CENACOLO
DEI COGITANTI |
U.S. Aid Plan to Support GM, Chrysler Parts Suppliers May Start Next
Week ( da "Bloomberg"
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a
consultant and analyst with CSM Worldwide Inc. in
Fecondazione, stop di
Schifani a Fini <È una buona legge, senza dogmi>(
da "Corriere.it" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta , di valutare la legittimità
delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni
sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». stampa |
Prevenzione orale,
iniziativa a scuola ( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale ha più volte
ribadito che «al Legislatore è precluso intervenire con norme aventi portata
retroattiva per annullare gli effetti del giudicato di una sentenza della
stessa Corte»; sul piano tecnico è discutibile detrarre dal rimborso dovuto
quanto già speso per il depuratore, perché a nostro parere occorre vedere
quanto denaro dei cittadini è stato impiegato,
Un botta e risposta a
distanza tra i due presidenti di Camera e Senato
( da "Cittadino, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale».L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema,
che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
Monsignor Fisichella:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: hanno accolto positivamente la
sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi
in un beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una
passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a provocare
più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato
anche la giornalista Lucia Annunziata,
No alle tasse sull'acqua
pagate nonostante l'assenza di depuratori
( da "Trentino" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: richieste di risarcimento dei
cittadini e se la Provincia fa qualcosa: «La Corte costituzionale - affermano
Civettini e colleghi - ha dichiarato l'illegittimità del decreto legge relativo
alle tariffe del servizio idrico integrato, relativamente alla depurazione
delle acque, non sia attuabile e applicabile ai cittadini laddove gli impianti
di depurazione non siano realizzati o attivi.
Fecondazione botta e
risposta tra Schifani e Fini ( da "Stampa,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Bene la Corte costituzionale sulla
legge 40 «ha difeso la salute delle donne», aveva detto Gianfranco Fini, «ecco
cosa succede quando una legge si fonda su dogmi di tipo etico-religiosi». E
Renato Schifani, che da capogruppo di Forza Italia si batté per far approvare
il provvedimento proprio in Senato, trova il modo di difenderlo,
"Lavoriamo di più o
ci chiameranno tutti fannulloni"
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: potrebbe essere sollevata davanti
alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto
scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65
anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di
pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri
cinque anni.
[FIRMA]ANDREA ROSSI Se
continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati da...
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: potrebbe essere sollevata davanti
alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto
scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65
anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di
pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri
cinque anni.
"Si lavori di
più" Pacchia finita all'Università
( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: potrebbe essere sollevata davanti
alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto
scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 70
anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di
pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri
cinque anni.
Fecondazione, scontro tra
Schifani e Fini ( da "Libertà"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: comprenderebbe che il dovreroso
rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual
è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». «Di conseguenza -
conclude Fini - non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte costituzionale». 04/04/2009
Consulta: sì al segreto di
Stato ma con controllo delle Camere
( da "Libertà" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale richiama il
governo alle sue responsabilità. E lo fa addentrandosi nelle pieghe di cosa è
da intendersi per segreto di Stato, soffermandosi sugli effetti che
l'annullamento di tre fonti di prova avranno sul processo che riprenderà il prossimo
22 aprile, e senza risparmiare un severo giudizio sul fatto che i sequestri di
sospetti terroristi ad opera di servizi
SEGRETO MA LE CAMERE
CONTROLLINO. Sul segreto di Stato il presidente del Consiglio è inve...
( da "Arena, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: con cui ha accolto in parte i
ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano per aver
violato il segreto di Stato nell'ambito del processo contro tra gli altri l'ex
capo del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar, la
Corte Costituzionale richiama il governo alle sue responsabilità.
fecondazione, schifani
contro fini: la legge è buona ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: onorevole Cesa rileggesse
l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la
Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare
scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale».
Gli artigiani delle unghie
finte ora sono pronti a graffiare
( da "Arena, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come stabilito dalla Corte
Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori, costruttori e applicatori
di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in Italia oggi sono circa 600,
ma una stima realistica li quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto
che oscilla intorno ai 900 milioni di euro.
prima la donna
( da "Centro, Il" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale, con questa
sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle
Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei
pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta
affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'
legge 40, schifani contro
fini - gabriele rizzardi ( da "Centro,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: secondo il quale la sentenza della
Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato
prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi
parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari
votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega
Schifani,
I paletti di Schifani
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sottolineando come «la Corte
costituzionale ha il dovere di vigilare sul rispetto dei principi. Ricordo che
il limite sui tre embrioni ha costituito oggetto di un ampio dibattito più di
tipo clinico-scientifico che dogmatico». «Molti voti segreti - sottolinea il
presidente del Senato - hanno confermato un orientamento del Parlamento».
...Gianfranco Fini per
contrapporlo a Silvio Berlusconi, magari anche come potenziale candidato alla
Presidenza della Repubblica, e per minare la solidità del Popolo della Libertà.
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la sentenza della Corte
Costituzionale contro alcune limitazioni alla fecondazione assistita, contenute
nella legge che la disciplina, non ha rallegrato più di tanto l'opposizione.
Essa è probabilmente consapevole delle lacerazioni alle quali potrebbe essere
esposta cavalcando oltre misura il verdetto della Corte, sino a tentare un
ulteriore allargamento delle maglie legislative.
Il numero uno della
Camera:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: onorevole Cesa rileggesse
l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la
Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale».
Il dialogo tra laici e
cattolici è alla base del partito unico
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: impianto della legge sulla
fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte
Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi
preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo
anche che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è
condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali.
Segreto di Stato non
sindacabile dai giudici ( da "Tempo,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rese note oggi dalla Corte
Costituzionale, delle decisioni della Consulta, diffuse l'11 marzo scorso, sui
conflitti di attribuzioni, cinque in tutto, fra magistratri milanesi e
presidenti del Consiglio, Romano Prodi prima e Silvio Berlusconi poi, in merito
alla vicenda del sequestro dell'ex imam Abu Omar.
gianfranco fini questa
mattina parla alle grazie ( da "Nuova
Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Fini parteciperà al confronto
pubblico voluto dalla fondazione nel ciclo di incontri su «La metropoli dei
diritti», aperto alcune settimane fa dalla lezione di Giovanni Maria Flick,
presidente della Corte Costituzionale. Il dibattito è in programma alle 11.
Prima Fini farà due passi in piazza Ferretto accompagnato da Paolo Costa.
sulle ronde si sta facendo
terrorismo ( da "Nuova
Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM «Sulle ronde si sta facendo
terrorismo» SAN DONA'. «ll Csm non deve fare terrorismo politico». La tensione
continua a salire nel Veneto Orientale dopo lo stop del Csm alle ronde,
giudicate incostituzionali. Come è noto, i rappresentanti delle Toghe a palazzo
dei Marescialli sollevano una perplessità di ordine generale sulla possibilità
di derogare al principio che assegna all'
ROMA - La seconda e la
terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici
( da "Adige, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ora il dissenso va in scena sulla
legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte
Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia
della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», come ha detto giovedì.
Ieri la replica del numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, per cui la
legge 40 è e resta «una buona legge».
prima la donna
( da "Mattino di Padova, Il"
del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale, con questa
sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle
Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei
pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta
affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'
legge 40, schifani contro
fini - gabriele rizzardi ( da "Mattino
di Padova, Il" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: secondo il quale la sentenza della
Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato
prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi
parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari
votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega
Schifani,
Draghi vede più rosa
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dissenso va in scena sulla legge
per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte
Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia
della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne italiane». Per il numero
uno di Palazzo Madama, Renato Schifani, invece, la legge 40 è e resta «una
buona legge non votata sulla base di dogmi».
ambasciatori, esposto di
raisi contro la procura - alessandro cori
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: attenzione del Csm Ambasciatori,
esposto di Raisi contro la Procura ALESSANDRO CORI Finirà sul tavolo del
consiglio superiore della magistratura il comportamento della Procura nei
confronti della nuova libreria coop Ambasciatori di via Orefici. «La Procura
non è mai intervenuta - accusa il deputato Pdl Enzo Raisi - né quando ho
consegnato al notaio in busta chiusa il nome del vincitore,
l'azione a tutela dei pm
il csm assegna la pratica alla prima commissione
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: azione a tutela dei pm il Csm
assegna la pratica alla prima commissione Il comitato di presidenza del Csm ha
assegnato alla prima commissione la pratica, nata dalla lettera scritta dai
pubblici ministeri Renato Nitti, Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro. La prossima
settimana il caso sarà discusso dall´organo di autotutela.
di pietro: "noi in
piazza per la giustizia fitto ormai è diventato come berlusconi"
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm chiedendo di sapere qual è il
limite dell´azione ispettiva. «Io credo che questa ispezione sia un´indagine
esplorativa alla ricerca di qualcosa che non c´è. Un´indagine che ha un sapore
di ricatto e di minaccia e non quella della verità. Viene svolta cercando
qualcosa che non va e questo mina anche il segreto istruttorio perché il pm può
procedere con una discovery di alcuni
Gasparri:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è stato due giorni fa il parere
negativo del Csm sul pacchetto sicurezza. «Sia chiaro che il Csm non è la terza
Camera. Sui centri di accoglienza abbiamo seguito le direttive europee, sulle
ronde non credo che nessuno possa opporsi ad associazioni di ex carabinieri. Ho
apprezzato molto la decisione di Nicola Mancino di non partecipare a quella
votazione definendo "
Fecondazione, scontro nel
Pdl ( da "Secolo
XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità
delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere
valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera
opposizione applaude Fini (ma non è una novità), a cominciare da Massimo
D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
romy1942 ha detto: Gli
interventi di Schifani e Cesa contro le opinioni espresse da Fini dopo la
sentenza della Corte Costituzionale che ha parzialmente dichiarati
incostituzionali ( da "KataWeb
News" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 1 commento Il presidente della
Camera difende la legge sulla procreazione assistita "Stato laico
significa non rinunciare alle proprie responsabilità quando ci sono vuoti
normativi da colmare" Attacchi al numero uno di Montecitorio anche
dall'Udc Cesa La replica: "Legittimo valutare sentenze della Corte
costituzionale"
Schifani attacca Fini: La
legge 40 è una legge di libertà ( da "Manifesto,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sentenza della Corte Costituzionale
che della legge
Al sudafricano Goldstone
l'inchiesta dell'Onu, ma Israele protesta
( da "Manifesto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex giudice della Corte
costituzionale sudafricana ma soprattutto ex procuratore del Tribunale penale
internazionale per l'ex Jugoslavia e per il Ruanda, il compito di indagare
sugli abusi e i crimini subiti dalla popolazione civile palestinese di Gaza. Il
Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha precisato che Goldstone sarà affiancato
dalla britannica Christine Chinkin,
Il Csm non è un organo
indipendente perché non lo è neanche la magistratura
( da "Italia Oggi" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: allora il Csm non faceva politica?
Attendo risposta.Donato Di Punzio Oramai in Italia si naviga senza riferimenti
degni. C'è solo tanta SPECULAZIONE! In tutti i campi! Mi sembra d'essere in
piena anarchia.Laura Madrigali Csm, Corte Costituzionale e tanti altri organi
super partes non sono, al punto che oramai sono un costo non più giustificato
per la collettività.
Confisca fiscale non
retroattiva ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di Giuseppe Ripa Ordinanza della
Corte costituzionale mette un limite all'applicazione di uno strumento
micidiale Confisca fiscale non retroattiva Il prelievo per equivalente non si
applica ai reati ante 2008 La confisca per equivalente, relativa alla commissione
dei reati tributari, non si applica agli illeciti perpetrati prima del 2008.
PROCREAZIONE ASSISTITA: la
legge perde pezzi dopo la <...
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale. Ma per alcuni
casi, come quello di Giulia e Stefano D'Errico di Uzzano il problema rimane:
per le coppie portatrici di malattie genetiche, ma fertili, nulla cambia. «I
ricorsi fatti e accolti dalla Consulta dice Stefano, nostro fotografo della
Goiorani dimostrano che i parlamentari che hanno approvato quella legge sulla
procreazione assistita non hanno tenuto
TERNI SENTENZA innovativa
del giudice monocratico del tribunale ...
( da "Nazione, La (Umbria)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: passato la Corte costituzionale
aveva respinto un ricorso sull'illegittimità costituzionale dell'articolo 649
del codice penale nella parte in cui esclude il convivente dalla non
punibilità. «LA CASSAZIONE si legge ancora nelle motivazioni della sentenza ha
da molto tempo ritenuto che per configurarsi il reato di maltrattamenti in
famiglia basta la semplice convivenza more uxorio;
Di etica (pubblica) ce n'è
poca dietro il caso Fini-Schifani
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: le dichiarazioni di Fini sulla
sentenza della Corte Costituzionale ne hanno anche uno di principio. Da questo
punto di vista, per quanto comprensibile alla luce della sua storia personale,
il riferimento allo Stato Etico risulta poco persuasivo. Infatti, la tendenza
di fondo che emerge, nella legislazione sulla fecondazione assistita come in
quella sulle dichiarazioni anticipate,
Consulta, tra attacco e
appeasement la doppia tattica dei cattolici italiani
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pure affermata dalla Corte
costituzionale, e apparentemente in contrasto con la dichiarazione di
illegittimità dell'art. 14 comma 2. Poi, certo, restano le parole di Fini:
«Siamo amici seppure su molte cose abbiamo opinioni diverse - spiega Mantovano
-. Non credo che sulla legge 40 c'entrino qualcosa le questioni religiose.
Destra a Camere separate
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di Gianfranco Fini a margine della
sentenza della Corte Costituzionale sulla legge sulla fecondazione assistita
hanno provocato reazioni vivaci, e non solo da parte di parlamentari del Pdl e
dell'Udc. La sua presa di posizione, infatti, è stata criticata anche dal
Presidente del Senato, che ha sentito il bisogno di distinguersi dal suo
omologo di Montecitorio affermando che egli «
Non è il gemello del vice
di Veltroni È proprio lui la posta di zoro
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la sentenza della Corte
costituzionale sulla legge 40, il referendum o la collocazione del Pd in
Europa, le dichiarazioni del Segretario di turno siano sempre timorose,
arroccate, impacciate e fondamentalmente vuote anche a fronte della chiara
presa di posizione della maggior parte di quel che resta dell'elettorato base
del Pd.
Aveva preso alcuni
gioielli nella abitazione della sua convivente che lo aveva denunciato per furto...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: In passato la Corte costituzionale
aveva respinto un ricorso sulla illegittimità costituzione dell'articolo 649
del codice penale nella parte in cui esclude il convivente. La decisione di
Socci è di rilievo perché ormai la coscienza sociale e il legislatore
considerano la convivenza come il matrimonio, pur tuttavia il nostro codice
penale del 1930,
C'è chi ha fatto i conti.
Uno scorzone maturo può costare, in media dai 60 ai...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte Costituzionale e legge
regionale salva tutti che ancora non c'è. Intanto quelli dell'Associazione
"Il Perugino" fanno altri passi per crescere. Sono i primi in Umbria
ad aver aderito all'Unione Italiana del tartufo e domani, alla tradizionale
fiera di Ponte Felcino, scenderanno nel bosco (alle 15) per dare una
dimostrazione con i cani da tartufo e per ribadire che gusto,
Fecondazione, stop di
Schifani a Fini ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual è la
Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». Dal Pd arriva, invece, una pioggia di sollecitazioni perché si
lavori ad un nuovo testo sulla procreazione assistita.
Segreto di Stato
insindacabile ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale Segreto di
Stato insindacabile Donatella Stasio I l segreto di Stato non ha mai coperto il
sequestro di Abu Omar in sé, «ma, da un lato, i rapporti tra i Servizi segreti
italiani e quelli stranieri e, dall'altro, gli assetti organizzativi e
operativi del Sismi, con particolare riferimento alle direttive e agli ordini
che sarebbero stati impartiti dal suo Direttore
Volontà popolare e
democrazia liberale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e democrazia liberale di Piero
Ignazi L e reazioni irose e scandalizzate di molti esponenti della maggioranza
contro la Corte costituzionale, rea di aver bocciato alcune norme della legge
40 sulla fecondazio-ne assistita, evidenziano la cultura politica dominante nel
centro-destra: una cultura politica innervata dal mito giacobino
dell'esaltazione assoluta e acritica del popolo.
Procreazione assistita
Schifani attacca Fini ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema,
che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
fecondazione, schifani
contro fini: buona legge - silvio buzzanca
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la
Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Un richiamo ai poteri e ai compiti previsti dalla Carta per la Consulta che
sembra diretta più a Schifani che a Cesa.
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale, di
«dimostrare », come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle
donne. Sul fronte del testamento biologico il presule sottolinea la necessità
di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese». Se prima c'era un
partito di ispirazione cristiana, come la Dc, «con la sua scomparsa - ha
spiegato il presule i cattolici si sono frammentati in tutti
Fecondazione, Schifani
stoppa Fini ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema,
che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
Caso Fincuoghi:
delegazione al Senato ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Con loro una rappresentanza dei
dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio
Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La
delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale
che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli
stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi"
BISOGNA insistere nel
trovare gli strumenti giusti per arginare la delinquenza e porre le ba...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm ha avanzato perplessità
sulle norme riguardanti l'immigrazione clandestina (è contestata la permanenza
da
Dal Senato l'altolà a Fini
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha
infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini,
Dal Senato l'altolà a Fini
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha
infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini,
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale, di
«dimostrare », come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle
donne. Sul fronte del testamento biologico il presule sottolinea la necessità
di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese». Se prima c'era un
partito di ispirazione cristiana, come la Dc, «con la sua scomparsa - ha
spiegato il presule i cattolici si sono frammentati in tutti
I pericolosi attentati
alla Costituzione ( da "Nuova
Ferrara, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che si è commentata la decisione
della Corte costituzionale sulla procreazione assistita, sostenendo che essa
non può andare contro una legge del Parlamento (il che equivale a dire che il
Parlamento non deve rispettare la Costituzione). Si sta scherzando con il
fuoco. Si parla di patriottismo, dimenticando che l'identità italiana non si
regge su nostalgici richiami alla nazione,
Fecondazione, Schifani
stoppa Fini ( da "Corriere
del Veneto" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema,
che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
Caso Fincuoghi:
delegazione al Senato ( da "Corriere
del Veneto" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Con loro una rappresentanza dei
dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio
Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La
delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale
che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli
stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi"
Bioetica, presidenti
contro ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la fecondazione assistita
dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente
della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente
giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato
Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta
tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto.
Fitto, Marzano non dà gli
atti ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 1 Gli ispettori in tribunale Il
procuratore al Csm: «Rito inadeguato» Fitto, Marzano non dà gli atti BARI Gli
ispettori guidati da Gianfranco Mantelli avevano chiesto una copia
informatizzata su dvd dei fascicoli oggetto dell'indagine ministeriale su
Fitto, ma il procuratore facente funzione, Emilio Marzano, ha negato questa
possibilità.
Schifani contro Fini Il
Pdl si spacca sull'etica ( da "Unita,
L'" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Non può destare scandalo esprimere
valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio
tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che
invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario
Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini
sulle «i».
Caso Fitto, no agli
ispettori Marzano blinda gli atti
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm, fascicolo sull'accertamento
Caso Fitto, no agli ispettori Marzano blinda gli atti Il magistrato in una
lettera: «Rito inadeguato» Il procuratore bacchetta gli ispettori: non hanno
mostrato copia del mandato ispettivo BARI Mentre in mattinata il Consiglio
superiore della magistratura (Csm) apriva un fascicolo sull'ispezione
ministeriale nella procura di Bari,
Adesso il Pdl scopre che
sui temi eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il bloc...
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Non può destare scandalo esprimere
valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio
tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che
invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario
Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini
sulle «i».
Dal Senato l'altolà a Fini
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha
infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini,
Abu Omar: ok parziale al
segreto ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ok parziale al segreto ROMA La
Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla
«illiceità» dei sequestri di sospetti terroristi ad opera di 007 al di fuori di
procedure legali «perché contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi
di diritto degli Stati membri dell'Unione Europea ed integranti specifici
reati».
UN ESPOSTO al Csm contro
il procuratore reggente Silverio Piro. E&#...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 4 UN ESPOSTO al Csm contro il
procuratore reggente Silverio Piro. E&#... UN ESPOSTO al Csm contro il
procuratore reggente Silverio Piro. E' questo il nuovo passo della querelle
sull'ex Ambasciatori, il cinema trasformato in libreria Coop e tempio
dell'enogastronomia Slow Food.
Fisichella: temo
sperimentazioni selvagge ( da "Giornale
di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: hanno accolto positivamente la
sentenza della Corte costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi
in un beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una
passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a produrre
più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato
anche la giornalista Lucia Annunziata,
CONSULTA Sequestro Abu
Omar non fu fatto eversivo Le extraordinary renditions sono il...
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ordine costituzionale", come
ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Milano». Lo sottolinea la Corte
Costituzionale nelle motivazioni (un fascicolo di 59 pagine), depositate ieri
sera, della sentenza con la quale ha sancito la violazione del segreto di Stato
da parte della magistratura milanese nell'ambito del procedimento sul sequestro
dell'
Pronti nuovi ricorsi E la
Roccella bolla come strumentali le critiche ricevute
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in merito a punti della Legge 40
sulla procreazione assistita non toccati dalla sentenza della Corte
Costituzionale. Lo hanno annunciato gli avvocati Filomena Gallo, Gianni Baldini
e Giandomenico Caiazza, del collegio di difesa della coppia per cui è stata
sollevata la questione di legittimità costituzionale della Legge 40.
Schifani: la 40 una buona
legge Fini sbaglia ( da "Giornale
di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare
scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema,
che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
La coscienza per delega
( da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è stata bocciata dalla Corte
Costituzionale, non dal Tar: altro che «la legge non si tocca». Renato Schifani
ha detto che il Parlamento ha votato certe leggi secondo coscienza: ma a parte
alcune osservazioni squisitamente tecniche (la coscienza, come il coraggio,
bisogna avercela) resta da capire come possa essere laico un Parlamento che
vota «
via libera alla quarta
farmacia ( da "Nuova
Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: udienza alla Corte Costituzionale,
è la volta buona tanto che nel giro di pochi mesi aprirà i battenti. A Ponte
Crepaldo nell'area dell'ex custode. La svolta positiva è stata annunciata ieri
dal sindaco Graziano Teso dopo che il Tar ha respinto i ricorsi presentati dai
farmacisti che hanno sempre osteggiato a tutti i livelli l'istituzione di una
quarta farmacia di prelazione comunale.
prima la donna
( da "Tirreno, Il" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale, con questa
sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle
Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei
pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta
affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'
legge 40, schifani contro
fini - gabriele rizzardi ( da "Tirreno,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: secondo il quale la sentenza della
Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato
prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi
parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari
votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega
Schifani,
Fecondazione, Schifani
"corregge" Fini ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la
Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali
modifiche da apportare alla Legge 40.
tribunale gremito per
l'addio a lazzàro ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm Tribunale gremito per l'addio a
Lazzàro Dopo otto anni da presidente. Il sindaco gli ha consegnato il sigillo
della città Un'aula De Nicola affollatissima ha reso omaggio, ieri, al
presidente del tribunale di Pordenone, Antonio Lazzàro, che lunedì concluderà
la sua carriera professionale dopo 46 anni alle dipendenze dello Stato come
presidente aggiunto della Corte di cassazione.
E Schifani corregge Fini:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la
Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali
modifiche da apportare alla Legge 40.
Giallo di Los Roques: pm
troppo lenti, il Csm li convoca ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 81 del 2009-04-04 pagina 18 Giallo
di Los Roques: pm troppo lenti, il Csm li convoca di Felice Manti Esposto dei
familiari: «Quindici mesi trascorsi invano, la magistratura valuti l'ipotesi
del sequestro». Il mistero delle telefonate L'aereo con 8 cittadini italiani
diretti a Los Roques il 4 gennaio 2008 è sparito nel nulla.
Valle Caudina:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: attenzione sul fatto che la
questione è stata oggetto di una chiara sentenza presso la Corte
Costituzionale: ?Crediamo che, a fronte di una sentenza della Corte
Costituzionale che dichiari, in buona sostanza, illegittima la pretesa di un
canone per un servizio inesistente, mai reso ai cittadini, una condotta
corretta, imponesse non solo, l?
Procreazione assistita.
Schifani e Fini divisi sui temi etici
( da "AmericaOggi Online"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: doveroso rispetto del Parlamento
non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi". Di conseguenza, si osserva,
"non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della
Corte Costituzionale". L'intera opposizione applaude a cominciare da
Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,
16:41 FECONDAZIONE: DUELLO
SCHIFANI-FINI ( da "Agi"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: afferma una nota della presidenza
della Camera - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual e' la Consulta, di valutare
la legittimita' delle leggi. Di conseguenza, non puo' destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale".
Fecondazione/ Cicchitto:
Legge più equa senza intervento ( da "Virgilio
Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: legge sulla fecondazione assistita
ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il
limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza
quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada
garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta
di Obama a proposito delle staminali".
FECONDAZIONE/ CICCHITTO:
LEGGE PIÙ EQUA SENZA INTERVENTO CONSULTA
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: legge sulla fecondazione assistita
ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il
limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza
quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada
garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta
di Obama a proposito delle staminali".
La logica della natura e
lo Stato etico ( da "Provincia
Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: bocciatura senza rimedi della
decisione della Corte Costituzionale che avrebbe assunto una decisione contro
ogni etica. Invece no. Leggendo l'articolo si scopre che il titolo è un proclama
di vittoria da intendersi: (finalmente) bocciato lo Stato etico. Quindi,
secondo Rodotà, lo Stato non deve essere etico e non deve, quindi, avere alcuna
etica ossia non deve avere alcun principio «
Gli artigiani delle unghie
finte ora sono pronti a graffiare
( da "Arena.it, L'" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come stabilito dalla Corte
Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori, costruttori e applicatori
di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in Italia oggi sono circa 600,
ma una stima realistica li quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto
che oscilla intorno ai 900 milioni di euro.
Legge 40, Schifani contro
Fini ( da "Nuova
Ferrara, La" del 04-04-2009) + 7 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: secondo il quale la sentenza della
Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato
prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi
parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari
votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega
Schifani,
PRIMA LA DONNA
( da "Nuova Ferrara, La"
del 04-04-2009) + 7 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale, con questa
sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle
Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei
pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta
affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'
Mirabelli: la Corte
Costituzionale non si sostituisca al legislatore
( da "Avvenire" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale non si
sostituisca al legislatore DA ROMA L a «funzione principale» della Corte
Costituzionale è quella di «garantire il rispetto della Costituzione». E questo
va da sé. Non è certo quella di sostituirsi al legislatore. Il presidente emerito
della Consulta Cesare Mirabelli lo spiega in un'intervista rilasciata ieri al
quotidiano romano Il Messaggero per chiarire
Abu Omar: il sequestro non
un fatto eversivo La Consulta ha accolto i ricorsi del governo
( da "Avvenire" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ordine costituzionale", come
ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Milano». È questo uno dei passaggi
centrali delle motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha
accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di
Milano e il giudice Oscar Magi per aver violato il segreto di Stato (
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ma l'equilibrio lo definisce il
Parlamento e non la Corte Costituzionale. Questa sentenza viene dopo altri
pronunciamenti della stessa Corte che sono stati francamente sorprendenti:
l'ultimo è quello sul caso Englaro, quando ha respinto il conflitto di
attribuzione sollevato dalla Camera dei deputati.
Schifani:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la sentenza della Corte
Costituzionale sulla fecondazione assistita. Una polemica che dopo le
dichiarazioni di Fini sulla necessità che lo Stato rimanga laico, ieri ha
coinvolto anche il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il ministro
del Welfare Maurizio Sacconi, così come il sottosegretario Eugenia Roccella,
ABU OMAR: CICCHITTO,
CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La sentenza della Corte Costituzionale
sul caso Abu Omar e' molto significativa perche' riconosce la validita'
dell'apposizione del segreto di stato da parte del governo Prodi e del governo
Berlusconi. Essa rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto
protagonismo tutto politico di un certo Pubblico Ministero di Milano.
Abu Omar/ Cicchitto:
Consulta riconosce validità segreto di...
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale sul caso Abu
Omar "è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione
del segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi".
Lo sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo
il quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto
fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto
ABU OMAR: CICCHITTO,
CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO STATO.
( da "Asca" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La sentenza della Corte
Costituzionale sul caso Abu Omar e' molto significativa perche' riconosce la
validita' dell'apposizione del segreto di stato da parte del governo Prodi e
del governo Berlusconi. Essa rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben
noto protagonismo tutto politico di un certo Pubblico Ministero di Milano.
ABU OMAR/ GASPARRI:
CONSULTA RIAFFERMA IMPORTANZA SICUREZZA PAESE
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale sul caso Abu
Omar riaffermano il principio della inviolabilità del segreto di Stato per
garantire la sicurezza dello Stato stesso". Lo afferma il presidente dei
senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "E' risultato quindi - continua
Gasparri - che l'atteggiamento assunto da alcuni pm milanesi sia forse stato
più dettato da un protagonismo personale che non dalla
ABU OMAR/ CICCHITTO:
CONSULTA RICONOSCE VALIDITÀ SEGRETO DI STATO
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale sul caso Abu
Omar "è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione
del segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi".
Lo sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo
il quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto
fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto
Procreazione, Schifani
frena Fini ( da "Corriere
Adriatico" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la fecondazione assistita
dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente
della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta "rende
finalmente giustizia alle donne", mentre per il numero uno di Palazzo Madama
Renato Schifani, la legge 40 è e resta "una buona legge". Il nuovo
botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto.
CLAUDIO SARDO ROMA. RENATO
SCHIFANI RAPPRESENTA LA LINEA PREVALENTE DEL PDL, MA GIANFRANCO FINI N...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Peraltro la stessa sentenza della
Corte costituzionale sulla legge 40 proietta la sua ombra sul ddl Calabrò. La
linea della Corte è quella del contemperamento dei diritti: se la legge sul
testamento biologico dovesse comprimere oltre una certa misura il diritto alla
libertà di cura, andrebbe più facilmente incontro ad una censura.
MARIA PAOLA MILANESIO
ROMA. È IN VISITA A HERAT, AL CONTINGENTE MILITARE ITALIANO DI STANZA ...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ancora parole aspre contro la Corte
costituzionale che, così Maurizio Lupi, «non può diventare un braccio armato
per condurre battaglie ideologiche». Ma a chiedere alla Corte costituzionale di
pronunciarsi ancora sulla legge sono molte coppie che, attraverso i loro
legali, hanno fatto sapere di avere intenzione di sottoporre ai giudici parti
della legge non esaminate dalla Consulta.
LA REGIONE CAMPANIA
PREPARA LA CARTA DEI DIRITTI PER GLI IMMIGRATI, SIA REGOLARI CHE CLANDESTINI.
LA... ( da "Mattino,
Il (Nazionale)" del 04-04-2009) + 5 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale o di indire un
referendum. «La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di
stranieri irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il
rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - hanno spiegato Bassolino e la
De Felice - Lavoriamo, quindi, per fare in modo che gli operatori sociosanitari
siano adeguatamente informati sulle procedure
ROMA. LA CORTE
COSTITUZIONALE CONVIENE CON LE RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLA
&... ( da "Mattino,
Il (Benevento)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale «conviene
con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illecità» delle cosiddette
"extraordinary renditions" (i sequestri di sospetti terroristi ad
opera di servizi segreti internazionali al di fuori di procedure legali.
L'ex assessore Sommavilla:
Da cancellare gli appalti non obbligatori, serve un anno di commissario
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: numerose sentenze della Corte
costituzionale prevedono responsabilità per danni erariali anche dei
consiglieri che votano a favore di bilanci del genere?». Insomma, secondo
Sommavilla, questo bilancio andrebbe rivisto eliminando gli appalti non
obbligatori. «L'unica soluzione - conclude - è un anno di commissario
governativo che ponga fine alla schizofrenia di questa amministrazione.
Fecondazione artificiale,
nasce un altro conflitto ( da "Gazzettino,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: comprenderebbe che il doveroso
rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual
è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».
Nei fatti, a criticare Fini - che aveva giudicato basata su dogmi etici la
legge 40 sulla procreazione assistita,
Giustizia/ Anm:
Incostituzionale trasferimento d'ufficio
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: segnalato al Ministro e al Csm la
drammaticità della situazione, denunciando il rischio di imminente paralisi
della funzione requirente in quelle regioni". L'Anm ha poi
"ripetutamente sottolineato la assoluta inidoneità, per la soluzione del
problema, dell'intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di
carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate.
Provincia, donne al
vertice ( da "Sicilia,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex presidente della Corte
costituzionale Riccardo Chieppa, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità di
tutta la procedura adottata negli anni. Castiglione, però, in attesa di questo
passaggio decisivo, vuole fare chiarezza per evitare, come sta avvenendo, che
in previsione del trasferimento del servizio al gestore unico si diffonda nel
cittadino l'
Tra piazzae Palazzo
( da "Sicilia, La" del
04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ossia lo stesso Fini) ha
ufficialmente rivolto all'Udc di Cesa, ma con destinatari multipli, e a futura
memoria: come il Parlamento rispetta le valutazioni della Consulta sulla
legittimità delle leggi, così non deve destare scandalo che sia lo stesso Parlamento
a esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale.
GIUSTIZIA/ ANM:
INCOSTITUZIONALE TRASFERIMENTO D'UFFICIO TOGHE
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: segnalato al Ministro e al Csm la
drammaticità della situazione, denunciando il rischio di imminente paralisi
della funzione requirente in quelle regioni". L'Anm ha poi
"ripetutamente sottolineato la assoluta inidoneità, per la soluzione del
problema, dell'intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di
carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate.
Immigrazione, campagna di
informazione su assistenza ( da "Caserta
News" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: le valutazioni in ordine alle
iniziative da assumere (ricorso alla Corte costituzionale e al referendum.
"La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di stranieri
irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il rispetto dei
diritti fondamentali di ogni uomo - ha dichiarato Bassolino.
Caso Fincuoghi:
delegazione al Senato ( da "Gazzetta
di Parma Online, La" del 04-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Con loro una rappresentanza dei
dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio
Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La
delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale
che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli
stabilimenti “
( da "Bloomberg" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
By Alex Ortolani
April 3 (Bloomberg) -- The U.S. may begin a $5 billion aid program for
auto-parts suppliers to General Motors Corp. and Chrysler LLC next week, a
partsmaker trade group said. GM and Chrysler have been meeting with suppliers,
explaining U.S. guarantees for bills to automakers, Neil De Koker, president of
the Original Equipment Suppliers Association, said in e-mails today. Suppliers
are embracing the aid after President Barack Obama's car task force said bankruptcy
might be the best option for GM and Chrysler to reorganize. "The suppliers
I'm talking to are looking at it," said Mike Wall, a
consultant and analyst with CSM Worldwide Inc. in Grand Rapids, Michigan. "Those that are
under the most distress and are looking to shore up their operations would be
the first ones to jump on it." The 4,000 companies that supply parts to
U.S. automakers are struggling amid a 37 percent plunge in domestic vehicle
sales this year through March. The U.S. Treasury Department announced
the aid program March 19 to keep a GM or Chrysler bankruptcy from cascading
into supplier shutdowns that cripple the industry. Suppliers usually get paid
45 to 60 days after shipping parts to an automaker. The government has offered
to immediately buy payments promised by GM, of Detroit, and Chrysler, of Auburn
Hills, Michigan, for a 3 percent fee. For a 2 percent fee it would guarantee
the payments in the event of an automaker bankruptcy. Too Expensive? The
Original Equipment Suppliers Association, based in Troy, Michigan, said last
month the program is too costly. Some suppliers may reject the program because
of the terms, Wall said. The trade group represents more than 400 partsmakers,
including suppliers Visteon Corp., based in Van Buren, Michigan, and TRW
Automotive Holdings Corp., based in Livonia, Michigan. Laura Marcero, a
Southfield, Michigan-based partner in consulting firm Grant Thornton LLP, said
last week she feared delays in starting the aid program could cause supplier
failures. That wouldn't be the case if the program begins next week. Ford Motor
Co., the only automaker not taking federal aid, declined to take part in the
program. To contact the reporter on this story: Alex Ortolani in Southfield,
Michigan, at aortolani1@bloomberg.net; Last Updated: April 3, 2009 17:37 EDT
( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
cesa attacca il
presidente della camera sulla legge 40 Fecondazione, stop di Schifani a Fini «È
una buona legge, senza dogmi» Il presidente del Senato: «I parlamentari votano
secondo coscienza. Siamo in uno Stato laico» Renato Schifani (Omega) ROMA -
Dopo Fini, parla Schifani. Il tema è ancora quello della fecondazione
assistita. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato in
alcune parti la legge 40, il presidente della Camera aveva parlato di una
decisione che «rende giustizia alle donne italiane». «Quando una legge si basa
su dogmi di tipo etico-religioso - aveva specificato l'ex leader di An - è
suscettibile di censure di costituzionalità». LA REPLICA - Il giorno dopo,
interviene sul tema anche il presidente del Senato. E la posizione appare
diversa rispetto a quella di Fini. La legge 40, afferma Renato Schifani, «è una
buona legge». «Quando un provvedimento affronta tanti passaggi parlamentari -
afferma - un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano
secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge». «Per cui a
parlare di dogmi troverei qualche difficoltà - dice Schifani nel viaggio a
Herat per presenziare la cerimonia del passaggio delle consegne tra gli alpini
della Brigata Julia e i paracadutisti della Folgore. STATO LAICO - Alla domanda
dei giornalisti se siamo in uno Stato laico o in uno Stato etico, Schifani
replica subito: «Stato laico. Significa non rinunciare alle responsabilità tutte
le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi,
personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge
40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte
quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non
i dogmi». BOTTA E RISPOSTA TRA CESA E FINI - Ma la posizione di Fini sulla
Legge 40 viene invece duramente criticata dall'Udc per bocca del suo segretario
Lorenzo Cesa: «Il presidente della Camera non può essere paladino di battaglie
di parte. Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che
Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si
spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Un
posizione quella di Cesa che provocava subito la reazione della presidenza
della Camera che in una nota sottolineava: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso
rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta , di
valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». stampa
|
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La parola ai lettori
Prevenzione orale, iniziativa a scuola Anche quest'anno in tutte le città della
Liguria Mentadent propone Programma Scuola-Educare a Prevenire, storica
iniziativa dedicata ai bambini delle scuole elementari e realizzata in
collaborazione con l'Associazione Nazionale Dentisti Italiani. L'iniziativa si
colloca nel quadro delle attività educative condotte dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità, finalizzata alla diffusione anche tra i più piccoli dei
principi per una corretta igiene orale. Programma Scuola - Educare a Prevenire
nasce dalla convinzione che imparare i gesti della prevenzione fin da bambini è
fondamentale: quello che si apprende durante l'infanzia difficilmente si
abbandona crescendo. Si compone di due fasi: la prima ha come obiettivo la
formazione del corpo docente delle scuole elementari attraverso un corso
formativo, la seconda pone al centro i bambini: gli insegnanti spiegheranno
loro modalità e tempi della cura dei denti. Per rendere la lezione vivace,
piacevole e stimolante Mentadent mette a disposizione delle scuole dei
materiali che includono Dvd, sussidi didattici e un diploma per tutti gli
alunni. LETTERA FIRMATAStrescino e Lanteri replicano a Verda A leggere la
lettera del candidato sindaco della sinistra Paolo Verda si direbbe proprio che
ha fatto tutto l'opposizione: spiaggia, porto, tariffe agevolate, spazi per la
collettività, ponti su Impero e Baité, passeggiata, ecc. ecc. Va bene che siamo
in campagna elettorale, ma vien proprio da ridere. Tutto quello che ha fatto
l'Amministrazione Sappa diventa merito della minoranza. Le opere elencate fanno
tutte parte di convenzioni con la Porto di Imperia. È pur vero che la minoranza
ha presentato all'epoca un emendamento, ma senza il porto non si sarebbero
neanche realizzate tutte le opere ad esso collegate, poste a carico di Porto di
Imperia Spa e che non incidono sulle tasche dei concittadini. Se qualcuno è da
ringraziare, quindi, è proprio la Spa con cui il Comune ha un rapporto
collaborativo e non di contrapposizione come le minoranze. Tant'è vero che
queste ultime hanno votato contro il progetto del porto turistico, oggi in
avanzata fase di costruzione. Altro che opere collaterali: fosse stato per loro
non ci sarebbe neanche il porto. PAOLO STRESCINO, VICESINDACO, E LUCA LANTERI,
ASSSESSORE ALL'URBANISTICA IMPERIA Diano: Pd e Comitato sul bilancio
( da "Cittadino, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Fecondazione «legge
buona», è "scontro" tra Schifani e Fini ROMA La seconda e la terza
carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde
al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il
dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in
parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera
Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle
donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40
è e resta «una buona legge».Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in
realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni
che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio
non lo nomina mai ma, rispondendo a una domanda dei cronisti durante la sua
visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della
Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro
perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti
segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi».
Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte,
aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre
suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la
replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta e si
difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo a un altro
intervento, ancora più duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello
del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il
presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'assemblea
nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte.
Non voglio aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più
libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così
impegnativi di terza carica dello Stato».Immediata la nota che arriva dalla
presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di
conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle
pronunce stesse della Corte Costituzionale».L'intera opposizione applaude a
cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello
Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la
pronuncia della Consulta «va recepita». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene
Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale»: è
«assolutamente normale» che il presidente della Camera «difenda la laicità
dello Stato». Unica eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola Binetti
(Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia
cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva «esattamente l'opposto».
Anche la maggioranza, però, si divide. Il vicepresidente della Camera Maurizio
Lupi (Pdl), infatti, definisce la legge 40 «un buon testo e non il frutto del
dogmatismo religioso». Mentre per Benedetto Della Vedova, «lo scandalo
suscitato dalle parole di Fini è quanto mai salutare».Anna Laura Bussa
( da "Cittadino, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Monsignor
Fisichella: «Non è una norma cattolica» n Difende a spada tratta la legge 40,
chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc i
vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di
Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor
Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica in un
dibattito nella sede della Federazione della stampa, dedicato all'informazione
su caso Englaro e Legge 40. La legge sulla fecondazione assistita già esprime
«il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo
di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare», afferma
Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della Consulta e
all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini in favore
di quella decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica», precisa
durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa italiana. E
chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza
della Corte Costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi in un
beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una
passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a provocare
più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato
anche la giornalista Lucia Annunziata, Franco Siddi e Roberto Natale,
rispettivamente segretario e presidente della Fnsi. Sul fronte del testamento
biologico, invece, monsignor Fisichella sottolinea la necessità di conciliare
«le diverse istanze presenti nel Paese»: da un lato, cioè, una «istanza di
libertà,» espressione del mondo laico e dall'altro quella «del rispetto per la
vita, dal concepimento alla fine che proviene dal mondo cattolico». Sul fine
vita, dunque, spetta alla politica trovare un «compromesso che sia accolto da
tutti e che non offenda nessuno». A cominciare dalla Chiesa e dai cattolici,
talvolta «ignorati o derisi per le loro posizioni», che al contrario, meritano
maggior considerazione nelle varie sedi del pubblico dibattito. Poiché se prima
c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, promotore delle istanze
cattoliche, «con la sua scomparsa ha spiegato il presule - i cattolici si sono
frammentati in tutti i partiti» assumendo «posizioni che spesso ci fanno
riflettere perché non sempre conformi al criterio oggettivo che tiene uniti
tutti i cattolici». Ciò ha indotto i vescovi a intervenire maggiormente,
«perché nella società ci sono questioni che vanno chiarificate e ai cattolici
sembrano mancare i fondamenti della loro identità». E poiché quest'ultimi «non
sono cittadini di serie b», ha puntualizzato Fisichella, devono essere
ascoltati senza subire derisioni.
( da "Trentino" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Mori. Interrogazione
di Civettini (Lega) «No alle tasse sull'acqua pagate nonostante l'assenza di
depuratori» ROVERETO. A seguito della sentenza che ha stabilito che le tasse
sull'acqua non si applichino dove non esiste un impianto di depurazione, la
Lega nord chiede alla giunta provinciale se esistono delle richieste
di risarcimento dei cittadini e se la Provincia fa qualcosa: «La Corte costituzionale - affermano Civettini e
colleghi - ha dichiarato l'illegittimità del decreto legge relativo alle
tariffe del servizio idrico integrato, relativamente alla depurazione delle
acque, non sia attuabile e applicabile ai cittadini laddove gli impianti di
depurazione non siano realizzati o attivi. Le frazioni di Pannone e
Varano ne sono l'esempio classico poiché gran parte dei residenti non sono
collegati al sistema di depurazione e le acque reflue vengono scaricate
direttamente nel Rio Gresta. Precisiamo anche l'auspicio che sia realizzato
l'impianto di raccolta considerato che alcuni utenti hanno fatto richiesta di
rimborso. Chiediamo quindi se in Provincia si sia a conoscenza delle richieste
di risarcimento da parte degli abitanti per aver pagato in passato per un
servizio non presente. Inoltre vogliamo sapere quanti sono gli utenti da
rimborsare, a quanto ammonta l'eventuale dovuto». Infine, Civettini ne ha anche
per il comune di Mori, accusato di estrema lentezza nello svolgere i lavori di
risistemazione delle strade delle frazioni, cominciati lo scorso anno e non
ancora terminati. (pat)
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CONTINUA LA POLEMICA
SULLE NORME: SONO BASATE SU DOGMI RELIGIOSI Fecondazione botta e risposta tra
Schifani e Fini [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA Uno scontro tra alte cariche
istituzionali, e anche tra presidenti di Camera in sella e non più in sella. La
recente ripulitura da parte della Consulta dei passaggi anti-costituzionali
della legge sulla procreazione assistita allunga la sua influenza sino
all'altrettanto recente varo da parte del Senato della normativa sul fine-vita,
scompaginando i poli e facendo anche litigare la Seconda carica dello Stato con
la Terza. Bene la Corte costituzionale sulla legge 40 «ha difeso la salute delle donne», aveva detto
Gianfranco Fini, «ecco cosa succede quando una legge si fonda su dogmi di tipo
etico-religiosi». E Renato Schifani, che da capogruppo di Forza Italia si batté
per far approvare il provvedimento proprio in Senato, trova il modo di
difenderlo, «nessun dogma religioso, la 40 è una legge di libertà; fu
votata dalla Margherita e da Rutelli». Altro giro, altro attacco a Fini: «Si
liberasse dei panni di alta carica dello Stato, se vuol dare giudizi sulle
leggi del Parlamento», dice l'Udc Cesa anticipando quello che illustrerà oggi,
dalla sede nella quale l'Udc si trasforma in Partito della Nazione, un Pier
Ferdinando Casini che già il giorno prima lo stesso argomento lo aveva
sollevato, vis-à-vis, direttamente con Gianfranco Fini. La presidenza della
Camera, in risposta a un autorevole ex, stavolta emette nota ufficiale, con
trascrizione dell'articolo 134 della Costituzione. Quello che spiega che
prerogativa della Consulta è proprio valutare la costituzionalità delle leggi.
Casini, è il significato implicito, sa bene che l'alto scranno di Montecitorio
non comporta la rinuncia ai diritti politici. Il tema è carsico tra le forze
politiche, e soprattutto nel Pdl, che (forse) verrà chiamato alla prova della
tenuta alla Camera sul testamento biologico. Qualche problema ci dev'essere, se
ieri perfino un pasdaran berlusconiano come Daniele Capezzone
significativamente, mentre i Gasparri e i Quagliariello esattamente come
Schifani respingono le accuse di aver sfornato testi teocratici con la legge 40
come quella sul fine-vita, invece difendeva Fini, pur invitando laici e
cattolici a rispettarsi reciprocamente. E', quello di Capezzone, il segnale che
il Capo, momentaneamente all'estero per incontrare i 20 Grandi della terra, non
gradisce l'inasprirsi dei toni. Eppure, Eugenia Roccella insisteva: la legge 40
è una buona legge che difende le donne, «Fini è disinformato». Lo scontro si
sposta sugli effetti della sentenza della Consulta che, ricordano parlamentari
e costituzionalisti, è di efficacia immediata. E non può essere disattesa,
spiega l'ex ministro della Salute Livia Turco, del Pd, «dalle linee-guida
annunciate da Roccella, che hanno solo aspetti tecnici, non possono averne di
interpretativi della legge». Insomma, la sentenza le cui motivazioni saranno
disponibili tra qualche settimana, e che secondo un sondaggio di Sky ha il
gradimento del 71 per cento degli italiani, ha effetti immediati: lo ricorda
anche l'associazione ginecologi ospedalieri. Buonsenso apprezzato anche da
Massimo D'Alema, e da Ignazio Marino che però vorrebbe invece metter mano a una
nuova legge 40. E che in questo la pensa diversamente dalla correligionaria
(nel Pd) Dorina Bianchi, che invece la difende. Ragion per cui non ha tutti i
torti Emma Bonino quando dice che «nel Pd ci vorrebbe una grande
manifestazione, tipo Circo Massimo o Piazza San Giovanni, ma sui temi della
libertà e della laicità». Anche perché non si tratta di temi «né di destra, né
di sinistra». Intanto non si ferma la valanga di ricorsi alla Consulta: stanno
per arrivare quindici nuovi casi, che affrontano direttamente il punto della
crioconservazione degli embrioni.
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
"Lavoriamo di
più o ci chiameranno tutti fannulloni" La proposta di un gruppo di
docenti: "La legge impone di fare 120 ore non 90" [FIRMA]ANDREA ROSSI
«Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero.
E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di
essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere.
Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non
hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono
rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza
non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che
ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla
chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul
fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica
frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore
l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti
part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il
Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai
stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che
è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi
dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato
una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha
ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari
ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non
valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti
prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà
di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è
controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte
Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola:
secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi
ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento
era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni.
Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del
2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né
richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i
carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già
"per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di
125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la
situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei
dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano
al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120
ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il
minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti
esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno
sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un
intervento d'imperio da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in
commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda
nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra
favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il
blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la
contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a
contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di
più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano
tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno
delle facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero
mettersi di traverso.
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
[FIRMA]ANDREA ROSSI
«Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero.
E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di
essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere.
Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non
hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono
rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza
non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che
ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla
chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul
fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica
frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore
l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti
part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il
Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai
stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che
è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi
dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato
una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha
ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari
ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non
valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori
assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della
facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è
controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte
Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola:
secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi
ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento
era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni.
Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del
2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né
richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i
carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già
"per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di
125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la
situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei
dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano
al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120
ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il
minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti
esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno
sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un
intervento d'imperio da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in
commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda
nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra
favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il
blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la
contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a
contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di
più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano
tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle
facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero
mettersi di traverso.
( da "Stampa, La" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
"Si lavori di
più" Pacchia finita all'Università "I professori devono adeguarsi
alla legge: 120 ore di lezione o ci diranno fannulloni" [FIRMA]ANDREA
ROSSI TORINO «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati
dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori
accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo permettere.
Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non
hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono
rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza
non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che
ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla
chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul
fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica
frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore
l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti
part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il
Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai
stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che
è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi
dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato
una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha
ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari
ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non
valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti
prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà
di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è
controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte
Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola:
secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 70 anni; chi
ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento
era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni.
Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del
2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né
richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i
carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già
"per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di
125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la
situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei
dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano
al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120
ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il
minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti
esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno
sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un
intervento da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione
didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine
del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole»,
spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei
concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei
finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma,
d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per
sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti
d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle
facoltà sono molte.
( da "Libertà" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Fecondazione,
scontro tra Schifani e Fini Il presidente del Senato: «La Legge 40 è una buona
legge». Polemiche cattolici-laici ROMA - Scontro frontale tra Fini e Schifani
sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo l'affondo
laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente
del Senato prende le distanze da Fini e difende il contestato provvedimento.
«Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con
voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla
base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente
della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda
che nell'approvazione della Legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel
testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non
riscontro né nella Legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza
di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato,
che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento.
Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani.
Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei
due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il
presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il
segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili
polemiche, ma personalemnete credo che Fini sarebbe ancor più libero di
condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così
impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa
mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la
questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della
Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del
Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi».
«Di conseguenza - conclude Fini - non può destare scandalo esprimere
valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». 04/04/2009
( da "Libertà" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Consulta: sì al
segreto di Stato ma con controllo delle Camere ROMA - Sul segreto di Stato il
presidente del Consiglio è «investito di un ampio potere» per «garantire la
sicurezza dello Stato»; ma tale potere deve avvenire «sotto il controllo del
Parlamento» dinanzi al quale il premier è tenuto a «giustificare il suo
comportamentò». Nelle motivazioni con cui ha accolto in parte i ricorsi dei
governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano e il giudice del
dibattimento Oscar Magi per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del
procedimento per il sequestro di Abu Omar, la Corte
Costituzionale richiama il governo alle sue responsabilità. E lo fa
addentrandosi nelle pieghe di cosa è da intendersi per segreto di Stato,
soffermandosi sugli effetti che l'annullamento di tre fonti di prova avranno
sul processo che riprenderà il prossimo 22 aprile, e senza risparmiare un
severo giudizio sul fatto che i sequestri di sospetti terroristi ad opera di
servizi segreti internazionali sono «illecite» ma non possono ritenersi
«eversive» come invece sostenuto dalla procura di Milano. 04/04/2009
( da "Arena, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 04 Aprile
2009 NAZIONALE Pagina 4 SEGRETO MA LE CAMERE CONTROLLINO. Sul segreto di Stato
il presidente del Consiglio è «inve SEGRETO MA LE CAMERE CONTROLLINO. Sul
segreto di Stato il presidente del Consiglio è «investito di un ampio potere»
per «garantire la sicurezza dello Stato»; ma tale potere è «sotto il controllo
del Parlamento» dinanzi a cui il premier è tenuto a cui «giustificare il suo
comportamento». Nelle lunghe motivazioni (59 pagine) con
cui ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la
procura di Milano per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del processo
contro tra gli altri l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia per il
sequestro di Abu Omar, la Corte Costituzionale richiama il governo alle sue
responsabilità.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 - Attualità
Fecondazione, Schifani contro Fini: «La legge è buona» «Stato laico significa
non rinunciare alle proprie responsabilità». La replica: legittimo commentare
ROMA. Quella sulla fecondazione assistita è «una buona legge, di libertà»,
votata secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio di
dogmatismo, così come non si riscontra la presenza di una «eticità» nella vita
delle istituzioni. Il presidente del Senato, Renato Schifani, difende la legge
40 dopo la decisione della Corte costituzionale che ne
ha bocciate alcune parti e, di fatto, replica a Gianfranco Fini, che aveva
parlato di «una sentenza che rende giustizia alle donne», sottolineando che
«una legge basata su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile di censura di
costituzionalità». Schifani ha osservato che «una legge, quando affronta un
dibattito lungo e tanti passaggi parlamentari con voti segreti nei quali si
vota secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge, di libertà
anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altri». Per
Schifani, «Stato laico significa non rinunciare alle proprie responsabilità
tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare.
Quindi personalmente non riscontro nella legge sul testamento biologico o nella
legge 40 la presenza di una eticità della vita parlamentare, così come in tutte
quelle leggi approvate con voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono non
i dogmi». E ieri contro Gianfranco Fini è intervenuto anche il segretario
dell'Udc, Lorenzo Cesa. Con parole pesanti: gli ha rivolto infatti l'invito a
«lasciare la carica», se vuole proseguire «nelle sue battaglie ideologiche». E
a stretto giro è arrivata la replica della presidenza della Camera: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale».
( da "Arena, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 04 Aprile
2009 PROVINCIA Pagina 26 SAN PIETRO IN CARIANO. Maurizio Mengato, presidente
dell'Unione nazionale onicotecnici, lancia la sfida Gli artigiani delle unghie
finte ora sono pronti a graffiare Si sono rivolti a Berlusconi per ottenere il
riconoscimento della loro professionalità Gli onicotecnici sfoderano le unghie
per vedersi riconosciuto il diritto alla professione. Parte da San Pietro in
Cariano la crociata degli artigiani delle unghie artificiali, che anche la
Regione Veneto oggi accomuna agli estetisti, per rivendicare dignità
professionale a un settore che, altrimenti, rischia di andare a gonfiare
ulteriormente il grande mercato del sommerso. Una battaglia che vede in prima
fila Maurizio Mengato, presidente dell'Unione nazionale onicotecnici (Uno), con
sede in via Roma, nel capoluogo carianese, e che nel frattempo si è rivolto
anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al ministro del lavoro,
Maurizio Sacconi, per un riconoscimento a livello nazionale. «Quello che sta
accadendo in Veneto, ma anche in altre regioni italiane», sostiene Mengato,
«impedisce a molti artigiani di lavorare e relega i più temerari ad attività
fuori legge». Attualmente infatti, la professione è regolamentata dalle singole
Regioni, con il risultato che gli onicotecnici veneti, sono ad esempio
penalizzati rispetto ai colleghi laziali, che hanno la possibilità di accedere
a un corso di 200 ore regionale ed esercitare la professione di onicotecnica
artigiana, o degli emiliani, ai quali viene riconosciuta la possibilità di
esercitare artigianalmente la professione di decorazione delle unghie. E quindi
«più che ricalcare un'effettiva situazione professionale», sottolinea Mengato,
«questa scelta mira a coprire il vuoto legislativo dello Stato. Ma il
riconoscimento della professione deve essere necessariamente statale, come stabilito dalla Corte Costituzionale il 20 luglio del 2007».
I decoratori, costruttori e applicatori di unghie artificiali ufficialmente
riconosciuti in Italia oggi sono circa 600, ma una stima realistica li
quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto che oscilla intorno ai 900
milioni di euro. «La professione non prevede alcuna attività invasiva o
chirurgica», spiega il presidente dell'Unione, «ma attualmente può essere
svolta in quasi tutte le regioni italiane solo da persone con la qualifica di
estetista, in base a una scelta che non ha un'apparente giustificazione.
L'accesso ad attività più invasive, come quella dei tatuatori o dei
parrucchieri, non è invece subordinato al conseguimento del corso triennale di
estetista. A noi non interessa fare massaggi corpo o trattamenti viso. Ci serve
invece conoscere la fisiologia dell'unghia, la cosmetologia specifica e la
tecnica di trattamento delle unghie». Molti onicotecnici per esercitare la professione,
oggi preferiscono quindi avvalersi di un estetista prestanome. «Altri invece»,
commenta Mengato, «lavorano nascosti in casa o nei garage e comunque in nero».
L'Unione nazionale onicotecnici è un sindacato che non mira solamente a
ottenere il riconoscimento della professione di onicotecnico. «Come
conseguenza», conclude il presidente dell'Unione, «perseguiamo anche la tutela
del consumatore che, per la decorazione o l'applicazione delle proprie unghie,
potrà rivolgersi ad operatori professionali, seri e competenti». Al Senato
della Repubblica giace il disegno legge numero 911 del 16 luglio 2008 per il
riconoscimento a livello nazionale della figura professionale di onicotecnico,
ancora fermo in commissione.
( da "Centro, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 7 - Attualità
PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il
limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il
presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni
Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non
fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità
scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e
soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato
che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita
fecondato».
( da "Centro, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 7 - Attualità
Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme
bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra
cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità
Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA.
Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in
parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle
donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando
affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei
quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una
buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma
contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che
nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel
testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non
riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza
di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato,
che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento.
Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani.
Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei
due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il
presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il
segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili
polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre
le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di
terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla
presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo
netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le
polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini
(«Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie italiane
che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute andare
all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve mettere
mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e rispondente ai
principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino la Costituzione
è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc di essersi
appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del Senato, Emma
Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della libertà e
della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni o del
Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del Pd, a
cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per
ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel
ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della
legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che
«non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge
«è solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della
Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge
cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Rapporto
incrinato per congresso Pdl, rimproveri e invasioni I paletti di Schifani
«Nessun dogma sulla legge 40» Scontro Il presidente del Senato risponde a
quello della Camera: è l'ultima tensione Parla Fini e Schifani siede in prima
fila. Parla Schifani e Fini non c'è. Forse questo piccolo episodio accaduto
nella seconda giornata del congresso del Pdl, sabato 28 marzo, deve aver
influito nei rapporti tra Renato Schifani e Gianfranco Fini. Forse. Di sicuro
il presidente del Senato è sceso in campo per difendere la legge 40, quella
sulla fecondazione assistita (di recente parzialmente bocciata dalla Consulta)
«picconata» l'altro ieri dall'inqulino di Montecitorio: «Una legge - ha detto
Schifani ieri - quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo
con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla
base di dogmi, è una buona legge». Non cita Fini, ma la seconda carica dello
Stato avverte: «A parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». «È una legge -
precisa Schifani - di libertà anche perchè non ci può essere alcuna ingerenza dei
partiti e di altri». L'allora capogruppo di Forza Italia ha osservato: «Nella
legge 40 si andò oltre la maggioranza e su quel testo confluirono i voti di
Rutelli e della Margherita». Il presidente del Senato è entrato anche nel
merito della diatriba, sottolineando come «la Corte costituzionale ha il dovere di vigilare
sul rispetto dei principi. Ricordo che il limite sui tre embrioni ha costituito
oggetto di un ampio dibattito più di tipo clinico-scientifico che dogmatico».
«Molti voti segreti - sottolinea il presidente del Senato - hanno confermato un
orientamento del Parlamento». Infine ha messo un altro paletto:
«Personalmente non riscontro nè nella legge 40 nè nel testamento biologico una
presenza di una eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle
leggi dove ci sono molteplici voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono
non i dogmi». Schifani è persona prudente e moderata. Ma ci sono principi e
valori a cui non rinuncia, anche a costo di andare contro la terza carica dello
Stato. A Palazzo Madama per esempio c'era chi non aveva gradito l'altro affondo
di Fini, quello sul biotestamento. E nemmeno aveva fatto piacere un'altra
sortita, quella del 9 febbraio scorso, quando il presidente della Camera intimò
il silenzio al capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: azione che nel
caso sarebbe di competenza del presidente di Palzzo Madama. Piccoli screzi,
alcune frizioni. Che ora sono alla luce del sole.
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa ...Gianfranco
Fini per contrapporlo a Silvio Berlusconi, magari anche come potenziale
candidato alla Presidenza della Repubblica, e per minare la solidità del Popolo
della Libertà. Che promette, con la sua forza elettorale, e con il suo
radicamento sociale, di lasciar invecchiare e forse anche morire il Pd senza
fargli più rivedere il governo. Il plauso espresso dal presidente della Camera
per la sentenza della Corte Costituzionale contro alcune
limitazioni alla fecondazione assistita, contenute nella legge che la
disciplina, non ha rallegrato più di tanto l'opposizione. Essa è probabilmente
consapevole delle lacerazioni alle quali potrebbe essere esposta cavalcando
oltre misura il verdetto della Corte, sino a tentare un ulteriore allargamento
delle maglie legislative. Eugenio Scalfari non ha intinto nuovamente la
penna nel suo tossico inchiostro, come ha fatto invece domenica scorsa mentre
nasceva il Pdl, per contrapporre "l'uomo di Stato" Gianfranco Fini al
presidente del Consiglio, e invitare la sinistra a dargli credito sulla strada
di una riforma costituzionale condivisa e della difesa
della laicità dello Stato. Invito, in verità, lasciato cadere, se non
addirittura rifiutato, dal baldanzoso segretario del Pd per paura di non poter
reggere il confronto con la maggioranza, visto lo stato penosamente
confusionale della sua parte politica. Questa volta Fini con la sortita sulla
fecondazione assistita, che ricorda la sua ostentata partecipazione al
referendum che tentò inutilmente di abrogare più di ciò che ora la Corte ha
tagliato, rischia di essere in qualche modo strumentalizzato da Pier Ferdinando
Casini, suo ex alleato e predecessore alla presidenza della Camera. Che prima
lo ha accusato di non rispettare il Parlamento. Poi ha contestato le sue
critiche al peso che avrebbero «dogmi di tipo etico-religiosi» su certe leggi
approvate o ancora all'esame delle Camere, come quella sul cosiddetto
testamento biologico, rinfacciandogli praticamente le origini fasciste del suo
ormai ex partito. Infine ha lasciato che il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa lo
sfidasse di fatto alle dimissioni. Non si può certamente negare il carattere
irrituale ed anche intempestivo del commento di Fini alla sentenza della Corte
Costituzionale, espresso peraltro senza ancora conoscerne le motivazioni. Ma
non meno irrituale, diciamo così, è la reazione di Casini. Il quale, impegnato
proprio in questi giorni nel rilancio di un progetto che potrebbe sfociare
nella trasformazione della sua Udc in un più vasto Partito della Nazione, o
qualcosa del genere, mostra una certa insofferenza per il contributo dato da
Fini alla collocazione centrista del neonato Popolo della Libertà. La
concorrenza per lui si è fatta più difficile. E gli fa dimenticare che di
solito quanti si avvicendano ai vertici parlamentari evitano di contestarsi il
modo in cui hanno svolto o svolgono le loro funzioni. Francesco Damato
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Fecondazione
assistita Il numero uno della Camera: «Non è uno scandalo esprimersi sulla
Consulta» Fini non ci sta e rigetta al mittente le critiche che gli sono
arrivate dall'assemblea dell'Udc riguardo la sua posizione sulla legge 40. «Se
l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della
Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale».
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Il dialogo
tra laici e cattolici è alla base del partito unico ...laici devoti e i
laici-anticlericali. Invece, il laico senza aggettivi parte dalla
consapevolezza che la civiltà occidentale è segnata da un intreccio di valori
derivanti dal fatto che alle origini del mondo occidentale ci sono certamente
le radici giudaico-cristiane ma anche l'illuminismo, specie nel filone
anglosassone, che tanto ha contribuito a definire la libertà dei moderni. Poi,
come ricorda Talmon, c'è stato un filone francese che è stato alle origini di
quel giacobinismo che ha anche ispirato il leninismo (dalla ghigliottina al
gulag c'è stato un percorso storico e ideologico assai inquietante). Qui
veniamo ad un nodo storico essenziale. Ieri nei confronti dei due totalitarismi
del XX secolo, oggi nei confronti del fondamentalismo islamico che ispira il
terrorismo di al Queeda, due sono i filoni culturali e storico-politici che, si
sono battuti per dare all'Occidente un'identità fondata sulla libertà e la
democrazia: quello cattolico-liberale e quello liberalsocialista e socialista
riformista. Ciò non vuol dire affatto che tutti i cattolici e tutti i
socialisti siano stati su questa linea: da un lato ci sono stati i
clerico-fascisti e i cattocomunisti, dall'altro i liberali reazionari e i
socialisti stalinisti e frontisti. Oggi si sono riproposte forti discriminanti
nei confronti del giustizialismo a livello interno e del fondamentalismo
islamico a livello internazionale. Non a caso durante gli anni cinquanta c'è
stata la collaborazione fra cattolici e laici nel centrismo, poi negli anni
sessanta quella fra cattolici e socialisti nel centro-sinistra, adesso fra
laici e cattolici in Forza Italia e nel PdL. Tutto ciò non esclude affatto la
dialettica e anche la distinzione, ma non implica di per sé la
contrapposizione. In primo luogo, sul piano del metodo, va garantita la piena
libertà di espressione e di iniziativa della Chiesa su qualunque problema: dopo
di che, sulla base del principio della laicità dello stato e dell'autonomia
della politica, partiti-movimenti e singoli uomini politici sono liberi di
condividere, di dissentire, di proporre soluzioni intermedie e mediate rispetto
alle posizioni espresse dalla Chiesa. Quanto ai problemi attuali, a nostro
avviso è condivisibile l'impianto della legge sulla
fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte
Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi
preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo
anche che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è
condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali. Quanto
alla questione della legge sul testamento biologico probabilmente era molto
meglio che non ci fosse nessuna legge per lasciare che vicende di questo tipo
fossero liberamente gestite nel rapporto fra malato, familiari, medico, così
come è avvenuto finora. Chi, però ha smantellato questa realtà è stato proprio
il dott. Englaro che ha richiesto una pronuncia della magistratura. A quel
punto il Parlamento non poteva accettare di essere scavalcato ed emarginato da
deliberati della magistratura magari di segno diverso, con una conseguente
anarchia. Di qui la necessità di una legge della quale, in assenza di questo
intervento, non si sarebbe sentito bisogno. Rispetto alla legge, non possiamo
fare a meno di esprimere una preclusione rispetto al blocco dell'idratazione e
dell'alimentazione perché, indipendentemente da qualunque ideologia o
religione, francamente non è sopportabile la ripetizione di ciò che è avvenuto
nei confronti di Terry Schiavo, quando un malato che non poteva far valere la
sua volontà, né che aveva dato segni significativi di quello che avrebbe voluto
nel caso in cui avesse perso la capacità di intendere e di volere, è stato
costretto ad andare incontro a forti sofferenze durate per molti giorni. Detto
questo, a tempo debito esamineremo alla Camera con spirito aperto il
provvedimento approvato dal Senato senza alcun spirito di crociata né in un
senso né nell'altro, ma cercando di verificare la possibilità di mantenere in
piedi l'impianto della legge approvato da un ramo del Parlamento con i dovuti
correttivi, magari suggeriti da qualche emendamento rimasto inopinatamente
bocciato per l'effetto paradossale del tiro incrociato da parte di parlamentari
di opposto orientamento. In ogni caso per quanto ci riguarda faremo di tutto
perché, ferme rimanendo la positività del dibattito e la libertà di coscienza,
rimanga in piedi la collaborazione fra laici e cattolici che, a nostro avviso,
costituisce il retroterra decisivo dell'attuale equilibrio politico della
natura stessa del PdL e anche di qualcosa di ancor più significativo e profondo
riguardante le ragioni della solidarietà nazionale. Fabrizio Cicchitto
Capogruppo Pdl Camera
( da "Tempo, Il" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa La Consulta
Segreto di Stato non sindacabile dai giudici Il ricorso al segreto di Stato da
parte dell'autorità politica, ovvero del presidente del Consiglio dei ministri,
non è sindacabile da parte dell'autorità giudiziaria, e di esso l'autorità politica
risponde al Parlamento, posto che il segreto di Stato deve essere apposto su
atti, documenti, notizie, attività che possano recare danno all'integrità dello
Stato democratico. Queste, in estrema sintesi, le motivazioni centrali, rese note oggi dalla Corte Costituzionale, delle decisioni della
Consulta, diffuse l'11 marzo scorso, sui conflitti di attribuzioni, cinque in
tutto, fra magistratri milanesi e presidenti del Consiglio, Romano Prodi prima
e Silvio Berlusconi poi, in merito alla vicenda del sequestro dell'ex imam Abu
Omar. Quanto però ai concreti effetti delle decisioni della Corte
Costituzionale spetterà al giudice competente stabilire se vi siano parti del
processo in grado di "sopravvivere", eventualmente, sottolinea e
sembra quasi suggerire la Consulta, anche ricorrendo alla separazione dei
processi.
( da "Nuova Venezia, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
DIBATTITO Gianfranco
Fini questa mattina parla alle Grazie Questa mattina il presidente della Camera
Gianfranco Fini sarà a Mestre; partecipa al dibattito «Le nostre città fra
diritto alla libertà e ansia di sicurezza» organizzato al Centro Santa Maria
delle Grazie di via Poerio dalla Fondazione del Duomo di Mestre, a confrontarsi
con la città su ronde, violenze, diffusa sensazione di insicurezza. Fini parteciperà al confronto pubblico voluto dalla fondazione
nel ciclo di incontri su «La metropoli dei diritti», aperto alcune settimane fa
dalla lezione di Giovanni Maria Flick, presidente della Corte Costituzionale.
Il dibattito è in programma alle 11. Prima Fini farà due passi in piazza
Ferretto accompagnato da Paolo Costa.
( da "Nuova Venezia, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
STIVAL SUL CSM «Sulle ronde si sta facendo
terrorismo» SAN DONA'. «ll Csm non deve fare terrorismo politico». La tensione
continua a salire nel Veneto Orientale dopo lo stop del Csm alle ronde,
giudicate incostituzionali. Come è noto, i rappresentanti delle Toghe a palazzo
dei Marescialli sollevano una perplessità di ordine generale sulla possibilità
di derogare al principio che assegna all'autorità pubblica l'esercizio
delle competenze in materia di tutela della sicurezza. Escludono pertanto che
questa possa essere affidata ai «privati», bocciando l'istituzione delle
cosiddette «ronde», arrivando infine a ipotizzare il rischio di una parziale
incostituzionalità. Un pronunciamento destinato a lasciare il segno. Daniele
Stival, che del famoso gruppo dei «100» era coordinatore nel Veneto Orientale,
non ci sta e replica prontamente: «Il Csm pensi a quello che dovrebbe essere il
suo di ruolo. Vedremo quando ci sarà una legge sulla sicurezza, che non c'è
ancora, ma in questa fase non è opportuno che si pronuncino i giudici o i loro
rappresentanti perché fanno del terrorismo politico che non ha alcun senso e
fondamento». A Jesolo, dove il fenomeno delle ronde è parso più radicato,
l'assessore alla sicurezza, Andrea Boccato, invita al reciproco rispetto dei
ruoli. «Io credo che i politici debbano fare i politici- commenta Boccato- e
che i giudici debbano fare i giudici. Noi proseguiremo per la nostra strada e
siamo già pronti a riprendere non appena avremo la legge con i decreti
attuativi. «Anche quest'estate- conclude l'assessore- è possibile che si
riparta di slancio con i gruppi di cittadini pronti a collaborare con le forze
dell'ordine». Le ronde a Jesolo erano state bloccate dallo stesso Stival dopo
che il Ministro Maroni aveva diramato a livello nazionale la necessità di sospenderLe
per la loro posizione di illegittimità. Ecco perché la Lega si è messa subito
sull'attenti ritirando uomini e donne, in attesa di future direttive che per il
momento non solo ancora arrivate nell'attesa che il provvedimento diventi legge
con i decreti attuativi. Giovanni Cagnassi)
( da "Adige, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - La seconda e
la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici ROMA - La
seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una
settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento
biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la
fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte
Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia
della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», come ha detto giovedì.
Ieri la replica del numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, per cui la
legge 40 è e resta «una buona legge». Schifani non esita a dire che la
legge 40 «è una buona legge» se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi
parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari
votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver
commentato favorevolmente la decisione della Corte, aveva aggiunto che «le
norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di
censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di
Schifani - troverei qualche difficoltà...» Fini ascolta e si difende, ma non
direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più
duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario
dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. Immediata la nota che
arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della
Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è
la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Contro Fini si schiera
anche il cappellano di Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per
la vita, monsignor Rino Fisichella per il quale la legge sulla fecondazione
assistita già esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne
di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre
tornare». 04/04/2009
( da "Mattino di Padova, Il"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Venezia, La)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 - Attualità
PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il
limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il
presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni
Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non
fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità
scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e
soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato
che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita
fecondato».
( da "Mattino di Padova, Il"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Venezia, La)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 - Attualità
Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme
bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra
cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità
Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA.
Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in
parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle
donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando
affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali
i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona
legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma
contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che
nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel
testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non
riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza
di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato,
che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento.
Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani.
Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei due
poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il presidente
della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il segretario
dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili polemiche
ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue
battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza
carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza
della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo netto. «Se
l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe
che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la
legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può destare
scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le
polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini
(«Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie
italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute
andare all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve
mettere mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e rispondente
ai principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino la
Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc di
essersi appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del
Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della
libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni
o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del
Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per
ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel
ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della
legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che «non
saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge «è
solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della
Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge
cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».
( da "Secolo XIX, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Draghi vede più
rosa«La crisi rallenta» il governatore di bankitalia al summit ecofin Solo uno
spiraglio: «Una rondine non fa primavera» Roma. La crisi rallenta. È il
concetto espresso dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, al
vertice finanziario europeo in corso a Praga. La formula un po' tortuosa
(«Segnali recenti mostrano un rallentamento del deterioramento») indicano che
Draghi è ancora molto prudente: «Una rondine non fa primavera», ha infatti
avvertito subito dopo. Comunque, c'è qualche segnale che dopo mesi di caduta
libera gli effetti della crisi sono meno pesanti. Il prudente ottimismo di
Draghi non sembra però avallato da Joaquin Almunia, commissario europeo alle
finanze: «I dati sul commercio estero e quelli sulla produzione industriale
continuano a restare in terreno negativo. E questo genera serie preoccupazioni
per l'economia globale». lombardi >> 2 04/04/2009 GIUGNO 2007 04/04/2009
OGGI 04/04/2009 Roma. Una settimana fa lo strappo si è consumato al congresso
del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita
dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente
della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente
giustizia alle donne italiane». Per il numero uno di Palazzo Madama, Renato
Schifani, invece, la legge 40 è e resta «una buona legge non votata sulla base
di dogmi». Ecco come, sui temi etici, si dividono le due anime del Pdl.
bocconetti >> 4 04/04/2009 PADOVA. Si chiama p63 il gene capace di
funzionare da "baluardo" contro la diffusione metastatica delle
cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di
ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla
rivista scientifica Cell e reso possibile da un contributo dell'Associazione
italiana ricerca sul cancro (Airc). Lo studio rivela l'utilità dell'impiego di
"spie molecolari", che aiutano a individuare la gravità del tumore e
permettono all'oncologo la scelta della cura migliore, meglio personalizzata.
servizio >> 8 04/04/2009
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina XI - Bologna
Il caso portato dal parlamentare all´attenzione del Csm
Ambasciatori, esposto di Raisi contro la Procura ALESSANDRO CORI Finirà sul
tavolo del consiglio superiore della magistratura il comportamento della
Procura nei confronti della nuova libreria coop Ambasciatori di via Orefici.
«La Procura non è mai intervenuta - accusa il deputato Pdl Enzo Raisi - né
quando ho consegnato al notaio in busta chiusa il nome del vincitore,
prima che si chiudesse il bando, né quando abbiamo denunciato la gestione
irregolare e il mancato controllo del Comune sulla vendita alimentare dentro
l´Ambasciatori. Tante volte però ha avviato indagini solo per aver letto i
giornali». Raisi presenterà «un esposto, come parlamentare» al Csm. Non è solo
l´ultima vicenda legata all´ex cinema a scatenare l´attacco. La Procura
contraria alla decisione del tribunale civile, che imponeva il controllo dei
vigili urbani 24 ore su
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina III - Bari Il
caso L´azione a tutela dei pm il Csm assegna la pratica
alla prima commissione Il comitato di presidenza del Csm ha assegnato alla prima
commissione la pratica, nata dalla lettera scritta dai pubblici ministeri
Renato Nitti, Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro. La prossima settimana il caso
sarà discusso dall´organo di autotutela. Il quesito, posto nella
missiva, è importante. I sostituti procuratori, nella seconda lettera inviata
al Csm, avevano chiesto di sapere entro quale limite devono esercitare «il
dovere istituzionale di salvaguardare la funzione giudiziaria da interferenze
indebite o improprie». La commissione del Csm dovrà rispondere al quesito dei
magistrati. Si tratterà di un chiarimento fondamentale anche per il proseguio
dell´inchiesta amministrativa, disposta dal ministro Angelino Alfano. Il Csm
mercoledì pronunciato, invece, sull´esposto di Fitto, dichiarandosi
incompetente. Nella denuncia l´ex governatore aveva riproposto alcuni rilievi,
contenuti anche nella lettera che ha dato il via all´ispezione.
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina III - Bari Il
leader di Italia dei valori spiega perché il suo partito ha organizzato il
sit-in lunedì Di Pietro: "Noi in piazza per la giustizia Fitto ormai è
diventato come Berlusconi" «Ogni volta che un magistrato fa il suo dovere
nei confronti di uomini di potere ne paga le conseguenze. Si trova il modo di
fermarlo in modo legittimo, ma moralmente indegno». Con queste parole Antonio Di
Pietro, presidente dell´Italia dei Valori, commenta la decisione del ministro
della Giustizia di inviare gli ispettori a Bari. E´ un giudizio molto netto il
suo ? «Guardi, sono convinto che questa è un´ispezione a orologeria. Io non so
chi siano i mandanti. Ma è indubbio che si tratta di un sotterfugio. Un
tentativo di depistare l´attenzione dell´opinione pubblica, un modo per
buttarla in politica». A Bari è la prima ispezione di questo tipo. «I
magistrati, invece, devono essere lasciati di fare. E chiunque deve difendersi
nel processo, e non dal processo, come invece ha fatto Berlusconi. Lui è stato
il primo e quelli che gli sono vicini a cascata stanno seguendo il suo esempio.
Fitto, direi, sta berlusconizzando il processo, dandogli il sapore di uno
scontro politico. L´ex governatore ha l´opportunità di dimostrare che non
c´entra e cioè quella di sottoporsi al giudizio e di far valere le proprie
ragioni». I magistrati di Bari hanno scritto al Csm
chiedendo di sapere qual è il limite dell´azione ispettiva. «Io credo che
questa ispezione sia un´indagine esplorativa alla ricerca di qualcosa che non
c´è. Un´indagine che ha un sapore di ricatto e di minaccia e non quella della
verità. Viene svolta cercando qualcosa che non va e questo mina anche il
segreto istruttorio perché il pm può procedere con una discovery di alcuni
atti sino all´udienza dibattimentale. Questa ispezione mette in condizione il
governo di avere cognizione di fatti che devono rimanere in ambiti
processuali». Fitto ha parlato di una casta di magistrati rossi dei quali
sarebbe vittima. «Io, invece, credo che in Parlamento, ci sia una casta di
intoccabili che stanno stravolgendo la Costituzione. La commissione giustizia,
ad esempio, ha incardinato il lodo Consolo: è una proposta di legge con cui la
maggioranza sta cercando di estendere ai ministri il lodo Alfano». L´Italia dei
Lavori, per lunedì, ha organizzato un sit in di protesta davanti al Palazzo di
Giustizia. «Sarà una manifestazione di solidarietà nei confronti dei magistrati
della procura e di protesta rispetto a questo tentativo di depistare
l´attenzione dell´opinione pubblica». (g.d.m.)
( da "Secolo XIX, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Gasparri:
«Parrucconi comunisti negli organi di garanzia» l'intervista «Il Csm non è la
terza Camera». «Leggi incostituzionali? Non possono dire no all'Europa o
all'arma dei carabinieri» 04/04/2009 Roma. «Sentenza bislacca. Da capire»:
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, ha accolto con stupore la
decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato parte della legge sulla
fecondazione assistita. «Decisioni libere, espresse da un esponente politico.
Ma anch'esse da valutare»: questo, poi, il giudizio sulla polemica che
Gianfranco Fini ha innescato, proprio all'interno del centrodestra. Duro, anzi
durissimo il giudizio di Gasparri sulla Consulta, ma anche sul Csm che ha
ventilato la possibile illegittimità costituzionale anche
di alcuni aspetti del "pacchetto sicurezza": «Ci sono organi di
garanzia che sono tuttora infiltrati da parrucconi comunisti!». Le ultime
vicende fanno capire che all'interno del centrodestra le divisioni sulle
questioni etiche possono sfociare in scontro: il presidente del Senato,
Schifani, è in polemica con quello della Camera. «Io rispetto le opinioni di
Gianfranco Fini! Ma vorrei ricordare che, all'epoca del referendum, tutta An si
schierò in difesa della "legge 40"». Una cosa è la scelta di voto in
un referendum, altra è accettare una sentenza della Suprema Corte. «Vorrei
aspettare di leggere bene la motivazione di questa decisione che, a caldo,
posso dire di non aver ben capito. Posso anche dire che mi pare quanto meno
bizzarra: ad esempio, non è stato cancellato il divieto, che quindi resta,
della conservazione degli embrioni. I giudici hanno invece deciso di non
superare il limite di tre embrioni fecondabili. I capisaldi della legge,
quindi, restano in vigore; occorre capire bene cosa c'è scritto nella sentenza
per evitare che si ingeneri una confusione terribile. Mi lasci dire, allora,
che mi pare, a conti fatti, una sentenza un po' ideologica». Quindi non basata
su norme giuridiche? «"Ideologica" in questo senso: i giudici sono
strumento della legge, non sono la legge. Nella democrazia quella che conta è
la volontà del popolo, attraverso le elezioni e il Parlamento: questa è l'unica
fonte della legislazione. Uno "stato etico", nel senso deteriore del
termine, sarebbe quello dove i magistrati vogliono farsi interpreti della
volontà popolare. Ed ecco perché anche le parole di Fini andrebbero
approfondite un po' meglio». In base a questa sentenza, esponenti della sua
coalizione, pure del suo partito di appartenenza, iniziano a valutare modifiche
alla legge sul testamento biologico. «Io rispettole opinioni di tutti. Ma mi
piacerebbe anche che tutti avessero rispetto per le decisioni prese dal
Parlamento. Credo che si possano cambiare i dettagli di quella legge, non
alterarne i principi. Noi, al Senato, ci siamo espressi chiaramente, più volte,
sulle linee di fondo: il divieto di interruzione dell'alimentazione e
dell'idratazione di un paziente. E spesso le votazioni hanno registrato
maggioranze ampie e trasversali. Mi ricordo, ad esempio, che una mia mozione fu
votata, il 10 febbraio, anche da un esponente autorevole del Pd, Francesco
Rutelli». Non crede che siano molte le leggi della maggioranza che rischiano di
essere definite incostituzionali? C'è stato due giorni fa
il parere negativo del Csm sul pacchetto sicurezza. «Sia chiaro che il Csm non
è la terza Camera. Sui centri di accoglienza abbiamo seguito le direttive
europee, sulle ronde non credo che nessuno possa opporsi ad associazioni di ex
carabinieri. Ho apprezzato molto la decisione di Nicola Mancino di non
partecipare a quella votazione definendo "impropria" la
decisione che si stava prendendo. Non credo che Csm e Consulta, per quanto
infiltrati da "parrucconi comunisti", possano dire "no"
all'Europa o all'arma dei carabinieri. Se lo facessero sarebbero dei
fuorilegge». Angelo Bocconetti 04/04/2009
( da "Secolo XIX, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Fecondazione,
scontro nel Pdl temi etici Schifani in disaccordo con Fini: «La legge 40 va
bene così». Gli schieramenti in campo Roma. Ancora uno scontro sui temi etici,
ancora volta tutto interno al centrodestra e ai massimi livelli. A marcare
posizioni contrapposte sono, infatti, la seconda e la terza carica dello Stato.
Una settimana fa accadde al congresso costitutivo del Pdl per la proposta di
legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la
fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte
Costituzionale. Più in generale, si tratta però di una disputa interna al nuovo
partito, tra l'anima laica e quella più vicina ai dogmi della Chiesa. Per il
presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta su una
legge «basata su dogmi etici, rende finalmente giustizia alle donne italiane»;
mentre per il numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani, la legge 40 è e
resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in
realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni
che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio
non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua
visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della
Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge», se non altro
perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti
segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di
dogmi». Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della
Consulta, ieri aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi
etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A
parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche
difficoltà...'». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani.
Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più duro di quello del
presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che
quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma
l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale del suo partito - non può
essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio alimentare sterili polemiche,
ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie
ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello
Stato». Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa
rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso
rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». L'intera opposizione applaude Fini (ma non è una novità), a
cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello
Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la
pronuncia della Consulta «va recepita». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene
Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale»:
è«assolutamente normale» che il presidente della Camera «difenda la laicità
dello Stato». Unica eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola
Binetti (Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia
cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva «esattamente l'opposto».
Anche la maggioranza, però, si divide nella "querelle" (come si vede
nella grafica qui sopra). Il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl),
infatti, definisce la legge 40 «un buon testo e non il frutto del dogmatismo
religioso» e dà ragione a Schifani che «ha fatto bene» a difenderla. Mentre per
un altro deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova, «lo scandalo suscitato dalle
parole di Fini è quanto mai salutare». E Daniele Capezzone: «Personalmente,
condivido le riflessioni del presidente Fini. Ma invito tutti, anche coloro che
non le condividono, ad un doveroso rispetto delle posizioni del presidente
della Camera. Equilibrio, pragmatismo e disponibilità al compromesso vanno
richiesti anche ai cattolici, non solo ai laici». Interviene anche il
sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella: «Non contesto affatto la
sentenza della Consulta, che non tocca l'impianto e i principi fondamentali
della legge 40 sulla procreazione assistita - osserva -. Il testo con le
modifiche apportate dalla Corte è molto chiaro a riguardo: si mantiene il
divieto di crioconservazione e di soppressione degli embrioni, il divieto di
selezione a scopo eugenetico e la raccomandazione di produrre solo il numero
"strettamente necessario" di embrioni». 04/04/2009
( da "KataWeb News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Fecondazione,
Schifani attacca Fini "La 40, legge buona e di libertà" 3 aprile 2009
alle 12:22 — Fonte: Homepage">repubblica.it — 1
commento Il presidente della Camera difende la legge sulla procreazione
assistita "Stato laico significa non rinunciare alle proprie
responsabilità quando ci sono vuoti normativi da colmare" Attacchi al
numero uno di Montecitorio anche dall'Udc Cesa La replica: "Legittimo
valutare sentenze della Corte costituzionale"
( da "Manifesto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
LAICITÀ Scontro tra
presidenti delle camere sulla fecondazione assistita. Critici anche Udc e
cattolici del Pd Schifani attacca Fini: «La legge 40 è una legge di libertà»
Iaia Vantaggiato ROMA Sulla fecondazione assistita è scontro tra Fini e
Schifani. La legge 40 - ha dichiarato ieri da Herat, e in polemica con Fini, il
presidente del senato - «è una buona legge, di libertà, anche perché non vi può
essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a parlare di dogmi
troverei qualche difficoltà». Si riferisce, Schifani, alle dichiarazioni
rilasciate da Fini dopo la sentenza della Corte
Costituzionale che della legge
( da "Manifesto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRIMINI DI GUERRA A
GAZA Il giudice scelto per una missione di accertamento dei fatti. Tel Aviv:
vogliono discriminare lo Stato ebraico Al sudafricano Goldstone l'inchiesta
dell'Onu, ma Israele protesta Michele Giorgio GERUSALEMME Presto dovrebbero
entrare in un fase più concreta le indagini sui crimini di guerra commessi a
Gaza durante l'offensiva militare israeliana «Piombo fuso» (27 dicembre 2008 -
18 gennaio) in cui sono morti oltre 1.300 palestinesi, ai quali vanno aggiunti
decine di feriti gravi deceduti in questi ultimi due mesi. Le Nazioni Unite
hanno affidato ad un giudice esperto, Richard Goldstone, ex
giudice della Corte costituzionale sudafricana ma soprattutto ex procuratore del Tribunale penale
internazionale per l'ex Jugoslavia e per il Ruanda, il compito di indagare
sugli abusi e i crimini subiti dalla popolazione civile palestinese di Gaza. Il
Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha precisato che Goldstone sarà affiancato
dalla britannica Christine Chinkin, specialista di diritto
internazionale, da Hina Jilani, giudice della Corte suprema del Pakistan ed ex
esperta dell'Onu per i diritti umani e da un colonnello irlandese in pensione,
Desmond Treves. La missione di «fact-finding» era stata decisa il 12 gennaio
scorso a Ginevra da una risoluzione del Consiglio dell'Onu per i diritti umani,
al termine di una sessione speciale sull'offensiva israeliana a Gaza. La nomina
ha un significato speciale se si tiene conto che Goldstone è ebreo e fa parte
del consiglio dei governatori dell'Università ebraica di Gerusalemme. Il
giudice, riferisce il Jerusalem Post, ha detto di essere rimasto «scioccato,
come ebreo», dall'invito a guidare la missione. «Seguo con grande interesse ciò
che avviene in Israele - ha aggiunto - e credo che potrò svolgere questo
incarico con imparzialità». Secondo il mandato affidatogli, le indagini
dovrebbero concentrarsi sulle vittime civili dell'operazione «Piombo fuso», ma
Goldstone ha precisato che il suo team indagherà su «tutte le violazioni del
diritto umanitario internazionale», compiute prima, durante e dopo il
conflitto. Martin Uhomoibhi, il presidente del Consiglio dei diritti umani
dell'Onu, si è detto a sua volta «fiducioso del fatto che la missione sarà in
grado di valutare in modo indipendente ed imparziale tutte le violazioni
commesse a Gaza». Goldstone spera di presentare un rapporto entro tre mesi
dall'inizio della missione. I membri del team avranno colloqui nelle prossime
settimane prima di partire per la regione, ma nessuna data è stata fissata.
Israele collaborerà con Goldstone e il suo team? L'interrogativo non è
secondario se si tiene conto che lo scorso dicembre le autorità dello Stato
ebraico non hanno consentito al relatore speciale dell'Onu per i diritti umani,
Richard Falk, di entrare in Israele e in Cisgiordania e Gaza. E qualche mese
prima non aveva cooperato con la missione guidata dal premio Nobel per la pace
Desmond Tutu. I primi segnali non sono rassicuranti. «Questa commissione (di
Goldstone) non è incaricata di accertare la verità, ma di discriminare Israele
per i suoi presunti crimini», ha detto Yigal Palmor, portavoce del ministero
degli esteri israeliano, per il quale il Consiglio dei diritti umani dell'Onu è
un organismo che ha perso «ogni credibilità». Lo Stato ebraico però non potrà
mantenere all'infinito lo stesso atteggiamento di chiusura. Le indagini vanno
avanti e le Nazioni Uniti appaiono intenzionate ad accertare l'utilizzo di armi
proibite - come le munizioni al fosforo bianco in aree densamente popolate - e
a fare piena luce su bombardamenti aerei e di artiglieria su case ed edifici
civili che in non poche occasioni hanno colpito anche strutture dell'Onu,
provocando decine di morti palestinesi. Senza dimenticare gli ostacoli alle
operazioni di soccorso ai feriti palestinesi denunciate di recente anche
dall'associazione israeliana «Medici per i diritti umani».
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 4 autore: di Fosca Bincher P.S. per chi
volesse iscriversi l'indirizzo è http://www.facebook.com/group. Il Csm non è un
organo indipendente perché non lo è neanche la magistratura È giunto a 2.545
iscritti il gruppo Io leggo Italia Oggi su Facebook, il social network del
momento. Nella prima pagina di ieri si è parlato della bocciatura del decreto
legge sulla sicurezza e sulla violenza sessuale, da parte del Consiglio
superiore della magistratura. Un atto poltico che un organo tecnico non avrebbe
dovuto votare, ha sostenuto, Cosimo Maria Ferri, un componente dello stesso
organo di autogoverno della magistratura. L'istituzione delle ronde volontarie
per esempio, è un provvedimento ingiudicabile perché non è di competenza del
Csm. Ecco allora che si pone sempre lo stesso problema della politicizzazione
di organi tecnici che dovrebbero essere super partes e che non dovrebbero
condurre una battaglia politica o sindacale ma essere un punto di riferimento
per le altre istituzioni sulle materie competenti. Ecco la sintesi dei
commenti. Emilio F. Ma quando ha silurato De Magistris, Apicella e tutti gli
altri, rispondendo a precisi «inviti» politici, allora il
Csm non faceva politica? Attendo risposta.Donato Di Punzio Oramai in Italia si
naviga senza riferimenti degni. C'è solo tanta SPECULAZIONE! In tutti i campi!
Mi sembra d'essere in piena anarchia.Laura Madrigali Csm, Corte Costituzionale
e tanti altri organi super partes non sono, al punto che oramai sono un costo
non più giustificato per la collettività.Francesca Caiazzo Il Csm non è
un organo indipendente, non illudiamoci...come non lo è la magistratura. E poi
si incazzano se De Magistris dice che certi magistrati sono collusi...potere
politico, potere giudiziario, potere criminale, potere amministrativo da noi in
Calabria, come nell'Italia intera, spesso si confondono in un'anima sola..altro
che intrecci. Ricordiamoci ad esempio che la procura di Catanzaro non ha
escluso l'esistenza di una loggia massonica a San Marino, ha «solo» detto che
non possono provarlo...cose dell'altro mondo!Drusiano Cipriani Finalmente è
stata inventata l'acqua calda!! era sotto gli occhi di tutti ma nessuno se n'era
accorto..è primavera svegliatevi bambineeeee..Antonio Lepore È una cosa
stranissima, sia per la destra che per la sinistra, molto più per la prima, che
quando un'assemblea o un organo, che sia composta da giudici, o che sia a loro
collegata, prende decisioni, non condivise a una delle parti, la si accusa di
politicizzazione. Vedi l'ultimo caso, sulla legge 40, obbrobrio legislativo,
come molti di quelli fatti dai governi del sig. b, anche qui si è detto che la
Corte costituzionale, ha fatto politica. Secondo voi è
giusto o è sempre la solita solfa dell'isopportabilità del sig. b per i
giudici?Giorgio Marchetti In effetti i conflitti di competenza nel nostro Paese
sono innumerevoli e degni di ogni censura. Un conto è discutere di tutto su un
blog, ci mancherebbe in democrazia, altra cosa è esprimere giudizi dal sapore
squisitamente politico da parte di organismi dello Stato che dovrebbero fare
altro. Il caso del decreto sulla sicurezza è emblematico. Concordo con Cosimo
Maria Ferri, i giudizi del CSM dovrebbero limitarsi
alle proprie competenze e non esprimere valutazioni politiche sui singoli
provvedimenti che il legislatore ha ritenuto opportuno emanare. Poi vi saranno
giudizi di costituzionalità e quant'altro che competono però altre Istituzioni
preposte a taeli scopi.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Imposte e Tasse data: 04/04/2009 - pag: 32 autore: di
Giuseppe Ripa Ordinanza della Corte costituzionale mette un limite all'applicazione di uno strumento micidiale
Confisca fiscale non retroattiva Il prelievo per equivalente non si applica ai
reati ante 2008 La confisca per equivalente, relativa alla commissione dei
reati tributari, non si applica agli illeciti perpetrati prima del 2008.Scomodata
dal gup di Trento, la Corte costituzionale, con
ordinanza n. 97 del
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO pag. 21
PROCREAZIONE ASSISTITA: la legge perde pezzi dopo la «... PROCREAZIONE
ASSISTITA: la legge perde pezzi dopo la «picconata» inflitta dalla Corte Costituzionale. Ma per alcuni casi, come quello di Giulia e
Stefano D'Errico di Uzzano il problema rimane: per le coppie portatrici di
malattie genetiche, ma fertili, nulla cambia. «I ricorsi fatti e accolti dalla
Consulta dice Stefano, nostro fotografo della Goiorani dimostrano che i
parlamentari che hanno approvato quella legge sulla procreazione assistita non
hanno tenuto conto dei principi costituzionali, oltre a essersi
dimostrati insensibili rispetto alla realtà delle coppie. Nel nostro caso (sono
portatori di talassemia e le loro due figlie gemelle sono nate ammalate della
forma più grave della malattia) servirebbe una revisione generale della legge.
Ma non sono ottimista: credo che prevarrà ancora la linea imposta dalla chiesa
cattolica, anche se il nostro è uno Stato laico». Stefano e Giulia vogliono un
altro figlio che possa donare cellule staminali del cordone ombelicale per il
trapianto favore delle sorelline Lisa e Delia, che hanno oggi quattro anni. E'
l'unica possibilità per le gemelle di guarire e non essere schiave delle
trasfusioni di sangue, alle quali sono sottoposte da quando avevano pochi mesi.
Un figlio, però, che sia sano. E l'unica certezza può venire dalla fecondazione
assistita e dalla diagnosi preimpianto sugli embrioni prodotti. «Uno su 4 degli
embrioni che concepiamo è malato spiega Stefano e solo il 25 % di quelli sani
sono compatibili con le sorelline per effettuare un trapianto che permetta la
loro guarigione. Per noi, come per tanti altri genitori in condizioni simili, la
diagnosi preimpianto è fondamentale». Dal
( da "Nazione, La (Umbria)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
TERNI pag. 18 TERNI
SENTENZA innovativa del giudice monocratico del tribunale ... TERNI SENTENZA
innovativa del giudice monocratico del tribunale di Terni, Angelo Matteo Socci,
che ha assolto, ritenendolo «soggetto non punibile», un uomo che era stato
querelato per furto dalla convivente. Il giudice ha in questo modo equiparato
il convivente al coniuge. L'uomo, 44 anni, di Avigliano Umbro, era finito a
giudizio in quanto, secondo l'accusa, aveva prelevato dall'abitazione della
convivente vari oggetti in oro, tra cui due orologi, due catenine, alcuni
anelli e un braccialetto. La donna lo aveva denunciato ed era stato aperto un
procedimento penale nell' ambito del quale il pm aveva chiesto la condanna
dell'imputato ad un anno di reclusione e 300 euro di multa. Il giudice
monocratico Angelo Matteo Socci, lo ha invece dichiarato non punibile spiegando
nelle motivazioni della sentenza che «è più ragionevole e conforme alla
Convenzione europea dei diritti dell'uomo e alla nuova costituzione europea
inserire il convivente tra i soggetti non punibili». La giurisprudenza in
materia di non punibilità del convivente registra pareri contrastanti: la Corte
di Cassazione con le sentenze del 22 gennaio 2004 e del 28 settembre 2006 si
era espressa in due modi opposti relativamente al reato di favoreggiamento,
dichiarandolo nella prima sentenza perseguibile e non in quella successiva. Si
e' ancora in attesa della decisione delle sezioni unite della Cassazione. In passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso sull'illegittimità costituzionale dell'articolo 649 del
codice penale nella parte in cui esclude il convivente dalla non punibilità.
«LA CASSAZIONE si legge ancora nelle motivazioni della sentenza ha da molto
tempo ritenuto che per configurarsi il reato di maltrattamenti in famiglia
basta la semplice convivenza more uxorio; per il gratuito patrocinio si
devono calcolare, sempre per la Cassazione, anche i redditi del convivente. Il
nuovo codice di procedura penale, all'articolo 199, prevede poi espressamente
la facoltà di astensione dal deporre del convivente: A chi chi pur non essendo
coniuge dell'imputato come tale conviva o abbia convissuto con esso'. In sede
civile, inoltre, le ultime previsioni legislative equiparano a tutti gli
effetti il convivente di fatto al coniuge». «Anche la remissione di querela
aggiunge il giudice Socci rafforza la prova sull'affetto familiare tra i due
conviventi o ex conviventi. Del resto la denuncia è avvenuta in un momento di
tensione per una relazione extraconiugale (scusate, extraconvivenza)
dell'imputato». Stefano Cinaglia
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Di etica (pubblica)
ce n'è poca dietro il caso Fini-Schifani segue dalla prima pagina Infatti, in
quel caso, come in quello più recente della legge sulle "disposizioni
anticipate" relative ai trattamenti sanitari, la "libertà di
coscienza" dei parlamentari è stata invocata prevalentemente in modo
strumentale, come obiezione preventiva a ogni tentativo di individuare
posizioni condivise, in particolare all'interno del Partito pemocratico. La libertà
di coscienza è stata soprattutto un paravento dietro il quale si è nascosta la
scelta politica di compiacere la Chiesa. Un atteggiamento ben diverso, è il
caso di sottolinearlo, da quello tenuto da parlamentari cattolici di diversi
schieramenti in situazioni analoghe del passato (si pensi, per menzionare due
personalità per altri versi distanti, a certe scelte di autonomia di Alcide De
Gasperi o di Livio Labor). Ciò detto, rimane il problema della tensione che c'è
tra due dei più alti rappresentanti delle istituzioni politiche repubblicane,
che sono evidentemente in disaccordo profondo sia nei giudizi politici di
merito sulle vicende di cui si discute sia nell'interpretazione del proprio
ruolo. Da questo punto di vista, la posizione di Fini, che pure spesso si è
atteggiato di recente a difensore delle prerogative del parlamento nei
confronti delle pretese del Governo - senza poter contare, vale la pena di
sottolinearlo, nella solidarietà del Presidente del Senato - appare per molti
versi di rottura rispetto alla prassi. Infatti, il presidente della Camera si
sta progressivamente allontanando da un modello esclusivamente di garanzia del
proprio ruolo, che tradizionalmente si manifestava in forme che prevedevano
l'ossequio a una sorta di principio di "comity" vigente tra i due
rami del Parlamento. Fini, forse in risposta a esigenze di partito piuttosto
che di natura istituzionale, si muove sempre più spesso come il punto di
riferimento di un diverso modo di intendere l'identità del centrodestra. Un
leader potenzialmente alternativo rispetto a Berlusconi che non rinuncia a far
sentire la sua voce perfino criticando sul piano dei principi una legge
approvata in passato dalla Camera che egli oggi presiede. In tal senso, le
dichiarazioni di Fini prospettano la possibilità di un'ulteriore evoluzione
della costituzione materiale del nostro Paese. Un cambiamento criticabile dal
punto di vista della concezione tradizionale dell'equilibrio dei poteri, ma che
potrebbe essere inevitabile per via dell'incapacità dell'opposizione di
esercitare un ruolo significativo. Comunque, oltre a un rilievo istituzionale,
come si è detto, le dichiarazioni di Fini sulla sentenza
della Corte Costituzionale ne hanno anche uno di principio. Da questo punto di
vista, per quanto comprensibile alla luce della sua storia personale, il
riferimento allo Stato Etico risulta poco persuasivo. Infatti, la tendenza di
fondo che emerge, nella legislazione sulla fecondazione assistita come in
quella sulle dichiarazioni anticipate, non è affatto ispirata da un'interpretazione
hegeliana dell'eticità dello Stato come quella proposta ai tempi del Fascismo
da Gentile. In realtà, il "bipolarismo etico" della politica italiana
è il frutto della negazione della possibilità stessa di un'etica pubblica che -
nella prospettiva delineata da John Rawls - individui i principi che
costituiscono il "terreno comune" della democrazia liberale. Ciò cui
stiamo assistendo è una politicizzazione sbagliata dell'etica, che la trasforma
in uno strumento nella lotta per il potere, un'asimmetria negoziale da cui si
spera di ricavare un vantaggio competitivo nella ricerca del consenso. Mario
Ricciardi 04/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Consulta, tra
attacco e appeasement la doppia tattica dei cattolici italiani realismo.
Avvenire, Radio Vaticana e Osservatore Romano fanno gli attendisti. Buttiglione
e Baget Bozzo si scagliano contro la Costituzione. Cauto l'aennino Mantovano,
duro il leghista Leoni con il "laicismo" di Fini. di Paolo Rodari La
risposta dei cattolici a Gianfranco Fini, che dopo l'allarme sui rischi di
"Stato etico" ha lodato il pronunciamento della Consulta sulla legge
40, è stata veemente. C'è stato il segretario generale della Conferenza
episcopale italiana che ha detto «figurarsi»: «Lo Stato etico c'è quando ci
sono delle costrizioni, e non mi sembra che ci si trovi in queste condizioni».
Poi c'è Baget Bozzo sul Foglio di ieri: dice, al contrario di Fini, che lo
Stato etico l'ha proposto la Consulta con la sua sentenza sulla legge 40.
Sempre ieri, ecco Avvenire, che in un editoriale in prima fa un altro
ragionamento. E chiede di interpretare la sentenza nel giusto modo e senza
furori ideologici: la sentenza, in sostanza, a bene vedere rispetta i principi
etici. È, infatti, una sentenza «rilevante ma non rivoluzionaria». Due giorni
fa, contro Fini, si era scagliato Rocco Buttiglione. Per lui, a differenza
della tesi di Avvenire, la sentenza provoca «un grave sconcerto». «Difficile -
dice - non avere l'impressione che un gruppo ideologizzato stia cercando di
sequestrare la Costituzione espropriando il Parlamento della sua sovranità» E
ancora: «La Costituzione ha da sempre avuto l'appoggio convinto, entusiasta e
fattivo dei cattolici italiani. Se passasse l'idea che la Costituzione sia
contro la vita si creerebbe un'incrinatura drammatica nella coscienza della
nazione». Più in sintonia con Avvenire è stata invece la Radio Vaticana. In
merito alla sentenza della Consulta, infatti, l'emittente ha detto che «va
ricordato che i dati contenuti nella recente relazione al Parlamento dimostrano
che la legge
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Destra a Camere
separate Le considerazioni di Gianfranco Fini a margine
della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge sulla fecondazione
assistita hanno provocato reazioni vivaci, e non solo da parte di parlamentari
del Pdl e dell'Udc. La sua presa di posizione, infatti, è stata criticata anche
dal Presidente del Senato, che ha sentito il bisogno di distinguersi dal suo
omologo di Montecitorio affermando che egli «non riscontra eticità nella
vita parlamentare». Si è rotta così una prassi non scritta della Seconda
Repubblica, che vedeva i presidenti delle due Camere solidali nell'appartenenza
alla stessa coalizione. Messa in quei termini, la reazione di Renato Schifani è
formulata in modo infelice, ma non è difficile comprenderne il senso. Se Fini, a
proposito della legge 40, aveva richiamato le idee di Giovanni Gentile sullo
stato etico come un modello negativo di subordinazione del diritto a concezioni
della vita che non sono necessariamente condivise dalla maggioranza dei
cittadini, Schifani ha inteso difendere la legittimità politica di una
disciplina che ha affrontato diversi passaggi parlamentari prima di essere
approvata. Ricordando che su quella legge c'è stato «un lungo dibattito con
voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla
base di dogmi». Si potrebbe contestare l'accuratezza della ricostruzione del
percorso della legge 40 fatta dal Presidente Schifani. segue a pagina 4
04/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Non è il gemello del
vice di Veltroni È proprio lui la posta di zoro Diego, non ci siamo. Io avevo
creduto che Franceschini fosse diverso da Veltroni, che avesse capito gli
errori più elementari fatti dal suo predecessore, e invece in pochi giorni
rilascia una serie di dichiarazioni balbettanti su sciopero, legge 40 e
candidature da far cadere le braccia. Com'è possibile? Circolo Pd I Petali Sono
Finiti Possibile è possibile. Ricordo ancora che questo non è il gemello
sveglio del vicesegretario di Veltroni, ma è il vicesegretario di Veltroni
chiamato da Veltroni a sostituirlo con il pavido benestare di tutto il corpo del
partito. In quell'occasione fu lo stesso Franceschini a raccogliere firme per
avere un apparente rivale in Parisi, comportandosi di fatto peggio del
Berlusconi acclamato senza tristi finzioni. Ma va bene, il passato è passato e
criticarlo, forse, ora non serve. Quello che però veramente mi risulta
difficile capire è come, avendo sempre meno da perdere, su vicende come lo
sciopero Cgil, la sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40, il
referendum o la collocazione del Pd in Europa, le dichiarazioni del Segretario
di turno siano sempre timorose, arroccate, impacciate e fondamentalmente vuote
anche a fronte della chiara presa di posizione della maggior parte di quel che resta
dell'elettorato base del Pd. È anche questione di sensazioni, di fiutare
il proprio elettorato, di averne il polso sotto controllo. Fini sicuramente sa
cosa vuole la maggioranza dell'elettorato del Pd. Di Pietro anche. Fioroni no,
per dirne uno non a caso, oppure se ne frega, e delle due ipotesi non so quale
sarebbe più grave. Con ritardo, ma meglio che mai, Franceschini ha sciolto la
riserva, sfogliato la Margherita: andrà al Circo Massimo. Il rischio, in caso
contrario, sarebbe stato quello di rimanere da solo a casa con Tonini a
guardarsi i suoi sempre più potenziali elettori sfilare nonostante lui. Ciao
Diego, ti ho visto al congresso del Pdl? Cosa ne pensi? Circolo Pd Apnea delle
Libertà Andando via dalla Fiera di Roma mi sono ripetuto più volte che quella
che avevo intravisto era una realistica anticipazione dei miei prossimi
trent'anni di vita. A rendermi così pessimista era la considerazione opposta a
quelle fatte da Bersani e Veltroni a commento dell'evento. Per Bersani quel
posto era lontano anni luce dal paese reale, per Veltroni si è trattato di «un
congressino»; essendoci stato ritengo invece che purtroppo così non sia stato,
e tocca farsene una ragione e cercare rapide contromisure anche se rimediare,
ormai, sembra impossibile. Perché lì dentro c'era una fetta di popolo vero,
soprattutto l'ultimo giorno di congresso. Che quel popolo leggesse e
accarezzasse come reliquia la pergamena con le parole ipnotiche del Berlusconi
'94, orgogliosamente uguali a quelle del Berlusconi 2009, stupisce e spaventa,
ma tant'è, se ancora non siamo riusciti a convincere la gente che negli ultimi
quindici anni di storia Berlusconi qualche responsabilità l'abbia avuta e
continui ad averne, la colpa non può essere solo sua. Ciao Diego, Franceschini
ha affermato che il Pd non entrerà nel Pse «ma cercherà di costruire un luogo
alternativo». Perché tanto autolesionismo? Circolo Pd In Europa, Su Questo
Siamo Tutti d'Accordo Anche qui, come sopra, se si facessero primarie tra gli
elettori del Pd, il risultato a favore di un rapido, veloce e indolore
accasamento tra i banchi del Pse sarebbe scontato, logico, coerente. Per
parafrasare Franceschini, che per spiegare la propria adesione allo sciopero
Cgil ha parafrasato Gordon Brown, dove c'è un gruppo progressista riformista
vagamente di sinistra in Europa, non può non esserci un deputato europeo del Pd
a farne parte. Quel posto, piaccia o no, è il Pse. Caro Zoro, cosa ne pensi
della scabrosa riunione svoltasi a casa Berlusconi per decidere e spartire
nomine Rai e poltrone varie? E cosa ne pensi della reazione di Franceschini?
Circolo Pd Horror Vacui Lo stato di salute dell'informazione italiana è quello
che è e il fatto che praticamente nessuno abbia mostrato una credibile
indignazione per quel consesso privato ma pubblico, pubblico ma privato,
tenutosi alla corte di Silvio e definito
"orrido" da Franceschini, è il miglior termometro della situazione.
In tutto ciò, orrore per orrore, della tragedia in mare del giorno prima sui
giornali e in tv non si parlava quasi più. Zoro, hai visto? Franceschini
candida la Serracchiani. Sei contento? Circolo Pd, In Sintesi Sì, sono
contento, anche se lo schizofrenico e rapidissimo iter mediatico che l'ha
portata alla candidatura non mi tranquillizza circa il fatto che adesso ci sia
quella linea politica di sintesi che la Serracchiani andava chiedendo nel suo
intervento all'assemblea dei circoli. Ma va bene così, ogni scossone dal basso
allo status quo del Pd può solo migliorare le cose. Tra l'altro il suo, di
fatto, è forse il primo caso di politico italiano che grazie al web raggiunge
concretamente e in tempi rapidissimi un obiettivo altrimenti insperabile (la
candidatura alle europee). La principale differenza con i casi precedenti più
noti è che, almeno fino a oggi, il web ha usato lei, e non viceversa. Anche per
questo il caso si fa interessante. di Diego Bianchi 04/04/2009
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi Aveva preso alcuni gioielli nella abitazione della sua convivente
che lo aveva denunciato per furto ma un giudice del tribunale di Terni lo ha
assolto ritenendolo «soggetto non punibile» così come avviene per il coniuge.
L'uomo, 44 anni, di Avigliano Umbro - secondo l' accusa - aveva asportato
dall'abitazione della sua convivente vari oggetti in oro, tra cui due orologi,
due catenine, alcuni anelli e un braccialetto. La donna lo aveva denunciato ed
era stato aperto un procedimento penale nell'ambito del quale il pubblico
ministero in sede di discussione aveva chiesto la condanna dell'imputato ad un
anno di reclusione e 300 euro di multa. Il giudice monocratico Angelo Matteo
Socci, lo ha invece dichiarato non punibile spiegando nelle motivazioni della
sentenza che «è più ragionevole e conforme alla Convenzione europea dei diritti
dell'uomo e alla nuova costituzione europea inserire il convivente tra i
soggetti non punibili». La giurisprudenza in materia di non punibilità del convivente
registra pareri contrastanti: la Corte di Cassazione con le sentenze del 22
gennaio 2004 e del 28 settembre 2006 si era espressa in due modi opposti
relativamente al reato di favoreggiamento, dichiarandolo nella prima sentenza
perseguibile e non in quella successiva. Si è ancora in attesa della decisione
delle sezioni unite della Cassazione. In passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso
sulla illegittimità costituzione dell'articolo 649 del codice penale nella
parte in cui esclude il convivente. La decisione di Socci è di rilievo perché
ormai la coscienza sociale e il legislatore considerano la convivenza come il
matrimonio, pur tuttavia il nostro codice penale del 1930, non prevedeva
- e ciò per l'epoca era logico- tra i non punibili in caso di reati contro il
patrimonio il convivente; oggi con un mutato quadro sociale e normativo, e con
una lettura delle norme europee può arrivarsi in sede giurisprudenziale - come
per primo la mia decisione fa- a includere tra i non punibili per reati contro
il patrimonio anche il convivente.
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi di LUCA BENEDETTI C'è chi ha fatto i conti. Uno scorzone maturo può
costare, in media dai 60 ai 70 euro (120 euro per i pezzi più pregiati). Uno
non maturo, rubato nelle tartufaie fuori stagione, e venduto per il mercato
nero delle salse o magari degli olii aromatizzati al tartufo, può arrivare
anche a cento euro al chilo. Un affare di tutto rispetto per un mercato che,
oramai non guarda più le stagioni. I furbi entrano in azione in ogni angolo
dell'Umbria, le segnalazioni arrivano dappertutto e sono gli stessi cavatori
onesti a fare gli sceriffi. «Abbiamo segnalato tutto alla Forestale e alla
Polizia Provinciale - raccontano Giuseppe Rondini e Leandro Betti, presidente e
segretario dell'Associazione tartufai "Il Perugino"- ma anche alla
Asl e ai carabinieri del Nas perché è possibile, in caso di controlli in campo
alimentare, capire se è stato utilizzato un tartufo poco maturo. Che, in realtà
è quasi una patata. Ma questo non scoraggia chi si aggrappa a certi traffici».
Il tam-tam dei tartufai regolari che si mettono la stella da sceriffo e
controllano che le tartufaie non vengano assaltate, spiegano che il sistema ha
anche un'altra pesante variazione sul tema. «Non è escluso che chi dà l'assalto
alle tartufaie quando la raccolta non è permessa, possa ricattare l'acquirente
del tartufo non maturo». Con una frase che suona più o meno così: «Se non
compri questo, non avrai neanche quello buono». E si innesca un meccanismo che
non ha nulla di virtuoso e alimenta il mercato irregolare. Naturalmente
l'attacco alle tartufaie ha anche un aspetto ambientale e naturalistico
deleterio. Ancora Rondini e Betti che spiegano: «Abbiamo trovato tartufaie
lavorate e zappate anche nella vicinanza delle radici. Questo procura un danno
pesantissimo alle tartufaie stesse. C'è il rischio che le spore non cadano più
e che la tartufaia perda le sue capacità di produrre il tubero per dieci anni o
addirittura quindici nei casi più gravi». Insomma, mercato nero e predoni dell'ambiente
che non solo rovinano il mercato ma devastano anche l'equilibrio ambientale
delicatissimo che permette la nascita dei tartufi. E' l'ultima guerra nel
grande mondo dei cavatori. In Umbria ce ne sono almeno undicimila, adesso vanno
a bianchetto fino a metà aprile e poi scatta il riposo. Fino al 31 maggio
quando si aprirà la caccia allo scorzone. Quest'anno le piogge aiuteranno, si
immagina, una buona produzione. «E proprio per questo motivo-spiegano gli
esperti- è più forte l'azione di chi va a caccia di tartufo scorzone non
maturo». Un anticipo di sfida che profuma di guerra in una regione che ancora
vive sul filo del rasoio per il riassetto del settore, stretto tra intervento della Corte Costituzionale e legge regionale salva tutti che
ancora non c'è. Intanto quelli dell'Associazione "Il Perugino" fanno
altri passi per crescere. Sono i primi in Umbria ad aver aderito all'Unione
Italiana del tartufo e domani, alla tradizionale fiera di Ponte Felcino,
scenderanno nel bosco (alle 15) per dare una dimostrazione con i cani da
tartufo e per ribadire che gusto, affari e tradizione possono andare a
braccetto soltanto se nessuno fa il furbo, cercando di togliere divertimento e
incassi sotto al naso di chi rispetta date e regolamenti.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-04 - pag: 16 autore: Dopo la
Consulta. «è una buona legge» Fecondazione, stop di Schifani a Fini Marzio
Bartoloni La bioetica tiene banco e lacera il Pdl sfociando in un clamoroso
scontro tra le più alte cariche dello Stato. Dopo l'affondo del presidente
della Camera contro la legge sulla procreazione assistita bocciata giovedì
dalla Consulta con una sentenza che secondo Fini «rende giustizia alle donne »
è arrivata, ieri, la replica del presidente del Senato, Renato Schifani. Che da
Herat in Afghanistan risponde così: «Quando una legge affronta votazioni a
scrutinio segreto in cui i parlamentari votano secondo coscienza, e non secondo
dogmi religiosi – avverte Schifani –, è una buona legge. Una legge di libertà».
E Lo «Stato etico» evocato da Fini sul testamento biologico? «Stato laico –
chiarisce ancora Schifani – significa non rinunziare alle proprie
responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi
da colmare». Poi, esplicito: «Mi auguro fortemente che queste polemiche sulla
legge 40 non rallentino l'iter della legge sul testamento biologico ». Che dopo
Pasqua ricomincerà da Montecitorio arrivando in aula «molto probabilmente dopo
le elezioni europee di giugno», spiega il presidente della commissione Affari
sociali, Giuseppe Palumbo. Sulle parole di Fini è intervenuto anche Lorenzo
Cesa dell'Udc che ha sottolineato come il presidente della Camera non possa
essere «il paladino di battaglie di parte». Ma a stretto giro è arrivata la
replica: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione –
spiega una nota della presidenza della Camera – comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale». Dal Pd arriva, invece, una pioggia di
sollecitazioni perché si lavori ad un nuovo testo sulla procreazione assistita.
«Ora il Parlamento – ha detto Massimo D'Alema –deve mettere mano per correggere
la legge in modo che sia utile al Paese e rispondente ai principi della
Costituzione». E la capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha aggiunto: «Si
può discutere se una legge sia buona o cattiva. La politica in questo è
padrona. Ciò che non è accettabile è che una legge non rispetti il dettato costituzionale ». Più cauta, invece, Dorina Bianchi dell'ala
cattolica del Pd: «L'impianto della legge 40 è buono e lo difendo ». La pensa
allo stesso modo il presidente della Pontificia accademia per la vita, Rino
Fisichella. Per il cappellano di Montecitorio questa legge difende la salute
delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso
potrebbe sempre tornare». Intanto gli avvocati difensori della coppia il cui
caso ha portato al pronunciamento della Corte annunciano altri 15 ricorsi
contro le parti della legge non toccate dalla sentenza. © RIPRODUZIONE
RISERVATA LA POLEMICA Cesa: il presidente della Camera è di parte La replica:
le opinioni sulle decisioni della Corte sono legittime
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-04 - pag: 16 autore: Il caso Abu
Omar. La sentenza della Corte costituzionale Segreto di Stato insindacabile Donatella Stasio I l segreto di
Stato non ha mai coperto il sequestro di Abu Omar in sé, «ma, da un lato, i
rapporti tra i Servizi segreti italiani e quelli stranieri e, dall'altro, gli
assetti organizzativi e operativi del Sismi, con particolare riferimento alle
direttive e agli ordini che sarebbero stati impartiti dal suo Direttore
(Niccolò Pollari ndr) agli appartenenti al medesimo organismo, pur se tali
rapporti, direttive ed ordini fossero in qualche modo collegati al fatto di
reato stesso». Pertanto,l'opposizione del segreto costituisce, per l'autorità
giudiziaria, uno «sbarramento ». è quanto scrive la Corte costituzionale
nella sentenza depositata ieri sera (59 cartelle) sul conflitto tra Governo e
magistratura di Milano, in relazione al processo sul rapimento dell'ex imam,
avvenuto il 17 febbraio 2003. Ciò non significa che il segreto
"bipartisan", opposto da Prodi e Berlusconi, bloccherà il
dibattimento nei confronti dei 32 imputati, quasi tutti 007 della Cia e dell'ex
Sismi, tra cui Pollari. Significa che il processo andrà avanti "purgato"
degli atti coperti dal segreto di Stato e che le responsabilità penali potranno
essere accertate individualmente, senza alcunriferimento ai rapporti organici e
operativi tra i due Servizi, anche se finalizzati al sequestro di Abu Omar. Con
un vero e proprio sprint, la Consulta ha dunque depositato prima del previsto
le motivazioni che l'hanno portata, il 10 marzo scorso, ad accogliere
parzialmente i ricorsi dell'Avvocatura dello Stato (per conto dei Governi Prodi
e Berlusconi) contro i magistrati del capoluogo lombardo (Procura, Gup e
Tribunale). Una sentenza importante non solo per i principi affermati in
materia di segreto di Stato ma anche di extraordinary renditions oltre che,
ovviamente, per le ricadute che avrà sul processo. Sarà il giudice del Tribunale
Oscar Magi, il 22 aprile, a decidere, operativamente, come andare avanti nel
dibattimento, rispettando i paletti stabiliti dalla Corte. Gli atti invalidati
dai giudici costituzionali (documenti e dichiarazioni testimoniali) non
dovrebbero determinare la regressione del processo che, quindi, andrà avanti,
sia pure con una serie di vincoli riguardanti, in particolare, le domande e le
risposte dei testimoni, quasi tutti agenti segreti tenuti al segreto di Stato
sulle relazioni con i colleghi americani. L'autorità giudiziaria, scrive
infatti la Corte, seppure libera di indagare, accertare e giudicare il reato
(di per sé non coperto dal segreto), «non può avvalersi di quelle fonti di
prova che, sebbene connesse al sequestro di persona », riguardano «i rapporti »
tra 007; «rapporti da intendersi, evidentemente, con riferimento non solo alle
linee generali e strategiche di collaborazione tra i servizi interessati, ma
anche agli scambi di informazione e agli atti di reciproca assistenza posti in
essere in relazione a singole e specifiche operazioni». La Corte afferma che il
segreto di Stato, posto a tutela della sicurezza nazionale, non è sndacabile
dal giudice perchè è «il risultato di una valutazione ampiamente discrezionale
» del Governo, che ne risponde solo davanti al Parlamento. Ma dice anche di
essere d'accordo con le risoluzioni del Parlamento europeo «circa la illiceità
delle cosiddette consegne straordinarie, perchè contrarie alle tradizioni
costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri dell'Ue ed
integranti specifici reati», sebbene «neppure da tali risoluzioni si può trarre
la conclusione» che il sequestro di Abu Omar sia «un fatto eversivo dell'ordine
costituzionale », come sosteneva la Procura di Milano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA CONFLITTO CON IL GOVERNO I magistrati non possono
mettere in discussione le scelte dell'Esecutivo, tocca solo al Parlamento Il
processo continua
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-04 - pag: 16 autore: INTERVENTO
Volontà popolare e democrazia liberale di Piero Ignazi L e
reazioni irose e scandalizzate di molti esponenti della maggioranza contro la
Corte costituzionale, rea
di aver bocciato alcune norme della legge 40 sulla fecondazio-ne assistita,
evidenziano la cultura politica dominante nel centro-destra: una cultura
politica innervata dal mito giacobino dell'esaltazione assoluta e acritica del
popolo.I rivoluzionari francesi dell' 89 si consideravano i sacerdoti
della nuova religione del "popolo-Dio". La volontà popolare era assunta
a divinità assoluta, rispetto alla quale tutti si dovevano inchinare. Da questo
nascevano però alcuni problemi: chi e come identificava e interpretava tale
volontà e cosa fare di coloro che, per pura malvagità evidentemente,
dissentivano? Le soluzioni adottate nel corso della storia sono note. Una volta
che un'elite si arrogava il diritto di interpretare i desiderata autentici del
popolo, gli oppositori venivano etichettati automaticamente come " nemici
del popolo": con tutto ciò che ne conseguiva, e cioè campi di rieducazione
e tribunali speciali, ospedali psichiatrici e gattabuie tanto per far capire
che esisteva una sola volontà e che solo alcuni erano insigniti dell'autorità
di interpretarla. Questa è stata la tragica esperienza degli anni Venti e Trenta
dove i governanti, nominati anche in forme passabilmente democratiche, hanno
proceduto nella loro azione liberticida forti dell'unzione popolare. Proprio
per evitare il ripetersi di quei disastri l'Europa ha accolto la lezione del
costituzionalismo anglosassone. Ha sostituito il principio della volontà
assoluta del popolo con il sistema del bilanciamento dei poteri e del controllo
reciproco per evitare che quello più forte debordasse dal suo terreno. Nel
pantheon politico postbellico Tocqueville, tra i primi ad aver intravisto il
pericolo totalitario di una democrazia senza vincoli, ha rimpiazzato il
giacobino Robespierre. In sostanza, la democrazia in versione liberale si
differenzia da quella in versione populista grazie ai limiti imposto alla volontà
del popolo. Tutto questo sembrava essere acquisito nell'Europa occidentale; ed
anche la vicenda gollista rimane confinata in un periodo e in circostanze tutto
sommato eccezionali. Invece le pulsioni all'idealizzazione del popolo contro i
"contropoteri" riemergono continuamente nel nostro dibattito
politico. Fa effetto sentire esponenti di rilievo della Lega nord nonché il
ministro Sandro Bondi affermare che non si «permetterà» ai giudici di
interferire sulle decisioni del parlamento. Come se esistesse un solo potere
legittimo e gli altri fossero orpelli o intralci. Il liberalismo è sempre stato
minoritario nel nostro Paese ed è stato imposto da minoranze eroiche su un
corpo attraversato da tentazioni "olistiche". è paradossale che
nell'epoca dell'appannamento delle grandi ideologie onnicomprensive si
riaffaccino le tentazioni giacobine della sacralità della volontà popolare. Ed
è altrettanto paradossale che a difendere la democrazia liberale dal suo
scivolamento plebiscitario-populista siano gli eredi del comunismo contro
coloro che sventolano a ogni occasione il vessillo della libertà (termine che
evidentemente declinano in arbitrio). © RIPRODUZIONE RISERVATA I NEO-GIACOBINI
Nel dibattito politico riemergono le pulsioni all'idealizzazione del popolo
italiano verso i «contropoteri»
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Procreazione
assistita Schifani attacca Fini --> «Niente dogmi, buona legge votata
secondo coscienza» La replica: opinioni in linea con la Corte Costituzionale
Sabato 04 Aprile 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print ROMALa seconda e la terza
carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde
al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il
dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in
parte illegittima dalla Corte costituzionale. Per il
presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende
finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama
Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». IL PD SI SCHIERA CON
GIANFRANCO Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è
proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il
presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina
mai ma, rispondendo a una domanda dei cronisti durante la sua visita in
Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta,
non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perché ha
affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti,
nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi».
Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte,
giovedì aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi
sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi -
è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta
e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo a un altro
intervento, ancora più duro di quello del presidente di Palazzo Madama: quello
del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il
presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'Assemblea
nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte.
Non voglio aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più
libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così
impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla
presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di
conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle
pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a
cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello
Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la
pronuncia della Consulta «va recepita». BINETTI: FINI NON LA PENSAVA COSÌ Unica
eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola Binetti (Pd) che
scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia cambiato idea,
visto che circa 10 anni fa sosteneva «esattamente l'opposto». Anche la
maggioranza, però, si divide. Maurizio Lupi (Pdl), infatti, definisce la legge
40 «un buon testo e non il frutto del dogmatismo religioso» e dà ragione a
Schifani. Mentre per Benedetto Della Vedova (Pdl), «lo scandalo suscitato dalle
parole di Fini è quanto mai salutare». A. L. Bus. 04/04/2009 nascosto-->
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 12 - Interni
BREVIARIO Fecondazione, Schifani contro Fini: buona legge "Non parlerei di
dogmi". L´Udc: lasci la presidenza della Camera se vuol dare battaglia
SILVIO BUZZANCA ROMA - E´ scontro aperto sulla legge 40 fra Renato Schifani e
Gianfranco Fini. Quella cassata dalla Consulta, dice il presidente del Senato
«è una buona legge» e dietro la sua approvazione non vi è nulla da Stato etico.
Dunque la seconda carica dello Stato critica la terza che giovedì aveva
applaudito alla sentenza della Corte. E nella disputa si inserisce Lorenzo
Cesa, segretario dell´Udc che chiede le dimissioni di Fini. «Il presidente del
Parlamento - attacca Cesa, «non può essere paladino di battaglie di parte.
Credo che sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se
si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Due
affondi che non potevano restare senza risposta. E infatti la presidenza della
Camera ha replicato con una breve nota che conferma in toto le posizioni di
Fini. «Se l´onorevole Cesa rileggesse l´articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale». Un richiamo ai poteri e ai compiti previsti
dalla Carta per la Consulta che sembra diretta più a Schifani che a Cesa.
Il presidente del Senato, dal lontano Afghanistan, aveva infatti detto che una
legge, come è avvenuto per la 40, «quando affronta tanti passaggi, un dibattito
lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non
sulla base di dogmi, è una buona legge». Inoltre, aveva ricordato, votarono a
favore anche Rutelli e la Margherita. Per questo, spiega, «non riscontro né
nella legge 40 né nel testamento biologico una presenza di una eticità nella
vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono molteplici
voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono non i dogmi». Schifani parla
però con la mente rivolta più al futuro che al passato. «Mi auguro fortemente
che queste polemiche sulla legge 40 non rallentino l´iter dell´approvazione
della legge sul testamento biologico», ha infatti concluso. Nel dibattito
interviene anche monsignor Rino Fisichella. Secondo il presidente della
Pontificia accademia per la vita, la legge 40 esprime «il diritto alla dignità,
non è una legge certamente cattolica, ma che ha voluto intervenire in difesa
della salute della donna, davanti a tante sperimentazioni selvagge, che temo
possano tornare di nuovo». Di pare opposto Emma Bonino che adesso chiede al Pd
«una grande mobilitazione, una piazza San Giovanni o un Circo Massimo per la
libertà e la lacità».
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE 04-04-2009
Monsignor Fisichella: costretti a intervenire sui temi politici dopo la fine
della Dc «Ora il pericolo sono le sperimentazioni selvagge» Difende la legge
40, chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc
i vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di
Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor
Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica nella sede
della Federazione della stampa. La legge sulla fecondazione assistita già
esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al
pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare»,
afferma Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della
Consulta e all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco
Fini in favore della decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica »,
precisa durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa
italiana. E chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare », come questa può tradursi
in un beneficio per la salute delle donne. Sul fronte del testamento biologico
il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti
nel Paese». Se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc,
«con la sua scomparsa - ha spiegato il presule i cattolici si sono frammentati
in tutti i partiti» assumendo «posizioni non sempre conformi al criterio
oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici». Ciò ha indotto i vescovi a
intervenire maggiormente, «perchè nella società ci sono questioni che vanno
chiarificate e ai cattolici sembrano mancare i fondamenti della loro identità».
E poichè quest'ultimi «non sono cittadini di serie b», ha puntualizzato
Fisichella, devono essere ascoltati senza subire derisioni.
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE 04-04-2009
Cronache BIOETICA DIVISI SULLA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE DICHIARA
PARZIALMENTE ILLEGITTIMA LA LEGGE 40. ALL'ATTACCO ANCHE L'UDC Fecondazione,
Schifani stoppa Fini Il presidente del Senato: nessun dogma, è un buon testo.
La replica: libero di esprimermi ROMA II La seconda e la terza carica dello
Stato tornano a dividersi sui temi etici. Questa volta il dissenso va in scena
sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla
Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la
pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il
numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona
legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio
diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il
presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina
mai ma a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non
esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perchè ha
affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti,
nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi».
Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte,
l'altro giorno aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi
etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità ». Fini
ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un
altro intervento: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne
chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera afferma non può essere il
paladino di battaglie di parte. Credo che Fini sarebbe ancor più libero di
condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così
impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla
presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di
conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle
pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a
cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello
Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la
pronuncia della Consulta «va recepita ». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene
Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale». Ma
Paola Binetti (Pd) scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come ma 10
anni fa sostenesse «l'opposto». Ma la stessa maggioranza sulla questione si
divide. Presidenti delle camere Fini e Schifani ancora una volta divisi sui
temi che riguardano la bioetica.
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PROVINCIA 04-04-2009
BEDONIA DA CURSI E GERMONTANI Caso Fincuoghi: delegazione al Senato BEDONIA II
Una delegazione di amministratori del comune di Bedonia composta dal sindaco
Sergio Squeri, dall'assessore Barbara Zerbini e dal consigliere Christrian Squeri
e dagli imprenditori del comparto metalmeccanico Aldo Delchini, Renzo Lusardi,
Domenico Giacopazzi, Antonio Cavazzini e dal presidente della Comunità Montana
Carlo Berni era ieri a Roma per incontrare il senatore Cesare Cursi, presidente
della commissione Industria, commercio e Turismo del governo e la Senatrice
Mariaida Germontani. Con loro una rappresentanza dei
dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio
Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La
delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale
che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli
stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi" attuali
pilastri dell'economia e dell'occupazione. «Per sapere che sia stato un
incontro proficuo dovremo attendere ancora qualche giorno - ha detto
l'assessore Zerbini -: sicuramente risulta positivo che i parlamentari abbiamo
mostrato immediata disponibilità a riceverci e ad ascoltarci. Il senatore Cursi
ci ha chiesto per lunedì una nota dettagliata sulle necessità contingenti al
fine di potere agire operativamente a favore di una risoluzione positiva. Io lo
interpreto come un segnale positivo e di grande pragmatismo».
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
LA PAGINA DEI
LETTORI pag. 37 BISOGNA insistere nel trovare gli strumenti giusti per arginare
la delinquenza e porre le ba... BISOGNA insistere nel trovare gli strumenti
giusti per arginare la delinquenza e porre le basi per una pacifica convivenza
tra chi viene in Italia per lavorare e le popolazioni locali. La politica sarà
invasiva e invadente ma, mi creda, è l'unico luogo dove si può tradurre il
pensiero in azione dentro una cornice di legalità. C'è comunque la sensazione,
è vero, che non si faccia abbastanza. Per quanto riguarda il decreto sicurezza
che invoca il secondo lettore, se ne sta discutendo alla Camera. Il Csm ha avanzato perplessità sulle norme riguardanti
l'immigrazione clandestina (è contestata la permanenza da
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE pag. 13 Dal
Senato l'altolà a Fini «Procreazione, buona legge» Schifani e l'Udc attaccano
il presidente della Camera STOCCATE Gianfranco Fini (foto Ansa) di ELENA G.
POLIDORI ROMA SEMBRAVA proprio uno scontro tra i più alti vertici istituzionali
sulla legge 40. «Schifani: Fini sbaglia», titolava un'agenzia di stampa.
Insomma, il presidente del Senato replicava duramente a quello della Camera per
aver apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale di revisione della legge
40 perchè rendeva «giustizia alle donne». Parole di replica del primo inquilino
di Palazzo Madama che non lasciavano adito a dubbi: la legge sulla fecondazione
assistita è invece «una buona legge, di libertà», diceva Schifani, votata
secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio né di
dogmatismo, né di eticità. Insomma, pareva di capire che Schifani si
contrapponesse personalmente a Fini e non solo che avesse idee diverse sul
tema. Invece no. Il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetto, ha
chiarito il senso delle parole di Schifani: «Non c'è nessuno scontro in atto,
c'è solo una differenza di opinioni che in democrazia è più che lecita;
Schifani non ha mai pensato nè detto che il presidente Fini ha sbagliato a dire
ciò che pensa». NESSUNO scontro tra le due alte cariche istituzionali, dunque,
ma tra Fini e Lorenzo Cesa, invece, eccome. Pesante l'attacco del segretario
Udc: «E' meglio che lasci la carica ha attaccato secco se vuole proseguire
nelle sue battaglie ideologiche». E la replica di Fini non è stata da meno: «Se
l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe
che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola
Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente:
«Presidente Fini, dieci anni fa non era così laico. Come mai ha cambiato
idea?». Una critica simile a quella lanciata da Oltretevere da monsignor Rino
Fisichella: «La legge sulla fecondazione assistita non è stata certamente una
legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Secondo il
presule, questa sentenza aprirebbe le porte anche a «tante sperimentazioni
selvagge che venivano fatte e che temo possano tornare di nuovo: c'è una nuova
schiavitù all'orizzonte che proviene da una ricerca che rischia di sfociare
nell'eugenetica, dobbiamo guardare al futuro con molto timore». A PARERE
dell'opposizione, però, dopo la sentenza della Consulta il governo dovrebbe
rimettere mano alla legge, ma per far questo, hanno assicurato all'unisono il
ministro del Welfare, Sacconi, e la sottosegretaria Eugenia Roccella,
basterebbe rivedere le linee guida: «Non credo ha detto Sacconi che ci sia la
necessità di modificare la legge 40». Niente passaggio parlamentare, allora?
Per il Pd, come argomenta il senatore Ignazio Marino, il passaggio non può
essere procrastinato . E nel qual caso, come si comporterebbe Fini? Dalla
Presidenza della Camera si fa sapere che, nell'eventualità, sarebbe la
conferenza dei capigruppo a decidere; i regolamenti «parlano chiaro». Image:
20090404/foto/4025.jpg
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE pag. 13 Dal
Senato l'altolà a Fini «Procreazione, buona legge» Schifani e l'Udc attaccano
il presidente della Camera STOCCATE Gianfranco Fini (foto Ansa) di ELENA G. POLIDORI
ROMA SEMBRAVA proprio uno scontro tra i più alti vertici istituzionali sulla
legge 40. «Schifani: Fini sbaglia», titolava un'agenzia di stampa. Insomma, il
presidente del Senato replicava duramente a quello della Camera per aver
apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale di revisione della legge 40
perchè rendeva «giustizia alle donne». Parole di replica del primo inquilino di
Palazzo Madama che non lasciavano adito a dubbi: la legge sulla fecondazione
assistita è invece «una buona legge, di libertà», diceva Schifani, votata
secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio né di
dogmatismo, né di eticità. Insomma, pareva di capire che Schifani si
contrapponesse personalmente a Fini e non solo che avesse idee diverse sul
tema. Invece no. Il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetto, ha
chiarito il senso delle parole di Schifani: «Non c'è nessuno scontro in atto,
c'è solo una differenza di opinioni che in democrazia è più che lecita;
Schifani non ha mai pensato nè detto che il presidente Fini ha sbagliato a dire
ciò che pensa». NESSUNO scontro tra le due alte cariche istituzionali, dunque,
ma tra Fini e Lorenzo Cesa, invece, eccome. Pesante l'attacco del segretario
Udc: «E' meglio che lasci la carica ha attaccato secco se vuole proseguire
nelle sue battaglie ideologiche». E la replica di Fini non è stata da meno: «Se
l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe
che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola
Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente:
«Presidente Fini, dieci anni fa non era così laico. Come mai ha cambiato
idea?». Una critica simile a quella lanciata da Oltretevere da monsignor Rino
Fisichella: «La legge sulla fecondazione assistita non è stata certamente una
legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Secondo il
presule, questa sentenza aprirebbe le porte anche a «tante sperimentazioni
selvagge che venivano fatte e che temo possano tornare di nuovo: c'è una nuova
schiavitù all'orizzonte che proviene da una ricerca che rischia di sfociare
nell'eugenetica, dobbiamo guardare al futuro con molto timore». A PARERE
dell'opposizione, però, dopo la sentenza della Consulta il governo dovrebbe
rimettere mano alla legge, ma per far questo, hanno assicurato all'unisono il
ministro del Welfare, Sacconi, e la sottosegretaria Eugenia Roccella,
basterebbe rivedere le linee guida: «Non credo ha detto Sacconi che ci sia la
necessità di modificare la legge 40». Niente passaggio parlamentare, allora? Per
il Pd, come argomenta il senatore Ignazio Marino, il passaggio non può essere
procrastinato . E nel qual caso, come si comporterebbe Fini? Dalla Presidenza
della Camera si fa sapere che, nell'eventualità, sarebbe la conferenza dei
capigruppo a decidere; i regolamenti «parlano chiaro». Image:
20090404/foto/662.jpg
( da "Corriere del Veneto"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE 04-04-2009
Monsignor Fisichella: costretti a intervenire sui temi politici dopo la fine
della Dc «Ora il pericolo sono le sperimentazioni selvagge» Difende la legge
40, chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc
i vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di
Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor
Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica nella sede
della Federazione della stampa. La legge sulla fecondazione assistita già
esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al
pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare»,
afferma Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della
Consulta e all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco
Fini in favore della decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica »,
precisa durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa
italiana. E chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare », come questa può tradursi
in un beneficio per la salute delle donne. Sul fronte del testamento biologico
il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti
nel Paese». Se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc,
«con la sua scomparsa - ha spiegato il presule i cattolici si sono frammentati
in tutti i partiti» assumendo «posizioni non sempre conformi al criterio
oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici». Ciò ha indotto i vescovi a
intervenire maggiormente, «perchè nella società ci sono questioni che vanno
chiarificate e ai cattolici sembrano mancare i fondamenti della loro identità».
E poichè quest'ultimi «non sono cittadini di serie b», ha puntualizzato
Fisichella, devono essere ascoltati senza subire derisioni. Salvo per uso
personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza
autorizzazione.
( da "Nuova Ferrara, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
L'INTERVENTO I
pericolosi «attentati» alla Costituzione Che il centrodestra sia intenzionato a
cambiare la Costituzione, non è certo una novità. Ci aveva provato nel 2005,
per rafforzare i poteri del Primo ministro a scapito del Parlamento ed
istituire il Senato federale, ma le sue proposte furono bocciate da un
referendum popolare. Siamo ora al secondo tentativo, ancora incentrato sulla
seconda parte della Costituzione, quella dedicata al funzionamento dei poteri
dello Stato (è lì che si parla di magistratura). E tuttavia non mancano gli
inviti a rivedere anche la prima parte, che fissa il sistema dei diritti dei
cittadini. Per il centro destra si tratta di un sistema totalitario, perché
deriva dal principio per cui i diritti civili sono superiori ai diritti
economici, ovvero che la politica prevale sull'economia. C'è stata una fase
della storia italiana in cui la politica ha controllato l'economia e questo è
effettivamente avvenuto entro un sistema totalitario: il fascismo. Ma poi la
Costituzione ha reso democratico il controllo della politica sull'economia,
ristabilendo il primato della persona nei suoi rapporti con i poteri pubblici e
con il mercato. Il modo con cui il centro destra affronta la riforma costituzionale ci riporta al ventennio: ora come allora, si
vuole riformare il sistema economico in senso neoliberale e si decide di farlo
violentando il sistema politico (il tutto riassunto in una formula solo
apparentemente innocua: economia sociale di mercato). Ma le analogie con il
ventennio non finiscono qui: tutto avvenne e sta avvenendo nel rispetto formale
della Legge fondamentale. Giacché non sono da temere tanto i proclami sulla
modifica della Costituzione, che difficilmente sarebbero accettati dal Paese.
Più pericolose sono le alterazioni occulte che si insinuano tra le pieghe del
sistema democratico, divenendo riconoscibili quando è troppo tardi per
contrastarle efficacemente. Gli esempi abbondano ed alcuni sono bipartisan: si
pensi all'abbandono della prassi per cui si lasciava all'opposizione la nomina
delle cariche istituzionali di garanzia, o all'abuso della decretazione
d'urgenza e del voto di fiducia. Altri sono targati centro destra e hanno
realizzato attacchi al diritto di sciopero, al diritto allo studio, al diritto
alla salute, all'autonomia della magistratura. Mentre è oramai passato di moda
parlare dell'origine di molti di questi mali: il conflitto di interessi.
Purtroppo sembra essere bipartisan anche l'ultima delle trovate: sostenere che
la legge divina è superiore a quella dello Stato e che pertanto quello che dice
il Papa vale su quello che dice il Parlamento. E' alla luce di questa tesi che si è commentata la decisione della Corte costituzionale sulla procreazione
assistita, sostenendo che essa non può andare contro una legge del Parlamento
(il che equivale a dire che il Parlamento non deve rispettare la Costituzione).
Si sta scherzando con il fuoco. Si parla di patriottismo, dimenticando che
l'identità italiana non si regge su nostalgici richiami alla nazione,
goffamente combinati con l'esaltazione del campanile e della parrocchia.
L'identità italiana deriva dalla tradizione culturale dell'antifascismo e dal
compromesso politico tra le forze antifasciste. Dunque patriottismo sì, ma costituzionale: non abbiamo altro e comunque non abbiamo di
meglio.
( da "Corriere del Veneto"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE 04-04-2009
Cronache BIOETICA DIVISI SULLA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE DICHIARA
PARZIALMENTE ILLEGITTIMA LA LEGGE 40. ALL'ATTACCO ANCHE L'UDC Fecondazione,
Schifani stoppa Fini Il presidente del Senato: nessun dogma, è un buon testo.
La replica: libero di esprimermi ROMA II La seconda e la terza carica dello
Stato tornano a dividersi sui temi etici. Questa volta il dissenso va in scena
sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla
Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la
pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il
numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona
legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio
diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il
presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina
mai ma a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non
esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perchè ha
affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti,
nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi».
Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte,
l'altro giorno aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi
etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità ». Fini
ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un
altro intervento: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne
chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera afferma non può essere il
paladino di battaglie di parte. Credo che Fini sarebbe ancor più libero di
condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così
impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla
presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di
conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle
pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a
cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello
Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la
pronuncia della Consulta «va recepita ». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene
Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale». Ma
Paola Binetti (Pd) scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come ma 10
anni fa sostenesse «l'opposto». Ma la stessa maggioranza sulla questione si
divide. Presidenti delle camere Fini e Schifani ancora una volta divisi sui
temi che riguardano la bioetica. Salvo per uso personale è vietato qualunque
tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
( da "Corriere del Veneto"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PROVINCIA 04-04-2009
BEDONIA DA CURSI E GERMONTANI Caso Fincuoghi: delegazione al Senato BEDONIA II
Una delegazione di amministratori del comune di Bedonia composta dal sindaco
Sergio Squeri, dall'assessore Barbara Zerbini e dal consigliere Christrian
Squeri e dagli imprenditori del comparto metalmeccanico Aldo Delchini, Renzo
Lusardi, Domenico Giacopazzi, Antonio Cavazzini e dal presidente della Comunità
Montana Carlo Berni era ieri a Roma per incontrare il senatore Cesare Cursi,
presidente della commissione Industria, commercio e Turismo del governo e la
Senatrice Mariaida Germontani. Con loro una rappresentanza
dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio
Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La
delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale
che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli
stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi" attuali
pilastri dell'economia e dell'occupazione. «Per sapere che sia stato un
incontro proficuo dovremo attendere ancora qualche giorno - ha detto
l'assessore Zerbini -: sicuramente risulta positivo che i parlamentari abbiamo
mostrato immediata disponibilità a riceverci e ad ascoltarci. Il senatore Cursi
ci ha chiesto per lunedì una nota dettagliata sulle necessità contingenti al
fine di potere agire operativamente a favore di una risoluzione positiva. Io lo
interpreto come un segnale positivo e di grande pragmatismo». Salvo per uso
personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza
autorizzazione.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Primo Piano Pagina
102 Altolà di Schifani a Fini: «Sulla fecondazione c'è una buona legge»
Bioetica, presidenti contro Altolà di Schifani a Fini: «Sulla fecondazione c'è
una buona legge» --> ROMA La seconda e la terza carica dello Stato tornano a
dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la
proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla
legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte
illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera
Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle
donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40
è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in
realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente. Il
presidente del Senato non nomina mai il suo collega di Montecitorio,
rispondendo a una domanda dei cronisti, non esita a dire che la legge 40 «è una
buona legge» se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un
dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo
coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato
favorevolmente la decisione della Corte, aveva aggiunto che «le norme che si
basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di
costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani -
troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta e si difende: non direttamente
con Schifani ma rispondendo al duro intervento del segretario dell'Udc Lorenzo
Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma
il centrista - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio
aumentare sterili polemiche, ma Fini sarebbe ancor più libero di condurre le
sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza
carica dello Stato». Immediata la nota della presidenza della Camera: «Se Cesa
rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso
rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale
qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». L'intera
opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa
della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo
il quale la pronuncia della Consulta «va recepita».
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 04/04/2009 - pag: 1 Gli
ispettori in tribunale Il procuratore al Csm: «Rito inadeguato» Fitto, Marzano
non dà gli atti BARI Gli ispettori guidati da Gianfranco Mantelli avevano
chiesto una copia informatizzata su dvd dei fascicoli oggetto dell'indagine
ministeriale su Fitto, ma il procuratore facente funzione, Emilio Marzano, ha
negato questa possibilità. Dovranno accontentarsi degli appunti presi
durante la visione degli atti. Non solo. In una lettera inviata agli stessi
ispettori e per conoscenza al Csm, Marzano ha bacchettato duramente i tecnici
del ministero rei di aver negato, al loro arrivo, una copia del mandato
ispettivo. A PAGINA 9 Damiani
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Schifani contro Fini
Il Pdl si spacca sull'etica MARIA ZEGARELLI Adesso il Pdl scopre che sui temi
eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il blocco granitico che al
Senato ha votato il testamento biologico. Ieri l'ultimo botta e risposta è
partito tra la seconda e la terza carica dello Stato. Renato Schifani non ha
gradito le dichiarazioni del suo collega alla Camera Gianfranco Fini che
l'altro ieri ha detto che «la sentenza della Consulta rende giustizia alle
donne italiane». Il fastidio di Palazzo Madama È vero che la posizione di Fini
al riguardo non è mai stata un segreto, fin dai tempi del referendum, ma è pur
vero che ribadirlo adesso è fortemente a rischio per il Pdl. Dire che quando
una legge si «basa su dogmi di tipo etico-religioso» è suscettibile di censure,
proprio alla vigilia dell'arrivo in commissione Affari sociali del ddl Calabrò
sul testamento biologico, no. Non va bene. «La legge 40 è un buona legge -
ribatte infatti da Herat, in Afghanistan, Schifani -, di libertà, anche perché
non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a parlare di
dogmi troverei qualche difficoltà». Siamo in uno Stato laico, e questo -
aggiunge «significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si
rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi personalmente, non
riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge 40 una presenza di
eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci
sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». una legge
da cambiare Fini il laico, che difende le donne e la libertà di scelta degli
individui sul fine vita è «scomodo». Vanno nella direzione opposta, infatti, le
dichiarazioni del ministro Sacconi - che punta alla linee guida per rimettere
mano alle parti cassate dalla Consulta -, del capogruppo in Senato Gasparri,
(in casa Pdl) e del segretario Udc Lorenzo Cesa, che di fatto lo invita a
tacere o a lasciare il suo incarico. Più facile per il presidente della Camera
rispondere all'ex alleato che ai suoi: «Non può destare
scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio
tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che
invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario
Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini
sulle «i». La Consulta - dice «interviene su alcuni aspetti della legge
e va recepita. La materia della fecondazione come tante materie nuove, come il
testamento biologico, sono temi che gradualmente richiedono con il tempo delle
regole». E tempo chiede Ignazio Marino per non rifare con il testamento
biologico lo stesso errore che si è compiuto con la legge 40. «Un momento di
riflessione seria», perché il testo licenziato dal Senato viola la
costituzione. Sulla legge 40 la pensa come Massimo D'Alema: il Parlamento deve
«mettere mano alla legge 40 per correggerla», dice il presidente di
Italianieuropei, ora che anche i giudici dell'Arta Corte ne hanno riconosciuto
la parziale incostituzionalità. Il fatto che non funziona lo hanno decretato
«le coppie italiane che sono dovute andare all'estero». 10mila soltanto lo
scorso anno. Ieri nuovo scontro nel Pdl sulla fecondazione assistita. Schifani
attacca Fini: «È una buona legge. In Parlamento ci sono coscienze che decidono,
non dogmi». Il segretario Pd Franceschini: la legge va cambiata.
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno sezione: BARI data: 04/04/2009 - pag: 9 Giustizia Negata la copia. Il Csm, fascicolo sull'accertamento Caso Fitto, no agli ispettori
Marzano blinda gli atti Il magistrato in una lettera: «Rito inadeguato» Il
procuratore bacchetta gli ispettori: non hanno mostrato copia del mandato
ispettivo BARI Mentre in mattinata il Consiglio superiore della magistratura
(Csm) apriva un fascicolo sull'ispezione ministeriale nella procura di Bari,
affidando l'indagine alla prima e sesta commissione, i quattro tecnici del
ministero abbandonavano il palazzo di giustizia per fare ritorno a Roma. Ma
sull'aereo sono saliti a mani vuote. O meglio, senza alcuna copia degli atti
delle due inchieste nel mirino del ministero della Giustizia: Cedis e La Fiorita,
che vedono coinvolto il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto,
all'epoca dei fatti (periodo tra il 2002 e il 2005) governatore della Puglia.
Gli ispettori, guidati da Gianfranco Mantelli, avevano chiesto una copia
informatizzata su dvd dei fascicoli oggetto dell'indagine ministeriale, ma il
procuratore facente funzione, Emilio Marzano, ha negato questa possibilità.
Dovranno accontentarsi degli appunti presi durante la visione degli atti. Non
solo. In una lettera inviata agli stessi ispettori e per conoscenza al Csm, ha
bacchettato duramente i tecnici del ministero rei di aver negato, al loro
arrivo, una copia del mandato ispettivo. Insomma, è muro contro muro. Ribadendo
«la massima disponibilità e collaborazione », nella missiva Marzano ha sottolineato
come la sola informazione verbale del mandato ispettivo desti «perplessità
sull'adeguatezza di tale rito, sconosciuto ad ogni procedura. Questa prassi -
prosegue - assume carattere di singolarità e dubbia compatibilità». Ricordando
che il Csm, il 26 ottobre del
( da "Unita, L'" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Adesso il Pdl scopre
che sui temi eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il blocco
granitico che al Senato ha votato il testamento biologico. Ieri l'ultimo botta
e risposta è partito tra la seconda e la terza carica dello Stato. Renato
Schifani non ha gradito le dichiarazioni del suo collega alla Camera Gianfranco
Fini che l'altro ieri ha detto che «la sentenza della Consulta rende giustizia
alle donne italiane». Il fastidio di Palazzo Madama È vero che la posizione di
Fini al riguardo non è mai stata un segreto, fin dai tempi del referendum, ma è
pur vero che ribadirlo adesso è fortemente a rischio per il Pdl. Dire che
quando una legge si «basa su dogmi di tipo etico-religioso» è suscettibile di
censure, proprio alla vigilia dell'arrivo in commissione Affari sociali del ddl
Calabrò sul testamento biologico, no. Non va bene. «La legge 40 è un buona
legge - ribatte infatti da Herat, in Afghanistan, Schifani -, di libertà, anche
perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a
parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Siamo in uno Stato laico, e
questo - aggiunge «significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte
che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi
personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge
40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte
quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non
i dogmi». una legge da cambiare Fini il laico, che difende le donne e la
libertà di scelta degli individui sul fine vita è «scomodo». Vanno nella
direzione opposta, infatti, le dichiarazioni del ministro Sacconi - che punta
alla linee guida per rimettere mano alle parti cassate dalla Consulta -, del
capogruppo in Senato Gasparri, (in casa Pdl) e del segretario Udc Lorenzo Cesa,
che di fatto lo invita a tacere o a lasciare il suo incarico. Più facile per il
presidente della Camera rispondere all'ex alleato che ai suoi: «Non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex
radicale finito in casa Berlusconi che invita al «giusto equilibrio». Dal
fronte opposto il segretario del Pd, Dario Franceschini, ospite di "Otto e
mezzo", prova a rimettere i puntini sulle «i». La Consulta - dice
«interviene su alcuni aspetti della legge e va recepita. La materia della
fecondazione come tante materie nuove, come il testamento biologico, sono temi
che gradualmente richiedono con il tempo delle regole». E tempo chiede Ignazio
Marino per non rifare con il testamento biologico lo stesso errore che si è
compiuto con la legge 40. «Un momento di riflessione seria», perché il testo
licenziato dal Senato viola la costituzione. Sulla legge 40 la pensa come
Massimo D'Alema: il Parlamento deve «mettere mano alla legge 40 per
correggerla», dice il presidente di Italianieuropei, ora che anche i giudici
dell'Arta Corte ne hanno riconosciuto la parziale incostituzionalità. Il fatto
che non funziona lo hanno decretato «le coppie italiane che sono dovute andare
all'estero». 10mila soltanto lo scorso anno.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE pag. 13 Dal
Senato l'altolà a Fini «Procreazione, buona legge» Schifani e l'Udc attaccano
il presidente della Camera STOCCATE Gianfranco Fini (foto Ansa) di ELENA G.
POLIDORI ROMA SEMBRAVA proprio uno scontro tra i più alti vertici istituzionali
sulla legge 40. «Schifani: Fini sbaglia», titolava un'agenzia di stampa.
Insomma, il presidente del Senato replicava duramente a quello della Camera per
aver apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale di revisione della legge
40 perchè rendeva «giustizia alle donne». Parole di replica del primo inquilino
di Palazzo Madama che non lasciavano adito a dubbi: la legge sulla fecondazione
assistita è invece «una buona legge, di libertà», diceva Schifani, votata
secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio né di
dogmatismo, né di eticità. Insomma, pareva di capire che Schifani si
contrapponesse personalmente a Fini e non solo che avesse idee diverse sul
tema. Invece no. Il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetto, ha
chiarito il senso delle parole di Schifani: «Non c'è nessuno scontro in atto,
c'è solo una differenza di opinioni che in democrazia è più che lecita;
Schifani non ha mai pensato nè detto che il presidente Fini ha sbagliato a dire
ciò che pensa». NESSUNO scontro tra le due alte cariche istituzionali, dunque,
ma tra Fini e Lorenzo Cesa, invece, eccome. Pesante l'attacco del segretario
Udc: «E' meglio che lasci la carica ha attaccato secco se vuole proseguire
nelle sue battaglie ideologiche». E la replica di Fini non è stata da meno: «Se
l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe
che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola
Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente:
«Presidente Fini, dieci anni fa non era così laico. Come mai ha cambiato
idea?». Una critica simile a quella lanciata da Oltretevere da monsignor Rino
Fisichella: «La legge sulla fecondazione assistita non è stata certamente una
legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Secondo il
presule, questa sentenza aprirebbe le porte anche a «tante sperimentazioni
selvagge che venivano fatte e che temo possano tornare di nuovo: c'è una nuova
schiavitù all'orizzonte che proviene da una ricerca che rischia di sfociare
nell'eugenetica, dobbiamo guardare al futuro con molto timore». A PARERE
dell'opposizione, però, dopo la sentenza della Consulta il governo dovrebbe
rimettere mano alla legge, ma per far questo, hanno assicurato all'unisono il
ministro del Welfare, Sacconi, e la sottosegretaria Eugenia Roccella,
basterebbe rivedere le linee guida: «Non credo ha detto Sacconi che ci sia la
necessità di modificare la legge 40». Niente passaggio parlamentare, allora?
Per il Pd, come argomenta il senatore Ignazio Marino, il passaggio non può
essere procrastinato . E nel qual caso, come si comporterebbe Fini? Dalla
Presidenza della Camera si fa sapere che, nell'eventualità, sarebbe la
conferenza dei capigruppo a decidere; i regolamenti «parlano chiaro». Image:
20090404/foto/7397.jpg
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
sezione: Cronache data: 04/04/2009 - pag: 19 La Consulta Abu Omar: ok parziale al segreto ROMA La Corte Costituzionale «conviene con
le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illiceità» dei sequestri di
sospetti terroristi ad opera di 007 al di fuori di procedure legali «perché
contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati
membri dell'Unione Europea ed integranti specifici reati». Ma «un
singolo atto delittuoso, per quanto grave, non è di per se suscettibile di
integrare un fatto eversivo dell'ordine costituzionale,
se non è idoneo a sovvertire, disarticolandolo, l'assetto complessivo delle
Istituzioni democratiche». Quindi ok parziale al segreto di Stato: i pm del
sequestro dell'imam Abu Omar non potranno «avvalersi di quelle fonti di prova
che, sebbene connesse al sequestro», riguardano i «rapporti fra Servizi
italiani e stranieri». Il processo riprende il 22 aprile.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
BOLOGNA PRIMO PIANO
pag. 4 UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente
Silverio Piro. E&#... UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente
Silverio Piro. E' questo il nuovo passo della querelle sull'ex Ambasciatori, il
cinema trasformato in libreria Coop e tempio dell'enogastronomia Slow Food.
Lo presenterà il candidato alla Provincia del Pdl Enzo Raisi, chiedendo che
venga aperta un'indagine su tutto l'iter che ha portato all'assegnazione
dell'area. A scatenare la sua reazione è stata la notizia che il procuratore
Piro e il pm Luigi Persico si sono schierati con il Comune contro il giudice
civile Francesca Neri che ha disposto, accogliendo il ricorso di un cittadino,
il controllo 24 ore al giorno dell'area di carico e scarico di via Orefici
(dove si trova appunto l'ex Ambasciatori, ndr). Il giudice Neri, hanno spiegato
i magistrati, non ha affrontato la questione dell'assegnazione dell'ex
Ambasciatori, ma quella del traffico di carico e scarico merci nella parte più
alta della via. Secondo Raisi invece non solo «c'è un grave sospetto su
quell'appalto», come dimostrato, ha sottolineato, dal fatto che «io indicai in
anticipo in una busta chiusa chi l'avrebbe vinto». Raisi ha ricordato i dubbi,
avanzati dal centrodestra, sulle licenze di vendita della struttura. Ora ha
quindi aggiunto «i fornitori fanno quello che vogliono di notte e, di fronte a
un giudice che emette una sentenza, la Procura la contesta». Non solo, per
Raisi su questa vicenda si nota il non attivismo della Procura. Secca la
risposta di Piro: «Non mi interessano le polemiche. Esposti pregressi? Non ci
risultano». Piro, intanto, difende la bontà della scelta della Procura di
intervenire nella causa civile presentata dall'avvocato Masetti su via Orefici:
«In questo caso, il nostro intervento era a favore del Comune, quel
provvedimento gridava vendetta: un giudice non può ordinare a un'amministrazione
pubblica di fare qualcosa».
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 04/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Fisichella: temo
sperimentazioni selvagge Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita:
la norma tutela la salute delle donne ROMA Difende a spada tratta la Legge 40,
chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc i
Vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di
Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, mons. Rino
Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica in un dibattito
nella sede della Federazione della stampa, dedicato all'informazione su caso
Englaro e Legge 40. La legge sulla fecondazione assistita già esprime «il
diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo di
«sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare», afferma
Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della Consulta e
all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini in favore
di quella decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica», precisa
durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa italiana. E
chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza
della Corte costituzionale,
di «dimostrare», come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle
donne. «Mi spiegate come potrà essere una passeggiata per una donna, se questa
sarà continuamente stimolata a produrre più ovuli?», ha detto il vescovo a
margine del dibattito, cui hanno partecipato anche la giornalista Lucia
Annunziata, Franco Siddi e Roberto Natale, rispettivamente segretario e
presidente della Fnsi. Sul fronte del testamento biologico, invece, il presule
sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese»:
da un lato, cioè, una «istanza di libertà», espressione del mondo laico, e
dall'altro quella «del rispetto per la vita, dal concepimento alla fine che
proviene dal mondo cattolico». Sul fine vita, dunque, spetta alla politica
trovare un «compromesso che sia accolto da tutti e che non offenda nessuno». A
cominciare dalla Chiesa e dai cattolici, talvolta «ignorati o derisi per le
loro posizioni», che al contrario, meritano maggior considerazione nelle varie
sedi del pubblico dibattito. Poichè se prima c'era un partito di ispirazione
cristiana, come la Dc, promotore delle istanze cattoliche, «con la sua
scomparsa i cattolici si sono frammentati in tutti i partiti», assumendo
«posizioni che spesso ci fanno riflettere perchè non sempre conformi al
criterio oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici».
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 04/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:interno ed estero CONSULTA Sequestro Abu
Omar non fu fatto eversivo Le «extraordinary renditions» sono illecite «perché
contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati
membri dell'Unione Europea», come emerge da risoluzioni del Parlamento europeo,
ma «neppure da tali risoluzioni può trarsi la conclusione della riconducibilità
del reato costituito dall'ipotizzato sequestro di persona ad un fatto "eversivo
dell'ordine costituzionale", come ipotizzato dalla Procura della Repubblica di
Milano». Lo sottolinea la Corte Costituzionale nelle motivazioni (un fascicolo
di 59 pagine), depositate ieri sera, della sentenza con la quale ha sancito la
violazione del segreto di Stato da parte della magistratura milanese
nell'ambito del procedimento sul sequestro dell'ex imam Abu Omar, che
vede coinvolti l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia. ISRAELE
Lieberman stretto tra la polizia e Tzipi Livni Dopo i titoloni e le polemiche
suscitate dalle prime uscite al veleno in veste di neo ministro degli Esteri
d'Israele, è tempo di tornare sulla difensiva per l'ultranazionalista Avigdor
Lieberman. Sul fronte giudiziario a tenerlo sotto pressione è la polizia, tornata
ieri a interrogarlo per cinque ore - dopo le sette di giovedì - nell'ambito di
indagini su episodi di presunta malversazione aperte da tempo nei suoi
confronti. Su quello politico, il siluro giunge invece dalla leader di Kadima
(opposizione centrista), Tzipi Livni, che sulla poltrona degli Esteri lo ha
preceduto ora lo accusa di voler sabotare il processo di pace in Medio Oriente:
«In venti minuti ha spazzato via cinque anni di diplomazia».
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 04/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Pronti nuovi ricorsi E la
Roccella bolla come strumentali le critiche ricevute ROMA«L'allarme tutto
politico suscitato dall'annuncio di nuove linee guida per la Legge 40 fa
sorridere, e rende esplicita la strumentalità e la fragilità del grido di
vittoria con cui l'opposizione ha accolto la sentenza della Corte
Costituzionale»: così il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, secondo
la quale «è evidente che le linee guida sono uno strumento per garantire una
corretta applicazione della legge, e non certo per introdurre interpretazioni
"creative"». «D'altra parte - aggiunge Roccella - non contesto
affatto la sentenza della Consulta, che non tocca l'impianto e i principi
fondamentali della Legge 40. Il testo con le modifiche apportate dalla Corte è
molto chiaro a riguardo: si mantiene il divieto di crioconservazione e di
soppressione degli embrioni, il divieto di selezione a scopo eugenetico e la
raccomandazione di produrre solo il numero "strettamente necessario"
di embrioni». A breve, annuncia infine il sottosegretario, il Ministero del
welfare istituirà «un Osservatorio sulla Pma (Procreazione medicalmente
assistita, ndr), che introduca aspetti di rete per i centri PMA, come già
avviene per le banche di cellule e tessuti. A partire dall'applicazione del 191
quindi sarà possibile fornire informazioni sulla qualità e i centri e sulle
buone pratiche». «Vogliamo costruire - conclude Roccella - un sistema di
rilevazione e soprattutto di comunicazione dati trasparente, che possa offrire
maggiori dettagli alle coppie e soprattutto alle donne, riguardo la qualità dei
centri e delle buone pratiche, per garantire un'effettiva libertà di scelta, e
per evitare che informazioni parziali o distorte inducano le coppie a
sottoporsi inutilmente a pratiche rischiose, invasive, inefficaci e costose».
Sulle «linee guida» annunciate dal Governo, il dibattito politico dunque si
accende: «Non pensi il sottosegretario - ha ammonito la vicepresidente del
Senato Emma Bonino nel suo intervento nella sede dei Radicali - di reintrodurre
con le linee guida alla legge il divieto di diagnosi sugli embrioni o di
contrastare la sentenza della Consulta. Le linee guida - ha affermato -
dovranno essere coerenti con la sentenza». Quindi il richiamo, da parte della
Bonino, alla necessità di una grande mobilitazione del Paese sui temi della
libertà mentre, ha precisato, «sarebbe ora inopportuno ricorrere al
Parlamento». Intanto, altri ricorsi da parte di numerose coppie sono già
pronti, e stanno per essere presentati dagli avvocati, in merito
a punti della Legge 40 sulla procreazione assistita non toccati dalla sentenza
della Corte Costituzionale. Lo hanno annunciato gli avvocati Filomena Gallo,
Gianni Baldini e Giandomenico Caiazza, del collegio di difesa della coppia per
cui è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale della Legge 40.
( da "Giornale di Brescia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 04/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Etica e politica Scontro
sulla fecondazione assistita Schifani: la 40 una buona legge Fini sbaglia Il
presidente del Senato: non ci sono né Stato etico né dogmi, il voto è avvenuto secondo
coscienza I presidenti del Senato, Schifani, e della Camera, Fini ROMALa
seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una
settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul
biotestamento. Ora il dissenso verte sulla legge per la fecondazione assistita
dichiarata in parte illegittima dalla Corte costituzionale.
Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta
«rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo
Madama Renato Schifani, la Legge 40 è e resta «una buona legge». Dall'Udc Cesa
un attacco ancor più duro Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in
realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni
che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio
non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua
visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della
Consulta, non esita a dire che la Legge 40 «è una buona legge» se non altro
perchè ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti
segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di
dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della
Corte, giovedì aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi
etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A
parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche
difficoltà...». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani.
Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più duro di quello del
presidente di Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che
quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma
l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale del suo partito - non può
essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio aumentare sterili
polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue
battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza
carica dello Stato». Il centrosinistra plaude all'ex leader di An Immediata la
nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo
134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso
rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema,
che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del
Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va
recepita». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv,
dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale»: è «assolutamente normale»
che il presidente della Camera «difenda la laicità dello Stato».
( da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 81 del 2009-04-04
pagina 0 La coscienza per delega di Filippo Facci Un «caso Fini» non dovrebbe
esistere, perché Fini dice cose tutto sommato normali, persino scontate. La
verità è che cè un clima, pessimo, dove persino delle
parole normali e scontate si
stagliano come gemme nel riportarci ai rudimenti fondamentali di ciò che
semplicemente siamo: uno stato laico. Il problema è questa impostura di
spacciare per laico ciò che è meramente asservito al Vaticano anziché agli
italiani. Il problema è una verità che si è fatta lampante: cè
una parte del Pdl, minoritaria ma vincente, che per ragioni per niente
democratiche ha stretto un patto col Vaticano ed è in puro delirio di
onnipotenza etica. Un testamento biologico unico al mondo, che gli italiani non
vogliono e che il Ppe
deriderebbe, ha messo la nostra vita nelle mani dello Stato. Una legge sulla
fecondazione assistita pure unica al mondo, che costringe migliaia di famiglie
a emigrare allestero per poter avere dei figli, è stata
bocciata dalla Corte Costituzionale, non dal Tar: altro che «la legge non si
tocca». Renato Schifani ha detto che il Parlamento ha votato certe leggi
secondo coscienza: ma a parte alcune osservazioni squisitamente tecniche (la
coscienza, come il coraggio, bisogna avercela) resta da capire come possa
essere laico un Parlamento che vota «secondo coscienza» una legge che
impedisce agli elettori di averne una propria. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Nuova Venezia, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
A PONTE CREPALDO Via
libera alla quarta farmacia ERACLEA. Si aprono le porte per la quarta farmacia
ad Eraclea. Questa, dopo tante polemiche, parole, ricorsi al Tar e un'udienza alla Corte Costituzionale, è la volta buona tanto che nel
giro di pochi mesi aprirà i battenti. A Ponte Crepaldo nell'area dell'ex
custode. La svolta positiva è stata annunciata ieri dal sindaco Graziano Teso
dopo che il Tar ha respinto i ricorsi presentati dai farmacisti che hanno
sempre osteggiato a tutti i livelli l'istituzione di una quarta farmacia di
prelazione comunale. «E' la risposta di un grande impegno che ci siamo
presi in questi anni - ha detto ieri con grande soddisfazione Teso - e della
tenacia che ci ha contraddistinto come amministrazione nell'aver creduto di
mettere al primo posto il bisogno primario di un servizio sanitario che mancava
alla nostra comunità nonostante le difficoltà che ci hanno visto patire una
vera e propria via crucis». La questione infatti, era in piedi da parecchi
anni. Da quando il comune ha deciso di istituire la quarta farmacia nel
territorio comunale e precisamente a Ponte Crepaldo, evitando così agli
abitanti della frazione di fare tre chilometri all'andata e altrettanti al
ritorno, per trovare la prima farmacia, quella di Eraclea capoluogo. Si tratta
di un'istanza manifestata più volte dai cittadini di Ponte Crepaldo anche con
raccolta firme. Ma da lì poi sono iniziati i problemi. La Federfama e l'ordine
dei farmacisti avevano sollevato numerose obiezioni ricorrendo al Tar e
sostenendo addirittura che la decisione del comune non coincideva con la legge
regionale. Dopo il via libera da parte della Regione che si è pronunciata nel
2007 ed ora, la respinta dei ricorsi, la farmacia può aprire. Si sa già che la
proprietà dell'area darà in concessione al comune il terreno per i prossimi
vent'anni. (Marta Camerotto)
( da "Tirreno, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 - Attualità
PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il
limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il
presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni
Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non
fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità
scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e
soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato
che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita
fecondato».
( da "Tirreno, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 - Attualità
Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme
bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra
cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità
Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA.
Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in
parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle
donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando
affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei
quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una
buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma
contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che
nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel
testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non
riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza
di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato,
che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento.
Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani.
Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei
due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il
presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il
segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili
polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre
le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di
terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla
presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo
netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione,
comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un
supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può
destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le
polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini
(«Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie
italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute
andare all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve
mettere mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e
rispondente ai principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino
la Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc
di essersi appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del
Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della
libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni
o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del
Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per
ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel
ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della
legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che
«non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge
«è solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della
Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge
cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».
( da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 81 del 2009-04-04
pagina 0 Fecondazione, Schifani "corregge" Fini di Vincenzo La Manna
Il presidente del Senato: "Lo Stato è laico, ma è un dovere intervenire se
cè vuoto normativo. Decidano le coscienze. E'una legge buona,
senza dogmi". L'appello: "Spero che queste polemiche non rallentino l'iter del
testamento biologico" Roma - è tutta una questione di «dogma». Religioso.
E nessuno fa finta di non notare la divergenza di vedute, tra Renato Schifani e
Gianfranco Fini, sulla validità o meno della Legge 40 sulla fecondazione
assistita, in parte bocciata dalla Consulta. Così come sul rischio che lo Stato
smarrisca il «lume» della laicità. Ma da qui a delineare uno scontro
istituzionale, tra seconda e terza carica dello Stato, ce ne passa. In realtà,
sarebbe meglio inquadrarla così: posizioni opposte, forse inconciliabili, ma
entrambe legittime. Certo, il «botta e risposta» a distanza non passa
inosservato. E il tormentone va avanti per ore. Ma al di là dellanalisi,
cosha detto ad Herat, in Afghanistan - a margine del cambio della guardia tra gli alpini
della Julia e i parà della Folgore - il presidente del Senato? Che la legge in
questione «è buona e di libertà, anche perché non vi può essere alcuna
ingerenza dei partiti o di altro». Motivo per cui, «a parlare di dogmi troverei
qualche difficoltà». Al contrario magari di Fini. Siamo dunque in uno «Stato
laico», rimarca Schifani, convinto che questo «significa non rinunciare alle
responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi
da colmare. Quindi, personalmente, non riscontro nella legge sul testamento
biologico e sulla Legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in
particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le
coscienze che decidono e non i dogmi». E poi, fa notare, il via libera
parlamentare - era il 2004 e lui capogruppo di Fi a Palazzo Madama - avvenne
pure con «i voti di Rutelli e della Margherita», andando così al di là della
maggioranza di centrodestra. Detto questo, «la Corte costituzionale
ha il dovere di vigilare sul rispetto dei principi». In ogni caso, prosegue
Schifani, «mi auguro fortemente che le polemiche non rallentino liter
dellapprovazione della legge sul testamento biologico». «Il Senato -
insiste - ha fatto la propria parte, si è assunto la propria responsabilità, visto che era giunto il
momento di intervenire in un vuoto normativo». E «ciò che abbiamo fatto»,
ricorda, adesso «è al vaglio della Camera». Lauspicio è che
«laltro ramo si assuma la sua responsabilità, condividendo o no il nostro testo, ma
che sul tema del diritto alla vita e alla morte il Parlamento si pronunci».
Capitolo chiuso. Anche se, unora dopo, se ne apre un altro. Di
mezzo cè sempre Fini, ma stavolta ad affondare il colpo è Lorenzo Cesa.
«Rispetto le posizioni
che ripetutamente esprime il presidente della Camera contro lo Stato etico e a
difesa di uno Stato laico, che per noi rischia di essere laicista», è la
premessa del segretario dellUdc, che poi però rintuzza: «Non
vogliamo alimentare sterili polemiche, ma personalmente credo che Fini sarebbe ancora più libero
di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così
impegnati di carica dello Stato». Come dire, si dimetta se vuole proseguire su
questa strada, poiché da inquilino di Montecitorio «non può essere il paladino
di battaglie di parte». Non si fa attendere la replica della presidenza della
Camera. «Se lonorevole Cesa rileggesse larticolo
134 della Costituzione - si scrive in una nota - comprenderebbe che il
doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Uno ad
uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali
modifiche da apportare alla Legge 40. «Non credo ci sia la necessità»,
ribadisce il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui la sentenza
«ha annullato con precisione una sua parte», mentre limpianto
generale «resta solidamente confermato». Adesso «bisogna attendere di leggere
le motivazioni - continua il senatore del Pdl - e vedere se sia possibile, come
è probabile, interpretare il combinato disposto che ne risulta con le linee guida». Per il democratico
Massimo DAlema, invece, «il Parlamento deve ora mettervi mano per
correggerla, in modo che sia utile al Paese e rispondente ai principi della
Costituzione». Insomma, «non funziona», e «molte coppie italiane che chiedevano
di avvalersi della
fecondazione assistita, circa 10mila - afferma lex premier - sono
dovute andare allestero». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia. Tributato
ieri mattina l'omaggio al magistrato. Incarico al giudice Appierto, in attesa della
nomina del Csm Tribunale gremito per l'addio a Lazzàro Dopo
otto anni da presidente. Il sindaco gli ha consegnato il sigillo della città
Un'aula De Nicola affollatissima ha reso omaggio, ieri, al presidente del
tribunale di Pordenone, Antonio Lazzàro, che lunedì concluderà la sua carriera
professionale dopo 46 anni alle dipendenze dello Stato come presidente aggiunto
della Corte di cassazione. A festeggiarlo, magistrati, dipendenti del
palazzo di Giustizia, avvocati, forze dell'ordine in alta uniforme,
rappresentanti della Base americana di Aviano, autorità religiose e civili. Il
sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, gli ha consegnato il sigillo della
città. Nato il 15 dicembre
( da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 81 del 2009-04-04
pagina 11 E Schifani corregge Fini: «Legge buona e senza dogmi» di Vincenzo La
Manna Il presidente del Senato: «Lo Stato è laico, ma è un dovere intervenire
se c'è vuoto normativo. Decidano le coscienze» RomaÈ tutta una questione di
«dogma». Religioso. E nessuno fa finta di non notare la divergenza di vedute,
tra Renato Schifani e Gianfranco Fini, sulla validità o meno della Legge 40
sulla fecondazione assistita, in parte bocciata dalla Consulta. Così come sul
rischio che lo Stato smarrisca il «lume» della laicità. Ma da qui a delineare
uno scontro istituzionale, tra seconda e terza carica dello Stato, ce ne passa.
In realtà, sarebbe meglio inquadrarla così: posizioni opposte, forse
inconciliabili, ma entrambe legittime. Certo, il «botta e risposta» a distanza
non passa inosservato. E il tormentone va avanti per ore. Ma al di là
dell'analisi, cos'ha detto ad Herat, in Afghanistan - a margine del cambio
della guardia tra gli alpini della Julia e i parà della Folgore - il presidente
del Senato? Che la legge in questione «è buona e di libertà, anche perché non
vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro». Motivo per cui, «a
parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Al contrario magari di Fini.
Siamo dunque in uno «Stato laico», rimarca Schifani, convinto che questo
«significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende
conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi, personalmente, non
riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla Legge 40 una presenza di
eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci
sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». E poi, fa
notare, il via libera parlamentare - era il 2004 e lui capogruppo di Fi a
Palazzo Madama - avvenne pure con «i voti di Rutelli e della Margherita»,
andando così al di là della maggioranza di centrodestra. Detto questo, «la
Corte costituzionale ha il dovere di vigilare sul
rispetto dei principi». In ogni caso, prosegue Schifani, «mi auguro fortemente
che le polemiche non rallentino l'iter dell'approvazione della legge sul
testamento biologico». «Il Senato - insiste - ha fatto la propria parte, si è
assunto la propria responsabilità, visto che era giunto il momento di
intervenire in un vuoto normativo». E «ciò che abbiamo fatto», ricorda, adesso
«è al vaglio della Camera». L'auspicio è che «l'altro ramo si assuma la sua
responsabilità, condividendo o no il nostro testo, ma che sul tema del diritto
alla vita e alla morte il Parlamento si pronunci». Capitolo chiuso. Anche se,
un'ora dopo, se ne apre un altro. Di mezzo c'è sempre Fini, ma stavolta ad
affondare il colpo è Lorenzo Cesa. «Rispetto le posizioni che ripetutamente
esprime il presidente della Camera contro lo Stato etico e a difesa di uno
Stato laico, che per noi rischia di essere laicista», è la premessa del
segretario dell'Udc, che poi però rintuzza: «Non vogliamo alimentare sterili
polemiche, ma personalmente credo che Fini sarebbe ancora più libero di
condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnati
di carica dello Stato». Come dire, si dimetta se vuole proseguire su questa
strada, poiché da inquilino di Montecitorio «non può essere il paladino di battaglie
di parte». Non si fa attendere la replica della presidenza della Camera. «Se
l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione - si scrive in
una nota - comprenderebbe che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di
conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale». Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il
dibattito si concentra sulle eventuali modifiche da apportare alla Legge 40.
«Non credo ci sia la necessità», ribadisce il ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi, secondo cui la sentenza «ha annullato con precisione una sua parte»,
mentre l'impianto generale «resta solidamente confermato». Adesso «bisogna
attendere di leggere le motivazioni - continua il senatore del Pdl - e vedere
se sia possibile, come è probabile, interpretare il combinato disposto che ne
risulta con le linee guida». Per il democratico Massimo D'Alema, invece, «il
Parlamento deve ora mettervi mano per correggerla, in modo che sia utile al
Paese e rispondente ai principi della Costituzione». Insomma, «non funziona», e
«molte coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione
assistita, circa 10mila - afferma l'ex premier - sono dovute andare
all'estero». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 81 del 2009-04-04 pagina 18 Giallo di Los Roques: pm troppo
lenti, il Csm li convoca di Felice Manti Esposto dei familiari: «Quindici mesi
trascorsi invano, la magistratura valuti l'ipotesi del sequestro». Il mistero
delle telefonate L'aereo con 8 cittadini italiani diretti a Los Roques il 4
gennaio 2008 è sparito nel nulla. Quindici mesi d'indagini tra Italia e
Venezuela, basate sull'ipotesi dell'affondamento dell'aereo, non sono serviti a
chiarire i contorni di questo mistero. Anche se ufficiosamente, le voci del
presunto ritrovamento del relitto nei fondali dell'arcipelago venezuelano sono
state smentite dai familiari. L'indagine italiana è ferma, e ora il Csm vuole
capire perché. Il sostituto procuratore Maria Caterina Sgrò sarà ascoltato
martedì dalla Prima commissione, assieme al procuratore capo della Repubblica
di Roma. La titolare dei due fascicoli 316/08 e 776/08 relativi alla scomparsa
dell'aereo Let 410 della compagnia Transaven dovrà spiegare perché, come
sostengono i familiari nell'esposto presentato giovedì a Palazzo de'
Marescialli, le ricerche compiute dalla Protezione civile venezuelana alla
ricerca del relitto non abbiano dato «alcun esito» e perché la magistratura
italiana non abbia dato alcun peso alle «circostanze quanto meno dubbie sulla
ricostruzione ufficiale dell'accaduto fornita dalle autorità venezuelane». E
soprattutto se il pm Sgrò abbia nominato un consulente tecnico per valutare i
documenti in possesso dell'Agenzia nazionale sicurezza al volo italiana, abbia
acquisito informazioni sui tabulati dei telefoni cellulari dei passeggeri
dell'aereo all'ora dell'Sos (dai quali sarebbero partite tre telefonate
diverse) e abbia indagato sui misteri legati al ritrovamento del cadavere di
uno dei membri dell'equipaggio, ritrovato molti giorni dopo a distanza di
centinaia di km dal luogo del presunto ammaraggio, la cui autopsia presenta
molti punti oscuri, come da tempo chiedono i familiari. Nelle scorse settimane
il Giornale aveva ipotizzato che il Let 410 fosse stato sequestrato dai
narcoavionetas, come già avvenuto nella zona con altri piccoli aerei in
passato. Da mesi i familiari chiedono che la magistratura italiana valuti
seriamente questa ipotesi: «Se emergesse che non è stato un disastro aereo e
che l'aeromobile è stato sequestrato - si legge nell'esposto al Csm - avremmo
finora solo perso tempo». felice.manti@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Sannio Online, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Valle Caudina:
«Depurazione Perchè si continua a pretendere il canone?» Pubblicato il
04-04-2009 airola n Il Comune non ha ancora proceduto al rimborso delle somme
incassate in assenza del servizio. Fucci e Crisci: «Invitiamo i cittadini a
produrre le domande di restituzione e a tutelare i propri diritti»... Il
Comune restituisca il maltolto.
Queste le parole del consigliere comunale Andrea Crisci e del commissario della
sezione locale dell Udeur, Vittorio Fucci in relazione alla tanto
dibattuta questione della restituzione dei canoni per la depurazione. Torna con
forza questo argomento.
I cittadini attendono il rimborso e i due udeurrini facendo leva su questo,
chiedono risposte concrete allamministrazione comunale. Nel
mirino di Crisci e Fucci il fatto che, comunque, si continua a chiedere ai
cittadini di pagare il canone. Non solo lAmministrazione non restituisce agli
airolani quanto da loro indebitamente percepito da anni, a titolo di canone per
la depurazione, ma, lo continua a pretendere per il tramite dellEnte Alto
Calore. Continuano, infatti, a pervenite richieste in tal senso agli utenti, nei bollettini di
pagamento. Di qui il duro attacco dell Udeur nei
confronti dellamministrazione: Riteniamo che lavviso, di
qualche mese fa, diramato dallAmministrazione, attraverso pubblico
manifesto, abbia carattere puramente dissuasivo e dilatorio. Con detto avviso, si ricorderà, lAmministrazione,
invitava gli utenti a non produrre domande di rimborso, in attesa di non meglio
specificate direttive circa i modi e i tempi di restituzione. Entrando
nel merito della questione l Udeur ha polarizzato lattenzione sul fatto
che la questione è stata oggetto di una chiara sentenza presso la Corte
Costituzionale: Crediamo che, a fronte di una sentenza della Corte
Costituzionale che dichiari, in buona sostanza, illegittima la pretesa di un canone per un servizio
inesistente, mai reso ai cittadini, una condotta corretta, imponesse non solo,
limmediata restituzione, come altri Comuni stanno già facendo, ma
anche, la tempestiva cessazione della relativa richiesta agli utenti. Se prima
della citata sentenza
si poteva concedere il beneficio della buona fede e/o incerta interpretazione
della norma, ora, la reiterata pretesa dellAmministrazione denota
certamente un abuso. Non usano, dunque, parole al miele i due udeurrini
che arrivano addirittura
a ...diffidare pubblicamente lAmministrazione Supino ad
astenersi per il futuro dal pretendere dai cittadini il canone per la
depurazione e a provvedere allimmediato rimborso di quanto è stato
illegittimamente percepito, ciò, in osservanza del pronunciato della Corte
Costituzionale.... Contrariamente a quanto evidenziato
qualche mese fa allinterno del manifesto dellamministrazione, gli
esponenti dellUdeur hanno invitato ... i cittadini a produrre
domanda di restituzione e, se del caso, a porre in essere ogni possibile azione intesa alla tutela
dei propri diritti e interessi legittimi. Tanto, anche in considerazione del
fatto che, il Partito del Municipio ha già tassato
e tartassato per lungo tempo gli airolani. Non ultimo, il bilancio recentemente approvato, che prevede un
ulteriore inasprimento dellIRPEF. I cittadini, non ne possono
più di subire tutto questo, al solo scopo di rimpinguare le casse comunali,
casse che, sono e restano magre a fronte di servizi scadenti o addirittura,
come nel caso di
specie, inesistenti e, a causa di una gestione amministrativa fallimentare.
( da "AmericaOggi Online"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Procreazione
assistita. Schifani e Fini divisi sui temi etici Di Maria Laura Bussa
04-04-2009 ROMA. La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi
sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta
di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per
la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte
Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia
della Consulta "rende finalmente giustizia alle donne", mentre per il
numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 é e resta "una
buona legge". Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non
é proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena.
Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina
mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua visita in
Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta,
non esita a dire che la legge 40 "é una buona legge" se non altro
perché ha affrontato "tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con
voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla
base di dogmi". Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la
decisione della Corte, ieri aveva aggiunto che "le norme che si basano su
dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di
costituzionalità". "A parlare di dogmi - è ancora la replica di
Schifani - troverei qualche difficoltà...". Fini ascolta e si difende, ma
non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora
più duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario
dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. "Il presidente
della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale
del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio
aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di
condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così
impegnativi di terza carica dello Stato". Immediata la nota che arriva
dalla presidenza della Camera: "Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della
Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle
leggi". Di conseguenza, si osserva, "non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale".
L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la
difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario
Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta "va
recepita". Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv,
dimostrano solo che c'é una "deriva confessionale": è
"assolutamente normale" che il presidente della Camera "difenda
la laicità dello Stato". Unica eccezione al coro di consensi del
centrosinistra è Paola Binetti (Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per
chiedergli come mai abbia cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva
"esattamente l'opposto". Anche la maggioranza, però, si divide nella
querelle'. Il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl), infatti,
definisce la legge 40 "un buon testo e non il frutto del dogmatismo
religioso" e dà ragione a Schifani che "ha fatto bene" a
difenderla. Mentre per un altro deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova,
"lo scandalo suscitato dalle parole di Fini è quanto mai salutare".
( da "Agi" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
FECONDAZIONE: DUELLO
SCHIFANI-FINI (AGI) - Roma, 3 apr. - Si alza il livello delle polemiche sulla
sentenza della Consulta in materia di fecondazione assistita, finendo per
investire la seconda e la terza carica dello Stato. Il presidente del Senato,
Renato Schifani, replica a quello della Camera Fini sostenendo che la legge 40
e' una buona legge, votata dai senatori secondo coscienza e non sulla base di
dogmi. Riferimento diretto alle parole di Fini che ieri aveva parlato di una
legge basata su dogmi di tipo etico-religiosi. Il presidente della Camera oggi
non risponde a Schifani ma replica, invece, al segretario dell'Udc Cesa che lo
aveva invitato a lasciare la sua carica nel caso avesse voluto continuare a
condurre battaglie ideologiche. "Se l'on. Cesa rileggesse l'articolo 134
della Costituzione - afferma una nota della presidenza
della Camera - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non
impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual e' la Consulta, di valutare la legittimita' delle leggi.
Di conseguenza, non puo' destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte Costituzionale".
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 4 apr. (Apcom)
- "Faremo di tutto perché rimanga in piedi la collaborazione fra laici e
cattolici che, a nostro avviso, costituisce il retroterra decisivo dell'attuale
equilibrio politico della natura stessa del PdL e anche di qualcosa di ancor
più significativo e profondo riguardante le ragioni della solidarietà
nazionale". Lo afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del
PdL, sul rapporto tra laici e cattolici, in un articolo pubblicato su "Il
Tempo". Quanto ai problemi attuali della fecondazione assistita e del
testamento biologico, Cicchitto sostiene che "è condivisibile l'impianto
della legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti
sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni
e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la
legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada garantita la libertà di
ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito
delle staminali". Sulla questione della legge sul testamento
biologico Cicchitto afferma che "non possiamo fare a meno di esprimere una
preclusione rispetto al blocco dell'idratazione e dell'alimentazione perché,
indipendentemente da qualunque ideologia o religione, francamente non è
sopportabile la ripetizione di ciò che è avvenuto nei confronti di Terry
Schiavo, quando un malato che non poteva far valere la sua volontà, né che
aveva dato segni significativi di quello che avrebbe voluto nel caso in cui
avesse perso la capacità di intendere e di volere, è stato costretto ad andare
incontro a forti sofferenze durate per molti giorni. Detto questo - conclude
Cicchitto - a tempo debito esamineremo alla Camera con spirito aperto il
provvedimento approvato dal Senato senza alcuno spirito di crociata né in un
senso né nell'altro, ma cercando di verificare la possibilità di mantenere in
piedi l'impianto della legge approvato da un ramo del Parlamento con i dovuti
correttivi, magari suggeriti da qualche emendamento rimasto inopinatamente
bocciato per l'effetto paradossale del tiro incrociato da parte di parlamentari
di opposto orientamento".
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Fecondazione/
Cicchitto: Legge più equa senza intervento Consulta di Apcom Dialogo tra laici
e cattolici alla base del partito unico -->Roma, 4 apr. (Apcom) -
"Faremo di tutto perché rimanga in piedi la collaborazione fra laici e
cattolici che, a nostro avviso, costituisce il retroterra decisivo dell'attuale
equilibrio politico della natura stessa del PdL e anche di qualcosa di ancor
più significativo e profondo riguardante le ragioni della solidarietà
nazionale". Lo afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del
PdL, sul rapporto tra laici e cattolici, in un articolo pubblicato su "Il
Tempo". Quanto ai problemi attuali della fecondazione assistita e del
testamento biologico, Cicchitto sostiene che "è condivisibile l'impianto
della legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti
sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni
e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la
legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada garantita la libertà di
ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito
delle staminali". Sulla questione della legge sul testamento
biologico Cicchitto afferma che "non possiamo fare a meno di esprimere una
preclusione rispetto al blocco dell'idratazione e dell'alimentazione perché,
indipendentemente da qualunque ideologia o religione, francamente non è
sopportabile la ripetizione di ciò che è avvenuto nei confronti di Terry
Schiavo, quando un malato che non poteva far valere la sua volontà, né che
aveva dato segni significativi di quello che avrebbe voluto nel caso in cui
avesse perso la capacità di intendere e di volere, è stato costretto ad andare
incontro a forti sofferenze durate per molti giorni. Detto questo - conclude
Cicchitto - a tempo debito esamineremo alla Camera con spirito aperto il
provvedimento approvato dal Senato senza alcuno spirito di crociata né in un
senso né nell'altro, ma cercando di verificare la possibilità di mantenere in
piedi l'impianto della legge approvato da un ramo del Parlamento con i dovuti
correttivi, magari suggeriti da qualche emendamento rimasto inopinatamente
bocciato per l'effetto paradossale del tiro incrociato da parte di parlamentari
di opposto orientamento".
( da "Provincia Pavese, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
FECONDAZIONE
ASSISTITA La logica della natura e lo Stato etico «Bocciato lo Stato etico»,
così intitola il proprio articolo Stefano Rodotà su Repubblica a proposito
dell'intervento della Consulta che ha dichiarato incostituzionale
una parte della c.d. legge 40 sulla fecondazione assistita. A primo acchito il
titolo sembrerebbe - o dovrebbe sembrare - una bocciatura
senza rimedi della decisione della Corte Costituzionale che avrebbe assunto una
decisione contro ogni etica. Invece no. Leggendo l'articolo si scopre che il
titolo è un proclama di vittoria da intendersi: (finalmente) bocciato lo Stato
etico. Quindi, secondo Rodotà, lo Stato non deve essere etico e non deve,
quindi, avere alcuna etica ossia non deve avere alcun principio «superiore
ed informatore» cui tutte le varie norme debbono ispirarsi. Secondo Rodotà, i
principi fondamentali della Carta Costituzionale (libertà, uguaglianza etc.
etc.) non dovrebbero esistere perchè lo Stato non deve essere etico ma deve
semplicemente autorizzare il più forte a fare quello che vuole. Lo Stato
dovrebbe garantire e tutelare solo gli egoismi personali dei più forti.
Infatti, per coerenza, Rodotà cita i casi in cui la Consulta avrebbe scardinato
lo Stato etico e che confermano il principio della tutela del più forte: Eluana
(quando la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso sul
conflitto di poteri) e gli embrioni. Lo Stato, quindi, secondo Rodotà, deve
essere libero da ogni regola morale e deve permettere a taluni di decidere
sulla sorte dei più deboli: il tutore ed il suo partito devono poter togliere i
viveri ad una malata come Eluana e le donne, probabilmente anche ignare del
loro atto, e gli aspiranti padri dovrebbero poter usare a proprio piacimento
quegli esseri viventi che, se lasciati sopravvivere anzichè essere utilizzati
per esperimenti eugenetici, continuerebbero la loro crescita e diventerebbero
come noi, se non meglio di noi: gli embrioni, appunto. E' strano, per non dire
contraddittorio, che, nel caso di Eluana, si sia sostenuto, a torto, il
presunto diritto a toglierle gli alimenti perchè così «la natura - imprigionata
da regole etiche - avrebbe potuto seguire il suo corso» (anche il neonato,
però, se non viene nutrito dalla madre, muore) mentre, per quanto riguarda gli
embrioni ed i feti, gli stessi pensatori non applicano più la logica della
natura che deve poter fare il suo corso, ma sostengono il diritto di
interrompere proprio l'evoluzione naturale delle cose (rectius delle persone).
Strane logiche illogiche. avv. Paolo Panucci Pavia Il Ponte sullo Stretto può
aspettare ancora Si parla da tempo del Ponte sullo Stretto che, pare, sarà
realizzato. Mi chiedo: se il nostro governo ha una cifra così ingente da
spendere, perchè non pensa a realizzare quelle opere in Sicilia che parrebbero molto
più importanti e urgenti? Mi riferisco alla realizzazione di una decente linea
ferroviaria tra Messina e Palermo, alla realizzazione di un'autostrada che
congiunga per intero gli stessi capoluoghi di provincia, alla ristrutturazione
di ospedali e scuole che nella maggior parte dei casi sono fatiscenti e danno
spesso luogo a casi di malasanità e, per ultimo, ma non per importanza, alla
realizzazione di una rete idrica che consenta alla cittadinanza di quella
splendida regione di avere un servizio adeguato in tutti i mesi dell'anno. Mi
sembra che i nostri politici vivano fuori dal mondo e che non si rendano conto
dei reali problemi del Paese. Lo scandaloso progetto sullo stretto di Messina
penso che sia dovuto quasi esclusivamente al fatto di qualcuno che vuole legare
un'opera faraonica al proprio nome in modo che ciò rimanga nella storia. Siro
Zangrandi Pieve Porto Morone Pavia, sicurezza all'Asm e diritto alla salute In
riferimento al recente articolo, in cronaca di Pavia, dal titolo «Il direttore
generale di Asm condannato per un infortunio di lavoro», osservo che non era
facile, in spazi ristretti, dare una completa visione dell'accaduto, del
dibattimento processuale e delle posizioni degli imputati. Per motivi di
spazio, dunque, una frase dell'articolo, riferendosi in particolare alla
mancanza del documento di valutazione dei rischi - documento obbligatorio per
legge - può ingenerare in un lettore superficiale la convinzione che Asm non
abbia rispettato le procedure di sicurezza, e che ignori, o sottostimi, la
fondamentale importanza del diritto alla salute sul posto di lavoro, sancita in
primo luogo dalla Costituzione, oltre che dalle leggi in materia. Vorrei avere
modo di precisare che non è così, e che, come riconosciuto nella stessa
sentenza di mia condanna «la problematica relativa alla sicurezza è risultata
comunque affrontata ad un buon livello». Asm ha in questi anni ridotto
drasticamente gli infortuni sul lavoro. Il merito è innanzitutto dei lavoratori
e delle organizzazioni sindacali che hanno saputo diffondere l'attenzione ai
diversi temi della sicurezza del lavoro, definite dalle strutture preposte
aziendali. Vorrei potere ringraziare pubblicamente tutti quelli che si
impegnano, costantemente, al riguardo, segnalando che, come nel caso presente,
eventuali lacune o omissioni attengono esclusivamente alla mia personale
responsabilità. Marco Anselmetti direttore generale Asm Pavia SpA Il caso del
pediatra che rinuncia a Dorno Mi permetto di fare presente alcuni aspetti
relativi all'ambulatorio pediatrico di Dorno. Il bando per la mia assunzione di
pediatra di libera scelta presso l'Asl di Pavia prevedeva, nel 2001,
obbligatorietà di ambulatorio presso il Comune di Tromello e comprende a
tutt'oggi nel proprio ambito territoriale, circa 14 Comuni e chissà quante
frazioni. Non si capisce quindi tutta questa agitazione da parte del sindaco di
Dorno visto che anche altri paesi grossi come Dorno ed anche di più, non hanno
l'ambulatorio pediatrico. Se avessi dovuto aprire 14 ambulatori e quindi pagare
14 locazioni, avrei dovuto vendermi anche la casa per lavorare. Nessun pediatra
convenzionato potrebbe vivere con 200 assistiti! Di conseguenza nessuna Asl
potrebbe assumere un pediatra per paese! Il mio lavoro, come quello degli altri
pediatri convenzionati della provincia, è regolato da una convenzione nazionale
e da accordi separati regionali e provinciali che non ci permettono né ferie,
né malattie e né tredicesime, perché trattasi di attività libero-professionale
(come dire non dipendente né dall'Asl, né tanto meno dai sindaci dei paesi dove
lavoriamo. Percepiamo uno stipendio in quota capitale e ciò significa che se in
un mese visitiamo un bambino una volta o dieci, prendiamo sempre sette euro
circa. Abbiamo il divieto di libera professione verso i nostri assistiti (e
sfido chiunque a dire se mi sono mai pagato un euro da qualcuno), faccio tutte
le visite domiciliari concordate con i genitori e qualche volta sono anche
andato a comprare loro le medicine, qualche altra volta sono anche andato a
prenderli a casa e, portati allo studio per degli esami particolari, li ho
riaccompagnati al loro domicilio. Essendo una attività autonoma, abbiamo un
prelievo fiscale calcolato a livello nazionale del 62% fra spese di produzione
del reddito, Irpef, Irap, previdenza-assistenza. In ambiti territoriali come il
mio è impossibile trovare sostituti e non si può mancare, non solo per ferie,
ma neanche un giorno per malattia, ed allora sei costretto a lavorare con la
polmonite (come mi è successo quest'anno) e se un sabato o una domenica devi
controllare un bambino visto durante la settimana, devi lavorare anche quei
giorni e questo se, come me, hai una coscienza professionale. Per questa e per
tante altre ragioni le proteste dei cittadini e le promesse del sindaco di
Dorno non trovano alcuna giustificazione, perché, faccio un esempio, se si
permettesse l'apertura dell'ambulatorio di Dorno altri paesi, avrebbero diritto
di lamentarsi. Concludo facendo presente che la mia presenza a Dorno in questi
8 anni è stata solo merito della Asl per i primi quattro anni, perché ha
offerto alla cittadinanza gratuitamente l'ambulatorio e mio, per quegli anni e
per i successivi quattro, che mi sono sobbarcato a non pochi sacrifici per
mantenere questo status. dottor Gaspare Amagliani Tromello Sport e impianti,
Pavia merita più investimenti Ho avuto l'opportunità, in qualità di presidente
provinciale del Movimento sportivo popolare Italia, di partecipare alla
tradizionale Festa dell'atleta organizzata dal Coni provinciale. Una
manifestazione ben organizzata, partecipata nonostante la coincidenza con altri
eventi sportivi, ma che soprattutto ha dimostrato la grande vitalità dello
sport pavese. Ho ascoltato, anche con una certa sorpresa, il lungo elenco di
risultati di ottimo livello che gli atleti pavesi hanno raggiunto, magari in
sport cosiddetti minori, ma che certificano un serio ed appassionato lavoro
svolto da dirigenti, tecnici ed atleti. Altro aspetto che mi ha colpito
favorevolmente è stata la maturità con la quale gli atleti anche giovanissimi
hanno risposto alle brevi interviste svolte sul palco: idee chiare, risposte
sintetiche, naturalezza di comportamento. Un aspetto che mi ha invece deluso è
sapere che il Comune di Pavia abbia deciso inopinatamente di non partecipare
più a questa manifestazione con propri riconoscimenti: una posizione miope ed
immotivata che mi auguro in futuro possa essere prontamente recuperata. Lo
sport pavese sia di vertice sia di base, gode di ottima salute e merita un
attenzione maggiore da parte delle istituzioni rispetto a quella finora
riservata. Il Coni provinciale, pur con risorse limitate, sta facendo un
apprezzabile e lungimirante lavoro sotto la guida del presidente Oscar Campari,
ma occorre un salto di qualità negli investimenti da parte di Comuni, Province
e Regione, soprattutto per quanto riguarda l'impiantistica sportiva. Lo
meritano soprattutto i moltissimi dirigenti, tecnici, collaboratori che
dedicano il proprio tempo in modo gratuito a favore dei nostri ragazzi e delle
nostre ragazze, offrendo loro un importante opportunità di crescita personale,
alla luce dei valori positivi dello sport. Francesco Adenti ex assessore allo
sport Pavia I cani? L'alimentazione è sempre decisiva Chi ama veramente i cani,
nel momento che ne porta a casa uno, diventa responsabile del suo benessere e
della sua salute. Se avrà cura del suo animale, nella giusta maniera, il
rischio di contrarre malattie sarà minimo. E' essenziale somministrargli una
alimentazione equilibrata e corretta. Occorre dargli da mangiare, dopo averlo portato
fuori, in modo che, dopo mangiato, si possa riposare. I cani di grossa taglia,
se si agitano dopo il pasto, possono andare incontro alla torsione dello
stomaco. Il cane adulto deve mangiare due volte al giorno, il cucciolo almeno
tre volte e possibilmente alla stessa ora e nello stesso posto. Il cibo deve
essere a temperatura ambiente (il cibo appena tolto dal frigorifero può
procurargli vomito e problemi gastrici). Il cane deve sempre avere a
disposizione acqua fresca e potabile e le ciotole sempre ben pulite. Nei negozi
per animali si trovano formulazioni appropriate al tipo di vita che conduce e
all'età (cuccioli, cani adulti, animali anziani, cani da lavoro, eccetera). Chi
ama veramente il suo cane deve sapere che gli alimenti che sceglie per il suo
primo anno di vita, sono decisivi per il suo sviluppo, la salute e la crescita
in età adulta; il veterinario di fiducia lo soprà consigliare per il meglio.
Egidio Picco Godiasco
( da "Arena.it, L'"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Gli artigiani delle
unghie finte ora sono pronti a graffiare SAN PIETRO IN CARIANO. Maurizio
Mengato, presidente dell'Unione nazionale onicotecnici, lancia la sfida Si sono
rivolti a Berlusconi per ottenere il riconoscimento della loro professionalità
04/04/2009 rss e-mail print Maurizio Mengato nel suo centro di ricostruzione
unghie FOTO AMATO Gli onicotecnici sfoderano le unghie per vedersi riconosciuto
il diritto alla professione. Parte da San Pietro in Cariano la crociata degli
artigiani delle unghie artificiali, che anche la Regione Veneto oggi accomuna
agli estetisti, per rivendicare dignità professionale a un settore che,
altrimenti, rischia di andare a gonfiare ulteriormente il grande mercato del
sommerso. Una battaglia che vede in prima fila Maurizio Mengato, presidente
dell'Unione nazionale onicotecnici (Uno), con sede in via Roma, nel capoluogo
carianese, e che nel frattempo si è rivolto anche al presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi e al ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, per un
riconoscimento a livello nazionale. «Quello che sta accadendo in Veneto, ma
anche in altre regioni italiane», sostiene Mengato, «impedisce a molti
artigiani di lavorare e relega i più temerari ad attività fuori legge».
Attualmente infatti, la professione è regolamentata dalle singole Regioni, con
il risultato che gli onicotecnici veneti, sono ad esempio penalizzati rispetto
ai colleghi laziali, che hanno la possibilità di accedere a un corso di 200 ore
regionale ed esercitare la professione di onicotecnica artigiana, o degli
emiliani, ai quali viene riconosciuta la possibilità di esercitare
artigianalmente la professione di decorazione delle unghie. E quindi «più che
ricalcare un'effettiva situazione professionale», sottolinea Mengato, «questa
scelta mira a coprire il vuoto legislativo dello Stato. Ma il riconoscimento
della professione deve essere necessariamente statale, come
stabilito dalla Corte Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori,
costruttori e applicatori di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in
Italia oggi sono circa 600, ma una stima realistica li quantifica in 25 mila,
per un giro d'affari presunto che oscilla intorno ai 900 milioni di euro.
«La professione non prevede alcuna attività invasiva o chirurgica», spiega il
presidente dell'Unione, «ma attualmente può essere svolta in quasi tutte le
regioni italiane solo da persone con la qualifica di estetista, in base a una
scelta che non ha un'apparente giustificazione. L'accesso ad attività più
invasive, come quella dei tatuatori o dei parrucchieri, non è invece
subordinato al conseguimento del corso triennale di estetista. A noi non
interessa fare massaggi corpo o trattamenti viso. Ci serve invece conoscere la
fisiologia dell'unghia, la cosmetologia specifica e la tecnica di trattamento
delle unghie». Molti onicotecnici per esercitare la professione, oggi
preferiscono quindi avvalersi di un estetista prestanome. «Altri invece»,
commenta Mengato, «lavorano nascosti in casa o nei garage e comunque in nero».
L'Unione nazionale onicotecnici è un sindacato che non mira solamente a
ottenere il riconoscimento della professione di onicotecnico. «Come conseguenza»,
conclude il presidente dell'Unione, «perseguiamo anche la tutela del
consumatore che, per la decorazione o l'applicazione delle proprie unghie,
potrà rivolgersi ad operatori professionali, seri e competenti». Al Senato
della Repubblica giace il disegno legge numero 911 del 16 luglio 2008 per il
riconoscimento a livello nazionale della figura professionale di onicotecnico,
ancora fermo in commissione. Gianfranco Riolfi Gianfranco Riolfi
( da "Nuova Ferrara, La"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Provincia
Pavese, La) (Trentino) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di
Modena,La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Reggio)
Argomenti: Giustizia
Legge 40, Schifani
contro Fini Il presidente del Senato difende le norme bocciate dalla Consulta
D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra cattolici del Pd Emma Bonino.
Subito una mobilitazione sui temi della laicità Mons. Fisichella. Questa non è
una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA. Scontro frontale tra Fini e
Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo
l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il
quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le
distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un
dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza
e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non
cita il presidente della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno
«stato etico» e ricorda che nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la
maggioranza e che su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della
Margherita. «Personalmente, non riscontro né nella legge 40 né nella legge sul
testamento biologico la presenza di una eticità nella vita parlamentare» taglia
corto il presidente del Senato, che adesso teme un «rallentamento» alla Camera
della legge sul biotestamento. Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio
di ferro tra Fini e Schifani. Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi
sono i cattolici e i laici dei due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa.
Dopo aver ribadito che il presidente della Camera «non può essere il paladino
di battaglie di parte», il segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi:
«Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini
sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si
spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si
deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga
nota che liquida la questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse
l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del
Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale,
qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza»
conclude Fini «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce
stesse della Corte». Le polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema
apprezza le parole di Fini («Fa bene a difendere la laicità dello Stato»),
ricorda che 10 mila coppie italiane che chiedevano di avvalersi della
fecondazione assistita «sono dovute andare all'estero» e chiede consistenti
modifiche: «Ora il Parlamento deve mettere mano alla legge 40 per correggerla,
in modo che sia più utile e rispondente ai principi costituzionali». A pretendere
che le leggi rispettino la Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana
Mura (Idv) accusa l'Udc di essersi appiattita su una «deriva confessionale» e
la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione
popolare sui temi della libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle
di piazza San Giovanni o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella
componete cattolica del Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto
una lettera a Fini per ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si
insiste invece nel ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le
«linee guida» della legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi,
risponde a D'Alema che «non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché
l'impianto della legge «è solidamente confermato» mentre monsignor Rino
Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la
legge 40 «non è una legge cattolica ma è una legge che difende la salute della
donna».
( da "Nuova Ferrara, La"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Provincia
Pavese, La) (Trentino) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di
Modena,La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Reggio)
Argomenti: Giustizia
PRIMA LA DONNA Prima
di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il limite dei tre embrioni
non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il presidente dell'Aogoi,
Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che
dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali
e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso».
La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute
della donna e poi quella dell'ovocita fecondato».
( da "Avvenire" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 04-04-
( da "Avvenire" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 04-04-2009
Abu Omar: il sequestro non un fatto eversivo La Consulta ha accolto i ricorsi
del governo ROMA. La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del
Parlamento europeo» sulla «illecità» delle cosiddette "extraordinary
renditions" (i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi
segreti internazionali al di fuori di procedure legali) perché contrarie alle
tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri
dell'Unione europea ed integranti specifici reati. «Tuttavia, neppure da tali
risoluzioni può trarsi la conclusione della riconducibilità» del sequestro
dell'ex imam Abu Omar, avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003, «ad un fatto
"eversivo dell'ordine costituzionale", come ipotizzato dalla Procura della Repubblica di
Milano». È questo uno dei passaggi centrali delle motivazioni della sentenza
con cui la Corte Costituzionale ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi
e Berlusconi contro la procura di Milano e il giudice Oscar Magi per aver
violato il segreto di Stato (seppure limitatamente ad alcune fonti di
prova) nell'ambito del procedimento a carico, tra gli altri, dell'ex capo del
Sismi Nicolò Pollari e di 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar. La
Consulta - in uno dei passaggi della sentenza di 59 pagine scritta dal giudice
Alfonso Quaranta - sottolinea che, in relazione alla vicenda Abu Omar, «il
segreto di Stato non è stato apposto sul reato di sequestro di persona, bensì
soltanto sulle fonti di prova attinenti a rapporti tra servizi italiani e stranieri».
E comunque «decisiva è la circostanza costituita dall'impossibilità di
ravvisare, nel reato in questione, il contenuto fondamentale del fatto eversivo
dell'ordine costituzionale». Secondo i giudici non fu
violato il segreto di Stato
( da "Avvenire" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 04-04-2009
«Così si va contro il sentimento degli italiani» DA ROMA GIOVANNI RUGGIERO P er
il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, la sentenza della Corte
Costituzionale su un aspetto della legge 40 è un ulteriore tentativo di
espropriare il Parlamento della sua sovranità. Ritiene che la sentenza abbia
minato la legge? La legge resta in piedi, ma bisogna lavorare per rimediare ai
guasti provocati dalla sentenza che non vanno sottovalutati. Sono gravi. Ma, al
di là di questo, preoccupa lo spirito che emerge dalla sentenza: si legge la
Costituzione sullo sfondo di una cultura che non è quella del Costituente. Il
presidente della Camera ha difeso questa sentenza... Ciascuno può essere a
favore o contro, ma mi sarei aspettato che Fini, per il ruolo che ha,
difendesse l'autorità di un Parlamento che ha votato una legge e la sua
sovranità anche nel cambiare una norma, se è voluto dalla maggioranza parla-
mentare e non dai magistrati. La questione adesso è simbolica: la sentenza dice
che la Corte è andata contro il sentimento della popolazione italiana espresso
con il referendum. La Corte può così adeguare la Costituzione al senso della
storia che conterebbe più della volontà del popolo sovrano espresso dalla legge
e della lettera della Costituzione. Con quali effetti? Significa, ad esempio,
che il diritto all'aborto diventa 'il diritto', primario e fondamentale, tanto
che davanti ad esso il diritto alla vita impallidisce. Il diritto
all'autodeterminazione diventa il diritto a disporre della vita dell'altro.
Capisco che psicologicamente tutti noi ci identifichiamo più con la donna che
ha la tentazione di abortire che con il feto, perché siamo grandi e possiamo
trovarci noi stessi a voler fare un aborto, mentre è impossibile che possiamo
considerarci noi ad essere abortiti. Ma questo è un dato psicologico che non
può diventare una linea guida nella lettura della Costituzione. Quando si è
fatta la Costituzione, l'aborto era considerato un reato, è indubbio che i
padri Costituenti non pensavano in nessun modo che il reato di aborto
contraddicesse i principi della Carta costituzionale.
C'è però stata la legge sull'aborto... Non dirò che la depenalizzazione
dell'aborto sia anticostituzionale, perché non si può
ritenere incostituzionale tutto quello che non ci
piace, ma adesso rischiamo che l'aborto diventi un principio costituzionale
irrinunciabile, invece il diritto alla vita diventa un qualche cosa che non ha
protezione costituzionale. Cosa dovrebbe fare il
Parlamento? Ci deve dire qual è l'equilibrio dei valori costituzionali più
adeguato al momento presente. È possibile fare anche leggi molto diverse, ma l'equilibrio lo definisce il Parlamento e non la Corte
Costituzionale. Questa sentenza viene dopo altri pronunciamenti della stessa
Corte che sono stati francamente sorprendenti: l'ultimo è quello sul caso
Englaro, quando ha respinto il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera
dei deputati. Con simili sentenze si offre la possibilità ai magistrati
di fare diritto? Questa è la preoccupazione. La cultura che si va affermando è
lesiva delle prerogative del Parlamento e del popolo sovrano. I convincimenti
privati, anche ideologici, dei giudici o di una parte dei giudici, prevalgono
sulla volontà popolare espressa dalla legge e dal Parlamento. Si sta delineando
una giurisprudenza costante della Corte Costituzionale, che assume come punto
di riferimento non la cultura dei Costituenti, ma una cultura libertaria e
radicale tale da far sentire i cattolici come cittadini di secondo categoria.
Non è una semplice difesa dei cattolici. Quando parliamo di cultura laica c'è
un grande equivoco. C'è una cultura laica di Kant, di Bobbio e di Croce, che è
cultura dei diritti e dei doveri, una cultura che riconosce i valori. Poi c'è
un'altra cultura laica, quella del nichilismo gaio per la quale ci sono diritti
e niente doveri e, dunque, se non ci sono doveri il più debole non è mai
tutelato. Buttiglione: la popolazione si è espressa col referendum, ora
preoccupa lo spirito con cui la Consulta guarda alla Costituzione. C'è il rischio
che i giudici pesino sempre più Rocco Buttiglione
( da "Avvenire" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 04-04-2009
LA DIFESA DELLA VITA Una parte del Pd chiede che sulla fecondazione assistita
la parola torni al Parlamento Cesa (Udc) boccia le «battaglie ideologiche» di
Fini.Altre repliche al presidente della Camera Schifani: «La legge 40?
Coscienza, non dogmi» «Stato laico non significa rinunciare alle proprie
responsabilità» Sacconi: nuove linee guida se la Consulta lo renderà necessario
DA ROMA ROBERTO I. ZANINI T iene banco, nella polemica politica, la sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione
assistita. Una polemica che dopo le dichiarazioni di Fini sulla necessità che
lo Stato rimanga laico, ieri ha coinvolto anche il presidente del Senato Renato
Schifani, mentre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, così come il
sottosegretario Eugenia Roccella, hanno stigmatizzato un certo tipo di
strumentalizzazione di parte secondo cui la sentenza della Consulta metterebbe
in crisi l'impianto normativo e le linee guida annunciate dal ministero
sarebbero un modo per modificare ulteriormente la legge. Affermazioni ribadite
ieri da Massimo D'Alema e dal capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. A
questo riguardo Sacconi sottolinea che la presa di posizione della Consulta non
ha affatto inciso sull'impianto della legge 40, che «resta una buona legge e
non credo ci sia necessità di cambiarla perché l'impianto generale resta
solidamente confermato ». Con una nota polemica Roccella risponde a chi invece
accusa il governo di voler apportare modifiche attraverso le linee guida:
«L'allarme tutto politico suscitato dall'annuncio di nuove linee guida fa
sorridere e rende esplicita la strumentalità del grido di vittoria con cui
l'opposizione ha accolto la sentenza della Consulta. Le linee guida sono uno
strumento di applicazione della legge non per interpretazioni 'creative'».
Strumento reso comunque necessario «da una direttiva europea del 2007 che
introduce nuovi standard di sicurezza ». Roccella ha espresso la volontà di
«costruire un sistema di rilevazione e di comunicazione dati trasparente, che
possa offrire maggiori dettagli alle coppie, soprattutto alle donne, riguardo
la qualità dei centri e le buone pratiche, per garantire un'effettiva libertà
di scelta ed evitare che informazioni parziali o distorte inducano a sottoporsi
inutilmente a pratiche rischiose, invasive, inefficaci e costose ». La polemica
politica, dicevamo, è stata alimentata dalle risposte alle dichiarazioni nelle
quali Fini ha espresso il suo giudizio favorevole alla sentenza della Consulta.
Ebbene, secondo il presidente del Senato Schifani la legge 40 «è una buona
legge», nata da un lungo dibattito parlamentare che ha prodotto un testo votato
anche da una parte delle opposizioni. Lo stesso limite dei tre embrioni «ha
costituito oggetto di un dibattito più clinico-scientifico che dogmatico».
Insomma, a chi in questi casi si rifà alla laicità dello Stato, il presidente
del Senato replica che «Stato laico non significa rinunciare alle proprie
responsabilità». E poi, con testi come la legge 40, scaturiti da una
molteplicità di voti segreti «sono le coscienze che decidono, non i dogmi».
Ancor più esplicita la posizione del segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, per il
quale il presidente della Camera non può essere paladino di battaglie di parte:
«Credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie
ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi della terza carica
dello Stato». Immediata le replica di Fini attraverso una nota ufficiale della
Presidenza della Camera, secondo la quale «non può destare scandalo esprimere
valutazioni sulle pronunce della Corte Costituzionale». Dal Pd, intanto,
Massimo D'Alema rimarcava che la Consulta ha posto la necessità di modificare
la legge «perché alcuni suoi principi sono contrari alla Costituzione oltre che
al buon senso». Se il Parlamento deciderà di rimetterci mano, Anna Finocchiaro
si è augurata di non dover assistere a nuovi «furori ideologici». Roccella
annuncia la messa in rete dei centri di procreazione assistita: vogliamo più
trasparenza e più buone pratiche
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
(ASCA) - Roma, 4 apr
- ''La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu
Omar e' molto significativa perche' riconosce la validita' dell'apposizione del
segreto di stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi. Essa
rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto
politico di un certo Pubblico Ministero di Milano. Essa mette anche in
evidenza che c'e' stato un inquietante tentativo di destabilizzazione dei
nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha provocato gravissimi
danni''. Ad affermarlo e' Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl.
''A cio' aggiungiamo -prosegue Cicchitto- che in tutt'altra vicenda e' emerso
che il generale Pollari, per ben due anni, e' stato illegalmente sottoposto a
controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto di chi lavorava, visto
che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria.
Abbiamo, cosi', la percezione di quali operazioni destabilizzanti si sono
svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla Calabria, con
implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta ancora
luce''.
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 4 apr. (Apcom)
- La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar
"è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione del
segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi". Lo
sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo il
quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto fermo
anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo
pubblico ministero di Milano". La sentenza della Corte, osserva ancora
Cicchitto, "mette anche in evidenza che c'è stato un inquietante tentativo
di destabilizzazione dei nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha
provocato gravissimi danni". "A ciò aggiungiamo - prosegue - che in
tutt'altra vicenda è emerso che il generale Pollari, per ben due anni, è stato
illegalmente sottoposto a controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto
di chi lavorava, visto che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna
vicenda giudiziaria. Abbiamo, così, la percezione di quali operazioni
destabilizzanti si sono svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla
Calabria, con implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta
ancora luce".
( da "Asca" del
04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ABU OMAR: CICCHITTO,
CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO STATO (ASCA) - Roma, 4 apr - ''La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar e' molto
significativa perche' riconosce la validita' dell'apposizione del segreto di
stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi. Essa rappresenta un
punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo
Pubblico Ministero di Milano. Essa mette anche in evidenza che c'e'
stato un inquietante tentativo di destabilizzazione dei nostri servizi
d'informazione e di sicurezza, che ha provocato gravissimi danni''. Ad
affermarlo e' Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. ''A cio'
aggiungiamo -prosegue Cicchitto- che in tutt'altra vicenda e' emerso che il
generale Pollari, per ben due anni, e' stato illegalmente sottoposto a
controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto di chi lavorava, visto
che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria.
Abbiamo, cosi', la percezione di quali operazioni destabilizzanti si sono
svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla Calabria, con
implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta ancora
luce''. min/sam/ss
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Abu Omar/ Gasparri:
Consulta riafferma importanza sicurezza Paese di Apcom "Scelte pm dettate
più da protagonismo che da giustizia" -->Roma, 4 apr. (Apcom) -
"Le motivazioni della sentenza della Corte
Costituzionale sul caso Abu Omar riaffermano il principio della inviolabilità
del segreto di Stato per garantire la sicurezza dello Stato stesso". Lo
afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "E'
risultato quindi - continua Gasparri - che l'atteggiamento assunto da alcuni pm
milanesi sia forse stato più dettato da un protagonismo personale che non dalla
necessità di giustizia. Si é così corso il grave rischio di veder
destabilizzati del tutto i nostri servizi di informazione e di sicurezza".
"Resta da augurarsi che dopo il pronunciamento della Consulta non abbiano
più a verificarsi episodi di violazione del segreto di Stato - conclude Gasparri
- e che la magistratura intervenga a sostegno non certo ad intralcio del lavoro
svolto dai nostri servizi nella incessante lotta al terrorismo fondamentalista
e non solo".
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Abu Omar/ Cicchitto:
Consulta riconosce validità segreto di Stato di Apcom Sentenza significativa,
punto fermo per protagonismo pm Milano -->Roma, 4 apr. (Apcom) - La sentenza
della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar "è molto
significativa perché riconosce la validità dell'apposizione del segreto di
Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi". Lo sottolinea
il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo il quale la
pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto fermo anche
rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo pubblico
ministero di Milano". La sentenza della Corte, osserva ancora Cicchitto,
"mette anche in evidenza che c'è stato un inquietante tentativo di
destabilizzazione dei nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha
provocato gravissimi danni". "A ciò aggiungiamo - prosegue - che in
tutt'altra vicenda è emerso che il generale Pollari, per ben due anni, è stato
illegalmente sottoposto a controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto
di chi lavorava, visto che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna
vicenda giudiziaria. Abbiamo, così, la percezione di quali operazioni
destabilizzanti si sono svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla
Calabria, con implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta
ancora luce".
( da "Corriere Adriatico"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il presidente del
Senato: "La legge è buona e di libertà" Procreazione, Schifani frena
Fini Roma La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi
etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge
sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla
Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la
pronuncia della Consulta "rende finalmente giustizia alle donne",
mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e
resta "una buona legge". Il nuovo botta e risposta tra Schifani e
Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente
per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega
di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti
durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla
sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 "è una buona
legge" se non altro perchè ha affrontato "tanti passaggi
parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari
votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi". E maggioranza ed
opposizione anche questa volta si divide nella nuova "querelle".
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento))
Argomenti: Giustizia
CLAUDIO SARDO Roma.
Renato Schifani rappresenta la linea prevalente del Pdl, ma Gianfranco Fini non
ha intenzione di fermarsi alle parole pronunciate in congresso. «Farò altre
provocazioni» ha annunciato l'altra sera alla cena organizzata da "Farefuturo",
la sua fondazione culturale. Da presidente della Camera non potrà certo
presentare emendamenti al ddl Calabrò sul testamento biologico, però i suoi
fedelissimi, quelli che, appunto, gravitano attorno a Farefuturo, hanno
cominciato a lavorare a proposte di modifica tutt'altro che marginali. Il perno
di questo gruppo di lavoro è Silvano Moffa. E l'ambizione è proporre una
"terza via", sulla linea indicata in Senato dal dissidente Renato
Pera: via la norma che rende obbligatorie idratazione e nutrizione senza eccezione
alcuna (definita da «Stato etico» da parte di Fini), al suo posto una norma che
da un lato impedisca l'intervento della magistratura, dall'altro affidi alla
famiglia e al medico le scelte più drammatiche sulla vita e la morte di un
paziente in stato di incoscienza. I tempi di Montecitorio non si annunciano
brevissimi. La commissione Sanità non comincerà l'esame della legge prima di
fine aprile. E prevedibilmente le norme sul biotestamento arriveranno in aula
solo dopo le Europee. Nel Pd molti chiedono una pausa ancora più lunga dopo la
sentenza della Consulta sulla legge 40 e Fini ha comunque invitato ad una
«riflessione approfondita». Tutto ciò però non fa che alimentare la tensione
nella maggioranza del Pdl, favorevole al ddl Calabrò. I suoi timori sono quelli
espressi dalla Cei: la legge va fatta subito per evitare nuovi casi Englaro. E
i vertici del nuovo partito, insieme al governo, non escludono di riattivare il
ddl «salva Eluana» qualora il testo Calabrò dovesse impantanarsi alla Camera:
sarebbe una legge molto più limitata, ma avrebbe comunque l'effetto di
tamponare la sentenza della Cassazione. Al momento la carta di riserva è tenuta
in un cassetto in Senato. E il Pdl si prepara al confronto a Montecitorio
mettendo in conto qualche modifica. Un'apertura è già venuta da Gaetano
Quagliariello, fin qui uno dei registi del ddl Calabrò: la validità della dat
(il testamento biologico) può essere estesa dagli stati vegetativi a tutte le
persone incapaci di intendere e di volere. Tuttavia è sull'obbligo di
idratazione e nutrizione che si giocano il destino della legge e le alleanze
parlamentari. Sul punto Quagliariello e Calabrò, come anche il ministro Sacconi
e la sottosegretaria Roccella, restano fermi. Sandro Bondi invece sta lanciando
segnali di dialogo ai cattolici del Pd, rutelliani e popolari: l'obbligo di
idratazione e nutrizione può prevedere un'eccezione e in casi prossimi alla
fine della vita la scelta sui trattamenti può essere affidata al medico, alla
famiglia e al fiduciario. Ecco, è su questa base che Bondi spera di recuperare
quell'alleanza trasversale che si formò attorno alla legge 40. Peraltro la stessa sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40 proietta la sua ombra sul ddl Calabrò. La linea
della Corte è quella del contemperamento dei diritti: se la legge sul
testamento biologico dovesse comprimere oltre una certa misura il diritto alla
libertà di cura, andrebbe più facilmente incontro ad una censura.
Insomma, qualche apertura sarà necessaria alla Camera e il Pdl dovrà decidere
se cercare il consenso di almeno un pezzo del Pd. Le intenzioni di Fini invece
sono diverse. Gli emendamenti del suo think thank potrebbero puntare ad un
consenso più ampio, persino dell'intera opposizione. Sarebbe uno scenario nuovo
per una legge su temi eticamente sensibili. Ma il Pdl, oggi in sintonia con la
Cei, non sembra avere questa intenzione.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento))
Argomenti: Giustizia
MARIA PAOLA
MILANESIO Roma. È in visita a Herat, al contingente militare italiano di stanza
in Afghanistan, ma bastano pochi scambi di battute con i giornalisti per
riportarlo alle contese romane. «La legge sulla fecondazione assistita è una
buona legge. I parlamentari hanno votato secondo coscienza e non sulla base di
dogmi», dice il presidente del Senato Renato Schifani. Nessun riferimento
esplicito a Gianfranco Fini, che solo il giorno prima aveva salutato con favore
la parziale bocciatura da parte della Consulta della legge 40, definendola
frutto anche di «dogmi di tipo etico-religioso». Un giudizio che fin da subito
era stato stigmatizzato severamente dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
e che ieri è stato al centro anche dell'assemblea nazionale del partito. Dal
palco dell'Auditorium della Conciliazione a Roma il segretario dell'Udc Lorenzo
Cesa arriva a chiedere le dimissioni del presidente della Camera: «Non può
essere il paladino di battaglie di parte. Credo che sarebbe ancora più libero
di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così
impegnativi di terza carica dello Stato». Replica secca da Montecitorio, con
annesso un richiamo alla Costituzione laddove definisce le competenze della
Consulta. Poi la conclusione: «Non può destare scandalo esprimere valutazioni
sulle pronunce stesse della Corte». Proprio a Montecitorio, però, a scendere in
campo a difesa della legge è il cappellano monsignor Rino Fisichella. Nessun
accenno al presidente Fini, ma non è certo casuale che il prelato definisca «la
legge 40 non una legge cattolica» e ne sottolinei l'obiettivo di tutela da ogni
«sperimentazione selvaggia». Ma a dividere laici e cattolici, dopo il no della
Consulta al limite massimo di tre embrioni da impiantare, è la possibilità che
il Parlamento torni a discutere di fecondazione assistita. Un passaggio
inevitabile per Massimo D'Alema e il Pd, un passaggio non necessario per il
governo che ritiene di intervenire con nuove linee guida. «Ora le Camere devono
mettere mano a una legge, che conteneva alcuni principi contrari alla
Costituzione oltreché al buonsenso», dice D'Alema che, nel dare il suo pieno
appoggio a Fini, ricorda come in questi anni 10mila coppie siano state
costrette a rivolgersi a strutture estere nella sperenza di avere un figlio. Il
ministro del Welfare Maurizio Sacconi non la pensa così («Non credo che si
ponga la necessità di un passaggio parlamentare»), tanto che il suo dicastero -
così annuncia il sottosegretario Eugenia Roccella - avrebbe già allo studio
l'ipotesi di istituire un Osservatorio sulla procreazione assistita, utile a
fornire maggiori dettagli alle donne sui centri e sulle pratiche eseguite. Il
centrosinistra, con Anna Finocchiaro in testa, insiste perché la parola passi
al Parlamento e si discuta «senza furori ideologici». La radicale Emma Bonino,
eletta nelle file del Pd, propone una manifestazione di piazza sui temi della
libertà. Dal Pdl, però, ancora parole aspre contro la Corte
costituzionale che, così
Maurizio Lupi, «non può diventare un braccio armato per condurre battaglie
ideologiche». Ma a chiedere alla Corte costituzionale di pronunciarsi ancora sulla legge sono molte coppie che,
attraverso i loro legali, hanno fatto sapere di avere intenzione di sottoporre
ai giudici parti della legge non esaminate dalla Consulta. Se così fosse
i 15 giudici costituzionali dovranno tornare sull'argomento.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Nord)) (Mattino, Il (City)) (Mattino,
Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Sud2))
Argomenti: Giustizia
La Regione Campania
prepara la carta dei diritti per gli immigrati, sia regolari che clandestini.
La delibera, approvata ieri in giunta su proposta del governatore e
dell'assessore Alfonsina De Felice, punta a «fornire la più ampia informazione
in ordine ai contenuti della vigente disciplina del diritto delle persone che non
hanno la cittadinanza italiana ad accedere alle strutture e ai servizi che
erogano prestazioni assistenziali sul territorio». Tra gli obiettivi del
provvedimento anche quello di predisporre e realizzare un adeguato piano di
informazione e divulgazione della stessa carta per preparare al meglio le
strutture sanitarie e il relativo personale. In questo modo Palazzo Santa Lucia
punta a evitare che si ripetano casi come quello di Kante Kadiatou, la
venticinquenne ivoriana senza permesso di soggiorno che ha partorito al
Fatebenefratelli ed è rimasta coinvolta in una bufera mediatica. E ancora la
giunta ha dato mandato di diffondere informazioni precise ad Asl e aziende
ospedaliere circa la disciplina attualmente in vigore, precisando in
particolare che l'obbligo di segnalare alle autorità la presenza di immigrati
irregolari nelle strutture è al momento solo una proposta all'esame del
Parlamento. E comunque, in caso di approvazione del disegno di legge sulla
sicurezza, la giunta si riserva la possibilità di presentare un ricorso alla Corte costituzionale o di indire un referendum. «La tutela della salute dei
lavoratori e della famiglie di stranieri irregolari è prima di tutto un fatto
di civiltà che riguarda il rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - hanno
spiegato Bassolino e la De Felice - Lavoriamo, quindi, per fare in modo che gli
operatori sociosanitari siano adeguatamente informati sulle procedure da
seguire e che i cittadini migranti siano sempre più consapevoli dei loro
diritti». ger.aus.
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Nazionale))
Argomenti: Giustizia
Roma. La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del
Parlamento europeo» sulla «illecità» delle cosiddette "extraordinary
renditions" (i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi
segreti internazionali al di fuori di procedure legali. È uno dei
passaggi centrali delle motivazioni, depositate ieri, della sentenza con cui la
Consulta ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la
procura di Milano per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del
procedimento a carico, tra gli altri, dell'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e
di 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar. L'autorità giudiziaria, «seppure
libera di indagare, accertare e giudicare» sul reato di sequestro dell'ex imam
di Milano Abu Omar «non essendo lo stesso coperto da segreto di Stato», non
poteva «avvalersi di quelle fonti di prova che, sebbene connesse al sequestro
di persona», riguardano i «rapporti fra servizi italiani e stranieri».
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
L'ex assessore
Sommavilla: «Da cancellare gli appalti non obbligatori, serve un anno di
commissario» Sabato 4 Aprile 2009, «Allibito dalle dichiarazioni dell'assessore
Tiziana Martire». Così commenta l'ex assessore del centrosinistra Attilio
Sommavilla le dichiarazioni dell'attuale referente di centrodestra. «Parla
delle opere pregresse, ma dov'era due anni fa? Lo scorso luglio - ricorda
Sommavilla - il governo fece un decreto che imponeva di bloccare tutti gli
appalti nuovi e lasciava sforare il patto senza sanzioni per le opere
pregresse. Quindi, si potevano tranquillamente pagare i lavori del ponte degli
Alpini e della strada della Veneggia. Ma questo non è stato fatto». Sommavilla
spiega che anche le nuove modifiche del governo, che il Comune sta attendendo,
non si discosteranno troppo da quelle dello scorso luglio. «Quindi, nel
bilancio di previsione
( da "Gazzettino, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Fecondazione
artificiale, nasce un altro conflitto Il presidente del Senato: «È una buona
legge». La replica di Fini: «Valutazioni legittime, nessuno scandalo» Sabato 4
Aprile 2009, Roma NOSTRA REDAZIONE La presidenza della Camera ha tutto il
diritto di esprimere le sue valutazioni, anche sulle sentenze della Corte costituzionale: criticato a mezza bocca da alcuni settori
del Pdl, esplicitamente attaccato dall'Udc, contestato perfino dal presidente
del Senato, Gianfranco Fini affida la sua reazione ad una breve nota ufficiale.
L'altolà è indirizzato al segretario dell'Udc, Cesa, ma evidentemente vale per
tutti: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione - si
legge nella nota del presidente della Camera - comprenderebbe
che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di
valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo
esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nei
fatti, a criticare Fini - che aveva giudicato basata su dogmi etici la legge 40
sulla procreazione assistita, spiegando così la bocciatura da parte della
Corte costituzionale - erano stati in molti.
Significativa la contestazione del presidente del Senato: per Schifani,
infatti, Fini sbaglia a parlare di «dogmi» in riferimento alla legge 40, che è
una «buona» appunto perché ha «affrontato tanti passaggi parlamentari, un
dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo
coscienza e non sulla base di dogmi». E inoltre, continua Schifani, «nella
legge 40 si andò oltre la maggioranza e su quel testo confluirono i voti di
Rutelli e della Margherita». Il presidente del Senato conclude: «Stato laico
non significa rinunciare alle proprie responsabilità tutte le volte che ci si
rende conto che ci sono vuoti legislativi da colmare». Più duro e diretto era
stato, ieri mattina, l'attacco di Cesa: «Il presidente della Camera non può
essere il paladino di battaglie di parte», affermava il segretario dell'Udc.
Poi, Cesa affondava il colpo: «Lo Stato etico è a difesa di uno Stato laico che
per noi rischia di essere laicista. Non voglio alimentare sterili polemiche, ma
personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue
battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza
carica dello Stato». Insomma, per l'Udc, se proprio vuol dire certe cose, Fini
dovrebbe prima dimettersi dalla presidenza della Camera. Con maggiore
diplomazia, Lupi (Pdl) si limitava ad approvare calorosamente le tesi di
Schifani: «Errare è umano, ma perseverare è diabolico e bene ha fatto il
presidente del Senato a ribadire che la legge 40 è un buon testo, e non il
frutto del dogmatismo religioso». Un modo per dare addosso a Fini senza
nominarlo. Lupi continuava poi dicendosi «preoccupato non solo perché rischiamo
di riaprire la porta a pericolose derive eugenetiche, ma perché ho l'impressione
che qualcuno voglia prendere spunto da questo precedente per bloccare la legge
sul testamento biologico uscita dal Senato». È infatti questa una delle
preoccupazioni più pressanti del campo cattolico, che ora vede decisamente più
battagliero il fronte laico. Qui, tutti sottolineano infatti soprattutto due
questioni: le linee guida alla legge 40 sulla procreazione assistita non devono
aggirare i principi ribaditi dalla Consulta; in materie così sensibili, si
devono tener presenti le conoscenze scientifiche e non dogmi precostituiti. Ed
è evidente che queste posizioni dovrebbero valere, secondo il fronte laico,
anche per la legge sul testamento biologico, attualmente all'esame della
Camera. Nell'Idv, Donadi, sottolinea come «la questione etica stia lacerando»
il centrodestra, mentre Silvana Mura si dice «sorpresa» dall'attacco di Cesa a
Fini: «Il fatto che chi occupa rilevanti cariche istituzionali, come il
Presidente della Camera, difenda la laicità dello Stato dovrebbe essere cosa
assolutamente normale e non certo oggetto di polemica politica. Preoccupa -
sottolinea l'esponente dell'Idv - la deriva confessionale che sembra riguardare
gran parte della politica italiana». M.Ant.
( da "Virgilio Notizie"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 4 apr. (Apcom)
- Il trasferimento d'ufficio dei magistrati, che "il governo intende
introdurre con un emendamento al decreto-legge in materia di violenza
sessuale", rappresenta "una iniziativa molto grave sul piano del
metodo e del merito, in aperta violazione del principio costituzionale di
inamovibilità dei magistrati e con effetti disastrosi sulla vita delle persone
e sulla organizzazione degli uffici giudiziari". Per questo l'Associazione
nazionale magistrati, con una nota del presidente Luca Palamara e del
segretario generale Giuseppe Cascini, esprime "la più ferma protesta
contro l'iniziativa del Governo, chiede che l'emendamento sia ritirato, e
invita Governo e Parlamento ad ascoltare la voce dei magistrati, per
individuare in tempi rapidi soluzioni idonee a risolvere la grave emergenza
della scopertura degli organici delle Procure della Repubblica, in particolare
nel sud Italia, determinata dalla introduzione del divieto di destinare ad
uffici di procura o a funzioni giudicanti penali monocratiche i magistrati in
prima nomina, nonché dall'obbligo di mutamento di regione in caso di passaggio
dalla funzione giudicante alla funzione requirente". "Sin dal primo
incontro con il ministro della Giustizia, nel maggio
( da "Sicilia, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Un gruppo di manager
in gonnella, scelte da Castiglione, guida l'ente Provincia, donne al vertice
Trasparenza, collaborazione con i sindaci e i sindacati per il piano del
personale, efficienza, innovazione e soprattutto rispetto delle norme europee
antinquinamento per tutelare l'ambiente e porre fine alla procedura di
infrazione della Ue per il mancato rispetto del sottosuolo. Procedura che ogni
anno costringe l'Ato a pagare una onerosa multa che impoverisce le risorse
finora destinate all'obiettivo finale che è quello di dotare il nostro
territorio di una rete di infrastrutture all'avanguardia. L'intento è fare in
fretta per l'avvio del gestore unico dell'Ato idrico e ottenere negli anni le
ingenti risorse comunitarie e nazionali (ben un miliardo 300 milioni
complessivi) per far scattare la «rivoluzione» del servizio sia per le acque
bianche di rifornimento che per quelle da smaltire. Il presidente della
Provincia, Giuseppe Castiglione, stavolta in veste di presidente dell'Ato
idrico, si sta muovendo a grandi passi per far partire il gestore unico. E come
ultimo passaggio di un lunghissimo iter caratterizzato dai continui colpi di
scena degli anni passati, attende a breve un parere legale di una commissione
di esperti, presieduta dall'ex presidente della Corte costituzionale Riccardo Chieppa, che
dovrà pronunciarsi sulla legittimità di tutta la procedura adottata negli anni.
Castiglione, però, in attesa di questo passaggio decisivo, vuole fare chiarezza
per evitare, come sta avvenendo, che in previsione del trasferimento del
servizio al gestore unico si diffonda nel cittadino l'opinione che lo
stesso sfacelo degli Ato rifiuti si ripresenti anche all'Ato idrico. Il
presidente, coadiuvato dall'ingenere Laura Ciravolo, direttore tecnico dell'Ato
acque, intende chiarire che le differenze tra i due «ambiti» sono tante. E
ricorda che esiste una autorità di controllo costituita da tutti i sindaci e
una normativa che regola il processo di determinazione delle tariffe. L'intento
primario del presidente Castiglione è quello di avviare un percorso di attiva
collaborazione con i 58 sindaci della provincia alla luce anche delle recenti
opposizioni di alcuni di loro al trasferimento del servizio. Ad esempio
Castiglione e l'ing. Ciravolo smentiscono che la tariffa possa crescere a
dismisura, così come è avvenuto in alcuni Ato rifiuti: «Nelle settimane scorse
- spiega il presidente - si è parlato addirittura di una tariffa che potrebbe
crescere sino a toccare i 4 euro a metro cubo. E' una notizia destituita di
fondamento che non fa altro che indurre nel cittadino una visione distorta
dell'Ato acqua, che invece punta a realizzare un servizio integrato
soddisfacente anche per quelle aree dove in estate l'acqua scarseggia».
Castiglione e la Ciravolo hanno spiegato che la tariffa reale media attuale
verrà mantenuta anche al passaggio del servizio al gestore unico e che saranno
salvaguardati i redditi bassi. «Qualsiasi scelta in merito all'articolazione
tariffaria - hanno puntualizzato Castiglione e la Ciravolo - per i vari usi
verrà demandata all'assemblea dei sindaci». Quindi, secondo il presidente
Castiglione, fare demagogia su questo punto è fuor di luogo mentre bisognerebbe
collaborare fattivamente per superare alcuni ostacoli, come quello della
morosità diffusa e il gravissimo problema del depauperamento delle risorse. E
qui entra in ballo il problema dei risparmi idrici, visto e considerato che per
rifornire la città, il gestore attuale comincia a tirare dal sottosuolo acqua
mista con terriccio, segnale evidente che il fondo della falda è stato quasi
raggiunto. Le distanze però restano ampie. E lo dimostra la ricognizione
avviata dai tecnici dell'Ato con l'invito ai Comuni a fornire i dati tecnici
attuali, richiesta che sarebbe stata rispettata soltanto da pochi enti su 58.
Le cause di questa difficile collaborazione sono molteplici. Ma uno dei motivi
potrebbe essere collegato alla normativa degli Ato idrici che impone di
installare in tutte le utenze i contatori, compresi nei palazzi comunali: i
municipi, le scuole, le palestre che al momento, secondo dati dell'Ato idrico,
sono sprovvisti...e dove l'acqua scorrerebbe senza che nessuno la paghi. Anzi
sì, a pagare alla fine qualcuno c'è. E sono i cittadini che ligi al dovere
pagano per ben tre volte. Per se stessi, per gli uffici comunali e per gli
utenti morosi. Giuseppe Bonaccorsi
( da "Sicilia, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Tra piazza e Palazzo
L'attenzione politica sull'emergenza economica si è spostata dall'«agora» del
G20 di Londra alla «piazza» di casa nostra: e diventa un caso la manifestazione
della Cgil di stamani contro le scelte del governo per fronteggiare la crisi,
con il segretario del Pd Dario Franceschini preso nella morsa tra la parte
sindacale che si è autoesclusa (Cisl e Uil) e la componente moderata dei
Democratici che, come Sergio D'Antoni, diserterà l'appuntamento in nome,
proprio, dell'unità sindacale. Una situazione scomoda che a parti invertite si
ripropone sull'altro versante politico, dove la querelle sulla procreazione
assistita vede Gianfranco Fini sotto il tiro incrociato degli alleati, a
cominciare dal suo collega del Senato Renato Schifani, e dei centristi, con
Lorenzo Cesa che di fronte alla sua presa di posizione contro dogmi e Stato
etico, lo ha praticamente invitato a lasciare la poltrona istituzionale.
Attorno a questi due temi ruota ora la polemica politica che ha già archiviato,
invece, la movimentata giornata londinese del premier Silvio Berlusconi, che
ieri ha tirato un bilancio personale positivo del vertice del G20, tanto più
che da Buckingham Palace hanno fatto sapere che la foto ricordo con la sovrana
britannica è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale», senza «gaffe nè
alcuna offesa» da parte del presidente del Consiglio. Ora la politica dunque è
tutta proiettata sulla manifestazione odierna che, come si diceva, non ha certo
la benedizione di Raffaele Bonanni perché, ha spiegato il segretario generale
della Cisl, «non è solo contro il governo ma anche contro il sindacato e contro
tutti coloro che hanno siglato l'accordo sulla riforma del modello
contrattuale». E anche le forze politiche a sinistra del Pd che saranno in
piazza, anziché plaudire alla decisione del leader democratico, lo hanno
punzecchiato con un «meglio tardi che mai». Alla fine dei conti appare una
missione impossibile quella di Franceschini di saldare le varie anime del suo
partito e, insieme, quelle dei sindacati. Non sembra preoccuparsi, invece,
Gianfranco Fini di coagulare attorno a sè un consenso corale della sua
coalizione che anzi mostra evidenti segni di insofferenza. Anche perché,
paladino di uno stato laico che non si lasci influenzare dai «dogmi» e legiferi
senza guardare oltretevere, il presidente della Camera sembra quasi compiacersi
del suo isolamento, come avesse in mente un progetto di più ampio e lungo
respiro. Quindi fronteggia, consapevole, un nuovo «duello» istituzionale con il
presidente del Senato. Schifani, dal lontano Afghanistan, premesso che quella
sulla procreazione è una «buona legge», gli ha fatto una «lezione» su Stato
etico, dogmi e libertà di coscienza. Una dialettica istituzionale in crescendo,
culminata con la risposta che la presidenza della Camera (ossia
lo stesso Fini) ha ufficialmente rivolto all'Udc di Cesa, ma con destinatari
multipli, e a futura memoria: come il Parlamento rispetta le valutazioni della
Consulta sulla legittimità delle leggi, così non deve destare scandalo che sia lo
stesso Parlamento a esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte
Costituzionale.
( da "Wall Street Italia"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/ Anm:
Incostituzionale trasferimento d'ufficio toghe di Apcom "Governo vuole
introdurre norma a dl anti-stupri, la ritiri" -->Roma, 4 apr. (Apcom) -
Il trasferimento d'ufficio dei magistrati, che "il governo intende
introdurre con un emendamento al decreto-legge in materia di violenza
sessuale", rappresenta "una iniziativa molto grave sul piano del
metodo e del merito, in aperta violazione del principio costituzionale di inamovibilità
dei magistrati e con effetti disastrosi sulla vita delle persone e sulla
organizzazione degli uffici giudiziari". Per questo l'Associazione
nazionale magistrati, con una nota del presidente Luca Palamara e del
segretario generale Giuseppe Cascini, esprime "la più ferma protesta
contro l'iniziativa del Governo, chiede che l'emendamento sia ritirato, e
invita Governo e Parlamento ad ascoltare la voce dei magistrati, per
individuare in tempi rapidi soluzioni idonee a risolvere la grave emergenza
della scopertura degli organici delle Procure della Repubblica, in particolare
nel sud Italia, determinata dalla introduzione del divieto di destinare ad
uffici di procura o a funzioni giudicanti penali monocratiche i magistrati in
prima nomina, nonché dall'obbligo di mutamento di regione in caso di passaggio
dalla funzione giudicante alla funzione requirente". "Sin dal primo
incontro con il ministro della Giustizia, nel maggio
( da "Caserta News"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 4 Aprile 2009
Immigrazione, campagna di informazione su assistenza SOCIALE | Napoli La giunta
regionale della Campania ha varato oggi, con una delibera proposta dal
presidente Antonio Bassolino e dall'assessore Lilly De Felice, una serie di
interventi finalizzati alla tutela della salute e a una corretta informazione
dei cittadini immigrati, regolari e irregolari. La giunta ha dato mandato agli
uffici regionali competenti di: - elaborare una Carta del diritto delle persone
straniere e degli apolidi all'assistenza, volta a dare la più ampia
informazione in ordine ai contenuti della vigente disciplina del diritto delle
persone che non hanno la cittadinanza italiana ad accedere alle strutture e ai
servizi che erogano prestazioni assistenziali sul territorio regionale; -
predisporre e realizzare un adeguato piano di informazione e divulgazione della
"carta del diritto delle persone straniere e degli apolidi
all'assistenza", per rendere edotte le strutture preposte all'erogazione
dei servizi di assistenza ed il relativo personale, oltre che le persone
titolari del diritto all'assistenza medesima, dei contenuti della disciplina
vigente e della modalità per fruire del diritto; - diffondere informazioni
precise a tutte le strutture che erogano servizi di assistenza circa la
disciplina attualmente vigente, precisando altresì che l'eliminazione del divieto
per le strutture sanitarie di segnalare alle autorità gli immigrati irregolari
che a loro si rivolgono costituisce, allo stato, una mera proposta ancora
all'esame del Parlamento; - di riservare a successivo atto di Giunta, dopo la
eventuale approvazione in Parlamento del disegno di legge sulla sicurezza, le valutazioni in ordine alle iniziative da assumere (ricorso
alla Corte costituzionale e
al referendum. "La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di
stranieri irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il
rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - ha dichiarato Bassolino.
"Lavoriamo quindi per fare in modo che gli operatori sociosanitari siano
adeguatamente informati sulle procedure da seguire e che i cittadini migranti
siano sempre più consapevoli dei loro diritti".
( da "Gazzetta di Parma Online, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Caso Fincuoghi:
delegazione al Senato Una delegazione di amministratori del comune di Bedonia
composta dal sindaco Sergio Squeri, dall'assessore Barbara Zerbini e dal
consigliere Christrian Squeri e dagli imprenditori del comparto metalmeccanico
Aldo Delchini, Renzo Lusardi, Domenico Giacopazzi, Antonio Cavazzini e dal
presidente della Comunità Montana Carlo Berni era ieri a Roma per incontrare il
senatore Cesare Cursi, presidente della commissione Industria, commercio e
Turismo del governo e la Senatrice Mariaida Germontani. Con loro una
rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia
Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi,
Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi
economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in
particolare per la questione degli stabilimenti “Motorini” e “Fincuoghi”
attuali pilastri delleconomia e delloccupazione. «Per
sapere che sia stato un incontro proficuo dovremo attendere ancora qualche giorno - ha detto
l'assessore Zerbini -: sicuramente risulta positivo che i parlamentari abbiamo
mostrato immediata disponibilità a riceverci e ad ascoltarci. Il senatore Cursi
ci ha chiesto per lunedì una nota dettagliata sulle necessità contingenti al
fine di potere agire operativamente a favore di una risoluzione positiva. Io lo
interpreto come un segnale positivo e di grande pragmatismo».