CENACOLO DEI COGITANTI |
Rai, Amato vicino alla
presidenza ( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Treccani senza per questo creare un
precedente visto che già nel
La Piccola Brianza non c'è
più ( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: NOMINA DEL CSM REDDITI ELEZIONI
All'interno Maddalena diventa procuratore generale «Meno tribunali» Regione, i
manager guadagnano più dei politici Angeleri e Coral: la Lega fa campagna
acquisti La Piccola Brianza non c'è più Alberto Gaino Servizio Maurizio
Tropeano Il fenomeno Ikea accelera la morte dei mobilifici sulla Statale 25
Alessandro Ballesio
Voto unanime del Csm
Dall'ex ufficio di Caselli ora coordinerà 17 procure ordinarie
( da "Stampa, La" del
05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Voto unanime del Csm Dall'ex
ufficio di Caselli ora coordinerà 17 procure ordinarie
"Meno tribunali"
L'ora del ritorno di Maddalena ( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: NOMINATO DAL CSM E' IL NUOVO
PROCURATORE GENERALE DI PIEMONTE-VAL D'AOSTA "Meno tribunali" L'ora
del ritorno di Maddalena [FIRMA]ALBERTO GAINO Da ieri Marcello Maddalena è
ufficialmente il nuovo procuratore generale del Piemonte e della Valle d'Aosta:
l'ha nominato all'unanimità il plenum del Consiglio superiore della magistratura,
fede e diritto carlassare
cita wojtyla ( da "Mattino
di Padova, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ottiene giustizia sino alla Corte
Costituzionale. Paolo Zatti si sofferma sul concetto d'«integrità fisica e
psichica» sancito dalla Carta dei Diritti dell'Unione Europea. Muraro esprime
dolore e preoccupazione per «l'involuzione terribile di istituzioni laiche e
cattoliche, che si pronunciano fuori dal dettato costituzionale».
maddalena nuovo
procuratore generale - sarah martinenghi
( da "Repubblica, La"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Nomina unanime da parte del Csm che
sottolinea il livello "altissimo" delle sue capacità SARAH
MARTINENGHI Ora è davvero ufficiale: Marcello Maddalena, 67 anni, è il nuovo
procuratore generale presso la Corte di Appello di Torino. La nomina è stata
decisa ieri dal Csm che ha approvato la proposta votata all´unanimità dalla
quinta commissione per gli incarichi direttivi.
bollette dell'acqua, addio
rimborsi ( da "Tirreno,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte Costituzionale dovranno
di nuovo pagare un canone per le spese relative agli investimenti necessari a
mettere in funzione il depuratore. Con la sentenza della Corte costituzionale
del 10 ottobre
Così il Teatro Albéschida
lotta contro il pregiudizio ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il gruppo si è formato con una
serie di iniziative di volontariato all'interno del Centro Diurno del CSM di
Carbonia. Dopo lo spettacolo Giulietta e Romeo ,
L'inabile che lavora ha
diritto alla pensione di reversibilità
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Rifacendosi ad una sentenza della
Corte Costituzionale di dieci anni fa l'Inps però ha recentemente individuato
un'eccezione secondo la quale, in presenza di un'attività lavorativa svolta per
pochi giorni e con una retribuzione di scarsa entità, l'interessato possa
comunque mantenere il diritto alla pensione.
Una sentenza che
stabilisce dei fatti ( da "Manifesto,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: insufficienza legislativa ordinaria
su questo punto, trasferiscono gli atti alla corte Costituzionale. Con la
sentenza di oggi non si chiude quindi tutta la vicenda bensì si aprono nuovi
scenari, dato che il pronunciamento non si esaurisce con l'individuazione di un
mero illecito amministrativo, sanabile con un corrispettivo economico.
<Aiuto, perdo la casa
per tre milioni di lire> ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a quella del Consiglio e al Csm,
che hanno sortito silenzi o risposte di cortesia. La casa dove vive, nel frattempo
è stata pignorata. La controparte che reclama i 45 mila euro dovuti per legge
ha chiesto l'esecuzione forzata e lunedì in via Manzoni busserà il consulente
tecnico d'ufficio per un sopralluogo finalizzato «alle operazioni di perizia».
OSIMO LA CARICA degli
oltre 400: tante sono, in 7 ... ( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del
05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: A seguito della sentenza della
Corte Costituzionale del 10 ottobre 2008, che decreta la incostituzionalità
dell'applicazione indiscriminata della tariffa depurazione, dovuta solo da chi
usufruisce del servizio, è sorto il Comitato Rimborso Depurazione che si sta
attivando gratuitamente per recepire le richieste di rimborso, ma soprattutto
che chiede l'
Alcol dopo le due: slitta
a maggio la decisione sul ricorso
( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: direzione della remissione degli
atti alla Corte Costituzionale per lo scrutinio di legittimità della norma. C'è
infatti il forte dubbio che la norma sia incostituzionale sotto il profilo
della irragionevolezza per la disparità di trattamento fra discoteche, che la
legge sanziona, e altri locali come i pub, per i quali non vige il divieto di
somministrare alco dopo le due di notte.
Qualche parola in difesa
del difensore civico ( da "Corriere
del Veneto" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Come sancito in numerose recenti sentenze
della Corte costituzionale, il difensore civico regionale ha il potere di
controllo di legittimità degli atti degli enti locali, funzione che era propria
dell'abolito Comitato regionale di controllo (Coreco). L'ultima motivazione
riguarda il problema delle riduzione dei costi, cui i consiglieri hanno il
dovere di tendere.
Salerno indaga con
Catanzaro ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che ha portato a nove decreti di
perquisizione solo nel Salernitano e altri
Milano e Monza
<capitali> della giustizia più efficiente
( da "Corriere della Sera"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riunirà il sottosegretario al
ministero della Giustizia, Giacomo Caliendo, la consigliere Csm, Vincenza
Maccora, la direttrice dell'Isae, Daniela Marchesi, il giudice fiorentino Luca
Minniti e il capo dipartimento Giustizia del Pd, Lanfranco Tenaglia. L. Fer.
Relatori Cuno Tarfusser, procuratore a Bolzano, e Giuseppe Airò, giudice di
Monza
Acam: esentate 7.313
utenze ( da "Nazione,
La (La Spezia)" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: collegamento ACAM ACQUE ha ottemperato
agli obblighi derivanti dalla sentenza della Corte Costituzionale 335/08 con
l'esenzione dalla tariffa di depurazione gli utenti che, pur usufruendo del
servizio fognario, non sono assoggettabili alla tariffa di depurazione in
quanto la rete non è ancora collegata al depuratore centralizzato ancorché
quest'ultimo sia attivo e perfettamente funzionante.
Nei Tar magistrati, non
consulenti ( da "Italia
Oggi" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Questo esalterebbe la funzione
giurisdizionale del giudice amministrativo che la Corte costituzionale, nella
nota sentenza 204 del
I "pianisti" e
le stecchedella casta politica ( da "Secolo
XIX, Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: da una sentenza della Corte
Costituzionale: i parlamentari non sono perseguibili sia per le opinioni
espresse e i voti dati in aula sia per i reati comuni eventualmente commessi
durante il loro mandato. Con un termine coniato dal giornalismo politico,
questi fiancheggiatori dell'assenteismo a Montecitorio e a Palazzo Madama sono
chiamati "pianisti"
Marcello Maddalena
nominato procuratore generale ( da "Giornale.it,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il plenum del Csm, su proposta
della commissione sugli incarichi direttivi. Maddalena, ex procuratore capo
dell'ufficio giudiziario piemontese (incarico lasciato a causa della
temporaneità degli incarichi direttivi) prende così il posto rimasto vacante
dopo la nomina di Giancarlo Caselli alla guida della Procura torinese.
Assolti dopo trenta anni
( da "Nuovo Molise web"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: avvocato Giovanni Di Giandomenico,
presentarono appello alla Corte centrale. Un processo lungo che spinse i
giudici a sottoporre il caso all'attenzione della Corte Costituzionale. Dopo il
pronunciamento della Consulta il processo fu ripreso e discusso. Gli imputati
alla fine sono stati assolti da qualsiasi contestazione.
Ufficio Gip a pieno
organico Il procuratore capo Borraccetti in corsa per la procura generale
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e ora spetterà alla commissione
incarichi direttivi del Csm formulare la proposta da portare al plenum. Cinque
i veneti in corsa: il procuratore di Venezia Vittorio Borraccetti, l'ex
procuratore di Padova Piero Calogero, il procuratore di Belluno, Domenico
Labozzetta, il procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli e Luigi Delpino,
attuale procuratore a Pordenone.
XIII Legislatura: più
sedute e meno leggi ( da "Sardegna
oggi" del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: impugnate dal Governo davanti alla
Corte Costituzionale. In base ai dati elaborati dagli uffici del Consiglio
regionale, nella legislatura 2004-2009 è stato fatto ampio ricorso agli
strumenti ispettivi sull'operato della Giunta. Le richieste di chiarimento sono
state sollecitate soprattutto dall'opposizione di centrodestra: 1474
interrogazioni (-645 rispetto al periodo precedente 1999-
Magistratii turnatori vor
fi cercetati penal pentru fals si uz de fals
( da "Romania Libera"
del 05-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Martie 2009 Presedintele CSM,
Virgil Andreies, a declarat ieri ca magistratii care au primit verdict de
colaborare vor fi cercetati penal pentru fals in declaratii si uz de fals. Unii
dintre ei activeaza inca in sistem. Reactia sefului Consiliului Superior al
Magistraturii vine in contextul in care justitia a divulgat calitatea de
colaborator al Securitatii pentru cinci magistrati.
( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
MARTEDI' L'ASSEMBLEA DEGLI
AZIONISTI, ALTRE SOLUZIONI: PETRUCCIOLI, MANZELLA E CHELI Rai, Amato vicino
alla presidenza [FIRMA]PAOLO FESTUCCIA ROMA L'intesa è a portata di mano. E a
mettere d'accordo tutti, maggioranza ed opposizione sul nuovo vertice della Rai
potrebbe essere Giuliano Amato. E' sul nome del due volte presidente del
Consiglio, infatti, che si lavora per trovare la sintesi tra le richieste del
segretario del Pd, Dario Franceschini che sin dal suo insediamento ha chiesto
un nome super partes e, soprattutto, di garanzia per guidare la tv pubblica, e
quelle della maggioranza che, non a caso, lo scorso mese aveva dato il via
libera alla sua nomina alla presidenza dell'Istituto dell'enciclopedia
italiana. Tant'è che martedì scorso, sostanzialmente, tra il sottosegretario
alla presidenza Gianni Letta e il leader democratico Dario Franceschini si è
discusso proprio di questo, e cioè del nome del futuro presidente di viale
Mazzini. Ma il vero nodo non è Amato sì-Amato no, ma l'eventuale doppio
incarico che giungerebbe sulle spalle dell'ex premier che dallo scorso 20
febbraio è al vertice della Treccani. Ed è su questo aspetto - raccontano fonti
autorevoli - che la discussione è ancora aperta. Innanzitutto per non dare
l'impressione che Giuliano Amato voglia lasciare la Treccani per un altro
incarico a sole due settimane dal suo insediamento, e in secondo luogo per non
venir meno ad una sorta di dovere istituzionale nei confronti di Giorgio
Napolitano che ha emanato il decreto di nomina a capo del prestigioso Istituto.
Ma al di là degli aspetti formali c'è anche il nodo politico: non è un mistero,
infatti, che l'uscente Claudio Petruccioli sia nel cuore del Presidente della
Repubblica e che punti tutte le sue carte sulla «ruota» del Quirinale al fine
di restare un altro triennio al settimo piano di viale Mazzini. Dunque,
Petruccioli ci spera ma a remare contro le ambizioni ci sono da un lato una
serie di veti posti da una fetta del Pdl (alcuni commissari della Vigilanza
hanno già comunicato al capogruppo in Commissione Alessio Butti di non voler
votare Petruccioli) e dall'altro alcune «resistenze» di esponenti del suo
stesso schieramento, che non vedono nemmeno di buon occhio un eventuale ticket
con Mauro Masi, non più ormai candidato «granitico» alla direzione generale
così come appariva fino alla scorsa settimana. La partita, dunque, sembra ormai
alle battute finali. E l'ex premier Giuliano Amato, nel caso di una sua
indicazione a presidente dal Tesoro e poi con il via libera definitivo della
Vigilanza, potrebbe mantenere anche l'incarico alla Treccani
senza per questo creare un precedente visto che già nel
( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
NOMINA DEL CSM REDDITI
ELEZIONI All'interno Maddalena diventa procuratore generale «Meno tribunali»
Regione, i manager guadagnano più dei politici Angeleri e Coral: la Lega fa
campagna acquisti La Piccola Brianza non c'è più Alberto Gaino Servizio
Maurizio Tropeano Il fenomeno Ikea accelera la morte dei mobilifici sulla
Statale 25 Alessandro Ballesio
( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Voto unanime
del Csm Dall'ex ufficio di Caselli ora coordinerà 17 procure ordinarie
( da "Stampa,
La" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
NOMINATO DAL CSM E' IL NUOVO
PROCURATORE GENERALE DI PIEMONTE-VAL D'AOSTA "Meno tribunali" L'ora
del ritorno di Maddalena [FIRMA]ALBERTO GAINO Da ieri Marcello Maddalena è
ufficialmente il nuovo procuratore generale del Piemonte e della Valle d'Aosta:
l'ha nominato all'unanimità il plenum del Consiglio superiore della magistratura, con le stesse modalità e rapidità
con cui la quinta commissione l'aveva designato: cinque voti su cinque per lui,
proposto e deciso in un minuto. Un riconoscimento esplicito al valore del
magistrato che aveva dovuto lasciare l'incarico di procuratore capo di Torino
con il varo della riforma che ha introdotto la soglia temporale di 8 anni come
limite massimo per svolgere ruoli direttivi (procuratori, presidenti di
tribunale) e semidirettivi (aggiunti, presidenti di sezione) degli stessi
uffici giudiziari. Adesso si può andare in pensione, cambiare sede o incarico
concorrendo con altri colleghi. Marcello Maddalena avrebbe potuto diventare
procuratore capo di altre grandi città, ha preferito rimanere a Torino,
accettando di tornare a fare il pm sia pure come coordinatore del pool reati
contro la pubblica amministrazione e riferimento di tutti i «colleghi». Un
lavoro in cui si è buttato a capofitto appena si è ripreso dall'intervento
chirurgico che gli ha salvato la vita, nell'autunno scorso. E adesso si sposta
nell'ufficio occupato sino a poco tempo fa dal suo successore in procura, Gian
Carlo Caselli. «Spero di essere all'altezza» è il suo primo commento. Profilo
bassissimo. Glielo si fa notare, sorride e risponde: «Se faccio una delle mie
battute, chi non mi conosce può fraintendermi». Ha raccontato con ironia anche
i lunghi minuti in cui si è trovato faccia a faccia con la morte, può ben
spendere una battuta adesso su questo saliscendi di incarichi. Magari
ripartendo da quell'intervento, in occasione dell'inaugurazione del nuovo
palazzo di giustizia di Ciriè, in cui sostenne che per avere processi più
veloci sarebbe stato utile eliminare il giudizio d'appello e le procure
generali. Contrappasso? «La prenda per una battuta. - risponde ridendo e ironizzando
su se stesso - Allora sostenni che fosse necessario unificare le due procure
eliminando quella generale, e non ho cambiato idea. Penso soltanto che,
unificandole, si potrebbe pensare alla soluzione opposta e sopprimere le
procure ordinarie». Va bene, parliamo seriamente. Adesso le tocca sovrintendere
e coordinare 17 procure ordinarie. «Mi sembrerà di tornare nel vecchio ufficio,
riunendomi intorno a un tavolo con procuratori come Gian Carlo, Maurizio Laudi,
Francesco Saluzzo, Paolo Tamponi, Alberto Bernardi, Marilinda Mineccia».
Amarcord a parte, la stessa Anm, l'associazione di voi magistrati, prevede un
taglio netto di tribunali e procure piemontesi. «Già vent'anni fa si voleva
eliminarne 7. Non si è provveduto in tutto questo tempo e non si farà adesso».
Forti interessi locali, forze politiche che si schierano, tant'è che il governo
non ha raccolto la proposta dell'Anm. «Da un certo punto di vista è
comprensibile che a livello locale non si voglia rinunciare alla propria sede
giudiziaria, ma resta un grosso problema la dispersione sul territorio delle
scarse risorse che dispone oggi l'amministrazione della giustizia». Vuol dire
che la razionalizzazione degli uffici giudiziari sul territorio è diventata una
necessità? «Il nostro è un lavoro che crea lavoro. Una maggiore concentrazione
sarebbe auspicabile in un monento di crisi per carenza di organici e di
risorse. Si tenga anche conto che, con il miglioramento delle vie di
comunicazione, venire per esempio a Torino da Pinerolo o da Ivrea è molto più
rapido di un tempo». Maddalena fa una riflessione ad alta voce, che può servire
a mettere in moto un dibattito aperto alle istituzioni e alla società civile.
Non sposa, tanto meno dà indicazioni per singoli progetti di soppressione di
sedi giudiziarie. Nel frattempo, da procuratore generale, farà ciò che ha
sempre fatto: indagini.
( da "Mattino
di Padova, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sala Anziani gremita Fede e diritto
Carlassare cita Wojtyla «O Signore, apri le porte al tuo servo». L'invocazione
di Giovanni Paolo II in punto di morte, ricordata da Lorenza Carlassare in
veste di "cattolica praticante", rimbalza su una Sala Anziani
gremita, che ascolta lei, Gilberto Muraro e Paolo Zatti sugli «aspetti
giuridici del fine vita». Strano questo concentramento di attacchi da più
parti, Chiesa compresa», prosegue Carlassare «quando per quest'ultima la morte
non è mai stata disgrazia da evitare, ma gioia di una nuova vita». In veste
tecnica, Carlassare spiega quindi i passaggi della vicenda di Beppino Englaro:
dalle prime sentenze negative sino a quando, motivando come tutore
l'irrevocabile volontà pregressa di Eluana di non vivere in stato vegetativo
permanente, ottiene giustizia sino alla Corte
Costituzionale. Paolo Zatti si sofferma sul concetto d'«integrità fisica e
psichica» sancito dalla Carta dei Diritti dell'Unione Europea. Muraro esprime
dolore e preoccupazione per «l'involuzione terribile di istituzioni laiche e
cattoliche, che si pronunciano fuori dal dettato costituzionale».
( da "Repubblica,
La" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina VI - Torino Maddalena nuovo
procuratore generale Succede a Caselli: "Spero di essere all´altezza"
Nomina unanime da parte del Csm che sottolinea il livello
"altissimo" delle sue capacità SARAH MARTINENGHI Ora è davvero
ufficiale: Marcello Maddalena, 67 anni, è il nuovo procuratore generale presso
la Corte di Appello di Torino. La nomina è stata decisa ieri dal Csm che ha
approvato la proposta votata all´unanimità dalla quinta commissione per gli
incarichi direttivi. «Spero di essere all´altezza» ha commentato con un
pizzico di modestia il magistrato che aveva dovuto lasciare il suo ruolo di
procuratore capo, scambiandosi di poltrona con Giancarlo Caselli, per effetto
della norma del nuovo ordinamento giudiziario che impone un tetto massimo di 8
anni di permanenza negli incarichi direttivi della magistratura. «Quando sarò
al mio posto vedrò cosa c´è da fare, ma davvero, oltre a dire che spero di
essere all´altezza dei miei predecessori, per ora non c´è molto da aggiungere»
ha detto ancora Maddalena, spiegando però che «le prospettive di lavoro sono
certamente diverse rispetto al mio incarico precedente: in procura infatti si
seguono le indagini, mentre in procura generale si svolge più un controllo
dell´attività che è già stata svolta. Dopo di che, quello che prevede la legge
è di uniformare i modi operativi delle varie procure del distretto: si tratta
dunque di un compito molto diverso». Entrato in magistratura dal 1967,
Maddalena aveva iniziato la sua carriera proprio al tribunale di Torino con
funzioni di giudice, per poi scegliere la carriera di pm. Dal 1986 al 1990 è
stato membro del Csm. Tornato in ruolo, ha assunto l´incarico di procuratore
aggiunto a Torino e dal 2000, per otto anni, è stato alla guida della procura.
Si è occupato di inchieste sulle Brigate Rosse e Prima Linea, sul clan dei
catanesi per traffico di droga, sui reati contro la pubblica amministrazione e
sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro. Maddalena ha fatto anche parte
del gruppo di lavoro, costituito dal Csm nel 1978, sull´istituzione di un
centro di raccolta delle informazioni sulla criminalità organizzata e i delitti
di maggior allarme sociale, oltre che sui problemi connessi al potenziamento
organizzativo ed alla specializzazione degli organi inquirenti impegnati nella
lotta ai sequestri di persona. è stato anche membro dell´Osservatorio sul
funzionamento del processo penale e collaboratore a tempo parziale della
commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. La delibera del Csm ha
sottolineato il livello «altissimo» delle sue capacità organizzative,
ricordando in particolare la circolare con cui, nel 2007, stabilì criteri di
priorità per i processi da svolgere in conseguenza all´applicazione dell´indulto.
«Non ho idea se farò un´altra circolare - ha commentato Maddalena - bisogna
anzitutto non guastare ciò che è stato fatto prima di me».
( da "Tirreno,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 1 - Empoli Bollette
dell'acqua, addio rimborsi Un migliaio di famiglie non allacciate al depuratore
non avranno indietro i soldi EMPOLI. Hanno pagato per anni un servizio mai
ricevuto, non avranno alcun rimborso. Sono un migliaio le famiglie del
Circondario che saranno escluse dall'obbligo dell'Ato 2 di restituire i soldi
incassati con la quota delle bollette dell'acqua relativa al canone di
depurazione. è l'effetto del decreto convertito in legge la scorsa settimana
dal governo Berlusconi. A denunciarlo sono le associazioni dei consumatori,
Federconsumatori in testa. Il Circondario non ha ancora calcolato con
precisione il numero delle utenze interessate dalla novità normativa che modifica
- almeno in buona parte - il dettato della Corte costituzionale
che l'anno scorso aveva dichiarato illegittimo il pagamento del canone di
depurazione o di fognatura quando l'utente non è allacciato alla rete. Tuttavia
la stima che il sindacato dei consumatori - un migliaio, appunto, di famiglie
nel territorio dell'Empolese-Valdelsa - è assolutamente plausibile. Sono
cinquemila le utenze del Circondario non allacciate al depuratore che, in base
alla sentenza della corte suprema, potevano attendersi
il rimborso. Il 28 febbraio scorso, però, con la conversione del decreto 30
dicembre 2008 numero 208 la situazione si è ribaltata. La nuova legge
stabilisce che dagli importi da restituire vadano dedotti gli oneri derivati
dalle attività di progettazione, realizzazione o completamento dei depuratori,
anche se non completati o nemmeno iniziati. In pratica negli 11 comuni
dell'Empolese, circa un quinto delle famiglie esonerate dal pagamento con la
sentenza della Corte Costituzionale dovranno di nuovo
pagare un canone per le spese relative agli investimenti necessari a mettere in
funzione il depuratore. Con la sentenza della Corte costituzionale del
10 ottobre
( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Spettacoli e Società Pagina 10245
Così il Teatro Albéschida lotta contro il pregiudizio --> Avvicinarsi al
disturbo mentale senza pregiudizi. È quanto fa da otto anni il gruppo Teatro
Albéschida di Carbonia, che domattina alle 10, nell'Ex Vetreria di Pirri,
proporrà il suo Marat-Sade . Lo spettacolo rientra nella rassegna teatrale ?Un
Ponte sulla Scena?, uno dei progetti sulla tutela della salute mentale che la
Asl 7 della cittadina sulcitana in collaborazione con Albéschida propone nelle
scuole. Per l'occasione è stata individuata una giornata dedicata agli studenti
delle scuole superiori di Cagliari, ai docenti di ogni ordine e grado,
dirigenti scolastici, studenti universitari e operatori del sociale. Il gruppo si è formato con una serie di iniziative di
volontariato all'interno del Centro Diurno del CSM di Carbonia.
Dopo lo spettacolo Giulietta e Romeo ,
( da "Gazzetta
di Mantova, La" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
L'inabile che lavora ha diritto
alla pensione di reversibilità I figli maggiorenni inabili conservano il
diritto alla pensione ai superstiti se svolgono attività lavorativa con
finalità terapeutiche. La nuova disposizione, introdotta lo scorso anno, viene
illustrata dall'Inps con una circolare, la numero 15 del 6 febbraio 2009.
Destinatari della disposizione sono i soggetti inabili che hanno diritto alla
pensione ai superstiti e che svolgono attività lavorativa al compimento del 18esimo
anno di età, oppure la intraprendono in epoca successiva. Perché la norma abbia
valenza è necessario che l'attività sia svolta in laboratori protetti, in
cooperative sociali di cui alla legge 381/1991, oppure presso datori di lavoro
che abbiano stipulato convenzioni ai sensi della legge 68/1999, e che assumano
gli inabili con contratti di formazione e lavoro, di apprendistato, o con le
agevolazioni previste per le assunzioni dei disoccupati di lunga durata. Il
legislatore ha stabilito che l'attività lavorativa, per questi casi, non possa
comportare un impegno superiore alle venticinque ore settimanali. Ed ha anche
precisato che l'importo del trattamento corrisposto non possa essere inferiore
al trattamento minimo delle pensioni, incrementato del trenta per cento.
L'accertamento della reale funzione terapeutica dell'attività lavorativa va
effettuato dai centri medico legali dell'Inps. Questo aspetto è molto
importante perché è necessario distinguere il collocamento con funzioni
terapeutiche da quello, previsto dalla legge 68/99, finalizzato
all'integrazione lavorativa di soggetti disagiati, che però ha pari dignità di
quello di qualsiasi altro lavoratore. Per ora, i centri medico legali dell'Inps
hanno avuto l'indicazione di accertare la funzione terapeutica del lavoro,
acquisendo la documentazione che comprova che il collocamento è avvenuto
durante la realizzazione di un programma di ergoterapia, predisposto da un
centro di riabilitazione, nell'ambito delle prerogative di formazione
professionale attribuite alle Regioni con la legge 194/192. é in queste
circostanze che l'attività lavorativa ha lo scopo specifico e principale, non
di procurare un guadagno per il mantenimento del soggetto e dei suoi familiari,
ma di aiutarlo a sviluppare autonomie personali, motorie, comunicative e
competenze socio-adattative. Il figlio maggiorenne studente, titolare di una
quota di pensione ai superstiti, perde, di norma, il diritto alla quota se
svolge una qualsiasi attività lavorativa retribuita. Rifacendosi
ad una sentenza della Corte Costituzionale di dieci anni fa l'Inps però ha
recentemente individuato un'eccezione secondo la quale, in presenza di
un'attività lavorativa svolta per pochi giorni e con una retribuzione di scarsa
entità, l'interessato possa comunque mantenere il diritto alla pensione.
L'ente prevvidenziale oggi ritiene che in queste circostanze il soggetto non
perda la qualifica prevalente di studente. Ciò in attesa di stabilire in via
definitiva i criteri generali di applicazione della sentenza. Carlo Litrico
( da "Manifesto,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Una sentenza che stabilisce dei
fatti Soddisfazione per la sentenza da parte del Wwf Italia, parte civile al
processo sull'alta velocità Bologna-Firenze, che si è chiuso in primo grado con
27 condanne. Un territorio di
( da "Eco
di Bergamo, L'" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«Aiuto, perdo la casa per tre
milioni di lire» --> Mozzo, non pagò gli interessi del mutuo ritenuti
ingiusti Dopo 19 anni di causa condannato a pagare 45 mila euro Giovedì 05
Marzo 2009 PROVINCIA, pagina 25 e-mail print Francesco Di Lorenzo protesta
davanti al Tribunale foto Bedolis mozzoRischia di vedersi sfrattato dalla casa
di sua proprietà in via Manzoni a Mozzo, in cui vive con la moglie e i due
figli, per colpa di tre milioni di vecchie lire. Nemmeno 1.500 euro, che
adesso, col senno di poi e dopo anni di estenuanti lentezze processuali,
sembrano una bazzecola, ma che allora, 1988, costituivano una questione di
principio. La vicenda giudiziaria che ha investito Francesco Di Lorenzo, 71
anni da compiere, ex dipendente dell'Agenzia delle Entrate, è la classica palla
di neve che ruzzolando a valle s'è ingigantita ed è diventata valanga. Il suo
calvario comincia nel 1986 con la decisione di comprare un appartamento in una
palazzina in via di costruzione a Mozzo. La guerra sugli interessi Anticipo di
14 milioni di lire, contratto che prevede la permuta della sua vecchia
abitazione (quella dove vive tuttora), ma tempi di consegna che s'allungano.
Pare che la società immobiliare sia in difficoltà economica, tanto che si fa
anticipare dalla banca i soldi del mutuo. «Il fatto è - precisa il signor Di
Lorenzo -, che il mutuo doveva partire solo al momento di consegnare
l'appartamento». L'istituto di credito esige gli interessi passivi, che
l'immobiliare pensa bene di addebitare ai futuri inquilini. Sono tre milioni di
lire a testa, contro il cui esborso il signor Francesco s'impunta. Inizia in
questo modo, tutto sommato banale, il domino di disavventure giudiziarie che
gli rovinerà l'esistenza. La società reclama i soldi con tanto di fattura, il
dipendente delle Entrate risponde con una lettera di diffida in cui contesta i
tre milioni di interessi non dovuti, il ritardo nella consegna e alcuni lavori
non eseguiti. È l'incipit della guerra legale, perché da lì in poi entrano in
scena gli avvocati. Il primo legale di Di Lorenzo fa riferimento alla missiva
dell'assistito, soprattutto al post scriptum sulle inadempienze contestate alla
ditta che il dipendente statale aveva aggiunto a penna e che, vedremo in
seguito, durante il processo sparirà misteriosamente. i contenziosi con
l'immobiliare Le cause partono nel 1988: una di possesso che lo statale finirà
per perdere in tempi relativamente rapidi (l'appartamento resterà di proprietà
dell'immobiliare), l'altra di merito in cui ci si contende acconti, lavori
effettuati, spese, interessi (fra cui i famosi tre milioni di lire). I rapporti
tra le parti si deteriorano fin da subito. Non sono nemmeno passati sei mesi
dall'inizio del contenzioso di possesso che la società cambia la serratura
dell'abitazione. «Noi avevamo già iniziato il trasloco - ricorda Di Lorenzo -,
dentro c'erano alcuni oggetti di valore affettivo, nonché suppellettili ed
elettrodomestici nuovi di zecca, tutta roba che non fu più ritrovata». Qualche
tempo dopo il dipendente statale ricambierà il blitz, procurandosi la chiave e
andando a vivere in quell'appartamento per qualche mese. «Io e mia moglie non
sopportavamo che tutti i lavori che avevamo deciso e pagato di tasca nostra
andassero a beneficio di un altro (l'abitazione stava per essere affittata,
ndr) - racconta il signor Francesco -. Rimanemmo lì con l'incertezza e il
disagio di chi è privato della certezza di vivere in casa propria, fino a
quando non scattò il sequestro conservativo». il legale gli fa causa È lì che
Di Lorenzo comincia a infilarsi nell'imbuto della sua odissea giudiziaria. E
dire che, alla prima udienza della causa di possesso, il pretore aveva invitato
le parti a raggiungere un accordo. «Io ero quasi propenso a versare i tre
milioni di lire - confida oggi il signor Francesco -, ma il mio avvocato (il
secondo, dopo che il primo aveva lasciato l'incarico per subentrati impegni,
ndr) continuava a insistere: c'è un contratto che va rispettato. Mi sono fidato
di lui, ho pensato: è uno rinomato, saprà certo quel che fa. Col tempo ho
cominciato a sospettare che lui agisse contro i miei interessi e che fosse
d'accordo con il collega di controparte per tirarla per le lunghe e
guadagnarci. Anche per questo motivo l'ho denunciato all'ordine degli avvocati,
che però lo ha scagionato». Saranno i dissidi col suo legale a rappresentare la
seconda tegola economico-giudiziaria. Perché, nel '94 (a causa ancora in
corso), quando il cliente decide di sollevarlo dall'incarico, l'avvocato
presenta una parcella da 40 milioni di lire, due anni dello stipendio del
signor Francesco. Così, quando manifesta l'intenzione di non pagare, Di Lorenzo
si ritrova con un altro contenzioso sul gobbone, intentato dal suo ex difensore
e risoltosi con una sconfitta: lo statale viene condannato a risarcire 25 mila
euro, che si affretta a reperire tramite prestiti di amici e di una finanziaria,
nel momento in cui intuisce che metà della sua casa rischia di andare all'asta.
verdetto ribaltato in appello Sul fronte dell'altro contenzioso, però, arrivano
buone notizie. È il 2002 e Di Lorenzo vince la causa di merito. Il tribunale
civile gli riconosce un risarcimento di 50 mila euro. La controparte impugna il
verdetto e nel luglio del 2007 (19 anni dopo l'avvio) la Corte d'appello
decreta che è lui a dovere 45 mila euro all'immobiliare. Per il signor
Francesco il verdetto è ingiusto perché i giudici non hanno tenuto conto di una
cosa: il post scriptum sparito dalla sua lettera. L'ex dipendente delle Entrate
assicura che, in primo grado, la controparte - per dimostrare che non era stato
lui a ventilare per primo la richiesta di messa in mora, un dettaglio
fondamentale per vincere il contenzioso - aveva prodotto la sua missiva dopo
aver debitamente cancellato la coda. Per questo motivo ha presentato una
denuncia di falso, un atto che, in virtù di una sentenza della Corte suprema,
sarebbe determinante per l'esito del processo civile e che, invece, in appello
- per il signor Francesco - sarebbe stato liquidato come puro rilievo penale, e
dunque estraneo al contendere. Si potrebbe ricorrere in Cassazione, ma l'ormai
pensionato Di Lorenzo non ha più un avvocato: il suo terzo legale gli ha dato
il benservito dopo che, ritenendolo involontario responsabile di alcuni errori,
l'ex dipendente statale aveva denunciato pure lui all'Ordine. Tenta così di
contattare altri avvocati, ma gli viene risposto che per il terzo grado
occorrono molti soldi. E lui non ne ha. incatenato davanti al tribunale Da
allora ha provato a smuovere le acque con una denuncia in Procura e poi con
alcune lettere alla presidenza della Repubblica, a quella
del Consiglio e al Csm, che hanno sortito silenzi o risposte di cortesia. La
casa dove vive, nel frattempo è stata pignorata. La controparte che reclama i
45 mila euro dovuti per legge ha chiesto l'esecuzione forzata e lunedì in via
Manzoni busserà il consulente tecnico d'ufficio per un sopralluogo finalizzato
«alle operazioni di perizia». Lui, il signor Francesco, pensionato con a
carico due figli adulti senza lavoro, facendo violenza al suo pudore e alla sua
dignità di funzionario di Stato, ieri ha portato la sua storia fuori dal
tribunale, dove s'è incatenato esibendo il cartello «La giustizia ci ha tolto
la vita». Il presidente del tribunale Ezio Siniscalchi è sceso per confortarlo,
mentre il carabiniere di piantone, con una delicatezza impacciata per la
commozione, non riusciva a far altro che manifestargli la sua solidarietà e a
ringraziarlo per i toni educati della protesta. 19 anni per una sentenza Lui,
intanto, raccontava dei torti che ritiene di aver subito e dello scandalo dei
19 anni che la giustizia civile ci ha impiegato per sfornare la decisione su un
tipo di questione molto comune e apparentemente non complicatissima. E di quei
tre milioni di lire che, mannaggia, se li avesse pagati subito... Ma in quel
lontano '88 - quando il Muro di Berlino era cemento e non solo storia e quando
il Quartetto Cetra ancora teneva concerti - quella cifra per il signor Di
Lorenzo era una questione di principio. Mai si sarebbe immaginato che quei
soldi erano l'anticipo di un mare di guai. Ieri chiedeva soltanto come può
salvare la sua casa. Legato a un cancello e in compagnia della sua
disperazione: perché quella non gliela può pignorare nessuno. Stefano
Serpellini 05/03/2009 nascosto-->
( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
OSIMO pag. 10 OSIMO LA CARICA degli
oltre 400: tante sono, in 7 ... OSIMO LA CARICA degli oltre 400: tante sono, in
7 giorni, le richieste di rimborso pervenute fino a ieri mattina presso la sede
del Comitato Rimborso Depurazione, in via Guazzatore, proprio dinanzi alla sede
legale di Astea spa. A seguito della sentenza della Corte
Costituzionale del 10 ottobre 2008, che decreta la incostituzionalità
dell'applicazione indiscriminata della tariffa depurazione, dovuta solo da chi
usufruisce del servizio, è sorto il Comitato Rimborso Depurazione che si sta
attivando gratuitamente per recepire le richieste di rimborso, ma soprattutto
che chiede l'abolizione, già nella bolletta, della richiesta del canone
di depurazione ed il rimborso totale delle quote versate in dieci anni, oltre
all'Iva e agli interessi legali per tutti i cittadini che, pur avendo
ottemperato al pagamento del canone di depurazione, non hanno mai usufruito di
impianti di depurazione. Ci sarà tempo fino al 14 marzo per richiedere il
rimborso, dopo di che il Comitato invierà all'Astea spa un pacco per
raccomandata con ricevuta di ritorno le richieste pervenute, mentre per
conoscenza sarà inviato il tabulato con i nominativi dei richiedenti il
rimborso al Comune e all'Ato 3 Marche. Intanto il Governo sta valutando la
predisposizione di una legge, a fronte della sentenza della Corte
Costituzionale, per fissare la retrodatazione del rimborso a 5 anni, al fine di
attenuare l'impatto economico delle aziende di Impianto Idrico Integrato,
obbligando Ato e le aziende interessate a iniziare a erogare i rimborsi da
ottobre 2009. Da una valutazione molto elastica, partendo dal presupposto che
il rimborso sia retroattivo di 5 anni, occorreranno, per fronteggiare le
richieste, qualche milione di euro. Il Comitato Rimborso Depurazione ha
richiesto, qualche settimana fa, all'Astea una mappatura delle zone non servite
dal depuratore, che però non è stata ancora completata dall'azienda, ma
cliccando sul sito di AcquaAmbiente si può evincere che solo il 50% della città
nella parte del versante sud è collegato al depuratore che va verso
Castelfidardo, e ovviamente in gran parte delle case sparse nella periferia e
nelle campagna non fruiscono di tale servizio, usando invece quello che viene
chiamato «pozzo nero». Valeria Dentamaro
( da "Resto
del Carlino, Il (Ravenna)" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
RAVENNA CRONACA pag. 4 Alcol dopo
le due: slitta a maggio la decisione sul ricorso TRIBUNALE CI SARÀ una nuova
udienza, il 20 maggio, davanti al giudice civile Giangiacomo Lacentra, per la
vicenda delle sanzioni pecuniarie inflitte nel giugno dello scorso anno dalla
Prefettura a tre discoteche del litorale ravennate a seguito dell'accertamento
della somministrazione di bevande alcoliche dopo le due di notte, condotta
sanzionata con la legge di conversione del decreto legge Bianchi dell'agosto
del 2007. ALL'UDIENZA di ieri mattina la Prefettura era presente il
viceprefetto Raffaele Sirico ha presentato una memoria contestando nel merito
alcune affermazioni della difesa dell'unico locale che ancora ha interesse alla
causa, il BBK di Punta Marina, assistito dall'avvocato Gianluca Alni. Il
giudice ha rinviato l'udienza a metà maggio per la decisione che, già era
emerso all'udienza di dicembre, dovrebbe andare nella direzione
della remissione degli atti alla Corte Costituzionale per lo scrutinio di
legittimità della norma. C'è infatti il forte dubbio che la norma sia incostituzionale sotto il profilo della irragionevolezza per la disparità di
trattamento fra discoteche, che la legge sanziona, e altri locali come i pub,
per i quali non vige il divieto di somministrare alco dopo le due di notte.
( da "Corriere
del Veneto" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Veneto - PADOVA -
sezione: NOTTEEGIORNO - data: 2009-03-05 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE
La lettera Qualche parola in difesa del difensore civico di VITTORIO BOTTOLI I
n riferimento alla proposta di legge volta ad abolire la difesa civica
regionale, istituita venti anni orsono, potrei egoisticamente
disinteressarmene, essendo quasi al termine di un mandato non più rinnovabile.
Ma avendo avuto il privilegio di presiedere questa istituzione per quasi dieci
anni, il dovere se non la decenza mi impongono di prendere in esame le
motivazioni che, stando a quanto riportato dalla stampa, sono alla base di
questa proposta. Si dice che quella della difesa civica regionale sia una
funzione già presente in Province e Comuni, e quindi un doppione. A questo
proposito facciamo notare che le difese civiche locali rappresentano soltanto
il 6 per cento dei Comuni della nostra Regione, e quindi certamente
insufficienti, ma in ogni caso ai sensi della legge istitutiva la difesa civica
regionale «…interviene presso l'Amministrazione regionale, gli enti e le
Aziende da essa dipendenti, le Unità locali socio-sanitarie, gli enti
delegatari di funzioni amministrative regionali». Competenze quindi che
riguardano la Regione e assolutamente inibite ai difensori civici locali.
Quindi questi ultimi non sono assolutamente in grado di corrispondere, come
dichiarato dai proponenti, alle richieste dei cittadini: non lo sono perché non
lo possono fare. In effetti sono simili le funzioni, ma assolutamente diverse
le competenze, in quanto le une riguardano i Comuni e la Province, le altre la
Regione. Un'altra motivazione consisterebbe nel fatto che il difensore civico
regionale avrebbe perso molta parte della sua originaria funzione. E' vero
assolutamente il contrario! Dopo la legge istitutiva del 1988 il difensore
civico non solo ha continuato a svolgere le sue originarie funzioni, ma ad esse
se ne sono aggiunte altre addirittura più pregnanti: 1) In base alla legge, il
difensore civico regionale ha competenza per ciò che riguarda le
Amministrazioni dello Stato (ministeri, istituti di previdenza e assistenza,
aziende di servizi (poste, comunicazioni, energia). 2) Sempre in base alla
legge, il difensore civico esercita i poteri sostitutivi nominando i commissari
ad acta in caso di omissioni di atti obbligatori per legge (recenti sentenze
del Consiglio di Stato hanno confermato che tale articolo è tuttora vigente
anche dopo la riforma del titolo V della Costituzione). 3) Ancora in base alla
legge al difensore civico ci si può rivolgere, in alternativa ai tribunali
amministrativi, in caso di diniego dell'accesso agli atti. 4) Come sancito in numerose recenti sentenze della Corte costituzionale, il difensore civico regionale ha il potere di controllo di
legittimità degli atti degli enti locali, funzione che era propria dell'abolito
Comitato regionale di controllo (Coreco). L'ultima motivazione riguarda il
problema delle riduzione dei costi, cui i consiglieri hanno il dovere di
tendere. Su ciò siamo assolutamente d'accordo, ma purché tale riduzione
non significhi sacrificio di un diritto fondamentale, quale quello di ottenere
giustizia in modo gratuito e tempestivo, diritto non meno pregnante di quello
alla salute, all'istruzione, al lavoro, alla casa che ben altro dispendio
economico comportano. difensore civico della Regione del Veneto
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno - SALERNO
- sezione: SALERNO - data: 2009-03-05 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE
Procure alleate Salerno indaga con Catanzaro Nell'immaginario collettivo
resteranno sempre le protagoniste indiscusse della cosiddetta «guerra tra
toghe». Invece, i rapporti tra le procure di Salerno e di Catanzaro non sono
stati sempre burrascosi. Lo dimostra l'ultima inchiesta partita da Salerno (che ha portato a nove decreti di perquisizione solo nel
Salernitano e altri
( da "Corriere
della Sera" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera - MILANO -
sezione: Grande Milano - data: 2009-03-05 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE
Bicocca Le migliori esperienze a confronto in un convegno Milano e Monza
«capitali» della giustizia più efficiente Sono quasi 60 i Tribunali e le
Procure protagonisti del progetto di «Diffusione di best practices negli uffici
giudiziari italiani», mentre altri 21 stanno partecipando al concorso «Premiamo
i risultati» del ministero per la Pubblica amministrazione e per l'innovazione.
E, per un giorno, Milano diventa capitale di questi «cantieri» della giustizia
quotidiana, con un convegno che cerca di «mettere insieme gli attori di queste
esperienze per avere una fotografia di quanto è stato fatto e di quanto ancora
si può fare, oltre che per innescare ed aiutare un benefico processo di
contaminazione ed emulazione che possa far crescere esperienze e
professionalità». Le tre sessioni della giornata di studio organizzata domani
dall'Università Bicocca e da Magistratura democratica dalle 10 alle 19
nell'Auditorium dell'Università Bicocca in via Vizzola 5, metteranno a
confronto, tra gli altri, il procuratore della Repubblica di Bolzano, Cuno
Tarfusser, il professore ordinario di Scienze dell'Organizzazione, Federico
Butera; i giudici Donatella Donati e Pasquale Liccardo (penale e civile), il
giudice Enrico Consolandi (uno degli sperimentatori del processo civile
telematico), il dirigente amministrativo del Tribunale di Trieste, Renato
Romano; il presidente aggiunto dei gip milanesi, Claudio Castelli, il
presidente degli avvocati milanesi, Paolo Giuggioli, e sul versante
ministeriale il capo Dipartimento organizzazione giudiziaria, Giuseppe
Birritteri. Mentre a presentare «un progetto di riorganizzazione » saranno
Giuseppe Airò, giudice presso il Tribunale di Monza, e Walter Mapelli,
sostituto procuratore nella stessa città, sede già alla ribalta di queste
tematiche non solo per le buone performance della Procura diretta da Antonio
Pizzi ma anche per il ruolo di battistrada, super-copiato in tutta Italia, nei
protocolli di trattamento dei fallimenti. A tirare le somme dei lavori sarà la
tavola rotonda che, coordinata da un esperto del settore come Lionello Mancini
del Sole 24 ore, riunirà il sottosegretario al ministero
della Giustizia, Giacomo Caliendo, la consigliere Csm, Vincenza Maccora, la
direttrice dell'Isae, Daniela Marchesi, il giudice fiorentino Luca Minniti e il
capo dipartimento Giustizia del Pd, Lanfranco Tenaglia. L. Fer. Relatori Cuno
Tarfusser, procuratore a Bolzano, e Giuseppe Airò, giudice di Monza
( da "Nazione,
La (La Spezia)" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA LA SPEZIA pag. 4 Acam:
esentate 7.313 utenze Cancellata la tariffa di depurazione in assenza di collegamento ACAM ACQUE ha ottemperato agli obblighi derivanti
dalla sentenza della Corte Costituzionale 335/08 con l'esenzione dalla tariffa
di depurazione gli utenti che, pur usufruendo del servizio fognario, non sono
assoggettabili alla tariffa di depurazione in quanto la rete non è ancora
collegata al depuratore centralizzato ancorché quest'ultimo sia attivo e
perfettamente funzionante. Già dalla fatturazione di novembre - dicembre
sono state esentate dal pagamento della quota, (applicata da tutte le aziende
italiane di servizio idrico) 7.313 utenze (unità contatori). «Riguardo agli
effetti della sentenza per gli anni precedenti (dal 2000 al 2008) la verifica -
precisa il presidente di Acam Acque Walter Bertoloni - richiede un'istruttoria
più complessa e articolata. In particolare occorre accertare la decorrenza
contrattuale delle singole utenze, verificare che all'interno del periodo
oggetto di eventuale rimborso non sia decaduto il contratto di somministrazione
(con estinzione di qualunque rapporto pregresso), successivamente sostituito da
nuovo contratto». Insomma, una cosa complessa, per le quale sono opportune
ulteriori precisazioni. «La richiesta del rimborso potrà eventualmente essere
accolta limitatamente all'ultimo periodo di vigenza contrattuale». Ma la
partitta dei rimborsi non dipende solo dell'Acam «Sarà l'Ato idrico spezzino -
puntualizza Bertoloni - ad approvare la specifica prassi applicativa in base anche
all'evoluzione legislativa in corso. Occorre inoltre accertare la data
effettiva di messa a disposizione della fognatura nera servita da impianto
depurativo». In ogni caso, negli uffici dell'azienda in via Crispi alla Spezia
sono disponibili i moduli per le richieste di rimborso. Acam Acque comunicherà
i dati finali degli accertamenti all'Ato nella sua veste di autorità di
controllo. «Acam Acque commenta il presidente Walter Bertoloni in più occasioni
ha manifestato la propria disponibilità ed apertura al dialogo le associazioni
dei consumatori con incontri che coinvolgano anche l'Ato. Un rapporto franco e
diretto il solo, a nostro avviso, capace di dare risposte certe e coerenti agli
utenti per evitare fraintendimenti e dichiarazioni che finiscono per apparire
impropri atti di accusa contro l'azienda. Acam Acque ribadisce il presidente
conferma la volontà pubblicamente manifestata di rimborsare tutti quei
cittadini che ne avranno diritto».
( da "Italia
Oggi" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione: Magistrati Tar
data: 05/03/2009 - pag: 15 autore: di Ugo De Carlo Le ipotesi per rimediare al
deficit di legalità della p.a. cozzano con la missione dei tribunali Nei Tar
magistrati, non consulenti Sempre più necessario dare risposte alle istanze di
giustizia Una delle caratteristiche principali del nuovo assetto tra i vari
enti che compongono la Repubblica, secondo la formulazione dell'art. 114 Cost.
adottata dopo la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, è la riforma
del regime dei controlli sugli enti substatali. Sono stati in sostanza azzerati
i controlli preventivi di legittimità e di merito, sostituiti con controlli
successivi di efficacia ed efficienza. Qualcuno vorrebbe rimediare al deficit
di legalità degli atti amministrativi che questa situazione comporta,
attribuendo ai Tar la funzione di consulenza giuridico-amministrativa, che il
Consiglio di stato ha storicamente svolto per il governo, avvicinandola così
agli enti locali.Sul punto è nato un vivace dibattito anche tra i magistrati
amministrativi destinatari di questo possibile ampliamento di funzioni, che
vede contrapporsi tesi opposte.Personalmente, quale appartenente alla
categoria, esprimo un parere assolutamente contrario all'ampliamento dei
compiti del giudice amministrativo di primo grado in questa direzione. Dirò,
anzi, che sarebbe giunto il momento per rivedere le modalità di attuazione dell'art.
100 Cost. che ha attribuito al Consiglio di stato la sua funzione di organo
ausiliario del governo.Non voglio certo svilire la preziosa opera che un organo
con la tradizione del Consiglio di stato ha svolto in questo settore della vita
amministrativa del nostro paese, ma ritengo che debba giungersi ad una rigida
separazione tra lo svolgimento della funzione consultiva e l'esercizio della
giurisdizione in grado di appello.Anche se il principio della separazione dei
poteri non può più essere letto con rigido ossequio alla teoria del
Montesquieu, non può esservi coincidenza tra chi, prima svolge una funzione di
alta consulenza per il Governo, ormai autore di gran parte del corpus
normativo, e chi, successivamente, dovrà verificare la legittimità dell'attuazione
amministrativa di quelle stesse norme che spesso sono frutto del lavoro dei
magistrati amministrativi in commissioni governative.Andrebbero pertanto
distinte in modo netto le due attività all'interno dello stesso organo,
destinando i consiglieri di nomina governativa esclusivamente alla funzione
consultiva, e gli altri alla funzione giurisdizionale senza consentire
passaggi, se non una volta sola nel corso della carriera, dalle funzioni
giurisdizionali a quelle consultive.Questo esalterebbe la
funzione giurisdizionale del giudice amministrativo che la Corte costituzionale, nella nota sentenza 204 del
( da "Secolo
XIX, Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
I "pianisti" e le
stecchedella casta politica luigi leone Per numero, i parlamentari italiani -
fra deputati e senatori sono 915 - potrebbero formare un battaglione. Il quale,
secondo la scansione delle unità militari, ha appunto una consistenza variabile
fra i 600 e i 1.000 uomini. Ma la similitudine con chi indossa le stellette si
ferma qui. Fra i due mondi, l'interpretazione del rigore è incomparabile. A
meno di riferirsi alla cella di rigore. Giusto lì gli eletti meriterebbero di
finire quando votano al posto dei colleghi assenti, perché la pratica non solo
è vietata dal regolamento di Camera e Senato ma è pure un reato: sostituzione di
persona e falso in atto pubblico. Non è mai stato contestato e dal 1996 è di
fatto "depenalizzato" da una sentenza della Corte
Costituzionale: i parlamentari non sono perseguibili sia per le opinioni
espresse e i voti dati in aula sia per i reati comuni eventualmente commessi
durante il loro mandato. Con un termine coniato dal giornalismo politico,
questi fiancheggiatori dell'assenteismo a Montecitorio e a Palazzo Madama sono
chiamati "pianisti". Una genìa che ha ingrossato le fila con
il trascorrere delle legislature e che nessun fustigatore di (mal)costumi è
riuscito a estirpare. Renato Brunetta, il ministro che sta (meritoriamente)
cercando di arginare, con qualche successo, l'assenteismo nella pubblica
amministrazione, non ci ha neppure provato con i politici, così adesso ci si
affida al sistema presentato ieri dal presidente della Camera, Gianfranco Fini,
come una conquista della democrazia: la validazione del voto attraverso le
impronte digitali. La vicenda potrebbe essere archiviata nel voluminoso libro
delle italiche stranezze se non valicasse la soglia del decoro minimo. In quale
Paese gli uomini per primi chiamati a dare esempio di rettitudine anche nei
piccoli-grandi comportamenti quotidiani devono essere trattati alla stregua di
una scolaresca fracassona e maleducata? Ovviamente in nessuno, a meno di non
utilizzare come metro di paragone qualche Repubblica delle banane. E davvero
così in basso siamo caduti se coloro che devono regolare la vita del Paese non
sono in grado di autoregolare il proprio comportamento, obbligando lo Stato a
spendere del denaro (pubblico) per fermare questo scandalo del "voto in
contumacia". L'assenteismo dagli scranni parlamentari può avere una sua
ragion d'essere nel caso di premier, ministri e sottosegretari (non sempre),
chiamati ogni giorno a diversificati impegni di governo anche fuori dai
"sacri" palazzi, ma è assolutamente immotivato e, quindi,
ingiustificabile per il resto del "battaglione". Oltre a sostituzione
di persona e falso in atto pubblico, ci sarebbe anche la truffa fra i reati da
contestare, perché grazie ai "pianisti" (e difatti nello scambiarsi
il favore c'è un forte spirito di corpo, meglio: di casta) chi rimane a casa o
si crogiola nel "fancazzismo" romano incassa egualmente la diaria di
230 euro. In qualsiasi azienda, privata e pubblica, chi timbra il cartellino al
posto di un collega viene licenziato. Non i 915. I quali, anzi, con una
sfacciataggine intollerabile s'indignano per il fatto di vedersi schedati: «Non
siamo gente da galera!». Le cronache ricordano che ciò non è sempre vero. E,
comunque, almeno metaforicamente esattamente in quel modo andrebbero
qualificati i poco onorevoli parlamentari "pianisti". Invece, godono
delle guarentigie giuridiche, economiche e sociali fissate dagli articoli 68 e 69
della Costituzione. Disposizioni che, ormai, sembrano organismi geneticamente
modificati: non più opportune tutele della buona politica, bensì salvacondotto
per ogni nefandezza. Eppure, deputati e senatori strillano, offesi, contro le
impronte digitali: il silenzio accompagnato almeno da un po' di rossore no?
leone@ilsecoloxix.it 05/03/2009 Carlo Rognoni nove volte su dieci condivido le
opinioni di Dino Cofrancesco. Se mi capita di avere idee diverse, non ho
comunque mai pensato di avere titolo per intervenire. Questa volta, tuttavia,
non posso starmene zitto. Cofrancesco ha usato il Festival di Sanremo a
sproposito. Per sostenere la tesi che in Italia manca la cultura del mercato,
per cui spesso «l'ideologia antimercatista»è lì pronta a sostenere che «il
successo di un'iniziativa non si può valutare mica sulla base della vile
pecunia» ecco che Cofrancesco porta il Festival di Sanremo come «esempio
emblematico». Scrive: «Un'operazione che si è chiusa con un passivo di 4,5
milioni di euro non ha comportato nessuna conseguenza per il direttore di
Raiuno, Fabrizio Del Noce né per Claudio Cappon, il direttore generale della
Rai». Mentre secondo lui avrebbe dovuto esserci «la richiesta di dimissioni del
duo Cappon-Del Noce». E poi: «Chi butta al vento 9 miliardi di vecchie lire
mostra una incapacità manageriale che nessun Paese occidentale può certo
tollerare, specie nel periodo di vacche magre che stiamo attraversando». Non
solo, Cofrancesco ce l'ha anche con l'entità dei compensi. «È sconsolante
constatare ancora una volta come la cultura dominante in Italia - un mix di
assistenzialismo parrocchiale e di antimodernismo egualitario - si sia
soffermata sull'entità del compenso e non sulla sua assoluta gratuità». E
conclude: «Solo da noi un Bonolis può farsi i miliardi non per avere
conquistato i mercati, ma per essere stato prescelto dai vertici di un'azienda
che, per i suoi fiaschi, non deve rendere conto a nessuno». Ebbene Cofrancesco
mi perdonerà se gli sottopongo alcune modeste riflessioni. Si può, infatti, anche
sostenere la tesi più ardita, più condivisibile e di buon senso, ma se per
suffragarla si fa ricorso a un esempio sbagliato, il rischio è di indebolire la
stessa tesi e di rischiare alla fine di non essere del tutto credibile. Ecco
perché il Festival di Sanremo è stato considerato - al contrario di quello che
afferma Cofrancesco - un successo da tutto il gruppo dirigente della Rai. Per
quanto possa sembrare assurdo che un programma costi di più di quello che
rende. Primo. Forse Cofrancesco non lo sa, ma il Festival di Sanremo è
considerato dall'AgCom, l' Autorità garante delle comunicazioni, uno degli
eventi che vanno trasmessi in chiaro - come le partite della Nazionale di
calcio. Contribuisce, infatti, sia alla promozione della canzone italiana e
dunque dell'industria discografica, sia alla formazione dell'identità
nazionale. Può non piacere. Lo si può contestare. Ma rientra negli obblighi del
servizio pubblico garantire programmi che non sono necessariamente in attivo.
Secondo. Ci sono eventi come i mondiali di calcio, le Olimpiadi, gli Europei,
gli stessi highlights del Campionato di calcio di Serie A e B, che la Rai come
servizio pubblico radiotelevisivo trasmette anche se per ognuno di questi
programmi i conti, dal punto di vista puramente commerciale, non tornano. Non a
caso a fianco degli introiti pubblicitari, la Rai si mantiene per più della
metà con il canone. Terzo. Quest'anno il Festival di Sanremo è costato circa 20
milioni di euro in totale: di cui nove per la convenzione con il Comune di Sanremo
e gli altri undici per il costo complessivo di produzione delle cinque serate.
Dal punto di vista dei ritorni pubblicitari la Sipra ha incassato circa 16
milioni di euro, due in meno rispetto al 2008. E la spiegazione è semplice: la
congiuntura quest'anno è quella che è (basta leggere di quanto stanno
diminuendo i ritorni pubblicitari di tutti i quotidiani); e poi i modesti
risultati del Festival del 2008 si sono riflettuti sul bilancio Sipra del 2009.
I conti, insomma, vanno fatti tenendo sempre presente il quadro dei risultati
dell'anno precedente. Nel
( da "Giornale.it,
Il" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 55 del 2009-03-05 pagina 14
Marcello Maddalena nominato procuratore generale di Redazione Marcello
Maddalena è il nuovo procuratore generale di Torino: lo ha nominato,
all'unanimità, il plenum del Csm, su proposta della
commissione sugli incarichi direttivi. Maddalena, ex procuratore capo
dell'ufficio giudiziario piemontese (incarico lasciato a causa della
temporaneità degli incarichi direttivi) prende così il posto rimasto vacante
dopo la nomina di Giancarlo Caselli alla guida della Procura torinese.
In magistratura dal 1967, Maddalena ha 67 anni e ha iniziato la sua carriera
proprio al tribunale di Torino con funzioni di giudice, passando poi alla
locale Procura della Repubblica con il ruolo di pm. Dal 1986 al 1990 è stato
membro del Csm. Tornato in ruolo, ha assunto l'incarico di Procuratore aggiunto
a Torino, e, dal 2000, è stato alla guida della stessa Procura. Nel
( da "Nuovo
Molise web" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Dalla città 05/03/2009 11:20
Assolti dopo trenta anni La Corte dei Conti di Roma ha chiuso il processo per
10 persone I tempi della giustizia sono lunghi ed è un fatto risaputo. Ora dopo
trenta anni si è chiusa una vicenda che ha riguardato l'ospedale Cardarelli di
Campobasso. La Corte dei Conti ha posto la parola fine con un'assoluzione agli
amministratori. Agli inizi degli anni '80 il Comitato di Gestione dell'Unità
sanitaria locale di Campobasso aveva provveduto ad affidare, tramite una
regolare gara d'appalto, la gestione e la manutenzione ordinaria e
straordinaria degli impianti e delle opere civili del centro ospedaliero alle
ditte Califel e Di Placido. Ma a distanza di qualche anno per quel servizio
vennero assunti sei dipendenti direttamente dall'amministrazione ospedaliera.
Il che avrebbe comportato una duplicazione delle srtutture di servizio con un
conseguente danno alle finanze pubbliche. L'indagine della Guardia di finanza
portò il fascicolo sui tavoli della Corte dei Conti. Nel mirino finirono dieci
persone tra amministratori e funzionari dell'Ente cui fu chiesto un
risarcimento di 5 miliardi di vecchie lire. Tra coloro che avrebbero provocato
il danno erariale figuravano Nicola Zezza, Salvatore D'Angelo e Nunzio Ruta. Il
processo iniziò alla fine degli anni '90 per concludersi nel 2003 con una
sentenza di condanna. Contro la sentenza Zezza e D'Angelo, tramite l'avvocato Giovanni Di Giandomenico, presentarono appello alla
Corte centrale. Un processo lungo che spinse i giudici a sottoporre il caso
all'attenzione della Corte Costituzionale. Dopo il pronunciamento della
Consulta il processo fu ripreso e discusso. Gli imputati alla fine sono stati
assolti da qualsiasi contestazione. La Corte ha ritenuto che nessun
danno erariale era dato di rilevare e che non era derivato dai comportamenti
degli amministratori. Un fascicolo che ha atteso trenta anni prima di essere
chiuso che ha portato l'avvocato Di Giandomenico ad affermare: dopo quasi
trenta anni è stata riconosciuta la verità e l'integrità di probi
amministratori (qualcuno nel frattempo è deceduto ndr). Certo che i processi si
prescrivono anche per i terroristi. Solo questi non si prescrivono mai
(riferendosi al caso in oggetto ndr). mpt
( da "Gazzettino,
Il (Venezia)" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Ufficio Gip a pieno organico Il
procuratore capo Borraccetti in corsa per la procura generale Giovedì 5 Marzo
2009, Sarà presto a piano organico la sezione gip/gup del Tribunale di Venezia.
Il presidente del Tribunale, Attilio Passannante, ha provveduto alla copertura
dei due posti ancora scoperti nominando il dottor Luca Marini, attualmente
giudice al Tribunale civile, e il dottor Michele Medici, giudice penale nella
sezione staccata di San Donà. I due magistrati prenderanno servizio all'ufficio
gip/gup nei prossimi mesi. Il dottor Marini dovrebbe insediarsi il prossimo
autunno, quando dovrà lasciare l'incarico il dottor Stefano Manduzio, il quale
ha raggiunto il limite di dieci anni, e si sposterà alla sezione collegiale del
Tribunale. Entro la primavera arriveranno al gip/gup gli altri due magistrati
già designati all'inizio dell'anno: il primo sarà Alberto Scaramuzza,
attualmente a Tolmezzo; poi sarà la volta di Roberta Marchiori, attualmente al
Tribunale civile. Nel frattempo sono in corso le procedure per la nomina del
nuovo procuratore generale, dopo il pensionamento di Ennio Fortuna, che si è
ritirato lo scorso gennaio al raggiungimento dei 75 anni. Per il prestigioso
incarico sono in corsa ben trenta magistrati, e ora
spetterà alla commissione incarichi direttivi del Csm formulare la proposta da
portare al plenum. Cinque i veneti in corsa: il procuratore di Venezia Vittorio
Borraccetti, l'ex procuratore di Padova Piero Calogero, il procuratore di
Belluno, Domenico Labozzetta, il procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli e
Luigi Delpino, attuale procuratore a Pordenone.
( da "Sardegna
oggi" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
giovedì, 05 marzo 2009 XIII
Legislatura: più sedute e meno leggi Più sedute e maggiore durata dei lavori
assembleari, ma meno leggi approvate. E' quanto emerge dai dati statistici
elaborati dagli uffici del Consiglio regionale sulla legislatura 2004-2009 e
raffrontati con quelli del periodo 1999-
( da "Romania
Libera" del 05-03-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi online anunturile din
ziarul ?Romania libera?: Magistratii turnatori vor fi cercetati penal pentru
fals si uz de fals Costel Oprea, Departamentul Corespondenti Vineri, 06 Martie 2009 Presedintele CSM, Virgil
Andreies, a declarat ieri ca magistratii care au primit verdict de colaborare
vor fi cercetati penal pentru fals in declaratii si uz de fals. Unii dintre ei
activeaza inca in sistem. Reactia sefului Consiliului Superior al Magistraturii
vine in contextul in care justitia a divulgat calitatea de colaborator al
Securitatii pentru cinci magistrati. Legea ii obliga pe toti magistratii
sa semneze o declaratie pe proprie raspundere privind colaborarea cu
Securitatea. Astfel, cei care primesc sentinta definitiva in acest sens vor fi
cercetati penal pentru fals si uz de fals, deoarece au declarat ca nu au
colaborat cu Securitatea. Pe rol se mai afla 24 de procese, printre care si
doua cazuri, al unui judecator si al unui procuror care au primit verdictul de
lucrator al Securitatii la Curtea de Apel, iar acum recursul se judeca la
Inalta Curte de Justitie si Casatie. Dintre cei cinci care au primit verdict
definitiv, doi lucreaza inca in sistem, sustinand ca legea nu le interzice
acest lucru. Procurorul de la Parchetul de pe langa Judecatoria Buhusi Teodoru
Bostan sustine ca nu are motive sa-si dea demisia, legea permitandu-i sa ocupe
functia in care activeaza. El a declarat ca prin anii 1978-1979 s-ar fi
incercat racolarea lui, pe vremea cand era profesor la scoala profesionala din
Buhusi. "Mi s-a cerut ca in cazul in care observ fapte antisociale sau
ceva deosebit, sa-i anunt urgent. Au fost niste discutii si am semnat o foaie
pe care o scria un maior si in care se spunea ca voi acorda sprijinul. Nu am
facut rau nimanui, spuneam ceea ce stia toata lumea, ce se vorbea pe la colt de
strada, nimic altceva", a spus Bostan. Un alt magistrat, care a primit
sentinta de colaborator al Securitatii, Lucian Cristea, de la Curtea de Apel
Cluj, s-a pensionat anul trecut, dar a trecut in avocatura, unde activeaza si
in prezent. In schimb, judecatorul Florian Murg de la Curtea de Apel Oradea s-a
retras din activitate tot in 2008. Acest gest a fost urmat si de procurorul
Adriana Ispas Jeni, de pe langa Parchetul Tribunalul Mures, anul trecut, dupa
ce s-a pronuntat sentinta definitiva. Insa mai toti magistratii care au fost
divulgati de CNSAS si ale caror procese se afla in derulare sunt in continuare
in exercitiul functiunii. Ei se disculpa, considerandu-se nevinovati, spunand
chiar ca au fost fortati sa semneze angajamente fata de Securitate. Mircea
Brasoveanu, procuror din Mures, sustine ca nu a facut politie politica, ci a
fost doar soldat si apoi sergent in trupele Securitatii in intervalul
1972-1974. Trei magistrati deconspirati de CNSAS sunt din Iasi. Este vorba
despre judecatorii de la Curtea de Apel Dan Tabaltoc si Petru Ciubotariu si
procurorul Mircea Bors, de pe langa Curtea de Apel Iasi. Tabaltoc, sub numele
conspirativ "Violeta", a fost ofiter de Securitate, in timp ce
Ciubotariu, alias "Spirache", si Bors, cu numele de cod "Rebeca",
au fost deconspirati ca simpli turnatori ai Securitatii. Purtatorul de cuvant
al Curtii de Apel Iasi, Liliana Palihovici, a afirmat ca cei trei magistrati nu
mai ocupa nici o functie in cadrul Curtii de Apel, fiind simpli judecatori,
adaugand ca pana cand instanta nu se va pronunta definitiv, nu se va lua nici o
masura impotriva acestora. Magistratul "Spirache" a fost acuzat de
CNSAS ca a turnat mai multi membri CAP din comuna Draguseni, unde a activat ca
invatator. A fost, potrivit CNSAS, colaborator intre 1982 si 1984, informator
intre 1984 si 1989 si persoana de sprijin in 1989. Procurorul
"Rebeca" a recunoscut ca a semnat note informative, dar sustine ca a
fost constrans sa le semneze, informarile nefiind ale lui. Insa CNSAS il
contrazice: a fost colaborator intre 1985 si 1989, pe vremea cand activa ca
invatator in comuna Laza (Vaslui). Pana acum, un singur magistrat a declarat pe
proprie raspundere ca a colaborat cu Securitatea. Din aceeasi categorie:
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