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Report "Giustizia"   8-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

La mafia, le intercettazioni e le strategie di Berlusconi ( da "Articolo21.com" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Associazione Nazionale Magistrati e dal CSM alle organizzazioni dei giornalisti e alla stessa Federazione degli Editori, unite in un?insolita alleanza che arriva a superare una difficile trattativa contrattuale, gravato dal sospetto di incostituzionalità, dall?ostilità della stampa internazionale, dal monito delle istituzioni europee, compresa la Corte di Giustizia,

CONGEDO STRAORDINARIO ESTESO AL FIGLIO DEL DISABILE La Corte Costituzionale, con sentenza 30 gennaio... ( da "Giornale di Brescia" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: DISABILE La Corte Costituzionale, con sentenza 30 gennaio 2009 n. 19, ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, del D. Lgs. 26 marzo 2001 n. 151, nella parte in cui non include, tra i soggetti legittimati a fruire del congedo straordinario, il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona che si trovi in situazione di disabilità grave.

anno tributario, inaugurazione con sponsor - luigi spezia ( da "Repubblica, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il loro Csm. Soldi pubblici risparmiati da una magistratura che ha meno arretrato di altre, ma non c´è conflitto di interesse, se uno sponsor dovesse ricorrere contro un tributo? «In tal caso mi asterrei dalla causa», dice Scola. Chissà se gli sponsor, con la crisi, arriveranno anche per le altre magistrature.

PINETO - Nella sala polifunzionale del Comune di Pineto si è svolto ieri il convegno "Abru... ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale contro l'impugnativa del Governo Berlusconi nei confronti dell'unica legge approvata nella precedente legislatura e proposta da noi e che rappresenta l'unico blocco alle attività petrolifere. L'impugnazione non fa decadere l'efficacia, vorremmo però che il presidente Chiodi vada davanti alla Corte con la determinazione di difendere la legge utilizzando sia l'

le bollette restano valide ( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Così ha stabilito la Corte Costituzionale, respingendo le eccezioni sollevate da varie commissioni tributarie, compresa quella di Lucca. Molti, in Versilia, i contribuenti delusi. In provincia il valore delle cause pendenti relative a questa seguita vertenza, è stimato intorno ai 5 milioni di euro.

tasse: le cartelle sbagliate sono valide ( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alta Corte tanti cittadini dovranno pagare VIAREGGIO. Sono valide le cosiddette "cartelle mute" e cioè quelle mancanti della indicazione del responsabile del procedimento. Così ha stabilito la Corte Costituzionale con sentenza 58/2009, respingendo le eccezioni di incostituzionalità sollevate da varie commissioni tributarie di tutta Italia (

è una pietosa toppa e avrà conseguenze pesanti ( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: quando la Corte Costituzionale, con ordinanza numero 377, censurò l'operato dei concessionari della riscossione (la società Equitalia) che nelle cartelle di pagamento non indicavano il responsabile del procedimento in violazione dell'articolo 7 dello Statuto dei diritti del contribuente che espressamente stabiliva questo: "Gli atti dell'

Il caso Messineo finisce al Csm ( da "Stampa, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: cognato del procuratore di Palermo è indagato per mafia Il caso Messineo finisce al Csm [FIRMA]FRANCESCO LA LICATA ROMA Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino, ha trasmesso alla Prima Commissione dell'organo di autogoverno dei magistrati (che si occupa dei casi di incompatibilità) gli articoli della «Stampa» e di «Repubblica», pubblicati venerdì,

palermo, sul caso messineo il csm apre un fascicolo ( da "Repubblica, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sul caso Messineo il Csm apre un fascicolo PALERMO - Il Csm si occuperà del nuovo "caso Palermo" dopo la pubblicazione di dichiarazioni di pentiti ed intercettazioni telefoniche che chiamano in causa il cognato del procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo: il presunto mafioso, Sergio Maria Sacco, è il fratello della moglie del magistrato.

figli di disabili ( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con una recente sentenza (n. 19 del 26 gennaio scorso), ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 42, quinto comma, del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della meternità e della paternità (decreto legislativo n.

Il premier: "Non sono uomo di... ( da "Giornale.it, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il premier affronta anche la questione del Lodo Alfano spiegando che si tratta di una legge che "é nata da un'esigenza indicata dalla stessa Corte Costituzionale" di consentire alle più alte cariche dello Stato di svolgere appieno e con serenità il proprio importante mandato". "In Italia - prosegue - il principio del giusto processo prevede la piena partecipazione al dibattimento.

Serve una vera parità ( da "Nuova Ferrara, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM ha visto fin dall'inizio un'esigua rappresentanza di donne nella componente togata. Per contro va sottolineato l'apporto di originalità che le donne hanno fornito in questi ultimi anni nell'esercizio della giurisdizione, ponendosi come interpreti attenute e consapevoli di una realtà in continuo divenire all'interno della quale deve essere privilegiata la domanda di giustizia

Costituzionalista Francesco Casavola al M.E.I.C. ( da "Caserta News" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Domenica 8 Marzo 2009 Costituzionalista Francesco Casavola al M.E.I.C. ATTUALITà | Caserta Umanesimo rinnovato e dignità della persona al centro della relazione di Francesco Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente del Comitato nazionale di bioetica, venerdì 6 marzo 2009.

Mills/ Berlusconi: sarò assolto,ma Gandus è nota esponente ( da "Virgilio Notizie" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: esigenza indicata dalla stessa Corte Costituzionale, ovvero la necessità di consentire alle più alte cariche dello Stato di svolgere appieno e con serenità il proprio importante mandato" Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, spiega così, a 'El Mundo', la legge che protegge le alte cariche dello Stato da procedimenti giudiziari nel corso delle loro funzioni.

Una Giunta sempre più rossa ( da "Sicilia, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale intervenuta sul punto. Il Consiglio di Stato ritenendo fondati i motivi d'appello, ha dato ragione all'insegnante favarese annullando l'ordinanza del Tar che era stata favorevole ai ricorrenti. Pertanto, questi ultimi dovranno essere retrocessi nelle graduatorie di appartenenza per effetto della decurtazione dei punteggi da operare per i servizi resi nella scuole

Mancino aprepratica al Csmsu Messineo ( da "Sicilia, La" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Mancino apre pratica al Csm su Messineo Roma. «In seguito a notizie di stampa relative alle indagini della Procura di Palermo sul clan Lo Piccolo, che riguarderebbero anche un affine del Procuratore Capo Francesco Messineo, il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, come atto dovuto, ha trasmesso alla Prima Commissione, per le valutazioni di competenza,

Il phone center negato dal Comune finisce alla Corte Costituzionale ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il phone center negato dal Comune finisce alla Corte Costituzionale Domenica 8 Marzo 2009, (G.Colt.) Fatima El Fardous è titolare dal 16 aprile 2007 di un phone center in via Tiepolo 28. Ha chiesto al Comune l'autorizzazione ad esercitare l'attività di telefonia fissa, sulla base della licenza rilasciata dalla Questura, ma ha ricevuto un rifiuto.

La Cgil non firma il patto ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: allargamento della platea dei lavoratori a cui estendere gli ammortizzatori per come è stato concepito dal governo è fortemente contestato dalla Cgil nazionale che ha anche aperto una vertenza alla Corte costituzionale». Il contenzioso riguarderebbe il fatto che la cassa sarebbe estesa anche ai dipendenti delle microaziende che non hanno mai versato i fondi agli Enti bilaterali.

Madagascar, leader opposizione alla macchia, oscurata tv ( da "Reuters Italia" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presentato due richieste formali di impeachment al parlamento e alla Corte costituzionale nei riguardi di Ravalomanana, ma la Corte si è detta incompetente sulla questione. I principali donatori stranieri hanno sospeso i loro aiuti al Madagascar adducendo motivi legati alla gestione dei fondi. Il capo della delegazione Ue ha detto che la decisione non è legata alla crisi politica.

Il premier: "Non sono uomo di destra Fascismo? Basta vecchie ideologie" ( da "Giornale.it, Il" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il premier affronta anche la questione del Lodo Alfano spiegando che si tratta di una legge che "é nata da un'esigenza indicata dalla stessa Corte Costituzionale" di consentire alle più alte cariche dello Stato di svolgere appieno e con serenità il proprio importante mandato". "In Italia - prosegue - il principio del giusto processo prevede la piena partecipazione al dibattimento.

TRASPORTI E NUOVE COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI - Atti del Convegno organizzato dall'Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari - Cagliari, 3 dicembre 2008 ( da "SardegnaIndustriale.it" del 08-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: articolo 35 della Finanziaria alla Corte Costituzionale che si è pronunciata, però, soltanto due anni dopo. Nel frattempo, venne avviata una procedura di infrazione comunitaria nei confronti dell?Italia per la presunta lesione delle norme sulla concorrenza, perché si mantenevano ancora degli affidamenti diretti.


Articoli

La mafia, le intercettazioni e le strategie di Berlusconi (sezione: Giustizia)

( da "Articolo21.com" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La mafia, le intercettazioni e le strategie di Berlusconi di Roberto Morrione Il disegno di legge sulle intercettazioni prosegue il suo cammino parlamentare, apparentemente inarrestabile, qualcosa che la maggioranza deve a ogni costo condurre in porto perché c?è un ordine a cui non si può dire di no. Rallentato e solo in parte ammorbidito dai dissensi interni della Casa della Libertà, fronteggiato dall?opposizione del PD e dell?Italia dei Valori e da uno schieramento che va dall? Associazione Nazionale Magistrati e dal CSM alle organizzazioni dei giornalisti e alla stessa Federazione degli Editori, unite in un?insolita alleanza che arriva a superare una difficile trattativa contrattuale, gravato dal sospetto di incostituzionalità, dall?ostilità della stampa internazionale, dal monito delle istituzioni europee, compresa la Corte di Giustizia, il provvedimento ha tuttavia assunto per il premier una centralità strategica. Non a caso Berlusconi diede a questo obiettivo una valenza prioritaria fin dai primi giorni dopo la vittoria elettorale, richiamandosi a quanto il precedente governo aveva già impostato con il decreto Mastella, approvato dalla Camera dei Deputati con soli sette astenuti. E? evidentemente difficile, alla luce di questa sconcertante trasversalità di obiettivi, non scorgere una sorta di autodifesa del ceto politico, rivolta a esorcizzare, bloccando la pubblicazione delle intercettazioni, la conoscenza e il giudizio dell?opinione pubblica sul proprio operato e sui legami di sottopotere che legano parti o singoli esponenti dei partiti alla ragnatela di interessi affaristici e finanziari, in tanti casi al di là della legalità, che domina la vita del Paese. Che la pubblicazione delle intercettazioni abbia poi spesso tracimato, estendendosi con “rivelazioni” sensazionalistiche ( a volte a comando ) ad aspetti della vita privata che niente hanno a che fare con le inchieste giudiziarie o i comportamenti in vicende di interesse generale, ledendo diritti alla riservatezza e alla privacy, ha costituito la base di una protesta di per sè legittima, ma che costituiva insieme un comodo alibi per coprire e affossare ogni possibilità di fare luce su gravi deviazioni, atti illegittimi, casi di corruzione e quant?altro lede responsabilità pubbliche e diritti dei cittadini. Ed è a questo punto che si innesta la strategia di Berlusconi, volta non tanto o non solo a coprire vicende e risvolti telefonici personali, che pure sono emersi o potrebbero ancora emergere, quanto a fare di questo terreno un pilastro dell?offensiva per condizionare la Giustizia e affermare un assoluto controllo dell?informazione. Una parte importante, dunque, di quell?attacco alla Costituzione, alla separazione dei poteri, alla libertà di stampa sancita dall?articolo 21, che ne costituiscono l?architrave e che il premier, con l?offensiva a freddo innescata sul tragico dramma di Eluana Englaro, ha cominciato a demolire, facilitato dalla debolezza dell?opposizione politica e dalla crisi esplosa nel Partito Democratico. Conosciamo ormai i pesanti condizionamenti che il disegno di legge Alfano prevede in materia di intercettazioni, per quanto riguarda gli impedimenti e le pesanti restrizioni poste all?operatività delle procure e dei PM, come la gravità delle sanzioni previste per i giornalisti e per gli editori, fino al grottesco divieto di pubblicare qualsiasi notizia anche non coperta da segreto istruttorio prima della fase del dibattimento, ciò che in Italia può significare anni di ermetico silenzio su vicende di assoluta rilevanza per i cittadini. L?ultima ”trovata” riguarderebbe addirittura una radiazione dall?Ordine, al posto del carcere, ma forse si inventeranno presto qualche altro deterrente…La mobilitazione delle organizzazioni dei giornalisti, come degli editori, ma soprattutto l?espressa volontà di tanti cronisti di non sottostare a una legge liberticida e anticostituzionale, esprimendo forme organizzate di obiezione di coscienza nel caso in cui fosse imposto un vero bavaglio, sono già una risposta chiara, che andrà resa operativa. Vogliamo però, come Libera Informazione, portare l?attenzione agli aspetti culturali e psicologici sul terreno del contrasto alle mafie e del sistema di complicità e di contiguità di cui si avvalgono nei territori. Pur essendo i reati di mafia, insieme a quelli di terrorismo, apparentemente tenuti fuori dalle restrizioni previste, in realtà ne sarebbero in vario modo investiti, con notevoli intralci, limiti e ritardi nelle indagini, come hanno riaffermato a ogni livello il CSM, magistrati impegnati, il Procuratore Piero Grasso. Disastroso sarebbe però l?effetto indiretto, ma sostanziale, che questa legge avrebbe sul rapporto mafia, politica, istituzioni, che è alla base del vero potere degli interessi criminali e del loro silenzioso progredire fra i meandri degli appalti, della sanità, della pubblica amministrazione, fino al riciclaggio nella finanza e nell?economia legale. Le mafie ormai conoscono bene la pericolosità delle tecnologie usate dai giudici inquirenti e dagli investigatori attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali, tanto da cercare di ricorrere a loro volta a congegni e precauzioni anti-intercettazioni. Sarebbero davvero molti i brindisi, non solo fra i capi-clan, ma soprattutto fra i loro referenti e “amici degli amici”, a ogni livello, alla notizia che questo potente nemico tecnologico è stato smantellato o almeno in parte neutralizzato, mentre un?opinione pubblica già largamente indifferente o subalterna si convincerebbe ulteriormente di una “invincibilità” del potere mafioso. Come ha opportunamente ricordato a Palermo il sostituto procuratore De Matteo, “senza le intercettazioni oggi Provenzano sarebbe a Bagheria a fare affari”.

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CONGEDO STRAORDINARIO ESTESO AL FIGLIO DEL DISABILE La Corte Costituzionale, con sentenza 30 gennaio... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 08/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia CONGEDO STRAORDINARIO ESTESO AL FIGLIO DEL DISABILE La Corte Costituzionale, con sentenza 30 gennaio 2009 n. 19, ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, del D. Lgs. 26 marzo 2001 n. 151, nella parte in cui non include, tra i soggetti legittimati a fruire del congedo straordinario, il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona che si trovi in situazione di disabilità grave. L'art. 42, comma 5, del D. Lgs. 26.3.2001 n. 151, prevede infatti che la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre o, dopo la loro scomparsa, uno dei fratelli o sorelle conviventi con il soggetto con handicap in situazione di gravità ha diritto a fruire, nell'arco della vita lavorativa, per l'assistenza del soggetto disabile, di un congedo straordinario di due anni, indennizzato dall'Inps. La Corte Costituzionale, con sentenze 16.6.2005 n. 233 e 18.4.2007 n. 158, aveva già esteso il diritto al congedo in commento ai fratelli o sorelle conviventi con un soggetto in situazione di handicap grave. ESENZIONE DAL LAVORO NOTTURNO PER CHI HA A PROPRIO CARICO SOGGETTI DISABILI Il Ministero del lavoro ha risposto ad un'istanza di interpello in merito alla corretta interpretazione dell'art. 11, comma 2 lett. c), del D.Lgs. n. 66/2003, secondo il quale non sono obbligati a prestare lavoro notturno «la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge n. 104/1992 e successive modificazioni». Il Ministero ritiene che l'individuazione del soggetto ammesso al beneficio previsto dal D.Lgs. n. 66/2003 vada ancorata ai criteri della «sistematicità ed adeguatezza» e, quindi, solo il soggetto che risulti già godere dei benefici della Legge n. 104/1992, o che possieda i requisiti per goderne, secondo gli attuali criteri normativi e giurisprudenziali richiamati potrà richiedere l'esonero dalla prestazione dal lavoro notturno.

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anno tributario, inaugurazione con sponsor - luigi spezia (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Bologna Il caso Ricco buffet nel refettorio di San Domenico grazie ai contributi privati. "Lo Stato non ha soldi per queste manifestazioni" Anno tributario, inaugurazione con sponsor LUIGI SPEZIA Anno tributario con sponsor. I giudici delle Commissioni tributarie dell´Emilia Romagna non vogliono rinunciare all´inaugurazione della loro attività, come i giudici penali, civili e contabili e tutte le forze dell´ordine, ma siccome lo Stato non paga si rivolgono ai privati. Il logo di Unicredit, Fondazione Cassa di Risparmio e poi quelli delle società Fiori, Das, Csi, Saage e Liguria Assicurazioni figurano su manifesti e cartelle date agli ospiti e alle autorità che ieri hanno partecipato alla festa nel salone di San Domenico, con buffet finale molto apprezzato nell´ex refettorio. «Se vogliamo fare l´inaugurazione dell´anno giudiziario tributario gli sponsor sono obbligati - spiega Aldo Scola, presidente della Commissione tributaria regionale -. Un metodo approvato dal Consiglio di presidenza», il loro Csm. Soldi pubblici risparmiati da una magistratura che ha meno arretrato di altre, ma non c´è conflitto di interesse, se uno sponsor dovesse ricorrere contro un tributo? «In tal caso mi asterrei dalla causa», dice Scola. Chissà se gli sponsor, con la crisi, arriveranno anche per le altre magistrature.

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PINETO - Nella sala polifunzionale del Comune di Pineto si è svolto ieri il convegno "Abru... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 08 Marzo 2009 Chiudi PINETO - Nella sala polifunzionale del Comune di Pineto si è svolto ieri il convegno "Abruzzo verde o Abruzzo nero?", organizzato dal gruppo regionale del Partito Democratico per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla paventata possibilità che l'Abruzzo, ed in particolare la provincia di Teramo, diventi terra di conquista e di sfruttamento di grosse compagnie petrolifere che, in molte, hanno ipotizzato la possibilità di reperire idrocarburi proprio nella regione più verde d'Italia. In contemporanea nella sala si è riunito in seduta straordinaria il Consiglio provinciale in forma di adesione all'iniziativa volta a contrestare la manovra. Dopo i saluti del sindaco di Pineto Luciano Monticelli, ha introdotto il dibattito il consigliere regionale Claudio Ruffini. Ed ha preso la parola il capogruppo del Pd, Camillo D'Alessandro il quale ha sostenuto che «la prima azione da fare è quella di resistere davanti alla Corte costituzionale contro l'impugnativa del Governo Berlusconi nei confronti dell'unica legge approvata nella precedente legislatura e proposta da noi e che rappresenta l'unico blocco alle attività petrolifere. L'impugnazione non fa decadere l'efficacia, vorremmo però che il presidente Chiodi vada davanti alla Corte con la determinazione di difendere la legge utilizzando sia l'Avvocatura regionale sia affiancando ad essa dei giuristi noti che possano difendere le ragioni dell'Abruzzo. Solo dopo questo si potrà parlare di altri progetti di legge che rischiano di far piombare l'Abruzzo nel passato come quello presentato dall'assessore all'agricoltura Febbo. Nel frattempo il dibattito si sviluppa su più fronti ma la maggioranza dela regione è contraria all'ipotesi di varare una economia del petrolio F.M.

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le bollette restano valide (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Versilia. Mancava l'indicazione del responsabile del procedimento, ma occorre pagare lo stesso Le bollette restano valide Ricorso respinto per le cartelle che contenevano errori VIAREGGIO. Sono valide le cosiddette "cartelle mute"; cioè quelle mancanti della indicazione del responsabile del procedimento. Così ha stabilito la Corte Costituzionale, respingendo le eccezioni sollevate da varie commissioni tributarie, compresa quella di Lucca. Molti, in Versilia, i contribuenti delusi. In provincia il valore delle cause pendenti relative a questa seguita vertenza, è stimato intorno ai 5 milioni di euro. In Viareggio V SEGUE A PAGINA 5

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tasse: le cartelle sbagliate sono valide (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 5 - Viareggio Tasse: le cartelle sbagliate sono valide Respinto il ricorso all'Alta Corte tanti cittadini dovranno pagare VIAREGGIO. Sono valide le cosiddette "cartelle mute" e cioè quelle mancanti della indicazione del responsabile del procedimento. Così ha stabilito la Corte Costituzionale con sentenza 58/2009, respingendo le eccezioni di incostituzionalità sollevate da varie commissioni tributarie di tutta Italia (fra le quali quella di Lucca, sezione 2, presidente Terrusi). Molti, anche in Versilia, i contribuenti delusi da questo intervento della Corte, che accetta perfino che il legislatore dal 1º giugno 2008, possa comminare la nullità a cartelle che fino al giorno prima considerava valide. La vicenda delle cartelle chiamate correntemente "mute", avrebbe certamente avuto un epilogo diverso, se di mezzo non ci fossero stati tanti interessi da difendere per conto della società di riscossione Equitalia e conseguentemente per conto dell'erario. Si pensi che, soltanto nella nostra provincia, il valore delle cause pendenti relative a questa seguita vertenza, è stimato, con una certa approssimazione, intorno ai cinque milioni di euro. In certi casi evidentemente, non ha alcun significato il famoso aforisma "chi sbaglia paga", perché qui a pagare è sempre e comunque il cittadino. Il quale dal 1948 rimane ancora in attesa che si dia attuazione all'articolo 97 della Costituzione, che era stato posto a garanzia del buon andamento e dell'imparzialità dell'amministrazione. Tante le eccezioni di incostituzionalità sollevate dalla commissione tributaria di Lucca (presidente Francesco Terrusi, relatore avvocato Baldini) davanti alla Corte, che però le ha respinte ritenendo valide la cartelle "mute". In merito all'articolo 3 della Carta fondamentale (tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge) si eccepiva che risulta violato in ragione della disparità di trattamento del contribuente destinatario della notificazione di una cartella di pagamento prima e dopo il primo giugno 2008, nonché per irragionevolezza ed incoerenza della norma che, riconoscendo e sanzionando un vizio di nullità per il futuro, al contempo lo sana per il periodo precedente a quella data. Era ritenuto violato, dai ricorrenti, anche il principio costituzionale di diritto alla difesa e del giusto processo per tutti coloro i quali, avendo ricevuto una cartella di pagamento priva dell'indicazione del responsabile, prima del primo giugno del 2008, vedono ridursi la possibilità di difendersi efficacemente dalla pretesa tributaria, considerata la sanatoria della nullità rilevata. La norma era quindi apparsa lesiva delle prerogative del potere giudiziario, nella misura in cui - a giudizio dei ricorrenti - va ad incidere sugli articoli della Costituzione che prevedono che i giudici siano soggetti soltanto alla legge, che non possono essere istituiti giudici straordinari o giudici speciali, che è assicurata l'indipendenza dei giudici. Infine i ricorrenti ritenevano leso il principio di buon andamento e imparzialità dell'operato della pubblica amministrazione, violato nella misura in cui il contribuente non viene posto in condizione di conoscere l'autore dell'atto impositivo, al fine di proporre contestazioni e porre in rilievo eventuali responsabilità, per le procedure adottate fino a tutto il periodo del mese di maggio 2008.

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è una pietosa toppa e avrà conseguenze pesanti (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

DECISIONE CONTRADDITTORIA è UNA PIETOSA TOPPA E AVRà CONSEGUENZE PESANTI Tutto ha avuto inizio nel novembre 2007, quando la Corte Costituzionale, con ordinanza numero 377, censurò l'operato dei concessionari della riscossione (la società Equitalia) che nelle cartelle di pagamento non indicavano il responsabile del procedimento in violazione dell'articolo 7 dello Statuto dei diritti del contribuente che espressamente stabiliva questo: "Gli atti dell'amministrazione finanziaria e dei concessionari della riscossione devono tassativamente indicare... il responsabile del procedimento...". In quella occasione la Corte osservava che "... l'obbligo imposto ai concessionari di indicare nelle cartelle di pagamento il responsabile del procedimento, lungi dall'essere un inutile adempimento, ha lo scopo di assicurare la trasparenza dell'attività amministrativa, la piena informazione del cittadino (anche ai fini di eventuali azioni nei confronti del responsabile) e la garanzia del diritto di difesa, che sono altrettanti aspetti del buon andamento e dell'imparzialità della pubblica amministrazione predicati dall'art. 97 della Costituzione...". A questo punto il legislatore corre immediatamente ai ripari, stabilendo con l'articolo 36 (decreto "mille proroghe"), che la nullità riguardava soltanto le cartelle notificate dopo il 1º giugno 2008, ma non anche quelle notificate in precedenza. Questa alzata d'ingegno fu definita da parte dei più accreditati giuristi un infelice, discutibile tentativo di mettere una pietosa "toppa" alle pesanti conseguenze derivanti dalla mancata osservazione della legge da parte di Equitalia. Di fronte alle tante eccezioni sollevate da varie commissioni tributarie, la Corte Costituzionale oggi, stabilisce la piena validità delle cartelle già censurate, e legittima la scelta del legislatore, salvando così gli interessi erariali. La consulta rileva poi che l'articolo 7 dello Statuto dei diritti del contribuente, pur affermando la "tassatività" della indicazione del responsabile del procedimento, non commina la sanzione di nullità della cartella per violazione della disposizione indicata. Come se la legge fosse fatta per essere violata impunemente quando al precetto non corrisponda una precisa sanzione. La regola generale è invece quella che la legge è emanata per essere osservata (altrimenti non avrebbe alcun senso emetterla) e che, per garantirne l'osservanza, non debbono affatto essere previste comminatorie di nullità o di annullabilità degli atti adottati in violazione: l'osservanza della legge è garantita dalla sua cogenza, che verrebbe meno qualora potesse essere impunemente violata. Purtroppo, sia il legislatore che il giudice dovrebbero evitare di pensare soltanto alle immediate esigenze di cassa, lacerando continuamente il sistema con norme o giudizi di comodo, guardando invece, come sempre si dovrebbe fare, al superiore bene della "certezza del diritto". Giampiero Della Nina

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Il caso Messineo finisce al Csm (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

L'INDAGINE DOPO LA DENUNCIA SUI GIORNALI Il cognato del procuratore di Palermo è indagato per mafia Il caso Messineo finisce al Csm [FIRMA]FRANCESCO LA LICATA ROMA Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino, ha trasmesso alla Prima Commissione dell'organo di autogoverno dei magistrati (che si occupa dei casi di incompatibilità) gli articoli della «Stampa» e di «Repubblica», pubblicati venerdì, sulle cosiddette «parentele scomode» del procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Si tratta di resoconti che riguardano il coinvolgimento in distinte vicende di Sergio Sacco, fratello della moglie del Procuratore, e di Giovanni Messineo, fratello del magistrato. Il primo - a sua volta imparentato con una famiglia mafiosa di Camporeale e già in passato più volte sottoposto ad inchieste e provvedimenti giudiziari - è rimasto invischiato in una storia, attualmente all'attenzione investigativa, maturata all'interno dell'ambiente mafioso del clan di Salvatore e Sandro Lo Piccolo e attraversata da fatti di sangue. L'altro, il fratello, è attualmente sotto processo e in attesa di sentenza per il reato di truffa. Il vicepresidente Mancino ha allegato agli articoli una relazione riservata del Procuratore Generale di Palermo, Luigi Croce, che cerca di inquadrare anche il contesto nel quale i magistrati della Procura hanno offerto la loro incondizionata solidarietà al Procuratore Messineo, con un comunicato che definisce «datati» i fatti raccontati negli articoli e «valutati e giudicati irrilevanti dal Csm» al momento (luglio 2006) della nomina del magistrato al vertice dell'ufficio del pubblico ministero. Lo stesso comunicato, firmato dalla quasi totalità dei pm, lasciava trasparire un certo sospetto «per l'improvvisa attenzione mediatica» sulla vicenda, trasmettendo un retropensiero che tradisce il sospetto che l'informazione si sia resa strumento di interessi oscuri, tesi a intralciare il lavoro dei pubblici ministeri, vicini a individuare «relazioni esterne di Cosa nostra». Proprio queste riflessioni sono state giudicate e definite, in due comunicati trasmessi alle agenzie, «avventate» e «gravi e inaccettabili» dai comitati di redazione della «Stampa» e di «Repubblica». Da domani, comunque, il comitato di presidenza del Csm si occuperà della vicenda e valuterà, attraverso la documentazione in arrivo da Palermo, se esistono i presupposti per aprire «il caso». Le ultime segnalazioni sulla figura di Sergio Sacco, dopo le numerose altre archiviate come «datate», sono contenute in una voluminosa informativa dei carabinieri inoltrata, per le valutazione della Procura, nel dicembre del 2008, cioè due mesi fa.

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palermo, sul caso messineo il csm apre un fascicolo (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 17 - Cronaca Il cognato del procuratore compare anche in intercettazioni di tre mesi fa Palermo, sul caso Messineo il Csm apre un fascicolo PALERMO - Il Csm si occuperà del nuovo "caso Palermo" dopo la pubblicazione di dichiarazioni di pentiti ed intercettazioni telefoniche che chiamano in causa il cognato del procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo: il presunto mafioso, Sergio Maria Sacco, è il fratello della moglie del magistrato. Lo ha annunciato ieri il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Il coinvolgimento di Sacco in vicende di mafia (dal 1980 fino ad oggi) ha acceso polemiche ma anche la solidarietà di gran parte della procura nei confronti di Messineo sostenendo che si tratta di vicende «datate» e già passate al vaglio del Csm prima della nomina di Messineo a procuratore di Palermo. Ma non è così. L´ultima volta che Sacco è stato chiamato in causa risale al 12 dicembre 2008, cioè meno di tre mesi fa, in un rapporto dei carabinieri: oltre 500 pagine di interrogatori ed intercettazioni telefoniche che indicano Sergio Maria Sacco come esponente di rilievo del clan mafioso dei Lo Piccolo. Il rapporto è stato consegnato nel dicembre scorso al sostituto procuratore Gaetano Paci che già nel 1997 aveva chiesto l´arresto di Sacco per associazione mafiosa. (f.v.)

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figli di disabili (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 10 - Cronaca FIGLI DI DISABILI FIGLI DI DISABILI Congedo retribuito fino a due anni è vero che anche il figlio di una persona disabile, che assiste e con cui è convivente, ha diritto al congedo retribuito fino a due anni? Giulio M., Lucca La risposta è affermativa. La Corte Costituzionale, con una recente sentenza (n. 19 del 26 gennaio scorso), ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 42, quinto comma, del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della meternità e della paternità (decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001), nella parte in cui non prevede l'attribuzione del diritto al congedo anche ai figli che assistono genitori convivente in situazioni di disabilità grave ed assenza di altri legittimati a prendersene cura. CASSAZIONE L'invalidità non può diventare anzianità Un lavoratore dipendente, titolare dell'assegno ordinario di invalidità Inps, che matura i requisiti per il diritto alla pensione di anzianità, può ottenere questo tipo di trattamento pensionistico? Francesco M., Pontedera Negativo. La Corte di Cassazione, sezioni unite, con sentenza n. 9492/01 ha stabilito, in via defintiva, l'impossibilità di mutare i trattamenti di invalidità in pensione di aniznaità. Ne deriva pertanto che i titolari di pensione di invalidità e di assegno di invalidità continueranno a percepire il normale trattamento previdenziale e, per i contributi versati successivamente, riceveranno a domanda ogni cinque anni il supplemento di pensione. Resta comunque confermata, in base alla legge n. 222/84, la trasfromazione dei trattamenti di invalidità in pensioni di vecchiaia, al compimento dell'età pensionabile (65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne) da parte dei soggetti interessati. Tale operazione risulta essere vantaggiosa economicamente in quanto l'importo di pensione, determinato prendendo a riferimento le retribuzioni degli ultimi 5 e 10 anni, come nel caso dei lavoratori dipendenti, risulta essere più elevato rispetto al trattamento di invalidità, aumentato dai supplementi. INSTALLAZIONE Servoscala, consentita la deroga Siamo proprietari di un edificio di due piani (piano terra, piano primo e piano secondo). Presso gli uffici tecnici comunali ci hanno chiarito che ai sensi della legge dei portatori di handicap sono obbligatori la messa in opera di meccanismi di sollevamento quali i montascala nel caso di ricostruzione dell'imnmobile o di sua total e ristrutturazione. A nostro avviso la legge non dice affatto questo, seppur siamo favorevoli alla massima solidarietà per i più sfortunati portatori di handicap. Paolo V., Luigi C., Livorno Negli edifici residenziali con non più di tre livelli fuori terra è consentita la deroga all'installazione di meccanismi per l'accesso ai piani superiori, compresi i servoscala, purché sia assicurata la possibilità della loro installazione in un tempo successivo. Lo ha precisato recentemente il Tar Toscana, con la sentenza n. 116 del 29 gennaio 2009, accogliendo il ricorso di una impresa di costruzioni contro il provvedimento con cui un Comune la obbligava ad installare un mezzo di sollevamento in un edificio di civile abitazione con due livelli fuori terra che l'impresa stessa aveva ristrutturato e per il quale aveva dichiarato, tra l'altro, il rispetto delle norme in materia di "abbattimento di barriere architettoniche". Tuttavia, i proprietari degli appartamenti hanno successivamente richiesto la realizzazione di un servoscala come "compimento finale delle opere". L'impresa ha però obiettato che tutte le opere previste erano state realizzate, essendo essa tenuta a garantire l'adattabilità della costruzione, e non ad installare il dispositivo di sollevamento richiesto. Il Comune ha, in prima battuta, invitato l'impresa ad installare il servoscala - ai sensi dell'art. 1 della legge n. 13 del 9 gennaio 1989 (Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati) - e poi le ha ingiunto di conformare il complesso edilizio realizzato ai dettami della legge 13/1989. Contro quest'ultimo provvedimento l'impresa si è rivolta al Tar sostenendo che, ai sensi del DM 236/1989, nel caso in esame sussisteva solo l'obbligo di assicurare le predisposizioni per la collocazione di servoscala, e non quello di realizzare il manufatto, e che quindi l'intervento del Comune non era supportato da alcun interesse pubblico, nemmeno di tipo edilizio. I giudici hanno accolto il ricorso ricordando che l'articolo 3.2, seconda parte, del DM 236/1989 prevede che "negli edifici residenziali con non più di tre livelli fuori terra è consentita la deroga all'installazione di meccanismi per l'accesso ai piani superiori, ivi compresi i servoscala, purché sia assicurata la possibilità della loro installazione in un tempo successivo". La norma - sottolinea il Tar - non distingue tra parti comuni e spazi esterni dell'unità immobiliare, prevedendo sempre la regola della adattabilità, anziché quella della accessibilità, qualora dette porzioni accedano ad edifici posti a non più di tre livelli fuori terra. Pertanto l'impresa non è obbligata a dotare l'immobile del servoscala, ma è tenuta soltanto a rendere gli spazi idonei all'installazione di meccanismi di accesso ai piani superiori.

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Il premier: "Non sono uomo di... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 58 del 2009-03-08 pagina 0 Il premier: "Non sono uomo di destra Fascismo? Basta vecchie ideologie" di Redazione "La ragione del consenso di cui godo nel Paese è che le vecchie ideologie non contano più. Chi si ostina a farsene portavoce viene punito dal voto", spiega il premier in un'intervista al quotidiano spagnolo "El Mundo". "Nessuno può pensare che io abbia reticenze riguardo al fascismo". "Mi riconosco in pieno nei principi della nostra Costituzione repubblicana" Roma - "Io non sono un uomo di destra. La ragione del consenso di cui godo nel Paese è che le vecchie ideologie non contano più. Chi si ostina a farsene portavoce viene punito dal voto". E' quanto afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un'intervista al quotidiano spagnolo "El Mundo". Per quanto riguarda poi la sua posizione sul fascismo, il premier spiega: "Nessuno può pensare che io abbia reticenze riguardo al fascismo". "Mi riconosco in pieno nei principi della nostra Costituzione repubblicana - aggiunge - e li ho difesi in più occasioni. Le ricordo che la stessa Costituzione prevede le procedure di modifica per il suo adeguamento alle nuove esigenze dei tempi". "Piuttosto - conclude - non mi appassiona il dibattito sul passato. Gli italiani devono guardare avanti. Per troppo tempo in Italia siamo rimasti chiusi dentro una gabbia culturale, in una contrapposizione anacronistica tra fascismo e antifascismo". "Consenso verso di me imbarazzante" "Con la crisi in corso un apprezzamento tra il 64 ed il 73% è francamente imbarazzante", aggiunge il premier. "Gli italiani hanno capito - spiega il premier - che questa crisi è globale, che non è una responsabilità del governo e che, anzi, stiamo facendo tutto il possibile in sintonia con gli amici europei per alleviarne gli effetti, per ridare fiducia alle famiglie e alle imprese e preparare la ripresa. Gli italiani mi conoscono da sempre. Hanno fiducia in me perché ero il più popolare e invidiato imprenditore e ho lasciato tutto per mettere a disposizione del mio Paese e dei miei concittadini la mia esperienza e le mie capacità. Erano stanchi delle chiacchiere della sinistra, volevano i fatti". "La crisi dell'opposizione preoccupa" "La crisi dell'opposizione non può far piacere a nessuno. Anzi preoccupa. Il ruolo della minoranza - dice il premier - in una democrazia è essenziale e bisogna saperlo esercitare in modo costruttivo. Ma purtroppo la crisi dell'opposizione italiana sembra destinare a durare a lungo". Berlusconi spiega quali siano state le ragioni della crisi della sinistra: "Siamo stati noi - dice - ad avviare le riforme per cambiare l'Italia con un programma sociale tra i più avanzati. Al contrario i partiti della sinistra si sono arroccati in difesa dei privilegi, delle corporazioni e della vecchia politica, senza essere in grado di interpretare i bisogni di un paese che si è evoluto. Noi, invece - sottolinea il premier - abbiamo rilanciato il nucleare e la campagna contro l'assenteismo. La sinistra è tuttora soggetta al ricatto del fanatismo ambientalista, avrebbe perso altro tempo prezioso prima di mettere mano all'emergenza energetica del paese. Sotto il ricatto dei localismi, non avrebbe mai potuto risolvere il problema dei rifiuti. Sotto quello delle minoranza sindacali, non avrebbe mai accolto il criterio del merito nella pubblica amministrazione e nella scuola. Inoltre - secondo il premier - divisa al suo interno praticamente su tutto, non avrebbe mai avuto il coraggio di assumere decisioni importanti sui temi cruciali". Il caso Mills e la Gandus "La presidente del collegio di quel Tribunale è una nota esponente di sinistra che si è espressa più volte contro le leggi del nostro governo", in questo modo Silvio Berlusconi ribadisce a "El Mundo" ribadisce la sua critica al giudice Nicoletta Gandus, presidente del collegio dei magistrati che ha condannato l'avvocato inglese David Mills per corruzione. E fa il punto sulla sua situazione giudiziaria. "Il dubbio sulla sua imparzialità - prosegue il premier - é legittimo". "Sono assolutamente certo di venire assolto quando il processo riprenderà". "Purtroppo - aggiunge - una parte della magistratura italiana è politicizzata e ha usato e usa il proprio potere come arma di lotta politica contro gli avversari, in particolare contro l'unico esponente del centrodestra a poter prevalere sulla sinistra". "I giudici politicizzati della sinistra - afferma ancora Berlusconi - hanno persino tentato di ribaltare il risultato democratico riuscendovi nel 1994 con un'accusa da cui sono stato naturalmente assolto con formula piena dopo 10 anni di processi". E il premier ricorda dunque "solo pochi dati": "Dal '94 al 2006 ben 789 magistrati si sono occupati di Silvio Berlusconi con indagini e processi che hanno portato a 587 visite della polizia giudiziaria o della Gdf e a 2.550 udienze, piu' di un record mondiale". "Conclusione: sono sempre risultato innocente - conclude - perché fortunatamente i giudici imparziali sono ancora la maggioranza". Il lodo Alfano Il premier affronta anche la questione del Lodo Alfano spiegando che si tratta di una legge che "é nata da un'esigenza indicata dalla stessa Corte Costituzionale" di consentire alle più alte cariche dello Stato di svolgere appieno e con serenità il proprio importante mandato". "In Italia - prosegue - il principio del giusto processo prevede la piena partecipazione al dibattimento. In un processo che dura due o tre anni, con una cadenza di due o tre udienze la settimana, è praticamente impossibile partecipare e difendersi per coloro che svolgono alte ed impegnative funzioni istituzionali". "Il meccanismo dell'immunità - sottolinea Berlusconi - è ben noto in altri Paesi, compresa la Spagna, dove riguarda i parlamentari ed è molto più forte che in Italia, dove il processo viene soltanto sospeso. Nel merito, io non ho mai neppure conosciuto il signor Mills e sono assolutamente certo di venire assolto quando il processo riprenderà". Biotestamento, "votare secondo coscienza" Sulla legge del "fine vita" i parlamentari del Pdl possono votare secondo coscienza, sottolinea il presidente del Consiglio. "Un governo democraticamente eletto - dice - ha il diritto e il dovere di prendere delle decisioni. La morale può essere soggettiva, la legge no. Soprattutto su temi fondamentali come quelli che implicano la vita e la morte, non si possono lasciare vuoti normativi, perché è in quel vuoto che nasce il problema. La magistratura - prosegue - a differenza del Parlamento, non ha il potere di fare leggi, ha invece l'onere e l'onore di applicarle. Se c'é un vuoto, il compito di colmarlo con una legge spetta al Parlamento. Ma poiché questa legge sul 'fine vita' in Italia non c'era, noi abbiamo naturalmente portato in Parlamento la nostra proposta, con la libertà per i nostri parlamentari di votare secondo coscienza. Vorrei ricordarle - sottolinea Berlusconi, rivolto al cronista - che nel caso di Eluana non è stata interrotta una cura, non si è messo fine ad un accanimento terapeutico. Semplicemente a una donna malata si voleva togliere acqua e alimenti e di qui nasceva la necessità e l'urgenza di un provvedimento del governo che poi il Parlamento avrebbe approvato o respinto, e i magistrati applicato". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Serve una vera parità (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Serve una vera parità L'Italia vede attualmente una presenza femminile bassissima nei vertici dell'ANM, nel corso della storia dell'associazione solo una donna ha ricoperto l'incarico di Presidente; il CSM ha visto fin dall'inizio un'esigua rappresentanza di donne nella componente togata. Per contro va sottolineato l'apporto di originalità che le donne hanno fornito in questi ultimi anni nell'esercizio della giurisdizione, ponendosi come interpreti attenute e consapevoli di una realtà in continuo divenire all'interno della quale deve essere privilegiata la domanda di giustizia del cittadino. Intendo riferirmi ad un modello di giudice al femminile che sa affrontare il proprio lavoro con serietà e vero spirito di servizio, che sa esprimersi ai livelli più alti del fare giustizia rendendosi garante del cambiamento nel rispetto dei valori fondamentali della persona, adeguando il proprio agire alla concretezza delle risposte da dare per soddisfare le aspettative che ancora, e nonostante tutte le disfunzioni, i cittadini di questo Paese ripongono nel sistema giudiziario. Ne consegue che la discriminazione sulla presenza femminile nei ruoli decisionali dovuta in parte ad un atto discriminatorio del passato -le donne non potevano accedere alla magistratura- in parte ad un atto discriminatorio attuale -la scarsa presenza politica delle donne negli organismi selettivi (gli uomini selezionano prevalentemente uomini)- deve trovare al più presto una soluzione. E quindi occorre muoversi nel solco della Costituzione Europea, che sebbene miri ad attuare una partecipazione equilibrata degli uomini e delle donne nella vita politica può sicuramente costituire una guida nell'adozione di azioni positive per una paritaria rappresentanza negli organismi istituzionali ed associativi della magistratura. Ed, infatti, le più importanti argomentazioni poste a base del percorso culturale che ha portato all'elaborazione dell'art. II-83 della Costituzione Europea, sono perfettamente trasferibili alla anche alla magistratura: la parità dei sessi è collegata a concetti fondamentali sulla qualità della giustizia sociale, sui diritti umani, sulla natura della democrazia, così come la partecipazione di entrambi i sessi ai processi decisionali si traduce in una forma di amministrazione della giurisdizione che meglio risponde alle esigenze della collettività. Silvia Giorgi

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Costituzionalista Francesco Casavola al M.E.I.C. (sezione: Giustizia)

( da "Caserta News" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 8 Marzo 2009 Costituzionalista Francesco Casavola al M.E.I.C. ATTUALITà | Caserta Umanesimo rinnovato e dignità della persona al centro della relazione di Francesco Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente del Comitato nazionale di bioetica, venerdì 6 marzo 2009. Un ritorno tra amici per il prof. Casavola, non solo per i suoi studi presso la Casa Salesiana di Caserta e per la sua appartenenza al M.E.I.C. che ha curato l'incontro, ma anche per le tante personalità amiche intervenute, tra le quali il presidente del Tribunale di S. Maria C. V. Andrea Della Selva e Velia Biggiero, presidente emerita M.E.I.C. In apertura l'intervento di mons. Nogaro, quasi un saluto di commiato, nell'imminenza della nomina del suo successore, e anche un riconoscimento all'impegno del M.E.I.C. nella persona del presidente Oscar Bobbio e dell'assistente ecclesiastico don Elio Catarcio. "Il nostro impegno, ha detto in apertura il presidente Bobbio, è rivolto non solo a quanti professano la nostra religione, ma a tutta la società civile. Di qui il confronto con le altre culture per trovare insieme e per vivere insieme quella eticità che ci unisca nel perseguimento del bene comune". "Sul tema fondante del libro di recente pubblicato dal M.E.I.C. Progetto Camaldoli - Idee per la città futura - scriove Anna Giordano - il prof. Casavola ha tenuto la sua ampia relazione ricca di dottrina e di grande spiritualità, tracciando le coordinate di una città futura nel nome della dignità della persona e nell'ottica di un umanesimo rinnovato che sappia dare risposte di sistema, istituzionali, individuali e collettive, alle emergenze del nostro tempo. Questo nella prospettiva di un nuovo patto per la cittadinanza sociale, che, sulla linea del Codice di Camaldoli (1943-45), ci riguardi tutti, tanto i migranti quanto i nativi. Una proposta ricca di speranza e un richiamo ad un patto di impegno civile per costruire insieme, come dice il titolo del libro, la città futura.

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Mills/ Berlusconi: sarò assolto,ma Gandus è nota esponente (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 8 mar. (Apcom) - Il lodo Alfano "è una legge è nata da un'esigenza indicata dalla stessa Corte Costituzionale, ovvero la necessità di consentire alle più alte cariche dello Stato di svolgere appieno e con serenità il proprio importante mandato" Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, spiega così, a 'El Mundo', la legge che protegge le alte cariche dello Stato da procedimenti giudiziari nel corso delle loro funzioni. E lo fa riferendosi al processo Mills spiegando che "in Italia, il principio del giusto processo, prevede la piena partecipazione al dibattimento. In un processo che dura due o tre anni con una cadenza di due o tre udienze la settimana - risponde - è praticamente impossibile partecipare e difendersi per coloro che svolgono alte ed impegnative funzioni istituzionali". "Il meccanismo dell'immunità - spiega al giornalista spagnolo - è ben noto in altri Paesi, compresa la Spagna, dove riguarda i parlamentari ed è molto più forte che in Italia, dove il processo viene soltanto sospeso. Nel merito - sottolinea Berlusconi - io non ho mai neppure conosciuto il signor Mills e sono assolutamente certo di venire assolto quando il processo riprenderà. Aggiungo - denuncia - che la presidente del collegio di quel tribunale è una nota esponente di sinistra che si è espressa più volte contro le leggi del nostro governo. Il dubbio sulla sua imparzialità è legittimo. Purtroppo -conclude il premier - una parte della magistratura italiana è politicizzata e ha usato e usa il proprio potere come arma di lotta politica contro gli avversari, in particolare contro l'unico esponente del centrodestra a poter prevalere sulla sinistra" E a questo proposito ricorda come "i giudici politicizzati della sinistra hanno persino tentato di ribaltare il risultato del voto democratico, riuscendovi nel 1994 con un'accusa da cui sono stato naturalmente assolto con formula piena dopo dieci anni di processi" E questo perché, "fortunatamente i giudici imparziali sono ancora la maggioranza". Pda

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Una Giunta sempre più rossa (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

favara Una Giunta sempre più rossa favara Insegnanti, no al doppio punteggio se si lavora nei paesi di montagna d.b.) - Non spetta il doppio punteggio per il servizio prestato dagli insegnanti nelle scuola di montagna. Numerosi insegnanti di Lucca Sicula, Alessandria della Rocca, Bivona, Santo Stefano Quisquina e Burgio, assistiti dall'avvocato Francesco Tinaglia, avevano proposto un ricorso al Tar del Lazio per il riconoscimento del doppio punteggio per il servizio prestato nelle scuole di montagna ed il Tar in prima istanza aveva dato loro ragione. Ma F. A., insegnante di Favara, assistita dall'avvocato Girolamo Rubino, retrocessa in graduatoria per effetto del doppio punteggio attribuito agli altri insegnanti, ha proposto appello al Consiglio di Stato per la riforma dell'ordinanza del Tar del Lazio, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale intervenuta sul punto. Il Consiglio di Stato ritenendo fondati i motivi d'appello, ha dato ragione all'insegnante favarese annullando l'ordinanza del Tar che era stata favorevole ai ricorrenti. Pertanto, questi ultimi dovranno essere retrocessi nelle graduatorie di appartenenza per effetto della decurtazione dei punteggi da operare per i servizi resi nella scuole di montagna, mentre l'insegnante favarese verrà immessa in ruolo per effetto della migliore collocazione in graduatoria.

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Mancino aprepratica al Csmsu Messineo (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Mancino apre pratica al Csm su Messineo Roma. «In seguito a notizie di stampa relative alle indagini della Procura di Palermo sul clan Lo Piccolo, che riguarderebbero anche un affine del Procuratore Capo Francesco Messineo, il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, come atto dovuto, ha trasmesso alla Prima Commissione, per le valutazioni di competenza, gli articoli pubblicati». Lo rende noto il Csm, precisando che alla documentazione di stampa, Mancino ha allegato «una nota riservata inviata dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo Luigi Croce, in cui, mentre viene espressa preoccupazione per l'improvvisa attenzione mediatica su una circostanza peraltro già conosciuta, viene evidenziata la solidarietà espressa a Messineo da tutti i magistrati della Procura di Palermo».

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Il phone center negato dal Comune finisce alla Corte Costituzionale (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il phone center negato dal Comune finisce alla Corte Costituzionale Domenica 8 Marzo 2009, (G.Colt.) Fatima El Fardous è titolare dal 16 aprile 2007 di un phone center in via Tiepolo 28. Ha chiesto al Comune l'autorizzazione ad esercitare l'attività di telefonia fissa, sulla base della licenza rilasciata dalla Questura, ma ha ricevuto un rifiuto. Perchè negli stessi locali, peraltro in possesso di regolare agibilità, è emerso che viene effettuata anche attività di money-transfer. Il diniego è stato motivato dal fatto che la legge regionale 32/2007 prevede che nei centri di telefonia fissa debba cessare ogni altra attività diversa dalla cessione al pubblico di servizi telefonici e dall'attività commerciale ad essa accessoria. Va da se che il money-transfer è un'attività parabancaria, che nulla ha a che vedere con le comunicazioni telefoniche. Di qui l'ordine di chiusura dell'esercizio. La titolare è ricorsa al Tar e ha eccepito una questione di legittimità costituzionale. Che i giudici amministrativi hanno accolto, perchè non è affatto infondata. Accolta nel frattempo la sospensiva del provvedimento comunale, il fascicolo è stato trasmesso alla Consulta. La legge regionale sarebbe in contrasto con il principio di uguaglianza e con la salvaguardia della libertà di iniziativa economica privata, ed in più violerebbe nel norme sulla pubblica amministrazione e sulle materie legislative di competenza regionale. Già, perchè la disciplina dei phone center non ricade affatto nella materia del commercio bensì in quella del servizio di comunicazione elettronica, regolato con legge dello Stato. L'attività svolta dai centri di telefonia è qualificabile come fornitura al pubblico di servizi di telecomunicazione: la competenza statale non è limitata alla sola definizione delle tecnologie concernenti gli impianti, ma si estende alle infrastrutture, alle reti e ai relativi servizi pubblici e privati che operano nel settore. Da ultimo, va rammentato come i servizi di comunicazione elettronica - essendo di preminente interesse generale - sono liberi.

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La Cgil non firma il patto (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La Cgil non firma il patto Domenica 8 Marzo 2009, «Avevamo chiesto al tavolo di concertazione regionale di non procedere immediatamente alla sigla dell'intesa. Il documento è piuttosto complesso e la materia è delicata. Sarebbe stato più opportuno un po' di tempo per valutare con maggiore attenzione l'accordo». Renato Kneipp, componente della segreteria regionale della Cgil con la delega alle questioni legate al mercato del lavoro, non ha firmato il patto per la "cassa integrazione regionale" al tavolo di concertazione di venerdì sera. Il sindacato di Epifani aveva chiesto all'assessore Rosolen alcuni giorni per poter approfondire aspetti ritenuti non del tutto convincenti. Negli ultimi mesi - a livello nazionale - la Cgil ha imboccato la strada degli accordi separati e degli scioperi in solitaria. Anche la mancata sigla del recentissimo accordo regionale va in questa direzione? «Come ha detto - sottolinea il sindacalista della Cgil regionale - non abbiamo firmato proprio perché volevamo approfondire alcuni aspetti che non ci convincono fino in fondo. Inoltre, crediamo che in questo momento la Regione con la sua autonomia potesse fare anche qualcosa di più anche per altre figure di lavoraotri che sono rimaste escluse dal provvedimento». Ma intanto si dà uno strumento di aiuto ad alcuni dei lavoratori disoccupati e "figli di nessuno", non le pare? «La mancata firma - aggiunge Kneipp - non preclude un ulteriore passaggio se magari ci saranno delle modifiche. Tenga presente che il provvedimento nazionale sull'allargamento della platea dei lavoratori a cui estendere gli ammortizzatori per come è stato concepito dal governo è fortemente contestato dalla Cgil nazionale che ha anche aperto una vertenza alla Corte costituzionale». Il contenzioso riguarderebbe il fatto che la cassa sarebbe estesa anche ai dipendenti delle microaziende che non hanno mai versato i fondi agli Enti bilaterali.

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Madagascar, leader opposizione alla macchia, oscurata tv (sezione: Giustizia)

( da "Reuters Italia" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ANTANANARIVO (Reuters) - Il leader dell'opposizione malgascia si è dato alla macchia mentre la sua tv è stata oscurata, nell'ultimo episodio che vede intensificarsi le misure contro il movimento anti-governativo in Madagascar dopo settimane di disordini. Uno stretto collaboratore di Andry Rajoelina, che accusa il presidente di aver trasformato l'isola africana in un suo feudo personale, ha detto che il capo dell'opposizione resterà in un luogo segreto sino a che la sua sicurezza non sarà garantita. La lotta tra il 34enne Rajoelina e il presidente Marc Ravalomanana ha scatenato proteste e disordini in cui hanno perso la vita circa 135 persone e messo a repentaglio il turismo, un settore che in Madagascar vale 390 milioni di dollari. "Lui si trova in un luogo sicuro. E' ancora nella capitale, non abbandonerà la sua gente", ha detto il collaboratore sotto anonimato, smentendo le speculazioni secondo cui Rajoelina aveva lasciato Antananarivo o addirittura il Paese. Elicotteri militari hanno sorvolato l'abitazione del capo dell'opposizione negli ultimi giorni e le forze di sicurezza si sono ripetutamente scontrate con i dimostranti nei pressi della sua villa neoclassica. Collaboratori di Rajoelina dicono che l'esecutivo sta cercando di eliminare chi gli si oppone. Il presidente Ravalomanana -- che ha fondato un impero caseario vendendo yogurt da una bicicletta -- respinge le accuse dell'opposizione che lo definisce un dittatore e chiede il ritorno all'ordine. Il suo governo, insediatosi nel 2002, ha visto un periodo di crescita economica sostenuta, ma i critici ritengono abbia perso il contatto con la gente e non sia riuscito a combattere la povertà. Rajoelina, ex dj e carismatico imprenditore, ha presentato due richieste formali di impeachment al parlamento e alla Corte costituzionale nei riguardi di Ravalomanana, ma la Corte si è detta incompetente sulla questione. I principali donatori stranieri hanno sospeso i loro aiuti al Madagascar adducendo motivi legati alla gestione dei fondi. Il capo della delegazione Ue ha detto che la decisione non è legata alla crisi politica. Molti investitori stranieri stanno rivolgendo la loro attenzione al Madagascar, ricco tra l'altro di petrolio, nickel, cobalto, oro e uranio.

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Il premier: "Non sono uomo di destra Fascismo? Basta vecchie ideologie" (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 08-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 58 del 2009-03-08 pagina 0 Il premier: "Non sono uomo di destra Fascismo? Basta vecchie ideologie" di Redazione "La ragione del consenso di cui godo è che le vecchie ideologie non contano più. Chi se ne fa portavoce è punito dal voto", spiega il premier al quotidiano "El Mundo". "Nessuno può pensare che io abbia reticenze sul fascismo". "Mi riconosco in pieno nei principi della Costituzione". Tremonti: l'Italia uscirà dalla crisi più forte Roma - "Io non sono un uomo di destra. La ragione del consenso di cui godo nel Paese è che le vecchie ideologie non contano più. Chi si ostina a farsene portavoce viene punito dal voto". E' quanto afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un'intervista al quotidiano spagnolo "El Mundo". Per quanto riguarda poi la sua posizione sul fascismo, il premier spiega: "Nessuno può pensare che io abbia reticenze riguardo al fascismo". "Mi riconosco in pieno nei principi della nostra Costituzione repubblicana - aggiunge - e li ho difesi in più occasioni. Le ricordo che la stessa Costituzione prevede le procedure di modifica per il suo adeguamento alle nuove esigenze dei tempi". "Piuttosto - conclude - non mi appassiona il dibattito sul passato. Gli italiani devono guardare avanti. Per troppo tempo in Italia siamo rimasti chiusi dentro una gabbia culturale, in una contrapposizione anacronistica tra fascismo e antifascismo". "Consenso verso di me imbarazzante" "Con la crisi in corso un apprezzamento tra il 64 ed il 73% è francamente imbarazzante", aggiunge il premier. "Gli italiani hanno capito - spiega il premier - che questa crisi è globale, che non è una responsabilità del governo e che, anzi, stiamo facendo tutto il possibile in sintonia con gli amici europei per alleviarne gli effetti, per ridare fiducia alle famiglie e alle imprese e preparare la ripresa. Gli italiani mi conoscono da sempre. Hanno fiducia in me perché ero il più popolare e invidiato imprenditore e ho lasciato tutto per mettere a disposizione del mio Paese e dei miei concittadini la mia esperienza e le mie capacità. Erano stanchi delle chiacchiere della sinistra, volevano i fatti". "La crisi dell'opposizione preoccupa" "La crisi dell'opposizione non può far piacere a nessuno. Anzi preoccupa. Il ruolo della minoranza - dice il premier - in una democrazia è essenziale e bisogna saperlo esercitare in modo costruttivo. Ma purtroppo la crisi dell'opposizione italiana sembra destinare a durare a lungo". Berlusconi spiega quali siano state le ragioni della crisi della sinistra: "Siamo stati noi - dice - ad avviare le riforme per cambiare l'Italia con un programma sociale tra i più avanzati. Al contrario i partiti della sinistra si sono arroccati in difesa dei privilegi, delle corporazioni e della vecchia politica, senza essere in grado di interpretare i bisogni di un paese che si è evoluto. Noi, invece - sottolinea il premier - abbiamo rilanciato il nucleare e la campagna contro l'assenteismo. La sinistra è tuttora soggetta al ricatto del fanatismo ambientalista, avrebbe perso altro tempo prezioso prima di mettere mano all'emergenza energetica del paese. Sotto il ricatto dei localismi, non avrebbe mai potuto risolvere il problema dei rifiuti. Sotto quello delle minoranza sindacali, non avrebbe mai accolto il criterio del merito nella pubblica amministrazione e nella scuola. Inoltre - secondo il premier - divisa al suo interno praticamente su tutto, non avrebbe mai avuto il coraggio di assumere decisioni importanti sui temi cruciali". Il caso Mills e la Gandus "La presidente del collegio di quel Tribunale è una nota esponente di sinistra che si è espressa più volte contro le leggi del nostro governo", in questo modo Silvio Berlusconi ribadisce a "El Mundo" ribadisce la sua critica al giudice Nicoletta Gandus, presidente del collegio dei magistrati che ha condannato l'avvocato inglese David Mills per corruzione. E fa il punto sulla sua situazione giudiziaria. "Il dubbio sulla sua imparzialità - prosegue il premier - é legittimo". "Sono assolutamente certo di venire assolto quando il processo riprenderà". "Purtroppo - aggiunge - una parte della magistratura italiana è politicizzata e ha usato e usa il proprio potere come arma di lotta politica contro gli avversari, in particolare contro l'unico esponente del centrodestra a poter prevalere sulla sinistra". "I giudici politicizzati della sinistra - afferma ancora Berlusconi - hanno persino tentato di ribaltare il risultato democratico riuscendovi nel 1994 con un'accusa da cui sono stato naturalmente assolto con formula piena dopo 10 anni di processi". E il premier ricorda dunque "solo pochi dati": "Dal '94 al 2006 ben 789 magistrati si sono occupati di Silvio Berlusconi con indagini e processi che hanno portato a 587 visite della polizia giudiziaria o della Gdf e a 2.550 udienze, piu' di un record mondiale". "Conclusione: sono sempre risultato innocente - conclude - perché fortunatamente i giudici imparziali sono ancora la maggioranza". Il lodo Alfano Il premier affronta anche la questione del Lodo Alfano spiegando che si tratta di una legge che "é nata da un'esigenza indicata dalla stessa Corte Costituzionale" di consentire alle più alte cariche dello Stato di svolgere appieno e con serenità il proprio importante mandato". "In Italia - prosegue - il principio del giusto processo prevede la piena partecipazione al dibattimento. In un processo che dura due o tre anni, con una cadenza di due o tre udienze la settimana, è praticamente impossibile partecipare e difendersi per coloro che svolgono alte ed impegnative funzioni istituzionali". "Il meccanismo dell'immunità - sottolinea Berlusconi - è ben noto in altri Paesi, compresa la Spagna, dove riguarda i parlamentari ed è molto più forte che in Italia, dove il processo viene soltanto sospeso. Nel merito, io non ho mai neppure conosciuto il signor Mills e sono assolutamente certo di venire assolto quando il processo riprenderà". Biotestamento, "votare secondo coscienza" Sulla legge del "fine vita" i parlamentari del Pdl possono votare secondo coscienza, sottolinea il presidente del Consiglio. "Un governo democraticamente eletto - dice - ha il diritto e il dovere di prendere delle decisioni. La morale può essere soggettiva, la legge no. Soprattutto su temi fondamentali come quelli che implicano la vita e la morte, non si possono lasciare vuoti normativi, perché è in quel vuoto che nasce il problema. La magistratura - prosegue - a differenza del Parlamento, non ha il potere di fare leggi, ha invece l'onere e l'onore di applicarle. Se c'é un vuoto, il compito di colmarlo con una legge spetta al Parlamento. Ma poiché questa legge sul 'fine vita' in Italia non c'era, noi abbiamo naturalmente portato in Parlamento la nostra proposta, con la libertà per i nostri parlamentari di votare secondo coscienza. Vorrei ricordarle - sottolinea Berlusconi, rivolto al cronista - che nel caso di Eluana non è stata interrotta una cura, non si è messo fine ad un accanimento terapeutico. Semplicemente a una donna malata si voleva togliere acqua e alimenti e di qui nasceva la necessità e l'urgenza di un provvedimento del governo che poi il Parlamento avrebbe approvato o respinto, e i magistrati applicato". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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TRASPORTI E NUOVE COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI - Atti del Convegno organizzato dall'Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari - Cagliari, 3 dicembre 2008 (sezione: Giustizia)

( da "SardegnaIndustriale.it" del 08-03-2009)

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TRASPORTI E NUOVE COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI - Atti del Convegno organizzato dall'Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari - Cagliari, 3 dicembre 2008 TRASPORTI E NUOVE COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI Atti del Convegno organizato dall'Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari Cagliari, 3 dicembre 2008 APERTURA DEI LAVORI Marina Cattina, assessore ai Trasporti della Provincia di Cagliari: Dall?inizio del mandato il Presidente Milia, la Giunta ed io abbiamo sempre cercato di operare, anche se fra tante difficoltà, verso il miglioramento della comunicazione, della mobilità, dell?integrazione, dell?adeguatezza dei servizi decentrati, dedicando una particolare attenzione a quei territori compresi nelle zone più lontane dal capoluogo, come il Sarcidano o, comunque, più isolate e svantaggiate, come il Gerrei. Abbiamo creduto fermamente che l?isolamento delle nostre zone interne, che fino ad oggi hanno costituito un ostacolo per lo sviluppo, possano invece diventare fonti di ricchezza se si realizza una mobilità adeguata; una mobilità pubblica che sia accessibile a tutti. Se raggiungiamo questi obbiettivi ? e sono sicura che collaborando insieme ce la possiamo fare ? non solo possiamo combattere lo spopolamento delle zone interne, ma possiamo promuovere e mettere a frutto quelle specificità impareggiabili dei nostri territori. Il cammino verso il raggiungimento di un sistema di trasporto efficiente, tarato sulle vere esigenze del territorio, è iniziato oltre un decennio fa e sono certa che gli amministratori, gli operatori del settore, gli utenti desiderano veramente vedere presto il traguardo. Tutti conosciamo quanto questo ultimo decennio sia stato caratterizzato da una forte innovazione legislativa, finalizzata a modificare profondamente le modalità di governo e di gestione della pubblica amministrazione ed in particolare degli enti locali. Uno degli obbiettivi è quello di migliorare l?efficienza degli enti affinché siano in grado di provvedere ai bisogni dei cittadini, delle imprese e della produttività in genere. La materia dei trasporti nei suoi ultimi sviluppi, in tema di decentramento e di federalismo in senso regionalista, risulta ancora di estrema complessità ed è resa ancora più difficile dalle diverse norme sopranazionali, comunitarie ed internazionali concernenti la regolarizzazione del settore. Con la legge 59 del 1997 è stato articolato il processo di decentramento con l?individuazione delle funzioni e delle modalità di attuazione dei compiti amministrativi statali da attribuire alle regioni e agli enti locali ed in particolare, poi, attraverso il decreto legislativo 112 del ?98, si è attuato il conferimento in tema di territorio, di urbanistica, di ambiente, delle opere pubbliche, della viabilità, dei trasporti e anche della Protezione civile. Il settore dei trasporti, ed in particolare quello del trasporto pubblico locale, è stato oggetto negli ultimi anni di un?attivatà legislativa tesa ad attuare, in un primo momento, il decentramento amministrativo mediante il trasferimento alle regioni di funzioni e di compiti statali e, successivamente, la trasformazione delle aziende speciali e dei consorzi in società di capitali o anche in cooperative a responsabilità limitata tra dipendenti e l?eventuale frazionamento societario derivante da esigenze funzionali o di gestione. Il percorso di riforma tracciato con il decreto legislativo 422 del ?97, recepito poi dalla Regione Sardegna con la legge 21 del 2005, delinea un modello di governo del Tpl che si basa proprio sull?introduzione della coerenza di mercato. Per la prima volta, dopo anni di stagnazione, si fa un?opera di rilancio del trasporto pubblico locale, mediante la ricerca di nuove condizioni di funzionamento e di efficacia che consentano, a parità di risorse, di migliorare l?offerta e pervenire ad un?organizzazione complessiva del servizio che utilizzi al meglio le risorse ad esso destinate e faccia sì che ampie quote di spostamenti quotidiani utilizzino finalmente il mezzo pubblico. Negli ultimi quaranta anni la crescita del reddito ha generato una diminuzione in termini reali del costo monetario del trasporto ed un aumento del valore assegnato al tempo e al disagio connessi con lo spostamento. La conseguenza è stato un incremento dell?utilizzo dell?auto privata, più costosa ma che offre spostamenti sicuramente più rapidi e confortevoli. Il soddisfacimento della domanda avviene dunque sempre più con l?auto privata facendo registrare un andamento allarmante, tanto dal punto di vista dei disavanzi delle aziende che offrono i servizi collettivi, gomma e ferro, quanto dal punto di vista ambientale. Il Libro bianco sulla politica europea dei trasporti del settembre 2001, con riferimento al trasporto pubblico locale, ha proposto agli Stati e agli enti locali che, «al fine di evitare un deterioramento della qualità della vita, le autorità nazionali e locali devono risolvere il controllo della mobilità, con particolare riguardo al ruolo dell?automobile privata, sviluppando trasporti pubblici e di qualità». I motivi del minore utilizzo del trasporto collettivo sono da ricercare non solo nell?aumento del reddito pro capite, ma anche nella incapacità dell?offerta di trasporto collettivo di adeguarsi ad una domanda in evoluzione, principalmente in termini di qualità. Il Tpl sembra quasi comportarsi come un bene secondario e perché questo non sia devono essere attuate nuove politiche per un adeguamento dell?offerta di servizi collettivi di trasporto in grado di sottrarre quote di domanda alla mobilità privata e di portare il Tpl verso un nuovo status, compreso quello del risanamento. La riforma del Tpl, voluta dal decreto legislativo 422, afferma anche il principio dell?intermodalità del sistema della mobilità, prefigurando in tal modo la possibilità di programmare e di organizzare una rete di servizi che superi le barriere e le difficoltà presenti nel vigente sistema normativo creando le premesse per superare la frammentazione delle competenze amministrative e gestionali, la duplicazione di servizi e le inefficienze. Tale indirizzo va nella direzione della programmazione e dell?organizzazione di una rete di servizi di stretto coordinamento fra le aziende operanti, enti locali, Regione, per garantire le esigenze complessive di mobilità dei cittadini e non semplicemente il loro puro trasporto. Seguendo questi indirizzi, il Consiglio provinciale ha approvato il Piano dei servizi minimi. Il Piano ha messo in luce che, a fronte di un?offerta di trasporto pubblico sovrabbondante per numero di posti offerti, non fa riscontro un effettivo utilizzo del sistema pubblico da parte dell?utente. Per cui ne è scaturito un progetto che vede un diverso assetto del servizio eliminando le sovrapposizioni, la semplificazione dell?offerta e portando ad un miglioramento del sistema. In particolare, la creazione di un sistema a pettine, con la realizzazione di fermate attrezzate in corrispondenza dello scambio, la possibilità in zone a bassa domanda di spostamenti di mezzi pubblici mirati, l?individuazione di servizi minimi quantitativamente e qualitativamente sufficienti a soddisfare la domanda del pendolarismo scolastico e lavorativo, l?accesso ai servizi amministrativi, socio sanitari e culturali. Lo schema di rete prevede l?utilizzo delle due modalità, ferro-gomma, e di due tipologie di linea: le linee ?sistematiche?, che servono bacini con domanda rilevante, e le linee ?a chiamata? per le zone a bassa domanda o a domanda specifica: un sistema di Tpl progettato e organizzato a supporto della rete ferroviaria. Questa, infatti, copre gran parte del territorio provinciale, lasciando scoperta solamente la parte a est. Vengono quindi eliminate le sovrapposizioni ferro-gomma con possibilità di muoversi con orari e in tempi certamente più attrattivi della situazione attuale, dando luogo ad un?offerta tesa a soddisfare le esigenze dell?utenza e catturare una quota di domanda che oggi predilige l?autovettura privata al trasporto collettivo. Inoltre, il Consiglio provinciale ha ritenuto importante che il Piano venga arricchito con l?individuazione delle necessità dei territori, relativamente alla specifica mobilità scolastica e dei disabili, creando gli spazi necessari per recepire le esigenze dei comuni al fine di offrire un servizio adeguato ad ogni tipo di utenza in ogni ambito territoriale. L?augurio è che quanto prima si creino le condizioni affinché il nostro progetto possa trovare attuazione, diventando oggetto quindi di un contratto di servizio. Ma per arrivare a ciò occorre ancora qualche passaggio. Infatti, con il trasferimento delle competenze legislative dallo Stato alle Regioni e agli enti locali è stato introdotto il meccanismo di gara per l?affidamento dei servizi con l?obbligo di disciplinare i rapporti tra regolatore e gestore attraverso un contratto di servizio. Al decreto Burlando, chiaro nei suoi obbiettivi, ha fatto seguito tutta una serie di interventi ed un?infinità di proroghe che ne hanno complicato l?attuazione ed inibito l?efficacia, rendendo sempre più incerto il quadro normativo di riferimento. La liberalizzazione e l?introduzione della concorrenza nei sistemi di trasporto locale è proprio uno dei temi forti dell?agenda politica dell?economia dell?Unione europea, che ben chiaramente si è espressa in merito agli obblighi di servizio pubblico e di aggiudicazione dei contratti nel settore del trasporto pubblico locale di passeggeri. Il contratto di servizio rappresenta ancora l?unico strumento a disposizione degli enti pubblici committenti e delle imprese per gestire e affrontare il tema del cambiamento e dello sviluppo strategico del sistema del Tpl con efficacia. Il contratto consente di incidere significativamente sulla quantità delle prestazioni assicurate alle collettività locali e favorisce anche la progettazione e la gestione di processi corretti e trasparenti fra le parti. Se correttamente impostato e gestito, infatti, il contratto offre un indiscutibile contributo alla conformazione del servizio, diventando volano per le innovazioni delle performances e degli scambi relazionali, così come il legislatore aveva individuato con l?ammodernamento ed il rinnovamento del settore. Con delibera di Giunta n. 44 del 6 agosto del 2008, la Regione Sardegna ha predisposto un modello di contratto di servizio ponte, cioè semplificato rispetto alle prescrizioni previste dalla legislazione vigente, dalle direttive di attuazione, in quanto pensato come sostitutivo delle concessioni in essere in una fase antecedente all?affidamento dei servizi tramite gara. La delibera definisce inoltre una nuova metodologia per il calcolo del corrispettivo da riconoscere per lo svolgimento del servizio, che considera gli effetti e le caratteristiche ambientali della linea, relazionando il suo costo alla tipologia di linea e alla tipologia di territorio attraversato, quindi alla velocità di percorrenza media quale parametro unico, rappresentativo nel contesto operativo, superando in tal modo l?attuale situazione e sistema contributivo previsti invece dalla legge 16. Questo, a grandi linee, è il quadro del trasporto pubblico locale, il quadro di riferimento che oggi abbiamo ed entro il quale gli enti locali ed in particolare proprio le Province devono agire per rispondere alla domanda di mobilità che proviene dai territori, senza però perdere di vista l?efficienza e l?efficacia del servizio, la competitività delle imprese della nostra regione per la maggior parte di limitata dimensione. Per le Province, pertanto, è importante coniugare le nuove competenze con i bisogni di giusto protagonismo dei territori ed agire come soggetti coordinatori e facilitatori dei processi di governance del territorio. Una funzione in cui più che i poteri contano l?autorevolezza, la credibilità, la capacità di aggregazione, l?attivazione di reti tra diversi soggetti, la identificazione di visioni condivise su cui attivare enti, istituzioni, soggetti pubblici e privati, cittadini, per un maggiore utilizzo del trasporto pubblico. È vero che molte persone ormai non salgono da decenni su un mezzo pubblico e non prendono neanche in considerazione più la possibilità di viaggiare in modo diverso dall?auto privata. Sono certa però che se tutti ci impegniamo a costruire la cultura dell?uso del mezzo pubblico e tutti insieme, enti di governo locali, parti sociali e singoli vettori interagiscono costantemente per la determinazione di un punto di equilibrio che garantisca, da un lato, soddisfacimento di condizioni di mobilità e, dall?altro, sempre migliori condizioni di fruibilità del sistema, gli utenti del Tpl potranno crescere. Così facendo il tema del Tpl potrà assumere un ruolo più incisivo perché dalla sua organizzazione e fruibilità dipende la rottura delle marginalità esterne ed interne dell?isola. Un sistema di collegamenti fruibili, con porti ed aeroporti ricondotti agli standard definiti dal Piano generale dei trasporti e della logistica, può esplicitare effettivi momenti di integrazione territoriale consentendo una maggiore apertura verso l?Italia, l?Europa, il Mediterraneo, all?interno di un sistema funzionale delle reti di trasporto. Reti di trasporto che, come afferma Jacques Delors, nel 1992, in Crescita, competitività, occupazione, devono consentire ai cittadini dei benefici e dei vantaggi derivanti dall?instaurazione di un nuovo spazio senza frontiere e garantire, nel contempo, un collegamento efficiente fra le aree periferiche ed il centro. RELAZIONI Riccardo Bozzo, Centro Interuniversitario di Ricerca trasporti di Genova: Trasporto pubblico locale: lo stato dell?arte Il mio intervento cercherà di fornire uno stato dell?arte della situazione del trasporto pubblico locale in Italia. Secondo il Conto nazionale dei trasporti in Italia vi sono 1.200 imprese di trasporto pubblico in esercizio che vuol dire, grosso modo, una decina di imprese per provincia. Va impostato pertanto un processo di aggregazione, in quanto abbiamo aziende che contano pochissimi addetti per cui diventa difficile portare all?interno dell?azienda competenze sufficienti per affrontare anche delle domande piuttosto complesse. Ovviamente, lo stesso problema si riflette poi all?interno delle flotte di mezzi da gestire. Dal punto di vista dell?offerta di trasporto pubblico in ambito urbano, si hanno circa 70 miliardi di passeggeri per chilometro. Il Conto nazionale dei trasporti parla di 11,6 miliardi di passeggeri/chilometro. Quindi si passa da 12 miliardi di passeggeri/chilometro utilizzati su base annua, a fronte di 70 offerti. Sappiamo benissimo che il trasporto pubblico, proprio perché tale, deve coprire anche fasce orarie e aree geografiche non ad alto flusso passeggeri, però certamente esistono spazi di ottimizzazione. Sicuramente il discorso dei servizi flessibili, dei servizi ?a chiamata?, è una strada che dovrà essere percorsa. Fermo restando che, presumibilmente, non è percorribile se non partono quei processi di aggregazione di cui parlavamo prima. Dal punto di vista tariffario, il 30% dei costi in Italia viene coperto da ricavi da traffici. Ci sono altri Paesi, ad esempio la Francia, che non si discostano molto, però siamo significativamente lontani da quello che è la media europea. Tariffe e costi dei biglietti sono decisamente inferiori rispetto ai costi a cui le aziende devono far fronte. Questa, in pratica, è la causa per cui i contributi medi per chilometro erogati alle aziende di trasporto pubblico in Italia sono più alti delle altre regioni europee. Teniamo presente però che, se parliamo di contributi medi unitari per chilometro, questa è una fotografia che in realtà non dà la percezione esatta della situazione perché se confrontiamo il costo medio per chilometro negli ultimi dieci anni, considerato che nel tempo l?offerta è aumentata ma il contributo medio per chilometro è diminuito e, soprattutto, se nel periodo osservato consideriamo questo contributo al netto del tasso inflativo, vediamo che sostanzialmente il contributo reale è come se fosse diminuito di un 15-20 per cento. Come conseguenza di questo stato di cose, almeno per alcune realtà, si è verificato un processo di riorganizzazione e di efficientizzazione delle aziende di trasporto pubblico. Su una finestra temporale di 7-8 anni, in termini di aumento delle tariffe, rispetto ad altri servizi di pubblico interesse, il trasporto pubblico si è caratterizzato per un aumento più basso rispetto ad altri settori. Tra l?altro, se uno dovesse fotografare la situazione a valle di quello che è successo nell?ultimo anno, probabilmente, troverebbe una situazione ancora più favorevole all?interno del Tpl rispetto agli altri servizi. Sempre in termini di ricerca di una maggiore efficienza e sempre nel confronto con altri servizi pubblici, si può vedere che si è registrato un certo miglioramento riguardo ai chilometri prodotti per addetto; a parte la raccolta di rifiuti, il Tpl è il servizio pubblico dove si hanno i migliori progressi. Esiste, come detto, un problema di aggregazione, un problema di offerta e di domanda. Ci sono segni di un possibile miglioramento, ma cosa si dovrebbe fare? Se noi andiamo a vedere in sede europea le modalità di trasporto che vengono utilizzate dai cittadini nell?ambito della loro mobilità in ambito urbano, si nota che nei Paesi dell?Unione europea a 27 il 53% utilizza un mezzo di trasporto privato, il 23% va a piedi o in bicicletta ed il 20% utilizza il trasporto pubblico. È un problema culturale nel senso che noi siamo stati abituati a pensare al trasporto pubblico un po? come la scelta povera; l?auto è confortevole, è veloce, si utilizza il trasporto pubblico se proprio non se ne può fare a meno. Allora, o si usano sistemi fortemente coercitivi ma è difficile per un ente regolatorio, pianificatorio, usare degli strumenti di tal fatta per impedire l?utilizzo della modalità di trasporto privato, oppure, ribadisco, dobbiamo partire con un processo culturale che deve essere fatto sui bambini. Ci vuole il coraggio di attivare un processo di formazione che parta con dei progetti scuola, fin dalle elementari. Si potranno in tal modo ridurre i costi esterni, la congestione e si consente al trasporto pubblico migliori performances. Solo se lavoriamo in termini di sviluppo di una cultura più sostenibile della mobilità urbana, potremo fare qualche passo in avanti. Per affermare la cultura dell?utilizzo del mezzo di trasporto pubblico occorre fornire un?offerta adeguata, se non si vuole che diventi un boomerang, che si perda in credibilità. Che cosa si aspetta in termini di miglioramento il cittadino europeo dalla mobilità di trasporto pubblico? Prevalentemente puntualità, frequenza e miglioramento verso la connessione di destinazione. Da una ricerca di dimensione europea, il 22% dei soggetti intervistati dice che, comunque, non cambierebbe le sue abitudini. Devo dire che, per quanto riguarda l?Italia, una volta tanto, la situazione è un po? migliore del solito, perché la nostra nazione registra un 16%, quindi meno della media degli altri Paesi europei. Vuol dire, che c?è spazio per lavorare: si possono, con una giusta quantità di investimenti e di pianificazione, recuperare percentuali significative di scelte verso il trasporto pubblico. Oltre la puntualità e la frequenza per migliorare l?offerta è fondamentale una reale intermodalità, oggi molto rara a livello di trasporto pubblico. Manca l?integrazione oraria o esiste solo in situazioni molto limitate; manca l?integrazione tariffaria, se ne parla da tempo, però anche questa è piuttosto rara. Altro argomento di cui si parla da tempo e che va sviluppato è l?acquisizione di tecnologie per l?intermodalità, quindi un concetto di infomobilità, che molto spesso è limitato ad un discorso di paline più o meno comode ed interessanti, ma ormai come infomobilità siamo un po? più avanti. Mancano poi, sempre in un?ottica di intermodalità, molto spesso, parcheggi di interscambio. In Italia ci sono circa 40 chilometri di vie protette in ambito urbano utilizzate soltanto dal 7% di linee. Un aumento di queste linee consentirebbe di aumentare la velocità media del servizio, quindi minor costo per chilometro. Ovviamente, occorre fare scelte che non possono essere fatte dall?oggi al domani ma si devono sviluppare in tempi medio-lunghi; 3, 5, 10 anni con una pianificazione adeguata. Alcune osservazioni sempre legate alla necessità, per un?azienda di trasporto pubblico, di chiudere i costi in una certa maniera. Al di là che è bene che l?azienda di trasporto pubblico sia in grado di fare bene il suo core business, cioè di portare passeggeri, è anche vero che, nel momento in cui crescono le competenze all?interno di un?azienda, si possono verificare situazioni di vendita di servizi che consentono all?azienda stessa di recuperare risorse economiche. Nel momento in cui ci fosse un discorso di bigliettazione elettronica comunque fatta, è chiaro che se gestisco un sistema di questo genere mi può venir voglia, compatibilmente con tutti gli altri soggetti interessati, di gestire altri sistemi di pagamento elettronico: car sharing, van sharing, bike sharing, accessi museali, accessi ai parcheggi e così via. Ovvio, ci vuole un?organizzazione, ma dal punto di vista tecnologico, nel momento in cui ho una risorsa, decido di fare certe scelte, perché devo limitarla ad un contesto? Anzi il cittadino, a fronte di un?unica tessera tipo bancomat o quello che è, può utilizzare questa tessera in contesti assolutamente diversi. Questo è un servizio che non fa parte del core business dell?azienda, ma è un servizio di utilità che, in qualche misura, i soggetti pubblici interessati possono ripagare all?azienda innescando un meccanismo economico positivo verso l?azienda. Alessia Nicotera, dirigente Servizio Legale e Affari generali Asstra: Le gare del Tpl: stato di attuazione in Italia Compito arduo quello di parlare dello stato di attuazione delle gare in Italia perché la normativa del settore ha avuto e continua ad avere vicende travagliate, Infatti, l?evoluzione normativa del trasporto pubblico locale è stata piuttosto caotica negli ultimi 10-12 anni. La legge di riforma del settore del trasporto risale al 1997, quindi a 11 anni fa: i contenuti di questa legge volevano essere particolarmente innovativi anche se poi hanno subito diverse battute di arresto per una serie di motivi che adesso vedremo. La riforma con il decreto 422 del 1997 voleva anche essere una sorta di apripista nei confronti degli altri servizi pubblici locali, perché già nel 1993 e nel 1994 iniziarono ad essere diffusi i primi disegni di legge di riforma del comparto dei servizi pubblici locali la cui riforma, però, è arrivata poi a compimento nel 2000 e, successivamente, ha subito ulteriori modifiche nel 2003 e ancora oggi nel 2008. Il settore del trasporto pubblico locale ha fatto da apripista perché nel 1997, in notazione della prima legge Bassanini, la legge 59 del 1997, venne emanata la normativa che era improntata a principi innovativi quali quelli della liberalizzazione, della concorrenza e del mercato e stravolgeva il sistema, allora vigente, che era quello delle concessioni per sostituire queste col contratto di servizio. Quindi, si passava da una logica concessoria ad una contrattuale in cui le parti sono poste in posizione di parità con diritti e doveri per entrambe. Il testo iniziale del decreto 422/97 era innovativo, però prevedeva ancora le cosiddette ?aziende speciali?, incentivandone la trasformazione in società per azioni e quindi dando luogo al processo di liberalizzazione. Nel 1998 intervenne però l?Antitrust a dire che si doveva aprire il settore al mercato e che cinque anni di periodo transitorio, come previsto, per l?effettuazione delle gare, erano troppi e che tre sarebbero stati più che sufficienti. A questo parere fece seguito uno dei tanti interventi di modifica del decreto legislativo 422 , con il decreto 400 del 1999 con il quale si stabilì l?obbligo, per tutte le ?aziende speciali?, di trasformarsi in società per azioni, perché se l?obbiettivo era quello della liberalizzazione del mercato, allora bisognava creare delle strutture che potessero, in qualche modo, stare sul mercato e si stabilì che il periodo transitorio dovesse cessare entro e non oltre il 31 dicembre del 2003. Entro quella data, avrebbero dovuto essere effettuate tutte le gare per l?affidamento dei servizi di trasporto pubblico in Italia. Il decreto 422/97 prevedeva poi che le Regioni si adeguassero con una propria normativa regionale. Un po? tutte le Regioni, almeno quelle a statuto ordinario, lo hanno fatto recependo sia il decreto n.422 che il 400 del 1999. Contemporaneamente, venne avviata la riforma dei servizi pubblici locali che ha trovato attuazione nel Testo unico degli enti locali e poi con la Finanziaria del 2001 venne introdotto il famigerato articolo 35 che imponeva alle società pubbliche di effettuare lo scorporo tra proprietà ed esercizio. Questo perché anche la normativa sui servizi pubblici locali si muoveva in un?ottica di concorrenza. In attuazione di questa normativa diverse aziende fecero gli scorpori, però per alcune i beni erano di soggetti privati, per cui non poteva essere applicata la normativa, ed allora nel 2002 vennero introdotte regole finalizzate a fare in modo che i beni, indipendentemente da chi ne avesse la proprietà, soggetto pubblico o privato, fossero messi a disposizione del gestore scelto con gara. In più si stabilì che il possesso dei beni non dovesse costituire in ogni caso un elemento discriminante per la partecipazione alle gare, cioè non bisognava dare punteggio al possesso dei beni, perché questo avrebbe determinato una possibile disparità di trattamento tra i concorrenti. Rimaneva sempre ferma la scadenza del periodo transitorio al 2003. Nel 2001 le Regioni fecero ricorso contro l?articolo 35 della Finanziaria alla Corte Costituzionale che si è pronunciata, però, soltanto due anni dopo. Nel frattempo, venne avviata una procedura di infrazione comunitaria nei confronti dell?Italia per la presunta lesione delle norme sulla concorrenza, perché si mantenevano ancora degli affidamenti diretti. A fine 2003, venne proposto e adottato un nuovo testo dell?articolo 113 del testo unico degli enti locali, applicabile anche al settore del trasporto pubblico locale, che prevedeva diverse forme di affidamento: non soltanto quindi la gara, ma anche la possibilità di fare affidamenti, cosiddetti in house di cui oggi, ormai, si parla tanto, e la possibilità di fare affidamenti a società miste. Questo accadeva nell?ottobre del 2003, il periodo transitorio per il trasporto pubblico locale scadeva a dicembre del 2003. In sostanza, si è bloccato il processo di liberalizzazione perché l?art.113 è stato reso applicabile al settore dei trasporti solo per una durata piuttosto breve, in quanto a fine 2004, con una legge in materia ambientale, si è esclusa l?applicabilità dell?art.113 al trasporto pubblico locale, e quindi di tutte le forme di affidamento in esso previste, quindi si è ritornati al sistema della concorrenza. Nel frattempo, il periodo transitorio era scaduto per cui si è dovuto intervenire con interventi normativi di proroga del periodo transitorio per consentire il riavvio di questo processo di liberalizzazione. Qual è la situazione che ne è risultata in Italia? Sicuramente, se uno fa una cartina dell?Italia con tutte le regioni in cui sono state fatte le gare e quelle in cui non sono state fatte, vedrebbe una situazione veramente a macchia di leopardo o un?Italia quasi spaccata in due, perché abbiamo diverse regioni del nord in cui sono state fatte le gare ? mi riferisco al Friuli che aveva già iniziato nel 1999, alla Lombardia, tranne il Comune di Milano, all?Emilia Romagna, tranne Bologna, alla Toscana tutta, in parte all?Umbria e la Liguria; in parte sono state fatte anche in Puglia, però poi lì ci fu un problema, un cavillo puramente giuridico sulla competenza, su chi fosse competente, se la Giunta, piuttosto che il Consiglio regionale, a determinare le linee guida per fare i contratti di servizio per cui vennero annullate le gare che erano state fatte. Abbiamo una metà dell?Italia, dalla Toscana in su che, in qualche modo, ha avviato il processo di liberalizzazione e, invece, da Roma in giù, tranne qualche piccola realtà, le gare devono essere ancora fatte. Sicuramente, la situazione è estremamente diversificata e non è migliorata nel corso di questi anni anche perché laddove sono state fatte le gare sono emerse una serie di problematiche, tuttora aperte, che hanno disilluso le aziende che invece erano pronte a partecipare alle gare. Il problema non è dato soltanto dalla posizione dell?Antitrust che sostiene che se si hanno i requisiti per partecipare singolarmente allora non si possono fare le Associazioni temporanee di imprese. Le Ati, in realtà, possono avere anche finalità strategiche, di suddivisione del rischio di impresa. I problemi che sono stati evidenziati sono diversi: primo fra tutti la carenza e la incertezza delle risorse perché si viene da un sistema in cui, in qualche modo, si è abituati ad avere un rapporto diretto con l?ente proprietario e, invece, il sistema delle gare tende a spezzare questo tipo di rapporto e obbliga entrambe le parti a chiarezza di rapporti. Sappiamo bene che il settore del trasporto pubblico locale è assolutamente in deficit di risorse e quindi uno dei problemi maggiori è dato proprio dalla insufficienza delle compensazioni legate alle gare, dalla incertezza delle stesse e dall?assenza di meccanismi, cosiddetti revisionali, di indicizzazione delle compensazioni, tanto è vero che poi ci sono molti contenziosi aperti. Un altro problema viene dalle regole che dovrebbero disciplinare l?accesso ai beni essenziali e funzionali per l?espletamento del servizio. E questo è un problema che riguarda, soprattutto, il settore ferroviario. C?è stato tanto di parere dell?Antitrust, sollecitato dalla Regione Umbria, per quello che riguarda l?obbligo della messa a disposizione del materiale rotabile ferroviario. Secondo l?Antitrust non è un bene essenziale, sarebbe un bene fungibile per cui rimanda, sostanzialmente, alla Regione o all?ente affidante il compito di stabilire le condizioni di messa a disposizione di questi beni, se è in grado di farlo, altrimenti deve dare un tempo di 36-48 mesi al vincitore della gara per approvvigionarsi di questi beni. Altri problemi sono derivati dalla presenza di clausole sociali particolarmente stringenti: spesso, nelle varie realtà in cui si sono fatte le gare, è vero che hanno vinto gli attuali incumbents, però spesso gli incumbents sono stati quasi costretti a partecipare dai propri enti proprietari azionisti. Questo evidenzierebbe anche l?assenza di grossi competitors in occasione di queste gare. Cosa bisogna fare? Sicuramente bisogna riprendere il processo di liberalizzazione, puntare ad avere regole chiare e certe, perché, oggettivamente, sono 12 anni di continuo balletto normativo: un giorno si dice che si fanno le gare, il giorno dopo si fa l?in house poi si ritorna alle gare, poi si ridice che si rifà l?in house con tutte le variabili del caso. Sicuramente il quadro normativo attualmente esistente non aiuta, anche perché, come sicuramente sapete, ad agosto è stato emanato l?art. 23bis della legge 133, che sarebbe applicabile, per espressa disposizione e dizione normativa, anche al settore del trasporto pubblico locale. Anzi, prevarrebbe sulle discipline di settore con esso incompatibili, quindi, questo rimette in gioco tutto il percorso del decreto 422, perché il 23bis prevede la gara quale modalità ordinaria di affidamento dei servizi, oltretutto con una dizione abbastanza ambigua perché dice: «La gara effettuata in conformità ai principi comunitari». Il decreto 422 aveva fatto una scelta ben precisa, quella della gara secondo le direttive degli appalti, quindi con delle procedure estremamente garantiste, invece la normativa del 23bis prevede un generico richiamo ai principi comunitari; quindi equità, trasparenza, imparzialità, pubblicità e via dicendo sarebbero molto più blandi rispetto al rispetto delle direttive appalti. Oltretutto, mentre il 422 si riferisce a tutti i servizi di trasporto ? regionali, locali, ferroviari etc. ? il 23bis riguarderebbe soltanto i servizi locali, quindi che cosa significa? Se andiamo ad applicare il 23bis introduciamo un doppio regime di disciplina per i trasporti: i locali sarebbero disciplinati dal 422 e dal 23 bis ed i regionali, dove invece si continuerebbe ad applicare il decreto 422. Sarebbe assurdo. In più si reintroduce la possibilità di fare affidamenti in house, possibilità che, peraltro, è prevista anche dal regolamento europeo che entrerà in vigore il 3 dicembre 2009, che è il Regolamento 1370 del 2007 che prevede sì questa possibilità ma a condizione che non sia vietato dalla normativa nazionale. Ora, la normativa nazionale di settore lo vieterebbe perché il decreto 422 non prevede forme diverse dalla gara. A livello centrale è in atto un dibattito all?interno di un tavolo che dovrebbe emanare un regolamento in attuazione del 23bis. L?unica cosa positiva che potrebbe derivare da questo combinato tra il 23bis e il 422 è data dalla proroga chiara del periodo transitorio al 2010. Un'altra possibilità è quella di ammettere, conformemente a quanto ammesso anche dalla Commissione Europea in una recente comunicazione interpretativa di febbraio 2008, la cosiddetta ?gara a doppio oggetto?, cioè di fare una gara nella quale si mette contestualmente in concorrenza il contratto di servizio. Quindi, faccio una gara che è una gara per la scelta del gestore e a questo gestore chiedo di acquistare una quota, che può essere il 30 o il 40%, del capitale della società per azioni pubblica dell?incumbent, ovvero di costituire una nuova società a partecipazione mista, pubblica e privata, ed in questo modo si ottengono sostanzialmente due vantaggi: faccio una gara che è assolutamente equiparata e parificata ad una gara per la scelta del gestore; ottengo capitali privati per il finanziamento di innovazioni, per il miglioramento della mobilità collettiva e via dicendo; allo stesso tempo responsabilizzo il socio gestore, che poi diventa un socio veramente operativo. Un socio gestore che, entrando nel capitale della società per il periodo della durata del contratto di servizio, quindi al massimo nove anni, ha tutto l?interesse a fare bene perché, se opera bene, al nono anno, quando scadrà il contratto, vedrà le sue quote chiaramente valorizzate ed in più risolve il problema del trasferimento del personale, del trasferimento dei beni e tutto quel che ne consegue. Che non è chiaramente cosa di poco conto. Su questi ?partnerariati pubblico-privati istituzionalizzati?, come li chiama la Commissione europea, c?è un forte dibattito in Italia. L?Unione europea li ha in qualche modo sdoganati, dice che è una gara a tutti gli effetti, è un gara per cui il gestore, può andare ovunque, può andare a fare concorrenza anche fuori dal proprio territorio. L?Italia è un po? più restia ad ammettere queste cose perché, probabilmente, si tende a confondere ancora questa tipologia di gara con la gara solo per la scelta del partner privato, quindi per la costituzione di una società mista in cui il partner privato però non è gestore. A livello istituzionale ancora si discute su che cosa si debba fare con questa forma di partnerariato pubblico-privato. Quindi, al di là di tutto questo dibattito, l?auspicio è che tutte queste novità normative, legislative possano portare, in qualche modo, finalmente, ad avere certezza e chiarezza delle regole; che vi siano compensazioni eque, giuste, determinate, così come dice la normativa comunitaria, perché il Regolamento 1370 ha un allegato ben preciso che riprende i contenuti di una sentenza della Corte di Giustizia che è la sentenza Altmark, che stabilisce esattamente come devono essere calcolate le compensazioni per i contratti. Questo anche al fine di evitare il contenzioso. Quindi, in presenza di queste condizioni, cioè regole e risorse certe, sicuramente si potrà riavviare, in modo chiaro e sereno, il processo di liberalizzazione. Diversamente, diventa sicuramente difficile parlare di concorrenza in questo settore. Franco Sardi, direttore generale del Trasporto pubblico locale: Tpl e gare in Sardegna Parlerò di Trasporto pubblico locale con le isole minori, in quanto la Regione Sardegna sta sperimentando le prime gare di affidamento di questo servizio. Nell?ambito marittimo, il sistema delle imprese che operano nel settore non presenta quel quadro di polverizzazione che ci ha descritto il professor Bozzo. Il quadro normativo entro cui la Regione Sardegna opera è la legge 21 del 2005, ?Disciplina ed organizzazione del trasporto pubblico in Sardegna?. Una legge che individua al capo IV gli strumenti di pianificazione, e quindi del Piano regionale dei trasporti e i Piani triennali nonché i Piani provinciali e comunali, e precisa al capo VI le procedure di affidamento per i servizi minimi ed i contratti di servizio. La stessa normativa istituisce la Direzione del trasporto pubblico locale (capo III) deputata a mettere in atto quanto esplicitato nei capo IV e VI. Ma la norma è in modificazione: ad esempio, con riferimento ai contratti di servizio, la legge finanziaria regionale per il 2009 ha modificato quello che disponeva la legge del 2005, prevedendo la possibilità di adottare ?contratti di servizio in via transitoria? senza ricorso alla procedura di gara. Ha avviato una fase di sperimentazione che consente di osservare come funziona un rapporto diverso dalla concessione del servizio di trasporto; cambia la regolamentazione del sistema, non cambia il modo di affidare il servizio. Questo per accelerare i tempi. Per tutta una serie di ritardi dovuti all? approvazione del Piano regionale dei trasporti, così come regolato dalla legge 21, non sono stati individuati da Regione e Province i ?servizi minimi? né i bacini ottimali per cui, in questo quadro, è oggettivamente impossibile avviare un meccanismo diverso di contrattualizzazione. Non si è completato il processo di privatizzazione delle imprese di trasporto, non si sono create quelle condizioni di mercato che consentono di affidare in modo diverso i servizi di trasporto. L?affidamento attraverso procedimenti a evidenza pubblica dei servizi di trasporto marittimo è precedente alla legge 21, esattamente alla legge n. 8 del 2000; questa legge interveniva di fronte all?emergenza rappresentata dalla non effettuazione da parte della Saremar, del gruppo Tirrenia, concessionaria del collegamento verso le isole di La Maddalena e di Carloforte, del servizio di trasporto marittimo notturno, quindi con un vuoto di servizio di quasi 12 ore. Questo creava grossi problemi per le emergenze sanitarie, impediva un armonico sviluppo del turismo delle due isole e non realizzava la piena mobilità verso il continente italiano degli abitanti di queste due realtà. Quali sono i servizi contrattualizzati in questo momento? I contratti in essere sono sostanzialmente due: uno derivato direttamente dalla procedura di gara iniziata nel 2000 e riguarda il trasporto marittimo da e verso Carloforte e La Maddalena. La gara si è svolta regolarmente ed ha consentito alla Regione di entrare direttamente nel cabotaggio, almeno per il servizio notturno, mentre, per quanto riguarda il servizio diurno, cioè quello gestito da Saremar, non è ancora nella disponibilità disciplinatoria della Regione ma continua ad essere lo Stato, attraverso la Saremar, a decidere tempi, modalità, qualità del servizio. Il servizio reso da Saremar è un servizio che dipende da una pianificazione rispetto alla quale la Regione Sardegna non ha potere mentre per il servizio notturno, con i contratti stipulati, si realizzano alcuni passaggi nuovi come la disciplina dell?orario, la quantificazione e la tipologia del naviglio, il servizio che deve essere reso. Nel 2006, quando l?Asinara diventa Parco nazionale, si pone il problema anche del collegamento regolare verso l?isola. Fino a quel momento, il collegamento per l?Asinara, a far data dalla liberalizzazione degli accessi, per quanto contingentati, è stato reso da forme di armamento privato attestate su Stintino che, attraverso delle lance veloci o dei barconi, trasportano sull?isola gruppi di 40-50 turisti per volta, su una tratta estremamente breve che è la Stintino-Fornelli. Nell?estate del 2007, viene avviato anche un collegamento regolare diretto passeggeri e merci fra l?isola ed il comune di Porto Torres di cui, non dobbiamo dimenticarcelo, l?Asinara rappresenta quasi il 50% del territorio. L?approdo sull?Asinara è attestato su Cala Reale, posto più o meno a metà della costa orientale dell?isola, a circa 14 miglia marine da Porto Torres. Il collegamento ha caratteristiche particolari, assolutamente diverse da quelle dei collegamenti verso Carloforte e La Maddalena, che sono collegamenti di 2 e 4 miglia. Ma non avendo l?Asinara residenti, è difficile estendere l?idea di obbligo di servizio pubblico e continuità territoriale verso l?isola. Era importante capire se la direttiva comunitaria del 2005, riguardante il cabotaggio, ci consentiva di affidare un contratto di servizio di Tpl verso l?isola dell?Asinara con corresponsione degli obblighi del servizio pubblico, quindi con le compensazioni date all?armatore per coprire la differenza con l?incassato rispetto al costo reale del servizio. Per fortuna della Sardegna, esistono anche le isole scozzesi con problemi molto simili e gli inglesi hanno ottenuto, molto prima di noi, l?estensione di questa possibilità anche in territori sostanzialmente disabitati, per cui la gara, fatte le verifiche con la Commissione europea, era bandibile e la compensazione assolutamente riconoscibile. Come si è proceduto? Innanzitutto definendo, in assenza di un Piano regionale dei trasporti approvato, quali sono gli obblighi del servizio pubblico. Si è cercato di individuare, alla luce dell?esperienza compiuta nei due anni di servizio sperimentale, quali sono gli oneri dei quali deve essere gravato l?armatore, quali sono le attività da svolgere, qual è il tipo di trasporto, ma quali sono anche e, soprattutto, le tipologie di tempistica, di tipo di naviglio, di sicurezza, di qualità del servizio che devono essere resi. Si è cercato di portare ad un unico tavolo la Regione, la Provincia, i Comuni interessati, l?Autorità marittima e i militari presenti per definire gli obbiettivi da raggiungere e che, invece, precedentemente erano stati definiti con delibera di Giunta, per cui il capitolato è stato costruito tenendo conto degli elementi posti negli incontri. Un capitolato che dovrebbe essere pubblicato ormai a giorni e che individua i costi del servizio e come compensarli e quali sono gli obblighi che dovranno essere resi. Giovanni Demurtas, assessore ai Trasporti della Provincia dell?Ogliastra: Le Provincie sono pronte per il Tpl? Le aspettative dei territori Le Province sono pronte per il Tpl? Quali aspettative per il territorio dell?Ogliastra? Bella domanda, anche provocatoria. Per descrivere lo stato della situazione nella nostra Provincia voglio partire un po? da lontano: dalla logica del Piano regionale dei trasporti. La Provincia si è mossa all?interno di quanto si andava facendo con la stesura del Prt relativamente al trasporto aereo, trasporto marittimo, trasporto ferroviario. In particolar abbiamo cercato di capire i ragionamenti della Giunta regionale relativamente all?acquisto della pista dell?aeroporto di Tortolì e capire se c?era un gestore in grado di ?fare decollare aerei? lì; capire se c?era un?alternativa alla Tirrenia. Il Piano del trasporto locale della provincia dell?Ogliastra si è mosso tenendo conto della situazione locale e delle volontà della regione. È stata adottata una bozza provvisoria, si è andati ad un confronto con tutti i sindaci, operatori del trasporto, dirigenti scolastici, associazioni del territorio. Attualmente, siamo nella fase di confronto e quanto prima speriamo poter arrivare alla adozione del Piano. Per tornare a quali aspettative ha un territorio, posso affermare che un territorio che ha i problemi di spopolamento, di domanda debole, di bassa densità di popolazione, ha aspettative forti. So benissimo che le mie aree ?marginali?, da un punto di vista territoriale confinanti con Seulo, con la Barbagia, dovranno subire una programmazione del tipo ?servizi a chiamata?. So che devo andare in quella direzione, non ho alternative. Se il sistema vuole essere competitivo, se vogliamo entrare in una logica di mercato, se vogliamo fare ragionamenti evitando di piangerci addosso continuamente, dobbiamo accettare questi criteri e quindi affrontare la sfida della pianificazione e noi, come Provincia, lo stiamo facendo con quelle che sono le indicazioni della legge regionale 21. Non è facile leggere i nostri territori ai fini di una pianificazione: ritengo però che l?adozione del contratto di servizi dovrà essere uno strumento flessibile. Gestire un contratto flessibile per capire qual è l?evolversi, per esempio, dei centri di servizio. Nel nostro territorio assistiamo ad una modifica continua di quelli che sono i principale centri di servizio sia dal punto di vista scolastico che sanitario. I centri di servizio sono individuabili in quelli di Lanusei, Tortolì e Ierzu. Non mi addentro sull?incertezza delle risorse, problema al quale l?assessore Broccia dovrà dare risposte. Massima fiducia, ma bisogna parlare delle incertezze delle risorse. Ritengo che sia difficile fare ragionamenti in questo momento. È, invece, molto interessante il ragionamento relativo alle società in house. Con riferimento alla gestione del contratto, per una società in house, quello potrebbe essere lo strumento che consente di dare flessibilità. Parlo per esperienza: noi abbiamo una società di manutenzioni in house che, ultimamente, è stata adeguata alla nuova normativa sui contratti, quindi è uscito il socio privato ed è completamente pubblica con la compartecipazione della Provincie di Nuoro e dell?Ogliastra. Per la gestione del Trasporto pubblico locale il socio privato è importante, ma l?affidamento ad una società in house pubblica-privata è lo strumento che consente di fornire quella flessibilità nel corso dell?affidamento e di adeguare il Piano alle esigenze del territorio. Chiudersi sul concetto di pianificazione, pretendendo di aver letto completamente le esigenze del territorio, è difficilissimo. In un territorio a domanda debole come il nostro, se noi andiamo a vedere l?efficienza del trasporto, dovremmo fermarci e non avrebbe alcun senso fare ragionamenti. Un?altra difficoltà è la questione dell?intermodale. Nel nostro territorio il trasporto pubblico locale è tutto su gomma. Ci sono diversi pareri in relazione all?utilizzo del ?Trenino verde? per quanto riguarda il Piano di trasporto locale. Diverse volte è stata aperta una parentesi sulla questione. Non dimentichiamo che per il "Trenino verde"ci sono risorse già assegnate. Un collegamento di trasporto pubblico locale per via ferroviaria tra Lanusei e Tortolì, in coincidenza con il trasporto su gomma e senza snaturare quello che è il messaggio che il ?Trenino verde? deve dare potrebbe assicurarlo l?intermodalità. Ecco, questa può essere ancora un?altra cosa che va studiata e apporterebbe ancora elementi positivi al ragionamento, però andiamo avanti con la programmazione e col contratto, individuando strumenti contrattuali efficaci e gestibili anche nelle fasi successive della programmazione. Nicola Cabras, in rappresentanza degli allievi del Corso IFTS ?Tecnico per la Mobilità e il Trasporto pubblico locale?: Giovani idee in movimento per un servizio di trasporto a chiamata Anche a nome dei miei colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare l?assessore Cattina che ci ha consentito di partecipare ai lavori di questa giornata. Siamo certi che questo contribuirà ad ampliare le nostre conoscenze e ad arricchirci per il prosieguo di quello che speriamo diventerà la nostra futura professione. La ricerca ha interessato il sistema del trasporto pubblico locale nella Provincia di Cagliari in rapporto a tutto il resto della regione. Analizzato inizialmente il dato Istat sulla domanda di mobilità, si è proceduto all?individuazione di bacini di gravitazione, definibili attorno ai maggiori poli e alla rilettura del maggiore o minore ricorso alla modalità collettiva, quindi all?uso del pullman. Il dato sulla mobilità è stato integrato con il dato sull?offerta messa in campo dai vettori al fine di individuare la possibilità di un servizio di trasporto a chiamata. Dall?analisi dell?offerta del trasporto pubblico locale e dei quadri orari, operata su ciascuna linea, sono emersi i punti di forza e di debolezza del sistema che, in taluni casi, mettono fuori mercato l?offerta di trasporto pubblico. Emerge la generalizzata tendenza, da parte del gestore del trasporto pubblico, a massimizzare il servizio al territorio, impostazione che si rivela talvolta controproducente rispetto alle necessità dell?utente medio, perché ignora le linee di desiderio dello stesso, sottovalutando il dato che un eccessivo allungamento delle percorrenze provoca diseconomie non solo sull?utenza, ma alla complessiva concorrenzialità del sistema. Il servizio è spesso insufficiente, in quanto a standard qualitativo è a volte inaffidabile anche in ordine a requisiti minimi. Per questi motivi, la stragrande maggioranza degli spostamenti avviene in auto, limitando l?uso del trasporto pubblico a fasce d?utenza prive di alternativa determinando il fenomeno della congestione unito all?incidentalità e all?inquinamento. Questi fenomeni sono ormai talmente gravi e diffusi da far ritenere inevitabile un?effettiva inversione di tendenza con un sensibile accrescimento del ruolo assegnato ai modi della mobilità collettiva, così come già accade nelle grandi realtà europee che, prima di noi, hanno constatato l?enormità delle diseconomie prodotte dalla motorizzazione di massa. Il dato di fondo che è emerso dall?analisi riguarda l?effettiva possibilità di ricondurre a congruenza domanda ed offerta di trasporto, entro un processo di rivisitazione dei quadri orari rivolti alla velocizzazione delle percorrenze, alle integrazioni dei vettori in un?ottica di rete, all?ottimizzazione dell?offerta di mobilità. Il trasporto pubblico locale, con riferimento all?extra urbano in provincia di Cagliari è esercito, allo stato attuale, dall?Arst (di recente ha inglobato le gestioni governative delle Fds e Fms) dal Ctm e i concessionari privati: a questi vanno aggiunti i titolari di licenza di noleggio con conducente, che effettuano una sorta di trasporto a chiamata, in particolare per le piccole comunità non ben servite dal trasporto pubblico. Al fine di valutare il peso esercitato da questi ultimi nella mobilità delle persone, si è proceduto a un?indagine attraverso la somministrazione di un questionario tendente ad identificare il percorso effettuato, il tempo impiegato e la tipologia del mezzo utilizzato e il servizio di porta a porta. L?indagine è stata effettuata a Cagliari un lunedì del mese novembre 2008, contattando e intervistando gli autonoleggiatori nei parcheggi dove attendono prima di fare ritorno ai loro paesi. Siamo riusciti a intervistarne circa una ventina, che non sono certamente molti, ma rappresentano comunque uno spaccato decisamente interessante del servizio che offrono. Il dato che emerge è importante perché quantifica, in modo puntuale, il servizio che questo tipo di trasporto offre all?utente. Si tratta, infatti, di mezzi che in virtù delle modeste dimensioni si adattano egregiamente a sedi viarie e tortuose con percorrenze equivalenti a quelle dell?auto privata. Il servizio di auto noleggio può giocare un ruolo di rilievo soprattutto per il trasporto a chiamata, risultando nella maggior parte dei casi un modo più competitivo per una connessione veloce al capoluogo di Provincia, alle infrastrutture portuali, aeroportuali e ferroviarie e in particolare ai servizi di sanità specialistica e di eccellenza. Il trasporto a chiamata, infatti, ha la caratteristica di flessibilità nei percorsi e negli orari e si adatta perfettamente ai territori la cui mobilità è caratterizzata da una bassa densità di popolazione, come i centri della Barbagia di Seulo e del Sarcidano da noi presi in esame, ma anche la Barbagia in generale e molte zone interne dell?oristanese. Nel contesto da noi analizzato, un sistema alternativo come quello a chiamata agisce come elemento di cerniera tra il trasporto convenzionale ed il trasporto privato ed è la situazione ideale per ottimizzare la domanda di trasporto. In questo modo si consente a tutte le persone una completa mobilità all?interno del territorio in cui vivono ed operano. La mobilità è l?argomento più importante del documento trasporti 2010 ed è il terzo Rapporto sulla coesione economica e sociale rispettivamente degli ex commissari europei De Palacio e Barnier. Il Rapporto sulla coesione individua nella mobilità la forma più alta di integrazione e di coesione tra i popoli. Noi, ?Giovani in movimento?, vogliamo credere che la mobilità sia per la nostra Regione l?integrazione e la coesione con i popoli della riva sud del Mediterraneo ma ancor prima dei sardi stessi. DIBATTITO Salvatorangelo Planta, Sindaco di Escolca Il tema di questo convegno, ?Trasporti e nuove competenze degli enti locali?, è molto importante, posto che la nuova disciplina dei trasporti per la Sardegna, con la creazione dell?azienda unica che dovrà gestire i trasporti per l?intero territorio regionale, meritava una giornata di approfondimento. Da una parte mi dispiace che a questo incontro non siano presenti molti sindaci, perché sarebbe stato interessante interloquire con l?assessore Cattina che in apertura dei lavori ha introdotto un dato politico importantissimo. Ha detto che finalmente la Provincia di Cagliari si è dotata di un Piano di bacino per trasporti. Questo è un fatto di grande rilevanza anche perché l?Ente ha dovuto ripensare il proprio ruolo territoriale in ragione del fatto che ha perso alcuni territori e, per alcuni aspetti, ne ha acquisiti degli altri. Sono certo che chi ha pensato e coordinato il Piano ha tenuto conto delle condizioni orografiche del territorio del Sarcidano e della Barbagia di Seulo. Noi abbiamo, per chi non conoscesse il territorio o per chi non avesse contezza del problema, una rete viaria che è datata 1800; quando ancora raggiungiamo Cagliari, e lo facciamo con le Ferrovie della Sardegna, molti conoscono il cosiddetto ?Trenino verde?, però il nostro stesso "Trenino verde" è quello che ci porta a Cagliari in due ore. Le cose non sono proprio facili o da rappresentazioni grafiche. C?è un intero territorio che fa capo a Isili dove ci sono i servizi per cui bisogna pensare ad un sistema a raggiera per fare, in ogni caso, convergere tutti quanti verso Isili in considerazione dell?offerta dei servizi presenti. C?è anche un altro aspetto importante di cui bisogna tener conto: in questa strana perversione di competenze, di passaggi, il Sarcidano Barbagia di Seulo, pur avendo scelto di stare con la provincia di Cagliari, ancora, per molti servizi, fa capo a Nuoro: ad esempio, per la Camera di Commercio, per il Comando provinciale dei Carabinieri, per il Tribunale. Un Piano di bacino provinciale ha assolutamente bisogno di essere pensato, visto e studiato con le sue interconnessioni provinciali e in alcuni casi, come per Isili, che rappresenta, da questo punto di vista, la periferia della Provincia di Cagliari, con connessione di carattere interprovinciale. Un ultimo aspetto: qui ho sentito parlare di collegamenti a porti ed aeroporti. Importantissimo. Però in questo momento, lo dico agli amici dell?Arst, il parco macchine presente ad Isili è un parco macchine assolutamente deficitario e obsoleto. Capisco che le politiche sono state quelle di rinnovare, giustamente, il parco macchine regionale nel complesso, però le macchine che fanno capo a Isili sono macchine del 1960 e del 1970. Ultimamente, si è verificato che non solo si fermano per strada ma non riescono neanche ad uscire dal deposito, lasciando gli studenti pendolari dei nostri territori nei loro paesi. Ottavio Castello, direttore Confservizi Nel corso di questo convegno abbiamo visto come il settore del trasporto pubblico locale versa in uno stato di incertezza delle regole. Si è parlato della legge 422 del ?97, della legge regionale n. 21 del 2005, dell?art. 21bis e non si è fatto cenno a due momenti che ci attendono e che regolamentano i servizi pubblici locali, che sono due momenti decisivi (io aggiungo anche ?rivoluzionari?): uno è il disegno di legge sul federalismo fiscale che ci coinvolge; l?altro, molto più importante, è il regolamento 1.370 della Comunità europea che entrerà in vigore a dicembre del 2009. Allora dobbiamo essere pronti e preparati a ricevere questi due momenti che cambieranno, sicuramente, tutta la normativa, regionale e nazionale. Elisabetta Caredda, Comitato utenti dei trasporti di Dolianova Intervengo a nome del Comitato utenti dei trasporti, di Dolianova. Questo Comitato comprende un?utenza fatta di lavoratori, studenti, persone anziane. L?articolo 11 della legge regionale 7 dicembre 2005 n. 21 disciplina il controllo del trasporto volto a garantire i servizi minimi, come efficienza e garanzia del servizio. Si è anche detto, però, che la Regione è in ritardo a rendere operativi gli obbiettivi del Piano trasporti, per problemi burocratici che impediscono la conclusione dell?opera di pianificazione e di trasferimenti aziendali. In relazione a ciò, meccanismi e modalità di programmazione regionale sono in corso, senza peraltro offrire garanzie e alternative all?utenza e che hanno portato come conseguenza un vantaggio per alcune zone, come quelle già servite bene dal Ctm, come Monserrato, attraverso la metropolitana, e un ulteriore disagio per altri centri più periferici della provincia che si sono ritrovati ad avere soppresse anche alcune delle corse del servizio minimo. Centri, peraltro, che segnalavano da tempo l?esigenza di estendere i collegamenti con corse giornaliere. Qual è lo scopo di offrire e garantire un servizio continuo, giornaliero con la metropolitana unitamente alla soppressione delle corse minime nei paesi limitrofi che consentono il collegamento con Via Gottardo? Questo convegno mi dà l?opportunità di ringraziare, soprattutto, l?assessore Marina Cattina che da più di un anno riceve da noi tantissime segnalazioni e che, nel suo piccolo, cerca di fare per noi quello che può. Ezio Castagna, direttore del Consorzio trasporti metropolitani, Cagliari Voglio dire al professor Bozzo che credo di rappresentare una delle aziende più tecnologicamente avanzate del Sistema Italia. Dissento leggermente da lei, professor Bozzo, nella mia qualità di Presidente di Club Italia, sul fatto che la bigliettazione elettronica sia una cosa semplice. Non è così: la bigliettazione elettronica possiamo farla tutti, ma come lei sa, il clearing non lo fa nessuno, tanto è vero che lei ha parlato di ?disastro della Campania?. Fra gli addetti ai lavori, sappiamo tutti che è una cosa che funziona molto bene per l?Azienda Unico Campania: come lei sa, le aziende di Napoli, Salerno e compagnia bella dal 20% di rapporto costo-ricavi sono precipitati all?11. Questa è la situazione vera, reale del Sud Italia. Noi viaggiamo al 33%, quindi stiamo tranquilli e siamo sereni. Però la realtà è questa. L?assessore Cattina lo sa: io avrei voluto fare le gare dieci anni fa. Lo sanno tutti, sono convinto che è solo attraverso la concorrenza che le aziende di Tpl possono, non dico fare qualcosa, ma alzare la testa. Ma se non vi saranno corsie preferenziali, noi potremo fare il bus del futuro, bellissimo, dove la gente si siederà in poltrone accoglienti, ma non avremo una maggiore utenza. Ho avuto una discussione di recente con il Sindaco di Padova che mi ha illustrato tutti i vantaggi del tram ed io ho fatto una considerazione molto semplice: ma se tutti questi Sindaci hanno tutte queste strade per dare i passaggi ai tram, se 15 anni fa avessero offerto queste soluzioni agli autobus, non avremmo avuto problemi di patti di stabilità e avrebbero risolto il primo problema, quello vero, quello dell?utenza che deve spostarsi e che non sa come spostarsi. Perché questo è quello a cui stiamo andando incontro, perché non si può parlare di Strasburgo, non si può parlare di Karlsruhe, non si può parlare di Lille, non si può parlare di tutti questi centri che hanno fatto una politica completamente diversa da quella italiana. Nelle loro città per un raggio, perlomeno, di 4 chilometri dal centro non entra una macchina. Allora, o si ha la forza, la volontà politica di fare queste scelte, che sono assolutamente impopolari, oppure non andiamo da nessuna parte. A Madrid, Aznar ha fatto 52 km di metrò, Zapatero ne ha fatto 55, perché il servizio pubblico non ha un colore politico, è una necessità del cittadino. Invece in Italia se governa la destra facciamo il metrò, se governa la sinistra facciamo il metrò-tram. Sono cose un po? divertenti; il nostro Paese è anche bello per questi aspetti. Però la realtà è questa. Franco Pinna, Piano di Bacino della Provincia di Cagliari La mia prima considerazione riguarda il solito dilemma: metropolitana leggera o pesante, sopra o sotto? Non so cosa sia meglio, però confrontare Cagliari con Roma e Firenze mi sembra un po? forte; in termini di numero di spostamenti probabilmente la soluzione migliore ed anche quella più economica è avere le corsie preferenziali per i pullman e non certamente costruire una metropolitana sotterranea, Seconda considerazione: sono un tecnico che ritiene che il problema sia come fare le gare e che nessuno si preoccupi dell?efficienza e dell?efficacia dello spostamento Allora io dico, le gare non le possiamo fare. Evidentemente ci sono limiti legislativi per cui non possono essere effettuate. Incominciamo a metterci sulla strada di un servizio efficiente ed efficace che non sarà il migliore, ma se riuscissimo a migliorare il sistema che oggi esiste, forse un vantaggio per l?utenza lo avremmo ottenuto. Occorre anche tener presente la qualità del sistema viario della rete stradale. Abbiamo strade che sono del 1800 e ferrovie che sono del 1850, e quindi? Cosa facciamo? Aspettiamo di avere una rete stradale del 2000 e una ferrovia del 2000 per organizzare un sistema del trasporto pubblico che funzioni? Abbiamo dei vincoli che non possiamo superare in tempi brevi, per cui anche la metropolitana leggera a Cagliari, l?avremo tra 10 anni? Tra 20 anni? Nel frattempo cosa facciamo? Ci teniamo il sistema di trasporto extra urbano, con tempi di accesso a Cagliari quelli che sono? Quindi, secondo me, è ora di risolvere qualche problema. Per entrare poi nel merito dei piani di bacino e per rispondere alle indicazioni del sindaco di Escolca, dico che Isili è un problema, un problema serio, perché fondamentalmente la legge regionale ha previsto che i piani di bacino abbiano come confine il confine amministrativo delle Province, ma poiché i servizi fanno capo ad un'altra amministrazione, la mobilità di Isili non è una mobilità della provincia di Cagliari, ma Isili rappresenta un centro di servizi per una buona parte della Sardegna centrale, quindi è chiaro che occorre una regia interprovinciale se non regionale, perché i servizi che adesso il piano di bacino assicura da Isili verso Cagliari, in direzione sud, siano della stessa entità e delle stesse caratteristiche verso est, ovest e nord. D?altronde la legge regionale prescrive che una linea provinciale possa collegare al massimo il primo comune esterno ai confini amministrativi. Quindi può collegare Isili a Gesturi, ad esempio, però non a Laconi che è già abbastanza lontano. Insomma una serie di problemi che però non possono essere risolti dalle singole province, ma hanno necessità di una concertazione fra gli enti locali del territorio. Paolo Mureddu, assessore ai Lavori pubblici della Provincia di Cagliari Farò alcuni accenni sulla viabilità in provincia di Cagliari, essendo l?assessore ai Lavori Pubblici. Come Provincia, ci muoviamo sulle indicazioni che ha dato l?Accordo Quadro della viabilità nazionale e il Piano della viabilità regionale, per cui sono stati individuati due grossi punti che sono poi quelli che attraggono di più, che sono Isili e Senorbì e, quindi, abbiamo fatto in modo di privilegiare interventi su quelle strade che servivano piccoli comuni al fine di consentire alle popolazioni di potersi spostare. La Regione ha fatto un appalto sulla strada 128 che noi consideriamo la dorsale provinciale per cui la Provincia cerca di mettere in sicurezza le diramazioni provinciali verso questa. Su indicazione del Piano dei trasporti e del Piano della viabilità regionale, stiamo portando avanti la dorsale orizzontale che parte da Villamar, Persico, Siurgus, Ballao e che porta poi al mare. Vi è un problema, il problema si chiama Anas. È un discorso politico che dobbiamo affrontare in tempi abbastanza brevi, sia come Regione sia come Amministrazioni provinciali, perché prima o poi dovrà essere firmato l?Accordo Quadro Stato-Regione per risolvere il problema del passaggio delle strade statali, oggi gestite dall?Anas, alla Regione. Per quanto riguarda, invece, la mobilità nell?area, come diceva l?ingegner Castagna, bisogna prendere decisioni anche impopolari. Bisogna privilegiare il mezzo pubblico, ed è una scelta che dovremo adottare per motivi economici, politici, per i tempi che viviamo. Le scelte vanno fatte, anche in una prospettiva di dieci anni, ma vanno comunque fatte. La politica può attendere, ma i cittadini, quelli che verranno dopo, non possono più attendere. Roberto Neroni, direttore generale dell?Assessorato regionale ai trasporti Il Piano regionale dei trasporti è stato approvato definitivamente nella terzultima seduta della Giunta regionale. Stiamo sviluppando anche la Valutazione ambientale strategica per cui in Consiglio dovremmo poter mandare tutti e due i documenti quanto prima in modo di avere la completezza e consentire al Consiglio regionale l?esame, le valutazioni e la definitiva approvazione. Nel frattempo, però, una serie di indicazioni contenute nel Piano le stiamo mandando avanti, non fosse altro perché erano già definite anche con le Amministrazioni provinciali e con tutta una serie di altri soggetti pubblici e privati. Un esempio è quello di essere in procinto di cambiare tutti i binari in capo alle Ferrovie della Sardegna in tutti e tre i compartimenti e quindi un contributo al Trasporto pubblico locale. Un intervento di 60 milioni di euro di fondi regionali, quindi è una intervento di enorme impatto, proprio perché in assenza di un intervento statale non fatto per decenni. Questo consentirà di avere l?uniformità del binario, consentirà di avere delle piccole rettifiche di tracciato che dovrebbero accelerare ulteriormente i percorsi, consentirà anche di poter mettere quei treni che, per adesso, non possiamo utilizzare perché vi sono binari che sopportano solo 10 tonnellate per asse. Invece, dopo i lavori, potremo far camminare treni del peso di 12 tonnellate per asse. Dal punto di vista dei servizi, sono stati quasi completati i servizi di livello regionale. Siamo ormai pronti per lanciare il bando. Cagliari è stata la prima provincia ad approvare il piano dei servizi minimi; è all?ordine del giorno del Consiglio provinciale del Sulcis l?approvazione dei servizi minimi del territorio. Quindi questo consente che anche queste Province abbiano le risorse e partano con le gare, ponendo in essere i contratti di servizio, i cosiddetti ?contratti di servizio ponte? che dovrebbero sostituire le concessioni regionali di vecchia data. I prossimi mesi saranno mesi molto importanti per il trasporto pubblico locale. È stato fatto un appalto per un?analisi di fattibilità sul sistema di metropolitana per individuare il soggetto che dovrà, nei prossimi 3-4 mesi dalla data di aggiudicazione, fare l?analisi veloce di tutte le proposte che sono sul tappeto. Risorse finanziarie ce ne sono forse troppe, perché unitamente alle somme messe a disposizione dal Governo sulla metropolitana in sotterranea o sul sistema metropolitano cagliaritano, la Regione nei Fas ha previsto ulteriori fondi, per un importo complessivo di 340 milioni di euro, che dovrebbero consentire la realizzazione di queste opere. Spero che nel prossimo futuro si delinei bene la metropolitana. Una cosa però rimprovero ai Comuni: è un vizio di fondo che il servizio lo debba pagare la Regione. Questo cessa con la legge 21, con il trasferimento delle risorse alle Province, che dovranno trovare il sistema per coniugare i servizi minimi essenziali con i servizi a chiamata nelle fasce di morbida con ulteriori risorse che potrebbero economizzare o avere per incrementare i servizi nel bacino di riferimento.

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