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Report "Globalizzazione"  1-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

la classe media va in paradiso - enrico franceschini ( da "Repubblica, La" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un boom che per esempio in Cina l´ha portata a passare dal sedici al sessantadue per cento della popolazione tra il 1990 e il 2007; e in India sarà cresciuta nello stesso periodo dal cinque al venti per cento, con previsione del quaranta per cento entro il 2025. Utilizzando questa chiave di misura, l´economista indiano stima che la classe media sia aumentata negli ultimi quindici-

nuova dogana europea , al propeller ( da "Tirreno, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La dimensione del ruolo economico rivestito dalla dogana in un contesto di globalizzazione - ha spiegato Dioguardi - è stata recepita in svariate norme, tra cui recentemente il regolamento CE n. 450/2008 attinente la semplificazione dei regimi doganali ed il crescente utilizzo delle procedure elettroniche, che diventerà obbligatorio nel 2013.

monaco tibetano si dà fuoco contro la cina ( da "Tirreno, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un gesto confermato anche dall'agenzia di stampa ufficiale di Pechino Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), un gruppo filotibetano basato negli Usa, agenti di polizia avrebbero ripetutamente sparato contro il giovane monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano.

La politica fra eccessie deficit di democrazia ( da "Secolo XIX, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa, Francia, Cina, Urss, Inghilterra, avevano tutte iniziato con i programmi militari e poi riversato un po' di background nel civile. Ancora oggi la Francia non è leader mondiale nella produzione di energia atomica per un'accorta e redditizia politica, ma come inevitabile conseguenza della sua politica,

LA CRISI finanziaria innescata dagli Stati Uniti nel 2007 è diventata una profonda depressi... ( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia di mercato e si sono riflessi in fallimenti dei meccanismi di corporate governance, non solo delle banche. Come Giulio Tremonti aveva intuito, si trattava e si tratta di una crisi derivante da una globalizzazione troppo rapida, non accompagnata da principi etici e sociali, dall'attenzione alla sostenibilità della crescita e dei valori.

Dalla Cina al latte Gli affari di <K Street> ( da "Corriere della Sera" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: investono miliardi di dollari Dalla Cina al latte Gli affari di «K Street» Trentamila agenzie fanno pressione sui politici WASHINGTON — Nella politica Usa, per «Quarto potere», dopo quelli legislativo, esecutivo e giudiziario, s'intende la stampa, i media. Ma è un mito scaturito nell'anteguerra, quando Orson Wells dedicò a Randolph Hearst,

<I cinesi? Hanno portato lavoro> ( da "Corriere della Sera" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Chi diceva che la globalizzazione sarebbe stata un'opportunità per il distretto di Prato, diceva una furfanteria. E sono stati fatti tanti errori». Tipo? «Pensare che fosse un momento di crisi e non capire che siamo di fronte a un inevitabile declino». E adesso?

Il pianeta India fra conflitti e rilancio economico ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il Paese avrebbe i numeri per diventare entro il 2050 la terza economia mondiale dopo Usa e Cina. L'AUTORE, già ambasciatore a New Delhi e attuale ambasciatore a Parigi, compie un viaggio per capire l'India del XXI secolo: dalla sua affermazione come stato-nazione e dal retaggio coloniale all'analisi del sistema delle caste e al conflitto città-campagna;

Tibet, risale la tensione anti cinese ( da "Giornale di Brescia" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: agenzia di stampa ufficiale di Pechino Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), gruppo filotibetano negli Usa, agenti di polizia avrebbero ripetutamente sparato contro il giovane monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Confermando la notizia, Nuova Cina ha scritto che il giovane è ricoverato in ospedale con ustioni «

Abra Beta globalizza i micro-disk ( da "Giornale di Brescia" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia Abra Beta globalizza i micro-disk L'azienda di Pian Camuno è leader mondiale nelle mole abrasive: ne produce 100mila al giorno Avviata con successo una partnership con Microsoft per la prima sperimentazione in Italia di un innovativo Erp PIAN CAMUNOPrimi in Europa in un una nicchia della nicchia, quella dei «micro-disk».

DIRITTI UMANI ( da "Gazzettino, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un gesto confermato anche dall'agenzia di stampa ufficiale di Pechino Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), un gruppo filotibetano basato negli Usa, agenti di polizia avrebbero ripetutamente sparato contro il giovane monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano.

A Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, uno nato a Gorizia, Alberto Semi aveva chiesto ... ( da "Gazzettino, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «La globalizzazione - spiega - è un importante mutante "biologico", una inevitabile tappa dell'evoluzione: nelle scienze ha ampliato in misura eccezionale l'efficacia della ricerca, non ha eliminato le diversità e ha creato un quadro dove gli elementi positivi superano i negativi».

Il pericolo oscuro, nero e professionale ( da "Blogosfere" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: In realtà i poteri forti USA vogliono continuare a mantenere la loro leadership nel mondo e per farlo sono disposti a vendere l'anima alla Cina e a prendere in giro i cittadini statunitensi, infatti proporre la sanità pubblica avendo le casse vuote è come proporre alla General Motors di costruire auto ad idrogeno.

Ma Obama combatte davvero le lobbies?. ( da "Giornale.it, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli,

Aiuti all'Est, l'Ue non trova l'intesa <Ma non abbandoneremo nessuno> ( da "Corriere.it" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Fondo sociale europea e il fondo per la globalizzazione. Spetterà poi al vertice straordinario Ue sull'occupazione convocato per il 4 maggio a Praga esprimersi su altre iniziative destinate a mitigare l'impatto della crisi sull'occupazione. In apertura del vertice, il presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso aveva fatto un richiamo all'unità: «Dobbiamo procedere insieme,

BENIAMINO NATALE PECHINO. TENSIONE ALTA IN TIBET DOPO IL TENTATIVO DI SUICIDIO CON IL FUOCO DI UN... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), un gruppo filotibetano basato negli Usa, agenti di polizia avrebbero sparato contro il monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Confermando la notizia, l'agenzia governativa Nuova Cina ha scritto che il giovane è ricoverato con ustioni «

Sarkozy: "Intesa sugli asset tossici" Berlusconi: assegno di disoccupazione non sostenibile, costa 1,5 punti di Pil ( da "Giornale.it, Il" del 01-03-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il Fondo sociale europea e il fondo per la globalizzazione. Spetterà poi al vertice straordinario Ue sull'occupazione convocato per il 4 maggio a Praga esprimersi su altre iniziative destinate a mitigare l'impatto della crisi sull'occupazione. Evitare divisioni Serrare i ranghi ed evitare che di fronte a una crisi di proporzioni sempre più drammatiche l'Unione europea si divida:


Articoli

la classe media va in paradiso - enrico franceschini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 36 - Cultura La classe media va in paradiso Terzo Stato l´attualità Per la prima volta nella storia metà della popolazione mondiale è entrata a far parte della middle class Cindia, Brasile e altre locomotive economiche del Terzo Mondo aumentano il proprio benessere. Europa e Usa, complice la crisi, lo assottigliano. Risultato: ricchi sempre più ricchi e tutti gli altri sempre più uguali ENRICO FRANCESCHINI LONDRA è impossibile stabilire con precisione quando è accaduto, ma in un qualche momento degli ultimi dodici mesi, per la prima volta nella storia, più di metà della popolazione mondiale è entrata a far parte della classe media. Tra il 1990 e oggi, in meno di due decenni, due miliardi di nuovi "borghesi" si sono aggiunti al totale di coloro che appartengono alla middle class, che sono così diventati la maggioranza tra gli abitanti del pianeta. Ad annunciare il raggiungimento di questo traguardo, una pietra miliare nel progresso dell´umanità, è l´Economist, il settimanale globale con sede a Londra ma lettori in ogni continente. Naturalmente bisogna intendersi su cosa significa esattamente "classe media". In uno studio pubblicato nel 2002 da due illustri sociologi, Branko Milanovic e Shlomo Yitzaki, per classe media si intende chi percepisce un salario a metà strada tra quello medio dell´Italia, considerato come il livello maggiore, e quello medio del Brasile, considerato il livello minore. Su tale base, la classe media consisterebbe attualmente di poco più del sei per cento della popolazione terrestre; e pur continuando a espandersi di anno in anno, rappresenterebbe soltanto il quindici per cento della popolazione mondiale nel 2030. Ma un economista indiano, Surjit Bhalla, autore di un imminente libro sul tema (The Middle Class Kingdom of China and India), obietta che un calcolo di questo genere non riflette l´esistenza di un´ampia categoria di persone con un reddito da classe media nei paesi in via di sviluppo, pur guadagnando molto meno di chi viene considerato middle class nei paesi industrializzati. Il professor Bhalla preferisce usare una definizione differente: è classe media, afferma, chiunque guadagna trai dieci e i cento dollari al giorno, ovvero da trecento a tremila dollari al mese, fascia che al livello superiore consente consumi da classe media occidentale, mentre a quello inferiore li consente soltanto in paesi emergenti. è proprio in questi, tuttavia, che con l´avvento della globalizzazione si è registrata la più spettacolare avanzata della classe media, un boom che per esempio in Cina l´ha portata a passare dal sedici al sessantadue per cento della popolazione tra il 1990 e il 2007; e in India sarà cresciuta nello stesso periodo dal cinque al venti per cento, con previsione del quaranta per cento entro il 2025. Utilizzando questa chiave di misura, l´economista indiano stima che la classe media sia aumentata negli ultimi quindici-venti anni da un terzo a oltre metà (cinquantasette per cento) della popolazione del mondo. Quale che sia il tipo di calcolo, non c´è dubbio che la classe media sia stata e continui ad essere in crescita costante da almeno due secoli. Secondo i dati riportati da Surjit Bhalla, questa classe, la classe dei grandi e piccoli borghesi, annoverava appena il due per cento della popolazione mondiale nel 1820, era già salita al dodici per cento nel 1913 alla vigilia della Prima guerra mondiale, al ventidue per cento nel 1938, vigilia della Seconda guerra mondiale, balzando quasi al trenta per cento negli anni Sessanta, al quaranta per cento nel 2000, per superare quota cinquanta per cento negli ultimi anno o due. Un prodigioso cammino verso benessere e progresso, che ha conosciuto tre ondate: la prima durante la rivoluzione industriale, verso la fine dell´Ottocento e l´inizio del Novecento; la seconda tra la fine degli anni Cinquanta e i successivi vent´anni, quando è nata la cosiddetta generazione dei baby boomers, i figli del boom economico; e la terza sta avvenendo ora, per lo più in grandi nazioni del Terzo Mondo, come Cina, India, Brasile. Paesi in cui, in realtà, esistono oggi due distinte classi medie: una consiste di coloro che sono middle class sotto qualunque standard, dunque guadagnano abbastanza da poter appartenere alla classe media globale, avendo molto in comune con i borghesi di Europa e America, una categoria in rapida crescita ma che conta per adesso solamente il dieci per cento della popolazione nei paesi emergenti. L´altra, assai più numerosa, è composta da coloro che si possono considerare classe media nei paesi in via di sviluppo ma non lo sarebbero nei paesi ricchi occidentali. Del primo gruppo fanno probabilmente parte i tre milioni di cinesi che si sono dati con passione allo sci, uno sport che nemmeno esisteva in Cina fino a quindici anni or sono. Del secondo gruppo fanno probabilmente parte gli abitanti di Paraisopolis, una delle favelas di San Paolo del Brasile notoriamente infestata dal crimine, dove hanno recentemente cominciato ad aprire i negozi di una catena di elettrodomestici venduti a rate: televisori e frigoriferi vanno a ruba, in uno slum dove a prima vista non ci sono nemmeno elettricità e acqua corrente. Un altro sistema di definizione e misura, osserva l´Economist citando una ricerca di Diana Farrell, membro del National Economic Council americano, è che uno comincia a far parte della classe media quando gli rimane «un terzo» del proprio stipendio da spendere per beni secondari o voluttuari, ossia dopo avere già provveduto a coprire tutte le spese di alloggio e di vitto necessarie al sostentamento. è un sistema di misurazione messo a dura prova dalla recessione globale, in una fase in cui sempre più gente fatica ad arrivare alla fine del mese ed è costretta a ridurre drasticamente le spese "superflue". In effetti si può dire che già da alcuni anni, anche prima che scoppiasse la crisi economica, si è verificato un doppio movimento: da un lato, la classe media dei paesi emergenti che si espande; dall´altro, quella dei paesi sviluppati, come l´Italia, che perde potere d´acquisto, scivola verso la "lower middle class", o talvolta anche più sotto. Ma gli uni e gli altri, mentre ovunque si allarga il gap tra ricchi e poveri, si ritrovano comunque nel mezzo, sempre più numerosi, finalmente maggioranza. Diventeremo tutti, un giorno, classe media? Nel futuro immediato, conclude l´Economist, dipende da quanto durerà la recessione: se solo un paio d´anni, e in tal caso la risposta è che l´avanzata mondiale della middle class, dopo una breve pausa, proseguirà e potrebbe anzi accelerare; o se durerà più a lungo, e allora la risposta è più incerta.

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nuova dogana europea , al propeller (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 9 - Livorno «Nuova dogana europea», al Propeller Illustrata l'introduzione delle nuove normative dell'Unione LIVORNO. "Nuova dogana europea: trasformazione dei ruoli e delle aspettative". Questo il tema di un incontro al Propeller club. Ospite del presidente Francesco Ruffini e dei soci, Pasquale Dioguardi, responsabile team audit per lo status europeo AEO. L'argomento è stato introdotto dal direttore dell'Ufficio della Dogana Luigi Benedetto Martina. La dimensione del ruolo economico rivestito dalla dogana in un contesto di globalizzazione - ha spiegato Dioguardi - è stata recepita in svariate norme, tra cui recentemente il regolamento CE n. 450/2008 attinente la semplificazione dei regimi doganali ed il crescente utilizzo delle procedure elettroniche, che diventerà obbligatorio nel 2013. Dal 1^ gennaio 2008 è possibile, per un operatore economico ed i partners commerciali che hanno un ruolo nella catena logistica, ottenere il riconoscimento dello status europeo di Operatore Economico Autorizzato (AEO) attraverso una specifica azione di audit esercitata da un team di esperti che terrà conto delle eventuali autorizzazioni già rilasciate. Snellimenti procedurali (sportello unico), velocizzazione dei traffici e sicurezza sono le priorità: a questo proposito la dogana ha un progetto pilota di tracciabilità dei sigilli doganali a radiofrequenza (AFID) e di procedura di preclearing (sdoganamento anticipato quando la nave è ancora in rada). Cristina Battaglini

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monaco tibetano si dà fuoco contro la cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cresce la tensione Monaco tibetano si dà fuoco contro la Cina PECHINO. Tensione alta in Tibet dopo il tentativo di suicidio con il fuoco di un giovane monaco tibetano ad Aba (Ngaba in tibetano) in una zona a popolazione tibetana della provincia cinese del Sichuan, un gesto confermato anche dall'agenzia di stampa ufficiale di Pechino Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), un gruppo filotibetano basato negli Usa, agenti di polizia avrebbero ripetutamente sparato contro il giovane monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Confermando la notizia, l'agenzia governativa Nuova Cina ha scritto che il giovane monaco tibetano è ricoverato in ospedale con ustioni «al collo e alla testa», ma non fa menzione di ferite da arma da fuoco.

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La politica fra eccessie deficit di democrazia (sezione: Globalizzazione)

( da "Secolo XIX, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

La politica fra eccessie deficit di democrazia dalla prima pagina Ma c'è un qualche principio della democrazia sostanziale che in questo Paese oggi sia tutelato e promosso? No. Infatti non è questo l'unico caso di disprezzo della volontà popolare: molte importanti riforme politiche sono state attuate in direzione esattamente opposta alle decisioni espresse dai cittadini nei diversi referendum in cui hanno potuto dire la loro: finanziamento pubblico dei partiti, sistemi elettorali, ecc... ecc... È molto difficile stabilire quando in questo Paese il popolo sia sovrano e quando no. Probabilmente, oggi come oggi, al popolo non interessa neppure più tanto essere sovrano, sulla scia di una lunga tradizione di rinuncia alla sovranità in cambio di altro e più gradito. Chi mi dice che non è necessario che io venga interpellato, sostiene che ho certamente cambiato opinione - chissà da dove gli viene questa supponenza - e che comunque quando decisi lo feci per motivazioni emozionali e senza razionalità. E questo in parte è vero. Oggi so che ho detto no al nucleare non avendo adeguate informazioni al riguardo, ma vivendo una fortissima pressione esercitata dal recente disastro di Chernobyl, e dall'idea stessa di "nucleare". Come dimenticare, in anni in cui giravano alcune decine di migliaia di bombe atomiche, che l'energia atomica non fu realizzata per fornire all'umanità energia illimitata, ma per distruggere il nemico a costo di distruggere il mondo intero? Energia atomica era innanzitutto "l'atomica", l'orrore più grande inventato dall'umanità. Del resto le potenze atomiche, Usa, Francia, Cina, Urss, Inghilterra, avevano tutte iniziato con i programmi militari e poi riversato un po' di background nel civile. Ancora oggi la Francia non è leader mondiale nella produzione di energia atomica per un'accorta e redditizia politica, ma come inevitabile conseguenza della sua politica, assai poco economica in verità, di grandeur, e la sua energia costa poco ai francesi solo per il fortissimo intervento di sostegno statale. Questo non sta scritto su un memoriale segreto, ma su un qualunque giornale francese. Già, l'informazione. Vent'anni fa non ce n'era abbastanza a diretta disposizione dei cittadini perché potessero decidere con cognizione di causa. Gli stessi fautori del nucleare sostenevano pubblicamente posizioni fortemente ideologiche, come se non avessero voglia di farsi capire, dicevano un sacco di palesi bugie, come se fossero essi stessi travolti dai rischi insiti nella tecnica nucleare. Chernobyl fu il più tragico, ma non l'unico incidente di quell'epoca; nel mondo se ne contarono almeno 6 di intensità 5 e 6 della scala Ines (limite 7) e c'erano buone ragioni per sospettare che molti atri fossero stati coperti da segreto militare. Da allora sono cambiate molte cose. La tecnica si è evoluta, è molto più difficile nascondere le cose, abbiamo molta più fame di energia no-carbonio. Ma siamo più informati? Ci sono state messe a disposizione congrue informazioni per decidere oggi con maggiore cognizione di causa? No, non credo. Da un lato si continuano a sollecitare le pulsioni emotive e a proporre piani di produzione alternativi inverosimili. Se fossimo un Paese virtuoso come la Germania, la Svezia e, pare, prossimamente gli Usa, potremmo ragionevolmente pensare di produrre entro 20 anni il 25% del nostro fabbisogno da fonti rinnovabili; non di più, e sarebbe un bellissimo risultato. Dall'altro lato si continuano a farfugliare slogan e a dire bugie. Non è vero, ad esempio, che l'energia atomica sia economica, è invece cara; è un investimento strategico che si ammortizza in decenni, se tutto va bene. I francesi pagano meno di noi la loro bolletta perché lo Stato ci mette una parte di soldi e vigila occhiuto che le agenzie private non guadagnino troppo. Non è vero che non ci siano più rischi; ce ne sono sempre meno e ce ne saranno meno ancora, a fronte di una conduzione esemplare degli impianti e al proseguo della ricerca. Da dove ricavo queste informazioni? Dalla stampa specializzata ad alta attendibilità, che è stampa perlopiù straniera. Come può un lettore giudicare se dico il vero? Non può, perché ha scarse possibilità di informarsi come faccio io, che ci spendo un sacco di tempo e di denaro, e i media a cui accede sono di un pressapochismo delittuoso. E non è detto che io sia informato a sufficienza, perché a mia volta non sono uno specialista e devo rinunciare a capire parte di ciò che può aggiungere informazione. Ci sono, è vero, bravi e attendibili specialisti anche in questo Paese che si offrono di informarci, ma sono quotidianamente sommersi da una montagna di paccottiglia, perché la paccottiglia è conveniente e fascinosa assai più della serietà. Se fossi chiamato, e non lo sarò, a decidere sul futuro energetico nucleare del mio Paese voterei ancora no. Non perché sia ancora contrario per ragioni di principio, cosa che non è più, ma in base alle informazioni che ho e quelle che non ho. Tutto quello che so è che il nucleare è un impegno strategico che si proietta decenni nel futuro e pretende serietà e affidabilità che nessun governo ha intenzione di garantirmi, cosa di cui ho ampia esperienza. So che, differentemente da tutti gli altri Paesi avanzati, il mio non investe nulla e non promuove in nessun modo, ma penalizza se possibile, la ricerca e l'applicazione delle fonti rinnovabili di energia; e tutti, ma proprio tutti, compresa dunque la Cina, i Paesi che sono impegnati nel nucleare investono altrettante risorse anche in questo settore altrettanto e ancor di più strategico. Perché so, e anche in questo caso mi soccorre l'esperienza, che gli enormi costi del nucleare finirò per pagarli io come contribuente, anche se mi si assicura del contrario; e alla fine sarò destinato a finanziare i guadagni di qualche grande impresa e non il mio benessere energetico; visto che - vuoi scommetterci? - qualche grosso problema finirà per frapporsi in corso d'opera a una soddisfacente realizzazione degli ambiziosi programmi. maurizio maggiani (per commentare: Spazio Maggiani nel sito www.ilsecoloxix.it) 01/03/2009

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LA CRISI finanziaria innescata dagli Stati Uniti nel 2007 è diventata una profonda depressi... (sezione: Globalizzazione)

( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Domenica 01 Marzo 2009 Chiudi di RAINER MASERA LA CRISI finanziaria innescata dagli Stati Uniti nel 2007 è diventata una profonda depressione economica, anche in Europa. Gravi ritardi nella diagnosi hanno implicato risposte tardive. La crisi, connessa all'utilizzo di strumenti derivati per finanziare progetti non meritevoli di credito, ha radici profonde che investono i valori fondamentali dell'economia di mercato e si sono riflessi in fallimenti dei meccanismi di corporate governance, non solo delle banche. Come Giulio Tremonti aveva intuito, si trattava e si tratta di una crisi derivante da una globalizzazione troppo rapida, non accompagnata da principi etici e sociali, dall'attenzione alla sostenibilità della crescita e dei valori.

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Dalla Cina al latte Gli affari di <K Street> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-01 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Poteri Scandali e relazioni pericolose. I «promotori» investono miliardi di dollari Dalla Cina al latte Gli affari di «K Street» Trentamila agenzie fanno pressione sui politici WASHINGTON — Nella politica Usa, per «Quarto potere», dopo quelli legislativo, esecutivo e giudiziario, s'intende la stampa, i media. Ma è un mito scaturito nell'anteguerra, quando Orson Wells dedicò a Randolph Hearst, un colosso del giornalismo americano, un famoso film con questo titolo. In realtà, negli Stati Uniti il «Quarto potere», il solo non elettivo sottolineò il Times di Londra nel 2006, sono le lobbies, i gruppi di pressione sul governo e sul Congresso. Il Times si riferiva all'ennesimo scandalo, lo scandalo Abramoff, dal nome di un lobbista a cui si erano aperte persino le porte della Casa Bianca. Le indagini misero in luce il rapporto incestuoso tra il mondo degli affari rappresentato dalle lobbies e la politica, e soprattutto il fenomeno noto come la «revolving door», la porta girevole, la metamorfosi di parlamentari e pubblici funzionari in lobbisti alla scadenza del mandato, e viceversa. Nel Registro delle lobbies — studi legali, agenzie di relazioni pubbliche e così via — che devono precisare chi rappresentino, se entità straniere o americane, figurano 30 mila persone circa. Secondo alcune ricerche del 2006, negli otto anni precedenti esse avevano speso quasi 15 miliardi di dollari, una somma enorme, in una opera di persuasione per lo più occulta dei politici. In testa alla classifica figuravano le banche, le assicurazioni e le immobiliari, con ben oltre 2 miliardi di dollari, tallonate dalla industria medica e farmaceutica (l'industria petrolifera era quinta, con 1 miliardo e mezzo di dollari). Ottocento dei lobbisti erano inoltre tesorieri di altrettanti Pac, i Comitati di azione politica, con una pesantissima influenza sulle campagne elettorali. Di più. Dal 1998 al 2005 circa 2.200 ex parlamentari ed ex alti funzionari governativi, tra cui 273 ex membri della Casa Bianca, si erano riciclati come lobbisti. Il caso più clamoroso fu quello del deputato Dick Zimmer, un crociato della guerra alle lobbies, che ne aveva invano proposto una drastica riforma nel 1995: nel 2002, dopo la sua sconfitta alle elezioni, Zimmer si arrese ed entrò a far parte di una di esse. La «revolving door» funzionava a pieno ritmo: si contavano addirittura 12 ex lobbisti alla Casa Bianca, in primo luogo Andrew Card, il capo di gabinetto dell'allora presidente George Bush. Una prassi bipartisan, che neppure Obama è riuscito a stroncare, perché ci sono ex lobbisti anche nel suo staff (come in quello dell'ultimo presidente democratico prima di lui, Bill Clinton). In America, si dice che con le lobbies il denaro voti due volte, e vari studi lo confermano: i parlamentari, che oggi per farsi eleggere o rieleggere hanno bisogno fino a 20 milioni di dollari, sanno che se non ne tuteleranno gli interessi saranno probabilmente battuti alle urne. E' una corruzione istituzionalizzata, protestava Dick Zimmer prima della conversione. Che però arricchisce chi la pratica: dal '99, quando si dimise per uno scandalo sessuale, al 2005, l'ex speaker della Camera Bob Livington, a esempio, intascò 40 milioni di dollari come lobbista. E che raramente porta al carcere. Il caso di Jack Abramoff, che «comprò» per i propri clienti funzionari e parlamentari, fu una eccezione: il lobbista venne condannato a cinque anni, e un deputato, Bob Ney, a poco meno. Nella storia della democrazia americana, s'incominciò a parlare delle lobbies attorno al 1820. Acquistarono poteri incontrollati mezzo secolo più tardi, sotto il presidente Ulysses Grant, che riceveva i lobbisti nella lobby — di qui il nome — o androne dell'albergo Willard. Da allora, gli scandali sono stati numerosi. All'inizio degli Anni Venti, il ministro degli Interni Albert Fall vendette concessioni petrolifere a clienti delle lobbies; negli Anni Sessanta, sotto il presidente Johnson, venne inquisita «la lobby del latte», una di quelle che Obama vorrebbe penalizzare; e più tardi entrarono in gioco anche le lobbies per stranieri, da quella di Israele a quella della Cina. Come a New York la finanza si annida a Wall Street, così a Washington esse si annidano a K street. Entrambe sembravano intoccabili. Ennio Caretto

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<I cinesi? Hanno portato lavoro> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-01 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Lo scrittore Sandro Veronesi «I cinesi? Hanno portato lavoro» ROMA — «è inutile prendersela con i cinesi che si sono stabiliti a Prato. Non hanno rubato lavoro, semmai lo hanno portato. E anche loro soffrono la concorrenza di Cina e Corea»: Sandro Veronesi, scrittore autore fra l'altro di Caos Calmo, conosce bene la realtà della città toscana capitale dell'industria tessile. «Ho vissuto qui fino a 25 anni e da un po' di tempo ci sono tornato», dice. Ma non è sorpreso: «è una crisi annunciata». Si può salvare il distretto tessile? «E come fai a combattere con la concorrenza di Paesi dove producono la stessa pezza a un quarto del costo e in un terzo del tempo? Chi diceva che la globalizzazione sarebbe stata un'opportunità per il distretto di Prato, diceva una furfanteria. E sono stati fatti tanti errori». Tipo? «Pensare che fosse un momento di crisi e non capire che siamo di fronte a un inevitabile declino». E adesso? «Salviamo il salvabile». Cioè? «La ricchezza della nostra città è che tutti hanno sempre remato nella stessa direzione. Operai, miliardari e vagabondi tutti insieme. Prato era una grande industria a cielo aperto fatta di tante piccole realtà». E come si salva questa ricchezza? «Riconvertendola in qualche attività che può avere mercato senza temere la concorrenza». Per esempio? «Forse la produzione di energia, magari diversificando le fonti». Lo scrittore Sandro Veronesi: ha vissuto a Prato fino a 25 anni e ci è tornato da poco Pa.Fo.

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Il pianeta India fra conflitti e rilancio economico (sezione: Globalizzazione)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

VETRINA GIORNO & NOTTE pag. 29 Il pianeta India fra conflitti e rilancio economico STABAT MATER DOMANI, alle 17,30, nella Sala dello Stabat Mater dell'Archiginnasio, a Bologna, viene presentato il libro di Antonio Armellini (nella foto) "L'elefante ha messo le ali. L'India del XXI secolo". Intervengono Marzia Casolari, Alessandro Merli, Mario Pirani, Romano Prodi. L'India è in deciso movimento, orgogliosa del suo ruolo di potenza mondiale emergente: vive le sue contraddizioni in chiave di crescita anziché, come in passato, di subordinazione e ritardo. Il Paese avrebbe i numeri per diventare entro il 2050 la terza economia mondiale dopo Usa e Cina. L'AUTORE, già ambasciatore a New Delhi e attuale ambasciatore a Parigi, compie un viaggio per capire l'India del XXI secolo: dalla sua affermazione come stato-nazione e dal retaggio coloniale all'analisi del sistema delle caste e al conflitto città-campagna; dal ruolo dei partiti a quello dei mezzi di comunicazione, delle Ong e dei movimenti per i diritti civili; dalla difficile convivenza di induismo e islamismo al ruolo delle minoranze sikh, parsi e cristiana. Vengono inoltre analizzate la politica estera e l'economia indiana, con una particolare attenzione rivolta alla cooperazione con il nostro paese e alla presenza dell'industria italiana in India. Image: 20090301/foto/2101.jpg

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Tibet, risale la tensione anti cinese (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 01/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Tibet, risale la tensione anti cinese Giovane monaco tenta il suicidio col fuoco per protestare contro un divieto di preghiera Esuli tibetani in India protestano contro il governo cinese PECHINOTensione alta in Tibet dopo il tentativo di suicidio con il fuoco di un giovane monaco tibetano ad Aba in una zona a popolazione tibetana della provincia cinese del Sichuan, un gesto confermato anche dall'agenzia di stampa ufficiale di Pechino Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), gruppo filotibetano negli Usa, agenti di polizia avrebbero ripetutamente sparato contro il giovane monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Confermando la notizia, Nuova Cina ha scritto che il giovane è ricoverato in ospedale con ustioni «al collo e alla testa», ma non fa menzione di ferite da arma da fuoco. Il dramma avviene mentre in tutte le zone a popolazione tibetana della Cina è in corso una silenziosa protesta che consiste nel non partecipare ai festeggiamenti per Losar, il capodanno tibetano, che in genere durano 15 giorni durante i quali si svolgono banchetti, canti e balli tradizionali. La protesta è stata indetta in segno di «rispetto» per le persone che hanno perso la vita durante le manifestazioni anticinesi del marzo 2008 in molte zone abitate da tibetani. Secondo Pechino i morti sono stati solo venti, tutti civili uccisi dai rivoltosi tibetani, mentre i tibetani in esilio sostengono che le vittime sono state circa duecento. La protesta del monaco risale a mercoledì ed è stata innescata dal divieto posto dalle autorità alla celebrazione delle preghiere di Monlam, una festa religiosa collegata a quella di Losar. Poche ore dopo la notifica del divieto Tapey, il cui corpo era già cosparso di kerosene, è stato visto nel mercato vicino al monastero e, prima che gli agenti presenti potessero intervenire, si è dato fuoco agitando una bandiera tibetana fatta a mano con al centro un ritratto del Dalai Lama.

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Abra Beta globalizza i micro-disk (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale di Brescia" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Edizione: 01/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Abra Beta globalizza i micro-disk L'azienda di Pian Camuno è leader mondiale nelle mole abrasive: ne produce 100mila al giorno Avviata con successo una partnership con Microsoft per la prima sperimentazione in Italia di un innovativo Erp PIAN CAMUNOPrimi in Europa in un una nicchia della nicchia, quella dei «micro-disk». Mole abrasive veloci e precise nel taglio dell'acciaio; perfette nel smerigliare i cordoni di saldatura e gli spigoli di manufatti in ghisa, alluminio, ottone e bronzo. Dallo stabilimento Abra Beta di Piancamuno escono quasi 100mila pezzi al giorno, più di 15 milioni l'anno, destinati ai cantieri navali, le ferramenta pesanti, le carpenterie e le fonderie di mezzo mondo. Innovare: il segreto del successo Per rinforzare i dischi abrasivi, Abra Beta usa corindone, zirconio, bakelite o ancora carburo di silicio. Ingredienti sapientemente mescolati a legante resinoide fino a formare un impasto che viene steso e cotto in forno, quasi come si fosse in una panetteria. Ma il successo di Abra Beta non risiede solo nel sapiente «impasto»: fin dall'apertura dell'azienda, la famiglia Baiguini ha investito in automazione e tecnologia con macchinari e presse di ultima generazione. Rientra in quest'ottica la partnership avviata lo scorso anno con Microsof per la prima sperimentazione in Italia dell'innovativo Erp, software che consente di monitorare costantemente qualsiasi fase produttiva. Si tratta di Dynamics Nav 5.0 la piattaforma creata ad hoc da una società di Microsoft. «La nostra azienda lavora anche su commessa - ci spiega Tarcisio Baiguini affiancato dai figli Luca e Francesco e dal responsabile Massimiliano Carta -. Questo richiede una pianificazione precisa degli approvvigionamenti e dei cicli di produzione, una corretta gestione dei parametri degli impianti, insieme alla necessità di un continuo controllo sugli avanzamenti». Il sistema rileva in tempo reale ogni riduzione di produttività o momentanee interruzioni delle linee consentendo di intervenire tempestivamente sulle linee di produzione. L'obiettivo, pianificare in maniera ottimale i tempi di consegna per i quasi 1.500 clienti dell'azienda, correggere eventuali scostamenti di produzione e interagire direttamente con i clienti sui tempi di consegna (spedizone, etichettatura, gestione magazzino). La piattaforma si presenta precisa: monitora ogni singola fase del ciclo produttivo, ottimizza il lavoro, ad ogni fermo ricalcola quantità di produzione e tempi di consegna. Dal garage allo stabilimento Sono passati più di 34 anni da quando Tarcisio Baiguini, allora 31enne, aveva installato la prima pressa automatica in un piccolo garage di Gratacasolo. «Fui il primo a capire che automatizzando la produzione si potevano produrre molti più dischi ad un prezzo più basso - ci spiega -. Il successo fu tale che poco tempo dopo installammo una seconda pressa nel pollaio vicino». La svolta nel 1994 con il trasferimento dell'azienda nell'attuale sede di Pian Camuno in due capannoni, oltre 10mila metriquadri coperti. «Controlliamo l'intero ciclo produttivo, questa è la nostra forza - spiega ancora Bauiguini -. Nello stabilimento c'è uno specifico reparto di produzione delle reti di rinforzo dei dischi abrasivi. I nostri macchinari sono esclusivi e siamo uno dei pochissimi produttori del settore ad essere completamente indipendente. Una scelta strategica vincente che ci ha permesso di crescere ininterrottamente». 90 dipendenti, 13,5 milioni di fatturato I numeri di Abra Beta spa sono da capogiro: dallo stabilimento di via Delle Sorti a Pian Camuno vengono prodotte ogni giorno quasi 100mila mole abrasive, sono oltre 90 dipendenti diretti (105 nei periodi di picco della produzione), 40 rappresentanti sparsi per il mondo. Oggi Abra Beta produce oltre 200 articoli, il 50% della produzione viene venduto in Italia, il 50% raggiunge l'estero (Europa, Paesi dell'Est, ma anche medio Oriente e Africa) con marchio proprio o con altri marchi. Il fatturato nel 2008 è stato superiore ai 13,5 milioni di euro in crescita del 10% rispetto al 2007. Roberto Ragazzi r.ragazzi@giornaledibrescia.it

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DIRITTI UMANI (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIRITTI UMANI Domenica 1 Marzo 2009, PECHINO - Tensione alta in Tibet dopo il tentativo di suicidio con il fuoco di un giovane monaco tibetano ad Aba (Ngaba in tibetano) -che si era avvolto in una bandiera tibetana con al centro l'effigie del Dalai Lama- in una zona a popolazione tibetana della provincia cinese del Sichuan, un gesto confermato anche dall'agenzia di stampa ufficiale di Pechino Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), un gruppo filotibetano basato negli Usa, agenti di polizia avrebbero ripetutamente sparato contro il giovane monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Confermando la notizia, l'agenzia Nuova Cina ha scritto che il giovane è ricoverato in ospedale con ustioni «al collo e alla testa», ma non fa menzione di ferite da arma da fuoco. Il dramma avviene mentre in tutte le zone a popolazione tibetana della Cina è in corso una silenziosa protesta che consiste nel non partecipare ai festeggiamenti per "Losar", il capodanno tibetano, che in genere durano 15 giorni durante i quali si svolgono banchetti, canti e balli tradizionali. La protesta è stata indetta in segno di «rispetto» per le persone che hanno perso la vita durante le manifestazioni anticinesi svoltesi nel marzo dell'anno scorso in molte zone della Cina abitate da tibetani. Secondo Pechino i morti sono stati solo venti, tutti civili uccisi dai rivoltosi tibetani, mentre i tibetani in esilio sostengono che le vittime sono state circa duecento e di mille persone arrestate in quel periodo - tra marzo e maggio dell'anno scorso - non si hanno notizie. Inoltre è vicina la delicata scadenza del 10 marzo, giorno nel quale cade l'anniversario della rivolta del 1959 che si concluse con la fuga in India del Dalai Lama, il leader spirituale tibetano che da allora è vissuto in esilio. Secondo la ricostruzione di Ict, la protesta del monaco risale a mercoledì ed è stata innescata dal divieto posto dalle autorità alla celebrazione delle preghiere di Monlam, una festa religiosa collegata a quella di Losar.

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A Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, uno nato a Gorizia, Alberto Semi aveva chiesto ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Gazzettino, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Domenica 1 Marzo 2009, A Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, uno nato a Gorizia, Alberto Semi aveva chiesto "quale fosse la scienza per il futuro". E lui, uomo con lo sguardo potente, vicino ai 75 anni, dice chiaro come stiano le cose da noi: «La situazione italiana in numerosi settori chiave del suo sviluppo tecnologico è assolutamente anomala se paragonata a quella degli altri stati membri del G7. Se siamo al sesto o settimo posto almeno nell'economia di oggi la nostra competitività è grandemente caduta!». Il punto esclamativo è suo. Ne userà solo un altro, per lamentarsi di come, «nelle aziende, i risultati della ricerca, pur essendo degli "assets" non si possano scrivere nei bilanci!». Per Carlo Rubbia ieri, all'Ateneo Veneto all'inaugurazione del 197.o anno Accademico c'era la folla che Venezia trova in pochi momenti.Che non ha potuto però sentire quello che il Nobel ha detto, prima della conferenza ai giornalisti sul nucleare: «Sono «scettico» sull'uso del nucleare - ha dichiarato - Guarderei al nucleare con grande circospezione perché non è l'asso pigliatutto. Ci sono tanti problemi, come le scorie, la costruzione delle centrali, gli investimenti enormi, il fatto che bisogna aspettare 15 anni prima di avere il primo ritorno». E sulla difficoltà di reperire gli ingenti fondi, in una fase di crisi, Rubbia si è chiesto «sarà capace il mondo industriale e economico di trovare i 30-40 miliardi di euro, o dovrà pensarci lo Stato?». Secondo Rubbia anche in America «c'è un enorme cambiamento della situazione, non c'è la stessa convinzione di andare avanti sul nucleare massivo», inoltre, ha sottolineato, «il nucleare è il passato, appartiene al futuro solo nel caso dell'Italia». Fermiamoci qui per il momento. Perché è il futuro che deve arrivare che Rubbia ha discusso. Anche nel brindisi dopo la conferenza diceva a qualche amico: «Quando sono nato la popolazione era quattro volto più bassa di quella di adesso e il consumo di energia 16 volte inferiore. Se continua così nei prossimi anni mi chiedo come funzionerà la vita di 10 miliardi di persone che dovranno avere decine di volte in più di energia dell'attuale». La risposta l'aveva già consegnata alla sala, spiegando come l'evoluzione tecnologia compia un percorso parallelo a quello della dinamica biologica. L'idea di Darwin insomma "sta" anche nelle macchine. «Una nicchia di mercato corrisponde a una nicchia biologica e una mutazione di competizione corrisponde a una nuova tecnologia competitiva, che progressivamente scalza quella precedente al suo posto» Poiché tutte le tecnologie sono mortali - spiega Rubbia «copiare il passato non è più sufficiente; dobbiamo inventare, per tenere testa alla competizione». L'esempio del Nobel è: «se ci spostassimo come nell'Ottocento la nostra produttività sarebbe comparabile a quella di allora. L'interconnessione a tutti i livelli e in tutte le direzioni, il "melting pot", è un elemento essenziale della catalisi della produttività». Come funzionerà il futuro? «La globalizzazione - spiega - è un importante mutante "biologico", una inevitabile tappa dell'evoluzione: nelle scienze ha ampliato in misura eccezionale l'efficacia della ricerca, non ha eliminato le diversità e ha creato un quadro dove gli elementi positivi superano i negativi». E ancora: «tutti gli individui dovranno fare appello alla loro diversità regionale, alla loro cultura specifica: un'identità culturale è sinonimo di esistenza, come "cogito ergo sum"». Bello questo futuro dove la globalizzazione e la tecnologia ci accompagneranno in fretta verso un buon equilibrio visto che si vive ormai (quasi) in pace. Ma c'è un pericolo. «Una parte della società resterà inevitabilmente a margine di questo processo, una nuova generazione di "illiterati" tecnologici raggiungerà la folla si coloro che già oggi sono socialmente inutili e ciò aggraverà il problema dell'emarginazione. Per questo educazione e formazione - a tutti i livelli - sono una necessità». Perché, suggerisce Rubbia, sta capovolgendosi quello che avveniva in passato dove la competenza veniva attribuita per status o influenza politica. «Le nuove generazioni dovranno insegnare alle vecchie; e l'autorità dovrebbe derivare dalla competenza e saggezza acquisite e non dal potere accumulato». Qui entra di prepotenza la situazione italiana: «Investiamo l'uno per cento del Pil in ricerca e sviluppo, meno della metà di quello degli altri grandi Paesi europei. Persino la Spagna ci ha superato la quota italiana del Pil per la ricerca. Inoltre, mentre i nostri investimenti sono stazionari o in calo la Francia, per esempio, ha espresso l'intenzione di aumentarli, così la Germania. Vogliono raggiungere la parità tecnologica con gli Usa, dove con il nuovo presidente Obama si assiste ad un profondo rinnovamento basato sulla società della conoscenza. Non a caso - aggiunge Rubbia - l'amico e collega Stephen Chu, Nobel della Fisica 1997, è il nuovo Secretary of Energy. In realtà la grande preoccupazione è quella dell'inarrestabile concorrenza di alcuni Paesi che potrebbero riuscire ad addizionare una conoscenza delle tecnologie avanzate ai vantaggi di un basso costo di lavoro. Essendo impossibile batterli sul fronte del costo del lavoro non resta altro che puntare sull'innovazione tecnologica». Una lezione che l'Italia dovrebbe accogliere riformando la sua strategia di ricerca puntando su nuove strutture e nuove regole, ringiovanendo delle risorse umane e altri investimenti. Senza contare che università, enti, industria e Fondazioni dovrebbero lavorare verso un'unica meta. Riuscirà l'Italia ad entrare in questo futuro? La mappa esiste. Ma mancano gli esploratori. Alla Rubbia, per capirci che, sul nucleare, dice schietto: «quattro centrali non bastano. Ce ne sono 60 in Francia. Vogliamo fare una cosa alla francese? Facciamo almeno lo stesso numero di impianti». E bolla le centrali di terza generazione come «cosmetica su quello che esiste già oggi. Infatti in Europa ce ne sono tre in costruzione: due in Francia e una in Finlandia». Il ritorno al nucleare per l'Italia «non è affare di un solo Governo; andrà avanti per almeno 50 anni. Importante è non sbagliare strada: quello che mi preoccupa di più in Italia è che non si faccia un vero sforzo per portare avanti le energie rinnovabili».

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Il pericolo oscuro, nero e professionale (sezione: Globalizzazione)

( da "Blogosfere" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mar 09 1 Il pericolo oscuro, nero e professionale Pubblicato da Demetrio Vacca alle 14:57 in Arena Riporto dal corriere della sera un estratto di un articolo con il quale concordo appieno, stante le pie illusioni ed ottimistici sogni di quanti credono nei messia e nei profeti: "Il dubbio che serpeggia è che il nuovo Presidente possa non rivelarsi all'altezza, che la Presidenza Obama possa un domani, quando verrà il momento dei bilanci, mostrare di avere qualcosa in comune con l'Amministrazione (repubblicana) di Herbert Hoover, la quale, con le sue scelte sbagliate, aggravò la crisi seguita al crollo di Wall Street del 1929." Finora di fronte a tutte le poche ma ben pubblicizzate azioni di Obama i mercati hanno risposto negativamente al punto che le cose rispetto all'amministrazione Bush sono decisamente peggiorate, l'impressione è che la mostruosa spesa pubblica prevista dal piano d'incentivo di Obama sia per tutti insostenibile quanto lontane sono le prospettive di un'industria ecologica, giacchè il sistema produttivo USA è alla prese con una crisi talmente forte da non avere risorse per avviare una riconversione energetica a breve. A quanto pare la ricetta banale e già vista di usare la spesa pubblica in modalità anticiclica non ha convinto nessuno a parte i politiculi italiani di estrema sinistra che ancora non hanno capito che questa crisi non è del modello liberista ma quanto di quel modello finanziario che per anni è stato sogno di Prodi e degli uomini di Goldman Sachs. Obama sta cercando di convincere i suoi cittadini di rinviare alle generazioni future il disastro finanziario creato dalle lobby che lo sostengono e lo hanno sostenuto. E' una vergogna il suo discorso con le lobby ed i poteri forti giacchè Obama si è fatto ampiamente finanziare da uomini della finanza potenti ed oscuri come Soros. In realtà i poteri forti USA vogliono continuare a mantenere la loro leadership nel mondo e per farlo sono disposti a vendere l'anima alla Cina e a prendere in giro i cittadini statunitensi, infatti proporre la sanità pubblica avendo le casse vuote è come proporre alla General Motors di costruire auto ad idrogeno. Tutto il piano di Obama non è un ripensamento dell'economia e dell'etica del mercato, che sarebbe la vera cura del malato, ma una rianimazione artificiale che deve salvaguardare parassiti e virus (i finanziatori alla Goldman Sachs e Soros) lasciano il malato in uno stato di debolezza. Nulla di quel piano è realizzabile nell'arco del mandato di Obama e nulla incide nella sostanza del problema, è un mixt di statalismo, demagogia e populismo. Nella sostanza i mercati e gli economisti temono questo neo-statalismo perchè sanno che è una cura pericolosa e che nel caso degli USA può portare al collasso infatti spesso "Si dimentica il fatto essenziale che tanto il mercato quanto lo Stato, in quanto istituzioni umane e per ciò imperfette, possono fallire ma che i fallimenti dello Stato sono in genere assai più catastrofici di quelli del mercato.". Come non essere d'accordo con queste parole: "Oggi, i Robin Hood di tutto il mondo (i nostri, i Robin Hood italiani, sono addirittura entusiasti) lodano Obama che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Finalmente, come si sente continuamente ripetere, lo «strapotere del mercato» è finito. Dimenticando che quello «strapotere» ci ha dato decenni di crescita economica impetuosa con molte ricadute virtuose in ambito politico (si pensi a quanto si è diffusa e radicata nel mondo la forma di governo democratica). Tornare all'epoca dello «strapotere dello Stato» è certo un'idea attraente per coloro che detestano il mercato, e la competizione che ne è l'essenza. Ma che succede se lo strapotere dello Stato impedisce di rilanciare la crescita, e ci fa precipitare in un mondo di conflitti neo-protezionisti? Lo sceriffo di Nottingham sarà pure stato sconfitto ma non resterà, a quel punto, abbastanza bottino per sfamare i poveri." Come non rendersi conto che una rivoluzione ecologica come quella di Obama è realizzabile in almeno 25 anni e che nel frattempo gli USA rischiano di frantumarsi e con essi tutto il mondo economico? Come non rendersi conto che mentre tutti i grandi paesi del mondo si riuniscono con i loro capi di governo...Obama non si vede nè si sente..certo lui fuori dagli Usa non è mai andato e a questo punto l'impressione del suo fine protezionista sembra diventare certezza... forse pensavamo che Bush fosse il male..ma al male non c'è mai fine solo che mentre il primo mostrava il lato banale...questo mostra il lato seduttivo..la speranza è che il "commendatore se lo porti negli inferi prima che faccia danno" a questo novello don Giovanni dalla bella affabulazione e retorica.

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Ma Obama combatte davvero le lobbies?. (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Feb 09 Ma è questo l'Obama italiano? Il settimanale americano "Time" non ha dubbi: Matteo Renzi è l'Obama italiano, l'uomo su cui il Partito democratico deve puntare per rinascere dopo il fallimento di Veltroni. Renzi è il presidente della Provincia di Firenze ora candidato sindaco. "Time" lo descrive così: ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Secondo "Time" rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino». Incuriosito, sono andato a cercare qualche video su You Tube. Ne ho trovati subito due, prodotti dallo stesso Renzi. L'astro nascente del Pd ritiene che Firenze "debba puntare in alto, ma anche in basso", che le "elezioni sono una sfida vinci o perdi e non ammettono pareggi"; seduce gli elettori affermando" che la città è gelosa del proprio passato e innamorata del proprio futuro", ma "deve fare un salto di qualità". Renzi stringe le spalle quando gli dicono che hanno costruito una nuova moschea "perchè tanto a Firenze ce ne sono tante" e ci illumina affermando che il più grande politico di tutti i tempi è Bob Kennedy (ma probabilmente voleva dire John Fitzgerald Kennedy). Il suo attore preferito è Jack Nicholson, e il film più gradito Blade Runner. La canzone prediletta? Naturalmente made in Usa. Insomma, un vero "Americano a Firenze", degno, più che di Obama, del miglior Veltroni. Ma giudicate voi stessi. Ecco i video: YouTube Direkt Che fiuto "Time" e che futuro, il Pd. Non c'è davvero nulla di meglio nel vivaio dell'Italia progressista? Scritto in progressisti, partito democratico, società, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 46 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Feb 09 Banche e crisi, il peggio deve ancora venire? Il debito delle banche irlandesi è pari al 250% del Prodotto interno lordo della stessa Irlanda, che potrebbe rischiare il default addirittura sui titoli di Stato. Molti Paesi dell'Europa dell'est stanno sprofondando in una crisi di tipo asiatico a causa delle banche che li hanno esposti a rischi insostenibili e sperano che l'Unione europea e il Fondo monetario internazionaler li salvi. In Svizzera il governo federale ha dovuto stanziare oltre 70 miliardi di franchi svizzeri per salvare Ubs e oggi ha addirittura violato lo stato di diritto e il segreto bancario, cedendo al ricatto di Obama, che aveva dato tempo fino a ieri ancora una volta a Ubs per svelare i nomi di 250 contribuenti americani che hanno frodato il fisco con l'aiuto decisivo della banca elvetica. Il governo americano non ha rispettato gli accordi tra gli Usa e la Confederazione elvetica e anzichè aspettare la fine del normale iter giudiziario, come accade tra tutti i Paesi civili, ha messo la Svizzera con le spalle al muro, minacciando di revocare la licenza bancaria all'Ubs, il che avrebbe provocato il fallimento dell'istituto bancario. E siccome Berna non può permettere di far fallire l'Ubs, perchè un evento del genere destabilizzerebbe la Confederazione, ha ceduto. Ci sono tanti altri esempi, ma la morale è sempre la stessa. Negli ultimi 15 anni le banche sono diventate più potenti degli stessi governi; ma ora che sono in difficoltà sperano che lo Stato, da loro stesse a lungo depotenziato, le salvi, mantenendo intatto il sistema ovvero preservando la prerogativa di condizionare il mondo. Questa non è democrazia e neppure capitalismo, è un'aberrazione. E fino a quando non verrà estirpata, non c'è possibilità di salvezza. Ma non vedo segnali di svolta. Anzi, la crisi economica, generata dalla finanza, sembra entrata in una spirale. Da qui il mio timore: il peggio deve ancora venire? Scritto in manipolazione, banche, capitalismo, era obama, economia, svizzera, democrazia, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 151 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.43 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Feb 09 Eppure Veltroni si sbaglia, il problema è il Pd. In un Paese come l'Italia, un leader che si dimette è una rarità. E non fosse per questo Veltroni merita l'onore delle armi, tanto più che si è preso la responsabilità per le cinque sconfitte elettorali consecutive. Walter è convinto di essere lui il problema e ritiene che andandosene il Partito democratico possa ritrovare l'unità. Ma credo si sbagli, la crisi del Partito è più grave e profonda per queste ragioni: 1) Il Pd non ha saputo proporre una visione coerente della società, né proporsi con credibilità in tempi di crisi. 2) Non suscita emozione e men che meno appartenenza. I diessini avevano un'anima e una forte identità, i democristiani di sinistra anche. La loro unione ha generato un Partito che in teoria piace a tutti, ma in cui nessuno davvero si riconosce. 3) Non ha capito che l'antiberlusconismo non è più premiante e da solo non basta a dare un'anima al partito. Al contempo non ha risolto il rapporto con l'estrema sinistra, che alcune correnti del Pd continuano a rimpiangere. 4) Non ha avuto il tempo di crescere. Veltroni sperava di poter crescere all'ombra di Prodi, ma la crisi politica lo ha costretto a lanciarsi subito nella contesa elettorale. Non era pronto lui, non era pronto il partito e le buone intenzioni non sono bastate: un vero partito non si improvvisa. 5) Non ha saputo sviluppare una nuova dirigenza. Che senso ha proporre il cambiamento se poi i leader sono quelli di sempre, a cominciare dal freschissimo Veltroni? Ecco perchè è molto probabile che le dimissioni di Veltroni non risolvano nulla. La scissione tra l'anima diessina e quella cristiano sociale resta l'epilogo più probabile. Si va verso la fine della "visione" e del "sogno" di un partito diverso, progressista e moderno. E la sinistra tornerà ad essere quella degli ultimi anni: un'ammucchiata di partiti e partitini vocianti, incoerenti, pasticcioni e dunque tendenzialmente perdenti. Il centrodestra ringrazia, elettoralmente questo è un regalo della provvidenza, ma per la democrazia italiana lo sfascio del Pd non è certo un passo avanti. Paghiamo ancora le anomalie del passato ovvero di un Partito comunista troppo forte, che nel Dopoguerra impedì lo sviluppo di un vero partito socialdemocratico, contrariamente a quanto avvenne negli altri grandi Paesi europei. Per quanto tempo ancora? L'Italia riuscirà mai ad avere una sinistra davvero normale? Scritto in progressisti, società, democrazia, Italia Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Feb 09 Stupri e giustizia, la sinistra ascolterà Cofferati? Sentite il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, riferendosi allo stupro di una minorenne nella sua città da parte di un tunisino clandestino e arrestato per violenza. "Come mai questo signore era in giro? Se persone di questa natura possono commettere gravi reati, ne commettono altri ancora, e poi non vengono tenuti in prigione e neppure espulsi, è evidente che c'è un problema. Anzi più di uno". Finalmente anche a sinistra si alzano voci di buon senso. Uno dei problemi principali è la giustizia. E le notizie degli ultimi giorni dimostrano che la situazione rischia di degenerare: aumentano gli stupri e la rabbia della gente. Il raid punitivo compiuto ieri a Roma in un bar frequentato da immigrati potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Non è questa la soluzione in un Paese civile. Il governo intende anticipare alcune misure contenute nel disegno di legge sicurezza approvato dal Senato, tra cui quella che esclude la possibilità della concessione degli arresti domiciliari a chi è accusato di stupro. E' un passo nella giusta direzione, ma non basta. Occorre che in Italia venga assicurata la certezza della pena, ma senza la collaborazione dei tanti, troppi giudici ipergarantisti l'Italia resterà un Bengodi per i clandestini e, soprattutto, per i criminali. Se Cofferati vuole essere davvero costruttivo: faccia proseliti a sinistra, soprattutto tra certi magistrati. E il governo metta le forze dell'ordine nella condizione di controllare davvero il territorio. Altrimenti sarà il far-west. Scritto in sicurezza, giustizia, società, democrazia, Italia, immigrazione Commenti ( 79 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Feb 09 Carlà-Sarkò, un amore montato a prima vista Lo sospettavo da tempo, ma ora c'è la certezza: quella tra Carla Bruni e Nicolas Sarkozy non era una storia d'amore, ma un'operazione di spin ovvero di manipolazione mediatica. Lo rivela, nel libro Autobiographie non autorisée e usando un artificio letterario, lo spin doctor che ha ideato il montaggio, Jacques Séguéla, un tempo comunicatore di Mitterrand e ora consulente di Sarkozy. La sorpresa è che non è stata Carla a prendere l'iniziativa bensì lo stesso Sarko, che ha bruciato i tempi e l'ha chiesta in sposa già la sera del primo incontro, avvenuto, non a caso, a casa di Séguéla. Il presidente ha usato argomenti formidabili come questi: "Sarai la mia Marilyn e io il tuo Jfk". E ancora: "Io ho la reputazione di donnaiolo, ma la tua non è migliore della mia. Ti conosco bene senza averi mai incontrata. Fai l'amore con tutti, perché nessuno ti ha dato vero amore. So tutto di te, perchè sono uguale a te". O: "Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi sulla bocca davanti a tutti". Dal che deduco: - come aveva analizzato lo psicologo della Nato (vedi questo articolo che ho scritto prima delle elezioni) , Sarko ha il profilo di una persona ambiziosa-dominante, caratterizzata, negativamente, da un narcisismo compensatorio determinato da un sentimento di insicurezza e di inferiorità maturato nell'infanzia. Ha molte qualità - tenacia, dinamismo, capacità di leadership - ma è fondamentalmente instabile e non sa cosa sia la saggezza. Il che ridimensiona la sua statura politica. - La vicenda dimostra, una volta di più, come sia facile per uno spregiudicato spin doctor orientare l'insieme dei media, che per mesi hanno raccontato con toni lirici, commossi, appassionati l'incredibile favola tra il presidente di destra e l'ex modella di sinistra. Pochissimi ebbero il coraggio di andare controcorrente e di sollevare qualche dubbio. Men che meno i giornali italiani che, anzi, diedero fiato alla retorica più zuccherosa. Insomma: poveri francesi, in che mani sono.. E poveri anche noi, giornalisti, che cadiamo in queste trappole, amabilmente assecondati da un pubblico sempre più assetato di informazione frivola. Quando fu svelata la storia tra Sarkò e Carla, nell'autunno 2007, il mondo finanziario stava già crollando, ma pochi giornali tirarono il campanello d'allarme. Insomma, la stampa non svolse adeguatamente il proprio ruolo di cane da guardia. Era meglio distrarre e spettegolare, con quali conseguenze lo vediamo ogni giorno. - Scritto in società, manipolazione, spin, democrazia, notizie nascoste, francia, Italia, giornalismo Commenti ( 69 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Feb 09 Ma il caso di Eluana ci sta davvero a cuore? Lo confesso: non ne posso più della straripante retorica che accompagna la morte di Eluana Englaro. "Ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile", ha dichiarato subito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Questo è un momento di dolore e turbamento nazionale che può diventare occasione di una sensibile e consapevole riflessione comune", ha rilanciato stamattina il presidente Napolitano. Dopo giorni di polemiche, il messaggio è univoco e improntato al buon senso. Invece la caciara continua. Anzi, aumenta di volume. La direttrice dell'Unità, Concita de Gregorio, con il consueto lirismo scrive: "Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo". Ma come: si rammarica di essere in vita? Secondo il senatore Giovanni Collino (Pdl) la morte di Eluana è «per il Friuli Venezia Giulia una morte collettiva, come nel terremoto del 1976». Addirittura Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) ammonisce che è "a rischio la democrazia", un'opinione condivisa a sinistra da Margherita Hack, mentre sul sito del Manifesto Iaia Vantaggiato titola "il miracolo di Eluana che ha beffato Berlusconi", con ilare, soave delicatezza. Sembra una gara a chi la spara più grossa, e chi pensa che l'Italia sia sconvolta e commossa, dia un'occhiata all'audience televisiva di ieri. Gli speciali dedicati alla vicenda della Englaro sono stati seguiti da 5,6 milioni di persone, mentre il Grande Fratello è stato visto da quasi 9 milioni di telespettatori e altri tre milioni hanno preferito X factor. Il rapporto è di uno a due a favore dei reality. Giorgio Gaber nella canzone Il tutto è falso, scriveva: Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Che avesse ragione Gaber? Agli italiani importa davvero la vicenda di Eluana? Scritto in società, democrazia, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 55 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Feb 09 L'ultima truffa della casta dei banchieri Domani il segretario al Tesoro Usa Geithner presenterà il nuovo piano per salvare il sistema finanziario americano. Intanto, però, dalla casta dei banchieri continuano a giungere pessimi segnali. La spartizione dei bonus milionari continua, soprattutto negli istituti salvati dal contribuente (come ho spiegato in questo articolo e in quest'altro). E Il Congressional Oversight Panel for the bailout funds, un comitato incaricato di verificare come vengono spesi i fondi già stanziati per salvare il sistema finanziario, ha scoperto un'altra beffa; pardon un'altra truffa. Lo scorso ottobre il Tesoro americani ha comprato titoli tossici dalle banche americane per 254 miliardi di dollari, ma il valore reale è risultato essere di 176 miliardi di dollari. Insomma, le banche americane hanno ingannato lo Stato per 78 miliardi di dollari. E lo Stato, ovvero il Tesoro Usa all'epoca guidato da Paulson, si è verosimilmente lasciato amabilmente gabbare. Non a caso per molte settimane si è rifiutato di spiegare pubblicamente quali criteri abbia adottato per comprare i titoli tossici. Per non turbare il mercato, diceva.E qui veniamo al punto: le attuali degenerazioni nascono dallo strapotere di quelle che Tito Tettamanti, noto imprenditore e finanziere svizzero, ha definito in un articolo sul Corriere del Ticino, le "gigantobanche", che hanno finito per falsare le regole del capitalismo. Tettamanti, da sempre su posizioni liberiste, le definisce "degenerazioni concettuali", come l'aver abolito la distinzione tra banca di credi to e banca d'affari, l'aver permesso agli istituti attività speculative al alto rischi che dovrebbero essere limitate agli Hedge Funds. Secondo Tettamanti è "gravissimo anche il fatto che le «gi gantobanche » abbiano creato tra di loro dei mercati, i famosi «over the counter», per loro prodotti (certi de rivati), mercati dei quali erano ge stori, attori, regolatori, escludendo altri partecipanti e sottraendosi ad ogni esigenza di trasparenza e con trollo". Ma vi sono altre responsabilità: "Quelle di chi ha accettato, quando non volu to, la creazione di banche «too big to fail», vale a dire tanto gigantesche, tanto importanti per il sistema che non ci si sarebbe mai potuti permet tere di farle fallire. E chi ha accettato sono tra l'altro i controllori (vale a dire i rappresen tanti dello Stato) chiamati ad appli care le numerose regolamentazioni esistenti. Non solo ciò era in paten te contraddizione con il sistema di mercato che deve sanzionare l'insuc cesso con il fallimento (anche perché le perdite non si annullano trasci nando i debiti all'infinito), ma ha creato una categoria di privilegiati tra le banche. Tettamanti si chiede: "I controllori che hanno assistito alla degenerazione (magari facili tandola) perché non sono intervenu ti applicando le regole?" e osserva che: - le regole ci sono, ma bisogna vole re ed essere capaci di applicarle o correggerle quando sono errate. In fatti, delle banche sono pratica mente fallite senza infrangere le re gole esistenti. Attenzione: più rego le di dettaglio esistono, più si de responsabilizza il soggetto delle re gole e si rende macchinoso l'inter vento; - lo Stato, di cui i controllori sono un'emanazione, non può troppo facilmente declinare ogni respon sabilità per i disastri originati dal le «gigantobanche», ma neppure avere troppo il complesso del com plice per i salvataggi". L'ultima truffa, quella dei 78 miliardi evdenzia un punto fondamentale: il salvataggio delle banche rischia di essere inutile se non si scardinano il sistema delle "gigantobanche" e, parallelamente, i privilegi inaccettabili dei manager. Obama ne sarà capace? Sono scettico, la mia impressione è che l'establishment americano miri a superare la tempesta, per poi permettere alla casta dei banchieri e alle "gigantobanche" di continuare come prima. Sarebbe l'ultima beffa. Sbaglio? Scritto in società, era obama, economia, globalizzazione, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 34 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.71 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Feb 09 Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere Ho seguito con crescente turbamento le polemiche sulla vicenda di Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi assistere un proprio caro che ha subito danni al cervello, non può che provare una struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma intimo, straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il tema di una battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti. Stamattina ho letto sulla Stampa l'opinione controcorrente di un autorevole cattolico, quella dell'arcivescovo Giuseppe Casale che dice: «Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia». «Non è tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo stucchevole can can. C'è poco da dire: l'alimentazione e l'idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio può essere legittimamente interrotta». E ancora: "Si è creato il 'caso Englarò agitando lo spettro dell'eutanasia, ma qui non si tratta di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinchè la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente - aggiunge monsignor Casale - . I trattamenti medici cui è stata sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un calvario disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.» «L'alimentazione artificiale - conclude Monsignor Casale - è accanimento terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime volontà e non lasciamo solo un padre che, appena si saranno spenti i riflettori di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la spina. Eluana non c'è più già da tanto, da molto tempo prima della rimozione del sondino che simula un'esistenza definitivamente svanita». Le parole di Monsignor Casale fanno riflettere. Che abbia ragione lui? Scritto in società, Italia, giornalismo Commenti ( 235 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (2) capitalismo (2) cina (16) crisi (1) democrazia (56) economia (24) era obama (7) europa (9) francia (21) germania (3) giornalismo (47) giustizia (1) gli usa e il mondo (53) globalizzazione (34) immigrazione (38) islam (18) israele (1) Italia (146) manipolazione (2) medio oriente (12) notizie nascoste (41) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (2) russia (13) sicurezza (1) sindacati (1) società (17) spin (2) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Marina: Bravo Franco :) Perchè il Time non dice agli americani quanti soldi spende il Pentagono in armamenti che... Ultime news Vertice dei 27: "Sbloccare il credito" Piano per l'Est: non c'è l'accordoScuola: agli scrutini raffica di 5 in condotta Boom di insufficienzeEsplode palazzina: morti madre e due figli Ferito in gravi condizioni"L'Iran può costruire la bomba atomica"Il Papa: priorità tutelare i lavoratoriNostalgici di Tito: esuli aggrediti in Slovenia al grido di "porci italiani"Il weekend? 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Aiuti all'Est, l'Ue non trova l'intesa <Ma non abbandoneremo nessuno> (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere.it" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

SUMMIT A BRUXELLES sui paesi a rischio. Il 5 aprile Obama a Praga con i leader europei Vertice Ue: no al «piano per l'Est», sì allo sblocco dei canali del credito La proposta ungherese non raccoglie consensi: «Potrebbe provocare il panico». «Aiuti, ma caso per caso» Strette di mano tra i leader in attesa della foto ufficiale (Ap) MILANO - No a un «blocco dell'est» all'interno della nuova Europa. Non raccoglie consensi, al vertice straordinario di Bruxelles sui Paesi a rischio, la proposta del premier ungherese Ferenc Gyucsany di un piano complessivo per l'Est da almeno 180 miliardi. La paura è quella di una sorta di «ghetto» economico in cui sarebbero in questo caso relegati i Paesi dell'ex blocco sovietico. L'annuncio di un piano per l'Europa orientale potrebbe essere controproducente, provocando il panico. Sì, invece, ad aiuti caso per caso, allo sblocco dei canali del credito e al rafforzamento della stabilità finanziaria «in tutta Europa», come si legge nella bozza del comunicato finale del vertice. Ribadito l'appello a mantenere «la solidarietà europea» e resistere «ad ogni tentazione di protezionismo», come ha sottolineato il premier polacco Donald Tusk durante il pre-vertice dei nove Paesi dell'Europa centrale e dell'est, che invitano ad affrontare la crisi «con spirito europeo e coordinato», nel rispetto delle regole del mercato unico. IL 5 APRILE OBAMA AL VERTICE UE - Nel frattempo, proprio durante il meeting tra i leader europei, è arrivata la notizia che il Presidente americano, Barack Obama, sarà il 5 aprile a Praga per il vertice Ue. Lo ha annunciato il presidente di turno dell'Unione europea, il premier ceco, Mirek Topolanek. LA PROPOSTA UNGHERESE - La Repubblica ceca, che presiede l'Unione europea, e diversi altri Paesi europei hanno nel frattempo espresso la loro opposizione al «Programma multilaterale europeo di stabilizzazione e integrazione» proposto dall'Ungheria, uno dei Paesi più colpiti dalla crisi. E questo nonostante i pericoli prospettati dal premier Gyucsany: «I bisogni di rifinanziamento dell'Europa centrale potrebbero raggiungere quota 300 miliardi di euro, ossia il 30% del pil della regione», si legge nel documento in cui viene presentata la proposta, che suggerisce la creazione di un fondo tra i 160 e i 190 miliardi di euro e sottolinea come una crisi dell'Europa dell'est potrebbe avere effetti sistemici globali. Tra i Paesi più coinvolti da questo «effetto domino» ci sarebbe anche l'Italia, che insieme ad Austria e Grecia ha «accumulato più esposizione sul debito della regione». LE REAZIONI NEGATIVE - «Non credo che in Europa ci sia una zona speciale, non credo che sia necessario separare diversi Paesi all'interno dell'Unione europea, vorrei aiutare tutti i Paesi (che ne hanno bisogno), non in particolare l'Europa orientale», è stato il secco commento del premier ceco e presidente di turno dell'Ue, Mirek Topolanek. Anche il primo ministro estone Andrus Ansip si è detto «fortemente contrario» all'idea di creare un «blocco dell'Est Europa» in seno all'Ue, sottolineando che il suo paese non soffre di crisi liquidità, diversamente dalla vicina Lettonia. No anche dalla Polonia: «Siamo contrari perché rappresenta un'eccessiva drammatizzazione della situazione e mette tutti gli stati membri dell'est Europa in un'unica categoria, sbagliando», ha detto il ministro polacco agli affari europei, Mikolaj Dowgielewicz. La Polonia, che ha promosso il mini vertice tra i 9 Paesi dell'est, non è ovviamente contraria a ipotesi di aiuto per le banche, ma ritiene che le conseguenze della crisi vadano affrontate «con un approccio europeo». «NESSUN PAESE SARA' ABBANDONATO» - Nessun paese in difficoltà sarà abbandonato a se stesso ha poi ribadito il presidente di turno dell'Ue, Mirek Topolanek, al termine del vertice straordinario. «Dal vertice - ha detto Topolanek - è emerso che nessuno lascerà gli altri nei guai. Ma abbiamo anche rifiutato di creare divisioni artificiose dell'Europa tra est e ovest, nord e sud ed area euro e non. I casi di difficoltà saranno affrontati di volta in volta» LA MERKEL: VEDERE CASO PER CASO - Dello stesso parere il cancelliere tedesco Angela Merkel: la situazione di alcuni Paesi come Ungheria o i Baltici è particolarmente compromessa dalla crisi economica, ma non è lo stesso, ad esempio, per la Polonia o la Repubblica ceca, che risentono ovviamente della crisi ma in misura più contenuta. La Merkel ha sconsigliato di fare un dibattito a colpi di «cifre gigantesche»: «Abbiamo mostrato finora che noi aiutiamo i Paesi che hanno bisogno, in particolare proprio con l'esempio dell'Ungheria», ha detto il cancelliere tedesco. «Noi continueremo a farlo naturalmente, attraverso le organizzazioni internazionali e attraverso mezzi europei», ha aggiunto. La Merkel invita quindi analizzare ogni situazione caso per caso. LA BOZZA DEL COMUNICATO - Nella bozza del comunicato finale, i 27 leader osservano che lo sblocco dei canali del credito è «cruciale» per dare efficacia agli stimoli per l'economia attuati dalle politiche di bilancio. L'emergenza credito apre il documento, nel quale, subito dopo, si «sottolinea l'importanza» di fare fronte alla problematica degli asset tossici seguendo le linee guida presentate mercoledì scorso dalla Commissione Ue. Nel comunicato, i 27 insistono poi sul «rafforzamento» della stabilità finanziaria «in tutta Europa» sulla base delle analisi della Commissione europea e delle istituzioni finanziarie internazionali. L'Ecofin terrà sotto controllo l'evolversi della situazione e predisporrà «possibili azioni concrete» attraverso un approccio «caso per caso». Il mercato unico, per i leader Ue, dovrà essere «utilizzato al massimo» come «motore della ripresa a sostegno della crescita e dell'occupazione». PIU' COLLABORAZIONE - La Commissione europea viene «invitata» a trovare mezzi e strumenti per assicurare un «rapido ed effettivo» scambio di informazioni sulle misure proposte dai singoli Paesi Ue e su quelle prese da Paesi terzi. Il vertice riconosce poi l'importanza di misure per combattere la disoccupazione e evidenzia che a questo scopo dovranno essere utilizzati gli strumenti Ue già esistenti, in primo luogo il Fondo sociale europea e il fondo per la globalizzazione. Spetterà poi al vertice straordinario Ue sull'occupazione convocato per il 4 maggio a Praga esprimersi su altre iniziative destinate a mitigare l'impatto della crisi sull'occupazione. In apertura del vertice, il presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso aveva fatto un richiamo all'unità: «Dobbiamo procedere insieme, considerando le difficoltà della situazione. Penso che ce la possiamo fare, ma serve un coordinamento molto forte, che tenga conto delle diverse situazioni dei ventisette Stati membri». PAURA PER LA MERKEL - Angela Merkel è arrivata con due ore e mezza di ritardo: fonti diplomatiche hanno riferito che l'aereo del cancelliere tedesco, partito da Berlino, è stato costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza ad Hannover per problemi ai motori. La Merkel non compare quindi nella foto di rito con tutti i leader, scattata prima del suo arrivo. Già lo scorso 17 luglio, al termine di una visita ad Algeri, la Merkel era rimasta a terra a causa di uno squarcio di 30 centimetri sulla fusoliera del suo Airbus A310, provocato da una passerella sulla pista. Non esattamente un regalo per la cancelliera, che proprio quel giorno compiva 54 anni. stampa |

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BENIAMINO NATALE PECHINO. TENSIONE ALTA IN TIBET DOPO IL TENTATIVO DI SUICIDIO CON IL FUOCO DI UN... (sezione: Globalizzazione)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

BENIAMINO NATALE Pechino. Tensione alta in Tibet dopo il tentativo di suicidio con il fuoco di un giovane monaco tibetano ad Aba, in una zona a maggioranza tibetana della provincia cinese del Sichuan: un gesto confermato ieri anche dall'agenzia di stampa ufficiale di Pechino, Nuova Cina. Secondo testimoni citati dalla Campagna Internazionale per il Tibet (Ict), un gruppo filotibetano basato negli Usa, agenti di polizia avrebbero sparato contro il monaco prima di spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Confermando la notizia, l'agenzia governativa Nuova Cina ha scritto che il giovane è ricoverato con ustioni «al collo e alla testa», ma non fa menzione di ferite da arma da fuoco. Il dramma avviene mentre in tutte le zone a popolazione tibetana della Cina è in corso una silenziosa protesta che consiste nel non partecipare ai festeggiamenti per il «Losar», il capodanno tibetano, che durano 15 giorni durante i quali si svolgono banchetti, canti e balli tradizionali. La protesta è stata indetta in segno di «rispetto» per le persone che hanno perso la vita durante le manifestazioni anticinesi che si sono svolte nel marzo dell'anno scorso in molte zone della Cina abitate da tibetani. Secondo Pechino i morti furono in realtà solo venti, tutti civili cinesi uccisi dai rivoltosi tibetani, mentre i tibetani in esilio sostengono che le vittime sono state circa duecento e di mille persone arrestate in quel periodo - tra marzo e maggio dell'anno scorso - non si hanno notizie. Inoltre è vicina la delicata scadenza del 10 marzo, giorno nel quale cade l'anniversario della rivolta del 1959 che si concluse con la fuga in India del Dalai Lama, il leader spirituale tibetano che da allora è vissuto in esilio. Secondo la ricostruzione di Ict, la protesta del monaco risalirebbe a mercoledì ed sarebbe stata innescata dal divieto posto dalle autorità alla celebrazione delle preghiere di «Monlam», una festa religiosa collegata a quella di Losar. Poche ore dopo la notifica del divieto, il monaco - il cui corpo era già cosparso di kerosene - è stato visto nel mercato vicino al monastero e, prima che gli agenti presenti potessero intervenire, si è dato fuoco agitando una bandiera tibetana fatta a mano con al centro un ritratto del Dalai Lama. I poliziotti lo hanno circondato e si sono uditi dei colpi di pistola. In seguito le fiamme sono state spente ed il giovane è stato portato via, in un apparente stato di incoscienza. Secondo l'emittente di tibetani in esilio Voice of Tibet, manifestazioni anticinesi e pro-Dalai Lama alle quali avrebbero preso parte centinaia di persone si sono svolte recentemente a Guinan (Mangra in tibetano) e ad Hainan (Tsolho in tibetano), nella provincia del Qinghai. Colloqui tra esponenti cinesi ed inviati del Dalai Lama si sono tenuti in ottobre senza che sia stato raggiunto un accordo. Pechino accusa il leader tibetano di perseguire la secessione del Tibet dalla Cina, mentre il Dalai Lama afferma di voler per il territorio quella che chiama una «vera» autonomia.

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Sarkozy: "Intesa sugli asset tossici" Berlusconi: assegno di disoccupazione non sostenibile, costa 1,5 punti di Pil (sezione: Globalizzazione)

( da "Giornale.it, Il" del 01-03-2009)

Argomenti: Cina Usa

n. 52 del 2009-03-01 pagina 0 Sarkozy: "Intesa sugli asset tossici" Berlusconi: assegno di disoccupazione non sostenibile, costa 1,5 punti di Pil di Redazione L'accordo prevede "grande flessibilità" e serve a sbloccare l'attività creditizia nel Continente. Piano per i 12 Paesi dell'Est: non c'è l'intesa, la Merkel frena, no della Polonia. Berlusconi: "Gli asset tossici non riguardano l'Italia". Poi il premier replica a Francheschini: "La proposta degli assegni di disoccupazione non è sostenibile" Bruxelles - I leader dei paesi Ue hanno raggiunto un accordo quadro per affrontare la questione degli asset 'tossici' detenuti dalle banche. Lo ha annunciato il presidente francese Nicolas Sarkozy, al termine del Vertice straordinario Ue. Gli asset 'tossici' sono attualmente ritenuti una delle principali cause che stanno determinando il blocco dell'attività creditizia in Europa. L'accordo prevede "grande flessibilità per quanto riguarda la determinazione degli asset tossici", ma prevede anche "un quadro Europeo per garantire il corretto funzionamento del mercato interno", ha aggiunto Sarkozy. Ma il presidente ha escluso l'ipotesi di costituire una bad bank: "No, la Francia non ne farà una".. Ma sulla proposta di un piano per i 12 paesi dell'est, avanzata dall'Ungheria, non c'è accordo: la germania frena, la Polonia dice no. Intanto Silvio Berlusconi spiega: "Il problema degli asset tossici non riguarda l'Italia". E parlando parlando con i giornalisti a Bruxelles, ha spiegato che il governo vorrebbe "fare ancora di più" per fronteggiare i problemi aperti dalla crisi e, in particolare, la disoccupazione. "Ma noi viviamo in Europa e abbiamo quindi vincoli europei", nonché, ha spiegato, un enorme debito pubblico. Per cui un provvedimento per l'assegno di disoccupazione come quello proposto dal Pd, che costerebbe 1,5 punti del pil, non è sostenibile". No al protezionismo L'Unione europea ha confermato oggi l'impegno comune "a non varare misure protezioniste", ha detto il presidente del Consiglio in una conferenza stampa al termine del vertice straordinario. I 27: sbloccare i canali del credito Lo sblocco dei canali del credito é "cruciale" per dare efficacia agli stimoli per l'economia attuati dalle politiche di bilancio. E' quanto si legge nella bozza del comunicato finale del vertice straordinario Ue in corso a Bruxelles. L'emergenza credito apre il documento, nel quale, subito dopo, si "sottolinea l'importanza" di fare fronte alla problematica degli asset tossici seguendo le linee guida presentate mercoledì scorso dalla Commissione Ue. Ma sulla proposta di un piano per i 12 paesi dell'est, avanzata dall'Ungheria, non c'è accordo: la germania frena, la Polonia dice no. Rafforzare la stabilità Nel comunicato i 27 insistono poi sul "rafforzamento" della stabilità finanziaria "in tutta Europa" sulla base delle analisi della Commissione europea e delle istituzioni finanziarie internazionali. L'Ecofin terrà sotto controllo l'evolversi della situazione e predisporrà "possibili azioni concrete" attraverso un approccio "caso per caso". Il mercato unico, per i leader Ue, dovrà essere "utilizzato al massimo" come "motore della ripresa a sostegno della crescita e dell'occupazione". La Commissione europea viene "invitata" a trovare mezzi e strumenti per assicurare un "rapido ed effettivo" scambio di informazioni sulle misure proposte dai singoli Paesi Ue e su quelle prese da Paesi terzi. Il vertice riconosce poi l'importanza di misure per combattere la disoccupazione e evidenzia che a questo scopo dovranno essere utilizzati gli strumenti Ue già esistenti, in primo luogo il Fondo sociale europea e il fondo per la globalizzazione. Spetterà poi al vertice straordinario Ue sull'occupazione convocato per il 4 maggio a Praga esprimersi su altre iniziative destinate a mitigare l'impatto della crisi sull'occupazione. Evitare divisioni Serrare i ranghi ed evitare che di fronte a una crisi di proporzioni sempre più drammatiche l'Unione europea si divida: questo l'obiettivo principale del vertice straordinario dei 27 capi di Stato e di governo in corso a Bruxelles , preceduto da una riunione dei leader di nove Paesi dell'Europa centro-orientale, voluta dal premier polacco, Donald Tusk. Il rischio bancarotta di alcuni Stati della nuova Europa è infatti una delle maggiori preoccupazioni, anche per le ripercussioni che un tracollo del genere avrebbe sui Paesi occidentali. Ungheria: piano per i Paesi dell'Est A proporlo il premier ungherese, Ferenc Gyurcsany, che ha ribadito la richiesta di un piano di aiuti verso i Paesi ex-comunisti dell'Ue pari a 160-190 miliardi di euro, soprattutto per salvare il loro settore finanziario. Le risorse stanziate da Banca europea degli investimenti, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo)e Banca mondiale sono giudicate insufficienti. Ma questo approccio non è condiviso dalla Repubblica ceca, che in questo momento detiene la presidenza di turno dell'Ue: "Non penso che sia necessario un approccio speciale per l'est europeo, ma serve piuttosto un approccio comune per tutta l'Unione europea". Polonia contraria Il governo di Varsavia é "contrario al piano anti-crisi proposto dall'Ungheria per 12 paesi europei dell'ex blocco comunista, più Croazia e Ucraina. "Siamo contrari perché rappresenta un' eccessiva drammatizzazione della situazione e mette tutti gli stati membri dell'est Europa in un'unica categoria, sbagliando", ha detto il ministro polacco agli affari europei, Mikolaj Dowgielewicz. Anche la Merkel frena Il cancelliere tedesco Angela Merkel non è favorevole a considerare la situazione dei Paesi dell'est Europa come un unico blocco. Parlando a margine del vertice straordinario ha sottolineato "la situazione molto differente" di Paesi come la Slovenia, la Slovacchia e l'Ungheria. La Merkel ha sconsigliato di fare un dibattito a colpi di "cifre gigantesche". "Noi abbiamo mostrato finora che noi aiutiamo i Paesi che hanno bisogno, in particolare proprio con l'esempio dell'Ungheria", ha detto il cancelliere tedesco. "Noi continueremo a farlo naturalmente, attraverso le organizzazioni internazionali e attraverso mezzi europei". Ma a rischio, sono anche Paesi come la Grecia e l'Austria, quest'ultima molto esposta con le banche dell'est europeo. Da Bruxelles continuano comunque a giurare che non esiste alcun rischio che la zona euro possa perdere pezzi. Ma il compito di evitare fughe in avanti appare più che mai arduo. Sullo sfondo della riunione odierna anche le proposte che l'Ue dovrà presentare al tavolo del G20 del prossimo 2 aprile a Londra, quello che dovrebbe mettere in moto la riforma del sistema finanziario internazionale. Al vertice prende parte anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, oltre al presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, che informerà i 27 sulla proposta di riforma del sistema europeo di vigilanza finanziaria presentata giorni fa dal gruppo di esperti guidati da Jacques Larosiere. Atterraggio d'emergenza per la Merkel Il cancelliere tedesco Angela Merkel non ha potuto partecipare all'inizio del vertice a causa di un problema al suo aereo, che partito da Berlino è stato costretto ad un atterraggio d'emergenza ad Hannover. Per problemi tecnici all'aereo, la Merkel, è arrivata con quasi due ore di ritardo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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