CENACOLO DEI COGITANTI |
Diritti umani spiegati da
Zagrebelsky ( da
"Stampa, La" del
03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CONSIGLIO COMUNALE APERTO
Diritti umani spiegati da Zagrebelsky «La Carta Universale dei Diritti Umani
dovrebbe parlare alle coscienze dell'umanità» ha detto ieri durante un
Consiglio aperto l'ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo
Zagrebelsky. Il giurista era stato invitato dal Comune per celebrare i 60 anni
della Carta delle Nazioni Unite.
Onida premia segretari e
dirigenti ( da "Stampa,
La" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ENTI LOCALI Onida premia
segretari e dirigenti La Grandze del castello di Aymavilles ha ospitato una
giornata dedicata alla formazione negli enti locali. E' stata l'occasione per
consegnare a segretari comunali, dirigenti e responsabili gli attestati di
partecipazione ai master di specializzazione
Interessante riunione
conviviale del Rotary Club di Alessandria ( da "inalessandria.it" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La giurisprudenza della
Corte Costituzionale si mosse, successivamente, per il riconoscimento e
garanzia dell?iniziativa privata come diritto di libertà, cui è ispirato il
primo comma dell?Articolo 41. Il secondo comma dell?Articolo segna un limite
affinché non sia contrastata la sicurezza, la dignità umana, l?
Sovrintendente, spunta
Laura Canal ( da
"Alto Adige" del
03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: In Provincia starebbero
valutando se procedere a muso duro, come annunciato più volte: procedere con la
delibera di nomina di Eccli, in assenza dell'intesa governativa, e affrontare
eventualmente il ricorso del ministero davanti alla Corte costituzionale.
Chi fa la lunga salta la
riunione ( da "Italia
Oggi" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: orientamento della Corte
costituzionale, che si è occupata della questione già nel 1992. Dunque, 8 anni
prima che l'Italia recepisse la normativa europea. Secondo la Consulta, se le
parti si accordano per un orario giornaliero di lavoro inferiore a quello
ordinario, di tale orario giornaliero deve essere determinata la distribuzione
e cioè la collocazione nell'
La beffa dei canoni di
depurazione ( da
"Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: i giudici della Corte
Costituzionale, a ottobre del 2008, avevano dato ragione, dichiarando
l'illegittimità delle disposizioni in materia ambientale e di risorse idriche,
nella parte in cui si prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di
depurazione sia dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui manchino impianti di
depurazione o questi siano temporaneamente inattivi»
I giudici? Per la poltrona
ingolfano la giustizia ( da
"Giornale.it, Il" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: promozioni e assegnazioni di
incarichi: ormai ogni atto del Csm viene contestato con un ricorso E mentre
centinaia di liti tra toghe intasano i Tar, posizioni chiave di Procure e
Tribunali restano vacanti per mesi Enrico Lagattolla Giudici contro giudici. Uomini
di legge che - forse per la prima volta - si sentono a loro volta vittime di
una ingiustizia.
Difendere i consumatori
dalla pubblicità ingannevole ( da
"Tempo, Il" del
03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: responsabile Csm di
Frosinone e professore all'Università Tor Vergata di Roma; Vincenzo Maruccio,
assessore regionale per la tutela dei consumatori; il prefetto Piero Cesari.
Nel corso del convegno saranno anche illustrati i questionari predisposti dalla
Lega consumatori, con particolare attenzione alle scuole.
<I cittadini aspettano
i soldi della depurazione> ( da
"Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale n. 235 del
10 ottobre 2008 che ha ritenuto illegittima la tassa per la depurazione là dove
non esistesse il depuratore o fosse malfunzionante. «In Urbino ricorda Calzini
sono molti a essere interessati all'eventuale rimborso perché tutta la fascia
che va da Montesoffio a Gadana sul versante di Fosso Bracone e quella di
Trasanni finora non hanno potuto giovarsi
Affi sfida la Regione
Veneto ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I ricorsi sono fioccati a
raffica: Consiglio di Stato, Corte europea, Corte Costituzionale. Tutti
respinti. Battaglie perse ma la guerra è ancora tutta da decidere, sostengono
al Comune di Affi appoggiati ovviamente dai commercianti locali, ed accusano Confcommercio
di una azione di lobby che va contro gli interessi degli operatori di Affi.
Federconsumatori: Vus
sotto tiro Possibili rimborsi sulle bollette ( da "Nazione, La
(Umbria)" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fa sue le sentenze della
Corte Costituzionale con cui vengono dichiarate illegittime le quote addebitate
agli utenti per il servizio di depurazione delle acque, laddove tale servizio è
inesistente o temporaneamente inattivo. Spoleto rientra nella casistica e sarà
quindi possibile chiedere il rimborso delle quote addebitate nella bolletta
dell'acqua da parte della Vus.
COME NASCONO E CAMBIANO LE
LEGGI ITALIANE ( da
"Corriere della Sera" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: avallati dalla Corte
costituzionale, decine di decreti, per esempio in materia di affitti, che
cancellavano migliaia di sentenze definitive e sfratti esecutivi, abolendo e/o
sospendendo i diritti di proprietà e la libertà di contratto. Valutandola con
criteri liberali nella sua effettività, la nostra non è una Carta
costituzionale ma una Costituzione di carta.
Cartelle fiscali
valideanche se resta ignotoil nome del funzionario ( da "Secolo XIX, Il" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ignotoil nome del
funzionario corte costituzionale nLA CORTE Costituzionale, con la recente del
sentenza 27 febbraio 2009, salva la cartelle fiscali "mute", ossia
prive dell'indicazione del responsabile del procedimento, con una pronuncia
destinata a fare discutere. Sulle cartelle esattoriali, da sempre, si gioca una
battaglia serrata tra contribuenti e Amministrazione finanziaria:
non guarderò battisti
negli occhi ( da
"Nuova Venezia, La" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: terrorista che ha ottenuto
asilo politico potrebbe ora tornare in Italia per decisione del tribunale
supremo, l'equivalente della nostra Corte Costituzionale. A patto che qui da
noi, Battisti non sconti più di trent'anni, che in Brasile rappresentano il
massimo della pena. «A noi basta che siano effettivi - ribadisce Sabbadin - non
abbiamo mai chiesto l'ergastolo, tanto meno vendetta.
Per la poltrona le toghe
bloccano la giustizia ( da
"Giornale.it, Il" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ormai ogni atto del Csm
viene contestato con un ricorso. E mentre centinaia di liti tra toghe intasano
i Tar, posizioni chiave di Procure e Tribunali restano vacanti per mesi Luca
Fazzo - Enrico Lagattolla Milano - Giudici contro giudici. Uomini di legge che
- forse per la prima volta - si sentono a loro volta vittime di una
ingiustizia.
Sulla legittimità della
lettura delle dichiarazioni rese nella fase pre-processuale ( da "AltaLex" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: interpretazione della Corte
di Strasburgo, alla quale gli Stati contraenti, salvo l'eventuale scrutinio di
costituzionalità, sono vincolati ad uniformarsi (cfr. Corte costituzionale,
sentenza 39/2008). Va, però, escluso il potere di disapplicazione: le norme
CEDU, infatti, vanno distinte dalle norme comunitarie perché, pur rivestendo
grande rilevanza,
PAKISTAN, ATTENTATO CONTRO
I GIOCATORI DI CRICKET - 4,5 MLD $ PER GAZA GORDON BROWN VOLA DA OBAMA -
PERDITE AIG PER 62 MLD $ - FANNIE MAE E FRED MAC AL GOVERNO? - HILLARY TENDE L ( da "Dagospia.com" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ": oggi la Corte
costituzionale federale deciderà se e a quali condizioni autorizzare l'utilizzo
di macchine per il voto elettronico. Questione aperta dall'ottobre 2006 quando
una macchina marchio Nedap modello ESD3B in un solo minuto fu manomessa da pirati
informatici tedeschi e olandesi.
PER LA POLTRONA LE TOGHE
BLOCCANO LA GIUSTIZIA ( da
"Wall Street Italia" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per la poltrona le toghe
bloccano la giustizia --> Trasferimenti, promozioni e assegnazioni di
incarichi: ormai ogni atto del Csm viene contestato con un ricorso. E mentre
centinaia di liti tra toghe intasano i Tar, posizioni chiave di Procure e
Tribunali restano vacanti per mesi
Cassinelli emenda D'Alia,
un passo avanti ( da
"Apogeonline" del
03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ) - sono stati colpiti dalla
scure della Corte Costituzionale, la quale ha specificato come il comportamento
che integra le condotte punibili «non é, dunque, la manifestazione di pensiero
pura e semplice, ma quella che per le sue modalità integri comportamento
concretamente idoneo a provocare la commissione di delitti».
Per la poltrona le toghe
ingolfano la giustizia ( da
"Giornale.it, Il" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ormai ogni atto del Csm
viene contestato con un ricorso. E mentre centinaia di liti tra toghe intasano
i Tar, posizioni chiave di Procure e Tribunali restano vacanti per mesi Luca
Fazzo - Enrico Lagattolla Milano - Giudici contro giudici. Uomini di legge che
- forse per la prima volta - si sentono a loro volta vittime di una
ingiustizia.
GERMANIA: CORTE
COSTITUZIONALE, NO AL VOTO ELETTRONICO ( da "Adnkronos" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: GERMANIA: CORTE
COSTITUZIONALE, NO AL VOTO ELETTRONICO NON SI DEVE POTER VOTARE PERCHE' ESPERTI
DI COMPUTER commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento:
03 marzo, ore 11:56
Bio-testamento, il Senato
rallenta ( da "Corriere.it" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È un testo costruito intorno
alla negazione di quello che deve essere considerato uno dei fondamenti della
libertà della persona, e cioè il consenso informato». E aggiunge: «C'è una
negazione radicale che contrasta con tutta una serie di norme costituzionali,
ribaditi di recente dalla Corte Costituzionale». stampa |
Biotestamento/ Rodota': Pd
non si esaurisca in mediazioni ( da
"Virgilio Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è una negazione radicale che
contrasta con tutta una serie di norme costituzionali, ribaditi di recente
dalla Corte Costituzionale". Rispondendo alla domanda su come e se
garantire la libertà di coscienza al medico, Rodotà fa notare: "Si può
dire che un medico ha la sua libertà di coscienza violata quando qualcuno dice
di non volere la dialisi?
Germania/ Corte
costituzionale blocca voto elettronico ( da "Virgilio
Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale
tedesca ha mandato in soffitta le macchinette per il voto elettronico usate
finora in Germania. I giudici di Karlsruhe hanno deciso stamattina che
l'impiego degli speciali computer alle elezioni nazionali del 2005 è stato
incostituzionale, in quanto le macchine contraddicono il principio della
trasparenza del voto.
Alfano, la legge che
nasconde le verità ( da
"Articolo21.com" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: avere la certezza che la
Corte Costituzionale resta il baluardo di difesa dei principi costituzionali.
Giovanni Maria Flick lascia la presidenza affermando che è la Costituzione che
vieta forme di censura alla stampa.Lo sostituisce Francesco Amirante che
afferma che una stampa libera è un elemento di garanzia della democrazia".
Cassazione/ Nati
all'estero? Per essere italiani bastano i ( da "Virgilio
Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla Corte costituzionale
che l'ha definita discriminatoria. Intanto, nel 1942, al Cairo nasce Edward, il
papà di Mariam, cittadino egiziano perché mamma Angelina non era più italiana.
Sessant'anni dopo la figlia di Edward decide di avviare la sua battaglia e il
27 agosto 2003 cita in giudizio il ministero dell'Interno che aveva rifiutato
di riconoscerla come cittadina italiana.
Sì della Consulta alle
vecchie cartelle esattoriali "mute" ( da "CittadinoLex" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Testo Dichiarata
costituzionale la norma prevista dal decreto-legge milleproroghe del 2008 Sì
della Consulta alle vecchie cartelle esattoriali "mute" (Corte
costituzionale 58/2009) Sì della Consulta alla validità delle cartelle fiscali
"mute", cioè senza l'indicazione dell'autore del procedimento, prima
del primo giugno 2008.
Rinascite nucleari ( da "AprileOnline.info" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Presso la Corte
Costituzionale è già stata presentata una protesta contro l'autorizzazione
della discarica, ma questo non ha bloccato i lavori di trasformazione dell'ex
miniera in un immondezzaio nucleare che la IG Metall, il potente sindacato dei
metalmeccanici tedeschi, considera un atto di irresponsabilità in una regione
industriale come quella di Salzgitter,
Tav: intervento Nocentini
e Sgherri (Rifondazione) ( da
"Sestopotere.com" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: trasferiscono gli atti alla
Corte Costituzionale. Con la sentenza di oggi non si chiude quindi tutta la
vicenda bensì si aprono nuovi scenari, dato che il pronunciamento non si
esaurisce con l'individuazione di un illecito, sanabile con un corrispettivo
economico. Oggi si è scritta una pagina che conferma le ragioni e da nuova
linfa ai movimenti che si battono per il riconoscimento dell'
Tav/ Regione Toscana:
Sentenza severa, ora ripristino ( da
"Virgilio Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale si
dovrà pronunciare sul furto d'acqua e in sede civile dovrà essere quantificato
l'entità complessiva del danno. Ma il danno ambientale c'è stato: esistenza e
consistenza sono stati riconosciute in modo significativo dal tribunale di
Firenze, il che conferma la giustezza dell'impegno che abbiamo sempre assunto
per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino
( da "Stampa, La" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CONSIGLIO
COMUNALE APERTO Diritti umani spiegati da Zagrebelsky «La Carta Universale dei
Diritti Umani dovrebbe parlare alle coscienze dell'umanità» ha detto ieri
durante un Consiglio aperto l'ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo
Zagrebelsky. Il giurista era stato invitato dal Comune per celebrare i 60 anni
della Carta delle Nazioni Unite.
( da "Stampa, La" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ENTI
LOCALI Onida premia segretari e dirigenti La Grandze del castello di Aymavilles
ha ospitato una giornata dedicata alla formazione negli enti locali. E' stata
l'occasione per consegnare a segretari comunali, dirigenti e responsabili gli
attestati di partecipazione ai master di specializzazione
( da "inalessandria.it" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
(0) 3 Marzo
2009 Interessante riunione conviviale del Rotary Club di Alessandria Il
Presidente Geom. Trussi, nella Sede conviviale del Rotary Club di Alessandria,
che si è svolta presso il ristorante ?Il Grappolo?, ha salutato ed ha premesso
l?importanza della serata, lusingato di essere al tavolo, oltre che con i
Presidenti prossimi venturi Ing. Peracchio e Dott. Nervi, con tre Professori:
Gastaldi, Balduzzi e Bortolani, Preside di Facoltà. Presenti: il PDG Piola, il
visitatore Teodoro Lechner. Al Prof. Balduzzi, il Presidente ha offerto la
ripresa della interpretazione della Costituzione Italiana; continuazione, ha
commentato il Balduzzi, dell?esperimento ?Pillole della Costituzione?. La
scelta, ha informato Balduzzi, dato l?argomento della serata, si è indirizzata
all?Articolo 41 della Carta Costituzionale sulla iniziativa economica privata,
definita libera al primo comma. Balduzzi è risalito alla Rivoluzione Francese:
proprietà quale ?diritto sacro ed inviolabile? a superamento della precedente
concessione del sovrano. Il Secolo XIX ha visto la chiusura del mondo
comunista, mentre in Italia la Carta del Lavoro dell?Ordinamento Corporativo
21.04.1927 riconosceva efficacia ed utilità all?iniziativa economica privata,
con intervento residuale dello Stato. Il testo dell?Articolo 41 della
Costituzione fu il frutto di un dibattito acceso, nel quale, in particolare, si
contrapponevano la configurazione dell?attività economica finalizzata
all?esclusivo conseguimento del benessere collettivo, sostenuta dal Mortati, e
la posizione dell?Einaudi, il quale arrivò a proporre la formula: ?La legge non
è strumento di formazione di monopoli economici?. La giurisprudenza della Corte
Costituzionale si mosse, successivamente, per il riconoscimento e garanzia
dell?iniziativa privata come diritto di libertà, cui è ispirato il primo comma
dell?Articolo 41. Il secondo comma dell?Articolo segna un limite affinché non
sia contrastata la sicurezza, la dignità umana, l?utilità sociale. Il comma
terzo fa salvi gli assoggettamenti alla possibilità che il legislatore statale
intervenga con programmi opportuni e controlli per indirizzare l?iniziativa a
fini sociali: è il caso della recente Legge n. 02/09: Misure urgenti per il
sostegno famiglie, lavoro, occupazione, ecc.. Il Diritto Comunitario, ha
aggiunto Balduzzi, ha indotto la scelta in favore del ?principio di un?economia
aperta e libera concorrenza?. La conclusione del Balduzzi sugli equilibri
raggiunti è un omaggio ai citati Padri Costituenti, veri giganti sulle cui
spalle si potrà vedere ed agire più lontano. Il Presidente si è associato ed ha
ringraziato l?amico Renato. Dopo la cena, la presentazione dell?Oratore,
sponsorizzato da Lorenzo Morandi. Il Prof. Bortolani è Presidente del Rotary di
Torino Nord Ovest, frugarolese come i soci Zuccotti e Goglino. Il curriculum
dell?Ospite Relatore denota un Bocconiano proiettato all?insegnamento in Italia
e all?Estero, consulente di Organizzazioni internazionali primarie, autore di
pubblicazioni specializzate, Preside dell?Università di Economia e Commercio di
Torino dal 2005. Il Microcredito, ha spiegato il Prof. Bortolani, ha un
inventore, il bengalese Mohammad Yunus, il cui motto è ?Sostenete il sogno di
un Mondo libero dalla povertà?. Yunus, avvertito dell?economia esausta dei
villaggi sfruttati dall?usura, ha percorso con i suoi collaboratori il
Bangladesh, sovvenzionando con somme minime l?avviamento di progetti
imprenditoriali; ha creato un circolo economico virtuoso, che ha giovato
rilevantemente alla emancipazione femminile. Non sono mancati gli ostacoli di
natura religiosa, economica, tribale. Yunus (nato nel 1940) è Professore
addottorato in USA; definito il banchiere dei poveri, ha ricevuto nel 2006 il
Premio Nobel per la Pace. La banca da lui fondata la Grameen Bank conta 1084
filiali e dà lavoro a 12.500 persone. I clienti sparsi in 37.000 villaggi sono
2 milioni di donne. Non si contano perdite; il 98% dei prestiti viene
restituito. Il ?sistema Yunus? ha promosso sviluppo economico e sociale in
oltre 100 nazioni di tutto il Mondo. La creazione di Yunus non è sfuggita né al
Rotary Internazionale né alla Banca Mondiale. Due anni fa il RI ha creato la
Rotarian Action Group for Microcredit, sede Portland. Il Prof. Bortolani
prevede uno sviluppo anche in Europa per un?iniziativa che è seconda solo alla
Polio Plus. Il Microcredito, ha definito l?Oratore, è ?rotativo? per i
reinvestimenti operati. Il Bortolani ne ha trattato con il Governatore Bassi
per un service del Distretto; ha contatti con la Liguria e con la Valle
d?Aosta; per l?Estero si lavora a progetti singoli riponendo affidamento nella
RF. L?Oratore ha concluso con l?auspicio che anche Alessandria possa lasciarsi
coinvolgere; il Presidente ha ?girato? la valutazione ai successori. Il
Presidente ha ringraziato l?Oratore per la passione dimostrata fino alla
accoratezza. Sono intervenuti il Dott. Montanaro: l?iniziativa era in atto in
Somalia, ma, come sottolineato in risposta dal Relatore, il progetto si è
fermato con il martirio della Tonelli; il Past President Ing. Berello ha provocato
la risposta da parte del Prof. Bortolani del vano tentativo di introdurre il
Microcredito a Napoli; peraltro il Prof. Bortolani ben conosce l?esperienza
italiana dei Confidi. Il Presidente Trussi ha espresso soddisfazione per la
serata, contenuta nei tempi rotariani; ha offerto all?Oratore anche a nome del
Dott. Pernice, Presidente della Cassa di Risparmio di Alessandria, il prezioso
libro ormai raro sulla Cittadella ed il guidoncino. (Fotografie di Jonathan
Vitali PH) GALLERIA FOTOGRAFICA Leggi i
( da "Alto Adige" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Trattative
con il ministro Gelmini: la giunta non dà segni di rinunciare alla nomina di
Eccli Sovrintendente, spunta Laura Canal Il nome della preside del liceo
Pascoli si aggiunge a sorpresa a Roma BOLZANO. Sovrintendenza scolastica.
Spunta il nome di Laura Canal. Nella trattativa tra Provincia e ministero
attorno all'incarico a Ivan Eccli (nominato dalla giunta, ma manca l'intesa
governativa), si inserisce la preside del liceo pedagogico Pascoli, oggetto di
voci insistenti. Ivan Eccli si è incontrato nei giorni scorsi con il ministro
Mariastella Gelmini e potrebbe arrivare una convocazione ulteriore a Roma per
il dirigente scelto dalla giunta provinciale. La questione resta però
apertissima. E si inserisce a sorpresa il gossip su Laura Canal. La preside del
Pascoli non compariva tra i nomi circolati finora: Eccli, il sovrintendente
reggente Claudio Vidoni, Tullio Lott, Annamaria Corradi. L'ipotesi-Canal
sarebbe emersa di recente a Roma in ambienti del centrodestra, forse per
sparigliare le carte, visto che la preside ha alle spalle una candidatura alle
comunali nella lista della Margherita. Potrebbe essere vista come una ipotesi
di mediazione. Dal suo ufficio alle Pascoli Laura Canal conferma che il suo
nome sta circolando: «Sì, mi risulta che a Roma si faccia anche il mio nome. Mi
è stato detto da più persone. Per rispetto verso i colleghi di cui si è parlato
finora come possibili sovrintendenti, e ognuno di loro andrebbe benissimo,
voglio precisare che non ho mosso alcun passo per una candidatura e che non ho
padrini politici che mi sponsorizzano. Prendo come un attestato di stima per il
mio lavoro il fatto che stia girando anche il mio nome». A distanza di giorni
sembra chiaro che l'incontro a Roma tra il presidente provinciale Luis
Durnwalder e il ministro Mariastella Gelmini non ha sbloccato la scelta del
successore di Bruna Rauzi. Contro la nomina di Eccli pende una sorta di veto
forzista della deputata Michaela Biancofiore (forte dell'appoggio del ministro
Franco Frattini). In Provincia starebbero valutando se
procedere a muso duro, come annunciato più volte: procedere con la delibera di
nomina di Eccli, in assenza dell'intesa governativa, e affrontare eventualmente
il ricorso del ministero davanti alla Corte costituzionale.
( da "Italia Oggi" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Azienda Scuola data: 03/03/2009 - pag: 17 autore: di Antimo Di
Geronimo Nessun obbligo per il docente in part time verticale di partecipare
agli incontri fuori orario Chi fa la lunga salta la riunione Nota del Welfare:
la prestazione non può essere posticipata I docenti in part time verticale,
ovvero che fanno l'orario lungo concentrato in alcuni giorni, hanno diritto ad
astenersi dagli incontri collegiali se non coincidono con i giorni in cui è
prevista la prestazione di insegnamento. E 'quanto si evince dalla risposta ad
un interpello fornita dal ministero del lavoro il 20 gennaio scorso. Il parere
fa luce sulla disciplina del lavoro a tempo parziale, introdotta con il decreto
legislativo 61/2000 per recepire la normativa comunitaria che regola questo
istituto. Ed esamina la disciplina tenendo conto anche dell'orientamento della Corte costituzionale, che si è occupata della questione già nel 1992. Dunque, 8 anni
prima che l'Italia recepisse la normativa europea. Secondo la Consulta, se le
parti si accordano per un orario giornaliero di lavoro inferiore a quello
ordinario, di tale orario giornaliero deve essere determinata la distribuzione
e cioè la collocazione nell'arco della giornata. Se le parti hanno
invece convenuto che il lavoro abbia a svolgersi in un numero di giorni alla
settimana inferiore a quello normale, la distribuzione di tali giorni nell'arco
della settimana deve essere preventivamente determinata. Infine, se le parti
hanno pattuito che la prestazione lavorativa debba occupare solo alcune
settimane o alcuni mesi, deve essere preventivamente determinato dal contratto
quali (e non solo quante) sono le settimane e i mesi in cui l'impegno
lavorativo dovrà essere adempiuto. Insomma è necessario che l'impegno
giornaliero venga definito preventivamente. Sulla base di questo presupposto,
l'amministrazione ha chiarito che la funzione del contratto a tempo parziale è
quella di favorire l'incontro della volontà negoziale di due soggetti: l'uno
dei quali ha interesse ad avvalersi di una prestazione lavorativa di durata
limitata, mentre l'altro di offrire una prestazione ridotta con conseguente
possibilità di usufruire dell'arco di tempo non utilizzato per soddisfare
esigenze familiari o di vita ovvero per svolgere eventuali altre attività.Il
contratto così definito non comprende, quindi, un obbligo del lavoratore di
offrire la sua disponibilità per un tempo indefinito ma, al contrario,
presuppone una precisa predeterminazione del tempo di lavoro al fine di
consentire al lavoratore stesso di utilizzare lo spazio temporale a
disposizione secondo le sue specifiche opzioni ed esigenze personali che lo
inducono a chiedere ovvero ad accettare una prestazione lavorativa di durata
limitata rispetto a quella che il legislatore definisce «durata normale
dell'orario di lavoro».In buona sostanza, dunque, il datore di lavoro, che nel
caso della scuola è l'amministrazione scolastica, non può pretenedere che il
lavoratore in part time verticale partecipi ad attività lavorative in giorni
diversi da quelli in cui è prevista la prestazione. Se tale pretesa fosse
praticata, infatti, si verificherebbe uno squilibrio tra gli interessi del
lavoratore e dell'amministrazione con ingiusto sacrificio della parte più
debole. Nelle scuole, peraltro non sono rari i casi in cui non si tiene conto
di questi principi. Specie per quanto riguarda gli incontri collegiali, che non
solo vengono spesso convocati in giorni in cui il lavoratore part time dovrebbe
essere libero, ma non di rado eccedono anche la durata proporzionalmente
ridotta prevista per questo genere di regime contrattuale. Tanto emerge anche
dall'orientamento della giurisprudenza di merito «essendo, d'altro canto,
imposta al titolare di un rapporto part time una proporzionale partecipazione
in vista dell'espletamento di tali attività funzionali, così come previsto dal
comma 7 dell'art. 7 dell'ordinanza ministeriale n. 446 del 22 luglio 1997
(tribunale di Ferrara 322/07)». D'altra parte è proprio la difficoltà di
gestione di questo genere di rapporto che ha determinato lo scarso successo
dell'istituto nell'ambito della scuola. E a ciò va aggiunto anche il fatto che
manca una disciplina specifica per l'applicazione anche ai rapporti a tempo
determinato, che riguadano peraltro, proprio la fascia più ampia di potenziali
beneficiari.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Iglesias
Pagina 2020 Il Comitato ?Acqua in città? ha annunciato una raccolta di firme
per protestare La beffa dei canoni di depurazione Il Comitato ?Acqua in città?
ha annunciato una raccolta di firme per protestare Lo Stato risarcirà i
cittadini con piccole rate per cinque anni --> Lo Stato risarcirà i
cittadini con piccole rate per cinque anni La decisione del Governo spiazza i
rappresentanti del Comitato ?Acqua in città?. Remigio Cabras: «Penalizzati gli
utenti». Avranno i rimborsi del canone di depurazione, ma gli enti gestori
hanno cinque anni di tempo per saldare il conto con i cittadini. In più
potranno farlo in comode rate. È l'ennesima beffa ai danni dei contribuenti, ai
quali i giudici della Corte Costituzionale, a ottobre del
2008, avevano dato ragione, dichiarando l'illegittimità delle disposizioni in
materia ambientale e di risorse idriche, nella parte in cui si prevede che la
quota di tariffa riferita al servizio di depurazione sia dovuta dagli utenti
«anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano
temporaneamente inattivi». Per i magistrati, insomma, se manca il
depuratore i cittadini non devono pagare alcun onere. IL GOVERNO Nei giorni
scorsi il Governo, con un provvedimento, ha aggirato le disposizioni dei
magistrati, prevedendo che sì, i cittadini ottengano i rimborsi, ma lasciando
agli enti gestori la possibilità di farlo in maniera dilazionata in cinque anni
di tempo a partire da ottobre di quest'anno. Non solo. Agli utenti dovranno
essere comunque decurtate le somme relative alla progettazione degli impianti.
Tanto basta per fare insorgere i componenti del Comitato acqua in città, che
annunciano una nuova battaglia. «La lobby dell'acqua è riuscita a fare sentire
la propria voce a discapito degli utenti - commenta Remigio Cabras, uno dei
fondatori del comitato - con questo provvedimento hanno dato ragione ai
cittadini, riconoscendo che hanno diritto ai rimborsi, ma gli enti gestori
hanno la possibilità di farlo nei tempi e nei modi a loro più congeniali. Sarà
curioso sapere come calcoleranno gli oneri per la progettazione dell'impianto
che riguarda la nostra città, visto che è una struttura consortile e, peraltro,
è stata progettata più volte in 15 anni». LE FAMIGLIE La vicenda riguarda il 90
per cento delle famiglie iglesienti, fatta eccezione per gli abitanti delle
frazioni, dove sono presenti gli impianti di depurazione. Secondo una stima
approssimativa ogni famiglia avrebbe diritto a un rimborso pari a circa 1000
euro, anche se i calcoli saranno fatti dagli enti gestori che si sono succeduti
negli anni. Nel caso di Iglesias, Comune, Esaf e Abbanoa. «Stiamo già
organizzando una raccolta di firme - annuncia Remigio Cabras - per sollecitare
la Regione ad intervenire facendo in modo che i cittadini interessati ottengano
i rimborsi in tempi brevi». IL COMITATO Per ogni ulteriore chiarimento i
cittadini possono rivolgersi ai rappresentanti del comitato, i quali hanno
messo a disposizione un indirizzo di posta elettronica
(depurazioneiglesias@tiscali.it) e un numero di telefono, 346-
( da "Giornale.it, Il" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 53 del
2009-03-03 pagina 9 I giudici? Per la poltrona ingolfano la giustizia di Luca
Fazzo Trasferimenti, promozioni e assegnazioni di
incarichi: ormai ogni atto del Csm viene contestato con un ricorso E mentre
centinaia di liti tra toghe intasano i Tar, posizioni chiave di Procure e
Tribunali restano vacanti per mesi Enrico Lagattolla Giudici contro giudici.
Uomini di legge che - forse per la prima volta - si sentono a loro volta
vittime di una ingiustizia. Perché non hanno ricevuto il posto che
volevano, che forse meritavano, anzi, che certamente meritavano. Oppure - altra
ingiustizia! - perché vengono sfrattati dalle poltrone che occupavano da anni,
a volte da decenni, e che ambivano ad occupare ancora. Colpa, in ogni caso, del
Consiglio superiore della magistratura. Contro le decisioni del Csm piovono
centinaia di ricorsi dei giudici che si sentono traditi dall'organo di
autogoverno, cioè proprio dall'organo che dovrebbe tutelarne libertà,
autonomia, diritti. E che, nel loro caso, ha clamorosamente fallito. Così
dicono. Nella dura lotta tra giudici per le poltrone che contano, è sempre
accaduto che qualche magistrato sconfitto imboccasse la strada - consentita
dalla legge - del ricorso alla magistratura amministrativa: prima il Tar del
Lazio, poi il Consiglio di Stato. Ma ora è diventata moda, alluvione, prassi
costante. Non c'è quasi delibera del Csm che non venga impugnata da chi si è
visto scavalcare per un posto di procuratore o di presidente di tribunale.
Ricorsi, controricorsi, richieste di sospensiva, appelli incidentali, e poi su
su fino all'ultimo gradino, la richiesta al Colle, l'istanza al presidente
Napolitano affinché si scomodi a stabilire chi diamine ha il diritto di andare
a dirigere la procura di Dronero o Roccacannuccia. Una montagna di carte e di
ricorsi che intasa la già malconcia giustizia amministrativa. Ma, nelle
intenzioni dei ricorrenti, tutto questo accade a fin di bene, nell'interesse
non tanto del singolo appellante ma in quello superiore della giustizia. Ieri,
2 marzo, il Csm si è dovuto occupare di un'altra infornata di ricorsi. Una
lettura istruttiva, quella dell'ordine del giorno. Vi si intravedono drammi di
uomini ormai non più giovani, ombre di lotte fratricide, di rancori antichi e
nuovi, di manovre correntizie. C'è il giudice Michelino Ciarcià, che fece
domanda per presiedere il tribunale di Sciacca, e venne bocciato. Rifece
domanda per il tribunale di Gela, e fu bocciato pure lì, e ora impugna tutto
quanto. Col giudice Carminantonio Esposito il Csm è stato ancora più spietato:
né il tribunale di sorveglianza di Firenze, né quello di Bologna, e nemmeno
quello più modesto di Potenza sono stati ritenuti alla sua portata. Poteva
Carminantonio Esposito non fare ricorso? Non poteva. Così, uno dopo l'altro,
dal Nord al Sud (soprattutto) i giudici sconfitti si ribellano e nella marea di
opposizioni contestano la «discrezionalità» delle delibere pronunciate dal
Consiglio superiore della magistratura e gli avanzamenti di carriera che -
dicono - terrebbero conto più dell'area politica di appartenenza che del
curriculum. E insieme a loro si ribellano quelli che il Csm vuole costringere a
lasciare una sedia che occupano ormai da troppi anni. Lo prevede una legge, che
- come si è ammesso da destra e da sinistra - ha posto fine al malvezzo di
procure e tribunali occupati a vita come satrapie, con i loro titolari che
diventavano parte integrante e inamovibile del potere locale. Eppure c'è chi
non si rassegna. A volte, si intuisce, perché la poltrona è importante. Più
spesso perché lo è così poco da divenire una sinecura. Ci sono giudici che
trovano intollerabile l'idea di lasciare dopo anni il tribunale di Oristano, il
tribunale dei minori dell'Aquila, una sezione del tribunale di Frosinone. E
fanno ricorso al Tar. Conoscono la legge, e non si arrendono con facilità, a
costo di trasformarsi in stakanovisti del ricorso. Il giudice Vincenzo
Serpotta, non avendo alcuna intenzione di mollare il posto di procuratore
aggiunto a Catania, inanella quattro ricorsi uno dietro l'altro. Il dottor
Domenico Platania (che pure vorrebbe andare a fare il procuratore a Ragusa, e
per questo ha presentato un altro ricorso) si rivolge addirittura al Quirinale
perché nel frattempo il Csm gli vuole togliere la seggiola di procuratore a
Modica. E via di questo passo. Come vanno a finire, questa valanga di ricorsi?
Male, quasi sempre. Ma intanto si è prodotta una valanga di carta, si è
intasata ancora un po' la giustizia, e come effetto collaterale si è lasciata
ancora un po' a bagnomaria una sede giudiziaria che magari aspettava da tempo
il nuovo capo, che finalmente l'ha visto arrivare e che però non sa se il capo
resterà lì davvero o verrà spodestato prima o poi da una sentenza del Tar del
Lazio. Una delle cariche più importanti della Repubblica, quella di primo
presidente della Cassazione, è rimasta per mesi e mesi in balia dei ricorsi
incrociati. E negli ultimi mesi, una dopo l'altra, due poltrone di uffici
giudiziari importanti - quella per la Procura generale di Venezia e per la
Corte d'appello di Brescia e per un posto di procuratore aggiunto a Catania -
sono tornate senza titolare sicuro dopo che il Tar del Lazio, accogliendo il
ricorso degli sconfitti, ha annullato le nomine faticosamente varate dal Csm. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Tempo, Il" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
Convegno all'Auditorium Difendere i consumatori dalla pubblicità ingannevole
L'iniziativa è della Lega Consumatori di Frosinone, con il patrocinio della
Regione Lazio e del Comune di Frosinone. Aprirà i lavori il sindaco Michele
Marini. Interverranno: l'assessore ai servizi sociali Massimo Calicchia;
l'assessore alla comunicazione e trasparenza Massimo Parlanti; Pino Bendant,
presidente regionale della Lega consumatori; l'avv. Manuela Maliziola,
presidente provinciale della Lega consumatori di Frosinone, che approfondirà il
tema della disciplina giuridica della pubblicità e tutela del consumatore alla
luce della normativa del codice del consumo; Francesca Ferri, responsabile
direzione generale antitrust sulla tutela dei consumatori; Adriana Anelli,
dirigente scolastica del liceo scientifico Severi; Filippo Petruccelli, docente
in psicologia della pubblicità Università di Cassino; Fausto Russo, responsabile Csm di Frosinone e professore all'Università Tor
Vergata di Roma; Vincenzo Maruccio, assessore regionale per la tutela dei
consumatori; il prefetto Piero Cesari. Nel corso del convegno saranno anche
illustrati i questionari predisposti dalla Lega consumatori, con particolare
attenzione alle scuole. F.R.
( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del
03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
URBINO E
MONTEFELTRO pag. 17 «I cittadini aspettano i soldi della depurazione» URBINO
MARCHE MULTISERVIZI HA RISPOSTO AL CONSIGLIERE COMUNALE AUGUSTO CALZINI URBINO
NELL'ULTIMO consiglio comunale è stata comunicata la risposta
dell'amministratore delegato di Marche Multiservizi alle interrogazioni
presentate dal consigliere Augusto Calzini (gruppo misto, nella foto) tendenti
a far ottenere ai cittadini il rimborso dei versamenti effettuati per la
depurazione "sine titulo", stante la sentenza della Corte costituzionale n. 235 del 10 ottobre 2008 che ha ritenuto illegittima la tassa
per la depurazione là dove non esistesse il depuratore o fosse malfunzionante.
«In Urbino ricorda Calzini sono molti a essere interessati all'eventuale
rimborso perché tutta la fascia che va da Montesoffio a Gadana sul versante di
Fosso Bracone e quella di Trasanni finora non hanno potuto giovarsi
dell'impianto di depurazione tuttora in costruzione». La risposta
dell'amministratore delegato è stata positiva. Infatti, «al fine di dare
esecuzione alla sentenza, Marche Multiservizi si legge nella risposta inviata
al sindaco di Urbino ha subito attivato la ricognizione degli utenti
attualmente allacciati a scarichi non depurati e dei relativi volumi di
depurazione, in analogia a quanto effettuato da tutte le aziende del settore.
Tali informazioni saranno fornite all'AATO per ristabilire i ricavi previsti
nel Piano d'Ambito attraverso una nuova articolazione tariffaria. Nel frattempo
la società ha puntualmente preso atto delle richieste avanzate dagli utenti e/o
Associazioni di categoria al fine di dare puntuale riscontro non appena l'AATO
assumerà i dovuti provvedimenti conseguenti alla Sentenza». A QUESTO punto
«occorre informare i cittadini spiega Calzini perché inoltrino domanda di
rimborso a Marche Multiservizi per gli ultimi cinque anni». Il consigliere
Calzini aveva presentato una prima interrogazione il 20 ottobre 2008 per
rilevare che «La Corte Costituzionale è recentemente intervenuta sulla non
obbligatorietà della tariffa su servizi non erogati» e per «sapere in che modo
il sindaco intende intervenire poiché sembra giunto il momento che i Comuni ed
anche il Comune di Ubino provvedano in tempi molto rapidi a realizza gli
impianti di depurazione mancanti». IN UNA SUCCESSIVA interrogazione il gruppo
misto, preso atto che «Marche Multiservizi continua ad ignorare le istanze dei
cittadini tese a far scorporare la quota della depurazione dalla bolletta»,
chiedeva «se il Comune di Urbino in qualità di azionista, anche in virtù della
carta dei servizi, che, in qualche modo dovrebbe tendere a tutelare gli
interessi dei cittadini, intende intervenire affinché siano salvaguardati i
sacrosanti diritti dei cittadini urbinati che hanno diritto subito al rimborso
e allo scorporo della quota di depurazione dalla bolletta trimestrale che
ricevono dalla Multiservizi spa». Ora che la risposta è arrivata, si attende
che i cittadini vengano rimborsati. Image: 20090303/foto/8292.jpg
( da "Sole 24 Ore, Il" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24
Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-03 - pag: 17 autore: La contesa
sulle aperture domenicali Affi sfida la Regione Veneto VERONA L ibertà di
commercio. è lo slogan che guida ormai da nove anni l'azione del Comune di
Affi, un piccolo centro nell'entroterra della riva veronese del Garda. La
singolarità della cosa sta nel fatto che Affi sta combattendo la sua guerra
contro la Regione ma anche, e forse soprattutto, contro la Confcommercio. Il
nodo della contesa sta nelle aperture domenicali. Affi veniva da un'economia
prettamente agricola, poi si è sviluppato il turismo sul Garda e nel piccolo
Comune è stato aperto il più trafficato casello lungo l'autostrada del
Brennero: almeno 3 milioni di au-tovetture in entrata ed altrettante in uscita
ogni anno. Così l'agricoltura ha lasciato spazio a qualche industria, a molte
attività di servizio ma soprattutto ad esercizi commerciali:
( da "Nazione, La (Umbria)" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
SPOLETO pag.
17 Federconsumatori: Vus sotto tiro Possibili rimborsi sulle bollette SPOLETO
LA FEDERCONSUMATORI di Spoleto, fa sue le sentenze della
Corte Costituzionale con cui vengono dichiarate illegittime le quote addebitate
agli utenti per il servizio di depurazione delle acque, laddove tale servizio è
inesistente o temporaneamente inattivo. Spoleto rientra nella casistica e sarà
quindi possibile chiedere il rimborso delle quote addebitate nella bolletta
dell'acqua da parte della Vus. La Federconsumatori invita a recarsi
nella propria sede in via del Tessinello, 3 (Camera del lavoro) per compilare
la modulistica necessaria per essere esentati in futuro e chiedere il rimborso
relativo agli ultimi dieci anni. Per la compilazione della richiesta è
necessario portare una bolletta del servizio idrico e un documento di
riconoscimento del titolare del contratto. L'ufficio è aperto domani dalle 9
alle 11; il 9 marzo dalle 15.30 alle 17 e l'11 marzo dalle 15.30 alle 17. Il
referente è Ivan Berrettini ai numeri telefonici 0743-223215 o 220830.
( da "Corriere della Sera" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2009-03-03 num: -
pag: 39 categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano COME NASCONO E CAMBIANO
LE LEGGI ITALIANE Nel nostro Paese la memoria è proprio corta. Si è accusato il
governo di avere inferto un vulnus mortale alla separazione dei poteri perché
nel caso Englaro voleva emanare un decreto che di fatto impediva a una sentenza
di essere eseguita, ma consentiva di salvare comunque una vita. Ci si dimentica
che nel 1996 un ministro della Giustizia di un governo non certo di destra, nel
giro di una notte, emanò un provvedimento per disapplicare la sentenza di un
Tribunale, assediato da una folla inferocita che, pur condannandolo a
trent'anni, mandava libero Priebke. Nessuno di coloro che oggi si straccia le
vesti ebbe allora da ridire e da gridare all'attentato alla Costituzione. Non è
così? Francesco Niccolai francesconiccolai@tin.it Prescindendo dal presidente della
Repubblica e dal presidente del Consiglio, gli oppositori del decreto
pro-Eluana hanno sostenuto che era inammissibile perché violava la divisione
dei poteri. Cioè, di fatto, avrebbe annullato, «rectius» vanificato, una
sentenza della magistratura. Sennonché la divisione dei poteri in Italia è più
che labile. Per anni sono stati adottati dai governi, firmati dai capi dello
Stato, approvati dal Parlamento, avallati dalla Corte costituzionale, decine di decreti, per
esempio in materia di affitti, che cancellavano migliaia di sentenze definitive
e sfratti esecutivi, abolendo e/o sospendendo i diritti di proprietà e la
libertà di contratto. Valutandola con criteri liberali nella sua effettività,
la nostra non è una Carta costituzionale ma una Costituzione di carta. L'Italia pullula di
costituzionalisti somiglianti agli idraulici, i quali la sanno lunga di tubi e
rubinetti, però non hanno a cuore la qualità dell'acqua che ne sgorga. Pietro
Di Muccio de Quattro pdmdq@libero.it Cari lettori, L e leggi di uno Stato non
sono iscritte sulle tavole di Mosé, non sono fuse nel bronzo e scolpite nel
marmo. Nella maggior parte dei casi rispondono a particolari esigenze e cercano
di risolvere un problema nel momento in cui assume una particolare importanza.
Se il problema cambia o la sua importanza è diversamente percepita dalla
società, la legge viene adattata alle circostanze. Negli ultimi anni le norme
approvate dal Parlamento sullo spaccio della droga in Italia sono state più
volte aggiustate agli umori della pubblica opinione e alla ideologia dei
governi. In alcune fasi il legislatore ha ritenuto che occorresse essere
implacabili con gli spacciatori e clementi con gli utenti. In altre circostanze
ha ritenuto che occorresse colpire entrambi, anche se con punizioni diverse.
Nei scorsi giorni è stato deciso che occorre tenere gli stupratori in carcere
sino al giorno del giudizio. è cambiata l'obiettiva gravità del reato? Credo
piuttosto che siano cresciuti il sentimento della sua pericolosità e
l'indignazione con cui è percepito da una parte della pubblica opinione. è
possibile che il numero degli stupri delle scorse settimane sia, sui tempi
lunghi, un fenomeno comparabile alla frequenza con cui il rosso esce alla
roulette nell'arco di una giornata. Ma i governi e i Parlamenti, nelle
democrazie, scrivono le leggi tenendo d'occhio le reazioni dei loro elettori.
Molte leggi adottate in materia di incendi boschivi, frodi alimentari,
organismi geneticamente modificati, protezione della sfera privata
dell'individuo e appalti pubblici sono dovute alla confluenza di due fattori:
l'esistenza di un nuovo problema, creato o aggravato dalla scienza o dalla
tecnologia (è il caso degli Ogm e delle intercettazioni telefoniche) e le
ondate emotive della pubblica opinione. è questa la ragione per cui certe
espressioni come «universalità delle leggi» o «sacralità delle leggi» mi sono
sempre parse enfatiche e retoriche. Le leggi sono strumenti sociali, utili
quando rispondono bene a una esigenza generale, meno utili quando vengono
adottate per compiacere una parte dell'elettorato o interessi particolari.
Esistono per questa ragione, soprattutto in Italia, le leggi che si approvano,
ma non si applicano. Vengono adottate perché i legislatori vogliono dimostrarsi
sensibili a un particolare problema, ma rimangono nei cassetti perché sono
scritte male e produrrebbero più danni che vantaggi. Nella categoria delle
leggi «mirate» rientra naturalmente anche il decreto proposto dal governo per
il caso Eluana, scritto per evitare un evento piuttosto che per regolare una
materia complessa. Ma mi piacerebbe che qualche giovane studioso del diritto e
della politica facesse una ricerca per dirci quante leggi degli ultimi decenni
non portino, nascosta fra le righe, la fotografia della persona o del gruppo
per cui sono state scritte.
( da "Secolo XIX, Il" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Cartelle
fiscali valideanche se resta ignotoil nome del funzionario corte costituzionale nLA CORTE Costituzionale, con la recente del sentenza 27
febbraio 2009, salva la cartelle fiscali "mute", ossia prive
dell'indicazione del responsabile del procedimento, con una pronuncia destinata
a fare discutere. Sulle cartelle esattoriali, da sempre, si gioca una battaglia
serrata tra contribuenti e Amministrazione finanziaria: si tratta,
infatti, dell'ultimo atto prima dell'esecuzione esattoriale e, di conseguenza,
anche dell'ultima occasione in cui i contribuenti possono opporsi alle pretese
del Fisco. In questi ultimi anni, al rafforzamento delle armi di Equitalia, la
società in mano pubblica che gestisce la riscossione delle entrate fiscali, si
è contrapposta una più decisa azione delle associazioni dei consumatori e dei
contribuenti. L'ultimo terreno di scontro riguarda le cartelle esattoriali che
mancano dell'indicazione del responsabile del procedimento, ossia del
funzionario cui fa capo la relativa procedura amministrativa. Si tratta di
un'indicazione prescritta dallo Statuto dei diritti del contribuente, la
"Carta" fondamentale dei rapporti tra Fisco e cittadini, le cui
previsioni si pongono su un gradino più alto rispetto alle norme di legge. Fino
a pochi mesi fa, nelle cartelle è sempre mancata questa informazione:
moltissimi contribuenti, per opporsi alla riscossione, hanno avviato appositi
giudizi in cui hanno fatto valere la difformità della cartella ricevuta
rispetto alle prescrizioni dello Statuto. Nel novembre 2007, la Corte
Costituzionale ha segnato un punto a favore dei cittadini, ritenendo necessaria
l'indicazione del responsabile del procedimento, poiché«ha lo scopo di
assicurare la trasparenza dell'attività amministrativa, la piena informazione
del cittadino (anche ai fini di eventuali azioni nei confronti del
responsabile) e la garanzia del diritto di difesa». Questa pronuncia sembra
avallare decisamente la tesi dei contribuenti, al punto che lo Stato inserisce
in un decreto legge una norma d'urgenza, per evitare l'invalidazione di
migliaia di procedure di riscossione. Viene così stabilito, con un atto
normativo, che sono valide le cartelle di pagamento fino ad allora emesse, pur
se mancanti dell'indicazione del responsabile del procedimento, mentre per il
futuro, a partire dal 1° giugno 2008, è prevista come obbligatoria tale
informazione. L'intervento del legislatore, però, suscita ulteriori rilievi,
poiché chiaramente interviene sui giudizi in corso, risolvendoli a favore dello
Stato. Alcuni giudici - tra cui anche il Giudice di pace di Genova - ritengono
che la legge, approvata dallo Stato con l'obiettivo evidente di tutelare i
propri interessi finanziari, sia illegittima, perché in contrasto con alcuni
fondamentali principi di rilievo costituzionale. Con
la sentenza del 27 febbraio scorso, però, la Consulta fa salvo l'intervento
approntato dal legislatore; con una decisa inversione di rotta rispetto alla
precedente pronuncia, è ritenuto legittimo il contestato decreto legge che ha
salvato, retroattivamente, le cartelle emesse fino al giugno 2008. Si tratta di
un'interpretazione probabilmente sofferta, che per salvaguardare gli interessi
finanziari dello Stato svuota di forza e di sostanza le norme dello Statuto,
facendole regredire a previsioni di natura soltanto programmatica per il
legislatore. Nei fatti, però, le cartelle emesse prima del giugno 2008 vengono
a essere sanate, per effetto di una norma di legge adottata in via d'urgenza
che - se non è costituzionalmente illegittima - in ogni caso non è ispirata ai
principi di leale collaborazione tra contribuente e Fisco. la polemicaLa
sentenza apre un nuovo fronte nell'annoso scontro tra fisco e contribuenti
03/03/2009
( da "Nuova Venezia, La" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Dopo
l'ipotesi di estradizione in Italia dal Brasile il figlio del macellaio ucciso
commenta le richieste del Tribunale supremo brasiliano «Non guarderò Battisti
negli occhi» Adriano Sabbadin: «30 anni di carcere? Purché li sconti sino
all'ultimo» di Filippo De Gaspari SANTA MARIA DI SALA. «Trent'anni per
Battisti? Purché li sconti fino all'ultimo giorno. E in Italia». Sono i primi
commenti di Adriano Sabbadin alla notizia della possibile estrazione di Cesare
Battisti dal Brasile. «Di certo - aggiunge il figlio del macellaio ucciso nel
1979 - io e lui non abbiamo niente da dirci. Le cose che sa le racconti ai
giudici». Sono appena terminate le commemorazioni per i trent'anni
dell'omicidio di Lino Sabbadin, il macellaio di Caltana freddato da un gruppo
di fuoco dei Proletari armati per il comunismo il 16 febbraio 1979. Dal Brasile
arriva la notizia che Cesare Battisti, condannato in Italia per quello e altri
tre omicidi commessi dai Pac durante gli anni di piombo, potrebbe essere
estradato, a patto però che non sconti l'ergastolo. Trent'anni è la pena
richiesta dal Supremo Tribunal Federal per concedere l'estradizione in Italia.
Trent'anni, come quelli passati da quel terribile pomeriggio, quando i
terroristi insanguinarono il negozio dove oggi è lo stesso Adriano a portare
avanti l'attività del padre assassinato. «A noi interessa che sia fatta
giustizia - spiega Adriano Sabbadin - non possiamo dire se trent'anni di
carcere siano sufficienti, a noi basta che l'anno prossimo lui non sia fuori.
Deve pagare per quello che ha fatto. Quanto non spetta a noi dirlo». Nessuna
decisione è ancora stata presa e Adriano lo sa bene. Per ora ne parlano
solamente i giornali brasiliani che riportano la notizia secondo cui il terrorista che ha ottenuto asilo politico potrebbe ora tornare in
Italia per decisione del tribunale supremo, l'equivalente della nostra Corte
Costituzionale. A patto che qui da noi, Battisti non sconti più di trent'anni,
che in Brasile rappresentano il massimo della pena. «A noi basta che siano
effettivi - ribadisce Sabbadin - non abbiamo mai chiesto l'ergastolo, tanto
meno vendetta. Ma paghi per quello che ha fatto». Nei giorni scorsi,
soprattutto dopo la commemorazione celebrata a Caltana (è la prima volta dopo
trent'anni) la famiglia Sabbadin ha ricevuto tante lettere. «Mai come ora tanta
solidarietà da parte di persone comuni - spiega Adriano - che solo ora leggono
sui giornali cosa è accaduto. Una signora da Montegrotto mi ha scritto di
essersi messa a piangere dopo aver letto gli articoli sui giornali. Questo ci
fa piacere, ma ci fa anche riflettere su quanto silenzio c'è stato attorno a
questi fatti in tutti questi anni». Ma mentre Caltana ricordava Lino Sabbadin,
dal Brasile Battisti chiedeva di poter raccontare la sua verità, dichiarandosi
innocente e dicendosi pronto a parlare con le famiglie delle vittime per
spiegare le sue ragioni. «Non so cos'abbia ancora da dire - risponde Adriano -
dico solo che non siamo noi ad averlo condannato e quindi non è a noi che deve
gridare la sua innocenza. Io, personalmente, non ho intenzione di guardarlo mai
negli occhi. Quello che ha da dire lo racconti ai giudici».
( da "Giornale.it, Il" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 53 del
2009-03-03 pagina 0 Per la poltrona le toghe bloccano la giustizia di Redazione
Trasferimenti, promozioni e assegnazioni di incarichi: ormai
ogni atto del Csm viene contestato con un ricorso. E mentre centinaia di liti
tra toghe intasano i Tar, posizioni chiave di Procure e Tribunali restano
vacanti per mesi Luca Fazzo - Enrico Lagattolla Milano - Giudici contro
giudici. Uomini di legge che - forse per la prima volta - si sentono a loro
volta vittime di una ingiustizia. Perché non hanno ricevuto il posto che
volevano, che forse meritavano, anzi, che certamente meritavano. Oppure - altra
ingiustizia! - perché vengono sfrattati dalle poltrone che occupavano da anni,
a volte da decenni, e che ambivano ad occupare ancora. Colpa, in ogni caso, del
Consiglio superiore della magistratura. Contro le decisioni del Csm piovono
centinaia di ricorsi dei giudici che si sentono traditi dall?organo di
autogoverno, cioè proprio dall?organo che dovrebbe tutelarne libertà,
autonomia, diritti. E che, nel loro caso, ha clamorosamente fallito. Così
dicono. Nella dura lotta tra giudici per le poltrone che contano, è sempre
accaduto che qualche magistrato sconfitto imboccasse la strada - consentita
dalla legge - del ricorso alla magistratura amministrativa: prima il Tar del
Lazio, poi il Consiglio di Stato. Ma ora è diventata moda, alluvione, prassi
costante. Non c?è quasi delibera del Csm che non venga impugnata da chi si è
visto scavalcare per un posto di procuratore o di presidente di tribunale.
Ricorsi, controricorsi, richieste di sospensiva, appelli incidentali, e poi su
su fino all?ultimo gradino, la richiesta al Colle, l?istanza al presidente
Napolitano affinché si scomodi a stabilire chi diamine ha il diritto di andare
a dirigere la procura di Dronero o Roccacannuccia. Una montagna di carte e di
ricorsi che intasa la già malconcia giustizia amministrativa. Ma, nelle
intenzioni dei ricorrenti, tutto questo accade a fin di bene, nell?interesse
non tanto del singolo appellante ma in quello superiore della giustizia. Ieri,
2 marzo, il Csm si è dovuto occupare di un?altra infornata di ricorsi. Una
lettura istruttiva, quella dell?ordine del giorno. Vi si intravedono drammi di
uomini ormai non più giovani, ombre di lotte fratricide, di rancori antichi e
nuovi, di manovre correntizie. C?è il giudice Michelino Ciarcià, che fece
domanda per presiedere il tribunale di Sciacca, e venne bocciato. Rifece
domanda per il tribunale di Gela, e fu bocciato pure lì, e ora impugna tutto
quanto. Col giudice Carminantonio Esposito il Csm è stato ancora più spietato:
né il tribunale di sorveglianza di Firenze, né quello di Bologna, e nemmeno
quello più modesto di Potenza sono stati ritenuti alla sua portata. Poteva
Carminantonio Esposito non fare ricorso? Non poteva. Così, uno dopo l?altro,
dal Nord al Sud (soprattutto) i giudici sconfitti si ribellano e nella marea di
opposizioni contestano la «discrezionalità» delle delibere pronunciate dal
Consiglio superiore della magistratura e gli avanzamenti di carriera che -
dicono - terrebbero conto più dell?area politica di appartenenza che del
curriculum. E insieme a loro si ribellano quelli che il Csm vuole costringere a
lasciare una sedia che occupano ormai da troppi anni. Lo prevede una legge, che
- come si è ammesso da destra e da sinistra - ha posto fine al malvezzo di
procure e tribunali occupati a vita come satrapie, con i loro titolari che
diventavano parte integrante e inamovibile del potere locale. Eppure c?è chi
non si rassegna. A volte, si intuisce, perché la poltrona è importante. Più
spesso perché lo è così poco da divenire una sinecura. Ci sono giudici che
trovano intollerabile l?idea di lasciare dopo anni il tribunale di Oristano, il
tribunale dei minori dell?Aquila, una sezione del tribunale di Frosinone. E
fanno ricorso al Tar. Conoscono la legge, e non si arrendono con facilità, a
costo di trasformarsi in stakanovisti del ricorso. Il giudice Vincenzo
Serpotta, non avendo alcuna intenzione di mollare il posto di procuratore
aggiunto a Catania, inanella quattro ricorsi uno dietro l?altro. Il dottor
Domenico Platania (che pure vorrebbe andare a fare il procuratore a Ragusa, e
per questo ha presentato un altro ricorso) si rivolge addirittura al Quirinale
perché nel frattempo il Csm gli vuole togliere la seggiola di procuratore a
Modica. E via di questo passo. Come vanno a finire, questa valanga di ricorsi?
Male, quasi sempre. Ma intanto si è prodotta una valanga di carta, si è
intasata ancora un po? la giustizia, e come effetto collaterale si è lasciata
ancora un po? a bagnomaria una sede giudiziaria che magari aspettava da tempo
il nuovo capo, che finalmente l?ha visto arrivare e che però non sa se il capo
resterà lì davvero o verrà spodestato prima o poi da una sentenza del Tar del
Lazio. Una delle cariche più importanti della Repubblica, quella di primo
presidente della Cassazione, è rimasta per mesi e mesi in balia dei ricorsi
incrociati. E negli ultimi mesi, una dopo l?altra, due poltrone di uffici
giudiziari importanti - quella per la Procura generale di Venezia e per la
Corte d?appello di Brescia e per un posto di procuratore aggiunto a Catania -
sono tornate senza titolare sicuro dopo che il Tar del Lazio, accogliendo il
ricorso degli sconfitti, ha annullato le nomine faticosamente varate dal Csm. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "AltaLex" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sulla
legittimità della lettura delle dichiarazioni rese nella fase pre-processuale
Tribunale Lamezia Terme, sentenza 26.01.2009 n° 26 Commenta | Stampa | Segnala
| Condividi L'art. 512 c.p.p. consente, secondo l'interpretazione della
Cassazione, di introitare in dibattimento le dichiarazioni rese dal teste nella
fase delle indagini ove questo, per motivi imprevedibili, sia divenuto
irreperibile. La questione specifica è, in genere, accompagnata dal fatto che,
in luogo del teste "irreperibile" viene ascoltato un Agente di PG che
proprio quel soggetto ascoltò a suo tempo. Orbene, il caso specifico del teste
irreperibile, coadiuvato da dichiarazioni dibattimentali dell?agente
verbalizzante, rappresenta, allo stato, un punto di dibattito e discussione tra
Corti interne e Corte europea, se non altro all?indomani dell?arreso CEDU del
19 ottobre 2006, n. 62094 con cui si è affermato che la condanna dell'imputato
non può essere fondata, esclusivamente o in modo determinante, sulle
dichiarazioni rese, durante le indagini preliminari, da soggetti
successivamente divenuti irreperibili, e quindi acquisite ai sensi dell'art.
512 c.p.p., anche se ad esse si aggiungono le dichiarazioni "de
relato" di un agente di polizia esaminato nel dibattimento. Il Tribunale
di Lamezia Terme, nell'arresto, in esame, cerca di "salvare" la norma
ex art. 512 c.p.p. coordinando i principi della sentenza CEDU del 2006 con
quelli "nuovi" della decisioni DEMSKI del 2008. Nella statuizione de
qua, la Corte ha ritenuto che nel caso di specie le autorità giudiziarie, dopo
un primo tentativo infruttuoso di notificare la citazione in Polonia, pur
sapendo del trasferimento all?estero della testimone, non avessero compiuto
alcuno ?ragionevole sforzo? per ottenerne la presenza. "Il presupposto
violativo della norma è, allora, che l?Autorità Giudiziaria abbia adempiuto a
quello sforzo ragionevole che le viene richiesto, sforzo che non può (e non
deve) tramutarsi in un obbligo inesigibile, quale, ad es., il superamento
dell?impossibilità oggettiva. Si vuol dire, cioè, che l?art. 6 CEDU legittima
la lettura delle dichiarazioni rese nella fase pre-processuale (pre-trial) ogni
qual volta il giudice abbia fatto tutto quanto in suo potere per reperire il
dichiarante e, ciò nonostante, non vi sia riuscito per circostanza a lui non
imputabili ed oggettivamente insuperabili". Il Tribunale dichiara
espressamente di essere consapevole delle obiezioni a siffatta tesi e, però,
"diverse conclusioni, esporrebbero al rischio di un processo sempre
assolutorio quante volte la parte offesa sia divenuta, per motivi estranei alla
sua presunta volontà di sottrarsi al processo, irreperibile, con vulnus al
dovere costituzionale della repressione dei crimini
che pure costituisce un baluardo irrinunciabile della Grundnorm italiana".
(Altalex, 3 marzo 2009. Nota di Stefania Buffone) Tribunale di Lamezia Terme
Sentenza 26 gennaio 2009, n. 26 (Pres. ed est. Giuseppe Spadaro) ...omissis...
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Con decreto del 4 marzo 2008, il Giudice disponeva il
rinvio a giudizio degli imputati per il reato loro ascritto in rubrica. Aperto
in dibattimento, in data 9 maggio 2008, il Collegio dichiarava la contumacia
degli imputati che, regolarmente citati in giudizio, non erano comparsi. Su
richiesta del P.M., ritualmente ammessa, veniva escusso il teste C, maresciallo
ordinario in servizio presso la Stazione dei Carabinieri di R. L?Ufficio di
Procura richiedeva, altresì, l?escussione della parte offesa, BK, la quale,
però, non compariva all?udienza fissata dal Tribunale. Il pubblico ministero
riferiva, al riguardo, che vane erano state le ricerche del BK il quale,
residente in Bergamo, aveva avuto domicilio in S per breve tempo. All?udienza
del 13 ottobre 2008, il Collegio disponeva l?espletamento di ulteriori atti di
indagine deputati ad accertare l?esatto recapito della parte offesa: l?esito
delle investigazioni era infruttuoso posto che risultava come il BK fosse
?trasmigrato in altra località allo stato sconosciuta? (cfr. verbale di vane
ricerche dei C.C. in atti). Preso atto dell?esito vano delle ricerche, il P.M.
all?udienza del 23 gennaio 2009, chiedeva l?acquisizione del verbale di S.I.T.
reso dalla parte offesa in data 12 aprile
( da "Dagospia.com" del 03-03-2009)
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Segnala articolo --> PAKISTAN, ATTENTATO CONTRO I GIOCATORI DI CRICKET - 4,5
MLD $ PER GAZA ? GORDON BROWN VOLA DA OBAMA - PERDITE AIG PER 62 MLD $ - FANNIE
MAE E FRED MAC AL GOVERNO? - HILLARY TENDE LA MANO ALLA SIRIA ? GERMANIA: NEIN
AL SALVATAGGIO DI OPEL? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom Gaza 1 -
SPAGNA EL PAIS - "Patxi Lopez in rampa di lancio per governare da solo
come 'lehendakari'". Patxi Lopez è deciso ad approfittare dell'occasione
che gli hanno offerto le elezioni di domenica, che per la prima volta hanno
propiziato una maggioranza non nazionalista nel Parlamento di Vitoria, per
trasformarsi nel primo lehendakari (Presidente del governo della comunità
autonoma dei Paesi Baschi) socialista. "Tourino si dimette dopo essersi
assunto la responsabilità della sconfitta elettorale": Emilio Perez
Tourino si è assunto ieri la responsabilità della sconfitta elettorale e si è
dimesso da leader del socialismo galiziano. Nella sua apparizione, l'uomo che è
stato presidente della Giunta di Galizia negli ultimi quattro anni ha
riconosciuto il "disincanto" che ha lasciato la sua gestione. EL
MUNDO - "Il Pnv riterrà una "aggressione politica" la sua uscita
dal potere": il Pnv (Partito nazionalista basco) ha chiarito ieri che le
opinioni lanciate contro il Pse-Ee (i socialisti baschi) nel corso della
campagna elettorale, in cui si segnalava che l'estromissione di Juan José Ibarretxe
avrebbe portato conseguenze, non erano semplici esercizi retorici tipici del
periodo antecedente al voto. "Il Psoe attribuisce a Tourino la prima
sconfitta di Zapatero": la prima grande battaglia politica persa da José
Luis Rodríguez Zapatero ha già un martire: Emilio Perez Tourino. Il presidente
in carica della Giunta di Galizia si è dimesso ieri. Gordon Brown 2 - FRANCIA
LIBERATION - "Bisogna congelare gli affitti?": con la crisi, gli
affittuari incontrano sempre più difficoltà a fine mese a fronte di canoni che
continuano ad aumentare. "Carcere con il beneficio della condizionale
richiesto contro i Tiberi": la procura ha giudicato il deputato sindaco
del Quinto arrondissement di Parigi responsabile della frode elettorale
organizzata per le comunali del 1995 e le politiche del 1997; pena identica
chiesta per la moglie. LE FIGARO - "La Borsa di Parigi ai minimi da sei
anni a questa parte": le perdite colossali del colosso delle assicurazioni
americano AIG che hanno raggiunto nel 2008 circa 100 miliardi di dollari
sconvolgono i mercati. Spazio poi alla politica. "Il primo incontro
Hillary Clinton-Nicolas Sarkozy": a margine del vertice di Sharm elSheikh
, il presidente francese si è intrattenuto con il segretario di stato
americano. Sarkozy ha ribadito la volontà di ottenere risultati concreti sulla
riforma del capitalismo mondiale nel corso della riunione del G20 il mese
prossimo a Parigi. Medio Oriente. "La riconciliazione dei palestinesi,
condizione degli aiuti internazionali a Gaza": circa 4,5 miliardi di dollari
sono stati messi sul tavolo ieri nel corso del vertice di Sharm el Sheikh, per
venire in soccorso dei palestinesi. 3 - GERMANIA SUEDDEUTSCHE ZEITUNG -
"Morti in agguato a giocatori di cricket" della nazionale di Sri
Lanka. A Lahore in Pakistan un gruppo di uomini mascherati e armati hanno fatto
fuoco contro il pulmann che trasportava la squadra e contro la scorta ferendo
degli atleti e uccidendo diversi poliziotti. "Il Bund respinge piano di
salvataggio per Opel": progetto senza valore. La bozza per il risanamento
della casa automobilistica di Ruesselsheim per il momento non piace né al
ministro delle Finanze federale, Peer Steinbrueck (Spd) né al collega
dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg (Cdu). Non tanto da consentire alla
controllata di GM di accedere agli aiuti pubblici. Scetticismo derivante dal
timore che i fondi federali vadano a finire in America. Hillary FAZ -
"Karlsruhe vieterà le ESD1?": oggi la Corte costituzionale federale deciderà se e a
quali condizioni autorizzare l'utilizzo di macchine per il voto elettronico.
Questione aperta dall'ottobre 2006 quando una macchina marchio Nedap modello
ESD3B in un solo minuto fu manomessa da pirati informatici tedeschi e olandesi.
Molti comuni tedeschi aspettano con ansia il verdetto del Secondo Senato: hanno
già acquistato gli elaboratori per cifre non certo trascurabili. DIE WELT -
"La Cdu in Turingia tiene duro su Althaus, nonostante l'accusa" di
omicidio colposo. Il governatore del Land di Erfurt rischia fino a 3 anni di
carcere per l'incidente sciistico capitatogli lo scorso 1 gennaio su una pista
di Riesneralm in Stiria in seguito al quale una donna slovacca di 41 anni ha
perso la vita. Le elezioni regionali per il rinnovo del parlamento si terranno
il 30 agosto prossimo e, ribadiscono i compagni di partito del
ministro-presidente uscente, il loro candidato sarà di nuovo lui. "La pace
nella striscia di Gaza non si può comprare": la Conferenza dei paesi
donatori metterà a disposizione oltre 4 miliardi per la ricostruzione della
regione. Tuttavia non è pensabile ricostruire Gaza senza rafforzare Hamas.
Hamas annuncerà inevitabilmente la ricostruzione come una vittoria. Così i
giorni del dopo-guerra potrebbero trasformarsi in giorni che precedono la
guerra. TAGESSPIEGEL - Berlino e il progetto Smiley: "Senato vuole lista
locali che non rispettano le norme igieniche in tutti i distretti": il
quartiere Pankow ha dato il via all'iniziativa e ieri sul sito del
distretto-pilota c'erano le prime liste (positiva e negativa) di punti di
ristoro e punti vendita di prodotti alimentari. E se un locale riceve lo Smiley
che sorride con accanto la scritta: "Tutto pulito" significa che la
prova dell'ufficio competente è stata superata. AIG "Prezzi
rottamati": gli sconti sulle auto hanno raggiunto livelli record. Ma quando
l'incentivo per la rottamazione - in Germania definito
"bonus-ambiente"/Umweltpraemie - non ci sarà più, la crisi del
settore potrebbe aggravarsi. 4 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - Il quotidiano
apre con un reportage da Peshawar: "Gruppi rivali di talebani fanno fronte
unico per lottare contro le forze internazionali in Afghanistan. "Visita
di Brown a Obama" mentre i mercati affondano: il premier britannico
chiederà al presidente americano di portare avanti uno sforzo congiunto per
prevenire una recessione globale. "AIG registra la perdita più consistente
nella storia americana": la compagnia d'assicurazione americana ha perso
61,7 miliardi di dollari, il governo l'aiuta con 30 miliardi di dollari.
Hillary Clinton in Medio Oriente: il segretario di stato americano vuole
portare la Siria al tavolo della pace. THE INDEPENDENT - "Il Science
Museum accusato di legami con Israele": una delle più prestigiose
istituzioni pubbliche britanniche accusato di aver aiutato ricerche di
università israeliane poi utilizzate nell'offensiva contro Gaza. Sondaggio:
"Maggiore fiducia ai Tories sull'economia" e, in generale, il 44%
degli elettori britannici voterebbe per i conservatori, solo il 28% per i
laburisti. THE TIMES - Gordon Brown vola negli Stati uniti alla ricerca di una
"special relationship" con il presidente americano Barack Obama: i
colloqui di Washington centrati sull'economia piuttosto che sull'alleanza
militare. "Clinton tende la mano alla Siria": una rapida stretta di
mano e poche parole tra il segretario di stato americano e il ministro degli
esteri siriano. THE FINANCIAL TIMES - "Giornata drammatica per i mercati
mondiali": Wall Street tocca i minimi storici dal 1997 mentre cresce la
paura sulla salute finanziaria della banche. "Perdite Aig per 62 miliardi
di dollari": i risultati del quarto trimestre confermano l'andamento
negativo dell'American International Group che nel
( da "Wall Street Italia" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Per la
poltrona le toghe bloccano la giustizia --> Trasferimenti, promozioni e
assegnazioni di incarichi: ormai ogni atto del Csm viene contestato con un
ricorso. E mentre centinaia di liti tra toghe intasano i Tar, posizioni chiave
di Procure e Tribunali restano vacanti per mesi
( da "Apogeonline" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
1 Commento
Novità per il 50-bis Cassinelli emenda D'Alia, un passo avanti di Elvira Berlingieri
On. Roberto Cassinelli (Pdl) 03 Mar 2009 Mentre il decreto sicurezza è ancora
fermo alla Camera dei Deputati, il deputato del Pdl si fa portavoce delle
proteste della rete e presenta una sostanziale modifica al maldestro
emendamento che punisce i reati di opinione su internet. Non risolve ancora
tutti i problemi, ma esclude almeno le coseguenze più disastrose La bufera di
critiche suscitata dall'emendamento proposto dal senatore Gianpiero D'Alia nel
pacchetto sicurezza sembra avere toccato non solo gli utenti e i destinatari
della norma, ma anche le istituzioni. Mentre il pacchetto sicurezza è ancora
all'esame della Camera, il senatore Roberto Cassinelli fa sua e diffonde dal
proprio blog una proposta di emendamento presentata alle Commissioni Affari
istituzionali e Giustizia che, sempre per lo specifico caso dei reati di
opinione, responsabilizza l'utente e il gestore dello spazio in seconda
battuta, ed elimina l'obbligo di filtraggio da parte degli Isp. Come scrive il
senatore sul suo blog nel presentare la proposta, l'emendamento è stato
riscritto per evitare le pesanti conseguenze della precedente proposta D'Alia:
«Ne va anche della credibilità del Parlamento, che altrimenti darebbe
l'impressione di voler legiferare su argomenti tecnici senza avere le
conoscenze per farlo». La disponibilità del senatore è esemplare, e dopo un
incontro organizzato dal settimanale L'espresso con vari blogger, si è reso
disposto a raccogliere le opinioni degli utenti e frutto di quell'incontro è un
wiki dove è possibile apportare proposte di modifica al testo che emenda
l'articolo di D'Alia. Sempre Cassinelli si è fatto promotore, nello scorso
novembre, di una proposta di legge intesa a modificare la disciplina in materia
di stampa nella parte in cui si definisce il prodotto editoriale e in relazione
alla vigente disciplina in materia di stampa clandestina. Abbiamo già
ampiamente esaminato che cosa accadrebbe se la proposta D'Alia diventasse legge
sotto i profili delle conseguenze per i reati di opinione, così come abbiamo
anche discusso della proposta Carlucci per il divieto di anonimato esteso a
chiunque inserisca contenuti in rete e per l'estensione integrale della legge
stampa a tutte le questioni di diffamazione. Rimangono, quindi, da esaminare le
prospettive future che potrebbero derivare dall'approvazione delle proposte di
Cassinelli. I reati di opinione La questione dei reati di opinione in rete,
oggetto dell'emendamento D'Alia, è sostanzialmente modificata dalla proposta
Cassinelli sul solo piano procedurale: nessuno dei due si è operato per
modificare le condotte già incriminate dal codice penale. Sebbene il codice
risalga al 1930, gli articoli sopravvissuti ai vari interventi legislativi -
l'istigazione a delinquere (414 c.p.) e l'istigazione a disobbedire alle leggi
(415 c.p.) - sono stati colpiti dalla scure della Corte
Costituzionale, la quale ha specificato come il comportamento che integra le
condotte punibili «non é, dunque, la manifestazione di pensiero pura e
semplice, ma quella che per le sue modalità integri comportamento concretamente
idoneo a provocare la commissione di delitti». Il primo comma
dell'emendamento Cassinelli così recita: Quando si procede per delitti di
istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di
apologia di reato, previsti dal codice penale o da disposizioni penali, e
sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia dette
attività a mezzo internet, l'autorità giudiziaria può disporre con proprio
decreto l'interruzione dell'attività indicata, ordinando al soggetto ritenuto
autore del reato di provvedere alla immediata rimozione, a titolo preventivo e
cautelare, del contenuto attraverso il quale si estrinseca la citata attività.
Il destinatario del provvedimento deve, in questo caso, procedervi senza
ritardo e, comunque, non oltre ventiquattro ore dalla notifica del
provvedimento. In caso di ritardo nell'adempimento a detto ordine, l'autore è
tenuto al pagamento di una sanzione, da euro mille fino ad euro settantamila,
commisurata ai giorni di ritardo nell'adempimento. Il primo rilievo è che si
elimina l'ingerenza del potere esecutivo sul potere giudiziario, previsto
invece dall'emendamento D'Alia, o dell'istituendo Comitato tecnico presso
l'Autorità garante delle telecomunicazioni, previsto dalla proposta Carlucci.
Nella proposta Cassinelli, come è giusto che sia, è il giudiziario a essere
dotato di un nuovo provvedimento: il magistrato, infatti, ha il potere di
emettere un ordine con decreto (soggetto alle stesse procedure di convalida, riesame
e impugnazione dei sequestri, stante il richiamo all'articolo 321 del codice di
procedura penale). I destinatari del provvedimento del giudice possono essere
due: l'autore del contenuto in prima istanza e il gestore della piattaforma che
lo ospita in caso di inerzia del primo. Vediamo come funziona. L'autorità
procedente può, in caso di indagini su reati di opinione commessi attraverso le
rete e in presenza di concreti elementi, intimare al presunto autore la
rimozione preventiva e cautelare del contenuto. La persona indagata e intimata
ha 24 ore per procedere alla rimozione. Il primo comma dell'emendamento dice
testualmente che in caso di mancato adempimento l'autore è tenuto al pagamento
di una sanzione che può andare dai 1.000 e ai 70.000 euro per ogni giorno di
ritardo. Solo nel caso in cui l'intimato si rifiuti di adempiere, e decorse 72
ore dalla notifica del decreto di rimozione all'intimato, l'autorità può
emettere un ulteriore decreto in capo al gestore della piattaforma di hosting,
il quale deve adempiere e rimuovere a sua volta il contenuto entro 48 ore pena
una sanzione che può arrivare a 100.000 euro, commisurata ai giorni di ritardo.
Le due procedure differiscono su un punto importante: mentre il fornitore può
essere esentato dall'obbligo nel caso in cui non esiste la «possibilità tecnica
di procedere senza pregiudizio per l'accessibilità a contenuti estranei al
procedimento», non abbiamo nessuna eccezione per l'indagato-intimato. Se è
giusto prevedere un limite all'ordine di rimozione al fornitore che
tecnicamente è impossibilitato, pena l'interruzione del servizio offerto (o di
una sua parte), altrettanto dovrebbe potere essere previsto per
l'indagato-intimato. La questione assume rilievo, infatti, in considerazione
delle molteplici vite che subisce il contenuto, una volta immesso in rete. In
modo particolare, i contenuti dotati di feed Rss possono essere diffusi in rete
da diverse piattaforme contemporaneamente e da diversi utenti, senza che
l'originario autore possa averne coscienza. Se il contenuto sfugge Abbiamo già
parlato diffusamente delle molteplici vite del contenuto in relazione alle
conseguenze dell'emendamento D'Alia: le stesse considerazioni possono essere
ripetute in questa sede, sebbene con diverse ripercussioni ai fini della
colpevolezza dei soggetti coinvolti. L'impossibilità tecnica di rimozione,
infatti, può fare sì che l'indagato-intimato non riesca ad adempiere entro i
termini stabiliti e assoggettarlo, comunque, alla multa. Ma anche le persone
terze che abbiano diffuso, consapevolmente o meno, i contenuti oggetto di
indagine potrebbero vedersi indagati per concorso nel reato con l'autore
originario. Facciamo l'ipotesi di un contenuto postato in un tumblelog, ovvero
un blog che permette in modo semplificato la creazione di post che
"citano" contenuti ospitati in piattaforme terze. La particolare
caratteristica del tumblelog fa si che il contenuto originariamente citato
possa essere citato da altri che usano la stessa piattaforma o tecnologia
indipendentemente dalla permanenza del contenuto citato sulla piattaforma di
origine. Significa che né la rimozione dalla piattaforma di origine, né quella
dal primo (o secondo o terzo e così via) tumblelog che effettua la citazione si
ripercuotono sulle altre citazioni. Né più e né meno di un testo che viene
copiato e incollato su un altro sito, con la differenza che mentre citare
incollando è una eccezione rara, nei tumblelog è la prassi della conversazione
tra gli utenti della tecnologia. Gli stessi contenuti possono essere a loro volta
incorporati in sistemi condivisi di gestione dei feed, come FriendFeed, o
Google Reader, ma anche lo stesso Facebook, dove ciascun utente può importare
feed da qualsiasi piattaforma. Anche in questo caso il problema del controllo
di quello che ciascuno di noi immette in rete sia in modo originale che in modo
derivato, cioè "citando" rischia di costituire un problema ove non
conosciuto e non ponderato. In modo particolare, le conseguenze non desiderate
possono essere la responsabilità dell'indagato originario in primo luogo,
poiché questi potrebbe essere tecnicamente non in grado di rimuovere
efficacemente il contenuto illegittimo, e la corresponsabilità di terzi
rispetto all'indagine iniziale in concorso per avere contribuito alla
diffusione dei messaggi incriminati. Corresponsabilità che dovrebbe essere
comunque provata, poiché, in primo luogo, molte delle piattaforme di cui
parliamo sono utilizzate da persone che non sempre parlano la stessa lingua, ma
che potrebbero ugualmente contribuire a diffondere un messaggio che nemmeno
intendono compiutamente. Inoltre, quando il contenuto è ripreso e citato, deve
essere sempre effettuato un vaglio sotto l'aspetto del diritto di critica e
discussione che, ove presente, escluderebbe l'ipotesi di concorso nel reato di
opinione. Ma qual è, ai sensi del diritto vigente, la procedura che si segue
quando un contenuto illegittimo viene diffuso in rete? Attualmente, quando un
contenuto deve essere rimosso, si procede generalmente con il sequestro del
server presso il gestore della piattaforma oppure, se la situazione concreta lo
richiede e lo permette, si inibisce l'erogazione telematica del server stesso:
lo si isola da internet. In alcuni casi, soprattutto quando il server che
ospita I contenuti illegittimi fornisce servizi che andrebbero a ledere
soggetti estranei al reato e che pubblicano contenuti legittimi, il sequestro e
l'isolamento vengono evitati e si copiano, invece, i dati oggetto di indagine
per assicurare agli inquirenti gli elementi per indagare mentre si cancellano i
contenuti dal server in modo da impedirne l'accesso da parte del pubblico. I
gestori delle piattaforme, quindi, già adesso sono tenuti a collaborare per
favorire le indagini ed evitare, ove possibile, la diffusione dei contenuti
quando questi possono aggravare le conseguenze del reato. La novità introdotta
dalla proposta Cassinelli rispetto al diritto vigente, quindi, è quella di
prevedere un ruolo specifico dell'autore del reato riguardo la rimozione che
deve effettuare in prima persona e la sanzione pecuniaria come conseguenza del
suo rifiuto a rimuovere i contenuti. Ma anche la creazione ad hoc di un ruolo
specifico per il gestore della singola piattaforma che ospita i contenuti, il
quale se non ottempera entro i tempi richiesti e sempre che sia possibile
procedere alla rimozione, sarà anche esso soggetto a sanzione. Se la proposta è
un alleggerimento rispetto all'emendamento D'Alia abbiamo, invece, un aggravio
rispetto al diritto vigente. Un buon compromesso a tutela dell'utente potrebbe
essere l'introduzione di una previsione specifica affinché l'utente non possa
essere sanzionabile se non ha la possibilità oggettiva di eseguire la rimozione
dei contenuti stessi, così come accade al gestore che non è sanzionabile se non
ha la possibilità tecnica di intervenire. La raccolta delle prove Ulteriori
quesiti pone la procedura della rimozione del contenuto affidata all'utente
indagato e intimato sotto il delicato aspetto dell'acquisizione della prova. Il
contenuto che deve essere rimosso, infatti, nel caso dei reati di opinione
costituisce il corpo del reato. È ragionevole pensare che, poiché debbono
sussistere «concreti elementi» che le autorità debbono analizzare prima di
emettere il decreto imponente la rimozione, il contenuto sia stato già
acquisito agli atti e l'indagato già informato della pendenza di un
procedimento a suo carico. Se però la procedura prevista per tale decreto si
richiama alla disciplina dei sequestri dove c'è l'apprensione di una
"cosa" materiale, in questo caso ci stiamo riferendo a un contenuto
puramente digitale e diffuso in rete. L'approvazione dell'emendamento potrebbe
essere la sede ideale per iniziare a livello istituzionale un discorso più
ampio sui mezzi di raccolta della prova informatica, prevedendo regole tecniche
da rispettare in ogni fase del procedimento, compresa l'indagine. Tecnicamente,
infatti, il contenuto digitale ha la caratteristica della malleabilità e
modificabilità, a meno che non venga protetto da firma digitale. Si pone,
quindi, la questione di che cosa avviene nel momento successivo alla rimozione
del contenuto se la prova non è stata previamente raccolta con le dovute
cautele (come potrebbe invece verificarsi attraverso l'esperimento di un
incidente probatorio o attraverso le cautele osservate per gli accertamenti
tecnici non ripetibili): può il soggetto indagato-intimato successivamente alla
rimozione disconoscere il contenuto rimosso? La rimozione
"volontaria" e antecedente all'accertamento del reato può avere un
valore confessorio? Va detto che la rimozione prevista dall'emendamento ha
caratteristiche preventive, cioè ha come scopo l'interruzione dell'attività
criminosa e si propone di evitare che le conseguenze del reato possano
protrarsi nel tempo con la permanenza del contenuto nella rete, ed è ragionevole
pensare che venga preceduta anche dal sequestro del materiale presso il
gestore, a fini probatori. Insomma, attraverso questo nuovo procedimento si
aprono interessanti prospettive sotto diversi punti di vista. Neutralizzare
Carlucci Un ultimo discorso deve essere fatto, per completezza di informazione
rispetto ai recenti avvenimenti legislativi nel nostro paese, sulla proposta
Cassinelli di modifica alla legge stampa. L'argomento è di particolare rilievo
anche in relazione al recente provvedimento Carlucci che estenderebbe ai casi
di diffamazione online tutta disciplina prevista dalla legge stampa. In
commento al provvedimento Carlucci avevamo evidenziato le preoccupazioni in
merito alle possibili conseguenze che potrebbero derivare da una applicazione della
disciplina in materia di stampa così come è adesso. La proposta di Cassinelli,
pensata prima del provvedimento Carlucci, neutralizzerebbe (ove accolta) le
preoccupazioni evidenziate per l'estensione della legge stampa. La proposta di
modifica della legge stampa di Cassinelli, infatti, muta il concetto di
prodotto editoriale escludendo che in esso possano essere ricompresi siti e
social network non riconducibili, di fatto, a testate telematiche. Secondo
l'articolo 1 della proposta di legge, infatti, il prodotto editoriale che
ricade sotto la disciplina della legge sulla stampa è solo quello realizzato su
supporto cartaceo, mentre gli unici prodotti informatici che sono soggetti alla
registrazione presso il tribunale e all'intera disciplina sulla stampa sarebbero:
le edizioni telematiche di periodici cartacei; le testate telematiche che
intendono avvalersi delle provvidenze previste dalla legge stampa; i prodotti
editoriali pubblicati sulla rete il cui unico scopo o scopo prevalente sia
quello di diffondere notizie di attualità, che siano gestiti «in modo
professionale, oltre che dall'editore o proprietario, da una redazione di
almeno due persone regolarmente retribuite», e che contenga inserzioni
pubblicitarie il cui importo lordo annuale non sia inferiore a 50.000 euro
annui. Grazie a questa modifica, qualora la proposta di Cassinelli venisse
accolta, i blog non verrebbero toccati non solo dal provvedimento Carlucci (se
divenisse legge la parte in cui estende la disciplina della legge stampa alla
diffamazione) e dal disegno di legge Levi (qualora venisse ripreso e di cui
abbiamo parlato a suo tempo), ma non potrebbero più temersi ipotesi di
responsabilità oggettiva per omissione di controllo sui contenuti inseriti da
commentatori in blog, social network e simili - previsti, invece, per i
direttori e vice direttori responsabili dalla legge sulla stampa. Sempre in
virtù di tali modifiche, Cassinelli ha proposto di abolire il reato di stampa
clandestina che qualche mese fa aveva portato alla condanna di un blogger per
avere omesso la registrazione del proprio sito, ritenuto dal giudice testata
telematica a tutti gli effetti. La proposta del senatore, invece, cancella il
reato di stampa clandestina e parla solo di «omessa registrazione o non
veritiera indicazione del nome dell'editore o dello stampatore», sancendo una
multa di 500 euro che può essere comminata solo a quelle testate telematiche
che rientrano nella definizione sopra ricordata di "prodotto
editoriale" e che omettano la registrazione o non ne riportino gli estremi
in modo veritiero. Anche questa proposta non è esente da critiche (e
meriterebbe una analisi dedicata) soprattutto nella parte in cui impone la
registrazione al Tribunale indiscriminatamente per testate periodiche e non
periodiche - queste ultime sinora soggette alla sola iscrizione al Roc. Inoltre
l'abolizione del reato di stampa clandestina, una volta chiarito che i siti
personali non organizzati imprenditorialmente non hanno l'obbligo di
registrazione, si discosta dai motivi che hanno spinto la proposta, la quale -
come si legge nella relazione di accompagnamento - ha lo scopo di chiarire la
posizione dei siti web rispetto agli obblighi previsti dalla legge 62/01 in
materia di editoria. Rimane il fatto che dalle istituzioni continuano ad arrivare
messaggi contraddittori, ma non c'è che da sperare e augurarsi che si apra
ancora di più un dialogo costruttivo. Elvira Berlingieri si occupa di diritto
d'autore e proprietà intellettuale, tutela del software e diritto delle nuove
tecnologie, conciliazione e mediazione. È consulente legale presso privati e
pubbliche amministrazioni. Docente e relatore in diversi master e corsi di
perfezionamento, tiene cicli di lezioni al master in e-Medicine dell'Università
di Firenze. Ha pubblicato il manuale Legge 2.0, il web tra legislazione e
giurisprudenza (Apogeo, 2008). In Rete: elvlog.wordpress.com
( da "Giornale.it, Il" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 53 del
2009-03-03 pagina 0 Per la poltrona le toghe ingolfano la giustizia di
Redazione Trasferimenti, promozioni e assegnazioni di incarichi: ormai ogni atto del Csm viene contestato con un ricorso. E mentre
centinaia di liti tra toghe intasano i Tar, posizioni chiave di Procure e
Tribunali restano vacanti per mesi Luca Fazzo - Enrico Lagattolla Milano -
Giudici contro giudici. Uomini di legge che - forse per la prima volta - si
sentono a loro volta vittime di una ingiustizia. Perché non hanno
ricevuto il posto che volevano, che forse meritavano, anzi, che certamente
meritavano. Oppure - altra ingiustizia! - perché vengono sfrattati dalle
poltrone che occupavano da anni, a volte da decenni, e che ambivano ad occupare
ancora. Colpa, in ogni caso, del Consiglio superiore della magistratura. Contro
le decisioni del Csm piovono centinaia di ricorsi dei giudici che si sentono
traditi dall?organo di autogoverno, cioè proprio dall?organo che dovrebbe
tutelarne libertà, autonomia, diritti. E che, nel loro caso, ha clamorosamente
fallito. Così dicono. Nella dura lotta tra giudici per le poltrone che contano,
è sempre accaduto che qualche magistrato sconfitto imboccasse la strada -
consentita dalla legge - del ricorso alla magistratura amministrativa: prima il
Tar del Lazio, poi il Consiglio di Stato. Ma ora è diventata moda, alluvione,
prassi costante. Non c?è quasi delibera del Csm che non venga impugnata da chi
si è visto scavalcare per un posto di procuratore o di presidente di tribunale.
Ricorsi, controricorsi, richieste di sospensiva, appelli incidentali, e poi su
su fino all?ultimo gradino, la richiesta al Colle, l?istanza al presidente
Napolitano affinché si scomodi a stabilire chi diamine ha il diritto di andare
a dirigere la procura di Dronero o Roccacannuccia. Una montagna di carte e di
ricorsi che intasa la già malconcia giustizia amministrativa. Ma, nelle
intenzioni dei ricorrenti, tutto questo accade a fin di bene, nell?interesse
non tanto del singolo appellante ma in quello superiore della giustizia. Ieri,
2 marzo, il Csm si è dovuto occupare di un?altra infornata di ricorsi. Una
lettura istruttiva, quella dell?ordine del giorno. Vi si intravedono drammi di
uomini ormai non più giovani, ombre di lotte fratricide, di rancori antichi e
nuovi, di manovre correntizie. C?è il giudice Michelino Ciarcià, che fece
domanda per presiedere il tribunale di Sciacca, e venne bocciato. Rifece
domanda per il tribunale di Gela, e fu bocciato pure lì, e ora impugna tutto
quanto. Col giudice Carminantonio Esposito il Csm è stato ancora più spietato:
né il tribunale di sorveglianza di Firenze, né quello di Bologna, e nemmeno
quello più modesto di Potenza sono stati ritenuti alla sua portata. Poteva
Carminantonio Esposito non fare ricorso? Non poteva. Così, uno dopo l?altro,
dal Nord al Sud (soprattutto) i giudici sconfitti si ribellano e nella marea di
opposizioni contestano la «discrezionalità» delle delibere pronunciate dal
Consiglio superiore della magistratura e gli avanzamenti di carriera che -
dicono - terrebbero conto più dell?area politica di appartenenza che del
curriculum. E insieme a loro si ribellano quelli che il Csm vuole costringere a
lasciare una sedia che occupano ormai da troppi anni. Lo prevede una legge, che
- come si è ammesso da destra e da sinistra - ha posto fine al malvezzo di
procure e tribunali occupati a vita come satrapie, con i loro titolari che
diventavano parte integrante e inamovibile del potere locale. Eppure c?è chi
non si rassegna. A volte, si intuisce, perché la poltrona è importante. Più
spesso perché lo è così poco da divenire una sinecura. Ci sono giudici che
trovano intollerabile l?idea di lasciare dopo anni il tribunale di Oristano, il
tribunale dei minori dell?Aquila, una sezione del tribunale di Frosinone. E
fanno ricorso al Tar. Conoscono la legge, e non si arrendono con facilità, a
costo di trasformarsi in stakanovisti del ricorso. Il giudice Vincenzo
Serpotta, non avendo alcuna intenzione di mollare il posto di procuratore
aggiunto a Catania, inanella quattro ricorsi uno dietro l?altro. Il dottor
Domenico Platania (che pure vorrebbe andare a fare il procuratore a Ragusa, e
per questo ha presentato un altro ricorso) si rivolge addirittura al Quirinale
perché nel frattempo il Csm gli vuole togliere la seggiola di procuratore a
Modica. E via di questo passo. Come vanno a finire, questa valanga di ricorsi?
Male, quasi sempre. Ma intanto si è prodotta una valanga di carta, si è
intasata ancora un po? la giustizia, e come effetto collaterale si è lasciata
ancora un po? a bagnomaria una sede giudiziaria che magari aspettava da tempo
il nuovo capo, che finalmente l?ha visto arrivare e che però non sa se il capo
resterà lì davvero o verrà spodestato prima o poi da una sentenza del Tar del
Lazio. Una delle cariche più importanti della Repubblica, quella di primo
presidente della Cassazione, è rimasta per mesi e mesi in balia dei ricorsi
incrociati. E negli ultimi mesi, una dopo l?altra, due poltrone di uffici
giudiziari importanti - quella per la Procura generale di Venezia e per la
Corte d?appello di Brescia e per un posto di procuratore aggiunto a Catania -
sono tornate senza titolare sicuro dopo che il Tar del Lazio, accogliendo il
ricorso degli sconfitti, ha annullato le nomine faticosamente varate dal Csm. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Adnkronos" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
GERMANIA:
CORTE COSTITUZIONALE, NO AL VOTO ELETTRONICO NON SI DEVE POTER VOTARE PERCHE'
ESPERTI DI COMPUTER commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo
aggiornamento: 03 marzo, ore 11:56
( da "Corriere.it" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Più tempo per
mettere a punto le posizioni, divisioni all'interno di entrambi i Poli
Testamento biologico, il Senato rallenta Slitta al 19 marzo la discussione in
aula della bozza di pdl che vieta di interrompere alimentazione e idratazione
Il presidente del Senato, Renato Schifani (Ansa) ROMA - Dopo che nei giorni
scorsi il presidente del Senato, Renato Schifani, si era detto favorevole ad un
rinvio della discussione in aula sul testamento biologico - ovvero
sull'istituzione di norme che consentano di determinare la volontà di un
paziente di ricevere oppure no tutte le cure possibili in situazioni di «fine
vita» -, i capigruppo di Palazzo Madama hanno deciso che il ddl sarà esaminato
a partire dal 19 marzo. IL NUOVO «TIMING» - L'annuncio del «timing» è stato
riferito da una funzionaria del Senato, che ha precisato anche che le votazioni
sugli emendamenti cominceranno il 24 marzo. Il disegno di legge - presentato
dopo la morte di Eluana Englaro, la donna rimasta per 17 anni in stato
vegetativo fino a che la magistratura, su richiesta del padre, non ha
autorizzato la fine dell'alimentazione forzata e dell'idratazione - è
attualmente all'esame della commissione Sanità. Sarebbe dovuto arrivare in aula
il 5 marzo. Ieri, il relatore del testo, il senatore del Pdl Raffaele Calabrò,
ha detto che il provvedimento verrà trasformato in legge entro aprile o al
massimo maggio. Nei giorni scorsi parlamentari del centrodestra e del
centrosinistra avevano firmato un appello per rimandare l'esame del ddl a dopo
le elezioni Europee, già fissate per giugno. Invece la tempistica, seppure non
più d'urgenza, sarà comunque più restrittiva. LA BOZZA - La bozza della legge
vieta la sospensione dell'alimentazione e idratazione forzata, che secondo il
centrodestra non rappresentano un trattamento sanitario ma un sostegno vitale e
in quanto tale irrinunciabile, anche nel testamento biologico. Il provvedimento,
che ha creato forti spaccature in seno alla maggioranza, ha fatto emergere
posizioni diverse anche all'interno del Pd, tra una maggioranza laica orientata
per la libertà di scelta degli individui e una pattuglia di parlamentari
cattolici più propensa a stabilire dei limiti all'autodeterminazione dei
singoli. «E' TUTTO INCOSTITUZIONALE» - Nel frattempo da Stefano Rodotà,
giurista, per anni esponente di spicco dei Ds e già garante della privacy,
arriva un monito ai vertici del Pd: «Dovrebbero rendersi conto - ha detto nel
corso di un'intervista radiofonica all'agenzia Econews - che se il Pd si
esaurisce nelle mediazioni interne si indebolisce. È inutile dire di volersi
radicare nella società: qui ci sono dati di consenso che potrebbero essere spesi
e non vengono spesi». Alla domanda se il testo Calabrò ha elementi di
incostituzionalità, Rodotà risponde: «Tutto: non ho esitazioni nel dirlo. È un testo costruito intorno alla negazione di quello che deve
essere considerato uno dei fondamenti della libertà della persona, e cioè il
consenso informato». E aggiunge: «C'è una negazione radicale che contrasta con
tutta una serie di norme costituzionali, ribaditi di recente dalla Corte
Costituzionale». stampa |
( da "Virgilio Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 3 mar.
(Apcom) - Sul testamento biologico gli esponenti del Partito Democratico "dovrebbero
rendersi conto che l'essere emerse posizioni molto nette, non da parte loro, ma
da parte della società italiana, li mette nella condizione di avere di fronte a
loro un campo più diviso. Non è merito loro, ma di chi ha saputo mantenere una
posizione netta e chiara." Lo ha detto Stefano Rodotà nel corso di
un'intervista all'agenzia radiofonica Econews. "Se il Pd si esaurisce
nelle mediazioni interne, si indebolisce. E' inutile dire di volersi radicare
nella società: qui ci sono dati di consenso che potrebbero essere spesi e non
vengono spesi". Il testo proposto dalla maggioranza ha elementi di
incostituzionalità? Rodotà risponde: "Tutto: non ho esitazioni nel dirlo.
E' un testo costruito intorno alla negazione di quello che deve essere considerato
uno dei fondamenti della libertà della persona, e cioè il consenso informato.
Il consenso informato scompare, su alcuni tipi di trattamento e in generale
rispetto alla possibilità che oggi esiste di rifiutare le cure, perché vengono
indicati tutta una serie di criteri che impediscono alla persona di rinunciare
alle terapie. Pensiamo al caso Welby, o alle persone che rinunciano alla
dialisi, ai testimoni di Geova che rinunciano alla dialisi, alle persone che
rifiutano le amputazioni: tutto questo, che era nella libertà della persona,
viene radicalmente respinto. La politica si impadronisce dei corpi. C'è una negazione radicale che contrasta con tutta una serie di
norme costituzionali, ribaditi di recente dalla Corte Costituzionale".
Rispondendo alla domanda su come e se garantire la libertà di coscienza al
medico, Rodotà fa notare: "Si può dire che un medico ha la sua libertà di
coscienza violata quando qualcuno dice di non volere la dialisi?
Certamente no. Il medico non può avere un rapporto autoritario col paziente.
Vogliamo parlare di obiezione di coscienza in situazioni complesse? Ma allora
credo che in queste materie bisogna andarci piano con l'ampliare l'area
dell'obiezione di coscienza: almeno si faccia riferimento al modello che viene
usato nella legge per l'interruzione di gravidanza. L'obiezione di coscienza
non può diventare un ostacolo ai diritti di altri". Ma una legge può
stabilire cosa sia una terapia e cosa non lo sia? "Assolutamente no -
sostiene Rodotà - Anche perché sulla nutrizione artificiale la stragrande
maggioranza delle società mediche in Italia e fuori ritiene che sia un
protocollo terapeutico. Purtroppo qui c'è stata una serie di cattiva
informazione, quando non vere falsificazioni. E' stato detto che è come dare
acqua e pane: questa ragazza (Eluana, ndr) non riusciva nemmeno a deglutire,
era assistita non solo attraverso acqua e un po' di cibo tramite sondino, ma
anche con tutta una serie di preparati farmaceutici che consentivano la
sopravvivenza. Ma anche ammettendo che ci sia una divisione nel mondo
scientifico -che non c'è- ribadisco che non deve essere la legge a dire qual è
la verità scientifica, ma deve mettere le persone, attraverso la buona
informazione, nelle condizioni di capire che cosa gli accade".
( da "Virgilio Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Berlino, 3
mar. (Apcom) - La Corte costituzionale tedesca ha mandato in soffitta le macchinette per il voto
elettronico usate finora in Germania. I giudici di Karlsruhe hanno deciso
stamattina che l'impiego degli speciali computer alle elezioni nazionali del
2005 è stato incostituzionale, in quanto le macchine contraddicono il principio della
trasparenza del voto. Siccome non ci sono prove di concrete
irregolarità, però, le elezioni non verranno ripetute. La sentenza, hanno
precisato i giudici, non equivale a uno stop definitivo del voto elettronico,
che va però migliorato. Nel 2005 circa due milioni di cittadini tedeschi
espressero le loro preferenze pigiando i pulsanti di una delle 1.800
macchinette prodotte da un'azienda olandese. In conseguenza della sentenza di
oggi il ministero degli Interni ha fatto sapere che probabilmente il 27
settembre, giorno delle prossime elezioni nazionali, i cittadini federali
troveranno ad attenderli ai seggi soltanto carta e penna.
( da "Articolo21.com" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Alfano, la
legge che nasconde le verità di Giorgio Santelli Qualcosa si muove. Dopo mesi
di grande difficoltà in cui la sensazione insopportabile era che cronisti e
Magistrati avessero deciso di fare una battaglia "di casta" contro la
legge Alfano per le intercettazioni, c'è finalmente un'inversione di tendenza
da parte dell'opinione pubblica. Comincia ad essere chiaro che la posizione di
magistrati e cronisti non è a difesa della categoria ma a difesa di una
giustizia giusta e del diritto dei cittadini ad essere informati. Una campagna
lunghissima che, di fatto, senza soluzione di continuità ha preso il via dalla
legge Mastella fino a giungere al disegno di legge Alfano. Oggi alla sala
Tobagi della Fnsi ha presentato l'instant book "Ddl Alfano, se lo conosci
lo eviti". Una serie di interventi ben argomentati di giuristi,
magistrati, avvocati investigatori e giornalisti che finalmente spiegano la dannosità
e l'inutilità di questa legge. "Non è un de profundis sulla professione ma
un meccanismo di intervento nel dibattito in atto. E fa piacere - afferma il
Presidente dell'Unione Cronisti Guido Columba - avere la
certezza che la Corte Costituzionale resta il baluardo di difesa dei principi
costituzionali. Giovanni Maria Flick lascia la presidenza affermando che è la
Costituzione che vieta forme di censura alla stampa.Lo sostituisce Francesco
Amirante che afferma che una stampa libera è un elemento di garanzia della
democrazia". Per il prof. Enzo Cheli con la legge 1415 (Alfano)
entrano in gioco tre interessi costituzionali di livello primario: la corretta
amministrazione della Giustizia, l'interesse alla difesa della dignità della
privacy della persona e il diritto all'informazione e alla libertà
d'espressione. La Corte Costituzionale ha sempre sottolineato l'inviolabilità
del diritto all'informazione, anche con interventi particolari sul diritto
penale. Con Grosso Cheli diede una valutazione pro-veritate alla Federazione
degli editori nell'autunno scorso. "Ci sono due norme che non possono
superare il vaglio costituzionale. - afferma Cheli -
In sede di cronaca giudiziaria non si può nemmeno richiamare i contenuti
dell'istruttoria (si sottrae al controllo dell'opinione pubblica la conoscenza
del processo); l'altro, che investe gli editori, è l'art 14 dove si stabilisce
una sanzione pecunaria a carico dell'impresa che permette pubblicazione di
notizie". Ciò che provoca è semplice. Il potere di controllo ricade sulla
proprietà che, per evitare altissime sanzioni, potrebbe decidere la censura.
Ciò è incompatibile con la legge sulla stampa e su i diversi poteri
dell'editore e della direzione responsabile, l'autonomia dei giornalisti.
L'Alfano, inoltre, non rispetta alcuni vincoli internazionali come la
Convenzione di Ginevra. Per Giovanni Salvi, sostituto procuratore alla Corte di
Cassazione, va affermato con chiarezza che questa discussione non è cosa che
interessa magistrati e giornalisti. Il tema è l'informazione. Nell'indulto fu
l'Anm a rappresentare preoccupazioni per le conseguenze di quella legge. Ma
quando i carceri cominciarono a svuotarsi, quando la certezza della pena non fu
più chiara, le responsabilità non furono della politica che fece quella scelta,
ma della Magistratura. Giuste o sbagliate che siano le leggi, il discredito
sulla mancanza di certezza della pena ricade sulla magistratura. "Non
vorrei che la fine dell'utilizzo delle intercettazioni telefoniche con tutte le
conseguenze del caso ricadessero anche questa volta come responsabilità di
Magistratura e investigatori. Deve essere chiaro - afferma Salvi - chi fa
questa scelta e chi ne risponderà di fronte all'opinione pubblica delle
conseguenze che la legge provocherà". Perchè di conseguenze ce ne saranno.
Si vuole rendere impossibile l'uso delle intercettazioni ma nessuno se ne vuole
assumere le responsabilità. E quando alcuni crimini potranno essere perseguiti
con maggiore difficoltà, alcune indagini non si potranno fare al meglio, a quel
punto il rischio è che la "colpa" sarà data ancora una volta non a
chi ha votato e pensato quella legge, ma a magistrati e investigatori che
saranno costretti ad applicarla. Infine Salvi afferma: "Si può dire no
alle intercettazioni ma non si può dire che l'informazione non si fa. Incidere
in materia surretizia sul diritto di informazione senza assumersene le
responsabilità è sbagliato". Per Roberto Natale, Presidente della FNSI,
non è vicenda che riguarda rapporto tra politica e magistratura, un match che
si sta disputando da anni. Da settimane si comincia a capire che c'è un diritto
di cronaca messo in discussione. Non stiamo rivendicando il diritto di
devastare la vita privata delle persone. Nè vogliamo spiare dal buco della
serratura e mettere tutto in piazza. Non è di questo che ci lamentiamo. Se
abbiamo potuto insistere in questi mesi cominciando a creare qualche varco
nella posizione di chi sostiene questo disegno di legge, lo abbiamo fatto
perchè non del diritto di una categoria stiamo parlando ma di un diritto molto più
generale. La posizione è forte perchè non ha nulla di corporativo, presenta il
nostro diritto e dovere dei cronisti affiancandolo al diritto dei cittadini a
conoscere ed essere informati. Non parliamo di vite private ma del crack
parmalat, vicende come quelle della clinica Santa Rita di Milano, scalate
all'editoria, vicende Banca d'Italia. Per il presidente della Fnsi, inoltre,
non è vero che tutto ciò che non è reato non è notizia. E' una semplificazione
un po' grossolana per la definizione di notizia. Il modo in cui viene
amministrato il servizio pubblico può essere irrilevante da parte del reato ma
rilevante perchè si tratta di personaggio pubblico che gestisce un'azienda
pubblica per conto degli italiani.Si vuole allargare in modo eccessivo la sfera
privata degli individui nascondendo elementi essenziali perconoscere personaggi
pubblici. A intervenire anche l'avvocato Laura Malavenda non si può trattare
sulla libertà. Se c'è un diritto va tutelato fino a quando non si scontra con
un altro diritto. La libertà di informazione non può essere limitata. Le cose
si potranno raccontare ugualmente, andando a intervistare le persone coinvolte,
come si faceva prima del 1989. "Ma perchè dovremmo fare come prima del
1989? - afferma l'Avvocato - Si pretende che il giornalista non pubblichi atti
che non sono segreti. Li può leggere, dare ad amici ma non li può pubblicare.
Stabiliamo da quando un giornalista può conoscere gli atti, stabiliamo quali
atti sono utili alle indagini, quali possono essere pubblicati. Ma a quel punto
possono essere utilizzate. Per Laura Malavenda la cosa forse più assurda è che
"Le regole ci sono già, anche quelle dell'autocontrollo. Basta applicarle.
Ma la categoria dei giornalisti deve impuntarsi su pochi e chiari concetti.
Sono concetti ovvi e logici, nessun parlamento può non considerarli. Se il
parlamento prosegue su una strada sbagliata si va alla Corte
Costituzionale". L'impegno dunque c'è, il coinvolgimento dell'opinione
pubblica si comincia a far sentire e la politica sembra aprire le porte ad
eventuali modifiche della Legge Alfano. E questo, come ha ricordato il
Presidente dell'Ordine Lorenzo Del Boca, nonostante alcuni pareri di distinguo
anche di alcuni colleghi, come Piero Sansonetti e Pierluigi Battista.
Straordinariamente anomale quest'ultima posizione con Battista che accusa i
giornalisti di essere artefici della macchina dello sputtanamento pubblico. Per
inciso: lui, vicedirettore di uno dei principali quotidiani italiani, cosa fa e
cosa ha fatto per guidare la sua redazione al miglior esercizio della
professione? E' la secca risposta di Del Boca. Le conclusioni sono state
affidate al segretario della Fnsi Franco Siddi. "La difesa è su alcuni
principi costituzionali. Ed è una battaglia che dobbiamo portare avati. Non
sono principi di centrodestra o centrosinistra, anche perchè i diversi governi,
in un modo o nell'altro, hanno tentato di mettere un bavaglio. Se le cose
andranno davvero male dovremo lavorare sulla disobbedienza civile, invocando il
segreto sulle fonti e poi, la sede ultima, la via giudiziaria in sede
europea".
( da "Virgilio Notizie" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 3 mar.
(Apcom) - I nati all'estero possono chiedere di diventare italiani anche se
nessuno dei genitori lo era. Con una sentenza che rappresenta una vera e
propria rivoluzione del diritto a diventare cittadini, la Cassazione ha
stabilito che basta "trovare" in famiglia una nonna o una bisnonna
italiana anche se la sua cittadinanza era stata "cancellata" dalle
leggi che fino al 1948 prevedevano la perdita della "italianità" per
tutte le emigrate che sposavano cittadini stranieri. Una pronuncia che ha in
parte "aggiustato il tiro" rispetto a ciò che la stessa Corte aveva
affermato nel
( da "CittadinoLex" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sei in: Prima
Pagina | Fisco | Testo Dichiarata costituzionale la norma prevista dal decreto-legge milleproroghe del 2008 Sì
della Consulta alle vecchie cartelle esattoriali "mute" (Corte costituzionale 58/2009) Sì della
Consulta alla validità delle cartelle fiscali "mute", cioè senza
l'indicazione dell'autore del procedimento, prima del primo giugno 2008.
Lo ha deciso la Corte costituzionale con la sentenza
58 del 2009 depositata il 23 febbraio 2009. Sostanzialmente con la legge,
approvata nel febbraio del 2008, si consideravano valide le cartelle fiscali
non compilate correttamente prima di quella data (appunto il primo giugno dello
stesso anno). La questione di legittimità costituzionale
era stata sollevata da alcune Commissioni tributarie e da un Giudice di pace.
Alcuni giudici tributari avevano sollevato la questione facendo riferimento
all'articolo 97 della Costituzione sul buon andamento e imparzialità della
pubblica amministrazione. Per esempio la Commissione Tributaria provinciale di
Isernia aveva affermato di escludere che il legislatore possa imporre il rispetto
di principi costituzionali solo a partire da una certa data aveva comunque
evidenziato il contrasto tra la disposizione (cartelle mute illegittime ma solo
a partire da una certa data) con alcuni principi dello Statuto del
contribuente. A questi rilievi aveva risposto l'Avvocatura dello Stato, in
difesa dell'Erario, sottolineando che la mancata indicazione del responsabile
del procedimento è "una mera irregolarità insuscettibile di determinare
l'invalidità dell'atto". Con argomentazioni simili si erano rivolti alla
Consulta anche il Giudice di pace di Genova e la Commissione provinciale
tributaria di Lucca. Oltre al 97, erano stati sollevati dubbi sulla
costituzionalità della norma del milleproroghe, in riferimento a vari articoli
della Costituzione. I giudici della Consulta, nella sentenza depositata venerdì
scorso, afferma che la previsione che gli atti dell'amministrazione finanziaria
e dei concessionari della riscossione debbano tassativamente indicare il
responsabile del procedimento è volta ad assicurare la trasparenza
amministrativa, l'informazione del cittadino e il suo diritto di difesa ma lo
Statuto del Contribuente, fa notare la Consulta, "a differenza di quanto
fa per altre disposizioni, non commina la nullità per la violazione della disposizione
indicata e neanche la nullità, in mancanza di un'espressa previsione normativa,
può dedursi dai principi dell'articolo 97 della Costituzione". (02 marzo
2009)
( da "AprileOnline.info" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Rinascite
nucleari Giustiniano Rossi, da Parigi, 03 marzo 2009, 13:45 Europa L'ondata
politica neo conservatrice ha rilanciato l'energia legata all'atomo nel Vecchio
continente, come dimostra la recente intesa tra Italia e Francia. In
quest'ultimo paese le centrali dominano incontrastare da 40 anni, ma negli
altri stati la situazione appare diversa La lobby nucleare europea,
approfittando dell'ondata neo-conservatrice che ha consegnato il governo
tedesco alla Merkel, quello italiano a Berlusconi e quello francese a Sarkozy
(le prospettive di Gordon Brown e perfino quelle di Zapatero sono incerte), ha
rialzato la testa e, guidata dalla Francia, l'unico paese dell'Europa
occidentale dove il nucleare, civile e militare, domina pressoché incontrastato
da 40 anni, preme con sempre maggior decisione per la costruzione di nuove
centrali. In Francia, dove ne è in costruzione una nuova a Flamanville
(Manica), Sarkozy ha annunciato la creazione di una seconda a Penly
(Seine-Maritime): entrambe sono dotate del reattore di terza generazione EPR ma
le spese affrontate per la progettazione e lo sviluppo sono immense, donde la
necessità di recuperarne almeno una parte vendendolo all'estero, oltre che
utilizzandolo per il rinnovo di centrali ormai obsolete sul territorio nazionale.
In Europa, l'unico paese ad avere una centrale in costruzione equipaggiata da
un reattore EPR è la Finlandia, mentre la Gran Bretagna, il cui parco centrali
sarà obsoleto nel 2025, potrebbe deciderne l'acquisto: per il fornitore AREVA,
leader mondiale nel settore (che ha già sparso in 25 dipartimenti francesi 300
milioni di tonnellate di scorie radioattive qualche metro sotto terra senza che
nessuno - o quasi - ne sappia nulla), l'annuncio da parte del governo italiano
presieduto da Berlusconi dell'acquisto di quattro centrali dotate di reattori
EPR è una vera manna. Naturalmente il Cavaliere se ne infischia che nel 1987
gli italiani si sono pronunciati con un referendum contro le centrali nucleari
per una serie di motivi che vanno dalla sismicità del Paese, dalle Alpi alla
Sicilia, allo smaltimento delle scorie (quelle prodotte dagli impianti
sperimentali di alcuni decenni fa è tuttora irrisolto), ai microrilasci di
materiale radioattivo nell'ambiente prossimo alle centrali con relative
conseguenze per la salute, alle difficoltà di approvvigionamento, ai costi
crescenti di una materia prima, l'uranio, destinata,come tutti gli altri
minerali fossili a esaurirsi. Anche in Germania (dove il fabbisogno energetico
è coperto attualmente per il 48% dal carbone, per il 30% dal nucleare, per il
14% da energie rinnovabili ) - sebbene l'exit strategy per l'uscita dal
nucleare in 20 anni e l'impegno per lo sviluppo delle fonti rinnovabili rimonti
solo al 2000, le pressioni della lobby nucleare, guidata dai colossi RWE ed E
On, si fanno sempre più insistenti e trovano facile ascolto presso la CDU/CSU e
i liberali dell'FDP, attualmente all'opposizione, grazie ad argomenti come i
temuti black out improvvisi e un preteso rialzo delle tariffe. Ma, fra i tanti
problemi mai risolti legati alle conseguenze per l'uomo e l'ambiente dell'uso
dell'energia atomica, quello dello stoccaggio delle scorie radioattive delle 17
centrali nucleari tedesche, la prima delle quali, quella di Biblis A, non sarà
più operativa a partire dal 2010, mentre l'ultima spegnerà le luci nel 2021,
non sembra facilitare i progetti dei colossi dell'energia nucleare nè quelli
della Merkel, che ha la chiara intenzione di fare del ritorno al nucleare uno
dei punti essenziali del suo programma alle elezioni politiche di quest'anno.
Quindicimila persone, di cui facevano parte contadini ed allevatori, ma anche
metalmeccanici della Volkswagen di Salzgitter, hanno formato il 26 febbraio una
catena di luci - fiaccole, lumini, lanterne, lampadine tascabili, fuochi -
lunga
( da "Sestopotere.com" del 03-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Tav:
intervento Nocentini e Sgherri (Rifondazione) (3/3/2009 19:37) | (Sesto Potere)
- Firenze - 3 marzo 2009 - Questo il testo dell'intervento di Anna Nocentini,
capogruppo di Rifondazione Comunista e di Monica Sgherri, capogruppo
Rifondazione Comunista in consiglio regionale: «Confermato il fondamento delle
denunce che si sono susseguite nel corso di questi anni rispetto ai danni
provocati dai lavori di realizzazione della "grande opera" TAV. Dopo
quattro anni di iter processuale la sentenza di oggi del tribunale di Firenze -
in merito ai danni TAV in Mugello - rappresenta infatti un sostanziale
riconoscimento delle ragioni dei comitati, associazioni e del movimento a
difesa dell'acqua, bene comune primario. Siamo di fronte ad una esemplare
condanna di Cavet, alla quale è imposto di risarcire Ministero dell'Ambiente,
Regione e Provincia di Firenze per cinquanta milioni ciascuno, oltre alla Comunità
Montana e Comuni interessati dagli smaltimenti abusivi dei rifiuti operati da
Cavet medesima. Del tutto insoddisfacente invece il risarcimento riconosciuto
alle associazioni, che con il loro agire hanno contribuito grandemente al
raggiungimento del risultato di oggi, coinvolgendo nella lotta le popolazioni
interessate. Per quanto riguarda l'imputazione di furto d'acqua la sentenza
rappresenta una vittoria di fondo per tutto il movimento a difesa dell'acqua
perché essa rileva nella Costituzione la priorità appunto della tutela di
questo bene. Di conseguenza i giudici, denunciando l'insufficienza legislativa
ordinaria su questo punto, trasferiscono gli atti alla
Corte Costituzionale. Con la sentenza di oggi non si chiude quindi tutta la
vicenda bensì si aprono nuovi scenari, dato che il pronunciamento non si
esaurisce con l'individuazione di un illecito, sanabile con un corrispettivo
economico. Oggi si è scritta una pagina che conferma le ragioni e da nuova
linfa ai movimenti che si battono per il riconoscimento dell'acqua come
bene prezioso, primario e che quindi la cui tutela deve essere prioritaria. Un
passo avanti in questa direzione è stato fatto».
( da "Virgilio Notizie" del 03-03-2009)
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Firenze, 3
mar. (Apcom) - La sentenza che dispone 27 condanne e un risarcimento di oltre
150 milioni di euro per i danni ambientali causati dai cantieri della Tav sulla
Firenze-Bologna "è una sentenza severa di cui occorre prendere atto":
lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, secondo cui
"il procedimento si presenta aperto ad ulteriori sviluppi, la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul furto d'acqua e in sede civile dovrà
essere quantificato l'entità complessiva del danno. Ma il danno ambientale c'è
stato: esistenza e consistenza sono stati riconosciute in modo significativo
dal tribunale di Firenze, il che conferma la giustezza dell'impegno che abbiamo
sempre assunto per la realizzazione delle opere necessarie al ripristino
dell'equilibrio ambientale in Mugello". Secondo il governatore "il
ripristino della situazione precedente è fondamentale: lo è sempre stato per
noi, tant'è che il governo regionale ha sempre detto che per realizzare
un'opera di tale difficoltà e importanza fosse necessario investire risorse ed
energie straordinarie per garantire controlli e verifiche sul rispetto delle
prescrizioni stabilite dall a valutazione di impatto ambientale. Con insistenza
- ha aggiunto - abbiamo in questi anni ripetutamente chiesto a Cavet e ai
Governi che si sono succeduti, in sede di osservatorio nazionale, di mettere a
disposizione le risorse necessarie per il ripristino ambientale, stella polare
del nostro impegno: 100 milioni di opere necessarie previste nel Master plan che
abbiamo elaborato nel 2007 e coperte solo per