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Report "Globalizzazione"  1-10 agosto 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Globalizzazione

Pianoforte e violino per un doppio concerto ( da "Stampa, La" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: pensare che ha registrato per radio e televisioni di Usa, Canada, Giappone, Cina, Corea, Australia, Argentina, Germania, Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Urss, Yugoslavia. Ovviamente ha suonato nei maggiori teatri del mondo partendo dalla Scala di Milano. Fra le altre incisioni i sei cd con la prima ed unica registrazione integrale delle opere di Paganini per violino e chitarra.

Pasquali: Una bella esperienza ( da "Tribuna di Treviso, La" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «No, lui ha dato forfait, a 35 anni non riesce più ad essere pronto con una preparazione così breve e una stagione così lunga alle spalle». Sarà uno degli 8 ex benettoniani. «Sarà un po' strano considerare avversario l'inno di Mameli, però siamo nell'era della globalizzazione no?». (Si. Fo.)

eBay ha messo al bando la vendita on line dal primo febbraio scorso ( da "Unita, L'" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Tanto che di recente la Cina ha scalzato la Germania dal terzo gradino, dietro Usa e Giappone, sul podio delle potenze economiche. Ma il Vietnam, con un ritmo di crescita annuo del 7% nell'ultimo decennio, le ha tenuto testa. Pochi punti percentuali in meno per Hong Kong e Taiwan.

Cina, ricetta potenza I campioni-soldato e il Progetto 119 Il boom dei nuotatori della prima nazione nel medagliere Le scuole-caserma dove i bambini dotati diventano atleti: verso ( da "Unita, L'" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, ricetta potenza I campioni-soldato e il «Progetto 119» Il boom dei nuotatori della prima nazione nel medagliere Le scuole-caserma dove i bambini dotati diventano atleti: verso Londra 2012 si punta a superare gli Usa nei podi totali COSIMO CITO Germania, Russia, Usa, Australia, tanta Italia, ma anche Danimarca,

La Cina ha ancora fame di soia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: importazioni di semi hanno raggiunto livelli da primato La Cina ha ancora fame di soia Prenotate 1,8 milioni di tonnellate del prossimo raccolto Usa Sissi Bellomo Le importazioni cinesi di semi di soia non accennano a rallentare, mettendo a tacere chi pronosticava un brusco stop legato all'eccedenza di scorte e rilanciando con forza le quotazioni dei futures al Chicago Board of Trade,

Puntiamo ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: effetti devastanti per i mercati emergenti che vedrebbero indebolirsi le riserve (per la sola Cina si stimano 1500 miliardi di riserve in dollari e oltre 800 miliardi investiti in Treasuries) e l'immediato indebolimento delle esportazioni. L'andamento del biglietto verde sarà legato anche all'aumento del deficit ed alla ripresa degli Usa, potrebbe indebolirsi ma rimarrà guidato.

Allo Stato costerà quattordici euro Rischio di fallimento all'1 per cento ( da "Corriere della Sera" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina. Nel '99 nei Paesi della Comunità europea, nel 2000 negli Usa e oggi è distribuita in oltre 40 Paesi. L'ultimo è stato nel 2008 il Portogallo. è stata autorizzata? 3 Perché L'agenzia Europea del farmaco l'ha autorizzata per quattro indicazioni: 1) interruzione medica di gravidanza fino a 63 giorni da ultima mestruazione;

Roma09: medagliere, Italia sesta ( da "Tuttosport Online" del 01-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Italia sesta invia stampa stampa Vota l'articolo Si - No - Facebook Ok Notizie Wikio In testa la Cina seguita da Usa, Russia e Germania (ANSA) - ROMA, 1 AGO - Dopo la 16/a giornata dei Campionati mondiali di nuoto di Roma 2009, l'Italia e' 6/a nel medagliere: 4 ori, un argento e 5 bronzi. In testa la Cina con 11 ori, 7 argenti e 10 bronzi.

Pd federale per dialogare con il territorio ( da "Tribuna di Treviso, La" del 02-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma è vero il contrario: in un mondo globalizzato, l'Italia non può crescere spezzettandosi in mille interessi». Il congresso dirà anche quale partito dovrà essere il Pd: «Dovrà essere innanzitutto federale, in modo da garantire aderenza ai problemi del territorio» conclude. (s.

Gli schiavi di Kim al capolinea della Transiberiana ( da "Stampa, La" del 02-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nel 2000 Mosca rispedì a casa 7 mila fuggitivi via Cina. Oggi i casi documentati sono drasticamente ridotti ma per le Ong, in Siberia e oltre si nasconderebbero da 500 a 2000 disertori. Nel 2008, per la prima volta Mosca ha aiutato un cittadino di Pyongyang, Han Dong-man, a trovare rifugio negli Usa.

Cuneo: al Nuvolari concerto di Alessandro Mannarino ( da "Targatocn.it" del 02-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ispirate ai suoni ed ai volti di una via Casilina globalizzata dove Gabriella Ferri passeggia con Manu Chao e Domenico Modugno va a braccetto con Cesaria Evora. Nei suoi testi, macchiati dai forti toni del surrealismo, si vivono storie oniriche e tragicomiche di pagliacci, ubriachi e zingari innamorati.

pizza super? con la teglia di prato ( da "Tirreno, Il" del 02-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dopo avere conquistato la Cina, gli Usa e l'Inghilterra con i suoi salumi, Adò ha deciso di compiere un'altra impresa. Ha aperto infatti una larderia in pieno centro a Colonnata, nel cuore della produzione del lardo più famoso. Pale e teglie per la pizza. Non basta possedere i trucchi del mestiere per preparare una pizza ad arte,

Roma 09: medagliere, Italia 7/a ( da "Tuttosport Online" del 02-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: articolo Si - No - Facebook Ok Notizie Wikio Stati Uniti primi davanti a Cina e Russia (ANSA) - ROMA, 2 AGO - L'Italia chiude al settimo posto il medagliere di Roma 09. Stesso numero di medaglie per Usa e Cina: statunitensi primi con 4 argenti in piu'. 1) Stati Uniti 11 oro 11 argento 7 bronzo. 2) Cina 11-7-11. 3) Russia 8-8-4.

50 DORSO UOMINI: 1) Liam Tancock (Gbr) 24"04 (record del mondo) 2) Junya Koga (Gia) 24"24 ... ( da "Trentino" del 03-08-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cin) 14'46"84 4) Federico Colbertaldo (Ita) 14'48"28 5) Lin Zhang (Cin) 14'54"23 400 MISTI DONNE: 1) Katinka Hosszu (Ung) 4'30'31 2) Kirsty Coventry (Zim) 4'32"12 3) Stephanie Rice (Aus) 4'32"29 4) Hannah Miley (Gbr) 4'32"72 5) Elizabeth Beisel (Usa) 4'34"90 6) Julia Smit (Usa) 4'35"33 7) Zsuzsanna Jakabos (Ung) 4'37"85 8)

quei 43 record di uno sport senza più confini - emanuela audisio ( da "Repubblica, La" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nel complesso primi gli Usa, seconda la Cina, terza la Russia, quarta la Germania, quinta l´Australia, sesta la Gran Bretagna. L´Italia finisce settima, meglio di Melbourne 2007 dove si piazzò decima. Ormai è una costante: ha vinto molto con le donne, poco con gli uomini.

Medagliere: primi gli Usa L'Italia settima dopo la Gb ( da "Unita, L'" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Medagliere: primi gli Usa L'Italia settima dopo la Gb Ventinove medaglie per Usa e Cina, 11 ori: davanti gli Stati Uniti grazie agli 11 argenti contro 7. Terza la Russia con 20 podi, Germania a 12 (ma 7 ori), Australia 19 (4). Sesta la Gran Bretagna, settima l'Italia con 4 ori, un argento e 5 bronzi.

La polizia iraniana arresta 3 americani al confine con l'Iraq ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Europa difese più ampie contro la concorrenza sleale dei paesi asiatici, Cina in testa. Trai provvedimenti,l'estensione dei dazi antidumping. u pagina 20 Prima multa a Milano dopo il divieto anti-alcol La Polizia municipale di Milano ha emesso ieri in piazza Vetra la prima multa (450 euro) per il divieto al consumo di alcolici dei minorenni.

La Cina non è così vicina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ma si deve perciò ritenere che la Cina sia destinata a crescere sempre più di forza e statura, al punto da sopravanzare l'Europa e da insidiare, di qui a pochi anni,persino l'egemonia degli Usa? A questo assillante interrogativo, che tiene oggi campo in una vasta letteratura, cerca di rispondere anche un saggio, firmato da due giovani studiosi,

Bye bye maschiacci! ( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: si è dimostrato distruttivo e insostenibile nel mondo globalizzato di oggi. Di fatto, possiamo ormai dire che l'eredità più duratura della Grande recessione non sarà la morte di Wall Street, né quella della finanza, né quella del capitalismo. Queste idee e queste istituzioni continueranno a vivere.

Rebiya Kadeer, la regina degli uighuri La nuova Dalai Lama che Pechino teme ( da "Repubblica.it" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a una potenza straniera (stava per entrare in un hotel dove era una delegazione del Congresso Usa), la Kadeer trascorse 6 anni in carcere prima di essere liberata nel 2005, a poche ore dall'arrivo in Cina di Condoleezza Rice. Il regime voleva offrire un gesto al Segretario di Stato americano, e quella donna sembrava del tutto innocua.

Rebiya Kadeer, la regina degli uiguri La nuova Dalai Lama che Pechino teme ( da "Repubblica.it" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: a una potenza straniera (stava per entrare in un hotel dove era una delegazione del Congresso Usa), la Kadeer trascorse 6 anni in carcere prima di essere liberata nel 2005, a poche ore dall'arrivo in Cina di Condoleezza Rice. Il regime voleva offrire un gesto al Segretario di Stato americano, e quella donna sembrava del tutto innocua.

Da ovest a Est, ecco la mappa delle nuove bolle pronte a scoppiare nel mondo pag.1 ( da "Trend-online" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa e quella europea prepariamoci a una bella bolla pronta ad esplodere anche nel Far East e dintorni. Entro il 2009 l'aumento dei prestiti concessi rispetto all'anno precedente in Cina ammonterà al 40%, una scelta rischiosa quando l'export è fermo, la situazione interna tutt'altro che stabile e le riserve in continua crescita per mantenere in piedi il carrozzone miliardario del

I progressi delle energie rinnovabili in ( da "superEva notizie" del 03-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: I progressi delle energie rinnovabili in Cina Investire in tecnologie verdi, parola del presidente USA Obama, è un modo ottimale per uscire dalla crisi economica. E' però interessante sapere che chi maggiormente crede nelle fonti rinnovabili[...] Investire in tecnologie verdi, parola del presidente USA Obama, è un modo ottimale per uscire dalla crisi economica.

Hillary: l'Africa in 11 giorni ( da "Stampa, La" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina, per poi fermarsi nella Repubblica democratica del Congo dove da anni sono dispiegati i caschi blu dell'Onu con il compito di fermare le violenze causate dagli squadroni della morte infiltrati dal vicino Ruanda. Sarà quindi la volta della Nigeria grande fornitore di energia per gli Usa alle prese con gli attentati di gruppi fondamentalisti come quelli che hanno di recente partecipato

la fine della crisi e il capitalismo che verrà - giorgio ruffolo ( da "Repubblica, La" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Attraverso la globalizzazione e la finanziarizzazione, la prevalenza del capitale è diventata preponderanza, con conseguenze ingovernabili di instabilità e pericolosamente conflittuali di iniquità. Una economia costantemente esposta al gonfiamento e all´afflosciamento delle bolle speculative non è il quadro ideale per la diffusione del benessere.

le medaglie nel nuoto con pellegrini & c. ma anche i successi in scherma, pallavolo, sci. le donne vincono più degli uomini. ecco perché - enrico sisti ( da "Repubblica, La" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: era della globalizzazione: «E noi stiamo costruendo il nostro futuro sportivo proprio sul mondo femminile», spiega Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni. Chiamatelo, se volete, fattore D, D di donna. «Abbiamo avuto modo di constatare che il mondo agonistico degli uomini non è sempre alla portata dello sport italiano.

Roubini pessimista, ma il crollo Usa dà segni di frenata ( da "Manifesto, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in Cina le vendite di nuove auto nei primi sette mesi dell'anno sono salite del 42,8% a 959.035 unità. In luglio, record di Gm, +77,7%, il miglior luglio mai registrato da Gm in Cina. Nel vicino Giappone, domenica la Nissan ha svelato la prima auto elettrica del marchio (e del gruppo Renault-Nissan).

Arcobaleno iridato ( da "Manifesto, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la Cina e il Giappone che ha presentato una squadra competitiva in tutte le specialità pur senza il solito Kitajima in anno sabbatico. Il nuoto insomma è uno sport che ha abbattuto le frontiere geografiche e di classe di un tempo. Sarà anche per questo che gli spalti del Foro Italico erano sempre gremiti.

Balzo del petrolio a 72 dollari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ieri sono bastati pochi dati economici favorevoli da Cina e Usa per attirare un flusso imponente di liquidità, che si è riversato sul petrolio, sui metalli e su molti prodotti agricoli, facendo salire di quasi il 4% il Crb, uno dei maggiori indici del comparto. Il tutto mentre il dollaro, penalizzato dalla sempre più marcata propensione al rischio, precipitava ai minimi dell'

In forte rialzo petrolio, cotone e mais ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: economia degli Usa e della Cina, dove in luglio c'è stata una decisa accelerazione dell'attività manifatturiera (si veda anche il servizio a pagina 33). L'euforia ha contagiato in particolare i metalli non ferrosi: al London Metal Exchange ci sono stati rialzi fino al 6% , che hanno riportato quasi tutte le quotazioni ai livelli dello scorso autunno.

La nuova via della seta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Dalla Francia alla Cina: scienziato francese cerca di passare dalla parte dei "rossi". RETE 4 16,25 Il principe e la ballerina, di Laurence Olivier, con Laurence Olivier, Marilyn Monroe, Usa 1957 (117'). Tra favola e commedia. E Marilyn... SKY CINEMA MANIA 21,00 Gone baby gone , di Ben Affleck, con Casey Affleck, Morgan Freeman,

Hillary la fondista sulle piste africane ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: la protezione accordata da Washington alla potente lobby dei produttori di zucchero Usa. Scogli su cui si è arenata la nave delle trattative Doha Round per il libero scambio. Sarà un caso che proprio ieri da Dakar, capitale del Senegal, sia arrivata la rassicurazione che la Cina sosterrà l'agricoltura africana? «La Cina non va ad acquistare o ad affittare terre in Africa –

Più consumi negli emergenti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: hanno riproposto in piccolo quel grande squilibrio tra Cina e Usa, il grande consumatore globale, che ora sembra lentamente ridursi. Forse, per il dopo-crisi, dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti anche in Eurolandia. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA RIVOLUZIONE In corso il grande mutamento dei modelli di sviluppo Bene i consumi di Cina,

Bill Clinton a sorpresa in Nord Corea per la liberazione delle due reporter ( da "Repubblica.it" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dopo aver sconfinato alla frontiera tra Corea del Nord e Cina mentre facevano riprese sul lato nordcoreano del fiume Tumen e, accusate di "atti ostili", erano state condannate a 12 anni di campi di lavoro agli inizi di giugno. In assenza di relazioni diplomatiche tra Pyongyang e Washington, Clinton è il rappresentante americano di più alto profilo a visitare la Corea del Nord dall'

NordCorea, Bill Clinton in missione Si tratta per liberare le reporter Usa ( da "TGCom" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dopo aver sconfinato alla frontiera tra Corea del Nord e Cina mentre facevano riprese sul lato nordcoreano del fiume Tumen e, accusate di "atti ostili", sono state condannate a 12 anni di campi di lavoro agli inizi di giugno. In assenza di relazioni diplomatiche tra Pyongyang e Washington, Clinton è il rappresentante americano di più alto profilo a visitare la Corea del Nord dall'

Toro in borsa. I migliori titoli BUY degli analisti per agosto pag.4 ( da "Trend-online" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in particolare in Cina e India. Dal 1990 ha costruito 12 nuove fabbriche di produzione, tutte concentrate nei paesi emergenti. Producendo direttamente in paesi a più basso reddito la società è stata in questo modo in grado di contenere i costi e di servire in maniera più capillare quelle zone e quelle regioni del mondo dove la domanda sarà maggiormente concentrata.

L'ISM spinge il mercato ( da "Trend-online" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ISM manifatturiero per gli USA (uscito a 48,9 contro un 46,5 atteso): l'ondata di ottimismo ha raggiunto nuove vette, gli "animal spirits" di keynesiana memoria stanno riprendendo vigore. I consumi si elevano, le esportazioni dell'Area Euro verso la Cina sono in aumento, e tutto questo si riflette evidentemente nel mercato FX.

Tutti i film della Mostra del Cinema di ( da "superEva notizie" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Paco Plaza - Spagna - CHENGDU, WO AI NI (CHENGDU, I LOVE YOU) di Fruit Chan, Cui Jian - Cina - THE HOLE di Joe Dante - Usa - THE MEN WHO STARE AT GOATS di Grant Heslov - Usa -EHKY YA SCHAHRAZAD (SCHEHERAZADE, TELL ME A STORY) (nuova versione) di Yousry Nasrallah - Egitto - YONA YONA PENGUIN di Rintaro - Giappone - THE INFORMANT!

Bill Clinton incontra Kim Jong-il ( da "Stampaweb, La" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: confine tra Corea del Nord e Cina, per ingresso illegale nel paese. Il viaggio di Bill Clinton arriva dopo mesi di tensioni tra i due paesi e provocazioni da parte nordcoreana. Un gesto di disponibilità da parte di Pyongyang come la liberazione delle giornaliste, secondo gli osservatori internazionali, potrebbe aprire la strada a un ritorno al dialogo anche sul tema del nucleare,

Nord Corea, dopo la visita di Clinton Kim Jong Il "perdona" le due reporter ( da "Repubblica.it" del 04-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: dopo aver sconfinato alla frontiera tra Corea del Nord e Cina mentre facevano riprese sul lato nordcoreano del fiume Tumen e, accusate di "atti ostili", erano state condannate a 12 anni di campi di lavoro agli inizi di giugno. In assenza di relazioni diplomatiche tra Pyongyang e Washington, Clinton è il rappresentante americano di più alto profilo a visitare la Corea del Nord dall'

Clinton convince Pyongyang Graziate le due giornaliste Usa ( da "Corriere delle Alpi" del 05-08-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le due erano state arrestate alla frontiera con la Cina dove stavano realizzando un reportage per ingresso illegale in territorio nord-coreano. Bill Clinton è tornato così di prepotenza sulla scena internazionale: dopo un incontro con il "Caro Leader" Kim Jong Il, l'ex presidente ha visto le due giornaliste: un incontro «commovente», hanno detto fonti governative.

"la champions? abbiamo il 10% di possibilità" - gianni piva pechino ( da "Repubblica, La" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: PIVA PECHINO dal nostro inviato è cominciata con un bagno di folla l´avventura dell´Inter in Cina, con tifosi entusiasti all´aeroporto. Un coinvolgente anticipo dell´atmosfera che farà da cornice alla sfida di sabato quando verrà assegnata la Supercoppa Italiana, nel «Nido d´Uccello», lo stadio delle Olimpiadi. Si torna a fare sul serio, i giorni delle amichevoli sono alle spalle;

Nata e cresciuta in Corea del Sud, è arrivata negli Usa nel 1995 per studiare all'universi... ( da "Stampa, La" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nata e cresciuta in Corea del Sud, è arrivata negli Usa nel 1995 per studiare all'università. Ha lavorato come editor in tv prima di venire inviata in Cina.

Dalle strategie divergenti all'alleanza ( da "Stampa, La" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina e Corea del Nord e condannate a 12 anni di lavori forzati per «ingresso illegale» e «gravi crimini contro la nazione». Il viaggio di Clinton ha il sapore di un evento storico non solo perché Pyongyang e Washington sono ai ferri corti dai tempi della guerra delle due Coree, negli anni 50, ma anche per il riemergere di forti tensioni internazionali dovute ai programmi nucleari

clinton convince pyongyang graziate le due giornaliste usa ( da "Tirreno, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Le due erano state arrestate alla frontiera con la Cina dove stavano realizzando un reportage per ingresso illegale in territorio nord-coreano. Bill Clinton è tornato così di prepotenza sulla scena internazionale: dopo un incontro con il "Caro Leader" Kim Jong Il, l'ex presidente ha visto le due giornaliste: un incontro «commovente», hanno detto fonti governative.

blitz di clinton in corea del nord kim jong-il libera le reporter usa - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: al confine tra la Corea del Nord e la Cina: dove i rari fuggiaschi dal regime del terrore di Kim finiscono prede di schiavisti cinesi. Il gesto di "clemenza" e la loro liberazione è un piccolo prezzo da pagare per il monarca rosso Kim Jong-il. Perché la visita dell´ex presidente lo gratifica del premio più ambìto: il riconoscimento, l´omaggio,

Bill Clinton da Kim Jong Il Graziate le due reporter ( da "Unita, L'" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre giravano un reportage al confine tra Corea del Nord e Cina. Erano interessate ad una storia sulla sorte delle donne nordcoreane in fuga dalla fame, finite nelle mani di trafficanti di esseri umani. Nulla di digeribile per il regime di Pyongyang, che ha accusato le due reporter di ingresso illegale, un crimine da 12 anni di lavori forzati.

Limousine nera e una scolaretta con un mazzo di fiori di benvenuto ad attenderlo, alti funzionari so... ( da "Unita, L'" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre giravano un reportage al confine tra Corea del Nord e Cina. Erano interessate ad una storia sulla sorte delle donne nordcoreane in fuga dalla fame, finite nelle mani di trafficanti di esseri umani. Nulla di digeribile per il regime di Pyongyang, che ha accusato le due reporter di ingresso illegale, un crimine da 12 anni di lavori forzati.

Arriva Bill Clinton, graziate le due giornaliste ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: mentre indagavano sui profughi nordcoreani nel nord della Cina. Secondo la radio statale nordcoreana, Clinton avrebbe anche consegnato a Kim Jong-il un messaggio «verbale» del presidente Barack Obama. Una notizia però smentita dalla Casa Bianca, aggiungendo che la missione è esclusivamente di carattere personale.

Bill Clinton fa rilasciare le reporter Usa ( da "Tempo, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: le due donne erano state arrestate alla frontiera con la Cina il 17 marzo mentre lavoravano per la televisione di Al Gore Current Tv, e l'8 giugno erano state condannate a 12 anni di lavori forzati. Una condanna contro la quale aveva lavorato da settimane «utilizzando tutti i canali diplomatici» la segretario di Stato Hillary Clinton.

Niente auguri ad Ahmadinejad ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Una presa di posizione ferma (visto che invece saranno presenti gli ambasciatori di Russia, Cina, Vaticano e Svizzera, che rappresenta in Iran anche gli interessi Usa) seppure moderata nei toni, quella dell'Occidente, che aveva già espresse condanne al G-8, per la violenta repressione delle proteste post elettorali messa in atto da Teheran.

Un dollaro piccolo piccolo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è possibile, naturalmente - direi anche che è probabile - che la Cina e altri prestatori stranieri non siano disposti a continuarea garantire agli Stati Uniti gli attuali volumi di prestito. La minor domanda di dollari da questi paesi spingerà al ribasso la valuta americana e ridurrà il deficit commerciale.

Caterpillar traina Wall Street ( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: sarebbero diminuiti gli acquisti di materiali ferrosi dalla Cina. Forse le scorte sono state ricostituite. Se così fosse, potremmo aspettarci una correzione anche sui prezzi future delle materie prime. E vista la stretta correlazione con i titoli azionari, non è da escludere una maggior prudenza sulle Borse.

Nel 2009 i costruttori perdono 1.800 euro su ogni macchina venduta ( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: e gli Usa del 23,1%, mentre in alcuni paesi, come Russia e Brasile, la riduzione è arrivata fino al 45%, e in Cina la crescita delle vendite è rallentata al 5,8%. Risultato: i produttori di automobili stanno risentendo maggiormente della crisi rispetto ai fornitori, e la situazione peggiore è per i produttori di auto di classe superiore.

Le giornaliste americane sono rientrate in patria ( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: illegalmente» in Corea dalla Cina. La coppia lavora per la televisione Current Tv, fondata da Al Gore, vicepresidente sotto Bill Clinton. Non è un caso che al dipartimento di Stato si era discussa (e scartata) la possiblità di inviare proprio Gore in missione speciale. Le due erano state condannate a dodici anni di lavori forzati.

Capitali D'ALBANIA ( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: cui non si fa altro che parlare di globalizzazione, incentrare un'analisi in termini di «capitale nazionale», ma è un passaggio logico indispensabile se si vogliono comprendere determinati meccanismi ed eventi dei paesi postcomunisti e prima di tutti dell'Albania attuale. Alla fine infatti il paese ha trovato la sua stabilità e la sua linea di sviluppo (con risultati eccellenti,

E Pechino ritira i suoi film ( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il sito web del festival è stato attaccato da hacker cinesi «di stato». L'agenzia Xinhua ha riferito che due suoi figli, in prigione in Cina, in una lettera alle autorità la incolpano per i disordini, ma risponde Kadeer «il governo cinese usa la violenza» per costringerli a diffamarla».

Bill in missione: libere le reporter Usa ( da "Corriere della Sera" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: con gli Usa. Le due giornaliste furono sorprese alla frontiera fra Cina e Corea del Nord mentrerealizzavanoun reportage per Currenttv sulle donne nordcoreane e sui clandestini fuggiti in Cina in cerca di cibo. Sono state condannate a 12 anni di lavori forzati per «essere entrate illegalmente e aver commesso azioni ostili contro la Corea del Nord»

Sinistra, ipotesi di ( da "Corriere della Sera" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che puntava ad assecondare la globalizzazione e accelerare la crescita, nella convinzione che anche gli strati svantaggiati ne avrebbero beneficiato. Ma questa politica non ha ridotto le disuguaglianze e si è scontrata con la crisi finanziaria mondiale, che ha lasciato la socialdemocrazia senza linee di riferimento, in uno stato di grave afasia».

Mou cerca una luce per l'Inter ( da "Corriere della Sera" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: primo club occidentale ad essere invitato in Cina. Ma perché Mourinho insiste tanto sulla necessità di un trequartista? Per due motivi. Il primo: con la partenza di Maxwell (per Barcellona), torna a prendere consistenza lo spostamento di Javier Zanetti nel ruolo di terzino (laterale) sinistro, dove aveva già giocato in passato, visto che la crescita di Santon (18 anni e mezzo)

Clinton torna con le due reporter "Nessuna concessione a Pyongyang" ( da "Repubblica.it" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: amministrazione Obama per i suoi determinati sforzi di ottenere la liberazione e l'ex presidente Bill Clinton per la sua disponibilità a intraprendere questa missione", ha detto Gore con Joel Hyatt, co-fondatore della rete televisiva, nella giornata che ha segnato la fine dela odissea di 140 giorni delle giovani reporter. Anche la Cina si è congratulata per la liberazione. (5 agosto 2009

REPORTER LIBERE ( da "TGCom" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: ex presidente Usa ha sorpreso tutti, ottenendo due risultati importanti. Con il perdono del dittatore nordcoreano Kim Jong-il, Bill ha infatti sbloccato la situazione delle reporter di Current Tv arrestate il 17 marzo al confine con la Cina ed è riuscito a gettare nuove basi per il rilancio delle relazioni tra Washington e Pyongyang,

Ripresa tecnica ( da "Trend-online" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: almeno in USA. Sulla Cina non mi sbilancio perchè in quello stato totalitario sono in grado di produrre qualunque dato macro a discrezione: dunque non mi fido... e trovo paradossale chi parla di locomotiva cinese mentre l'elemento trainante dovrebbe essere prima di tutto l'incremento della domanda (che ancora latita nei mercati "avanzati"

Bill Clinton lascia Pyongyang con le due reporter Usa graziate ( da "Stampaweb, La" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un reportage sui rifugiati nordcoreani in Cina e sul traffico di donne nordcoreane per la serie Vanguard, in onda anche in Italia sul canale 130 di Sky, un programma di inchieste sul campo su temi di attualità. Il processo era cominciato giovedì scorso, 4 giugno e il tribunale centrale nordcoreano aveva confermato il loro non meglio specificato «grave crimine» contro la nazione,

Nuova cippatrice al Coordinamento Protezione civile ( da "Targatocn.it" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Nuova cippatrice al Coordinamento Protezione civile La Provincia di Cuneo ha acquistato e concesso in comodato d'uso una cippatrice al Coordinamento provinciale volontari di Protezione civile. ?L'attrezzatura servirà per gli interventi annualmente pianificati dai volontari in accordo con la Provincia ?

Wta Los Angeles: Ivanovic avanti ( da "Tuttosport Online" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Radwanska (Polonia) batte Coin (Francia) 6-1 6-2, Li Na (Cina) batte Morita (Giappone) 6-0 2-0, Lisicki (Germania) batte Krumm (Giappone) 7-6 2-6 7-5, Hantuchova (Slovacchia) batte Oudin (USA) 6-7 6-2 6-2, Jie (China) batte Savchuk (Ucraina) 7-5 1-6 6-2, Makarova (Russia) batte Czink (Ungheria) 3-6 6-4 6-1.

Le Borse sperano nel rally, ma il tonfo è dietro l'angolo ( da "Trend-online" del 05-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: per i contribuenti Usa, non salirà. Ma, rischiando di sembrare paranoico, è ancora la Cina a inviarci segnali di conferma che un altro tsunami è all?orizzonte. Stando alle valutazioni di Robin Griffiths, analista strategico alla Cazenove Capital, il mercato cinese crollerà del 25% portando con sé verso il baratro le azioni Usa con l?

Chiudere gli occhi non basta più ( da "Stampa, La" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: nella speranza che, grazie al mercato e alla globalizzazione, il problema dell'arretratezza del Mezzogiorno si risolvesse da solo. Ora che la crisi finanziaria ha dimostrato che mercato e globalizzazione non fanno miracoli, l'Italia scopre che la questione meridionale non è scomparsa ma si è, anzi, aggravata;

Lippi e l'Italia, ma quale rivoluzione ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: è un segno della globalizzazione»), di mercato («il colpo migliore? L'arrivo di Eto'o») e della "sua" Juve («può vincere lo scudetto»). Dopo l'amichevole del 12 agosto a Basilea contro la Svizzera, per le qualificazioni al Mondiale 2010 l'Italia tornerà in campo il 5 e il 9 settembre, prima in casa della Georgia, poi ricevendo la Bulgaria.

obama aiuta l'auto elettrica con 2,4 miliardi di sussidi - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Corea del Sud e Cina hanno molte lunghezze di anticipo nello sviluppo delle batterie per auto elettriche. E´ anche un nuovo tassello nell´apparato di misure implicitamente protezioniste, con cui Washington favorisce i produttori nazionali. E´ una distorsione confermata da una gaffe del presidente: ieri ha auspicato che «le auto ibride siano finalmente prodotte in America»

Business Supercoppa Il campanile italiano a ottomila chilometri Le motivazioni economiche dietro la scelta di far giocare la finale Lazio-Inter in Cina nel cuore delle vacanze d'ag ( da "Unita, L'" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Inter in Cina nel cuore delle vacanze d'agosto Ma La Lega Calcio si frega le mani: «È il mercato del futuro» ROBERTO ARDUINI Altro che mondiale in Usa, ormai il calcio italiano è globe-trotter. La gara Inter-Lazio per l'assegnazione della Supercoppa 2009, si gioca l'8 agosto alle ore 20, e decreta l'apertura della stagione 2009/2010.

Hillary in Africa: basta corruzione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: anche ad arginare la crescente influenza della Cina nella regione. Ieri la reazione del governo keniota alle pressioni americane è stata fredda. Anzi, seccata. Parlando alla conferenza dell'Us-Sub-Saharan Africa Trade and Economic Cooperation Forum a Nairobi, Hillary Clinton ha auspicato l'istituzione di tribunali speciali per processare i responsabili delle violenze esplose all'

Tutte le strade portano in Cina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La Cina può acquistare più macchinari industriali, attrezzature di trasporto e materiali per l'industria siderurgica, che sono frale principali voci d'importazione dagli Usa. Spendere direttamente per importare beni strumentali consentirebbe di evitare il surriscaldamento dei mercati cinesi,di rafforzarela capacità produttiva dell'

crisi ( da "Manifesto, Il" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Mutamenti sociali, globalizzazione, interdipendenza NordSud (L'Harmattan Italia, 2000); La sfida di Minerva. Razionalità occidentale e ragione mediterranea (B. Boringhieri, 2000); L'invenzione dell'economia (Arianna Editrice) 2001; Il pensiero creativo contro l'economia dell'assurdo (Emi, 2002);

Hiroshima brucia ancora ( da "Manifesto, Il" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina 240, Pakistan 80, India 60, Israele 80, Nord Corea meno di 10 (??). Come previsto e da tutti auspicato, il Summit tra il presidente degli Stati uniti Barack Obama e il presidente russo Medvedev (oltre che con il primo ministro Putin) del 6 e 7 luglio di quest'anno a Mosca, si è concluso con la firma di un fondamentale protocollo d'

Usa e Cina, amici per il Pil ( da "Tempi" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Usa & Cina, amici per il Pil Politica economica, energia pulita, lotta a terrorismo e proliferazione nucleare, aiuti allo sviluppo. Ecco perché i dossier caldi d'ora in poi si affronteranno al G2 Washington-Pechino di Alberto Simoni Per Barack Obama è una certezza: «Le relazioni fra Stati Uniti e Cina plasmeranno il 21esimo secolo»

L'odio per i cristiani dal Pakistan all'Orissa a casa nostra ( da "Tempi" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: epoca in cui la globalizzazione degli interessi e dei commerci dovrebbe sostenere il riunirsi della famiglia umana, i più vessati sono proprio loro, i predicatori dell'unità della famiglia umana? Forse viene il momento di interrogarsi e smettere di cercare consolazioni pensando che, come dice il pensiero unico, la pretesa verità affermata dal cristianesimo sia,

A Los Angeles è Pennetta-show: terzo turno ( da "Tuttosport Online" del 06-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Zheng Jie, n° 14 (Cin) b. Elena Vesnina (Rus) 6-4, 4-6, 6-0; Nadia Petrova, 5 (Rus) b. Shahar Peer (Isr) 6-4, 2-6, 6-3; Urszula Radwanska (Pol) b. Dominika Cibulkova, n° 7 (Slo) 6-4, 6-7 (6-8), 6-4; Flavia Pennetta, n° 10 b. CoCo Vandeweghe (Usa) 6-2, 6-4; Agnieszka Radwanska, n° 8 (Pol) b.

Le Province vanno abolite ( da "Corriere delle Alpi" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione e ai grandi cambiamenti e, comunque, punta a rafforzare il sistema industriale e competitivo perché è un modo per di consolidare la realtà produttiva. Il partito del Sud, invece, rischia di essere l'ennesima riproposizione di un vecchio rivendicazionismo meridionale che pensa che la spesa pubblica risolva ogni problema e che non occorre assumersi nessuna responsabilità

Attacco hacker Twitter al buio per tre ore ( da "Stampa, La" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che ha minacciato più volte di mettere fuori uso i centri vitali degli Usa. Ma bisogna tener d'occhio anche India, Russia, Cina, come ha compreso Obama che ha istituito una task force per fronteggiare gli attacchi informatici. Al confronto appare perfino nostalgica l'impresa di Gary McKinnon, un distinto quarantenne che nel 2002 aveva bucato le difese informatiche della Nasa,

"Identificarli è quasi impossibile" ( da "Stampa, La" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che ha minacciato più volte di mettere fuori uso i centri vitali degli Usa. Ma bisogna tener d'occhio anche India, Russia, Cina, come ha compreso Obama che ha istituito una task force per fronteggiare gli attacchi informatici. Al confronto appare perfino nostalgica l'impresa di Gary McKinnon, un distinto quarantenne che nel 2002 aveva bucato le difese informatiche della Nasa,

Boom di voli per l'Asia Cina e India in crescita ( da "Stampa, La" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Il traffico a Caselle Boom di voli per l'Asia Cina e India in crescita [FIRMA]LETIZIA TORTELLO Oggi in città - secondo i dati della Smat - siamo rimasti in 700 mila. Poco più di 160 mila torinesi se ne sono andati. Ma non questo weekend - per la gioia chi è costretto a restare e potrà godere di una città svuotata - ne partiranno altri 250 mila.

La Protezione civile in cerca di una sede ( da "Stampa, La" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: GRUPPO COMUNALE La Protezione civile in cerca di una sede Il Gruppo comunale di Protezione civile ha bisogno di una sede e di un magazzino più consoni al tipo di lavoro svolto: lo stesso vale per i macchinari in dotazione. Servono, infatti, locali idonei allo stoccaggio delle attrezzature e con una collocazione logistica idonea,

Da romantici a criminali una sfida lunga 30 anni ( da "Stampaweb, La" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: che ha minacciato più volte di mettere fuori uso i centri vitali degli Usa. Ma bisogna tener d'occhio anche India, Russia, Cina, come ha compreso Obama che ha istituito una task force per fronteggiare gli attacchi informatici. Al confronto appare perfino nostalgica l'impresa di Gary McKinnon, un distinto quarantenne che nel 2002 aveva bucato le difese informatiche della Nasa,

Gli Usa con il governo, Clinton minaccia l'Eritrea ( da "Manifesto, Il" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: del Botswana e del Senegal in una lettera all'amministrazione Usa (pubblicata dalla Misna) che evidenzia anche il dinamismo della Cina. Più che promesse miliardarie, dicono i presidenti, all'Africa servono interventi mirati, poco costosi ma di grande portata. Foto: HILLARY CLINTON MENTRE BALLA A UN PARTY A NAIROBY, IN KENYA /FOTO REUTERS

Pakistan, così Al Qaeda sogna la bomba atomica ( da "Repubblica.it" del 07-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: quando i Taliban sono arrivati a cento chilometri dalla capitale, non solo gli Usa ma anche la Cina hanno incalzato il Pakistan a reagire. Il contrattacco delle Forze armate sarebbe stato blando come le altre volte, se i generali non si fossero convinti che alcune bande di Taliban sono funzionali ai progetti dello spionaggio indiano.

Passato il peggio, risalita dura ( da "Tribuna di Treviso, La" del 08-08-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pensa alla Cina? «Non solo. La cosa importante è che Pechino da marzo ha ripreso a correre e ha trascinato Corea e Singapore mentre l'India non si è mai fermata. E tra i paesi emergenti se la Russia è ancora ferma Brasile e Argentina, invece, vanno molto bene».

Tre giorni di anticipo sui tempi ( da "Tempo, Il" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: contentezza e riconoscenza» e che in Cina e Usa dopo l'uragano Katrina «ci sono ancora baraccopoli». Coloro che sono alloggiati nelle tendopoli «sono assistiti da un servizio eccellente, molti sono partiti in crociera, altri sono ospitati sulla costa adriatica: c'è grande contentezza in tutti, poi è chiaro che, interpellandone uno o due,

la lega tra nemici locali e globali - renzo guolo ( da "Repubblica, La" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Ostile alla globalizzazione, la Lega lo è soprattutto alla glocalizzazione, agli effetti globali immediatamente percepibili sul territorio. La sua nota e bellicosa posizione antislamica si esprime, dunque, meglio nelle lande padane piuttosto che ai piedi dell´Hindu Kush.

dollari & stadi pieni i nuovi mercati del calcio da seattle alla malesia - enrico sisti roma ( da "Repubblica, La" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: stadi pieni i nuovi mercati del calcio da Seattle alla Malesia Non solo la Cina: club via dall´Europa Negli Usa è boom di spettatori per la tournée del BarÇa Ed il Sudafrica aspetta i Mondiali ENRICO SISTI ROMA La Supercoppa a Pechino non è un caso. Il calcio post-coloniale ha trovato la sua via della seta. Da tempo Blatter e colossi come Toyota, Emirates Airlines, Petronas,

sfilata di big per la nuova filaga ( da "Repubblica, La" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: incontro del 31 agosto dal titolo "Nelle economie globalizzate la sfida è sui saperi, tra la leadership di giovani generazioni", cui interverranno Ivan Lo Bello e Piero Fassino, e il dibattito del 5 settembre "Il Sud nuovo centro geopolitico. Il federalismo come occasione?", cui parteciperanno Raffaele Lombardo, Gianfranco Micciché e Rita Borsellino.

I lati positivi delle vacanze ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Cina). Ma più che posizionamenti veri e propri si tratta di acquisti mordi e fuggi o scommesse intraday contro la noia da ombrellone. Il fatto che il mercato resti piatto e con volumi sotto la norma non è di per sé controproducente e paradossalmente agevola il lavoro delle autorità monetarie e dei regolatori istituzionali che possono così approfittarne per concentrarsi sulle riforme

La lotta degli operai Sat: La fabbrica non deve chiudere ( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La famiglia Paoluzi intende vendere i macchinari alla Interplex, multinazionale Usa, e i due gruppi riprodurrebbero una nuova Sat in Cina. «Non è giusto - dice Cinquemani - la gran parte dello stabilimento è stata tirata su grazie ai fondi pubblici della 488, che giusto quest'anno hanno rifiutato per poter avere mano libera.

Le fiabe in stile Ghibli del genio Isao Takahata ( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: immagine del contemporaneo globalizzato feroce. LOCARNO Glamour o cultura? Il quesito è stato lanciato dal quotidiano Il corriere del Ticino, oggetto il festival di Locarno, origine della polemica il mancato arrivo di Cameron Diaz star del film di Nick Cassavetes My Sister's Keeper trasformato immediatamente in pretesto con cui mettere in discussione l'

+2,2 ( da "Corriere della Sera" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: 08/08/2009 - pag: 2 +2,2 L'ultimo mese Il valore del superindice Ocse per l'Italia nell'ultimo mese è aumentato di 2,2 punti base (4,8 su base annua). Per gli Usa è salito di 1,3 punti a giugno, ma è sceso di 7,2 punti in un anno. In Giappone +0,3 mensile e -12,7 annuo, la Cina ha fatto segnare rispettivamente +1,4 e -3,

passato il peggio, risalita dura ( da "Tirreno, Il" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Pensa alla Cina? «Non solo. La cosa importante è che Pechino da marzo ha ripreso a correre e ha trascinato Corea e Singapore mentre l'India non si è mai fermata. E tra i paesi emergenti se la Russia è ancora ferma Brasile e Argentina, invece, vanno molto bene».

La lotta degli operai Sat: ( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La famiglia Paoluzi intende vendere i macchinari alla Interplex, multinazionale Usa, e i due gruppi riprodurrebbero una nuova Sat in Cina. «Non è giusto - dice Cinquemani - la gran parte dello stabilimento è stata tirata su grazie ai fondi pubblici della 488, che giusto quest'anno hanno rifiutato per poter avere mano libera.

Le fiabe in del genio Isao Takahata ( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: immagine del contemporaneo globalizzato feroce. LOCARNO Glamour o cultura? Il quesito è stato lanciato dal quotidiano Il corriere del Ticino, oggetto il festival di Locarno, origine della polemica il mancato arrivo di Cameron Diaz star del film di Nick Cassavetes My Sister's Keeper trasformato immediatamente in pretesto con cui mettere in discussione l'

Autunno caldo: 200 mila posti a rischio ( da "Stampa, La" del 09-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Negli Usa il clima è migliorato, c'è fiducia Ora si attende che cresca l'occupazione FRANCESCO SEMPRINI La Cina è diventata una grande potenza L'Ue si è rafforzata Autunno caldo: 200 mila posti a rischio NEW YORK [FIRMA]LUCA FORNOVO TORINO La disoccupazione sarà la vera incognita d'autunno e il barometro prezioso sull'effettiva ripartenza dell'

La Protezione civile in ronda ( da "Tribuna di Treviso, La" del 09-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Veneto Sicuro verso il disarmo La Protezione civile in ronda Da Re: «Maroni me lo ha garantito: potrò usarla così» di Alessandro Zago «Maroni me lo ha assicurato: anche la Protezione civile potrà andare in ronda». Ad affermarlo è il segretario provinciale della Lega Toni Da Re, sindaco di Vittorio Veneto.

gli usa in crisi comprano americano messico e canada: obama ci ripensi - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 09-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: narcos e ambiente in agenda Gli Usa in crisi comprano americano Messico e Canada: Obama ci ripensi FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente NEW YORK - Il primo partner commerciale degli Stati Uniti non è la Cina (solo seconda) ma il Canada. Al terzo posto per l´import-export con gli Stati Uniti non c´è la Germania bensì il Messico.

cristianesimo da rifondare - francesco palazzo ( da "Repubblica, La" del 09-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: La sua vita è solo vivificata dalla comunicazione con Cristo. Nel testo questo «post-cristianesimo» ha un volto preciso: liberazione dal superfluo, sessualità serena, ri-fidanzamento con la terra, ricerca di una globalizzazione verso una vera universalità. SEGUE A PAGINA XXIV

Casco speciale per Michael: 12 mila euro ( da "Corriere della Sera" del 09-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: un simbolo molto caro a Schumi dalla sua prima visita in Cina. «Lo vidi riprodotto in un giornale locale accanto al mio nome». In Cina, il simbolo del dragone rappresenta la potenza e l'unione fra cielo e terra. La grafica del casco è curata da Jens Munser, specialista 39enne di Salzgitter, in Germania.

Giù le mani dalla Protezione civile ( da "Tribuna di Treviso, La" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: «Giù le mani dalla Protezione civile» Le opposizioni insorgono: «Da Re sbaglia, non possono andare in ronda» SICUREZZA Il centrosinistra contro le dichiarazioni di Maroni «Ecco perché Gobbo ha cambiato lo statuto» di Alessandro Zago «Giù le mani dalla Protezione civile».

Diana Ziliute è la prima maglia gialla ( da "Tribuna di Treviso, La" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Lucia), G3M) Nicola Dall'Arche (Banca Prealpi La Vallata), G3F) Aurora Dal Cin (Sanfiorese), G4M) Vanni Cucciol (S.Vendemiano), G4F) Giulia Granzotto (Ramera), G5M) Enrico Piccin (S.Vendemiano), G5F) Erica Rosalen (Pujese), G6M) Andrea Corrocher (Sanfiorese), G6F) Chiara Bragato (Mottense).

un'etica per l'economia: ne parleremo a lungo ( da "Tirreno, Il" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: globalizzazione, lavoro e povertà, soprattutto l'idea che l'economia abbia bisogno di un'etica fondata sull'uomo e che non sia possibile uno sviluppo dell'umanità senza, appunto, carità nella verità. " L'enciclica disegna una summa socialis vigile e aggiornata, che smentisce - se ce ne fosse ancora bisogno - l'immagine di un Papa soltanto teologo chiuso nelle sue stanze e conferma

chi si rivede, le tute blu ( da "Tirreno, Il" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: quelli che per decenni sono stati protagonisti della vita politica e sociale e che con la globalizzazione sembravano scomparsi, con la Innse di Milano hanno ripreso la scena. Erano uscite - spiega il sociologo Aldo Bonomi - dal racconto sociale e ora che la crisi economica morde, ecco che le tute blu riemergono suscitando quasi stupore.

Cina, Usa e Germania guidano la ripresa globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: vanno ricapitalizzate Cina, Usa e Germania guidano la ripresa globale La Cina è già uscita dalla crisi, gli Usa sono quasi fuori e la Germania potrebbe avere qualche sorpresa in serbo. Gli economisti sono convinti che la recessione abbia le settimane contate, anche se il mercato del lavoro resterà in sofferenza e continuerà l'emorragia di posti.

Gli Stati Uniti più avanti dell'Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: in questo momento provengono dagli Usa, dove scende la disoccupazione e dalla Cina, dove abbiamo dati di crescita economica molto sostenuti, per effetto dei massicci investimenti pubblici; al punto tale che i cinesi si stanno preoccupando per la ripresa dell'inflazione». Quanto alle indicazioni che la politica economica italiana dovrebbe trarre dall'attuale fase congiunturale,

Si riaffaccia la crescita ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: Secondo Christian Broda di Barclays, in Cina e Giappone, dove aumentano ormai anche le esportazioni, la crisi è finita a febbraio; nel resto dell'Asia e in Brasile a marzo, in Germania e in Francia ad aprile (anche se in settimana il Pil di primavera potrebbe riservare qualche brutta sorpresa).

I componentisti sono la categoria che rischia di più ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 10-08-2009)
Argomenti: Cina Usa

Abstract: il differenziale di costo complessivo tra Usa e Cina, che nel 2005 era del 22% circa, si è ridotto al 6% per la rivalutazione dello yuan e l'aumento dei salari in Cina. andrea.malan@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA UN SEMESTRE NERO Nella prima metà del 2009 si sono già registrati in Europa 33 fallimenti di aziende piccole e medie, le più fragili ed esposte


Articoli

Pianoforte e violino per un doppio concerto (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

MONTALTO OGGI E DOMANI NELLA PIEVE Pianoforte e violino per un doppio concerto Doppio prestigioso appuntamento, questa sera e domani, a Montalto, con la grande musica. Nella Pieve di San Giorgio suoneranno la pianista Valeria Vetruccio e domani Marco Fornaciari, uno dei migliori violinisti europei e non solo. Il concerto di stasera è intitolato «Memorial Mauro Bianchi» e sarà tenuto da Valeria Vetruccio, pianista di Ruffano (Lecce). Domani tocca al duo composta da Marco Fornaciari, al violino, e Rosanna Re al pianoforte. Marco Fornaciari, livornese, ha studiato nella sua città e si è diplomato quindi al conservatorio di Ginevra. Tanto per avere un'idea di quanto sia apprezzato anche fuori dall'Italia basti pensare che ha registrato per radio e televisioni di Usa, Canada, Giappone, Cina, Corea, Australia, Argentina, Germania, Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Urss, Yugoslavia. Ovviamente ha suonato nei maggiori teatri del mondo partendo dalla Scala di Milano. Fra le altre incisioni i sei cd con la prima ed unica registrazione integrale delle opere di Paganini per violino e chitarra. A Sanremo si è in passato esibito come solista con la Sinfonica. Rosanna Re si è diplomata al conservatorio di Milano. Dal 1998 suona regolarmente con Fornaciari. L'ingresso, alla Pieve, è libero.\

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Pasquali: Una bella esperienza (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pasquali: «Una bella esperienza» Con Rautins fino a settembre, poi consulente in Polonia CONEGLIANO. Renato Pasquali fa il vice allenatore, e fin qui nulla di strano: a Treviso lo è stato per 11 anni e nessuno l'ha dimenticato. Ma vice del Canada è una primizia. Com'è che oggi fa l'assistente di Leo Rautins? «L'idea è nata quando uno degli assistenti dell'anno scorso ha detto che non poteva esserci questa estate - rivela Pasquali - a quel punto Maurizio Gherardini (supervisore delle squadre nazionali canadesi ndr) mi ha proposto... ed io ho risposto di sì. Resterò sino a settembre». E poi? «Ho un contratto di consulenza con un club polacco». Per lei non è la prima volta in Nazionale. «Sono stato 6 anni con l'Italia, 4 con Messina e 2 da responsabile dell'attività giovanile». A Trento dagli azzurri avete beccato 91-69, stasera che Canada vedremo? «A Trento l'Italia giocò una buona partita, Bargnani e Belinelli fecero ottime cose, 50 punti in due, fecero vedere tutto il loro potenziale da Nba. Per noi era la prima gara della stagione dopo essere arrivati il giorno prima dal Canada, adesso probabilmente saremo un po' più rodati». Tutti speravamo di vedere anche Steve Nash... «No, lui ha dato forfait, a 35 anni non riesce più ad essere pronto con una preparazione così breve e una stagione così lunga alle spalle». Sarà uno degli 8 ex benettoniani. «Sarà un po' strano considerare avversario l'inno di Mameli, però siamo nell'era della globalizzazione no?». (Si. Fo.)

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eBay ha messo al bando la vendita on line dal primo febbraio scorso (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

eBay ha messo al bando la vendita on line dal primo febbraio scorso Il fronte della domanda vede in primo piano i paesi asiatici, i cui Pil negli ultimi anni sono cresciuti a ritmi sostenuti. Tanto che di recente la Cina ha scalzato la Germania dal terzo gradino, dietro Usa e Giappone, sul podio delle potenze economiche. Ma il Vietnam, con un ritmo di crescita annuo del 7% nell'ultimo decennio, le ha tenuto testa. Pochi punti percentuali in meno per Hong Kong e Taiwan. Una media del 5% per le Filippine, frenata lo scorso anno dalla crisi finanziaria mondiale, con apporti consistenti dalle rimesse degli emigrati, dal settore dei servizi e da un'alta spesa pubblica. Il commercio dell'avorio trova un comodo canale sui siti Internet, dove viene smerciato circa il 70% dei prodotti. Per questo eBay ha messo al bando, dal primo febbraio scorso, le vendite di questo tipo di oggetti e ha invitato, non si sa quanto ascoltata, le altre agenzie online a seguire l'esempio. Nel lungo viaggio dai cacciatori di frodo all'acquirente, il prezzo dell'avorio si moltiplica anche per duemila. E consente profitti elevati a chi lo lavora e commercia. Mentre solo un pugno di spiccioli finisce ai contadini indigenti, armati dalle organizzazioni e impiegati come cacciatori. GIU.CA. La scheda

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Cina, ricetta potenza I campioni-soldato e il Progetto 119 Il boom dei nuotatori della prima nazione nel medagliere Le scuole-caserma dove i bambini dotati diventano atleti: verso (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cina, ricetta potenza I campioni-soldato e il «Progetto 119» Il boom dei nuotatori della prima nazione nel medagliere Le scuole-caserma dove i bambini dotati diventano atleti: verso Londra 2012 si punta a superare gli Usa nei podi totali COSIMO CITO Germania, Russia, Usa, Australia, tanta Italia, ma anche Danimarca, Romania, Spagna, Brasile, Giappone, Gran Bretagna. Nel medagliere del nuoto tra le corsie c'è un patchwork di colori, di bandiere. E la Cina? Un solo bronzo fino a mercoledì. Poi una pioggia di medaglie, 3 ori, un argento e un bronzo in ventiquattr'ore. Dopo le abbuffate dei primi anni Novanta, il nuoto in Cina ha attraversato lunghissimi momenti di magra, tanto da diventare un vero problema politico. Già prima di Roma '09 il governo cinese, attentissimo alle vicende dello sport, aveva varato il "Progetto 119". Cento erano state le medaglie a Pechino 2008. Più ori degli Usa (51 a 36), meno podi complessivi (110 per gli americani). Il nuovo obiettivo, in vista di Londra 2012, è arrivare a quota 119. Come? Dando impulso - economico e non solo - a discipline non propriamente popolari in Cina. Soprattutto a nuoto e atletica. La scuola cinese del nuoto era infatti praticamente ferma, soffocata dall'immensa popolarità dei tuffi. Ma non solo. In Cina esiste un sistema di reclutamento dei giovani campioni che non ha eguali al mondo. Un bambino piccolissimo, 4 o 5 anni di vita, viene incoraggiato a intraprendere la carriera sportiva da talent scout che percorrono lo sterminato continente alla ricerca di prospetti. Il meccanismo è abbastanza semplice e crudele: un bambino con potenzialità fisiche non comuni viene strappato alla famiglia e accolto, praticamente in età prescolare, nelle Scuole dello sport. Vere e proprie caserme in cui si insegna ai piccoli la disciplina, l'obbedienza. Tuttavia la parte più consistente della giornata è riservata allo sport. Guo Jingjing, la diva dei tuffi, due ori a Roma, ha iniziato a 5 anni nella scuola di Xi'an. Giornate massacranti di esercizi durissimi che scolpiscono nella mente e nel corpo dei piccoli cinesi i rudimenti di sport come tuffi o ginnastica artistica. Sport di memoria, di palestra, di allenamento costante, infinito. Le famiglie rivedono i piccoli soltanto tre, quattro volte l'anno, fino al termine della loro carriera sportiva. Un sistema che ha portato gloria e prestigio alla Cina, ma a costi umani tremendi. Un sistema assai simile a quello in vigore nella Ddr negli anni 70 e 80. Il nuoto è finora sfuggito a questa logica faustiana, l'anima in cambio dell'immortalità sportiva. Nel '94 le cinesi vinsero quasi tutto tra le corsie a suon di record del mondo. Ragazze fino ad allora sconosciute, piombate all'improvviso nelle piscine mondiali con risultati clamorosi. In un biennio il fenomeno scomparve. Si seppe presto, poi, che dietro quell'exploit c'erano stati enormi investimenti sul doping. Così anche nell'atletica, col mitico e famigerato sangue di tartaruga propinato dall'allenatore Ma Junren alle mezzofondiste in cambio di ori e primati mondiali. Il dossier

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La Cina ha ancora fame di soia (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-08-01 - pag: 34 autore: Prodotti agricoli. Anche in luglio le importazioni di semi hanno raggiunto livelli da primato La Cina ha ancora fame di soia Prenotate 1,8 milioni di tonnellate del prossimo raccolto Usa Sissi Bellomo Le importazioni cinesi di semi di soia non accennano a rallentare, mettendo a tacere chi pronosticava un brusco stop legato all'eccedenza di scorte e rilanciando con forza le quotazioni dei futures al Chicago Board of Trade, che questa settimana sono salite di oltre il 10%, con un balzo del 6,7% nella sola seduta di giovedì. Chi pensava che gli acquisti dalla Cina fossero vicini ad esaurirsi si sta ricredendo. Pechino ha rivisto per la seconda volta al rialzo le stime ufficiali sull'import relative al mese di luglio, portandole a 4,82 milioni di tonnellate: un record storico. Inoltre, le rilevazioni del dipartimento per l'Agricoltura statunitense (Usda) presso gli esportatori privati hanno accertato che i cinesi hanno già ordinato 1,8 milioni di tonn. di semi di soia del prossimo raccolto, oltre a ulteriori 120mila tonn. relative alla stagione in corso, che si concluderà in settembre. La circostanza di per sè non è sorprendente: anche negli anni passati c'erano stati ampi ordinativi, piazzati con largo anticipo (addirittura nel giugno 2008 erano stati "prenotati" 2,24 milioni di tonn. di semi). I cinesi, inoltre, sono soliti ordinare carichi ingenti, per poi riservarsi eventualmente di respingerli, dietro pagamento di penale, nel caso in cui sopravvengano eccessivi rincari o difficoltà di stoccaggio. Quest'anno però i silos cinesi sembravano già essere davvero troppo pieni di semi di soia e la domanda sul mercato domestico è debole, con margini di lavorazione addirittura negativi per i produttori di oli vegetali. Il governo di Pechino, che per sostenere i coltivatori locali ha accumulato nei mesi passati 6 milioni di tonn. di scorte di intervento, ha cominciato lo scorso 23 luglio a vendere. O meglio: a cercare di vendere. Perché nelle due aste finora organizzate, ciascuna per un quantitativo di 500mila tonn, non c'è stata nessuna offerta: il prezzo non era affatto allettante, più alto di circa 200 yuan rispetto a quello sul mercato spot. Il governo ci proverà di nuovo, il 5 agosto. Ma il risultato sarà probabilmente lo stesso, a meno che Pechino non decida di abbassare la base d'asta, oppure –come ipotizzano alcuni – di sussidiare gli acquirenti. Per i coltivatori statunitensi sono affari d'oro. Tanto più che i concorrenti sudamericani, colpiti dal maltempo, hanno avuto un raccolto deludente. Nei mesi scorsi negli Usa è stata seminata talmente tanta soia che per la prossima stagione ci si aspetta una produzione record di semi: 3,26 miliardi di bushel, secondo le proiezioni Usda, ossia 88,723 milioni di tonnellate. La domanda cinese tuttavia, avvertono gli analisti di Oil World, rischia di mantenersi così forte che nei prossimi mesi di ottobre e novembre gli Usa potrebbero ritrovarsi nell'«impossibilità fisica» di soddisfare puntualmente le richieste di importazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA ASTE LOCALI DESERTE Pechino vorrebbe vendere parte delle enormi scorte accumulate dal governo, ma non trova acquirenti: all'estero prezzi più bassi

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Puntiamo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-08-01 - pag: 15 autore: IL GESTORE DELLA SETTIMANA Raimondo Marcialis Mc Gestioni «Puntiamo sul Santander» «Preferiamo i corporate e gli emergenti Il dollaro verso quota 1,60» di Marco lo Conte S tupisce – finora positivamente – la dimensione del recupero delle Borse da marzo in poi, a fronte però di difficoltà economiche di cui non si prospetta un'analogo rimbalzo. Temete ulteriori scosse al ribasso per i mercati? Stiamo vivendo la peggiore crisi di fiducia nei mercati mondiali mai vista, aggravata dal fatto che la globalizzazione dei mercati ha innescato il più grande effetto domino mai visto. Molti tra gli intermediari finanziari sono stati costretti a liquidare gli investimenti a qualunque costo e questo si è ripercosso immediatamente su tutti gli operatori dell'economia reale che istantaneamente hanno tagliato consumi e investimenti. Nel corso del 2009, scaricati gli eccessi di vendita che hanno compresso il valore delle azioni ben al di sotto delle ragionevoli valutazioni, abbiamo visto i primi segni di stabilizzazione della crisi con il graduale ripristino delle condizioni di fiducia verso e tra le banche, una leggera ripresa della produzione grazie alla ricostituzione delle scorte, un significativo taglio dei costi delle aziende, una tenuta dei mercati emergenti superiore alle attese ed i primi segni di maggiore fiducia. Al di la dei tassi d'interesse, che rimarranno bassi a lungo e sulle incognite sull'intensità e la velocità della ripresa, è proprio nel miglioramento delle Borse che si è alimentato il recupero, le Borse cercano di anticipare gli eventi e sono nel contempo il miglior termometro sulle aspettative dell'economia: come i crolli esasperano il pessimismo, il recupero dei prezzi rafforza la fiducia degli operatori. Cosa si aspetta dal mese di agosto e poi dall'autunno? Gli operatori in vacanza e gli scarsi flussi attesi ci lasciano presagire un mercato tecnico fatto di attese e qualche scommessa positiva. Se allunghiamo lo sguardo invece, in autunno il tema sarà il passaggio tra l'effetto dello stimolo derivante dalle politiche economiche e la concreta ripresa dell'economia. Se il primo sarà sufficiente potremo guardare al 2010 con ottimismo, in caso contrario dovremo rimandare le attese di crescita al 2011. Anche i fondamentali delle aziende riflettono questo bivio, stiamo vedendo risultati migliori delle attese che derivano più dal taglio dei costi che dalla crescita dei fatturati: se aumenteranno vendite e produzione, potrà essere Toro. I titoli governativi rendono poco e registriamo un gran numero di emissioni di corporate bond, anche bancari. Per gli investitori sono alternative ai titoli di Stato o ai titoli azionari? Le aziende vogliono evitare possibili credit crunch ed essere pronte a tutte le evenienze approfittando dei bassi tassi disponibili e dalla fame di rendimento degli operatori; le banche in particolare appaiono oggi meno rischiose del recente passato. Si sconta un minor rischio di fallimento e le nuove emissioni vengono premiate anche perché ritenute più liquide delle obbligazioni presenti sul mercato secondario. Il mercato è divenuto molto più selettivo che nel passato perché è aumentata la correlazione tra mercato azionario e mercato obbligazionario corporate, le aziende premiate sono quelle più sane o quelle ritenute «protette» dall'intervento pubblico, a livello sistematico invece, sono sempre presenti paure di ritorno all'inflazione anche se per ora non si presentano segnali concreti di pericolo. In modo ancora confuso ma convinto, i Paesi Emergenti procedono nella strategia di utilizzare valute alternative al dollaro. Il biglietto verde continuerà ad indebolirsi? I paesi emergenti vogliono esercitare una moral suasion verso gli Stati Uniti per evitare una svalutazione competitiva del dollaro. Un crollo del dollaro avrebbe effetti devastanti per i mercati emergenti che vedrebbero indebolirsi le riserve (per la sola Cina si stimano 1500 miliardi di riserve in dollari e oltre 800 miliardi investiti in Treasuries) e l'immediato indebolimento delle esportazioni. L'andamento del biglietto verde sarà legato anche all'aumento del deficit ed alla ripresa degli Usa, potrebbe indebolirsi ma rimarrà guidato. Sul valore del dollaro è in corso una vera è propria «guerra fredda », una guerra minore forse, ma comunque una guerra. Fino a che livelli dobbiamo aspettarci che scenda il dollaro? I livelli di riferimento sono abbastanza chiari ma anche molto ampi: si va da 1.25 e 1.60, i massimi dei mercati pre-crisi. Credo comunque più probabile la tendenza verso la fascia alta dei valori indicati. Qual è la Vostra strategia di portafoglio in questa fase? All'inizio dell'anno abbiamo adottato una politica molto opportunistica, più tattica che strategica. Da marzo in avanti abbiamo gradualmente aumentato la presenza nei mercati rischiosi e pensiamo di continuare in tal senso. L'esperienza passata ha rafforzato la nostra propensione all'utilizzo delle metodologie di controllo del rischio, abbiamo irrobustito i presidi e creato nuovi modelli di ottimizzazione. Per noi il caposaldo rimane la diversificazione che è il fondamento dei nostri fondi di fondi e che ci ha permesso di evitare default e limitare i rischi di liquidità nei portafogli. Il risparmio gestito ha dato timidi segnali di ripresa in termini di raccolta. Voi che gestite fondi di fondi, come valutate le prospettive del mercato? I fondi comuni stanno migliorando la loro capacità di battere benchmark e mercato? L'industria deve lasciar perdere le beghe e cercare l'efficienza investendo con decisione in risorse umane, tecnologia, trasparenza e nel miglioramento dei servizi verso la distribuzione ed i clienti. Nel recente passato i migliori gestori hanno prodotto i peggiori risultati e quindi abbiamo aumentato la presenza di fondi passivi nei portafogli, oggi puntiamo convinti sui gestori attivi che hanno grandi opportunità di arbitraggio e sono più attenti ai rischi. Quale titolo secondo lei può performare meglio degli altri nel prossimo futuro? Il Banco di Santander, che è in grado di trarre beneficio sia dal comparto di appartenenza che dalle sue esposizioni sui mercati emergenti, in altri termini coniuga solidità e capacità di crescita. Quali sono gli altri titoli o settori che potranno cavalcare questo trend? Le nostre preferenze vanno ai mercati asiatici spaziando dall'Australia alla Malesia, fra mercati sviluppati preferiamo Canada e Usa, in Europa sovvrapesiamo Spagna e Germania. A livello settoriale ma privilegiamo la tecnologia mentre sul comparto obbligazionario siamo prudenti sui governativi, cerchiamo alfa nei corporate e negli emergenti e sicurezza negli inflation linked.

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Allo Stato costerà quattordici euro Rischio di fallimento all'1 per cento (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 01/08/2009 - pag: 9 Non si troverà in farmacia e andrà assunta nelle strutture pubbliche Allo Stato costerà quattordici euro Rischio di fallimento all'1 per cento Dalla prescrizione alle indicazioni mediche: che cosa è bene sapere Le domande cos'è la Ru486? 1 Che È un farmaco costituito da una molecola chiamata mifepristone che tra le sue proprietà ha quella di agire contro i recettori del progesterone, vale a dire l'ormone fondamentale nella gravidanza. In pratica interrompe o riduce fortemente le probabilità che la gravidanza vada avanti e, in combinazione con un secondo farmaco, la prostaglandina, determina l'espulsione dell'embrione nel 95% dei casi. Il secondo farmaco viene somministrato due giorni dopo il primo. è nata la Ru486? 2 Quando La Ru486 è stata registrata in Francia per la prima volta nel 1988 e successivamente in Inghilterra, Svezia, Cina. Nel '99 nei Paesi della Comunità europea, nel 2000 negli Usa e oggi è distribuita in oltre 40 Paesi. L'ultimo è stato nel 2008 il Portogallo. è stata autorizzata? 3 Perché L'agenzia Europea del farmaco l'ha autorizzata per quattro indicazioni: 1) interruzione medica di gravidanza fino a 63 giorni da ultima mestruazione; 2) dilatazione del collo dell'utero prima dell'interruzione di gravidanza chirurgica; 3) preparazione dell'azione delle prostaglandine per interruzione terapeutica della gravidanza oltre il 90 giorno; 4) induzione del travaglio in caso di morte fetale in utero. In Italia la ditta produttrice, la Exelgyn, ne ha chiesto la registrazione per tutte e 4 le indicazioni. verrà utilizzata in Italia? 4 Come Dovrà essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria, come previsto dalla legge 194, dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla certezza dell'avvenuta interruzione di gravidanza escludendo così la possibilità che si abbiano successivi effetti teratogeni. Potrà essere somministrata non oltre la settima settimana di gravidanza anziché la nona come avviene in quasi tutta Europa. Tra la settima e la nona settimana si registra il maggior numero di complicazioni. funziona la pillola Ru486 5 Come in Europa? In tutti Paesi europei l'assunzione della pillola abortiva avviene sempre davanti al medico. Per la prostaglandina vi è di solito un periodo di osservazione presso la struttura che pratica l'aborto ma in Francia, Gran Bretagna e Svezia l'assunzione di questo secondo farmaco avviene sempre più spesso a domicilio per motivi di privacy e comodità per la donna. sono le donne che rischiano? 6 Quali Le controindicazioni assolute sono gravi patologie come l'insufficienza surrenale cronica o asma severa non trattata o sospetta gravidanza extrauterina. Per quanto riguarda i rischi, quello principale è che non funzioni e che quindi non procuri l'aborto, stimato come inferiore all'1%. Il rischio di un sanguinamento importante si verifica nel 5% dei casi, mentre che sia necessario un raschiamento successivo può avvenire nell'1-2% dei casi. 7 Quali sono i vantaggi rispetto all'aborto chirurgico? Si evita l'intervento chirurgico e l'anestesia ad esso collegata, oltre alle complicazioni di un intervento tra cui il rischio di dover fare un secondo intervento in caso il primo non sia efficace. Inoltre la Ru486 consente di interrompere la gravidanza prima, anche a 5 o 6 settimane (per l'aborto chirurgico non prima delle 7 settimane, la media italiana è oltre le 9 settimane). sono gli svantaggi? 8 Quali Il principale è l'abbondanza iniziale dell'emorragia e del suo protrarsi per una media di 9 giorni. Fermo restando il rischio di fallimento dell'1%. Secondo un dossier presentato all'Aifa dal ministero la Ru486 è stata responsabile di 29 morti rispetto a milioni di donne che l'hanno utilizzata. verrà data in Italia la Ru486? 9 Come Verrà utilizzata solo in ospedale secondo la legge 194 sull'aborto nel cui contesto rientra a pieno titolo. La donna resterà in ospedale per tutto il periodo necessario per assicurare il completamento dell'interruzione di gravidanza (Ivg). Previsto un minimo di tre giorni. L'obiettivo è che la donna non venga lasciata sola e che l'interruzione di gravidanza non avvenga a casa, al di fuori del controllo medico. potrà comprare in farmacia? 10 Si No, il farmaco non verrà venduto in farmacia e non potrà essere prescritto al di fuori dei servizi pubblici per l'Ivg. Ha un prezzo di poco più di 14 euro a carico del servizio sanitario pubblico, quindi non è un costo per la donna. avrebbe potuto non approvarla? 11 L'Aifa No, l'Aifa si attiene alla procedura europea e una volta ricevuta dalla Francia la richiesta di autorizzazione per mutuo riconoscimento non poteva sottrarsi all'approvazione che dal punto di vista tecnico è un fatto automatico. 12 Ci sono differenze con la pillola del giorno dopo? Molte e sostanziali. La Ru486 è un farmaco abortivo. La pillola del giorno dopo invece può essere somministrata per prevenire il concepimento entro 48-72 ore dal rapporto sessuale a rischio. La sua funzione è di contrastare l'attecchimento dell'ovulo fecondato nella parete dell'utero. Margherita De Bac

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Roma09: medagliere, Italia sesta (sezione: Globalizzazione)

( da "Tuttosport Online" del 01-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma09: medagliere, Italia sesta invia stampa stampa Vota l'articolo Si - No - Facebook Ok Notizie Wikio In testa la Cina seguita da Usa, Russia e Germania (ANSA) - ROMA, 1 AGO - Dopo la 16/a giornata dei Campionati mondiali di nuoto di Roma 2009, l'Italia e' 6/a nel medagliere: 4 ori, un argento e 5 bronzi. In testa la Cina con 11 ori, 7 argenti e 10 bronzi. Seguono gli Stati Uniti con 8 ori e 24 medaglie complessive, poi la Russia (7 ori e 18 medaglie) e la Germania. Quinta l'Australia.

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Pd federale per dialogare con il territorio (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 02-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Pd federale per dialogare con il territorio» Fassino: per vincere dobbiamo misurarci con la questione settentrionale PADOVA. «Per vincere al Nord dobbiamo misurarci con la questione settentrionale». Piero Fassino, coordinatore nazionale della mozione Franceschini non ci sta a dare per perse Veneto e Lombardia. Ancora una volta. «Noi non partiamo dall'idea che sono egemonia della destra in maniera permanente - sostiene l'ex segretario Ds - anche perché non è tutto oro quello che luccica, dalle costanti tensioni tra Galan e la Lega, alle aggressioni quotidiane del Carroccio. Tanto più che, proprio al Nord, la crisi morde fortemente e lo stesso Galan, sempre più spesso, prende le distanze dal suo governo, poiché sente l'imbarazzo di politiche che non corrispondono alle esigenze. E ancora, c'è il gioco della doppia verità della Lega». In questo senso, le elezioni 2010, con 13 regioni alle urne, segneranno il passo del Pd: «I risultati ci indicheranno la prospettiva» sostiene Fassino. Ecco quindi che il congresso di ottobre diventa l'occasione per fare un primo bilancio, riflettendo su risultati e fragilità «Il Pd è chiamato a mettere in campo un progetto che parli all'Italia, colmando il vuoto pericoloso creatosi tra la crisi ed il governo. Paradossalmente, si sentono proposte stravaganti: gli esami di dialetto per i docenti e la nascita del partito del Sud. Il rischio che si corre è di credere che arroccarsi su posizioni localistiche possa aiutare a vincere meglio la crisi. Ma è vero il contrario: in un mondo globalizzato, l'Italia non può crescere spezzettandosi in mille interessi». Il congresso dirà anche quale partito dovrà essere il Pd: «Dovrà essere innanzitutto federale, in modo da garantire aderenza ai problemi del territorio» conclude. (s.z.)

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Gli schiavi di Kim al capolinea della Transiberiana (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 02-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Gli schiavi di Kim al capolinea della Transiberiana Viaggio nel Far East russo, tra i "volontari" nordcoreani Spediti in un paese spopolato, in cambio del petrolio russo Una vecchia stazione nel remoto Far East russo capolinea della Transiberiana, 9 mila chilometri da Mosca. Sul primo binario, ad aspettare il treno c'è una comitiva speciale. Una sessantina di uomini, ai piedi identiche sneakers blu di bassa qualità, indosso casacche dal taglio severo. Gli altri passeggeri, gente del posto e qualche turista, sembrano non accorgersi di loro. Sul petto hanno tutti un segno inconfondibile: la medaglietta con il volto di Kim Il Sung, «presidente» anche da morto della Nord Corea. Non capita spesso di incontrare i sudditi del Regno Eremita, il più isolato al mondo, a spasso all'estero. Ma tra il fiume Amur, i boschi e le paludi del Primorsky Kray, che divide con Pyongyang 20 chilometri di confine e dove le braccia scarseggiano, son di casa. Due volte a settimana a gruppi varcano la frontiera «fantasma» di Khasan a sud di Vladivostok, per lavorare nei cantieri edili sul mare, tagliar legna nei boschi intorno Khabarovsk, raccoglier frutta nelle fattorie. Oggi come nell'Urss - Breznev in segreto ne accolse 25 mila l'anno, perlopiù criminali e dissidenti - attraversano in treno il «Ponte dell'Amicizia» sul fiume Tumangan. Ufficialmente la frontiera è chiusa; ma la sola via ferrata funziona, pur assente dal tabellone degli orari. Dal 2008 i russi si sono messi a rinnovarla. In treno con il Caro Leader Nell'agosto 2001 di qui passò il mitico treno blindato che portò il Caro Leader fino a Mosca da Putin, lui che ha paura di volare, per rivivificare i rapporti dopo lo stop negli Anni 90. Con un memorandum di Amicizia, Buon vicinato e Cooperazione. Dall'economia alla difesa all'opposizione al mondo unipolare di stampo Usa, si legge nel testo. Dei lavoratori non si fa cenno. Ma per il Cremlino non è un segreto: nel 2006 ufficialmente erano 10 mila. Con la crisi ha tagliato le quote dei gastarbeiter stranieri - non i nordcoreani, «volontari forniti di un regolare visto di lavoro». «Schiavi» invece secondo Amnesty International, tenuti in condizioni terribili, in «violazione delle convenzioni internazionali». Oggetto di un patto segreto tra Mosca e Pyongyang: manovalanza gratuita in cambio del petrolio che Kim Jong-Il, figlio ed erede del Caro Leader, non può pagare, e per saldare il vecchio debito sovietico mai condonato. In una sala separata della stazione, qualcuno gioca a poker seduto in terra, altri dormono riverso su piccole valigie. A vederci entrare si spaventano, poi ci lasciano guardare. Non parlano russo. Irrompe un giovane ben vestito, come un borghese figlio di papà: «Qui non serve fotografare», dice in perfetto russo. Anche lui ha la spilletta. È il «brigadiere» che sorveglia il gruppo, tutti ne hanno uno. Più disciplinati dei cinesi «Veniamo da Pyongyang. Siamo diretti sull'isola di Sakhalin, - racconta senza scomporsi. - In treno fino alla costa, poi una nave cargo. Per una compagnia di costruzioni. Russa. Sei mesi». L'infernale colonia penale zarista evocata da Cekhov, oggi è la miniera d'oro dell'energia russa. «Seguono una disciplina ferrea, quasi militare. Sono ottimi lavoratori, più puliti e ordinati dei cinesi...», commenta nonna Valya in partenza per la dacia. A sud sulla strada verso Khasan, i bagnanti affollano le spiagge incontaminate di Slavjanka sul mar del Giappone. I missili balistici di Pyongyang son caduti poco al largo. «Non siamo preoccupati, le relazioni tra i nostri paesi sono calorose», assicura una biondina. Chissà che ne pensa Hillary Clinton: poco fa ha dichiarato «la Nord Corea è rimasta senza amici». Dopo aver frenato a lungo, Mosca e Pechino a giugno han votato le sanzioni Onu contro Pyongyang. Deportati come criminali Non vi vede contraddizioni Vladimir Ushakov, commissario per i diritti umani del Primorye: «Guadagnano un bel gruzzoletto che da loro si sognano. Il Paese è poverissimo e molto chiuso, vi vige un'ideologia fondamentalista». La Russia non riconosce lo status di rifugiati ai disertori nordcoreani, nonostante la Convenzione di Ginevra. Ma negli anni Novanta chiudeva un occhio, a centinaia fuggirono da qui in Paesi terzi: di solito Seul. Nel 2000 Mosca rispedì a casa 7 mila fuggitivi via Cina. Oggi i casi documentati sono drasticamente ridotti ma per le Ong, in Siberia e oltre si nasconderebbero da 500 a 2000 disertori. Nel 2008, per la prima volta Mosca ha aiutato un cittadino di Pyongyang, Han Dong-man, a trovare rifugio negli Usa. Scappato da un campo nei boschi di Tynda nel 1993, nel 2007 fu intercettato dai servizi segreti nordocoreani a Mosca che tentarono di rimpatriarlo via Vladivostok. Fuggì, infine l'intervento Onu bloccò la deportazione. Tutti i soldi al «caporale» Amy Sin, russocoreana, segretaria di una parrocchia presbiteriana in città, ne ha visti tanti presentarlesi chiedendo aiuto: «Siamo gli unici qui a parlare la loro lingua. Ben pagati? Macché. Brigadiere e Stato intascano quasi tutto. Però li autorizzano a far altri lavoretti nel tempo libero: riparano i tetti delle dacie, restaurano appartamenti privati per i russi...». Non fuggono? «E dove? Da una parte c'è il mare, dall'altra la Cina, a ovest 9 fusi orari in territorio russo. E hanno tutti famiglia in patria». Ora non vengono più dice, «hanno paura. Il parroco è di Seul, a loro è vietato comunicare coi sudcoreani». E i diplomatici sudcoreani ultimamente scoraggiano gli aspiranti rifugiati, per non guastare i rapporti con Mosca. Intanto nel paese del caro Leader, dove chi è sorpreso a distribuire Bibbie viene condannato a morte, dal 2006 svetta una chiesa cristiana ortodossa. La inaugurò l'attuale patriarca russo Kirill, allora metropolita. E il Patriarcato ha accolto a Mosca quattro «seminaristi» da Pyongyang, poi spediti a far pratica nella cattedrale San Nicola a Vladivostok. Tutti avevano lavorato per i servizi segreti del Regno Eremita, il Paese più misterioso al mondo, scrive l'agenzia Reuters.

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Cuneo: al Nuvolari concerto di Alessandro Mannarino (sezione: Globalizzazione)

( da "Targatocn.it" del 02-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Cuneo: al Nuvolari concerto di Alessandro Mannarino Da stornellatore moderno e cantautore metropolitano Alessandro Mannarino compone musiche di confine, eclettiche e contaminate, ispirate ai suoni ed ai volti di una via Casilina globalizzata dove Gabriella Ferri passeggia con Manu Chao e Domenico Modugno va a braccetto con Cesaria Evora. Nei suoi testi, macchiati dai forti toni del surrealismo, si vivono storie oniriche e tragicomiche di pagliacci, ubriachi e zingari innamorati. Partendo dalle sonorità e dai ritmi della musica popolare italiana Mannarino condisce il proprio mondo con elmenti di musica balcanica e gitana, citazioni felliniane e evoluzioni circensi. Alessandro Mannarino nasce a Roma nel 1979 ed inizia la sua attività artistica a partire dal 2001, quando girando per l’antica suburra del rione Monti, si esibisce in strane session a cavallo tra il djing e i live acustici. Lasciandosi alle spalle queste esperienze di 'dj con la chitarra', nel 2006 da vita alla 'Kampina' una band formata da 5 elementi con cui si esibisce nei maggiori club e locali della capitale. Ha suonato sul palco del Primo Maggio 2009 in piazza S. Giovanni in Laterano a Roma con Cesko e Puccia degli "'près la classe'.

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pizza super? con la teglia di prato (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 02-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 3 - Toscana Pizza super? Con la teglia di Prato Dal lardo al surf: miniaziende all'assalto dei mercati internazionali Una sartoria massese veste il presidente francese Sarkozy, l'attore Jack Nicholson e anche gli emiri arabi di Mario Lancisi E nella crisi la Toscana riscopre quanto piccolo sia (a volte) bello. Dal lardo di Colonnata che vola in Cina al surf di Maremma, dalla maglia che reintegra i sali perduti alle sagome dei giocatori di calcio. Prodotti di nicchia, spesso creativi e innovativi, sbarcano sui mercati del mondo. Fatturati da piccoli numeri, ma bilanci sani mentre molte imprese tradizionali chiudono i battenti. E' quanto emerge dalle dieci storie che vi proponiamo. La maglietta di Basso. Si chiama Protego Active. Si tratta dell'innovativa maglietta sportiva che reintegra i sali, le vitamine e l'acqua perdute durante lo sforzo fisico. L'ha firmata Way Point di Montemurlo con la tecnologia messa a disposizione da Next-Technology-Tecnotessile. Dal costo di cinquanta euro viene venduta con 10 ricariche da applicare ad ogni lavaggio. A indossarla saranno i campioni di ciclismo della squadra di Liquigas, capitanata da Ivan Basso. Gongola Solitario Nesti, direttore di Next Technology-Tecnotessile: «Il fatturato del 2008 si attestava attorno ai 2 milioni di euro: puntiamo a confermare lo stesso risultato». Per dominare l'on line. Si chiama Formatica e si occupa della formazione in ambito informatico sia per aziende private che per enti pubblici, nonché della produzione di materiale didattico come manuali, corsi on line e cd multimediali. Guidata da Andrea Zavanella, ora al vertice della Cna pisana, Formatica è nata dodici anni fa da un gruppo di neolaureati dell'università di Pisa. Sembrava un azzardo di giovani dottori, freschi di laurea, ma con il tempo Formatica è riuscita a farsi strada. Oggi conta 15 tra soci e dipendenti, con un fatturato annuo di un milione di euro. Il segreto del successo? «Razionalizzare l'organizzazione e le spese», risponde Zavanella. Il business dei radiatori. E c'è chi nella crisi fa affari d'oro. E' il caso della Four Season, il fiore all'occhiello del nuovo complesso le Rondini, un'area tra Montignoso e Pietrasanta. Four Season si occupa di radiatori e di filtri dei climatizzatori. Il settore è quello automobilistico. Per loro la crisi di vendite non è un male, anzi: «Meno auto nuove si vendono, più quelle vecchie si aggiustano. E voi mi insegnate che climatizzatori e radiatori vanno cambiati», racconta soddisfatto Enrico Carleschi, 42 anni, figlio dell'uomo che ha messo in piedi questo impero che ha sede anche in Francia, in Inghilterra e in Spagna. Il lardo vola in Cina. La crisi ha colpito anche il pregiato lardo di Colonnata, ma c'è chi resiste e anzi conquista sempre nuove quote di mercato. E' la Bottega di Adò, un produttore di salumi che da Montignoso con la piccola salumeria del padre (il vecchio Adò, appunto) è diventato il primo esportatore di lardo e altri salumi. Il titolare è Gianni Lorenzetti, 47 anni. Dopo avere conquistato la Cina, gli Usa e l'Inghilterra con i suoi salumi, Adò ha deciso di compiere un'altra impresa. Ha aperto infatti una larderia in pieno centro a Colonnata, nel cuore della produzione del lardo più famoso. Pale e teglie per la pizza. Non basta possedere i trucchi del mestiere per preparare una pizza ad arte, servono anche gli strumenti giusti. Un'intuizione che ha fatto la fortuna di una piccola azienda pratese, la Gimetal, diventata leader nella produzione di attrezzi per preparare la pizza della tradizione italiana: dalle pale da forno, alle teglie, fino ai carrelli per la cucina. Nel 2007 il proprietario Marco D'Annibale si è fatto promotore di un consorzio tra imprese del settore per diffondere nel mondo la pizza made in Italy. Pirlo aggirò la barriera. Batte la punizione Pirlo. Si forma la barriera. Il centrocampista del Milan va al tiro, aggira la barriera e infila il pallone all'angolo destro della porta di Abbiati. E' una scena abituale degli allenamenti del Milan. Rispetto alle partite vere la novità è che la barriera non è fatta da giocatori veri, ma da sagome prodotte da un'azienda piombinese. Si tratta della Soccer Equipment, nata nel 1997, nove addetti e un fatturato che a fine 2008 è stato di circa 900mila euro, con un balzo in avanti del 27% sull'anno precedente. Un punto di riferimento del panorama nazionale delle attrezzature sportive. A portare avanti l'attività sono Paolo Chiavacci e sua moglie Cecilia Mannari. Una ventina i club che utilizzano le soluzioni della Soccer Equipment, tra cui il Livorno e, appunto, Milan. Il surf di Maremma. I suoi prodotti finiscono sulle spiagge di tutto il mondo. Dalla Maremma all'Australia. Roberto Ricci si è ritagliato una nicchia di mercato che gli permette di volare anche in questi mesi di crisi. Con il marchio "Rrd" (Roberto Ricci Design), in tutto 22 dipendenti, vende costumi da mare e materiale tecnico per il surf, prodotto dalla Ricci International. «La presenza sui mercati di 54 paesi diversi - dice - ci consente di lavorare con serenità anche in questo periodo difficile». E se la Maremma, con il suo vento termico teso e costante, è una delle zone italiane preferite per gli amanti di questo sport, il suo materiale compete con le grandi marche statunitensi. Da Cascina alla Mecca. Digitart, 23 addetti super specializzati, età media trent'anni, a fronte di un fatturato nell'ordine dei 3 milioni di euro, per il 70% da commesse estere, è un'azienda di Cascina che si occupa dello studio e della realizzazione dei sistemi domotici rendendo possibile, per esempio, fare in modo che una freccia "virtuale" sul ponte di uno yacht indichi la direzione della Mecca nell'ora della preghiera. è ciò che ha chiesto il sultano del Bahrain per il suo Jameel, un super panfilo di 48 metri. «La nostra azienda avrà modo di crescere e confrontarsi con realtà di mercato più ampie e diversificate», afferma Nicola Tinucci, amministratore delegato. Veste Sarkozy e Nicholson. Sergio Greco Luciani, fondatore nel 2005 di "Sartoria Toscana", azienda massese di confezioni di qualità superiore, 53 dipendenti, può vantare come clienti, negozi di sartoria di altissimo prestigio sparsi per le maggiori capitali europee. Proprio grazie a questi clienti, confeziona fra gli altri, abiti per il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, lo sceicco degli Emirati Arabi Mohammed bin Rashid Al Maktoum, l'attore americano Jack Nicholson. «Abbiamo chiuso il fatturato del 2008 di poco sotto ai 2 milioni di euro: stiamo affrontando l'attuale rallentamento senza troppi mal di testa», spiega Luciani. A Montale velluti dorati. Polveri di cristallo, velluti con stampe d'oro e d'argento, sete ricamate: non siamo nel magico mondo de "Le mille e una notte", ma a cento metri dal centro di Montale, vicino a Pistoia, dove sorge la Decobel, un'azienda di tessuti d'arredamento che progetta tele di alta qualità. è un'azienda giovane, nata nel 2001, che sta aumentando il fatturato, nonostante la crisi. «Il nostro, è un prodotto particolare - spiega Daniela Pugi, responsabile commerciale - che all'estero è molto apprezzato. La Cina ad esempio è uno dei nostri principali mercati». (Ha collaborato Gabriele Firmani)

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Roma 09: medagliere, Italia 7/a (sezione: Globalizzazione)

( da "Tuttosport Online" del 02-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Roma 09: medagliere, Italia 7/a invia stampa stampa Vota l'articolo Si - No - Facebook Ok Notizie Wikio Stati Uniti primi davanti a Cina e Russia (ANSA) - ROMA, 2 AGO - L'Italia chiude al settimo posto il medagliere di Roma 09. Stesso numero di medaglie per Usa e Cina: statunitensi primi con 4 argenti in piu'. 1) Stati Uniti 11 oro 11 argento 7 bronzo. 2) Cina 11-7-11. 3) Russia 8-8-4. 4) Germania 7-4-1. 5) Australia 4-5-10.6) Gran Bretagna 4-3-2. 7) Italia 4-1-5. 8) Serbia 3-1-0.9) Ungheria 2-1-3. 10) Brasile 2-1-1. 11) Spagna 1-7-3.12) Giappone 1-2-1. 13) Tunisia 1-2-0.14) Danimarca 1-1-0.15) Svezia 1-1-0.

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50 DORSO UOMINI: 1) Liam Tancock (Gbr) 24"04 (record del mondo) 2) Junya Koga (Gia) 24"24 ... (sezione: Globalizzazione)

( da "Trentino" del 03-08-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

50 DORSO UOMINI: 1) Liam Tancock (Gbr) 24"04 (record del mondo) 2) Junya Koga (Gia) 24"24 ... 50 DORSO UOMINI: 1) Liam Tancock (Gbr) 24"04 (record del mondo) 2) Junya Koga (Gia) 24"24 3) Gerhard Zandberg (Saf) 24"34 4) Aschwin Wildeboer (Spa) 24"57 5) Camille Lacourt (Fra) 24"61 50 RANA DONNE: 1) Yuliya Efimova (Rus) 30"09 (record del mondo) 2) Rebecca Soni (Usa) 30"11 3) Sarah Katsoulis (Aus) 30"16 4) Moniek Nijhuis (Ola) 30"46 5) Annamay Pierse (Can) 30"53 400 MISTI UOMINI: 1) Ryan Lochte (Usa) 4'07"01 2) Scott Tyler Clary (Usa) 4'07"31 3) Laszlo Cseh (Ung) 4'07"37 4) Thiago Pereira (Bra) 4'08"86 5) Gergo Kis (Ung) 4'10"40 50 STILE LIBERO DONNE: 1) Britta Steffen (Ger) 23"73 (record del mondo) 2) Therese Alshammar (Sve) 23"88 3) Cate Campbell (Aus) 23"99 3) Marleen Veldhuis (Ola) 23"99 5) Fran Halsall (Gbr) 24"11 1500 STILE LIBERO UOMINI: 1) Oussama Mellouli (Tun) 14'37"28 2) Ryan Cochrane (Can) 14'41"38 3) Yang Sun (Cin) 14'46"84 4) Federico Colbertaldo (Ita) 14'48"28 5) Lin Zhang (Cin) 14'54"23 400 MISTI DONNE: 1) Katinka Hosszu (Ung) 4'30'31 2) Kirsty Coventry (Zim) 4'32"12 3) Stephanie Rice (Aus) 4'32"29 4) Hannah Miley (Gbr) 4'32"72 5) Elizabeth Beisel (Usa) 4'34"90 6) Julia Smit (Usa) 4'35"33 7) Zsuzsanna Jakabos (Ung) 4'37"85 8) Tanya Hunks (Can) 4'38"15 4X100 MISTI UOMINI: 1) Usa 3'27"28 (record del mondo) 2) Germania 3'28"58 3) Australia 3'28"64 4) Brasile 3'29"16 5) Francia 3'29"73 6) Russia 3'30"60 7) Giappone 3'30"91 8) Gran Bretagna sq.

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quei 43 record di uno sport senza più confini - emanuela audisio (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 41 - Sport L´analisi QUEI 43 RECORD DI UNO SPORT SENZA PIù CONFINI EMANUELA AUDISIO Il mondo ha una nuova linea di galleggiamento. Le onde strapazzate di Roma fanno emergere nuovi volti e realtà. E soprattutto 43 record del mondo migliorati, quattro nell´ultimo giorno. Una pazzesca accelerata verso il futuro. E´ la prima volta, mai edizione è stata così benedetta, difficile possa ricapitare. E´ stato Natale tutti i giorni, grazie ai nuovi costumi e alla rivincite olimpiche. La piscina si è globalizzata, non è solo il giardino d´infanzia di pochi paesi oltreoceano. Nel nuoto è oro per 17 nazioni, Francia esclusa. La neve si scioglie e diventa acqua per Norvegia, Danimarca e Finlandia. La Cina non perde la sua spinta, ha anche la più giovane campionessa di sempre, la quattordicenne Li Zhesi, l´Inghilterra ha Londra 2012 come ottimo propellente per provare la fuga, il Brasile si conferma molto sportivo, e non solo gol ad Ipanema, America e Australia tengono con il loro orgoglio acquatico, la Serbia mostra come si può bruciare l´agonismo in altri contesti, la Germania trova una nuova generazione di vincenti, e soprattutto la bella faccia sorridente di Biedermann. Si riconferma l´Africa (bianca) del Sudafrica e dintorni. E´ un nuoto che assomiglia sempre più all´atletica, che mischia i suoi campioni, senza confini. Si va dove c´è buona metodologia di allenamento e dove ci sono ottimi compagni, in grado ogni giorno di spingerti a fare qualcosa di più. Il nuoto resta un orco affamato di gioventù, ma oggi si sa come combatterlo, e non subirlo troppo. Il francese Bousquet si allena con il brasiliano Cielo ad Auburn, in Alabama, sotto la guida di un allenatore australiano, Brett Hawke. Il tunisino Mellouli invece è a Los Angeles mentre il serbo Milorad Cavic si è trasferito a San Marino. Andranno in America sulla west coast anche Federica Pellegrini e Luca Marin, l´inglese serve a tutti. Doveva essere un mondiale sottotono, troppo vicino a Pechino per essere capace di eccitarsi. Invece nessuno ha fatto il passo indietro e Roma non ha fatto la stupida: ha fatto tifo anche per gli altri, chiamando gli avversari per nome. Nel complesso primi gli Usa, seconda la Cina, terza la Russia, quarta la Germania, quinta l´Australia, sesta la Gran Bretagna. L´Italia finisce settima, meglio di Melbourne 2007 dove si piazzò decima. Ormai è una costante: ha vinto molto con le donne, poco con gli uomini. Resta un paese dipendente dal talento e non dai programmi, dall´eccezionalità piuttosto che da un´elevata normalità. E resta il marine Phelps, straordinario combattente per se stesso e per la squadra. Certi orgogli non vanno mai a fondo.

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Medagliere: primi gli Usa L'Italia settima dopo la Gb (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Medagliere: primi gli Usa L'Italia settima dopo la Gb Ventinove medaglie per Usa e Cina, 11 ori: davanti gli Stati Uniti grazie agli 11 argenti contro 7. Terza la Russia con 20 podi, Germania a 12 (ma 7 ori), Australia 19 (4). Sesta la Gran Bretagna, settima l'Italia con 4 ori, un argento e 5 bronzi.

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La polizia iraniana arresta 3 americani al confine con l'Iraq (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-08-02 - pag: 1 autore: PANORAMA La polizia iraniana arresta 3 americani al confine con l'Iraq Tre cittadini americani sono stati arrestati dalla polizia in Iran in una zona turistica al confine con l'Iraq curdo. Sono accusati di essere militari Usa in missione di spionaggio. A Teheran intanto è iniziato il processo agli oppositori di Ahmadinejad arrestati durante le proteste dopo le elezioni. Gli imputati stanno ritrattando le loro critiche al regime . u pagina9 Acciaio: l'industria chiede l'estensione dei dazi Ue Gli imprenditori italiani dell'acciaio chiedono all'Europa difese più ampie contro la concorrenza sleale dei paesi asiatici, Cina in testa. Trai provvedimenti,l'estensione dei dazi antidumping. u pagina 20 Prima multa a Milano dopo il divieto anti-alcol La Polizia municipale di Milano ha emesso ieri in piazza Vetra la prima multa (450 euro) per il divieto al consumo di alcolici dei minorenni. Una 14enne bresciana è stata trovata ubriaca con una bottiglia di vodka. Pillola abortiva, pressing della Cei sul governo Dopo l'ok dell'Aifa i vescovi italiani incalzano il governo sulla pillola abortiva: «ci sono precise responsabilità», scrive l'Avvenire. E Bagnasco esprime «tristezza e preoccupazione». u pagina 17 Fondi Ue, l'Italia rischia di restare fuori dal 2013 Più risorse alle aree deboli dei paesi nuovi entranti a svantaggio delle regioni dell'Italia meridionale. è lo scenario possibile dopo il 2013: il piano Sud dovrà contenere possibili contromisure. u pagina 12 Sparatoria in un locale di Tel Aviv: tre morti Tre morti e alcuni feriti anche gravi: è il bilancio di una sparatoria avvenuta ieri sera in un locale nel centro di Tel Aviv, ritrovo di omosessuali. L'assalitore, un uomo a volto coperto, è riuscito a fuggire. I PIù LETTI www.ilsole24ore.com ! La manovra dalla A alla Z $ Tremonti sul dopo Berlusconi % Avvocati oggi in Italia Q Wall Street aspetta la ripresa W La tassa sull'oro di Bankitalia

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La Cina non è così vicina (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: CULTURA E CIVILTA data: 2009-08-02 - pag: 36 autore: S Economia e geopolitica La Cina non è così vicina di Valerio Castronovo E rano in molti, poco più di trent'anni fa, a pensare che il Giappone avrebbe surclassato prima o poi i paesi dell'Occidente continuando a marciare a un passo sempre più spedito in alcuni importanti settori industriali ( dalla cantieristica all'automobile, dall'elettronica ai transistor) e contando su un'organizzazione del lavoro all'avanguardia ( come quella del just in time ricalcata sul modello della Toyota). Per di più il Sol Levante, con una popolazione risparmiatrice per eccellenza, aveva nelle proprie casse tanti soldi da prestarne pure agli Stati Uniti e da finanziare inoltre crescenti investimenti diretti all'estero. Adesso che il Sol Levante non è più riuscito a riprendere quota dopo la recessione in cui è piombato al volgere degli anni Novanta, è la Cina a tenere sulle corde l'Occidente. Da quando il vecchio Deng Xiaoping, abbandonando il ruralismo marxista di Mao e mettendo al bando gli epigoni della "rivoluzione culturale", ha avviato l'ultimo pianeta rosso sulla strada del "socialismo di mercato", l'ex Impero Celeste è cresciuto a ritmi così vorticosi da divenire uno dei giganti dell'economia globale e una stella di prima grandezza anche nello scacchiere geo-politico mondiale. Ma si deve perciò ritenere che la Cina sia destinata a crescere sempre più di forza e statura, al punto da sopravanzare l'Europa e da insidiare, di qui a pochi anni,persino l'egemonia degli Usa? A questo assillante interrogativo, che tiene oggi campo in una vasta letteratura, cerca di rispondere anche un saggio, firmato da due giovani studiosi, Alessandro Spaventa e Salvatore Monni, in capo a una ricognizione densa di ragguagli e osservazioni puntuali. Al di là dei dati di dominio comunesul massiccio afflusso di merci cinesi, che hanno suscitato in Occidente una sorta di "sindrome da invasione", la parte più interessante dell'analisi dei due autori riguarda l'espansione del raggio d'azione di Pechino dal Sud-est asiatico all'Africa e all'America Latina. Perché questa direttrice di marcia dà l'idea che la nomenclatura cinese abbia messo in cantiere una strategia altrettanto accorta quanto pervasiva, tendente ad accerchiare da più parti gli Stati Uniti e i principali paesi europei mediante una batteria di investimenti in imprese locali e di accordi commerciali, di prestiti a medialunga scadenza e di aiuti a fondo perduto. E ciò non solo per procurarsi materie prime e altre risorse necessarie alla propria economia, ma anche per scalzare i suoi competitori da certe loro tradizionali posizioni di rendita e influenza politica. Tuttavia, se la Cina sta impegnandosi con ogni mezzo e a tutto campo per scalare le cime del firmamento economico e imporsi quale attore politico di assoluto rilievo nello scenario internazionale, essa è ancora ben lungi dal poter gareggiare con successo sul versante scientifico e tecnologico e, tantomeno, dal colmare l'ingente divario che la separa sul terreno militare dagli Usa. Per quanto riguarda il versante delle innovazioni, le imprese cinesi potranno certamente avvalersi anche dei nuovi sistemi informatici ed elettronici di spionaggio per carpire quanto loro può servire di volta in volta; ma continuerà intanto a far aggio la ricerca scientifica e la "materia grigia" preminente nei paesi più avanzati. E per il resto è ancora abissale l'inferiorità della Cina nei confronti degli Usa, che possiedono notevoli armamenti aereonavali altrettanto sofisticati che di pronto impiego dovunque, per cui, in caso di un eventuale conflitto, essa può riuscire semmai a reggere l'urto solo circoscrivendo il teatro delle operazioni belliche in alcune aree dove risulta meno vulnerabile. Comunque sia, sta di fatto che nel mezzo della attuale crisi la Cina e gli Usa dovranno pensare innanzitutto a come agire di concerto, non solo in quanto dipende da loro, per primi, la possibilità di una ripresa economica, ma anche perché sono strettamente legati da rapporti di reciproco interesse. Se gli americani hanno finora potuto spendere largamente al di sopra delle proprie risorse, indebitandosi sino al collo, sono stati infatti i cinesi a consentirglielo acquistando una quota consistente di bond statunitensi, per poter così esportare, a loro volta, una crescente quantità dei loro prodotti sul mercato statunitense. E se gli Usa non si rimetteranno presto in sesto, ridando così vigore ai redditi e ai consumi, la Cina cesserà di correre come ha fatto finora e si troverà inoltre alle prese con pesanti problemi sociali al suo interno, a causa di vari malanni di ordine strutturale che ha continuato a trascinarsi dietro. Insomma, al di là di certe bordate polemiche, per cui da Washington si accusa la Cina di manipolare la sua valuta per avvantaggiarsi sul piano commerciale, e da Pechino si addebitano agli Usa tentazioni protezionistiche, sembra che prevarrà alla fine la convenienza per entrambi di venire a patti e darsi da fare insieme per affrontare la crisi. Come ha osservato il segretario di Stato americano Hillary Clinton, incontrando in febbraio il presidente cinese Hu Jintao, i due paesi sono destinati a «crescere o a cadere insieme ». Almeno per il momento così stanno le cose; dopo, se e quando passerà la bufera, si vedrà chi ha più filo da tessere. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Alessandro Spaventa, Salvatore Monni, «Al largo di Okinawa. Petrolio, armi, spie e affari nella sfida tra Cinae Usa», Laterza, Roma-Bari, pagg. 208, Á 15,00. Spaventa e Monni sottolineano i limiti dell'ascesa del Celeste Impero. Know-how e armamenti ancora a vantaggio degli Usa «My future is not a dream». Uno scatto di Cao Fei nello stabilimento cinese Osram

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Bye bye maschiacci! (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: CULTURA E CIVILTA data: 2009-08-02 - pag: 36 autore: Genere & mercato Bye bye maschiacci! La Grande recessione spazzerà via l'aggressività e la propensione al rischio che hanno permesso agli uomini di consolidare il loro potere. Le donne usciranno vincenti dalla crisi di Reiham Salam u Continua da pagina 1 S tando all'«American Journal of Public Health », «lo stress economico della disoccupazione» ha conseguenze significativamente più pesanti sulla salute mentale degli uomini che non su quella delle donne. In altri termini, dobbiamo prepararci ad affrontare schiere di maschi depressi, con tutte le implicazioni negative che ciò comporta. Anche se sul piano politico non tutti i paesi risponderanno alla crisi mandando a casa i loro governanti maschi – come è successo in Islanda e in Lituania –,le ripercussioni saranno comunque reali e di portata globale. La crisi economica imprimerà probabilmente una drastica accelerazione all'epocale passaggio di potere dai maschi alle femmine, dato che sempre più persone si renderanno conto di come quel comportamento aggressivo e propenso al rischio che ha permesso agli uomini di consolidare il loro potere – il cultodel macho – si è dimostrato distruttivo e insostenibile nel mondo globalizzato di oggi. Di fatto, possiamo ormai dire che l'eredità più duratura della Grande recessione non sarà la morte di Wall Street, né quella della finanza, né quella del capitalismo. Queste idee e queste istituzioni continueranno a vivere. Ciò che non sopravvivrà sarà invece il macho. Sappiamo già da anni che, fra tutti i fattori che potrebbero esser messi in correlazione con l'eccessiva spregiudicatezza negli investimenti sui mercati finanziari (età, stato civile eccetera), il maggiore indiziato è il possesso di un cromosoma Y. E, in più, oggi sta anche emergendo che non solo i machi della finanza globale (un settore a larga predominanza maschile) hanno creato le condizioni dell'attuale collasso economico, ma che nel farlo sono stati aiutati e spalleggiati dalle loro controparti (anche qui, in massima parte maschili) nei governi, le cui politiche, in modo più o meno consapevole, hanno provveduto a sostenere artificialmente la figura e l'ideale del macho. Un esempio è dato dalla bolla immobi-liare, oggi esplosa con la massima violenza in Occidente. Di fatto, la bolla rappresentava una politica economica volta a mascherare il declino delle prospettive dei colletti blu. Negli Stati Uniti, il boom del settore edilizio creava impieghi ben retribuiti per quegli operai relativamente poco qualificati che costituivano il 97,5 per cento della sua forza lavoro: in media, 814 dollari la settimana (per fare un confronto, nel campo –prevalentemente femminile – dell'assistenza sanitaria i salari si attestano intorno ai 510 dollari la settimana). Questi stipendi remunerativi consentivano agli operai del settore edile di mantenere un primato economico sulle donne. Oggi, con il pacchetto di stimoli per la ripresa economica varato negli Stati Uniti, la grande maggioranza degli aiuti stanno invece andando – direttamente o indirettamente – all'educazione, all'assistenza sanitaria e ad altri servizi sociali. Come ha dichiarato lo stesso presidente Obama al «New York Times»,anche se i lavori nell'edilizia e nella manifattura non spariranno del tutto, «essi ammonteranno a una percentuale più ridotta dell'economia complessiva». Tutto ciò fa sì che il problema del macho sfrenato e strapagato stia oggi cedendo il passo al problema del macho disoccupato e disorientato, un fenomeno differente ma potenzialmente altrettanto distruttivo. Come si evidenzia in uno studio pubblicato l'anno scorso su «Social Science & Medicine », i lunghi periodi di disoccupazione portano in genere a un forte aumento dell'alcolismo, specialmente tra gli uomini di 27-35 anni di età. E, inoltre, i machi vittime della globalizzazione possono mettere nel cassetto i propositi di sposarsi, con il conseguente venir meno degli effetti disciplinanti che il matrimonio ha sui giovani. Concretamente, come si dispiegherà questo passaggio al mondo post-machista? Dipenderà da quale delle due seguenti scelte gli uomini decideranno di fare. La prima è l'adattamento: che, cioè, gli uomini entrino in un rapporto paritetico con le donne e si assimilino nelle nuove sensibilità culturali, nelle istituzioni e nei compromessi che esso comporta. Ciò non significa che tutti gli uomini occidentali si trasformeranno in metrosessuali e che partite di calcio e lattine di birra diventeranno cose obsolete. Tuttavia, sullo sfondo della morte del macho potrebbe emergere un nuovo modello maschile, specialmente tra gli uomini istruiti che vivono nel ricco Occidente. Questo scenario dell'adattamento potrà anche essere ottimistico, ma non è del tutto privo di plausibilità. C'è però anche l'altra scelta:la resistenza. Gli uomini, cioè, potrebbero decidere di combattere la morte del macho , sacrificando le loro stesse prospettive nello sforzo di ostacolare e ritardare una potente tendenza storica. è un tipo di scelta che ha molti precedenti. In effetti, gli uomini che non hanno modi costruttivi per sfogare la loro rabbia possono volgersi a pericolosi estremismi. Di fatto,la scelta tra l'adattamento e la resistenza potrebbe svilupparsi lungo una linea di demarcazione geopolitica: stando a questa ipotesi, mentre gli uomini del Nord America e dell'Europa occidentale verrebbero generalmente (anche se non sempre di buona voglia) ad adattarsi al nuovo ordine paritetico, le loro controparti in Russiae nei giganti emergenti dell'Asia orientale e meridionale – tutti posti dove spesso le donne vivono tuttora in brutali condizioni di oppressione domestica – potrebbero incamminarsi verso un'ulteriore esacerbazione delle diseguaglianze di genere. In queste società, il potere statale non verrebbe usato per promuovere gli interessi delle donne, ma per mantenere artificialmente in vita il modello del macho. Prendiamo la Russia, dove un tentativo del genere è già stato portato avanti durante lo scorso decennio. Anche se in Russia le donne sono 10,4 milioni in più degli uomini, questo squilibrio demografico non si è tradotto in un maggior potere politico o economico. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, l'ideale dell'eguaglianza delle donne è stato quasi completamente abbandonato, e molti russi hanno riportato in auge il culto della figura della casalinga a tempo pieno (con il governo di Putin che ha anche offerto sussidi economici alle donne che rimangono a casa a badare ai figli). Ma gli uomini russi, messi altappeto dai contraccolpi del collasso sovietico e da un decennio di crisi economica, non sono semplicemente riusciti ad adattarsi alla nuova situazione. «Gli uomini cadevano spesso in depressione, trascorrendo le loro giornate a bere e a fumare sdraiati sul divano », osserva la scrittrice moscovita Masha Lipman. Tra gli uomini russi gli indici di mortalità, di incarcerazione e di alcolismo erano spaventosamente elevati, mentre il loro livello di istruzione era inversamente basso: in queste condizioni, solo pochissimi di loro erano lontanamente in grado di provvedere da soli al sostentamento delle loro famiglie (sempre ammesso, tra l'altro, che fossero disposti a farlo). Il grosso del lavoro, quindi, è venuto a ricadere sulle spalle delle donne, che si sono anche ritrovate a dover affrontare livelli sempre più alti di sfruttamento sessuale in ambito lavorativo e di ipocrisia fra le mura domestiche. In Russia, la percentuale di donne in età lavorativa che hanno un'occupazione è tra le più alte del mondo, come ha sottolineato Elena Mezentseva, del Centro di Mosca per gli studi sul genere; tuttavia, nel 2000 le loro paghe erano mediamente pari alla metà di quelle percepite dagli uomini impiegati per le stesse mansioni. Nel frattempo, Putin ha continuato ad aiutare e favoreggiare questi uomini, trasformando la loro nostalgia per il macho perduto dei tempi sovietici in una vera e propria ideologia. In ogni caso, man mano che le donne inizieranno a conquistare un maggior controllo su quel potere sociale, economico e politico che è stato loro per tanto tempo negato, assisteremo a una rivoluzione su larga scala senza eguali nella storia della civiltà. Questo non significa che le donne e gli uomini si combatteranno armi in pugno sulle barricate. Il conflitto avrà una forma più sottile, e il suo campo di battaglia principale saranno le menti e i cuori. Ma ciò non toglie che l'asse del conflitto globale in questo secolo non saranno i contrasti ideologici, le sfide geopolitiche o gli scontri di civiltà. Non saranno le razze o le etnie. Sarà il genere. Non abbiamo precedenti che ci permettano di parlare di come sarà il mondo dopo la morte del macho . Ma possiamo aspettarci che la transizione sarà sofferta, difficile e forse molto violenta. Traduzione e adattamento di Daniele Didero © RIPRODUZIONE RISERVATA DISEGNO DI UMBERTO GRATI

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Rebiya Kadeer, la regina degli uighuri La nuova Dalai Lama che Pechino teme (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

LONDRA - Rebiya Kadeer, la donna che la Cina ha già trasformato nel suo nuovo "nemico pubblico numero", tutto sembra fuorché una pericolosa terrorista. Era una donna d'affari di successo, esibita da Pechino come una cittadina uighura capace di lavorare in armonia con le autorità cinesi. Ma se questa imprenditrice prima incarcerata e poi espulsa da Pechino continuerà a mobilitare gli uighuri contro la superpotenza cinese, il suo nome diventerà inevitabilmente sinonimo di quello che il Dalai Lama è per il Tibet o Aung San per la Birmania. Rebiya oggi ha 62 anni; ha iniziato aprendo delle lavanderie che nel tempo sono diventate un impero commerciale dal 30 milioni di dollari. Da più di 10 anni però lotta a tempo pieno per gli uighuri, la maggioranza turcofona dello Xinjiang. Lei lo chiama Est Turkistan, come fanno tutti gli attivisti per l'autonomia della regione. Inizialmente il suo impero commerciale sveniva sbandierato come una storia di successo: la capacità di una uighuri di far soldi sotto il controllo del governo di Pechino. Fino al 1997 Rebiya era ancora nella manica del regime, orgoglioso di presentare una milionaria di successo tra i trofei del sistema comunista. Faceva parte della Conferenza politica consultiva del Popolo, uno dei "club" in cui siedono i migliori per il regime cinese. Dopo un massacro di uighuri nel 1997 il suo cammino divenne più faticoso: iniziò a chiedere giustizia, a protestare. Finita in carcere nel 1999 per aver rivelato "segreti di stato" a una potenza straniera (stava per entrare in un hotel dove era una delegazione del Congresso Usa), la Kadeer trascorse 6 anni in carcere prima di essere liberata nel 2005, a poche ore dall'arrivo in Cina di Condoleezza Rice. Il regime voleva offrire un gesto al Segretario di Stato americano, e quella donna sembrava del tutto innocua. Da allora però Rebiya, che è madre di 11 figli e ha numerosi nipoti, è diventa un'implacabile attivista per i diritti del suo popolo. OAS_RICH('Middle'); Esiliata negli Stati Uniti, la settimana scorsa è stata in Giappone, dove il governo cinese ha protestato per l'invito. A Londra ha presentato il suo ultimo libro, e fra poco dovrebbe spostarsi in Australia: il film festival di Melbourne proietterà un documentario sulla sua vita realizzato da un gruppo che sostiene la lotta degli uighuri. Anche lì i cinesi sono intervenuti, minacciando il governo di Adelaide di conseguenze politiche e commerciali pesanti: "Conosco tutti i tipi di persone nell'Est Turkistan, conosco i ricchi e i poveri, i potenti e i semplici", ha detto ieri in un'intervista al Times, "conosco bene il governo cinese, so bene quando loro dicono la verità e quando mentono. Ecco perché adesso mi temono...". Nei giorni scorsi l'hanno accusata di essere la mente dietro gli scontri che hanno fatto centinaia di morti il mese scorso nella sua provincia. Lei nega di aver avuto soltanto l'idea, non solo la forza, di poter organizzare una simile rivolta. "Certo, vorrei seguire il percorso del Dalai Lama nella sua battaglia per il Tibet, viaggio in tutto il mondo per dire la verità su quello che fa il governo cinese. Ma io sono diversa dal Dalai Lama: io non voglio aspettare per 50 anni". (3 agosto 2009

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Rebiya Kadeer, la regina degli uiguri La nuova Dalai Lama che Pechino teme (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

LONDRA - Rebiya Kadeer, la donna che la Cina ha già trasformato nel suo nuovo "nemico pubblico numero", tutto sembra fuorché una pericolosa terrorista. Era una donna d'affari di successo, esibita da Pechino come una cittadina uighura capace di lavorare in armonia con le autorità cinesi. Ma se questa imprenditrice prima incarcerata e poi espulsa da Pechino continuerà a mobilitare gli uiguri contro la superpotenza cinese, il suo nome diventerà inevitabilmente sinonimo di quello che il Dalai Lama è per il Tibet o Aung San per la Birmania. Rebiya oggi ha 62 anni; ha iniziato aprendo delle lavanderie che nel tempo sono diventate un impero commerciale dal 30 milioni di dollari. Da più di 10 anni però lotta a tempo pieno per gli uiguri, la maggioranza turcofona dello Xinjiang. Lei lo chiama Est Turkistan, come fanno tutti gli attivisti per l'autonomia della regione. Inizialmente il suo impero commerciale sveniva sbandierato come una storia di successo: la capacità di una uighuri di far soldi sotto il controllo del governo di Pechino. Fino al 1997 Rebiya era ancora nella manica del regime, orgoglioso di presentare una milionaria di successo tra i trofei del sistema comunista. Faceva parte della Conferenza politica consultiva del Popolo, uno dei "club" in cui siedono i migliori per il regime cinese. Dopo un massacro di uiguri nel 1997 il suo cammino divenne più faticoso: iniziò a chiedere giustizia, a protestare. Finita in carcere nel 1999 per aver rivelato "segreti di stato" a una potenza straniera (stava per entrare in un hotel dove era una delegazione del Congresso Usa), la Kadeer trascorse 6 anni in carcere prima di essere liberata nel 2005, a poche ore dall'arrivo in Cina di Condoleezza Rice. Il regime voleva offrire un gesto al Segretario di Stato americano, e quella donna sembrava del tutto innocua. Da allora però Rebiya, che è madre di 11 figli e ha numerosi nipoti, è diventa un'implacabile attivista per i diritti del suo popolo. OAS_RICH('Middle'); Esiliata negli Stati Uniti, la settimana scorsa è stata in Giappone, dove il governo cinese ha protestato per l'invito. A Londra ha presentato il suo ultimo libro, e fra poco dovrebbe spostarsi in Australia: il film festival di Melbourne proietterà un documentario sulla sua vita realizzato da un gruppo che sostiene la lotta degli uighuri. Anche lì i cinesi sono intervenuti, minacciando il governo di Adelaide di conseguenze politiche e commerciali pesanti: "Conosco tutti i tipi di persone nell'Est Turkistan, conosco i ricchi e i poveri, i potenti e i semplici", ha detto ieri in un'intervista al Times, "conosco bene il governo cinese, so bene quando loro dicono la verità e quando mentono. Ecco perché adesso mi temono...". Nei giorni scorsi l'hanno accusata di essere la mente dietro gli scontri che hanno fatto centinaia di morti il mese scorso nella sua provincia. Lei nega di aver avuto soltanto l'idea, non solo la forza, di poter organizzare una simile rivolta. "Certo, vorrei seguire il percorso del Dalai Lama nella sua battaglia per il Tibet, viaggio in tutto il mondo per dire la verità su quello che fa il governo cinese. Ma io sono diversa dal Dalai Lama: io non voglio aspettare per 50 anni". (3 agosto 2009

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Da ovest a Est, ecco la mappa delle nuove bolle pronte a scoppiare nel mondo pag.1 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Da ovest a Est, ecco la mappa delle nuove bolle pronte a scoppiare nel mondo PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 03.08.2009 21:59 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! di facilitare il credito e così evitare la semi-nazionalizzazione. Insomma, ha fatto una mossa per evitare un proiettile e se n’è preso un altro nella schiena. Ecco i green shots che qualcuno intravedeva nei rimbalzi da gatto morto delle Borse nelle ultime settimane. Ma tornando ad Est, ci sono altre ragioni per cui avere ben poco da festeggiare. La Cina, motore della ripresa globale secondo qualcuno, ha visto l'altro giorno scendere in campo un'allarmata Banca centrale affinché gli istituti controllino che il credito che hanno offerto in eccesso, qualcosa come 1.080 miliardi di dollari nel primo semestre dell'anno, vada verso l'economia reale e non a creare bolle in asset nei mercati dell'equity e del real estate: troppo tardi, le bolle si sono già formate e purtroppo non ci metteranno molto a gonfiarsi a dismisura. Lo stesso discorso vale per Corea del Sud e Vietnam: insomma, dopo l'ondata Usa e quella europea prepariamoci a una bella bolla pronta ad esplodere anche nel Far East e dintorni. Entro il 2009 l'aumento dei prestiti concessi rispetto all'anno precedente in Cina ammonterà al 40%, una scelta rischiosa quando l'export è fermo, la situazione interna tutt'altro che stabile e le riserve in continua crescita per mantenere in piedi il carrozzone miliardario del debito Usa, ormai indicizzato in yuan se vogliamo essere sinceri. Non sta meglio l’India, altro motore del commercio e della crescita mondiale, visto che la banca centrale ha avvertito il governo che l’inflazione potrà salire a breve al 5% a causa della politica di spesa: il debito fiscale è già cresciuto al 6,8% del Pil. E sempre restando a Est, ma avvicinandosi a noi e tornando in area euro, ecco che scopriamo come il Pil della Lituania, nel secondo trimestre di quest’anno, sia crollato del 22,4%, il dato peggiore dalla secessione del paese segue pagina >>

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I progressi delle energie rinnovabili in (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 03-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

I progressi delle energie rinnovabili in Cina Investire in tecnologie verdi, parola del presidente USA Obama, è un modo ottimale per uscire dalla crisi economica. E' però interessante sapere che chi maggiormente crede nelle fonti rinnovabili[...] Investire in tecnologie verdi, parola del presidente USA Obama, è un modo ottimale per uscire dalla crisi economica. E' però interessante sapere che chi maggiormente crede nelle fonti rinnovabili sia proprio il maggior creditore delle finanze americane. Parlo di quella stessa Cina che fino a pochi anni fa importava questa tecnologia dall'estero e che ora è quasi pronta e vendere impianti eolici e fotovoltaici avanzatissimi fuori dai confini nazionali. Di questo e altro si parla nel sito Quale Energia. Di seguito la parte introduttiva dell'articolo: "La Cina delle rinnovabili continua a stupire, sia sul versante delle installazioni che su quello della produzione delle tecnologie verdi. Parliamo innanzitutto degli obbiettivi al 2020. Solo due anni fa erano stati proposti dei target di 30 GW per l'eolico e di 1,8 GW per il fotovoltaico. A maggio l'asticella è stata innalzata a 100 GW per il vento e 10 GW per il sole. Ma la destinazione di una parte dei 586 miliardi di dollari del pacchetto di stimolo all'economia proprio alle fonti rinnovabili ha fatto ulteriormente rivedere al rialzo le stime. Si parla ora di 150 GW per l'eolico e di 20 GW per il fotovoltaico. E non è detto che sia l'ultimo aumento. Perché intanto la realtà corre veloce. Prendiamo il vento, dove si erano raggiunti i 6 GW cumulativi nel 2007. La cifra è raddoppiata lo scorso anno e con previsioni di 30 GW entro il 2010. In Cina tutto è gigantesco. Malgrado ciò, sorprendono le dimensioni delle mega fattorie del vento programmate. La prima da 10 GW è in costruzione a Jiuquan nella provincia di Gansu. Si tratta di una potenza 15 volte più elevata del più grande parco eolico in funzione oggi nel Mondo, quello di Horse Hollow in Texas da 735 MW e ben 200 volte maggiore di un grande parco eolico italiano." Per continuare la lettura, basterà cliccare il link correlato. Ciao, Luigi PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 3 agosto 2009 in: News Scienze » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Hillary: l'Africa in 11 giorni (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

IL SEGRETARIO DI STATO COMINCIA DAL KENYA UN TOUR CHE TOCCHERÀ 7 PAESI Hillary: l'Africa in 11 giorni [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Risoluzione dei conflitti, sviluppo economico e lotta all'Aids. Sono queste le priorità del viaggio che vedrà Hillary Clinton visitare sette Paesi africani nel giro di undici giorni. Il tour rappresenta il primo passo concreto dell'impegno assunto da Barack Obama nei confronti del continente più depresso del mondo. In Kenya, la prima tappa, la Clinton parteciperà al Sub-Saharan Africa Trade and Economic Cooperation Forum di Nairobi, durante il quale saranno esaminati nuovi approcci per lo sviluppo economico e nuove politiche per l'accesso agli investimenti stranieri in particolare rivolti alle aree rurali. La prima tappa terminerà con un incontro col presidente somalo, Sheik Sharif Sheik Ahmed, al quale gli Stati Uniti hanno offerto il loro sostegno nella lotta contro gli estremisti islamici legati ad al-Qaeda. La seconda tappa vedrà l'ex First Lady in Sud Africa dove chiederà al presidente Jacob Zuma di attivarsi per una mediazione che ponga fine alle ostilità nel vicino Zimbabwe. Successivamente il segretario di Stato sarà in Angola, Paese ricco di materie prime e per questo molto corteggiato dalla Cina, per poi fermarsi nella Repubblica democratica del Congo dove da anni sono dispiegati i caschi blu dell'Onu con il compito di fermare le violenze causate dagli squadroni della morte infiltrati dal vicino Ruanda. Sarà quindi la volta della Nigeria grande fornitore di energia per gli Usa alle prese con gli attentati di gruppi fondamentalisti come quelli che hanno di recente partecipato a scontri con la polizia durante i quali sono morte 700 persone. Nella penultima tappa in Liberia, la Clinton incontrerà l'unico presidente donna del continente, Ellen Johnson Sirleaf, un simbolo della lotta per l'emancipazione femminile in una realtà complicata come quella africana, per poi terminare il viaggio nelle isole di Capo Verde considerate un importante esempio di modello di democrazia.

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la fine della crisi e il capitalismo che verrà - giorgio ruffolo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 27 - Commenti La fine della crisi e il capitalismo che verrà Ma la questione dominante riguarda la sostenibilità della crescita. E per affrontarla dobbiamo trovare indicatori alternativi al Pil è auspicabile un mutamento radicale nel rapporto tra economia e politica, sul piano dei rapporti internazionali, dell´allocazione delle risorse e della finanza GIORGIO RUFFOLO L´attenzione rivolta alla crisi si concentra generalmente sul tema della sua durata. Pochi si chiedono se e come, dopo la crisi, cambierà l´economia capitalistica. Durante la grande crisi degli anni trenta - quella che somiglia di più all´attuale - non erano pochi a pensare che la fine della crisi avrebbe coinciso con la fine del capitalismo. In effetti, non ci mancò molto. Oggi, non c´è nessuno che ci scommetterebbe un euro. E neppure un dollaro. Il capitalismo non sarà eterno. Ma è certo che non ha i giorni contati. Tutt´al più, i secoli. Ci sono tre forme ben consolidate che il capitalismo ha introdotto nella società moderna e che sembrano storicamente durevoli: il primato dell´economia come motore della storia; il primato del capitale nella struttura dell´economia; il primato del mercato nella sua regolazione. Queste tre caratteristiche sono alla base della quarta: il moto di crescita continuativa che il capitalismo ha impresso all´economia mondiale. Queste caratteristiche, le tre prime soprattutto, fanno del capitalismo un sistema praticamente insostituibile. La sua alternativa più grandiosa, quella comunista, è naufragata. E non merita nostalgie. Ciò non significa che tutto debba tornare come prima. Questa, più che una previsione, è una aspirazione ideologica. Tornare, dopo una costosa sosta, all´usato: «il carro stride del passegger che il suo cammin ripiglia». Sarà così? Non credo. Il capitalismo conta i secoli, ma cambia, ogni tanto, la conta. C´è stato un capitalismo liberale, uno protezionista, uno keynesiano, uno liberista; ciascuno profondamente diverso dall´altro. Quest´ultimo sta uscendo dalla crisi con le ossa rotte. Sembra ragionevole chiedersi se il capitalismo che uscirà da questa crisi sarà molto diverso da quello che vi è entrato: e in che cosa. Ripercorriamo rapidamente le tre caratteristiche durevoli del capitalismo. è (quasi) certo che il motore della storia continuerà ad essere l´economia (quel quasi avrebbe bisogno di un discorso diverso che ovviamente qui trascuriamo). Ma il motore agisce in una macchina che può cambiare. Le macchine politiche entro le quali il capitalismo ha agito sono state caratterizzate da egemonie nazionali diverse: quella italiana, quella olandese, quella britannica, quella americana. Nell´ultimo secolo, l´egemonia americana è stata incontestabile. Lo sarà anche in futuro? La crisi l´ha messa a dura prova. E nel frattempo sono emerse nuove potenze politiche: India e Cina. Per non parlare delle potenze economiche multinazionali che sono in grado di sottrarsi anche all´influenza della Superpotenza politica. Tutto ciò determina una condizione di disordine economico mondiale che quest´ultima non è in grado di dominare. Secondo punto. Attraverso la globalizzazione e la finanziarizzazione, la prevalenza del capitale è diventata preponderanza, con conseguenze ingovernabili di instabilità e pericolosamente conflittuali di iniquità. Una economia costantemente esposta al gonfiamento e all´afflosciamento delle bolle speculative non è il quadro ideale per la diffusione del benessere. Terzo punto. La mercatizzazione dell´economia ha introdotto nel sistema due fattori socialmente disgreganti. Il primo è lo squilibrio tra la sovrabbondanza dei consumi privati e la povertà dei beni sociali (scuola, salute, cultura, solidarietà, ambiente). Il secondo, ancor più grave, è la mercatizzazione delle regole. Se le regole del gioco entrano nel gioco, il gioco si distrugge. Se gli arbitri si possono comprare, non occasionalmente e criminalmente, ma «regolarmente», non esiste più partita. Ciò è avvenuto vistosamente nei fenomeni collusivi dell´attuale crisi, e nella mercatizzazione di titoli che dovrebbero essere strumenti di garanzia e non oggetti di speculazione. Questi tre aspetti giustificherebbero da soli un mutamento radicale nel rapporto tra economia e politica: sul piano dei rapporti internazionali degli scambi e dei cambi; su quello della distribuzione delle risorse tra economia e finanza, tra capitale e lavoro; su quello dell´allocazione delle risorse, tra beni privati e beni pubblici e della distinzione tra contratti e prodotti, tra merci e regole di scambio. Resta il quarto aspetto decisivo, che viene oggi oscurato dalla preoccupazione dominante di uscire comunque e al più presto dalla crisi: quello della sostenibilità della crescita. Dovrebbe essere la questione dominante. Oggi siamo guidati da un indicatore fuorviante, il Pil, che vìola il principio fondamentale dell´economia, la distinzione dei redditi dai costi: una vera assurdità, per non dire una vergogna.

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le medaglie nel nuoto con pellegrini & c. ma anche i successi in scherma, pallavolo, sci. le donne vincono più degli uomini. ecco perché - enrico sisti (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 29 - R2 Le medaglie nel nuoto con Pellegrini & C. Ma anche i successi in scherma, pallavolo, sci. Le donne vincono più degli uomini. Ecco perché ENRICO SISTI La morale dei mondiali di nuoto, in ottica italiana, è la seguente: la donna è talmente mobile che se la fai scivolare in acqua un istante dopo averla svegliata di soprassalto comincia a frullare piedi e mani secondo una logica, rispettando la morfologia, la bio-meccanica e la tecnica, anche se magari non c´è niente da vincere. Perché è forte, motivata, perché nell´agonismo e nella prestazione vede una casa, due case, perché qualcuno (un tecnico di solito) le è stato accanto, l´ha vista crescere, migliorare, sfondare. E le ha insegnato a soffrire, a capire meglio se stessa, a riconoscere i messaggi del proprio corpo: accelera, rallenta, gestisci. Tecnici come padri (Castagnetti), padri come tecnici (Cagnotto). La nostra atleta, giovane, meno giovane, star o moderatamente "coatta", carica di sensibilità oppure un po´ burbera, ancora acerba, è un vanto dal quale non è più possibile prescindere, a meno di non considerare il fattore M, il fattore medaglia, un dettaglio marginale nell´era della globalizzazione: «E noi stiamo costruendo il nostro futuro sportivo proprio sul mondo femminile», spiega Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni. Chiamatelo, se volete, fattore D, D di donna. «Abbiamo avuto modo di constatare che il mondo agonistico degli uomini non è sempre alla portata dello sport italiano. Per questo, da anni ormai, stiamo cercando una sorta di specializzazione al femminile. Cerchiamo di stimolare le sensibilità di chi pratica e gestisce lo sport di base, attraverso le federazioni: puntate, se potete, soprattutto sulle ragazze, diciamo loro. E i risultati sono quelli che abbiamo visto al Foro Italico». SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE SEGUE A PAGINA 30

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Roubini pessimista, ma il crollo Usa dà segni di frenata (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

DIARIO DELLA CRISI Roubini pessimista, ma il crollo Usa dà segni di frenata a cura di r.e. Torna a far notizia il petrolio: ieri a Londra il future sul Brent è schizzato a 73,70 dollari (il picco del 2009) due dollari più di venerdì quando il greggio aveva messo a segno un rialzo di oltre il 4%. Come al solito la risalita delle quotazioni ha come base la debolezza del dollaro che ieri veniva trattato a i 1,44 sull'euro. Il che significa che con circa 70 centesimi di euro si ha in cambio un dollaro. Dall'Aie, l'agenzia internazionale del petrolio, è arrivato un allarme: le scorte di greggio sono insufficienti e se decollerà la ripresa i prezzi sono destinati a salire vertiginosamente e questo potrebbe soffocare sul nascere le possibilità del consolidarsi della ripresa stessa. Ma quando finirà la recessione? Roubini, l'unico economista ad aver previsto la caduta, seguita a essere pessimista. Con riferimento agli Stati uniti sostiene che per tutto il 2009 la recovery non arriverà, anche perché la situazione occupazionale è destinata a peggiorare: il tasso dei senza lavoro dall'attuale 9,3% arriverà all'11%. E con un mare di disoccupati i consumi (fondamentali negli Usa) sono destinati a ristagnare. Roubini è anche convinto che l'economia cinese non è in grado di fare da locomotiva all'economia mondiale. Non a caso ieri il ministro del tesoro statunitense si è detto convinto che l'economia statunitense necessiti di una ulteriore manovra di stimolo. In ogni caso, nel panorama dei paesi industrializzati gli Usa sono quelli nei quali, salvo l'occupazione, arrivano segnali meno negativi sull'andamento della congiuntura. La spesa per costruzioni negli Stati Uniti, secondo il dipartimento del commercio, è salita dello 0,3% nel mese di giugno (contro una attesa di una flessione dello 0,5%) mentre l'indice Ism manifatturiero, che misura l'andamento del comparto industriale in Usa, è salito oltre le attese nel mese di luglio, passando dai 44,8 punti di giugno a 48,9 punti. La spesa per costruzioni è tornata a crescere grazie agli investimenti pubblici in edilizia, che sono saliti dell'1% a 321,75 miliardi di dollari. Anche in Europa ieri è stato diffuso un dato positivo: l'indice Pmi manifatturiero è salito in giugno a 46,4 punti da 42,6 di giugno. È il secondo maggior rialzo mensile di questo indice che è partito 12 anni fa ed ha visto il suo punto più basso lo scorso febbraio (33,5). Il miglioramento è dovuto alla stabilizzazione della produzione manifatturiera. Ma i consumi non crescono: in Germania le vendite al dettaglio seguitano a diminuire: -1,8% reale la variazione congiunturale in giugno e -1,6% sul giugno 2008. Nel primo semestre le vendite reali sono cadute del 2,1%. Tra polvere e altare, l'auto a livello mondiale resta un settore effervescente. Grazie anche agli incentivi fiscali decisi dal governo, in Cina le vendite di nuove auto nei primi sette mesi dell'anno sono salite del 42,8% a 959.035 unità. In luglio, record di Gm, +77,7%, il miglior luglio mai registrato da Gm in Cina. Nel vicino Giappone, domenica la Nissan ha svelato la prima auto elettrica del marchio (e del gruppo Renault-Nissan). E' la Leaf, alimentata a batterie a ioni di litio, quattro porte da segmento C, 160 chilometri di autonomia, ricarica con la presa di casa in 8 ore, 30 minuti per avere il «pieno» all'80% da una colonnina, prezzo da stabilire alla vigilia del lancio commerciale, previsto alla fine del 2010 contemporaneamente in Giappone, in Europa e in Nordamerica. Elettrica è sempre la situazione della Opel in Germania: la sua cessione da parte della controllante General Motors è stata discussa ieri sera a Detroit dal consiglio di amministrazione Gm, in cui è stata presa in considerazione anche l'ipotesi di una bancarotta Opel in caso di mancato accordo con il governo tedesco. Oggi a Berlino ci sarà un nuovo vertice tra Gm, governo e presidenti delle regioni dove sorgono fabbriche Opel per provare a chiudere la cessione del marchio al colosso della componentistica Magna, in cordata con soci russi.

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Arcobaleno iridato (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

NUOTO Chiusi i Mondiali di Roma nel segno di record, costumi e ragazze terribili Arcobaleno iridato Marco Perisse Innegabile che la XIII edizione dei mondiali di nuoto conclusasi domenica a Roma sia stata un successo. Per partecipazione di pubblico, record del mondo che rotolavano come birilli, clamore sui costumoni e personaggi sulla ribalta. Mai così tanti protagonisti a recitare il festival dei primati del mondo: 43 in una settimana di gare. Perfino oltre le previsioni. Da oggi in poi si cambia: la Fina ha già deciso di reintrodurre il tessuto, ma quale sarà la formula è tutto da vedere. Mark Schubert e Alan Thompson, rispettivamente ct di Usa e Australia - che guidano la crociata antibody - sparavano a zero sul poliuretano dei record; mentre anche una Mary DeScenza e una sconosciuta Kukors, che non avevano brillato ai trials americani, timbravano col loro nome il cartellino dei primati e tanti salivano sui blocchi con i costumi italiani high-tech impecettati di nero per non irritare le federazioni sponsorizzate da altri marchi. La regina è Federica Pellegrini. Ha dimostrato con gli ori nei 200 e nei 400 di essere non più solo una fuoriclasse, ma anche una vincente. La squadra azzurra oggi si declina al femminile: Federica e Alessia Filippi salvano la patria a dispetto del flop di una nazionale maschile in ricambio generazionale. «Siamo alla fine di un ciclo - ha commentato a caldo il ct Castagnetti - ma stanno crescendo molti giovani». Dall'ottimo Di Tora, in finale nei 50 dorso, a Giorgetti e Belotti. Fra le ragazze, si aspettano la Scarcella e la Di Pietro. Anche l'antieroe è italiano: Facci indossa il superbody per la prima volta in vita sua in occasione della finale dei 200 rana e arriva ultimo con 2 secondi più del suo personale. Gli altri ci volano, l'«anarchico» Loris quando si piega a vestirlo non riesce a nuotarci dentro. Tante le doppiette. Quella del brasiliano Cielo Filho, che vince i 50 e 100 sl, ne fa il personaggio maschile dei campionati: ha sbaragliato la schiera dei supervelocisti francesi Bernard, Leveaux e Bousquet che collezionano podi ma zero titoli. Phelps è venuto a rodare il motore in vista della quarta Olimpiade. Il suo doveva essere un anno di transizione: col semi-tech e poco allenamento, si mette al collo 5 ori grazie alle insuperabili staffette Usa; soprattutto chiude la polemiche sulla gara della discordia di Pechino artigliando il titolo dei 100 farfalla con un ruggito sul serbo Cavic ancora secondo. È battuto invece dal tedesco Biedermann, un altro che ha messo in calmiere il doppio titolo (200 e 400 sl), impresa riuscita pure alla connazionale Steffen. Roma conferma che nel nuoto le donne sono più precoci e i maschi più longevi. Così la rassegna iridata oltre alle solite Alshammar, Veldhuis, Kirsty Coventry e alla eccezionale Dara Torres (42 anni, ottava nella finale dei 50 sl) ha aperto la strada a una nuova ondata di ragazzine terribili: la svedese 15enne Sarah Sjostrom, oro nei 100 farfalla, le russe Efimova, 17, oro nei 50 rana, e Anastasia Zueva. Già appannate le «vecchie» golden girls australiane, Libby Trickett e Jessicah Schipper, il team gialloverde ha un'erede nella 17enne Cate Campbell. Giovanissime in evidenza anche la canadese Reason e l'americana Schmitt. Nei maschi, a parte Phelps, l'americano Ryan Lochte con la sua portentosa subacquea è nuotatore di classe in uno sport tecnicamente già trasformato dai superbody. Nessuno mette più in discussione il fatto che i costumi high-tech aumentino lo scivolamento in acqua «ammorbidendo» il drag di resistenza: questo consente una nuotata più fluida anche ai fisici bionici meno dotati di talento tecnico e idrodinamico. Basta la forza bruta e spingere come matti, tanto il body che intuba il corpo lo mantiene compatto e fa diminuire la turbolenza laterale che ovviamente è tanto più grande quanto maggiore la massa corporea o muscolare. Nel nuoto high-tech sono favoriti i giganti e a Roma se ne sono visti fin troppi. Il ritorno al passato, o almeno un compromesso «low-tech», potrebbe di nuovo portare nei pressi del podio un Filippo Magnini, colpito e affondato dalle corazzate dello sprint. «Sarà pure che gli altri - ha detto dopo i 100 - sono tutti grossi e alti due metri». Dovessero di nuovo «ballare» in mezzo alle loro stesse onde, forse vedremmo ancora vincere qualche talento puro alla Domenico Fioravanti. Accanto a quest'ombra, una luce arcobaleno. Quasi come il calcio, il nuoto è universale e non solo perché sono saliti sul podio della vasca il Brasile e la Spagna, fatto assolutamente inedito. Nelle finali ci sono tutti, dal venezuelano Subirats al kenyano bianco Jason Dunford, da George Bovell, atleta bianco di Trinidad, all'afroamericano Cullen Jones. Sul gradino più alto salgono la danese Friis e il tunisino Mellouli, la Cina e il Giappone che ha presentato una squadra competitiva in tutte le specialità pur senza il solito Kitajima in anno sabbatico. Il nuoto insomma è uno sport che ha abbattuto le frontiere geografiche e di classe di un tempo. Sarà anche per questo che gli spalti del Foro Italico erano sempre gremiti. L'ultima giornata si è aperta con un minuto di silenzio per il grande Hironoshin Furuhashi, il vicepresidente della Fina e presidente della federnuoto nipponica scomparso a Roma: grande nuotatore a cavallo tra gli anni '40 e '50, Carlo Pedersoli aveva recentemente ricordato le sue sfide col leggendario «Pesce Volante».

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Balzo del petrolio a 72 dollari (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-08-04 - pag: 33 autore: Scorte di greggio in calo per la prima volta in quattro mesi Balzo del petrolio a 72 dollari Sissi Bellomo La parola d'ordine è acquistare. Sui mercati delle materie prime, così come in Borsa, ieri sono bastati pochi dati economici favorevoli da Cina e Usa per attirare un flusso imponente di liquidità, che si è riversato sul petrolio, sui metalli e su molti prodotti agricoli, facendo salire di quasi il 4% il Crb, uno dei maggiori indici del comparto. Il tutto mentre il dollaro, penalizzato dalla sempre più marcata propensione al rischio, precipitava ai minimi dell'anno. L'accelerazione dell'attività manifatturiera cinese in luglio ha funzionato come un detonatore al London Metal Exchange: le quotazioni dei metalli non ferrosi, già in forte ripresa, hanno registrato rialzi fino al 6%, tornando quasi tutte ai livelli dello scorso autunno. Il rame in particolare, il cui andamento è considerato un indicatore della salute dell'economia, si è riportato a quota 6mila $/tonnellata (3 mesi), ai massimi da inizio di ottobre 2008. Il petrolio, reduce da tre settimane consecutive in rialzo, ha proseguito la corsa: il Wti, fino a venerdì ancora sotto la soglia dei 70 $ al barile, è balzato ieri oltre quota 72, per poi chiudere a 71,58 $/bbl (+3,1%). Protagonista assoluta è di nuovo la Cina. Segnali relativi alla forza ritrovata della sua economia si sono infatti manifestati anche in un ambito strettamente "petrolifero": in giugno, per la prima volta in 4 mesi, le sue scorte di greggio sono calate (-2,7% a 275 milioni di barili). L'influenza di Pechino si fa sentire anche tra i prodotti agricoli: ci sono soprattutto le sue importazioni, ad esempio, dietro il rally dei semi di soia, culminato in un +3,5% ieri al Cbot. D'altra parte, hanno poco a che vedere con la Cina il record storico dello zucchero raffinato a Londra (si veda a pagina 38) o il balzo dei cereali a Chicago (+5,6% per il mais). Il celebre economista Nouriel Roubini avverte che l'accumulo di scorte da parte dei cinesi nei mesi scorsi potrebbe essere «eccessivo per la crescita della loro stessa economia» e imporre dunque una correzione generalizzata dei prezzi delle commodities. Un indizio potrebbe essere già visibile nell'andamento del Baltic Dry Index, relativo ai noli marittimi: l'indicatore, proprio ieri, è arretrato del 3%. Colpa, dicono gli osservatori, del rallentamento dell'import cinese. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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In forte rialzo petrolio, cotone e mais (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-08-04 - pag: 38 autore: COMMODITIES In forte rialzo petrolio, cotone e mais C on il dollaro ai minimi dell'anno, è stata una giornata di fortissimi rialzi per le materie prime. Ad influenzarle, sono stati alcuni dati incoraggianti sull'economia degli Usa e della Cina, dove in luglio c'è stata una decisa accelerazione dell'attività manifatturiera (si veda anche il servizio a pagina 33). L'euforia ha contagiato in particolare i metalli non ferrosi: al London Metal Exchange ci sono stati rialzi fino al 6% , che hanno riportato quasi tutte le quotazioni ai livelli dello scorso autunno. Meno eclatante la performance dei metalli preziosi, nonostante l'indebolimento del dollaro. Il gregio Wti, dopo aver superato 72 $/barile, ha chiuso a quota 71,58 (+3,1%). Tra i prodotti agricoli, oltre allo zucchero, si segnalano il rally del caffè arabica (+4,1%) e del cotone sodo (+4,7% al Nyce). Al Cbot i semi di soia hanno guadagnato ancora il 3,5%, il frumento è balzato del 4%, il mais addirittura del 5,6%. In controtendenza, sulla stessa piazza di Chicago, c'è soltanto il riso grezzo, in ribasso dell'1%. In ribasso, del 3%, anche il Baltic Dry Index, relativo ai noli marittimi di carichi secchi.

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La nuova via della seta (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-08-04 - pag: 29 autore: TV A CURA DI LUIGI PAINI La nuova via della seta LA 7 23.40 Alla scoperta della Turchia: Alan Friedman (nella foto) inizia il suo viaggio da Istanbul Da non perdere RETE 4 21,10 Il grande sentiero, di John Ford, con Richard Widmark, Usa 1964 (150'). Dalla parte dei pellerossa: omaggio commosso alla tragedia dei " nativi americani" (in questo caso i fierissimi Cheyenne)schiacciati dall'avanzata dell'uomo bianco. RAIUNO 21,20 Il commissario Montalbano. Proseguono le repliche delle inchieste del popolare investigatore creato da Andrea Camilleri e interpretato sullo schermo da Luca Zingaretti: viene riproposto l'episodio "Tocco d'artista". RAIUNO 0,30 L'Italia delle grandinastie. Le grandi famiglie italiane di cui si parla stasera sono Antinori, Mondadori, Tognazzi e Ferretti. Attualità RAITRE 13,00 Cominciamo bene estate - Animali e animali e... Quando le città diventano l'habitat ideale per gli uccelli: ecco come storni, piccioni e gabbiani hanno colonizzato i nostri centri urbani. RAITRE 0,50 GAP- Generazioni alla prova. Napoli e i giovani: interviene Amato Lamberti, docente universitario e direttore dell'Osservatorio sulla camorra e l'illegalità. Spettacolo LA 7 14,00 Congiura di spie, di Edouard Molinaro, con Louis Jourdan, Francia 1967 (93').Dalla Francia alla Cina: scienziato francese cerca di passare dalla parte dei "rossi". RETE 4 16,25 Il principe e la ballerina, di Laurence Olivier, con Laurence Olivier, Marilyn Monroe, Usa 1957 (117'). Tra favola e commedia. E Marilyn... SKY CINEMA MANIA 21,00 Gone baby gone , di Ben Affleck, con Casey Affleck, Morgan Freeman, Usa 2007 (114'). Indagine sul rapimento di una bambina. L'azione si svolge nei sobborghi più malfamati della città di Boston. SKY MAX HD 21,00 Robocop, di Paul Verhoeven, con Peter Weller, Usa 1987 (101'). Ragazzi, che posticino poco raccomandabile la Detroit del futuro... RAITRE 21,10 Rugantino, di Pasquale Festa Campanile, con Adriano Celentano, Claudia Mori, Italia 1973 (110'). Il "Molleggiato" nella Roma del Papa re. STUDIO UNIVERSAL 21,15 Calore e polvere , di James Ivory, con Julie Christie, Greta Scacchi, Gran Bretagna 1983 (133'). Due donne in India, a distanza di 60 anni: il fascino misterioso del paese-continente resta intatto. RETE 4 0,10 Profondo rosso, di Dario Argento, con David Hemmings, Italia 1975 (130'). Brividi modello Argento.

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Hillary la fondista sulle piste africane (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-08-04 - pag: 23 autore: M&M Hillary la fondista sulle piste africane di Sara Cristaldi A merica e Africa: un rapporto da ricostruire, almeno secondo le regole del nuovo mondo. Toccata e fuga inGhana per Obama solo poche settimane fa: discorso epocale, bagno di folla e una marea di gadget con il volto sorridente del primo presidente nero degli Stati Uniti. Undici giorni ora, da fondista, per il segretario di Stato Hillary Clinton da oggi in viaggio per il Continente nero. Lavoro per la signora ce ne sarà in abbondanza: la speranza e la frustata di orgoglio targate Obama non possono bastare. E forse non basterà neppure essere la moglie di un ex presidente che per aiuti all'Africa molto si è speso. Dalla Cina all'India al Giappone, dalla Russia al Brasile agli Emirati arabi, a sud del Sahara si va giocando una nuova partita a suon di investimenti pubblici e privati. E l'Africa non assiste più da recipiente passivo. Solo Pechino, attraverso il China-Africa development fund, ha investito finora 400 milioni di dollari in progetti, e pensa di aggiungere 2 miliardi entro il prossimo novembre. Campi di battaglia: le grandi infrastrutture, rete arteriosa vitale per pompare sangue nello sviluppo e nell'integrazione economica del continente più arretrato; le comunicazioni; l'agrobusiness;i complessi turistici di nuova generazione. Sette le tappe della Clinton: Kenya (in omaggio anche al paese d'origine di Barak Obama), Sudafrica, Angola, Repubblica democratica del Congo, Nigeria, Liberia e Capo Verde. Un viaggio alla ricerca del tempo perduto. Perché se nel frattempo la Cina è diventata un importante partner commerciale di quest'area, l'interscambio degli Usa con l'Africa sub-sahariana langue: è pari a solo poco più dell'1% del totale dell'export a stelle e strisce e a circa il 3% del totale dell'import nel 2008. E sui rapporti pesa il macigno dei sussidi ai produttori di cotone americani, accusati dalle capitali africane di aver depresso i prezzi mondiali di questa materia prima e di aver sottratto mercati potenziali a paesi poveri e dipendenti da questa risorsa. Del pari sotto accusa è la protezione accordata da Washington alla potente lobby dei produttori di zucchero Usa. Scogli su cui si è arenata la nave delle trattative Doha Round per il libero scambio. Sarà un caso che proprio ieri da Dakar, capitale del Senegal, sia arrivata la rassicurazione che la Cina sosterrà l'agricoltura africana? «La Cina non va ad acquistare o ad affittare terre in Africa – ha dichiarato l'inviato di Pechino Liu Guijn – per far fronte ai bisogni alimentari dei suoi cittadini: vogliamo piuttosto aiutare l'Africa in questo settore, anche attraverso il trasferimento di tecnologie». Il messaggio è chiaro, come è chiaro chi - Usa ed Europa - è in ritardo nella competizione. Il che non significa, almeno per l'America del presidente Obama, aver perso il treno. A maggior ragione in un momento in cui la crisi ha colpito l'Africa più duramente di quanto non ci si aspettasse. Senza però frenare la voglia di investire nel continente nero, che si tratti di governi o di fondi privati, americani compresi (come Emerging Capital Markets o Blackstone). Solo che ora la competizione si è fatta dura. E Hillary Clinton, fondista sulle strade dell'Africa, lo sa bene. sara.cristaldi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Più consumi negli emergenti (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-08-04 - pag: 26 autore: Più consumi negli emergenti Chi riduce la dipendenza dall'export –Via obbligata non solo in Oriente Riccardo Sorrentino Sembravano sull'orlo dell'abisso. Ora sono i primi a riprendersi e a correre, con una particolarità: stanno anche cambiando modello di sviluppo. Molti paesi emergenti sono già usciti della crisi al traino non più delle esportazioni, come nel passato, ma della domanda interna. Il fenomeno è particolarmente evidente in Asia. In Cina soprattutto, dove le vendite al dettaglio stanno salendo a un ritmo del 16% annuo e gli investimenti privati a una velocità del 40% annuo. I consumatori stanno riprendendo a spendere anche in Indonesia e in Corea del Sud, mentre a Hong Kong e a Taiwan la contrazione dei consumi è ora meno negativa. In India, infine, le famiglie iniziano ad acquistare automobili, segno evidente di una ritrovata capacità di spesa. Tutto questo lascia pensare che presto anche le esportazioni di ciascun paese verso i partner asiatici - da sempre sottovalutate, ma molto forti - sono destinate ad aumentare. Forse non tutti riusciranno davvero a liberarsi della dipendenza dal commercio internazionale. «Cina e India - spiega il team di Frederic Neumann della Hsbc- stanno entrambe sostenendo i mercati interni e così diventano relativamente resistenti alle turbolenze mondiali». Molto diversa, aggiungono però gli analisti della banca asiatica, è invece la situazione di Taiwan, Filippine, e Corea, dove continuerà a pesare l'andamento delle esportazioni. Il fenomeno però non è solo asiatico. Non è difficile incrociare situazioni simili e quelle di Cina e India in Messico, Brasile e Russia. Il quadro che emerge, allora, è quello di un grande cambiamento in corso dei modelli di sviluppo. Cosa sia successo è semplice: i paesi emergenti non hanno dovuto affrontare problemi finanziari o creditizi e hanno orientato la loro politica monetaria al sostegno di consumi e investimenti. «Grazie ai loro solidi fondamentali - spiega Markus Jaeger di Deutsche Bank - i maggiori paesi emergenti sono stati, o saranno, in grado di dar vita a una ripresa più o meno rapida spingendo la domanda domestica». In molte di queste economie, questo stimolo fiscale e monetario- che è transitorio - ha accelerato un processo già in corso, e proprio questo particolare permette di parlare di una piccola, e benvenuta, rivoluzione. Sarebbe un errore però pensare che la domanda interna possa sostituirsi del tutto al traino delle esportazioni. «Nessuno dei maggiori paesi emergenti potrà compensare del tutto quello che sembra essere un declino permanente della crescita della domanda esterna. Anche se le condizioni finanziarie globali tornassero ai livelli pre-crisi (e questo è un grande "se"), la crescita di queste economie resterà più lenta rispetto al passato», aggiunge Jaeger. A maggior ragione, sarebbe sbagliato sperare, come qualcuno ha fatto nei mesi scorsi, che l'Asia si trasformi in una locomotiva dell'economia globale. Il risultato finale sarà comunque positivo: un maggior equilibrio tra le fonti di crescita nelle economie emergenti, e la fine o quasi- di un modello di sviluppo trainato dalle esportazioni che ha creato qualche difficoltà in passato. Non solo in Asia e in America latina. Nascosti dall'euro, i rapporti tra la Germania esportatrice, e la Spagna importatrice, hanno riproposto in piccolo quel grande squilibrio tra Cina e Usa, il grande consumatore globale, che ora sembra lentamente ridursi. Forse, per il dopo-crisi, dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti anche in Eurolandia. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA RIVOLUZIONE In corso il grande mutamento dei modelli di sviluppo Bene i consumi di Cina, Corea e Indonesia. Cambio di passo anche in Messico e Brasile

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Bill Clinton a sorpresa in Nord Corea per la liberazione delle due reporter (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

PYONGYANG - Missione a sorpresa in Corea del Nord per l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, nel tentativo di mediare per il rilascio delle due giornaliste americane arrestate il 17 marzo scorso. Clinton è stato accolto all'aeroporto Sunan della capitale da Yang Hyong Sop, vice presidente dell'Assemblea popolare, e dal vice ministro degli Esteri Kim Kye Gwan. Le due reporter, la sino-americana Laura Ling e Euna Lee, americana di origini coreane, lavorano per l'emittente Current TV fondata dall'ex vicepresidente americano Al Gore e dall'imprenditore Joel Hyatt. Erano state fermate dalle sentinelle dopo aver sconfinato alla frontiera tra Corea del Nord e Cina mentre facevano riprese sul lato nordcoreano del fiume Tumen e, accusate di "atti ostili", erano state condannate a 12 anni di campi di lavoro agli inizi di giugno. In assenza di relazioni diplomatiche tra Pyongyang e Washington, Clinton è il rappresentante americano di più alto profilo a visitare la Corea del Nord dall'anno 2000, quando l'allora segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, incontrò il "caro leader" Kim Jong Il. In precedenza, negli anni Novanta, il governatore del New Mexico Bill Richardson, era riuscito a convincere la Corea del Nord a rilasciare un cittadino americano detenuto. (4 agosto 2009

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NordCorea, Bill Clinton in missione Si tratta per liberare le reporter Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "TGCom" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

4/8/2009 Giornaliste Usa,Clinton a Pyongyang Trattative per liberazione reporter L'ex presidente americano Bill Clinton è atterrato a Pyongyang, in Corea del Nord, per negoziare il rilascio delle due giornaliste americane condannate dallo Stato comunista ai lavori forzati. La missione dell'ex presidente Usa è stata confermata dall'agenzia di Stato nordcoreana Kcna. Clinton è stato accolto dal viceministro degli Esteri e negoziatore per il nucleare Kim Kye-gwan. Le due giornaliste, la sino-americana Laura Ling e Euna Lee, americana di origini coreane, lavorano per l'emittente "Current TV" fondata dall'ex vicepresidente americano Al Gore e dall'imprenditore Joel Hyatt. Le due reporter sono state fermate dalle sentinelle dopo aver sconfinato alla frontiera tra Corea del Nord e Cina mentre facevano riprese sul lato nordcoreano del fiume Tumen e, accusate di "atti ostili", sono state condannate a 12 anni di campi di lavoro agli inizi di giugno. In assenza di relazioni diplomatiche tra Pyongyang e Washington, Clinton è il rappresentante americano di più alto profilo a visitare la Corea del Nord dall'anno 2000, quando l'allora segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, incontrò Kim Jong Il. In precedenza, negli anni Novanta, il governatore del New Mexico Bill Richardson, era riuscito a convincere la Corea del Nord a rilasciare un cittadino americano detenuto. Ultimo aggiornamento ore 06:00

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Toro in borsa. I migliori titoli BUY degli analisti per agosto pag.4 (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Toro in borsa. I migliori titoli BUY degli analisti per agosto PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di Paolo Crociato www.strategyinvestor.com, 04.08.2009 10:06 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! tratta di una scelta ben ponderata: questa azienda ha aumentato il suo dividendo per 53 anni consecutivi, piazzandosi ai primi posti negli Usa tra le società più generose verso i propri soci. Negli ultimi 10 anni, il tasso di crescita della cedola è stato pari a +10,90% annuo e gli utili aziendali sono aumentati nel periodo ad un tasso ancora superiore. Una crescita dell'11% si traduce in un raddoppio del pagamento del dividendo ogni sei anni e mezzo, sicuramente una buona notizia per gli azionisti. Si tratta di uno dei maggiori leader globali per la produzione di beni di largo consumo, con oltre 300 marchi a diffusione globale, di cui ben 24 che fatturano ciascuno più di 1 miliardo di dollari. Si calcola che ogni giorno, in tutto il mondo oltre 3 miliardi di consumatori acquistano prodotti della società. L'azienda, fondata oltre 150 anni fa, ha costruito negli anni una delle più potenti organizzazioni di marketing e distribuzione, con filiali in 180 paesi del mondo, 140.000 dipendenti e quote di mercato di leadership. Tra i principali prodotti della società segnaliamo: cura dei tessuti e della casa, cura della bellezza e della salute, cura dell'igiene orale, batterie e piccoli elettrodomestici, fragranze e profumi, prodotti per la rasatura, cura degli animali, e snacks. Per incentivare ancora di più la crescita futura. la società ha concentrato i suoi sforzi verso i paesi emergenti, in particolare in Cina e India. Dal 1990 ha costruito 12 nuove fabbriche di produzione, tutte concentrate nei paesi emergenti. Producendo direttamente in paesi a più basso reddito la società è stata in questo modo in grado di contenere i costi e di servire in maniera più capillare quelle zone e quelle regioni del mondo dove la domanda sarà maggiormente concentrata. Il price earning atteso è pari a 13,1 volte gli utili attesi per il 2010, segue pagina >>

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L'ISM spinge il mercato (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'ISM spinge il mercato FOREX, clicca qui per leggere la rassegna di Saverio Berlinzani , 04.08.2009 08:21 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Un vecchio adagio dei trader cita "no news is good news": ultimamente lo scenario è stato all'incirca questo. Nessuna notizia particolarmente devastante, e nessuna notizia particolarmente entusiasmante. All'inizio di luglio ricordiamo un J.C. Trichet con le sue previsioni di un ritorno alla crescita solo nel 2010; solo tre settimane dopo dovrà forse rimangiarsi tutto. Di fatto, dal "no news is good news" siamo passati anche in territorio positivo con good news. L'IFO tedesco, un indicatore molto tempestivo, a luglio ha raggiunto il massimo da sette mesi a questa parte. Ancora più decisivo è stato poi l'uscita dell'ISM manifatturiero per gli USA (uscito a 48,9 contro un 46,5 atteso): l'ondata di ottimismo ha raggiunto nuove vette, gli "animal spirits" di keynesiana memoria stanno riprendendo vigore. I consumi si elevano, le esportazioni dell'Area Euro verso la Cina sono in aumento, e tutto questo si riflette evidentemente nel mercato FX. Troviamo un EurUsd ai massimi da 8 mesi a questa parte, avendo infranto la resistenza posta a 1,4360. L'EurUsd è una valuta ciclica e quindi l'atmosfera di ottimismo sempre più robusto (poichè supportato anche dai dati macro in uscita) stimola la risalita: il greenback è sempre e comunque una valuta riserva che viene venduta quando c'è propensione al rischio (come in questo momento). Se poi aggiungiamo il fatto che moltissimi investitori erano strutturalmente corti Eur per il medio termine, probabilmente qualche stop sta lubrificando gli ingranaggi di questa salita. Anche lo Yen è sotto pressione, come valuta di finanziamento: carry trade come GbpJpy e AudJpy in rialzo sfrenato (dal punto di vista dell'Aud anche per via del consolidamento congiunturale professato dalla RBA che ha mantenuto i tassi stabili), ma anche AudUsd e EurJpy. Torniamo anche sulla correlazione ancora fortissima segue pagina >>

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Tutti i film della Mostra del Cinema di (sezione: Globalizzazione)

( da "superEva notizie" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Tutti i film della Mostra del Cinema di Venezia VENEZIA 66 (23 film annunciati più uno a sorpresa) - BAARIA di Giuseppe Tornatore - Italia - SOUL KITCHEN di Fatih Akin - Germania - LA DOPPIA ORA di Giuseppe Capotondi - Italia - YI NGOI (ACCIDENT) di[...] VENEZIA 66 (23 film annunciati più uno a sorpresa) - BAARIA di Giuseppe Tornatore - Italia - SOUL KITCHEN di Fatih Akin - Germania - LA DOPPIA ORA di Giuseppe Capotondi - Italia - YI NGOI (ACCIDENT) di Cheang Pou-Soi - Cina, Hong Kong - PERSECUTION di Patrice Chereau - Francia - LO SPAZIO BIANCO di Francesca Comencini - Italia - WHITE MATERIAL di Claire Denis - Francia - MR. NOBODY di Jaco van Dormael - Francia - A SINGLE MAN di Tom Ford - Usa - LOURDES di Jessica Hausner - Austria - BAD LIEUTENANT: PORT OF CALL NEW ORLEANS di Werner Herzog - Usa - THE ROAD di John Hillcoat - Usa - AHASIN WETEI (BETWEEN TWO WORLDS) di Vimukhti Jayasundara - Sri Lanka - EL MOSAFER (THE TRAVELLER) di Ahmed Maher - Egitto - LEVANON(LEBANON) di Samuel Maoz - Israele - CAPITALISM: A LOVE STORY di Michael Moore - Usa - ZANAN-E BEDUN-E MARDAN (WOMEN WITHOUT MEN) di Shirin Neshat - Germania - IL GRANDE SOGNO di Michele Placido - Italia - 36 VUES DU PIC SAINT LOUP di Jacques Rivette - Francia - SURVIVAL OF THE DEAD di George Romero - Usa - LIFE DURING WARTIME di Todd Solondz - Usa - TETSUO THE BULLET MAN di Shinya Tsukamoto - Giappone - LEI WANGZI (PRINCE OF TEARS) di Yonfan - Cina, Taiwan, Hong Kong. FUORI CONCORSO (se ne aggiungerà uno a sorpresa) - REC2 di Jaume Balaguerò, Paco Plaza - Spagna - CHENGDU, WO AI NI (CHENGDU, I LOVE YOU) di Fruit Chan, Cui Jian - Cina - THE HOLE di Joe Dante - Usa - THE MEN WHO STARE AT GOATS di Grant Heslov - Usa -EHKY YA SCHAHRAZAD (SCHEHERAZADE, TELL ME A STORY) (nuova versione) di Yousry Nasrallah - Egitto - YONA YONA PENGUIN di Rintaro - Giappone - THE INFORMANT! di Steven Soderbergh - Usa CINEMA DEL PRESENTE - NAPOLI, NAPOLI, NAPOLI di Abel Ferrara - Italia - LE OMBRE ROSSE di Francesco Maselli - Italia - L'ORO DI CUBA di Giuliano Montaldo (documentario) - Italia - PROVE PER UNA TRAGEDIA SICILIANA di Roman Paska e John Turturro (documentario)- Italia - SOUTH OF THE BORDER di Oliver Stone (documentario) - Usa MEZZANOTTE - GULAAL di Anurag Kashyap - India - DEV D di Anurag Kashyap - India - - BROOKLYN'S FINEST (nuova versione) di Antoine Fuqua - Usa - DELHI-6 di Mehra Rakeysh Omprakash - India - VALHALLA RISING di Nicolas Winding Refn - Danimarca LEONE D'ORO ALLA CARRIERA 2009 - JOHN LASSETER E I REGISTI DISNEY-PIXAR - TOY STORY 3-D (nuova versione) di John Lasseter - Usa - TOY STORY 2 3-D (nuova versione) di John Lasseter, Lee Unkrich, Ash Brannon ORIZZONTI (se ne aggiungerà un altro a sorpresa) ed eventi - FRANCESCA di Bobby Paunescu - Romania - WAHED-SEFR (ONE-ZERO) di Kamla Abou Zekri - Egitto - DOHAWA (BURIED SECRETS) di Raja Amari - Tunisia - ZARTE PARASITEN (TENDER PARASITES) di Christian Becker, Oliver Schwabe - Germania - CHOI VOI (ADRIFT) di Bui Thac Chuyen - Vietnam - KOROTKOYE ZAMYKANIYE (CRUSH) di Petr Buslov, Alexei German Jr, Boris Khlebnikov, Kirill Serebrennikov, Ivan Vrypayev - Russia - REPO CHICK di Alex Cox - Usa - ENGKWENTRO di Pepe Diokno - Filippine - AADMI KI AURAT AUR ANYA KAHANIYA (THE MAN'S WOMAN AND OTHER STORIES) di Amit Dutta - India - PARAISO di Hector Galvez - Perù - IO SONO L'AMORE di Luca Guadagnino - Italia - DOU NIU (COW) di Guan Hu - Cina - TOUXI (JUDGE) di Liu Jie - Cina - PEPPERMINTA di Pipilotti Rist - Svizzera - TRIS DI DONNE & ABITI NUZIALI di Vincenzo Terracciano - - INSOLACAO di Daniela Thomas, Felipe Hirsch - Brasile - 1428 di Du Haibin (documentario) - Cina - VIAJO PORQUE PRECISO, VOLTO PORQUE TE AMO ( I TRAVEL BECAUSE I HAVE TO, I COME BACK BECAUSE I LOVE YOU) di Marcelo Gomes, Karim Ainouz (documentario) Brasile - WOMEN CENGJING DE WUCHANZHE (ONCE UPON A TIME PROLETARIAN: 12 TALES OF A COUNTRY) di Guo Xiaolu (documentario) - Cina - VILLALOBOS di Romuald Karmakar (documentario) - Germania - IL COLORE DELLE PAROLE di Marco Simon Puccioni (documentario) - Italia - THE ONE ALL ALONE di Frank Scheffer (documentario) - Olanda - TOTO' di Peter Schreiner (documentario) - Austria ORIZZONTI - EVENTI Programma 1 - THE DEATH OF PENTHEUS di Philip Haas - Usa - FACES OF SEOUL di Gina Kim - Usa - LA BOHEME di Werner Herzog - Gran Bretagna - MUDANZA di Pere Portabella - Spagna Programma 2 - DESERTO ROSA di Elisabetta Sgarbi - Italia - BIOKADNJE DNEVNIKI (READING BOOK OF BLOCKADE) di Aleksander Sokurov (documentario) Russia - ARMANDO TESTA - POVERO MA MODERNO di Pappi Corsicato (documentario) - Italia - LA DANSE - LE BALLET DE L'OPERA DE PARIS di Frederick Wiseman (in collaborazione con Biennale Danza) (Documentario) - Usa - HUGO EN AFRIQUE di Stefano Knuchel (documentario) - Svizzera - VIA DELLA CROCE di Serena Nono (documentario) - Italia CONTROCAMPO ITALIANO POETI di Toni D'Angelo (documentario) - NEGLI OCCHI di Francesco Del Grosso, Daniele Anzellotti (documentario) - IL COMPLEANNO di Marco Filiberti - DIECI INVERNI di Valerio Mieli - COSMONAUTA di Susanna Nicchiarelli - HOLLYWOOD SUL TEVERE di Marco Spagnoli (documentario) - IL PICCOLO di Maurizio Zaccaro (in collaborazione con Biennale Teatro) (documentario) CONTROCAMPO ITALIANO EVENTI - GIUSEPPE DE SANTIS di Carlo Lizzani (documentario) RETROSPETTIVA EVENTI - LOLA di Giulio Questi - HOTEL COURBET di Tinto Brass. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 4 agosto 2009 in: Festival e rassegne News » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Bill Clinton incontra Kim Jong-il (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

PYONGYANG L’ex presidente americano Bill Clinton, in Corea del Nord per cercare di ottenere il rilascio delle due giornaliste Usa, Laura Ling e Euna Lee, condannate a 12 anni di lavori forzati, ha incontrato il leader nord-coreano Kim Jong-il. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. La radio ufficiale nordcoreana, sempre secondo quanto riferito dalla Yonhap, ha dal canto suo riferito che Clinton e Kim Jong-il hanno avuto «un ampio scambio di opinioni».«Non è vero», ha detto il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, smentendo quanto riportato dall’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap secondo cui Clinton avrebbe portato un messaggio verbale di Obama a Kim Jong-il. Un membro della delegazione americana coperto dall’anonimato ha spiegato che l’interesse principale degli Usa, in questo momento, «è il ritorno delle due giornaliste sane e salve». Euna Lee e Laura Ling, che lavorano per il network americano Current Tv (di cui è presidente Al Gore, ex vice di Bill Clinton alla Casa Bianca), sono state arrestate lo scorso marzo al confine tra Corea del Nord e Cina, per ingresso illegale nel paese. Il viaggio di Bill Clinton arriva dopo mesi di tensioni tra i due paesi e provocazioni da parte nordcoreana. Un gesto di disponibilità da parte di Pyongyang come la liberazione delle giornaliste, secondo gli osservatori internazionali, potrebbe aprire la strada a un ritorno al dialogo anche sul tema del nucleare, dopo le battute d’arresto degli ultimi tempi.

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Nord Corea, dopo la visita di Clinton Kim Jong Il "perdona" le due reporter (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 04-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

PYONGYANG - Un "perdono speciale". E' quello che il leader nordocoreano Kim Jong Il ha riservato alle due giornaliste americane arrestate in Nord Corea lo scorso marzo e condannate ai lavori forzati con l'accusa di spionaggio. La decisione di graziare le due reporter è stata presa dopo la visita a sorpresa a Pyongyang dell'ex presidente americano Bill Clinton: una missione doplomatica compiuta proprio per mediare per il rilascio delle donne. L'ex inquilino della Casa Bianca le ha anche incontrate. Ed è con lui, sul suo aereo, che torneranno a casa. "Kim Jong-Il, presidente della Commissione nazionale di Difesa - riferisce l'agenzia ufficiale nordcoreana Knca - ha rilasciato un perdono speciale per le due giornaliste americane condannate ai lavorio forzati in base all'articolo 103 della Costituzione socialista e ne ha ordinato il rilascio". Il provvedimento, afferma l'agenzia, "è una manifestazione della politica umanitaria e pacifista della Corea del Nord". Clinton, si legge ancora, "ha espresso scuse sincere per gli atti ostili commessi dalle due giornaliste contro la Repubblica popolare democratica di Corea, dopo esservi entrati illegalmente" e ha "ha presentato una fruttuosa richiesta di perdono e di rientro umanitario in patria per loro da parte del governo americano". Dopo la decisione di liberare le due donne, Clinton ha trasmesso a Kim "un messaggio verbale del presidente americano Barack Obama, con cui si esprime ringraziamento e il suo punto di vista in merito alla ricerca di un miglioramento delle relazioni" tra i due Paesi. OAS_RICH('Middle'); Clinton aveva sottolineato il carattere "privato" della sua missione che aveva già registrato un primo, seppur piccolo, successo: un colloquio "molto emozionante" con le due reporter che, secondo una fonte anonima del governo di Pyongyang, potrebbero tornare a casa negli Stati Uniti già domani. Lo ha reso noto l'emittente statunitense Abc. La sino-americana Laura Ling, 32 anni, e Euna Lee, 36enne americana di origini coreane, lavorano per l'emittente Current TV fondata dall'ex vicepresidente americano Al Gore e dall'imprenditore Joel Hyatt. Erano state fermate dalle sentinelle dopo aver sconfinato alla frontiera tra Corea del Nord e Cina mentre facevano riprese sul lato nordcoreano del fiume Tumen e, accusate di "atti ostili", erano state condannate a 12 anni di campi di lavoro agli inizi di giugno. In assenza di relazioni diplomatiche tra Pyongyang e Washington, Clinton è il rappresentante americano di più alto profilo a visitare la Corea del Nord dall'anno 2000, quando l'allora segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, incontrò il "caro leader" Kim Jong Il. In precedenza, negli anni Novanta, il governatore del New Mexico Bill Richardson, era riuscito a convincere la Corea del Nord a rilasciare un cittadino americano detenuto. (4 agosto 2009

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Clinton convince Pyongyang Graziate le due giornaliste Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 05-08-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)

Argomenti: Cina Usa

Clinton convince Pyongyang Graziate le due giornaliste Usa WASHINGTON. Ha avuto successo la visita a sorpresa nella Corea del Nord di Bill Clinton, arrivato a Pyonpyang per chiedere il rilascio delle due giornaliste statunitensi di origini asiatiche condannate in giugno a dodici anni di lavori forzati nel Paese comunista per presunto spionaggio. Il leader nordcoreano Kim Jong-il ha concesso una «grazia speciale» alle giornaliste Laura Ling di 32 anni e Euna Lee di 36. Le due erano state arrestate alla frontiera con la Cina dove stavano realizzando un reportage per ingresso illegale in territorio nord-coreano. Bill Clinton è tornato così di prepotenza sulla scena internazionale: dopo un incontro con il "Caro Leader" Kim Jong Il, l'ex presidente ha visto le due giornaliste: un incontro «commovente», hanno detto fonti governative. La Casa Bianca ha avallato la «delicata» missione, pur precisando che è stata «a titolo puramente personale» e smentendo che Clinton abbia portato al "Caro Leader" un messaggio di Obama.

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"la champions? abbiamo il 10% di possibilità" - gianni piva pechino (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 44 - Sport Gli obiettivi La frecciata "La Champions? Abbiamo il 10% di possibilità" Sabato a Pechino la Supercoppa con la Lazio. Il tecnico fa il punto sulla prossima stagione In Europa 9-10 squadre possono vincere, noi siamo tra queste, tutto dipende dai particolari. Lo scudetto? in corsa anche la Roma Il Chelsea vuole vincere le amichevoli, fa giocare i migliori. Noi ci alleniamo, contro di loro avevamo in porta un ragazzo di 18 anni "Ci manca ancora un trequartista" Deco in cima ai desideri. Poi Sneijder e Rakitic GIANNI PIVA PECHINO dal nostro inviato è cominciata con un bagno di folla l´avventura dell´Inter in Cina, con tifosi entusiasti all´aeroporto. Un coinvolgente anticipo dell´atmosfera che farà da cornice alla sfida di sabato quando verrà assegnata la Supercoppa Italiana, nel «Nido d´Uccello», lo stadio delle Olimpiadi. Si torna a fare sul serio, i giorni delle amichevoli sono alle spalle; si accendono le luci e puntualmente Josè Mourinho torna protagonista. La prima conferenza stampa made in China era un´occasione troppo ghiotta, alla faccia di chi ha creduto all´ipotesi di un Mourinho richiuso in se stesso, scontroso e muto. Il ritorno è stato all´altezza della fama. Pronto alla polemica, naturalmente, ma anche estremamente concreto soprattutto per rilanciare le sue richieste, quelle che Moratti ha già sentito in questa lunga estate segnata da una spettacolare campagna acquisti-vendite: «Ci manca un trequartista, un uomo che sappia dare la qualità e la creatività che ora non abbiamo». Al suo fianco c´è Paolillo, l´amministratore delegato toccato dall´entusiasmo dei tifosi cinesi. «Siamo emozionati, questo calore sarà una spinta in più contro la Lazio». Ma Mou ha ben chiaro dove vuole arrivare; non concedere spazio a chi parla di organico completo, addirittura perfetto: «Se si analizza la rosa di una squadra manca sempre qualcosa, non esiste la rosa perfetta. Parlo di attacco e di centrocampo. Preferisco avere Eto´o e Milito che sei o sette altre opzioni, tuttavia avremo bisogno di fortuna perché a gennaio Eto´o partirà per la Coppa d´Africa e mancherà per 4-5 settimane». Manca una punta, dice Mourinho ed è evidente che non pensa ad uno qualunque. Sul centrocampista è dall´inizio dell´estate che batte. Moratti non ha ancora fatto abbastanza? «Nel complesso - spiega il tecnico - la società ha fatto uno sforzo economico importante e io sono soddisfatto. Anche la squadra è soddisfatta e i nuovi arrivi e il cambio di filosofia di gioco ha dato a tutti nuove motivazioni. Ma se mi chiedete se la rosa è completa, io dico manca un centrocampista. Non faccio nomi, ma manca uno che abbia qualità diverse, un giocatore più offensivo, più creativo, che realizzi la necessaria connessione tra le prime linee e la terza». I nomi dei giocatori "sotto tiro" non sono nuovi: Sneijder, Van der Vaart, Rakitic e soprattutto Deco. Dalle richieste alle polemiche e alle parole che vanno controcorrente il passaggio è rapido, finendo per schierarsi col Milan per lanciare una frecciata ad Ancelotti. «Qui tutti parlano di Inter e Juve per il campionato. Io dico invece che c´è una squadra molto forte di cui nessuno parla. Io dico che la Roma è molto forte e la Roma tornerà a giocare per lo scudetto. Ok, non si deve parlare della Roma, ma io dico che è forte. Anche il Milan è forte, non va giudicato per i risultati delle amichevoli. Anche loro come noi hanno scelto un calendario duro con gare difficili. Io sarei stato contento anche senza vincere. In questo periodo non conta vincere. Se vuoi vincere le amichevoli puoi sempre fare come il Chelsea negli Usa che ha schierato sempre i migliori in un torneo senza significato. Noi contro gli inglesi avevamo un portiere di 18 anni. Noi ci vogliamo allenare e il Milan fa lo stesso». Il finale è riservato alla Champions, un passaggio che non può mancare quando all´Inter si parla del futuro e degli obiettivi. Se per il campionato il portoghese rifiuta l´idea di una sfida a due, allargando lo schieramento delle squadre competitive a Roma, Milan non dimenticando Fiorentina e il Palermo di Zenga, per la Champions si affida ai numeri ed alle percentuali. «Tanti vogliono vincere, io dico che ci sono almeno 9/10 squadre che partono con questo obiettivo. Allora dico che noi abbiamo il 10% di possibilità di vincere e portare la coppa a Milano e allo stesso tempo sono 80-90 le probabilità di perdere. Ancora una volta sappiamo che la differenza la fanno i particolari». Nomi? Uno solo, quello del Bayern, dopo aver parlato di squadre inglesi, spagnole e italiane.

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Nata e cresciuta in Corea del Sud, è arrivata negli Usa nel 1995 per studiare all'universi... (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nata e cresciuta in Corea del Sud, è arrivata negli Usa nel 1995 per studiare all'università. Ha lavorato come editor in tv prima di venire inviata in Cina.

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Dalle strategie divergenti all'alleanza (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Dalle strategie divergenti all'alleanza [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Strette di mano dai rappresentanti del governo, mazzi di fiori da giovani scolarette e un trionfo diplomatico in un solo giorno. Bill Clinton è stato accolto in Corea del Nord con tutti gli onori che merita un capo di Stato, ed ha ottenuto dal leader di Pyongyang Kim Jong-il - durante una missione a sorpresa di natura «strettamente privata» - la liberazione delle due giornaliste americane detenute nelle prigioni del regime. Con Kim l'ex presidente ha avuto si è intrattenuto per un colloquio «soddisfacente» come riferito dai media locali secondo cui sono stati diversi i temi affrontati «molti dei quali di comune interesse». E poi ha visto le due reporter, in un incontro «commuovente» che è diventato, poche ore dopo, il preludio al «perdono speciale» concesso dal leader di Pyongyang. Laura Ling ed Euna Lee torneranno a casa già oggi, dopo che - affermano le fonti nordcoreane - Bill Clinton si è «scusato per il loro comportamento». E' giallo invece sul presunto messaggio che Barack Obama avrebbe recapitato a Kim per mano dell'ex presidente. La notizia diffusa dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap è stata smentita dalla Casa Bianca: «Non è vero», ha detto il portavoce Robert Gibbs, che poco prima aveva precisato come la missione fosse «esclusivamente privata» e volta ad ottenere il rilascio di Euna e Laura, giornaliste di Current Tv, l'emittente di Al Gore, numero due della Casa Bianca proprio con Clinton. Erano state arrestate a marzo mentre lavoravano vicino al confine tra Cina e Corea del Nord e condannate a 12 anni di lavori forzati per «ingresso illegale» e «gravi crimini contro la nazione». Il viaggio di Clinton ha il sapore di un evento storico non solo perché Pyongyang e Washington sono ai ferri corti dai tempi della guerra delle due Coree, negli anni 50, ma anche per il riemergere di forti tensioni internazionali dovute ai programmi nucleari del regime comunista. Negli ultimi mesi Kim ha ordinato test atomici ed esercitazioni con lancio di missili vietate dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, e alle quali l'amministrazione Obama ha promesso di rispondere con un inasprimento delle sanzioni. E in questo senso l'arresto delle due giornaliste ha rappresentato per il regime uno strumento con cui far leva nei negoziati con la comunità internazionale. Clinton è il secondo ex presidente Usa a mettere piede sul suolo nordcoreano: prima di lui fu Jimmy Carter nel 1994 a recarsi a Pyongyang per incontrare Kim Il Sung, padre dell'attuale leader, all'indomani di simili tensioni sorte proprio quando alla Casa Bianca c'era Bill Clinton. Che ieri è apparso sereno e sorridente durante l'incontro con Kim. Nei rari scatti fatti circolare dai media del regime il leader nordcoreano appare soddisfatto e in buona forma nonostante il diabete e l'ictus che lo hanno costretto alcuni mesi fa a un ricovero in gran segreto. A deporre a favore della missione era il fatto che le relazioni tra l'amministrazione guidata da Bill Clinton e il regime nordcoreano sono state tutto sommato buone. Oltre all'ex presidente infatti anche il suo vice Al Gore, e Bill Richardson, altro uomo chiave di Clinton da lui inviato due volte a Pyongyang negli anni 90 per gestire la consegna di prigionieri americani, erano stati considerati per la missione. E proprio perché carico di significato e speranze, sul viaggio si è taciuto sino quasi all'arrivo di Clinton nel Paese asiatico. A darne conferma qualche ora prima sono state fonti dello staff della moglie, il segretario di Stato Hillary Clinton, mentre si trovava in viaggio verso il Kenya.

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clinton convince pyongyang graziate le due giornaliste usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 6 - Attualità Clinton convince Pyongyang Graziate le due giornaliste Usa WASHINGTON. Ha avuto successo la visita a sorpresa nella Corea del Nord di Bill Clinton, arrivato a Pyonpyang per chiedere il rilascio delle due giornaliste statunitensi di origini asiatiche condannate in giugno a dodici anni di lavori forzati nel Paese comunista per presunto spionaggio. Il leader nordcoreano Kim Jong-il ha concesso una «grazia speciale» alle giornaliste Laura Ling di 32 anni e Euna Lee di 36. Le due erano state arrestate alla frontiera con la Cina dove stavano realizzando un reportage per ingresso illegale in territorio nord-coreano. Bill Clinton è tornato così di prepotenza sulla scena internazionale: dopo un incontro con il "Caro Leader" Kim Jong Il, l'ex presidente ha visto le due giornaliste: un incontro «commovente», hanno detto fonti governative. La Casa Bianca ha avallato la «delicata» missione, pur precisando che è stata «a titolo puramente personale» e smentendo che Clinton abbia portato al "Caro Leader" un messaggio di Obama.

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blitz di clinton in corea del nord kim jong-il libera le reporter usa - federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 15 - Esteri Le due croniste Blitz di Clinton in Corea del Nord Kim Jong-il libera le reporter Usa L´ex presidente ha incontrato il leader di Pyongyang Le giornaliste erano state fermate il 17 marzo scorso Lavoravano per la tv di Al Gore La visita potrebbe preludere anche alla riapertura dei negoziati sul nucleare coreano FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente NEW YORK - Una visita storica, la prima di un esponente americano in Corea del Nord da nove anni. Un riconoscimento inaspettato, clamoroso e controverso, per il regime colpevole di terribili abusi contro i diritti umani nonché di un´escalation nucleare negli ultimi mesi, bersaglio di condanne e sanzioni dalla comunità internazionale. è Bill Clinton l´asso nella manica di Barack Obama, che grazie a lui incassa un´operazione umanitaria: la liberazione immediata di due giornaliste americane della tv di Al Gore, prigioniere da marzo, "graziate" con provvedimento speciale dal dittatore Kim Jong-il. Finalmente Obama fruisce della promessa "paghi uno compri due", implicita nella nomina di Hillary a segretario di Stato. L´irruzione di Bill come ospite d´onore nella politica estera americana ha lo sfavillìo dello star-system. Il suo atterraggio apre il tg di Stato a Pyongyang. Sull´unico sito Internet dell´isolato regime comunista viene salutato a caratteri cubitali, «Clinton è fra noi». All´aeroporto sorride mentre una bambina gli cinge il collo con una corona di fiori, e lo salutano alti dignitari incluso il responsabile del programma atomico. Bill infine conversa amabilmente con Kim Jong-il, un vertice a due che avrebbe dovuto svolgersi nel 2000 e saltò all´improvviso, aprendo una lunga fase di ostilità tra i due Paesi. Ufficialmente l´ex presidente è arrivato a Pyongyang in visita privata - su un aereo senza contrassegni, accompagnato dal classico "no comment" dalla Casa Bianca, ma assieme a John Podesta, eminenza grigia di Obama - solo per negoziare il rilascio delle due giornaliste: Euna Lee e Laura Ling, cittadine americane figlie di immigrati coreani. Lavoravano come free-lance per la Current Tv di San Francisco, la rete fondata dall´ex vicepresidente di Clinton, ora Nobel per la pace. Stavano facendo un´inchiesta ad alto rischio, sul traffico di "carne umana" al confine tra la Corea del Nord e la Cina: dove i rari fuggiaschi dal regime del terrore di Kim finiscono prede di schiavisti cinesi. Il gesto di "clemenza" e la loro liberazione è un piccolo prezzo da pagare per il monarca rosso Kim Jong-il. Perché la visita dell´ex presidente lo gratifica del premio più ambìto: il riconoscimento, l´omaggio, il rispetto. Tutto quello che Kim non riuscì mai a ottenere da George Bush, che lo definì «quel pigmeo che si comporta come un bambino viziato a tavola». La portata del viaggio di Clinton è notevole, tanto da suscitare altre aspettative. Oltre alla liberazione delle due reporter, sarà l´inizio di un vero dialogo sul disarmo nucleare della Corea del Nord? I rapporti fra Washington e Pyongyang restano un punto dolente da oltre mezzo secolo. La guerra di Corea (1950 - 53), con 37.000 soldati Usa uccisi e oltre due milioni di vittime nei due campi, segnò la prima "quasi-sconfitta" dell´esercito americano, messo in gravi difficoltà dall´intervento cinese a sostegno di Pyongyang. Dopo l´armistizio, la "zona smilitarizzata" è rimasta la frontiera più armata del pianeta. Il feroce regime nordcoreano è una scheggia impazzita, in grado di destabilizzare coi suoi test atomici e missilistici un´area dove si fronteggiano la superpotenza cinese e due alleati dell´America, il Giappone e la Corea del Sud. L´ultima stagione in cui Washington sembrò a un passo dal normalizzare i rapporti con Pyongyang fu proprio nei mesi finali della presidenza Clinton. Un accordo sull´interruzione dei piani nucleari di Kim venne dato per imminente nel 2000, e allora si parlò di un viaggio di Clinton. Poi le garanzie non sembrarono sufficienti, e al proprio posto il presidente mandò a Pyongyang l´allora segretario di Stato Madeleine Allbright. Una visita criticatissima in seguito dagli uomini di Bush, che accusarono Clinton di essersi lasciato abbindolare da un regime inaffidabile. Da quel momento fu un degrado costante, un susseguirsi di promesse tradite e di ricatti da parte di Pyongyang, a cui l´America ha reagito con l´impotente "diplomazia delle risoluzioni e delle sanzioni". Uno stallo pericoloso anche per il ruolo-chiave che ha regalato alla Cina, l´unico protettore della Corea del Nord, e fino a ieri l´unico mediatore accreditato. Negli ultimi mesi, dopo che Kim è stato colpito da un ictus e si sono aperti i giochi della successione, anche l´influenza cinese è parsa labile. Ad aprire una breccia nel regime più impenetrabile del mondo c´è riuscito il veterano Clinton. Pronto a rimettersi in gioco sfoderando il suo talento di negoziatore. E a perdonare l´insulto che la propaganda di Pyongyang lanciò poche settimane fa a sua moglie Hillary: «Ragazzina senza cervello».

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Bill Clinton da Kim Jong Il Graziate le due reporter (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Bill Clinton da Kim Jong Il Graziate le due reporter MARINA MASTROLUCA Limousine nera e una scolaretta con un mazzo di fiori di benvenuto ad attenderlo, alti funzionari sorridenti per scortarlo a cena da Kim Jong Il. Accoglienza calorosa per Bill Clinton arrivato ieri a Pyongyang per incassare il rilascio delle due giornaliste americane condannate ai lavori forzati per aver valicato illegalmente i confini nord-coreani, una missione che potrebbe segnare una svolta nei difficili rapporti tra i due paesi e rivitalizzare i colloqui sul dossier nucleare, dopo la sfida del test atomico del maggio scorso. I piani sono andati secondo le previsioni, l'agenzia di stampa ufficiale in serata batte l'annuncio della grazia, un «perdono speciale» accordato dal «caro leader» alle due donne. Ufficialmente quella dell'ex presidente, l'ospite Usa di più alto rango arrivato in Nord Corea da un decennio a questa parte, è una «missione privata». L'amministrazione Obama ha rifiutato qualsiasi commento «per non compromettere il successo» dell'iniziativa ed ha smentito l'agenzia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna, secondo la quale Clinton avrebbe riferito a Kim Jong Il un messaggio verbale da parte del presidente Usa. «Questo non è vero», ha tagliato corto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs. Ma la missione non è certo priva della benedizione di Obama. Clinton e il leader nord-coreano hanno avuto quello che la Kcna ha definito un «colloquio esaustivo»: «C'è stato un largo scambio di vedute su questioni di comune interesse». Clinton ha anche avuto modo di incontrare le due reporter. Secondo l'agenzia di stampa sud-coreana Yonhap, le due donne potrebbero lasciare il paese oggi stesso. Per Bill obiettivo centrato alla prima missione nel team di Obama. Stando al sito Usa Politico.com, del resto, l'intervento di Clinton sarebbe stato sollecitato dalla stessa Corea del Nord. CONFINI VIOLATI Euna Lee e Laura Ling - che lavorano per Current-Tv, un'emittente fondata dall'ex vice di Clinton, Al Gore - erano state arrestate il 17 marzo scorso, mentre giravano un reportage al confine tra Corea del Nord e Cina. Erano interessate ad una storia sulla sorte delle donne nordcoreane in fuga dalla fame, finite nelle mani di trafficanti di esseri umani. Nulla di digeribile per il regime di Pyongyang, che ha accusato le due reporter di ingresso illegale, un crimine da 12 anni di lavori forzati. Un incidente cercato, per avere margine di trattativa con Washington, in questi ultimi mesi impegnata in sede Onu ad ottenere l'inasprimento delle sanzioni contro Pyongyang dopo il test nucleare di maggio. L'amministrazione Obama ha escluso sin dall'inizio qualsiasi collegamento tra il dossier atomico e la vicenda delle due giornaliste, considerando infondata la loro detenzione. Toni sfumati il mese scorso dalla segretaria di Stato Usa Hillary Clinton, che ha chiesto l'amnistia per le due donne, sostenendo che entrambe avevano espresso rimorso per l'incidente: un passaggio importante, che sembrava preludere ad una soluzione compatibile con il sistema giudiziario nordcoreano. Quanto al dossier nucleare, la partita resta tutta da vedere. Non sarebbe la prima volta che un ex presidente riesce a sbloccare una situazione di stallo con la Nord Corea. Nel '94, Jimmy Carter riuscì nell'impresa - non del tutto appoggiata dall'allora presidente Clinton - di trovare l'accordo sullo stop all'arricchimento del plutonio da parte di Pyongyang, in cambio di aiuti in campo energetico. Lo stesso Clinton nel dicembre del 2000 - ormai ad un passo dalla scadenza del suo mandato - avrebbe dovuto tentare una missione anticipata dalla visita di Madeleine Albright in Nord Corea. Ma non se ne fece niente. E poi iniziò il grande freddo di Bush. Bill Clinton da Kim Jong Il ottiene il rilascio delle giornaliste Usa condannate ai lavori forzati per ingresso illegale. Ieri l'incontro con le due donne. Una missione che potrebbe rilanciare il dialogo sul nucleare.

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Limousine nera e una scolaretta con un mazzo di fiori di benvenuto ad attenderlo, alti funzionari so... (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Limousine nera e una scolaretta con un mazzo di fiori di benvenuto ad attenderlo, alti funzionari sorridenti per scortarlo a cena da Kim Jong Il. Accoglienza calorosa per Bill Clinton arrivato ieri a Pyongyang per incassare il rilascio delle due giornaliste americane condannate ai lavori forzati per aver valicato illegalmente i confini nord-coreani, una missione che potrebbe segnare una svolta nei difficili rapporti tra i due paesi e rivitalizzare i colloqui sul dossier nucleare, dopo la sfida del test atomico del maggio scorso. I piani sono andati secondo le previsioni, l'agenzia di stampa ufficiale in serata batte l'annuncio della grazia, un «perdono speciale» accordato dal «caro leader» alle due donne. Ufficialmente quella dell'ex presidente, l'ospite Usa di più alto rango arrivato in Nord Corea da un decennio a questa parte, è una «missione privata». L'amministrazione Obama ha rifiutato qualsiasi commento «per non compromettere il successo» dell'iniziativa ed ha smentito l'agenzia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna, secondo la quale Clinton avrebbe riferito a Kim Jong Il un messaggio verbale da parte del presidente Usa. «Questo non è vero», ha tagliato corto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs. Ma la missione non è certo priva della benedizione di Obama. Clinton e il leader nord-coreano hanno avuto quello che la Kcna ha definito un «colloquio esaustivo»: «C'è stato un largo scambio di vedute su questioni di comune interesse». Clinton ha anche avuto modo di incontrare le due reporter. Secondo l'agenzia di stampa sud-coreana Yonhap, le due donne potrebbero lasciare il paese oggi stesso. Per Bill obiettivo centrato alla prima missione nel team di Obama. Stando al sito Usa Politico.com, del resto, l'intervento di Clinton sarebbe stato sollecitato dalla stessa Corea del Nord. CONFINI VIOLATI Euna Lee e Laura Ling - che lavorano per Current-Tv, un'emittente fondata dall'ex vice di Clinton, Al Gore - erano state arrestate il 17 marzo scorso, mentre giravano un reportage al confine tra Corea del Nord e Cina. Erano interessate ad una storia sulla sorte delle donne nordcoreane in fuga dalla fame, finite nelle mani di trafficanti di esseri umani. Nulla di digeribile per il regime di Pyongyang, che ha accusato le due reporter di ingresso illegale, un crimine da 12 anni di lavori forzati. Un incidente cercato, per avere margine di trattativa con Washington, in questi ultimi mesi impegnata in sede Onu ad ottenere l'inasprimento delle sanzioni contro Pyongyang dopo il test nucleare di maggio. L'amministrazione Obama ha escluso sin dall'inizio qualsiasi collegamento tra il dossier atomico e la vicenda delle due giornaliste, considerando infondata la loro detenzione. Toni sfumati il mese scorso dalla segretaria di Stato Usa Hillary Clinton, che ha chiesto l'amnistia per le due donne, sostenendo che entrambe avevano espresso rimorso per l'incidente: un passaggio importante, che sembrava preludere ad una soluzione compatibile con il sistema giudiziario nordcoreano. Quanto al dossier nucleare, la partita resta tutta da vedere. Non sarebbe la prima volta che un ex presidente riesce a sbloccare una situazione di stallo con la Nord Corea. Nel '94, Jimmy Carter riuscì nell'impresa - non del tutto appoggiata dall'allora presidente Clinton - di trovare l'accordo sullo stop all'arricchimento del plutonio da parte di Pyongyang, in cambio di aiuti in campo energetico. Lo stesso Clinton nel dicembre del 2000 - ormai ad un passo dalla scadenza del suo mandato - avrebbe dovuto tentare una missione anticipata dalla visita di Madeleine Albright in Nord Corea. Ma non se ne fece niente. E poi iniziò il grande freddo di Bush.

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Arriva Bill Clinton, graziate le due giornaliste (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Esteri Pagina 110 Corea del Nord. Decisione di Kim Jong-il Arriva Bill Clinton, graziate le due giornaliste Corea del Nord.. Decisione di Kim Jong-il --> PYONGYANG Sono state graziate le due giornaliste americane Laura Ling e Euna Lee, arrestate in Corea del Nord e condannate in un primo tempo a 12 anni di lavori forzati. Ha quindi avuto buon esito la missione diplomatica dell'ex presidente Usa Bill Clinton, che era arrivato a sorpresa nella Corea del Nord proprio per incontrare le due donne che lavoravano per Current Tv, rete televisiva di San Francisco, fondata dall'ex-vice-presidente statunitense Al Gore. Un incontro che era stato definito «commovente». Ling e Lee erano state arrestate il 17 marzo scorso per essere entrate nella Corea del Nord senza autorizzazione, mentre indagavano sui profughi nordcoreani nel nord della Cina. Secondo la radio statale nordcoreana, Clinton avrebbe anche consegnato a Kim Jong-il un messaggio «verbale» del presidente Barack Obama. Una notizia però smentita dalla Casa Bianca, aggiungendo che la missione è esclusivamente di carattere personale. La missione di Clinton è stata la prima in Corea del nord dal 1994 di un ex presidente quando si recò Jimmy Carter per trattare sul nucleare.Clinton si è mosso perché funzionari nordcoreani avrebbero detto alle famiglie delle giornaliste che sarebbero state liberate se l'ex presidente si fosse recato nel Paese a prenderle. Le famiglie hanno contattato l'ex presidente che si è detto disponibile, con l'approvazione tacita della Casa Bianca. I preparativi della missione sarebbero durati settimane nello stretto riserbo di tutti i protagonisti. Clinton a Pyongyang è stato accolto dal vice ministro degli Esteri Kim Kye Kwan e dal vice presidente del Parlamento Yang Hyong Sop e ha avuto modo di incontrare le due giornaliste detenute.

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Bill Clinton fa rilasciare le reporter Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa In Corea del Nord Bill Clinton fa rilasciare le reporter Usa Alessandra Baldini NEW YORK Il carisma di Bill Clinton ritorna di prepotenza sulla scena internazionale in Corea del Nord: dopo un incontro con il 'Caro Leader' Kim Jong-il, l'ex presidente ha strappato la grazia per le due giornaliste americane condannate a 12 anni di lavori forzati. Il perdono speciale ha consentito il rilascio delle due donne, Laura Ling e Euna Lee, che Clinton ha incontrato in un «commovente» faccia a faccia. Nel corso della visita l'ex presidente Usa ha portato a Kim Jong-il le «scuse» per il loro comportamento e un «messaggio verbale» del presidente Barack Obama, secondo l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna: una circostanza quest'ultima smentita dalla Casa Bianca. La missione, negoziata da settimane in segreto a New York con il coinvolgimento del Dipartimento di Stato, potrebbe segnare la ripresa del dialogo tra Pyongyang e Washington dopo mesi di escalation della tensione. Clinton è arrivato a sorpresa ieri in Corea del Nord accompagnato dal suo ultimo capo di gabinetto John Podesta, un consigliere informale dell'amministrazione Obama: con Kim «hanno scambiato un ampio spettro di opinioni su temi di reciproco interesse», ha indicato la tv nazionale nordcoreana rafforzando le voci di disgelo nei rapporti al di là della liberazione delle giornaliste: le due donne erano state arrestate alla frontiera con la Cina il 17 marzo mentre lavoravano per la televisione di Al Gore Current Tv, e l'8 giugno erano state condannate a 12 anni di lavori forzati. Una condanna contro la quale aveva lavorato da settimane «utilizzando tutti i canali diplomatici» la segretario di Stato Hillary Clinton.

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Niente auguri ad Ahmadinejad (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-08-05 - pag: 6 autore: Iran. Gelo della Casa Bianca: «Prendiamo atto che è il presidente eletto» - Oggi il giuramento Niente auguri ad Ahmadinejad Protesta diplomatica di Usa, Regno Unito, Germania, Italia e Francia Vittorio Da Rold La politica americana della mano tesa verso l'Iran comincia a raffreddarsi al punto che la Casa Bianca, alla vigilia del giuramento del nuovo governo di Mahamoud Ahmadinejad in par-lamento, ha tenuto a puntualizzare che Barack Obama pur prendendo atto della rielezione non ha alcuna intenzione di congratularsi con il presidente iraniano, proposito condiviso ieri dai governi italiano, britannico e francese. In altre parole non ci sarannoi tradizionali auguri diplomatici di Stati Uniti, Italia, Gran Bretagna, Francia nella cassetta delle lettere di Ahmadinejad, contestato presidente al cui insediamento non erano presenti nemmeno gli ex presidenti Rafsanjani e Khatami. «Non ho ragione di credere che manderemo una lettera » ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs durante una conferenza stampa a Washington sebbene Ahmadinejad lo fece per Obama. Già lunedì il cancelliere tedesco Angela Merkel, «alla luce della controversa rielezione», e in vista delle prossime elezioni tedesche, aveva anticipato di non avere nessuna intenzione di congratularsi con Ahmadinejad e ieri anche Palazzo Chigi, l'Eliseo e Downing Street hanno reso noto di essere sulla stessa lunghezza d'onda. E Bruxelles? L'Unione europea ha annunciato che oggi, alla cerimonia ufficiale di insediamento di Ahmadinejad in parlamento, manderà l'ambasciatore della presidenza di turno, cioè la Svezia, mentre gli altri saranno rappresentati dai numeri due. Una rappresentanza di basso profilo, dunque, annunciata ribadendo «la ferma condanna delle violenze e degli arresti» post elettorali. Una presa di posizione ferma (visto che invece saranno presenti gli ambasciatori di Russia, Cina, Vaticano e Svizzera, che rappresenta in Iran anche gli interessi Usa) seppure moderata nei toni, quella dell'Occidente, che aveva già espresse condanne al G-8, per la violenta repressione delle proteste post elettorali messa in atto da Teheran. Ma Ahmadinejad ha sempre risposto accusando i paesi stranieri - lo ha fatto anche lunedì alla cerimonia di investitura - di essersi «intromessi» nelle elezioni iraniane. Oggi l'Italia sarà rappresentata dal numero due dell'ambasciata, l'incaricato d'affari Alessandro Monti in assenza per ferie del nostro ambasciatore Alberto Bradanini mentre la Francia stranamente manderà il proprio ambasciatore. L'Olanda, che ha già disertato la cerimonia di lunedì, potrebbe non inviare nessuno in segno di estremo disagio. Ma ciò che pesa di più è il raffreddamento americano sollecitato a Obama dall'esperto di Iran, Trita Parsi. I rapporti tra Washington e Teheran continuano infatti ad essere difficili. E non solo sul fronte del dossier nucleare. L'irrigidimento verso Teheran è iniziato proprio dopo il voto del 12 giugno e la dura repressione voluta dal governo di Teheran contro le manifestazioni di piazza. Contestazioni che molti analisti legano all'onda di consenso suscitata in Medio oriente proprio da Obama appena una settimana prima, con il discorso sul «nuovo inizio» tra Islam e Occidente, pronunciato prima a Istanbul e poi al Cairo che potrebbe aver messo in movimento la primavera di Teheran e le violente contromosse dei suoi oppositori. Washington, mentre sui rapporti con Teheran pesa anche l'arresto e le accuse di essere delle spie della Cia di tre americani al confine con l'Iraq, spera comunque di aprire un dialogo con l'Iran. Ma il problema è trovare un interlocutore che non sia assorbito dai problemi interni e dalle lotte intestine. Infatti in Iran non si ferma la protesta. Ieri i candidati sconfitti Mehdi Karroubi e Mir Hossein Moussavi hanno fatto sapere che continueranno la loro battaglia per contestare il voto. «Nonostante tutto, continueremo la nostra battaglia contro il risultato », ha detto la moglie di Moussavi, mentre Karroubi ha assicurato che non si arrenderà «mai». © RIPRODUZIONE RISERVATA DOSSIER SCOTTANTE Sale la tensione con Washington: il regime conferma l'arresto dei tre cittadini americani e li accusa di essere agenti della Cia Contestato. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ( in secondo piano) con il sultano dell'Oman, Qabus bin Said, in visita a Teheran. Il sultano è il primo capo di stato ad andare in Iran dopo il controverso voto del 12 giugno scorso AFP

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Un dollaro piccolo piccolo (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-08-05 - pag: 11 autore: Scenari. Le prospettive della crescita americana Un dollaro piccolo piccolo Il deficit americano terrà basse ancora a lungo le quotazioni della moneta di Martin Feldstein I l tasso di risparmio delle famiglie americane è cresciuto nettamente dall'inizio dell'anno, toccando a maggio la quota del 6,9% del reddito personale dopo le tasse, il livello più alto dal 1992. In base alle dimensioni attuali dell'economia, questa percentuale equivale a risparmi annui per 750 miliardi di dollari (530 miliardi di euro). Un tasso di risparmio del 6,9% non è alto rispetto a quello di molti altri paesi, ma resta un cambiamento impressionante rispetto ai dati registrati nel 2005, 2006 e 2007, inferiori all'1 per cento. Prima di cominciare a crescere, lo scorso anno, il tasso di risparmio delle famiglie americane era in calo da oltre vent'anni,per effetto dell'incremento della ricchezza delle famiglie. L'ascesa del mercato azionarioe l'incremento del valore delle abitazioni ha indotto i cittadini a consumare una quota maggiore del loro reddito e risparmiare meno. Il risultato è stato che la maggior parte degli americani attivi ha ridotto la quota del proprio reddito da accantonare per la pensione, mentre i pensionati hanno potuto incrementare il loro livello di spesa. Il tasso di risparmio netto è sceso quasi a zero. Il brusco calo della ricchezza delle famiglie avvenuto negli ultimi due anni, però, ha messo fine a tutto questo. L'impressionante discesa dei prezzi delle azioni e un calo del 35% dei prezzi delle case ha ridotto la ricchezza delle famiglie a 14mila miliardi di dollari, una perdita pari al 140% del reddito disponibile annuo. I cittadini ora devono risparmiare di più per essere pronti per la pensione, e i pensionati hanno meno soldi da spendere. In prospettiva, il tasso di risparmio potrebbe crescere ulteriormente, e in ogni caso rimarrà elevato per molti anni. L'incremento del risparmio delle famiglie fa sì che per l'America sia meno necessario di prima poter disporre di fondi esteri per finanziare gli investimenti e l'edilizia residenziale. Di per sé, questi 750 miliardi di dollari risparmiati in un anno dalle famiglie potrebbero sostituire gli afflussi di capitale dal resto del mondo. Considerando che il picco raggiunto da questi flussi di denaro in ingresso è stato di 803 miliardi di dollari (nel 2006), la maggiore risparmiosità delle famiglie potrebbe annullare quasi completamente la dipendenza dell'America dai capitali esteri. L'afflusso di capitali negli Stati Uniti è pari ogni anno al deficit della bilancia dei pagamenti (la somma del deficit commerciale più interessi netti e dividendi dovuti dal Governo e dalle imprese Usa al resto del mondo). Il calo degli afflussi di capitale pertanto comporterebbe una riduzione del deficit commerciale. Dal momento che per ridurre il deficit commerciale è necessario incrementare le esportazioni e limitare le importazioni, il dollaro dovrebbe perdere valore rispetto alle altre valute per rendere i prodotti Usa più allettanti per i compratori stranieri, e i beni e servizi Usa più allettanti per i consumatori americani. Senza un calo del dollaro, con conseguente aumento delle esportazioni nette, un tasso di risparmio più alto e una riduzione della spesa per i consumi potrebbero spingere l'economia americana in una recessione profonda. Al contrario, un dollaro debole renderebbe possibile coniugare minor spesa per i consumi e piena occupazione, perché sposterebbe la spesa da beni e servizi d'importazione a beni e servizi di produzione nazionale, e perché a questa crescita della domanda interna aggiungerebbe anche la crescita delle esportazioni. Ma questo collegamento diretto tra maggior risparmio delle famiglie e minor valore del dollaro verrà a crearsi solo se il maggior risparmio delle famiglie non sarà annullato da un incremento del non-risparmio pubblico, cioè da un incremento del deficit pubblico. Un consistente disavanzo di bilancio aumenta la necessità di fondi esteri per evitare di far precipitare gli investimenti privati. Per dirla in altro modo, il valore del dollaro riflette il risparmio complessivo nazionale, non solamente i risparmi delle famiglie. Sfortunatamente, il disavanzo di bilancio americano rimarrà elevato per molti anni, secondo le previsioni. L'Ufficio bilancio del Congresso stima che il deficit del Governo Usa arriverà nel corso del prossimo decennio al 5,2% del Pil, e fra dieci anni da oggi sarà del 5,5 per cento. Questo indebitamento pubblico, se avverrà effettivamente, assorbirà tutti i risparmi disponibili delle famiglie, anche ai livelli attuali. Ciò vorrà dire che gli Stati Uniti continueranno a necessitare di forti afflussi di capitale estero per finanziare gli investimenti e l'edilizia residenziale. Perciò il dollaro dovrà restare ai livelli attuali per continuare a tenere in piedi il forte deficit commercialee i conseguenti flussi di capitale in entrata. è possibile, naturalmente - direi anche che è probabile - che la Cina e altri prestatori stranieri non siano disposti a continuarea garantire agli Stati Uniti gli attuali volumi di prestito. La minor domanda di dollari da questi paesi spingerà al ribasso la valuta americana e ridurrà il deficit commerciale. Questo minor deficit commerciale e la conseguente diminuzione degli afflussi di capitale determinerà tassi d'interesse più alti negli Stati Uniti. I tassi d'interesse più alti faranno scendere gli investimenti e l'attività edilizia, fino a che non arriveranno a un livello tale da poter essere coperti dal ridotto volume di risparmio interno sommato ai ridotti flussi di capitale in entrata. L'incremento del risparmio delle famiglie limiterà la crescita dei tassi d'interesse Usa, ma non cambierà il dato di fatto che la combinazione tra i forti deficit di bilancio del governo di Washington nei prossimi anni e la minore disponibilità da parte dei prestatori esteri ad acquistare titoli americani condurrà al tempo stesso all'indebolimento del dollaro e all'innalzamento dei tassi d'interesse negli Stati Uniti. Martin Feldstein è professore di economia a Harvard. è stato capo dei consulenti economici del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan Copyright: Project Syndicate, 2009. (Traduzione di Fabio Galimberti) CONCOMITANZE L'aumento del risparmio delle famiglie non compenserà le politiche pubbliche espansive: i tassi d'interesse saliranno e resterà necessario il credito cinese ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA

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Caterpillar traina Wall Street (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-08-05 - pag: 33 autore: Borse. L'indice S&P 500 in rialzo dello 0,3% a fine seduta Caterpillar traina Wall Street Negli Stati Uniti si preannuncia una crescita nelle vendite di case, i consumi nominali sono aumentati dello 0,4% a giugno, Caterpillar ha visto il titolo salire del 6,14% dopo che gli amministratori hanno confermato maggiori utili per fine anno. Così Wall Street, che pareva nelle prime battute incline alla prudenza dopo l'ascesa di lunedì, è risalita chiudendo con un rialzo dello 0,3% (+0,13% il Nasdaq). Un'altra volta spiazzando i mercati europei che, ancora convintinel pomeriggio di qualche presa di beneficio, sono finiti in contenuto ribasso: -0,29% lo Stoxx, -0,24% Londra, -0,18% Francoforte e -0,04% Parigi. Ma +0,25% Milano,grazie all'effetto sorpresa nei risultati trimestrali di Uni- Credit: gli unici buoni tra le banche europee, viste le delusioni di Ubs (-4,3%) e di Standard Chartered (-7,5%) che hanno mandato il settore in ribasso dello 0,6%. In realtà nemmeno in America ci sarebbero stati motivi per una nuova esultanza. Perché i consumi sono saliti solo per via dei prezzi più alti della benzina e, in termini reali (ossia depurati dall'inflazione), sarebbero scesi dello 0,1%. E le vendite al dettaglio, come le misura Icsc e Redbook, sono calate in settimana restando dunque pesantemente negative su base annua. Ma più della reazione di Wall Street, è stata la tenuta dei mercati delle materie prime a mostrare quanto elevato sia l'ottimismo degli operatori. Il prezzo del petrolio a 71,38 dollari ha subìto solo una piccola limatura dopo il forte rialzo della vigilia; e lo stesso vale per il rame che nel corso della seduta era volato a un nuovo massimo dall'ottobre scorso.Invece, in sensibile rialzo ha nuovamente chiuso l'oro (a 965 dol-lari), avvicinandosi al picco di due mesi fa. Questa esuberanza sui mercati delle materie prime si scontra con il fiacco andamento dell'indice Baltic Dry che misura il costo dei noli marittimi secchi. L'indice è sceso anche ieri e, a 3.159 punti, è sotto del 26% dal massimo relativo di giugno, dov'era stato sospinto dalla scommessa di una forte ripresa economica mondiale. Se la scommessa continua sui mercati a termine delle commodity, finanziata dalla nuova bolla della liquidità e alimentata soprattutto dagli acquisti speculativi degli investitori cinesi, sembra invece essersi arrestata sui noli marittimi poiché, come confermano gli operatori del settore, sarebbero diminuiti gli acquisti di materiali ferrosi dalla Cina. Forse le scorte sono state ricostituite. Se così fosse, potremmo aspettarci una correzione anche sui prezzi future delle materie prime. E vista la stretta correlazione con i titoli azionari, non è da escludere una maggior prudenza sulle Borse. Del resto s'è avvertita negli Usa una dissonanza tra l'andamento dell'S&P500, sostanzialmente in rialzo da metà luglio, e quello dell'indice Vix che misura la volatilità delle opzioni. Quest'ultimo, salendo dai 23 punti del 27 luglio (livello che non si vedeva dai giorni precedenti il fallimento di Lehman) agli oltre 25 di ieri, sta segnalando una maggior percezione dei rischi: cosa che in passato è stata foriera di qualche ribasso a Wall Street. W. R. LA GIORNATA Piazza Affari termina le contrattazioni in progresso dello 0,25% Prese di beneficio sugli altri listini europei

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Nel 2009 i costruttori perdono 1.800 euro su ogni macchina venduta (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

INDUSTRIA Gli analisti di Alix Partners: mercato mondiale dell'auto in forte difficoltà almeno fino al 2014. E «gli incentivi drogano» Nel 2009 i costruttori perdono 1.800 euro su ogni macchina venduta f.p. Avete firmato un contratto d'acquisto per una nuova macchina? Sappiate che il concessionario, che vi ha già fatto uno sconto e magari cumulato l'incentivo governativo alla rottamazione se non avete prenotato una Ferrari, ci ha rimesso. Nel 2009, per ogni auto venduta, i produttori perdono in media 1800 euro. E' la stima degli analisti di Alix Partners, che la mettono giù dura anche nelle previsioni nel medio periodo. L'industria automobilistica, scrivono, resterà in forte difficoltà per diversi anni. Le vendite di auto in Europa potranno tornare ai livelli pre-crisi - quelli del 2007 - «non prima del 2014» e «in caso di mancata ripresa dell'economia le tempistiche del recupero si allungheranno ulteriormente». Due i principali motivi, strutturali: la diminuzione della domanda e il cambiamento nei comportamenti di consumo. Nel suo rapporto, Alix Partners spiega come il settore, «fortemente indebitato, sia gravato da un notevole eccesso di capacità produttiva, situazione che i recenti interventi governativi non stanno gestendo in maniera efficace, soprattutto in Germania e Francia». Il crollo del mercato dell'auto, sta per Alix Partners, nell'eccesso di domanda degli ultimi anni, grazie a «il facile accesso al credito a buon mercato di cui hanno goduto i consumatori negli anni scorsi. Se in periodi precedenti le vendite di automobili seguivano l'andamento dei Pil, dal 2002 tutto è cambiato con l'avvento della cosiddetta era del denaro a buon mercato. In questi ultimi anni, i produttori di automobili hanno continuato a vendere in Europa oltre 14 milioni di automobili all'anno, creando un eccesso di saturazione del mercato finanziato dal credito. Gli attuali sostegni ai consumi utilizzati dai governi europei stanno ulteriormente drogando il mercato, anche se spinti dalla necessità di aiutare il settore». Per questo motivo Giancarlo Poli, uno dei Managing Directors di AlixPartners, spiega all'agenzia Radiocor che «la vera crisi per l'industria automobilistica deve ancora arrivare. Il momento della verità sarà quello in cui termineranno gli incentivi statali». Lo studio indica poi che «una delle cause fondamentali e strutturali delle difficoltà del settore risiede nella sovracapacità produttiva. La capacità utilizzata era pari all'80% già nel 2007, un anno di volumi molto elevati, e si trova ora ben al di sotto del 65%. A questo elemento di forte inefficienza, si aggiunge il fatto che, rispetto ad altri beni di consumo e servizi, i prezzi di mercato delle nuove automobili sono rimasti stabili in tutto il mondo tra il 2003 e il 2008, quando non sono addirittura scesi leggermente». Quindi, «per recuperare nel lungo periodo, l'industria automobilistica deve rivedere strutturalmente la propria capacità produttiva, alla luce dei volumi di vendita previsti». Alix Partners prevede « un cambiamento di paradigma: in passato siamo stati abituati a vedere società più grandi che acquisivano quelle più piccole. Adesso, saranno le società "veloci" a rilevare quelle "lente"». Tra il 2007 e il 2009 l'Europa occidentale ha registrato un calo nelle vendite di veicoli del 12,5% e gli Usa del 23,1%, mentre in alcuni paesi, come Russia e Brasile, la riduzione è arrivata fino al 45%, e in Cina la crescita delle vendite è rallentata al 5,8%. Risultato: i produttori di automobili stanno risentendo maggiormente della crisi rispetto ai fornitori, e la situazione peggiore è per i produttori di auto di classe superiore. I comsumatori scelgono classi di veicoli più piccole, tendenza questa che, se dovesse proseguire determinerebbe, fino al 2014 per i produttori di automobili in Europa e nelle altre regioni del mondo, un calo complessivo dei margini di profitto superiore al 4%.

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Le giornaliste americane sono rientrate in patria (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

COREA DEL NORD Bill Clinton torna in scena e incontra Kim Jong-il Le giornaliste americane sono rientrate in patria Matteo Bosco Bortolaso NEW YORK Inaspettato, Bill Clinton torna sul palcoscenico internazionale e «libera» le due giornaliste americane imprigionate dalla Corea del Nord. L'ex presidente - e marito del ministro degli esteri Hillary - riporterà in patria le due donne, diventando il protagonista di una nuova «diplomazia laterale» sulla quale la Casa Bianca si tiene abbottonata. La liberazione è arrivata ieri dopo un incontro tra Bill Clinton e Kim Jong-il, nemico giurato dell'America ai tempi di George W. Bush, il caro leader dato più volte per malato - o addirittura spacciato - dalla stampa a stelle e strisce. Secondo fonti coreane, l'ex presidente avrebbe portato un messaggio a Kim da Barack Obama. Fonti americane, invece, hanno smentito, sottolineando la natura «privata» del viaggio di Clinton. In base a ricostruzioni della stampa coreana, Kim Jong-il avrebbe offerto all'ex presidente una cena durante la quale ci sarebbe stato un «ampio scambio di vedute». Clinton è arrivato a Pyongyang con un aereo privato partito da Anchorage, in Alaska. Nella sua delegazione, una manciata di consiglieri e parecchi uomini della sicurezza. L'inviato è stato accolto all'aeroporto di Sunan, vicino alla capitale, da Yang Hyong Sop, vicepresidente del «parlamento» nordcoreano e dal viceministro degli esteri, Kim Kye-gwan. Sceso dall'aereo, Cliton ha ricevuto un mazzo di fiori da una bambina. La notizia della missione clintoniana è stata una sorpresa arrivata nella notte tra lunedì e martedì. Il New York Times ha dovuto rifare la prima pagina in fretta e furia, riuscendo a confezionare soltanto un boxino in apertura.Difficile avere informazioni sulla missione. La Casa Bianca non ha voluto commentare la visita per non correre «il rischio di comprometterela». Qualche giornalista è riuscito a sapere qualcosa dalla squadra di Hillary Clinton, ieri in viaggio per l'Africa. «Il nostro interesse è di chiudere felicemente questo dossier e di ottenere il ritorno delle due giornaliste sane e salve», aveva detto una fonte anonima della delegazione durante una tappa a Rota, nel Sud della Spagna, prima dell'inizio del giro africano. Dietro le quinte, comunque, c'erano da tempo «consultazioni attive», ha scritto l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. La missione di Bill vuole essere - almeno in un primo momento - separata da un altro scottante dossier che riguarda il Nord Corea: il nucleare. Sull'argomento, tanto Hillary Clinton quanto Barack Obama non erano stati teneri con Pyongyang. Forse anche per questo la scelta dell'ex presidente, dentro e fuori dai giochi, è stata azzeccata. La mossa clintoniana potrebbe comunque avere conseguenze più vaste. «Non penso che la Corea del Nord lo abbia invitato semplicemente per parlare del loro rilascio - sostiene Park Chan-bong, ex funzionario di Seul che ha avuto colloqui di alto livello con Pyongyang - l'invito a Clinton può servire a Usa e Corea del Nord come piattaforma per lanciare conversazioni bilaterali significative». Per Paik Jin-hyun, docente di affari internazionali all'università di Seul, «il punto è vedere se tutto questo aprirà le porte alla denuclearizzazione». Le due detenute, Laura Ling e Euna Lee, erano state arrestate il 17 marzo scorso perché entrate «illegalmente» in Corea dalla Cina. La coppia lavora per la televisione Current Tv, fondata da Al Gore, vicepresidente sotto Bill Clinton. Non è un caso che al dipartimento di Stato si era discussa (e scartata) la possiblità di inviare proprio Gore in missione speciale. Le due erano state condannate a dodici anni di lavori forzati. Soltanto nel 2000 c'era stata una missione simile a quella di Clinton: quella di Madeleine Albright, che fu suo ministro degli esteri. Corsi e ricorsi della storia, ora l'ex presidente si ritrova ad avere un ruolo simile a quello di Jimmy Carter, che andò in missione in Nord Corea proprio quando Clinton era alla Casa Bianca. Foto: BILL CLINTON E KIM JONG-IL /FOTO REUTERS IN ALTO MANIFESTAZIONE PER LUBNA AL-GUSSEIN IN SUDAN /REUTERS

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Capitali D'ALBANIA (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

MURO E DINTORNI / 7 NELL'EPOCA DELLE DOPPIE DIPENDENZE Capitali D'ALBANIA La grande sala riunioni di un liceo, l'annuncio imbarazzato che in un luogo imprecisato è caduto qualcosa... Una giovane autrice albanese che, come altri connazionali, ha scelto di scrivere i suoi libri in italiano, ricorda il 1989 e riflette su quello che, di bene e di male, è avvenuto dopo nel suo paese. Settima e ultima puntata del nostro viaggio a est nel ventesimo anniversario del crollo del Muro Anilda Ibrahimi Mesi fa mia figlia arriva a casa raggiante e mi dice: «Per il tema degli esami ho scelto la caduta del muro di Berlino. Così per una volta mi puoi aiutare. Raccontami». Ero solo una ragazza, rispondo, cosa mai potrei raccontarti? Era stato un autunno tranquillo, uguale a quelli che lo avevano preceduto. Dopo due settimane di lavoro ai campi di mais finalmente ci sedevamo ai banchi della nostra scuola. Era l'ultimo anno di liceo, pensavamo già di conoscere il nostro futuro. Quel 10 novembre del 1989 non entrammo nelle nostre aule. Ci portarono nella grande sala riunioni, quella delle occasioni. Il segretario del partito arrivò per ultimo. «Avete seguito i telegiornali, letto i giornali vero?», ci disse. Non so perché lo disse al plurale, forse si stava esercitando per il futuro, perché in quel momento avevamo solo un telegiornale e un solo giornale. Che servivano di più? Aveva la voce impastata e quelle poche parole non le capì nessuno. Insomma, un certo muro, un muretto, una cosa del genere costruita con mattoni o pietre o cemento o chissà come, lui non sapeva che materiale avevano usato ma non era importante, il muretto era caduto. Ma niente panico, nessuno si era fatto male, almeno per il momento, anche se altri mali per ora invisibili si sarebbero manifestati dopo, eh... eh... queste cose mica si vedevano subito... Il segretario non riusciva a parlare. Il preside del nostro liceo dovette interromperlo e riprendere la parola. Il muro di Berlino è caduto, disse semplicemente. Cade un'epoca, iniziano i cambiamenti. Non chiedetemi cosa succederà, non ho risposte, mi auguro solo di non vedere sangue versato inutilmente. Torniamo alle nostre aule, per il momento il vostro compito è studiare! Ecco come ho appreso la notizia della caduta del muro. Oggi ho cercato di associare qualche immagine precisa a quei momenti. Mi viene in mente una scena: una grande macchina dai finestrini della quale si vedono le rovine del muro. Seduto sul sedile posteriore il grande Mikhail Gorbaciov, e vicino a lui una borsa di pelle. Inequivocabile. Non lui, il grande Gorbaciov, ma la borsa. Lui, le nuove generazioni nemmeno lo conoscono, la sua faccia sono sicura che a mia figlia non dice niente. Ma la borsa sì, è Louis Vuitton. Il grande eroe dei cambiamenti trasformato in un testimonial pubblicitario, questo è il capitalismo. È una pubblicità di due anni fa, mi chiedo come questa immagine ha avuto la forza di cancellare le immagini vere di quel muro caduto, di cui conservo ancora un pezzettino a casa mia. Regalo di un amico tedesco che vive a Roma, quando ha visto i miei salti di gioia e la tenerezza con la quale toccavo quell'oggetto mi ha detto: te ne regalo un pezzo, facciamo a metà! Ma queste cose non potevano essere utili a una ragazza di terza media e nemmeno quello che mi è venuto in mente dopo, sul postcomunismo economico. Una legge a piccole dosi All'indomani della caduta del muro, una cosa apparve chiaramente di qua e di là della ex cortina di ferro: il capitalismo non aveva più alternative e, cosa ancora peggiore, non aveva più un nemico il cui spauracchio poter agitare per temperarne le asperità e la sostanziale aggressività. Quest'ultimo aspetto (l'aggressività) fu largamente sottovalutato. Nel giro di alcune settimane si precipitarono negli ex paesi comunisti intere legioni di investitori, più o meno capaci, più o meno onesti, più o meno ricchi, praticamente da tutti i paesi occidentali. Fu come una gigantesca ondata, una diga che, rotti gli argini, dilagò con una velocità e capacità di impatto impressionanti. Come tuttavia i più accorti economisti avevano già invano detto e ripetuto, la transizione dal comunismo al capitalismo non è impresa né facile né indolore, come invece postulavano gli esegeti del liberalismo a tutti i costi, di gran moda tra gli anni '80 e '90. Ricordava Samuelson, ad esempio - e l'insigne premio Nobel non è certo tacciabile di simpatie comuniste - che voler passare dall'economia centralizzata al mercato è come voler ricostruire le uova dopo aver fatto la frittata: qualcosa di sostanzialmente impossibile ma che in Albania è stato comunque tentato. Dopo la fine del regime nel 1991, venne infatti promulgata una legge secondo la quale chi aveva subito la nazionalizzazione delle proprietà da parte del regime poteva tornarne in possesso con un semplice procedimento previa dimostrazione dei relativi titoli. Una legge non solo giusta, ma altresì basata su una logica che è quanto di più semplice: se dimostro che qualcosa è mio, posso tornarne in possesso senza ulteriori formalità. Ebbene, questa legge in realtà si è dimostrata applicabile solo a piccole dosi. Primo, perché il regime è durato cinquanta anni e i titoli che dimostravano la proprietà (fondiaria e non) erano ormai per larga parte andati dispersi, secondo, perché il territorio aveva subito trasformazioni così profonde da rendere spesso risibili tali titoli: dove era il campo di uno, ora c'era un'autostrada, dove era la casa di un altro, ora c'era un edificio pubblico... Il tutto veniva complicato da una serie infinita di contenziosi: spesso su un singolo bene potevano vantare diritto due o più soggetti, che magari si manifestavano in tempi diversi anche a causa del fenomeno dell'emigrazione che intanto aveva preso piede e comportava una circolazione non sempre immediata delle informazioni e dei documenti, costringendo i tribunali civili a un penoso superlavoro (e i cui esiti potevano comunque essere rimessi in discussione da un ulteriore eventuale soggetto che arrivasse a sventolare un contratto d'epoca). Questi aspetti fecero in modo che il diritto di proprietà cessasse, di fatto, di essere opponibile a terzi, con una conseguente enorme confusione: paradossalmente, ciò che non era riuscito al regime comunista - vanificare il concetto di proprietà - riuscì al regime post comunista. Ex occidente e ex oriente L'applicazione di tale legge si rivelò insomma così farraginosa da costringere il legislatore a varare un ulteriore provvedimento, in base al quale chi entro un certo periodo (due anni) poteva dimostrare la proprietà sarebbe stato reintegrato dei suoi diritti; decorso tale termine, i beni sarebbero rientrati definitivamente nel patrimonio dello Stato che si sarebbe riservato, eventualmente, di venderli sul mercato a lotti prestabiliti. In altri termini, si dette ragione a Samuelson per legge. Osservando le serie storiche dei valori econometrici dei singoli paesi su vasta scala, non è difficile accorgersi che la produzione e l'accumulazione del capitale sono processi molto lunghi che possono coprire estensioni secolari. La ricchezza dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti è il risultato di processi di parecchie generazioni ed è impensabile ripercorrere tale evoluzione nel giro di pochi anni. L'impetuosa e aggressiva ondata «in entrata» di investitori e capitali era pertanto inevitabile, in quanto non esisteva un capitale albanese né lo si poteva improvvisare. Naturalmente si tentò anche questa impresa, con risultati fallimentari. Il riferimento è alle cosiddette «piramidi finanziarie», che io interpreto in questo senso: un tentativo, quanto mai azzardato, di «costruire» nel giro di pochi anni e con pochi sforzi un «capitale albanese» che non era mai esistito e che avrebbe avuto bisogno di tempi analoghi a quelli dei paesi occidentali. Ma come non comprendere determinate istanze dei miei connazionali? In effetti sarebbero servite politiche di sviluppo di lungo respiro ma lo stesso Keynes, quando gli venivano poste domande sul cosiddetto «lungo periodo», rispondeva semplicemente che «nel lungo periodo siamo tutti morti» e i miei connazionali avevano già avuto (come ho raccontato nel mio primo libro) il loro «per sempre» nel regime comunista. Né sono servite, ai fini della realizzazione di questo ipotetico «capitale albanese», le privatizzazioni - dalle fabbriche, alle costruzioni, alle lottizzazioni - se è vero, come è vero, che industria e finanza sono in mani sostanzialmente tedesche con apporti secondari di Italia e Stati Uniti, mentre l'imprenditoria autoctona è limitata per ora ai settori commerciali e distributivi. Sembra assurdo, in un'epoca come quella attuale in cui non si fa altro che parlare di globalizzazione, incentrare un'analisi in termini di «capitale nazionale», ma è un passaggio logico indispensabile se si vogliono comprendere determinati meccanismi ed eventi dei paesi postcomunisti e prima di tutti dell'Albania attuale. Alla fine infatti il paese ha trovato la sua stabilità e la sua linea di sviluppo (con risultati eccellenti, a giudicare dai numeri: Pil + 6% annuo) soltanto previa rinuncia alla costruzione di questo capitale nazionale ossia accettando in pieno quell'ondata capitalistica proveniente dall'estero, sottomettendosi all'aggressività economica dell'occidente (o ex occidente?). In quest'ottica, è avvenuta una sostanziale colonizzazione che, ai fini dell'acquisizione del controllo del paese da parte degli stranieri è stata ben più efficace degli antichi strumenti dell'imperialismo come l'imposizione armata o le annessioni. Colonizzazione economica che comunque l'Europa occidentale ha pagato a caro prezzo, sacrificando al moloch del capitale globalizzato i propri tassi di sviluppo, la propria occupazione ed esponendosi a una sostanziale dipendenza dall'estero per quanto riguarda non più soltanto la fornitura di materie prime, ma anche la manodopera che dovrà curarne la trasformazione. Fenomeni perniciosi Nel continente si è affermata quindi una doppia dipendenza reciproca tra oriente (o ex oriente) e occidente (o ex occidente): laddove il primo è sostanzialmente sottomesso al secondo ma con un potere di ricatto enorme (che non sa ancora di avere) e dove il secondo domina sul primo ma questo dominio è funzionale, tutt'al più a garantirgli una sorta di rendita ma non certo un vero e proprio processo di sviluppo (e lo dimostra l'attuale fase di sostanziale stagnazione). Si è mai vista nella storia, dacché esistono gli studi economici, una forma di dipendenza reciproca più malata e ingiusta di questa, più simile a un vicendevole parassitismo che a una sinergia? Laddove l'oriente sacrifica la propria sovranità in cambio di elevati tassi di sviluppo e l'occidente sacrifica questi ultimi in cambio di una rendita di posizione né godibile né spendibile a livello di benessere sociale? Sembra un'assurdità, una situazione massimamente irrazionale, eppure è ciò che accade. Benché questi fenomeni perniciosi stiano sotto gli occhi di tutti, nessuno sembra volersi fare avanti per proporre modelli di sviluppo alternativi: proprio perché, come si diceva, il capitalismo sembra non avere più alcuna alternativa al mondo. Non a caso ho usato l'espressione «sembra»: il modello di sviluppo attuale viene messo sempre più in discussione non solo con i tradizionali strumenti di analisi, ma con un'ottica nuova che, invece di incentrarsi sui processi di produzione (il che accomuna, per assurdo, capitalismo e comunismo), indaga altri aspetti dell'economia, in particolare rispetto all'utilizzo delle risorse. La decrescita felice Non si tratta solo, come sbrigativamente si sarebbe portati a pensare, dell'ormai trito problema del loro esaurimento, o delle questioni legate al surriscaldamento terrestre: piuttosto una nuova e radicale visione delle cose, un rifiuto a priori della logica dello sviluppo senza fine (e senza fini) ma che dovrebbe essere piuttosto strumentale al reale benessere delle persone indipendentemente dal loro livello di consumi. Il riferimento è alle teorie di Serge Latouche, autore del fortunato saggio Teoria della decrescita felice, interessante proposta di reindirizzamento del capitale, degli investimenti e dei consumi verso forme di produzione più essenziali e durature nel tempo, in un'ottica di rifiuto del consumismo, e quindi dell'espansione senza limiti della produzione. PROFILO Una lingua per descrivere «l'altrimenti nell'altrove» Anilda Ibrahimi è nata a Valona nel 1972 e ha studiato letteratura a Tirana. Nel 1994 ha lasciato l'Albania, trasferendosi prima in Svizzera e poi, dal 1997, in Italia. «Rosso come una sposa» (Einaudi, 2008) è il suo primo romanzo, scritto direttamente in italiano. Sono oramai molti gli scrittori albanesi che, per le loro opere, scelgono di rivolgersi a una «seconda lingua» d'adozione. Oltre a Anilda Ibrahimi, è noto il caso di Ornela Vorpsi. Nata a Tirana nel 1968, la Vorpsi ha studiato all'Accademia di Brera di Milano e si è aggiudicata l'edizione 2006 del Premio Grinzane Cavour con il suo primo romanzo «Il paese dove non si muore mai» (Einaudi). Alla Ibrahimi e alla Vorpsi si aggiungono i nomi di Ron Kubati, Artur Spanjolli a Elvira Dones. Sono giovani che - come ha detto di sé Kubati, autore di «Il buio del mare» (Giunti, 2007) e «Va e non torna» (Besa, 2004) - hanno cercato «l'altrimenti nell'altrove», scegliendo di scrivere in una lingua che incarnasse a pieno lo «spazio altro» della loro condizione esistenziale. Foto: COMPLESSO ROCK A TIRANA SUL PIEDISTALLO VUOTO DI ENVER HOXHA /FOTO L. FERRARA, NOUVELLE PRESSE

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E Pechino ritira i suoi film (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

UIGURI A MELBOURNE E Pechino ritira i suoi film La donna d'affari e leader in esilio della minoranza islamica cinese degli uighuri, Rebiya Kadeer, è in Australia per presentare al festival del cinema di Melbourne, sabato prossimo, la sua biografia e un documentario sulla sua vita, «The 10 conditions of love». Kadeer, presidente del World Uighur Congress in esilio in Usa, è accusata da Pechino di aver istigato gli scontri nello Xinjiang che hanno causato la morte di 197 persone (per lo più han). La proiezione del film ha causato il boicottaggio del festival e il ritiro dal festival dei 6 film cinesi, di Hong Kong e Taiwan selezionati. Il sito web del festival è stato attaccato da hacker cinesi «di stato». L'agenzia Xinhua ha riferito che due suoi figli, in prigione in Cina, in una lettera alle autorità la incolpano per i disordini, ma risponde Kadeer «il governo cinese usa la violenza» per costringerli a diffamarla».

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Bill in missione: libere le reporter Usa (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 05/08/2009 - pag: 19 Svolta diplomatica La tv annuncia la decisione del «caro leader» Kim Jong-il di «perdonare» le giornaliste Bill in missione: libere le reporter Usa Il ritorno dell'ex presidente Clinton con una mediazione in Nord Corea DAL NOSTRO INVIATO PECHINO Missione compiuta per Bill Clinton. Atterrato ieri a sorpresa in Corea del Nord per riportare a casa le due giornaliste americane rapite a marzo, l'ex presidente degli Stati Uniti ne ha ottenuto la liberazione. Il dittatore nordcoreano Kim Jong-il ha graziato le reporter arrestate. «Un perdono speciale» riferisce l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna , secondo la quale il «caro leader» ha ordinato il rilascio delle due donne. A sorpresa, Clinton è atterrato ieri con un volo privato all'aeroporto di Pyongyang, dove lo ha accolto Kim Kye Gwan, viceministro degli Esteri e capo dei negoziatori sul nucleare. Ieri sera lo ha ricevuto Kim Jong-il. Ha offerto in suo onore la cena e, secondo l'agenzia Kcna , ha ascoltato il messaggio verbale che Barack Obama ha inviato al capo di quello che Bush definì uno «Stato canaglia». La Casa Bianca, invece, ha smentito che il presidente Usa abbia mandato alcun messaggio. Poi, l'incontro di Clinton «molto emozionante » secondo i media Usa con le due giornaliste, nelle mani dei nordcoreani dal 17 marzo scorso: Laura Ling, 32 anni, ed Euna Lee, 36. Secondo i media nordcoreani, l'ex presidente americano si è scusato per il comportamento delle due donne e la decisione di rilasciarle «è una manifestazione della politica umanitaria e pacifista della Corea del Nord» e contribuirà ad «approfondire la conoscenza» con gli Usa. Le due giornaliste furono sorprese alla frontiera fra Cina e Corea del Nord mentrerealizzavanoun reportage per Currenttv sulle donne nordcoreane e sui clandestini fuggiti in Cina in cerca di cibo. Sono state condannate a 12 anni di lavori forzati per «essere entrate illegalmente e aver commesso azioni ostili contro la Corea del Nord». In realtà il cupo regime di Pyongyang se ne è servito per aprire un canale di dialogo con gli Stati Uniti. Ha fatto arrivare alle famiglie delle due donne «entusiaste» ieri per la liberazione un messaggio per dire che il rilascio era possibile se fosse venuto Clinton a negoziare. Fa parte della contorta strategia dei nordcoreani. Hanno inveito per mesi contro «i guerrafondai imperialisti americani». Hanno lanciato una serie di missili. Ed ora hanno cambiato tono. Auspicano un «dialogo a due». Il «caro leader» Kim Jong-il vuole parlare solo con Washington. Probabile che, come in passato, lo scopo sia ottenere benefici. Clinton è arrivato «in missione privata», dicono alla Casa Bianca. Tuttavia Barack Obama era d'accordo. Anche se ha evitato qualsiasi commento «per non compromettere il lavoro» dell'ex presidente. Quasi certamente, Clinton avrà anche colloqui sulla spinosa questione del nucleare. Verosimilmente ne darà poi conto all'amministrazione Obama, di cui sua moglie Hillary è segretario di Stato. «Spero dice il senatore repubblicano Lindsay Graham che questo sia l'inizio di qualcosa di buono ». Un altro ex presidente, Jimmy Carter, svolse una missione in Corea del Nord. Era il 1994. Il messaggio Giallo su un «messaggio verbale» di Obama a Kim Jong-il Incontro Seduti davanti, da sinistra, l'ex presidente Usa Bill Clinton, e il leader nord coreano Kim Jong-il ieri a Pyongyang (Ap) Marco Nese © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COMMENTO di Franco Venturini nella pagina Idee & opinioni

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Sinistra, ipotesi di (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Terza Pagina data: 05/08/2009 - pag: 39 Dibattiti Il caso tedesco riapre la discussione sul declino della socialdemocrazia in Europa Sinistra, ipotesi di «quarta via» Finita l'età d'oro del Welfare, in crisi la linea liberale del New Labour Ora si punta su ambiente e diritti individuali. Con un occhio all'Australia di ANTONIO CARIOTI R alf Dahrendorf, il noto sociologo tedesco appena scomparso, definì il Novecento «secolo socialdemocratico ». E in fondo lo scoccare del 2000 vedeva i partiti dell'Internazionale socialista ancora al governo in tutti i maggiori Paesi dell'Ue: Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia. Da allora però il vento è radicalmente mutato, come dimostra la dura sconfitta subita da quelle stesse forze alle elezioni europee di giugno. Quindi la decisione dei sindacati tedeschi di non appoggiare più la Spd, come ha notato Gian Enrico Rusconi sulla «Stampa» del 3 agosto, appare la spia di una crisi che investe tutta la sinistra riformista. Non a caso l'economista Giuseppe Berta ha intitolato Eclisse della socialdemocrazia un suo libro pubblicato dal Mulino e recensito il 7 maggio sul «Corriere» da Michele Salvati. «Lo sviluppo dello Stato sociale, l'espansione della domanda e la redistribuzione del reddito osserva Berta erano gli ingredienti della vecchia ricetta socialdemocratica, non più applicabile, dopo gli anni Ottanta, per via dell'aumento insostenibile della spesa pubblica e della pressione fiscale. Quindi negli anni Novanta c'è stato un rovesciamento, con la 'terza via' del New Labour di Tony Blair: una forza dall'identità vaga, che puntava ad assecondare la globalizzazione e accelerare la crescita, nella convinzione che anche gli strati svantaggiati ne avrebbero beneficiato. Ma questa politica non ha ridotto le disuguaglianze e si è scontrata con la crisi finanziaria mondiale, che ha lasciato la socialdemocrazia senza linee di riferimento, in uno stato di grave afasia». Non bisogna credere però che i partiti lontani dalla «terza via» se la passino meglio. «Il socialismo francese ricorda Marco Gervasoni, autore della biografia François Mitterrand , edita da Einaudi ha sempre voluto distinguersi dalla socialdemocrazia sul piano ideologico, ma le sue oscillazioni programmatiche e i suoi contrasti interni lo hanno reso poco credibile. Quando era al governo, ha spesso compiuto scelte contraddittorie rispetto alla sua retorica anticapitalista. Poi c'è il problema del ricambio: da quando Mitterrand è uscito di scena, il Ps manca di un leader forte e non è riuscito a rinnovare il suo gruppo dirigente. Inoltre soffre il dinamismo di Nicolas Sarkozy, che ora di fronte alla crisi non ha esitato a riscoprire la tradizione dirigista del gollismo». «Nella critica al capitalismo in senso protezionista oggi una certa destra, rappresentata in Italia da Giulio Tremonti, è più efficace della sinistra», conferma Andrea Romano, autore di una biografia di Blair intitolata The Boy (Mondadori). A suo avviso, «sarebbe un errore, da parte dei socialdemocratici, riesumare una visione statalista e diffidente verso il mercato: per avere le carte in regola quando la crisi finirà, non devono assecondare le tendenze alla chiusura e al ripiegamento, ma trasmettere un messaggio ottimista, di fiducia nel futuro». Uno slancio che sembra mancare alla Spd tedesca, nota Brunello Mantelli, autore di una storia della Germania intitolata Da Ottone di Sassonia ad Angela Merkel (Utet). «Oggi i socialdemocratici contendono alla Cdu-Csu lo spazio di centro. Ma nella gestione dell'esistente i moderati, per via della loro tradizione di governo, appaiono più affidabili, anche perché hanno dimostrato notevoli capacità di rinnovamento. Inoltre la Spd prosegue Mantelli è incalzata dalla concorrenza della Linke, una formazione nata dalla convergenza tra la sinistra socialista di Oskar Lafontaine e la Pds, erede del partito di governo della ex Germania orientale. Non si tratta più di una presenza confinata all'Est, perché ha ottenuto buoni risultati elettorali perfino nella Baviera conservatrice. Ne consegue che per la prima volta dagli anni del dopoguerra la Spd ha un forte antagonista a sinistra, il che ha contribuito a incrinare il suo legame esclusivo con il sindacato». Qui emerge il problema del radicamento sociale, su cui insiste Berta: «Il vecchio partito di massa non è riproponibile, ma la socialdemocrazia non può rassegnarsi ad avere i media come unico canale di comunicazione con i cittadini. Occorre trovare forme nuove d'interazione e di partecipazione popolare, magari usando il Web come ha fatto Barack Obama». Quanto ai contenuti, serve una sorta di «quarta via»: «Storicamente ricorda Berta la socialdemocrazia ha costruito la propria fortuna valorizzando un'identità collettiva, ma adesso deve recuperare la dimensione dei diritti individuali, superando la frontiera che ancora la separa dal liberalismo». Diversa la «quarta via» proposta da Romano: «Con Blair, Schröder e Zapatero, la socialdemocrazia ha già realizzato notevoli innovazioni in senso liberale. Ma ormai anche quel ciclo si è esaurito, come la fase precedente legata alla costruzione del Welfare. Bisogna battere strade nuove. Trovo interessante lo sforzo di quei laburisti che vogliono reinventare la missione del partito dando la priorità alla tutela dell'ambiente. Si tratta di adottare un ecologismo pragmatico, che non sia apocalittico né antisviluppista, seguendo l'esempio del primo ministro laburista australiano Kevin Rudd. Una rivoluzione verde, dopo quella liberale, può essere la via d'uscita dal vicolo cieco in cui si trova la socialdemocrazia, ma richiede un profondo rinnovamento del suo bagaglio culturale». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Mou cerca una luce per l'Inter (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Sport data: 05/08/2009 - pag: 44 Mou cerca una luce per l'Inter Perso Ibrahimovic il tecnico aspetta un colpo «Serve un trequartista per dare più fantasia» Piano Il portoghese pensa al futuro, la società punta a un prestito: Deco, Sneijder, Van der Vaart (più Rakitic) MILANO José Mourinho non ha perso tempo. Appena arrivato a Pechino, ha difeso il Milan, prendendosela con Ancelotti: «Se vuoi vincere le amichevoli, puoi fare come il Chelsea che negli Usa ha giocato sempre con gli uomini migliori in un torneo senza significato; noi ci vogliamo allenare e il Milan fa lo stesso». Poi ha spiegato che la rosa dell'Inter è buona, ma non è ancora quella che lui vuole: «Mi manca un trequartista; non faccio nomi, però serve un giocatore che abbia qualità diverse, un uomo più offensivo, più creativo, che fornisca la necessaria connessione tra le due prime linee e la terza. Se si analizza la rosa di una squadra, manca sempre qualcosa, perché non esiste una rosa perfetta. Preferisco avere Eto'o e Milito che sei o sette altre opzioni. Abbiamo bisogno di un po' di fortuna con gli infortuni anche perché a gennaio Eto'o andrà in Coppa d'Africa per 4/5 settimane. La società ha fatto uno sforzo economico importante e sono soddisfatto. Anche la squadra è soddisfatta; il cambio nella filosofia di gioco ha dato nuove motivazioni». La necessità di un trequartista era stata prospettata da Mourinho alla società anche prima della partenza per Pechino, dove l'Inter è tornata ieri, 31 anni dopo la storica tournée del '78, primo club occidentale ad essere invitato in Cina. Ma perché Mourinho insiste tanto sulla necessità di un trequartista? Per due motivi. Il primo: con la partenza di Maxwell (per Barcellona), torna a prendere consistenza lo spostamento di Javier Zanetti nel ruolo di terzino (laterale) sinistro, dove aveva già giocato in passato, visto che la crescita di Santon (18 anni e mezzo) dovrà essere accompagnata in maniera graduale. Al momento, più: a parte Zanetti, al momento ci sono Cambiasso, Stankovic, Muntari e Thiago Motta, con Vieira che alla fine partirà. Mourinho vuole un trequartista e non un centrocampista puro perché è partito Zlatan Ibrahimovic, che era un uomo d'attacco (ha vinto il titolo di capocannoniere), ma che sarebbe riduttivo considerare un attaccante puro. Lo svedese copriva in campo un doppio ruolo: l'azione d'attacco partiva da lui e con lui quasi sempre finiva. Adesso il gioco dell'Inter è cambiato: Milito ed Eto'o sono punte vere, che segnano molto, ma che hanno bisogno di essere lanciate negli ultimi venti metri. Per questo serve un uomo che si collochi fra la linea di centrocampo e quella di attacco e che sappia dare qualità e creatività. La duttilità tattica di Stankovic ha rappresentato negli anni un punto di riferimento importante per l'Inter, ma Mourinho cerca un giocatore più specifico e più geniale nel ruolo, che sappia saltare l'avversario con puntualità. In questo caso, Stankovic può ricoprire altri ruoli in mezzo al campo, come ha già fatto da quando è arrivato all'Inter (esordio: 1 febbraio 2004). I nomi sono noti, a cominciare da Wesley Benjamin Sneijder, olandese, 25 anni, che il Real aveva acquistato dall'Ajax il 12 agosto 2007 per 27 milioni e che ora vorrebbe cedere, ma non svendere. L'Inter lo vuole in prestito (oneroso) e, a parte Mourinho, non Esigenza José Mourinho chiede un trequartista ( Afp)

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Clinton torna con le due reporter "Nessuna concessione a Pyongyang" (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

NEW YORK - L'aereo di Bill Clinton, con a bordo le due giornaliste americane di Current Tv Laura Ling e Euna Lee graziate dai coreani dopo l'accusa di spionaggio e la condanna ai lavori forzati, ha fatto scalo nella base americana di Misawa in Giappone sulla via del ritorno a casa. Poco più tardi, dopo il rifornimento di carburante, il jet privato è ripartito per Los Angeles. Ha avuto dunque pieno successo la missione dell'ex presidente Usa che si è recato a Pyongyang sulla base di precedenti assicurazioni sulla possibilità di successo. Ma nulla, ovviamente, era certo prima della sua partenza. E il presidente Barack Obama gliene ha dato atto lodando l'"ottimo lavoro svolto da Clinton nell'ottenere la liberazione delle due giornaliste" dalle prigioni nordcoreane. Soddisfatta anche la segretario di stato americano Hillary Clinton che si è detta "molto felice e sollevata". "Ho parlato con mio marito sull'aereo e tutto va bene. Siamo molto emozionati - ha detto Hillary Clinton - E' proprio un bel giorno quando vedi che succedono cose come questa". Obama ha anche chiamato le famiglie delle due reporter Laura Ling e Euna Lee esprimendo sollievo per il loro rilascio e facendo sapere che le due donne stanno bene. Le sanzioni restano. La missione ha avuto un delicatissimo background diplomatico. La Casa Bianca voleva tenersi fuori dalle trattative per non dover fare concessioni al regime di Kim Jong-il e Clinton (che non doveva trattare ma raccogliere con abilità i frutti dei lunghi contatti sotterranei) doveva mantenersi nell'ambito di precisi paletti. Il tutto avendo però ben chiaro che il rapporto diplomatico avrebbe potuto avere conseguenze positive nelle difficilissime relazioni tra i due paesi. OAS_RICH('Middle'); Così, subito dopo la liberazione, la Casa Bianca ha fatto sapere che le sanzioni americane nei confronti della Corea del Nord restano in piedi. Pyongyang dovrà affrontare una situazione di isolamento ancora peggiore se continuerà nei suoi comportamenti provocatori, hanno detto le fonti. Le stesse fonti dell'amministrazione hanno indicato che in settimane di trattative segrete entrambi i Clinton hanno avuto un ruolo nella liberazione delle giornaliste. L'ex presidente è stato in Corea del Nord per 20 ore. Nei colloqui con il presidente nordcoreano Kim Jong-il, Clinton ha espresso le sue opinioni sulla denuclearizzazione della Corea del Nord e avrebbe detto a Kim che "cose positive" sarebbero potute derivare dalla liberazione delle due giornaliste. Secondo le fonti Usa, il Governo nordcoreano aveva concordato in anticipo che non sarebbe stato fatto alcun collegamento tra la liberazione delle giornaliste e il dossier nucleare. Pyongyang aveva accettato di liberare le giornaliste prima della missione di Clinton. Al Gore e la sua emittente Current Tv hanno espresso soddisfazione per il rilascio do Laura Ling e Euna Lee. "Vogliamo ringraziare l'amministrazione Obama per i suoi determinati sforzi di ottenere la liberazione e l'ex presidente Bill Clinton per la sua disponibilità a intraprendere questa missione", ha detto Gore con Joel Hyatt, co-fondatore della rete televisiva, nella giornata che ha segnato la fine dela odissea di 140 giorni delle giovani reporter. Anche la Cina si è congratulata per la liberazione. (5 agosto 2009

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REPORTER LIBERE (sezione: Globalizzazione)

( da "TGCom" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

5/8/2009 NordCorea, Obama loda Bill Clinton Liberate reporter, ma sanzioni restano Il presidente Barack Obama ha lodato l'"ottimo lavoro svolto da Clinton nell'assicurare la liberazione delle due giornaliste", scarcerate dalle prigioni nordcoreane. Lo rendono noto fonti ufficiali Usa. Obama ha anche chiamato le famiglie delle due reporter Laura Ling e Euna Lee esprimendo sollievo per il loro rilascio. Le sanzioni americane nei confronti della Corea del Nord restano comunque, precisano le medesime fonti. La missione di Clinton in Nord Corea sembrava impossibile, ma l'ex presidente Usa ha sorpreso tutti, ottenendo due risultati importanti. Con il perdono del dittatore nordcoreano Kim Jong-il, Bill ha infatti sbloccato la situazione delle reporter di Current Tv arrestate il 17 marzo al confine con la Cina ed è riuscito a gettare nuove basi per il rilancio delle relazioni tra Washington e Pyongyang, con tutto quello che ne consegue per la trattativa sul nucleare nordcoreano. Al momento, sulla questione atomica gli Usa non hanno fatto alcun passo indietro, confermando le sanzioni. Fonti dell'amministrazione Usa riferiscono che Pyongyang dovrà affrontare una situazione di isolamento ancora peggiore se continuerà nei suoi comportamenti provocatori. Grazie all'intervento di Bill Clinto, le parti però sembrano tornate a sedersi a un tavolo per discutere della questione. La visita dell'ex presidente americano, giunta in un momento di forte impasse del dossier nucleare nordocoreano, dopo i test missilistici condotti del 25 maggio e del 4 luglio, condannati dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, potrebbe contribuire infatti a far "ripartire" le relazioni tra Usa e Nord Corea. Ultimo aggiornamento ore 08:32

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Ripresa tecnica (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Ripresa tecnica BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Stefano Bassi //lagrandecrisi2009.blogspot.com/, 05.08.2009 09:16 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Analizzando gli ultimi dati macro ormai dovremmo essere molto vicini alla Ripresa, almeno in USA. Sulla Cina non mi sbilancio perchè in quello stato totalitario sono in grado di produrre qualunque dato macro a discrezione: dunque non mi fido... e trovo paradossale chi parla di locomotiva cinese mentre l'elemento trainante dovrebbe essere prima di tutto l'incremento della domanda (che ancora latita nei mercati "avanzati") e non l'incremento dell'offerta che sta riempendo i magazzini della lontana Cina nella speranza di una ripresa dei consumi.... Una volta si sarebbe detto "mettere il carro davanti ai buoi"...ma viviamo in un mondo all'incontrario. I dati USA possono essere prima "abbelliti" e poi interpretati e cavalcati ad arte, ma sostanzialmente sono VERI: possiamo ragionarci sopra e leggerli in controluce, al di là della vulgata comune. L'ISM manifatturiero negli States è risultato sopra le attese a 48,9, ovvero ad un passo dai 50 punti che rappresentano il punto di parità ovvero l'arresto della caduta ma non ancora la risalita dal fondo del burrone in cui siamo precipitati. Il sotto-indice dei nuovi ordini (leading-indicator) è ancora cresciuto facendo presagire un ulteriore miglioramento nei prossimi mesi ed è sopra i 50 punti. Insomma la "Ripresa Tecnica" sembra dietro l'angolo: nell'arco di una manciata di giorni ce l'hanno detto a voce alta nell'ordine Bernanke, Obama, Geithner, Greenspan, Summers... Mai visto un bombardamento simile: sembra che le Istituzioni, oltre voler convincere la massa ed amplificare l'effetto degli stimoli, vogliano auto-convincersi... Il momento è propizio per cui tanto vale soffiare sul fuoco rialzista perchè si diffonda: nel breve non può che far bene. Le borse e le banche d'affari con la loro pioggia di buy ed outperform naturalmente cavalcano, cavalcano, cavalcano...ben segue pagina >>

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Bill Clinton lascia Pyongyang con le due reporter Usa graziate (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Questa notte l'ex-presidente Bill Clinton ha lasciato la Corea del Nord con Laura Ling e Euna Lee, le due giornaliste americane arrestate lo scorso 17 marzo per essere entrate illegalmente nel paese e aver condotto attività ostili allo Stato. Le due donne, rispettivamente di origine coreana e cinese ma con passaporto statunitense, stavano realizzando un reportage sui rifugiati nordcoreani in Cina e sul traffico di donne nordcoreane per la serie Vanguard, in onda anche in Italia sul canale 130 di Sky, un programma di inchieste sul campo su temi di attualità. Il processo era cominciato giovedì scorso, 4 giugno e il tribunale centrale nordcoreano aveva confermato il loro non meglio specificato «grave crimine» contro la nazione, condannandole a 12 anni di lavori forzati. Ieri, l'incontro tra l'ex-inquilino della Casa Bianca e Kim Jong-il aveva portato quest'ultimo a concedere una grazia speciale e il rilascio a Laura e Euna. Giunto a sorpresa a Pyongyang per parlare direttamente con il leader, Clinton era stato accolto calorosamente con fiori e strette di mano dai dirigenti nordcoreani. Nel corso di una cena organizzata in onore dell’ospite americano, svolta «in un’atmosfera cordiale», «un esauriente colloquio» in cui è stato riferito un «messaggio verbale» di Obama. Come affermato dall'ufficio stampa della Casa Bianca, la missione di Clinton ha avuto carattere puramente umanitario. Tuttavia, secondo alcuni analisti, al di là di questa missione di buoni uffici, la visita - la seconda di un ex presidente Usa dopo quella di Jimmy Carter nel 1994 - riveste, almeno per Pyongyang, una dimensione politica. Avvenuta in un momento di forte «impasse» del dossier nucleare nordocoreano, dopo i test missilistici condotti dalla Corea del Nord il 25 maggio e il 4 luglio, condannati dal Consiglio di sicurezza dell’Onu - potrebbe contribuire a far «ripartire» le relazioni tra Pyongyang e Washington. Clinton e la sua delegazione sono stati successivamente salutati all’aeroporto dal vicepresidente del Presidium, Yang Hyong Sop, e da Kim Kye Gwan, viceministro degli Esteri - come si legge nella nota della Kcna - e l'aereo è decollato verso Los Angeles dove le due giornaliste ritroveranno le loro famiglie. L’ex vice presidente Al Gore e la sua emittente Current Tv, per cui le donne lavorano, hanno espresso soddisfazione per il loro rilascio. «Vogliamo ringraziare l’amministrazione Obama per i suoi determinati sforzi di ottenere la liberazione e l’ex presidente Bill Clinton per la sua disponibilità a intraprendere questa missione», ha detto Gore con Joel Hyatt, co-fondatore della rete televisiva, nella giornata che ha segnato la fine dell'odissea di 140 giorni delle giovani reporter. Entusiastici i commenti da parte del presidente Barack Obama, il quale ha anche chiamato le famiglie delle due reporter esprimendo sollievo per il loro rilascio e ha lodato l«’ottimo lavoro svolto da Clinton nell’assicurare la loro liberazione», e dal segretario di Stato ed ex-first lady Hillary, che si è detta «molto felice» per il successo ottenuto dalla missione del marito a Pyongyang. «Ho parlato con Bill sull’aereo e tutto va bene. Siamo molto emozionati - ha detto parlando con i giornalisti a Nairobi - È proprio un bel giorno quando vedi che succedono cose come questa».

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Nuova cippatrice al Coordinamento Protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Targatocn.it" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Nuova cippatrice al Coordinamento Protezione civile La Provincia di Cuneo ha acquistato e concesso in comodato d'uso una cippatrice al Coordinamento provinciale volontari di Protezione civile. “L'attrezzatura servirà per gli interventi annualmente pianificati dai volontari in accordo con la Provincia – hanno spiegato il presidente della Provincia Gianna Gancia e l'assessore alla Protezione civile Federico Gregorio – su tutte le zone montane del Cuneese. L'attività di prevenzione rappresenta uno dei compiti istituzionali della Protezione civile, a tutela di un territorio come il nostro non solo grande come estensione, ma anche fragile, come purtroppo hanno dimostrato in passato numerosi eventi calamitosi”. Il Coordinamento provinciale, sulla base di una convenzione sottoscritta con la Provincia di Cuneo, svolge interventi durante le emergenza e attività finalizzate a prevenire situazioni di rischio per l’incolumità pubblica. Questi ultimi interventi, concordati e pianificati annualmente con il Servizio Provinciale di Protezione Civile, sono effettuati dai volontari del Coordinamento che utilizzano apposite attrezzature e mezzi. Fra le operazioni più significative degli ultimi anni le operazioni 'Castoro' avviate nel 1998 su tutto il territorio per rimuovere tronchi e arbusti dagli alvei dei torrenti, di ostacolo al regolare deflusso delle acque. Nello scorso autunno si è svolta una importante operazione di pulizia degli alvei fluviali che, coordinata dalla Sala Unità di Crisi della Provincia, ha interessato le valli Grana, Maira, Stura, Gesso e Po. Le attrezzature serviranno per svolgere tali interventi, in particolare la nuova cippatrice meccanica ruotata, in grado di frantumare rami dal diametro di 10-12 cm, anche tenuto conto del divieto di incendio delle ramaglie estirpate. L'incremento delle attrezzature in dotazione e lo sviluppo dell'intero sistema provinciale di Protezione civile sono all'origine delle assegnazioni di contributi disposti dalla normativa regionale. I finanziamenti riguardano presidi idraulici ed idrogeologici, piani comunali ed intercomunali di Protezione civile,esercitazioni, materiali e mezzi. Sono inoltre finanziabili - fino al 60% del preventivo di spesa - progetti di costruzione, ristrutturazione, restauro, ampliamento, manutenzione delle sedi di Protezione civile (Centri operativi comunali ed intercomunali e presidi territoriali). Lo stanziamento complessivo di 2.600.000 euro è destinato a Comuni singoli o aggregati, Comunità montane, Comunità collinari, Consorzi e Unioni: la Provincia di Cuneo, su richiesta degli uffici regionali, esprime parere favorevole e sostegno ai progetti presentati dal territorio di competenza. Provinciainforma Immagini relative alla notizia

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Wta Los Angeles: Ivanovic avanti (sezione: Globalizzazione)

( da "Tuttosport Online" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Wta Los Angeles: Ivanovic avanti invia stampa stampa Vota l'articolo Si - No - Facebook Ok Notizie Wikio La serba batte Vania King in 3 set, vince anche Samantha Stosur (ANSA) - ROMA, 5 AGO - Nel torneo Wta di Los Angeles, Ana Ivanovic piega Vania King 6-4 4-6 6-1. Vince anche Samantha Stosur, 6-1 6-2 sulla romena Monica Niculescu.Cirstea (Romania) batte Brito (Portogallo) 6-4 7-5, Radwanska (Polonia) batte Coin (Francia) 6-1 6-2, Li Na (Cina) batte Morita (Giappone) 6-0 2-0, Lisicki (Germania) batte Krumm (Giappone) 7-6 2-6 7-5, Hantuchova (Slovacchia) batte Oudin (USA) 6-7 6-2 6-2, Jie (China) batte Savchuk (Ucraina) 7-5 1-6 6-2, Makarova (Russia) batte Czink (Ungheria) 3-6 6-4 6-1.

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Le Borse sperano nel rally, ma il tonfo è dietro l'angolo (sezione: Globalizzazione)

( da "Trend-online" del 05-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Le Borse sperano nel rally, ma il tonfo è dietro l’angolo PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 05.08.2009 17:09 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il rally continua. Anzi, continuerà. Ne sono certi i traders di mezzo mondo che stanno scommettendo l’impossibile sulla possibile apertura di un “mercato del toro” dopo che la scorsa settimana, ad esempio, Londra ha toccato i suoi massimi da sei anni a questa parte. Si ammassano ordini e scommesse, definite “bullish” dalla stessa stampa specializzata che teme un tonfo di quelli spaventosi. E il tonfo, purtroppo, ci sarà. Settembre porterà, insieme ai temporali che cancellano l’estate e i suoi ricordi, anche una terza fase di crisi dalla quale non si sa quanti saranno in grado di risollevarsi. In America falliscono banche locali come fossero bar di periferia ma il tutto accade nel silenzio più totale. Certo, quando sono i dipendenti di Lehman Brothers a fare gli scatoloni in favore di telecamere la cosa fa più effetto ma la sostanza non cambia: certo, quelle banche non sono controparti di contratti stipulati dagli istituti di mezzo mondo ma questo non significa che il costo, per i contribuenti Usa, non salirà. Ma, rischiando di sembrare paranoico, è ancora la Cina a inviarci segnali di conferma che un altro tsunami è all’orizzonte. Stando alle valutazioni di Robin Griffiths, analista strategico alla Cazenove Capital, il mercato cinese crollerà del 25% portando con sé verso il baratro le azioni Usa con l’indice S&P500 destinato a scendere sotto quota 800 punti. Solo allora si potrà parlare di ripresa: ma sarà lenta, tutt’altro che indolore e soprattutto foriera di cambiamenti epocali. Non è un caso che due giorni fa, dopo aver profuso ottimismo a piene mani, Barack Obama abbia dovuto ammettere che la crisi non è ancora finita. A conferma dei suoi timori, Griffiths cita anche l’effetto “Shanghai surprise” di cui abbiamo già parlato, ovvero il crollo dell’8% dell’indice Shanghai Composite trascinato al ribasso segue pagina >>

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Chiudere gli occhi non basta più (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Mario Deaglio Chiudere gli occhi non basta più Alle nazioni come agli individui succede spesso di chiudere gli occhi di fronte a un problema nella speranza che il problema scompaia, e di riaprirli per trovarlo irrisolto e ingigantito. Così ha fatto l'Italia con la questione meridionale: per quindici anni il Paese l'ha sostanzialmente rimossa, nella speranza che, grazie al mercato e alla globalizzazione, il problema dell'arretratezza del Mezzogiorno si risolvesse da solo. Ora che la crisi finanziaria ha dimostrato che mercato e globalizzazione non fanno miracoli, l'Italia scopre che la questione meridionale non è scomparsa ma si è, anzi, aggravata; che il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno nei redditi per abitante (e in quasi tutti gli altri aspetti della qualità della vita) è ai livelli massimi da almeno trent'anni, con la tendenza a crescere ancora; che, per quanto riguarda una vasta gamma di indicatori economici e sociali, il Mezzogiorno è stato superato o sta per esserlo da quasi tutti i Paesi dell'Europa mediterranea. Ma anche da un buon numero di Paesi dell'Europa centro-orientale diventando l'«ultimo della classe» nell'Unione Europea. Di fronte alla nuova virulenza di questo male grave e antico dell'Italia, la classe politica italiana sembra capace di proporre soltanto rimedi già sperimentati e di provata inefficacia. Si punta infatti su infrastrutture, intese più come stimolo produttivo nel momento della costruzione che come strumento di crescita nel lungo periodo; sulla spesa pubblica più per assorbire disoccupati che per rimuovere arretratezze strutturali; su una Banca del Sud, idea senz'altro lodevole, che rischia però di diventare una seconda Cassa del Mezzogiorno, ossia un veicolo di nuovi finanziamenti a pioggia con scarsa attenzione alla redditività. E intanto il Mezzogiorno rimane pieno di strade non completate che non portano da nessuna parte - triste metafora della sua condizione generale -, di dighe prive dei necessari allacciamenti idrici, di ospedali costruiti con sabbia al posto del cemento, come nel caso di Agrigento che movimenta le cronache di questi giorni; l'immondizia delle sue città viene accantonata da qualche parte per il ritardo nelle tecnologie di smaltimento, con la minaccia latente, come nel caso di Palermo, che venga lasciata marcire nelle strade; i suoi boschi vengono dati alle fiamme da «piromani» che distruggono un patrimonio secolare spesso con la speranza di essere pagati cifre modeste per spegnere i roghi da loro stessi appiccati. In questi aspetti patologici, Campania, Calabria e Sicilia si distinguono per la gravità della loro situazione. Non fa meraviglia la riluttanza crescente del Nord nel convogliare nuove risorse (e quindi nel pagare imposte sensibilmente più alte di quelle del resto d'Europa) per un progetto non chiaro di crescita che non offre alcuna speranza di un rapido decollo. Per uscire da questa situazione, che rende sempre più difficile parlare di un «sistema economico italiano», non bastano le ricette degli studiosi o i programmi, largamente carenti, dei politici. Il vero ingrediente mancante è il coinvolgimento dei meridionali e non servono partiti nuovi, espressione di una classe politica vecchia che ha difficoltà a gestire le risorse in funzione della crescita. Cari meridionali, potrebbero legittimamente dire gli altri italiani, non limitatevi a constatare che nel Mezzogiorno c'è molta povertà e molta disoccupazione e a chiedere che «lo Stato provveda»; individuate le carenze non dell'intervento pubblico ma di un sistema politico-sociale che ha finora reso vano, in termini di sviluppo e crescita economica relativa, qualsiasi intervento pubblico. Sta prima di tutto agli abitanti del Mezzogiorno delineare come dovrebbe essere il Mezzogiorno nei prossimi vent'anni. La prospettiva di una crescita trainata dall'industria tradizionale dovrebbe essere ormai tramontata, visto che l'industria tradizionale conta sempre meno nella produzione di ricchezza delle economie avanzate, eppure gran parte delle richieste riguarda precisamente l'apertura - o la non chiusura - di «fabbriche». La prospettiva turistica può rappresentare almeno una parte della risposta al problema, e lo stesso si può dire per certe produzioni agricole e per certe «nicchie» artigianali da reinterpretare in senso moderno, ma i progetti, talora coraggiosi e promettenti, naufragano regolarmente nelle pastoie di una burocrazia insensata. La strada dell'alta tecnologia pare la più allettante ma richiede forti investimenti in capitale umano, in marcato contrasto con la perdurante debolezza delle università meridionali, alimentate da un sistema scolastico con altissimi tassi di abbandono, i cui diplomati mostrano un livello di preparazione sempre più lontano non solo dai livelli europei ma anche da quelli raggiunti da numerosi Paesi emergenti. E' tempo, quindi, di un vero dibattito sul Mezzogiorno, incentrato sulle compatibilità economiche in tempi lunghi e tale da coinvolgere non solo la classe politica ma la società civile meridionale. In assenza di tale dibattito si continua a privilegiare «il mattone», ossia la costruzione di infrastrutture, e a vagheggiare di «una banca». Da almeno un secolo il binomio mattone-banca si è rivelato inadatto al decollo del Mezzogiorno ed è difficile che rappresenti la soluzione ideale nel mondo tecnologico di oggi; così come il decollo è difficile quando l'ufficio stampa di una Regione meridionale occupa più persone di un centro di ricerca e quando un usciere della stessa Regione è pagato di più di un ricercatore universitario. I contributi esterni non possono essere risolutivi se il Mezzogiorno non prende in mano il proprio destino; se non lo fa, nonostante nuovi partiti e (forse) nuovi fondi, il suo allontanamento dal resto d'Italia è destinato ad aggravarsi. mario.deaglio@unito.it

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Lippi e l'Italia, ma quale rivoluzione (sezione: Globalizzazione)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sport Pagina 10040 Nazionale. Il ct punta sui giovani ma anche sull'esperienza dei campioni del mondo Lippi e l'Italia, ma quale rivoluzione Nazionale.. Il ct punta sui giovani ma anche sull'esperienza dei campioni del mondo --> ROMA La Confederations Cup è «il ricordo di un periodo di lavoro non brillante. Sarebbe bello vincere sempre, ma non è possibile». Il ct Marcello Lippi parla di Nazionale (novità in vista, «però niente rivoluzioni»), ma anche dei grossi nomi che hanno lasciato il campionato italiano («è un segno della globalizzazione»), di mercato («il colpo migliore? L'arrivo di Eto'o») e della "sua" Juve («può vincere lo scudetto»). Dopo l'amichevole del 12 agosto a Basilea contro la Svizzera, per le qualificazioni al Mondiale 2010 l'Italia tornerà in campo il 5 e il 9 settembre, prima in casa della Georgia, poi ricevendo la Bulgaria. Due partite fondamentali per le quali Lippi non prepara terremoti: «Nessuna rivoluzione, perché sono convinto che se abbiamo una possibilità su un miliardo di rivincere il mondiale l'avremo non certo abbandonando i giocatori che hanno esperienza, grande personalità, carisma internazionale. Se alcuni di questi non ritroveranno le condizioni necessarie, ovviamente non faranno parte del gruppo. Ci saranno ancora giocatori nuovi, perchè si deve rinnovare, ma tenendo presente ancora quegli straordinari calciatori. Rinnovamento totale? Si può anche fare, ma probabilmente, non si vince per una decina di anni». Ibrahimovic al Barcellona, Kakà al Real Madrid, Aquilani al Liverpool. Il calcio italiano perde appeal? «Non è mai un brutto segno quando le grandi squadre del mondo vengono a cercare i nostri calciatori. È un segno della globalizzazione. Il calcio brasiliano ha più di mille giocatori in giro per il mondo...». Senza dimenticare che «per Aquilani sarebbe la prima volta all'estero», mentre per Kakà e Ibrahimovic «la prima scelta era stata l'Italia». Ad Aquilani, Lippi rivolge anche un incoraggiamento: se uno è forte, all'estero conserva le stesse possibilità di convocazione di quando era in Italia. Anzi «di più, perché accumula esperienza internazionale e quando si parla di Nazionale si parla di esperienza internazionale. Non vedo per quale motivo se Aquilani dovesse andare in Inghilterra dovrebbero diminuire le sue possibilità. Andare a vedere Aquilani, prendere un aereo a Roma, è uguale che andare a Londra o a Madrid o a Palermo». Sulla panchina della Juventus ci sarà Ciro Ferrara e per lui il ct ha solo parole di elogio: «È uno di quei personaggi che qualsiasi cosa facciano nel prosieguo della carriera la faranno bene, perchè hanno saggezza, carisma, personalità, intelligenza. Oltre ad una qualità determinante: sanno tirar fuori il meglio dalle persone con le quali lavorano». Può vincere lo scudetto al primo colpo? «Perché no? Ma lo vincerebbe la Juventus, non Ferrara da solo. Invece Ciro, con una grande società e una grande squadra, così come l'hanno costruita, quest'anno può vincere lo scudetto».

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obama aiuta l'auto elettrica con 2,4 miliardi di sussidi - federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 18 - Economia Sarà finanziata la produzione Usa di vetture, batterie e componenti Obama aiuta l´auto elettrica con 2,4 miliardi di sussidi Favori ai produttori nazionali e gaffe su Toyota FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente NEW YORK - «E´ il più grande investimento mai compiuto al mondo in questo settore». In tournée nell´Indiana, uno degli Stati Usa più colpiti dalla crisi dell´auto, Barack Obama annuncia il nuovo maxi-finanziamento di Stato: 2,4 miliardi di dollari di aiuti pubblici andranno a sviluppare l´auto elettrica. E´ uno sforzo notevole, erogato in tempi record, per riagguantare i concorrenti asiatici: Giappone, Corea del Sud e Cina hanno molte lunghezze di anticipo nello sviluppo delle batterie per auto elettriche. E´ anche un nuovo tassello nell´apparato di misure implicitamente protezioniste, con cui Washington favorisce i produttori nazionali. E´ una distorsione confermata da una gaffe del presidente: ieri ha auspicato che «le auto ibride siano finalmente prodotte in America», ignorando la Toyota che vuole fabbricare sul suolo americano la sua Prius col motore ad alimentazione mista, l´ibrida più venduta del mondo. Obama aveva già anticipato la sua volontà di ridare agli Stati Uniti un ruolo-leader nella ricerca sull´auto verde. L´imperativo è recuperare i tanti anni di ritardo accumulati quando le tre sorelle di Detroit (General Motors, Ford e Chrysler) si erano concentrate su tecnologie antiquate e modelli ad altissimo consumo. L´annuncio di ieri ha confermato che in questo campo l´Amministrazione è passata dai propositi ai fatti con una velocità notevole. La totalità dei fondi per l´auto elettrica sono già stati assegnati. Gm riceve 240 milioni di dollari, Ford 93 milioni. 70 milioni vanno alla Chrysler, ormai guidata dal management Fiat, che dedicherà quei fondi allo sviluppo di batterie elettriche per monovolume e furgoncini a motore ibrido. I più grossi beneficiari del piano Obama però non sono le case automobilistiche bensì alcune imprese dell´indotto già specializzate nelle batterie. Il finanziamento maggiore se lo è aggiudicato la Johnson Controls, 300 milioni di dollari per sviluppare batterie e altri componenti, in una fabbrica del Michigan destinata a fornire la Ford. A123 Systems e EnerDel sono fra gli altri gruppi selezionati dal dipartimento dell´Energia. "Il nostro obiettivo - ha spiegato Diana Farrell, uno dei consiglieri economici di Obama - è riconquistare quello spirito d´innovazione che è sempre stato un motore della crescita americana". Innovazione che dalle parti di Detroit sembrava sparita da tempo: nelle batterie per ibride e auto elettriche si è consolidato negli ultimi anni il dominio schiacciante dei produttori orientali. Perfino il miliardario americano Warren Buffett, quando ha voluto investire nel settore, si è dovuto comprare una partecipazione azionaria in un´azienda cinese. L´ennesima iniezione di fondi all´industria automobilistica arriva mentre l´Amministrazione già incassa il successo della sua "rottamazione". Il sussidio è di 4.500 dollari per ogni auto vecchia e inquinante consegnata in cambio dell´acquisto di un modello nuovo che consumi di meno. Il provvedimento ha avuto un´efficacia immediata: circa 160.000 vendite in più dal primo luglio, al punto che la Camera ha dovuto approvare in fretta e furia un rifinanziamento di 2 miliardi di dollari perché i fondi in bilancio si stavano esaurendo. L´effetto netto di tutti questi provvedimenti - a cui si devono sommare naturalmente gli aiuti pubblici erogati a Gm e Chrysler in occasione della bancarotta - è un´evidente squilibrio in favore delle case automobilistiche Usa. Quei gruppi stranieri che pure sono presenti con fabbriche locali (giapponesi, tedeschi, sudcoreani) si sentono discriminati: a nulla è servito ricordare che i loro stabilimenti concentrati negli Stati del Sud rappresentano ormai quasi un terzo dell´occupazione di colletti blu nell´auto Usa. Per la Casa Bianca ha il sopravvento l´emergenza sociale nella Rust Belt - la "cintura della ruggine" in preda alla deindustrializzazione, che include Michigan e Indiana. L´Indiana, dove il presidente si è recato ieri per la seconda visita da febbraio, ha raggiunto un tasso di disoccupazione del 16,8%, 10 punti in più rispetto all´anno scorso. Il malessere sociale ha un prezzo politico: il livello di approvazione della politica economica di Obama è sceso dal 58% di aprile al 50%.

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Business Supercoppa Il campanile italiano a ottomila chilometri Le motivazioni economiche dietro la scelta di far giocare la finale Lazio-Inter in Cina nel cuore delle vacanze d'ag (sezione: Globalizzazione)

( da "Unita, L'" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Business Supercoppa Il campanile italiano a ottomila chilometri Le motivazioni economiche dietro la scelta di far giocare la finale Lazio-Inter in Cina nel cuore delle vacanze d'agosto Ma La Lega Calcio si frega le mani: «È il mercato del futuro» ROBERTO ARDUINI Altro che mondiale in Usa, ormai il calcio italiano è globe-trotter. La gara Inter-Lazio per l'assegnazione della Supercoppa 2009, si gioca l'8 agosto alle ore 20, e decreta l'apertura della stagione 2009/2010. Ma tranne pochissimi facoltosi, i tifosi delle due squadre non potranno vederla dal vivo. Si svolgerà infatti allo stadio "Nido d'uccello" di Pechino, in Cina. Una partita fra i campioni d'Italia e i vincitori della Coppa Italia, arbitrata dal signor Emidio Morganti da Ascoli Piceno, sarà giocata davanti a tifosi dagli occhi a mandorla che del calcio italiano iniziano ora a saperne qualcosa. Le 20 di Pechino sono le 14 in Italia. Di un sabato d'agosto, quando milioni di persone saranno in viaggio verso le mete di vacanza o già in spiaggia. Per non parlare delle difficoltà ambientali, visto il gran caldo e l'elevato tasso d'umidità di questo periodo. Allora perché far giocare la Supercoppa a oltre ottomila chilometri di distanza dall'Italia? La risposta, più che a parole, si può esprimere in cifre. Gli organizzatori cinesi hanno sborsato 2,5 milioni di euro per avere la partita, che sarà trasmessa dalla tv di Stato a 70 milioni di cinesi. A questo si aggiungono i milioni di euro per i diritti tv di svariati paesi dei quattro continenti. Senza contare che il futuristico "Nido d'Uccello" - che è stato inaugurato per le Olimpiadi 2008 e sarà presto riconvertito in centro commerciale - è visitato ogni giorno da ben 10mila turisti, quasi più di quelli che vanno alla Grande Muraglia. Insomma, la collocazione cinese è spiegabile solo con motivi economici. Si tratta di un business enorme e in tanti ci si sono buttati. Nessuna mancanza di sensibilità nei confronti dei tifosi, solo realismo, fa sapere la Lega Calcio. «Chi vorrà guardare la partita alla fine si attrezzerà per farlo», sostengono in via Rosellini, dove gongolano perché la Cina è il nuovo mercato dove la Lega stessa conta di vendere quelle gare di campionato che dal 2010 si giocheranno la domenica alle 12.30. «Siamo stati accolti con entusiasmo, già all'arrivo in aeroporto. Soprattutto per i cinesi, avrà una risonanza straordinaria. Tutti ci stiamo rendendo conto dell'importanza di questo appuntamento per la Cina», ha esultato il presidente della Lazio. «Siamo emozionati per l'accoglienza ricevuta. Il calore dei nostri tifosi della Cina sarà una spinta in più», ha scritto l'amministratore delegato nerazzurro, Ernesto Paolillo, per ringraziare sul sito ufficiale i fan della Repubblica popolare cinese. Proprio per onorarli, i nerazzurri scenderanno in campo con il nome dello sponsor scritto con gli ideogrammi. Ma in fatto di sponsorizzazione, la Lazio ha fatto di più. Tifosi e collezionisti sono già caccia della maglia preparata appositamente e solo per la partita di sabato, con il Colosseo e la scritta in cinese «Roma ti aspetta». «È un'occasione unica - ha sottolineato l'assessore al Turismo della Regione Lazio, Claudio Mancini, promotore dell'iniziativa - che cogliamo per invitare il pubblico cinese a visitare Roma, rivolgendoci a un mercato turistico che ha eccezionali potenzialità di sviluppo». «Il calcio italiano è molto seguito in Cina - ha detto l'ambasciatore italiano, Riccardo Sessa -. L'abbinamento tra l'immagine di Roma e una grande squadra di calcio ci assicurerà molta visibilità». Con queste premesse, dovremo abituarci a vedere sempre più partite con una bibita fresca in mano e l'aria condizionata accesa. Il dossier

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Hillary in Africa: basta corruzione (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-08-06 - pag: 6 autore: In Kenya la prima tappa del viaggio Hillary in Africa: basta corruzione Daniela Roveda LOS ANGELES Hillary Clinton ha lanciato ieri la sua campagna anticorruzione in Africa. E ha scelto il paese natale di Barack Obama, il Kenya, per portare il messaggio dell'amministrazione al continente nero: «Il buongoverno è anche buon business ». Nella prima tappa di un viaggio di undici giorni in sette paesi per rafforzare i legami commerciali tra Stati Uniti e Africa, il Segretario di stato Usa ha avvertito che il progresso economico è legato a doppio filo alla lotta contro la corruzione e contro i responsabili di violenze politiche. L'arrivo di Hillary Clinton in Africa, a solo tre settimane dal viaggio di Obama in Ghana, riveste un'importanza particolare: secondo molti esperti l'interesse prioritario della nuova amministrazione nei confronti dello sviluppo economico dell'Africa è inteso anche ad arginare la crescente influenza della Cina nella regione. Ieri la reazione del governo keniota alle pressioni americane è stata fredda. Anzi, seccata. Parlando alla conferenza dell'Us-Sub-Saharan Africa Trade and Economic Cooperation Forum a Nairobi, Hillary Clinton ha auspicato l'istituzione di tribunali speciali per processare i responsabili delle violenze esplose all'inizio dell'anno in Kenya, a ridosso di elezioni in odore di frode avvenute nel dicembre 2007. Contro le ingerenze americane si è schierato persino Raila Odinga, il candidato perdente invitato poi a diventare primo ministro nel governo del vincitore Mwai Kibaki. «In molti paesi africani le elezioni non si vincono, si manipolano» è stata la battuta di Odinga di fronte al Segretario di stato Usa. Né Odinga né Kibaki sono apparsi al fianco della Clinton durante la conferenza stampa. La Corte penale internazionale dell'Aja ha minacciato di aprire un'inchiesta se il governo keniota non prenderà l'iniziativa. La Clinton ha dedicato il resto del suo discorso alla strategia commerciale degli Stati Uniti in Africa, volta ad accrescere il volume di scambi commerciali, e non gli aiuti. «Vogliamo essere un partner, non un benefattore» ha detto. L'America desidera dare una nuova spinta a un accordo commerciale, l'African growth and opportunity act (Agoa), avviato nove anni fa senza il successo sperato. L'accordo avrebbe dovuto facilitare l'ingresso di 6.500 prodotti africani sul mercato americano, ma a tutt'oggi il 92% delle vendite negli Stati Uniti generate nell'ambito dell'Agoa provengono da un solo prodotto, il petrolio. Le aspettative sono state deluse soprattutto nel tessile, dove la concorrenza di nazioni non africane è cresciuta quando gli Stati Uniti hanno abolito le quote alle importazioni. La Clinton ha annunciato che gli Stati Uniti sono pronti ad aprire i negoziati per stringere accordi commerciali bilaterali con diverse nazioni africane, ma ha allo stesso tempo invitato l'Africa a promuovere gli scambi regionali per rafforzare il tessuto economico e commerciale. L'Africa è un continente di 700 milioni di abitanti, ha detto, l'America ne ha solo 300. L'interesse dimostrato dall'amministrazione Obama per l'Africa è superiore a quello dei governi precedenti. Nessun presidente americano, e nessun Segretario di stato, si è mai recato in Africa così presto, a solo sette mesi dall'insediamento. «In gioco vi è la crescente rivalità con la Cina per il controllo delle materie prime » ha detto al Christian science monitior il professor Pierre Englebert del Pomona College in California. Durante la sua permanenza in Kenya, Hillary Clinton ha incontrato ieri il presidente del governo ad interim della Soma-lia, lo sceicco Sharif Ahmed, per discutere l'invio di aiuti americani contro l'insurrezione islamica. Il viaggio della Clinton prosegue quindi per il Sudafrica, l'Angola, la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, la Liberia e le isole di Capo Verde. © RIPRODUZIONE RISERVATA CONTRASTARE PECHINO Il viaggio dell'ex first lady servirà per rilanciare i rapporti commerciali e arginare la presenza crescente della Cina Ruolo da recuperare. Il segretario di Stato Hillary Clinton al suo arrivo a Nairobi, in Kenya, per il forum sulla crescita economica dell'Africa REUTERS

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Tutte le strade portano in Cina (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-08-06 - pag: 11 autore: Uscire dalla crisi. La spinta delle importazioni del gigante asiatico Tutte le strade portano in Cina Pechino decisiva per rilanciare la domanda di prodotti occidentali di Barry Eichengreen O ra che i "germogli verdi" della ripresa sono appassiti, ritorna in scena, più acceso di prima, il dibattito sugli stimoli di bilancio. In America, chi è a favore di un altro pacchetto di misure di stimolo fa notare che era velleitario fin dall'inizio pensare che 787 miliardi di dollari potessero compensare un crollo di 3mila miliardi di dollari nella spesa privata. Ma la disoccupazione è cresciuta ancora più in fretta e più a largo raggio di quanto ci si aspettasse. Si aggiunga a tutto questo il calo prolungato dei prezzi delle case e non si fa fatica a capire perché la spesa per i consumi continui ad arrancare. Le banche, essendo state ricapitalizzate solo lo stretto necessario per tenerle a galla, hanno ancora uno stato patrimoniale debole, e la loro conseguente riluttanza a prestare penalizza gli investimenti. Nel frattempo, i governi degli stati, vedendo diminuire le entrate a causa del calo dei redditi imponibili avvenuto lo scorso anno, tagliano a destra e a manca. Se già a febbraio potevaessere giustificato sostenere che servivano altri stimoli, adesso lo è ancora di più. Ma anche chi si oppone a questa ipotesi ha argomenti forti dalla sua. Il disavanzo di bilancio federale negli Stati Uniti è arrivato a un allarmante 12% del Pil, e secondo le previsioni il debito pubblico raddoppierà fino a raggiungere l'80% del Pil. L'idea che gli Stati Uniti possano liberarsi del fardello di questo debito attraverso la crescita, come fecero la Finlandia e la Svezia dopo le loro crisi finanziarie degli anni 90, appare irrealistica. Alla luce di tutto questo, accrescere ancora il disavanzo di bilancio servirà solo ad attizzare i timori di un aumento delle tasse e dell'inflazione in futuro, a incoraggiare il riemergere degli squilibri globali e a non rassicurare i consumatori o gli investitori. è possibile trovare argomentazioni economiche a favore dell'una e dell'altra tesi, ma sul versante politico tutto conduce in un'unica direzione. Il Congresso Usa non può digerire un altro pacchetto di stimoli. Ha già dovuto fronteggiare forti critiche per non essere riuscito a rimettere in ordine i bilanci pubblici. La lentezza con cui è stato approvato il primo pacchetto d'interventi, e il fatto che ci vorrà ancora più tempo per poterne avvertire pienamente gli effetti, offre altri argomenti alle schiere dei sapientoni dalla critica facile. La delusione per gli effetti del Tarp (il piano di salvataggio delle banche) ha già compromesso il sostegno popolare - e congressuale - all'utilizzo di altri fondi pubblici per ricapitalizzare le banche. E dunque anche chi trova convincente la logica economica di ulteriori interventi da parte dello stato deve ammettere che la logica politica non lascia scampo. Un secondo pacchetto di misure di stimolo è semplicemente molto improbabile. Un aumento della domanda globale potrà venire solo da un'area geografica, e quest'area geografica non sarà né l'Europa né il Giappone, che hanno un debito ancora più alto di quello degli Stati Uniti (e precondizioni demografiche meno favorevoli per poterlo sostenere). Sarà l'area dei mercati emergenti, come la Cina. Il problema è che la Cina ha già fatto moltissimo per stimolare la domanda interna, sia mediante la spesa pubblica sia dando indicazioni alle proprie banche di prestare denaro. Il risultato è che il mercato azionario è spumeggiante e si sta assistendo a un allarmante boom immobiliare. Da maggio 2008 a maggio 2009 i prezzi delle case sono saliti del 18 per cento. I funzionari cinesi sono comprensibilmente preoccupati per l'eventualità di una bolla. Il modo più evidente per ottenere la quadratura del cerchio è spendere di più per le importazioni. La Cina può acquistare più macchinari industriali, attrezzature di trasporto e materiali per l'industria siderurgica, che sono frale principali voci d'importazione dagli Usa. Spendere direttamente per importare beni strumentali consentirebbe di evitare il surriscaldamento dei mercati cinesi,di rafforzarela capacità produttiva dell'economia ( e pertanto la sua capacità di crescita futura) e di sostenere la domanda di prodotti americani, europei e giapponesi proprio quando di un simile sostegno c'è maggiore necessità. Questa strategia non è esente da rischi. Lasciare che il renminbi si rivaluti per incoraggiare le importazioni potrebbe produrre anche l'effetto di scoraggiare le esportazioni, tradizionale motore della crescita cinese. E ridurre le barriere amministrative alle importazioni potrebbe reindirizzare la spesa dei consumatori verso i prodotti esteri, più di quanto non desideri il governo. Ma questi sono rischi che vale la pena correre, se la Cina intende veramente assumere un ruolo di leadership globale. L'interrogativo è: che cosa otterrà in cambio la Cina? E la risposta ci riporta al punto esatto da cui siamo partiti, vale a dire la politica di bilancio statunitense. Pechino teme che i suoi oltre mille miliardi di dollari d'investimenti in titoli del Tesoro Usa possano perdere di valore. Vuole rassicurazioni sulla capacità degli Stati Uniti di onorare il proprio debito, e pertanto vuole vedere un programma credibile per riportare in equilibrio i conti americani una volta finita la recessione. E - belle parole a parte - l'amministrazione Obama non ha ancora fornito una tabella di marcia credibile per un risanamento delle finanze pubbliche. Se lo facesse, rassicurerebbe i contribuenti americani, inquieti per i disavanzi correnti. E rassicurerebbe anche, cosa altrettanto importante, i leader cinesi. Viviamo in un mondo multipolare, dove né gli Stati Uniti né la Cina sono grossi abbastanza per esercitare da soli la leadership economica globale. Per la Cina, assumere il comando significa accollarsi rischi aggiuntivi. Ma perché ciò risulti tollerabile, gli Stati Uniti devono alleviare Pechino del peso dei rischi esistenti. Solo lavorando insieme i due Paesi potranno condurre l'economia mondiale fuori dalle secche in cui è impantanata. Barry Eichengreen è professore di economia a Berkeley. Copyright: Project Syndicate, 2009. (Traduzione di Fabio Galimberti) CONDIVISIONE DEI RISCHI All'amministrazione Obama il non facile compito di rassicurare le autorità cinesi sulla capacità di onorare l'enorme debito Usa DISEGNO DI DOMENICO ROSA

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crisi (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

crisi SERGE LATOUCHE Economista e filosofo, è uno degli animatori de La Revue du Mauss, presidente dell'associazione «La ligne d'horizon», professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all'Institut d'études du devoloppement économique et social (Ieds) di Parigi. LE OPERE L'occidentalizzazione del mondo (Bollati Boringhieri, 1992); Il pianeta dei naufraghi (B. Boringhieri, 1993); La Megamacchina. Ragione tecnoscientifica, ragione economica e mito del progresso (B. Boringhieri, 1995); I profeti sconfessati. Lo sviluppo e la deculturazione (La Meridiana, 1995); Il pianeta uniforme. Significato, portata e limiti dell'occidentalizzazione del mondo (Paravia/Scriptorium, 1997); L'economia svelata (Dedalo, 1997); L'altra Africa. Tra dono e mercato (B. Boringhieri, 2000); Il mondo ridotto a mercato (Lavoro, 2000); Immaginare il nuovo. Mutamenti sociali, globalizzazione, interdipendenza NordSud (L'Harmattan Italia, 2000); La sfida di Minerva. Razionalità occidentale e ragione mediterranea (B. Boringhieri, 2000); L'invenzione dell'economia (Arianna Editrice) 2001; Il pensiero creativo contro l'economia dell'assurdo (Emi, 2002); Giustizia senza limiti. La sfida dell'etica in una economia globalizzata (B. Boringhieri, 2003); La fine del sogno occidentale. Saggio sull'americanizzazione del mondo (Elèuthera, 2002); Il ritorno dell'etnocentrismo (B. Boringhieri, 2003); Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell'immaginario economico alla costruzione di una società alternativa (B. Boringhieri, 2005); La scommessa della decrescita (Feltrinelli, 2007); Economia e decrescita. Scritti e interviste, (Datanews, 2007); Breve trattato sulla decrescita serena (B. Boringhieri, 2008)

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Hiroshima brucia ancora (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

VISITATORI GIAPPONESI ALL'HIROSHIMA PEACE MEMORIAL MUSEUM (FOTO AP). IN ALTO, IL FUNGO ATOMICO DI HIROSHIMA /FOTO AP Hiroshima brucia ancora Alle 7,30 del 6 agosto 1945 gli Usa sganciarono la prima di due bombe atomiche che distrussero Hiroshima e Nagasaki. Iniziava così, con l'equilibrio del terrore, la guerra fredda Roberto Fieschi* Francesco Lenci** All'isola di Tinian, Little Boy, la bomba all'uranio era pronta il 31 luglio. Gli equipaggi dei B-29 avevano già compiuto varie esercitazioni e si attendevano solo le previsioni meteorologiche. Alle 7.30 del giorno 6 agosto l'aereo comandato da Tibbets, giunto in prossimità di Hiroshima prese quota per ridurre l'impatto con l'onda d'urto. Little Boy esplose a un'altezza di seicento metri sopra la città poco dopo le 8 (ora di Hiroshima). La potenza della bomba di Hiroshima, che era equivalente a quella di circa 13.000 tonnellate di tritolo (kilotoni), uccise circa 68.000 persone e ne ferì 76.000. Fat Man, la bomba al plutonio, avrebbe dovuto essere pronta per l'11, ma i lavori furono accelerati in modo da essere pronti per il 9, giorno in cui si prevedeva tempo buono. L'obiettivo prescelto, Kokura, era poco visibile a causa di nuvole basse, quindi il B-29 proseguì per Nagasaki, dove la bomba fu sganciata ed esplose, con una potenza di ventidue kilotoni, alle 11 del mattino. Uccise circa 38.000 persone e ne ferì 21.000. Sul perché di questo anticipo, che comportò fasi di frenetica attività per la messa a punto della bomba, pesano ancora oggi molti interrogativi, e una delle ipotesi più agghiaccianti è che, se il Giappone si fosse arreso, la bomba non avrebbe potuto essere sganciata. Il 10 agosto il Giappone offrì di arrendersi alla condizione che l'autorità dell'Imperatore non fosse messa in discussione. Il 13 un grande raid aereo rovesciò sul Giappone cinquemila tonnellate di bombe esplosive e incendiarie. Nella notte fra il 13 e il 14 l'Imperatore accettò le condizioni di resa e lo comunicò al suo popolo il 15 agosto. Dai documenti recenti risulta che il Giappone, probabilmente, si sarebbe arreso anche se le bombe atomiche non fossero state impiegate. Certamente fu del tutto inutile la seconda. Nessuna arma nucleare fu più impiegata in seguito. Forse la visione delle enormi distruzioni delle città giapponesi convinse i grandi della terra che una guerra nucleare non avrebbe mai potuto essere combattuta e che da essa non sarebbe emerso alcun vincitore; ma la minaccia di usarle fu più volte avanzata come potente forma di pressione e di intimidazione. Dopo la fine della guerra William Pollard, che aveva collaborato al progetto Manhattan e che in seguito era diventato vescovo, dichiarò: «Hiroshima sta diventando un mito profondamente immerso nella psiche di tutti i popoli della Terra [...]. Nella dimensione sacra i fatti storici gradualmente assumono la stabilità del mito, mentre nella dimensione profana essi perdono gradualmente la loro presa sulla gente e diventano semplicemente materia per gli storici. Questo è il destino di Hiroshima: trasformarsi in un mito universale profondamente affondato nel tempo sacro di tutti i popoli della Terra; il simbolo della loro convinzione che non si deve permettere una guerra nucleare». Nel 1950 Blackett scrisse lucidamente: «Dobbiamo dunque concluderne che il lancio delle bombe atomiche, piuttosto che l'ultima azione militare della seconda guerra mondiale, è stato in realtà la prima grande operazione della guerra fredda diplomatica contro la Russia (..). [Gli scienziati atomici] compresero che il loro lavoro era stato sfruttato per architettare una vittoria diplomatica, in previsione di una politica di potenza nel mondo nell'immediato dopoguerra, e non per risparmiare vite americane; questa rivelazione risultò per molti troppo sgradevole per venir coscientemente ammessa». Lo scopo per il quale il Progetto Manhattan era nato, dunque, non sussisteva più, ma nessuno degli scienziati coinvolti nel progetto lo abbandonò, con una sola eccezione: Joseph Rotblat, un giovane e brillante fisico ebreo d'origine polacca, che era andato a Los Alamos dall'Inghilterra, e che la sera della vigilia di Natale del 1944 partì da Los Alamos per tornare in Inghilterra. Qui, per il resto della vita, si dedicò alla causa del disarmo (fu tra i firmatari del Manifesto Russell-Einstein del 1955 e tra i fondatori del movimento Pugwash nel 1957) ed alle applicazioni biologiche e mediche della fisica nucleare e a problemi di radiobiologia. Nel 1995 il suo straordinario valore ed impegno gli valse l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace Come molti scienziati avevano previsto, la bomba segnò solo l'inizio di una corsa sempre più folle al riarmo; il monopolio nucleare che i militari e i politici americani, sordi alle ammonizioni di molti scienziati, credevano di poter conservare per parecchi anni, decenni forse, pur in mancanza di un accordo internazionale, fu perso nel 1949. Gli impianti per la separazione degli isotopi e per la produzione del plutonio continuarono a marciare a pieno ritmo, bombe mille volte più potenti di quelle sganciate sul Giappone furono costruite, centinaia di esperimenti furono compiuti per controllarne il funzionamento. Nei paesi occidentali questo processo fu validamente sostenuto dal complesso militare-industriale, la cui nefasta azione era stata denunciata da Dwight Eisenhower già nel 1961. John Kenneth Galbraith osservò, nel 1967: «Per sua natura una competizione imperniata sulla tecnologia non si conclude mai. In una competizione tecnologica l'obsolescenza è un sostituto quasi perfetto del logorio causato da una guerra combattuta. Nell'Unione sovietica il riarmo missilistico e nucleare fu sostenuto dall'ossessione dei gruppi dirigenti di raggiungere la parità, o la superiorità rispetto agli Usa, dissanguando le più limitate risorse del paese». Come è noto, oggi, anche in seguito alla dissoluzione dell'Unione sovietica, la corsa agli armamenti nucleari si è arrestata, anzi si è invertita. Oggi, secondo il settimanale Time , gli arsenali nucleari mondiali sono così costituiti: Stati uniti 9400, Russia 13000, Regno unito 185, Francia 300,Cina 240, Pakistan 80, India 60, Israele 80, Nord Corea meno di 10 (??). Come previsto e da tutti auspicato, il Summit tra il presidente degli Stati uniti Barack Obama e il presidente russo Medvedev (oltre che con il primo ministro Putin) del 6 e 7 luglio di quest'anno a Mosca, si è concluso con la firma di un fondamentale protocollo d'intesa al quale dovranno attenersi i negoziatori del nuovo Trattato bilaterale sul disarmo nucleare che sostituirà entro il 2009 lo Start (Strategic Arms Reduction Talks, in scadenza alla fine del 2009). Sulla base di questo documento, Stati uniti e Russia dovrebbero ridurre il numero delle loro testate strategiche a 1500-1675 e quello dei loro missili strategici a 500-1100, una ulteriore significativa diminuzione rispetto a quanto stabilito dallo Stat e dal Sort, Strategic Offensive Reductions Talks (2200 testate e 1600 sistemi di lancio). Pieno l'accordo anche sull'urgenza di rafforzare il regime di non proliferazione orizzontale delle armi nucleari, richiamando l'importanza dell'impegno da parte ti tutti gli stati firmatari del trattato per una conclusione positiva della Conferenza di Rassegna del Tnp (Trattato di Non Proliferazione) del 2010. Rimangono, ovviamente diversi nodi da sciogliere nel rapporto tra Usa e Federazione russa: la Georgia, l'Iran e, di particolare importanza, il progetto dell'Amministrazione Bush di installare dei sistemi di difesa antimissile in Europa, ma finalmente si può cominciare a sperare di avere, un giorno, un mondo libero da armi nucleari. *Dipartimento di Fisica Università di Parma, Consiglio Scientifico Unione Scienziati Per Il Disarmo (Uspid) **Cnr Istituto di BioFisica Pisa, Consiglio Scientifico Uspid

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Usa e Cina, amici per il Pil (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempi" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Usa & Cina, amici per il Pil Politica economica, energia pulita, lotta a terrorismo e proliferazione nucleare, aiuti allo sviluppo. Ecco perché i dossier caldi d'ora in poi si affronteranno al G2 Washington-Pechino di Alberto Simoni Per Barack Obama è una certezza: «Le relazioni fra Stati Uniti e Cina plasmeranno il 21esimo secolo». Quindi il rapporto fra Washington e Pechino merita una vetrina speciale. Fuori dai grandi consessi internazionali, dalle platee tradizionali come il G8. Per dare forma al mondo del 21esimo secolo servono Stati Uniti e Cina attorno al tavolo, senza comprimari. Così il 27 e 28 luglio a Washington si è svolto lo Strategic and Economic Dialogue, banalmente un G2. Agenda fitta, con diplomazia e proliferazione nucleare, sino ai piatti più saporiti (e indigesti), l'economia e il cambiamento climatico sul quale è stato anche siglato un memorandum per un'azione comune. La cooperazione non è più quella in funzione anti-Urss inaugurata negli anni Settanta da Richard Nixon. L'idea di Obama è portare Pechino a recitare una parte di primo piano sulla scena mondiale. Era un pallino anche di Bill Clinton. Il presidente statunitense, almeno nel linguaggio, ha sepolto il periodo del mondo unipolare con Washington centro di gravità e principale azionista dei destini del pianeta. Scelta figlia di una visione politica multilaterale ma soprattutto necessaria alla luce della crisi economica che ha investito il globo. E il pragmatico Obama, sin dal suo insediamento, ha predicato la collaborazione di tutte le capitali, da quelle europee a Pechino e Mosca, per traghettare il mondo fuori dal tunnel. La Repubblica popolare con il Pil che vola da oltre un decennio è un soggetto che non si può certo trattare come un partner "minore". Anche se il Gigante asiatico da solo non basta. In fondo il suo Pil è il 6 per cento di quello mondiale (gli Usa fatturano il 21 per cento); il reddito pro-capite è di 6 mila dollari contro i 39 mila degli americani e i 33 mila degli europei; e i consumi contano appena per il 40 per cento del Prodotto interno lordo. Eppure delle 10 principali economie mondiali, solo la Cina, pur nel biennio horribilis della contrazione, ha continuato a crescere (del 7,9 per cento addirittura nel primo semestre del 2009). L'approccio pragmatico Secondo il Fondo monetario internazionale nel 2010 la Cina conterà per i tre quarti dell'intera crescita mondiale. Numeri che contrastano con le nubi che ancora coprono l'America dove i 787 miliardi di dollari messi sul piatto dal governo Obama non hanno ancora prodotto quei benefici che molti auspicavano. E anche se i segnali di uscita dalla recessione ci sono, il livello di disoccupazione è al 9,5 per cento (il più alto dal 1983) e il Fmi prevede che l'economia a stelle e strisce avrà una contrazione del 2,6 per cento. Ecco perché se nessuno chiede alla Cina di salvare il mondo, è pur vero che senza Pechino l'impresa è più ostica. Obama lo sa e si comporta di conseguenza. Tastando il terreno per trovare zone d'intesa ed evitando, artatamente, quelle aree leggi diritti umani dove le differenze con Washington sono voragini. Già nel 2005 l'Amministrazione Bush aveva studiato un G2 tutto economico. Henry Paulson, segretario del Tesoro, ne era l'artefice e il grande regista. Obama ha voluto allargare l'orizzonte spinto anche dal pressing di Hillary Clinton che ha preteso un posto al tavolo principale. E così il dialogo economico è diventato strategico; il menu ha incluso la Nord Corea e l'Iran, le minacce nucleari, oltre ai bond americani detenuti dalla Cina e al confronto sulla stabilità monetaria. Clinton e Tim Geithner (successore di Paulson al Tesoro) da una parte, il vicepremier Wang Qishan e il consigliere per la politica estera Dai Binguo a rappresentare Pechino. E in apertura di "vertice" il benvenuto di Obama con tanto di discorso programmatico. Il capo della Casa Bianca ha un approccio molto pragmatico e realista, in linea con l'indirizzo globale che sta dando alla politica estera americana. Quando Hillary Clinton fece il suo primo viaggio da segretario di Stato in febbraio in Cina (ultima tappa di un tour asiatico) sottolineò che era l'economia la priorità delle relazioni americane. Relegò in secondo piano i diritti umani. Una mossa che colse di sorpresa gli analisti, visto che per anni Hillary Clinton è stata in prima fila nel denunciare brutture e atrocità del regime. Ma l'aria a Washington è cambiata. Introducendo i lavori del G2 il capo della Casa Bianca ha confermato questa tendenza. I punti cardine delle relazioni bilaterali sono politica economica, energia pulita, lotta al terrorismo e alla proliferazione nucleare e aiuti allo sviluppo. Ai diritti umani, alla tutela della libertà religiosa e delle minoranze, Obama ha riservato poche parole, peraltro scelte con prudenza per non urtare gli ospiti. Per addolcire il monito il presidente Usa, prima ha elogiato gli sforzi di Pechino, capace «di togliere milioni di persone dalla povertà», poi ha ricordato, quasi sommessamente, che l'America «crede che la religione e la libertà delle persone debbano essere rispettate». Nessun accenno al massacro degli uiguri, alla sistematica violazione delle leggi, all'allergia di Pechino di giocare anche nel campo dell'economia, del rispetto dell'ambiente e della tutela dei lavoratori secondo regole internazionali. O al giro di vite contro gli avvocati degli studi privati, moltiplicatisi negli ultimi anni in Cina, che fanno causa al regime per i danni provocati dal terremoto in Sichuan o per lo scandalo del latte contaminato. Troppe denunce che hanno indotto il 13 luglio le autorità di Pechino a emettere una direttiva "suggerendo" agli avvocati privati di "accettare i consigli e le direttive dell'associazione dei legali", guarda a caso controllata dal governo. È proprio questa basilare mancanza dei princìpi della rule of law che secondo Elizabeth Economy, analista al Council on Foreign Relations, è il «principale motivo di attrito fra Washington e Pechino». «Premere sulla Cina affinché cambi i suoi comportamenti dovrebbe essere la priorità dell'Amministrazione Usa», ha detto in un'intervista la Economy. Le sorti del dollaro In realtà il pressing di Obama su questo aspetto è flebile, sin inesistente. Le relazioni con Pechino sono improntate essenzialmente sugli interessi finanziari e sulla ricerca di un modus operandi comune per contrastare il cambiamento climatico. Non è un caso che a Washington i delegati di Pechino sono arrivati con una domanda secca in testa. Ovvero le sorti del dollaro e la tenuta del sistema finanziario. Preoccupazione che ha solide ragioni, visto che Pechino ha in mano bond del Tesoro Usa pari a 763,5 miliardi di dollari e altri asset americani stimati, globalmente, in ben 1,5 miliardi di dollari. Gli americani vanno ripetendo da mesi che l'impianto è solido, che il rischio default non c'è mai stato. Eppure il ministro del Tesoro Tim Geithner quando in giugno ha parlato alla Peking University dicendo che il debito Usa «è molto sicuro», si è beccato un salve di risate da parte degli studenti. Obama parla di «interessi condivisi» ma ammette che ci sono anche molte differenze (e diffidenze). Di valori, economiche e strategiche. La Cina che diventa più grande vuole contare di più sulla scena internazionale. Quanto Washington è disposto a cedere su questo resta la vera incognita. Intanto negli ultimi mesi Pechino ha cercato di monetizzare il suo crescente peso chiedendo maggiori voti in seno all'Fmi e in giugno ha acquistato 50 miliardi di dollari in obbligazione del Fondo monetario per sostenere la lotta contro la crisi. Inoltre le autorità monetarie cinesi hanno svelato l'intenzione di portare gradualmente il renminbi (la moneta) a diventare la valuta di scambio alternativa al dollaro nel mercato internazionale. Sono segnali di un crescente peso che Obama non può scansare. Soprattutto se a questo potere economico, Pechino continua ad associare una sempre più evidente forza militare. La Cina ogni anno aumenta le spese per la Difesa, grazie soprattutto al Pil che schizza in su. E puntuale il Pentagono ricorda che le cifre ufficiali presentate da Pechino sono fasulle. Nel 2009 la Cina ha destinato 60 miliardi di dollari ai militari, per il Pentagono sarebbero il doppio. Moltissime voci legate soprattutto alla tecnologia e ai contractor non risultano nel bilancio ufficiale. Una mancanza di trasparenza denunciata sovente negli anni scorsi. Ciò nonostante Obama vuole anche una partner- ship militare. Il capo del Pentagono Bob Gates ha già avuto contatti ad alto livello. Ma al Pentagono non tutti sono entusiasti. Il modo in cui Pechino sta ammodernando il suo esercito e le forze armate in genere sembra il preludio di un'azione di "conquista" e di dominio nel Mar meridionale cinese e nel Pacifico. Laddove, fra Indonesia, Corea del Sud, Taiwan e Giappone, gli interessi politici strategici ed economici degli Stati Uniti sono molti e radicati. E i punti di attrito potenziali non mancano.

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L'odio per i cristiani dal Pakistan all'Orissa a casa nostra (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempi" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

I cristiani tra l'odio degli estremisti e l'estraneità del "loro" Occidente La croce e i suoi nemici, dall'Orissa al Pakistan (fino a casa nostra) di Tempi Dall'Orissa al Pakistan, la novità delle due ultime estati è che non bruciano più solo i copertoni e le foreste, bruciano anche i cristiani. L'islam delle tribù indiane, irachene e pakistane ha preso di mira i paria dei paria. Ha preso cioè di mira quegli uomini, quelle donne e quei bambini che nelle società non cristiane sono ritenuti cittadini di serie B. Così, mentre l'Occidente predica ogni genere di diritto, tappezza i muri delle città con i musi dei cagnolini e condanna finanche alla galera chi abbandona gli animali, ovunque, nell'Oriente e nel Sud del mondo, i cristiani perdono i loro diritti e sempre più spesso sono trattati peggio dei cani. Perché poprio i cristiani? Perché, nell'epoca in cui la globalizzazione degli interessi e dei commerci dovrebbe sostenere il riunirsi della famiglia umana, i più vessati sono proprio loro, i predicatori dell'unità della famiglia umana? Forse viene il momento di interrogarsi e smettere di cercare consolazioni pensando che, come dice il pensiero unico, la pretesa verità affermata dal cristianesimo sia, come ogni pretesa verità affermata da qualsiasi religione, l'origine dell'odio. L'origine dell'odio non sta nella pretesa verità. L'origine dell'odio sta nell'ignoranza o nell'invidia delle ragioni che il cristianesimo porta nel mondo per affermare la sua verità sull'uomo, rispetto a tutte le altre ragioni a sostegno delle proprie verità sull'uomo affermate dalle religioni religiose e dalle religioni laiche. Ignoranza o invidia che nel terzo e quarto mondo si squadernano nel volto feroce della miseria armata da capi di Stato e capi tribù. Mentre nel primo e secondo mondo si documentano, per adesso, come fastidio, indifferenza, estraneità alla sfida razionale (cioè sensibile alla conoscenza) grazie alla quale l'Occidente è sorto e continua a esistere. Fino a quando?

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A Los Angeles è Pennetta-show: terzo turno (sezione: Globalizzazione)

( da "Tuttosport Online" del 06-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

A Los Angeles è¨ Pennetta-show: terzo turno Commenti invia stampa stampa Vota l'articolo Si - No - Facebook Ok Notizie Wikio © Foto REUTERS L'azzurra ha battuto al secondo turno la statunitense Vandeweghe LOS ANGELES (STATI UNITI), 6 agosto - Flavia Pennetta ha superato anche il secondo turno del "Women's Tennis Championships", torneo Wta che si svolge a Los Angeles, negli Stati Uniti. L'italiana ha superato per 6-2, 6-4 la statunitense Coco Vandeweghe. L'azzurra, dopo gli ottimi segnali forniti negli scorsi tornei, sta continuando ad attraversare un ottimo momento di forma. Nel primo turno del WTA di L.A., infatti, era riuscita a piegare la resistenza della coriacea Varvara Lepchenko, anche lei statunitense, dopo tre set in cui solo il secondo ha rappresentato un ostacolo significativo. Ora l'accesso al terzo turno del torneo. L'obiettivo è ovviamente quello di fare più strada possibile e di preparare al meglio gli Us Open che prenderanno il via a fine mese. RISULTATI - Singolare Secondo turno: Anna Chakvetadze (Rus) b. Alisa Kleybanova (Rus) 6-3, 3-6, 6-1; Zheng Jie, n° 14 (Cin) b. Elena Vesnina (Rus) 6-4, 4-6, 6-0; Nadia Petrova, 5 (Rus) b. Shahar Peer (Isr) 6-4, 2-6, 6-3; Urszula Radwanska (Pol) b. Dominika Cibulkova, n° 7 (Slo) 6-4, 6-7 (6-8), 6-4; Flavia Pennetta, n° 10 b. CoCo Vandeweghe (Usa) 6-2, 6-4; Agnieszka Radwanska, n° 8 (Pol) b. Ai Sugiyama (Gia) 6-2, 6-1; Yanina Wickmayer (Bel) b. Jill Craybas (Usa) 7-6 (7-2), 6-1; Samantha Stosur, n° 13 (Aus) b. Maria Kirilenko (Rus) 6-2, 6-4.

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Le Province vanno abolite (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere delle Alpi" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Le Province vanno abolite» Franco Manzato: ma va riconosciuta la specificità di Belluno di Francesco Dal Mas CORTINA. No, le Province non piacciono neanche a Franco Manzato, vicepresidente della Regione. Andrebbero abolite, a suo dire. Attenzione, però: ci vuole un ente intermedio fra la Regione ed i Comuni, potrebbero essere delle macroaree omogenee, riconoscendo comunque a Belluno la sua specificità. Il vice di Galan lo ha detto a Cortina InConTra, nel corso di un dibattito sui rapporti tra Nord e Sud. Manzato ha precisato che 60 consiglieri, quelli appunto della Regione, non possono occuparsi da soli di come investire 17 miliardi di euro del bilancio, perché altrimenti dovrebbero affidarsi al solo apparato. Da qui la necessità che, se si aboliscono le Province, si attivino nello stesso tempo altre attività istituzionali. Per quanto riguarda, poi, il Mezzogiorno, al centro del dibattito dell'altra sera, il leghista Manzato ha affermato che tanto il Partito del Nord quanto quello del Sud «sono perfettamente inutili», perché senza progetti specifici di sviluppo «sarebbero dei contenitori vuoti». La Lega, al contrario, si è posta come primo obiettivo la costruzione di questo progetto. Manzato ha dato atto ai dirigenti veneti del Pdl e dello stesso Pd di essere «profondamente autonomisti» ma di trovare nei rispettivi partiti, a livello romano, come dei materassi respingenti. Per quanto riguarda il federalismo fiscale e la preoccupazione del ministro dell'economia Tremonti che la riforma possa aumentare la spesa, Manzato ha rassicurato di no: «Anzi, il sistema federale porterà risparmio». E lo stesso vicegovernatore ha chiesto per le «Regioni virtuose», come il Veneto, l'opportunità di accelerare la riforma federale, senza aspettare il Sud. «C'è una questione meridionale? Non dimentichiamo», ha "provocato", «che ce n'è una ancora più importante, la questione settentrionale». E ricordando i bassi salari che si pigliano nel Bellunese come nel Veneto e nel resto del Nord, Manzato si dice d'accordo per l'istituzione delle gabbie salariali, «dal momento che il costo della vita al Nord è decisamente superiore rispetto al Sud». No secco alle gabbie, invece, da Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia e dal suo collega di Assolombarda, Alberto Meomartini. E, guarda caso, proprio da Lo Bello sono arrivati apprezzamenti nei confronti del Carroccio. «Sono diffidente verso il Partito del Sud, perché sarebbe cosa diversa dalla Lega», ha affermato tra l'altro. «C'è una grande differenza tra la Lega ed un ipotetico Partito del Sud. La Lega oggi riesce a rappresentare una parte delle paure del paese rispetto alla globalizzazione e ai grandi cambiamenti e, comunque, punta a rafforzare il sistema industriale e competitivo perché è un modo per di consolidare la realtà produttiva. Il partito del Sud, invece, rischia di essere l'ennesima riproposizione di un vecchio rivendicazionismo meridionale che pensa che la spesa pubblica risolva ogni problema e che non occorre assumersi nessuna responsabilità propria». Per Lo Bello, insomma, «il partito del Sud è altro dalla Lega». «La Lega», insiste, «rappresenta interessi veri di una società esposta alla globalizzazione e ai grandi cambiamenti».

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Attacco hacker Twitter al buio per tre ore (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

NUOVI PIRATI La storia Imprese-choc da Wargames ad Al-Qaeda E' un attacco davvero ben orchestrato, ma perché qualcuno dovrebbe odiare Twitter? Da romantici a criminali una sfida lunga 30 anni Il metodo: troppi pc chiedono l'accesso al sito nello stesso tempo, e lo ingolfano Attacco hacker Twitter al buio per tre ore Così il gioco si è trasformato in un allarme mondiale PAURA IN RETE BRUNO RUFFILLI I commenti degli iscritti Calvertsam Anche Facebook sotto tiro, salvati i "profili" L'obiettivo: creare timori in milioni di utenti TORINO 21: 56 Negli Anni '80 fu «Wargames», il film con Matthew Broderick a portare all'attenzione del grande pubblico la figura dell'hacker. In realtà, il piccolo David è un precoce esperto di computer, quello che oggi forse verrebbe chiamato un nerd, e riesce a violare il supercomputer del Pentagono più per gioco che per calcolo. Poi la storia si fa complicata e quando il pericolo di una guerra nucleare diventa concreto, il ragazzino s'ingegna per entrare di nuovo nel cervellone federale, ci riesce e diventa l'eroe di una generazione di smanettoni. Venti o trent'anni fa, infatti, gli hacker erano curiosi appassionati di computer che attaccavano qualunque sistema informatico e telefonico, per il piacere di sfidare le nascenti multinazionali: oggi sono diventati quasi tutti esperti di sicurezza o consulenti aziendali. E se le gesta di Kevin Poulsen sono leggendarie tra gli addetti ai lavori, il più famoso rimane Steve Wozniak, che nel 1976 fonda la Apple Computer assieme a Steve Jobs (allora usava apparecchi che producevano segnali sonori per ingannare i telefoni AT&T e non pagare le chiamate interurbane). A spingerli non è certo l'idea di risparmiare qualche dollaro: i primi paladini del bit sono mossi da un intento politico e pacifista, infatti il regista John Badham per la parte del professor Falken aveva pensato a John Lennon. Nel decennio successivo essere hacker diventa di moda, anche perché è segno di una familiarità con l'informatica che la generazione precedente non aveva. Mentre i trenta-quarantenni arrancano dietro tastiere e mouse, i più bravi tra i giovani scavano alla ricerca dei segreti nascosti tra le i codici dei pc. E inventano i primi virus, per il gusto di far crollare la fiducia nelle macchine e nelle sorti magnifiche e progressive che promettono. Poi si diffonde Internet e gli hacker cominciano a raggrupparsi in bande: le più note sono i Masters Of Deception e i Legion Of Doom, si scontrano facendo a gara a chi riesce a entrare nei computer degli avversari. Sono anche gli anni in cui cresce la fama di Kevin Mitnick, l'americano che riesce a violare i sistemi di sicurezza informatica di Nokia, Fujitsu, Motorola e Sun Microsystems. Definisce la sua attività «ingegneria sociale» ma questo non basta a salvarlo dalla condanna a 5 anni di carcere, quando viene arrestato nel 1995. Nello stesso anno il russo Vladimir Levin è il primo a entrare nei computer della Citibank, sottrae 10 milioni di dollari. Aziende e governi corrono ai ripari, ma per ogni lucchetto gli hacker trovano una chiave: nel 1998 uno s'infila nel «Defense Information System Network» del Pentagono, che controlla i satelliti militari Usa. Col terzo millennio ad affermarsi è il cybercrime vero e proprio, fatto di ricatti, minacce, furti d'identità e distruzioni di dati sensibili. E in un mondo sempre più virtuale, anche gli attacchi terroristici spesso passano per i pc: il pericolo è Al-Qaeda, che ha minacciato più volte di mettere fuori uso i centri vitali degli Usa. Ma bisogna tener d'occhio anche India, Russia, Cina, come ha compreso Obama che ha istituito una task force per fronteggiare gli attacchi informatici. Al confronto appare perfino nostalgica l'impresa di Gary McKinnon, un distinto quarantenne che nel 2002 aveva bucato le difese informatiche della Nasa, del Pentagono, dell'Esercito, della Marina e delle Forze aeree statunitensi per cercare prove dell'esistenza degli extraterrestri. [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK I pirati informatici danno l'assalto al social networking. Un attacco compiuto per mano di abili hacker ha paralizzato per diverse ore il sito di messaggistica online Twitter, mentre Facebook, il portale di comunicazione Internet, ha dovuto fare i conti con problemi di accesso a fasi intermittenti. L'operazione pirata è scattata alle 15 quando i navigatori di tutto il mondo hanno iniziato ad avere difficoltà nell'accedere in Twitter. Poco dopo sul sito di social networking è comparso un messaggio: «We are defending from the denial of service», ovvero «ci stiamo difendendo dalla negazione del servizio». Si tratta di una situazione che si verifica quando molti computer - controllati in questo caso da un gruppo di hacker - chiedono l'accesso al sito nello stesso tempo. I webmaster di Twitter hanno fatto scattare tutte le misure di sicurezza ma il problema ha causato la paralisi per tre ore. La chiusura del sito dimostrerebbe, secondo gli esperti, come Twitter sia una creatura ancora molto giovane e vulnerabile nonostante in pochi mesi abbia acquistato enorme popolarità divenendo punto di riferimento per le comunicazioni di celebrità, grandi aziende, imprese e persino per il movimento di protesta dei riformisti iraniani. «Per l'ampiezza che ha assunto ha senza dubbio bisogno di infrastrutture più forti e misure di protezione più sofisticate per respingere questo tipo di attacchi», spiega Graham Cluley, consulente tecnologico della società hi-tech Sophos. Ma il giovane Twitter non è il solo sito di social networking ad avere sperimentato problemi nel corso della giornata. Anche Facebook si è trovato ad avere qualche difficoltà, e i servizi di sicurezza informatica della compagnia hanno avviato un controllo per accertarne le cause. Sembra che gli hacker abbiano cercato di condurre un boicottaggio simile a quello di Twitter per arrivare a un «denial of service», ma grazie alla struttura più solida e a «ricettori del pericolo» più sofisticati il sito di comunicazione online non è diventato inaccessibile e nessuna delle informazioni contenute nei profili degli utenti è stata messa in pericolo. Solo dopo le 18 Twitter è riuscita a emergere dal black-out che ne ha causato la paralisi e anche per Facebook è ripreso il normale funzionamento. Un vero sospiro di sollievo per la comunità Internet che si è vista per diverse ore privata di un mezzo di comunicazione indispensabile. Molti navigatori infatti, specie quelli più giovani, hanno sviluppato una forma di dipendenza dai siti di social networking. Ma gli utenti di Twitter «potrebbero trovarsi alle prese ancora con qualche problema o con un rallentamento dei servizi per uno o due giorni», avverte Cluley. Gli attacchi come il «denial of service» hanno il semplice obiettivo di creare panico e danni nel sistema di comunicazioni. «In questo senso può essere considerato un vero e proprio crimine e dovrebbe essere trattato come tale - dice Shelly Palmer, analista del settore hi-tech e direttore di Advanced Media Ventures Group - si tratta di episodi che avvengono con cadenza quotidiana, ed è sorprendente vedere quanti siti, magari di grandi aziende, sono vittime di questo tipo di attacchi». Per condurli si usano i «botnets», ovvero con virus che hanno la capacità di infettare computer con l'obiettivo inviando spam o rubando password. Twitter si è trovato alle prese con problemi di «fail whale», carichi di lavoro superiori alle capacità. Ora la società di San Francisco dovrà rafforzare le difese.

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"Identificarli è quasi impossibile" (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Sembra che Twitter e Facebook siano stati attaccati dalla Russia o dalla Georgia Twitter è scomodo perché è un luogo dove si forma una coscienza politica Questa mattina era tutto bloccato adesso funziona ma è lentissimo GEOPdx "Identificarli è quasi impossibile" L'esperto della Finanza: operazione guidata da gruppi invidiosi del troppo successo Pedro Joanna 22:58 20:27 23:02 Il colonnello Umberto Rapetto, della Guardia di Finanza, comandante del Gat (Gruppo anticrimine tecnologico) può vantare di essere l'unico al mondo ad aver catturato un'intera banda di hacker che aveva violato i siti del Pentagono, Nasa, Fao, Senato italiano e di alcuni nostri ministeri. Ieri ha saputo presto che il social forum Twitter stava andando in tilt e che anche Facebook stava pericolosamente rallentando nei tempi di risposta. «Ma questo tipo di attacchi - commenta Rapetto - che in gergo vengono chiamati DoS, che sta per Denial-of-Service, servizio negato, sono relativamente semplici. Basta saturare un server che di per sé è già sotto sforzo. L'esempio tipico è il gioco del campanello. Se è un ragazzino a suonare per scherzo, passi. Se si presentano a milioni, s'impazzisce». Colonnello, ci spieghi come fanno a darsi appuntamento milioni di hacker per ingolfare un server potente quali quelli di Twitter... «Attraverso un sistema che noi chiamiamo "computer zombie". Moltissimi computer nel mondo sono infetti da programmi virus detti "troiani", cavalli di Troia, che al momento opportuno rispondono al pirata informatico e non più al legittimo proprietario. Quando è il momento di lanciare l'attacco, gli zombie vengono risvegliati tutti assieme e si lanciano contro un solo obiettivo. Un tempo, questo attacco era detto "net strike" e ha funzionato. Ricordo un attacco a Ebay. In Italia, nel 2001, mandarono in tilt il sito della Siae». Ma se uno è al computer si rende conto che la macchina in quel momento sta facendo cose strane? «No, perché non c'è nessun segnale esteriore del risveglio. L'unica stranezza è che rallenta perché una parte della sua memoria sta girando per un programma improprio. Ma ci vuole un'abilità particolare per capirlo». Chi potrebbe essere stato? «Difficile dirlo, a meno che non arrivi la rivendicazione. Spesso succede. Il fatto è che gli attacchi sono azioni ostili che possono avere molte motivazioni. Politiche: si pensi solo a quanto Twitter è stato scomodo per il regime durante la crisi in Iran. Economiche: magari c'è qualche concorrente che ha investito molti soldi e ora si vede bruciare tutto dal successo di questo social forum. Culturali: i soliti che ce l'hanno sempre con il mondo intero». Scusi, Rapetto, ma chi può prendersela con un social forum che aiuta la gente a comunicare e veicola notizie? E' l'essenza della democrazia in Rete... «Bisogna pensare al cui prodest. Chi ne trae vantaggio? Evidentemente il successo e l'agilità di Twitter a qualcuno dà molto fastidio». Negli Anni '80 fu «Wargames», il film con Matthew Broderick a portare all'attenzione del grande pubblico la figura dell'hacker. In realtà, il piccolo David è un precoce esperto di computer, quello che oggi forse verrebbe chiamato un nerd, e riesce a violare il supercomputer del Pentagono più per gioco che per calcolo. Poi la storia si fa complicata e quando il pericolo di una guerra nucleare diventa concreto, il ragazzino s'ingegna per entrare di nuovo nel cervellone federale, ci riesce e diventa l'eroe di una generazione di smanettoni. Venti o trent'anni fa, infatti, gli hacker erano curiosi appassionati di computer che attaccavano qualunque sistema informatico e telefonico, per il piacere di sfidare le nascenti multinazionali: oggi sono diventati quasi tutti esperti di sicurezza o consulenti aziendali. E se le gesta di Kevin Poulsen sono leggendarie tra gli addetti ai lavori, il più famoso rimane Steve Wozniak, che nel 1976 fonda la Apple Computer assieme a Steve Jobs (allora usava apparecchi che producevano segnali sonori per ingannare i telefoni AT&T e non pagare le chiamate interurbane). A spingerli non è certo l'idea di risparmiare qualche dollaro: i primi paladini del bit sono mossi da un intento politico e pacifista, infatti il regista John Badham per la parte del professor Falken aveva pensato a John Lennon. Nel decennio successivo essere hacker diventa di moda, anche perché è segno di una familiarità con l'informatica che la generazione precedente non aveva. Mentre i trenta-quarantenni arrancano dietro tastiere e mouse, i più bravi tra i giovani scavano alla ricerca dei segreti nascosti tra le i codici dei pc. E inventano i primi virus, per il gusto di far crollare la fiducia nelle macchine e nelle sorti magnifiche e progressive che promettono. Poi si diffonde Internet e gli hacker cominciano a raggrupparsi in bande: le più note sono i Masters Of Deception e i Legion Of Doom, si scontrano facendo a gara a chi riesce a entrare nei computer degli avversari. Sono anche gli anni in cui cresce la fama di Kevin Mitnick, l'americano che riesce a violare i sistemi di sicurezza informatica di Nokia, Fujitsu, Motorola e Sun Microsystems. Definisce la sua attività «ingegneria sociale» ma questo non basta a salvarlo dalla condanna a 5 anni di carcere, quando viene arrestato nel 1995. Nello stesso anno il russo Vladimir Levin è il primo a entrare nei computer della Citibank, sottrae 10 milioni di dollari. Aziende e governi corrono ai ripari, ma per ogni lucchetto gli hacker trovano una chiave: nel 1998 uno s'infila nel «Defense Information System Network» del Pentagono, che controlla i satelliti militari Usa. Col terzo millennio ad affermarsi è il cybercrime vero e proprio, fatto di ricatti, minacce, furti d'identità e distruzioni di dati sensibili. E in un mondo sempre più virtuale, anche gli attacchi terroristici spesso passano per i pc: il pericolo è Al-Qaeda, che ha minacciato più volte di mettere fuori uso i centri vitali degli Usa. Ma bisogna tener d'occhio anche India, Russia, Cina, come ha compreso Obama che ha istituito una task force per fronteggiare gli attacchi informatici. Al confronto appare perfino nostalgica l'impresa di Gary McKinnon, un distinto quarantenne che nel 2002 aveva bucato le difese informatiche della Nasa, del Pentagono, dell'Esercito, della Marina e delle Forze aeree statunitensi per cercare prove dell'esistenza degli extraterrestri. [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK I pirati informatici danno l'assalto al social networking. Un attacco compiuto per mano di abili hacker ha paralizzato per diverse ore il sito di messaggistica online Twitter, mentre Facebook, il portale di comunicazione Internet, ha dovuto fare i conti con problemi di accesso a fasi intermittenti. L'operazione pirata è scattata alle 15 quando i navigatori di tutto il mondo hanno iniziato ad avere difficoltà nell'accedere in Twitter. Poco dopo sul sito di social networking è comparso un messaggio: «We are defending from the denial of service», ovvero «ci stiamo difendendo dalla negazione del servizio». Si tratta di una situazione che si verifica quando molti computer - controllati in questo caso da un gruppo di hacker - chiedono l'accesso al sito nello stesso tempo. I webmaster di Twitter hanno fatto scattare tutte le misure di sicurezza ma il problema ha causato la paralisi per tre ore. La chiusura del sito dimostrerebbe, secondo gli esperti, come Twitter sia una creatura ancora molto giovane e vulnerabile nonostante in pochi mesi abbia acquistato enorme popolarità divenendo punto di riferimento per le comunicazioni di celebrità, grandi aziende, imprese e persino per il movimento di protesta dei riformisti iraniani. «Per l'ampiezza che ha assunto ha senza dubbio bisogno di infrastrutture più forti e misure di protezione più sofisticate per respingere questo tipo di attacchi», spiega Graham Cluley, consulente tecnologico della società hi-tech Sophos. Ma il giovane Twitter non è il solo sito di social networking ad avere sperimentato problemi nel corso della giornata. Anche Facebook si è trovato ad avere qualche difficoltà, e i servizi di sicurezza informatica della compagnia hanno avviato un controllo per accertarne le cause. Sembra che gli hacker abbiano cercato di condurre un boicottaggio simile a quello di Twitter per arrivare a un «denial of service», ma grazie alla struttura più solida e a «ricettori del pericolo» più sofisticati il sito di comunicazione online non è diventato inaccessibile e nessuna delle informazioni contenute nei profili degli utenti è stata messa in pericolo. Solo dopo le 18 Twitter è riuscita a emergere dal black-out che ne ha causato la paralisi e anche per Facebook è ripreso il normale funzionamento. Un vero sospiro di sollievo per la comunità Internet che si è vista per diverse ore privata di un mezzo di comunicazione indispensabile. Molti navigatori infatti, specie quelli più giovani, hanno sviluppato una forma di dipendenza dai siti di social networking. Ma gli utenti di Twitter «potrebbero trovarsi alle prese ancora con qualche problema o con un rallentamento dei servizi per uno o due giorni», avverte Cluley. Gli attacchi come il «denial of service» hanno il semplice obiettivo di creare panico e danni nel sistema di comunicazioni. «In questo senso può essere considerato un vero e proprio crimine e dovrebbe essere trattato come tale - dice Shelly Palmer, analista del settore hi-tech e direttore di Advanced Media Ventures Group - si tratta di episodi che avvengono con cadenza quotidiana, ed è sorprendente vedere quanti siti, magari di grandi aziende, sono vittime di questo tipo di attacchi». Per condurli si usano i «botnets», ovvero con virus che hanno la capacità di infettare computer con l'obiettivo inviando spam o rubando password. Twitter si è trovato alle prese con problemi di «fail whale», carichi di lavoro superiori alle capacità. Ora la società di San Francisco dovrà rafforzare le difese.

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Boom di voli per l'Asia Cina e India in crescita (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il traffico a Caselle Boom di voli per l'Asia Cina e India in crescita [FIRMA]LETIZIA TORTELLO Oggi in città - secondo i dati della Smat - siamo rimasti in 700 mila. Poco più di 160 mila torinesi se ne sono andati. Ma non questo weekend - per la gioia chi è costretto a restare e potrà godere di una città svuotata - ne partiranno altri 250 mila. Il 15 del mese saremo la metà: sugli 865.263 residenti in Torino, la previsione è che faranno le valigie, anche se per pochi giorni, circa 450 mila persone. Vacanze «mordi e fuggi», una settimana a luglio, un paio - se va bene - a cavallo di Ferragosto. Partenze «intelligenti», scaglionate, si dice. Che in tempi di crisi sta a significare meno soldi e viaggi più brevi. In tanti, anche per questo motivo, continuano a preferire la vicina Liguria. Gli altri? Destinazione mare, per lo più. Mediterraneo, diviso tra Sud Italia e Nord Africa, con un grande ritorno della Grecia che consente prenotazioni quasi all'ultimo minuto. Gettonatissima la Sicilia rispetto alla Sardegna: la sola compagnia aerea di charter Wind Jet, una volta abbattuto il pregiudizio nei confronti dei voli low cost, ha visto partire a luglio verso Catania 13 mila passeggeri, mentre sono 12 mila i prenotati in agosto. Disegnando un grafico a torta dell'esodo estivo, il 25% dei torinesi si dirige, affezionatissimo e un po' abitudinario per la verità, verso le barriere coralline del Mar Rosso. In pole position Sharm El Sheik, subito dietro El Alamein e Marsa Alam. Ci si va con 800 euro, volo e villaggio inclusi, con i pacchetti da quindici giorni, e anche 600 se si accetta il rischio delle prenotazioni last minute. Seguono, testa a testa, Tunisia e Baleari (10%), il pacchetto delle maggiori isole greche (Creta, Rodi e Kos) e l'Italia (7,5%). Il resto s'imbarca sui voli intercontinentali, sempre con un occhio attento al prezzo e con prenotazione molto anticipata, anche di sei mesi. Per gli Usa c'è da sbizzarrirsi, tanto che le agenzie preparano pacchetti ad personam per dribblare le tappe classiche, spesso già visitate dai turisti in passato. Ad esempio New York e Boston: o le si scelgono da sole, o le si scartano a piè pari per preferire la Florida, restando ad Est. E parlando di prezzi, sono lontani gli anni in cui la California costava anche 5.000 euro per 14 giorni: tirando un po' la cinghia sugli extra, ormai ne bastano circa 3.000. Resiste, in piccola percentuale, anche il coast-to-coast. I giovani sposi in luna di miele sempre più spesso se lo fanno finanziare dagli amici come regalo di nozze. Mai abbandonate, anzi in ascesa, sono infine Sud Africa, Mauritius, Madagascar e Zanzibar: ci va il 20% dei torinesi. Il restante 10% si divide tra Australia ed Oriente.

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La Protezione civile in cerca di una sede (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

VOLONTARIATO. GRUPPO COMUNALE La Protezione civile in cerca di una sede Il Gruppo comunale di Protezione civile ha bisogno di una sede e di un magazzino più consoni al tipo di lavoro svolto: lo stesso vale per i macchinari in dotazione. Servono, infatti, locali idonei allo stoccaggio delle attrezzature e con una collocazione logistica idonea, oltre a un automezzo per poter intervenire anche in luoghi non facilmente accessibili. Il Gruppo, composto da una trentina di volontari, e i responsabili, Rocco Diana e Ugo Pezzuolo, hanno incontrato l'assessore alla Protezione civile, Emanuela Patta: un momento di confronto in cui il Gruppo ha espresso le proprie problematiche e necessità. «Il Gruppo di Protezione civile è una risorsa importante che vede una grande partecipazione di volontari - dice l'assessore, Emanuela Patta -. Nella nostra zona il Gruppo è nato sotto la spinta dell'alluvione del 1994 che ha colpito Alessandria. Bisogna valorizzare quanto sin qui fatto con un sistema comunale organizzato e cercare di migliorarlo. Per questa ragione, le richieste avanzate verranno vagliate dall'amministrazione comunale compatibilmente alle disponibilità finanziarie e agli edifici a nostra disposizione». «Un plauso all'impegno profuso dal gruppo di Protezione civile, che con poche risorse è riuscito a creare una struttura efficiente e organizzata che, sicuramente, ha bisogno di ulteriori mezzi - commenta dal canto suo il sindaco, Massimo Berutti -. Abbiamo visto nell'emergenza del recente terremoto dell'Abruzzo il ruolo cardine svolto dai volontari di Protezione civile, per questo la disponibilità dell'amministrazione a far crescere questo gruppo c'è a cominciare dal miglioramento della gestione del tavolo decisionale per la pianificazione delle attività di Protezione civile».\

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Da romantici a criminali una sfida lunga 30 anni (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampaweb, La" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

TORINO Negli Anni ‘80 fu «Wargames», il film con Matthew Broderick a portare all'attenzione del grande pubblico la figura dell'hacker. In realtà, il piccolo David è un precoce esperto di computer, quello che oggi forse verrebbe chiamato un nerd, e riesce a violare il supercomputer del Pentagono più per gioco che per calcolo. Poi la storia si fa complicata e quando il pericolo di una guerra nucleare diventa concreto, il ragazzino s'ingegna per entrare di nuovo nel cervellone federale, ci riesce e diventa l'eroe di una generazione di smanettoni. Venti o trent'anni fa, infatti, gli hacker erano curiosi appassionati di computer che attaccavano qualunque sistema informatico e telefonico, per il piacere di sfidare le nascenti multinazionali: oggi sono diventati quasi tutti esperti di sicurezza o consulenti aziendali. E se le gesta di Kevin Poulsen sono leggendarie tra gli addetti ai lavori, il più famoso rimane Steve Wozniak, che nel 1976 fonda la Apple Computer assieme a Steve Jobs (allora usava apparecchi che producevano segnali sonori per ingannare i telefoni AT&T e non pagare le chiamate interurbane). A spingerli non è certo l'idea di risparmiare qualche dollaro: i primi paladini del bit sono mossi da un intento politico e pacifista, infatti il regista John Badham per la parte del professor Falken aveva pensato a John Lennon. Nel decennio successivo essere hacker diventa di moda, anche perché è segno di una familiarità con l'informatica che la generazione precedente non aveva. Mentre i trenta-quarantenni arrancano dietro tastiere e mouse, i più bravi tra i giovani scavano alla ricerca dei segreti nascosti tra le i codici dei pc. E inventano i primi virus, per il gusto di far crollare la fiducia nelle macchine e nelle sorti magnifiche e progressive che promettono. Poi si diffonde Internet e gli hacker cominciano a raggrupparsi in bande: le più note sono i Masters Of Deception e i Legion Of Doom, si scontrano facendo a gara a chi riesce a entrare nei computer degli avversari. Sono anche gli anni in cui cresce la fama di Kevin Mitnick, l'americano che riesce a violare i sistemi di sicurezza informatica di Nokia, Fujitsu, Motorola e Sun Microsystems. Definisce la sua attività «ingegneria sociale» ma questo non basta a salvarlo dalla condanna a 5 anni di carcere, quando viene arrestato nel 1995. Nello stesso anno il russo Vladimir Levin è il primo a entrare nei computer della Citibank, sottrae 10 milioni di dollari. Aziende e governi corrono ai ripari, ma per ogni lucchetto gli hacker trovano una chiave: nel 1998 uno s'infila nel «Defense Information System Network» del Pentagono, che controlla i satelliti militari Usa. Col terzo millennio ad affermarsi è il cybercrime vero e proprio, fatto di ricatti, minacce, furti d’identità e distruzioni di dati sensibili. E in un mondo sempre più virtuale, anche gli attacchi terroristici spesso passano per i pc: il pericolo è Al-Qaeda, che ha minacciato più volte di mettere fuori uso i centri vitali degli Usa. Ma bisogna tener d'occhio anche India, Russia, Cina, come ha compreso Obama che ha istituito una task force per fronteggiare gli attacchi informatici. Al confronto appare perfino nostalgica l'impresa di Gary McKinnon, un distinto quarantenne che nel 2002 aveva bucato le difese informatiche della Nasa, del Pentagono, dell'Esercito, della Marina e delle Forze aeree statunitensi per cercare prove dell'esistenza degli extraterrestri. + Twitter vittima di un attaco hacker

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Gli Usa con il governo, Clinton minaccia l'Eritrea (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

SOMALIA Da Nairobi, Hillary dà pieno sostegno a Sheikh Sharif Ahmed Gli Usa con il governo, Clinton minaccia l'Eritrea Geraldina Colotti Una «grande opportunità per la Somalia». Così il presidente del governo di transizione somalo, Sheikh Sharif Ahmed, aveva definito il viaggio in Africa del segretario di stato Usa Hillary Clinton, che ieri ha fatto tappa in Kenya e poi proseguirà per il Sudafrica, l'Angola, la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, la Liberia e Capo Verde. Sharif non ha spiegato in cosa consista la «grande opportunità» per il martoriato paese somalo - esploso dopo la caduta del regime di Siad Barre, nel '91, e da allora sconvolto dalla guerra civile - né con quali mezzi possa adoperarsi il suo governo di transizione, accerchiato dai ribelli islamici della milizia Hezb al-Islam e degli Shabaab che, dall'inizio di maggio, circondano Mogadiscio. Ha spiegato di aver chiesto l'aiuto degli Usa perché «il popolo somalo ha bisogno di tessere relazioni» per uscire dalla crisi, ma per il resto è rimasto nel vago: «Vi sono state promesse per quel che riguarda il fronte della sicurezza e quello umanitario - ha affermato il presidente somalo - e per il soccorso alle persone ferite durante i combattimenti. Se si concretizzano, saranno di grande aiuto al popolo somalo». Ieri a Nairobi, nella conferenza stampa congiunta in cui è comparso a fianco di Clinton, Sharif ha comunque incassato il «forte sostegno» nordamericano al suo traballante governo: sebbene non controlli più che una piccola porzione della capitale, è stato definito da Clinton: «la migliore speranza per un ritorno alla stabilità». Il segretario di stato Usa ha inoltre promesso di continuare l'invio di equipaggiamento militare. Nel 2009, gli Usa hanno fornito alle forze governative somale oltre 40 tonnellate di armi e munizioni e un altro carico è stato promesso a giugno. Clinton - che a Nairobi ha reso omaggio alle 213 persone uccise il 7 agosto del 1998 in un attentato contro l'ambasciata degli Usa in Kenya- ha anche accennato alla presenza di «elementi terroristici» che utilizzano la Somalia per organizzare attentati. Quella di al-Qaeda in Somalia è una tesi che i servizi segreti Usa sostengono da quando alcuni giovani americani di origine somala avrebbero lasciato gli Usa per andare a combattere la guerra santa nel corno d'Africa. C'è stato poi l'attentato suicida del 24 maggio 2009, che ha ucciso almeno sette persone a Mogadiscio. E questa settimana, la polizia australiana ha detto di aver sventato un attentato a una base dell'esercito a Sydney progettato da un gruppo collegato ad al Shabaab. Sotto accusa, soprattutto l'Eritrea, dove si era rifugiato lo sceicco Dahir Aweys (ex alleato di Sharif Ahmed), ora ritenuto dagli Usa vicino ad al-Qaeda. Ad aprile, Aweys è rientrato dall'Eritrea per combattere il governo di transizione, che considera troppo moderato. E Clinton ha diffidato l'Eritrea dal continuare con le «inaccettabili» interferenze in Somalia: «È tempo che l'Eritrea abbandoni il sostegno ad al Shabaab e inizi ad essere un fattore produttivo anziché destabilizzante», ha detto. L'Eritrea ha sempre smentito di sostenere i ribelli somali. Il suo ruolo nella regione - dal contenzioso con l'Etiopia per il controllo della zona frontaliera di Badme, a quello territoriale con Gibuti, dove gli Usa hanno la loro base militare di 1.900 uomini - continua però a inquietare Washington: che ha sostenuto l'intervento etiope in Somalia e che, in nome della «guerra al terrorismo», tra il 2007 e il 2008 ha compiuto in prima persona almeno 5 assassinii mirati nel paese. A Nairobi, Clinton ha parlato di Somalia e dei possibili nuovi assetti che garantiscano gli affari di Washington nella regione durante l'VIII forum sull'applicazione dell'Africa Growth and Opportunity Act (Agoa), in corso nella capitale keniota. Per la pacificazione, il modello di governance potrebbe essere quello iracheno. Clinton ha detto che gli Usa hanno erogato 150 milioni di dollari alla Somalia negli ultimi due anni, e ha ribadito l'intenzione di aiutare l'Africa a far fronte alla crisi. «L'Africa non ha bisogno di protettori» hanno scritto però i presidenti della Liberia, del Ruanda, del Botswana e del Senegal in una lettera all'amministrazione Usa (pubblicata dalla Misna) che evidenzia anche il dinamismo della Cina. Più che promesse miliardarie, dicono i presidenti, all'Africa servono interventi mirati, poco costosi ma di grande portata. Foto: HILLARY CLINTON MENTRE BALLA A UN PARTY A NAIROBY, IN KENYA /FOTO REUTERS

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Pakistan, così Al Qaeda sogna la bomba atomica (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica.it" del 07-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

RAWALPINDI (Pakistan) - La Peshawar road costeggia per due chilometri il Quartier Generale delle Forze armate, una sequenza di caserme circondate dagli unici prati verdi di Rawalpindi; sul lato opposto, palazzine impettite come ufficiali sull'attenti ospitano le sedi di quelle Fondazioni che proiettano anche nell'economia il potere straripante dei generali pachistani. Superate le caserme, il paesaggio urbano rimpicciolisce per altri due chilometri in una fila di botteghe sormontate da cartelloni pubblicitari: scuole di informatica, scuole di inglese, olio di soya, la clinica cinese, i cassoni di plastica per l'acqua. Il pomeriggio c'è sempre molto traffico, ma il viale è largo e le motociclette possono zigzagare tra le macchine. Quel 3 luglio, quando un pullman privato si è fermato al semaforo del crocevia chiamato Choor Chawk, un motociclista lo ha affiancato e ha fatto esplodere il tritolo di cui era imbottito il serbatoio. Dell'attentatore è rimasto a sufficienza per intuire l'età: molto giovane, uno dei tanti ragazzini convinti da astuti mullah ad ascendere in paradiso dentro una nuvola di fuoco. I passeggeri del pullman, la gran parte dei 23 feriti, non erano "infedeli", come probabilmente gli era stato fatto credere, ma dipendenti del Kahuta Research Laboratories, forse il più importante centro di ricerche nucleari del Pakistan sin da quando lì fu concepita la Bomba. Tutto quello che riguarda il Kahuta è protetto da un rigido segreto militare. Eppure i terroristi sapevano. Chi li ha informati sembra all'improvviso rivolgere le sue attenzioni alle 60-100 testate atomiche che sono l'orgoglio del Pakistan, l'incubo dell'India e il sogno di Al Qaeda. Con quale disegno? OAS_RICH('Middle'); Risaliamo i tre chilometri più spiati del Pakistan per girare la domanda al portavoce del Quartier generale, un colonnello. La zona che traversiamo ha visto negli ultimi mesi tre attentati contro obiettivi o personalità militari, quattro calcolando anche l'attacco al pullman del Kahuta. In queste azioni, mi dice il colonnello, "i terroristi hanno dimostrato di possedere informazioni riservate cui non sono in grado di arrivare da soli: dunque deve averli informati uno spionaggio straniero". Oppure hanno complici nelle Forze armate, e forse anche nel programma nucleare, potremmo aggiungere. In un caso o nell'altro, l'attentato di Rawalpindi racconta la proliferazione atomica come proliferazione di intrighi e di rischi colossali. E forse dice che il Pakistan si sta avvicinando al bivio fatale. Di qua il disastro, se non l'apocalisse; di là la salvezza e la pace. La Bomba ha reso al Pakistan non poco. Prestigio internazionale, la considerazione dei Paesi islamici, un deterrente per tenere a bada il poderoso vicino indiano, l'amicizia di due alleati tuttora strategici, la Cina e l'Arabia Saudita. Ma ha suscitato anche ostilità e cospirazioni. Zulfikar Bhutto, il premier che aveva sfidato gli americani promettendo "Mangeremo erba ma costruiremo la nostra atomica", morì sulla forca, impiccato da generali amici di Washington. Alcuni tra gli scienziati cui Bhutto aveva ordinato "implorate, prendete a prestito, rubate, ma procuratevi la Bomba", compiuta la missione continuarono a praticare metodi discutibili, suscitando sospetti sull'affidabilità del Pakistan. Abdul Qadeer Khan, già direttore del Kahuta Research Laboratories, divenne il facilitatore occulto di altri programmi nucleari (iraniano, nordcoreano, libico) che si avvalsero della sua consulenza, se non anche della tecnologia che Khan maneggiava. Missile a testata nucleare portato in parata in Pakistan Arrestato nel 2003 su pressione americana, scarcerato di recente malgrado le apprensioni dell'amministrazione Obama, tra i suoi compatrioti Khan resta il popolarissimo "padre della Bomba". Non ha mai svelato i suoi segreti. Un suo collega, Sultan Mahmood, responsabile del reattore nucleare di Khushab e notabile di un partito filo-Taliban, ha dovuto ammettere che Osama bin Laden gli chiese una consulenza per costruire un ordigno "sul genere di Hiroshima". E già da questi esempi si ricava che ai grandi fisici nucleari pachistani le offerte di lavoro non devono mancare, tanto più da quando le Forze armate hanno impresso al programma atomico un'accelerazione. La scoperta di un giacimento di plutonio nel Punjab ha permesso di avviare, in joint venture con i cinesi, un progetto per fabbricare testate nucleari più potenti e più piccole, dunque lanciabili non più soltanto da rampe fisse ma anche da aerei. Oltre ad avere il programma atomico più rapido del mondo, il Pakistan ha un altro primato poco rassicurante: la più vaga tra le dottrine militari. Chi possiede l'arma atomica di regola si premura di indicare con la massima precisione - alle proprie Forze armate e allo stesso tempo a potenziali aggressori - in quali situazioni sarà premuto il bottone fatale. Il Pakistan sembra fare eccezione. La sua dottrina di difesa, denominata "Minima deterrenza accettabile", non è in un documento pubblico. E quel che si conosce per linee generali inquieta. Islamabad si riprometterebbe di usare le sue atomiche in un ventaglio di ipotesi. Innanzitutto qualora subisse "un'invasione massiccia", formula però vaga. Per esempio, è probabile che la Nato si sia chiesta se si esporrebbe ad una rappresaglia atomica lanciando una grande operazione in territorio pachistano per decapitare i Taliban. Non meno indefinite sono le due ipotesi successive: Islamabad ritiene motivo sufficiente per usare la Bomba sia un'interruzione delle sue maggiori linee di approvvigionamento (per esempio, se la flotta indiana bloccasse i suoi porti o Dehli riducesse la portata del fiume Indo) sia una minaccia all'unità territoriale e alla stabilità del Paese, quale potrebbe essere la sollevazione del Beluchistan, dove opera da anni un forte secessionismo armato. Tuttavia nelle tradizioni militari pachistane c'è una sana riluttanza ad annichilire popolazioni nemiche. Dopotutto, le tre guerre combattute tra India e Pakistan sono stati tutte molto brevi e poco cruente e mai uno dei contendenti ha bombardato città. Paradossalmente, il problema è l'equilibrio del terrore. Ha evitato una quarta guerra, ma ha suggerito a India e Pakistan di combattersi per procura e secondo geometrie sghembe, come i due Blocchi durante la Guerra fredda. Il prodotto di queste ostilità è un conflitto asimmetrico oggi molto rischioso per l'intera regione. E' successo questo. Da una parte il Pakistan ha inglobato nel suo sistema di difesa le milizie islamiche che avevano combattuto contro i sovietici, e le ha utilizzate in Kashmir e in Afghanistan. Finché Musharraf le ha scaricate per assecondare gli americani. All'improvviso quei guerrieri fondamentalisti hanno perso prestigio, soldo, ruolo e traffici indotti, insomma tutto tranne i finanziatori arabi e forse alcuni amici nei servizi segreti del Pakistan. Cercando un conflitto in cui far valere il loro mestiere, si sono avvicinati ai Taliban pachistani e ad Al Qaeda, cui hanno portato in dote una rete terroristica diffusa sul territorio nazionale. Insieme, ora combattono un conflitto che ha per posta il Pakistan e le sue bombe atomiche. "Le prenderemo e le useremo contro gli americani", ha promesso ad una tv araba il capo di Al Qaeda per l'Afghanistan, Mustafa al Yazid, dieci giorni prima che a Rawalpindi i terroristi colpissero i dipendenti del Kahuta Research Laboratories. A sua volta l'India ha aperto misteriosi uffici consolari in Afghanistan, lungo la frontiera con il Pakistan. Con quelli, e per il tramite di tribù afghane, riuscirebbe a far arrivare armi e denaro sia al secessionismo del Beluchistan sia ad un settore dei Taliban. Islamabad fa sapere di poterlo provare, così come lascia intendere anche il comunicato diffuso a conclusione di un incontro bilaterale, due settimane fa ("Il primo ministro del Pakistan, Gilani, ha affermato di possedere alcune informazioni circa minacce in Beluchistan e altre aree"). Finora inascoltato, l'establishment pachistano sussurra da tempo la seguente accusa: l'India vuole mantenere il Pakistan in uno stato di instabilità controllata, affinché la comunità internazionale si convinca che questo è uno Stato fallito, inaffidabile; e profittando della sua debolezza finanziaria, lo costringa a mettere le sue bombe atomiche sotto sorveglianza internazionale, o almeno a interrompere il suo tumultuoso programma nucleare. Dehli avrebbe un secondo obiettivo strategico: rendere insicura la strada che corre dalle pendici del Karakorum fino al porto di Gwadar, nel Baluchistan pachistano. Presto permetterà alle merci cinesi di raggiungere l'Oceano nominalmente ancora Indiano, e al petrolio arabo di raggiungere la Cina, risparmiando ben tre settimane e relativi costi di trasporto. Nell'albergo di Islamabad preferito dagli stranieri ormai gli ospiti cinesi sono numerosi quanto gli occidentali. L'influenza di Pechino è discreta ma crescente. In primavera, quando i Taliban sono arrivati a cento chilometri dalla capitale, non solo gli Usa ma anche la Cina hanno incalzato il Pakistan a reagire. Il contrattacco delle Forze armate sarebbe stato blando come le altre volte, se i generali non si fossero convinti che alcune bande di Taliban sono funzionali ai progetti dello spionaggio indiano. Come folgorato da questa percezione nuova, in maggio l'Esercito ha attaccato i Taliban dello Swat e li ha combattuti con una determinazione mai mostrata in passato. Tre mesi dopo, quelle vallate sono ancora insicure; fuggita in montagna, la guerriglia continua a uccidere soldati e a terrorizzare civili. Ma questo è quasi secondario. Per quanto vada ancora verificata, la conversione di Islamabad ne migliora l'immagine internazionale e permette agli americani di aumentare la pressione su Dehli perché accetti un compromesso. Nelle speranze dell'amministrazione Obama, i due nemici rinunceranno a colpirsi per procura e avvieranno una cooperazione contro il terrorismo di cui si intravede qualche timido segnale. A quel punto non sarebbe impossibile negoziare un accordo sul Kashmir. E tutto questo sarebbe di beneficio anche alla situazione in Afghanistan. In apparenza minuscoli ma in realtà rilevanti, alcuni gesti di disponibilità scambiati in luglio tra Dehli e Islamabad suggeriscono che un processo di pace non è impossibile. Però suscita un'opposizione occulta, mossa da interessi interni e internazionali, in India come in Pakistan. Il partito del conflitto permanente l'anno scorso si è servito del massacro di Mumbai per paralizzare il dialogo tra i due governi e da allora ha riconquistato terreno. In luglio l'India ha varato il suo primo sottomarino nucleare e il terrorismo ha messo gli occhi sulla Bomba pachistana. Il sottomarino ha un nome mitologico che sta per "Distruttore dei nemici". La Bomba pachistana viaggia su missili chiamati come i conquistatori musulmani dell'India. Ma questo è nella tradizione locale. Di nuovo c'è il fatto che la corsa ultratecnologica all'armamento nucleare ormai bordeggia il campo di battaglia della guerra asimmetrica. Prossimità ormai perfino fisica: uno dei siti nucleari pachistani si troverebbe appunto a ridosso di un territorio "talibanizzato". Non è difficile immaginare dove potrebbe condurre tutto questo se il contenzioso indo-pachistano fosse abbandonato alla sua deriva. (7 agosto 2009

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Passato il peggio, risalita dura (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 08-08-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino) (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Cina Usa

Il docente di politica monetaria alla Cattolica di Milano giudica i nuovi dati dell'ottimismo «Passato il peggio, risalita dura» Giacomo Vaciago: a soffrire è la produzione, meno il consumo MILANO. «Il peggio è veramente passato. I dati che sono stati pubblicati ieri sono riferibili al periodo aprile-giugno e se si guarda al tendenziale sul trimestre precedente si registra comunque un miglioramento»: Giacomo Vaciago, docente di politica monetaria all'Università Cattolica di Milano non ha dubbi. Il punto peggiore della crisi è stato superato. Ma questo non significa che tutti i problemi siano dietro le spalle. «E' molto importante ricostruire tutti i passi della crisi più violenta che abbiamo registrato negli ultimi secoli. In sostanza a ottobre fallisce Lehman e si ferma la finanza che è la tubatura dell'economia, come l'ha chiamata la Banca dei Regolamenti Internazionali nel suo rapporto dello scorso giugno. Una crisi nata esattamente il 7 agosto di due anni fa con lo scoppio della bolla immobiliare Usa e le insolvenze dei mutui subprime, diventata gravissima con il crollo della finanza che ha finito per contagiare l'industria che senza credito ha fermato ordini e investimenti e utilizzato i magazzini come liquidità. Questo spiega anche l'incredibile e inusitato crollo della produzione industriale: non si è mai visto un tonfo di queste proporzioni, non solo in Italia ma in generale in tutti i paesi occidentali». Professore ma questa crisi non rischia di produrre anche una caduta dei consumi? «Sinora, per fortuna, a fronte di un Pil in flessione del 6% la contrazione dei consumi è stata di poco superiore al 2%. Questo conferma l'analisi fatta da molti osservatori: non siamo di fronte ad una recessione prodotta dalla caduta verticale della domanda ma dell'offerta. E' l'industria che si è fermata per mancanza di ossigeno finanziario. Ora bisogna affidarsi alla ripresa che in Asia è già in corso dallo scorso marzo». Pensa alla Cina? «Non solo. La cosa importante è che Pechino da marzo ha ripreso a correre e ha trascinato Corea e Singapore mentre l'India non si è mai fermata. E tra i paesi emergenti se la Russia è ancora ferma Brasile e Argentina, invece, vanno molto bene». Tornando all'Italia i sindacati e anche alcuni esponenti di Confindustria temono un autunno molto pesante? «Certo non saranno mesi facili ma la ripresa è in atto, come registrato anche dal superindice dell'Ocse. Attenzione che per tornare ai livelli del 2007 impieghermo comunque molto tempo. Sinora gli ammortizzatori hanno funzionato e, per fortuna, non abbiamo ancora visto il milione di disoccupati preconizzato da Confindustria il 18 dicembre dello scorso anno». Ma gli interventi del Governo saranno sufficienti a scongiurare un peggioramento della situazione? «Questo ultimo decreto si muove nella direzione giusta, come la moratoria. Certo era meglio se lo avessero fatto prima. Confindustria, insistendo ogni giorno, è riuscita a far uscire allo scoperto Tremonti. Speriamo che facciano davvero effetto». (a.d.s.)

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Tre giorni di anticipo sui tempi (sezione: Globalizzazione)

( da "Tempo, Il" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

stampa Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Roma fa il punto sulla ricostruzione Tre giorni di anticipo sui tempi Cronoprogramma Il completamento delle case è previsto per fine novembre «Siamo avanti di tre giorni rispetto al cronoprogramma che vede la consegna delle case entro fine novembre». Il premier Silvio Berluscno, nel corso di una conferenza stampa a Roma ha spiegato che «tra due giorni sarà completato il censimento degli assegnatari che entreranno in quartieri completi, con giardini, alberi di alto fusto, case arredate».Il Presidente del consiglio ha ribadito di voler far trovare in ogni appartamento lenzuola con riportate le iniziali della famiglia, mentre in cucina i nuovi inquilini troveranno «una torta, una bottiglia di spumante e un biglietto di auguri». Parla di Abruzzo da vincitore Berlusconi, lontano dalle polemiche che invece in questi giorni sembrano trovare sempre più consistenza. Berlusconi ha anche sottolineato di essere accolto in Abruzzo sempre con «contentezza e riconoscenza» e che in Cina e Usa dopo l'uragano Katrina «ci sono ancora baraccopoli». Coloro che sono alloggiati nelle tendopoli «sono assistiti da un servizio eccellente, molti sono partiti in crociera, altri sono ospitati sulla costa adriatica: c'è grande contentezza in tutti, poi è chiaro che, interpellandone uno o due, si può dimostrare il contrario. Ma quando il presidente del Consiglio ha tempo e si reca in Abruzzo e pranza o cena con loro, ha manifestazioni di sostegno», ha voluto sottolineare Berlusconi. Dopo aver saltato la visita all'Aquila insieme a Bossi il presidente del Consiglio sarà probabilmente in città dopo Ferragosto per fare il punto della situazione.

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la lega tra nemici locali e globali - renzo guolo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 27 - Commenti LA LEGA TRA NEMICI LOCALI E GLOBALI RENZO GUOLO Le parole pronunciate nei giorni scorsi da Bossi e Calderoli sull´Afghanistan (per alcuni versi persino più delle ultime sortite sulle ronde padane e sulle bandiere regionali) rivelano la vera cultura politica della Lega: un partito localista. E il localismo altro non è che il riferimento al contesto locale come fattore identitario. Non stupisce, dunque, che il Carroccio sia contrario alle missioni all´estero. Il suo gruppo dirigente, così come il suo elettorato, non ama guardare fuori dalle "piccole patrie": cerca semmai di limitare l´irruzione del globale nella società locale. Ostile alla globalizzazione, la Lega lo è soprattutto alla glocalizzazione, agli effetti globali immediatamente percepibili sul territorio. La sua nota e bellicosa posizione antislamica si esprime, dunque, meglio nelle lande padane piuttosto che ai piedi dell´Hindu Kush. Più che Lepanto, il Kalhenberg, o lo stesso Marco d´Aviano, luoghi epici e nomi mitici che nell´immaginario collettivo leghista rinviano alla "difesa avanzata" contro il Nemico, sono i piccoli centri che danno forma all´immaginaria Padania le vere trincee della guerra del Carroccio. La moschea sotto casa assume maggiore importanza che le madrasse deobandi lungo la linea Durand. Del resto, la Lega ha una concezione del mondo semplificatoria e la politica internazionale è il regno della complessità. Anche il venir meno dell´eredità culturale del fallacismo, e di quella politica dei neocon, mette, non troppo paradossalmente, a suo agio il partito, più interessato ai Nemici locali che a quelli globali. Se poi, in tempi di ristrettezze economiche, il costo delle missioni militari lievita, allora interrogarsi in chiave neocorporativa territoriale sulla loro fine diventa naturale. Anche perché permette di accentuare il redditizio carattere di "partito di lotta e di governo", naturalmente impedito in materia al principale partner di coalizione. Se si aggiunge poi l´inconfessabile distanza dall´America, percepita come il motore della globalizzazione, e in particolare dall´obamismo, che incarna anche simbolicamente un tipo di società etnicamente e religiosamente plurale che il Carroccio aborrisce, il quadro è completo. Il localismo in salsa verde si traduce in autismo politico nella scena internazionale. Una forma di assicurazione anche contro gli svarioni politici compiuti in passato. è in questo contesto che matura la riflessione leghista sul "che fare? ". Prima con l´umanitario "tutti a casa" di Bossi per i soldati in Afghanistan, poi con la parziale correzione di rotta del ministro Calderoli, che ne chiede il "ripensamento" mentre invoca la fine di quelle nella ex-Jugoslavia e in Libano. Naturalmente è bene che, dopo aver fatto parte di una maggioranza di governo che per cinque anni ha sostenuto con entusiasmo la fallimentare politica di Bush, il Carroccio si sia, finalmente, accorto che la democrazia non si esporta con le armi; e che, forse, l´augurabile caduta di Saddam Hussein poteva essere perseguita con strumenti diversi da quelli di una guerra che ha alimentato lo jihadismo e consegnato all´Iran l´agognato ruolo di potenza regionale. Meglio tardi che mai. Ma il momento e il contesto in cui queste considerazioni escono, frutto anziché di una meditata riflessione politica sugli scenari strategici da parole in libertà di ministri del governo in carica mentre i nostri militari sono sotto tiro in terra afgana, appare sconcertante. Quando i ministri della sinistra radicale, che con i loro continui distinguo in materia hanno largamente contribuito a affossare il governo Prodi, si differenziavano sul rifinanziamento delle missioni, tutti mettevano in evidenza i danni che ne derivavano per l´affidabilità internazionale del paese. In questo caso si tratta addirittura del partito che dispone della golden share della maggioranza. Il tutto mentre l´immagine dell´Italia, incrinata dalle vicende private-pubbliche del presidente del Consiglio, non è certamente delle migliori e mentre Obama chiede un maggiore sforzo agli alleati nel teatro Afpak. Certo la missione in Afghanistan ha sicuramente bisogno di un ripensamento. A partire dal riconoscimento che si tratta ormai di una missione di peace-enforcing e non di peace-keeping: tra Herat e Farah si combatte una guerra e gli italiani vi partecipano. Ma questa è una rivisitazione assai diversa da quella prospettata dai leghisti. Riguarda il ruolo della Nato, organizzazione che sopravviverebbe a stento a una sconfitta, anche politica, in Afghanistan, i suoi rapporti con la missione americana, le strategie politiche da adottare dopo le elezioni di agosto, l´atteggiamento da tenere verso il Pakistan, l´impatto dell´eventuale ritiro sul rigalvanizzato fronte del jihad globale. Idem per le altre missioni, soprattutto quella in Libano. Il paese dei Cedri, è una delle frontiere calde dello scontro tra Israele e Iran. Il ritiro delle truppe italiane, stanziate nel delicato confine sud, preluderebbe a nuove tensioni tra Hezbollah e israeliani. Il tutto in uno scenario in cui si avvicina il tempo dello scioglimento, anche gordiano, del nodo del nucleare iraniano. Ma il localismo padano sembra lontano da simili orizzonti e dalle conseguenze che ne possono nascere. Che l´invocata sicurezza si produca anche fuori dai ristretti confini locali sfugge ai già muscolari militanti del Carroccio. Per loro il mondo sembra finire oltre il cartello stradale, modificato in dialetto, che segna l´angusto territorio comunale.

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dollari & stadi pieni i nuovi mercati del calcio da seattle alla malesia - enrico sisti roma (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 45 - Sport Dollari & stadi pieni i nuovi mercati del calcio da Seattle alla Malesia Non solo la Cina: club via dall´Europa Negli Usa è boom di spettatori per la tournée del BarÇa Ed il Sudafrica aspetta i Mondiali ENRICO SISTI ROMA La Supercoppa a Pechino non è un caso. Il calcio post-coloniale ha trovato la sua via della seta. Da tempo Blatter e colossi come Toyota, Emirates Airlines, Petronas, Air Asia, Air China vogliono spostare il pallone dall´Europa. Non solo hanno capito che conviene, ma forse si sono resi conto che questa è l´unica soluzione rimasta per continuare a far funzionare il giocattolo. I Mondiali in Sudafrica sono la parte emersa dell´iceberg contro cui rischia di schiantarsi il calcio della vecchia Europa, vecchio centro, modalità antiche di valutazione del mondo, stadi non sempre, non più, non dappertutto all´altezza. Prendiamo le amichevoli di questi giorni e il loro pubblico. A vedere Galaxy-Barcellona c´erano 93 mila spettatori, il Rose Bowl di Pasadena era pieno come non si vedeva dai tempi di Italia-Brasile, finale mondiale del ‘94, 70 mila biglietti spariti nella sola prevendita. A vedere Juventus-Vicenza c´erano 4 mila persone. Quale delle due si giocava su Marte? Gli Usa risentono forse dei primi benefici culturali ed economici della loro straordinaria e per certi versi sorprendente Confederations Cup. Ma hanno anche i mezzi per concretizzarli. A Seattle, dove mercoledì si è di nuovo esibito il Barcellona (con un Messi già stratosferico), i Sounders possono contare su uno stadio avveniristico di 75 mila posti, un Old Trafford posizionato nel passaggio a Nord Ovest dove affluisce un´umanità appassionata, un po´ grunge e un po´ borghese, cui bastano le gesta di Ljungberg per sognare e spendere qualche dollaro in più. I calcoli di Blatter, della Toyota e della Air China (e della Red Bull con i vecchi Cosmos) sono esatti. Ha ragione persino Perez, che per acquistare Ronaldo e Kakà continua a fornire infrastrutture ad Abu Dhabi e incassare soldi costruendo impianti elettrici a La Mecca. Del resto lo spostamento dell´asse terrestre/sportivo non riguarda solo il calcio. Vanno nella stessa direzione (Asia, Africa, Sudamerica) anche F1, tennis, golf, atletica, con appuntamenti sempre più «televisivizzabili». Quasi la metà dei quattrini che nel 2008 hanno alimentato lo sport mondiale (un totale di 15 miliardi di euro) proveniva da industrie asiatiche o arabe. E il trend è in crescita esponenziale. Metà degli investimenti della Nike sono ormai fuori dall´Europa. I paesi dove si vedono più «swoosh»? Stati Uniti, Sudafrica e Cina. Ecco perché oggi la Supercoppa italiana si gioca nel Nido di Pechino davanti a 100 mila spettatori. I mega-stadi, fascinosi e apparentemente un po´ inutili, funzionano come richiamo più delle «bomboniere» locali. Ai capi della Petronas, la compagnia petrolifera nazionale malese, il calcio va a genio a una sola condizione: «Che a vederlo ci siano almeno 90 mila persone dentro lo stadio e un centinaio di milioni sul divano». E dove solo gli stadi grandi? Fatta eccezione per il Camp Nou e Wembley, non certo in Europa. Un solo stadio può accogliere 150 mila spettatori: il Rungrado May Day di Pyongyang. Poi ci sono il Salt Lake di Kolkata in India (120 mila), l´Azteca di Città del Messico (105 mila). Tre ne contengono 100 mila: quelli di Melbourne, Teheran e Kuala Lumpur (nel Nido ce li faranno entrare con una pressa mediatica). Proprio al Bukit Jalil di Kuala Lumpur, qualche giorno fa, sono arrivati in 80 mila per tifare il Manchester United che sfidava una selezione di malesi. Per foraggiare la sua annata in Premier da anni i Red Devils sono costretti ad una tournée fra Cina, Corea del Sud e Malesia. Senza i gettoni di presenza di 6/7 partite (10 mln di euro) anche il grande Manchester di Sir Alex Ferguson non può permettersi di affrontare le altre cinquanta, molto più importanti, che lo aspettano in stagione. A cominciare da quella di domani, il Community Shield contro il Chelsea. E per aiutare i nuovi proprietari del West Ham, Zola accetta persino di fare la Jacuzzi con i tifosi durante il Barclay Asia Trophy a Pechino per analoghi motivi: assicurarsi lo stipendio fino a maggio 2010.

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sfilata di big per la nuova filaga (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina IV - Palermo L´appuntamento Sfilata di big per la nuova Filaga Torna dopo undici anni lo stage di formazione socio-politica di Filaga, organizzato dalla Libera Università della Politica. Il tema di questa ottava edizione, che si svolgerà dal 30 agosto al 5 settembre, è «Il crollo dei falsi idoli. La rinascita della comunità politica dopo l´era delle demagogie e degli egoismi». I partecipanti alla "summer school", organizzata in partnership con l´Università di Palermo e l´EMUNI, assisteranno ai dibattiti e avranno a disposizione anche spazi autogestiti. Durante lo stage si svolgerà anche il III memorial dedicato a padre Ennio Pintacuda. Tra gli appuntamenti principali, l´incontro del 31 agosto dal titolo "Nelle economie globalizzate la sfida è sui saperi, tra la leadership di giovani generazioni", cui interverranno Ivan Lo Bello e Piero Fassino, e il dibattito del 5 settembre "Il Sud nuovo centro geopolitico. Il federalismo come occasione?", cui parteciperanno Raffaele Lombardo, Gianfranco Micciché e Rita Borsellino. cri. s.

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I lati positivi delle vacanze (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-08-08 - pag: 6 autore: RADIOBORSA d i Giovanni Pedone I lati positivi delle vacanze T his is not America. Non è un Bowie-Metheny d'annata, ma la delusione per una Corporate Usa sotto le aspettative sui profitti e che evidentemente non riesce da sola a risollevare le sorti dei listini, un po' traditi dalla promessa mancata di una mini ripresa nel medio periodo. Anche le Borse europee restano deboli, prive dei classici spunti speculativi agostani. Solo Piazza Affari si mantiene vivace grazie a bancari, tecnologici e a qualche industriale che raccoglie i frutti di una buona diversificazione geografica (Cina). Ma più che posizionamenti veri e propri si tratta di acquisti mordi e fuggi o scommesse intraday contro la noia da ombrellone. Il fatto che il mercato resti piatto e con volumi sotto la norma non è di per sé controproducente e paradossalmente agevola il lavoro delle autorità monetarie e dei regolatori istituzionali che possono così approfittarne per concentrarsi sulle riforme e provare a chiudere le ferite più urgenti. L'esempio viene come sempre dal fronte anglosassone, dove la Financial Services Authority ha stretto i cordoni dell'indulgenza. Ora aspettiamo la Consob. Tanto per goderci, forse, un altro lato positivo delle vacanze.

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La lotta degli operai Sat: La fabbrica non deve chiudere (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

CATANIA Occupata da febbraio, è fornitrice della StM. In 100 hanno creato una coop che progetta la riconversione La lotta degli operai Sat: «La fabbrica non deve chiudere» Antonio Sciotto Il sogno degli operai non ha confini geografici: e a Catania c'è una storia in tutto simile a quello che sta accadendo alla Innse di Milano, o alla inglese Vestas. Protagonisti sono 164 tute blu, età media 30 anni, che si oppongono alla chiusura della loro fabbrica. La Sat di Aci Sant'Antonio, ex produttrice di gettoni telefonici e monete in lire, da diversi anni si è convertita in fornitrice della StMicroelectronics, che possiede un polo di elettronica alle porte della città etnea: produce dissipatori di calore per le schede dei computer, ma ultimamente ha diversificato i comittenti, rifornendo anche la Magneti Marelli, la Ave (interruttori), la Silca (chiavi). Ma con la crisi della StMicroelectronics, non c'è stato scampo, e i proprietari, la famiglia romana Paoluzi, hanno deciso la chiusura. La doccia fredda è arrivata lo scorso febbraio: «Ci hanno comunicato che avrebbero chiuso la fabbrica e messo tutti gli operai in cassa integrazione a zero ore, verso la mobilità - spiega Nunzio Cinquemani, delegato della Fiom Cgil - Hanno aperto la liquidazione presso il tribunale, e di recente il giudice ha autorizzato lo smantellamento e la vendita di tutti i macchinari. Ma noi in febbraio, quando è stata interrotta la produzione, abbiamo cominciato a occupare lo stabilimento: non vogliamo che chiuda». Gli operai stanno alla Sat 24 ore su 24: 4-5 persone per volta, con turni di 4 ore. La Sat in realtà non rifornisce la StM di Catania, ma le sedi di Malta e Casablanca, come anche - fino a qualche anno fa - alcune filiali asiatiche. Ma nel 2001 ha cessato di esportare a Oriente, poi nel 2005-2006 la StM di Casablanca è stata a sua volta delocalizzata in Cina, e così è sopravvissuto solo il grosso delle forniture per Malta. Nel frattempo, però, è stata costruita una grossa officina interna che ha intercettato committenti diversi, e così la Sat ha potuto sopravvivere, pur dovendo ridurre il personale rispetto ai 250 addetti del periodo più florido. La settimana scorsa la proprietà ha cercato di entrare, accompagnata da carabinieri e Digos, ma gli operai hanno impedito l'accesso. E' scattata così una denuncia penale per 44 tute blu, e un procedimento disciplinare, che potrebbe dar luogo al licenziamento: i lavoratori potrebbero perdere così tutti gli ammortizzatori sociali e il diritto alla mobilità (fino a febbraio prossimo percepiscono un assegno di cig di circa 800 euro al mese). Ieri è arrivata anche la solidarietà di Gianni Rinaldini, segretario Fiom. La famiglia Paoluzi intende vendere i macchinari alla Interplex, multinazionale Usa, e i due gruppi riprodurrebbero una nuova Sat in Cina. «Non è giusto - dice Cinquemani - la gran parte dello stabilimento è stata tirata su grazie ai fondi pubblici della 488, che giusto quest'anno hanno rifiutato per poter avere mano libera. Ma noi abbiamo formato una cooperativa di 100 operai, e vogliamo specializzare la Sat per i committenti più recenti, e insieme avviare una produzione di fotovoltaico». Ma ai lavoratori catanesi adesso servono contatti e soprattutto soldi per realizzare il loro sogno.

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Le fiabe in stile Ghibli del genio Isao Takahata (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

LOCARNO 62 «Manga impact», la storia del cartoon giapponese dagli anni venti Le fiabe in «stile Ghibli» del genio Isao Takahata Cristina Piccino LOCARNO LOCARNO Glamour o cultura? Il quesito è stato lanciato dal quotidiano Il corriere del Ticino, oggetto il festival di Locarno, origine della polemica il mancato arrivo di Cameron Diaz star del film di Nick Cassavetes My Sister's Keeper trasformato immediatamente in pretesto con cui mettere in discussione l'intero impianto del festival. Le lamentele arrivano dalle istituzioni (l'Ufficio cinema cantonale) colpite anche qui, a quanto pare, dalla smania del red carpet che tanti guasti ha già prodotto da noi. Al di là dell'assoluta inattualità di una domanda simile, un festival come Locarno si colloca in una posizione che poco riguarda tutto questo. Il pubblico qui è molto allenato, esigente, attento, numeroso, capace di affollare a migliaia proiezioni di piccoli film indipendenti come di film hollywoodiani. Il problema dunque non esiste, anche perché un pubblico così è patrimonio prezioso, da coltivare e non da omologare all'esempio italiano ove si pensa di risolvere qualsiasi cosa col «tappeto rosso» salvo poi smantellare esperienze preziose (venne fatto già all'epoca dei cineclub), lamentare un mercato difficile quando non c'è alcun investimento per differenziarlo, e continuare a restringere le offerte con l'etichetta dell'indistribuibile che esclude dalle nostre sale i prodotti migliori del cinema contemporaneo. E non è un tappeto rosso che può colmare la bassa qualità dell'offerta complessiva. Le proposte «sbagliate» sono anche qui ma capita in ogni festival, specie se poi si arriva subito prima di Venezia e Toronto, e subito dopo Cannes, affiancate però da meraviglie. La retrospettiva «Manga Impact» intanto, imperdibile. La sala del cinema ex-Rex è piena a ogni ora, ci sono bimbetti e adulti, persone coi capelli bianchi e ragazzi, ieri nonostante fosse quasi mezzanotte sono rimasti in tanti in Piazza a vedere Pom Poko ('94) capolavoro Isao Takahata, un protagonista della rassegna. Che in realtà è più un laboratorio aperto di molti e diversi eventi - film, mostre, workshop - realizzato insieme al Museo del Cinema di Torino, ove si conluderà il prossimo gennaio. Isao Takahata è un signore piccolino con l'aria compita. È nato nel 1935, nell'attuale città di Ise, si è laureato in letteratura francese all'università di Tokyo, e insieme al suo grande amico, il meraviglioso Miyazaki, è uno degli inventori dell'animazione giapponese moderna. I due si incontrano nei neonati studi di animazione Toei Doga, sono compagni di lotte sindacali, lavorano per la Nippon Animation e infine fondano lo studio Ghibli ('85) dove Takahata realizza uno dei suoi capolavori, Una tomba per le lucciole ('88), sull'apocalisse del guerra, il Germania anno zero del Giappone. Takahata è anche il papà di Heidi, la ragazzina che vive nei monti col nonno rivisitata nella serie del 1974 con cui sono cresciute molte generazioni. È l'Heidi tondetta e gentile, curiosa e irriverente che saltella tra quelle Alpi fantastiche giocando con caprette e stelle montane, scoprendo un universo ove anche le cime delle montagne sorridono e le caprette - come recitava la canzonetta italiana - «fanno ciao». Ma il gioco della trasformazione, antica sapienza degli animali e della natura, sembra una delle costanti di questo cinema che molto dice sul Giappone moderno. Il programma magnifico di animazione «classica» realizzata subito dopo la guerra, lavori muti e musicati, è pieno di creature che mutano, amano giocare assumendo forme diverse coi cui combattere, con la sorpresa prima che con la forza, gli avversari. Quest'animazione che varia tra l'assenza di prospettiva del teatro delle ombre e la profondità della natura, mostra anche un rapporto molto stretto con quanto si produce in occidente, una trama di contaminazioni non così semplice da decodificare. La meraviglia di una natura popolata di folletti e farfalline che somigliano a Trilly in Cherry Blossoms (di Kenzo Masoka, 1946) si compone di figure e movimenti visivi che rimandano alle Silly Simphonies, di cui riprende anche il respiro sinfonico, con kimoni e geishe. Come A Story of the Muku Tree di Shoji Maruyama ('47), una saga della primavera o della luce contro le tenebre del ghiaccio ove uccellini, cicogne, foglie e boccioli sonfiggono in un crescendo musicale, scandito dai raggi che emana la donna primavera o terra fertile o quant'altro, il gelo grigio del freddo. La comicità di una sfida combattuta a colpi di trasformazione da una volpe che diventa serpente volante o barattolo (A Fox and a Badger in Rivalry, corto di Ikuo Oshi, del '33) ricorda l'umorismo dei Looney Tunes ma con nuove specie animali. Il sorprendente The Tale of Crab Temple di Hakuzan Kimura, Tomu Uchida, Hidehiko Okuda ('24) è una fiaba in forma di teatro delle ombre con un padre e una figlia la cui vita viene sconvolta da un serpente, metafora del Male, al quale il padre per salvare una rana promette la figlia. I due però poco prima avevano salvato dalla crudeltà di un ragazzino un granchio e questi coi suoi compagni divorerà il serpente ... Ci si aspetterebbe come nelle fiabe occidentali che anche il granchio sia qualcun altro, tipo un principe. Invece no, il racconto è spunto per narrare l'origine del Tempio del Granchio dedicato ai tanti animaletti caduti nella lotta col serpente. Capolavoro. Anche Pom Poko ci fa conoscere una nuova tipologia di animali, i tanuki, strana variazione di orsetti lavatori che sono i protagonisti di questa fiaba molto politica nel confronto tra natura e uomo, la prima devastata dai secondi per esigenze di sviluppo che non prevedono alcun rispetto né regola ma procedono secondo la logica della devstazione. Tokyo ha bisogno di nuove case per sistemare milioni di persone, e così vengono abbattuti alberi, spazi verdi, coperti di cemento i prati, riempiti di scarici tossici e di rifiuti i fiumi. Gli animali soffocano, il bosco si restringe, non hanno più un luogo in cui vivere, così iniziano la loro guerra al genere umano. I tanuki posseggono l'arte antica della trasformazione, possono, se sviluppano questa sapienza, assumere forme umane, di altri animali, di oggetti, di statue. Il film è pieno di sorprese, citazioni cinefile, rimandi alla cultura giapponese di fantasmi, apparizioni, umorismo e critica graffiante verso il Giappone del boom economico in cui si stritolano gli animali ma anche le individualità degli uomini. Ci sono invenzioni geniali, tipo i tre Maestri tanuki della trasformazione che arrivano sotto le spoglie di vecchi beatnik californiani, capelli bianchi lunghi e camicie a fiori. Oppure i tanuki che per spaventare gli uomini diventano fantasmi senza volto, o anime di bimbetti, o ancora confondono gli uomini duplicandoli come in uno specchio... Il Giappone che non piace a Isao Takahata è quello delle case tutte uguali di cemento dove si richiudono gli uomini stritolati dalle logiche della produzione, dal modello toyotista, e in fondo la guerra dei tanuki è quella di un'ecologia della mente in cui si difende la natura e insieme la fantasia, il piacere, la libertà, il gioco, la vita collettiva all'aperto, in spazi con un orizzonte che stridono con le gabbie chiuse mononucelari. È la stessa mutazione di carne e metallo degli eroi di Tsukamoto, dentro a un'uguale rivendicazione di sé stessi contro la società. Il Giappone della crisi, di un progressivo impoverimento, senza welfare né assistenza, è quello di Masahiro Kobayashi, esordi da folk singer e passione per Truffaut, infatti oltre che a suo padre Wakaranai (Dove sei?) è dedicato a Antoine Doinel. Strano film, pervaso da un sentimento molto nero, con il giovane protagonista che alla morte dell'adorata madre si trova solo, senza soldi, l'ospedale che vuole essere pagato per le cure, le pompe funebri che vogliono soldi per il funerale obbligato. Lui rapisce la mamma morta, la lascia andare sulla barchetta azzurra che ha dipinto nel mare, fugge alla ricerca del padre che li ha abbandonati, un vecchio che sta un una tizia molto più giovane con cui ha avuto un altro figlio. Il ragazzo sogna di diventare calciatore, in stanza ha il poster di Totti, però dice all'agente di polizia che lo interroga dopo averlo fermato: «come faccio per pagare il club o gli studi?». Paese terribile negli occhi del regista il Giappone, ove se sei povero non hai neppure il diritto di morire, e peccato che a tratti questa crudeltà si perda in un'ansia di messinscena. Resta però un'immagine del contemporaneo globalizzato feroce. LOCARNO Glamour o cultura? Il quesito è stato lanciato dal quotidiano Il corriere del Ticino, oggetto il festival di Locarno, origine della polemica il mancato arrivo di Cameron Diaz star del film di Nick Cassavetes My Sister's Keeper trasformato immediatamente in pretesto con cui mettere in discussione l'intero impianto del festival. Le lamentele arrivano dalle istituzioni (l'Ufficio cinema cantonale) colpite anche qui, a quanto pare, dalla smania del red carpet che tanti guasti ha già prodotto da noi. Al di là dell'assoluta inattualità di una domanda simile, un festival come Locarno si colloca in una posizione che poco riguarda tutto questo. Il pubblico qui è molto allenato, esigente, attento, numeroso, capace di affollare a migliaia proiezioni di piccoli film indipendenti come di film hollywoodiani. Il problema dunque non esiste, anche perché un pubblico così è patrimonio prezioso, da coltivare e non da omologare all'esempio italiano ove si pensa di risolvere qualsiasi cosa col «tappeto rosso» salvo poi smantellare esperienze preziose (venne fatto già all'epoca dei cineclub), lamentare un mercato difficile quando non c'è alcun investimento per differenziarlo, e continuare a restringere le offerte con l'etichetta dell'indistribuibile che esclude dalle nostre sale i prodotti migliori del cinema contemporaneo. E non è un tappeto rosso che può colmare la bassa qualità dell'offerta complessiva. Le proposte «sbagliate» sono anche qui ma capita in ogni festival, specie se poi si arriva subito prima di Venezia e Toronto, e subito dopo Cannes, affiancate però da meraviglie. La retrospettiva «Manga Impact» intanto, imperdibile. La sala del cinema ex-Rex è piena a ogni ora, ci sono bimbetti e adulti, persone coi capelli bianchi e ragazzi, ieri nonostante fosse quasi mezzanotte sono rimasti in tanti in Piazza a vedere Pom Poko ('94) capolavoro Isao Takahata, un protagonista della rassegna. Che in realtà è più un laboratorio aperto di molti e diversi eventi - film, mostre, workshop - realizzato insieme al Museo del Cinema di Torino, ove si conluderà il prossimo gennaio. Isao Takahata è un signore piccolino con l'aria compita. È nato nel 1935, nell'attuale città di Ise, si è laureato in letteratura francese all'università di Tokyo, e insieme al suo grande amico, il meraviglioso Miyazaki, è uno degli inventori dell'animazione giapponese moderna. I due si incontrano nei neonati studi di animazione Toei Doga, sono compagni di lotte sindacali, lavorano per la Nippon Animation e infine fondano lo studio Ghibli ('85) dove Takahata realizza uno dei suoi capolavori, Una tomba per le lucciole ('88), sull'apocalisse del guerra, il Germania anno zero del Giappone. Takahata è anche il papà di Heidi, la ragazzina che vive nei monti col nonno rivisitata nella serie del 1974 con cui sono cresciute molte generazioni. È l'Heidi tondetta e gentile, curiosa e irriverente che saltella tra quelle Alpi fantastiche giocando con caprette e stelle montane, scoprendo un universo ove anche le cime delle montagne sorridono e le caprette - come recitava la canzonetta italiana - «fanno ciao». Ma il gioco della trasformazione, antica sapienza degli animali e della natura, sembra una delle costanti di questo cinema che molto dice sul Giappone moderno. Il programma magnifico di animazione «classica» realizzata subito dopo la guerra, lavori muti e musicati, è pieno di creature che mutano, amano giocare assumendo forme diverse coi cui combattere, con la sorpresa prima che con la forza, gli avversari. Quest'animazione che varia tra l'assenza di prospettiva del teatro delle ombre e la profondità della natura, mostra anche un rapporto molto stretto con quanto si produce in occidente, una trama di contaminazioni non così semplice da decodificare. La meraviglia di una natura popolata di folletti e farfalline che somigliano a Trilly in Cherry Blossoms (di Kenzo Masoka, 1946) si compone di figure e movimenti visivi che rimandano alle Silly Simphonies, di cui riprende anche il respiro sinfonico, con kimoni e geishe. Come A Story of the Muku Tree di Shoji Maruyama ('47), una saga della primavera o della luce contro le tenebre del ghiaccio ove uccellini, cicogne, foglie e boccioli sonfiggono in un crescendo musicale, scandito dai raggi che emana la donna primavera o terra fertile o quant'altro, il gelo grigio del freddo. La comicità di una sfida combattuta a colpi di trasformazione da una volpe che diventa serpente volante o barattolo (A Fox and a Badger in Rivalry, corto di Ikuo Oshi, del '33) ricorda l'umorismo dei Looney Tunes ma con nuove specie animali. Il sorprendente The Tale of Crab Temple di Hakuzan Kimura, Tomu Uchida, Hidehiko Okuda ('24) è una fiaba in forma di teatro delle ombre con un padre e una figlia la cui vita viene sconvolta da un serpente, metafora del Male, al quale il padre per salvare una rana promette la figlia. I due però poco prima avevano salvato dalla crudeltà di un ragazzino un granchio e questi coi suoi compagni divorerà il serpente ... Ci si aspetterebbe come nelle fiabe occidentali che anche il granchio sia qualcun altro, tipo un principe. Invece no, il racconto è spunto per narrare l'origine del Tempio del Granchio dedicato ai tanti animaletti caduti nella lotta col serpente. Capolavoro. Anche Pom Poko ci fa conoscere una nuova tipologia di animali, i tanuki, strana variazione di orsetti lavatori che sono i protagonisti di questa fiaba molto politica nel confronto tra natura e uomo, la prima devastata dai secondi per esigenze di sviluppo che non prevedono alcun rispetto né regola ma procedono secondo la logica della devstazione. Tokyo ha bisogno di nuove case per sistemare milioni di persone, e così vengono abbattuti alberi, spazi verdi, coperti di cemento i prati, riempiti di scarici tossici e di rifiuti i fiumi. Gli animali soffocano, il bosco si restringe, non hanno più un luogo in cui vivere, così iniziano la loro guerra al genere umano. I tanuki posseggono l'arte antica della trasformazione, possono, se sviluppano questa sapienza, assumere forme umane, di altri animali, di oggetti, di statue. Il film è pieno di sorprese, citazioni cinefile, rimandi alla cultura giapponese di fantasmi, apparizioni, umorismo e critica graffiante verso il Giappone del boom economico in cui si stritolano gli animali ma anche le individualità degli uomini. Ci sono invenzioni geniali, tipo i tre Maestri tanuki della trasformazione che arrivano sotto le spoglie di vecchi beatnik californiani, capelli bianchi lunghi e camicie a fiori. Oppure i tanuki che per spaventare gli uomini diventano fantasmi senza volto, o anime di bimbetti, o ancora confondono gli uomini duplicandoli come in uno specchio... Il Giappone che non piace a Isao Takahata è quello delle case tutte uguali di cemento dove si richiudono gli uomini stritolati dalle logiche della produzione, dal modello toyotista, e in fondo la guerra dei tanuki è quella di un'ecologia della mente in cui si difende la natura e insieme la fantasia, il piacere, la libertà, il gioco, la vita collettiva all'aperto, in spazi con un orizzonte che stridono con le gabbie chiuse mononucelari. È la stessa mutazione di carne e metallo degli eroi di Tsukamoto, dentro a un'uguale rivendicazione di sé stessi contro la società. Il Giappone della crisi, di un progressivo impoverimento, senza welfare né assistenza, è quello di Masahiro Kobayashi, esordi da folk singer e passione per Truffaut, infatti oltre che a suo padre Wakaranai (Dove sei?) è dedicato a Antoine Doinel. Strano film, pervaso da un sentimento molto nero, con il giovane protagonista che alla morte dell'adorata madre si trova solo, senza soldi, l'ospedale che vuole essere pagato per le cure, le pompe funebri che vogliono soldi per il funerale obbligato. Lui rapisce la mamma morta, la lascia andare sulla barchetta azzurra che ha dipinto nel mare, fugge alla ricerca del padre che li ha abbandonati, un vecchio che sta un una tizia molto più giovane con cui ha avuto un altro figlio. Il ragazzo sogna di diventare calciatore, in stanza ha il poster di Totti, però dice all'agente di polizia che lo interroga dopo averlo fermato: «come faccio per pagare il club o gli studi?». Paese terribile negli occhi del regista il Giappone, ove se sei povero non hai neppure il diritto di morire, e peccato che a tratti questa crudeltà si perda in un'ansia di messinscena. Resta però un'immagine del contemporaneo globalizzato feroce.

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+2,2 (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 08/08/2009 - pag: 2 +2,2 L'ultimo mese Il valore del superindice Ocse per l'Italia nell'ultimo mese è aumentato di 2,2 punti base (4,8 su base annua). Per gli Usa è salito di 1,3 punti a giugno, ma è sceso di 7,2 punti in un anno. In Giappone +0,3 mensile e -12,7 annuo, la Cina ha fatto segnare rispettivamente +1,4 e -3,7

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passato il peggio, risalita dura (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il docente di politica monetaria alla Cattolica di Milano giudica i dati di aprile-giugno «Passato il peggio, risalita dura» Giacomo Vaciago: a soffrire è la produzione, meno il consumo MILANO. «Il peggio è veramente passato. I dati che sono stati pubblicati ieri sono riferibili al periodo aprile-giugno e se si guarda al tendenziale sul trimestre precedente si registra comunque un miglioramento»: Giacomo Vaciago, docente di politica monetaria all'Università Cattolica di Milano non ha dubbi. Il punto peggiore della crisi è stato superato. Ma questo non significa che tutti i problemi siano dietro le spalle. «E' molto importante ricostruire tutti i passi della crisi più violenta che abbiamo registrato negli ultimi secoli. In sostanza a ottobre fallisce Lehman e si ferma la finanza che è la tubatura dell'economia, come l'ha chiamata la Banca dei Regolamenti Internazionali nel suo rapporto dello scorso giugno. Una crisi nata esattamente il 7 agosto di due anni fa con lo scoppio della bolla immobiliare Usa e le insolvenze dei mutui subprime, diventata gravissima con il crollo della finanza che ha finito per contagiare l'industria che senza credito ha fermato ordini e investimenti e utilizzato i magazzini come liquidità. Questo spiega anche l'incredibile e inusitato crollo della produzione industriale: non si è mai visto un tonfo di queste proporzioni, non solo in Italia ma in generale in tutti i paesi occidentali». Professore ma questa crisi non rischia di produrre anche una caduta dei consumi? «Sinora, per fortuna, a fronte di un Pil in flessione del 6% la contrazione dei consumi è stata di poco superiore al 2%. Questo conferma l'analisi fatta da molti osservatori: non siamo di fronte ad una recessione prodotta dalla caduta verticale della domanda ma dell'offerta. E' l'industria che si è fermata per mancanza di ossigeno finanziario. Ora bisogna affidarsi alla ripresa che in Asia è già in corso dallo scorso marzo». Pensa alla Cina? «Non solo. La cosa importante è che Pechino da marzo ha ripreso a correre e ha trascinato Corea e Singapore mentre l'India non si è mai fermata. E tra i paesi emergenti se la Russia è ancora ferma Brasile e Argentina, invece, vanno molto bene». Tornando all'Italia i sindacati e anche alcuni esponenti di Confindustria temono un autunno molto pesante? «Certo non saranno mesi facili ma la ripresa è in atto, come registrato anche dal superindice dell'Ocse. Attenzione che per tornare ai livelli del 2007 impieghermo comunque molto tempo. Sinora gli ammortizzatori hanno funzionato e, per fortuna, non abbiamo ancora visto il milione di disoccupati preconizzato da Confindustria il 18 dicembre dello scorso anno». Ma gli interventi del Governo saranno sufficienti a scongiurare un peggioramento della situazione? «Questo ultimo decreto si muove nella direzione giusta, come la moratoria. Certo era meglio se lo avessero fatto prima. Confindustria, insistendo ogni giorno, è riuscita a far uscire allo scoperto Tremonti. Speriamo che facciano davvero effetto». (a.d.s.)

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La lotta degli operai Sat: (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

CATANIA La lotta degli operai Sat: «La fabbrica non deve chiudere» Occupata da febbraio, è fornitrice della StM. In 100 hanno creato una coop che progetta la riconversione Antonio Sciotto Il sogno degli operai non ha confini geografici: e a Catania c'è una storia in tutto simile a quello che sta accadendo alla Innse di Milano, o alla inglese Vestas. Protagonisti sono 164 tute blu, età media 30 anni, che si oppongono alla chiusura della loro fabbrica. La Sat di Aci Sant'Antonio, ex produttrice di gettoni telefonici e monete in lire, da diversi anni si è convertita in fornitrice della StMicroelectronics, che possiede un polo di elettronica alle porte della città etnea: produce dissipatori di calore per le schede dei computer, ma ultimamente ha diversificato i comittenti, rifornendo anche la Magneti Marelli, la Ave (interruttori), la Silca (chiavi). Ma con la crisi della StMicroelectronics, non c'è stato scampo, e i proprietari, la famiglia romana Paoluzi, hanno deciso la chiusura. La doccia fredda è arrivata lo scorso febbraio: «Ci hanno comunicato che avrebbero chiuso la fabbrica e messo tutti gli operai in cassa integrazione a zero ore, verso la mobilità - spiega Nunzio Cinquemani, delegato della Fiom Cgil - Hanno aperto la liquidazione presso il tribunale, e di recente il giudice ha autorizzato lo smantellamento e la vendita di tutti i macchinari. Ma noi in febbraio, quando è stata interrotta la produzione, abbiamo cominciato a occupare lo stabilimento: non vogliamo che chiuda». Gli operai stanno alla Sat 24 ore su 24: 4-5 persone per volta, con turni di 4 ore. La Sat in realtà non rifornisce la StM di Catania, ma le sedi di Malta e Casablanca, come anche - fino a qualche anno fa - alcune filiali asiatiche. Ma nel 2001 ha cessato di esportare a Oriente, poi nel 2005-2006 la StM di Casablanca è stata a sua volta delocalizzata in Cina, e così è sopravvissuto solo il grosso delle forniture per Malta. Nel frattempo, però, è stata costruita una grossa officina interna che ha intercettato committenti diversi, e così la Sat ha potuto sopravvivere, pur dovendo ridurre il personale rispetto ai 250 addetti del periodo più florido. La settimana scorsa la proprietà ha cercato di entrare, accompagnata da carabinieri e Digos, ma gli operai hanno impedito l'accesso. E' scattata così una denuncia penale per 44 tute blu, e un procedimento disciplinare, che potrebbe dar luogo al licenziamento: i lavoratori potrebbero perdere così tutti gli ammortizzatori sociali e il diritto alla mobilità (fino a febbraio prossimo percepiscono un assegno di cig di circa 800 euro al mese). Ieri è arrivata anche la solidarietà di Gianni Rinaldini, segretario Fiom. La famiglia Paoluzi intende vendere i macchinari alla Interplex, multinazionale Usa, e i due gruppi riprodurrebbero una nuova Sat in Cina. «Non è giusto - dice Cinquemani - la gran parte dello stabilimento è stata tirata su grazie ai fondi pubblici della 488, che giusto quest'anno hanno rifiutato per poter avere mano libera. Ma noi abbiamo formato una cooperativa di 100 operai, e vogliamo specializzare la Sat per i committenti più recenti, e insieme avviare una produzione di fotovoltaico». Ma ai lavoratori catanesi adesso servono contatti e soprattutto soldi per realizzare il loro sogno.

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Le fiabe in del genio Isao Takahata (sezione: Globalizzazione)

( da "Manifesto, Il" del 08-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

LOCARNO 62 Le fiabe in «stile Ghibli» del genio Isao Takahata «Manga impact», la storia del cartoon giapponese dagli anni venti Cristina Piccino LOCARNO Glamour o cultura? Il quesito è stato lanciato dal quotidiano Il corriere del Ticino, oggetto il festival di Locarno, origine della polemica il mancato arrivo di Cameron Diaz star del film di Nick Cassavetes My Sister's Keeper trasformato immediatamente in pretesto con cui mettere in discussione l'intero impianto del festival. Le lamentele arrivano dalle istituzioni (l'Ufficio cinema cantonale) colpite anche qui, a quanto pare, dalla smania del red carpet che tanti guasti ha già prodotto da noi. Al di là dell'assoluta inattualità di una domanda simile, un festival come Locarno si colloca in una posizione che poco riguarda tutto questo. Il pubblico qui è molto allenato, esigente, attento, numeroso, capace di affollare a migliaia proiezioni di piccoli film indipendenti come di film hollywoodiani. Il problema dunque non esiste, anche perché un pubblico così è patrimonio prezioso, da coltivare e non da omologare all'esempio italiano ove si pensa di risolvere qualsiasi cosa col «tappeto rosso» salvo poi smantellare esperienze preziose (venne fatto già all'epoca dei cineclub), lamentare un mercato difficile quando non c'è alcun investimento per differenziarlo, e continuare a restringere le offerte con l'etichetta dell'indistribuibile che esclude dalle nostre sale i prodotti migliori del cinema contemporaneo. E non è un tappeto rosso che può colmare la bassa qualità dell'offerta complessiva. Le proposte «sbagliate» sono anche qui ma capita in ogni festival, specie se poi si arriva subito prima di Venezia e Toronto, e subito dopo Cannes, affiancate però da meraviglie. La retrospettiva «Manga Impact» intanto, imperdibile. La sala del cinema ex-Rex è piena a ogni ora, ci sono bimbetti e adulti, persone coi capelli bianchi e ragazzi, ieri nonostante fosse quasi mezzanotte sono rimasti in tanti in Piazza a vedere Pom Poko ('94) capolavoro Isao Takahata, un protagonista della rassegna. Che in realtà è più un laboratorio aperto di molti e diversi eventi - film, mostre, workshop - realizzato insieme al Museo del Cinema di Torino, ove si conluderà il prossimo gennaio. Isao Takahata è un signore piccolino con l'aria compita. È nato nel 1935, nell'attuale città di Ise, si è laureato in letteratura francese all'università di Tokyo, e insieme al suo grande amico, il meraviglioso Miyazaki, è uno degli inventori dell'animazione giapponese moderna. I due si incontrano nei neonati studi di animazione Toei Doga, sono compagni di lotte sindacali, lavorano per la Nippon Animation e infine fondano lo studio Ghibli ('85) dove Takahata realizza uno dei suoi capolavori, Una tomba per le lucciole ('88), sull'apocalisse del guerra, il Germania anno zero del Giappone. Takahata è anche il papà di Heidi, la ragazzina che vive nei monti col nonno rivisitata nella serie del 1974 con cui sono cresciute molte generazioni. È l'Heidi tondetta e gentile, curiosa e irriverente che saltella tra quelle Alpi fantastiche giocando con caprette e stelle montane, scoprendo un universo ove anche le cime delle montagne sorridono e le caprette - come recitava la canzonetta italiana - «fanno ciao». Ma il gioco della trasformazione, antica sapienza degli animali e della natura, sembra una delle costanti di questo cinema che molto dice sul Giappone moderno. Il programma magnifico di animazione «classica» realizzata subito dopo la guerra, lavori muti e musicati, è pieno di creature che mutano, amano giocare assumendo forme diverse coi cui combattere, con la sorpresa prima che con la forza, gli avversari. Quest'animazione che varia tra l'assenza di prospettiva del teatro delle ombre e la profondità della natura, mostra anche un rapporto molto stretto con quanto si produce in occidente, una trama di contaminazioni non così semplice da decodificare. La meraviglia di una natura popolata di folletti e farfalline che somigliano a Trilly in Cherry Blossoms (di Kenzo Masoka, 1946) si compone di figure e movimenti visivi che rimandano alle Silly Simphonies, di cui riprende anche il respiro sinfonico, con kimoni e geishe. Come A Story of the Muku Tree di Shoji Maruyama ('47), una saga della primavera o della luce contro le tenebre del ghiaccio ove uccellini, cicogne, foglie e boccioli sonfiggono in un crescendo musicale, scandito dai raggi che emana la donna primavera o terra fertile o quant'altro, il gelo grigio del freddo. La comicità di una sfida combattuta a colpi di trasformazione da una volpe che diventa serpente volante o barattolo (A Fox and a Badger in Rivalry, corto di Ikuo Oshi, del '33) ricorda l'umorismo dei Looney Tunes ma con nuove specie animali. Il sorprendente The Tale of Crab Temple di Hakuzan Kimura, Tomu Uchida, Hidehiko Okuda ('24) è una fiaba in forma di teatro delle ombre con un padre e una figlia la cui vita viene sconvolta da un serpente, metafora del Male, al quale il padre per salvare una rana promette la figlia. I due però poco prima avevano salvato dalla crudeltà di un ragazzino un granchio e questi coi suoi compagni divorerà il serpente ... Ci si aspetterebbe come nelle fiabe occidentali che anche il granchio sia qualcun altro, tipo un principe. Invece no, il racconto è spunto per narrare l'origine del Tempio del Granchio dedicato ai tanti animaletti caduti nella lotta col serpente. Capolavoro. Anche Pom Poko ci fa conoscere una nuova tipologia di animali, i tanuki, strana variazione di orsetti lavatori che sono i protagonisti di questa fiaba molto politica nel confronto tra natura e uomo, la prima devastata dai secondi per esigenze di sviluppo che non prevedono alcun rispetto né regola ma procedono secondo la logica della devstazione. Tokyo ha bisogno di nuove case per sistemare milioni di persone, e così vengono abbattuti alberi, spazi verdi, coperti di cemento i prati, riempiti di scarici tossici e di rifiuti i fiumi. Gli animali soffocano, il bosco si restringe, non hanno più un luogo in cui vivere, così iniziano la loro guerra al genere umano. I tanuki posseggono l'arte antica della trasformazione, possono, se sviluppano questa sapienza, assumere forme umane, di altri animali, di oggetti, di statue. Il film è pieno di sorprese, citazioni cinefile, rimandi alla cultura giapponese di fantasmi, apparizioni, umorismo e critica graffiante verso il Giappone del boom economico in cui si stritolano gli animali ma anche le individualità degli uomini. Ci sono invenzioni geniali, tipo i tre Maestri tanuki della trasformazione che arrivano sotto le spoglie di vecchi beatnik californiani, capelli bianchi lunghi e camicie a fiori. Oppure i tanuki che per spaventare gli uomini diventano fantasmi senza volto, o anime di bimbetti, o ancora confondono gli uomini duplicandoli come in uno specchio... Il Giappone che non piace a Isao Takahata è quello delle case tutte uguali di cemento dove si richiudono gli uomini stritolati dalle logiche della produzione, dal modello toyotista, e in fondo la guerra dei tanuki è quella di un'ecologia della mente in cui si difende la natura e insieme la fantasia, il piacere, la libertà, il gioco, la vita collettiva all'aperto, in spazi con un orizzonte che stridono con le gabbie chiuse mononucelari. È la stessa mutazione di carne e metallo degli eroi di Tsukamoto, dentro a un'uguale rivendicazione di sé stessi contro la società. Il Giappone della crisi, di un progressivo impoverimento, senza welfare né assistenza, è quello di Masahiro Kobayashi, esordi da folk singer e passione per Truffaut, infatti oltre che a suo padre Wakaranai (Dove sei?) è dedicato a Antoine Doinel. Strano film, pervaso da un sentimento molto nero, con il giovane protagonista che alla morte dell'adorata madre si trova solo, senza soldi, l'ospedale che vuole essere pagato per le cure, le pompe funebri che vogliono soldi per il funerale obbligato. Lui rapisce la mamma morta, la lascia andare sulla barchetta azzurra che ha dipinto nel mare, fugge alla ricerca del padre che li ha abbandonati, un vecchio che sta un una tizia molto più giovane con cui ha avuto un altro figlio. Il ragazzo sogna di diventare calciatore, in stanza ha il poster di Totti, però dice all'agente di polizia che lo interroga dopo averlo fermato: «come faccio per pagare il club o gli studi?». Paese terribile negli occhi del regista il Giappone, ove se sei povero non hai neppure il diritto di morire, e peccato che a tratti questa crudeltà si perda in un'ansia di messinscena. Resta però un'immagine del contemporaneo globalizzato feroce. LOCARNO Glamour o cultura? Il quesito è stato lanciato dal quotidiano Il corriere del Ticino, oggetto il festival di Locarno, origine della polemica il mancato arrivo di Cameron Diaz star del film di Nick Cassavetes My Sister's Keeper trasformato immediatamente in pretesto con cui mettere in discussione l'intero impianto del festival. Le lamentele arrivano dalle istituzioni (l'Ufficio cinema cantonale) colpite anche qui, a quanto pare, dalla smania del red carpet che tanti guasti ha già prodotto da noi. Al di là dell'assoluta inattualità di una domanda simile, un festival come Locarno si colloca in una posizione che poco riguarda tutto questo. Il pubblico qui è molto allenato, esigente, attento, numeroso, capace di affollare a migliaia proiezioni di piccoli film indipendenti come di film hollywoodiani. Il problema dunque non esiste, anche perché un pubblico così è patrimonio prezioso, da coltivare e non da omologare all'esempio italiano ove si pensa di risolvere qualsiasi cosa col «tappeto rosso» salvo poi smantellare esperienze preziose (venne fatto già all'epoca dei cineclub), lamentare un mercato difficile quando non c'è alcun investimento per differenziarlo, e continuare a restringere le offerte con l'etichetta dell'indistribuibile che esclude dalle nostre sale i prodotti migliori del cinema contemporaneo. E non è un tappeto rosso che può colmare la bassa qualità dell'offerta complessiva. Le proposte «sbagliate» sono anche qui ma capita in ogni festival, specie se poi si arriva subito prima di Venezia e Toronto, e subito dopo Cannes, affiancate però da meraviglie. La retrospettiva «Manga Impact» intanto, imperdibile. La sala del cinema ex-Rex è piena a ogni ora, ci sono bimbetti e adulti, persone coi capelli bianchi e ragazzi, ieri nonostante fosse quasi mezzanotte sono rimasti in tanti in Piazza a vedere Pom Poko ('94) capolavoro Isao Takahata, un protagonista della rassegna. Che in realtà è più un laboratorio aperto di molti e diversi eventi - film, mostre, workshop - realizzato insieme al Museo del Cinema di Torino, ove si conluderà il prossimo gennaio. Isao Takahata è un signore piccolino con l'aria compita. È nato nel 1935, nell'attuale città di Ise, si è laureato in letteratura francese all'università di Tokyo, e insieme al suo grande amico, il meraviglioso Miyazaki, è uno degli inventori dell'animazione giapponese moderna. I due si incontrano nei neonati studi di animazione Toei Doga, sono compagni di lotte sindacali, lavorano per la Nippon Animation e infine fondano lo studio Ghibli ('85) dove Takahata realizza uno dei suoi capolavori, Una tomba per le lucciole ('88), sull'apocalisse del guerra, il Germania anno zero del Giappone. Takahata è anche il papà di Heidi, la ragazzina che vive nei monti col nonno rivisitata nella serie del 1974 con cui sono cresciute molte generazioni. È l'Heidi tondetta e gentile, curiosa e irriverente che saltella tra quelle Alpi fantastiche giocando con caprette e stelle montane, scoprendo un universo ove anche le cime delle montagne sorridono e le caprette - come recitava la canzonetta italiana - «fanno ciao». Ma il gioco della trasformazione, antica sapienza degli animali e della natura, sembra una delle costanti di questo cinema che molto dice sul Giappone moderno. Il programma magnifico di animazione «classica» realizzata subito dopo la guerra, lavori muti e musicati, è pieno di creature che mutano, amano giocare assumendo forme diverse coi cui combattere, con la sorpresa prima che con la forza, gli avversari. Quest'animazione che varia tra l'assenza di prospettiva del teatro delle ombre e la profondità della natura, mostra anche un rapporto molto stretto con quanto si produce in occidente, una trama di contaminazioni non così semplice da decodificare. La meraviglia di una natura popolata di folletti e farfalline che somigliano a Trilly in Cherry Blossoms (di Kenzo Masoka, 1946) si compone di figure e movimenti visivi che rimandano alle Silly Simphonies, di cui riprende anche il respiro sinfonico, con kimoni e geishe. Come A Story of the Muku Tree di Shoji Maruyama ('47), una saga della primavera o della luce contro le tenebre del ghiaccio ove uccellini, cicogne, foglie e boccioli sonfiggono in un crescendo musicale, scandito dai raggi che emana la donna primavera o terra fertile o quant'altro, il gelo grigio del freddo. La comicità di una sfida combattuta a colpi di trasformazione da una volpe che diventa serpente volante o barattolo (A Fox and a Badger in Rivalry, corto di Ikuo Oshi, del '33) ricorda l'umorismo dei Looney Tunes ma con nuove specie animali. Il sorprendente The Tale of Crab Temple di Hakuzan Kimura, Tomu Uchida, Hidehiko Okuda ('24) è una fiaba in forma di teatro delle ombre con un padre e una figlia la cui vita viene sconvolta da un serpente, metafora del Male, al quale il padre per salvare una rana promette la figlia. I due però poco prima avevano salvato dalla crudeltà di un ragazzino un granchio e questi coi suoi compagni divorerà il serpente ... Ci si aspetterebbe come nelle fiabe occidentali che anche il granchio sia qualcun altro, tipo un principe. Invece no, il racconto è spunto per narrare l'origine del Tempio del Granchio dedicato ai tanti animaletti caduti nella lotta col serpente. Capolavoro. Anche Pom Poko ci fa conoscere una nuova tipologia di animali, i tanuki, strana variazione di orsetti lavatori che sono i protagonisti di questa fiaba molto politica nel confronto tra natura e uomo, la prima devastata dai secondi per esigenze di sviluppo che non prevedono alcun rispetto né regola ma procedono secondo la logica della devstazione. Tokyo ha bisogno di nuove case per sistemare milioni di persone, e così vengono abbattuti alberi, spazi verdi, coperti di cemento i prati, riempiti di scarici tossici e di rifiuti i fiumi. Gli animali soffocano, il bosco si restringe, non hanno più un luogo in cui vivere, così iniziano la loro guerra al genere umano. I tanuki posseggono l'arte antica della trasformazione, possono, se sviluppano questa sapienza, assumere forme umane, di altri animali, di oggetti, di statue. Il film è pieno di sorprese, citazioni cinefile, rimandi alla cultura giapponese di fantasmi, apparizioni, umorismo e critica graffiante verso il Giappone del boom economico in cui si stritolano gli animali ma anche le individualità degli uomini. Ci sono invenzioni geniali, tipo i tre Maestri tanuki della trasformazione che arrivano sotto le spoglie di vecchi beatnik californiani, capelli bianchi lunghi e camicie a fiori. Oppure i tanuki che per spaventare gli uomini diventano fantasmi senza volto, o anime di bimbetti, o ancora confondono gli uomini duplicandoli come in uno specchio... Il Giappone che non piace a Isao Takahata è quello delle case tutte uguali di cemento dove si richiudono gli uomini stritolati dalle logiche della produzione, dal modello toyotista, e in fondo la guerra dei tanuki è quella di un'ecologia della mente in cui si difende la natura e insieme la fantasia, il piacere, la libertà, il gioco, la vita collettiva all'aperto, in spazi con un orizzonte che stridono con le gabbie chiuse mononucelari. È la stessa mutazione di carne e metallo degli eroi di Tsukamoto, dentro a un'uguale rivendicazione di sé stessi contro la società. Il Giappone della crisi, di un progressivo impoverimento, senza welfare né assistenza, è quello di Masahiro Kobayashi, esordi da folk singer e passione per Truffaut, infatti oltre che a suo padre Wakaranai (Dove sei?) è dedicato a Antoine Doinel. Strano film, pervaso da un sentimento molto nero, con il giovane protagonista che alla morte dell'adorata madre si trova solo, senza soldi, l'ospedale che vuole essere pagato per le cure, le pompe funebri che vogliono soldi per il funerale obbligato. Lui rapisce la mamma morta, la lascia andare sulla barchetta azzurra che ha dipinto nel mare, fugge alla ricerca del padre che li ha abbandonati, un vecchio che sta un una tizia molto più giovane con cui ha avuto un altro figlio. Il ragazzo sogna di diventare calciatore, in stanza ha il poster di Totti, però dice all'agente di polizia che lo interroga dopo averlo fermato: «come faccio per pagare il club o gli studi?». Paese terribile negli occhi del regista il Giappone, ove se sei povero non hai neppure il diritto di morire, e peccato che a tratti questa crudeltà si perda in un'ansia di messinscena. Resta però un'immagine del contemporaneo globalizzato feroce.

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Autunno caldo: 200 mila posti a rischio (sezione: Globalizzazione)

( da "Stampa, La" del 09-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Intervista Maria Bartiromo UN MONDO NUOVO MERCATO DEL LAVORO SOTTO PRESSIONE PER L'INCOGNITA SUL RINNOVO DEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO "I Paesi emergenti daranno lo slancio per la ripresa" Negli Usa il clima è migliorato, c'è fiducia Ora si attende che cresca l'occupazione FRANCESCO SEMPRINI La Cina è diventata una grande potenza L'Ue si è rafforzata Autunno caldo: 200 mila posti a rischio NEW YORK [FIRMA]LUCA FORNOVO TORINO La disoccupazione sarà la vera incognita d'autunno e il barometro prezioso sull'effettiva ripartenza dell'economia italiana e mondiale. Anche perché, come ha ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, «non ci sarà una vera ripresa finché si continueranno a perdere posti di lavoro». In Italia un po' di timori sul fronte dell'occupazione affiorano con le ultime previsioni della Cgia di Mestre, che ieri ha fatto sapere che sono a rischio 200 mila posti di lavoro in autunno. Ma gli esperti invitano a non fare allarmismi. «Nessun catastrofismo - dice il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - è da due anni che nel quarto trimestre dell'anno l'occupazione registra picchi negativi». E poi secondo la Cgia, questa previsione negativa non inficia i segnali positivi, emersi negli ultimi mesi, «che ci stanno allontanando dalla fase più acuta della crisi. Quelli messi in luce anche dall'Ocse - afferma Bortolussi - sono una conferma importante». Nonostante il Pil italiano sia sceso del 6% a giugno (rispetto al giugno 2008), venerdì l'Ocse ha evidenziato, in realtà, come l'Italia sia l'unico Paese, insieme alla Francia, che sta già dando segnali di ripresa. Una considerazione che parte dalla crescita del superindice dell'Ocse (un indicatore che valuta il potenziale futuro di crescita) che in Italia è stato maggiore degli altri Paesi visto che è salito di 4,8 punti su base annuale a 103,3 punti. Peraltro alcuni economisti, tra cui Luigi Speranza, ritengono che, proprio in autunno, a partire dal terzo trimestre, i segnali di ripresa si si faranno già sentire in Italia. Qualche tensione sul mercato del lavoro potrebbe però registrarsi verso l'autunno anche perché a fine anno scadono molti contratti a tempo determinato, che potrebbero non essere rinnovati. Del resto le statistiche parlano chiaramente. Analizzando i dati dell'Istat, la Cgia riscontra che nel quarto trimestre degli ultimi due anni in Italia l'occupazione (rispetto al trimestre precedente) è sempre stata in calo: complessivamente si sono persi 260 mila posti di lavoro: 91 mila nell'ultimo trimestre del 2007 e 169 mila nell'ultimo trimestre del 2008. «La perdita di 200 mila posti di lavoro - commenta Bortolussi - dovrebbe portare nel 2009 il tasso di disoccupazione all'8,8%, 2,1 punti in più rispetto al 2008». Complessivamente, sostiene la Cgia, i senza lavoro dovrebbero attestarsi quest'anno sui 2 milioni e 200 mila unità. Ma qualche beneficio sull'occupazione in Italia potrebbe arrivare anche grazie alla ripresa degli Stati Uniti, che ancora oggi sono il vero motore dell'economia mondiale. Negli Usa sono stati persi 247 mila posti di lavoro a luglio, 200 mila in meno che a giugno e molti di meno dei 700 mila al mese dell'inizio dell'anno. Dati incoraggianti che ieri hanno fatto dire a Obama: «Il peggio della crisi potrebbe essere alle nostre spalle».La ripresa passerà dalle economie emergenti». Non ha dubbi Maria Bartiromo, icona del giornalismo finanziario Usa e anchor di punta dell'emittente Cnbc. Qual è il clima che si respira a Wall Street? «Si sta riacquistando fiducia, investitori e operatori prendono coscienza del fatto che le cose stanno migliorando. Adesso la gente sente di non essere in pericolo di collasso e spera quanto prima che si tornino a creare posti di lavoro. Questo sarà preceduto, come sempre avviene, da un rally delle Borse i cui primi segnali si vedono già». Quali sono i settori destinati a trainare la ripresa? «Le logiche di investimento si basano sulla crescita. Il settore tecnologico sta andando bene perché si ritiene che la ripresa debba passare attraverso l'innovazione tecnologica: il Nasdaq infatti va bene. Inoltre l'attenzione è puntata sulle economie emergenti come la Cina dove il tasso di crescita è molto elevato e l'India. Il secondo criterio è la creazione di valore: parte dei sistemi finanziario e immobiliare. Infine interessano tutti i settori che potrebbero essere protagonisti della ripresa in base alle indicazione del presidente Obama: infrastrutture, energia e sanità». Cosa si guarda delle società? «In questo momento si privilegiano la liquidità e il basso indebitamento assieme alle politiche aziendali su dividendi e reinvestimenti degli utili per la crescita». Il governo Usa sta andando nella giusta direzione? «Io sono preoccupata perché in questo momento siamo ancora in una situazione di estrema volatilità. Bisogna essere prudenti perché ci sono alcuni elementi di incertezza come ad esempio la politica fiscale del governo. Se si iniziano ad alzare le tasse sul piccolo business si rischia di tornare indietro. Anche la proposta di tassare differentemente gli utili delle grandi corporation straniere rappresenta un rischio e non facilita certo investimenti e creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti. La riforma del sistema sanitario infine è un'incognita e il Paese è alle prese con un forte indebitamento». Gli Usa come usciranno dalla crisi? «L'America tornerà ad essere forte e importante, ma sul piano internazionale ci sono altre realtà, la Cina è diventata una potenza, l'Europa si è rafforzata. Quelle che serve è un coordinamento: in questo senso il passaggio dal G-8 al G-20 è stato fondamentale». Com'è cambiato il giornalismo finanziario con la crisi? «Da una parte ha aumentato l'interesse e la platea di utenti. Dall'altra si è rafforzata la consapevolezza che il giornalismo finanziario deve avere il coraggio di andare controcorrente se necessario ed essere attenta a tutto. In questo senso può svolgere un ruolo di watchdog e prevenire o mettere in luce tutte le anomalie alla base di crisi come questa». L'intervento del governo ha reso Detroit più forte? «Nel caso di Gm occorre dire che la maxipartecipazione pubblica complica la situazione. C'è da chiedersi se bisogna considerare Ford in competizione con il governo». E per Chrysler? «È diverso, Fiat ha portato un valore aggiunto grazie alle piattaforme e alle tecnologie con le auto di piccole dimensione oltre ad avere un management molto valido e un giro di clientela importante. Potrebbe essere un matrimonio riuscito ma dobbiamo ricordarci di Daimler, insomma non mancano incognite». Gli americani sono pronti a guidare la 500? «Con il caro-benzina di qualche tempo fa gli americani hanno imparato ad apprezzare le auto di piccola cilindrata e con la crisi hanno capito l'importanza del risparmio. Non è chiaro quanto ampio sia questo cambiamento di mentalità e se si tradurrà nei volumi di domanda che alcuni produttori attendono».

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La Protezione civile in ronda (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 09-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il ministro ieri ha telefonato al segretario provinciale della Lega. Veneto Sicuro verso il disarmo La Protezione civile in ronda Da Re: «Maroni me lo ha garantito: potrò usarla così» di Alessandro Zago «Maroni me lo ha assicurato: anche la Protezione civile potrà andare in ronda». Ad affermarlo è il segretario provinciale della Lega Toni Da Re, sindaco di Vittorio Veneto. Capopopolo dei big leghisti contrari al decreto sulle ronde, ieri è stato chiamato dal ministro padano. Toni Da Re giorni fa ha lanciato la rivolta dei sindaci leghisti trevigiani: «Il decreto sulle ronde è stato snaturato e non per colpa di Maroni. Vorrà dire che se da una parte ci saranno le ronde istituzionali, dall'altra noi continueremo a fare le nostre ronde di volontari, vestiti in borghese». Con lui, decine di big leghisti di Marca, in testa il sindaco di Treviso e segretario regionale del Carroccio Gian Paolo Gobbo, che ha detto: «A Treviso le nuove ronde non servono». Ma Da Re aveva espresso anche un altro rammarico: «Con questo decreto i sindaci non potranno più utilizzare Protezione civile e altre associazioni, sempre apolitiche, per il controllo del territorio». Spesso, infatti, i sindaci leghisti hanno impiegato anche la Protezione civile per le pattuglie: soprattutto nel 2008, la cosa ha creato polemiche a non finire. Ma proprio su questo aspetto ieri il ministro dell'Interno Robero Maroni, impugnato il telefono, ha voluto tranquillizzare Da Re e gli altri leghisti trevigiani: da una parte esperienze come le ronde paraleghiste di «Veneto Sicuro» avranno sei mesi di tempo per andare in disarmo - essendo chiaramente politicizzate, devono sparire per decreto - magari per poi travasare parte dei volontari nelle nuove ronde, sempre qualora un sindaco lo voglia e il prefetto dia l'assenso. «Ma soprattutto - dice Da Re - Maroni mi ha assicurato che i sindaci potranno utilizzare i nuclei già esistenti della Protezione civile anche per il controllo del territorio. Così nessuno potrà dire che sono volontari di stampo politico, dato che nella Protezione civile ci sono persone di tutte le estrazioni. E nessuno potrà più contestarne l'uso per i pattugliamenti. Comunque nulla vieta che i classici gruppi di volontari senza casacca facciano i loro giri notturni, come ha detto anche Gobbo». Ma se un sindaco potrà usare la Protezione civile anche per il controllo del territorio, allora pochissimi Comuni dovranno dotarsi delle nuove ronde... «Esatto - incalza Da Re - E per noi sindaci è una buona notizia, dato che non abbiamo certo la forza e le finanze per formare i nuovi rondisti». E si eviterà così un aggravio di lavoro per le varie polizie municipali, dato che il decreto Sicurezza stampato ieri sulla Gazzetta Ufficiale parla chiaro: i vigili dovranno badare anche ai nuovi rondisti.

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gli usa in crisi comprano americano messico e canada: obama ci ripensi - federico rampini (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 09-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 21 - Economia Oggi vertice a Guadalajara con i due partner commerciali. Protezionismo, narcos e ambiente in agenda Gli Usa in crisi comprano americano Messico e Canada: Obama ci ripensi FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente NEW YORK - Il primo partner commerciale degli Stati Uniti non è la Cina (solo seconda) ma il Canada. Al terzo posto per l´import-export con gli Stati Uniti non c´è la Germania bensì il Messico. L´intensità dei legami fra i tre partner nordamericani, legati dal trattato di liberoscambio Nafta, spiega l´importanza del vertice di due giorni che si apre oggi a Guadalajara, in Messico. Un appuntamento delicato per Barack Obama. Malgrado la sua popolarità personale nei Paesi vicini, il leader Usa arriva a Guadalajara nella posizione dell´imputato. L´accusa: protezionismo. Il premier canadese Stephen Harper e il presidente messicano Felipe Calderòn lo incalzeranno sulla famigerata clausola "Buy American", inserita dal Congresso dentro la manovra di spesa pubblica a sostegno della crescita. Il ministro canadese del Commercio estero, Stockwell Day, ha lanciato un avvertimento esplicito alla vigilia del summit. «L´America - ha detto - deve aprire gli occhi su quel che rischia: di questo passo scatteranno le nostre contromisure. E nel gioco delle rappresaglie protezioniste tutti finiscono impoveriti». "Buy American" ha già creato danni notevoli a molte aziende canadesi, escluse dalle gare d´appalto per lavori pubblici e forniture alla Pubblica Amministrazione negli Stati Uniti. La formulazione di "Buy American" è insidiosa, perché anche le aziende Usa che lavorano per un committente pubblico rischiano di perdere i concorsi se usano materiale importato. La difficoltà di isolare un´economia globalizzata come gli Stati Uniti provoca effetti-boomerang e conseguenze autolesioniste. Un caso estremo è quello di alcune città americane rimaste a corto di filtri per gli impianti di depurazione dell´acqua potabile. Quei filtri sono prodotti da un colosso "made in Usa" per eccellenza, la General Electric. Però vengono da stabilimenti collocati sul suolo canadese, e includono componenti importati dall´Ungheria. Il Messico ha una lista di recriminazioni ancora più lunga. Non c´è solo "Buy American". A marzo il Congresso di Washington ha sospeso unilateralmente la libertà di circolazione dei Tir messicani, introdotta dal trattato Nafta. L´hanno travolta due campagne parallele. Da una parte il potente sindacato dei camionisti Usa, i Teamsters (generosi finanziatori della campagna elettorale di Obama) da anni denunciano la violazione delle norme di sicurezza da parte dei concorrenti messicani. Dall´altra i movimenti ambientalisti - da Sierra Club a Greenpeace - accusano i Tir messicani di non rispettare le regole anti-smog. Anche in questo caso, il Congresso a maggioranza democratica si è mostrato sensibile alle sirene del protezionismo. Un disastro per l´industria messicana: dovendo trasbordare tutte le merci al confine su Tir Usa, gli esportatori sono "tassati" per un costo aggiuntivo di 400 milioni di dollari all´anno. Le tensioni Usa-Messico vanno ben oltre la sfera commerciale. In cima al dialogo tra Obama e Calderòn ci sarà l´emergenza-narcos. In una spaventosa escalation di violenza, intere zone del Messico sono sottratte di fatto al controllo dello Stato. I sanguinosi regolamenti di conti tra le gang "sconfinano" sempre più spesso oltre la frontiera Usa, preoccupando l´opinione pubblica dall´Arizona al Texas. I messicani accusano gli Usa di non assumersi tutte le proprie responsabilità: da una parte è a Nord il principale mercato di sbocco che traina il business degli stupefacenti dal lato dei consumi; d´altra parte per il lassismo della legislazione sulle armi è sempre negli Stati Uniti che i narcotrafficanti riforniscono i propri arsenali da guerra. Un tasto dolente nelle relazioni Usa-Messico è anche la politica dell´immigrazione. Obama ha fatto un gesto distensivo importante, con le nuove norme sulla detenzione "civile ed umana" dei clandestini, varate due giorni fa dal suo segretario alla Homeland Security, Janet Napolitano. E´ un progresso significativo per voltare pagina rispetto agli abusi contro i diritti umani dei clandestini. Ma resta tutta da definire la riforma delle regole sull´immigrazione. Anche su questo terreno, Obama deve fare i conti con le spinte protezioniste di una parte del Partito democratico, accentuate dagli effetti della recessione. Con 15 milioni di disoccupati, il clima politico non è ideale per liberalizzare i permessi di residenza.

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cristianesimo da rifondare - francesco palazzo (sezione: Globalizzazione)

( da "Repubblica, La" del 09-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina XIX - Palermo Religione Cristianesimo da rifondare FRANCESCO PALAZZO Il libro di Augusto Cavadi In verità ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani inizia con una domanda: si può, insieme, credere e pensare? E una constatazione: il cristianesimo è malato. La chiesa reagisce conservando tutto o ricorrendo al revisionismo felpato. La proposta è quella di un "oltre-cristianesimo". Ma come salvare il divino? Per l´autore, l´uomo, interrogandosi sul cosmo, sente un fondamento intelligente. Il testo continua con un duplice quesito. Quanti si dicono vicini al cristianesimo e coloro che lo rifiutano, sanno di che si tratta? Bisogna accostarsi a esso con occhi nuovi. In teologia vi sono stati profondi cambiamenti. Vediamo alcuni. Gesù annunzia il regno di Dio, non una religione. La fine del mondo tarda. La chiesa si propone per dare una mano. Credere non è più una pratica di vita, ma l´accettazione di dogmi. Questa fase giunge al Concilio di Trento e alla Controriforma. Intanto c´è stato Lutero: solo la fede salva. L´illuminismo è uno spartiacque. Il cattolicesimo reagisce male, i protestanti dialogano con la modernità. Si arriva all´infallibilità papale (1870), che un papa aveva condannato come eresia. La modernità scompare nel post-moderno. Il Concilio Vaticano II (1962-65), cerca di dare delle risposte in un mondo che cambia. Il cristiano è solo un laico, in cammino tra i tanti. La sua vita è solo vivificata dalla comunicazione con Cristo. Nel testo questo «post-cristianesimo» ha un volto preciso: liberazione dal superfluo, sessualità serena, ri-fidanzamento con la terra, ricerca di una globalizzazione verso una vera universalità. SEGUE A PAGINA XXIV

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Casco speciale per Michael: 12 mila euro (sezione: Globalizzazione)

( da "Corriere della Sera" del 09-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Corriere della Sera sezione: Sport data: 09/08/2009 - pag: 47 Sicurezza Rinforzi in titanio dopo l'incidente di Massa: ma molto curata anche l'estetica, con i nomi di moglie e figli in cinese Casco speciale per Michael: 12 mila euro MILANO Uno come lui non lascia mai niente al caso. Michael Schumacher tornerà, da Valencia, a essere un pilota di Formula 1: e oltre alla preparazione fisica sta curando nei dettagli l'equipaggiamento. La Puma gli ha già approntato una tuta superleggera (appena un chilo) per risparmiare peso dove si può. Ora arriva, sempre dalla tedesca Schüberth, anche un casco speciale, siglato Rf1.7, con visiera rinforzata. Proprio l'incidente occorso in Ungheria a Felipe Massa che usa anche lui caschi Schüberth ha sollevato dubbi sulla sicurezza dei visori. Primo fra tutti a lanciare l'allarme, l'ex collaudatore ferrarista Luciano Burti: «Per risparmiare peso dice il brasiliano oggi si mettono due viti invece di quattro. Ma in caso di incidente spesso la visiera si alza, come è successo a Massa». Il casco di Schumacher, quindi, avrà due viti in più: una modifica estesa a tutta la serie. Lo spiega il direttore commerciale della Schüberth, Oliver Schimpf, al quotidiano Bild : «Quando i medici hanno soccorso Massa, tirando la visiera questa si è strappata. Per questo abbiamo inserito una vite in titanio nel collegamento fra visore e casco, dove prima c'era solo carbonio. Ora la resistenza in quel punto è aumentata del doppio». Anche l'estetica è molto curata: un po' più piccole le scritte degli sponsor, sempre su fondo rosso ma con richiami alla Cina: sul lato destro il nome di Michael e del figlio Mick (10 anni) in ideogrammi; sul sinistro quelli della moglie Corinna e della figlia Gina Maria, oggi dodicenne, sempre in caratteri cinesi. Sulla nuca comparirà invece il disegno di un dragone, un simbolo molto caro a Schumi dalla sua prima visita in Cina. «Lo vidi riprodotto in un giornale locale accanto al mio nome». In Cina, il simbolo del dragone rappresenta la potenza e l'unione fra cielo e terra. La grafica del casco è curata da Jens Munser, specialista 39enne di Salzgitter, in Germania. Sulla calotta compaiono le solite sette stelle «che spiega Munser Michael ha sempre avuto sul casco sin dal 1991». Prezzo unitario del casco: 12 mila euro. In attesa che vengano sfornate le repliche. Alberto Antonini © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giù le mani dalla Protezione civile (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

«Giù le mani dalla Protezione civile» Le opposizioni insorgono: «Da Re sbaglia, non possono andare in ronda» SICUREZZA Il centrosinistra contro le dichiarazioni di Maroni «Ecco perché Gobbo ha cambiato lo statuto» di Alessandro Zago «Giù le mani dalla Protezione civile». Il centrosinistra si schiera contro l'utilizzo dei volontari della Protezione civile per pattugliare il territorio. A innescare la polemica, il segretario della Lega Da Re: «Maroni - ha detto - mi ha assicurato che possono andare in ronda». Il decreto Sicurezza targato Maroni entrato in vigore sabato scorso, tra le sue pieghe, consentirebbe ai sindaci - che hanno la facoltà di formare o meno le «nuove» ronde - anche di utilizzare la Protezione civile per pattugliare il territorio. Ad affermarlo è stato il segretario provinciale della Lega Toni Da Re, a capo della rivolta degli amministratori padani della Marca contrari ai paletti introdotti dal decreto per la formazione delle nuove ronde. In modo particolare al fatto che i rondisti non potranno più essere emanazione diretta dei partiti, ossia della Lega. Altro rammarico di Da Re, bruciante fino alla vigilia della pubblicazione del decreto, l'annunciato divieto di utilizzare la Protezione civile anche per le ronde, cosa che i sindaci leghisti hanno spesso fatto sollevando polemiche a non finire. Ma sabato stesso c'è stato il colpo di scena: «Maroni - ha detto Da Re - mi ha telefonato assicurandomi che i sindaci potranno utilizzare i nuclei già esistenti della Protezione civile anche per il controllo del territorio». Apriti cielo: il centrosinistra annuncia battaglia a suon di interrogazioni, sia a livello comunale che provinciale e regionale. «Ci risiamo - esordisce Diego Bottacin, consigliere regionale del Pd - Siamo di fronte a un nuovo tentativo di creare una milizia di partito tutta leghista. A dimostrazione che con l'istituzionalizzazione delle ronde la Lega, di fatto, è stata fatta fuori dalla gestione diretta delle ronde partitiche alla Veneto Sicuro. E allora ecco saltare fuori, di nuovo, il tentativo di usare la Protezione civile per le ronde come propaganda filoleghista, dato che non pochi gruppi locali sono oggi diretta emanazione della Lega. Giorni fa ho già chiesto all'assessore regionale alla Protezione civile di commissariare proprio la Provincia di Treviso, poiché per la formazione dei nuovi volontari della Protezione civile non ha usato le sedi appropriate, bensì la sede della Lega, tanto per dire di che colore politico sono questi gruppi. Vuole dire che ora torneremo ad alzare il tiro». Indignato anche Marco Zabotti, consigliere regionale della Rete Civica-Lista Carraro: «Qui si scherza con il fuoco, non faremo passare questo concetto, nessuno tocchi la Protezione civile». «Se sono vere, quelle del ministro Roberto Maroni sono dichiarazioni gravissime - sbotta Lorenzo Biagi, leader in Provincia del Partito democratico - Non si può fare quello che dice, non lo prevede lo stesso statuto nazionale della Protezione civile. Faremo subito una interrogazione in via Battisti». La chiave di lettura di Nicola Atalmi, consigliere regionale e comunale dei Comunisti italiani: «Se le cose stanno davvero così, allora si spiega perché, già da un paio di mesi a questa parte il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, segretario regionale della Lega, ha deciso di riformare la Protezione civile del capoluogo dandole un'altra veste e mettendo il nuovo gruppo sotto le sue dirette dipendenze... Evidentemente, Gobbo sapeva già che la Protezione civile poteva assumere anche il ruolo di controllore del territorio. Sempre che, lo ripeto, le cose stiano davvero come dice Da Re. E' comunque una novità che non deve e non può passare».

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Diana Ziliute è la prima maglia gialla (sezione: Globalizzazione)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

DONNE: ROUTE DE FRANCE Diana Ziliute è la prima maglia gialla Diana Ziliute è la prima maglia gialla della Route de France. Nel prologo di 4,4 km da Fontaine a Chaix la trentaduenne della Safi Pasta Zara di Cornuda ha preceduto di un secondo Svetlana Bobnenkova e la tedesca Teutenberg. Diana Ziliute ha già vinto la gara a tappe francese nel 1999 e quest'anno è al terzo centro. Proprio l'atleta lituana che vive a Montebelluna a dispetto degli anni che passano è la capitana di una formazione che schiera anche le italiane Giorgia Bronzini, Alessandra Borchi, Elena Berlato e le spagnole Eneritz Itturiaga e Anna Sanchis. Quest'ultima è al debutto stagionale con la maglia della Safi-Pasta Zara dopo l'intervento invernale al ginocchio che l'ha obbligata a uno stop più lungo del previsto. Alla Route de France la Safi-Pasta Zara dovrà vedersela con le più importanti squadre di casa, con la nazionale Usa, Australia e Germania. Oggi seconda tappa, da Fontenay le Comte a Cholet di 108 chilometri. Giovanissimi: Sarmede. 2º Gran Premio Team Bike Cansiglio-2º Trofeo Comune di Sarmede. G1M) Marco Cao (Bosco Orsago), G1F) Emma Faoro (Ormelle), G2M) Simone Frare (Banca Prealpi La Vallata), G2F) Laura Modolo (S. Lucia), G3M) Nicola Dall'Arche (Banca Prealpi La Vallata), G3F) Aurora Dal Cin (Sanfiorese), G4M) Vanni Cucciol (S.Vendemiano), G4F) Giulia Granzotto (Ramera), G5M) Enrico Piccin (S.Vendemiano), G5F) Erica Rosalen (Pujese), G6M) Andrea Corrocher (Sanfiorese), G6F) Chiara Bragato (Mottense).

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un'etica per l'economia: ne parleremo a lungo (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

L'ENCICLICA DEL PAPA Un'etica per l'economia: ne parleremo a lungo "Caritates in veritate", l'enciclica del Papa dal taglio sociale è apprezzata da economisti e capi di stato. Basterebbe dire che pure Leonardo Boff, teologo della Liberazione che non ha particolare simpatia per Ratzinger, interviene dal Brasile per dirsi "sorpreso" del "taglio sociale" dell'enciclica. La Caritas in veritate di Benedetto XVI ha fatto il giro del mondo. "La crisi passerà, speriamo in un paio d'anni, ma di quest'enciclica si parlerà ancora a lungo", profetizza il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace. Nuove regole, governo della globalizzazione, lavoro e povertà, soprattutto l'idea che l'economia abbia bisogno di un'etica fondata sull'uomo e che non sia possibile uno sviluppo dell'umanità senza, appunto, carità nella verità. " L'enciclica disegna una summa socialis vigile e aggiornata, che smentisce - se ce ne fosse ancora bisogno - l'immagine di un Papa soltanto teologo chiuso nelle sue stanze e conferma invece quanto Benedetto XVI sia attento, come teologo e pastore, alla realtà contemporanea in tutti i suoi aspetti», scrive Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore. Il confronto è aperto. «Io considero quel documento molto importante. Molto, molto importante», dice il ministro Giulio Tremonti. «L'enciclica è particolarmente significativa nella scelta di considerare centrali il lavoro e la persona nell'analisi della crisi», considera Sergio Epifani, segretario della Cgil. Ugl Chimici Livorno

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chi si rivede, le tute blu (sezione: Globalizzazione)

( da "Tirreno, Il" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Pagina 7 - Attualità Chi si rivede, le «tute blu» Gli operai tornano protagonisti dopo anni di assenza MILANO. Sono ritornati in prima pagina e nei telegiornali. Gli operai, quelli che per decenni sono stati protagonisti della vita politica e sociale e che con la globalizzazione sembravano scomparsi, con la Innse di Milano hanno ripreso la scena. Erano uscite - spiega il sociologo Aldo Bonomi - dal racconto sociale e ora che la crisi economica morde, ecco che le tute blu riemergono suscitando quasi stupore. Gli operai, insomma, ci sono ancora «e la bella notizia - spiega lo scrittore Erri De Luca - è che si parla di operai vivi che vogliono salvare la loro azienda. Troppo spesso, infatti, quando si parla di loro è per una tragedia sul lavoro». Dopo il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva invitato ad una maggiore attenzione alla tragedia dei morti sul lavoro, gli operai erano ritornati in prima pagina per i morti nel rogo alla Tyssen Krupp. Quelli dell'Innse, invece, da una settimana costringono l'informazione ad occuparsi della loro fabbrica in una forma che ricorda gli anni '70, quando i metalmeccanici pesavano piu' di ogni altra categoria. «E' un dato di fatto - spiega il sociologo Aldo Bonomi - che la classe operaia sia scomparsa dal racconto sociale e dall'agenda della politica, questo anche perchè si è scomposta». La chiusura di molte aziende e la delocalizzazione all'estero hanno fatto scomparire gli operai e sono nate altre categorie di lavoratori più legati al terziario, ma ora sono tornati protagonisti.

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Cina, Usa e Germania guidano la ripresa globale (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-08-09 - pag: 1 autore: Bini Smaghi: banche ancora fragili, vanno ricapitalizzate Cina, Usa e Germania guidano la ripresa globale La Cina è già uscita dalla crisi, gli Usa sono quasi fuori e la Germania potrebbe avere qualche sorpresa in serbo. Gli economisti sono convinti che la recessione abbia le settimane contate, anche se il mercato del lavoro resterà in sofferenza e continuerà l'emorragia di posti. L'Italia, in questo scenario, sembra in buona salute, secondo Piercarlo Padoan, vicesegretario generale Ocse: «Per l'Italia – spiega – è già da qualche tempo che il superindice segnala un punto di svolta positivo». Più cauto invece, sulle condizioni di Eurolandia, Lorenzo Bini Smaghi, del board della Bce. «è ancora presto per parlare di una ripresa sostenuta», spiega in un'intervista nella quale auspica che lo stato inviti tutte le banche ad accettare capitali denaro pubblici: «In questo modo tutto il sistema viene ricapitalizzato e nessuna nessuna banca è individualmente penalizzata». Sorrentino, Bocciarelli e Romano u pagina 5 l'articolo prosegue in altra pagina

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Gli Stati Uniti più avanti dell'Europa (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-08-09 - pag: 5 autore: Per Padoan, numero due dell'Ocse, oltreoceano la situazione è già migliorata Gli Stati Uniti più avanti dell'Europa Rossella Bocciarelli ROMA Leggere i segni della congiuntura in Italia in questo momento è molto complicato: da un lato l'Istat comunica che il Pil è caduto del 6% nell'ultimo anno, dall'altro il superindice dell'Ocse vede l'Italia in ripresa. Sono numeri in contraddizione? Non necessariamente. Secondo il vicesegretario generale dell'Organizzazione che riunisce i paesi ricchi, Piercarlo Padoan, se si ragiona con pacatezza, si scopre che possono coesistere le tracce di una dura crisi economica e le prospettive di un'inversione di tendenza. «Siamo ancora in una fase piuttosto complessa – spiega – nella quale la svolta congiunturale, che si sta materializzando, non è ancora molto certa. Questo vale in particolar modo per l'Europa dove, tra l'altro, i paesi hanno performance differenziate. Negli Stati Uniti, invece, i segnali di ripresa sono più netti, a cominciare da quelli dell'occupazione». Insomma, se Barack Obama dice che l'America comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, non è solo un wishful thinking: qualcosa di vero c'è già. «Gli Stati Uniti – osserva Padoan – sono più avanti dell'Europa sulla strada della ripresa economica. In Europa, Italia e Francia danno segni di miglioramento: per l'Italia del resto è già da qualche tempo che il superindice Ocse segnala un punto di svolta in senso positivo. E quindi abbiamo da un lato un contesto ancora molto incerto, dall'altro alcuni indizi di una prossima ripresa». Certo, ricorda l'economista, le ultime statistiche relative all'Italia registrano che negli ultimi dodici mesi c'è stata una caduta forte dell'attività produttiva. «Il dato sul Pil italiano è indubbiamente molto negativo e conferma l'opinione generale, espressa e sintetizzata con i numeri da tutte le istituzioni internazionali: tra i paesi europei, l'Italia e la Germania sono stati certamente quelli più duramente colpiti dalla crisi economica, perché entrambi sono paesi esportatori e hanno accusato la fortissima flessione del commercio estero. Purtroppo – aggiunge Padoan – ce lo aspettavamo, non si tratta di una sorpresa». Ma, a chi chiede se stando ai numeri di giugno dell'aggregate indicator in questo momento possiamo già parlare per l'Italia di uscita dalla crisi, il numero due dell'Ocse risponde: «Io per ora mi accontenterei del fatto che l'Italia mostra un'inversione di tendenza prima di altri paesi. Del resto, nei loro outlook più recenti tanto il Fondo monetario quanto la Banca mondiale hanno rivisto leggermente in meglio i dati aggregati e, se rallenta la caduta del commercio internazionale, se ne avvantaggiano gli europei perché sono trainati dalla domanda estera». Tuttavia, i fattori più marcatamente positivi del quadro congiunturale internazionale in questo momento non sono in Europa. «Gli aspetti favorevoli –osserva – in questo momento provengono dagli Usa, dove scende la disoccupazione e dalla Cina, dove abbiamo dati di crescita economica molto sostenuti, per effetto dei massicci investimenti pubblici; al punto tale che i cinesi si stanno preoccupando per la ripresa dell'inflazione». Quanto alle indicazioni che la politica economica italiana dovrebbe trarre dall'attuale fase congiunturale, Padoan sottolinea che l'Italia vive la recessione e ne uscirà conservando intatti i suoi problemi di fondo, vale a dire una crescita economica strutturale molto bassa e un forte vincolo sui conti pubblici. «Un disavanzo accresciuto per effetto della crisi e uno stock del debito pubblico molto elevato restringono gli spazi utilizzabili per una manovra di sostegno all'economia, nel breve termine. Non bisogna poi dimenticare-dice –che in tutti i paesi il debito pubblico è fortemente aumentato, a partire dagli Stati Uniti, e che nel medio termine ci sarà una forte competizione tra stati per accaparrarsi il risparmio sui mercati». «Per paesi ad alto debito pubblico come il nostro- conclude il dirigente Ocse – potrebbe trattarsi di una gara davvero difficile». © RIPRODUZIONE RISERVATA CAUTO OTTIMISMO Nel vecchio continente Italia e Francia danno segni di miglioramento nonostante un contesto ancora molto incerto

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Si riaffaccia la crescita (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-08-09 - pag: 5 autore: Si riaffaccia la crescita Sempre più forti i segnali di ripresa ma l'occupazione soffre ancora Riccardo Sorrentino è finita? Sì, sembra proprio di sì. Fare previsioni è diventata un'attività rischiosa, ma gli analisti ormai sono quasi certi: il mondo sta uscendo dalla crisi. La ripresa è lenta, zoppicante, e non coinvolgerà subito i lavoratori, che continueranno a soffrire; ma le prospettive sono positive. Le aride statistiche stanno diventando ora più vivaci, anche se non ancora brillanti, e iniziano a dare indicazioni univoche. Se si dimenticano i numeri ancora brutti sul prodotto interno lordo del secondo trimestre, che appartengono al passato, tutto sembra puntare alla crescita, un po' ovunque: dalle vendite di auto - i primi beni a cui si rinuncia durante una recessione - alla fiducia degli operatori economici, agli ordini, fino agli indici (i "Pmi", che riflettono le percezioni dei manager acquisti, i più vicini alla realtà economica) sull'attività attuale, tutto fa pensare a una ripresa.«L'economia globale - spiegano Sophia Drossos e Yilin Nie di Morgan Stanley- sta guadagnando forza. Per dirne una, i dati sui Pmi delle maggiori economie hanno proseguito il loro miglioramento e il rimbalzo dell'attività dai minimi del primo trimestre è stato forte e segnala un impulso ora più deciso alla crescita mondiale ». In alcuni casi la ripresa appare persino consolidata. Secondo Christian Broda di Barclays, in Cina e Giappone, dove aumentano ormai anche le esportazioni, la crisi è finita a febbraio; nel resto dell'Asia e in Brasile a marzo, in Germania e in Francia ad aprile (anche se in settimana il Pil di primavera potrebbe riservare qualche brutta sorpresa). A giugno è poi toccato agli Usa, e a fine mese sarà il turno della Gran Bretagna dove l'attività industriale era in espansione a luglio - e, forse, dell'Italia. La Spagna, però, uscirà dalle nebbie ad aprile, e l'Europa dell'est dovrà aspettare ancora. Il punto più importante è che ormai c'è ripresa in tutte le aree del pianeta. «Le recenti notizie indicano che si sta verificando un rimbalzo sincronizzato della crescita globale», spiegano Bruce Kasman e David Hensley di JPMorgan, che puntano a una crescita della produzione mondiale dell' 8% (semestrale annua-lizzata), «il ritmo più veloce dalla fine degli anni 80». A parte l'Asia sudorientale guidata dalla Cina, che conferma la sua relativa autonomia economica, il Brasile sta infatti trainando l'America Latina e la Germania torna a spingere Eurolandia. Gli Stati Uniti continuano infine ad acquistare più di quanto vendano e quindi a dare impulso a tutto il mondo. Questo non significa però che tutto tornerà come prima: il potere economico continuerà a redistribuirsi nel mondo. Per ora - nel bene e nel male- è il capitalismo di Stato cinese e asiatico e quello oligarchico di India e America Latina ad aver gestito meglio la crisi, anche se si sta appannando il modello di sviluppo adottato da questi paesi, basato sulle esportazioni: la chiave per l'uscita dalla recessione è stata dappertutto il sostegno alla domanda interna. Tutto finito, allora? No, non proprio tutto. L'occupazione continuerà a soffrire. «L'economia sta ancora perdendo posti» aggiunge Broda che ricorda: «Prima viene la crescita, poi si fermano i licenziamenti e soltanto dopo ripartono le assunzioni ». è per questo che il presidente Usa Barack Obama, da politico più attento alle persone che alle astratte statistiche, dice semplicemente: «Vediamo la luce in fondo al tunnel ». Se un analista può accogliere con soddisfazione la notizia che a luglio, negli Stati Uniti, "solo" 247mila persone hanno perso il lavoro, dopo le 443mila di giugno, non altrettanto possono fare tutti gli altri. Anche perché l'emorragia continuerà: nella sola Italia, secondo la Cgia, l'Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, sono a rischio altri 200mila posti in autunno. Analogamente, la ripresa appare "senza credito", o quasi: «Le perdite su pre-stiti, negli Usa e in Europa, potrebbero aumentare: la guarigione del sistema bancario sarà lenta e dolorosa», aggiungono gli analisti della JPMorgan. Si continua poi a discutere, quasi cabalisticamente, sulla forma della ripresa. Ora gli analisti pensano che potrà somigliare a una V, con un rimbalzo forte dopo la contrazione, come è avvenuto in Asia. In tanti però prevedono ancora che sarà una L, con una lenta stabilizzazione dopo la recessione. Tutti temono però che sia invece una W, con una ripresa seguita da una seconda fase di difficoltà. è uno scenario estremo, questo, ma la crisi ha insegnato a non escludere nulla. Molte cose possono far arenare la ripresa. Soprattutto una domanda interna troppo debole per sostenere tutto. «I consumatori restano sotto pressione a causa dei cattivi bilanci familiari», aggiunge Broda, che pure resta ottimista. Il nodo è allora lo stimolo della politica fiscale e monetaria, oggi iperespansiva e stretta tra mercati in forte rialzo - a cominciare dal petrolio, fonte di inflazione - ed economie ancora traballanti. Sbagliare i tempi della "strategia di uscita" è quindi facilissimo. Senza contare che i grandi squilibri globali sono ancora tutti lì: il surplus cinese, il deficit Usa, il cambio quasi fisso dello yuan. La crisi non li ha toccati, e nessuno sa che ruolo potranno avere ora. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA TENDENZA Dalla vendite di auto, alla fiducia degli operatori fino agli ordini, l'economia globale guadagna forza grazie ai piani di sostegno

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I componentisti sono la categoria che rischia di più (sezione: Globalizzazione)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 10-08-2009)

Argomenti: Cina Usa

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: MOTORI data: 2009-08-10 - pag: 23 autore: Congiuntura. Fornitori nel mirino I componentisti sono la categoria che rischia di più Andrea Malan Il settore auto potrebbe uscire radicalmente trasformato dall'attuale crisi, e un ruolo importante potrebbero giocarlo gli investitori finanziari. Essi si sono scottati più di una volta –il caso Chryslerè solo il più recente – ma sono pronti a sfruttare le nuove opportunità rappresentate dalle aziende in difficoltà, soprattutto nel settore dei componenti. Sono solo alcune indicazioni dello studio sul settore auto pubblicato dalla Alix Partners, una società di consulenza aziendale che ha proprio nelle quattroruote uno dei punti di forza: Al Koch, un manager della Alix, sta gestendo la riorganizzazione della General Motors con il ruolo di chief restructuring officer. «I private equity punteranno sugli asset cosiddetti distressed, ovvero più in difficoltà » spiega Giancarlo Poli, managing director di Alix Partners in Italia. Poli cita l'esempio del fondo Silverpoint, che l'anno scorso ha rilevato le attività francesi della Cf Gomma (quelle italiane sono state assorbite dal gruppo Fiat). L'identikit del "bersaglio"ideale? «Alta tecnologia, posizionamento nella fascia alta del mercato dove c'è meno concorrenza sui prezzi»; Poli ricorda qui il caso di qualche anno fa dell'investimento di Barclays Capital nella Brembo «che si è dimostrato un ottimo affare», citando i motori e i dispositivi di sicurezza come possibili sottosettori. Come si presenterà il settore auto fra cinque anni? Secondo Alix servirà appunto questo periodo perché i ricavi delle aziende costruttrici tornino ai livelli pre-crisi; nel solo biennio 2007-09 la produzione è crollata del 15% a livello mondiale, e i margini di profitto sono scesi in territorio negativo quasi per tutti. Risultato, un saldo attivo di cassa di 30 miliardi di euro si è trasformato in tre anni in un indebitamento di 42, e nella sola Europa ci sono state 33 insolvenze in sei mesi, principalmente tra i fornitori. Le prospettive, secondo gli esperti Alix, non sono in-coragganti: bisognerà attendere almeno fino al 2014 perché i mercati sviluppati tornino ai livelli che avevano raggiunto all'inizio del 2008. I modelli ibridi ed elettrici che arriveranno l'annoprossimo sul mercato potranno dare un contributo significativo alla ripresa? «Non credo –dice Poli –perché il problema vero è la contrazione dei consumi. In tempi di crisi non si pensa più di tanto all'ecologia». C'è un'altra cattiva notizia in arrivo: se anche le vendite torneranno ai livelli precedenti, i margini di profitto resteranno invece al di sotto, in Europa e negli Usa. Responsabile della contrazione sarà in particolare la tendenza dei consumatori verso auto più piccole, più risparmiose ma anche meno costose e quindi meno profittevoli. Chi rischia di più sono non tanto le case costruttrici –quasi tutte di grandi dimensioni e spesso finanziariamente sostenute dai governi – quanto i loro fornitori; non tanto quelli di primo livello ma quelli di secondo e terzo, più piccoli e fragili. I 33 fallimenti europei in sei mesi hanno riguardato soprattutto la Germania e principalmente le aziende familiari. E gli effetti della congiuntura e della stretta creditizia rischiano di farsi sentire pesantemente in autunno: secondo lo studio Alix, in caso di un calo delle vendite del 20% tra il 2009 e il 2008 (lo scenario più probabile, attualmente), a fine anno più di metà dei fornitori automotive (54%) sarà a rischio finanziario contro il 22% di fine 2008. Altro tema interessante dello studio riguarda la concorrenza cinese. Anche se Beijing Automotive ha perso la corsa per rilevare la Opel, molti tornano a temere un'invasione in Occidente, favorita dal differenziale di costi. Ma su questo Alix tranquillizza: il differenziale di costo complessivo tra Usa e Cina, che nel 2005 era del 22% circa, si è ridotto al 6% per la rivalutazione dello yuan e l'aumento dei salari in Cina. andrea.malan@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA UN SEMESTRE NERO Nella prima metà del 2009 si sono già registrati in Europa 33 fallimenti di aziende piccole e medie, le più fragili ed esposte

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