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Report "Globalizzazione" 11-17 luglio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Un'opportunità storica per Napoli e il M... ( da "Roma Online" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: accoppiata Cina- Usa. In questo contesto, tenuto conto che un terzo delle merci che provengono dal sud est asiatico e arrivano in America, passa per il Mediterraneo (nel suo intervento al convegno di Ischia, Marco Zigon, presidente della Getra, lo ha definito ?

L'Aquila, le regole e le banche recidive ( da "Corriere.it" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione basata sul ruvido scambio delle merci più che sui fluidi magheggi della tecnofinanza. Una globalizzazione senza più un re è una globalizzazione fatalmente oligarchica poliarchica, scrive Mario Draghi sull' Osservatore romano per essere politicamente corretto e come tale in bilico tra l'ambizione illuminista di un nuovo ordine e la realpolitik degli interessi che scivola

Ocse, in Italia primi segnali di ripresa ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e India stanno proprio ora emergendo dalla fase più nera della crisi. LE IMPRESE «C'è qualche piccolo segnale di miglioramento, e che forse il peggio lo abbiamo alle spalle viene confermato anche da questi dati», è il commento a caldo del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

il g8 si apre agli emergenti ( da "Tirreno, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Prima Pagina Il G8 si apre agli emergenti Chiuso il vertice: il futuro è con India e Cina L'AQUILA. Si chiude con altri accordi (l'ultimo sulla fame in Africa) il vertice in Abruzzo e si va verso la trasformazione del G8 in G14 con l'ingresso di Cina, India e altri emergenti. Obama dal Papa: meno aborti negli Usa. ALLE PAGINE 5, 6 E

G8, questa formula non funziona più È stato il summit della transizione. Anacronistica l'idea che gli 8 governino i poteri economici e politici del mondo ( da "Unita, L'" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Questo purtroppo è il panorama dell'informazione globalizzata. Un bilancio obiettivo del G8 dell'Aquila potrebbe definirlo di transizione, così come è strutturata la formula non funziona. C'è bisogno d'inglobare più paesi, è infatti anacronistico pensare che gli otto siano rappresentativi del potere mondiale.

l'estate ingrata dei senzatetto - davide carlucci ( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con il suo mondo, perché le pagine che si aprono hanno tutti caratteri cinesi ? questo ragazzo che si ritrova a 31 anni trascinato dalle onde della globalizzazione in Italia. Dove, però, non serve più. «Lavoravo a Rimini, producevamo camicie. Poi l´imprenditore ha chiuso...» SEGUE A PAGINA VII

premi a chi usa l'ardesia insidiata dalla pietra cinese ( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in crisi perché superata da pietra proveniente da Cina e Brasile, di minore qualità ma anche di prezzo più basso. «Abbiamo inserito l´uso dell´ardesia nelle "premialità" della legge ma per evitare di favorire i mercati stranieri, abbiamo specificato di che tipo di ardesia si deve trattare», hanno spiegato ieri mattina il presidente della Regione Claudio Burlando e l´assessore all´

bond usa bloccati alla frontiera i giapponesi: "titoli da collezione" - walter galbiati ( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L´ipotesi è che qualcuno si voglia liberare velocemente di titoli di stato denominati in dollari. Del resto sono molti i paesi desiderosi di sostituire la divisa statunitense negli scambi internazionali per limitarne l´egemonia, primi fra tutti la Cina e i paesi arabi.

mega bonus ai manager aig ci riprova ( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Marco Patucchi [l´affaire rio tinto si complica in cina] PECHINO - Il clamoroso arresto a Shanghai di alcuni dirigenti del colosso minerario australiano Rio Tinto è uno scandalo politico dietro cui spuntano vendette e ricatti. Il manager incarcerato è l´australiano Stern Hu, numero uno della filiale di Shanghai.

Passare dal G8 al G20 per finire in braccio al G2 ( da "Riformista, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nel G2 (Cina-Usa) ma non solo. Un altro fatto confermato dalla storia delle relazioni internazionali è che un sistema multipolare è molto più difficile da governare di un sistema unipolare. L'agenda, esplicita e implicita, della doppia transizione è assai fitta e impegnativa.

, un successo d'esportazione ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E' importante la globalizzazione, ma anche il genius loci. Il design offre innumerevoli professioni e un'occupazione certa: il nostro centro dà subito lavoro al 90-93% degli allievi. Le aziende li cercano. Con esse noi collaboriamo a stage, workshop e tesi di ricerca'.

IL VANGELO della domenica ripresenta il mandato che Gesù ha da... ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dedicata ai temi sociali e della globalizzazione. «E' una grande sfida per la chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione. Il rischio del nostro tempo è che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano.

Un grande caos sotto il cielo ( da "Riformista, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Un titolo più appropriato visti i metodi che la Cina usa per tenere il coperchio sulla pentola dei guai di casa e per mettere le mani sul mondo potrebbe essere: "Anche un elefante se vuole può metterlo nel sedere di una formica". Nel Padiglione Cinese che presenta gli artisti Fang Lijun, He Jinwei, Hen Sen, Liu Ding, Qiu Zhijie, Zeng Fanzhi e Zeng Hao,

LA FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Cento è fortemente impegnata per dare ri... ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: risposte concrete alle difficoltà create dalla grave crisi economica che per effetto della globalizzazione non ha risparmiato il pur solido Centese. Milena Cariani, la presidente, elenca le iniziative approntate dall'ente inquadrandole in una più vasta attività che vede la Fondazione «da sempre vicino al territorio, anzi parte integrante dell'area e della sua straordinaria comunità».

Impegno per i paesi poveri: venti miliardi contro la fame ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e India) hanno riconosciuto invece la necessità di non superare i 2 gradi in più rispetto all'epoca preindustriale: per Cina e India è la prima volta. Per centrarlo servirebbero tagli almeno del 50%, ed è quindi un risultato importante, anche se toccherà al vertice di Copenaghen cercare di concretizzarlo in azioni mettendo anche indispensabili e robusti obiettivi intermedi.

IL CANNIBALE E LA MAMMA ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In Cina, durante l'Olimpiade dei miracoli, lo Squalo aveva ottenuto una vittoria molto discussa sui 100 farfalla. Ancora oggi c'è chi sostiene che, in realtà, a toccare per primo fosse stato il serbo Cavic, collocato invece in seconda posizione dai giudici della federazione internazionale.

Barack ringrazia gli italiani ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: decisioni globali senza avere Cina, Brasile e India nella stessa stanza. Viviamo in un momento di transizione ma andiamo verso un cambiamento di queste grandi istituzioni internazionali e dobbiamo farlo insieme». Se sul piano economico e ambientale, i successi dell'Aquila non possono definirsi travolgenti, su quello del nucleare e della sicurezza Obama è convinto di avere centrato l'

L'Ocse fa sperare l'Italia ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Regno Unito, Usa, Cina e India». Qualche spiraglio positivo c'è pure per la Germania, ma molto meno che per Italia e Francia. Chi se la passa sempre piuttosto male è il Giappone che continua a perdere terreno, mentre per la Russia non è ancora chiaro se è stato «toccato il punto più basso della crisi».>

Prime prove di governance planetaria ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: America di Obama di schierare missili a Kaliningrad se gli Usa non rinunceranno allo "scudo" nell'Europa dell'Est. Quando Russia e Cina, che proteggono Iran e NordCorea, continuano (anche al G-8) a sognare di scalzare la supremazia del dollaro. Quando l'Europa continua a resistere agli appelli Usa per contributu più incisivi nella battaglia contro i talebani in Afghanistan e Pakistan.

L'Iran condanna l' uso della forza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzato, la traccia mancante l'hanno scritta ieri gli iraniani. Nel giorno in cui i leader del G-8 «deplorano le violenze post-elettorali» ed esprimono «preoccupazione per i recenti sviluppi in Iran», Teheran convoca l'ambasciatore italiano Alberto Bradanini e condanna «l'uso della forza da parte della polizia» per contenere le proteste contro il summit dell'

La partita si sposta all'Onu Sulle riforme nessun consenso ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Gli Usa hanno una posizione attendista, e si sono impegnati soltanto con Tokio. La Cina, si capisce, il Giappone non lo vuole. L'Italia si sentirebbe diminuita da un ingresso della Germania, e propone un sistema di seggi a rotazione per ampliare e «democratizzare » il Consiglio.

La dottrina Barack: ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma dice chiaramente che non sarà più possibile tener fuori Cina, India e Brasile. Né tantomeno negare una rappresentanza all'Africa e all'America Latina: «Siamo già in un periodo di transizione». Il presidente appare in grande forma, soddisfatto dei risultati dell'Aquila, «che rimarrà dice sempre nel mio cuore».

Italia, il fisco frena gli scambi ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Freni maggiori in India e in Cina dove il 35% e il 29-31% limitano gravemente la reintroduzione di opere e antichità e alimentano il mercato nero. Il fisco cinese viene aggirato con il trasferimento degli scambi in zone franche quali Hong Kong, dove non esiste Iva: il 45% delle vendite d'arte cinese avviene nell'ex colonia britannica,

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Estate Pagina 11008 «Sconfiggerò la Cina» --> Idisordini della Cina di questi giorni hanno un'ispiratrice. Si chiama Rebiya Kadeer, una donna che, secondo quanto lei stessa afferma, per il governo cinese è una terrorista. Oltre a quella tibetana in Cina c'è un'altra minoranza quasi sconosciuta al mondo occidentale.

L'Aquila: chiuso un G8 che entrerà nella storia Obama "in tour": in Ghana accolto da eroe ( da "TGCom" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Giappone) del G5 (Cina India, Brasile, Messico Sudafrica) piu' Egitto, Indonesia, Australia e Corea del sud e tante organizzazioni internazionali, nel cortile della caserma della Guardia di finanza di Coppito. I leader in successione hanno visto con i loro occhi le ferite inferte alla citta' dal sisma ma,

Il Papa agli studenti europei "Siete voi il futuro dell'Europa" ( da "Repubblica.it" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che in questo tempo si sta elaborando in Europa e nel mondo globalizzato - ha aggiunto - ha bisogno dell'apporto di intellettuali capaci di riproporre nelle aule accademiche il discorso su Dio". Il Papa ha ricordato come "le università sono palestre di virtù e di servizio". "La chiesa in Europa - ha concluso - confida molto sul generoso impegno apostolico di tutti voi,

Baiardini lancia Stramaccioni. ( da "Corriere dell'Umbria" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: instabilità dei mercati sarà un elemento caratterizzante la globalizzazione, un dato costante. Per diverse ragioni si susseguiranno crisi profonde, i fattori destabilizzanti saranno così tanti da creare scenari impensabili. Allora o c?è un sistema economico e istituzionale forte o rischiamo di regredire.

( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Mentre Canada, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e India stanno proprio ora emergendo dalla fase più nera della crisi. L'indice calcolato dall'organizzazione parigina, per i 30 Paesi che ne sono membri, è salito a maggio di 0,8 punti sul mese precedente, collocandosi a quota 94.

Il futuro è del G14ma forse spunteràil concentrato G4 ( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: da Usa, Russia, Cina e Europa? Il summit dell'Aquila ha dimostrato ampiamente che il G8, per sopravvivere, in qualche modo è pronto ad allargarsi al G8 + G5 (Cina, India, Sudafrica, Brasile, Messico) + l'Egitto. Non è possibile prendere decisioni o anche solo indicare nuove strade per le soluzioni globali senza le nuove realtà geopolitiche di questi anni come appunto Cina e India,

Tre monumenti su quarantacinqueè un flop la per l'arte ferita ( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: senza grandi potenze come Cina, India e Brasile o con l'assenza di interi continenti come l'Africa o come l'America Latina». Ma una cosa è certà «Ci sono troppi vertici. Bisogna diminuirli - afferma - Sono presidente da soltanto sei mesi e già ne ho fatti diversi. Dobbiamo semplificare il calendario e renderli più efficaci».

Il Ghana rappresenta un modello di riferimento di democrazia e di sviluppo in un continente dove la ... ( da "Stampa, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la priorità per la Cina è quella di reperire risorse per sostenersi ovunque nel mondo in Africa, come in Asia e in America Latina». È in atto una nuova forma di corsa alla conquista del continente? «Sì, e Pechino sta riuscendo nei suoi intenti. Hanno comprato enormi quantità di terre che vengono coltivate da manodopera e da esperti cinesi inviati direttamente su quei territorio,

Pugni tra superpotenze sul ring che porta ai Mondiali ( da "Stampa, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: l'Italia ha vinto con Cina, Brasile e Germania, pareggiato con Cuba. Questo è l'ultimo test prima dell'appuntamento iridato di Milano (dal 24 agosto al 6 settembre). Se c'è da onorare la memoria di un grande, non possono che essere a farlo dei grandi. E in casco e maglietta, c'è quasi tutto il meglio della boxe italiana.

I dubbi sul dollaro di Cina & C. ( da "Tribuna di Treviso, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: OPINIONE I dubbi sul dollaro di Cina & C. di Francesco Morosini Uno spettro ha aleggiato sul G8 quasi relegandolo a kermesse surreale di potere: la «questione dollaro». Dietro di essa, gli eredi di Mao, convinti che la Cina, in qualità di grande banca degli Usa (ha in cassa attivi pari a circa due trilioni di dollari) può ben dire la sua in materia di diplomazia monetaria globale;

il meritato successo di un abile anfitrione - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che vede gli Usa in totale disaccordo, ma che la Cina sembra decisa a portare avanti facendo leva sulla sua posizione di primo creditore degli Stati Uniti e primo detentore di riserve in dollari. Sarà questo il vero tema del prossimo futuro, adombrato nel richiamo alle istituzioni nate a Bretton Woods nelle parole di Napolitano che abbiamo citato all´

de laurentiis "i miei novant'anni una vita da oscar" - giuseppe videtti ( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: lo confermò trovando finanziatori con i quali fondò la Real Cine e nel 1941 produsse il primo film, L´amore canta. Poi arriva la guerra a sbaragliare i sogni. L´Italia ne esce devastata, ma le idee circolano più vorticosamente di prima. «Il grande cinema, quello che ha fatto scuola, è nato nel dopoguerra», racconta.

Lo "smart power" al servizio degli Usa ( da "Riformista, Il" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Poi, la Cina, affamata di materie prime e di terra coltivabile (anche l'Africa è interessata al fenomeno di paesi terzi che affittano spazi coltivabili in un paese per poi "appropriarsi" della produzione agricola senza altre spese), è arrivata in forza e con capitali.

Così dichiarò Capezzone (tre volte al dì) ( da "Riformista, Il" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: G8: accordo sul clima ma senza la Cina. Botta e risposta tra Berlusconi e Repubblica. Così parlò D. C. «Un gruppo editoriale italiano e uno straniero, con al seguito l'opposizione politica più sgangherata del mondo, hanno cercato di avvelenare un avvenimento di rilievo mondiale» (11:28).

Finanza, speculatori sordi alle sirene dell'etica ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E c'è chi ha contato queste società: 20 negli Usa, uno alle Cayman e uno alle Bermuda, tre in Francia, tre in Lussemburgo, 17 nel Regno Unito, due in Germania, uno in Olanda, uno in Svizzera, uno in Cina, sette nelle Filippine, otto ad Hong Kong, nove a Singapore, undici in Australia, quattro in Giappone, tre in Sud Corea.

14,00QUOTA PERISCOLPIO Film guerra (Usa 1959). con James Garner 16,00SUI MAI DEL... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 00QUOTA PERISCOLPIO Film guerra (Usa 1959). con James Garner 16,00SUI MAI DEL... 14,00QUOTA PERISCOLPIO Film guerra (Usa 1959). con James Garner 16,00SUI MAI DELLA CINA Film avventura (Usa 1953) con Jean Harlow 18,00SAPORI D'AUTORE 18,30L'ANIMA 18,45SPORT E MEDICINA 19,05VIAGGIANDO TV Tf 19,20JUST CAUSE Telefilm 20,20DIRETTA STADIO.

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: istituito un comitato ministeriale con Alitalia e per prima cosa lavoreremo per aumentare i voli diretti con la Cina, con cui abbiamo appena siglato un accordo. E con Trenitalia per promuovere il Mezzogiorno che turisticamente è ancora poco sfruttato, riceve in un anno gli stessi visitatori di Venezia. Verranno facilitati i collegamenti con le località meno famose eppure bellissime.

Cernobbio, Chiamparino: "Classe politica italiana prenda esempio dai sindaci dei piccoli Comuni" ( da "Sestopotere.com" del 12-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il presidente ha innanzitutto parlato di come la globalizzazione influisce sulla vita delle piccole comunità: “La globalizzazione ci interroga su tre problemi: primo l?identità e a questo proposito occorre riacquistare l?orgoglio di appartenenza perché i comuni sono le radici e dell?Italia e le radici non si tagliano.

Ci sarà tanta Liguria ai Mondiali che prendono il via venerdì con la gara dei tuffi da un ... ( da "Stampa, La" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Brasile. Il terzo comprende invece Kazakistan, Serbia, Australia e Spagna mentre nel «D» è inserito il Settebello azzurro che se la dovrà vedere con Stati Uniti, Macedonia e Romania. Per favorire il maggior afflusso di pubblico possibile (sugli spalti della piscina e davanti alla tv) la Nazionale giocherà sempre in prime time,

( da "Corriere.it" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: istituito un comitato ministeriale con Alitalia e per prima cosa lavoreremo per aumentare i voli diretti con la Cina, con cui abbiamo appena siglato un accordo. E con Trenitalia per promuovere il Mezzogiorno che turisticamente è ancora poco sfruttato, riceve in un anno gli stessi visitatori di Venezia. Verranno facilitati i collegamenti con le località meno famose eppure bellissime.

Sos per il dollaro, tra l'euro e il vertice dell'Aquila ( da "Trentino" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: essendo gli Usa la potenza guida, tocca tutto l'Occidente (G8 senza Mosca: cioè il G7). I primi a "muovere le truppe" sono stati Cina e Brasile estromettendo il dollaro dal loro commercio bilaterale; seguiti dall'Islam sunnita guidato dall'Arabia Saudita che annuncia per il 2010 nel Golfo una "valuta del petrolio";

italia ko con gli usa, la final six è più lontana ( da "Tirreno, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Non entrati: Martino, Fortunato, Bari. Allenatore: Anastasi. ARBITRI: Cholakian (Arg) e Kim (Kor). PARZIALI: 25-19 18-25 25-22 25-21). La situazione Risultati: Usa-Italia 3-1; Cina-Olanda 2-3. Classifica: Usa 21, Italia 17, Olanda 13, Cina 6.

Regole etiche di mercato per una crescita collettiva ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: situandola però nel contesto dell'attuale globalizzazione, descritta come "la novità principale" prodottasi nei quarant'anni trascorsi: si tratta dell'esplosione dell'interdipendenza planetaria, processo che, «nato dentro i paesi economicamente sviluppati, ha prodotto un coinvolgimento di tutte le economie.

L'arte di imparare dagli errori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la "seconda globalizzazione" ha avviato, in due decenni, il superamento della "grande divergenza" tra l'Occidente e il resto del globo iniziata nel XVI secolo. Stavamo lentamente rendendoci conto di quanto la storia avesse accelerato il passo quando è arrivata la più grave crisi dopo quella dei primi anni Trenta,

Il Papa con i Grandi ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia e al governo della globalizzazione: «Mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell'opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l'umano». E ieri mattina, all'Angelus, a due giorni da un G8 che ha affrontato problemi «talora drammaticamente urgenti»

La sfida di Strauss-Kahn: Fmi cerniera tra Nord e Sud ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le richieste del Bric La Cina e gli altri Paesi del gruppo Bric Brasile, Russia e India si aspettano infatti di contare di più, in proporzione al loro potere economico emergente. Ma non si accontenteranno di una redistribuzione delle quote: puntano alla ridefinizione di un sistema monetario internazionale dove il dollaro non sia più dominante per riserve e scambi,

Farefuturo guarda oltre il protezionismo ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: chiede di comprendere che «non c'è futuro di prosperità e progresso nel protezionismo economico», mentre le fatiche di questa globalizzazione non devono «mettere in discussione le conquiste portate dalla globalizzazione stessa». JACOPO TONDELLI Imago Economica Farefuturo Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma la ripresa di Cina e India accende speranze per tutti I nvestire sui mercati finanziari oggi, è come viaggiare in autostrada ai tempi delle fitte nebbie di una volta. La visibilità è migliorata rispetto a marzo, ma non si va oltre i 20 metri. «E per capire quale direzione prendere nella gestione dei portafogli dovremo aspettare almeno fino a dicembre»

Cina sostiene che disordini a Urumqui fossero "orchestrati" ( da "Reuters Italia" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina (Reuters) - Le dimostrazioni contro i consolati cinesi in Europa e negli Usa dimostrano che gli scontri etnici della settimana scorsa nella città di Urumqi sono stati orchestrati. Lo hanno detto oggi i media statali cinesi. I manifestanti hanno lanciato uova, bombe molotov e pietre contro ambasciate e consolati cinesi in città tra cui Ankara,

La grande partita con Pechino per il "Mondo nuovo" di D. Taino ( da "Corriere.it" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: scenari Usa-Cina, la grande partita a due per il «Mondo nuovo» L'America non può lasciare il continente africano alla potenza concorrente: in gioco risorse e modelli politici Ieri, con la visita in Ghana, Barack Obama ha rimesso l'Africa sulla mappa dei luoghi importanti.

Città: Migrazioni? Andare oltre il significato economico ( da "Sannio Online, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di vivere in un mondo sempre più globalizzato e segnato da diversità culturali, sociali, economiche, politiche e religiose. Come ha testato l?altro giorno il G8 di L?Aquila! Ora??quale è il tema centrale delle migrazioni? L?integrazione, i diritti, i doveri e dunque?..Quali diritti riconoscere ai migranti?

Valle Caudina: Si discute di nuovo di Protezione civile ( da "Sannio Online, Il" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Si discute di nuovo di Protezione civile Pubblicato il 13-07-2009 A breve ci potranno essere delle novità per quel che riguarda la Protezione Civile ad Arpaise. All?ordine del giorno anche la modifica al regolamento del Piano di insediamenti produttivi... A breve ci potranno essere delle novità per quel che riguarda la Protezione Civile ad Arpaise.

Nulla di nuovo sotto il sole di luglio ( da "Soldionline" del 13-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Vendite di auto in Cina Nel mese di giugno 2009, in Cina sono state vendute 872.900 vetture (+ 48% sullo stesso mese del 2008), superando il numero di auto vendute negli Usa che sempre a giugno sono state 859.847. Il successo delle vendite in Cina è dovuto in parte al sistema di incentivi e di sconti fiscali messi in atto dal Governo cinese.

così la cina rilancia la sfida alla leadership della moneta usa - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: esperti finanziari sanno bene quanto questo Paese sia importante Così la Cina rilancia la sfida alla leadership della moneta Usa Resta l´unica valuta veramente universale eppure nel nuovo ordine economico c´è chi chiede un cambiamento. Come ha fatto Pechino al G8 FEDERICO RAMPINI Riuscirà la Cina dove ha fallito l´Europa, cioè nel ridimensionare l´egemonia monetaria degli Stati Uniti?

Obama in Africa segnala fine del governo a otto ( da "Secolo XIX, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incertezza della discussione sul clima se non il fatto che la Cina era assente? Non è già questo il segno che quel luogo politico pensato come il governo delle cose del mondo è insufficiente a esprimerlo? Ma perché avviene questo? Non perché improvvisamente si è imposta una nuova condizione o perché la retorica di Obama ha creato una nuova scena.

dobbiamo dire chi siamo o le buschiamo ( da "Tirreno, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ideologia che ti dice che devi chiuderti per difenderti dalla globalizzazione. Anche noi dobbiamo dire chi siamo, se no le buschiamo da tutte le parti». L'identità è dunque per Bersani il tema centrale. Il Pd deve essere «un partito popolare, di sinistra, democratico e liberale, che è il contrario del liberismo, un partito laico del lavoro e dell'impresa, e di un nuovo civismo».

addio industria italiana ( da "Tirreno, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina (attesa nel 2009 ad un +7,2% del Pil) e India (+5%) tutto il resto del mondo o "pareggia" (nuovi del far east asiatico, sud america), o perde duramente. La crisi finanziaria non è assolutamente risolta e l'intero sistema bancario mondiale si regge su un sostegno pubblico mai visto prima che è già costato ai governi poco meno di 10 mila miliardi di dollari in prestiti a tassi

Le riforme adesso Oppure mai più ( da "Riformista, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mettere fine alle protezioni sindacali delle inefficienze della scuola, uscirà da questa crisi molto più debole degli altri paesi nostri concorrenti nella globalizzazione. Il Governo e il Parlamento devono darsi un unico obiettivo: quello di calendarizzare alcune riforme strutturali da realizzare subito, mentre la crisi produce i suoi effetti sull'

PROSEGUE senza sosta il sostegno, anche finanziario, della Camera di Commercio alle imprese ferrares... ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: i progetti mirati ad espandere il proprio giro di affari in Cina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Turchia, USA, Canada, Svezia, Finlandia, Norvegia, India, Messico, Russia, Giappone, Marocco, Tunisia. Egitto, Svizzera e Montenegro. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi all'ufficio Marketing internazionale, tel.

Il ring senza vincitori sulle macerie di Harare ( da "Manifesto, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: presidente manda una delegazione in Cina per trovare più soldi. Se il premier afferma che gli uomini più compromessi con il collasso del paese - come il capo della Banca centrale Gideon Gono, che ha fatto esplodere l'inflazione e nel frattempo si è arricchito oscenamente - saranno rimossi, il presidente un minuto dopo lo contraddice sostenendo che il banchiere capo rimarrà al suo posto.

Istruzioni per l'uso: un click anti-amnesia ( da "Manifesto, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La morsa») di Loretta Napoleoni, economista e studiosa attenta della globalizzazione e del mondo post-11 settembre; poi aggiungi, nel vicino paese di Montoro, «Numeri», uno spettacolo teatrale del tutto originale tratto da «Economia canaglia», opera di Napoleoni di qualche anno fa: così avrai una giornata ricca e curiosa.

Suntech vincente a Shanghai e Wall Street ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, e Gary Locke, segretario al Commercio. In altre parole i responsabilidi due fronti roventi nelle relazioni Usa-Cina, tutela dell'ambiente e scambi, su cui avviare un dialogo diverso rispetto al passato. A maggior ragione dopo il G-8 dell'Aquila allargato agli emergenti, anch'esso alba di un lungo percorso di trattative in cui i pesi dei negoziatori sono in verità ben diversi

Due mosse per lo yuan globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: E la Cina, sebbene sia sempre più preoccupata dalla sua eccessiva esposizione verso Stati Uniti, è costretta a continuare a finanziare il debito Usa, perché, se decidesse di liquidare le sue posizioni in dollari, il suo grande creditore rischierebbe di crollare al tappeto.

Taiwan apre al business cinese Investimenti liberi in 192 settori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: provenienti dalla Cina, ma la città, ottavo porto al mondo, si attende vantaggi non tanto dal turismo,quanto dall'arrivodi investimenti dal continente. Il governo di Ma ha annunciato che dal primo luglio sono consentiti investimenti cinesi in 192 settori di business - dal manifatturiero ai servizi fino all'immobiliare - esclusi quelli strategici o comunque legati alla sicurezza:

E via libera agli stranieri negli appalti pubblici ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: stimato in totale sui 20 miliardi di dollari Usa, con il suo ingresso nel Government Procurement Agreeement (Gpa) della Wto. è il 41esimo stato o territorio a far parte di una intesa dalla quale India e Cina restano fuori (anche se Pechino sta negoziando in proposito). Dopo l'accesso alla Wto nel 2002 ( sotto la formula " Territorio doganale separato di Taiwan,

I Numeri dell'Economia canaglia. Una serata globalizzata ( da "Manifesto, Il" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Una serata globalizzata Michele Fumagallo SOLOFRA (AVELLINO) Metti una scuola superiore di Solofra, cittadina industriale (prodotti in pelle) alle porte del capoluogo irpino, dove si discute dell'ultimo libro («La morsa») di Loretta Napoleoni, economista e studiosa attenta della globalizzazione e del mondo post-11 settembre;

Mai più "fabbricatori di illusioni" ( da "Tempi" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma sviluppo e globalizzazione della società non possono prescindere dai princìpi di Carità e Giustizia: ma la Carità, ammonisce il Santo Padre indicandoci una strada che definirei rivoluzionaria, eccede la Giustizia, la completa, diventa un caposaldo per costruire un futuro migliore tra i popoli secondo i princìpi di diritto.

Petrolio: Ortis, speculazione abnorme, servono regole ( da "Trend-online" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incidano sul reddito disponibile delle famiglie e sulla possibilita' per le imprese di competere nel contesto globalizzato'. Il sistema energetico nazionale, infatti, 'continua ad essere caratterizzato da una elevata dipendenza dalle importazioni (85%) e dagli idrocarburi (piu' del 70%, petrolio e gas); anche la produzione elettrica si basa prevalentemente sul gas naturale (54%).

Ecco il cartellone estivoIspica. ( da "Sicilia, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il giorno dopo il convegno studi su «Globalizzazione e convivialità delle differenze». Riproposta l'iniziativa «Arte e sapori», visite guidate e degustazioni con lo storico d'arte Paolo Nifosì e con il direttore dei servizio Beni archeologici della Sovrintendenza, Giovanni Di Stefano.

Sos Mediterraneo: 10 anni per fermarel'aumento della del pianeta ( da "Sicilia, La" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: scienziati di tutto il mondo riuniti fino a venerdì 17 luglio sull'Isola di San Giorgio Maggiore, alla Fondazione Cini, per decidere i contenuti del 5° Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell'Ipcc (il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) che vedrà la luce entro il 2014 (il primo volume nel 2013 e il 3° e 4° volume più il rapporto di sintesi nel 2014).

Cagliari e Alghero LA PFM CANTA DE ANDRÈ Dopo 200 concerti in giro per l'Italia, la PFM (nella foto) con "Canta De Andrè" arriva anche in Sardegna per un breve tour per tributare u ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 14-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Carloforte IL TANGO AL CINE-TEATRO DELLA MUTUA Alle 21,30, al cine-teatro della Mutua, prosegue l'attività musicale, nell'ambito della rassegna ?Un'Isola di Musica - Festival d'estate 2009? del Teatro Lirico di Cagliari, con sei appuntamenti dedicati al tango. Protagonista l'Orchestra Minimal Flores del Alma con Piercarlo Sacco (violino),

Un diamante per la Capitale ( da "Tempo, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: esempio Cuba e Usa o Cina e Taiwan». Soddisfatto il presidente della Fibs Riccardo Fraccari: «Abbiamo scelto un Mondiale non facile come coinvolgimento europeo, ma anche italiano, coinvolgendo ben sedici sedi. Per quel che riguarda il risultato della nazionale, mi auguro che segua il trend che ha visto i cadetti vincere l'Europeo e due squadre italiane nella finale di coppa campioni.

la chiesa e la crisi una nuova frontiera - pasquale giustiniani ( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: una società afflitta da gravi problemi socio-economici, in un contesto "in via di globalizzazione" o già globalizzato. In essa prevalgono spesso i privati interessi e le logiche di potere. Il Papa ne è convinto: una società sempre più globalizzata ci renderà probabilmente sempre più vicini, ma non ci renderà, come si dovrebbe, fratelli.

globalizzazione in musica arriva il trio di nemeth ( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pagina XXI - Palermo La rassegna Globalizzazione in musica arriva il trio di Nemeth Al Kursaal Tonnara il batterista ungherese con il contrabbassista italo-svedese Massimo Biolcati e il chitarrista africano Lionel Loueke Nemeth-Biolcati-Loueke, ovvero la globalizzazione in musica.

Il silenzio assordante dell'islam ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina che non aveva la Danimarca? In Cina discriminano e uccidono i musulmani e in Danimarca un quotidiano pubblicò caricature offensive nei confronti del profeta Maometto. Lo stesso mondo islamico che nel 2005 reagì con indignazione e furia alla pubblicazione delle caricature diventa cieco, sordo e muto di fronte alla violenza e alla discriminazione subite dagli uiguri una minoranza

Il risveglio dell'Asia comincia da Singapore ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Asia comincia da Singapore Domani il dato della Cina: attesa una crescita vicina all'8% Alessandro Merli Singapore ha lanciato ieri un segnale che potrebbe essere più eloquente di tutti i discorsi sui "germogli verdi", i green shoots, per la verità un po' ingialliti negli ultimi tempi, per individuare i tempi della ripresa mondiale.

Quel cigno chiamato debito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In tempi di globalizzazione, è insostenibile. In tutto il mondo le politiche governative accrescono l'instabilità invece di sanare i difetti del sistema. L'unica soluzione sta nella conversione immediata, forzosa e sistematica del debito in private equity.

La Cina sorpassa gli Stati uniti Ue, meno caduta ( da "Manifesto, Il" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I prezzi alla produzione negli Usa sono saliti dell'1,8% a giugno, il balzo più forte dal novembre 2007. Cina super nei confronti degli Usa. A giugno le vendite di veicoli sono salite del 36,5% rispetto allo stesso mese del 2008. Un totale di veicoli pari a 1,14 milioni grazie alla politica di incentivi di Pechino.

La Cina ammonisce l'Australia: no al documentario sugli uighuri ( da "Stampaweb, La" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: azienda commerciale ed era una delle donne più ricche in Cina, con il marito attivista Sidik Rouzi. Il documentario diretto da Jeff Daniels esplora l?impatto sugli 11 figli della coppia, della loro campagna per una maggiore autonomia e libertà religiosa per i 10 milioni di Uighuri in Cina. Tre dei figli sono stati incarcerati.

Ecco il cioccolato che non si scioglie ( da "Corriere.it" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: conquistare i grandi mercati in regioni calde quali Cina e India. La nuova barretta viene tuttora perfezionata nei laboratori di Callebaut, a Zurigo. VULCANO - Il nome del cioccolato è «Vulcano», ovvero una tavoletta che si scioglie a 55 gradi Celsius e che contiene decisamente meno calorie di tutte le altre presenti sugli scaffali: fino al 90 per cento in meno per essere precisi,

Pontremolese, accordo con la Spezia su Marketing turistico e logistica ( da "Sestopotere.com" del 15-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la globalizzazione ha cambiato definitivamente il modo di interpretare un ruolo da parte di ogni città. Per questo – conclude il sindaco Vignali - stiamo costruendo con queste città, che insieme costituiscono un giacimento culturale e produttivo straordinario, una grande alleanza, una geocomunità allargata,

Italian Food Style Education ( da "superEva notizie" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: USA, Cina, Corea e Argentina questo nuovo modo di concept Italian style ha tutte le carte in regola per trasmettere il meglio del nostro patrimonio: enogastronomia, moda, design e salute. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma-

"Spirito di vino" ( da "superEva notizie" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Germania, India, Israele, Indonesia, Palestina, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Siria, Spagna, Turchia, Usa. L'evento, voluto dalla Presidente del Movimento Turismo del Vino Elda Felluga, è nato per sensibilizzare i giovani verso la cultura del bere bene, con consapevolezza e in linea con l'etica della qualità e del consumo attento.

Veleni in cosmetici per bambine, il Ministero ordina il ritiro ( da "Corriere.it" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nichel e persino arsenico nei kit prodotti in Cina. Una decina gli indagati TORINO - Il Ministero della Salute ha ordinato il ritiro dal commercio, su tutto il territorio nazionale, di una serie di prodotti cosmetici (in particolare per bambine) in cui sono stati trovate sostanze non consentite e, in certi casi, potenzialmente nocive.

turismo, la lucchesia tiene ( da "Tirreno, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ribadisce - che mettano i nostri operatori almeno sullo stesso piano dei diretti concorrenti europei, oltre alla necessità di affrontare mercati lontani ma dal potenziale enorme come Cina e India. A livello locale ricordo l'esigenza di coordinare gli appuntamenti delle iniziative turistiche e culturali e di creare un calendario».

anzianità modello '68 - franco buccino ( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: abitanti del nostro pianeta per la sopravvivenza e più recentemente contro la guerra e contro alcuni effetti nefasti della globalizzazione. Oggi essi sono gli anziani che preparano piattaforme sulla terza età e i suoi diritti. Come se l´innalzamento dell´età media fosse già il risultato di una loro battaglia e iniziativa politica. Certo, sono un po´ velleitari e un po´ sognatori.

2010 senza ripresa Banche strozzine Usa contro Pechino ( da "Manifesto, Il" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Intanto dagli Usa è arrivato un nuovo «appello» alla Cina: il segretario americano al commercio, Gary Locke, ha chiesto a Pechino una maggiore flessibilità nel regime dei tassi di cambio e di aprire i suoi mercati all'estero per aiutare l'economia mondiale a uscire dalla crisi.

1941: LA STRATEGIA GIAPPONESE E L'IMPREVIDENZA AMERICANA ( da "Corriere della Sera" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: invasione della Manciuria nel 1931 e l'attacco alla Cina nel 1937, il Giappone si stava progressivamente impadronendo dell'intera Indocina. Gli americani avevano reagito con un embargo sull'esportazione di materie prime e, in particolare, del petrolio. Ma l'autore esclude che Franklin Delano Roosevelt, nel 1941, volesse la guerra con il Giappone.

Borse Europa, indici salgono su dati Usa, JP Morgan ( da "Reuters Italia" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina che rassicurano gli investitori sulle prosepettive della ripresa economica. "I dati (di JP Morgan) hanno dato una scrollata ai mercati", ha detto Richard Hunter, capo dell'equity per Hargreaves Lansdown a Londra. "E' troppo presto per definire un successo la stagione delle trimestrali, ma i primi segnali sono positivi e dimostrano un cambiamento nella propensione al rischio

Informatica: -5% vendite globali computer secondo trimestre ( da "Trend-online" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e' comunicato da Gartner, che il mese scorso aveva stimato un calo ben piu' consistente, pari al 9,8%. Stati Uniti e la zona Asia Pacifico hanno un andamento migliore delle aspettative: in Usa le vendite ammontano a 16,4 mln di unita', con un calo dell'1,2% contro un -12% atteso. In Asia Pacifico +2,3%, +7% in Cina.

Pianisti dal Mondo ai "Pomeriggi in Conc ( da "superEva notizie" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Giappone, Stati Uniti, Estonia) e da tutta Italia a perfezionarsi con il pianista Antonio Pompa-Baldi, vincitore dei maggiori concorsi Internazionali sia in Europa che in America (unico italiano ad essersi affermato in America e unico ad essere chiamato per chiara fama ad insegnare in una università americana ed in particolare alla Cleveland University,

Prezzi: euro ancora forte, panino costa 29% in piu' su Usa ( da "Trend-online" del 16-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il Big Mac 'piu' caro' si trova nei McDonalds della Norvegia (6,15 dollari), seguita da Svizzera (5,98 dollari) e Danimarca (5,53). All'altro estremo della classifica, solo Paesi asiatici: Hong Kong e' la piazza piu' economica con 1,72 dollari, ma a pochi cent si trovano la Cina (1,83), la Malaysia (1,88) e la Thailandia (1,89).

Prodotti di montagna e globalizzazione: sfida da raccogliere ( da "Trentino" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: montagna e globalizzazione: sfida da raccogliere ROVERETO. Agricoltura di montagna e globalizzazione, questi i temi del convegno che si terrà domani alle 10 a Riva di Vallarsa, promosso dall'associazione "Rio Romini" e dal circolo "Lamber". La vita in montagna comporta vantaggi ma anche difficoltà, soprattutto per quelle che sono le attività economiche ed in particolare agricole.

Nessun film italiano in concorso a Locarno ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in un mondo globalizzato anche nella cultura, il diverso o chi guarda le cose con una prospettiva inusuale. La rassegna si apre il 5 agosto e si concluderà il 15. In programma ci sono oltre 250 pellicole, fra corti, medio e lungometraggi: dai manga giapponesi al mondo del lavoro, al viaggio e all'avventura.

I due volti della fama in un Paese liberale ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Come oggi detta la Cina, priva però di libertà politica e religiosa. Il dramma nasce quando non ci sono, o sfumano, le più elementari condizioni persino per professioni essenziali, come sta succedendo in Sardegna, con la vergognosa ritirata dell'Eni. Di certo, Jakso - il folletto pop danzante - svolazzerà nel pianeta per lungo tempo,

la balzani si rioccupa di bilancio nella commissione di strasburgo ( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: del fondo di adeguamento alla globalizzazione, del programma di apprendimento permanente e del monitoraggio delle attivitÁ finanziarie della Banca Europea degli Investimenti. «Mi ha molto emozionata questa prima seduta plenaria - spiega la Balzani - perché la nuova legislatura dovrà affrontare temi importanti per i cittadini europei quali la sicurezza energetica,

Addio alle Crocs, gli zoccoli di George W. Bush ( da "Secolo XIX, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: guadagni avevano consentito di installare fabbriche in Cina e Messico e aprire centri di distribuzione in Olanda e Giappone. Più della metà delle Crocs, infatti, sono state vendute fuori dagli Usa. Ora, però, si è arrivati ad un punto di saturazione, dovuto anche alla qualità del prodotto. Le Crocs, infatti, oltre ad essere estremamente economiche (un paio costa 30 dollari negli Usa)

L'intrigo Rio Tinto Pechino bastona il suo miglior amico ( da "Riformista, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Più che credibile in un paese come la Cina ma c'è probabilmente dell'altro. Pechino, proprio pochi giorni fa, ha raggiunto i 2mila miliardi di dollari di riserve e ha continuato a comprare a mani basse titoli di debito Usa indicizzati in dollari, una manovra fondamentale per Washington.

NO DI CGIL, Cisl e Uil alla Legge sulla sicurezza recentemente approvata. <I... ( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il decreto affermano i sindacati non tiene in alcun conto la realtà attuale: la globalizzazione dell'economia, la libera corcolazione delle persone nell'UE, la presenza di lavoratori migranti nel nostro Paese». «Ben altre norme e politiche migratorie concludono servono per essere capaci di rispondere alla grande sfida della globalizzazione».

di ROBERTO DI MEO ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Già è cominciata la corsa: Usa, Cina, India, Europa «Per una avventura del genere ci vogliono dai 50 ai 100 miliardi di dollari. Ora gli Stati Uniti hanno deciso di spendere le loro risorse su un vettore. Ma su questo versante c'è anche la collaborazione degli altri paesi: Europa, Canada, Russia.

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Già è cominciata la corsa: Usa, Cina, India, Europa «Per una avventura del genere ci vogliono dai 50 ai 100 miliardi di dollari. Ora gli Stati Uniti hanno deciso di spendere le loro risorse su un vettore. Ma su questo versante c'è anche la collaborazione degli altri paesi: Europa, Canada, Russia.

Volley Mondiali e World League Italia a caccia del colpo doppio ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre la squadra di Anastasi dopo un viaggio eterno dagli Usa affronta a Nanchino (13,15 italiane, diretta Raisport Più) la prima delle due sfide contro la Cina che chiudono i gironi di qualificazione della World League: solo vincendole entrambe gli azzurri possono sperare nella Final Six di Belgrado.

Una misura utile per la ripresa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dalla Cina alla revisione dell'aumento del Pil Usa da parte della Federal Reserve, ma la crisi ancora si fa sentire». L'incontro aveva per oggetto tre argomenti: innanzitutto, la moratoria dei debiti delle imprese, sospensione o allentamento delle regole di Basilea 2, la patrimonializzazione delle imprese.

Gb: allarme disoccupazione. La Cina riparte ( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il disgelo economico tra Cina-Usa sarà affrontato il 27 luglio quando a Washington si incontreranno delegati di alto livello. L'annuncio è stato dato ieri. Il G2, come dicono in molti, dovrà affrontare questioni relativi a rapporti bilaterali commerciali e monetari (la Cina dichiara di voler abbandonare il dollaro).

I nuovi terreni dei movimenti globali ( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, India, Brasile diventano nuovi protagonisti. Gli argomenti che otto anni fa circolavano solo al Forum sociale mondiale si leggono ora negli articoli dei premi Nobel per l'economia e Papa Ratzinger, nella nuova enciclica Caritas in veritate, scrive che si deve considerare «l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani»

Così le sanzioni aiutano le dittature ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Onu dalla Cina o dalla Russia, servono soprattutto ad aprire la strada alle nuove potenze emergenti perché vengono applicate solo da quelle avanzate. Anziché mettere sotto pressione regimi criminali, le misure decise a Washington e Bruxelles finiscono per consegnarli a alleati che in cambio chiedono loro solo materie prime a basso costo.

Troppe copie sul mercato Le Crocs a rischio bancarotta ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sono entrambi fatti in Cina, e sembrano e vestono esattamente nello stesso modo...». Il nuovo ad della compagnia, John Duerden, si dice ottimista e rilancia: George Clooney ha promesso di farci da testimonial, sostiene. Basterà, per salvare i «coccodrilli» più amati/odiati del pianeta dall'estinzione?

L'euro? Più caro del 30% Lo dice BigMac ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Così, negli Usa viene venduto in media a 3,75 dollari, nell'area euro a 4,62 dollari (cioè l'euro è sopravvalutato del 29%), in Norvegia addirittura a 6,15 dollari, in Cina solo a 1,83 dollari (con lo yuan che dunque è sottovalutato del 49%).

Ue-16: commercio estero, saldo attivo ( da "Trend-online" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in diminuzione anche le importazioni dalla Russia (-42%), dal Giappone e dalla Turchia (-28% ciascuno). E' calato infine il surplus commerciale con gli Usa (8,9 miliardi contro 22,4 miliardi), cosi' come il deficit con la Cina (46,9 miliardi gennaio-aprile 2009 contro 49,1 miliardi dello stesso periodo 2008). (ANSA).

Le Crocs a rischio bancarotta ( da "Corriere.it" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Sono entrambi fatti in Cina, e sembra­no e vestono esattamente nello stesso modo...». Il nuovo ad del­la compagnia, John Duerden, si dice ottimista e rilancia: Geor­ge Clooney ha promesso di far­ci da testimonial, sostiene. Ba­sterà, per salvare i «coccodrilli» più amati/odiati del pianeta dal­l'estinzione?

Finisce mito Crocsè in bancarotta ( da "Sicilia, La" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: guadagni avevano consentito di installare fabbriche in Cina e Messico e aprire centri di distribuzione in Olanda e Giappone. Più della metà delle Crocs, infatti, sono state vendute fuori dagli Usa. Ora, però, si è arrivati ad un punto di saturazione, dovuto anche alla qualità del prodotto. Le Crocs, infatti, oltre ad essere estremamente economiche (un paio costa 30 dollari negli Usa)

I Viaggi del Delfino rafforza i prodotti Caraibi e Oriente (2) ( da "TTG Italia Online" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: "Abbiamo potenziato anche Caraibi e Oriente, inserendo lo Sri Lanka come nuova destinazione e nuovi hotel a Bangkok e in Cina. E nonostante le mete in Usa e Messico siano calate, stiamo ottenendo ottimi risultati col nuovo tour negli Usa Alla scoperta del West, scelto soprattutto da giovani coppie" conclude.

LA RIPRESA SI PROFILA IN ORDINE SPARSO ( da "Trend-online" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Robusti in Asia: Cina e India sono tornate già da qualche mese in espansione, grazie alla domanda interna; il Giappone ha messo a segno un recupero del 14% nella produzione industriale tra marzo e maggio. Nel resto delle economie avanzate i progressi sono minori in Eurolandia (vendite di auto in forte aumento;

Cina, banca centrale: riserve valutarie sono diversificate ( da "Reuters Italia" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: export ha velocizzato lo sviluppo della Cina e creato lavoro, ma che ora Pechino sta cercando di sviluppare una maggiore domanda interna. Una preferenza culturale per il risparmio e una produzione di apparecchiature di base per i mercati esteri sono ancora fattori fortemente radicati e l'apprezzamento dello yuan da solo non risolverebbe nulla,

Incendi boschivi: al via l'attività di collaborazione Emilia-Romagna in Sicilia e in Abruzzo ( da "Sestopotere.com" del 17-07-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Protezione civile della Regione Emilia-Romagna per cooperare alle attività antincendio boschivo in Sicilia e Abruzzo nell?ambito della campagna estiva 2009. L?Agenzia regionale di Protezione civile ha dato, infatti, anche quest?anno la sua adesione alle iniziative di gemellaggio promosse dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile tra le Regioni italiane in cui ci sono stati


Articoli

Un'opportunità storica per Napoli e il M... (sezione: Globalizzazione)

( da "Roma Online" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

opinioni 10/07/2009 - Un’opportunità storica per Napoli e il Mezzogiorno di Ottorino Gurgo Caro direttore, già in precedenti occasioni, su queste colonne, ho avuto modo di rimarcare due cose: che Napoli e il Mezzogiorno, per superare il loro cronico stato di crisi, debbano avere la capacità di uscire dalle panie del piccolo cabotaggio e di volare alto e che il punto di riferimento di quella che potremmo definire “l’operazionerinascita”, non può che essere il Mediterraneo del quale la nostra città, per collocazione geografica e per tradizione storica deve essere considerata la capitale. Ho rilevato perciò, con compiacimento, che questa vocazione mediterranea di Napoli e del nostro Mezzogiorno ha trovato autorevoli sostenitori nel recente, interessantissimo convegno svoltosi a latere del Premio Ischia, che ha avuto come tema “L’economia del Mediterraneo tra America e Cina. Il ruolo del Mezzogiorno come cerniera con l’Europa e motore di sviluppo”. Il titolo dato al convegno è già una sorta di dichiarazione programmatica e il tema mi sembra talmente appassionante ed attuale che merita di esser ripreso, al di là della cronaca spicciola. Partendo da una premessa: che, come è stato sottolineato proprio nel corso del convegno, la recessione economica sta facendo nascere nuovi schemi, nuove opportunità. Stanno cambiando i modelli di sviluppo e il mondo non cresce più a nord ovest, ma a sud est. Così, se sapremo cogliere le opportunità che per assurdo che possa apparire, la recessione ci offre, anche da questo evento negativo si potranno trarre sviluppi positivi. A conferma di come colga nel segno quell’aneddoto cinese riferito da Luciano De Crescenzo nel suo “Il caffé sospeso”, nel quale si racconta la storia di un contadino al quale era scappato un cavallo. Tutti i vicini cercavano di consolarlo ma il vecchio cinese, calmissimo, rispose: «E chi vi dice che sia una disgrazia?». Accadde, infatti, che il giorno dopo, proprio il cavallo che era fuggito, ritornasse spontaneamente alla fattoria, portandosi dietro altri cinque cavalli selvaggi. Aneddoti a parte, caro direttore, il Mezzogiorno, e Napoli in particolare, non possono e non devono lasciarsi sfuggire in alcun modo l’occasione storica che viene loro offerta. «Tocca a noi meridionali – ha osservato intervenendo al convegno ischitano il presidente del Banco di Napoli Enzo Giustino – cavalcare l’onda del ritrovato interesse per il Bacino che oggi viene indicato come la soluzione della crisi in corso». Si apre una grande sfida, insomma, che non può esser lasciata cadere e che richiede infrastrutture, coinvolgimento della società civile, sicurezza del territorio. La Campania si sta muovendo nella direzione giusta per il conseguimento di questi obiettivi ? La risposta a questo interrogativo non può, occorre dirlo con franchezza, essere positiva. Si opera con lentezza, condizionati da una burocrazia invadente e oppressiva, vittima di vecchi schemi e di vecchie logiche. Dicono gli esperti degli istituti di ricerca internazionali che nel fronteggiare la recente (e purtroppo ancora attuale) crisi economica, la Cina ha mostrato formidabili capacità di resistenza e che sarà proprio la Cina a guidare la ripresa con il resto dell’Asia e gli Stati Uniti, mentre i paesi europei sono destinati a restare ancora una volta al palo, vittime degli egoismi nazionali e della incapacità di elaborare una strategia comune. E qualcuno, paradossalmente, è giunto addirittura ad ipotizzare che, in tempi meno lontani del prevedibile, si possa passare ad un mondo governato non più dal G8, ma dal G2, vale a dire dall’accoppiata Cina- Usa. In questo contesto, tenuto conto che un terzo delle merci che provengono dal sud est asiatico e arrivano in America, passa per il Mediterraneo (nel suo intervento al convegno di Ischia, Marco Zigon, presidente della Getra, lo ha definito “la chiave di volta per l’intero sistema europeo”) , non è difficile comprendere quali enormi opportunità si offrono al nostro Sud e alla nostra città. Ma bisogna saper essere competitivi perché difficilmente il treno che sta per passare innanzi a noi, passerà una seconda volta. (Dal quotidiano Roma del 10/07/2009 )

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L'Aquila, le regole e le banche recidive (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

il commento L'Aquila, le regole e le banche recidive In attesa delle norme anti-crisi i big del credito ci riprovano I lavori del G8 per la riforma della finanza sono stati introdotti da una notizia non richiesta: Goldman Sachs e Barclays Capital stanno ricominciando con la finanza ad alto ritorno delle cartolarizzazioni. Le investment banks ci riprovano. Questa volta, giurano, sarà tutto a regola d'arte. E nel resto del mondo le banche commerciali potrebbero accodarsi. La tentazione di cospargere di dolce panna montata i bilanci, resi amari dalle perdite sui crediti inflitte dalla recessione, è nell'ordine delle cose. Le cartolarizzazioni, del resto, non sono sempre e comunque un male. Le persone per bene usano il coltello per tagliare la torta. I delinquenti per minacciare i malcapitati e derubarli. Cartolarizzare crediti o immobili può ben servire quando il rischio sia allocato in modo sostenibile e trasparente presso le mani adatte. Il punto è chi, quando e come giudicherà le nuove cartolarizzazioni. Nel 2006, una simile domanda sarebbe stata bollata come un'eresia inutile. La concorrenza internazionale, alla quale i mercati finanziari si erano aperti, avrebbe corretto gli eccessi e bocciato le proposte incongrue meglio di qualsiasi Autorità di emanazione politica più o meno diretta. Il pragmatico susseguirsi dei contratti tra privati si sarebbe rivelato più efficiente delle maglie strette del diritto, dettato dai parlamenti. La finanza over the counter era diventata un multiplo di quella regolata e vigilata. Nel 2006 quella domanda sarebbe stata improponibile, perché la privatizzazione dell'economia e delle relazioni sociali, motrice e conseguenza della globalizzazione contemporanea, aveva confinato l'etica nei comportamenti individuali e aveva riservato la cura dell'interesse generale alla politica, ma con l'esplicita riserva di ridurne l'area d'intervento e i poteri. Nel 2009, abbiamo imparato che l'autosufficienza dei mercati era un'illusione non innocente, alimentata da potenti quanto ristretti interessi; che a pagare il conto sono stati i contribuenti e non i beneficiari delle speculazioni; che il cittadino viene prima dell'homo oeconomicus, e non dopo. E allora la bontà delle varie Goldman e Barclays non dovrebbe valutarsi solo nell'esoterico confronto con le consorelle. I Global legal standards e i nuovi criteri contabili del Financial Stability Board promettono un cambiamento. Ma per definirli in concreto e poi adottarli ci vorrà tempo e fatica. Il G8 imprime una spinta, ufficialmente si dice. Il prossimo G20 ne darà un'ultra. Ma la cosiddetta innovazione finanziaria non si ferma ad aspettare. E così tocca agli Stati la responsabilità di organizzare comunque lo scrutinio. E gli Stati, avendo diversamente pagato il conto della crisi, sono tentati di fare da sé. Anche per predeterminare un governo globale più favorevole. Obama tenta la sua riforma. La Merkel vara le sue bad banks . E ciascuno dovrà poi tirare le conseguenze. L'Italia, per dire, ha un'opinione sul limite minimo del 5% del rischio che una banca americana potrà trattenere sui suoi conti nel cartolarizzare proprie attività? Se reputasse che sia meglio il 10% o il 15%, e non sarebbe follia, che farebbe quando una banca nazionale si riempisse di carta americana promettente certo, ma tanto rischiosa? In teoria, certe obbligazioni potrebbero essere semplicemente proibite perché non abbastanza leggibili e altre, leggibili, andrebbero classificate fra gli investimenti che assorbono alte quote di capitale così da limitare, se non scoraggiare, certi azzardi. E in pratica? Negli anni ruggenti della globalizzazione che, non dimentichiamolo, aveva nel dollaro la moneta di riserva e nella debt economy anglosassone il modello sociale di riferimento, la responsabilità del giudizio vero era infine delegata all'America. L'Europa si fece bastare le scuse dello scandaloso Chuck Prince dopo che Citicorp aveva manipolato i titoli pubblici di vari Paesi. L'Italia, ritenendo di aver subito un danno sui derivati venduti da Jp Morgan a Poste, si è limitata a un'interminabile causa al foro di Londra invece di escludere la banca sospettata da ogni affare con la pubblica amministrazione. Con le 12 tavole dell'etica, sarebbe andata diversamente? Se i governi rinunceranno a quell'abdicazione, avrà fine la globalizzazione imperiale. Ma solo i sognatori no global possono pensare che si torni indietro. Basta vedere com'è cambiato l'atteggiamento dell'Italia verso la Cina, ieri minaccia e oggi speranza. Tutti hanno ancora bisogno di tutti, e però quella che oggi sembra prendere corpo è una globalizzazione basata sul ruvido scambio delle merci più che sui fluidi magheggi della tecnofinanza. Una globalizzazione senza più un re è una globalizzazione fatalmente oligarchica poliarchica, scrive Mario Draghi sull' Osservatore romano per essere politicamente corretto e come tale in bilico tra l'ambizione illuminista di un nuovo ordine e la realpolitik degli interessi che scivola verso una dieta polacca su scala planetaria. Massimo Mucchetti stampa |

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Ocse, in Italia primi segnali di ripresa (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Economia Pagina 214 Gli indicatori mostrano un miglioramento delle prospettive dei Paesi più sviluppati Ocse, in Italia primi segnali di ripresa Gli indicatori mostrano un miglioramento delle prospettive dei Paesi più sviluppati «La crisi più grave del dopoguerra ha già toccato il fondo» --> «La crisi più grave del dopoguerra ha già toccato il fondo» Potrebbe essere l'Italia, assieme alla Francia, a ingranare per prima fra i Paesi dell'Ocse la ripresa dopo la crisi economica più grave del dopoguerra. IL TREND A dirlo è l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i cui Composite Leading Indicator, gli indici anticipatori del trend economico relativi al mese di maggio, «indicano tangibili segni di miglioramento delle prospettive della maggior parte delle economie degli Stati membri». E, nello specifico, mostrano che «segnali di potenziale ripresa stanno emergendo in Italia e in Francia», che sembrerebbero aver già toccato il fondo della crisi e aver iniziato un graduale recupero. Mentre Canada, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e India stanno proprio ora emergendo dalla fase più nera della crisi. LE IMPRESE «C'è qualche piccolo segnale di miglioramento, e che forse il peggio lo abbiamo alle spalle viene confermato anche da questi dati», è il commento a caldo del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. L'imprenditrice ha anche commentato i dati Istat sulla produzione industriale che a maggio è risultata stabile su base mensile. «Siamo ancora in una congiuntura molto difficile: però, c'è la percezione che la caduta si sia un po' bloccata e molto lentamente si cominci a risalire». L'INDICE L'indice calcolato dall'organizzazione parigina, per i 30 Paesi che ne sono membri, è salito a maggio di 0,8 punti sul mese precedente, collocandosi a quota 94. Un recupero timido e graduale: l'indice resta pur sempre 7,3 punti al di sotto dei livelli di maggio 2008. Ma il miglioramento su base mensile prosegue costante da marzo scorso ed è da interpretare - in base alle istruzioni fornite dalla stessa Ocse - con una situazione di ripresa. LA BCE Numeri che sembrano collimare con l'orientamento della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale: stabilizzazione delle grandi economie e poi ripresa debole, con ritorno dell'economia di Eurolandia a una crescita positiva a metà 2010. L'EUROPA Per l'Eurozona l'indice è in rialzo mensile di 1,0 punto a 96,5 e indica ripresa, come per gli Usa che segnano +1 punto a 92,2. Sia gli Usa che Eurolandia, in base agli indicatori che predicono il ciclo economico, sembrano aver raggiunto un «possibile picco negativo». ITALIA E FRANCIA Per l'Italia, invece, l'indice aumenta di 1,7 punti a 100,5, incremento più forte fra i principali Paesi dell'Ocse. Per la Francia l'incremento è di 1,3 punti a 100,4. Entrambi i Paesi, sopra la soglia dei 100 punti e con l'indice in aumento, in base alle tabelle dell'Ocse sono da classificare come in «espansione», e hanno effettivamente registrato un picco negativo: hanno, in sostanza, già toccato il fondo.

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il g8 si apre agli emergenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 1 - Prima Pagina Il G8 si apre agli emergenti Chiuso il vertice: il futuro è con India e Cina L'AQUILA. Si chiude con altri accordi (l'ultimo sulla fame in Africa) il vertice in Abruzzo e si va verso la trasformazione del G8 in G14 con l'ingresso di Cina, India e altri emergenti. Obama dal Papa: meno aborti negli Usa. ALLE PAGINE 5, 6 E 7

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G8, questa formula non funziona più È stato il summit della transizione. Anacronistica l'idea che gli 8 governino i poteri economici e politici del mondo (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

G8, questa formula non funziona più È stato il summit della transizione. Anacronistica l'idea che gli 8 governino i poteri economici e politici del mondo LORETTA NAPOLEONI Il G8 dell'Aquila passerà alla storia come il G8 fai da te, la stampa internazionale ha infatti prodotto i giudizi più disparati: durissimi e scettici gli anglosassoni, inclusi gli australiani, che ne hanno bocciato l'organizzazione ed i contenuti, scandalistici i francesi e gli spagnoli che si sono concentrati sulla vita privata di Berlusconi, meno negativa la stampa scandinava, positiva quella italiana. Ad alimentare la polemica sull'utilità del G8 tutti i movimenti che si oppongono al modo in cui i grandi della terra gestiscono politica ed economia: dai no-global a Greenpeace fino ai seguaci dei cantanti rock che vorrebbero risolvere i problemi dell'Africa aumentando gli aiuti. Ognuno dunque ha la sua agenda e la porta avanti a prescindere dalle notizie. Questo purtroppo è il panorama dell'informazione globalizzata. Un bilancio obiettivo del G8 dell'Aquila potrebbe definirlo di transizione, così come è strutturata la formula non funziona. C'è bisogno d'inglobare più paesi, è infatti anacronistico pensare che gli otto siano rappresentativi del potere mondiale. Il mondo è cambiato dai tempi della guerra fredda ed anche le istituzioni che lo rappresentano devono adeguarsi. Questo messaggio pare sia passato ed i paesi membri si sono impegnati a ripensare la formula, che a prescindere da quanti numeri seguiranno la lettera G, dovrà essere incentrata sull'impegno concreto e vincolante di tutti i paesi membri. A Pittsburgh, a settembre, forse ci sarà un annuncio ufficiale. Queste le aspettative, tutti gli occhi sono puntati su Barak Obama e sulle sue riforme. Staremo a vedere. Zoom sul vertice

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l'estate ingrata dei senzatetto - davide carlucci (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina III - Milano L´inchiesta Per le strade di Milano, in centro e nelle stazioni sono sempre di più. E sempre più disperati L´estate ingrata dei senzatetto DAVIDE CARLUCCI LA LUCE del monitor illumina il volto di Zhang nel buio della scalinata che porta al terzo binario della stazione di porta Garibaldi. Anche il mouse s´illumina a intermittenza. Zhang non ha molto, nel suo zainetto: quel che gli basta per trascorrere la notte sulle scale che portano a un binario della stazione di Porta Garibaldi. Ma ha un computer. «Guardo i film, vado su Internet». Resta connesso col mondo – con il suo mondo, perché le pagine che si aprono hanno tutti caratteri cinesi – questo ragazzo che si ritrova a 31 anni trascinato dalle onde della globalizzazione in Italia. Dove, però, non serve più. «Lavoravo a Rimini, producevamo camicie. Poi l´imprenditore ha chiuso...» SEGUE A PAGINA VII

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premi a chi usa l'ardesia insidiata dalla pietra cinese (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina V - Genova Per salvare un mercato ormai in crisi Premi a chi usa l´ardesia insidiata dalla pietra cinese Il piano casa come occasione per riqualificare l´ambiente e rilanciare anche l´economia ligure: la proposta di legge varata ieri mattina dalla giunta regionale, oltre alla possibilità di ampliare gli edifici, prevede una serie di "premi" per chi fa i lavori portando risparmio energetico e usando materiali tradizionali. E´ l´occasione per spingere anche l´ardesia ligure, che è in crisi perché superata da pietra proveniente da Cina e Brasile, di minore qualità ma anche di prezzo più basso. «Abbiamo inserito l´uso dell´ardesia nelle "premialità" della legge ma per evitare di favorire i mercati stranieri, abbiamo specificato di che tipo di ardesia si deve trattare», hanno spiegato ieri mattina il presidente della Regione Claudio Burlando e l´assessore all´Urbanistica Carlo Ruggeri. La legge all´articolo 4 specifica: «ardesia avente composizione chimica con presenza di carbonato di calcio maggiore del 20 per cento», parametro che solo la pietra ligure possiede.

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bond usa bloccati alla frontiera i giapponesi: "titoli da collezione" - walter galbiati (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 33 - Economia Bond Usa bloccati alla frontiera i giapponesi: "Titoli da collezione" In alto mare l´inchiesta a Como. Spunta il blitz anti-dollaro In arrivo la commissione di esperti americani che valuterà se sono certificati veri WALTER GALBIATI MILANO - Denaro nordcoreano da nascondere nei forzieri dei banchieri svizzeri. Soldi per finanziare il traffico internazionale di armi distruzione di massa. O ancora un attacco valutario agli Stati Uniti. Ogni ipotesi è lecita finché non si stabilisce se siano veri o no i 134,5 miliardi di titoli di stato statunitensi, sequestrati a inizio giugno dalla Guardia di finanza alla frontiera di Chiasso. Un giallo internazionale che ha scatenato la fantasia di blogger e appassionati di intrighi, ma che al momento ha poche certezze, se non quelle contenute nel fascicolo del pm comasco Daniela Meliota, dove tuttora sono custoditi quei titoli, in attesa che una pattuglia di esperti Usa si trasferisca, come le star hollywoodiane, in gita sul lago di Como per dirimere la questione dell´autenticità. I due giapponesi fermati, che li trasportavano nel doppiofondo di una valigetta mentre su un treno locale cercavano di passare la frontiera, sono stati chiari fin dal principio: «Sono titoli – hanno messo a verbale – non commerciali, hanno solo un valore storico». Un po´ come quelle azioni delle vecchie società fallite che alcuni broker appendono in quadretti dietro la propria scrivania. Mitsuoyoshi Watanabe e Akihiko Yamaguchi difficilmente potranno ripetere quelle parole. Sono stati denunciati a piede libero, così come prevede il codice per il delitto di contraffazione di titoli di stato esteri, e a quest´ora potrebbero essere ovunque. Stephen Meyerhardt, il portavoce del Tesoro americano, l´unico ente in grado di stabilirne l´autenticità, non ha mai avuto dubbi: «è una frode colossale, non sembrano per nulla dei titoli veri, e comunque non sono mai stati emessi titoli con questa denominazione». Nel dettaglio si tratta di 249 titoli da 500 milioni di dollari e di altri 10 titoli da un miliardo l´uno. I primi hanno varie date e solo per alcuni che risalgono agli anni ´30 si può anche ipotizzare il mero valore storico dichiarato dai due giapponesi. Per gli altri, la cui filigrana è di ottima qualità, il dubbio è legittimo. I 10 da un miliardo sono del 1998 e sono denominati Kennedy bond perché sul dorso presentano il volto del presidente ucciso a Dallas. In genere, però, i titoli (azioni e bond), per di più di questa entità, non circolano mai in forma cartacea. Non ne esistono sul mercato. Dal 1986, gli Stati Uniti utilizzano quasi esclusivamente il formato elettronico e l´Italia fa lo stesso dal 1998. Nonostante queste direttive, resta comunque possibile chiederne l´emissione cartacea, ma a concederla deve essere sempre l´emittente, ovvero, in questo caso, il Tesoro Usa. «è difficile che un investitore istituzionale o anche uno stato possa avere in portafoglio così tanti titoli per un valore così alto», spiega un banchiere di una primaria istituzione finanziaria internazionale. Tali numeri sono più frequenti nei maxi sequestri che la Guardia di finanza compie a scapito delle organizzazioni malavitose. Sono per lo più titoli falsi da depositare presso banche estere a garanzia di finanziamenti da ricevere in un altro paese. Certo, molti indizi propendono per la non autenticità dei titoli, ma restano pur sempre dei lati oscuri. Innanzitutto, perché un falsario avrebbe dovuto affaticarsi tanto per stampare e far esportare titoli praticamente impossibili da piazzare sul mercato. E poi la solerzia con cui i servizi segreti americani avrebbero avvisato le autorità italiane e con cui starebbero seguendo la vicenda. L´ipotesi è che qualcuno si voglia liberare velocemente di titoli di stato denominati in dollari. Del resto sono molti i paesi desiderosi di sostituire la divisa statunitense negli scambi internazionali per limitarne l´egemonia, primi fra tutti la Cina e i paesi arabi.

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mega bonus ai manager aig ci riprova (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 33 - Economia Mega bonus ai manager Aig ci riprova Se dopo 18 mesi di recessione l´economia Usa non riparte, il governo dovrà varare un nuovo piano di stimoli per evitare la stagnazione che si verificò in Giappone nel 1990 Roma - Aig, l´assicuratore Usa salvato dal tracollo con i soldi dei contribuenti, si prepara a pagare la seconda tranche di bonus ai top manager. La cifra non è nota, ma in marzo si sollevò l´opinione pubblica al versamento dei primi 165 milioni di dollari. Così oggi Aig chiede il placet dell´amministrazione Obama, per cautelarsi da nuove critiche. L´avallo, in ogni caso, non eviterà la bufera delle polemiche su un tema sensibile che incrocia etica e finanza, interessi collettivi e privati. Vedremo cosa deciderà Kenneth Feinberg, l´uomo di Obama che sovrintende le retribuzioni nelle società sussidiate. Nel frattempo, in Italia, non resta che registrare con ottimismo l´annuncio del governatore Mario Draghi sul varo di una task force che vigilerà i compensi dei banchieri italiani. Marco Patucchi [l´affaire rio tinto si complica in cina] PECHINO - Il clamoroso arresto a Shanghai di alcuni dirigenti del colosso minerario australiano Rio Tinto è uno scandalo politico dietro cui spuntano vendette e ricatti. Il manager incarcerato è l´australiano Stern Hu, numero uno della filiale di Shanghai. Con lui sono agli arresti tre dipendenti locali. L´accusa è gravissima: furto di segreti di stato e spionaggio. A nutrire i sospetti c´è il retroterra di scontri fra Rio Tinto e autorità cinesi. Il mese scorso il colosso ha respinto la scalata di un ente statale cinese, Chinalco, pronto a investire 19,5 miliardi di dollari per raddoppiare la quota nell´azionariato (dal 9 al 18% di Rio Tinto). C´è poi la crescente inquietudine dell´Australia per la penetrazione cinese nei settori strategici. Un altro fronte s´è aperto con la contesa fra siderurgia cinese e fornitori australiani di ferro. Si sospetta che la Cina giochi pesante, per castigare Rio Tinto e renderla più malleabile. Se così fosse, le multinazionali sono avvertite: toccare gli interessi nazionali cinesi porta a dure ritorsioni. Federico Rampini

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Passare dal G8 al G20 per finire in braccio al G2 (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Passare dal G8 al G20 per finire in braccio al G2 La parola che forse meglio di altre definisce questo G8 è "transizione". Almeno per due motivi. Perché l'economia globale è in una fase di transizione e perché anche la governance globale lo è. L'economia mondiale sta passando dalla fase acuta della crisi a una fase di stabilizzazione (anche se ancora altamente incerta). Non è ancora possibile stabilire se i segni di miglioramento di queste settimane si tramuteranno in segni di una ripresa duratura, trainata dal mercato e non più dallo stimolo fiscale e monetario. Il vertice G8 si occupa solo in parte di questo aspetto. A parte il richiamo alla necessità di definire strategie di uscita dalle politiche di sostegno adottate nei mesi scorsi per fronteggiare la crisi, l'agenda dell'Aquila si concentra su temi più di lungo termine. Su come debba essere il sistema globale del dopo crisi. La transizione che è al centro della discussione è quella dal vecchio modello di sviluppo a un ancora non ben definito "nuovo modello". I grandi all'Aquila si sono interrogati sulle "nuove fonti di crescita" e del ruolo che i nuovi Paesi emergenti dovranno avere nella crescita globale visto che il vecchio motore di sviluppo, basato in gran parte sul consumatore Usa, non potrà riprendere velocità molto presto. Ma si sono interrogati anche sulle altre crisi, che la crisi finanziaria ha messo per un po' in secondo piano. La crisi climatica, quella della sicurezza alimentare, quella delle risorse idriche, che si lega alle altre due. La transizione è. a dir poco, difficile. Passare dalla gestione della crisi alla definizione di un nuovo modello di crescita che sia rispettoso del clima, che sia più verde e che affronti i problemi della nutrizione soprattutto nei Paesi poveri richiede molte risorse finanziarie e politiche (e risultati positivi dal vertice di Copenhagen della fine dell'anno). Quelle finanziarie sono già assai scarse e rischiano di diventarlo ancora di più visto il gigantesco accumulo di debito pubblico, conseguenza dei pacchetti di stimolo fiscale messi in atto dai principali Paesi. Neanche quelle politiche sono abbondanti e dovranno essere investite oculatamente per raggiungere un accordo utile a Copenhagen. Il tema è anche affrontato all'Aquila nella riunione dei MEF (Major Economies Forum) che raggruppa 17 Paesi. La transizione riguarda, poi temi ancora più di fondo: quelli delle regole globali per il mercato. I leader del G8 hanno ricevuto dai loro ministri finanziari il "Lecce framework" che contiene gli elementi di quello che potrebbe diventare un "Global Standard", un insieme di regole sul comportamento dei mercati (e dei singoli che vi operano) che permetta di ridurre la propensione alla crisi e di basare l'attività economica su più trasparenza e integrità: un messaggio economico ed etico allo stesso tempo, e che va oltre l'obiettivo di ridisegnare le regole dei mercati finanziari. A partire da qui la sfida sarà quella di passare dai principi alla definizione di regole vere e proprie e soprattutto alla loro applicazione. Una sfida che i leader del G8 dovrebbero poi passare a quelli del G20 che si riuniscono a Pittsburgh in settembre. Un passaggio obbligato se le nuove regole devono coinvolgere tutti i maggiori Paesi del globo. Tutto ciò si intreccia con la transizione della governance. Dallo scoppio della crisi e dopo il vertice G20 di Washington si sono moltiplicati quanti sostengono che il G8 è morto e che sarà presto sostituito dal G20. Vi è accordo generale che la governance globale non può lasciare fuori i nuovi Paesi emergenti, che una volta si chiamavano BRICS, ma l'accordo è meno chiaro su quale debba essere il nuovo formato. Il processo è tutt'ora in corso e a volte assume aspetti paradossali. All'Aquila ci sono ben più di venti Paesi, coinvolti nei meeting a seconda del tema trattato. Gli stessi G20 a Londra erano più di venti. La transizione è in corso, ma non si sa verso cosa. La storia delle relazioni internazionali ci dice che al crescere del numero dei partecipanti ai consessi mondiali diminuisce la possibilità di trovare un accordo su alcunché. Di conseguenza il luogo delle decisioni tende a spostarsi altrove. Nel G2 (Cina-Usa) ma non solo. Un altro fatto confermato dalla storia delle relazioni internazionali è che un sistema multipolare è molto più difficile da governare di un sistema unipolare. L'agenda, esplicita e implicita, della doppia transizione è assai fitta e impegnativa. Il capitale politico e finanziario disponibile è, come detto, molto limitato e perciò è elevato il rischio di insuccesso. Ma sarebbe sbagliato giudicare il vertice trattandolo come un episodio isolato. Nel mondo del dopo crisi si è accelerato il processo di cambiamento globale e tale processo è destinato a continuare. I rischi rimangono elevati. Nel suo momento più acuto la crisi è servita da elemento catalizzatore dell'azione collettiva internazionale. Ma con l'attenuarsi dell'emergenza le priorità ritornano a essere dettate da interessi nazionali piuttosto che globali. E allora aumenta la probabilità che la transizione si diriga non verso un nuovo equilibrio, ma verso un nuova fase di incertezza e instabilità. di Pier Carlo Padoan 11/07/2009

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, un successo d'esportazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

ANCONA pag. 4 «Adriatic design», un successo d'esportazione POLIARTE ANCONA è sempre più capitale del design. Merito del Centro Sperimentale Poliarte, che con la sua iniziativa Adriatic design 2009' ha portato l'attenzione delle due capitali italiane del design, Torino e Milano, sul capoluogo marchigiano. Ed ora l'importante evento espositivo si appresta a varcare l'Adriatico: nella prossima primavera l'appuntamento si trasferirà a Spalato. E' di ieri invece la proposta di far diventare Adriatic design' un programma biennale di livello europeo. L'obiettivo è sempre lo stesso: valorizzare il design delle regioni del territorio adriatico. Spiega il professor Giordano Pierlorenzi, direttore del Centro: «Cerchiamo i giovani talenti, le eccellenze del design glocale, termine che unisce globale e locale. E' importante la globalizzazione, ma anche il genius loci. Il design offre innumerevoli professioni e un'occupazione certa: il nostro centro dà subito lavoro al 90-93% degli allievi. Le aziende li cercano. Con esse noi collaboriamo a stage, workshop e tesi di ricerca'. Giorgio Cataldi, presidente di Ancona Promuove, si complimenta con il Poliarte perché contribuisce a rendere protagonisti il nostro mare e le sue eccellenze. Il design è uno dei maggiori fattori di qualità del made in Italy». Image: 20090711/foto/58.jpg

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IL VANGELO della domenica ripresenta il mandato che Gesù ha da... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

AGENDA E LETTERE pag. 11 IL VANGELO della domenica ripresenta il mandato che Gesù ha da... IL VANGELO della domenica ripresenta il mandato che Gesù ha dato agli apostoli e alla Chiesa: «Andate in tutto il mondo ed annunciate il mio Vangelo». Che non è una serie di conoscenze, né una dottrina. E' il progetto di Dio che si è manifestato nel volto umano crocifisso e risorto di Gesù. Un progetto che pone al centro la persona e stabilisce tra gli uomini il comandamento dell'amore. La chiesa deve dedicarsi a quest'unica missione: interpretare le problematiche e le sfide del mondo d'oggi alla luce del Vangelo. L'umanità, per svilupparsi e progredire, più che di soluzioni tecniche ha bisogno di un'anima, di un'etica. Sublime la testimonianza di papa Benedetto XVI nella sua terza enciclica dal titolo Caritas in Veritate', dedicata ai temi sociali e della globalizzazione. «E' una grande sfida per la chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione. Il rischio del nostro tempo è che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano. I fatti sociali del mercato economico, le sproporzioni tra le varie persone evidenziano la carenza di un'etica nel mercato economico e finanziario. La condivisione dei beni e delle risorse, da cui proviene l'autentico sviluppo, non è assicurata dal solo progresso tecnico e da mere relazioni di convenienza, ma dal potenziale di amore che vince il male con il bene e apre alla reciprocità delle coscienze e delle libertà. La chiesa non ha soluzioni tecniche ad offrire e non pretende minimamente d'intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, per una società a misura dell'uomo, della sua dignità, della sua vocazione. Senza verità si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perché non interessata a cogliere i valori - talora nemmeno significativi - con cui giudicarla e orientarla. La verità è il rispetto nell'amore di ogni persona» (cfr:Benedetto XVI, Caritas in Veritate, n.9).

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Un grande caos sotto il cielo (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Un grande caos sotto il cielo Il titolo del Padiglione Cinese alla 53esima Biennale di Venezia di quest'anno ha un titolo molto poetico: "Vedere il mondo in un granello di sabbia". Un titolo più appropriato visti i metodi che la Cina usa per tenere il coperchio sulla pentola dei guai di casa e per mettere le mani sul mondo potrebbe essere: "Anche un elefante se vuole può metterlo nel sedere di una formica". Nel Padiglione Cinese che presenta gli artisti Fang Lijun, He Jinwei, Hen Sen, Liu Ding, Qiu Zhijie, Zeng Fanzhi e Zeng Hao, tutti fra i trenta e i quarant'anni, la sensazione che abbiamo è esattamente quella di essere formiche in mezzo a degli elefanti. Elefanti che, oltre che a sodomizzarci, vogliono anche fare gli artisti. Arte sicuramente ne fanno, ma il risultato, particolarmente nella pittura ma anche nel resto, è quello di opere fatte con la proboscide. Alcuni di questi artisti sono stati lanciati nel firmamento dell'arte contemporanea dal signor Saatchi, collezionista impresario londinese che una ne azzecca e mille ne manca. Il risultato è un grande caos sotto il cielo, come avrebbe detto la buonanima di Mao, ma in questo caso la situazione non è per nulla eccellente, ma molto scadente. Più che in un granello di sabbia, qui il mondo è contenuto dentro una biglia di sterco di capra. Coloro ai quali non fosse passato del tutto l'appetito, estetico s'intende, dopo aver visitato il padiglione dell'arte italiana benedetto dal minestrone dei cani culturali non lontano da quello cinofilo, possono andare a mangiare il biscotto della fortuna in Cina. Il messaggio che ci troveranno dentro sarà: «Tornate fra due anni, è meglio». Padiglione Cinese - Biennale di Venezia Fino al 22 Novembre 11/07/2009

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LA FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Cento è fortemente impegnata per dare ri... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

VETRINA CENTO pag. 14 LA FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Cento è fortemente impegnata per dare ri... LA FONDAZIONE Cassa di Risparmio di Cento è fortemente impegnata per dare risposte concrete alle difficoltà create dalla grave crisi economica che per effetto della globalizzazione non ha risparmiato il pur solido Centese. Milena Cariani, la presidente, elenca le iniziative approntate dall'ente inquadrandole in una più vasta attività che vede la Fondazione «da sempre vicino al territorio, anzi parte integrante dell'area e della sua straordinaria comunità». Un primo intervento è stato avviato in collaborazione con la facoltà di Agraria dell'università di Bologna e prevede la raccolta, attraverso associazioni del volontariato locali, di derrate alimentari prossime alle scadenza, che vengono immediatamente distribuite dalle stesse associazioni ai bisognosi, sempre più numerosi. Attenzione particolare, dice ancora la presidente, è poi riservata ai cassintegrati per i quali è stata offerta una disponibilità ad affrontare emergenze di carattere familiare; il tutto secondo un progetto che vede coinvolti anche gli enti pubblici territoriali. Ma non basta: anche le imprese e i lavoratori, messi a dura prova dalle congiuntura negativa, non sono certo dimenticati. A loro favore, infatti, è riservato un concreto intervento che vede, insieme, Cassa di Risparmio e Fondazione: la prima anticiperà gli importi da destinare ai dipendenti che attendono gli stipendi dalla cassa integrazione; la seconda si farà carico degli interessi maturati. Si tratta di tre interventi importanti, dunque, legati alla contingenza e inseriti in un ampio ventaglio di progetti e iniziative che testimoniano la grande dinamicità dell'ente. Di rilievo, ad esempio, è l'importante contributo offerto alla nascita di un grande piano per potenziare la Protezione civile che ora può contare nell'Alto Ferrarese di strutture e mezzi di grande utilità civile. Si tratta di un intervento che si può definire strutturale e dunque di ampio respiro, come del resto quello aggiunge la presidente concernente l'acquisto, realizzato sempre dalla Fondazione, del terzo piano dell'immobile che ospitava il liceo Cevolani in corso Guercino. Questa mansarda ospiterà la sede dei corsi universitari in meccanica e informatica e un centro di ricerca sempre dell'ateneo estense. «La Fondazione è un preciso punto di riferimento la nostra comunità» rileva soddisfatta la Cariani citando anche il forte impegno dell'ente verso il sociale, come testimonia, fra i tanti, il rilevante intervento destinato all'Anffas che ha consentito la creazione della struttura residenziale La coccinella gialla - Dopo di noi'.

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Impegno per i paesi poveri: venti miliardi contro la fame (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 5 Impegno per i paesi poveri: venti miliardi contro la fame LE PERSONE MALNUTRITE SONO OLTRE UN MILIARDO dall'inviato ALESSANDRO FARRUGGIA L'AQUILA SE SOLO la metà delle promesse fatte dai leader che hanno partecipato al G8 dell'Aquila fosse mantenuta e si traducesse in azioni concrete, il mondo sarebbe un po' migliore. Non un paradiso certo, ma un po' meno affamato, meno a rischio di cambiamenti climatici, meno esposto alle crisi finanziarie e alla proliferazione nucleare. Dalla lotta contro la fame all'effetto serra, dalla ripresa del negoziato sul commercio di Doha, al Lecce framework' sulle regole globali, i leaders non hanno lesinato in promesse. L'ultima è venuta nella giornata di chiusura, il cui focus era sull'Africa. IL G8 si è impegnato a mettere a disposizione 20 miliardi di dollari (erano 15 nelle bozze preparatorie) in tre anni per una iniziativa per lo sviluppo rurale nei paesi poveri. Gli Usa metteranno la fetta più grossa (3,5 miliardi), seguiti da Giappone (3 miliardi), Ue (un miliardo), la Francia (2 miliardi), la Gran Bretagna (1,8 miliardi), il Canada (520 milioni), la Spagna (500 milioni) e, ultima, l'Italia (450 milioni). Peccato che i G8 non hanno ancora mantenuto le promesse peraltro ribadite all'Aquila che vennero fatte a Gleaneagles nel 2005 di innalzare l'aiuto di 50 miliardi di dollari all'anno entro il 2010, la metà dei quali in Africa. Su questo tema, i G8 hanno deciso di completare entro il 2010 uno studio su quel che è necessario fare per centrare gli «obiettivi del millennio» per sradicare povertà e fame. Come se il problema fosse la mancanza di conoscenza del problema. La Fao recentemente ha denunciato che la soglia dei malnutriti ha superato il miliardo. UN TEMA chiave all'Aquila è stato quello dei cambiamenti climatici. Qui i G8 hanno promesso di tagliare le emissioni del 50% a livello globale e dell'80% nei paesi sviluppati entro il 2050. I 17 paesi del Major economies forum (compresi Cina e India) hanno riconosciuto invece la necessità di non superare i 2 gradi in più rispetto all'epoca preindustriale: per Cina e India è la prima volta. Per centrarlo servirebbero tagli almeno del 50%, ed è quindi un risultato importante, anche se toccherà al vertice di Copenaghen cercare di concretizzarlo in azioni mettendo anche indispensabili e robusti obiettivi intermedi. Passando all'economia, il G8 ha ribadito l'impegno per l'applicazione delle misure anticrisi, con una attenzione speciale alla dimensione sociale della crisi. E dai leader del G8 è arrivato un deciso «no» al protezionismo. I mercati aperti, hanno sottolineato, sono cruciali per la crescita e lo sviluppo, ancora di più in un periodo di crisi. E hanno riaffermato la loro determinazione a resistere al protezionismo e confermato l'impegno alla clausola di moratoria adottata a Washington e Londra. In questa ottica servirebbe lo sblocco del negoziato di Doha per il quale è stato dato mandato ai ministri del commercio di incontrasi prima del vertice G20 di Pittsburgh per cercare di concludere il negoziato entro il 2010. Dato che è fermo da sette anni e mezzo, allo stato è un esercizio di ottimismo della volontà.

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IL CANNIBALE E LA MAMMA (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 2 IL CANNIBALE E LA MAMMA Leo Turrini AI MONDIALI di Roma lo Squalo si metterà a... dieta: dopo gli otto ori di Pechino, a Michael Phelps nella capitale di trionfi ne basterebbero sei. Infatti un dolorosissimo torcicollo ha impedito all'Imperatore del nuoto la partecipazione ai Trials statunitensi sui 100 stile libero. La rinuncia «limiterà» le presenze dello Squale nella piscina della rassegna iridata a 200 stile libero, 100 e 200 farfalla e le tre staffette. Ma non è il caso di lamentarsi: tanto per gradire, a Indianapolis il signor Phelps si è impossessato dell'unico primato che ancora gli mancava. IL RECORD. In Cina, durante l'Olimpiade dei miracoli, lo Squalo aveva ottenuto una vittoria molto discussa sui 100 farfalla. Ancora oggi c'è chi sostiene che, in realtà, a toccare per primo fosse stato il serbo Cavic, collocato invece in seconda posizione dai giudici della federazione internazionale. E inoltre sulla stessa distanza Phelps non era mai riuscito a migliorare il limite planetario (50''40) del connazionale Crocker. Bene. Dopo lunghi mesi passati tra incubi e misteri, tra squalifiche per consumo personale di droghe leggere e pubbliche scuse ai bambini che lo avevano eletto a modello, tra donne da copertina e parenti invadenti, mister Phelps è tornato in piscina. L'aveva detto e non tutti gli avevano creduto: «Ho le stesse motivazioni di una volta, se mi mancassero gli stimoli non andrei certo a nuotare tutte le mattine all'alba». Beh, in effetti non deve essergli passato lo sfizio di nuotare meglio e più velocemente di tutti, se è vero che è andato a prendersi il record. 50''22 ai Trials di Indianapolis e tanti saluti a chi dubitava delle sue voglie e dei suoi buoni propositi. Quanto poi al torcicollo, è un segnale della «umanizzazione» del Fenomeno. Phelps non è un Fenomeno, non è perfetto, ha il corpo che scricchiola e ogni tanto si fa pure una canna... LA MAMMA. L'altra storia delle qualificazioni Usa per il mondiale romano ha la faccia e il fisico di Dara Torres. La quarantaduenne sirenetta, già protagonista alla Olimpiade di Los Angeles del 1984 (!), si è presentata in piscina accompagnata dalla figlia Tessa. Dopo di che, ha naturalmente vinto la prova sui 50 stile libero, lasciando indietro ragazze che hanno meno della metà della sua età. Un prodigio che promette di regalare una stella in più alla rassegna iridata: la Torres ormai fa storia, la cronaca l'ha fatto un quarto di secolo fa.

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Barack ringrazia gli italiani (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 3 Barack ringrazia gli italiani «Arrivederci, ho L'Aquila nel cuore» Oggi è in Africa coi fondi del G8. Berlusconi: «Non sbaglia una mossa» dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI L'AQUILA OGGI È GIÀ in Africa con un dono di 20 miliardi di dollari che andrà in parte al Ghana definito un «modello di democrazia», ma in meno di 3 giorni, anche in Italia Obama ha lasciato il segno. Berlusconi è rimasto stregato e la prossima volta si chiameranno Silvio e Barack. «È stato molto piacevole ha detto ieri soddisfatto il premier A tavola ci siamo scambiati anche alcune esperienze sulla nostra vita privata. E' una persona che, pur non avendo una lunga vita politica, non ha mai sbagliato una mossa. Spero di diventare presto suo amico». LUI SE N'È andato dall'Abruzzo dicendo: «L'Aquila sarà ricostruita e la coraggiosa gente di questa città rimarrà sempre nel nostro cuore Arrrrividerci...». C'è stato un vero «effetto Obama» in questo summit del G8 e del terremoto che continua a farsi sentire sebbene con scosse più discrete. L'umanità spontanea del presidente >Usa, aggiunta alla solenne freddezza del grande leader, è stata davvero contagiosa. Il capo della Casa Bianca ha chiuso il suo summit ringraziando «il popolo italiano, Napolitano e Berlusconi», è stato un vero «copresidente», con idee molto chiare: «Quella italiana è stata un'accoglienza splendida e un'organizzazione eccellente ha detto Barack i vertici sono molti importanti e questo è stato anche davvero produttivo, ma sono ormai diventati troppi. Dovremmo farne meno e più efficaci. E poi non si possono prendere decisioni globali senza avere Cina, Brasile e India nella stessa stanza. Viviamo in un momento di transizione ma andiamo verso un cambiamento di queste grandi istituzioni internazionali e dobbiamo farlo insieme». Se sul piano economico e ambientale, i successi dell'Aquila non possono definirsi travolgenti, su quello del nucleare e della sicurezza Obama è convinto di avere centrato l'obiettivo: «Sull'Iran la porta rimane aperta ma la comunità internazionale non è disposta ad attendere all'infinito e non può accettare la minaccia nucleare iraniana e nordocoreana». Non è mai stato proposto al summit di imporre nuove sanzioni, ma il segnale mandato a Teheran è forte e unanime. Se entro i prossimi mesi l'Iran non dovesse cambiare la sua posizione finora intransigente sarà necessario intraprendere ulteriori azioni». Non è un ultimatum scritto, ma quasi. Il 25 settembre a Pittsburgh in occasione del summit del G20 il nucleare tornerà sul tappeto e se per quella data non vi saranno stati contatti e non sarà ripreso il negoziato potrebbe scattare questa volta anche con la partecipazione russa e cinese la «tolleranza zero». ALL'AQUILA in altre parole Obama ha concesso, addirittura frenando una Francia più interventista, altri due mesi ad Ahmadinejad perché rinunci alla costruzione dell'atomica e si adegui, come ha fatto Gheddafi , diventato un'ospite speciale del summit, ad un nucleare civile e pacifico rientrando con tutti gli onori nella comunità internazionale. Per il marzo del 2010 la Casa Bianca organizzerà a Washington la prima conferenza mondiale dei paesi nucleari. Si va ad una massiccia riduzione degli arsenali se avrà successo il negoziato con i russi. L'Inghilterra ha già annunciato i suoi tagli. Non c'è proprio spazio per nuovi soci nel «club atomico» in via di smantellamento. Teheran e Pyongyan sono gravemente fuori rotta.

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L'Ocse fa sperare l'Italia (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA & FINANZA pag. 20 L'Ocse fa sperare l'Italia «Primi segni di ripresa» «Con la Francia, ha già toccato il fondo della crisi» di NUCCIO NATOLI ROMA L'AZIENDA ITALIA ha cominciato la risalita. Ne è convinta l'Ocse che, per consolidata abitudine, non è propensa a fare il medico pietoso, e meno che mai con il nostro Paese. L'organizzazione che raggruppa i 30 paesi più sviluppati del mondo ha pubblicato uno studio secondo il quale Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Cina e India hanno toccato il punto più profondo della crisi. Gli unici due Paesi che mostrano segnali consistenti di avere cominciato la risalita sono Italia e Francia, con la chiosa che il processo sembra essere un po' più deciso da noi rispetto a quello dei cugini transalpini. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha sintetizzato il tutto con la formula: «Segnali di potenziale ripresa stanno emergendo in Italia e in Francia, con indicazioni di punto di minimo in Canada, Regno Unito, Usa, Cina e India». Qualche spiraglio positivo c'è pure per la Germania, ma molto meno che per Italia e Francia. Chi se la passa sempre piuttosto male è il Giappone che continua a perdere terreno, mentre per la Russia non è ancora chiaro se è stato «toccato il punto più basso della crisi». ALDILÀ DEL SOSPIRO di sollievo perché stavolta la previsione dell'Ocse sono in rosa per il nostro Paese, è il quadro complessivo quello che lascia ben sperare. Nel linguaggio dell'Ocse tutto ciò è espresso con la formula «ci sono tangibili segni di miglioramento nelle prospettive della maggior parte dei paesi membri». E' risaputo che la struttura produttiva dell'Italia è a forte vocazione esportatrice. Se la crisi ha toccato il punto più basso nei grandi paesi industrializzati, prima o poi si manifesterà la ripresa. A quel punto l'effetto traino per il nostro sistema produttivo non potrà che essere positivo. Il quadro disegnato dall'Ocse sembra confermare anche l'ipotesi che si sta rafforzando tra tutti i grandi centri studi mondiali (Fmi, Bce) che la ripresa su scala mondiale dovrebbe arrivare dopo i primi mesi del prossimo anno. LA CRISI in cui si dibatte l'Italia, però, ha due punti critici: la domanda estera e quella interna. Se la domanda estera riprenderà a tirare non sarà la soluzione di tutto, ma quantomeno i problemi si dimezzeranno. Se si apre uno spiraglio sul fronte estero, continua il buio su quello interno. La prova viene dai conti pubblici. Il ministero dell'Economia ha comunicato che a maggio, tra entrate (34,6 miliardi di euro) e spese (42,3 miliardi), i conti pubblici sono andati in rosso di 7,695 miliardi. Da notare che ben sei miliardi sono da addebitare agli interessi pagati sui titoli del debito pubblico in scadenza. Per fronteggiare quei 7,695 miliardi di differenza il Tesoro ha dovuto emettere altri titoli. Per la precisione, 406 milioni di titoli a breve termine, 5,047 milioni a medio-lungo termine e 3, 228 milioni sono stati reperiti con altre operazioni contabili. Insomma c'è una certezza di cui faremmo volentieri a meno: il mostro del nostro debito pubblico continua a crescere. INTANTO MARTEDÌ il Governo illustrerà il Dpef alle organizzazioni imprenditoriali e sindacali. Tutte le associazioni sono state convocate a Palazzo Chigi con una lettera firmata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. In mattinata il documento di programmazione economica e finanziaria sarà esaminato dal pre-consiglio. Mercoledì sarà sottoposto all'approvazione del Consiglio dei ministri.

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Prime prove di governance planetaria (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-11 - pag: 4 autore: ANALISI Prime prove di «governance planetaria» di Adriana Cerretelli I l vertice dell'Aquila si è chiuso in bellezza. Sarà vera gloria o, come molti che l'hanno preceduto, si consumerà strada facendo per finire in quasi niente? Da Silvio Berlusconi, l'ospite del vertice, all'americano Barak Obama, l'invitato più illustre, dalla tedesca Angela Merkel al francese Nicolas Sarkozy, dal russo Dmitri Medvedev ai leader asiatici e africani fino alle organizzazioni intergovernative, tutti ieri, sia pure con toni diversi, hanno definito l'appuntamento un successo. Risultati concreti alla mano. Indiscutibili. Questa volta infatti si è provato ad andare oltre i messaggi generici per tentare di andare al sodo dei problemi sul tappeto. E non solo a livello di G-8, il nucleo storico, ormai superato perché inadeguato, della governance mondiale ma anche di tutte le altre declinazioni in " G", che includono i grandi e medi emergenti e promettono di diventare il fulcro del nuovo ordine globale. «Possiamo forgiare il nostro futuro o lasciare che siano gli eventi a farlo per noi» ha avvertito Obama. Il ritorno in grande stile della leadership globale americana, il rilancio del gioco di squadra multilaterale nella consapevolezza che anche le superpotenze impallidiscono e piangono e nel nuovo panorama mondiale, hanno dato una scossa costruttiva al dialogo. Non succedeva da anni. La battaglia per fermare il riscaldamento del clima è riuscita così prima a incassare l'adesione americana e dell'intero mondo industrializzato con tanto di impegni cifrati sul taglio delle emissioni di Co2. E poi, se non ancora a vincere, a scalfire la riluttanza di Cina, India ed emergenti, con la promessa di aiuti finanziari e tecnologici. Di impegni intermedi seri ma differenziati tra i paesi in marcia verso la data simbolo del 2050. La ribadita volontà di far ripartire economia e fiducia, senza nascondere le insidie che restano sul cammino di entrambe, di restituire stabilità ai mercati finanziari con nuove regole e standard, anche etici, per vaccinarli contro analoghi disastri futuri, non ha trascurato il commercio. Per una volta, almeno in apparenza, non nel solito modo liturgico. Insieme industrializzati ed emergenti hanno auspicato sì la conclusione del Doha Round in bilico da 8 anni ma hanno fissato anche la data del 2010 per chiuderlo e una ministeriale in settembre, prima del G-20 di Pittsbourgh, per riuscirci. All'Africa non è stata venduta la solita retorica ma aiuti oltre le previsioni, 20 miliardi di dollari, da destinare non alla consueta assistenza a fondo perduto ma a sviluppo agricolo e sicurezza alimentare. Per smentire la logica del business as usual , incompatibile con i tempi e la crisi che morde, il G-8 ha affrontato anche il nodo della successione a se stesso indicando l'ipotesi di un gruppo allargato agli emergenti, G-14 o 15 che sarà. Senza però seppellire le altre "G", destinate a una vita " flessibile". All'Aquila, in breve, sono andate in scena le prime prove di governance mondiale. Fine dell'indiscussa egemonia occidentale, primi tentativi di mettere insieme tutti i protagonisti del "villaggio globale" emergenti e paesi in via di sviluppo, per dar vita all'avventura corale per un nuovo ordine più aperto, stabile e meno iniquo. Quanto solidi e credibili sono questi primi vagiti di neo-multilateralismo che hanno in Obama il grande animatore? Quando, nonostante alcuni segnali incoraggianti, il quadro resta recessivo, i mercati finanziari vulnerabili, la bomba sociale innescata, gli istinti protezionistici tendono a prevalere. E tutta da dimostrare la capacità dei paesi ricchi di finanziare i più poveri per conquistarli alla crociata "verde" garantendo così il successo della conferenza di Copenaghen in dicembre. Quando la Russia di Medvedev, che tiene in pugno l'Europa con il ricatto energetico, torna (ieri) a minacciare l'America di Obama di schierare missili a Kaliningrad se gli Usa non rinunceranno allo "scudo" nell'Europa dell'Est. Quando Russia e Cina, che proteggono Iran e NordCorea, continuano (anche al G-8) a sognare di scalzare la supremazia del dollaro. Quando l'Europa continua a resistere agli appelli Usa per contributu più incisivi nella battaglia contro i talebani in Afghanistan e Pakistan. Quando l'armonia occidentale sulle nuove regole finanziarie come sulle politiche economiche anti-crisi scricchiola, è leggittimo chiedersi quanto potrà durare lo spirito positivo dell'Aquila. Non per rovinare la festa. Ma per sapere che la nuova governance globale, che è necessaria, ha un prezzo. Tutti i signor "G" avrebbero il massimo interesse a pagarlo però non è certo che tutti vogliano o possano farlo al momento opportuno. © RIPRODUZIONE RISERVATA VILLAGGIO GLOBALE Fine dell'indiscussa egemonia occidentale, con il tentativo di mettere insieme tutti i protagonisti emergenti

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L'Iran condanna l' uso della forza (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-11 - pag: 4 autore: LA PROVOCAZIONE L'Iran condanna l'«uso della forza» V oi ci deplorate? Noi vi condanniamo. Al canovaccio del "botta e risposta" globalizzato, la traccia mancante l'hanno scritta ieri gli iraniani. Nel giorno in cui i leader del G-8 «deplorano le violenze post-elettorali» ed esprimono «preoccupazione per i recenti sviluppi in Iran», Teheran convoca l'ambasciatore italiano Alberto Bradanini e condanna «l'uso della forza da parte della polizia» per contenere le proteste contro il summit dell'Aquila. Basta voltarsi verso il pulpito degli ayatollah per cogliere il paradosso e l'assurdità della vicenda. Da strenuo e celebre difensore dei diritti umani, lo stato islamico invita il governo italiano a rispettare gli impegni internazionali nella gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni. Nel nuovo canovaccio arriva la legge del taglione. In formato diplomatico. (D. Aq.)

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La partita si sposta all'Onu Sulle riforme nessun consenso (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 11/07/2009 - pag: 10 L'analisi Per essere governato il mondo che cambia richiede consensi volontari e liberi, dunque difficili da ottenere La partita si sposta all'Onu Sulle riforme nessun consenso Cruciale rinnovare le Nazioni Unite: ma ognuno gioca per sé Il G8 dell'Aquila è andato bene. Anzi benissimo, se si pensa che è nato da un azzardo organizzativo e che la sua vigilia era stata segnata da infuocate polemiche. Su tutti i principali temi sono stati compiuti progressi che non sempre riunioni di questo tipo riescono ad esprimere, e l'amichevole attivismo di Barack Obama, se ha aiutato il G8, ha anche consapevolmente dato una mano al padrone di casa. Dalla prova Berlusconi esce rinfrancato, e l'Italia forte di nuova credibilità. Ma l'errore più grave, per Berlusconi e per l'Italia, sarebbe quello di imitare il politologo americano Francis Fukuyama che davanti alla caduta del muro di Berlino annunciò la «fine della storia». Sulla scena internazionale la storia dopo L'Aquila continuerà e semmai ricomincerà, esattamente come accadde dopo il crollo del Muro. E se paragonare la portata dei due eventi appare ovviamente grottesco, resta tuttavia sul tavolo la lezione di vent'anni fa: per essere governato il mondo che cambia richiede consensi volontari e liberi, dunque sempre più difficili da ottenere e sempre più soggetti agli interessi diversi dei protagonisti. Gli esempi delle trappole in attesa sono numerosi, e uno dei più significativi è emerso a sorpresa nelle ultime ore del G8. L'Onu non funziona a dovere, ha detto Berlusconi, e ha raccontato una storia tragica riferita da Gordon Brown: un bimbo africano muore di fame nelle braccia della madre, e con l'ultima voce tenta di rassicurarla dicendole che le Nazioni Unite verranno a salvarlo. Invece, è ovvio, le Nazioni Unite non arrivano. Il Palazzo di Vetro è da molti anni oggetto di critiche. Tutti, ma proprio tutti, lo vorrebbero più efficiente, più rapido e meno costoso. Berlusconi, forse piccato da un commento di Ban Ki-moon che aveva definito insufficienti le intese sul clima, ha scelto di essere particolarmente severo. E anche di dimenticare che la tragedia della fame in Africa perché di questo si parlava ieri sarebbe enormemente più grave senza l'aiuto dell'Onu. Il vero consenso nel G8 e nel mondo, in realtà, non è liquidatorio nei confronti dell'Organizzazione (con cosa la si potrebbe sostituire?) ma reclama piuttosto la sua riforma, il suo adattamento e Berlusconi ha detto anche questo a un mondo molto cambiato dai tempi del dopoguerra. Il problema è che sul «come» attuare la riforma l'accordo continua a non esserci. Parigi e Londra sono per l'ingresso nel Consiglio di Sicurezza della Germania, del Giappone e di altri rappresentanti regionali. Gli Usa hanno una posizione attendista, e si sono impegnati soltanto con Tokio. La Cina, si capisce, il Giappone non lo vuole. L'Italia si sentirebbe diminuita da un ingresso della Germania, e propone un sistema di seggi a rotazione per ampliare e «democratizzare » il Consiglio. In questo spirito la nostra diplomazia punta al consolidamento del passaggio dal G8 al G14, augurandosi senza dirlo che lo schema possa in qualche modo valere anche a New York e regalarci una poltrona in prima fila più spesso di quanto accada con il sistema odierno. E che dire della riforma del Fondo monetario internazionale, egualmente invocata da tutti al G20 e in questi giorni anche al G8 e al G14? Si tratta di decidere come regolare l'emissione dei «diritti speciali di prelievo», si tratta di dare maggior peso nell'attuale direttorio del Fmi ai nuovi attori globali, Cina in testa. Naturalmente se ne riparlerà al G20 di Pittsburgh in settembre, ma una intesa strategica ancora non c'è. E la lotta ai paradisi fiscali? A forza di depennarli dalla lista iniziale voluta da Francia e Germania si direbbe quasi che il fenomeno non esista più. E la necessità di depurare le banche dai cosiddetti «titoli tossici », che non sono stati nemmeno quantificati a dispetto delle promesse di trasparenza? I metodi per compiere questo passo essenziale sono diversi, e diverse sono le scelte là dove sono state compiute. L'elenco potrebbe continuare, beninteso, ma non aggiungerebbe alcunché al messaggio oggi meno visibile eppure obbligatorio se non si vuole beatificare il G8 dell'Aquila e andare poi incontro a brutte sorprese. La storia, nei tempi di crisi in cui viviamo, ricomincia ogni mattino. Franco Venturini Ecologica Una delle auto della delegazione italiana ( Foto Dadi)

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La dottrina Barack: (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 11/07/2009 - pag: 9 La dottrina Barack: «Intervenire? Si può» Obama: «Un dovere in casi eccezionali. E sull'Iran non aspetteremo in eterno» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI L'AQUILA Ci saranno meno vertici in futuro. La lista dei partecipanti combinerà efficienza, capacità d'azione e rappresentatività geopolitica. Non avranno più alcuna ritualità: ogni qual volta «sarà necessaria un'azione concertata internazionale, occorrerà essere sicuri che sia la più produttiva possibile». E ci sarà più Onu nel futuro: non quella lenta e farraginosa che oggi costringe a orientare troppe energie politiche verso i summit, ma un'organizzazione «riformata e rivitalizzata» in grado di agire con efficacia e rapidità. Rispondendo alla domanda del Corriere della Sera, Barack Obama pronuncia l'epitaffio più articolato del G8 e disegna il futuro di una comunità internazionale delle regole, dove un nuovo set di istituzioni «rinfrescate e rinnovate» abbia preso il posto di quelle «pensate in un'altra epoca». Quale sarà la formula giusta, il presidente americano non vuole anticiparlo. Osserva con ironia, come ha fatto nella vivace discussione di giovedì al G8+5+1, che «ognuno vorrebbe il format più piccolo possibile, a condizione di farne parte». Ma dice chiaramente che non sarà più possibile tener fuori Cina, India e Brasile. Né tantomeno negare una rappresentanza all'Africa e all'America Latina: «Siamo già in un periodo di transizione». Il presidente appare in grande forma, soddisfatto dei risultati dell'Aquila, «che rimarrà dice sempre nel mio cuore». Sull'Iran, sostiene, «abbiamo ottenuto quello che volevamo»: il consenso, anche da parte della Russia, su una dichiarazione che condanna fortemente la reazione del governo iraniano contro la protesta pacifica del dopo-elezioni, ma «lascia aperta una porta» a un nuovo atteggiamento del regime di Teheran sul programma nucleare. Obama indica una data, che è allo stesso tempo ultimatum e anticipazione del futuro: la reazione dell'Iran sarà valutata al G20 di Pittsburgh, prefigurando così già un ruolo politico per un forum nato intorno all'economia. «Se l'Iran sceglie di non attraversare quella porta, sia i membri del G8 che molti altri Paesi sono pronti a prendere altre misure. Offriamo una possibilità, ma non aspetteremo in eterno consentendo lo sviluppo di un'arma atomica, la violazione dei trattati internazionali, per trovarci un giorno in una situazione peggiore e incapaci di agire». Il rispetto delle sovranità nazionali, l'uso della diplomazia e delle istituzioni internazionali nella risoluzione dei conflitti sono priorità assoluta per la sua Amministrazione. Ma il presidente ricorda che ci sono «circostanze eccezionali, in cui intervenire diventa imperativo morale». Cita il Ruanda e l'aneddoto raccontato da Gordon Brown nella sessione finale. Quello di un bambino, la cui storia è scritta sotto una foto nel museo di Kigali che ricorda il genocidio. La sua ultima frase, detta alla madre prima che fosse uccisa, fu: «Non ti preoccupare, l'Onu verrà a salvarci». Quella voce, ammonisce Obama, «dev'essere ascoltata nelle relazioni internazionali». Ma la soglia che giustifica un intervento umanitario «dovrà essere sempre molto alta » e dovrà esserci «una forte ondata di indignazione per quanto succede». Quale differenza faccia la presenza di Barack Obama in un vertice internazionale, è apparso chiaro in mattinata, quando il G8 ha approvato 20 miliardi di dollari di aiuti per la sicurezza alimentare. La sua storia personale, il primo presidente americano che ha in Africa metà dei parenti, è servita da apologo per convincere i partner ad essere più generosi, ma anche più severi. Obama lo racconta in conferenza stampa: «Quando mio padre venne negli Usa, 50 anni fa, il Kenya aveva un reddito pro capite superiore a quello della Corea del Sud. Oggi questa è un Paese sviluppato e ricco, mentre il Kenya lotta ancora con la povertà. Perché? ». Solo lui può permettersi di liquidare le mezze verità sull'eredità del colonialismo: «La Corea del Sud, lavorando con il settore privato e la società civile, seppe creare istituzioni e norme che assicurarono trasparenza, efficienza e responsabilità. Ma in molti Paesi africani se volete aprire un business o trovare un lavoro dovete pagare una tangente. Noi abbiamo la responsabilità di assicurare assistenza, contro la miseria e la fame. Ma i Paesi sub-sahariani hanno l'obbligo di usarle in modo trasparente, efficace e legale. Non c'è ragione perché l'Africa non possa essere autosufficiente dal punto di vista alimentare». Nessuna generalizzazione, però. Ci sono «molte cose buone che accadono nel continente africano ». Il Ghana, democrazia e lotta alla corruzione, è uno di questi. Obama vi è atterrato ieri notte, per un trionfo annunciato. Paolo Valentino Conclusione Barack Obama ieri in conferenza stampa (Ansa/Ettore Ferrari) Il congedo Prima di partire per il Ghana, il presidente Usa dice: «L'Aquila rimarrà sempre nel mio cuore»

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Italia, il fisco frena gli scambi (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Plus sezione: ARTECONOMY data: 2009-07-11 - pag: 22 autore: Imposte e tasse. Dal prelievo dipende il successo di un mercato-paese Italia, il fisco frena gli scambi C omprare un'opera d'arte in Italia conviene meno che altrove, perché l'aliquota fiscale è quella massima prevista dall'Unione europea: il 20% di Iva negli scambi tra operatori, pari a quella sul valore dell'opera trattenuta dalle autorità doganali per le importazioni temporanee dai paesi extraeuropei. Il prelievo è invece al 10% negli acquisti diretti dall'artista e sull'import, mentre dai 3mila à si versa il diritto di seguito – introdotto con direttiva europea nel 2006 – ad artisti o eredi sulle vendite successive alla prima con aliquota decrescente dal 4% allo 0,25 per cento. Balzelli che non rendono il nostro paese appetibile per gli scambi, che restano di medio livello. Basta scorrere l'analisi dei regimi fiscali dei principali partner, messa a punto da «ArtEconomy24 », per capire che l'Iva al 20% dell'Italia è il tetto d'Europa. La leva fiscale è un fattore rilevante per lo sviluppo del mercato dell'arte. Soprattutto in presenza di grandi investimenti si ricercano le condizioni più favorevoli, trasferendo gli scambi lì dove sono meno gravosi: il predominio di New York rispetto a Parigi e Londra è generato anche da questo. Con la globalizzazione è prevedibile uno spostamento verso paradisi fiscali quali Dubai e Hong Kong. Iva ordinaria I paesi con maggiori vantaggi in Europa sono Germania (7% sugli scambi di opere uniche e 19% sulla fotografia), Svizzera con il 7,6% e Grecia con il 9% (per le opere uniche e 19% per le foto), seguono Lussemburgo con il 15%, Spagna con il 16% e Regno Unito con il 17,5%. ExtraUe svettano Stati Uniti. Qui l'Iva (detta Vat) varia da Stato a Stato fino all'11,5%: ad esempio a New York è dell'8,37%, a Los Angeles dell'8,25%, a Palm Springs del 7,75%, a Chicago del 9% e a Miami Beach del 7%. Poi ci sono i paesi tax free, come Dubai e Hong Kong. Importazione è un ulteriore elemento di svantaggio dell'Europa rispetto agli Usa: per armonizzare il mercato l'Unione ha stabilito un'imposta sull'import extraUe con aliquota minima del 5%, evitabile solo in caso d'importazione temporanea a fini espositivi. Ciò ha disincentivato l'introduzione permanente nel Vecchio continente di grandi collezioni e opere acquistate per esempio a New York. La misura ha provocato malcontento nel Regno Unito, dove la tassa era della metà. Anche a Dubai i galleristi chiedono l'eliminazione del dazio sull'import, pari al 5%. Freni maggiori in India e in Cina dove il 35% e il 29-31% limitano gravemente la reintroduzione di opere e antichità e alimentano il mercato nero. Il fisco cinese viene aggirato con il trasferimento degli scambi in zone franche quali Hong Kong, dove non esiste Iva: il 45% delle vendite d'arte cinese avviene nell'ex colonia britannica, contro il 28% di Pechino. Importazione temporanea Tra paesi Ue non si paga: un gallerista europeo che partecipa a una fiera in Europa non ha tasse d'importazione, ma deve pagare solo l'Iva ordinaria in caso di vendita. La situazione cambia se il gallerista europeo, o di altri paesi extraeuropei, partecipa ad ArtBasel in Svizzera: dovrà pagare un deposito per l'import temporaneo pari alla normale tassa d'importazione del 7,6% sul valore della merce. Solitamente è il trasportatore che garantisce per la galleria e paga la tassa attraverso il proprio conto doganale. Senza conto doganale il gallerista dovrebbe versare il 10%. Al momento dell'export viene resa al trasportatore la cifra versata in garanzia meno il 7,6% sulle opere vendute. Il gallerista è tenuto poi a rimborsare il trasportatore e a pagargli una commissione (in occasione di ArtBasel è dello 0,2%) per aver garantito. Questo schema viene seguito anche nei paesi europei per l'import temporaneo di opere extraeuropee. Negli Usa non vi sono tasse d'importazione, ma dazi doganali giornalieri o annuali. Deduzioni La deducibilità delle donazioni favorisce il sostegno dei musei da parte dei privati negli Stati Uniti, dove anche la presenza della tassa di successione favorisce il trasferimento delle collezioni in mano pubblica. In Italia per le imprese o gli studi professionali l'arte non ha valore di cespite – è un bene non deperibile –, può rientrare solo nelle spese di rappresentanza per i professionisti entro l'1% dei compensi, mentre è dubbia la possibilità di qualificare gli acquisti quali spese di rappresentanza per le imprese (in tal caso sarebbero eventualmente deducibili nei limiti dell'1,3% dei ricavi fino a 10 milioni, 0,5% oltre i 10 e fino ai 50 milioni e dello 0,15% oltre). Di fatto l'indeducibilità delle opere per le imprese disincentiva l'investimento in arte, perché L'acquisto d'arte è sempre stato considerato non inerente e non deducibile nella determinazione del reddito d'impresa. Silvia Anna Barrilà Marilena Pirrelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Deducibilità Usa Scambi tax-free a Hong Kong e Dubai. Berlino e Berna più lievi «Rosso Gilera 60 1232 Rosso Guzzi 60 1305» , 1967, di Alighiero Boetti (1940-1994) venduto il 30 giugno da Christie's a Londra per 713.250£ (853.594 à ). Sulla vendita non grava «droit de suite» perché nel Regno Unito sono escluse fino al 2010 le opere di artisti deceduti; in Italia si pagherebbe lo 0,25% sull'aggiudicazione; negli Usa non si paga in nessun caso COURTESY CHRISTIE'S IMAGES LTD. 2009

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Estate Pagina 11008 «Sconfiggerò la Cina» --> Idisordini della Cina di questi giorni hanno un'ispiratrice. Si chiama Rebiya Kadeer, una donna che, secondo quanto lei stessa afferma, per il governo cinese è una terrorista. Oltre a quella tibetana in Cina c'è un'altra minoranza quasi sconosciuta al mondo occidentale. Si tratta della etnia islamica degli uighuri, una delle popolazioni turche più antiche del mondo che i cinesi hanno sottomesso per sfruttare il territorio dello Xinjiang nel Turkestan Orientale, ricchissimo di petrolio, oro, ferro, uranio, nonché il più grande giacimento di carbone al mondo. Lo sfruttamento indiscriminato ha creato un inquinamento atmosferico totale e la gente muore in gran numero a causa della tubercolosi. Rebiya Kadeer ha avuto il coraggio di opporsi allo strapotere comunista di Pechino. Ha 61 anni e da lavandaia, con piccoli commerci di borsanera, è diventata miliardaria. La Kadeer ha speso molto del suo tempo e dei suoi soldi anche in favore di orfani, scuole in lingua uighura e numerose iniziative per mantenere viva la sua cultura d'origine. Con il crollo dell'Urss anche gli uighuri ambirono all'indipendenza, ma le repressioni da Pechino furono immediate. È in quel momento che lei diventa un capo carismatico per il suo popolo, e nel 1999 è arrestata prima di incontrare una delegazione Usa. Dopo cinque anni in carcere viene rilasciata in seguito ad un accordo con gli Stati Uniti, dove attualmente risiede con il secondo marito e sei dei suoi undici figli. In patria ha dovuto lasciare tutte le sue ricchezze e cinque dei suoi figli, ma questo non le impedisce di condurre una lotta senza quartiere contro Pechino. «Per oltre mille anni - spiega nell'autobiografia “La guerriera gentile” (Corbaccio, pagine 394, € 22,00), scritto con Alexandra Cavelius - la nostra patria è stata la terra degli uighuri di etnia e maggioranza turca, nonché dei turkmeni, kirghizi, kazaki e uzbeki loro parenti, e altre minoranze. Nel 1760 i cinesi riuscirono per la prima volta a ottenere per circa un secolo alcune parti del Turkestan orientale. Yakub Beg pose fine a tutto ciò e condusse il paese all'indipendenza. Nel 1876 tuttavia i sovrani della Manciuria occuparono nuovamente il selvaggio Ovest con la forza all'Impero cinese e lo ribattezzarono Xinjiang (Nuova Frontiera)». I suoi cinque figli rimasti in Cina sono un asso nella manica per Pechino e una costante afflizione per lei, ma la causa del popolo viene prima di tutto. «I miei figli sono spine nel mio cuore, ma non sono il mio problema maggiore - dice nella hall di un albergo romano. Capo scoperto, lunghe trecce morbide, occhi lucidi e scuri, un tailleur un po' antiquato ma elegante, un cappellino di foggia militare e un sorriso solare - Combatto per tutto il mio popolo, se non lottiamo fra vent'anni non ci sarà più un popolo uighuri». Dove trova il coraggio? «L'ho trovato vivendo nella mia terra e vedendo come peggiorava giorno dopo giorno la vita della gente. Ho visto le persone piangere per la miseria, la fame e la sofferenza per non poter più parlare la loro lingua, sempre più i poveri e gli angosciati perché i cinesi non gli consentono più di lavorare. Una delle peggiori privazioni degli uighuri è la mancanza della libertà di parola. Quando parlano di politica debbono stare attenti altrimenti vengono imprigionati e torturati». Di che tipo sono le torture? «Terribili. Staccare le unghie dalle mani dei prigionieri, essere rinchiusi in celle senza luci ed essere nutriti solo a pane e acqua. Le donne vengono denudate e ispezionate in tutte le parti del corpo con torture dolorose alle parti intime. Una mia compagna mi ha raccontato che i secondini si portavano in camera le carcerate più giovani per violentarle». Com'era la sua prigione? «Squallida, come tutte le prigioni cinesi. C'erano cinquantotto regole da osservare. Si andava da “Io sono una carcerata. Confesserò le mie colpe” a “Non nominerò mai Dio, non pregherò”. Anche lei ha subito torture? «No, data la mia notorietà all'estero sapevano di avere puntati addosso gli occhi del mondo. Ma volevano fiaccarmi e mi facevano ascoltare le urla, i pianti e i gemiti dei torturati. Una volta mi dissero che stavano torturando i miei figli, che le urla che sentivo erano le loro». Come ha fatto ad andare avanti? «Con l'aiuto di Dio. “Non sono sola - mi dicevo - Dio mi assiste”. E gli parlavo: “O Dio, noi siamo amici, solo io e te, aiutami a superare questi momenti”. E credo che Dio mi abbia veramente ascoltato. Un giorno potrà tornare nella sua terra? «Un giorno ci riuscirò. Voglio portare i leader cinesi di fronte al Tribunale internazionale: non mi fermerò». FRANCESCO MANNONI

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L'Aquila: chiuso un G8 che entrerà nella storia Obama "in tour": in Ghana accolto da eroe (sezione: Globalizzazione)

( da "TGCom" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

10/7/2009 G8 a L'Aquila, un vertice storico Un successo organizzativo e politico Una sorpresa positiva - l'aumento della cifra stanziata per la sicurezza alimentare da 15 a 20 miliardi di dollari in tre anni - ha segnato la fine del vertice G8 dell'Aquila che, alla vigilia sembrava dover sancire la fine di questo tipo di appuntamenti, in passato spesso piu' vetrine formali che incontri di sostanza. "Un vertice riuscito benissimo" Cosi' il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, visibilmente soddisfatto, nella conferenza stampa finale ha sintetizzato i tre giorni di lavoro. Il concetto e' ripreso e rilanciato nelle dichiarazioni finali degli altri protagonisti, dal presidente americano Barack Obama - un esordio il suo al G8 che ha impresso una marcia in piu' ai lavori - a quello russo Dmitri Medvedev, al giapponese Taro Aso. Tanti gli elogi alla decisione della presidenza italiana, apparsa a molti un azzardo, di spostare il vertice dalla Maddalena all'Aquila, per portare la tragedia del sisma al centro dell'attenzione del mondo. Obama: "L'Aquila sempre nel nostro cuore" Sei rintocchi di campana, uno ogni dieci secondi, hanno scandito il minuto di silenzio osservato in memoria delle vittime del sisma da tutti i leader del G8 (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Usa, Giappone) del G5 (Cina India, Brasile, Messico Sudafrica) piu' Egitto, Indonesia, Australia e Corea del sud e tante organizzazioni internazionali, nel cortile della caserma della Guardia di finanza di Coppito. I leader in successione hanno visto con i loro occhi le ferite inferte alla citta' dal sisma ma, c'e' anche un po' di delusione perche' alla fine, nonostante i tanti impegni presi, ''la lista di nozze'' dei monumenti da adottare presenta ancora tante caselle vuote. Il documento: combattere fame e povertà Il pezzo forte della dichiarazione finale e' l'aumento dello stanziamento dei Grandi a 20 miliardi di dollari in tre anni da dedicare all'agricoltura nelle aree del mondo dove la fame falcidia le vite e le speranze di intere generazioni. Ma non solo, l'idea e' che a questa cifra si vada ad aggiungere, con un effetto moltiplicatore, la liberalizzazione dei mercati mondiali, che ci si impegna a raggiungere entro il 2010. Positive le reazioni del Pam, il Fondo dell'Onu per l'alimentazione, ed anche di Bono, il cantante degli U2 che tanto ha pungolato i Grandi su questi temi: ''Se ci sono soldi veri e nuovi allora si tratta di un grande inizio che va consolidato a Pittsburg'' al G20, commenta. Nella seconda pagine le altre intese raggiunte Ultimo aggiornamento ore 21:52

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Il Papa agli studenti europei "Siete voi il futuro dell'Europa" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

CITTÀ DEL VATICANO - "Cari giovani, voi siete il futuro dell'Europa" ha detto il Papa agli studenti universitari europei in occasione del loro primo incontro a Roma. "Appartenete a 31 nazioni - ha detto rivolgendosi ai 1500 partecipanti - e vi state preparando per assumere nell'Europa del terzo millennio importanti ruoli e mansioni. Siate sempre consapevoli delle vostre potenzialità e, al tempo stesso, delle vostre responsabilità". "Immersi in questi anni di studio nel mondo della conoscenza, siete chiamati - ha aggiunto parlando agli studenti universitari presenti all'udienza nell'aula delle Benedizioni in Vaticano - a investire le vostre migliori risorse, non solo intellettuali, per consolidare le vostre personalità e per contribuire al bene comune". "Nell'università - ha aggiunto Benedetto XVI - la presenza cristiana si fa sempre più esigente e nello stesso tempo affascinante, perché la fede è chiamata, come nei secoli passati, a offrire il suo insostituibile servizio alla conoscenza che, nella società contemporanea, è il vero motore dello sviluppo. Dalla conoscenza, arricchita con l'apporto della fede - ha proseguito Ratzinger - dipende la capacità di un popolo di saper guardare al futuro con speranza, superando le tentazioni di una visione puramente materialistica dell'esistenza e della storia". "La nuova sintesi culturale, che in questo tempo si sta elaborando in Europa e nel mondo globalizzato - ha aggiunto - ha bisogno dell'apporto di intellettuali capaci di riproporre nelle aule accademiche il discorso su Dio". Il Papa ha ricordato come "le università sono palestre di virtù e di servizio". "La chiesa in Europa - ha concluso - confida molto sul generoso impegno apostolico di tutti voi, consapevole delle sfide e delle difficoltà, ma anche delle tante potenzialità dell'azione pastorale in ambito universitario". OAS_RICH('Middle'); (11 luglio 2009

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Baiardini lancia Stramaccioni. (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere dell'Umbria" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Baiardini lancia Stramaccioni. Il consigliere regionale democratico sta con Franceschini, ma sposa la linea del confronto. “Autonomo e autorevole, è l’uomo giusto per la segreteria”. PERUGIA11.07.2009 indietro Per la segreteria Baiardini (nella foto) lancia Stramaccioni Ha già scelto di stare dalla parte di Franceschini. “Bersani rappresenta un passo indietro, perché riafferma l’idea di partito che ci portò, anni fa, con i Ds al 17 per cento”. Paolo Baiardini, consigliere regionale e figura di spicco del Pd, si schiera e raccoglie il guanto di sfida lanciato una settimana fa, su questo giornale, da Alberto Stramaccioni: “La proposta del segretario provinciale di andare oltre le mozioni con un accordo che eviti una conta mi sembra molto intelligente. Stramaccioni ha ragione e deve insistere perché passi questa linea”. Tuttavia in questi giorni ormai è tutto un rinserrare di fila, un mobilitar di truppe, dall’una e dall’altra parte. Un’intesa non sembra a portata di mano. “Io invece penso che sia possibile costruire un livello più alto di unità nel Pd. E’ necessario che si discuta, che ci si confronti in modo aperto”. Su quale terreno? “Su un’idea di riforma istituzionale e su misure di intervento riguardanti la struttura economica e produttiva della regione, che consentano di riposizionare l’Umbria in termini di prodotto e di mercato. Vanno ancora bene, ad esempio, quattro Asl e due Aziende ospedaliere? Vanno bene gli Ati? Quale ruolo deve avere la Provincia? Calderoli ha detto che nella regione ci sono 50 enti inutili, nessuno gli ha risposto. Dovremmo avere un’idea. Siamo in grado di avere un punto di vista condiviso o facciamo finta di niente? Questi sono i problemi su cui bisogna misurarsi per prepararsi alla campagna elettorale del prossimo anno. L’Umbria ormai è contendibile”. Lei quindi sposa la linea di Stramaccioni? “Sì, e la rilancio. E’ necessario un appello sottoscritto da militanti e iscritti, con l’obiettivo di mettere all’ordine del giorno la definizione di una piattaforma politico programmatica. Su quel terreno penso sia possibile un’unità oltre le mozioni, ma va fatto subito”. Su cosa basare la piattaforma politico programmatica? “La crisi che viviamo non nasce ora, né dalle Torri gemelle. Si trascina da anni nel mondo e in Italia. Le misure adottate contro di essa sono per l’emergenza, ma l’instabilità dei mercati sarà un elemento caratterizzante la globalizzazione, un dato costante. Per diverse ragioni si susseguiranno crisi profonde, i fattori destabilizzanti saranno così tanti da creare scenari impensabili. Allora o c’è un sistema economico e istituzionale forte o rischiamo di regredire. Non si tratta più di resistere. Il caso Fiat insegna. Il nostro intervento deve saper incidere sulla struttura economica e produttiva e su una macchina istituzionale all’altezza del disegno. Per questo serve un pensiero politico nuovo e le ragioni del Pd sono ancora valide. I vecchi partiti come Ds e Dl, non ci consentono di affrontare i piccoli e grandi problemi della globalizzazione”. E l’Umbria in questo? “E’ dentro questi processi. Bisogna essere critici. Le riforme istituzionali, riguardanti gli Ati e le Comunità montane, non hanno prodotto nulla riguardo all’efficienza e al risparmio nella pubblica amministrazione. E si sono subiti colpi, come la mancata creazione della Holding dei trasporti. Dall’altra, per i settori produttivi non ci sono gli strumenti, alle Agenzie esistenti non si danno le risorse necessarie e per gli interventi si usano le logiche dei bandi. Le politiche contro la crisi sono sempre rivolte all’emergenza. C’è stato un fallimento del Patto per lo sviluppo e di questo è responsabile tutta la classe dirigente, non solo quella politica. Una classe dirigente prevalentemente autoreferenziale che riguarda imprese,soggetti sociali, partiti. C’è bisogno di parlare dell’Umbria e di farlo già ora”. In questo momento non se ne parla granché. “Ritengo che la sconfitta elettorale nasca proprio da un appannamento del progetto per l'Umbria. A Orvieto non si è perso solo per le liti fra Mocio e Stella, ma per come quella realtà territoriale sta in una più generale visione progettuale dell’Umbria”. Una questione che va oltre il terzo mandato della presidente Lorenzetti? “Al di là se sia giusto o meno il terzo mandato, ed io sono per i due mandati, il problema più profondo è capire quale politica portare avanti. Poi le persone la interpreteranno. Ripeto, il problema è definire una piattaforma per l’Umbria, prima ancora di discutere chi farà il presidente”. Dovrete decidere il segretario regionale. A chi pensa? “Se lo schema è quello della contrapposizione Franceschini-Bersani è chiaro che ci pieghiamo solo alla logica nazionale. Se invece pensiamo ad un partito federale con una piattaforma programmatica umbra allora il candidato già c’è ed è Alberto Stramaccioni, che è in grado di garantire autonomia e autorevolezza”. lucia.baroncini@libero.it Lucia Baroncini

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

«L'Italia mostra già segnali di ripresa» Stime Ocse sul trend economico: migliore performance con la Francia. La disoccupazione in Europa rallenta Roma. Potrebbe essere l'Italia, assieme alla Francia, a ingranare per prima fra i Paesi dell'Ocse la ripresa dopo la crisi economica più grave del dopoguerra. A dirlo è l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i cui indici anticipatori del trend economico relativi al mese di maggio «indicano tangibili segni di miglioramento delle prospettive della maggior parte delle economie degli Stati membri». E, nello specifico, mostrano che «segnali di potenziale ripresa stanno emergendo in Italia e in Francia», che sembrerebbero aver già toccato il fondo della crisi e aver iniziato un graduale recupero. Mentre Canada, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e India stanno proprio ora emergendo dalla fase più nera della crisi. L'indice calcolato dall'organizzazione parigina, per i 30 Paesi che ne sono membri, è salito a maggio di 0,8 punti sul mese precedente, collocandosi a quota 94. Un recupero timido e graduale: l'indice resta pur sempre 7,3 punti al di sotto dei livelli di maggio 2008. Ma il miglioramento su base mensile prosegue costante da marzo scorso ed è da interpretare - in base alle istruzioni fornite dalla stessa Ocse - con una situazione di ripresa. Numeri che sembrano collimare con l'orientamento della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale: stabilizzazione delle grandi economie e poi ripresa debole, con ritorno dell'economia di Eurolandia a una crescita positiva a metà 2010. Per l'Eurozona l'indice è in rialzo mensile di 1,0 punto a 96,5 e indica ripresa, come per gli Usa che segnano +1 punto a 92,2. Per l'Italia, l'indice aumenta di 1,7 punti a 100,5, incremento più forte fra i principali Paesi dell'Ocse, per la Francia di 1,3 punti a 100,4. Entrambi i Paesi, sopra la soglia dei 100 punti e con l'indice in aumento sono da classificare come in «espansione», e hanno registrato un picco negativo: hanno, in sostanza, toccato il fondo. Intanto, la disoccupazione in Europa continua a correre, anche se nel periodo maggio-giugno si registrano alcuni «segnali di rallentamento» rispetto ai primi quattro mesi dell'anno. Chi in questo momento sta peggio - si sottolinea nel rapporto mensile dell'osservatorio sull'occupazione della Commisione Ue - è la Spagna. Mentre in Italia sopratutto la politica di riduzione dell'orario di lavoro ha finora attenuato le conseguenze sociali della crisi, evitando ondate di licenziamenti. Ma nel Belpaese più che altrove pesa «l'incertezza sulla forza e i tempi della ripresa», con le prospettive sull'occupazione che restano «deboli per i prossimi mesi», e generano «attese per un ulteriore forte impatto» sul mercato del lavoro. Roberto Jurghens

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Il futuro è del G14ma forse spunteràil concentrato G4 (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il futuro è del G14 ma forse spunterà il concentrato G4 L'Aquila. Il G8, tutto sommato, gode ancora di discreta salute, almeno a giudicare dal summit dell' Aquila. Ma il futuro è segnato: il formato di riferimento per i prossimi anni è destinato a essere il G14 , più rappresentativo della nuova realtà geopolitica, anche se forse meno efficace. Ma sullo sfondo, nel periodo medio-lungo è possibile avanzare - nella Babele dei formati di cui si è discusso in questi giorni - un nuovo ulteriore formato, ancora tutto da costruire? Se alla fine spuntasse fuori, in alcune occasioni, un G4 composto da Usa, Russia, Cina e Europa? Il summit dell'Aquila ha dimostrato ampiamente che il G8, per sopravvivere, in qualche modo è pronto ad allargarsi al G8 + G5 (Cina, India, Sudafrica, Brasile, Messico) + l'Egitto. Non è possibile prendere decisioni o anche solo indicare nuove strade per le soluzioni globali senza le nuove realtà geopolitiche di questi anni come appunto Cina e India, gli unici Paesi che cominciano a uscire dalla profonda crisi economica di questi mesi. Ma il summit del capoluogo abruzzese ha anche confermato che il formato allargato rende davvero tutto più difficile e macchinoso. Arrivare ad un punto di equilibrio è complicato. Sul clima Cina e India, i grandi inquinatori di questa epoca, hanno ricordato che i responsabili dell'effetto serra vanno cercati tra i Paesi occidentali che per decenni hanno buttato emissioni inquinanti nell'atmosfera e che comunque le abitudini di vita di indiani e cinesi rimangono più modeste e spartane - e quindi meno inquinanti - di quelle dei Paesi occidentali. E si sono sfilate dall'accordo sul clima. Un esempio qualsiasi - ma se ne potrebbero fare tanti - per spiegare che le visioni del mondo e i momenti storici che stanno vivendo i membri del G8 e quelli del G5 (e l'Egitto) sono molto diversi. Più rappresentatività quindi, ma anche meno efficienza, rispetto a un G8 che comunque non ha mai brillato nella sua storia per concretezza e tempestività. Tra G8, G14 e G20 - senza contare altri formati come il Mef (allargamento a Indonesia, Australia e Corea del Sud) o il G8-Paesi africani - qualche diplomatico nei corridoi del summit dell'Aquila, adombra un nuovo formato da utilizzare in alcune, determinate, occasioni. La nuova ipotesi è appunto il G4: Usa, Russia, Usa e Ue. Ma dovrà essere un' Ue diversa da quella attuale. Un' Europa che abbia attuato le sue riforme e abbia metabolizzato la necessità di parlare con una voce sola. Un'Europa che abbia ratificato il Trattato di Lisbona con le nuove regole e le nuove istituzioni, tra le quali la figura del presidente del Consiglio permanente al posto della presidenza semestrale a rotazione. Si potrebbe quindi ipotizzare che all'interno delle future riunioni del G14 (temi globali) o del G20 (crisi e temi economici) ci possano essere riunioni «ad hoc» del G8 o ristrette del G4 con il nuovo presidente fisso dell'Ue. Per questa figura si fa con insistenza il nome di Tony Blair. Forse ad un prossimo summit, tra un G14 e un G8, potremmo vedere insieme, allo stesso tavolo, Barack Obama, Dmitri Medvedev, Hu Jintao e l'ex primo ministro di sua maestà britannica. Stefano Polli

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Tre monumenti su quarantacinqueè un flop la per l'arte ferita (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 11-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tre monumenti «adottati» su quarantacinque è un flop la «lista di nozze» per l'arte ferita Cristiano Del Riccio L'Aquila. «Grazie L'Aquila. Sarai ricostruita. Tornerai al tuo splendore. Non scorderemo mai il coraggio e la gentilezza della tua gente». Il presidente Barack Obama apre, con un omaggio alla città devastata da un disastro naturale, il suo bilancio di un vertice G8 dedicato a salvare il mondo da altri disastri, tutti invece di natura umana. Si è commosso il presidente Usa tra le macerie della città ferita dal terremoto, così come si è commossa la moglie Michelle. «Ci avete dato un esempio di come reagire alle tragedie - afferma ancora Obama -, sarete sempre nel nostro cuore e nelle nostre preghiere». Obama ha ringraziato anche «il premier Berlusconi ed il popolo italiano per la straordinaria ospitalità e il duro impegno messo nella organizzazione di questo vertice» che il presidente Usa ha definito «molto produttivo». È un vertice dove Obama ha assunto decisamente la guida su alcuni dei problemi che sono più vicini al suo cuore - come il clima, la proliferazione nucleare, la fame nel mondo - tutti problemi che non possono essere risolti da una sola nazione: occorre rispondere insieme cercando di «plasmare il nostro futuro se vogliamo evitare che siano gli eventi a plasmarlo per noi» sicuramente in modo disastroso. Ma tutto assume un tocco personale per Obama. Così ai leader chiamati a decidere in che misura aiutare i Paesi che muoiono di fame ricorda che suo padre viene dal Kenya, che i suoi familiari rimasti in quell'angolo di Africa lottano ancora contro la povertà, che suo cugino non riesce a trovare un lavoro a Nairobi senza pagare una bustarella. «La fame nel mondo è un fatto personale, per me - ricorda -, qualcosa che riguarda anche i miei familiari che vivono in Africa». Tutti passi avanti verso la realizzazione del sogno espresso dalla maglietta pacifista che la figlia undicenne Malia ha esibito nelle sue passeggiate romane. La vera sfida adesso è all'Iran. Dal G8 Obama ha lanciato un ultimatum: Teheran ha tempo fino a settembre per cambiare strada sul suo programma nucleare. Poi la comunità internazionale «dovrà prendere ulteriori azioni: non possiamo aspettare all'infinito consentendo all'Iran di sviluppare un'arma nucleare». A chi gli chiede se sia deluso che il G8 non abbia prodotto nuove sanzioni contro Teheran, Obama ha risposto che non era mai stato ipotizzato. «Abbiamo ottenuto quello che volevamo qui al G8 cioè una “forte condanna” per il “terribile trattamento” inflitto alle persone che protestavano pacificamente in Iran dopo le elezioni». Alla domanda se l'epoca del G8 sia già finita, Obama risponde che si tratta di una iniziativa nata 30 anni fa che adesso mostra la corda. «Ho notato che ognuno desidera il più piccolo gruppo possibile che però non lo escluda - ha scherzato Obama -. Se un Paese è il 21° del mondo allora chiederà un G21, e così via». Ma non si possono ormai affrontare le sfide globali «senza grandi potenze come Cina, India e Brasile o con l'assenza di interi continenti come l'Africa o come l'America Latina». Ma una cosa è certà «Ci sono troppi vertici. Bisogna diminuirli - afferma - Sono presidente da soltanto sei mesi e già ne ho fatti diversi. Dobbiamo semplificare il calendario e renderli più efficaci». Al G8 dell'Aquila Obama si è confermato il leader più carismatico del pianeta: è stato accolto da un applauso dagli altri colleghi quando si è presentato per la foto di famiglia del G14. Ha ricevuto in dono una maglietta di calcio del Brasile e, come gli altri, un libro d'arte da 24 chili. Ha giocato a basket ed ha stretto la mano a decine di leader mondiali, compreso il libico Gheddafi. Sempre sorridendo, sempre pronto alla battuta e alla pacca sulle spalle. Ma il momento più emozionante, in questo G8 in Abruzzo, è stato sicuramente la passeggiata in maniche di camicia tra le rovine di L'Aquila. «Non vi scorderemo», ha detto Obama. Aggiungendo, in italiano, una parola finale: «Arrivederci».

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Il Ghana rappresenta un modello di riferimento di democrazia e di sviluppo in un continente dove la ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Ghana rappresenta un modello di riferimento di democrazia e di sviluppo in un continente dove la corruzione e il caos sono la norma». Lo dice Moisés Naím, direttore di Foreign Policy e massimo esperto di politica estera, secondo il quale questo è uno dei Paesi su cui l'amministrazione Usa punta per realizzare le sue strategie geopolitiche e di sviluppo di aiuto allo sviluppo. Quali sono le ambizioni americane in Africa da un punto di vista politico? «Controllare l'espansione di Stati che hanno avuto un fallimento dal punto di vista amministrativo e politico e impedire il rafforzamento del radicalismo islamico. La storia insegna che le spinte destabilizzanti di alcuni Paesi tendono a contagiare gli stati confinanti e creano i presupposti per la nascita di conflitti e guerre regionali. Inoltre sono terreno fertile per la proliferazione del radicalismo islamico. Abbiamo visto quanto accaduto in passato in Afghanistan con la nascita della base operativa di al-Qaeda, in Sudan con i campi di addestramento per gli stessi terroristi e più di recente con i pirati in Somalia». Si tratta quindi di una strategia preventiva? «Non solo. C'è anche un altro progetto più ambizioso e complesso, quello di aiutare un continente fortemente disagiato, il più povero della Terra che vive per la gran parte in uno stato cronico di miseria da troppi anni a causa della corruzione, dello sfruttamento da parte di altre nazioni e delle malattie». Quali sono le mire cinesi in Africa? «Le risorse naturali, la vera fonte di sostegno per lo sviluppo di un Paese con quasi un miliardo e mezzo di abitanti e un livello di crescita che non ha pari al mondo». È un semplice calcolo economico quello di Pechino? «È un obiettivo molto pratico, concreto. Del resto la priorità per la Cina è quella di reperire risorse per sostenersi ovunque nel mondo in Africa, come in Asia e in America Latina». È in atto una nuova forma di corsa alla conquista del continente? «Sì, e Pechino sta riuscendo nei suoi intenti. Hanno comprato enormi quantità di terre che vengono coltivate da manodopera e da esperti cinesi inviati direttamente su quei territorio, è questa la grande differenza rispetto al passato. I cinesi sono inoltre impegnati nella ricerca e nello sfruttamento di petrolio, di gas naturale e di ogni altro genere di materie prime e minerali di tutti i tipi che vengono poi importati». In questo contesto che significato ha il viaggio di Obama in Ghana? «Il presidente ha voluto dimostrare che l'Africa è una priorità per gli Stati Uniti, un punto centrale dei suoi sforzi e delle sue strategie geopolitiche internazionali. Obama ha voluto far vedere che nonostante tutte le grandi emergenze con le quali ha a che fare, crisi economica, nucleare iraniano, i rapporti con la Russia, lui non dimentica l'Africa». Perché è stato scelto proprio il Ghana? «Il Ghana è stato scelto perché è un modello di riferimento di democrazia e di sviluppo in un continente dove la corruzione e il caos sono la norma». Non è stato un caso quindi che il viaggio sia arrivato dopo il G8? «No, è stato un segnale molto preciso. In questo summit a L'Aquila si è parlato molto di Africa e Obama ha voluto dimostrare che non si è trattato solo di dichiarazioni e presentazioni fatte dalle cupole ma che c'è un impegno diretto, un compromesso personale da parte degli Stati Uniti».

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Pugni tra superpotenze sul ring che porta ai Mondiali (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

La storia Boxe, a Voghera tributo a Parisi con gli ori di Pechino Pugni tra superpotenze sul ring che porta ai Mondiali IVO ROMANO Tutto in una notte. Nostalgici ricordi del passato e brillanti prospettive per il futuro. Palcoscenico d'eccezione, Voghera. Che non è solo la città della fin troppo citata casalinga, ma soprattutto il luogo dove è nato Giovanni Parisi, il Flash del pugilato italiano, il campione che a lungo ne ha tenuta alta la bandiera e poi ne ha pensato il rilancio quando lo spettro della crisi s'era già materializzato. Tributo a Giovanni Parisi: semplice ed eloquente il logo della manifestazione. Una serata per un campione che non c'è più, con dedica dei campioni del presente e del futuro. Magiche suggestioni e ruvidi combattimenti. Musica, cultura, sport. Il mix che piaceva tanto a Parisi, gli ingredienti di un cocktail che meditava di preparare nel futuro, prima che il destino decidesse in un altro modo. Parisi è morto in un incidente d'auto lo scorso marzo. Sul ring stasera, fuoriclasse in maglietta e dilettanti di belle speranze. Una sfida tra potenze. Anzi superpotenze. Gli azzurri da una parte, gli statunitensi dall'altra. Un altro dual-match, l'Italia ha vinto con Cina, Brasile e Germania, pareggiato con Cuba. Questo è l'ultimo test prima dell'appuntamento iridato di Milano (dal 24 agosto al 6 settembre). Se c'è da onorare la memoria di un grande, non possono che essere a farlo dei grandi. E in casco e maglietta, c'è quasi tutto il meglio della boxe italiana. Dilettanti alla ribalta, dinanzi a qualsivoglia platea, olimpica o mondiale che sia. Affrontano gli Usa, magari sognando la trasvolata oceanica, quando sarà tempo di fare il gran salto. Qualcuno ci aveva pensato, poi ha fatto un passo indietro. Clemente Russo, campione mondiale in carica, ha incontrato Don King, ne ha scrutato la capigliatura elettrica e i denti dorati. Poi ha declinato l'offerta. Ancora dilettante, almeno fino al Mondiale. Il sogno americano un giorno verrà: «Con Parisi tante volte ho parlato della sua esperienza, mi sarà d'aiuto quando verrò il mio momento». Stasera di americano arriva Jordan Shimell, ben più alto di lui, ma che somiglia troppo a Deontay Wilder, vittima del Tatanka azzurro nella semifinale dei Giochi di Pechino. Russo e gli altri, un quartetto coi fiocchi, i moschettieri d'azzurro vestiti. Per restare ai colossi, ecco Roberto Cammarelle, che alle soglie dei 30 anni di professionismo non ha voluto sentirne parlare. A Pechino s'è aggiudicato l'oro, normale che voglia ripetersi nel Mondiale di casa. Nell'angolo opposto, Jose Torres, torello bianco, che ama caricare a testa bassa. E poi, scendendo di peso, spazio a chi condivide con Clemente Russo le origini campane, radici solide quando si parla di pugilato: Domenico Valentino e Vincenzo Picardi, che condividono un bronzo all'ultimo Mondiale. Per il primo, è pronto Duran Duarte Caferro, talento viscido e sfuggente. Per il secondo, Louie Byrd, appena maggiorenne, eppure già temibile. Le punte di diamante, poi tutto il resto. Sul ring, l'intera nazionale azzurra. Prove tecniche di mondiale, ricordando un campiona del passato. A Voghera, la sua città. Nello stadio locale (che da stasera gli sarà intitolato), quello del primo mondiale vinto, leggeri versione Wbo. È qui che cominciò la storia di Giovanni Flash Parisi. Non può essere che qui il luogo dove onorarne la memoria.

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I dubbi sul dollaro di Cina & C. (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'OPINIONE I dubbi sul dollaro di Cina & C. di Francesco Morosini Uno spettro ha aleggiato sul G8 quasi relegandolo a kermesse surreale di potere: la «questione dollaro». Dietro di essa, gli eredi di Mao, convinti che la Cina, in qualità di grande banca degli Usa (ha in cassa attivi pari a circa due trilioni di dollari) può ben dire la sua in materia di diplomazia monetaria globale; cioè in ogni aspetto dell'economia-mondo. D'altronde, come Grande creditore degli Usa, Pechino a buon diritto guarda alla tenuta del dollaro: perché, se cede, si porterebbe dietro la sua ricchezza accumulata in debito statunitense. Certo, fin ora il gioco ha fatto comodo al «capitalismo rosso» d'Oriente cresciuto sottovalutando la propria valuta (renminbi o yuan) per meglio esportare negli States; ma ora la Città Proibita, con la cassaforte piena di debito statunitense, teme una «indigestione valutaria». Pertanto il G8 abruzzese, avendo glissato la questione, rischia di essere, per l'economia e la finanza globali, «scritto sull'acqua»; compreso l'importante lavoro del ministro dell'Economia italiano relativo ad un Legal Standard adeguato agli attuali mercati del denaro. Il fatto è che senza aggiustare le architravi monetarie globali si fa poca strada; col rischio di impantanare pure il prossimo G20 (include Arabia Saudita, Cina, Brasile, India) di Pittsburgh. L'aria che tira tra questi Paesi è di produrre una sorta di pronunciamento (in gergo militare: annunci di rivolta in attesa che altri seguano) monetario contro il dollaro. Ed il fatto che all'Aquila su questo si sia giocato a nascondino in nulla può cancellare il peso di questa sfida; che poi, essendo gli Usa la potenza guida, tocca tutto l'Occidente (G8 senza Mosca: cioè il G7). I primi a «muovere le truppe» sono stati Cina e Brasile, estromettendo il dollaro dal loro commercio bilaterale; seguiti dall'Islam sunnita, guidato dall'Arabia Saudita, che annuncia per il 2010 nel Golfo una «valuta del petrolio»; poi, un'unione monetaria comune è prevista tra Cina, Giappone e Corea del Sud. Insomma, volente o nolente il G8, un mondo con il dollaro come unica «moneta di riferimento» è una fiction. Si tratta di una vera e propria dichiarazione di guerra all'unilateralismo monetario della Superpotenza, che pagando i debiti con la «carta dello zio Sam», perché universalmente accettata, poteva consumare più di quanto prodotto. E qui entrano in ballo i missili della Corea del Nord ed il nucleare di Teheran: perché testano questo privilegio monetario/consumista finora goduto da Washington; ben sapendo che esso regge solo fintantoché gli Usa, in cambio di esso, riescono a essere la potenza militare di riferimento per la sicurezza dell'economia-mondo; cosa riuscita loro pure dopo il Vietnam grazie all'accordo sino-statunitense che, oltre ad escludere l'Urss dal Sud Est asiatico, aprì a Pechino i mercati d'Occidente. Probabilmente, quindi, gli aiuti di Russia e Cina ai «discoli nucleari» iraniano-coreani servono a saggiare, la tenuta bellico/valutaria di Washington. Pertanto, il messaggio che viene dalle «campagne del mondo» (così il generale Lin Piao durante la Rivoluzione culturale individuava la Cina ed i nemici dell'Ovest) contro le «città» dell'Occidente è che la Superpotenza ha sia problemi valutari (per i suoi debiti) che di egemonia bellica (in Eurasia) tali da porre in questione il suo unilateralismo monetario. L'attacco al dollaro è anche teorico; ed è affidato a Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale cinese, che propone un sistema monetario internazionale retto da una «valuta di riserva internazionale separata dalla moneta delle singole economie nazionali»; vorrebbe dire goodbye dollaro come valuta standard. Certo, la realpolitik della Città Proibita sa che l'hard power (la proiezione geostrategica) di Washington esclude per ora la marginalizzazione del dollaro; ma è la stessa situazione finanziaria, pensa ragionevolmente Pechino, a rendere comunque necessario un metro monetario internazionale che affianchi al dollaro altra valuta (il renminbi?). Insomma, il G8 ha evitato l'argomento. Peccato, perché senza risolvere la questione geomonetaria l'equilibrio strategico del pianeta resta fuori asse. Ora la palla passa al G20 di Pittsburgh.

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il meritato successo di un abile anfitrione - (segue dalla prima pagina) (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 25 - Commenti IL MERITATO SUCCESSO DI UN ABILE ANFITRIONE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Al G8 dell´Aquila c´erano tre temi specifici e un tema generale di puro indirizzo. Quest´ultimo riguardava lo stato della crisi economica mondiale, la diagnosi delle possibili terapie da raccomandare. Quanto ai temi specifici, peraltro di grande portata, riguardavano il clima, gli aiuti ai paesi poveri e principalmente all´Africa, la politica dei paesi del G8 nei confronti dell´Iran. I giudizi, o come si dice la pagella da compilare sugli esiti dell´incontro aquilano vanno dunque articolati su questa tastiera ed è quanto cercheremo di fare. * * * La diagnosi sullo stato attuale della crisi è stata abbastanza difforme. Barack Obama è nella sostanza il più pessimista, ritiene che il peggio sia al suo culmine e che si aggraverà ancora nel prossimo autunno e nell´inverno del 2010. Il peggio che determina il suo giudizio riguarda il delicatissimo tema della disoccupazione che in Usa ha già raggiunto il 10 per cento e potrebbe aumentare fino all´11 nei prossimi mesi con effetti pesanti sui redditi e sui consumi. Il presidente americano inoltre non è ancora del tutto tranquillo sulla tenuta di alcune istituzioni bancarie e non esclude altri massicci interventi a sostegno sia di banche sia di grandi imprese a corto di capitali. Il pessimismo operativo di Obama ha tuttavia come contrappeso il suo robusto ottimismo politico, che ha profuso in abbondanza e con notevole efficacia su tutto l´andamento del G8. Al polo opposto della diagnosi di Obama si è collocato Berlusconi, secondo il quale il peggio è già passato e la disoccupazione non presenta scenari drammatici. Di questa divergente diagnosi ha dato conto lo stesso Berlusconi in una delle sue conferenze stampa, spiegando però che il parere di Obama su queste materie è assai più importante del suo: un esempio molto infrequente di modestia che il premier italiano ha offerto per ingraziarsi il suo principale interlocutore. Lui è fatto così, vuole essere amato. Per essere amato da Obama ha anche buttato alle ortiche Bush. Quella è acqua passata. Obama invece è da conquistare e la modestia ne è stata questa volta lo strumento. Il ministro Tremonti aveva proposto, con la collaborazione dell´Ocse e del governo tedesco, alcune nuove regole da introdurre nel sistema economico internazionale. Un documento di 13 cartelle è stato presentato al G8 con il titolo ambizioso di Global Legal Standard e menzionato favorevolmente come raccomandazione da esaminare nelle competenti sedi operative, suscitando una immodesta soddisfazione dello stesso Tremonti. Di quali regole si tratta? In realtà non sono regole vere e proprie né potevano esserlo trattandosi di raccomandazioni di indirizzo. Ed anche per un´altra ragione: si enunciano valori e, come sappiamo, i valori non sono norme ma auspici e modi di sentire; riguardano più il dover essere che l´essere. I valori tremontiani elencati nel documento sono l´etica nelle decisioni economiche, la trasparenza di quelle decisioni, la lotta contro la corruzione, la lotta contro l´evasione fiscale, la vigilanza del credito, la lotta contro i monopoli in favore della libera concorrenza. Ma chi mai oserebbe incitare gli operatori ad essere disonesti, a mentire, a favorire i monopoli e ad evadere le imposte? E quale uomo d´affari, imprenditore, banchiere si riconoscerebbe in un ritratto così perverso? Debbo dire che a Tremonti va riconosciuta una notevole audacia: raccomandare la lotta all´evasione fiscale, quella contro i monopoli, la trasparenza delle decisioni da parte di uno dei principali membri dei governi berlusconiani è come parlar di corda in casa dell´impiccato. Ma il punto non è questo o non soltanto questo. Si tratta soltanto di raccomandazioni e non di altro. Nel frattempo e nello stesso giorno in cui Tremonti presentava il suo documento al G8, il governatore Draghi annunciava un documento assai più corposo redatto dal «Financial Stability Forum» che è l´organo del Fmi da lui guidato, dove non si parla di valori ma di norme concrete che saranno imposte alle banche e alle istituzioni finanziarie quando lo studio del Fsf sarà definitivamente approvato entro l´anno in corso. Da notare che nel Fsf non sono rappresentati soltanto i paesi del G8 ma un ventaglio molto più ampio e quindi assai più interessante per l´operatività di quelle regole. * * * Bastano pochi accenni per i tre temi specifici affrontati dal G8, dei quali i giornali di tutto il mondo hanno già ampiamente parlato nei giorni scorsi. Iran. I temi da affrontare in materia erano due: il nucleare iraniano e la repressione violenta del dissenso e quindi una violazione molto grave dei diritti di libertà in quel paese teocratico. Entrambi i temi sono stati in qualche modo elusi nel documento approvato all´unanimità dal G8. La riprovazione delle violenze è stata affidata alle dichiarazioni di singoli capi di governo, tra i quali il più severo è stato il presidente francese Sarkozy. Sul tema del riarmo nucleare è intervenuto seccamente Obama, che attenderà comunque fino alla fine dell´anno sperando nell´avvio di un negoziato costruttivo. La vera e solenne reprimenda approvata all´unanimità (Russia compresa) nei confronti del governo iraniano è stata lanciata contro il negazionismo dell´Olocausto da parte di Ahmadinejad: era il meno attuale dei temi e forse per questo è stato scelto dopo una serrata discussione da parte degli «sherpa» durata a quanto si sa per due settimane. Sul clima si è registrato un mezzo fallimento quando sono entrati in gioco i Cinque emergenti (Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica). I quali hanno accettato il principio dei 2 gradi di riscaldamento del pianeta come limite estremo, superato il quale ci sarebbe una catastrofe climatica planetaria; ma non hanno invece acconsentito a ridurre le proprie emissioni di gas inquinanti. Se ne riparlerà in un´apposita riunione a fine anno a Copenaghen. Il colpo di scena di Obama è stato a questo punto l´impegno per il proprio paese di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra facendo della ricerca di energie alternative il centro del rilancio industriale americano. La speranza è che un impegno del genere serva di orientamento anche al gruppo dei Cinque, il che però è tutto da verificare. Infine l´Africa e i poveri. Tutti i paesi ricchi sono allo stato dei fatti largamente inadempienti rispetto agli impegni presi nei precedenti vertici. Il più inadempiente di tutti è il nostro: avremmo già dovuto versare un miliardo di dollari mentre abbiamo finora conferito 30 milioni, pari al 3 per cento di quanto dovuto. Ora Berlusconi ha promesso un versamento entro il prossimo agosto di 130 milioni e lo ha presentato come una manna. Questo è lo stato dei fatti per quanto ci riguarda. Nel meeting del G8 è stato deciso un aiuto, destinato soprattutto all´agricoltura, di 20 miliardi di dollari. La cifra è cospicua ma restano tuttora indefinite le modalità e i tempi, chi guiderà gli investimenti e quando. Comunque su questo tema un mezzo successo politico c´è indubbiamente stato, ma è il solo dell´intero vertice. Del tutto inevaso è stato invece il vero tema che i Grandi del mondo dovranno porsi e che invece è stato del tutto ignorato salvo che dalla Cina e dal gruppo dei Cinque emergenti: il nuovo assetto monetario internazionale. In altre parole il problema del dollaro. La Cina vuole che si costruisca una moneta di conto e di riserva, calcolata attraverso una sorta di paniere ponderato delle principali monete a partire dal dollaro, dall´euro, dallo yen e naturalmente dallo yuan cinese. Moneta amministrata dall´Fmi, le cui quote di appartenenza dovranno essere profondamente riviste per fare appunto spazio ai paesi emergenti che sono rappresentati attualmente da quote soltanto simboliche. Sarà un´operazione complessa, che vede gli Usa in totale disaccordo, ma che la Cina sembra decisa a portare avanti facendo leva sulla sua posizione di primo creditore degli Stati Uniti e primo detentore di riserve in dollari. Sarà questo il vero tema del prossimo futuro, adombrato nel richiamo alle istituzioni nate a Bretton Woods nelle parole di Napolitano che abbiamo citato all´inizio. Un tema denso di implicazioni, che vedrà diminuire drasticamente il peso dei singoli Stati europei a beneficio dell´Unione europea e delle istituzioni che la rappresentano a cominciare dalla Banca centrale. Questo tema sarà al centro della prima assemblea del Fondo monetario internazionale che è destinato a diventare la vera sede dei dibattiti e delle decisioni. * * * Ultimo argomento: il successo di Berlusconi e quindi dell´Italia, perché è vero che nei vertici internazionali un successo del governo è patrimonio comune al di là dei partiti e delle persone. Berlusconi ha avuto successo, ha ricevuto complimenti da tutti, ha evitato con abilità i guai che incombevano sul suo capo e di questo gli va dato atto. Per che cosa è stato complimentato? Per il suo ruolo, magistralmente ricoperto, di padrone di casa. Se lo è meritato. E´ un compito che sa gestire molto bene come dimostrò nell´analogo meeting di Pratica di Mare: alloggiamento perfetto, cibo eccellente, sicurezza garantita, intrattenimento rilassante. Il «Financial Times» di ieri, che era stato il giornale tra i più severi nei suoi confronti, ha titolato «Da playboy a statista», ma ha sbagliato l´ultima parola, doveva scrivere anfitrione. Lo statista si è visto ben poco anche perché l´unico statista in campo è stato Obama e con lui nessuno era in grado di competere. Berlusconi avrebbe potuto esercitare una piccola parte da statista associando al successo l´opposizione che ha accettato la tregua chiesta da Napolitano. Ma nemmeno questo ha fatto. Ha continuato ad attaccarla tutti i giorni, chiamandola «opposizione-cadavere, comunista, faziosa». Poi, una volta chiuso il sipario sul G8 dell´Aquila, è andato ancora più in là: si sta rimangiando l´impegno preso anche in suo nome dal ministro Alfano con il Quirinale circa una pausa nella legge sulle intercettazioni; ha ripetuto che non ha intenzione di trattare alcunché con l´opposizione; ha maltrattato i suoi dissidenti interni; ha richiamato all´ordine perfino la Lega. «Ora dev´esser chiaro a tutti che sono io che comando» ha detto ieri. L´ora della carota è passata e si ricomincia col bastone. Ho letto ieri un interessante articolo del collega La Spina su «La Stampa». Scrive che la maggiore sobrietà dimostrata da Berlusconi al G8 è stata probabilmente l´effetto delle critiche acerbe di cui è stato oggetto da parte di alcuni giornali ai quali (scrive La Spina) andrebbe riconosciuto il merito del «new look» saggio e prudente del nostro premier di solito scapestrato. Forse La Spina ha ragione; forse quel merito ad alcuni giornali andrebbe riconosciuto. Purtroppo però quella saggezza e quella prudenza di cui parla il collega sono già dietro le spalle. Dal canto nostro, poiché è di noi che si parla, le nostre riserve e le nostre critiche non cesseranno se non altro per indurre il premier scapestrato a cambiare definitivamente comportamenti pubblici e privati che sono l´esatto contrario da quelli ai quali un capo di governo dovrebbe attenersi. Continueremo dunque a pubblicare notizie di fatti come è compito di ogni giornale, ma non speriamo e non ci illudiamo di vedere effetti vistosi. Salvo quello di saper far bene il mestiere dell´anfitrione, ma di questo eravamo certi. Purtroppo non è di questo che ha bisogno il nostro Paese.

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de laurentiis "i miei novant'anni una vita da oscar" - giuseppe videtti (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 34 - Spettacoli De Laurentiis "I miei novant´anni una vita da Oscar" Il grande produttore italiano è da tempo cittadino americano e vive a Los Angeles L´8 agosto celebrerà il suo compleanno E per regalo il governatore della California Arnold Schwarzenegger, che fu attore in alcuni suoi film, gli tributerà un rarissimo onore: la celebrazione di un giorno dedicato al suo nome GIUSEPPE VIDETTI LOS ANGELES Non sono affascinanti gli studios nella luce del mattino. La foschia che avvolge Burbank rende ogni cosa "normale", un aggettivo che nella fabbrica dei sogni è un´imprecazione. I trenini s´inerpicano verso i cancelli della Universal carichi di visitatori pronti a incontrare Shrek e i Blues Brothers. Dai varchi del James Stewart Boulevard, invece, entrano addetti ai lavori e personaggi in cerca d´autore. Il bungalow di Mister De Laurentiis è in fondo al viale, uno dei tanti, anonimo, troppo piccolo per un uomo che appartiene alla stirpe reale del cinema. Ma all´interno, l´ufficio del megaproduttore racconta quasi un secolo di cinematografo. Academy Awards, David di Donatello, Leone d´oro e la statuetta che gli è più cara, l´Irving G. Thalberg Memorial, premio alla carriera che gli consegnarono nella notte degli Oscar del 2001. Dino De Laurentiis, all´anagrafe Agostino, egli stesso membro dell´Academy, lo prende dalla vetrina, lo accarezza: «è un riconoscimento che danno solo in occasioni speciali», dice. L´8 agosto compirà novant´anni, è in forma, elegante, dinamico, mille progetti in testa. Sta preparando il sequel di Barbarella, il film di Roger Vadim con Jane Fonda che produsse nel 1968. Si accende un cigarillo: «Ho avuto sessanta nomination all´Oscar, è come se li avessi vinti tutti, è già una bella soddisfazione essere nella rosa dei cinque. Io vengo da Torre Annunziata, la chiave del mio successo è l´umiltà». Entra la produttrice Martha Schumacher, sua moglie, che venerdì scorso ha compiuto cinquantacinque anni. Bionda, bellissima, fascino alla Candice Bergen. Gli porge una lettera: «Credo che presto dovrai preparare un discorso!», annuncia radiosa. La lettera porta la firma di Arnold Schwarzenegger. Il governatore della California ha deciso di celebrare il Dino De Laurentiis day. Ne ha fatta di strada il rappresentante di Torre Annunziata. «Ah, che voglia di tornarci, ma ormai ho novant´anni, viaggio poco. Un´infanzia avventurosa la mia. Mio padre aveva un pastificio. A un certo punto ebbe bisogno di un rappresentante. Mi guardò negli occhi: "Tu". "Ma papà", risposi, "io non ho mai venduto. E dove dovrei andare?". "Nelle isole, cominciando da Ischia e Capri". Fu il primo impatto con Capri. L´isola mi impressionò, e da allora ci sono sempre tornato. Un giorno, andando a Roma, sempre per vendere spaghetti, vidi un annuncio, il Centro sperimentale di cinematografia cercava allievi. Ero un ragazzino di provincia, avevo diciassette anni, adoravo il cinema, l´unica cosa che vedevo erano gli attori, così pensavo che il cinema fosse fatto solo di attori. Feci domanda, mi convocarono: fui ammesso. Ricordo ancora quella sera a tavola con i miei sei fratelli. Mamma fingeva di non sapere, papà non proferì parola. Finì di mangiare i suoi spaghetti, poi disse: "Io penso che tu sia un folle, però non voglio che dopo la mia morte i miei figli abbiano a dire che non gli ho permesso di fare della loro vita quello che vogliono". Così iniziò la mia avventura cinematografica. Feci un film da protagonista diretto da Pietro Germi, andò abbastanza bene, ma non ero convinto. Non ero nato per stare davanti alla macchina da presa, ma dietro». Strizza gli occhi, insegue i ricordi: «Il problema, a quell´età, era farsi prendere sul serio». Aveva solo diciannove anni e una grande abilità di venditore, lo aveva dimostrato a diciassette piazzando quintali di spaghetti, lo confermò trovando finanziatori con i quali fondò la Real Cine e nel 1941 produsse il primo film, L´amore canta. Poi arriva la guerra a sbaragliare i sogni. L´Italia ne esce devastata, ma le idee circolano più vorticosamente di prima. «Il grande cinema, quello che ha fatto scuola, è nato nel dopoguerra», racconta. «Cinecittà era occupata dagli sfollati, non c´erano macchine da presa, non c´erano soldi. Solo un gruppo di uomini geniali: Rossellini, De Sica, Fellini, Lattuada e… io», dice con insospettata timidezza. «Da quel gruppo nacquero Roma città aperta, Sciuscià, Paisà, Ladri di biciclette, i film dell´industria povera che i critici chiamarono neorealismo. Non giravamo per le strade con l´idea di creare un nuovo stile, ma per necessità, perché non avevamo soldi per pagare i figuranti. Quei film lanciarono il nostro cinema nel mondo e fecero capire agli americani che il loro sistema produttivo era sbagliato. Lo hanno detto e ripetuto Spielberg, Pollack e Scorsese: "Abbiamo imparato da voi". Fu un momento magico: Hollywood rischiò di perdere il primato. La cosiddetta Hollywood sul Tevere fu agevolata da una legge fatta da Andreotti, l´unica intelligente mai varata per il cinema, che diceva: un film per essere italiano deve avere almeno il cinquanta per cento di personale italiano. Questo ci dava la possibilità di impiegare anche attori americani, come Clint Eastwood negli spaghetti western o Audrey Hepburn in Guerra e pace. A un certo punto gli americani - ho il dubbio che abbiano pagato salato per questo - riuscirono a convincere il governo a cambiare la legge. Il socialista Corona varò un decreto che fu la tomba del nostro cinema, portava la percentuale dal cinquanta al cento per cento. A quel punto non ebbi esitazione, partii per gli Usa». Il principe del nostro cinema, l´uomo che pensava in grande, il campione della Lux Film, lo spericolato imprenditore della ditta Ponti-De Laurentiis che nel 1952 produsse il primo film italiano a colori (Totò a colori), l´uomo che aveva stregato e sposato la bellissima Silvana Mangano, il self-made man nominato nel 1966 cavaliere del lavoro che in pieno boom economico aveva ospitato negli studi di Dinocittà divi come Henry Fonda e Ava Gardner, l´audace imprenditore che aveva portato grandi storie sul piccolo schermo (L´Odissea) gettò la spugna: non poteva più competere con Hollywood. «Quando arrivai in America, il sindaco di Los Angeles mi consegnò le chiavi della città», ricorda. «Io ero terrorizzato: che ci faccio qui, non conosco la lingua, non conosco i loro gusti, come mi muovo? Tutto dipendeva dal primo film, se imbrocco quello», mi dissi, «è fatta. Chiamai Peter Maas, un autore dal quale avevo già acquistato i diritti di Joe Valachi-I segreti di Cosa Nostra: "Ho bisogno di una storia", gli dissi. "Sto scrivendo un nuovo libro, ma ho già pronto solo il primo capitolo", rispose. Pretesi che me lo mandasse. M´intrigò quel personaggio e comprai Serpico a occhi chiusi. Maas pretese un capitale, cinquecentomila dollari, cinque milioni di euro di oggi, ma quel film, interpretato da Al Pacino, fece la mia fortuna. Poi arrivarono I tre giorni del Condor, un cult. A quel punto ebbi qualche certezza: ok, posso fare il produttore americano». Lumet e Pollack, Lynch e Cimino, Ridley Scott e Jonathan Demme sono solo alcuni dei registi di sangue blu che hanno lavorato a corte. «E ancora dicono che faccio film commerciali», sbotta il produttore di Hannibal Lecter-Le origini del male. «I critici e il cinema non sono mai andati d´accordo. Povero Totò... Grande amico, attore immenso. La critica lo fece a pezzi, lo trattò come un guitto. E La strada? Nessuno voleva farlo. Abbiamo vinto l´Oscar, decine di premi nel mondo. I critici lo condannarono: "Fellini è un giovane regista che può fare molto, ma questa volta ci ha deluso". Così decisi di affittare una sala sugli Champs-Elysées: i francesi impazzirono, critica e pubblico. Il successo de La strada partì da Parigi». Si solleva gli occhiali sulla fronte per guardare le locandine incorniciate al di là dell´immensa scrivania. Casanova, Conan il barbaro, L´anno del dragone, Dune, Ragtime, che ha avuto otto nomination all´Oscar. «Cosa siamo noi, in fondo?», riflette. «Creatori di sogni. Per questo adoravo Fellini. Eravamo come fratelli. Volevo portarlo in America, lui era titubante. Un giorno lo chiamai: "Federico, ho comprato i diritti di King Kong". La prima reazione fu: "Ecco, questo m´interessa". Poi ci ripensò: "Non me la sento"». Meryl Streep racconta di aver sostenuto un provino per King Kong e di essere stata brutalmente scartata da De Laurentiis. «Macché», contesta, «me la proposero per Il re degli zingari, nel ´77. Al regista Frank Pierson non piacque, voleva una ragazza bella, fisicamente prestante. Per King Kong invece cercavo un´attrice da lanciare. Mi mandarono Jessica Lange. Non mi convinse, brutti denti, poco seno. Dopo il provino, il regista John Guillermin mi chiamò: "Dino, questa è una grande attrice". La convocai nel mio ufficio: "Senti Jessica, se torni da me fra quindici giorni con denti e seno rifatti la parte è tua. Ma ricorda, io negherò sempre di fronte al mondo di averti fatto questa proposta". Tornò dopo dieci giorni, aveva seguito il mio consiglio. Fu la prima attrice che lanciai negli Usa. Poi ce ne sono stati molti, da Arnold Schwarzenegger in poi. L´american dream esiste ancora. Chiunque lo può afferrare, e senza carte bollate». «Una vita che è un romanzo», hanno scritto Tullio Kezich e Alessandra Levantesi nel bel libro Dino, che nel 2004 è uscito anche in lingua inglese. Nei romanzi l´italoamericano è sempre vittima di qualche stereotipo. «Infatti qui, per un certo gruppo sociale, l´italiano per sua natura è mafioso. Lo dissero anche di me, e sa perché? Un mio direttore di produzione ebbe un diverbio con la polizia mentre giravamo Pollice da scasso (1978), così dovetti presentarmi di fronte a una commissione. "Lei conosce la mafia?", mi chiedono. "Conosco Jimmy Carter, il papa, molti vip, è il mio mestiere, ma non conosco la mafia". E loro: "Eppure lei conosce Vincent Alo, detto Jimmy Blue Eyes". "Certo, voleva bloccare un mio film, The Valachi Papers. L´ho incontrato, l´ho costretto a non importunarmi. Fine della storia"». Un capitolo che non poteva mancare nel romanzo del magnate che ha finanziato, distribuito e prodotto oltre seicento film. L´ultimo tycoon. SEGUE A PAGINA 6

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Lo "smart power" al servizio degli Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

sfida strategica la francia perde colpi, washington deve contenere l'espansione cinese Lo "smart power" al servizio degli Usa di Giampiero Giacomello La visita del presidente Usa in Ghana è, giustamente, vissuta come un evento storico. Obama ha sempre affermato di voler dedicare maggiore attenzione al continente africano. E non solo per (evidenti) motivi culturali ed etnici. L'Africa continua ad essere la principale fonte globale di materie prime ma due eventi recenti ne hanno modificato la situazione geopolitica. Anzitutto, la Francia, per lungo tempo gendarme occidentale del continente, si è lentamente ritirata. Certo non completamente, come dimostra la sua presenza in Chad, ma il suo impegno si è in generale molto ridotto. Poi, la Cina, affamata di materie prime e di terra coltivabile (anche l'Africa è interessata al fenomeno di paesi terzi che affittano spazi coltivabili in un paese per poi "appropriarsi" della produzione agricola senza altre spese), è arrivata in forza e con capitali. Nella fase iniziale, i cinesi non chiedono nulla (il conto arriva poi) e non parlano di diritti umani né chiedono a nessuno di diventare democratico. A questo punto, un maggiore interesse americano era inevitabile. Dal 2008, gli Usa hanno un comando strategico dedicato, l'Africom. Due delle sue sedi sono in Italia, a Napoli e Vicenza. La missione principale del comando è quella di assistenza umanitaria (la maggior parte delle unità infatti sono di genieri, polizia militare e affari civili), ma all'occorrenza ci sono anche unità combattenti (la 173a brigata aereo-trasportata). Ma, per ora, è la simpatia di cui gode Obama nella maggior parte del continente l'asset più importante degli Usa: è una vera dimostrazione di "smart power". La stessa scelta di mettere da parte il Kenya, a causa delle recenti violenze politiche, e di preferire invece il Ghana, una delle poche democrazie stabili del continente, è stata fatta per "incoraggiare i buoni" e "avvertire i cattivi", proprio come prescrive il potere intelligente. E l'insistenza di Obama sul fondo di 20 mld di dollari per la sicurezza alimentare in conclusione del G8 è un altro tassello di questa strategia americana: dimostrarsi "engaged", essere presenti con un'immagine positiva e mettere in difficoltà i vari dittatori. Questo non vuol dire che gli Stati Uniti non possano fare ricorso alla forza, come dimostra la presenza delle forze speciali Usa nel Corno d'Africa (anzi proprio là c'è stato uno dei primi successi militari di Obama con la liberazione dell'ostaggio americano dai pirati somali). Però è una presenza discreta, più selettiva, meno provocatoria di quanto abbiamo visto con la precedente amministrazione. Un cambio di regime, insomma, può essere favorito e sostenuto dagli Usa, ma esternamente. Allo stesso tempo, dato che il governo Usa, in questa crisi, non può permettersi di spendere troppo denaro federale in Africa per bilanciare gli investimenti cinesi, la scelta della dimensione "umanitaria" sembra la sola ragionevole. Gli americani potrebbero cambiare la loro politica di non-intervento e rispetto della sovranità in Africa solo nel caso in cui stia per avvenire un genocidio come in Rwanda, secondo quanto detto dallo stesso Obama. Il Darfur poteva rappresentare una sfida di questo tipo, ma l'inviato americano per il Darfur ha annunciato che l'emergenza è passata. Ma la situazione è solo in stand-by e non sembra che ci siano ancora cambiamenti strutturali. La sfida strategica per il continente africano è comunque iniziata e si protrarrà a lungo. Le mosse iniziali degli americani sono state buone. Ma i cinesi sanno aspettare e i dittatori sono longevi (vedi Mugabe). E che cosa succederà dopo Obama? 12/07/2009

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Così dichiarò Capezzone (tre volte al dì) (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Così dichiarò Capezzone (tre volte al dì) IL FAVOLOSO MONDO DI DANIELÌ. Dalla «fatwa» di Minzolini ai «pasdaran» della sinistra. Cronaca di un mese di botta e risposta del portavoce Pdl. Suona più volte del postino di James M. Cain. E ci descrive, puntualmente ogni giorno, la sua "realtà". di Tommaso Labate C'è tutto un mondo, dentro. Per vederlo basta puntare il radar sui terminali delle agenzie di stampa e aspettare, pazientemente, che arrivi Lui. E Lui arriva. E suona più volte del postino di James M. Cain, anche tre o quattro squilli al dì. Con la pioggia e col sole, estate e inverno, pranzo e cena. Nel meraviglioso mondo che Lui disegna amabilmente con apprezzata e apprezzabile ars dichiaratoria, Berlusconi è più alto di Kareem Abdul-Jabbar, Franceschini più ridicolo di Alvaro Vitali quand'era triste, D'Alema più perfido dello sceriffo di Nottingham, Repubblica più bugiarda di Pinocchio, il Tg1 ha più ascolti della Cnn, Minzolini più capelli di Fiorello quando aveva il codino e Brunetta più saggezza di Socrate e Platone sommati e poi moltiplicati per Aristotele. È un Mago, Daniele Capezzone, partito «Pdl» qualifica «portavoce». Non un normale portavoce, però. Eh no. Lui, se necessario, sa dividere pani e pesci, trasformare il grano in loglio e il loglio in grano. Per vederlo, il meraviglioso mondo di Danielì, basta vivere un mese capezzonianamente. E leggerne il "così parlò". 3 giugno 2009. Berlusconi indagato per i voli di stato. Franceschini chiude il cerchio sul gruppo europeo con socialisti e democratici. Meno tre giorni alle Europee. Nuovo messaggio audio di Bin Laden. Così parlò D. C.«Tra appelli al voto utile per recuperare qualcosa a sinistra e ammissioni di debolezza rispetto al Pdl, è sempre più chiaro che Franceschini sa che è suonata, per la campana dell'ultimo giro» (ore 16:18). «A proposito della collocazione europea degli eletti del Pd, Franceschini farfuglia qualcosa su eventuali intese per un fantomatico nuovo gruppo, ma le chiacchiere stanno a zero: ad oggi, c'è il gruppo socialista, non altro. A quarantott'ore dalla chiusura della campagna elettorale, è un'altra figura barbina di Franceschini e compagni» (17:25). «D'Alema dice che all'estero si ride pensando all'Italia. Ammesso che qualcuno rida, forse lo fa ripensando a lui, allora Ministro degli Esteri, sotto braccio con esponenti di Hezbollah» (19:31). 4 giugno. Storico discorso di Obama al Cairo. Berlusconi in tv: «Milano città africana». Così parlò D. C. «Leggo l'Unità, vedo le dichiarazioni di Franceschini e mi accorgo del fatto che un tempo la sinistra si occupava degli operai, ora di Noemi e di Kakà. Poi questi signori non si lamentino se proprio la base tradizionale della sinistra li ha abbandonati, scegliendo il Pdl e Berlusconi». (10:40) 8 giugno. Urne chiuse: in calo il Pdl, sconfitta del Pd. Avanzano Lega e Di Pietro. Così parlo D. C. «Il calo dell'affluenza ha penalizzato il Pdl, che raccoglie un risultato inferiore alle nostre attese. Detto questo le elezioni si sono tradotte in un robusto voto di fiducia a favore del governo Berlusconi. Quel che appare invece surreale è che il Pd esulti, con un 6-7 per cento in meno, e una cannibalizzazione in atto da parte del signor Di Pietro. Contenti loro...» (10:45). «Da Franceschini dichiarazioni surreali» (12:38). «Si potrebbe dire che la distanza tra Pdl e Pd è, da sola, il "quarto partito" italiano» (15:59). «Sta prendendo forma un successo nettissimo del centrodestra alle elezioni amministrative» (20:11). 11 giugno. La Camera approva il ddl intercettazioni. A Roma, Gheddafi parla davanti ai senatori italiani: «Nel 1986, gli Usa come Bin Laden». Così parlò D. C. «L'approvazione alla Camera del provvedimento sulle intercettazioni chiude un'era opaca. A rimpiangerla rimarranno solo pochi esagitati e qualche mestatore» (ore 16:40). «Gheddafi? Nulla può mettere in discussione la nostra amicizia con gli Usa» (18:56). «Sono due volte sbagliati gli attacchi che, in queste ore, sono stati portati da alcuni settori sindacali nei confronti del ministro Brunetta» (19:01). 12 giugno. Strappo Fini-Gheddafi. Caos in Iran, proteste sul voto. Augusto Minzolini, neo-direttore del Tg1, firma ancora la sua rubrica su Panorama. Così parlò D. C. «Per essere creduti, i magistrati più politicizzati che criticano le nuove norme sulle intercettazioni dovrebbero essere credibili» (11:36). «Desidero inviare pubblicamente al generale Leonardo Gallitelli le congratulazioni per il nuovo incarico di comandante generale dell'Arma» (12:11). «Non è ancora terminata la prima settimana di direzione del Tg1 da parte di Minzolini, e già siamo dinanzi ad attacchi impropri e intolleranti da parte del Pd. O forse qualcuno ritiene che, per scrivere un commento su Panorama o altrove, Minzolini debba chiedere il permesso all'ufficio stampa del Pd?» (18:10). 17 giugno. Scoppia il caso D'Addario. Berlusconi nel mirino per i festini di Palazzo Grazioli. D'Alema sotto accusa per la frase sulle «scosse». Così parlò D. C. «Da Noemi a Patrizia, da Repubblica al Corriere, da D'Avanzo alla Sarzanini. La sostanza è sempre la stessa: un mix di voci e indiscrezioni dalle procure e il tentativo di mettere Berlusconi al centro di una situazione sgradevole. C'è chi alimenta clima mefitico» (10:47). «D'Alema lancia il sasso e nasconde la mano» (14:43). «D'Alema nervoso, sa di avere fatto autogol» (16:35). 18 giugno. Da Bari, spuntano altre ragazze nell'inchiesta. «Risponderò colpo su colpo», assicura Berlusconi. In Iran atteso il discorso di Khamenei. Così parlò D. C. «C'è un'area, rispetto alla quale il Pd svolge una funzione gregaria e servente, che ha un totale disprezzo del voto espresso dagli italiani, e che ha deciso un attacco selvaggio, una vera e propria caccia all'uomo contro Berlusconi» (11:32). «D'Alema è in grave imbarazzo. Non pensi che gli italiani abbiano l'anello al naso» (11:51). 22 giugno. Ballottaggi: la province di Milano e Venezia al Pdl, il Pd vince a Bologna, Firenze e Bari. Il referendum non raggiunge il quorum. Polemiche sul Tg1, che oscura il sexgate. Così parlò D. C. «Per salvare l'istituto del referendum bisogna riformarlo» (15:13). «Aderisco all'idea di Bondi per una manifestazione a favore della libertà in Iran» (15:49). «È indegna la fatwa del Pd contro Augusto Minzolini» (16:09). «Davvero qualcuno, dall'Udc a Rifondazione, pensa di annettersi l'80% degli elettori che non sono andati a votare al referendum?» (17:45). «Dario Franceschini è un segretario surreale. Più perde, più è contento» (20:49). 23 giugno. Berlusconi contrattacca: «D'Addario manovrata». Polemiche tra l'opposizione e il Tg1. S'accende il dibattito sul dopo-voto. Così parlò D. C. «Il Pdl quadruplica le province vinte. Franceschini è patetico» (10:56). «Di Pietro vuole arrestare Minzolini?» (13:09). 25 giugno. Draghi dice che alla fine dell'anno il Pil calerà del 5 per cento. Muore Michael Jackson. Berlusconi, criticato dalla stampa estera, reagisce: «Gli italiani mi vogliono così». Così parlò D. C. «Sono davvero importanti i dati Isae resi noti sulla crescita di fiducia registrata nel settore del commercio, in quello dell'edilizia e nell'industria manifatturiera. Il Paese reale pensa in positivo» (10:43). «Franceschini e Bersani sono schiacciati su una linea di antiberlusconismo aggressivo, o comunque la accettano, al traino della campagna orchestrata dal Gruppo Repubblica» (11:07). «L'atteggiamento del Financial Times conferma quel che era noto: c'è chi vorrebbe un'Italia più debole» (16:23). 3 luglio. Stop di Napolitano alla legge sulle intercettazioni. Entra nel vivo il dibattito congressuale del Pd. Così parlò D. C. «La sinistra italiana dovrebbe imparare da Blair» (11:17). «Più ascolti D'Alema, più rimpiangi Veltroni. Come diceva Totò: "E abbiamo detto tutto"» (16:46). 7 luglio. Tutto pronto per il G8 dell'Aquila. Il Guardian attacca l'Italia: «Vertice nel caos, uscità presto dal G8». Sky sorpassa Mediaset. Così parlò D. C. «La sinistra condanni i comportamenti dei no global» (12:16). «La relazione del presidente Calabrò ha il merito di fare chiarezza e di aiutare a smontare alcune accuse faziose e inconsistenti. Dunque, la notizia è quella del sorpasso di Sky rispetto a Mediaset, sul fronte dei ricavi. Ma la sinistra non diceva che esisteva una sorta di inattaccabile monopolio di Mediaset nel settore privato, nel quadro di un più complessivo duopolio Mediaset-Rai?» (12:48). «Anche oggi, puntuale come l'arrivo delle zanzare, giunge la nota di protesta del Pd contro il Tg1 di Minzolini. Ogni sera più lamentosa, questa pratica sta passando dalla linea dell'intimidazione a quella della lagna continua. La smettano» (22:27). 8 luglio. G8: accordo sul piano anticrisi. Obama loda la «leadership italiana». Così parlò D. C. «La Casa Bianca smonta falsità e miserie. L'opposizione ricordi l'interesse nazionale» (12:25). «I dati d'ascolto del Tg1, dopo qualche assestamento del tutto fisiologico, stanno tornando a buoni livelli, nonostante una campagna di aggressione senza precedenti per violenza e mistificazione contro la nuova direzione. I soliti dipietristi e qualche pasdaran sparano le loro ultime cartucce, ma dovranno rassegnarsi all'evidenza dei numeri. La "character assassination" non funziona più» (19:36). 9 luglio. G8: accordo sul clima ma senza la Cina. Botta e risposta tra Berlusconi e Repubblica. Così parlò D. C. «Un gruppo editoriale italiano e uno straniero, con al seguito l'opposizione politica più sgangherata del mondo, hanno cercato di avvelenare un avvenimento di rilievo mondiale» (11:28). «Esaminando un periodo di tempo congruo e omogeneo, cioè un intero mese, i dati di ascolto del Tg1 ci consegnano un dato inequivocabile: a giugno 2009, con la direzione di Minzolini, gli ascolti sono stati superiori a quanto accadde nel giugno del 2008, con la direzione precedente» (19:18). Ps: questo articolo è stato consegnato alle ore 11.18 del 10 luglio. Giusto in tempo per sbirciare una dichiarazione di D. C. sulla «sinistra italiana ingannata dagli odiatori seriali». 12/07/2009

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Finanza, speculatori sordi alle sirene dell'etica (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

ECONOMIA & FINANZA pag. 25 Finanza, speculatori sordi alle sirene dell'etica Sulle materie prime si è già rigonfiata la bolla dei derivati FUTURE Le scommesse sulle materie prime hanno fatto risalire i prezzi di rame e petrolio di oltre il 50% in sei mesi (Ap) MILANO SPEREM si dice in milanese, speriamo. Speriamo che l'elenco delle promesse fatte dai Grandi della Terra non rimanga solo un elenco di promesse. Speriamo che davvero possa uscire da questa crisi un mondo più giusto. Speriamo che possa realmente prendere vigore un capitalismo più etico al servizio dell'uomo e delle imprese, un'economia di mercato ma con una forte responsabilità sociale. Un nuovo modello che metta l'uomo in primo piano, un modello che la Chiesa continua a riproporre ma che anche gli imprenditori-mercanti del rinascimento italiano dal 1300 al 1500 auspicavano. Speriamo. FORSE davvero il peggio è passato, forse davvero c'è un barlume di timida ripresa. L'Ocse sostiene che l'Italia e la Francia sono le prime a intravvedere questa ripresa dell'economia, l'Istat registra in maggio uno stop nel calo della produzione industriale, i tedeschi si dicono convinti che a fine anno la svolta sarà certa. E la cosa ci fa piacere perché la Germania è sempre stata la locomotrice d'Europa. Se il treno riparte e i consumi riprendono, ci sarà anche più occupazione e i tanti trentenni che da noi lavorano ancora a progetto potranno forse cominciare a pensare al futuro. MA CI SONO anche altre notizie, queste più allarmanti, che vengono quasi ignorate. O prese sotto gamba. Negli ultimi mesi è in atto una speculazione sui futures delle materie prime, dal grano al rame, dal petrolio al legno, dallo zucchero all'oro. A partire da gennaio la quotazione del rame è salita del 57% e quella del petrolio del 51% grazie alle manovre delle banche d'affari come la Goldman Sachs e degli Etf, i nuovi fondi comuni specializzati anche in materie prime. Una speculazione così forte da toccare tutti i comparti fondamentali dell'economia, dall'auto alle costruzioni sino all'alimentare, e da far parlare di una nuova bolla finanziaria. E a proposito di banche d'affari c'è da dire che ci siamo forse dimenticati un po' troppo presto della Lehman Brothers, saltata a gambe all'aria. Ebbene, la Lehman Brothers controllava una ragnatela di società finite in amministrazione controllata. E c'è chi ha contato queste società: 20 negli Usa, uno alle Cayman e uno alle Bermuda, tre in Francia, tre in Lussemburgo, 17 nel Regno Unito, due in Germania, uno in Olanda, uno in Svizzera, uno in Cina, sette nelle Filippine, otto ad Hong Kong, nove a Singapore, undici in Australia, quattro in Giappone, tre in Sud Corea. Significa che ci sono debiti che prima o poi dovranno essere scaricati su qualcuno. Significa che il mondo è sempre seduto su una polveriera.

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14,00QUOTA PERISCOLPIO Film guerra (Usa 1959). con James Garner 16,00SUI MAI DEL... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

OGGI IN TV pag. 43 14,00QUOTA PERISCOLPIO Film guerra (Usa 1959). con James Garner 16,00SUI MAI DEL... 14,00QUOTA PERISCOLPIO Film guerra (Usa 1959). con James Garner 16,00SUI MAI DELLA CINA Film avventura (Usa 1953) con Jean Harlow 18,00SAPORI D'AUTORE 18,30L'ANIMA 18,45SPORT E MEDICINA 19,05VIAGGIANDO TV Tf 19,20JUST CAUSE Telefilm 20,20DIRETTA STADIO... ED E' SUBITO GOL! 23,00ULTIMATE FORCE Tf

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 12/07/2009 - pag: 21 L'intervista Il ministro del Turismo traccia un primo bilancio: albergatori pessimisti? I conti si fanno alla fine «Le vacanze degli italiani: partono tre milioni in più» La Brambilla: 3 su 4 in ferie, in crescita dell'11 per cento ROMA Toglietegli tutto ma non le vacanze. Gli italiani sono fatti così, crisi o non crisi, le ferie d'estate magari si accorciano ma restano sacre. Ed ecco perché, fatti i primi conti e previsioni, il ministro per il Turismo Michela Vittoria Brambilla è decisamente soddisfatta. Siamo un popolo di villeggianti. «Sì, nonostante l'attuale congiuntura economica, non abbiamo perso la voglia di viaggiare. Il 76% degli italiani andrà comunque in vacanza, una percentuale che sale di 11 punti rispetto al 2008. Parliamo di 37 milioni di persone, contro i 33,7 della passata estate». Un italiano su 4 resta a casa. «L'anno scorso era uno su 3». Com'è che il Turismo tricolore non soffre della recessione? «Da noi c'è preoccupazione, ma la percezione della crisi è contenuta. Poi ci sono costi fissi che gravano meno sul bilancio familiare, come per benzina ed energia. In questo momento già 22,6 milioni di italiani hanno pianificato una vacanza, quasi 7 milioni in più del 2008». Rispetto agli altri Paesi come andiamo? «Le nostre performance sono buone. Il bilancio dei primi 5 mesi dell'anno è in parità. Per alcuni comparti, come il turismo invernale della montagna, i dati sono addirittura migliori. E il trend prosegue. Questo perché, sebbene siano calati gli arrivi dall'estero, in compenso sono aumentati gli italiani che per la vacanza scelgono di restare nel nostro territorio. Anche perché trovano offerte competitive per prezzo, qualità, flessibilità e durata». Però spendiamo meno: 946 euro in media, 110 in meno del 2008, dice una ricerca Confesercenti. «C'è una diminuzione di spesa media tra il 3 e l'8%, ma parte più gente. L'anno scorso invece l'industria del turismo chiuse con un -6%. In alcune zone del Mezzogiorno, per via dell'emergenza rifiuti, si arrivò al -13». Che turista è oggi l'italiano? «Un viaggiatore più consapevole, oltre un terzo si informa su Internet. Ed esigente: non basta più soltanto il pacchetto base, chi paga chiede servizi aggiuntivi. Attività per bambini, sport, eventi e spettacoli, fitness, vince il prodotto integrato. Oculato: è sempre più attento alla spesa, non c'è più il soggiorno lungo, magari due viaggi brevi». Avete intensificato la promozione con spot trasmessi nei principali Paesi che ci portano turisti. «La campagna 'Italy much more' è stata un successo. Da Stati Uniti, Canada, Svizzera, Austria, Germania e Inghilterra aumenteranno gli arrivi. Comunque l'Italia resta la destinazione più richiesta dai tour operator internazionali: Europa 80,9%, Usa 89». Federalberghi e agenzie di viaggio prevedono un'estate grama. «I dati degli albergatori sono negativi ma solo perché più del 50% dei clienti, nonostante il ribasso delle tariffe, per un 5 stelle fino al 37%, si sono spostati sull'extra-alberghiero: case in affitto, villaggi, camping, agriturismo, bed&breakfast. I conti poi facciamoli a fine stagione: il 30% dei turisti sceglierà offerte last minute perché più convenienti». Lei sottolinea spesso l'importanza delle sinergie tra governo, regioni, enti locali e imprese del settore. «Finalmente c'è una vera politica nazionale. Abbiamo istituito un comitato ministeriale con Alitalia e per prima cosa lavoreremo per aumentare i voli diretti con la Cina, con cui abbiamo appena siglato un accordo. E con Trenitalia per promuovere il Mezzogiorno che turisticamente è ancora poco sfruttato, riceve in un anno gli stessi visitatori di Venezia. Verranno facilitati i collegamenti con le località meno famose eppure bellissime. Pensi che nessuno l'aveva mai fatto. Giovanna Cavalli

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Cernobbio, Chiamparino: "Classe politica italiana prenda esempio dai sindaci dei piccoli Comuni" (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 12-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cernobbio, Chiamparino: "Classe politica italiana prenda esempio dai sindaci dei piccoli Comuni" (12/7/2009 18:30) | (Sesto Potere) - Cernobbio - 12 luglio 2009 - “La passione e la determinazione che animano un sindaco di un piccolo Comune sono il simbolo di uno spirito di servizio che deve essere da esempio per tutta la classe politica del Paese”. Così il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino a conclusione della IX Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni di Cernobbio. Nel suo intervento, il presidente ha innanzitutto parlato di come la globalizzazione influisce sulla vita delle piccole comunità: “La globalizzazione ci interroga su tre problemi: primo l’identità e a questo proposito occorre riacquistare l’orgoglio di appartenenza perché i comuni sono le radici e dell’Italia e le radici non si tagliano. Secondo questione è l’efficacia gestionale per la quale è decisiva la differenziazione normativa. Terza problematica è una progettualità che deve riuscire a mettere insieme un progetto urbano complesso e funzionale”. Parlando di risorse e di Patto di stabilità, Chiamparino ha detto: “Urge un sistema finanziario più ‘amico’ dei comuni ed è uno scenario che non c’è da molti anni. Nel 2008 abbiamo avuto un miliardo e ottocento milioni in meno di trasferimenti” e rivolto al sottosegretario all’Interno Michelino D’Avico ha continuato: “Non si può pretendere di sanzionare quei comuni che hanno i soldi per pagare le imprese che lavorano per loro. Sanzioniamoci tutti allora”. La sintesi del presidente dell’Anci è “nessuna sanzione ai comuni che non riescano a rispettare il patto di stabilità e autonomia fiscale per i Comuni”. L’appello al Governo di Chiamparino è che “Il primo dei decreti del Calderoli proponga una tassazione gestita dai comuni, una nuova tassazione che non aumenti la pressione fiscale ma riordini l’attuale sistema delle tasse”. L’intervento del presidente ha poi toccato il tema degli enti intermedi che operano sul territori: “Ci sono in tutta Europa e in Italia ce ne sono circa 6000 e sono tanti, troppi. Costano molto e sono poco trasparenti, poco responsabilizzati, e poco funzionali. Questo accade perché sfuggono al rapporto con il soggetto delegante. Bisogna riformarli e portarli a diretta competenza dei Comuni”. Sui cosati della politica Chiamparino è chiaro: “Non vengano a fare la predica a noi. Sono d’accordo sulle fasce di indennità per chi ha cariche elettive pubbliche a condizione che un consigliere regionale prenda, simbolicamente, un euro in meno del sindaco del capoluogo della regione”. L’intervento del sindaco di Torino si chiude con una promessa ai numerosi sindaci presenti in sala: “Prendo un impegno – ha concluso – far si che voi e la vostra gente siate sempre presenti nei tavoli di discussione con il Governo perché siete l’ossatura dell’Anci e l’ossatura materiale e morale della nostra Italia. (ef - Anci.it)

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Ci sarà tanta Liguria ai Mondiali che prendono il via venerdì con la gara dei tuffi da un ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ci sarà tanta Liguria ai Mondiali che prendono il via venerdì con la gara dei tuffi da un metro. A Roma l'onore di ospitare il secondo «clou» dell'anno, superato solo dalla rassegna iridata di atletica che scatterà a Ferragosto a Berlino. Gli sportivi potranno seguire come non mai la lunga kermesse considerate le dirette-fiume programmate da Raitre, RaiSport Più, Eurosport e tanti siti internet. Ecco comunque una guida, con particolare attenzione per le discipline nelle quali sono impegnati i liguri. Pallanuoto maschile. Sedici squadre al via, divise in quattro gironi. Del primo fanno parte Sud Africa, Canada, Germania e Ungheria mentre nel secondo troviamo Montenegro, Croazia, Cina e Brasile. Il terzo comprende invece Kazakistan, Serbia, Australia e Spagna mentre nel «D» è inserito il Settebello azzurro che se la dovrà vedere con Stati Uniti, Macedonia e Romania. Per favorire il maggior afflusso di pubblico possibile (sugli spalti della piscina e davanti alla tv) la Nazionale giocherà sempre in prime time, alle 21. Debutto il 20 luglio con gli Usa, poi il 22 e 24 sotto con Romania e Macedonia. Un girone duro ma non impossibile: l'obiettivo è qualificarsi per i quarti in programma il 26 (vi accedono direttamente le prime due dei quattro gironi). Più ambizioso raggiungere le semifinali che si giocheranno il 30 luglio, mentre il 1° agosto alle 21 c'è la finalssima. Cinque i portacolori della Rari che fino a mercoledì saranno in collegiale a Trieste: Matteo Aicardi, Goran Fiorentini, Federico Mistrangelo, Valerio Rizzo e Massimo Giacoppo. Prima di iniziare l'avventura mondiale, ultima amichevole giovedì con la Croazia. Pallanuoto femminile. Chissà se la rassegna capitolina saprà far rivivere i momenti indimenticabili di Atene 2004, quello di un Setterosa preso come esempio da Marcello Lippi per la sua Nazionale volata poi al trionfo di Berlino. Di certo le azzurre ci proveranno. Nel girone eliminatorio dovranno vedersela, sempre alle 19, con Uzbekistan (il 19), Cina (il 21) e Ungheria (il 23). Nella lista per ora - sono 17, devono scendere a 13 - due portacolori della Rari Nantes Imperia: Giulia Gorlero, portiere classe '90, e Giulia Emmolo, attaccante classe '91. Sincro e nuoto. Ultime giornate di allenamento per la Nazionale coordinata da Patrizia Giallombardo. Il programma è molto diluito e prenderà il via il 20, con gare in gran parte al mattino. Tre le savonesi convocate: Camilla Cattaneo, Giulia Lapi e Dalila Schiesaro. Le maggiori attenzioni sono rivolte all'esercizio a squadre dove le azzurre hanno preparato un programma destinato a catturare l'attenzione. Nel nuoto, che dominerà la seconda settimana di gare (batterie sempre alle 9, finali alle 18) ci sarà la genovese Paola Cavallino, ancora una volta desiderosa di stupire.

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il ministro del Turismo traccia primo bilancio: albergatori pessimisti? I conti alla fine «Le vacanze degli italiani: partono tre milioni in più» La Brambilla: 3 su 4 in ferie, in crescita dell'11 per cento ROMA Toglietegli tutto ma non le vacanze. Gli italiani sono fatti così, crisi o non crisi, le ferie d'estate magari si accorciano ma restano sacre. Ed ecco perché, fatti i primi conti e previsioni, il ministro per il Turismo Michela Vittoria Brambilla è decisamente soddisfatta. Siamo un popolo di villeggianti. «Sì, nonostante l'attuale congiuntura economica, non abbiamo perso la voglia di viaggiare. Il 76% degli italiani andrà comunque in vacanza, una percentuale che sale di 11 punti rispetto al 2008. Parliamo di 37 milioni di persone, contro i 33,7 della passata estate». Un italiano su 4 resta a casa. «L'anno scorso era uno su 3». Com'è che il Turismo tricolore non soffre della recessione? «Da noi c'è preoccupazione, ma la percezione della crisi è contenuta. Poi ci sono costi fissi che gravano meno sul bilancio familiare, come per benzina ed energia. In questo momento già 22,6 milioni di italiani hanno pianificato una vacanza, quasi 7 milioni in più del 2008». Rispetto agli altri Paesi come andiamo? «Le nostre performance sono buone. Il bilancio dei primi 5 mesi dell'anno è in parità. Per alcuni comparti, come il turismo invernale della montagna, i dati sono addirittura migliori. E il trend prosegue. Questo perché, sebbene siano calati gli arrivi dall'estero, in compenso sono aumentati gli italiani che per la vacanza scelgono di restare nel nostro territorio. Anche perché trovano offerte competitive per prezzo, qualità, flessibilità e durata». Però spendiamo meno: 946 euro in media, 110 in meno del 2008, dice una ricerca Confesercenti. «C'è una diminuzione di spesa media tra il 3 e l'8%, ma parte più gente. L'anno scorso invece l'industria del turismo chiuse con un -6%. In alcune zone del Mezzogiorno, per via dell'emergenza rifiuti, si arrivò al -13». Che turista è oggi l'italiano? «Un viaggiatore più consapevole, oltre un terzo si informa su Internet. Ed esigente: non basta più soltanto il pacchetto base, chi paga chiede servizi aggiuntivi. Attività per bambini, sport, eventi e spettacoli, fitness, vince il prodotto integrato. Oculato: è sempre più attento alla spesa, non c'è più il soggiorno lungo, magari due viaggi brevi». Avete intensificato la promozione con spot trasmessi nei principali Paesi che ci portano turisti. «La campagna "Italy much more" è stata un successo. Da Stati Uniti, Canada, Svizzera, Austria, Germania e Inghilterra aumenteranno gli arrivi. Comunque l'Italia resta la destinazione più richiesta dai tour operator internazionali: Europa 80,9%, Usa 89». Federalberghi e agenzie di viaggio prevedono un'estate grama. «I dati degli albergatori sono negativi ma solo perché più del 50% dei clienti, nonostante il ribasso delle tariffe, per un 5 stelle fino al 37%, si sono spostati sull'extra-alberghiero: case in affitto, villaggi, camping, agriturismo, bed&breakfast. I conti poi facciamoli a fine stagione: il 30% dei turisti sceglierà offerte last minute perché più convenienti». Lei sottolinea spesso l'importanza delle sinergie tra governo, regioni, enti locali e imprese del settore. «Finalmente c'è una vera politica nazionale. Abbiamo istituito un comitato ministeriale con Alitalia e per prima cosa lavoreremo per aumentare i voli diretti con la Cina, con cui abbiamo appena siglato un accordo. E con Trenitalia per promuovere il Mezzogiorno che turisticamente è ancora poco sfruttato, riceve in un anno gli stessi visitatori di Venezia. Verranno facilitati i collegamenti con le località meno famose eppure bellissime. Pensi che nessuno l'aveva mai fatto. Giovanna Cavalli stampa |

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Sos per il dollaro, tra l'euro e il vertice dell'Aquila (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA Sos per il dollaro, tra l'euro e il vertice dell'Aquila sull'acqua"; compreso anche l'importante lavoro del Ministro dell'economia italiano relativo ad un Legal Standard adeguato agli attuali mercati del denaro. Il fatto è che, senza aggiustare le architravi monetarie globali, si fa poca strada; col rischio di impantanare pure il prossimo G20 (include Arabia Saudita; Cina; Brasile; India) di Pittsburgh. L'aria che tira tra questi paesi è di produrre una sorta di pronunciamento (in gergo militare:annunci di rivolta in attesa che altri seguano) monetario contro il dollaro. Ed il fatto che all'Aquila su questo si sia giocato a nascondino in nulla può cancellare il peso di questa sfida; che poi, essendo gli Usa la potenza guida, tocca tutto l'Occidente (G8 senza Mosca: cioè il G7). I primi a "muovere le truppe" sono stati Cina e Brasile estromettendo il dollaro dal loro commercio bilaterale; seguiti dall'Islam sunnita guidato dall'Arabia Saudita che annuncia per il 2010 nel Golfo una "valuta del petrolio"; poi, un'unione monetaria comune è prevista tra Cina, Giappone e Corea del Sud. Insomma, volente o nolente il G8, è una fiction un mondo con il dollaro come unica "moneta di riferimento". Si tratta di una vera e propria dichiarazione di guerra all'unilateralismo monetario della Superpotenza che, pagando i debiti con la "carta dello zio Sam" perché universalmente accettata, potevano consumare più di quanto prodotto. E qui entrano in ballo i missili della Corea del Nord ed il nucleare di Teheran: perché testano questo privilegio monetario/consumista finora goduto da Washington; ben sapendo che esso regge solo fintantoché gli Usa, in cambio di esso, riescono a essere la potenza militare di riferimento per la sicurezza dell'economia-mondo; cosa riuscita loro pure dopo il Vietnam grazie all'accordo sino/statunitense che, oltre ad escludere l'Urss dal Sud Est asiatico, aprì a Pechino i mercati d'Occidente. Probabilmente, quindi, gli aiuti di Russia e Cina ai "discoli nucleari" iraniano/coreani servono a saggiare, con i pronunciamenti monetari, la tenuta bellico/valutaria di Washington. Pertanto, il messaggio che viene dalle "campagne del mondo" (così il Generale Lin Piao durante la Rivoluzione culturale individuava la Cina ed i nemici dell'Ovest) contro le "città" dell'Occidente è che la Superpotenza ha sia problemi valutari che di egemonia bellica (in Eurasia) tali da porre in questione il suo unilateralismo monetario. L'attacco al dollaro è anche teorico; ed è affidato a Zhou Xiaochuan, Governatore della Banca centrale cinese, che propone un sistema monetario internazionale retto da una «valuta di riserva internazionale separata dalla moneta delle singole economie nazionali»; vorrebbe dire goodbye dollaro come valuta standard. Certo, la Realpolitik della Città Proibita sa che l'hard power (la proiezione geostrategica) di Washington esclude per ora la marginalizzazione del dollaro; ma è la stessa situazione finanziaria, pensa ragionevolmente Pechino, a rendere comunque necessario un metro monetario internazionale che affianchi al dollaro altra valute. Il G8 ha evitato l'argomento. Peccato; perché senza risolvere la questione geomonetaria l'equilibrio strategico del pianeta resta fuori asse. Ora la palla passa a al G20 di Pittsburgh. Francesco Morosini

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italia ko con gli usa, la final six è più lontana (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 11 - Lucca Italia ko con gli Usa, la Final Six è più lontana World League di volley: stop dopo cinque vittorie, per la qualificazione ora serve un miracolo NEW YORK. Dopo cinque successi arriva un ko per la nazionale azzurra. Gli Stati Uniti si sono presi la rivincita con lo stesso punteggio con cui erano stati superati in gara uno dall'Italia: 3-1, un risultato che li rilancia al primo posto della classifica della Pool A, con un piede praticamente nella Final Six di Belgrado. La battuta d'arresto allontana Anastasi ed i suoi ragazzi dall'atto decisivo della World League. Se il primo posto del gruppo con 4 lunghezze di ritardo e sole due gare da giocare è difficilmente raggiungibile, rimangono tuttavia le chance di riuscire ad agganciare la qualificazione come miglior seconda. Per centrarla l'Italia dovrà assolutamente vincere le prossime due gare a Nanchino in Cina e poi in caso di arrivo alla pari con una o più formazioni, dare uno sguardo al quoziente punti. Le sue rivali in questa particolare corsa sono la Russia di Daniele Bagnoli e la Finlandia di Mauro Berruto, ma mai come in questo caso il condizionale è d'obbligo. Dopo un avvio equilibrato l'Italia ha lasciato il primo set agli Usa per 25-19. Nel secondo si è riscattata. Michal Lasko, che nel primo parziale aveva incontrato grandi difficoltà, si è ritrovato, ha messo a terra tanti palloni ed ha dato il là al pareggio azzurro (25-18). Poi sono tornati alla ribalta gli Stati Uniti. L'Italia non è riuscita a trovare le giuste misure ed ha finito con il soccombere 25-22 e 25-21, nonostante due generose rincorse nei finali di set. «In avvio abbiamo regalato troppo - ha commentato Vermiglio - questo ha dato fiducia ai nostri avversari, che poi hanno meritato di vincere. Alle finali cercheremo in tutti i modi di arrivarci». Ieri l'Italia ha salutato gli States imbarcandosi per Parigi da dove poi proseguirà per Nanchino. Stati Uniti-Italia 3-1 STATI UNITI: Suxho 1, Rooney 22, Hein 5, Patak 11, Touzinsky 11, Lee 10. Libero: Lambourne. Stanley 10, Smith 5, Lotman, Holmes, Hansen. Non entrati: Jablonsky, Reft. Allenatore: Knipe. ITALIA: Birarelli 7, Lasko 16, Savani 4, Sala 10, Vermiglio, Cernic 10. Libero: Manià. Travica 1, Gavotto, Parodi 15, Piscopo. Non entrati: Martino, Fortunato, Bari. Allenatore: Anastasi. ARBITRI: Cholakian (Arg) e Kim (Kor). PARZIALI: 25-19 18-25 25-22 25-21). La situazione Risultati: Usa-Italia 3-1; Cina-Olanda 2-3. Classifica: Usa 21, Italia 17, Olanda 13, Cina 6.

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Regole etiche di mercato per una crescita collettiva (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-12 - pag: 13 autore: ANALISI Regole etiche di mercato per una crescita collettiva di Bruno Forte E ra stato Paolo VI, il Papa dell'Enciclica Populorum Progressio (1967), a intuire con singolare lungimiranza, al tempo della "guerra fredda" e dei blocchi contrapposti, che il futuro del pianeta sarebbe stato sempre più connesso, al punto che lo sviluppo dei popoli "dipendenti" avrebbe prima o poi condizionato anche quello delle nazioni del primo e del secondo mondo. Con la sua Caritas in veritate Benedetto XVI riprende l'intuizione, situandola però nel contesto dell'attuale globalizzazione, descritta come "la novità principale" prodottasi nei quarant'anni trascorsi: si tratta dell'esplosione dell'interdipendenza planetaria, processo che, «nato dentro i paesi economicamente sviluppati, ha prodotto un coinvolgimento di tutte le economie... e rappresenta di per sé una grande opportunità. Tuttavia, senza la guida della carità nella verità, questa spinta planetaria può concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni nella famiglia umana» (n. 33). Si individua qui la domanda di fondo dell'Enciclica, che ne ha reso particolarmente impegnativa l'elaborazione e ne mostra la scottante attualità: come valorizzare la globalizzazione, evitandone i pericoli drammaticamente evidenziati dalla crisi economica mondiale in atto, dovuti all'avidità e alla spavalderia con cui alcune agenzie hanno giocato sull'apparente omologazione della finanza virtuale con l'economia reale a proprio vantaggio e a danno dei più deboli, nell'assenza di ogni organismo di controllo capace di incidere a livello planetario? La risposta del Papa è netta: l'economia da sola non basta a promuovere il bene comune, né peraltro la carità come guida dei rapporti personali e sociali è sufficiente, se l'una e l'altra non si coniugano all'individuazione e al rispetto di norme oggettive, che abbiano carattere di esigitività morale per tutti.«L'economia ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona» (45). Al centro della valutazione morale in campo economico deve esserci la dignità di ogni essere umano, lo sviluppo di tutto l'uomo in ogni uomo. «Desidererei ricordare a tutti – scrive il Papa –, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità» (n. 25). Il discorso si fa estremamente concreto: «La dignità della persona e le esigenze della giustizia richiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche non facciano aumentare in modo eccessivo e moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti» (n. 32). Nell'analisi del Papa ciò è esigito anche dalla "ragione economica": «L'aumento sistemico delle ineguaglianze tra gruppi sociali... ha anche un impatto negativo sul piano economico, attraverso la progressiva erosione del capitale sociale, ossia di quell'insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile" (ib.). Il mondo, le società, le persone non cresceranno se non insieme! E questo perché «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani» (ib.). Si comprende in tal senso la preoccupazione del Papa riguardo al ricorso egoistico alla delocalizzazione del lavoro: «Non è lecito delocalizzare solo per godere di particolari condizioni di favore, o peggio per sfruttamento, senza apportare alla società locale un vero contributo per la nascita di un robusto sistema produttivo e sociale» (n. 40). Anche in campo economico, «il rispetto dei legittimi diritti degli individui e dei popoli» (n. 4) proibisce di agire per pregiudizio,considerando l'altro come minaccia e rifiutandogli le garanzie dovute alla sua dignità di persona, specialmente se in particolari condizioni di bisogno e di fragilità. Si pensi al dramma degli immigrati clandestini: «Ogni migrante – afferma il Papa – è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione» (n. 62). O si pensi all'abuso delle risorse energetiche da parte di alcuni paesi, alla crisi ecologica che sempre più ne consegue a danno di tutti ( cap.IV dell'Enciclica), all'usodella tecnica non finalizzata alla promozione della dignità della persona ma al potere di alcuni su altri (cap. VI) o ancora alla manipolazione e alla violenza esercitata sulla vita umana, nella varietà delle sue fasi e delle sue espressioni (nn.74-75)... Questo forte richiamo alla sensibilità etica in campo economico e sociale non ha nulla di moralistico. L'Enciclica, ad esempio, non demonizza in alcun modo il profitto e l'impresa, come avveniva nelle letture ideologiche massimaliste. Ciò che deve però caratterizzare il conseguimento del profitto e l'imprenditorialità è l'attenzione all'eticità dei mezzie dei fini, oltre che al reinvestimento sociale dei profitti stessi. Qui Benedetto XVI avanza un'idea di grande fascino, che appare supportata dalle tante forme di finanza etica e di economia di comunione che si vanno sviluppando nel mondo: la rilevanza del principio di gratuità in economia (n. 34). Se è vero che non si crescerà se non insieme, il reinvestimento di una parte degli utili al servizio della promozione umana e sociale dei più deboli è garanzia di benessere per tutti. «Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica » (n. 35). Ne è riprova l'impatto positivo avuto nelle economie delle varie forme di microcredito e di partecipazione cooperativa. Il Papa della Deus caritas est lancia in tal modo un messaggio di estrema attualità: senza regole etico-sociali oggettive lo slancio della solidarietà e l'impresa economica sono a rischio per tutti. «Senza la verità, la carità... è esclusa dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività» (n. 4). Il villaggio globale ha bisogno tanto di amore, quanto di verità. Saranno capaci i grandi della terra e le Dodici Tavole per un'etica economica mondiale, da essi approvate a L'Aquila, di corrispondere nei fatti a questa sfida? La sincronia fra la pubblicazione dell'Enciclica e il G-8 giustifica con singolare evidenza la domanda. L'autore è Arcivescovo di Chieti-Vasto © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PRINCIPIO DI GRATUITà Il profitto si legittima con il reinvestimento sociale, che diventa una garanzia di benessere per tutti

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L'arte di imparare dagli errori (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI data: 2009-07-12 - pag: 10 autore: L'arte di imparare dagli errori di Gianni Toniolo U na delle ragioni che rendono difficile capire dove porterà la crisi che attraversiamo nasce dalla fatica che, sino a ieri, facevamo a metabolizzare la rivoluzione globale dello scorso ventennio. Se la rivoluzione industriale ha cambiato, in un secolo,l'Europa e le sue appendici oltremare, la "seconda globalizzazione" ha avviato, in due decenni, il superamento della "grande divergenza" tra l'Occidente e il resto del globo iniziata nel XVI secolo. Stavamo lentamente rendendoci conto di quanto la storia avesse accelerato il passo quando è arrivata la più grave crisi dopo quella dei primi anni Trenta, un fenomeno che ci ha trovato altrettanto intellettualmente impreparati quanto la globalizzazione, convinti come eravamo che le crisi fossero diventate, per i paesi ricchi e "finanziariamente evoluti", un relitto della storia. Quali Lezioni per il futuro trarre dal guardare alla crisi nello specchio della rivoluzione del ventennio trascorso? è solo di prendere atto, condannandoli, degli eccessi della finanza, della scarsa lungimiranza dei banchieri, degli squilibri, del mito dei mercati autoregolantisi? O non dobbiamo anche cercare di discernere meglio le novità create dagli anni Novanta che potranno dare forza e stabilità al sentiero che imboccherà l'economia mondiale dopo la crisi? Lezioni per il futuro , in edicola con Il Sole 24 Ore, raccoglie in otto capitoli, con un saggio introduttivo di Gianni Riotta, gli articoli che il quotidiano ha pubblicato negli ultimi mesi sulle idee per battere la crisi. Gli autori sono giu-risti, economisti, storici, banchieri, uomini di chiesa e delle istituzioni, giornalisti. Molti sono stranieri. Come ricorda Riotta, il lettore troverà opinioni molto diverse su quali lezioni ci consegni il passato più o meno recente: uno degli effetti della crisi è quello di avere eliminato dall'immaginario collettivo un "pensiero unico" che, probabilmente, non è mai esistito. Al tempo stesso, la dicotomia manichea tra monetaristi e keynesisti si rivela inadatta a dare conto dei termini del dibattito. Se è cresciuto il numero di coloro che pensano che la crisi vada combattuta con politiche monetarie e fiscali aggressive, quando si aguzza la vista verso un futuro lontano le diverse opinioni non si prestano a scontate codificazioni, soprattutto quando la discussione verte sul sistema economico che uscirà (o sia desiderabile esca) dalla crisi. Svanita l'opzione anti-capitalista, tiene banco la discussione sulle varietà dei capitalismi possibili. Molti prevedono, non sempre auspicandolo, un maggiore ruolo dello stato rispetto al mercato, ma entro questa formula generale le previsioni (e gli auspici) sono diversi: c'è chi immagina uno stato che spenda più ampiamente, chi uno che si limiti a un ruolo di efficace regolatore, chi ripropone uno stato produttore. A scompaginare la vecchia dicotomia tra il capitalismo anglosassone e quello renano irrompe il capitalismo asiatico. La stessa distinzione tradizionale tra destra e sinistra emerge alquanto sfumata, anche se non eliminata, dalla lettura dei saggi contenuti in questo volume. Essi testimoniano come la novità dei problemi che il mondo ha affrontato - dapprima con lo sviluppo che ha posto fine alla grande divergenza, poi con l'avvio di una crisi inaspettatamente profonda ed estesa - abbia prodotto riflessioni che escono dagli schemi canonici. Non stupisce che la varietà degli approcci e delle sottolineature non conduca ancora a una sintesi condivisa, ma stupisce l'immediatezza e la vivacità della reazione intellettuale ai grandi cambiamenti dell'economia e della società evidenziata in questi saggi. Non era scontato che dovesse essere così: la rivoluzione industriale non venne discussa, né tantomeno capita dai massimi economisti e intellettuali del tempo; la grande crisi degli anni Trenta fu interpretata con schemi pre-esistenti: capitalismo, marxismo, terza via fascista e, in politica economica, con le categorie del gold standard e dell'ortodossia finanziaria. Manca ancora una proposta nuova capace di creare consenso, come fu quella keynesiana negli anni Trenta. Forse non ci sarà. Forse non è desiderabile che nasca un nuovo pensiero unico su come riprendere lo sviluppo, su quale sia la forma di capitalismo più adatta. Ci rendiamo conto, anche leggendo queste Lezioni per il futuro, che la crescita economica che ha prodotto la rivoluzione del ventennio passato non è stata il risultato di una sola ricetta istituzionale. I rapporti tra stato e mercato non furono un abito di taglia unica, uguale per tutti: ogni società, ogni area del mondo ha avuto il proprio sarto che, pagato un tributo formale a quello che riteneva essere il pensiero unico, ha tagliato abiti su misura. Gli autori concordano sostanzialmente con la lezione della storia: nel lungo andare, il mercato è motore non sostituibile d'innovazione e creatività. Il dissenso sta su come impedire che questo motore proceda per strappi violenti tali non solo da distruggere ricchezza, ma da creare cambiamenti nella distribuzione del reddito così rapidi e marcati da minare la società. Su questo terreno il dibattito continuerà ancora a lungo, anche sulle pagine del Sole. © RIPRODUZIONE RISERVATA RICCHEZZA DISTRUTTA Tutti d'accordo su un punto: il mercato non è sostituibile, ma vanno trovate regole condivise per evitare strappi violenti

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Il Papa con i Grandi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 13/07/2009 - pag: 5 Il Papa con i Grandi «Contro le ingiustizie una risposta globale» Benedetto XVI: diseguaglianze intollerabili CITTÀ DEL VATICANO L'ingiustizia, lo scandalo delle diseguaglianze e della fame, l'indifferenza. Benedetto XVI lo aveva scritto, nella sua ultima enciclica dedicata all'economia e al governo della globalizzazione: «Mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell'opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l'umano». E ieri mattina, all'Angelus, a due giorni da un G8 che ha affrontato problemi «talora drammaticamente urgenti», il Papa è tornato a parlarne con accenti altrettanto solenni: «Ci sono nel mondo sperequazioni sociali ed ingiustizie strutturali non più tollerabili, che esigono, oltre a doverosi interventi immediati, una coordinata strategia per ricercare soluzioni globali durevoli». Benedetto XVI, ai fedeli in San Pietro, ricorda che l'incontro dei Grandi ha «ribadito la necessità di giungere ad accordi comuni al fine di assicurare all'umanità un futuro migliore ». Come nella Caritas in veritate, il pontefice spiega che «la Chiesa non possiede soluzioni tecniche da presentare ma, esperta in umanità, offre a tutti l'insegnamento della Sacra Scrittura sulla verità dell'uomo e annuncia il Vangelo dell'amore e della giustizia». In questi mesi, dal viaggio in Africa agli incontri dei giorni scorsi con Obama e altri leader presenti al vertice, Benedetto XVI ha insistito su un punto centrale nella stessa enciclica: l'economia dev'essere per l'uomo, fondarsi su un'etica della persona, altrimenti finisce per distruggerlo: si tratta di «investire sull'uomo ». Così ora ripete le parole dette mercoledì, mentre si apriva il G8: «Occorre una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale, basandosi sul fondamento etico della responsabilità davanti Dio e all'essere umano come creatura di Dio». La crisi impone nuove regole e, nel mondo che è casa di tutti, nessuno va tagliato fuori: «In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana». Così, non è un caso che le parole più severe dell'Angelus siano state riservate ai temi bioetici: Benedetto XVI denuncia l'«assolutismo della tecnica» che «trova la sua massima espressione in talune pratiche contrarie alla vita» (nell'enciclica paventava il rischio di «una sistematica pianificazione eugenetica delle nascite») e «potrebbe disegnare foschi scenari per il futuro dell'umanità». Il tema della vita è essenziale nell'enciclica sociale; la crescita demografica non impedisce lo sviluppo e anzi «l'apertura alla vita è al centro del vero sviluppo». Nel nostro tempo, dice il Papa ai fedeli, la questione sociale globale evocata quarant'anni fa da Paolo VI «è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso cioè che essa implica il modo stesso di concepire l'essere umano, sempre più posto nelle mani dell'uomo stesso dalle moderne biotecnologie ». Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha espresso la sua «viva preoccupazione» per il colpo di Stato in Honduras: «I responsabili della nazione e tutti i suoi abitanti percorrano pazientemente la via del dialogo, della comprensione reciproca e della riconciliazione». Gian Guido Vecchi Città del Vaticano Papa Benedetto XVI a un incontro, sabato, con gli studenti universitari europei (Ansa/Osservatore Romano)

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La sfida di Strauss-Kahn: Fmi cerniera tra Nord e Sud (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 13/07/2009 - pag: 12 Dopo il G8 L'istituzione ha più risorse a disposizione. Interventi da definire La sfida di Strauss-Kahn: Fmi cerniera tra Nord e Sud Il futuro del Fondo dopo le decisioni del summit all'Aquila e le 12 proposte italiane il Global legal standard per la finanza DI MARIA TERESA COMETTO P ompiere delle prossime crisi finanziarie che si accenderanno soprattutto nei Paesi poveri, e con il triplo di risorse per spegnerle? O nucleo della nuova banca centrale che gestirà il sistema monetario internazionale della Bretton Woods II? O che cos'altro? Il futuro del Fondo monetario internazionale dopo il vertice dell'Aquila non è chiaro, ma la sua struttura e missione sono destinate a cambiare per rispondere ai nuovi equilibri fra Nord e Sud del mondo che stanno uscendo dalla prima crisi globale finanziaria ed economica del secondo dopoguerra. Soprattutto dopo le proposte italiane contenute nei 12 punti sul Global legal standard. Il G8 (il gruppo dei Paesi più industrializzati Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Usa, più la Russia) ha affidato all'Fmi un nuovo ruolo di intervento a favore dei Paesi più poveri, a cui l'istituto guidato da Dominique Strauss-Kahn dovrà erogare più prestiti e con vincoli meno stringenti. E ha promesso anche di riformare la sua struttura, dove finora gli Stati Uniti hanno avuto il potere di veto con il 17% delle quote di controllo (ogni decisione dev'essere approvata con l'85% dei consensi). Le richieste del Bric La Cina e gli altri Paesi del gruppo Bric Brasile, Russia e India si aspettano infatti di contare di più, in proporzione al loro potere economico emergente. Ma non si accontenteranno di una redistribuzione delle quote: puntano alla ridefinizione di un sistema monetario internazionale dove il dollaro non sia più dominante per riserve e scambi, ma venga adottata un'alternativa stabile. «Era la missione originale con cui era nato l'Fmi fa notare l'economista Judy Shelton, membro del consiglio del National Endowment for Democracy . Gli accordi di Bretton Woods nel 1944 volevano dare speranza ai Paesi firmatari che dopo la guerra non si sarebbe tornati agli Anni Trenta e al protezionismo combattuto non solo con le tariffe ma, ancor più insidiosamente, con le svalutazioni. L'Fmi doveva gestire il nuovo sistema valutario con al centro il dollaro convertibile in oro. Da quando Nixon nel 1971 ha dichiarato finita quella convertibilità, non esiste più un vero sistema monetario internazionale e l'Fmi ha cambiato natura». Ora cresce il coro di chi chiede una nuova Bretton Woods: il primo a invocarla in novembre era stato il presidente francese Nicolas Sarkozy, che all'Aquila è stato anche il più esplicito nell' appoggiare la richiesta del Bric di andare oltre il dollaro: «Bisogna chiedersi se un mondo multipolare in politica non debba essere rispecchiato da un mondo multipolare in economia». La palla a Pittsburgh Ora la palla passa al prossimo G20 di Pittsburgh a settembre: il forum del G8 allargato ad Argentina, Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Sud Corea, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Turchia, più l'Ue, che copre il 90% dell'economia globale ed è «davvero importante per discutere di questioni economiche », ha detto il presidente brasiliano Luiz Iñacio Lula da Silva prima dell'Aquila. Era stato proprio il G20 di Londra, in aprile, a triplicare a 750 miliardi di dollari le risorse dell'Fmi per intervenire a sostegno dei Paesi colpiti dalla crisi finanziaria e a permettergli di vendere una quota delle sue riserve aurifere per creare un fondo proprio, a cui attingere per mantenersi. «L'Fmi deve adesso digerire questa spettacolare trasformazione chiestagli dal G8 e dal G20 e non sarà facile commenta Kenneth S. Rogoff, professore di Economia ad Harvard, uno dei massimi esperti di finanza internazionale, ex ricercatore all'Fmi nel 1982-'83 . C'è una certa confusione dei ruoli, perché dovrebbe essere la Banca Mondiale ad aiutare i Paesi poveri mentre l'Fmi, che ha molto meno personale ed esperienza nel Terzo Mondo, dovrebbe concentrarsi sulle crisi finanziarie. E si può scommettere che le scosse della finanza mondiale non sono ancora finite e ci sarà ancora bisogno dell'intervento del Fondo. Inoltre l'Fmi finora è stato molto generoso con i suoi prestiti: continuare così, abbassando ulteriormente i vincoli come vuole il G8, non è sostenibile a lungo. Il rischio è che alla fine qualcuno debba salvare l'Fmi». Altra questione aperta è il nuovo ruolo degli Sdr ( Special drawing rights ): una valuta di riserva «virtuale» creata nel '69 dall'Fmi e mai usata di fatto, ma che ora Pechino vuole rivitalizzare, allargando il paniere su cui si basa (dollari, euro, yen e sterline) ad altre valute compreso lo yuan, e usandola davvero negli scambi, a partire da quelli fra le banche centrali. «C'è chi immagina l'evoluzione di Fmi e Sdr sulla strada della Banca centrale europea e dell'euro, nato inizialmente come paniere virtuale spiega Shelton . Non credo sia realistico, ma il problema di una nuovo sistema monetario internazionale continuerà a saltar fuori, la prossima volta a Pittsburgh». Missione Il direttore del Fondo monetario, Dominique Strauss-Kahn: dovrà erogare più prestiti, con meno vincoli, ai Paesi poveri

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Farefuturo guarda oltre il protezionismo (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 13/07/2009 - pag: 12 Idee Esce «Fare Italia nel mondo», un volume sulle possibili uscite dalla crisi globale. Le occasioni per il nostro Paese Farefuturo guarda oltre il protezionismo La Fondazione di Gianfranco Fini studia una Terza via, tra liberismo e ritorno alle barriere A lla ricerca di un «liberalismo nazionale». Una nuova Terza Via da conquistare, lontana «tanto dal protezionismo quanto dal liberismo internazionalista». Fare Italia nel mondo , cinquecento pagine di analisi globali della crisi economica e dei mutamenti geopolitici sempre raccordate con la realtà e il ruolo presente e venturo del nostro paese, è il volume curato da Paolo Quercia e appena pubblicato da Marsilio nella Collana Farefuturo, riferimento editoriale dell'omonima Fondazione presieduta dal Presidente della Camera Gianfranco Fini. Lo studio si propone quindi di accompagnare con i fatti la riformulazione del profilo italiano negli equilibri di un mondo obbligato dalla storia a ridiscutere il rapporto tra nazione e globalizzazione, tra interessi nazionali e libertà mondiali. E' appena il caso di accennarlo: sono, questi, altrettanti nuclei di discussione teorica attorno a cui ruotano rinnovamenti e resistenze negli schieramenti della politica conservatrice europea. Ma aldilà della teoria politica, e ben prima di questa, Fare Italia nel mondo è un'occasione per iniziare a pensare a cosa resterà di un sistema di relazioni internazionali che, non ancora ultimata la transizione post-novecentesca, è stato ed è attraversato in profondità dalla crisi economica. Il punto è messo a tema fin dall'inizio, nell'introduzione firmata dal curatore ed esperto per la politica estera di Farefuturo Paolo Quercia, che si chiede se «l'Occidente può ancora mantenere una guidance sul mondo senza puntare a trasformarlo a propria immagine e somiglianza ». L'obiettivo dello studio, prosegue Quercia, non sono risposte secche, ma la comprensione di processi che portano il mondo verso «ignote forme di equilibrio», in cui l'Italia «ha un ruolo importante da giocare a patto di trovare la volontà (...) per uscire dalla nicchia di potenza marginale e in declino che si è ritagliata negli ultimi tre lustri». Così, il lavoro del team di studiosi coordinato da Quercia, e composto da Germano Dottori, Lorenzo Striuli, Federico Romanelli Montarsolo, Riccardo Gefter Wondrich, Diego Baliani, Nicola Pedde, Dario D'Urso e Federico Eichberg, prima di giungere agli «spunti decisionali», analizza anzitutto «lo stato del mondo e i mutamenti del sistema delle relazioni internazionali» (parte I). Lo studio plana sull'Italia (parte II), e sui centri nazionali e geopolitici globali più rilevanti per il Paese. Tanto è mutato il quadro che nell'analisi, oltre le tappe ormai obbligate in Cina e Sudamerica, ci si spinge fino in Australia e Nuova Zelanda. Da ultimo, la parte III intitolata «Fare Italia nel mondo» mette al centro «gli interessi di una media potenza e il ruolo dell'Italia nel mondo» seguendo diversi canali in entrata e in uscita: l'economia e il made in Italy , le missioni militari, la cooperazione allo sviluppo e l'immagine del paese sulla stampa estera. Nella ricerca di nuovi equilibri, pare chiaro l'indirizzo - anche interno al dibattito italiano - delle parole firmate da Gianfranco Fini: agli «euroscettici » chiede di comprendere che «non c'è futuro di prosperità e progresso nel protezionismo economico», mentre le fatiche di questa globalizzazione non devono «mettere in discussione le conquiste portate dalla globalizzazione stessa». JACOPO TONDELLI Imago Economica Farefuturo Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 13/07/2009 - pag: 17 L'intervista L'amministratore delegato di Banca Generali è ancora prudente: la situazione si sta normalizzando «E io metto in azione un quarto del portafoglio» Girelli: fino a dicembre gli investitori guideranno nella nebbia. Ma la ripresa di Cina e India accende speranze per tutti I nvestire sui mercati finanziari oggi, è come viaggiare in autostrada ai tempi delle fitte nebbie di una volta. La visibilità è migliorata rispetto a marzo, ma non si va oltre i 20 metri. «E per capire quale direzione prendere nella gestione dei portafogli dovremo aspettare almeno fino a dicembre». Giorgio Girelli , milanese, amministratore delegato di Banca Generali società quotata di raccolta e gestione del risparmio che fa capo al gruppo Generali, con masse amministrate che sfiorano i 20 miliardi di euro usa una metafora molto lombarda per descrivere l'incertezza che regna sulle piazze finanziarie. Ma intravede più di una luce in fondo al tunnel. Quale? «La crisi ha avuto il suo epicentro nel settore del credito e quindi attribuisco molta importanza a un indicatore tecnico che misura il differenziale (spread) tra i tassi di mercato e il rendimento delle obbligazioni bancarie senior, le più garantite. Siamo passati dai 2 punti percentuali dei momenti peggiori a circa un punto di oggi. La situazione lentamente tende a normalizzarsi ». Qualche esempio anche per i non addetti ai lavori? «La ripresa in Cina e in India. Questi due paesi hanno ricominciato a crescere tassi molto simili a quelli precedenti la crisi. Si sta assistendo a un decoupling , una divergenza, tra l'andamento delle economie più avanzate e quelle dei Paesi Emergenti, che possono fare da traino». Quali sono le implicazioni per gli investitori? «Deve continuare a prevalere la prudenza, che del resto fa parte del nostro Dna, in quanto parte di un gruppo focalizzato sulla stabilità e sui rendimenti di lungo periodo ». In termini concreti questo cosa significa? «Nei nostri portafogli ha ancora uno spazio molto ampio la liquidità, che arriva al 25% del totale. Un altro quarto va alle azioni e il resto è diversificato tra fondi obbligazionari, fondi flessibili e polizze, gestioni separate a capitale garantito che rendono non meno del 2%». Qual è la vostra visione sull'azionario? «Puntiamo sulla diversificazione geografica, privilegiando le aree emergenti. Ma ci aspettiamo sorprese positive anche dai mercati più maturi, ad esempio gli Stati Uniti, soprattutto nell'hi tech». E per quanto riguarda il reddito fisso? «Facciamo precise scelte di diversificazione anche nel caso delle obbligazioni governative, approfittando dei differenziali di rendimento che favoriscono le emissioni di paesi periferici come Grecia, Portogallo e Spagna, che noi giudichiamo altrettanto sicuri quanto gli altri. Per i corporate bond i rischi di default su singole emissioni sono invece troppo alti e occorre investire attraverso i fondi». Veniamo all'andamento proprio dei fondi. A giugno la raccolta del sistema ha ricominciato a calare... «Non dò mai molto valore alle statistiche sulla raccolta, che dipende in gran parte dalle politiche commerciali delle banche che controllano le sgr. Credo che l'industria dell'amministrazione del risparmio in Italia si rafforzerà soltanto facendo leva su consulenza e architetture aperte». Può precisare meglio? «Il risparmiatore deve essere aiutato a fare scelte adatte alle sue esigenze. Investire non è come scegliere i prodotti da uno scaffale. Che tuttavia devono essere numerosi e di qualità. Per quanto ci riguarda, circa la metà degli strumenti che mettiamo a disposizione dei nostri clienti sono realizzati all'esterno». M. SAB. Asset Giorgio Girelli: è al timone di Banca Generali

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Cina sostiene che disordini a Urumqui fossero "orchestrati" (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

URUMQI, Cina (Reuters) - Le dimostrazioni contro i consolati cinesi in Europa e negli Usa dimostrano che gli scontri etnici della settimana scorsa nella città di Urumqi sono stati orchestrati. Lo hanno detto oggi i media statali cinesi. I manifestanti hanno lanciato uova, bombe molotov e pietre contro ambasciate e consolati cinesi in città tra cui Ankara, Oslo, Monaco e nei Paesi Bassi, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Xinhua, dopo la notizia dei disordini ad Urumqi, capitale della regione dello Xinjiang. "I sostenitori dei separatisti del Turkestan orientale hanno dato vita ad attacchi ben organizzati e talvolta violenti contro ambasciate e consolati cinesi subito dopo i disordini", ha riportato l'agenzia Xinhua. "Gli attacchi contro le missioni diplomatiche cinesi e i disordini di Urumqi sembrano essere stati ben organizzati". Gli uiguri hanno attaccato cinesi han il 5 luglio scorso ad Urumqi, dopo che la polizia aveva cercato di reprimere una dimostrazione di protesta contro la gestione del governo degli scontri alla fine di giugno tra lavoratori di etnia han e uiguri nella Cina meridionale, dove due uiguri sono morti. I cinesi han si sono vendicati lanciando a loro volta degli attacchi la stessa settimana. Secondo il bilancio ufficiale, le vittime degli scontri sono 184, di cui 137 di etnia han -- etnia largamente maggioritaria tra il miliardo e 300 milioni di cinesi -- mentre 46 erano uiguri, musulmani della regione di Xinjiang che condividono le radici culturali con le popolazioni turcofone dell'Asia centrale. Oggi ad Urumqui stanno iniziando a riaprire molte attività commerciali, anche se la città è ancora sorvegliate dalle forze di sicurezza.

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La grande partita con Pechino per il "Mondo nuovo" di D. Taino (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

scenari Usa-Cina, la grande partita a due per il «Mondo nuovo» L'America non può lasciare il continente africano alla potenza concorrente: in gioco risorse e modelli politici Ieri, con la visita in Ghana, Barack Obama ha rimesso l'Africa sulla mappa dei luoghi importanti. Mosso non solo da legami di sangue o dal desiderio di dare spazio al continente dimenticato. Il presidente americano ha soprattutto voluto piantare una bandiera per annunciare che Washington ha deciso di accettare la sfida: la Cina non sarà più la sola a cercare, co­me ha fatto negli ultimi anni con il denaro e con gli accor­di commerciali, un'egemo­nia su intere parti dell'Africa. D'ora in poi, l'America le con­tenderà il primato. Il mondo sembra evolve­re verso un equilibrio a due: la superpotenza storica, gli Stati Uniti, e la superpoten­za emergente, la Cina. È il G2 di cui si parla molto, il vero vertice del nuovo ordi­ne mondiale, se le cose evol­veranno come gran parte de­gli analisti si aspettano. E quello tra Washington e Pe­chino sarà un rapporto di collaborazione ma anche di competizione: non è scritto che sia una riedizione di una Guerra Fredda con uno dei due protagonisti cambia­to, ma sarà certamente una relazione fondata anche sui muscoli. In questo scenario, gli Stati Uniti non possono lasciare un intero continen­te pieno di problemi ma anche giovane e ricco di ri­sorse naturali alla poten­za concorrente. Obama ha così voluto l'ini­ziativa da 20 miliardi di dol­lari sulla sicurezza alimenta­re destinato soprattutto all'agricoltura africana che il G8 dell'Aquila ha vara­to venerdì scorso. Per dire che l'Occidente c'è. Poi è vo­lato ad Accra, capitale del de­mocratico Ghana, per porta­re il messaggio che gli inte­ressa: gli Stati Uniti saranno presenti ma in modi diversi da quelli cinesi. Con gli aiuti e con il commercio, certo, ma soprattutto con l'appog­gio alle iniziative e ai Paesi che sviluppano la democra­zia e imparano a cammina­re. Non a caso ha parlato del genocidio nel Darfur, rispet­to al quale Pechino ha come minimo ciniche responsabi­lità di disinteresse a scopi economici. La sfida america­na alla Cina è lanciata ma non sarà una competizione per la semplice conquista di materie prime: riguarderà la costruzione di Paesi che sap­piano governarsi e funziona­re in modo democratico e non corrotto. Nonostante negli ultimi anni la Casa Bianca abbia te­nuto sullo sfondo lo scacchie­re africano, Obama non par­te da zero. Come ha ricorda­to egli stesso, George Bush ha portato avanti una politi­ca di sostegno alla lotta all'Ai­ds e alle malattie più gravi in Africa poco conosciuta ma di grande portata, oltre 60 mi­liardi di dollari, e di buoni ri­sultati. Ma non basta: ora si tratta di dare voce al conti­nente. Momento buono, pro­babilmente: con i guai che gli scoppiano nelle province di casa, Hu Jintao dovrà pro­babilmente rallentare i piani egemonici africani. Danilo Taino stampa |

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Città: Migrazioni? Andare oltre il significato economico (sezione: Globalizzazione)

( da "Sannio Online, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Città: Migrazioni? Andare oltre il significato economico Pubblicato il 13-07-2009 di Giovanni Zarro Come avviare un ragionamento sull’immigrazione….? In molti modi! Anche ponendo interrogativi iniziali per chiarirci le idee!.. di Giovanni Zarro Come avviare un ragionamento sull’immigrazione….? In molti modi! Anche ponendo interrogativi iniziali per chiarirci le idee! Il primo: l’immigrazione è una “invasione” dalla quale bisogna difendersi? Il secondo: i poveri hanno il diritto, perché poveri, di bussare alle porte delle società benestanti, a prescindere? Ma c’è anche da dire, sempre in premessa, per avviare la riflessione, che non c’è nulla di cui meravigliarsi; non c’è nulla di nuovo, sotto il sole! Di ondate migratorie, la storia ne ha conosciuto tante; hanno presentato, sempre, situazioni confuse; hanno chiesto sempre di riorganizzare l’ordine dei rapporti sociali; riorganizzare un ordine sociale affinché tutti possano diventare collaboratori e promotori di benessere; di mutuo benessere! Il fenomeno delle migrazioni, dunque, non va considerato come un fenomeno di ordine pubblico o come semplice dato statistico o socioeconomico e basta! E’, viceversa, un fatto sociale, problematico e complesso; è un fatto che ha al centro la vita ed il destino di miglia e miglia di uomini e donne. E restano tali, uomini e donne, anche se stipati nella stiva di un’imbarcazione o in cammino per altri, accidentati, percorsi. Si tratta di persone umane, che intraprendono la lunga marcia dell’emigrazione per vedersi riconosciuti, io la penso così!, gli inalienabili diritti umani! Che gli appartengono! Va detto ancora…che mai come in questo periodo siamo tutti sollecitati dai fatti di cronaca, pressoché quotidiani, che riguardano i migranti; fatti che pongono interrogativi sulla loro accoglienza o sul loro respingimento, nel Mediterraneo, in Europa o altrove! Ovunque essi abbiano a verificarsi! Oggi siamo tutti consapevoli, la stessa migrazione ci spinge ad esserlo più motivatamente, di vivere in un mondo sempre più globalizzato e segnato da diversità culturali, sociali, economiche, politiche e religiose. Come ha testato l’altro giorno il G8 di L’Aquila! Ora……quale è il tema centrale delle migrazioni? L’integrazione, i diritti, i doveri e dunque…..Quali diritti riconoscere ai migranti? Di quali doveri chiedere l’adempimento? Innanzitutto, i diritti umani fondamentali; i diritti garanti della dignità della persona! Tra questi si ricorda il diritto alla vita e all’integrità fisica e morale, il diritto a non essere sottoposti a torture, maltrattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti; il diritto al riconoscimento della propria personalità giuridica e quello alla libertà personale e alla sicurezza; il diritto all’onore, all’intimità personale e familiare, all’inviolabilità della casa e della corrispondenza; il diritto a scegliersi un coniuge ed a fondare una famiglia; il diritto a conservare lingua, cultura e tradizioni proprie; il diritto alla libertà di pensiero, di opinione, di coscienza e di religione e a manifestarle, restando unicamente soggetti alle limitazioni prescritte per legge o necessarie a proteggere la sicurezza, l’ordine, la salute o la morale pubblica; il diritto alla proprietà dei beni legittimamente acquisiti; il diritto a non esserne privati arbitrariamente; e a difendere in giudizio i propri diritti, su un piede di parità con chi gode il diritto alla cittadinanza; il diritto a ricorrere alla tutela e all’assistenza dello Stato d’origine e, per quanto concerne l’infanzia, il diritto alla protezione e all’educazione. Ed i cosiddetti diritti sociali? I diritti del mondo del lavoro? Va assicurato tutto il relativo armamentario! Il salario, le condizioni di lavoro, il riposo settimanale, le ferie, i diritti sindacali ed ancora il trattamento pensionistico e disoccupazionale, l’assistenza sanitaria, l’abitazione e la protezione del nucleo familiare! Perché? Mi sembra ovvio, naturale! Se gli immigrati contribuiscono al benessere della società che li accoglie, è ragionevole che abbiano pure accesso alla ricchezza che contribuiscono a creare. Ed i diritti politici? Personalmente sono favorevole al sollecito riconoscimento del diritto al voto amministrativo; come per legge per l’espressione del voto politico! Stessa storia per i doveri! Epperò….è sotto gli occhi di tutti, ci troviamo di fronte, invece, alla tendenza di molti Paesi a trincerarsi, a chiudersi, a blindare il loro livello di benessere! Blindarsi rispetto all’altro ed al diverso! Eppure…, la storia delle migrazioni dimostra che un’accoglienza graduale e ordinata, rispettosa, non ingenua mette in evidenza il senso umanitario della solidarietà e dell’ospitalità; contribuisce ad aumentare il potenziale produttivo in campo economico e arricchisce gli scambi sociali. Ecco perché l’arrivo dei migranti, la migrazione, di per sé non è un pericolo, non è una invasione da cui difendersi né è un peso per la economa; è, al contrario, una risorsa. Ed ecco perché chi ha responsabilità di governo è chiamato ad agire, sul piano della progettazione economica, sociale, culturale, per individuare e realizzare modelli di integrazione e di coesione adeguati. Coinvolgendo tutte le forze disponibili e presenti sul campo! Come governare, allora, le migrazioni? Come gestire i relativi processi? Innanzitutto contribuendo ad istituire un ordinamento giuridico internazionale, che disciplini la catena delle responsabilità, (in altri campi si direbbe la “filiera” di responsabilità), tra i Paesi di partenza, di transito e di destinazione dei flussi migratori! Nessuno va lasciato solo nel gestire le difficili situazioni cui tale problematica da luogo. Tanto più se tra coloro che fuggono vi sono persone che hanno diritto all’asilo! Il respingimento nel Paese d’origine dei migranti tout court può significare ributtare il migrante, cui, viceversa, dovrebbe essere riconosciuto il diritto di asilo, nella “fossa dei leoni” da cui si è sforzato di uscire! Definito un ordinamento internazionale, vanno ridefinite le funzioni ed i ruoli degli Stati! È indiscutibile che si appartiene agli Stati l’autorità sovrana, salvo le limitazioni internazionali convenute; si appartiene agli Stati il compito di definire i requisiti di accesso e di permanenza degli immigrati; così come la competenza nel proibire loro l’ingresso. Funzioni che vanno svolte nel contesto dei Trattati internazionali e nel contesto dei principi etici! Va assicurata la tutela della dignità della persona e dei gruppi umani, sicché; la tutela della loro identità collettiva; va assicurata la promozione dell’unità fondamentale del genere umano! Né va dimenticata, la realtà delle strutture economiche internazionali, con il crescente divario tra Nord e Sud e l’espulsione di intere popolazioni dalle aree sfruttate e impoverite; come non va dimenticato il ruolo economico svolto dagli immigrati nei sistemi di produzione e sviluppo dei Paesi d’accoglienza. Quale è il fine più generale del preconizzato ordinamento internazionale, delle funzioni e del ruolo degli Stati? Organizzare una società integrata! La società contemporanea assume sempre più le caratteristiche della multietnicità e del multicultarismo. La società integrata è multietnica e multiculturale! Costruire una società integrata è insieme una sfida ed un obbiettivo per gli Stati nazionali! I flussi migratori sono sempre più intensi e più differenziati; danno luogo ad una presenza massiccia, in occidente, di migranti non cristiani, di esponenti di culture diverse e distinte; portano difficoltà e disagi ma anche braccia e teste; e tuttavia, i migranti chiedono la difesa dei loro diritti umani e religiosi la promozione di un dialogo finalizzato alla mediazione culturale. Per andare dove? Per costruire, appunto, una “società integrata”; costruire, cioè, nuove reti di solidarietà contro la miseria e l’esclusione sociale; ed ancora, costruire l’incontro di culture; il dialogo che favorisce la relazione, lo scambio e il vicendevole arricchimento. Tutto ciò porta a cambiamenti epocali! Gli stessi fondamenti della società e gli stessi sviluppi della convivenza sociale vengono messi a dura prova. Le migrazioni ci sollecitano, infatti, ad interrogarci su quale tipo di società si sta lavorando e, nello stesso tempo, domandano che si progetti una società nella quale si allarghino gli spazi di appartenenza e di partecipazione e si restringano quelli di emarginazione e di esclusione. Non è semplice! La strada che conduce alla società integrata è lunga! E comunque la si esamini passa attraverso la accoglienza dell’altro. Attraverso l’impegno interculturale, attraverso l’impegno interetnico! Dunque la cultura dell’accoglienza! La gestione del dramma migratorio si pone, infatti, come un “test di civiltà”; coinvolge i valori della giustizia, del rispetto della dignità della persona. Mai far scadere il migrante a merce o mera forza lavoro. Molti segni, figli dei processi della globalizzazione, invero, sembrano dirci che: sono maturi i tempi per un’operazione di completamento del cammino intrapreso; e cioè un cammino che porta a ritenere la molteplicità come strada verso la coesione e la diversità come promessa di ricchezza sociale e culturale prima ancora che economica. Ed ora come e perché educare alla interculutura? Per offrire una via alla soluzione del difficile problema di armonizzare l’unità della famiglia umana nella diversità dei popoli che la compongono. Per organizzare il dialogo interculturale che non è un concetto circoscritto o un’azione puramente accademica; coinvolge pienamente la capacità di ognuno di incontrare le persone non solo di altra cultura, ma anche di diversa confessione o di altra religione. Significa accostarsi a tutte le culture con l’atteggiamento rispettoso di chi è cosciente che non ha solo qualcosa da dire e dare; ma anche da ascoltare e ricevere. Come si vede ..è sul terreno delle migrazioni, che si gioca la partita della costruzione di una civiltà più ricca di valori, dove la semplice giustapposizione delle culture passa dallo stadio di pura necessità a una vera scelta di civiltà. Chi coltiva l’impegno interetnico? L’impegno interculturale? Le istituzioni scolastiche sono in prima linea nella promozione della elaborazione di nuovi significati e nuovi modelli di appartenenza. Si tratta di riconoscere che la ricerca di identità passa attraverso un dialogo con l’altro, con lo straniero, con il diverso. L’impegno interetnico, l’impegno al dialogo, all’intercultura, realizzano la mediazione tra mondi culturali differenti; conducono, verso il completamento reciproco dei vari dei molti frammenti di verità di cui, anche, i migranti sono titolari! La migrazione ci interpella, insomma, per riflettere, per proporre e preparare nel presente le condizioni per la convivenza, la comunione dialettica, il riconoscimento, la partecipazione via via più piena ad una società plurale e interculturale. Non di dopodomani! Di domani! Il sistema scolastico pubblico e privato è chiamato ad incoraggiare lo sviluppo e la coscienza della diversità; ad incoraggiare la cura delle dinamiche della migrazione ed a opporsi alle chiusure pregiudiziali! E’ necessario il recupero di ciò che è davvero importante: la maturità culturale. E dunque..per espletare efficacemente la sua missione, la scuola deve partecipare alla ricerca di soluzioni dei problemi umani più urgenti che si pongono e, dunque, è importante investire nella ricerca e nell’insegnamento sui temi riguardanti, per esempio, la democrazia, i diritti umani, la pace, l’ambiente, la cooperazione e la comprensione internazionale, la lotta alla povertà, il dialogo interreligioso e tutte le questioni connesse allo sviluppo sostenibile. Su cosa si confida per governare le differenze, politiche, culturali o religiose presenti in una società che cammina verso la integrazione? Si confida nell’unità di fondo, che ci deriva dall’essere persone umane. La strada da battere, dunque, è quella della differenza nella unità. La differenza non è una menomazione; è una ricchezza. E l’uguaglianza si può realizzare nel rispetto delle differenze, purché ci si liberi della categoria del “nemico”, che demonizza e criminalizza il forestiero. La presenza dei migranti, come si è visto, è importante! Perché è anche provocazione al rinvigorimento dell’apertura e dell’accoglienza; perché esalta la persona umana, e tende a valorizzare le diversità, senza fagocitarle o assimilarle. Per concludere….Le odierne migrazioni spingono l’umanità intera verso una visione e un impegno sempre più universale, come attesta il recente il G8 dell’Aquila; spingono a considerare l’accoglienza ed il pluralismo il contesto naturale nel quale opera la solidarietà e la fratellanza; spingono ad essere consapevoli che “la principale risorsa dell’uomo ... è l’uomo stesso”. L’attuale migrazione è solo un tornante uno dei tanti della storia dell’Uomo! Non c’è nulla di sconvolgente nelle migrazioni! C’è solo da far ricorso alla serietà, all’impegno, alla apertura, alla intelligenza; non certo alla paura! Non solo! Urge piegare l’abitudine, personale e collettiva, al nuovo corso delle cose!

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Valle Caudina: Si discute di nuovo di Protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Sannio Online, Il" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Valle Caudina: Si discute di nuovo di Protezione civile Pubblicato il 13-07-2009 A breve ci potranno essere delle novità per quel che riguarda la Protezione Civile ad Arpaise. All’ordine del giorno anche la modifica al regolamento del Piano di insediamenti produttivi... A breve ci potranno essere delle novità per quel che riguarda la Protezione Civile ad Arpaise. L’argomento, già trattato nel corso dell’ultima seduta consiliare, sarà affrontato nella prossima Assise convocata in prima seduta per mercoledì prossimo e in seconda seduta per lunedì venti luglio alle 18,00. La tematica è importante, tanto da riuscire a mettere in sintonia maggioranza e opposizione, trovatisi pienamente concordi sulla opportunità della costituzione di un gruppo di Protezione Civile operativa sul territorio comunale della cittadina. Il primo consiglio sull’argomento, tenutosi a fine maggio e formalmente richiesto dal gruppo di opposizione “Progetto Arpaise”, si era di fatto concluso con l’impegno da parte del Primo cittadino di interloquire con i Sindaci di Ceppaloni e San Leucio del Sannio sugli impegni precedentemente presi in relazione al Gruppo intercomunale di Protezione Civile e al piano intercomunale di Protezione Civile. Tempo stabilito: due mesi. Il sindaco Laudato ha dunque mantenuto l’impegno inserendo nell’ordine del giorno dei lavori consiliari delle proprie comunicazioni nel merito. Come si ricorderà, nell’ultima seduta il Consiglio aveva valutato una determina commissariale che appunto prevedeva l’istituzione consortile di un gruppo di protezione civile con i vicini paesi di San Leucio e Ceppaloni. In particolare il documento contiene lo schema di convenzione per l’istituzione del Gruppo intercomunale di protezione civile tra i Comuni di Arpaise, Ceppaloni, San Leucio del Sannio; il Regolamento che disciplina il funzionamento del Gruppo intercomunale di Protezione Civile; l’individuazione in Ceppaloni quale comune capofila. Agli atti vi è poi anche un Piano di Protezione Civile, che, però, non è mai stato approvato dal consiglio Comunale. “Alla luce di ciò, mi pare necessario rivisitare tutta la materia per trarne le dovute conseguenze e fare il punto preciso sulla attuale situazione in merito alla protezione Civile – aveva osservato in consiglio il primo cittadino. A tal fine sarebbe necessario costituire un’apposita Commissione consiliare”. La linea proposta è stata condivisa da tutto il Consiglio, perseguendo l’obiettivo “di sfruttare il lavoro già esistente per non vanificare la spesa sostenuta” come ha precisato il consigliere Forni. E sulla questione i promotori della costituzione del gruppo comunale di Protezione civile, Papa, Ruocchio e Rossi, hanno fornito il loro punto di vista: “Abbiamo presentato questa proposta non per creare conflitti con la maggioranza consiliare, ma per individuare una strada comune in materia di protezione civile. Nell’anno 2003, i Commissari dei tre Comuni, Arpaise, Ceppaloni e San Leucio del Sannio decisero di costituire un gruppo intercomunale di protezione civile per ottemperare alle disposizioni normative in materia, successivamente il tutto non ha avuto più seguito. Venne anche predisposto un piano di protezione civile, mai approvato dai rispettivi Consigli Comunali. Sul piano politico è necessario prendere atto che la protezione civile intercomunale non è mai funzionata. Peraltro, il Comune di Ceppaloni, nel 2008, ha deciso di organizzare da solo la protezione civile. Attualmente non resta che prendere atto di tale fatto e decidere se si vuole attuare una Protezione Civile a livello comunale, oppure a livello intercomunale. Noi riteniamo che funzioni meglio un Gruppo di protezione civile comunale di Arpaise, senza escludere che, in caso di necessità, possa operare a livello intercomunale. In ogni caso ci siamo trovati in accordo con la costituzione di una Commissione consiliare cui affidare il compito di analizzare gli atti già esistenti presso il Comune, di predisporre uno schema di regolamento per la costituzione del gruppo di protezione civile comunale da sottoporre al Consiglio per l’approvazione e di valutare gli aspetti economici in ordine ai finanziamenti relativi alla convenzione per la gestione intercomunale tra Arpaise, Ceppaloni e San Leucio del Sannio della protezione civile. Ricordiamo che l’obiettivo è quello di porre in essere un efficiente strumento di prevenzione e di intervento per far si che la collettività non sia impreparata in caso di calamità naturali, senza contare che il Gruppo potrebbe svolgere anche importanti funzioni nell’ambito della salvaguardia del territorio, sia sotto il profilo della sicurezza che sotto quello ambientale”. Nell’Assise di mercoledì, i consiglieri di Arpaise sono chiamati anche ad approvare il rendiconto di gestione dell’esercizio finanziario 2008, a discutere della modifica al Regolamento del Piano di Insediamenti Produttivi, alla nomina dei componenti la commissione per l’albo dei giudici popolari, oltreché alla approvazione dei verbali riferiti alla seduta consiliare del ventuno maggio scorso.

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Nulla di nuovo sotto il sole di luglio (sezione: Globalizzazione)

( da "Soldionline" del 13-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

di Natalino Bittanti di www.salex.it Salvo lo yen, nulla è mutato nella settimana del G8 dell’Aquila. Nel senso che anche questa ottava chiude con il cross euro/usd a 1.3940, portando a sei settimane l’invarianza del cambio; tre volte su sei con una chiusura a 1.3970 -1.3975, una volta su sei a 1.3940 e una sola volta a 1.4075. La vera novità della settimana è stato lo yen giapponese che si è rafforzato sia nei confronti nel dollaro che dell’euro; risultando la chiusura usd/yen a 92.50, dopo due minimi a 91.82 (mercoledì 8 luglio) e 91.80 (venerdì 10 luglio) un prodromo più che probabile di un usd/yen a livelli più bassi. L’apprezzamento dello yen è stato anche favorito dallo smontamento di posizioni aussie/yen – nzd/yen – yen/rand sudafrica – e yen/lira turca che possiamo definire cone gli ultimi carry trades valutari in circolazione. A ben riflettere, che si acquistino dollari australiani e dollari neozelandesi finanziandosi in yen con una differenziale del 2.75% (aussie) e del 2.25% (New Zealand) a noi pare cosa abbastanza abnorme per non dire assurda, dato un differenziale di interesse tutto sommato modesto, che non compensa il rischio assunto. Diverso può considerarsi il cambio contro rand sudafricano che dall’alto di un rendimento del 7.50%-7.25% (a favore del rand) facilita l’assunzione di una posizione. Ma a ben riflettere, lasceremmo stare lo yen, appoggiandoci ad una eventuale posizione – usd/+ rand (7.75-8.50 il cambio usuale) o meglio ancora – euro/+ rand il cui cambio corrente oscilla fra 10.85 - 11.00 e 11.45-11.60 Mercato dei cambi Queste sono le chiusure del cambio euro/usd nelle ultime sei settimane: 05 giugno 2009 = 1.3970 12 giugno 2009 = 1.4010 19 giugno 2009 = 1.3970 26 giugno 2009 = 1.4075 03 luglio 2009 = 1.3975 10 luglio 2009 = 1.3940 cambio medio delle 5 settimane : 1.4000 cambio medio delle 6 settimane : 1.3990 Nella settimana del G8 dell’Aquila, abbiamo assistito all’intervento dei responsabili cinesi che hanno reiterato la loro idea di una modificazione del sistema valutario mondiale, partendo dalla moneta inventata dal FMI, i Diritti Speciali di prelievo, riducendo contemporaneamente il peso del dollaro americano. Ma nulla ha smosso l’apatia dei cambi che prosegue in maniera costante da 6 settimane. Il mercato ci ha fatto vedere quattro minimi al di sotto di 1.39, per la precisione 1.3878 – 1.3833 – 1.3860 e 1.3880 e tre massimi al di sopra di 1.40, per l’esattezza 1.4049 – 1.4072 – 1.4030. Il collegamento tra l’andamento dei mercati azionari e il dollaro in rafforzamento ha funzionato anche questa settimana. Sul fronte macroeconomico, invece gli indicatori rimangono contrastanti, con un punto che ci pare importante sottolineare ed è il miglioramento della bilancia commerciale americana. Non è chiaro a chi scrive se proseguirà ancora per molto questa altalena del cambio euro/usd in margini tutto sommato ristretti, diciamo tra 1.3640 e 1.4440. In effetti pochi elementi paiono giocare per un mutamento di questo quadro, dato che l’inflazione resta a livelli estremamente bassi, i tassi a lunga dopo una ripresa di qualche tempo fa, stanno rientrando su livelli intermedi il che starebbe a significare che, con buona probabilità, i tassi ufficiali rimarranno bassi per almeno altri tre/sei mesi. Dello yen abbiamo parlato nel commento introduttivo e nel paragrafo successivo. Del mercato dei cambi resta poco altro o nulla da dire. Per cui ci sbizzarriamo con altri temi emersi nel corso della settimana. Yen vis-à-vis di ZAR – Turchia – Australia e Nuova Zelanda Esaminiamo i tassi di rendimento al 29 aprile e al 29 giugno 2009: p a e s e 29 aprile ’09 29 giugno ‘09 Giappone 0.10% 0.10% Australia 3.00% 3.00% Nuova Zelanda 3.00% 2.50% SudAfrica 9.50% 7.50% Turchia 9.75% 8.75% (da Tassi e dintorni – pubblicazione Salex del 29 aprile e del 29 giugno) Cambi contro usd: 29 maggio’09 30 giugno ‘09 10 luglio ‘09 Usd/yen 95.25 95.85 92.40 Aussie/usd 0.7980 0.8140 0.7760 New Zeal/usd 0.6370 0.6525 0.6270 Usd/rand S.A. 7.9725 7.7015 8.2650 Usd/lira turca 1.5415 1.5290 1.5560 IL violento ribasso del prezzo del petrolio da 72.50 a 64 in poche giornate lavorative per scendere infine a 59.50 venerdì 10 luglio, insieme al ribasso di altre commodities, rame in primis, e dei metalli preziosi oro, palladio e platino, il tutto combinato con una settimana di flessione dei mercati azionari ha favorito il forte recupero dello yen, ultima spiaggia della c.d. risk aversion. Il Baltic Dry Index dal top del 18 giugno ’09 a 4.073 si è a sua volta ridimensionato a 3.375. Le trimestrali che usciranno negli Usa nei prossimi quindici giorni forniranno una sintesi per inquadrare meglio la situazione. Bernard Madoff - matricola # 61727-054 - nato nel Queens, N.Y. il 29 aprile 1938 - anni 71 - broker - Bernard Madoff, maestro del ’ Ponzi scheme’ = 65 miliardi di usd. volatilizzati o meglio ridistribuiti secondo lo schema piramidale si è autodenunciato ai primi di dicembre 2008. L’11 dicembre 2008 è stato incarcerato. A fine giugno 2009, sei mesi dopo, Madoff è stato condannato a 150 anni di detenzione. Bernard ha deciso di non fare ricorso. In sei mesi tutto si è concluso. Resta una coda per un’altra decina di persone che la Procura ritiene coinvolte e per il c.d. tesoretto che la stessa Procura ritiene sia nascosto da qualche parte nel mondo. Nuove regole : Fsa – petrolio – altre commodities – registro elettronico per i derivati Forse, stavolta, non si scherza più o si scherza meno. Le due nazioni, da sempre tetragone ad assumere regolamentazioni più strette nel fantasmagorico mondo dei derivati e degli hedge funds, Stati Uniti e Gran Bretagna, stanno cambiando idea e stanno per porre in essere nuove e diverse regolamentazioni. Le precedenti regole non hanno impedito il caso Madoff o il caso Stanford (Usa) o l’ingordigia di alcune grandi istituzioni britanniche nel mondo dei prodotti che oggi definiamo come tossici. Lavori in corso: (1) CFTC : Usa = studio di nuove regole sui derivati in commodties; primo effetto eclatante = il petrolio da 72.50 a 59.50 dollari il barile in meno di due settimane lavorative. (2) Piano di stabilizzazione dei mercati proposto da Geithner alla Camera Usa = prevede un registro elettronico per i derivati e l’utilizzo di contratti standardizzati, sotto la sorveglianza di FED, la nuova SEC, e la nuova Agenzia per la protezione finanziaria del consumatore. (3) FSA : GR.BR. = Alistair Darling, cancelliere dello Scacchiere di sua Maestà britannica (= Ministro del Tesoro nell’Europa Continentale) ha annunciato al Parlamento inglese l’attesa riforma del sistema finanziario. La FSA (Financial Services Authority) riceve nuovi poteri di controllo sugli istituti finanziari. Verrà creato un nuovo Council for Financial Stability, composto da rappresentanti del Tesoro, dell’FSA e della Bank of England. Se sono rose, fiorirnanno! Speriamo che fioriscano! E che il 95% dei contratti in derivatidi tipo speculativo non prevalga più sul 5% di contratti legati all’attività operativa degli addetti al settore industriale. Petrolio e oro Petrolio: a ognuno il suo; se la BCE fornisce denaro a 12 mesi al tasso dell’1% che, in parte almeno, anziché finanziare l’impresa meritoria al 4.25%, va a finanziare acquisti speculativi magari sul petrolio, al tempo stesso non è responsabilità della BCE se le maglie della regolamentazione sui mercati dei future (nella fattispecie quelli sul petrolio) sono troppo larghe. La statunitense CFTC (= Commodity Futures Trading Commission) ha preso una decisione coraggiosa: sentire consumatori e operatori di mercato per imporre nuovi limiti nella quantità dei contratti future su tutte le commodities. Bene, in una settimana lavorativa, il petrolio ha corretto da una punta di 73.50 dollari il barile a 59.50 dollari. La velocità con cui petrolio e altre commodities si erano mosse al rialzo in contemporanea, soprattutto in coincidenza con un oil che aveva superato di slancio quota 55, ha finalmente convinto le Authorities che era tempo di muoversi. Ci vorranno probabilmente almeno tre mesi per giungere a formulare una nuova regolamentazione ma tant’è, qualcuno ha smontato parte delle operazioni fin da ora e questo ha riportato le oscillazioni dei prezzi del petrolio su un binario più tranquillo Oro: apatia assoluta tra 910 e 930 dollari l’oncia; l’inflazione sotto controllo non aiuta l’assunzione di nuove posizioni al rialzo sul metallo giallo. Da una settimana all’altra (3 luglio a fronte dei 10 luglio): oil : 65.50 / 59.50 = - 9.15% gold : 932.50 /913 = - 2.10% euro/usd : 1.3975 / 1.3940 = + (per il dollaro) 0.25% Vendite di auto in Cina Nel mese di giugno 2009, in Cina sono state vendute 872.900 vetture (+ 48% sullo stesso mese del 2008), superando il numero di auto vendute negli Usa che sempre a giugno sono state 859.847. Il successo delle vendite in Cina è dovuto in parte al sistema di incentivi e di sconti fiscali messi in atto dal Governo cinese. Dopo il sorpasso di dicembre 2008, il mercato cinese sembra consolidare su livelli superiori al grande mercato americano. Se il dato di giugno 2009 negli Stati Uniti venisse replicato per 12 mesi (860.000 x 12), si arriverebbe ad un numero di vetture vendute nell’arco di un anno attorno a 10.350.000 unità, ben distante dal record di 16 milioni di vetture vendute in passato. Regalo ai partecipanti del G8 Un libro del peso di 24 kilogrammi dedicato a Canova, con la copertina in marmo di Carrara, è stato donato ai leaders che hanno partecipato al G8 dell’Aquila. Barack Obama, cui non manca il gusto di battute morbide, ha immediatamente affidato il compito di ‘portarlo a casa’ al suo assistente. Regalo forse scomodo ma eclatante, rimarrà impresso nella memoria for ever! A chi crede che la crisi è ormai definitivamente alle spalle Germania : a maggio, gli ordini all’industria tedesca sono aumentati del 4.4% su base mensile (incremento più deciso dal giugno 2007). Ordini in arrivo dall’estero: + 5.2% (aprile – 0.9%) di cui: Germania : da partner europei + 1.2% (- 1.7% ad aprile); extra-Ue + 8.2% (-0.1% aprile); Germania : la produzione industriale a maggio è cresciuta del 3.7% (maggior incremento mensile da 16 anni a questa parte); in dettaglio beni di investimento: + 8.3%; beni di consumo + 0.6%; energia – 3.8%; costruzioni – 3.2% Italia : calo complessivo dell’8.08% delle ore autorizzate dall’INPS in giugno su maggio; allargando l’indagine, giusto per afferrare la profondità della crisi; giugno 2008: ore autorizzate 15,4 milioni di ore; giugno 2009: ore autorizzate 80 milioni; gennaio/giugno 2008 (semestre) : 97,5 milioni; gennaio/giugno 2009 : 372,9 milioni (+282%); nel semestre la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 502%, la cassa integrazione straordinaria del 99.3%, la cassa di integrazione straordinaria in deroga del 77.1% A chi ritiene che la crisi non sia ancora del tutto terminata June Is Another Weak Month for U.S. Retail Sales By STEPHANIE ROSENBLOOM Da New York Times – on-line edition - Published: July 9, 2009 The nation’s retailers were already reeling from the new consumer frugality but in June, incessant rain and rising unemployment further dampened sales. Stores that had made strides in recent months reverted to double-digit declines. Overall, the industry posted a 6.7 percent decline in sales for the month, in contrast to a 3.9 percent increase a year ago, according to the Goldman Sachs Retail Composite Index. Wal-Mart, which had been a bright spot in the retailing world and helped lift the overall industry numberbecause this June there were no tax rebate checks to help bolster shopping. Apparel and department stores were hurt most as chilly, soggy weather on the East Coast did nothing to inspire summer clothes shopping. At Abercrombie & Fitch the weakest sales categories were shorts, graphic T-shirts and knit tops. The chain said sales at stores open at least a year, a measure of retail health, fell 32 percent compared with the period a year ago. Sales fell at other mall stores too, including Zumiez (down 19.3 percent), Children’s Place and Limited Brands (both down 12 percent), Wet Seal (down 11.1 percent), American Eagle Outfitters (down 11 percent), Gap (down 10 percent) and Hot Topic (down 7.9 percent). All the various department stores posted declines. In the specialty retail stores segment of Neiman Marcus, which includes Neiman Marcus and Bergdorf Goodman stores, sales fell 20.8 percent. Sales at Nordstrom declined 10 percent. Saks fared better than its high-end competitors, posting a 4.4 percent decline that was in part the result of shifting a designer sale into June. Sales declined 14 percent at Dillard’s, 8.9 percent at Macy’s, 8.2 percent at J.C. Penney, 8 percent at Bon-Ton and Stein Mart, and 5.6 percent at Kohl’s. T.J. Maxx and Ross Stores performed much better, posting 4 percent and 1 percent sales increases respectively. Tony Buccina, vice chairman and president for merchandising at Bon-Ton, said in a statement that while June started off robust, “the unusually cooler and rainy weather impacted sales of our summer merchandise across all apparel categories.” The most notable exceptions to the apparel industry malaise were, as expected, Buckle and Aéropostale, the affordably priced niche teenage apparel chains. Aéropostale said it enjoyed record June sales, posting a 12 percent increase. Buckle’s sales rose 9.6 percent. Despite those results, teenage apparel was the worst performing retailing category according to Thomson Reuters. Even discount chains are struggling. At Costco, which was hurt by lower gasoline prices and foreign exchange rates, sales fell 6 percent. The chain said in a recorded telephone message for investors that food and sundries were its best sellers. Sales of non-food, discretionary items were soft, including cameras, navigation devices and cellphones. Cooler June temperatures hurt sales of air-conditioners. In yet another sign of consumers cocooning at home, televisions were the big exception in the discretionary category, with unit sales up 50 percent year-over-year. BJ’s Wholesale Club, also hurt by lower fuel prices, reported a 7.5 percent decline. Sales at Target fell 6.2 percent. Housing values are still depressed and credit remains tight. A report by Thompson Reuters on Wednesday predicted consumers would continue to sit on their wallets as long as unemployment continues to rise. That will only further pressure retailers who have managed to cut inventory and expenses, but not spur demand. “For these retail stocks to hold where they’re at and not back down,” said Ken Perkins, president of Retail Metrics, a research company, “they’re going to have to show some signs of improvement.” Le vendite al dettaglio in Usa, a giugno, nei grandi magazzini americani sono declinate del 6.7%, in parte a causa del brutto tempo sulla East Coast, in parte per l’incremento del tasso di disoccupazione. Decimo mese consecutivo di cali nelle vendite delle grandi catene americane. Trade figures Usa Il deficit commerciale degli Stati Uniti si è ulteriormente ridotto a maggio, scendendo a 25.96 miliardi di dollari (dato atteso 30 miliardi) dal dato di aprile che era risultato di 28.8 miliardi. Il deficit rappresenta il livello più basso dal 1999. Gli stessi analisti ne sono rimasti sorpresi. Gli eventi della settimana: i dati macroeconomici di maggior rilievo Settimana povera di dati: - Usa : ISM non manifatturiero giugno 47 (atteso 46) - UK : produzione industriale maggio: - 0.6% (atteso + 0.2%) - Uk : produzione industriale anno su anno – 19% (atteso – 11.3%) - Italia : spread BUND/BTP : 7 luglio: 109 ; 8 luglio 114 ; - FMI : previsioni su Italia PIL precedente 2009 – 4.4% aggiornato a – 5.1% - Oil : 59.25 minimo settimanale – record a giugno 72.68 - Usa : jobless claims - settimana al 4 luglio ’09: 565.000 unità (precedente 614.000) - Usa : il numero totale degli assistiti al 4 luglio ’09 è salito a 6,88 milioni di unità esattamente il doppio del numero degli assistiti giusto un anno fa - Usa : ordini industria a maggio + 1.2% (atteso + 1.3%) - Usa : bilancia commerciale a maggio : - 25.96 miliardi usd (atteso – 30 miliardi) - Usa : indice fiducia Università del Michigan: giugno 64.6 (atteso 70.6) Dati di riferimento Area Tipologia del dato dato Oro fixing 30 dicembre 2005 513.00 Oro fixing 31 dicembre 2007 836.50 Oro 2° fixing 29 febbraio 2008 971.50 Oro (record assoluto) 2° fixing 14 marzo 2008 1003.50 Oro 2° fixing 31 luglio 2008 918.00 Oro 2° fixing 18 agosto 2008 796.25 Oro 2° fixing 29 agosto 2008 833.00 Oro durante 11 settembre 2008 736.00 Oro 2° fixing 10 ottobre 2008 900.50 Oro 2° fixing 07 novembre 2008 735.25 Oro 2 ° fixing 28 novembre 2008 814.50 Oro 2° fixing 05 dicembre 2008 749.00 Oro 2° fixing 31 dicembre 2008 865.00 Oro 2° fixing 30 gennaio 2009 919.50 Oro 2° fixing 20 febbraio 2009 989.00 Oro (nuovo record) Massimo della settimana 16/20/2 1.005.40 Top Oro 2° fixing 17 aprile 2009 870.50 Oro 2° fixing 24 aprile 2009 907.50 Oro 2° fixing 30 aprile 2009 883.25 Oro 2° fixing 07 maggio 2009 912.25 Oro 2° fixing 14 maggio 2009 925.25 Oro 2° fixing 22 maggio 2009 959.75 Oro 2° fixing 29 maggio 2009 975.50 Oro 2° fixing 05 giugno 2009 962.00 Oro 2° fixing 03 luglio 2009 932.50 Oro 2° fixing 10 luglio 2009 913.00 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 31 dicembre 2007 D.Jones 13.265 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 30 giugno 2008 D.Jones 11.350 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 30 settembre 2008 D.Jones 10.850 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 03 ottobre 2008 D.Jones 10.325 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 31 ottobre 2008 D.Jones 9.325 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 30 dicembre 2008 D.Jones 8.776 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 30 gennaio 2009 D.Jones 8.001 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 27 febbraio 2009 D.Jones 7.063 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 06 marzo 2009 D.Jones 6.627 Usa Borsa di wall Street Chiusura 13 marzo 2009 D.Jones 7.224 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 20 marzo 2009 D.Jones 7.278 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 27 marzo 2009 D. Jones 7.776 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 03 aprile 2009 D. Jones 8.018 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 07 maggio 2009 D. Jones 8.410 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 14 maggio 2009 D. Jones 8.331 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 22 maggio 2009 D. Jones 8.277 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 29 maggio 2009 D. Jones 8.500 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 05 giugno 2009 D. Jones 8.763 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 03 luglio 2009 D. Jones 8.284 Usa Borsa di Wall Street Chiusura 10 luglio 2009 D. Jones 8.146 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 31 dicembre 2007 15.308 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 30 giugno 2008 13.481 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 30 settembre 2008 11.260 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 31 dicembre 2008 8.860 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 30 gennaio 2009 7.994 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 06 febbraio 2009 8.077 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 27 febbraio 2009 7.568 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 06 marzo 2009 7.173 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 13 marzo 2009 7.569 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 19 marzo 2009 7.946 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 27 marzo 2009 8.627 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 03 aprile 2009 8.750 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 17 aprile 2009 8.908 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 24 aprile 2009 8.708 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 30 aprile 2009 8.828 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 07 maggio 2009 9.386 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 14 maggio 2009 9.094 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 22 maggio 2009 9.226 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 29 maggio 2009 9.522 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 05 giugno 2009 9.768 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 03 luglio 2009 9.816 Giappone - Nikkei 225 Chiusura 10 luglio 2009 9.287 Germania – Dax Chiusura 31 dicembre 2007 8.067 Germania – Dax Chiusura 30 giugno 2008 6.418 Germania – Dax Chiusura 30 settembre 2008 5.831 Germania – Dax Chiusura 31 ottobre 2008 4.988 Germania – Dax Chiusura 31 dicembre 2008 4.810 Germania – Dax Chiusura 30 gennaio 2009 4.338 Germania – Dax Chiusura 27 febbraio 2009 3.844 Germania – Dax Chiusura 06 marzo 2009 3.666 Germania – Dax Chiusura 13 marzo 2009 3.954 Germania – Dax Chiusura 20 marzo 2009 4.068 Germania – Dax Chiusura 27 marzo 2009 4.204 Germania – Dax Chiusura 03 aprile 2009 4.385 Germania – Dax Chiusura 17 aprile 2009 4.677 Germania – Dax Chiusura 24 aprile 2009 4.674 Germania – Dax Chiusura 30 aprile 2009 4.769 Germania – Dax Chiusura 07 maggio 2009 4.804 Germania – Dax Chiusura 14 maggio 2009 4.738 Germania – Dax Chiusura 22 maggio 2009 4.918 Germania – Dax Chiusura 29 maggio 2009 4.941 Germania – Dax Chiusura 05 giugno 2009 5.077 Germania Dax Chiusura 03 luglio 2009 4.708 Germania – Dax Chiusura 10 luglio 2009 4.576 Bank Of England Meeting 9 giugno 2009 invariato: 0.50% BCE Prossimo meeting 6 agosto 2009 Bank of England Prossimo meeting 5/6 agosto 09 FED Prossimo meeting 11 agosto 2009 Tabella 1 : metalli preziosi (prossimo aggiornamento al 30 settembre 2009) Metalli preziosi 30 dec. 06 28 dec.07 31 dec.08 29 may.09 30 june 09 Oro 632 833.75 865 975.50 934.50 Argento 12.83 14.75 10.79 15.52 13.94 Platino 1.120 1530 898 1.175 1.177 Palladio 327 364 183.50 236 251 Tabella 2 : commodities (prossimo aggiornamento al 30 settembre 2009) Commodity 30 dec. 06 28 dec. 07 31 dec.08 29 may.09 30 june 09 Alluminio 2850 2360 1.450 1.383 1.615 Rame 6250 6715 2.900 4.775 5.107 Stagno 11.875 16.400 10.350 14.275 14.945 Wti oil a 1 mese 60.95 96.07 43.19 66.48 70.06 Brent oil a 1 mese 60.86 96.20 39.66 65.52 68.36 Frumento 504 885 608.50 637 511 Granoturco 388 452 403.50 436 348 Riso 10.15 13.51 15.39 12.35 12.23 Caffe 125 133 132 137 117 Cacao 1738 2057 2.665 2.588 2.487 Zucchero 12.82 13.17 12.75 16.89 17.72 Indice generale CRB 307 358 229 253 250 Indice metalli preziosi 608 772 594 739 721 Tabella 3 : Cina e dintorni (prossimo aggiornamento al 30 settembre 2009) Cambio contro Usd 30jun.08 31dec.08 31mar.09 29 may.09 30 june.09 Usd/yuan Cina 6.8543 6.8230 6.8340 6.8280 6.8305 Usd/Hong Kong 7.7990 7.7500 7.7505 7.7510 7.7500 Usd/Taiwan 30.354 32.81 33.82 32.61 32.83 Usd/Singapore 1.3605 1.4400 1.5220 1.4435 1.4460 Usd/Rupia India 43.00 48.60 50.57 47.11 47.77 Malaysia/ringgit 3.2675 3.4525 3.6475 3.4875 3.5150 Usd/ SouthCorea/won 1048.10 1321.50 1.371.95 1.251.25 1.275.25 Usd/Thailand baht 33.45 34.69 35.50 34.31 34.06 Euro/usd 1.5765 1.3940 1.3245 1.4150 1.4135 Usd/yen 105.58 90.80 98.80 95.25 95.87 Usd/Canada 1.0113 1.2190 1.2650 1.0905 1.1515 Australia/ Usd 0.9630 0.6846 0.6940 0.7978 0.8140 Usd/Russia rublo 23.44 29.66 33.88 30.81 31.05 Usd/Indonesia Rupia 9.300 10.950 11.680 10.313 10.208 20 luglio 2005: usd/yuan Cina a 8.2765 (allora cambio fisso) Tabella 4 : cambi (prossimo aggiornamento al 30 settembre 2009) Spot Forex 30jun. 08 31dec.08 31marzo 09 29 may-09 30 june-09 EurUsd 1.5765 1.3940 1.3245 1.4150 1.4135 EurYen 166.44 126.50 130.85 134.70 135.50 EurChf 1.6056 1.4910 1.5105 1.5100 1.5265 UsdYen 105.58 90.80 98.80 95.25 95.85 Cable 1.9895 1.4560 1.4390 1.6185 1.6585 UsdChf 1.0185 1.0675 1.1400 1.0680 1.0800 UsdCad 1.0113 1.2190 1.2650 1.0905 1.1515 UsdYuan 6.8543 6.8230 6.8340 6.8280 6.8305 Tabella 5 : banche e auto Usa b a n c a 16 genn. 09 06marzo 09 29 may.09 30 june-09 Bank of America Usd. 8.32 3.14 11.27 13.20 Citigroup Usd. 3.83 1.03 3.72 2.97 a u t o General Motors Usd. 3.92 1.45 0.75 Chapter 11 Ford Usd. 2.23 1.70 5.75 6.07 Tabella 6 : quotazioni alla Borsa di New York - settore bancario - Giorno Citigroup J.P.Morgan Goldman Sachs 31 luglio 2008 18.69 40.63 184.04 17 novembre “ 8.89 32.77 62.49 18 novembre “ 8.36 32.14 62.03 19 novembre “ 6.40 28.47 55.18 20 novembre “ 4.71 23.28 52.00 21 novembre “ 3.77 22.72 53.31 28 novembre “ 8.29 31.66 78.99 05 dicembre “ 7.71 33.35 70.72 12 dicembre “ 7.70 30.94 67.74 19 dicembre “ 7.43 30.21 80.05 31 dicembre “ 6.71 31.53 84.39 06 marzo 2009 1.03 15.93 75.65 30 aprile “ 3.05 33.00 128.50 29 maggio “ 3.72 36.90 144.57 30 giugno “ 2.97 34.11 147.44 ° in grassetto: i minimi toccati tra il 20 e il 21 novembre 2008; °° in grassetto ancora: i minimi di marzo ‘09 Tabella 7 : Banche italiane + Fiat + Generali Società 15gen. ‘09 Low marzo 27mar.’09 29 may.09 30 june-09 Banco Popolare 4.88 1.86 3.54 5.84 5.32 Intesa San Paolo 2.42 1.30 2.18 2.508 2.295 Ubi Banca 10.47 5.67 8.53 9.77 9.27 Unicredito 1.52 0.667 1.312 1.849 1.795 Fiat 4.91 3.317 5.27 7.51 7.16 Generali 17.14 9.71 13.52 15.65 14.81 Per chiudere, due tabelle che riassumono un insieme di punti di riferimento. Tabella : quotazioni del petrolio : (*) 30.12.04 Wti (in usd) 43.45 Brent dated (usd) 1 m. 39.57 30.12.05 “ 61.04 “ 58.98 29.12.06 “ 60.95 “ 59.86 31.12.07 “ 96.07 “ 96.20 30.06.08 “ 140.39 “ 138.97 11.07.08 “ 144.79 “ 145.72 30.09.08 “ 101.25 “ 94.27 31.10.08 “ 67.61 “ 59.59 21.11.08 “ 50.49 “ 45.55 27.11.08 “ 54.00 “ 53.13 19.12.08 “ 33.87 “ 43.29 31.12.08 “ 43.19 “ 39.66 09.01.09 “ 40.88 “ 44.42 16.01.09 “ 35.90 “ 44.69 23.01.09 “ 38.74 “ 43.99 30.01.09 “ 41.62 “ 45.88 27.02.09 “ 44.33 “ 46.35 06.03.09 “ 45.84 “ 44.85 13.03.09 “ 45.99 “ 44.93 20.03.09 “ 52.09 “ 51.22 27.03.09 “ 52.25 “ 51.98 02.04.09 “ 52.30 “ 53.47 30.04.09 “ 51.06 “ 50.80 29.05.09 “ 66.48 “ 65.52 05.06.09 “ 68.55 “ 68.34 03.07.09 “ 65.63 “ 65.61 10.07.09 “ 59.91 “ 59.50 (*) : quotazioni scadenza agosto 2009 tabella : rendimenti sul decennale/spreads/con correlazione ai tassi ufficiali e al cambio euro/usd d a t a Usa Germania Spread Euro/usd USA BCE GBP 30.12.04 4.31% 3.68% 0.63% 1.3545 2.25% 2.00% 4.75% 30.12.05 4.39% 3.31% 1.08% 1.1840 4.25% 2.25% 4.50% 29.12.06 4.71% 3.95% 0.76% 1.3190 5.25% 3.50% 5.00% 29.06.07 5.05% 4.57% 0.48% 1.3535 5.25% 4.00% 5.50% 31.12.07 3.87% 4.13% - 0.26% 1.4745 4.25% 4.00% 5.50% 30.06.08 4.00% 4.61% - 0.61% 1.5765 2.00% 4.00% 5.00% 31.12.08 2.23% 2.95% - 0.72% 1.3940 0.125% 2.50% 2.00% 30.04.09 3.17% 3.19% - 0.02% 1.3255 0.125% 1.25% 0.50% 29.05.09 3.56% 3.59% - 0.03% 1.4150 0.125% 1.00% 0.50% 05.06.09 3.83% 3.75% + 0.08% 1.3970 0.125% 1.00% 0.50% 03.07.09 3.52% 3.34% + 0.18% 1.3975 0.125% 1.00% 0.50% 10.07.09 3.32% 3.26% + 0.06% 1.3940 0.125% 1.00% 0.50% Tabella dove ci troviamo ora: (validità un mese) Euro/usd 1.3540 - 1.4340 Usd/yen: 90.25 – 98.25 Euro/yen 126.50 – 136.50 Euro/chf 1.4940 - 1.5340 Usd/canada 1.1250 – 1.2050 Usd/zar 7.7500– 8.2500 oro 900 - 1000 petrolio 60 - 70 Significato della tabella: ci sembra possa risultare interessante, soprattutto per la clientela corporate, proporre una view delle fasce di movimento dei principali cambi, in un’ottica di medio periodo.

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così la cina rilancia la sfida alla leadership della moneta usa - federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 36 - Cultura Gli scambi La recessione I mercati americani hanno una dimensione superiore e una notevole liquidità Ma, dopo l´Europa, adesso ci sono altri paesi che ne discutono l´egemonia e che non utilizzano più i dollari Le autorità cinesi usano la recessione globale per rimettere in discussione vecchie gerarchie e rapporti di forza: gli esperti finanziari sanno bene quanto questo Paese sia importante Così la Cina rilancia la sfida alla leadership della moneta Usa Resta l´unica valuta veramente universale eppure nel nuovo ordine economico c´è chi chiede un cambiamento. Come ha fatto Pechino al G8 FEDERICO RAMPINI Riuscirà la Cina dove ha fallito l´Europa, cioè nel ridimensionare l´egemonia monetaria degli Stati Uniti? «Il dollaro è la nostra moneta ma è il vostro problema». Quella battuta fu pronunciata nel 1971 da John Connally, segretario al Tesoro Usa, quando l´Amministrazione Nixon decise di sganciare il dollaro dalla parità con l´oro e precipitò il mondo in un decennio di iperinflazione, tassi alle stelle e tempeste finanziarie. è una battuta che oggi nessun dirigente americano osa pronunciare, ma che riflette fedelmente il dilemma in cui si trova la Cina, principale creditore degli Stati Uniti. Nel 1971 era l´Europa il bersaglio principale di quella battuta sprezzante. Quanto è cambiata, da allora a oggi, la posizione di sua maestà il dollaro? Molto meno di quanto ci si poteva aspettare. Il dollaro resta l´unica moneta veramente universale, per le due funzioni che svolge al di fuori degli Stati Uniti. La prima funzione è quella di mezzo di pagamento. Gran parte del commercio mondiale continua a essere pagato in dollari, anche quando si tratta di petrolio venduto dall´Arabia saudita all´India, cioè due paesi che in teoria potrebbero benissimo decidere di regolare le proprie transazioni bilaterali in rupie indiane, o magari in euro o in franchi svizzeri. Seconda funzione è quella di "deposito di valore". I due terzi delle riserve valutarie delle banche centrali sono in dollari. E anche una quantità rilevante della ricchezza privata degli europei, degli asiatici, degli arabi e dei latinoamericani viene investita in dollari. Questa centralità era perfettamente logica nel 1944, quando alla conferenza di Bretton Woods venne disegnato l´ordine economico internazionale in vista della fine della seconda guerra mondiale. L´America di Roosevelt aveva allora una supremazia assoluta, nel campo economico, politico, militare. Ne abusò, almeno dal punto di vista monetario, quando cominciò a stampare dollari esportando la sua inflazione nel resto del mondo: prima con la guerra di Corea, poi con la guerra del Vietnam. è quanto rischia di succedere, in futuro, per effetto dei giganteschi deficit pubblici accumulati a Washington con le manovre anti-recessione. L´instabilità monetaria aperta nel 1971 diede una spinta potente al progetto europeo di creazione di una moneta unica: si trattava anzitutto di proteggere il mercato unico europeo da choc monetari esogeni. Quando non esisteva l´euro, le fluttuazioni brutali del dollaro destabilizzavano anche le parità di cambio fra il marco tedesco, la lira italiana, il franco francese. L´euro ha protetto da quegli choc l´interscambio commerciale fra i paesi dell´Unione. Ma non è stato capace di sfidare il ruolo del dollaro negli scambi con altre aree del mondo (Asia, America latina, Africa); tantomeno sul terreno finanziario dove solo il dollaro continua ad avere lo status di moneta universale al punto che i due terzi dei dollari in circolazione sono detenuti all´estero. La ragione: la superiore dimensione dei mercati finanziari americani e la loro notevole liquidità. Ora una nuova sfida alla leadership universale del dollaro è stata lanciata dalla Cina. La proposta cinese di una "valuta globale" che sostituisca il dollaro come strumento di riserva, lanciata a marzo prima del G20 a Londra, è stata ribadita al G8 dell´Aquila. La Cina usa la recessione globale per rimettere in discussione vecchie gerarchie e rapporti di forza. Poiché i mercati finanziari sanno perfettamente quanto sia importante la Cina come acquirente di titoli pubblici americani, e quindi quanto sia cruciale la fiducia dei leader asiatici nel dollaro, quell´uscita contiene un´implicita minaccia. è la prima volta nella storia che un presidente americano, nel definire la sua politica fiscale, è costretto a tener conto di un "vincolo esterno" che sta a Pechino, fornendo promesse alla Cina sulla solvibilità di lungo periodo del Tesoro americano. L´idea cinese è stata espressa dal governatore della banca centrale Zhou Xiaochuan. Zhou sostiene che l´attuale recessione mondiale «riflette vulnerabilità e rischi sistemici nel sistema monetario internazionale». A suo avviso uno dei modi per evitare in futuro il ripetersi di turbolenze finanziarie gravi è la creazione di una moneta di riserva «slegata da nazioni individuali e capace di rimanere stabile nel lungo periodo, eliminando così i difetti inevitabili delle monete nazionali». La sostituzione del dollaro come moneta di riserva è un progetto di lungo periodo, sul quale il governatore Zhou ha dato suggerimenti concreti. In primo luogo ha proposto che venga allargato il paniere di monete che compongono i diritti speciali di prelievo; in seguito gli Stati dovrebbero affidare in gestione una parte delle loro riserve valutarie al Fondo monetario internazionale (Fmi). Creati nel 1969 come un paniere di quattro valute (oggi sono dollaro, euro, sterlina e yen), i diritti speciali finora sono usati solo come unità di conto e nelle operazioni del Fmi. L´idea cinese di istituire una valuta globale non è nuova (ci pensò Keynes a Bretton Woods nel 1944, poi fu ripresa dal generale Charles De Gaulle e infine dall´Opec) ma cambia di segno perché viene da una superpotenza con il peso della Cina: sia per le dimensioni della sua economia sia per il suo ruolo di creditore di ultima istanza degli Stati Uniti. Ora la Cina moltiplica gli accordi bilaterali con India, Russia, Brasile, Argentina; in quel club già si abbandona il dollaro per passare a pagamenti bilaterali con le valute nazionali. è naturale che questo avvenga. Basti pensare che la Cina ha sostituito gli Stati Uniti come primo partner economico del Brasile.

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Obama in Africa segnala fine del governo a otto (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Obama in Africa segnala fine del governo a otto david bidussa Qualcosa è cambiato in quest'ultima settimana. Consideriamo la scena a prima vista più sorprendente: la visita e il discorso che il presidente degli Stati Uniti ha tenuto sabato in Ghana. Apparentemente ciò che dobbiamo registrare è il successo di una performance che si è ripetuta molte volte in questi ultimi 18 mesi: dall'avvio ufficiale delle primarie americane, passando per la Convention di Chicago dell'agosto 2008, fino al discorso di investitura nel gennaio scorso, per poi concludersi con i due discorsi pubblici al Cairo nel giugno scorso e a Mosca, tre giorni prima dell'inizio del G8. Dietro tutto questo, compreso il discorso ad Accra, oltre al successo collaudato di una retorica e la comunicazione di una "visione", sta la percezione della fine di una stagione politica che si è inaugurata con l'invasione dell'Iraq e che ha identificato il proprio progetto come esercizio dell'atto di forza. Oltre quell'atto di forza, occorre una visione della politica che sappia motivare gli attori collettivi ad agire. Perché questo accada occorre abbandonare una visione unilateralista e accogliere una visione non solo multipolare, ma anche volta a responsabilizzare quegli stessi soggetti che fino a ieri erano accreditati come il nemico. Questo punto presume la registrazione di un fallimento (così come il passaggio verso la farfalla presume la morte del bruco). Forse mai come nei giorni del G8 all'Aquila è emersa con chiarezza l'insufficienza dei "grandi". Più semplicemente si è consumata la dimensione unilaterale del "governo delle cose del mondo". Questa constatazione è meno innocente di quanto possa sembrare a prima vista e, soprattutto, obbliga a ripensare radicalmente la fisionomia della politica. Finora in forma scoperta è il presidente degli Stati Unti a dare voce e parole a questa svolta, ma nei fatti sono i problemi stessi e l'inadeguatezza delle scatole istituzionali o politiche riconosciute come le sedi atte a risolverle che obbligano a una svolta. Al di là dell'immagine di "uomo mondo" rappresentata da Barack Obama, la governabilità del mondo è"a geometria variabile". Proviamo a riflettere, finita la scenografia dell'Aquila e le molti frasi dette, su quale sia la fisionomia della possibilità di governo dei problemi mondiali. Dall'atmosfera e alla quantità e qualità dell'acqua; dal surriscaldamento terrestre al rapporto tra democrazia e sviluppo, è evidente che la forma del tavolo del G8 tende ad allargarsi e ad allungarsi aggiungendo molte sedie e funzioni, ruoli e voci. È sufficiente un dato: che cosa significa l'incertezza della discussione sul clima se non il fatto che la Cina era assente? Non è già questo il segno che quel luogo politico pensato come il governo delle cose del mondo è insufficiente a esprimerlo? Ma perché avviene questo? Non perché improvvisamente si è imposta una nuova condizione o perché la retorica di Obama ha creato una nuova scena. Più semplicemente è la dimensione della crisi mondiale a definire la fine della governabilità a otto e a obbligare l'inclusione di altri attori economici, i Paesi emergenti, per esempio. Non solo. Perché si possa uscire dalla crisi attuale occorre che un attore collettivo, l'Africa, trovi la sua forza. E perché questo avvenga occorre che quel gioco che finora ha retto la rete dei rapporti nell'Unione Africana sia lentamente ridiscusso (ed è questo il tema su cui ha insistito Obama quando ha accennato, nel suo discorso ad Accra, al tema della corruzione). Non sarà una partita né veloce, né indolore. Significa, per esempio, ridiscutere il compromesso politico che ha portato, nel febbraio scorso, Muammar Gheddafi alla presidenza dell'Unione Africana. Il colonnello è un leader politico che anche all'Aquila è stato ricevuto come un esattore di torti subiti, in quanto rappresentante di un continente complessivamente sfruttato, mentre proprio il Paese di cui è presidente, la Libia, è parte del sistema di sfruttamento - soprattutto sui flussi migratori che passano sul suo territorio. Insomma, nei fatti, è un produttore di nuovi abusi. Anche per questo il discorso tenuto ad Accra da Barack Obama è meno innocente di quanto molti lo abbiano percepito e allude a un confronto più lungo, soprattutto aspro. Comunque non si risolverà nell'onorare la promessa di un credito entro la fine del 2009. 14/07/2009 svolta epocaleCon la visita in Ghana, il presidente Usa chiude la stagione che si era aperta con l'invasione dell'Iraq 14/07/2009 inadeguatezzaProprio l'ultimo G8 ha reso chiara la necessità improrogabile di modificare l'architettura internazionale 14/07/2009

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dobbiamo dire chi siamo o le buschiamo (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Toscana Dobbiamo dire chi siamo o le buschiamo Carrara, bagno di folla per l'ex ministro. L'identità il tema centrale Il berlusconismo è un'ideologia che ha cambiato l'Italia CARRARA. è bagno di folla per Pierluigi Bersani. Alla festa democratica di Ca' Michele a Bonascola, sulle colline di Carrara, il candidato alla segreteria del Pd sfodera la concretezza emiliana. Fatta di poche parole, precise. «Il berlusconismo - dice Bersani - è un'ideologia, non lo neghiamo. Berlusconi ha modificato l'Italia con il messaggio: 'Fai come vuoi, lo Stato è tutto da buttare, le tasse non si pagano, in sostanza fai come me. Anche il leghismo è un'ideologia che ti dice che devi chiuderti per difenderti dalla globalizzazione. Anche noi dobbiamo dire chi siamo, se no le buschiamo da tutte le parti». L'identità è dunque per Bersani il tema centrale. Il Pd deve essere «un partito popolare, di sinistra, democratico e liberale, che è il contrario del liberismo, un partito laico del lavoro e dell'impresa, e di un nuovo civismo». I due argomenti centrali per il Pd sono il fatto che «l'Italia ha il record negativo in fatto di distribuzione dei redditi e la più bassa mobilità sociale». Bersani ha anche sgomberato il campo dalle ultime polemiche, in particolare la questione morale sollevata da Ignazio Marino. «Non ho detto e non dirò mai una parola contro di noi, contro chi sta nel partito - assicura - ma dirò soltanto quello che penso io, con chiarezza. Vorrei che lo facessero anche gli altri. Senza polemiche e divisioni: dobbiamo essere uniti e rispettarci». Alessandra Vivoli

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addio industria italiana (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

I NUMERI DELLA CRISI ADDIO INDUSTRIA ITALIANA di Massimo Paoli Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare una classe dirigente, non soltanto nazionale, chiamata ad interfacciare uno dei momenti più difficili della storia recente, sia dal punto di vista economico che sociale? Perché la crisi chiede verità anche se ormai è entrata nel pieno del tunnel, dove se si vedono luci in lontananza potrebbero essere quelle della fine della galleria, ma anche quelle del treno in arrivo, dove giustamente occorre tutto l'ottimismo della volontà disponibile, dove la diritta via è smarrita, ma non tutto è perduto..... Il sistema industriale è in ginocchio e a giudicare dai dati riferiti ai conti economici delle 335 più grandi multinazionali mondiali nel primo trimestre 2009 (analizzati da R&S Mediobanca), c'è da credere che non sia proprio possibile una ripresa alla fine dell'anno. Il fatturato è in diminuzione del 43% per le big del settore energetico, del 35% circa nel settore dei mezzi di trasporto (del 30% nel settore collaterale dei pneumatici), del 32% nel settore della siderurgia, di più del 17% nella chimica e del 10% circa nei settori dell'alimentari e bevande, meccanica e carta. Ovviamente il crollo dei fatturati porta con sé fosche previsioni sugli utili: tutte le maggiori imprese del globo dei settori citati sarebbero attualmente in perdita. Le multinazionali Usa perdono inoltre il 23% del loro patrimonio, le europee poco meno e ormai valgono solo il 33% in più dei loro debiti. Tra le prime 10 del mondo tranne Toyota al primo posto con 235miliardi di dollari di fatturato nel 2008, Volkswagen quinta con 156 e Daimler-Benz settima con 126 (tre leader del settore automotive), tutte le altre otto sono imprese petrolifere. Peggio se si vedono gli utili 2008, la top ten, se si toglie Nestlé al settimo posto, è composta "solo" da compagnie petrolifere. Nel frattempo General Motors, uno dei giganti dell'industria mondiale, ha i libri in tribunale (trascinando con sé un altro grande dell'auto come Delphi) e l'intero comparto manifatturiero occidentale non ha mai visto un profondo rosso così profondo e così rosso. Meglio tacere circa l'industria italiana che ha perso nel primo trimestre 2009 il 20% dei livelli produttivi e, in settori fondamentali per l'export italiano come quello delle macchine, ha toccato anche il -50% della produzione e il -65% negli ordini. Come dire: adieu industria in senso stretto! Sul piano delle performance nazionali tutte le peggiori previsioni si stanno saldando e se si toglie l'eccezionale quanto salvifico andamento delle solite Cina (attesa nel 2009 ad un +7,2% del Pil) e India (+5%) tutto il resto del mondo o "pareggia" (nuovi del far east asiatico, sud america), o perde duramente. La crisi finanziaria non è assolutamente risolta e l'intero sistema bancario mondiale si regge su un sostegno pubblico mai visto prima che è già costato ai governi poco meno di 10 mila miliardi di dollari in prestiti a tassi agevolati, titoli di stato di soccorso e liquidità dalle banche centrali. Per contro, quel moto verso la richiesta di regole, di Agenzie di controllo dei mercati finanziari di livello planetario e così via, si è del tutto eclissato. E il G8 in Abruzzo piuttosto che un tavolo di concertazione planetario fin dalla sua apertura si è ridotto a una passerella felliniana per attempate signore e attempati signori in uno scenario, quello della distruzione dovuta al sisma e della sofferenza dei terremotati, che forse aveva bisogno di un maggiore rispetto.

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Le riforme adesso Oppure mai più (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Le riforme adesso Oppure mai più Ormai è chiaro che non è possibile fare una previsione sulla durata della crisi e sulle sue ripercussioni. Io che non sono un accademico ma conosco il tessuto produttivo italiano dall'interno, non voglio farmi iscrivere né tra i catastrofisti né tra gli ottimisti perché sia gli uni che gli altri fanno spesso prevalere gli interessi di parte o di partito all'esame freddo della situazione come essa è realmente. E, per restare ai numeri, voglio sottolineare tre dati che nessuno più osa discutere: 1) l'Italia ha la spesa per pensioni più alta tra i paesi Ocse, pari al 14% del Pil; 2) l'Italia ha la pressione fiscale più alta tra i paesi Ocse; 3) l'Italia ha la scuola più costosa tra i paesi Ocse e i risultati medi di preparazione degli studenti tra i peggiori. Sono questi i dati da cui bisogna partire per una analisi seria della situazione italiana, che prescinda anche dagli effetti della crisi in corso. I problemi dell'Italia sono strutturali e non congiunturali. In altre parole, dovremmo preoccuparci delle inefficienze accumulate nei decenni piuttosto che discettare solo sulla crisi in corso e sul modo migliore per affrontarla. Un fatto è sicuro: gli effetti della crisi si manifestano in Italia così duramente a causa del ritardo catastrofico nella modernizzazione del Paese. Ho citato i dati relativi alla pressione fiscale, al peso della spesa pensionistica e allo stato della scuola perché sono indissolubilmente legati l'uno all'altro, sono conseguenze di un'unica politica che ha visto negli anni accomunata la sinistra, il centro e la destra nel partito unico della spesa pubblica. Uno Stato in cui il 52% del Pil è gestito dalla mano pubblica, in cui la tassazione del lavoro raggiunge vette mai toccate da altri paesi, in cui al lavoratore viene sottratto il 50% circa dell'ammontare dei suoi compensi, non può che avere una scuola tra le più inefficienti e una spesa pensionistica abnorme. È l'effetto di politiche populistiche e pauperistiche che soprattutto la sinistra ha voluto e sostenuto attraverso l'esercizio militare e militante della sua egemonia culturale. Non dimentichiamo che questi dati abnormi significano una sola cosa: che non vi sono i denari per la modernizzazione del Paese, per le riforme strutturali, per la creazione di una classe dirigente preparata ed efficiente, per alimentare la ricerca scientifica e sottrarla al controllo delle baronie universitarie. L'Italia, se non saprà cambiare le tendenze distruttive della spesa pubblica, correggere le disfunzioni di un sistema previdenziale sbilanciato, mettere fine alle protezioni sindacali delle inefficienze della scuola, uscirà da questa crisi molto più debole degli altri paesi nostri concorrenti nella globalizzazione. Il Governo e il Parlamento devono darsi un unico obiettivo: quello di calendarizzare alcune riforme strutturali da realizzare subito, mentre la crisi produce i suoi effetti sull'economia reale e prima che un qualsiasi Francis Fukuyama ci dica che la crisi e finita e che si può tornare alle abitudini di prima. La riforma della scuola, per opera di Maria Stella Gelmini, è stata almeno avviata. E oggi si può dire che le critiche che ha subito erano del tutto pretestuose. Non a caso è stata una donna ministra, con la carica di concretezza e di coraggio che le donne hanno nel Dna, quella che per prima ha messo mano a una riforma indilazionabile. Occorre ora portarla a compimento con provvedimenti stringenti che colpiscano non in modo indifferenziato, ma in modo mirato, i mille luoghi della inefficienza della spesa per l'istruzione, specie nell'università. Brunetta sta mettendoci del suo ma molto altro ancora bisogna fare per ridare efficienza alla macchina dello stato. Il settore della previdenza va rinnovato senza cullarsi nell'illusione che la ormai datata riforma Dini sia sufficiente. Un primo provvedimento, l'innalzamento dell'età pensionabile per le lavoratrici dipendenti dallo Stato, dovrebbe essere proposto immediatamente, spiegato alla gente e difeso in parlamento dalla demagogia populista che senza dubbio si farà sentire anche nelle piazze. Occorre coraggio, per dire agli italiani che le cose stanno così e che servono riforme che incidano in profondità sull'eccesso di spesa pubblica e sulla qualità di questa spesa. Occorre coraggio perché i politici rinuncino alle versioni consolatorie e affrontino l'oceano aperto delle riforme strutturali. Ne occorrerà ancora di più a chi, dall'opposizione, sarà tentato per l'ennesima volta di cavalcare lo scontento di quelle categorie protette che vedono in ogni liberalizzazione o modernizzazione dell'Italia una funesta novella. Io spero che dall'opposizione si abbia la saggezza di rinunciare alla semplice difesa dell'esistente. Ora, con la crisi in corso, gli italiani capiranno. Domani, con la crisi superata e con una parvenza di ritorno alla normalità, sarebbe molto più difficile. parlamentare del Pdl di Santo Versace 14/07/2009

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PROSEGUE senza sosta il sostegno, anche finanziario, della Camera di Commercio alle imprese ferrares... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

FERRARA CRONACA pag. 8 PROSEGUE senza sosta il sostegno, anche finanziario, della Camera di Commercio alle imprese ferrares... PROSEGUE senza sosta il sostegno, anche finanziario, della Camera di Commercio alle imprese ferraresi che puntano allo sviluppo internazionale, con programmi di investimento all'estero: indagini e ricerche di mercato finalizzate all'analisi e alla valutazione delle potenzialità commerciali, con specifico riferimento ad una tipologia di prodotto o famiglia di prodotti; assistenza nell'individuazione di potenziali partner industriali finalizzata all'individuazione, al contatto ed alla definizione di accordi quadro di cooperazione internazionale. Sono questi alcuni dei temi promossi dal nuovo bando approvato mercoledì scorso dalla giunta dell'Ente di Largo Castello: fino a 4mila euro a disposizione di ciascun imprenditore per far conoscere i propri prodotti e servizi ai mercati esteri. Saranno, in particolare, cofinanziate dalla Camera di Commercio le spese sostenute per le seguenti attività: analisi e ricerche di mercato; assistenza nell'individuazione di potenziali partner industriali; assistenza legale, contrattuale e fiscale; redazione di studi di fattibilità. Anche quest'anno la Giunta dell'Ente di Largo Castello ha individuato un gruppo di Paesi ritenuti prioritari nelle strategie di internazionalizzazione del sistema economico ferrarese. Saranno quindi privilegiati, in particolare, i progetti mirati ad espandere il proprio giro di affari in Cina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Turchia, USA, Canada, Svezia, Finlandia, Norvegia, India, Messico, Russia, Giappone, Marocco, Tunisia. Egitto, Svizzera e Montenegro. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi all'ufficio Marketing internazionale, tel. 0532/783.806 - 812 817).

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Il ring senza vincitori sulle macerie di Harare (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

ZIMBABWE Nel paese dell'Africa australe, afflitto da un'inflazione a sei zeri e da una disoccupazione spaventosa, il governo di unità nazionale tra l'inamovibile Mugabe e il suo oppositore Tsvangirai segna il passo. Reportage da un paese in agonia, in cui lo stato è in bancarotta e i giovani preferiscono l'esilio, in attesa di tempi migliori Il ring senza vincitori sulle macerie di Harare Stefano Liberti INVIATO AD HARARE INVIATO AD HARARE I due uomini si guardano compiaciuti. «Robert, lavoriamo alla grande insieme». «Sì, Morgan siamo proprio una coppia affiatata». Passa un secondo e cominciano a prendersi a schiaffi. Intorno, la folla ride a crepapelle. Siamo a First Street, la via più centrale di Harare, tradizionale palcoscenico per attori, comici, sfaccendati, chiunque voglia esibirsi in pubblico sperando di raccattare qualche soldo. Oggi va in scena la parodia del «governo inclusivo». Due uomini, uno magro e torvo, un altro più in carne, sono i protagonisti dello show: recitano rispettivamente la parte di Mugabe e Tsvangirai, il perenne presidente dello Zimbabwe e il suo oppositore più accanito, ormai uniti per far uscire il paese dalla bancarotta in cui si dibatte. Lo spettacolo di First street è sintomatico dell'umore che attraversa oggi questo stato derelitto: mostra la disillusione di un popolo che ne ha viste troppe per credere a quest'ultimo gioco di prestigio, ma indica anche un allentamento della repressione da parte degli agenti di pubblica sicurezza. «Ormai in Zimbabwe si può parlare di tutto. L'anno scorso, una scena del genere sarebbe stata dispersa dalla polizia e si sarebbe conclusa con una serie di arresti», afferma Arthur, un sostenitore del Movement for Democratic Change (Mdc), il partito di opposizione ormai entrato nel governo. Dopo le elezioni presidenziali dell'anno scorso (in cui Tsvangirai aveva ottenuto più voti al primo turno di Mugabe e si è poi ritirato a causa delle intimidazioni), le estenuanti trattative condotte con la mediazione del Sudafrica, un'economia collassata sotto il peso di un'inflazione che ha raggiunto la cifra record di 231 milioni per cento, nel febbraio scorso è stato inaugurato il «governo inclusivo», in cui i tre partiti più rappresentativi (la Zanu-Pf di Mugabe e le due fazioni del Mdc) hanno scelto di mettere da parte i propri dissapori e lavorare insieme per il rilancio del paese. Tsvangirai ha quindi accettato il ruolo di primo ministro, in un quadro di condivisione del potere poco chiaro, con la prospettiva di scrivere una nuova costituzione e andare alle elezioni entro un anno. Da allora, la situazione sul terreno è migliorata. C'è meno repressione. Il dollaro zimbabweano - di cui circolano ancora banconote senza valore con tagli da 50 miliardi - è stato accantonato e sostituito dal dollaro Usa. Negli scaffali dei supermercati sono ricomparsi i generi di consumo. C'è una parvenza di normalità, anche se in pochi hanno un lavoro. Molti si arrangiano, cercano di racimolare qualche soldo andando in Sudafrica o vendendo di contrabbando le pietre e i metalli preziosi di cui abbonda il paese (soprattutto oro e diamanti). «La situazione è come sospesa», racconta il presidente di una Ong locale che preferisce mantenere l'anonimato. «Il paese sembra normale, nelle strade si parla di tutto. Ma certo le speranze suscitate all'inizio dal governo di unità stanno già tramontando. A livello politico ed economico, lo Zimbabwe è nell'impasse». In effetti, la parodia di First street non è tanto lontana dalla realtà: Mugabe e Tsvangirai lavorano insieme, ma giocano su tavoli separati. Il primo cerca di screditare il secondo accusandolo di «essere un fantoccio nelle mani delle potenze occidentali». Il secondo fa finta di nulla e si affanna a dire urbi et orbi tutto il meglio del capo dello stato, che fino a pochi mesi fa dipingeva come un autocrate. Tsvangirai afferma di lavorare per la ricostruzione del paese. Ma, barcamenandosi in un equilibrio a dir poco instabile, a volte prende grandi scivoloni, come quando ha esortato in una riunione affollata in una chiesa di Londra la comunità zimbabweana in Inghilterra (composta per lo più da rifugiati politici fuggiti dalle vessazioni dagli uomini della Zanu-Pf) a rientrare in patria e ha ricevuto in risposta un coro di fischi. Due bari su due tavoli Due tavoli, due agende separate, uno stallo che mostra in modo lampante i limiti di questa coalizione improbabile. Ognuno lavora per sé, cercando di accreditarsi come il paladino dello Zimbabwe. Se il primo ministro vola in Occidente per raccattare fondi per la ricostruzione, il presidente manda una delegazione in Cina per trovare più soldi. Se il premier afferma che gli uomini più compromessi con il collasso del paese - come il capo della Banca centrale Gideon Gono, che ha fatto esplodere l'inflazione e nel frattempo si è arricchito oscenamente - saranno rimossi, il presidente un minuto dopo lo contraddice sostenendo che il banchiere capo rimarrà al suo posto. Se il primo ministro sostiene che i giornalisti possono lavorare liberamente e senza accredito, il ministro dell'informazione della Zanu-Pf dichiara che ogni cronista presente illegalmente nel paese sarà arrestato. In questo quadro di conflitto permanente, tutto appare bloccato. La stessa discussione sulla nuova costituzione si è arenata su un punto non secondario: i poteri del presidente e il limite dei mandati. Solo ieri, una riunione sulla bozza della carta è finita in rissa. Sullo sfondo di questo gioco delle parti, lo Zimbabwe affonda. Per la ricostruzione ci vorrebbero 8 miliardi di dollari. Tsvangirai, che ha girato come una trottola per tre settimane tra Europa e Stati uniti, ha ottenuto molte pacche sulle spalle e ben pochi quattrini. I governi occidentali non hanno alcuna intenzione di versare fondi che potrebbero finire nelle mani dell'odiato Mugabe. Hanno quindi dato pochi spiccioli per le emergenze, che dovranno essere gestiti dalle Ong. I grandi nomi del regime hanno accusato Tsvangirai di aver portato avanti un ego-tour. Il vecchio presidente ha rinnovato le sue accuse contro l'Occidente, che in effetti ha deciso che era un tiranno solo dopo che tra il 1999 e il 2000 ha deciso di espropriare le terre dei bianchi. In tutto ciò la popolazione dei centri urbani - serbatoio di voti dell'Mdc - comincia a guardare con sospetto Tsvangirai e i suoi e a pensare che sono entrati nel governo solo per partecipare alla spartizione della torta. Perché la torta in effetti è gustosa. Ricco produttore di diamanti, oro e platino, lo Zimbabwe mostra ancora nella capitale i fasti di un tempo che fu. I grattacieli che si stagliano per il centro di Harare, l'asfalto ancora in ottimo stato, l'impeccabile pulizia delle strade raccontano di un paese con ottimi standard di vita. Oggi, quegli standard sono mantenuti solo da pochi eletti, che si aggirano per le vie di Harare con costosissimi Suv e vivono nei quartieri esclusivi a un quarto d'ora dal centro, in ville protette dal filo spinato. «Sono i grandi papaveri della Zanu-Pf e dell'Mdc. C'è una corruzione enorme in tutto il ceto politico, indistintamente», racconta il funzionario dell'Ong. Il resto della popolazione osserva con rassegnazione il crollo del paese, misura i piccoli miglioramenti apportati dall'arrivo del governo inclusivo e spera in un futuro più roseo. «Ci vuole madre natura» «Qui non accadrà nulla, finché non interverrà madre natura», esclama Bryan con un tono ultimativo. Vecchio reporter a The Herald, il giornale governativo che lui stesso definisce «pura propaganda», l'uomo vede come unica via d'uscita la morte del vecchio presidente, che oggi ha 85 anni. «Mugabe è un combattente, non si arrenderà mai. Continuerà a fare la guerra a tutti, all'Occidente che lo disprezza, ai vari agenti del neo-colonialismo e al suo stesso popolo, che non lo segue più e gli vota contro», continua Bryan. «Mugabe era un liberatore. Tutti noi lo abbiamo appoggiato. Poi ha fatto la riforma agraria e ha dato le terre ai suoi. Da quel momento è partita la deriva», si infervora il giornalista. Tutto è cominciato da lì. La riforma agraria è il peccato originale, l'operazione che ha trasformato l'eroe della liberazione in un dittatore impenitente. Quando il Labour di Tony Blair, da poco arrivato al potere, gli ha fatto sapere che non avrebbe versato una sterlina di risarcimento per le terre destinate all'esproprio, il presidente ha dato il via libera alle invasioni. I farmer bianchi sono stati cacciati, le fattorie occupate. Ma Mugabe - che ha accusato non senza ragione il Regno unito di non aver rispettato gli impegni presi al momento dell'indipendenza sugli indennizzi per le terre - non è riuscito ad opporre l'eccellenza al voltafaccia britannico. Le terre espropriate sono state affidate agli ex veterani o ad altri uomini a lui fedeli, che le hanno lasciate marcire nell'improduttività. Il paese si è avvitato in una crisi economica. In seguito all'esproprio, i governi occidentali hanno attaccato Mugabe e imposto le sanzioni. Lui ha messo il piede sull'acceleratore e approvato anche la legge sull'indigenizzazione, secondo la quale ogni società nel paese deve avere una partecipazione maggioritaria in mano a un cittadino dello Zimbabwe. Gli investitori internazionali si sono ritirati. Le fabbriche hanno chiuso. L'Occidente ha cominciato a dipingere Mugabe come un tiranno. E lui, preso alle strette, ha cominciato a comportarsi come un autocrate. Ha picchiato e imprigionato gli oppositori, imbavagliato la stampa, truccato le elezioni. La deriva autoritaria del grande liberatore, che aveva accettato di non toccare le terre dei bianchi al momento dell'indipendenza e permesso persino al leader razzista Ian Smith (che lo aveva imprigionato per anni) di restare nel paese, ha trascinato lo Zimbabwe nel baratro. Il Pil è crollato, la moneta è diventata carta straccia, l'ex granaio dell'Africa australe si è trovato a chiedere aiuti alimentari. I giovani sono andati all'estero, soprattutto in Sudafrica, dove oggi ci sarebbero almeno tre milioni di zimbabweani. «Lo Zimbabwe è diventato una sorta di bantustan del Sudafrica. Importiano da lì manodopera a basso costo ed esportiamo le nostre merci», analizza Moeletsi Mbeki, vice-direttore del South African Institute of International Affairs, nonché fratello dell'ex presidente sudafricano Thabo. Oggi, il nuovo governo di unità nazionale Mugabe-Tsvangirai assicura che tutto andrà per il meglio. Sostiene che l'economia sta ripartendo e invita chi è partito a tornare in patria per «partecipare alla ricostruzione». Ma tra le strade di Harare, dove i più giovani si dedicano alle crossrates (il cambio in nero dollaro Usa-rand sudafricano), e tra i corridoi dei supermercati, dove gli acquirenti si aggirano con la calcolatrice perché le casse non hanno monete per i resti e tutti i conti si arrotondano per eccesso, regna il disincanto. «Io guadagno cento dollari al mese», racconta Calvin, che fa l'insegnante in una scuola. «Cinquanta li pago d'affitto, venticinque per il trasporto da casa al lavoro. Mi restano venticinque dollari per me, mia moglie e le mie due figlie. Davanti ho due opzioni: o rubo o vado in Sudafrica. Per il momento, preferisco partire».

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Istruzioni per l'uso: un click anti-amnesia (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Istruzioni per l'uso: un click anti-amnesia come fare Tutti possono partecipare alla Lunga marcia della memoria 2009. Con un semplice gesto, in pochissimi minuti. L'associazione daSud ha preparato un breve vademecum a disposizione dei cittadini (video su youtube) che a casa, in ufficio, persino in spiaggia possono fare la loro intitolazione. Si tratta quindi di andare sul sito www.dasud.it, di segnalare il nome di una vittima o di scegliere tra le tantissime che si trovano sul sito, di scaricare la targa e scrivere sopra il nome. Subito dopo ciascuno deve semplicemente scendere per strada e attaccare la targa appena stampata sovrapponendola a quella che già esiste e farsi scattare una foto mentre compie questo gesto. Circola in rete un video promozionale preparato dall'associazione con le istruzioni per l'uso (http://www.youtube.com/watch?v=tNCkI-GCQiY&feature=channel_page). Subito dopo bisogna inviare la foto all'indirizzo email: lungamarcia@dasud.it. Inviate infine la foto all'indirizzo lungamarcia@dasud.it. L'associazione le raccoglierà tutte in un'unica grande galleria sul proprio sito, su flickr, su facebook: nascerà, tessera dopo tessera, un nuovo grande mosaico della memoria antimafia. sul palco Tutta l'Italia diventa un grande palcoscenico contro le mafie. La Lunga marcia della memoria a Reggio Calabria mercoledì 15 luglio alle 21 al Museo dello strumento musicale porterà sullo stesso palcoscenico per una grande maratona teatrale con incursioni musicali artisti come Peppe Voltarelli, Peppino Mazzotta, Dario De Luca, Ernesto Orrico, Nino Racco, Maria Marino, Dario Natale, Gaetano Tramontana, Rachele Ammendola, Massimo Barilla, Valerio Strati, Domenica Buda, Elena Fazio e Alessandra Aulicino. Artisti calabresi in scena per i diritti, per la prima volta tutti sullo stesso palco. al via Sarà la festa del Lavoro della Cgil di Reggio Calabria ad ospitare l'apertura della seconda edizione della Lunga marcia della memoria. Ricchissimo il programma della prima giornata. L'avvio alle 16 con una conferenza stampa alla quale prenderanno parte, tra gli altri, Raffaele Lupoli (che presenterà il fumetto «Don Peppe Diana - Per amore del mio popolo» che racconta la storia del sacerdote assassinato dalla camorra nel 1994) e la cantante romana Marina Rei che ha deciso di partecipare alla Lunga marcia della memoria e di adottare anche lei una vittima della criminalità organizzata: Raffaella Scordo. Nel pomeriggio Cgil di Reggio Calabria e daSud consegneranno il premio Bruno Trentin alla carriera allo scrittore Saverio Strati, mentre alle 19 ci sarà un dibattito sulla buona giustizia con l'ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, la giornalista e scrittrice Marcelle Padovani, la presidente di Magistratura democratica Rita Sanlorenzo e il pm di Palmi Stefano Musolino. La serata si concluderà con il concerto di Marina Rei. E tra gli appuntamenti della Lunga marcia della memoria c'è anche «I sentieri della memoria» previsto per il 22 luglio in Aspromonte seguendo il cammino di Libera Locride e Libera Memoria lungo le strade del sequestro e dell'assassinio del fotografo di Bovalino Lollò Cartisano insieme ai familiari delle vittime della ndrangheta. La tappa finale della Lunga marcia della memoria sarà il 25 luglio a Monte Sant'Angelo (Foggia) a Festambiente Sud, il raduno ecologista più importante del Mezzogiorno organizzato da Legambiente. Nel corso della maratona oratoria e musicale organizzata dall'associazione ambientalista contro le cosche daSud porterà un nuovo linguaggio al servizio della battaglia antimafia realizzando - con Nello Nobile - un graffito. Spiega Franco Salcuni, direttore di Festambiente Sud: «Abbiamo voluto dedicare la chiusura di Festambiente alla lotta alle mafie perché la questione della legalità diventa centrale se si parla di giovani e sviluppo. I giovani - aggiunge - sono scoraggiati dalla presenza delle mafie e ne vengono danneggiati. La criminalità organizzata ha impatti sociali devastanti anche tra chi non viene colpito direttamente. Per questa ragione da quest'anno una delle giornate di Festambiente sarà dedicata alle mafie». SOLOFRA (AVELLINO) Metti una scuola superiore di Solofra, cittadina industriale (prodotti in pelle) alle porte del capoluogo irpino, dove si discute dell'ultimo libro («La morsa») di Loretta Napoleoni, economista e studiosa attenta della globalizzazione e del mondo post-11 settembre; poi aggiungi, nel vicino paese di Montoro, «Numeri», uno spettacolo teatrale del tutto originale tratto da «Economia canaglia», opera di Napoleoni di qualche anno fa: così avrai una giornata ricca e curiosa. La compagnia teatrale «Hypokrites» decide di invitare la Napoleoni a discutere del suo ultimo libro e a presenziare alla prima dello spettacolo teatrale diretto da Enzo Marangelo, attore e regista attento alle dinamiche sociali. La mattina c'è il lungo dibattito con gli studenti a Solofra. Napoleoni attacca: «In Europa, quando si parla di mafia, camorra e 'ndrangheta, si pensa che sia un fenomeno squisitamente italiano quando invece tutti ce l'hanno in casa». Dopo aver affrontato l'imbroglio delle banche sui tassi di interesse, l'economista si sofferma sull'«accordo tra sistema bancario e classe politica, dove l'uno sostiene l'altra». «Se l'alta finanza se ne va dall'Inghilterra - prosegue Napoleoni - non resta più granché. Il 40% del Pil inglese è prodotto dall'alta finanza, ma i finanzieri, ovunque, guadagnano talmente tanti soldi che hanno finito col perdere il senso della realtà. Il sistema si è inceppato». Qual è dunque la soluzione? «Ci vuole un circuito per cui la società civile parla ai politici e li controlla. Un movimento dal basso. So che sembra assurdo perché nell'era della televisione ognuno sta lì buono ad ascoltare, ma bisogna assolutamente mobilitarsi a vari livelli. Bisogna evitare di guardare sempre in alto». Nel pomeriggio a Montoro Enzo Marangelo, il regista di «Numeri», racconta: «Si tratta di uno studio teatrale basato sul corpo dell'attore. Un teatro investigativo e civile ispirato alle conseguenze e ai condizionamenti dell'economia nella civiltà globalizzata». Lo spettacolo dura un'ora e mette in scena una sorta di manicomio sociale in cui gli attori hanno movenze e ruoli standardizzati, o peggio, robotizzati, inframmezzati inesorabilmente dalle cifre e dai concetti del libro di Napoleoni: «I politici hanno un ruolo che ha sempre meno a che fare con la politica tradizionale. Privati delle loro prerogative intellettuali e ideologiche, diventano solo attori che mettono in scena una serie di grandi illusioni il cui scopo è convincere le masse che le politiche da loro sostenute faranno l'interesse del paese». Lo spettacolo, che abbraccia tanti temi della globalizzazione (dall'Africa alle paure dell'Occidente), è finito, ma c'è ancora il tempo per discutere col regista che afferma: «Abitiamo un pianeta costantemente sorvegliato, controllato da poteri occulti che a loro volta si controllano. In un tentativo di umanizzazione, a quale metamorfosi assisteremo?». Ottimo interrogativo. Intanto «Numeri» sarà presto in alcune piazze italiane ed europee.

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Suntech vincente a Shanghai e Wall Street (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-14 - pag: 25 autore: M&M Suntech vincente a Shanghai e Wall Street di Sara Cristaldi D ue emissari doc dell'amministrazione Obama arrivano oggi per la prima volta a Pechino: Steven Chu, segretario all'Energia nelle cui mani è la rivoluzione verde Usa, e Gary Locke, segretario al Commercio. In altre parole i responsabilidi due fronti roventi nelle relazioni Usa-Cina, tutela dell'ambiente e scambi, su cui avviare un dialogo diverso rispetto al passato. A maggior ragione dopo il G-8 dell'Aquila allargato agli emergenti, anch'esso alba di un lungo percorso di trattative in cui i pesi dei negoziatori sono in verità ben diversi rispetto al passato. Nei fatti oltre che nelle parole. è di ieri, ad esempio, la notizia che la cinese Suntech Power Holdings Co., il più grande produttore mondiale di moduli per energia solare ha visto rimbalzare le sue azioni a New York (+23% da inizio d'anno)dopo aver conquistato progetti fotovoltaici in Cina per 1.800 megawatt. Un colpo niente male per Shi Zhenghrong, mitico (all'estero più che in Italia) Ceo e fondatore di Suntech. Ma Chu e Locke arrivano oltre la Grande Muraglia alla vigilia anche di un appuntamento attesissimo in tutto il mondo: la pubblicazione, giovedì, dei dati di crescita del gigante asiatico, da qualche tempo di nuovo in corsa. Al riguardo circolano già previsioni: per gli analisti di Bloomberg +7,8% nel secondo trimestre contro il +6,1% del primo, la crescita più bassa da un decennio a questa parte. E c'è chi, come Jing Ulrich di JP Morgan, pensa che alla fine quest'anno il Pil possa accelerare al +8%. Il motore continuerebbe a tirare, nonostante il calo dell'export, grazie al pacchetto di stimolo (585 miliardi di dollari) varato da Pechino con tempestività nell'autunno 2008.E ciò anche nelle aree più a rischio e più ar-retrate. Nel Sichuan, colpito dal disastroso terremoto dello scorso anno, nel primo trimestre l'economia è cresciuta di circa l'11%.Mentre,a livello nazionale, le vendite al dettaglio a maggio sono cresciute del 15% (+15,3% le previsioni per giugno), con un cambiamento significativo per la Repubblica popolare: i consumi nelle aree rurali hanno superato quelli delle città grazie agli incentivi previsti a ottobre. Ulteriore sensore attivato sempre ieri: la notizia che Csec (China State Construction Engineering Corporation), il più grande gruppo cinese di costruzioni nei settori abitativo e infrastrutturale (attivo dentro e fuori la Cina) ha ottenuto in anticipo l'autorizzazione a quotarsi alla Borsa di Shanghai: una Ipo fin d'ora considerata epocale con 12 miliardi di titoli per un controvalore di 42 miliardi di yuan ( pari a 6,26 miliardi di dollari). Ma la prudenza non è mai troppa di questi tempi. Anche per i signori dell'Impero di mezzo. Non convinto della solidità della ripresa, il governo di Pechino starebbe studiando una «profonda correzione » della politica economica, come ha scritto ieri l'Hong Kong South China Morning Post. In vista «nuove iniziative per stimolare la domanda interna e il consumo delle famiglie». La decisione è attesa dopo la pubblicazione dei dati di giovedì. Certo è che a Pechino, a differenza di altre capitali, si preferisce giocare d'anticipo. sara.cristaldi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Due mosse per lo yuan globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-14 - pag: 25 autore: Dopo il G-8. I passi concreti di Pechino per costruire una nuova valuta di regolamento nel commercio internazionale Due mosse per lo yuan globale Scambi-pilota in renminbi in Asia e accordi swap con altri emergenti Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La rivolta degli uiguri nello Xinjiang ha tolto ai grandi del mondo le castagne dal fuoco. Il rientro improvviso in patria di Hu Jintao, infatti, ha cancellato d'ufficio un tema assai scottante che il presidente cinese avrebbe voluto portare sul tavolo del G8: la creazione di una nuova valuta di regolamento per gli scambi internazionali che sostituisca il dollaro. «è una proposta impraticabile », ha commentato Angela Merkel dall'Aquila, liquidando sommariamente la questione. Nonostante il giudizio lapidario del cancelliere tedesco, però, la Cina non sta solo lanciando delle proposte (trovando peraltro ampi consensi in tutte le economie emergenti, a partire dalla Russia) per il graduale sganciamento del commercio planetario dal dollaro. Sta anche muovendo passi concreti per individuarne una di sostituzione. Che, sostengono gli osservatori più maliziosi, nei piani di Pechino potrebbe essere proprio lo yuan. E non è un'ipotesi del tutto campata per aria. Negli ultimi mesi, da quando cioè la grande crisi finanziaria ha paralizzato gli scambi globali, la Cina ha iniziato una campagna di promozione della propria valuta senza precedenti. La prima mossa è stata il lancio di swap valutari per un valore complessivo di 100 miliardi di dollari con sei paesi: Indonesia, Malaysia, Corea del Sud, Hong Kong, Bielorussia e Argentina. L'iniziativa ha rappresentato un'importante apertura di credito verso le nazioni beneficiarie. La seconda mossa è stata ampliare l'utilizzo del renminbi sul mercato dei capitali di Hong Kong, che negli ultimi anni è diventata l'avamposto internazionale della finanza cinese. Per raggiungere quest'obiettivo,Pechino ha già promosso due iniziative distinte. Sul piano finanziario, ha raggiunto un accordo con le autorità monetarie della città-stato per consentire alle banche locali di emettere obbligazioni denominate in yuan. Hsbc e Bank of East Asia hanno già sfruttato questa nuova opportunità. Sul piano commerciale, invece, il Governo cinese ha varato un progetto pilota che prevede l'utilizzo dello yuan nelle transazioni commerciali internazionali in due specifiche aree geografiche. La prima è appunto quella delle due ex colonie ritornate a fine anni '90 sotto l'egida cinese, Macao e Hong Kong. Nel vecchio possedimento britannico il progetto è già decollato qualche settimana fa coinvolgendo una ventina di aziende. La seconda è la macro-regione meridionale confinante con Vietnam, Laos, Thailandia e Birmania: in futuro gli scambi tra le province dello Yunnan e del Guangxi con le nazioni dell'Asean (l'associazione che raggruppa una decina di paesi del SudEst asiatico), potranno essere regolati in renminbi. In questo modo, la Cina punta ad aumentare gli scambi commerciali con le due aree coinvolte nel piano che oggi ammontano a circa 400 miliardi di dollari e rappresentano oltre il 20% di tutto il commercio estero cinese. E punta anche a imporre lo yuan come valuta di scambio in tutto il Sud-Est Asiatico, mettendo così fuori gioco il Giappone che negli ultimi decenni ha tentato più volte senza successo di promuovere lo yen come valuta di scambio regionale. L'idea di trasformare progressivamente lo yuan in una valuta di regolamento internazionale - che ha nel Governatore della People's Bank of China, Zhou Xiaochuan, il suo più ardente sostenitore - è suggestiva e ambiziosa. Ma per prendere corpo dovrà superare due ostacoli piuttosto impegnativi. Il primo riguarda la piena convertibilità dello yuan, condizione necessaria affinché la moneta cinese si trasformi in uno strumento di pagamento globale. Ma questa, allo stato attuale, sembra ancora una prospettiva molto remota. Per due ragioni. Perché, nonostante la crescita economica degli ultimi anni, il sistema finanziario cinese è ancora molto vulnerabile. E perché il controllo totale del cambio è un'arma preziosa che consente alla Cina di modulare la competitività del made in China sui mercati internazionali: quindi, Pechino non vi rinuncerà a cuor leggero. Il secondo ostacolo è di natura economica e politica. Il gigante asiatico custodisce nei suoi forzieri poco meno di 2mila miliardi di dollari di riserve valutarie. Circa due terzi di questo immenso tesoro è immobilizzato in asset denominati nel biglietto verde: la Cina, infatti, è la principale finanziatrice planetaria del debito pubblico e privato americano. Le due superpotenze sono quindi ostaggio l'una dell'altra. Oggi più che mai, Washington ha bisogno dei soldi del Dragone per finanziare il suo gigantesco e lievitante debito pubblico. E la Cina, sebbene sia sempre più preoccupata dalla sua eccessiva esposizione verso Stati Uniti, è costretta a continuare a finanziare il debito Usa, perché, se decidesse di liquidare le sue posizioni in dollari, il suo grande creditore rischierebbe di crollare al tappeto. E con lui anche il valore del dollaro e degli investimenti cinesi sull'altra sponda del Pacifico. Insomma, le due superpotenze si trovano in un punto di equilibrio che ricorda molto la Mutua distruzione assicurata dei tempi della Guerra Fredda: solo che oggi al posto dell'Unione Sovietica c'è la Cina, e al posto delle testate nucleari ci sono gli asset in dollari detenuti da Pechino. In questa situazione, è difficile trovare il coraggio di sparare per primi. ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI OSTACOLI SUL CAMMINO A rendere difficile il progetto l'ancora remota piena convertibilità della moneta e le ingenti riserve in dollari nei forzieri del gigante

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Taiwan apre al business cinese Investimenti liberi in 192 settori (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-14 - pag: 25 autore: Taiwan apre al business cinese Investimenti liberi in 192 settori Stefano Carrer KAOHSIUNG. Dal nostro inviato L'inno nazionale della Repubblica Popolare Cinese risuonerà a Taiwan- se gli atleti di Pechino vinceranno medaglie d'oro - e sugli spalti gli spettatori potranno sventolare la bandiera nazionale della Republic of China ( Roc) così come di quella continentale. I World Games che si aprono dopodomani a Kaohsiung- circa 4mila atleti di 90 Paesi in 26 discipline non olimpiche, con 120 partecipanti italiani - non rappresentano solo il maggior evento sportivo mai ospitato nell'isola, ma anche un simbolo dei progressi senza precedenti nelle relazioni tra i due lati dello Stretto, promossi dal presidente Ma Ying- jeou. Se nel "Nido" chiuso e avvolgente delle Olimpiadi di Pechino era stato vietato l'ingresso a chi portava la bandiera della Roc, nel nuovo stadio disegnato da Toyo Ito con un design volutamente aperto non ci saranno proibizioni, anche se in campo saranno seguite le regole olimpiche sulle insegne. La stessa sindaco della città Chen Chu, che fa parte dell'opposizione,ha invitato il pubblico a dimostrare «maturità democratica» verso gli atleti cinesi. Kaohsiung conta sui benefici della nuova politica che negli ultimi 13 mesi ha invertito di 180 gradi il corso del precedente governo. L'enorme "Cupola di Luce" disegnata da Narcissus Quagliata per la stazione del metrò di Formosa Boulevard è diventata popolare per le nozze di coppie provenienti dalla Cina, ma la città, ottavo porto al mondo, si attende vantaggi non tanto dal turismo,quanto dall'arrivodi investimenti dal continente. Il governo di Ma ha annunciato che dal primo luglio sono consentiti investimenti cinesi in 192 settori di business - dal manifatturiero ai servizi fino all'immobiliare - esclusi quelli strategici o comunque legati alla sicurezza: a fine anno conta di firmare un Economic cooperation framework agreement ( Ecfa). Alcune banche e istituzioni finanziarie potranno operare sull'altro lato degli stretti. A fine mese inizieranno voli di linea diretti (non più solo charter, come autorizzato l'anno scorso), mentre è in arrivo una seconda maxidelegazione cinese di compratori, dopo quella che il mese scorso ha firmato accordi per 2,2 miliardi di dollari Usa. Le novità si susseguono, dalle telecom (China Mobile ha investito oltre mezzo miliardo di dollari nella taiwanese FarEasTone) alle linee aeree (China Southern sta per aprire una filiale a Taipei). Secondo la ricetta di Ma, Taiwan conta di uscire dalla recessione anche e soprattutto grazie a più intensi rapporti con Pechino: se Taiwan ha investito oltre 100 miliardi di dollari sul continente, ora non ha più senso la proibizione del flusso inverso, tanto più che l'economia cinese continua a crescere mentre quella di Taipei sta soffrendo, con un calo record del Pil del 10,2 nel primo trimestre 2009 (-8,6% del quarto trimestre 2008). Anche se molti indicatori sono in miglioramento, a fine anno la contrazione del Pil è attesa in un ordine superiore al 4% per una economia export-dipendente, che sarebbe in forte deficit se non fosse per il forte avanzo commerciale con Pechino. La svolta storica in corso è seguita con attenzione da ogni parte, viste anche le potenzialità che apre per le società miste, comprese quelle italo-cinesi. C'è poi un effetto indiretto: «Ora gli imprenditori italiani dovrebbero convincersi che certe autolimitazioni non hanno senso _ afferma Mario Palma (capo dell'Ufficio italiano per la promozione economica, commerciale e culturale di Taipei: una ambasciata di fatto),il cui acquisito nome cinese “ Ma”,l'ideogramma del cavallo, è lo stesso di quello del presidente taiwanese –. Il ragionamento per cui è meglio evitare Taiwan per non rischiare problemi nel proprio business in Cina non è giustificato: Pechino non vuole rapporti politici ma non ostacola le relazioni economiche con Taiwan». Palma lancia una proposta: «Pechino ha appena designato la regione del Fujian, che si affaccia sullo Stretto, come area privilegiata per perseguire rapporti più intensi e flessibili con Taiwan: perché non pensare a delegazioni regionali, con il governatore e imprenditori che visitino sia Fujian sia Taiwan, magari passando in traghetto da Xiamen all'isola di Kinmen »? Kinmen dista pochi chilometri dalla costa continentale: resta fortificata, ma le installazioni anti-invasione nel mare sono diventate attrazioni turistiche e alcune sono state rimosse per consentire, il 15 agosto,la prima “nuotata della pace” (50 atleti cinesi e 50 taiwanesi attraverseranno la zona marittima militare tra Xiamen e Little Kinmen). Tuttavia Ma ha respinto la proposta di aprire ai voli diretti lo spazio aereo nella linea mediana dello Stretto, per ragioni di sicurezza. 1.500 missili restano puntati sull'isola e l'opposizione politica a Taipei sostiene che il rilancio dell'economia dovrebbe utilizzare il risparmio interno più che l'arma a doppio taglio delle risorse cinesi, che rischiano di rafforzare troppo l'influenza di Pechino. Nell'ultimo rapporto “Geopolitics” della Nomura, l'analista Alastair Newton richiama il rischio di un futuro cambio di maggioranza: «La continuazione di queste politiche nella Taiwan democratica non può essere data per scontata sul medio termine». stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO RIBALTATO Si aprono opportunità per le società italo-cinesi «Basta con le autolimitazioni per non compromettere i rapporti con l'ex rivale Cina» SPORT E DIPLOMAZIA Domani a Kaohsiung, nello stadio disegnato da Toyo Ito, si aprono i World Games, simbolo dei progressi bilaterali

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E via libera agli stranieri negli appalti pubblici (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-14 - pag: 25 autore: E via libera agli stranieri negli appalti pubblici TAIPEI. Dal nostro inviato Da domani, 15 luglio, Taiwan apre ufficialmente il settore degli appalti pubblici, stimato in totale sui 20 miliardi di dollari Usa, con il suo ingresso nel Government Procurement Agreeement (Gpa) della Wto. è il 41esimo stato o territorio a far parte di una intesa dalla quale India e Cina restano fuori (anche se Pechino sta negoziando in proposito). Dopo l'accesso alla Wto nel 2002 ( sotto la formula " Territorio doganale separato di Taiwan, Kinmen, Penghu e Matsu"), molti pensavano che sarebbe bastato un anno o due per l'arrivo di Taipei nel Gpa, ma la Cina ha ritardato il processo, in quanto aveva riscontrato nei documenti riferimenti alla sovranità della provincia ribelle. Negli ultimi anni Taipei ha già assegnato circa un quarto dei progetti pubblici rilevanti a società straniere. In primavera, per esempio, Ansaldo-Breda e Ansaldo-Sts hanno ottenuto una commessa da 345 milioni di euro per la progettazione e realizzazione della prima tratta della nuova metropolitana circolare della capitale: una linea automatizzata ( 16 km, 14 stazioni e 17 treni) sul modello di quella costruita dalle società del gruppo Finmeccanica a Copenhagen. “Un contratto che potrebbe avere sviluppi sia a Taipei sia in altre due città del Paese, nel quadro delle forti potenzialità presenti nel ramo infrastrutture”, afferma Leopoldo Sposato, direttore Ice a Taipei. Taiwan è stata tolta dalla "Watch List" Usa dei Paesi con problemi di contraffazione per i progressi nella tutela della proprietà intellettuale. I taiwanesi sono attratti dal made in Italy, ma il presidio delle aziende italiane con prodotti propri è carente: così vari operatori locali utilizzano politiche di marketing che richiamano una inesistente italianità delle loro merci, e i consumatori tendono ad accontentarsi. S. Car.

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I Numeri dell'Economia canaglia. Una serata globalizzata (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

TEATRO - Spettacolo tratto dall'opera dell'economista Loretta Napoleoni. In libreria il suo ultimo libro "La Morsa" I Numeri dell'Economia canaglia. Una serata globalizzata Michele Fumagallo SOLOFRA (AVELLINO) Metti una scuola superiore di Solofra, cittadina industriale (prodotti in pelle) alle porte del capoluogo irpino, dove si discute dell'ultimo libro («La morsa») di Loretta Napoleoni, economista e studiosa attenta della globalizzazione e del mondo post-11 settembre; poi aggiungi, nel vicino paese di Montoro, «Numeri», uno spettacolo teatrale del tutto originale tratto da «Economia canaglia», opera di Napoleoni di qualche anno fa: così avrai una giornata ricca e curiosa. La compagnia teatrale «Hypokrites» decide di invitare la Napoleoni a discutere del suo ultimo libro e a presenziare alla prima dello spettacolo teatrale diretto da Enzo Marangelo, attore e regista attento alle dinamiche sociali. La mattina c'è il lungo dibattito con gli studenti a Solofra. Napoleoni attacca: «In Europa, quando si parla di mafia, camorra e 'ndrangheta, si pensa che sia un fenomeno squisitamente italiano quando invece tutti ce l'hanno in casa». Dopo aver affrontato l'imbroglio delle banche sui tassi di interesse, l'economista si sofferma sull'«accordo tra sistema bancario e classe politica, dove l'uno sostiene l'altra». «Se l'alta finanza se ne va dall'Inghilterra - prosegue Napoleoni - non resta più granché. Il 40% del Pil inglese è prodotto dall'alta finanza, ma i finanzieri, ovunque, guadagnano talmente tanti soldi che hanno finito col perdere il senso della realtà. Il sistema si è inceppato». Qual è dunque la soluzione? «Ci vuole un circuito per cui la società civile parla ai politici e li controlla. Un movimento dal basso. So che sembra assurdo perché nell'era della televisione ognuno sta lì buono ad ascoltare, ma bisogna assolutamente mobilitarsi a vari livelli. Bisogna evitare di guardare sempre in alto». Nel pomeriggio a Montoro Enzo Marangelo, il regista di «Numeri», racconta: «Si tratta di uno studio teatrale basato sul corpo dell'attore. Un teatro investigativo e civile ispirato alle conseguenze e ai condizionamenti dell'economia nella civiltà globalizzata». Lo spettacolo dura un'ora e mette in scena una sorta di manicomio sociale in cui gli attori hanno movenze e ruoli standardizzati, o peggio, robotizzati, inframmezzati inesorabilmente dalle cifre e dai concetti del libro di Napoleoni: «I politici hanno un ruolo che ha sempre meno a che fare con la politica tradizionale. Privati delle loro prerogative intellettuali e ideologiche, diventano solo attori che mettono in scena una serie di grandi illusioni il cui scopo è convincere le masse che le politiche da loro sostenute faranno l'interesse del paese». Lo spettacolo, che abbraccia tanti temi della globalizzazione (dall'Africa alle paure dell'Occidente), è finito, ma c'è ancora il tempo per discutere col regista che afferma: «Abitiamo un pianeta costantemente sorvegliato, controllato da poteri occulti che a loro volta si controllano. In un tentativo di umanizzazione, a quale metamorfosi assisteremo?». Ottimo interrogativo. Intanto «Numeri» sarà presto in alcune piazze italiane ed europee.

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Mai più "fabbricatori di illusioni" (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempi" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mai più "fabbricatori di illusioni" Ponzellini e la missione dell'imprenditore di Massimo Ponzellini Credo di poter dire che siamo di fronte a un documento straordinario, che non solo resterà nella storia della Dottrina sociale della Chiesa, ma che si colloca a pieno titolo tra i capisaldi dell'economia del nuovo secolo. Benedetto XVI ci indica il percorso per rinnovare il governo delle attività umane, e in particolare lo sviluppo dell'economia, richiamando ciascun uomo a una assunzione di responsabilità. In breve, voglio richiamare alcuni princìpi contenuti nella Caritas in veritate: La centralità della figura di Dio nella vita dell'uomo; è la parola di Dio che ci deve venire incontro, accompagnare nel momento delle scelte, guidare nell'affrontare e risolvere i problemi dello sviluppo e della crescita dei popoli. Ma sviluppo e globalizzazione della società non possono prescindere dai princìpi di Carità e Giustizia: ma la Carità, ammonisce il Santo Padre indicandoci una strada che definirei rivoluzionaria, eccede la Giustizia, la completa, diventa un caposaldo per costruire un futuro migliore tra i popoli secondo i princìpi di diritto. Infine il richiamo all'etica dell'imprenditore: lo sviluppo è vocazione, l'attività dell'imprenditore nel campo dell'industria, della finanza e dell'economia una vera e propria missione, qualcosa di trascendente in cui trovare il significato ultimo della propria attività e delle proprie responsabilità per non trasformarsi in "fabbricatori di illusioni". Ancora una volta il magistero della Chiesa ci sovrasta. * presidente di Banca Popolare di Milano

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Petrolio: Ortis, speculazione abnorme, servono regole (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Petrolio: Ortis, speculazione abnorme, servono regole ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 14.07.2009 14:12 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 14 LUG - Le quotazioni del petrolio e dei suoi derivati 'sembrano confermare il ruolo abnorme di una certa speculazione'. Ha detto Alessandro Ortis. Il presidente dell'Autorita' per l'energia e il gas nella Relazione annuale al Parlamento sollecita la messa a punto di 'accordi di governance e regole internazionali che mortifichino la speculazione, migliorando la trasparenza, l'efficienza e l'affidabilita' dei mercati'. L'Autorita' approfondira' la proposta di una 'borsa del petrolio europea'. 'La crisi - afferma Ortis - ha confermato come i costi dell'energia incidano sul reddito disponibile delle famiglie e sulla possibilita' per le imprese di competere nel contesto globalizzato'. Il sistema energetico nazionale, infatti, 'continua ad essere caratterizzato da una elevata dipendenza dalle importazioni (85%) e dagli idrocarburi (piu' del 70%, petrolio e gas); anche la produzione elettrica si basa prevalentemente sul gas naturale (54%). Il mix delle coperture continua cosi' ad essere troppo petrolio-dipendente e lontano dalle medie europee e da quelle di Paesi con i quali le imprese italiane sono chiamate a competere; le bollette gas ed elettricita' per i consumatori italiani continuano ed essere molto esposte alle escursioni dei prezzi petroliferi'. (ANSA)

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Ecco il cartellone estivoIspica. (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ecco il cartellone estivoIspica. Tra concerti e feste tutti gli appuntamenti in programma a luglio e agosto Ispica. Ieri mattina, a Palazzo di città, il primo cittadino ispicese, Piero Rustico, ha presentato, in conferenza stampa, il programma dell'Estate ispicese, presenti gli assessori comunali alla Pubblica istruzione, Patrizia Lorefice, ai Servizi sociali e alle Politiche comunitarie, Gianni Tringali, alle Politiche giovanili, Marco Santoro, al territorio e Ambiente, Cesare Pellegrino, ed il presidente del Consiglio comunale, Massimo Dibenedetto, che organizza e sponsorizza il «Premio Ulisse». Un programma ricco di eventi culturali di notevole spessore, senza contare gli appuntamenti ludici, sportivi, musicali. L'ultimo evento il 6 settembre, in piazza regina Margherita con la «Festa dell'uva» e del Distretto numero 45 e la partecipazione della cantante Grazia Giliberto. Già giovedì il primo grande, atteso, evento musicale, nella festività della Madonna del Carmelo, Patrona Civitatis. Alle 22 in piazza Regina Margherita previsto lo spettacolo musicale con Silvia Salemi. Altro grande atteso appuntamento quello del ferragosto con il cantante Gianluca Grignani. Fra gli eventi culturali il 24 luglio l'aperta della rassegna di arte contemporanea di «Zagara e Rais», incontri euro-mediterranei d'Ispica. Il giorno dopo il convegno studi su «Globalizzazione e convivialità delle differenze». Riproposta l'iniziativa «Arte e sapori», visite guidate e degustazioni con lo storico d'arte Paolo Nifosì e con il direttore dei servizio Beni archeologici della Sovrintendenza, Giovanni Di Stefano. Saranno riproposti anche quest'anno gli eventi «Ispicarte: tradizioni e moda 2009» e come detto prima il «Premio Ulisse. E non mancherà, al Parco Forza la «Notte dei sapori». E poi tanta musica, tante attività in favore dei giovani e degli anziani, le sagre, le iniziative ludiche in favore dei bambini della Bosnia e della Bielorussia. Sarà ripetuto il raduno cinofilo, arrivato alla quarta edizione, denominato «Guinzaglio d'oro città di Ispica, stelle a quattro zampe». Giuseppe Floriddia

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Sos Mediterraneo: 10 anni per fermarel'aumento della del pianeta (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sos Mediterraneo: 10 anni per fermare l'aumento della «febbre» del pianeta Venezia. Minaccia clima sul Mediterraneo, crisi globale da riscaldamento e dieci anni di tempo per fermare l'aumento della febbre del Pianeta. Tutto questo con una nuova consapevolezza da parte degli scienziati: l'obiettivo fissato dal G8 dell'Aquila di mantenere l'innalzamento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi «probabilmente non si riuscirà a raggiungerlo ma è importante che la politica abbia segnato in maniera chiara un limite». Da qui la necessità di una «sfida globale», ha detto il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che preveda «responsabilità comuni ma differenziate» nel contesto «di un nuovo ordine mondiale dell'economia, aperta, sostenibile e giusta come indicato dalla dichiarazione dell'Aquila». Questi gli scenari tracciati a Venezia nell'ambito dell'incontro di 200 scienziati di tutto il mondo riuniti fino a venerdì 17 luglio sull'Isola di San Giorgio Maggiore, alla Fondazione Cini, per decidere i contenuti del 5° Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell'Ipcc (il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) che vedrà la luce entro il 2014 (il primo volume nel 2013 e il 3° e 4° volume più il rapporto di sintesi nel 2014). Simbolica la sede dell'incontro: Venezia e la sua Laguna già citati nell'ultimo Rapporto Ipcc del 2007 nel capitolo delle zone a rischio scomparsa per l'innalzamento del livello del mare. E proprio Venezia, ha sottolineato il direttore generale del ministero dell'Ambiente, Corrado Clini, «ospita il più grande esperimento di lotta al cambiamento del clima: il Mose», il sistema di dighe mobili contro l'acqua alta. E sull'Isola di San Giorgio Maggiore nascerà il centro mondiale di ricerca con 100 esperti da tutto il mondo. Tanto più che il Mediterraneo sta soffrendo più di altre zone dello stress climatico. «Ci ricordiamo un clima più stabile - ha detto Prestigiacomo - invece abbiamo la sensazione di vivere in un clima tropicale. Tutto questo va studiato». Ecco obiettivi e nuovi scenari tra politica e scienza. PIANETA NON FERMERÀ AUMENTO TEMPERATURA ENTRO 2 GRADI. Dieci anni di tempo per fermare a 2 gradi la soglia di aumento della temperatura, l'obiettivo del G8 dell'Aquila, ma, ha detto Carlo Carraro, unico italiano nel comitato esecutivo dell'Ipcc, le possibilità di uno stop di aumento di 2 gradi «sono limitate», è ipotizzabile invece un aumento di 2,2-2,3 gradi. Quindi gli Usa: «A Copenaghen devono arrivare con la legge anti-Co2 approvata dal Senato per avere risultati concreti». La soglia dei 2 gradi è fondamentale perché oltre questa soglia aumenteranno siccità, fame, estinzione di specie. «È stata comunque fissata un'asticella ed è molto utile avere un limite definito su cui lavorare» ha detto Antonio Navarra, Presidente del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (Cmcc) mentre per Riccardo Valentini (Cmcc/Università della Tuscia) molta attenzione sarà posta sulla necessità di «ridurre l'incertezza delle previsioni climatiche e nell'aumentare il focus su alcune regioni, come il Mediterraneo». INDICAZIONI CHIARE, NO ERRORI DI KYOTO. Il lavoro preparatorio per il 5° rapporto Ipcc «sarà forse più importante del rapporto stesso perché - ha detto il ministro Prestigiacomo - già tra tra il 2010 e il 2012 i governi e le Nazioni unite avranno bisogno di indicazioni scientifiche e valutazioni aggiornate». Secondo il ministro «dobbiamo evitare di ripetere l'errore del Protocollo di Kyoto che ha indicato obiettivi di riduzione delle emissioni senza definire le misure globali e condivise necessarie per raggiungere gli obiettivi». IPCC E RUOLO INDIA. Il Presidente dell'Ipcc, l'indiano Rajendra K. Pachauri, si è detto «ottimista» sulla Conferenza Onu di Copenaghen il prossimo dicembre, sottolineando però che i Paesi industrializzati devono essere «da esempio». E sul ruolo del suo Paese: «L'India prende seriamente la questione del cambiamento climatico». Elisabetta Guidobaldi

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Cagliari e Alghero LA PFM CANTA DE ANDRÈ Dopo 200 concerti in giro per l'Italia, la PFM (nella foto) con "Canta De Andrè" arriva anche in Sardegna per un breve tour per tributare u (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 14-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Estate Pagina 11006 Cagliari e Alghero LA PFM CANTA DE ANDRÈ Dopo 200 concerti in giro per l'Italia, la PFM (nella foto) con “Canta De Andrè” arriva anche in Sardegna per un breve tour per tributare un'affettuosa dedica al cantautore a dieci anni dalla sua scomparsa. Ma c'è molto più di un immaginario abbraccio della Premiata Forneria Marconi all'autore de “La buona novella”. Con le due date domani alle ore 21,30, all'Anfiteatro Maria Pia di Alghero e il giorno dopo, alle 21,30, all'Anfiteatro Romano di Cagliari, la band vuole ricordare un indimenticabile concerto di trent'anni fa. AL CIVICO LE LUCIDOSOTTILE Domani e giovedì, alle 21, al Teatro civico di Castello, le Lucidosottile propongono lo spettacolo “Fufffuturismo” (nella foto un momento dello spettacolo) , con Tiziana Troja, Michela Sale Musio e Valentina Puddu; le elaborazioni musicali sono di Davide Sardo, il trucco e parrucco di Giuseppe Cannas, i live motion graphics di Jeremy Stewart e Manuel Carreras, la responsabile di produzione è Rossella Serri, l'assistente alla regia Adriana Cavargna. L'ingresso è gratuito. AL LAZZARETTO LINA SASTRI Nell'ambito del XXVII festival “La notte dei poeti”, domani (e, in replica, giovedì) Lina Sastri è interprete di “La casa di Ninetta”, scritto dalla stessa Sastri, diretta da Emanuela Giordano. Un racconto, in parte di ispirazione autobiografica, in parte letteraria, dedicato alla madre, una sorta di saga familiare, che prendendo spunto dalla vita reale degli ultimi anni di Ninetta, appunto, si allarga e spazia nel quotidiano di un vicolo napoletano. IL LAB-ORATORIO CON LUCILLA GIAGNONI Dal 27 al 29 luglio, al Teatro Sant'Eulalia, avrà luogo “Lab-Oratorio” con Lucilla Giagnoni. È un laboratorio organizzato da Il crogiuolo e dal Teatro del Sottosuolo, su “I Lnguaggi Teatrali: gli aspetti teatrali del linguaggio poetico della Divina Commedia di Dante”. Gli interessati devono contattare la segreteria ai numeri 070 663288 / 070 657276 negli orari d'ufficio. Quartucciu I CONCERTI IN DIGITALE AL WARNER Da oggi, nel Warner Village di Quartucciu, saranno installati maxi schermi per rivivere i migliori concerti della scena pop internazionale. Il primo appuntamento in broadcast registrato digitale, via satellite, è fissato per oggi alle 21, per il sensazionale concerto di Mika che, dallo stadio Parc des Princes di Parigi, ha emozionato più di sessantamila persone. Muravera GLI SPETTACOLI DELLA SCIAMPITTA Si spostano in provincia gli spettacoli organizzati nell'ambito della Sciampitta, festa internazionale del folklore. Questa sera, alle 21,15, in piazza Europa si esibiranno i gruppi di Polonia, India, Bulgaria, Brasile e Armenia. Iglesias I BIGLIETTI PER IRENE GRANDI Sono in vendita, attraverso Greenticket, i biglietti (10 euro più 2 di prevendita) per il concerto di Irene Grandi che si svolgerà il 2 agosto al Monteponi. Carloforte IL TANGO AL CINE-TEATRO DELLA MUTUA Alle 21,30, al cine-teatro della Mutua, prosegue l'attività musicale, nell'ambito della rassegna “Un'Isola di Musica - Festival d'estate 2009” del Teatro Lirico di Cagliari, con sei appuntamenti dedicati al tango. Protagonista l'Orchestra Minimal Flores del Alma con Piercarlo Sacco (violino), Stefano Zicari (pianoforte), Franco Finocchiaro (contrabbasso), Paola Fernandez Dell'Erba (voce) e, in qualità di ballerini, Pino Perria, Roxana Mariana Umpierre, Enrique De Fazio, Gisela Vidal Ruiz. Porto Rotondo IL CABARET DI LEONARDO MANERA Cambio di programma per il secondo appuntamento con il Festival Portorotondo, la rassegna estiva di musica, teatro e cabaret organizzata da Un Mondo di Eventi e dal Consorzio di Portorotondo. Stasera, con inizio alle 21,30 (ingresso 10 euro), sul palco dell'anfiteatro ci sarà una punta di diamante della scuderia di Zelig, Leonardo Manera (nella foto) , che porterà in scena il suo ultimo recital. Alghero ALMATANZ IN SERATA DI GALA Giovedì alle 21,30, all'anfiteatro Maria Pia, alle 21.30, le tre coreografie di danza di Luigi Martelletta “Cimamiamolo Sud”, “Crises”, “Bolero” e “Momenti di Tango”. Biglietti 15/10 euro. --> INAUGURA IL GIARDINO METALLICO Alla presenza del sindaco Emilio Floris e dell'assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini, alle 19,30, alla Galleria Comunale d'Arte, inaugura la mostra “Il giardino metallico”. All'inaugurazione parteciperà l'Assessore alla Pubblica istruzione Edoardo Usai, che premierà i vincitori del concorso per le scuole “L'idrovolante di Marinetti-Cagliari riscopre il Futurismo”. I COLORI DI PRIMO PANTOLI Nel centro comunale d'Arte e Cultura Castello San Michele, a Cagliari, la mostra retrospettiva “Pantoli 1957-2009”. Fino al 6 settembre. I QUADRI DI ZAZA CALZIA A Cagliari sino a sabato 18, da Spazio P una personale di Zaza Calzia, “Gli occhi della pittura” (19-24). PERSONALE DEL PITTORE FRANCO NONNIS Nel Palazzo di Città nel Castello di Cagliari, personale di Franco Nonnis “Segni e facce”. Fino al 24, dal martedì alla domenica 10.30/13 e 18.30/24. PARADOX (Z) E MARTA ANATRA In via Napoli 74, a Cagliari, la mostra di lavori di Riccardo Paradox(z) e Marta Anatra “Senza Sofisticazioni”. Sino a domenica. ALL'EXMA' MOSTRA SUBLIME L'associazione Labor espone la mostra fotografica “Sublime” di Michael Nyman a Cagliari, all'Exmà, sino al 31 luglio. REINER BOLLMANN ALL'INVISIBILE A Cagliari, all'(in)visibile, via Barcellona 75, sino a sabato 18, Mixed di Reiner Bollmann, pittura sperimentale 1998-2008. GLI ALLUVIONATI A PIRRI A Pirri, via Sinnai 7, sino a sabato 25, “Alluvionati cercano casa a prezzi popolari” di Gianvittorio (10-21). AMBU AL CALIFFO DI QUARTU All'hotel Califfo la mostra di pittura di Ignazio Ambu. L'ARTE DEL 900 AL MUSEO DEL CARBONE Mostra di pittura “Le metaformosi dello sguardo” (Picasso, Mirò, Chagall, De Chirico, Magritte e tanti altri): tutti i giorni (9.30-13; 16.30-21) sino al 30 settembre alla Grande miniera di Serbariu. ABITARE LA MUSICA A MURAVERA Fino al 30 settembre al museo Donna Francesca Sanna Sulis “Abitare la Musica?”. Orari: lunedì 10.30-13, dal martedì alla domenica dalle 21.30 alle 24. ALBERTO SCALAS A CHIA “Cavalli” di Alberto Scalas fino al 30 agosto al Chia Laguna. LORELLA MANDIS A VILLANOVAFORRU Nella sala mostre temporanee Lorella Mandis con “Senza parole”. Visite dalle 9,30 alle 13 e dalle 15,30 alle 19 sino al 30 agosto. NIVOLA IN MOSTRA A BARUMINI Al “G. Lilliu”, “Nivola, l'archeologo fortunato” tutti i giorni (10-20) sino al 20 settembre. NUORO, DE ANDRÈ AL MAN Al museo Man di Nuoro, da giovedì prossimo al 4 ottobre, la grande mostra dedicata a De André. Dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 20.30. LIGIOS A BITTI A Bitti, ex Casa Calvisi, la mostra fotografica di Salvatore Ligios “Gherradores”. Fino al 2 agosto. LILIANA CANO A BANARI Sino al 16 agosto si può visitare, dal martedì al venerdì (16.30-20), la mostra di Liliana Cano, “Memorial de Isla negra” allestita nel museo d'arte contemporanea di Banari. ANTOLOGICA DI CAMPUS A OLBIA Fino al 30 agosto, Museo archeologico di Olbia, le opere di Giovanni Campus (10-13; 18-23). MOSTRE TUTTE STELLE A PORTO CERVO Sino al 30 ottobre la mostra “Tutte stelle” di Mario Schifano, in via del Porto Vecchio. FEDERICO FELLINI A OLBIA All'Expo di Olbia la mostra “Federico Fellini tra sogno, magia e realtà”: per la prima volta in Sardegna oggetti personali e professionali appartenuti al regista, illustrazioni e attrezzi di scena della collezione della società Cineteatro 5 di Roberto Mannoni, direttore di produzione di Fellini, di origine tempiese. Fino al primo agosto.

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Un diamante per la Capitale (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Un diamante per la Capitale CountdownPresentato il torneo iridato che si giocherà a settembre in Italia Miccio (Comitato organizzatore): «Evento a cinque stelle che va oltre lo sport» Antonio Maggiora Vergano A meno di due mesi dai Mondiali di baseball, il presidente del Cominato organizzatore locale Mauro Miccio ha fatto il punto della situazione durante la conferenza stampa a Villa Madama, alla presenza dei ministri Frattini e Prestigiacomo, del sindaco di Roma Alemanno, dell'assessore allo Sport della Provincia Prestipino, del sindaco di Nettuno Chiavetta e dei vertici della Fibs, con in testa il presidente Fraccari. «È un evento che andrà certamente oltre i numeri sportivi - ha affermato Miccio - e concluderà un trittico importante per l'Italia, dopo i Giochi del Mediterraneo e i Mondiali di nuoto. Dal punto di vista tecnico avremo il meglio e oggi c'è stata la certificazione di Green event, e cioè a emissioni zero da parte del ministro Prestigiacomo. Possiamo dire che settembre sarà il mese del baseball in Italia». Il Mondiale non si giocherà solo sul piano sportivo, ma anche su quello della cultura, dell'arte, della gastronomia e soprattutto della diplomazia. «Lo abbiamo definito evento a cinque stelle e sarà anche una possibilità di dialogo tra i paesi. Un assaggio del Mondiale lo hanno avuto anche i partecipanti del G8, che hanno potuto vedere la Coppa del Mondo portata all'Aquila dal ministro Frattini. Ci sarà la possibilità di mettere a confronto Paesi che difficilmente si parlano, come a esempio Cuba e Usa o Cina e Taiwan». Soddisfatto il presidente della Fibs Riccardo Fraccari: «Abbiamo scelto un Mondiale non facile come coinvolgimento europeo, ma anche italiano, coinvolgendo ben sedici sedi. Per quel che riguarda il risultato della nazionale, mi auguro che segua il trend che ha visto i cadetti vincere l'Europeo e due squadre italiane nella finale di coppa campioni. Approdare alla terza fase sarebbe un gran risultato». L'assessore Prestipino e il sindaco di Nettuno Chiavetta hanno annunciato il lancio di un pacchetto mondiale il 20 luglio a New York, in occasione di una gara degli Yankees. «Portare una finale mondiale a Nettuno è stato esaltante e poter presentare questo evento nella patria del baseball sarà importante non solo per Roma, ma per tutto l'hinterland capitolino».

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la chiesa e la crisi una nuova frontiera - pasquale giustiniani (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XI - Napoli LA CHIESA E LA CRISI UNA NUOVA FRONTIERA Siamo di fronte a un documento fatto non soltanto di enunciati teorici, ma di teorie che chiedono a credenti e non credenti di tradursi in concrete azioni sociali, economiche, finanziarie e politiche: è una definizione postmoderna della dottrina PASQUALE GIUSTINIANI L´orizzonte contestuale di lettura non poteva che essere quello della globalizzazione la quale, secondo il Pontefice, va senz´altro intesa anche come un processo socio-economico. E tuttavia, questa non resta l´unica sua dimensione, così come non soltanto tecniche sono le possibili soluzioni. Sotto il processo più visibile resta, infatti, la realtà di un´umanità che diviene sempre più interconnessa, cioè costituita da persone e da popoli a cui il processo da costruire dev´essere di utilità e di sviluppo. Il Papa è fortemente convinto che occorra non soltanto un diverso modello di sviluppo, ma un complessivo ripensamento. Per questo l´enciclica si candida a fungere da apripista per una diversa gestione dei processi di costruzione dello sviluppo umano, nel dialogo tra i saperi e le operatività. Senza spingersi a elaborare vere e proprie soluzioni tecniche, siamo comunque di fronte a un documento fatto non soltanto di enunciati teorici, ma di teorie che chiedono a credenti e non credenti di tradursi in concrete azioni sociali, economiche, finanziarie e politiche. "Caritas in veritate in re sociali", scrive testualmente il Pontefice quando deve offrire una postmoderna definizione della dottrina sociale, qualificando questo peculiare corpo dottrinale come annuncio della verità dell´amore di Cristo nella società. Ma quale società, appunto? In primo luogo, una società afflitta da gravi problemi socio-economici, in un contesto "in via di globalizzazione" o già globalizzato. In essa prevalgono spesso i privati interessi e le logiche di potere. Il Papa ne è convinto: una società sempre più globalizzata ci renderà probabilmente sempre più vicini, ma non ci renderà, come si dovrebbe, fratelli. L´alternativa sperata è che l´umanità globalizzata approdi alla "unica famiglia umana". Ma questo richiede appunto una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo fin qui seguito, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni. Due i punti ritenuti più qualificanti, che diventano interessanti anche per la nostra Nazione: giustizia e bene comune. Giustizia è non soltanto sistema di diritti e di doveri, ma riconoscimento e rispetto dei legittimi diritti degli individui e dei popoli. Bene comune non è la semplice addizione del benessere dei singoli individui, ma il bene di quel "noi-tutti" formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale. Di qui l´urgenza di far ripartire lo sviluppo, cioè di far uscire la gente dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall´analfabetismo e, sul piano politico, di consolidare regimi democratici in grado di assicurare libertà e pace. Lo sviluppo dei popoli non è un problema d´ingegneria finanziaria, di apertura dei mercati, di abbattimento di dazi, investimenti produttivi, riforme istituzionali, in definitiva non è un problema solo tecnico. Un netto no all´esclusivo obiettivo del profitto neppure quando si devono gestire gli imponenti flussi migratori, spesso solo provocati e non adeguatamente gestiti. In definitiva, la Chiesa domanda un ruolo pubblico che non si esaurisca nelle sue attività di assistenza o di educazione. Inoltre, segnala il pericolo di affidare l´intero processo dello sviluppo alla sola tecnica. Anche la tecnica può farsi guidare dall´etica, anche se non bisogna sottostimare un certo abuso dell´aggettivo "etico" adoperato in modo generico al punto da far passare sotto la sua copertura decisioni e scelte contrarie alla giustizia e al vero bene dell´uomo.

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globalizzazione in musica arriva il trio di nemeth (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XXI - Palermo La rassegna Globalizzazione in musica arriva il trio di Nemeth Al Kursaal Tonnara il batterista ungherese con il contrabbassista italo-svedese Massimo Biolcati e il chitarrista africano Lionel Loueke Nemeth-Biolcati-Loueke, ovvero la globalizzazione in musica. Davvero insolito, per provenienza geografica e originalità di linguaggio, il trio che stasera suona al Kursaal Tonnara per "SummerJazz" (via Bordonaro 9, ore 22, biglietto 12 euro, ridotto 8, info 340 0811745 e 091 8887050). Il trio, al suo debutto palermitano, è costituita dal batterista ungherese Ferenc Nemeth, dal chitarrista africano Lionel Loueke, originario del Benin, e dal contrabbassista italo-svedese Massimo Biolcati. Da alcuni anni trasferitosi negli Usa, Nemeth possiede una tecnica sopraffina e appartiene all´esigua schiera di batteristi che preferiscono eludere potenza e enfasi percussiva in favore di un tocco leggero, elegante, ricco di swing e di notevole incisività. Biolcati è contrabbassista solido e impeccabile e vanta prestigiose collaborazioni con big del calibro di Jeff Ballard, Kenny Barron e Terence Blanchard. Lionel Loueke, infine, ha saputo realizzare una sintesi efficace tra le radici della tradizione africana e quelle del jazz, creando uno stile abbastanza innovativo in cui convivono ritmo, armonia, melodia delle linee improvvisative e canto scat. La sua chitarra diviene così un´orchestra virtuale da cui emergono effetti percussivi e armonie dense e pulsanti che si fondono con la voce in improvvise esplosioni e articolati fraseggi. I tre musicisti hanno maturato un percorso di studi ed esperienze comuni che ha consentito loro di fondere e armonizzare tanto le affinità musicali quanto le differenze. g. r.

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Il silenzio assordante dell'islam (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-15 - pag: 14 autore: Il silenzio assordante dell'islam di Moisés NaÍm D ove sono le fatwa? Dove sono le marce di protesta oceaniche nelle capitali d'Europa e dei paesi islamici? Dove sono le manifestazioni di fronte alle ambasciate?Che ne è stato dei discorsi carichi d'indignazione? Che cosa dice al Qaeda? In altre parole: che cos'ha la Cina che non aveva la Danimarca? In Cina discriminano e uccidono i musulmani e in Danimarca un quotidiano pubblicò caricature offensive nei confronti del profeta Maometto. Lo stesso mondo islamico che nel 2005 reagì con indignazione e furia alla pubblicazione delle caricature diventa cieco, sordo e muto di fronte alla violenza e alla discriminazione subite dagli uiguri una minoranza musulmana - per mano del governo cinese. La reazione alla pubblicazione della caricature fu istantanea. Undici ambasciatori di paesi musulmani presentarono una protesta formale a nome dei rispettivi governi di fronte al primo ministro danese. Questi spiegò loro che in Danimarca c'è libertà di stampa e che il governo non aveva avuto nulla a che fare con la decisione di pubblicare le caricature. Non servì a nulla. Qualche giorno dopo, il consolato di Danimarca a Beirut fu incendiato, e in Afghanistan, in Pakistan e in Somalia scoppiarono violente manifestazioni di protesta contro le vignette, lasciando un bilancio di numerose vittime. Anche quotidiani norvegesi e di altri paesi decisero di pubblicare le vignette come gesto di solidarietà e in difesa della libertà di espressione, aggravando ancora di più l'ondata di violenza. A Damasco, migliaia di manifestanti "spontanei" incendiarono le ambasciate di Danimarca e Norvegia. A Teheran, il fantasioso Mahmud Ahmadinejad decise, come rappresaglia contro la pubblicazione delle vignette, di organizzare una mostra di altre caricature. Il tema? L'irrisione dell'Olocausto.Inevitabilmente,i video ei siti internet di al Qaeda citarono le vignette pubblicate in Europa come un altro esempio della nuova crociata occidentale contro l'islam. Le fatwa che prescrivevano i castighi più severi per vignettisti e direttori di giornali non si fecero attendere. Nel frattempo... Dagli anni Novanta in poi il governo cinese ha messo in atto numerose politiche repressive ai danni degli uiguri. Nelle scuole è proibito l'insegnamento in lingua uigura e ai dipendenti pubblici è vietato portare la barba lunga, comune tra certi musulmani, ed è vietato anche pregare o digiunare durante l'orario di lavoro. Le donne che lavorano per lo stato non possono usare veli che coprono la testa. Gli uiguri sono discriminati anche nell'accesso alle cure sanitarie, all'istruzione, alla casa e al lavoro. I giovani uiguri spesso sono costretti ad andare a lavorare in province lontane, mentre milioni di persone del resto del paese sono incoraggiati dal governo di Pechino a trasferirsi nella provincia dello Xinjiang con promesse di lavoro e altri incentivi. Più di due milioni di cinesi hanno risposto a questi incentivi. Gli uiguri che si azzardano a protestare per le discriminazioni e i maltrattamenti vengono arrestati e le proteste brutalmente represse. A Yining, ad esempio, nel 1997 le forze governative reagirono violentemente ai disordini di piazza, provocando una gran quantità di morti. Dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001 la persecuzione del governo cinese contro gli uiguri si è intensificata. Alcuni dei leader sono stati accusati di avere legami con al Qaeda e sono stati messi in carcere. La repressione contro qualsiasi gruppo di uiguri sospettato di terrorismo, estremismo religioso o separatismo è implacabile, sistematica e permanente. I recenti scontri nelle strade di Urumqi, il capoluogo della provincia dello Xinjiang, hanno lasciato sul terreno 186 morti, mille feriti e più di 1.400 arrestati. Queste sono le cifre ufficiali: i numeri indicati dalle organizzazioni uigure sono molto più alti. Tutto ciò va avanti da decenni, eppure che cosa hanno detto i leader politici e religiosi del mondo islamico? Non molto. In vari paesi, religiosi musulmani trovano il tempo e l'energia per emettere fatwa per condannare, fra le altre cose, i cartoni animati giapponesi dei Pokemon, la nudità totale durante il coito o l'uso dei vaccini contro la poliomelite. E anche per condannare Salman Rushdie. Hanno preso posizione sulla situazione degli uiguri? No. E la Lega araba, i governi dei paesi musulmani, le organizzazioni islamiche europee o asiatiche? Nemmeno. Gli uiguri, che hanno profondi legami etnici con la Turchia e la cui lingua ha radici turche, non hanno potuto contare nemmeno sulla solidarietà che il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan aveva manifestato ai palestinesi durante la recente crisi di Gaza. Mentre da un lato chiedeva il riconoscimento internazionale di Hamas, Erdogan negava il visto a Rebiya Kadeer, la leader in esilio degli uiguri. Poco tempo fa il premier turco ha cambiato posizione e ha annunciato che il suo governo avrebbe autorizzato la visita della leader uigura. A livello internazionale la Turchia ha espresso la sua preoccupazione per la situazione nello Xinjiang con toni leggermente più forti di prima. Meglio che niente. Ecco la reazione di un quotidiano ufficiale cinese: «L'appoggio della Turchia ai separatisti e terroristi uiguri non può che provocare indignazione in Cina. Se la Turchia non vuole rovinare le relazioni tra i nostri due paesi deve cessare di appoggiare questi disordini separatisti. Deve smettere di essere un asse del male! ». In politica la cecità o il mutismo non sono il prodotto di infermità, ma di interessi. Nelle prossime settimane vedremo con quale efficacia la Cina riuscirà a far capire ai leader del mondo islamico quali sono i loro veri interessi. E il silenzio di fronte alla tragedia degli uiguri sarà molto eloquente. (Traduzione di Fabio Galimberti) © RIPRODUZIONE RISERVATA POSSIBILI SVILUPPI Non sono state emesse fatwa né organizzate proteste Nelle prossime settimane vedremo quali saranno le offerte di Pechino In esilio. Rebiya Kadeer, 61 anni, leader degli uiguri, vive negli Usa. Chiusa per sei anni nelle prigioni cinesi, è stata candidata tre volte al premio Nobel. AFP

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Il risveglio dell'Asia comincia da Singapore (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-15 - pag: 10 autore: Le vie della ripresa. Balzo del Pil nel secondo trimestre (+20,4%) trainato dall'export Il risveglio dell'Asia comincia da Singapore Domani il dato della Cina: attesa una crescita vicina all'8% Alessandro Merli Singapore ha lanciato ieri un segnale che potrebbe essere più eloquente di tutti i discorsi sui "germogli verdi", i green shoots, per la verità un po' ingialliti negli ultimi tempi, per individuare i tempi della ripresa mondiale. Singapore non è un'economia qualsiasi. La sua dipendenza dall'export ne fa una sorta di cartina di tornasole delle tendenze del commercio internazionale. E, proprio perché molto dipendente dalle esportazioni, è stata una di quelle, insieme a Taiwan e altri "tigri" asiatiche, che hanno accusato più violentemente i colpi di una crisi che è passata anche da una caduta senza precedenti del commercio mondiale. Una ripresa di Singapore, osservavano ieri alcuni commentatori, può voler dire che segni di rinascita degli scambi commerciali sono imminenti. Nel secondo trimestre, il prodotto interno lordo della cittàStato asiatica è cresciuto su base annualizzata del 20,4 per cento. Il dato è non solo molto al di sopra delle aspettative, ma anche il primo trimestre di crescita positiva dopo quattro di contrazione. Per la verità, lo stesso governo di Singapore è molto cauto: ha rivisto le sue previsioni per l'intero anno da un calo del Pil del 6-9% a un calo del 4-6%. Tutt'altro che cifre che possano suscitare euforia. «Non ci sono prove - ha detto una nota del governo che accompagnava i dati sul Pil - di un miglioramento decisivo». I mercati finanziari in larga misura concordano, anche perché nel rimbalzo ha giocato un ruolo fondamentale la ricostituzione delle scorte. In realtà, dalla stessa Singapore, per decifrare gli sviluppi futuri, l'attenzione è concentrata soprattutto sulle grandi economie. Buone notizie potrebbero venire già domani dalla Cina dove, secondo un'indagine dell'agenzia Bloomberg fra economisti che seguono questo mercato, verrà annunciato che il Pil del secondo trimestre è cresciuto del 7,8 per cento. Il Fondo monetario, nell'aggiornamento delle sue previsioni economiche pubblicato la scorsa settimana, sosteneva che l'Asia emergente sarà la regione a più alta crescita nel mondo: del 5,5% quest'anno e del 7% l'anno prossimo. Più incerto il quadro negli Stati Uniti, nonostante le rassicurazioni del segretario al Tesoro, Tim Geithner, nel suo viaggio a Londra e in Medio oriente. Le vendite al dettaglio sono cresciute al di sotto delle attese se si escludono quelle delle stazioni di servizio (influenzate dall'aumento dei prezzi della benzina) e delle auto. Le scorte sono destinate a subire una contrazione record nel secondo trimestre, dopo il dato negativo di maggio. Tuttavia Dean Maki, di Barclays Capital, ha aggiustato al rialzo le sue previsioni di crescita per il periodo aprile-giugno (da -2% a -1,5%) basandosi sul contributo delle esportazioni. Secondo Maki, il commercio estero aggiungerà un 1% alla crescita Usa nel trimestre rispetto a quanto previsto in precedenza. Barclays Capital ritiene anche che l'economia americana possa tornare a crescere nel terzo trimestre, con un +2,5%. Un ritorno alla crescita a partire dal trimestre in corso è la previsione di molti istituti di ricerca, ma la ripresa vera e propria dovrebbe avvenire solo nel 2010. La congiuntura manda invece segnali di ritardo dall'Europa. «L'area euro - sostiene una nota per gli investitori diffusa ieri da Capital Economics - sarà l'ultima delle economie più importanti a emergere dalla recessione ». La società di ricerca economica londinese sostiene che la contrazione del Pil sarà del 5% quest'anno e che anche l'anno prossimo Eurolandia resterà in stagnazione, mentre nel 2011 la crescita, pari all'1,5%, sarà comunque meno vigorosa che negli Usa. Ieri, il dato della produzione industriale di maggio ha registrato un aumento mensile dello 0,5%, al di sotto delle aspettativa. è però il primo aumento dall'agosto 2008 e indica,secondo Juergen Michels di Citigroup, che gli aumenti precedenti anticipati dai sondaggi fra le imprese hanno cominciato a materializzarsi. Un messaggio contrastante è venuto invece dall'indicatore Zew sulle aspettative degli operatori economici in Germania, che ha registrato un calo nel mese di luglio, dopo una serie di rialzi dall'inizio dell'anno.Gli analistiinterpellati hanno espresso preoccupazione per gli effetti sull'attività economica della potenziale restrizione del credito bancario, preoccupazione largamente condivisa in molti paesi europei, Italia compresa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Quel cigno chiamato debito (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-15 - pag: 15 autore: Quel cigno chiamato debito Dopo gli errori finanziari, il rischio si sposta alle politiche di aiuto di Nassim Nicholas Taleb e Mark Spitznagel N on si può eludere la verità: il nostro sistema economico è gravato da un debito che, in percentuale sul Pil, è pari a tre volte quello degli anni Ottanta. In tempi di globalizzazione, è insostenibile. In tutto il mondo le politiche governative accrescono l'instabilità invece di sanare i difetti del sistema. L'unica soluzione sta nella conversione immediata, forzosa e sistematica del debito in private equity. Non ci sono altre vie. Questa è la nostra analisi. Primo, il debitoe il rapporto d'indebitamento ( leverage ) causano fragilità; riducono i margini d'errore,mentre il sistema economico perde la capacità di tollerare variazioni estreme nel prezzo di titoli e beni. Al contrario, il private equity è resistente: nel 2000 è scoppiata la bolla tecnologica senza conseguenze significative sull'economia perché le dot com non avevano accesso al mercato del credito, pur essendo in grado di raccogliere notevoli quantità di capitali di rischio. Secondo, a causa della complessità generata dalla globalizzazione e da internet, il valore economico e imprenditoriale subisce variazioni più ampie di prima, e anche esplosioni più rare ma violente. La nostra capacità di previsione risente di questa complessità e dell'occasionale comparsa di un evento estremo, il cosiddetto "cigno nero". La minor prevedibilità dovrebbe incitare le società a strutturare il proprio capitale in modo più prudente, e non più aggressivo. Invece i proprietari di case, di capitale di rischio e altri soggetti hanno accumulato debiti incautamente. La nostra analisi dimostra che in economia, le pubblicazioni basate sulla matematica non hanno validità scientifica. Non solo sottovalutano i "cigni neri", ma sorvolano sul fatto che siamo incapaci di calcolarli matematicamente. Lo stesso difetto insito nei modelli di rischio che hanno contribuito al collasso finanziario si ritrova nei modelli economici invocati dagli "esperti". Chi crede in quei modelli s'illude. Terzo, il debito ha un brutto vizio: è spesso traditore. Se la volatilità di un prestito resta nascosta - perché varia soltanto in caso di inadempienzaper gli investimenti in capitali di rischio è palese. Per questo motivo, scelgono di indebitarsi sia chi è troppo sicuro di sè e sottovaluta le grandi deviazioni, sia il creditore che si autoinganna nascondendo i rischi. Per non parlare di prodotti come i derivati che indeboliscono ancora di più il sistema. In questo contesto, sono possibili due scelte: la deflazione del passivo o gonfiare il valore degli asset (o ancora contrastarne la deflazione con " pacchetti di stimoli"). Riteniamo che questi ultimi, sotto qualunque forma, ripetono gli errori che hanno portato alla situazione attuale, e che falliranno il bersaglio perché saranno insufficienti oppure spropositati. Ma un deficit governativo espone agli errori nelle previsioni di crescita economica. Questi errori aumenteranno, le banche centrali dovranno stampare denaro, il che produrrà non un'inflazione,ma un'iperinflazione, la quale introdurrà nel sistema deviazioni sempre maggiori. Affidarsi ai modelli standard per progettare gli interventi accresce la fragilità e la fiducia ingiustificata di tutti. Chiedere ai luminari dell'economia, che non hanno visto il rischio incombente, di fare da guida fuori dalla crisi equivale a chiederlo a un cieco. Dobbiamo invece ricostruire il mondo per renderlo immune alle mistificazioni degli economisti. Inoltre, prendere la Grande depressione pre-internet a modello degli eventi attuali è da irresponsabili e non può che ingigantire gli errori di politica fiscale. La politica monetaria è sempre stata pericolosa. Per sgonfiare le bolle in modo indolore, Alan Greenspan, l'ex presidente della Fed, ha tentato di manipolarne il ciclo che poi è sfuggito a ogni controllo. Le bolle e le mode fanno parte della vita culturale e semmai serve una reazione contraria a quella del signor Greenspan: rendere la struttura dell'economia più resistente alle bolle. L'unica soluzione consiste nel trasformare il debito in capitale private equity in tutti i settori, in modo sistematico e organizzato. Invece di mandare email d'insulti all'acquirente di una casa che non può pagare il mutuo, le banche dovrebbero offrirgli rate a un interesse più basso, in cambio di capitale di rischio. Il debito finora "binario" - solvenza/ insolvenza- acquisirebbe un tasso moderatamente variabile. Per agire, le banche non avrebbero più bisogno di attendere che scada la messa in mora. Oggi nascondono i rischi fidando nella buona sorte, ma dovrebbero diventare attori dell'attività economica. Intervenire, insomma, invece di aspettare e sperare. Triste a dirsi, chi non s'è accorto del problema –o addirittura ha contribuito a crearlo - è ora incaricato di rimediare. Agli specialisti della complessità e delle deviazioni estreme come noi, la soluzione è evidente così come lo era la crisi in arrivo: abbiamo bisogno di una conversione aggressiva e sistemica del debito in private equity. Gli autori lavorano per Universal Investments; «Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita», di Nassim N. Taleb, è pubblicato dal Saggiatore. (Traduzione di Sylvie Coyaud) © RIPRODUZIONE RISERVATA UMBERTO GRATI

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La Cina sorpassa gli Stati uniti Ue, meno caduta (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI La Cina sorpassa gli Stati uniti Ue, meno caduta Maurizio Galvani Per tornare a scuola, quest'anno, le famiglie Usa spenderanno meno. A causa della riduzione dei consumi e la perdita dei posti di lavoro si taglieranno anche i soldi per comprare libri, quaderni e altro materiale (cartelle, divisa ecc.) per un totale calcolato al 7.7%. Ovvero a disposizione ci saranno solo 548,72 dollari a bambino/a invece che 594,24 dollari del 2008. Inoltre si prevede (la Gelmini insegna) una riduzione dei programmi scolastici per ogni singolo stato. Washington, nel frattempo, si trova ad affrontare un'altra emergenza quella relativa alla crisi del gruppo Cit (crediti commerciali) le cui azioni ultimamente sono crollate del 37% a 1 dollaro e 35 centesimi. La «piccola» compagnia ha un'esposizione pari a 2 miliardi e trecento milioni di dollari ma ha sempre avuto un ruolo di primo prestatore per le imprese di media entità. Cit non è la Lehman Brothers, che il presidente George W.Bush fece fallire con disastrose conseguenze per l'intero sistema. Invece una delle banche salvate dal governo, la Goldman Sachs annuncia un utile nel secondo trimestre dell'anno pari a 3,44 miliardi di dollari. Il quinto istituto di credito ha recentemente rimborsato il governo Usa con 426 milioni di dollari. Da Bruxelles l'Eurostat (Ufficio statistico della Ue) comunica che la produzione industriale ad aprile, rispetto a maggio del 2009, è cresciuta dello 0,5% nella zona dell'euro (16 paesi) e dello 0,1% per la Ue dei 27. Nei confronti di un anno fa, la flessione della output industriale è stato del 17% nella area dell'euro e al 15,9% nella Ue a 27. Tra i singoli stati, a livello mensile, la produzione rimane stabile per l'Italia e decresce in Spagna (-2,9%) e Finlandia (-2,2%); mentre cresce in Francia (+2,6%) e Germania (+3,7%). In un anno, la discesa più consistente viene registrati i consumi dei beni di consumo durevoli: 21.2% nell'area dell'euro e 17.2% tra i 27 paesi appartenenti all'Unione. Tre paesi e tre notizie: in Germania, l'indice Zew relativo alla fiducia degli investitori è scesa - inaspettatamente - a luglio a 39,5 punti rispetto ai 44,8 punti di giugno. In Inghilterra, invece, l'inflazione è ad un tasso annuale dell'1,8% sotto il 2% fissato dalla Bank of England e ai minimi del 2007. I prezzi alla produzione negli Usa sono saliti dell'1,8% a giugno, il balzo più forte dal novembre 2007. Cina super nei confronti degli Usa. A giugno le vendite di veicoli sono salite del 36,5% rispetto allo stesso mese del 2008. Un totale di veicoli pari a 1,14 milioni grazie alla politica di incentivi di Pechino. Questo dato segna il sorpasso rispetto alle vendite del mercato Usa.

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La Cina ammonisce l'Australia: no al documentario sugli uighuri (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il governo cinese, sempre pronto a gridare allo scandalo quando qualcuno "interferisce" nei suoi affari interni, ha chiesto agli organizzatori del Festival internazionale del cinema di Melbourne di togliere dal cartellone un documentario sulla leader in esilio degli uighuri Rebiya Kadeer, che Pechino considera terrorista e accusa di aver istigato i sanguinosi scontri nello Xinjiang. La prima mondiale del film australiano The 10 Conditions of Lovè è in programma l’8 agosto. Richard Moore, direttore del festival che apre il 24 luglio, ha detto al quotidiano The Age di aver ricevuto una telefonata dall’addetto culturale del consolato cinese che chiedeva la rimozione del film sull’imprenditrice che vive in Usa. Il funzionario ha anche obiettato alla decisione di invitare la Kadeer a parlare alla prima del film. Il titolo del film si riferisce alla storia d’amore di Kadeer, che dirigeva un’azienda commerciale ed era una delle donne più ricche in Cina, con il marito attivista Sidik Rouzi. Il documentario diretto da Jeff Daniels esplora l’impatto sugli 11 figli della coppia, della loro campagna per una maggiore autonomia e libertà religiosa per i 10 milioni di Uighuri in Cina. Tre dei figli sono stati incarcerati. www.theage.com.au/

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Ecco il cioccolato che non si scioglie (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

resiste al calore e ha poche calorie Arriva il cioccolato che non si scioglie L'innovativa barretta può conquistare i paesi caldi: una «rivoluzione» per il mercato ZURIGO Pochissime calorie e resistente al calore: ecco come sarà la nuova barretta di cioccolato «made in Switzerland». Il leader mondiale di cacao e cioccolato, «Barry Callebaut», ha infatti messo a punto uno speciale cacao al quale l'agguerrita concorrenza ha arzigogolato per oltre sei decenni senza successo. Persino la cioccolata svizzera può essere ulteriormente migliorata se non dal punto di vista del sapore, da quello pratico: ecco quindi la tavoletta di cioccolato che resiste alle alte temperature. Perfetta per conquistare i grandi mercati in regioni calde quali Cina e India. La nuova barretta viene tuttora perfezionata nei laboratori di Callebaut, a Zurigo. VULCANO - Il nome del cioccolato è «Vulcano», ovvero una tavoletta che si scioglie a 55 gradi Celsius e che contiene decisamente meno calorie di tutte le altre presenti sugli scaffali: fino al 90 per cento in meno per essere precisi, ha specificato la società, secondo quanto riportato da «Spiegel Online». Quindi: ben presto si potrà ingurgitare cioccolata senza troppi rimorsi e pure nelle giornate di caldo afoso senza timore che si sciolga al sole o in borsa. I TENTATIVI PRECEDENTI - Non si tratta, tuttavia, del primo esperimento per creare e immettere sul mercato il cioccolato che non si scioglie: dagli anni '70 in poi diverse società e aziende produttrici di cacao e cioccolato hanno continuamente presentato brevetti in altrettanti paesi per simili prodotti. La prima barretta termostabile fu sviluppata da Hershey per i soldati americani nella Seconda Guerra mondiale. A frenare infine l'arrivo nei negozi è stato però il buon sapore, che fino ad oggi non ha mai convinto del tutto esperti, intenditori e consumatori. Il capo progetto in «Barry Callebaut», Hans Vriens, ammette che la speciale tavoletta «non sarà cremosa come il cioccolato al latte, in compenso sarà saporita e croccante. Si scioglierà in bocca come tutte le altre barrette ma non per il calore, responsabile sarà la saliva». Il gruppo industriale zurighese Callebaut, con 1,1 milioni di tonnellate all'anno il più grande produttore mondiale di cacao e cioccolato, intende così invertire il trend negativo registrato per l'industria del cioccolato: negli Usa e nell'Europa occidentale il consumo è sceso in questi ultimi anni in maniera preoccupante. Perciò sono indispensabili nuovi mercati quali, appunto, l'Asia e Europa meridionale. Il rivoluzionario prodotto dolciario arriverà nei negozi entro due anni. Elmar Burchia stampa |

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Pontremolese, accordo con la Spezia su Marketing turistico e logistica (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 15-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pontremolese, accordo con la Spezia su Marketing turistico e logistica (15/7/2009 16:44) | (Sesto Potere) - Parma - 15 luglio 2009 - Un definitivo quanto improrogabile salto di qualità nel sistema dei trasporti su gomma e rotaia. E una sinergia a livello di marketing territoriale e turistico in grado di dare complementarietà a Parma capitale della cultura e dell’agroalimentare con La Spezia capitale del turismo ambientale e marittimo. Dopo i protocolli siglati con Verona, Cremona, Mantova ecco l’intesa tra Parma e la città ligure a porre il sigillo conclusivo all’arco delle alleanze strategiche di carattere geopolitico che l’Amministrazione Vignali va costruendo da oltre un anno lungo l’asse Tirreno Brennero. Alleanze strategiche che pongono Parma al centro di un’area medio padana la cui forza economica non può più prescindere da un decisivo rafforzamento in termini di viabilità, trasporti e logistica. INFRASTRUTTURE, TRASPORTI E LOGISTICA - La Spezia rappresenta non soltanto lo sbocco naturale della Ti.Bre. lungo la direttrice Mediterraneo - nord Italia – nord Europa ma anche il partner ideale per un reciproco e complementare sviluppo dei trasporti e della logistica: le attività aeroportuali di Parma in sinergia con quelle portuali di La Spezia e tra loro collegate da un sistema europeo di infrastrutture autostradali e ferroviarie. Infrastrutture lineari che possono ambire a modificare in maniera significativa i flussi di mobilità nel quadro nazionale e internazionale, per trainare un indotto di servizi logistici, interportuali e retroportuali di qualità. Una sinergia complessiva che consentirà la sperimentazione congiunta in materia di mobilità urbana, edilizia a basso impatto ambientale, energia da fonti rinnovabili, riqualificazione di aree dismesse. MARKETING TERRITORIALE E VALORIZZAZIONE DEGLI ASSET TURISTICI - In un contesto di competizione economica sempre più forte anche la cultura e il turismo rappresentano asset non secondari da “mettere in campo” per affrontare sfide sempre più globali. Ecco quindi che un turista europeo dovrà poter trovare facile gustarsi un concerto al Regio di Parma e l’indomani godersi una giornata al golfo della Spezia. Per questo Parma e La Spezia intendono progettare un’offerta turistica che sappia integrare reti di saperi di qualità come il sistema museale, l’arte contemporanea, la musica lirica sinfonica e jazz, la creatività e l’arte giovanile, valorizzando i rispettivi patrimoni culturali e favorendo il flusso turistico tra le due città grazie allo scambio di risonanza di eventi culturali quali ad esempio il Festival Verdi, il Parma Poesia Festival e la Festa della Marineria. A livello di sviluppo economico e marketing territoriale integrato potrà nascere un Osservatorio delle economie locali in grado di valutare la competitività dei due territori, uno strumento utile anche per una progettazione congiunta tra le rispettive Agenzie locali di sviluppo economico e per politiche di marketing territoriale coordinate. In forza dei protocolli d’intesa firmati il 28 febbraio 2008 con Verona, il 22 maggio 2009 con Cremona e il 27 maggio 2009 con Mantova, nonché del protocollo odierno, il sindaco Pietro Vignali inizierà una serie di confronti per definire un’azione congiunta di valorizzazione delle eccellenze territoriali e al tempo stesso di pressione sui tavoli nazionali chiamati a decidere sulle grandi opere infrastrutturali. Dichiarazione Sindaco Vignali “L’accordo con La Spezia che mette in sinergia vocazioni storiche dei nostri territori come la cultura e l’agroalimentare da un parte e il turismo ambientale marittimo dall’altra, non è un episodio isolato, ma un tassello di una strategia più ampia di alleanze territoriali, iniziata nei mesi scorsi con la firma del protocollo con Verona, Cremona, Mantova. Oggi un territorio non può più crescere da solo perché la competizione è fortissima, le risorse sono limitate, la globalizzazione ha cambiato definitivamente il modo di interpretare un ruolo da parte di ogni città. Per questo – conclude il sindaco Vignali - stiamo costruendo con queste città, che insieme costituiscono un giacimento culturale e produttivo straordinario, una grande alleanza, una geocomunità allargata, la cui spina dorsale infrastrutturale è la Ti-Bre, per mettere in sinergia le nostre eccellenze e permetterci di affrontare la globalizzazione”.

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Italian Food Style Education (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Italian Food Style Education Nel castello di Piobesi si sono diplomati i primi 50 coreani Sono ben cinquanta gli allievi della Incheon Culture & Art College di Seul che hanno frequentato un percorso di specializzazione in cucina italiana presso l'Italian Food Style Education (IFSE) di Piobesi Torinese. L'Ifse, ideato da Raffaele Trovato e presieduto dall'archi. Piero Boffa, e' il primo istituto del settore a proporre un concetto completo di cucina italiana basata sulle tradizioni e sui prodotti di territorio, in strettissima collaborazione con medici ed esperti in alimentazione per accentuare l'aspetto salutistico della dieta mediterranea. Un altro aspetto che i corsi organizzati dall'Ife non tralasciano e' quello legato alla presentazione del piatto nel rispetto delle proporzioni e dei cromatismi avvalendosi del supporto di designer e stilisti. E per essere coerenti con questa filosofia all'Ifse ogni attrezzatura, ogni arredo, ogni semplice utensile è un capolavoro di ingegno, bello a vedersi, funzionale nell'utilizzo ma soprattutto rigorosamente Made in Italy. Ogni più piccolo particolare è studiato per armonizzare l'insieme, strizzando l'occhio alla funzionalita' e all'efficienza. Localizzata nel castello di Piobesi, sei piani di gusto a disposizione degli allevi : La scuola occupa tutto l'edificio, eccetto i locali adibiti a biblioteca comunale, per altro a disposizione degli allievi. E per i momenti di relax l'interessante giardino all'italiana, aperto anche al pubblico, che ha ispirato gli scritti sulla difesa ambientale e sulla geografia di George Marsh (L'uomo e la natura. Ossia la superficie terrestre modificata per opera dell'uomo, un testo di una attualita' sconcertante che merita una lettura). La realizzazione di questa importante iniziativa è stata resa possibile grazie ad un contributo della Regione Piemonte, ottenuto ai sensi della L.R. 4/2000, che ha permesso la ristrutturazione e l'allestimento del Castello. Master con certificazione internazionale di qualifica "Chef Italian Food Style", corso intensivo con attestato di qualifica "Chef Italian design", percorso formativo in "cucina salutistica" sono sono alcune delle possibilita' di specializzazione che l'Ifse organizza per I professionisti. Non mancano percorsi per gruppi di turisti, per curiosi e corsi di avvicinamento alla professione di cuoco. Ben 1200 persone nel primo anno di attivita' hanno visitato la Scuola che recentemente e' stata scelta dal progetto Apathe, ovvero l'associazione che raccoglie le scuole di turismo asiatiche e raccoglie oltre 120mila allievi, come l'Accademia in grado di offrire pacchetti di formazione sull'alta cucina italiana. Anche la Regione Piemonte ha riconosciuto l'Ifse come agenzia formativa sotto il profilo alimentare. Convenzionato con l'Accademia Italiana della cucina e con l'Associazione Professionale Cuochi italiani, uffici di rappresentanza in bei quindici paesi del mondo dall'Australia, al Giappone, USA, Cina, Corea e Argentina questo nuovo modo di concept Italian style ha tutte le carte in regola per trasmettere il meglio del nostro patrimonio: enogastronomia, moda, design e salute. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 15 luglio 2009 in: Corsi di formazione » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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"Spirito di vino" (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

"Spirito di vino" Concorso internazionale dedicato alle vignette satiriche sul mondo del vino Il Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia da dieci anni organizza un concorso Internazionale dedicato alle vignette satiriche sul mondo del vino. Spirito di Vino celebra quest' anno un traguardo importante e lo dimostrano le oltre 5000 vignette che in questo decennio sono giunte in Friuli Venezia Giulia da ben 50 paesi del mondo, tra cui Italia, Albania, Argentina, Australia, Austria, Brasile, Cina, Germania, India, Israele, Indonesia, Palestina, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Siria, Spagna, Turchia, Usa. L'evento, voluto dalla Presidente del Movimento Turismo del Vino Elda Felluga, è nato per sensibilizzare i giovani verso la cultura del bere bene, con consapevolezza e in linea con l'etica della qualità e del consumo attento. Spirito di Vino è uno strumento di comunicazione trasversale che parla attraverso il linguaggio graffiante e universale della satira, mira al gioco dell'ironia fondendo la capacità di espressione artistica dei giovani e mettendo in luce il loro pensiero sul significato del vino nei loro Paesi. Il concorso, la cui iscrizione è gratuita, si rivolge normalmente ai vignettisti dai 18 a ai 35 anni, ma eccezionalmente per quest'anno, in occasione del decimo anniversario, non avrà limiti di età. Le opere, provenienti dai più svariati luoghi del mondo, rappresentano un bagaglio di confronto culturale di immenso valore. Le trenta vignette selezionate, confluiscono nel Calendario Spirito di Vino, che è diventato un ambito oggetto da collezione, apprezzato da importanti personaggi del giornalismo e della comunicazione. Le opere finaliste vengono esposte nel prestigioso Salone del Parlamento nel Castello di Udine in una particolare e curiosa mostra accanto a quelle di celebri vignettisti. La giuria e' composta da Gianluigi Colin, art director del Corriere della Sera, Aldo Colonetti, direttore scientifico dello Istituto Europeo del Design, dei giornalisti Franz Botré, Carlo Cambi e Paolo Marchi, di Fede & Tinto, conduttori radiofonici di Decanter, e ovviamente dei celebri vignettisti Giorgio Forattini, Presidente onorario, Alfio Krancic, Presidente in carica, Emilio Giannelli e Valerio Marini. Da quest'anno un giurato d'eccezione farà parte della squadra: Francesco Salvi, artista poliedrico noto al grande pubblico per essere un innovatore della comicità intelligente. Le premiazioni si svolgeranno a Udine, il 19 settembre 2009, durante la grande festa di "Friuli Doc". Al vincitore assoluto, l'ambito premio che consiste in 150 bottiglie delle migliori etichette friulane, e l'opportunità per i trenta finalisti di essere ospitati in Friuli Venezia Giulia. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 15 luglio 2009 in: Premi e Concorsi » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Veleni in cosmetici per bambine, il Ministero ordina il ritiro (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

distribuiti da una multinazionale americana Veleni in cosmetici per bambine, il Ministero ordina il ritiro Trovati cromo, nichel e persino arsenico nei kit prodotti in Cina. Una decina gli indagati TORINO - Il Ministero della Salute ha ordinato il ritiro dal commercio, su tutto il territorio nazionale, di una serie di prodotti cosmetici (in particolare per bambine) in cui sono stati trovate sostanze non consentite e, in certi casi, potenzialmente nocive. Il provvedimento fa seguito ai risultati di un'inchiesta della procura di Torino e dei carabinieri del Nas. I prodotti in questione sono di una multinazionale americana e sono stati preparati in Cina. Nel capoluogo piemontese si sono concentrati sul ruolo della sede tedesca dell'industria, che si trova a Wiesbaden: uno dei suoi dirigenti è stato iscritto nel registro degli indagati insieme a un'altra decina di responsabili - italiani - delle ditte distributrici. METALLI PESANTI, CROMO, NICHEL - Il procuratore Raffaele Guariniello ha proceduto in base all'articolo 7 della legge 713/86, che prevede il carcere fino a cinque anni in caso di commercio di cosmetici che «nelle normali o ragionevolmente prevedibili condizioni d'uso possono essere dannosi per la salute». Gli accertamenti riguardano soprattutto fard, ombretti, ciprie e rossetti destinati soprattutto alle bambine: merce preparata a Shenzen, nella provincia cinese di Guangdong, e in libera vendita, a prezzi molto contenuti, in profumerie e supermercati di tutta Italia. Le prime analisi sui campioni prelevati dai Nas hanno portato alla scoperta di metalli pesanti come cromo e nichel. Gli specialisti dell'Arpa (l'agenzia per l'ambiente della Regione Piemonte) avrebbero anche rilevato, su kit di trucchi per le bimbe, piombo e arsenico. In altri controlli dell'Istituto superiore di sanità risultano, in alcuni campioni, tracce di contaminazione microbiologica. Al Palazzo di Giustizia di Torino, dove mercoledì si è tenuta una riunione fra inquirenti e carabinieri del Nas, vogliono scongiurare il rischio che questi cosmetici provochino, in chi li usa, irritazioni alla pelle o dermatiti: per questo, nei giorni scorsi, Guariniello si è tenuto in stretto contatto con il viceministro Ferruccio Fazio e i suoi collaboratori, che hanno preso subito una serie di iniziative. I rappresentanti della casa di Wiesbaden, secondo quanto si è appreso, hanno fatto avere al ministero gli esiti delle loro analisi sui prodotti, che sembra differiscano da quelli disposti a Torino; il ritiro, comunque, è stato disposto ugualmente. Dalle indagini sarebbero emerse irregolarità anche nella notifica dei prodotti al Ministero della salute. stampa |

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turismo, la lucchesia tiene (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 6 - Lucca Turismo, la Lucchesia tiene Ok Francia e Usa per quanto riguarda presenze e arrivi LUCCA. Il settore del turismo si candida a diventare il perno della crescita complessiva dell'economia della provincia. Una prospettiva inseguita da tempo, per un settore in continuo sviluppo negli ultimi anni che ha una forte capacità di produrre ricadute positive anche su molti altri settori economici. Il 2008 ha visto 873mila arrivi in provincia, (-2,4% rispetto al 2007) e 3 milioni e 800mila presenze (-0,9%), con la Versilia che perde l'1,13% (2.824.000) e Lucchesia e Garfagnana che rimangono stabili appena sotto il milione (987mila). E i dati dei primi 5 mesi del 2009 sono sulla stessa linea, con un buon numero di presenze in città per Pasqua e Pentecoste. In attesa dei mesi che vanno da settembre a novembre, molto importanti per la stagione a Lucca. Secondo i numeri forniti dall'Apt, la Piana sta tenendo bene, mentre a mostrare una leggera flessione sono la Garfagnana e la Mediavalle. Per la Versilia sarà inevitabile una ricaduta negativa delle presenze in seguito alla tragedia di Viareggio. Sul piano delle presenze ottimi risultati da Francia e Stati Uniti, stazionari gli arrivi dal Regno Unito mentre crolla il numero dei turisti tedeschi e spagnoli. Per il presidente Claudio Guerrieri è indispensabile l'adozione di politiche adeguate a contrastare una concorrenza sempre più forte: «Penso a politiche fiscali - ribadisce - che mettano i nostri operatori almeno sullo stesso piano dei diretti concorrenti europei, oltre alla necessità di affrontare mercati lontani ma dal potenziale enorme come Cina e India. A livello locale ricordo l'esigenza di coordinare gli appuntamenti delle iniziative turistiche e culturali e di creare un calendario».

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anzianità modello '68 - franco buccino (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina X - Napoli ANZIANITà MODELLO ‘68 FRANCO BUCCINO Q uelli che nel ‘68 avevano vent´anni, oggi ne hanno sessanta e passa. E hanno tutta l´intenzione e l´ambizione di far diventare gli anziani i protagonisti del nostro tempo. Fin dall´inizio della contestazione sono stati, sempre loro, i giovani contro ogni modello autoritario, i lavoratori per uno statuto di diritti definito e riconosciuto, i cittadini per la partecipazione democratica, gli abitanti del nostro pianeta per la sopravvivenza e più recentemente contro la guerra e contro alcuni effetti nefasti della globalizzazione. Oggi essi sono gli anziani che preparano piattaforme sulla terza età e i suoi diritti. Come se l´innalzamento dell´età media fosse già il risultato di una loro battaglia e iniziativa politica. Certo, sono un po´ velleitari e un po´ sognatori. Come sempre. E però li riportano con i piedi per terra i problemi, la crisi economica e gli acciacchi della nuova età. Pur ridimensionando il progetto, gli rimangono alcune certezze e punti fermi. Ma soprattutto ribadiscono con forza il principio che gli anziani sono un soggetto politico, devono partecipare all´elaborazione delle politiche che riguardano loro e il territorio in cui vivono, e alle contrattazioni che ne discendono. è in nome di tale principio che, come non tutti sanno, nei sindacati importanti la categoria dei pensionati è sempre più rilevante, per il contributo che dà all´elaborazione del progetto complessivo, "confederale". E, in particolare, è da tale principio che deriva l´altro ancora più rivoluzionario nei suoi effetti: quello dell´invecchiamento attivo. E cioè, un gran numero di anziani usciti dal mondo del lavoro e con una prospettiva di vita anche di un quarto di secolo, spesso in buona salute, istruiti e competenti, vogliono essere non solo i destinatari delle politiche sociali, ma i protagonisti, organizzatori e gestori di tali politiche. Anzi di più, offrono il loro tempo, l´esperienza e la competenza a tutta la collettività. Dare anziché ricevere.

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2010 senza ripresa Banche strozzine Usa contro Pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI 2010 senza ripresa Banche strozzine Usa contro Pechino Roberto Tesi In un punto le previsioni di Bankitalia (contenute nel Bollettino Economico pubblicato ieri) si differenziano da quelle del governo: nel prossimo anno 2010 non ci sarà alcuna crescita del Pil. Allineato al -5,2%, invece, il crollo del prodotto previsto per quest'anno. Sostiene Bankitalia: «grazie alla graduale ripresa del commercio mondiale, al forte stimolo fornito dalla politica monetaria e ai provvedimenti anticiclici varati dal Governo la fase recessiva si attenuerebbe sensibilmente nella seconda metà di quest'anno e l'attività produttiva tornerebbe a crescere a ritmi positivi nel 2010». Nel quarto trimestre 2010, per Bankitalia il Pil potrebbe risultare «superiore di circa mezzo punto percentuale al livello di fine 2009». Per via Nazionale, comunque, «l'incertezza associata allo scenario delineato per il 2010, in particolare ai tempi e all'intensità della ripresa, è particolarmente elevata». Tempi durissimi anche per l'occupazione, in particolare per chi ha contratti a termine o di collaborazione «che hanno risentito maggiormente dell'attuale situazione congiunturale. L'occupazione indipendente ha registrato un deciso calo (-4,5% nel primo trimestre), che per due quinti risente della riduzione del numero di collaboratori coordinati e continuativi e lavoratori a progetto (-107.000 unità).». Tempi cupi anche per i lavoratori a termine: -7% cento su base annua (154.000 unità). La quota dei dipendenti a termine sul totale è scesa all'11,9 per cento, dal 12,8 di un anno prima. Ovviamente non perché ci sia stata trasformazione di lavoro a termine in lavoro a tempo indeterminato. Che la crisi non sia risolta emerge da un altro dato che chiama in causa le banche: una ulteriore stretta ai criteri di erogazione del credito nei confronti delle imprese si è registrato nel primo trimestre di quest'anno. L'intensità della stretta, non si è riflessa sulle quantità erogate quanto in un aumento dei margini applicati. Una indagine (Invind) mostra che «circa un terzo delle imprese» del campione «ha riscontrato condizioni più restrittive di accesso al credito rispetto allo scorso ottobre». Per quanto riguarda i prezzi, per Bankitalia l'inflazione al consumo è attesa allo 0,8% nella media dell'anno in corso, «riflettendo principalmente la caduta dei prezzi delle materie prime della seconda metà del 2008» e «risalirebbe all'1,5 per cento nel 2010». Per quel che riguarda la dinamica dei prezzi - aggiunge inoltre via Nazionale - i rischi di deflazione sembrano ridotti, anche se non assenti». Intanto, l'Istat ha confermato che in giugno la crescita tendenziale dei prezzi al consumo è rallentata allo 0,5%, l'incremento più basso degli ultimi 40 anni. Fuori dall'Italia, da segnalare che la Banca del Giappone ha rivisto a -3,4% dal precedente -3,1% la previsione di recessione per l'anno economico 2009-2010 (aprile-marzo). Per l'anno 2010-2011 la Banca centrale ha ridotto le stime di crescita del Pil a +1% dal +1,2%. La Banca ha dichiarato, tuttavia, che «situazione economica ha smesso di aggravarsi». Intanto dagli Usa è arrivato un nuovo «appello» alla Cina: il segretario americano al commercio, Gary Locke, ha chiesto a Pechino una maggiore flessibilità nel regime dei tassi di cambio e di aprire i suoi mercati all'estero per aiutare l'economia mondiale a uscire dalla crisi.

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1941: LA STRATEGIA GIAPPONESE E L'IMPREVIDENZA AMERICANA (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Lettere al Corriere data: 16/07/2009 - pag: 41 Risponde Sergio Romano 1941: LA STRATEGIA GIAPPONESE E L'IMPREVIDENZA AMERICANA Non avevo mai accordato particolare credenza alla tesi che Pearl Harbor fosse stato, per così dire, un «autogol» dello stesso presidente americano Roosevelt, attuato per consolidare, quale «Dictator bellico», i suoi poteri all'interno degli stessi Stati Uniti. Finché non ho letto un libro, «L'era americana», scritto dall'ambasciatore Rinaldo Petrignani, che quella tesi sostiene in pieno, e con una dovizia documentaria possibile soltanto a chi sia stato per tanto tempo in Usa con funzioni diplomatiche di alto livello. Gianni Caroli gio.caroli@ tiscali.it Caro Caroli, L a sua lettera contiene altre considerazioni sulla politica estera americana, soprattutto nell'ultimo decennio, ma il tema centrale è quello di Pearl Harbor su cui vale la pena di ritornare. Il libro di Petrignani è apparso nel 2001 e contiene in effetti pagine molto interessanti sull'attacco giapponese che provocò l'ingresso degli Stati Uniti nel conflitto. Ma temo che lei abbia male interpretato le conclusioni dell'autore. Petrignani riassume anzitutto gli avvenimenti politici e militari che precedettero l'attacco. Dopo l'invasione della Manciuria nel 1931 e l'attacco alla Cina nel 1937, il Giappone si stava progressivamente impadronendo dell'intera Indocina. Gli americani avevano reagito con un embargo sull'esportazione di materie prime e, in particolare, del petrolio. Ma l'autore esclude che Franklin Delano Roosevelt, nel 1941, volesse la guerra con il Giappone. «Sarebbe stata avrebbe detto lo stesso Roosevelt la guerra sbagliata, al momento sbagliato, nell'oceano sbagliato». Il presidente americano riteneva infatti che la sconfitta del Giappone non avrebbe avuto necessariamente per effetto la sconfitta della Germania, «mentre la sconfitta della Germania avrebbe significato quella del Giappone». L'America, secondo Petrignani, non era ancora preparata a un guerra nel Pacifico. Piuttosto che di una deliberata provocazione americana converrebbe parlare quindi di un errore politico. Anziché dare un colpo mortale alle ambizioni imperiali del Giappone in Asia, come era nelle intenzioni americane, l'embargo petrolifero ebbe l'effetto di rafforzare a Tokyo il partito della guerra. Costretto a scegliere fra l'abbandono della Cina e un'operazione militare diretta a conquistare i giacimenti petroliferi malesi e indonesiani, i giapponesi scelsero risolutamente la seconda strada. «Ma l'attacco alla Malesia e all'Indonesia osserva Petrignani presupponeva, sempre nella mente dei militari giapponesi, la preventiva neutralizzazione della potenza navale americana nel Pacifico per evitare il rischio (forse sopravvalutato) di essere attaccati dagli americani alle spalle dopo che il rischio di un attacco sovietico era già stato neutralizzato con il patto di non aggressione firmato a Mosca nell'agosto 1941». Gli Stati Uniti capirono che la reazione giapponese sarebbe stata militare, ma credettero che i bersagli sarebbero stati la Malesia, l'Indonesia, forse le Filippine. L'attacco contro Pearl Harbor li colse di sorpresa e divenne per questa ragione «il giorno dell'infamia». Sarebbe stato meglio definirlo il giorno dell'imprevidenza.

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Borse Europa, indici salgono su dati Usa, JP Morgan (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

MILANO (Reuters) - Le borse europee si mantengono in territorio positivo, nonostante la volatilità di Wall Street che cambia segno più volte, dopo aver aperto in negativo. A sostenere i lisitini europei i buoni dati relativi ai disoccupati Usa della settimana e JP Morgan che nel pre-borsa ha annunciato risultati migliori delle attese per il secondo trimestre, soprattutto grazie ai comparti 'core consumer' e investment banking. Questa notizia si aggiunge ai buoni risultati trimestrali riportati da Goldman Sachs e dalla big della tecnologia Intel e ai dati relativi alla crescita economica della Cina che rassicurano gli investitori sulle prosepettive della ripresa economica. "I dati (di JP Morgan) hanno dato una scrollata ai mercati", ha detto Richard Hunter, capo dell'equity per Hargreaves Lansdown a Londra. "E' troppo presto per definire un successo la stagione delle trimestrali, ma i primi segnali sono positivi e dimostrano un cambiamento nella propensione al rischio sulle due sponde dell'Oceano". Occhi puntati ai risultati di importanti società quotate che devono ancora essere pubblicati, tra cui quelli di Google, di Ibm e del colosso bancario Citigroup. Intorno alle 16,00 l'indice FTSEurofirst 300 sale dello 0,82% circa, mentre sui singoli listini l'inglese Ftse 100 avanza dello 0,72%, il Dax tedesco dello 1,17% e il francese Cac-40 dell'1,53%. Tra i titoli in evidenza: * Sul fronte dei ribassi NOKIA che scivola di oltre l'11% in Europa, trascinando il paniere europeo dei tecnologici, dopo aver annunciato vendite in calo nel trimestre e rivisto al ribasso l'outlook per le vendite del 2009. Continua...

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Informatica: -5% vendite globali computer secondo trimestre (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Informatica: -5% vendite globali computer secondo trimestre ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 16.07.2009 15:28 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 16 LUG - Nel secondo trimestre le consegne globali dei pc subiscono una flessione del 5% su base annua, attestandosi a 68,1 mln di unita'. Il dato, preliminare, e' comunicato da Gartner, che il mese scorso aveva stimato un calo ben piu' consistente, pari al 9,8%. Stati Uniti e la zona Asia Pacifico hanno un andamento migliore delle aspettative: in Usa le vendite ammontano a 16,4 mln di unita', con un calo dell'1,2% contro un -12% atteso. In Asia Pacifico +2,3%, +7% in Cina.

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Pianisti dal Mondo ai "Pomeriggi in Conc (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pianisti dal Mondo ai "Pomeriggi in Concerto" Sabato 18 luglio concerto dei partecipanti all'International Piano Camp di Antonio Pompa-Baldi Sabato 18 luglio, alle ore 17.30, nella Chiesa di San Severo al Pendino (Napoli - via Duomo 286), terzo appuntamento con l'ottava edizione della rassegna estiva dei "Pomeriggi in Concerto", organizzata dall'associazione culturale Napolinova con la collaborazione dell'Assessorato al Turismo del Comune di Napoli. Il concerto vedrà esibirsi pianisti di grande qualità venuti appositamente da tutto il mondo (Cina, Giappone, Stati Uniti, Estonia) e da tutta Italia a perfezionarsi con il pianista Antonio Pompa-Baldi, vincitore dei maggiori concorsi Internazionali sia in Europa che in America (unico italiano ad essersi affermato in America e unico ad essere chiamato per chiara fama ad insegnare in una università americana ed in particolare alla Cleveland University, una delle più importanti). Ingresso Libero Informazioni Tel.: 081.403963 Cell.: 347.8430019 e-mail: info@associazionenapolinova.it sito web: www.associazionenapolinova.it Antonio Pompa-Baldi - Distinguished Professor of Piano, Cleveland Institute of Music (USA) Acclamato dalla Critica americana come "il nuovo messia del pianoforte" e "il talento maggiore degli ultimi 30 anni", si è affermato nel mondo dopo le vittorie ai concorsi Van Cliburn, Cleveland e Marguerite Long, precedute da quelle in Italia, ai concorsi Speranza e Rina Sala Gallo. Negli ultimi anni, con 80 concerti per stagione, si e' esibito nelle città e nelle sale più prestigiose del Mondo ( New York - Carnegie Hall e Lincoln Center, Parigi - Salle Pleyel, Salle Gaveau, Theatre des Champs-Elysees, Salle Cortot, Londra, Stoccarda, Tokyo, Seoul, Pechino, Los Angeles, Chicago, Boston -Symphony Hall, Milano-Sala Verdi, Bologna, Roma, Houston, New Orleans, Philadelphia, Miami-Lincoln Theatre). Ha riscosso grande successo alla Carnegie Hall di New York (Isaac Stern Auditorium), sia in recital sia con orchestra (1 concerto di Tchaikovsky). Ha debuttato a Tokyo con i Berliner Symphoniker. Nel 2003 ha ricevuto due prestigiosi riconoscimenti: il titolo di Artista Steinway, e la nomina, per chiara fama, come "Distinguished Professor of Piano" al Cleveland Institute of Music. Nell'estate del 2006, gli è stato conferito il titolo di Professore Onorario del Conservatorio Nazionale Cinese di Pechino PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 16 luglio 2009 in: Prima del concerto » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Prezzi: euro ancora forte, panino costa 29% in piu' su Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 16-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Prezzi: euro ancora forte, panino costa 29% in piu' su Usa ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 16.07.2009 21:07 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 16 LUG - Per comprare un Big Mac nei Paesi di Eurolandia ci vogliono 4,62 dollari, il 29% in piu' rispetto a quanto si spende negli Usa (3,57 dollari. Scherzi dei cambi, messi in luce dal Big Mac Index, il sistema realizzato dall'Economist che mette a confronto i prezzi del panino in 33 economie e che nel 2008 evidenzia un euro decisamente meno sopravvalutato rispetto all'anno precedente (quando un Big Mac costava la bellezza di 5,34 dollari in Eurolandia) e uno yuan che resta sottovalutato. Secondo il settimanale, infatti, il prezzo del Big Mac (forse unico prodotto diffuso esattamente con le stesse caratteristiche praticamente in tutto il mondo) e' un ottimo misuratore del potere d'acquisto delle varie monete. In teoria i consumatori dovrebbero pagare la stessa cifra ovunque: in pratica, pero',non e' cosi', ed e' quindi un sistema per capire se una valuta e' sopravvalutata o sottovalutata rispetto al dollaro. I consumatori piu' svantaggiati risiedono in quei Paesi europei 'ricchi' che non hanno aderito alla moneta unica: il Big Mac 'piu' caro' si trova nei McDonalds della Norvegia (6,15 dollari), seguita da Svizzera (5,98 dollari) e Danimarca (5,53). All'altro estremo della classifica, solo Paesi asiatici: Hong Kong e' la piazza piu' economica con 1,72 dollari, ma a pochi cent si trovano la Cina (1,83), la Malaysia (1,88) e la Thailandia (1,89).

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Prodotti di montagna e globalizzazione: sfida da raccogliere (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Un convegno domani a Riva di Vallarsa Prodotti di montagna e globalizzazione: sfida da raccogliere ROVERETO. Agricoltura di montagna e globalizzazione, questi i temi del convegno che si terrà domani alle 10 a Riva di Vallarsa, promosso dall'associazione "Rio Romini" e dal circolo "Lamber". La vita in montagna comporta vantaggi ma anche difficoltà, soprattutto per quelle che sono le attività economiche ed in particolare agricole. Ma le coltivazioni sui pendii rispetto alla realtà della pianura, hanno qualità diverse e devono cercare perciò di orientarsi verso diverse prospettive. Lo sanno bene i soci dell'associazione "Rio Romini" che qualche anno fa hanno scommesso sui terreni incolti attorno a Riva ed ora producono un ottimo MÜller-Thurgau. Il convegno di domani propone riflessioni in merito alla revisione dei processi di globalizzazione attinente alle coltivazioni di montagna. Ne discuteranno l'assessore provinciale Tiziano Mellarini, Clauser e Goio dell'università di Trento, Pietro Roccatagniata che parlerà dell'esperienza del grano saraceno sui monti di Sondrio, Mario Broll e Marco Pietrogiovanna della Provincia di Bolzano. Moderatore sarà Geremia Gios sindaco di Vallarsa e docente all'università di Trento.

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Nessun film italiano in concorso a Locarno (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cinema e teatri Pagina 10239 Festival del cinema al via il 5 agosto Nessun film italiano in concorso a Locarno Festival del cinema al via il 5 agosto --> L'immigrazione, il confronto con gli altri, i rischi per l'ambiente e le problematiche ecologiche. Ma anche i temi etici, quelli politico-sportivi e perfino una visione non comune della famiglia e del rapporto di coppia. Il 62/mo Festival del cinema di Locarno non perde il suo spirito ribelle, alternativo e anticonformista e cerca, in un mondo globalizzato anche nella cultura, il diverso o chi guarda le cose con una prospettiva inusuale. La rassegna si apre il 5 agosto e si concluderà il 15. In programma ci sono oltre 250 pellicole, fra corti, medio e lungometraggi: dai manga giapponesi al mondo del lavoro, al viaggio e all'avventura. Le produzioni italiane hanno un ruolo chiave, visti i tanti film presenti nelle varie sezioni. Ma quest'anno, come già successo in passato, il nostro Paese non ha pellicole nel concorso internazionale. E così fra le diciotto pellicole in gara, il Pardo d'Oro non potrà essere avvolto col tricolore. «Abbiamo contattato diversi registi che hanno fatto altre scelte, non so quali - ha spiegato il direttore artistico Frederic Maire -. È evidente che chi vuole fare cassetta, o ha obblighi contrattuali, sceglie Venezia. Ma questo non ci ha impedito di proporre tantissimi lavori italiani, dando spazio all'altro cinema».

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I due volti della fama in un Paese liberale (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Prima Pagina Pagina 2 Michael Jackson e Obama I due volti della fama in un Paese liberale Michael Jackson e Obama di Giampaolo Mele --> di Giampaolo Mele Uno spettro luccicante si aggira nel pianeta. E' Michael Jackson - il cantante-folletto, sepolto la settimana scorsa a Los Angeles. Il suo fantasma aleggia ora nei piani alti dei grattacieli delle multinazionali. E negli esclusivi studi legali degli States. La contesa? I suoi diritti d'autore, e tre figli di dubbissima paternità. E' morto il re (della musica pop): evviva il re (del business). Con un miliardo di persone nello show televisivo delle esequie. Nel funerale mancava solo che la salma risorgesse dalla sua stessa bara di oro zecchino. Una ghiotta occasione per il protagonista defunto: esibirsi ancora - come zombi redivivo - nella più spettacolare interpretazione di Thriller, il suo principale successo. Mi è sorto, per deformazione professionale, il paragone, quasi blasfemo, del seppellimento di Mozart, a Vienna, nella comune fossa dei poveri. Il divismo è nelle cose mondane: gladiatori, politici, cantanti castrati nel melodramma, atleti, giornalisti narcisisti, persino austeri cantori della liturgia medioevale. Ma Michael Jackson - Jakso per i fan - era sepolto vivo ben prima di morire, in un mondo surreale, tra zebre e giraffe vere, in uno zoo nel suo ranch, e circondato da uomini serpenti. Eppure, nella vicenda di questo infelice divo del pop, si può ricavare una (inutile) conferma: il sogno americano del successo vive, anche coi suoi finali squallidi. E il folletto pop suggerisce un altro impietoso paragone: la scalata al potere planetario di Obama, primo presidente nero degli Usa. Mentre Jakso si vergognava delle sue ataviche origini africane, e si fece sbiancare la pelle, il capo della Casa Bianca, oggi è punto di riferimento equilibrato, globale. Tra l'altro, nei giorni scorsi - durante il G8 brillantemente svoltosi in Italia - ha parlato col Papa di inscindibili rapporti tra economia ed etica, e persino di aborto (ma, a quando una ridiscussione concreta sulla pena di morte?). Dal canto loro, miti come Michael Jackson finanziano imprese umanitarie, ma incarnano, allo stesso tempo, eccessi e squilibri, per idolatria del successo, e del danaro. Così, passa in secondo piano la immane fatica professionale, e fisica, dello stesso cantante-folletto. Spesso, l'America viene vista tramite icone pop: un caleidoscopio scintillante. Ma la sua forza, insieme allo spirito libertario, sta nella tenacia lungimirante del lavoro quotidiano, e nella valorizzazione delle competenze. Il cuore profondo di quel mondo americano aperto, e allo stesso tempo conservatore, batte nel venditore di stracci che assurge all'impero degli stilisti. O nella brillante rinascita economica dopo il crollo del 1929, e - non sembri retorica - dallo stesso spirito determinato dei pionieri. Insomma: fatica quotidiana, e che guarda lontano, anche con semplici idee realizzate con volontà incrollabile; magari un gelato al mais, o una melodia come Thriller. Duro, e non sempre puro, lavoro. Come oggi detta la Cina, priva però di libertà politica e religiosa. Il dramma nasce quando non ci sono, o sfumano, le più elementari condizioni persino per professioni essenziali, come sta succedendo in Sardegna, con la vergognosa ritirata dell'Eni. Di certo, Jakso - il folletto pop danzante - svolazzerà nel pianeta per lungo tempo, tra generazioni di fan deliranti. E tra montagne di dollari sonanti, a vantaggio di vampiri che succhiano molto volentieri anche il sangue dei morti.

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la balzani si rioccupa di bilancio nella commissione di strasburgo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XII - Genova Prima seduta per l´unica deputata ligure nel parlamento europeo La Balzani si rioccupa di bilancio nella Commissione di Strasburgo Dal bilancio di Tursi al bilancio di Strasburgo il salto non è facile. Francesca Balzani, Pd, unica deputata ligure all´Europarlamento (alla fine tanto la leghista Sonia Viale quanto il Pd Franco Bonanini sono i primi dei non eletti e subentreranno solo in caso di dimissioni) è entrata a far parte della Commissione Bilancio del Parlamento Europeo, che si occupa del quadro finanziario pluriennale delle entrate e delle spese nonché delle risorse dell´Unione Europea, ma anche di fondi strutturali (quali Fondo Sociale Europeo, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), del fondo di adeguamento alla globalizzazione, del programma di apprendimento permanente e del monitoraggio delle attivitÁ finanziarie della Banca Europea degli Investimenti. «Mi ha molto emozionata questa prima seduta plenaria - spiega la Balzani - perché la nuova legislatura dovrà affrontare temi importanti per i cittadini europei quali la sicurezza energetica, il cambiamento climatico, l´immigrazione ma, soprattutto, la ratifica del Trattato di Lisbona. C´è la falsa credenza che occuparsi di Bilanci sia un fatto molto tecnico. In realtÁ, come ho dimostrato a Tursi. occuparsi di bilanci significa lavorare alla struttura portante di ogni iniziativa, renderla realizzabile».

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Addio alle Crocs, gli zoccoli di George W. Bush (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Addio alle Crocs, gli zoccoli di George W. Bush 90 giorni per saldare i debiti Cento milioni di paia venduti in 7 anni. Ma ora il mercato è saturo: sono indistruttibili e nessuno sostituisce quelli vecchi 17/07/2009 NEW YORK. Crocs addio, il fallimento è vicino. Avevano fatto il loro ingresso nel mercato mondiale nel 2002, vendendo 100 milioni di paia in soli sette anni; ora però, la mania delle "poco attraenti" ma comode Crocs, gli zoccoli traforati in plastica ultra-leggera colorata, sembra essere finita. L'azienda, che ha sede a Boulder, in Colorado, è sull'orlo della bancarotta con una perdita di 185 milioni di dollari totalizzata solo nel 2008. In pochi mesi sono stati licenziati 2 mila lavoratori e alla società restano soltanto 90 giorni per saldare i propri debiti. Dall' ex presidente degli Usa, George W. Bush, al cantante degli Aerosmith, Steve Tyler, per i fan (ma probabilmente solo per loro) rimangono un capo d'abbigliamento molto trendy, oltre ad essere particolarmente comode. Non tutti però la pensano come Bush e Tyler: su internet sono stati creati alcuni blog che dichiarano guerra agli "agli zoccoli da infermiere" colorati. Su Facebook spopola il gruppo internazionale «non mi importa quanto siano comode, se porti le Crocs sembri un cretino» con più di 150mila ammiratori, seguito dal gruppo «Odio le Crocs», con 60 mila. L'azienda aveva iniziato costruendo scarpe da barca con una schiuma ultra-leggera e anti-batterica, acquistata da un laboratorio canadese nel 1999 e chiamata Croslite. Durante i primi anni, i soldi raccolti con la vendita dei titoli, erano stati reinvestiti per diversificare ed ampliare l'attività. I guadagni avevano consentito di installare fabbriche in Cina e Messico e aprire centri di distribuzione in Olanda e Giappone. Più della metà delle Crocs, infatti, sono state vendute fuori dagli Usa. Ora, però, si è arrivati ad un punto di saturazione, dovuto anche alla qualità del prodotto. Le Crocs, infatti, oltre ad essere estremamente economiche (un paio costa 30 dollari negli Usa), si sono rivelate anche indistruttibili. La maggior parte degli affezionati clienti, infatti, non ha mai dovuto sostituirle, causando così un irrimediabile crollo delle domande. Mentre l'amministratore delegato, John Duerde, pensa a nuovi sbocchi (chi lavora nelle strutture sanitarie o chi ha problemi ai piedi), gli esperti di marketing danno le Crocs per spacciate. «Tutti conoscono e parlano delle Crocs - ha sostenuto Duerde durante una riunione con gli analisti - qualcuno potrà odiarle, ma ormai sono nell'uso comune». Ora spetta a George Clooney fare un miracolo: l'attore americano si sarebbe offerto di aiutare l'azienda. Chissà che non lo vedremo sulle riviste con un paio di Crocs ai piedi, magari di color rosso fiammante o arancione color tramonto. 17/07/2009

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L'intrigo Rio Tinto Pechino bastona il suo miglior amico (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'intrigo Rio Tinto Pechino bastona il suo miglior amico Sidney. Il premier Kevin Rudd parla il mandarino. È un sinologo. Ed è arrivato al potere annunciando una sterzata verso oriente. Non basta per rabbonire la Cina. Quattro manager del gruppo australiano sono stati arrestati. E Canberra è accusata di sostenere gli uiguri. Una lezione per tutti. G8. Il primo ministro australiano Kevin Rudd all´Aquila con Barack Obama di Mauro Bottarelli Londra. Ad una prima occhiata può apparire la classica disputa commerciale tra la Cina, gigante economico che da qualche tempo ha deciso di alzare voce e prezzo nei rapporti con il mondo occidentale e una multinazionale, in questo caso la anglo-australiana Rio Tinto. Non è così. O, almeno, non solo. È di eri, infatti, la notizia che Rio Tinto, secondo quanto riferito dall'Australian Financial Review, avrebbe deciso di rimpatriare i manager impiegati dal gruppo anglo-australiano nel paese asiatico: la decisione si sarebbe resa necessaria dopo l'arresto, da parte delle autorità cinesi, di quattro manager di Rio Tinto con l'accusa di spionaggio. Di più, il premier australiano ieri ha sottolineato la gravità di quanto accaduto, avvisando gli «amici cinesi" che il mondo li sta tenendo d'occhio per vedere come si evolverà la situazione. I rapporti tra Cina e Australia, principale fornitore di risorse naturali di Pechino (in particolare nel settore del commercio di minerali ferrosi), si sono incrinati da quando, il 5 luglio, quattro dipendenti dell'azienda mineraria Rio Tinto sono stati arrestati a Shanghai. I quattro, tra i quali c'è anche l'australiano Stern Hu, responsabile delle vendite dei minerali ferrosi in Cina, sono accusati di aver sottratto segreti di Stato che potrebbero essere usati per ottenere vantaggi nelle trattative annuali sul prezzo. Gli arresti hanno posto diversi interrogativi sullo stato di salute degli scambi commerciali minerari tra Cina e Australia, che valgono 14 miliardi di dollari e sul rischio di investire nel paese asiatico, terza economia mondiale. Il premier australiano Kevin Rudd, sotto pressione, ha ammesso gli enormi interessi economici del suo paese in Cina ma ha precisato che l'interesse è reciproco e ha definito la vicenda motivo di preoccupazione internazionale. «Ricordo poi agli amici cinesi che per la Cina sono in gioco interessi economici troppo significativi nella relazione con l'Australia e con i suoi partner commerciali di tutto il mondo» ha detto Rudd ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa.«Diversi governi e aziende stranieri osserveranno attentamente come finirà questa storia, e da come si evolverà trarranno le loro conclusioni». Non si è fatta attendere la risposta del governo cinese che a stretto giro ha intimato a quello australiano di non interferire sul caso. «Cina e Australia sono grandi partner commerciali ma l'Australia non puà interferire con le autorità giudiziarie indipendenti cinesi. Non sarebbe nell'interesse dell'Australia», ha detto Qin Gang portavoce del ministro dell'Estero cinese. Insomma, guerra di nervi su tutta la linea. Ma perché proprio ora, quando l'Australia può vantare il governo più dichiaratamente filo-cinese del mondo occidentale, addirittura con un premier che parla il mandarino e riconosce in Pechino un partner parigrado, se non addirittura migliore di quelli del mondo anglo-sassone? Una ragione risiede in quelle che in Cina vengono definite genericamente «argomenti di interesse e sicurezza nazionale». Ovvero, Pechino ha fatto pressione sul più grande festival cinematografico australiano chiedendo di non trasmettere un documentario sul popolo uiguro, ostaggio della repressione in corso nello Xinjianag, provincia a maggioranza musulmana. Funzionari del consolato cinese hanno contattato gli organizzatori del Festival Internazionale del Film di Melbourne la settimana scorsa, esortandoli ad escludere dalla programmazione un film sulla donna d'affari in esilio Rebiya Kadeer, leader del movimento autonomista uiguro arrestata nel 1999, accusata da Pechino di aver istigato i disordini avvenuti questo mese nello Xinjiang. Il portavoce del ministero degli esteri cinese Qin Gang ha detto oggi che non bisognerebbe consentire a Kadeer di diffondere le sue opinioni «separatiste». Più che credibile in un paese come la Cina ma c'è probabilmente dell'altro. Pechino, proprio pochi giorni fa, ha raggiunto i 2mila miliardi di dollari di riserve e ha continuato a comprare a mani basse titoli di debito Usa indicizzati in dollari, una manovra fondamentale per Washington. Il fatto che molte banche d'affari anglo-americane, tra cui Hsbc, primaria banca britannica, abbiano nella loro divisione Far-East e soprattutto in Australia la loro base operativa migliore potrebbe spiegare il segnale di avvertimento giunto da Pechino: al momento siamo gli unici in grado di salvare il mondo dalla catastrofe, ora le regole le dettiamo noi. E il silenzio di Washington e l'imbarazzo di Londra sono più conferme che pause di riflessione. 17/07/2009

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NO DI CGIL, Cisl e Uil alla Legge sulla sicurezza recentemente approvata. <I... (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

RAVENNA CRONACA pag. 8 NO DI CGIL, Cisl e Uil alla Legge sulla sicurezza recentemente approvata. «I... NO DI CGIL, Cisl e Uil alla Legge sulla sicurezza recentemente approvata. «Il decreto affermano i sindacati non tiene in alcun conto la realtà attuale: la globalizzazione dell'economia, la libera corcolazione delle persone nell'UE, la presenza di lavoratori migranti nel nostro Paese». «Ben altre norme e politiche migratorie concludono servono per essere capaci di rispondere alla grande sfida della globalizzazione».

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di ROBERTO DI MEO (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 11 di ROBERTO DI MEO «THAT'S one small step for a man, one giant leap f... di ROBERTO DI MEO «THAT'S one small step for a man, one giant leap for mankind»: questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l'umanità. Fu la frase che Neil Armstrong, il 20 luglio del 1969, alle 2,56 Utc, pronunciò quando scese dalla scaletta del modulo lunare Aquila e calpestò il suolo del Mare della Tranquillità. Con Lui c'era Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare, mentre Michael Collins continuava a ruotare intorno alla Luna. Aldrin seguì Armstrong nella discesa, i due trascorsero due ore e mezza sulla Luna a fotografare la superficie del pianeta e raccogliere campioni di roccia issando anche la bandiera americana. A distanza di 40 anni da quella incredibile impresa oggi ci si continua a chiedere cosa ha significato l'evento e che valore ha oggi la conquista dello spazio. Ne abbiamo parlato con il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) professor Enrico Saggese (nella foto). «Fu una sfida vinta dagli americani durante la guerra fredda ma fu anche un importante obiettivo per il futuro dell'umanità, sia dal punto di vista tecnologico che da quello scientifico. E fu la prima volta che l'uomo uscì dal suo guscio, dalla Terra, conquistando una nuova frontiera. Poi è cominciata la collaborazione internazionale e si è arrivati alla prima stazione spaziale. Insomma è stato l'inizio della grande avventura». Oggi si parla di nuovo della Luna come prossimo obiettivo. Che possibilità ci sono e cosa andiamo a fare? «Andremo sulla Luna perché e lì. La vediamo e, visto che una volta l'abbiamo raggiunta e che sostanzialmente è a portata di mano, la sfida ci interessa ancora. Siamo come l'esploratore che decide di scalare la vetta più alta del mondo. Mi viene in mente la frase di Ulisse quando dice siamo tesi come umanità a sfidare il nostro limite'. Quindi dopo quella toccata e fuga degli anni '70 adesso vogliamo tornare sulla Luna per rimanerci, per piantarci una nostra casa. E le tecnologie che avremo negli anni a venire ci permetteranno di fare il grande salto. Insomma la Luna sarà la nostra casa a cominciare dal 2020. Una volta raggiunto l'obiettivo potremo poi pensare anche al lato economico: scavare per trovare materiali, acqua e il famoso elio3 di cui tanto si parla. Ma l'obiettivo primario resta sempre quello di superare questa grande sfida». Già è cominciata la corsa: Usa, Cina, India, Europa «Per una avventura del genere ci vogliono dai 50 ai 100 miliardi di dollari. Ora gli Stati Uniti hanno deciso di spendere le loro risorse su un vettore. Ma su questo versante c'è anche la collaborazione degli altri paesi: Europa, Canada, Russia. Forse la Cina con i suoi Takonauti potrebbe pensare al rinnovo di una sfida con il resto del mondo». A proposito di Marte? «Marte per noi è ancora fantascienza in tutti i sensi. Ci vorranno ancora due generazioni prima che possa essere raggiunto dall'uomo. Questo perché il pianeta rosso è ancora al di là delle attuali tecnologie. Bisogna costruire una nave spaziale e non una capsula per gli astronauti che debbono rimanere nello spazio per otto lunghi mesi. Non solo, l'astronave dovrà avere un suo campo gravitazionale e soprattutto degli scudi speciali per proteggere gli astronauti dai raggi cosmici. Ricorda l'esperienza dei cosmonauti russi che rimasero sulla stazione spaziale oltre un anno? Quando tornarono a terra, a causa delle condizioni di assenza di gravità e delle radiazioni cosmiche, erano quasi paralizzati. A stento li estrassero dalla navicella. Non credo che ci saranno dei marzianini a estrarre i nostri astronauti all'arrivo su quel pianeta. Quindi dobbiamo costruire una nave spaziale che simuli le condizioni della Terra. E per far questo ci vorranno ancora tanti anni, due o più generazioni». Professor Saggese, crede che uno dei nuovi astronauti europei tra cui ci sono due italiani e la nostra prima donna possano pensare a un viaggio sulla luna? «Perché no. La vita degli astronauti è molto lunga: quindi questi nuovi, che hanno poco più di trenta anni, possono sperare di farcela. E vedrà che si prepareranno proprio per raggiungere questo obiettivo. E l'Europa farà di tutto per avere un suo astronauta sulla Luna».

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(sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

PRIMO PIANO pag. 10 «Torniamo sulla Luna, ma questa volta Il presidente dell'ente spaziale: «Quarant'anni dopo, anche l'Europa è pronta. di ROBERTO DI MEO «THAT'S one small step for a man, one giant leap for mankind»: questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l'umanità. Fu la frase che Neil Armstrong, il 20 luglio del 1969, alle 2,56 Utc, pronunciò quando scese dalla scaletta del modulo lunare Aquila e calpestò il suolo del Mare della Tranquillità. Con Lui c'era Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare, mentre Michael Collins continuava a ruotare intorno alla Luna. Aldrin seguì Armstrong nella discesa, i due trascorsero due ore e mezza sulla Luna a fotografare la superficie del pianeta e raccogliere campioni di roccia issando anche la bandiera americana. A distanza di 40 anni da quella incredibile impresa oggi ci si continua a chiedere cosa ha significato l'evento e che valore ha oggi la conquista dello spazio. Ne abbiamo parlato con il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) professor Enrico Saggese (nella foto). «Fu una sfida vinta dagli americani durante la guerra fredda ma fu anche un importante obiettivo per il futuro dell'umanità, sia dal punto di vista tecnologico che da quello scientifico. E fu la prima volta che l'uomo uscì dal suo guscio, dalla Terra, conquistando una nuova frontiera. Poi è cominciata la collaborazione internazionale e si è arrivati alla prima stazione spaziale. Insomma è stato l'inizio della grande avventura». Oggi si parla di nuovo della Luna come prossimo obiettivo. Che possibilità ci sono e cosa andiamo a fare? «Andremo sulla Luna perché e lì. La vediamo e, visto che una volta l'abbiamo raggiunta e che sostanzialmente è a portata di mano, la sfida ci interessa ancora. Siamo come l'esploratore che decide di scalare la vetta più alta del mondo. Mi viene in mente la frase di Ulisse quando dice siamo tesi come umanità a sfidare il nostro limite'. Quindi dopo quella toccata e fuga degli anni '70 adesso vogliamo tornare sulla Luna per rimanerci, per piantarci una nostra casa. E le tecnologie che avremo negli anni a venire ci permetteranno di fare il grande salto. Insomma la Luna sarà la nostra casa a cominciare dal 2020. Una volta raggiunto l'obiettivo potremo poi pensare anche al lato economico: scavare per trovare materiali, acqua e il famoso elio3 di cui tanto si parla. Ma l'obiettivo primario resta sempre quello di superare questa grande sfida». Già è cominciata la corsa: Usa, Cina, India, Europa «Per una avventura del genere ci vogliono dai 50 ai 100 miliardi di dollari. Ora gli Stati Uniti hanno deciso di spendere le loro risorse su un vettore. Ma su questo versante c'è anche la collaborazione degli altri paesi: Europa, Canada, Russia. Forse la Cina con i suoi Takonauti potrebbe pensare al rinnovo di una sfida con il resto del mondo». A proposito di Marte? «Marte per noi è ancora fantascienza in tutti i sensi. Ci vorranno ancora due generazioni prima che possa essere raggiunto dall'uomo. Questo perché il pianeta rosso è ancora al di là delle attuali tecnologie. Bisogna costruire una nave spaziale e non una capsula per gli astronauti che debbono rimanere nello spazio per otto lunghi mesi. Non solo, l'astronave dovrà avere un suo campo gravitazionale e soprattutto degli scudi speciali per proteggere gli astronauti dai raggi cosmici. Ricorda l'esperienza dei cosmonauti russi che rimasero sulla stazione spaziale oltre un anno? Quando tornarono a terra, a causa delle condizioni di assenza di gravità e delle radiazioni cosmiche, erano quasi paralizzati. A stento li estrassero dalla navicella. Non credo che ci saranno dei marzianini a estrarre i nostri astronauti all'arrivo su quel pianeta. Quindi dobbiamo costruire una nave spaziale che simuli le condizioni della Terra. E per far questo ci vorranno ancora tanti anni, due o più generazioni». Professor Saggese, crede che uno dei nuovi astronauti europei tra cui ci sono due italiani e la nostra prima donna possano pensare a un viaggio sulla luna? «Perché no. La vita degli astronauti è molto lunga: quindi questi nuovi, che hanno poco più di trenta anni, possono sperare di farcela. E vedrà che si prepareranno proprio per raggiungere questo obiettivo. E l'Europa farà di tutto per avere un suo astronauta sulla Luna».

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Volley Mondiali e World League Italia a caccia del colpo doppio (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

SPORT VARI pag. 11 Volley Mondiali e World League Italia a caccia del colpo doppio Conegliano DA OGGI cominciano ad essere decisivi gli appuntamenti del volley azzurro: le ragazze di Barbolini iniziano a Conegliano il loro girone di qualificazione ai mondiali contro la Bielorussia (inizio 20.30, differita Raisport Più 23.30), mentre la squadra di Anastasi dopo un viaggio eterno dagli Usa affronta a Nanchino (13,15 italiane, diretta Raisport Più) la prima delle due sfide contro la Cina che chiudono i gironi di qualificazione della World League: solo vincendole entrambe gli azzurri possono sperare nella Final Six di Belgrado. Intanto, Paolo Tofoli lunedì annuncerà il ritiro. Perugia riammessa all'A1 femminile.

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Una misura utile per la ripresa (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-17 - pag: 3 autore: Soddisfazione di Emma Marcegaglia «Una misura utile per la ripresa» ROMA «Chiedevamo da tempo uno strumento fiscale a favore delle imprese che aumentano il capitale, perchè in un momento come questo serve una maggiore patrimonializzazione per lavorare con le banche e affrontare la crisi». Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, è soddisfatta per la mossa del Governo di concedere sgravi fiscali alle aziende che aumentano il capitale sociale. Una decisione che è scaturita dall'incontro di ieri in Confindustria, con Abi, il ministro, commercianti e artigiani, dedicato al problema del credito alle imprese. «Sotto la nostra pressione, il ministro ha acconsentito. è esattamente quello che volevamo. Ed anche lo scudo fiscale lo vediamo positivamente, in una logica di aiutare le imprese che ricapitalizzano », ha detto la presidente nel pomeriggio, raccontando la novità all'assemblea degli industriali di Macerata. Tanto più che «l'emergenza non è finita. C'è qualche piccolo segnale positivo, dalla Cina alla revisione dell'aumento del Pil Usa da parte della Federal Reserve, ma la crisi ancora si fa sentire». L'incontro aveva per oggetto tre argomenti: innanzitutto, la moratoria dei debiti delle imprese, sospensione o allentamento delle regole di Basilea 2, la patrimonializzazione delle imprese. E il Governo si è mosso sull'argomento che gli competeva direttamente. Sugli altri due, bisognerà andare avanti: «Per Basilea 2, si tratta di una decisione che non può prendere il Governo italiano », ha spiegato la Marcegaglia. «Abbiamo insistito ha aggiunto - perchè il Governo ponga la questione in sede internazionale ». Il ministro, come ha detto ieri parlando con Confindustria e Abi, ne ha tutta l'intenzione, tanto più che, come ha ricordato, non aveva condiviso nemmeno in passato i vincoli di Basilea 2. Sulla moratoria dei debiti, ieri sono state tracciate le prime indicazioni. «Servono tempi stretti», ha detto la Marcegaglia, che punta ad un'intesa prima dell'estate. La stessa esigenza sottolineata ieri anche da Confcommercio, Confartigianato, Cna e Confesercenti, che ieri erano presenti al tavolo (la Confapi ha protestato per la mancata convocazione). Si parla di una moratoria di un anno che riguarderà la rata capitale e non gli interessi «che si continueranno a pagare normalmente ». Riguarderà i mutui e i leasing, ha detto la Marcegaglia, e si dovrà discutere se estendere la misura anche allo scoperto di conto corrente e allo smobilizzo fatture. Soprattutto, aspetto condiviso dall'Abi, non ci dovranno essere costi amministerativi. Ieri, a Macerata, la presidente di Confindustria ha rilanciato anche il tema delle riforme. Bene l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne e l'adeguamento per tutti, dal 2015, legato all'aumento del costo della vita. Bene anche il provvedimento avviato dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che taglia gli enti inutili. C'è ancora da lavorare, invece, sul problema dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione. «Non è nemmeno accettabile ha aggiunto - che le grandi imprese strozzino le piccole». N. P. LA SODDISFAZIONE «Sotto la nostra pressione il ministro ha acconsentito. Siamo contenti e anche lo scudo fiscale lo vediamo positivamente» Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria CONTRASTO

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Gb: allarme disoccupazione. La Cina riparte (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI Gb: allarme disoccupazione. La Cina riparte Maurizio Galvani Disoccupazione record in Inghilterra: a maggio il numero dei senzalavoro è pari a 2.38 milioni di persone, il valore più alto degli ultimi 10 anni. Lo ha reso noto l'Ufficio nazionale di statistica (Ons), aggiungendo che «il tasso di disoccupazione è al 7.6% e gli inglesi che ricevono un sussidio sono ormai 1.56 milioni, con un incremento del numero solo a giugno di 23,800 unità». Dalle statistiche emerge anche che i primi a non avere un lavoro sono i più giovani: «In un solo anno - spiega l'Ons - hanno perso l'occupazione un milione di lavoratori, tra cui 133 mila giovani». Cambia paese ma non lo scenario. Ieri la Federal reserve Usa si è sbilanciata ed ha ammesso che «la ripresa (ripresina) del paese potrà avvenire solo a metà del prossimo anno». Più realistico - secondo la Fed - è che «la disoccupazione potrà crescere fino al 10% entro il 2010». Anzi predice un aumento del tasso fino al 10,1% rispetto alle stime precedenti del 9,6%. «A giugno - sostiene ancora - il tasso di disoccupazione è stato del 9,5%, il più elevato degli ultimi 26 anni». Dati che solo apparentemente contrastano con il calo delle richieste dei sussidi di disoccupazione settimanali (la settimana si è conclusa l'11 luglio) che è di 47 mila unità. La flessione è giustificata dal minor numero di licenziamenti (estivi) nel settore auto; come pure sono diminuite le richieste nelle ultime quattro settimane (584.550 unità contro le precedenti 607 mila) e di coloro che percepiscono un sussidio continuativo di 26 settimane (6.273.000). Meno del previsto, sembrerebbe, per le vacanze promosse dall'Indipendence Day. Gli Stati uniti, in questo momento, sono la «patria» di una situazione contraddittoria. Attraggono meno capitali e gli investimenti in attività finanziarie sono scesi di 66,5 miliardi a maggio dopo il calo di 53,2 miliardi di dollari registrato ad aprile. La banca commerciale Citigroup è ormai sull'orlo del fallimento dopo che Washington si è rifiutato di salvarla; la banca ha erogato finora soldi per circa un milione a piccole e medie aziende e, quindi, la sua bancarotta potrebbe avere un effetto domino. Ormai le trattative con il governo sono interrotte e oggi si dovrebbe sapere come va a finire. Il secondo gruppo bancario del paese, la JP Morgan, ha presentato sempre ieri dei risultati eccellenti. Dopo l'inaspettato successo della Goldman Sachs, la JP Morgan riporta un aumento dei profitti pari al 36% per il secondo trimestre dell'anno ovvero circa 2,7 miliardi di dollari. La doccia fredda viene semmai dal settore immobiliare. Il sogno americano si infrange nuovamente di fronte alla notizia data dall'agenzia RealtyTrac, che segnala come «i pignoramenti negli Stati uniti sono aumentati del 15% nei primi sei mesi del 2009». Le pratiche che avviano un pignoramento sono ormai 1,5 milioni e almeno 336.000 proprietari di case hanno ricevuto un avviso di mora a giugno. In Spagna, invece, il mercato della compravendita di case è in caduta libera: a maggio la diminuzione è stata del 32% rispetto ad aprile. Un dato che riporta al 2007. Il disgelo economico tra Cina-Usa sarà affrontato il 27 luglio quando a Washington si incontreranno delegati di alto livello. L'annuncio è stato dato ieri. Il G2, come dicono in molti, dovrà affrontare questioni relativi a rapporti bilaterali commerciali e monetari (la Cina dichiara di voler abbandonare il dollaro). Nel frattempo, Pechino ha annunciato (esaltandolo) che «l'economia registra - tra aprile e giugno - un incremento del 7,9% contro il 6,1% precedente». Poco in assoluto per il Dragone ma tanto rispetto alla crisi. L'aumento trova giustificazione unicamente nell'impegno delle banche e dello stato a stimolare gli investimenti, anche, per assorbire lavoratori migranti. Inoltre, la produzione industriale dovrebbe crescere - a fine anno - del 10% con un rassicurante ripresa degli investimenti nelle zone urbane (più 35%). L'Italia è confortata dalla notizia data dall'Istat: la bilancia commerciale presenta un surplus pari a 1,187 miliardi di euro. Frutto di un aumento delle esportazioni (24,132 miliardi contro i 23,933 miliardi ad aprile) e del forte calo delle importazioni: meno 30,8% rispetto a maggio del 2008. Non conforta che l'indice dei prezzi al consumo francese sia salito dello 0,1% a giugno contro + 0,5% registrato in Italia.

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I nuovi terreni dei movimenti globali (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

I nuovi terreni dei movimenti globali Mario Pianta Un G8 senza proteste, il presidente Usa osannato in un povero paese africano: che cosa è successo, otto anni dopo il G8 di Genova? Il conflitto sulle politiche globali ha preso nuove forme e quattro fatti nuovi hanno ridisegnato i terreni di scontro. Il primo elemento da cui partire è che i movimenti hanno avuto successo sul loro tema centrale, il rifiuto della globalizzazione neoliberista. Oggi la globalizzazione si è fermata, calano commercio e investimenti esteri, la bolla finanziaria è scoppiata e il liberismo è diventato impronunciabile anche nelle istituzioni che l'avevano imposto per vent'anni. Il movimento, insomma, ha sconfitto il «pensiero unico» del mercato, gli stati e la politica assumono una nuova centralità, l'ordine mondiale prende una forma policentrica, Cina, India, Brasile diventano nuovi protagonisti. Gli argomenti che otto anni fa circolavano solo al Forum sociale mondiale si leggono ora negli articoli dei premi Nobel per l'economia e Papa Ratzinger, nella nuova enciclica Caritas in veritate, scrive che si deve considerare «l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani». Il secondo fatto nuovo nasce da una grande vittoria politica, l'elezione di Barack Obama negli Stati Uniti. Con un presidente che si era opposto alla guerra in Iraq e ora progetta interventi dello stato, un'economia verde e un sistema sanitario pubblico, l'agenda dei movimenti di protesta è diventata un elemento di politica condivisa. Sulla scena mondiale i discorsi di Obama in Egitto e in Ghana hanno delineato rapporti del tutto diversi con il mondo islamico e l'Africa, e le iniziative sull'economia, il clima e il disarmo aprono la strada a un sistema multilaterale in cui - con la grave eccezione dell'Afghanistan - si ridimensiona il ruolo della guerra nella politica internazionale. Certo, anche Obama ha l'obiettivo di rallentare il declino dell'egemonia Usa, ma il modello non è più l'unilateralismo, la guerra permanente, lo scontro di civiltà promosso dagli Stati uniti di George W. Bush. Il terzo fatto nuovo, che consegue ai precedenti, è che i movimenti globali non si trovano più a operare sul terreno, fortemente ideologico, che chiamava alla resistenza contro guerra e neoliberismo. Ora si tratta di immaginare e realizzare il «post-liberismo», crisi mondiale compresa. E per questo serve entrare nel merito dei singoli problemi - movimenti di capitali, paradisi fiscali, tutele del lavoro, cambiamenti climatici, riduzione delle armi e così via -, costruire alternative credibili, avanzare proposte concrete, un lavoro che le reti internazionali di società civile non hanno mai smesso di fare. Per influenzare le politiche globali serve capire come cambiano i luoghi delle decisioni, costruire alleanze con governi «illuminati», muovere l'opinione pubblica mondiale. Le manifestazioni sono meno necessarie, e i rapporti con la politica - nazionale e globale - servono di più. La quarta novità è, naturalmente, la crisi mondiale, che ha messo in difficoltà i movimenti proprio quando dimostrava quanto avessero ragione i critici del neoliberismo. La crisi ha portato sulla porta di casa di ciascuno, in modi tutti diversi, contraddizioni che prima erano viste da lontano - l'ingiustizia globale - e rappresentate in modo unificante. Così la crisi divide i soggetti sociali - associazioni, sindacato, giovani, reti di solidarietà - che avevano animato i movimenti globali e lascia ciascuno ad affrontare un problema particolare - i licenziamenti, il precariato, i mancati aiuti al Sud del mondo - in un contesto nazionale fatto di politiche frammentate. In tutti i paesi europei non mancano le manifestazioni di protesta contro la crisi di singoli gruppi colpiti in modo particolarmente grave - dal sequestro dei dirigenti in Francia ai blocchi stradali a Termini Imerese. Quello che manca ai movimenti è invece un quadro comune per rappresentare la crisi che sia capace di legarne cause ed effetti collettivi, offrire possibilità di cambiamento politico e innescare una mobilitazione di massa per realizzarlo. Per i movimenti globali questi fatti nuovi hanno cambiato le possibilità di mobilitazione, le priorità nelle azioni internazionali, i rapporti con la politica. Il tramonto della globalizzazione neoliberista e della guerra permanente hanno fatto venir meno la necessità di una mobilitazione continua, il successo su questi temi ha ridotto le energie dedicate a campagne transnazionali. Gli eventi della politica globale hanno perso di carica simbolica - i vertici di pochi potenti della Terra a cui contrapporrre le voci di sei miliardi di persone - e assunto un ritmo di intensa e confusa routine, in cui è più difficile cogliere i momenti delle decisioni importanti. Per le organizzazioni della società civile, l'emergere della nuova agenda «post-liberista» ha richiesto di approfondire competenze e proposte su temi specifici della politica globale, mentre passano in secondo piano le campagne unificanti e i grandi appuntamenti come il Forum sociale mondiale. C'è chi si impegna nel lobbying di governi e organizzazioni internazionali per introdurre piccoli miglioramenti, chi lancia nuove campagne di opinione. Ma l'esperienza degli ultimi anni ha insegnato che i movimenti hanno successo quando riescono a unire in modo coerente più forme d'azione, proteste, proposte e pratiche alternative. Tutto questo rende più urgente e importante il rapporto con la politica - nazionale e globale - ma questo resta il fronte su cui è più difficile realizzare cambiamenti, e non solo nel disastrato caso italiano. In queste trasformazioni, i movimenti globali non ottengono più l'attenzione mediatica del passato, sembrano quasi uscire di scena per chi non riesce a vedere i nuovi terreni dei conflitti globali. Tra questi ci sono coloro che si attardano a proporre prove di forza nei cortei e rappresentazioni «militari» del conflitto e, specularmente, c'è l'inasprimento della repressione poliziesca: due copioni troppo noti che abbiamo visto riproposti anche nelle settimane scorse. I conflitti restano, ma si apre una fase in cui la politica globale si fa più frammentata e concreta, molti movimenti tornano a lavorare su scala nazionale - dove esistono i vecchi strumenti per rispondere alla crisi, e a concentrarsi su temi specifici - il lavoro, l'acqua, l'ambiente, la finanza. È questa la risposta immediata, difensiva, ai colpi della recessione, ma il nuovo di questa crisi è la sua natura mondiale. Costruire risposte comuni alla crisi, in uno spazio pubblico globale, resta il compito che aspetta i movimenti per un altro mondo possibile.

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Così le sanzioni aiutano le dittature (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 17/07/2009 - pag: 9 Contratti Il colosso cinese Cnooc estrae gas in Iran, compagnie malesi e indiane per il petrolio sudanese Nuovi equilibri L'Occidente è ormai soppiantato da Paesi emergenti che non esitano a concludere accordi con gli Stati messi all'indice Così le sanzioni aiutano le dittature Q uesto mese, mentre le democrazie del mondo condannavano il regime di Teheran, un altro evento nella capitale iraniana ha attratto un'attenzione un po' minore. «Cnooc» ha firmato un accordo con la National Iranian Oil Company: il colosso petrolifero cinese quotato a New York trivellerà i giacimenti di gas di North Pars. Mesi fa «Cnooc» e «Nioc» avevano concluso un contratto sulla fornitura di gas per i prossimi 25 anni. Per i cinesi, ma anche per russi e indiani, non è difficile di questi tempi concludere affari con il regime di Ahmadinejad. La pressione occidentale per imporre sempre nuove sanzioni sta crescendo e i francesi di Total, come anche l'Eni, hanno fatto un passo indietro nelle ultime gare sulle concessioni. Ma l'Iran non è il solo caso nel quale le sanzioni, bloccate in consiglio di sicurezza dell'Onu dalla Cina o dalla Russia, servono soprattutto ad aprire la strada alle nuove potenze emergenti perché vengono applicate solo da quelle avanzate. Anziché mettere sotto pressione regimi criminali, le misure decise a Washington e Bruxelles finiscono per consegnarli a alleati che in cambio chiedono loro solo materie prime a basso costo. In Sudan Omar al-Bashir è il primo capo di Stato contro il quale il Tribunale penale internazionale abbia spiccato un mandato d'arresto (per il Darfur) ma il ministro delle Finanze di Khartum si reca a Pechino ogni mese: il petrolio del Kordofan (Sudan del sud) viene prodotto quasi tutto da «Petrochina-Cnpc» e la Repubblica popolare garantisce circa metà del bilancio di Bashir, più armi e infrastrutture. L'oleodotto dal Kordofan a Port Sudan, 1.840 chilometri verso il Golfo, è stato costruito in buona parte da carcerati cinesi in cambio della libertà: più che un acquisto di barili, è un baratto. Ma anche la malese «Petronas » e l'indiana «Ongc», entrambe statali, condividono le stesse concessioni con quote di minoranza. La lezione è che gli emergenti hanno i mezzi per riempire i vuoti degli avanzati, e lo fanno. «Non siamo più negli anni '80, quando le sanzioni avrebbero avuto un effetto osserva un diplomatico indiano . Il mondo è andato avanti, tecnologicamente, come capacità finanziarie e nei rapporti di potere. Voi occidentali dovete riconoscere questa realtà». Da nessuna parte ciò è più evidente che in Birmania. Gli Usa l'hanno posta sotto una cappa di sanzioni; l'Europa non l'ha fatto sul greggio e il gas per la presenza di Total ma ha colpito le pietre preziose, i metalli, il legno di tek (che certi costruttori italiani di yacht importano comunque tramite triangolazioni). Il risultato è che gli investimenti esteri del Paese sono esplosi da 172 milioni a un miliardo in due anni grazie, ancora una volta, a Russia, India e Cina. I russi stanno costruendo per la giunta birmana una centrale elettrica a gas e una rete di canali sotto la nuova capitale Naypydaw per assicurare ai generali la fuga in caso di attacco. I cinesi estraggono e comprano le gemme, e hanno appena concluso con «Cnooc» un enorme contratto sul gas; anche i sudcoreani cooperano con Yangon sui giacimenti, fin dai tempi in cui ministro degli Esteri era l'attuale numero uno dell'Onu Ban Ki Moon. I conti degli esponenti della giunta sono poi depositati in banche di Dubai e di Shanghai, dopo che Berna e poi Singapore li hanno allontanati su pressione del Tesoro Usa. Quanto agli indiani, ricostruiscono a loro spese il porto birmano di Sittwe e comprano due terzi della produzione di legumi, la seconda al mondo dopo quella canadese. Quanto alle sanzioni, spesso vengono aggirate. Import, export, pagamenti elettronici, attività di «Rothmans- British American Tobacco» o dell'olandese «Heineken»: quasi tutto viene trasferito o triangolato su Singapore. L'effetto sono sovraccosti di almeno il 10% che spingono l'inflazione al 30%. Le sanzioni non colpiscono la giunta, ma tagliano fuori la diplomazia occidentale e fanno soffrire di più solo i poveri e gli oppressi. F. Fub. Il paradosso I divieti non toccano i dirigenti. Vengono aggirati ma creano inflazione e gravano sui più poveri

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Troppe copie sul mercato Le Crocs a rischio bancarotta (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 17/07/2009 - pag: 25 Tendenze Milioni di scarpe invendute, licenziati 2.000 dipendenti Troppe copie sul mercato Le Crocs a rischio bancarotta MILANO Forse il problema è davvero, come scrive il Washington Post , che «se un prodotto è di fatto indistruttibile, gli acquirenti raramente avranno bisogno di rimpiazzarlo ». O forse, più terra-terra, l'inghippo sta (soprattutto) nel prezzo. E in tempo di crisi, scusate se è poco. Sta di fatto che la stagione delle Crocs perlomeno, di quelle «originali» potrebbe essere già terminata. In Italia, a rilanciare l'allarme è stato, ieri, l'impegnato America2008 ( blogamerica2008.blogspot. com ): «Dimenticate le vostre comode scarpe di schiuma », perché «adesso non le compra più nessuno e la colpa non è della moda: la Crocs sta per chiudere e ha già licenziato duemila persone». L'azienda, fondata nel 2002 da tre amici di Boulder, Colorado, era diventata uno dei fenomeni più inarrestabili negli Stati Uniti post-recessione: il mondo sembrava aver perso la testa per quegli zoccoli coloratissimi, leggeri come una piuma (grazie a una speciale schiuma anti-scivolo, antiodore e anti-microbi), ergonomici e bucherellati. Erano dappertutto, dai piedi dei bimbi in spiaggia a quelli delle star paparazzate tra Manhattan e Beverly Hills. Testimonial involontari: Al Pacino e Matt Damon, Isabella Rossellini e Halle Berry. Cento milioni di paia vendute in 7 anni, oltre la metà delle quali piazzate al di fuori del mercato statunitense. Forse è anche per questo che la battuta d'arresto, quando è arrivata, è stata realmente drammatica. Il 25 luglio 2008, l'azienda aveva perso in un sol botto quasi la metà del suo valore chiudendo a Wall Street con un netto -42,4%. Nel 2008 la compagnia ha perso 185,1 milioni di dollari, mentre nel 2007 i profitti avevano sfiorato i 170. Oggi, già duemila dipendenti sono stati lasciati a casa, i debiti ammontano a milioni (e l'ultimatum per pagarli scade a fine settembre), i magazzini sono pieni di scarpe invendute. Secondo il WaPost , proprio qui starebbe la fregatura: la Croslite è un materiale troppo resistente, niente usura significa rapida saturazione del mercato. Ma il problema, si diceva, potrebbe celarsi altrove. Nella concorrenza dei falsi, ad esempio. «Ci sfugge il motivo per cui qualcuno dovrebbe voler copiare le Crocs, ma l'hanno fatto», scriveva tempo fa il Pop Culture Post , pubblicando online foto di carrelli della spesa traboccanti di zoccoli giallo taxi, rosa confetto, blu elettrico. Prezzo: 2.99 dollari il singolo «Froc» (da fake Croc , «falso Croc»), 5 il paio. Ovviamente made in China per conto di una fantomatica Sport Usa, «alta qualità e basso prezzo». «Non ce l'ho proprio fatta a spendere 30 dollari (in Italia le Crocs originali da adulto costano sui 45-50 euro, ndr ) per un paio di sandali in gomma e ho preso la copia da 9 confessava Smiley . Sono entrambi fatti in Cina, e sembrano e vestono esattamente nello stesso modo...». Il nuovo ad della compagnia, John Duerden, si dice ottimista e rilancia: George Clooney ha promesso di farci da testimonial, sostiene. Basterà, per salvare i «coccodrilli» più amati/odiati del pianeta dall'estinzione? Gabriela Jacomella Casual l'attore Al Pacino, in abiti sportivi e sandali in tinta Relax L'attrice Halle Berry calza delle Crocs Ortopedici Brooke Shields e la figlia minore Grieg L'attrice indossa un paio di sandali correttivi

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L'euro? Più caro del 30% Lo dice BigMac (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Economia data: 17/07/2009 - pag: 35 L'inflazione L'euro? Più caro del 30% Lo dice BigMac ( g.ra.) L'euro costa troppo. E, indirettamente, il costo della vita in Europa è troppo elevato. A dirlo non è qualche economista di spicco, ma un indicatore atipico (e infallibile?) come BigMac, il superpanino «simbolo» di McDonalds (nella foto trasformato in opera d'arte scultorea). Il settimanale «Economist» esce infatti oggi con l'aggiornamento del suo BigMac Index, un indice basato sulla teoria della parità del potere d'acquisto in diversi paesi calcolata non su un paniere di beni e servizi ma su uno soltanto: l'hamburger Made in Usa, appunto. Il concetto è semplice: visto che BigMac è fatto dovunque con gli stessi ingredienti e criteri di lavorazione, a fare la differenza di prezzo è il valore delle diverse monete. Così, negli Usa viene venduto in media a 3,75 dollari, nell'area euro a 4,62 dollari (cioè l'euro è sopravvalutato del 29%), in Norvegia addirittura a 6,15 dollari, in Cina solo a 1,83 dollari (con lo yuan che dunque è sottovalutato del 49%).

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Ue-16: commercio estero, saldo attivo (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ue-16: commercio estero, saldo attivo ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 17.07.2009 11:18 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - BRUXELLES 17 LUG - La bilancia del commercio estero con il resto del mondo nell'Ue-16 ha segnato un saldo attivo di 1,9 miliardi di euro nel mese di maggio. Nel maggio 2008 era stato registrato un deficit di 3,8 miliardi. Lo rileva Eurostat. Per l'intera Ue si registra invece un deficit di 6,8 miliardi contro quello di 20,7 miliardi dello stesso periodo 2008. Per quanto riguarda il settore dell'energia, nei 27 Paesi Ue, il deficit di gennaio-aprile 2009 si e' ridotto a 76 miliardi di euro. Nello stesso periodo anche il surplus per macchine e veicoli e' calato, passando a 27,9 miliardi da 48 miliardi di euro. In diminuzione tutti gli scambi dell'Unione con i principali partner: il calo piu' significativo e' quello delle esportazioni in Russia (-38% in gennaio-aprile 2009 rispetto allo stesso periodo 2008), in Turchia (-36%) e Corea del sud (-24%); in diminuzione anche le importazioni dalla Russia (-42%), dal Giappone e dalla Turchia (-28% ciascuno). E' calato infine il surplus commerciale con gli Usa (8,9 miliardi contro 22,4 miliardi), cosi' come il deficit con la Cina (46,9 miliardi gennaio-aprile 2009 contro 49,1 miliardi dello stesso periodo 2008). (ANSA).

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Le Crocs a rischio bancarotta (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

MILIONI DI SCARPE INVENDUTE, LICENZIATI 2 MILA DIPENDENTI Le Crocs a rischio bancarotta Ci sono troppe copie sul mercato MILANO- Forse il proble­ma è davvero, come scrive il Washington Post , che «se un prodotto è di fatto indistruttibi­le, gli acquirenti raramente avranno bisogno di rimpiazzar­lo ». O forse, più terra-terra, l'in­ghippo sta (soprattutto) nel prezzo. E in tempo di crisi, scu­sate se è poco. Sta di fatto che la stagione delle Crocs perlo­meno, di quelle «originali» potrebbe essere già terminata. In Italia, a rilanciare l'allarme è stato, ieri, l'impegnato Ameri­ca2008 ( blogamerica2008.blog­spot. com ): «Dimenticate le vo­stre comode scarpe di schiu­ma », perché «adesso non le compra più nessuno e la colpa non è della moda: la Crocs sta per chiudere e ha già licenziato duemila persone». L'azienda, fondata nel 2002 da tre amici di Boulder, Colorado, era diventa­ta uno dei fenomeni più inarre­stabili negli Stati Uniti post-re­cessione: il mondo sembrava aver perso la testa per quegli zoccoli coloratissimi, leggeri co­me una piuma (grazie a una spe­ciale schiuma anti-scivolo, an­ti- odore e anti-microbi), ergo­nomici e bucherellati. Erano dappertutto, dai piedi dei bim­bi in spiaggia a quelli delle star paparazzate tra Manhattan e Be­verly Hills. Testimonial involon­tari: Al Pacino e Matt Damon, Isabella Rossellini e Halle Ber­ry. Cento milioni di paia vendu­te in 7 anni, oltre la metà delle quali piazzate al di fuori del mercato statunitense. Forse è anche per questo che la battuta d'arresto, quando è arrivata, è stata realmente drammatica. Il 25 luglio 2008, l'azienda aveva perso in un sol botto quasi la metà del suo valo­re chiudendo a Wall Street con un netto -42,4%. Nel 2008 la compagnia ha perso 185,1 mi­lioni di dollari, mentre nel 2007 i profitti avevano sfiorato i 170. Oggi, già duemila dipendenti sono stati lasciati a casa, i debi­ti ammontano a milioni (e l'ulti­matum per pagarli scade a fine settembre), i magazzini sono pieni di scarpe invendute. Se­condo il WaPost , proprio qui starebbe la fregatura: la Crosli­te è un materiale troppo resi­stente, niente usura significa ra­pida saturazione del mercato. Ma il problema, si diceva, po­trebbe celarsi altrove. Nella con­correnza dei falsi, ad esempio. «Ci sfugge il motivo per cui qualcuno dovrebbe voler copia­re le Crocs, ma l'hanno fatto», scriveva tempo fa il Pop Cultu­re Post , pubblicando online fo­to di carrelli della spesa traboc­canti di zoccoli giallo taxi, rosa confetto, blu elettrico. Prezzo: 2.99 dollari il singolo «Froc» (da fake Croc , «falso Croc»), 5 il paio. Ovviamente made in Chi­na per conto di una fantomati­ca Sport Usa, «alta qualità e bas­so prezzo». «Non ce l'ho pro­prio fatta a spendere 30 dollari (in Italia le Crocs originali da adulto costano sui 45-50 euro, ndr ) per un paio di sandali in gomma e ho preso la copia da 9 confessava Smiley . Sono entrambi fatti in Cina, e sembra­no e vestono esattamente nello stesso modo...». Il nuovo ad del­la compagnia, John Duerden, si dice ottimista e rilancia: Geor­ge Clooney ha promesso di far­ci da testimonial, sostiene. Ba­sterà, per salvare i «coccodrilli» più amati/odiati del pianeta dal­l'estinzione? Gabriela Jacomella stampa |

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Finisce mito Crocsè in bancarotta (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

le famose scarpe Finisce mito Crocs è in bancarotta New York. Crocs, addio, il fallimento è vicino. Avevano fatto il loro ingresso nel mercato mondiale nel 2002, vendendo 100 milioni di paia in sette anni; ora però, la mania delle poco attraenti Crocs, gli zoccoli traforati in plastica ultra-leggera colorata, sembra essere finita. L'azienda che ha sede a Boulder, in Colorado, è sull'orlo della bancarotta con una perdita di 185 milioni di dollari solo nel 2008. In pochi mesi sono stati licenziati 2 mila lavoratori e alla società restano 90 giorni per saldare i suoi debiti. Dall'ex presidente degli Usa, George W. Bush, al cantante degli Aerosmith, Steve Tyler, per i fan (ma probabilmente solo per loro) rimangono un capo d'abbigliamento molto trendy, oltre ad essere comode. Non tutti però la pensano come Bush e Tyler. Su Facebook spopola il gruppo internazionale «Non mi importa quanto siano comode, se porti le Crocs sembri un cretino» con più di 150mila ammiratori, seguito dal gruppo «Odio le Crocs», con 60 mila. Durante i primi anni, i soldi raccolti con la vendita dei titoli, erano stati reinvestiti per diversificare ed ampliare l'attività. I guadagni avevano consentito di installare fabbriche in Cina e Messico e aprire centri di distribuzione in Olanda e Giappone. Più della metà delle Crocs, infatti, sono state vendute fuori dagli Usa. Ora, però, si è arrivati ad un punto di saturazione, dovuto anche alla qualità del prodotto. Le Crocs, infatti, oltre ad essere estremamente economiche (un paio costa 30 dollari negli Usa), si sono rivelate anche indistruttibili. La maggior parte degli affezionati clienti, infatti, non ha mai dovuto sostituirle, causando a termine un crollo delle domande. Ora spetta a George Clooney fare un miracolo: l'attore americano si sarebbe offerto di aiutare l'azienda.

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I Viaggi del Delfino rafforza i prodotti Caraibi e Oriente (2) (sezione: Globalizzazione)

( da "TTG Italia Online" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

17/07/2009 15.45 I Viaggi del Delfino rafforza i prodotti Caraibi e Oriente (2) Buono l'andamento delle mete a corto raggio di Viaggi del Delfino. "Per l'estate 2009 - sottolinea Mirella Castagna, product manager del tour operator - stiamo avendo buoni risultati con la Tunisia e l'Europa, dove abbiamo proposte su Costa del Sol, Cosa Brava, Gran Canaria, Tenerife e Portogallo". In ripresa anche i prodotti long haul: "Dopo un periodo di sofferenza - conferma Castagna - si sta riprendendo bene anche la nostra offerta Polinesia in famiglia". Viaggi del Delfino si sta espandendo in Australia, dove ha inserito nuove strutture alberghiere alle Isole Fiji, Kangaroo Island e Polinesia, oltre al nuovo tour Australia Downunder. "Abbiamo potenziato anche Caraibi e Oriente, inserendo lo Sri Lanka come nuova destinazione e nuovi hotel a Bangkok e in Cina. E nonostante le mete in Usa e Messico siano calate, stiamo ottenendo ottimi risultati col nuovo tour negli Usa Alla scoperta del West, scelto soprattutto da giovani coppie" conclude.

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LA RIPRESA SI PROFILA IN ORDINE SPARSO (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

LA RIPRESA SI PROFILA IN ORDINE SPARSO NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 17.07.2009 16:02 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Secondo l'Analisi mensile del Centro Studi Confindustria la ripresa si profila in ordine sparso. Il crollo dell'attività è stato sincronico nei diversi Paesi, accomunati da dinamiche analoghe nei singoli settori manifatturieri. I segnali di svolta sono invece molto differenziati. Robusti in Asia: Cina e India sono tornate già da qualche mese in espansione, grazie alla domanda interna; il Giappone ha messo a segno un recupero del 14% nella produzione industriale tra marzo e maggio. Nel resto delle economie avanzate i progressi sono minori in Eurolandia (vendite di auto in forte aumento; in Germania balzo di produzione e ordini in maggio), maggiori negli USA (produttività e ordini su, mercato immobiliare meno fragile). In Italia la produzione si è stabilizzata sui livelli molto bassi toccati a marzo; migliorano le aspettative di produzione e commesse, indicando incrementi di attività nella seconda metà dell'estate; sono meno sfavorevoli le condizioni per investire. L’aggiustamento americano è molto più avanzato di quello europeo: le imprese hanno drasticamente tagliato investimenti, scorte e occupazione, si sono assicurate fondi a bassi tassi direttamente sul mercato e sono pronte a ripartire. Nell’eurozona il sistema bancocentrico continua a razionare il credito (specie da parte delle grandi banche che operano con criteri più rigidi), i tagli occupazionali necessari per recuperare margini di profitto arriveranno nei prossimi mesi e freneranno i consumi. La disoccupazione italiana è destinata a salire; la CIG a giugno è aumentata molto (su maggio +12,8% l'ordinaria e +7% la straordinaria), supererà nel 2009 i livelli assoluti del 1984 (non in rapporto alla forza lavoro). L’avversione al rischio si è solo un po’ ridotta, come si vede dagli spread tra Paesi e tra titoli di Stato e di imprese. Si sono ancor più prosciugati segue pagina >>

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Cina, banca centrale: riserve valutarie sono diversificate (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO (Reuters) - I 2.000 miliardi di dollari di riserve in valuta estera cinesi, le più grandi al mondo, sono diversificate, nonostante la grande quantità di buoni del tesoro Usa posseduta, lo ha detto oggi il capo della Banca centrale cinese. L'apparente soddisfazione di Zhou Xiaochuan per la forte presenza di dollari nel portfolio cinese contrasta con l'appello che lui stesso ha fatto in favore di una nuova super valuta che ponga fine al dominio del biglietto verde. "Nonostante gli 800 miliardi di dollari in buoni del Tesoro Usa, il nostro è un portafoglio diversificato nel suo complesso", ha spiegato a un forum a Pechino. "Alcune componenti potranno crescere, altre scendere, ma attraverso la gestione complessiva del portfolio non si possono avere grosse perdite". La composizione ufficiale delle riserve di valuta estera cinese è un segreto nazionale. Gli analisti stimano che più del 70% dei 2.130 miliardi sia investito in attività denominate in dollari, soprattutto in titoli di Stato Usa. Zhou ha difeso la massiccia accumulazione di valuta estera, dicendo che è il risultato di una precisa scelta governativa per promuovere la crescita basata sull'export. "Parlando in generale, non è male avere riserve finché queste ti assicurano un adeguato rendimento" ha detto. Senza falsa modestia, ha detto che la centralità dell'export ha velocizzato lo sviluppo della Cina e creato lavoro, ma che ora Pechino sta cercando di sviluppare una maggiore domanda interna. Una preferenza culturale per il risparmio e una produzione di apparecchiature di base per i mercati esteri sono ancora fattori fortemente radicati e l'apprezzamento dello yuan da solo non risolverebbe nulla, ha precisato Zhou. "Gli americani dicono che la Cina dovrebbe incrementare la spesa interna e permettere allo yuan di apprezzarsi, e che queste misure sarebbero sufficienti" ha spiegato. "Ma, per me, è più complicato di così". Continua...

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Incendi boschivi: al via l'attività di collaborazione Emilia-Romagna in Sicilia e in Abruzzo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 17-07-2009)

Argomenti: Cina Usa

Incendi boschivi: al via l'attività di collaborazione Emilia-Romagna in Sicilia e in Abruzzo (17/7/2009 20:08) | (Sesto Potere) - Bologna - 17 luglio 2009 -Partiranno domani, sabato 18 luglio, le prime squadre di volontari di Protezione civile della Regione Emilia-Romagna per cooperare alle attività antincendio boschivo in Sicilia e Abruzzo nell’ambito della campagna estiva 2009. L’Agenzia regionale di Protezione civile ha dato, infatti, anche quest’anno la sua adesione alle iniziative di gemellaggio promosse dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile tra le Regioni italiane in cui ci sono stati più incendi di bosco. In Sicilia, a Sant’Agata di Militello in provincia di Messina, saranno impegnate fino al 18 settembre - in collaborazione con la Regione Sicilia e con la contemporanea partecipazione dei volontari di Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia - sei squadre di volontari dei coordinamenti provinciali di Protezione Civile di Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Modena, Bologna e Rimini, suddivise in sei turni. I volontari, opportunamente formati, attrezzati con un mezzo fuoristrada provvisto di modulo antincendio, dotati di dispositivi di protezione individuale, opereranno in attività di avvistamento, spegnimento, prevenzione e presidio sul territorio nella lotta agli incidenti di bosco. Per la campagna antincendio della Regione Abruzzo, saranno attivate fino al 30 agosto sei squadre di volontari di Protezione civile dei coordinamenti provinciali di Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Modena, Bologna e Rimini, attrezzate con un fuoristrada dotato di modulo antincendio. Il luogo delle operazioni è Villa Sant’Angelo, il Comune in provincia dell’Aquila in cui la Protezione civile dell'Emilia-Romagna è impegnata nella gestione di uno dei tre campi per l’assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto (gli altri due campi sono stati allestiti all’Aquila e a Sant’Eusanio Forconese). Le squadre di volontari operative in Abruzzo e Sicilia saranno coordinate da funzionari dell’Agenzia regionale di Protezione civile.

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