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Report "Giustizia"   4-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Beppino Englaro indagato: iniziativa più singolare che dovuta ( da "EUROPA ON-LINE" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: con una sentenza definitiva alle spalle, con decisioni della corte costituzionale, della corte di cassazione, della corte di appello, con la procura della repubblica che ha seguito passo dopo passo le ultime ore, con una pronuncia dell?ordine dei medici competente, possa avere commesso un omicidio volontario.

Il voto elettronico non passa ( da "Alto Adige" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale di Karlsruhe, che ha accolto il ricorso presentato da due cittadini contro la pratica del voto elettronico, considerato dai supremi giudici contrario al "Grundgesetz", la Costituzione tedesca. Nelle elezioni politiche del 2005 il voto elettronico tramite computer era stato esercitato da 2 milioni di cittadini in 39 delle 299 circoscrizioni elettorali distribuite

porte aperte ai pentecostali ( da "Mattino di Padova, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «La Corte Costituzionale garantisce tutti i culti, senza distinzioni», afferma «a Padova è presente una comunità di cinquanta famiglie pentecostali e siccome la Chiesa evangelica di Corso Milano è strapiena di attività, è più facile che si muova un singolo fedele rispetto alla comunità.

Serata tributo a Luciano Zorzella al Camploy ( da "Arena, L'" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: », una serata organizzata dalla Doc Servizi e dal CSM in collaborazione con l'assessorato alla cultura del Comune. Sul palco si alterneranno le due big band di cui Zorzella fu per anni batterista e con l'occasione verrà consegnato un premio di 1000 euro all'altosassofonista piacentino Mattia Cigalini.

26 condannati per smaltimenti illeciti ( da "Tempo, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: acqua il giudice ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla questione di costituzionalità. I pm Gianni Tei e Giulio Monferini avevano chiesto condanne per un totale di 180 anni sostenendo che i danni provocati dai lavori Tav si aggirano sui 750 milioni di euro sia per lo smaltimento illecito dei rifiuti, sia per l'impoverimento delle falde acquifere.

come far cadere l'incompatibilità ( da "Nuova Sardegna, La" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: O sino al 21 aprile, quando la Corte costituzionale deciderà sulla legittimità della legge statutaria che ha introdotto l'incompatibilità consigliere-assessore. O, se la legge dovesse essere confermata, sino alla riforma della stessa legge statutaria da parte della nuova assemblea regionale.

Tav in Toscana, 26 condannati ( da "Italia Oggi" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: gli atti alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla questione di costituzionalità.«La sentenza con le pesanti condanne penali riconosce la gravità del disastro ambientale perpetrato ai danni del nostro territorio: speriamo che questo possa fungere da monito anche per i futuri progetti di grandi opere che il governo vorrebbe portare avanti senza alcuna seria valutazione d'

oggi il cda del "tubone" deciderà sulla restituzione dei canoni non dovuti ( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, rimborsi retroattivi di dieci anni, che coinvolgono diversi utenti allacciati all'impianto consortile per una somma complessiva di 1,2 milioni di euro. De Toni, ha già esaminato la legge e, riservandosi di spiegarne l'interpretazione dopo le decisioni del Cda, afferma: «Noi affermiamo che il Tubone ha speso arbitrariamente i soldi delle bollette e che assolutamente

festival teatro italia, fofi se ne va - conchita sannino ( da "Repubblica, La" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A ottobre dell´anno scorso la corte costituzionale stabilisce (dopo il ricorso di un utente di Gragnano) che tutti i residenti nei territori non collegati a un depuratore non devono pagare la tassa di depurazione e soprattutto sono tenuti ad ottenere il rimborso per il passato.

danni in mugello, cavet condannato per la tav - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pubbliche stralciato alla Corte Costituzionale FRANCA SELVATICI «è una sentenza che non dispiace alla difesa», commenta a caldo il professor Tullio Padovani che con numerosi colleghi, fra cui gli avvocati Antonio D´Avirro, Eriberto Rosso e Anna Francini, difende i vertici del Consorzio Cavet, per i quali i pm Tei e Monferini avevano chiesto una condanna a dieci anni di reclusione.

"avevo dei dubbi ma firmai l'accordo adesso lo rifarei" ( da "Repubblica, La" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d´acqua», dice. «Ma il danno ambientale c´è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciuti in modo significativo». E aggiunge: «Abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai governi di mettere a disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale,

IL PRESIDENTE MARTINI COMMENTA LA SENTENZA SULL'ALTA VELOCITÀ DEL TRIBUNALE DI FIRENZE <SENZA RIPRISTINO AMBIENTALE È UN'OPERA INCOMPIUTA> RICONOSCIUTO IL DANNO. RISARCIMENTO DI 50 ( da "marketpress.info" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d´acqua e in sede civile dovrà essere quantificato l´entità complessiva del danno. Ma il danno ambientale c´è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciute in modo significativo dal tribunale di Firenze, il che conferma la giustezza dell´impegno che abbiamo sempre assunto per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino

CASTIGO ANNACQUATO ( da "Manifesto, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Qui il giudice ha scelto la via della Corte costituzionale: la legge dell'Europa, che l'Italia ha fatto propria, dichiara con solennità che l'acqua è un bene comune; ma una leggina italiana (152/99) permette di captarne quanta si vuole, senza troppe spiegazioni, senza dare troppo peso alla legge Merli (34/94) apparentemente di diverso avviso.

Maxi-sentenza per la Tav al Mugello ( da "Manifesto, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche se il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi: la corte Costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d'acqua e in sede civile dovrà essere quantificata l'entità complessiva del danno. Danno ambientale che c'è stato. Ora occorrono le opere necessarie al ripristino dell'equilibrio ambientale in Mugello.

Cittadinanza riparatoria per i figli delle emigrate ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Legge dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale con due pronunce del 1975 e del 1983. I discendenti delle donne "maritate" con stranieri, peraltro, potranno riacquistare «automaticamente» la cittadinanza italiana. Non ci sarà bisogno della dichiarazione "a monte" dell'interessata prevista dalla legge 151 del 1975 (articolo 219).

Il giudice scrive in ritardo la sentenza Scarcerato il boss della 'ndrangheta ( da "Corriere della Sera" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: scattare un provvedimento disciplinare del Csm nei confronti del giudice. Ora la nuova scarcerazione. «Siamo pochi, lavoriamo con pochissimi strumenti, dobbiamo decidere su centinaia di processi con decine d'imputati, ma soprattutto non siamo più nelle condizioni di poter giudicare la mole d'inchieste che ci giungono dalla procura distrettuale» lamenta un giudice del tribunale reggino.

Bollette dell'acqua più leggere Si risparmiano 50 euro l'anno ( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E' questo l'effetto della sentenza della Corte Costituzionale dell'8 ottobre 2008 che ha stabilito che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione non è dovuta dagli utenti nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi.

<Precari, decide il giudice del lavoro> ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Rimane aperto lo scontro tra il ministro Raffaele Fitto e il governatore Nichi Vendola sulla stabilizzazione dei precari. Il ministro ha impugnato la legge regionale per l'assunzione di oltre 4mila lavoratori. Adesso deciderà la Corte Costituzionale. Valentina Marzo

Parole chiave per valutare la laicità del Paese ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Italia sia una Repubblica laica, concetto ribadito anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza 203 del 1989, lo si comprende dalle 63 voci del Vocabolario. Emergono i grandi «no» della chiesa cattolica (ad unioni di fatto, sessualità fuori dal matrimonio, alla Ru486, la pillola abortiva, dice, utilizzata in Puglia ).

<La Tav ha danneggiato l'ambiente>: ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è finita alla Corte Costituzionale. Il giudice monocratico Alessandro Nencini ha infatti disposto la sospensione e lo stralcio del procedimento legato a questo reato, inviando gli atti all'Alta Corte. Una decisione che nasce dall'ipotesi di incostituzionalità di una norma speciale, inserita in un decreto legislativo del 1999: essa,

"Il processo-bis all'oligarca, test per il nuovo zar" ( da "Stampa, La" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Un banco di prova per la giustizia russa in era Medvedev. «Ma il processo è solo la punta dell'iceberg di un apparato giudiziario, che il potere considera un proprio organo». Parole di Sergej Pashin, 45 anni, ex giudice del Tribunale di Mosca, negli anni '90 lottava per riformare la giustizia.

Guida in stato di ebbrezza, tasso alcolico, controllo rapido, legittimità ( da "AltaLex" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: si veda Corte Costituzionale , ordinanza 13.03.2008 n° 54. (3) In tema di guida in stato di ebbrezza e guida sotto effetto di stupefacenti, si veda Sanzioni Amministrative: manuale operativo, Adducci/Camilletti, Altalex eBook, 2008. (Fonte: Altalex Massimario 9/2009) SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV PENALE Sentenza 11 - 26 febbraio 2009,

Milleproroghe dinanzi alla Consulta ( da "Denaro, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ordinanza della Corte Costituzionale non puo' essere sospesa dal potere legislativo ne tanto meno una legge sospende la validità di una legge precedente. L'ordinanza n. 377/2007 della Corte Costituzionale, non ha fatto nessuna operazione particolare ha semplicemente richiamato i giudici al rispetto delle leggi già in vigore,

Nessuno paghi senza un parere ( da "Denaro, Il" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte Costituzionale con la recente Ordinanza n. 252 del 4 luglio 2008 non si è pronunciata nel merito. E' stata, infatti, dichiarata inammissibile la questione di legittimità costituzionale in quanto, secondo la Corte, il Giudice rimettente si è sottratto all'onere di fornire una interpretazione in senso costituzionale della norma Visto l'

Troppo lavoro per il giudice: boss scarcerato ( da "Avvenire" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: registrano tre assenze per maternità e una per compiti di collaborazione con il Csm. Il caso, clamoroso ma non raro, è esploso ieri quando è filtrata la notizia della scarcerazione di Romanello, indicato anche come luogotenente del capobastone Giuseppe Coluccio, di Gioiosa Jonica, lungo la costa ionica reggina, arrestato lo scorso agosto in Canada dopo un lungo periodo di latitanza.

Società fantasma per non pagare le tasse ( da "Sicilia, La" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 335/2008 della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 1 dell'articolo 14 della legge 36/94 che prevede che la depurazione è dovuta dagli utenti anche «nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti di depurazione o questi siano inattivi».

TAV: 27 condanne e 150 milioni di multa per reati ambientali ( da "Blogosfere" del 04-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per questo i giudici si sono rivolti alla Corte Costituzionale. Queste condanne e queste multe sono poca cosa per chi guadagna miliardi di € ed ha a disposizione legioni di avvocati azzeccagarbugli (le cui parcelle sono probabilmente state già pagate in anticipo nei costi dell'appalto.


Articoli

Beppino Englaro indagato: iniziativa più singolare che dovuta (sezione: Giustizia)

( da "EUROPA ON-LINE" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Beppino Englaro indagato: iniziativa più singolare che dovuta ALESSANDRO BATTISTI Beppino Englaro sarà sottoposto all?ennesima tortura per iniziativa della procura di Udine dopo la presentazione di numerose denunce da parte di movimenti cattolici. Passeranno mesi, poi anni, prima di arrivare ad una inevitabile quanto scontata archiviazione ma nel frattempo molti nuovi crociati avranno avuto l?onore delle cronache e qualcuno di loro farà carriera. Vorrei fare tre considerazioni: la prima giuridica, la seconda politica e la terza di buon senso. Sul piano giudiziario la procura di Udine ha fatto sapere che si tratta di «un atto dovuto» che fa seguito alle numerose denunce proposte. Avrei dei dubbi che sia necessariamente così e comunque non sempre è così. Il pubblico ministero e la polizia giudiziaria ricevono le notizie di reato, dice il nostro codice di rito, e il pm ha l?obbligo di iscrivere immediatamente la notitia criminis nel cosidetto registro delle notizie di reato. Si afferma però ormai unanimamente che presupposto necessario perchè possano essere iniziate le indagini preliminari è la natura della notitia criminis la quale, per essere tale, deve avere ad oggetto un fatto idoneo ad integrare gli estremi di un reato. Per farla breve una supposta notizia di reato del tutto infondata e priva di qualsiasi logica e fondamento non è notizia di reato. Mi riesce assai difficile pensare che il padre di Eluana in concorso con svariati sanitari e con molteplici infermieri (17 indagati) dopo diciassette anni di iter giudiziario, con una sentenza definitiva alle spalle, con decisioni della corte costituzionale, della corte di cassazione, della corte di appello, con la procura della repubblica che ha seguito passo dopo passo le ultime ore, con una pronuncia dell?ordine dei medici competente, possa avere commesso un omicidio volontario. Piuttosto valuterei con attenzione la credibilità delle denunce e dei denuncianti ma ovviamente non conoscendone il contenuto mi fermo qui. Insomma questa iniziativa più che dovuta mi appare singolare. Sul piano politico vorrei in primis soffermarmi sul fatto che solo in Italia, che assume geograficamente lo stato del Vaticano, accade tutto ciò. Infatti in Belgio dal 2002 esistono le leggi sui ?diritti del malato?, le ?direttive anticipate? e ?le dichiarazioni anticipate di eutanasia?; in Danimarca ove si dispone di una legge sul testamento biologico; in Francia con la legge ?relativa ai diritti del malato ed alla fine della vita? che ha modificato il code de la santé publique; in Germania dove trova attuazione e conferma nella giurisprudenza ormai da anni; in Inghilterra con il living will; in Olanda dove dal 2001 esiste la legge ?per il controllo di interruzione della vita su richiesta e assistenza al suicidio?; in Spagna con ?le dichiarazioni anticipate di volontà?; in Svizzera, Svezia e Norvegia con leggi varie. Per non parlare dell?unione europea la quale ha assunto alcune ?raccomandazioni? già dal 1976 e la convenzione di Oviedo del 1977. Se andiamo oltre negli Usa, a livello federale, esiste il patient self determination act cui hanno fatto seguito numerose leggi statali; in Canada con le leggi dello stato dell?Ontario e del Manitoba e per il resto dei suoi stati assumendo parti del living will; in Australia dove si sta discutendo in parlamento un testo sull?eutanasia. Insomma solo in Italia il legislatore è incapace di fare il suo mestiere, cioè legiferare, e solo in Italia un altro stato impone così fortemente direttive politiche, e solo in Italia si può arrivare a pensare che Beppino Englaro sia un assassino. Nemmeno il buon senso riesce a smuovere il parlamento. È possibile che non ci si renda conto che, comunque la si pensi, ormai è ineludibile arrivare ad una qualche forma di regolamentazione e che lo spettacolo che sta dando la politica segna l?ennesimo strappo tra società civile e società politica, incapace di rappresentare la generalità dei cittadini? Un?ultima considerazione. Stiamo dando voce al pensiero più oscurantista che si sia conosciuto negli ultimi decenni. Giuseppe Garrone, segretario del movimento ?Verità e Vita? ha affermato: «Beppino Englaro ha usato sua figlia per promuovere l?eutanasia... e trae vantaggio dalla sua morte, vende più copie del suo libro» e ancora «i magistrati non hanno rispettato la legge». Di fronte a tesi così aberranti e incivili non ho parole per esprimere tutto il mio sconcerto e la mia preoccupazione. Posso solo raffreddare la mia rabbia ricordando le parole di Luigi Salvatorelli: «Noi teniamo fede a valori eminentemente inattuali, al pensiero, alla fraternità umana, alla coscienza individuale. Ma non avendo interessi da difendere, nè ambizioni da soddisfare, possiamo permetterci di avere pazienza, la pazienza della storia».

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Il voto elettronico non passa (sezione: Giustizia)

( da "Alto Adige" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il voto elettronico non passa BERLINO. Alle prossime elezioni del 27 settembre per la Cancelleria i tedeschi continueranno a votare con scheda cartacea e matita. Lo ha deciso il "Bundesverfassungsgericht", la Corte Costituzionale di Karlsruhe, che ha accolto il ricorso presentato da due cittadini contro la pratica del voto elettronico, considerato dai supremi giudici contrario al "Grundgesetz", la Costituzione tedesca. Nelle elezioni politiche del 2005 il voto elettronico tramite computer era stato esercitato da 2 milioni di cittadini in 39 delle 299 circoscrizioni elettorali distribuite su cinque LÄnder: Assia, Brandeburgo, Nordreno-Westfalia, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt. Adesso però si torna alla vecchia maniera e cioè a carta e matita.

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porte aperte ai pentecostali (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

LUCIANI «Porte aperte ai pentecostali» GUIZZA. «La sala del quartiere di via Santa Maria Assunta resta a disposizione dell'associazione Chiesa Unita Pentecostale». Luca Luciani, presidente della Guizza, replica così alle critiche di Filippo Marchiorro, capogruppo del Pdl. «La Corte Costituzionale garantisce tutti i culti, senza distinzioni», afferma «a Padova è presente una comunità di cinquanta famiglie pentecostali e siccome la Chiesa evangelica di Corso Milano è strapiena di attività, è più facile che si muova un singolo fedele rispetto alla comunità. Inoltre la residenzialità non è un aspetto necessario, comunque chi usufruisce di questo servizio abita in città». Di più: «L'ufficio immigrazione, che fa capo al sindaco, ci ha chiesto di aprire alle comunità religiose minoritarie».

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Serata tributo a Luciano Zorzella al Camploy (sezione: Giustizia)

( da "Arena, L'" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Mercoledì 04 Marzo 2009 SPETTACOLI Pagina 52 OMAGGIO. DOMANI SERA ALLE 21 Serata tributo a Luciano Zorzella al Camploy Ritmo Sinfonica, University e altri ospiti per ricordarlo Il 4 marzo di sessantasei anni fa nasceva Luciano Zorzella: batterista jazz, agente, manager e organizzatore veronese che suonò tantissimo nella nostra provincia e che legò il suo nome soprattutto alla University Big Band (di cui divenne direttore artistico e animatore nella seconda metà degli anni '90) e alla Big Band Ritmo Sinfonica. Per rievocarne la passione musicale e la verve, a due anni e mezzo dalla scomparsa, domani sera al Teatro Camploy (alle 21) torna per il secondo anno consecutivo la manifestazione «Ricordando Luciano.», una serata organizzata dalla Doc Servizi e dal CSM in collaborazione con l'assessorato alla cultura del Comune. Sul palco si alterneranno le due big band di cui Zorzella fu per anni batterista e con l'occasione verrà consegnato un premio di 1000 euro all'altosassofonista piacentino Mattia Cigalini. E' lui infatti il vincitore della seconda edizione della borsa di studio in memoria di Luciano Zorzella messa in palio dalla Doc Servizi e attribuita da una giuria di esperti a un giovane jazzista italiano meritevole. Cigalini, a dispetto dei suoi vent'anni, ha già collaborato con i principali jazzisti italiani e soprattutto ha fatto incetta di prestigiosi riconoscimenti. Dopo la consegna del premio naturalmente il sassofonista sarà invitato a esibirsi con le orchestre sul palco. Ospiti speciali della serata saranno, oltre al sassofonista Federico Benedetti, anche i due figli di Luciano: il trombettista Beppe e il batterista Michele. Le due orchestre proporranno due repertorio moderni ma ispirati a momenti differenti della storia del jazz. La Ritmo Sinfonica suonerà composizioni di Pastorius, Roberto Magris e Oliver Nelson, mentre la University, che per la prima volta verrà diretta dal vivo da Rizzardo Piazzi, riproporrà pagine di classic mainstream di Neal Hefti, Bobby Timmons e Benny Golson. Gran finale di serata con una formidabile orchestra di più di 50 elementi che riunirà entrambe le orchestre. LUI.SA.  

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26 condannati per smaltimenti illeciti (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Tav 26 condannati per smaltimenti illeciti FIRENZE Ventisei condanne da cinque anni a tre mesi di reclusione per l'illecito smaltimento di rifiuti ma assoluzioni per il reato di danneggiamento delle falde acquifere: si è concluso così il processo per i lavori provocati dai lavori per l'Alta Velocità nel tratto tra Firenze e Bologna. Condannati a cinque anni i vertici del Consorzio Cavet che sta effettuando i lavori. Il giudice Alessandro Nencini ha riconosciuto che vi è stato il danneggiamento dei corsi d'acqua e dei pozzi privati ma non doloso. E siccome il danneggiamento colposo non è previsto dalle norme gli imputati vanno assolti. Per quanto riguarda il furto d'acqua il giudice ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla questione di costituzionalità. I pm Gianni Tei e Giulio Monferini avevano chiesto condanne per un totale di 180 anni sostenendo che i danni provocati dai lavori Tav si aggirano sui 750 milioni di euro sia per lo smaltimento illecito dei rifiuti, sia per l'impoverimento delle falde acquifere.

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come far cadere l'incompatibilità (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Nel Pdl si spera nel ricorso alla Consulta o in una riforma Come far cadere l'incompatibilità CAGLIARI. Alcuni consiglieri regionali sono disposti a dimettersi per entrare nella giunta Cappellacci, altri preferiscono non perdere il seggio faticosamente conquistato alle elezioni. Ma non disperano di diventare assessori per rimanendo «onorevoli». Come fare? Non resta che attendere. O sino al 21 aprile, quando la Corte costituzionale deciderà sulla legittimità della legge statutaria che ha introdotto l'incompatibilità consigliere-assessore. O, se la legge dovesse essere confermata, sino alla riforma della stessa legge statutaria da parte della nuova assemblea regionale. Operazione, la seconda, piuttosto lunga e complessa perché occorre una maggioranza qualificata se non si vuole incorrere nel referendum confermativo: se venisse richieste e indetto, la riforma non potrebbe essere promulgata senza un pronunciamento favorevole degli elettori.

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Tav in Toscana, 26 condannati (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Edilizia e Appalti data: 04/03/2009 - pag: 13 autore: Pagina a cura di Simonetta Scarane Il Consorzio Cavet guidato da Impregilo riconosciuto colpevole dal tribunale di Firenze Tav in Toscana, 26 condannati Riconosciuti i danni ambientali: risarcimento di 150 milioni A rovinare la festa per l'avvio dell'alta velocità ferroviaria sull'asse Milano-Bologna e l'aspettativa, per il 13 dicembre 2009 del prolungamento fino a Firenze, che così sarà raggiungibile da Milano in un'ora e 35 minuti, si è abbattuta, pesante, la condanna dei giudici fiorentini per i danni creati dal cantiere per la realizzazione dei nuovi binari tra Bologna e Firenze. La condanna di primo grado è arrivata quando l'opera è ormai conclusa e sono in corso le prove di collaudo. Ma diventa un monito per quello che resta ancora il problema principe da risolvere: quello dell'attraversamento del nodo di Firenze. Questione ancora aperta, e oggetto di polemiche da parte di chi non vuole il tunnel sotterraneo in città mentre rispunta una soluzione alternativa, giudicata positivamente dai vertici del governo Prodi e delle ferrovie di un paio di anni fa. Dunque, la severa condanna, in primo grado, contro la quale Impregilo, capogruppo del consorzio Cavet (formato per il 75% da Impregilo e da Cmc, Tecnimont e Crcpl) che ha eseguito i lavori della Tav Bologna Firenze, ricorrerà in appello, si prospetta come una spada di Damocle per i lavori del nodo Firenze, ancora di delicati rispetto a quelli avvenuti nelle campagne del Mugello, tra Firenze e Bologna. Fra i condannati a cinque anni figurano i vertici del Cavet: Alberto Rubegni, a.d di Impregilo e presidente di.Cavet, Carlo Silva, a.d. di Cavet e il direttore generale Giovanni Guagnozzi, cui è andata, a tutti, la conferma della stima del presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini. Ventisei condanne e risarcimenti per oltre 150 milioni di euro: è questa la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Firenze nel processo per i presunti danni ambientali creati dai cantiere per la realizzazione del tratto Firenze-Bologna dell'Alta Velocità ferroviaria. Si va dai 5 anni di reclusione per i vertici del consorzio Cavet, ai 3 mesi per altri imputati per l'illecito smaltimento di rifiuti ma assoluzioni per il reato di danneggiamento delle falde acquifere. I magistrati che hanno coordinato le indagini, Gianni Tei e Giulio Monferini, avevano chiesto complessivamente condanne per oltre 180 anni di reclusione, e sostenevano che i lavori avessero causato danni per 751 milioni di euro.Il giudice Alessandro Nencini ha riconosciuto che vi è stato il danneggiamento dei corsi d'acqua e dei pozzi privati ma non doloso. E siccome il danneggiamento colposo non è previsto dalle norme gli imputati vanno assolti. Per quanto riguarda il furto d'acqua il giudice ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale che dovrà decidere sulla questione di costituzionalità.«La sentenza con le pesanti condanne penali riconosce la gravità del disastro ambientale perpetrato ai danni del nostro territorio: speriamo che questo possa fungere da monito anche per i futuri progetti di grandi opere che il governo vorrebbe portare avanti senza alcuna seria valutazione d'impatto ambientale e a scapito delle comunità locali», ha commentato Legambiente, parte civile al processo determinato da una denuncia degli ambientalisti presentata nel 2001. «Purtroppo però», ha sottolineato l'associazione, «il dispositivo dei risarcimenti non può soddisfarci in alcuna maniera: milioni di euro sono stati riconosciuti infatti per gli enti (ministero dell'ambiente, regione Toscana e provincia di Firenze) che in qualche modo sono corresponsabili dei danni avvenuti, mentre i cittadini realmente colpiti dal disastro ambientale, e senza l'impegno dei quali questo processo non si sarebbe mai avviato, non vedono riconosciuto in alcun modo il proprio diritto». «Chiediamo quindi al ministero, alla regione e alla provincia», ha concluso Legambiente, «di destinare i soldi del risarcimento a interventi e opere utili a quest'area e alle comunità realmente danneggiate dagli effetti dell'illecito smaltimento dei rifiuti e dell'impoverimento delle falde acquifere».«Un territorio di 50 chilometri quadrati», ha affermato il Wwf, «ha subito impatti ambientali significativi. Intercettazione di falde acquifere, inquinamento chimico-fisico, mala gestione delle terre di scavo e dei rifiuti prodotti dai cantieri, decine di chilometri di corsi d`acqua essiccati o danneggiati, decine di pozzi scomparsi. Questi i danni subiti dal Mugello che hanno portato il Wwf a costituirsi parte civile». «Troppo spesso», ha concluso il Wwf Italia, «per le grandi opere in Italia la progettazione si rivela lacunosa. Questa sentenza dovrebbe essere un ulteriore monito per una corretta valutazione dell`impatto ambientale di queste opere».Secondo il presidente della regione Toscana, Claudio Martini, la sentenza è severa e occorre prenderne atto e «il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi, la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d'acqua e in sede civile dovrà essere quantificato l'entità complessiva del danno. Ma il danno ambientale c'è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciute in modo significativo dal tribunale di Firenze, il che conferma la giustezza dell'impegno che abbiamo sempre assunto per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino dell'equilibrio ambientale in Mugello». Secondo il governatore «il ripristino della situazione precedente è fondamentale e noi abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai governi che si sono succeduti, in sede di osservatorio nazionale, di mettere a disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale, stella polare del nostro impegno: 100 milioni di opere necessarie previste nel masterplan che abbiamo elaborato nel 2007 e coperte solo per 35. L'Alta velocità è infatti una grande opera, importante e significativa: ma dispiegherà tutto il suo valore solo quando anche questa parte sarà completata: altrimenti rischia di rimanere un'opera incompiuta».

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oggi il cda del "tubone" deciderà sulla restituzione dei canoni non dovuti (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 12 - Udine Oggi il Cda del "Tubone" deciderà sulla restituzione dei canoni non dovuti SAN GIORGIO. «Sono curioso di vedere come gli avvocati del Tubone riusciranno a rassicurare la presidente del Consorzio di Depurazione, Luisa De Marco, sostenendo la tesi che tutto va bene e che non devono ritornare i soldi ai cittadini». Paolo De Toni, portavoce del comitato per i ricorsi, riprende la "battaglia", sull'interpretazione della legge appena approvata dal Governo nazionale sul ciclo idrico integrato, che oggi sarà uno dei punti all'ordine del giorno del consiglio di amministrazione del Consorzio Depurazione Laguna Spa, che esaminerà il nuovo testo di legge con i propri legali e deciderà in merito ai rimborsi sulla tassa di depurazione, bocciata a dicembre dalla sentenza della Corte Costituzionale, rimborsi retroattivi di dieci anni, che coinvolgono diversi utenti allacciati all'impianto consortile per una somma complessiva di 1,2 milioni di euro. De Toni, ha già esaminato la legge e, riservandosi di spiegarne l'interpretazione dopo le decisioni del Cda, afferma: «Noi affermiamo che il Tubone ha speso arbitrariamente i soldi delle bollette e che assolutamente il nostro caso non rientra nel comma 1, in quanto neanche un euro degli investimenti del Tubone risponde alla condizione vincolante di essere espressamente individuato e programmato dai piani d'ambito e non giova dire che l'Ato in questa Regione è appena stato costituito perché la risposta è: dovevate aspettare la sua costituzione e i relativi piani d'ambito e nel frattempo tenere fermi i soldi dei canoni non dovuti della depurazione. Pertanto - conclude - abbiamo diritto alla completa restituzione dei soldi ingiustamente pagati in quanto non ci possono essere oneri da dedurre dall'importo da restituire». (f.a.)

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festival teatro italia, fofi se ne va - conchita sannino (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina IV - Napoli Bagnoli Il contenzioso con i cittadini dell´Ato 3 per le somme non dovute per la depurazione Festival Teatro Italia, Fofi se ne va Il Consiglio di Stato decide sui cantieri "Evento troppo generalista, lascio". Al suo posto un avvocato L´azienda Gori alla guerra dell´acqua una legge "cancella" ottomila ricorsi "Nel Cda della fondazione ho visto la volontà di metterci dentro di tutto di più" CONCHITA SANNINO (segue dalla prima di cronaca) «Questo è uno degli aspetti più disperanti, e criminosi, di una città che sembra irredimibile. Scendi di casa e ti imbatti in uno che vuole parlarti male del suo vicino di banco. Avviene in politica, nella cultura, nell´arte. No, questa litigiosità mi fa venire i brividi. Io ho visto divergenze con quello che si andava costruendo e mi sono sentito di troppo». Non parlategli, dunque, della violenta querelle aperta dall´assessore regionale Velardi contro il maestro De Simone. Il suo no è meditato e privo di acredine. Così Fofi, critico e saggista tra i più ispidi e incisivi del panorama italiano, legato a doppio filo alla tradizione letteraria e politica di una narrazione secca di Napoli, lascia il suo posto di membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Campania dei Festival, l´organismo permanente che dovrà organizzare le edizioni del Festival Teatro Italia in programma la prossima estate e nello stesso periodo del 2009. Le sue dimissioni sono state incassate senza fare pubblicità. Il governatore Bassolino, con i vertici della Fondazione Rachele Furfaro e Renato Quaglia, ha già provveduto a sostituirlo: con un avvocato amministrativista di riconosciuto spessore professionale e culturale, Riccardo Satta Flores. Ma finisce con l´amaro in bocca tra Fofi e le istituzioni. Per l´ennesima volta. Fofi, perché? «Non era il posto per me. Ero superfluo. Vedevo un festival troppo generalista - spiega - Non mi piacciono le solite polemiche di cui sono pieni i giornali. Rivendico la mia visione: sono uno di vocazione minoritaria. Uno, forse, troppo dentro il sociale. Mentre lì, ho visto che c´era, legittimamente, una volontà a metterci dentro di tutto di più. Un po´ di teatro di tradizione e un po´ di innovazione, un po´ di centralità e un po´ di marginalità. Il fine era: accontentare tutti, che forse è il modo che ora cerca Napoli per rimettere in moto quei meccanismi di comunicazione che si sono inceppati. Operazione rispettabile. E penso che sia la presidente Furfaro, che il direttore Quaglia siano mossi da ottimi intenti. Ma non mi appartiene. Il mio sarebbe stato un Festival di morti di fame, probabilmente; ma che magari avrebbe avuto una piccola incidenza sulla storia del teatro, non lo so. Se non posso dare una mano, mi faccio da parte». Tuttavia, non discende da quelle dimissioni la rabbia Fofi, che ha la sua "base" napoletana da anni, ed è motore di operazioni sociali e culturali nel cuore di Scampia, da Arrevuoto a Punta Corsara. «Faccio quello che posso in una città che si sente e si rappresenta come impotente - sottolinea Fofi -. Quei semi messi giù a Scampia hanno prodotto ottime radici, il problema è che mancano le sponde. Politiche. La sinistra si è suicidata, non sappiamo più dove trovare persone non dico con cui dialogare, ma almeno con cui litigare». Un «pessimista attivo», si definisce. «La politica, una certa specifica tradizione culturale di sinistra, non è servita a cambiare molto nella testa della gente. Politici, cittadini. Questo è il fallimento. Ed è il dato vero della disfatta veltroniana, così come di quella bassoliniana. Una mobilitazione e una quantità di germogli che questa sinistra ha mandato in vacca. E l´amaro è ancora più forte se a essere disillusi sono stati entusiasmi e speranze forti, come quelle alimentate intorno al primo Bassolino. Dopo, un vento così è difficile farlo rinascere». Nella guerra dell´acqua i cittadini perdono una battaglia. Ottomila ricorsi. Cinquecento citazioni. Tutto inutile. Il governo interviene in soccorso alla Gori e "cancella" con una legge tutti i ricorsi fatti fino ad ora dai residenti nei 76 comuni nell´area di pertinenza dell´Ato 3, parliamo di 59 della provincia di Napoli (dall´aria nolana e vesuviana fino a Scafati e Nocera) e 17 della provincia di Salerno (da San Giorgio a Cremano a Massa Lubrense compresa Capri. Cosa è successo? A ottobre dell´anno scorso la corte costituzionale stabilisce (dopo il ricorso di un utente di Gragnano) che tutti i residenti nei territori non collegati a un depuratore non devono pagare la tassa di depurazione e soprattutto sono tenuti ad ottenere il rimborso per il passato. Fioccano i ricorsi davanti al giudice di pace, per una cifra che si aggira intorno agli 80 milioni di euro. Scatta il braccio di ferro tra i cittadini che pretendono i soldi pagati per un servizio che non hanno, la società che gestisce il servizio idrico integrato dell´Ato 3 e alcune amministrazioni, che questi soldi non li hanno, perché comunque hanno fatto una serie di investimenti per realizzare i famosi depuratori. Ed ecco la nuova legge, ratificata dal Quirinale sabato scorso, che sul piano formale dà ragione ai cittadini, ma in sostanza salva la Gori. «I gestori del servizio idrico integrato - dice la legge appena approvata - sono tenuti alla restituzione delle tariffe, ma i rimborsi potranno avvenire solo dal primo ottobre 2009. Sono pertanto da ritenersi "improcedibili" tutti i ricorsi e le citazioni fino ad ora presentate». Ma non sono solo gli otto mesi di tempo a dare ossigeno alla Gori. La legge prevede anche che: «La restituzione delle quote non dovute dovrà, inoltre prevedere la detrazione degli oneri derivati dalle attività di progettazione, realizzazione e completamento degli impianti di depurazione». Cioè, dai rimborsi saranno defalcati i soldi che la Gori ha già investito per gli impianti, anche se ancora non sono in funzione. A questo punto il calcolo è facile, se dal credito la Gori sottrae gli investimenti, ai cittadini arriverà un rimborso molto misero, che verrà spalmato, tra l´altro, in cinque anni. «Abbiamo già avviato una mappatura di tutti gli utenti che avranno diritto al rimborso. La fatturazione intanto è già sospesa e tra l´altro noi contiamo di chiudere tutto anche prima di ottobre», commenta Mario Sorrentino, presidente dell´Ato 3. (cri. z.) tra una settimana si decide sul futuro dei cantieri di Bagnoli. Il Consiglio di Stato mercoledì 11 marzo deciderà sul ricorso presentato dal Comune alla sentenza del Tar, che quattro settimane fa, ha annullato l´intero piano attuativo, dalla costruzione del porto canale a tutta la zona turistica. Il Consiglio di Stato deciderà se confermare la sentenza del Tar e bloccare definitivamente i cantieri di trasformazione urbana in corso a Bagnoli (la porta del parco e l´acquario tematico) o annullare tutto. Il ricorso presentato da Palazzo San Giacomo al Consiglio di Stato è curato degli avvocati Riccardo Marone e Vincenzo Cerulli Irelli e si fonda su due punti. La presunta falsa dichiarazione di Ciro Orefice (il cittadino che ha promosso e vinto il ricorso al Tar), che, secondo gli avvocati del Comune, non abita all´interno della zona interessata dal piano esecutivo. E sulla consuetudine giurisprudenziale, secondo cui, è buona norma annullare non l´intero piano ma solo la porzione che ricade nella zona di proprietà del ricorrente. (cri. z.)

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danni in mugello, cavet condannato per la tav - franca selvatici (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina II - Firenze Lo stuolo di avvocati della difesa esce abbastanza soddisfatto. Il professor Padovani: "Una sentenza che non ci dispiace" Danni in Mugello, Cavet condannato per la Tav Alta velocità, pene da 3 mesi a 5 anni per 27 imputati . Maxi risarcimento da 150 milioni "Alla fine nessuna accusa resterà in piedi" Quasi tutti i condannati sono dirigenti, ingegneri e tecnici del Consorzio Il reato di furto aggravato di acque pubbliche stralciato alla Corte Costituzionale FRANCA SELVATICI «è una sentenza che non dispiace alla difesa», commenta a caldo il professor Tullio Padovani che con numerosi colleghi, fra cui gli avvocati Antonio D´Avirro, Eriberto Rosso e Anna Francini, difende i vertici del Consorzio Cavet, per i quali i pm Tei e Monferini avevano chiesto una condanna a dieci anni di reclusione. «Peggio che per il disastro del Vajont», si era infuriato il professor Padovani. Che ora sorride: «La mia profezia è una sola: alla fine non resterà nessuna delle accuse, come i dieci piccoli indiani di Agatha Christie. In definitiva, le contestazioni sulle acque sono sparite dal processo penale. Per il furto si va alla Corte Costituzionale. Sono rimaste le discariche, a mio avviso prescritte. Resta il traffico dei rifiuti, ma penso che in appello non reggerà. Insomma, metà del processo l´abbiamo scaricato. Il resto si vedrà. Come premessa non è male». «In questo Paese - conclude ironicamente l´avvocato - chi fa una grande opera deve prepararsi a un grande processo. è per questo che ne abbiamo così poche». «Confermo stima e fiducia nei confronti dell´amministratore delegato Alberto Rubegni e degli altri dirigenti del Consorzio Cavet». Lo ha dichiarato Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo, la capofila del consorzio, costituito per il 75% appunto da Impregilo e per il resto da Cmc, Tecnimont e Crpl. «Questi sentimenti - ha aggiunto Ponzellini - sono totalmente condivisi da tutto il management di Impregilo, che esprime solidarietà ai propri colleghi coinvolti nel processo. Rimane incrollabile la fiducia nella giustizia». Mentre i pm Tei e Monferini e gli avvocati di parte civile, fra i quali Roberto Inches e Letizia Luciani, sottolineano che l´impianto accusatorio «è stato sostanzialmente confermato» e «i fatti, nella loro totalità, sono stati accertati come esistenti e attribuibili agli imputati», Eriberto Rosso, uno dei legali del Cavet, giudica «privi di senso» i risarcimenti accordati a Ministero dell´Ambiente, Regione Toscana e Provincia di Firenze, «anche alla luce del fatto che l´accusa ha disegnato anche le pubbliche amministrazioni come inadempienti riguardo i controlli». (f. s.) Il territorio del Mugello è stato duramente sacrificato a una grande opera di ingegneria realizzata con scarsissima attenzione per l´ambiente. E´ la conclusione del processo sulla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità (Tav) fra Emilia Romagna e Toscana: 79 chilometri di cui 73 in galleria. Cominciato oltre quattro anni fa, il 26 novembre 2004, il processo si è chiuso ieri, dopo 100 udienze, con la condanna di 27 persone per reati ambientali, a pene comprese fra 5 anni di reclusione e 3 mesi di arresto. Tredici dei 27 condannati sono dirigenti, ingegneri e tecnici del Consorzio Cavet, il general contractor dell´opera, il cui capofila è Impregilo. Il giudice Alessandro Nencini ha condannato a 5 anni l´amministratore delegato di Cavet Alberto Rubegni, gli ex direttori generali Carlo Silva e Giovanni Guagnozzi, i direttori di tronco Franco Zambon e Franco Castellani, accusati di aver disseminato il territorio del Mugello, e non solo, di discariche di materiali di scavo delle gallerie e di fanghi contaminati da idrocarburi e da cemento, e di aver organizzato un traffico illecito di rifiuti. Il Cavet, responsabile civile, dovrà risarcire, insieme con tutti i condannati, le parti civili. A titolo di anticipo dovrà versare 50 milioni di euro al Ministero dell´Ambiente, 50 milioni alla Regione Toscana, 50 alla Provincia di Firenze, più somme minori ad altri enti pubblici. Le accuse formulate dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei, che hanno coordinato le indagini dei tecnici dell´Arpat, della polizia municipale e dei carabinieri, erano numerosissime e occupavano oltre 200 pagine. Molti dei reati, però, si sono prescritti durante il processo. L´Italia è, a quanto pare, l´unico paese nel quale i termini di prescrizione continuano a decorrere anche dopo l´avvio dei processi. Fra le accuse prescritte anche quella di truffa ai danni della Regione. Sul reato ritenuto più grave dalla procura, quello di furto aggravato di acque pubbliche, il giudice Nencini ha disposto uno stralcio dal procedimento principale e la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale. Secondo le accuse, Cavet ha utilizzato senza autorizzazioni non meno di 5 milioni di acque pubbliche per gli impianti di betonaggio, il lavaggio di mezzi meccanici e altre attività di cantiere. La legge Galli del ´99 ha depenalizzato l´illecito impossessamento di acque pubbliche per usi industriali. Ne deriva che chi ruba una mela rischia una condanna penale, chi preleva illecitamente un bene prezioso come l´acqua per usarla in un cantiere rischia una sanzione amministrativa (così come, prima dell´intervento della Corte Costituzionale, chi falsificava le firme sulle liste elettorali rischiava meno di chi apponeva una firma falsa su un documento privato). Secondo il giudice Nencini, la norma che depenalizza il furto di acque per usi industriali è viziata da irragionevolezza e grave contraddizione e confligge con il diritto fondamentale a mantenere integro il patrimonio ambientale. Di qui la decisione di rimettere la questione alla Corte Costituzionale. L´inchiesta sui danni causati dai cantieri Tav era divisa in due filoni principali: quello della contaminazione dei terreni e delle acque per effetto dello smaltimento delle terre e dei fanghi delle lavorazioni in galleria, e quello del drammatico prosciugamento delle sorgenti e dei fiumi del Mugello, una delle regioni più ricche di acqua d´Italia. Secondo le accuse, a causa dei lavori in galleria e della intercettazione «selvaggia» delle acque di falda, si sono seccati 57 km di fiumi, la portata di altri 24 km di corsi d´acqua si è drasticamente ridotta, sono state prosciugate 37 sorgenti e 5 acquedotti. Un disastro ambientale per il quale la procura contestava il danneggiamento aggravato, un reato volontario. Il giudice ha ritenuto invece che questi gravissimi danni siano stati causati da negligenza o imperizia, cioè siano colposi, e il codice penale non prevede il reato di danneggiamento colposo. Da questa accusa, perciò, tutti gli imputati sono stati assolti. Tuttavia le famiglie e le aziende danneggiate potranno chiedere i danni in sede civile. I danni complessivi al territorio del Mugello sono stati valutati in almeno 741 milioni di euro. Dopo il giudice penale, si appresta a muoversi anche la procura della Corte dei Conti, che potrebbe chiedere i danni anche a chi, negli enti pubblici, avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto a sufficienza.

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"avevo dei dubbi ma firmai l'accordo adesso lo rifarei" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Firenze Gli ambientalisti In aula L´ex sindaco di Firenzuola: non vedremo mai un soldo, ci penserà l´appello a mitigare tutto "Avevo dei dubbi ma firmai l´accordo Adesso lo rifarei" Così Legambiente denunciò il disastro "Delusi per la sentenza, chi ripagherà i contadini?" "Non è giusto attribuire ai tecnici responsabilità che tutti insieme ci siamo assunti" «Fui l´ultimo a firmare l´accordo, ero pieno di dubbi. Ma oggi difendo quella scelta, l´Alta velocità è un´opera fondamentale per l´Italia». Renzo Mascherini, ex sindaco di Firenzuola, contesta la visione dei magistrati: «Questa sentenza non mi convince», dice. Ventisette condanne e 150 milioni di risarcimento danni. «Non vedremo mai un soldo, ci penserà l´appello a mitigare la sentenza. E comunque non trovo giusto che si attribuiscano ai tecnici e ai dirigenti Cavet responsabilità che tutti insieme, noi sindaci compresi, ci siamo assunti». Vuol dire che anche i sindaci e gli altri amministratori sapevano che le sorgenti si sarebbero essiccate? «Voglio dire che le decisioni venivano discusse dentro l´Osservatorio nazionale sulla Tav presieduto dall´ingegner Trezzini del ministero dell´Ambiente e lì dentro c´erano anche i sindaci. Fino al 2001, quando il governo Berlusconi ci ha cacciati fuori, anche noi abbiamo avuto voce in capitolo. Resto convinto che il danno ambientale non sia legato al modo in cui Cavet ha realizzato i lavori ma al progetto stesso. Sapevamo che le sorgenti sarebbero state intercettate, non ci si poteva aspettare niente di diverso, ogni passaggio veniva concordato». Però lei stesso racconta di aver avuto perplessità. «Il 27 luglio del ´95 sono stato l´ultimo a firmare, ricordo che l´allora ministro Paolucci mi strinse la mano chiedendomi di tenere duro per "salvare il Mugello", figuriamoci se potevo essere io da solo a fermare tutto. Chiesi però che ci fossero tutte le condizioni per realizzare opere importanti come il collegamento con la Variante di valico e l´autostrada e gli altri servizi che hanno garantito uno sviluppo a Firenzuola. Rifirmerei ancora». Nessun ripensamento? In Val di Susa si sono ribellati. «Il progetto presentato era così complesso che per i nostri uffici tecnici era impossibile dare una valutazione scientifica. I Comuni si sono fidati dello studio di impatto ambientale del ministero e del parere di Regione e Provincia. Nel ´95 non esisteva nessun movimento contro l´Alta velocità. L´unico rammarico che ho da ex sindaco è che il ripristino ambientale non sia stato completato e questo desta una grande preoccupazione. Le opere di restauro sono finanziate ma i soldi non si spendono. Perché? Si devono fare i rimboschimenti, si devono trasformare le strade di cantiere, si devono realizzare gli acquedotti. Queste sono le cose gravi a cui provvedere». Dopo la sentenza cambierà il giudizio sull´Alta velocità? «L´opera è sostanzialmente finita, a dicembre i treni cominceranno a viaggiare e la distanza tra Napoli, Roma, Bologna, Firenze, Milano e l´Europa sarà più breve. Credo che questo sia un risultato molto importante per l´Italia. Per tutti». (s.p.) Il primo esposto sui danni prodotti dall´Alta velocità lo presentò Pia Ballabio di Legambiente. Eppure ieri non tirava aria di trionfo nell´associazione dopo la sentenza. «Non si dice niente a proposito dei risarcimenti ai coltivatori», spiega Ballabio, «eppure il danno è enorme per loro e gli effetti della devastazione continuano: ci sono 70 chilometri quadrati senza più un filo d´acqua. Mi spiegano che in sede civile si potrà ricorrere ma non trovo giusto che si diano soldi alla Regione e alla Comunità montana mentre i privati cittadini del Mugello non sono menzionati». Legambiente non nasconde la sua delusione: «Milioni di euro sono stati riconosciuti per gli enti che in qualche modo sono corresponsabili dei danni, mentre i cittadini realmente colpiti dal disastro ambientale, e senza l´impegno dei quali questo processo non si sarebbe mai avviato, non vedono riconosciuto il proprio diritto». Soddisfatto invece il Wwf: «Un territorio di 50 chilometri quadrati ha subito impatti ambientali significativi. Questa sentenza dovrebbe essere un ulteriore monito per una corretta valutazione dell´impatto ambientale di queste opere». Commenta anche il presidente della Toscana Claudio Martini: «La Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d´acqua», dice. «Ma il danno ambientale c´è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciuti in modo significativo». E aggiunge: «Abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai governi di mettere a disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale, stella polare del nostro impegno: 100 milioni di opere previste nel Master plan, di cui solo 35 coperti». (s.p.)

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IL PRESIDENTE MARTINI COMMENTA LA SENTENZA SULL'ALTA VELOCITÀ DEL TRIBUNALE DI FIRENZE <SENZA RIPRISTINO AMBIENTALE È UN'OPERA INCOMPIUTA> RICONOSCIUTO IL DANNO. RISARCIMENTO DI 50 (sezione: Giustizia)

( da "marketpress.info" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Mercoledì 04 Marzo 2009 IL PRESIDENTE MARTINI COMMENTA LA SENTENZA SULL´ALTA VELOCITÀ DEL TRIBUNALE DI FIRENZE «SENZA RIPRISTINO AMBIENTALE È UN´OPERA INCOMPIUTA» RICONOSCIUTO IL DANNO. RISARCIMENTO DI 50 MILIONI ALLA REGIONE TOSCANA Firenze, 4 marzo 2009 - «E´ una sentenza severa di cui occorre prendere atto, anche se il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi: la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d´acqua e in sede civile dovrà essere quantificato l´entità complessiva del danno. Ma il danno ambientale c´è stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciute in modo significativo dal tribunale di Firenze, il che conferma la giustezza dell´impegno che abbiamo sempre assunto per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino dell´equilibrio ambientale in Mugello». E´ il commento del presidente della Toscana Claudio Martini alla sentenza, resa nota ieri nel pomeriggio, con cui si è chiuso il processo per i danni ambientali causati dai lavori per l´Alta velocità tra Firenze e Bologna: 27 condanne da tre mesi d´arresto a 5 anni di reclusione e un risarcimento di oltre 150 milioni di euro di cui 50 destinati alla Regione Toscana e gli altri a Ministero dell´Ambiente, Province e comuni interessate dai lavori. Il tracciato tosco-emiliano dell´Alta velocità è un´opera complessa: 78,5 chilometri, per 74 costituiti da gallerie, con un impatto sul regime idrogeologico dell´area che nel corso dei lavori si è rilevato assai più significativo di quanto previsto all´inizio, nella fase progettuale e di Via. «Il ripristino della situazione precedente è fondamentale. Lo è sempre stato per noi, tant´è che il governo regionale ha sempre detto che per realizzare un?opera di tale difficoltà e importanza fosse necessario investire risorse ed energie straordinarie per garantire controlli e verifiche sul rispetto delle prescrizioni stabilite dall a valutazione di impatto ambientale» spiega Martini. «Con insistenza ? aggiunge - abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai Governi che si sono succeduti, in sede di osservatorio nazionale, di mettere a disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale, stella polare del nostro impegno: 100 milioni di opere necessarie previste nel Master plan che abbiamo elaborato nel 2007 e coperte solo per 35». «L´alta velocità è infatti una grande opera, importante e significativa - conclude il presidente -. Ma dispiegherà tutto il suo valore solo quando anche questa parte sarà completata: altrimenti rischia di rimanere un´opera incompiuta». . <<BACK

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CASTIGO ANNACQUATO (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

CASTIGO ANNACQUATO Guglielmo Ragozzino È probabile che la tratta appenninica dell'alta velocità venga inaugurata quest'anno o al massimo l'anno seguente. È tutto quasi pronto e il percorso tra Roma e Milano - se ogni cosa correrà liscia - durerà invece di tre ore e mezza, tre ore e un quarto. Il sollievo per i viaggiatori sarà modesto, mentre avrà altre ragioni per imprecare il consigliere delegato di Cai-Alitalia, che teme massimamente la concorrenza del treno tra le due capitali. Il treno viaggerà in galleria per 73 chilometri dei 78 totali, nel corpo della montagna che divide Firenze da Bologna. Firenze e Bologna contano poco nella vicenda. Infatti mancano ancora delle stazioni e dell'attraversamento cittadino in sotterranea, quindi tra le due città in quel particolare percorso, la riduzione dei tempi, per ironia della sorte, sarà di cinque minuti. Non così tanti da risarcire gli abitanti attraversati dai lavori e dalla galleria. Nel corso dello scavo «gli abitanti, rimasti senz'acqua, hanno dovuto far ricorso alle autobotti e lamentano danni anche all'agricoltura e alla zootecnia». Così scriveva Alberico Giostra in un'«inchiesta vecchio stile» di Diario nel giugno di cinque anni fa. Lo scavatore si chiamava e si chiama Cavet, un consorzio allora a guida Fiat-Impregilo. L'acqua è ancora inquinata, le fonti non ci sono più, l'accusa è di avere danneggiato «con scarichi di sostanze tossiche» 24 corsi d'acqua e di averne «depauperato o essiccato il corso in modo anche irreversibile». Fiat, Iri, Eni, Montedison, per decenni le quattro grandi dell'economia italiana si erano inventate e divise l'alta velocità. Una tratta per uno, non fa male a nessuno, tanto paga lo stato. E l'alta velocità divenne la continuazione di Tangentopoli. Quattrini, sprechi, corruzione. Ogni tanto qualche esperto notava che il costo chilometrico in Italia era quadruplo di quello simile in un altro paese europeo. E poi c'era l'acqua. Intorno all'acqua si è svolto il processo conclusosi ieri in primo grado con le condanne dei dirigenti del consorzio Cavet, ora per tre quarti di Impregilo e di Technimont, Cmc e di Crpl per il resto. L'acqua è stata sporcata e inquinata; o, possiamo dire, avvelenata? Per questo sono seguite le condanne e i risarcimenti. Le fonti e i corsi d'acqua sono stati danneggiati; questo è un fatto appurato, ma i prìncipi del foro che difendevano gli imputati hanno contro dedotto che il danneggiamento, per essere penalmente rilevante, deve essere volontario. Non c'era prova che quello di Cavet lo fosse. Hanno preso l'acqua, hanno impastato il cemento, hanno prosciugato e deviato, ma non è mica detto che abbiano fatto apposta. Infine il furto. Qui il giudice ha scelto la via della Corte costituzionale: la legge dell'Europa, che l'Italia ha fatto propria, dichiara con solennità che l'acqua è un bene comune; ma una leggina italiana (152/99) permette di captarne quanta si vuole, senza troppe spiegazioni, senza dare troppo peso alla legge Merli (34/94) apparentemente di diverso avviso. A Bologna, a Firenze, città beffarde, sarà venuto da ridere.

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Maxi-sentenza per la Tav al Mugello (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

AMBIENTE Maxi-sentenza per la Tav al Mugello Condannati i vertici del Consorzio Cavet, che si era aggiudicato i lavori per il tratto appenninico. Il governatore Martini: «La sentenza conferma il danno all'ambiente» Ventisette condanne e 150 milioni di multa per i danni ambientali provocati dai lavori della linea Bologna-Firenze Riccardo Chiari FIRENZE FIRENZE Dopo quattro anni e mezzo arriva a sentenza il processo di primo grado per i lavori dell'alta velocità ferroviaria nella tratta Bologna-Firenze. Si chiude con ventisette condanne da tre mesi a cinque anni per le le violazioni delle norme sullo smaltimento dei rifiuti, in altre parole per la gestione dei materiali inquinati da scavo (smarino e fanghi), nel corso degli assai tormentati lavori per la costruzione delle lunghe gallerie ferroviarie appenniniche. Assoluzioni «perché il fatto non costituisce reato» dall'accusa di danneggiamento, legata all'inquinamento di 24 corsi d'acqua e il prosciugamento, essicamento o depauperamento della portate di 17 fra fiumi, torrenti o fossi, di 51 sorgenti, 28 pozzi e due acquedotti privati. Alla Consulta va infine la tranche accusatoria del «furto d'acqua», e cioè dell'utilizzo industriale di quanto pioveva nelle gallerie mugellane dell'alta velocità - centinaia di migliaia di metri cubi d'acqua - prima del ritorno indotto negli alvei di fiumi e torrenti toscani. Un reato ancora ipotetico, perché sul punto il giudice monocratico Alessandro Nencini ha sollevato una eccezione di costituzionalità, che interesserà i giuristi e che farà felici anche i sostenitori del principio dell'acqua come bene primario di vita, pubblico e da preservare. Un principio non punito però, almeno penalmente, dal decreto legislativo 152/99, che si limita a sanzioni amministrative e pecuniarie per i responsabili appunto di «furto d'acqua». Un decreto che per il giudice Nencini porta ad una disparità di trattamento fra chi ruba l'acqua pubblica e chi ruba qualcos'altro. Ad essere condannati per quella che è stata la prima, ormai storica tranche dell'inchiesta condotta dai sostituti procuratori Giulio Monferini e Gianni Tei sono i vertici del Consorzio Cavet (Impregilo al 75%, poi Cmc, Tecnimont e Crcpl), che si era aggiudicato l'appalto per i lavori nel tratto appenninico dell'alta velocità, e che non è stato confermato per il nodo dell'appaltato ma ancora discusso sottoattraversamento di Firenze, con annessa stazione sotterranea disegnata da Norman Foster. Per Cavet commenta la sentenza l'avvocato e professore universitario di diritto penale Tulio Padovani, a capo di un collegio di difesa che comprende legali come Nino D'Avirro ed Eriberto Rosso: «E' una sentenza che non ci dispiace, il reato rimasto è quello di smaltimento illecito di rifiuti, ma penso che nei prossimi gradi di giudizio non reggerà». Di tutt'altro avviso i pm Monferini e Tei («L'impianto accusatorio è stato sostanzialmente confermato ») e le tante parti civili. Per loro parlano Letizia Luciani, Silvia Ciampolini e Roberto Inches: «I fatti sono stati giudicati come esistenti e attribuibili agli imputati. Ma il danneggiamento idrico è stato considerato colposo e quindi non sanzionabile penalmente, mentre altri reati come la truffa erano già prescritti». Proprio sul possibile danneggiamento del territorio nel corso dei lavori della grande opera, il capitolato d'appalto sottoscritto da Caver prevede che ogni eventuale danno debba essere ripagato, e che sia ripristinato lo stato dei luoghi. Intanto ministero dell'Ambiente, Regione Toscana e Provincia di Firenze hanno avuto dal giudice un risarcimento di 50 milioni a testa, pochi spiccioli invece (5mila euro) per le associazioni ambiantaliste Idra, Wwf e Italia Nostra, tutte parti civili. Commento finale di Claudio Martini, presidente regionale toscano, che dopo l'alluvione d'acqua che bloccò per mesi i lavori nelle gallerie nel 2001 si è adoperato perché i lavori proseguissero con il massimo di cautele: «E' una sentenza severa di cui si deve prendere atto, anche se il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi: la corte Costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d'acqua e in sede civile dovrà essere quantificata l'entità complessiva del danno. Danno ambientale che c'è stato. Ora occorrono le opere necessarie al ripristino dell'equilibrio ambientale in Mugello. Con insistenza abbiamo chiesto a Cavet e ai governi che si sono succeduti di mettere a disposizione le risorse necessarie. Ma di 100 milioni di euro che abbiamo calcolato ne sono arrivati solo trentacinque». 150 MILIONI E' la cifra fissata come risarcimento per i danni ambientali provocati dall'altà velocità al Mugello. Ventisette le condanne

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Cittadinanza riparatoria per i figli delle emigrate (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI GIUSTIZIA data: 2009-03-04 - pag: 35 autore: Cassazione. Cadono gli effetti della legge del 1912 Cittadinanza riparatoria per i figli delle emigrate Marco Bellinazzo MILANO Accesso alla cittadinanza più facile per i figli e i nipoti delle donne italiane che hanno perso il proprio status sposando uno straniero per effetto di una legge "discriminatoria" del 1912 (la n. 555). Legge dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale con due pronunce del 1975 e del 1983. I discendenti delle donne "maritate" con stranieri, peraltro, potranno riacquistare «automaticamente» la cittadinanza italiana. Non ci sarà bisogno della dichiarazione "a monte" dell'interessata prevista dalla legge 151 del 1975 (articolo 219). Pronunciandosi per la terza volta, dopo il 1998 e il 2004, su questa tipologia di controversie le Sezioni unite civili potrebbero chiudere così una lunga serie di vertenze. Innovando leggermente la propria posizione, con la sentenza n. 4466 depositata il 25 febbraio scorso, la Cassazione, in particolare, ha precisato che «la cittadinanza italiana va riconosciuta in sede giudiziaria, indipendentemente dalle dichiarazioni rese dall'interessata, alla donna che l'ha perduta per essere coniugata con cittadino straniero anteriormente al 1Úgennaio 1948». Di conseguenza, riacquista la cittadinanza italiana «anche il figlio della donna nato prima di tale data, determinando il rapporto di filiazione, dopo l'entrata in vigore della Costituzione, la trasmissione a lui dello stato di cittadino, che gli sarebbe spettato di diritto senza la legge discriminatoria; da quest'ultimo quindi lo stato, per il rapporto di paternità, deve trasmettersi alla figlia». Nelle motivazioni trovano spazio anche alcune considerazioni di carattere "politico", avendo probabilmente presente i giudici delle Sezioni unite il notevole impatto che produrrà la sentenza: «Di certo non può costituire criterio ermeneutico in senso opposto degli effetti delle sentenze di incostituzionalità delle leggi, la diffidenza della prassi amministrativa verso una eccessiva espansione della retroattività, che potrebbe dar luogo ad una moltiplicazione di richieste di cittadinanza dai discendenti dei cittadini italiani emigrati in altri Stati». Anche perché «oggi appare palese il favore con il quale il legislatore tende a riconoscere il diritto di voto ai figli degli emigrati all'estero». Il caso arrivato all'esame delle Sezioni unite era stato sollevato da una donna, Mariam E. nata al Cairo, in Egitto, nel 1962. La signora era la nipote di Angelina C., che aveva sposato un egiziano durante il fascismo perdendo la cittadinanza italiana a causa delle norme del 1912 dichiarate "discriminatorie" della Consulta, come detto nel 1975 e nel 1983, in rapporto alla Costituzione del 1948. Nonostante queste decisioni il ministero dell'Interno aveva rifiutato il riconoscimento della cittadinanza a Mariam E. (scelta confermata dal Tribunale e dalla Corte d'appello di Roma) perché mancava la dichiarazione resa dalla nonna (nel frattempo deceduta) di voler riacquistare lo status di cittadina italiana in base alla legge 151 del 1975. Per la Cassazione, invece, «gli effetti prodotti da una legge ingiusta e discriminante nei rapporti di filiazione e coniugio e sullo stato di cittadinanza, che perdurino nel tempo, non possono che venir meno, anche in caso di morte degli ascendenti, con la cessazione dell'efficacia di tale legge, che decorre dal 1Ú gennaio 1948, data dalla quale la cittadinanza deve ritenersi automaticamente recuperata per coloro che l'hanno perduta o non l'hanno acquistata». Dunque, in ogni momento, concludono le Sezioni unite, «sarà possibile riconoscere l'imprescrittibile diritto alla mancata perdita o all'acquisto dello stato di cittadino degli ascendenti della ricorrente e quindi il diritto di questa alla dichiarazione del proprio stato, come figlia di padre cittadino per la filiazione da donna che, dal 1Ú gennaio 1948, deve ritenersi cittadina italiana».

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Il giudice scrive in ritardo la sentenza Scarcerato il boss della 'ndrangheta (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-04 num: - pag: 19 categoria: REDAZIONALE Reggio Calabria Romanello era stato arrestato dopo una lunga latitanza Il giudice scrive in ritardo la sentenza Scarcerato il boss della 'ndrangheta REGGIO CALABRIA — Un altro boss della 'ndrangheta torna in libertà. E anche questa volta per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il gup del tribunale di Reggio Calabria Concettina Garreffa ha atteso infatti due anni prima di depositare la sentenza con la quale aveva condannato per associazione mafiosa Cosimo Romanello, 48 anni, di Siderno e altri tre esponenti della cosca Coluccio di Marina di Gioiosa Ionica, anche questi scarcerati. La condanna per i quattro era stata emessa a novembre del 2006, ma il deposito degli atti è avvenuto esattamente il 26 novembre del 2008. Questo ritardo ha fatto slittare i tempi per la fissazione del processo d'appello che si sarebbe dovuto celebrare entro il 10 febbraio scorso. La lentezza della giustizia dieci giorni fa ha aperto le porte del carcere ai quattro 'ndranghetisti. La loro scarcerazione è stata firmata dal gup Daniele Cappuccio perché il giudice Concettina Garreffa è stato nel frattempo spostato in Corte d'Assise. Concettina Garreffa è il gup che qualche anno fa ha fatto uscire dal carcere tre killer che avevano tentato di uccidere l'ispettore di polizia Massimo Trimboli, che assieme ad altri colleghi, durante un controllo, li aveva sorpresi in auto ad un semaforo. Anche in quel caso dopo averli giudicati e condannati con il rito abbreviato, il giudice Garreffa aveva depositato in ritardo i motivi della sentenza. Qualche giorno fa la Corte d'Appello di Reggio Calabria ha confermato comunque le condanne di primo grado per i tre. Quella vicenda ha fatto scattare un provvedimento disciplinare del Csm nei confronti del giudice. Ora la nuova scarcerazione. «Siamo pochi, lavoriamo con pochissimi strumenti, dobbiamo decidere su centinaia di processi con decine d'imputati, ma soprattutto non siamo più nelle condizioni di poter giudicare la mole d'inchieste che ci giungono dalla procura distrettuale» lamenta un giudice del tribunale reggino. L'avvocato Leone Fonte, difensore di Romanello e del boss Giuseppe Coluccio, arrestato in Canada nei mesi scorsi, sostiene che la scarcerazione del suo assistito «non rende affatto giustizia. Avremmo voluto l'appello proprio per provare l'insussistenza delle prove contro Romanello — dice —. Più volte ho chiesto al gup Garreffa di affrettare i tempi del deposito della sentenza proprio per dimostrare in appello l'innocenza del mio assistito ». I magistrati della Dda di Reggio Calabria hanno sostenuto che la cosca Coluccio aveva monopolizzato anche il mercato della pesca, imponendo il «pizzo» ai pescatori, costringendo anche la marineria siciliana a fare affari con loro. Il gup Il gup, Concettina Garreffa, anni fa fece uscire tre killer che avevano tentato di uccidere un ispettore L'arresto Il boss della 'ndrangheta Cosimo Romanello il giorno in cui fu arrestato Carlo Macrì

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Bollette dell'acqua più leggere Si risparmiano 50 euro l'anno (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

RHO BOLLATE pag. 20 Bollette dell'acqua più leggere Si risparmiano 50 euro l'anno Lo ha stabilito una sentenza nel caso di fognature senza depuratori di ROBERTA RAMPINI RHO BOLLETTE dell'acqua più leggere per migliaia di famiglie di Rho e Lainate. E' questo l'effetto della sentenza della Corte Costituzionale dell'8 ottobre 2008 che ha stabilito che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione non è dovuta dagli utenti nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. In altre parole, Amiacque Srl, società pubblica che gestisce il servizio idrico nella Provincia di Milano, non applicherà più il costo della depurazione se la rete fognaria non è collegata agli impianti di depurazione: questo significa un risparmio annuo medio di almeno 50-60 euro. Gli utenti di Rho e Lainate che potranno beneficiare di questa sentenza riceveranno con la prossima bolletta una comunicazione in merito. «SONO soddisfatto che Amiacque, si sia tempestivamente adeguata alla sentenza della Corte Costituzionale, non richiedendo più alle utenze non collegate con il depuratore il relativo canone - spiega il sindaco di Rho, Roberto Zucchetti - mi sono informato se vi è un diritto di recupero delle somme pagate in passato: la risposta è positiva, anche se dovranno essere gli interessati a promuovere la richiesta. Questa eventualità, che riguarda tutta Italia, sembra che possa mettere in gravi difficoltà le società che gestiscono questo servizio, per cui non si esclude che venga approvata una sorta di sanatoria per il passato. Sul sito del Comune pubblicheremo l'elenco delle vie servite dal depuratore e quelle non servite. Questo argomento mi consente di informare che il Comune ha commissionato uno studio idraulico per superare i problemi tecnici e normativi che ancora impediscono l'allacciamento della zona ovest della città con il collettore fognario di Via Tevere». MENTRE rispetto alle richieste di rimborso delle quote non dovute negli anni scorsi, Amiacque fa sapere di essere in attesa, «poiché sono in corso una serie di approfondimenti interpretativi su ulteriori aspetti applicativi della decisione assunta dalla Corte Costituzionale», a Lainate molti cittadini hanno già compilato i moduli per il rimborso caldeggiati dalla Lega Nord. «Poiché il consumo di acqua potabile nel 2007 è stato stimato in 3.500.000 di metri cubi, ne deriva che la somma indebitamente sottratta dalle tasche dei lainatesi ammonti a circa 1.000.000 di euro l'anno vale a dire, se si tiene conto del maggior consumo operato da parte delle aziende locali, oltre 50 euro a famiglia all'anno. Abbiamo verificato che ciò si protrae da almeno cinque anni - spiega la sezione cittadina - quindi è giusto che il Consorzio restituisca i soldi».

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<Precari, decide il giudice del lavoro> (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: INPRIMOPIANO - data: 2009-03-04 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE La decisione del Tar «Precari, decide il giudice del lavoro» BARI — Sulla stabilizzazione dei precari della sanità il Tar Puglia passa la parola al giudice del lavoro. Il collegio della terza sezione del tribunale amministrativo ha dichiarato il difetto di giurisdizione, rimandando la decisione sui primi ricorsi alla magistratura ordinaria. Come si legge nelle sentenze emesse ieri, non è competenza del Tar esprimersi sulla stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato della pubblica amministrazione, e in particolare, del settore dell'impiego contrattualizzato. Il compito spetta, invece, al giudice del lavoro, a cui già centinaia di ex dipendenti della sanità si sono rivolti. «Il procedimento di formazione delle graduatorie - spiegano i giudici del Tar - non costituisce una procedura concorsuale in senso stretto, mancando rispetto agli aspiranti non solo qualsiasi giudizio comparativo, ma anche discrezionalità nella valutazione dei titoli di ammissione». Il collegio ha esaminato tre ricorsi di dipendenti di Asl e Policlinico che non sono rientrati nelle graduatorie degli assunti a tempo indeterminato. I ricorrenti hanno impugnato le delibere di Asl e Policlinico relative alla legge regionale del 2007, in base al quale 4.500 dipendenti a contratto sarebbe stati assunti in via definitiva. Rimane aperto lo scontro tra il ministro Raffaele Fitto e il governatore Nichi Vendola sulla stabilizzazione dei precari. Il ministro ha impugnato la legge regionale per l'assunzione di oltre 4mila lavoratori. Adesso deciderà la Corte Costituzionale. Valentina Marzo

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Parole chiave per valutare la laicità del Paese (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: 1CULTURA - data: 2009-03-04 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE «Da Aborto a Zapatero», un vocabolario arguto e pungente scritto dal giornalista Vladimiro Polchi Parole chiave per valutare la laicità del Paese « Si el laboratorio no tiene oratorio, se convierte en crematorio », parola del presidente del pontificio consiglio per la pastorale della salute Javier Barragan all'indomani della notizia dell'estraibilità di cellule staminali dal liquido amniotico, l'8 gennaio del 2007. E'questa una delle tante citazioni che insieme a riferimenti legislativi, excursa storici e politici, fatti di scienza e cronaca, resoconti di delitti eccellenti e statistiche che riguardano il Vaticano fanno del volume Da Aborto a Zapatero. Un vocabolario laico del giornalista Vladimiro Polchi un vademecum irrinunciabile in tempi di laicità tanto messa in discussione (Editori Laterza, Roma-Bari 2009, pp. 193, euro 15). In questi giorni in libreria, il volume di Polchi che scrive di politica e cronaca su la Repubblica, è autore per Rai Tre e coautore per il teatro con Corrado Augias, alla voce «Libri proibiti» cita il cinquecentesco Index librorum prohibitorum creato dal Sant'Uffizio, che sino all'ultima edizione del 1966 come nelle nuove vesti dell'Opus Dei mette all'indice il Croce caro alla casa editrice, oltre a Fallaci, Eco, Roth, Camilleri, Sartre, Voltaire. Il glossario di Polchi grida in ogni sua voce il rispetto delle ragioni di laicità di uno Stato, tanto da non dedicargliene una; ci sono a proposito i riferimenti costituzionali tracciati da Miriam Mafai in prefazione, mentre non capiamo perché sia assente, per esempio, la voce «Ior» che significa Banca vaticana, con un patrimonio stimato nel 2008 in 5 miliardi di euro). Polchi fa con la Chiesa Cattolica qualcosa di molto simile a quanto Stella e Rizzo hanno fatto due anni fa con la classe dirigente italiana pubblicando La casta, e alimenta quel filone d'inchiesta su cui dall'anno scorso con La questua e ancor prima aveva indagato Curzio Maltese. E riporta le più recenti posizioni sul tema. Quanto l'Italia sia una Repubblica laica, concetto ribadito anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza 203 del 1989, lo si comprende dalle 63 voci del Vocabolario. Emergono i grandi «no» della chiesa cattolica (ad unioni di fatto, sessualità fuori dal matrimonio, alla Ru486, la pillola abortiva, dice, utilizzata in Puglia ). Alla «m» di mass media l'autore pubblica i dati sul quotidiano Avvenire che fa riferimento alla Cei e che «nel 2004 ha incassato 6 milioni di euro sotto forma di finanziamento pubblico ai giornali». E racconta di quelli, di euro, che la chiesa risparmia evitando l'Ici («la Chiesa versa meno del 10% del dovuto allo Stato italiano con una perdita per l'erario di almeno 400 milioni l'anno») o, ancora, di quelli incamerati dall'Opus Dei col cilicio anche economico dei suoi numerari (2,8 miliardi di dollari nelle sue casse, secondo Time). Sino alla«T» di testamento biologico, che per pochi giorni non ha riportato anche la triste conclusione della vicenda Englaro. Un glossario suscettibile di aggiornamenti (suggeriamo la proposta di Podda della Cgil, di destinare l'8 per mille dell'Irpef assegnato alla chiesa cattolica da chi in dichiarazione dei redditi così decide - nel 2008, 1.001 milioni di euro - anche agli ammortizzatori sociali). Un prontuario per cittadini consapevoli, che l'editore Giuseppe Laterza ha voluto dotare di un sito, metà blog metà rivista on line. Neanche a dirlo: www.labreccia.it. Maria Paola Porcelli La breccia Al volume, edito da Laterza, si collega il sito www.labreccia.it, metà blog metà rivista on line Il primo ministro spagnolo Zapatero, simbolo di laicità

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<La Tav ha danneggiato l'ambiente>: (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 4 «La Tav ha danneggiato l'ambiente»: Processo per i lavori sull'Appennino. Pene da tre mesi a cinque anni. di GIGI PAOLI FIRENZE «CHI FA una grande opera nel nostro Paese deve poi passare da un grande processo. È il motivo per cui, alla fine, se ne fanno così poche. Ma questa storia finirà come i dieci piccoli indiani di Agatha Christie: alla fine non rimarrà nulla». Nell'aula bunker l'avvocato Tullio Padovani non sembra affatto un difensore che ha appena ascoltato una sentenza con 27 condanne da tre mesi d'arresto a 5 anni di reclusione e con un risarcimento danni di oltre 150 milioni di euro. Così infatti, dopo quattro anni e mezzo, è finito il processo per i danni ambientali causati dai cantieri dell'Alta velocità tra Firenze e Bologna. Finito, però, si fa per dire. Perché l'imputazione più pesante contestata dai pubblici ministeri Giulio Monferini e Gianni Tei ai vertici del Cavet (il consorzio di imprese che ha avuto in subappalto dal general contractor Fiat i lavori dell'Alta velocità), e cioè il furto d'acqua, è finita alla Corte Costituzionale. Il giudice monocratico Alessandro Nencini ha infatti disposto la sospensione e lo stralcio del procedimento legato a questo reato, inviando gli atti all'Alta Corte. Una decisione che nasce dall'ipotesi di incostituzionalità di una norma speciale, inserita in un decreto legislativo del 1999: essa, di fatto, depenalizza l'illecito impossessamento di acque pubbliche per fini di profitto. Oggi, in base a quella norma, la legge prevede soltanto una sanzione amministrativa quando invece, secondo il giudice e la giurisprudenza, l'acqua è un bene primario da salvaguardare. Dunque, scrive Nencini nella sua ordinanza, tale norma appare «manifestamente priva di razionalità» con «aperta violazione del principio di ragionevolezza». MA SE il furto d'acqua resta un capitolo aperto, il tribunale di Firenze ha condannato 27 dei 64 imputati solo per l'illecito smaltimento dei rifiuti, assolvendo invece dalle imputazioni di danneggiamento dei corsi d'acqua e dei pozzi. L'ipotesi di truffa è stata dichiarata prescritta per «colpa» di un processo durato quattro anni e mezzo e, soprattutto, di una legge che fa proseguire i termini della prescrizione anche dopo l'inizio del processo. Tuttavia, l'assoluzione sul danneggiamento è puramente una questione giuridica: la procura, infatti, contestava il dolo (cioè la volontà di fare il danno) e non il danneggiamento colposo, quello presumibilmente avvenuto, perché nel codice non esiste. Danno, però, ci sarebbe stato e questo aprirà un altro fronte giudiziario in sede civile. ALLA FINE, pur pesanti, le condanne sono state più miti delle richieste dei pm Monferini e Tei. Duramente colpiti tutti i vertici del consorzio Cavet: la pena più alta, cinque anni, è stata inflitta ad Alberto Rubegni, Carlo Silva, Giovanni Guagnozzi (già presidente, consigliere delegato e direttore generale) e ai direttori di tronco Franco Zambon e Franco Castellani; 4 anni e 8 mesi al direttore generale Pietro Paolo Marcheselli, 4 anni e 4 mesi all'allora responsabile dell'ufficio logistica ambiente Valerio Piscitelli; 4 anni all'ex presidente Giuseppe Gatto e ai direttori dei cantieri Giulio Frulloni e Roberto Miccoli. Ad altri dirigenti di Cavet oltre che per gestori di cave e di discariche e intermediari per i rifiuti sono state inflitte pene variabili dai tre anni e mezzo ai 3 mesi. Cavet è stata anche condannata a risarcire i danni già accertati e patiti dalle parti civili costituite. I comitati dei cittadini del Mugello, invece, dovranno proseguire la loro battaglia per un risarcimento in sede civile. Quattro anni e mezzo di processo non sono bastati: il Mugello ferito dall'Alta velocità aspetta ancora giustizia.

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"Il processo-bis all'oligarca, test per il nuovo zar" (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Colloquio Sergej Pashin il giudice silurato dal Cremlino "Il processo-bis all'oligarca, test per il nuovo zar" LUCIA SGUEGLIA MOSCA Cento giornalisti e tv, 300 poliziotti, 14 volumi e 3500 pagine di atti d'accusa. Si è aperto ieri a Mosca, dopo il trasferimento dalla prigione siberiana di Chita, il «processo spettacolo» a Mikhail Khodorkovsky e al suo socio Lebedev. Il secondo per l'ex boss della Yukos «nemico» di Putin, che già sconta 8 anni per frode, appropriazione indebita ed evasione fiscale. Con lo Yukos-bis ne rischia altri 22: appropriazione indebita (per più di 20 miliardi di dollari) e riciclaggio. Un banco di prova per la giustizia russa in era Medvedev. «Ma il processo è solo la punta dell'iceberg di un apparato giudiziario, che il potere considera un proprio organo». Parole di Sergej Pashin, 45 anni, ex giudice del Tribunale di Mosca, negli anni '90 lottava per riformare la giustizia. «Silurato» in era Putin, oggi insegna al Moscow Institute of Economics, Politics and Law. Per lui parlare di «processo politico» è fuorviante: «Il problema non sta nelle accuse mosse al magnate, fondate, ma nel fatto che si è operata una scelta: perché lui, tra i tanti oligarchi arricchitisi in modo poco trasparente, mai toccati?». Dopo il verdetto Politkovskaja Poco fa, l'indignazione per il verdetto Politkovskaja: nell'occhio del ciclone ora è la giuria popolare, che ha assolto tutti gli imputati. Ma Pashin la difende: «Le giurie sono l'ultimo granello di indipendenza nel sistema giuridico russo, esprimono la società civile. I sovietici le abolirono, son tornate nel 1993. Chi le contesta crede che i tribunali servano solo a facilitare il lavoro di pm, polizia e Fsb (i servizi segreti russi), e non a verificarlo». La sentenza, dice, ha dimostrato che per i giurati l'opinione dei media non conta: l'accusa non ha presentato prove convincenti, alla sbarra non c'erano mandante né killer, il tribunale s'è screditato con lo scandalo delle «porte aperte», smascherato proprio dai giurati. E l'assoluzione è servita a far riaprire le indagini. Una riforma contro le giurie A dicembre, insieme a intellettuali e difensori dei diritti umani Pashin ha inviato una lettera a Dmitry Medvedev, per bloccare una legge che esclude le giurie dai processi per terrorismo, spionaggio, minacce alla sicurezza nazionale, e i tentativi di estendere ad libitum il concetto di «tradimento». Ma il presidente l'ha firmata: «Lo aveva promesso all'Fsb e agli Interni. Che puntano al controllo sul potere giudiziario e ora, con la crisi economica, temono disordini di massa». Nei tribunali russi, ogni imputato è «colpevole fino a prova contraria». Meno del 2% viene assolto. La percentuale sale al 15-20% in presenza di giurati: «Sanno bene che molte prove e confessioni sono fabbricate o estorte con violenza, perfino tortura - nota Pashin. - Dietro i processi c'è una lunga serie di carenze: nelle indagini la polizia lavora poco, poi nel trasmetterne i risultati c'è chi decide di "omettere" qualcosa». I processi con giurie sono 600 l'anno - su un milione nel penale e 5 milioni nel civile. Dal 1991 si parla di riforma. A che punto siamo? Procede, lenta e contraddittoria. Qualche risultato c'è: il nuovo codice civile, l'accesso alle sentenze, maggiori garanzie. In Urss un cittadino non poteva intentare una causa senza chieder permesso al superiore. «Ma servono forze fresche per una vera rivoluzione, come avvenne con Alessandro II nel 1864 - dice Pashin. - Invece molti giudici formatisi nell'Urss, per inerzia ne perpetuano alcune "tradizioni" e consuetudini. La legge segue il meccanismo esistente, non il contrario». La piaga della tangente Il nodo è nella selezione dei giudici: nominati dal presidente a vita, ma col vaglio dell'intelligence. Formalmente indipendenti, la loro carriera dipende dai presidenti dei Tribunali, fortemente influenzati dal potere. Chi va in pensione riceve l'80% dello stipendio (3000$, nel 2000 erano 130): ma se va via prima, gli spetta molto meno (100$ è la pensione russa). Per questo, conviene prendere «la decisione giusta». Chi rifiuta, come Olga Kudeshkina (il 25 febbraio ha vinto un ricorso alla Corte di Strasburgo), è licenziato. Qui entra in gioco la corruzione: «Un sistema generalizzato - ammette Pashin. - I businessmen danno mazzette ai funzionari per ottenere crediti (fino al 50% dell'affare), e usano i procedimenti penali come arma per eliminare avversari. I cittadini lo fanno per trovar posto in ospedale, piazzare i figli in scuole prestigiose, ottenere appartamenti. Ecco dove nasce il caso Khodorkovsky».

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Guida in stato di ebbrezza, tasso alcolico, controllo rapido, legittimità (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Guida in stato di ebbrezza, tasso alcolico, controllo rapido, legittimità Cassazione penale , sez. IV, sentenza 26.02.2009 n° 8805 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Guida in stato di ebbrezza ? tasso alcolico ? controllo rapido ? legittimità È consentito effettuare test comportamentali o di utilizzare apparecchi portatili in grado di rilevare la presenza di alcool senza che ciò si accompagni alla quantificazione del valore. Occorre precisare che per tali strumenti, diversamente dagli etilometri, non è richiesta omologazione secondo. L'esito positivo degli accertamenti con apparecchi portatili non costituisce fonte di prova per l'accertamento del reato in stato di ebbrezza alcolica, ma rende solo legittimo il successivo accertamento tecnico mediante etilometro (strumentazione omologata), in grado di certificare, a fini legali, il valore del tasso alcolemico nel sangue. (1-3) (1) In materia di guida in stato di ebbrezza e rifiuto di sottoporsi all?alcool test, si veda Cassazione penale , sez. IV, sentenza 15.05.2008 n° 19486 . (2) In tema di guida in stato di ebbrezza e competenza del Giudice di Pace, si veda Corte Costituzionale , ordinanza 13.03.2008 n° 54. (3) In tema di guida in stato di ebbrezza e guida sotto effetto di stupefacenti, si veda Sanzioni Amministrative: manuale operativo, Adducci/Camilletti, Altalex eBook, 2008. (Fonte: Altalex Massimario 9/2009) SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV PENALE Sentenza 11 - 26 febbraio 2009, n. 8805 (Presidente Campanato - Relatore Marzano) Svolgimento del procedimento 1. Il 29 maggio 2008 il G.I.P. del Tribunale di Firenze - cui gli atti erano stati rimessi a seguito di richiesta, alla quale il P.M. aveva espresso parere favorevole, da parte dell'indagata di definizione del procedimento ex art. 162 cod. pen. - assolveva M. J. L. da imputazione di cui all'art. 186 C. d. S., perché il fatto non sussiste. Rilevava il giudice che: - nella specie, era stato accertato un tasso di alcolemia di 0,8 mg./l., con ?misurazione mediante etilometro sul posto, cioè sulla strada?; - ?tale forma, che corrisponde a quella regolata dal terzo comma dell'art. 186 C. d. S. ... non costituisce prova valida dell'esistenza del reato?, giacché il sesto comma della stessa disposizione di legge prescrive che, ?qualora dall'accertamento di cui ai commi 4 e 5 (quindi non del comma terzo) risulti un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi per litro (g/l), l'interessato è considerato in stato di ebbrezza...?; - dopo la novella legislativa di cui al D.L. 3 agosto 2007, n. 117, convertito in L. 2 ottobre 2007, n. 160, ?non ha più efficacia probatoria il ricorso ai c.d. elementi sintomatici esteriori dello stato di ebbrezza...?; - in tal senso indurrebbe anche il testo della Raccomandazione 2201/115/CE, alla cui attuazione obbediva la normativa nazionale; - ?...quanto considerato trova applicazione ex art. 2, secondo comma, c.p., in quanto l'accertamento mediante etilometro sul posto è avvenuto prima delle modifiche legislative? e ?impone di assolvere ex art. 129 c.p.p. l'imputata perché il fatto non sussiste, essendo mancata la prova dell'elemento costitutivo del tasso alcolemico?. 2.0 Avverso tale sentenza ha proposto ricorso il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, denunziando il vizio di violazione di legge. Deduce che ?il G.I.P. cade ... nell'equivoco di considerare l'etilometro tra gli apparecchi di cui al comma 3...?. In realtà, ?il comma 4 prevede la facoltà ... di effettuare l'accertamento ?con strumenti e procedure determinati dal regolamento?, anche mediante accompagnamento del conducente del veicolo presso l'ufficio o comando più vicino: ciò ove ricorra una delle ipotesi alternativamente enunciate: a) gli accertamenti di cui al comma 3 abbiano dato esito positivo; b) in ogni caso di incidente; c) ?quando si abbia altrimenti motivo di ritenere? lo stato di ebbrezza?, sicché ?gli accertamenti strumentali di cui al comma 3 sono utili ma non indispensabili per sottoporre il conducente a quelli previsti dal comma 4? e ?questi ultimi possono essere eseguiti anche laddove lo stato di ebbrezza risulti altrimenti...?; inoltre, ?gli stessi accertamenti di cui al comma 4 possono essere eseguiti sul posto, la conduzione nell'ufficio o comando essendo solo eventuale (?anche accompagnandolo?)? e ?gli strumenti e le procedure per l'esecuzione di essi sono determinati dal Regolamento?: quest'ultimo, all'art. 379, prevede, appunto, l'uso dell'etilometro, che ?è cosa diversa dagli apparecchi portatili previsti dal comma 3...?. 2.1 Il P.G. in questa sede requirente, dopo aver ritenuto ?corrette e condivisibili? le argomentazioni del ricorrente, ha dedotto che, ?peraltro, l'annullamento deve essere disposto perché la sentenza, pronunciata a norma dell'art. 129 c.p.p. nel corso delle indagini preliminari e precisamente del procedimento disciplinato dall'art. 141 disp. att. c.p.p., presenta indubbi profili di abnormità?, avendo il giudice, in sostanza, fatto governo dell'art. 129 cod. proc. pen., che ?riguarda il vero e proprio processo?, nel corso del procedimento, ?'durante le indagini preliminari, che appartengono alla fase anteriore? al processo stesso. Motivi della decisione 3.0 Tale ultimo rilievo del P.G. requirente (che è d'uopo esaminare per primo, per l'evidente carattere di pregiudizialità che l'investe) è fondato. Invero, il momento applicativo dell'obbligo di immediata declaratoria di determinate cause di non punibilità è fissato dall'art. 129 cod. proc. pen. in ?ogni stato e grado del processo?, non del procedimento: esso, quindi, si colloca nel vero e proprio processo, quale esercizio della giurisdizione, non anche nel corso delle indagini preliminari, che riguardano, invece, la fase anteriore al processo, nella quale trova applicazione il diverso istituto dell'archiviazione (così già Cass., Sez. I, 1.2.1991, n. 5755, in una fattispecie del tutto sovrapponibile a quella che qui occupa, cioè di richiesta al G.I.P. di accoglimento della domanda di oblazione proposta dall'imputato e di proscioglimento di quest'ultimo per uno dei motivi di merito di cui all'art. 129 cod. proc. pen.; cfr. anche Cass., Sez. V, 12.1.2000, n. 111; id., Sez. V, 12.11.1996, n. 4903; id., Sez. VI, 19.10.1990, n. 2702). Deve, perciò, convenirsi che la sentenza impugnata ?presenta indubbi profili di abnormità?, che ne impongono l'annullamento, come deduce il requirente: è consolidato indirizzo di questa Suprema Corte, difatti, che è affetto da abnormità, tra l'altro, il provvedimento che, pur essendo in astratto manifestazione di legittimo potere, si esplichi al di fuori dei casi consentiti dalla legge, al di là di ogni ragionevole limite. 3.1 Tanto rende assorbito l'esame del merito del ricorso, peraltro egualmente fondato. Può, invero, al riguardo, ancorché ultroneamente, osservarsi che la voluntas legis appare certamente evincibile dal dettato della norma nel senso indicato dal ricorrente. Infatti - come fondatamente quest'ultimo deduce -, dopo aver genericamente evocato al terzo comma dell'art. 186 C. d. S. la possibilità di sottoporre i conducenti ?ad accertamenti qualitativi non invasivi o a prove, anche attraverso apparecchi portatili?, il quarto comma della stessa norma richiama espressamente la possibilità ?di effettuare l'accertamento con strumenti e procedure determinati dal regolamento?, ?quando gli accertamenti qualitativi di cui al comma 3 hanno dato esito positivo? (nonché ?in ogni caso di incidente ovvero quando si abbia altrimenti motivo di ritenere che il conducente del veicolo si trovi in stato di alterazione psicofisica derivante dall'influenza dell'alcool...?). Poiché, dunque, gli accertamenti di cui al quarto comma, da eseguire ?con strumenti e procedure determinati dal regolamento?, possono intervenire ?dopo gli accertamenti qualitativi di cui al comma 3?, tra gli strumenti relativi ai distinti accertamenti non può esservi un rapporto di identificazione, ma solo di preliminarietà (dei primi rispetto ai secondi) e viceversa di successività, o di alternatività. In sostanza, una volta che si sia proceduto ad accertamenti qualitativi non invasivi anche ?attraverso apparecchi portatili? (3° comma), è possibile, poi, il successivo accertamento quantitativo ?con strumenti e procedure determinati dal regolamento? (4° comma): e dunque gli ?apparecchi portatili? di certo non si identificano tout court con gli ?strumenti e procedure determinati dal regolamento?. Sorregge tale divisamento anche la considerazione che il terzo comma della norma prevede solo ?la facoltà? per gli organi di Polizia stradale di procedere a quei preliminari accertamenti qualitativi non invasivi; ed il quarto comma prevede ?l'accertamento con strumenti e procedure determinati dal regolamento? non solo nel caso che gli accertamenti di cui al terzo comma abbiano dato esito positivo, ma, come s'è detto, direttamente e senz'altro anche ?in ogni caso di incidente ovvero quando si abbia motivo di ritenere che il conducente del veicolo si trovi in stato di alterazione psicofisica...?. In tal senso sono anche le indicazioni esplicative e pragmatiche di cui alla Circolare 29 dicembre 2005, n. prot. 300/A/1/42175/109/42 del Ministero dell'Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che, ai punti 2.1 e 2.2, a proposito degli ?accertamenti preliminari? e delle ?caratteristiche degli strumenti utilizzabili per gli accertamenti preliminari?, giustamente reca: ?Al solo scopo di acquisire elementi utili per motivare l'obbligo di un controllo con l'etilometro, la nuova disposizione ... stabilisce che gli organi di polizia stradale possano sottoporre tutti i conducenti ad accertamenti qualitativi non invasivi o a prove, anche attraverso apparecchi portatili...; la norma ha l'evidente scopo di fornire strumenti di screening veloci per incrementare in modo significativo il numero delle persone controllate ... Garantendo il carattere non invasivo dell'esame e la riservatezza personale, la gamma dei metodi utilizzabili è molto ampia. È infatti consentito effettuare test comportamentali o di utilizzare apparecchi portatili in grado di rilevare la presenza di alcool senza che ciò si accompagni alla quantificazione del valore. Occorre precisare che per tali strumenti, diversamente dagli etilometri, non è richiesta omologazione secondo le procedure previste dall'art. 379 del Regolamento ... L'esito positivo degli accertamenti con apparecchi portatili non costituisce fonte di prova per l'accertamento del reato in stato di ebbrezza alcolica, ma rende solo legittimo il successivo accertamento tecnico mediante etilometro (strumentazione omologata), in grado di certificare, a fini legali, il valore del tasso alcolemico nel sangue?. Né a diversa conclusione sul punto può indurre il rilievo che l'accertamento di cui al quarto comma, ?con strumenti e procedure determinati dal regolamento?, avvenga ?sul posto, cioè sulla strada?, come, nella specie, riporta il provvedimento impugnato: l'accompagnamento ?presso il più vicino ufficio o comando? (indicato nello stesso quarto comma) non ha connotazioni di necessità ed indispensabilità, come è dimostrato dalla espressione ?anche? ivi contenuta, sicché, in definitiva nulla osta a che anche l'accertamento ?con strumenti e procedure determinati dal regolamento? possa avvenire ?sul posto, cioè sulla strada?, ed anche senza procedere ad accertamenti preliminari ?qualitativi? (non quantitativi) non invasivi. Se, dunque, il discrimine tra i due tipi di accertamento e procedure (contemplati rispettivamente dal terzo e quarto comma) è, piuttosto, come deve ritenersi, la sussumibilità o meno di essi in previsioni e determinazioni regolamentari e nel conseguente valore dei risultati rispettivamente acquisibili (solo preliminari e qualitativi i primi, definitivamente legali e quantitativi i secondi), è dirimente considerare che, com'è ben noto. l'accertamento mediante l'apparecchio etilometro è espressamente previsto e disciplinato dall'art. 379 del Regolamento del Codice della Strada di cui al D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495: tale accertamento, quindi, rifluisce nella previsione del quarto comma della norma incriminatrice, richiamato dal sesto comma a comprova dello stato di ebbrezza. Può soggiungersi, infine, che, sotto altro profilo, non è condivisibile l'affermazione contenuta nel provvedimento impugnato, secondo cui dopo la novella legislativa di cui al D.L. 3 agosto 2007, n. 117, convertito, con modificazioni, in L. 2 ottobre 2007, n. 160 (e prima ancora al D.L. 27 giugno 2003, n. 151, convertito, con modificazioni, in L. 1° agosto 2003, n. 214), ?non ha più efficacia probatoria il ricorso ai c.d. elementi sintomatici esteriori dello stato di ebbrezza...?; al riguardo ha già avuto occasione questa Suprema Corte di rilevare che anche dopo le intervenute modifiche legislative l'accertamento dello stato di ebbrezza può esser tratto da circostanze sintomatiche a tanto inducenti, che comportano, in mancanza di altri decisivi elementi e per il principio del favor rei, la riconducibilità del reato alla previsione dell'art. 186, 2° c., lett. a), C. d. S. (cfr. ex ceteris Cass. Sez. IV, 3.6.2008, n. 26132). 4. Il provvedimento impugnato va, dunque, annullato senza rinvio e gli atti vanno trasmessi al Tribunale di Firenze per l'ulteriore corso. P.Q.M. La Corte annulla senza rinvio il provvedimento impugnato e dispone trasmettersi gli atti al Tribunale di Firenze. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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Milleproroghe dinanzi alla Consulta (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Professioni commissione tributaria di frosinone Milleproroghe dinanzi alla Consulta Sotto la lente il decreto che salvò le cartelle nulle senza nome del funzionario responsabile Giuseppe Marino* La Commissione Tributaria Provinciale di Frosinone Sezione 1 presieduta dal Dott. Sabatini con Ordinanza collegiale interlocutoria n.24/01/2009 Depositata il 11/02/2009 ha portato innanzi alla Corte Costituzionale la illegittimità del decreto "mille proroghe", che salvo' le cartelle dichiarate nulle perche' prive dell'indicazione del nome del funzionario responsabile. L'incostituzionalità scaturisce da un semplice assunto, se e' vero che l'art. 111 della costituzione sancisce la parità di trattamento tra fisco e contribuente, non e' costituzionale un provvedimento legislativo, che nel processo e' unilaterale che salva la parte processuale che in questo modo si rivela la piu' forte. Bisogna sperare solo che la Corte Costituzionale faccia il suo lavoro e non venga influenzata politicamente dalle solite ragioni di Cassa. Leggendo l'art. 36 comma 4 ter del decreto-legge 31 dicembre 2007 (convertito in legge il 27/02/2008) che salva con un colpo di spugna le cartelle esattoriali prive dell'indicazione del nome del funzionario responsabile, si legge testualmente :La cartella di pagamento di cui all'articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e successive modificazioni, contiene, altresì, a pena di nullità, l'indicazione del responsabile del procedimento di iscrizione a ruolo e di quello di emissione e di notificazione della stessa cartella. Le disposizioni di cui al periodo precedente si applicano ai ruoli consegnati agli agenti della riscossione a decorrere dal 1 giugno 2008; la mancata indicazione dei responsabili dei procedimenti nelle cartelle di pagamento relative a ruoli consegnati prima di tale data non è causa di nullità delle stesse. 1. Le norme Tributarie non possono essere retroattive, di conseguenza ammesso e non concesso che tale norma abbia una minima validità si applicherebbe dalle cartelle notificate dall'entrata in vigore del decreto legge 31/12/2007 convertito in legge infatti l'art. 3 della legge 212/2000 stabilisce In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell'adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti. 2. Un'ordinanza della Corte Costituzionale non puo' essere sospesa dal potere legislativo ne tanto meno una legge sospende la validità di una legge precedente. L'ordinanza n. 377/2007 della Corte Costituzionale, non ha fatto nessuna operazione particolare ha semplicemente richiamato i giudici al rispetto delle leggi già in vigore, tant'e' vero, che sia l'art. 5 e 6, lett. e) della legge 241/1990 sia dall'art. 7 della Legge 212/2000 prevedevano l'obbligo di indicazione del nome del funzionario responsabile, quindi dov'e' la novità? In primo luogo la violazione del principio costituzionale della separazione dei poteri dello stato, invade la sfera delle competenze della magistratura sospendendo l'efficacia di un ordinanza della Corte costituzionale? ma non c'e' conflitto tra i poteri dello Stato? 3. Parità di trattamento tra Fisco e contribuenti per un giusto processo. E' assolutamente doveroso, per una corretta analisi della fattispecie, ricordare che, in linea generale, per effetto della nuova concezione dell'attività della Pubblica amministrazione, lo Stato non amministra più per atti d'imperio, ma per consenso. Per cui e' chiaro, che il principio della parità di trattamento tra Fisco e contribuente per il giusto processo e' violato. Detta concezione trova applicazione, nell'ambito tributario, nella corrispondenza di un necessario confronto con il contribuente. Per la stessa suddetta finalità si ricordano, altresì, le seguenti norme: - art. 97 Cost.: principio della imparzialità oggettiva, in base al quale il modus operandi della Pubblica amministrazione deve essere veicolato verso il reale interesse dell'Erario, che non è costituito dalla massimizzazione del proprio profitto in termini di maggior imposta accertata, ma deve essere coniugato con i principi di una giusta ed equa tassazione, nel pieno rispetto dei diritti del contribuente nell'ambito di un rapporto improntato a correttezza, collaborazione, trasparenza e buona fede; - art. 6 c. 5, L. 212/2000 (Statuto del contribuente) : principio della partecipazione, nel quale si prevede che l'Amministrazione finanziaria deve invitare il contribuente, a mezzo del servizio postale o con mezzi telematici, a fornire i chiarimenti necessari o a produrre i documenti mancanti, qualora sussistano incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione, prima di procedere alle iscrizioni a ruolo derivanti dalla liquidazione di tributi risultanti da dichiarazioni; - art. 7 L. 212/2000 e art. 3 L. 241/1990: obbligo generale di chiarezza e motivazione degli atti, secondo il quale ogni provvedimento amministrativo, esclusi gli atti normativi e quelli a contenuto generale, deve essere motivato, ovvero deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell'Amministrazione. * difensore tributario del 04-03-2009 num.

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Nessuno paghi senza un parere (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Campania Intervento Nessuno paghi senza un parere Ciro Oliviero* Il contributo Enpam del 2 per cento è stato istituito con la Legge n. 243 del 2004, articolo 1 comma 39, a carico delle società di capitali, titolari di strutture sanitarie ambulatoriali accreditate, e va versato in favore dell'Ente previdenziale dei medici. Sulla base della citata norma contenuta nella Legge del 2004 la Fondazione Enpam ha chiesto alle società accreditate il versamento, quale contributo previdenziale, del 2 per cento del fatturato societario relativo a tutte le prestazioni specialistiche eseguite in accreditamento. Le società titolari delle strutture ambulatoriali accreditate si sono opposte nelle sedi giudiziali a questo tipo di lettura sia proponendo specifici ricorsi davanti al Tribunale di Roma, Sezione Lavoro, sia difendendosi e costituendosi nei ricorsi proposti contro molte società della Fondazione Enpam. In questi giudizi (alcune centinaia) in parte già conclusi in questo grado di giudizio una interpretazione della norma in questione, in senso conforme alla Costituzione, richiede un calcolo del contributo previdenziale del 2 per cento rapportato o ai compensi corrisposti dalle società ai professionisti medici o, comunque, rapportato esclusivamente a quella parte del fatturato societario riconducibile alla attività in regime di accreditamento effettivamente svolta dal solo personale medico. Questa lettura della norma risulta conforme all'interpretazione data dal Ministero del Lavoro e dalla Previdenza Sociale con specifico parere espresso in data 12 gennaio 2005. Investita dalla questione da parte di uno dei Giudici del Tribunale di Roma, la Corte Costituzionale con la recente Ordinanza n. 252 del 4 luglio 2008 non si è pronunciata nel merito. E' stata, infatti, dichiarata inammissibile la questione di legittimità costituzionale in quanto, secondo la Corte, il Giudice rimettente si è sottratto all'onere di fornire una interpretazione in senso costituzionale della norma Visto l'attuale stato della giurisprudenza si può rilevare che il prevalente orientamento sino ad oggi espresso del Tribunale di Roma ha interpretato la norma rapportando il contributo previdenziale o esclusivamente alla parte di fatturato riconducibile all'attività effettivamente svolta dai soli professionisti medici o ai compensi corrisposti a questi professionisti dalle società con le quali collaborano. Non va, tuttavia, sottaciuto che alcuni Giudici, nell'ambito di un orientamento allo stato nettamente minoritario, aderiscono all'interpretazione espressa dalla Fondazione Enpam rapportando in percentuale il contributo previdenziale all'intero fatturato societario in accreditamento. E', dunque, necessario che le società interessate si difendano attivamente non soltanto in questo grado di giudizio ma anche in sede di appello e davanti alle magistrature superiori, per contrastare con una battaglia giudiziale che si preannuncia lunga ed aspra, la pretesa dell'Enpam di ottenere un versamento del contributo previdenziale commisurato all'intero fatturato prodotto dalla società in regime di accreditamento. * presidente regionale Anisap del 04-03-2009 num.

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Troppo lavoro per il giudice: boss scarcerato (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 04-03-2009 TRIBUNALI IN TILT Accolta la richiesta del difensore, che aveva messo in risalto la decorrenza dei termini di custodia cautelare Nel mirino gli organici: scoperti tre posti su sei di presidenti di sezione Troppo lavoro per il giudice: boss scarcerato Il gup non deposita la sentenza Un capocosca torna a piede libero DA REGGIO CALABRIA DOMENICO MARINO B oss scarcerato. Il giudice per l'udienza preliminare, oberato di lavoro, non ha trovato il tempo di depositare la sentenza con cui l'aveva condannato in primo grado con rito abbreviato, e quindi Cosimo Romanello, 48 anni, considerato dagli inquirenti elemento di spicco delle cosche della Locride, è tornato a piede libero. Il Tribunale di Reggio Calabria non ha potuto che accogliere l'istanza del suo avvocato difensore, Leone Fonte, il quale ha messo in risalto la decorrenza dei termini della custodia cautelare. Solo dopo il giudizio della Cassazione e quindi con la condanna passata in giudicato, infatti, si finisce dentro per scontare l'eventuale pena. Prima è solo custodia cautelare. A Romanello sono state applicate misure cautelari minori: obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e obbligo di dimora nel comune di residenza, cioè Siderno. La vicenda ha acceso i riflettori sugli organici attualmente in forza al Tribunale di Reggio Calabria: 48 sono i posti di magistrato previsti, 3 i posti scoperti di presidente di sezione sui 6 previsti ( occorreranno 7 mesi per riavere l'organico completo) mentre tra i giudici si registrano tre assenze per maternità e una per compiti di collaborazione con il Csm. Il caso, clamoroso ma non raro, è esploso ieri quando è filtrata la notizia della scarcerazione di Romanello, indicato anche come luogotenente del capobastone Giuseppe Coluccio, di Gioiosa Jonica, lungo la costa ionica reggina, arrestato lo scorso agosto in Canada dopo un lungo periodo di latitanza. I carabinieri del Ros e la polizia canadese lo hanno scovato in un grattacielo sul lago Ontario, a Toronto. Da lì continuava a muovere i fili del traffico internazionale degli stupefacenti. Cosimo Romanello, ufficialmente un pescatore, era finito in manette appena lo scorso 11 dicembre, giorno di San Martino, quando l'aria di festa lo riportò a casa per sorseggiare un bicchiere di vino novello accompagnato, nel rispetto dell'antica tradizione reggina e calabrese, dalle gustose zeppole calde: pasta di farina e patate ripiena di filetti di acciughe salate. Un peccato di gola costato caro al boss latitante. I carabinieri di Locri e Siderno e i militari dello speciale squadrone 'Cacciatori', al culmine d'un lungo lavoro di monitoraggio degli spostamenti del latitante e dei suoi familiari, lo hanno braccato avanti all'ingresso della sua abitazione sidernese. A parere degli inquirenti il sodalizio criminale del quale avrebbe fatto parte Cosimo Romanello, era riuscito a suddividere le zone marine di pesca imponendo ai pescatori il pagamento del pizzo, anche sotto forma di cessione forzata di parte del pescato. Romanello non è il primo coinvolto nell'operazione 'Nostromo' a tornare in libertà. Ieri il suo legale ha dichiarato che «quanto è accaduto non rende affatto giustizia» a Romanello. «La sentenza di condanna ha aggiunto l'avvocato Fonte è ingiusta». Il caso è accaduto a Reggio Calabria e a beneficiarne è stato Cosimo Romanello, uno tra i più temuti esponenti dei clan

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Società fantasma per non pagare le tasse (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

imprese catanesi coinvolte in inchiesta a patti Società fantasma per non pagare le tasse Giuseppe Bonaccorsi Prima sentenza favorevole del giudice di pace che ha accolto un ricorso presentato dall'avv. Lina Arena e ha ingiunto alla Sidra di pagare entro quaranta giorni i canoni di depurazione, per un ammontare di 245,06 euro, incassati per un appartamento non allacciato alla rete fognaria. L'avvocato, in rappresentanza dei legittimi proprietari dell'immobile ha chiesto al giudice il risarcimento secondo quanto previsto dalla sentenza n.335/2008 della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 1 dell'articolo 14 della legge 36/94 che prevede che la depurazione è dovuta dagli utenti anche «nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti di depurazione o questi siano inattivi». La Consulta era intervenuta sull'argomento su richiesta di un utente napoletano che non voleva pagare il canone visto che non era allacciato al depuratore. Poco tempo dopo la sentenza gli utenti non allacciati di tutta Italia hanno cominciato a chiedere alle aziende di fornitura d'acqua il rimborso delle somme non dovute. Tra l'altro, secondo la sentenza della Corte costituzionale, come rilevato nel ricorso dall'avvocato Arena, la norma che disciplina la richiesta di pagamento del canone crea una disparità di trattamento fra utenti che godono del servizio di depurazione e gli altri che pur pagando la quota di tariffa non ne usufruiscono perché non serviti dalla rete fognaria. Il giudice di pace, nel dispositivo della sentenza, avverte il debitore (la Sidra) che ha diritto a fare opposizione con atto di citazione davanti al giudice di pace entro i termini fissati (i 40 giorni) pena l'immediata esecutività del decreto. In previsione di una valanga di decreti ingiuntivi, tra l'altro preannunciati anche dal Codacons, abbiamo «girato» la domanda alla Sidra per sapere come l'azienda si prepara ad affrontare i ricorsi e soprattutto per capire se l'orientamento è quello di pagare, visto che fino adesso non lo ha fatto. L'azienda ha risposto che «farà opposizione» secondo l'orientamento nazionale della «FederUtility» (la Federazione italiana delle imprese energetiche ed idriche) che ha chiesto al governo un provvedimento legislativo che disciplini la materia. Quindi in previsione di un atto che possa riconsiderare il canone sotto altra «tipologia» favorevole impugnerà tutti gli atti. Se dovesse essere costretta a rimborsare tutti gli utenti non allacciati la Sidrà dovrà tirare fuori 14 milioni.

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TAV: 27 condanne e 150 milioni di multa per reati ambientali (sezione: Giustizia)

( da "Blogosfere" del 04-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Mar 09 4 TAV: 27 condanne e 150 milioni di multa per reati ambientali Pubblicato da Marco Pagani alle 13:28 in Buone notizie dal mondo, Impatto ambientale, grandi progetti Questa buona notizia dovrebbe stare su tutte le prime pagine e nei titoli di apertura. Finalmente qualcuno viene condannato per reati ambientali in Italia! I dirigenti della Cavet, consorzio per l'alta velocità Milano - Napoli (parte del gruppo Impregilo) hanno ricevuto 27condanne e 150 milioni di multa. I capi di accusa sono discariche abusive di materiali di scavo e fanghi contaminatitraffico illecito di rifiutispostamento delle acque di falda (si sono prosciugati 57 km di fiumi e torrenti!)furto aggravato di acqua pubblica. Su quest'ultimo punto il tribunale nonha potuto procedere, perchè la legge Galli del '99 non considera il furto di acqua un illecito penale, ma solo amministrativo. Per questo i giudici si sono rivolti alla Corte Costituzionale. Queste condanne e queste multe sono poca cosa per chi guadagna miliardi di € ed ha a disposizione legioni di avvocati azzeccagarbugli (le cui parcelle sono probabilmente state già pagate in anticipo nei costi dell'appalto...). Francamente, spero proprio di vedere questi dirigenti andare in galera e farsela tutta... Qualcosa inizierebbe a cambiare e forse i cementificatori-inquinatori ci penserebbero due volte prima di fare altre porcherie.

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