CENACOLO  DEI COGITANTI

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Report "Globalizzazione"   11-12 marzo 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Lo tsunami della crisi affonda i commerci ( da "EUROPA ON-LINE" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: industria marittima, termometro della globalizzazione DANIELE CASTELLANI PERELLI Dal New Jersey alla Malesia, da Shanghai a Rotterdam, le cronache dei giornali locali sembrano scritte dalla stessa mano. Tutte raccontano la solitudine dei porti mondiali, tutte si pongono lo stesso interrogativo: come farà a rialzarsi l?

Addio alle scampagnate La Sat si globalizza ( da "Trentino" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizza» ARCO. Altro che scampagnate domenicali, zaino in spalla e borraccia in tasca, fino al rifugio sopra casa. La Sat di Arco può fare concorrenza ad un tour operator nell'organizzazione di viaggi in giro per il mondo. Dopo alcune iniziative isolate quest'anno, per la prima volta, è stato realizzato un vero e proprio programma che offre ai satini (

Nave della Us Navy nel mar cinese Tensioni tra Washington e Pechino ( da "Corriere.it" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usns Impeccable» della marina militare Usa MILANO - E' tensione tra la Cina e gli Stati Uniti. Il governo di Pechino accusa la marina militare americana di aver violato le leggi internazionali muovendosi nelle acque del Mar cinese meridionale e chiede formalmente agli Usa di interrompere ogni «attività navale illegale».

Cina: una stabilità segnale di difficoltà di Fernando Mezzetti ( da "Giornale di Brescia" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Giornale di Brescia sezione:estero L'analisi Cina: una «stabilità» segnale di difficoltà di Fernando Mezzetti Colpita anch'essa dalla crisi, ma comunque ancora in crescita, e mentre il mondo conta su di essa per uscirne, la Cina fa il pugno duro all'interno e muso duro all'esterno, affrontando ricorrenze cariche di simbolismi e tensione.

La crisi si beve i vini d'Italia ( da "Italia Oggi" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Mentre sul mercato asiatico, se Cina e Corea «prendono fiato» (+1% e -1%) e l'India è in piena crisi (-17%) le piazze di Hong Kong (+29%) e Singapore (+17%) sono in grande espansione. Infine in crescita tumultuosa è il mercato degli Emirati Arabi, con volumi aumentati del 50% e valori più che raddoppiati.

Croce rossa e volontari presi di mira dai ladri ( da "Arena, L'" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: presi di mira dai ladri Spariti un navigatore e il cellulare di servizio Protezione civile privata di tende ed attrezzature Furto nella notte tra sabato e domenica al capannone di Borgo Secolo utilizzato a Peschiera come deposito mezzi dalle locali delegazioni di Croce Rossa e Protezione civile. «Un gesto ignobile, perché colpisce due realtà che sono un bene a disposizione di tutti»,

Troppe regole non tutelano il credito ( da "Finanza e Mercati" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cogliere le sfide della globalizzazione, come i flussi di investimenti, i cambiamenti demografici, gli squilibri finanziari, il riscaldamento globale, ecc... Né l'economia reale né le banche saranno tutelate se ci fossero meno scambi internazionali, più protezionismo, una forte dose di nazionalizzazione economica, finanziamenti basati sul credito piuttosto che sul mercato,

si fondono anche le squadre di protezione civile ( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Coordinatore sarà Danilo Bazzeo Si fondono anche le squadre di Protezione civile CAMPOLONGO TAPOGLIANO. La squadra unica di Protezione civile nel nuovo comune di Campolongo Tapogliano è realtà. Recentemente sono stati comunicati alla sede regionale della protezione civile i nominativi delle cariche assegnate in seno al sodalizio.

Pechino <Dice menzogne, gli Usa non lo aiutino> ( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: intelligence Usa Dennis Blair, che ha parlato in un'audizione al Senato la disputa con la Cina sulla nave Usa, «è la più grave dal 2001», quando un aereo militare americano venne costretto ad atterrare in Cina. Pechino mostra negli ultimi tempi «un atteggiamento più aggressivo» per quanto riguarda le sue forze militari,

"Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" ( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 91 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

la trasmissione di santoro domani arriva a prato ( da "Tirreno, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Prato è diventata un caso, il simbolo della fatica delle piccola e media impresa in tempi di crisi e di globalizzazione. Un servizio sul distretto lo sta confezionando Famiglia Cristiana, l'argomento è stato sviluppato anche su Rai International.

export tessile: numeri da incubo ( da "Tirreno, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 9% nel 2008, Usa e Giappone i mercati peggiori, segno più in Cina PRATO. L'Area studi dell'Unione ha elaborato i dati Istat relativi all'export a livello territoriale. Dai risultati emerge nel quarto trimestre dell'anno un peggioramento delle tendenze già negative in atto nei primi tre trimestri del 2008.

"giusto reprimere tienanmen" lascia il vertice dell'intelligence ( da "Repubblica, La" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Giusto reprimere Tienanmen" lascia il vertice dell´Intelligence WASHINGTON - Uno degli 007 più quotati degli Usa, Charles Freeman, ha rinunciato ieri alla carica di direttore del National Intelligence Council. Aveva irritato dei membri del Congresso dicendo che la Cina doveva "intervenire prima" per reprimere Tienanmen.

il dalai lama: "il tibet è un inferno" sale la tensione tra cina e stati uniti - raimondo bultrini ( da "Repubblica, La" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pagina 14 - Esteri Il Dalai Lama: "Il Tibet è un inferno" sale la tensione tra Cina e Stati Uniti Duro discorso del leader buddista nel 50° della rivolta anticinese RAIMONDO BULTRINI BANGKOK - Il Tibet? «è stato trasformato in un inferno in terra. Questi 50 anni hanno portato indicibili sofferenze al Paese e al popolo».

ventata d'ottimismo per l'auto "a maggio mercato con il segno più" - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina +25% PAOLO GRISERI TORINO - Inversione di tendenza o semplice rimbalzo? è un fatto che da qualche settimana i segnali che provengono dal mercato dell´auto sono di segno positivo anche se pochi operatori del settore si lascerebbero andare all´ottimismo di Berlusconi che ieri ha sintetizzato: «Si svuotano i magazzini e ripartono gli ordini»

Guerra alle droghe? Un fallimento ( da "Manifesto, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Colombia, Repubblica ceca, India, Messico, Olanda, Portogallo, Regno unito, Russia, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria e Usa - oltre a fornire altri dati sui paesi Ue. Le conclusioni mettono in scacco l'Onu e la sua strategia già dalla base, dalla raccolta dei dati, considerati «non affidabili».

il dalai lama: tibet, un inferno in terra ( da "Tirreno, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Gli Usa - ha affermato il portavoce - rispettano l'integrità territoriale della Cina e considerano il Tibet parte della Cina». Nello stesso tempo, però, la Casa Bianca è preoccupata «dalla situazione dei diritti umani in Tibet». E' entrato invece nel merito delle accuse del Dalai Lama il governatore cinese del Tibet,

Crisi, Berlino vuole tornare a trainare l'Europa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia e nel perorare la causa della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali con l'ingresso di Russia, Cina, India e Brasile nel Financial stability forum in chiave di un coordinamento delle azioni anticrisi dei principali governi. Usa e Ue, due ricette diverse Gli Usa premono per un super piano di stimolo coordinato tra le principali economie mondiali.

Berlusconi: votino i capigruppo Fini: la proposta cadrà nel vuoto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina replica: menzogne. u pagina 11 Usa,il Senato toglie restrizioni su viaggi a Cuba Il Senato statunitense ha approvato un disegno di legge che concede altri 410 miliardi di dollari per il bilancio 2009. Sono state poi tolte alcune restrizioni sui viaggi e sulla vendita di medicinali a Cuba.

Quelle incognite sulla fiammata ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: bisognerebbe fare quello che aveva fatto Hong Kong prima di tornare sotto la Cina, quando, approfittando del crollo delle quotazioni, il Governo si era comprato il 10-11% della Borsa, per poi rivendere le azioni con profitto qualche anno dopo. Ma, almeno per quanto riguarda il Vecchio continente, l'ipotesi suona più come una provocazioneche come una strada concretamente percorribile.

L'intelligence Usa: grave crisi con la Cina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: intelligence Usa: grave crisi con la Cina Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Quasi certamente la crisi navale al largo delle coste cinesi fra Pechino e Washington finirà nella classica tempesta in un bicchier d'acqua.Intanto però è una tempesta che suggerisce dichiarazioni bellicose sia agli Stati Uniti («L'episodio è il più grave incidente diplomatico con Pechino dal 2001»

Non c'è alternativa, serve la bad bank ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione, sono diventate più grandi dei Paesi d'origine e residenza tanto da rendere problematico il loro salvataggio eventuale (da parte di chi? Coi soldi di chi?): da " too big to fail" sono diventate "too big to save". L'intera crescita economica degli ultimi anni è stata in realtà un boom finanziato col debito e basato su aspettative e comportamenti autorealizzantisi,

LA DECISIONE di Barack Obama di rimuovere i limiti posti dal suo predecessore Bush alla ricerca ... ( da "Messaggero, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: riguarda il numero non insignificante di ricercatori che hanno lasciato gli Usa per il Regno Unito o altri Paesi dove erano possibili questo tipo di studi. Esiste inoltre un altro problema che non è stato espresso pubblicamente ma che deve aver influito sulla decisione di Obama: in Cina, infatti, la ricerca sulle staminali è massiccia, il numero di linee cellulari isolate molto elevato,

Alla Protezione civile rubano il rimorchio per le imbarcazioni ( da "Giorno, Il (Legnano)" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 7 Alla Protezione civile rubano il rimorchio per le imbarcazioni TURBIGO TURBIGO LADRI SCATENATI a Turbigo. Se la prendono addirittura con i volontari cui vengono sottratti gli attrezzi del mestiere. L'altra notte, i malviventi hanno svaligiato la sede della Protezione civile, coordinata da Giuseppe Sporchia,

Un milione per crescere all'estero ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: come India, Cina, Brasile, Paesi del Golfo, rispondendo alla domanda di consumo della fascia alta; infine, intercettare le potenzialità di business nelle altre economie contraddistinte da prospettive di sviluppo. «Per superare l'ostacolo rappresentato dalle piccole dimensioni delle nostre Pmi –

Servono meno prodotti ma con più innovazione ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le chiavi di volta, spiega Bianchi, possono essere l'innovazione di prodotto e la maggiore attenzione ai servizi offerti alla clientela. Aspetti, questi, che «riporteranno molte aziende in Italia» dopo l'ondata globalizzatrice. Intervista u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

Borse Asia-Pacifico: indici in rialzo su attese Citi, giù Cina ( da "Reuters Italia" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: MILANO (Reuters) - Borse asiatiche in salita quest'oggi sulle attese che la banca Usa Citigroup possa chiudere il primo trimestre dell'anno in utile. Queste speranze hanno ridato la fiducia ai mercati, anche se i dati sulle esportazioni cinesi, non positivi, hanno spinto molti investitori verso il porto sicuro del dollaro.

Il grido del Dalai Lama <Tibet, inferno in terra> ( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche il dipartimento di Stato Usa ha espresso «profonda preoccupazione» e ha chiesto a Pechino di «rivedere la sua politica», pur sottolineando di «considerare il Tibet come parte della Cina» e di «rispettare l'integrità territoriale» di quest'ultima. Pechino si prepara a sabotaggi, il Dalai Lama, altrettanto esplicitamente, sostiene che «occorre prepararsi al peggio»

<Hillary ha sbagliato, Obama corregga la linea> ( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Gli Usa si sono indebitati fino al collo con la Cina e l'era in cui potevano dettare le politiche ad altri Paesi è finita». Dovrebbe intervenire l'Onu? «Cina e Usa fanno entrambe parte del Consiglio di sicurezza, oggi obsoleto e impotente perché non toccherà mai gli interessi di un Paese membro ».

Diritti umani, l'ora di cambiare ( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e le occasioni di certo non mancheranno) servirà qualcosa di più, proprio perché la Cina, con le sue gravi carenze in tema di diritti civili, è un terreno di affermazione della nostra identità liberaldemocratica. Si pecca forse in tal modo di ingenuità, si dimentica che in tempi di crisi finanziaria i cinesi tengono per il collo gli Usa, e dunque anche noi?

Cuba, un embargo da ripensare ( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: influenza degli Usa a Cuba, ma con ogni probabilità diventerebbe lo strumento più efficace, sotto la guida di Obama, per risollevare la posizione americana in tutto l'emisfero occidentale. Gli Stati Uniti sono pronti a collaborare con Cina e Russia, per non parlare della mano tesa a Corea del Nord, Siria e persino all'Iran.

Usa-Cina, tensioni in mare ( da "Nazione, La (Firenze)" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 20 Usa-Cina, tensioni in mare ALTA TENSIONE tra Stati Uniti e Cina a causa di un incidente navale avvenuto domenica a circa 120 chilometri a sud dell'isola di Hainan. La nave americana «Impeccable» impegnata in ricerche oceanografiche, è stata avvicinata da cinque unità cinesi «con manovre di disturbo».

ca' foscari, l'università dei poliglotti ( da "Nuova Venezia, La" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in breve tempo anche a causa della globalizzazione, se si esclude il cinese già insegnato da molti anni. Una torre di Babele che fa di Venezia un punto di riferimento per studenti di tutta Italia. Ieri l'auditorium Santa Margherita ha ospitato una lettura di brani. La convivenza di lingue diverse - ha detto Amos Luzzato - fornisce stimolo e arricchimento alla libertà di pensiero.

Assegnato il Premio del Rotary all'imprenditore Gavino Piu ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le aziende sono lasciate da sole a fronteggiare un mercato sempre più caratterizzato dalle regole della globalizzazione a discapito della qualità. «È un modo per far sentire alle imprese locali che il loro territorio riconosce i loro sforzi e la positività della loro azione nel mercato locale ed internazionale», spiega il presidente del Rotary Club di Bosa Mariolino Contini.

Megalopoli a caccia di talenti ( da "Stampa, La" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: INTRECCI MORTALI Megalopoli a caccia di talenti Una nuova generazione di sindaci guida lo sviluppo delle città in Asia e Cina. E in Italia? Immobili da morire Da Seul a Shanghai una sola strategia: investire, innovare aprirsi ai flussi internazionali Banchieri e politici si attivano per attrarre ricercatori e dollari. E l'Occidente accorre Il paragone con le nostre città è sconfortante.

La Cina accusa gli Usa di spionaggio dopo lo scontro navale di domenica ( da "Rai News 24" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina accusa gli Usa di spionaggio dopo lo scontro navale di domenica Nave militare Dopo la battaglia navale partono le accuse di spionaggio della Cina contro gli Usa. Domenica c'era stato l'incidente navale oggi Pechino accusa Washington di spionaggio dopo che il Pentagono ha denunciato che cinque navi cinesi hanno effettuato manovre pericolose portandosi in stretta vicinanza della

Cuneo: volontari della Protezione Civile bonificano lo Stura ( da "Targatocn.it" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: volontari della Protezione Civile bonificano lo Stura Sabato 7 marzo scorso i volontari della Protezione Civile del Comune di Cuneo hanno intrapreso i lavori di bonifica del letto e degli argini del fiume Stura da alberi e detriti vari. L?operazione, che viene svolta periodicamente, è tesa a prevenire eventuali problemi dovuti alla formazione di barriere o dighe,

Cina, una speranza che dura un giorno ( da "Finanza.com" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, una speranza che dura un giorno (9 Marzo 2009 - 08:13) MILANO (Finanza.com) - Da La Repubblica: Mercoledì scorso i mercati hanno ricevuto due notizie importanti. La prima, fortemente negativa, era fornita dalla pubblicazione del Beige Book, il rapporto della Federal Reserve sull'economia degli Stati Uniti.

Tibet: Cina a usa, critiche ingiustificate minano rapporti ( da "KataWeb News" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Tibet: Cina a usa, critiche ingiustificate minano rapporti 11 marzo 2009 alle 09:53 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La Cina ha lanciato un avvertimento agli Stati Uniti: le critiche "ingiustificate" sulla situazione in Tibet potrebbero nuocere alle relazioni tra i due Paesi.

Inganno Statistico ( da "Blogosfere" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: micro e macroeconomiche della Cina che ha prima sconvolto i mercati con prodotti di massa dalla bassa qualità e infimo prezzo e poi ha garantito una massa monetaria artificialmente creata che ha sostenuto il crescente indebitamento USA.Se questa è la situazione allora il 2008 è il punto di svolta della crisi, è stato l'inverno che ha gelato e nel 2009 vediamo i rami secchi cadere.

Tibet/ Cina a Usa: "accuse gratuite", a rischio nostre ( da "Virgilio Notizie" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: interni cinesi per evitare di danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti". Gli Usa ieri hanno invitato la Cina a rivedere la sua politica e a riaprire il dialogo con il Dalai Lama. Nel giorno del 50esimo anniversario della fallita rivolta tibetana contro i cinesi, ieri 10 marzo, il leader dei buddisti tibetani ha accusato la Cina di aver trasformato il Tibet in un "inferno"

Tibet, cresce la tensione tra Usa e Cina ( da "Stampaweb, La" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: interni cinesi per evitare di danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti». Gli Usa ieri hanno invitato la Cina a rivedere la sua politica e a riaprire il dialogo con il Dalai Lama. Nel giorno del 50esimo anniversario della fallita rivolta tibetana contro i cinesi, ieri 10 marzo, il leader dei buddisti tibetani ha accusato la Cina di aver trasformato il Tibet in un «inferno»

<Guerra alle droghe? Un fallimento> ( da "Manifesto, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Colombia, Repubblica ceca, India, Messico, Olanda, Portogallo, Regno unito, Russia, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria e Usa - oltre a fornire altri dati sui paesi Ue. Le conclusioni mettono in scacco l'Onu e la sua strategia già dalla base, dalla raccolta dei dati, considerati «non affidabili».

Il Ping-pong di responsabilità non è un buon segno per il G20 ( da "Denaro, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: L'Unione europea vuole il raddoppio a 500 miliardi di dollari delle munizioni a disposizione del Fmi per aiutare i paesi in difficoltà, compresi quelli dell'Europa orientale, e desidera che siano Cina, Arabia Saudita, Russia e altri a pagare la maggior parte del conto. del 11-03-2009 num.

Vino, esportazioni italiane in calo nel 2008 ( da "Reuters Italia" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le esportazioni a Hong Kong, visto come la porta principale per la Cina, sono cresciute del 29% e le vendite negli Emirati Arabi Uniti hanno visto una crescita esplosiva del 50% nei volumi e sono più che raddoppiate in termini di valore, ha detto l'Uiv.

Intesa San Paolo: prima banca in Italia ad utilizzare Banknet ( da "Data Manager" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: di globalizzare i sistemi e gli standard delle transazioni. Setefi è nata nel 1989 con l?obiettivo di proporre sistemi elettronici di pagamento tecnologicamente avanzati, di offrire soluzioni d?avanguardia per le banche del gruppo ISP e per i suoi Merchant tramite un servizio di Acquiring di eccellenza.

RESOCONTO STAPLES, INC. PER IL QUARTO TRIMESTRE E PER L'INTERO 2008 ( da "Wall Street Italia" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 28 in Cina e 2 in Argentina. L'azienda ha altresì annunciato che il Consiglio di Amministrazione ha deliberato la distribuzione di dividendi cash sulle azioni ordinarie di Staples, Inc. pari a 0,0825 dollari per azione, pagabili il 16 aprile 2009 agli azionisti che ne avranno fatto richiesta entro il 27 marzo 2009.

CINA, PIANI DI RILANCIO IN STILE PECHINESE: IO SPENDO, TU PAGHI ( da "Wall Street Italia" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Stati Uniti si finanziano in modi diversi. L'America usa il credito del governo per raccogliere denaro direttamente dal mercato. La Cina ricorre al finanziamento semi-governativo, così che i costi reali del piano siano impossibili da calcolare per gli investitori, anche se in ultima analisi ricadono su Pechino.

Confindustria Ancona : ecco come esportare negli Stati Uniti e in Cina ( da "Sestopotere.com" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ecco come esportare negli Stati Uniti e in Cina (11/3/2009 11:14) | (Sesto Potere) - Ancona - 11 marzo 2009 - Seminario in Confindustria Ancona 18 marzo 2009 per approfondire la regolamentaizone e le certificazioni tecniche che regolano l'esportazione in questi paesi. Cina e USA: due mercati totalmente diversi ma entrambi di particolare interesse per le esportazioni italiane.

Calzatura, la crisi si sente però i segnali sono positivi ( da "Corriere Adriatico" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la crisi si sente però i segnali sono positivi I vertici di Confindustria Macerata e Fermo analizzano i dati Civitanova La Cina continua a far paura. Russia (-40%), Ucraina (- 35%) e Inghilterra (- 38%), hanno saltato il giro. Per fortuna i francesi, gli spagnoli, e gli svizzeri. Al Micam, vera cartina di tornasole delle calzature mondiali, la crisi si è fatta sentire.

Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? ( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

Un piano di protezione civile da prendere a esempio ( da "Varesenews" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: piano di protezione civile da prendere a esempio In arrivo 40mila euro per la Protezione Civile di Somma Lombardo. Il bando della Provincia di Varese rivolto al potenziamento delle attrezzature e degli strumenti in dotazione ai diversi nuclei di Protezione Civile provinciali ha promosso il piano progettato dal Comune di Somma Lombardo quale migliore fra tutti i 26 finanziati all?

BIGOTTISMO GLOBALIZZATO: "sono stato allontanato dalla scuola (privata, E a Londra!) per aver espresso la mia contrarietà verso eufemismi quali "nigger" e "faggot" e "(DR) DOWN" E" ( da "Dagospia.com" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: GLOBALIZZATO: "sono stato allontanato dalla scuola (privata, E a Londra!) per aver espresso la mia contrarietà verso eufemismi quali "nigger" e "faggot" e "(DR) DOWN" E"Paki" e dato vento al mio disprezzo per ogni religione" SMS DI ALDO BUSI Riceviamo e pubblichiamo: Aldo Busi Globalizzazione del bigottismo: dietro richiesta di alcuni studenti di tutte le nazionalità del mio corso

Ma Obama combatte davvero le lobbies? ( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

Usa-Cina: Obama incontra domani ministro Esteri Pechino ( da "KataWeb News" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa-Cina: Obama incontra domani ministro Esteri Pechino 11 marzo 2009 alle 20:23 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, incontrerà domani il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi. Lo ha annunciato il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs.

Clinton: "ventaglio di opzioni" se Nord Corea testa missile ( da "Reuters Italia" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ha detto la numero uno della politica estera Usa, aggiungendo che un lancio violerebbe una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu. La Cina ha partecipato ai negoziati a sei sull'armamento atomico della Corea del Nord, in stallo da mesi. "I nostri partner dei negoziati a sei sono preoccupati dalla possibilità di un lancio missilistico, intendano affrontarlo,

Il spalam sau facem altul? ( da "Romania Libera" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sansele ca va remarca cineva ca sunt mic, verde si am antene atunci cand bat la usa unei agentii guvernamentale sa depun un dosar complet de licitatie sunt zero. sansele ca politistul de trafic sa nu ma amendeze cand fac prostii fiindca stie cine sunt (persoana importanta) sunt de neglijat.

Tibet: Congresso usa, Pechino metta fine a "Repressione" ( da "KataWeb News" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Tibet: Congresso usa, Pechino metta fine a "Repressione" 11 marzo 2009 alle 21:53 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La Camera dei rappresentanti statunitensi ha votato all'unanimità una mozione in cui chiede che la Cina metta fine alla "repressione" in Tibet.

Usa-Cina/ Clinton e Yang: evitare tensioni, migliorare ( da "Virgilio Notizie" del 11-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract:

Basta privilegiare l'export La Cina deve pensare di più al suo mercato domestico ( da "Stampa, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: idea di una Cina priva di un enorme avanzo delle partite correnti è seducente. Gli Usa hanno spesso criticato questo partner commerciale per aver tenuto basso il corso della valuta in modo da stimolare artificialmente l'export. Gli americani non sapevano resistere al costo basso delle merci cinesi, soprattutto quando i partner commerciali,

I commercialisti come Obama "È ora di cambiare" ( da "Stampa, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: A livello internazionale bisogna ricostruire le regole, rifuggire dal protezionismo, governare la globalizzazione... Nel nostro Paese, invece, serve realismo e responsabilità». Non si può, ad esempio, «più eludere il problema del debito, pari al 110% del pil, acceso non per finanziare infrastrutture, ma per dare tutto a tutti e guadagnare consenso».

La partita afgana si gioca a Teheran ( da "EUROPA ON-LINE" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Iran alla Cina. L?ombra delle caute aperture diplomatiche dell?amministrazione Obama verso l?Iran aleggerà infatti all?interno del sontuoso palazzo di Saadabad, dove si raduneranno stamattina i nove presidenti. All?interno dell?Eco figurano paesi-membri Nato, come la Turchia, paesi assai vicini a Washington, come l?

Una scia di sangue iniziata a Columbine ( da "Giornale di Brescia" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: adolescenti restano uccisi e quattro sono feriti nel dormitorio di un liceo a Ruzhou in Cina. Marzo 2005 Cinque studenti e quattro adulti muoiono sotto i colpi di un adolescente che poi si suicida in una scuola a Red Lake, nel Minnesota. Ottobre 2006 La follia omicida si scatena in una scuola amish di Nickels Mine in Pennsylvania: un maniaco si barrica nella scuola, uccide cinque bambine,

Se la crisi morde l'economia reale ( da "Cittadino, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la cui parte finale avanzava una dura critica alle prime forme di globalizzazione commerciale. Con forza sottolineava che «l'ultimo termine» delle «speculazioni di Commercio, di Finanza, di Politica» è «la rovina di tutto», rovina preparata dai «momentanei espedienti» ai quali le autorità governative sono solite far ricorso in momenti di crisi profonda.

l'italia sarà salvata dai "giardinieri di dio" ( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione buona? «Certo. È quella che consente di mettere in rete la diversità. In Italia, però, assistiamo a una globalizzazione di rapina, per un'indecente combutta tra piccola politica e piccola burocrazia. Un esempio? La pastorizia, massacrata da divieti igientistici che rendono impossibile a qualsiasi giovane praticare questo mestiere antico come il nostro Paese e aprono

Prysmian mette Mosca nel mirino ( da "Milano Finanza (MF)" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ma anche a crescere in usa e cina Prysmian mette Mosca nel mirino Lo stabilimento per la produzione di cavi ad altissima tensione in Nord America entrerà in funzione già la prossima estate, in tempo per cogliere le opportunità del piano Obama nel settore energetico L'ingresso nel mercato russo e l'entrata in produzione, già la prossima estate,

sulle bancarelle di andrée si vendono pane e poesia - simona spaventa ( da "Repubblica, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cibo e globalizzazione, ma trattati in modo leggero" SIMONA SPAVENTA Bancarelle in sala e nel foyer, attori che vendono pane, latte e verdure. Per dieci giorni, il Teatro Franco Parenti si trasforma in un mercato, di quelli di una volta, dove oltre alla merce si vende fantasia e c´è anche e una magica macchina ecologica che recupera l´

il filo rosso che lega moschea e gay pride - enrico pedemonte ( da "Repubblica, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il Gay Pride e l´arrivo a Genova di 350 ricercatori (da 38 paesi) che oggi lavorano all´Iit di Morego? Sembrano tre questioni diverse, eppure c´è un filo rosso che le lega. Nell´era della globalizzazione, in tutto il mondo ci si chiede quali siano gli ingredienti che determinano il successo di una città. SEGUE A PAGINA III

Prima Industrie dopo il successo la cassa integrazione ( da "Unita, L'" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con una forte vocazione all'export: ha stabilimenti in Finlandia, Usa, tre joint venture in Cina, è presente in 50 paesi. Fatturato in crescita fino al salto dello scorso anno: il giro d'affari è schizzato da 170 a 400 milioni con l'acquisizione della finlandese Finn Power, che l'ha proiettata al terzo posto nel mondo.

L'assemblea del Mezzogiorno di Legacoop ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Socialità e Solidarietà in un sistema globalizzato?. I lavori, presieduti da Paolo Laguardia, saranno aperti dalla relazione di Antonio Carta, presidente di Legacoop Sardegna. Seguiranno una comunicazione di Antonio Sassu (Università di Cagliari) e gli interventi di Rodolfo De Dominicis, Massimo Putzu, Giuseppe Corso, Giorgio Gemelli e Gianni Pittella.

PARLAMENTO EUROPEO: COORDINARE I PIANI DI SALVATAGGIO ECONOMICO METTENDO IN GUARDIA DALLA CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO, UN ESAME DEL COMPORTAMENTO TENUTO DALLE BANCHE E DEGLI AIUTI ( da "marketpress.info" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Fondo di adeguamento alla globalizzazione in modo da sostenere una più ampia gamma di situazioni, inclusi i lavoratori temporanei che hanno perso il lavoro. Rileva poi l´importanza «di non lasciare che la crisi eserciti una pressione negativa sui salari». Facendo proprio un emendamento del Pse, inoltre, l´Aula ritiene che gli obiettivi principali della politica occupazionale dell´

POLITICA DELL'OCCUPAZIONE, L'EUROPA CAMBI ROTTA: CONTRO LA DISOCCUPAZIONE IL FUTURO È VERDE ( da "marketpress.info" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: premere per maggiori finanziamenti per il Fondo sulla Globalizzazione e non dimenticare che per situazioni di questo tipo esiste la Banca Europea per gli Investimenti. Andersson propone anche che gli Stati membri destinino almeno il 2 per cento del loro Pil (Prodotto interno lordo) al varo di questo piano, così come sta avvenendo negli Stati Uniti.

Testamenti-video e pistole ( da "Tempo, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina: 8 adolescenti uccisi e 4 feriti nel dormitorio di un liceo a Ruzhou in Cina. 21 marzo 2005 - Usa: 5 studenti e 4 adulti muoiono sotto i colpi di un adolescente di 16 anni che attacca una scuola e si suicida a Red Lake, nel Minnesota. 3 ottobre 2006 - Usa: La follia omicida si scatena in una scuola amish di Nickels Mine in Pennsylvania:

Orocapital Preziosi in Fiera ( da "Tempo, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in un mercato sempre più competitivo e globalizzato. Anche quest'anno la Camera di Commercio, nell'ambito degli interventi a sostegno dei diversi settori dell'economia locale, partecipa alla manifestazione mettendo a disposizione delle imprese interessate di Roma e provincia degli spazi espositivi, con un occhio attento alle aziende giovani,

L'Obama cubano ( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, Russia, europei, latino-americani, asiatici - nel campo dell'economia e al limite lo stesso regime cubano in campo politico, facilitato nell'addebitare tutti i problemi interni (non pochi e non piccoli) al blocco Usa e nel rafforzare una coesione sociale basata su un orgoglioso nazionalismo anti-gringo piuttosto che sul socialismo di stato.

Le belve moderne? I banchieri ( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alla Cina. Gli Stati Uniti hanno dominato per anni ma ora hanno soltanto il primato del deficit puublico, mentre la Cina è il paese che possiede assieme ai paesi asiatici la maggior parte dei titoli del debito pubblico americano. Io credo che un'utopia possibile sia una sorta di Commonwealth composto da Cina Europa e Stati Uniti in grado di ricucire il sistema finanziario mondiale.

Ritorna lo spettro della deflazione Madoff concilia ( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Intanto la crisi sembra aggredire anche la Cina che vede ridursi drasticamente gli scambi commerciali con l'estero: in febbraio le esportazioni sono diminuite del 25,7% e l'import del 24,1%. Secondo le Dogane cinesi il saldo della bilancia commerciale è ancora attivo per 4,84 miliardi di dollari, livello ben al di sotto dei 39,11 miliardi di gennaio o degli 8,

Presentato il programma della prima edizione di Biennaledemocrazia ( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dalla globalizzazione ai media. Il programma prevede, tra le altre cose, sessioni dedicate all'India (Mariella Gramaglia e l'economista Prem Shankar Jha); alla storia europe a partire dalla caduta del Muro di Berlino; sul futuro della democrazia (Gustavo Zagrebelsky, Pau Ginsborg, Alfio Mastropaolo, Gianfranco Pasquino e Salvatore Veca)

Guerra dei poveri Noi e gli altri ( da "Eco di Bergamo, L'" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: prepotente affacciarsi del protezionismo economico, che è poi il nazionalismo del piccolo mondo antico che si ritiene assediato dalla modernità, s'accompagna alla de-globalizzazione. Da un eccesso all'altro: dall'edonismo reaganiano all'orgoglio isolazionista. Dalla retorica compiacente verso il capitalismo ideologico e oltranzista alla chiusura populista in difesa dei campioni nazionali.

Deglobalizzazione Sarà questo l'esito della crisi? il filosofo ( da "Riformista, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il tema della democrazia può diventare dirimente, giacché la nuova globalizzazione, che si dovrà aprire, dovrà contenere gli elementi di un equilibrio sorretto dal riconoscimento del valore della democrazia. Se l'Occidente, unito, rinuncerà a questo, è come se avesse rinunciato a se stesso, e tutto diventerà più duro nel mondo post-globale.

Rischio industriale: oggi a Filago tavolo sulle procedure d'emergenza ( da "Eco di Bergamo, L'" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Croce Rossa e la rappresentanza della protezione Civile dei quattro paesi guidata da Ennio Bonetti. Parteciperanno come osservatori anche i gruppi di Protezione civile di Ferrara e di Bellizzi (Salerno), comuni dove ha partecipato l'Ats con dei gruppi di Protezione civile. «Durante l'incontro si predisporranno la macchina organizzatrice e la programmazione dell'

Marsciano, scambi e trasferte per la Protezione civile ( da "Nazione, La (Umbria)" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: scambi e trasferte per la Protezione civile PRIMAVERA ricca di impegni per il Gruppo comunale di Protezione civile. Domani i volontari marscianesi si uniranno a quelli di Monte Castello di Vibio, di recente costituzione, per andare in visita al Centro funzionale delocalizzato della Protezione civile di Foligno.

Il Congresso Usa dà il via libera alla mozione a sostegno del Tibet ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: CINA Il Congresso Usa dà il via libera alla mozione a sostegno del Tibet L'impegno degli Stati Uniti sui diritti umani in Cina «non è in discussione»: il Segretario di Stato Hillary Clinton, dopo l'incontro ieri a Washington con il collega cinese Yang Jiechi, ha così risposto alle critiche che l'amministrazione Obama avrebbe messo la sordina alla repressione di Pechino.

Il nemico non è più a Cuba ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il loro modello è la Cina, lo si chiami capitalismo, mercato socialista o socialismo. Russia e Cina erano tornati recentemente nell'isola a rinverdire i ricordi della Guerra Fredda. Ma Putin era più interessato a George Bush che a Cuba: se Barack Obama rinuncerà ai missili in Ucraina e Georgia non c'è ragione che i russi tornino all'Havana.

L'India, il doppio volto della globalità ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è stata il centro della globalizzazione almeno per due elementi. Come ha scritto Amartya Sen, «attorno all'anno Mille la diffusione globale della scienza, della tecnologia e della matematica stava cambiando la natura del Vecchio mondo: il sistema decimale nacque e fu sviluppato in India tra il II e il VI secolo.

Paradisi , impegni e illusioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Germania, Italia, Brasile, Francia, Russia, Gran Bretagna, Cina, Spagna, Messico, Corea del Sud, India e Canada. Tutti - tranne la Spagna - sono membri del G-20: proprio il gruppo di Paesi che ha annunciato misure contro i paradisi fiscali. Dunque, tanto rumore per nulla anche questa volta? Non è detto.

Il calo del surplus cinese penalizza il dollaro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le statistiche hanno fatto sorgere dubbi sulla capacità della Cina di finanziare il deficit estero degli Stati Uniti. Questo non ha impedito però agli investitori di dedicarsi ad alcuni Paesi emergenti o in transizione, come l'Ungheria o la Polonia, le cui valute sono salite verso la moneta americana. In serata, l'euro era a 1,2811 dollari, da 1,2670, dopo aver toccato quota;

In salita le giacenze di grano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: grazie al fatto che le vendite record verso la Cina stanno portando le scorte Usa a 185 milioni di bushel, minimo quinquennale Quasi neutrale l'impatto esercitato dal rapporto sul mercato cotoniero: l'export americano salirà nell'annata 2008-09 a 12 milioni di balle da 480 libbre, ma nel mondo i consumi accuseranno rispetto alla campagna precedente un tracollo del 9,

Morales, provocazione alla cocaina Ma passa la linea italiana antidroga ( da "Giorno, Il (Milano)" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: strumenti e le politiche tese a sbarrare la strada al dilagare della tossicodipendenza sono condivisi da grandi nazioni come Usa, Cina e Giappone. Il senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche antidroga ha illustrato la bozza approvata del «piano di azione», lo strumento che delinea per i prossimi dieci anni la politica dell'Onu.

Emendamento D'Alia è censura web ( da "Articolo21.com" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sarà limitata a livelli della Cina. C'è un blog che Vi invito a visitare, ed è quello di Stefano Quintarelli, che in un suo post, analizza nei dettagli l'emendamento D'Alia: http://blog.quintarelli.it/blog/2009/02/quel-biiip-di-biiip-ha-biiip-una-biiip-.html In una nota di poco fa sull'agenzia Apcom, il Senatore D'Alia: http://notizie.

Usa-Cina. Incontro tra Clinton e Yang Jechi a Washington ( da "AmericaOggi Online" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa-Cina. Incontro tra Clinton e Yang Jechi a Washington 12-03-2009 WASHINGTON. Stati Uniti e Cina hanno portato avanti il loro dialogo, con un incontro a Washington tra il segretario di Stato Hillary Clinton e il suo collega cinese Yang Jechi, nonostante il recente incidente navale e le polemiche sul rispetto dei diritti umani in Tibet.

Crisi Usa. Obama e Geithner presentano il piano per il G20. Caccia a uno stimolo globale ( da "AmericaOggi Online" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: India e Cina. E non è certo un caso l'annuncio di un suo incontro in forma decisamente insolita, col ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi, oggi alla Casa Bianca. "Uno degli argomenti che il segretario Geithner affronterà a Londra" - ha spiegato Obama - "è come possiamo garantire che i mercati emergenti ed i Paesi in via di sviluppo,

WTA Indian Wells: avanti Razzano e Vaidisova ( da "Datasport" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Q) Evgeniya Rodina (RUS) 63 64 Li Na (CIN) b. Tamarine Tanasugarn (THA) 64 64 Petra Kvitova (CZE) b. Pauline Parmentier (FRA) 63 62 Shahar Peer (ISR) b. Kateryna Bondarenko (UCR) 62 61 Tsvetana Pironkova (BUL) b. Marina Erakovic (NZL) 64 61 Ekaterina Makarova (RUS) b. Nathalie Dechy (FRA) 36 61 63 Elena Vesnina (RUS) b.

<Le belve moderne? I banchieri> ( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: alla Cina. Gli Stati Uniti hanno dominato per anni ma ora hanno soltanto il primato del deficit puublico, mentre la Cina è il paese che possiede assieme ai paesi asiatici la maggior parte dei titoli del debito pubblico americano. Io credo che un'utopia possibile sia una sorta di Commonwealth composto da Cina Europa e Stati Uniti in grado di ricucire il sistema finanziario mondiale.

La Protezione civile <Dieci anni di storia> ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: capo dipartimento protezione civile e sottosegretario all'emergenza, di Giancarlo Galan, presidente della Regione e di Elena Donazzan, assessore alla protezione civile. «Dieci anni, un appuntamento importante - ha detto l'assessore di palazzo Nievo, Marcello Spigolon - che coinvolge tutto il sistema della protezione civile della Regione e che,

Obama preme sull'Ue e punta agli emergenti ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: India e Cina. E non è un caso l'annuncio di un incontro, in forma decisamente insolita, col ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi oggi alla Casa Bianca. «Uno degli argomenti che Geithner affronterà a Londra», dice Obama, «è come possiamo garantire che i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo, che possono essere colpiti molto duramente dalla crisi,

Cittadini in tv, il nuovo canale YouTube del Movimento Difesa del Cittadino ( da "Comunicatori Pubblici" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Università Roma Tre sul nuovo Master "Globalizzazione dei mercati e tutela dei Consumatori”. Tra tutti i video spicca lo Speciale su Eluana Englaro. La comunicazione del Movimento non si è evoluta solo in direzione video. I consumatori saranno più consapevoli e informati anche grazie a “

Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene). ( da "Giornale.it, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies?

<Il G20decida azioniconcertatee più regole> ( da "Sicilia, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Obama fa capire che l'obiettivo degli Stati Uniti è ottenere l'appoggio di Paesi emergenti come Brasile, India e Cina. E non è certo un caso l'annuncio di un suo incontro in forma decisamente insolita, col ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi, oggi alla Casa Bianca. Emanuele Riccardi

Torniamo ai vecchi calcoli con le dita ( da "Sicilia, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Secondo questa tesi non è un problema di globalizzazione, né di saturazione dei mercati, né di folli giochetti finanziari, né di una fermata all'illusione dello sviluppo infinito, ma si tratta di una ignoranza collettiva che ci fa dimenticare un principio basilare: se si spende più di quanto si guadagna, si entra in un girone infernale di debiti,

Sopralluogo in vista del riordino ( da "Sicilia, La" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: funzionari del Dipartimento regionale di Protezione civile, ing. Marcello Pezzino , responsabile Uob XXII e l'ing. Piero Marano curatore dei rapporti tra Dipartimento e Comune. Riunione tenutasi per la predisposizione e revisione del Piano comunale di Protezione civile relativo ai rischi presenti a Calatabiano, a cui hanno preso parte l'assessore alla Protezione civile Tonino Fazio,

Terra e persona, Tremonti: Crisi globale figlia globalizzazione ( da "Velino.it, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: proprio sul fenomeno della globalizzazione in atto in quegli anni . “La crisi è globale ed è causata dalla globalizzazione. Un tempo il simbolo della moneta era l?aratro. L?errore che hanno fatto gli stati in tutti questi anni è stato quello di sostituire alla moneta degli stati una moneta bancaria che non ha alcun fondamento reale.

Editoriale - Diritti umani, l'ora di cambiare di F. Venturini ( da "Corriere.it" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a chiedere alla Cina garanzie di libero accesso nella regione e un dialogo costruttivo con il Dalai Lama «nella cornice della Costituzione cinese». Ma soprattutto, la mozione di Montecitorio riporta in primo piano, e non soltanto per l'Italia, quell'eterno dilemma tra sfera morale (la difesa dei diritti umani) e sfera politico-diplomatica (

Usa/ Dietro le dimissioni di Freeman la "lobby israeliana" ( da "Virgilio Notizie" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Lo afferma lo stesso ex ambasciatore in Arabia Saudita e Cina in un'email inviata agli organi di stampa e ripresa dal quotidiano Washington Post. Nel testo, il diplomatico statunitense afferma che "le calunnie contro di me... e la loro facile tracciabilità" dimostrano che c'è una "potente lobby" determinata a impedire che ogni punto di vista diverso dal loro sia reso pubblico,

Usa-Cina/ Disputa navi, Obama incontra ministro Esteri ( da "Virgilio Notizie" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: vengono contese da Cina, Filippine, Taiwan, Brunei, Vietnam e Malaysia. Ieri Yang ha incontrato il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, la quale ha detto che le due nazioni hanno concordato di lavorare insieme per evitare simili confronti futuri. I due si sono detti anche "d'accordo nell'opporsi al lancio di missili della Corea del Nord e nel discutere una risposta"

Cina, crolla l'export. Il Pil crescerà "solo" del 5% ( da "Gazzettino, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a febbraio in Cina sono state vendute 607.300 vetture, segnando un incremento del 24,23% rispetto allo stesso mese del 2008. In Usa, invece, a febbraio le vendite di auto sono scese del 41,4%, totalizzando 688.909 unità. Le 607.300 vetture vendute a febbraio in Cina rappresentano un calo dello 0,54% rispetto a gennaio,

*Terra e persona, Tremonti: Crisi globale figlia globalizzazione ( da "Velino.it, Il" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: proprio sul fenomeno della globalizzazione in atto in quegli anni . “La crisi è globale ed è causata dalla globalizzazione. Un tempo il simbolo della moneta era l?aratro. L?errore che hanno fatto gli Stati in tutti questi anni è stato quello di sostituire alla moneta sovrana degli Stati una moneta bancaria che non ha alcun fondamento reale.

RISCHIO CINA PER IL PAPA IN AFRICA - ANSALDO A TAIPEI NIENTE DITINO AL SENATO BROWN L'INQUINATORE METTI LARUSSA & C. IN 500 - TREMONTI FA LEZIONE AI DALEMIANI RUTELLI WEB ( da "Dagospia.com" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: RISCHIO CINA PER IL PAPA IN AFRICA - ANSALDO A TAIPEI ? NIENTE DITINO AL SENATO ? BROWN L?INQUINATORE ? METTI LARUSSA & C. IN 500 - TREMONTI FA LEZIONE AI DALEMIANI ? RUTELLI WEB ? LA COSTITUZIONE DI MARCORé ? IL GHOSTWRITER DEL PAPA VA A MALTA? Da "Panorama" in edicola domani Papa Benedetto XVI 1 - RISCHIO CINA PER IL PAPA IN AFRICA.

Scajola al Giubileo Paolino degli Universitari ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: "Nel contesto globalizzato in cui viviamo, se vogliamo realmente promuovere uno sviluppo economico di qualità, non possiamo che puntare agli investimenti strategici nella ricerca scientifica, all'innovazione tecnologica, alla sostenibilità ambientale e sociale, alla formazione di elevate professionalità".

Il piccolo Paese che ne batte uno grande ( da "AprileOnline.info" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: invasione mongola che aveva sottomesso la Cina. A metà del XIX secolo il Vietnam era stato investito, insieme al Laos ed alla Cambogia, dall'espansione coloniale della Francia, sloggiata durante la II guerra mondiale dai giapponesi, cacciati a loro volta dai vietnamiti nel 1945, quando Ho Chi Minh, primo presidente della Repubblica Vietnamita,

TIBET: CINA CHIEDE AGLI USA DI SMETTERE DI INTERFERIRE ( da "Adnkronos" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: TIBET: CINA CHIEDE AGLI USA DI SMETTERE DI INTERFERIRE commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento: 12 marzo, ore 21:25

Cina-Usa/ Obama e Jang Jiechi: "Cooperare contro crisi ( da "Virgilio Notizie" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: rafforzare la cooperazione fra Usa e Cina" per costruire una relazione "positiva e costruttiva". Non va oltre il linguaggio formale la Casa Bianca nel riferire dell'incontro fra il presidente americano Barack Obana e il ministro degli Esteri cinese Jang Jiechi, in un momento in cui i rapporti fra Pechino e Washington attraversano una fase di tensione.

12/03/2009 21:25 TIBET: CINA CHIEDE AGLI USA DI SMETTERE DI INTERFERIRE ( da "ITnews.it" del 12-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in visita a Washington, sollecita gli Stati Uniti a cessare ogni interferenza sulla questione del Tibet. ''Il Tibet e' parte inalienabile della Cina e le questioni tibetane sono esclusivamente questioni interne cinesi'', ha dichiarato Yang, in un discorso pronunciato al Center for Strategic and International Studies.


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Lo tsunami della crisi affonda i commerci (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Lo tsunami della crisi affonda i commerci I guai dell?industria marittima, termometro della globalizzazione DANIELE CASTELLANI PERELLI Dal New Jersey alla Malesia, da Shanghai a Rotterdam, le cronache dei giornali locali sembrano scritte dalla stessa mano. Tutte raccontano la solitudine dei porti mondiali, tutte si pongono lo stesso interrogativo: come farà a rialzarsi l?industria marittima? L?allarme ufficiale l?ha lanciato qualche settimana fa il Baltic Dry Index, un indice quotidiano compilato dalla londinese Baltic Exchange, la più autorevole società di informazioni del settore. L?indice, che si basa sui costi delle materie prime, è crollato da quota 11.793 (raggiunto lo scorso maggio) a un misero 800, il record minimo degli ultimi ventidue anni. La crisi viene confermata anche da un altro dato, il costo del noleggio quotidiano di una ?nave porta rinfuse? (cioè quelle che possono trasportare carichi non-liquidi e che sono un po? il simbolo del settore), che è passato dai 234mila dollari della scorsa estate ai meno di 3mila dei primi dicembre: un?incredibile riduzione del 99 per cento. Ma come si spiega questo tracrollo? «Si spiega direttamente con la caduta della domanda nei mercati occidentali, specialmente quello americano, nei confronti dei beni prodotti in Cina e nelle altre economie asiatiche del Pacifico ? ci dice Thomas Cullen, analista del centro studi britannico Transport Intelligence ?. Per usare le parole dell?economista Robert Reich, il consumatore americano era l??Energizer Bunny? (il coniglietto protagonista della pubblicità delle pile Energizer, ndr) dell?economia mondiale e dunque del mercato marittimo globale. Se manca l?energia, tutto rallenta». «Conta però molto anche l?impatto del collasso finanziario che ha avuto origine con lo scandalo della Lehman Brothers ? aggiunge Calum Kennedy, analista della Clarkson Research Services ? Il secondo round del credit crunch (la stretta del credito, ndr) ha toccato in due modi questa industria: tagliando le spese dei consumatori occidentali e limitando l?accesso al credito». «La violenza di questo crollo non si era mai vista prima, mai», ha dichiarato alla rivista Time il direttore esecutivo della Baltic Exchange, Jeremy Penn. In effetti hanno fatto il giro del mondo le immagini delle novantamila automobili bloccate in Germania nel porto di Bremerhaven. Giocattoli ed elettrodomestici giacciono invenduti, sebbene noleggiare un container da Hong Kong a Rotterdam costi poche centinaia di dollari, contro i duemila e cinquecento della fine del 2007. Prima di settembre gli operatori del settore non erano troppo pessimisti, perché si riteneva che la Cina avrebbe continuato almeno ad alimentare il traffico di materiali come il carbone, i minerali, il cemento. Una previsione rivelatasi errata, come dimostra il crollo della produzione di acciaio in Cina. Se la domanda continuerà a calare, anche la produzione di petrolio rallenterà (anche a causa della possibile svolta verde dell?industria automobilistica americana e internazionale), e così tante petroliere rimarranno ferme nei porti. Calum Kennedy ritiene «impossibile predire quando l?industria marittima potrà riprendersi, molto dipenderà da quanto durerà la recessione», mentre Thomas Cullen cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Questa può essere un?occasione per ristrutturare il settore». Qualche piccola buona notizia c?è. La domanda di carbone australiano è aumentata, e questo ha dato un po? di respiro al mercato. Nelle ultime settimane il Baltic Dry Index è risalito un po?, qualche giorno fa ha toccato la quota record annuale di 2167, ma rimane comunque assai distante dai livelli di un anno fa. Dati dunque che non lasciano sperare troppo, se è vero che la Cina ha annunciato che nel 2009 gli ordini marittimi scenderanno del cinquanta per cento (per questo il governo di Pechino pensa a stimoli economici mirati al settore). «La shipping industry è il termometro della globalizzazione», ha dichiarato a Time Oliviero Baccelli, economista bocconiano, e infatti anche in questo campo tutti guardano alla Cina e agli Stati Uniti, le due potenze nelle cui mani è ormai l?economia internazionale. E l?Italia? Paolo Costa, presidente d e l l? a u t o r i t à portuale di Venezia e della commissione trasporti del parlamento europeo, traccia un bilancio sorprendentemente positivo della situazione veneziana: «I dati della fine del dicembre 2008 non hanno registrato alcuna crisi. Abbiamo chiuso l?anno con lo stesso livello complessivo di traffico di quello precedente. Uno dei punti di forza del nostro porto è che ci muoviamo su tutti i fronti, abbiamo un po? tutto, dalle crociere al trasporto di mangimi, ferro, carbone. Abbiamo aumentato del quindici per cento i container e i ro-ro (roll-on/roll-off, navi che trasportano carichi su ruote, ndr), e continuiamo a ricevere tutti i giorni i traghetti dalla Grecia. Se non sapessi che c?è la crisi in giro, direi che tutto va bene». Certo, Venezia rimane pur sempre sul pianeta terra, dove la crisi è evidente: «Nel settore turistico sentiremo gli effetti della crisi ? ammette ? ma comunque ci stiamo già attrezzando. Non ci fermeremo con gli investimenti e stiamo preparando il congelamento delle tariffe». Come guarda al futuro l?ex sindaco? «Il noleggio di un container che dall?estremo oriente arrivi in Europa costava oltre i duemila dollari, e oggi siamo sotto i cinquecento. Anch?io ho dei barometri che dicono pioggia o addirittura tempesta ? conclude ? A Venezia ancora non grandina, ma temo che anche qui alla fine pioverà».

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Addio alle scampagnate La Sat si globalizza (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Addio alle scampagnate La Sat si «globalizza» ARCO. Altro che scampagnate domenicali, zaino in spalla e borraccia in tasca, fino al rifugio sopra casa. La Sat di Arco può fare concorrenza ad un tour operator nell'organizzazione di viaggi in giro per il mondo. Dopo alcune iniziative isolate quest'anno, per la prima volta, è stato realizzato un vero e proprio programma che offre ai satini (e non solo) l'opportunità di andare alla scoperta di paesaggi mozzafiato e panorami unici in sella ad una bicicletta o a piedi. E' la vacanza attiva, la nuova frontiera di un turismo che inizia a guardare al di là dei villaggi mordi e fuggi. Quelle che erano iniziative sporadiche, compiute quasi per caso una o due volte all'anno, sono diventate a tutti gli effetti un calendario con tanto di date e programmi. Si parte a fine aprile con la "Sicilia in bicicletta" e si finisce praticamente a settembre con il tour su due ruote dell'Alsazia, in Francia. In mezzo altre sei uscite che in realtà sono delle vere e proprie vacanze di 5-7 persino 8 giorni e che vedranno i satini raggiungere addirittura la "sperduta" Islanda. Oltre alle mete, certamente fuori dal comune per quanto riguarda i tradizionali canoni turistici, il filo conduttore di questa proposta è il metodo: ogni viaggio richiederà un particolare coinvolgimento ai partecipanti che dovranno "guadagnarsi" la vacanza mettendosi in gioco. Un turismo lontano anni luce da quello ormai un po' stantio dei villaggi "all-inclusive" dove ogni dettaglio tende ad essere standardizzato, commercializzato e quindi garantito. In realtà la Sat non ha fatto tutta da sola. Per organizzare questo calendario si è appoggiata all'agenzia La Palma di Arco che si sta specializzando nell'organizzazione di pacchetti "alternativi". Michele Faitelli, il titolare, si è incontrato con il presidente satino Bruno "Piuma" Calzà e altri del direttivo per pianificare assieme a loro il programma delle escursioni. Ne è venuta fuori una proposta assai interessante. Il 25 aprile, come detto, si andrà in aereo in Sicilia dove si pedalerà da Scopello a Segesta da Trapani a Selinunte ammirando da una visuale insolita la bellissima Trinacria. In maggio, invece, ci si recherà, in pullman e con biciclette al seguito, sulle strade del Barbaresco e del Barolo in Piemonte e a giugno toccherà alla Maremma e all'isola del Giglio. Non solo bici ma anche trekking: sempre a giugno si scoprirà la Corsica passeggiando anche su di un crinale da cui ci si affaccia su entrambi i mari. Poi sarà la volta dei Monti Tauri in Austria e quindi, dal 6 al 13 luglio, dell'Islanda da scoprire a piedi giorno dopo giorno. Dal 15 al 19 luglio il cicloturismo lungo la via Augusta e infine, ad agosto, l'Alsazia. Una serie di percorsi alla portata di chiunque, tutt'altro che spedizioni alpinistiche «classiche», per una tipologia di turismo che sta prendendo sempre più piede.

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Nave della Us Navy nel mar cinese Tensioni tra Washington e Pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Avete violato le leggi internazionali». «No, navigavamo in acque libere» Nave della Us Navy nel mar cinese Tensioni tra Washington e Pechino Braccio di ferro diplomatico e scambi di accuse reciproci sull'attività della Usns Impeccable Un'immagine della «Usns Impeccable» della marina militare Usa MILANO - E' tensione tra la Cina e gli Stati Uniti. Il governo di Pechino accusa la marina militare americana di aver violato le leggi internazionali muovendosi nelle acque del Mar cinese meridionale e chiede formalmente agli Usa di interrompere ogni «attività navale illegale». Lo sconfinamento sarebbe stato opera di una nave oceanografica della Us Navy che secondo la Cina si trovava in acque cinesi e non internazionali, come invece sostenuto dal Pentagono. Di conseguenza, secondo il ministero degli Esteri cinese, gli americani avrebbero violato la legge internazionale e quella cinese. «VIOLAZIONE INACCETTABILE» - A nulla sono valsi i tentativi degli Stati Uniti di spiegare che non c'è stata alcuna violazione e che la navigazione è avvenuta al di fuori dei limiti territoriali cinesi. Il portavoce del ministero degli esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha detto che l'incidente della nave è una violazione «inaccettabile» e che la Cina chiede agli Usa di «mettere fine a queste attività» e ad «evitare che episodi analoghi si ripetano». Non si parla di possibili conseguenze o ritorsioni, ma i toni sono alquanto accesi. La Cina respinge infatti anche le accuse degli Stati uniti, secondo cui una propria nave sarebbe stata «ostacolata» da cinque navi cinesi nelle acque del Mar meridionale cinese. «NON CE NE ANDREMO» - La Casa Bianca aveva affermato ieri che le navi della marina militare Usa continueranno a operare nel Mar cinese meridionale. Il governo di Obama aveva commentato l'episodio della nave americana Usns Impeccable, che è secondo quanto denunciano gli Usa è stata seguita e ostacolata da cinque navi cinesi. «Continueremo a operare in quelle acque internazionali e ci aspettiamo che la Cina rispetti la legge internazionale», ha detto il portavoce dell'amministrazione, Robert Gibbs, parlando nel corso di una conferenza stampa indetta alla Casa Bianca. Nel frattempo i funzionari del dipartimento della Difesa Usa hanno precisato che l'incidente diplomatico è stato preceduto da un atteggiamento di «crescente aggressività» da parte delle navi cinesi, che si è manifestato negli ultimi giorni. La Usns Impeccable, ha precisato il dipartimento della Difesa Usa, al momento dell'episodio era disarmata, e stava raccogliendo campioni oceanici in acque internazionali nel Mar cinese meridionale. stampa |

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Cina: una stabilità segnale di difficoltà di Fernando Mezzetti (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 11/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero L'analisi Cina: una «stabilità» segnale di difficoltà di Fernando Mezzetti Colpita anch'essa dalla crisi, ma comunque ancora in crescita, e mentre il mondo conta su di essa per uscirne, la Cina fa il pugno duro all'interno e muso duro all'esterno, affrontando ricorrenze cariche di simbolismi e tensione. "Grande Muraglia" di stabilità, cioè poliziesca, in Tibet, ordinata dal capo del partito e dello Stato, Hu Jintao, per i cinquanta anni ieri della rivolta anticinese e della fuga del Dalai Lama, e in vista dell'anniversario dei disordini del 14 marzo 2008, con morti, feriti e centinaia di arresti di monaci e laici. Esaltazione sfrenata, alla sessione annuale dell'Assemblea del popolo ora in corso, da parte del suo presidente, numero due dello Stato e vicepresidente del partito comunista, del sistema centrato sul partito stesso, "senza alcuna separazione dei tre poteri" o più partiti che si alternino al Governo. Muscoli mostrati verso gli Stati Uniti, con le molestie e le minacce di attacco in acque internazionali a una loro nave per ricerche oceanografiche, da parte di unità della Marina della Repubblica Popolare. È solo l'inizio di un clima destinato a farsi più pesante. Nell'aprile di vent'anni fa, per la morte di Hu Yaobang, il riformista capo del partito destituito l'anno prima, cominciarono le manifestazioni di massa culminate nella repressione del 4 giugno, con i carri armati, sulla Tiananmen. Nel luglio di dieci anni fa fu messa al bando e repressa la setta Falun Gong, che poco prima con straordinaria e segreta capacità organizzativa aveva sfidato il sistema con un imponente raduno intorno alla sede centrale del potere, vicino alla Città Proibita. La "Muraglia di stabilità" non è e non sarà solo sul Tibet. Le ricorrenze cadono su una situazione economica, sociale e politica, fattasi pesante. Pechino avrà quest'anno un tasso di sviluppo dell'8 per cento, contribuendo a trainare le economie occidentali; ma dopo anni di crescita a doppie cifre, dopo il trionfale 13 per cento del 2007, ciò vuol dire recessione. Sono decine di milioni i disoccupati, soprattutto emigrati interni che, accorsi nelle città per il boom edilizio da tempo sgonfiatosi, sono tornati nelle campagne portando, con l'amarezza della perdita del lavoro, i risentimenti per le ineguaglianze sperimentate, per il distacco dalla prospera popolazione urbana. Tempo fa, fu reso noto che nel 2007, anno di grande espansione, si erano avute circa 70mila proteste e ribellioni a carattere locale, fermamente represse. Era un monito in oscure manovre interne. Oltre ai pochi e coraggiosi attivisti per i diritti umani, infatti, emergono critici "di sinistra" nei confronti del partito. Serpeggiano a vari livelli correnti di pensiero da "nuova sinistra", o neo-marxisti, duri verso un social-capitalismo che ha promosso grande sviluppo, ma con abissi di differenze sociali, e rapaci esponenti del potere, approfittatori e corrotti. Lo slogan di Hu Jintao, finora, è stato la creazione di una "società stabile e armoniosa". Ora parla solo di stabilità, rivelando nervosismo e preoccupazioni di contrasti sociali più rischiosi del Tibet, dove "l'armonia" si fonda su repressione e reparti armati. Per Lhasa si fa appello al senso nazionale e identitario Han, denunciando interferenze esterne. E su questo, il potere ha certamente consenso interno, sia per nazionalismo sia perché, nella frenesia dello sviluppo, il cinese comune semplicemente non capisce perché il Tibet rifiuti la modernizzazione che Pechino proclama di avervi portato. Ma in concomitanza con la tensione celata sul tetto del mondo, Pechino enfatizza quella verso l'esterno. L'incidente con la nave Usa, il più grave dal 2001, serve anche a mettere in secondo piano i problemi interni davanti a presunti rischi da fuori.

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La crisi si beve i vini d'Italia (sezione: Globalizzazione)

( da "Italia Oggi" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ItaliaOggi sezione: agricoltura data: 11/03/2009 - pag: 10 autore: Pagina a cura di Luigi Chiarello Nel 2008 Usa col freno tirato, Europa a due velocità, Emirati boom. Spumanti ok La crisi si beve i vini d'Italia Giù del 7% le vendite all'estero, ma il valore cresce Meno 7% in volume, ma più 2% in valore. Il 2008 del vino italiano ha chiuso in retromarcia sul fronte esportazioni. L'andamento al ralenti sui mercati internazionali, partito fin da gennaio 2008, era stato già registrato dall'Istat. Ma a chiusura d'esercizio i dati parlano chiaro: venduti 17,8 milioni di ettolitri, per una variazione negativa del 7%. Anche se, come detto, sono in leggera crescita i valori, saliti del 2% a quota 3,6 miliardi di euro. Male anche il segmento dello sfuso, crollato del 16% a volume, mentre l'imbottigliato contiene il calo a -4% per un fatturato stabile a 2,8 miliardi. Territorio negativo in quest'ultimo segmento sia per i vini da tavola (bianchi -4% e rossi -10%) sia per i Doc-Docg (bianchi -4%, rossi -8%). Mentre è in netta controtendenza il settore spumanti, che chiude l'ennesimo anno boom con aumenti in volume del 15%, a 1,4 mln di ettolitri, e valori su dell'11%, a poco meno di mezzo miliardo. L'analisi sui trend del nettare di Bacco è dell'Unione italiana vini (Uiv). Dati che il presidente Uiv, Andrea Sartori, preferisce leggere in positivo. «Se guardiamo il contesto internazionale e quello che è accaduto ai nostri vicini di casa francesi oppure agli australiani, non possiamo certo lamentarci», dice Sartori, «chiudiamo un anno difficile, in cui comunque il nostro prodotto ha tenuto le posizioni guadagnate in passato». Il mercato in cui il vino italiano soffre di più è comunque quello Ue: in un anno il saldo è negativo per il 10% a volumi, mentre gli stati terzi tengono, con un +2%. Stentano la Germania, primo acquirente di vini italiani a volume (con i 5,6 mln di ettolitri importati nel 2008 segna un calo del 10%), la Francia (-27%), l'Austria (-25%), la Danimarca (-6%). Stabile il Regno Unito (-1%), seconda piazza per il vino d'Italia, soffrono gli Stati Uniti, terzo mercato a volume (-2%) e primo a valore con quasi 800 mln di euro di fatturato (-4%).Fra gli altri grandi acquirenti, stabile a volumi la Svizzera (-1%), in leggera ripresa il Canada (+2%) e a doppia velocità la performance della Repubblica Ceca, che a un calo in volume del 3% affianca una crescita a valori del 13%. Sui mercati di «seconda fascia», invece, volano le performance della Russia (+36% a volume e +12% a valore), che si attesta come 12° piazza per il vino italiano; bene il Giappone (+6%), la Polonia (+10%), Svezia e Norvegia, mentre in forte sofferenza sono Ungheria, che ha dimezzato gli acquisti, e Slovacchia (un terzo). In America latina, a un Brasile in calo del 2% fa da contraltare un Messico in grande spolvero (+34%). Mentre sul mercato asiatico, se Cina e Corea «prendono fiato» (+1% e -1%) e l'India è in piena crisi (-17%) le piazze di Hong Kong (+29%) e Singapore (+17%) sono in grande espansione. Infine in crescita tumultuosa è il mercato degli Emirati Arabi, con volumi aumentati del 50% e valori più che raddoppiati.

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Croce rossa e volontari presi di mira dai ladri (sezione: Globalizzazione)

( da "Arena, L'" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 11 Marzo 2009 PROVINCIA Pagina 28 PESCHIERA. Incursione notturna nel deposito a Borgo Secolo. I malviventi sono probabilmente entrati dal retro, dove l'area confina con l'isola ecologica comunale Croce rossa e volontari presi di mira dai ladri Spariti un navigatore e il cellulare di servizio Protezione civile privata di tende ed attrezzature Furto nella notte tra sabato e domenica al capannone di Borgo Secolo utilizzato a Peschiera come deposito mezzi dalle locali delegazioni di Croce Rossa e Protezione civile. «Un gesto ignobile, perché colpisce due realtà che sono un bene a disposizione di tutti», commentano con amarezza Massimiliano Grande, ispettore del gruppo arilicense della Cri, e Claudio Delfini, caposquadra della Protezione civile. L'area di Borgo Secolo, di proprietà del Demanio, è a ridosso del centro storico, vicino alla Casa di riposo. Sul retro confina con l'isola ecologica del Comune ed è proprio da questa zona che i ladri sono entrati. «A quanto pare», continua Grande, «gli autori di questo gesto assurdo hanno camminato lungo lo sterrato di confine tra le due aree e poi con delle scalette hanno scavalcato la rete col filo spinato e sono entrati dalle finestre del capannone scardinandole e rompendo i vetri. A noi hanno portato via il navigatore satellitare in dotazione su una ambulanza, il telefono cellulare di servizio, lo stereo del furgone che usiamo per il trasporto di anziani, e una scheda carburante». «Alla nostra squadra invece», aggiunge Delfini, «hanno rubato tre motoseghe e 10 tende igloo. Per che cosa, poi, faccio fatica a capirlo...». A scoprire il furto sono stati domenica i volontari della Croce Rossa, che si erano recati al capannone per prendere uno dei veicoli in dotazione. «Ci siamo accorti che mancava il cellulare, quello con cui comunichiamo con il 118. Abbiamo verificato che non fosse stato lasciato su qualche altro mezzo. A quel punto abbiamo pensato di controllate meglio tutto e così abbiamo scoperto che ci erano stati rubati anche lo stereo del furgone e il navigatore satellitare. Uno strumento, quest'ultimo», sottolinea l'ispettore, «di ottima qualità. Un apparecchio così costa circa 500 euro: è già talmente difficile trovare i fondi per sostenere la nostra attività che, come quella della Protezione civile, è totalmente volontaria che si può ben capire quanto sia doloroso vedersi portar via così strumenti indispensabili». Grande e Delaini hanno sporto denuncia ai carabinieri di Peschiera. «Poi», aggiunge il capogruppo della Protezione civile, «abbiamo spostato dal capannone tutte le strumentazioni facilmente asportabili. Ma rimane la gravità di un gesto che danneggia non solo noi quanto tutta la comunità».  

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Troppe regole non tutelano il credito (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza e Mercati" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Troppe regole non tutelano il credito» da Finanza&Mercati del 11-03-2009 ANDREA GIACOBINO «Il segreto bancario del cliente svizzero rimane intatto. Non è pensato per proteggere i criminali o per coprire le frode fiscali. Il segreto bancario non è mai stato assoluto al 100% e non comporta un ostacolo alle inchieste». Pierre Mirabaud, erede di una dinastia di banchieri privati ginevrini, è il presidente dell'Associazione svizzera dei banchieri e ha voluto fare il punto con F&M sulle questioni più scottanti che coinvolgono il sistema creditizio elvetico, anche nei suoi rapporti con l'Europa e gli Usa. Quali sono le origini della crisi finanziaria globale? Esistono responsabilità specifiche degli operatori e dei regulator Usa? Le origini della crisi sono da ricondurre a varie e complesse interdipendenze finanziarie. Per cinque anni il credito era facilmente accessibile, gli investitori avevano fame di alti rendimenti, le banche finanziavano grandi buy-out e gli investitori facevano la coda per negoziare i debiti. Abbiamo assistito a un alto grado di ingegnerizzazione finanziaria e all'esplosione delle cartolarizzazioni, così l'elevato rischio era incentivato. Ed era certamente elevato, non per quelle persone meglio equipaggiate a gestirlo, ma, come è emerso, tra chi era meno attrezzato ad affrontarlo. La stabilità del sistema finanziario era un assunto. L'uso della leva è aumentato ed era chiaro che il mercato non avrebbe più potuto sostenerlo. Il crunch è giunto col collasso totale della domanda nei confronti di alcune forme di debito collateralizzato. È evidente che la situazione di oggi è il risultato di una politica e di decisioni manageriali discutibili. Mentre i mercati sono crollati, le società finanziarie hanno compiuto seri errori, così come policymaker e regolatori. Quali potrebbero essere i paletti di una re-regulation del sistema? Sosteniamo la stretta, dal punto di vista normativo, in materia di management del capitale, della liquidità e del rischio. La politica nazionale dovrebbe essere appoggiata da una politica internazionale. Il regolatore svizzero, Finma, ha aumentato i requisiti richiesti da Basilea II sul Tier-1 sia per Ubs sia per Credit Suisse e sta introducendo un leverage ratio compreso tra il 3 e il 5% fino al 2012. Le banche svizzere hanno tradizionalmente i requisiti patrimoniali più alti di quelli stabiliti dal Basilea II (un extra 20%) e oggi hanno livelli di patrimonializzazione che eccedono gli standard di Basilea II. Un ulteriore deleveraging nei bilanci è necessario ma bisogna tenere a mente che questo comporta alcune conseguenze. Siamo scettici circa una forte riduzione del leverage ratio perché sosteniamo con fermezza i principi basati sul rischio, con rispetto della normativa sui requisiti patrimoniali. Nazionalizzare le banche è una soluzione? Lo strumento è stato usato in vari Paesi, inclusi Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Svizzera. Comunque, varia il grado con cui i governi detengono queste partecipazioni: in Svizzera, lo Stato possiede meno del 10% di Ubs e non sta interferendo nelle decisioni di business né è rappresentato nel board della banca. Non definirei questa una nazionalizzazione e il governo svizzero non ha alcuna intenzione di guidare una banca. Altre nazioni hanno livelli di proprietà più alta, ma questa sarà solo una misura temporanea. L'importante è avere una strategia di uscita chiara e decisa. Come cambierà il business bancario post-crisi? Si dice che nel futuro «banking is boring», cioè l'attività tornerà a essere più retail, con minori margini ma più sicura... La crisi finanziaria avrà effetti a lungo termine sul futuro bancario, la regolamentazione e la supervisione. Le banche nel 2015 opereranno in maniera diversa in tante aree di business e i cambiamenti saranno in parte spinti dal mercato e in parte dai nuovi regolamenti. Molti si aspettano una banca futura più avversa al rischio, meno esposta alla leva e a complessi prodotti finanziari, più commerciale e meno investment, insomma. Tuttavia, la banche dovranno servire l'economia reale che sarà tecnologicamente più complessa e, probabilmente più di oggi, cogliere le sfide della globalizzazione, come i flussi di investimenti, i cambiamenti demografici, gli squilibri finanziari, il riscaldamento globale, ecc... Né l'economia reale né le banche saranno tutelate se ci fossero meno scambi internazionali, più protezionismo, una forte dose di nazionalizzazione economica, finanziamenti basati sul credito piuttosto che sul mercato, o una maggiore limitazione delle cartolarizzazione o dei derivati Otc. Né l'economia reale né le banche saranno ben tutelate da una regolamentazione troppo restrittiva. Ma dove servono davvero più regole? La regolamentazione ha un senso se aumenta la trasparenza in una maniera efficiente. La regolamentazione non dovrebbe puntare a vietare prodotti strutturati o hedge fund o renderli troppo costosi. Gli investitori di hedge fund tendono a essere investitori professionali, non retail. Non vediamo la necessità di una protezione speciale per loro, né un bisogno di regolamentazione che giunga fino a questo punto. L'innovazione finanziaria potrebbe aver contribuito alla crisi, ma non è la radice della crisi. Cartolarizzazioni, hedge fund, cds e altri derivati possono essere strumenti utili per le operazione di rifinanziamento e per il risk management. Scaricare la colpa di tutti i problemi sull'ingegnerizzazione finanziaria è inappropriato. Questi strumenti continueranno a esistere nel futuro, sebbene tenderanno adessere meno complessi e più standardizzati. Organizzare un mercato dei cds con controparti centrali dovrebbe aumentare la trasparenza. E gli hedge fund? Durante le prime battute della crisi, gli hedge fund non erano un problema nonostante per lungo tempo fossero considerati come i principali responsabili della destabilizzazione del mercato. Durante la crisi, i fondi si sono rivelati essi stessi vittime piuttosto che colpevoli. In media, hanno un leverage (assets to equity) di circa 2-3 volte, rispetto a una media di 20 per le banche di investimento. I regolatori erano preoccupati che gli hedge fund potessero rappresentare un rischio per i broker: Bear Stearns e Lehman Brothers hanno dimostrato che era vero il contrario. Anche lo short selling ha avuto una cattiva stampa, spesso immeritata. Non è stata la ragione principale per la caduta dei titoli, che è continuata anche dopo che lo short selling è stato vietato. La vendita allo scoperto stabilizza i prezzi delle azioni e garantisce liquidità al mercato. I policy maker dovrebbero prendere in considerazione requisiti di trasparenza piuttosto che vietare il short selling. Come giudica il lavoro di Mario Draghi come presidente del Financial Stability Forum? È stato molto efficace. Ha senso sospendere gli accordi di Basilea II? Ha senso sospendere i criteri contabili del fair value? Non sono al corrente di seri tentativi di sospendere gli accordi di Basilea II. Come ho detto, ci saranno modifiche. Il fair value è un buon concetto quando c'è liquidità nei mercati che permette al fair value di manifestarsi. Tuttavia, il fair value non funziona nei mercati illiquidi. I rischi sono quelli di una spirale ribassista e di un panic selling generale. I prezzi di vendita non rappresentano il fair value. Per questo, la temporanea e selettiva sospensione del fair value avvenuta lo scorso autunno era giustificata.

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si fondono anche le squadre di protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Campolongo Tapogliano. Nuova decisione dopo l'unione dei Comuni. Coordinatore sarà Danilo Bazzeo Si fondono anche le squadre di Protezione civile CAMPOLONGO TAPOGLIANO. La squadra unica di Protezione civile nel nuovo comune di Campolongo Tapogliano è realtà. Recentemente sono stati comunicati alla sede regionale della protezione civile i nominativi delle cariche assegnate in seno al sodalizio. C'è equilibrio di presenze tra i tapoglianesi e i campolonghesi che facevano parte entrambe di due nutriti e attivi gruppi di Protezione civile. Coordinatore della squadra sarà il tapoglianese Danilo Bazzeo mentre i capisquadra saranno ben quattro: Francesco Bearzotti e Furio Cozzi di Tapogliano assieme a franco Comar e Luigi Baschiera di Campolongo. La carica di responsabile dell'area web e di manager formativo è stata assegnata a Ludwig Bazzeo (Tapogliano) mentre manager informativo sarà Luigi Baschiera. «Si tratta di un gruppo molto preparato - commenta con orgoglio il commissario, già sindaco di Tapogliano Luigi Morsut - composto da 35 volontari: è uno dei numeri più numerosi del distretto». La sede del gruppo sarà la nuova struttura di Tapogliano, inaugurata lo scorso 10 maggio ed è stata realizzata grazie al contributo di 110 mila euro erogato in due tranches dalla Direzione regionale della Protezione civile e da 10 mila euro di fondi propri del comune di Tapogliano. La struttura di via IX Giugno è composta da un grande magazzino di 100 metri quadrati, dove possono trovare sistemazione oltre al mezzo di trasporto i vari apparati a disposizione del gruppo: gruppi elettrogeni, tende e quant'altro. Oltre a questo locale, altri 60 metri quadri potranno essere adibiti a sala riunioni, ma anche eventualmente quale sede operativa di comunicazioni. Gessica Mattalone

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Pechino <Dice menzogne, gli Usa non lo aiutino> (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 60 del 2009-03-11 pagina 15 Pechino «Dice menzogne, gli Usa non lo aiutino» di Redazione Altolà di Pechino al Congresso statunitense che vorrebbe approvare una risoluzione per sollecitare la Cina a mettere fine alla «repressione» in Tibet. Per il governo cinese le denunce del Dalai Lama sono «menzogne che non meritano risposta». Da qui l'invito al Congresso di Washington a ritirare la mozione, che è stata presentata lunedì e che gode dell'appoggio della stessa speaker della Camera, Nancy Pelosi, da sempre molto attenta alla causa tibetana. «La risoluzione proposta al congresso americano da qualche parlamentare anti-cinese va contro la storia e la realtà del Tibet», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Ma Zhaoxu . La risoluzione rivolge un appello al governo cinese «affinché risponda alle iniziative del Dalai Lama per trovare una soluzione alla situazione tibetana». L'avvertimento di Pechino arriva in un momento di tensione nei rapporti con Washington, dopo l'incidente di domenica che ha coinvolto una nave oceanografica della Marina statunitense. Secondo il Pentagono l'imbarcazione sarebbe stata minacciata domenica scorsa da cinque unità cinesi nel mar della Cina e si sarebbe sfiorata una vera e propria battaglia. I cinesi dal canto loro lanciano accuse pesanti: in base a dichiarazioni di fonti anonime vicine al ministero degli Esteri di Pechino la nave svolgeva una sorveglianza illegale al largo dell'isola meridionale di Hainan. Secondo il direttore nazionale dell'intelligence Usa Dennis Blair, che ha parlato in un'audizione al Senato la disputa con la Cina sulla nave Usa, «è la più grave dal 2001», quando un aereo militare americano venne costretto ad atterrare in Cina. Pechino mostra negli ultimi tempi «un atteggiamento più aggressivo» per quanto riguarda le sue forze militari, ha aggiunto Blair. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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"Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 6 ) » (3 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 33 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 49 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 71 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 91 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (4) blog (1) capitalismo (4) cina (17) crisi (4) democrazia (58) economia (26) era obama (10) europa (9) francia (21) germania (3) giornalismo (49) giustizia (2) gli usa e il mondo (56) globalizzazione (38) immigrazione (38) islam (19) israele (2) Italia (148) manipolazione (3) medio oriente (13) notizie nascoste (42) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (18) spin (2) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Malgrado quello che dica la costituzione italiana, se mi ricordo bene,... Ultime news In Inghilterra tutti pazzi per Mou: è come sir AlexVietati sigarette e alcolici ai minorenni francesiCamere, Berlusconi: "Votino solo i capigruppo" Ma Fini dice no: "La proposta cadrà nel vuoto"Stupro Caffarella: scarcerati i romeni Ma restano in cella per accuse diverseServizi: "Rischio Jihad L'Italia è un obiettivo"Giro di vite per blog e forum on line: "Svincolati dalle regole della stampa"Irlanda del Nord, polizia sotto attacco: un morto Arrestate due personeRimbalzo in Borsa su spinta dei bancari Milano vola: +5,98%Allarme disoccupati: 370mila in due mesiRai, Franceschini: "Nessuna rosa di nomi" Il premier: "Stimo Petruccioli, ora cambiamo" Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. 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Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) E' ora di lasciar fallire le banche. Quando Obama supplica il mondo. Ma Obama combatte davvero le lobbies? In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Ma è questo l'Obama italiano? Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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la trasmissione di santoro domani arriva a prato (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ANNO ZERO La trasmissione di Santoro domani arriva a Prato PRATO. Anche "Anno zero" la trasmissione di Michele Santoro arriva a Prato. Domani, nella trasmissione su Rai2 in prima serata, sono previsti tre collegamenti dalla città. Argomento: la crisi del distretto. La trasmissione di Santoro riunirà in una piazza - ancora da decidere quale - operai, artigiani e imprenditori, le voci della città e della piccola media industria che mostreranno la bandiera lunga un chilometro usata nella manifestazione del 28 febbraio. Questa mattina una giornalista di "Anno zero", inoltre, parteciperà al tavolo di distretto. Prato è diventata un caso, il simbolo della fatica delle piccola e media impresa in tempi di crisi e di globalizzazione. Un servizio sul distretto lo sta confezionando Famiglia Cristiana, l'argomento è stato sviluppato anche su Rai International.

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export tessile: numeri da incubo (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Prato Export tessile: numeri da incubo Meno 10,9% nel 2008, Usa e Giappone i mercati peggiori, segno più in Cina PRATO. L'Area studi dell'Unione ha elaborato i dati Istat relativi all'export a livello territoriale. Dai risultati emerge nel quarto trimestre dell'anno un peggioramento delle tendenze già negative in atto nei primi tre trimestri del 2008. L'export manifatturiero nell'ultimo trimestre perde infatti il 10,9% rispetto allo stesso trimestre del 2007, che si va a sommare a una serie di risultati trimestrali negativi. L'export manifatturiero registra una contrazione complessiva annua del 6,9% in valori rispetto al 2007; oltre al tessile, chiude negativamente l'anno anche la meccanica (-8,5%). Da segnalare, fra i settori a minore incidenza, la crescita dell'export del mobile (che comprende anche i materassi, settore in cui Prato rappresenta un peso notevole a livello nazionale), della chimica e della gomma-plastica. Spostandosi dal livello provinciale a quello distrettuale (quindi con anche i valori dell'export tessile della provincia di Firenze e della provincia di Pistoia che rimandano pressoché totalmente al distretto pratese) l'industria tessile pratese registra nel 2008 sul 2007 una contrazione dell'export pari al 12,3%. Diminuiscono le esportazioni di tessuti trama-ordito (-14,4%) di filati (-12,3%), e altri tipi di tessuti (-11,4%), mentre rimane stabile nel 2008 l'andamento delle vendite all'estero dei tessuti a maglia (+0,9%). Anche negli altri territori a maggior concentrazione di industria tessile i risultati all'export del settore si sono dimostrati, nel 2008, negativi. Il distretto biellese (province di Biella e Vercelli) perde l'8,9% in valori di l'export tessile, Como -6,5%, Bergamo -15,6%, Varese -18,1%, Vicenza -15,3%, Treviso -10,3%, mentre l'Italia perde complessivamente il -10,7% rispetto al 2007. A livello di mercati, l'industria tessile pratese ha sofferto nel 2008 indistintamente su tutti i fronti geografici, anche se, penalizzate dal cambio sfavorevole e dall'andamento dell'economia, sono risultate peggiori le performances dei mercati statunitense (-22,3%) e giapponese (-21,2%). Continua la penetrazione dei prodotti pratesi nel mercato cinese (+8,1%), e dal 2008 la Cina, come cliente del distretto tessile, rappresenta il 3,2% del totale dell'export e supera la consistenza dei mercati portoghese, americano e giapponese. «Questi risultati complessivi dell'export tessile e meccanico pratese non possono sorprendere - commenta Raffaella Pinori, vicepresidente dell'Unione Industriale - il clima produttivo del 2008 è andato progressivamente deteriorandosi in un contesto macroeconomico davvero eccezionale, che lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha definito, con riferimento anche al 2009, da "tempo di guerra". E' però opportuno ricordare - aggiunge - che i risultati complessivi sono fatti di una pluralità di prestazioni differenziate: pur con enormi difficoltà tante imprese ce la stanno mettendo tutta. Occorre che a queste imprese non manchino sostegni a livello locale, regionale, nazionale ed europeo».

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"giusto reprimere tienanmen" lascia il vertice dell'intelligence (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 14 - Esteri Washington "Giusto reprimere Tienanmen" lascia il vertice dell´Intelligence WASHINGTON - Uno degli 007 più quotati degli Usa, Charles Freeman, ha rinunciato ieri alla carica di direttore del National Intelligence Council. Aveva irritato dei membri del Congresso dicendo che la Cina doveva "intervenire prima" per reprimere Tienanmen.

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il dalai lama: "il tibet è un inferno" sale la tensione tra cina e stati uniti - raimondo bultrini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 14 - Esteri Il Dalai Lama: "Il Tibet è un inferno" sale la tensione tra Cina e Stati Uniti Duro discorso del leader buddista nel 50° della rivolta anticinese RAIMONDO BULTRINI BANGKOK - Il Tibet? «è stato trasformato in un inferno in terra. Questi 50 anni hanno portato indicibili sofferenze al Paese e al popolo». Dalla sua residenza indiana d´esilio a Dharamsala, il Dalai Lama ha usato toni forti nel giorno di una cerimonia attesa da tempo. Il leader spirituale buddista celebrava la data forse più triste nella storia moderna del suo popolo, la fallita rivolta anticinese del 10 marzo 1959, la fuga attraverso l´Himalaya e le stragi seguite alle proteste del marzo 2008. «Ancora oggi � ha detto � i tibetani in Tibet vivono in costante paura e le autorità cinesi restano perennemente sospettose di loro». Non solo. «I tibetani � ha aggiunto - sono considerati criminali, meritevoli della morte». Consapevole della solidarietà che milioni di persone hanno tributato ieri alla causa del Tibet nel mondo, con manifestazioni e iniziative da Taiwan a New York, da Katmandu a Canberra, Londra e New Delhi, il Dalai Lama ha insistito nella sua trentennale offerta alla Cina di una «genuina autonomia» invece della piena indipendenza. Ma ancora una volta la reazione di Pechino è stata sferzante: «Non risponderò alle menzogne del Dalai Lama», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ma Zhaoxu, «la cricca del Dalai Lama sta confondendo il bianco con il nero. Mettono in giro solo delle voci. Le riforme democratiche cinesi sono le più ampie e profonde mai realizzate nella storia del Tibet». I vertici di Pechino hanno minacciato serie conseguenze diplomatiche nelle relazioni con gli Stati Uniti se non sarà ritirata la risoluzione del deputato democratico Rush Holt che chiede di «riconoscere la disperazione del popolo tibetano in occasione del cinquantesimo anniversario dell´esilio del Dalai Lama» e invita a «compiere uno sforzo multilaterale per trovare una soluzione duratura e pacifica». La mozione, in attesa dell´esame del Congresso Usa, rivolge un appello al governo cinese «affinché risponda alle iniziative del Dalai Lama per trovare una soluzione alla situazione tibetana». Ma la risposta dello stesso portavoce Zhaoxu non lascia spiragli: «La proposta al Congresso americano fatta da qualche parlamentare anti-cinese va contro la storia e la realtà del Tibet». Il fattore storico è stato alla base della rottura delle trattative durate fino allo scorso anno. «L´insistenza cinese nel farci accettare che il Tibet è stato parte della Cina dai tempi antichi - ha spiegato ieri il Dalai Lama - è errata e irragionevole. Non possiamo cambiare il passato». Quanto alla realtà di quest´ultimo mezzo secolo - ha aggiunto - il governo cinese ha condotto «campagne violente e repressive» che hanno imposto la legge marziale e programmi di «rieducazione», causando «profonda sofferenza» fra i tibetani.

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ventata d'ottimismo per l'auto "a maggio mercato con il segno più" - paolo griseri (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 21 - Economia Ventata d´ottimismo per l´auto "A maggio mercato con il segno più" Le previsioni del Csp. Berlusconi: "Ordini in ripresa". Marchionne in trincea. Cina +25% PAOLO GRISERI TORINO - Inversione di tendenza o semplice rimbalzo? è un fatto che da qualche settimana i segnali che provengono dal mercato dell´auto sono di segno positivo anche se pochi operatori del settore si lascerebbero andare all´ottimismo di Berlusconi che ieri ha sintetizzato: «Si svuotano i magazzini e ripartono gli ordini». Gli annunci di una possibile ripresa sono diversi. Prima l´indagine congiunta Anfia-Unrae secondo cui gli ordinativi dai concessionari sono in aumento del quattro per cento nel confronto febbraio 2008-febbraio 2009. Poi le ricerche del Centro Studi Promotor di Bologna, da anni osservatorio specializzato sulla vendita delle quattro ruote: «Se si manterrà la tendenza che abbiamo cominciato a osservare oggi - dice Gian Primo Quagliano, presidente di Csp - a maggio il mercato italiano dell´automobile potrebbe tornare con il segno più». Se così fosse, l´uscita dal momento peggiore della crisi sarebbe più rapida del previsto. Un effetto importante lo hanno certamente avuto gli incentivi. E, come nel ´97, quando vennero introdotti per la prima volta, il sostegno pubblico alla vendita fa sentire i suoi effetti con qualche mese di ritardo rispetto alla data di entrata in vigore. I concessionari intervistati da Csp confermano la tendenza al miglioramento: a gennaio solo l´uno per cento denunciava una quota di ordinativi «alta» mentre a febbraio la stessa indicazione veniva dal 34 per cento degli intervistati. Uno dei primi effetti del ritorno della domanda in Italia è l´annuncio della Fiat che ieri ha detto di voler aumentare la produzione dei motori nello stabilimento di Termoli al punto di dover trasferire 100 dipendenti dallo stabilimento di Pratola Serra a quello molisano. Inversioni di tendenza che sembra registrare non solo la Borsa (ieri il titolo è salito del 9 per cento) ma anche l´ad del Lingotto, Sergio Marchionne: «Combatterò fino all´ultimo - ha detto in un´intervista - per mantenere l´auto in utile nel 2009». Si muove in senso positivo anche il mercato cinese: grazie agli incentivi di Pechino, a febbraio è balzato in avanti del 25 per cento rispetto allo stesso mese del 2008. Continua invece a essere preoccupante la situazione negli Usa. Ieri sono giunti a Detroit gli esperti di Obama che devono decidere entro il 31 marzo se concedere a Gm e Chrysler altri 21 miliardi di dollari o se invece lasciar fallire i due marchi. La crisi Gm preoccupa l´Europa per gli effetti che inevitabilmente rischia di avere sugli stabilimenti Opel in Germania ma anche in altri paesi europei come l´Inghilterra, la Svezia, il Portogallo, la Spagna e il Belgio. Venerdì si terrà a Bruxelles una riunione dei ministri dell´industria e dell´economia dei paesi europei chiamati a concordare una linea comune.

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Guerra alle droghe? Un fallimento (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

DROGHE «La repressione non ha fatto diminuire il problema». Oggi il via alla Conferenza Onu di Vienna «Guerra alle droghe? Un fallimento» Un rapporto della Commissione Ue affossa la dottrina sostenuta dall'America di Bush Alberto D'Argenzio BRUXELLES A Vienna, alla Conferenza mondiale sulle droghe, si parte da un fallimento, quello di 10 anni di politiche repressive, ben riassunte dal Rapporto sul mercato illecito della droga 1998-2007 presentato ieri nella capitale austriaca dalla Commissione europea. Lo studio è indipendente, firmato dal think tank Rand Europe e dall'Istituto olandese per le malattie mentali e le dipendenze, e non lascia spazio a dubbi: «Nel periodo che va dal 1998 al 2007 non esiste alcun elemento che faccia apparire in diminuzione il problema mondiale della droga». Con buona pace dell'Onu, che nel 1998 lanciava lo slogan «un mondo libero dalle droghe in 10 anni» varando un armamentario di politiche repressive, il pianeta è oggi più drogato di quanto lo fosse allora, con un preoccupante incremento dei consumi nei paesi in via di sviluppo ed un altrettanto preoccupante e generalizzata diminuzione dei prezzi di cannabis, coca ed ero. Lo studio non parla solo di mercati, ma anche di politiche, con delle brutte sorprese per le posizione difese dal governo italiano, che rischia di trovarsi a Vienna ben più isolato di quanto vada predicando in giro. «Una delle conclusioni importanti - si legge nel rapporto - è che le politiche di riduzione del danno, ancora controverse in alcuni paesi, guadagnano consensi in un numero crescente di Stati che le considerano come un metodo efficace per ridurre le malattie, i problemi sociali e la mortalità legati all'uso di droga». Lo studio, va detto, non riflette la posizione della Commissione Ue, ma comunque questa non se ne discosta di molto. «La riduzione del danno - spiega un esperto dell'esecutivo comunitario - è parte integrante della politica europea sulla droga, lo studio ne dimostra senza dubbio l'utilità». Il tutto con buona pace dell'Italia, che dietro alla riduzione vede, parole del ministro Carlo Giovanardi, una «cronicizzazione della tossicodipendenza». «È l'opinione di un governo - continua l'esperto - ma ci sono chiare evidenze dell'efficacia della riduzione del danno nella lotta all'Aids ed alla dipendenza». Il commissario Ue alla libertà sicurezza e giustizia Jacques Barrot non usa gli stessi termini, ma parla di «attaccare il fenomeno droga basandoci su delle prove empiriche», in sostanza abbandonando le posizioni ideologiche. Anche il Parlamento europeo ha chiesto in due occasioni una revisione pragmatica delle politiche mondiali anti-droga. E se Giovanardi afferma che l'Italia non è sola nella sua battaglia per modificare il concetto di riduzione del danno, da quel che raccontano le fonti comunitarie solo la Svezia starebbe «esitando» mentre gli altri paesi Ue sarebbero ben convinti dell'utilità di questo strumento. «C'è un gruppo di altri paesi - spiega ancora l'esperto - composto da Russia, Giappone, Colombia e Stati uniti che accettano il concetto, ma non la dizione, vorrebbero si parlasse di "riduzione delle conseguenze sociali", ma si tratta di obiezioni formali. Anche gli Usa hanno cambiato posizione e ora accettano l'uso del metadone e altri trattamenti sostitutivi». Insomma, a conti fatti l'Italia appare come la più conservatrice in materia di droghe, l'unica a voler procedere senza indugi per un cammino rivelatosi sbagliato. E che sia un senso unico lo dimostrano i dati dello studio presentato ieri che offre un'analisi del fenomeno droga in 18 paesi - Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Repubblica ceca, India, Messico, Olanda, Portogallo, Regno unito, Russia, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria e Usa - oltre a fornire altri dati sui paesi Ue. Le conclusioni mettono in scacco l'Onu e la sua strategia già dalla base, dalla raccolta dei dati, considerati «non affidabili». Poi ci sono le cifre della produzione e del consumo. La metà dei nati dopo il 1980 in Svizzera, Australia e Stati uniti si è fatta una spinello almeno una volta nella vita; il prezzo di cocaina ed eroina è diminuito dal 1998 del 10-30% mentre le politiche di contrasto alla produzione hanno avuto l'effetto di spostare la coltivazione di coca dal Perù alla Colombia e alla Bolivia, ma non di diminuire il volume totale. «Non ci sono prove - si legge - che il controllo riesca a ridurre la produzione globale». Quanto all'oppio, la produzione è costante in Afghanistan dal 2006. In Italia il mercato del cannabis crea un giro di affari pari a quasi 3 miliardi di euro, lo 0,20% del Pil, secondi solo a Repubblica ceca e Canada, mentre l'eroina di una purezza di almeno il 40% muove 1,6 miliardi, lo 0,11% del Pil nazionale, secondi solo al Regno unito. Dati che dimostrano come la repressione abbia le gambe corte. Foto: UNA PIANTAGIONE DI PAPAVERO DA OPPIO IN AFGHANISTAN /FOTO REUTERS NELLA FOTO PICCOLA IN ALTO, ABU MAZEN

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il dalai lama: tibet, un inferno in terra (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 4 - Attualità Il Dalai Lama: «Tibet, un inferno in terra» Durissima denuncia dell'occupazione cinese. «Ma insistiamo col dialogo» NEW DELHI. Il Tibet sotto amministrazione cinese è stato in questi ultimi 50 anni una sorta di «inferno sulla terra» che ha causato la morte di «centinaia di migliaia di persone», ma nonostante questo o forse per questo, il Dalai Lama, massima autorità tibetana in esilio, ritiene che nei confronti di Pechino si debba insistere con l'arma politica del dialogo. Rivolgendosi da Dharamsala (India settentrionale), sede del governo tibetano in esilio, prima ad un gruppo di dignitari buddisti e poi a circa 10.000 persone convenute da ogni dove per ascoltarlo, il Dalai Lama ha usato parole di fuoco nei confronti dei diversi governi cinesi che nell'ultimo mezzo secolo hanno amministrato il Tibet. Con il suo tradizionale stile suadente il Premio Nobel per la Pace 1989, ha assicurato dal tempio buddista di Tsuglang Khang che «si è trattato di un epoca di sofferenze e di distruzione per il territorio ed il popolo del Tibet». Temendo possibili disordini, il governo cinese aveva nei giorni scorsi mobilitato ingenti forze dell'esercito e della polizia nelle province di Sichuan, Gansu e Oinghai impedendovi l'ingresso di stranieri e giornalisti ed effettuando anche numerosi arresti. Con una tempestività insolita per la diplomazia cinese, il ministero degli Esteri a Pechino ha reagito ieri a queste accuse sostenendo comunque di non avere intenzione di rispondere» alle bugie del Dalai Lama». Nello stesso tempo la Cina ha chiesto al Congresso degli Stati Uniti di non votare una risoluzione del deputato democratico Rush Holt che sollecita «il riconoscimento della disperazione del popolo tibetano» e invita ad «uno sforzo multilaterale per trovare una soluzione duratura e pacifica alla questione del Tibet». Una significativa risposta è giunta dalla presidente del Congresso, la democratica Nancy Pelosi che ha proposto ai colleghi di approvare il testo «all'unanimità». Mentre la Casa Bianca si è detta «inquieta» per la situazione dei diritti umani in Tibet. Gli Stati Uniti, ha detto il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, esortano le autorità cinesi a perseguire il dialogo con i rappresentanti del Dalai Lama. «Gli Usa - ha affermato il portavoce - rispettano l'integrità territoriale della Cina e considerano il Tibet parte della Cina». Nello stesso tempo, però, la Casa Bianca è preoccupata «dalla situazione dei diritti umani in Tibet». E' entrato invece nel merito delle accuse del Dalai Lama il governatore cinese del Tibet, Qiangba Puncong, secondo cui «loro continuano a mentire sulla storia del genocidio tibetano; e la realtà è che la popolazione locale è passata da 1,2 milioni di abitanti del 1959 ai 2,87 milioni attuali». Abile diplomatico e preoccupato di evitare fughe in avanti dei suoi adepti più determinati, il Dalai Lama ha affermato nel discorso ufficiale, quello distribuito dal governo in esilio alla stampa, che «noi tibetani ricerchiamo una legittima e sostanziale autonomia, un accordo che permetterebbe ai tibetani di vivere nell'ambito della Repubblica popolare cinese». «Dando spazio alle aspirazioni del popolo tibetano - ha insistito - la Cina potrà ottenere più facilmente la stabilità e l'unità. E da parte nostra noi non stiamo avanzando alcuna rivendicazione basata sulla storia». Il Dalai Lama ha quindi ricordato l'Incontro Speciale dei tibetani del novembre 2008, in cui «la maggioranza dei tibetani ha decisamente appoggiato il proseguimento della politica della Via di Mezzo», ossia del dialogo con reciproche concessioni. «Speriamo il meglio ma siamo pronti al peggio», ha concluso, aggiungendo che «vi sono ragioni per sperare in una rapida soluzione della questione del Tibet.

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Crisi, Berlino vuole tornare a trainare l'Europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi, Berlino vuole tornare a trainare l'Europa --> Le ricette per il rilancio: la Germania punta sulla ripresa dell'export, la Francia difende i produttori di automobili L'Inghilterra entra nelle banche. L'Italia rilancia le opere pubbliche. Campiglio: Tremonti prudente, conti a rischio Mercoledì 11 Marzo 2009 GENERALI, pagina 4 e-mail print Chi sta peggio e chi sta meglio (o meno peggio) di fronte alla crisi globale? Quali risposte vengono messe in campo nei singoli Paesi? Difficile stilare classifiche in un momento dove le stesse stime economiche - quelle su cui si basano i bilanci e gli investimenti di famiglie, imprese e Paesi interi - mostrano tutta la loro aleatorietà, smentite da un giorno con l'altro come non accadeva da anni. Una cosa è certa: ottimismo o pessimismo a parte, qualche numero, purtroppo, continua a contare. Come le ore di cig, i milioni di disoccupati, i miliardi stanziati dai governi per salvare interi comparti industriali, il rosso o il nero di Borse, conti correnti e partite doppie. Ma in questo «viaggio» dentro le ricette antirecessione partiamo da quello che sino ad ora non è stato detto o, più semplicemente, non è stato esplicitato come forse meritava. Caccia a 5.600 miliardi Ne da notizia in un inserto settimanale de «Il Sole 24Ore»: «Un tesoro stimato tra i 4.000 e i 5.600 miliardi di euro», nascosto nei forzieri dei Paesi offshore continentali e no, è in fase di schedatura da parte di una task force del G7 e dell'Ocse. Tutto capitale sommerso, protetto dal segreto bancario. Basterebbe recuperare solo l'1% di questa enorme somma di evasione fiscale per pagarci una Finanziaria. Per la verità, 35 santuari del «silenzio bancario» hanno già deciso di collaborare con le autorità europee e mondiali. Mai momento è apparso così opportuno per cercare di recuperare nuove risorse. Il rischio Belpaese Nessuna deriva pessimistica ma grande attenzione al recente passato del Belpaese, osservano gli economisti. Se vanno in tilt interi settori industriali - tessile, meccanico, automobilistico, ecc - il governo risponde con circa nove nove miliardi in vecchi e nuoti ammortizzatori sociali. Se il lavoro, insieme al credito, resta l'emergenza principale, vengono sbloccati 17 miliardi per le infrastrutture (non senza polemiche sui tempi) e sono a disposizione i Tremonti-bond, obbligazioni emesse dalle sole banche quotate e sottoscritte dal Tesoro per sostenere la capitalizzazione degli istituti di credito e per mantenere il flusso di finanziamenti alle famiglie e alla Pmi. La lista va completata con le misure prese per sostenere i consumi (2 miliardi) e i redditi dei più deboli, oltre al piano casa, su cui hanno competenza diretta le Regioni e gli enti locali. Ma le emergenze sono anche d'altro tipo: «Il governo - spiega Luigi Campiglio, economista dell'Università Cattolica di Milano - ritiene che in una situazione così tempestosa il vincolo del debito pubblico, molto più che nel passato, potrebbe diventare un problema. Ci sono tutta una serie di indicatori internazionali che lo certificano. E in questo quadro l'attenzione ai vincoli di bilancio a me pare doverosa. Questo non vuol dire che bisogna stare fermi. Probabilmente bisogna anche saper inventare cose nuove, perché adesso siamo entrati nel lato oscuro della globalizzazione. Forse il governo è nella fase di chi aspetta che qualcuno riparta, riproducendo il favorevole ciclo dell'export 2007». Tutto bene dunque? Campiglio risponde: «No. La crisi è talmente forte che il rischio è che si deteriori da un giorno con l'altro il tenore di vita di chi perde il lavoro. Proprio per questo l'intervento di protezione sociale deve scattare automaticamente anche con il rischio di qualche abuso». La locomotiva tedesca Il motore economico d'Europa teme che nel mondo aumenti la spinta protezionistica ed è preoccupato per le proprie esportazioni. Come potrebbe essere diversamente? Berlino, che per il 2009 prevede una contrazione del Pil del 2,25% (+1,3% nel 2008) e un aumento della disoccupazione dal 7,8% all'8,4%, realizza circa il 40% della propria crescita grazie all'export. Di conseguenza, per la Germania «i mercati aperti sono una necessità», ha sottolineato più volte il cancelliere Angela Merkel, che ha annunciato investimenti massicci per sostenere l'innovazione e la ricerca. Berlino vuole essere pronta a non mancare l'aggancio con la ripresa, tornando a trainare mezza Europa. Per quanto riguarda il credito, è stato istituito il cosiddetto Fondo di stabilizzazione da circa 500 miliardi di euro e lo Stato è già entrato nel capitale della seconda banca commerciale del Paese, la Commerzbank. Soffrono anche le ferrovie tedesche (Deutsche Bahn), che stanno preparando un doloroso piano anticrisi. Infine, non accenna a placarsi la polemica attorno al salvataggio dei tre impianti della Opel, controllata dall'americana General Motors. Per ora lo Stato tedesco ha ritenuto di stare a guardare l'evoluzione della crisi, mentre ai produttori francesi manda una serie di avvertimenti. Francia protezionista Gli ammonimenti che arrivano da Berlino battono sempre sullo stesso tema: gli aiuti diretti alle case automobilistiche transalpine, quelli per cui si è lamentato anche l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne. Aiuti ritenuti «sleali» sia dai tedeschi che dagli italiani proprio perché riservati soltanto ai produttori francesi. Sarkozy, prima di questa polemica, aveva annunciato un piano di rilancio da 20 miliardi di euro per far fronte alle difficoltà dell'intero settore automobilistico nazionale e per sostenere il settore delle costruzioni. Verranno finanziate le infrastrutture (stradali e ferroviarie), ma anche la ricerca e le università. Gran Bretagna, non solo banche Scossa dalla discesa della sterlina e dalle code del recente passato davanti agli sportelli di alcuni big del credito (in parte seminazionalizzato), la Gran Bretagna ha adottato una manovra per ridurre l'Iva dal 17,5% al 15% a partire dal 1° dicembre fino alla fine del 2009. Inoltre, dal 2010, è previsto un aumento del 5% della tassazione per tutti i contribuenti con un reddito annuo superiore alle 150.000 sterline. Il principale obiettivo di questa operazione è fare in modo che ai cittadini, nonostante la crisi, restino più soldi da spendere, incrementando le vendite e aiutando l'industria e il commercio. Londra è determinata nel sostenere l'intervento statale a sostegno dell'economia e nel perorare la causa della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali con l'ingresso di Russia, Cina, India e Brasile nel Financial stability forum in chiave di un coordinamento delle azioni anticrisi dei principali governi. Usa e Ue, due ricette diverse Gli Usa premono per un super piano di stimolo coordinato tra le principali economie mondiali. Invece, per la Ue la priorità continua a essere la messa a punto di nuove regole del mercato, con l'obbiettivo di evitare il ripetersi di una crisi provocata dalla mancanza di controlli sugli hedge fund (i fondi a rischio dei paradisi fiscali) e soprattutto su strumenti derivati come i Credit default swap (Cds, una sorta di assicurazione sulle società a rischio). Secondo il «Wall Street Journal», l'amministrazione Usa preme per una virata, chiedendo agli europei di avviare ampi programmi di spesa pubblica sul modello di quello statunitense, «dato che i mercati attendono un piano di azione unificato da parte delle nazioni economicamente più potenti». Alcuni esperti Usa temono che la situazione in Europa sia peggiore, visto come istituti finanziari, anche italiani, si sono esposti a Est. Un'analisi che gli esperti Ue giudicano però esagerata e soprattutto strumentale. Cina in ripresa? La ripresa dell'economia sarebbe già vicina? Gli unici a dirlo, sino ad ora, sono stati i dirigenti cinesi riuniti a Pechino per il Congresso nazionale del popolo. La situazione è seria - dicono -, ma le misure decise a novembre (4.000 miliardi di yuan di spese) starebbero producendo i loro frutti. Un dato di questi giorni sembra confermare questa tesi: l'aumento del 25% nelle vendite di automobili a febbraio, il primo rialzo da quattro mesi, forse causato dalla riduzione delle tasse su alcuni modelli. Ma questo ottimismo farebbe a pugni con un altro indicatore: a febbraio l'indice dei prezzi al consumo è calato (- 1,6%) per la prima volta da sei anni. Dati contrastanti anche per Pechino. E previsioni quasi impossibili. Daniele Vaninetti 11/03/2009 nascosto-->

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Berlusconi: votino i capigruppo Fini: la proposta cadrà nel vuoto (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-03-11 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Berlusconi: votino i capigruppo Fini: la proposta cadrà nel vuoto Silvio Berlusconi avanza una proposta di modifica dei regolamenti parlamentari: per snellire le procedure ogni capogruppo potrà esprimere un voto che rappresenti l'intero gruppo. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, boccia subito l'idea («Impossibile, cadrà nel vuoto»)e definisce invece«non remota»l'ipotesi di Berlusconi al Quirinale. Il Pd attacca: dal premier pulsioni autoritarie. Di Pietro: evitiamo un Saddam Hussein italiano. u pagina 16 Alfano sul caso Genchi: a rischio la sicurezza nazionale Il caso Genchi «investe la sicurezza nazionale». L'allarme viene dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, che annuncia un «intervento normativo sul codice di procedura penale idoneo a dare maggiori garanzie agli apparati di sicurezza dello Stato». u pagina 17 Caffarella: arresti revocati, ma romeni ancora in carcere I due cittadini romeni Alexandru Iszoitka Loyos e Karol Racz non sono responsabili dello stupro avvenuto nel parco romano della Caffarella il 14 febbraio scorso ma restano in cella per altri reati. Lo ha deciso ieri il Tribunale del Riesame di Roma. u pagina 17 Istat: prezzi alla produzione in calo,-2% sul 2008 L'indice Istat dei prezzi alla produzione a gennaio ha segnato un calo dello 0,8% rispetto al mese precedente e del 2% rispetto allo stesso mese del 2008.L'Istat precisa inoltre che l'indice generale si è attestato sul livello di 109,9. u pagina 21 Tlc: arriva il piano-B per la rete a banda larga Piano-B per l'autostrada italiana della banda larga. Lo prevede il Rapporto elaborato da Francesco Caio che sarà presentato dal Governo domani. Due megabit a tutti, mix tecnologico, più competizione: questi i principali contenuti. u pagina 22 Il Dalai Lama accusa Pechino: in Tibet un inferno A 50 anni dalla fallita rivolta contro l'occupazione cinese del Tibet, il Dalai Lama ha ribadito le richieste di autonomia della regione, descrivendo il dominio di Pechino come «l'inferno sulla terra ». La Cina replica: menzogne. u pagina 11 Usa,il Senato toglie restrizioni su viaggi a Cuba Il Senato statunitense ha approvato un disegno di legge che concede altri 410 miliardi di dollari per il bilancio 2009. Sono state poi tolte alcune restrizioni sui viaggi e sulla vendita di medicinali a Cuba.

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Quelle incognite sulla fiammata (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-11 - pag: 3 autore: ANALISI Quelle incognite sulla fiammata di Antonella Olivieri I n Borsa, quando non sono molto convinti che il rialzo possa durare, i trader parlano di "rimbalzo del gatto morto". Purtroppo, anche ieri era questa l'opinione prevalente. La verità però è che nessuno sa cosa succederà tra un anno. Eppure servirebbe proprio il responso dell'oracolo per rispondere all'amletica domanda che aleggia nelle sale operative:abbiamo toccato il fondo e possiamo solo risalire, oppure dobbiamo aspettarci una fiammata delle quotazioni che prelude a ulteriori ribassi? Tipicamente la Borsa anticipa di un anno la ripresa dell'economia,dicono i veterani. Cosicché se ci fossero ragionevoli speranze di rivedere una crescita nel 2010 – e per la Borsa crescita significa soprattutto crescita degli utili societari – allora si potrebbe pensare di approfittare dei saldi difine stagione consegnati dall'Orso. Facendo riferimento al grafico pubblicato più sotto, relativo alle grandi crisi di Wall Street, la domanda è cioè la seguente: stiamo ripercorrendo le orme della Grande depressione del '29 oppure siamo nella situazione della crisi petrolifera del '73 e dello sboom della bolla tecnologica del 2000? Se si guardasse alla distanza dai massimi, si direbbe che siamo arrivati. In 17 mesi l'indice della Borsa Usa ha ceduto quasi il 57%: più di quanto abbia perso con lo sboom tecnologico all'inizio del decennio quando il minimo era stato toccato a -49%, o con la crisi petrolifera degli anni Settanta (minimo a-48%). O, ancora, più di quanto aveva perso negli anni Trenta (-47,9%) prima di concedersi un rimbalzo. Il punto è che, nelle crisi più recenti, la correzione è stata sufficiente a far ripartire il listino, mentre nel post '29, dopo un rimbalzo durato quattro mesi, la caduta delle quotazioni è proseguita fino a toccare il fondo a -89% e a quasi tre anni dai massimi. E dunque? A che stadio della crisi ci troviamo oggi? Nessuno sa dirlo. Quel che è certo è che il mercato al momento è in una fase molto "tecnica", vale a dire che si muove su stimoli che hanno una loro logica ma nulla hanno a che fare con i fondamentali. Vero per tutti, ma soprattutto per Piazza Affari: dopo una settimana in cui si è staccata dal resto del mondo, ci sta che il recupero – non foss'altro che per motivi "aritmetici" – sia più pronunciato. La Borsa di Milano aveva iniziato a rimbalzare ancor prima che aprisse Wall Street, il cui effetto è stato solo quello di amplificare il rialzo nostrano, non di sollecitarlo: l'impressione è che gli "agenti misteriosi" che hanno accentuato il ribasso di inizio mese abbiano completato il loro lavoro, lasciando libero il listino di scattare come una molla compressa. Ora però la crisi delle Borse si è avvitata in tal modo da suscitare – soprattutto nei Paesi che ne sono più dipendenti – un dibattito, a livello istituzionale- politico, su cosa si possa fare per aiutarle a ritrovare la loro strada. Gli sgravi fiscali non paiono in grado di fungere da stimolo: se il mercato prosegue al ribasso il vantaggio relativo delle imposte non compensa lo svantaggio assoluto del calo delle quotazioni. Piuttosto, se l'obiettivo è quello di ripristinare la fiducia, bisognerebbe fare quello che aveva fatto Hong Kong prima di tornare sotto la Cina, quando, approfittando del crollo delle quotazioni, il Governo si era comprato il 10-11% della Borsa, per poi rivendere le azioni con profitto qualche anno dopo. Ma, almeno per quanto riguarda il Vecchio continente, l'ipotesi suona più come una provocazioneche come una strada concretamente percorribile. IL DILEMMA DEL MERCATO Solitamente la Borsa anticipa di un anno la ripresa, ma nessuno sa ancora predire cosa succederà nel 2010

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L'intelligence Usa: grave crisi con la Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-11 - pag: 11 autore: Washington. Dopo lo scontro sfiorato al largo dell'isola Hainan L'intelligence Usa: grave crisi con la Cina Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Quasi certamente la crisi navale al largo delle coste cinesi fra Pechino e Washington finirà nella classica tempesta in un bicchier d'acqua.Intanto però è una tempesta che suggerisce dichiarazioni bellicose sia agli Stati Uniti («L'episodio è il più grave incidente diplomatico con Pechino dal 2001») che alla Cina: gli Stati Uniti hanno violato le nacque territoriali conducendo operazioni militari non autorizzate. Tutto comincia domenica. Una nave di perlustrazione della marina militare americana, la Impeccable, si trova a 75 miglia (120 chilometri) al largo dell'isola Hainan, porta al traino due sonar per l'identificazione di sottomarini quando viene circondata da cinque vascelli cinesi. Uno di questi si avvicina a pochi metri di distanza, i marinai cinesi gettano cavi in mare per agganciare i sonar. Un altro getta in acqua travidi legno per ostacolare la navigazione della Impeccable. A un certo punto l'equipaggio americano, composto da civili, reagisce spruzzando con getti d'acqua i marinai cinesi della nave più vicina usando un idrante anti incendio. I marinai, bagnati, sono costretti a spogliarsi e restano seminudi. Ciascuno urla parole incomprensibili agli altri. Dietro questa dinamica si cela un braccio di ferro politico in corso ormai da qualche tempo fra Stati Uniti e Cina. Pechino si è fatta molto più attiva negli ultimi anni, soprattutto per il controllo delle sue acque regionali. Secondo gli Stati Uniti, la distanza di 75 miglia dalle coste rientra nella definizione di acque internazionali, secondo Pechino invece la distanza riconosciuta dai trattati internazionali estende lo sfruttamento economico delle acque territoriali fino a 230 miglia dalle proprie coste (200 miglia nautiche). «Gli Stati Uniti rivendicano diritti in grave violazione dei fatti, confondono il bianco e il nero, hanno condotto operazioni nella zona economica speciale del Mar della Cina meridionale senza autorizzazione e questo è del tutto inaccettabile », ha dichiarato ieri il portavoce del ministero degli Esteri Ma Zhaoxu. Gli americani hanno a loro volta giocato al rialzo: «Le azioni cinesi sono state pericolose e non professionali», ha detto Jeff Breslau, portavoce per il Comando del Pacifico. Sempre ieri, nel corso di un'audizione al Senato, il direttore del controspionaggio nazionale americano, Dennis Blair ha detto che l'incidente di domenica «è il più serio dal 2001, quando alcuni piloti americani furono detenuti in una base cinese con il loro aereo. è chiaro che i cinesi sembrano aver assunto una posizione militare più aggressiva». Il Generale Michael Maples ha spiegato che la Cina si è rafforzata e ha acquistato dalla Russia, materiali bellici e sistemi militari molto avanzati. Il bilancio militare di Pechino è aumentato per l'anno in corso del 14 per cento. Nell'incidente del 2001,un aereo cinese ed uno americano di perlustrazione finirono in collisione sempre sopra l'isola di Hainan, in quel caso un pilota cinese restò ucciso e l'equipaggio americano fu imprigionato a terra per 48 ore. mplatero@ilsole24ore.us BOTTA E RISPOSTA Per il Governo Wen gli Stati Uniti hanno violato le acque territoriali conducendo operazioni militari non autorizzate

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Non c'è alternativa, serve la bad bank (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-11 - pag: 15 autore: Finanza e imprese. Le distorsioni del sistema Non c'è alternativa, serve la bad bank di Vincenzo Visco * F inché il sistema finanziario non riprenderà a funzionare correttamente è molto improbabile che l'economia globale possa sperimentare una ripresa. La crisi attuale infatti è l'effetto del collasso di un meccanismo di espansione finanziariae creditizia ininterrotta e crescente su cui si è basata la crescita economica negli ultimi 15-20 anni, con una fortissima accelerazione negli ultimi 5-7. Il peso della industria finanziaria rispetto al Pil è sistematicamente cresciuto nei singoli Paesi e a livello globale; l'espansione del credito ha seguito, anticipato e finanziato la crescita reale e la crescita dei prezzi degli asset; le banche, grazie alla globalizzazione, sono diventate più grandi dei Paesi d'origine e residenza tanto da rendere problematico il loro salvataggio eventuale (da parte di chi? Coi soldi di chi?): da " too big to fail" sono diventate "too big to save". L'intera crescita economica degli ultimi anni è stata in realtà un boom finanziato col debito e basato su aspettative e comportamenti autorealizzantisi, e quindi fortemente instabile: il collasso poteva avvenire prima, o si poteva andare avanti ancora per qualche tempo, ma l'esito finale era segnato. Le caratteristiche del modello hanno reso particolarmente grave l'impatto recessivo della crisi finanziaria in quanto una crisi che origina dal debito non comporta semplicemente una perdita di denaro o di valori di Borsa, ma provoca immediatamente condizioni d'insolvenza o quasi- insolvenza a catena che si diffondono da una banca all'altra, da un'impresa a un'altra, e anche solo il timore o l'incertezzasulla solvibilità di una controparte può in realtà provocarla. Ciò che è "collassato" quindi è un modello di sviluppo, un "sistema" coerente e una visione del mondo che ha anche conosciuto grandi successi e che oggi dopo il collasso cerca di sopravvivere alla sua crisi. è questo il motivo per cui è così difficile risolvere il problema delle banche: è stato colpito il cuore del sistema e non ci sono ancora visioni e modelli alternativi credibili. Il meccanismo con cui le banche hanno inondato l'economia globale di credito illimitato e a basso costo si è basato sulla creazione di una vero e proprio sistema bancario parallelo non regolato utilizzando Siv, conduits, eccetera, fortemente indebitati con rapporti debt/equity di 25 a 1, 30 a 1 o più, con impieghi a lungo termine e debiti a beve, e con la funzione di liberare le banche dei propri crediti e aumentare continuamente la loro liquidità, rinnovando così la loro capacità di fornire credito. Ci vuole poco a capire che una società finanziaria con1 di capitale, 24 di debito e 25 di investimenti in titoli rischiosi diventa insolvente non appena vi sia una perdita del valore dell'attivo del 4%; in caso di leverage più alto basta meno ancora. Ci vuol poco quindi a trasformare un ingegnoso meccanismo di creazione di ricchezza (reale, apparente?) in un vero e proprio incubo globale. Com'è potuto accadere tutto questo? Non c'è dubbio che il passaggio dal sistema regolato dal Glass- Steagall Act alla banca universale abbia delle responsabilità molto serie in quanto sta accadendo. Infatti la separazione delle banche commerciali dalle banche d'affari e d'investimento assicurava la protezione del credito alle imprese rispetto ai possibili rischi che si potevano produrre nei mercati finanziari. Per le banche commerciali non si pongono problemi di leverage, perché il loro bilancio è composto d'interessi attivi(sugli impieghi), a fronte d'interessi passivi (sui depositi), le perdite in conto patrimoniale possono derivare solo dalle sofferenze e la sostenibilità è assicurata da requisiti patrimoniali, accantonamenti per rischi sul credito, vigilanza prudenziale, deducibilità fiscale delle perdite, eccetera. La separazione tra banche e imprese garantiva inoltre l'indipendenza e la neutralità dei banchieri nei confronti delle richieste del mercato o di singoli soggetti. Gli investimenti a lungo termine erano finanziati da raccolta a lungo termine (il contrario di quanto accadeva nel mercato bancario parallelo). Le banche d'affari non partecipavano direttamente con capitali propri (presi a prestito) alle operazioni da loro gestite, come oggi avviene. I cambiamenti intervenuti hanno consentito alle banche di crescere al di là d'ogni ragionevole limite, di realizzare profitti spaventosi, e di remunerare "adeguatamente" il loro management. Il tutto avveniva all'insegna della modernità e dell'innovazione, anche se tutti (banchieri, regolatori e politici) sapevano che si aumentavano a dismisura i rischi d'instabilità. La cosa più impressionante è verificare che si è consentito a società prive di capitale, specializzate nell'acquisto di titoli più o meno tossici, spessissimo collocate in paradisi fiscali, d'indebitarsi senza limiti e senza regole, mentre per le imprese industriali sono ovunque previste regole contro la Thin capitalization, che gli esperti fiscali giudicano peraltro insufficienti. Si tratta di un'impressionante disparità di trattamento, difficile da giustificare sul piano logico. Stando così le cose, il fatto che il dibattito sul da farsi si concentri prevalentemente sulla modifica della regolamentazione, sulla governance delle banche o sugli incentivi dei manager, significa che si cerca di eludere i punti di fondo, e soprattutto conferma il forte potere politico di cui tuttora dispone nel mondo l'industria della finanza. In verità, è abbastanza chiaro ciò che andrebbe fatto per riattivare il sistema a breve termine: separare nettamente le gestioni titoli delle banche da quella commerciale. Questo è il modello "bad bank" di cui si sta discutendo negli Stati Uniti, e che consiste in sostanza in una procedura para-fallimentare; del resto non poche delle principali banche americane sono in realtà insolventi. La ristrutturazione produrrebbe un forte aumento del capitale della good bank liberata da debiti e asset tossici, e quindi una rinnovata capacità di fornire credito, mentre le azioni della banca commerciale potrebbero essere attribuite (come proposto da alcuni economisti americani) alla bad bank che quindi potrebbe non avere bisogno di essere ricapitalizzata. Il modello proposto limiterebbe ovviamente i costi per i contribuenti americani. In Europa vi sono Paesi in cui le banche si sono evolute secondo il modello americano e che si trovano in situazioni analoghe; in altri, come in Italia, l'attività in titoli delle banche è rimasta circoscritta e limitata, quindi non vi sono problemi d'insolvenza immediata, ma quelli collegati al forte aumento delle sofferenze: in questi casi possono essere utili meccanismi dei garanzia sugli impieghi in modo da consentire il sostegno alle imprese per il periodo di durata della crisi. A più lungo termine invece, è l'intero sistema finanziario globale che va ricostruito, salvando ciò che di valido è stato fatto nell'innovazione finanziaria, ma correggendo senza esitazioni le anomalie che si sono create nel corso degli ultimi anni. In prospettiva, è comunque probabile che i banchieri americani ed europei debbano adattarsi all'idea di limitare le dimensioni della loro attività, e di fare meno, molti meno profitti. * Già viceministro dell'Economia del Governo Prodi RIATTIVARE IL CIRCUITO è necessario separare le gestioni titoli da quelle commerciali con procedure para-fallimentari: solo così potrà ripartire il finanziamento delle aziende

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LA DECISIONE di Barack Obama di rimuovere i limiti posti dal suo predecessore Bush alla ricerca ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mercoledì 11 Marzo 2009 Chiudi di ALBERTO OLIVERIO LA DECISIONE di Barack Obama di rimuovere i limiti posti dal suo predecessore Bush alla ricerca sulle cellule staminali embrionali rappresenta un drastico cambiamento di rotta per le scienze biomediche statunitensi. Bush aveva di fatto bloccato la ricerca pubblica sulle staminali negando qualsiasi forma di finanziamento federale rivolto a questo tipi di studi. Ora, invece, il National institute of health (Nih), l'istituto federale per la sanità pubblica, elaborerà una serie di linee guida relative alle modalità con cui distribuire i fondi federali. Indipendentemente da ogni valutazione di tipo etico, il blocco della ricerca sulle staminali ha avuto finora due tipi di conseguenze: la prima riguarda il ritardo dei laboratori pubblici statunitensi rispetto a quelli privati e soprattutto rispetto a quelli di altri Paesi in cui si è continuato a investire nella ricerca sulle staminali. La seconda riguarda il numero non insignificante di ricercatori che hanno lasciato gli Usa per il Regno Unito o altri Paesi dove erano possibili questo tipo di studi. Esiste inoltre un altro problema che non è stato espresso pubblicamente ma che deve aver influito sulla decisione di Obama: in Cina, infatti, la ricerca sulle staminali è massiccia, il numero di linee cellulari isolate molto elevato, le possibili ricadute economiche non indifferenti. La Cina potrebbe diventare uno dei Paesi leader in questo settore e porre le basi per una situazione di netta supremazia. Detto questo, il secondo interrogativo da porsi è quali vantaggi possano derivare da questo tipo di ricerca e in che tempi possiamo attenderci ricadute terapeutiche. Al momento attuale, l'utilizzo di cellule staminali embrionali è indubbiamente più promettente rispetto a strategie "di aggiramento" utilizzate dai ricercatori che non vogliono scontrarsi con problemi etici: è vero che si possono isolare staminali adulte o riprogrammare le cellule per renderle "totipotenziali", vale a dire in grado di diventare cellule del fegato, delle ossa, del rene o della cute, ma la strategia delle staminali embrionali è più diretta, lineare e rapida. Detto questo, le staminali possono ricostruire tessuti diversi, alcuni in modo più semplice, come ad esempio la pelle, la cornea o il fegato, il cuore, altri invece presentano più complicazioni come le cellule nervose che degenerano nel corso di malattie come il Morbo di Alzheimer o di Parkinson. Resta il fatto che la ricerca sulle staminali costituisce un capitolo appassionante e promettente, soprattutto se si tiene conto che con l'allungarsi della vita media aumentano le malattie degenerative della terza età, ad esempio le forme di degenerazione delle cartilagini e delle articolazioni. Gli interventi sul cuore sono poi un aspetto di tutto rilievo: già oggi, soprattutto in Germania, sono stati fatti diversi interventi per riparare i danni legati all'infarto con risultati positivi e incoraggianti ed è presumibile che le potenzialità nella cura dell'infarto siano enormi. Ma la ricerca sulle staminali comporta una serie di ricadute indirette, come d'altronde avviene per ogni ricerca su nuove tecnologie: dal comportamento di queste cellule e dalle loro interazioni coi tessuti in cui vengono trapiantate si può infatti imparare molto sui meccanismi di regolazione e sui fattori che promuovono il benessere o la degenerazione delle cellule in condizioni patologiche o, più semplicemente, con l'invecchiamento.

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Alla Protezione civile rubano il rimorchio per le imbarcazioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Legnano)" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

LEGNANESE CASTANESE pag. 7 Alla Protezione civile rubano il rimorchio per le imbarcazioni TURBIGO TURBIGO LADRI SCATENATI a Turbigo. Se la prendono addirittura con i volontari cui vengono sottratti gli attrezzi del mestiere. L'altra notte, i malviventi hanno svaligiato la sede della Protezione civile, coordinata da Giuseppe Sporchia, prelevando il rimorchio ormeggiato sul Naviglio Grande con il quale i volontari trasportavano le barche per le esercitazioni in acqua. I ladri hanno cercato di rubare anche il "barcé", la barca sulla quale viene trasportato il Babbo Natale in occasione delle feste natalizie. «Erano ladri decisamente maldestri ha commentato il coordinatore del gruppo, Sporchia . Il tentativo ha provocato l'abbassamento dell'ancora e, quindi, hanno dovuto desistere». La Protezione Civile di Turbigo è conosciuta per essere uno dei gruppi più attivi sul territorio. Conta una quarantina di volontari specializzati in vari settori e numerosi mezzi. Il presidente Sporchia pensa di ottenere un altro rimorchio che sostituirà quello rubato.

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Un milione per crescere all'estero (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Vda data: 2009-03-11 - pag: 8 autore: Export. L'accordo di programma tra Regione e Ice finanzia 12 progetti di promozione nel 2009 Un milione per crescere all'estero Europa e Paesi del Bric al centro delle principali azioni di sistema PAGINA A CURA DI Fabrizio Favre Cresce l'investimento per favorire l'internazionalizzazione delle imprese valdostane. Sono per ora 12 i progetti presentati in vista dell'accordo di programma 2009 Regione-Ice (per un ammontare di 912mila euro, 150 mila in più del 2008) , un filone che si va ad aggiungere alle altre iniziative locali, tra cui quelle gestite insieme al Ceipiemonte. Mercoledì si è aperta la fase di negoziazione tra l'assessore alle Attività produttive Ennio Pastoret e i referenti Ice. Tre le direttrici lungo le quali si muoverà la nuova convenzione: presidiare i mercati di tradizionale interesse, quali l'Europa, il Giappone e la Russia; puntare a introdursi nei mercati dove le previsioni registrano interessanti valori di crescita del Pil, come India, Cina, Brasile, Paesi del Golfo, rispondendo alla domanda di consumo della fascia alta; infine, intercettare le potenzialità di business nelle altre economie contraddistinte da prospettive di sviluppo. «Per superare l'ostacolo rappresentato dalle piccole dimensioni delle nostre Pmi – annuncia Pastoret – si sono concordati progetti tesi a presentare un'immagine complessiva della Regione, in tutti i suoi aspetti e settori produttivi, privilegiando le produzioni di eccellenza ». Quelle che hanno più possibilità di competere oltreconfine, dove nel 2008 la Vallée ha venduto beni o servizi per 717 milioni, di cui il 56,9% nell'Unione europea e appena l'1,8 negli Usa. Il settore agroalimentare e quello energetico saranno ancora al centro dell'attenzione. Nel passato progetti in convenzione portati a termine hanno riguardato diversi settori dell'economia valdostana: dalla promozione generale della Vallée in Russia ed Ucraina, a quella dell'agroalimentare in Francia, dalla presentazione dei vini valdostani a sommeil-ler francesi, al lancio del forte di Bard in Europa. Nicola Rosset, responsabile per Confindustria degli alimen-taristi, giudica positivamente l'impegno della Regione, perché «soprattutto in un momento di difficoltà come questo la ricerca di nuovi mercati può rivelarsi particolarmente utile per ridare slancio all'attività produttiva». E proprio in questi giorni, sempre all'interno del programma di iniziative concordate con l'Ice la Chambre ha partecipato con un proprio stand al "Salon des energies renouvelables di Lione". Un evento con oltre 800 espositori (350 dei quali del settore delle energie rinnovabili), più di 50mila visitatori registrati, decine di scuole di formazione ed enti certificatori. «Si è trattato – spiega il vice presidente della Chambre, Felix Mario Risso – di un'esperienza che riteniamo assolutamente positiva, in quanto ci ha permesso di instaurare degli importanti contatti a diversi livelli. Da un lato infatti abbiamo potuto promuovere Rigenergia tra le associazioni e i professionisti francesi; dall'altro, grazie alla tipologia del nostro stand, è stato possibile mettere in vetrina le diverse tipologie costruttive a contenuto consumo energetico tipiche della nostro territorio regionale». LA SITUAZIONE Il 56,9% delle vendite oltre confine dell'area è nel Vecchio Continente Stati Uniti sotto i due punti percentuali

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Servono meno prodotti ma con più innovazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Centro-Nord sezione: CENTRO NORD data: 2009-03-11 - pag: 1 autore: PATRIZIO BIANCHI «Servono meno prodotti ma con più innovazione» di Andrea Lanzarini L' imperativo è «ripensare la struttura produttiva, oggi non più adeguata al mercato». Per Patrizio Bianchi, 56 anni, economista e rettore dell'Università di Ferrara, l'attuale crisi impone una revisione dei modelli industriali finora improntati a una produzione non in grado di esse-re assorbita dal mercato. Le chiavi di volta, spiega Bianchi, possono essere l'innovazione di prodotto e la maggiore attenzione ai servizi offerti alla clientela. Aspetti, questi, che «riporteranno molte aziende in Italia» dopo l'ondata globalizzatrice. Intervista u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

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Borse Asia-Pacifico: indici in rialzo su attese Citi, giù Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

MILANO (Reuters) - Borse asiatiche in salita quest'oggi sulle attese che la banca Usa Citigroup possa chiudere il primo trimestre dell'anno in utile. Queste speranze hanno ridato la fiducia ai mercati, anche se i dati sulle esportazioni cinesi, non positivi, hanno spinto molti investitori verso il porto sicuro del dollaro. Nonostante i tentativi di Pechino di dare un impulso all'economia, le prospettive a medio termine sono a rischio considerato che sia le esportazioni che le importazioni sono scese per il quarto mese consecutivo. Citi, il cui valore del titolo è sceso sotto il livello di 1 dollaro per la prima volta la scorsa settimana, è in utile nei primi due mesi dell'anno, ha ieri detto l'AD dell'istituto. Wall Street è balzata di circa il 6%, mentre è stato più contenuto il rally delle borse asiatiche perché resta tuttora incerta la natura di questi profitti della banca. "Nonostante gli sforzi del governo Usa nel trovare vie per stabilizzare il sistema bancario, restiamo scettici sul rally che abbiamo visto oggi sui mercati azionari", osserva un broker. Intorno alle 8,25 l'indice regionale MSCI che esclude il Giappone sale del 2,27%. Il Nikkei di Tokyo è salito del 4,6%, realizzando il maggiore rialzo in percentuale da sei settimane. La più grande banca del Paese, Mitsubishi UFJ Financial Group è salita del 5,8%. Forte anche Hong Kong sulla scia degli acquisti su Hsbc. A Taiwan l'indice tocca i massimi da due mesi in chiusura sul rally dei finanziari. Forte anche il produttore di chip Tmsc, salito di oltre il 3% dopo l'annuncio che la società ha aumentato le prospettive per il primo trimestre. Debole, invece, Shanghai (-0,9%), penalizzata dai dati sulle esportazioni cinesi inferiori alle stime. Mentre anche a Sydney, che ha guadagnato circa il 2%, sono sempre le banche le protagoniste. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano

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Il grido del Dalai Lama <Tibet, inferno in terra> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-11 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Anniversari A cinquanta anni dalla sommossa contro i cinesi Il grido del Dalai Lama «Tibet, inferno in terra» Il premio Nobel: «Centinaia di migliaia uccisi» La Casa Bianca invita Pechino a dialogare ed esprime preoccupazione per la situazione dei diritti umani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Divisi su tutto, la Cina e il Dalai Lama. Un po' meno sulle metafore. Se Pechino si affanna a sostenere, dati alla mano, che il Tibet non è mai stato il lieto Shangri- La, il paradiso spirituale vagheggiato «da certi occidentali », ma anzi una terra di schiavitù e arretratezza medievale, il leader buddista ieri ha usato un'immagine affine: «I tibetani hanno letteralmente sperimentato l'inferno in terra ». Ha parlato da Dharamsala, in India, dove vive da mezzo secolo. Ricorreva l'anniversario della sommossa che nel 1959 portò alla fuga oltreconfine del giovane Dalai Lama, e lui ieri aveva davanti il nocciolo dei suoi seguaci, che sognano un improbabile ritorno in una terra idealizzata ma che al contempo seguono il loro capo sulla linea della «via di mezzo»: né cruda annessione alla Cina né indipendenza, ma «una legittima e significativa autonomia». Il Dalai Lama ha rinunciato dal 1979 a reclamare la piena sovranità del territorio. Gli storici non concordano sul grado di indipendenza anticamente goduto dal Tibet, in una contesa che non riesce a essere semplicemente accademica ma diventa subito politica. Tuttavia ieri era il giorno deputato a rimarcare «gli abissi di sofferenza e miseria» derivati dall'occupazione cinese del 1950 e dallo smantellamento della formale semiautonomia prevista dagli accordi del 1951. La portata simbolica dell'anniversario ha caricato le parole del Dalai Lama di toni duri. Settantaquattro anni a luglio, il premio Nobel per la pace ha parlato di «centinaia di migliaia di tibetani morti» sotto una «brutale repressione», di «un popolo di criminali degni solo di morire», di una vita di «paura costante». Il fiorire di infrastrutture, poi, «serve solo a sinizzare il territorio» (la stampa cinese ironizza: il Dalai Lama dice ai suoi di non abitare nelle case nuove perché portano sfortuna). Dunque, quasi evocando i cupi affreschi di demoni e fiamme dei templi lamaisti, ecco l'«inferno in terra ». Oltre che a Dharamsala, iniziative a sostegno della causa tibetana si sono registrate anche a Delhi e in altre capitali. In Nepal, dove il governo maoista ha risposto alle sollecitazioni cinesi perché non fossero permesse manifestazioni, tensioni con la polizia. In Tibet e nelle zone tibetane delle province circostanti ieri la tensione è rimasta alta. La massiccia presenza militare, i controlli 24 ore su 24, il reticolo di posti di blocco, la stretta sui monasteri sembrano siano riusciti a scoraggiare proteste clamorose. E non è finita, perché sabato 14 è l'anniversario degli scontri (con vittime) dell'anno scorso e il 28 si celebra la nuova festa governativa per celebrare «la fine della schiavitù in Tibet». La macchina politica di Pechino ha fatto il resto, con il portavoce Ma Zhaoxu pronto a dichiarare che «la cricca del Dalai Lama non distingue il vero dal falso e propaga dicerie ». Il governo cinese ha anche avvertito il Congresso americano perché eviti risoluzioni sul tema ma ieri sera la Casa Bianca si è detta «inquieta » per la situazione dei diritti umani in Tibet e ha esortato le autorità cinesi a perseguire il dialogo con i rappresentanti del Dalai Lama. Più tardi, anche il dipartimento di Stato Usa ha espresso «profonda preoccupazione» e ha chiesto a Pechino di «rivedere la sua politica», pur sottolineando di «considerare il Tibet come parte della Cina» e di «rispettare l'integrità territoriale» di quest'ultima. Pechino si prepara a sabotaggi, il Dalai Lama, altrettanto esplicitamente, sostiene che «occorre prepararsi al peggio» anche se «non rinuncio alla speranza». Ha aggiunto: «In Tibet la giustizia prevarrà». Pechino è convinta d'aver già provveduto. Marco Del Corona

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<Hillary ha sbagliato, Obama corregga la linea> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-03-11 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Bianca Jagger Ex moglie del leader dei Rolling Stones, attivista per i diritti umani: «La Clinton ha preferito il business» «Hillary ha sbagliato, Obama corregga la linea» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — «Gli attivisti come me si sono battuti per anni contro le atroci politiche dell'amministrazione Bush, chiedendo la chiusura di Guantanamo e la fine della tortura. Le nostre voci sono state ascoltate dal presidente Obama cui oggi chiediamo di convincere la Cina, una volta e per tutte, a rispettare la legge internazionale in materia di diritti umani». Bianca Jagger, la 58enne ex moglie di Mick Jagger, da anni avvocato per i diritti umani (fa parte del direttivo di Amnesty International e presiede la Bianca Jagger Human Rights Foundation), s'appella all'Occidente per risolvere il dramma del Tibet: «Il suo doppio standard ipocrita deve finire. Così come dichiariamo guerre in nome della cosiddetta democrazia, dobbiamo essere capaci di far leva sull'ambizione cinese di appartenere alla lega delle nazioni». Che cosa può fare in concreto l'Occidente? «Appoggiare Amnesty, che chiede al governo cinese di aprire immediatamente il Tibet a media e operatori umanitari, ponendo fine alla cruenta campagna di repressione per prevenire le manifestazioni di protesta nel 50esimo anniversario». L'America dovrebbe essere più dura coi cinesi? «Non facciamoci illusioni: Washington dipende finanziariamente da Pechino, che se la ride delle sue minacce, sapendo di avere la superpotenza in pugno. Gli Usa si sono indebitati fino al collo con la Cina e l'era in cui potevano dettare le politiche ad altri Paesi è finita». Dovrebbe intervenire l'Onu? «Cina e Usa fanno entrambe parte del Consiglio di sicurezza, oggi obsoleto e impotente perché non toccherà mai gli interessi di un Paese membro ». La soluzione potrebbe essere un embargo economico? «Gli embarghi imposti in passato hanno forse funzionato? Nicaragua, Cuba e Iraq sono stati un fallimento. E perché penalizzare certi Paesi ma non altri, come Israele o l'America di Bush? Abbiamo bisogno di politiche coerenti e univoche, che puniscano chiunque violi i diritti umani». Il prossimo G8 potrebbe essere l'occasione giusta per aumentare la pressione sulla Cina? «La questione non è quando e dove esercitare tale pressione ma come. Obama deve stabilire un dialogo con il presidente cinese Hu Jintao, persuadendolo a invertire rotta». Nella recente trasferta in Asia il segretario di Stato Hillary Clinton è stata criticata per aver anteposto il business ai diritti umani. «Ha sbagliato. Nessun Paese dovrebbe mai inviare tale messaggio e rinunciare ai diritti umani per motivi finanziari. Spero che Hillary abbia parlato a titolo personale e non dell'amministrazione ». Alessandra Farkas

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Diritti umani, l'ora di cambiare (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-11 num: - pag: 34 autore: di FRANCO VENTURINI categoria: REDAZIONALE SE L'ITALIA SI MUOVE Diritti umani, l'ora di cambiare SEGUE DALLA PRIMA Ma siamo davvero davanti a una colpa del Tpi, a un gesto puramente dimostrativo carico di conseguenze negative? Il Tribunale, visto che esiste, deve fare il suo mestiere. In maniera ampiamente incompleta e imperfetta, come accade nella realtà, ma senza abdicare. Dov'è, piuttosto, la politica? Non è stato approvata, in sede Onu, una formula interventista chiamata responsability to protect? Non aveva deciso, la stessa Onu, l'invio in Darfur di una forza vicina ai 20.000 uomini? Non è forse vero che il suo dispiegamento non ha mai avuto luogo, che pochissimi Paesi offrono truppe, che mancano gli elicotteri, che insomma al-Bashir può continuare a fare i suoi comodi? Sostenere che il Tpi sia stato incauto è una foglia di fico per coprire l'assenza, anzi la fuga della politica. La quale ha ora il dovere di mantenere i suoi impegni e di reagire alla espulsione delle Ong, senza colpevolizzare un Tribunale che si è trovato a surrogare governi pavidi. Sul Tibet bene hanno fatto i nostri Radicali a promuovere la rara convergenza di ieri alla Camera. Ma alla prima occasione (e le occasioni di certo non mancheranno) servirà qualcosa di più, proprio perché la Cina, con le sue gravi carenze in tema di diritti civili, è un terreno di affermazione della nostra identità liberaldemocratica. Si pecca forse in tal modo di ingenuità, si dimentica che in tempi di crisi finanziaria i cinesi tengono per il collo gli Usa, e dunque anche noi? Siamo piuttosto convinti che i cinesi abbiano anch'essi bisogno degli altri, e che non siano disposti, loro per primi, a correre troppi rischi nei rapporti con l'Occidente. Sempre che l'Occidente diventi credibile, e smetta di aver paura di essere se stesso.

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Cuba, un embargo da ripensare (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-11 num: - pag: 34 autore: di RICHARD HAASS categoria: REDAZIONALE L'AMERICA DI OBAMA / 2 Cuba, un embargo da ripensare C i sono segnali che il cambiamento sta finalmente per sbarcare a Cuba, cinquant'anni dopo la rivoluzione che portò al potere Fidel Castro. (...) Alcuni conservatori americani sostengono che gli Stati Uniti hanno più che ragione nel perseguire una politica che ignora Cuba, sotto il profilo diplomatico, e le impone sanzioni sotto quello economico. In principio, perlomeno, si potrebbe affermare che la rivoluzione ha ormai il fiato corto e che finalmente il regime potrebbe introdurre sostanziose modifiche dal suo interno. Il problema è che tale tesi ignora del tutto la realtà cubana. Il Paese non traballa affatto sull'orlo del baratro. Anzi, la stretta alleanza tra partito, governo e forze armate assicura il controllo della situazione. La popolazione, che vede soddisfatte le sue necessità di base e garantita tanto la salute quanto l'istruzione pubblica, non è per nulla incline a mutamenti radicali, né in grado di avviarli. La politica americana di isolare Cuba è fallita. Anzi, i politici cubani oggi si vantano che all'Havana transitano più missioni diplomatiche che in qualsiasi altro paese della regione, a eccezione del Brasile. Né ha funzionato l'embargo economico. O peggio, sì, funziona, ma per paesi come il Canada, la Corea del Sud e decine di altre nazioni che fanno a gara per rifornire Cuba di viveri, generatori e materiali da costruzione. Nel Congresso, quei parlamentari che si lamentano della delocalizzazione dei posti di lavoro dovrebbero riflettere sul fatto che l'embargo sottrae occupazione a migliaia di lavoratori americani. La politica di isolare Cuba funziona inoltre — iniquamente — per rafforzare il regime cubano. L'embargo Usa fornisce ai leader cubani la scusa più conveniente per affermare tranquillamente che i guai dell'economia cubana sono causati dalle sanzioni americane, e non dalla loro inettitudine. La mancanza di turisti e investimenti americani aiuta inoltre il governo a esercitare un totale controllo politico. C'è un'altra ragione che ci spinge a dubitare dell'opportunità di questo lungo isolamento di Cuba. Per quanto lentamente, il paese sta cambiando e occorre chiedersi se gli Stati Uniti saranno in grado di influenzare la direzione e il ritmo di questo cambiamento. Nessuno si augura il fallimento di Cuba, nel caso in cui il regime esistente ceda il passo a una dittatura repressiva di diverso colore politico, oppure il paese venga travolto dai disordini innescati dal traffico della droga, dalla criminalità, dal terrore o da una crisi umanitaria che spingerebbe centinaia di migliaia di cubani a cercar rifugio negli Stati Uniti. Piuttosto, Washington dovrebbe intervenire per indirizzare il comportamento e la politica della leadership cubana, affinché il paese possa aprirsi maggiormente sia dal punto di vista politico che economico. Anche se cinquant'anni di ostilità non si cancellano in un sol colpo, per Washington è giunto il momento di agire. (...) Dobbiamo superare la situazione attuale, affrontare una volta per tutte la questione dell'embargo e cancellare Cuba dalla lista degli stati che appoggiano il terrorismo. Oggi il governo Obama ha una grande occasione per modificare la politica americana prima o durante il Summit delle Americhe, che si terrà ad aprile a Trinidad. Una nuova strategia americana non solo aumenterebbe l'influenza degli Usa a Cuba, ma con ogni probabilità diventerebbe lo strumento più efficace, sotto la guida di Obama, per risollevare la posizione americana in tutto l'emisfero occidentale. Gli Stati Uniti sono pronti a collaborare con Cina e Russia, per non parlare della mano tesa a Corea del Nord, Siria e persino all'Iran. Perché non farlo anche con Cuba? traduzione di Rita Baldassarre © Newsweek 2009

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Usa-Cina, tensioni in mare (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ESTERI pag. 20 Usa-Cina, tensioni in mare ALTA TENSIONE tra Stati Uniti e Cina a causa di un incidente navale avvenuto domenica a circa 120 chilometri a sud dell'isola di Hainan. La nave americana «Impeccable» impegnata in ricerche oceanografiche, è stata avvicinata da cinque unità cinesi «con manovre di disturbo». Proteste americane e controproteste del Governo cinese. L'incidente rischia di avere ripercussioni, a pochi giorni dalla ripresa del dialogo militare fra Usa e Cina.

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ca' foscari, l'università dei poliglotti (sezione: Globalizzazione)

( da "Nuova Venezia, La" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 1 - Prima Pagina Ca' Foscari, l'università dei poliglotti Si insegnano 40 lingue: è l'offerta di studi linguistici più vasta d'Europa VENEZIA. Dal tibetano al serbo croato, dal mancese al cantonese. La facoltà di lingue dell'Università Ca' Foscari, con quaranta idiomi, è la più fornita di corsi di studi linguistici di tutta Europa. Il boom delle lingue non tradizionali è avvenuto in breve tempo anche a causa della globalizzazione, se si esclude il cinese già insegnato da molti anni. Una torre di Babele che fa di Venezia un punto di riferimento per studenti di tutta Italia. Ieri l'auditorium Santa Margherita ha ospitato una lettura di brani. La convivenza di lingue diverse - ha detto Amos Luzzato - fornisce stimolo e arricchimento alla libertà di pensiero. ARTALE A PAGINA 34

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Assegnato il Premio del Rotary all'imprenditore Gavino Piu (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Provincia di Oristano Pagina 4018 bosa Assegnato il Premio del Rotary all'imprenditore Gavino Piu Bosa --> Il Rotary Club ha consegnato ieri il premio "Imprenditoria Salvatore Cau" al titolare dell'azienda "Piu Carni", di Sindia, Antonio Gavino Piu. La scelta del presidente della sezione bosana del Rotary Mariolino Contini, d'intesa con il direttivo, è stata motivata dall'importante ruolo che l'impresa Piu svolge nel settore della macellazione e del commercio all'ingrosso delle carni ovine, garantendo molti posti di lavoro in un momento di forte crisi economica. La consegna della targa è avvenuta ieri nel corso della cena conviviale organizzata presso un ristorante della cittadina. Il premio per l'imprenditoria è giunto alla sua settima edizione e viene assegnato annualmente ai titolari di aziende locali che con la loro attività hanno contribuito allo sviluppo dell'economia di questa parte della Sardegna, creando impresa ed occupazione. Il segnale che il Rotary vuole dare è quello di un'attenzione non formale verso la realtà imprenditoriale della Planargia e del Montiferru in cui, sovente, le aziende sono lasciate da sole a fronteggiare un mercato sempre più caratterizzato dalle regole della globalizzazione a discapito della qualità. «È un modo per far sentire alle imprese locali che il loro territorio riconosce i loro sforzi e la positività della loro azione nel mercato locale ed internazionale», spiega il presidente del Rotary Club di Bosa Mariolino Contini. ANTONIO NAÌTANA

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Megalopoli a caccia di talenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

SULLA SCENA GLOBALE ARRUOLAMENTO Irene Tinagli CONTRASTO INTRECCI MORTALI Megalopoli a caccia di talenti Una nuova generazione di sindaci guida lo sviluppo delle città in Asia e Cina. E in Italia? Immobili da morire Da Seul a Shanghai una sola strategia: investire, innovare aprirsi ai flussi internazionali Banchieri e politici si attivano per attrarre ricercatori e dollari. E l'Occidente accorre Il paragone con le nostre città è sconfortante. Tutte le energie sono spese per non cambiare Da noi i sistemi locali dipendono da partiti, enti e aziende in cui si muovono le stesse persone Viviamo in un mondo sempre più urbanizzato, e nemmeno la crisi economica ha fermato il processo di crescita e globalizzazione delle città. Le città continuano a crescere, a proiettarsi in dimensioni sempre meno locali e sempre più internazionali. Non tutte in egual misura, però, alcune più di altre. Osservare questi trend dà spunti interessanti per capire alcuni nodi cruciali dell'economia moderna. Un recente rapporto del prestigioso magazine Foreign Policy sulle città più influenti e globalizzate del mondo mostra risultati soprendenti. Un terzo delle città presenti nella classifica sono città asiatiche e del Sud-Est asiatico, e non soltanto città come Tokyo, Hong Kong e Singapore, che sono ormai ai primissimi posti insieme a New York, Londra e Parigi. Altre si stanno facendo spazio: sia grandi città già note come Seul, Bangkok, Kuala Lampur sia interessanti new entries come Karachi, l'antica capitale del Pakistan, una delle città in maggiore crescita del sud-est asiatico giunta a contare 12 milioni e mezzo di abitanti. Ma il fenomeno che colpisce di più è la rapidità con cui sono cresciute e stanno crescendo le città cinesi. Pechino è ormai ai livelli di influenza di Washington, e molte altre città cinesi sono entrate prepotentemente sullo scenario globale: Shanghai, Guangzhou, Shenzen, Chingqing. Ma come fanno queste città a crescere ed internazionalizzarsi così rapidamente? No, non si tratta di fortuna o semplicemente di economie nazionali in buona salute. Si tratta piuttosto di nuove generazioni di amministratori, capaci di aprire la città ai flussi internazionali di talenti, di far leva su innovazioni e competenze che vanno ben oltre i confini delle proprie città. Syed Mustafa Kamal, sindaco di Karachi nominato da Foreign Policy «sindaco del momento», persegue politiche molto aggressive per attrarre investitori internazionali, incoraggiare legami internazionali e rafforzare la capacità attrattiva della città nei confronti di talenti provenienti da tutto il mondo. Kamal probabilmente fa notizia anche per la sua giovane età: trentasei anni oggi, trentatré quando fu eletto. Ma non è una questione di età quanto di approccio, di apertura e trasparenza sia nei confronti dei propri cittadini che del resto del mondo. Wang Hongju, sessantenne sindaco di Chingqing in Cina, ha rivoluzionato il modo di gestire la città, coinvolgendo in modo sostanziale la cittadinanza nel proporre idee per la crescita, confrontandosi con media e giornalisti in modo aperto e continuo, aprendo la città ad investimenti stranieri. Non è un caso se negli ultimi cinque anni la città ha attratto dall'estero la bellezza di 3 miliardi di dollari. Altre città cinesi si stanno muovendo in modo ancora più attivo per attrarre talenti da ogni parte del mondo. A dicembre una delegazione della città di Shanghai, accompagnata dai maggiori esperti cinesi, è partita per un tour che ha toccato i principali mercati finanziari occidentali, cominciando da Londra, Chicago e Wall Street. L'obiettivo, come ha dichiarato il vicedirettore dell'ufficio finanziario di Shanghai, Wu Jianrong, è quello di portare in Cina talenti finanziari che possano sostenere il processo di crescita e di internazionalizzazione della città. Un obiettivo ambizioso ma che Jianrong ritiene raggiungibile anche grazie alla crisi internazionale che rende questi talenti più disponibili a spostarsi vista l'attuale fragilità dei loro posti di lavoro nei mercati finanziari occidentali. Negli stessi giorni è partito anche un gruppo di amministratori e manager della città di Nanjing, capitale della provincia di Jiangsu. Un viaggio di dieci giorni tra Usa, Europa e Giappone per trovare 300 talenti da impiegare sia nell'amministrazione della città che in oltre 60 aziende e banche della regione. Altre città come Hangzhou della provincia di Zhejiang e Shenzhen della provincia di Guangdong hanno in programma iniziative simili. Insomma, approfittando dell'incertezza e della flessione di bonus e stipendi nell'economie occidentali, questi enti, imprese e istituzioni sperano di riuscire ad attrarre analisti, manager e ricercatori offrendo loro la prospettiva di un'economia ancora in crescita soprattutto nei settori avanzati. È difficile predire la buona riuscita di questi tentativi, ma già questo slancio ci dovrebbe far pensare. Perché è così che crescono i sistemi locali nell'economia del mondo globale. Amministratori, politici e banchieri locali che si attivano per intercettare e portare nelle loro città i migliori manager, finanzieri e consulenti da tutto il mondo per fare crescere il proprio territorio. Il contrasto con le nostre città e il modo in cui siamo abituati a gestirle è impressionante. Le nostre preoccupazioni sono in genere opposte a quelle che animano gli amministratori delle città sopra citate: ci si preoccupa che qualsiasi posizione di influenza sul territorio, che si tratti di un'azienda municipalizzata o del consiglio di amministrazione di una banca locale o dell'università, non vada in mano ad estranei o a persone che possano sfuggire alle logiche e alle priorità politiche locali. Con rare eccezioni i nostri sistemi locali finiscono spesso per essere gestiti da grovigli di relazioni incestuose che legano partiti, enti locali, aziende municipalizzate e banche locali. Relazioni in perenne movimento, ma in cui a muoversi sono, alla fine, sempre le stesse persone che escono dalla porta di un ente o di un partito per entrare in quelle di un altro ente, municipalizzata, o agenzia locale. Flussi gattopardeschi che rimescolano tutto per non far cambiare nulla nell'economia complessiva della gestione del potere locale E così le nostre città restano piccole e provinciali, estranee ai grandi flussi internazionali di talenti, saperi e professionalità. E non basterà rifare qualche piazza o aprire un nuovo museo. Molte città italiane hanno fatto buoni progressi sulla propria vivibilità e vivacità culturale, ma ora occorre fare il salto successivo. Le nostre città devono divenire città del mondo e per fare questo solo una nuova generazione di amministratori lungimiranti e nuovi flussi di talenti di qualità potranno fare la differenza.

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La Cina accusa gli Usa di spionaggio dopo lo scontro navale di domenica (sezione: Globalizzazione)

( da "Rai News 24" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pechino | 11 marzo 2009 La Cina accusa gli Usa di spionaggio dopo lo scontro navale di domenica Nave militare Dopo la battaglia navale partono le accuse di spionaggio della Cina contro gli Usa. Domenica c'era stato l'incidente navale oggi Pechino accusa Washington di spionaggio dopo che il Pentagono ha denunciato che cinque navi cinesi hanno effettuato manovre pericolose portandosi in stretta vicinanza della USNS Impeccable, di una nave americana impegnata in ricerche oceanografiche in acque internazionali. Pechino, che ieri aveva risposto sostenendo che la nave americana aveva sconfinato in acque cinesi, oggi ha rincarato la dose: i vertici della marina, citati dai quotidiani di Stato, hanno accusato senza mezzi termini la USNS di svolgere attivita' di spionaggio. Un portavoce del ministero degli Esteri ha aggiunto che la nave americana era in attivita' senza i permessi di Pechino. "Ci domandiamo se gli Stati Uniti adottino misure in gradi di prevenire questi episodi", si legge in un comunicato.

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Cuneo: volontari della Protezione Civile bonificano lo Stura (sezione: Globalizzazione)

( da "Targatocn.it" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cuneo: volontari della Protezione Civile bonificano lo Stura Sabato 7 marzo scorso i volontari della Protezione Civile del Comune di Cuneo hanno intrapreso i lavori di bonifica del letto e degli argini del fiume Stura da alberi e detriti vari. L?operazione, che viene svolta periodicamente, è tesa a prevenire eventuali problemi dovuti alla formazione di barriere o dighe, specialmente in prossimità dei ponti, con i tronchi presenti in alveo. Tali sbarramenti possono creare situazioni critiche in occasione delle piene sia primaverili che autunnali. I lavori sono consistiti essenzialmente nel sezionare in piccole parti i tronchi dei tantissimi alberi divelti dalla corrente e rimasti sul letto del fiume in seguito agli eventi alluvionali dello scorso anno. Nel contempo, in vista della primavera, è ripresa l?attività di monitoraggio del territorio comunale al fine di verificare eventuali casi di abbandono di rifiuti e organizzare il loro successivo recupero. L?attività del Gruppo comunale volontari della Protezione Civile non si limita alla cura dei fiumi e dell?ambiente; essi intervengono a supporto di diverse manifestazioni cittadine (legate al parco fluviale, allo sport e alla cultura) e prestano servizio in occasione di iniziative di beneficenza come la Giornata per la ricerca sul cancro o il Banco alimentare. In foto, volontari al lavoro Immagini relative alla notizia

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Cina, una speranza che dura un giorno (sezione: Globalizzazione)

( da "Finanza.com" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina, una speranza che dura un giorno (9 Marzo 2009 - 08:13) MILANO (Finanza.com) - Da La Repubblica: Mercoledì scorso i mercati hanno ricevuto due notizie importanti. La prima, fortemente negativa, era fornita dalla pubblicazione del Beige Book, il rapporto della Federal Reserve sull'economia degli Stati Uniti. La seconda veniva invece da Pechino ed era giudicata molto positiva: l'ex capo dell'ufficio statistico della Repubblica Popolare aveva dichiarato che il giorno seguente il Primo ministro Wen Jabao nel suo discorso ai delegati dell'Assemblea Nazionale del Popolo, avrebbe annunciato misure di stimolo all'economia. I mercati, alla ricerca disperata di spunti sui quali impostare una manovra rialzista, decidevano di ignorare il quadro oscurissimo che dell'economia Usa aveva dipinto con molti sgradevoli dettagli la Fed. (Riproduzione riservata)

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Tibet: Cina a usa, critiche ingiustificate minano rapporti (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWeb News" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tibet: Cina a usa, critiche ingiustificate minano rapporti 11 marzo 2009 alle 09:53 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La Cina ha lanciato un avvertimento agli Stati Uniti: le critiche "ingiustificate" sulla situazione in Tibet potrebbero nuocere alle relazioni tra i due Paesi. "Abbiamo chiesto agli Stati Uniti di accettare che il Tibet è una parte della Cina e di opporsi all'indipendenza del Tibet per evitare di danneggiare le nostre relazioni. E abbiamo chiesto a Washington di smettere di usare il Tibet per interferire nei nostri affari interni", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ma Zhaoxu. Ieri la Casa Bianca si era dichiarata preoccupata per la situazione dei diritti umani in Tibet e aveva sollecitato la ripresa di un dialogo "sostanziale" tra Pechino e i rappresentanti del Dalai Lama. AGI

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Inganno Statistico (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mar 0911 Inganno Statistico Pubblicato da Demetrio Vacca alle 09:29 in Arena Si consolida oramai negli ambienti economici e non la consapevolezza che la crisi attuale sia mal interpretata dagli istituti statistici e dagli strumenti di previsione. E' innegabile che le previsioni finora fatte sono state sballate dai risultati effettivi. E' innegabile che la stessa sinistra italiana che prima utilizzava le previsioni come strumento di propaganda politica abbia rinunciato a tale mezzo quanto alla proposta di un sussidio per i precari, giacchè gli italiani hanno scoperto che non riguardava i 2.500.000 precari ma solo i 40.000 precari della P.A., alla faccia dei principi di equità e giustizia. Tornando alle analisi economiche è evidente che la statistica si base su trend e dati storici e che di fronte ad una crisi che ha impostato e stabilito nuovi comportamenti, mostrano i loro limiti. Da più parti c'è un condiviso punto di vista che le analisi economiche inizialmente hanno sottovalutato la crisi e che adesso la stanno esagerando. A questa considerazione aggiungo una mia riflessione: la crisi nasce nel 2007 con l'innalzamento del costo del denaro che ha spinto le banche a ideare nuovi strumenti derivati che proponessero rendimenti aggressivi in considerazione del crescere del costo del denaro;la crisi è stata aggravata dalla speculazione operata dai broker statunitensi che ha portato il prezzo del petrolio a livello record. Speculazione determinata dalla struttura dei derivati che includeva accanto ai mutui subprime anche il prezzo delle materie prime e dell'energia;la crisi è stata subita dall'economia reale per tutto il biennio 2007/2008 quando l'innalzamento delle rate del mutuo ha messo in difficoltà le famiglie, fermato i consumi e dal lato delle aziende ha reso estremamente negativa la leva finanziaria spingendole a privilegiare la marginalità del capitale investito rispetto a investimenti ed innovazione;la crisi è stata sublimata dalle scelte micro e macroeconomiche della Cina che ha prima sconvolto i mercati con prodotti di massa dalla bassa qualità e infimo prezzo e poi ha garantito una massa monetaria artificialmente creata che ha sostenuto il crescente indebitamento USA.Se questa è la situazione allora il 2008 è il punto di svolta della crisi, è stato l'inverno che ha gelato e nel 2009 vediamo i rami secchi cadere... A questo punto il cammino è definito e la crisi è ingovernabile in termini macro e sono pertanto permessi solo interventi di contigency di fronte alle criticità già in atto. Ecco perchè una manovra economica anticiclica non ha senso ed ecco perchè a sinistra da Bersani a Epifani si fa un grande errore ritenendo di poter utilizzare la spesa pubblica per contrastare il calo della domanda interna, manovra che sarebbe stato giusto far partire nel 2006/2007 quando le condizioni economiche permettevano interventi strutturali in termini fiscali, previdenziali e di mercato del lavoro. Purtroppo la tipica miopia della sinistra italiana l'ha privata della possibilità concreta di far star meglio questo paese...

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Tibet/ Cina a Usa: "accuse gratuite", a rischio nostre (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pechino, 11 mar. (Apcom) - La Cina replica agli Stati Uniti, definendo "accuse gratuite" le preoccupazioni espresse ieri dalla Casa Bianca per il rispetto dei diritti umani in Tibet. Per Pechino, inoltre, queste accuse potrebbero portare a un peggioramento delle relazioni tra i due Paesi. "Ignorando i fatti, gli Stati Uniti hanno fatto della accuse gratuite contro la Cina sulla questione tibetana", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Affari esteri, Ma Zhaoxu, in un comunicato. Ha poi invitato Washington a "smettere di utilizzare la questione tibetana per fare ingerenze negli affari interni cinesi per evitare di danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti". Gli Usa ieri hanno invitato la Cina a rivedere la sua politica e a riaprire il dialogo con il Dalai Lama. Nel giorno del 50esimo anniversario della fallita rivolta tibetana contro i cinesi, ieri 10 marzo, il leader dei buddisti tibetani ha accusato la Cina di aver trasformato il Tibet in un "inferno" e di aver ucciso "centinaia di migliaia di tibetani".

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Tibet, cresce la tensione tra Usa e Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

PECHINO La Cina replica agli Stati Uniti, definendo «accuse gratuite» le preoccupazioni espresse ieri dalla Casa Bianca per il rispetto dei diritti umani in Tibet. Per Pechino, inoltre, queste accuse potrebbero portare a un peggioramento delle relazioni tra i due Paesi. «Ignorando i fatti, gli Stati Uniti hanno fatto della accuse gratuite contro la Cina sulla questione tibetana», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Affari esteri, Ma Zhaoxu, in un comunicato. Pechino ha poi invitato Washington a «smettere di utilizzare la questione tibetana per fare ingerenze negli affari interni cinesi per evitare di danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti». Gli Usa ieri hanno invitato la Cina a rivedere la sua politica e a riaprire il dialogo con il Dalai Lama. Nel giorno del 50esimo anniversario della fallita rivolta tibetana contro i cinesi, ieri 10 marzo, il leader dei buddisti tibetani ha accusato la Cina di aver trasformato il Tibet in un «inferno» e di aver ucciso «centinaia di migliaia di tibetani». La Casa Bianca ha inoltre espresso ieri «preoccupazione» per il rispetto dei diritti umani in Tibet. «Siamo preoccupati per la situazione dei diritti umani e pensiamo che un dialogo serio permetterebbe di fare progressi per trovare soluzione a problemi irrisolti da molto tempo e rappresenterebbe il miglior modo di giungere ad una stabilità effettiva e durevole», ha spiegato il portavoce Robert Gibbs.

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<Guerra alle droghe? Un fallimento> (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

DROGHE «La repressione non ha fatto diminuire il problema». Oggi il via alla Conferenza Onu di Vienna «Guerra alle droghe? Un fallimento» Un rapporto della Commissione Ue affossa la dottrina sostenuta dall'America di Bush Alberto D'Argenzio BRUXELLES A Vienna, alla Conferenza mondiale sulle droghe, si parte da un fallimento, quello di 10 anni di politiche repressive, ben riassunte dal Rapporto sul mercato illecito della droga 1998-2007 presentato ieri nella capitale austriaca dalla Commissione europea. Lo studio è indipendente, firmato dal think tank Rand Europe e dall'Istituto olandese per le malattie mentali e le dipendenze, e non lascia spazio a dubbi: «Nel periodo che va dal 1998 al 2007 non esiste alcun elemento che faccia apparire in diminuzione il problema mondiale della droga». Con buona pace dell'Onu, che nel 1998 lanciava lo slogan «un mondo libero dalle droghe in 10 anni» varando un armamentario di politiche repressive, il pianeta è oggi più drogato di quanto lo fosse allora, con un preoccupante incremento dei consumi nei paesi in via di sviluppo ed un altrettanto preoccupante e generalizzata diminuzione dei prezzi di cannabis, coca ed ero. Lo studio non parla solo di mercati, ma anche di politiche, con delle brutte sorprese per le posizione difese dal governo italiano, che rischia di trovarsi a Vienna ben più isolato di quanto vada predicando in giro. «Una delle conclusioni importanti - si legge nel rapporto - è che le politiche di riduzione del danno, ancora controverse in alcuni paesi, guadagnano consensi in un numero crescente di Stati che le considerano come un metodo efficace per ridurre le malattie, i problemi sociali e la mortalità legati all'uso di droga». Lo studio, va detto, non riflette la posizione della Commissione Ue, ma comunque questa non se ne discosta di molto. «La riduzione del danno - spiega un esperto dell'esecutivo comunitario - è parte integrante della politica europea sulla droga, lo studio ne dimostra senza dubbio l'utilità». Il tutto con buona pace dell'Italia, che dietro alla riduzione vede, parole del ministro Carlo Giovanardi, una «cronicizzazione della tossicodipendenza». «È l'opinione di un governo - continua l'esperto - ma ci sono chiare evidenze dell'efficacia della riduzione del danno nella lotta all'Aids ed alla dipendenza». Il commissario Ue alla libertà sicurezza e giustizia Jacques Barrot non usa gli stessi termini, ma parla di «attaccare il fenomeno droga basandoci su delle prove empiriche», in sostanza abbandonando le posizioni ideologiche. Anche il Parlamento europeo ha chiesto in due occasioni una revisione pragmatica delle politiche mondiali anti-droga. E se Giovanardi afferma che l'Italia non è sola nella sua battaglia per modificare il concetto di riduzione del danno, da quel che raccontano le fonti comunitarie solo la Svezia starebbe «esitando» mentre gli altri paesi Ue sarebbero ben convinti dell'utilità di questo strumento. «C'è un gruppo di altri paesi - spiega ancora l'esperto - composto da Russia, Giappone, Colombia e Stati uniti che accettano il concetto, ma non la dizione, vorrebbero si parlasse di "riduzione delle conseguenze sociali", ma si tratta di obiezioni formali. Anche gli Usa hanno cambiato posizione e ora accettano l'uso del metadone e altri trattamenti sostitutivi». Insomma, a conti fatti l'Italia appare come la più conservatrice in materia di droghe, l'unica a voler procedere senza indugi per un cammino rivelatosi sbagliato. E che sia un senso unico lo dimostrano i dati dello studio presentato ieri che offre un'analisi del fenomeno droga in 18 paesi - Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Repubblica ceca, India, Messico, Olanda, Portogallo, Regno unito, Russia, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria e Usa - oltre a fornire altri dati sui paesi Ue. Le conclusioni mettono in scacco l'Onu e la sua strategia già dalla base, dalla raccolta dei dati, considerati «non affidabili». Poi ci sono le cifre della produzione e del consumo. La metà dei nati dopo il 1980 in Svizzera, Australia e Stati uniti si è fatta una spinello almeno una volta nella vita; il prezzo di cocaina ed eroina è diminuito dal 1998 del 10-30% mentre le politiche di contrasto alla produzione hanno avuto l'effetto di spostare la coltivazione di coca dal Perù alla Colombia e alla Bolivia, ma non di diminuire il volume totale. «Non ci sono prove - si legge - che il controllo riesca a ridurre la produzione globale». Quanto all'oppio, la produzione è costante in Afghanistan dal 2006. In Italia il mercato del cannabis crea un giro di affari pari a quasi 3 miliardi di euro, lo 0,20% del Pil, secondi solo a Repubblica ceca e Canada, mentre l'eroina di una purezza di almeno il 40% muove 1,6 miliardi, lo 0,11% del Pil nazionale, secondi solo al Regno unito. Dati che dimostrano come la repressione abbia le gambe corte.

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Il Ping-pong di responsabilità non è un buon segno per il G20 (sezione: Globalizzazione)

( da "Denaro, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Borsa & Mercati mondo Il Ping-pong di responsabilità non è un buon segno per il G20 I preparativi per la riunione del G20 del mese prossimo stanno degenerando in un esercizio di rimpallo di responsabilità più che nella definizione di un "Grande accordo" per salvare l'economia mondiale e dare nuove regole al capitalismo. Le potenze industrializzate sono in disaccordo su come arrestare la slavina della produzione e gestire il collasso delle banche, su quanta regolamentazione introdurre nei mercati, su come raggiungere una intesa sul commercio internazionale e scongiurare rigurgiti protezionisti, su come distribuire peso politico alle economie emergenti in cambio dei loro soldi. Di questo passo, è molto difficile che il summit del 2 aprile a Londra - debutto internazionale per il presidente Usa Barack Obama - riporti la fiducia. Gli Stati Uniti ritengono che gli altri Paesi dovrebbero seguire il loro esempio e investire maggiori risorse pubbliche nel rilancio della domanda. E fanno orecchie da mercante a chi chiede una radicale regolamentazione finanziaria. I ministri delle Finanze della zona euro, ansiosi di difendere la disciplina finanziaria sulla quale si base la loro moneta unica, si rifiutano di accumulare altro debito prima che i provvedimenti di stimolo all'economia già decisi abbiano prodotto i primi effetti. L'Unione europea vuole il raddoppio a 500 miliardi di dollari delle munizioni a disposizione del Fmi per aiutare i paesi in difficoltà, compresi quelli dell'Europa orientale, e desidera che siano Cina, Arabia Saudita, Russia e altri a pagare la maggior parte del conto. del 11-03-2009 num.

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Vino, esportazioni italiane in calo nel 2008 (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

MILANO (Reuters) - Le esportazioni di vino dall'Italia, uno dei principali produttori europei, sono diminuite l'anno scorso a causa della forte concorrenza dei mercati europei tradizionali. Lo ha reso noto l'Unione Italiana Vini (Uiv). Il volume delle esportazioni di vino è scesa del 7% a 17,8 milioni di ettolitri nel 2008, anche se il valore è cresciuto del 2% a 3,6 miliardi di euro, ha detto l'Uiv in una nota. "Chiudiamo un anno difficile in cui comunque il nostro prodotto ha tenuto le posizioni guadagnate in passato", ha sottolineato Andrea Sartori, presidente di Uiv. Sartori ha detto che la concorrenza crescente da parte di Stati Uniti, Argentina, Cile e Sudafrica ha colpito non soltanto i produttori di vino italiani, ma anche i rivali francesi e gli altri produttori europei. "La sfida per quest'anno e per i prossimi sarà... di essere sempre più competitivi, alzando la qualità media dei nostri prodotti e soprattutto comunicando di più e meglio le valenze del vino italiano'', ha detto Sartori. Le esportazioni verso la Germania, maggior consumatore di vino italiano in termini di volumi, sono diminuite del 10% a 5,6 milioni di ettolitri, mentre quelle verso Francia e Austria sono crollate rispettivamente del 27% e del 26%, ha detto l'Uiv. Le vendite di vino italiano sul mercato Usa, prima destinazione per le esportazioni italiane in termini di valore e terza in termini di volume, sono diminuite del 4% a 800 milioni di euro, mentre il volume delle vendite ha ceduto il 2%. La reputazione del vino italiano negli Stati Uniti, uno dei maggiori mercati mondiali del vino, è stata colpita l'anno scorso dalle inchieste sull'autenticità di alcuni vini rossi pregiati prodotti da aziende di Montalcino e Montepulciano. Al contrario, le vendite di vino italiano in Russia sono cresciute del 36% in volume e del 12% in valore l'anno scorso, facendo salire il Paese al 12esimo posto dei mercati del vino italiano. Le esportazioni a Hong Kong, visto come la porta principale per la Cina, sono cresciute del 29% e le vendite negli Emirati Arabi Uniti hanno visto una crescita esplosiva del 50% nei volumi e sono più che raddoppiate in termini di valore, ha detto l'Uiv.

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Intesa San Paolo: prima banca in Italia ad utilizzare Banknet (sezione: Globalizzazione)

( da "Data Manager" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Intesa San Paolo: prima banca in Italia ad utilizzare Banknet A cura di Redazione DMO Pubblicato il 11-03-2009 11:30 Setefi, la società di ISP che gestisce i pagamenti elettronici, compie per prima in Italia la migrazione verso la piattaforma Banknet, adottata da MasterCard a livello mondiale con l?obiettivo di incrementare l?efficenza e le prestazioni, di globalizzare i sistemi e gli standard delle transazioni. Setefi è nata nel 1989 con l?obiettivo di proporre sistemi elettronici di pagamento tecnologicamente avanzati, di offrire soluzioni d?avanguardia per le banche del gruppo ISP e per i suoi Merchant tramite un servizio di Acquiring di eccellenza. Grazie a Banknet Setefi compie così un importante passo verso un format globale che offre tantissimi benefici dall?esplorazione di nuovi prodotti, all?efficienza di un network di massima affidabilità, ad una migliore gestione di costi. Per Setefi e Intesa San Paolo, infatti, Banknet significa poter usufruire di un?interfaccia standardizzata con MasterCard e allo stesso tempo l?opportunità di implementare nuovi servizi a valore aggiunto, di utilizzare nuovi strumenti e molteplici vendor di software. “Questa migrazione offre a Setefi, e quindi a Intesa San Paolo, le condizioni ottimali per sviluppare, creare e distribuire prodotti nuovi e avanzati – afferma Ilario Bolis, Direzione Strategie Operative Setefi Spa. Grazie a MasterCard e alla piattaforma Banknet, insieme ad Acquiring e Processing, sono possibili servizi innovativi, come, ad esempio, quelli relativi alle nuove tecnologie contactless MasterCard PayPass.”

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RESOCONTO STAPLES, INC. PER IL QUARTO TRIMESTRE E PER L'INTERO 2008 (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Resoconto Staples, Inc. per il quarto trimestre e per l'intero 2008 -->Staples, Inc. (Nasdaq: SPLS) ha annunciato oggi i risultati del quarto trimestre e dell'anno fiscale concluso il 31 gennaio 2009. Rispetto al quarto trimestre del 2007, il fatturato totale della società è aumentato del 16%, fino a quota 6,2 miliardi di dollari. Escluso l'impatto di Corporate Express, il fatturato totale del quarto trimestre 2008 ha perso il 14% scendendo a 4,6 miliardi di dollari USA (10% in valuta locale), rispetto al quarto trimestre del 2007. Il reddito netto del quarto trimestre ha perso 14 punti percentuali yoy fino a quota 286 milioni di dollari, mentre l'utile per azione su base diluita e su base GAAP ha perso il 15% scendendo a 0,40 dollari contro il precedente 0,47 dollari del quarto trimestre 2007. "Se da un lato il 2008 è stato un anno incredibilmente emozionante in ragione dell'acquisizione di Corporate Express, dall'altro è stato anche il più impegnativo nella storia della società", ha affermato Ron Sargent, presidente e CEO di Staples. "Benché non pienamente soddisfatti della performance della top-line, siamo comunque riusciti ad arginare le spese per ottenere margini operativi significativi, ponendo un freno alle spese in conto capitale e attuando una gestione controllata delle scorte. Sono molto fiero che il nostro team sia stato in grado di generare un free cash flow da record: più di 1,3 miliardi di dollari nonostante le sfide con cui ci siamo confrontati". Performance del quarto trimestre 2008 L'azienda ha registrato spese non-cash e ante imposte di 22 milioni di dollari in relazione a software destinati a non essere più utilizzati a causa dell'acquisizione di Corporate Express. Nel corso di questo stesso periodo e sempre in relazione a Corporate Express, è stata registrata una spesa di integrazione e ristrutturazione prima delle imposte di 19 milioni di dollari. Inoltre, l'azienda ha finalizzato le sue strategie di pianificazione fiscale volte a ottimizzare i vantaggi riconducibili alle perdite operative nette di Corporate Express. Di conseguenza la società ha utilizzato l?addebito precedentemente annunciato di 57 milioni di dollari non-cash sostenuto nel terzo trimestre del 2008 per abbassare eccezionalmente la percentuale di imposta. Escludendo l'impatto di questi special item legati all'acquisizione di Corporate Express, l'utile per azione adeguato, su base diluita, è sceso del 23% fino a $ 0,36 rispetto al quarto trimestre del 2007. Riepilogo degli special item del quarto trimestre 2008 Dollar Amounts in Thousands, Except Per Share Data   Pre-Tax Impact   Net Income Impact   Diluted EPS Impact Non-cash charge related to software no longer expected to be used as a result of the Corporate Express acquisition $ (22 406) $ (14 676) $ (0.02)   Corporate Express integration and restructuring expense (18 673) (12 231) (0.02)   Non-cash adjustment related to the finalization of tax planning strategies N/A 57 000 0.08 Total $ (41 079) $ 30 093 $ 0.04 Includendo i 910 milioni di dollari di vendite di Corporate Express, il fatturato di North American Delivery è progredito del 43% toccando quota 2,5 miliardi di dollari. Escludendo invece il contributo di Corporate Express, il fatturato di North American Delivery ha fatto registrare un -10% scendendo a 1,6 miliardi di dollari (9% in valuta locale), indice di una minore propensione alla spesa dei clienti esistenti, soprattutto per tipologie di prodotti durevoli come l'arredamento o la tecnologia, in qualche modo compensato dalla crescita delle categorie stampa e inchiostro. Il fatturato di 2,4 miliardi di dollari di North American Retail registra alcuni segni negativi: -14% in dollari USA e -10% in valuta locale, rispetto al quarto trimestre del 2007. A perimetro di punti vendita comparabile e rispetto al quarto trimestre del 2007, la perdita è stata del 13%, riflettendo un calo del traffico clienti e del volume degli ordini, oltre che una certa debolezza del settore computer e accessori, macchine per ufficio e arredamento. Le vendite nel settore inchiostro e il leggero calo del settore materiali di consumo, a parità di punti vendita, hanno parzialmente controbilanciato la flessione. Includendo i 700 milioni di dollari di vendite di Corporate Express, il fatturato internazionale è progredito del 62% toccando quota 1,3 miliardi di dollari. Escludendo invece il contributo di Corporate Express, le vendite internazionali hanno fatto segnare un -24% in dollari USA o -11% in valuta locale rispetto al quarto trimestre del 2007. Il fatturato in Europa a perimetro di punti vendita comparabile ha subito gli effetti di una diminuzione del traffico clienti e del volume degli ordini con un calo del 10% rispetto allo stesso periodo del 2007. Performance dell'intero 2008 Il fatturato totale ha raggiunto i 23,1 miliardi di dollari segnando un +19% rispetto al 2007. Escludendo il contributo di Corporate Express, il fatturato totale della società ha perso 3 punti percentuali scendendo a 18,8 miliardi di dollari rispetto al 2007. Il reddito netto è calato del 19% su base annua attestandosi a 805 milioni di dollari, mentre gli utili per azione, su base diluita e GAAP, perdono il 18% scendendo a 1,13 dollari, dagli 1,38 dollari dell'anno precedente. Oltre agli special item del quarto trimestre del 2008, la società ha registrato una spesa eccezionale nel terzo trimestre 2008 composta da un onere non-cash e ante imposta di 124 milioni di dollari ? legato all'intenzione della società di non utilizzare più i marchi commerciali ottenuti nel 2002 dall'acquisizione di Guilbert ? da spese di integrazione e ristrutturazione ante imposte di 9 milioni di dollari legate a Corporate Express, così come da un onere non-cash di 57 milioni di dollari relativo alla strategia fiscale della società volta a ottimizzare i benefici delle perdite operative nette di Corporate Express, onere che è stato riversato sul quarto trimestre del 2008. Escludendo gli special item del terzo e quarto trimestre del 2008, così come l'onere ante imposte di 38 milioni di dollari (0,04 dollari per azione su base diluita), legato all'azione legale collettiva californiana del terzo trimestre del 2007 su salari e orario di lavoro, l'utile per azione adeguato su base diluita ha perso il 9% scendendo a 1,29 dollari per l'intero 2008, contro gli 1,42 dollari del 2007. Riepilogo degli special item relativi all'intero 2008 Dollar Amounts in Thousands, Except Per Share Data   Pre-Tax Impact   Net Income Impact   Diluted EPS Impact Non-cash write-off of Staples European Catalog tradenames $ (123 775) $ (81 073) $ (0.11)   Corporate Express integration and restructuring expense (27 343) (17 909) (0.03)   Non-cash charge related to software no longer expected to be used as a result of the Corporate Express acquisition (22 406) (14 676) (0.02)   Non-cash adjustment related to the finalization of tax planning strategies N/A 0 0.00 Total $ (173 524) $ (113 658) $ (0.16) Includendo il fatturato di Corporate Express di 2,3 miliardi di dollari, nel 2008 le vendite di North American Delivery sono progredite del 35% raggiungendo quota 8,9 miliardi di dollari. Escludendo l'impatto di Corporate Express, le vendite di North American Delivery sono rimaste invariate rispetto al 2007 a quota 6,6 miliardi di dollari. Il fatturato di North American Retail è sceso del 5% nel 2008 a quota 9,5 miliardi di dollari e, su base comparabile, ha fatto segnare un -9% rispetto al 2007. Includendo gli 1,9 miliardi di dollari di fatturato di Corporate Express, le vendite internazionali sono progredite del 70% salendo a quota 4,7 miliardi nel 2008. Escludendo l'impatto di Corporate Express, le vendite internazionali hanno guadagnato un punto percentuale in dollari USA mentre sono rimaste invariate in valuta locale rispetto al 2007. Su base comparabile, in Europa, il fatturato è sceso del 5% rispetto al 2007. Punti salienti 2008 Livello aziendale globale Acquisizione di Corporate Express nel luglio 2008 per 4,4 miliardi di dollari al netto del cash acquisito, con ampliamento dell'offerta di prodotti e servizi a cinque nuovi paesi e conclusione del 2008 con presenza in 27 paesi di 5 continenti. Chiusura del 2008 con vendite per 23,1 miliardi di dollari, inclusi i 4,2 miliardi di dollari di Corporate Express e un quarto trimestre 2008 con vendite per 6,2 miliardi di dollari, incluso il fatturato di Corporate Express. Su base GAAP il reddito operativo del 2008 è sceso di 205 punti base al 5,94% rispetto al 2007, mentre il reddito operativo del quarto trimestre 2008 ha fatto segnare -299 punti base al 6,72% rispetto al quarto trimestre 2007. Escludendo l'impatto degli special item, il reddito operativo del 2008 è sceso di 150 punti base al 6,69% rispetto al 2007, mentre il reddito operativo del quarto trimestre 2008 ha perso 232 punti base al 7,39% rispetto al quarto trimestre 2007. Queste flessioni sono innanzitutto da imputare al deleveraging di North American Retail e all'inclusione di un margine inferiore dell'attività di Corporate Express, in qualche modo compensata da un miglioramento del margine operativo nell'attività pre-acquisizione di North American Delivery. Record di flusso di cassa disponibile generato dall'azienda pari a 1,3 miliardi di dollari a fronte di una spesa in conto capitale di 378 milioni di dollari. Forte utilizzo del flusso di cassa disponibile per ridurre i debiti di 1,0 miliardi di dollari. Emissione di 1,5 miliardi di titoli obbligazionari Senior Notes con scadenza 2014 per ripianare i debiti relativi all'acquisizione a breve termine. 296 milioni di dollari versati agli azionisti: 231 milioni in dividendi e 65 milioni in azioni riacquistate. Conclusione dell'anno con circa 1,6 miliardi di dollari di liquidità, inclusi 634 milioni di disponibilità liquide e mezzi equivalenti e 936 milioni di linee di credito disponibili. North American Delivery Chiusura del 2008 con vendite per 8,9 miliardi di dollari, inclusi i 2,3 miliardi di dollari di Corporate Express e un quarto trimestre 2008 con vendite per 2,5 miliardi di dollari, incluso il fatturato di Corporate Express di 910 milioni di dollari. Su base GAAP il reddito operativo del 2008 è regredito di 179 punti base all'8,99% rispetto al 2007. Su base GAAP, il reddito operativo del quarto trimestre 2008 ha perso 303 punti base all'8,92% rispetto al quarto trimestre 2007, innanzitutto a causa dell'inclusione dell'attività di Corporate Express, parzialmente compensata da un contenimento dei costi di marketing e da margini superiori sui prodotti nell'attività pre-acquisizione. Escludendo l'impatto dell'attività di Corporate Express, è stato raggiunto un livello record di reddito operativo pari all'11,10% sul 2008 e al 12,13% per il quarto trimestre 2008. Eccellenti risultati nell'integrazione di Corporate Express: annunciata la nuova struttura organizzativa, completata la maggior parte delle trattative preliminari con i fornitori e iniziata la transizione del marchio. North American Retail Vendite 2008 pari a 9,5 miliardi di dollari e vendite sul quarto trimestre 2008 di 2,4 miliardi di dollari. Il reddito operativo del 2008 è regredito di 136 punti base all'8,11% rispetto al 2007. Rispetto allo stesso periodo del 2007 il reddito operativo del quarto trimestre 2008 ha fatto registrare un calo di 129 punti base scendendo al 9,33%. Il dato riflette i miglioramenti dei margini sui prodotti più che compensati dal deleveraging in termini di manodopera e canoni di affitto, oltre che da un calo di 17 punti base dovuto all'impatto negativo delle conversioni su valute estere. Sono stati aperti 106 nuovi punti vendita e ne sono stati chiusi 9, concludendo il 2008 con 1.835 store in Nord America. Le scorte medie per punto vendita sono diminuite del 17% rispetto allo stesso periodo del 2007. Attività internazionali Chiusura del 2008 con vendite per 4,7 miliardi di dollari, inclusi 1,9 miliardi di dollari di Corporate Express e un quarto trimestre 2008 con vendite pari a 1,3 miliardi di dollari, incluso il fatturato di Corporate Express di 700 milioni di dollari. Su base GAAP il reddito operativo del 2008 è regredito di 28 punti base al 3,30% rispetto al 2007. Su base GAAP, il reddito operativo del quarto trimestre 2008 ha perso 227 punti base al 4,51% rispetto al quarto trimestre 2007, innanzitutto a causa dell'inclusione di margini inferiori sull'attività di Corporate Express, oltre che ad una moderata compressione dei margini dovuta a vendite inferiori nell'attività pre-acquisizione. Escludendo l'impatto dell'attività di Corporate Express, è stato raggiunto un livello record di reddito operativo pari al 3,17% sul 2008 e al 5,75% per il quarto trimestre 2008. Integrazione in corso di Corporate Express: realizzata una nuova struttura manageriale regionale, finalizzato il team di leadership, lanciata una nuova strategia di consolidamento del marchio e formalizzato un piano di consolidamento dei sistemi IT europei. Apertura di sei punti vendita in Portogallo, tre nel Regno Unito e uno in Belgio nel corso del 2008. L'anno si conclude con 335 store in Europa, 28 in Cina e 2 in Argentina. L'azienda ha altresì annunciato che il Consiglio di Amministrazione ha deliberato la distribuzione di dividendi cash sulle azioni ordinarie di Staples, Inc. pari a 0,0825 dollari per azione, pagabili il 16 aprile 2009 agli azionisti che ne avranno fatto richiesta entro il 27 marzo 2009. Su base annua, il dividendo del trimestre corrisponde al dividendo cash annuale di 0,33 dollari per azione distribuito nel 2008. Scenario L'azienda riafferma le proprie aspettative in termini di sinergie generate dall'acquisizione di Corporate Express, quantificabili in 300 milioni di dollari su un periodo di integrazione di 3 anni. L'azienda ritiene che il clima di debolezza economica si protrarrà per tutto il 2009. A causa della visibilità limitata al breve termine, non è in grado di fornire linee guida precise su fatturato e utili, ma anticipa le seguenti spese nel corso del primo trimestre 2009 e anno fiscale 2009. Approximate Dollar Amounts in Millions   Q1 2009   FY 2009   Depreciation Expense $105 - 115 $430 - 440 Amortization of Intangibles 25 - 30 105 - 115 Integration and Restructuring Expense 15 - 20 90 - 110 Net Interest Expense 70 - 80 260 - 280 Foreign Currency Impact on Operating Profit 25 - 30 70 - 90 Total $240 - 275 $955 - 1,035 Presentazione di informazioni non GAAP Il presente comunicato riporta alcuni risultati includendo o escludendo l'impatto dell'acquisizione di Corporate Express, oltre che dell'azione legale collettiva californiana del terzo trimestre 2007 su salari e orario di lavoro. La presentazione dei risultati senza queste voci fa riferimento a misure finanziare non su base GAAP che dovrebbero essere prese in considerazione quali informazioni aggiuntive alla presentazione dei risultati su base GAAP e non come dati di maggiore importanza se non addirittura sostitutivi. La riconciliazione delle misure finanziarie non GAAP rispetto a quelle su base GAAP più direttamente comparabili sono fornite di seguito nella sezione "Riconciliazione del conto economico consolidato GAAP vs non GAAP". Il management ritiene che le valutazioni finanziarie non GAAP presentate in questo comunicato stampa forniscano una base di confronto più significativa delle performance aziendali di un anno rispetto all'altro. Il management utilizza inoltre queste informazioni finanziarie non GAAP per valutare i risultati operativi prima dell'acquisizione rispetto a quelli dell'anno precedente e per confrontarli con il piano operativo. Conference Call in data odierna In data odierna, alle ore 8.00 (ora della costa orientale) la società terrà una conference call per l'analisi dei risultati e delle prospettive. Gli investitori potranno ascoltare all'indirizzo http://investor.staples.com. Informazioni su Staples Staples, la più grande azienda mondiale di forniture per ufficio, si pone l'obiettivo di semplificare le procedure di acquisto dei propri prodotti, incluse forniture, prodotti tecnologici, arredi e servizi per le aziende. Con un fatturato 2008 di 23 miliardi di dollari e 91.000 collaboratori in tutto il mondo, Staples serve aziende di ogni dimensione e tipo e consumatori in 27 paesi in Nord e Sud America, Europa, Asia e Australia. Nel mese di luglio 2008, Staples ha acquisito Corporate Express, uno dei leader mondiali nella fornitura di prodotti per ufficio al servizio di aziende ed enti pubblici. Nel 1986 Staples ha inventato il concetto di office superstore e la sua sede si trova alla periferia di Boston. Per ulteriori informazioni su Staples (Nasdaq: SPLS) visitare il sito www.staples.com. Certain information contained in this news release constitutes forward-looking statements for purposes of the safe harbor provisions of The Private Securities Litigation Reform Act of 1995 including, but not limited to, the information set forth under headings that include the words ?Corporate Express Integration Outlook? or ?Estimates? and other statements regarding our future business and financial performance. Some of the forward-looking statements are based on a series of expectations, assumptions, estimates and projections which involve substantial uncertainty and risk, including the review of our assessments by our outside auditor and changes in management?s assumptions and projections. Actual results may differ materially from those indicated by such forward-looking statements as a result of risks and uncertainties, including but not limited to: deteriorating economic conditions may continue to cause a decline in business and consumer spending which could adversely affect our business and financial performance; our market is highly competitive and we may not continue to compete successfully; we may not be able to successfully integrate Corporate Express into our existing operations to realize anticipated benefits and our growth may strain our operations; if we are unable to manage our debt, it could materially harm our business and financial condition and restrict our operating flexibility; we may be unable to continue to open new stores and enter new markets successfully; we may be unable to attract and retain qualified associates; our quarterly operating results are subject to significant fluctuation; our expanding international operations expose us to the unique risks inherent in foreign operations; our business may be adversely affected by the actions of and risks associated with our third party vendors; our expanded offering of proprietary branded products may not improve our financial performance and may expose us to intellectual property and product liability claims; our effective tax rate may fluctuate; our information security may be compromised; various legal proceedings, investigations, or audits may adversely affect our business and financial performance; and those other factors discussed or referenced in our most recent annual report on Form 10-K filed with the SEC, under the heading ?Risk Factors? and elsewhere, and any subsequent periodic or current reports filed by us with the SEC. In addition, any forward-looking statements represent our estimates only as of the date such statements are made (unless another date is indicated) and should not be relied upon as representing our estimates as of any subsequent date. While we may elect to update forward-looking statements at some point in the future, we specifically disclaim any obligation to do so, even if our estimates change. Contatto media: Paul Capelli/Owen Davis508-253-8530/8468oppureContatto investitori: Laurel Lefebvre/Chris Powers508-253-4080/4632

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CINA, PIANI DI RILANCIO IN STILE PECHINESE: IO SPENDO, TU PAGHI (sezione: Globalizzazione)

( da "Wall Street Italia" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina, piani di rilancio in stile pechinese: io spendo, tu paghi -->Di Wei Gu HONG KONG (Reuters) - Pechino critica i consumatori americani perché spendono i soldi che non hanno, ma la verità è che i leader cinesi fanno lo stesso, semmai hanno l'accortezza di non toccare i loro bilanci. Nel piano di stimolo dell'economia da 585 miliardi di dollari, il governo centrale ha contribuito per un quarto della somma stanziata, lasciando il resto alle banche, ai governi locali e al settore privato. Il Tesoro Usa, invece, dovrebbe finanziare al 100% il piano di ripresa dell'economia da 787 miliardi di dollari, aumentando il suo debito con l'emissione di nuovi titoli di Stato. Il governo centrale cinese potrà anche riuscire a trasferire il grosso del rischio e dei costi di finanziamento a banche e governi locali, ma se si accumula cattivo debito, questo si ritorcerà su Pechino. Cina e Stati Uniti si finanziano in modi diversi. L'America usa il credito del governo per raccogliere denaro direttamente dal mercato. La Cina ricorre al finanziamento semi-governativo, così che i costi reali del piano siano impossibili da calcolare per gli investitori, anche se in ultima analisi ricadono su Pechino. Il governo cinese non avrà problemi a trovare amministrazioni locali e banche pronte a finanziare il piano di stimolo e questo per due ragioni: è nel loro interesse ingraziarsi le autorità centrali e, grazie all'abbondante liquidità, sono pronti a prestare denaro, visto che i progetti del piano di stimolo hanno il sostegno del governo. Le banche hanno già risposto all'appello di Pechino, come dimostra il record di prestiti in yuan a gennaio. Ma c'è una seria controindicazione al modello cinese. LO STILE CINESE "Il principale problema nel ricorrere alle banche, invece di aumentare esplicitamente il deficit di bilancio è la trasparenza", dice Tao Wang, capo delle ricerche economiche sulla Cina di Ubs. "Affidarsi al finanziamento delle banche contribuisce a rendere meno trasparenti le scelte di spesa legate ai progetti di stimolo". Si prevede che il deficit di bilancio cinese aumenterà solo al 3% dallo 0,6% dello scorso anno. Il deficit federale Usa, invece, esploderà dal 3,2% al 12,3%. Molti economisti non capiscono perché Pechino voglia tenere la nuova spesa pubblica fuori dai suoi libri contabili. Il bilancio dello stato è probabilmente uno dei più solidi al mondo e i governanti non hanno scrupoli ad usare il potere dello stato per incoraggiare la crescita economica. Alcuni economisti cinesi pensano che il governo cerchi di evitare l'esame del Congresso nazionale del popolo (Npc), ma l'Npc ha funzionato finora come una fotocopiatrice del governo e non ci sono ragioni per pensare che sia pronto a cambiare adesso. Hongbin Qu, capo economista all'HSBC, osserva che si tratta semplicemente del modo cinese di fare le cose. E cita la strada che Pechino ha scelto per far fronte ai costi del terremoto nel Sichuan lo scorso anno: il governo centrale ha affidato gli sforzi della ricostruzione alle 21 province più ricche del paese, ognuna delle quali doveva provvedere ad una contea colpita dal sisma. "Il governo cinese è abituato a fare la spesa e lasciare il conto da pagare a qualcun altro", ha detto Qu. Pechino ha chiesto alle banche di emettere prestiti a bassi tassi di interesse per oltre 10 anni agli enti del governo incaricati dei progetti in infrastrutture. Con un ritorno così basso le banche non avranno risorse di scorta per affrontare potenziali crisi. Se questo approccio sarà perseguito fino in fondo, potrebbe mettere a rischio i conti delle banche, la loro reputazione e la fiducia degli investitori. Ma, ancora una volta, dato che i progetti sono sostenuti dal governo centrale, le banche sono contente di prestare denaro. Un'altra questione è l'indebitamento delle amministrazioni locali, le quali contribuiranno per 4000 miliardi di yuan al pacchetto di stimolo e hanno promesso 18.000 miliardi di yuan in sostegno al piano nazionale. Ma i governi locali non hanno denaro e per legge non possono fare deficit o prendere in prestito denaro. Aggirano queste restrizioni creando società veicolo che trasformano questo debito in privato, riversandolo sul mercato entro la fine dell'anno. Molte di queste società veicolo fanno poco utile operativo, ma il debito riceve comunque una tripla A di rating perché è implicitamente garantito dal governo. "In apparenza il governo non ha molti debiti, ma in realtà sta solo spostando il rischio da un'altra parte", ha detto Vincent Chan, capo delle ricerca per la Cina di Credit Suisse.

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Confindustria Ancona : ecco come esportare negli Stati Uniti e in Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Sestopotere.com" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Confindustria Ancona : ecco come esportare negli Stati Uniti e in Cina (11/3/2009 11:14) | (Sesto Potere) - Ancona - 11 marzo 2009 - Seminario in Confindustria Ancona 18 marzo 2009 per approfondire la regolamentaizone e le certificazioni tecniche che regolano l'esportazione in questi paesi. Cina e USA: due mercati totalmente diversi ma entrambi di particolare interesse per le esportazioni italiane. Da una parte l'economia cinese che gode di un mercato del lavoro favorevole alle imprese, di una finanza pubblica sana e un risparmio crescente da parte delle famiglie. Dall'altra, l'economica statunitense da sempre sensibile al made in Italy. Due mercati nei quali la commercializzazione dei prodotti è regolamentata da precise normative e requisiti tecnici, il rispetto dei quali diventa condizione indispensabile per procedere ad una corretta operazione di esportazione. L'incontro che Confindustria Ancona e Consorzio Markexport organizzano, in collaborazione con IMQ il 18 marzo 2009 alle ore 15.00 in Confindustria Ancona intende illustrare il quadro legislativo e le procedure richieste per l'ottenimento delle certificazioni necessarie per esportare correttamente negli Stati Uniti e in Cina. Relatore dell'incontro sarà il dott. Giorgio Belussi, Dipartimento Affari Internazionali - IMQ.

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Calzatura, la crisi si sente però i segnali sono positivi (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere Adriatico" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Calzatura, la crisi si sente però i segnali sono positivi I vertici di Confindustria Macerata e Fermo analizzano i dati Civitanova La Cina continua a far paura. Russia (-40%), Ucraina (- 35%) e Inghilterra (- 38%), hanno saltato il giro. Per fortuna i francesi, gli spagnoli, e gli svizzeri. Al Micam, vera cartina di tornasole delle calzature mondiali, la crisi si è fatta sentire. Non nella qualità e nel design, ma in un calo del 5,7% di presenze in meno rispetto all'edizione 2008. Su 36.555 visitatori, 17.610 (-1,5%) sono stati italiani e 18.945 stranieri (-9,4%); tra i 1600 calzaturifici, dislocati su una superficie espositiva totale di 72.474 metri quadrati, 320 erano marchigiani. "Non nascondiamo la preoccupazione con la quale siamo partiti ha confessato Fabrizio Donnari affiancato da Ronny Bigioni, rispettivamente presidente sezione industriali calzaturieri di Confindustria Macerata e Fermo ieri al Miramare di Civitanova -. Adesso, in chiusura di manifestazione, posso esprimere comunque soddisfazione, perché, in questa congiuntura, il dato è comunque positivo rispetto all'andamento negativo degli ultimi mesi dei mercati internazionali e quindi un segnale di speranza per tutto il settore. Non è secondaria la situazione degli Usa come non lo è il forte calo di clienti inglesi". Tutti sanno come la crisi stia calpestando il Made in Italy. "Ma quest'anno ha aggiunto Donnari - dobbiamo tenere duro. Continuiamo a credere in quello che facciamo e ce la faremo. Una ripresa ci sarà". Appunto, ci sarà, ma quando? E soprattutto chi resisterà? Le pillole d'incoraggiamento stanno terminando il loro effetto. Gli inviti a non abbandonare la nave rischiano di produrre l'effetto contrario. Si chiedono fatti, concretezza politica e risultati. Ma tra l'affondare e il rimboccarsi le maniche, è la seconda soluzione che, per fortuna, prevale. Da dove cominciare. "Intanto nel restare uniti dicono - Il momento ci chiede forza e sintonia. Poi dalla consapevolezza di avere in Italia una fiera, il Micam, che continua ad essere la prima del mondo e vero trampolino di lancio delle collezioni per l' autunno/inverno 2009/2010". Non a caso la capacità della fiera di dettare le tendenze è una delle prime ragioni del potere catalizzatore sui buyer, sia italiani che internazionali. Da qui, l'impegno di riprendersi quella consistente fetta di mercato russo che rappresenta "per il prodotto italiano uno sbocco di primaria importanza. I compratori russi hanno subito un inevitabile calo nel numero delle presenze in questa edizione hanno fatto sapere Donnari e Ronny - ma certamente non un calo nel prestigio. Fra poco si terrà un altro appuntamento organizzato da Anci, Obuv Mir Kozhi, a Mosca che dal 23 al 26 marzo darà ai compratori che non hanno potuto visitare Micam la possibilità di scegliere prodotti Made in Italy direttamente a Mosca grazie alla presenza di una selezione di collezioni di pregio". E infine, ma non certo per importanza, chiedere al Governo, incontrato due settimane fa e alla Regione Marche misure di sostegno che possano garantire al settore calzaturiero l'integrità necessaria per affrontare la competizione mondiale e la valorizzazione del Made in Italy. A partire dall' attivazione di un sistema di ammortizzatori sociali che coinvolgano tutta la filiera produttiva al fine di difendere la permanenza nelle imprese calzaturiere di quel bene prezioso che sono i lavoratori; dal sostegno fiscale alle innovazioni di prodotto e della creatività; dalla razionalizzazione e rilancio delle attività di internazionalizzazione tramite una puntuale programmazione delle iniziative concertate con le istituzioni; interventi agevolati per assicurazioni clienti estero; politiche per tutelare il Made in Italy; sostegno ai Consorzi Fidi, con finanziamenti fondi rischi; attuazione di uno sportello per la ricerca e lo sviluppo; trasformazione del Polo Formativo calzaturiero in ITS per la calzatura; rendere più agevole l'accesso ai finanziamenti; definizione di criteri qualitativi per la formazione. PAOLA VEROLINI,

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Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 23 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 33 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 49 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 72 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (4) blog (1) capitalismo (4) cina (17) crisi (4) democrazia (58) economia (26) era obama (10) europa (9) francia (21) germania (3) giornalismo (49) giustizia (2) gli usa e il mondo (56) globalizzazione (38) immigrazione (38) islam (19) israele (2) Italia (148) manipolazione (3) medio oriente (13) notizie nascoste (42) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (18) spin (2) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Arezzo - Rischia di configurarsi come il più grave scandalo di pedofilia che abbia mai... 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Un piano di protezione civile da prendere a esempio (sezione: Globalizzazione)

( da "Varesenews" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Somma Lombardo - Il bando provinciale assegna 40mila euro al Comune attribuendo al suo progetto il massimo del punteggio tra i 26 finanziati Un piano di protezione civile da prendere a esempio In arrivo 40mila euro per la Protezione Civile di Somma Lombardo. Il bando della Provincia di Varese rivolto al potenziamento delle attrezzature e degli strumenti in dotazione ai diversi nuclei di Protezione Civile provinciali ha promosso il piano progettato dal Comune di Somma Lombardo quale migliore fra tutti i 26 finanziati all?interno dei 76 totali pervenuti, assegnandovi una cifra considerevole che ora servirà da supporto agli investimenti già attivati o previsti dall?Assessorato sommese a favore della Protezione Civile. «Abbiamo appreso con grande soddisfazione il risultato del bando promosso dalla Provincia di Varese – commenta il sindaco di Somma Lombardo Guido Colombo -. è il riconoscimento di un ottimo lavoro di programmazione che ha portato all?elaborazione di un piano ritenuto il migliore a livello provinciale e ci permette di potenziare ulteriormente gli strumenti in dotazione». Alla soddisfazione del sindaco si aggiunge naturalmente quella del neo-assessore alla Protezione Civile Luigi Mancini: «Il finanziamento provinciale – spiega Mancini – ci permette di acquistare nuove attrezzature per l?emergenza, strumenti, dispositivi di protezione individuale». Con fondi stanziati dal Comune, alla Protezione Civile sono arrivati nei giorni scorsi una pala spazzaneve per intervenire in strade di piccole dimensioni e uno spargisale: «Acquisti – dice ancora l?assessore Luigi Mancini – molto importanti anche a fronte dell?ottimo lavoro di supporto offerto dalla nostra Protezione Civile, pur con mezzi limitati, durante le nevicate delle scorse settimane. Inoltre il finanziamento provinciale ci potrà supportare nel già programmato acquisto di un carrello per le emergenze di pronto intervento». In fase di redazione, ora, il nuovo piano di sicurezza annuale che riguarda la Protezione Civile che permetterà la partecipazione a nuovi bandi. «Ci siamo permessi – confida lMancini – di suggerire alla Provincia di valutare l?opportunità di bandi anche per le strutture, come già avvenuto a livello regionale. Da parte nostra, comunque, come Comune già abbiamo previsto in bilancio cifre da destinare alla realizzazione di strutture per il ricovero e dei mezzi e delle attrezzature di Protezione Civile». Mercoledi 11 Marzo 2009

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BIGOTTISMO GLOBALIZZATO: "sono stato allontanato dalla scuola (privata, E a Londra!) per aver espresso la mia contrarietà verso eufemismi quali "nigger" e "faggot" e "(DR) DOWN" E" (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> BIGOTTISMO GLOBALIZZATO: "sono stato allontanato dalla scuola (privata, E a Londra!) per aver espresso la mia contrarietà verso eufemismi quali "nigger" e "faggot" e "(DR) DOWN" E"Paki" e dato vento al mio disprezzo per ogni religione" SMS DI ALDO BUSI Riceviamo e pubblichiamo: Aldo Busi Globalizzazione del bigottismo: dietro richiesta di alcuni studenti di tutte le nazionalità del mio corso di Inglese, sono appena stato allontanato dalla scuola (privata, e a Londra!) per aver espresso la mia contrarietà verso gli eufemismi usando termini a citazione quali "nigger" e "faggot" e "(Dr) Down" e "Paki" e dato vento al mio disprezzo e per ogni religione e per i troppi miliardi in più di umani che le donne e gli uomini, invece di farsi sterilizzare per i prossimi vent'anni e di fatto distruggendo il pianeta, continuano a sfornare alla cazzo di cane per dare un senso alle loro stupide e irresponsabili esistenze senza vita. La direttrice, medio orientale color nocciola non spelata, era pallida di terrore: ha ripreso un po' di colore quando le ho garantito che non avrei fatto storie e che poteva tranquillamente ritornarsene nel rassicurante abbraccio dei suoi protetti nemici naturali. Mica ha capito: guai difendere le vittime, specialmente se di mestiere. Ormai è l'Italia ovunque. E baci, darwiniani con moderazione - una scimmia non sarà davvero troppo? Aldo Busi [11-03-2009]

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Ma Obama combatte davvero le lobbies? (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 27 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 33 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 72 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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E' vero, noi siamo spesso troppo facili a prender... marista: Potrei sbagliare, ma mi sembra che molti qui stiano facendo un poco di confusione: il forum di cui si parla... 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Usa-Cina: Obama incontra domani ministro Esteri Pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWeb News" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa-Cina: Obama incontra domani ministro Esteri Pechino 11 marzo 2009 alle 20:23 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, incontrerà domani il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi. Lo ha annunciato il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs. Si tratta del primo incontro tra Obama e un rappresentante del governo di Pechino dopo le tensioni che hanno fatto seguito all'incidente di domenica tra le cinque navi cinesi e l'imbarcazione statunitense. "L'incidente sarà nell'agenda dei colloqui", ha spiegato Gibbs, secondo il quale i due leader discuteranno anche anche di crisi economica globale. Jiechi oggi ha incontrato il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Entrambi hanno concordato che l'incidente avvenuto nel Mar della Cina "non dovrebbe ripetersi in futuro". AGI

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Clinton: "ventaglio di opzioni" se Nord Corea testa missile (sezione: Globalizzazione)

( da "Reuters Italia" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

WASHINGTON (Reuters) - La segretaria di Stato Usa Hillary Clinton ha detto oggi che esiste "un ventaglio di opzioni" da utilizzare contro la Corea del Nord se il regime comunista sperimentasse un missile balistico a lunga gittata. Tra le misure possibili, anche quella di portare il caso al Consiglio di Sicurezza. Clinton ha detto che gli Stati Uniti sperano ancora di dissuadere la Corea del Nord a evitare un "provocatorio" lancio missilistico e di convincere Pyongyang a riprendere i negoziati a sei che avevano per scopo quello di porre fine al programma militare atomico nordcoreano. La Corea del Nord starebbe preparandosi a testare un missile capace di raggiungere il territorio Usa, sebbene Pyongyang affermi che si sta preparando a lanciare un satellite nell'ambito del proprio programma spaziale pacifico. "Discuteremo di una risposta se non avremo successo nel convincerli a non andare oltre con quello che è un atto molto provocatorio", ha detto Clinton ai giornalisti dopo un incontro con ministro cinese degli Esteri Yang Jiechi. "C'è un ventaglio di opzioni disponibili per agire contro i nordcoreani a seguito del lancio di un missile se proseguiranno", ha detto la numero uno della politica estera Usa, aggiungendo che un lancio violerebbe una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu. La Cina ha partecipato ai negoziati a sei sull'armamento atomico della Corea del Nord, in stallo da mesi. "I nostri partner dei negoziati a sei sono preoccupati dalla possibilità di un lancio missilistico, intendano affrontarlo, se accadesse, con noi in diversi modi, compreso il Consiglio di Sicurezza", ha detto Clinton.

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Il spalam sau facem altul? (sezione: Globalizzazione)

( da "Romania Libera" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

> Cititi online anunturile din ziarul ?Romania libera?: Il spalam sau facem altul? Alina Mungiu-Pippidi Joi, 12 Martie 2009 Conform unui vechi banc rasist romanesc, in ziua in care copilul de tigan vine acasa chiar mai jegos ca de obicei dupa joaca de fiecare zi, parintii au de raspuns la urmatoarea intrebare: il spalam sau facem altul? Cam asa ma tem ca ne simtim si noi fata de sistemul politic romanesc, nu fata de un partid anume, ci fiecare fata de toate. Eu am crezut in ultimele doua alegeri, citind multe biografii, ca exista un partid mai curat decat altele, care acum se numeste PDL. La nivelul anului 2004 pot chiar proba acest lucru. si sunt convinsa ca si astazi e inca adevarat. Numai ca, vazand viteza cu care oameni din alte partide sunt recrutati in PDL, sau faptul ca a fost posibila numirea intr-o functie a unuia care sa fie saltat de DIICOT a doua zi, ma intreb de cateva luni incoace pana cand va rezista aceasta diferenta pozitiva. Cu toate astea, cine ma citeste regulat stie ca nu cred in solutii radicale. E plin la noi de oameni care sunt gata sa faca altul si foarte putini dintre cei care pun mana sa spele ceva. Primul e un exercitiu divertizant, din al doilea ies zoi si te poti murdari daca o faci chiar pe bune. Ne aratam valoarea prin asemenea incercari individuale si cotidiene, nu prin inventii institutionale. Erou pentru mine e omul caruia i se ofera posibilitatea unui castig nemeritat si o refuza, nu unul care scrie un proiect de lege anticoruptie. Nici o lege nu a schimbat vreodata o societate. Numai oamenii, prin atitudinea lor, schimba ceva. Sunt sigura, in acest context, ca cititorii mei au inteles perfect ca aceasta telenovela cu Alina versus Elena pusa in scena si interpretata de o varietate de organe de presa in ultimele zile este o pura inventie. Dar, ca sa zic asa, daca personalizarea ajuta ca lumea sa participe la o alegere de principiu, sunt gata sa accept toata tabloidizarea si mizeria aferenta ei, oricat de falsa e alegerea. Definitia cea mai buna a unei societati moderne este aceea in care spatiul public are la baza relatii impersonale. sansele ca voi porni o firma cu un partener strain ar trebui sa fie la fel de mari ca si cu un membru al familiei. sansele ca va remarca cineva ca sunt mic, verde si am antene atunci cand bat la usa unei agentii guvernamentale sa depun un dosar complet de licitatie sunt zero. sansele ca politistul de trafic sa nu ma amendeze cand fac prostii fiindca stie cine sunt (persoana importanta) sunt de neglijat. Asa functioneaza societatea moderna, pe baza deplinei impersonalitati si formalitati. Nu ne cunoastem, nu ne batem pe spate, nu punem pachete de Kent pe buletin, nu vorbim intre noi una si in public alta, dar suntem tratati perfect, adica nici mai bine, nici mai rau decat toata lumea. Occidentul european dezvoltat, plus cateva foste colonii britanice (din Canada la Singapore) asa functioneaza. Noi nu: pentru noi lumea e un spatiu al cumetriei, cum ar spune antropologii, in care cautam, dimpotriva, sa personalizam relatiile noastre cu indivizii si cu statul. Noi nu credem in aplicatii impersonale, cuvantul in sine are ceva peiorativ la noi. Esti cineva sau nu existi. Numai cine e cineva e vreodata tratat cumsecade. Adica asa cum ar trebui sa fim tratati toti. Mai are vreun sens sa explic de ce, intr-o lume moderna, e o anomalie ca fiica unui sef de stat si, informal, si de partid, sa faca o cariera in interiorul aceleiasi organizatii? Simplu spus, pentru ca existenta relatiei personale va vicia tot acest sistem de relatii, nu doar pentru ea, ci si pentru ceilalti. Eu am facut o facultate in care tatal meu era profesor si daca o sa ma intrebati ce e iadul pe pamant o sa va spun ca asta e. si eu am crescut in acea facultate, dar cand am fost fortata sa studiez acolo mi-am blestemat zilele si m-am simtit pentru prima oara libera in viata cand am scapat (voluntar) din acel loc. Multumesc colegilor mei ca nu m-au detestat, dar oricat te-ai stradui, nu ai cum sa iesi vreodata bine din asemenea situatii. Cel mai bine e sa le eviti. Ca sa arati cine esti, trebuie sa te incerci intr-un loc in care nu ai relatii personale. si asta fac multi tineri azi, care cresc intr-o lume mai normala decat cea in care am crescut eu. Numai pe masa mea de lucru am vreo douazeci de dosare de admitere la doctorat ale unor oameni care, la 25 de ani, au facut deja voluntariat in Uganda, in India, in Bosnia, pe langa ca si-au luat cu brio diplomele si au facut vara internate pe langa politicieni (cu care nu se cunosteau dinainte). In aceasta generatie de aspiranti la un doctorat in politici publice vad destui est-europeni, desi putini romani. Care cresc cu ochii la stirile din Darfur si Gaza si isi cearta parintii ca fumeaza si isi iau masini care polueaza mediul. Asa arata portretul unui tanar cool din mediul educat occidental azi. Conflictul asta trivial, sub un pretext ridicol (Europa e aceeasi daca Romania nu are deloc reprezentanti in Parlamentul European), e un test, din pacate. O incercare mult mai serioasa decat pare. E un test daca sistemul nostru semiprezidential e modern si european sau poate deveni oricand un fel de caricatura populista latino-americana. E un test daca macar singurul nostru partid curatel e mai mult decat un SRL dezvoltat pe o pleasca incredibila, cum plastic l-a demascat dl Paleologu. E un test daca avem intelectuali publici adevarati, capabili de vreo atitudine autonoma, sau numai niste rentieri de curte. E un test daca Traian Basescu poate pastra si vreun prieten critic, capabil sa spuna si un adevar dezagreabil la nevoie, si nu doar o gasca ce gaseste curajul sa iti spuna ca e inundatie doar dupa ce apa e la etajul 1. Nu e nici o placere sa faci pe dirigintele, credeti-ma. Dar reactiile pe care le-am vazut la mii de oameni pe forumuri saptamana asta ma conving ca asumarea acestui rol antipatic nu e o atitudine singulara, ci o forma de a articula pretentia noastra colectiva de modernitate. Aveam indoieli ca de la distanta se mai poate juca vreun rol civic: nu mai am. Societatea romaneasca urbana si alfabetizata pare gata pentru Europa si cere sa fie tratata ca europeana. si imi pare rau ca trebuie sa facem asa un efort penibil pentru indeplinirea regulii numarul 1 a progresului: in primul rand, sa nu dam dracului inapoi! Din aceeasi categorie: Impotenta si reprobatiuneTenia romaneasca in trupul UECine castiga electoral de pe urma scandalului salariilor profesorilor? Voteaza

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Tibet: Congresso usa, Pechino metta fine a "Repressione" (sezione: Globalizzazione)

( da "KataWeb News" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tibet: Congresso usa, Pechino metta fine a "Repressione" 11 marzo 2009 alle 21:53 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La Camera dei rappresentanti statunitensi ha votato all'unanimità una mozione in cui chiede che la Cina metta fine alla "repressione" in Tibet. La mozione -- approvata da 422 deputati (un solo voto contrario) -- chiede a Pechino di "cessare la sua repressione contro il popolo tibetano e di interrompere immediatamente le dure politiche imposte sui tibetani". Inoltre, si chiede al governo cinese di riprendere il dialogo con il Dalai Lama per "trovare una soluzione durevole alla questione tibetana". AGI

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Usa-Cina/ Clinton e Yang: evitare tensioni, migliorare (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 11-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Washington, 11 mar. (Apcom) - Incontro oggi a Washington tra il segretario di Stato americano Hillary Clinton e il suo collega cinese Yang Jiechi, a tre giorni dall'incidente navale tra i due Paesi nel Mar cinese meridionale, dove una nave della marina americana è stata circondata in acque internazionali da navi cinesi. "Siamo entrambi d'accordo che dobbiamo lavorare per evitare il ripetersi di incidenti simili", ha detto Clinton ai giornalisti al termine dell'incontro. "Abbiamo entrambi esposto le nostre posizioni, ma l'importante punto di accordo raggiunto nei colloqui con il ministro Yang è che dobbiamo lavorare duro in futuro per evitare simili incidenti e per far sì che questo incidente non abbia ripercussioni inaspettate", ha aggiunto il capo della diplomazia americana. Per la Clinton la visita di Yang rappresenta uno sviluppo "molto positivo", e il segretario di Stato spera di poter continuare i colloqui avviati avviati in occasione del suo viaggio a Pechino dello scorso mese, con l'obiettivo di migliorare i rapporti bilaterali. I due si sono detti anche "d'accordo nell'opporsi al lancio di missili della Corea del Nord e nel discutere una risposta". Domani Yang incontrerà il presidente americano Barack Obama e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, il generale James Jones. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha assicurato che la questione dell'incidente navale sarà affrontata ma non sarà l'argomento centrale dei colloqui.

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Basta privilegiare l'export La Cina deve pensare di più al suo mercato domestico (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Basta privilegiare l'export La Cina deve pensare di più al suo mercato domestico La grande truffa di Madoff finirà senza tanto rumore Tutto qui? La più grande frode finanziaria della storia è stata sistemata in quattro e quattr'otto? Per quanto difficile da accettare per le vittime, che da Israele alla Colombia e da Milano a New York hanno affidato 65 miliardi di dollari a Bernard Madoff, lo scandalo sembrerebbe un caso chiuso. Questa settimana, davanti a un tribunale di Manhattan, Madoff si dichiarerà colpevole di 11 capi di imputazione che gli costeranno una condanna a 150 anni di reclusione. Madoff ha aggiunto una forte dose di suspense al panico del 2008, e la conclusione pacifica della sua vicenda è un po' una delusione. Nel 1920, quando è crollato lo schema di Charles Ponzi, gli investitori defraudati si sono accalcati davanti alla sua porta. La dimora di Madoff a Park Avenue è invece tranquilla. I clienti facoltosi si addentreranno in inutili vertenze legali sulla ripartizione dei beni confiscati, del tutto inutili perché il denaro si è volatilizzato. Un processo lungo e combattuto sarebbe stato un miglior spettacolo. Invece no, Madoff non seguirà le orme dei cattivi di Enron Ken Lay e Jeff Skilling, o dell'ad di Tyco Dennis Kozlowski. Nessuna dichiarazione d'innocenza, nessuna giustificazione razionale di spese faraoniche, nessun procuratore agguerrito pronto a sfruttare la pubblicità del caso. La lacrimevole confessione di Madoff è stata una questione privata, non una tragedia pubblica. E questo si distacca dal comportamento usuale del truffatore. Si pensi a Samuel Israel, che dopo aver defraudato i clienti dell'hedge fund Bayou ha simulato la propria morte e si è dato alla macchia per tre settimane. Non è ancora tutto finito. L'accusa potrebbe ancora avere in serbo una "pistola fumante". Ma sembra che il mondo dovrà fare a meno delle rivelazioni di parenti disonesti, complici improbabili, spie del Mossad o gangster russi assetati di vendetta. La frode di Madoff non ha precedenti per vastità, durata e reputazione delle vittime, ma finirà in tono minore. Un settantenne, elegantemente vestito, farà il suo ingresso nell'istituto di pena dove trascorrerà, senza clamori, il resto della sua vita. \ La Cina sembra resistere alla crisi. I dati diffusi ieri indicano che a febbraio il surplus commerciale della Cina si è ridotto a 4,8 miliardi di dollari, il minimo degli ultimi tre anni. La caduta improvvisa è traumatica ma, per ora, questa economia fondata sull'esportazione di merci a basso costo si mantiene in equilibrio. L'idea di una Cina priva di un enorme avanzo delle partite correnti è seducente. Gli Usa hanno spesso criticato questo partner commerciale per aver tenuto basso il corso della valuta in modo da stimolare artificialmente l'export. Gli americani non sapevano resistere al costo basso delle merci cinesi, soprattutto quando i partner commerciali, grazie al surplus, potevano prestare loro i dollari per acquistarle. Senza il bottino dell'export, la Cina avrebbe avuto meno dollari da prestare ai superindebitati consumatori Usa. Ci sarebbero state anche meno ragioni per ritardare la rivalutazione della moneta cinese per paura di un raffreddamento degli scambi. L'oscillazione del renminbi avrebbe anche potuto essere graduale. Il concetto di normalità può essere sfuggente. La chiusura delle fabbriche a cavallo del capodanno cinese distorce le cifre di gennaio e febbraio. Le esportazioni sono in rapida diminuzione, ma i recenti sgravi fiscali potrebbero rappresentare uno stimolo efficace. Le importazioni sono scese meno delle esportazioni, comprimendo il surplus, ma questo dato può essere attribuito agli aggiustamenti d'inventario anziché al cambiamento dei modelli di consumo. Le speranze di normalità non sono ancora morte, soprattutto se i 4000 miliardi di renminbi (585 miliardi di dollari) di stimolo fiscale varati dal governo saranno ben impiegati. Per un paese con 1,2 miliardi di consumatori, la prosperità può essere duratura solo se si fonda su aziende di valore orientate al mercato interno, non sull'export di beni prodotti da manodopera a basso costo. Tutto questo è di cattivo auspicio per i paesi vicini. Non tutti soffriranno in pari misura, India e Malaysia possono almeno contare su materie prime di cui la Cina è priva. \

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I commercialisti come Obama "È ora di cambiare" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

A TORINO IL PRIMO CONGRESSO DELLA CATEGORIA UNIFICATA I commercialisti come Obama "È ora di cambiare" «Non è più accettabile un processo civile così lungo: copiamo la ricetta Nigeria» [FIRMA]FABIO POZZO TORINO Cita Gandhi, Kennedy (Robert), ma anche una massima attinta da «Kung fu Panda», il cartone animato che ha visto con suo figlio (Ieri era il passato, domani un mistero, oggi è un dono...). Parla della necessità di cambiamento, come Obama; un cambiamento che sembra cominciare proprio da lui. Claudio Siciliotti, 57 anni, friulano (stirpe concreta) di Udine, bocconiano, il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, apre a Torino il primo congresso dell'albo unificato (commercialisti e ragionieri) parlando chiaro, convincendo, strappando applausi alla platea. Tra le cui file si dice sia il primo leader ad aver aperto la categoria, tradizionalmente orientata verso centro-destra, ad una collocazione più bipartisan (ma Siciliotti dice «no partisan») e, anche, che sarebbe pronto per scendere in politica. Il suo è un intervento fiume, che tocca tutti i temi, e le corde giuste. «Siamo qui per dare al Paese, non per chiedere», l'esordio. E poi, giù con le ricette. Che partono da un presupposto: è venuto il momento di agire, di non rinviare più le scelte. Per cambiare una «società bloccata», incatenata tra «grandi imprese, grande Stato, grande sindacato». Mancano, invece, le voci delle «piccole e medie imprese, del mondo accademico e di quello delle professioni». Categorie cui bisogna aprirsi, per «programmare insieme il futuro». Il tema portante è quello della crisi. «A livello internazionale bisogna ricostruire le regole, rifuggire dal protezionismo, governare la globalizzazione... Nel nostro Paese, invece, serve realismo e responsabilità». Non si può, ad esempio, «più eludere il problema del debito, pari al 110% del pil, acceso non per finanziare infrastrutture, ma per dare tutto a tutti e guadagnare consenso». Da qui, anche la crisi dei sistemi di governance e la rivendicazione di un modello, quello italiano, che si è rivelato vincente laddove quello anglosassone ha fallito. «Anche Stiglitz, il premio Nobel per l'economia, si augura che il nostro modello di collegio sindacale possa essere adottato dalla comunità internazionale». Il presidente è per diversificare il controllo contabile, «non più unico, ma suddiviso tra grandi imprese quotate, grandi imprese e pmi»; per mettere mano al conflitto d'interesse (non più di un incarico in società quotate); per rivedere la regolamentazione anti-riciclaggio («ci sono state solo 175 segnalazioni: o il problema non esiste, oppure il sistema non funziona»), premiando chi vi adempie. Siciliotti parla della Giustizia, dell'«inaccettabile lentezza delle cause civili» e propone lo strumento-filtro della conciliazione obbligatoria («Ce l'hanno in Nigeria, grazie alla Banca mondiale e insegnanti italiani»), ma anche il rito abbreviato e un pool di professionisti-consulenti per sveltire separazioni e divorzi. Per il Fisco, la ricetta è quella della «responsabilità, trasparenza, coerenza e semplificazione», cominciando «a lavorare sulle aliquote, anziché continuare a massacrare gli imponibili». Sì anche al federalismo fiscale (sostenibile) e alla sanzione dell'ineleggibilità per quegli amministratori pubblici «che non raggiungono gli obiettivi». E poi, un welfare dove la flessibilità non significhi «pagare meno e solo lavoro a termine», dove «tutti devono lavorare più a lungo per far crescere il Paese». Quanto alla professione, lo slogan è «merito, fiducia, etica, tolleranza». Applausi.

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La partita afgana si gioca a Teheran (sezione: Globalizzazione)

( da "EUROPA ON-LINE" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

La partita afgana si gioca a Teheran SIAVUSH RANDJBAR-DAEMI Da sempre si considera il paese-cardine della regione circostante. Ora l?Iran è più che mai ansioso di dimostrare il proprio peso negli equilibri geo-strategici oltre l?area mediorientale. E oggi è la giornata perfetta per farlo. Ieri sera sono infatti giunti a Teheran i capi di stato dei membri dell?Eco, l?organizzazione di cooperazione economica di cui fanno parte, oltre al paese ospitante, la Turchia, l?Afghanistan, il Pakistan, il Kirgizistan, l?Azerbaijan, il Kazakistan, l?Uzbekistan e il Tagikistan. Le discussioni nella capitale iraniana andranno probabilmente ben oltre lo scopo prefissato del summit, quello di puntare al rafforzamento dei legami economici e commerciali tra i paesi membri per fronteggiare la crisi mondiale e ai preliminari per la costruzione di una rete ferroviaria dall?Iran alla Cina. L?ombra delle caute aperture diplomatiche dell?amministrazione Obama verso l?Iran aleggerà infatti all?interno del sontuoso palazzo di Saadabad, dove si raduneranno stamattina i nove presidenti. All?interno dell?Eco figurano paesi-membri Nato, come la Turchia, paesi assai vicini a Washington, come l?Azerbaijan e il Kazakistan, o l?Afghanistan, che costituisce il principale rompicapo geopolitico ereditato da Obama dalla prcedente amministrazione. Nonostante il riconoscimento da parte di Usa e Ue, del ruolo di primo piano che l?Iran può svolgere nel contenimento della minaccia talebana al governo centrale di Hamid Karzai, Teheran deve tuttora confermare in via formale la propria partecipazione a una serie di conferenze sul conflitto afghano che sta allestendo nei mesi a venire, a partire dalla conferenza ? patrocinata dalla Nato ? del 31 marzo fino il vertice di Trieste della fine di giugno. L?arrivo di Karzai a Teheran potrebbe però sancire l?assenso definitivo dell?Iran, e quindi l?avvio di un percorso di riavvicinamento diplomatico tra la Repubblica islamica e l?Occidente che aggiri, almeno per il momento, lo spinoso tema nucleare. Altrettanto delicata si preannuncia la missione della delegazione turca, condotta dal presidente Abdullah Gul e dall?abile ministro degli esteri Ali Babacan. Secondo indiscrezioni riprese dai media turchi e iraniani, Gul è latore di un messaggio di Obama ad Ahmadinejad. Il capo di stato turco probabilmente dedicherà i colloqui che terrà con la sua controparte iraniana Ahmadinejad ai margini della conferenza di oggi a rinnovare l?offerta turca, ripetuta formalmente ieri da Babacan, di una mediazione a qualsiasi livello per l?apertura del dialogo tra Teheran e Washington. La presenza di Gul a Teheran segue di pochi giorni la visita di Hillary Clinton ad Ankara e precede di qualche settimana l?arrivo di Obama, previsto per il 6 aprile, nella capitale turca. Il presidente iraniano Ahmadinejad non può però godersi appieno il ruolo di anfitrione di queste delicate assise di alto livello diplomatico. Nel pomeriggio di ieri l?ex primo ministro dei tempi della guerra tra Iran e Iraq, Mir-Hossein Mousavi, ha infatti comunicato formalmente l?intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali di giugno. Abile amministratore dell?economia degli anni Ottanta, Mousavi gode del sostegno di quella generazione di iraniani memore del suo successo nel tenere a bada il tasso d?inflazione per gran parte del conflitto con il regime di Saddam Hussein. Tutto ciò non è d?aiuto a Mahmoud Ahmadinejad, che si ritrova così costretto a fronteggiare ben tre capofila del fronte moderato in quella che già si preannuncia come la corsa presidenziale più competitiva nella storia trentennale della Repubblica islamica.

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Una scia di sangue iniziata a Columbine (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 12/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Una scia di sangue iniziata a Columbine Dieci anni fa la prima strage a scuola in Colorado. Nel 2007 un giovane coreano fece 33 vittime Studenti Usa sotto choc a Columbine nel 1999 STOCCARDAQuella di ieri è la quarta strage in una scuola in Germania negli ultimi anni. Altri due massacri tra le mura scolastiche sono avvenuti in Finlandia. E numerosi sono quelli avvenuti negli Stati Uniti tra cui il bagno di sangue che è rimasto il simbolo di questa terribile forma di violenza urbana, avvenuto a Colombine e rappresentato dal celebre film di Michael Moore. Ecco i precedenti: Aprile 1999 Due giovani armati di pistole e di bombe fatte in casa aprono il fuoco nella loro ex scuola, il liceo di Columbine in Colorado. Muoiono 12 studenti e 1 professore. I due si suicidano. Giugno 2001 Uno squilibrato uccide 8 bambini a coltellate in una scuola di Tokyo. Febbraio 2002 A Eching, vicino a Monaco, un simpatizzante neonazista di 22 anni irrompe nei locali della ditta per la quale aveva lavorato e uccide due persone, poi va a Freising, nell'istituto professionale che aveva frequentato, uccide il direttore e ferisce altre due persone. Il giovane quindi si suicida. Aprile 2002 In un liceo di Erfurt, in Germania, un ex allievo di 19 anni espulso dalla scuola spara contro tutti gli insegnanti che incontra uccidendone 13. Si suicida dopo aver ammazzato anche un agente e due studentesse. Luglio 2003 In Germania uno studente di 16 anni apre il fuoco durante una lezione. Riesce solo a ferire un insegnante, poi si uccide. Novembre 2004 Otto adolescenti restano uccisi e quattro sono feriti nel dormitorio di un liceo a Ruzhou in Cina. Marzo 2005 Cinque studenti e quattro adulti muoiono sotto i colpi di un adolescente che poi si suicida in una scuola a Red Lake, nel Minnesota. Ottobre 2006 La follia omicida si scatena in una scuola amish di Nickels Mine in Pennsylvania: un maniaco si barrica nella scuola, uccide cinque bambine, ne ferisce sei e poi si suicida. Aprile 2007 Lo studente coreano Cho Seung-Hui prima uccide due compagni, poi registra su un cd un «testamento» che invia alla Nbc, poi fa strage nel campus della Virginia Tech. In totale le vittime sono 33. Novembre 2007 In un liceo finlandese a Tuusula, un 18enne spara in aula e uccide 8 persone. Poi si suicida. Febbraio 2008 Un giovane apre il fuoco nel campus universitario in Illinois: fa 5 morti e 15 feriti prima di suicidarsi. Settembre 2008 In un istituto professionale di Kauhajoki, in Finlandia, uno studente di 22 anni, con passamontagna e vestito di nero, irrompe in classe lanciando una bottiglia incendiaria e sparando ai compagni. Perdono la vita 9 studenti e un professore. Il giorno prima aveva pubblicato su YouTube un video che lo ritraeva mentre sparava colpi di pistola.

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Se la crisi morde l'economia reale (sezione: Globalizzazione)

( da "Cittadino, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Se la crisi morde l'economia reale Che la crisi economica e finanziaria sia tangibilissima credo bastino due dati a testimoniarlo. Il primo riguarda la situazione in cui versa l'economia mondiale: il Fondo Monetario Internazionale sottolinea come il 2009 presenterà una crescita negativa del PIL mondiale, "il peggior dato di sempre"; il secondo fotografa amaramente la situazione del Bel Paese: in soli due mesi sono state presentate all'INPS 370.561 domande di disoccupazione, il 46 per cento in più rispetto al 2008. Ne l 1776 il grande illuminista francese Condillac pubblicava il suo volume su Il commercio e il governo considerati l'uno relativamente all'altro. Opera elementare, la cui parte finale avanzava una dura critica alle prime forme di globalizzazione commerciale. Con forza sottolineava che «l'ultimo termine» delle «speculazioni di Commercio, di Finanza, di Politica» è «la rovina di tutto», rovina preparata dai «momentanei espedienti» ai quali le autorità governative sono solite far ricorso in momenti di crisi profonda. E, purtroppo, gli attuali politici italiani non costituiscono un'eccezione a siffatta regola. In effetti, dopo le avventuristiche strategie del commercio globalizzato, dopo le sofisticherie tragiche della finanza americana, ci tocca di assistere, nel cortile della politica nostrana, alle sgangherate proposte che i leader politici di maggioranza e opposizione continuano ad avanzare a spron battuto per fronteggiare una crisi che di giorno in giorno tracima dal campo della finanza a quello dell'economia reale. Dario Franceschini, segretario del PD, ha sollecitato il governo a sostenere i lavoratori licenziati per effetto della crisi con un assegno mensile pari allo stipendio da essi percepito. Il premier Berlusconi ha subito rigettato tale progetto, denunciando anzitempo le possibili malversazioni a cui l'imprenditoria italiana potrebbe indulgere se un simile provvedimento fosse assunto, ad esempio licenziare lavoratori che poi farebbe lavorare "in nero". Resta noto: per Berlusconi la crisi non esisteva, e, forse, tuttora non esiste, anche se, per citare altri dati, nel solo mese di febbraio 650 mila lavoratori americani hanno perso il loro impiego e in Italia il ricorso alla cassa integrazione sta definitivamente facendo evaporare distretti industriali ridotti a liofilizzato di se stessi. Tant'è: prima il governo ha annunciato una serie iperbolica di interventi con relativi stanziamenti (compreso il "mitico" ponte sullo Stretto), poi ha lanciato il piano casa, e ieri ha ottenuto il via libera dall'Ecofin per rendere permanente il regime agevolato dell'Iva (10 per cento) sulle ristrutturazioni abitative. Resta indubbio che l'edilizia si è sempre presentata come settore davvero trainante, tuttavia non è l'unico che possa far riverberare benefici influssi su altri processi produttivi. Se è così, perché non individuare leve fiscali e strumenti finanziari che possano aiutare tutti i comparti?

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l'italia sarà salvata dai "giardinieri di dio" (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«È IN ATTO IL GRANDE ASSALTO MA C'è UN'ANIMA IN OGNI LUOGO CHE CI AIUTERà» L'Italia sarà salvata dai "giardinieri di dio" Gli appunti del reporter diventano uno spettacolo-denuncia contro la spoliazione TERRITORIO MINACCIATO di MICHELE MELONI TESSITORI Un grido di allarme contro il grande assalto ai territori, spolpati di ogni risorsa, preda dell'imbroglio globalizzato. Un grido di speranza perché l'Italia è piena di resistenti, i giardinieri di dio, depositari dell'anima dei territori, capaci ancora di salvarci dalla spoliazione. Paolo Rumiz, reporter e narratore, approda al teatro con questo tema apocalittico, da nuovo millennio, frutto del suo minuzioso lavoro di cronista che ha percorso in lungo e in largo il Paese e il centro-Est Europa. La leggenda dei mondi naviganti (premio Grinzane Montagna e Chatwin), romanzo di viaggio lungo le salite e i sentieri tra le Alpi e gli Appennini, è infatti divenuto uno spettacolo che andrà in scena oggi, alle 21, al Teatro Pasolini di Cervignano. «Non è un'idea mia, ma di Roberta Biagiarelli (autrice della riduzione teatrale e attrice, ndr) che ha la stessa mia visione partigiana circa la scrittura al servizio del paesaggio. Entrambi gridiamo nel deserto il nostro allarme per l'eclissi dei territori e delle identità, coscienti che viviamo il momento del grande assalto alle ultime ricchezze del pianeta Italia». Tutto - spiega Rumiz - va nella direzione dell'esaurirsi delle risorse, «con un premier che chiede poteri eccezionali per mettere discariche e nucleare dove vuole lui; con allarmi, come quello degli immigrati clandestini, inesistenti, allo scopo di non farci vedere qual è il vero dramma, cioè che ci stanno mangiando la merenda». «Questa ricerca di poteri assoluti, questa enfasi sui nemici alle porte, questo occultamento dei problemi reali attraverso un bombardamento mediatico, ci hanno rimbecilliti tutti; e anche la presenza di un'opposizione allo sbando fa sí che non ci si accorga che soprattutto in montagna si gioca l'ultima partita di una grande rapina: dall'acqua, all'aria (l'eolico invade indecentemente ogni angolo piú bello), all'ultima terra pulita...». Dello spettacolo in scena al Pasolini Rumiz parla come di «un buon apprendistato alla conoscenza dell'Italia che non è sulle tv, una grande costellazione federata di diversità insultata dai centralismi ora romano, ora papalino, ora fascista, fino a quest'epoca di imbroglio globalizzato». Il dramma - denuncia - è che questa costellazione di diversità «invece di fare rete crede di difendesi arroccandosi ciascuna nel proprio fortilizio, condannandosi alla dissoluzione». Mai come oggi avrebbe invece bisogno di «cantare in coro». Perché, secondo Rumiz, «il Paese sta andando a grandi balzi verso il federalismo irresponsabile in cui non i popoli, ma le burocrazie delle varie province e regioni chiedono di avere licenza illimitata di spesa e di sperpero. La Jugoslavia è crollata cosí, non a caso inventandosi una questione etnica per non pagare il dazio del fallimento». Invece ci vorrebbe un federalismo responsabile «alla tedesca, con uno stato leggero, ma che c'è e dà regole». Rumiz sembra, dunque, vestire i panni dello scrittore militante, fortemente ideologico: «Diciamo che il libro nasceva dal desiderio di percorrere territori ignoti, perché gli italiani non hanno mai conosciuto male il Paese come in questi anni che ci tengono incollati agli studi tv, mentre nessuno rappresenta piú il paesaggio. Volevo provare l'implicito godimento di scoprire un'Italia semideserta e semisconosciuta. A questo si è agganciata la parte militante». Lo spettacolo rivela ancor piú le ragioni di questa missione: «Sono andato alla ricerca degli dei alla macchia. Perché io credo che nel territorio se ne nascondano. Nel dio uno dei territori si cela anzi un politeismo che si esprime soprattutto attraverso i dialetti, le lingue, le voci, i profumi, la cucina. Roberta (Biagiaretti, ndr) e il suo compagno di scena hanno colto molto bene che in questo viaggio non si cercano tanto le persone, i luoghi, ma ciò che sta loro dietro, l'anima dei territori. Il paesaggio non è il luogo, ma ciò che il questo mi dice: è il genius loci. Quindi è un dio, un piccolo dio che mi conquista, che mi parla attraverso lunghezze d'onda misteriose che si perpetuano. Di fronte allo strepito della contemporaneità questi dei si sono ritirati alla macchia, sono diventati dei partigiani. Io sono convinto che al momento giusto salteranno fuori per dirci come uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati». In scena, dunque «si mandano anche segnali di speranza, perché l'Italia è piena di straordinari personaggi resistenti, quelli che io chiamo i giardinieri di dio». Sono le voci di Rigoni Stern, di Bonatti, di Guccini, di Capossela. «Ma in scena si avverte anche il grande silenzio dell'Appennino tosco-emiliano, con i suoi animali mitologici, orsi, balene fossili, elefanti annibalici, perché, lungi dall'essere sistematico, il mio è stato un viaggio alla ricerca dell'anima dei luoghi». Ma, viene da chiedere, ci potrà pur essere una globalizzazione buona? «Certo. È quella che consente di mettere in rete la diversità. In Italia, però, assistiamo a una globalizzazione di rapina, per un'indecente combutta tra piccola politica e piccola burocrazia. Un esempio? La pastorizia, massacrata da divieti igientistici che rendono impossibile a qualsiasi giovane praticare questo mestiere antico come il nostro Paese e aprono le porte senza regole alle carni importate dalla Nuova Zelanda, ai centri commerciali immensi e deficitari che uccidono l'anima dei luoghi. A me fa male al cuore vedere anche i friulani affluire a migliaia nei week-end in zona centri commerciali invece di andare a cercare i prodotti sulle loro colline, in montagna, nella Bassa. In questo la Slovenia è molto piú avanti di noi. E in Francia un pastore con 120 pecore vive e manda i figli all'università». Ci pensi anche il presidente della nostra Regione, Renzo Tondo - dice Rumiz lanciando un appello alla politica - «lui che è un montanaro, uno che dieci anni fa mi aprí gli occhi sui mali di pancia delle periferie. Guardi questo spettacolo e il degrado in cui siamo precipitati. Rifletta sulla scelta della bella Donata di Lauco che ha mollato la banca in fondo valle per andare a mungere vacche in quota: è un monumento alla resistenza».

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Prysmian mette Mosca nel mirino (sezione: Globalizzazione)

( da "Milano Finanza (MF)" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

MF sezione: Mercati Globali data: 12/03/2009 - pag: 13 autore: di Luisa Leone nel 2009 punta all'ingresso diretto nel mercato russo, ma anche a crescere in usa e cina Prysmian mette Mosca nel mirino Lo stabilimento per la produzione di cavi ad altissima tensione in Nord America entrerà in funzione già la prossima estate, in tempo per cogliere le opportunità del piano Obama nel settore energetico L'ingresso nel mercato russo e l'entrata in produzione, già la prossima estate, del primo stabilimento per la fabbricazione di cavi ad alta e altissima tensione negli Stati Uniti sono due dei punti chiave della strategia di Prysmian per superare questo difficile 2009. L'amministratore delegato, Valerio Battista, spiega a MF-MilanoFinanza che l'anno in corso sarà duro, soprattutto nel primo semestre, ma che la società è ben posizionata per cogliere le opportunità legate ai massicci investimenti effettuati dai governi di Usa e Cina per combattere la crisi. Domanda. Soddisfatti dei risultati del 2008?Risposta. Siamo ragionevolmente soddisfatti. I volumi sono cresciuti, anche se a ritmi meno sostenuti rispetto al 2007, anno eccezionale. Sono andati molto bene i settori utility e industriali, mentre soprattutto nel quarto trimestre è peggiorata la situazione di quello dei cavi per costruzioni, che aveva già dato segni di sofferenza soprattutto in Spagna e Stati Uniti. D. Pensate a una razionalizzazione delle attività collegate a questo business?R. Per il momento abbiamo adeguato la capacità produttiva, soprattutto negli Usa, riducendo in alcuni casi turni e giornate lavorate. D. Come è iniziato il 2009?R. Il primo semestre sarà difficile, per questo abbiamo già messo in pista interventi per abbattere ulteriormente i costi fissi, per esempio con una riduzione del turnover. Non si tratta comunque di misure drastiche, aspettiamo di vedere cosa accadrà e siamo convinti che le iniziative messe in campo dai governi contro la crisi avranno un effetto di rilancio già nel breve. D. Nel piano Obama c'è il potenziamento della rete ad alta tensione e una forte spinta sulle energie rinnovabiliR. Il nostro impianto per la produzione di cavi ad alta e altissima tensione, il primo in assoluto di questo tipo in Usa, entrerà in servizio quest'estate. La produzione sarà utilizzata per il mercato locale, dove abbiamo una posizione di leadership che contiamo di consolidare. D. Quando si vedranno i primi effetti di questo piano?R. Progetti e finanziamenti ci sono, ma serviranno almeno sei mesi perché siano lanciate le prime gare. D. Il 2009 di Prysmian è quindi tutto a stelle e strisce?R. No, gli Stati Uniti sono un'area importante per il nostro sviluppo ma non l'unica. In Cina, dove abbiamo creato una holding operativa e ampliato le capacità di produzione, il governo ha varato un piano per l'ampliamento della rete elettrica e in fibra ottica. Confermiamo l'obiettivo di aumentare del 50% il nostro fatturato nel paese entro il 2010, la Cina diventerà uno dei nostri principali mercati. E poi non dobbiamo dimenticare il settore oil&gas e gli investimenti in Sud America.D. Il progetto con Petrobras?R. Sì, stiamo costruendo uno stabilimento per la produzione di tubi flessibili, abbiamo già visto i primi campioni e la produzione dovrebbe partire a metà del 2010.D. Con il petrolio a questi prezzi, Petrobras ha confermato tutti gli investimenti?R. Certamente, si tratta di un progetto sul quale contano per rendersi autonomi dall'estero e puntare all'esportazione. Inoltre credo che tutti i loro business plan siano basati su un prezzo del greggio anche inferiore ai livelli attuali.D Altre aree d'interesse?R. Innanzi tutto la Russia. Oggi siamo già molto presenti come esportatori, puntiamo a una presenza diretta.D. Tramite acquisizioni?R. Acquisizioni o greenfield, si tratta di un contesto complesso, valuteremo con attenzione. D. Le disponibilità economiche non vi mancano.R. Abbiamo fatto molta attenzione in questi anni e oggi possiamo contare su una disponibilità finanziaria preziosa. Con la crisi qualcuno potrebbe decidere di vendere e noi siamo pronti a cogliere le migliori opportunità.

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sulle bancarelle di andrée si vendono pane e poesia - simona spaventa (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XVII - Milano Da stasera al Parenti "Al mercato" con la regia della Shammah Sulle bancarelle di Andrée si vendono pane e poesia "I temi sono quelli dell´Expo: cibo e globalizzazione, ma trattati in modo leggero" SIMONA SPAVENTA Bancarelle in sala e nel foyer, attori che vendono pane, latte e verdure. Per dieci giorni, il Teatro Franco Parenti si trasforma in un mercato, di quelli di una volta, dove oltre alla merce si vende fantasia e c´è anche e una magica macchina ecologica che recupera l´acqua e la terra sfruttate senza giudizio dall´uomo. Succede da stasera con Al mercato, il nuovo spettacolo di Andrée Ruth Shammah che è l´appuntamento di punta di Sapere dei sapori, la rassegna che coniuga teatro, filosofia e convivialità per riscoprire il vero valore del cibo nell´epoca della globalizzazione. Sedici attori distribuiti tra i banchetti ? l´ortolano e il pescivendolo, la lattaia, il panettiere e l´arrotino ? diventano il pretesto per vivere in modo nuovo, informale, i bellissimi spazi del rinnovato Franco Parenti, con un centinaio di spettatori a replica liberi di sedersi dove vogliono, a distanza ravvicinata o lontani dagli attori, girando tra il foyer e la sala grande privata delle poltrone. «I temi sono quelli dell´Expo, il cibo, l´acqua e la terra ? spiega la regista ? e infatti l´idea dello spettacolo era nata a ottobre, per la Giornata mondiale dell´alimentazione. Senza rinnegare il valore della parola scritta, ho voluto tentare un esperimento che non lasci il teatro relegato in palcoscenico. Il mercato è reale, ci sono le bancarelle, ma dato che l´argomento è fisico ho voluto trattarlo in modo leggero». E così, gli attori rappresentano un gruppo di utopisti, una compagnia di girovaghi con le loro storie personali e i loro litigi: «Personaggi che vendono l´impalpabile ? prosegue Shammah ? il panettiere non vende pane, ma l´amore di fare il pane, la lattaia canta il latte, e poi ci sono il poeta che scrive preghiere per chi non le ha, apparizioni di fioraie, una festa di ragazzini. Insomma, è un mercato ideale, uno scambio che "non renda gli uni avidi e gli altri affamati", come scriveva Gibran in una sua poesia. Più che una pièce tradizionale, sarà un´esperienza di vita. è un rischio. Così ho anche previsto un finto pubblico che alla fine, un po´ alla Pirandello, si arrabbia e protesta».

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il filo rosso che lega moschea e gay pride - enrico pedemonte (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina III - Genova Il commento Il filo rosso che lega Moschea e Gay Pride ENRICO PEDEMONTE Che rapporto c´è tra il dibattito sulla Moschea, il Gay Pride e l´arrivo a Genova di 350 ricercatori (da 38 paesi) che oggi lavorano all´Iit di Morego? Sembrano tre questioni diverse, eppure c´è un filo rosso che le lega. Nell´era della globalizzazione, in tutto il mondo ci si chiede quali siano gli ingredienti che determinano il successo di una città. SEGUE A PAGINA III

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Prima Industrie dopo il successo la cassa integrazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Prima Industrie dopo il successo la cassa integrazione Mai un giorno di stop in trent'anni, neppure dopo la gelata del mercato Usa seguita alla strage delle Torri gemelle, ma ora anche la Prima Industrie, azienda del presidente degli industriali torinesi Gianfranco Carbonato, fiore all'occhiello dell'eccellenza subalpina, è costretta a capitolare. Per i quattro stabilimenti italiani del gruppo leader nella produzione di macchine laser per il taglio delle lamiere, Carbonato chiederà la cassa integrazione: in Italia la società conta circa 700 dipendenti, età media 33 anni, e in gran parte laureati. Ma il piano riguarderà tutti i 1700 dipendenti del gruppo. Negli Usa, dove Prima Industrie ha tre siti produttivi e circa 200 dipendenti ci sarà un ridimensionamento occupazionale. Ancora nulla di formalizzato: la notizia è stata anticipata dalla Fiom, ma il leader degli industriali, che ha presentato un quadro congiunturale a tinte scure per le aziende associate - il 44% prevede cali occupazionali -, conferma senza entrare nei dettagli. Venerdì il cda dell'azienda esaminerà i risultati 2008. Prima Industrie è una delle aziende più innovative, con una forte vocazione all'export: ha stabilimenti in Finlandia, Usa, tre joint venture in Cina, è presente in 50 paesi. Fatturato in crescita fino al salto dello scorso anno: il giro d'affari è schizzato da 170 a 400 milioni con l'acquisizione della finlandese Finn Power, che l'ha proiettata al terzo posto nel mondo. EUGENIO GIUDICE IL CASO

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L'assemblea del Mezzogiorno di Legacoop (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Economia Pagina 212 A Cagliari L'assemblea del Mezzogiorno di Legacoop A Cagliari --> Cagliari ospiterà oggi e domani l'assemblea annuale delle cooperative di produzione e lavoro del Mezzogiorno di Legacoop. La due giorni inizierà oggi alle 17, all'hotel Regina Margherita, con un seminario interno, che sarà introdotto da Ignazio Angioni (responsabile Pl Sardegna) e da Paolo Laguardia (responsabile Mezzogiorno Ancpl). Domani, sempre al Regina Margherita, con inizio alle 9, iniziativa pubblica sul tema ?Una nuova visione dell'impresa cooperativa di produzione e lavoro del Mezzogiorno. Socialità e Solidarietà in un sistema globalizzato?. I lavori, presieduti da Paolo Laguardia, saranno aperti dalla relazione di Antonio Carta, presidente di Legacoop Sardegna. Seguiranno una comunicazione di Antonio Sassu (Università di Cagliari) e gli interventi di Rodolfo De Dominicis, Massimo Putzu, Giuseppe Corso, Giorgio Gemelli e Gianni Pittella. Conclusioni di Carlo Zini, presidente Anclp. Annunciati gli interventi del sindaco Emilio Floris e del presidente della Regioine Ugo Cappellacci.

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PARLAMENTO EUROPEO: COORDINARE I PIANI DI SALVATAGGIO ECONOMICO METTENDO IN GUARDIA DALLA CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO, UN ESAME DEL COMPORTAMENTO TENUTO DALLE BANCHE E DEGLI AIUTI (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 12 Marzo 2009 PARLAMENTO EUROPEO: COORDINARE I PIANI DI SALVATAGGIO ECONOMICO METTENDO IN GUARDIA DALLA CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO, UN ESAME DEL COMPORTAMENTO TENUTO DALLE BANCHE E DEGLI AIUTI CHE RICEVERANNO E UN MIGLIORE ACCESSO AL CREDITO PER LE PMI E I CITTADINI. Strasburgo, 12 marzo 2009 - Il Parlamento sollecita il coordinamento dei piani di salvataggio economico, mettendo in guardia dalla crescita del debito pubblico, un esame del comportamento tenuto dalle banche e degli aiuti che riceveranno e un migliore accesso al credito per le Pmi e i cittadini. Chiede anche un´iniziativa europea a favore dell´occupazione e la possibilità di applicare un tasso d´Iva ridotto per le attività ad alta intensità di manodopera, nonché il rilancio degli investimenti, in particolare nelle Ten-t. Approvando con 526 voti favorevoli, 105 contrari e 22 astensioni la relazione di Anne Ferreira (Pse, Fr), il Parlamento accoglie con favore l´iniziativa della Commissione di varare un piano europeo di ripresa economica in risposta alla grave crisi in atto. Tuttavia, ne sottolinea la formulazione «troppo vaga» e paventa il rischio che la sua attuazione prenda «un certo tempo». Rileva inoltre che la maggior parte delle misure comunitarie proposte «poggia su un esercizio di ridistribuzione nel bilancio di finanziamenti già programmati e non sulla mobilitazione di nuove risorse di bilancio». In proposito, nel ricordare che tale redistribuzione «potrebbe ostacolare le politiche esistenti», chiede ulteriori dettagli sulla fase di sviluppo di ciascun progetto e rammenta che qualsiasi modifica del livello di pagamenti dovrà essere approvato dai due rami dell?autorità di bilancio (Parlamento europeo e Consiglio). Accogliendo un emendamento del Pse, l´Aula ribadisce anche «l´urgente necessità di rafforzare il bilancio europeo, rivedendone la dotazione e la struttura di spesa». I deputati rilevano poi che la principale priorità del piano di ripresa «deve consistere nel promuovere l´economia e la competitività dell´Unione europea al fine di tutelare le opportunità e la sicurezza dei cittadini ed evitare un aumento della disoccupazione». Il piano di ripresa dovrebbe quindi «invertire il declino economico consentendo ai mercati finanziari di riprendere un normale funzionamento, favorire gli investimenti e migliorare le opportunità per la crescita e l´occupazione». Anche perché, come suggerito dal Pse, la crisi «peggiora di giorno in giorno» e, quindi, in assenza di un intervento pubblico «più deciso ed efficace» l´Ue e i paesi limitrofi «si avvicinano sempre più a una profonda crisi sociale e politica che mette alla prova la solidarietà europea» Raccomandando il coordinamento dei piani nazionali di ripresa economica quale requisito essenziale per l´efficacia, i deputati mettono in guardia contro il rischio che le soluzioni adottate «sfocino nella somma delle politiche nazionali, con conflitti e costi potenziali, pregiudicando il mercato unico e l´unione economica e monetaria e indebolendo il ruolo dell´Unione europea quale attore globale». Approvando un emendamento dell´Alde, i deputati chiedono anche di valutare i benefici che potrebbero derivare dalla creazione di un fondo sovrano europeo, «il cui costo per il servizio del debito sia inferiore a quello relativo all´aggregato equivalente dei debiti nazionali», e che sia di natura temporanea e venga trasferito dopo un certo periodo ai debiti nazionali». Al contempo, facendo proprio un emendamento del Pse, sostengono la decisione dei membri Ue del G20 «di un´azione definitiva contro i paradisi fiscali e le giurisdizioni non collaborative concordando quanto prima un pacchetto di sanzioni». Sottolineano inoltre l´importanza di una convergenza a livello mondiale per affrontare questo problema. Il Parlamento ribadisce che tutti gli aiuti finanziari devono essere «tempestivi, mirati e temporanei». Ammonendo sui possibili rischi di esclusione e di abbandono della politica di concorrenza dell´Unione europea, invita a ripristinare, non appena possibile, i mercati equi e competitivi definiti dai trattati. Inoltre, nel prendere atto con preoccupazione della rapida crescita del debito pubblico e dei deficit di bilancio, esprime il timore che il debito pubblico possa diventare un onere eccessivo per le future generazioni. Sollecita quindi il ritorno a finanze statali sane «non appena possibile», come previsto dal Patto rivisto di stabilità e crescita. Allo stesso tempo il Parlamento è dell´avviso che l´attuale crisi «non sollevi l´Unione europea dalla sua responsabilità di promuovere lo sviluppo internazionale e la lotta contro la povertà nel mondo». Mette inoltre in guardia contro il rischio di un ritorno a politiche protezionistiche e auspica la tempestiva conclusione del ciclo di negoziati commerciali di Doha che potrebbe favorire la ripresa. Ripristinare la fiducia nel settore finanziario - Il Parlamento si compiace delle misure a breve termine adottate per ripristinare la fiducia nel sistema finanziario, ma ricorda che tali misure d´emergenza «non sono sufficienti per risolvere alcuni dei problemi fondamentali alla base della crisi», vale a dire «gli squilibri globali, l´assunzione di rischi estremi, il ricorso alla leva finanziaria e la predilezione per il breve termine». Nel ribadire la necessità di esaminare i sistemi di remunerazione quale possibile fonte di instabilità finanziaria, auspica un´azione coordinata fra gli Stati membri che preveda garanzie bancarie generali ed esplicite a livello nazionale a copertura delle passività, ma escluda il capitale azionario. Approvando un emendamento dell´Alde, invita gli Stati membri dell´area euro a esaminare la possibilità di «un grande prestito europeo», da essi «garantito in solido». I deputati insistono poi sul fatto che i principali motivi alla base dell´eccezionale intervento pubblico nel sistema finanziario sono la necessità di garantire la tutela dei risparmi e la concessione di crediti ai singoli e alle imprese, comprese le Pmi. Ribadiscono inoltre che occorre riservare un´attenzione particolare al ripristino dei normali livelli di estensione del credito da parte delle banche al momento della definizione di un nuovo quadro regolamentare, soprattutto al fine di rilanciare il processo di cartolarizzazione, «essenziale per la ripresa del finanziamento per le ipoteche, l´acquisto di vetture e le carte di credito». Allo stesso tempo, il Parlamento ricorda che le autorità di regolamentazione e le altre autorità competenti degli Stati membri devono controllare in modo approfondito le attività svolte da banche e banchieri negli ultimi mesi e stabilire se al crollo del sistema bancario «possano aver contribuito comportamenti reprensibili se non fraudolenti». Ritiene inoltre che sia necessario attuare un rigoroso monitoraggio dei pacchetti di salvataggio degli istituti finanziari, in modo da garantire condizioni di parità. Reputando che i piani di salvataggio del settore bancario debbano essere soggetti alla condizionalità in termini di incentivi monetari, concessione di crediti, condizioni di prestito, ristrutturazione del settore e salvaguardia dei regimi sociali, chiede alla Commissione di effettuare un´analisi precisa del loro impatto sulla competitività del settore finanziario e sul funzionamento del mercato interbancario. Per i deputati occorre anche potenziare il ruolo della Banca centrale europea nel monitoraggio della stabilità finanziaria nell´area dell´euro, in particolare in termini di supervisione del settore bancario a livello dell´Unione europea. Sottolineano poi che le iniziative in materia di regolamentazione devono mirare a creare trasparenza, sostenibilità, stabilità e ad «aumentare la responsabilità dei soggetti finanziari nel mercato». Ricordando alla Commissione il suo obbligo di dare seguito alle richieste avanzate dal Parlamento in materia di hedge fund e dei fondi di private equity, ritengono che le agenzie di rating del credito dovrebbero colmare le lacune informative e divulgare le incertezze e i conflitti di interesse. Ribadiscono poi la necessità di rivedere e migliorare le politiche contabili «per evitare gli effetti di aggravamento congiunturale». In una risoluzione specifica sul Vertice di primavera - adottata con 579 voti favorevoli, 94 contrari e 21 astensioni - il Parlamento sottolinea che la piena affidabilità, efficienza e trasparenza dei mercati finanziari «sono il presupposto di un´economia europea sana e innovativa, capace dei generare crescita e posti di lavoro». Un´attenzione particolare per le Pmi per tutelare l´occupazione - Nella relazione, il Parlamento raccomanda «vivamente» di garantire con urgenza in tutta l´Unione europea un accesso adeguato e ragionevole al credito alle Pmi, ai cittadini e ai settori che vedono il loro futuro sostenibile compromesso dalla crisi. Sottolineando poi come le Pmi stiano affrontando «gravi problemi di liquidità» e un limitato accesso al credito, suggerisce di rispettare un periodo massimo di 30 giorni per i pagamenti a loro dovuti da autorità pubbliche e dai clienti privati. La risoluzione sul Vertice aggiunge poi la richiesta di anticipare l´introduzione dello Small Businness Act, varare e attuare in tempi rapidi la normativa sullo statuto della società privata e introdurre un brevetto comunitario. Chiede inoltre di aumentare gli investimenti nella ricerca e sottolinea che, liberalizzando ulteriormente il mercato interno delle telecomunicazioni, dell´energia e della ricerca, l´Europa potrà «uscire rafforzata dagli attuali sconvolgimenti economici». Auspicando che il Consiglio di primavera giunga a un accordo su un orientamento chiaro e misure concrete per salvaguardare l´occupazione e creare nuove opportunità di lavoro, i deputati chiedono anche il lancio effettivo di una vasta iniziativa europea dell?occupazione. Si tratterebbe, da un lato, di garantire che un?impresa possa essere creata in qualunque luogo nell?Unione europea in tre giorni e senza spese e che le formalità per l?assunzione dei primi lavoratori dipendenti possano essere espletate attraverso uno sportello unico. Dall´altro, occorre rafforzare i finanziamenti e gli investimenti a favore della formazione. Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero investire nell´economia sociale e attuare i principi della flessicurezza, «garantendo al contempo una protezione sociale adeguata per tutti». Il Parlamento chiede poi al Consiglio di approvare la proposta di dare a tutti gli Stati membri l?opzione di applicare un?aliquota Iva ridotta per i servizi ad alta intensità di manodopera prestati a livello locale, «alla luce del loro potenziale effetto di stimolo per l?occupazione e la domanda». Mentre gli Stati membri dovrebbero considerare la possibilità di ridurre la tassazione del lavoro per le fasce salariali più basse «al fine di aumentare il potere d?acquisto e di stimolare la domanda dei prodotti al dettaglio». La risoluzione sul Vertice sostiene, tra l´altro, l´introduzione di soluzioni innovative (quali ad esempio buoni per l?acquisto di servizi domestici e di custodia dei bambini, sussidi per l?assunzione di persone appartenenti a categorie vulnerabili), già sperimentate con successo in alcuni Stati membri. Chiede inoltre agli Stati membri di prevedere normative su questioni quali il salario minimo, conformemente alle tradizioni nazionali, «in modo da permettere ai lavoratori a tempo pieno di ottenere dai loro guadagni un tenore di vita decoroso». Inoltre, affinché l´Europa disponga di una forza lavoro «sana», rileva l´importanza di infrastrutture efficienti di custodia dei bambini per permettere di conciliare vita professionale e vita familiare. Gli Stati membri dovrebbero anche rinnovare le politiche d´immigrazione per attrarre persone altamente qualificate. Con 609 voti favorevoli, 60 contrari e 27 astensioni, l´Aula ha peraltro approvato la proposta di decisione della Commissione sugli orientamenti degli Stati membri in materia di occupazione. Nella relativa risoluzione - approvata con 548 voti favorevoli, 74 contrari e 3 astensioni - il Parlamento si dice però convinto che la Commissione debba essere pronta ad adottare «misure eccezionali», tra cui un ampliamento dell´accesso al Fondo di adeguamento alla globalizzazione in modo da sostenere una più ampia gamma di situazioni, inclusi i lavoratori temporanei che hanno perso il lavoro. Rileva poi l´importanza «di non lasciare che la crisi eserciti una pressione negativa sui salari». Facendo proprio un emendamento del Pse, inoltre, l´Aula ritiene che gli obiettivi principali della politica occupazionale dell´Ue devono essere di conservare il maggior numero di posti di lavoro, aiutare a creare occupazione e sostenere il potere d´acquisto dei lavoratori disoccupati Investimenti intelligenti e sostenibili - Nella relazione adottata, i deputati rilevano la necessità di investimenti considerevoli, «derivanti da uno sforzo coordinato e senza precedenti», nei settori dell´energia, dell´ambiente e delle infrastrutture «per favorire lo sviluppo sostenibile, contribuire alla creazione di posti di lavoro di qualità e garantire la coesione sociale». Anche perché ritengono che «una forte politica pubblica degli investimenti mirante a creare un?economia a basse emissioni di carbonio rivesta la massima importanza per far fronte alla recessione economica». Rilevando l´importanza delle reti transeuropee, chiedono lo sviluppo di nuovi metodi finanziamento delle infrastrutture di trasporto e di aumentare il bilancio dei progetti Ten-t, includendoli inoltre tra i progetti idonei a beneficiare dei 5 miliardi di euro addizionali da utilizzare in base al piano di rilancio. Con 302 voti favorevoli e 340 contrari, l´Aula ha però respinto un emendamento del Pse che invitava la Commissione a promuovere un accordo tra gli Stati membri per l´emissione congiunta di titoli (ad esempio le eurobbligazioni) «come ulteriore strumento finanziario per sostenere le principali priorità politiche europee». Crisi, ambiente e New green deal - I deputati invitano inoltre gli Stati membri a riformare i loro sistemi fiscali «per assicurare che determinati settori aventi un pesante impatto sull´ambiente, quali l´agricoltura, i trasporti e l´energia, operino in modo sostenibile». Adottando un emendamento proposto dai Verdi, inoltre, chiedono al Consiglio di dare la possibilità agli Stati membri di applicare un´aliquota Iva ridotta per i beni e i servizi efficienti sul piano energetico. Il piano di ripresa, inoltre, dovrebbe predisporre un accordo internazionale equo e giusto che subentri al protocollo di Kyoto nel 2012. Più in particolare, in una ulteriore risoluzione sui cambiamenti climatici - adottata con 610 voti favorevoli, 50 contrari e 25 astensioni - il Parlamento sottolinea che, nel quadro dell´attuale crisi finanziaria ed economica, l´obiettivo dell´Unione europea di lottare contro i cambiamenti climatici può integrare grandi e importanti opportunità economiche per lo sviluppo di nuove tecnologie, la creazione di posti di lavoro e il rafforzamento della sicurezza energetica. In proposito, rileva che un accordo a Copenaghen potrebbe fornire l´impulso necessario per un ´Nuovo corso verde´ che rilanci la crescita economica, promuova le tecnologie verdi e garantisca questi nuovi posti di lavoro nell´Ue e nei paesi in via di sviluppo. Ritiene inoltre della massima importanza adottare un piano d´azione più completo sul finanziamento futuro della politica climatica che copra tutti i pertinenti settori e fonti di finanziamento. . <<BACK

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POLITICA DELL'OCCUPAZIONE, L'EUROPA CAMBI ROTTA: CONTRO LA DISOCCUPAZIONE IL FUTURO È VERDE (sezione: Globalizzazione)

( da "marketpress.info" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giovedì 12 Marzo 2009 POLITICA DELL?OCCUPAZIONE, L´EUROPA CAMBI ROTTA: CONTRO LA DISOCCUPAZIONE IL FUTURO È VERDE Bruxelles, 12 marzo 2009 - Jan Andersson crede che investire nelle tecnologie ambientali sia la soluzione alla crisi economica Lo spettro della disoccupazione minaccia l´Europa. A rischiare sono soprattutto i più giovani. Lo svedese Jan Anderson chiede una "Nuova Era" come nell´America fine anni ´20. Tecnologie ambientali, infrastrutture sostenibili ed apprendimento permanente sono le chiavi di volta. Il monito della Commissione non lascia spazio a dubbi; l´attuale crisi economica finanziaria necessità misure immediate e sostanziali. "New Deal", 80 anni dopo - Lo svedese Jan Andersson, presidente della commissione parlamentare Lavoro, parla del bisogno di un "New Deal" (Nuova Era) del 2009: il riferimento è al piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d´America a partire dal 1929. Misure concrete - Per creare nuovi posti di lavoro Andersson propone di puntare sugli investimenti verdi (ad esempio migliorare l´efficienza energetica delle case), sulle infrastrutture (come il trasporto su rotaia) e l´apprendimento permanente. Per aiutare l´economia è indispensabile rilanciare i consumi, e per ciò Andersson propone di sostenere le fasce di popolazione più deboli, come le famiglie con figli piccoli o i pensionati. Con quali soldi? Secondo il deputato svedese bisognerebbe adottare un nuovo regolamento del Fondo Sociale Europeo, premere per maggiori finanziamenti per il Fondo sulla Globalizzazione e non dimenticare che per situazioni di questo tipo esiste la Banca Europea per gli Investimenti. Andersson propone anche che gli Stati membri destinino almeno il 2 per cento del loro Pil (Prodotto interno lordo) al varo di questo piano, così come sta avvenendo negli Stati Uniti. Aiutare i giovani - A correre i rischi maggiori sono i più giovani, per il quali è difficile inserirsi nel mondo del lavoro anche in tempi di non recessione: "Dobbiamo adeguare meglio l´istruzione alla formazione professionale". L´invito rivolto agli Stati membri è di creare un programma che garantisca ad ogni giovane che ha finito il percorso di studi "un lavoro, un apprendistato, un ulteriore tirocinio o qualsiasi cosa lo aiuti ad inserirsi professionalmente". Andersson ha portato come esempio il caso della Svezia. "Se i giovani finiscono nel baratro della disoccupazione sarebbe una catastrofe - L´esperienza del 1990 ci insegna che chi si ritrova disoccupato per un lungo periodo dopo la scuola può non riuscire ad inserirsi più nel mercato del lavoro". Le aziende potrebbero investire nel loro impiego - "d´altronde se i giovani rimangono senza lavoro costituiscono lo stesso un costo per la società". Andersson, d´altra parte, ha poi ammesso che oggigiorno non è proprio facile entrare nel mondo del lavoro. "Ecco perché noi politici, nazionali o di livello locale, dobbiamo agire prima possibile". . <<BACK

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Testamenti-video e pistole (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Testamenti-video e pistole I precedenti Non solo scuole tedesche e americane nel mirino Una lunga scia di sangue di giovani innocenti finiti col suicidio Quella di oggi è la quarta strage in una scuola in Germania negli ultimi anni. Altri due massacri tra le mura scolastiche sono avvenuti in Finlandia. E numerosi sono quelli avvenuti negli Stati Uniti tra cui il bagno di sangue che è rimasto il simbolo di questa terribile forma di violenza urbana, avvenuto a Colombine e rappresentato dal celebre film-documentario di Michael Moore. Ecco i precedenti. 20 aprile 1999 - Usa: Due giovani armati di pistole e di bombe fatte in casa aprono il fuoco nella loro ex scuola, il liceo di Columbine in Colorado. Muoiono 12 studenti e un professore. I due si suicidano. 8 giugno 2001 - Giappone: Uno squilibrato uccide 8 bambini a coltellate in una scuola di Tokyo. 19 febbraio 2002 - Germania: A Eching, vicino Monaco, un neonazista di 22 anni irrompe nei locali della ditta per la quale aveva lavorato e uccide due persone, poi va a Freising, nell'istituto professionale che aveva frequentato per qualche anno, uccide il direttore della scuola e ferisce altre due persone. Quindi si suicida. 26 aprile 2002 - Germania: In un liceo di Erfurt, un ex allievo di 19 anni spara contro 13 insegnanti, un agente e 2 studentesse, poi si suicida. 2 luglio 2003 - Germania: Uno studente di 16 anni apre il fuoco durante una lezione. Riesce solo a ferire un insegnante, poi si uccide. 26 novembre 2004 - Cina: 8 adolescenti uccisi e 4 feriti nel dormitorio di un liceo a Ruzhou in Cina. 21 marzo 2005 - Usa: 5 studenti e 4 adulti muoiono sotto i colpi di un adolescente di 16 anni che attacca una scuola e si suicida a Red Lake, nel Minnesota. 3 ottobre 2006 - Usa: La follia omicida si scatena in una scuola amish di Nickels Mine in Pennsylvania: un maniaco molestatore si barrica nella scuola, uccide 5 bambine, ne ferisce gravemente 6 e poi si suicida. 16 aprile 2007 - Usa: Lo studente coreano Cho Seung-Hui prima uccide due compagni, poi registra su un cd-rom un «testamento» che invia alla Nbc, poi fa strage nel campus della Virginia Tech. In totale le vittime sono 33. 7 novembre 2007 - Finlandia: In un liceo di Tuusula, un ragazzo di 18 anni estrae una pistola durante la lezione e uccide 8 persone. Poi si spara in testa. 14 febbraio 2008 - Usa: Un giovane apre il fuoco nel campus di una università dell'Illinois: fa 5 morti e 15 feriti prima di suicidarsi. 23 settembre - Finlandia: In un istituto professionale di Kauhajoki, uno studente di 22 anni, con passamontagna e vestito di nero, irrompe in classe lanciando una bottiglia incendiaria e sparando ai compagni. Perdono la vita 9 studenti e un professore. Il giorno prima aveva pubblicato su YouTube un video che lo ritraeva mentre sparava colpi di pistola.

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Orocapital Preziosi in Fiera (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa L'EVENTO Orocapital Preziosi in Fiera Tutto pronto per Orocapital Event, la manifestazione dedicata alle eccellenze orafe che si terrà dal 13 al 16 marzo alla Fiera di Roma. L'evento, giunto alla 46esima edizione, rappresenta una qualificata e importante occasione di incontro e aggiornamento per gli operatori e le aziende del settore. Una vetrina di prodotti e creazione di oreficeria, argenteria, orologeria, bigiotteria, articoli da regalo, accessori, macchinari e attrezzature per la lavorazione e produzione di gioielli. Negli anni, grazie al numero crescente di espositori e l'opportunità di business, Orocapital è diventata la fiera di riferimento per il bacino del Mediterraneo, punto di incontro tra domanda e offerta, in un mercato sempre più competitivo e globalizzato. Anche quest'anno la Camera di Commercio, nell'ambito degli interventi a sostegno dei diversi settori dell'economia locale, partecipa alla manifestazione mettendo a disposizione delle imprese interessate di Roma e provincia degli spazi espositivi, con un occhio attento alle aziende giovani, che potranno usufruire del 20% dei posti disponibili. Sono 20 le aziende locali che prendono parte alla fiera negli spazi camerali, suddivise in altrettanti stand da circa 16 mq. ciascuno e appartenenti ai settori più disparati tra gioelleria, bigiotteria, pietre e semilavorati.

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L'Obama cubano (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'Obama cubano Dopo il sofferto sì del senato Usa all'ammorbidimento di alcune delle più becere disposizioni di Bush sul blocco Maurizio Matteuzzi Nell'ultimo mezzo secolo la politica delle varie amministrazioni Usa rispetto a Cuba - sia quelle «di destra» repubblicane sia quelle «di sinistra» democratiche - è stata un fallimento. Quando alla fine, nel luglio 2006, non gli americani ma l'età e la malattia hanno costretto Fidel a farsi da parte, non è successo niente di speciale. Raúl gli è subentrato e dopo un anno ha fatto piazza pulita dei due fidelisti più in vista del governo, il «talebano» Pérez Roque e il «riformatore» Lage, senza che succedesse niente. «Il paese non traballa affatto sull'orlo del baratro - ha scritto il Newsweek di questa settimana -. La politica americana di isolare Cuba è fallita... né ha funzionato l'embargo economico». Anzi, in tutta evidenza, ha funzionato contro gli americani: favorendo altri paesi - Canada, Cina, Russia, europei, latino-americani, asiatici - nel campo dell'economia e al limite lo stesso regime cubano in campo politico, facilitato nell'addebitare tutti i problemi interni (non pochi e non piccoli) al blocco Usa e nel rafforzare una coesione sociale basata su un orgoglioso nazionalismo anti-gringo piuttosto che sul socialismo di stato. Questo è stato dal '61 - presidente il democratico John F. Kennedy - il bilancio disastroso e perverso di quella che l'ex-segretario di stato Henry Kissinger ha chiamato «the policy of perpetual hostility». Il prezzo di una insensata ossessione anti-cubana che non ha riscontri su altri versanti. Non solo la Cina e il Vietnam ma anche alcuni dei paesi dell'ex asse del male: l'Iran e la Corea del nord. Il candidato Obama fra i vari impegni presi in campagna elettorale aveva preso anche quello - ovvio - di «rivedere» i rapporti Usa-Cuba, estendendo anche al regime cubano la proposta di «direct diplomacy», fra uguali e senza precondizioni, lanciata all'Iran di Ahmadinejad. Una revisione che non arrivava all'annuncio della prossima revoca tout court di un blocco economico che è l'anacronistico residuato bellico della guerra fredda. Meno che mai della restituzione della base Usa di Guantanamo a Cuba e non solo della chiusura dell'infame lager voluto da Bush, che in fin dei conti è un problema americano. Una revisione che partiva dalle cose più facili e a costo politico zero o quasi. Come l'ammorbidimento delle restrizioni imposte da Bush a partire dal 2003 ai viaggi dei cubano-americani e alle loro rimesse a Cuba, nonché la flessibilizzzazione delle regole sulla vendita di medicinali e alimenti made in Usa. Eppure Obama ha dovuto faticare non poco per strappare il sì del senato (quello della Camera era arrivato il mese scorso) a inserire in una mega-legge finanziaria da 410 miliardi di dollari i paragrafi che si riferivano a Cuba. Il segretario al tesoro Timothy Geithner ha dovuto scrivere una lettera personale a due o tre senatori eletti nelle zone calde anti-castriste della Florida e del New Jersey (Bill Nelson, Mel Martinez e Bob Menedez) per garantirgli che il governo interpreterà le nuove disposizioni in modo tanto stretto da renderle senza effetti pratici. Garanzie che hanno convinto quei due o tre senatori a cambiare la decisione e votare sì (62 a 35 al momento del voto decisivo). Senza effetti pratici probabilmente è un'esagerazione e alla nuova legge voluta dal presidente bisogna riconoscere il valore politico e simbolico di un inizio. Il problema adesso è il dopo. Cosa succederà dopo? Obama, anche se nelle elezioni di novembre ha vinto in Florida, non deve niente alla poderosa lobby anti-castrista di Miami, al contrario di Bush che con ogni probabilità le doveva la (prima) presidenza. Oltretutto la lobby non è più quella di una volta, adesso è divisa, l'esilio è più di tipo economico che politico, specie fra quelli di seconda e terza generazione, il «fracaso» della linea dura ha fatto breccia e per la prima volta, nel dicembre scorso, un sondaggio fra i cubano-americani ha mostrato una maggioranza (il 55%) favorevole alla fine dell'embargo e il 67% contrari alle limitazioni sui viaggi e le rimesse revocate martedì. Altri gesti a costo politico zero sono a portata di mano - cancellare Cuba dalla lista nera degli stati che sponsorizzano il terrorismo, il primo - e altre «issues» sono sul tavolo: droga, immigrazione, ambiente. Man mano che si sale però i costi politici aumentano e Cuba, con tutto quello che succede nel mondo, probabilmente non è fra le priorità dell'amministrazione. Invece dovrebbe esserlo, per ragioni politiche, economiche (nonostante l'embargo gli Usa sono già il quinto partner commerciale di Cuba) ed etiche (che a Obama dovrebbero interessare qualcosa). E anche per ragioni di pura opportunità: Cuba è ormai «rientrata» a pieno titolo in America latina e se Obama vuole rilanciare i rapporti con l'America latina dovrà sanare in qualche misura - più consistente di quella sui viaggi e le rimesse - quell'oscenità che è il blocco. Di chi è «la opportunità» di cui parla il segretario di stato Hillary Clinton? Dei cubani o di Obama? Foto: L'ARRIVO DI FAMILIARI ALL'AVANA /FOTO REUTERS

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Le belve moderne? I banchieri (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL GRANDE CRAC «Le belve moderne? I banchieri» Intervista a Guido Rossi. La grande finanza, con la sua ingordigia, ha corroso l'economia reale e la vita delle persone. Ma la crisi di oggi non è partita nel 2007: risale almeno agli anni Novanta, allo scoppio delle prime «bolle». Rendendo evidente l'esigenza di un controllo, che deve essere politico e sovranazionale Bruno Perini «Ha presente gli animal spirits imprenditoriali di cui ci parla John Maynard Keynes nella sua Teoria Generale? L'economista di Cambridge si riferiva allo spirito libero che avrebbe dovuto ispirare l'azione dell'attività imprenditoriale. Oggi quell'immagine suggestiva di Keynes fa venire i brividi se si pensa alla sua metamorfosi. A cosa mi riferisco? Non vorrei essere troppo crudele ma oggi se devo pensare agli animal spirits della nostra epoca mi vengono in mente i banchieri. Purtroppo questi moderni animal spirits, senza alcun controllo, hanno spinto l'economia mondiale sull'orlo del più grande disastro degli ultimi decenni. Le fornisco soltanto un dato piuttosto impressionante di questo disastro: a causa dell'azione combinata dei nostri animal spirits, dal giugno 2007 alla fine del 2008 la perdita degli asset dei fondi pensione negli Usa è di 1,3 trilioni di dollari. Un dato devastante che dimostra quanto la finanza abbia corroso l'economia reale e la vita delle persone». Il professor Guido Rossi, come al solito, non bada a spese quando si tratta di essere severi, affila le parole come fossero sciabole, e lancia fendenti dolorosissimi. Prima di proseguire nella sua requisitoria sulle ragioni della crisi che sta mutando l'economia del pianeta, si fa spazio tra le decine di libri che occupano il tavolino del salotto di casa e estrae il suo ultimo lavoro pubblicato dall'Adelphi. Il titolo di copertina è duplice: sopra c'è John Maynard Keynes, «Possibilità economiche per i nostri nipoti», e sotto c'è il suo saggio. Il titolo è identico ma è accompagnato da un angoscioso punto di domanda: «Possibilità economiche per i nostri nipoti?». L'occhio cade sull'ultima pagina del libro: «La Fenice dello sviluppo economico contemporaneo sta bruciando su un rogo che si è accesa da sola. Ciò che nascerà dalle sue ceneri dovrà essere molto diverso dal capitalismo come lo abbiamo fin qui conosciuto e dai suoi derivati, come il supercapitalismo evocato da Reich». Sono parole che non hanno bisogno di tanti commenti: mi pare che lei pensi a una crisi di sistema, o sbaglio? Non c'è dubbio. Siamo di fronte a una crisi epocale e di sistema. Una crisi che ha dei punti di non ritorno. Le difficoltà economiche di oggi non possono essere risolte come in passato ma richiedono nuovi assetti istituzionali, nuovi equilibri, un diverso rapporto tra Stato ed economia. Dobbiamo renderci conto che è arrivato il momento di mettere a nudo i limiti dell'economia di mercato globalizzata. D'altronde lo stesso Adam Smith aveva capito che il mercato andava inserito in un sistema di controlli. I liberisti? Nel 2000 e ancor prima credevano di aver conquistato il mondo. «E' finita l'deologia è iniziata la libertà», gridavano ai quattro venti. In realtà la vera ideologia era la loro ed è quella ideologia che ha registrato un clamoroso fallimento. C'è chi ha fatto dei paragoni con la grande crisi del '29. Lei che ne pensa? Attenzione, la crisi del 1929 fu molto diversa. Fu una crisi strisciante che durò anni. La caduta iniziale delle Borse non fu così drammatica ma i ribassi dei valori dei titoli continuarono fino al 1933 quando ci si rese conto che il valore di Borsa si era ridotto di tre quarti rispetto al 1929. Il New Deal di Roosevelt nacque proprio per gestire la grande depressione e ancora nella seconda metà degli anni 30 negli Stati Uniti si assisteva al crollo del Pil e a una caduta dei profitti. Io credo che la la crisi del '29 fu purtroppo risolta dalla seconda guerra mondiale. Solo allora si uscì dalla grande depressione. E la crisi attuale? La crisi attuale non è partita nel 2007. Le basi di quello che sta accadendo ora vengono poste alla fine del millennio passato con la bolla della new economy. Si scopre che il sistema economico e finanziario mondiale è un insieme di grandi bolle speculative che prima o poi esplodono con effetti drammatici. Nel 2000 poi scoppia l'altro fenomeno che caratterizza la nostra epoca: il debito pubblico. E proprio all'inizio di questo millennio che torna l'nstabilità dei mercati di keynesiana memoria. E con l'instabilità si fa sempre più gigantesco il deficit degli Stati Uniti. Un deficit, si badi bene, che viene finanziato in gran parte dai paesi asiatici e in particolare dalla Cina. Ecco l'intreccio tra est e ovest che molti osservatori hanno sottovalutato. Ma all'inizio del 2000 si verifica il fenomeno più grave della storia economica recente: inizia una totale, forsennata e irresponsabile deregolamentazione. Anche in questo caso gli effetti sono gravidi di conseguenze: gli animal spirits dei banchieri prendono il sopravvento e sul mercato vengono messi prodotti ad alto rischio. Come ha detto Warren Buffett le banche e i banchieri hanno inventato prodotti e strumenti finanziari che si sono rivelati armi di distruzione di massa. C'è una grave responsabilità in tutto ciò e non sappiamo se mai qualcuno pagherà per i guasti che sono stati fatti al sistema. Mi pare che il guaio vero sia che gli animali della finanza abbiano infettato anche l'economia reale. Non è così? Certo che è così. L'esempio dei fondi pensione è drammatico da questo punto di vista. Lì non si tratta semplicemente di un crollo di titoli azionari, in quel caso dietro la caduta di corsi di Borsa ci sono le liquidazioni di milioni di persone messe a rischio dalle belve selvagge. Chi sono le belve selvagge? E' una definizione efficace con la quale Martin Wolf definisce la finanza moderna: una giungla abitata da belve selvagge. Ora io credo che per il futuro non sarà più possibile immaginare un sistema economico interamente dominato dalla finanza. Lei mi chiede come mai malgrado le iniezioni di liquidità immesse nel sistema dai governi la crisi persiste e si aggrava. Io le rispondo che oggi il problema non è più quello della liquidità ma quello dell'insolvenza delle grandi imprese industriali e bancarie. Il virus è ormai insediato nell'economia reale. Oggi paghiamo i costi dell'illusione liberista. L'illusione che nel mercato del lavoro, ad esempio, si potesse risolvere la crisi con un equilibrio spontaneo del mercato. Keynes l'aveva già capito: la disoccupazione è uno dei sintomi dell'instabilità permanente del capitalismo. Come si esce dal questa crisi? Intanto dobbiamo sapere che il centro di gravità del mondo è cambiato, si è spostato dagli Stati Uniti alla Cina. Gli Stati Uniti hanno dominato per anni ma ora hanno soltanto il primato del deficit puublico, mentre la Cina è il paese che possiede assieme ai paesi asiatici la maggior parte dei titoli del debito pubblico americano. Io credo che un'utopia possibile sia una sorta di Commonwealth composto da Cina Europa e Stati Uniti in grado di ricucire il sistema finanziario mondiale. Io penso ad esempio a un authority internazionale sui mercati finanziari. Per far ciò è assolutamente necessario che ci sia un ritorno del ruolo degli Stati e dunque del primato della politica sull'economia, altrimenti sarà un disastro. Non possiamo permetterci la memoria corta. La crisi del '29 ebbe come sbocco drammatico gli Stati totalitari in Italia e Germania e poi la seconda guerra mondiale. Se vogliamo evitare catastrofi di quelle dimensioni dobbiamo immaginare un nuovo multilateralismo in grado di controllare e gestire la crisi. 120 MILA EURO DI REDDITO E' la soglia al di sopra della quale il neosegretario del Pd Franceschini ha proposto di aumentare il prelievo fiscale di due punti di Irpef. I primi a dare un contributo una tantum per le fasce più estreme di povertà sarebbero i parlamentari. 200 MILA CONTRIBUENTI Sarebbero i soggetti coinvolti dal maggior prelievo secondo la proposta Pd. Il contributo sarebbe destinato al fondo sociale gestito dai Comuni e dalle associazioni di volontariato e del terzo settore. Foto: ILLUSTRAZIONE DI G. SPAGNUL. IN ALTO A SINISTRA GUIDO ROSSI. IN ALTO A DESTRA, IL SEGRETARIO DEL PD ENRICO FRANCESCHINI

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Ritorna lo spettro della deflazione Madoff concilia (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI Ritorna lo spettro della deflazione Madoff «concilia» Galapagos Si torna a parlare di deflazione, cioè di una fase recessiva accompagnata da una forte caduta dei prezzi. Il timore è particolarmente forte in Giappone, paese nel quale la caduta del Pil nell'ultimo trimestre 2008 è stata violenta. Un timore fatto proprio dalla BoJ, la banca centrale nipponica, commentando la seconda caduta consecutiva dei prezzi alla produzione che in febbraio - sui base annua - sono scesi dell'1,1% contro lo 0,3% di gennaio.Prezzi alla produzione in caduta anche in Germania: -1,2% su dicembre in gennaio, ma rispetto al gennaio 2008 si registra ancora una crescita del 2%. Sempre in Germania, in gennaio gli ordini di beni durevoli sono diminuiti dell'8%, (-7,6% in dicembre). Intanto la crisi sembra aggredire anche la Cina che vede ridursi drasticamente gli scambi commerciali con l'estero: in febbraio le esportazioni sono diminuite del 25,7% e l'import del 24,1%. Secondo le Dogane cinesi il saldo della bilancia commerciale è ancora attivo per 4,84 miliardi di dollari, livello ben al di sotto dei 39,11 miliardi di gennaio o degli 8,56 miliardi di dollari del febbraio 2008. Va decisamente peggio per la Gran Bretagna: il deficit commerciale in gennaio è salito a 7,745 miliardi di sterline dai 7,2 di dicembre. Il deficit con i paesi non Ue è salito al record di 5,704 miliardi, mentre quello con i paesi Ue è salito del 6%, al massimo dall'agosto 2003. A proposito di deficit, la banca svizzera Ubs ha rivisto in aumento la perdita netta registrata nel 2008: 20,9 miliardi di franchi svizzeri (14,1 miliardi euro) dai 19,7 miliardi annunciati lo scorso 10 febbraio. Ad appesantire il risultato l'ammenda che Ubs ha concordato di pagare come risarcimento per frode fiscale negli Usa. A proposito di frodi, oggi negli Usa si apre il processo contro Bernard Madoff accusato di aver «soffiato» a oltre 3 milioni di risparmiatori circa 50 miliardi di euro con una gigantesca catena di Sant'Antonio. Il finanziere ha accettato 11 capi di accusa e sembra che per lui sia pronta una condanna a 150 anni di carcere. la condanna (ormai certa) di Madoff sta seminando il panico negli ambienti finanziari e ieri ha cominciato a circolare la notizia che la Lgt, la più grande banca del Liechtenstein, controllata dalla famiglia regnante (è un granducato) ha deciso di chiudere definitivamente il capitolo del tradizionale e ricchissimo business dei trust, fondazioni segrete spesso utilizzate come scudo fiscale. L'operazione, riferita dal Wall Street Journal online, prevede che la Lgt venderà la divisione che gestisce i trust in Liechtenstein a un gruppo locale di consulenza e per le attività svizzere al gruppo Lsp Treuhand Ag. E' clamorosa la perita che è stata annunciata ieri in Norvegia: il Fondo pensioni pubblico, uno dei principali Fondi sovrani al mondo ha perso lo scorso anno 633 miliardi di corone, 71,5 miliardi di euro. La Banca centrale norvegese ha imputato le performance alla crisi finanziaria e ha precisato che il fondo (che investe in azione e obbligazioni internazionali) ha accusato un rendimento negativo del 23,3%. Il suo valore complessivo a fine 2008 ammontava a 2.275 miliardi di corone, in rialzo di 256 miliardi rispetto al 2007 grazie alle entrate petrolifere e all'indebolimento della valuta locale. Negli Usa, intanto, si fa sempre più pesante la crisi del mercato immobiliare: i dati diffusi dal sito Foreclosures.com, indicano che in febbraio i pignoramenti condotti a termine sono stati 121.756, il 67% in più di gennaio quando in tutto erano state espropriate 72.694 famiglie. In forte crescita, +24% a 207.703 unità, anche i nuovi processi di pignoramento avviati dalle banche. Nell'ultima settimana, però, le richieste di mutui sono aumentate. Intanto il prezzo del petrolio ieri è tornato a scendere sotto i 45 dollari. Per fronteggiare la caduta delle quotazioni fra tre giorni (domenica) l'Opec darà un nuovo taglio alla produzione di 2 milioni si barili al giorno. Inoltre, Gholamhossein Nozari, ministro iraniano dell'energia, ha affermato che il suo paese accetterebbe l'eventuale entrata della Russia nell'Opec per rafforzarne il potere contrattuale.

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Presentato il programma della prima edizione di Biennaledemocrazia (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

DA APRILE A TORINO INCONTRI, SEMINARI E LETTURE Presentato il programma della prima edizione di «Biennaledemocrazia» È stato presentato ieri il programma di «Biennale Democrazia», iniziativa patrocinata dalla Città di Torino e dal Comitato Italia 150. Dal 22 al 26 aprile, la città piemontese ospiterà dunque incontri, seminari, lezioni sulla democrazia alla luce dei temi della contemporaneità, dalla bioetica alla tecnologia, dalla globalizzazione ai media. Il programma prevede, tra le altre cose, sessioni dedicate all'India (Mariella Gramaglia e l'economista Prem Shankar Jha); alla storia europe a partire dalla caduta del Muro di Berlino; sul futuro della democrazia (Gustavo Zagrebelsky, Pau Ginsborg, Alfio Mastropaolo, Gianfranco Pasquino e Salvatore Veca); sulla privacy e le tecnologie digitali (Sunil Abraham, Mario Losano e Stefano Rodotà). Adriana Cavarero commenterà Platone, Elana Puccini Alexis de Tocqueville, Simona Forti Friedrich Nietzsche. Per ulteriori informazioni: biennaledemocrazia.acmos.net

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Guerra dei poveri Noi e gli altri (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Guerra dei poveri Noi e gli altri --> Giovedì 12 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print Facendo proprie le parole di Bossi, la «Padania» di ieri ha scritto che difendere i lavoratori italiani a scapito degli immigrati è «legittima difesa». In tempi di vacche grasse questo ragionamento sarebbe stato tacciato se non di xenofobia certamente di scarsa fratellanza sociale. Questa interpretazione, nel 2009 in piena recessione senza precedenti, benché sommaria, esprime lo spirito dei tempi: a noi non piace, ma non è una semplice reazione emotiva. Interpreta stati d'animo che si vanno diffondendo brontolando sottotraccia. La Lega dice da destra quel che da sinistra i sindacati inglesi hanno recentemente praticato contro i lavoratori italiani, accusati di togliere il lavoro agli operai britannici accontentandosi di una paga inferiore. Allargando il discorso, i sindacati americani sono storicamente protezionisti, soprattutto ora che sono tornati al traino del partito democratico. Il piano anticrisi di Obama ha accolto l'emendamento dell'unico parlamentare «socialista» degli States (evidentemente un alieno) in base al quale gli studenti stranieri usciti dalle università Usa avranno limiti d'accesso alle aziende che ricevono aiuti pubblici. Nell'America del liberal Obama le opere per le infrastrutture federali dovranno impiegare acciaio made in Usa. In Europa Sarkozy, il centravanti di sfondamento della destra, concederà aiuti all'industria francese a patto che non delocalizzi all'estero sfruttando così il basso costo del lavoro altrove a scapito della classe operaia della République. Stiamo entrando in un mondo nuovo, segnato da un netto cambiamento negli orientamenti politici degli ultimi 30 anni, cioè di un capitalismo degenerato in rapacità finanziaria (per colpa propria e non per responsabilità dei «comunisti»). Il prepotente affacciarsi del protezionismo economico, che è poi il nazionalismo del piccolo mondo antico che si ritiene assediato dalla modernità, s'accompagna alla de-globalizzazione. Da un eccesso all'altro: dall'edonismo reaganiano all'orgoglio isolazionista. Dalla retorica compiacente verso il capitalismo ideologico e oltranzista alla chiusura populista in difesa dei campioni nazionali. L'abbandono degli aspetti positivi della cultura global trascina con sé il ridimensionamento della società aperta: la fatica, cioè, di costruire realtà più comunicanti e liberali e in definitiva più cosmopolite e tolleranti. Mai come oggi l'impopolarità del capitalismo è direttamente proporzionale alla popolarità del protezionismo, in cui le società arretrano nella distinzione fra «noi» e gli «altri», cioè fra i locali e gli immigrati, e dove il sovvertimento dell'ordine naturale e tradizionale delle cose nel perimetro dello Stato-nazione indotto dai mercati aperti produce inquietudine e appunto alimenta lo spirito di «legittima difesa». La produzione di paura a mezzo di paura. Finora, dinanzi a questa durissima recessione, ci siamo occupati di listini di Borsa, di bond e subprime. D'ora in poi, con la disoccupazione di massa che sta avanzando, dovremo confrontarci con la traduzione sociale e politica dell'impoverimento collettivo dell'Occidente. Non sarà un belvedere. Lo scenario prossimo venturo temiamo sia quello di una guerriglia sociale a bassa intensità, di una guerra fra poveri: giocata al ribasso salariale, per impadronirsi di un qualsiasi posto di lavoro. Continua a pagina 2 Franco Cattaneo 12/03/2009 nascosto-->

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Deglobalizzazione Sarà questo l'esito della crisi? il filosofo (sezione: Globalizzazione)

( da "Riformista, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Deglobalizzazione Sarà questo l'esito della crisi? il filosofo Nel '900 la Prima guerra mondiale fu il prodotto della contraddizione fa-tale fra l'internazionalizzazione dei mercati e il corporativismo nazionalista delle politiche Con la crisi irrompente è incominciata l'era della deglobalizzazione? Ad annotare dati e iniziative di governi sembrerebbe proprio di sì. Sui dati, basta ricordare il vero e proprio crollo dei flussi finanziari privati verso i Paesi in via di sviluppo, il ritiro del credito da parte delle Banche verso i Paesi emergenti, il carattere nazionale che stanno acquisendo i fondi sovrani: Il Sole 24 Ore di domenica scorsa ha dedicato pagine ben documentate al problema. Sulle iniziative dei governi, spesso nascoste fra le pieghe di provvedimenti più ampi, incomincia a farsi vivo l'incoraggiamento a produrre nei confini nazionali, a comprare "nazionale", a chiudere spazi di circolazione che si erano liberati, tornando nella prospettiva di un più rigido controllo del territorio. Insomma, il protezionismo, negato a parole, sembra affermarsi nelle cose. E forse val la pena rivolgere un po' d'attenzione al problema, liberandosi per un momento dalle risse casalinghe che non sembrano volersi misurare con l'aspetto più imprevedibile della crisi in corso, se si vuole avere un minimo di senso della prospettiva. Non andrebbe infatti dimenticato che l'ultimo ventennio (demonizzato ormai come fonte di crisi distruttiva, con tanti a Canossa dallo statalismo) è stato anche quello in cui si è verificata la più grande rivoluzione tecnologica di tutti i tempi, e un ampliamento straordinario degli spazi di mercato, il che ha consentito a milioni di esseri umani di entrare in nuovi livelli di convivenza civile, di mangiare e consumare di più: dalla Cina all'India e perfino a zone dell'Africa. L'indebitamento dei consumatori americani, con tutte le mediazioni necessarie, permetteva ai contadini cinesi di andare in città e sollevarsi da una miseria millenaria. Il capitalismo ha una vitalità prometeica (come ben sapeva Marx, che l'ha celebrata più di tutti), ed è proprio lì la sua arma a doppio taglio. Se tutto questo si interrompe, e non può non interrompersi almeno nelle forme che abbiamo conosciuto, che cosa accadrà? Non si tratta, naturalmente, di giustificare l'aspetto dissennato di un irripetibile ventennio, ma di immaginare la possibilità che un processo rapido di deglobalizzazione possa accendere ancor più violente diseguaglianze nel mondo (con la buona pace dei no-global, di destra e di sinistra) e che, soprattutto, si possano riaffacciare anche in Europa i volti di nazionalismi più o meno chiusi in sé stessi: un protezionismo dell'Europa, auspicato da alcuni (compreso, almeno nei suoi scritti, da Giulio Tremonti) non potrebbe germinare, infatti, che da un ritornante protezionismo degli Stati che ne fanno parte, con una regressione possibile dell'intero progetto. Il vero nodo che emerge dalla crisi, sottratto a essa l'elemento certo drammatico dell'emergenza immediata e della necessità di trovare subito le risposte adeguate, è proprio quello della futura fisionomia del mondo e dei futuri rapporti di forza. La storia serve ancora a qualcosa. E val la pena di ricordare che la prima deglobalizzazione novecentesca contribuì a produrre la Prima guerra mondiale, proprio per l'insorgere di una contraddizione fatale fra l'internazionalizzazione dei mercati e il corporativismo nazionalista delle politiche. Nessuno pensa che la storia possa ripetersi, tante cose sono nel frattempo cambiate, ma lo stato del mondo è preoccupante e potrebbe prevalere l'idea di un multipolarismo duro, di egemonismi regionali contro altri egemonismi regionali, in assenza di chi possa, in qualche misura, dirigere il traffico fra tanti sovranismi. L'Europa risponde poco e male al problema. In questi anni, non ha coltivato una grande idea di sé, e oggi sembra arrancare senza immaginazione, con una tendenza a ridurre il suo già scarso peso sulla scena mondiale come entità unitaria. Eppure, è proprio il momento in cui potrebbe far sentire la sua voce, pur sempre quella di un continente che ha saputo, almeno in parte, organizzare gli elementi di un sistema integrato di mercato e qualcosa che somiglia all'embrione di una volontà comune. Per rimettersi in campo, essa dovrebbe forse rivolgere uno sguardo aperto all'America di Obama, una grande nazione che ha fede nel futuro. La lotta al protezionismo o sarà comune all'Occidente, o non avrà forza propulsiva. Il protezionismo è elemento di divisione, anche fra chi può essere unito da valori comuni. Il valori non sono "caciocavalli appesi", come ironicamente diceva Antonio Labriola. E il protezionismo non è solo freno economico, ma blocco culturale. La forza di un Occidente unito può essere ancora straordinaria e, all'opposto, una divisione, che qua e là si incomincia a intravedere, rafforzerebbe gli elementi di una geopolitica più aperta alle potenze dispotiche. Una nuova Bretton Woods può nascere solo dalla forza dell'Occidente. Il tema della democrazia può diventare dirimente, giacché la nuova globalizzazione, che si dovrà aprire, dovrà contenere gli elementi di un equilibrio sorretto dal riconoscimento del valore della democrazia. Se l'Occidente, unito, rinuncerà a questo, è come se avesse rinunciato a se stesso, e tutto diventerà più duro nel mondo post-globale. di Biagio De Giovanni 12/03/2009

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Rischio industriale: oggi a Filago tavolo sulle procedure d'emergenza (sezione: Globalizzazione)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Rischio industriale: oggi a Filago tavolo sulle procedure d'emergenza --> Giovedì 12 Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 21 e-mail print FILAGODurante una manovra di carico della formaldeide, un prodotto chimico usato nella produzione, nei silos della ditta Far di Filago, incidentalmente si stacca la manichetta con conseguente dispersione e perdita gassosa del prodotto in atmosfera. Scatta subito l'allarme in ditta, si avvisano la Prefettura, il 115, il 118 e il sindaco, che a sua volta allerta la Polizia Locale e la Protezione Civile assieme all'Ats (Ambiente territorio e servizi). Così nella mattinata di sabato 28 marzo inizierà l'esercitazione di emergenza in caso di rischio industriale, che coinvolgerà oltre duecento volontari della Protezione Civile dei comuni di Filago, Bottanuco, Capriate San Gervasio e Madone, enti sovraccomunali e istituzioni del territorio. Ma perché questa esercitazione venga svolta nel miglior dei modi occorre organizzarla e programmarla nei minimi dettagli, ciò che farà il «Tavolo di lavoro» stamattina nella sede dell'Ats di Filago, in via dell'Assunta. Saranno presenti i Vigili del fuoco di Dalmine con il loro coordinatore Gianmario Gnecchi, referenti della Prefettura, della Provincia, della Questura, dei Carabinieri della stazione di Brembate, gli agenti di Polizia locale di Filago, Brembate, Capriate, Bottanuco e Madone, l'Asl, l'Arpa, il 118, il Centro antiveleni degli Ospedali Riuniti di Bergamo, la Croce Rossa e la rappresentanza della protezione Civile dei quattro paesi guidata da Ennio Bonetti. Parteciperanno come osservatori anche i gruppi di Protezione civile di Ferrara e di Bellizzi (Salerno), comuni dove ha partecipato l'Ats con dei gruppi di Protezione civile. «Durante l'incontro si predisporranno la macchina organizzatrice e la programmazione dell'esercitazione di emergenze per "Dispersione tossica di industria chimica". - Riferisce Giuseppe Arsuffi, funzionario dell'Ats di Filago, punto di riferimento delle Protezioni Civile dei quattro paesi. - Al Tavolo di lavoro saranno presenti una sessantina di persone che dovranno vedere nei dettagli il grande evento che si terrà nell'industria chimica di via Dell'Industria 8, F.A.R. Spa e Farcoll sabato 28 marzo e che coinvolgerà duecento persone della Protezione Civile di quattro paesi, con l'obiettivo di valutare il sistema di pronto intervento del comune di Filago in caso di incidente con rischio industriale». A. M. 12/03/2009 nascosto-->

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Marsciano, scambi e trasferte per la Protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ASSISI / TODI / BASTIA pag. 12 Marsciano, scambi e trasferte per la Protezione civile PRIMAVERA ricca di impegni per il Gruppo comunale di Protezione civile. Domani i volontari marscianesi si uniranno a quelli di Monte Castello di Vibio, di recente costituzione, per andare in visita al Centro funzionale delocalizzato della Protezione civile di Foligno. Domenica 15 è in programma il «montaggio tende» con il Gruppo di Trevi al campo sportivo di Monte Castello di Vibio. Spetterà all'Unità cinofila del gruppo con i cani in dotazione trascorrere (il 28 marzo) un pomeriggio con i bambini nella «Casa di Pollicino» a Compignano, offrendo colorate uova pasquali. Come ogni anno, in questo periodo, sono previsti anche dei corsi: sarà il dottor Mauro Tonzania a tenere quello su Orientamento e cartografia (il 29 marzo), mentre il 9 maggio sarà la volta dell'aggiornamento per gli operatori di Blsd alla sala Capitini del Municipio di Marsciano (con operatori abilitati del «118»). C.U.

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Il Congresso Usa dà il via libera alla mozione a sostegno del Tibet (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-12 - pag: 8 autore: STATI UNITI-CINA Il Congresso Usa dà il via libera alla mozione a sostegno del Tibet L'impegno degli Stati Uniti sui diritti umani in Cina «non è in discussione»: il Segretario di Stato Hillary Clinton, dopo l'incontro ieri a Washington con il collega cinese Yang Jiechi, ha così risposto alle critiche che l'amministrazione Obama avrebbe messo la sordina alla repressione di Pechino. Lo ha fatto nel giorno in cui il Congresso ha approvato una risoluzione a sostegno del Tibet in occasione del 50Ú anniversario dell'insurrezione tibetana contro la Cina che fu seguita dall'esilio del Dalai Lama. Pechino ha espresso contrarietà di fronte all'iniziativa della Camera. La questione dei diritti umani sarà un punto delicato della visita di Jiechi - che oggi incontra Barack Obama- insieme agli incidenti navali dei giorni scorsi nel Mar cinese. Incontro. Hillary Clinton con il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi REUTERS

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Il nemico non è più a Cuba (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-12 - pag: 11 autore: La nuova linea americana Il nemico non è più a Cuba di Ugo Tramballi V olare a Cuba una volta l'anno anziché ogni tre, per trovare i parenti rimasti nell'isola, non è una rivoluzione. Non lo è neppure poter mandare qualche dollaro in più né esportare pochi prodotti agricoli e farmaceutici comunque sottoposti a una prassi burocratica estenuante. Ma è dalle piccole cose che vengono i grandi cambiamenti. A dire il vero cambiare la po-litica americana verso Cuba, alleggerire ed eventualmente eliminare il vecchio bloqueo, il boicottaggio economico, non sarebbe poi un così grande mutamento né una sfida difficile. Lo è cimentarsi in un dialogo con Siria e Iran, protettori dei fondamentalismi islamici di oggi. Temere ancora un comunismo sia pure a 80 miglia marine dalla Florida, ha un sapore di antico. Il confronto Usa-Cuba è più alimentato dal passato che da cose concrete: la crisi dei missili, la Guerra Fredda, le interminabili invettive di Fidel da Plaza de la Revolucion. In pratica il castrismo è stata una bella sfida giovanile a un gigante vicino e prepotente. Ma come modello economico è fallito e come modello politico non ha avuto molti imitatori. Chavez ha il petrolio e comunque il suo è più bolivarismo che castrismo. Gli altri hanno molto rispetto per il vecchio combattente ma nessuna intenzione di seguirne i passi. Dopo una coraggiosa rivoluzione, Fidel Castro è stato straordinariamente incapace di evolverla verso qualcosa di più moderno. A Washington i promotori della soffice picconata al bloqueo si sono giustificati affermando che ormai Castro si è ritirato. Ora c'è suo fratello Raul e i militari che controllano l'economia. Il loro modello è la Cina, lo si chiami capitalismo, mercato socialista o socialismo. Russia e Cina erano tornati recentemente nell'isola a rinverdire i ricordi della Guerra Fredda. Ma Putin era più interessato a George Bush che a Cuba: se Barack Obama rinuncerà ai missili in Ucraina e Georgia non c'è ragione che i russi tornino all'Havana. E per la Cina è solo affari, non geopolitica: non si sognerebbe mai di sfidare l'America nel suo emisfero di competenza. Restano i cubani d'America, la più importante lobby di politica estera dopo quella filo-israeliana. A Washington i senatori democratici del New Jersey e della Florida, i due Stati dove vive la maggioranza degli immigrati, si erano opposti alla piccola riforma proposta dal loro stesso partito. Ma anche la comunità cubana sta cambiando, le nuove generazioni non hanno più lo stesso fervore anti-castrista dei padri. Sanno che la questione delle proprietà di famiglia confiscate dalla rivoluzione sarà risolta col dialogo: se potrà esserlo. In ogni caso quasi mezzo secolo di boicottaggio (47 anni a febbraio) non sono serviti. Nel Medio Oriente arabo i migliori alleati degli Stati Uniti sono l'Egitto e l'Arabia Saudita. Non sarebbe un insulto ai principi delle libertà costituzionali americane discutere anche con quel che resta del socialismo cubano.

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L'India, il doppio volto della globalità (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-12 - pag: 12 autore: L'ECONOMIA E LE IDEE ... L'India, il doppio volto della globalità G li otto meritati Oscar al film The millionaire hanno riportato in primo piano la realtà di un Paese come l'India, indicato spesso come uno dei grandi protagonisti dell'economia del XXI secolo, ma messo ora un po' in ombra dalle ondate sempre più allarmanti della crisi globale. Ma l'India resta un elemento centrale. L'elefante ha messo le ali come dice il fortunato titolo del libro di Antonio Armellini, ambasciatore italiano a New Delhi fino allo scorso anno. Un Paese tuttavia contrassegnato, come dimostra il film di Danny Boyle, da una realtà in cui convivono l'industria più avanzata e i servizi più sofisticati, con una popolazione in larga, larghissima maggioranza, sotto la soglia di povertà. Con elementi di forza che sono comuni a tutto il Paese. Innanzitutto la democrazia, «un dato reale – scrive Armellini - dove la dialettica politica è vivace e l'alternanza funziona, le minoranze hanno una voce, ancorché insufficiente, l'azione del Governo è sottoposta a uno scrutino effettivo e l'ordinamento giudiziario offre guarentigie accettabili al cittadino ». E poi la diffusione dell'inglese, «uno degli argomenti per affermare la superiore capacità di attrazione degli investimenti stranieri». Un Paese di grandi tradizioni religiose, dove l'induismoe la sua concezione etica sono insieme un elemento fondamentale di coesione sociale, ma stanno insieme alla base di un determinismo storico sostanzialmente indifferente alle condizioni e anche alle tragedie dei singoli. Ma anche una realtà che l'Occidente (e in piccola parte anche l'Italia) sta riscoprendo nelle sue opportunità per le enormi potenzialità di crescita soprattutto nel settore manifatturiero. La storia dell'economia sotto questo profilo ha molto da insegnare. Proprio l'India, infatti, è stata il centro della globalizzazione almeno per due elementi. Come ha scritto Amartya Sen, «attorno all'anno Mille la diffusione globale della scienza, della tecnologia e della matematica stava cambiando la natura del Vecchio mondo: il sistema decimale nacque e fu sviluppato in India tra il II e il VI secolo. L'Europa sarebbe molto più povera, dal punto di vista economico, scientifico e culturale, se avesse opposto resistenza alla diffusione della matematica, della scienza e della tecnologia di quel tempo». E poi nel XV secolo le navi portoghesi iniziano a percorrere la rotta del Capo di Buona Speranza trasformando in pochi decenni, con l'arrivo delle compagnie commerciali inglese e olandese, l'Oceano Indiano in una "lago europeo", in cui le produzioni di beni e merci si realizzavano in funzione dei bisogni dell'Occidente. è proprio da questo periodo che si può concretamente parlare di globalizzazione dell'economia. E ora, di fronte alla vastità della crisi finanziaria, viene a galla il lato problematico della globalità e anche l'India mostra le sue debolezze: una spesa e un crescente deficit pubblico, un'economia di base fortemente assistita, una carenza di riserve valutarie, una forte dipendenza energetica. L'elefante ha messo le ali... ma è rimasto un elefante. LA CITAZIONE “ «Nel Paese la dialettica politica è vivace. Le minoranze hanno voce, ancorché insufficiente» Antonio Armellini Dal libro L'elefante ha messo le ali, Università Bocconi, pagg. 397, à 28,00 http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ di Gianfranco Fabi

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Paradisi , impegni e illusioni (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-12 - pag: 12 autore: DALLA PRIMA «Paradisi», impegni e illusioni Ma quanto rilevanti sono gli interessi di quest'ultimi, Paese per Paese? è un calcolo difficile. Però possiamo pensare che la forza di questo "partito" dipenda in un Paese almeno da due fattori: le dimensioni dell'economia sommersa, che coglie quanto diffuso è l'interesse ad evadere la tassazione; e la capacità di reddito di quell'economia, che alimenta direttamente l'export dei capitali. Così calcolata, la rilevanza del "partito degli evasori-esportatori" vede ai primi posti nell'ordine: Stati Uniti, Giappone, Germania, Italia, Brasile, Francia, Russia, Gran Bretagna, Cina, Spagna, Messico, Corea del Sud, India e Canada. Tutti - tranne la Spagna - sono membri del G-20: proprio il gruppo di Paesi che ha annunciato misure contro i paradisi fiscali. Dunque, tanto rumore per nulla anche questa volta? Non è detto. Per almeno due ragioni. In primo luogo, in diversi Paesi-chiave Usa, Germania, Francia - i politici affermano con decisione di voler mettere in atto politiche redistributive, avendone compreso i guadagni di consenso. Quindi la bilancia potrebbe pendere a favore dei cittadini contribuenti. Inoltre, lo stesso partito degli esportatori di capitali si è assottigliato. La crisi finanziaria ha mostrato come l'investimento nei paradisi fiscali garantisca - forse - l'evasione delle tasse e la riservatezza, ma non certo i rendimenti. Allo stesso tempo di capitali c'è più bisogno all'interno delle imprese, cioè tendenzialmente entro i confini di casa. Donato Masciandaro

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Il calo del surplus cinese penalizza il dollaro (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-12 - pag: 41 autore: CAMBI E TASSI www.ilsole24ore.com COMMENTI E DATI IN TEMPO REALE Il calo del surplus cinese penalizza il dollaro I l dollaro ha perso terreno, ieri: il desiderio degli investitori di prendere profitto ha incrociato la notizia che le esportazioni cinesi sono calate del 25,7% annuo a febbraio, contro l'attesa flessione dell'un per cento. Il surplus commerciale si è così ridotto a 4,84 miliardi di dollari, dopo i 39,1 miliardi di gennaio. Le statistiche hanno fatto sorgere dubbi sulla capacità della Cina di finanziare il deficit estero degli Stati Uniti. Questo non ha impedito però agli investitori di dedicarsi ad alcuni Paesi emergenti o in transizione, come l'Ungheria o la Polonia, le cui valute sono salite verso la moneta americana. In serata, l'euro era a 1,2811 dollari, da 1,2670, dopo aver toccato quota; mentre la valuta Usa era a 97,33 yen da 98,69.

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In salita le giacenze di grano (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-12 - pag: 42 autore: Raccolti agricoli. Gli stock americani di soia si assottigliano In salita le giacenze di grano I dati che hanno maggiormante influenzato i corsi al Chicago Board of Trade sono quelli emersi sul frumento nel rapporto mensile del Dipartimento americano dell'Agricoltura (Usda): la produzione mondiale 2008-09 sarà da primato (684,4 milioni di tonnel-late), l'export statunitense sarà inferiore a quanto si prevedesse in precedenza e gli stock di fine campagna toccheranno nel mondo 155,9 milioni di tonn., massimo degli ultimi sei anni. Come risultato, il future sul grano è arrivato a perdere durante la sessione fino al 5% rispetto al giorno precedente. Un effetto di trascinamento verso il basso forse è stato avvertito anche in altri settori. Il mais infatti ha ceduto ieri più del 3%, di fronte a stime Usdaa due facce: l'export americano è stimato in diminuzione, mai consumi interni per produrre bioetanolo saliranno da 3,6 a 3,7 miliardi di bushel. Ribassi più contenuti hanno interessato la soia, grazie al fatto che le vendite record verso la Cina stanno portando le scorte Usa a 185 milioni di bushel, minimo quinquennale Quasi neutrale l'impatto esercitato dal rapporto sul mercato cotoniero: l'export americano salirà nell'annata 2008-09 a 12 milioni di balle da 480 libbre, ma nel mondo i consumi accuseranno rispetto alla campagna precedente un tracollo del 9,5%, il peggiore da almeno 71 anni.

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Morales, provocazione alla cocaina Ma passa la linea italiana antidroga (sezione: Globalizzazione)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

ESTERI pag. 20 Morales, provocazione alla cocaina Ma passa la linea italiana antidroga CONFERENZA ONU IL PRESIDENTE BOLIVIANO MASTICA FOGLIE PROIBITE SFIDA Il presidente della Bolivia Evo Morales e, in piccolo, il precedente del leader venezuelano Hugo Chavez (Ap) VIENNA UNA PROVOCAZIONE che ha fatto gridare allo scandalo. In apertura della 52ª conferenza dell'Onu sulla droga, in corso a Vienna, il presidente della Bolivia, Evo Morales, è intervenuto masticando in pubblico una foglia di coca. Ha fatto di tutto per richiamare l'attenzione dei presenti sul suo exploit assolutamente non convenzionale. Ha definito un «errore storico» l'aver inserito, dal lontano 1961, le foglie di coca sulla lista delle sostanze stupefacenti delle Nazioni Unite. «Non è una droga ma un medicinale usato da 3.000 anni, fa parte della cultura andina ed impiegato ad esempio ha dichiarato anche contro il diabete. Masticare la foglia di coca non è nocivo per la salute ha aggiunto Morales, alludendo al suo comportamento non provoca danni psichici o dipendenza». IL COMPORTAMENTO di Morales non ha convinto le delegazioni dei 53 paesi membri della Commissione. Nel corso dei lavori della riunione plenaria è prevalsa infatti la linea italiana: nessuna concessione o indulgenza, ma contrasto all'abuso di droghe su tutti i fronti. Gli strumenti e le politiche tese a sbarrare la strada al dilagare della tossicodipendenza sono condivisi da grandi nazioni come Usa, Cina e Giappone. Il senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche antidroga ha illustrato la bozza approvata del «piano di azione», lo strumento che delinea per i prossimi dieci anni la politica dell'Onu. Il nodo della discussione era legato ai casi cronici. Nel nuovo testo cadono le ambiguità e scompare la formulazione di «riduzione del danno», anche se è fatto salvo il concetto di meccanismi di recupero come la somministrazione di metadone. Ma niente stanze del buco. a. m. Image: 20090312/foto/7223.jpg

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Emendamento D'Alia è censura web (sezione: Globalizzazione)

( da "Articolo21.com" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Emendamento D'Alia è censura web di Marco Bazzoni Il Senatore Gianpiero D'Alia, con il suo emendamento all'articolo 50 del DDL 773 (pacchetto sicurezza), già approvato dal senato: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emend&leg=16&id=392701&idoggetto=413875 con una scusa sacrosanta (bloccare chi inneggia alla mafia, al terrorismo e alla violenza) si prepara a mettere il bavaglio alla rete. Andrebbe ricordato che il reato di apologia e di istigazione a delinquere, è già previsto e punito dal codice penale, quindi chiunque ne venga accusato, viene processato, e se colpevole, condannato. Ovvio che il fine non quello, ma è di limitare la libertà di espressione e di opinione in rete. In pratica, sempre se questo emendamento non verrà ritirato, e quindi approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati, se su un blog, social media, ad esempio Youtube o Facebook, ci sono commenti, articoli che commettono apologia di reato e istigazione a delinquere, esempio invitare ad non osservare una legge considerata sbagliata, e non vengono rimossi entro 24 ore, il provider è obbligato dalla legge a oscurarli, pena una sanzione da 50 mila a 250 mila euro: Questo emendamento è incostituzionale, perchè va contro l'Articolo 21 della costituzione che dice: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione....." Se l'emendamento D'Alia non verrà stralciato, anche in Italia la libertà d'informazione su internet, sarà limitata a livelli della Cina. C'è un blog che Vi invito a visitare, ed è quello di Stefano Quintarelli, che in un suo post, analizza nei dettagli l'emendamento D'Alia: http://blog.quintarelli.it/blog/2009/02/quel-biiip-di-biiip-ha-biiip-una-biiip-.html In una nota di poco fa sull'agenzia Apcom, il Senatore D'Alia: http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2009/02_febbraio/13/sicurezza_d_alia_a_di_pietro_mio_emendamento_non_censura_web,17971950.html, risponde al post di Antonio Di Pietro: http://www.antoniodipietro.com/2009/02/_il_senato_con_voto.html#comments, che accusava questo emendamento di censura, dicendo che il suo emendamento non censura il web. Invece ha ragione Di Pietro!!! Inoltre D'Alia, sempre nella sua nota di agenzia, arriva addirittura a dire che i blog di Beppe Grillo e di Antonio Di Pietro sono pieni di sciocchezze, quando non è assolutamente così, dimostrando di non avere il minimo rispetto per le centinaia di migliaia di persone che accedono ogni giorno a questi blog. C'è ne fossero di blog così!!! Infine, concordo pienamente con quanto dice Sonia Alfano, che in una nota di agenzia stampa, dice "che invece di oscurare internet, si potrebbe ad esempio riaprire le inchieste sulle stragi di Ustica, Via D'Amelio, Capaci, Piazza Fontana, e molte altre, e far avere alle vittime delle molteplici stragi italiane la giustizia che non hanno mai ottenuto". bazzoni_m@tin.it NEGLI USA OBAMA VIENE ELETTO DA INTERNET. E IN ITALIA CHE SI FA? SI CENSURA LA RETE - di Stefano Corradino

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Usa-Cina. Incontro tra Clinton e Yang Jechi a Washington (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa-Cina. Incontro tra Clinton e Yang Jechi a Washington 12-03-2009 WASHINGTON. Stati Uniti e Cina hanno portato avanti il loro dialogo, con un incontro a Washington tra il segretario di Stato Hillary Clinton e il suo collega cinese Yang Jechi, nonostante il recente incidente navale e le polemiche sul rispetto dei diritti umani in Tibet. Al termine del colloquio tra la Clinton e Yang, il secondo in un mese, Usa e Cina hanno detto di essere "uniti" nella condanna ai lanci di missili della Corea del Nord e di avere concordato che non debbano ripetersi in futuro incidenti navali come quello di domenica. Il segretario di Stato ha inoltre definito "un passo molto positivo" le misure di stimolo che la Cina intende attuare per il rilancio della sua economia. E ha sottolineato che l'impegno degli Usa a favore del rispetto dei diritti umani "non è in discussione". Ieri la Camera ha approvato una risoluzione a sostegno del Tibet in occasione del 50/mo anniversario della insurrezione tibetana contro la presenza dei cinesi. Pechino aveva espresso la propria contrarietà di fronte a questa iniziativa della Camera. Il Dipartimento di Stato aveva espresso "profonda preoccupazione" per il mancato rispetto dei diritti umani in Tibet in una dichiarazione che ha provocato immediate reazioni di Pechino che ha definito "gratuite" tali accuse. Il ministro cinese si recherà oggi anche alla Casa Bianca per incontrare il presidente Barack Obama ed il consigliere per la sicurezza nazionale James Jones. In tale occasione sarà discussa la crisi economica globale ed anche il recente incidente navale nel Mar della Cina. Non a caso Hillary Clinton ha effettuato in Asia il suo primo viaggio da segretario di stato e durante la sua visita in Cina ha mostrato molta attenzione nell'ascoltare il punto di vista dei dirigenti di Pechino su una serie di questioni bilaterali e internazionali. La partecipazione della Cina alla soluzione di problemi globali come il mutamento del clima e la crisi finanziaria è considerata molto importante dalla amministrazione Obama - oggi il ministro cinese ha incontrato anche il segretario al Tesoro Timothy Geithner - che vede un ruolo di Pechino anche negli sforzi per dissuadere l'Iran e la Corea del Nord dal portare avanti i loro programmi nucleari. Hillary Clinton, ricevendo l'ospite al dipartimento di stato, ha definito oggi "molto positivo" il fatto che i due ministri siano già al secondo incontro nel giro di poche settimane. E Yang ha sottolineato, nella stessa occasione, che l'incontro odierno mirava anche a gettare le basi per il primo faccia a faccia tra il presidente Obama e il collega cinese Hu Jintao previsto all'inizio di aprile in margine al G20 di Londra. La importanza di un rafforzamento dei canali di comunicazione tra i due Paesi è stata confermata dall'incidente avvenuto domenica nel Mar della Cina Meridionale dove cinque navi cinesi hanno bloccato una imbarcazione oceanografica Usa in acque considerate 'internazionali' da Washington e nella 'propria zona economica' da Pechino. L'incidente, definito dal Pentagono "il più grave" da quando nel 2001 un aereo spia Usa venne costretto ad atterrare su territorio cinese, ha coronato una serie di manifestazioni di crescente aggressività da parte dell'apparato militare cinese, a giudizio degli esperti americani.

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Crisi Usa. Obama e Geithner presentano il piano per il G20. Caccia a uno stimolo globale (sezione: Globalizzazione)

( da "AmericaOggi Online" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Crisi Usa. Obama e Geithner presentano il piano per il G20. Caccia a uno stimolo globale di Emanuele Ricciardi 12-03-2009 NEW YORK. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ingrana la quarta e decide di premere per un pacchetto di stimolo globale dell'economia, con un'azzardata mossa volta a isolare i paesi dell'Eurozona, restii ad aumentare la spesa pubblica nel timore di un ritorno dell'inflazione, la più ingiusta delle tasse. Obama lo fa con una lunga dichiarazione dallo Studio Ovale, con accanto a sé Timothy Geithner, poche ore prima della partenza alla volta di Londra del segretario al Tesoro, dove parteciperà alla riunione dei ministri dell'Economia e delle finanze del G20, i sette più ricchi più gli emergenti. Obiettivo della riunione di questo fine settimana è di gettare le basi delle decisioni che verranno prese al vertice dei leader del G20 in calendario, sempre a Londra, il 2 aprile, per tentare di uscire rapidamente dalla crisi. Le ricette sono diverse, a seconda della sponda dell' Atlantico. Gli americani vogliono soprattutto lo stimolo globale (ma si dicono aperti ad alcune riforme). Gli europei premono per regole più stringenti sui mercati, in particolare sugli hedge fund (i fondi a rischio dei paradisi fiscali) e sui prodotti derivati come i Credit default swap (Cds), una sorta di assicurazione su investimenti poco garantiti. "Abbiamo due obiettivi al G20" - spiega Obama ai giornalisti -. "Il primo è assicurarci che ci sarà un'azione concertata in tutto il mondo per rilanciare l'economia. Il secondo obiettivo è garantire che ci stiamo muovendo verso un'agenda di riforma delle regole per assicurarci che non vedremo più rischi sistemici di questo tipo, oltre a sapere come evitarli in futuro". L'inquilino della Casa Bianca, ricordando che gli Usa hanno avviato ambiziosi pacchetti di stimolo dell'economia, si dice ottimista sull'esito del vertice di aprile, confermando la propria contrarietà a misure protezionistiche, spesso attraenti in momenti di crisi. Obama fa capire che l'obiettivo degli Stati Uniti è di ottenere l'appoggio di Paesi emergenti come Brasile, India e Cina. E non è certo un caso l'annuncio di un suo incontro in forma decisamente insolita, col ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi, oggi alla Casa Bianca. "Uno degli argomenti che il segretario Geithner affronterà a Londra" - ha spiegato Obama - "è come possiamo garantire che i mercati emergenti ed i Paesi in via di sviluppo, che possono essere colpiti molto duramente dalla crisi economica, possano rimanere stabili e continuare ad acquistare beni americani". Poche ore dopo il presidente, è Geithner a dare qualche dettaglio in più: "lo stimolo globale deve durare quanto la crisi, con aiuti alle economie più deboli, per ritrovare la crescita mondiale. Accanto a ciò occorre una riforma dei diritti di voto al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, da varare nel 2011".

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WTA Indian Wells: avanti Razzano e Vaidisova (sezione: Globalizzazione)

( da "Datasport" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

WTA Indian Wells: avanti Razzano e Vaidisova (Nicole Vaidisova) (AGM-DS) - 12/03/2009 9.26.36 - (AGM-DS) - Milano, 12 marzo - E' iniziato il torneo di Indian Wells (cemento, $ 4.500.000) con le prime sfide del tabellone femminile. Le teste di serie entreranno in scena a partire dal secondo turno, mentre le italiane saranno impegnate a partire da questa notte, essendo tutte nella parte bassa del tabellone. Nelle partite giocate la scorsa notte, successi per Razzano, Li e Vaidisova, mentre sono state eliminate Dechy e Dokic. I risultati del primo turno: Virginie Razzano (FRA) b. (Q) Evgeniya Rodina (RUS) 63 64 Li Na (CIN) b. Tamarine Tanasugarn (THA) 64 64 Petra Kvitova (CZE) b. Pauline Parmentier (FRA) 63 62 Shahar Peer (ISR) b. Kateryna Bondarenko (UCR) 62 61 Tsvetana Pironkova (BUL) b. Marina Erakovic (NZL) 64 61 Ekaterina Makarova (RUS) b. Nathalie Dechy (FRA) 36 61 63 Elena Vesnina (RUS) b. Sabine Lisicki (GER) 76(4) 75 Olga Govortsova (BLR) b. Anne Keothavong (GBR) 26 63 61 Chan Yung-Jan (TPE) b. (Q) Virginia Ruano Pascual (SPA) 64 61 Anna-Lena Groenefeld (GER) b. Monica Niculescu (ROM) 63 60 Nicole Vaidisova (CZE) b. (WC) Michaella Krajicek (OLA) 63 64 Timea Bacsinszky (SVI) b. Sofia Arvidsson (SVE) 62 63 Jill Craybas (USA) b. (WC) Jelena Dokic (AUS) 64 62 (Q) Yaroslava Shvedova (KAZ) b. Alla Kudryavtseva (RUS) 64 62 (WC) Urszula Radwanska (POL) b. (Q) Michelle Larcher de Brito (POR) 46 62 64 (WC) Alexa Glatch (USA) b. (Q) Stéphanie Dubois (CAN) 63 62

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<Le belve moderne? I banchieri> (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL GRANDE CRAC «Le belve moderne? I banchieri» Intervista a Guido Rossi. La grande finanza, con la sua ingordigia, ha corroso l'economia reale e la vita delle persone. Ma la crisi di oggi non è partita nel 2007: risale almeno agli anni Novanta, allo scoppio delle prime «bolle». Rendendo evidente l'esigenza di un controllo, che deve essere politico e sovranazionale Bruno Perini «Ha presente gli animal spirits imprenditoriali di cui ci parla John Maynard Keynes nella sua Teoria Generale? L'economista di Cambridge si riferiva allo spirito libero che avrebbe dovuto ispirare l'azione dell'attività imprenditoriale. Oggi quell'immagine suggestiva di Keynes fa venire i brividi se si pensa alla sua metamorfosi. A cosa mi riferisco? Non vorrei essere troppo crudele ma oggi se devo pensare agli animal spirits della nostra epoca mi vengono in mente i banchieri. Purtroppo questi moderni animal spirits, senza alcun controllo, hanno spinto l'economia mondiale sull'orlo del più grande disastro degli ultimi decenni. Le fornisco soltanto un dato piuttosto impressionante di questo disastro: a causa dell'azione combinata dei nostri animal spirits, dal giugno 2007 alla fine del 2008 la perdita degli asset dei fondi pensione negli Usa è di 1,3 trilioni di dollari. Un dato devastante che dimostra quanto la finanza abbia corroso l'economia reale e la vita delle persone». Il professor Guido Rossi, come al solito, non bada a spese quando si tratta di essere severi, affila le parole come fossero sciabole, e lancia fendenti dolorosissimi. Prima di proseguire nella sua requisitoria sulle ragioni della crisi che sta mutando l'economia del pianeta, si fa spazio tra le decine di libri che occupano il tavolino del salotto di casa e estrae il suo ultimo lavoro pubblicato dall'Adelphi. Il titolo di copertina è duplice: sopra c'è John Maynard Keynes, «Possibilità economiche per i nostri nipoti», e sotto c'è il suo saggio. Il titolo è identico ma è accompagnato da un angoscioso punto di domanda: «Possibilità economiche per i nostri nipoti?». L'occhio cade sull'ultima pagina del libro: «La Fenice dello sviluppo economico contemporaneo sta bruciando su un rogo che si è accesa da sola. Ciò che nascerà dalle sue ceneri dovrà essere molto diverso dal capitalismo come lo abbiamo fin qui conosciuto e dai suoi derivati, come il supercapitalismo evocato da Reich». Sono parole che non hanno bisogno di tanti commenti: mi pare che lei pensi a una crisi di sistema, o sbaglio? Non c'è dubbio. Siamo di fronte a una crisi epocale e di sistema. Una crisi che ha dei punti di non ritorno. Le difficoltà economiche di oggi non possono essere risolte come in passato ma richiedono nuovi assetti istituzionali, nuovi equilibri, un diverso rapporto tra Stato ed economia. Dobbiamo renderci conto che è arrivato il momento di mettere a nudo i limiti dell'economia di mercato globalizzata. D'altronde lo stesso Adam Smith aveva capito che il mercato andava inserito in un sistema di controlli. I liberisti? Nel 2000 e ancor prima credevano di aver conquistato il mondo. «E' finita l'deologia è iniziata la libertà», gridavano ai quattro venti. In realtà la vera ideologia era la loro ed è quella ideologia che ha registrato un clamoroso fallimento. C'è chi ha fatto dei paragoni con la grande crisi del '29. Lei che ne pensa? Attenzione, la crisi del 1929 fu molto diversa. Fu una crisi strisciante che durò anni. La caduta iniziale delle Borse non fu così drammatica ma i ribassi dei valori dei titoli continuarono fino al 1933 quando ci si rese conto che il valore di Borsa si era ridotto di tre quarti rispetto al 1929. Il New Deal di Roosevelt nacque proprio per gestire la grande depressione e ancora nella seconda metà degli anni 30 negli Stati Uniti si assisteva al crollo del Pil e a una caduta dei profitti. Io credo che la la crisi del '29 fu purtroppo risolta dalla seconda guerra mondiale. Solo allora si uscì dalla grande depressione. E la crisi attuale? La crisi attuale non è partita nel 2007. Le basi di quello che sta accadendo ora vengono poste alla fine del millennio passato con la bolla della new economy. Si scopre che il sistema economico e finanziario mondiale è un insieme di grandi bolle speculative che prima o poi esplodono con effetti drammatici. Nel 2000 poi scoppia l'altro fenomeno che caratterizza la nostra epoca: il debito pubblico. E proprio all'inizio di questo millennio che torna l'nstabilità dei mercati di keynesiana memoria. E con l'instabilità si fa sempre più gigantesco il deficit degli Stati Uniti. Un deficit, si badi bene, che viene finanziato in gran parte dai paesi asiatici e in particolare dalla Cina. Ecco l'intreccio tra est e ovest che molti osservatori hanno sottovalutato. Ma all'inizio del 2000 si verifica il fenomeno più grave della storia economica recente: inizia una totale, forsennata e irresponsabile deregolamentazione. Anche in questo caso gli effetti sono gravidi di conseguenze: gli animal spirits dei banchieri prendono il sopravvento e sul mercato vengono messi prodotti ad alto rischio. Come ha detto Warren Buffett le banche e i banchieri hanno inventato prodotti e strumenti finanziari che si sono rivelati armi di distruzione di massa. C'è una grave responsabilità in tutto ciò e non sappiamo se mai qualcuno pagherà per i guasti che sono stati fatti al sistema. Mi pare che il guaio vero sia che gli animali della finanza abbiano infettato anche l'economia reale. Non è così? Certo che è così. L'esempio dei fondi pensione è drammatico da questo punto di vista. Lì non si tratta semplicemente di un crollo di titoli azionari, in quel caso dietro la caduta di corsi di Borsa ci sono le liquidazioni di milioni di persone messe a rischio dalle belve selvagge. Chi sono le belve selvagge? E' una definizione efficace con la quale Martin Wolf definisce la finanza moderna: una giungla abitata da belve selvagge. Ora io credo che per il futuro non sarà più possibile immaginare un sistema economico interamente dominato dalla finanza. Lei mi chiede come mai malgrado le iniezioni di liquidità immesse nel sistema dai governi la crisi persiste e si aggrava. Io le rispondo che oggi il problema non è più quello della liquidità ma quello dell'insolvenza delle grandi imprese industriali e bancarie. Il virus è ormai insediato nell'economia reale. Oggi paghiamo i costi dell'illusione liberista. L'illusione che nel mercato del lavoro, ad esempio, si potesse risolvere la crisi con un equilibrio spontaneo del mercato. Keynes l'aveva già capito: la disoccupazione è uno dei sintomi dell'instabilità permanente del capitalismo. Come si esce dal questa crisi? Intanto dobbiamo sapere che il centro di gravità del mondo è cambiato, si è spostato dagli Stati Uniti alla Cina. Gli Stati Uniti hanno dominato per anni ma ora hanno soltanto il primato del deficit puublico, mentre la Cina è il paese che possiede assieme ai paesi asiatici la maggior parte dei titoli del debito pubblico americano. Io credo che un'utopia possibile sia una sorta di Commonwealth composto da Cina Europa e Stati Uniti in grado di ricucire il sistema finanziario mondiale. Io penso ad esempio a un authority internazionale sui mercati finanziari. Per far ciò è assolutamente necessario che ci sia un ritorno del ruolo degli Stati e dunque del primato della politica sull'economia, altrimenti sarà un disastro. Non possiamo permetterci la memoria corta. La crisi del '29 ebbe come sbocco drammatico gli Stati totalitari in Italia e Germania e poi la seconda guerra mondiale. Se vogliamo evitare catastrofi di quelle dimensioni dobbiamo immaginare un nuovo multilateralismo in grado di controllare e gestire la crisi.

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La Protezione civile <Dieci anni di storia> (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL MEETING PROVINCIALE. Da domani a domenica tutti a Lonigo 12/03/2009 rss e-mail print Al centro l'assessore Spigolon, il sindaco di Lonigo ed Elena Donazzan Arrivano dappertutto. Maltempo, incendi, esondazioni, terremoti. Partono, raggiungono qualunque zona d'Italia e, spesso, arrivano in Paesi oltre i confini nazionali, si organizzano con campi, tende e cucine. Uomini e donne della Protezione civile sono ormai un "esercito" indispensabile al Paese. Non solo perché la loro preparazione e formazione è sempre attenta, ma per il senso civico che li muove fatto di volontà, spirito di servizio e solidarietà. Concetti che spesso si dimenticano. Ieri a palazzo Nievo sono stati presentati tre giorni di convegni ed esercitazioni che si terranno a Lonigo in vista dei "Dieci anni di meeting della Protezione civile". A palazzo Nievo per presentare la manifestazione che si terrà da domani a domenica, 15 marzo, l'assessore regionale Elena Donazzan, per il Comune di Lonigo il sindaco Silvano Marchetto, l'assessore Alessandro Faccio e, infine, l'assessore provinciale Marcello Spigolon. Saranno più di tremila le persone tra volontari, organizzazioni, amministratori comunali che si incontreranno nel prossimo wek-end, infatti si tratta di un'occasione importante per il confronto tra i numerosi gruppi che operano nel Veneto: cinofili, subacquei, radioamatori, reparti sanitari, reparti a cavallo, reparti per interventi antincendio boschivo e generici per calamità naturali, esondazioni e terremoti. L'inaugurazione ufficiale (sabato alle 12 al parco Ippodromo) con Guido Bertolaso, capo dipartimento protezione civile e sottosegretario all'emergenza, di Giancarlo Galan, presidente della Regione e di Elena Donazzan, assessore alla protezione civile. «Dieci anni, un appuntamento importante - ha detto l'assessore di palazzo Nievo, Marcello Spigolon - che coinvolge tutto il sistema della protezione civile della Regione e che, viste le presenze e le richieste di iscrizione da tutta Italia, conferma il suo spessore». L'assessore ha citato numeri e cifre che riguardano il Vicentino. «Nel 2008 sono state effettuate 12 esercitazioni per emergenze e grandi eventi che hanno coinvolto 78 associazioni e 600 volontari. Sono state realizzate 2 prove con il coinvolgimento di 15 organizzazioni e 140 volontari. Sono stati realizzati 8 corsi base, che hanno coinvolto, in 24 fine-settimana, più di 240 volontari per un totale di oltre 11.500 ore di formazione». Ed è proprio sulla formazione e sulle capacità degli oltre 16 mila volontari che l'assessore Donazzan ha puntato il dito. «Il meeting è una vetrina per tutti i gruppi della Regione. Le numerose situazioni di emergenza che si sono verificate nel corso di questi ultimi anni hanno dimostrato come il pronto e corretto intervento del volontariato, in ordinato affiancamento alle istituzioni, risulti fondamentale».C.R.

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Obama preme sull'Ue e punta agli emergenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

STATI UNITI. La Casa Bianca lancia all'Europa la sua sfida a non temere l'inflazione. Timothy Geithner vola a Londra Barack: «I Paesi in via di sviluppo devono poter continuare ad acquistare prodotti americani» 12/03/2009 rss e-mail print Il presidente Barack Obama NEW YORK Obama ingrana la quarta e decide di premere per un pacchetto di stimolo globale all'economia, con una mossa che intende isolare i Paesi dell'Eurozona, restii ad aumentare la spesa pubblica nel timore di un ritorno dell'inflazione. Obama lo fa con una lunga dichiarazione dallo studio ovale, accanto a Timothy Geithner che sta per partire per Londra dove parteciperà alla riunione dei ministri dell'Economia e delle finanze del G20, i sette più ricchi più gli emergenti. Obiettivo della riunione di questo fine settimana è di gettare le basi delle decisioni che verranno prese al vertice dei leader del G20 del 2 aprile, sempre a Londra, per tentare di uscire rapidamente dalla crisi. Gli americani vogliono soprattutto lo stimolo globale ma si dicono aperti ad alcune riforme; gli europei premono per regole più stringenti sui mercati, in particolare sugli hedge fund (i fondi a rischio dei paradisi fiscali) e sui prodotti derivati come i Credit default swap (Cds). «Abbiamo due obiettivi al G20», spiega Obama. «Il primo è assicurarci che ci sarà un'azione concertata in tutto il mondo per rilanciare l'economia. Il secondo è garantire che ci stiamo muovendo verso un'agenda di riforma delle regole per assicurarci che non vedremo più rischi sistemici di questo tipo, oltre a sapere come evitarli in futuro». Obama, ricordando che gli Usa hanno avviato ambiziosi pacchetti di stimolo dell'economia, si dice ottimista sull'esito del vertice di aprile, confermando la sua contrarietà a misure protezionistiche. L'obiettivo degli Stati Uniti è ottenere l'appoggio di Paesi emergenti come Brasile, India e Cina. E non è un caso l'annuncio di un incontro, in forma decisamente insolita, col ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi oggi alla Casa Bianca. «Uno degli argomenti che Geithner affronterà a Londra», dice Obama, «è come possiamo garantire che i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo, che possono essere colpiti molto duramente dalla crisi, rimangano stabili e continuino ad acquistare beni americani». Poco dopo, è Geithner a dare qualche dettaglio: lo stimolo globale deve durare quanto la crisi, con aiuti alle economie più deboli. E occorre una riforma dei diritti di voto a Fmi e Banca mondiale.

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Cittadini in tv, il nuovo canale YouTube del Movimento Difesa del Cittadino (sezione: Globalizzazione)

( da "Comunicatori Pubblici" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pubblicato il: 12-03-2009 Cittadini in tv, il nuovo canale YouTube del Movimento Difesa del Cittadino Una Web Tv sul mondo dei consumi in tutte le sue sfaccettature, dalla spesa ai temi bioetici, dalla sicurezza on line ai tempi lenti della burocrazia. L?esperimento è stato lanciato dal Movimento Difesa del Cittadino che ha appena aperto un nuovo canale su YouTube. La Web Tv raccoglie le puntate delle trasmissioni televisive con la partecipazione dei rappresentanti di Mdc e manda in onda le edizioni dei telegiornali che si occupano di consumo e delle iniziative dell'associazione. Oltre a tutto ciò, “Cittadini in TV” realizza per gli utenti servizi auto-prodotti inediti. Ogni giovedì la home page del sito Mdc.it e il canale di Youtube “Cittadini in TV” saranno aggiornati con un servizio dedicato a un argomento di stretta attualità sul mondo dei consumatori oppure a un'iniziativa dell'associazione. Già ricco l?elenco di video tratti da diversi network pubblici e privati: Cifre in chiaro - Burocrazia lumaca, per esempio, o Babyconsumers e nuove tecnologie. Tra gli autoprodotti: Donne sull'orlo di una crisi... "economica", un servizio utilissimo sui pagamenti elettronici e le frodi, e l?intervista a Liliana Rossi Carleo dell?Università Roma Tre sul nuovo Master "Globalizzazione dei mercati e tutela dei Consumatori”. Tra tutti i video spicca lo Speciale su Eluana Englaro. La comunicazione del Movimento non si è evoluta solo in direzione video. I consumatori saranno più consapevoli e informati anche grazie a “MDC News”, la nuova newsletter con le ultime notizie sul mondo dell'associazione e dei consumi, articoli di attualità e d'interesse per i cittadini. L'appuntamento con la newsletter è bisettimanale, ogni martedì e giovedì: per riceverla, ci si potrà iscrivere direttamente nell'home page del sito www.mdc.it. Movimento Difesa del Cittadino ha investito molto sulla comunicazione per rafforzare gli obiettivi di promuovere la tutela dei diritti dei consumatori, informandoli e dotandoli di strumenti giuridici di autodifesa, prestando assistenza e tutela tramite esperti. Dopo aver fondato la prima agenzia d'informazione on line dedicata ai consumi, Help Consumatori (www.helpconsumatori.it), e rinnovato la veste grafica del sito istituzionale Mdc.it ora sta progettando la spedizione di altre due newsletter tematiche: Salute&Gusto sull'alimentazione e una seconda dedicata al risparmio energetico. Giada Lonardi

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Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene). (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 33 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 74 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (5) blog (1) capitalismo (5) cina (17) crisi (5) democrazia (58) economia (27) era obama (11) europa (10) francia (21) germania (3) giornalismo (49) giustizia (2) gli usa e il mondo (57) globalizzazione (39) immigrazione (38) islam (19) israele (2) Italia (148) manipolazione (4) medio oriente (13) notizie nascoste (42) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (19) spin (3) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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X antonio mason padova. Grazie, dell'informazione, sarebbe stato veramente uno scoop... 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<Il G20decida azioniconcertatee più regole> (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Il G20 decida azioni concertate e più regole» New York. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ingrana la quarta e decide di premere per un pacchetto di stimolo globale dell'economia, con un'azzardata mossa volta a isolare i Paesi dell'Eurozona, restii ad aumentare la spesa pubblica nel timore di un ritorno dell'inflazione, la più ingiusta delle tasse. Obama lo fa con una lunga dichiarazione dallo Studio Ovale, con accanto a sé Timothy Geithner, poche ore prima della partenza alla volta di Londra del segretario al Tesoro, dove parteciperà alla riunione dei ministri dell'Economia e delle finanze del G20, i sette più ricchi più gli emergenti. Obiettivo della riunione di questo fine settimana è gettare le basi delle decisioni che verranno prese al vertice dei leader del G20 in calendario, sempre a Londra, il 2 aprile, per tentare di uscire rapidamente dalla crisi. Le ricette sono diverse, a seconda della sponda dell'Atlantico. Gli americani vogliono soprattutto lo stimolo globale (ma si dicono aperti ad alcune riforme). Gli europei premono per regole più stringenti sui mercati, in particolare sugli hedge fund (i fondi a rischio dei paradisi fiscali) e sui prodotti derivati come i Credit default swap (Cds), una sorta di assicurazione su investimenti poco garantiti. «Abbiamo due obiettivi al G20 - spiega Obama ai giornalisti - il primo è assicurarci che ci sarà un'azione concertata in tutto il mondo per rilanciare l'economia. Il secondo obiettivo è garantire che ci stiamo muovendo verso un'agenda di riforma delle regole per assicurarci che non vedremo più rischi sistemici di questo tipo, oltre a sapere come evitarli in futuro». L'inquilino della Casa Bianca, ricordando che gli Usa hanno avviato ambiziosi pacchetti di stimolo dell'economia, si dice ottimista sull'esito del vertice di aprile, confermando la propria contrarietà a misure protezionistiche, spesso attraenti in momenti di crisi. Obama fa capire che l'obiettivo degli Stati Uniti è ottenere l'appoggio di Paesi emergenti come Brasile, India e Cina. E non è certo un caso l'annuncio di un suo incontro in forma decisamente insolita, col ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi, oggi alla Casa Bianca. Emanuele Riccardi

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Torniamo ai vecchi calcoli con le dita (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Appunti Torniamo ai vecchi calcoli con le dita Salvatore Scalia Ci voleva un premio Nobel per la fisica, Sheldon Glashow, per spiegarci che le crisi economiche nascono dall'incapacità della gente di calcolare che due più due quattro. Secondo questa tesi non è un problema di globalizzazione, né di saturazione dei mercati, né di folli giochetti finanziari, né di una fermata all'illusione dello sviluppo infinito, ma si tratta di una ignoranza collettiva che ci fa dimenticare un principio basilare: se si spende più di quanto si guadagna, si entra in un girone infernale di debiti, di tassi bancari, di moltiplicazione di interessi passivi e di usurai. Insomma il benessere dei popoli è assicurato dalla saggezza che, tradotta in termini matematici, significa sapere come si fanno le addizioni e le sottrazioni. Con le moltiplicazioni e le divisioni saremmo già in una condizione più evoluta. Se così fosse basterebbe riappropriarsi delle leggi elementari dei numeri per salvare il mondo. Sicché in un'epoca di superalfabetizzazione tecnologica sarebbe opportuno tornare al vecchio calcolo con le dita. Glashow non considera però un aspetto basilare della crisi: le tecniche psicologiche di convincimento dell'era consumista. Si può capire di aritmetica ma cedere agli allettamenti e al bisogno di soddisfare un desiderio superfluo dopo l'altro.

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Sopralluogo in vista del riordino (sezione: Globalizzazione)

( da "Sicilia, La" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

calatabiano: archivio comunale Sopralluogo in vista del riordino Un territorio comunale con aree estese a rischio idrogeologico, con situazioni di rischio che coinvolgono le vie di comunicazione con il centro abitato. È quanto emerso durante la riunione operativa che si è svolta ieri mattina nell'Auditorium dell'Istituto comprensivo "G. Macherione", tra l'amministrazione comunale di Calatabiano, guidata dal sindaco arch. Antonio Petralia e i funzionari del Dipartimento regionale di Protezione civile, ing. Marcello Pezzino , responsabile Uob XXII e l'ing. Piero Marano curatore dei rapporti tra Dipartimento e Comune. Riunione tenutasi per la predisposizione e revisione del Piano comunale di Protezione civile relativo ai rischi presenti a Calatabiano, a cui hanno preso parte l'assessore alla Protezione civile Tonino Fazio, promotore dell'incontro operativo e i rappresentanti delle Funzioni pubbliche di supporto, compresi i referenti delle associazioni di volontariato. Nel dibattito sono stati analizzati i rischi presenti nel territorio facendo una sintesi degli eventi calamitosi accaduti di recente, quali lo straripamento dei torrenti, l'allagamento di alcune strade, spiegando come in questi casi si attivi la macchina di Protezione civile,nello specifico il Coc (Centro operativo comunale) con le proprie funzioni di supporto secondo il metodo "Augustus" dove ogni responsabile cura uno specifico settore. «Oggi è un occasione importante - ha dichiarato il sindaco Antonio Petralia - per iniziare ufficialmente questo rapporto di collaborazione con il Drpc del resto già iniziato da diversi mesi per la formulazione del Piano contro il rischio incendi che visto impegnato questo ente, i volontari e i tecnici della Protezione civile quest'estate». Per il dipartimento l'ing Marcello Pezzino: «Il Dipartimento Regionale accoglie con piacere le richieste di collaborazione che vengono dai Comuni per la Pianificazione di Protezione civile. Con il comune di Calatabiano continua il percorso iniziato quest'estate per prevenzione degli incendi di interfaccia per arrivare al più presto ad un più articolato piano d'emergenza comunale. Tutto ciò sarà reso possibile grazie all'impegno dei funzionari e dei tecnici del Centro Operativo Regionale di Giarre». Salvatore Zappulla

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Terra e persona, Tremonti: Crisi globale figlia globalizzazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Velino.it, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL - Terra e persona, Tremonti: Crisi globale figlia globalizzazione Roma, 12 mar (Velino) - Cita la Bibbia il ministro dell?Economia, Giulio Tremonti, per evidenziare l?importanza che la terra ha nella vita e nell?economia dell?uomo. “Nessuna parte del mondo può rinunciare all?agricoltura – ha detto Tremonti intervenendo al convegno Terra e persona voluto dal sottosegretario all?Agricoltura Antonio Bonfiglio –. La terra non è solo un contenitore di determinati prodotti da conservare, ma rappresenta anche l?ambiente e quando la crisi sarà finita il mondo avrà dimensioni più reali”. Secondo Tremonti “siamo in terra incognita. Dopo 20 anni dalla caduta del muro di Berlino ora si pagano le conseguenze di una globalizzazione che non si doveva né si poteva fermare” “e che, sicuramente, secondo il titolare dell?Economia, “è stata spinta con troppa rapidità e troppo addebito”. Il ministro lo aveva d?altronde già scritto molti anni fa e precisamente nel 1995 quando pubblicò “Il Fantasma della povertà” proprio sul fenomeno della globalizzazione in atto in quegli anni . “La crisi è globale ed è causata dalla globalizzazione. Un tempo il simbolo della moneta era l?aratro. L?errore che hanno fatto gli stati in tutti questi anni è stato quello di sostituire alla moneta degli stati una moneta bancaria che non ha alcun fondamento reale. La tecno finanza ha permesso un processo di globalizzazione ma ha anche accelerato troppo i tempi”. (esp) 12 mar 2009 12:50

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Editoriale - Diritti umani, l'ora di cambiare di F. Venturini (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

TIBET, SE L'ITALIA SI MUOVE Diritti umani l'ora di cambiare Nel giorno del cinquantesimo anniversario della rivolta di Lhasa la Camera dei Deputati ha espresso ieri un sì bipartisan alla mozione proposta dai Radicali per il rispetto dei diritti umani in Tibet. Il testo impegna il governo italiano, spesso timido in materia, a chiedere alla Cina garanzie di libero accesso nella regione e un dialogo costruttivo con il Dalai Lama «nella cornice della Costituzione cinese». Ma soprattutto, la mozione di Montecitorio riporta in primo piano, e non soltanto per l'Italia, quell'eterno dilemma tra sfera morale (la difesa dei diritti umani) e sfera politico-diplomatica (la tutela degli interessi) che negli ultimi tempi è stato messo a dura prova. Prima Hillary Clinton va in Cina e «dimentica » la repressione del dissenso interno. Poi il Tribunale penale internazionale spicca un mandato d'arresto contro il presidente sudanese al-Bashir e si attira per questo un mare di critiche. E ora torna alla ribalta la questione del Tibet, nel silenzio, quasi generale, dei governi. Casi tra loro diversi, che tuttavia ripropongono lo stesso interrogativo: come deve comportarsi la comunità di valori chiamata Occidente davanti alla violazione sistematica dei suoi princìpi? Sventolare la bandiera della propria identità è un diritto- dovere, oppure è un gesto autolesionista da anime belle? Proprio dall'identità crediamo si debba partire. Sarkozy, che è abbastanza forte, ha ricevuto nei mesi scorsi il Dalai Lama e le minacce di rappresaglia cinesi si sono spente senza conseguenze. Barroso, che è più debole pur rappresentando in teoria tutta l'Europa, si è fatto dare una strigliata pubblica da Putin per aver sollevato perplessità su una Russia che non trova gli assassini della Politkovskaya e che sottopone Khodorkovsky a un secondo processo politico. Ma anche Putin non è andato oltre. E cosa avrebbero mai fatto i cinesi se la Clinton fosse rimasta fedele alla sua parte? Un comunicato e basta. Eccolo, il vero problema: l'Occidente si autocensura sottovalutando la reciprocità degli interessi concreti. E così finisce con il non esprimere collettivamente e singolarmente quei valori identitari senza i quali rischia di cessare di esistere. Ma, dirà qualcuno, affermare la giustizia è compito del Tribunale penale internazionale. Tralasciamo il fatto che l'America non ne ha sottoscritto la creazione, e andiamo a vedere cosa è accaduto con i l mandato c o n t r o al-Bashir (il primo contro un capo di Stato in carica). Nella regione del Darfur sono state massacrate almeno trecentomila persone. I profughi sono due milioni. Chi è rimasto viene regolarmente attaccato, con una predilezione (tipica anche della guerra in Congo) per la pulizia etnica a base di stupri. La responsabilità di al-Bashir è ampiamente provata e documentata. Cosa doveva fare il Tpi, infilare la testa nella sabbia per non innescare le reazioni controproducenti che sono regolarmente arrivate dall'uomo forte di Khartum? Non ci sfugge che queste reazioni (in particolare l'espulsione di un gran numero di Ong impegnate nella distribuzione di viveri e medicine) porteranno a nuove sofferenze per la popolazione. Non ci sfugge che arrestare al-Bashir, salvo colpi di scena, si rivelerà impossibile. Ma siamo davvero davanti a una colpa del Tpi, a un gesto puramente dimostrativo carico di conseguenze negative? Il Tribunale, visto che esiste, deve fare il suo mestiere. In maniera ampiamente incompleta e imperfetta, come accade nella realtà, ma senza abdicare. Dov'è, piuttosto, la politica? Non è stato approvata, in sede Onu, una formula interventista chiamata responsability to protect? Non aveva deciso, la stessa Onu, l'invio in Darfur di una forza vicina ai 20.000 uomini? Non è forse vero che il suo dispiegamento non ha mai avuto luogo, che pochissimi Paesi offrono truppe, che mancano gli elicotteri, che insomma al-Bashir può continuare a fare i suoi comodi? Sostenere che il Tpi sia stato incauto è una foglia di fico per coprire l'assenza, anzi la fuga della politica. La quale ha ora il dovere di mantenere i suoi impegni e di reagire alla espulsione delle Ong, senza colpevolizzare un Tribunale che si è trovato a surrogare governi pavidi. Sul Tibet bene hanno fatto i nostri Radicali a promuovere la rara convergenza di ieri alla Camera. Ma alla prima occasione (e le occasioni di certo non mancheranno) servirà qualcosa di più, proprio perché la Cina, con le sue gravi carenze in tema di diritti civili, è un terreno di affermazione della nostra identità liberaldemocratica. Si pecca forse in tal modo di ingenuità, si dimentica che in tempi di crisi finanziaria i cinesi tengono per il collo gli Usa, e dunque anche noi? Siamo piuttosto convinti che i cinesi abbiano anch'essi bisogno degli altri, e che non siano disposti, loro per primi, a correre troppi rischi nei rapporti con l'Occidente. Sempre che l'Occidente diventi credibile, e smetta di aver paura di essere se stesso. Franco Venturini stampa |

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Usa/ Dietro le dimissioni di Freeman la "lobby israeliana" (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 10 mar. (Apcom) - Dietro le dimissioni di Charels W. Freeman Jr. dalla presidenza del Consiglio Nazionale di Intelligence ci sono le lobby israeliane. Lo afferma lo stesso ex ambasciatore in Arabia Saudita e Cina in un'email inviata agli organi di stampa e ripresa dal quotidiano Washington Post. Nel testo, il diplomatico statunitense afferma che "le calunnie contro di me... e la loro facile tracciabilità" dimostrano che c'è una "potente lobby" determinata a impedire che ogni punto di vista diverso dal loro sia reso pubblico, ancor meno se riguarda gli avvenimenti del Medio Oriente. "L'obiettivo" di questa lobby israeliana, attacca ancora Freeman "è il controllo politico" attraverso "l'esercizio del veto" sulle nomine di persone che possono contraddire il "loro punto di vista". Il risultato di tutto ciò, spiega l'ex ambasciatore, è "l'incapacità dell'opinione pubblica americana di discutere, o del governo di considerare", qualsiasi opzione per la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente "diversa da quella preminente in Israele".

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Usa-Cina/ Disputa navi, Obama incontra ministro Esteri (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 12 mar. (Apcom) - Il conteso Mar meridionale cinese finisce nella già piena agenda di Barack Obama: il presidente americano ha invitato oggi alla Casa Bianca il ministro cinese degli Esteri Yang Jiechi per parlare dell'incidente, che ha reso elettrici i rapporti diplomatici tra i due paesi, avvenuto domenica in quest'area dell'Oceno Pacifico. Obama e Yang, scrive la Bbc citando il portavoce dell'Amministrazione Usa, Robert Gibbs, parleranno di questo tema ma anche di economia. Quattro giorni fa, cinque navi cinesi hanno seguito da vicino una nave della Marina statunitense e hanno effettuato manovre pericolose in sua prossimità, in quello che è sembrato un tentativo di ostacolare l'equipaggio statunitense. In una nota, il Dipartimento della Difesa ha spiegato che una nave dei servizi segreti cinesi e molte altre imbarcazioni hanno circondato la 'Usns Impeccable', una nave disarmata con equipaggio civile che stava raccogliendo campioni oceanici in acque internazionali nel Mar cinese meridionale. La Casa Bianca ha chiesto alla Cina di rispettare le leggi internazionali, in particolare nella zona del Mar cinese meridionale mentre Pechino due giorni fa ha inviato "proteste ufficiali" a Washington chiedendo che terminassero le attività navali considerate illegali. Per Pechino gli Stati Uniti hanno violato le leggi internazionali operando con le loro navi nella Zona economica esclusiva (EEZ-Exclusive Economic Zone), un 'area che a dire il vero non ha un'estensione ben definitiva e riconosciuta dagli altri Stati. Le acque territoriali del Mar meridionale cinese, ricco di giacimenti di petrolio e gas oltr che essere solcato da importanti linee commerciali marittime, vengono contese da Cina, Filippine, Taiwan, Brunei, Vietnam e Malaysia. Ieri Yang ha incontrato il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, la quale ha detto che le due nazioni hanno concordato di lavorare insieme per evitare simili confronti futuri. I due si sono detti anche "d'accordo nell'opporsi al lancio di missili della Corea del Nord e nel discutere una risposta". Yang, che oggi incontrerà anche il consigliere per la sicurezza nazionale, il generale James Jones, ha spiegato che si trova a Washington per prepararsi al summit del G20 che si terrà in aprile a Londra e per "lavorare insieme per migliorare le nostre relazioni".

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Cina, crolla l'export. Il Pil crescerà "solo" del 5% (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina, crolla l'export. Il Pil crescerà "solo" del 5% Le vendite all'estero del gigante dell'Asia scendono di oltre il 25% in febbraio e ora gli economisti vedono nero Giovedì 12 Marzo 2009, Roma I venti della crisi economica mondiale si abbattono sulla Cina e fanno crollare l'export del 25,7% a 64,8 miliardi di dollari a febbraio. Un evento che ha colto di sorpresa gli economisti che si aspettavano una flessione di appena l'1%. Calano del 24,1% a 60 miliardi di dollari le importazioni, dopo che a gennaio erano precipitate del 43%. Ne risente la bilancia commerciale del gigante asiatico, che vede il proprio attivo sprofondare a 4,8 miliardi di dollari dai 39,11 miliardi di gennaio, quando il calo dell'export era stato del 17,5%. «L'export cinese soffrirà fino a quando l'economia mondiale sarà in recessione», ha spiegato l'economista Sherman Chan dell'agenzia di rating Moody's; quindi «è impossibile una ripresa delle esportazioni cinesi nel breve e medio periodo», ha aggiunto Wang Qian, economista di JPMorgan ad Hong Kong. Per far fronte alla caduta delle esportazioni, Pechino ha varato un pacchetto di stimolo di 586 miliardi di dollari che prevede tagli fiscali e investimenti nelle infrastrutture del Paese. Secondo l'ufficio di statistica di Pechino, nel solo bimestre gennaio-febbraio gli investimenti nelle infrastrutture sono balzati del 26,5% rispetto allo stesso periodo del 2008. Sempre per sostenere la crescita, il governo ha bloccato l'apprezzamento dello yuan sul dollaro americano e punta ora ad azzerare i dazi doganali sulle esportazioni nazionali, perché oltre il 30% dei prodotto cinesi sono venduti sui mercati internazionali, ha detto il ministro del Commercio cinese Chen Deming. Tutte queste misure, secondo il premier Wen Jiabao, dovrebbero permettere alla Cina di segnare una crescita dell'8% nel 2009. Gli economisti si aspettano, invece, una crescita del 5% per l'anno in corso. Il crollo delle esportazioni e delle importazioni ha avuto conseguenze sulle imprese e sull'occupazione nel Paese. Oltre 20.000 piccole e medie imprese nella provincia del Guangdong sono state costrette a chiudere, con la perdita di più di due milioni di posti di lavoro. Tuttavia, secondo un sondaggio trimestrale della Banca Centrale cinese, gli imprenditori cinesi vedono un miglioramento del clima economico in Cina nel secondo e terzo trimestre dell'anno rispetto al primo. A febbraio il mercato cinese dell'auto è cresciuto del 24% tornando ad occupare la seconda posizione nel mondo. Al primo posto si sono ricollocati gli Stati Uniti che a gennaio erano invece stati sorpassati dalle vendite del Paese della Grande Muraglia. Secondo i dati ufficiali diffusi dall'Associazione cinese dei costruttori di auto, a febbraio in Cina sono state vendute 607.300 vetture, segnando un incremento del 24,23% rispetto allo stesso mese del 2008. In Usa, invece, a febbraio le vendite di auto sono scese del 41,4%, totalizzando 688.909 unità. Le 607.300 vetture vendute a febbraio in Cina rappresentano un calo dello 0,54% rispetto a gennaio, quanto le consegne furono 610.600. La Cina poi non si ferma nelle infrastrutture e aprirà il quarto aeroporto civile in Tibet entro il 2011. Lo ha annunciato il sito dell'aviazione cinese secondo cui lo scalo sarà costruito a Ngari, nell'estremo ovest del Tibet vicino al confine con India e Pakistan. L'aeroporto sarà completamente operativo a partire dal 2011, riferiscono le stesse fonti, ma già dal prossimo giugno cominceranno i primi test. L'ultimo scalo cinese in Tibet, il terzo, era stato inaugurato tre anni fa.

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*Terra e persona, Tremonti: Crisi globale figlia globalizzazione (sezione: Globalizzazione)

( da "Velino.it, Il" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL - *Terra e persona, Tremonti: Crisi globale figlia globalizzazione --IL VELINO AGROALIMENTARE-- Roma, 12 mar (Velino) - Cita la Bibbia il ministro dell?Economia, Giulio Tremonti, per evidenziare l?importanza che la terra ha nella vita e nell?economia dell?uomo. “Nessuna parte del mondo può rinunciare all?agricoltura – ha detto Tremonti intervenendo al convegno Terra e persona promosso dal sottosegretario all?Agricoltura Antonio Bonfiglio –. La terra non è solo un contenitore di determinati prodotti da conservare, ma rappresenta anche l?ambiente e quando la crisi sarà finita il mondo avrà dimensioni più reali”. Secondo Tremonti “siamo in terra incognita". Dopo 20 anni dalla caduta del muro di Berlino ora si pagano le conseguenze di una globalizzazione "che non si doveva né si poteva fermare” e che, sicuramente, secondo il titolare dell?Economia, “è stata spinta con troppa rapidità e troppo addebito”. Il ministro lo aveva d?altronde già scritto molti anni fa e precisamente nel 1995 quando pubblicò “Il Fantasma della povertà” proprio sul fenomeno della globalizzazione in atto in quegli anni . “La crisi è globale ed è causata dalla globalizzazione. Un tempo il simbolo della moneta era l?aratro. L?errore che hanno fatto gli Stati in tutti questi anni è stato quello di sostituire alla moneta sovrana degli Stati una moneta bancaria che non ha alcun fondamento reale. La tecno-finanza ha permesso un processo di globalizzazione ma ha anche accelerato troppo i tempi”. (esp) 12 mar 2009 12:50

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RISCHIO CINA PER IL PAPA IN AFRICA - ANSALDO A TAIPEI NIENTE DITINO AL SENATO BROWN L'INQUINATORE METTI LARUSSA & C. IN 500 - TREMONTI FA LEZIONE AI DALEMIANI RUTELLI WEB (sezione: Globalizzazione)

( da "Dagospia.com" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

HomePage | Segnala articolo --> RISCHIO CINA PER IL PAPA IN AFRICA - ANSALDO A TAIPEI ? NIENTE DITINO AL SENATO ? BROWN L?INQUINATORE ? METTI LARUSSA & C. IN 500 - TREMONTI FA LEZIONE AI DALEMIANI ? RUTELLI WEB ? LA COSTITUZIONE DI MARCORé ? IL GHOSTWRITER DEL PAPA VA A MALTA? Da "Panorama" in edicola domani Papa Benedetto XVI 1 - RISCHIO CINA PER IL PAPA IN AFRICA... Il cerimoniere di Joseph Ratzinger, monsignor Guido Marini, ha voluto recarsi in Africa di persona, il mese scorso, a impartire le direttive per lo svolgimento delle cerimonie pontificie in vista del viaggio di Benedetto XVI in Camerun e Angola, dal 17 al 23 marzo. Cerimonie non troppo lunghe per non affaticare il Papa, donne il più possibile coperte, canti e danze indigene limitati ad alcuni momenti della messa, unica concessione alla liturgia africana sarà il Vangelo portato sulle spalle, danzando, prima della lettura di fronte all'assemblea. Niente a che vedere, dunque, con le interminabili e variopinte liturgie di Giovanni Paolo II in occasione dei suoi 16 viaggi in Africa. Benedetto XVI tiene molto a questa visita per ricordare alla comunità internazionale che la crisi economica sta mettendo in ginocchio non solo i paesi sviluppati ma anche l'Africa e rischia di accendere nuovi focolai di conflitto. Crisi alimentare, guerre regionali, lotta all'aids, tutela dei diritti della donna, libertà religiosa, lotta alla corruzione e riconciliazione tra i popoli saranno i temi principali dei discorsi papali. La tappa in Angola sarà molto delicata dal punto di vista diplomatico: nel denunciare il neocolonialismo in Africa, Ratzinger non dovrà urtare la suscettibilità della Cina, lanciata nello sfruttamento delle materie prime dell'Africa subsahariana, per non compromettere i timidi rapporti con Pechino avviati nei mesi scorsi dalla Santa sede. Alla Chiesa africana, passata da 2 milioni di cattolici nel 1900 ai circa 160 milioni di oggi, Benedetto XVI chiederà più rigore nel rispetto delle norme sul celibato sacerdotale e dei comportamenti morali. E darà appuntamento a Roma, dal 4 al 25 ottobre 2009, per un nuovo sinodo dei vescovi sull'Africa su «riconciliazione, giustizia e pace». Nel corso della visita in Camerun il Papa consegnerà ai vescovi africani il documento di lavoro del sinodo. (Ignazio Ingrao) Gordon Brown 2 - ANCHE IN ORIENTE IMMOBILI GIÙ... La bolla immobiliare colpisce anche la Cina. A Pechino in gennaio i prezzi delle case sono scesi per la prima volta dal 2005, ossia da quando la Repubblica Popolare misura questo indicatore. Il calo non risparmia i lussuosi appartamenti del villaggio olimpico, i cui prezzi erano raddoppiati fra gennaio e settembre 2008 ma che ora hanno perduto il 3,1 per cento del valore e vengono ceduti a 31 mila yuan al metro quadrato, pari a circa 3.550 euro. Altri appartamenti di nuova costruzione nella zona del Bird's Nest, lo stadio dell'inaugurazione, si aggirano sui 14.800 yuan al metro quadrato, contro i 25 mila chiesti prima dell'avvio dei Giochi. Un investimento decisamente in perdita. (Alessandro Bonini) 3 - ANSALDO STS FA GOL A TAIPEI... È una delle poche società quotate alla borsa italiana convinta di fare un 2009 alla grande. L'Ansaldo Sts d'altronde è un gioiellino di tecnologia tutta italiana. Basti pensare al mondo del segnalamento ferroviario per i treni ad alta velocità: in un caso su due sono apparati made in Ansaldo Sts. Ha realizzato a Copenaghen la prima metropolitana in Europa senza conducente a bordo. Nei giorni scorsi si è portata a casa una commessa per la metro di Taipei da 220 milioni di euro. La società fattura oltre 1 miliardo di euro e stima di chiudere il 2009 con un portafoglio di ordini vicino ai 3,5 miliardi. E i suoi vertici hanno accantonato riserve da 300 milioni per fare nel prossimo triennio da quattro a sei acquisizioni. (Nicola Porro) 4 - EUROPARLAMENTO DIVISO A METÀ FRA I DUE SESSI? IL 51 % DELLE ITALIANE DICE NO... Solo il 49 per cento delle italiane vorrebbe in rosa almeno la metà del prossimo Parlamento europeo. È quanto emerge da un sondaggio Eurobarometro. La media Ue è del 48. Sopra la media anche Regno Unito, Spagna, Germania. A credere di più nel potere rosa è la Svezia con il 74 per cento. Sotto la media la Francia. Oggi le donne a Strasburgo sono solo il 31 per cento del totale: 244 contro 541 uomini. (A.M.A.) Renato Schifani 5 - IL SENATORE NON LASCIA IMPRONTA... Al Senato, a differenza della Camera, niente impronte. A contrastare i «pianisti» pensa il presidente Renato Schifani. Aiutato dal fatto che i senatori sono metà dei deputati, Schifani ha quasi debellato il fenomeno. La ricetta? L'introduzione a luglio dei posti fissi e una vigilanza scrupolosa. Il presidente non ha esitato a far ripetere le votazioni in caso di contestazione. Il segretario di presidenza Piergiorgio Stiffoni (Lega) dice: «A parte quei soliti due o tre senatori che ancora provano a fare i furbi, abbiamo quasi risolto il problema. Basta che uno si assenti per mezz'ora lasciando la scheda introdotta e gli facciamo una bella lavata di capo». Insomma, niente impronte, siamo senatori. (Paola Sacchi) 6 - È BROWN IL PREMIER CHE INQUINA DI PIÙ... È il premier britannico Gordon Brown il leader europeo più «inquinante», sebbene nel 2008 abbia viaggiato meno del presidente francese Nicolas Sarkozy, il più girovago, e del cancelliere tedesco Angela Merkel. Lo ha calcolato la rivista francese Terra eco, sulla base del tipo di aerei utilizzati, delle loro dimensioni e prestazioni e delle rotte seguite. Brown ha percorso 157.962 chilometri producendo 8.400 tonnellate di anidride carbonica. Merkel si piazza al secondo posto con 7.400 tonnellate di emissioni su 174.440 chilometri percorsi. Sarkozy, che ha viaggiato per 324.595 chilometri, l'equivalente di otto giri intorno alla Terra, ha disperso nell'atmosfera 7.100 tonnellate di co2. Al quarto posto compare il premier spagnolo José Luis Zapatero, che in 175.495 chilometri ha prodotto 6.700 tonnellate di inquinanti. (Alessandro Bonini) Neri Marcore 7 - LA ZINGARATA DI LA RUSSA & C... Mercoledì 4 marzo, ore 21: il piantone del ministero della Difesa resta di stucco. Dal cortile esce il ministro, Ignazio La Russa, ma non con la consueta auto blu. È a bordo di una 500, guidata da Italo Bocchino, con il presidente dei senatori Maurizio Gasparri sul sedile posteriore. Tutti e tre diretti a un vertice precongressuale in un ristorante di Trastevere. (V.P.A.) 8 - TREMONTI FA LEZIONE AI DALEMIANI... Si chiuderà con una lezione di Giulio Tremonti la scuola di formazione politica che tra fine marzo e giugno impegnerà 50 giovani selezionati da Italianieuropei, la fondazione legata a Massimo D'Alema. (M.A.) 9 - EMILIANO CI RIPROVA CON LA MUSICA... Accantonata la riapertura del Teatro Petruzzelli, in vista delle comunali di giugno il sindaco Michele Emiliano persevera sulla musica per conquistare elettori. Dopo aver consegnato le chiavi della città alla Pfm, ha invitato gli U2 a Bari il 1º aprile, per il match Italia-Eire. (Antonio Calitri) 10 - RUTELLI SEMPRE PIÙ MEDIATICO... Francesco Rutelli ha aperto il suo nuovo sito (indirizzo: www.francescorutelli.it) che si affianca a Facebook e al blog www.insiemearoma.it. (V.P.A.) 11 - LADY AZNAR ALLA GUERRA DEI RIFIUTI... La coppia Aznar torna a far parlare di sé. L'assessore all'Ambiente di Madrid, la vulcanica Ana Botella, 54 anni, moglie dell'ex premier popolare (centrodestra) José María Aznar, ha istituito la brigata della spazzatura, composta da 300 agenti che metteranno le mani nei sacchetti di rifiuti per verificare se i madrileni riciclano correttamente. Se no, fioccheranno le multe, fino a 750 euro. La sinistra accusa il centrodestra che governa la capitale di violare la privacy per far cassa. Intanto il marito, 56 anni, ritiratosi dalla politica nel 2004, risponde in modo sibillino a chi gli domanda di un suo possibile ritorno alla guida del disastrato Pp: «Me lo chiedono in molti, ma per ora, no». (G.A. Orighi) ingnazio la russa 12 LA COSTITUZIONE SECONDO NERI MARCORÈ... L' attore Neri Marcoré diventa il testimonial della Costituzione. È lui la «guida» che in un video di 45 minuti realizzato dalla Fondazione della Camera dei deputati (ora presieduta da Fausto Bertinotti) illustra gli eventi che tra la Liberazione e la fine del 1947 portarono alla stesura della nostra Carta fondamentale. Gran parte della documentazione utilizzata è tratta dalla mostra La rinascita del Parlamento che fu allestita alla Camera lo scorso anno in occasione del 60º anniversario della Costituzione, entrata in vigore il 1º gennaio 1948. Il video, stampato in 5 mila copie per essere distribuito nelle scuole, sarà presentato il 16 aprile alle ore 11 alla Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio. Presenti Bertinotti, il presidente della Camera Gianfranco Fini, e Marcorè, che al termine risponderanno alle domande degli studenti. 13 - CATRICALÀ CONTRO I SETTE SINDACI... Curioso cartellino giallo dell'Antitrust per sette comuni, tra i quali Torino e Firenze. Sott'accusa è finita la pratica di far entrare nei centri delle città chiusi al traffico ordinario soltanto i veicoli delle Poste italiane e non quelli delle società private concorrenti del gruppo statale. Per questo l'Autorità garante del mercato presieduta da Antonio Catricalà ha intimato, oltre che ai municipi guidati da Sergio Chiamparino (Torino) e da Leonardo Domenici (Firenze), anche ai primi cittadini di Vicenza, Reggio Emilia, Teramo, Modena e Parma di superare gli attuali regolamenti, discriminatori per l'accesso alle Ztl (zone a traffico limitato) dei concorrenti delle Poste. (Michele Arnese) 14 - EUROPOL, LA UE SI È IMPANTANATA... Fumata nera per il vertice di Europol. I ministri dell'Interno dei 27 paesi Ue non si accordano sul nome del nuovo responsabile dell'ufficio europeo di polizia, istituito all'Aja nel 1992 per occuparsi di intelligence in ambito criminale. È richiesta l'unanimità e per l'investitura dell'attuale direttore, il tedesco Max Ratzel (che lascerà a metà aprile), c'era voluto un anno di negoziati. Due i candidati: il britannico Rob Wainwright, direttore della divisione internazionale della Serious organized crime agency, e Ferenc Banfi, ungherese capo della missione Ue alla frontiera tra la Moldova e l'Ucraina. (Anna Maria Angelone) 15 - IL GHOSTWRITER FA CARRIERA... Promozione in vista per il ghostwriter del Papa. L'arcivescovo Paolo Sardi, 75 anni il prossimo 1° settembre, potrebbe essere il futuro patrono del Sovrano militare Ordine di Malta, al posto del defunto cardinale Pio Laghi. Entrato 12 anni fa in segreteria di Stato, fin dal pontificato di Giovanni Paolo II Sardi è il responsabile della preparazione dei discorsi papali, in particolare quelli in lingua italiana. Un lungo servizio in curia che il Papa vorrebbe premiare con una nomina ai Cavalieri di Malta, la quale potrebbe preludere anche alla porpora cardinalizia. (Ignazio Ingrao) 16 - LIBERISTI IN TRINCEA (ONLINE)... I liberisti (sempre più minoranza dinanzi al mare montante di interventismo pubblico promosso dai governi di tutto il mondo) si sono dati una nuova tribuna. È appena partito un nuovo sito di commenti e analisi sull'economia e la finanza promosso dal Centro Einaudi e dall'istituto di ricerche Occamrazor. Si chiama Economia@Centroeinaudi ed è diretto da Giorgio Arfaras (già in Pirelli, poi in Prime, quindi al Credit Suisse, passando anche per la Prometeia). I primi studi mettono in guardia dagli effetti deleteri nel lungo termine di programmi «progressisti» come quelli del nuovo presidente Usa, Barack Obama. (Michele Arnese) 17 - TWITTER SFIDA FACEBOOK... È Twitter (dal cinguettio degli uccelli) il social network che negli Stati Uniti sta rubando spazio a Facebook. Con non più di 140 caratteri, e previa registrazione su http://twitter.com/, il network permette di comunicare (gratuitamente e a tutti, non solo ai propri «amici», come su Facebook) cosa si sta cucinando per cena o di commentare il look di Michelle Obama. Nato nel 2006, Twitter ha già circa 6 milioni di utenti (contro i 180 del concorrente), ma gli iscritti crescono a velocità record: più 600 per cento tra settembre 2007 e settembre 2008. Grazie ai «Twitter user» sono state per esempio messe in rete la prima foto dell'aereo della Us Airways ammarato nell'Hudson e la prima notizia dell'attentato a Mumbai, bruciando sul tempo tv come la Cnn. Sono molti anche quelli che usano Twitter per farsi pubblicità o per cercare lavoro, aggirando le agenzie specializzate. (Federica Valabrega) 18 - PER I FOCOLARINI ONOREVOLI SULL'ATTENTI.... Focolarini a Camere riunite il 17 marzo. Su iniziativa dei presidenti di Camera e Senato, nella Sala della Lupa di Montecitorio verrà ricordata la fondatrice del Movimento dei focolari, Chiara Lubich, a un anno dalla morte. L'insolito evento è frutto del capillare lavoro svolto nel Palazzo dal Movimento politico per l'unità, emanazione della galassia dei focolarini. Presieduto da Marco Fatuzzo, il movimento riunisce ogni mese parlamentari di entrambi gli schieramenti per incontri di riflessione. Tra i più assidui, Emanuela Baio Dossi (Pd), Teresio Delfino (Udc), Giacomo Santini (Pdl), Andrea Sarubbi (Pd), Letizia De Torre (Pd), Luigi Bobba (Pd), Savino Pezzotta (Udc) e Leoluca Orlando (Idv); tra gli ex, Francesco D'Onofrio e Maria Burani Procaccini. (I.I.) [12-03-2009]

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Scajola al Giubileo Paolino degli Universitari (sezione: Globalizzazione)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Scajola al Giubileo Paolino degli Universitari (Teleborsa) - Roma, 12 mar - Il Ministro Scajola ha partecipato, presso il Ministero degli Esteri, al Giubileo Paolino degli Universitari, il Forum Internazionale della cooperazione e delle Università, che ha organizzato, per l'apertura, un seminario dal titolo "La cooperazione universitaria per lo sviluppo economico sostenibile". "Nel contesto globalizzato in cui viviamo, se vogliamo realmente promuovere uno sviluppo economico di qualità, non possiamo che puntare agli investimenti strategici nella ricerca scientifica, all'innovazione tecnologica, alla sostenibilità ambientale e sociale, alla formazione di elevate professionalità". - Ha affermato il Ministro Scajola nel corso del suo intervento. Ed ha aggiunto - "Occorre quindi potenziare il nostro sistema educativo, creando i presupposti perché le nuove generazioni siano sempre più preparate ad affrontare le sfide del nuovo Millennio, sensibili alla dimensione globale dei fenomeni, attente all'esigenza di rispettare i valori dell'uomo e dell'ambiente". 12/03/2009 - 17:02

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Il piccolo Paese che ne batte uno grande (sezione: Globalizzazione)

( da "AprileOnline.info" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il piccolo Paese che ne batte uno grande Giustiniano Rossi, 12 marzo 2009, 17:16 L'Almanacco 13 marzo 1954: un villaggio del Vietnam nord-occidentale sarebbe diventato il simbolo della lotta per l'indipendenza e l'unità nazionale e di tutte le lotte di liberazione dei popoli del mondo all'indomani della II guerra mondiale Il fondatore del Viet Minh e liberatore di Hanoi dall'occupazione giapponese nel 1945, generale Vo Nguyen Giap, lanciava 55 anni fa, il 13 marzo 1954, le sue truppe contro la grande base militare tenuta da paracadutisti francesi e da truppe della Legione Straniera di Dien Bien Phu, un villaggio del Vietnam nord-occidentale che sarebbe diventato il simbolo della lotta per l'indipendenza e l'unità nazionale e di tutte le lotte di liberazione dei popoli del mondo all'indomani della II guerra mondiale. La bandiera rossa del Viet Minh veniva issata sulle macerie della base il 7 maggio 1954, dopo 55 giorni di combattimenti costati la vita a decine di migliaia di uomini e 11.000 francesi superstiti venivano fatti prigioneri: la Francia era costretta a sgomberare in breve tempo l'intero territorio vietnamita rendendo evidente per i popoli oppressi di tutto il mondo che la vittoria di un piccolo paese di poveri contadini, che si batteva per una causa giusta contando sulle proprie forze, su una grande potenza europea era possibile. Il popolo vietnamita aveva un'esperienza di lotta per l'indipendenza lunga oltre un millennio: fin dal X secolo era riuscito a liberarsi dal dominio del potente vicino cinese e a bloccare in seguito l'invasione mongola che aveva sottomesso la Cina. A metà del XIX secolo il Vietnam era stato investito, insieme al Laos ed alla Cambogia, dall'espansione coloniale della Francia, sloggiata durante la II guerra mondiale dai giapponesi, cacciati a loro volta dai vietnamiti nel 1945, quando Ho Chi Minh, primo presidente della Repubblica Vietnamita, dichiarava nullo il trattato di protettorato siglato nel 1883 con la Francia e proclamava l'indipendenza. Nel 1949 la Francia, nel tentativo di recuperare la sua ex colonia, aveva messo il vecchio imperatore Bao Dai alla testa di un nuovo "stato" nel Sud Vietnam con capitale Saigon e nel 1953 aveva lanciato l'operazione Castor: 10.000 paracadutisti avevano costruito nelle valle di Dien Bien Phu una base aerea dotata di due piste di decollo e fortificato le otto colline circostanti, senza accorgersi di essere circondati da postazioni di artiglieria vietnamite e da una micidiale contraerea, che impediva ai rifornimenti, che finivano nelle mani degli avversari, di raggiungere la base. Partiti i francesi, le due zone, separate dal fiume Ban Hai, nelle quali gli accordi di Ginevra del 1954 dividevano il Paese, avrebbero dovuto essere unificate con le elezioni del 1956, ma gli USA finanziavano un colpo di stato nel Sud, mettendo Ngo Dinh Diem alla testa di uno stato fantoccio. Nel 1960 il Viet Cong unificava un vasto Fronte di Liberazione Nazionale per cacciare Ngo Dinh Diem e portare a termine il processo di indipendenza e unità nazionale. Nel 1963 Diem veniva assassinato e nel 1965 forze americane provenienti dalla Corea del Sud, dalla Thailandia, dall'Australia e dalla Nuova Zelanda intervenivano in Vietnam per impedirne l'unificazione, sperando di ripetere l'operazione attuata in Corea quando, per completare il controllo economico e militare del continente asiatico, gli USA, in nome della lotta al comunismo, avevano spaccato il paese lungo la linea armistiziale di Panmunjon che ancora oggi lo divide, dopo tre anni di guerra (1950-1953) e due milioni e mezzo di morti. La guerra per tentare di impedire l'unificazione del Vietnam indipendente, mai dichiarata dagli USA, durerà dieci anni, costerà milioni di vite umane, sarà l'occasione per collaudare, dopo le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone, nel 1945, le bombe al napalm, l'agente Orange e altre micidiali sostanze che provocano ancora oggi, a distanza di oltre trent'anni, migliaia di decessi dovuti al cancro e la nascita di bambini con orribili malformazioni, mentre decine di migliaia di chilometri quadrati del territorio vietnamita restano irrimediabilmente inquinati e improduttivi. Il popolo vietnamita è uscito esangue dalla lotta contro i francesi, i giapponesi e gli americani, una lotta seguita a lunghi secoli di sfruttamento coloniale che ha arricchito una piccola parte del mondo a scapito di tutto il resto, ha concentrato nel 20% della popolazione mondiale l'80% delle sue ricchezze condannando alla miseria oltre la metà dell'umanità, tuttavia è riuscito a risollevarsi e a cicatrizzare le ferite subite, sia pure a prezzo di pesanti compromessi economici con gli ex nemici. La dura lezione subita a opera del piccolo popolo vietnamita, armato soprattutto della coscienza di battersi per una causa giusta, non ha giovato ai governi americani che si sono succeduti dal 1975 in poi. Gli USA hanno portato la guerra in tutti - o quasi - i continenti, ieri in Vietnam, oggi in Iraq, prima per combattere il comunismo, in seguito per sconfiggere il terrorismo, sempre per esportare la democrazia, ovvero salvaguardare i loro interessi geostrategici, l'approvvigionamento delle materie prime per alimentare la propria industria, gli scambi commerciali ineguali alla base della loro prosperità.

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TIBET: CINA CHIEDE AGLI USA DI SMETTERE DI INTERFERIRE (sezione: Globalizzazione)

( da "Adnkronos" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

TIBET: CINA CHIEDE AGLI USA DI SMETTERE DI INTERFERIRE commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento: 12 marzo, ore 21:25

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Cina-Usa/ Obama e Jang Jiechi: "Cooperare contro crisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Virgilio Notizie" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma, 12 mar. (Apcom) - E' necessario "rafforzare la cooperazione fra Usa e Cina" per costruire una relazione "positiva e costruttiva". Non va oltre il linguaggio formale la Casa Bianca nel riferire dell'incontro fra il presidente americano Barack Obana e il ministro degli Esteri cinese Jang Jiechi, in un momento in cui i rapporti fra Pechino e Washington attraversano una fase di tensione. Il primo incontro di Obama con il presidente cinese Hu Jintao è previsto a Londra, ai primi di aprile, in occasione dei lavori del G20. Tuttavia, la tempesta finanziaria soffia su tutti e impone decisioni rapide, per cui dall'incontro di oggi è emerso - fa sapere la casa Bianca - un accordo anche per lavorare "insieme e con urgenza" contro la crisi economica. Durante l'incontro con Jiechi, Obama ha parlato anche dell'importanza che i due paesi rafforzino il dialogo militare. Questo, sempre stando a quanto reso noto dalla Casa Bianca, al fine di evitare incidenti simili a quello che si è verificato giorni fa nel Mar cinese meridionale, quando cinque navi cinesi hanno seguito e ostacolato la nave americana "Usns Impeccable". Nel suo primo incontro con un esponente cinese, Obama ha ribadito che per gli Stati Uniti la difesa dei diritti dell'uomo costituisce un "aspetto essenziale" della politica estera, e che spera pertanto che ci saranno "progressi" nella questione del Tibet. Soltanto ieri il Congresso americano aveva votato una mozione chiedendo a Pechino di "porre fine alla repressione del popolo tibetano". Mozione che Pechino aveva "condannato con fermezza", accusando il Congresso di sostenere le "politiche secessioniste" del Dalai Lama.

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12/03/2009 21:25 TIBET: CINA CHIEDE AGLI USA DI SMETTERE DI INTERFERIRE (sezione: Globalizzazione)

( da "ITnews.it" del 12-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Washington, 12 mar. - (Adnkronos/Xinhua) - Il ministro degli esteri cinese, Yang Jeichi, in visita a Washington, sollecita gli Stati Uniti a cessare ogni interferenza sulla questione del Tibet. ''Il Tibet e' parte inalienabile della Cina e le questioni tibetane sono esclusivamente questioni interne cinesi'', ha dichiarato Yang, in un discorso pronunciato al Center for Strategic and International Studies.

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