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Report "Giustizia"    30-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

È finita l'unità Lo scontro è ufficiale ( da "Manifesto, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: consigliere al Csm. «Dal diritto penale minimo siamo passati al diritto penale del nemico che cresce, ogni passo un divieto», spiega Giovanni Palombarini, che le battaglie sui diritti le ha fatte praticamente tutte, ultime quelle sui Pacs e sulla legge 40: «E' importante concentrarsi sulla difesa delle garanzie e sulla giurisprudenza,

Due rigori per la Virtus Csm il Tegorzo finisce al tappeto ( da "Corriere delle Alpi" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Due rigori per la Virtus Csm il Tegorzo finisce al tappeto SEGUSINO. Sconfitta di rigore per la Piave Tegorzo. I ragazzi di Bee vengono superati in casa dalla Virtus Csm che passa grazie ai due rigori concessi loro dall'arbitro. Il primo a passare è però il Tegorzo: al 37' una punizione dalla propria metà campo di Paolo Scopel rimbalza davanti al portiere trevigiano e si infila,

CAMPESE - GIOV.EZZELINA 1-1 GIOV. EZZELINA: Mattiello, M.Pellizzari, Brunello, D.Pellizzari, ... ( da "Tribuna di Treviso, La" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: VAZZOLESE rinviata per impraticabilità di campo PIAVE TEGORZO-VIRTUS CSM 1- 2 PIAVE TEGORZO: Faccinetto, Coppe, Rahli, Furlan, Rizzotto, Paolo Scopel, Schievenin, Prosdocimo, andrea Scopel, colmanet, Codemo. Sono entrati: Giotto, Berra. All.: Bee. VIRTUS CSM: Gosetto, Meneghin, Gallon, M. Mognon, Bet, Fedato, Gerlin, Zandonà, Vassalli, Puppetti, Bittante.

Caro Gianfranco e cari amici, quella farfalla deve spiccare il volo. ( da "Tempo, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la riforma della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura e più ampi e democratici poteri in materia di referendum popolari. Tutto ciò lo facemmo in oltre un anno di lavoro. Si trattava di riforme ispirate alle costituzioni di più antica democrazia e di più collaudata efficienza, da quella inglese a quella tedesca.

Tribunale, Â sulla nomina del presidente ( da "Tempo, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sulla nomina del presidente Il casoIl plenum del Csm non ha deciso: ma Cerasoli resterebbe in vantaggio Da Alfano rassicurazioni sull'aumento dei giudici. Scongiurati i tagli al personale Marco Battistini Ancora un «fumata grigia» per la nomina del presidente del Tribunale di Latina. Il plenum del Csm, cui spetta la decisione, non avrebbe ancora raggiunto un accordo sul nome.

Legal News ( da "ItaliaOggi Sette" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Avvocato anche per i giudici amministrativi I magistrati amministrativi e quelli contabili potranno avvalersi della difesa di un avvocato nei giudizi disciplinari che li vedono coinvolti. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 87/2009 depositata venerdì, ha infatti dichiarato [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati:

Federcaccia, un affondo contro ogni estremismo ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche dalla Corte Costituzionale. Quale strada propone di seguire la Federcaccia bresciana? L'associazione pensa a una sostanziale modifica delle legge quadro nazionale 157 del '92, soprattutto del comma che definisce la competenza per le deroghe; ma anche una riperimetrazione delle zone speciali di conservazione (zsc) e di quelle di protezione speciale (

provincia, dalla tor attende l'investitura - alberto vitucci ( da "Nuova Venezia, La" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex sindaco e parlamentare - oggi consigliere del Csm - Ugo Bergamo, che correrà anche per le Europee. L'Udc è accreditata in provincia di almeno il 5-6 per cento dei voti, dunque potrebbe risultare determinante al secondo turno. I socialisti. Il partito socialista che riunifica le varie anime del Garofano dovrebbe andare da solo.

Resistere e soprattutto reagire agli attacchi che da tempo e in forma sempre pi... ( da "Unita, L'" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: uno dei padri fondatori di Md e attuale membro del Csm. Dall'altra quella più pragmatica, che ha ben chiaro il codice genetico di Md - rifiuto del conformismo e della passività culturale e difesa dei diritti - ma al tempo stesso sa anche che è necessaria l'autocritica, riformarsi, dialogare di volta in volta sui vari punti con l'interlocutore del momento.

union csm - bassanellog.: 2 - 1 ( da "Mattino di Padova, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Altre UNION CSM - BASSANELLOG.: 2 - 1 UNION CSM - BASSANELLOG.: 2 - 1 UNION CAMPO SAN MARTINO: Stocco, Dal Casti, Battilana, Tomasi, Tiso, Cardaioli, Maran, Ferraretto, Bolzan (25' st Macari), Caielli, Rosso (10' st Ruzzon). All. Piccolo. BASSANELLOGUIZZA: Pinton, De Lazzari, Grigoletto, Tonin, Rosso, Segafredo (25' st Bergamin),

L'impegno delle "toghe rosse" Difenderemo la Carta ( da "Unita, L'" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: uno dei padri fondatori di Md e attuale membro del Csm. Dall'altra quella più pragmatica, che ha ben chiaro il codice genetico di Md - rifiuto del conformismo e della passività culturale e difesa dei diritti - ma al tempo stesso sa anche che è necessaria l'autocritica, riformarsi, dialogare di volta in volta sui vari punti con l'interlocutore del momento.

Migliaia in marcia contro l'aborto ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presenterà un ricorso alla Corte costituzionale. La legge attuale, che risale al 1985, non depenalizza l'aborto ma lo consente in tre casi: stupro o malformazione del feto (fino alla dodicesima settimana), rischio psicofisico per la madre (senza limiti di tempo). Quest'ultima disposizione è quella più applicata, nel 97 per cento dei circa 120mila aborti annui e a volte con gravi abusi,

Il "pacchettosicurezza"a Chiavari ( da "Secolo XIX, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: avvocato e già vicepresidente della Corte Costituzionale; Nando Dalla Chiesa, professore di sociologia delle organizzazioni criminali all'Università Statale di Milano, e presidente onorario dell'Associazione Libera; Fabio Occhi, segretario generale ligure del sindacato italiano lavoratori della polizia di Cgil;

Confedilizia: i rimborsi della tariffa dell'acqua senza depurazione ( da "Secolo XIX, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 335/2008, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che prevedeva che la quota di tariffa del servizio idrico integrato, riferita al servizio di depurazione, fosse dovuta dagli utenti anche in caso di mancanza o di temporanea inattività degli impianti di depurazione».

"ho fatto un mutuo per diventare mamma" boom di viaggi all'estero - caterina pasolini ( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Domani la Corte Costituzionale deciderà se la legge 40 viola "il diritto alla salute, alla libertà di cura, all´eguaglianza» stabiliti dai padri della patria. «Perché noi non cerchiamo un figlio perfetto, su misura, ma un figlio che abbia una speranza», dicono Fabio e Silvia, portatori sani di atrofia muscolare spinale.

Non vogliamo essere buro-giudici ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Anm e del Csm- si sono trasformate in lacerazioni, venute a galla in questo Congresso. «La verità è che è finita l'unità di Md», ha detto Nello Rossi, esponente storico del gruppo, finito nel tritacarne delle critiche per non aver fatto, in veste di segretario dell'Anm, «un'opposizione dura» alla riforma dell'ordinamento giudiziario ai tempi del Governo Prodi.

Aborto, contro Zapatero sfila la ( da "Eco di Bergamo, L'" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dei circa 120 mila aborti praticati ogni anno in Spagna, ed ha consentito diversi abusi, con aborti praticati fino a sei-sette mesi. Il Partido popular ha annunciato nei giorni scorsi che, se la nuova legge voluta da Zapatero sarà approvata, presenterà un ricorso alla Corte Costituzionale. Francesco Cerri 30/03/2009 nascosto-->

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale brasiliana deciderà entro fine aprile su Cesare Battisti (Ap) ROMA «RIVOLGO un appello forte al Brasile perché Battisti sia estradato». Ignazio La Russa torna a chiedere al Brasile l'estradizione di Cesare Battisti. Parlando a Roma, al congresso Pdl, il ministro della Difesa, dice: «Faccio appello al popolo e agli esponenti più responsabili delle istituzioni

( da "Nazione, La (Firenze)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale brasiliana deciderà entro fine aprile su Cesare Battisti (Ap) ROMA «RIVOLGO un appello forte al Brasile perché Battisti sia estradato». Ignazio La Russa torna a chiedere al Brasile l'estradizione di Cesare Battisti. Parlando a Roma, al congresso Pdl, il ministro della Difesa, dice: «Faccio appello al popolo e agli esponenti più responsabili delle istituzioni

Seconda Cat. Parma girone D Risultati Barcaccia-Boca Barco 0-0 Ca... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Leo CSM-Campeginese nd Team Frontiera-Sorbolo 0-0 Tricolore Planet-Mezzani 3-2 Vetto-Real Bibbiano nd Viadana-Rocca 68 2-0 TotaleReti SquadraPuntiM.I. GVNPTF Viadana5020162247148Sc S.Ilario462114433495 Boca Barco4521136234154Campeginese382011543720-2 Rocca 68362110653725-7Team Frontiera31219482823-12 Barcaccia22215793039-21Vetto21205691525-

( da "Giorno, Il (Milano)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale brasiliana deciderà entro fine aprile su Cesare Battisti (Ap) ROMA «RIVOLGO un appello forte al Brasile perché Battisti sia estradato». Ignazio La Russa torna a chiedere al Brasile l'estradizione di Cesare Battisti. Parlando a Roma, al congresso Pdl, il ministro della Difesa, dice: «Faccio appello al popolo e agli esponenti più responsabili delle istituzioni

Cinque anni per 16 righe di verdetto ( da "Giorno, Il (Milano)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: già salito alla ribalta delle cronache per i suoi numerosi ritardi e sanzionato dal Csm, ha lasciato la magistratura. Le conseguenze delle sue azioni, però, sono tuttora imprevedibili. Più di 5 anni fa Gargiulo accolse la richiesta di risarcimento danni avanzata dai parenti di 6 ex dipendenti Ansaldo di Legnano, tutti ammalati di mesotelioma o asbestosi.

Md, sfida delle giovani toghe: ( da "Corriere della Sera" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della corrente uscita sconfitta dalle ultime competizioni elettorali per il Csm e l'Anm, dopo l'aumento dei consensi nei primi anni Duemila, quando più aspro era lo scontro tra politica e giustizia. Ora che quello scontro rischia di rinnovarsi, i magistrati di sinistra scelgono di restare uniti in difesa dell'autonomia e dell'indipendenza di chi amministra la giustizia.

Caselli: ( da "Corriere della Sera" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: transitato attraverso la drammatica stagione dell'antiterrorismo (dal '73 all'82), eletto al Csm insieme a Pino Borrè e a Elena Paciotti ('86-'90), procuratore di Palermo dopo le stragi del '92 e capo dell'accusa al «processo del secolo» contro Giulio Andreotti, Caselli racchiude in sé molti dei filoni che, nel bene e nel male, hanno scandito la storia di Md.>

Il contenimento degli ingressi non si riduce all'ordine pubblico ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Sul punto la Corte costituzionale, nella sentenza 22/2007, ha, infatti, rilevato che la condizione di straniero irregolare, in quanto tale, non può essere associata a una presunzione di pericolosità e lo stesso reato di indebito trattenimento nel territorio nazionale dello straniero espulso ha come presupposto la semplice condotta di inosservanza dell'

Quei faraoni che regnano sui Tar ( da "Corriere Economia" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Un altro caso: tra i (molti) privilegi dei giudici della Corte costituzionale c'è il fatto di percepire la pensione anche senza avere svolto l'intero mandato di nove anni: un giudice ha avuto una superliquidazione di ben 1.200.000 euro, pur essendosi dimesso quattro anni prima dalla scadenza naturale del suo mandato.

La cancellazione del protesto illegittimamente o erroneamente levato ( da "AltaLex" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Anche la Corte Costituzionale ha posto in evidenza come « la legge (ovviamente) riconosca anche al traente di assegno bancario il diritto alla cancellazione del protesto erroneamente o illegittimamente levato » (Corte cost. 14.3.2003, n. 70, GD, 2003, n.

Lo Stato non deve interferire con la finanza regionale ( da "CittadinoLex" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giulia Lo Stato non deve interferire con la finanza regionale (Corte costituzionale 74/2009) di Gianfranco Lami Giusta rivendicazione, quella della Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha fatto valere, dinanzi alla Corte Costituzionale, le motivazioni del proprio dissenso dalle "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - Legge finanziaria 2008",

<È finita l'unità> Lo scontro è ufficiale ( da "Manifesto, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: consigliere al Csm. «Dal diritto penale minimo siamo passati al diritto penale del nemico che cresce, ogni passo un divieto», spiega Giovanni Palombarini, che le battaglie sui diritti le ha fatte praticamente tutte, ultime quelle sui Pacs e sulla legge 40: «E' importante concentrarsi sulla difesa delle garanzie e sulla giurisprudenza,>

"TOGHE ROSSE" PER TE "MAGISTRATURA DEMOCRATICA" IN CRISI: AL CONGRESSO GIOVANI E VECCHIA GUARDIA LITIGANO CASCINI (SEGRETARIO ANM): "SI AL CONFRONTO COL GOVERNO" SONO I PRIMI ( da "Dagospia.com" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: corrente uscita sconfitta dalle ultime competizioni elettorali per il Csm e l'Anm, dopo l'aumento dei consensi nei primi anni Duemila, quando più aspro era lo scontro tra politica e giustizia. GIUSEPPE CASCINI Ora che quello scontro rischia di rinnovarsi, i magistrati di sinistra scelgono di restare uniti in difesa dell'autonomia e dell'indipendenza di chi amministra la giustizia.

"Ho fatto un mutuo per diventare mamma" ( da "Repubblica.it" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Domani la Corte Costituzionale deciderà se la legge 40 viola "il diritto alla salute, alla libertà di cura, all'eguaglianza" stabiliti dai padri della patria. "Perché noi non cerchiamo un figlio perfetto, su misura, ma un figlio che abbia una speranza", dicono Fabio e Silvia, portatori sani di atrofia muscolare spinale.

Cronaca: Gli avvocati penalisti incrociano le braccia Da oggi niente udienze per una sett ( da "Sannio Online, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una riforma del Csm che riconduca tale consesso all?originario ruolo attribuitogli dai costituenti, sottraendolo ai giochi di corrente e all?influenza del sindacato della magistratura; un intervento sull?azione penale che, senza sacrificare il principio della sua obbligatorietà, la disciplini tra l?

La Corte costituzionale, il diritto della gestante e quello del nascituro ( da "Libertà" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale, il diritto della gestante e quello del nascituro di LORENZO BUTTINI Alcuni lettori mi hanno chiesto maggiori delucidazioni sulla sentenza della Corte Costituzionale, da me più volte citata, che tra il diritto della gestante e quello del nascituro operava una scelta di principio a favore del diritto della madre e,

FECONDAZIONE/ MOVIMENTO PER LA VITA A CONSULTA: LEGGE 40 FUNZIONA ( da "Wall Street Italia" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: (Apcom) - La Corte costituzionale "non potrà non tener conto" del fatto che la legge 40 sulla fecondazione assistita "funziona": è la convinzione espressa dal Movimento per la vita in vista del pronunciamento della Consulta sul ricorso avanzato dal Tar del Lazio e da due giudici del Tribunale di Firenze.

COMPOSIZIONE ALLARGATA, CON TUTTI I MEMBRI DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO. TRA GLI ARGOMENTI MESSI ALL&1... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 30-03-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: formata in prevalenza da magistrati e in minoranza da avvocati e docenti) e il Csm. Tre gli argomenti al centro della querelle: la decisione di Lepore di stralciare sette posizioni rispetto ai 25 imputati nel processo ecoballe; il rifiuto del capo dei pm napoletani di firmare un arresto; e una controversia nata sulla perquisizione negli uffici della Protezione civile.

Procreazione assistita, raddoppiano i bimbi nati in provetta ( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Martedì è attesa la decisione della Corte Costituzionale su alcuni articoli della legge, ma intanto arrivano le statistiche: sempre più coppie accedono alla fecondazione artificiale nei 341 centri iscritti al registro nazionale, sono aumentati anche i cicli di trattamento, passati in due anni da circa 63mila a 75mila.

Interruzione del processo, verifica del giudice, delibazione sommaria ( da "AltaLex" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: panorama giurisprudenziale tendenzialmente consolidato e confortato anche dagli interventi del giudice delle leggi (Corte cost. sent. 27 marzo 1992, n. 136; sent. 24 maggio 2000, n. 151; ord. 1 luglio 2005, n. 252), mentre la seconda, pur facendo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 136 del 1992 e all'ordinanza n. 252 del 2005, nonchè alla sentenza della cassazione n.

Q 25 Agordina - Castionrinv. Altivolese - Foen 0 - 1 Bessica - Monte... ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM Farra 1 - 2 Sernaglia - Lentiairinv. CLASSIFICA Cisonese251582512253Montegrappa251492512951Bessica251465463548Caerano241374402146CSM Farra251267433042SP Calcio241365331641P. Tegorzo25979293134Maser25979262934Juventina257810313729Foen258512364629Castion246612334924Altivolese256514374723Agordina246414305022Lentiai244911223221Sernaglia244911304021Fiori Barp253616265015PROSSIMO TURNO

Piave Tegorzo - Virtus 1-2 ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: VIRTUS FARRA CSM: Gosetto, Meneghin, Gallon, M. Mognon, Bet, Fedato (pt. 16' Busetti), Gerlin (st. 28' Baratto), Zandonà, Vassalli (st. 39' Tonon), Puppetti, Bittante. All. R. Mognon. ARBITRO: Favotto di Treviso. NOTE: Espulso st 42' Busetti .

Buffon arriva a 20 gol ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Simoni (Virtus Csm). 10: D. Bortolon (Altivolese). 9: Binotto (Montegrappa), Zandonà (Bessica). 8: L. Nussio (Castion), Puppetti, Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), Pincin (Maser). GIRONE R 19 GOL: Facchin (Limana). 17: N. Giovanelli (S.Lucia Mille) 15: Soravia (Auronzo).

Gobbo balza al 3. posto. 19 gol: Ruffato (C.S.M. Resana). ... ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 11: Schiavon (Rovere), Fornasier (Valdosport), Vettor (Fanzolo). 10: Favaro (Badoere), Spagnol (Vidor), Tiziani (Milan Guarda). 9: Bertuola (Fontane), Q. Tessaro, Filippi (Vidor), Possamai, Canonico (S. Gaetano). 8: Vedelago (Fontane), Fabbian (Csm Resana), Menegazzo (Valdosport), Adustini (Padernello).

Milan Guarda - C.S.M. Resana0-3 ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di Gobbo porta in vantaggio la capolista CSM Resana. Poi i locali, imbottiti di Juniores, hanno cercato il pareggio e si sono molto impegnati colpendo anche un palo. Ma nulla hanno portuto, nella ripresa, di fronte alla capolista CSM Resana che ha dimostrato il proprio valore. Bene la direzione di gara del giovane Palmieri.

Tegorzo-Virtus Csm 1-2 ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Tegorzo-Virtus Csm 1-2 Lunedì 30 Marzo 2009, GOL: pt. 37' P. Scopel, 39' rig. Puppetti, st. 36' rig. Puppetti. PIAVE TEGORZO: Faccinetto, Coppe, Rahli (st. 31' Giotto), Furlan, Rizzotto, P. Scopel, Schievenin, Prosdocimo, A. Scopel (st. 19' Berra), Colmanet, Codemo.

Facchin e Biasion i super goleador ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Virtus Csm). 10: D. Bortolon (Altivolese). 9: Binotto (Montegrappa), Zandonà (Bessica). 8: L. Nussio (Castion), Puppetti, Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), Pincin (Maser). 6: Carretta (S.P.Calcio 2005), Merlo (Caerano), Galanti (Montegrappa), Farenzena (Agordina), Cesca (Cisonese), Lise, Cavesso (Fiori Barp),

Una Piave Tegorzo volitiva ha dovuto cedere il passo tra le mura amiche al più quotato Virtus F... ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: più quotato Virtus Farra CSM al termine di una gara vivace e giocata a viso aperto dalle due compagini nonostante un terreno reso pesante ed insidioso dalla pioggia battente. Una vittoria meritata per la squadra di mister Mognon dimostratasi in ottima condizione fisica e capace di buone trame di gioco sebbene ci siano voluti due rigori per piegare la resistenza dei padroni di casa.

Fecondazione: Legge 40 Domani a vaglio Consulta ( da "KataWeb News" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 40 sulla fecondazione assistita finisce sotto la lente della Corte Costituzionale. Domani, infatti, i giudici della Consulta inizieranno ad esaminare, dopo un'udienza pubblica che si terrà in mattinata, le questioni di legittimità sollevate nel 2008 dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze, con tre distinte ordinanze, relative all'articolo 14 (commi 1, 2, 3 e 4) della legge,

Cassazione/ Bossi offese giudice: contro immunità atti a ( da "Virgilio Notizie" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A parere dellla Suprema Corte un conto sono gli interventi parlamentari di Bossi sul federalismo, altra cosa sono i giudizi offensivi sul magistrato espressi peraltro, sottolinea la Corte, diversi anni dopo. Sarà ora la Corte costituzionale a dover decidere se Montecitorio poteva dichiarare 'fuori giurisdizione' le parole di Bossi.

CASSAZIONE/ BOSSI OFFESE GIUDICE: CONTRO IMMUNITÀ ATTI A CONSULTA ( da "Wall Street Italia" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A parere dellla Suprema Corte un conto sono gli interventi parlamentari di Bossi sul federalismo, altra cosa sono i giudizi offensivi sul magistrato espressi peraltro, sottolinea la Corte, diversi anni dopo. Sarà ora la Corte costituzionale a dover decidere se Montecitorio poteva dichiarare 'fuori giurisdizione' le parole di Bossi.

Studio finlandese: funziona la tecnica dell'embrione single ( da "Corriere.it" del 30-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale si riunisce per discutere i ricorsi presentati con 3 ordinanze distinte dai tribunali del Tar di Roma e Firenze. Le questioni di legittimità costituzionale sono legate in particolare ad alcuni articoli-chiave della legge: formazione di un numero limitato di embrioni e obbligo di impiantarli insieme,


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È finita l'unità Lo scontro è ufficiale (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

MAGISTRATI Md al voto. Bruti Liberati lascia «È finita l'unità» Lo scontro è ufficiale Sara Menafra INVIATA A MODENA Al terzo giorno di congresso, il tema dello scontro salta fuori. Ne parla Nello Rossi, procuratore aggiunto di Roma ed ex segretario generale di Md. Ma applaudono tutti, anche quelli che più si sentono messi in discussione: «E' finita l'unità di magistratura democratica», esordisce lui. «Ma se siamo tutti più soli, dobbiamo essere anche più responsabili». Il punto è la divisione interna, concretizzata nei due documenti contrapposti, Albano contro Albamonte dal nome dei primi firmatari dei due testi. Ovvero - se ci concediamo di banalizzare - l'intransigenza professionale e il sostegno all'attività dell'Anm, contro la centralità dell'impegno politico, dell'identità di Md nelle battaglie civili e sui diritti. Nell'intero anno che ha preceduto il congresso di questi giorni a Modena, Magistratura democratica ha discusso molto. Dividendosi soprattutto su due temi: la riforma Castelli così come modificata dal centro-sinistra. E il caso De Magistris, con gli strascichi dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro conficcati in una contraddizione spinosa, fra la battaglia contro la corruzione e il rispetto delle regole. «Negli anni in cui ero segretario, ho cercato di evitare il disastro della riforma Castelli e prima di me e insieme a me l'ha fatto Edmondo Bruti Liberati», dice Rossi: «Il testo che era già diventato legge quando ci siamo misurati coi cambiamenti voluti dal centro-sinistra, proponeva di punire sul piano disciplinare soprattutto noi di Md, perché siamo quelli che parlano, che vogliono dire la loro». «Nel caso dello scontro tra Salerno e Catanzaro avremmo potuto fermarci a una linea di attesa e prudenza», aggiunge Cascini che oltre ad essere fra i principali dirigenti di Md è pure segretario dell'Anm: «Invece abbiamo scelto di rifiutare ogni logica di appartenenza e protezione. La negazione di ogni inettitudine è per noi l'unico modo di confrontarsi con fatti e scelte concrete». Opposta, o almeno centrata su un altro fulcro, la linea di Giovanni Palombarini, vice pg alla Cassazione. Ma pure di Sergio Mattone, presidente della sezione lavoro del Palazzaccio, Renato Greco, a capo del tribunale di Cosenza, Livio Pepino, consigliere al Csm. «Dal diritto penale minimo siamo passati al diritto penale del nemico che cresce, ogni passo un divieto», spiega Giovanni Palombarini, che le battaglie sui diritti le ha fatte praticamente tutte, ultime quelle sui Pacs e sulla legge 40: «E' importante concentrarsi sulla difesa delle garanzie e sulla giurisprudenza, avendo il coraggio di criticare le sentenze arretrate e succubi delle indicazioni politiche». La votazione finale prevista per oggi sarà a dir poco complessa e non segnalerà immediatamente l'eventuale avanzamento della linea «critica» del documento Albano. Colpa, soprattutto, del sistema elettorale con cui viene nominato il consiglio di Md, composto di 20 membri, e di qui, con un'elezione indiretta, il presidente e il segretario. Difficile sarà pure tradurre in voti il dibattito in corso. Non ci sono mozioni contrapposte, ma ogni membro di Md vota una scheda che consente fino a 14 preferenze, 7 uomini e 7 donne, rispettando le quote rosa. Dunque vinti e vincitori andranno dedotti incrociando voti e collocazione dei singoli. Un cambiamento al vertice è praticamente obbligatorio. Edmondo Bruti Liberati, oggi presidente, ha detto da tempo che non si candiderà più neppure al consiglio. E il suo abbandono mette un punto interrogativo non solo sulla poltrona più alta, ma pure su quella della segretaria generale, Rita Sanlorenzo, candidata al rinnovo ma che potrebbe essere proposta come presidente dall'opposizione, così da liberare il seggio più operativo. Foto: LA PM ILDA BOCCASSINI /FOTO AP

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Due rigori per la Virtus Csm il Tegorzo finisce al tappeto (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

SCONFITTA IN CASA Due rigori per la Virtus Csm il Tegorzo finisce al tappeto SEGUSINO. Sconfitta di rigore per la Piave Tegorzo. I ragazzi di Bee vengono superati in casa dalla Virtus Csm che passa grazie ai due rigori concessi loro dall'arbitro. Il primo a passare è però il Tegorzo: al 37' una punizione dalla propria metà campo di Paolo Scopel rimbalza davanti al portiere trevigiano e si infila, inaspettatamente, sotto l'incrocio dei pali. La reazione della Virtus è immediata: Pupetti si guadagna il rigore e dal dischetto lo trasforma due minuti dopo. Nella ripresa la Virtus Csm è subito in avanti: ci prova con Vassalli, con Puppetti e con Meneghin. All'81' Rizzotto atterra Meneghin in area e dal dischetto Puppetti segna il definitivo 2-1. (va.da.)

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CAMPESE - GIOV.EZZELINA 1-1 GIOV. EZZELINA: Mattiello, M.Pellizzari, Brunello, D.Pellizzari, ... (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

CAMPESE - GIOV.EZZELINA 1-1 GIOV. EZZELINA: Mattiello, M.Pellizzari, Brunello, D.Pellizzari, ... CAMPESE - GIOV.EZZELINA 1-1 GIOV. EZZELINA: Mattiello, M.Pellizzari, Brunello, D.Pellizzari, Bordignon, M.Zen, P.Pellizzari, R.Citton, Facchinello, A.Citton (35' st Moschieni), Bazzacco (20' st Guadagnini). Allenatore: Alberton. Arbitro: Collavo di Treviso. Reti: 20' pt Gabrielli, 35' pt Facchinello AURORA TREVISO DUE - MONASTIER: 1-2 AURORA TREVISO DUE: Cavarzerani, Sirena, Renosto, Prandin, Coppe, Gumier, Awuku, Camatta, Mella, Buqa, Dalla Tor. Allenatore: Gardiman. MONASTIER: Criveller, Fracas, Gobbo, Pietrobon, Girardi (25' st Bardi), Tonon, Pasqual (30' st Tommasi), Pietropolli, Rubin, Cremonese (15' st Florian), Bortolan. Allenatore: Dotto. Arbitro: Rossi di Bassano. Reti: 30' pt Fracas (rig.), 40' pt Rubin, 4'st Buqa CALCIO PAESE - SALVATRONDA 1-1 CALCIO PAESE: Pozzobon (17' pt Bilibio), Bovino, Alessandrini, Lipomi, Orlando (29' st Montin), Valcarenghi, Mattiazzi (35' st Parisotto), Carlesso, Tronchin, R. Stocco, Girardin. Allenatore: Pavan. SALVATRONDA: Campagnaro, Salvadori, Bertolo, Piazza, Fedato (40' st Stangherlin), Graziotto, Milani, Zampieri (29' st Cosma), Zanon (33' st beltrame), Maci, Pozzobon. Allenatore: Graziotto. Arbitro: Ajdini di Treviso. Reti: 47' pt Milani, 33' st Tronchin. CAMPIGO - S. ELENA Rinviata per impraticabilità del terreno di gioco CASALE - CIPRIANOCATRON 2-0 CASALE: Zaffalon, Pegoraro (25' st Berton), Vallotto, Dal Ben, Vanin, Dotto, Vettorello, Carlon, Rizzato (28' st Racchieru), Simonaggio, Leopizzi (33' st Gobbo). Allenatore: Favaro CIPRIANOCATRON: Toffolo, Begotto, Ragno, Dal Ben, Di STefano, Barbierato, Gasparini, Marian, Meneghin, Battistella, Pauletto Allenatore: Corò. Arbitro: Barracano di Treviso. Reti: 9' pt Leopizzi (rig.), 34' pt Leopizzi. Note: espulso al 8' pt Marian per fallo. DAL SANTO FOSSALUNGA - CENDON 0-2 DAL SANTO FOSSALUNGA: Sartoretto, A. Gazzola, Pozzobon, A. La Rocca, Pastro, Gambarotto, Dal Zotto (5' st L. Gazzola), Asllanaj, L. La Rocca, Ruota, Simionato (15' st Fuser, 25' st Castellan). Allenatore: Grigni. CENDON: Marcuzzo, Bin, Zamuner, Viale, Caldato,Bessegato, Cavallarin (44' pt Favaro, 33'st Romano), Moci, Pietrobon, Sartori (31' pt Vanin), Cecino. Allenatore: Patete. ARBITRO: Trentin di Treviso. RETI: 14' pt Moci, 33' pt Pietrobon. NOTE: espulso Sartoretto al 30'st per fallo. GODIGESE - MIGNAGOLA 0-0 GODIGESE: Rossi, Staltari, Amato (30' st Capovilla), Milani, Schirato, Vanin, Marzonetto, Turcato, Cremasco, Daminato (5' st Sapo), Trentin. Allenatore: Miglioranza. MIGNAGOLA: Biffis, Bomotto, Merotto, Tommasi, Pillon, Poloni, Zanolli (15' st Fossaluzza), Biasuzzi, Rizzo (40' st Conte), Favaro (30' st Botter), Marton. Allenatore: Pavan. ARBITRO: Agostini di Bassano. NOTE: espulso Trentin al 45' st per fallo VIGOR - SALGAREDA rinviata per impraticabilità del terreno di gioco VIGOR: Pivetta, Pagotto, Zaccagnino, Bertoli, Gabbaba, Morettin, Rui, Pellegrini, Owusu, Daneluzzi, Sut. Allenatore: Gurizzan. SALGAREDA: Izzo, Rosolen, Spigariol, Marcon, Fornasier, Ostanello, Bozzetto, Casonato, Bigaran, Bona, Baldissin. Allenatore: Cavezzan. LA SALUTE - GORGHENSE rinviata per impraticabilità del terreno di gioco LA SALUTE: Sorgon, Missio, Brichese A., Faggiani, Baiana, Presotto, Artico, Anese, Saro, Padovese, Valente. A disposizione: Zussom Brichese F., Cappelletto, Cicuto, Marson F., Marson M. Tonello. Allenatore: Gallo. GORGHENSE: Visintin, Massarotto, Cambosin, Cancian, Antoniazzi, Da Dalt, Magnan, Rusalen, Paladin, Favero, Battaglia. A disposizione: Vivan, Battistella, Benedetti, Paro, Battistel, Anzanello, Bonotto. Allenatore: Garbin. ARBITRO: Calderan di San Donà di Piave. MARCON - TREVILLE rinviata per impraticabilità del terreno di gioco MARCON: Finotto, Cipolato, Cavagnis, Biolo, Bellato, Favaretto, Tagliapietra, Dal Fiore, Corradin, Carraretto, Pistritto. A disposizione: Favaro, Piovesan, Girardi, Mion, Cester, Terminelli, Franz. Allenatore: Berto. TREVILLE: Lorenzato, Ceron, Bortolanza, Salvalaggio, Linel, M. Zilio, Bianco, Callegaro, Squizzato, Salvador, Guidolin. A disposizione: Pegorin, Cavinato, Cucuecio, D'Agostini, Ferri, Parolin, Aruna. Allenatore: R. Zilio. ARBITRO: Baggio di San Donà. NOTE: Rinviata causa maltempo. ALTIVOLESE-FOEN 0-1 ALTIVOLESE: Zorzi, Bonetto, Zanet, Merlo, Bogana, Bettamin, Cogolan, Bortolon, Boin, Bentivenga (20'st Pasqualetto), Visentin. Allenatore: Martignon. ARBITRO: Shvail di Treviso. RETI: 6'pt Biasion. BESSICA-MONTEGRAPPA 1-1 BESSICA: Campanaro, Giordan, Baggio, Parise, Meda, Roncato, Favero (35'st Savio), Pastro, F.Pellizzari, Favaro (28'st Torresin), Tarraran. Allenatore: Sardena. MONTEGRAPPA: Codemo, Pandolfo, Cosma, Bordin (20'st Gatto), Zen, Bandiera, Galanti, Sartori, Sartor (44'st Cervo), Meneghin, Binotto (10'st Merlo). Allenatore: Prosdocimo. ARBITRO: Ceneda di Conegliano. RETI: 13'pt Binotto, 13'st Giordan. CAERANO-SP 2005IO rinviata per impraticabilità di campo CISONESE-JUVENTINA 2-2 CISONESE: Bellotto, Gallina, De Vecchi, Cesca, Marostica (16'st Conte), Padoin, Benincà, Nadir, Pradetto, Buffon (28'st Bianco), Trinca. Allenatore: V. De Vecchi ARBITRO: Voltarel di Treviso RETI: 1'pt Buffon, 8'pt Buffon su rigore, 25'st Marin, 40'st Robassa LA SERNAGLIA-LENTIAI rinviata per impraticabilità di campo FRANCENIGO-ALPINA 0-1 FRANCENIGO: Zaia, Maset, Zampol, G.Manfè, Battistella, Biasi, Muner (20'st Nardin), De Marchi, Ortolan (15'st Avologno), Vidotto, Nardellotto (40'st Nadal). Allenatore: Sozza ARBITRO: Bresolin di Bassano RETI: 49'st Menegolla GAIARINE-SARMEDE rinviata per imparticabilità di campo SANTA LUCIA MILLE-VITTSANGIACOMO 4-0 S.LUCIA DEI MILLE: Lazzer, Bressan, M.Pillonetto (23'pt E.Pillonetto), Rizzardo, Lorenzon (23'pt Barbaresso), Sambugaro, N.Giovanelli, Tessariol, Bandiera, L. Giovanelli (40' st De Giglio), Ros. Allenatore: Canal VITTSANGIACOMO: Cipriani, Modolo, De Luca, Rui (31'st Dal Cin), Dal Col (39'st D'Abramo), A.Piccin, E.Piccin, Ferri, Frassinelli, Visentin, Rossoni (6'st Pin). Allenatore: Sottana ARBITRO: Calabrò da Conegliano RETI: 2'st N. Giovanelli, 8'st Ros, 33'st L.Giovanelli, 43'st De Giglio. LIMANA-VAZZOLESE rinviata per impraticabilità di campo PIAVE TEGORZO-VIRTUS CSM 1- 2 PIAVE TEGORZO: Faccinetto, Coppe, Rahli, Furlan, Rizzotto, Paolo Scopel, Schievenin, Prosdocimo, andrea Scopel, colmanet, Codemo. Sono entrati: Giotto, Berra. All.: Bee. VIRTUS CSM: Gosetto, Meneghin, Gallon, M. Mognon, Bet, Fedato, Gerlin, Zandonà, Vassalli, Puppetti, Bittante. sono entrati: Busetti, Baratto, Tonon. All.: Mognon. ARBITRO: Favotto di Treviso. RETI: 37' Paolo Scopel, 39'e 81'Puppetti (rig). FIORI BARP-UNION MASER 0-2 FIORI BARP SOSPIROLO: De Nadai, Calesso, D. Da Canal, Sovilla, De Lazzer, Giozet (65' Caldart), Tancon (46' N. Da Canal), Lise, Viel, Pradel. Allenatore De Michieli. UNION MASER: Cimolin, Facchin, Favretto (69' Morlin), Bronca (53' e Santinello), Casagrande, De Zen, Cunial (87' Vettoretto), F. Santinello, Pincin, Toscan, Berroa. Allenatore Pupulin. ARBITRO: Robilotta di Vicenza. RETI: 25' Pincin, 33' F. Santinello. NOTE: Ammonito Viel. Calci d'angolo 3 a 0 per il Fiori Barp Sospirolo. AURONZO-SAN MICHELE 2-0 AURONZO: Riva, Da Vinchie, De Mario, Festini, Bombassei, Cian, De Filippo, Soravia, Tolazzi, Martinig, Laguna. Allenatore: Ben. SAN MICHELE: Poloni, Vareschin, Da Ros, Marcon, Cirillo, Da Grava, Ceschin, Soldan, Sinigallia, Bounfà, De Nardi. Allenatore: Zaros. ARBITRO: Faraon di Conegliano. RETI: Soravia, Martinig. AGORDINA-CASTION rinviata per impraticabilità di campo.

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Caro Gianfranco e cari amici, quella farfalla deve spiccare il volo. (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Caro Gianfranco e cari amici, quella farfalla deve spiccare il volo. Noi lo vogliamo, lo vogliono soprattutto i nostri giovani. Perché i giovani si sentono farfalle, non calabroni. Dobbiamo evitare la disaffezione delle nuove generazioni. Dobbiamo innanzitutto applicare la Costituzione, dobbiamo rivitalizzarla, dobbiamo arricchirla. E ci metteremo tutto il nostro impegno. Ci troviamo però in una curiosa situazione, ed a questo mi riferivo quando parlavo delle contraddizioni della sinistra. Noi la riforma istituzionale l'avevamo fatta e completata nel 2005, un lavoro a tutto campo iniziato con la prima approvazione della Camera il 15 ottobre 2004 e terminato il 16 novembre 2005 con definitiva promulgazione, in seconda lettura, da parte del Senato. Quella riforma, giova ripeterlo, interveniva su una cinquantina di articoli della Costituzione e comprendeva: la devoluzione, un decentramento vero dei poteri dallo Stato alle Regioni e l'istituzione del rango di Roma capitale: entrambe riforme che abbiamo già ripreso e già sono state approvate dalla Camera ed ora aspettano il sì definitivo del Senato; comprendeva la riduzione del numero dei deputati e la competenza della Camera a legiferare solo sulle questioni attinenti allo Stato centrale; prevedeva la riduzione del numero dei senatori e la trasformazione del Senato in Senato federale, con competenze sulle materie in concorrenza tra Stato e Regioni sancendo così la fine dell'attuale bicameralismo perfetto; prevedeva il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio, che sarebbe diventato Primo Ministro, avrebbe avuto - tra l'altro - il potere di nomina e revoca dei componenti del governo e il diritto di chiedere e ottenere lo scioglimento della Camera; prevedeva infine l'introduzione della sfiducia costruttiva e di norme anti-ribaltone, la riforma della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura e più ampi e democratici poteri in materia di referendum popolari. Tutto ciò lo facemmo in oltre un anno di lavoro. Si trattava di riforme ispirate alle costituzioni di più antica democrazia e di più collaudata efficienza, da quella inglese a quella tedesca. Ma come si comportò allora la sinistra, quella sinistra che proprio oggi, attraverso alcuni suoi esponenti di primo piano, plaude alla richiesta di riforme? Rifiutò di contribuire a quella importante riforma, impedendo così di raggiungere il consenso dei due terzi del Parlamento. E da lì a meno di un anno indisse addirittura un referendum, che cancellò quelle fondamentali innovazioni, dopo una campagna strumentale e manipolatoria con la quale ci si accusò addirittura di attentato alla democrazia. Un comportamento irresponsabile, di cui ancora oggi scontiamo le conseguenze in termini di governabilità, di costi della politica, di distanza e di disaffezione tra i cittadini e lo Stato. Non solo. All'atto dell'insediamento di questo governo abbiamo riproposto l'offerta all'opposizione di un reciproco rapporto costruttivo, di una legislatura costituente per ammodernare lo Stato e ridurne i costi e le inefficienze. E l'abbiamo avanzata, quella offerta, nella sede più propria: non nei talk show o con interviste estemporanee, ma in Parlamento. L'abbiamo avanzata, aggiungo, accogliendo l'auspicio del capo dello Stato, che era il nostro auspicio. Ci venne risposto di sì. Ma dopo pochi giorni quel sì si trasformò in no. La conclamata buona volontà costituente degenerò in una campagna di insulti e di ridicole accuse di regime nelle piazze, sui giornali, in televisione. È evidente che riforme di questa portata andrebbero fatte in due, maggioranza e opposizione. È ancora più evidente che, dopo queste esperienze, c'è molto da dubitare sulla serietà della nostra controparte. Nonostante questo, ci siamo impegnati a cambiare e a modernizzare lo Stato. E lo stiamo facendo. Lo sta facendo la nostra maggioranza parlamentare. Stiamo portando a compimento l'approvazione del federalismo; sul quale parte dell'opposizione, in particolare il Pd, ha deciso di astenersi. Il federalismo — anche qui sfatiamo un altro luogo comune — non è né un tributo pagato alla Lega di Bossi né una mera ridistribuzione su base territoriali delle risorse fiscali e delle spese. Il federalismo è qualcosa in cui insieme a Bossi abbiamo creduto fin dall'inizio del nostro cammino comune, ed è profondamente diverso da quel finto federalismo che la sinistra ha approvato in tutta fretta nel 2001, allo scadere della sua legislatura, con appena quattro voti di maggioranza. Un falso federalismo, quello, che ha aggravato e non risolto i problemi, che allontana e non avvicina i cittadini alla cosa pubblica. No. Nulla di tutto questo. Il nostro federalismo è una vera riforma di sistema che non frammenta le competenze, che non si occupa dei poteri, ma distribuisce le risorse e le imposte sul territorio sottoponendole al diretto controllo e alla sovranità dei cittadini, quindi del popolo. È un federalismo che non dimentica mai la solidarietà verso le aree ed i ceti più disagiati, verso il Sud, ponendo così fine all'era dei finanziamenti a pioggia e degli sprechi inaugurando invece l'era della responsabilità. Quando sarà a regime, il federalismo ci porterà ad una riduzione delle spese inutili e quindi delle tasse, razionalizzerà le risorse indirizzandole dove ce n'è veramente bisogno, responsabilizzerà gli amministratori locali, restituirà sovranità ai cittadini e al popolo. Al federalismo non può che fare da evidente ed indispensabile contrappeso il rafforzamento dei poteri del governo centrale sulle materie di sua competenza. Questa esigenza è già preesistente al federalismo: il Paese ha bisogno di governabilità. La maggioranza ha finora governato in una situazione economica mondiale tra le più difficili, difendendo i beni fondamentali della società italiana: il lavoro, la famiglia, la casa, il risparmio, la coesione sociale, la libertà d'impresa. Ma proprio in questi momenti l'esperienza ci dimostra che nell'azione di governo il ruolo del premier resta fondamentale e deve avere maggiori poteri rispetto a quelli attuali, di fatto inesistenti, che la Costituzione gli assegna. Vedete, sui poteri del presidente del Consiglio italiano si sono costruire molte favole. Eppure da noi la realtà è che il Capo del governo non può nominare nè revocare i ministri come i suoi colleghi europei, non ha gli stessi poteri che hanno i capi di governo delle grandi democrazie, ma può soltanto redigere l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri ed esercitare un'azione di moral suasion. Scusate, ma è importante chiarire questi punti e portarli alla conoscenza di tutti. Anche dei giornalisti stranieri che in grande numero hanno chiesto di essere accreditati al nostro congresso. Io non so fino a che punto conoscano tutte le regole che limitano l'azione del premier italiano. Di certo sanno che nei loro Paesi il capo del governo ha poteri veri. In Italia, invece, ha poteri finti. La verità è che, così come è, lo Stato non funziona più. È lento e in costante ritardo nel dare le risposte appropriate. Lo era in tempi di ordinaria amministrazione; lo è drammaticamente oggi in situazioni di emergenza. Il governo, però, non può assolutamente lasciarsi imbrigliare dai ritardi e dalle inefficienze dello Stato. È dunque venuto il tempo di modernizzare la Costituzione nella sua seconda parte arricchendola, non stravolgendola, per consentire al governo e al Parlamento di svolgere al meglio ognuno la propria parte, ognuno nel proprio ruolo. Questa è la grande missione della nostra maggioranza parlamentare. Già oggi, di fatto, nelle elezioni Politiche gli elettori sono chiamati a votare un partito e ad indicare un Capo del governo. Questa scelta che ha già profondamente modernizzato la nostra democrazia, non viene più messa in discussione da alcuno, viene praticata dai nostri avversari. I quali, anzi, quando il loro premier eletto è stato scalzato da due capi del governo della stessa coalizione, ma non eletti dal popolo, hanno pagato pesantemente in termini di governabilità e di credibilità. I loro elettori si sono sentiti traditi, e non a torto. E non è più rinviabile anche la riforma dei regolamenti parlamentari, i quali sono rimasti praticamente immutati dall'epoca della prima repubblica, e non possono essere più strumento di ritardi e pretesto e strumento di ostruzionismo. La riforma, è perfino superfluo sottolinearlo, non andrà a ridurre o mortificare il Parlamento, ma restituirà al Parlamento il suo giusto ruolo legislativo e la sua piena dignità. Che è quella di valutare, discutere e votare i provvedimenti di legge nei tempi imposti non dal governo, ma dall'urgenza delle circostanze. Anche questo è un modo per restituire agli eletti dal popolo la credibilità e la legittimazione agli occhi del popolo stesso. Non spetta al governo né tanto meno al Presidente del Consiglio riformare i poteri del capo del governo. Io ho espresso alcune considerazioni e indicato le vie più logiche e percorribili. Ma la materia è di competenza del Parlamento. È la tipica materia sulla quale è auspicabile, anzi necessario, il confronto — e se possibile il concorso — dell'opposizione. Se questo concorso ci sarà, e sarà serio e non durerà lo spazio di un mattino prima del ritorno alla piazza, sarò il primo a rallegrarmene e darne atto ai leader della minoranza. Ma è evidente che nel frattempo la maggioranza ed il Popolo della Libertà non possono sottrarsi dal fare la loro parte, dal compiere il loro dovere di sciogliere questo nodo nelle forme costituzionalmente previste, nell'offrire a voi ed a tutti gli italiani la soluzione per un governo che governi ed un Parlamento che controlli. I nostri capigruppo stanno da tempo lavorando ad una proposta di legge di iniziativa parlamentare che riassumerà le soluzioni più efficaci; su di essa chiederanno il consenso della maggioranza e si misureranno con l'opposizione. Ma quando si parla di modernizzare lo Stato non possiamo tralasciare la Pubblica Amministrazione. Che è poi quella parte di Stato con la quale tutti voi, ogni cittadino, ogni impresa, si confronta ogni giorno. Ogni volta che vi presentate ad uno sportello, ogni volta che siete chiamati a sbrigare una pratica, voi e noi abbiamo di fronte la Pubblica Amministrazione. Abbiamo iniziato a renderla più efficiente e trasparente. Abbiamo introdotto negli uffici pubblici i criteri di merito e di responsabilità. Abbiamo affermato il metodo secondo il quale la Pubblica Amministrazione non è più il giudice di se stesso, ma sono i cittadini che giudicano la Pubblica Amministrazione ed il funzionario pubblico. Da grande moloch autoreferente, da grande corporazione inefficiente, la nostra Pubblica Amministrazione si sta digitalizzando, velocizzando, sta cominciando a ripulirsi di inefficienze ed anche di cattive abitudini. Cari amici, oggi si conclude la lunghissima transizione italiana. Quella cominciata nel 1993, con la fine della prima repubblica. Quando i giovani che per la prima volta quest'anno andranno al voto, erano ancora all'asilo. Abbiamo lavorato, combattuto, sofferto in questi anni per difendere la libertà, per non consegnare il Paese alla sinistra, per dare voce all'Italia moderata, all'Italia seria, all'Italia laboriosa. E abbiamo lavorato per costruire quello che oggi si presenta agli italiani: questo nostro nuovo grande partito moderato, liberale, nazionale, riformista, intorno al quale ruoterà la politica italiana dei prossimi decenni. Quali sono allora le missioni del nostro nuovo partito del Popolo della Libertà oltre quella di sostenere il governo e la sua maggioranza? La storia del nostro Paese, che fra poco compie 150 anni, ha conosciuto delle stagioni politiche di forte sviluppo nella democrazia e nella libertà. Penso ai Padri fondatori, quelli che hanno costruito l'Italia unita e quelli che, dopo la tragedia della guerra, l'hanno ricostruita. Il Popolo della Libertà guiderà la terza ricostruzione, la ricostruzione di un Paese che supererà la crisi economica e ne uscirà più forte di prima, ma che saprà anche por fine a una fase di incertezza politica e ad un bipolarismo finora solo abbozzato e che finalmente si compie. Un grande movimento come il nostro, che nei sondaggi fatti ieri dopo il primo giorno di Congresso ha già superato il consenso del 44% degli italiani e che si candida a raggiungere il 51%, non può accontentarsi. Mai. Non ci accontentiamo dei grandi risultati ottenuti come forza di governo, non ci accontentiamo di questi successi e di questo consenso, sappiamo che ci sono ancora tanti altri italiani che possono unirsi a noi per diventare con noi protagonisti del grande sogno e del grande progetto di fare dell'Italia un Paese davvero moderno, davvero libero, davvero europeo. A loro, oltre che ai tanti, tantissimi che ci hanno dato fiducia, ci rivolgeremo da domani con l'entusiasmo e la passione di sempre. Non dobbiamo avere paura di pensare in grande, ancora più in grande. Quello che abbiamo fondato oggi è un grande partito per guidare l'Italia nel nuovo secolo, per rispondere alle nuove e più complesse sfide del governo di una società complessa come la nostra. Quello che abbiamo costruito durerà nel tempo e sopravviverà certamente ai suoi fondatori. Non possiamo fermarci. Ci aspettano nuove sfide e nuove verifiche, alcune quasi immediate. Le elezioni amministrative sono importanti: potranno cambiare il volto e il colore politico di molte amministrazioni locali, ancor oggi in mano alla sinistra. Ci serviranno per portare il buon governo dei nostri amministratori nelle tante città, grandi e piccole, chiamate alle urne. Noi vogliamo una democrazia che parta dal basso, che si fonda sul principio di sussidiarietà, nella quale gli enti locali hanno un compito fondamentale. Noi vorremmo che gli amministratori locali si sentissero partecipi, come noi, della trasformazione del Paese. È questa la garanzia che offriranno i candidati del popolo della Libertà alla guida delle nostre città e delle nostre province - province che fino a quando esistono vanno governate nel migliore dei modi, con efficienza e soprattutto profondo rispetto del denaro pubblico. Per questo i nostri candidati saranno persone che vengono dalla trincea del lavoro, saranno giovani, ci saranno molte donne. Saranno persone che hanno il nostro stesso entusiasmo, i nostri stessi sogni, un grande sogno che vogliamo diventi realtà in ciascuna delle nostre città. Ancora più importanti sono le elezioni europee. Con le elezioni europee dobbiamo eleggere al Parlamento Europeo delle persone preparate e motivate, delle persone che siano pronte ad impegnarsi ogni giorno nei lavori dell'aula e delle commissioni, anche per difendere gli interessi del nostro Paese. Puntiamo a diventare il primo partito del gruppo Popolare al Parlamento Europeo. Possiamo riuscirci, per contare di più, perché la voce dell'Italia sia più forte. Per questo non ho esitazioni a impegnarmi direttamente, come credo un leader debba avere il coraggio di fare. Una bandiera? Sì, una bandiera dietro la quale ogni vero leader chiama a raccolta il suo popolo. Sarebbe bello che anche il leader dell'opposizione, se esistesse un leader, facesse altrettanto. Un partito come il nostro non si può accontentare dei successi ottenuti e non può guardare soltanto alle prossime elezioni. Il Popolo della Libertà ha su di sé il peso della conduzione della nazione: per questo dobbiamo pensare al futuro e alle prossime generazioni. Pensare al futuro significa proiettare in avanti di 10-20 anni il nostro orizzonte politico, con l'obiettivo di consegnare ai giovani di oggi un'Italia completamente rinnovata. L'impresa del cambiamento non ci spaventa. Anzi, è la nostra vera missione. Anche per questo siamo un partito diverso da tutti quelli del passato. Non siamo il riflesso di un teorema ideologico, di un'utopia visionaria, di una ragione astratta. Siamo piuttosto una felice espressione della cultura del nostro tempo, della cultura del fare, una cultura che rifiuta e rifugge da categorie ormai superate e privilegia invece i risultati e le riforme concrete. Noi non dobbiamo dimenticare mai che tra i tanti nostri meriti abbiamo quello di avere introdotto nella politica la vera moralità, la moralità del fare. Dobbiamo esserne tutti consapevoli: che un rappresentante delle istituzioni sia onesto, che non rubi, è davvero il minimo. Ciò che bisogna pretendere è che chi è eletto onori il programma sul quale ha avuto la fiducia dei cittadini, che mantenga gli impegni assunti con gli elettori. Per noi il programma elettorale non è un pezzo di carta da stracciare dopo le elezioni ma un patto vincolante, un impegno concreto con i cittadini che è da onorare a tutti i costi. Queste dunque le missioni per il futuro del nostro partito. Il Popolo della Libertà dovrà essere una fucina di idee e di programmi per i nostri protagonisti, per il governo, per la nostra maggioranza parlamentare. Un grande partito come quello a cui abbiamo dato vita ha un bisogno assoluto del confronto delle idee, del dibattito politico, del pluralismo culturale, dell'apporto delle diverse esperienze dei suoi componenti e dell'apporto delle diverse sensibilità personali. Tutto questo - se non diviene correntismo, se avviene in spirito unitario, leale, costruttivo - è il lievito della democrazia e della forza dei movimenti politici che ambiscono non solo a governare ma a rappresentare le speranze più profonde di un Paese. Ringrazio perciò tutti i nostri amici che sono intervenuti nel corso di questi tre giorni intensi di lavori, e che con i loro interventi - li ho ascoltati tutti, di persona o alla TV - hanno dato vita ad un dibattito di alto profilo, serio, responsabile, costruttivo che ha mostrato al Paese l'altissima qualità della nostra classe dirigente. Vi sono grato per questo, e posso dirvi che anche se per me è stata una conferma scontata, la prova è che il nostro è un grande movimento, che nasce da una grande idea e che durerà nel tempo. Oggi voi tutti siete protagonisti di una pagina della storia d'Italia. Ma il nostro impegno, quello di chi ha partecipato a questi tre giorni di lavoro serrato, quello di tutti i nostri militanti, del nostro Popolo, non finisce certo qui. Avrete un'altra missione, non meno importante: dovrete impegnarvi nell'attività missionaria, per far crescere i consensi e dovrete impegnarvi a fondo per vincere le elezioni amministrative e per vincere le elezioni europee. E infine dovrete impegnarvi sempre, ogni giorno, per radicare il nuovo partito nelle vostre città e nei vostri Paesi, nei luoghi di lavoro e nelle scuole, fra i vostri amici e i vostri colleghi per diffondere la conoscenza dei nostri valori, per far conoscere i risultati del nostro impegno e del nostro lavoro. Voi siete i Missionari della Libertà! Ed io con voi. Abbiamo appena eletto l'Ufficio di Presidenza che condividerà con me la responsabilità delle scelte e delle decisioni. Mi piacerebbe avervi tutti qui sul palco insieme a me, i nostri Ministri, i nostri Governatori, i Capigruppo alle Camere, il Vice Presidente della Commissione europea, il Sindaco della Capitale, i nostri tre coordinatori Nazionali. Insieme noi vi auguriamo ogni bene e vi facciamo queste promesse: Usciremo dalla crisi, non lasceremo indietro nessuno, cambieremo l'Italia, difenderemo la nostra democrazia e la nostra libertà. Noi siamo il partito degli italiani, siamo il Popolo della Libertà. Viva l'Italia. Viva la libertà.

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Tribunale, Â sulla nomina del presidente (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Tribunale, «fumata grigia» sulla nomina del presidente Il casoIl plenum del Csm non ha deciso: ma Cerasoli resterebbe in vantaggio Da Alfano rassicurazioni sull'aumento dei giudici. Scongiurati i tagli al personale Marco Battistini Ancora un «fumata grigia» per la nomina del presidente del Tribunale di Latina. Il plenum del Csm, cui spetta la decisione, non avrebbe ancora raggiunto un accordo sul nome. Il giudice Guido Cerasoli appare ancora il favorito, ma non avrebbe ancora convinto tutti i componenti dell'organismo. Recentemente, Cerasoli aveva ricevuto una brutta sorpresa dalla prima sezione del Tar di Roma che a gennaio rigettò il suo ricorso contro la decadenza dal ruolo di presidente della sezione civile del Tribunale. Il dirigente aveva impugnato la delibera del Csm, risalente al 30 aprile 2008, che disponeva la pubblicazione di 167 uffici semidirettivi, tra cui quello da lui ricoperto a Latina, nonché il provvedimento di decadenza dall'incarico e l'indizione del nuovo concorso. I magistrati amministrativi romani hanno giudicato infondate le tesi di Cerasoli, che ha guidato la sezione civile per oltre otto anni. Battuto al Tar, il giudice potrebbe rifarsi al Csm, se si arriverà ad un'intesa sul suo nome per la presidenza del Tribunale. Nel frattempo al palazzo di giustizia si attendono novità positive sul potenziamento dell'organico. Dal Guardasigilli sarebbero giunte nuove rassicurazioni sul completamento del personale amministrativo, oltre all'impegno a garantire un prossimo ampliamento numerico dei magistrati. «Abbiamo ascoltato con grande attenzione il ministro nell'incontro avuto con lui di recente -ha riferito l'avvocato Malinconico, presidente dell'Ordine degli avvocati- Il Guardasigilli è rimasto molto sorpreso dai problemi esistenti per il personale di cancelleria, ed ha ordinato una ricognizione al direttore generale dell'organizzazione del personale del Ministero, che presto gli invierà una relazione sul Palazzo di giustizia di Latina». C'è ottimismo sul raggiungimento degli obiettivi. «Fortunatamente sarebbe stata scongiurata l'ipotesi di un taglio del personale -ha proseguito Malinconico- come invece veniva prospettata in molte altre realtà della penisola. Abbiamo evitato il peggio». Un traguardo, sia pur minimo, è stato raggiunto.

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Legal News (sezione: Giustizia)

( da "ItaliaOggi Sette" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi Sette Numero 075  pag. 212 del 30/3/2009 | Indietro Legal News DIRITTO & SOCIETA' Avvocato anche per i giudici amministrativi I magistrati amministrativi e quelli contabili potranno avvalersi della difesa di un avvocato nei giudizi disciplinari che li vedono coinvolti. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 87/2009 depositata venerdì, ha infatti dichiarato [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 6      

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Federcaccia, un affondo contro ogni estremismo (sezione: Giustizia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

L'ASSEMBLEA. Ieri le assise provinciali. In calendario l'elezione del nuovo consiglio direttivo Federcaccia, un affondo contro ogni estremismo di Sergio Botta C'era un clima di grande attesa per l'assemblea della Federcaccia provinciale ospitata ieri mattina dal Park hotel «Ca' Nöa» di Brescia. Oltre a seguire la relazione del presidente provinciale uscente Enzo Bosio, infatti, gli iscritti dovevano eleggere i 28 membri del nuovo consiglio direttivo che poi, giovedì, nominerà il nuovo presidente. Grazie al nuovo statuto nazionale, il gruppo dirigenziale resterà ora in carica non più per quattro ma per cinque anni, e ovviamente avrà il compito di definire programmi e filosofia operativa dell'organizzazione. Vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire, ma intanto vanno sottolineate alcune considerazioni «politiche» emerse dall'intervento di Bosio, neanche troppo tenere con l'atteggiamento di altre realtà del mondo venatorio. Raccogliendo le istanze delle sezioni, il presidente uscente ha ricordato «la loro delusione nel constatare quale divario esista tra le nostre legittime posizioni e gli scarsi risultati conseguiti. Inoltre si sta diffondendo l'impressione che il peso politico di Federcaccia non conti per quel che potrebbe, e che contemporaneamente sia venuto meno quel ruolo guida che non solo il numero degli iscritti, ma anche le idee e il prestigio di una storia centenaria dovrebbero garantirle». Sul banco degli imputati, dicevamo, alcune associazioni venatorie che si distinguono per due caratteristiche: «L'estremismo e la politicizzazione della caccia in vista di appuntamenti elettorali o della distribuzione di incarichi e poltrone». Sul tappeto anche l'annosa questione delle deroghe, e il continuo rimpallo di provvedimenti approvati dalla Regione Lombardia e poi cassati sistematicamente per illegittimità; anche dalla Corte Costituzionale. Quale strada propone di seguire la Federcaccia bresciana? L'associazione pensa a una sostanziale modifica delle legge quadro nazionale 157 del '92, soprattutto del comma che definisce la competenza per le deroghe; ma anche una riperimetrazione delle zone speciali di conservazione (zsc) e di quelle di protezione speciale (zps). E poi la possibilità di cacciare su terreni coperti di neve da appostamento fisso anche nelle zone di pianura. Inoltre, Federcaccia chiede la possibilità di sparare agli acquatici da barche senza motore, l'abrogazione della scelta di caccia in via esclusiva, l'abbassamento a 16 anni dell'età per il conseguimento del porto d'armi per uso venatorio e la modifica dei tempi di prelievo per alcune specie: dal primo settembre e fino a oltre il 31 gennaio. Nel frattempo, però, si fanno i conti col calo degli iscritti, scesi l'anno scorso di 377 unità (ora sono 16.635, suddivisi in 250 sezioni), e col bilancio 2008 (approvato all'unanimità) in passivo di 10.400 euro.[\FIRMA]

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provincia, dalla tor attende l'investitura - alberto vitucci (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il presidente Zoggia continua la campagna. Battaglia di sondaggi Provincia, Dalla Tor attende l'investitura Dal Pdl annuncio ufficiale in settimana. Udc e Socialisti andranno da soli ALBERTO VITUCCI Provincia al cardiopalmo. Sondaggi più o meno ufficiali commissionati dal Pdl a due mesi dal voto danno il centrodestra in vantaggio sugli avversari con una forbice che va dal 53 al 57 per cento. Ma sono calcoli che tengono lo schieramento tutto insieme, frenano gli esperti. Con il Pdl (ex Forza Italia e An) anche Udc e alcune civiche che fanno riferimento al mondo socialista. Ma l'Udc, e anche il Partito socialista, andranno da soli. Dunque è possibile che nessuno dei due schieramenti passi al primo turno. Entra nel vivo la battaglia per la conquista di Ca' Corner. Archiviato anche il congresso fondativo del Pdl, concluso ieri a Roma, si entra nei giorni decisivi per liste e candidati. Entro la fine della settimana il Pdl dovrebbe ufficializzare la candidatura di Mario dalla Tor, 53 anni, attuale coordinatore provinciale di Forza Italia in pista da mesi. Anche se non tutte le riserve sono state sciolte. La Lega. Pensando soprattutto alle regionali del 2010, la conflittualità fra il Carroccio e il Pdl è in aumento. Si voterà il 6-7 giugno in cinque delle sette province del Veneto. Non a Treviso e Vicenza dove il presidente della Provincia è leghista. Due sono le amministrazioni dove il centrodestra è favorito, Verona e Padova, tre dove l'esito è incerto: oltre a Venezia, Rovigo e Belluno. Dopo il primo voto sul federalismo pare scontato che la Lega non andrà da sola, appoggiando il candidato del Pdl. Ma se il Pdl pretenderà il candidato a Padova il Carroccio potrebbe anche rimettere in discussione l'ipotesi Dalla Tor. «Non esiste, per noi il candidato resta lui», dicono a una voce il coordinatore comunale Alessandro Danesin e l'assessore regionale Renato Chisso. Dalla Tor sta lavorando in silenzio e ha già formalizzato una lista di amministratori locali del centrodestra che lo sostengono. Il centrosinistra. Davide Zoggia continua la sua campagna puntata sulla «buona amministrazione» degli ultimi cinque anni e sull'alleanza larga, che ha rimesso insieme i partiti dell'Unione. Con lui anche una lista civica indipendente, Italia dei Valori e la sinistra. Udc. Il partito di Casini, all'opposizione a Roma, è in giunta con Galan in Regione. Per la Provincia ha scelto di correre da solo e metterà in campo l'ex sindaco e parlamentare - oggi consigliere del Csm - Ugo Bergamo, che correrà anche per le Europee. L'Udc è accreditata in provincia di almeno il 5-6 per cento dei voti, dunque potrebbe risultare determinante al secondo turno. I socialisti. Il partito socialista che riunifica le varie anime del Garofano dovrebbe andare da solo. Altra incognita per i due contendenti Zoggia e Dalla Tor, dal momento che il Ps conta di raggiungere almeno il 3 per cento dei voti. La sfida. Nel 2004 finì sul filo di lana, con Zoggia eletto al primo turno con il 50,3 poer cento dei voti. Adesso la strada è in salita. Ma l'esito, a dispetto dei sondaggi, resta incerto.

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Resistere e soprattutto reagire agli attacchi che da tempo e in forma sempre pi... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

«Resistere» e soprattutto «reagire agli attacchi che da tempo e in forma sempre più grave sono in corso all'assetto costituzionale dello stato repubblicano». La difesa dei diritti e dei più deboli, dunque, come sempre al primo posto, utilizzando però «la massima professionalità ed efficienza» e abbandonando una volta per tutte «la difesa corporativa». Sono le linee guida principali con cui faticosamente, dopo quattro giorni di confronti duri, a un passo dalla spaccatura interna, Magistratura democratica chiude a Modena il congresso forse più difficile dei suoi 45 anni di vita. Una vita per scelta in prima fila e impegnata politicamente e da quindici anni vera ossessione del premier Berlusconi che ancora indica le toghe rosse («l'armata rossa») come uno dei mali supremi, e quindi da debellare. Il dibattito congressuale e della vigilia aveva due anime contrapposte. Da una parte quella più identitaria e schierata che dice basta al compromesso politico («il dialogo con Mastella ha solo prodotto guai») e predica la «schiena dritta in un momento di crisi che è economica ma ancora prima culturale» e che per sintesi fa riferimento a Livio Pepino, uno dei padri fondatori di Md e attuale membro del Csm. Dall'altra quella più pragmatica, che ha ben chiaro il codice genetico di Md - rifiuto del conformismo e della passività culturale e difesa dei diritti - ma al tempo stesso sa anche che è necessaria l'autocritica, riformarsi, dialogare di volta in volta sui vari punti con l'interlocutore del momento. È la linea che ha prevalso in questi mesi nell'Anm - con la segreteria di Giuseppe Cascini anche lui iscritto a Md - un po' meno nel Csm (il vicepresidente Mancino non è venuto al congresso, segno di forti tensioni)e coltivata da alcune delle menti più brillanti di Md, da Nello Rossi a Claudio Castelli, da Donatella Donati a Anna Canepa per finire con il presidente uscente Edmondo Bruti Liberati che dopo anni ringrazia, a sua volta è ringraziato con standing ovation, ma lascia ogni incarico. I diritti dei clandestini La divisione ha fatto sì che per la prima volta dagli anni settanta la corrente di sinistra della magistratura sia andata al rinnovo delle cariche in ordine sparso, senza un'indicazione di voto precisa. Quasi en plein di voti per Rita Sanlorenzo (400 su 506 votanti), segretario uscente, seguita da Donatella Donati e Claudio Castelli (250) candidato alla presidenza. Se i numeri sembrano premiare la linea più radicale, va detto che Sanlorenzo ha puntato nel suo intervento alla mediazione tra le varie sensibilità e che il distacco nei confronti di Castelli-Canepa-Donati non è così marcato. «Un risultato unitario e non di spaccatura» dichiara Cascini. Unità che si ritrova nel documento finale, miracolo di mediazione e tessitura di Vittorio Borraccetti e invocato dal palco da Beniamino Deidda, il procuratore generale di Firenze che ha declinato l'invito a fare il presidente. Gravissimi attacchi alla Carta Il futuro e l'azione di Md vanno quindi ricercate nelle sette pagine del documento che scandiscono le linee guida della corrente. La premessa è un manifesto politico: «Nel nostro paese sono in corso da tempo e in forma sempre più grave attacchi all'assetto costituzionale dello stato repubblicano». Seguono gli esempi: «Il disegno di legge sul testamento biologico è in aperta violazione dei principi universali della libertà personale e dell'autodeterminazione dell'individuo»; il progetto di riforma delle intercettazioni «pregiudica l'efficacia dell'azione investigativa e mette in discussione la libertà dell'informazione»; le norme sui clandestini «espellono dalla moderna concezione di cittadinanza il diritto primario e universale alla salute, ad avere un'identità e ad essere titolare di diritti». Vengono messi in discussione il diritto allo sciopero e il sistema della contrattazione collettiva, «tutela inderogabile delle condizioni del lavoratore». Mentre, si legge ancora, «lo spazio privatissimo del corpo umano viene pubblicizzato, lo spazio pubblico viene all'inverso privatizzato destinandosi la tutela della sicurezza all'opera dei volontari delle ronde». Poi l'accusa, netta, senza ombre, «alla politica di maggioranza che promuove momenti di rottura della legalità costituzionale«. Un manifesto molto chiaro. Politico oltre che giudiziario. Lontanissimo da quello pronunciato da Berlusconi nel giorno in cui è diventato re del suo popolo.

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union csm - bassanellog.: 2 - 1 (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 29 - Altre UNION CSM - BASSANELLOG.: 2 - 1 UNION CSM - BASSANELLOG.: 2 - 1 UNION CAMPO SAN MARTINO: Stocco, Dal Casti, Battilana, Tomasi, Tiso, Cardaioli, Maran, Ferraretto, Bolzan (25' st Macari), Caielli, Rosso (10' st Ruzzon). All. Piccolo. BASSANELLOGUIZZA: Pinton, De Lazzari, Grigoletto, Tonin, Rosso, Segafredo (25' st Bergamin), Schiavon, Borella, Sandon, Penazzato (35' st Sabatini), Toson. All. Bonifacci. RETI: 30' st Dal Casti, 32' st Caielli, 40' st Sandon (rigore).

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L'impegno delle "toghe rosse" Difenderemo la Carta (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

L'impegno delle "toghe rosse" «Difenderemo la Carta» CLAUDIA FUSANI «Resistere» e soprattutto «reagire agli attacchi che da tempo e in forma sempre più grave sono in corso all'assetto costituzionale dello stato repubblicano». La difesa dei diritti e dei più deboli, dunque, come sempre al primo posto, utilizzando però «la massima professionalità ed efficienza» e abbandonando una volta per tutte «la difesa corporativa». Sono le linee guida principali con cui faticosamente, dopo quattro giorni di confronti duri, a un passo dalla spaccatura interna, Magistratura democratica chiude a Modena il congresso forse più difficile dei suoi 45 anni di vita. Una vita per scelta in prima fila e impegnata politicamente e da quindici anni vera ossessione del premier Berlusconi che ancora indica le toghe rosse («l'armata rossa») come uno dei mali supremi, e quindi da debellare. Il dibattito congressuale e della vigilia aveva due anime contrapposte. Da una parte quella più identitaria e schierata che dice basta al compromesso politico («il dialogo con Mastella ha solo prodotto guai») e predica la «schiena dritta in un momento di crisi che è economica ma ancora prima culturale» e che per sintesi fa riferimento a Livio Pepino, uno dei padri fondatori di Md e attuale membro del Csm. Dall'altra quella più pragmatica, che ha ben chiaro il codice genetico di Md - rifiuto del conformismo e della passività culturale e difesa dei diritti - ma al tempo stesso sa anche che è necessaria l'autocritica, riformarsi, dialogare di volta in volta sui vari punti con l'interlocutore del momento. È la linea che ha prevalso in questi mesi nell'Anm - con la segreteria di Giuseppe Cascini anche lui iscritto a Md - un po' meno nel Csm (il vicepresidente Mancino non è venuto al congresso, segno di forti tensioni)e coltivata da alcune delle menti più brillanti di Md, da Nello Rossi a Claudio Castelli, da Donatella Donati a Anna Canepa per finire con il presidente uscente Edmondo Bruti Liberati che dopo anni ringrazia, a sua volta è ringraziato con standing ovation, ma lascia ogni incarico. I diritti dei clandestini La divisione ha fatto sì che per la prima volta dagli anni settanta la corrente di sinistra della magistratura sia andata al rinnovo delle cariche in ordine sparso, senza un'indicazione di voto precisa. Quasi en plein di voti per Rita Sanlorenzo (400 su 506 votanti), segretario uscente, seguita da Donatella Donati e Claudio Castelli (250) candidato alla presidenza. Se i numeri sembrano premiare la linea più radicale, va detto che Sanlorenzo ha puntato nel suo intervento alla mediazione tra le varie sensibilità e che il distacco nei confronti di Castelli-Canepa-Donati non è così marcato. «Un risultato unitario e non di spaccatura» dichiara Cascini. Unità che si ritrova nel documento finale, miracolo di mediazione e tessitura di Vittorio Borraccetti e invocato dal palco da Beniamino Deidda, il procuratore generale di Firenze che ha declinato l'invito a fare il presidente. Gravissimi attacchi alla Carta Il futuro e l'azione di Md vanno quindi ricercate nelle sette pagine del documento che scandiscono le linee guida della corrente. La premessa è un manifesto politico: «Nel nostro paese sono in corso da tempo e in forma sempre più grave attacchi all'assetto costituzionale dello stato repubblicano». Seguono gli esempi: «Il disegno di legge sul testamento biologico è in aperta violazione dei principi universali della libertà personale e dell'autodeterminazione dell'individuo»; il progetto di riforma delle intercettazioni «pregiudica l'efficacia dell'azione investigativa e mette in discussione la libertà dell'informazione»; le norme sui clandestini «espellono dalla moderna concezione di cittadinanza il diritto primario e universale alla salute, ad avere un'identità e ad essere titolare di diritti». Vengono messi in discussione il diritto allo sciopero e il sistema della contrattazione collettiva, «tutela inderogabile delle condizioni del lavoratore». Mentre, si legge ancora, «lo spazio privatissimo del corpo umano viene pubblicizzato, lo spazio pubblico viene all'inverso privatizzato destinandosi la tutela della sicurezza all'opera dei volontari delle ronde». Poi l'accusa, netta, senza ombre, «alla politica di maggioranza che promuove momenti di rottura della legalità costituzionale«. Un manifesto molto chiaro. Politico oltre che giudiziario. Lontanissimo da quello pronunciato da Berlusconi nel giorno in cui è diventato re del suo popolo. Si chiude a Modena il congresso di Magistratura democratica. Raggiunta una faticosa mediazione in un documento di 8 pagine. I voti premiano la linea radicale. Sanlorenzo segretario, Castelli verso la presidenza.

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Migliaia in marcia contro l'aborto (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 13 del 2009-03-30 pagina 18 Migliaia in marcia contro l'aborto di Redazione «No all'Olocausto silenzioso», «Grazie mamma che mi hai lasciato vivere». Decine di migliaia di spagnoli - mezzo milione di persone secondo gli organizzatori - sono scese in piazza ieri a Madrid per dire «no» alla nuova legge sull'aborto che potrebbe essere approvata entro la fine dell'anno e al suo regista, il premier socialista José Luis Zapatero. La marcia è stata organizzata da un centinaio di associazioni per la vita che hanno marciato insieme a persone normali dietro a un maxi-striscione dal messaggio inequivocabile: «Non esiste il diritto di uccidere, esiste il diritto di vivere» e hanno promesso che la protesta è solo l'inizio di una mobilitazione ben più lunga. Il Partito Popular ha annunciato nei giorni scorsi che se la nuova legge sarà approvata - garantendo alle donne la possibilità di decidere se abortire o meno nelle prime 14 settimane - presenterà un ricorso alla Corte costituzionale. La legge attuale, che risale al 1985, non depenalizza l'aborto ma lo consente in tre casi: stupro o malformazione del feto (fino alla dodicesima settimana), rischio psicofisico per la madre (senza limiti di tempo). Quest'ultima disposizione è quella più applicata, nel 97 per cento dei circa 120mila aborti annui e a volte con gravi abusi, come le interruzioni praticate anche fino a sei-sette mesi. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Il "pacchettosicurezza"a Chiavari (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il "pacchettosicurezza"a Chiavari l'appuntamento Incontro pubblico giovedì con Fernanda Contri, Nando Dalla Chiesa, Fabio Occhi, Doriano Saracino. Modera Sandro Sansò 30/03/2009 CHIAVARI. "Pacchetto sicurezza. C'è da aver paura?". Su questo tema si svolgerà un incontro pubblico organizzato dall'associazione di cultura politica "Il bandolo". L'evento è in programma giovedì, alle 21, alla Casa Charitas di via Marana a Chiavari. Per il sodalizio, al debutto nelle scorse settimane, quello del 2 aprile sarà il secondo incontro organizzato sul territorio. Il primo, infatti, si è svolto recentemente alla Sala Rocca di Lavagna ed è stato dedicato a un altro argomento di stretta attualità: "Testamento biologico. Chi decide della tua vita?". In quel caso la sala si riempì di pubblico e gli organizzatori confidano di ripetere il successo con questa nuova serata di confronto. Relatori della conferenza sono Fernanda Contri, avvocato e già vicepresidente della Corte Costituzionale; Nando Dalla Chiesa, professore di sociologia delle organizzazioni criminali all'Università Statale di Milano, e presidente onorario dell'Associazione Libera; Fabio Occhi, segretario generale ligure del sindacato italiano lavoratori della polizia di Cgil; Doriano Saracino, esponente della Comunità di Sant'Egidio. Moderatore del dibattito è Sandro Sansò, giornalista e scrittore. D. BAD. 30/03/2009

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Confedilizia: i rimborsi della tariffa dell'acqua senza depurazione (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Confedilizia: i rimborsi della tariffa dell'acqua senza depurazione il documento «CON SENTENZA n. 335/2008, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che prevedeva che la quota di tariffa del servizio idrico integrato, riferita al servizio di depurazione, fosse dovuta dagli utenti anche in caso di mancanza o di temporanea inattività degli impianti di depurazione». Così Confedilizia-Associazione proprieta' edilizia, presieduta da Renato Oldoini , con una nota illustra le novità sulla tariffa di depurazione in seguityo lla recente sentenza della COnsulta. «A seguito di qust'ultima - si elgge nel documento -, si sono individuati modalità e termini per la richiesta dei rimborsi delle somme versate e non dovute, nonché circa il possibile contenzioso da instaurare in caso di mancata risposta alle istanze di rimborso ovvero di diniego del rimborso medesimo». «Ora la legge n. 13/09 ,- va avanti ancora lka nota di Confedilizia - ha stabilito che in caso di mancanza dell'impianto di depurazione o di temporanea inattività dello stesso, il canone è comunque dovuto dai cittadini della zona "a decorrere dall'avvio delle procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione o di completamento delle opere necessarie alla attivazione del servizio di depurazione, purché alle stesse si proceda nel rispetto dei tempi programmati". Si è stabilito, insomma, che i cittadini dovranno pagare - in espresso contrasto con i principi affermati dalla Corte Costituzionale - quando dell'impianto in questione c'è semplicemente una ipotesi di costruzione». «Quanto ai rimborsi- spiega Confedilizia -, la stessa legge ha disposto che i gestori del servizio idrico integrato provvedano "anche in forma rateizzata, entro il termine massimo di cinque anni, a decorrere dal 1° ottobre 2009, alla restituzione della quota di tariffa non dovuta, riferita all'esercizio del servizio di depurazione", aggiungendo che, nei casi in cui manchino gli impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi, "dall'importo da restituire vanno dedotti gli oneri derivati dalle attività di progettazione, di realizzazione o di completamento avviate" e prevedendo che l'importo sia individuato, entro il 30.06.09, dalle rispettive Autorità d'ambito, anche tenendo conto - deve ritenersi - dei decreti che la stessa legge prevede che il Ministro dell'ambiente emani entro la fine del prossimo mese di aprile». «Alla luce del fatto che la legge fa obbligo ora ai gestori di provvedere alla restituzione delle somme non dovute (con i limiti sopra segnalati) entro 5 anni dall'01.10.09, e cioè entro il 30.09.2014- conclude la nota -, i cittadini che abbiano presentato istanza di rimborso delle somme versate e non dovute devono astenersi dall'impugnare dinanzi alla Commissione tributaria provinciale il rifiuto tacito della restituzione, solo dall'01.10.2014, infatti, gli enti gestori potranno essere considerati inadempienti all'obbligo di restituzione. Saranno invece da valutarsi caso per caso eventuali rifiuti espressi della restituzione». .x/30/0903 I nuovi termini per riavere le somme versate e non dovute dopo la sentenza della Corte Costituzionale per assenza degli impianti .x/30/0903

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"ho fatto un mutuo per diventare mamma" boom di viaggi all'estero - caterina pasolini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 21 - Cronaca "Ho fatto un mutuo per diventare mamma" boom di viaggi all´estero Fecondazione, domani decide la Consulta Nel 2008 diecimila coppie italiane sono "emigrate" per poter fare un bambino I ricorsi contro la legge 40 che per alcune associazioni non tutela il diritto alla salute CATERINA PASOLINI ROMA - Un bambino a rate. Sognato, desiderato tanto da ritrovarsi a ipotecare la casa pur di continuare a sperare di diventare genitori, tanto da chiedere un mutuo o un prestito come Barbara per cercare oltre confine di realizzare il desiderio di «un figlio che possa vivere. Senza la condanna della mia malattia. E siamo sempre di più quelli costretti ad emigrare, a fare i debiti perché in Italia, nonostante medici bravissimi, non sarebbe stato possibile. Perché la legge 40 non rispetta la Costituzione, il diritto alla salute, all´eguaglianza». Lo dice Barbara. Veneta volitiva che dopo diverse trasferte in Spagna si balocca a turno col marito la sua piccolina. Lo dicono ora - dopo quelle di Firenze e del Tar Lazio - anche altre due ordinanze del tribunale di Milano che sollevano dubbi sulla Costituzionalità della legge che «non rispetta la dignità e non tutela la salute». Dando ragione ai ricorsi presentati dalle associazioni Sos Infertilità, Hera e Cittadinanza Attiva che danno voce a migliaia di coppie costrette a costose trasferte. Come Fabio e Laura, impiegati milanesi che dopo 16 tentativi adesso spesso non dormono per i vagiti di Luca ma anche per il muto ipotecario sulla casa, che hanno dovuto fare per pagarsi le trasferte della fecondazione assistita. Come loro più di 10mila coppie italiane nel 2008, secondo le associazioni, si sono rivolte alle cliniche straniere - dalla Spagna alla Repubblica Ceca - dove la diagnosi pre-impianto, la fecondazione eterologa, la conservazione degli embrioni sono legali. A differenza del nostro Paese dove la legge 40 le vieta o le rende «praticamente inutili», spiega il professor Nino Guglielmino del centro Hera di Catania. «Per chi ha malattie genetiche come la talassemia o la fibrosi cistica la diagnosi pre-impianto è l´unica via per sperare di avere figli sani. Ma la legge consente al massimo la creazione di tre embrioni, numero troppo basso per diagnosi statisticamente utili, e in più vieta di congelarli, obbligando le donne a più bombardamenti ormonali, e poi prevede di impiantarli tutti, anche quelli malati. Con la «libera scelta» di fare poi un aborto terapeutico al terzo mese, aggiungendo dolore al dolore», scrive Anna sui blog delle associazioni che si battono per cambiare la legge. Anche a furia di ricorsi, come quelli già vinti contro la 40: «ingiusta, incostituzionale che non rispetta la salute, l´eguaglianza, il diritto di scelta», sottolinea Filomena Gallo di Amicacicogna. Quando in primavera è uscita la sentenza del Tar Lazio che autorizzava la diagnosi pre-impianto molte coppie hanno atteso. Poi l´esodo è ricominciato, più intenso. «Sono persone con malattie genetiche o donne sterili che non se la sentono di fare bombardamenti ormonali a rischio della salute, producendo magari 30 ovuli che non verranno fecondati perché la legge prevede un massimo di tre e vieta il congelamento degli embrioni», spiega Rosella Bartolucci, madre di due gemelli e presidente di Sos infertilità che ha raccolto dati e storie dei viaggi della speranza. Viaggi sempre più numerosi. Tanto che, ricorda il professor Andrea Borini, presidente dell´Osservatorio del Turismo Procreativo, «grazie alle limitazioni della nostra legge i centri esteri proliferano e hanno aperto 40 siti web in italiano visto che, dalle mille richieste del 2001, nel 2006 erano già 4.200 le coppie in trasferta». E l´anno scorso in una sola clinica a Barcellona hanno trattato mille donne italiane. Esodo a prezzi variabili: dai 3.000 ai 9.000 euro. Troppo spesso, denunciano le associazioni, senza ricevute. E c´è chi come Silvia ne ha fatti 16 prima di conoscere suo figlio. Anche lei aspetta con ansia il 31 marzo. Domani la Corte Costituzionale deciderà se la legge 40 viola "il diritto alla salute, alla libertà di cura, all´eguaglianza» stabiliti dai padri della patria. «Perché noi non cerchiamo un figlio perfetto, su misura, ma un figlio che abbia una speranza», dicono Fabio e Silvia, portatori sani di atrofia muscolare spinale.

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Non vogliamo essere buro-giudici (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-03-29 - pag: 12 autore: I giovani uditori al congresso di Magistratura democratica «Non vogliamo essere buro-giudici» Donatella Stasio MODENA. Dal nostro inviato «P osso solo dirvi quello che non vogliamo essere ». Prende a prestito uno dei versi più belli di Eugenio Montale, Fabrizio Filice, 30 anni, uditore giudiziario a Torino destinato a Novara, per rispondere ai "colleghi" di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe italiane, che lo ha invitato al suo XVII Congresso nazionale insieme ad altri 39 giovani magistrati, tutti spesati, per sentire la voce delle nuove leve. «Denuncio il rischio di una fuga nella burocratizzazione- dice Filice- .L'urgenza del quotidiano, che impone di smaltire i fascicoli rischia di trasformarci in burocrati. E noi non vogliamo essere così». Parole simili a quelle di Tommaso Pierini, uditore a Roma. «Una volta c'era l'uditore monnezza, oggi c'è il rischio del giudice monnezza, quello che deve pensare soltanto alla quantità dei processi da smaltire. Sarebbe davvero un impoverimento. Io non voglio essere così. Perciò bisogna acquisire anche una cultura dell'organizzazione del lavoro ». Fabio Regolo, uditore a Milano in partenza per Vibo Valentia, dice con voce rotta dall'emozione: «Stiamo per iniziare il lavoro più bello del mondo. Ricordateci sempre che dobbiamo essere sentinelle di legalità e non impiegati statali». A modo loro, questi giovani magistrati hanno contribuito a far ritrovare a Md la strada della coesione tra le due anime della corrente: quella più politica e più sensibile alla testimonianza dei valori e alla tutela dei diritti; quella più pragmatica e attenta all'efficienza del servizio giustizia, disponibile al dialogo con le altre correnti della magistratura e con il Governo. Negli ultimi anni, le differenze si sono acuiteecomplice la crisi di consensi riscontrata nelle più recenti elezioni dell'Anm e del Csm- si sono trasformate in lacerazioni, venute a galla in questo Congresso. «La verità è che è finita l'unità di Md», ha detto Nello Rossi, esponente storico del gruppo, finito nel tritacarne delle critiche per non aver fatto, in veste di segretario dell'Anm, «un'opposizione dura» alla riforma dell'ordinamento giudiziario ai tempi del Governo Prodi. Lo ha ribadito ieri Livio Pepino, anche lui esponente storico del gruppo, insistendo sulla necessità di «volare alto», anche quando i tempi sono difficili. Una linea condivisa dall'attuale segretario di Md, Rita Sanlorenzo, contestata dagli "efficientisti", anche se sulla sua relazione introduttiva non ci sono state critiche esplicite. Tant'è che è probabile la sua conferma da parte del Consiglio nazionale, eletto oggi. Ad affiancarla come presidente non ci sarà più Edmondo Bruti Liberati, leader storico della corrente e dell'Anm, che ha deciso di non ricandidarsi (per lui, ieri, c'è stata una vera e propria standing ovation). Potrebbe essere sostituito, nella linea della continuità, da Claudio Castelli, uno dei maggiori esponenti dell'ala efficientista. Nel nuovo gruppo dirigente, formato soprattutto da giovani, continueranno a rispecchiarsi le diverse anime, ma unite da un'idea di fondo, quella della «resistenza costituzionale». Rossi l'ha spiegata così: sui temi della sicurezza, dei migranti, delle misure anticrisi, dell'inviolabilità dei corpi dei cittadini ( si tratti di alimentazione forzata o di castrazione chimica), «non dobbiamo fare il lavoro socialmente, giuridicamente, istituzionalmente sporco che una parte della classe politica intende riservarci. Se sarà necessario, dovremo dire di no. L'eresia vera forse comincia ora, perché assai più che in passato, sperimenteremo la solitudine dei veri eretici». Resta la diversità di vedute sulle modalità di resistenza. Giuseppe Cascini, attuale segretario della Giunta dell'Anm (insieme a Unicost e al Movimento e con Magistratura indipendente all'opposizione), ha difeso la linea del rigore sul fronte della «questione morale» e della professionalità dei magistrati nonché quella del dialogo con le altre correnti e della disponibilità al confronto con il Governo, ferma restando la tutela radicale di alcuni valori di fondo. «Oggi i pericoli per la democrazia non sono minori di quelli degli anni del terrorismo. E anche oggi c'è bisogno di noi-ha detto -. Quando piove letame, l'intellettuale collettivo si rimbocca le maniche, prende il badile e comincia a spalare ». Come nel mito di Icaro, si tratta di esercitare la «virtù della prudenza, pur consapevoli di quanto sia più bello, esaltante e gratificante puntare dritto verso il sole».

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Aborto, contro Zapatero sfila la (sezione: Giustizia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Aborto, contro Zapatero sfila la «marea rossa» --> Madrid, in mezzo milione dicono no alla depenalizzazione Tante famiglie e associazioni, tutti in rosso: colore della vita Lunedì 30 Marzo 2009 GENERALI, pagina 6 e-mail print Madrid invasa dalla «marea rossa» contro la depenalizzazione dell´aborto LaPresse MADRID«Marea rossa» anti aborto nel cuore di Madrid: decine di migliaia di spagnoli - mezzo milione per gli organizzatori - sono scesi in strada per denunciare il progetto di depenalizzazione dell'aborto promosso dal premier Josè Luis Zapatero. forte critica al governo È stata la prima grande manifestazione contro la nuova legge sull'aborto, ma anche contro il governo socialista dall'inizio della seconda legislatura Zapatero nel marzo 2008. La marcia è stata promossa da un centinaio di associazioni per la vita, che avevano invitato la gente a scendere nella strada in un «clima di festa» - perché «il diritto alla vita porta una corrente di allegria, mentre la minoranza che propaga la morte è triste» - indossando qualcosa di rosso (giacca, gonna, cappellino o sciarpa) il colore «simbolo della forza e della vita». Tante le famiglie con bambini, gli anziani, i giovani, nella grande marcia che si è snodata nel cuore della capitale fra Alcalà e Plaza de Neptuno, accanto al Parlamento, dietro a un maxi-striscione con la scritta «Non esiste il diritto di uccidere, esiste il diritto di vivere». Il centrodestra spagnolo e la Chiesa, che a loro volta si oppongono alla riforma voluta da Zapatero, non avevano appoggiato ufficialmente la marcia, autoconvocata dalle associazioni anche attraverso Facebook. Ma diversi deputati del Partido popular erano fra i manifestanti. Su Piazza del Nettuno gruppi di adolescenti hanno organizzato girotondi sulle note di Volare cantando «Grazie mamma che mi hai lasciato vivere!» fra cartelli con scritte come «Sì alla donna, no all'aborto», «Adozione sì, aborto no», o più aggressive come «No all'Olocausto silenzioso» o «Aborto è squartare un bambino». Nei discorsi di chiusura i portavoce dei principali movimenti organizzatori, Derecho a Vivir, HatzeOir («Fatti Sentire»), Medicos por la Vida e Grupo ProVida, hanno invitato il premier a ritirare il progetto di depenalizzazione, avvertendo che la manifestazione di ieri è stata «solo l'inizio» di una mobilitazione di massa contro la nuova legge. La bozza all'esame del Parlamento, che dovrebbe votarla entro la fine dell'anno, prevede che la donna possa scegliere liberamente se abortire o meno nelle prime 14 settimane, e che poi, fino alla 22ª settimana, l'aborto resti possibile dietro parere medico in caso di malformazione del feto o di rischio per la salute fisica o psichica della madre. La bozza prevede anche - altra norma contestata - che le ragazze fra 16 e 18 anni possano abortire senza che ne siano informati i genitori. l'opposizione del pp alla legge «Lasciate le ragazze di 16 anni in pace!», hanno cantato ieri i manifestanti. La legge attuale, del 1985, non depenalizza l'aborto ma lo consente in tre casi: stupro o malformazione del feto (fino alla 12ª settimana), o rischio psicofisico per la madre (senza limiti di tempo). Quest'ultima disposizione, applicata a manica larga, è invocata nel 97% dei circa 120 mila aborti praticati ogni anno in Spagna, ed ha consentito diversi abusi, con aborti praticati fino a sei-sette mesi. Il Partido popular ha annunciato nei giorni scorsi che, se la nuova legge voluta da Zapatero sarà approvata, presenterà un ricorso alla Corte Costituzionale. Francesco Cerri 30/03/2009 nascosto-->

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(sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 30-03-2009)

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PRIMO PIANO pag. 7 «Ora basta, estradate Battisti» TERRORISMO APPELLO AL BRASILE DEL MINISTRO DELLA DIFESA LA RUSSA L'ATTESA La Corte costituzionale brasiliana deciderà entro fine aprile su Cesare Battisti (Ap) ROMA «RIVOLGO un appello forte al Brasile perché Battisti sia estradato». Ignazio La Russa torna a chiedere al Brasile l'estradizione di Cesare Battisti. Parlando a Roma, al congresso Pdl, il ministro della Difesa, dice: «Faccio appello al popolo e agli esponenti più responsabili delle istituzioni del Brasile. Tra noi c'è un'amicizia profonda che rischia però di essere incrinata da un'aberrante decisione, quella di concedere asilo, con la scusa che da noi sarebbe perseguitato, a un terrorista assassino, Cesare Battisti, sul quale gravano condanne per una serie di omicidi incredibili, non solo a sfondo terroristico, ma anche solo criminale». Sul caso Battisti, la Corte costituzionale brasiliana deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto sabato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Image: 20090330/foto/6509.jpg

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(sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 7 «Ora basta, estradate Battisti» TERRORISMO APPELLO AL BRASILE DEL MINISTRO DELLA DIFESA LA RUSSA L'ATTESA La Corte costituzionale brasiliana deciderà entro fine aprile su Cesare Battisti (Ap) ROMA «RIVOLGO un appello forte al Brasile perché Battisti sia estradato». Ignazio La Russa torna a chiedere al Brasile l'estradizione di Cesare Battisti. Parlando a Roma, al congresso Pdl, il ministro della Difesa, dice: «Faccio appello al popolo e agli esponenti più responsabili delle istituzioni del Brasile. Tra noi c'è un'amicizia profonda che rischia però di essere incrinata da un'aberrante decisione, quella di concedere asilo, con la scusa che da noi sarebbe perseguitato, a un terrorista assassino, Cesare Battisti, sul quale gravano condanne per una serie di omicidi incredibili, non solo a sfondo terroristico, ma anche solo criminale». Sul caso Battisti, la Corte costituzionale brasiliana deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto sabato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Image: 20090330/foto/233.jpg

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Seconda Cat. Parma girone D Risultati Barcaccia-Boca Barco 0-0 Ca... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 30-03-2009)

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SECONDA CATEGORIA pag. 27 Seconda Cat. Parma girone D Risultati Barcaccia-Boca Barco 0-0 Ca... Seconda Cat. Parma girone D Risultati Barcaccia-Boca Barco 0-0 Castelnovo 02-Sc S.Ilario 0-0 S.Leo CSM-Campeginese nd Team Frontiera-Sorbolo 0-0 Tricolore Planet-Mezzani 3-2 Vetto-Real Bibbiano nd Viadana-Rocca 68 2-0 TotaleReti SquadraPuntiM.I. GVNPTF Viadana5020162247148Sc S.Ilario462114433495 Boca Barco4521136234154Campeginese382011543720-2 Rocca 68362110653725-7Team Frontiera31219482823-12 Barcaccia22215793039-21Vetto21205691525-19 Castelnovo 0220204882225-20Sorbolo192147101827-22 Mezzani172138102436-24S.Leo CSM17203892442-21 Real Bibbiano172045111538-25Tricolore Planet132134141037-28Prossimo turno: Boca Barco-Viadana; Campeginese-Vetto; Mezzani-Team Frontiera; Real Bibbiano-Rocca 68; Sc S.Ilario-S.Leo CSM; Sorbolo-Castelnovo 02; Tricolore Planet-Barcaccia.

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(sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 7 «Ora basta, estradate Battisti» TERRORISMO APPELLO AL BRASILE DEL MINISTRO DELLA DIFESA LA RUSSA L'ATTESA La Corte costituzionale brasiliana deciderà entro fine aprile su Cesare Battisti (Ap) ROMA «RIVOLGO un appello forte al Brasile perché Battisti sia estradato». Ignazio La Russa torna a chiedere al Brasile l'estradizione di Cesare Battisti. Parlando a Roma, al congresso Pdl, il ministro della Difesa, dice: «Faccio appello al popolo e agli esponenti più responsabili delle istituzioni del Brasile. Tra noi c'è un'amicizia profonda che rischia però di essere incrinata da un'aberrante decisione, quella di concedere asilo, con la scusa che da noi sarebbe perseguitato, a un terrorista assassino, Cesare Battisti, sul quale gravano condanne per una serie di omicidi incredibili, non solo a sfondo terroristico, ma anche solo criminale». Sul caso Battisti, la Corte costituzionale brasiliana deciderà «entro fine aprile». Lo ha detto sabato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Image: 20090330/foto/1171.jpg

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Cinque anni per 16 righe di verdetto (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA MILANO pag. 2 Cinque anni per 16 righe di verdetto E le parti civili ora rischiano di dover restituire i risarcimenti già ottenuti MORTI D'AMIANTO, INCREDIBILE RITARDO DEL GIUDICE di MARIO CONSANI MILANO CINQUE ANNI E MEZZO per scrivere le motivazioni di una sentenza. E, alla fine, 16 righe in tutto che, con molta probabilità, porteranno all'annullamento del verdetto. Con il rischio concreto che le parti civili, tutti familiari di operai morti o malati d'amianto, debbano anche restituire i risarcimenti provvisori avuti dopo il processo. È l'effetto devastante che potrebbe essere innescato dal deposito delle motivazioni con cui, a dicembre 2008, il giudice del lavoro Leonardo Gargiulo ha spiegato le ragioni che più di 5 anni fa lo spinsero a dar ascolto alle parti lese e torto all'Ansaldo Energia spa. Sentenza emessa il 12 giugno 2003, 16 righe scritte il 17 dicembre 2008: «(...) si ritiene di riconoscere il fondamento del ricorso apparendo in particolare fondate le conclusioni del consulente tecnico d'ufficio (...)». Una specie di leggerissima "pezza" messa su un un buco nero di 2.000 giorni di vacuità trascorsi dalla pronuncia del verdetto al deposito delle ragioni. Nel frattempo il giudice Gargiulo, già salito alla ribalta delle cronache per i suoi numerosi ritardi e sanzionato dal Csm, ha lasciato la magistratura. Le conseguenze delle sue azioni, però, sono tuttora imprevedibili. Più di 5 anni fa Gargiulo accolse la richiesta di risarcimento danni avanzata dai parenti di 6 ex dipendenti Ansaldo di Legnano, tutti ammalati di mesotelioma o asbestosi. Nel corso della causa, i ricorrenti avevano provato che nei vari reparti dello dello stabilimento si era fatto uso massiccio di amianto fino all'inizio degli anni '90, che i mezzi di protezione personali in dotazione ai lavoratori erano tutti composti da amianto e che il piano di bonifica era stato disatteso per un lungo periodo. Avevano dimostrato il nesso di causalità tra la morte dei lavoratori per malattie tipiche dell'amianto e la mancanza di adeguate misure di tutela. E alla fine il giudice Gargiulo aveva riconosciuto a tredici parti civili risarcimenti fra 20 mila e 100 mila euro. Soldi che adesso le famiglie potrebbero essere costrette a restituire se l'Ansaldo dovesse (come è assai probabile) impugnare la sentenza e ottenere ragione viste le scarne motivazioni del verdetto. QUELLE 16 RIGHE "partorite" dopo una gestazione durata più di cinque anni, nella loro estrema sinteticità rischiano di non poter essere neppure qualificate come "motivazioni". In quel caso la sentenza potrebbe essere ritenuta nulla e i beneficiari dei risarcimenti potrebbero dover attendere un nuovo verdetto prima rientrare in possesso dei loro soldi. Prima di lasciare la magistratura, il dottor Gargiulo - stando alle statistiche fatte elaborare dal Csm uno dei primatisti nel deposito delle sentenze con ritardi epocali - aveva fatto in tempo a farsi punire proprio per questo dal Consiglio superiore della magistratura con un anno di perdita di anzianità. Image: 20090330/foto/65.jpg

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Md, sfida delle giovani toghe: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-30 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Md, sfida delle giovani toghe: «Sì al confronto con il governo» Corrente di sinistra divisa. La «vecchia guardia»: rischi di autonormalizzazione La discussione al congresso di Modena. Poi prevale una mozione che prova a ricomporre le diverse posizioni DAL NOSTRO INVIATO MODENA — Il contrasto è diventato esplicito quando Giuseppe Cascini — 44 anni, pubblico ministero a Roma, esponente di Magistratura democratica ma anche segretario dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato dei giudici — è salito sul palco e ha lanciato la sfida: «Siamo tutti d'accordo nel presentarci all'esterno come non ideologicamente contrari al governo e disponibili al dialogo e al confronto sulle riforme necessarie per il funzionamento della giustizia? Siamo d'accordo sul considerare la politica l'arte del possibile e del ragionevole che richiede duttilità, apertura al confronto, capacità di dialogo e ascolto, rifiutando logiche pregiudiziali e puramente ideologiche? ». No, ha risposto, non siamo tutti d'accordo. Invece lui crede fermamente a una linea di «resistenza costituzionale» e «difesa a oltranza» dell'assetto attuale della magistratura, certo, affiancata però a rigorosi criteri di professionalità e di merito quando c'è da valutare singoli comportamenti, «rompendo le logiche di appartenenza e protezione». Per questo— rivendica — l'Anm ha scelto di menare fendenti da una parte e dall'altra nella «guerra» tra le Procure di Salerno e Reggio Calabria; e per questo Magistratura democratica ha contribuito, nella grande maggioranza dei casi, alle nomine fatte dal Consiglio superiore della magistratura di circa 300 responsabili di uffici direttivi. Una linea meno ideologica e più pragmatica che ha alimentato i mugugni della «vecchia guardia» di Md, la corrente di sinistra e più politicamente caratterizzata delle toghe. Un gruppo nato nel 1964 che ama definirsi «intellettuale collettivo » e che per molti aspetti ha «fatto» la storia della magistratura italiana. Fornendo indirizzi e riferimenti teorici e culturali, ma anche contributi concreti — attraverso il lavoro di giudici e pubblici ministeri iscritti alla corrente — nel contrasto al terrorismo, alla mafia, alla corruzione. Arrivata a 45 anni d'età e al suo XVII congresso, Md si ritrova a vivere una divisione interna che è di metodo prima che di merito, e un po' anche frutto del ricambio generazionale e della nuova stagione politica. Per tre giorni le «toghe rosse» hanno discusso e litigato, seppure coi toni felpati dei tecnici del diritto, su come sono state affrontate le difficoltà del passato e come affrontare quelle del futuro. Alla fine ha prevalso la voglia di evitare rotture formali, tanto che l'unico risultato certo è la conferma del segretario uscente — Rita Sanlorenzo, cinquantenne giudice del lavoro a Torino — che incarna la volontà di tenere insieme le «differenti sensibilità» della corrente uscita sconfitta dalle ultime competizioni elettorali per il Csm e l'Anm, dopo l'aumento dei consensi nei primi anni Duemila, quando più aspro era lo scontro tra politica e giustizia. Ora che quello scontro rischia di rinnovarsi, i magistrati di sinistra scelgono di restare uniti in difesa dell'autonomia e dell'indipendenza di chi amministra la giustizia. Ma sulla rotta da seguire affiorano le differenze. Tanto che Livio Pepino, 64 anni, uno dei «padri» di Md, torinese anche lui e capodelegazione al Csm, ammonisce: «Non si può navigare a vista» mentre il governo «fa la guerra ai poveri anziché la guerra alla povertà» e nella stessa magistratura si vedono preoccupanti segnali di «autonormalizzazione ». Il vecchio magistrato invita a non appiattirsi sul quotidiano e «volare alto », ma un giovane appena arrivato — Tommaso Pierini, rammaricato di aver frequentato l'università senza politica di fine anni Novanta, «altro che '68 o '77, purtroppo » — replica: «Cercate di volare un po' più basso, altrimenti tanti di noi non riusciranno nemmeno a vedervi». E invita a riflettere sulla «cultura dell'organizzazione del lavoro», per calarsi nella realtà degli uffici giudiziari. Un monito condiviso dalle nuove leve che partecipano alla Giunta tricolore dell'Anm composta da Md, Unità per la costituzione e Movimento per la giustizia. Un governo delle toghe di centrosinistra, contrapposto a quello politico di centrodestra senza pregiudiziali ideologiche, bensì nel merito delle questioni concrete. Tentando di limitare i danni, quando non si possono evitare. Su questa scelta le divisioni tra i «magistrati democratici» non si spiegano soltanto con il salto generazionale. Il giudice napoletano Francesco Menditto, 54 anni, ammonisce: «Nell'Anm e nel Csm dobbiamo far emergere la nostra specificità» e cita un altro fondatore di Md, il defunto Pino Borrè, per richiamare il ruolo di «guardianaggio duro fino alla resistenza». Nello Rossi, 62 anni, procuratore aggiunto a Roma, ribatte invocando il rinnovamento e la necessità di «non stare soli nella società, nella magistratura e nelle istituzioni ». La mozione finale approvata dal congresso prova a ricomporre le diverse posizioni. Si accusa la «rottura con la legalità costituzionale» perseguita dal governo che mal sopporta «la funzione giurisdizionale a tutela delle libertà e dei diritti», ma c'è scritto pure che «Md si riconosce nella linea politica della giunta dell'Anm»; cioè quella dei «giovani» a cui partecipano Cascini e altri. In una prima stesura questo riconoscimento era definito «pieno», poi il rafforzativo è saltato; come a non voler esagerare nel sostegno alla politica del confronto anziché dell'arroccamento. Che comunque resta, almeno per ora. Giovanni Bianconi Il pm Cascini «Difesa a oltranza della magistratura, ma rompere le logiche di appartenenza e protezione»

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Caselli: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-30 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Il procuratore di Torino «Senza efficienza la tutela dei diritti è vuota» Caselli: «Attenti a non svendersi C'è il timore di derive pericolose» «Stupido rifiutare il dialogo, ma servono paletti» Uno dei «padri nobili» di Magistratura democratica: «Sento crescere la tentazione di cedere all'opportunismo» ROMA — Formalmente rimane equidistante. Il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli — uno dei padri nobili di Magistratura democratica — non prende partito tra i «giovani riformisti » e i «custodi della pregiudiziale antigovernativa» della componente di sinistra dei giudici e dei pm italiani. Ma poi ai «giovani riformisti», soprattutto, consiglia prudenza: «Ben venga il dialogo con il governo sulle riforme... Servono però paletti rigorosi se il vero obiettivo della politica non è quello di migliorare il servizio giustizia ma quello di limitare gli spazi e l'autonomia della magistratura». Insomma, se il giovane pm Giuseppe Cascini (segretario dell'Anm) invita i colleghi di Md a «prendere il badile e a spalare lo sterco che cade dal cielo», Caselli risponde così: «Piuttosto che spalare il letame piovuto preferirei fare qualcosa perché di letame ne piova sempre di meno. Come per la grandine, non starei solo ad aspettare: cercherei di azionare anzitutto i cannoni antigrandine, pardòn antiletame... Dico questo perché oggi la magistratura intera, e non solo Md, è inquieta, incerta, sconcertata dal futuro. Perché, poco o tanto, teme comunque derive pericolose». Iscritto a Md fin dal '68 da giovane uditore a Torino, >transitato attraverso la drammatica stagione dell'antiterrorismo (dal '73 all'82), eletto al Csm insieme a Pino Borrè e a Elena Paciotti ('86-'90), procuratore di Palermo dopo le stragi del '92 e capo dell'accusa al «processo del secolo» contro Giulio Andreotti, Caselli racchiude in sé molti dei filoni che, nel bene e nel male, hanno scandito la storia di Md. Oggi quel rigore maturato in trincea non è mutato: «Sarebbe stupido e antidemocratico rifiutare il dialogo. Il problema è come dialogare: un conto è il compromesso e la mediazione a svendere, un altro è confrontarsi sostenendo con decisione e senza arroganza i valori della giurisdizione ». Coi tempi che corrono, però, la posta in gioco è alta con interventi imminenti del Parlamento su intercettazioni e rapporto pm-polizia giudiziaria: «Se l'obiettivo dell'interlocutore è chiaro, trasparente, ben venga il dialogo sull'efficienza del sistema giustizia. Se invece l'obiettivo appare chiaramente diverso, ovvero ridurre gli spazi di intervento della magistratura, che il dialogo serva per denunciare l'inaccettabilità di questi obiettivi». Ma qual è il consiglio che Caselli si sente di dare ai colleghi che chiedono più chiarezza alla vecchia guardia di Md? «Sento crescere la tentazione di cedere alla rassegnazione se non all'opportunismo. Invece, credo che la strada giusta sia guardare al futuro irrobustendo la nostra capacità di magistrati, educando noi stessi alla radicalità del presente. Quando essere radicali oggi è l'unico modo per essere realmente vivi, coerenti con il passato». Al congresso di Md sono stati i giovani a chiedere un segnale di discontinuità sulla professionalità del giudice. Per Caselli l'invito è sacrosanto: «Ci vuole capacità di critica anche verso se stessi. Serve un grande impegno nel quotidiano, senza corporativismi, perché deve crescere la consapevolezza che noi siamo chiamati a svolgere un servizio. Diritti e libertà, però, meglio si tutelano quanto più c'è efficienza. Altrimenti la tutela è vuota». Ma ha ancora un senso per la politica parlare di toghe rosse? «Per quanta attenzione i magistrati mettano in campo, è il male esclusivo del nostro Paese attribuire delle appartenenze fasulle a tutti coloro che adempiendo il loro dovere incrociano determinati interessi: il magistrato che non subisce attacchi o è particolarmente bravo o è fortunato oppure sceglie il basso profilo. Chi fa è attaccato (le critiche sono sempre legittime quando sono argomentate), chi non fa è sempre incensato». Infine, se vinceranno i «custodi dell'ideologia », Md è destinata all'isolamento? Caselli risponde così: «Un certo isolamento è nel Dna del magistrato. Il giudice giusto è quello che condanna, quando ci sono le prove, anche se la piazza chiede l'assoluzione. è quello che assolve, quando non ci sono le prove, anche quando la piazza chiede la condanna ». Dino Martirano Magistrati di sinistra A fianco, Livio Pepino, 64 anni, torinese e capodelegazione di Md al Csm. A sinistra, Giuseppe Cascini, 44 anni, pm a Roma Da Torino a Palermo In alto, Giancarlo Caselli con Luciano Violante nel 1978. Sopra, un'immagine recente di Caselli, ex procuratore di Palermo, ora guida la Procura di Torino

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Il contenimento degli ingressi non si riduce all'ordine pubblico (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IMMIGRAZIONE data: 2009-03-30 - pag: 10 autore: ANALISI Il contenimento degli ingressi non si riduce all'ordine pubblico di Paola Scevi L' adozione di efficaci misure di contrasto dell'immigrazione illegale è il punto nevralgico del dibattito sulla questione migratoria. Il nostro ordinamento non configura,ancora, l'ingresso illegale dello straniero nel territorio italiano come reato – condotta che viene qualificata come illecito di natura ammini-strativa, che comporta l'applicazione dell'espulsione – se non in caso di rientro illegale dello straniero precedentemente espulso. Il dibattito politico in materia di immigrazione si è appuntato sullo snodo della possibile introduzione del reato di immigrazione clandestina. La criminalizzazione della figura del migrante in quanto tale, tuttavia, striderebbe con la visione dell'illecito penale prospettata dalla nostra Costituzione, anche se la mancata introduzione di questo reato è stata, ad oggi, da ascrivere più che altro ai possibili effetti paralizzanti sull'apparato giurisdizionale. Va detto, però, che la legge 125/2008 (articolo 1, lettera f, che inserisce il numero 11-bis al primo comma dell'articolo 61 Codice penale) ha introdotto una nuova circostanza aggravante che consiste nell'«avere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale». La disposizione si fonda, tuttavia, su una presunzione di pericolosità che non può automaticamente conseguire a uno status di mera irregolarità amministrativa (quale è l'illegale presenza nello Stato). Sul punto la Corte costituzionale, nella sentenza 22/2007, ha, infatti, rilevato che la condizione di straniero irregolare, in quanto tale, non può essere associata a una presunzione di pericolosità e lo stesso reato di indebito trattenimento nel territorio nazionale dello straniero espulso ha come presupposto la semplice condotta di inosservanza dell'ordine di allontanamento dato dal questore, con una fattispecie che prescinde da una accertata o presunta pericolosità dei soggetti responsabili. Il quadro normativo in materia di sanzioni penali per l'illecito ingresso o trattenimento di stranieri nel territorio nazionale presenta quindi «squilibri, sproporzioni e disarmonie, tali da rendere problematica la verifica di compatibilità con i principi costituzionali di uguaglianza e di proporzionalità della pena e con la finalità rieducativa della stessa». L'intensificazione delle politiche di contrasto all'immigrazione illegale riveste per il legislatore attuale carattere prioritario, ma le finalità di controllo e di contenimento dei flussi migratori dovrebbero implicare valutazioni di politica legislativa non riconducibili a mere esigenze di ordine e sicurezza pubblica, né sovrapponibili o assimilabili a problematiche diverse, legate alla pericolosità di alcuni soggetti e di alcuni comportamenti che nulla hanno a che fare con il fenomeno migratorio. Trattare l'immigrazione come un transitorio problema di ordine pubblico, prevalentemente da contenere e reprimere, significa forse rassicurare nel breve periodo, ma certamente porta, in uno spazio di tempo più ampio, all'aumento dell'immigrazione irregolare, del lavoro nero, e a un'erosione dello spazio di sicurezza collettiva. Le misure finora adottate per il controllo delle ondate migratorie sono state misure ex post, di contenimento o repressive, piuttosto che positive e proattive. Mentre sono le strategie tese a ridurre la povertà, a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, a creare posti di lavoro e a sviluppare la formazione nei Paesi d'origine che contribuiscono a lungo termine alla normalizzazione dei flussi migratori. Soltanto attraverso questo percorso si potrà evitare il circolo vizioso delle misure eccessivamente restrittive all'immigrazione legale, che portano alla crescita dei flussi migratori illegali e a una reviviscenza dell'ostilità degli autoctoni che già era all'origine di quelle stesse restrizioni. paola.scevi@unicatt.it REATO E COSTITUZIONE La criminalizzazione del migrante in quanto tale stride con l'attuale visione dell'illecito penale L'AGGRAVANTE La presunzione di pericolosità non è «automatica» quando c'è irregolarità amministrativa

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Quei faraoni che regnano sui Tar (sezione: Giustizia)

( da "Corriere Economia" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere Economia - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-30 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Un libro, un caso a cura di Fabio Ranchetti fabio.ranchetti@fastwebnet.it Quei faraoni che regnano sui Tar Il volume di Forbice e Mazzucca mette in evidenza sprechi e scempi delle mille caste italiane N on so a voi lettori, ma a me, più leggo libri seri e documentati — come questo di due valentissimi e scafati giornalisti, Forbice e Mazzuca — che ci mettono lucidamente, con dati incontrovertibili, di fronte al dissanguamento del-l'Italia a opera delle «mille caste del potere pubblico», monta una grande rabbia e un senso di impotenza. Che cosa è possibile fare, oltre a denunciare i fatti scandalosi non solo dal punto di vista economico, sociale e morale? Il libro è ricchissimo di fatti che gridano allo scandalo. Alcuni esempi non si possono tacere. è mai concepibile che un giudice in quanto consigliere del Tar possa percepire circa 2.300.000 euro come presidente del collegio arbitrale chiamato a pronunciarsi tra una società di fisiocinesioterapia e l'azienda Sanitaria Napoli 1? Un altro caso: tra i (molti) privilegi dei giudici della Corte costituzionale c'è il fatto di percepire la pensione anche senza avere svolto l'intero mandato di nove anni: un giudice ha avuto una superliquidazione di ben 1.200.000 euro, pur essendosi dimesso quattro anni prima dalla scadenza naturale del suo mandato. Mi fermo qui, ma nel libro troverete moltissimi altri casi analoghi. Personalmente, ho apprezzato che gli autori non abbiano fatto proposte loro, oltre a denunciare la terribile situazione in cui siamo ridotti in questo disgraziato paese, e in modo così diffuso. Non è questo infatti il compito dei giornalisti. (Anche se forse non sarebbe stata fuori luogo una riflessione su quanto poco i governi facciano per ridurre queste gravissime ingiustizie, preferendo prendersela coi «fannulloni », figure sociali oltremodo criticabili ma non altrettanto intoccabili.) I sociologi più attenti ci dicono che abbiamo ormai raggiunto, almeno in Italia, un livello di disuguaglianza e pertanto di disagio sociale «assolutamente inaccettabile». Ma è difficile capire quali saranno le conseguenze concrete ed effettive di tale situazione. Non siamo certo ai tempi delle lotte di classe. Inoltre, si deve tener conto della crescente sfiducia dei cittadini nelle istituzioni: secondo il recente e scioccante sondaggio dell'Eurispes del 2008, il 75,3 per cento degli intervistati non ha alcuna fiducia nel Parlamento e addirittura l'86,95 nel sistema dei partiti politici. Difficile dunque credere che la politica ci possa portare fuori da questa patologia sociale. E nuovi grandi faraoni illuminati, non sembrano essere alla porta. ALDO FORBICE GIANCARLO MAZZUCCA I FARAONI Piemme 302 pagg.; 17,50 e

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La cancellazione del protesto illegittimamente o erroneamente levato (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La cancellazione del protesto illegittimamente o erroneamente levato Articolo di Fabio Fiorucci 30.03.2009 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi La cancellazione del protesto illegittimamente o erroneamente levato di Fabio Fiorucci (paragrafo 4.4., estratto dal volume di Fabio Fiorucci: Il protesto. Cancellazione, forme di responsabilità e tutela d'urgenza ex art. 700 c.p.c., 2 ed., Giuffrè, 2009) Legislazione: l. 12.2.1955, n. 77, Pubblicazione degli elenchi dei protesti cambiari, art. 4, 2° co. Bibliografia: Triola 1989a - Carrato 2001 - Carrato 2002 - Ciaccia 2002 - Palmieri 2002 - Gentile 2003 - Fedeli, Berti e Balestri 2005 - Venturelli 2006. Una istanza analoga a quella appena vista, avente ad oggetto la cancellazione dal registro informatico dei protesti, è previsto possa « essere presentata da chiunque dimostri di aver subito levata di protesto, al proprio nome, illegittimamente od erroneamente, nonché dai pubblici ufficiali incaricati della levata del protesto o dalle aziende di credito, quando si è proceduto illegittimamente od erroneamente alla levata del protesto » (art. 4, 2o co., l. 77/1955). Anticipando approfondimenti di seguito svolti (cui si rinvia, v. infra § 6.1.), è illegittimo il protesto levato fuori dai casi consentiti dalla legge o senza l'osservanza delle norme da questa previste; è invece erroneo il protesto che, pur consentito su un piano strettamente cartolare, sia in contrasto con fatti o accordi intercorsi tra le parti, o sia conseguenza di una condotta negligente dell’ufficiale procedente. La genericità del dato normativo (art. 4, 2o co., l. 77/1955) unitamente alla ratio della disposizione — assicurare l'esattezza dell'atto di protesto e la tutela del soggetto indebitamente protestato — inducono a ritenere che la richiesta possa essere proficuamente avanzata senza distinzione tra le diverse categorie di titoli cambiari e quindi, in altri termini, anche nei casi di protesto erroneo o illegittimo di assegni bancari (Triola 1989a, 99; Ciaccia 2002, 120; Palmieri 2002, 3526; Fedeli, Berti e Balestri 2005, 154; cfr. anche Circolare ABI, serie Legale n. 31 del 25.9.2000). Conforme è la prassi di numerose Camere di commercio e un consistente orientamento giurisprudenziale (Trib. Rimini, 26.11.1982, BBTC, 1985, II, 104; Trib. Ravenna, 22.11.1988, BBTC, 1990, II, 494; App. Milano, 1.3.1990, GC, 1990, I, 1607; Trib. Roma, 19.8.1998, GI, 1998, I, 2333; Trib. Nola, ord., 17.2.2006, www.iussit.it; Trib. Torre Annunziata 20.2.2007, GM, 2007, 2213, con nota di Carrato; contra Trib. Foggia 5.2.2004, GM, 2004, 914) che, seppure originariamente maturato nella vigenza del precedente quadro normativo, appare tuttora valido (sarebbe comunque stato opportuno che l'attuale disciplina, considerate le incertezze applicative della norma, avesse espressamente parificato, nella specifica fattispecie, il trattamento di cambiali e assegni). Tale più estensiva interpretazione della norma trova indiretta conferma nei lavori preparatori della disciplina in commento, i quali, riguardo alla levata di protesti erronei o illegittimi, evidenziano come in tali circostanze « deve essere data la più ampia possibilità ai cittadini di evitare che, con la pubblicazione del ‘protesto’, possano ricevere un grave danno, poiché altrimenti la loro immagine rimarrebbe nel tempo pregiudicata agli occhi dei futuri possibili creditori e nei confronti del sistema finanziario in genere » (i lavori parlamentari preliminari sono richiamati da Fedeli, Berti e Balestri 2005, 149) Gli argomenti posti a sostegno di tale indirizzo interpretativo sono efficacemente sintetizzati dalla decisione che segue: « non distinguendo la norma fra cambiali e vaglia cambiari, da un lato, ed assegni bancari, dall'altro, non può escludersi dall'ambito di applicazione del predetto 4o comma il caso del protesto di un assegno bancario illegittimo od erroneo (ubi lex non distinguit, nec nos distinguere debemus). Tale interpretazione è avvalorata da ciò, che i precedenti 1o e 2o comma dello stesso art. 3 e le altre norme della medesima legge 77/1955 si riferiscono sia ai protesti di cambiali accettate e di vaglia cambiari, sia ai protesti di assegni bancari. Riguardo all'ipotesi del protesto illegittimo od erroneo sussiste la medesima ratio giustificatrice della cancellazione, sia che si tratti di una cambiale o di un vaglia cambiario, sia che si tratti di un assegno bancario, mentre nessun rilievo possono avere la diversità di funzione dei titoli (essendo strumenti di credito la cambiale ed il vaglia cambiario, mezzo di pagamento l'assegno bancario) e la diversità di regime sanzionatorio del mancato pagamento » (Trib. Roma, 19.8.1998, GI, 1998, I, 2334). Per una pronuncia più recente si veda Trib. Torre Annunziata 20.2.2007: « A fronte di una illegittimità o erroneità nella levata del protesto, alcuna differenza appare rivestire la qualità del titolo di credito al quale esso fa riferimento, non apparendo configurabile alcuna rilevanza della diversità funzionale tra cambiale e assegno. Nel comma 1 [art.4 l. 77/1955] non ci si duole dell'atto di protesto, ma si chiede di ovviare ad un errore del protesto stesso » (Trib. Torre Annunziata 20.2.2007, GM, 2007, 2214). Anche la Corte Costituzionale ha posto in evidenza come « la legge (ovviamente) riconosca anche al traente di assegno bancario il diritto alla cancellazione del protesto erroneamente o illegittimamente levato » (Corte cost. 14.3.2003, n. 70, GD, 2003, n. 17, 24, con nota di Gentile). Diversamente opina un filone dottrinario (Carrato 2002, 570), secondo cui argomenti di carattere testuale, « istanza analoga a quella di cui al comma 1 » (art. 4, 2o co., l. 77/1955), ove si tratta esplicitamente di cambiali e vaglia cambiari, e la diversità funzionale tra la cambiale e l'assegno — nel caso di specie forse impropriamente richiamata considerato che qui si tratta di rimuovere gli effetti pregiudizievoli di un protesto non dovuto e incolpevolmente subito, rispetto al quale non rileva la predetta distinzione fra titoli — lascerebbero intendere la non applicabilità anche agli assegni del meccanismo di cancellazione del protesto erroneamente o illegittimamente levato. Nella realtà, come detto, appare razionale ed equo ritenere che gli assegni illegittimamente o erroneamente protestati – rispetto ai quali, giova ribadire, nessun addebito può essere mosso al soggetto incolpevolmente coinvolto - possano giovarsi delle procedure di cancellazione espressamente contemplate per cambiali e vaglia cambiari: « sarebbe assurdo, infatti, che il legislatore abbia considerato con favore il debitore che soddisfa l'obbligazione cambiaria entro cinque giorni [vecchia disciplina] dal protesto, lasciando senza tutela colui che, pur essendo del tutto adempiente, si è trovato per errore o per un comportamento illegittimo del terzo, destinatario del protesto di un assegno. I motivi che giustificano la limitazione delle facoltà previste dal primo comma dell'art. 12, cit., al pagamento delle cambiali non sussistono per il secondo comma [vecchia normativa, circostanza ininfluente ai ns. fini], perché se non può concedersi al traente di un assegno privo di copertura il vantaggio del pagamento tardivo, del tutto diversa è la posizione del traente di un assegno illegittimamente o erroneamente protestato, che resterebbe privo di ogni tutela » (Triola 1989a, 100). Nonostante il detto riferimento normativo « istanza analoga a quella di cui al comma 1 » (art. 4, 2o co., l. 77/1955) e l'opinione espressa in dottrina, secondo cui la domanda di cancellazione di un protesto illegittimo o erroneo va proposta « nel precisato termine di un anno » (Carrato 2001, 1475), deve altresì ritenersi — in ossequio a principi di ragionevolezza e avute presenti le spesso ricorrenti incongruenze della normativa in argomento — non tradita la ratio legis nel consentire la possibilità di adire il responsabile dirigente dell'ufficio protesti al fine di ottenere la cancellazione della impropria segnalazione anche, in ipotesi, dopo il termine di dodici mesi (in tale direzione sembrano deporre, nella fattispecie, anche i differenti termini concessi agli interessati dalla pregressa normativa), comunque finché perdura la segnalazione di protesto. Oltre alla circostanza che l'incolpevole interessato potrebbe non avvedersi per tempo dell'intervenuta ingiusta segnalazione, con conseguente impossibilità di adire la Camera di commercio e perdurante pregiudizio, risulterebbe altresì meno efficace, in alternativa alla richiesta di tempestiva e definitiva cancellazione dell'indebito protesto, l'eventuale annotazione sul registro informatico della illegittimità o erroneità dello stesso, sempre che tale opzione sia ritenuta perseguibile in analogia a quanto previsto per i pagamenti di cambiali e vaglia cambiari eseguiti oltre i dodici mesi. Così orientata appare anche la Corte costituzionale laddove, a proposito della possibilità di richiedere la cancellazione di un protesto illegittimo o erroneo prescindendo dai termini invece fissati per promuovere analoga istanza da parte del debitore adempiente, rileva che « la richiesta di cancellazione prescinde del tutto dall'avvenuto pagamento del titolo protestato, in quanto è finalizzata a rimuovere eventuali errori del pubblico ufficiale o dell'azienda di credito e, comunque, ad evitare che un protesto illegittimo per qualsiasi ragione venga pubblicato, con evidente danno del debitore protestato. Da ciò consegue che non possono essere equiparate situazioni diverse, caratterizzate, l'una, dall'interesse del debitore protestato e, l'altra, dall'interesse dell'ordinamento alla legalità e alla certezza dell'atto di protesto. Situazioni che, pertanto, richiedono un trattamento diverso, quale è, appunto, quello previsto dai commi terzo e quarto dell'articolo 3 della legge n. 77 del 1955 [vecchia formulazione] » (Corte cost., 25.2.1988, n. 208, FI, 1988, I, 1807). Nella fattispecie in esame, le Camere di commercio potranno, per mezzo del responsabile dirigente dell'ufficio protesti all'uopo incaricato, riscontrare soltanto richieste di cancellazione aventi ad oggetto ipotesi di erroneità o illegittimità palesi o formali della levata del protesto, essendo demandata all'autorità giudiziaria ordinaria la risoluzione di eventuali problematiche all'origine del protesto, quali truffe, controversie contrattuali et similia e, nell'eventualità, l'emanazione del provvedimento di sospensione della pubblicazione del protesto. In altri termini, come sopra detto (v. supra § 4.3.2.), l'accertamento circa la sussistenza dei vizi lamentati non deve richiedere da parte della Camera di commercio l'assunzione di mezzi istruttori, dovendosi trattare di vizi risultanti immediatamente dalla documentazione in possesso dell'istante. Interessanti considerazioni sulla natura delle competenze attribuite alla Camera di commercio in prima istanza e, nell'eventualità, al giudice di pace sono svolte dal Trib. Pistoia (ordinanza 19.5.2001, GI, 2002, 535); l'ordinanza è chiara nel suo iter argomentativo: l'art. 4, 3o co., l. 77/1955 assegna al responsabile dirigente dell'ufficio protesti un tempo oggettivamente stringato per provvedere sulla domanda di cancellazione, in base all'accertamento di una evidente illegittimità o erroneità, non attribuendo allo stesso alcuno strumento istruttorio utile ad espletare compiutamente il suddetto accertamento; in conseguenza di ciò, sembra debba concludersi che al responsabile dirigente dell'ufficio protesti siano state « trasferite le precedenti attribuzioni del presidente del tribunale, nel senso che il procedimento amministrativo mantenga il medesimo ambito del vecchio procedimento camerale, limitato a quei vizi del protesto risultanti immediatamente dall'esame della relativa documentazione (es. protesto levato fuori dai casi previsti dalla legge), e ciò anche qualora il procedimento sia introdotto dal soggetto ingiustamente protestato, il quale avrà l'onere di allegare all'istanza la documentazione da cui evincere l'errore o l'illegittimità » (Trib. Pistoia, ord., 19.5.2001, GI, 2002, 535, con nota di Vullo). Ad integrazione e maggior chiarimento di quanto appena illustrato mette conto segnalare che, nella prassi, le tipologie di illegittimità prese in considerazione dalle Camere di commercio sono riconducibili a due categorie: alcuni enti camerali, interpretando rigorosamente l’art. 4, 2° co., l. 77/1955 esaminano esclusivamente le domande di cancellazione per le quali l’illegittimità e l’errore derivano dalla levata del protesto da parte del pubblico ufficiale, respingendo di conseguenza quelle che pongono all’attenzione il rapporto causale; diversamente, altre Camere di commercio considerano sia le domande di cancellazione per le quali l’illegittimità e l’errore sono da valutarsi in relazione all’atto della levata del protesto da parte del pubblico ufficiale sia quelle che pongono all’attenzione il rapporto causale sottostante da cui il titolo ha avuto origine. Anche per le istanze di cancellazione di protesti erronei o illegittimi, in caso di rigetto della domanda o di mancata decisione sulla stessa entro 20 giorni dalla data di ricezione, l'interessato può adire il giudice di pace, ai sensi degli artt. 414 ss. c.p.c. (v. supra § 4.3.3.). Alle gravi conseguenze di una illegittima segnalazione nel registro informatico dei protesti, e alle problematiche correlate, è dedicato l'intero Cap. 8. Discussa è, infine, l'ammissibilità (qui appena menzionata, per approfondimenti v. infra Cap. 8) di una richiesta cautelare ex art. 700 c.p.c. avverso un protesto illegittimamente levato. Generalmente, in argomento, è operata la seguente distinzione (v. infra § 8.9.1.): richieste di sospensione della pubblicazione di un protesto asserito illegittimo o erroneo potranno essere direttamente inoltrate al giudice ordinario ex art. 700 c.p.c.; richieste aventi ad oggetto la cancellazione di un protesto illegittimo dovranno di regola preliminarmente transitare per la procedura amministrativa allo scopo prevista (per cambiali e vaglia cambiari) dall'art. 4, 2° co., l. 77/1955, sempre che non si intendano far valere in via d'urgenza ipotesi di illegittimità o erroneità (non risultanti direttamente dal titolo) rispetto alle quali il dirigente responsabile dell'ufficio protesti non avrebbe concreti e proficui poteri di intervento: « pur dopo la novella (l. n. 235 del 2000), deve ritenersi ferma la facoltà del soggetto protestato di adire direttamente il giudice, anche in via cautelare, in tutti i casi di protesto illegittimo della cambiale o del vaglia cambiario per ragioni diverse da quelle immediatamente risultanti dal titolo, e rispetto alle quali non può ritenersi sussistente la competenza del presidente della camera di commercio, come nel caso tipico di sottoscrizione apocrifa del titolo protestato ovvero in tutti gli altri casi per i quali si rendano necessari accertamenti non demandabili in via amministrativa » (Trib. Nola 23.7.2008, www.iussit.eu). Deve parimenti ritenersi consentito il ricorso immediato ex art. 700 c.p.c. al giudice dell'urgenza nel caso in cui il protesto illegittimo di cui si chiede la cancellazione riguarda un assegno: « la tutela ex art. 700 c.p.c. è l'unico mezzo consentito all'emittente dell'assegno bancario pagato tardivamente o erroneamente emesso per evitare il pregiudizio lamentato non potendo ravvisarsi un concorso della cautela atipica con quella accordata dalla legge 12.2.1955, n. 77 esclusivamente (…) al debitore cambiario (illegittimamente/erroneamente) protestato (potendo richiedere la cancellazione del proprio nome dall'elenco dei protesti, ai sensi dell'art. 4 della legge come modificata dalla legge 18.8.2000 n. 235, soltanto il debitore "che esegue il pagamento di una cambiale o di un vaglia cambiario (…) o che dimostri di aver subito levata di protesto al proprio nome illegittimamente od erroneamente" (…)), non ostando, quindi, il principio di residualità - ex art. 700 c.p.c. - all'accesso dell'incolpevole emittente dell'assegno bancario protestato alla cautela atipica » (Trib. Roma 19.12.2006, DeJure Giuffrè; conf. Trib. Torre Annunziata 20.2.2007, GM, 2007, 2213). Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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Lo Stato non deve interferire con la finanza regionale (sezione: Giustizia)

( da "CittadinoLex" del 30-03-2009)

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Sei in: Prima Pagina | Stato | Testo I giudici dichiarano fondata la rivendicazione della Regione Friuli-Venezia Giulia Lo Stato non deve interferire con la finanza regionale (Corte costituzionale 74/2009) di Gianfranco Lami Giusta rivendicazione, quella della Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha fatto valere, dinanzi alla Corte Costituzionale, le motivazioni del proprio dissenso dalle "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - Legge finanziaria 2008", con particolare riferimento all'art. 2, comma 5, di detta legge (24 dicembre 2007, n. 244). Ivi si prevedevano taluni vincoli e talune attribuzioni, che la Ricorrente assume fossero prodotti in violazione del proprio Statuto speciale, condizionandone le funzioni, vuoi in ordine alla limitazione del flusso impositivo a suo beneficio, vuoi in ordine a certe modifiche - non propriamente accessorie - sull'impiego di tali fondi, introdotte in spregio di procedure e rituali formalizzati. Le lamentele del Legislatore regionale sono giunte a invocare il principio di ragionevolezza (art. 3 della Costituzione), che si è presunto vulnerato dalla normativa statale, "perché irragionevolmente prescrive alla Regione di finanziare le ulteriori funzioni assegnatele con le risorse già ad essa attribuite a fini generali dallo Statuto speciale" (art. 119, comma 4, della Costituzione). La Consulta ha ritenuto fondate tutte le eccezioni sollevate dalla difesa regionale. Il vincolo imposto dalla Legge finanziaria 2008, volto a limitare a 20 milioni di euro (per il 2008) e a 30 milioni di euro (per il 2009), "i maggiori introiti a favore del bilancio della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia derivanti dall'applicazione del comma 4 dell'art.1 del decreto legislativo 31 luglio 2007, n.137", non è legittimo e contrasta vistosamente con gli artt. 48 e 49 dello Statuto regionale. Lo Statuto, infatti, attribuisce alla Regione Friuli-Venenzia Giulia una quota fissa di "sei decimi del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche", e tale misura non può essere in alcun modo compressa, né variata, tanto meno unilateralmente, per iniziativa statale. Valgono le medesime motivazioni d'incostituzionalità, per l'art. 47-ter, comma 1, primo periodo, del Decreto-legge 31 dicembre 2007, n.248, recante "Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria" (convertito nell'art. 1, comma 1, della Legge 28 febbraio 2008, n. 31) e per l'art. 41, comma 11, primo periodo, del Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante il medesimo oggetto, entrambi diretti a reiterare negli anni 2010 e 2011 gli effetti disposti nella Legge finanziaria 2008 ("limite di 30 milioni di euro nell'erogazione a favore della Regione"). Un richiamo indicativo è contenuto nelle pieghe di questa sentenza: esso mette in guardia il Legislatore nazionale, invitandolo a desistere dal tentativo di operare incaute incursioni nell'ambito di competenze regionali, così provvidamente tutelate dalla nostra Costituzione. (30 marzo 2009)

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<È finita l'unità> Lo scontro è ufficiale (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

MAGISTRATI «È finita l'unità» Lo scontro è ufficiale Md al voto. Bruti Liberati lascia Sara Menafra INVIATA A MODENA Al terzo giorno di congresso, il tema dello scontro salta fuori. Ne parla Nello Rossi, procuratore aggiunto di Roma ed ex segretario generale di Md. Ma applaudono tutti, anche quelli che più si sentono messi in discussione: «E' finita l'unità di magistratura democratica», esordisce lui. «Ma se siamo tutti più soli, dobbiamo essere anche più responsabili». Il punto è la divisione interna, concretizzata nei due documenti contrapposti, Albano contro Albamonte dal nome dei primi firmatari dei due testi. Ovvero - se ci concediamo di banalizzare - l'intransigenza professionale e il sostegno all'attività dell'Anm, contro la centralità dell'impegno politico, dell'identità di Md nelle battaglie civili e sui diritti. Nell'intero anno che ha preceduto il congresso di questi giorni a Modena, Magistratura democratica ha discusso molto. Dividendosi soprattutto su due temi: la riforma Castelli così come modificata dal centro-sinistra. E il caso De Magistris, con gli strascichi dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro conficcati in una contraddizione spinosa, fra la battaglia contro la corruzione e il rispetto delle regole. «Negli anni in cui ero segretario, ho cercato di evitare il disastro della riforma Castelli e prima di me e insieme a me l'ha fatto Edmondo Bruti Liberati», dice Rossi: «Il testo che era già diventato legge quando ci siamo misurati coi cambiamenti voluti dal centro-sinistra, proponeva di punire sul piano disciplinare soprattutto noi di Md, perché siamo quelli che parlano, che vogliono dire la loro». «Nel caso dello scontro tra Salerno e Catanzaro avremmo potuto fermarci a una linea di attesa e prudenza», aggiunge Cascini che oltre ad essere fra i principali dirigenti di Md è pure segretario dell'Anm: «Invece abbiamo scelto di rifiutare ogni logica di appartenenza e protezione. La negazione di ogni inettitudine è per noi l'unico modo di confrontarsi con fatti e scelte concrete». Opposta, o almeno centrata su un altro fulcro, la linea di Giovanni Palombarini, vice pg alla Cassazione. Ma pure di Sergio Mattone, presidente della sezione lavoro del Palazzaccio, Renato Greco, a capo del tribunale di Cosenza, Livio Pepino, consigliere al Csm. «Dal diritto penale minimo siamo passati al diritto penale del nemico che cresce, ogni passo un divieto», spiega Giovanni Palombarini, che le battaglie sui diritti le ha fatte praticamente tutte, ultime quelle sui Pacs e sulla legge 40: «E' importante concentrarsi sulla difesa delle garanzie e sulla giurisprudenza,>avendo il coraggio di criticare le sentenze arretrate e succubi delle indicazioni politiche». La votazione finale prevista per oggi sarà a dir poco complessa e non segnalerà immediatamente l'eventuale avanzamento della linea «critica» del documento Albano. Colpa, soprattutto, del sistema elettorale con cui viene nominato il consiglio di Md, composto di 20 membri, e di qui, con un'elezione indiretta, il presidente e il segretario. Difficile sarà pure tradurre in voti il dibattito in corso. Non ci sono mozioni contrapposte, ma ogni membro di Md vota una scheda che consente fino a 14 preferenze, 7 uomini e 7 donne, rispettando le quote rosa. Dunque vinti e vincitori andranno dedotti incrociando voti e collocazione dei singoli. Un cambiamento al vertice è praticamente obbligatorio. Edmondo Bruti Liberati, oggi presidente, ha detto da tempo che non si candiderà più neppure al consiglio. E il suo abbandono mette un punto interrogativo non solo sulla poltrona più alta, ma pure su quella della segretaria generale, Rita Sanlorenzo, candidata al rinnovo ma che potrebbe essere proposta come presidente dall'opposizione, così da liberare il seggio più operativo.

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"TOGHE ROSSE" PER TE "MAGISTRATURA DEMOCRATICA" IN CRISI: AL CONGRESSO GIOVANI E VECCHIA GUARDIA LITIGANO CASCINI (SEGRETARIO ANM): "SI AL CONFRONTO COL GOVERNO" SONO I PRIMI (sezione: Giustizia)

( da "Dagospia.com" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

HomePage | Segnala articolo --> “TOGHE ROSSE” PER TE – “MAGISTRATURA DEMOCRATICA” IN CRISI: AL CONGRESSO GIOVANI E VECCHIA GUARDIA LITIGANO – CASCINI (SEGRETARIO ANM): “SI AL CONFRONTO COL GOVERNO” – SONO I PRIMI EFFETTI DELLO STATO DI BERLUSCONIZZAZIONE (NON C’è ALTERNATIVA)... Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera" Giancarlo Caselli Il contrasto è diventato esplicito quando Giuseppe Cascini - 44 anni, pubblico ministero a Roma, esponente di Magistratura democratica ma anche segretario dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato dei giudici - è salito sul palco e ha lanciato la sfida: «Siamo tutti d'accordo nel presentarci all'esterno come non ideologicamente contrari al governo e disponibili al dialogo e al confronto sulle riforme necessarie per il funzionamento della giustizia? Siamo d'accordo sul considerare la politica l'arte del possibile e del ragionevole che richiede duttilità, apertura al confronto, capacità di dialogo e ascolto, rifiutando logiche pregiudiziali e puramente ideologiche?». No, ha risposto, non siamo tutti d'accordo. Invece lui crede fermamente a una linea di «resistenza costituzionale» e «difesa a oltranza» dell'assetto attuale della magistratura, certo, affiancata però a rigorosi criteri di professionalità e di merito quando c'è da valutare singoli comportamenti, «rompendo le logiche di appartenenza e protezione». Per questo- rivendica - l'Anm ha scelto di menare fendenti da una parte e dall'altra nella «guerra» tra le Procure di Salerno e Reggio Calabria; e per questo Magistratura democratica ha contribuito, nella grande maggioranza dei casi, alle nomine fatte dal Consiglio superiore della magistratura di circa 300 responsabili di uffici direttivi. GIUSEPPE CASCINI Una linea meno ideologica e più pragmatica che ha alimentato i mugugni della «vecchia guardia» di Md, la corrente di sinistra e più politicamente caratterizzata delle toghe. Un gruppo nato nel 1964 che ama definirsi «intellettuale collettivo » e che per molti aspetti ha «fatto» la storia della magistratura italiana. Fornendo indirizzi e riferimenti teorici e culturali, ma anche contributi concreti - attraverso il lavoro di giudici e pubblici ministeri iscritti alla corrente - nel contrasto al terrorismo, alla mafia, alla corruzione. Arrivata a 45 anni d'età e al suo XVII congresso, Md si ritrova a vivere una divisione interna che è di metodo prima che di merito, e un po' anche frutto del ricambio generazionale e della nuova stagione politica. Per tre giorni le «toghe rosse» hanno discusso e litigato, seppure coi toni felpati dei tecnici del diritto, su come sono state affrontate le difficoltà del passato e come affrontare quelle del futuro. Alla fine ha prevalso la voglia di evitare rotture formali, tanto che l'unico risultato certo è la conferma del segretario uscente - Rita Sanlorenzo, cinquantenne giudice del lavoro a Torino - che incarna la volontà di tenere insieme le «differenti sensibilità» della corrente uscita sconfitta dalle ultime competizioni elettorali per il Csm e l'Anm, dopo l'aumento dei consensi nei primi anni Duemila, quando più aspro era lo scontro tra politica e giustizia. GIUSEPPE CASCINI Ora che quello scontro rischia di rinnovarsi, i magistrati di sinistra scelgono di restare uniti in difesa dell'autonomia e dell'indipendenza di chi amministra la giustizia. Ma sulla rotta da seguire affiorano le differenze. Tanto che Livio Pepino, 64 anni, uno dei «padri» di Md, torinese anche lui e capodelegazione al Csm, ammonisce: «Non si può navigare a vista» mentre il governo «fa la guerra ai poveri anziché la guerra alla povertà» e nella stessa magistratura si vedono preoccupanti segnali di «autonormalizzazione ». Il vecchio magistrato invita a non appiattirsi sul quotidiano e «volare alto », ma un giovane appena arrivato - Tommaso Pierini, rammaricato di aver frequentato l'università senza politica di fine anni Novanta, «altro che '68 o '77, purtroppo » - replica: «Cercate di volare un po' più basso, altrimenti tanti di noi non riusciranno nemmeno a vedervi». E invita a riflettere sulla «cultura dell'organizzazione del lavoro», per calarsi nella realtà degli uffici giudiziari. Un monito condiviso dalle nuove leve che partecipano alla Giunta tricolore dell'Anm composta da Md, Unità per la costituzione e Movimento per la giustizia. Un governo delle toghe di centrosinistra, contrapposto a quello politico di centrodestra senza pregiudiziali ideologiche, bensì nel merito delle questioni concrete. Tentando di limitare i danni, quando non si possono evitare. Su questa scelta le divisioni tra i «magistrati democratici» non si spiegano soltanto con il salto generazionale. Il giudice napoletano Francesco Menditto, 54 anni, ammonisce: «Nell'Anm e nel Csm dobbiamo far emergere la nostra specificità» e cita un altro fondatore di Md, il defunto Pino Borrè, per richiamare il ruolo di «guardianaggio duro fino alla resistenza». Nello Rossi, 62 anni, procuratore aggiunto a Roma, ribatte invocando il rinnovamento e la necessità di «non stare soli nella società, nella magistratura e nelle istituzioni». La mozione finale approvata dal congresso prova a ricomporre le diverse posizioni. Si accusa la «rottura con la legalità costituzionale» perseguita dal governo che mal sopporta «la funzione giurisdizionale a tutela delle libertà e dei diritti», ma c'è scritto pure che «Md si riconosce nella linea politica della giunta dell'Anm»; cioè quella dei «giovani» a cui partecipano Cascini e altri. In una prima stesura questo riconoscimento era definito «pieno», poi il rafforzativo è saltato; come a non voler esagerare nel sostegno alla politica del confronto anziché dell'arroccamento. Che comunque resta, almeno per ora. [30-03-2009]

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"Ho fatto un mutuo per diventare mamma" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA - Un bambino a rate. Sognato, desiderato tanto da ritrovarsi a ipotecare la casa pur di continuare a sperare di diventare genitori, tanto da chiedere un mutuo o un prestito come Barbara per cercare oltre confine di realizzare il desiderio di "un figlio che possa vivere. Senza la condanna della mia malattia. E siamo sempre di più quelli costretti ad emigrare, a fare i debiti perché in Italia, nonostante medici bravissimi, non sarebbe stato possibile. Perché la legge 40 non rispetta la Costituzione, il diritto alla salute, all'eguaglianza". Lo dice Barbara. Veneta volitiva che dopo diverse trasferte in Spagna si balocca a turno col marito la sua piccolina. Lo dicono ora - dopo quelle di Firenze e del Tar Lazio - anche altre due ordinanze del tribunale di Milano che sollevano dubbi sulla Costituzionalità della legge che "non rispetta la dignità e non tutela la salute". Dando ragione ai ricorsi presentati dalle associazioni Sos Infertilità, Hera e Cittadinanza Attiva che danno voce a migliaia di coppie costrette a costose trasferte. Come Fabio e Laura, impiegati milanesi che dopo 16 tentativi adesso spesso non dormono per i vagiti di Luca ma anche per il muto ipotecario sulla casa, che hanno dovuto fare per pagarsi le trasferte della fecondazione assistita. Come loro più di 10mila coppie italiane nel 2008, secondo le associazioni, si sono rivolte alle cliniche straniere - dalla Spagna alla Repubblica Ceca - dove la diagnosi pre-impianto, la fecondazione eterologa, la conservazione degli embrioni sono legali. A differenza del nostro Paese dove la legge 40 le vieta o le rende "praticamente inutili", spiega il professor Nino Guglielmino del centro Hera di Catania. "Per chi ha malattie genetiche come la talassemia o la fibrosi cistica la diagnosi pre-impianto è l'unica via per sperare di avere figli sani. Ma la legge consente al massimo la creazione di tre embrioni, numero troppo basso per diagnosi statisticamente utili, e in più vieta di congelarli, obbligando le donne a più bombardamenti ormonali, e poi prevede di impiantarli tutti, anche quelli malati. Con la "libera scelta" di fare poi un aborto terapeutico al terzo mese, aggiungendo dolore al dolore", scrive Anna sui blog delle associazioni che si battono per cambiare la legge. OAS_RICH('Middle'); Anche a furia di ricorsi, come quelli già vinti contro la 40: "ingiusta, incostituzionale che non rispetta la salute, l'eguaglianza, il diritto di scelta", sottolinea Filomena Gallo di Amicacicogna. Quando in primavera è uscita la sentenza del Tar Lazio che autorizzava la diagnosi pre-impianto molte coppie hanno atteso. Poi l'esodo è ricominciato, più intenso. "Sono persone con malattie genetiche o donne sterili che non se la sentono di fare bombardamenti ormonali a rischio della salute, producendo magari 30 ovuli che non verranno fecondati perché la legge prevede un massimo di tre e vieta il congelamento degli embrioni", spiega Rosella Bartolucci, madre di due gemelli e presidente di Sos infertilità che ha raccolto dati e storie dei viaggi della speranza. Viaggi sempre più numerosi. Tanto che, ricorda il professor Andrea Borini, presidente dell'Osservatorio del Turismo Procreativo, "grazie alle limitazioni della nostra legge i centri esteri proliferano e hanno aperto 40 siti web in italiano visto che, dalle mille richieste del 2001, nel 2006 erano già 4.200 le coppie in trasferta". E l'anno scorso in una sola clinica a Barcellona hanno trattato mille donne italiane. Esodo a prezzi variabili: dai 3.000 ai 9.000 euro. Troppo spesso, denunciano le associazioni, senza ricevute. E c'è chi come Silvia ne ha fatti 16 prima di conoscere suo figlio. Anche lei aspetta con ansia il 31 marzo. Domani la Corte Costituzionale deciderà se la legge 40 viola "il diritto alla salute, alla libertà di cura, all'eguaglianza" stabiliti dai padri della patria. "Perché noi non cerchiamo un figlio perfetto, su misura, ma un figlio che abbia una speranza", dicono Fabio e Silvia, portatori sani di atrofia muscolare spinale. (30 marzo 2009

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Cronaca: Gli avvocati penalisti incrociano le braccia Da oggi niente udienze per una sett (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Cronaca: Gli avvocati penalisti incrociano le braccia Da oggi niente udienze per una sett Pubblicato il 30-03-2009 Comincia oggi e si concluderà venerdì l’astensione dalle udienze degli avvocati penalisti, che incroceranno le braccia per una settimana in conseguenza della protesta proclamata a livello nazionale... Comincia oggi e si concluderà venerdì l’astensione dalle udienze degli avvocati penalisti, che incroceranno le braccia per una settimana in conseguenza della protesta proclamata a livello nazionale, alla quale hanno aderito la Camera penale e l’Ordine degli avvocati di Benevento, di cui sono presidenti, rispettivamente, Andrea De Longis junior e Umberto Del Basso De Caro. Nel mirino dei penalisti c’è «l’immobilismo del Governo sulle riforme organiche della giustizia, più volte preannunciate». Una situazione che ha spinto l’Unione delle Camere Penali a decidere un’intera settimana di astensione dalle attività, per «segnalare con forza al Governo e all’opinione pubblica la necessità e l’urgenza di una riforma della giustizia che sia organica e di stampo liberale, fondata su alcuni capisaldi: una modifica ordinamentale di carattere costituzionale basata sul principio della effettiva separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti; una riforma del Csm che riconduca tale consesso all’originario ruolo attribuitogli dai costituenti, sottraendolo ai giochi di corrente e all’influenza del sindacato della magistratura; un intervento sull’azione penale che, senza sacrificare il principio della sua obbligatorietà, la disciplini tra l’altro in modo da non assoggettarla all’arbitrio delle Procure della Repubblica; una riforma organica del codice di procedura penale che, mantenendo inalterata e sviluppando la struttura accusatoria del codice, ponga fine alla strategia degli interventi disorganici e parziali, spesso fondati su contingenze emotive dettate dalle cronache giudiziarie; una riforma dell’avvocatura che ne assicuri qualificazione professionale, rigore deontologico, specializzazione”.

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La Corte costituzionale, il diritto della gestante e quello del nascituro (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte costituzionale, il diritto della gestante e quello del nascituro di LORENZO BUTTINI Alcuni lettori mi hanno chiesto maggiori delucidazioni sulla sentenza della Corte Costituzionale, da me più volte citata, che tra il diritto della gestante e quello del nascituro operava una scelta di principio a favore del diritto della madre e, in tale contesto, quale significato potrebbe avere la sbandierata "moratoria" dell'aborto che da più parti è stata invocata. Orbene la sentenza in oggetto è la n° 27 del 18 febbraio 1975, ove la Suprema Corte ha preliminarmente chiarito che la condizione della gestante è da ritenersi del tutto particolare dal momento che in essa convivono due soggetti, ognuno titolare di diritti ugualmente inviolabili, anche se tali soggetti potenzialmente possono venire a trovarsi in contrapposizione tra loro e diventare, in maniera indubbiamente drammatica, uno nemico dell'altro. Si incontrano e si scontrano, infatti, due situazioni in astratto entrambe oggetto di completa tutela giuridica: da un lato vi è il concepito che merita il riconoscimento garantito dalla Costituzione di essere titolare di diritti inviolabili della persona (con la precisazione "sia pure con le particolari caratteristiche sue proprie" trovandosi nella condizione di essere solo "persona in fieri, ovvero di chi persona deve ancora essere") e dall'altro troviamo il diritto all'esistenza e alla salute di chi persona lo è già nella pienezza del suo essere. I due diritti sono dicotomici, in quanto vengono a trovarsi in una situazione di "aut-aut" senza che possa apparentemente esserci alcuna possibilità di mediazione, poiché riconoscere l'uno porta necessariamente a negare l'altro. La Corte Costituzionale, pertanto, sentenziava che l'obbligo giuridico di portare comunque ed in ogni caso a termine la gravidanza era da ritenersi incostituzionale. A seguito di queste argomentazioni la Suprema Corte dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 546 del codice penale ("aborto di donna consenziente") nella parte in cui non prevedeva che la gravidanza potesse essere interrotta quando l'ulteriore gestazione avrebbe implicato danno o pericolo grave non altrimenti evitabile per la salute della madre. Per completezza di informazione una precisazione va però fatta: la stessa Corte con sentenza n° 37 del 1997 ha giudicato incostituzionale anche la pura e semplice volontà della donna. In tale sentenza il collegio giudicante ha specificato che la legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza ha sempre avuto come criterio ispiratore e direttivo esattamente quei beni della maternità e della tutela della vita umana fin dal suo inizio, criteri cui la Corte stessa si è sempre ispirata ed ha fatto propri dettando disposizioni dirette a salvaguardare sia la salute e la vita della gestante sia "le cautele necessarie per impedire che l'aborto venga procurato senza seri accertamenti sulla realtà e la gravità del danno o pericolo che potrebbe derivare alla madre dal proseguire della gestazione" ed ha poi ancorato la liceità dell'aborto "ad una previa valutazione delle condizioni atte a giustificarla". Il prof. Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale, ha giustamente detto che si può legittimamente parlare di "moratoria" nel caso si faccia petizione all'ONU di condannare tutti quei paesi che fanno dell'aborto uno strumento di controllo demografico oppure lo utilizzino per selezionare il genere del nascituro, al contrario parlare di moratoria in quei paesi dove non è "imposto" ma è solo "ammesso" a determinate condizioni previste dalla legge finirebbe per caratterizzarsi solo come divieto. Nel caso dell'Italia riporterebbe le lancette della storia a prima della legge 194 del 1975. Improprio o non del tutto corretto è utilizzare il termine moratoria a proposito dell'aborto perché attraverso tale strada si finisce con lo stabilire un parallelismo con la moratoria concernente la pena di morte con la conseguenza di mettere l'un contro l'altro armati coloro che si professano paladini della vita e dei valori del Cristianesimo e coloro che sono, al contrario, visti come i fautori della morte e ancorati ad un relativismo etico, dando luogo ad un ennesimo scontro tra le gerarchie ecclesiastiche, che arroccate sull'indisponibilità della vita ne traggono le ovvie conseguenze in campo bioetico finendo per restringere i confini della libertà dell'individuo, ed i sostenitori del pensiero laico che sbandierando la laicità dello Stato propugnano l'autonomia della coscienza individuale sulle questioni dell'etica privata e pubblica. Il pensiero laico, inoltre, accusa la Chiesa di avanzare la pretesa che le sue indicazioni in campo bioetico siano assimilate ad imperativi categorici cui tutti devono sottostare. In tal modo la laicità sparirebbe lasciando il posto ad un fondamentalismo che farebbe arretrare tutti ad un'oscurantismo medioevale. lbuttinifilos@alice.it 30/03/2009

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FECONDAZIONE/ MOVIMENTO PER LA VITA A CONSULTA: LEGGE 40 FUNZIONA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione/ Movimento per la vita a Consulta: Legge 40 funziona di Apcom "Nel 2008 non sono stati generati 53.099 embrioni soprannumerari" -->Roma, 30 mar. (Apcom) - La Corte costituzionale "non potrà non tener conto" del fatto che la legge 40 sulla fecondazione assistita "funziona": è la convinzione espressa dal Movimento per la vita in vista del pronunciamento della Consulta sul ricorso avanzato dal Tar del Lazio e da due giudici del Tribunale di Firenze. "Nonostante il silenzio della maggior parte dei mezzi di informazione, la relazione sull'applicazione della legge 40 presentata nei giorni scorsi dal sottosegretario Roccella avrà sicuramente un grande peso sulla decisione che la Corte Costituzionale è chiamata a prendere domani", afferma in una nota Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita ed eurodeputato dell'Udc. "La legge ha infatti dimostrato di aver funzionato. Indipendentemente dalle note riserve del Movimento per la vita sulla procreazione artificiale come tale, la relazione ministeriale riferisce che nel 2008 non sono stati generati 53.099 embrioni soprannumerari, il cui destino, dopo il congelamento, sarebbe stato generalmente la morte". Conclude Casini: "Siamo certi che la Corte costituzionale, come ha sempre fatto, non invaderà il campo politico legislativo".

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COMPOSIZIONE ALLARGATA, CON TUTTI I MEMBRI DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO. TRA GLI ARGOMENTI MESSI ALL&1... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 30-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (City))

Argomenti: Giustizia

Composizione allargata, con tutti i membri del Consiglio giudiziario. Tra gli argomenti messi all'ordine del giorno, oltre alle pratiche per i giudici di pace, anche una rivisitazione del cosiddetto caso stralcio nell'inchiesta rifiuti. In sintesi, questo pomeriggio, il Consiglio giudiziario torna ad esprimersi su una vicenda tutta interna al distretto partenopeo: si discute sulla revoca della desecretazione dei verbali delle audizioni dello scorso primo dicembre, che videro protagonisti, oltre al procuratore Giovandomenico Lepore, anche i due pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. Poche settimane fa, il Consiglio giudiziario aveva deciso a maggioranza di rendere pubbliche, almeno in parte, alcune fasi della divergenza tra il procuratore e i due sostituti in merito alla gestione del fascicolo che vede indagati, tra gli altri, gli ex commissari Corrado Catenacci, Guido Bertolaso e Alessandro Pansa. Una divergenza che ha interessato nel corso dei mesi sia il Consiglio giudiziario (una sorta di assemblea del distretto, formata in prevalenza da magistrati e in minoranza da avvocati e docenti) e il Csm. Tre gli argomenti al centro della querelle: la decisione di Lepore di stralciare sette posizioni rispetto ai 25 imputati nel processo ecoballe; il rifiuto del capo dei pm napoletani di firmare un arresto; e una controversia nata sulla perquisizione negli uffici della Protezione civile. Motivi di una contrapposizione in parte resi pubblici da una recente decisione del Consiglio giudiziario, che ha fatto registrare l'intervento del procuratore generale Vincenzo Galgano: il pg ha infatti chiesto di riportare il segreto ai verbali sulla gestione dell'inchiesta rifiuti, di fronte ad una vicenda penale non ancora conclusa. Domani è invece previsto un incontro tra lo stesso Galgano e la giunta della Anm, un momento di probabile distensione dopo i toni accesi degli scorsi giorni. l.d.g.

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Procreazione assistita, raddoppiano i bimbi nati in provetta (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 13 del 2009-03-30 pagina 0 Procreazione assistita, raddoppiano i bimbi nati in provetta di Emanuela Fontana Dati dell'istituto Superiore della Sanità: aumentano le coppie che accedono alla fecondazione artificiale. Roccella: «Cifre dimostrano che la legge 40 funziona». Ma rimane alta rispetto all'Europa la percentuale di parti trigemellari Più di 55mila coppie hanno fatto ricorso nel 2007 alla procreazione assistita. E i nati vivi in «provetta» sono stati 9.137, quasi il doppio del 2005 8erano 494o). Sono i dati dell'Istituto Superiore di Sanità trasmessi dal ministero della Salute al parlamento per fare il punto annuale sull'applicazione della legge 40 del 2004. Martedì è attesa la decisione della Corte Costituzionale su alcuni articoli della legge, ma intanto arrivano le statistiche: sempre più coppie accedono alla fecondazione artificiale nei 341 centri iscritti al registro nazionale, sono aumentati anche i cicli di trattamento, passati in due anni da circa 63mila a 75mila. La percentuale di gravidanze è del 15,5%, in aumento rispetto al 2005 (14,9). Un dato ancora basso rispetto all'Europa, ma c'è da tenere conto, spiegano al ministero, che l'età media delle donne che accedono alla procreazione assistita in Italia è di 36 anni, contro il 33,8 dell'Europa. Una donna su quattro che si presenta nei centri italiani ha inoltre più di quarant'anni. E' più alta rispetto alle medie europee (ma sostanzialmente invariata rispetto alla rilevazione del 2005) la percentuale dei parti trigemellari in provetta: sono il 3,5% per le tecniche di secondo e terzo livello. Il 18,7% sono invece parti gemellari. «La legge 40 sulla procreazione medica assistita funziona, lo dimostrano i dati», ha spiegato oggi il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. Una statistica di cui non tiene mai conto chi critica, ha sottolineato, è quella «della sindrome da iperstimolazione ovarica: in Italia è la più bassa d'Europa». Anche questa «è una garanzia». La legge italiana «non ha problemi, semmai ci sono da fare correzioni nelle buone pratiche». Per quanto riguarda i parti trigemellari, per esempio, ci sono grandi differenze da struttura a struttura: contro un centro dove la percentuale si ferma allo 0,5, ce ne sono altri che sfiorano il 13%. Per questo ci sarà bisogno di fissare degli «standard di qualità». Nei prossimi due anni verrà compilata una sorta di classifica dei centri italiani per la procreazione, con la certificazione di qualità per ogni struttura. Su questi dati sono arrivati commenti discordanti. Carlo Casini, presidente del Comitato per la vita, è soddisfatto: «Aumentano le gravidanze, aumenta la percentuale di gravidanze per ciascun ciclo, aumenta il numero dei nati vivi ed anche le coppie che si rivolgono ai centri ed il numero dei cicli sono in sensibile aumento. Dov'è finito il presunto turismo procreativo? I dati resi noti oggi sono un conforto per chi ha sempre difeso la legge». Il turismo della procreazione, ha spiegato anche Roccella, avviene principalmente per due motivi, ma questo in tutto il mondo, non solo in Italia: per cercare «deregulation», ossia «meno regole, che però significa anche meno garanzie», e per trovare «prezzi più convenienti». Ma l'Italia «non può andare dietro alla deregulation solo perché altri la applicano». C'è un pendolarismo interno, invece, da regione a regione: sono molte le coppie che si spostano per esempio dalle regioni del nord verso la Lombardia. Ma i motivi possono essere i più diversi: in Toscana «per le donne sopra i quarant'anni» e oltre il terzo tentativo, ha spiegato il sottosegretario, il trattamento «diventa a pagamento». Quindi molte si rivolgono altrove. Anche ieri è stata giornata di polemica sulla legge 40. Vittoria Franco, senatrice del Pd è tra le più critiche: «Il terzo Rapporto sulla Procreazione medicalmente assistita conferma solo un fatto: che la legge 40 è sbagliata», conferma. E si dice preoccupata dall'incidenza del numero dei parti trigemellari. L'associazione Luca Coscioni chiede alla Corte di «prendere atto dei dati». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Interruzione del processo, verifica del giudice, delibazione sommaria (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 30-03-2009)

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Interruzione del processo, verifica del giudice, delibazione sommaria Cassazione civile , SS.UU., sentenza 20.03.2008 n° 7443 Stampa | Segnala | Condividi Interruzione del processo – verifica del giudice - delibazione sommaria Nell’ipotesi di interruzione del processo, il giudice che è chiamato a verificare la sussistenza delle condizioni che possono sottrarlo al dovere di giudicare non compie un vero e proprio accertamento degli effetti interruttivi - che comporterebbe l'apertura di una fase incidentale preliminare alla sua dichiarazione - ma procede solo ad una delibazione sommaria delle comunicazioni del procuratore della parte colpita dall'evento interruttivo e dei fatti portati alla sua conoscenza, limitandosi a verificare se essi corrispondono alle ipotesi tipiche previste dalla legge e se concorrono tutte le condizioni necessarie a integrare la fattispecie interruttiva. (Fonte: Altalex Massimario 13/2009. Cfr. nota su Altalex Mese - Schede di Giurisprudenza) SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE CIVILI Sentenza 20 marzo 2008, n. 7443 Svolgimento del processo Con due atti di citazione notificati il 16 marzo 1989 C. A., titolare della ditta individuale Teorema Confezioni, conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale di Pistoia la Tessibel s.r.l. proponendo opposizione contro due decreti ingiuntivi con i quali gli era stato intimato il pagamento delle somme rispettive di L. 39.437.460 e di L. 18.973.520. Sosteneva l'opponente che i crediti azionati in via monitoria erano relativi a forniture di tessuti affetti da vizi e difetti tempestivamente denunciati e in via riconvenzionale chiedeva la condanna della società intimante al risarcimento dei danni in misura di L. 73.332.478 a titolo di danno emergente e di ulteriori L. 100.000.000 a titolo di lucro cessante. Le due cause venivano riunite per ragioni di opportunità con altra causa promossa dalla Tessibel s.r.l. nei confronti della Eurotessile s.n.c. con l'intervento della Merfil s.r.l. chiamata in causa. All'udienza del 4 maggio 2000 veniva dichiarato in udienza dall'avv. Lazzatà, per delega dell'avv. Bottari, procuratore costituito della società, l'intervenuto fallimento della Tessibel s.r.l.. Con ordinanza depositata in cancelleria in data 11 maggio 2000, comunicata il 22 maggio successi, vo al procuratore dell'opponente, veniva disposta l'interruzione del processo. Con ricorsi depositati in cancelleria in data 8 gennaio 2001, notificati al Fallimento Tessibel il 17 maggio successivo, l'opponente provvedeva alla riassunzione dei primi due processi riuniti nei soli confronti del Fallimento Tessibel. Il Fallimento Tessibel si costituiva in giudizio riportandosi a tutte le conclusioni, difese, eccezioni ed istanze già assunte nella precedente fase processuale e solo successivamente eccepiva l'estinzione del processo. Il C. sosteneva la tempestività della riassunzione osservando che l'interruzione era stata dichiarata con ordinanza pronunciata fuori udienza. Con ordinanza del 14 novembre 2001 - 31 gennaio 2002, notificata il 14 febbraio successivo, veniva dichiarata l'estinzione del processo. Contro l'ordinanza proponeva appello l'opponente con atto di citazione notificato anche alla Eurotessile s.r.l. e alla Merfil s.r.l.. Con sentenza del 20 aprile - 16 giugno 2004 la Corte d'Appello di Firenze rigettava l'impugnazione. Premesso che l'eccezione di estinzione doveva ritenersi tempestiva e rituale avendo esplicitamente dichiarato il fallimento Tessibel di volerla proporre in via pregiudiziale, sicchè andava esclusa ogni rinuncia implicita per il fatto che nella comparsa di costituzione depositata nel giudizio riassunto il difensore avesse fatto riferimento alle precedenti difese di merito, la Corte osservava che la dichiarazione di fallimento effettuata in udienza dall'avv. Lazzatà, per delega del difensore avv. Bottari, alla presenza del procuratore di controparte era rituale e idonea a provocare l'interruzione del processo ed affermava che dalla dichiarazione in udienza dell'evento interruttivo decorreva il termine semestrale per la riassunzione del processo allorquando, come nella specie, l'evento interrutti vo riguardasse la parte costituita e assistita da procuratore e non consistesse in vicende riguardanti il procuratore costituito ovvero nella morte o nella perdita di capacità della parte verificatasi anteriormente alla costituzione in giudizio. Precisava che l'estinzione colpiva solo i due processi tra l'opponente e il Fallimento Tessibel e non anche il diverso processo riunito, promosso dalla Tessibel s.r.l., poi fallita, contro la Eurotessile s.r.l. e la Merfil s.r.l., e che esso non poteva essere dichiarato estinto - come richiesto dalla Merfil s.r.l. - trattandosi di processo tuttora pen dente in primo grado, la cui estinzione non poteva essere dichiarata dal giudice di appello. Contro la sentenza ricorre per Cassazione C.A., titolare della cessata ditta individuale Teorema Confezioni, con cinque motivi. Resiste con controricorso il Fallimento della Tessibel s.r.l. in persona del curatore F.S.. Non hanno presentato difese la Eurotessile s.r.l. (già Eurotessile s.n.c.) e la Merfil s.r.l.. Con ordinanza del 22 giugno - 10 luglio 2007 è stata disposta la rimessione degli atti al Primo Presidente per l'eventuale assegnazione alle Sezioni Unite della questione relativa all'individuazione del momento iniziale di decorrenza del termine semestrale previsto dalla legge per la riassunzione del processo interrotto, investita dal terzo motivo di ricorso e in ordine alla quale è stato rilevato un contrasto in giurisprudenza. La risoluzione del contrasto è stata rimessa alle Sezioni Unite. Motivi della decisione Con il terzo motivo di ricorso, che per motivi di ordine logico va esaminato in via preliminare, il C. denuncia la violazione e la falsa applicazione degli artt. 300 e 305 cod. proc. civ. in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 3, dello stesso codice e sostiene che erroneamente il termine per la riassunzione del processo interrotto per sopravvenuto fallimento della parte costituita sarebbe stato fatto decorrere dalla dichiarazione in udienza dell'evento interruttivo e sostiene che l'interruzione del processo si identifica con il provvedimento del giudice che la dichiara poichè, diversamente opinando, si vincolerebbe la parte alla riassunzione di un processo quando il giudice non abbia ancora accertato la sussistenza dei presupposti all'uopo richiesti dalla legge per la sua interruzione e, nel contempo, se ne precluderebbe la riassunzione quando la dichiarazione dell'interruzione avvenisse dopo il decorso del termine di sei mesi dalla dichiarazione dell'evento interruttivo. Ripropone in subordine la questione di legittimità costituzionale già sollevata nella memoria di replica depositata nel giudizio di appello, motivatamente disattesa dalla sentenza impugnata. Va rilevato al riguardo che la decisione della pronuncia impugnata è conforme all'orientamento assolutamente maggioritario della giurisprudenza secondo cui nell'ipotesi di eventi interruttivi che colpiscano la parte costituita in giudizio a mezzo di procuratore l'interruzione del processo si verifica dal momento in cui il procuratore della parte dichiara in udienza l'evento interruttivo che ha colpito il proprio assistito o lo notifica alle altre parti, con la conseguenza che da tale momento decorre il termine semestrale per la riassunzione o la prosecuzione del processo, mentre non ha alcuna efficacia, al fine di uno spostamento del momento iniziale di operatività dell'interruzione, la circo stanza che il provvedimento dichiarativo dell'interruzione sia stato pronunziato solo successivamente (Cass. 15 maggio 1972, n. 1444; 29 ottobre 1975, n. 3647; 19 luglio 1983, n. 4981; 25 agosto 1994, n. 7507; 25 luglio 1996, n. 6721; 23 marzo 2001, n. 4203). Due recenti pronunzie hanno invece affermato che il termine per la riassunzione decorre dal giorno dell'emissione dell'ordinanza dichiarativa dell'interruzione quando di essa sia stata data lettura in udienza alla presenza del procuratore della parte interessata alla riassunzione o, in difetto di tale lettura, dal giorno in cui detta parte sia venuta a conoscenza in forma legale della pronunzia a seguito della sua comunicazione o notificazione (Cass. 7 luglio 2004, n. 12454; 16 marzo 2006, n. 5816). L'orientamento interpretativo prevalente merita conferma poichè le sentenze che costituiscono espressione dell'orientamento minoritario non prospettano alcun reale sviluppo argomentativo a sostegno delle ragioni di contrasto con quello prevalente: l'assunto della prima di esse si risolve, infatti, in una petizione di principio sostanzialmente immotivata, priva di ogni confronto col panorama giurisprudenziale tendenzialmente consolidato e confortato anche dagli interventi del giudice delle leggi (Corte cost. sent. 27 marzo 1992, n. 136; sent. 24 maggio 2000, n. 151; ord. 1 luglio 2005, n. 252), mentre la seconda, pur facendo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 136 del 1992 e all'ordinanza n. 252 del 2005, nonchè alla sentenza della cassazione n. 4203 del 2001, ribadisce il principio affermato senza approfondire le ragioni della sua adesione a tale orientamento, ponendosi anzi in antitesi con quello assolutamente predominante rappresentato dalle pronunce da essa cita te in motivazione. Va infatti considerato che anche dopo gli interventi della Corte costituzionale relative alle fattispecie della morte, sospensione o radiazione dall'albo del procuratore (sent. n. 139 del 1967) e della morte o perdita della capacità della parte prima della sua costituzione in giudizio (sent. n. 159 del 1971) è rimasta ferma la disciplina dell'interruzione nell'ipotesi di eventi interruttivi che colpiscano la parte costituita in giudizio mediante procuratore che subordinava, e continua a subordinare, l'effetto interruttivo alla coesistenza di due elementi essenziali, costituiti dal verificarsi dell'evento previsto come causa di interruzione del processo e dalla relativa dichiarazione formale in giudizio o dalla sua notificazione ad opera del procuratore della parte colpita da detto evento, mancando la quale l'evento interruttivo non produce alcun effetto processuale e il processo continua sino all'esaurimento del grado di giudizio in cui esso si è verificato giacchè la morte o la perdita della capacità della parte costituita non estinguono il mandato conferito al difensore in quanto, per effetto dell'eccezionale previsione dell'art. 300 cod. proc. civ., è stato sancito il principio dell'ultrattività della rappresentanza processuale, fondato sul rilievo che l'obbligo del mandatario di eseguire il mandato con la diligenza del buon padre di famiglia gli impone di portare a conoscenza del mandante (e dei suoi eredi che succedono nel processo ai sensi dell'art. 110 cod. proc. civ.) le circostanze sopravvenute che possano comportare la revoca o la modifica del mandato, sicchè il procuratore costituito non provocherà l'interruzione del processo prima di averla concordata con i successori e di averla ritenuta utile per la migliore tutela dei loro interessi. Ribadito che l'interruzione del processo consegue alla dichiarazione in giudizio o alla notificazione dell'evento interruttivo da parte del procuratore costituito anche nell'ipotesi di fallimento della parte (fino alla modifica del R.D. n. 267 del 1942, art. 43 ad opera del D.Lgs. n. 5 del 2006, art. 41 che prevede invece l'interruzione automatica del processo a seguito dell'apertura del fallimento) deve escludersi, agli effetti della decorrenza del termine semestrale per la riassunzione, ogni rilevanza del provvedimento del giudice dichiarativo dell'interruzione, del quale, del resto, non è traccia negli artt. 299 e segg. cod. proc. civ.. Il giudice che è chiamato a verificare la sussistenza delle condizioni che possono sottrarlo al dovere di giudicare non compie, infatti, un vero e proprio accertamento degli effetti interruttivi - che comporterebbe l'apertura di una fase incidentale preliminare alla sua dichiarazione - ma procede solo ad una delibazione sommaria delle comunicazioni del procuratore della parte colpita dall'evento interruttivo e dei fatti portati alla sua conoscenza, limitandosi a verificare se essi corrispondono alle ipotesi tipiche previste dalla legge e se concorrono tutte le condizioni necessarie a integrare la fattispecie interruttiva. Tale interpretazione, che incontra il consenso unanime della dottrina, trova ulteriori elementi di conforto nel rilievo che il codice di rito, mentre stabilisce che la sospensione necessaria del processo viene disposta dal giudice (art. 295 cod. proc. civ.) con provvedimento suscettibile di impugnazione con regolamento necessario di competenza (art. 42 cod. proc. civ.) e che l'estinzione è dichiarata con ordinanza suscettibile di reclamo (artt. 307 e 308 cod. proc. civ.), nulla di simile stabilisce con riferimento all'interruzione del processo limitandosi a prevedere, che, in presenza de, le circostanze richieste dalla legge, il processo "è interrotto" (artt. 299. 300 e 301 cod. proc. civ.). Nessuna rilevanza riveste perciò la pronuncia del giudice per il perfezionamento della fattispecie interruttiva, poichè essa ha natura meramente dichiarativa e la sua omissione è assolutamente improduttiva di conseguenze in quanto inidonea a pregiudicare gli effetti che l'interruzione sopravvenuta ha già prodotti, la quale comporta, nel caso di prosecuzione del corso del processo, la nullità di tutti gli atti successivi e della sentenza ai sensi del combinato disposto degli artt. 298 e 304 cod. proc. civ. (da ultimo: Cass. 15 febbraio 2007, n. 3459). Ciò esclude ogni lesione del diritto di difesa e rende manifestazione infondata la questione di costituzionalità sollevata in via subordinata dal ricorrente, poichè la tardiva od omessa dichiarazione di interruzione non incide sulla decorrenza del termine semestrale per la riassunzione o prosecuzione del processo, la quale è rimessa all'iniziativa, anche immediata, della parte interessata. In conclusione, il terzo motivo di ricorso non può trovare accoglimento dovendo ribadirsi l'inter-pretazione secondo cui il termine semestrale per la riassunzione o la prosecuzione del processointerrotto decorre dalla dichiarazione in udienza dell'evento interruttivo da parte del procuratore della parte che ne è stata colpita o dalla sua notificazione alle altre parti. Con il quarto motivo il C. denuncia la violazione e la falsa applicazione dell'art. 307 cod. proc. civ., ult. comma, e sostiene che erroneamente sarebbe stata ritenuta tempestiva l'eccezione di estinzione del processo sollevata dalla curatela fallimentare in quanto tale eccezione deve essere espressa con la prima conclusione del convenuto in riassunzione, mentre le richieste e le difese di me rito possono essere svolte solo successivamente e in via subordinata al mancato accoglimento dell'eccezione di estinzione, non essendo sufficiente la precisazione che questa sia stata accompagnata dalla precisazione che è stata sollevata "in via pregiudiziale". La censura è formulata al limite dell'inammissibilità in quanto si rivolge contro l'affermazione del giudice del merito senza svolgere alcun rilievo critico contro la motivazione della sentenza impugnata secondo cui la precisazione che l'eccezione di estinzione fosse stata formulata in via pregiudiziale esclude qualsiasi tacita rinunzia all'estinzione del processo anche se nel corpo della comparsa si coglie un riferimento alle precedenti difese di merito. L'affermazione della sentenza impugnata, pur in presenza di pronunce difformi ispirate a un rigo roso formalismo, merita ulteriore consenso in considerazione del fatto che l'eccezione di estinzione del processo non richiede l'adozione di formule sacramentali e, conseguentemente, qualora il convenuto in riassunzione proponga contestualmente più eccezioni, deve ritenersi sufficiente a fugare ogni dubbio sulla reale intenzione della parte l'espressa precisazione che l'eccezione di estinzione viene proposta in via pregiudiziale (Cass. 28 agosto 1998, n. 8566; 22 gennaio 2000, n. 699). Con il primo e il secondo motivo il C. denunzia una duplice concorrente irregolarità che vizierebbe la dichiarazione di interruzione del processo poichè sostiene che dovrebbe considerarsi insufficiente a tal fine la mera dichiarazione dell'e vento interruttivo che non si accompagni ad un'inequivoca manifestazione di volontà diretta a provocate l'interruzione del processo e che, in ogni caso, sarebbe invalida la dichiarazione proveniente da un procuratore delegato dal difensore munito di procura alle liti, che aveva precedentemente rinunziato al mancato. Le censure sono inammissibili poichè le eventuali irregolarità che viziano l'interruzione del processo non incidono sul termine perentorio fissato per la sua riassunzione la cui violazione, comportando l'estinzione del processo, priva di ogni rilevanza le eventuali irregolarità della sua interruzione, la cui eliminazione si impone solo in caso di regolare prosecuzione del processo. Con il quinto ed ultimo motivo si contesta che l'estinzione del processo possa operare i suoi effetti anche nei confronti della Eurotessile s.r.l. e della Merfil s.r.l. a causa della mancata riassunzione del processo nei loro confronti. La censura non può trovare accoglimento poichè si fonda su una cattiva lettura della sentenza impugnata la quale ha affermato che l'estinzione ha prodotto i suoi effetti esclusivamente nel processo relativo alle cause riunite tra la Teorema Confezioni di C. A. e il Fallimento Tessibel (N.R.G. 721/88 e 722/88), ma non pure nei confronti del diverso processo tra la Tessibel s.r.l., la Eurotessile s.r.l. e la Merfil s.r.l. (N. R.G. 2607/88), tuttora pendente in primo grado. In conclusione, perciò, il ricorso non può trovare accoglimento in nessuna delle sue concorrenti articolazioni deve essere respinto. Le spese giudiziali, in considerazione del contrasto di giurisprudenza sottoposto all'esame delle Sezioni Unite, restano interamente compensate fra le parti. P.Q.M. La Corte, pronunciando a sezioni unite, rigetta il ricorso e dispone la compensazione totale delle spese giudiziali. Così deciso in Roma, il 4 marzo 2008. Depositato in Cancelleria il 20 marzo 2008. Stampa | Segnala | Condividi |

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Q 25 Agordina - Castionrinv. Altivolese - Foen 0 - 1 Bessica - Monte... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

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Lunedì 30 Marzo 2009, Q 25 Agordina - Castionrinv. Altivolese - Foen 0 - 1 Bessica - Montegrappa 1 - 1 Caerano - SP Calciorinv. Cisonese - Juventina 2 - 2 Fiori Barp - Maser 0 - 2 P. Tegorzo - CSM Farra 1 - 2 Sernaglia - Lentiairinv. CLASSIFICA Cisonese251582512253Montegrappa251492512951Bessica251465463548Caerano241374402146CSM Farra251267433042SP Calcio241365331641P. Tegorzo25979293134Maser25979262934Juventina257810313729Foen258512364629Castion246612334924Altivolese256514374723Agordina246414305022Lentiai244911223221Sernaglia244911304021Fiori Barp253616265015PROSSIMO TURNO (05/04/09): Agordina - Maser, Caerano - Cisonese, Castion - Bessica, CSM Farra - Altivolese, Foen - Juventina, Lentiai - P. Tegorzo, Montegrappa - Sernaglia, Fiori Barp - SP Calcio,

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Piave Tegorzo - Virtus 1-2 (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Piave Tegorzo - Virtus 1-2 Lunedì 30 Marzo 2009, GOL: pt. 37' P. Scopel, 39' rig. Puppetti, st. 36' rig. Puppetti. PIAVE TEGORZO: Faccinetto, Coppe, Rahli (st. 31' Giotto), Furlan, Rizzotto, P. Scopel, Schievenin, Prosdocimo, A. Scopel (st. 19' Berra), Colmanet, Codemo. All. Bee. VIRTUS FARRA CSM: Gosetto, Meneghin, Gallon, M. Mognon, Bet, Fedato (pt. 16' Busetti), Gerlin (st. 28' Baratto), Zandonà, Vassalli (st. 39' Tonon), Puppetti, Bittante. All. R. Mognon. ARBITRO: Favotto di Treviso. NOTE: Espulso st 42' Busetti .

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Buffon arriva a 20 gol (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

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Buffon arriva a 20 gol Lunedì 30 Marzo 2009, GIRONE P-F-O 17 GOL: Rizzo (Mignagola). 16: Zanon (Salvatronda). 14: Pietrobon (Cendon), Trentin (Godigese). 13: Vettoretti (Salvarosa). 12: Cremasco (Godigese). 10: Maci (Salvatronda), Mattiuzzo (S.Elena). 9: Baldissin (Salgareda), Rizzato, Simonaggio (Casale), F. Bezzerra (OlmiCallalta). 8: Smaniotto (S.Elena). 7: Bonotto (Salgareda), Cecino (Cendon), R. Citton (Ezzelina), Tadil Aziz (Aurora Treviso 2), Salvador (Treville), R. Stocco (Paese). GIRONE Q 21 GOL: Sartor (Montegrappa). 20: Buffon (Cisonese). 18: Bortot (Sernaglia), F. Pellizzari (Bessica). 17: Biasion (Foen). 12: M. Alberton (Castion), Pastro (Bessica), Bacchetti (S.P. Calcio 2005), Pradetto (Cisonese). 11: Gelisio (Juventina), E. Simoni (Virtus Csm). 10: D. Bortolon (Altivolese). 9: Binotto (Montegrappa), Zandonà (Bessica). 8: L. Nussio (Castion), Puppetti, Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), Pincin (Maser). GIRONE R 19 GOL: Facchin (Limana). 17: N. Giovanelli (S.Lucia Mille) 15: Soravia (Auronzo). 14: L. Giovanelli (S. lucia Mille). 13: Collavino (Cadore), Mazzer (Gaiarine), Ros, Bandiera (S. Lucia - Mille). 11: Soldano (Limana), Boldrin (Cortina). 9: Lodeserto (Cortina), A. Cibien (Farra). 8: M. Bettio (Sois), Latti (Limana). 7: Tomasin, Battaglini (Vazzolese), Cerminara (Sarmede), Giazzon (Ponte Alpi), Calvani (Cortina).

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Gobbo balza al 3. posto. 19 gol: Ruffato (C.S.M. Resana). ... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

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Lunedì 30 Marzo 2009, Gobbo balza al 3. posto. 19 gol: Ruffato (C.S.M. Resana). 18: Miotto (Vedelaghese). 16: Gobbo (C.S.M. Resana). 14: Gashi (S. Antonino). 12: Fregolent (Volpago), Scaboro (S. Antonino), Zago (Fontane). 11: Schiavon (Rovere), Fornasier (Valdosport), Vettor (Fanzolo). 10: Favaro (Badoere), Spagnol (Vidor), Tiziani (Milan Guarda). 9: Bertuola (Fontane), Q. Tessaro, Filippi (Vidor), Possamai, Canonico (S. Gaetano). 8: Vedelago (Fontane), Fabbian (Csm Resana), Menegazzo (Valdosport), Adustini (Padernello).

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Milan Guarda - C.S.M. Resana0-3 (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

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Milan Guarda - C.S.M. Resana0-3 Lunedì 30 Marzo 2009, GOL: pt 25' Gobbo, st 35' Zorzi, 44' Gobbo. MILAN GUARDA: Chimenton, Girgenti, Beccia, Tiziani (st 10' Dametto), Cesero, Rech, Pettenuzzo (st 35' Serena), Mestriner, Santillo, Mazzoccato, Luise. All. Galli. C.S.M. RESANA: Furlan, Fagan (st 40' Giacometti), Tosetto, Bussolin, D. Barichello, Rigo, A. Barichello (st 20' Zorzi), Barban, Gobbo, Ruffato (st 30' Simionato), Fabbian. All. Fabrin. ARBITRO: Palmieri di Conegliano. Un gran gol al 25' di Gobbo porta in vantaggio la capolista CSM Resana. Poi i locali, imbottiti di Juniores, hanno cercato il pareggio e si sono molto impegnati colpendo anche un palo. Ma nulla hanno portuto, nella ripresa, di fronte alla capolista CSM Resana che ha dimostrato il proprio valore. Bene la direzione di gara del giovane Palmieri.

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Tegorzo-Virtus Csm 1-2 (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Tegorzo-Virtus Csm 1-2 Lunedì 30 Marzo 2009, GOL: pt. 37' P. Scopel, 39' rig. Puppetti, st. 36' rig. Puppetti. PIAVE TEGORZO: Faccinetto, Coppe, Rahli (st. 31' Giotto), Furlan, Rizzotto, P. Scopel, Schievenin, Prosdocimo, A. Scopel (st. 19' Berra), Colmanet, Codemo. All. Bee. VIRTUS FARRA CSM: Gosetto, Meneghin, Gallon, M. Mognon, Bet, Fedato (pt. 16' Busetti), Gerlin (st. 28' Baratto), Zandonà, Vassalli (st. 39' Tonon), Puppetti, Bittante. All. R. Mognon. ARBITRO: Favotto di Treviso. NOTE. Espulso st 42' Busetti per somma di ammonizioni. Ammoniti Coppe, Furlan, P. Scopel, Meneghin e Zandonà. Angoli 6-4 per la Virtus. Recupero: pt 2', st 5'.

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Facchin e Biasion i super goleador (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Facchin e Biasion i super goleador Lunedì 30 Marzo 2009, GIRONE Q 21 GOL: Sartor (Montegrappa). 20: Buffon (Cisonese). 18: Bortot (Sernaglia), F. Pellizzari (Bessica). 17: Biasion (Foen). 12: M. Alberton (Castion), Pastro (Bessica), Bacchetti (S.P. Calcio 2005), Pradetto (Cisonese). 11: Gelisio (Juventina), E. Simoni (Virtus Csm). 10: D. Bortolon (Altivolese). 9: Binotto (Montegrappa), Zandonà (Bessica). 8: L. Nussio (Castion), Puppetti, Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), Pincin (Maser). 6: Carretta (S.P.Calcio 2005), Merlo (Caerano), Galanti (Montegrappa), Farenzena (Agordina), Cesca (Cisonese), Lise, Cavesso (Fiori Barp), Bentivenga (Altivolese), Robassa (Juventina), Rahli (Piave Tegorzo).

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Una Piave Tegorzo volitiva ha dovuto cedere il passo tra le mura amiche al più quotato Virtus F... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Lunedì 30 Marzo 2009, Una Piave Tegorzo volitiva ha dovuto cedere il passo tra le mura amiche al più quotato Virtus Farra CSM al termine di una gara vivace e giocata a viso aperto dalle due compagini nonostante un terreno reso pesante ed insidioso dalla pioggia battente. Una vittoria meritata per la squadra di mister Mognon dimostratasi in ottima condizione fisica e capace di buone trame di gioco sebbene ci siano voluti due rigori per piegare la resistenza dei padroni di casa. Partivano bene gli ospiti che dopo una punizione di Bet al 5' di poco alta sulla traversa sciupavano una buona opportunità al 12' con Puppetti il cui sbilenco diagonale, da favorevole posizione, si spegneva sul fondo mentre al 17' era la traversa a negar loro il vantaggio sulla magistrale punizione a scavalcare la barriera di Meneghin. La Piave Tegorzo si faceva vedere al 27' con un velenoso calcio d'angolo di Schievenin che costringeva Gosetto ad un difficile intervento mentre al 33' era nuovamente il Virtus Farra CSM a sfiorare la marcatura con una botta dal limite di Gerlin che dopo aver centrato la parte inferiore della traversa veniva liberata da Rizzotto. Ma la prima rete dell'incontro la siglavano i locali e in maniera rocambolesca: era il 37' quando una punizione da oltre la metà campo di P. Scopel, scodellata nell'area avversaria, dopo aver toccato il viscido terreno schizzava via velocemente insaccandosi sotto la traversa sotto lo sguardo incredulo di Gosetto. La reazione degli ospiti era immediata e coronava nel pareggio due minuti dopo su calcio di rigore procurato e trasformato da Puppetti. Nel finale di tempo la Piave Tegorzo aveva la palla del vantaggio ma sull'assist invitante di Colmanet né a Codemo né a Rahli riusciva la deviazione vincente. Nella ripresa al 14' un liscio di P. Scopel dava via libera a Vassalli che però veniva fermato in area dall'ottima uscita di Faccinetto. Al 25' era la squadra di mister Bee a rendersi pericolosa in contropiede finalizzato dalla botta di Codemo respinta con bravura da Gosetto. Ma la pressione degli ospiti era costante e dopo una buona opportunità al 33' sprecata da Meneghin, al 36' la squadra allenata da Mognon passava in vantaggio: un errato disimpegno di Colmanet favoriva l'inserimento di Bittante che una volta in area veniva atterrato da Rizzotto per il giusto rigore che bomber Puppetti realizzava con freddezza. Prima dello scadere i padroni di casa rischiavano di pareggiare quando su una punizione senza pretese di Colmanet l'estremo ospite smanacciava male la palla e solo l'intervento di un compagno gli evitava la figuraccia. Cristiano Mazzoni

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Fecondazione: Legge 40 Domani a vaglio Consulta (sezione: Giustizia)

( da "KataWeb News" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione: Legge 40 Domani a vaglio Consulta 30 marzo 2009 alle 17:07 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La legge 40 sulla fecondazione assistita finisce sotto la lente della Corte Costituzionale. Domani, infatti, i giudici della Consulta inizieranno ad esaminare, dopo un'udienza pubblica che si terrà in mattinata, le questioni di legittimità sollevate nel 2008 dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze, con tre distinte ordinanze, relative all'articolo 14 (commi 1, 2, 3 e 4) della legge, in cui si prevede la formazione di un numero limitato di embrioni, fino a un massimo di tre, da impiantare contestualmente, vietando la crioconservazione di embrioni al di fuori di ipotesi del tutto eccezionali. I giudici delle leggi, inoltre, dovranno pronunciarsi anche sulla legittimità dell'articolo 6 della legge 40, e, in particolare, del punto in cui dispone anche per la donna la irrevocabilità del consenso ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita dal momento della fecondazione dell'ovulo. Per il Tar del Lazio e il tribunale fiorentino (chiamati a decidere rispettivamente su una causa sollevata dalla Warm -- World Association Reproductive Medicine e su un caso riguardante una coppia non fertile e affetta da malattie genetiche) le disposizioni contenute nella legge 40 sono in contrasto con gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione. Al termine dell'udienza di domani, i giudici della Consulta si ritireranno in camera di consiglio. La loro decisione, molto probabilmente, arriverà entro la fine della settimana. Relatore della causa è il giudice Alfio Finocchiaro. AGI

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Cassazione/ Bossi offese giudice: contro immunità atti a (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 30 mar. (Apcom) - Secondo la Cassazione il leader della Lega Umberto Bossi ha offeso un giudice e non è giusto riconoscergli l'immunità parlamentare. Questa, nei fatti, la motivazione con la quale la Suprema Corte ha inviato alla Corte costituzionale gli atti della causa tra l'attuale ministro per le Riforme e il giudice di Cantù Paola Braggion che negli anni scorsi ha condannato il 'senatùr' per vilipendio alla bandiera. La vicenda risale al 1997, quando Bossi, nel corso di un comizio sul federalismo, paragonò il tricolore alla carta igienica. Quattro anni più tardi, dopo la condanna, Umberto Bossi nel corso di alcune intervista espresse considerazioni sul magistrato che Braggion ritenne offensive. Ne nacque così un altro processo, questa volta per diffamazione, e la Corte d'appello di Brescia, nel febbraio 2008, ha condannato Bossi a risarcire 40.000 euro al giudice. Una sentenza che però è stata ''bloccata'', nel luglio successivo, da una delibera della Camera dei Deputati che sulle espressioni adoperate da Bossi nei confronti del giudice di Cantù stende il velo dell'immunità in quanto ''opinioni espressi nell'esercizio delle funzioni parlamentari''. Ma è proprio questo 'salvacondotto' che non trova d'accordo la Cassazione. A parere dellla Suprema Corte un conto sono gli interventi parlamentari di Bossi sul federalismo, altra cosa sono i giudizi offensivi sul magistrato espressi peraltro, sottolinea la Corte, diversi anni dopo. Sarà ora la Corte costituzionale a dover decidere se Montecitorio poteva dichiarare 'fuori giurisdizione' le parole di Bossi. Intanto la causa è sospesa.

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CASSAZIONE/ BOSSI OFFESE GIUDICE: CONTRO IMMUNITÀ ATTI A CONSULTA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Cassazione/ Bossi offese giudice: contro immunità atti a Consulta di Apcom La vicenda risale al 1997 -->Roma, 30 mar. (Apcom) - Secondo la Cassazione il leader della Lega Umberto Bossi ha offeso un giudice e non è giusto riconoscergli l'immunità parlamentare. Questa, nei fatti, la motivazione con la quale la Suprema Corte ha inviato alla Corte costituzionale gli atti della causa tra l'attuale ministro per le Riforme e il giudice di Cantù Paola Braggion che negli anni scorsi ha condannato il 'senatùr' per vilipendio alla bandiera. La vicenda risale al 1997, quando Bossi, nel corso di un comizio sul federalismo, paragonò il tricolore alla carta igienica. Quattro anni più tardi, dopo la condanna, Umberto Bossi nel corso di alcune intervista espresse considerazioni sul magistrato che Braggion ritenne offensive. Ne nacque così un altro processo, questa volta per diffamazione, e la Corte d'appello di Brescia, nel febbraio 2008, ha condannato Bossi a risarcire 40.000 euro al giudice. Una sentenza che però è stata ''bloccata'', nel luglio successivo, da una delibera della Camera dei Deputati che sulle espressioni adoperate da Bossi nei confronti del giudice di Cantù stende il velo dell'immunità in quanto ''opinioni espressi nell'esercizio delle funzioni parlamentari''. Ma è proprio questo 'salvacondotto' che non trova d'accordo la Cassazione. A parere dellla Suprema Corte un conto sono gli interventi parlamentari di Bossi sul federalismo, altra cosa sono i giudizi offensivi sul magistrato espressi peraltro, sottolinea la Corte, diversi anni dopo. Sarà ora la Corte costituzionale a dover decidere se Montecitorio poteva dichiarare 'fuori giurisdizione' le parole di Bossi. Intanto la causa è sospesa.

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Studio finlandese: funziona la tecnica dell'embrione single (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 30-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Fecondazione assistita Funziona la tecnica dell'embrione single Uno studio finlandese indica che ha una maggiore resa, anche in termini economici ROMA Si chiama trasferimento «elettivo» di un singolo embrione. La donna riceve un'unica cellula fecondata, anziché due, tre o anche più come in molti casi accade per aumentare la possibilità di ottenere una gravidanza. Tecnica poco praticata appunto perché ritenuta a bassa percentuale di successo. Uno studio finlandese pubblicato sull'edizione online di Human Reproduction, la maggiore rivista scientifica in questo settore, dimostrerebbe il contrario, se applicata a pazienti sotto i 40 anni. La metodica, afferma l'autore principale, Hannu Martikainen, capo della divisione di infertilità e endocrinologia riproduttiva all'università di Ouli, sarebbe oltretutto meno costosa: «I nostri risultati ci inducono a respingere ogni preoccupazione sulla bassa resa in termini di bambini nati. Ma il vantaggio maggiore consiste nell'evitare gravidanze multiple, grave causa di complicanze per la mamma e di rischio di morte per il bimbo». STUDIO DI LUNGA DURATA - Quello finlandese è il primo studio di lunga durata per valutare l'efficacia del trasferimento single. Martikainen sottolinea l'aspetto economico: «Per arrivare alla nascita del bambino una coppia di genitori spende in media circa 19.9oo euro in meno rispetto al costo della tecnica del doppio embrione. Al di là di qualsiasi valutazione scientifica la via nordica alla fecondazione risulterebbe in ogni caso difficilmente applicabile in Italia dove la legge del 2004 sulla fecondazione artificiale prevede non si possano fecondare più di tre ovociti (dunque creare non più di tre embrioni) e dove i frutti di queste tecniche in provetta non possono essere congelati. «Da noi sarebbe una soluzione non conveniente e a rischio di fallimento commenta Eleonora Porcu esperta dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, centro all'avanguardia nel congelamento degli ovociti -. Dovremmo avere la certezza di creare un unico embrione. L'obiettivo dei centri italiani dovrebbe essere quello di limitarsi a produrre due embrioni per evitare il rischio di gravidanze trigemine che, come si è visto nell'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità, sono ancora troppo diffuse, con una media nettamente superiore al resto del mondo». «Il trasferimento singolo», aggiunge la ginecologa, «è un obiettivo perseguito in Europa tanto che il Belgio lo ha imposto per obbligo, in caso contrario non vengono assicurati i rimborsi assicurativi». La preoccupazione del mondo scientifico riguarda le gravidanze multi gemellari, pericolose per la donna e per i bambini, che nascono sottopeso. Lo studio finlandese ha confrontato i dati di due diversi periodi: quello tra 1995 e '99 quando il singolo trasferimento era usato dal 4,2% delle donne che si sottoponevano alle tecniche di fecondazione Icsi (microiniezione) e Fivet e gli anni tra 2000 e 2004 quando la via del singolo embrione era più diffusa (46,2%). Nella seconda fase le percentuali di nascite sono risultate migliori. LEGGE 40 - Sul fronte italiano, martedì la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita viene messa di nuovo sotto esame. La Corte Costituzionale si riunisce per discutere i ricorsi presentati con 3 ordinanze distinte dai tribunali del Tar di Roma e Firenze. Le questioni di legittimità costituzionale sono legate in particolare ad alcuni articoli-chiave della legge: formazione di un numero limitato di embrioni e obbligo di impiantarli insieme, divieto di crioconservazione, divieto per la paziente di revocare il consenso informato quando si arriva al momento dell'impianto. La sentenza è attesa in settimana. Margherita De Bac stampa |

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