CENACOLO DEI COGITANTI |
Sul disastro-giustizia stendiamo un velo pietoso
( da "Secolo XIX, Il"
del 10-02-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al Presidente della Repubblica per
invocare disperatamente un intervento perché il suo processo è stato rinviato
al 2013. Può capitare quel che è accaduto a Otello Semeraro di Taranto, che
all'ultima recente udienza di un itinerario
giudiziario iniziato nel 1962, non ha potuto essere presente. L'assenza era
giustificata in quanto l'attore era nel frattempo passato a miglior vita.
Battisti, altro schiaffo del Brasile: no alla revoca
preliminare dell'asilo ( da "Giornale.it, Il"
del 11-02-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: per sganciare il potere giudiziario
da quello politico e arrivare ad un verdetto pro Italia. Dunque, il Tribunale
Supremo sfiderebbe il presidente Lula con un?eccezione di costituzionalità: verrebbe così contestata
la legge del ?97, sull?asilo, che di fatto mette
fuori gioco la magistratura e lega le mani a chi è favorevole all?
L'Alta Corte brasiliana inizia l'iter processuale
( da "AprileOnline.info"
del 11-02-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: per Genro
il potere giudiziario non modificherà la sua decisione. Già nel 2007 il Stf aveva giudicato
costituzionale la "legge del rifugio" di cui si è avvalso Genro per salvare l'ex terrorista dalla estradizione. Ma
oggi alcuni giudici membri dell'Alta Corte potrebbero aver cambiato parere
sulla questione e ritenere quindi che questo status non debba ostacolare
automaticamente l'
( da "Secolo XIX, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Giustizia
Sul disastro-giustizia stendiamo un velo pietoso massimo zamorani È stupefacente la comica sontuosa solennità con la
quale puntualmente ogni anno viene celebrato il persistente irrimediabile
fallimento della giustizia nazionale. In 26 città
d'Italia sede di Corte d'appello schiere di personaggi paludati in ampie toghe
nere o rosse elencano cifre e fatti che confermano autorevolmente lo sfacelo da
essi stessi personalmente gestito. L'efficienza della macchina giudiziaria
italica è stata collocata, nella graduatoria compilata dalla Banca mondiale, al
156° posto su 181 Nazioni, dopo Etiopia (78°), l'Uganda (117°), la Costa
d'Avorio (124°), il Senegal (146°), la Repubblica democratica del Congo (155°).
A un'anziana signora vicentina, che ha querelato la sua banca è stata in questi
giorni fissata la prima udienza il 17 febbraio 2014. Il pensionato genovese
Giuseppe Antonio Filice, 65 anni, si è rivolto al Presidente della Repubblica per invocare disperatamente un
intervento perché il suo processo è stato rinviato al 2013. Può capitare quel
che è accaduto a Otello Semeraro di Taranto, che all'ultima
recente udienza di un itinerario giudiziario
iniziato nel 1962, non ha potuto essere presente. L'assenza era giustificata in
quanto l'attore era nel frattempo passato a miglior vita. Conseguenze di
questo grottesco metodo finalizzato a castrare la giustizia
è la preoccupazione e l'irritazione del cittadino-elettore-contribuente
italiano che si sente preso in giro ma anche, e sotto certi
aspetti é più grave, l'indurre gli investimenti stranieri a star ben
lontani dall'Italia in quanto infognarsi in un Paese dove il connubio tra due
inefficienze (la giudiziaria e la burocratica), costituisce un'insidia nella
quale è saggio non cadere. Vi è un'altra conseguenza: la «vanificazione del
lavoro delle forze dell'ordine», come è stato definito, ma in quanto a questo
si tratta anche di fornire un alibi a un'altra inefficienza, quella, appunto
delle forze dell'ordine, la cui pletorica forza numerica (oltre 400 mila) non
riesce a offrire un'accettabile tasso di sicurezza.
Infine, siamo proprio certi che questa rilassatezza, mancanza di rigore,
grottesca indulgenza, incertezza del diritto, consapevolezza che mai le pene
vengono pienamente espiate, non costituiscano incentivo al comportamento
criminale e siano pertanto causa diretta dell'incremento dei reati? Che,
oltretutto, in sempre più larga misura non vengono denunciati, vista
l'inutilità e la perdita di tempo che una denuncia comporta. Del resto, da
tempo viene lamentata la diffusa inosservanza di quello che è teoricamente
considerato inderogabile principio giuridico: l'obbligatorietà dell'azione
penale. L'antologia dei pronunciamenti giudiziari che hanno suscitato
meraviglia e indignazione nell'opinione pubblica nazionale è varia e
abbondante: dalla libertà condizionale a terroristi e assassini che hanno
approfittato della benevolenza dei magistrati per compiere altri crimini, alle
decine di migliaia di reati caduti in prescrizione. Che dire delle 100 mila
denunce ferme nella Procura di Milano? Dei 1.282 magistrati sotto processo?
Della denunciata azione svolta dall'alleanza mafia-massoneria per rallentare i processi? E, ultima in ordine di tempo ma prima nelle reazione popolare, della benignità con la quale
vengono ormai abitualmente trattati i responsabili del crimine e che più di
tutti offende la morale pubblica: lo stupro? Luciano Violante, egli stesso
magistrato, ha dichiarato che i magistrati hanno ormai troppo potere, ma dove, come e perché questi meglio pagati in
assoluto dipendenti dello Stato hanno acquistato tanto potere
in contemporaneità con una sostanziale perdita di prestigio? Nella relazione
del primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, in questi giorni
diffusa, si ammette apertamente «la crisi di fiducia dei cittadini» nel sistema
giudiziario. I magistrati non ammettono alcun tipo di
controllo, il che equivale a manifestare un diritto all'onnipotenza. Vogliono
essere un corpo separato dello Stato, pur conservando la facoltà di incidere
profondamente nella conduzione e nell'esistenza dello Stato medesimo. Nel
manifestare la sua contrarietà di fronte all'invio degli ispettori ministeriali
per indagare sulle motivazioni che hanno indotto ad assegnare il responsabile
confesso del cosiddetto "stupro di Capodanno" agli arresti
domiciliari, il presidente dell'Associazione magistrati
di Roma, Paolo Auriemma, non ammette che «il potere politico debba e possa intervenire, immotivamente, su valutazioni giurisdizionali che invece
devono vedere il proprio correttivo solo nelle sedi deputate». Tradotto in
italiano corrente vuol dire che il potere giudiziario
deve essere l'arbitro di se stesso. Un po' come l'imperatore Carlo Magno, che
dopo aver strappato la corona dalle mani del pontefice Leone III si
autoincorona proclamando: «Dio me l'ha data, guai a chi la tocca!».
Naturalmente non ci si può aspettare che da questo potere
vengano giustificazioni sulla sua inefficienza, che va intesa come una facoltà,
un diritto, però vengono addotte due spiegazioni. La prima è la mancanza di
organico: sono meno di quello che dovrebbero essere, anche se sono in numero molte volte superiore a quello dei loro colleghi, per
esempio, in Inghilterra. La seconda è che sono tenuti a operare secondo le
leggi. Non la giustizia, badiamo bene, ma le leggi,
mentre i laici del diritto ma amanti della giustizia
desiderano ardentemente il contrario. Per questo gli stessi laici si sentono
più vicini allo scalzo cadi somalo, che seduto a gambe incrociate all'ombra di
un sicomoro fa di tutto per giudicare secondo giustizia.
Non è vero che per forza di cose la gestione della giustizia
debba andare a rotoli. Lo ha dimostrato Cuno Trasfusser, procuratore capo a Bolzano: «Ritengo che il
dovere di un dirigente, anche in un ufficio giudiziario,
sia quello di fornire un servizio efficiente ai suoi referenti, a chi è
coinvolto nella macchina giudiziaria». La procura di Bolzano ha ottenuto la
certificazione di efficienza Iso. È un caso unico in Italia, ma fa testo. Per
il resto si può dire che fra tutti i servizi pubblici allo sfacelo - dalla
sanità alle poste, dalle ferrovie alla scuola, dalla sicurezza ai telefoni - la
sfiduciata giustizia sia il più sgangherato e allora
lasciamo perdere le celebrazioni teatrali. Invece di solennizzare in gran pompa
le sconfitte è più ragionevole recitare il confiteor nella riservatezza e nel
silenzio. massimozamorani@libero.it 10/02/2009
( da "Giornale.it, Il" del 11-02-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 36 del 2009-02-11 pagina 17
Battisti, altro schiaffo del Brasile: no alla revoca preliminare dell?asilo di Stefano Zurlo Tempi più lunghi per una
decisione: secondo un giudice della Corte suprema non ci sono i requisiti per
attivare una procedura d?urgenza. Il caso seguirà l?iter normale Non è il punto
decisivo a favore di Cesare Battisti, ma è un colpo alle speranze dell?Italia. Il Supremo Tribunale Federale ha detto no alla
richiesta italiana di revocare d?urgenza l?asilo politico concesso all?ex terrorista. Di fatto, la partita resta aperta e
tutta da giocare: la pratica potrebbe entrare nell?agenda
dell?alta corte brasiliana già oggi. Ma la mossa,
comunicata dal giudice Cezar Peluso,
non può essere sottovalutata. E questo proprio nel giorno in cui il quotidiano
La Folha de S. Paulo anticipa la durissima memoria
che il nostro governo ha inviato al Tribunale Supremo: «Illegale,
anticostituzionale, abusiva»; così viene definita da Roma la scelta del
ministro della Giustizia Tarso Genro di concedere lo
status di rifugiato a Battisti condannato in Italia a due ergastoli per quattro
omicidi, fra cui quello dell?orefice Pierluigi Torregiani. Dunque, l?Italia attacca a testa bassa il
Brasile e il massimo organo di giustizia blocca il
tentativo di Roma di tagliare subito il nodo più spinoso. è
chiaro che la revoca preliminare dell?asilo politico
avrebbe aperto un?autostrada a favore dell?estradizione.
Invece, gli otto giudici brasiliani dovranno districarsi fra molti problemi, incastrati l?uno nell?altro. Dovranno dunque non solo valutare asetticamente
se rispedire in Italia l?ex militante dei Proletari armati per il comunismo, ma
dovranno sconfessare anche la politica del loro governo. Provocando di fatto un terremoto istituzionale dalle conclusioni
imprevedibili. Ed è davvero difficile, pur con tutte le migliori intenzioni,
immaginare un sì all?Italia in questa situazione così
difficile e complessa. Da Brasilia, peraltro, continuano ad arrivare
indiscrezioni non proprio pessimistiche per le ragioni di Roma: i giudici
sarebbero incerti sul da farsi e divisi al loro interno. C?è chi dà per sicura
una maggioranza,
( da "AprileOnline.info"
del 11-02-2009)
Argomenti: Giustizia
L'Alta Corte brasiliana
inizia l'iter processuale Manuela Bianchi, 11 febbraio 2009, 20:20 Caso
Battisti Oggi il Stf
comincia l'esame della richiesta di estradizione dell'ex militante dei Pac dopo aver rifiutato ieri il carattere di urgenza con
cui Roma aveva chiesto la revoca della concessione dello status di rifugiato
politico. Il processo avverrà nel rispetto dei tempi di prassi, mentre dal
governo italiano si registrano reazioni disomogenee Oggi il Supremo Tribunale
Federale brasiliano (Stf) comincerà a dibattere in prima
battuta sullo status di rifugiato che il ministro della Giustizia Tarso Genro ha concesso il 13 gennaio scorso a Cesare Battisti,
l'ex militante dei Pac (Proletari armati per il
comunismo) condannato per omicidio in Italia. La Corte dovrà stabilire se la
concessione di asilo interrompe o meno l'iter giudiziario di estradizione dell'ex terrorista richiesto dal
governo italiano. La domanda di estradizione di Cesare Battisti era stata infatti rifiutata dal Brasile adducendo la incompatibilità
con lo status di rifugiato. Ecco perché l'Italia, attraverso l'avvocato Nabor Bulhoes che la rappresenta
in Brasile, in data 9 febbraio ha presentato un voluminoso fascicolo di 61
pagine in cui chiede una revoca preliminare della
status di rifugiato politico - con carattere di urgenza - a Cesare Battisti
perché incostituzionale. La concessione del ministro Genro
violerebbe "l'ordinamento giuridico brasiliano e varii
trattati e convenzioni internazionali" inclusa la Convenzione di Ginevra
sui rifugiati, che proibisce la concessione dello status di rifugiato politico
a chi ha commesso delitti comuni, ciò per cui è stato condannato Battisti.
Secondo quanto si apprende dalla "memoria" presentata dall'avvocato Bulhoes, "al contrario di quanto richiesto dalla legge
brasiliana sull'asilo politico, i motivi presentati da Battisti e accolti da
Tarso Genro per la concessione di tale beneficio, non
sono affatto gli stessi di quelli in esame nel processo di estradizione".
Il documento italiano infatti definisce "privi di
fondamento" gli argomenti sul "timore di persecuzione politica".
Ma la richiesta italiana ha incassato il parere negativo del giudice dell'Stf, relatore del caso
Battisti, Cezar Peluso, che
ne ha rifiutato il carattere di urgenza senza però interrompere il processo che
passerà attraverso tutte le fasi e i tempi di prassi. E ha dato dieci giorni di
tempo alla difesa di Battisti e al ministro Tarso Genro
per presentare le loro contro deduzioni sul dossier italiano. Ma se la Corte
suprema dovesse accogliere la richiesta della Farnesina, invalidando la
concessione dell'asilo e sconfessando così la legittimità del ministro di giustizia a prendere questo tipo di decisioni - ricordiamo
che Genro ha concesso l'asilo a Battisti contro il
parere precedentemente espresso dal Comitato per i rifugiati, il Conare - si aprirebbe uno scontro istituzionale. Secondo
indiscrezioni della stampa la Corte suprema sarebbe molto incerta sulla
questione, mentre per Genro il potere giudiziario non modificherà la sua decisione. Già nel 2007 il Stf aveva giudicato
costituzionale la "legge del rifugio" di cui si è avvalso Genro per salvare l'ex terrorista dalla estradizione. Ma
oggi alcuni giudici membri dell'Alta Corte potrebbero aver cambiato parere
sulla questione e ritenere quindi che questo status non debba ostacolare
automaticamente l'estradizione. Secondo l'edizione online del quotidiano
O Globo, sarebbe aumentato il numero dei giudici inclini a decretare illegale
l'atto giudiziario firmato da Genro,
che corrisponderebbe "almeno a tre membri del Stf " tra cui vengono citati il relatore Cezar Peluso e il ministro Carlos
Alberto Direito. Sull'altro fronte i favorevoli alla
decisione del governo sarebbero attualmente tre magistrati: Eros Grau, Ellen Gracie, Joaquim Barbosa, mentre tra i rimanenti membri della Corte
suprema l'unico ad essersi espresso è Cesare del Mello che ha annunciato la sua astensione. Anche il Correio do Estado ha parlato di
una probabile maggioranza a favore dell'estradizione, indicando in cinque su
undici il numero dei membri della Corte orientati in tal senso. Va considerato
che la maggiornaza viene calcolata sui presenti e
votanti e, in caso di parità, il voto del Presidente conta doppio. Le reazioni
in Italia al respingimento della richiesta di revoca preliminare dello status
di rifugiato concesso al Battisti presentano, dal punto di vista governativo,
due diverse sfaccettature. Il ministro degli esteri Franco Frattini -
dall'Africa dove è in missione - ha dichiarato di tifare "gli
azzurri" come "primo segnale sportivo" nella partita che ha
visto sfidarsi in campo a Londra le rispettive squadre di calcio di Italia e
Brasile. Da Roma invece il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha reagito
dichiarando "estradizione o conseguenze nei rapporti" tra Roma e
Brasilia, lasciando aperta la possibilità di una rivalutazione della
partecipazione del Brasile al prossimo vertice del G8 che si terrà sotto la
presidenza italiana alla Madddalena nel luglio
prossimo. E all'articolo pubblicato ieri dalla "Folha
de S. Paulo" - il maggiore quotidiano brasiliano - che riportava le
dichiarazioni dell'ambasciatore italiano a Brasilia, Michele Valensise, che ricordavano l'invito fatto dall'Italia al
paese sudamericano in occasione del G8, La Russa ha avuto a dire "Mi
dispiace contraddire una persona che stimo molto come l'ambasciatore Valensise, ma non so da dove abbia tratto la notizia che il
governo italiano abbia deciso di coinvolgere il Brasile nei lavori del prossimo
G8 alla Maddalena". Ma in serata è arrivata secca
la smentita da parte di Silvio Berlusconi, che ha confermato "Agli otto
paesi che tradizionalmente formano il G8 si uniranno" alla Maddalena
quest'anno "sei paesi: India, Messico, Egitto, Sudafrica, Brasile e
Cina".