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Report "Giustizia"   4-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

U.S. Aid Plan to Support GM, Chrysler Parts Suppliers May Start Next Week ( da "Bloomberg" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a consultant and analyst with CSM Worldwide Inc. in Grand Rapids, Michigan. "Those that are under the most distress and are looking to shore up their operations would be the first ones to jump on it." The 4,000 companies that supply parts to U.S. automakers are struggling amid a 37 percent plunge in domestic vehicle sales this year through March.

Fecondazione, stop di Schifani a Fini <È una buona legge, senza dogmi>( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta , di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». stampa |

Prevenzione orale, iniziativa a scuola ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale ha più volte ribadito che «al Legislatore è precluso intervenire con norme aventi portata retroattiva per annullare gli effetti del giudicato di una sentenza della stessa Corte»; sul piano tecnico è discutibile detrarre dal rimborso dovuto quanto già speso per il depuratore, perché a nostro parere occorre vedere quanto denaro dei cittadini è stato impiegato,

Un botta e risposta a distanza tra i due presidenti di Camera e Senato ( da "Cittadino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

Monsignor Fisichella: ( da "Cittadino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: hanno accolto positivamente la sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a provocare più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato anche la giornalista Lucia Annunziata,

No alle tasse sull'acqua pagate nonostante l'assenza di depuratori ( da "Trentino" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: richieste di risarcimento dei cittadini e se la Provincia fa qualcosa: «La Corte costituzionale - affermano Civettini e colleghi - ha dichiarato l'illegittimità del decreto legge relativo alle tariffe del servizio idrico integrato, relativamente alla depurazione delle acque, non sia attuabile e applicabile ai cittadini laddove gli impianti di depurazione non siano realizzati o attivi.

Fecondazione botta e risposta tra Schifani e Fini ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Bene la Corte costituzionale sulla legge 40 «ha difeso la salute delle donne», aveva detto Gianfranco Fini, «ecco cosa succede quando una legge si fonda su dogmi di tipo etico-religiosi». E Renato Schifani, che da capogruppo di Forza Italia si batté per far approvare il provvedimento proprio in Senato, trova il modo di difenderlo,

"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni.

[FIRMA]ANDREA ROSSI Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati da... ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni.

"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università ( da "Stampa, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 70 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni.

Fecondazione, scontro tra Schifani e Fini ( da "Libertà" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». «Di conseguenza - conclude Fini - non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». 04/04/2009

Consulta: sì al segreto di Stato ma con controllo delle Camere ( da "Libertà" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale richiama il governo alle sue responsabilità. E lo fa addentrandosi nelle pieghe di cosa è da intendersi per segreto di Stato, soffermandosi sugli effetti che l'annullamento di tre fonti di prova avranno sul processo che riprenderà il prossimo 22 aprile, e senza risparmiare un severo giudizio sul fatto che i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi

SEGRETO MA LE CAMERE CONTROLLINO. Sul segreto di Stato il presidente del Consiglio è inve... ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: con cui ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del processo contro tra gli altri l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar, la Corte Costituzionale richiama il governo alle sue responsabilità.

fecondazione, schifani contro fini: la legge è buona ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».

Gli artigiani delle unghie finte ora sono pronti a graffiare ( da "Arena, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: come stabilito dalla Corte Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori, costruttori e applicatori di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in Italia oggi sono circa 600, ma una stima realistica li quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto che oscilla intorno ai 900 milioni di euro.

prima la donna ( da "Centro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'

legge 40, schifani contro fini - gabriele rizzardi ( da "Centro, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani,

I paletti di Schifani ( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sottolineando come «la Corte costituzionale ha il dovere di vigilare sul rispetto dei principi. Ricordo che il limite sui tre embrioni ha costituito oggetto di un ampio dibattito più di tipo clinico-scientifico che dogmatico». «Molti voti segreti - sottolinea il presidente del Senato - hanno confermato un orientamento del Parlamento».

...Gianfranco Fini per contrapporlo a Silvio Berlusconi, magari anche come potenziale candidato alla Presidenza della Repubblica, e per minare la solidità del Popolo della Libertà. ( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la sentenza della Corte Costituzionale contro alcune limitazioni alla fecondazione assistita, contenute nella legge che la disciplina, non ha rallegrato più di tanto l'opposizione. Essa è probabilmente consapevole delle lacerazioni alle quali potrebbe essere esposta cavalcando oltre misura il verdetto della Corte, sino a tentare un ulteriore allargamento delle maglie legislative.

Il numero uno della Camera: ( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».

Il dialogo tra laici e cattolici è alla base del partito unico ( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: impianto della legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali.

Segreto di Stato non sindacabile dai giudici ( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rese note oggi dalla Corte Costituzionale, delle decisioni della Consulta, diffuse l'11 marzo scorso, sui conflitti di attribuzioni, cinque in tutto, fra magistratri milanesi e presidenti del Consiglio, Romano Prodi prima e Silvio Berlusconi poi, in merito alla vicenda del sequestro dell'ex imam Abu Omar.

gianfranco fini questa mattina parla alle grazie ( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Fini parteciperà al confronto pubblico voluto dalla fondazione nel ciclo di incontri su «La metropoli dei diritti», aperto alcune settimane fa dalla lezione di Giovanni Maria Flick, presidente della Corte Costituzionale. Il dibattito è in programma alle 11. Prima Fini farà due passi in piazza Ferretto accompagnato da Paolo Costa.

sulle ronde si sta facendo terrorismo ( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM «Sulle ronde si sta facendo terrorismo» SAN DONA'. «ll Csm non deve fare terrorismo politico». La tensione continua a salire nel Veneto Orientale dopo lo stop del Csm alle ronde, giudicate incostituzionali. Come è noto, i rappresentanti delle Toghe a palazzo dei Marescialli sollevano una perplessità di ordine generale sulla possibilità di derogare al principio che assegna all'

ROMA - La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici ( da "Adige, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», come ha detto giovedì. Ieri la replica del numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, per cui la legge 40 è e resta «una buona legge».

prima la donna ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'

legge 40, schifani contro fini - gabriele rizzardi ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani,

Draghi vede più rosa ( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne italiane». Per il numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani, invece, la legge 40 è e resta «una buona legge non votata sulla base di dogmi».

ambasciatori, esposto di raisi contro la procura - alessandro cori ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: attenzione del Csm Ambasciatori, esposto di Raisi contro la Procura ALESSANDRO CORI Finirà sul tavolo del consiglio superiore della magistratura il comportamento della Procura nei confronti della nuova libreria coop Ambasciatori di via Orefici. «La Procura non è mai intervenuta - accusa il deputato Pdl Enzo Raisi - né quando ho consegnato al notaio in busta chiusa il nome del vincitore,

l'azione a tutela dei pm il csm assegna la pratica alla prima commissione ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: azione a tutela dei pm il Csm assegna la pratica alla prima commissione Il comitato di presidenza del Csm ha assegnato alla prima commissione la pratica, nata dalla lettera scritta dai pubblici ministeri Renato Nitti, Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro. La prossima settimana il caso sarà discusso dall´organo di autotutela.

di pietro: "noi in piazza per la giustizia fitto ormai è diventato come berlusconi" ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm chiedendo di sapere qual è il limite dell´azione ispettiva. «Io credo che questa ispezione sia un´indagine esplorativa alla ricerca di qualcosa che non c´è. Un´indagine che ha un sapore di ricatto e di minaccia e non quella della verità. Viene svolta cercando qualcosa che non va e questo mina anche il segreto istruttorio perché il pm può procedere con una discovery di alcuni

Gasparri: ( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è stato due giorni fa il parere negativo del Csm sul pacchetto sicurezza. «Sia chiaro che il Csm non è la terza Camera. Sui centri di accoglienza abbiamo seguito le direttive europee, sulle ronde non credo che nessuno possa opporsi ad associazioni di ex carabinieri. Ho apprezzato molto la decisione di Nicola Mancino di non partecipare a quella votazione definendo "

Fecondazione, scontro nel Pdl ( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude Fini (ma non è una novità), a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

romy1942 ha detto: Gli interventi di Schifani e Cesa contro le opinioni espresse da Fini dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha parzialmente dichiarati incostituzionali ( da "KataWeb News" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 1 commento Il presidente della Camera difende la legge sulla procreazione assistita "Stato laico significa non rinunciare alle proprie responsabilità quando ci sono vuoti normativi da colmare" Attacchi al numero uno di Montecitorio anche dall'Udc Cesa La replica: "Legittimo valutare sentenze della Corte costituzionale"

Schifani attacca Fini: La legge 40 è una legge di libertà ( da "Manifesto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sentenza della Corte Costituzionale che della legge 40 ha decretato la parziale illegittimità. Un sentenza che, secondo il presidente della camera, «rende giustizia alle donne italiane». E ad uno stato che si vuole laico sino in fondo. Del resto, «Quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso - questa l'opinione di Fini - è suscettibile di censure di costituzionalità»

Al sudafricano Goldstone l'inchiesta dell'Onu, ma Israele protesta ( da "Manifesto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex giudice della Corte costituzionale sudafricana ma soprattutto ex procuratore del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e per il Ruanda, il compito di indagare sugli abusi e i crimini subiti dalla popolazione civile palestinese di Gaza. Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha precisato che Goldstone sarà affiancato dalla britannica Christine Chinkin,

Il Csm non è un organo indipendente perché non lo è neanche la magistratura ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: allora il Csm non faceva politica? Attendo risposta.Donato Di Punzio Oramai in Italia si naviga senza riferimenti degni. C'è solo tanta SPECULAZIONE! In tutti i campi! Mi sembra d'essere in piena anarchia.Laura Madrigali Csm, Corte Costituzionale e tanti altri organi super partes non sono, al punto che oramai sono un costo non più giustificato per la collettività.

Confisca fiscale non retroattiva ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di Giuseppe Ripa Ordinanza della Corte costituzionale mette un limite all'applicazione di uno strumento micidiale Confisca fiscale non retroattiva Il prelievo per equivalente non si applica ai reati ante 2008 La confisca per equivalente, relativa alla commissione dei reati tributari, non si applica agli illeciti perpetrati prima del 2008.

PROCREAZIONE ASSISTITA: la legge perde pezzi dopo la <... ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale. Ma per alcuni casi, come quello di Giulia e Stefano D'Errico di Uzzano il problema rimane: per le coppie portatrici di malattie genetiche, ma fertili, nulla cambia. «I ricorsi fatti e accolti dalla Consulta dice Stefano, nostro fotografo della Goiorani dimostrano che i parlamentari che hanno approvato quella legge sulla procreazione assistita non hanno tenuto

TERNI SENTENZA innovativa del giudice monocratico del tribunale ... ( da "Nazione, La (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso sull'illegittimità costituzionale dell'articolo 649 del codice penale nella parte in cui esclude il convivente dalla non punibilità. «LA CASSAZIONE si legge ancora nelle motivazioni della sentenza ha da molto tempo ritenuto che per configurarsi il reato di maltrattamenti in famiglia basta la semplice convivenza more uxorio;

Di etica (pubblica) ce n'è poca dietro il caso Fini-Schifani ( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: le dichiarazioni di Fini sulla sentenza della Corte Costituzionale ne hanno anche uno di principio. Da questo punto di vista, per quanto comprensibile alla luce della sua storia personale, il riferimento allo Stato Etico risulta poco persuasivo. Infatti, la tendenza di fondo che emerge, nella legislazione sulla fecondazione assistita come in quella sulle dichiarazioni anticipate,

Consulta, tra attacco e appeasement la doppia tattica dei cattolici italiani ( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pure affermata dalla Corte costituzionale, e apparentemente in contrasto con la dichiarazione di illegittimità dell'art. 14 comma 2. Poi, certo, restano le parole di Fini: «Siamo amici seppure su molte cose abbiamo opinioni diverse - spiega Mantovano -. Non credo che sulla legge 40 c'entrino qualcosa le questioni religiose.

Destra a Camere separate ( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di Gianfranco Fini a margine della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge sulla fecondazione assistita hanno provocato reazioni vivaci, e non solo da parte di parlamentari del Pdl e dell'Udc. La sua presa di posizione, infatti, è stata criticata anche dal Presidente del Senato, che ha sentito il bisogno di distinguersi dal suo omologo di Montecitorio affermando che egli «

Non è il gemello del vice di Veltroni È proprio lui la posta di zoro ( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40, il referendum o la collocazione del Pd in Europa, le dichiarazioni del Segretario di turno siano sempre timorose, arroccate, impacciate e fondamentalmente vuote anche a fronte della chiara presa di posizione della maggior parte di quel che resta dell'elettorato base del Pd.

Aveva preso alcuni gioielli nella abitazione della sua convivente che lo aveva denunciato per furto... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: In passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso sulla illegittimità costituzione dell'articolo 649 del codice penale nella parte in cui esclude il convivente. La decisione di Socci è di rilievo perché ormai la coscienza sociale e il legislatore considerano la convivenza come il matrimonio, pur tuttavia il nostro codice penale del 1930,

C'è chi ha fatto i conti. Uno scorzone maturo può costare, in media dai 60 ai... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte Costituzionale e legge regionale salva tutti che ancora non c'è. Intanto quelli dell'Associazione "Il Perugino" fanno altri passi per crescere. Sono i primi in Umbria ad aver aderito all'Unione Italiana del tartufo e domani, alla tradizionale fiera di Ponte Felcino, scenderanno nel bosco (alle 15) per dare una dimostrazione con i cani da tartufo e per ribadire che gusto,

Fecondazione, stop di Schifani a Fini ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Dal Pd arriva, invece, una pioggia di sollecitazioni perché si lavori ad un nuovo testo sulla procreazione assistita.

Segreto di Stato insindacabile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale Segreto di Stato insindacabile Donatella Stasio I l segreto di Stato non ha mai coperto il sequestro di Abu Omar in sé, «ma, da un lato, i rapporti tra i Servizi segreti italiani e quelli stranieri e, dall'altro, gli assetti organizzativi e operativi del Sismi, con particolare riferimento alle direttive e agli ordini che sarebbero stati impartiti dal suo Direttore

Volontà popolare e democrazia liberale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e democrazia liberale di Piero Ignazi L e reazioni irose e scandalizzate di molti esponenti della maggioranza contro la Corte costituzionale, rea di aver bocciato alcune norme della legge 40 sulla fecondazio-ne assistita, evidenziano la cultura politica dominante nel centro-destra: una cultura politica innervata dal mito giacobino dell'esaltazione assoluta e acritica del popolo.

Procreazione assistita Schifani attacca Fini ( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

fecondazione, schifani contro fini: buona legge - silvio buzzanca ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Un richiamo ai poteri e ai compiti previsti dalla Carta per la Consulta che sembra diretta più a Schifani che a Cesa.

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, di «dimostrare », come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. Sul fronte del testamento biologico il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese». Se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, «con la sua scomparsa - ha spiegato il presule i cattolici si sono frammentati in tutti

Fecondazione, Schifani stoppa Fini ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

Caso Fincuoghi: delegazione al Senato ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Con loro una rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi"

BISOGNA insistere nel trovare gli strumenti giusti per arginare la delinquenza e porre le ba... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm ha avanzato perplessità sulle norme riguardanti l'immigrazione clandestina (è contestata la permanenza da 2 a 6 mesi degli stranieri irregolari nei centri di identificazione) e la violenza sessuale (il carcere deve essere deciso dal giudice e non dalla polizia giudiziaria o dal pm).

Dal Senato l'altolà a Fini ( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini,

Dal Senato l'altolà a Fini ( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini,

( da "Corriere del Veneto" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, di «dimostrare », come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. Sul fronte del testamento biologico il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese». Se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, «con la sua scomparsa - ha spiegato il presule i cattolici si sono frammentati in tutti

I pericolosi attentati alla Costituzione ( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che si è commentata la decisione della Corte costituzionale sulla procreazione assistita, sostenendo che essa non può andare contro una legge del Parlamento (il che equivale a dire che il Parlamento non deve rispettare la Costituzione). Si sta scherzando con il fuoco. Si parla di patriottismo, dimenticando che l'identità italiana non si regge su nostalgici richiami alla nazione,

Fecondazione, Schifani stoppa Fini ( da "Corriere del Veneto" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

Caso Fincuoghi: delegazione al Senato ( da "Corriere del Veneto" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Con loro una rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi"

Bioetica, presidenti contro ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto.

Fitto, Marzano non dà gli atti ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 1 Gli ispettori in tribunale Il procuratore al Csm: «Rito inadeguato» Fitto, Marzano non dà gli atti BARI Gli ispettori guidati da Gianfranco Mantelli avevano chiesto una copia informatizzata su dvd dei fascicoli oggetto dell'indagine ministeriale su Fitto, ma il procuratore facente funzione, Emilio Marzano, ha negato questa possibilità.

Schifani contro Fini Il Pdl si spacca sull'etica ( da "Unita, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini sulle «i».

Caso Fitto, no agli ispettori Marzano blinda gli atti ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm, fascicolo sull'accertamento Caso Fitto, no agli ispettori Marzano blinda gli atti Il magistrato in una lettera: «Rito inadeguato» Il procuratore bacchetta gli ispettori: non hanno mostrato copia del mandato ispettivo BARI Mentre in mattinata il Consiglio superiore della magistratura (Csm) apriva un fascicolo sull'ispezione ministeriale nella procura di Bari,

Adesso il Pdl scopre che sui temi eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il bloc... ( da "Unita, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini sulle «i».

Dal Senato l'altolà a Fini ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini,

Abu Omar: ok parziale al segreto ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ok parziale al segreto ROMA La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illiceità» dei sequestri di sospetti terroristi ad opera di 007 al di fuori di procedure legali «perché contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri dell'Unione Europea ed integranti specifici reati».

UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente Silverio Piro. E&#... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 4 UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente Silverio Piro. E&#... UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente Silverio Piro. E' questo il nuovo passo della querelle sull'ex Ambasciatori, il cinema trasformato in libreria Coop e tempio dell'enogastronomia Slow Food.

Fisichella: temo sperimentazioni selvagge ( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: hanno accolto positivamente la sentenza della Corte costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a produrre più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato anche la giornalista Lucia Annunziata,

CONSULTA Sequestro Abu Omar non fu fatto eversivo Le extraordinary renditions sono il... ( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ordine costituzionale", come ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Milano». Lo sottolinea la Corte Costituzionale nelle motivazioni (un fascicolo di 59 pagine), depositate ieri sera, della sentenza con la quale ha sancito la violazione del segreto di Stato da parte della magistratura milanese nell'ambito del procedimento sul sequestro dell'

Pronti nuovi ricorsi E la Roccella bolla come strumentali le critiche ricevute ( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in merito a punti della Legge 40 sulla procreazione assistita non toccati dalla sentenza della Corte Costituzionale. Lo hanno annunciato gli avvocati Filomena Gallo, Gianni Baldini e Giandomenico Caiazza, del collegio di difesa della coppia per cui è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale della Legge 40.

Schifani: la 40 una buona legge Fini sbaglia ( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

La coscienza per delega ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, non dal Tar: altro che «la legge non si tocca». Renato Schifani ha detto che il Parlamento ha votato certe leggi secondo coscienza: ma a parte alcune osservazioni squisitamente tecniche (la coscienza, come il coraggio, bisogna avercela) resta da capire come possa essere laico un Parlamento che vota «

via libera alla quarta farmacia ( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: udienza alla Corte Costituzionale, è la volta buona tanto che nel giro di pochi mesi aprirà i battenti. A Ponte Crepaldo nell'area dell'ex custode. La svolta positiva è stata annunciata ieri dal sindaco Graziano Teso dopo che il Tar ha respinto i ricorsi presentati dai farmacisti che hanno sempre osteggiato a tutti i livelli l'istituzione di una quarta farmacia di prelazione comunale.

prima la donna ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'

legge 40, schifani contro fini - gabriele rizzardi ( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani,

Fecondazione, Schifani "corregge" Fini ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali modifiche da apportare alla Legge 40.

tribunale gremito per l'addio a lazzàro ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm Tribunale gremito per l'addio a Lazzàro Dopo otto anni da presidente. Il sindaco gli ha consegnato il sigillo della città Un'aula De Nicola affollatissima ha reso omaggio, ieri, al presidente del tribunale di Pordenone, Antonio Lazzàro, che lunedì concluderà la sua carriera professionale dopo 46 anni alle dipendenze dello Stato come presidente aggiunto della Corte di cassazione.

E Schifani corregge Fini: ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali modifiche da apportare alla Legge 40.

Giallo di Los Roques: pm troppo lenti, il Csm li convoca ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 81 del 2009-04-04 pagina 18 Giallo di Los Roques: pm troppo lenti, il Csm li convoca di Felice Manti Esposto dei familiari: «Quindici mesi trascorsi invano, la magistratura valuti l'ipotesi del sequestro». Il mistero delle telefonate L'aereo con 8 cittadini italiani diretti a Los Roques il 4 gennaio 2008 è sparito nel nulla.

Valle Caudina: ( da "Sannio Online, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: attenzione sul fatto che la questione è stata oggetto di una chiara sentenza presso la Corte Costituzionale: ?Crediamo che, a fronte di una sentenza della Corte Costituzionale che dichiari, in buona sostanza, illegittima la pretesa di un canone per un servizio inesistente, mai reso ai cittadini, una condotta corretta, imponesse non solo, l?

Procreazione assistita. Schifani e Fini divisi sui temi etici ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi". Di conseguenza, si osserva, "non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale". L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato,

16:41 FECONDAZIONE: DUELLO SCHIFANI-FINI ( da "Agi" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: afferma una nota della presidenza della Camera - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual e' la Consulta, di valutare la legittimita' delle leggi. Di conseguenza, non puo' destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale".

Fecondazione/ Cicchitto: Legge più equa senza intervento ( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali".

FECONDAZIONE/ CICCHITTO: LEGGE PIÙ EQUA SENZA INTERVENTO CONSULTA ( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali".

La logica della natura e lo Stato etico ( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: bocciatura senza rimedi della decisione della Corte Costituzionale che avrebbe assunto una decisione contro ogni etica. Invece no. Leggendo l'articolo si scopre che il titolo è un proclama di vittoria da intendersi: (finalmente) bocciato lo Stato etico. Quindi, secondo Rodotà, lo Stato non deve essere etico e non deve, quindi, avere alcuna etica ossia non deve avere alcun principio «

Gli artigiani delle unghie finte ora sono pronti a graffiare ( da "Arena.it, L'" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: come stabilito dalla Corte Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori, costruttori e applicatori di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in Italia oggi sono circa 600, ma una stima realistica li quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto che oscilla intorno ai 900 milioni di euro.

Legge 40, Schifani contro Fini ( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009) + 7 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani,

PRIMA LA DONNA ( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009) + 7 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'

Mirabelli: la Corte Costituzionale non si sostituisca al legislatore ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale non si sostituisca al legislatore DA ROMA L a «funzione principale» della Corte Costituzionale è quella di «garantire il rispetto della Costituzione». E questo va da sé. Non è certo quella di sostituirsi al legislatore. Il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli lo spiega in un'intervista rilasciata ieri al quotidiano romano Il Messaggero per chiarire

Abu Omar: il sequestro non un fatto eversivo La Consulta ha accolto i ricorsi del governo ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ordine costituzionale", come ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Milano». È questo uno dei passaggi centrali delle motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano e il giudice Oscar Magi per aver violato il segreto di Stato (

( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ma l'equilibrio lo definisce il Parlamento e non la Corte Costituzionale. Questa sentenza viene dopo altri pronunciamenti della stessa Corte che sono stati francamente sorprendenti: l'ultimo è quello sul caso Englaro, quando ha respinto il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera dei deputati.

Schifani: ( da "Avvenire" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione assistita. Una polemica che dopo le dichiarazioni di Fini sulla necessità che lo Stato rimanga laico, ieri ha coinvolto anche il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, così come il sottosegretario Eugenia Roccella,

ABU OMAR: CICCHITTO, CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO ( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar e' molto significativa perche' riconosce la validita' dell'apposizione del segreto di stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi. Essa rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo Pubblico Ministero di Milano.

Abu Omar/ Cicchitto: Consulta riconosce validità segreto di... ( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale sul caso Abu Omar "è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione del segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi". Lo sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo il quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto

ABU OMAR: CICCHITTO, CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO STATO. ( da "Asca" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar e' molto significativa perche' riconosce la validita' dell'apposizione del segreto di stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi. Essa rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo Pubblico Ministero di Milano.

ABU OMAR/ GASPARRI: CONSULTA RIAFFERMA IMPORTANZA SICUREZZA PAESE ( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale sul caso Abu Omar riaffermano il principio della inviolabilità del segreto di Stato per garantire la sicurezza dello Stato stesso". Lo afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "E' risultato quindi - continua Gasparri - che l'atteggiamento assunto da alcuni pm milanesi sia forse stato più dettato da un protagonismo personale che non dalla

ABU OMAR/ CICCHITTO: CONSULTA RICONOSCE VALIDITÀ SEGRETO DI STATO ( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale sul caso Abu Omar "è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione del segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi". Lo sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo il quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto

Procreazione, Schifani frena Fini ( da "Corriere Adriatico" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta "rende finalmente giustizia alle donne", mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta "una buona legge". Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto.

CLAUDIO SARDO ROMA. RENATO SCHIFANI RAPPRESENTA LA LINEA PREVALENTE DEL PDL, MA GIANFRANCO FINI N... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
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Abstract: Peraltro la stessa sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40 proietta la sua ombra sul ddl Calabrò. La linea della Corte è quella del contemperamento dei diritti: se la legge sul testamento biologico dovesse comprimere oltre una certa misura il diritto alla libertà di cura, andrebbe più facilmente incontro ad una censura.

MARIA PAOLA MILANESIO ROMA. È IN VISITA A HERAT, AL CONTINGENTE MILITARE ITALIANO DI STANZA ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
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Abstract: ancora parole aspre contro la Corte costituzionale che, così Maurizio Lupi, «non può diventare un braccio armato per condurre battaglie ideologiche». Ma a chiedere alla Corte costituzionale di pronunciarsi ancora sulla legge sono molte coppie che, attraverso i loro legali, hanno fatto sapere di avere intenzione di sottoporre ai giudici parti della legge non esaminate dalla Consulta.

LA REGIONE CAMPANIA PREPARA LA CARTA DEI DIRITTI PER GLI IMMIGRATI, SIA REGOLARI CHE CLANDESTINI. LA... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale o di indire un referendum. «La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di stranieri irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - hanno spiegato Bassolino e la De Felice - Lavoriamo, quindi, per fare in modo che gli operatori sociosanitari siano adeguatamente informati sulle procedure

ROMA. LA CORTE COSTITUZIONALE CONVIENE CON LE RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLA &... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illecità» delle cosiddette "extraordinary renditions" (i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi segreti internazionali al di fuori di procedure legali.

L'ex assessore Sommavilla: Da cancellare gli appalti non obbligatori, serve un anno di commissario ( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: numerose sentenze della Corte costituzionale prevedono responsabilità per danni erariali anche dei consiglieri che votano a favore di bilanci del genere?». Insomma, secondo Sommavilla, questo bilancio andrebbe rivisto eliminando gli appalti non obbligatori. «L'unica soluzione - conclude - è un anno di commissario governativo che ponga fine alla schizofrenia di questa amministrazione.

Fecondazione artificiale, nasce un altro conflitto ( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nei fatti, a criticare Fini - che aveva giudicato basata su dogmi etici la legge 40 sulla procreazione assistita,

Giustizia/ Anm: Incostituzionale trasferimento d'ufficio ( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: segnalato al Ministro e al Csm la drammaticità della situazione, denunciando il rischio di imminente paralisi della funzione requirente in quelle regioni". L'Anm ha poi "ripetutamente sottolineato la assoluta inidoneità, per la soluzione del problema, dell'intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate.

Provincia, donne al vertice ( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex presidente della Corte costituzionale Riccardo Chieppa, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità di tutta la procedura adottata negli anni. Castiglione, però, in attesa di questo passaggio decisivo, vuole fare chiarezza per evitare, come sta avvenendo, che in previsione del trasferimento del servizio al gestore unico si diffonda nel cittadino l'

Tra piazzae Palazzo ( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ossia lo stesso Fini) ha ufficialmente rivolto all'Udc di Cesa, ma con destinatari multipli, e a futura memoria: come il Parlamento rispetta le valutazioni della Consulta sulla legittimità delle leggi, così non deve destare scandalo che sia lo stesso Parlamento a esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale.

GIUSTIZIA/ ANM: INCOSTITUZIONALE TRASFERIMENTO D'UFFICIO TOGHE ( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: segnalato al Ministro e al Csm la drammaticità della situazione, denunciando il rischio di imminente paralisi della funzione requirente in quelle regioni". L'Anm ha poi "ripetutamente sottolineato la assoluta inidoneità, per la soluzione del problema, dell'intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate.

Immigrazione, campagna di informazione su assistenza ( da "Caserta News" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: le valutazioni in ordine alle iniziative da assumere (ricorso alla Corte costituzionale e al referendum. "La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di stranieri irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - ha dichiarato Bassolino.

Caso Fincuoghi: delegazione al Senato ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 04-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Con loro una rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli stabilimenti “


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U.S. Aid Plan to Support GM, Chrysler Parts Suppliers May Start Next Week (sezione: Giustizia)

( da "Bloomberg" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

By Alex Ortolani April 3 (Bloomberg) -- The U.S. may begin a $5 billion aid program for auto-parts suppliers to General Motors Corp. and Chrysler LLC next week, a partsmaker trade group said. GM and Chrysler have been meeting with suppliers, explaining U.S. guarantees for bills to automakers, Neil De Koker, president of the Original Equipment Suppliers Association, said in e-mails today. Suppliers are embracing the aid after President Barack Obama's car task force said bankruptcy might be the best option for GM and Chrysler to reorganize. "The suppliers I'm talking to are looking at it," said Mike Wall, a consultant and analyst with CSM Worldwide Inc. in Grand Rapids, Michigan. "Those that are under the most distress and are looking to shore up their operations would be the first ones to jump on it." The 4,000 companies that supply parts to U.S. automakers are struggling amid a 37 percent plunge in domestic vehicle sales this year through March. The U.S. Treasury Department announced the aid program March 19 to keep a GM or Chrysler bankruptcy from cascading into supplier shutdowns that cripple the industry. Suppliers usually get paid 45 to 60 days after shipping parts to an automaker. The government has offered to immediately buy payments promised by GM, of Detroit, and Chrysler, of Auburn Hills, Michigan, for a 3 percent fee. For a 2 percent fee it would guarantee the payments in the event of an automaker bankruptcy. Too Expensive? The Original Equipment Suppliers Association, based in Troy, Michigan, said last month the program is too costly. Some suppliers may reject the program because of the terms, Wall said. The trade group represents more than 400 partsmakers, including suppliers Visteon Corp., based in Van Buren, Michigan, and TRW Automotive Holdings Corp., based in Livonia, Michigan. Laura Marcero, a Southfield, Michigan-based partner in consulting firm Grant Thornton LLP, said last week she feared delays in starting the aid program could cause supplier failures. That wouldn't be the case if the program begins next week. Ford Motor Co., the only automaker not taking federal aid, declined to take part in the program. To contact the reporter on this story: Alex Ortolani in Southfield, Michigan, at aortolani1@bloomberg.net; Last Updated: April 3, 2009 17:37 EDT

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Fecondazione, stop di Schifani a Fini <È una buona legge, senza dogmi>(sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

cesa attacca il presidente della camera sulla legge 40 Fecondazione, stop di Schifani a Fini «È una buona legge, senza dogmi» Il presidente del Senato: «I parlamentari votano secondo coscienza. Siamo in uno Stato laico» Renato Schifani (Omega) ROMA - Dopo Fini, parla Schifani. Il tema è ancora quello della fecondazione assistita. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato in alcune parti la legge 40, il presidente della Camera aveva parlato di una decisione che «rende giustizia alle donne italiane». «Quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso - aveva specificato l'ex leader di An - è suscettibile di censure di costituzionalità». LA REPLICA - Il giorno dopo, interviene sul tema anche il presidente del Senato. E la posizione appare diversa rispetto a quella di Fini. La legge 40, afferma Renato Schifani, «è una buona legge». «Quando un provvedimento affronta tanti passaggi parlamentari - afferma - un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge». «Per cui a parlare di dogmi troverei qualche difficoltà - dice Schifani nel viaggio a Herat per presenziare la cerimonia del passaggio delle consegne tra gli alpini della Brigata Julia e i paracadutisti della Folgore. STATO LAICO - Alla domanda dei giornalisti se siamo in uno Stato laico o in uno Stato etico, Schifani replica subito: «Stato laico. Significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi, personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». BOTTA E RISPOSTA TRA CESA E FINI - Ma la posizione di Fini sulla Legge 40 viene invece duramente criticata dall'Udc per bocca del suo segretario Lorenzo Cesa: «Il presidente della Camera non può essere paladino di battaglie di parte. Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Un posizione quella di Cesa che provocava subito la reazione della presidenza della Camera che in una nota sottolineava: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta , di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». stampa |

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Prevenzione orale, iniziativa a scuola (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La parola ai lettori Prevenzione orale, iniziativa a scuola Anche quest'anno in tutte le città della Liguria Mentadent propone Programma Scuola-Educare a Prevenire, storica iniziativa dedicata ai bambini delle scuole elementari e realizzata in collaborazione con l'Associazione Nazionale Dentisti Italiani. L'iniziativa si colloca nel quadro delle attività educative condotte dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, finalizzata alla diffusione anche tra i più piccoli dei principi per una corretta igiene orale. Programma Scuola - Educare a Prevenire nasce dalla convinzione che imparare i gesti della prevenzione fin da bambini è fondamentale: quello che si apprende durante l'infanzia difficilmente si abbandona crescendo. Si compone di due fasi: la prima ha come obiettivo la formazione del corpo docente delle scuole elementari attraverso un corso formativo, la seconda pone al centro i bambini: gli insegnanti spiegheranno loro modalità e tempi della cura dei denti. Per rendere la lezione vivace, piacevole e stimolante Mentadent mette a disposizione delle scuole dei materiali che includono Dvd, sussidi didattici e un diploma per tutti gli alunni. LETTERA FIRMATAStrescino e Lanteri replicano a Verda A leggere la lettera del candidato sindaco della sinistra Paolo Verda si direbbe proprio che ha fatto tutto l'opposizione: spiaggia, porto, tariffe agevolate, spazi per la collettività, ponti su Impero e Baité, passeggiata, ecc. ecc. Va bene che siamo in campagna elettorale, ma vien proprio da ridere. Tutto quello che ha fatto l'Amministrazione Sappa diventa merito della minoranza. Le opere elencate fanno tutte parte di convenzioni con la Porto di Imperia. È pur vero che la minoranza ha presentato all'epoca un emendamento, ma senza il porto non si sarebbero neanche realizzate tutte le opere ad esso collegate, poste a carico di Porto di Imperia Spa e che non incidono sulle tasche dei concittadini. Se qualcuno è da ringraziare, quindi, è proprio la Spa con cui il Comune ha un rapporto collaborativo e non di contrapposizione come le minoranze. Tant'è vero che queste ultime hanno votato contro il progetto del porto turistico, oggi in avanzata fase di costruzione. Altro che opere collaterali: fosse stato per loro non ci sarebbe neanche il porto. PAOLO STRESCINO, VICESINDACO, E LUCA LANTERI, ASSSESSORE ALL'URBANISTICA IMPERIA Diano: Pd e Comitato sul bilancio 2009 A tutti i Consiglieri alcuni suggerimenti sulla formazione del Bilancio di previsione 2009. Rimborso canone depurazione: dovrebbe essere inserito un congruo anticipo a favore dei cittadini e soprattutto delle attività produttive (specie quelle ricettive che vantano somme rilevanti): l'intervento permetterebbe agli alberghi di superare la crisi per il 2009, anziché ridurre Ici, Tarsu e canone idrico, tecnicamente e giuridicamente poco percorribili. Non ci si lasci influenzare dalle modifiche legislative in corso di carattere elusivo e dilatorio. Sul versante del diritto, la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che «al Legislatore è precluso intervenire con norme aventi portata retroattiva per annullare gli effetti del giudicato di una sentenza della stessa Corte»; sul piano tecnico è discutibile detrarre dal rimborso dovuto quanto già speso per il depuratore, perché a nostro parere occorre vedere quanto denaro dei cittadini è stato impiegato, rispetto ai contributi esterni (Stato, Regione). Inoltre, poiché il 30 giugno 2010 scade la convenzione Comune-Gm Spa, difficilmente rinnovabile, per i motivi già notificati al sindaco, occorre attraverso la previsione di bilancio regolarizzare i rapporti finanziari tra i due Enti. ANDREA GUGLIERI (COMITATO LEGALITÀ) E MARCO GHIRELLI (PDI) DIANO MARINA

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Un botta e risposta a distanza tra i due presidenti di Camera e Senato (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione «legge buona», è "scontro" tra Schifani e Fini ROMA La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge».Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo a una domanda dei cronisti durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo a un altro intervento, ancora più duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'assemblea nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato».Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale»: è «assolutamente normale» che il presidente della Camera «difenda la laicità dello Stato». Unica eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola Binetti (Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva «esattamente l'opposto». Anche la maggioranza, però, si divide. Il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl), infatti, definisce la legge 40 «un buon testo e non il frutto del dogmatismo religioso». Mentre per Benedetto Della Vedova, «lo scandalo suscitato dalle parole di Fini è quanto mai salutare».Anna Laura Bussa

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Monsignor Fisichella: (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Monsignor Fisichella: «Non è una norma cattolica» n Difende a spada tratta la legge 40, chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc i vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica in un dibattito nella sede della Federazione della stampa, dedicato all'informazione su caso Englaro e Legge 40. La legge sulla fecondazione assistita già esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare», afferma Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della Consulta e all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini in favore di quella decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica», precisa durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa italiana. E chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a provocare più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato anche la giornalista Lucia Annunziata, Franco Siddi e Roberto Natale, rispettivamente segretario e presidente della Fnsi. Sul fronte del testamento biologico, invece, monsignor Fisichella sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese»: da un lato, cioè, una «istanza di libertà,» espressione del mondo laico e dall'altro quella «del rispetto per la vita, dal concepimento alla fine che proviene dal mondo cattolico». Sul fine vita, dunque, spetta alla politica trovare un «compromesso che sia accolto da tutti e che non offenda nessuno». A cominciare dalla Chiesa e dai cattolici, talvolta «ignorati o derisi per le loro posizioni», che al contrario, meritano maggior considerazione nelle varie sedi del pubblico dibattito. Poiché se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, promotore delle istanze cattoliche, «con la sua scomparsa ha spiegato il presule - i cattolici si sono frammentati in tutti i partiti» assumendo «posizioni che spesso ci fanno riflettere perché non sempre conformi al criterio oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici». Ciò ha indotto i vescovi a intervenire maggiormente, «perché nella società ci sono questioni che vanno chiarificate e ai cattolici sembrano mancare i fondamenti della loro identità». E poiché quest'ultimi «non sono cittadini di serie b», ha puntualizzato Fisichella, devono essere ascoltati senza subire derisioni.

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No alle tasse sull'acqua pagate nonostante l'assenza di depuratori (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Mori. Interrogazione di Civettini (Lega) «No alle tasse sull'acqua pagate nonostante l'assenza di depuratori» ROVERETO. A seguito della sentenza che ha stabilito che le tasse sull'acqua non si applichino dove non esiste un impianto di depurazione, la Lega nord chiede alla giunta provinciale se esistono delle richieste di risarcimento dei cittadini e se la Provincia fa qualcosa: «La Corte costituzionale - affermano Civettini e colleghi - ha dichiarato l'illegittimità del decreto legge relativo alle tariffe del servizio idrico integrato, relativamente alla depurazione delle acque, non sia attuabile e applicabile ai cittadini laddove gli impianti di depurazione non siano realizzati o attivi. Le frazioni di Pannone e Varano ne sono l'esempio classico poiché gran parte dei residenti non sono collegati al sistema di depurazione e le acque reflue vengono scaricate direttamente nel Rio Gresta. Precisiamo anche l'auspicio che sia realizzato l'impianto di raccolta considerato che alcuni utenti hanno fatto richiesta di rimborso. Chiediamo quindi se in Provincia si sia a conoscenza delle richieste di risarcimento da parte degli abitanti per aver pagato in passato per un servizio non presente. Inoltre vogliamo sapere quanti sono gli utenti da rimborsare, a quanto ammonta l'eventuale dovuto». Infine, Civettini ne ha anche per il comune di Mori, accusato di estrema lentezza nello svolgere i lavori di risistemazione delle strade delle frazioni, cominciati lo scorso anno e non ancora terminati. (pat)

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Fecondazione botta e risposta tra Schifani e Fini (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CONTINUA LA POLEMICA SULLE NORME: SONO BASATE SU DOGMI RELIGIOSI Fecondazione botta e risposta tra Schifani e Fini [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA Uno scontro tra alte cariche istituzionali, e anche tra presidenti di Camera in sella e non più in sella. La recente ripulitura da parte della Consulta dei passaggi anti-costituzionali della legge sulla procreazione assistita allunga la sua influenza sino all'altrettanto recente varo da parte del Senato della normativa sul fine-vita, scompaginando i poli e facendo anche litigare la Seconda carica dello Stato con la Terza. Bene la Corte costituzionale sulla legge 40 «ha difeso la salute delle donne», aveva detto Gianfranco Fini, «ecco cosa succede quando una legge si fonda su dogmi di tipo etico-religiosi». E Renato Schifani, che da capogruppo di Forza Italia si batté per far approvare il provvedimento proprio in Senato, trova il modo di difenderlo, «nessun dogma religioso, la 40 è una legge di libertà; fu votata dalla Margherita e da Rutelli». Altro giro, altro attacco a Fini: «Si liberasse dei panni di alta carica dello Stato, se vuol dare giudizi sulle leggi del Parlamento», dice l'Udc Cesa anticipando quello che illustrerà oggi, dalla sede nella quale l'Udc si trasforma in Partito della Nazione, un Pier Ferdinando Casini che già il giorno prima lo stesso argomento lo aveva sollevato, vis-à-vis, direttamente con Gianfranco Fini. La presidenza della Camera, in risposta a un autorevole ex, stavolta emette nota ufficiale, con trascrizione dell'articolo 134 della Costituzione. Quello che spiega che prerogativa della Consulta è proprio valutare la costituzionalità delle leggi. Casini, è il significato implicito, sa bene che l'alto scranno di Montecitorio non comporta la rinuncia ai diritti politici. Il tema è carsico tra le forze politiche, e soprattutto nel Pdl, che (forse) verrà chiamato alla prova della tenuta alla Camera sul testamento biologico. Qualche problema ci dev'essere, se ieri perfino un pasdaran berlusconiano come Daniele Capezzone significativamente, mentre i Gasparri e i Quagliariello esattamente come Schifani respingono le accuse di aver sfornato testi teocratici con la legge 40 come quella sul fine-vita, invece difendeva Fini, pur invitando laici e cattolici a rispettarsi reciprocamente. E', quello di Capezzone, il segnale che il Capo, momentaneamente all'estero per incontrare i 20 Grandi della terra, non gradisce l'inasprirsi dei toni. Eppure, Eugenia Roccella insisteva: la legge 40 è una buona legge che difende le donne, «Fini è disinformato». Lo scontro si sposta sugli effetti della sentenza della Consulta che, ricordano parlamentari e costituzionalisti, è di efficacia immediata. E non può essere disattesa, spiega l'ex ministro della Salute Livia Turco, del Pd, «dalle linee-guida annunciate da Roccella, che hanno solo aspetti tecnici, non possono averne di interpretativi della legge». Insomma, la sentenza le cui motivazioni saranno disponibili tra qualche settimana, e che secondo un sondaggio di Sky ha il gradimento del 71 per cento degli italiani, ha effetti immediati: lo ricorda anche l'associazione ginecologi ospedalieri. Buonsenso apprezzato anche da Massimo D'Alema, e da Ignazio Marino che però vorrebbe invece metter mano a una nuova legge 40. E che in questo la pensa diversamente dalla correligionaria (nel Pd) Dorina Bianchi, che invece la difende. Ragion per cui non ha tutti i torti Emma Bonino quando dice che «nel Pd ci vorrebbe una grande manifestazione, tipo Circo Massimo o Piazza San Giovanni, ma sui temi della libertà e della laicità». Anche perché non si tratta di temi «né di destra, né di sinistra». Intanto non si ferma la valanga di ricorsi alla Consulta: stanno per arrivare quindici nuovi casi, che affrontano direttamente il punto della crioconservazione degli embrioni.

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"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

"Lavoriamo di più o ci chiameranno tutti fannulloni" La proposta di un gruppo di docenti: "La legge impone di fare 120 ore non 90" [FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento d'imperio da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero mettersi di traverso.

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[FIRMA]ANDREA ROSSI Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati da... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

[FIRMA]ANDREA ROSSI «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo proprio permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento d'imperio da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte e ci sono questioni di ordine giuridico che potrebbero mettersi di traverso.

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"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

"Si lavori di più" Pacchia finita all'Università "I professori devono adeguarsi alla legge: 120 ore di lezione o ci diranno fannulloni" [FIRMA]ANDREA ROSSI TORINO «Se continuiamo così rischiamo come minimo di essere rimbrottati dal ministero. E di questi tempi, con l'università sotto assedio e i professori accusati di essere una categoria di fannulloni, non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo metterci in regola. O, comunque, al riparo dalle critiche». Forse non hanno usato proprio queste parole, i docenti che nelle settimane scorse si sono rivolti al rettore dell'Università di Torino Ezio Pelizzetti. Però la sostanza non cambia. Colpa di una legge del 2005 che l'ateneo non ha mai recepito ma che ora rischia di creare qualche grattacapo. La norma è la 230 del 2005. Parla chiaro: i professori a tempo pieno devono garantire un impegno minimo, sul fronte della didattica, di 350 ore l'anno, di cui almeno 250 per la didattica frontale, cioè l'insegnamento in aula. Significa tenere due corsi da 60 ore l'anno, oppure uno da 60 ore e due da 30. Limiti inferiori per i docenti part-time: 250 ore di didattica di cui 80 frontali. Molti atenei, ad esempio il Politecnico, si sono adeguati. L'Università no. In via Po la legge non è mai stata recepita. Si è rimasti ancorati allo status giuridico di riferimento, che è precedente alla norma e risale ai primi anni Ottanta. Al punto che pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge, nel 2006, il Senato accademico ha emanato una delibera in cui ha abbassato i limiti fissati dal Parlamento. Meglio, ha ribadito quelli vecchi: minimo 90 ore di didattica frontale, inclusi seminari ed esercitazioni; massimo 120. «Si è sempre agito considerando che la legge non valesse per gli atenei con status giuridico precedente né per i professori assunti prima della sua entrata in vigore», spiega Alberto Conte, preside della facoltà di Scienze e presidente della Commissione didattica. «Ma la questione è controversa, potrebbe essere sollevata davanti alla Corte Costituzionale». Il caso recente dei professori associati ha fatto scuola: secondo le nuove direttive sarebbero dovuti andare in pensione a 70 anni; chi ha fatto ricorso, poiché quando era entrato in servizio l'età di pensionamento era 70 anni, si è visto dare ragione e potrà insegnare altri cinque anni. Ecco perché l'Università non ha mai modificato i minimi stabiliti prima del 2005, spiegano in ateneo. E, a dire il vero, non ha mai ricevuto sanzioni né richiami dal ministero. Ora, però, i tempi sono cambiati. E negli anni i carichi di lavoro non sono stati uguali per tutti. A Economia si viaggia già "per decreto" a 120 ore. A Scienze la media per ciascun docente è di 125 ore anche se non c'è nessuna disposizione scritta. Altrove, invece, la situazione è ben diversa. Anche dentro le singole facoltà - persino nei dipartimenti - si sono prodotte situazioni paradossali: docenti che si limitano al minimo indispensabile e altri costretti agli straordinari, altro che 120 ore. Il risultato? «Troppa iniquità», dicono in tanti. Ma c'è dell'altro: il minimo di 90 ore ha favorito la proliferazione di incarichi e contratti esterni. Una spesa non più sostenibile dalle facoltà. Così alcuni docenti hanno sollecitato l'ateneo a uniformarsi alla legge 230 prima che ci possa essere un intervento da Roma. Il rettore si è attivato e si è già discusso in commissione didattica dove è stata avanzata la richiesta di inserire la vicenda nell'ordine del giorno del Senato accademico di lunedì. «L'orientamento sembra favorevole», spiega Conte. Lo richiede anche la situazione dell'ateneo, «il blocco dei concorsi, i prepensionamenti previsti per i prossimi anni e la contrazione dei finanziamenti che rende difficile utilizzare i docenti a contratto». Insomma, d'ora in poi i professori saranno costretti a lavorare di più, anche per sopperire alla riduzione di fondi e personale. A parole sembrano tutti d'accordo. Ma c'è chi prevede che sarà dura: le resistenze all'interno delle facoltà sono molte.

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Fecondazione, scontro tra Schifani e Fini (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione, scontro tra Schifani e Fini Il presidente del Senato: «La Legge 40 è una buona legge». Polemiche cattolici-laici ROMA - Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini e difende il contestato provvedimento. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che nell'approvazione della Legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non riscontro né nella Legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato, che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento. Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani. Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili polemiche, ma personalemnete credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». «Di conseguenza - conclude Fini - non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». 04/04/2009

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Consulta: sì al segreto di Stato ma con controllo delle Camere (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Consulta: sì al segreto di Stato ma con controllo delle Camere ROMA - Sul segreto di Stato il presidente del Consiglio è «investito di un ampio potere» per «garantire la sicurezza dello Stato»; ma tale potere deve avvenire «sotto il controllo del Parlamento» dinanzi al quale il premier è tenuto a «giustificare il suo comportamentò». Nelle motivazioni con cui ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano e il giudice del dibattimento Oscar Magi per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del procedimento per il sequestro di Abu Omar, la Corte Costituzionale richiama il governo alle sue responsabilità. E lo fa addentrandosi nelle pieghe di cosa è da intendersi per segreto di Stato, soffermandosi sugli effetti che l'annullamento di tre fonti di prova avranno sul processo che riprenderà il prossimo 22 aprile, e senza risparmiare un severo giudizio sul fatto che i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi segreti internazionali sono «illecite» ma non possono ritenersi «eversive» come invece sostenuto dalla procura di Milano. 04/04/2009

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SEGRETO MA LE CAMERE CONTROLLINO. Sul segreto di Stato il presidente del Consiglio è inve... (sezione: Giustizia)

( da "Arena, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 04 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 4 SEGRETO MA LE CAMERE CONTROLLINO. Sul segreto di Stato il presidente del Consiglio è «inve SEGRETO MA LE CAMERE CONTROLLINO. Sul segreto di Stato il presidente del Consiglio è «investito di un ampio potere» per «garantire la sicurezza dello Stato»; ma tale potere è «sotto il controllo del Parlamento» dinanzi a cui il premier è tenuto a cui «giustificare il suo comportamento». Nelle lunghe motivazioni (59 pagine) con cui ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del processo contro tra gli altri l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar, la Corte Costituzionale richiama il governo alle sue responsabilità.  

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fecondazione, schifani contro fini: la legge è buona (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Attualità Fecondazione, Schifani contro Fini: «La legge è buona» «Stato laico significa non rinunciare alle proprie responsabilità». La replica: legittimo commentare ROMA. Quella sulla fecondazione assistita è «una buona legge, di libertà», votata secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio di dogmatismo, così come non si riscontra la presenza di una «eticità» nella vita delle istituzioni. Il presidente del Senato, Renato Schifani, difende la legge 40 dopo la decisione della Corte costituzionale che ne ha bocciate alcune parti e, di fatto, replica a Gianfranco Fini, che aveva parlato di «una sentenza che rende giustizia alle donne», sottolineando che «una legge basata su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile di censura di costituzionalità». Schifani ha osservato che «una legge, quando affronta un dibattito lungo e tanti passaggi parlamentari con voti segreti nei quali si vota secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge, di libertà anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altri». Per Schifani, «Stato laico significa non rinunciare alle proprie responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi personalmente non riscontro nella legge sul testamento biologico o nella legge 40 la presenza di una eticità della vita parlamentare, così come in tutte quelle leggi approvate con voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono non i dogmi». E ieri contro Gianfranco Fini è intervenuto anche il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa. Con parole pesanti: gli ha rivolto infatti l'invito a «lasciare la carica», se vuole proseguire «nelle sue battaglie ideologiche». E a stretto giro è arrivata la replica della presidenza della Camera: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».

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Gli artigiani delle unghie finte ora sono pronti a graffiare (sezione: Giustizia)

( da "Arena, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 04 Aprile 2009 PROVINCIA Pagina 26 SAN PIETRO IN CARIANO. Maurizio Mengato, presidente dell'Unione nazionale onicotecnici, lancia la sfida Gli artigiani delle unghie finte ora sono pronti a graffiare Si sono rivolti a Berlusconi per ottenere il riconoscimento della loro professionalità Gli onicotecnici sfoderano le unghie per vedersi riconosciuto il diritto alla professione. Parte da San Pietro in Cariano la crociata degli artigiani delle unghie artificiali, che anche la Regione Veneto oggi accomuna agli estetisti, per rivendicare dignità professionale a un settore che, altrimenti, rischia di andare a gonfiare ulteriormente il grande mercato del sommerso. Una battaglia che vede in prima fila Maurizio Mengato, presidente dell'Unione nazionale onicotecnici (Uno), con sede in via Roma, nel capoluogo carianese, e che nel frattempo si è rivolto anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, per un riconoscimento a livello nazionale. «Quello che sta accadendo in Veneto, ma anche in altre regioni italiane», sostiene Mengato, «impedisce a molti artigiani di lavorare e relega i più temerari ad attività fuori legge». Attualmente infatti, la professione è regolamentata dalle singole Regioni, con il risultato che gli onicotecnici veneti, sono ad esempio penalizzati rispetto ai colleghi laziali, che hanno la possibilità di accedere a un corso di 200 ore regionale ed esercitare la professione di onicotecnica artigiana, o degli emiliani, ai quali viene riconosciuta la possibilità di esercitare artigianalmente la professione di decorazione delle unghie. E quindi «più che ricalcare un'effettiva situazione professionale», sottolinea Mengato, «questa scelta mira a coprire il vuoto legislativo dello Stato. Ma il riconoscimento della professione deve essere necessariamente statale, come stabilito dalla Corte Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori, costruttori e applicatori di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in Italia oggi sono circa 600, ma una stima realistica li quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto che oscilla intorno ai 900 milioni di euro. «La professione non prevede alcuna attività invasiva o chirurgica», spiega il presidente dell'Unione, «ma attualmente può essere svolta in quasi tutte le regioni italiane solo da persone con la qualifica di estetista, in base a una scelta che non ha un'apparente giustificazione. L'accesso ad attività più invasive, come quella dei tatuatori o dei parrucchieri, non è invece subordinato al conseguimento del corso triennale di estetista. A noi non interessa fare massaggi corpo o trattamenti viso. Ci serve invece conoscere la fisiologia dell'unghia, la cosmetologia specifica e la tecnica di trattamento delle unghie». Molti onicotecnici per esercitare la professione, oggi preferiscono quindi avvalersi di un estetista prestanome. «Altri invece», commenta Mengato, «lavorano nascosti in casa o nei garage e comunque in nero». L'Unione nazionale onicotecnici è un sindacato che non mira solamente a ottenere il riconoscimento della professione di onicotecnico. «Come conseguenza», conclude il presidente dell'Unione, «perseguiamo anche la tutela del consumatore che, per la decorazione o l'applicazione delle proprie unghie, potrà rivolgersi ad operatori professionali, seri e competenti». Al Senato della Repubblica giace il disegno legge numero 911 del 16 luglio 2008 per il riconoscimento a livello nazionale della figura professionale di onicotecnico, ancora fermo in commissione.  

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prima la donna (sezione: Giustizia)

( da "Centro, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 7 - Attualità PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita fecondato».

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legge 40, schifani contro fini - gabriele rizzardi (sezione: Giustizia)

( da "Centro, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 7 - Attualità Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA. Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato, che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento. Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani. Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini («Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute andare all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve mettere mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e rispondente ai principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino la Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc di essersi appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che «non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge «è solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».

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I paletti di Schifani (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Rapporto incrinato per congresso Pdl, rimproveri e invasioni I paletti di Schifani «Nessun dogma sulla legge 40» Scontro Il presidente del Senato risponde a quello della Camera: è l'ultima tensione Parla Fini e Schifani siede in prima fila. Parla Schifani e Fini non c'è. Forse questo piccolo episodio accaduto nella seconda giornata del congresso del Pdl, sabato 28 marzo, deve aver influito nei rapporti tra Renato Schifani e Gianfranco Fini. Forse. Di sicuro il presidente del Senato è sceso in campo per difendere la legge 40, quella sulla fecondazione assistita (di recente parzialmente bocciata dalla Consulta) «picconata» l'altro ieri dall'inqulino di Montecitorio: «Una legge - ha detto Schifani ieri - quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge». Non cita Fini, ma la seconda carica dello Stato avverte: «A parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». «È una legge - precisa Schifani - di libertà anche perchè non ci può essere alcuna ingerenza dei partiti e di altri». L'allora capogruppo di Forza Italia ha osservato: «Nella legge 40 si andò oltre la maggioranza e su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita». Il presidente del Senato è entrato anche nel merito della diatriba, sottolineando come «la Corte costituzionale ha il dovere di vigilare sul rispetto dei principi. Ricordo che il limite sui tre embrioni ha costituito oggetto di un ampio dibattito più di tipo clinico-scientifico che dogmatico». «Molti voti segreti - sottolinea il presidente del Senato - hanno confermato un orientamento del Parlamento». Infine ha messo un altro paletto: «Personalmente non riscontro nè nella legge 40 nè nel testamento biologico una presenza di una eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono molteplici voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono non i dogmi». Schifani è persona prudente e moderata. Ma ci sono principi e valori a cui non rinuncia, anche a costo di andare contro la terza carica dello Stato. A Palazzo Madama per esempio c'era chi non aveva gradito l'altro affondo di Fini, quello sul biotestamento. E nemmeno aveva fatto piacere un'altra sortita, quella del 9 febbraio scorso, quando il presidente della Camera intimò il silenzio al capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: azione che nel caso sarebbe di competenza del presidente di Palzzo Madama. Piccoli screzi, alcune frizioni. Che ora sono alla luce del sole.

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...Gianfranco Fini per contrapporlo a Silvio Berlusconi, magari anche come potenziale candidato alla Presidenza della Repubblica, e per minare la solidità del Popolo della Libertà. (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa ...Gianfranco Fini per contrapporlo a Silvio Berlusconi, magari anche come potenziale candidato alla Presidenza della Repubblica, e per minare la solidità del Popolo della Libertà. Che promette, con la sua forza elettorale, e con il suo radicamento sociale, di lasciar invecchiare e forse anche morire il Pd senza fargli più rivedere il governo. Il plauso espresso dal presidente della Camera per la sentenza della Corte Costituzionale contro alcune limitazioni alla fecondazione assistita, contenute nella legge che la disciplina, non ha rallegrato più di tanto l'opposizione. Essa è probabilmente consapevole delle lacerazioni alle quali potrebbe essere esposta cavalcando oltre misura il verdetto della Corte, sino a tentare un ulteriore allargamento delle maglie legislative. Eugenio Scalfari non ha intinto nuovamente la penna nel suo tossico inchiostro, come ha fatto invece domenica scorsa mentre nasceva il Pdl, per contrapporre "l'uomo di Stato" Gianfranco Fini al presidente del Consiglio, e invitare la sinistra a dargli credito sulla strada di una riforma costituzionale condivisa e della difesa della laicità dello Stato. Invito, in verità, lasciato cadere, se non addirittura rifiutato, dal baldanzoso segretario del Pd per paura di non poter reggere il confronto con la maggioranza, visto lo stato penosamente confusionale della sua parte politica. Questa volta Fini con la sortita sulla fecondazione assistita, che ricorda la sua ostentata partecipazione al referendum che tentò inutilmente di abrogare più di ciò che ora la Corte ha tagliato, rischia di essere in qualche modo strumentalizzato da Pier Ferdinando Casini, suo ex alleato e predecessore alla presidenza della Camera. Che prima lo ha accusato di non rispettare il Parlamento. Poi ha contestato le sue critiche al peso che avrebbero «dogmi di tipo etico-religiosi» su certe leggi approvate o ancora all'esame delle Camere, come quella sul cosiddetto testamento biologico, rinfacciandogli praticamente le origini fasciste del suo ormai ex partito. Infine ha lasciato che il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa lo sfidasse di fatto alle dimissioni. Non si può certamente negare il carattere irrituale ed anche intempestivo del commento di Fini alla sentenza della Corte Costituzionale, espresso peraltro senza ancora conoscerne le motivazioni. Ma non meno irrituale, diciamo così, è la reazione di Casini. Il quale, impegnato proprio in questi giorni nel rilancio di un progetto che potrebbe sfociare nella trasformazione della sua Udc in un più vasto Partito della Nazione, o qualcosa del genere, mostra una certa insofferenza per il contributo dato da Fini alla collocazione centrista del neonato Popolo della Libertà. La concorrenza per lui si è fatta più difficile. E gli fa dimenticare che di solito quanti si avvicendano ai vertici parlamentari evitano di contestarsi il modo in cui hanno svolto o svolgono le loro funzioni. Francesco Damato

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Il numero uno della Camera: (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Fecondazione assistita Il numero uno della Camera: «Non è uno scandalo esprimersi sulla Consulta» Fini non ci sta e rigetta al mittente le critiche che gli sono arrivate dall'assemblea dell'Udc riguardo la sua posizione sulla legge 40. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale».

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Il dialogo tra laici e cattolici è alla base del partito unico (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Il dialogo tra laici e cattolici è alla base del partito unico ...laici devoti e i laici-anticlericali. Invece, il laico senza aggettivi parte dalla consapevolezza che la civiltà occidentale è segnata da un intreccio di valori derivanti dal fatto che alle origini del mondo occidentale ci sono certamente le radici giudaico-cristiane ma anche l'illuminismo, specie nel filone anglosassone, che tanto ha contribuito a definire la libertà dei moderni. Poi, come ricorda Talmon, c'è stato un filone francese che è stato alle origini di quel giacobinismo che ha anche ispirato il leninismo (dalla ghigliottina al gulag c'è stato un percorso storico e ideologico assai inquietante). Qui veniamo ad un nodo storico essenziale. Ieri nei confronti dei due totalitarismi del XX secolo, oggi nei confronti del fondamentalismo islamico che ispira il terrorismo di al Queeda, due sono i filoni culturali e storico-politici che, si sono battuti per dare all'Occidente un'identità fondata sulla libertà e la democrazia: quello cattolico-liberale e quello liberalsocialista e socialista riformista. Ciò non vuol dire affatto che tutti i cattolici e tutti i socialisti siano stati su questa linea: da un lato ci sono stati i clerico-fascisti e i cattocomunisti, dall'altro i liberali reazionari e i socialisti stalinisti e frontisti. Oggi si sono riproposte forti discriminanti nei confronti del giustizialismo a livello interno e del fondamentalismo islamico a livello internazionale. Non a caso durante gli anni cinquanta c'è stata la collaborazione fra cattolici e laici nel centrismo, poi negli anni sessanta quella fra cattolici e socialisti nel centro-sinistra, adesso fra laici e cattolici in Forza Italia e nel PdL. Tutto ciò non esclude affatto la dialettica e anche la distinzione, ma non implica di per sé la contrapposizione. In primo luogo, sul piano del metodo, va garantita la piena libertà di espressione e di iniziativa della Chiesa su qualunque problema: dopo di che, sulla base del principio della laicità dello stato e dell'autonomia della politica, partiti-movimenti e singoli uomini politici sono liberi di condividere, di dissentire, di proporre soluzioni intermedie e mediate rispetto alle posizioni espresse dalla Chiesa. Quanto ai problemi attuali, a nostro avviso è condivisibile l'impianto della legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali. Quanto alla questione della legge sul testamento biologico probabilmente era molto meglio che non ci fosse nessuna legge per lasciare che vicende di questo tipo fossero liberamente gestite nel rapporto fra malato, familiari, medico, così come è avvenuto finora. Chi, però ha smantellato questa realtà è stato proprio il dott. Englaro che ha richiesto una pronuncia della magistratura. A quel punto il Parlamento non poteva accettare di essere scavalcato ed emarginato da deliberati della magistratura magari di segno diverso, con una conseguente anarchia. Di qui la necessità di una legge della quale, in assenza di questo intervento, non si sarebbe sentito bisogno. Rispetto alla legge, non possiamo fare a meno di esprimere una preclusione rispetto al blocco dell'idratazione e dell'alimentazione perché, indipendentemente da qualunque ideologia o religione, francamente non è sopportabile la ripetizione di ciò che è avvenuto nei confronti di Terry Schiavo, quando un malato che non poteva far valere la sua volontà, né che aveva dato segni significativi di quello che avrebbe voluto nel caso in cui avesse perso la capacità di intendere e di volere, è stato costretto ad andare incontro a forti sofferenze durate per molti giorni. Detto questo, a tempo debito esamineremo alla Camera con spirito aperto il provvedimento approvato dal Senato senza alcun spirito di crociata né in un senso né nell'altro, ma cercando di verificare la possibilità di mantenere in piedi l'impianto della legge approvato da un ramo del Parlamento con i dovuti correttivi, magari suggeriti da qualche emendamento rimasto inopinatamente bocciato per l'effetto paradossale del tiro incrociato da parte di parlamentari di opposto orientamento. In ogni caso per quanto ci riguarda faremo di tutto perché, ferme rimanendo la positività del dibattito e la libertà di coscienza, rimanga in piedi la collaborazione fra laici e cattolici che, a nostro avviso, costituisce il retroterra decisivo dell'attuale equilibrio politico della natura stessa del PdL e anche di qualcosa di ancor più significativo e profondo riguardante le ragioni della solidarietà nazionale. Fabrizio Cicchitto Capogruppo Pdl Camera

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Segreto di Stato non sindacabile dai giudici (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa La Consulta Segreto di Stato non sindacabile dai giudici Il ricorso al segreto di Stato da parte dell'autorità politica, ovvero del presidente del Consiglio dei ministri, non è sindacabile da parte dell'autorità giudiziaria, e di esso l'autorità politica risponde al Parlamento, posto che il segreto di Stato deve essere apposto su atti, documenti, notizie, attività che possano recare danno all'integrità dello Stato democratico. Queste, in estrema sintesi, le motivazioni centrali, rese note oggi dalla Corte Costituzionale, delle decisioni della Consulta, diffuse l'11 marzo scorso, sui conflitti di attribuzioni, cinque in tutto, fra magistratri milanesi e presidenti del Consiglio, Romano Prodi prima e Silvio Berlusconi poi, in merito alla vicenda del sequestro dell'ex imam Abu Omar. Quanto però ai concreti effetti delle decisioni della Corte Costituzionale spetterà al giudice competente stabilire se vi siano parti del processo in grado di "sopravvivere", eventualmente, sottolinea e sembra quasi suggerire la Consulta, anche ricorrendo alla separazione dei processi.

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gianfranco fini questa mattina parla alle grazie (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

DIBATTITO Gianfranco Fini questa mattina parla alle Grazie Questa mattina il presidente della Camera Gianfranco Fini sarà a Mestre; partecipa al dibattito «Le nostre città fra diritto alla libertà e ansia di sicurezza» organizzato al Centro Santa Maria delle Grazie di via Poerio dalla Fondazione del Duomo di Mestre, a confrontarsi con la città su ronde, violenze, diffusa sensazione di insicurezza. Fini parteciperà al confronto pubblico voluto dalla fondazione nel ciclo di incontri su «La metropoli dei diritti», aperto alcune settimane fa dalla lezione di Giovanni Maria Flick, presidente della Corte Costituzionale. Il dibattito è in programma alle 11. Prima Fini farà due passi in piazza Ferretto accompagnato da Paolo Costa.

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sulle ronde si sta facendo terrorismo (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

STIVAL SUL CSM «Sulle ronde si sta facendo terrorismo» SAN DONA'. «ll Csm non deve fare terrorismo politico». La tensione continua a salire nel Veneto Orientale dopo lo stop del Csm alle ronde, giudicate incostituzionali. Come è noto, i rappresentanti delle Toghe a palazzo dei Marescialli sollevano una perplessità di ordine generale sulla possibilità di derogare al principio che assegna all'autorità pubblica l'esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza. Escludono pertanto che questa possa essere affidata ai «privati», bocciando l'istituzione delle cosiddette «ronde», arrivando infine a ipotizzare il rischio di una parziale incostituzionalità. Un pronunciamento destinato a lasciare il segno. Daniele Stival, che del famoso gruppo dei «100» era coordinatore nel Veneto Orientale, non ci sta e replica prontamente: «Il Csm pensi a quello che dovrebbe essere il suo di ruolo. Vedremo quando ci sarà una legge sulla sicurezza, che non c'è ancora, ma in questa fase non è opportuno che si pronuncino i giudici o i loro rappresentanti perché fanno del terrorismo politico che non ha alcun senso e fondamento». A Jesolo, dove il fenomeno delle ronde è parso più radicato, l'assessore alla sicurezza, Andrea Boccato, invita al reciproco rispetto dei ruoli. «Io credo che i politici debbano fare i politici- commenta Boccato- e che i giudici debbano fare i giudici. Noi proseguiremo per la nostra strada e siamo già pronti a riprendere non appena avremo la legge con i decreti attuativi. «Anche quest'estate- conclude l'assessore- è possibile che si riparta di slancio con i gruppi di cittadini pronti a collaborare con le forze dell'ordine». Le ronde a Jesolo erano state bloccate dallo stesso Stival dopo che il Ministro Maroni aveva diramato a livello nazionale la necessità di sospenderLe per la loro posizione di illegittimità. Ecco perché la Lega si è messa subito sull'attenti ritirando uomini e donne, in attesa di future direttive che per il momento non solo ancora arrivate nell'attesa che il provvedimento diventi legge con i decreti attuativi. Giovanni Cagnassi)

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ROMA - La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA - La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici ROMA - La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», come ha detto giovedì. Ieri la replica del numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, per cui la legge 40 è e resta «una buona legge». Schifani non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...» Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Contro Fini si schiera anche il cappellano di Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella per il quale la legge sulla fecondazione assistita già esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare». 04/04/2009

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prima la donna (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Venezia, La)

Argomenti: Giustizia

Pagina 4 - Attualità PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita fecondato».

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legge 40, schifani contro fini - gabriele rizzardi (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Venezia, La)

Argomenti: Giustizia

Pagina 4 - Attualità Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA. Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato, che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento. Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani. Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini («Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute andare all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve mettere mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e rispondente ai principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino la Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc di essersi appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che «non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge «è solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».

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Draghi vede più rosa (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Draghi vede più rosa«La crisi rallenta» il governatore di bankitalia al summit ecofin Solo uno spiraglio: «Una rondine non fa primavera» Roma. La crisi rallenta. È il concetto espresso dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, al vertice finanziario europeo in corso a Praga. La formula un po' tortuosa («Segnali recenti mostrano un rallentamento del deterioramento») indicano che Draghi è ancora molto prudente: «Una rondine non fa primavera», ha infatti avvertito subito dopo. Comunque, c'è qualche segnale che dopo mesi di caduta libera gli effetti della crisi sono meno pesanti. Il prudente ottimismo di Draghi non sembra però avallato da Joaquin Almunia, commissario europeo alle finanze: «I dati sul commercio estero e quelli sulla produzione industriale continuano a restare in terreno negativo. E questo genera serie preoccupazioni per l'economia globale». lombardi >> 2 04/04/2009 GIUGNO 2007 04/04/2009 OGGI 04/04/2009 Roma. Una settimana fa lo strappo si è consumato al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne italiane». Per il numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani, invece, la legge 40 è e resta «una buona legge non votata sulla base di dogmi». Ecco come, sui temi etici, si dividono le due anime del Pdl. bocconetti >> 4 04/04/2009 PADOVA. Si chiama p63 il gene capace di funzionare da "baluardo" contro la diffusione metastatica delle cellule tumorali. È il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista scientifica Cell e reso possibile da un contributo dell'Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc). Lo studio rivela l'utilità dell'impiego di "spie molecolari", che aiutano a individuare la gravità del tumore e permettono all'oncologo la scelta della cura migliore, meglio personalizzata. servizio >> 8 04/04/2009

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ambasciatori, esposto di raisi contro la procura - alessandro cori (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

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Pagina XI - Bologna Il caso portato dal parlamentare all´attenzione del Csm Ambasciatori, esposto di Raisi contro la Procura ALESSANDRO CORI Finirà sul tavolo del consiglio superiore della magistratura il comportamento della Procura nei confronti della nuova libreria coop Ambasciatori di via Orefici. «La Procura non è mai intervenuta - accusa il deputato Pdl Enzo Raisi - né quando ho consegnato al notaio in busta chiusa il nome del vincitore, prima che si chiudesse il bando, né quando abbiamo denunciato la gestione irregolare e il mancato controllo del Comune sulla vendita alimentare dentro l´Ambasciatori. Tante volte però ha avviato indagini solo per aver letto i giornali». Raisi presenterà «un esposto, come parlamentare» al Csm. Non è solo l´ultima vicenda legata all´ex cinema a scatenare l´attacco. La Procura contraria alla decisione del tribunale civile, che imponeva il controllo dei vigili urbani 24 ore su 24 in via Orefici, è infatti «l´ultima goccia». Nella "pratica Ambasciatori", il finiano infila tutte le «mancate» indagini sull´ex cinema. Il procuratore reggente Silverio Piro però rimanda le accuse al mittente: «Non mi interessano le polemiche». In Procura, inoltre, fanno sapere che di esposti e denunce sul caso «non ci sono tracce. Se poi è stato fatto un dibattito in consiglio comunale è diverso. Ma a noi nessuno ha chiesto niente».

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l'azione a tutela dei pm il csm assegna la pratica alla prima commissione (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari Il caso L´azione a tutela dei pm il Csm assegna la pratica alla prima commissione Il comitato di presidenza del Csm ha assegnato alla prima commissione la pratica, nata dalla lettera scritta dai pubblici ministeri Renato Nitti, Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro. La prossima settimana il caso sarà discusso dall´organo di autotutela. Il quesito, posto nella missiva, è importante. I sostituti procuratori, nella seconda lettera inviata al Csm, avevano chiesto di sapere entro quale limite devono esercitare «il dovere istituzionale di salvaguardare la funzione giudiziaria da interferenze indebite o improprie». La commissione del Csm dovrà rispondere al quesito dei magistrati. Si tratterà di un chiarimento fondamentale anche per il proseguio dell´inchiesta amministrativa, disposta dal ministro Angelino Alfano. Il Csm mercoledì pronunciato, invece, sull´esposto di Fitto, dichiarandosi incompetente. Nella denuncia l´ex governatore aveva riproposto alcuni rilievi, contenuti anche nella lettera che ha dato il via all´ispezione.

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di pietro: "noi in piazza per la giustizia fitto ormai è diventato come berlusconi" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari Il leader di Italia dei valori spiega perché il suo partito ha organizzato il sit-in lunedì Di Pietro: "Noi in piazza per la giustizia Fitto ormai è diventato come Berlusconi" «Ogni volta che un magistrato fa il suo dovere nei confronti di uomini di potere ne paga le conseguenze. Si trova il modo di fermarlo in modo legittimo, ma moralmente indegno». Con queste parole Antonio Di Pietro, presidente dell´Italia dei Valori, commenta la decisione del ministro della Giustizia di inviare gli ispettori a Bari. E´ un giudizio molto netto il suo ? «Guardi, sono convinto che questa è un´ispezione a orologeria. Io non so chi siano i mandanti. Ma è indubbio che si tratta di un sotterfugio. Un tentativo di depistare l´attenzione dell´opinione pubblica, un modo per buttarla in politica». A Bari è la prima ispezione di questo tipo. «I magistrati, invece, devono essere lasciati di fare. E chiunque deve difendersi nel processo, e non dal processo, come invece ha fatto Berlusconi. Lui è stato il primo e quelli che gli sono vicini a cascata stanno seguendo il suo esempio. Fitto, direi, sta berlusconizzando il processo, dandogli il sapore di uno scontro politico. L´ex governatore ha l´opportunità di dimostrare che non c´entra e cioè quella di sottoporsi al giudizio e di far valere le proprie ragioni». I magistrati di Bari hanno scritto al Csm chiedendo di sapere qual è il limite dell´azione ispettiva. «Io credo che questa ispezione sia un´indagine esplorativa alla ricerca di qualcosa che non c´è. Un´indagine che ha un sapore di ricatto e di minaccia e non quella della verità. Viene svolta cercando qualcosa che non va e questo mina anche il segreto istruttorio perché il pm può procedere con una discovery di alcuni atti sino all´udienza dibattimentale. Questa ispezione mette in condizione il governo di avere cognizione di fatti che devono rimanere in ambiti processuali». Fitto ha parlato di una casta di magistrati rossi dei quali sarebbe vittima. «Io, invece, credo che in Parlamento, ci sia una casta di intoccabili che stanno stravolgendo la Costituzione. La commissione giustizia, ad esempio, ha incardinato il lodo Consolo: è una proposta di legge con cui la maggioranza sta cercando di estendere ai ministri il lodo Alfano». L´Italia dei Lavori, per lunedì, ha organizzato un sit in di protesta davanti al Palazzo di Giustizia. «Sarà una manifestazione di solidarietà nei confronti dei magistrati della procura e di protesta rispetto a questo tentativo di depistare l´attenzione dell´opinione pubblica». (g.d.m.)

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Gasparri: (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Gasparri: «Parrucconi comunisti negli organi di garanzia» l'intervista «Il Csm non è la terza Camera». «Leggi incostituzionali? Non possono dire no all'Europa o all'arma dei carabinieri» 04/04/2009 Roma. «Sentenza bislacca. Da capire»: Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, ha accolto con stupore la decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato parte della legge sulla fecondazione assistita. «Decisioni libere, espresse da un esponente politico. Ma anch'esse da valutare»: questo, poi, il giudizio sulla polemica che Gianfranco Fini ha innescato, proprio all'interno del centrodestra. Duro, anzi durissimo il giudizio di Gasparri sulla Consulta, ma anche sul Csm che ha ventilato la possibile illegittimità costituzionale anche di alcuni aspetti del "pacchetto sicurezza": «Ci sono organi di garanzia che sono tuttora infiltrati da parrucconi comunisti!». Le ultime vicende fanno capire che all'interno del centrodestra le divisioni sulle questioni etiche possono sfociare in scontro: il presidente del Senato, Schifani, è in polemica con quello della Camera. «Io rispetto le opinioni di Gianfranco Fini! Ma vorrei ricordare che, all'epoca del referendum, tutta An si schierò in difesa della "legge 40"». Una cosa è la scelta di voto in un referendum, altra è accettare una sentenza della Suprema Corte. «Vorrei aspettare di leggere bene la motivazione di questa decisione che, a caldo, posso dire di non aver ben capito. Posso anche dire che mi pare quanto meno bizzarra: ad esempio, non è stato cancellato il divieto, che quindi resta, della conservazione degli embrioni. I giudici hanno invece deciso di non superare il limite di tre embrioni fecondabili. I capisaldi della legge, quindi, restano in vigore; occorre capire bene cosa c'è scritto nella sentenza per evitare che si ingeneri una confusione terribile. Mi lasci dire, allora, che mi pare, a conti fatti, una sentenza un po' ideologica». Quindi non basata su norme giuridiche? «"Ideologica" in questo senso: i giudici sono strumento della legge, non sono la legge. Nella democrazia quella che conta è la volontà del popolo, attraverso le elezioni e il Parlamento: questa è l'unica fonte della legislazione. Uno "stato etico", nel senso deteriore del termine, sarebbe quello dove i magistrati vogliono farsi interpreti della volontà popolare. Ed ecco perché anche le parole di Fini andrebbero approfondite un po' meglio». In base a questa sentenza, esponenti della sua coalizione, pure del suo partito di appartenenza, iniziano a valutare modifiche alla legge sul testamento biologico. «Io rispettole opinioni di tutti. Ma mi piacerebbe anche che tutti avessero rispetto per le decisioni prese dal Parlamento. Credo che si possano cambiare i dettagli di quella legge, non alterarne i principi. Noi, al Senato, ci siamo espressi chiaramente, più volte, sulle linee di fondo: il divieto di interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione di un paziente. E spesso le votazioni hanno registrato maggioranze ampie e trasversali. Mi ricordo, ad esempio, che una mia mozione fu votata, il 10 febbraio, anche da un esponente autorevole del Pd, Francesco Rutelli». Non crede che siano molte le leggi della maggioranza che rischiano di essere definite incostituzionali? C'è stato due giorni fa il parere negativo del Csm sul pacchetto sicurezza. «Sia chiaro che il Csm non è la terza Camera. Sui centri di accoglienza abbiamo seguito le direttive europee, sulle ronde non credo che nessuno possa opporsi ad associazioni di ex carabinieri. Ho apprezzato molto la decisione di Nicola Mancino di non partecipare a quella votazione definendo "impropria" la decisione che si stava prendendo. Non credo che Csm e Consulta, per quanto infiltrati da "parrucconi comunisti", possano dire "no" all'Europa o all'arma dei carabinieri. Se lo facessero sarebbero dei fuorilegge». Angelo Bocconetti 04/04/2009

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Fecondazione, scontro nel Pdl (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione, scontro nel Pdl temi etici Schifani in disaccordo con Fini: «La legge 40 va bene così». Gli schieramenti in campo Roma. Ancora uno scontro sui temi etici, ancora volta tutto interno al centrodestra e ai massimi livelli. A marcare posizioni contrapposte sono, infatti, la seconda e la terza carica dello Stato. Una settimana fa accadde al congresso costitutivo del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Più in generale, si tratta però di una disputa interna al nuovo partito, tra l'anima laica e quella più vicina ai dogmi della Chiesa. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta su una legge «basata su dogmi etici, rende finalmente giustizia alle donne italiane»; mentre per il numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge», se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Consulta, ieri aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...'». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio alimentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude Fini (ma non è una novità), a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale»: è«assolutamente normale» che il presidente della Camera «difenda la laicità dello Stato». Unica eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola Binetti (Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva «esattamente l'opposto». Anche la maggioranza, però, si divide nella "querelle" (come si vede nella grafica qui sopra). Il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl), infatti, definisce la legge 40 «un buon testo e non il frutto del dogmatismo religioso» e dà ragione a Schifani che «ha fatto bene» a difenderla. Mentre per un altro deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova, «lo scandalo suscitato dalle parole di Fini è quanto mai salutare». E Daniele Capezzone: «Personalmente, condivido le riflessioni del presidente Fini. Ma invito tutti, anche coloro che non le condividono, ad un doveroso rispetto delle posizioni del presidente della Camera. Equilibrio, pragmatismo e disponibilità al compromesso vanno richiesti anche ai cattolici, non solo ai laici». Interviene anche il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella: «Non contesto affatto la sentenza della Consulta, che non tocca l'impianto e i principi fondamentali della legge 40 sulla procreazione assistita - osserva -. Il testo con le modifiche apportate dalla Corte è molto chiaro a riguardo: si mantiene il divieto di crioconservazione e di soppressione degli embrioni, il divieto di selezione a scopo eugenetico e la raccomandazione di produrre solo il numero "strettamente necessario" di embrioni». 04/04/2009

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romy1942 ha detto: Gli interventi di Schifani e Cesa contro le opinioni espresse da Fini dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha parzialmente dichiarati incostituzionali (sezione: Giustizia)

( da "KataWeb News" del 04-04-2009)

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Fecondazione, Schifani attacca Fini "La 40, legge buona e di libertà" 3 aprile 2009 alle 12:22 — Fonte: Homepage">repubblica.it — 1 commento Il presidente della Camera difende la legge sulla procreazione assistita "Stato laico significa non rinunciare alle proprie responsabilità quando ci sono vuoti normativi da colmare" Attacchi al numero uno di Montecitorio anche dall'Udc Cesa La replica: "Legittimo valutare sentenze della Corte costituzionale"

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Schifani attacca Fini: La legge 40 è una legge di libertà (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 04-04-2009)

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LAICITÀ Scontro tra presidenti delle camere sulla fecondazione assistita. Critici anche Udc e cattolici del Pd Schifani attacca Fini: «La legge 40 è una legge di libertà» Iaia Vantaggiato ROMA Sulla fecondazione assistita è scontro tra Fini e Schifani. La legge 40 - ha dichiarato ieri da Herat, e in polemica con Fini, il presidente del senato - «è una buona legge, di libertà, anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Si riferisce, Schifani, alle dichiarazioni rilasciate da Fini dopo la sentenza della Corte Costituzionale che della legge 40 ha decretato la parziale illegittimità. Un sentenza che, secondo il presidente della camera, «rende giustizia alle donne italiane». E ad uno stato che si vuole laico sino in fondo. Del resto, «Quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso - questa l'opinione di Fini - è suscettibile di censure di costituzionalità». E incostituzionale, quella legge, di fatto è stata in parte giudicata. Ma Schifani non ci sta e a chi gli chiede se in Italia ci si trovi di fronte a uno Stato laico o ad uno stato etico risponde con fermezza: «Stato laico. Significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi, personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». Anche perché, tiene a precisare, «una legge quando affronta un dibattito lungo, e soprattutto tanti passaggi parlamentari con scrutini segreti, è una buona legge». Basti dire, aggiunge, che in quell'occasione si andò «oltre la maggioranza» e che nelle consultazioni confluirono anche i voti favorevoli di Rutelli e la Margherita. Contro Gianfranco Fini si scaglia anche il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa che invece di entrare nel merito della legge e della sentenza della Corte costituzionale preferisce «buttarla» sul più algido versante istituzionale: «Il presidente della camera non può essere paladino di battaglie di parte. Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Elegante ed esemplare la reazione della presidenza della camera che, non troppo fra le righe, a Cesa consiglia di ripassare i fondamentali. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte».

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Al sudafricano Goldstone l'inchiesta dell'Onu, ma Israele protesta (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 04-04-2009)

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CRIMINI DI GUERRA A GAZA Il giudice scelto per una missione di accertamento dei fatti. Tel Aviv: vogliono discriminare lo Stato ebraico Al sudafricano Goldstone l'inchiesta dell'Onu, ma Israele protesta Michele Giorgio GERUSALEMME Presto dovrebbero entrare in un fase più concreta le indagini sui crimini di guerra commessi a Gaza durante l'offensiva militare israeliana «Piombo fuso» (27 dicembre 2008 - 18 gennaio) in cui sono morti oltre 1.300 palestinesi, ai quali vanno aggiunti decine di feriti gravi deceduti in questi ultimi due mesi. Le Nazioni Unite hanno affidato ad un giudice esperto, Richard Goldstone, ex giudice della Corte costituzionale sudafricana ma soprattutto ex procuratore del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e per il Ruanda, il compito di indagare sugli abusi e i crimini subiti dalla popolazione civile palestinese di Gaza. Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha precisato che Goldstone sarà affiancato dalla britannica Christine Chinkin, specialista di diritto internazionale, da Hina Jilani, giudice della Corte suprema del Pakistan ed ex esperta dell'Onu per i diritti umani e da un colonnello irlandese in pensione, Desmond Treves. La missione di «fact-finding» era stata decisa il 12 gennaio scorso a Ginevra da una risoluzione del Consiglio dell'Onu per i diritti umani, al termine di una sessione speciale sull'offensiva israeliana a Gaza. La nomina ha un significato speciale se si tiene conto che Goldstone è ebreo e fa parte del consiglio dei governatori dell'Università ebraica di Gerusalemme. Il giudice, riferisce il Jerusalem Post, ha detto di essere rimasto «scioccato, come ebreo», dall'invito a guidare la missione. «Seguo con grande interesse ciò che avviene in Israele - ha aggiunto - e credo che potrò svolgere questo incarico con imparzialità». Secondo il mandato affidatogli, le indagini dovrebbero concentrarsi sulle vittime civili dell'operazione «Piombo fuso», ma Goldstone ha precisato che il suo team indagherà su «tutte le violazioni del diritto umanitario internazionale», compiute prima, durante e dopo il conflitto. Martin Uhomoibhi, il presidente del Consiglio dei diritti umani dell'Onu, si è detto a sua volta «fiducioso del fatto che la missione sarà in grado di valutare in modo indipendente ed imparziale tutte le violazioni commesse a Gaza». Goldstone spera di presentare un rapporto entro tre mesi dall'inizio della missione. I membri del team avranno colloqui nelle prossime settimane prima di partire per la regione, ma nessuna data è stata fissata. Israele collaborerà con Goldstone e il suo team? L'interrogativo non è secondario se si tiene conto che lo scorso dicembre le autorità dello Stato ebraico non hanno consentito al relatore speciale dell'Onu per i diritti umani, Richard Falk, di entrare in Israele e in Cisgiordania e Gaza. E qualche mese prima non aveva cooperato con la missione guidata dal premio Nobel per la pace Desmond Tutu. I primi segnali non sono rassicuranti. «Questa commissione (di Goldstone) non è incaricata di accertare la verità, ma di discriminare Israele per i suoi presunti crimini», ha detto Yigal Palmor, portavoce del ministero degli esteri israeliano, per il quale il Consiglio dei diritti umani dell'Onu è un organismo che ha perso «ogni credibilità». Lo Stato ebraico però non potrà mantenere all'infinito lo stesso atteggiamento di chiusura. Le indagini vanno avanti e le Nazioni Uniti appaiono intenzionate ad accertare l'utilizzo di armi proibite - come le munizioni al fosforo bianco in aree densamente popolate - e a fare piena luce su bombardamenti aerei e di artiglieria su case ed edifici civili che in non poche occasioni hanno colpito anche strutture dell'Onu, provocando decine di morti palestinesi. Senza dimenticare gli ostacoli alle operazioni di soccorso ai feriti palestinesi denunciate di recente anche dall'associazione israeliana «Medici per i diritti umani».

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Il Csm non è un organo indipendente perché non lo è neanche la magistratura (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

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ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 4 autore: di Fosca Bincher P.S. per chi volesse iscriversi l'indirizzo è http://www.facebook.com/group. Il Csm non è un organo indipendente perché non lo è neanche la magistratura È giunto a 2.545 iscritti il gruppo Io leggo Italia Oggi su Facebook, il social network del momento. Nella prima pagina di ieri si è parlato della bocciatura del decreto legge sulla sicurezza e sulla violenza sessuale, da parte del Consiglio superiore della magistratura. Un atto poltico che un organo tecnico non avrebbe dovuto votare, ha sostenuto, Cosimo Maria Ferri, un componente dello stesso organo di autogoverno della magistratura. L'istituzione delle ronde volontarie per esempio, è un provvedimento ingiudicabile perché non è di competenza del Csm. Ecco allora che si pone sempre lo stesso problema della politicizzazione di organi tecnici che dovrebbero essere super partes e che non dovrebbero condurre una battaglia politica o sindacale ma essere un punto di riferimento per le altre istituzioni sulle materie competenti. Ecco la sintesi dei commenti. Emilio F. Ma quando ha silurato De Magistris, Apicella e tutti gli altri, rispondendo a precisi «inviti» politici, allora il Csm non faceva politica? Attendo risposta.Donato Di Punzio Oramai in Italia si naviga senza riferimenti degni. C'è solo tanta SPECULAZIONE! In tutti i campi! Mi sembra d'essere in piena anarchia.Laura Madrigali Csm, Corte Costituzionale e tanti altri organi super partes non sono, al punto che oramai sono un costo non più giustificato per la collettività.Francesca Caiazzo Il Csm non è un organo indipendente, non illudiamoci...come non lo è la magistratura. E poi si incazzano se De Magistris dice che certi magistrati sono collusi...potere politico, potere giudiziario, potere criminale, potere amministrativo da noi in Calabria, come nell'Italia intera, spesso si confondono in un'anima sola..altro che intrecci. Ricordiamoci ad esempio che la procura di Catanzaro non ha escluso l'esistenza di una loggia massonica a San Marino, ha «solo» detto che non possono provarlo...cose dell'altro mondo!Drusiano Cipriani Finalmente è stata inventata l'acqua calda!! era sotto gli occhi di tutti ma nessuno se n'era accorto..è primavera svegliatevi bambineeeee..Antonio Lepore È una cosa stranissima, sia per la destra che per la sinistra, molto più per la prima, che quando un'assemblea o un organo, che sia composta da giudici, o che sia a loro collegata, prende decisioni, non condivise a una delle parti, la si accusa di politicizzazione. Vedi l'ultimo caso, sulla legge 40, obbrobrio legislativo, come molti di quelli fatti dai governi del sig. b, anche qui si è detto che la Corte costituzionale, ha fatto politica. Secondo voi è giusto o è sempre la solita solfa dell'isopportabilità del sig. b per i giudici?Giorgio Marchetti In effetti i conflitti di competenza nel nostro Paese sono innumerevoli e degni di ogni censura. Un conto è discutere di tutto su un blog, ci mancherebbe in democrazia, altra cosa è esprimere giudizi dal sapore squisitamente politico da parte di organismi dello Stato che dovrebbero fare altro. Il caso del decreto sulla sicurezza è emblematico. Concordo con Cosimo Maria Ferri, i giudizi del CSM dovrebbero limitarsi alle proprie competenze e non esprimere valutazioni politiche sui singoli provvedimenti che il legislatore ha ritenuto opportuno emanare. Poi vi saranno giudizi di costituzionalità e quant'altro che competono però altre Istituzioni preposte a taeli scopi.

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Confisca fiscale non retroattiva (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 04/04/2009 - pag: 32 autore: di Giuseppe Ripa Ordinanza della Corte costituzionale mette un limite all'applicazione di uno strumento micidiale Confisca fiscale non retroattiva Il prelievo per equivalente non si applica ai reati ante 2008 La confisca per equivalente, relativa alla commissione dei reati tributari, non si applica agli illeciti perpetrati prima del 2008.Scomodata dal gup di Trento, la Corte costituzionale, con ordinanza n. 97 del 2009, ha risposto picche. Nessuna retroattività dunque nei confronti dei reati tributari commessi prima del 2008 in quanto, è questa la sintesi, si tratta di una misura afflittiva e non di sicurezza. I beni oggetto della confisca per equivalente, infatti, non hanno un rapporto di pertinenzialità diretto con il reato e, quindi, tutto questo conferisce una connotazione prevalentemente afflittiva e dunque sanzionatoria. In verità, al raggiungimento di tale pronunciamento hanno contribuito non solo le sentenze della Corte di cassazione ma anche, buon ultimo, il presidente del consiglio dei ministri che, attraverso l'Avvocatura generale dello stato, non ha fatto altro che richiamare l'art. 15 della legge n. 300 del 2000 nella quale si escludeva proprio l'applicazione della misura retroattivamente. (come già su questo giornale osservato)E la prima volta che la Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi su una questione del genere nata sulla scia della estensione della confisca anche in relazione alla commissione di alcune tipologie di reati tributari avvenuta a mente del comma 143 dell'art. 1 della legge finanziaria n. 244 del 2007. Si dirà: tutto bene dunque visto che la retroattività è scongiurata. Sì, ma dal 2008 in poi la misura della confisca (anche per equivalente) opera in tutta la sua portata devastante. Specialmente se messa a raffronto o accodata alle numerose possibilità o invasività riscossive che sono state concesse dai commi 5 e 6 dell'art. 27 del dl n. 185 convertito nella legge n. 2 del 2009. Più volte sono state segnalate le derive che potrebbero arrivare dall'assegnare al (semplice) processo verbale di constatazione o al meno semplice ma pur sempre non definitivo avviso di accertamento o di rettifica una funzione esecutiva totalizzante a prescindere dalla loro fondatezza. È vero che, al fine di rendere operative tali indicazioni, occorre pur sempre verificare la sussistenza di un (fondato) pericolo per la riscossione e che esse debbono passare al vaglio di garanzie procedurali; ma è altrettanto innegabile che non solo le maggiori imposte ma anche le sanzioni e i correlati interessi potrebbero essere incamerati subito avvalendosi delle prerogative concesse dall'innovato dpr n. 602 del 1973 (esecuzione forzata, pignoramenti presso terzi, iscrizioni di ipoteche ecc.).A tutta questa attività invasiva si affianca, in modo ben più preciso e pregnante, la possibilità di confiscare i beni anche in forma cautelativa anticipata avvalendosi della ricostruzione dogmatica di cui all'art. 321 cp afferente al sequestro preventivo. Ecco allora che emerge con tutta chiarezza la portata di tale disposizione siccome contrassegnata dall'art. 322-ter cp.Il comma 143 dell'art. 1 della legge n. 244 del 2007 individua tutti i casi nei quali opera il citato art. 322 cp, al quale si affianca da supporto anticipatorio l'art. 321 cpp. In tutti questi casi basta la mera rilevazione effettuata dai verificatori dell'illecito presupposto per far scattare la garanzia confiscatoria. Se si pensa che quasi tutto il panorama dei reati tributari vi risulta ricompreso, è illuminante la preoccupazione che attanaglia il contribuente in genere e non solo l'evasore incallito. Se è vero che il mancato rispetto del criterio della competenza economica, non giustificato dalla sistematicità del comportamenti adottati, al superamento di determinate soglie di punibilità, potrebbe far scattare il reato di dichiarazione infedele al pari dell'offesa portata all'indefinibile concetto di inerenza, chiara appare la invasività di tale misura preventiva.Detto questo va declinato altresì il campo oggettivo di operatività della stessa contrassegnato dal reiterato art. 322-ter cp nel quale sono previsti, in via alternativa e sussidiaria, due atteggiamenti. Il primo è rivolto ai beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato tributario salvo che appartengano a persona estranea all'illecito in una sosta di riconducibilità diretta all'illecito commesso. Il secondo, applicabile laddove non sia possibile avvalersi del primo, tratta invece della confisca per beni (o utilità) equivalenti (immobili, mobili, danaro, titoli ecc.) di cui il reo ha la disponibilità per un valore corrispondente a tale prezzo. Cosicché, dunque, pur rallegrandosi per la presa di posizione contenuta nell'ordinanza in commento della Corte costituzionale circa la non retroattività della confisca per equivalente se riferita ai reati commessi prima del 2008, riparte la sua applicabilità per quelli commessi dal 2008 in poi. Non è difficile preconizzare cosa potrà accadere in presenza di una semplice supposizione verificatoria. Ci sarà un ricorso massiccio a tale forma di prelievo anticipato essendo sufficiente avvalersi delle indagini finanziarie.

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PROCREAZIONE ASSISTITA: la legge perde pezzi dopo la <... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 21 PROCREAZIONE ASSISTITA: la legge perde pezzi dopo la «... PROCREAZIONE ASSISTITA: la legge perde pezzi dopo la «picconata» inflitta dalla Corte Costituzionale. Ma per alcuni casi, come quello di Giulia e Stefano D'Errico di Uzzano il problema rimane: per le coppie portatrici di malattie genetiche, ma fertili, nulla cambia. «I ricorsi fatti e accolti dalla Consulta dice Stefano, nostro fotografo della Goiorani dimostrano che i parlamentari che hanno approvato quella legge sulla procreazione assistita non hanno tenuto conto dei principi costituzionali, oltre a essersi dimostrati insensibili rispetto alla realtà delle coppie. Nel nostro caso (sono portatori di talassemia e le loro due figlie gemelle sono nate ammalate della forma più grave della malattia) servirebbe una revisione generale della legge. Ma non sono ottimista: credo che prevarrà ancora la linea imposta dalla chiesa cattolica, anche se il nostro è uno Stato laico». Stefano e Giulia vogliono un altro figlio che possa donare cellule staminali del cordone ombelicale per il trapianto favore delle sorelline Lisa e Delia, che hanno oggi quattro anni. E' l'unica possibilità per le gemelle di guarire e non essere schiave delle trasfusioni di sangue, alle quali sono sottoposte da quando avevano pochi mesi. Un figlio, però, che sia sano. E l'unica certezza può venire dalla fecondazione assistita e dalla diagnosi preimpianto sugli embrioni prodotti. «Uno su 4 degli embrioni che concepiamo è malato spiega Stefano e solo il 25 % di quelli sani sono compatibili con le sorelline per effettuare un trapianto che permetta la loro guarigione. Per noi, come per tanti altri genitori in condizioni simili, la diagnosi preimpianto è fondamentale». Dal 2005 a oggi hanno fatto quattro tentativi: prima in Turchia, poi in Grecia, perché in Italia la legge vieta queste tecniche, del tutto legali nel resto d'Europa. «E PENSARE fa notare ancora Stefano che il ministro Livia Turco riuscì all'ultimo tuffo a modificare le linee guida proprio per le coppie fertili portatrici di malattie. Ma dimenticò quelle genetiche come la nostra. In pratica possono fare la diagnosi preimpianto i sieropositivi o chi ha l'epatite, ma noi no». Viaggi impegnativi e, soprattutto, costosi quelli affrontati da Giulia e Stefano: «Quanto abbiamo speso finora? Almeno 50mila euro». Con la contraddizione, tra l'altro, che spesso gli specialisti referenti di questi centri stranieri sono italiani, ma non possono operare con queste tecniche nel nostro Paese. E, per i motivi più diversi, la stessa strada hanno scelto tantissime altre coppie italiane. «Nel centro di Atene, dove siamo stati l'estate scorsa racconta ancora Stefano mi hanno detto che solo nel mese di luglio avevano avuto almeno 60 coppie italiane». Cristina Privitera

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TERNI SENTENZA innovativa del giudice monocratico del tribunale ... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 04-04-2009)

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TERNI pag. 18 TERNI SENTENZA innovativa del giudice monocratico del tribunale ... TERNI SENTENZA innovativa del giudice monocratico del tribunale di Terni, Angelo Matteo Socci, che ha assolto, ritenendolo «soggetto non punibile», un uomo che era stato querelato per furto dalla convivente. Il giudice ha in questo modo equiparato il convivente al coniuge. L'uomo, 44 anni, di Avigliano Umbro, era finito a giudizio in quanto, secondo l'accusa, aveva prelevato dall'abitazione della convivente vari oggetti in oro, tra cui due orologi, due catenine, alcuni anelli e un braccialetto. La donna lo aveva denunciato ed era stato aperto un procedimento penale nell' ambito del quale il pm aveva chiesto la condanna dell'imputato ad un anno di reclusione e 300 euro di multa. Il giudice monocratico Angelo Matteo Socci, lo ha invece dichiarato non punibile spiegando nelle motivazioni della sentenza che «è più ragionevole e conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e alla nuova costituzione europea inserire il convivente tra i soggetti non punibili». La giurisprudenza in materia di non punibilità del convivente registra pareri contrastanti: la Corte di Cassazione con le sentenze del 22 gennaio 2004 e del 28 settembre 2006 si era espressa in due modi opposti relativamente al reato di favoreggiamento, dichiarandolo nella prima sentenza perseguibile e non in quella successiva. Si e' ancora in attesa della decisione delle sezioni unite della Cassazione. In passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso sull'illegittimità costituzionale dell'articolo 649 del codice penale nella parte in cui esclude il convivente dalla non punibilità. «LA CASSAZIONE si legge ancora nelle motivazioni della sentenza ha da molto tempo ritenuto che per configurarsi il reato di maltrattamenti in famiglia basta la semplice convivenza more uxorio; per il gratuito patrocinio si devono calcolare, sempre per la Cassazione, anche i redditi del convivente. Il nuovo codice di procedura penale, all'articolo 199, prevede poi espressamente la facoltà di astensione dal deporre del convivente: A chi chi pur non essendo coniuge dell'imputato come tale conviva o abbia convissuto con esso'. In sede civile, inoltre, le ultime previsioni legislative equiparano a tutti gli effetti il convivente di fatto al coniuge». «Anche la remissione di querela aggiunge il giudice Socci rafforza la prova sull'affetto familiare tra i due conviventi o ex conviventi. Del resto la denuncia è avvenuta in un momento di tensione per una relazione extraconiugale (scusate, extraconvivenza) dell'imputato». Stefano Cinaglia

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Di etica (pubblica) ce n'è poca dietro il caso Fini-Schifani (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Di etica (pubblica) ce n'è poca dietro il caso Fini-Schifani segue dalla prima pagina Infatti, in quel caso, come in quello più recente della legge sulle "disposizioni anticipate" relative ai trattamenti sanitari, la "libertà di coscienza" dei parlamentari è stata invocata prevalentemente in modo strumentale, come obiezione preventiva a ogni tentativo di individuare posizioni condivise, in particolare all'interno del Partito pemocratico. La libertà di coscienza è stata soprattutto un paravento dietro il quale si è nascosta la scelta politica di compiacere la Chiesa. Un atteggiamento ben diverso, è il caso di sottolinearlo, da quello tenuto da parlamentari cattolici di diversi schieramenti in situazioni analoghe del passato (si pensi, per menzionare due personalità per altri versi distanti, a certe scelte di autonomia di Alcide De Gasperi o di Livio Labor). Ciò detto, rimane il problema della tensione che c'è tra due dei più alti rappresentanti delle istituzioni politiche repubblicane, che sono evidentemente in disaccordo profondo sia nei giudizi politici di merito sulle vicende di cui si discute sia nell'interpretazione del proprio ruolo. Da questo punto di vista, la posizione di Fini, che pure spesso si è atteggiato di recente a difensore delle prerogative del parlamento nei confronti delle pretese del Governo - senza poter contare, vale la pena di sottolinearlo, nella solidarietà del Presidente del Senato - appare per molti versi di rottura rispetto alla prassi. Infatti, il presidente della Camera si sta progressivamente allontanando da un modello esclusivamente di garanzia del proprio ruolo, che tradizionalmente si manifestava in forme che prevedevano l'ossequio a una sorta di principio di "comity" vigente tra i due rami del Parlamento. Fini, forse in risposta a esigenze di partito piuttosto che di natura istituzionale, si muove sempre più spesso come il punto di riferimento di un diverso modo di intendere l'identità del centrodestra. Un leader potenzialmente alternativo rispetto a Berlusconi che non rinuncia a far sentire la sua voce perfino criticando sul piano dei principi una legge approvata in passato dalla Camera che egli oggi presiede. In tal senso, le dichiarazioni di Fini prospettano la possibilità di un'ulteriore evoluzione della costituzione materiale del nostro Paese. Un cambiamento criticabile dal punto di vista della concezione tradizionale dell'equilibrio dei poteri, ma che potrebbe essere inevitabile per via dell'incapacità dell'opposizione di esercitare un ruolo significativo. Comunque, oltre a un rilievo istituzionale, come si è detto, le dichiarazioni di Fini sulla sentenza della Corte Costituzionale ne hanno anche uno di principio. Da questo punto di vista, per quanto comprensibile alla luce della sua storia personale, il riferimento allo Stato Etico risulta poco persuasivo. Infatti, la tendenza di fondo che emerge, nella legislazione sulla fecondazione assistita come in quella sulle dichiarazioni anticipate, non è affatto ispirata da un'interpretazione hegeliana dell'eticità dello Stato come quella proposta ai tempi del Fascismo da Gentile. In realtà, il "bipolarismo etico" della politica italiana è il frutto della negazione della possibilità stessa di un'etica pubblica che - nella prospettiva delineata da John Rawls - individui i principi che costituiscono il "terreno comune" della democrazia liberale. Ciò cui stiamo assistendo è una politicizzazione sbagliata dell'etica, che la trasforma in uno strumento nella lotta per il potere, un'asimmetria negoziale da cui si spera di ricavare un vantaggio competitivo nella ricerca del consenso. Mario Ricciardi 04/04/2009

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Consulta, tra attacco e appeasement la doppia tattica dei cattolici italiani (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)

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Consulta, tra attacco e appeasement la doppia tattica dei cattolici italiani realismo. Avvenire, Radio Vaticana e Osservatore Romano fanno gli attendisti. Buttiglione e Baget Bozzo si scagliano contro la Costituzione. Cauto l'aennino Mantovano, duro il leghista Leoni con il "laicismo" di Fini. di Paolo Rodari La risposta dei cattolici a Gianfranco Fini, che dopo l'allarme sui rischi di "Stato etico" ha lodato il pronunciamento della Consulta sulla legge 40, è stata veemente. C'è stato il segretario generale della Conferenza episcopale italiana che ha detto «figurarsi»: «Lo Stato etico c'è quando ci sono delle costrizioni, e non mi sembra che ci si trovi in queste condizioni». Poi c'è Baget Bozzo sul Foglio di ieri: dice, al contrario di Fini, che lo Stato etico l'ha proposto la Consulta con la sua sentenza sulla legge 40. Sempre ieri, ecco Avvenire, che in un editoriale in prima fa un altro ragionamento. E chiede di interpretare la sentenza nel giusto modo e senza furori ideologici: la sentenza, in sostanza, a bene vedere rispetta i principi etici. È, infatti, una sentenza «rilevante ma non rivoluzionaria». Due giorni fa, contro Fini, si era scagliato Rocco Buttiglione. Per lui, a differenza della tesi di Avvenire, la sentenza provoca «un grave sconcerto». «Difficile - dice - non avere l'impressione che un gruppo ideologizzato stia cercando di sequestrare la Costituzione espropriando il Parlamento della sua sovranità» E ancora: «La Costituzione ha da sempre avuto l'appoggio convinto, entusiasta e fattivo dei cattolici italiani. Se passasse l'idea che la Costituzione sia contro la vita si creerebbe un'incrinatura drammatica nella coscienza della nazione». Più in sintonia con Avvenire è stata invece la Radio Vaticana. In merito alla sentenza della Consulta, infatti, l'emittente ha detto che «va ricordato che i dati contenuti nella recente relazione al Parlamento dimostrano che la legge 40, in questi tre anni di applicazione, ha funzionato sia per quanto riguarda la salute della donna, sia per quanto riguarda la tutela dell'embrione». Monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita, risponde indirettamente a Fini spiegando che la legge 40 «non è stata certamente una legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Anche perché, che la legge ledesse la salute della donna, «è tutto da dimostrare». E ancora: «Se una donna deve essere, come era in precedenza, continuamente stimolata a produrre più ovuli credo non sia una passeggiata». Nessun commento specifico, invece, è stato fatto dall'Osservatore Romano che ieri si è limitato a dare notizia della sentenza. Al Riformista dicono la loro altri due cattolici doc. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano e uno dei padri storici della Lega, l'architetto Giuseppe Leoni. Sulla sentenza della Consulta Mantovano è cauto: «I sostenitori del far west della provetta hanno poco da cantare vittoria: rispetto alle previsioni della vigilia, che lasciavano immaginare la demolizione della legge 40, la Consulta ha bocciato le ipotetiche censure sul divieto di crioconservazione e sul divieto di riduzione embrionale ha solo accolto quella sul limite dei tre embrioni per l'impianto». Secondo Mantovano, infatti, il dato complessivo è che la legge resta in piedi a conferma di un buon lavoro svolto dal Parlamento e di una volontà popolare espressa in modo inequivoco con la bocciatura del referendum abrogativo. Dalle motivazioni si cercherà di capire come si concilia questa estensione con la tutela della salute della donna, pure affermata dalla Corte costituzionale, e apparentemente in contrasto con la dichiarazione di illegittimità dell'art. 14 comma 2. Poi, certo, restano le parole di Fini: «Siamo amici seppure su molte cose abbiamo opinioni diverse - spiega Mantovano -. Non credo che sulla legge 40 c'entrino qualcosa le questioni religiose. Le valutazioni che anche in Parlamento sono state fatto sull'argomento sono sempre state laiche. Anche laddove sono state date della valutazioni che hanno implicato riferimenti etici. E poi "Stato etico", almeno nel mio immaginario, corrisponde a un altro tipo di Stato, non certo al nostro». Più duro è Giuseppe Leoni. Secondo lui «Fini non è attendibile e nemmeno credibile». E ancora: «Dopo le sue uscite di stampo laicista i cattolici che votano Pdl dovranno mettersi una mano sulla coscienza. E alle prossime elezioni fare le giuste valutazioni. Noi della Lega non abbiamo mai detto certe cose e mai ci sogneremmo di dirle. Fini parla per suo tornaconto e la cosa non va bene». 04/04/2009

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Destra a Camere separate (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Destra a Camere separate Le considerazioni di Gianfranco Fini a margine della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge sulla fecondazione assistita hanno provocato reazioni vivaci, e non solo da parte di parlamentari del Pdl e dell'Udc. La sua presa di posizione, infatti, è stata criticata anche dal Presidente del Senato, che ha sentito il bisogno di distinguersi dal suo omologo di Montecitorio affermando che egli «non riscontra eticità nella vita parlamentare». Si è rotta così una prassi non scritta della Seconda Repubblica, che vedeva i presidenti delle due Camere solidali nell'appartenenza alla stessa coalizione. Messa in quei termini, la reazione di Renato Schifani è formulata in modo infelice, ma non è difficile comprenderne il senso. Se Fini, a proposito della legge 40, aveva richiamato le idee di Giovanni Gentile sullo stato etico come un modello negativo di subordinazione del diritto a concezioni della vita che non sono necessariamente condivise dalla maggioranza dei cittadini, Schifani ha inteso difendere la legittimità politica di una disciplina che ha affrontato diversi passaggi parlamentari prima di essere approvata. Ricordando che su quella legge c'è stato «un lungo dibattito con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Si potrebbe contestare l'accuratezza della ricostruzione del percorso della legge 40 fatta dal Presidente Schifani. segue a pagina 4 04/04/2009

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Non è il gemello del vice di Veltroni È proprio lui la posta di zoro (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Non è il gemello del vice di Veltroni È proprio lui la posta di zoro Diego, non ci siamo. Io avevo creduto che Franceschini fosse diverso da Veltroni, che avesse capito gli errori più elementari fatti dal suo predecessore, e invece in pochi giorni rilascia una serie di dichiarazioni balbettanti su sciopero, legge 40 e candidature da far cadere le braccia. Com'è possibile? Circolo Pd I Petali Sono Finiti Possibile è possibile. Ricordo ancora che questo non è il gemello sveglio del vicesegretario di Veltroni, ma è il vicesegretario di Veltroni chiamato da Veltroni a sostituirlo con il pavido benestare di tutto il corpo del partito. In quell'occasione fu lo stesso Franceschini a raccogliere firme per avere un apparente rivale in Parisi, comportandosi di fatto peggio del Berlusconi acclamato senza tristi finzioni. Ma va bene, il passato è passato e criticarlo, forse, ora non serve. Quello che però veramente mi risulta difficile capire è come, avendo sempre meno da perdere, su vicende come lo sciopero Cgil, la sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40, il referendum o la collocazione del Pd in Europa, le dichiarazioni del Segretario di turno siano sempre timorose, arroccate, impacciate e fondamentalmente vuote anche a fronte della chiara presa di posizione della maggior parte di quel che resta dell'elettorato base del Pd. È anche questione di sensazioni, di fiutare il proprio elettorato, di averne il polso sotto controllo. Fini sicuramente sa cosa vuole la maggioranza dell'elettorato del Pd. Di Pietro anche. Fioroni no, per dirne uno non a caso, oppure se ne frega, e delle due ipotesi non so quale sarebbe più grave. Con ritardo, ma meglio che mai, Franceschini ha sciolto la riserva, sfogliato la Margherita: andrà al Circo Massimo. Il rischio, in caso contrario, sarebbe stato quello di rimanere da solo a casa con Tonini a guardarsi i suoi sempre più potenziali elettori sfilare nonostante lui. Ciao Diego, ti ho visto al congresso del Pdl? Cosa ne pensi? Circolo Pd Apnea delle Libertà Andando via dalla Fiera di Roma mi sono ripetuto più volte che quella che avevo intravisto era una realistica anticipazione dei miei prossimi trent'anni di vita. A rendermi così pessimista era la considerazione opposta a quelle fatte da Bersani e Veltroni a commento dell'evento. Per Bersani quel posto era lontano anni luce dal paese reale, per Veltroni si è trattato di «un congressino»; essendoci stato ritengo invece che purtroppo così non sia stato, e tocca farsene una ragione e cercare rapide contromisure anche se rimediare, ormai, sembra impossibile. Perché lì dentro c'era una fetta di popolo vero, soprattutto l'ultimo giorno di congresso. Che quel popolo leggesse e accarezzasse come reliquia la pergamena con le parole ipnotiche del Berlusconi '94, orgogliosamente uguali a quelle del Berlusconi 2009, stupisce e spaventa, ma tant'è, se ancora non siamo riusciti a convincere la gente che negli ultimi quindici anni di storia Berlusconi qualche responsabilità l'abbia avuta e continui ad averne, la colpa non può essere solo sua. Ciao Diego, Franceschini ha affermato che il Pd non entrerà nel Pse «ma cercherà di costruire un luogo alternativo». Perché tanto autolesionismo? Circolo Pd In Europa, Su Questo Siamo Tutti d'Accordo Anche qui, come sopra, se si facessero primarie tra gli elettori del Pd, il risultato a favore di un rapido, veloce e indolore accasamento tra i banchi del Pse sarebbe scontato, logico, coerente. Per parafrasare Franceschini, che per spiegare la propria adesione allo sciopero Cgil ha parafrasato Gordon Brown, dove c'è un gruppo progressista riformista vagamente di sinistra in Europa, non può non esserci un deputato europeo del Pd a farne parte. Quel posto, piaccia o no, è il Pse. Caro Zoro, cosa ne pensi della scabrosa riunione svoltasi a casa Berlusconi per decidere e spartire nomine Rai e poltrone varie? E cosa ne pensi della reazione di Franceschini? Circolo Pd Horror Vacui Lo stato di salute dell'informazione italiana è quello che è e il fatto che praticamente nessuno abbia mostrato una credibile indignazione per quel consesso privato ma pubblico, pubblico ma privato, tenutosi alla corte di Silvio e definito "orrido" da Franceschini, è il miglior termometro della situazione. In tutto ciò, orrore per orrore, della tragedia in mare del giorno prima sui giornali e in tv non si parlava quasi più. Zoro, hai visto? Franceschini candida la Serracchiani. Sei contento? Circolo Pd, In Sintesi Sì, sono contento, anche se lo schizofrenico e rapidissimo iter mediatico che l'ha portata alla candidatura non mi tranquillizza circa il fatto che adesso ci sia quella linea politica di sintesi che la Serracchiani andava chiedendo nel suo intervento all'assemblea dei circoli. Ma va bene così, ogni scossone dal basso allo status quo del Pd può solo migliorare le cose. Tra l'altro il suo, di fatto, è forse il primo caso di politico italiano che grazie al web raggiunge concretamente e in tempi rapidissimi un obiettivo altrimenti insperabile (la candidatura alle europee). La principale differenza con i casi precedenti più noti è che, almeno fino a oggi, il web ha usato lei, e non viceversa. Anche per questo il caso si fa interessante. di Diego Bianchi 04/04/2009

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Aveva preso alcuni gioielli nella abitazione della sua convivente che lo aveva denunciato per furto... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi Aveva preso alcuni gioielli nella abitazione della sua convivente che lo aveva denunciato per furto ma un giudice del tribunale di Terni lo ha assolto ritenendolo «soggetto non punibile» così come avviene per il coniuge. L'uomo, 44 anni, di Avigliano Umbro - secondo l' accusa - aveva asportato dall'abitazione della sua convivente vari oggetti in oro, tra cui due orologi, due catenine, alcuni anelli e un braccialetto. La donna lo aveva denunciato ed era stato aperto un procedimento penale nell'ambito del quale il pubblico ministero in sede di discussione aveva chiesto la condanna dell'imputato ad un anno di reclusione e 300 euro di multa. Il giudice monocratico Angelo Matteo Socci, lo ha invece dichiarato non punibile spiegando nelle motivazioni della sentenza che «è più ragionevole e conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e alla nuova costituzione europea inserire il convivente tra i soggetti non punibili». La giurisprudenza in materia di non punibilità del convivente registra pareri contrastanti: la Corte di Cassazione con le sentenze del 22 gennaio 2004 e del 28 settembre 2006 si era espressa in due modi opposti relativamente al reato di favoreggiamento, dichiarandolo nella prima sentenza perseguibile e non in quella successiva. Si è ancora in attesa della decisione delle sezioni unite della Cassazione. In passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso sulla illegittimità costituzione dell'articolo 649 del codice penale nella parte in cui esclude il convivente. La decisione di Socci è di rilievo perché ormai la coscienza sociale e il legislatore considerano la convivenza come il matrimonio, pur tuttavia il nostro codice penale del 1930, non prevedeva - e ciò per l'epoca era logico- tra i non punibili in caso di reati contro il patrimonio il convivente; oggi con un mutato quadro sociale e normativo, e con una lettura delle norme europee può arrivarsi in sede giurisprudenziale - come per primo la mia decisione fa- a includere tra i non punibili per reati contro il patrimonio anche il convivente.

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C'è chi ha fatto i conti. Uno scorzone maturo può costare, in media dai 60 ai... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 04-04-2009)

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Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi di LUCA BENEDETTI C'è chi ha fatto i conti. Uno scorzone maturo può costare, in media dai 60 ai 70 euro (120 euro per i pezzi più pregiati). Uno non maturo, rubato nelle tartufaie fuori stagione, e venduto per il mercato nero delle salse o magari degli olii aromatizzati al tartufo, può arrivare anche a cento euro al chilo. Un affare di tutto rispetto per un mercato che, oramai non guarda più le stagioni. I furbi entrano in azione in ogni angolo dell'Umbria, le segnalazioni arrivano dappertutto e sono gli stessi cavatori onesti a fare gli sceriffi. «Abbiamo segnalato tutto alla Forestale e alla Polizia Provinciale - raccontano Giuseppe Rondini e Leandro Betti, presidente e segretario dell'Associazione tartufai "Il Perugino"- ma anche alla Asl e ai carabinieri del Nas perché è possibile, in caso di controlli in campo alimentare, capire se è stato utilizzato un tartufo poco maturo. Che, in realtà è quasi una patata. Ma questo non scoraggia chi si aggrappa a certi traffici». Il tam-tam dei tartufai regolari che si mettono la stella da sceriffo e controllano che le tartufaie non vengano assaltate, spiegano che il sistema ha anche un'altra pesante variazione sul tema. «Non è escluso che chi dà l'assalto alle tartufaie quando la raccolta non è permessa, possa ricattare l'acquirente del tartufo non maturo». Con una frase che suona più o meno così: «Se non compri questo, non avrai neanche quello buono». E si innesca un meccanismo che non ha nulla di virtuoso e alimenta il mercato irregolare. Naturalmente l'attacco alle tartufaie ha anche un aspetto ambientale e naturalistico deleterio. Ancora Rondini e Betti che spiegano: «Abbiamo trovato tartufaie lavorate e zappate anche nella vicinanza delle radici. Questo procura un danno pesantissimo alle tartufaie stesse. C'è il rischio che le spore non cadano più e che la tartufaia perda le sue capacità di produrre il tubero per dieci anni o addirittura quindici nei casi più gravi». Insomma, mercato nero e predoni dell'ambiente che non solo rovinano il mercato ma devastano anche l'equilibrio ambientale delicatissimo che permette la nascita dei tartufi. E' l'ultima guerra nel grande mondo dei cavatori. In Umbria ce ne sono almeno undicimila, adesso vanno a bianchetto fino a metà aprile e poi scatta il riposo. Fino al 31 maggio quando si aprirà la caccia allo scorzone. Quest'anno le piogge aiuteranno, si immagina, una buona produzione. «E proprio per questo motivo-spiegano gli esperti- è più forte l'azione di chi va a caccia di tartufo scorzone non maturo». Un anticipo di sfida che profuma di guerra in una regione che ancora vive sul filo del rasoio per il riassetto del settore, stretto tra intervento della Corte Costituzionale e legge regionale salva tutti che ancora non c'è. Intanto quelli dell'Associazione "Il Perugino" fanno altri passi per crescere. Sono i primi in Umbria ad aver aderito all'Unione Italiana del tartufo e domani, alla tradizionale fiera di Ponte Felcino, scenderanno nel bosco (alle 15) per dare una dimostrazione con i cani da tartufo e per ribadire che gusto, affari e tradizione possono andare a braccetto soltanto se nessuno fa il furbo, cercando di togliere divertimento e incassi sotto al naso di chi rispetta date e regolamenti.

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Fecondazione, stop di Schifani a Fini (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-04 - pag: 16 autore: Dopo la Consulta. «è una buona legge» Fecondazione, stop di Schifani a Fini Marzio Bartoloni La bioetica tiene banco e lacera il Pdl sfociando in un clamoroso scontro tra le più alte cariche dello Stato. Dopo l'affondo del presidente della Camera contro la legge sulla procreazione assistita bocciata giovedì dalla Consulta con una sentenza che secondo Fini «rende giustizia alle donne » è arrivata, ieri, la replica del presidente del Senato, Renato Schifani. Che da Herat in Afghanistan risponde così: «Quando una legge affronta votazioni a scrutinio segreto in cui i parlamentari votano secondo coscienza, e non secondo dogmi religiosi – avverte Schifani –, è una buona legge. Una legge di libertà». E Lo «Stato etico» evocato da Fini sul testamento biologico? «Stato laico – chiarisce ancora Schifani – significa non rinunziare alle proprie responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare». Poi, esplicito: «Mi auguro fortemente che queste polemiche sulla legge 40 non rallentino l'iter della legge sul testamento biologico ». Che dopo Pasqua ricomincerà da Montecitorio arrivando in aula «molto probabilmente dopo le elezioni europee di giugno», spiega il presidente della commissione Affari sociali, Giuseppe Palumbo. Sulle parole di Fini è intervenuto anche Lorenzo Cesa dell'Udc che ha sottolineato come il presidente della Camera non possa essere «il paladino di battaglie di parte». Ma a stretto giro è arrivata la replica: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione – spiega una nota della presidenza della Camera – comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Dal Pd arriva, invece, una pioggia di sollecitazioni perché si lavori ad un nuovo testo sulla procreazione assistita. «Ora il Parlamento – ha detto Massimo D'Alema –deve mettere mano per correggere la legge in modo che sia utile al Paese e rispondente ai principi della Costituzione». E la capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha aggiunto: «Si può discutere se una legge sia buona o cattiva. La politica in questo è padrona. Ciò che non è accettabile è che una legge non rispetti il dettato costituzionale ». Più cauta, invece, Dorina Bianchi dell'ala cattolica del Pd: «L'impianto della legge 40 è buono e lo difendo ». La pensa allo stesso modo il presidente della Pontificia accademia per la vita, Rino Fisichella. Per il cappellano di Montecitorio questa legge difende la salute delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare». Intanto gli avvocati difensori della coppia il cui caso ha portato al pronunciamento della Corte annunciano altri 15 ricorsi contro le parti della legge non toccate dalla sentenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA POLEMICA Cesa: il presidente della Camera è di parte La replica: le opinioni sulle decisioni della Corte sono legittime

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Segreto di Stato insindacabile (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-04 - pag: 16 autore: Il caso Abu Omar. La sentenza della Corte costituzionale Segreto di Stato insindacabile Donatella Stasio I l segreto di Stato non ha mai coperto il sequestro di Abu Omar in sé, «ma, da un lato, i rapporti tra i Servizi segreti italiani e quelli stranieri e, dall'altro, gli assetti organizzativi e operativi del Sismi, con particolare riferimento alle direttive e agli ordini che sarebbero stati impartiti dal suo Direttore (Niccolò Pollari ndr) agli appartenenti al medesimo organismo, pur se tali rapporti, direttive ed ordini fossero in qualche modo collegati al fatto di reato stesso». Pertanto,l'opposizione del segreto costituisce, per l'autorità giudiziaria, uno «sbarramento ». è quanto scrive la Corte costituzionale nella sentenza depositata ieri sera (59 cartelle) sul conflitto tra Governo e magistratura di Milano, in relazione al processo sul rapimento dell'ex imam, avvenuto il 17 febbraio 2003. Ciò non significa che il segreto "bipartisan", opposto da Prodi e Berlusconi, bloccherà il dibattimento nei confronti dei 32 imputati, quasi tutti 007 della Cia e dell'ex Sismi, tra cui Pollari. Significa che il processo andrà avanti "purgato" degli atti coperti dal segreto di Stato e che le responsabilità penali potranno essere accertate individualmente, senza alcunriferimento ai rapporti organici e operativi tra i due Servizi, anche se finalizzati al sequestro di Abu Omar. Con un vero e proprio sprint, la Consulta ha dunque depositato prima del previsto le motivazioni che l'hanno portata, il 10 marzo scorso, ad accogliere parzialmente i ricorsi dell'Avvocatura dello Stato (per conto dei Governi Prodi e Berlusconi) contro i magistrati del capoluogo lombardo (Procura, Gup e Tribunale). Una sentenza importante non solo per i principi affermati in materia di segreto di Stato ma anche di extraordinary renditions oltre che, ovviamente, per le ricadute che avrà sul processo. Sarà il giudice del Tribunale Oscar Magi, il 22 aprile, a decidere, operativamente, come andare avanti nel dibattimento, rispettando i paletti stabiliti dalla Corte. Gli atti invalidati dai giudici costituzionali (documenti e dichiarazioni testimoniali) non dovrebbero determinare la regressione del processo che, quindi, andrà avanti, sia pure con una serie di vincoli riguardanti, in particolare, le domande e le risposte dei testimoni, quasi tutti agenti segreti tenuti al segreto di Stato sulle relazioni con i colleghi americani. L'autorità giudiziaria, scrive infatti la Corte, seppure libera di indagare, accertare e giudicare il reato (di per sé non coperto dal segreto), «non può avvalersi di quelle fonti di prova che, sebbene connesse al sequestro di persona », riguardano «i rapporti » tra 007; «rapporti da intendersi, evidentemente, con riferimento non solo alle linee generali e strategiche di collaborazione tra i servizi interessati, ma anche agli scambi di informazione e agli atti di reciproca assistenza posti in essere in relazione a singole e specifiche operazioni». La Corte afferma che il segreto di Stato, posto a tutela della sicurezza nazionale, non è sndacabile dal giudice perchè è «il risultato di una valutazione ampiamente discrezionale » del Governo, che ne risponde solo davanti al Parlamento. Ma dice anche di essere d'accordo con le risoluzioni del Parlamento europeo «circa la illiceità delle cosiddette consegne straordinarie, perchè contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri dell'Ue ed integranti specifici reati», sebbene «neppure da tali risoluzioni si può trarre la conclusione» che il sequestro di Abu Omar sia «un fatto eversivo dell'ordine costituzionale », come sosteneva la Procura di Milano. © RIPRODUZIONE RISERVATA CONFLITTO CON IL GOVERNO I magistrati non possono mettere in discussione le scelte dell'Esecutivo, tocca solo al Parlamento Il processo continua

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Volontà popolare e democrazia liberale (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-04 - pag: 16 autore: INTERVENTO Volontà popolare e democrazia liberale di Piero Ignazi L e reazioni irose e scandalizzate di molti esponenti della maggioranza contro la Corte costituzionale, rea di aver bocciato alcune norme della legge 40 sulla fecondazio-ne assistita, evidenziano la cultura politica dominante nel centro-destra: una cultura politica innervata dal mito giacobino dell'esaltazione assoluta e acritica del popolo.I rivoluzionari francesi dell' 89 si consideravano i sacerdoti della nuova religione del "popolo-Dio". La volontà popolare era assunta a divinità assoluta, rispetto alla quale tutti si dovevano inchinare. Da questo nascevano però alcuni problemi: chi e come identificava e interpretava tale volontà e cosa fare di coloro che, per pura malvagità evidentemente, dissentivano? Le soluzioni adottate nel corso della storia sono note. Una volta che un'elite si arrogava il diritto di interpretare i desiderata autentici del popolo, gli oppositori venivano etichettati automaticamente come " nemici del popolo": con tutto ciò che ne conseguiva, e cioè campi di rieducazione e tribunali speciali, ospedali psichiatrici e gattabuie tanto per far capire che esisteva una sola volontà e che solo alcuni erano insigniti dell'autorità di interpretarla. Questa è stata la tragica esperienza degli anni Venti e Trenta dove i governanti, nominati anche in forme passabilmente democratiche, hanno proceduto nella loro azione liberticida forti dell'unzione popolare. Proprio per evitare il ripetersi di quei disastri l'Europa ha accolto la lezione del costituzionalismo anglosassone. Ha sostituito il principio della volontà assoluta del popolo con il sistema del bilanciamento dei poteri e del controllo reciproco per evitare che quello più forte debordasse dal suo terreno. Nel pantheon politico postbellico Tocqueville, tra i primi ad aver intravisto il pericolo totalitario di una democrazia senza vincoli, ha rimpiazzato il giacobino Robespierre. In sostanza, la democrazia in versione liberale si differenzia da quella in versione populista grazie ai limiti imposto alla volontà del popolo. Tutto questo sembrava essere acquisito nell'Europa occidentale; ed anche la vicenda gollista rimane confinata in un periodo e in circostanze tutto sommato eccezionali. Invece le pulsioni all'idealizzazione del popolo contro i "contropoteri" riemergono continuamente nel nostro dibattito politico. Fa effetto sentire esponenti di rilievo della Lega nord nonché il ministro Sandro Bondi affermare che non si «permetterà» ai giudici di interferire sulle decisioni del parlamento. Come se esistesse un solo potere legittimo e gli altri fossero orpelli o intralci. Il liberalismo è sempre stato minoritario nel nostro Paese ed è stato imposto da minoranze eroiche su un corpo attraversato da tentazioni "olistiche". è paradossale che nell'epoca dell'appannamento delle grandi ideologie onnicomprensive si riaffaccino le tentazioni giacobine della sacralità della volontà popolare. Ed è altrettanto paradossale che a difendere la democrazia liberale dal suo scivolamento plebiscitario-populista siano gli eredi del comunismo contro coloro che sventolano a ogni occasione il vessillo della libertà (termine che evidentemente declinano in arbitrio). © RIPRODUZIONE RISERVATA I NEO-GIACOBINI Nel dibattito politico riemergono le pulsioni all'idealizzazione del popolo italiano verso i «contropoteri»

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Procreazione assistita Schifani attacca Fini (sezione: Giustizia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Procreazione assistita Schifani attacca Fini --> «Niente dogmi, buona legge votata secondo coscienza» La replica: opinioni in linea con la Corte Costituzionale Sabato 04 Aprile 2009 SOCIETA, pagina 13 e-mail print ROMALa seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». IL PD SI SCHIERA CON GIANFRANCO Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo a una domanda dei cronisti durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, giovedì aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo a un altro intervento, ancora più duro di quello del presidente di Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita». BINETTI: FINI NON LA PENSAVA COSÌ Unica eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola Binetti (Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva «esattamente l'opposto». Anche la maggioranza, però, si divide. Maurizio Lupi (Pdl), infatti, definisce la legge 40 «un buon testo e non il frutto del dogmatismo religioso» e dà ragione a Schifani. Mentre per Benedetto Della Vedova (Pdl), «lo scandalo suscitato dalle parole di Fini è quanto mai salutare». A. L. Bus. 04/04/2009 nascosto-->

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fecondazione, schifani contro fini: buona legge - silvio buzzanca (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 12 - Interni BREVIARIO Fecondazione, Schifani contro Fini: buona legge "Non parlerei di dogmi". L´Udc: lasci la presidenza della Camera se vuol dare battaglia SILVIO BUZZANCA ROMA - E´ scontro aperto sulla legge 40 fra Renato Schifani e Gianfranco Fini. Quella cassata dalla Consulta, dice il presidente del Senato «è una buona legge» e dietro la sua approvazione non vi è nulla da Stato etico. Dunque la seconda carica dello Stato critica la terza che giovedì aveva applaudito alla sentenza della Corte. E nella disputa si inserisce Lorenzo Cesa, segretario dell´Udc che chiede le dimissioni di Fini. «Il presidente del Parlamento - attacca Cesa, «non può essere paladino di battaglie di parte. Credo che sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Due affondi che non potevano restare senza risposta. E infatti la presidenza della Camera ha replicato con una breve nota che conferma in toto le posizioni di Fini. «Se l´onorevole Cesa rileggesse l´articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Un richiamo ai poteri e ai compiti previsti dalla Carta per la Consulta che sembra diretta più a Schifani che a Cesa. Il presidente del Senato, dal lontano Afghanistan, aveva infatti detto che una legge, come è avvenuto per la 40, «quando affronta tanti passaggi, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge». Inoltre, aveva ricordato, votarono a favore anche Rutelli e la Margherita. Per questo, spiega, «non riscontro né nella legge 40 né nel testamento biologico una presenza di una eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono molteplici voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono non i dogmi». Schifani parla però con la mente rivolta più al futuro che al passato. «Mi auguro fortemente che queste polemiche sulla legge 40 non rallentino l´iter dell´approvazione della legge sul testamento biologico», ha infatti concluso. Nel dibattito interviene anche monsignor Rino Fisichella. Secondo il presidente della Pontificia accademia per la vita, la legge 40 esprime «il diritto alla dignità, non è una legge certamente cattolica, ma che ha voluto intervenire in difesa della salute della donna, davanti a tante sperimentazioni selvagge, che temo possano tornare di nuovo». Di pare opposto Emma Bonino che adesso chiede al Pd «una grande mobilitazione, una piazza San Giovanni o un Circo Massimo per la libertà e la lacità».

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(sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE 04-04-2009 Monsignor Fisichella: costretti a intervenire sui temi politici dopo la fine della Dc «Ora il pericolo sono le sperimentazioni selvagge» Difende la legge 40, chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc i vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica nella sede della Federazione della stampa. La legge sulla fecondazione assistita già esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare», afferma Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della Consulta e all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini in favore della decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica », precisa durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa italiana. E chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare », come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. Sul fronte del testamento biologico il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese». Se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, «con la sua scomparsa - ha spiegato il presule i cattolici si sono frammentati in tutti i partiti» assumendo «posizioni non sempre conformi al criterio oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici». Ciò ha indotto i vescovi a intervenire maggiormente, «perchè nella società ci sono questioni che vanno chiarificate e ai cattolici sembrano mancare i fondamenti della loro identità». E poichè quest'ultimi «non sono cittadini di serie b», ha puntualizzato Fisichella, devono essere ascoltati senza subire derisioni.

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Fecondazione, Schifani stoppa Fini (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE 04-04-2009 Cronache BIOETICA DIVISI SULLA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE DICHIARA PARZIALMENTE ILLEGITTIMA LA LEGGE 40. ALL'ATTACCO ANCHE L'UDC Fecondazione, Schifani stoppa Fini Il presidente del Senato: nessun dogma, è un buon testo. La replica: libero di esprimermi ROMA II La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Questa volta il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perchè ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, l'altro giorno aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità ». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera afferma non può essere il paladino di battaglie di parte. Credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita ». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale». Ma Paola Binetti (Pd) scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come ma 10 anni fa sostenesse «l'opposto». Ma la stessa maggioranza sulla questione si divide. Presidenti delle camere Fini e Schifani ancora una volta divisi sui temi che riguardano la bioetica.

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Caso Fincuoghi: delegazione al Senato (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

PROVINCIA 04-04-2009 BEDONIA DA CURSI E GERMONTANI Caso Fincuoghi: delegazione al Senato BEDONIA II Una delegazione di amministratori del comune di Bedonia composta dal sindaco Sergio Squeri, dall'assessore Barbara Zerbini e dal consigliere Christrian Squeri e dagli imprenditori del comparto metalmeccanico Aldo Delchini, Renzo Lusardi, Domenico Giacopazzi, Antonio Cavazzini e dal presidente della Comunità Montana Carlo Berni era ieri a Roma per incontrare il senatore Cesare Cursi, presidente della commissione Industria, commercio e Turismo del governo e la Senatrice Mariaida Germontani. Con loro una rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi" attuali pilastri dell'economia e dell'occupazione. «Per sapere che sia stato un incontro proficuo dovremo attendere ancora qualche giorno - ha detto l'assessore Zerbini -: sicuramente risulta positivo che i parlamentari abbiamo mostrato immediata disponibilità a riceverci e ad ascoltarci. Il senatore Cursi ci ha chiesto per lunedì una nota dettagliata sulle necessità contingenti al fine di potere agire operativamente a favore di una risoluzione positiva. Io lo interpreto come un segnale positivo e di grande pragmatismo».

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BISOGNA insistere nel trovare gli strumenti giusti per arginare la delinquenza e porre le ba... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

LA PAGINA DEI LETTORI pag. 37 BISOGNA insistere nel trovare gli strumenti giusti per arginare la delinquenza e porre le ba... BISOGNA insistere nel trovare gli strumenti giusti per arginare la delinquenza e porre le basi per una pacifica convivenza tra chi viene in Italia per lavorare e le popolazioni locali. La politica sarà invasiva e invadente ma, mi creda, è l'unico luogo dove si può tradurre il pensiero in azione dentro una cornice di legalità. C'è comunque la sensazione, è vero, che non si faccia abbastanza. Per quanto riguarda il decreto sicurezza che invoca il secondo lettore, se ne sta discutendo alla Camera. Il Csm ha avanzato perplessità sulle norme riguardanti l'immigrazione clandestina (è contestata la permanenza da 2 a 6 mesi degli stranieri irregolari nei centri di identificazione) e la violenza sessuale (il carcere deve essere deciso dal giudice e non dalla polizia giudiziaria o dal pm). I tempi si allungano e nelle città ci si ammazza. Non solo per colpa della politica.

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Dal Senato l'altolà a Fini (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 13 Dal Senato l'altolà a Fini «Procreazione, buona legge» Schifani e l'Udc attaccano il presidente della Camera STOCCATE Gianfranco Fini (foto Ansa) di ELENA G. POLIDORI ROMA SEMBRAVA proprio uno scontro tra i più alti vertici istituzionali sulla legge 40. «Schifani: Fini sbaglia», titolava un'agenzia di stampa. Insomma, il presidente del Senato replicava duramente a quello della Camera per aver apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale di revisione della legge 40 perchè rendeva «giustizia alle donne». Parole di replica del primo inquilino di Palazzo Madama che non lasciavano adito a dubbi: la legge sulla fecondazione assistita è invece «una buona legge, di libertà», diceva Schifani, votata secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio né di dogmatismo, né di eticità. Insomma, pareva di capire che Schifani si contrapponesse personalmente a Fini e non solo che avesse idee diverse sul tema. Invece no. Il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetto, ha chiarito il senso delle parole di Schifani: «Non c'è nessuno scontro in atto, c'è solo una differenza di opinioni che in democrazia è più che lecita; Schifani non ha mai pensato nè detto che il presidente Fini ha sbagliato a dire ciò che pensa». NESSUNO scontro tra le due alte cariche istituzionali, dunque, ma tra Fini e Lorenzo Cesa, invece, eccome. Pesante l'attacco del segretario Udc: «E' meglio che lasci la carica ha attaccato secco se vuole proseguire nelle sue battaglie ideologiche». E la replica di Fini non è stata da meno: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini, dieci anni fa non era così laico. Come mai ha cambiato idea?». Una critica simile a quella lanciata da Oltretevere da monsignor Rino Fisichella: «La legge sulla fecondazione assistita non è stata certamente una legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Secondo il presule, questa sentenza aprirebbe le porte anche a «tante sperimentazioni selvagge che venivano fatte e che temo possano tornare di nuovo: c'è una nuova schiavitù all'orizzonte che proviene da una ricerca che rischia di sfociare nell'eugenetica, dobbiamo guardare al futuro con molto timore». A PARERE dell'opposizione, però, dopo la sentenza della Consulta il governo dovrebbe rimettere mano alla legge, ma per far questo, hanno assicurato all'unisono il ministro del Welfare, Sacconi, e la sottosegretaria Eugenia Roccella, basterebbe rivedere le linee guida: «Non credo ha detto Sacconi che ci sia la necessità di modificare la legge 40». Niente passaggio parlamentare, allora? Per il Pd, come argomenta il senatore Ignazio Marino, il passaggio non può essere procrastinato . E nel qual caso, come si comporterebbe Fini? Dalla Presidenza della Camera si fa sapere che, nell'eventualità, sarebbe la conferenza dei capigruppo a decidere; i regolamenti «parlano chiaro». Image: 20090404/foto/4025.jpg

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Dal Senato l'altolà a Fini (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 13 Dal Senato l'altolà a Fini «Procreazione, buona legge» Schifani e l'Udc attaccano il presidente della Camera STOCCATE Gianfranco Fini (foto Ansa) di ELENA G. POLIDORI ROMA SEMBRAVA proprio uno scontro tra i più alti vertici istituzionali sulla legge 40. «Schifani: Fini sbaglia», titolava un'agenzia di stampa. Insomma, il presidente del Senato replicava duramente a quello della Camera per aver apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale di revisione della legge 40 perchè rendeva «giustizia alle donne». Parole di replica del primo inquilino di Palazzo Madama che non lasciavano adito a dubbi: la legge sulla fecondazione assistita è invece «una buona legge, di libertà», diceva Schifani, votata secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio né di dogmatismo, né di eticità. Insomma, pareva di capire che Schifani si contrapponesse personalmente a Fini e non solo che avesse idee diverse sul tema. Invece no. Il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetto, ha chiarito il senso delle parole di Schifani: «Non c'è nessuno scontro in atto, c'è solo una differenza di opinioni che in democrazia è più che lecita; Schifani non ha mai pensato nè detto che il presidente Fini ha sbagliato a dire ciò che pensa». NESSUNO scontro tra le due alte cariche istituzionali, dunque, ma tra Fini e Lorenzo Cesa, invece, eccome. Pesante l'attacco del segretario Udc: «E' meglio che lasci la carica ha attaccato secco se vuole proseguire nelle sue battaglie ideologiche». E la replica di Fini non è stata da meno: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini, dieci anni fa non era così laico. Come mai ha cambiato idea?». Una critica simile a quella lanciata da Oltretevere da monsignor Rino Fisichella: «La legge sulla fecondazione assistita non è stata certamente una legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Secondo il presule, questa sentenza aprirebbe le porte anche a «tante sperimentazioni selvagge che venivano fatte e che temo possano tornare di nuovo: c'è una nuova schiavitù all'orizzonte che proviene da una ricerca che rischia di sfociare nell'eugenetica, dobbiamo guardare al futuro con molto timore». A PARERE dell'opposizione, però, dopo la sentenza della Consulta il governo dovrebbe rimettere mano alla legge, ma per far questo, hanno assicurato all'unisono il ministro del Welfare, Sacconi, e la sottosegretaria Eugenia Roccella, basterebbe rivedere le linee guida: «Non credo ha detto Sacconi che ci sia la necessità di modificare la legge 40». Niente passaggio parlamentare, allora? Per il Pd, come argomenta il senatore Ignazio Marino, il passaggio non può essere procrastinato . E nel qual caso, come si comporterebbe Fini? Dalla Presidenza della Camera si fa sapere che, nell'eventualità, sarebbe la conferenza dei capigruppo a decidere; i regolamenti «parlano chiaro». Image: 20090404/foto/662.jpg

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(sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE 04-04-2009 Monsignor Fisichella: costretti a intervenire sui temi politici dopo la fine della Dc «Ora il pericolo sono le sperimentazioni selvagge» Difende la legge 40, chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc i vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica nella sede della Federazione della stampa. La legge sulla fecondazione assistita già esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare», afferma Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della Consulta e all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini in favore della decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica », precisa durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa italiana. E chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza della Corte Costituzionale, di «dimostrare », come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. Sul fronte del testamento biologico il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese». Se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, «con la sua scomparsa - ha spiegato il presule i cattolici si sono frammentati in tutti i partiti» assumendo «posizioni non sempre conformi al criterio oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici». Ciò ha indotto i vescovi a intervenire maggiormente, «perchè nella società ci sono questioni che vanno chiarificate e ai cattolici sembrano mancare i fondamenti della loro identità». E poichè quest'ultimi «non sono cittadini di serie b», ha puntualizzato Fisichella, devono essere ascoltati senza subire derisioni. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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I pericolosi attentati alla Costituzione (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

L'INTERVENTO I pericolosi «attentati» alla Costituzione Che il centrodestra sia intenzionato a cambiare la Costituzione, non è certo una novità. Ci aveva provato nel 2005, per rafforzare i poteri del Primo ministro a scapito del Parlamento ed istituire il Senato federale, ma le sue proposte furono bocciate da un referendum popolare. Siamo ora al secondo tentativo, ancora incentrato sulla seconda parte della Costituzione, quella dedicata al funzionamento dei poteri dello Stato (è lì che si parla di magistratura). E tuttavia non mancano gli inviti a rivedere anche la prima parte, che fissa il sistema dei diritti dei cittadini. Per il centro destra si tratta di un sistema totalitario, perché deriva dal principio per cui i diritti civili sono superiori ai diritti economici, ovvero che la politica prevale sull'economia. C'è stata una fase della storia italiana in cui la politica ha controllato l'economia e questo è effettivamente avvenuto entro un sistema totalitario: il fascismo. Ma poi la Costituzione ha reso democratico il controllo della politica sull'economia, ristabilendo il primato della persona nei suoi rapporti con i poteri pubblici e con il mercato. Il modo con cui il centro destra affronta la riforma costituzionale ci riporta al ventennio: ora come allora, si vuole riformare il sistema economico in senso neoliberale e si decide di farlo violentando il sistema politico (il tutto riassunto in una formula solo apparentemente innocua: economia sociale di mercato). Ma le analogie con il ventennio non finiscono qui: tutto avvenne e sta avvenendo nel rispetto formale della Legge fondamentale. Giacché non sono da temere tanto i proclami sulla modifica della Costituzione, che difficilmente sarebbero accettati dal Paese. Più pericolose sono le alterazioni occulte che si insinuano tra le pieghe del sistema democratico, divenendo riconoscibili quando è troppo tardi per contrastarle efficacemente. Gli esempi abbondano ed alcuni sono bipartisan: si pensi all'abbandono della prassi per cui si lasciava all'opposizione la nomina delle cariche istituzionali di garanzia, o all'abuso della decretazione d'urgenza e del voto di fiducia. Altri sono targati centro destra e hanno realizzato attacchi al diritto di sciopero, al diritto allo studio, al diritto alla salute, all'autonomia della magistratura. Mentre è oramai passato di moda parlare dell'origine di molti di questi mali: il conflitto di interessi. Purtroppo sembra essere bipartisan anche l'ultima delle trovate: sostenere che la legge divina è superiore a quella dello Stato e che pertanto quello che dice il Papa vale su quello che dice il Parlamento. E' alla luce di questa tesi che si è commentata la decisione della Corte costituzionale sulla procreazione assistita, sostenendo che essa non può andare contro una legge del Parlamento (il che equivale a dire che il Parlamento non deve rispettare la Costituzione). Si sta scherzando con il fuoco. Si parla di patriottismo, dimenticando che l'identità italiana non si regge su nostalgici richiami alla nazione, goffamente combinati con l'esaltazione del campanile e della parrocchia. L'identità italiana deriva dalla tradizione culturale dell'antifascismo e dal compromesso politico tra le forze antifasciste. Dunque patriottismo sì, ma costituzionale: non abbiamo altro e comunque non abbiamo di meglio.

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Fecondazione, Schifani stoppa Fini (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE 04-04-2009 Cronache BIOETICA DIVISI SULLA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE DICHIARA PARZIALMENTE ILLEGITTIMA LA LEGGE 40. ALL'ATTACCO ANCHE L'UDC Fecondazione, Schifani stoppa Fini Il presidente del Senato: nessun dogma, è un buon testo. La replica: libero di esprimermi ROMA II La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Questa volta il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perchè ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, l'altro giorno aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità ». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera afferma non può essere il paladino di battaglie di parte. Credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita ». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale». Ma Paola Binetti (Pd) scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come ma 10 anni fa sostenesse «l'opposto». Ma la stessa maggioranza sulla questione si divide. Presidenti delle camere Fini e Schifani ancora una volta divisi sui temi che riguardano la bioetica. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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Caso Fincuoghi: delegazione al Senato (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

PROVINCIA 04-04-2009 BEDONIA DA CURSI E GERMONTANI Caso Fincuoghi: delegazione al Senato BEDONIA II Una delegazione di amministratori del comune di Bedonia composta dal sindaco Sergio Squeri, dall'assessore Barbara Zerbini e dal consigliere Christrian Squeri e dagli imprenditori del comparto metalmeccanico Aldo Delchini, Renzo Lusardi, Domenico Giacopazzi, Antonio Cavazzini e dal presidente della Comunità Montana Carlo Berni era ieri a Roma per incontrare il senatore Cesare Cursi, presidente della commissione Industria, commercio e Turismo del governo e la Senatrice Mariaida Germontani. Con loro una rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli stabilimenti "Motorini" e"Fincuoghi" attuali pilastri dell'economia e dell'occupazione. «Per sapere che sia stato un incontro proficuo dovremo attendere ancora qualche giorno - ha detto l'assessore Zerbini -: sicuramente risulta positivo che i parlamentari abbiamo mostrato immediata disponibilità a riceverci e ad ascoltarci. Il senatore Cursi ci ha chiesto per lunedì una nota dettagliata sulle necessità contingenti al fine di potere agire operativamente a favore di una risoluzione positiva. Io lo interpreto come un segnale positivo e di grande pragmatismo». Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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Bioetica, presidenti contro (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Primo Piano Pagina 102 Altolà di Schifani a Fini: «Sulla fecondazione c'è una buona legge» Bioetica, presidenti contro Altolà di Schifani a Fini: «Sulla fecondazione c'è una buona legge» --> ROMA La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta «una buona legge». Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente. Il presidente del Senato non nomina mai il suo collega di Montecitorio, rispondendo a una domanda dei cronisti, non esita a dire che la legge 40 «è una buona legge» se non altro perché ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta e si difende: non direttamente con Schifani ma rispondendo al duro intervento del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma il centrista - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio aumentare sterili polemiche, ma Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Immediata la nota della presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce a un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita».

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Fitto, Marzano non dà gli atti (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 04/04/2009 - pag: 1 Gli ispettori in tribunale Il procuratore al Csm: «Rito inadeguato» Fitto, Marzano non dà gli atti BARI Gli ispettori guidati da Gianfranco Mantelli avevano chiesto una copia informatizzata su dvd dei fascicoli oggetto dell'indagine ministeriale su Fitto, ma il procuratore facente funzione, Emilio Marzano, ha negato questa possibilità. Dovranno accontentarsi degli appunti presi durante la visione degli atti. Non solo. In una lettera inviata agli stessi ispettori e per conoscenza al Csm, Marzano ha bacchettato duramente i tecnici del ministero rei di aver negato, al loro arrivo, una copia del mandato ispettivo. A PAGINA 9 Damiani

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Schifani contro Fini Il Pdl si spacca sull'etica (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Schifani contro Fini Il Pdl si spacca sull'etica MARIA ZEGARELLI Adesso il Pdl scopre che sui temi eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il blocco granitico che al Senato ha votato il testamento biologico. Ieri l'ultimo botta e risposta è partito tra la seconda e la terza carica dello Stato. Renato Schifani non ha gradito le dichiarazioni del suo collega alla Camera Gianfranco Fini che l'altro ieri ha detto che «la sentenza della Consulta rende giustizia alle donne italiane». Il fastidio di Palazzo Madama È vero che la posizione di Fini al riguardo non è mai stata un segreto, fin dai tempi del referendum, ma è pur vero che ribadirlo adesso è fortemente a rischio per il Pdl. Dire che quando una legge si «basa su dogmi di tipo etico-religioso» è suscettibile di censure, proprio alla vigilia dell'arrivo in commissione Affari sociali del ddl Calabrò sul testamento biologico, no. Non va bene. «La legge 40 è un buona legge - ribatte infatti da Herat, in Afghanistan, Schifani -, di libertà, anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Siamo in uno Stato laico, e questo - aggiunge «significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». una legge da cambiare Fini il laico, che difende le donne e la libertà di scelta degli individui sul fine vita è «scomodo». Vanno nella direzione opposta, infatti, le dichiarazioni del ministro Sacconi - che punta alla linee guida per rimettere mano alle parti cassate dalla Consulta -, del capogruppo in Senato Gasparri, (in casa Pdl) e del segretario Udc Lorenzo Cesa, che di fatto lo invita a tacere o a lasciare il suo incarico. Più facile per il presidente della Camera rispondere all'ex alleato che ai suoi: «Non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini sulle «i». La Consulta - dice «interviene su alcuni aspetti della legge e va recepita. La materia della fecondazione come tante materie nuove, come il testamento biologico, sono temi che gradualmente richiedono con il tempo delle regole». E tempo chiede Ignazio Marino per non rifare con il testamento biologico lo stesso errore che si è compiuto con la legge 40. «Un momento di riflessione seria», perché il testo licenziato dal Senato viola la costituzione. Sulla legge 40 la pensa come Massimo D'Alema: il Parlamento deve «mettere mano alla legge 40 per correggerla», dice il presidente di Italianieuropei, ora che anche i giudici dell'Arta Corte ne hanno riconosciuto la parziale incostituzionalità. Il fatto che non funziona lo hanno decretato «le coppie italiane che sono dovute andare all'estero». 10mila soltanto lo scorso anno. Ieri nuovo scontro nel Pdl sulla fecondazione assistita. Schifani attacca Fini: «È una buona legge. In Parlamento ci sono coscienze che decidono, non dogmi». Il segretario Pd Franceschini: la legge va cambiata.

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Caso Fitto, no agli ispettori Marzano blinda gli atti (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: BARI data: 04/04/2009 - pag: 9 Giustizia Negata la copia. Il Csm, fascicolo sull'accertamento Caso Fitto, no agli ispettori Marzano blinda gli atti Il magistrato in una lettera: «Rito inadeguato» Il procuratore bacchetta gli ispettori: non hanno mostrato copia del mandato ispettivo BARI Mentre in mattinata il Consiglio superiore della magistratura (Csm) apriva un fascicolo sull'ispezione ministeriale nella procura di Bari, affidando l'indagine alla prima e sesta commissione, i quattro tecnici del ministero abbandonavano il palazzo di giustizia per fare ritorno a Roma. Ma sull'aereo sono saliti a mani vuote. O meglio, senza alcuna copia degli atti delle due inchieste nel mirino del ministero della Giustizia: Cedis e La Fiorita, che vedono coinvolto il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, all'epoca dei fatti (periodo tra il 2002 e il 2005) governatore della Puglia. Gli ispettori, guidati da Gianfranco Mantelli, avevano chiesto una copia informatizzata su dvd dei fascicoli oggetto dell'indagine ministeriale, ma il procuratore facente funzione, Emilio Marzano, ha negato questa possibilità. Dovranno accontentarsi degli appunti presi durante la visione degli atti. Non solo. In una lettera inviata agli stessi ispettori e per conoscenza al Csm, ha bacchettato duramente i tecnici del ministero rei di aver negato, al loro arrivo, una copia del mandato ispettivo. Insomma, è muro contro muro. Ribadendo «la massima disponibilità e collaborazione », nella missiva Marzano ha sottolineato come la sola informazione verbale del mandato ispettivo desti «perplessità sull'adeguatezza di tale rito, sconosciuto ad ogni procedura. Questa prassi - prosegue - assume carattere di singolarità e dubbia compatibilità». Ricordando che il Csm, il 26 ottobre del 1995, ha stabilito «il dovere istituzionale di salvaguardare la funzione giudiziaria da interferenze indebite o improprie », il capo degli uffici della procura barese ha quindi vietato agli ispettori di fotocopiare atti delle due indagini. Dal palazzo nessun fascicolo dovrà uscire, salvo autorizzazione dello stesso procuratore. Infatti, sempre nella lettera, Marzano specifica che qualora i tecnici del ministero individuassero atti di loro interesse e ne volessero fare copia per portarla nella Capitale, dovranno presentare una richiesta formale al capo degli uffici. Altrimenti dovranno accontentarsi di visionare le carte in procura. Come detto, ieri gli ispettori sono volati a Roma dopo quattro giorni di controlli, ma dovrebbero tornare nel capoluogo pugliese dopo Pasqua per ascoltare i pm titolari delle due inchieste: Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro. I tecnici ministeriali sono chiamati ad accertare eventuali comportamenti irregolari nella conduzione delle indagini. L'ispezione è scattata martedì scorso dopo un esposto presentato dall'ex governatore, circa 20 giorni fa, negli uffici del ministero, al Csm e alla Procura generale. Nell'esposto, Fitto lamenta, tra le altre cose, la «ritardata iscrizione nel registro degli indagati », «l'illegittimità riguardante la richiesta di autorizzazione a intercettazioni telefoniche », e si duole anche della partecipazione di uno dei pm al 'Vaffa day' di Grillo, denunciando un «metodo persecutorio » di indagine da parte dei magistrati, nonché la «ripetuta fuga di notizie». In settimana la polemica si era spostata anche in Parlamento. Nove senatori del Pd, mercoledì scorso, hanno presentato una interrogazione parlamentare denunciando «una interferenza nel-- l'attività giurisdizionale, interferenza munita di un'oggettiva forza di intimidazione nei confronti dei pubblici ministeri, e soprattutto dei giudici che si occupano delle vicende che vedono come imputato il ministro Raffaele Fitto». Nella stessa serata la dura replica dell'ex governatore pugliese: «Una casta togata siede pro tempore sui banchi del Senato». Vincenzo Damiani Scontro In alto il procuratore Marzano; accanto il ministro Fitto e più in basso tre magistrati inquirenti: da sinistra Nicastro, Dinapoli e Rossi

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Adesso il Pdl scopre che sui temi eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il bloc... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Adesso il Pdl scopre che sui temi eticamente sensibili è spaccato. Si è frantumato il blocco granitico che al Senato ha votato il testamento biologico. Ieri l'ultimo botta e risposta è partito tra la seconda e la terza carica dello Stato. Renato Schifani non ha gradito le dichiarazioni del suo collega alla Camera Gianfranco Fini che l'altro ieri ha detto che «la sentenza della Consulta rende giustizia alle donne italiane». Il fastidio di Palazzo Madama È vero che la posizione di Fini al riguardo non è mai stata un segreto, fin dai tempi del referendum, ma è pur vero che ribadirlo adesso è fortemente a rischio per il Pdl. Dire che quando una legge si «basa su dogmi di tipo etico-religioso» è suscettibile di censure, proprio alla vigilia dell'arrivo in commissione Affari sociali del ddl Calabrò sul testamento biologico, no. Non va bene. «La legge 40 è un buona legge - ribatte infatti da Herat, in Afghanistan, Schifani -, di libertà, anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Siamo in uno Stato laico, e questo - aggiunge «significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». una legge da cambiare Fini il laico, che difende le donne e la libertà di scelta degli individui sul fine vita è «scomodo». Vanno nella direzione opposta, infatti, le dichiarazioni del ministro Sacconi - che punta alla linee guida per rimettere mano alle parti cassate dalla Consulta -, del capogruppo in Senato Gasparri, (in casa Pdl) e del segretario Udc Lorenzo Cesa, che di fatto lo invita a tacere o a lasciare il suo incarico. Più facile per il presidente della Camera rispondere all'ex alleato che ai suoi: «Non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte costituzionale». Difesa d'ufficio tiepida, quella di Daniele Capezzone, ex radicale finito in casa Berlusconi che invita al «giusto equilibrio». Dal fronte opposto il segretario del Pd, Dario Franceschini, ospite di "Otto e mezzo", prova a rimettere i puntini sulle «i». La Consulta - dice «interviene su alcuni aspetti della legge e va recepita. La materia della fecondazione come tante materie nuove, come il testamento biologico, sono temi che gradualmente richiedono con il tempo delle regole». E tempo chiede Ignazio Marino per non rifare con il testamento biologico lo stesso errore che si è compiuto con la legge 40. «Un momento di riflessione seria», perché il testo licenziato dal Senato viola la costituzione. Sulla legge 40 la pensa come Massimo D'Alema: il Parlamento deve «mettere mano alla legge 40 per correggerla», dice il presidente di Italianieuropei, ora che anche i giudici dell'Arta Corte ne hanno riconosciuto la parziale incostituzionalità. Il fatto che non funziona lo hanno decretato «le coppie italiane che sono dovute andare all'estero». 10mila soltanto lo scorso anno.

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Dal Senato l'altolà a Fini (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 13 Dal Senato l'altolà a Fini «Procreazione, buona legge» Schifani e l'Udc attaccano il presidente della Camera STOCCATE Gianfranco Fini (foto Ansa) di ELENA G. POLIDORI ROMA SEMBRAVA proprio uno scontro tra i più alti vertici istituzionali sulla legge 40. «Schifani: Fini sbaglia», titolava un'agenzia di stampa. Insomma, il presidente del Senato replicava duramente a quello della Camera per aver apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale di revisione della legge 40 perchè rendeva «giustizia alle donne». Parole di replica del primo inquilino di Palazzo Madama che non lasciavano adito a dubbi: la legge sulla fecondazione assistita è invece «una buona legge, di libertà», diceva Schifani, votata secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio né di dogmatismo, né di eticità. Insomma, pareva di capire che Schifani si contrapponesse personalmente a Fini e non solo che avesse idee diverse sul tema. Invece no. Il portavoce del presidente del Senato, Eli Benedetto, ha chiarito il senso delle parole di Schifani: «Non c'è nessuno scontro in atto, c'è solo una differenza di opinioni che in democrazia è più che lecita; Schifani non ha mai pensato nè detto che il presidente Fini ha sbagliato a dire ciò che pensa». NESSUNO scontro tra le due alte cariche istituzionali, dunque, ma tra Fini e Lorenzo Cesa, invece, eccome. Pesante l'attacco del segretario Udc: «E' meglio che lasci la carica ha attaccato secco se vuole proseguire nelle sue battaglie ideologiche». E la replica di Fini non è stata da meno: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi; di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nessuna contromossa, invece, verso Paola Binetti. La pasionaria Pd gli ha infatti chiesto, provocatoriamente: «Presidente Fini, dieci anni fa non era così laico. Come mai ha cambiato idea?». Una critica simile a quella lanciata da Oltretevere da monsignor Rino Fisichella: «La legge sulla fecondazione assistita non è stata certamente una legge cattolica ma una legge in difesa della salute della donna». Secondo il presule, questa sentenza aprirebbe le porte anche a «tante sperimentazioni selvagge che venivano fatte e che temo possano tornare di nuovo: c'è una nuova schiavitù all'orizzonte che proviene da una ricerca che rischia di sfociare nell'eugenetica, dobbiamo guardare al futuro con molto timore». A PARERE dell'opposizione, però, dopo la sentenza della Consulta il governo dovrebbe rimettere mano alla legge, ma per far questo, hanno assicurato all'unisono il ministro del Welfare, Sacconi, e la sottosegretaria Eugenia Roccella, basterebbe rivedere le linee guida: «Non credo ha detto Sacconi che ci sia la necessità di modificare la legge 40». Niente passaggio parlamentare, allora? Per il Pd, come argomenta il senatore Ignazio Marino, il passaggio non può essere procrastinato . E nel qual caso, come si comporterebbe Fini? Dalla Presidenza della Camera si fa sapere che, nell'eventualità, sarebbe la conferenza dei capigruppo a decidere; i regolamenti «parlano chiaro». Image: 20090404/foto/7397.jpg

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Abu Omar: ok parziale al segreto (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 04/04/2009 - pag: 19 La Consulta Abu Omar: ok parziale al segreto ROMA La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illiceità» dei sequestri di sospetti terroristi ad opera di 007 al di fuori di procedure legali «perché contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri dell'Unione Europea ed integranti specifici reati». Ma «un singolo atto delittuoso, per quanto grave, non è di per se suscettibile di integrare un fatto eversivo dell'ordine costituzionale, se non è idoneo a sovvertire, disarticolandolo, l'assetto complessivo delle Istituzioni democratiche». Quindi ok parziale al segreto di Stato: i pm del sequestro dell'imam Abu Omar non potranno «avvalersi di quelle fonti di prova che, sebbene connesse al sequestro», riguardano i «rapporti fra Servizi italiani e stranieri». Il processo riprende il 22 aprile.

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UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente Silverio Piro. E&#... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

BOLOGNA PRIMO PIANO pag. 4 UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente Silverio Piro. E&#... UN ESPOSTO al Csm contro il procuratore reggente Silverio Piro. E' questo il nuovo passo della querelle sull'ex Ambasciatori, il cinema trasformato in libreria Coop e tempio dell'enogastronomia Slow Food. Lo presenterà il candidato alla Provincia del Pdl Enzo Raisi, chiedendo che venga aperta un'indagine su tutto l'iter che ha portato all'assegnazione dell'area. A scatenare la sua reazione è stata la notizia che il procuratore Piro e il pm Luigi Persico si sono schierati con il Comune contro il giudice civile Francesca Neri che ha disposto, accogliendo il ricorso di un cittadino, il controllo 24 ore al giorno dell'area di carico e scarico di via Orefici (dove si trova appunto l'ex Ambasciatori, ndr). Il giudice Neri, hanno spiegato i magistrati, non ha affrontato la questione dell'assegnazione dell'ex Ambasciatori, ma quella del traffico di carico e scarico merci nella parte più alta della via. Secondo Raisi invece non solo «c'è un grave sospetto su quell'appalto», come dimostrato, ha sottolineato, dal fatto che «io indicai in anticipo in una busta chiusa chi l'avrebbe vinto». Raisi ha ricordato i dubbi, avanzati dal centrodestra, sulle licenze di vendita della struttura. Ora ha quindi aggiunto «i fornitori fanno quello che vogliono di notte e, di fronte a un giudice che emette una sentenza, la Procura la contesta». Non solo, per Raisi su questa vicenda si nota il non attivismo della Procura. Secca la risposta di Piro: «Non mi interessano le polemiche. Esposti pregressi? Non ci risultano». Piro, intanto, difende la bontà della scelta della Procura di intervenire nella causa civile presentata dall'avvocato Masetti su via Orefici: «In questo caso, il nostro intervento era a favore del Comune, quel provvedimento gridava vendetta: un giudice non può ordinare a un'amministrazione pubblica di fare qualcosa».

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Fisichella: temo sperimentazioni selvagge (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Fisichella: temo sperimentazioni selvagge Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita: la norma tutela la salute delle donne ROMA Difende a spada tratta la Legge 40, chiede soluzioni condivise sulla bioetica, afferma che dalla fine della Dc i Vescovi sono costretti ad intervenire sui temi politici. Cappellano di Montecitorio e presidente della Pontificia accademia per la vita, mons. Rino Fisichella è intervenuto sui temi caldi dell'attualità politica in un dibattito nella sede della Federazione della stampa, dedicato all'informazione su caso Englaro e Legge 40. La legge sulla fecondazione assistita già esprime «il diritto alla dignità» e difende la salute delle donne di fronte al pericolo di «sperimentazioni selvagge, che adesso potrebbe sempre tornare», afferma Fisichella, a due giorni dalla parziale bocciatura da parte della Consulta e all'indomani delle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini in favore di quella decisione. La Legge 40 non è certo una «legge cattolica», precisa durante l'incontro promosso dall'Unione cattolica della stampa italiana. E chiede a coloro che hanno accolto positivamente la sentenza della Corte costituzionale, di «dimostrare», come questa può tradursi in un beneficio per la salute delle donne. «Mi spiegate come potrà essere una passeggiata per una donna, se questa sarà continuamente stimolata a produrre più ovuli?», ha detto il vescovo a margine del dibattito, cui hanno partecipato anche la giornalista Lucia Annunziata, Franco Siddi e Roberto Natale, rispettivamente segretario e presidente della Fnsi. Sul fronte del testamento biologico, invece, il presule sottolinea la necessità di conciliare «le diverse istanze presenti nel Paese»: da un lato, cioè, una «istanza di libertà», espressione del mondo laico, e dall'altro quella «del rispetto per la vita, dal concepimento alla fine che proviene dal mondo cattolico». Sul fine vita, dunque, spetta alla politica trovare un «compromesso che sia accolto da tutti e che non offenda nessuno». A cominciare dalla Chiesa e dai cattolici, talvolta «ignorati o derisi per le loro posizioni», che al contrario, meritano maggior considerazione nelle varie sedi del pubblico dibattito. Poichè se prima c'era un partito di ispirazione cristiana, come la Dc, promotore delle istanze cattoliche, «con la sua scomparsa i cattolici si sono frammentati in tutti i partiti», assumendo «posizioni che spesso ci fanno riflettere perchè non sempre conformi al criterio oggettivo che tiene uniti tutti i cattolici».

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CONSULTA Sequestro Abu Omar non fu fatto eversivo Le extraordinary renditions sono il... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno ed estero CONSULTA Sequestro Abu Omar non fu fatto eversivo Le «extraordinary renditions» sono illecite «perché contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri dell'Unione Europea», come emerge da risoluzioni del Parlamento europeo, ma «neppure da tali risoluzioni può trarsi la conclusione della riconducibilità del reato costituito dall'ipotizzato sequestro di persona ad un fatto "eversivo dell'ordine costituzionale", come ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Milano». Lo sottolinea la Corte Costituzionale nelle motivazioni (un fascicolo di 59 pagine), depositate ieri sera, della sentenza con la quale ha sancito la violazione del segreto di Stato da parte della magistratura milanese nell'ambito del procedimento sul sequestro dell'ex imam Abu Omar, che vede coinvolti l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia. ISRAELE Lieberman stretto tra la polizia e Tzipi Livni Dopo i titoloni e le polemiche suscitate dalle prime uscite al veleno in veste di neo ministro degli Esteri d'Israele, è tempo di tornare sulla difensiva per l'ultranazionalista Avigdor Lieberman. Sul fronte giudiziario a tenerlo sotto pressione è la polizia, tornata ieri a interrogarlo per cinque ore - dopo le sette di giovedì - nell'ambito di indagini su episodi di presunta malversazione aperte da tempo nei suoi confronti. Su quello politico, il siluro giunge invece dalla leader di Kadima (opposizione centrista), Tzipi Livni, che sulla poltrona degli Esteri lo ha preceduto ora lo accusa di voler sabotare il processo di pace in Medio Oriente: «In venti minuti ha spazzato via cinque anni di diplomazia».

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Pronti nuovi ricorsi E la Roccella bolla come strumentali le critiche ricevute (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Pronti nuovi ricorsi E la Roccella bolla come strumentali le critiche ricevute ROMA«L'allarme tutto politico suscitato dall'annuncio di nuove linee guida per la Legge 40 fa sorridere, e rende esplicita la strumentalità e la fragilità del grido di vittoria con cui l'opposizione ha accolto la sentenza della Corte Costituzionale»: così il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, secondo la quale «è evidente che le linee guida sono uno strumento per garantire una corretta applicazione della legge, e non certo per introdurre interpretazioni "creative"». «D'altra parte - aggiunge Roccella - non contesto affatto la sentenza della Consulta, che non tocca l'impianto e i principi fondamentali della Legge 40. Il testo con le modifiche apportate dalla Corte è molto chiaro a riguardo: si mantiene il divieto di crioconservazione e di soppressione degli embrioni, il divieto di selezione a scopo eugenetico e la raccomandazione di produrre solo il numero "strettamente necessario" di embrioni». A breve, annuncia infine il sottosegretario, il Ministero del welfare istituirà «un Osservatorio sulla Pma (Procreazione medicalmente assistita, ndr), che introduca aspetti di rete per i centri PMA, come già avviene per le banche di cellule e tessuti. A partire dall'applicazione del 191 quindi sarà possibile fornire informazioni sulla qualità e i centri e sulle buone pratiche». «Vogliamo costruire - conclude Roccella - un sistema di rilevazione e soprattutto di comunicazione dati trasparente, che possa offrire maggiori dettagli alle coppie e soprattutto alle donne, riguardo la qualità dei centri e delle buone pratiche, per garantire un'effettiva libertà di scelta, e per evitare che informazioni parziali o distorte inducano le coppie a sottoporsi inutilmente a pratiche rischiose, invasive, inefficaci e costose». Sulle «linee guida» annunciate dal Governo, il dibattito politico dunque si accende: «Non pensi il sottosegretario - ha ammonito la vicepresidente del Senato Emma Bonino nel suo intervento nella sede dei Radicali - di reintrodurre con le linee guida alla legge il divieto di diagnosi sugli embrioni o di contrastare la sentenza della Consulta. Le linee guida - ha affermato - dovranno essere coerenti con la sentenza». Quindi il richiamo, da parte della Bonino, alla necessità di una grande mobilitazione del Paese sui temi della libertà mentre, ha precisato, «sarebbe ora inopportuno ricorrere al Parlamento». Intanto, altri ricorsi da parte di numerose coppie sono già pronti, e stanno per essere presentati dagli avvocati, in merito a punti della Legge 40 sulla procreazione assistita non toccati dalla sentenza della Corte Costituzionale. Lo hanno annunciato gli avvocati Filomena Gallo, Gianni Baldini e Giandomenico Caiazza, del collegio di difesa della coppia per cui è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale della Legge 40.

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Schifani: la 40 una buona legge Fini sbaglia (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 04/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Etica e politica Scontro sulla fecondazione assistita Schifani: la 40 una buona legge Fini sbaglia Il presidente del Senato: non ci sono né Stato etico né dogmi, il voto è avvenuto secondo coscienza I presidenti del Senato, Schifani, e della Camera, Fini ROMALa seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul biotestamento. Ora il dissenso verte sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta «rende finalmente giustizia alle donne», mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la Legge 40 è e resta «una buona legge». Dall'Udc Cesa un attacco ancor più duro Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la Legge 40 «è una buona legge» se non altro perchè ha affrontato «tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». Già perchè Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, giovedì aveva aggiunto che «le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità». «A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...». Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più duro di quello del presidente di Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. «Il presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Il centrosinistra plaude all'ex leader di An Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: «Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi». Di conseguenza, si osserva, «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta «va recepita». Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'è una «deriva confessionale»: è «assolutamente normale» che il presidente della Camera «difenda la laicità dello Stato».

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La coscienza per delega (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 81 del 2009-04-04 pagina 0 La coscienza per delega di Filippo Facci Un «caso Fini» non dovrebbe esistere, perché Fini dice cose tutto sommato normali, persino scontate. La verità è che c’è un clima, pessimo, dove persino delle parole normali e scontate si stagliano come gemme nel riportarci ai rudimenti fondamentali di ciò che semplicemente siamo: uno stato laico. Il problema è questa impostura di spacciare per laico ciò che è meramente asservito al Vaticano anziché agli italiani. Il problema è una verità che si è fatta lampante: c’è una parte del Pdl, minoritaria ma vincente, che per ragioni per niente democratiche ha stretto un patto col Vaticano ed è in puro delirio di onnipotenza etica. Un testamento biologico unico al mondo, che gli italiani non vogliono e che il Ppe deriderebbe, ha messo la nostra vita nelle mani dello Stato. Una legge sulla fecondazione assistita pure unica al mondo, che costringe migliaia di famiglie a emigrare all’estero per poter avere dei figli, è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, non dal Tar: altro che «la legge non si tocca». Renato Schifani ha detto che il Parlamento ha votato certe leggi secondo coscienza: ma a parte alcune osservazioni squisitamente tecniche (la coscienza, come il coraggio, bisogna avercela) resta da capire come possa essere laico un Parlamento che vota «secondo coscienza» una legge che impedisce agli elettori di averne una propria. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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via libera alla quarta farmacia (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

A PONTE CREPALDO Via libera alla quarta farmacia ERACLEA. Si aprono le porte per la quarta farmacia ad Eraclea. Questa, dopo tante polemiche, parole, ricorsi al Tar e un'udienza alla Corte Costituzionale, è la volta buona tanto che nel giro di pochi mesi aprirà i battenti. A Ponte Crepaldo nell'area dell'ex custode. La svolta positiva è stata annunciata ieri dal sindaco Graziano Teso dopo che il Tar ha respinto i ricorsi presentati dai farmacisti che hanno sempre osteggiato a tutti i livelli l'istituzione di una quarta farmacia di prelazione comunale. «E' la risposta di un grande impegno che ci siamo presi in questi anni - ha detto ieri con grande soddisfazione Teso - e della tenacia che ci ha contraddistinto come amministrazione nell'aver creduto di mettere al primo posto il bisogno primario di un servizio sanitario che mancava alla nostra comunità nonostante le difficoltà che ci hanno visto patire una vera e propria via crucis». La questione infatti, era in piedi da parecchi anni. Da quando il comune ha deciso di istituire la quarta farmacia nel territorio comunale e precisamente a Ponte Crepaldo, evitando così agli abitanti della frazione di fare tre chilometri all'andata e altrettanti al ritorno, per trovare la prima farmacia, quella di Eraclea capoluogo. Si tratta di un'istanza manifestata più volte dai cittadini di Ponte Crepaldo anche con raccolta firme. Ma da lì poi sono iniziati i problemi. La Federfama e l'ordine dei farmacisti avevano sollevato numerose obiezioni ricorrendo al Tar e sostenendo addirittura che la decisione del comune non coincideva con la legge regionale. Dopo il via libera da parte della Regione che si è pronunciata nel 2007 ed ora, la respinta dei ricorsi, la farmacia può aprire. Si sa già che la proprietà dell'area darà in concessione al comune il terreno per i prossimi vent'anni. (Marta Camerotto)

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prima la donna (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Attualità PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita fecondato».

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legge 40, schifani contro fini - gabriele rizzardi (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Attualità Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA. Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato, che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento. Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani. Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini («Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute andare all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve mettere mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e rispondente ai principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino la Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc di essersi appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che «non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge «è solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».

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Fecondazione, Schifani "corregge" Fini (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 81 del 2009-04-04 pagina 0 Fecondazione, Schifani "corregge" Fini di Vincenzo La Manna Il presidente del Senato: "Lo Stato è laico, ma è un dovere intervenire se c’è vuoto normativo. Decidano le coscienze. E'una legge buona, senza dogmi". L'appello: "Spero che queste polemiche non rallentino l'iter del testamento biologico" Roma - è tutta una questione di «dogma». Religioso. E nessuno fa finta di non notare la divergenza di vedute, tra Renato Schifani e Gianfranco Fini, sulla validità o meno della Legge 40 sulla fecondazione assistita, in parte bocciata dalla Consulta. Così come sul rischio che lo Stato smarrisca il «lume» della laicità. Ma da qui a delineare uno scontro istituzionale, tra seconda e terza carica dello Stato, ce ne passa. In realtà, sarebbe meglio inquadrarla così: posizioni opposte, forse inconciliabili, ma entrambe legittime. Certo, il «botta e risposta» a distanza non passa inosservato. E il tormentone va avanti per ore. Ma al di là dell’analisi, cos’ha detto ad Herat, in Afghanistan - a margine del cambio della guardia tra gli alpini della Julia e i parà della Folgore - il presidente del Senato? Che la legge in questione «è buona e di libertà, anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro». Motivo per cui, «a parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Al contrario magari di Fini. Siamo dunque in uno «Stato laico», rimarca Schifani, convinto che questo «significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi, personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla Legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». E poi, fa notare, il via libera parlamentare - era il 2004 e lui capogruppo di Fi a Palazzo Madama - avvenne pure con «i voti di Rutelli e della Margherita», andando così al di là della maggioranza di centrodestra. Detto questo, «la Corte costituzionale ha il dovere di vigilare sul rispetto dei principi». In ogni caso, prosegue Schifani, «mi auguro fortemente che le polemiche non rallentino l’iter dell’approvazione della legge sul testamento biologico». «Il Senato - insiste - ha fatto la propria parte, si è assunto la propria responsabilità, visto che era giunto il momento di intervenire in un vuoto normativo». E «ciò che abbiamo fatto», ricorda, adesso «è al vaglio della Camera». L’auspicio è che «l’altro ramo si assuma la sua responsabilità, condividendo o no il nostro testo, ma che sul tema del diritto alla vita e alla morte il Parlamento si pronunci». Capitolo chiuso. Anche se, un’ora dopo, se ne apre un altro. Di mezzo c’è sempre Fini, ma stavolta ad affondare il colpo è Lorenzo Cesa. «Rispetto le posizioni che ripetutamente esprime il presidente della Camera contro lo Stato etico e a difesa di uno Stato laico, che per noi rischia di essere laicista», è la premessa del segretario dell’Udc, che poi però rintuzza: «Non vogliamo alimentare sterili polemiche, ma personalmente credo che Fini sarebbe ancora più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnati di carica dello Stato». Come dire, si dimetta se vuole proseguire su questa strada, poiché da inquilino di Montecitorio «non può essere il paladino di battaglie di parte». Non si fa attendere la replica della presidenza della Camera. «Se l’onorevole Cesa rileggesse l’articolo 134 della Costituzione - si scrive in una nota - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali modifiche da apportare alla Legge 40. «Non credo ci sia la necessità», ribadisce il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui la sentenza «ha annullato con precisione una sua parte», mentre l’impianto generale «resta solidamente confermato». Adesso «bisogna attendere di leggere le motivazioni - continua il senatore del Pdl - e vedere se sia possibile, come è probabile, interpretare il combinato disposto che ne risulta con le linee guida». Per il democratico Massimo D’Alema, invece, «il Parlamento deve ora mettervi mano per correggerla, in modo che sia utile al Paese e rispondente ai principi della Costituzione». Insomma, «non funziona», e «molte coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita, circa 10mila - afferma l’ex premier - sono dovute andare all’estero». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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tribunale gremito per l'addio a lazzàro (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia. Tributato ieri mattina l'omaggio al magistrato. Incarico al giudice Appierto, in attesa della nomina del Csm Tribunale gremito per l'addio a Lazzàro Dopo otto anni da presidente. Il sindaco gli ha consegnato il sigillo della città Un'aula De Nicola affollatissima ha reso omaggio, ieri, al presidente del tribunale di Pordenone, Antonio Lazzàro, che lunedì concluderà la sua carriera professionale dopo 46 anni alle dipendenze dello Stato come presidente aggiunto della Corte di cassazione. A festeggiarlo, magistrati, dipendenti del palazzo di Giustizia, avvocati, forze dell'ordine in alta uniforme, rappresentanti della Base americana di Aviano, autorità religiose e civili. Il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, gli ha consegnato il sigillo della città. Nato il 15 dicembre 1938 a Tropea, in Calabria, Lazzàro è stato ufficiale della Marina e funzionario del Provveditorato agli Studi prima di vestire la toga (come il padre e due dei suoi 5 fratelli) e avviare la carriera giudiziaria. Dal 1970 al 1989 il magistrato ha ricoperto la carica di pretore a Portogruaro. Successivamente, dal 1989 al 31 dicembre 1999, è stato procuratore della Repubblica presso l'allora pretura circondariale di Pordenone. Dopo l'entrata in vigore della riforma della giustizia, dal 2000 al 2001 Lazzàro è stato presidente di sezione del tribunale penale di Pordenone, poi dal 2001 ha ricoperto la carica di presidente del tribunale pordenonese. Oltre che per le sue qualità professionali, il presidente Lazzàro è stato ricordato anche per la sua sensibilità e umanità. «Ho conosciuto Lazzàro quando lui era pretore a Portogruaro. Allora ero un giovane avvocato - ha raccontato il presidente dell'Ordine degli avvocati Giancarlo Zannier - e mi ero recato da lui per discutere del sequestro di un'azienda. Mi aveva subito dato l'impressione di essere un giudice molto preparato e umano, ma anche al passo con i tempi». «Salutare Antonio - ha sottolineato il procuratore Luigi Delpino - significa salutare un amico fraterno, con cui ho condiviso tutta la carriera». Il giudice Gaetano Appierto, che prenderà il suo posto fino alla nomina del successore da parte del Csm, ha ripercorso la carriera di Lazzàro, sottolineandone le sfide vinte, come quella di aver saputo trasformare la pretura di Portogruro, con un imponente arretrato civile e penale, in pretura modello. «Lasciare il palazzo di giustizia di Pordenone - ha detto Lazzàro -, dopo averlo frequentato per 20 anni, significa chiudere un lungo periodo della mia attività professionale, durante il quale le soddisfazioni e i risultati sono stati molti». Il presidente ha sottolineato la sinergia maturata con le istituzioni, il Comune in primis, la Camera di commercio per l'avvio del laboratorio informatico, la Regione per la sistemazione degli archivi, l'Ordine degli avvocati («mio figlio Paolo mi ha consentito di vedere l'altra faccia della medaglia»). «Ho cercato di svolgere il mio compito - ha indicato - attento a ogni fascicolo, sapendo che dietro i nomi delle parti o dell'imputato vi sono stati d'animo e che non esistono processi importanti e meno importanti». Un saluto affettuoso lo ha rivolto a tutti i suoi collaboratori e, infine, alla moglie Angela, che le è stata sempre accanto nei 45 anni di matrimonio. (l.p.)

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E Schifani corregge Fini: (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 81 del 2009-04-04 pagina 11 E Schifani corregge Fini: «Legge buona e senza dogmi» di Vincenzo La Manna Il presidente del Senato: «Lo Stato è laico, ma è un dovere intervenire se c'è vuoto normativo. Decidano le coscienze» RomaÈ tutta una questione di «dogma». Religioso. E nessuno fa finta di non notare la divergenza di vedute, tra Renato Schifani e Gianfranco Fini, sulla validità o meno della Legge 40 sulla fecondazione assistita, in parte bocciata dalla Consulta. Così come sul rischio che lo Stato smarrisca il «lume» della laicità. Ma da qui a delineare uno scontro istituzionale, tra seconda e terza carica dello Stato, ce ne passa. In realtà, sarebbe meglio inquadrarla così: posizioni opposte, forse inconciliabili, ma entrambe legittime. Certo, il «botta e risposta» a distanza non passa inosservato. E il tormentone va avanti per ore. Ma al di là dell'analisi, cos'ha detto ad Herat, in Afghanistan - a margine del cambio della guardia tra gli alpini della Julia e i parà della Folgore - il presidente del Senato? Che la legge in questione «è buona e di libertà, anche perché non vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro». Motivo per cui, «a parlare di dogmi troverei qualche difficoltà». Al contrario magari di Fini. Siamo dunque in uno «Stato laico», rimarca Schifani, convinto che questo «significa non rinunciare alle responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi, personalmente, non riscontro nella legge sul testamento biologico e sulla Legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono e non i dogmi». E poi, fa notare, il via libera parlamentare - era il 2004 e lui capogruppo di Fi a Palazzo Madama - avvenne pure con «i voti di Rutelli e della Margherita», andando così al di là della maggioranza di centrodestra. Detto questo, «la Corte costituzionale ha il dovere di vigilare sul rispetto dei principi». In ogni caso, prosegue Schifani, «mi auguro fortemente che le polemiche non rallentino l'iter dell'approvazione della legge sul testamento biologico». «Il Senato - insiste - ha fatto la propria parte, si è assunto la propria responsabilità, visto che era giunto il momento di intervenire in un vuoto normativo». E «ciò che abbiamo fatto», ricorda, adesso «è al vaglio della Camera». L'auspicio è che «l'altro ramo si assuma la sua responsabilità, condividendo o no il nostro testo, ma che sul tema del diritto alla vita e alla morte il Parlamento si pronunci». Capitolo chiuso. Anche se, un'ora dopo, se ne apre un altro. Di mezzo c'è sempre Fini, ma stavolta ad affondare il colpo è Lorenzo Cesa. «Rispetto le posizioni che ripetutamente esprime il presidente della Camera contro lo Stato etico e a difesa di uno Stato laico, che per noi rischia di essere laicista», è la premessa del segretario dell'Udc, che poi però rintuzza: «Non vogliamo alimentare sterili polemiche, ma personalmente credo che Fini sarebbe ancora più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnati di carica dello Stato». Come dire, si dimetta se vuole proseguire su questa strada, poiché da inquilino di Montecitorio «non può essere il paladino di battaglie di parte». Non si fa attendere la replica della presidenza della Camera. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione - si scrive in una nota - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Uno ad uno, palla al centro. Intanto, il dibattito si concentra sulle eventuali modifiche da apportare alla Legge 40. «Non credo ci sia la necessità», ribadisce il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui la sentenza «ha annullato con precisione una sua parte», mentre l'impianto generale «resta solidamente confermato». Adesso «bisogna attendere di leggere le motivazioni - continua il senatore del Pdl - e vedere se sia possibile, come è probabile, interpretare il combinato disposto che ne risulta con le linee guida». Per il democratico Massimo D'Alema, invece, «il Parlamento deve ora mettervi mano per correggerla, in modo che sia utile al Paese e rispondente ai principi della Costituzione». Insomma, «non funziona», e «molte coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita, circa 10mila - afferma l'ex premier - sono dovute andare all'estero». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Giallo di Los Roques: pm troppo lenti, il Csm li convoca (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 81 del 2009-04-04 pagina 18 Giallo di Los Roques: pm troppo lenti, il Csm li convoca di Felice Manti Esposto dei familiari: «Quindici mesi trascorsi invano, la magistratura valuti l'ipotesi del sequestro». Il mistero delle telefonate L'aereo con 8 cittadini italiani diretti a Los Roques il 4 gennaio 2008 è sparito nel nulla. Quindici mesi d'indagini tra Italia e Venezuela, basate sull'ipotesi dell'affondamento dell'aereo, non sono serviti a chiarire i contorni di questo mistero. Anche se ufficiosamente, le voci del presunto ritrovamento del relitto nei fondali dell'arcipelago venezuelano sono state smentite dai familiari. L'indagine italiana è ferma, e ora il Csm vuole capire perché. Il sostituto procuratore Maria Caterina Sgrò sarà ascoltato martedì dalla Prima commissione, assieme al procuratore capo della Repubblica di Roma. La titolare dei due fascicoli 316/08 e 776/08 relativi alla scomparsa dell'aereo Let 410 della compagnia Transaven dovrà spiegare perché, come sostengono i familiari nell'esposto presentato giovedì a Palazzo de' Marescialli, le ricerche compiute dalla Protezione civile venezuelana alla ricerca del relitto non abbiano dato «alcun esito» e perché la magistratura italiana non abbia dato alcun peso alle «circostanze quanto meno dubbie sulla ricostruzione ufficiale dell'accaduto fornita dalle autorità venezuelane». E soprattutto se il pm Sgrò abbia nominato un consulente tecnico per valutare i documenti in possesso dell'Agenzia nazionale sicurezza al volo italiana, abbia acquisito informazioni sui tabulati dei telefoni cellulari dei passeggeri dell'aereo all'ora dell'Sos (dai quali sarebbero partite tre telefonate diverse) e abbia indagato sui misteri legati al ritrovamento del cadavere di uno dei membri dell'equipaggio, ritrovato molti giorni dopo a distanza di centinaia di km dal luogo del presunto ammaraggio, la cui autopsia presenta molti punti oscuri, come da tempo chiedono i familiari. Nelle scorse settimane il Giornale aveva ipotizzato che il Let 410 fosse stato sequestrato dai narcoavionetas, come già avvenuto nella zona con altri piccoli aerei in passato. Da mesi i familiari chiedono che la magistratura italiana valuti seriamente questa ipotesi: «Se emergesse che non è stato un disastro aereo e che l'aeromobile è stato sequestrato - si legge nell'esposto al Csm - avremmo finora solo perso tempo». felice.manti@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Valle Caudina: (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Valle Caudina: «Depurazione Perchè si continua a pretendere il canone?» Pubblicato il 04-04-2009 airola n Il Comune non ha ancora proceduto al rimborso delle somme incassate in assenza del servizio. Fucci e Crisci: «Invitiamo i cittadini a produrre le domande di restituzione e a tutelare i propri diritti»... “Il Comune restituisca il maltolto”. Queste le parole del consigliere comunale Andrea Crisci e del commissario della sezione locale dell’ Udeur, Vittorio Fucci in relazione alla tanto dibattuta questione della restituzione dei canoni per la depurazione. Torna con forza questo argomento. I cittadini attendono il rimborso e i due udeurrini facendo leva su questo, chiedono risposte concrete all’amministrazione comunale. Nel mirino di Crisci e Fucci il fatto che, comunque, si continua a chiedere ai cittadini di pagare il canone. “Non solo l’Amministrazione non restituisce agli airolani quanto da loro indebitamente percepito da anni, a titolo di canone per la depurazione, ma, lo continua a pretendere per il tramite dell’Ente Alto Calore. Continuano, infatti, a pervenite richieste in tal senso agli utenti, nei bollettini di pagamento”. Di qui il duro “attacco” dell’ Udeur nei confronti dell’amministrazione: “Riteniamo che l’avviso, di qualche mese fa, diramato dall’Amministrazione, attraverso pubblico manifesto, abbia carattere puramente dissuasivo e dilatorio. Con detto avviso, si ricorderà, l’Amministrazione, invitava gli utenti a non produrre domande di rimborso, in attesa di non meglio specificate direttive circa i modi e i tempi di restituzione”. Entrando nel merito della questione l’ Udeur ha polarizzato l’attenzione sul fatto che la questione è stata oggetto di una chiara sentenza presso la Corte Costituzionale: “Crediamo che, a fronte di una sentenza della Corte Costituzionale che dichiari, in buona sostanza, illegittima la pretesa di un canone per un servizio inesistente, mai reso ai cittadini, una condotta corretta, imponesse non solo, l’immediata restituzione, come altri Comuni stanno già facendo, ma anche, la tempestiva cessazione della relativa richiesta agli utenti. Se prima della citata sentenza si poteva concedere il beneficio della buona fede e/o incerta interpretazione della norma, ora, la reiterata pretesa dell’Amministrazione denota certamente un abuso”. Non usano, dunque, parole al miele i due udeurrini che arrivano addirittura a “...diffidare pubblicamente l’Amministrazione Supino ad astenersi per il futuro dal pretendere dai cittadini il canone per la depurazione e a provvedere all’immediato rimborso di quanto è stato illegittimamente percepito, ciò, in osservanza del pronunciato della Corte Costituzionale...”. Contrariamente a quanto evidenziato qualche mese fa all’interno del manifesto dell’amministrazione, gli esponenti dell’Udeur hanno invitato “... i cittadini a produrre domanda di restituzione e, se del caso, a porre in essere ogni possibile azione intesa alla tutela dei propri diritti e interessi legittimi. Tanto, anche in considerazione del fatto che, il “Partito del Municipio” ha già tassato e tartassato per lungo tempo gli airolani. Non ultimo, il bilancio recentemente approvato, che prevede un ulteriore inasprimento dell’IRPEF. I cittadini, non ne possono più di subire tutto questo, al solo scopo di rimpinguare le casse comunali, casse che, sono e restano magre a fronte di servizi scadenti o addirittura, come nel caso di specie, inesistenti e, a causa di una gestione amministrativa fallimentare.

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Procreazione assistita. Schifani e Fini divisi sui temi etici (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Procreazione assistita. Schifani e Fini divisi sui temi etici Di Maria Laura Bussa 04-04-2009 ROMA. La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta "rende finalmente giustizia alle donne", mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 é e resta "una buona legge". Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non é proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 "é una buona legge" se non altro perché ha affrontato "tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi". Già perché Fini, dopo aver commentato favorevolmente la decisione della Corte, ieri aveva aggiunto che "le norme che si basano su dogmi etico-religiosi sono sempre suscettibili di censura di costituzionalità". "A parlare di dogmi - è ancora la replica di Schifani - troverei qualche difficoltà...". Fini ascolta e si difende, ma non direttamente con Schifani. Bensì rispondendo ad un altro intervento, ancora più duro di quello del presidente dei Palazzo Madama: quello del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che quasi ne chiede le dimissioni. "Il presidente della Camera - afferma l'esponente centrista davanti all'Assemblea nazionale del suo partito - non può essere il paladino di battaglie di parte. Non voglio aumentare sterili polemiche, ma credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dai panni così impegnativi di terza carica dello Stato". Immediata la nota che arriva dalla presidenza della Camera: "Se Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi". Di conseguenza, si osserva, "non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale". L'intera opposizione applaude a cominciare da Massimo D'Alema, che apprezza la difesa della laicità dello Stato, e dal segretario del Pd Dario Franceschini, secondo il quale la pronuncia della Consulta "va recepita". Le critiche di Cesa a Fini, sostiene Silvana Mura dell'Idv, dimostrano solo che c'é una "deriva confessionale": è "assolutamente normale" che il presidente della Camera "difenda la laicità dello Stato". Unica eccezione al coro di consensi del centrosinistra è Paola Binetti (Pd) che scrive una lettera aperta a Fini per chiedergli come mai abbia cambiato idea, visto che circa 10 anni fa sosteneva "esattamente l'opposto". Anche la maggioranza, però, si divide nella querelle'. Il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl), infatti, definisce la legge 40 "un buon testo e non il frutto del dogmatismo religioso" e dà ragione a Schifani che "ha fatto bene" a difenderla. Mentre per un altro deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova, "lo scandalo suscitato dalle parole di Fini è quanto mai salutare".

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16:41 FECONDAZIONE: DUELLO SCHIFANI-FINI (sezione: Giustizia)

( da "Agi" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

FECONDAZIONE: DUELLO SCHIFANI-FINI (AGI) - Roma, 3 apr. - Si alza il livello delle polemiche sulla sentenza della Consulta in materia di fecondazione assistita, finendo per investire la seconda e la terza carica dello Stato. Il presidente del Senato, Renato Schifani, replica a quello della Camera Fini sostenendo che la legge 40 e' una buona legge, votata dai senatori secondo coscienza e non sulla base di dogmi. Riferimento diretto alle parole di Fini che ieri aveva parlato di una legge basata su dogmi di tipo etico-religiosi. Il presidente della Camera oggi non risponde a Schifani ma replica, invece, al segretario dell'Udc Cesa che lo aveva invitato a lasciare la sua carica nel caso avesse voluto continuare a condurre battaglie ideologiche. "Se l'on. Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione - afferma una nota della presidenza della Camera - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual e' la Consulta, di valutare la legittimita' delle leggi. Di conseguenza, non puo' destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale".

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Fecondazione/ Cicchitto: Legge più equa senza intervento (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 4 apr. (Apcom) - "Faremo di tutto perché rimanga in piedi la collaborazione fra laici e cattolici che, a nostro avviso, costituisce il retroterra decisivo dell'attuale equilibrio politico della natura stessa del PdL e anche di qualcosa di ancor più significativo e profondo riguardante le ragioni della solidarietà nazionale". Lo afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL, sul rapporto tra laici e cattolici, in un articolo pubblicato su "Il Tempo". Quanto ai problemi attuali della fecondazione assistita e del testamento biologico, Cicchitto sostiene che "è condivisibile l'impianto della legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali". Sulla questione della legge sul testamento biologico Cicchitto afferma che "non possiamo fare a meno di esprimere una preclusione rispetto al blocco dell'idratazione e dell'alimentazione perché, indipendentemente da qualunque ideologia o religione, francamente non è sopportabile la ripetizione di ciò che è avvenuto nei confronti di Terry Schiavo, quando un malato che non poteva far valere la sua volontà, né che aveva dato segni significativi di quello che avrebbe voluto nel caso in cui avesse perso la capacità di intendere e di volere, è stato costretto ad andare incontro a forti sofferenze durate per molti giorni. Detto questo - conclude Cicchitto - a tempo debito esamineremo alla Camera con spirito aperto il provvedimento approvato dal Senato senza alcuno spirito di crociata né in un senso né nell'altro, ma cercando di verificare la possibilità di mantenere in piedi l'impianto della legge approvato da un ramo del Parlamento con i dovuti correttivi, magari suggeriti da qualche emendamento rimasto inopinatamente bocciato per l'effetto paradossale del tiro incrociato da parte di parlamentari di opposto orientamento".

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FECONDAZIONE/ CICCHITTO: LEGGE PIÙ EQUA SENZA INTERVENTO CONSULTA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione/ Cicchitto: Legge più equa senza intervento Consulta di Apcom Dialogo tra laici e cattolici alla base del partito unico -->Roma, 4 apr. (Apcom) - "Faremo di tutto perché rimanga in piedi la collaborazione fra laici e cattolici che, a nostro avviso, costituisce il retroterra decisivo dell'attuale equilibrio politico della natura stessa del PdL e anche di qualcosa di ancor più significativo e profondo riguardante le ragioni della solidarietà nazionale". Lo afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL, sul rapporto tra laici e cattolici, in un articolo pubblicato su "Il Tempo". Quanto ai problemi attuali della fecondazione assistita e del testamento biologico, Cicchitto sostiene che "è condivisibile l'impianto della legge sulla fecondazione assistita ma non i due punti sollevati proprio dalla Corte Costituzionale e cioè il limite dei tre embrioni e il divieto dell'analisi preimpianto. Per noi senza quei due elementi, la legge è più equa. Riteniamo anche - prosegue - che vada garantita la libertà di ricerca scientifica e quindi è condivisibile la scelta di Obama a proposito delle staminali". Sulla questione della legge sul testamento biologico Cicchitto afferma che "non possiamo fare a meno di esprimere una preclusione rispetto al blocco dell'idratazione e dell'alimentazione perché, indipendentemente da qualunque ideologia o religione, francamente non è sopportabile la ripetizione di ciò che è avvenuto nei confronti di Terry Schiavo, quando un malato che non poteva far valere la sua volontà, né che aveva dato segni significativi di quello che avrebbe voluto nel caso in cui avesse perso la capacità di intendere e di volere, è stato costretto ad andare incontro a forti sofferenze durate per molti giorni. Detto questo - conclude Cicchitto - a tempo debito esamineremo alla Camera con spirito aperto il provvedimento approvato dal Senato senza alcuno spirito di crociata né in un senso né nell'altro, ma cercando di verificare la possibilità di mantenere in piedi l'impianto della legge approvato da un ramo del Parlamento con i dovuti correttivi, magari suggeriti da qualche emendamento rimasto inopinatamente bocciato per l'effetto paradossale del tiro incrociato da parte di parlamentari di opposto orientamento".

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La logica della natura e lo Stato etico (sezione: Giustizia)

( da "Provincia Pavese, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

FECONDAZIONE ASSISTITA La logica della natura e lo Stato etico «Bocciato lo Stato etico», così intitola il proprio articolo Stefano Rodotà su Repubblica a proposito dell'intervento della Consulta che ha dichiarato incostituzionale una parte della c.d. legge 40 sulla fecondazione assistita. A primo acchito il titolo sembrerebbe - o dovrebbe sembrare - una bocciatura senza rimedi della decisione della Corte Costituzionale che avrebbe assunto una decisione contro ogni etica. Invece no. Leggendo l'articolo si scopre che il titolo è un proclama di vittoria da intendersi: (finalmente) bocciato lo Stato etico. Quindi, secondo Rodotà, lo Stato non deve essere etico e non deve, quindi, avere alcuna etica ossia non deve avere alcun principio «superiore ed informatore» cui tutte le varie norme debbono ispirarsi. Secondo Rodotà, i principi fondamentali della Carta Costituzionale (libertà, uguaglianza etc. etc.) non dovrebbero esistere perchè lo Stato non deve essere etico ma deve semplicemente autorizzare il più forte a fare quello che vuole. Lo Stato dovrebbe garantire e tutelare solo gli egoismi personali dei più forti. Infatti, per coerenza, Rodotà cita i casi in cui la Consulta avrebbe scardinato lo Stato etico e che confermano il principio della tutela del più forte: Eluana (quando la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso sul conflitto di poteri) e gli embrioni. Lo Stato, quindi, secondo Rodotà, deve essere libero da ogni regola morale e deve permettere a taluni di decidere sulla sorte dei più deboli: il tutore ed il suo partito devono poter togliere i viveri ad una malata come Eluana e le donne, probabilmente anche ignare del loro atto, e gli aspiranti padri dovrebbero poter usare a proprio piacimento quegli esseri viventi che, se lasciati sopravvivere anzichè essere utilizzati per esperimenti eugenetici, continuerebbero la loro crescita e diventerebbero come noi, se non meglio di noi: gli embrioni, appunto. E' strano, per non dire contraddittorio, che, nel caso di Eluana, si sia sostenuto, a torto, il presunto diritto a toglierle gli alimenti perchè così «la natura - imprigionata da regole etiche - avrebbe potuto seguire il suo corso» (anche il neonato, però, se non viene nutrito dalla madre, muore) mentre, per quanto riguarda gli embrioni ed i feti, gli stessi pensatori non applicano più la logica della natura che deve poter fare il suo corso, ma sostengono il diritto di interrompere proprio l'evoluzione naturale delle cose (rectius delle persone). Strane logiche illogiche. avv. Paolo Panucci Pavia Il Ponte sullo Stretto può aspettare ancora Si parla da tempo del Ponte sullo Stretto che, pare, sarà realizzato. Mi chiedo: se il nostro governo ha una cifra così ingente da spendere, perchè non pensa a realizzare quelle opere in Sicilia che parrebbero molto più importanti e urgenti? Mi riferisco alla realizzazione di una decente linea ferroviaria tra Messina e Palermo, alla realizzazione di un'autostrada che congiunga per intero gli stessi capoluoghi di provincia, alla ristrutturazione di ospedali e scuole che nella maggior parte dei casi sono fatiscenti e danno spesso luogo a casi di malasanità e, per ultimo, ma non per importanza, alla realizzazione di una rete idrica che consenta alla cittadinanza di quella splendida regione di avere un servizio adeguato in tutti i mesi dell'anno. Mi sembra che i nostri politici vivano fuori dal mondo e che non si rendano conto dei reali problemi del Paese. Lo scandaloso progetto sullo stretto di Messina penso che sia dovuto quasi esclusivamente al fatto di qualcuno che vuole legare un'opera faraonica al proprio nome in modo che ciò rimanga nella storia. Siro Zangrandi Pieve Porto Morone Pavia, sicurezza all'Asm e diritto alla salute In riferimento al recente articolo, in cronaca di Pavia, dal titolo «Il direttore generale di Asm condannato per un infortunio di lavoro», osservo che non era facile, in spazi ristretti, dare una completa visione dell'accaduto, del dibattimento processuale e delle posizioni degli imputati. Per motivi di spazio, dunque, una frase dell'articolo, riferendosi in particolare alla mancanza del documento di valutazione dei rischi - documento obbligatorio per legge - può ingenerare in un lettore superficiale la convinzione che Asm non abbia rispettato le procedure di sicurezza, e che ignori, o sottostimi, la fondamentale importanza del diritto alla salute sul posto di lavoro, sancita in primo luogo dalla Costituzione, oltre che dalle leggi in materia. Vorrei avere modo di precisare che non è così, e che, come riconosciuto nella stessa sentenza di mia condanna «la problematica relativa alla sicurezza è risultata comunque affrontata ad un buon livello». Asm ha in questi anni ridotto drasticamente gli infortuni sul lavoro. Il merito è innanzitutto dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che hanno saputo diffondere l'attenzione ai diversi temi della sicurezza del lavoro, definite dalle strutture preposte aziendali. Vorrei potere ringraziare pubblicamente tutti quelli che si impegnano, costantemente, al riguardo, segnalando che, come nel caso presente, eventuali lacune o omissioni attengono esclusivamente alla mia personale responsabilità. Marco Anselmetti direttore generale Asm Pavia SpA Il caso del pediatra che rinuncia a Dorno Mi permetto di fare presente alcuni aspetti relativi all'ambulatorio pediatrico di Dorno. Il bando per la mia assunzione di pediatra di libera scelta presso l'Asl di Pavia prevedeva, nel 2001, obbligatorietà di ambulatorio presso il Comune di Tromello e comprende a tutt'oggi nel proprio ambito territoriale, circa 14 Comuni e chissà quante frazioni. Non si capisce quindi tutta questa agitazione da parte del sindaco di Dorno visto che anche altri paesi grossi come Dorno ed anche di più, non hanno l'ambulatorio pediatrico. Se avessi dovuto aprire 14 ambulatori e quindi pagare 14 locazioni, avrei dovuto vendermi anche la casa per lavorare. Nessun pediatra convenzionato potrebbe vivere con 200 assistiti! Di conseguenza nessuna Asl potrebbe assumere un pediatra per paese! Il mio lavoro, come quello degli altri pediatri convenzionati della provincia, è regolato da una convenzione nazionale e da accordi separati regionali e provinciali che non ci permettono né ferie, né malattie e né tredicesime, perché trattasi di attività libero-professionale (come dire non dipendente né dall'Asl, né tanto meno dai sindaci dei paesi dove lavoriamo. Percepiamo uno stipendio in quota capitale e ciò significa che se in un mese visitiamo un bambino una volta o dieci, prendiamo sempre sette euro circa. Abbiamo il divieto di libera professione verso i nostri assistiti (e sfido chiunque a dire se mi sono mai pagato un euro da qualcuno), faccio tutte le visite domiciliari concordate con i genitori e qualche volta sono anche andato a comprare loro le medicine, qualche altra volta sono anche andato a prenderli a casa e, portati allo studio per degli esami particolari, li ho riaccompagnati al loro domicilio. Essendo una attività autonoma, abbiamo un prelievo fiscale calcolato a livello nazionale del 62% fra spese di produzione del reddito, Irpef, Irap, previdenza-assistenza. In ambiti territoriali come il mio è impossibile trovare sostituti e non si può mancare, non solo per ferie, ma neanche un giorno per malattia, ed allora sei costretto a lavorare con la polmonite (come mi è successo quest'anno) e se un sabato o una domenica devi controllare un bambino visto durante la settimana, devi lavorare anche quei giorni e questo se, come me, hai una coscienza professionale. Per questa e per tante altre ragioni le proteste dei cittadini e le promesse del sindaco di Dorno non trovano alcuna giustificazione, perché, faccio un esempio, se si permettesse l'apertura dell'ambulatorio di Dorno altri paesi, avrebbero diritto di lamentarsi. Concludo facendo presente che la mia presenza a Dorno in questi 8 anni è stata solo merito della Asl per i primi quattro anni, perché ha offerto alla cittadinanza gratuitamente l'ambulatorio e mio, per quegli anni e per i successivi quattro, che mi sono sobbarcato a non pochi sacrifici per mantenere questo status. dottor Gaspare Amagliani Tromello Sport e impianti, Pavia merita più investimenti Ho avuto l'opportunità, in qualità di presidente provinciale del Movimento sportivo popolare Italia, di partecipare alla tradizionale Festa dell'atleta organizzata dal Coni provinciale. Una manifestazione ben organizzata, partecipata nonostante la coincidenza con altri eventi sportivi, ma che soprattutto ha dimostrato la grande vitalità dello sport pavese. Ho ascoltato, anche con una certa sorpresa, il lungo elenco di risultati di ottimo livello che gli atleti pavesi hanno raggiunto, magari in sport cosiddetti minori, ma che certificano un serio ed appassionato lavoro svolto da dirigenti, tecnici ed atleti. Altro aspetto che mi ha colpito favorevolmente è stata la maturità con la quale gli atleti anche giovanissimi hanno risposto alle brevi interviste svolte sul palco: idee chiare, risposte sintetiche, naturalezza di comportamento. Un aspetto che mi ha invece deluso è sapere che il Comune di Pavia abbia deciso inopinatamente di non partecipare più a questa manifestazione con propri riconoscimenti: una posizione miope ed immotivata che mi auguro in futuro possa essere prontamente recuperata. Lo sport pavese sia di vertice sia di base, gode di ottima salute e merita un attenzione maggiore da parte delle istituzioni rispetto a quella finora riservata. Il Coni provinciale, pur con risorse limitate, sta facendo un apprezzabile e lungimirante lavoro sotto la guida del presidente Oscar Campari, ma occorre un salto di qualità negli investimenti da parte di Comuni, Province e Regione, soprattutto per quanto riguarda l'impiantistica sportiva. Lo meritano soprattutto i moltissimi dirigenti, tecnici, collaboratori che dedicano il proprio tempo in modo gratuito a favore dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, offrendo loro un importante opportunità di crescita personale, alla luce dei valori positivi dello sport. Francesco Adenti ex assessore allo sport Pavia I cani? L'alimentazione è sempre decisiva Chi ama veramente i cani, nel momento che ne porta a casa uno, diventa responsabile del suo benessere e della sua salute. Se avrà cura del suo animale, nella giusta maniera, il rischio di contrarre malattie sarà minimo. E' essenziale somministrargli una alimentazione equilibrata e corretta. Occorre dargli da mangiare, dopo averlo portato fuori, in modo che, dopo mangiato, si possa riposare. I cani di grossa taglia, se si agitano dopo il pasto, possono andare incontro alla torsione dello stomaco. Il cane adulto deve mangiare due volte al giorno, il cucciolo almeno tre volte e possibilmente alla stessa ora e nello stesso posto. Il cibo deve essere a temperatura ambiente (il cibo appena tolto dal frigorifero può procurargli vomito e problemi gastrici). Il cane deve sempre avere a disposizione acqua fresca e potabile e le ciotole sempre ben pulite. Nei negozi per animali si trovano formulazioni appropriate al tipo di vita che conduce e all'età (cuccioli, cani adulti, animali anziani, cani da lavoro, eccetera). Chi ama veramente il suo cane deve sapere che gli alimenti che sceglie per il suo primo anno di vita, sono decisivi per il suo sviluppo, la salute e la crescita in età adulta; il veterinario di fiducia lo soprà consigliare per il meglio. Egidio Picco Godiasco

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Gli artigiani delle unghie finte ora sono pronti a graffiare (sezione: Giustizia)

( da "Arena.it, L'" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Gli artigiani delle unghie finte ora sono pronti a graffiare SAN PIETRO IN CARIANO. Maurizio Mengato, presidente dell'Unione nazionale onicotecnici, lancia la sfida Si sono rivolti a Berlusconi per ottenere il riconoscimento della loro professionalità 04/04/2009 rss e-mail print Maurizio Mengato nel suo centro di ricostruzione unghie FOTO AMATO Gli onicotecnici sfoderano le unghie per vedersi riconosciuto il diritto alla professione. Parte da San Pietro in Cariano la crociata degli artigiani delle unghie artificiali, che anche la Regione Veneto oggi accomuna agli estetisti, per rivendicare dignità professionale a un settore che, altrimenti, rischia di andare a gonfiare ulteriormente il grande mercato del sommerso. Una battaglia che vede in prima fila Maurizio Mengato, presidente dell'Unione nazionale onicotecnici (Uno), con sede in via Roma, nel capoluogo carianese, e che nel frattempo si è rivolto anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, per un riconoscimento a livello nazionale. «Quello che sta accadendo in Veneto, ma anche in altre regioni italiane», sostiene Mengato, «impedisce a molti artigiani di lavorare e relega i più temerari ad attività fuori legge». Attualmente infatti, la professione è regolamentata dalle singole Regioni, con il risultato che gli onicotecnici veneti, sono ad esempio penalizzati rispetto ai colleghi laziali, che hanno la possibilità di accedere a un corso di 200 ore regionale ed esercitare la professione di onicotecnica artigiana, o degli emiliani, ai quali viene riconosciuta la possibilità di esercitare artigianalmente la professione di decorazione delle unghie. E quindi «più che ricalcare un'effettiva situazione professionale», sottolinea Mengato, «questa scelta mira a coprire il vuoto legislativo dello Stato. Ma il riconoscimento della professione deve essere necessariamente statale, come stabilito dalla Corte Costituzionale il 20 luglio del 2007». I decoratori, costruttori e applicatori di unghie artificiali ufficialmente riconosciuti in Italia oggi sono circa 600, ma una stima realistica li quantifica in 25 mila, per un giro d'affari presunto che oscilla intorno ai 900 milioni di euro. «La professione non prevede alcuna attività invasiva o chirurgica», spiega il presidente dell'Unione, «ma attualmente può essere svolta in quasi tutte le regioni italiane solo da persone con la qualifica di estetista, in base a una scelta che non ha un'apparente giustificazione. L'accesso ad attività più invasive, come quella dei tatuatori o dei parrucchieri, non è invece subordinato al conseguimento del corso triennale di estetista. A noi non interessa fare massaggi corpo o trattamenti viso. Ci serve invece conoscere la fisiologia dell'unghia, la cosmetologia specifica e la tecnica di trattamento delle unghie». Molti onicotecnici per esercitare la professione, oggi preferiscono quindi avvalersi di un estetista prestanome. «Altri invece», commenta Mengato, «lavorano nascosti in casa o nei garage e comunque in nero». L'Unione nazionale onicotecnici è un sindacato che non mira solamente a ottenere il riconoscimento della professione di onicotecnico. «Come conseguenza», conclude il presidente dell'Unione, «perseguiamo anche la tutela del consumatore che, per la decorazione o l'applicazione delle proprie unghie, potrà rivolgersi ad operatori professionali, seri e competenti». Al Senato della Repubblica giace il disegno legge numero 911 del 16 luglio 2008 per il riconoscimento a livello nazionale della figura professionale di onicotecnico, ancora fermo in commissione. Gianfranco Riolfi Gianfranco Riolfi

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Legge 40, Schifani contro Fini (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Provincia Pavese, La) (Trentino) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di Modena,La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Reggio)

Argomenti: Giustizia

Legge 40, Schifani contro Fini Il presidente del Senato difende le norme bocciate dalla Consulta D'Alema: ora tocca al Parlamento. Dissensi tra cattolici del Pd Emma Bonino. Subito una mobilitazione sui temi della laicità Mons. Fisichella. Questa non è una legge cattolica GABRIELE RIZZARDI ROMA. Scontro frontale tra Fini e Schifani sulla fecondazione assistita, bocciata in parte dalla Consulta. Dopo l'affondo laico del presidente della Camera, secondo il quale la sentenza della Corte costituzionale «rende giustizia alle donne», il presidente del Senato prende le distanze da Fini. «Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi, è una buona legge» spiega Schifani, che non cita il presidente della Camera ma contesta l'idea che ci possa essere uno «stato etico» e ricorda che nell'approvazione della legge 40 si andò oltre la maggioranza e che su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita. «Personalmente, non riscontro né nella legge 40 né nella legge sul testamento biologico la presenza di una eticità nella vita parlamentare» taglia corto il presidente del Senato, che adesso teme un «rallentamento» alla Camera della legge sul biotestamento. Ma ad arroventare il clima non è solo il braccio di ferro tra Fini e Schifani. Le polemiche si alzano di tono e a scontrarsi sono i cattolici e i laici dei due poli. Il più determinato è Lorenzo Cesa. Dopo aver ribadito che il presidente della Camera «non può essere il paladino di battaglie di parte», il segretario dell'Udc chiede a Fini di dimettersi: «Non voglio alimentare sterili polemiche ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Fini si deve dimettere? Passa mezz'ora e dalla presidenza della Camera arriva una lunga nota che liquida la questione in modo netto. «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione, comprenderebbe che il dovreroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza» conclude Fini «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Le polemiche, insomma, non si placano. Massimo D'Alema apprezza le parole di Fini («Fa bene a difendere la laicità dello Stato»), ricorda che 10 mila coppie italiane che chiedevano di avvalersi della fecondazione assistita «sono dovute andare all'estero» e chiede consistenti modifiche: «Ora il Parlamento deve mettere mano alla legge 40 per correggerla, in modo che sia più utile e rispondente ai principi costituzionali». A pretendere che le leggi rispettino la Costituzione è anche Anna Finocchiaro mentre Silvana Mura (Idv) accusa l'Udc di essersi appiattita su una «deriva confessionale» e la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, propone una «grande mobilitazione popolare sui temi della libertà e della laicità» con manifestazioni come quelle di piazza San Giovanni o del Circo Massimo. Nel centrodestra ma anche nella componete cattolica del Pd, a cominciare da Paola Binetti che ieri ha scritto una lettera a Fini per ricordargli che 10 anni fa sosteneva «tesi opposte», si insiste invece nel ripetere che la bocciatura della Consulta non tocca le «linee guida» della legge 40. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, risponde a D'Alema che «non saranno necessarie» modifiche in Parlamento perché l'impianto della legge «è solidamente confermato» mentre monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, assicura che la legge 40 «non è una legge cattolica ma è una legge che difende la salute della donna».

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PRIMA LA DONNA (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Provincia Pavese, La) (Trentino) (Alto Adige) (Corriere delle Alpi) (Gazzetta di Modena,La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Reggio)

Argomenti: Giustizia

PRIMA LA DONNA Prima di tutto c'è la tutela della salute della donna: e il limite dei tre embrioni non aveva niente di scientifico. Lo sostiene il presidente dell'Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Giovanni Monni. «La Corte Costituzionale, con questa sentenza, non fa altro che dare ragione a quanto sostenuto da sempre dalle Comunità scientifiche nazionali e internazionali, dalle associazioni dei pazienti e soprattutto dal buonsenso». La Corte, insomma, «ha ancora una volta affermato che prima viene la salute della donna e poi quella dell'ovocita fecondato».

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Mirabelli: la Corte Costituzionale non si sostituisca al legislatore (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 04-04-2009 L'OPINIONE Mirabelli: la Corte Costituzionale non si sostituisca al legislatore DA ROMA L a «funzione principale» della Corte Costituzionale è quella di «garantire il rispetto della Costituzione». E questo va da sé. Non è certo quella di sostituirsi al legislatore. Il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli lo spiega in un'intervista rilasciata ieri al quotidiano romano Il Messaggero per chiarire la portata della sentenza che ha eliminato per difetto di costituzionalità alcune parti della legge 40. I giudici della Corte devono «arrestarsi laddove invece c'è un esercizio di discrezionalità politica del legislatore». Per questo motivo anche quando «esistono più soluzioni possibili per modificare una norma sottoposta al suo giudizio, non può essere la Corte a scegliere quella che ritiene la più opportuna, ma deve lasciare la scelta al legislatore». Insomma non può fare la parte di quella che molti osservatori qualificano come magistratura creativa e il Parlamento può intervenire come e se lo vuole. Oltre a ciò le sentenze della massima istanza di conformità delle leggi alla Carta fondativa della Repubblica non sono sacre. Le si può criticare, ma questo non significa ipso facto delegittimarla. Anzi. «Se venissero introdotte limitazioni delle funzioni della Corte risponde il giurista a una domanda su possibili rimodulazioni del ruolo della Consulta , alla fine ne uscirebbero indebolite le garanzie costituzionali e questo non sarebbe un bene. Tuttavia occorre una valutazione sempre attenta e sempre critica delle decisioni della Corte e delle motivazioni che la Corte adduce per spiegare il percorso logico che deve seguire per arrivare ai suoi giudizi». Infine il costituzionalista ritiene che il principio di discrezionalità del Parlamento, sancito proprio dalla legge fondamentale dello Stato, vada «praticato» più che «rafforzato». Per il giurista i magistrati «devono arrestarsi laddove c'è discrezionalità politica»

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Abu Omar: il sequestro non un fatto eversivo La Consulta ha accolto i ricorsi del governo (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 04-04-2009 Abu Omar: il sequestro non un fatto eversivo La Consulta ha accolto i ricorsi del governo ROMA. La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illecità» delle cosiddette "extraordinary renditions" (i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi segreti internazionali al di fuori di procedure legali) perché contrarie alle tradizioni costituzionali e ai principi di diritto degli Stati membri dell'Unione europea ed integranti specifici reati. «Tuttavia, neppure da tali risoluzioni può trarsi la conclusione della riconducibilità» del sequestro dell'ex imam Abu Omar, avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003, «ad un fatto "eversivo dell'ordine costituzionale", come ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Milano». È questo uno dei passaggi centrali delle motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano e il giudice Oscar Magi per aver violato il segreto di Stato (seppure limitatamente ad alcune fonti di prova) nell'ambito del procedimento a carico, tra gli altri, dell'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e di 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar. La Consulta - in uno dei passaggi della sentenza di 59 pagine scritta dal giudice Alfonso Quaranta - sottolinea che, in relazione alla vicenda Abu Omar, «il segreto di Stato non è stato apposto sul reato di sequestro di persona, bensì soltanto sulle fonti di prova attinenti a rapporti tra servizi italiani e stranieri». E comunque «decisiva è la circostanza costituita dall'impossibilità di ravvisare, nel reato in questione, il contenuto fondamentale del fatto eversivo dell'ordine costituzionale». Secondo i giudici non fu violato il segreto di Stato

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(sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 04-04-2009 «Così si va contro il sentimento degli italiani» DA ROMA GIOVANNI RUGGIERO P er il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, la sentenza della Corte Costituzionale su un aspetto della legge 40 è un ulteriore tentativo di espropriare il Parlamento della sua sovranità. Ritiene che la sentenza abbia minato la legge? La legge resta in piedi, ma bisogna lavorare per rimediare ai guasti provocati dalla sentenza che non vanno sottovalutati. Sono gravi. Ma, al di là di questo, preoccupa lo spirito che emerge dalla sentenza: si legge la Costituzione sullo sfondo di una cultura che non è quella del Costituente. Il presidente della Camera ha difeso questa sentenza... Ciascuno può essere a favore o contro, ma mi sarei aspettato che Fini, per il ruolo che ha, difendesse l'autorità di un Parlamento che ha votato una legge e la sua sovranità anche nel cambiare una norma, se è voluto dalla maggioranza parla- mentare e non dai magistrati. La questione adesso è simbolica: la sentenza dice che la Corte è andata contro il sentimento della popolazione italiana espresso con il referendum. La Corte può così adeguare la Costituzione al senso della storia che conterebbe più della volontà del popolo sovrano espresso dalla legge e della lettera della Costituzione. Con quali effetti? Significa, ad esempio, che il diritto all'aborto diventa 'il diritto', primario e fondamentale, tanto che davanti ad esso il diritto alla vita impallidisce. Il diritto all'autodeterminazione diventa il diritto a disporre della vita dell'altro. Capisco che psicologicamente tutti noi ci identifichiamo più con la donna che ha la tentazione di abortire che con il feto, perché siamo grandi e possiamo trovarci noi stessi a voler fare un aborto, mentre è impossibile che possiamo considerarci noi ad essere abortiti. Ma questo è un dato psicologico che non può diventare una linea guida nella lettura della Costituzione. Quando si è fatta la Costituzione, l'aborto era considerato un reato, è indubbio che i padri Costituenti non pensavano in nessun modo che il reato di aborto contraddicesse i principi della Carta costituzionale. C'è però stata la legge sull'aborto... Non dirò che la depenalizzazione dell'aborto sia anticostituzionale, perché non si può ritenere incostituzionale tutto quello che non ci piace, ma adesso rischiamo che l'aborto diventi un principio costituzionale irrinunciabile, invece il diritto alla vita diventa un qualche cosa che non ha protezione costituzionale. Cosa dovrebbe fare il Parlamento? Ci deve dire qual è l'equilibrio dei valori costituzionali più adeguato al momento presente. È possibile fare anche leggi molto diverse, ma l'equilibrio lo definisce il Parlamento e non la Corte Costituzionale. Questa sentenza viene dopo altri pronunciamenti della stessa Corte che sono stati francamente sorprendenti: l'ultimo è quello sul caso Englaro, quando ha respinto il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera dei deputati. Con simili sentenze si offre la possibilità ai magistrati di fare diritto? Questa è la preoccupazione. La cultura che si va affermando è lesiva delle prerogative del Parlamento e del popolo sovrano. I convincimenti privati, anche ideologici, dei giudici o di una parte dei giudici, prevalgono sulla volontà popolare espressa dalla legge e dal Parlamento. Si sta delineando una giurisprudenza costante della Corte Costituzionale, che assume come punto di riferimento non la cultura dei Costituenti, ma una cultura libertaria e radicale tale da far sentire i cattolici come cittadini di secondo categoria. Non è una semplice difesa dei cattolici. Quando parliamo di cultura laica c'è un grande equivoco. C'è una cultura laica di Kant, di Bobbio e di Croce, che è cultura dei diritti e dei doveri, una cultura che riconosce i valori. Poi c'è un'altra cultura laica, quella del nichilismo gaio per la quale ci sono diritti e niente doveri e, dunque, se non ci sono doveri il più debole non è mai tutelato. Buttiglione: la popolazione si è espressa col referendum, ora preoccupa lo spirito con cui la Consulta guarda alla Costituzione. C'è il rischio che i giudici pesino sempre più Rocco Buttiglione

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Schifani: (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 04-04-2009 LA DIFESA DELLA VITA Una parte del Pd chiede che sulla fecondazione assistita la parola torni al Parlamento Cesa (Udc) boccia le «battaglie ideologiche» di Fini.Altre repliche al presidente della Camera Schifani: «La legge 40? Coscienza, non dogmi» «Stato laico non significa rinunciare alle proprie responsabilità» Sacconi: nuove linee guida se la Consulta lo renderà necessario DA ROMA ROBERTO I. ZANINI T iene banco, nella polemica politica, la sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione assistita. Una polemica che dopo le dichiarazioni di Fini sulla necessità che lo Stato rimanga laico, ieri ha coinvolto anche il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, così come il sottosegretario Eugenia Roccella, hanno stigmatizzato un certo tipo di strumentalizzazione di parte secondo cui la sentenza della Consulta metterebbe in crisi l'impianto normativo e le linee guida annunciate dal ministero sarebbero un modo per modificare ulteriormente la legge. Affermazioni ribadite ieri da Massimo D'Alema e dal capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. A questo riguardo Sacconi sottolinea che la presa di posizione della Consulta non ha affatto inciso sull'impianto della legge 40, che «resta una buona legge e non credo ci sia necessità di cambiarla perché l'impianto generale resta solidamente confermato ». Con una nota polemica Roccella risponde a chi invece accusa il governo di voler apportare modifiche attraverso le linee guida: «L'allarme tutto politico suscitato dall'annuncio di nuove linee guida fa sorridere e rende esplicita la strumentalità del grido di vittoria con cui l'opposizione ha accolto la sentenza della Consulta. Le linee guida sono uno strumento di applicazione della legge non per interpretazioni 'creative'». Strumento reso comunque necessario «da una direttiva europea del 2007 che introduce nuovi standard di sicurezza ». Roccella ha espresso la volontà di «costruire un sistema di rilevazione e di comunicazione dati trasparente, che possa offrire maggiori dettagli alle coppie, soprattutto alle donne, riguardo la qualità dei centri e le buone pratiche, per garantire un'effettiva libertà di scelta ed evitare che informazioni parziali o distorte inducano a sottoporsi inutilmente a pratiche rischiose, invasive, inefficaci e costose ». La polemica politica, dicevamo, è stata alimentata dalle risposte alle dichiarazioni nelle quali Fini ha espresso il suo giudizio favorevole alla sentenza della Consulta. Ebbene, secondo il presidente del Senato Schifani la legge 40 «è una buona legge», nata da un lungo dibattito parlamentare che ha prodotto un testo votato anche da una parte delle opposizioni. Lo stesso limite dei tre embrioni «ha costituito oggetto di un dibattito più clinico-scientifico che dogmatico». Insomma, a chi in questi casi si rifà alla laicità dello Stato, il presidente del Senato replica che «Stato laico non significa rinunciare alle proprie responsabilità». E poi, con testi come la legge 40, scaturiti da una molteplicità di voti segreti «sono le coscienze che decidono, non i dogmi». Ancor più esplicita la posizione del segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, per il quale il presidente della Camera non può essere paladino di battaglie di parte: «Credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi della terza carica dello Stato». Immediata le replica di Fini attraverso una nota ufficiale della Presidenza della Camera, secondo la quale «non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce della Corte Costituzionale». Dal Pd, intanto, Massimo D'Alema rimarcava che la Consulta ha posto la necessità di modificare la legge «perché alcuni suoi principi sono contrari alla Costituzione oltre che al buon senso». Se il Parlamento deciderà di rimetterci mano, Anna Finocchiaro si è augurata di non dover assistere a nuovi «furori ideologici». Roccella annuncia la messa in rete dei centri di procreazione assistita: vogliamo più trasparenza e più buone pratiche

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ABU OMAR: CICCHITTO, CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

(ASCA) - Roma, 4 apr - ''La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar e' molto significativa perche' riconosce la validita' dell'apposizione del segreto di stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi. Essa rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo Pubblico Ministero di Milano. Essa mette anche in evidenza che c'e' stato un inquietante tentativo di destabilizzazione dei nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha provocato gravissimi danni''. Ad affermarlo e' Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. ''A cio' aggiungiamo -prosegue Cicchitto- che in tutt'altra vicenda e' emerso che il generale Pollari, per ben due anni, e' stato illegalmente sottoposto a controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto di chi lavorava, visto che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria. Abbiamo, cosi', la percezione di quali operazioni destabilizzanti si sono svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla Calabria, con implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta ancora luce''.

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Abu Omar/ Cicchitto: Consulta riconosce validità segreto di... (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 4 apr. (Apcom) - La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar "è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione del segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi". Lo sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo il quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo pubblico ministero di Milano". La sentenza della Corte, osserva ancora Cicchitto, "mette anche in evidenza che c'è stato un inquietante tentativo di destabilizzazione dei nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha provocato gravissimi danni". "A ciò aggiungiamo - prosegue - che in tutt'altra vicenda è emerso che il generale Pollari, per ben due anni, è stato illegalmente sottoposto a controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto di chi lavorava, visto che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria. Abbiamo, così, la percezione di quali operazioni destabilizzanti si sono svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla Calabria, con implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta ancora luce".

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ABU OMAR: CICCHITTO, CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO STATO. (sezione: Giustizia)

( da "Asca" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ABU OMAR: CICCHITTO, CONSULTA RICONOSCE VALIDITA' SEGRETO STATO (ASCA) - Roma, 4 apr - ''La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar e' molto significativa perche' riconosce la validita' dell'apposizione del segreto di stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi. Essa rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo Pubblico Ministero di Milano. Essa mette anche in evidenza che c'e' stato un inquietante tentativo di destabilizzazione dei nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha provocato gravissimi danni''. Ad affermarlo e' Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. ''A cio' aggiungiamo -prosegue Cicchitto- che in tutt'altra vicenda e' emerso che il generale Pollari, per ben due anni, e' stato illegalmente sottoposto a controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto di chi lavorava, visto che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria. Abbiamo, cosi', la percezione di quali operazioni destabilizzanti si sono svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla Calabria, con implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta ancora luce''. min/sam/ss

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ABU OMAR/ GASPARRI: CONSULTA RIAFFERMA IMPORTANZA SICUREZZA PAESE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Abu Omar/ Gasparri: Consulta riafferma importanza sicurezza Paese di Apcom "Scelte pm dettate più da protagonismo che da giustizia" -->Roma, 4 apr. (Apcom) - "Le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar riaffermano il principio della inviolabilità del segreto di Stato per garantire la sicurezza dello Stato stesso". Lo afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. "E' risultato quindi - continua Gasparri - che l'atteggiamento assunto da alcuni pm milanesi sia forse stato più dettato da un protagonismo personale che non dalla necessità di giustizia. Si é così corso il grave rischio di veder destabilizzati del tutto i nostri servizi di informazione e di sicurezza". "Resta da augurarsi che dopo il pronunciamento della Consulta non abbiano più a verificarsi episodi di violazione del segreto di Stato - conclude Gasparri - e che la magistratura intervenga a sostegno non certo ad intralcio del lavoro svolto dai nostri servizi nella incessante lotta al terrorismo fondamentalista e non solo".

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ABU OMAR/ CICCHITTO: CONSULTA RICONOSCE VALIDITÀ SEGRETO DI STATO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Abu Omar/ Cicchitto: Consulta riconosce validità segreto di Stato di Apcom Sentenza significativa, punto fermo per protagonismo pm Milano -->Roma, 4 apr. (Apcom) - La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar "è molto significativa perché riconosce la validità dell'apposizione del segreto di Stato da parte del governo Prodi e del governo Berlusconi". Lo sottolinea il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, secondo il quale la pronuncia dei giudici della Consulta "rappresenta un punto fermo anche rispetto al ben noto protagonismo tutto politico di un certo pubblico ministero di Milano". La sentenza della Corte, osserva ancora Cicchitto, "mette anche in evidenza che c'è stato un inquietante tentativo di destabilizzazione dei nostri servizi d'informazione e di sicurezza, che ha provocato gravissimi danni". "A ciò aggiungiamo - prosegue - che in tutt'altra vicenda è emerso che il generale Pollari, per ben due anni, è stato illegalmente sottoposto a controlli da Genchi, che non si sa a nome e per conto di chi lavorava, visto che l'allora capo del Sismi non era coinvolto in alcuna vicenda giudiziaria. Abbiamo, così, la percezione di quali operazioni destabilizzanti si sono svolte da un capo all'altro del Paese, da Milano alla Calabria, con implicazioni gravissime. Su larga parte di esse deve essere fatta ancora luce".

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Procreazione, Schifani frena Fini (sezione: Giustizia)

( da "Corriere Adriatico" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il presidente del Senato: "La legge è buona e di libertà" Procreazione, Schifani frena Fini Roma La seconda e la terza carica dello Stato tornano a dividersi sui temi etici. Una settimana fa accadde al congresso del Pdl per la proposta di legge sul testamento biologico. Ora il dissenso va in scena sulla legge per la fecondazione assistita dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini, la pronuncia della Consulta "rende finalmente giustizia alle donne", mentre per il numero uno di Palazzo Madama Renato Schifani, la legge 40 è e resta "una buona legge". Il nuovo botta e risposta tra Schifani e Fini, in realtà non è proprio diretto. Anche se ugualmente dirompente per le reazioni che scatena. Il presidente del Senato, infatti, il suo collega di Montecitorio non lo nomina mai ma, rispondendo ad una domanda dei cronisti durante la sua visita in Afghanistan, a proposito del commento di Fini sulla sentenza della Consulta, non esita a dire che la legge 40 "è una buona legge" se non altro perchè ha affrontato "tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi". E maggioranza ed opposizione anche questa volta si divide nella nuova "querelle".

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CLAUDIO SARDO ROMA. RENATO SCHIFANI RAPPRESENTA LA LINEA PREVALENTE DEL PDL, MA GIANFRANCO FINI N... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento))

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CLAUDIO SARDO Roma. Renato Schifani rappresenta la linea prevalente del Pdl, ma Gianfranco Fini non ha intenzione di fermarsi alle parole pronunciate in congresso. «Farò altre provocazioni» ha annunciato l'altra sera alla cena organizzata da "Farefuturo", la sua fondazione culturale. Da presidente della Camera non potrà certo presentare emendamenti al ddl Calabrò sul testamento biologico, però i suoi fedelissimi, quelli che, appunto, gravitano attorno a Farefuturo, hanno cominciato a lavorare a proposte di modifica tutt'altro che marginali. Il perno di questo gruppo di lavoro è Silvano Moffa. E l'ambizione è proporre una "terza via", sulla linea indicata in Senato dal dissidente Renato Pera: via la norma che rende obbligatorie idratazione e nutrizione senza eccezione alcuna (definita da «Stato etico» da parte di Fini), al suo posto una norma che da un lato impedisca l'intervento della magistratura, dall'altro affidi alla famiglia e al medico le scelte più drammatiche sulla vita e la morte di un paziente in stato di incoscienza. I tempi di Montecitorio non si annunciano brevissimi. La commissione Sanità non comincerà l'esame della legge prima di fine aprile. E prevedibilmente le norme sul biotestamento arriveranno in aula solo dopo le Europee. Nel Pd molti chiedono una pausa ancora più lunga dopo la sentenza della Consulta sulla legge 40 e Fini ha comunque invitato ad una «riflessione approfondita». Tutto ciò però non fa che alimentare la tensione nella maggioranza del Pdl, favorevole al ddl Calabrò. I suoi timori sono quelli espressi dalla Cei: la legge va fatta subito per evitare nuovi casi Englaro. E i vertici del nuovo partito, insieme al governo, non escludono di riattivare il ddl «salva Eluana» qualora il testo Calabrò dovesse impantanarsi alla Camera: sarebbe una legge molto più limitata, ma avrebbe comunque l'effetto di tamponare la sentenza della Cassazione. Al momento la carta di riserva è tenuta in un cassetto in Senato. E il Pdl si prepara al confronto a Montecitorio mettendo in conto qualche modifica. Un'apertura è già venuta da Gaetano Quagliariello, fin qui uno dei registi del ddl Calabrò: la validità della dat (il testamento biologico) può essere estesa dagli stati vegetativi a tutte le persone incapaci di intendere e di volere. Tuttavia è sull'obbligo di idratazione e nutrizione che si giocano il destino della legge e le alleanze parlamentari. Sul punto Quagliariello e Calabrò, come anche il ministro Sacconi e la sottosegretaria Roccella, restano fermi. Sandro Bondi invece sta lanciando segnali di dialogo ai cattolici del Pd, rutelliani e popolari: l'obbligo di idratazione e nutrizione può prevedere un'eccezione e in casi prossimi alla fine della vita la scelta sui trattamenti può essere affidata al medico, alla famiglia e al fiduciario. Ecco, è su questa base che Bondi spera di recuperare quell'alleanza trasversale che si formò attorno alla legge 40. Peraltro la stessa sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40 proietta la sua ombra sul ddl Calabrò. La linea della Corte è quella del contemperamento dei diritti: se la legge sul testamento biologico dovesse comprimere oltre una certa misura il diritto alla libertà di cura, andrebbe più facilmente incontro ad una censura. Insomma, qualche apertura sarà necessaria alla Camera e il Pdl dovrà decidere se cercare il consenso di almeno un pezzo del Pd. Le intenzioni di Fini invece sono diverse. Gli emendamenti del suo think thank potrebbero puntare ad un consenso più ampio, persino dell'intera opposizione. Sarebbe uno scenario nuovo per una legge su temi eticamente sensibili. Ma il Pdl, oggi in sintonia con la Cei, non sembra avere questa intenzione.

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MARIA PAOLA MILANESIO ROMA. È IN VISITA A HERAT, AL CONTINGENTE MILITARE ITALIANO DI STANZA ... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009)
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MARIA PAOLA MILANESIO Roma. È in visita a Herat, al contingente militare italiano di stanza in Afghanistan, ma bastano pochi scambi di battute con i giornalisti per riportarlo alle contese romane. «La legge sulla fecondazione assistita è una buona legge. I parlamentari hanno votato secondo coscienza e non sulla base di dogmi», dice il presidente del Senato Renato Schifani. Nessun riferimento esplicito a Gianfranco Fini, che solo il giorno prima aveva salutato con favore la parziale bocciatura da parte della Consulta della legge 40, definendola frutto anche di «dogmi di tipo etico-religioso». Un giudizio che fin da subito era stato stigmatizzato severamente dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini e che ieri è stato al centro anche dell'assemblea nazionale del partito. Dal palco dell'Auditorium della Conciliazione a Roma il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa arriva a chiedere le dimissioni del presidente della Camera: «Non può essere il paladino di battaglie di parte. Credo che sarebbe ancora più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Replica secca da Montecitorio, con annesso un richiamo alla Costituzione laddove definisce le competenze della Consulta. Poi la conclusione: «Non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte». Proprio a Montecitorio, però, a scendere in campo a difesa della legge è il cappellano monsignor Rino Fisichella. Nessun accenno al presidente Fini, ma non è certo casuale che il prelato definisca «la legge 40 non una legge cattolica» e ne sottolinei l'obiettivo di tutela da ogni «sperimentazione selvaggia». Ma a dividere laici e cattolici, dopo il no della Consulta al limite massimo di tre embrioni da impiantare, è la possibilità che il Parlamento torni a discutere di fecondazione assistita. Un passaggio inevitabile per Massimo D'Alema e il Pd, un passaggio non necessario per il governo che ritiene di intervenire con nuove linee guida. «Ora le Camere devono mettere mano a una legge, che conteneva alcuni principi contrari alla Costituzione oltreché al buonsenso», dice D'Alema che, nel dare il suo pieno appoggio a Fini, ricorda come in questi anni 10mila coppie siano state costrette a rivolgersi a strutture estere nella sperenza di avere un figlio. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi non la pensa così («Non credo che si ponga la necessità di un passaggio parlamentare»), tanto che il suo dicastero - così annuncia il sottosegretario Eugenia Roccella - avrebbe già allo studio l'ipotesi di istituire un Osservatorio sulla procreazione assistita, utile a fornire maggiori dettagli alle donne sui centri e sulle pratiche eseguite. Il centrosinistra, con Anna Finocchiaro in testa, insiste perché la parola passi al Parlamento e si discuta «senza furori ideologici». La radicale Emma Bonino, eletta nelle file del Pd, propone una manifestazione di piazza sui temi della libertà. Dal Pdl, però, ancora parole aspre contro la Corte costituzionale che, così Maurizio Lupi, «non può diventare un braccio armato per condurre battaglie ideologiche». Ma a chiedere alla Corte costituzionale di pronunciarsi ancora sulla legge sono molte coppie che, attraverso i loro legali, hanno fatto sapere di avere intenzione di sottoporre ai giudici parti della legge non esaminate dalla Consulta. Se così fosse i 15 giudici costituzionali dovranno tornare sull'argomento.

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LA REGIONE CAMPANIA PREPARA LA CARTA DEI DIRITTI PER GLI IMMIGRATI, SIA REGOLARI CHE CLANDESTINI. LA... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 04-04-2009)
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La Regione Campania prepara la carta dei diritti per gli immigrati, sia regolari che clandestini. La delibera, approvata ieri in giunta su proposta del governatore e dell'assessore Alfonsina De Felice, punta a «fornire la più ampia informazione in ordine ai contenuti della vigente disciplina del diritto delle persone che non hanno la cittadinanza italiana ad accedere alle strutture e ai servizi che erogano prestazioni assistenziali sul territorio». Tra gli obiettivi del provvedimento anche quello di predisporre e realizzare un adeguato piano di informazione e divulgazione della stessa carta per preparare al meglio le strutture sanitarie e il relativo personale. In questo modo Palazzo Santa Lucia punta a evitare che si ripetano casi come quello di Kante Kadiatou, la venticinquenne ivoriana senza permesso di soggiorno che ha partorito al Fatebenefratelli ed è rimasta coinvolta in una bufera mediatica. E ancora la giunta ha dato mandato di diffondere informazioni precise ad Asl e aziende ospedaliere circa la disciplina attualmente in vigore, precisando in particolare che l'obbligo di segnalare alle autorità la presenza di immigrati irregolari nelle strutture è al momento solo una proposta all'esame del Parlamento. E comunque, in caso di approvazione del disegno di legge sulla sicurezza, la giunta si riserva la possibilità di presentare un ricorso alla Corte costituzionale o di indire un referendum. «La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di stranieri irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - hanno spiegato Bassolino e la De Felice - Lavoriamo, quindi, per fare in modo che gli operatori sociosanitari siano adeguatamente informati sulle procedure da seguire e che i cittadini migranti siano sempre più consapevoli dei loro diritti». ger.aus.

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ROMA. LA CORTE COSTITUZIONALE CONVIENE CON LE RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLA &... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 04-04-2009)
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Argomenti: Giustizia

Roma. La Corte Costituzionale «conviene con le risoluzioni del Parlamento europeo» sulla «illecità» delle cosiddette "extraordinary renditions" (i sequestri di sospetti terroristi ad opera di servizi segreti internazionali al di fuori di procedure legali. È uno dei passaggi centrali delle motivazioni, depositate ieri, della sentenza con cui la Consulta ha accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano per aver violato il segreto di Stato nell'ambito del procedimento a carico, tra gli altri, dell'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e di 26 agenti Cia per il sequestro di Abu Omar. L'autorità giudiziaria, «seppure libera di indagare, accertare e giudicare» sul reato di sequestro dell'ex imam di Milano Abu Omar «non essendo lo stesso coperto da segreto di Stato», non poteva «avvalersi di quelle fonti di prova che, sebbene connesse al sequestro di persona», riguardano i «rapporti fra servizi italiani e stranieri».

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L'ex assessore Sommavilla: Da cancellare gli appalti non obbligatori, serve un anno di commissario (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

L'ex assessore Sommavilla: «Da cancellare gli appalti non obbligatori, serve un anno di commissario» Sabato 4 Aprile 2009, «Allibito dalle dichiarazioni dell'assessore Tiziana Martire». Così commenta l'ex assessore del centrosinistra Attilio Sommavilla le dichiarazioni dell'attuale referente di centrodestra. «Parla delle opere pregresse, ma dov'era due anni fa? Lo scorso luglio - ricorda Sommavilla - il governo fece un decreto che imponeva di bloccare tutti gli appalti nuovi e lasciava sforare il patto senza sanzioni per le opere pregresse. Quindi, si potevano tranquillamente pagare i lavori del ponte degli Alpini e della strada della Veneggia. Ma questo non è stato fatto». Sommavilla spiega che anche le nuove modifiche del governo, che il Comune sta attendendo, non si discosteranno troppo da quelle dello scorso luglio. «Quindi, nel bilancio di previsione 2009, l'assessore avrebbe dovuto bloccare i nuovi appalti e cercare di pagare soltanto il pregresso. Ma così non è stato fatto - argomenta Sommavilla - infatti nel documento ci sono nuovi contratti di appalto per 2 milioni di euro nei primi mesi dell'anno. E, dunque, ci si attende uno sforamento del patto di stabilità anche nel 2010. E' chiaro - accusa l'ex assessore - che questo assessore e questo sindaco non sanno quello che stanno facendo, presentando un nuovo bilancio che porterà il capoluogo al baratro. Altro che ripulire il pregresso - dice Sommavilla - qui gli errori continuano». Mettendola sulla politica, l'ex assessore spiega che la giunta sta ingannando anche la sua maggioranza. «Ma sanno che il bilancio che dovranno votare in Consiglio ha ricevuto il parere di illegittimità da parte del segretario generale? E che numerose sentenze della Corte costituzionale prevedono responsabilità per danni erariali anche dei consiglieri che votano a favore di bilanci del genere?». Insomma, secondo Sommavilla, questo bilancio andrebbe rivisto eliminando gli appalti non obbligatori. «L'unica soluzione - conclude - è un anno di commissario governativo che ponga fine alla schizofrenia di questa amministrazione. Una soluzione per limitare le spese in base alla legge vigente, senza sperare in modifiche del patto di stabilità». M.D.

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Fecondazione artificiale, nasce un altro conflitto (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione artificiale, nasce un altro conflitto Il presidente del Senato: «È una buona legge». La replica di Fini: «Valutazioni legittime, nessuno scandalo» Sabato 4 Aprile 2009, Roma NOSTRA REDAZIONE La presidenza della Camera ha tutto il diritto di esprimere le sue valutazioni, anche sulle sentenze della Corte costituzionale: criticato a mezza bocca da alcuni settori del Pdl, esplicitamente attaccato dall'Udc, contestato perfino dal presidente del Senato, Gianfranco Fini affida la sua reazione ad una breve nota ufficiale. L'altolà è indirizzato al segretario dell'Udc, Cesa, ma evidentemente vale per tutti: «Se l'onorevole Cesa rileggesse l'articolo 134 della Costituzione - si legge nella nota del presidente della Camera - comprenderebbe che il doveroso rispetto del Parlamento non impedisce ad un supremo organo costituzionale, qual è la Consulta, di valutare la legittimità delle leggi. Di conseguenza, non può destare scandalo esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale». Nei fatti, a criticare Fini - che aveva giudicato basata su dogmi etici la legge 40 sulla procreazione assistita, spiegando così la bocciatura da parte della Corte costituzionale - erano stati in molti. Significativa la contestazione del presidente del Senato: per Schifani, infatti, Fini sbaglia a parlare di «dogmi» in riferimento alla legge 40, che è una «buona» appunto perché ha «affrontato tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla base di dogmi». E inoltre, continua Schifani, «nella legge 40 si andò oltre la maggioranza e su quel testo confluirono i voti di Rutelli e della Margherita». Il presidente del Senato conclude: «Stato laico non significa rinunciare alle proprie responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti legislativi da colmare». Più duro e diretto era stato, ieri mattina, l'attacco di Cesa: «Il presidente della Camera non può essere il paladino di battaglie di parte», affermava il segretario dell'Udc. Poi, Cesa affondava il colpo: «Lo Stato etico è a difesa di uno Stato laico che per noi rischia di essere laicista. Non voglio alimentare sterili polemiche, ma personalmente credo che Fini sarebbe ancor più libero di condurre le sue battaglie ideologiche se si spogliasse dei panni così impegnativi di terza carica dello Stato». Insomma, per l'Udc, se proprio vuol dire certe cose, Fini dovrebbe prima dimettersi dalla presidenza della Camera. Con maggiore diplomazia, Lupi (Pdl) si limitava ad approvare calorosamente le tesi di Schifani: «Errare è umano, ma perseverare è diabolico e bene ha fatto il presidente del Senato a ribadire che la legge 40 è un buon testo, e non il frutto del dogmatismo religioso». Un modo per dare addosso a Fini senza nominarlo. Lupi continuava poi dicendosi «preoccupato non solo perché rischiamo di riaprire la porta a pericolose derive eugenetiche, ma perché ho l'impressione che qualcuno voglia prendere spunto da questo precedente per bloccare la legge sul testamento biologico uscita dal Senato». È infatti questa una delle preoccupazioni più pressanti del campo cattolico, che ora vede decisamente più battagliero il fronte laico. Qui, tutti sottolineano infatti soprattutto due questioni: le linee guida alla legge 40 sulla procreazione assistita non devono aggirare i principi ribaditi dalla Consulta; in materie così sensibili, si devono tener presenti le conoscenze scientifiche e non dogmi precostituiti. Ed è evidente che queste posizioni dovrebbero valere, secondo il fronte laico, anche per la legge sul testamento biologico, attualmente all'esame della Camera. Nell'Idv, Donadi, sottolinea come «la questione etica stia lacerando» il centrodestra, mentre Silvana Mura si dice «sorpresa» dall'attacco di Cesa a Fini: «Il fatto che chi occupa rilevanti cariche istituzionali, come il Presidente della Camera, difenda la laicità dello Stato dovrebbe essere cosa assolutamente normale e non certo oggetto di polemica politica. Preoccupa - sottolinea l'esponente dell'Idv - la deriva confessionale che sembra riguardare gran parte della politica italiana». M.Ant.

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Giustizia/ Anm: Incostituzionale trasferimento d'ufficio (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 4 apr. (Apcom) - Il trasferimento d'ufficio dei magistrati, che "il governo intende introdurre con un emendamento al decreto-legge in materia di violenza sessuale", rappresenta "una iniziativa molto grave sul piano del metodo e del merito, in aperta violazione del principio costituzionale di inamovibilità dei magistrati e con effetti disastrosi sulla vita delle persone e sulla organizzazione degli uffici giudiziari". Per questo l'Associazione nazionale magistrati, con una nota del presidente Luca Palamara e del segretario generale Giuseppe Cascini, esprime "la più ferma protesta contro l'iniziativa del Governo, chiede che l'emendamento sia ritirato, e invita Governo e Parlamento ad ascoltare la voce dei magistrati, per individuare in tempi rapidi soluzioni idonee a risolvere la grave emergenza della scopertura degli organici delle Procure della Repubblica, in particolare nel sud Italia, determinata dalla introduzione del divieto di destinare ad uffici di procura o a funzioni giudicanti penali monocratiche i magistrati in prima nomina, nonché dall'obbligo di mutamento di regione in caso di passaggio dalla funzione giudicante alla funzione requirente". "Sin dal primo incontro con il ministro della Giustizia, nel maggio 2008, l'Anm - rivendicano i vertici del 'sindacato delle toghe' - ha chiesto la soppressione del divieto, o almeno la previsione di deroghe. Successivamente, anche a seguito degli incontri con i magistrati delle regioni con maggiori difficoltà (Calabria, Sicilia e Sardegna), l'Anm ha segnalato al Ministro e al Csm la drammaticità della situazione, denunciando il rischio di imminente paralisi della funzione requirente in quelle regioni". L'Anm ha poi "ripetutamente sottolineato la assoluta inidoneità, per la soluzione del problema, dell'intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate. Da ultimo, ha espresso assoluta contrarietà alla proposta del governo - inserita nel disegno di legge delega sulla riforma del processo penale, e che ora si intende introdurre con effetto immediato in sede di conversione parlamentare di un decreto legge riguardante tutt'altra materia - di prevedere il trasferimento di ufficio dalle regioni limitrofe, di magistrati con quattro anni di anzianità. Si tratta - insistono Palamara e Cascini - di una misura incostituzionale, gravemente affittiva per i magistrati più giovani, e del tutto incoerente con l'ostinato rifiuto di derogare al divieto di destinare in procura i magistrati di prima nomina".

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Provincia, donne al vertice (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Un gruppo di manager in gonnella, scelte da Castiglione, guida l'ente Provincia, donne al vertice Trasparenza, collaborazione con i sindaci e i sindacati per il piano del personale, efficienza, innovazione e soprattutto rispetto delle norme europee antinquinamento per tutelare l'ambiente e porre fine alla procedura di infrazione della Ue per il mancato rispetto del sottosuolo. Procedura che ogni anno costringe l'Ato a pagare una onerosa multa che impoverisce le risorse finora destinate all'obiettivo finale che è quello di dotare il nostro territorio di una rete di infrastrutture all'avanguardia. L'intento è fare in fretta per l'avvio del gestore unico dell'Ato idrico e ottenere negli anni le ingenti risorse comunitarie e nazionali (ben un miliardo 300 milioni complessivi) per far scattare la «rivoluzione» del servizio sia per le acque bianche di rifornimento che per quelle da smaltire. Il presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, stavolta in veste di presidente dell'Ato idrico, si sta muovendo a grandi passi per far partire il gestore unico. E come ultimo passaggio di un lunghissimo iter caratterizzato dai continui colpi di scena degli anni passati, attende a breve un parere legale di una commissione di esperti, presieduta dall'ex presidente della Corte costituzionale Riccardo Chieppa, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità di tutta la procedura adottata negli anni. Castiglione, però, in attesa di questo passaggio decisivo, vuole fare chiarezza per evitare, come sta avvenendo, che in previsione del trasferimento del servizio al gestore unico si diffonda nel cittadino l'opinione che lo stesso sfacelo degli Ato rifiuti si ripresenti anche all'Ato idrico. Il presidente, coadiuvato dall'ingenere Laura Ciravolo, direttore tecnico dell'Ato acque, intende chiarire che le differenze tra i due «ambiti» sono tante. E ricorda che esiste una autorità di controllo costituita da tutti i sindaci e una normativa che regola il processo di determinazione delle tariffe. L'intento primario del presidente Castiglione è quello di avviare un percorso di attiva collaborazione con i 58 sindaci della provincia alla luce anche delle recenti opposizioni di alcuni di loro al trasferimento del servizio. Ad esempio Castiglione e l'ing. Ciravolo smentiscono che la tariffa possa crescere a dismisura, così come è avvenuto in alcuni Ato rifiuti: «Nelle settimane scorse - spiega il presidente - si è parlato addirittura di una tariffa che potrebbe crescere sino a toccare i 4 euro a metro cubo. E' una notizia destituita di fondamento che non fa altro che indurre nel cittadino una visione distorta dell'Ato acqua, che invece punta a realizzare un servizio integrato soddisfacente anche per quelle aree dove in estate l'acqua scarseggia». Castiglione e la Ciravolo hanno spiegato che la tariffa reale media attuale verrà mantenuta anche al passaggio del servizio al gestore unico e che saranno salvaguardati i redditi bassi. «Qualsiasi scelta in merito all'articolazione tariffaria - hanno puntualizzato Castiglione e la Ciravolo - per i vari usi verrà demandata all'assemblea dei sindaci». Quindi, secondo il presidente Castiglione, fare demagogia su questo punto è fuor di luogo mentre bisognerebbe collaborare fattivamente per superare alcuni ostacoli, come quello della morosità diffusa e il gravissimo problema del depauperamento delle risorse. E qui entra in ballo il problema dei risparmi idrici, visto e considerato che per rifornire la città, il gestore attuale comincia a tirare dal sottosuolo acqua mista con terriccio, segnale evidente che il fondo della falda è stato quasi raggiunto. Le distanze però restano ampie. E lo dimostra la ricognizione avviata dai tecnici dell'Ato con l'invito ai Comuni a fornire i dati tecnici attuali, richiesta che sarebbe stata rispettata soltanto da pochi enti su 58. Le cause di questa difficile collaborazione sono molteplici. Ma uno dei motivi potrebbe essere collegato alla normativa degli Ato idrici che impone di installare in tutte le utenze i contatori, compresi nei palazzi comunali: i municipi, le scuole, le palestre che al momento, secondo dati dell'Ato idrico, sono sprovvisti...e dove l'acqua scorrerebbe senza che nessuno la paghi. Anzi sì, a pagare alla fine qualcuno c'è. E sono i cittadini che ligi al dovere pagano per ben tre volte. Per se stessi, per gli uffici comunali e per gli utenti morosi. Giuseppe Bonaccorsi

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Tra piazzae Palazzo (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Tra piazza e Palazzo L'attenzione politica sull'emergenza economica si è spostata dall'«agora» del G20 di Londra alla «piazza» di casa nostra: e diventa un caso la manifestazione della Cgil di stamani contro le scelte del governo per fronteggiare la crisi, con il segretario del Pd Dario Franceschini preso nella morsa tra la parte sindacale che si è autoesclusa (Cisl e Uil) e la componente moderata dei Democratici che, come Sergio D'Antoni, diserterà l'appuntamento in nome, proprio, dell'unità sindacale. Una situazione scomoda che a parti invertite si ripropone sull'altro versante politico, dove la querelle sulla procreazione assistita vede Gianfranco Fini sotto il tiro incrociato degli alleati, a cominciare dal suo collega del Senato Renato Schifani, e dei centristi, con Lorenzo Cesa che di fronte alla sua presa di posizione contro dogmi e Stato etico, lo ha praticamente invitato a lasciare la poltrona istituzionale. Attorno a questi due temi ruota ora la polemica politica che ha già archiviato, invece, la movimentata giornata londinese del premier Silvio Berlusconi, che ieri ha tirato un bilancio personale positivo del vertice del G20, tanto più che da Buckingham Palace hanno fatto sapere che la foto ricordo con la sovrana britannica è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale», senza «gaffe nè alcuna offesa» da parte del presidente del Consiglio. Ora la politica dunque è tutta proiettata sulla manifestazione odierna che, come si diceva, non ha certo la benedizione di Raffaele Bonanni perché, ha spiegato il segretario generale della Cisl, «non è solo contro il governo ma anche contro il sindacato e contro tutti coloro che hanno siglato l'accordo sulla riforma del modello contrattuale». E anche le forze politiche a sinistra del Pd che saranno in piazza, anziché plaudire alla decisione del leader democratico, lo hanno punzecchiato con un «meglio tardi che mai». Alla fine dei conti appare una missione impossibile quella di Franceschini di saldare le varie anime del suo partito e, insieme, quelle dei sindacati. Non sembra preoccuparsi, invece, Gianfranco Fini di coagulare attorno a sè un consenso corale della sua coalizione che anzi mostra evidenti segni di insofferenza. Anche perché, paladino di uno stato laico che non si lasci influenzare dai «dogmi» e legiferi senza guardare oltretevere, il presidente della Camera sembra quasi compiacersi del suo isolamento, come avesse in mente un progetto di più ampio e lungo respiro. Quindi fronteggia, consapevole, un nuovo «duello» istituzionale con il presidente del Senato. Schifani, dal lontano Afghanistan, premesso che quella sulla procreazione è una «buona legge», gli ha fatto una «lezione» su Stato etico, dogmi e libertà di coscienza. Una dialettica istituzionale in crescendo, culminata con la risposta che la presidenza della Camera (ossia lo stesso Fini) ha ufficialmente rivolto all'Udc di Cesa, ma con destinatari multipli, e a futura memoria: come il Parlamento rispetta le valutazioni della Consulta sulla legittimità delle leggi, così non deve destare scandalo che sia lo stesso Parlamento a esprimere valutazioni sulle pronunce stesse della Corte Costituzionale.

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GIUSTIZIA/ ANM: INCOSTITUZIONALE TRASFERIMENTO D'UFFICIO TOGHE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Anm: Incostituzionale trasferimento d'ufficio toghe di Apcom "Governo vuole introdurre norma a dl anti-stupri, la ritiri" -->Roma, 4 apr. (Apcom) - Il trasferimento d'ufficio dei magistrati, che "il governo intende introdurre con un emendamento al decreto-legge in materia di violenza sessuale", rappresenta "una iniziativa molto grave sul piano del metodo e del merito, in aperta violazione del principio costituzionale di inamovibilità dei magistrati e con effetti disastrosi sulla vita delle persone e sulla organizzazione degli uffici giudiziari". Per questo l'Associazione nazionale magistrati, con una nota del presidente Luca Palamara e del segretario generale Giuseppe Cascini, esprime "la più ferma protesta contro l'iniziativa del Governo, chiede che l'emendamento sia ritirato, e invita Governo e Parlamento ad ascoltare la voce dei magistrati, per individuare in tempi rapidi soluzioni idonee a risolvere la grave emergenza della scopertura degli organici delle Procure della Repubblica, in particolare nel sud Italia, determinata dalla introduzione del divieto di destinare ad uffici di procura o a funzioni giudicanti penali monocratiche i magistrati in prima nomina, nonché dall'obbligo di mutamento di regione in caso di passaggio dalla funzione giudicante alla funzione requirente". "Sin dal primo incontro con il ministro della Giustizia, nel maggio 2008, l'Anm - rivendicano i vertici del 'sindacato delle toghe' - ha chiesto la soppressione del divieto, o almeno la previsione di deroghe. Successivamente, anche a seguito degli incontri con i magistrati delle regioni con maggiori difficoltà (Calabria, Sicilia e Sardegna), l'Anm ha segnalato al Ministro e al Csm la drammaticità della situazione, denunciando il rischio di imminente paralisi della funzione requirente in quelle regioni". L'Anm ha poi "ripetutamente sottolineato la assoluta inidoneità, per la soluzione del problema, dell'intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate. Da ultimo, ha espresso assoluta contrarietà alla proposta del governo - inserita nel disegno di legge delega sulla riforma del processo penale, e che ora si intende introdurre con effetto immediato in sede di conversione parlamentare di un decreto legge riguardante tutt'altra materia - di prevedere il trasferimento di ufficio dalle regioni limitrofe, di magistrati con quattro anni di anzianità. Si tratta - insistono Palamara e Cascini - di una misura incostituzionale, gravemente affittiva per i magistrati più giovani, e del tutto incoerente con l'ostinato rifiuto di derogare al divieto di destinare in procura i magistrati di prima nomina".

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Immigrazione, campagna di informazione su assistenza (sezione: Giustizia)

( da "Caserta News" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 4 Aprile 2009 Immigrazione, campagna di informazione su assistenza SOCIALE | Napoli La giunta regionale della Campania ha varato oggi, con una delibera proposta dal presidente Antonio Bassolino e dall'assessore Lilly De Felice, una serie di interventi finalizzati alla tutela della salute e a una corretta informazione dei cittadini immigrati, regolari e irregolari. La giunta ha dato mandato agli uffici regionali competenti di: - elaborare una Carta del diritto delle persone straniere e degli apolidi all'assistenza, volta a dare la più ampia informazione in ordine ai contenuti della vigente disciplina del diritto delle persone che non hanno la cittadinanza italiana ad accedere alle strutture e ai servizi che erogano prestazioni assistenziali sul territorio regionale; - predisporre e realizzare un adeguato piano di informazione e divulgazione della "carta del diritto delle persone straniere e degli apolidi all'assistenza", per rendere edotte le strutture preposte all'erogazione dei servizi di assistenza ed il relativo personale, oltre che le persone titolari del diritto all'assistenza medesima, dei contenuti della disciplina vigente e della modalità per fruire del diritto; - diffondere informazioni precise a tutte le strutture che erogano servizi di assistenza circa la disciplina attualmente vigente, precisando altresì che l'eliminazione del divieto per le strutture sanitarie di segnalare alle autorità gli immigrati irregolari che a loro si rivolgono costituisce, allo stato, una mera proposta ancora all'esame del Parlamento; - di riservare a successivo atto di Giunta, dopo la eventuale approvazione in Parlamento del disegno di legge sulla sicurezza, le valutazioni in ordine alle iniziative da assumere (ricorso alla Corte costituzionale e al referendum. "La tutela della salute dei lavoratori e della famiglie di stranieri irregolari è prima di tutto un fatto di civiltà che riguarda il rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo - ha dichiarato Bassolino. "Lavoriamo quindi per fare in modo che gli operatori sociosanitari siano adeguatamente informati sulle procedure da seguire e che i cittadini migranti siano sempre più consapevoli dei loro diritti".

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Caso Fincuoghi: delegazione al Senato (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 04-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Caso Fincuoghi: delegazione al Senato Una delegazione di amministratori del comune di Bedonia composta dal sindaco Sergio Squeri, dall'assessore Barbara Zerbini e dal consigliere Christrian Squeri e dagli imprenditori del comparto metalmeccanico Aldo Delchini, Renzo Lusardi, Domenico Giacopazzi, Antonio Cavazzini e dal presidente della Comunità Montana Carlo Berni era ieri a Roma per incontrare il senatore Cesare Cursi, presidente della commissione Industria, commercio e Turismo del governo e la Senatrice Mariaida Germontani. Con loro una rappresentanza dei dipendenti di Csm, Comec, Elettrogamma e Anthea: Nadia Tonelli, Ferruccio Barbieri, Maura Camisa, Roberta Mezzetta, Paola Zazzi, Daniela Filiberti. La delegazione ha esposto ai parlamentari la grave crisi economica e occupazionale che sta interessando Valtaro e Valceno, in particolare per la questione degli stabilimenti “Motorini” e “Fincuoghi” attuali pilastri dell’economia e dell’occupazione. «Per sapere che sia stato un incontro proficuo dovremo attendere ancora qualche giorno - ha detto l'assessore Zerbini -: sicuramente risulta positivo che i parlamentari abbiamo mostrato immediata disponibilità a riceverci e ad ascoltarci. Il senatore Cursi ci ha chiesto per lunedì una nota dettagliata sulle necessità contingenti al fine di potere agire operativamente a favore di una risoluzione positiva. Io lo interpreto come un segnale positivo e di grande pragmatismo».

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