti i miei
romanzi. In Quel che resta del giorno, per esempio, affioravano passaggi esilaranti,
eppure il libro è considerato triste perché lo era il bel film di James Ivory
che ne è stato tratto. Le immagini stralunate e irriverenti hanno sempre fatto
parte delle mie trame. Solo che nella forma breve del racconto lo humour
colpisce di più in quanto è concentrato». Perché ha scelto la musica come
collante? «è una passione antica e coltivata. Fin da bambino suono il
pianoforte e fin da adolescente la chitarra, e quand´ero giovane sognavo di
essere un cantautore come Bob Dylan o Leonard Cohen o il vostro Fabrizio De
André. Tra i quindici e i ventitré anni ho composto un centinaio di pezzi
passando per tanti stili, dall´autocontemplativo allo sperimentale e al
poetico-visionario. Poi ho smesso, ma non molto tempo fa ho scritto testi di
canzoni per l´album Breakfast in the Morning, della cantante americana jazz
Stacey Kent. Subito dopo mi sono messo a scrivere questi racconti, e lo stile è
lo stesso, come confluito da un territorio all´altro: leggerezza, parsimonia di
parole, significato che si cela tra le righe, bando all´autobiografia e alla
prosa ricercata. Nelle canzoni si lavora in sottrazione, delegando alla musica
gli aspetti emozionali. Così nel flusso dei racconti, dove il significato
respira tra le righe». Come mai usa l´io narrante? «è un´abitudine di sempre.
Ciò che importa non è quanto succede, ma quel che pensa e sente il narratore
rispetto a quel che accade nella sua vita. è il motivo per cui mi riesce
difficile fare testi per il cinema, dove tutto va scritto in terza persona,
dato che è la cinepresa a guardare il personaggio dall´esterno. Però talvolta
l´ho fatto, scrivendo per esempio La contessa bianca, un film di Ivory con
Ralph Fiennes e Natasha Richardson. Ma non ho mai voluto scrivere lo script di
un film preso dai miei romanzi. Adoro il cinema, e da giovane non facevo che
seguirlo, molto più che leggere libri. Amavo Bergman, giapponesi come Ozu e
Kurosawa, i primi Fellini e ancora Bertolucci, Rosi, Olmi, e poi John Ford,
Sergio Leone... Quando ho deciso di scrivere romanzi ho voluto adottare una
prospettiva "altra" rispetto allo sguardo cinematografico che mi
aveva tanto alimentato, per differenziarmi entrando nella testa di chi narra ed
esplorando intrecci temporali e di memoria». Eppure la sua fama mondiale è nata
anche dal successo della trasposizione cinematografica di Quel che resta del
giorno. «è il mio paradosso: i miei libri nascono per prendere le distanze dal
cinema, e poi ne vengono comprati i diritti da qualcuno che vuol farne un film.
Ma proprio per questo non ho mai voluto sceneggiare un mio romanzo. Lo lascio
fare gli altri, che intervengono e trasformano. Anche Non lasciarmi sta per
diventare un film, con regia di Mark Romanek e alcuni tra i migliori attori
della più giovane generazione inglese, come Kerry Mulligan e Keira Knightley».
I suoi finali sono sospesi, incompiuti, il che comunica al lettore un senso
d´inquietudine e al tempo stesso di intensa vitalità. «Perché così vanno le
cose nella vita. Difficile che sentimenti e situazioni trovino una soluzione
definitiva. Inoltre penso che i racconti riescano meglio quando il finale è
aperto, come in Cechov, e come accade in scrittori contemporanei come Alice
Monroe e Raymond Carver, che usano in modo eccellente questa tecnica». Si è
detto che la sua letteratura trae molta originalità dall´essere in bilico tra
due culture, quella giapponese e la britannica. è d´accordo? «Sempre meno. In
passato ho scritto molto sul Giappone, cercando di ricostruire antichi ricordi
e il rapporto col paese della mia prima infanzia. Ma negli anni la realtà si è
globalizzata, io sono sempre più profondamente occidentale, a Londra circolano
banchieri giapponesi che ragionano come inglesi e un sommo scrittore come
Murakami, figura dominante dell´odierna letteratura giapponese, crea
ambientazioni che potrebbero vedersi ovunque».
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Opinioni data: 19/05/2009 - pag: 8 POLITICA ECONOMICA Basta
interventi per il Mezzogiorno Serve un progetto per tutta l'Italia di
PELLEGRINO CAPALDO I l Sud non ha più bisogno di una specifica politica
economica, né come si diceva una volta di interventi addizionali. Con le sue
luci e le sue ombre, il nostro Mezzogiorno può essere trattato ormai alla
stregua di tutto il resto del Paese anch'esso a sua volta pieno di luci e
ombre. Un Paese complesso e «compresso», con grandi potenzialità ma anche con
grandi difficoltà a esprimerle. Un Paese che sta perdendo tempo prezioso e che
rischia di fare vistosi passi indietro. Non dimentichiamo che, per livello di
reddito pro capite, noi siamo nel primo 10-12 per cento della scala mondiale.
Dietro di noi c'è l'88-90% dell'umanità. Con i tanti Paesi che c'incalzano,
sarà ben difficile mantenere quelle posizioni. Anzi è realistico prevedere che
se non usciamo dall'inerzia, se continuiamo a procedere come stiamo procedendo,
scivoleremo sempre più in basso in quella scala. Oggi non abbiamo più un
problema-Mezzogiorno; abbiamo piuttosto un problema-Italia che, nella sua
complessità, ingloba anche la piccola questione meridionale. Ed è vano pensare
che il Sud possa fare apprezzabili passi avanti se non si risolvono alla radice
i problemi dell'intero Paese. Per l'Italia, e dunque anche per il Sud, dobbiamo
immaginare un grande progetto Paese, che sia anche l'occasione per risvegliare
in tutti noi il senso di appartenenza. Perché un progetto Paese? Per l'ovvia ragione che la globalizzazione in atto porta
inevitabilmente a una divisione dei compiti e delle produzioni tra i vari
Paesi. La specializzazione, la divisione del lavoro e l'intensificazione degli
scambi internazionali sono l'altra faccia della globalizzazione. Ciascun
Paese si dovrà concentrare su quelle attività produttive per le quali ritiene
di avere un vantaggio competitivo e abbandonare le altre. Ecco la necessità,
per noi, di interrogarci su quello che possiamo fare meglio degli altri, con
vantaggi in termini di costo e di qualità. Ed ecco anche la necessità di porre
attraverso appropriati interventi di politica economica le condizioni per farlo
sempre più efficacemente. Sia chiaro, non è un tentativo di ritorno ai metodi
della programmazione economica degli anni '60; metodi giustamente abbandonati
presto perché basati su un'impostazione fortemente statocentrica. È piuttosto
un tentativo di dare alle forze produttive del Paese obiettivi largamente
condivisi, definiti sulla base di una conoscenza profonda delle nostre
attitudini, delle nostre specificità, dei nostri punti di forza. In questo
quadro, come si diceva, può trovare largo spazio il Mezzogiorno, ora puntando
sulle sue peculiarità (si pensi, per esemplificare, alla mitezza del clima e
all'importanza di tale fattore per un'agri- industria di alta qualità), ora
chiamandolo a far sistema con l'intero Paese (si pensi, ancora solo per
esemplificare, al turismo culturale, enogastronomico, ecc.). Un discorso sul
Mezzogiorno non può ignorare, poi, il dibattito in atto sul federalismo
fiscale. Il federalismo fiscale non può essere visto in chiave punitiva (per il
Sud) o in chiave risarcitoria (per il Nord). È una visione sbagliata perché
rischia di aprire un dibattito senza fine e senza sbocchi, tanto più che non è
facile dimostrare, come alcuni credono, che l'attuale meccanismo di
ripartizione delle risorse sia premiante per il Sud e penalizzante per il Nord.
Ma non è questo il punto. Il federalismo va visto come mezzo per avvicinare
alle istituzioni tutti i cittadini, per accrescere la loro libertà di scelta e
per stimolare la loro capacità d'iniziativa; come mezzo per accrescere
l'efficienza della spesa pubblica ed eliminare sprechi che, soprattutto al Sud,
sono innegabili e, a volte, assai vistosi. La questione, dunque, non è
federalismo sì o federalismo no. È piuttosto come introdurlo: con quali
modalità, con quali tempi, con quale grado di solidarietà e così via. Come si
vede il discorso sul federalismo ci riporta al progetto Paese e allo spazio che
in tale progetto dovrà trovare accanto alle tematiche dello sviluppo economico
il ripensamento degli assetti istituzionali, a cominciare dai livelli di
governo che, allo stato, sembrano davvero eccessivi. Come tutte le grandi
riforme strutturali, il federalismo fiscale dev'essere necessariamente
inquadrato nel complessivo assetto istituzionale del nostro Paese. Se lo
riduciamo a mero fatto amministrativo-contabile, avremo un'altra «riforma
mancata» che andrà ad aggiungersi alle tante che abbiamo tentato negli ultimi
30-40 anni. Il federalismo fiscale può rivelarsi assai utile anche per il
nostro Mezzogiorno purché applicato nei termini sopra indicati e, soprattutto,
con la necessaria gradualità. Sarebbe un grave errore pensare di bruciare le
tappe e pretendere di realizzare in qualche anno ciò che, probabilmente,
richiede lo spazio di una generazione. Si può, naturalmente, definire in tempi
brevi l'architettura istituzionale del federalismo; si può, naturalmente, far
sì che sia impossibile tornare indietro sulle decisioni assunte in materia di
federalismo fiscale; ma si ripete se non si vuol fare opera vana, bisogna
dilazionare con realismo i tempi di attuazione della riforma. dalla prefazione
al libro di Michele Guerriero «Stelle del Sud» edito da Rubbettino BEPPE
GIACOBBE
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Pubblicita' data: 19/05/2009 - pag: 10 EURONICS, PROTAGONISTI DEL
MERCATO Ecco un'insegna diventata in dieci anni sinonimo di elettrodomestici ed
elettronica di consumo di qualità. Apparso in Italia nel 1999 come evoluzione dello
storico marchio GET, Euronics Italia è attualmente il gruppo leader nel settore
con oltre 240 punti vendita distribuiti in modo capillare sull'intero
territorio nazionale ed un fatturato che nel
( da "Unita, L'" del
19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
I PRECARI E LE
INTUIZIONI DI D'ANTONA LE SUE IDEE DIECI ANNI DOPO Sono trascorsi dieci anni
dall'assassinio di Massimo D'Antona. Eppure gli scritti degli ultimi anni della
sua vita contengono temi di grande attualità: la rappresentanza, la difesa del
diritto di sciopero e dei diritti degli utenti dei servizi pubblici, la
codeterminazione dei modelli partecipativi, l'estensione della contrattazione
di secondo livello per territorio e filiera. Un lavoro putroppo oggi messo in
discussione dalle iniziative del governo, che ha rinviato di tre anni le
elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie vanificando nei fatti il
lavoro di D'Antona. Un lavoro che ha contribuito a determinare un sistema di
regole certe per l'estensione della rappresentanza e della democrazia nel mondo
del lavoro pubblico e che, ancora oggi, è un punto di riferimento della
proposta unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Un meccanismo che D'Antona, già nel
dicembre del '98, tentò di estendere anche al settore dei trasporti e poi al
resto del mondo del lavoro. La sua idea era che la rappresentanza
"certificata", cioè il voto, fosse la condizione per diminuire la
conflittualità tra i sindacati e per eliminare una serie di sigle corporative
che con pochissimi iscritti avevano il potere di bloccare i servizi. Svuotare
la legge di riforma della Pubblica amministrazione, significherebbe tornare
alla proliferazione delle sigle sindacali e alla presenza della politica
all'interno della pubblica amministrazione, interrompendo quel lavoro di
separazione tra politica e gestione iniziato dal governo Ciampi e proseguito
dal ministro Bassanini nel governo Prodi. I riformisti devono riprendere il
lavoro di D'Antona, le cui intuizioni attualissime sono ancora inapplicate - ad
esempio il rafforzamento della contrattazione territoriale e di filiera per
legare la produttività al territorio o al ciclo produttivo - per offrire nuovi
diritti al lavoro precario o non tutelato attraverso gli ammortizzatori sociali
e per aiutare la ricomposizione di un mondo del lavoro oggi
globalizzato e frammentato. Si tratta di filoni di ricerca su cui investigò
Bruno Trentin costringendo la stessa Cgil ad interrogarsi nella Consulta
giuridica di cui animatore fu proprio Massimo D'Antona. Oggi è evidente la
miopia del governo nel non accettare le proposte del Pd di tutela dei
lavoratori privi di una rete di garanzie sociali. Quella mattina del 20
maggio di dieci anni fa Massimo D'Antona venne ucciso per la sua caparbia
ricerca di politiche riformiste. Poche ore più tardi avrebbe dovuto discutere
di quei temi con gli amici e i compagni della Cgil. Quella discussione fu
stroncata dai terroristi, quelle domande e quei tentativi di risposta sono
ancora attuali.
( da "Sicilia, La"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Tullio Nunzi
«Meno fiscalità e più ammortizzatori sociali alle imprese» Imprenditori tenaci
formulano piani e strategie per aggredire e conquistare nuovi mercati. Di
fronte ad una crisi globalizzata pubblici e privati si
compattano per tentare di superare ostacoli fiscali e lacune territoriali.
Sebbene il quadro imprenditoriale in provincia di Agrigento sia
complessivamente statico, le istituzioni, Camera di Commercio in primis,
incoraggiano piccole e medie imprese ad andare avanti, predisponendo un piano
di obiettivi da perseguire tramite agevolazioni ed ammortizzatori
sociali che il governo dovrebbe assicurare. Un monitoraggio sullo stato di
salute delle imprese agrigentine è puntualmente svolto dalla Camera di
Commercio. Come sottolinea il suo presidente Vittorio Messina, l'ente osserva
una duplice funzione: quella di incentivare ad una progressiva crescita gli
imprenditori ed un'osservazione costante su tendenze e mutamenti dei mercati.
«L'Ente camerale - dichiara l'imprenditore Messina - si muove nell'ottica degli
strumenti e delle opportunità offerti dalla Comunità Europea. Il nostro
campanello d'allarme, indirizzato agli amministratori, necessita di interventi
di sistema da parte del legislatore. Per quel che ci compete - aggiunge -
possiamo accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione, offrendo la
massima disponibilità all'imprenditoria». Fattore controverso ed importante per
la vita delle imprese, riguarda l'accesso al credito, precluso da un sistema
bancario sempre meno disposto ad erogare liquidità alle imprese. Nel caso
particolare di Lampedusa, penalizzata dai persistenti fatti di cronaca legati
all'immigrazione, oltre alla diminuzione dei flussi turistici sortirebbe il
rischio di una chiusura delle banche rispetto alle imprese. Questo
irrigidimento nella concessione del credito da parte delle banche sta mettendo
in crisi molti commercianti, dovendosi dividere tra richieste di rientri
anticipati ed inasprimento dei tassi. Intanto, un'altra fetta di commercianti
insegue la strada di una risalita, rimettendosi in gioco ed accogliendo la
sfida dell'innovazione tecnologica nel mondo della complessità e delle
trasformazioni. Piccole e medie imprese rappresentano quasi interamente il
nostro territorio, quale è il loro stato di salute? «Il commercio di questo
tipo gode di un trend stazionario - risponde il presidente della Camera di
Commercio Messina - un leggero calo in questi ultimi anni si è registrato
nell'agricoltura e nell'artigianato, ma in quanto comparti tradizionali -
aggiunge - sono sicuro che dal proprio interno trarranno le forze necessarie
per risollevarsi. Sono comunque fiducioso nelle capacità dei nostri lavoratori,
che sapranno ribaltare l'attuale dato negativo». Intanto, imprenditori e
rappresentanti dell'arena politica riflettono sull'apertura prevista entro il
2010 dell'area di libero scambio in Sicilia. Un appuntamento a cui Agrigento
dovrà presentarsi assieme ad una piattaforma di strumenti e programmi per
giocare, finalmente, un ruolo di protagonista nell'ambito degli scenari europei
ed internazionali. Una cultura dell'imprenditoria è già pronta a decollare. Nel
frattempo occorre mantenersi realistici, e contribuire ciascuno secondo ruolo e
competenze. «Sosteniamo le piccole e medie imprese - dichiara l'imprenditore
Messina - ma per ottenere risultati importanti, è fondamentale la
collaborazione del mondo politico e di quello imprenditoriale. Invece di polemizzare
- conclude - bisogna imparare a lavorare in un ottica di
co-responsabilizzazione».
( da "Repubblica.it"
del 19-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
ROMA - Solo
"accordi possibili". Sulla questione clima occorre essere
"pragmatici" e "ci sono livelli di ottimismo" per credere
che il G8 a L'Aquila "possa rappresentare una svolta" in vista della
conferenza delle nazioni unite a Copenaghen, a dicembre. I leader del mondo a
luglio, quindi, "possono fare già un accordo di tipo politico, che sia poi
la base per i negoziati". E per l'Italia occorre uno "spirito
bipartisan" e senza eco-ideologismi. Il ministro dell'Ambiente, Stefania
Prestigiacomo, accoglie l'invito di Francesco Rutelli e della sua Fondazione
"Centro per un futuro sostenibile" partecipando nella Sala della Lupa
alla Camera dei Deputati, con Cina e India, alla conferenza su Green economy- nuove idee per il G8
e il summit di Copenaghen. Questione, quella della tutela dell'ambiente
"tra le missioni prioritarie e irrinunciabili di questo secolo" ha
detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un messaggio nel quale
chiede un'"azione rapida" sul clima. Quindi il dialogo
bipartisan. "Ho apprezzato l'iniziativa di Rutelli che con la sua
fondazione vuole creare un ponte di dialogo con governo e maggioranza",
sottolinea il ministro Prestigiacomo secondo il quale bisogna "abbandonare
l'eco-ideologismo". "Esserne usciti nella maggioranza, e spero anche
nell'opposizione ci consente di dare risposte concrete". E a proposito
della marcia verso la Conferenza Onu di Copenaghen il prossimo dicembre: solo
un accordo accettabile da quei Paesi che non hanno sottoscritto Kyoto, come gli
Usa e quelli a economie emergenti "sarà un
accordo". OAS_RICH('Middle'); (19 maggio 2009
( da "Stampa, La" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Mi ricordo che ai
primi anni di università il termine «globale» lo usavamo solo noi che seguivamo
i corsi di informatica per definire una variabile che poteva essere letta e
modificata da qualsiasi procedura di un programma. Poi arrivarono le
contestazioni di Seattle, i libri di Naomi Klein e la parola «globale» uscì
dalle aule per assumere la connotazione negativa attribuitagli dal movimento
dei no-global. Da allora, economisti e politici non hanno
smesso di discutere dei costi e dei rischi della globalizzazione, commettendo
spesso l'errore di ritenerla un fenomeno prettamente economico. Persi nella
guerra delle cifre, tanto i sostenitori quanto i detrattori dimenticano che la
globalizzazione assume molte forme e che uno in particolare ha, o dovrebbe avere,
solo risvolti positivi. Mi riferisco alla globalizzazione della ricerca
scientifica e della conoscenza. E' difficile dire se sia cominciata con un
«push» della tecnologia, che ha messo a disposizione della scienza strumenti
sempre più potenti, o con un «pull» dei ricercatori, che dovevano comunicare.
L'unica cosa certa è che oggi la ricerca è diventata globale e viaggia su
Internet, senza confini. I futuri Ramanujan non resteranno sperduti in qualche
villaggio indiano e africano, dopo che Nicholas Negroponte avrà distribuito «un
portatile per ogni bambino».
( da "Stampa, La" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Intervista
Richard Muller «I leader devono studiare Ora o mai più» GABRIELE BECCARIA Allo
stesso modo deve conoscere la fisica delle bombe atomiche e dei reattori
nucleari e sapere che cos'è il carbone pulito. E anche il riscaldamento
globale: alcuni dicono che sia il problema più grave e altri ribattono che è un
non-senso. Come può un Presidente decidere, limitandosi ad ascoltare i
consiglieri che lui stesso ha scelto? Ecco perché deve conoscere i fondamenti.
Vi convincerò con un aneddoto». Lo racconti. «Una studentessa mi dice di una
cena con un famoso fisico, che parla della fusione nucleare. Tutti lo
ascoltano, finché lei vince la timidezza: "Anche l'energia solare ha un
futuro". Il fisico ribatte: "Impossibile. Solo per la California si
dovrebbe tappezzare di celle tutto lo Stato". Ma lei non si scoraggia:
"Non è vero. Basta
( da "Stampa, La" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
I cervelloni del
piano sono tre studiosi di fama mondiale tra cui un Nobel GIORDANO STABILE Un
piano Manhattan sommato a un progetto Apollo e moltiplicato per due. Nelle
pieghe del primo bilancio dell'amministrazione Obama si nasconde il più grande
investimento nella scienza nella storia Usa. Su questo
il Presidente è stato di parola. E la comunità scientifica applaude. Sia
l'afflusso di investimenti (che, è vero, vanno a pescare in un deficit enorme
in viaggio verso il 12% del Pil) sia la scelta del dream team che dovrà
governare questa massa di denaro. Una comunità già deliziata dalla parola
«scienza», pronunciata allo storico discorso di insediamento alle presidenza il
20 gennaio, e ancor di più dalle frasi appassionate dette davanti alla National
Academy of Science, lo scorso 27 aprile: «La scienza è ora più che mai
essenziale per la nostra futura prosperità, la nostra sicurezza, il nostro
ambiente e la nostra qualità della vita». Obama era il quarto Presidente a
parlare alla National Academy, a 45 anni di distanza dall'ultimo a presentarsi
lì, un certo John Fitzgerald Kennedy. Non a caso Obama ha sottolineato che dopo
il balzo degli Anni 60, al momento della corsa allo spazio e alla Luna, la
percentuale di Pil dedicata alla ricerca e sviluppo non ha fatto che calare e
si è «dimezzata nell'ultimo quarto di secolo». Gli Usa sono scesi nel 2007 al 2,6%, contro
il 3,3 del Giappone e il 4 della Cina: di poco sopra alla Francia (2,1), ma il doppio dell'Italia
(1,3). Obama ha detto di voler riportare la quota sopra il 3 «nel corso» della
Presidenza. Sono in ballo cifre enormi. Solo con il «pacchetto di
stimolo», nelle fonti energetiche rinnovabili saranno investiti 50 miliardi
ogni anno, con fondi già garantiti per due. Altri 20 all'anno andranno alla
ricerca «di base», la cenerentola nelle nazioni occidentali. Per fare un
paragone, in dollari attuali, il programma Apollo costò 200 miliardi spalmati
su 11 anni, il progetto Manhattan per costruire la prima bomba atomica
( da "Stampa, La" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
RICCARDO
LATTANZI NEW YORK UNIVERSITY La globalizzazione, così, ha ottimizzato i tempi
della ricerca e ha reso possibili progetti mastodontici, come la mappatura del
Genoma. Come dicevo, si dà per scontato che ricerca scientifica e sviluppo
tecnologico seguano il cambiamento dell'economia, ma non ne sono così sicuro. Le nazioni asiatiche sono
cresciute perché hanno investito in ricerca e sviluppo o è vero il contrario?
Difficile dirlo, perché ora i processi corrono di pari passo. Con 436 miliardi
di dollari, l'Asia si è confermata quest'anno l'area continentale dove si
spende di più per ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, davanti a Nord
America (377) ed Europa (276). Ma siamo di fronte ad uno scenario dinamico,
perché la spesa della Cina nel settore cresce del 20% all'anno e si calcola che
tra un decennio il 90% dei ricercatori vivrà sulle coste asiatiche. In
un'intervista per la New York Academy of Sciences il Nobel James Watson si
diceva preoccupato del fatto che ciascuno dei suoi studenti si trova a
competere con 500 studenti che fanno le stesse ricerche all'università di
Pechino. Ma questi non sono gli unici pericoli. Se da un lato l'abbattimento
delle barriere nazionali è un bene per il progredire della conoscenza,
dall'altro le frontiere della scienza devono essere sorvegliate, perché
un'espansione asimmetrica rischia di provocare uno strappo, con ripercussioni
di carattere etico e scientifico sulla società. Il laissez-faire non è la
soluzione, ma la globalizzazione della ricerca va governata, introducendo
regole comuni, che garantiscano i diritti e tutelino le persone. Prendiamo la
ricerca biomedica. La sperimentazione di nuovi farmaci è diventata sempre più
multinazionale, spostandosi in Paesi meno sviluppati, sia per ridurre i costi
sia per aggirare ostacoli burocratici. Non c'è dubbio che ciò costituisca un
vantaggio in termini di formazione medica e risorse finanziarie per questi
Paesi, ma chi garantisce che vengano mantenuti gli standard etici a cui siamo
abituati in Occidente? Oggi esistono comitati bioetici internazionali, ma sono
più che altro dei forum di discussione. Invece, servirebbero leggi condivise e
un organo di controllo, che vigili sui ricercatori a Boston come a Singapore.
Purtroppo a volte sembra che siano gli stessi ricercatori a non rendersi conto
della necessità di un codice internazionale di comportamento. Quando si parla
di cellule staminali, la maggior parte invoca libertà di ricerca, ma poi,
quando ci sono di mezzo i brevetti, tutti vorrebbero che i governi tutelassero
la proprietà intellettuale delle scoperte. Allora, in attesa di un G20 sulla
bioetica, non resta che sperare nel buon senso degli scienziati, per evitare
che il lato oscuro della globalizzazione prevalga anche nel mondo della
ricerca.
( da "Stampa, La" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Cina e Brasile
danno il via all'alleanza monetaria contro l'egemonia del dollaro Vacilla
l'impero di Vodafone nei mercati emergenti Combattendo contro il rallentamento
economico, Vodafone è impegnata in un difficile gioco di equilibrismo. I
risultati annuali del più grande gestore di telefonia mobile del mondo mostrano
che il gruppo sta affrontando una durissima battaglia nel suo impero incontrollato. Le
difficoltà in Spagna, Turchia e Ghana hanno determinato perdite di circa 5,9
miliardi di sterline nell'anno finanziario chiuso il 31 marzo, un avvertimento
che l'aggressivo obiettivo di crescita di Vodafone comporta rischi equivalenti
nei mercati maturi e in quelli emergenti. La colpa sarebbe un mix di modesta
capacità del network, di debole distribuzione e di ipotesi economiche troppo
ottimistiche. In base alla valutazione sulla crescita organica dei profitti dei
servizi, Vodafone ha ottenuto una performance inferiore a quella dei
concorrenti Telefonica e Turkcell. Ma almeno Vodafone sta raggiungendo i suoi
obiettivi sotto la guida del nuovo chief executive, Vittorio Colao. Le entrate
del gruppo di 41 miliardi di sterline sono state in linea con le attese. La
crescita nei mercati emergenti è stata compensata dai cali nei mercati maturi
dell'Europa e dalla debolezza dell'Europa centrale. Ma la fondamentale crescita
delle entrate dell'1,3% sembra ancora discreta in una recessione globale. Anche
la creazione di liquidità è sana, con il flusso di cassa disponibile in rialzo
del 2,5% a 5,7 miliardi. Colao potrebbe avere eliminato la messinscena
pubblicitaria dalla strategia di Vodafone. Il maggior problema del gruppo, la
Turchia, trae profitto da un chiaro piano di miglioramento. Le assicurazioni
che questo piano dovrebbe dare frutti entro la fine dell'anno finanziario sono
plausibili. Nello stesso modo, l'obiettivo di ottenere i due terzi di un
programma biennale di tagli dei costi da 1 miliardo entro il 2010 sembra
realizzabile. La sua performance nel competitivo mercato indiano rimane
impressionante nonostante la dura concorrenza. Vodafone è il secondo più grande
player nel Paese, dove la penetrazione della telefonia mobile è appena del 35%.
Anche le attività Usa di Vodafone sono state positive.
La partecipazione del 45% del gruppo nella joint venture Verizon Wireless sta
generando un flusso di cassa annuale disponibile di quasi 15 miliardi. A
Vodafone stanno arrivando i dividendi. \ Il dollaro è sempre onnipotente. Ma la
Cina e il Brasile hanno fatto un piccolo passo per
cambiare questa situazione. I leader dei due Paesi hanno raggiunto un accordo
per tentare di gestire il loro commercio nelle loro valute locali: il real e il
renminbi. Se riescono a realizzare questo accordo, l'egemonia del biglietto
verde ne sarebbe indebolita. Gli Stati Uniti possono essere il più grande
debitore del mondo, la loro politica monetaria può essere avventata e il loro
deficit troppo elevato per stare tranquilli. Ma l'America mantiene quello che
gli economisti chiamano il "privilegio esorbitante" di indebitarsi
nella propria valuta. E il dollaro rimane la moneta di riferimento per
qualsiasi cosa, dal prezzo del petrolio ai confronti internazionali sul Pil.
Una generazione fa, il Paese era l'indiscusso leader economico, politico,
militare e culturale del mondo. Gli Usa sono stati
declassati ma le abitudini - rivolgersi a Washington per la decisione finale e
pensare in dollari - sono difficili a morire. Se il meccanismo real-renminbi
decolla, interromperebbe una parte di questa tradizione. Ma il cambiamento non
sarà facile fino a quando il prezzo globale standard per tutte le materie prime
sarà fissato in dollari. Inoltre, gli Usa hanno
l'influenza che deriva dal fatto di aver debiti per enormi importi di denaro. E
le nazioni creditrici sostengono l'occupazione nazionale aiutando i consumatori
Usa a pagare i prodotti importati. Costringere il
cliente ad assumere il rischio valutario potrebbe mettere in pericolo questo
comodo supporto. Queste forze gemelle - la tradizione e il peso del debito -
significano che l'era del dollaro non finirebbe subito, anche se l'iniziativa
di Brasilia-Pechino funzionasse. Ma questa iniziativa segue una serie di
lamentele cinesi, ufficiali e ufficiose, sul valore del dollaro. Il mondo che
non fa parte dell'area del dollaro sta diventando sempre più inquieto. Forse le
altre due valute dei Paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina),
il rublo russo e la rupia indiana, potrebbero unirsi per creare un'area
valutaria delle Quattro R (real, rublo, rupia, renminbi). \
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina 17 -
Esteri Il presidente dalla Regina d´Inghilterra: "L´Europa si impegni per
la sicurezza nel mondo" Napolitano: "Non lasciamo sola
l´America" DAL NOSTRO INVIATO LONDRA - Napolitano a Buckingham Palace. Una
colazione privata (accompagnato dalla moglie Clio) con la regina Elisabetta e
il principe Filippo a Palazzo Reale, circondati dagli amati cani corgie. «La
regina era molto interessata alle conseguenze e all´entità del recente
terremoto in Abruzzo», ha detto il presidente all´ambasciata d´Italia, prima di
tenere una conferenza all´Istituto internazionale per gli studi strategici su
"l´Europa nel mondo globalizzato". Ed è stata, la
regina d´Inghilterra, «d´accordo con la scelta di trasferire all´Aquila il G8
inizialmente previsto alla Maddalena». A Londra il presidente italiano è
arrivato per tenere una conferenza sull´Europa e per capire se «sarà
all´altezza delle proprie responsabilità in un mondo globalizzato».
L´interrogativo da cui parte Napolitano è all´insegna del rischio che «il ruolo
dell´Europa nel mondo sia destinato a diventare marginale». Un ruolo che
tuttavia non è inevitabile. Un anno eccezionale, quello alle spalle. Con la
«peggior crisi economica e finanziaria dal ?29», con la guerra in Georgia che
ha fatto rischiare una «nuova guerra fredda», con l´elezione di Obama alla
guida dell´America. L´Unione europea, secondo il capo dello Stato, ha «fatto
non poco» per un «nuovo concetto di sicurezza». Ora però il proposito di
«arricchire» la sicurezza «non è una buona ragione per sfuggire a una
valutazione degli aspetti militari e a un impegno congiunto di difesa
collettiva». Nei suoi rapporti con gli Usa l´Europa infatti, accusa il
presidente italiano, «risente ancora del sospetto di voler lasciare
responsabilità ed oneri della propria difesa sulle spalle degli alleati
americani». (g. batt.)
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Pagina XVI -
Milano La storia Dopo un master in Management della salute applicherà gli studi
agli ospedali dei poveri nel Kerala Un prete indiano alla Bocconi per imparare
l´economia del bene Le strutture private nel sud dell´India sono una meta per
gli americani. Così a curare chi non se li può permettere restano i missionari
LUCA DE VITO Dalle foreste pluviali di Kerala, alle storiche aule della
Bocconi. Don Simon Pallupetta - prete originario dell´India - ha deciso di impegnare
la sua vita per portare aiuti sanitari ai poveri della sua regione. E siccome
l´impresa, difficile, nasce dal cuore ma ha bisogno di competenze all´altezza
delle necessità, per impararle è passato da Milano, dalla Bocconi, dove ha
studiato due anni le tecniche più sofisticate della gestione manageriale nel
settore sanitario. Simon Pallupetta ha 40 anni ed è un sacerdote cattolico.
Probabilmente non avrebbe mai immaginato che la sua esistenza sarebbe stata
divisa tra la pacifica e multireligiosa provincia del sud indiano - 90 per
cento di alfabetizzazione, 56 per cento di induisti, 24 per cento di islamici e
19 per cento di cattolici - e le nebbie di Milano. Finché nel 2005 la sua vita
ha preso una svolta: dopo alcune esperienze di gestione di programmi sociali e
sanitari a livello locale, l´arcivescovo di Ernakulam-Angamaly ha selezionato
don Simon per un lavoro manageriale negli ospedali e lo ha mandato in Italia
per completare la sua formazione nel settore. La scelta è caduta sulla
specializzazione offerta dalla Bocconi, dove si è iscritto al master in Health
care management, economics and policy (Mihmep). «Qua ho imparato molto -
racconta Simon, che ha appena finito il master, ma continua a frequentare
l´Ateneo per seguire alcuni corsi facoltativi - soprattutto nel management dei
servizi di Health care. Sono abilità che, quando tornerò in India l´anno
prossimo saranno utili per la gestione degli ospedali dell´arcivescovado, dove
lavoro». Milleottocento posti letto in totale, le strutture sono gestite da
sacerdoti e suore e svolgono un ruolo importantissimo soprattutto da quando il
Kerala è diventato una meta del turismo sanitario americano, con il risultato
che i prezzi degli ospedali privati sono diventati troppo alti per il 60 per
cento della popolazione locale, che non può più permettersi di pagare le cure
mediche. Un effetto perverso e imprevisto della globalizzazione
che don Pallupetta riassume così: «In Kerala ci sono sono oltre sessanta
strutture sanitarie private, ma sono frequentate praticamente solo da ricchi».
Mentre il contraccolpo positivo della globalizzazione nell´alta formazione è
che saranno gli strumenti del management elaborati in occidente a dare ai
missionari in Kerala alcuni strumenti gestionali per cercare di
correggere le storture del mercato. Uno dei motivi che hanno spinto Simon
Pallupetta a scegliere il master in Bocconi è il fatto che i corsi sono tenuti
interamente in inglese. L´altro sono le possibilità offerte dall´ateneo per
l´accesso allo studio e alle esperienze sul campo: ha potuto frequentare i
corsi grazie a una borsa di studio e nel corso dell´ esperienza ha fatto due
stage: «Il primo al Little Flower di Angamali-India, uno dei due ospedali
dell´arcivescovado, dove ho cominciato a mettere in pratica la lezione. L´altro
al San Raffaele di Segrate, dove ho potuto fare un confronto con un´eccellenza
che funziona». SEGUE A P
( da "Riformista, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
antitremontiani/2
Il ritorno (laico) di A. Fazio Da quando aveva lasciato la Banca d'Italia, dopo
le dimissioni, l'estate delle scalate bancarie e le accuse di agiotaggio, il
governatore Antonio Fazio aveva mantenuto un profilo bassissimo, seguendo la
lezione di Giulio Andreotti: meglio difendersi nel processo che dal processo.
Di lui si ricorda una sola apparzione pubblica, per la
presentazione di un pamphlet sulla globalizzazione, all'università pontificia
Regina Apostolorum, in un contesto amico (è l'ateneo dei Legionari di Cristo) e
molto riservato. Ieri, invece, sempre a Roma si è assistito al ritorno laico di
Fazio, proprio in quegli ambienti che sembravno un po' averlo espulso dopo la
sua caduta istituzionale. Il convegno si chiamava "Alla ricerca
dell'economia perduta". Un consesso di tecnici per discutere di volumi in
cui si sviscerano le varie fasi di elaborazione e approvazione delle ultime
Finanziarie. C'erano Tommaso Padoa-Schioppa, Paolo Savona, Giorgio La Malfa.
Doveva esserci Renato Brunetta, ministro capocorrente del pensiero lib-lab e
non tremontiano nel Governo: ma all'ultimo ha dato forfait. Si è discusso di
benefici e costi dell'ingresso nell'euro, di demografia, di crisi finanziaria.
Chi si aspettava che l'attuale condizione di studioso a tempo pieno di Fazio,
lo avrebbe portato a prodursi in citazioni di San Tommaso ancora più raffinate
che in passato, si è trovato invece davanti a un intervento fattuale: pieno di
cifre e percentuali che hanno assunto anche un senso lievemente polemico quando
Fazio, uno dei primi a parlare di econometria in Italia, ha spiegato che i
numeri «non sono astrologia». E chi ha orecchie per intendere (Giulio Tremonti,
il nemico numero uno che ha sempre chiesto le dimissioni) ha inteso. Idem per
l'accenno alla solidità patrimoniale delle banche italiane che ha permesso loro
di sopravvivere alla bufera finanziaria degli ultimi due anni: Fazio non ha
detto «è merito mio», ma in maniera quasi esplicita ha fatto capire che il
merito non è certo di Tremonti. E poi ha parlato di declino: «Se gli altri
corrono e noi andiamo lenti, se gli altri vanno avanti e noi scendiamo, beh,
questo è declino», ha detto. Anche se fu Fazio a usare la parola declino per la
prima volta, il termine che più gli piace per spiegare la decadenza del sistema
è "bradisismo": una infinita sequenza di lente scosse sismiche che,
piano piano, fanno sprofondare il territorio. Come succede a Pozzuoli. L'ultima
volta che il governatore usò l'espressione, ancora potente e forte di un
mandato a vita a via Nazionale, dovette poi scrivere una lettera al sindaco
della cittadina campana che non gradì di essere paragonato al sistema economico
italiano. di Stefano Feltri 20/05/2009
( da "Unita, L'" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Napolitano: l'Europa rafforzi la difesa comune LONDRA«L'Europa sarà all'altezza
delle sue responsabilità in un mondo globalizzato a condizione che ci siano più
forti istituzioni comuni, più forti politiche comuni, maggiori risorse di
bilancio». Lo ha detto ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
all'Istituto internazionale di Studi strategici. La sfida è mettere in
campo un modello di difesa collettiva, aumentando la spesa dei singoli Paesi.
«Appare condiviso in Europa e sulle due sponde dell'Atlantico, un più ampio,
inclusivo, multidimensionale concetto di sicurezza», ha aggiunto capace di
trovare soluzioni comuni.
( da "Unita, L'" del
20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Obama? Un «Sozial
demokrat» TOCCO & RITOCCO Tutto ciò che c'è da sapere sulla
socialdemocrazia del 900. Parafrsandone il senso, questo potrebbe essere il
vero sottotitolo di un bel libro di Enrico Berta, storico alla Bocconi,
studioso del lavoro e della questione settentrionale. Il cui titolo suona
invece: Eclisse della socialdemocrazia (il Mulino, pp.135, Euro 10). Mentre in
realtà un sottotitolo in copertina, il volumetto ce l'ha. Più o meno: «ci si domanda come la socialdemocrazia sia uscita travolta dalla
globalizzazione e poi dalla sua crisi». Perché abbiamo scelto un altro
sottotitolo? Perché il vero pregio del saggio, più che nella sua diagnosi di
crisi definitiva, sta nel suo asse storiografico. Impeccabile, nel suo andare
dalla grande crisi del
( da "Secolo XIX, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il cadavere del
leader dei Tamilcome simbolo della disfatta sri lanka Colombo. L'esercito dello
Sri Lanka ha confermato che il corpo di Vellupillai Prabhakaran, leader delle
Tigri Tamil, è stato ritrovato e il presidente Mahinda Rajapaksa ha esortato i
Tamil ha partecipare allo sforzo di ricostruzione e unificazione di una nazione
divisa da 25 anni di guerra separatista. Un servizio della televisione
cingalese ha mostrato quel che sembra essere il cadavere dell'uomo che ha fatto
sprofondare l'isola dell'Oceano Indiano in una delle più complesse guerre
civili del Pianeta. Il cadavere ha gli occhi spalancati, il viso gonfio e manca
la parte superiore della testa. È stato il generale Sarath Fonseka a dare la
prima conferma ufficiale della morte del leader delle Tigri Tamil, poco dopo
che un sito pro-ribelli aveva annunciato che Prabhakaran era «vivo e al
sicuro». Lunedì i militari hanno dichiarato una completa vittoria
sull'organizzazione separatista delle "Tigri per la liberazione della
patria Tamil" e per la prima volta dal 1983 lo Sri Lanka è tornato
completamente sotto il controllo governativo a seguito di un'ultima terribile
battaglia. Il presidente Rajapaksa ha tenuto un lungo discorso in Parlamento,
promettendo grandi cambiamenti per le regioni settentrionali del Paese fino a
pochi giorni fa sotto il controllo delle forze separatiste e impegnandosi a
difendere i diritti della minoranza Tamil. «È necessario garantire le soluzioni
politiche di cui la popolazione ha bisogno - ha dichiarato il presidente -
tuttavia non è possibile applicare soluzioni "importate", dobbiamo
trovarne una che ci appartenga come nazione». Rajapaksa ha poi promesso un
rapido rientro per i 25.000 profughi Tamil che al momento si trovano in campi
d'accoglienza e ha invitato gli investitori internazionali a puntare sullo Sri
Lanka e di investire nella ricostruzione. Il presidente, che appartiene alla
maggioranza cingalese, ha poi dichiarato in lingua Tamil: «Questo è il nostro
Paese, la nostra patria, dovremmo vivere su questa terra come figli della
stessa madre, senza differenza di casta, etnia o religione a dividerci». Ian
Kelly, portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa ha dichiarato: «Questa è l'opportunità
dello Sri Lanka di voltare pagina e di costruire le basi di una nuova nazione
fondata sulla democrazia, la tolleranza e il rispetto dei diritti umani». La Cina, che ha sempre difeso la guerra
combattuta dallo Sri Lanka, ha dichiarato: «Speriamo sinceramente che lo Sri
Lanka possa raggiungere il prima possibile, attraverso i proprio sforzi,
una riconciliazione tra le diverse etnie, la pace sociale e lo sviluppo
economico». C.Bryson Hull e Ranga Sirilal traduzione Veronica De Crignis
20/05/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 2 autore: Nella trappola del
New Deal Il capitalismo sotto tutela politica: così Roosevelt soffocò forze
vitali di Alberto Alesina u Continua da pagina 1 N on potendo mantenere salari
nominali costanti mentre i prezzi dei beni cadevano, gli imprenditori
accelerarono le chiusure e fecero schizzare in su la disoccupazione. Poi,
Hoover si scagliò contro la finanza, spaventando gli investitori e accelerando
il crollo del Dow Jones. Inoltre, accettò il ritorno al protezionismo approvando la tariffa
Smoot Hawley, nonostante una famosa petizione contraria firmata da 1.028
economisti. Ne derivò una guerra commerciale che polverizzò quello che era
rimasto della globalizzazione prebellica (la Belle époque) e fece precipitare
il mondo nella crisi piu grave del capitalismo. Infine, preoccupato per
il deficit in aumento, Hoover aumentò, e di molto,le imposte,dando
un'altrabatosta alla domanda aggregata. Hoover consegnò a Roosevelt all'inizio
del 1933 un'economia con un tasso di disoccupazione di circa il 20 per cento.
Due anni dopo era al 23 per cento. Una ripresa nel '37 fu, poi, seguita da una
nuova recessione l'anno successivo. In media, il totale delle ore lavorate in
Usa fu inferiore del 23% durante il New Deal ('33-'39) rispetto agli anni prima
del '29, nonostante fosse salita di molto la spesa pubblica. I consumi degli
americani rimasero al 25% sotto trend durante quel periodo ritenuto
leggendario. Non sembra un grande successo. Che cosa fece Roosevelt? Una parte
delle sue scelte politiche furono ottime: i sussidi alla disoccupazione
limitarono i danni sociali della depressione, il sistema pensionistico pubblico
tranquillizzò i consumatori sul loro futuro, l'assicurazione sui depositi
bancari e la creazione di un regolatore dei mercati stessi (la Sec)
contribuirono a stabilizzare i mercati finanziari. Ma il suo estremo dirigismo
nella regolamentazione dell'economia fece gravi danni. I teorici del New Deal
erano convinti che il capitalismo andasse gestito e diretto dal centro della
politica. In questo senso il National Recovery Act, che fu la prima mossa di
Roosevelt nel '33, fu un disastro. Questa legge voleva fissare (o influenzare)
prezzi e salari, impedire la concorrenza e promuovere monopoli centralizzati,
anche meglio controllabili politicamente. Introdusse regolamentazioni molto
specifiche su cosa si poteva e non si poteva fare nel campo della produzione e
della scelta dei prodotti. Potenziali forze vitali dell'economia privata
vennero essenzialmente schiacciate da queste asfissianti regole, nel loro
insieme contrarie a qualunque basilare principio di economia. Molti potenziali
investitori spaventati dalle prospettive dell'economia di mercato e dal futuro
status giuridico delle imprese, messi in discussione dal New Deal con la sua
tesi della superiorità della politica, cessarono di investire peggiorando cosi
la depressione. La Corte suprema dichiaro il National Recovery Act
incostituzionale nel '35, ma quelle politiche industriali continuarono
essenzialmente immutate. Roosevelt minacciò perfino l'indipendenza della Corte
suprema nella sua battaglia dirigista. Ma alla fine lo stesso presidente
riconobbe come un errore l'eccesso di regolamentazione e, in un discorso del '
38, ammise di aver consegnato l'economia americana a dei monopolisti. L'altro
cardine delle politiche di Roosevelt fu il forte aumento della spesa pubblica,
soprattutto per opere pubbliche. A giudicare dai risultati sull'occupazione
sopra ricordati, tutto questo sforzo ebbe effetti molto meno straordinari di
quanto normalmente si pensi. Anche altre recessioni aggredite con espansioni
fiscali nel secondo dopoguerra dimostrano che i benefici della spesa pubblica,
in particolare di grandi opere edili, per stimolare la crescita sono alquanto
dubbi. Insomma, quello che stupisce nell'America del New Deal non è un veloce
recupero dalla crisi del '29, ma un decennio di difficoltà più gravi che in
altri Paesi industrializzati nella stessa epoca. I tentennamenti e le
indecisioni di Roosevelt sull'abbandono del gold standard non fecero che
aggravare il problema. La lezione da trarre dalla crisi del '29 è, allora,
molto diversa dalla riscoperta della regolamentazione, del dirigismo e dello
statalismo. La crisi di oggi è stata sì determinata dalle distorsioni dei
mercati finanziari. Ma la gestione dell'economia ci ha messo del suo, a partire
da tassi troppo bassi fissati dalla Fed nei primi anni del Duemila. Fra
l'altro, molti dei leader europei che oggi si scagliano contro il capitalismo
anglosassonesono gli stessi che criticavano la più prudente e saggia Banca
centrale europea. E osannavano, invece, Greenspan per le sue politiche
espansive, che poi, come si è visto, contribuirono alla crisi finanziaria. E se
oggi, per fortuna, abbiamo in larga parte evitato gli errori di Hoover, adesso
dobbiamo evitare anche quelli di Roosevelt. Protezione sociale sì, ma non
reintroduzione del dirigismo e del capitalismo di Stato. Non ci deve essere una
restaurazione. La lezione da trarre da questa crisi è quella che ha tratteggiato
Guido Tabellini sul Sole 24 Ore del 7 maggio. Ovvero, il capitalismo dopo
questo shock non cambierà. Riscriveremo alcune regole per mercati finanziari.
Cercheremo di migliorare la supervisione e gli incentivi per i manager della
finanza, oltre a cambiarne parecchi. Ma il capitalismo anglosassone, fondato
sul mercato, continuerà a essere quello che produce piu crescita. Teniamocelo.
aalesina@harvard.edu © RIPRODUZIONE RISERVATA CAMICIA DI FORZA Una
regolamentazione eccessiva frenò gli investimenti Alla fine il presidente
riconobbe di aver consegnato l'economia ai monopolisti «CASE HISTORY» Le
turbolenze odierne sono causate dalla distorsione dei mercati finanziari:
protezione sociale sì, ma non reintroduzione di dirigismo e statalismo Dalla
depressione alla ripresa. Un gruppo di ragazze della Florida
"celebra" il rilancio dell'economia nel 1934: i grafici tatuati sulle
schiene evidenziano il boom di alcuni indicatori. Ma nel '37 ci sarà una
ricaduta ALINARI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 5 autore: Coinvolte oltre 2mila
imprese tra missioni all'estero e delegazioni straniere ospitate in Italia Una
spinta all'internazionalizzazione ROMA L'ultima è stata in Russia, all'inizio
di aprile. E, a guardare i numeri, anche la più imponente realizzata
all'estero: mille imprenditori. Un successo inaspettato. E che la presidente di
Confindustria, Emma Marcegaglia, ha voluto pubblicamente sottolineare, a Mosca,
di fronte al vertice del Governo russo e a tutta la platea:«Sono orgogliosa
dell'imprenditoria italiana ». Certamente ha pesato l'attrattiva del Paese, un
mercato dove le aziende italiane sono già presenti e che prima della crisi
aveva una crescita al galoppo. Ma esiste un comune denominatore che unisce la
missione russa con quelle in Israele, in Vietnam, e le altre iniziative già programmate:
a metà giugno Singapore e Malesia, in autunno il Forum del Mediterraneo, che
riunirà a Roma i Paesi della sponda Nord del Mediterraneo, e il Brasile.
L'impegno di Confindustria per rendere il sistema imprenditoriale più
internazionale, con joint-venture e investimenti. E la voglia delle aziende,
dalle piccole alle grandi, di andare all'estero per reagire alla crisi. è
proprio questa una delle carte importanti che la Marcegaglia ha voluto giocare
nel primo anno di presidenza: accelerare l'internazionalizzazione del sistema
Italia. Una strada obbligata: di fronte ad un'economia in recessione, ad una
domanda globale con il segno meno, bisogna tenere duro sui mercati dove si è
già presenti e cercarne di nuovi, per essere in prima fila quando arriverà la ripresa.
Sì alla globalizzazione, intesa, secondo la Marcegaglia,
come opportunità di sviluppo, nel rispetto delle regole, evitando il protezionismo, fenomeni di dumping, e
nell'auspicio che si possa arrivare al più presto ad una conclusione dei
negoziati del Wto. Un messaggio lanciato con forza al G-8 Business, che
si è tenuto ad aprile a Cagliari, sotto la presidenza italiana. Ecco quindi
l'esordio in Vietnam, all'inizio di novembre dell'anno scorso, nella formula
sperimentata delle missioni di sistema, Confindustria, Abi, Ice e Governo.
Tappe ad Hanoi e ad Ho Chi Minh City: quasi 300 imprenditori, 1.700 incontri
faccia a faccia tra aziende. Una scelta mirata: un Paese che ha prospettive di
sviluppo, un confronto favorevole rispetto alla Cina in termini di salari, e
che rappresenta una chance sia come mercato che come ponte per l'area del
Sud-Est asiatico. Subito dopo, Israele: trecento imprenditori, mille incontri
business to business e la firma di un'intesa tra Confindustria e la Mai, la
gemella israeliana, per far nascere un comitato di sei imprenditori, tre per
Paese, per incrementare i rapporti economici. E poi la Russia, che ha battuto
ogni record, anche per i 6.500 incontri tra imprese (oltre Mosca, ci sono state
altre tappe tra cui Novosibirsk, San Pietroburgo, Ekaterinburg). In questo
primo anno di presidenza Marcegaglia, tra estero e delegazioni venute in Italia
ci sono state 12 iniziative: complessivamente 2.200 imprese coinvolte, di cui
750 nelle missioni all'estero, per 9.500 incontri faccia a faccia. Mercati da
rafforzare, altri meno conosciuti da aprire, con grande attenzione per il
bacino del Mediterraneo. è questo il criterio di scelta delle destinazioni. Ma
organizzare viaggi all'estero non basta. Va curato il follow up, come non si
stanca di ripetereil vice presidente per l'internazionalizzazione, Paolo Zegna.
A novembre dell'anno scorso è arrivato il presidente brasiliano Ingazio Lula da
Silva, con 100 imprenditori, a marzo Gustavo di Svezia, con 300 imprenditori.
Nelle scorse settimane, l'incontro con Carlo d'Inghilterra, per parlare di
ambiente. Non solo: a Mosca la Marcegaglia ha invitato in Italia il presidente
degli imprenditori russi Alexander Shokhin (verrà il prossimo anno con una
delegazione). In Confindustria è operativo un desk mirato per i Paesi dove si
sono svolte le missioni, Russia, Israele e Vietnam. è già al lavoro dalla
presidenza di Luca di Montezemolo, dopo le passate missioni in Cina, un
funzionario cinese, Suqiang Guan, e a luglio del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-20 - pag: 47 autore: Retail. Accordo
tra la controllata Airest e il big Usa per le 28 aree
gestite da Ristop Con Save anche la Pepsi arriva in autostrada A breve la firma
per la gestione dello scalo belga di Charleroi Claudio Pasqualetto VENEZIA Un
accordo con Airest, una delle business division di Save, la società di gestione
dell'aeroporto di Venezia, permetterà a PepsiCo di rompere il monopolio di Coca
Cola sulla rete autostradale italiana. Nella lunga "guerra"
commerciale fra i due big della cola, PepsiCo Italia, che pure vanta una
brillante leadership a livello europeo nell'ambito dell'omonima multinazionale,
non era mai riuscita ad entrare nel mondo della ristorazione autostradale. Lo aveva
fatto con altri suoi marchi, come Gatorade e Lipton, ma per Pepsi vigeva una
sorta di ostracismo. «Noi – dice Monica Scarpa, a.d. di Save e responsabile di
Airest – abbiamo deciso di rompere il fronte aprendo a PepsiCo le 28 aree
autostradali dove siamo presenti con il marchio Ristop. A favore dell'offerta
di PepsiCo ha giocato soprattutto l'innovazione, con macchine distributrici a
basso impatto energetico e controllate via Gprs con un sistema telemetrico.
Questo significa meno costi ed ovviamente un più tempestivo e mirato intervento
in caso di guasto». Massimo Ambrosini, a.d. di PepsiCo Italia, parla di
"svolta storica", «perché – aggiunge – vinciamo con una qualità
superiore di servizio ma soprattutto abbiamo la possibilità di crescere
ulteriormente anche con tutti gli altri nostri marchi. Il rapporto con Airest
ci permette poi di consolidarci anche nel più vasto segmento di Food &
Beverage che la società veneziana gestisce nel mondo fra autostrade, stazioni
ferroviarie, aeroporti e porti. Si tratta di un mercato sicuramente maturo ma
che può essere rivitalizzato in maniera importante da scelte innovative».
Airest, creata nel 2001 nell'orbita di Save, è cresciuta in maniera
esponenziale. «Abbiamo chiuso il
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-20 - pag: 20 autore: Napolitano.
«Onorare le vittime di violenza» «No a rimozioni su D'Antona» ROMA Nei suoi
rapporti con gli Stati Uniti, l'Europa «risente ancora del sospetto di voler
lasciare la responsabilità e gli oneri della propria difesa e della sicurezza
sulle spalle dell'alleato americano». Al contrario, la Ue deve attrezzarsi,
recuperare il ritardo accumulato nell'ultimo decennio, superare «contraddizioni
e debolezze», potenziando al tempo stesso«uno strumento cruciale come l'Agenzia
Europea di Difesa». In mattinata, il Quirinale aveva diffuso un messaggio
inviato dal Capo dello Stato al rettore della Sapienza di Roma, Luigi Frati, in
occasione della cerimonia di commemorazione di Massimo D'Antona, studioso che
«ha pagato con la vita il suo generoso impegno civile. Trasmettere il ricordo
alle giovani generazioni delle tante vittime della cieca e crudele violenza del
terrorismo politico è un dovere della comunità nazionale per scongiurare ogni
rischio di rimozione e riaffermare valori di dialogo e di legalità». Nel
pomeriggio a Londra, nel corso del suo intervento all'Istituto internazionale
per gli studi strategici, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha
parlato ieri di sicurezza e di Europa. Lo ha fatto citando Winston Churchill e
il suo celebre discorso del 14 maggio 1947 alla Albert Hall, per chiedersi se
riusciremo ad «essere orgogliosi di essere europei come lui sognava ».L'Europa
non è fatalmente destinata a divenire marginale, se saprà essere all'altezza delle sue responsabilità in un mondo globalizzato. La
crisi economica pone una sfida a tutti i governi e alle istituzioni
internazionali, «per non parlare dei pericoli di un fuorviante protezionismo, di instabilità politica e
forse anche di conflitti». La novità principale sullo scenario internazionale è
il nuovo corso politico degli Stati Uniti. Ora l'Europa non può sfuggire
«ad una valutazione degli aspetti militari e a un impegno congiunto di difesa
collettiva », soprattutto in un contesto in cui la comunità internazionale
viene posta di fronte alla nuova sfida dell'insorgenza del terrorismo. Certo –
ammette Napolitano – sulla politica di difesa dell'Unione europea pesa il
macigno delle scarse risorse disponibili. Nelle condizioni in cui versano i
bilanci pubblici europei, la strada da seguire «è quella di un deciso
elevamento della produttività della spesa europea per la difesa, ancora di gran
lunga inferiore rispetto a quella prevista nel bilancio Usa». Le aree più critiche
restano la regione Afghanistan- Pakistan, il Medio Oriente allargato e il Corno
d'Africa. Napolitano invita a «prendere seriamente in considerazione » la
richiesta americana per una partecipazione più attiva in Afghanistan,
«innanzitutto nel nostro interesse, tenendo presente la minaccia del terrorismo
islamico fondamentalista contro l'Europa ». Quanto alla crisi economica,
l'Europa deve mostrarsi capace di contribuire alla soluzione dei problemi di
fondo, «da cercare e definire in un vasto ambito di concertazione», a partire
dal G20. D.Pes. IL PRESIDENTE A LONDRA «Potenziare la difesa Ue, non bisogna
alimentare il sospetto di voler lasciare gli oneri della sicurezza sulle spalle
dell'alleato Usa»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 7 autore: Wall Street punta sul
«Chapter 11» Marco Valsania NEW YORK L'indirizzo Web "gmrestructuring.
com" è ancora vuoto. Ma certo l'iniziativa presa da General Motors
silenziosamente nei giorni scorsi lascia capire, forse più di tante
dichiarazionie promesse, quale potrebbe essere il finale di partita per il
colosso di Detroit. Impegnata in una corsa contro il tempo per concludere entro
fine mese accordi con sindacati e creditori, evidentemente Gm si prepara al
peggio. Un simile sito era stato inaugurato dalla Crysler alla vigilia del
proprio ricorso all'amministrazione controllata, una scelta online considerata
indispensabile per gestire la montagna di documentazione legata al procedimento
in tribunale. Il nuovo indirizzo Web della Gm, però, al momento è ancora vuoto,
in attesa dell'esito di trattative condotte sul filo del rasoio. Gm ha ricevuto
un ultimatum dalla Casa Bianca, che con aiuti per oltre 15 miliardi di dollari
ha finora tenuto a galla il gigante di Detroit dai piedi d'argilla: intese
fatte entro il primo giugno, oppure niente più soccorsi e libri in tribunale
per tentare in quella sede una drastica ristrutturazione che tagli eccessivi
costi e debiti. Gm, a mercati chiusi, ha da parte sua affermato di non aver
raggiunto accordi né col Tesoro Usa né con il
sindacato United Auto Workers e di non prevedere di raggiungere alcuna intesa
entro il 26 maggio. La casa di Detroit ha indicato anche di non avere in
programma di effettuare un pagamento sul debito da un miliardo di dollari
dovuto il primo giugno, segno che entro quella data conta di aver raggiunto
compromessi oppure fatto ricorso alla corte fallimentare. L'amministrazione
Obama ha ribadito il proprio «sostegno » agli sforzi negoziali tra Gm e Uaw per
superare gli ultimi ostacoli. Il sindacato accusa i nuovi
progetti aziendali di promuovere lo spostamento di occupazione dagli Usa a Messico, Corea del Sud e Cina. Gm raddoppierebbe l'import da
questi paesi mentre negli Stati Uniti chiuderebbe 16 stabilimenti su 47 e
eliminerebbe altri 21.000 posti. L'azienda ha in programma nel complesso di
dimezzare i suoi marchi a quattro e di ridurre a 3.600 da seimila i
concessionari (ha già spedito notifiche di chiusura a 1.100). Tuttora in
discussione, con le union, è anche il finanziamento del fondo per l'assistenza
sanitaria dei pensionati. Il sindacato, che gestisce il cosiddetto fondo Veba,
dovrebbe accettare che metà dei contributi aziendali per venti miliardi di
dollari sia versata in azioni invece che in contanti. La quota del sindacato in
Gm dovrebbe essere del 39 per cento.L'azionista di maggioranza del gruppo, se
la riorganizzazione volontaria procederà, diventerà direttamente il governo,
con una quota superiore al 50 per cento. Gm sta trattando anche con i creditori
per una cancellazione di gran parte del debito: ha offerto una quota azionaria
di circa il 10% in cambio di 27 miliardi di dollari. Gm ha chiesto il sostegno
di almeno il 90% dei creditori per procedere con l'operazione. © RIPRODUZIONE
RISERVATA ORE DECISIVE Il negoziato con la Uaw non è ancora chiuso e con i
creditori le trattative sono in alto mare: nessuna decisione fino al 26 maggio
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Politica data: 20/05/2009 - pag: 12 Al fondatore di Sant'Egidio
il «Carlo Magno» Riccardi: accetto i rimpatri solo se rispettano le leggi
Africa, missione dell'Europa ROMA A due settimane dal voto, mentre infuriano le
polemiche sull'immigrazione, ma contemporaneamente c'è un grande disinteresse
per le vicende europee, ad Aquisgrana il fondatore della Comunità di
Sant'Egidio, Andrea Riccardi, riceverà il prestigioso premio europeo «Carlo
Magno». Si fa un gran parlare d'Europa, ma il Presidente Barroso non è neppure
d'accordo con un vertice sull'immigrazione... «L'immigrazione è un problema
dell'Europa. Io non condanno i respingimenti, io condanno i respingimenti che
vengono fatti contro la legge. L'immigrazione costituisce un grande affanno per
molti Paesi. Sono stato di recente a Malta: non ce la fanno proprio più. Noi
europei dobbiamo affrontare la storia insieme. Oggi, secondo me, l'Europa ha
una missione. E si chiama Africa. Lo ha detto anche Carlo Azelio Ciampi:
'Abbiamo di fronte a noi un compito epocale: collegare saldamente e
durevolmente il futuro dell'Africa all'Europa'». Per noi l'Africa sembra essere
solo la terra degli immigrati che sbarcano o tentano di sbarcare sulle nostre
coste... «La collaborazione allo sviluppo dell'Africa, la lotta alla malattia
(penso alla cura dell'Aids) e alla guerra sono compiti europei. Sono la vera
risposta al flusso inarrestabile dell'emigrazione, che non sarà fermato alle
frontiere o dai controlli nel Mediterraneo. E' la rinascita dell'economia e
della speranza in Africa che lo ferma! Credo molto nel sogno del presidente
senegalese Senghor: Eurafrica, due continenti uniti su un piano di uguaglianza,
l'uno che ha bisogno dell'altro. Ripeto: la prima missione dell'Europa si
chiama Africa». La scelta del premio «Carlo Magno» non è caduta su un politico,
come invece avviene normalmente. Perché? «E' un segno che va oltre la mia
persona. E' un appello agli europei, ai cristiani. Da sola la politica non ce
la fa». Oggi, in Europa sembra però che non si avverta più la necessità
dell'unità... «Oggi si dice sì all'Europa, ma come un condominio, senza
l'urgenza della storia. Un'Europa non passione e sogno, ma sfondo remoto alle
politiche nazionali e locali. Non ci si illuda. Anche se non sembra, ci troviamo
innanzi a una scelta tragica, che deciderà dell'Europa nell'intero secolo.
Senza una visione unitaria ed europea, avverrà quel congedo dalla storia di cui
parla Benedetto XVI: l'Europa uscirà dalla storia del mondo. L'impatto con la globalizzazione, con l'India, la Cina, con
civiltà, economie e demografie in ascesa, non potrà essere condotto in modo
isolato dai singoli paesi. Altrimenti i nostri valori e identità si diluiranno
nelle correnti della globalizzazione. E sarà una perdita per il mondo e la civiltà».
M. Antonietta Calabrò
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 20/05/2009 - pag: 16 La visita Napolitano a Londra:
Europa marginale senza capacità militari DAL NOSTRO INVIATO LONDRA E' una
domanda che dovrebbe alimentare almeno le ultime battute di una campagna
elettorale troppo dominata dalle angustie nazionali: «L'Europa
sarà all'altezza delle proprie responsabilità in un mondo globalizzato?» A
proporla è Giorgio Napolitano, che su questo interrogativo sviluppa una densa
riflessione all'International Institute for Strategic Studies, massimo foro
planetario sui conflitti politico-militari. La risposta, per il presidente, è
un doppio sì. Ma condizionato, nel senso che se non ci impegneremo
appunto su un doppio fronte il nostro destino rischierà d'essere «marginale».
Cioè sì spiega a patto che l'Ue, consapevole che «nessuno Stato può
fronteggiare da solo» la complessità del rivoluzionato atlante geopolitico,
«rafforzi istituzioni e ruolo in quanto Unione». E sì, a patto che sgombri «il
sospetto di voler scaricare responsabilità e oneri della sua difesa e sicurezza
sulle spalle dell'America». Un punto, questo, sul quale il capo dello Stato si
concentra, dato il contesto in cui parla. Rievoca le profezie di «scontro tra
civiltà» e «mondo fuori controllo» lanciate dopo la caduta dell'ordine bipolare
Usa-Urss. E ricorda le previsioni sulla «perdita di peso» dell'Europa, dopo che
si è spostato il centro di gravità delle relazioni internazionali. Uno scenario
cui bisogna aggiungere «la peggiore crisi economico finanziaria dal 1929», mentre
altri «eventi fatali e difficili sfide» incalzavano. Come la guerra in Georgia,
che «avrebbe potuto avere conseguenze disastrose» mentre è stata invece
superata grazie alle iniziative dell'Ue. Anche quella svolta, seguita
dall'arrivo di Obama alla Casa Bianca, ha aperto una «nuova fase» nei rapporti
tra America, Russia ed Europa. Mentre incombe su tutti la minaccia del
terrorismo. Ed è qui (tenendo sullo sfondo Afghanistan e Medio Oriente, dove
sono attive «missioni di peacekeeping con 8.500 soldati italiani») che il
presidente inserisce il problema di una diversa «capacità militare» e di un
«nuovo, più ampio e multidimensionale concetto di sicurezza» al quale dovrebbe
ispirarsi l'Ue. Un paio i punti critici da superare: 1) «La spesa della difesa,
per la quale andrebbe studiato un approccio tale da massimizzare il
rendimento»; 2) «lo scarso livello di efficacia e coordinamento» che imporrebbe
di «potenziare uno strumento cruciale come l'agenzia europea di difesa».
Conferenza a parte, il viaggio non ufficiale di Napolitano ha contemplato ieri
una colazione a Buckingham Palace. Racconta laconico: «Un segno della
cordialità con cui qui si guarda all'Italia». Aggiungendo che la regina, magari
per distrarsi dalle tensioni politiche inglesi, «si è molto interessata del
terremoto in Abruzzo». Elisabetta II Il presidente ha incontrato la regina: «Si
è molto interessata al terremoto in Abruzzo» Discorso Napolitano all'Istituto
per gli Studi Strategici Marzio Breda
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
In VISIONEie.mim
D'ESSAI AZZURRO SCIPIONI via degli Scipioni, 84 tel. 0639737161. SALA CHAPLIN
Valzer con Bashir di A. Folman (17.00); Cover boy di C. Amoroso (19.00); The
Millionaire di D. Boyle (21.00). SALA LUMIERE Missing di C. Gavras (17.00);
Gilda di Vidor (19.30), Dillinger è morto di M. Ferreri (21.30) CINEMA TREVI -
CINETECA NAZIONALE vicolo del Puttarello, 25 tel. 066781206
Indipendenteitaliano. Franco Brocani, L'invenzione di Morel (20.30) COLOSSEO
NUOVO CINEMA via Capo d'Africa,
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
CONVEGNO Il
destino della democrazia fra relativismo e universalizzazione Inizierà giovedì
prossimo, per concludersi sabato 23 maggio, la tre giorni di conferenze,
dibattiti, discussioni organizzata dalla Nisa, il Network of Italian Scholars
Abroad. Gli incontri saranno dedicati al «destino della democrazia». Al centro
dei dibattiti, quindi, i problemi della «universalizzazione» e del
«relativismo». Il 21, sarà la volta di Remo Bodei che affronterà la questione
della fragilità strutturale dei sistemi democratici. Seguiranno gli interventi
di Nadia Urbinati e del premio Nobel per l'economia Douglass C. North che parlerà del rapporto fra mercato e globalizzazione.
Venerdì 22 maggio, invece, il dibattito sarà centrato su «democrazia e
violenza», sul «raccontare» la democrazia e su «democrazia e good governance:
una critica post-coloniale». A discuterne saranno, fra gli altri, Ugo Mattei,
Paolo Valesio, Nadia Fusini, Gloria Origgi e Giovanna Borradori. Sabato,
infine, Giulia Sissa terrà la propria lezione sulla politica della differenza e
Giovanni Sartori tirerà le conclusioni delle giornate di studio.
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Agli albori della
modernità, il precetto «non rubare» diventa la legge sovrana per regolare i
rapporti mercantili e per definire il punto di equilibrio nella fitta trama
delle relazioni tra Chiesa, Stato e mercato. Un sentiero di lettura sulla
formazione del diritto proprietario e della sua crisi nel neoliberismo a
partire da un saggio di Paolo Prodi per Il Mulino Rapine D'OCCIDENTE IL POTERE
IN NOME DEL REGNO E DELLA GLORIA Michele Spanò Per leggere la crisi che stiamo
vivendo non tutti i mezzi si equivalgono. Ma certamente - in ossequio a una
massima genealogica che rasenta la banalità - per capire dove siamo può esser
di qualche utilità capire come ci siamo arrivati. Nell'affollarsi di ricette e
di analisi circa l'ultima performance del capitalismo globale quel che forse
ancora mancava era uno scavo archeologico che permettesse di capire come e
secondo quali traiettorie della storia ciò che chiamiamo neoliberismo sia
potuto diventare il contesto, pratico e concettuale, entro cui ci muoviamo. La
storia, laddove sia intesa come archeologia, recupera del passato quelle scene
o quelle linee di sviluppo che danno sensatezza alla nostra attualità e, nella
migliore delle ipotesi, offrono anche strumenti per prendere, qui e ora,
posizione in e contro essa. L'ultimo volume di Paolo Prodi - Settimo non
rubare. Furto e mercato nella storia dell'Occidente (il Mulino, pp. 396, ¬ 29)
- è un eccellente ausilio in questa direzione. Si tratta della terza e
conclusiva tappa del grande progetto che Prodi ha organizzato attorno al
concetto di forum: un monumentale racconto della storia occidentale a partire
dalle diverse declinazioni, concettuali, istituzionali e pratiche, che questa
nozione è stata capace di esibire lungo il corso di una storia secolare. Se il
primo volume, del 1992 e recentemente «glossato» da Giorgio Agamben, era
dedicato al foro politico come luogo del giuramento e matrice della genealogia
della società giurata; il secondo - del 2000 - era consacrato alla giustizia e
alla vicenda che dal pluralismo dei fori - tipico dell'esperienza giuridica
europea medievale - ha condotto allo stabilizzarsi della dialettica tra foro
interno e foro esterno, diritto positivo e coscienza. I protagonisti del
racconto di Prodi, si potrebbe riassumere, erano stati fino ad ora due: lo
Stato e la Chiesa. Proprio quest'ultimo volume introduce un terzo attore e
complica quella dialettica binaria che, secondo Prodi, costituirebbe la
specialissima marca della storia Occidentale. La terza nozione di foro è quella
di mercato: il luogo entro cui si determina il valore delle cose. Il soffio del
dominio La campitura entro cui Prodi inserisce la sua ricerca sul mercato è
assai ampia: niente di meno che una indagine circa la genesi dell'assetto
costituzionale dell'Occidente. E tuttavia, l'apparente enormità del compito è
costretta in una rete metodologica a maglie strette, che, intrecciando visione
telescopica e microscopica, raggiunge obiettivi metodologici e critici
cospicui. Da un lato c'è l'assunto «macrostorico» che sostiene l'indagine di Prodi:
nulla si capirebbe della storia del mercato in Occidente senza fare i conti con
la rivoluzione papale. La Riforma gregoriana è la matrice genealogica di quel
principio dialettico che vede politica e religione confrontate in un esausto e
sempre fallito tentativo di appropriarsi in forma esclusiva del monopolio del
potere. Una dialettica che, secondo Prodi, ritmerebbe la vicenda occidentale
come la sua speciale sistole-diastole. E di questo cuore, il mercato sarebbe il
«soffio»: capace di collocarsi nell'interstizio della dialettica tra politico e
religioso, l'economico mantiene la sua autonomia concettuale e pratica in un
pericoloso gioco di negoziazione con gli altri due invadenti poteri. È una
partita che, pur originata da mutamenti significativi come la
deteritorializzazione della proprietà, si gioca anche e soprattutto in virtù di
una egemonia concettuale che circola tra tre domini - sacrale, politico ed
economico - segnati da instabile equilibrio. Ma alla premessa maggiore, Prodi
accompagna quello che è poi il filo rosso del libro: un'attenzione,
«microstorica» per quel che lo consente lo stesso piano di consistenza
metodologico del suo progetto, rivolta alla nozione di furto. Vagliando
criticamente il contributo di discipline come l'antropologia e la sociologia
economica, da un lato, ed enfatizzando quello della storia del diritto,
dall'altro, Prodi concentra la sua attenzione sulla concettualizzazione e sulle
trasformazioni della nozione di furto, intesa quale «lesione delle regole del
mercato». È questo il modo, obliquo, nuovo e perciò tanto più interessante, per
confrontarsi con alcune delle scene influenti delle interpretazioni storiche
del capitalismo: Max Weber, da un lato, ma anche Karl Polanyi e Louis Dumont.
Facendo perno sul precetto «non rubare», Prodi costruisce una indagine che,
ricostruendo i rapporti tra cristianesimo ed economia in modo - lo si sarà
capito - sufficientemente emancipato dalle volgarizzazioni dello «spirito del
capitalismo», ambisce a ridurre l'enfasi che la storiografia ha posto sul
concetto di usura e, insieme, a mostrare come il furto sia stato un vero
operatore concettuale della modernità, capace di accogliere e sopportare un
mutamento decisivo che, da indicatore di un tratto quasi antropologico -
l'appropriazione di un bene d'altri -, lo trasforma in quello speciale atto di
violazione di regole collettive che informano lo spazio di quel peculiarissimo
forum che è il mercato. L'officina del diritto Incrociate queste due coordinate
di metodo, il lavoro di Prodi le mette al lavoro su di un ampissimo arco
temporale. Il primo segmento della ricerca, muovendo dalla rivoluzione papale,
indica un doppio e parallelo emanciparsi del potere politico e di quello
economico dai beni immobiliari e dalla centralità del territorio, che darà
luogo a una vera e propria rivoluzione commerciale. A questa emergenza di una
ricchezza immateriale, la Chiesa darà il suo decisivo contributo di
legittimazione attraverso la produzione teorica e le pratiche degli ordini
mendicanti. Il nuovo concetto di ricchezza, di cui è portatore la figura del
mercante, distinta da quella dell'usuraio, produce una sovversione di molte
antiche dicotomie, mettendo sotto cauzione antichi primati: all'accumulazione
si sostituisce la circolazione, alla proprietà nuove e diverse forme di uso, la
stessa nozione di «bene comune» si libera del suo stigma aristotelico per
risolversi in un tentativo di composizione di interessi diversi, pubblici e
privati. Queste trasformazioni trovano paralleli e continui riscontri
nell'officina del diritto: l'impossibilità di inserire i nova negotia nelle
anguste griglie giuridiche del Corpus, spinge a inventare nuovi tipi di
contratto e condurrà - oltre alla pratica di un diritto mercantile esistente
già a partire dal XII secolo e il cui consolidarsi in ordinamento è ancora
oggetto di controversia - all'allestimento di una teoria generale del
contratto. Nel nome della Chiesa Ma è probabilmente la Chiesa a giocare un
ruolo cruciale nella nascita del mercato come foro autonomo: le teorie del giusto
prezzo perdono ogni ancoraggio soggettivo per acquistarne uno oggettivamente
determinato sul mercato. Quest'ultimo viene a configurarsi come un soggetto
collettivo dotato di regole, la cui violazione si va delineando come uno
speciale peccato. La tassazione e il debito pubblico segnano i limiti dei
rapporti tra il mercato, da un lato, e Chiese e Stato, dall'altro. La moneta e
l'assicurazione ne complicano i domini, tanto nei termini delle competenze,
quanto in quelli, più spinosi, della comprensione morale. E qui si apre il
grande capitolo del credito, della distinzione di questo dall'usura e del ruolo
che la Chiesa avrebbe giocato in un discrimine che si rivelerà poi esiziale per
lo sviluppo del capitalismo moderno. È impresa ardua ridurre in poche battute
il complesso dibattito ricostruito da Prodi: basti dire che la condanna
teologica dell'usura doveva necessariamente confrontarsi con la necessità
civile del credito. Una soluzione sarà il progressivo ridursi del campo
«referenziale» dell'usura, che finirà per venire a coincidere con il solo
contratto di mutuo. Nella progressiva distinzione della logica usuraria da
quella contrattuale, il peccato si definisce prima come violazione di un patto
umano e infine come lesione del bene comune. Per leggere questo complesso di
mutamenti, Prodi sceglie di privilegiare la storia delle trasformazioni del
concetto di furto. Se, a partire dal 1215, la confessione diviene obbligatoria,
il suo schema di riferimento non saranno più i sette peccati capitali quanto i
precetti del decalogo. Il settimo comandamento - «non rubare» - si candida a
diventare il cuore normativo della rivoluzione commerciale: punito dalla
giurisdizione penale e nuovamente moralizzato come lesione delle regole del
mercato e della sua propria giustizia. Al cuore della norma Il furto, secondo
Prodi, è il concetto che insieme assorbe ed esibisce i mutamenti strutturali
che condurranno l'Occidente alla modernità. Descrivere questo itinerario di
trasformazione equivale perciò, in una simile prospettiva, a indicare anche le
risorse di senso in grado di spiegare da dove origina la crisi di oggi. In una
rete di passaggi che conduce dall'inserimento del furto nei manuali dei
confessori allo sviluppo di un genere a sé stante quale quello dei trattati de
contractibus, il contratto accampa come istituto centrale del mercato, capace
di definire anche i confini, singolarmente estesi, di una società nuova. Le tre
facce del furto sono indagate da Prodi con acribia e rispondono ciascuna
dell'elaborazione teorica e della esperienza pratica di ciascuno dei tre
poteri. Da un lato, c'è il lavorio delle Chiese e la fissazione dell'idea di
furto come peccato; dall'altro, l'elaborazione «autonoma» dei soggetti del
mercato, che, elaborando una vera e propria etica degli affari, giungono a una
comprensione etica del furto come colpa; infine, c'è l'elaborazione statuale e
del diritto positivo, che fa del furto un reato. Ovviamente non si tratta di un
decorso tutto diacronico e men che meno teleologicamente determinato. Al
contrario, l'abilità di Prodi sta proprio nel mostrare la sincronicità
dell'elaborazione di problemi uguali con strumenti diversi e il movimento
dialettico tra questi diversi punti di vista - con le loro robuste ricadute
normative, morali, pratiche e istituzionali - nel dare corpo alla modernità
occidentale. Il libro si chiude con un capitolo importante, in cui l'indagine
archeologica fin lì sviluppata, viene giocata da Prodi in chiave proiettiva,
provando a dare conto dell'attualità attraverso le sue risultanze. Globalizzazione, crisi delle forme
giuridico-politiche moderne, svolta finanziaria dell'economia: l'impressione è
che la dialettica che aveva mantenuto «in stato» l'Occidente moderno sia
saltata. L'ipotesi adombrata da Prodi è che per venire a capo della crisi, la
risposta - da lui rintracciata in certa dottrina sociale della Chiesa cattolica
- sia rivitalizzare quella virtuosa dialettica tra poteri, che aveva
avuto nel comune e diverso riferimento al settimo comandamento un sigillo e una
garanzia di armonioso sviluppo e dell'individuo e del mercato. L'enorme valore
del lavoro di scavo storico compiuto da Paolo Prodi sta nella possibilità di
trarne diverse conclusioni. Il confronto con la genealogia del liberismo
allestita da Michel Foucault, pur presente, è assai poco sviluppata nel libro,
e tuttavia è lecito supporre che incrociando il lavoro di Prodi con il corso
foucaultiano su Nascita della biopolitica e questi con il lavoro agambeniano
sul Regno e la Gloria, il guadagno teorico possa essere maggiore. Qualcosa
manca in Prodi: sono gli effetti di soggettivazione del capitalismo. Qualcosa
manca in Prodi e Foucault: sono le storie dei rapporti tra capitale e mondo non
occidentale. Storici postcoloniali - si veda il recente volume di Ritu Birla
Stages of Capital, appena pubblicato da Duke - e antropologi allevati alla
filosofia di Foucault come Aihwa Ong, ci offrono strumenti per pensare oggi il
neoliberismo non solo come la perversione di una storia tutto sommato nobile,
eventuale serbatoio di risposte per un presente zeppo di domande, ma come una
specifica tecnica di governo, in cui, se, ancora una volta, diritto, economia,
politica e religione si intrecciano, lo fanno in modi nuovi. Nuovi dovranno
essere anche i modi per confrontarvisi. Foto: IMM
( da "Secolo XIX, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Vattimo: «Il
mondo globalizzato ha bisogno di un dio pluralista» il
libro Il filosofo oggi a Genova per presentare il suo nuovo libro "Addio
alla verità" in cui teorizza il dialogo come forma di pensiero 20/05/2009
giuliano galletta Che cos'è la verita? La domanda su cui almeno da un paio di
millenni si spaccano la testa filosofi e scienziati è solo apparentemente una
questione astratta e ha invece molto a che fare con la nostra vita
quotidiana e con la politica. Nei giorni scorsi il presidente della Camera
Gianfranco Fini ha dichiarato che non si possono fare leggi «basate sulla fede»
, ovvero su una Verità rivelata di cui la gerarchia, nel caso dell'Italia
quella cattolica, si fa portavoce. Su questo punto il filosofo Gianni Vattimo -
per il resto su posizioni politiche diametralmente opposte - probabilmente
sarebbe d'accordo. Per Vattimo infatti la Verità con la V maiuscola
semplicemente non esiste, né nell'ambito religioso, né in quello filosofico e
neppure in quello scientifico. Non esistono cioè verità assolute, basate su una
natura umana immutabile. In questa prospettiva la verità diventa un effetto, un
effetto di potere, come pensava Michel Foucault, e quindi una verità
eterodiretta, imposta, ma che può essere anche il risultato di un dialogo, di
mediazione e diventare perciò una verità democratica. Vattimo, 73 anni,
filosofo impegnato in politica, è stato parlamentare europeo e adesso candidato
con L'Italia dei valori, ha raccolto queste idee nel suo nuovo libro
"Addio alla verità" (Meltemi, pagine 143, 13 euro) che sarà
presentato oggi alle
( da "Stampaweb, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Perché Barack
Obama dovrebbe aver perso il sonno dietro al suo libro? «Un amico ha dato una
copia alla moglie Michelle e lei ha detto che il Presidente lavrebbe
letto di sicuro, perché ama i saggi scientifici. E chi meglio può convincerlo,
se non unentusiastica First Lady?». Provate a farvi ricevere dal simpatico professor
Richard Muller e nellufficio allUniversità di
Berkeley, California, potrete giocare al Presidente degli Stati Uniti. Avrete
di fronte i problemi planetari del momento e le loro caratteristiche,
soprattutto le informazioni-base che non avete mai osato chiedere su Al Qaeda, armi
nucleari e biologiche, petrolio, fotovoltaico ed economia dellidrogeno,
più riscaldamento globale e corsa alla Luna e a Marte (e altro ancora). Un
magnifico Risiko del XXI secolo traboccante di dati e suggerimenti, nato come ciclo
di lezioni per capire «come funziona il mondo» e che si è trasformato in un
libro, appena tradotto. Si chiama «Fisica per i presidenti del futuro» e anche
chi non ha mai sognato la Casa Bianca, nemmeno per scherzo, si troverà con il
cervello sottosopra. Professore, lei è di casa a Washington: è consigliere per
i dipartimenti della Difesa e dellEnergia oltre che della
Nasa e la sua società GreenGov offre consulenze a molti Paesi. Come si comporta
Obama? «Spero di vederlo presto con il mio libro sottobraccio. Intanto linizio
è incoraggiante, ma lo scopo del saggio non è imporre consigli: prima di tutto
è informare a fondo. Così chi ha grandi responsabilità può prendere decisioni
migliori». E una pretesa ambiziosa: che cosa significa in concreto? «Un esempio:
non importa se si è a favore o contro il nucleare. Il punto è che si deve
capire che cosè. Poi le opinioni possono cambiare, ma
solo quando si ha il quadro complessivo». Lei dedica un capitolo alle «false
soluzioni» e un
altro alle «soluzioni a portata di mano». Tra le prime mette lidrogeno,
le auto elettriche e la fusione nucleare: così ridimensiona alcune tra le
speranze più grandi. Le piace la parte del provocatore? «Spiego che
lerrore di molti è sostenere che un tipo di energia - quella che
preferiscono - debba essere usata a discapito delle altre. Chi è a favore del
solare nega il ruolo del vento o del nucleare e chi è nuclearista - e si tratta
di unenergia fondamentalmente pulita, perché i pericoli delle
radiazioni
vengono esagerati - sbeffeggiano il solare, cadendo nello stesso equivoco».
Nellelenco «cattivo» mette il Protocollo di Kyoto e anche Bush la
pensava così: non è in imbarazzo? «Ci sono ottimi venditori, che strappano
lattenzione dellopinione pubblica e finiscono per credere alla loro stessa
pubblicità. Lerrore più grave è proprio lidea che
il mondo avanzato possa ridurre le emissioni di CO2. Solo allora - prosegue il
ragionamento - gli “altri” seguiranno lesempio e il riscaldamento globale
si arresterà.
Ma non è così: sarebbe vero se tagliassimo le emissioni con tecnologie
economiche. Le proposte attuali, invece, sono troppo costose e per di più molti
fingono di ignorare le proiezioni dellIpcc,
lInternational panel on climate change dellOnu: la causa dellaumento
dei gas serra - rivelano - sono Cina e India, non Usa ed Europa. Conclusione: qualunque soluzione costosa non
colpirà mai al cuore il problema». A proposito di soluzioni possibili, lei si
dilunga su quella che sembra unovvietà: il risparmio
energetico. «Invece è il metodo più importante, più pratico e più economico». Poi incombe il
terrorismo: lei sostiene che non ci sarà un altro 11 settembre, ma che bisogna
prepararsi a scenari meno spettacolari ma più insidiosi. «Sono convinto che il
pericolo provenga da tecnologie semplici e a basso prezzo, come esplosivi e
benzina, e non da armi nucleari “sporche”, come si teme a Washington. Il futuro
è degli attacchi low tech». Perché considera la fisica così fondamentale per
capire il mondo? E le altre discipline? «Tutte le discipline scientifiche sono
importanti, ma la fisica è quella che conosco meglio e che, comunque, è legata
a 5 tra le questioni che sono percepite come le più urgenti: il terrorismo -
come ho detto - e poi energia, nucleare, spazio e mutamenti climatici. La
fisica la fa sempre da padrona». Non sopravvaluta i politici? Chi ha detto che
devono sapere tutto? Sono circondati da consiglieri proprio per questo, a
cominciare da Obama. «Pensiamo che siano molte le cose che un Presidente debba
sapere, per esempio la differenza tra gli sciiti e i sunniti: non può certo
chiederlo al segretario di Stato, perché diventerebbe immediatamente ridicolo».
Allo stesso modo deve conoscere la fisica delle bombe atomiche e dei reattori
nucleari e sapere che cosè il carbone pulito. E anche il
riscaldamento globale: alcuni dicono che sia il problema più grave e altri ribattono che
è un non-senso. Come può un Presidente decidere, limitandosi ad ascoltare i
consiglieri che lui stesso ha scelto? Ecco perché deve conoscere i fondamenti.
Vi convincerò con un aneddoto». Lo racconti. «Una studentessa mi dice di una
cena con un famoso fisico, che parla della fusione nucleare. Tutti lo
ascoltano, finché lei vince la timidezza: “Anche lenergia
solare ha un futuro”. Il fisico ribatte: “Impossibile. Solo per la California
si dovrebbe tappezzare
di celle tutto lo Stato”. Ma lei non si scoraggia: “Non è vero. Basta
( da "Sicilia, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Scoperto busto
marmoreo Omaggio del Lions a Corrado Sofia In occasione della Quarantesima
Charter Night del Lions Club l'associazione di servizio del Lions Club di Noto
ha voluto consegnare, alla presenza del presidente del sodalizio, Giovanni Pagliarello,
del Governatore del Distretto 108 YB Sicilia, Francesco Amodeo, del presidente
di circoscrizione, Giovanni Assenza, e del delegato di zona, Maria Concetta
Sallicano, al sindaco Corrado Valvo il busto marmoreo dell'illustre
giornalista-scrittore netino Corrado Sofia. Con una cerimonia è stato scoperto
il busto di un figlio di Noto che si è distinto nel Mondo per avere portato
alto il nome della città. «Corrado Sofia - ha sottolineato il socio Corrado
Coletta - è stato un rappresentante eclettico della cultura del Novecento di
cui divise l'impronta letteraria con Ennio Flaiano, Ercole Patti, Vitaliano
Brancati, con Pirandello a cui partecipò l'attribuzione del Premio Nobel.
Corrado Sofia - aggiunge Corrado Coletta - spaziò con naturalezza dal giornalismo
alla documentazione dimostrando la sua rara familiarità con la «lettera 22» e
con la macchina da presa magistralmente manovrate. Il
sodalizio netino - ha concluso Coletta - nella globalizzazione dei programmi
perseguiti dal Lions International ha così dato testimonianza di partecipazione
al Service Sicilia, contribuendo a mantenere vive le prerogative
etnico-turistiche, le testimonianze storiche e le sue espressioni culturali».
Se la città barocca oggi è diventata famosa gran parte del merito va anche a
Corrado Sofia che con la sua lungimirante intuizione del Simposio
sull'Architettura, organizzato nel lontano 1977, aprì la strada a quel fermento
letterario che stava nascendo nella città d'arte di Noto. Benito Tagliaferro
( da "Sestopotere.com"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Contro la tratta
"Volti da Modena e dal mondo" (20/5/2009 16:24) | (Sesto Potere) -
Modena - 20 maggio 2009 - Giovani donne cambogiane sottratte allo sfruttamento
sessuale, volti coraggiosi di donne Saharawi, gente comune dai quartieri di
Modena e provincia: si chiama "Volti da Modena e dal mondo" la
selezione di immagini che il fotografo di reportage Luigi Ottani proporrà
giovedì 21 maggio alle
( da "Sestopotere.com"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
Giacon (PD) a
Galan, "Il Veneto deve aprirsi ai mercati internazionali" (20/5/2009
19:26) | (Sesto Potere) - Venezia - 20 maggio 2009 - "è davvero un peccato
che una grande regione come il Veneto sia governata da un Presidente con
orizzonti di sviluppo piccoli e ristretti. Un respiro corto che non fa bene
allo sviluppo della nostra regione e che fa respirare politiche industriali
ormai superate e giurassiche. Già da tempo dovrebbe sapere bene che gli
imprenditori non praticano più la strada delle delocalizzazione ma quella della
internazionale". Lo afferma Paolo Giacon, dellesecutivo
regionale, commentando la richiesta fatta da Galan agli imprenditori di non
andare allestero. "Noi vogliamo pensare in grande il futuro di
questa nostra regione – continua Giacon - Il Veneto deve aprirsi ancora di
più ai mercati esteri e a tutte quelle opportunità che la globalizzazione
offre. Senza paura, orgogliosi di fare bene. è questa la grande lezione del
passato che ci viene dalla Serenissima Repubblica di Venezia, una lezione che
il nostro Governatore sembra aver dimenticato. Invece di chiedere agli
imprenditori di rimanere in Veneto, chiediamo loro di esplorare nuovi mercati,
nuove occasioni di crescita, di costruire nuove reti di ricerca ed innovazione!
In questo modo non solo si salvaguardano posti di lavoro in Veneto, ma se ne
creano di nuovi. Noi invitiamo gli imprenditori ad investire con coraggio, ad
usare senso di responsabilità nelle proprie operazioni di ampliamento e ci
auguriamo che guardino in particolar modo al Mediterraneo, un mercato di
centinaia di milioni di potenziali consumatori". Lestero,
secondo il giovane dirigente democratico, è dunque luogo di grandi opportunità,
non naturalmente per chi cerca lavoro a basso costo, ma per chi è alla ricerca
di nuovi
mercati, di nuove alleanze e joint venture, di trasformare le nostre
multinazionali tascabili in medie multinazionali in grado di guidare i mercati
internazionali. "Rimanere nei chiusi orizzonti della propria regione oggi
non premia più il sistema veneto – sostiene Giacon - Il delicato ecosistema
industriale costruito nei decenni passati è ormai superato e non potrà più
essere riproposto. Galan deve rassegnarsi e non guardare sempre e solo ai fasti
del passato. Il centrodestra, deve cambiare completamente prospettiva. Ci dica
ad esempio Galan cosa ha fatto in questi quindici anni per incrementare la
capacità di attrarre investimenti stranieri e di richiamare in veneto talenti
ed eccellenze internazionali. Ben poco purtroppo perché il centrodestra e la Lega
hanno sempre giocato in difesa". "Prendiamo atto infine che il
presidente Galan sia stato contagiato dal brutto vizio del suo titolare
Berlusconi che prima rilascia una dichiarazioni ("imprenditori non
delocalizzate allestero") salvo poi affermare "non
farò mai il
politico che consiglia agli imprenditori come fare il loro mestiere""
conclude il democratico.
( da "Repubblica.it"
del 20-05-2009)
Argomenti: Cina Usa
La partita
iraniana forse è una questione troppo delicata perché sia trattata con i toni e
le categorie dei campionati di calcio. Chi ha vinto, chi ha perso quando Franco
Frattini ha deciso di annullare all'ultimo momento (per la seconda volta) la
visita a Teheran è una domanda legittima, ma forse troppo semplice. Certo, una
diplomazia che avvia un negoziato bilaterale, sceglie il momento per una prima
visita, la rinvia, sceglie una seconda opportunità ed annulla pure quella non
sembra proprio una diplomazia lucida. Come dice qualcuno, Ahmadinejad preparava
a Frattini una trappola elettorale e quindi Frattini ha fatto bene a evitare la
trappola. Ma era inevitabile che a un mese dalle elezioni presidenziali un
ospite straniero a Teheran dovesse sapere di poter fare quella fine. Ovvero di
dover stringere la mano di Ahmadinejad nel paese in cui Ahmadinejad è
presidente. La questione interessante, però, è capire perché l'Italia amica di
Israele e degli Stati Uniti aveva deciso comunque di percorrere la strada per
Teheran. Il pretesto, per nulla banale, è la situazione in Afghanistan. Tutti
dicono che bisogna coinvolgere l'Iran nella stabilizzazione dell'Afghanistan:
Frattini ha deciso di dedicare una riunione del G8 proprio all'Afghanistan,
allargandola ai ministri dell'area. Quindi anche all'Iran. La missione a
Teheran aveva lo scopo di coinvolgere al massimo livello possibile l'Iran
nemico dei talebani in una buona causa, una possibile causa comune con
l'Occidente. Ma il vero motivo di fondo per la decisione di Frattini, è un
altro: avendo scelto di non partecipare al negoziato sul nucleare che nel 2003
le era stato offerto di gestire come presidente di turno della Ue, l'Italia è
rimasta fuori da un negoziato strategico per il Medio Oriente e quindi per il
nostro stesso paese. Il negoziato partì con gli "EU3", ovvero
Francia, Gran Bretagna e Germania che per anni hanno trattato da soli con
l'Iran è poi sono stati affiancati dalle altre potenze del Consiglio di
Sicurezza Onu (Usa, Russia e Cina). L'Iran ha mandato avanti per anni
quella trattativa con abilità persiana, rinviando all'infinito qualsiasi
decisione. Non ha risolto il problema nucleare, ma quel format si è rivelato il
luogo strategico in cui fare politica estera, strategico per gli interessi
dell'Italia, sotto ogni punto di vista (politico, economico,
energetico). OAS_RICH('Middle'); Per mesi, da quando è tornato alla Farnesina,
Frattini ha provato a rientrare nel negoziato, contro l'opposizione ferma e
dura dei 3 europei. Con la visita Iran, nella speranza di anticipare e favorire
un possibile dialogo diretto fra Teheran e Washington, l'Italia voleva
preparare appunto questa nuova fase, quella del disperato tentativo americano
di fermare il nucleare iraniano con un negoziato diretto, prima che Israele
convinca il mondo che l'unica soluzione sia quella militare. Una missione
difficile, quasi impossibile questa di Frattini. Contro gli istinti del
centrodestra, il ministro degli Esteri ha avuto il merito di capire che la
politica estera italiana doveva scegliere di tornare sulla strada di Teheran.
Ma forse la mossa è arrivata troppo tardi e in politica la scelta dei tempi è
importante quanto la sostanza stessa delle scelte. (20 maggio 2009