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Report "Giustizia"   29-30 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Materia, rabbia e lacrime Pago un prezzo altissimo ( da "Gazzetta di Reggio" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: autorità del Csm. Ciò ha turbato l'equilibrio nervoso mio e della mia famiglia, che non ha radici solo qui, ma anche a Bologna. Dimettendomi ho difeso anche il Csm da una decisione che sarebbe stata lacerante per tutti». Materia parla soprattutto della Sicilia e ancora una volta torna sull'incontro con il «falso» collaboratore di giustizia,

Il ministero non paga la stenotipia Il processo ha rischiato di saltare ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giustizia - al quale evidentemente non deve stare granchè a cuore il funzionamento della macchina giudiziaria visto che gli uffici di tribunale procura hanno recentemente lamentato perfino la mancanza di materiale di cancelleria - infatti non paga da parecchio tempo la ditta che fornisce il personale per la stenotipia e il personale stesso pare che da mesi non percepisca stipendio.

La scuola è compatta, vuole Eccli ( da "Alto Adige" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: eventuale decisione di una impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Prima di arrivare a questo strappo Durnwalder ha voluto certificare l'indirizzo del mondo scolastico. Su suo invito si sono riuniti ieri presidi, sindacati, studenti, insegnanti, funzionari. Con il presidente provinciale c'era anche l'assessore alla scuola italiana Christian Tommasini,

Processo Eclissi le motivazioni ( da "City" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Processo Eclissi le motivazioni Depositate ieri le motivazioni della sentenza sul processo Eclissi, il cui ritardo ha causato la scarcerazione di 21 mafiosi. Lo hanno detto al Csm il presidente della Corte d'Appello Vito Caferra e il presidente della sezione gip del tribunale Giovanni Leonardi. Il ritardo accumulato dalla giudice De Palo è di poco più di 9 mesi. 29 aprile 2009

di Vincenzo Chiumarulo Meglio tardi che mai: sono state deposi... ( da "Leggo" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Mentre il Csm ha invitato i due dirigenti baresi a vigilare sui tempi del deposito delle sentenze. Ma Leonardi ha ribadito che «all'ufficio gip-gup del tribunale di Bari non esistono sistemi di monitoraggio delle sentenze che sono in media 1.500 all'anno».

I massimi costituzionalisti italiani si confronteranno oggi e domani alla presenza del vice pres... ( da "Leggo" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: I massimi costituzionalisti italiani si confronteranno oggi e domani alla presenza del vice presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo. Alla facoltà di Giurisprudenza incontro su «Costituzionalismo e diritto costituzionale negli Stati integrati d'Europa».

Niente placet per la donna che sposa un italiano ( da "Italia Oggi" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: L'elenco delle sedi disagiate, trasmesso dal Csm, osserva via Arenula, «è di numero inferiore alle 60 sedi previste dalla norma in vigore, così come il numero di magistrati da destinarvi, indicato dal Csm, è inferiore rispetto ai 100 stabiliti dalla odierna normativa».

Ci vuole più trasparenza nelle grandi manovre su Intesa Sanpaolo ( da "Milano Finanza (MF)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: storica sentenza della Corte costituzionale che fulminò come illegittima una legge che avrebbe abbattuto la loro autonomia.Ora, però, il loro ruolo, proprio a motivo della crisi, diventa ancor più rilevante. Essi dovranno, dunque, dare prova di essere capaci di tutelare la stabilità degli assetti proprietari, sottraendosi a tentazioni di egemonia territoriale o di schieramento all'

La cognata di Santoro salva l'ex pm ( da "Nazione, La (Firenze)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: SUL FRONTE del violentissimo scontro tra uffici giudiziari, in gennaio il Csm era intervenuto con una raffica di trasferimenti e sospensioni. Al centro, i sequestri e le perquisizioni ordinate in autunno dai pm campani contro le toghe calabresi accusate di aver sottovalutato se non insabbiato l'inchiesta Why Not tolta a De Magistris.

i vertici della procura al csm "siamo un ufficio compatto" ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Pagina III - Napoli Le audizioni I vertici della Procura al Csm "Siamo un ufficio compatto" Oggi la prima commissione del Csm tirerà le somme sulla pratica aperta a tutela dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo in seguito alle frasi pronunciate dal premier Berlusconi a margine della inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra.

di MIKE SCULLIN ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ad attendere che il Csm decidesse. «Il 3 aprile il Csm ha deciso di rinviare. A quel punto è partita l'iniziativa del banchetto per raccogliere firme contro di me. L'ho interpretato come un linciaggio, e una pesante interferenza sul Csm. Un linciaggio che attenta al sistema e all'equilibrio della mia famiglia che abita a Bologna.

amato: "i pezzi dello stato insieme per la sicurezza" ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: insieme al vicepresidente del Csm Nicola Mancino e al professor Gianni Ferrara, alla presentazione del volume di Massimo Villone "Il tempo della Costituzione". «La struttura della Carta - evidenzia Amato - è buona, altrimenti non avrebbe retto per tutti questi anni» segnati anche «da momenti drammatici».

Quella mania di denunciare politici e giudici ( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: IL BIGLIETTO PER BRUXELLES Il Csm decide il trasferimento del pm da Catanzaro e dalle funzioni di pm. Sul «caso De Magistris» interviene anche il capo dello Stato. Ormai a difendere il magistrato sono rimasti solo in due: un comico, Beppe Grillo, e un ex pm ora in politica, Antonio Di Pietro.

di ANNALISA ANGELICI PERUGIA LA DECISIONE del giudice per l&... ( da "Nazione, La (Umbria)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: chiesto il rinvio degli atti alla Corte costituzionale. Si verificherebbe nel suo caso una sorta di conflitto tra la possibilità che gli vengano concesse le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti (garantita a tutti, ancor più a chi collabora all'inchiesta come nel suo caso) e l'impossibiltà di ottenerle, essendo già stato giudicato per reati analoghi negli scorsi cinque anni.

16 anni a Carpisassi ( da "Nazione, La (Umbria)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: chiesto il rinvio degli atti alla Corte costituzionale. Si verificherebbe nel suo caso una sorta di conflitto tra la possibilità che gli vengano concesse le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti (garantita a tutti, ancor più a chi collabora all'inchiesta come nel suo caso) e l'impossibiltà di ottenerle, essendo già stato giudicato per reati analoghi negli scorsi cinque anni.

A Teheran Roxana continua lo sciopero della fame ( da "Riformista, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: spiegando di averla incontrata ieri in un ufficio del potere giudiziario per discutere della sua procedura di appello con l'avvocato. «È diventata molto magra», ha detto Reza Saberi, raggiunto telefonicamente dalla France Presse. «E determinata a continuare il suo sciopero della fame fino al giorno del suo rilascio», ha aggiunto il padre della giornalista.

DeMagistris prosciolto Festa in famiglia ( da "Riformista, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm sul "modus operandi" di De Magistris, che hanno spinto l'organo di autogoverno della magistratura a trasferirlo in Campania, indubbiamente questa decisione del Gip alleggerisce la posizione di De Magistris. Oltre all'Italia dei Valori saranno soddisfatti tutti i fan del magistrato che avevano visto nelle inchieste di Catanzaro la possibilità di far risorgere al Sud Mani pulite.

E ancora le condanne: a Giuliano Benemio, già gestore del night club Cristall e braccio... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: questione va rimandata alla Corte Costituzionale. E mentre si decide prosegue l'altra inchiesta quella sul riciclaggio. E chissà che questa pausa concessa a Menzo non sia collegata con l'inchiesta della Sirio ecologica? Passo indietro. Menzo e gli altri, già Erano venuti in Umbria per ricostituire una banda criminale, che non esitava a usare le armi per raggiungere i suoi obiettivi:

Appello Civile: nominato Pisotti ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il magistrato attualmente presiede la prima sezione civile del Tribunale. Nella stessa seduta il Csm ha indicato, sempre all'unanimità, Simonetta Lai presidente della sezione Lavoro del Tribunale, Massimo Poddighe e Claudio Gatti (nella foto) presidenti di sezione del Tribunale.

Il Csm ai giudici: vigilate sui tempi ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 1 Scarcerazioni Il Csm ai giudici: vigilate sui tempi di ROSANNA LAMPUGNANI E' stata una audizione animata quella di ieri al Csm del capo dei Gip di Bari Giovanni Leonardi (nella foto) e del presidente della Corte d'appello Vito Marino Caferra. Dopo il caso scarcerazioni, il Csm ha invitato i giudici a vigilare sui tempi.

Boss liberi, giudici al Csm Depositate le motivazioni ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Una ragione di più per il Csm per chiedere invece l'introduzione di meccanismi di controllo per evitare in futuro il ripetersi di casi analoghi. Cosa accadrà ora? Non sarà il Csm a giudicare se con il suo comportamento De Palo abbia eventualmente violato doveri deontologici;

Caferra ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corriere del Mezzogiorno sezione: BARI data: 29/04/2009 - pag: 5 Caferra Anche il presidente della Corte d'appello, Vito Marino Caferra, è stato ascoltato dal Csm

Lepore: su 10 politici tre stanno con i clan ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: su 10 politici tre stanno con i clan Galgano al Csm: «Caso Napoli chiuso» Il trenta per cento dei politici è vicino ai clan: lo ha detto ai giornalisti il procuratore di Napoli, Lepore, al termine dell'audizione da parte della commissione Antimafia. Ascoltati anche aggiunti e pm. Affrontato il nodo del voto di scambio.

Galgano al Csm: ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Galgano al Csm: «Il caso Procura è chiuso» Il Pg: l'ufficio è tornato ordinato. La commissione oggi decide se acquisire nuovi atti DAL NOSTRO INVIATO ROMA - La Procura di Napoli 'è tornata ad essere un ufficio ordinato' dove i pm 'lavorano e fanno il proprio dovere', dunque 'oggi non ravviso più alcun elemento di tensione'.

Dieci candidati per la Procura ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La decisione del Csm era attesa per oggi ma è slittata. Nominati invece i presidenti di sezione Dieci candidati per la Procura Tribunale.. La decisione del Csm era attesa per oggi ma è slittata. Nominati invece i presidenti di sezione Entro 48 ore il nome del successore di Amoroso --> Entro 48 ore il nome del successore di Amoroso In corsa tra gli altri Carlo Lasperanza,

Contraddittorio assente sui documenti distrutti ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Commenti Pagina 336 La Corte costituzionale sulle intercettazioni Contraddittorio assente sui documenti distrutti La Corte costituzionale sulle intercettazioni --> Secondo la Consulta non tutte le intercettazioni illegali andrebbero distrutte, fermo restando il divieto di rendere note le modalità con cui gli atti e i documenti medesimi sono stati acquisiti.

petruzzelli, le chiavi tornano al ministero - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Una volta annullato però dalla Corte costituzionale quel provvedimento, i soldi in più spesi dallo Stato - sosterrebbe l´Avvocatura - non possono essere regalati ai legittimi proprietari del teatro. Per questo motivo prima di fare ogni passo ufficiale - sia esso la consegna delle chiavi alla famiglia oppure l´applicazione del protocollo del 2002 con l´

boss scarcerati, due giudici dal csm ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: due giudici dal Csm La De Palo chiese l´esonero. Depositate le motivazioni della sentenza I dirigenti hanno ricostruito a Roma la vicenda davanti alla prima commissione Confermato l´eccessivo carico di lavoro E´ stata una corsa contro il tempo. Il giudice Rosa Anna De Palo ha accelerato e ultimato la stesura delle motivazioni,

AFP: Situatia cazurilor de gripa porcina ( da "Romania Libera" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: care s-a intors recent din Mexic, a contractat "probabil" gripa porcina, potrivit centrului de prevenire local. Din aceeasi categorie: Patronul Argesului iese azi sau maineRepartizarea dosarului Becali, verificata de CSM Arbitrii Marcel Savaniu, Sorin Corpodean si observatorul FRF Marcel Lica raman in arest Voteaza

clandestini, arrivano i presidi-spia denuncia per le iscrizioni a scuola - liana milella ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per la seconda volta la soluzione per obbligare il Csm a trasferire d´ufficio giudici e pm è stoppata in commissione e il sottosegretario Giacomo Caliendo la ritira («Se c´è la fiducia la riproporremo»). Va peggio per gli ascolti. Le aziende che li rendono possibili (120 in Italia, 2.500 occupati, 200 già licenziati), gravate da 450 milioni di euro non riscossi dal 2003,

Tariffe dell'acqua illegittime Acea ora deve rimborsare ( da "Stampa, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Roberto Passino, fa riferimento a una sentenza emessa dalla Corte Costituzionale. La suprema corte ha dichiarato l'illegittimità di questo passo della norma: «E' dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione, o questi siano temporaneamente inattivi».

Sentenze della Cassazione, Pubblico Ministero, obbligo di chiedere l'archiviazione ( da "AltaLex" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale Sentenza 24 aprile 2009, n. 121 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: - Francesco AMIRANTE Presidente - Ugo DE SIERVO Giudice - Paolo MADDALENA " - Alfio FINOCCHIARO " - Alfonso QUARANTA " - Franco GALLO " - Luigi MAZZELLA " - Gaetano SILVESTRI "

Reddito di impresa: la nuova disciplina della deducibilità degli interessi passivi ( da "AltaLex" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte Costituzionale, della Presidenza della Repubblica e gli organi legislativi delle regioni a statuto speciale. 2.2.3 Interessi relativi a contratti di leasing Con riferimento ai contratti di locazione finanziaria, si fa presente che l'articolo 1, comma 33, lettera n), della legge finanziaria 2008 ha modificato la disposizione contenuta nell'

Affaritaliani.it:">De magistris ad Affaritaliani.it: ( da "Affari Italiani (Online)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: resta il CSM. E' il Consiglio Superiore della Magistratura che mi ha tolto le indagini...". ...Ed è la Cassazione che deciderà se smentire o confermare quelle scelte: l'udienza è stata fissata per il 16 giugno, proprio a ridosso delle elezioni europee alle quali lei parteciperà come candidato indipendente nell'Italia dei Valori di Antonio di Pietro.

- USA: DAL PRESIDENTE OBAMA MESSAGGI CONTRASTANTI ( da "WindPress.it" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: consegna alla giustizia di tutte le persone responsabili delle torture e delle altre gravi violazioni dei diritti umani perpetrate durante l'amministrazione Bush e, infine, dalla previsione di rimedi giudiziari effettivi per le vittime"."Abbiamo assistito a importanti sviluppi positivi in questi primi 100 giorni, ma alcune azioni restano incomplete e altre ancora sono tutte da avviare,

Ucraina/ Corte costituzionale avvia esame su data ( da "Virgilio Notizie" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale ucraina avvia oggi l'esame della delibera parlamentare che fissa le elezioni presidenziali anticipate al prossimo 25 ottobre. La decisione della Rada (il parlamento monocamerale di Kiev) è contestata dal presidente Viktor Yushchenko, che ha chiesto all'Alta corte di verificarne la costituzionalità,

UCRAINA/ CORTE COSTITUZIONALE AVVIA ESAME SU DATA PRESIDENZIALI ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ucraina/ Corte costituzionale avvia esame su data presidenziali di Apcom Ricorso del presidente Yushchenko che si oppone a decisione Rada -->Roma, 29 apr. (Apcom-Nuova Europa) - La Corte costituzionale ucraina avvia oggi l'esame della delibera parlamentare che fissa le elezioni presidenziali anticipate al prossimo 25 ottobre.

Legge elettorale, coro di scontenti ( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: eccezione quale il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, hanno partecipato Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio, Gianni Ferrara, costituzionalista e già senatore, Guido Trombetti, rettore della Federico II e Lucio De Giovanni, preside della facoltà di Giurisprudenza. Dito puntato contro la nuova legge elettorale che non riscuote il consenso dell'ex ministro dell'

Lepore: Politici, il 30% è colluso ( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in serata è stato ascoltato dal Csm nell'ambito dell'istruttoria aperta sulla situazione in Procura) ha anche precisato che ill sindaco dimissionario di Castelvolturno, Francesco Nuzzo "non è ancora venuto da noi", cioè in procura. Sulla vicenda interviene anche il presidente della commissione parlamentare Antimafia Giuseppe Pisanu:"Temo sia i camorristi che i politici collusi -

GIUSTIZIA/PG CASSAZIONE: DEGRADO È TREMENDO, IL FUTURO A RISCHIO ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Pg Cassazione: Degrado è tremendo, il futuro a rischio di Apcom Sos al Csm. Serve intervento immediato: ora missione a Strasburgo -->Roma, 29 apr. (Apcom) - La giustizia in Italia è "in una situazione gravissima, tremenda": "Se non ci sarà un adeguamento ai canoni di Strasburgo non c'è avvenire per la magistratura" nel nostro Paese.

QUIRINALE/ NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Quirinale/ Napolitano riceve presidente Corte Costituzionale di Apcom L'incontro questa mattina al Colle -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente della Corte Costituzionale, dott. Francesco Amirante.

EUROPEE/ DE MAGISTRIS: MI CANDIDO PERCHÈ MESSO ALL'ANGOLO DA CSM ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: angolo da Csm di Apcom "Dovevo correre nel 2008, ma stavo ancora lavorando come toga" -->Roma, 29 apr. (Apcom) - "Ho sempre detto che io volevo fare il magistrato, questo era il mio sogno. Il Csm mi ha messo nell'angolo ed oggi è attestata da più parti l'assoluta correttezza del mio operato, la pagina più brutta l'ha scritta proprio il consiglio superiore della magistratura.

EUROPEE/ FRANCESCHINI: MIA RESPONSABILITÀ SCELTA DEI CAPILISTA ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: un ex ministro ed ex membro del Csm di candidarsi nel Nord Est, ho chiesto io a Sergio Cofferati di candidarsi superando le questioni familiari, ho chiesto io a Rita Borsellino, un simbolo della lotta alla mafia, di candidarsi nelle Isole, ho chiesto io a un giornalista come David Sassoli, di candidarsi e per farlo ha rinunciato ad una carriera quasi certa,

Notariato, sistemi a confronto ( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Baldassarre si chiede cosa sarebbe un mercato se non ci fossero le regole che stabiliscono quali beni si possono scambiare, se lo scambio è corretto, quali sono i giocatori. Nell'800 si diffondono le ideologie secondo le quali la libertà è uno stato di natura dell'uomo e quindi il diritto è solo una serie di obblighi che la restringono.

E' il momento di rifondare il rito ( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: apparire come una provocazione deve diventare una priorità per il corretto funzionamento del sistema giudiziario; non tanto e non solo per recuperare il gap con gli altri Paesi (con i quali dobbiamo confrontarci sul piano della competitività) ma per introdurre un sistema di regole dove gli utenti del servizio giustizia potranno avere risposte certe e rapide.

Magistrati onorari in cerca di status ( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in Diritto e Giustizia, n. 3/2005, p. 110 ss.). La magistratura onoraria è tradizionalmente presente nell' ordinamento giudiziario italiano e non vi è dubbio, peraltro, circa la piena legittimità dell' esercizio di funzioni giudiziarie da parte di magistrati onorari, stante l' espressa previsione di cui all' art.

SOSPESA PER 60 GIORNI LA DEMOLIZIONE DELLE CASE ABUSIVE DI PROCIDA E ISCHIA. DOPO LA SOSPENSIONE PER... ( da "Mattino, Il (Circondario Nord)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ieri le ordinanze della VII sezione penale della Corte di Appello. L'istanza è stata accolta in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale sull'applicazione del terzo condono in zone a vincolo paesaggistico. Si è spostata ieri a Palazzo Chigi, invece, la protesta dei proprietari di 800 case abusive da abbattere a Giugliano.

IL MAGISTRATO LUIGI DE MAGISTRIS, CANDIDATO ALLE EUROPEE CON L'IDV, è STATO PROSCIOLTO NEL... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ambito dell'inchiesta toghe lucane: il gip di Salerno ha accolto la richiesta della Procura. È stata intanto fissata per il 16 giugno l'udienza in Cassazione che dovrà decidere se confermare o meno i provvedimenti inflitti in via cautelare dal Csm ai magistrati protagonisti dello scontro tra le Procure di Salerno e Catanzaro.

NON C'è UN CONFLITTO PATOLOGICO ALL'INTERNO DELLA PROCURA DI NAPOLI; E IL CONTRASTO C... ( da "Mattino, Il (City)" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: lo stesso Lepore e il Pg di Napoli Vincenzo Galgano hanno sostenuto davanti alla Prima Commissione del Csm, che li aveva convocati, assieme al procuratore aggiunto di Napoli Aldo De Chiara, responsabile del pool ambiente dei pm napoletani. Di quel contrasto tra Lepore e i sostituti Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo si è già occupata un'altra commissione di Palazzo dei marescialli.

Ho letto con grande interesse l'ordinanza con cui i giudici del Tribunale di Venezia hanno rime... ( da "Gazzettino, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: con cui i giudici del Tribunale di Venezia hanno rimesso agli atti alla Corte Costituzionale per una verifica della costituzionalità delle norme del codice civile che in materia matrimoniale presuppongono ed esigono la diversità di sesso dei due coniugi. Conosco bene tutti e tre i colleghi del tribunale veneziano e ne ho grande stima, non solo sotto il mero profilo professionale,

SICUREZZA/ PD ATTACCA SU FIGLI IMMIGRATI. GOVERNO:MINORI TUTELATI ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Tale diritto è stato esteso dalla Corte Costituzionale al marito convivente della donna che partorisce". Il testo, insomma, "preclude all'immigrato irregolare soltanto la possibilità di chiedere provvedimenti in suo favore, mentre la dichiarazione di nascita costituisce un atto nell'interesse del bambino".

Acqua e depuratori, per Federconsumatori c'è un abuso ai danni degli utenti ( da "PrimaDaNoi.it" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Nel 2008, una sentenza della Corte Costituzionale dichiarava l'illegittimità costituzionale delle richieste in bolletta agli utenti di questa voce qualora gli utenti fossero stati sprovvisti «di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi».

"Giustizia, la situazione è gravissima" ( da "Stampaweb, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Intervenendo stamattina al plenum del Csm, il "numero uno" dei Pm italiani ha rivolto un appello proprio all?organo di autogoverno delle toghe sollecitandolo a mobilitarsi al suo massimo livello e ad inviare una delegazione alla Corte e al Comitato dei ministri di Strasburgo. Un?

FACCI RACCONTA DE MAGISTRIS, STORIA UN FALLITO DI SUCCESSO, CANDIDATO DELL'IDV ALLE EUROPEE - LE SUE INDAGINI? TANTI TITOLI (SUI GIORNALI), ZERO CONDANNE - QUELLA MANIA DI DENUNCIA ( da "Dagospia.com" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sarà condiviso anche dal Csm. Poi negò la pura evidenza: «Non si tiene conto dei provvedimenti che hanno confermato le ipotesi dell'accusa». Ma di questi provvedimenti non ne citò neanche uno. In compenso scrisse questo: «La mia condotta è stata irreprensibile e le indagini svolte con correttezza e professionalità», «chi mi conosce sa quanto sia rispettoso di tutte le persone.

SICUREZZA/ SALE IPOTESI FIDUCIA SUL DDL, PD-UDC: GOVERNO DIVISO ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Un diritto "esteso dalla Corte Costituzionale al marito convivente della donna che partorisce". Il testo, insomma, secondo l'esponente del governo "preclude all'immigrato irregolare soltanto la possibilità di chiedere provvedimenti in suo favore, mentre la dichiarazione di nascita costituisce un atto nell'interesse del bambino".

GIUSTIZIA/ CSM: NO CONSULENZA CICALA, BOCCIATA RICHIESTA MARONI ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm: No consulenza Cicala, bocciata richiesta Maroni di Apcom Ex leader Anm aveva chiesto di continuare lavoro in Cassazione -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Mette a rischio imparzialità e indipendenza del magistrato: è per questa ragione che il Csm ha bocciato la richiesta dell'ex presidente dell'Anm Mario Cicala di poter fare il consigliere giuridico,

Giustizia/ Mancino: No interferenze in scelta capo pm ( da "Virgilio Notizie" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo dice a chiare lettere il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, affrontando in plenum il 'caso' che si è aperto dopo la lettera di dimissioni dalla magistratura di uno dei due candidati indicati dalla Commissione Direttivi, l'attuale procuratore capo di Reggio Emilia Italo Materia, in 'corsa' assieme all'ex procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini.

GIUSTIZIA/ MANCINO: NO INTERFERENZE IN SCELTA CAPO PM BOLOGNA ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo dice a chiare lettere il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, affrontando in plenum il 'caso' che si è aperto dopo la lettera di dimissioni dalla magistratura di uno dei due candidati indicati dalla Commissione Direttivi, l'attuale procuratore capo di Reggio Emilia Italo Materia, in 'corsa' assieme all'ex procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini.

Judecatoarea Maria Nicola, exclusa din magistratura ( da "Romania Libera" del 29-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ceilalti magistrati fiind doar revocati din functie de CSM. Judecatoarea, care a fost audiata in urma cu o luna de CSM, a declarat ca nu a vrut sa-si asume riscul ca Gorbunov sa orbeasca in penitenciar. Maria Nicola a recunoscut insa ca Serghei Gorbunov, condamnat pentru omor, prezenta pericol pentru ordinea publica, insa a preferat sa nu motiveze sentinta pentru a nu se contrazice.

Il pm Padula replica a Materia: Lo querelo ( da "Gazzetta di Reggio" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: IL CSM. Le dimissioni a sorpresa di Materia hanno tenuto banco ieri - a Roma, al Csm - e dalla riunione del plenum sono uscite due decisioni importanti. La tanto discussa pratica a tutela di Materia (depositata a suo tempo dall'avvocato reggiano Celestina Tinelli, membro laico del Csm) è stata ammessa e verrà pubblicata.

Diciotto partiti in gara ( da "Tribuna di Treviso, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: membro del Csm. Consiglio reclutato. Sono numerosi i consiglieri regionali che si mettono in gioco nelle prossime settimane. Oltre a Gianpaolo Bottacin, leghista, che corre per la Provincia di Belluno, e a Barbara Degani, piedillina che punta alla successione di Vittorio Casarin a Padova, scendono in pista alle Europee Franco Frigo,

Procura senza sostituti Gli avvocati protestano ( da "Stampa, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la procura aveva ingranato e i prossimi trasferimenti bloccheranno di nuovo tutto». Peirone e il segretario Maurizio Bonatesta suggeriscono anche che «il trasferimento avvenga quando sia già stato individuato un sostituto». La presa di posizione dell'Ordine saluzzese sarà spedita anche a ministro della Giustizia e Csm.

sinigaglia: la provincia paghi il trasporto dei disabili ( da "Mattino di Padova, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma una sentenza della Corte Costituzionale dell'estate scorsa racconta una verità diversa: gli euro in questione devono essere scuciti dalla Provincia. Che è l'ente che gestisce gli istituti superiori. Al momento la spesa per il trasporto di 22 disabili è di centotrentamila euro all'anno.

moffa sott'inchiesta, il csm lo trasferisce - andrea mori ( da "Centro, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il Csm lo trasferisce Il procuratore capo accusato di non essersi astenuto in un processo di un parente ANDREA MORI LANCIANO. Ha provato a difendersi lui, procuratore capo chiamato spesso in aula a sostenere l'accusa, ma il Consiglio superiore della magistratura (Csm) gli ha dato per ora torto comunicandogli il suo trasferimento d'

dal sogno coronato due anni fa alla soluzione del caso marcucci ( da "Centro, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per la sua sostituzione il Csm ha già indetto un primo concorso a cui tuttavia pare non ci siano state risposte. E' previsto un secondo bando ma i tempi sono lunghi. Fra le inchieste che Moffa ha seguito più da vicino c'è in particolare quella sulla morte del barista di Atessa Angelo Marcucci, ai primi di gennaio.

tribunale, arrivano tre giudici gli avvocati: grazie venezia ( da "Nuova Venezia, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: col sindaco Bertoncello che ventila possibili problemi ove venisse eletta alla guida della Provincia l'attuale primo cittadino di S. Donà, Francesca Zaccariotto, arriva perlomeno qualche schiarita sul fronte del funzionamento interno. Da tempo infatti, al Palazzo di Giustiza mancavano due giudici togati, necessari per garantire un disbrigo veloce dei processi e delle pratiche.

Paolo Pezzana, già responsabile delle Politiche Sociali per la Caritas, dal 2004 è preside... ( da "Unita, L'" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ma prima che la Corte costituzionale si pronunci, centinaia di migliaia di persone resteranno in una pericolosa incertezza. La sensazione che ho avuto è che anche nella maggioranza siano in molti a dubitare dell'applicabilità effettiva di norme come queste. E questo, lo ripeto, non è un modo serio di fare le leggi.

Porte chiuse Cobolli va al Coni E c'è l'ipotesi Tar ( da "Stampa, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale e giudice che presiede la corte al Foro Italico, potrebbe assumere un provvedimeto d'urgenza. La Juve, con la richiesta di sospendere gli effetti immediati del verdetto che ha chiuso lo stadio, intende tutelarsi qualora le motivazioni, come sembra, possano arrivare più avanti nel tempo o,

Abnormità giuridica Oggi l'alta corte decide sulla sospensiva ( da "Stampa, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale e giudice che presiede la corte al Foro Italico, potrebbe assumere un provvedimeto d'urgenza. La Juve, con la richiesta di sospendere gli effetti immediati del verdetto che ha chiuso lo stadio, intende tutelarsi qualora le motivazioni, come sembra, possano arrivare più avanti nel tempo o,

la costituzione e le differenze fra aree regionali ( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale, Ugo De Siervo, che ha focalizzato l´attenzione sulle "complesse fasi della federalizzazione europea tuttora in corso". Ancora più duro è stato Paolo Carrozza della "Sant´Anna" di Pisa, che ha evidenziato come "regioni popolose ed economicamente forti come Lombardia, Catalogna, Baviera e Fiandre riescono a essere molto più incisive nella tutela dei propri interessi

"il petruzzelli alla fondazione" - raffaele lorusso ( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Quella scopertura finanziaria è però il frutto di varianti progettuali cui la proprietà si è sempre opposta. Noi, infatti, abbiamo sempre chiesto il rigoroso rispetto del protocollo. Le varianti tecniche sono state effettuate dopo l´esproprio, supportato, guarda caso, da un parere dell´Avvocatura, poi smentito dalla Corte costituzionale».

la godelli rilancia: "tempo perduto la strada da seguire è l'esproprio" ( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Considerata la sentenza della Corte costituzionale, è difficile pensare che il governo possa ricorrere ad una procedura d´urgenza con decreto legge. Non è detto, però, che a Roma ci sia la volontà politica di intraprendere questa strada. L´azione di esproprio per pubblica utilità potrebbe essere avviata anche dal Comune.

L'Italia riceve Uribe, campione di scandali ( da "Manifesto, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: devastante tra il potere esecutivo e quello giudiziario: i giornali parlarono di uno «scontro di treni». Nel giugno del 2008 Tasmania ritrattò le accuse, confessando di essere stato imbeccato dal suo avvocato per conto di Santiago e Mario Uribe (oggi in galera per la parapolitica), rispettivamente fratello e cugino del presidente che sostenne che tutto fosse accaduto a sua insaputa.

SONO 38 i magistrati che aspirano a prendere il posto di procuratore capo della R... ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Tra le domande che dovranno essere valutate dalla quinta sezione del Csm figurano anche quelle della dottoressa Irene Bilotta, attualmente sostituto procuratore proprio ad Ancona e della dottoressa Cristina Tedeschini, la quale però è destinata a ricoprire l'incarico di procuratore aggiunto a Pescara. I tempi per la nomina non sono imminenti.

Avvocati, occhio alle notifiche ( da "Italia Oggi" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pubblico ufficiale deputato specificamente ed istituzionalmente ad effettuare notifiche di atti giudiziari, che è intervenuta la Corte costituzionale con la sentenza n. 477/2002 e che pertanto non può applicarsi alle notifiche effettuate in proprio dall'avvocato il meccanismo anticipatorio del momento perfezionativo della notifica alla consegna del plico all'Ufficiale notificante.

Sulle tasse locali la prova qualità per il riassetto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A otto anni dalla riforma costituzionale del Titolo V, e dopo ripetuti richiami da parte della Corte Costituzionale, finalmente il Governo si appresta a riportare i sistemi di finanziamento e di perequazione degli enti territoriali di governo in linea con quanto scritto nella Costituzione.

Allusione sui cavalli, Padula contro Materia: non esclude querele ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A ROMA ieri si è riunito il plenum del Csm. Il vicepresidente Nicola Mancino ha detto che le dimissioni del procuratore Materia sono la «reazione a un'aggressione subita dal magistrato»; ed è in atto «un'interferenza esterna deprecabile» nell'attività del Csm, che deve appunto nominare il nuovo capo dei pm bolognesi.

Il pm: 4 anni Il giudice:3 mesi ( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in linea con le indicazioni della Corte costituzionale prima e della Cassazione poi, di non dover ritenere sussistente la recidiva stante le caratteristiche dei fatti-reato e le condizioni dell'imputato e ha pertanto condannato il senegalese a tre mesi di reclusione. L'imputato era difeso dall'avvocato Claudio Cicognani.

TANTI PARERI NESSUN TEATRO ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Effettuato dal governo Prodi e poi annullato dalla Corte costituzionale, di nuovo «agitato» come possibile soluzione d'ogni male nei mesi scorsi. Certo, a lume di naso è davvero difficile sostenere la natura privata di un bene che è stato interamente ricostruito con denaro pubblico; ma gli avvocati, si sa, sono capaci di sostenere (e far valere) ben altro.

Altolà della famiglia: ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Così come abbiamo già fatto davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea». Per Amenduni, inoltre «è stata una forzatura persino fare affidamento ai poteri della protezione civile per nominare un commissario straordinario per la ricostruzione». S. Del. Ascanio Amenduni

Clan Strisciuglio, stop alle scarcerazioni ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ascoltati martedì dalla prima commissione del Csm) si sarebbero resi conto del rischio scarcerazioni, quando - cioè - De Palo ha lasciato l'ufficio gup per assumere il nuovo incarico alla guida del tribunale per i minorenni. Nell'aprile del 2008 la De Palo aveva chiesto di essere affiancata nel suo lavoro proprio per poter avere il tempo di scrivere le motivazioni della sentenza.

Politiche Ue, pesano le aree ricche ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha concentrato a Bari le più alte personalità della dottrina costituzionale italiana. Alla presenza del vice presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo, i relatori hanno dato vita a un serrato confronto sugli aspetti fondamentali dell'ordine costituzionale europeo. Tra i temi dibattuti l'intera architettura istituzionale dell'Ue.

ANCORA una fumata nera al Csm per il procuratore capo di Bologna. Ieri il Plenum ha rinviato la nomi... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Materia è stato difeso dal vice presidente del Csm, Nicola Mancino, che ha parlato di «interferenza esterna deprecabile nell'attività del Csm». Il Csm nominerà il nuovo capo bolognese solo quando si sarà pronunciato sulle dimissioni di Materia e su un'altra pratica a tutela del magistrato.

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Io allora ero al Csm, fui tra i primi ad arrivare sul posto quando uccisero l'allora vice presidente del Csm Vittorio Bachelet. Furono momenti terribili sul piano professionale e umano. Anche per le nostre famiglie». E il momento più bello? «Ho bellissimi ricordi di tutti gli uffici in cui sono stato.

( da "Corriere della Sera" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il potere giudiziario è in mano a magistrati d'estrema sinistra che considerano i terroristi combattenti per la libertà». La morale cattolica buonista? «Non c'entra. Al contrario, penso che il ruolo del Vaticano sia e continui ad essere estremamente positivo sul versante dei diritti umani e civili e della tutela dei poveri,

Il Csm rinvia la decisione sugli atti da acquisire ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 2 Caso Lepore-pm Il Csm rinvia la decisione sugli atti da acquisire ROMA La prima commissione del Csm ha rinviato ieri la decisione sull'acquisizione di ulteriore documentazione collegata alle recenti polemiche in Procura. «Attendiamo il rientro di Fabio Roia», dice il consigliere «laico» in quota Pdl Gianfranco Anedda.

Judecatoarea care l-a eliberat pe Gorbunov, exclusa din magistratura ( da "Romania Libera" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ceilalti magistrati fiind doar revocati din functie de CSM. Judecatoarea, care a fost audiata in urma cu o luna de CSM, a declarat ca nu a vrut sa-si asume riscul ca Gorbunov sa orbeasca in penitenciar. Maria Nicola a recunoscut insa ca Serghei Gorbunov, condamnat pentru omor, prezenta pericol pentru ordinea publica, insa a preferat sa nu motiveze sentinta pentru a nu se contrazice.

il csm trasferisce il procuratore capo ( da "Centro, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Pagina 0 - Chieti Il Csm trasferisce il procuratore capo Inchiesta a Lanciano, Moffa non si è astenuto nel processo di un parente LANCIANO. Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) gli ha comunicato il trasferimento d'ufficio in seguito a una procedura disciplinare.

La lettera ( da "Salute (La Repubblica)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha sostenuto in una lettera a Repubblica Salute dello scorso 19 aprile che le mie dichiarazioni sulla sentenza della Corte Costituzionale in merito alla legge 40 "hanno creato confusione" e che i centri di Pma "non possono essere lasciati soli". L'eventuale confusione, in realtà, nasce casomai da un'interpretazione prematura e forzata della sentenza della Corte da parte di alcuni.

Agenda degli avvenimenti di mercoledi 30 aprile 2009 ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Riunione del Csm - Question time con il Governo in aula al Senato CITTA' DEL VATICANO - Concerto per il IV anniversario di Pontificato di Benedetto XVI alla presenza del Papa, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Renato Schifani Altre città Firenze, Prato e Pistoia - Il segretario del Pd Dario Franceschini in tour elettorale Rimini -

AGENDA DEGLI AVVENIMENTI DI MERCOLEDI 30 APRILE 2009 ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Riunione del Csm - Question time con il Governo in aula al Senato CITTA' DEL VATICANO - Concerto per il IV anniversario di Pontificato di Benedetto XVI alla presenza del Papa, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Renato Schifani Altre città Firenze, Prato e Pistoia - Il segretario del Pd Dario Franceschini in tour elettorale Rimini -

Immigrazione, è ancora duello alla Camera ( da "Avvenire" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale, ha proseguito Mantovano, ha inoltre esteso la portata di questa norma «al padre, anche se irregolare ». La preclusione introdotta nel ddl, secondo il sottosegretario, riguarda soltanto gli immigrati clandestini che chiedono un provvedimento di tipo amministrativo «nel proprio interesse»,

Mcm, per De Luca e Lettieri rinvio a giudizio tecnico ( da "Denaro, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: deciso dalla sezione disciplinare del Csm per il caso-De Magistris. Nuzzi ha contestato i reati di truffa e falso, rilevando anomalie per quanto riguarda l'acquisizione dei suoli e la realizzazione delle volumetrie del nascente centro commerciale di Fratte, edificato sui suoli dell'ex industria tessile salernitana.

NON DITE A VERONICA CHE IL 1 MAGGIO SILVIO LO PASSA A NAPOLI (CONCERTO DI MUTI) BERLUSCA SMENTISCE (MA VA?): MAI DETTO CHE ERA L'AUTISTA DI BETTINO D'Alema si lega - BRAMBILLA ( da "Dagospia.com" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: referendari sono autoapplicattivi e proprio per questo furono ammessi dalla Corte Costituzionale". "E' opportuno ricordare - afferma- che i quesiti referendari sono perfettamente autoapplicativi, cioè - se approvati - lascerebbero una legge elettorale perfettamente applicabile, senza alcuna necessità di modifiche. E' esattamente per questo che la Corte Costituzionale ha ammesso i quesiti.

"Non sono la 'letteronza' di Antonio Di Pietro" ( da "Affari Italiani (Online)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: resta il CSM. E' il Consiglio Superiore della Magistratura che mi ha tolto le indagini...". ...Ed è la Cassazione che deciderà se smentire o confermare quelle scelte: l'udienza è stata fissata per il 16 giugno, proprio a ridosso delle elezioni europee alle quali lei parteciperà come candidato indipendente nell'Italia dei Valori di Antonio di Pietro.

REFERENDUM/CAPEZZONE:SONO AUTOAPPLICATIVI,CON SÌ NESSUNA RIFORMA ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: con sì nessuna riforma di Apcom La Corte Costituzionale li ammise proprio per questo -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Niente riforma elettorale se vincerà il sì al referendum sulla legge elettorale del prossimo 21 Giugno. Il portavoce del Popolo della Libertà Daniele Capezzone risponde alle richieste di impegno del Pd, ultime in ordine di tempo oggi da Massimo D'

Continua la polemica sul trasporto dei ragazzi disabili che frequentano le scuole superiori. Sulla q... ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «C'è una sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso - ha sottolineato il vice sindaco - in cui si stabilisce che l'onere relativo a questa voce deve essere dell'amministrazione provinciale. Il servizio viene effettuato dall'Ulss 16 che fa fronte anche alle esigenze dei Comuni che fanno capo a essa.

Tolmezzo Le cifre dettagliate e ufficiali sono ancora in elaborazione - saranno presentate all&#... ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: puntali la sentenza della Corte costituzionale che prevede il rimborso al cittadino (7mila quelli interessati nel nostro territorio montano) dei canoni di depurazione ed è del tutto evidente che i quei comuni non serviti da impianti appositi ove magari non sono previste nemmeno delle progettazioni in tal senso, questi utenti si troveranno ipoteticamente a pagare addirittura di meno»

La Marca a Caorle per difendere il titolo regionale ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Busetti (Virtsu Csm Farra), De Bortoli, Guadagnini (Giovanile Ezzelina), De Marchi, Merotto, Modanese (Careni Pievigina), Dio Madero, Jacobucci (Caerano), Gava (Godega), Mazzardis (Codognè), Silvestri, Pauletto (Godigese), Pandolfo (Montegrappa), Baldissin (Olmi Callalta), Tonon (Sanfiorese), Zampolli (Orsago).

Gironi A e C: in lotta ben otto compagini ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: GIRONE C Risultati: SP calcio 2005-CSM Resana 4-4, Riese Vallà-Fossalunga 7-0, Godigese-Milan Guarda 1-0, Bessica-S. Floriano 1-7, Spineda-S. Gaetano 1-1, Montello-Treville 5-1, Città di Asolo-Virtsu Csm Farra 1-1. Classifica: San Floriano 55, Riese Vallà, Montello 53, Godigese 51, CSM Resana 47, SP 42, Spineda 41, Virtus Csm Farra 30,

Il Loria chiude i conti ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Andrea-Loria 3-10, CSM Resana-Riese Vallà 3-1, Azzurra-Maser 5-1, ha rip. Idea Sport. Classifica: Loria 64, Azzurra 62, Godigese, Maser 46, Giov. Ezzelina, CSM Resana 41, Conc. Fonte 33, S. Gottardo Salvarosa 31, Città di Asolo 25, Riese Vallà 22, Idea Sport 15, S.

IL GUP DEL TRIBUNALE DI SALERNO, VINCENZO DI FLORIO, HA RINVIATO A GIUDIZIO IL SINDACO DI SALERNO, V... ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: deciso dalla sezione disciplinare del Csm per il caso De Magistris, aveva contestato i reati di truffa e falso, rilevando anomalie per quanto riguarda l'acquisizione dei suoli e la realizzazione delle volumetrie del nascente centro commerciale di Fratte, edificato sui suoli dell'ex industria tessile salernitana.

LIGURIA: BURLANDO, A FILSE INCARICO PER SOCIETA' INFRASTRUTTURE. ( da "Asca" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: delle problematiche giuridiche connesse al ricorso del Governo alla Corte costituzionale contro l'ipotesi di affidamento a quest'ultima societa' delle infrastrutture in questione''. ''L'obiettivo - ha continuato Burlando - e' quello di avviare al piu' presto alcuni interventi strategici per la Liguria, come l'ospedale spezzino per il quale sono stati stanziati 188 milioni di euro,

ANTONIO MANZO SOLO IL DIBATTIMENTO, SCRIVE IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI, POTRà VAL... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Rispettiamo la pronuncia giurisdizionale ma non ne condividiamo i conteniti. Siamo sereni circa l'assoluzione del nostro assistito». L'inchiesta sulla variante Mcm fu cotta dall'ex pm Gabriella Nuzzi, uno dei magistrati «puniti» dal Csm per il caso De Magistris e ora in servizio al tribunale civile di Cassino.

Liguria: Filse dovrà costituire società per infrastrutture ( da "Savona news" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: risoluzione delle problematiche giuridiche connesse al ricorso del Governo alla Corte costituzionale contro l?ipotesi di affidamento a quest?ultima società delle infrastrutture in questione?. ?L?obiettivo ? ha continuato Burlando ? è quello di avviare al più presto alcuni interventi strategici per la Liguria, come l?ospedale spezzino per il quale sono stati stanziati 188 milioni di euro,

Giustizia/ S.Alfano: Mancino smemorato su Borsellino.Lui: ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm Nicola Mancino: Alfano accusa infatti l'ex ministro dell'Interno di essere "smemorato. Non ho timore a raccontare a tutti chi è vermanete Nicola Mancino, lo smemorato Ministro dell'Interno all'epoca della Strage di Via d'Amelio che - scrive Alfano - ha di fatto ostacolato il lavoro dei magistrati con le sue discutibili dimenticanze sugli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino"

Giustizia/ Csm nomina nuovi procuratori a Bari e Lamezia ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: nominato questa mattina dal plenum del Csm, all'unamità, nuovo procuratore della Repubblica di Bari. Nomina anche per il pm romano Salvatore Vitello, promosso procuratore capo di Lamezia Terme. Il plenum di Palazzo dei Marescialli, inoltre, ha nominato tre nuovi procuratori aggiunti a Napoli: si tratta di Luciana Izzo, attualmente procuratore capo presso il Tribunale dei minorenni dell'

Regione/Burlando: "A Filse incarico di costruire società per infrastrutture liguri" ( da "Cittàdellaspezia.com" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: risoluzione delle problematiche giuridiche connesse al ricorso del Governo alla Corte costituzionale contro l'ipotesi di affidamento a quest'ultima società delle infrastrutture in questione". "L'obiettivo ha continuato Burlando è quello di avviare al più presto alcuni interventi strategici per la Liguria, come l'ospedale spezzino per il quale sono stati stanziati 188 milioni di euro,

Turchia/ Entro estate passi significativi nuova ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale

Turchia/ Entro estate passi significativi per nuova ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale

SCUOLA/ GILDA AL PREMIER E BRUNETTA: SÌ A CONTRATTO PROF SEPARATO ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: con la sentenza 322/2005" si è chiaramente "espressa anche la Corte costituzionale, sancendo la specificità della funzione docente". "Ci auguriamo - conclude Di Meglio - che il Governo non trascuri l'importanza di questa svolta e che si impegni per raggiungere questo obiettivo, rinnovando il mandato sociale degli insegnanti".

REFERENDUM/ CECCANTI: DOPO VOTO SI PUÒ RITORNARE AL 'MATTARELLUM' ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: per richiesta della giurisprudenza della Corte costituzionale al fine di non lasciare un vuoto per le successive elezioni, non significa affatto che il Parlamento, dopo il referendum, non possa approvare leggi diverse, come ha più volte chiarito la stessa Corte". "Il verdetto dei cittadini elettori - continua Ceccanti - va infatti rispettato nel suo significato abrogativo,

GIUSTIZIA/S.ALFANO: MANCINO SMEMORATO SU BORSELLINO.LUI: HO CARTE ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm Nicola Mancino: Alfano accusa infatti l'ex ministro dell'Interno di essere "smemorato. Non ho timore a raccontare a tutti chi è vermanete Nicola Mancino, lo smemorato Ministro dell'Interno all'epoca della Strage di Via d'Amelio che - scrive Alfano - ha di fatto ostacolato il lavoro dei magistrati con le sue discutibili dimenticanze sugli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino"

GIUSTIZIA/ CSM NOMINA NUOVI PROCURATORI A BARI E LAMEZIA TERME ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giustizia/ Csm nomina nuovi procuratori a Bari e Lamezia Terme di Apcom Bando per due posti di giudice Aquila, 3 nuovi aggiunti a Napoli -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Antonio Laudati è stato nominato questa mattina dal plenum del Csm, all'unamità, nuovo procuratore della Repubblica di Bari.

TURCHIA/ ENTRO ESTATE PASSI SIGNIFICATIVI NUOVA COSTITUZIONE-RPT ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale

TURCHIA/ ENTRO ESTATE PASSI SIGNIFICATIVI PER NUOVA COSTITUZIONE ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale

Saluzzo: gli avvocati prendono posizione sulla Procura ( da "Targatocn.it" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: soluzione del problema non è certo facile, posto che, nel breve si potrà solo supplire con auspicabili applicazioni da altri Uffici Giudiziari, nel lungo ? non si sa proprio come! Va infatti rammentato che la normativa vigente richiede per l?esercizio delle funzioni di Sostituto Procuratore, il previo svolgimento per un periodo di almeno 5 anni delle funzioni di Giudice Collegiale (

Giustizia/ Di Pietro: Forleo colpita per aver fatto suo ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Persone che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere e, per averlo fatto, sono state ingiustamente colpite". Lo afferma in una nota Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori, commentando la decisione del Tar del Lazio di annullare il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano disposto dal Csm.

Giustizia/ Tar annulla trasferimento Forleo, De Magistris: ( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: provvedimento del Csm dopo essersi occupata della gravissima vicenda Unipol in cui erano coinvolti anche noti politici". "In questa settimana - ricorda de Magistris - sono state anche archiviate le infamanti accuse nei miei confronti e, nonostante sia stata accertata l'assoluta correttezza del mio operato e le gravi interferenze esercitate per ostacolare il mio lavoro e fermarmi,

GIUSTIZIA/ DI PIETRO: FORLEO COLPITA PER AVER FATTO SUO DOVERE ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Persone che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere e, per averlo fatto, sono state ingiustamente colpite". Lo afferma in una nota Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori, commentando la decisione del Tar del Lazio di annullare il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano disposto dal Csm.

GIUSTIZIA/ TAR ANNULLA TRASFERIMENTO FORLEO, DE MAGISTRIS: BENE ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm ha scritto pagine buie per la magistratura -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Il Tar del Lazio ha annullato il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano Clementina Forleo, oggi giudice a Cremona. "Esprimo gioia per questa decisione del Tar del Lazio - commenta l'ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris, candidato alle Europee nelle liste dell'

R.D.CONGO/ ELEZIONI, CORTE COSTITUZIONALE CHIEDE DATA SUBITO ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: corte costituzionale chiede data "subito" di Apcom Perchè candidature siano depositate conformemente alla legge -->Brazzaville, 30 apr. (Apcom) - La Corte costituzionale congolese ha chiesto alle autorità del Paese di fissare "subito" la data delle elezioni presidenziali, teoricamente previste a luglio.

CAMERA/ DONATO A MONTECITORIO ARCHIVIO PERSONALE DI LEOPOLDO ELIA ( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intera esperienza giuridica e politica dell'insigne costituzionalista, docente universitario, giudice e Presidente della Corte costituzionale, deputato nella XII legislatura e senatore, rispettivamente, nella X e XIII legislatura. L'insieme delle carte sarà ordinato e inventariato a cura dell'Archivio storico della Camera dei deputati.

La moglie del Sultano ( da "EUROPA ON-LINE" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Naturalmente, da Napolitano a Garimberti, dalla corte costituzionale alla magistratura possono venire i "no" che le authority (si fa per dire) non osano pronunciare. Quei no, forse, richiameranno gli spettatori alla dignità di cittadini, che molti, come la signora Veronica, trovano umiliata ed offesa.

GIORNALISTI: IL 3/5 A NAPOLI 'GIORNATA MEMORIA VITTIME MAFIE E GUERRA''. ( da "Asca" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente della Corte Costituzionale; Enzo Colimoro, presidente dell'Associazione nazionale della Stampa; Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania; Renato Rocco, presidente dell'Unione cronisti della Campania; Guido Columba, presidente dell'Unione nazionale cronisti.

Il Csm Vitello nuovo procuratore della Repubblica di Lamezia Terme ( da "Giornale di Calabria, Il" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm Vitello nuovo procuratore della Repubblica di Lamezia Terme ROMA. Salvatore Vitello è il nuovo procuratore della Repubblica di Lamezia Terme. La nomina è stata decisa oggi all?unanimità dal Plenum del Csm. Vitello è stato pm a Roma e si è occupato, tra l?

Affaire Burgaud : Chavigné refuse d'être un bouc-émissaire ( da "Figaro, Le" del 30-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Le substitut général continuera de siéger au sein de l'instance disciplinaire du CSM, malgré la «recommandation» formulée à son encontre par le premier président de la Cour de cassation, Vincent Lamanda. Le substitut général Xavier Chavigné ne suivra pas la «recommandation» formulée jeudi par le premier président de la Cour de cassation.


Articoli

Materia, rabbia e lacrime Pago un prezzo altissimo (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Reggio" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Materia, rabbia e lacrime «Pago un prezzo altissimo» ELISA PEDERZOLI REGGIO. Gli occhi umidi e la voce rotta da una commozione fuori controllo: «Questa è la lettera che ho allegato al fascicolo per la candidatura a Bologna, firmata da Giuseppe Lumia». Mentre la legge si ferma più volte per trattenere le lacrime, ma non è facile. Italo Materia, procuratore capo dimissionario, è un fiume in piena. Ieri mattina, nell'attesa conferenza stampa indetta per spiegare le ragioni delle sue dimissioni, ha avuto una parola per ognuno dei detrattori che in questi giorni hanno speso parole sul suo abbandono. Davanti a telecamere, microfoni e registratori l'arringa che sancisce il suo addio definitivo alla magistratura è un crescendo di emozione. «Non sono scappato - dice con forza - Ho solo voluto difendere l'istituzione alla quale appartengo da una decisione che sarebbe stata lacerante per l'istituzione stessa. Sono andato via a testa alta». Italo Materia parte dai ringraziamenti, a voce bassa: «Sono qui per esprimere gratitudine in questa difficile congiuntura per la mia vita, la mia famiglia e la mia professione, per quanti hanno voluto testimoniarmi apprezzamento e stima rispetto all'attacco denigratorio al quale sono sottoposto da tempo». Sullo sfondo, infatti, ci sono accuse pesanti. Quelle di Sonia Alfano, presidente dell'Associazione vittime di mafia e attuale candidata alle elezioni europee con l'Italia dei Valori, e degli Amici di Beppe Grillo che gli imputano di essere coinvolto nell'inchiesta sui «falsi pentiti», che lo scorso anno ha portato all'arresto dell'ex magistrato Giovanni Lembo. Ma anche il più recente scomodo commento di Salvatore Borsellino - fratello di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla mafia - che, pochi giorni fa, ha messo in luce l'anomalia reggiana: dove gli arresti per infiltrazioni malavitose nel tessuto sociale reggiano avvengono sì, ma su iniziative di altre procure. Su questo Materia sorvola. Dice solo, a proposito dei pochi reati tributari perseguiti: «Sviluppo le indagini dalle informative che mi presentano. Ognuno ha il suo compito». Ma è inutile provare a spostare il tiro: l'incubo di quest'uomo ha un nome e un cognome. Ed è quello di Sonia Alfano. «Ho preso atto che questa campagna denigratoria è partita dalle esigenze elettorali di qualcuno. Io non sono scappato, non ho chiesto protezione a nessuno per l'indipendenza e forse anche per quel po' di superbia propria del mio carattere. Da subito - chiarisce - ho chiesto al Consiglio superiore della magistratura di accertare, di verificare quanto mi veniva contestato. Non sono scappato, ma ho atteso». Il 3 aprile il Csm avrebbe dovuto a esprimersi. «Invece - spiega - ha deciso di rinviare. E a Bologna è partita l'iniziativa dei banchetti, una raccolta di firme contro di me (Materia correva per la carica di procuratore capo nella città felsinea, ndr). L'ho interpretato come un linciaggio, un'interferenza rispetto all'autorità del Csm. Ciò ha turbato l'equilibrio nervoso mio e della mia famiglia, che non ha radici solo qui, ma anche a Bologna. Dimettendomi ho difeso anche il Csm da una decisione che sarebbe stata lacerante per tutti». Materia parla soprattutto della Sicilia e ancora una volta torna sull'incontro con il «falso» collaboratore di giustizia, Luigi Sparacio. «Io non ho banchettato con nessuno - urla - Nessun banchetto, nessuna cena a lume di candela: in pausa pranzo ho avuto la sventura di incappare in quella situazione. Che quello fosse un falso pentito lo si accertò solo in seguito». «Ho ammesso con lealtà la circostanza - prosegue - oggi accetto di pagare un prezzo altissimo, accetto di andare in pensione otto anni prima rispetto a una prospettiva di carriera che non aveva limiti di età. Invito Sonia Alfano a fare lo stesso gesto di chiarezza che ho fatto io ammettendo quell'incontro: dica che quell'episodio era una trovata elettorale e che la vicenda ha assunto contorni al di là delle sue intenzioni iniziali. Procederò in sede civile a tutela della mia onorabilità. Non in sede penale, perchè l'Alfano è una persona vittima della mafia, sarebbe di pessimo gusto». Con in mano la lettera del 2001 di Giuseppe Lumia, ex presidente della Commissione antimafia della Camera, l'emozione è troppa. Legge vecchie parole di stima e ringraziamenti. Poi si alza di scatto. Per cercare di fuggire dalle lacrime.

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Il ministero non paga la stenotipia Il processo ha rischiato di saltare (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il ministero non paga la stenotipia Il processo ha rischiato di saltare SABBIONETA. Il processo in Corte d'Assise ieri mattina ha rischiato di saltare. E non tanto per la mancanza di qualche giudice popolare o per l'impedimento del presidente, o del difensore, del pubblico ministero o di qualche parte civile. C'erano tutti. Puntuali come un orologio svizzero. Ma per un'ora sono rimasti a guardarsi in faccia. Smarriti. Mancava la stenotipia. E non per un contrattempo, per un improvviso imprevisto tale da provocare un ritardo. Niente di tutto ciò. La ragione era un'altra, Ed era legata ad una questione di soldi. Il ministero della Giustizia - al quale evidentemente non deve stare granchè a cuore il funzionamento della macchina giudiziaria visto che gli uffici di tribunale procura hanno recentemente lamentato perfino la mancanza di materiale di cancelleria - infatti non paga da parecchio tempo la ditta che fornisce il personale per la stenotipia e il personale stesso pare che da mesi non percepisca stipendio. E' stata quindi tentata un'azione di protesta cercando di ridurre alla paralisi i tribunali. Protesta che poi è rientrata. Così poco dopo le 10 il processo ha potuto decollare. Processo che proseguirà domani con l'escussione degli ultimi testimoni, uno zio dell'imputato che dovrà riferire anche lui del delitto rivelato da Abdelkrim Zriadi e da due sottufficiale che hanno effettuato le indagini. Seguirà quindi la discussione. Poi camera di consiglio e sentenza. Presidente della Corte, Vincenzo Latagliata; giudice a latere Eleonora Pirillo. I sei giudici popolari sono tre uomini e tre donne.(g.b.)

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La scuola è compatta, vuole Eccli (sezione: Giustizia)

( da "Alto Adige" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

di Francesca Gonzato «La scuola è compatta, vuole Eccli» Durnwalder: nessun'altra candidatura Ieri vertice, prossimo passo sarà la nomina BOLZANO. Avanti con Ivan Eccli come sovrintendente scolastico. Il presidente provinciale Luis Durnwalder ha convocato ieri mattina un vertice con il mondo della scuola, dai presidi agli studenti, per un giro di pareri sulla nomina del sovrintendente. Durnwalder lo aveva annunciato al ministro Gelmini: si farà un sondaggio nel mondo scolastico per vedere se emergono candidature alternative a Eccli. Non è stato così, come previsto. Unanimità su Eccli. Nei prossimi giorni Durnwalder informerà il ministro. Probabile che la giunta decida poi di procedere con l'incarico. Il ping pong con Roma dura da mesi. Come noto, le norme di attuazione prevedono il meccanismo dell'«intesa» tra giunta provinciale e governo sulla nomina del Sovrintendente. Ma il ministro Gelmini rifiuta di firmare l'incarico a Ivan Eccli, su cui è caduta la scelta della giunta, e chiede alla Provincia di trovare l'accordo su un altro nome. Dopo la riunione di ieri, che ha visto l'unanimità attorno a Eccli, è probabile che la giunta provinciale decida di andare avanti su Eccli, deliberandone la nomina e lasciando al governo l'eventuale decisione di una impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Prima di arrivare a questo strappo Durnwalder ha voluto certificare l'indirizzo del mondo scolastico. Su suo invito si sono riuniti ieri presidi, sindacati, studenti, insegnanti, funzionari. Con il presidente provinciale c'era anche l'assessore alla scuola italiana Christian Tommasini, che commenta: «Speriamo ora che i tempi della nomina siano più brevi possibili, come ci chiedono le scuole». Una nota provinciale descrive Eccli come «il funzionario di primo piano in termini di esperienza, anzianità e titoli». Uscendo dalla riunione, Durnwalder riassume: «All'unanimità i rappresentanti scolastici hanno confermato il loro sostegno al professor Eccli e non hanno avanzato alcuna altra candidatura». Questo verrà comunicato al ministro Mariastella Gelmini. Ancora Durnwalder: «Tutti i partecipanti alla riunione sperano che dopo avere ribadito questa convergenza della scuola italiana sul nome di Eccli, il governo possa fornire la sua intesa o, diversamente, motivare il rifiuto in maniera adeguata». Tiziano Botteselle, presidente del Consiglio scolastico provinciale commenta: «Il presidente Durnwalder ci ha detto che dopo il nostro parere unanime scriverà al ministro. Speriamo che si arrivi presto all'incarico di Eccli, perché il mondo della scuola sta risentendo di questa situazione. Ce ne accorgiamo anche nel nostro lavoro di Consiglio scolastico provinciale: veniamo convocati meno del solito, si procede a rilento». Botteselle aggiunge: «Visto che tutta la scuola è d'accordo sul nome di Eccli non c'è ragione per non nominarlo. Non si possono accettare pressioni politiche, perché questo è ormai lo scenario sotto gli occhi di tutti».

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Processo Eclissi le motivazioni (sezione: Giustizia)

( da "City" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Processo Eclissi le motivazioni Depositate ieri le motivazioni della sentenza sul processo Eclissi, il cui ritardo ha causato la scarcerazione di 21 mafiosi. Lo hanno detto al Csm il presidente della Corte d'Appello Vito Caferra e il presidente della sezione gip del tribunale Giovanni Leonardi. Il ritardo accumulato dalla giudice De Palo è di poco più di 9 mesi. 29 aprile 2009

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di Vincenzo Chiumarulo Meglio tardi che mai: sono state deposi... (sezione: Giustizia)

( da "Leggo" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

di Vincenzo Chiumarulo Meglio tardi che mai: sono state depositate ieri le motivazioni della sentenza sul processo "Eclisse", il cui ritardo ha causato la scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga, ora liberi per le vie di Bari. Ascoltati dal Consiglio superiore della magistratura, i presidenti baresi della Corte d'appello Vito Caferra, e della sezione gip del tribunale Giovanni Leonardi, hanno spiegato che il ritardo accumulato da Rosa Anna De Palo, il giudice titolare del processo che si concluse con 150 condanne e 10 assoluzioni, è di poco superiore ai 9 mesi: avrebbe dovuto depositare le motivazioni entro il 16 luglio 2008 dopo una proroga di 90 giorni all'iniziale termine del 16 marzo. Comunque, a giudicare il comportamento del giudice saranno il ministro della Giustizia e il procuratore generale della Cassazione. Mentre il Csm ha invitato i due dirigenti baresi a vigilare sui tempi del deposito delle sentenze. Ma Leonardi ha ribadito che «all'ufficio gip-gup del tribunale di Bari non esistono sistemi di monitoraggio delle sentenze che sono in media 1.500 all'anno». I dirigenti hanno inoltre spiegato «di aver saputo del rischio scarcerazioni soltanto il 12 febbraio scorso, quando De Palo ha lasciato l'ufficio gup per assumere l'incarico di presidente del tribunale per i minorenni di Bari». Hanno anche confermato che «ad aprile 2008 il magistrato aveva chiesto di essere alleviata in parte del lavoro giudiziario per provvedere al deposito delle motivazioni di quella sentenza, spiegando anche che dall'inizio del processo (2007) De Palo aveva ottenuto esoneri parziali». (ass)

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I massimi costituzionalisti italiani si confronteranno oggi e domani alla presenza del vice pres... (sezione: Giustizia)

( da "Leggo" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

I massimi costituzionalisti italiani si confronteranno oggi e domani alla presenza del vice presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo. Alla facoltà di Giurisprudenza incontro su «Costituzionalismo e diritto costituzionale negli Stati integrati d'Europa».

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Niente placet per la donna che sposa un italiano (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Giustizia e Società data: 29/04/2009 - pag: 30 autore: IMMIGRATI/ Il ddl sicurezza riparte. Intesa su ronde e Cie Niente placet per la donna che sposa un italiano Niente nullaosta del paese d'origine per la donna straniera che decide di contrarre matrimonio con un italiano, se in quello Stato si applicano, in materia, regole che non corrispondono ai principi italiani dell'ordine pubblico. È quanto stabilisce un emendamento al ddl sicurezza a firma della maggioranza (Contento, Sbai, Santelli, Lussana) e approvato ieri dalle commissioni affari costituzionali e giustizia.La norma è stata presentata per venire incontro alle donne provenienti da paesi di religione musulmana che, per rilasciare il nulla osta matrimoniale, chiedono ufficialmente o ufficiosamente la conversione allo stesso credo del futuro sposo.Sarà un decreto interministeriale (Interno, Esteri e Pari opportunità) a individuare i casi e gli stati di provenienza per i quali al posto del nullaosta sarà sufficiente una dichiarazione resa all'ufficiale dello stato civile dal cittadino che risiede regolarmente in Italia. Dichiarazione nella quale si attesta l'assenza di cause che ostacolino il matrimonio e alla quale deve essere allegata un'attestazione dell'ambasciata o del consolato dello stato di provenienza in cui risulti la mancata conoscenza dei motivi che ostano alla celebrazione del matrimonio. Al decreto vengono rimesse anche le scelte sui modi e sui termini di rilascio della dichiarazione o dell'attestazione ivi previste. La discussione generale sul ddl sicurezza comincia oggi nell'Aula della camera, come ha deciso la conferenza dei capigruppo che ha inoltre stabilito che l'esame e le votazioni si terrano la prossima settimana con tempi contingentati. E intanto da Varsavia il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, parlando del ddl sicurezza a margine del vertice governativo italo-polacco, ha chiarito che «Se ho la garanzia che il ddl passi con i voti della maggioranza, bene. Altrimenti chiederò che sia messa la fiducia». Ieri è stato raggiunto un accordo politico sul ddl nel corso della riunione di maggioranza al senato. «Sul ddl sicurezza c'è l'accordo politico che si riassume nella posizione del governo che ha presentato due emendamenti: uno sulla permanenza nei Cie fino a sei mesi e l'altro sui volontari per la sicurezza che ripropone il testo già inserito nel dl anti stupri», ha affermato il presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto Cota, a margine della riunione. Querelle invece sulla questione delle sedi disagiate dei magistrati. Non è stato dichiarato ammissibile dalla presidenza della camera, l'emendamento del governo che riproponeva la norma per la copertura delle sedi giudiziarie disagiate già presentata nel dl approvato dalla camera prima di Pasqua e già ritenuto allora inammissibile. Immediata la risposta del ministero della giustizia. La proposta del governo di ampliare ulteriormente il numero delle sedi disagiate, portandole dalle 60 attuali a 75, e il numero dei magistrati a cui possono essere concessi i benefici, dai 100 attuali a 150, «seguirà il suo cammino originario», cioè «all'interno della riforma del processo penale». È quanto si legge in una nota nella quale si sottolinea che l'intento del Governo, condiviso dalla maggioranza, è quello di «ampliare i benefici delle sedi disagiate» come previsto dalla legge già approvata, su iniziativa del ministro della giustizia Angelino Alfano. La dichiarazione di inammissibilità dell'emendamento del governo decisa a Montecitorio «è dovuta esclusivamente a norme regolamentari della Camera e non inficia il merito della scelta». L'elenco delle sedi disagiate, trasmesso dal Csm, osserva via Arenula, «è di numero inferiore alle 60 sedi previste dalla norma in vigore, così come il numero di magistrati da destinarvi, indicato dal Csm, è inferiore rispetto ai 100 stabiliti dalla odierna normativa».

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Ci vuole più trasparenza nelle grandi manovre su Intesa Sanpaolo (sezione: Giustizia)

( da "Milano Finanza (MF)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

MF sezione: Commenti & Analisi data: 29/04/2009 - pag: 7 autore: di Angelo De Mattia Ci vuole più trasparenza nelle grandi manovre su Intesa Sanpaolo La Compagnia San Paolo ha deciso di esercitare la put Barclays ritirando azioni di Intesa Sanpaolo per l'1,93%, che portano la sua partecipazione nell'istituto al 9,89%. Si è subito aperta la caccia alle intenzioni di una mossa che riguarda, peraltro, un contratto stipulato non di recente, ma nel marzo 2008. Naturalmente, la Compagnia era libera di non avvalersi della facoltà di ritiro dei titoli in questione, con alcune conseguenze sul piano negoziale, ma ha preferito procedere alla loro acquisizione, al prezzo a suo tempo fissato. È proprio su questa scelta che si è appuntato l'interesse per un'operazione che è stata vista come volta a promuovere un bilanciamento. Molti si sono chiesti, infatti, se si tratta di una decisione mirata a bilanciare, nei rapporti con gli altri azionisti, il patto di consultazione tra Generali e Crédit Agricole sul loro 10% circa o a bilanciare, con una presunta influenza di Torino, un'asserita influenza di Milano ovvero, ancora, a bilanciare il peso di tutte le altre Fondazioni partecipanti e le espressioni di voto quando sarà il momento di decidere il rinnovo degli organi deliberativi e di controllo; o, addirittura, a prevenire conseguenze che potrebbero indirettamente scaturire dal prossimo voto amministrativo. Intanto, è stata smentita la possibilità di un patto tra tutte le Fondazioni partecipanti a Intesa Sanpaolo. Nei commenti può esserci un eccessivo approccio dietrologico. Tuttavia, non avrebbe guastato, e non guasterebbe, una trasparente informativa al pubblico sugli scopi della nuova acquisizione, soprattutto per non incentivare il gioco delle illazioni. Anche con un atteggiamento di questo tipo si evita che si ripetano le giaculatorie sull'autoreferenzialità degli enti della categoria, spesso pretestuosamente evocata. Quale che sia la motivazione, comunque, le Fondazioni farebbero bene a fornire sempre una capillare informativa, dunque anche quando ad essa non sono giuridicamente tenute, proprio per smentire ulteriormente (per quanto non ce ne sia bisogno) le pretestuose critiche sul fatto che esse non risponderebbero a nessuno. Questi enti hanno dimostrato di essere determinati a proseguire correttamente nella linea di presenza nel sistema bancario, ma con un'attenta posizione volta ad amministrare i rendimenti, senza pretendere di trasformarsi in banchieri, e dando conto del loro operato. Si tratta di un atteggiamento che finora è stato diffusamente apprezzato, al di là di qualche vaniloquio sull'autocefalia.Si è, frequentemente, ripetuto che le Fondazioni sono state uno dei pilastri che hanno permesso la straordinaria riorganizzazione bancaria dell'ultimo quindicennio. Bisognerebbe ricordarsi più spesso di quello che era il sistema finanziario nel 1993 e raffrontarlo con ciò che oggi è per impulso della Banca d'Italia lungo questi 15 anni e, poi, per il ruolo svolto dalle Fondazioni medesime nell'apportare risorse al capitale degli istituti di credito, nonostante gli iniziali ostracismi. C'è da chiedersi chi mai avrebbe potuto acquisire quote di proprietà delle principali banche se non vi fosse stata la disponibilità da parte degli enti di questa categoria, definiti soggetti privati di utilità sociale, dopo la storica sentenza della Corte costituzionale che fulminò come illegittima una legge che avrebbe abbattuto la loro autonomia.Ora, però, il loro ruolo, proprio a motivo della crisi, diventa ancor più rilevante. Essi dovranno, dunque, dare prova di essere capaci di tutelare la stabilità degli assetti proprietari, sottraendosi a tentazioni di egemonia territoriale o di schieramento all'interno della stessa categoria ovvero, ancora, assumendo posizioni di ingerenza o di dirigismo, come tuttavia non è mai accaduto finora. Torna propizio lo svolgimento del congresso che la loro associazione terrà nel prossimo mese di giugno. Sarà l'occasione per mettere auspicabilmente a punto una linea che, innovando, non si allontani tuttavia dai caratteri fondamentali dell'azione finora svolta nei confronti del sistema bancario. L'altro versante di impegno delle Fondazioni – che dovrà essere coerente con quello nei confronti del settore creditizio – riguarda la complessiva partecipazione alla Cassa depositi e prestiti, con una quota del 30% da rinnovare a breve, in un momento nel quale la Cassa riforma le proprie funzioni, a seguito di misure legislative, con tutta una serie di importanti conseguenze per il Paese, ma con un insieme di problemi non secondari riguardanti il suo assetto istituzionale e il regime di concorrenza con gli intermediari creditizi. Una sana competizione, anche tra partecipanti al capitale di una stessa banca, non è, certo, vitanda, a condizione, però, che essa miri a una discordia concors, alla predisposizione delle migliori condizioni per valorizzare l'autonomia di coloro che indirizzano e gestiscono l'istituto e che vanno giudicati a consuntivo, soprattutto se si tratta di grandi aziende di credito, come nel caso di Intesa Sanpaolo. La quale, a proposito degli assetti di comando, dovrà concretamente definire, entro la scadenza del 30 giugno, le modifiche da apportare al suo modello di governance, secondo le direttive a suo tempo impartite dall'Organo di vigilanza. Che la Compagnia San Paolo migliori la sua partecipazione è un fatto positivo, assumendo l'infondatezza di quelle motivazioni che vorrebbero ridurre la vita societaria a un confronto tra aree di influenza. Naturalmente, a dimostrare nei fatti una tale infondatezza devono concorrere tutti i soggetti partecipanti all'istituto e gli enti che, a loro volta, partecipano alle Fondazioni, proprio in nome di un corretto rapporto, privo di interferenze, tra territorio, proprietà e banca.

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La cognata di Santoro salva l'ex pm (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

POLITICA pag. 13 La cognata di Santoro salva l'ex pm De Magistris prosciolto dal gip di Salerno, parente del giornalista ROMA LUIGI DE Magistris (foto LaPresse) è stato prosciolto dalle accuse relative a fughe di notizie e abusi d'ufficio, calunnie e diffamazioni a mezzo stampa. Il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Maria Teresa Belmonte, ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. Il magistrato, ex titolare dell'inchiesta Why Not e ora candidato alle europee per l'Italia dei valori, era accusato insieme con alcuni giornalisti, tra i quali Carlo Vulpio che figura anch'egli tra i candidati dell'Idv alle europee. A dare notizia del proscioglimento è stato l'ufficio stampa del partito di Di Pietro che ha sottolineato anche come le indagini abbiano provato «l'assoluta correttezza e gli ostacoli posti alle inchieste dell'ex pm Luigi De Magistris». La decisione è del gup Maria Teresa Belmonte, cognata del conduttore di Annozero Michele Santoro in quanto sposata con il fratello di quest'ultimo, Giocondo. Vista la parentela con il giornalista televisivo (del quale De Magistris è stato più volte ospite in trasmissione dove ha lanciato pesanti accuse), c'era chi aveva ipotizzato una possibile sostituzione del giudice. Cosa che non è avvenuta, nè la dottoressa Belmonte ha ravvisato motivi per astenersi. Il provvedimento del gup fa seguito ad una decisione della Cassazione. La Suprema Corte aveva dichiarato inammissibile un ricorso con il quale l'ex coordinatrice della Dda di Potenza, Felicia Genovese, finita nell'inchiesta toghe lucane' dell'ex pm di Catanzaro, aveva chiesto il trasferimento ad altra sede da Salerno del procedimento avviato, su denuncia della stessa Genovese. De Magistris e altre 12 persone erano state indagate per vari reati. La procura di Salerno aveva già chiesto l'archiviazione del procedimento. I legali della Genovese avevano sollevato il sospetto di una presunta non imparzialità dei pm di Salerno che sarebbero stati dalla parte di De Magistris nella battaglia con la procura di Catanzaro. SUL FRONTE del violentissimo scontro tra uffici giudiziari, in gennaio il Csm era intervenuto con una raffica di trasferimenti e sospensioni. Al centro, i sequestri e le perquisizioni ordinate in autunno dai pm campani contro le toghe calabresi accusate di aver sottovalutato se non insabbiato l'inchiesta Why Not tolta a De Magistris. A Salerno erano saltate le poltrone del procuratore Luigi Apicella (sospeso dallo stipendio e dalle funzioni) e quelle dei giovani pm Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani (trasferiti dalla sede e dalla funzione requirente) che avevano raccolto una sessantina di denunce di De Magistris. Ma anche i pm calabresi, che reagirono controsequestrando gli atti dell'inchiesta Why Not, hanno avuto i loro contraccolpi. Trasferiti dalla sede e dalle funzioni anche il pg di Catanzaro, Enzo Iannelli e il sostituto pg Alfredo Garbati. I pm Salvatore Curcio e Domenico De Lorenzo sono rimasti al loro posto e hanno raccolto l'eredità dell'inchiesta Why not.

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i vertici della procura al csm "siamo un ufficio compatto" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Napoli Le audizioni I vertici della Procura al Csm "Siamo un ufficio compatto" Oggi la prima commissione del Csm tirerà le somme sulla pratica aperta a tutela dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo in seguito alle frasi pronunciate dal premier Berlusconi a margine della inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra. Dopo le audizioni del procuratore Giandomenico Lepore, del pg Vincenzo Galgano e del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, potrebbero essere acquisiti nuovi documenti. «La Procura è compatta», ha detto Lepore e sulla stessa linea si è espresso il pg Galgano. Lepore ha affermato inoltre che le divergenze con i pm Noviello e Sirleo sullo stralcio di alcune posizioni (fra le quali quelle dei prefetti Pansa e Bertolaso) dal filone principale dell´inchiesta sulla gestione della crisi rifiuti non hanno avuto conseguenze sulla serenità dell´ufficio. Quindi ha aggiunto che le polemiche sulla sua presenza alla manifestazione di Acerra (durante la quale Berlusconi definì «eroi» i manager Impregilo) sono rientrate subito dopo l´assemblea conclusa con la richiesta di pratica a tutela firmata anche dal procuratore. (d.d.p.)

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di MIKE SCULLIN (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

REGGIO pag. 5 di MIKE SCULLIN «IN SICILIA si dice: tutto si può... di MIKE SCULLIN «IN SICILIA si dice: tutto si può perdere nella vita, anche la vita. Ma mai la faccia». Il procuratore capo piange. Lo fa dopo un quarto d'ora di orgogliosa autodifesa da quello che definisce «linciaggio», dalle ombre di collusione gettate su di lui, cosa assurda per un pm che nella seconda metà anni Ottanta ottenne decine di ergastoli per i mafiosi di Barcellona Pozzo di Gotto, suo paese natale, mettendo fine - «con pochi altri tra cui il generale Marturano» - a una faida che aveva fatto un'infinità di morti. Fino a quel momento Italo Materia ha parlato a voce alta, anche alterata nel ricostruire i sospetti velenosi di questi mesi. Ma a un tratto cede. E davanti ai giornalisti schierati nel suo ufficio scoppia in un singhiozzo, abbassa la testa, tace. Si alza, va verso la porta. Smette di piangere. E torna a sedersi al tavolo che dal primo luglio non sarà più suo, riprende a parlare con gli occhi lucidi. Viene in mente Pirandello, che di un personaggio in lacrime scrisse: «E' lì, in quegli occhi, e non in quel che dice, il suo cuore». A UNA SETTIMANA dall'annuncio delle dimissioni dopo gli attacchi subiti da Sonia Alfano, candidata dell'Idv-Di Pietro alle europee (il procuratore non la querelerà, «sarebbe di pessimo gusto agire in sede penale nei confronti di persone vittime della mafia») e dai grillini bolognesi che avevano programmato un banchetto in piazza Re Enzo contro la sua nomina a procuratore capo di Bologna, Italo Materia parla. Spiega il perchè della resa. «Sono costretto ad andarmene» dice ma una resa non è una fuga. «Nessuno è scappato dall'ufficio - quasi grida il procuratore - Io ho preso atto del fatto che sull'altare maggiore di esigenze elettorali di qualcuno veniva posta in essere una campagna denigratoria contro di me. Non sono scappato, nè dovevo rispondere a una piazza. Non ho chiesto protezioni a nessuno perché se c'è una nota del mio carattere che mi rivendico sempre è quella dell'indipendenza e forse anche un po' di superbia. Ho chiesto al Csm di accertare e verificare, appartengo a un'istituzione e a quella mi sono rivolto perché è quella che avrebbe dovuto eventualmente contestarmi addebiti o pretese malefatte. La contestazione non c'è stata». Materia è rimasto «paziente» ad attendere che il Csm decidesse. «Il 3 aprile il Csm ha deciso di rinviare. A quel punto è partita l'iniziativa del banchetto per raccogliere firme contro di me. L'ho interpretato come un linciaggio, e una pesante interferenza sul Csm. Un linciaggio che attenta al sistema e all'equilibrio della mia famiglia che abita a Bologna. Me ne vado a testa alta, così come sono entrato. Ho sempre lottato in prima linea. Me ne vado con otto anni di anticipo, con tanta amarezza». Più tardi, alla considerazione che un banchetto non dovrebbe bastare a indurre alle dimissioni, Materia risponderà: «Non sarebbe stato un solo banchetto, sarebbero andati avanti. Io so come vanno queste cose». IL PROCURATORE consegna ai giornalisti una lettera di Giuseppe Lumìa, datata 29 maggio 2001, in cui il presidente della commissione parlamentare antimafia gli esprimeva «il più vivo ringraziamento per il fattivo contributo fornito, in ogni circostanza, ai lavori della commisisone». Materia legge lettera e nome di chi l'ha firmata: e scoppia in lacrime. Lumìa, siciliano come lui, finito a suo tempo nel mirino di Cosa Nostra che voleva ucciderlo, è il senatore Pd che nei mesi scorsi aveva espresso giudizi non lusinghieri sulla procura di Messina in cui Materia lavorava per poi aggiungere che la gestione del pentito Sparacio «aveva lasciato molto a desiderare». SULLA MAFIA il procuratore ha tanto da rivendicare. Ricorda di quando un uomo ferito gravemente in un agguato rivelò solo a lui, in sala operatoria, i nomi di chi gli aveva sparato col mitra, poi ritrattò e venne condannato per calunnia mentre il killer confessò. «Io - dice - ero la garanzia della polizia giudiziaria». Parla dei successi ottenuti a Palmi, dov'era giudice Antonella Mazzei già a Reggio. «Non ho banchettato con falsi pentiti» precisa Materia. E del collega d'ufficio Giovanni Lembo, condannato in primo grado per favoreggiamento alla mafia - il pm con cui aveva fatto il militare e con cui era a pranzo vicino alla procura quando si aggregò il pentito Sparacio - dice: «In sette anni Lembo l'ho visto una volta sola, al processo dove ho testimoniato di quel pranzo che avrei anche potuto dimenticare. Non l'ho visto mai più, non gli ho mai telefonato. Avranno di sicuro cercato sui tabulati, senza trovare nulla». Materia non rifarebbe più la «maledetta domanda» per la promozione a Bologna. Piange di nuovo: «Sarei rimasto in magistratura fino a 80 anni, avrei potuto asprirare a incarichi altissimi. E invece sono condannato alla pensione. Per un banchetto». Si congeda: «Devo fare degli interrogatori». Il primo maggio andrà in ferie dal figlio ad Amsterdam. C'è la Festa della Regina da vedere. Ma fare il turista non era quello che Materia voleva.

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amato: "i pezzi dello stato insieme per la sicurezza" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina VII - Napoli L´ex premier alla Federico II sollecita l´unione delle coalizioni nella lotta alla criminalità. "La videosorveglianza mai decollata" Amato: "I pezzi dello Stato insieme per la sicurezza" Era uno dei cardini del patto per la sicurezza che porta il suo nome ma la videosorveglianza non è ancora decollata. Un dato che, commenta l´ex ministro dell´Interno Giuliano Amato, «suscita amarezza. E fa capire, dinanzi ai sentimenti eccessivi che animano il mio successore a Palazzo Chigi, che non è possibile fare tutto da soli. Da soli ci si può fare semmai la barba, e talvolta neppure quella». Sottolinea, l´ex premier oggi presidente della Treccani, che «davanti a priorità così importanti come la lotta alla criminalità, i diversi pezzi che devono mettersi insieme dovrebbero riuscire a farlo di più e meglio. Poi finisce che di qualunque cosa si tratti, noi la facciamo in deroga con l´emergenza della Protezione civile. Ed è come se dovessimo instaurare una specie di dittatura di protezione civile perché siamo incapaci di assumerci ciascuno le proprie responsabilità». Amato ha partecipato ieri all´università Federico II, insieme al vicepresidente del Csm Nicola Mancino e al professor Gianni Ferrara, alla presentazione del volume di Massimo Villone "Il tempo della Costituzione". «La struttura della Carta - evidenzia Amato - è buona, altrimenti non avrebbe retto per tutti questi anni» segnati anche «da momenti drammatici». Ma un «sistema sempre più governato da coalizioni» come quello attuale ha finito per indebolire la figura del premier. «A me è capitato più volte - ricorda Amato - che ci fossero ministri più uguali degli altri in quanto capi delegazione dei partiti. Ecco: il punto da cambiare è questo: rafforzare il primo ministro rispetto ai ministri, evitando che all´interno del governo i partiti contino più del presidente del Consiglio, dando a lui la possibilità di decidere sulla nomina e sulla revoca dei suoi ministri. Ma senza indebolire gli organi di garanzia o il Parlamento». (d. d. p.)

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Quella mania di denunciare politici e giudici (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 102 del 2009-04-29 pagina 8 Quella mania di denunciare politici e giudici di Redazione Nato a Napoli 41 anni fa, Luigi De Magistris fino al 2002 è magistrato nella Procura del capoluogo campano. Ma è quando diventa Sostituto procuratore a Catanzaro che comincia la sua parabola mediatica di grande accusatore dei potenti, senza però che nessuna delle sue indagini arrivi a una sentenza di condanna. I suoi fascicoli hanno nomi fantasiosi: «Poseidon», «Why Not», «Toghe Lucane». Le inchieste disegnano di volta in volta illeciti nella gestione dei fondi Ue, misteriosi comitati d'affari, truffe aggravate e associazioni per delinquere. Il magistrato tira in ballo decine di amministratori e politici. LE ACCUSE AI «POTENTI» I nomi coinvolti finiscono puntualmente sui giornali: dall'ex premier Romano Prodi all'ex Guardasigilli Clemente Mastella; dal segretario dell'Udc Lorenzo Cesa a Domenico Basile, uno degli uomini di punta di An in Calabria; da Giancarlo Pittelli di Forza Italia al diessino Nicola Adamo; dall'imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, al capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza Paolo Poletti. C'è un solo problema: De Magistris non riesce a provare nessuna accusa, e nessuno dei tanti indagati eccellenti viene condannato. LA GUERRA CONTRO I GIUDICI Quando le inchieste di De Magistris vengono sottratte al pm, lui non fa una piega. Anzi, rilancia la battaglia proprio contro i giudici. Denunciare i colleghi che avevano respinto i suoi provvedimenti, per De Magistris, è una regola sistematica: nel corso degli anni ha denunciato giudici per le indagini preliminari, giudici del Riesame, magistrati d'Appello e di Cassazione. Il tutto per decisioni sgradite, ma contro le quali, spesso, non ha mai neppure proposto impugnazione. Invece di fare ricorso, insomma, preferiva denunciare direttamente i singoli giudici. IL BIGLIETTO PER BRUXELLES Il Csm decide il trasferimento del pm da Catanzaro e dalle funzioni di pm. Sul «caso De Magistris» interviene anche il capo dello Stato. Ormai a difendere il magistrato sono rimasti solo in due: un comico, Beppe Grillo, e un ex pm ora in politica, Antonio Di Pietro. Ed è così che alla fine di questa vicenda lo stesso De Magistris si ritrova in lista per le Europee con l'Italia dei Valori, pronto per trasferirsi a Bruxelles. Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, qualche giorno fa ha messo le mani avanti: «I magistrati che scelgono la politica non dovrebbero più tornare in magistratura». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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di ANNALISA ANGELICI PERUGIA LA DECISIONE del giudice per l&... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 16 di ANNALISA ANGELICI PERUGIA LA DECISIONE del giudice per l&... di ANNALISA ANGELICI PERUGIA LA DECISIONE del giudice per l'udienza preliminare Massimo Ricciarelli è arrivata nella tarda mattinata di ieri. Con un «colpo di scena». Così, la vicenda dell'omicidio di Salvatore Conte, l'ex pentito ucciso dai suoi stessi compari e seppellito nei boschi di Gubbio, è arrivata a un primo punto fermo. Il gup ha condannato Paolo Carpisassi (45 anni, di Perugia) a 16 anni di carcere: era accusato di essere uno dei due esecutori mateirali del delitto. Sul suo capo pendevano anche le accuse di associazione a delinquere, rapina e incendio doloso. Stralciata, invece, la posizione di Roberto Salvatore Menzo (48 anni, originario di Niscemi), ritenuto il capo della gang messa in piedi in Umbria da lui, Conte e Marcello Russo. Quest'ultimo è morto alla fine di marzo nel carcere di Voghera dove era detenuto: secondo l'accusa era l'altro responsabile della morte dell'ex pentito. Carpisassi (difeso dall'avvocato Barbara Romoli) e Russo, poi, hanno trasportato il cadavere a Gubbio e lo hanno sepolto nel bosco. Tornando a Menzo (assistito dal legale Cristina Grillo del foro di Milano), la posizione del «papà» così lo definivano gli altri della banda è stata stralciata perché il pm ha chiesto il rinvio degli atti alla Corte costituzionale. Si verificherebbe nel suo caso una sorta di conflitto tra la possibilità che gli vengano concesse le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti (garantita a tutti, ancor più a chi collabora all'inchiesta come nel suo caso) e l'impossibiltà di ottenerle, essendo già stato giudicato per reati analoghi negli scorsi cinque anni. In pratica, a Menzo stando alla norma non potrebbe essere ricosciuto il comportamento «collaborante» tenuto nel corso dell'indagine. Un dubbio che, secondo il pubblico ministero Paci, possono chiarire solo gli ermellini. Il gup Ricciarelli ha accolto l'eccezione e rinviato gli atti alla Suprema Corte. IL GIUDICE per l'udienza preliminare ha poi assolto Luigi Ceccarelli (62 anni di Perugia, difeso dall'avvocato Fernando Mucci) e Giuliano Benemio (57, anche lui perugino, assistito dal legale Maurizio Lorenzini) dall'accusa di associazione per delinquere. Ricciarelli, però, ha condannato per detenzione di armi e ricettazione sia Benemio che Ceccarelli (quest'ultimo anche per sfruttamento del lavoro clandestino). Al primo sono toccati due anni e otto mesi, al secondo due anni e quattro mesi. Il giudice Ricciarelli ora si è preso i canonici novanta giorni per rendere note le motivazioni della sentenza.

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16 anni a Carpisassi (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 17 16 anni a Carpisassi Menzo: gli atti inviati alla Consulta di ANNALISA ANGELICI PERUGIA LA DECISIONE del giudice per l'udienza preliminare Massimo Ricciarelli è arrivata nella tarda mattinata di ieri. Con un «colpo di scena». Così, la vicenda dell'omicidio di Salvatore Conte, l'ex pentito ucciso dai suoi stessi compari e seppellito nei boschi di Gubbio, è arrivata a un primo punto fermo. Il gup ha condannato Paolo Carpisassi (45 anni, di Perugia) a 16 anni di carcere: era accusato di essere uno dei due esecutori mateirali del delitto. Sul suo capo pendevano anche le accuse di associazione a delinquere, rapina e incendio doloso. Stralciata, invece, la posizione di Roberto Salvatore Menzo (48 anni, originario di Niscemi), ritenuto il capo della gang messa in piedi in Umbria da lui, Conte e Marcello Russo. Quest'ultimo è morto alla fine di marzo nel carcere di Voghera dove era detenuto: secondo l'accusa era l'altro responsabile della morte dell'ex pentito. Carpisassi (difeso dall'avvocato Barbara Romoli) e Russo, poi, hanno trasportato il cadavere a Gubbio e lo hanno sepolto nel bosco. Tornando a Menzo (assistito dal legale Cristina Grillo del foro di Milano), la posizione del «papà» così lo definivano gli altri della banda è stata stralciata perché il pm ha chiesto il rinvio degli atti alla Corte costituzionale. Si verificherebbe nel suo caso una sorta di conflitto tra la possibilità che gli vengano concesse le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti (garantita a tutti, ancor più a chi collabora all'inchiesta come nel suo caso) e l'impossibiltà di ottenerle, essendo già stato giudicato per reati analoghi negli scorsi cinque anni. In pratica, a Menzo stando alla norma non potrebbe essere ricosciuto il comportamento «collaborante» tenuto nel corso dell'indagine. Un dubbio che, secondo il pubblico ministero Paci, possono chiarire solo gli ermellini. Il gup Ricciarelli ha accolto l'eccezione e rinviato gli atti alla Suprema Corte. IL GIUDICE per l'udienza preliminare ha poi assolto Luigi Ceccarelli (62 anni di Perugia, difeso dall'avvocato Fernando Mucci) e Giuliano Benemio (57, anche lui perugino, assistito dal legale Maurizio Lorenzini) dall'accusa di associazione per delinquere. Ricciarelli, però, ha condannato per detenzione di armi e ricettazione sia Benemio che Ceccarelli (quest'ultimo anche per sfruttamento del lavoro clandestino). Al primo sono toccati due anni e otto mesi, al secondo due anni e quattro mesi. Il giudice Ricciarelli ora si è preso i canonici novanta giorni per rendere note le motivazioni della sentenza.

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A Teheran Roxana continua lo sciopero della fame (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Le notizie A Teheran Roxana continua lo sciopero della fame La giornalista iraniano-americana Roxana Saberi, detenuta in Iran con l'accusa di spionaggio, continua a perdere peso a causa dello sciopero della fame ma resta fermamente decisa a proseguire la sua protesta: lo ha confermato il padre della reporter, spiegando di averla incontrata ieri in un ufficio del potere giudiziario per discutere della sua procedura di appello con l'avvocato. «È diventata molto magra», ha detto Reza Saberi, raggiunto telefonicamente dalla France Presse. «E determinata a continuare il suo sciopero della fame fino al giorno del suo rilascio», ha aggiunto il padre della giornalista. Detenuta nella prigione di Evin, a nord di Teheran, Roxana Saberi ha cominciato il suo sciopero della fame il 21 aprile scorso. È stata condannata ad otto anni di prigione per spionaggio in favore degli Stati Uniti al termine di un processo a porte chiuse, il 13 aprile scorso. Il suo avvocato, Abdolsamad Khoramshahi, ha già presentato ricorso in appello contro la sua condanna. Costa d'Avorio, presidenziali a dicembre. Il primo turno delle elezioni presidenziali in Costa d'Avorio si svolgerà entro il 6 dicembre di quest'anno. Lo ha annunciato Ilahiri Djédjé, ambasciatore ivoriano alle Nazioni Unite. Il diplomatico ha precisato che la commissione elettorale indipendente ha comunicato al presidente Laurent Gbagbo un calendario elettorale che prevede lo svolgimento delle elezioni presidenziali tra l'11 ottobre e il 6 dicembre 2009. «La data esatta delle élezioni sarà scelta all'interno di questo periodo e sarà annunciata dal presidente Gbagbo nei prossimi giorni», ha sottolineato l'ambasciatore. Algeria, Duplice esplosione fa due morti. Due guardie comunali sono state uccise e altre quattro ferite nell'esplosione di due bombe di fabbricazione artigianale nei pressi di Mizrana, ad una quarantina di chilometri a nord di Tizi Ouzou, nell'est dell'Algeria. Obiettivo delle due bombe era un checkpoint delle guardie comunali nel comune di Mizrana (10 chilometri ad est di Algeri). Due guardie sono state uccise, precisano i quotidiani francofoni Info Soir e El Watan. storico accordo tra Bolivia e Paraguay. Nel corso di una cerimonia a Buenos Aires i leader di Bolivia e Paraguay hanno firmato uno storico accordo che delimita e definisce il confine tra i due paesi. La dispusta frontaliera durava da 74 anni e risaliva alla "guerra del Chaco", che tra il 1932 e il 1935 ha rappresentanto uno dei più sanguinosi conflitti bellici nel continente latinoamericano. Ieri, grazie alla mediazione del presidente argentino Cristina Fernandez Kirchner, il presidente boliciano Evo Morales e quello del Paraguay Fernando Lugo hanno decisamente voltato pagina con la firma della «memoria final de la demarcacion internacional entre Bolivia y Paraguay». 29/04/2009

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DeMagistris prosciolto Festa in famiglia (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

DeMagistris prosciolto Festa in famiglia Se sarà eletto al Parlamento europeo Luigi De Magistris non avrà bisogno dell'immunità per tirarsi fuori da un filone dell'inchiesta "Toghe lucane" che lo ha visto, su denuncia dell'ex coordinatrice della Dda di Salerno, Felicia Genovese, accusato di abuso d'ufficio e di rivelazione di segreti istruttori. Il Gip di Salerno, accogliendo una analoga richiesta del pm, ha prosciolto l'ex pm di Catanzaro. L'annuncio trionfale è venuto dall'ufficio stampa dell'Italia dei Valori, la lista dipietrista che ospiterà l'ex magistrato. Malgrado le profonde riserve del Csm sul "modus operandi" di De Magistris, che hanno spinto l'organo di autogoverno della magistratura a trasferirlo in Campania, indubbiamente questa decisione del Gip alleggerisce la posizione di De Magistris. Oltre all'Italia dei Valori saranno soddisfatti tutti i fan del magistrato che avevano visto nelle inchieste di Catanzaro la possibilità di far risorgere al Sud Mani pulite. Grande sarà, soprattutto, la soddisfazione di due sponsor accaniti di De Magistris, Michele Sanrtoro e Marco Travaglio che sulle inchieste dell'ex pm hanno costruito più di una trasmissione con la sua diretta presenza in studio. Festeggiamenti in famiglia si potrebbe sostenere. Ma non è un modo di dire. Il gip che ha liberato De Magistris dalle accuse è la dottoressa Maria Teresa Belmonte, magistrato a Salerno e cognata di Michele Santoro. Non vogliamo insinuare alcunché. La decisione è stata presa sicuramente con obiettività. Solo che le inchieste di De Magistris spesso sono state costruite lavorando sulle relazioni parentali e amicali. Tutto ciò avrebbe dovuto suggerire alla cognata di Santoro, sponsor di De Magistris, forse il buon gusto di astenersi dal giudicare. Bon ton, come si dice. 29/04/2009

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E ancora le condanne: a Giuliano Benemio, già gestore del night club Cristall e braccio... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Mercoledì 29 Aprile 2009 Chiudi di ITALO CARMIGNANI E ancora le condanne: a Giuliano Benemio, già gestore del night club Cristall e braccio forte del boss Conte, i 2 anni e 8 mesi di richiesta sono rimasti gli stessi. A Salvatore Russo, il vero killer (almeno secondo il pentito Carpisassi) niente perché è morto in carcere a Voghera con la testa dentro un busta di plastica piena di gas, un'overdose per una folle dose di simil-droga secondo i suoi compagni, un'esecuzione per i suoi parenti. Lui premette il grilletto, poi quella fuga rocambolesca e l'occultamento del cadavere a Gubbio vicino alla villetta che voleva vendere Ceccarelli. E Menzo? La sua posizione ieri mattina è stata stralciata perché il pm Paci ha posto un dubbio al giudice Ricciarelli: il regime di collaboratore di giustizia (seppure ex) consente la concessione delle attenuanti generiche? La questione va rimandata alla Corte Costituzionale. E mentre si decide prosegue l'altra inchiesta quella sul riciclaggio. E chissà che questa pausa concessa a Menzo non sia collegata con l'inchiesta della Sirio ecologica? Passo indietro. Menzo e gli altri, già Erano venuti in Umbria per ricostituire una banda criminale, che non esitava a usare le armi per raggiungere i suoi obiettivi: lo spaccio di droga, le rapine e il racket nei locali notturni (uno dei quali, secondo l'accusa) fu bruciato per una sorta di "avvertimento". Uno di loro, però, Salvatore Conte, aveva esagerato con la cocaina ed era diventato "inaffidabile". Così venne fatto fuori dagli stessi "colleghi". Il ritrovamento del suo cadavere, nel novembre del 2007, diede l'avvio a una delle indagini più inquietanti aperte in Umbria. Perché si arriva alla Sirio dopo mesi d'indagini partite da un omicidio? C'è molto da vedere in quelle carte sequestrate dalla polizia e da Paci, perché indagando sulla banda responsabile del delitto Conte, ucciso su ordine del suo boss Salvatore Menzo, si è scoperto molto. Soprattutto una pista che porta in un elegante studio commerciale di Milano in cui in cui compaiono interessi della Sirio e quelli di Menzo. Si chiamano coincidenze, ma la loro casualità è minata dal sospetto di una concatenazione precisa. Così l'inchiesta dedicata al riciclaggio in cui, per ora, compaiono in prima fila la Sirio Ecologica e altre cinque aziende in qualche modo collegate tra loro, pare legarsi a storie dalle quali diventa sempre più difficile allontanarsi. Storie che fanno poco rumore e molta paura.

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Appello Civile: nominato Pisotti (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)

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Cronaca di Cagliari Pagina 1016 Appello Civile: nominato Pisotti --> La quinta commissione del consiglio superiore della magistratura ha indicato all'unanimità Giangiacomo Pisotti come presidente della sezione civile della Corte d'appello di Cagliari. Il magistrato attualmente presiede la prima sezione civile del Tribunale. Nella stessa seduta il Csm ha indicato, sempre all'unanimità, Simonetta Lai presidente della sezione Lavoro del Tribunale, Massimo Poddighe e Claudio Gatti (nella foto) presidenti di sezione del Tribunale.

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Il Csm ai giudici: vigilate sui tempi (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)

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Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 29/04/2009 - pag: 1 Scarcerazioni Il Csm ai giudici: vigilate sui tempi di ROSANNA LAMPUGNANI E' stata una audizione animata quella di ieri al Csm del capo dei Gip di Bari Giovanni Leonardi (nella foto) e del presidente della Corte d'appello Vito Marino Caferra. Dopo il caso scarcerazioni, il Csm ha invitato i giudici a vigilare sui tempi. Depositata la sentenza Strisciuglio. A PAGINA 5

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Boss liberi, giudici al Csm Depositate le motivazioni (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)

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Corriere del Mezzogiorno sezione: BARI data: 29/04/2009 - pag: 5 Il caso A Roma capo sezione Gip e presidente della Corte d'appello Boss liberi, giudici al Csm Depositate le motivazioni Il Consiglio superiore: dovete vigilare sui tempi ROMA E' stata una riunione molto animata quella svoltasi ieri all'ora di pranzo nella prima sezione del Consiglio superiore della magistratura. A raccontarlo è uno dei consiglieri laici che però non ha voluto fornire ulteriori dettagli. Mentre a Roma, dunque, si discuteva del «caso Bari», nel capoluogo pugliese venivano depositate le motivazioni della sentenza sul processo Eclissi, il cui ritardo ha causato nelle scorse settimane la scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga, episodio che - appunto - ha costretto il Csm ad aprire un dossier specifico, mentre il ministero della giustizia ha avviato un'azione disciplinare. L'ultimo atto della vicenda barese è stato reso noto dal presidente della Corte d'appello Vito Caferra e il presidente della sezione gip del tribunale Giovanni Leonardi, i quali si sono avvicendati nella prima commissione del Csm per l'audizione. I due magistrati hanno in parte difeso i propri uffici e in parte la giudice Rosa Anna De Palo che si è occupata del caso - oggi guida il tribunale dei minorenni - perché il ritardo accumulato nel depositare le motivazioni della sentenza è stato di poco superiore ai nove mesi. La scadenza era stata fissata al 16 luglio dello scorso anno, grazie ad una proroga di tre mesi ottenuta da De Palo (la sentenza di condanna è del 16 gennaio 2008). Ma solo nello scorso 12 febbraio i due dirigenti si sarebbero resi conto del rischio scarcerazioni, quando - cioè - De Palo ha lasciato l'ufficio gup per assumere il nuovo incarico. I due dirigenti hanno poi aggiunto che nell'aprile del 2008 il magistrato aveva chiesto di essere affiancata nel suo lavoro giudiziario, proprio per poter avere il tempo di scrivere le motivazioni della sentenza, complessa anche per il numero degli imputati e dei reati a loro ascritti: come si ricorderà sono state 150 le condanne 10 le assoluzioni. Se la richiesta di de Palo è stata avanzata nell'aprile dello scorso anno sin dal 2007, cioè dall'inizio del processo, aveva ottenuto esoneri parziali dal lavoro. In ogni caso, ha spiegato in particolare Leonardi, all'ufficio gip-gup del tribunale di Bari non esistevano e non esistono sistemi di monitoraggio delle sentenze, che si accumulano con una media di 1500 all'anno. Una ragione di più per il Csm per chiedere invece l'introduzione di meccanismi di controllo per evitare in futuro il ripetersi di casi analoghi. Cosa accadrà ora? Non sarà il Csm a giudicare se con il suo comportamento De Palo abbia eventualmente violato doveri deontologici; si tratta di una valutazione - spiegano a Palazzo dei marescialli - che spetta ai titolari dell'azione disciplinare, e cioè al ministro della Giustizia ed al procuratore generale della Cassazione. L'obiettivo del Csm è piuttosto evitare in futuro il ripetersi di casi analoghi e per questo i consiglieri hanno invitato i due dirigenti baresi, come hanno fatto in circostanza simili nei confronti di altri capi di uffici giudiziari, a vigilare sui tempi del deposito delle sentenze, soprattutto laddove ci sono rischi di prescrizioni e scarcerazioni. La mancanza di magistrati e personale amministrativo è definita una situazione «intollerabile » dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, dalla Giunta distrettuale Anm e dalle Associazioni forensi che hanno deciso di promuovere «un confronto aperto con l'opinione pubblica » per il prossimo 15 maggio in un incontro con i giornalisti. Rosanna Lampugnani

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Caferra (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: BARI data: 29/04/2009 - pag: 5 Caferra Anche il presidente della Corte d'appello, Vito Marino Caferra, è stato ascoltato dal Csm

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Lepore: su 10 politici tre stanno con i clan (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)

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Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 29/04/2009 - pag: 1 Il procuratore Denuncia all'Antimafia Lepore: su 10 politici tre stanno con i clan Galgano al Csm: «Caso Napoli chiuso» Il trenta per cento dei politici è vicino ai clan: lo ha detto ai giornalisti il procuratore di Napoli, Lepore, al termine dell'audizione da parte della commissione Antimafia. Ascoltati anche aggiunti e pm. Affrontato il nodo del voto di scambio. E intanto il procuratore generale Galgano chiude davanti al Csm il caso nato dallo strappo tra Lepore e alcuni suoi sostituti: «Oggi non ravviso più alcun elemento di tensione». A PAGINA 4 Abate, Beneduce

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Galgano al Csm: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 29/04/2009 - pag: 4 Le audizioni Il capo dei pm: «Nessun malumore, siamo compatti e remiamo tutti insieme» Galgano al Csm: «Il caso Procura è chiuso» Il Pg: l'ufficio è tornato ordinato. La commissione oggi decide se acquisire nuovi atti DAL NOSTRO INVIATO ROMA - La Procura di Napoli 'è tornata ad essere un ufficio ordinato' dove i pm 'lavorano e fanno il proprio dovere', dunque 'oggi non ravviso più alcun elemento di tensione'. Vincenzo Galgano, procuratore generale di Napoli, chiude così - davanti al Csm - il caso nato dallo strappo tra Giovandomenico Lepore e alcuni suoi sostituti, con tanto di assemblea convocata per discutere sull''opportunità' della presenza del capo dei pm all'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, evento nel corso del quale il premier Silvio Berlusconi definì 'eroi' i manager di Impregilo (società sott'inchiesta proprio per la gestione dei rifiuti) e parlò di 'ostacoli' alla loro attività, con chiaro riferimento alle azioni giudiziarie. Uno scontro, quello interno all'ufficio della pubblica accusa (che in precedenza era finito anche davanti al Consiglio giudiziario per le 'divergenze' tra il capo e due sostituti Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo sulla decisione di stralciare dall'inchiesta le posizioni di Guido Bertolaso e Alessandro Pansa), che aveva indotto lo stesso Pg a scendere in campo. E a far intervenire - dopo le sue dichiarazioni al 'Corriere del Mezzogiorno' con cui criticava 'certi pm che perseguono interessi personali' e riconduceva le polemiche sul procuratore alla 'ricerca di visibilità pre-elettorale di alcuni soggetti' - proprio il Csm. La prima commissione aveva deciso infatti di ampliare la pratica a tutela dei pm napoletani per condurre di fatto una vera e propria istruttoria sulla Procura: e - dopo aver ascoltato ieri lo stesso Pg, il capo dei pm e un suo vice - s'è riservata per oggi la decisione su ulteriori accertamenti. Il primo a varcare il portone di Palazzo dei Marescialli è Vincenzo Galgano. Siede davanti ai membri della prima commissione. E a loro spiega che 'l'ufficio di Procura è tornato di nuovo ordinato, le polemiche sono finite'. Il Pg ribadisce di fatto quanto affermato nell'intervista, i consiglieri gli chiedono se quando parla di 'interessi personali' e 'pm in cerca di visibilità' si riferisca a episodi o nomi specifici. Lui chiarisce così: 'Le mie erano critiche generiche scaturite dalla situazione che si era determinata in Procura. Il problema era il metodo, non questa o quella persona. E, quando sì è capito che non era possibile continuare su quella strada, i colleghi sono tornati a lavorare senza polemiche. Oggi, dunque, non vedo alcun elemento di tensione: i pm fanno il proprio dovere'. E, che la vicenda possa considerarsi chiusa (almeno per lui), il procuratore generale lo ribadisce al 'Corriere del Mezzogiorno' al termine dell'audizione: 'Ritengo che non ci sia spazio perché si possa ritenere ancora portatrice di effetti quella serie di accadimenti che si sono verificati e che va sotto il nome di caso Procura'. Identica linea la sostengono Aldo De Chiara (uno dei vice del procuratore che ai consiglieri parla di un 'ufficio assolutamente compatto') e - soprattutto - lo stesso capo dei pm. Giovandomenico Lepore arriva a Palazzo dei Marescialli alle 18 in punto. Dieci minuti dopo, inizia la sua audizione. E, alla domanda se ci siano o meno malumori nell'ufficio, il procuratore risponde secco: 'Assolutamente no'. E allora perché quelle critiche, perché quella definizione di 'inopportunità' rivolta alla sua presenza ad Acerra, perché quell'assemblea? Giovandomenico Lepore risponde così: 'C'è stato un equivoco sull'interpretazione dell'atteggiamento da me tenuto nel corso di quella cerimonia. Una bolla di sapone, che ho chiarito subito sia con gli aggiunti che con gli stessi pm, partecipando all'assemblea e sottoscrivendo il documento dei colleghi'. Mezz'ora più tardi, al cellulare, il capo dei pm si limita a ribadire: 'L'ufficio è compatto, remiamo tutti nella stessa direzione'. Caso chiuso, insomma. O forse no. Gianfranco Anedda, consigliere laico del Csm in quota Pdl che ieri ha presieduto la seduta in sostituzione del 'togato' di Unicost Fabio Roia, la parola fine non la vuole ancora pronunciare. E annuncia: 'Oggi la prima commissione deciderà se acquisire ulteriore documentazione'. E se aggiungere un nuovo capitolo alla saga della Procura. Gianluca Abate Il Pg Vincenzo Galgano

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Dieci candidati per la Procura (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Nuoro e Provincia Pagina 5015 Tribunale. La decisione del Csm era attesa per oggi ma è slittata. Nominati invece i presidenti di sezione Dieci candidati per la Procura Tribunale.. La decisione del Csm era attesa per oggi ma è slittata. Nominati invece i presidenti di sezione Entro 48 ore il nome del successore di Amoroso --> Entro 48 ore il nome del successore di Amoroso In corsa tra gli altri Carlo Lasperanza, Lucina Serra, Andrea Garau e l'attuale reggente Mariangela Passanisi. Ormai è solo questione di giorni, forse di ore. Tra oggi e domani la quinta commissione Consiglio superiore della magistratura dovrebbe infatti indicare il nuovo procuratore capo di Nuoro a cui sarà affidato il compito di sostituire Antonio Amoroso, che dopo quattro anni al vertice degli uffici inquirenti barbaricini, all'inizio di aprile è stato trasferito ad Ancona, pare per motivi familiari. La nomina era attesa già ieri sera, ma poi è slittata. Oggi potrebbe comunque essere la giornata giusta. I CANDIDATI I candidati in lizza per guidare nei prossimi anni la caldissima Procura di Nuoro sono in tutto dieci. Tra loro c'è anche una vecchia conoscenza degli ambienti giudiziari barbaricini: Carlo Lasperanza, attualmente pubblico ministero a Roma, dove in passato si è occupato, non senza polemiche, dell'inchiesta sul delitto della studentessa dell'università La Sapienza Marta Russo. Romano, nato il 26 dicembre del 1956, Lasperanza è stato infatti pubblico ministero a Nuoro all'inizio degli anni Novanta. Un'esperienza breve ma intensa durante la quale aveva condotto importanti indagini, come quella sulla morte di Gianni Cadinu, latitante di Mamoiada protagonista di alcuni dei più clamorosi sequestri di persona compiuti negli anni Ottanta. Tra i papabili c'è anche l'attuale procuratore reggente Maria Angela Passanisi, in servizio a Nuoro ormai da più di dieci anni, il pm di Cagliari Alessandro Pili e quello di Sassari Andrea Garau. Uno dei nomi è anche quello di Lucina Serra, sostituto procuratore generale a Cagliari, che lo scorso aveva rifiutato la nomina a procuratore capo di Lanusei dopo qualche giorno di riflessione, inviando al Csm poche righe per comunicare che avrebbe ritirato la domanda presentata a suo tempo per concorrere al posto da regista dell'apparato investigativo ogliastrino, poi affidato a Domenico Fiordalisi. A completare l'elenco degli aspiranti procuratori ci sono infine i nomi di alcuni magistrati continentali che non hanno nessuna esperienza della Sardegna, compreso quello di Angelo Martinelli, giudice di sorveglianza a Modena, che a quanto pare è uno dei più gettonati. PRESIDENTI DI SEZIONE In attesa che sia definita la nomina del procuratore capo, il Csm ha intanto già provveduto a riempire altre importanti caselle nell'organigramma del Tribunale di Nuoro. Dopo l'indicazione del nuovo presidente, che sarà Vito Morra, la cui nomina attende ormai solo lo scontato via libera del plenum, nei giorni scorsi sono stati infatti individuati anche i nuovi presidenti delle sezioni penale e civile. Il primo incarico sarà appannaggio di Giuseppe Pintori, magistrato cagliaritano con una lunga esperienza sia nel penale che nel civile, mentre il secondo è stato affidato a Gianni La Rocca, anche lui proveniente dal Tribunale cagliaritano dove è stato giudice fallimentare. Anche in questo caso però per l'ufficialità bisognerà attendere il pronunciamento del plenum dell'organo di autogoverno della magistratura. PROCURA IN DIFFICOLTÀ La girandola di nomine non risolve però del tutto i problemi che affliggono il palazzo di giustizia di Nuoro. La situazione resta infatti grave proprio negli uffici della procura della Repubblica dove attualmente, su sei pm previsti dall'organico ne mancano tre, con il quarto, Daniele Rosa, che partirà a fine estate alla volta di Rimini. Oltre ad Amoroso in questi mesi hanno già fatto le valigie i pm Lara Ghirardi (destinazione Bergamo), Katia Marino (ora in servizio a Roma) e Ornella Chicca, trasferita da marzo alla procura di Piacenza. Tanto che c'è già chi per i prossimi mesi prevede la paralisi dell'attività di investigazione, con il blocco di decine di inchieste su fatti gravissimi, omicidi e rapine in testa. Unica consolazione il fatto che recentemente il ministro Angelino Alfano ha inserito il Tribunale barbaricino nell'elenco delle sedi disagiate, il che garantirà ai pm che accetteranno il trasferimento a Nuoro indennità economiche e vantaggi di carriera, con la possibilità, al termine del periodo obbligatorio di cinque anni, di avere la precedenza rispetto agli altri colleghi sulla scelta dell'eventuale sede di trasferimento. MASSIMO LEDDA

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Contraddittorio assente sui documenti distrutti (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Commenti Pagina 336 La Corte costituzionale sulle intercettazioni Contraddittorio assente sui documenti distrutti La Corte costituzionale sulle intercettazioni --> Secondo la Consulta non tutte le intercettazioni illegali andrebbero distrutte, fermo restando il divieto di rendere note le modalità con cui gli atti e i documenti medesimi sono stati acquisiti. L'articolo 240 del Codice di procedura penale, nella formulazione risultante dalle modifiche del governo Prodi, impone la distruzione di quanto illegalmente acquisito nell'ambito di una udienza camerale celebrata dal Gip con redazione di un verbale riassuntivo di quanto distrutto. Ad avviso della Corte sussistono evidenti profili di illegittimità nel momento in cui non è prevista, da un lato, l'applicazione delle regole per l'incidente probatorio durante l'udienza per la distruzione dei documenti e, dall'altro, che il divieto di fare riferimento al contenuto di documenti, supporti e atti nella redazione dei verbali di distruzione non si estende anche alle circostanze inerenti formazione, acquisizione e raccolta degli stessi. L'articolo 401, disciplinante l'udienza di incidente probatorio, prevede che l'udienza camerale si svolga con la partecipazione di Pm e difensore della persona sottoposta a indagine con il diritto di partecipazione del difensore della persona offesa. In questo modo la Corte ha recentemente accolto le eccezioni sollevate dal Gip di Milano nel procedimento Tavaroli-Telecom. L'illegittimità della norma, come pronunciata dalla Corte, non è di scarso momento se si considera che la partecipazione all'udienza di distruzione dei rappresentanti di accusa e difesa e delle persone offese, secondo lo schema dell'incidente probatorio, consente una effettiva parità tra accusa e difesa e il pieno rispetto dell'articolo 111 della Costituzione, per il quale il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova. Nel ddl sicurezza (testo 30 giugno 2008) all'esame della Camera, nonostante la riforma delle intercettazioni di cui agli articoli 266 e seguenti del Codice di procedura penale, nulla si era, ed è, previsto in ordine al testo dell'articolo 240, con il permanere di una forte compromissione del diritto di difesa per ciò che riguarda il disposto del menzionato articolo nel suo riferirsi al "destino" del materiale intercettato. Riforma comunque utile: l'articolo 268 prevede che delle operazioni di registrazione sia redatto verbale sommario custodito negli archivi ex articolo 269, trasmesso poi al Pm che provvede al deposito in segreteria in 5 giorni; i difensori possono prenderne visione. Al comma 6-bis è previsto il divieto di disporre lo stralcio delle registrazioni prima del termine sopradetto, mentre in base al 6-ter, trascorso il termine, il Pm trasmette decreti autorizzativi, verbali, registrazioni al tribunale che procede anche d'ufficio allo stralcio delle registrazioni di cui è vietata l'utilizzazione. Fortuna che all'articolo 240, se non altro, ha pensato la Corte costituzionale. GIUSEPPINA DI SALVATORE

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petruzzelli, le chiavi tornano al ministero - giuliano foschini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari Petruzzelli, le chiavi tornano al ministero L´Avvocatura dello Stato: la famiglia restituisca i soldi della ricostruzione é chiaro che prima del prossimo autunno il politeama non riaprirà e forse è meglio che sia così Spiega il prefetto Carlo Schilardi: "Sulla vicenda una serie di osservazioni di carattere giuridico-economico" Lettera del commissario Balducci a enti locali e Prefettura: il teatro né agli eredi né alla Fondazione Il legale dei Messeni: è chiaro: i proprietari non nelle condizioni di mettere un solo euro GIULIANO FOSCHINI Il commissario straordinario per la ricostruzione del Petruzzelli consegnerà nei prossimi giorni le chiavi del teatro al Ministero per i beni culturali. Lo ha comunicato ieri lo stesso Angelo Balducci con una lettera inviata agli enti locali e alla Prefettura. Nessuna consegna quindi alla famiglia, né tantomeno alla Fondazione come invece avrebbe previsto il protocollo del 2002. La scelta del commissario è dettata da un parere dell´Avvocatura dello Stato, citato da Balducci nella stessa lettera, che poneva - come spiega il prefetto Carlo Schilardi - «una serie di osservazioni di carattere giuridico-economico» sulla vicenda. Problemi da risolvere, secondo gli avvocati romani, prima di poter consegnare le chiavi ai legittimi proprietari (la famiglia Messeni Nemagna) oppure all´ente gestore (la Fondazione Petruzzelli). Il problema principale arriva dai 13 milioni in più, rispetto alla cifra stabilita nel 2002, spesi dallo Stato per la ricostruzione. Si tratta della cifra che il Governo decise di accollarsi per terminare più velocemente i lavori dopo l´esproprio. Una volta annullato però dalla Corte costituzionale quel provvedimento, i soldi in più spesi dallo Stato - sosterrebbe l´Avvocatura - non possono essere regalati ai legittimi proprietari del teatro. Per questo motivo prima di fare ogni passo ufficiale - sia esso la consegna delle chiavi alla famiglia oppure l´applicazione del protocollo del 2002 con l´entrata in campo della Fondazione - è necessario chiarire da la situazione con la famiglia Messeni Nemagna. Da un punto di vista giuridico e da un punto di vista economico. «Questa posizione dell´avvocatura non ci sorprende - spiega l´avvocato del 75 per cento dei proprietari, Ascanio Amenduni - Noi per primi avevamo chiesto al tavolo tecnico garanzie e approfondimenti dal punto di vista giuridico ed economico e ci avevano preso quasi per pazzi. Quello che deve essere chiaro è che i proprietari non possono mettere un euro, anche perché sarebbero in difficoltà economica a farlo. E soprattutto se soldi in più sono stati spesi è giusto che se ne assuma la responsabilità chi ha deciso quei soldi di spenderli». Da tutta questa vicenda l´unica cosa che sembra chiara è, come dice il prefetto Schilardi, che «prima del prossimo autunno il teatro non riaprirà. E forse è meglio così, è bene mettere prima tutte le cose apposto». «Ancora una volta - commenta il vice presidente della Provincia, Onofrio Sisto - si assiste a un rimpallo di responsabilità che produce l´unico effetto di impedire ai cittadini baresi di riappropriarsi del loro teatro ormai ultimato da tempo». «Balducci ha fatto quello che la legge gli imponeva» dice invece il consigliere di amministrazione della Fondazione, Mario Carrieri.

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boss scarcerati, due giudici dal csm (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari Audizioni del presidente della Corte d´appello e del capo dell´ufficio gip: "Non sapevamo del rischio liberazione" Boss scarcerati, due giudici dal Csm La De Palo chiese l´esonero. Depositate le motivazioni della sentenza I dirigenti hanno ricostruito a Roma la vicenda davanti alla prima commissione Confermato l´eccessivo carico di lavoro E´ stata una corsa contro il tempo. Il giudice Rosa Anna De Palo ha accelerato e ultimato la stesura delle motivazioni, lavorando sino a tarda ora. E ora la sentenza del processo "Eclissi" è stata depositata. La notizia è emersa, ieri, durante le audizioni davanti al Csm del presidente della Corte d´Appello di Bari Vito Caferra e del responsabile dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi. Al centro della discussione il caso dei 15, tra trafficanti di droga e affiliati al clan degli Strisciuglio, tornati in libertà perché il giudice Rosa Anna De Palo non ha depositato le motivazioni. I due dirigenti degli uffici giudiziari baresi ai componenti della prima commissione hanno ricostruito la vicenda, spiegando di essere venuti a conoscenza del rischio di scarcerazione dei 15 soltanto il 12 febbraio di quest´anno quando il giudice De Palo ha lasciato l´ufficio gup per presiedere il Tribunale dei Minorenni. Ma nell´audizione si è parlato anche dell´esonero dall´attività ordinaria che, come confermato dal capo dell´ufficio gip gup Leonardi, la De Palo aveva chiesto il 28 aprile del 2008 nella stessa lettera con cui invocava altri tre mesi per la stesura delle motivazioni. Alla richiesta di poter occuparsi soltanto del caso "Eclissi" non c´è stato alcun seguito. Altri esoneri, invece, erano stati concessi prima della lettura del dispositivo, nel gennaio del 2008. Leonardi si è soffermato anche sul carico di lavoro dell´ufficio, in media all´anno vengono pronunciato 1500 sentenze, anche se, ha aggiunto, non è mai stato predisposto un monitoraggio sul numero dei fascicoli. Sarà il ministero della Giustizia e il procuratore generale della Cassazione a decidere se il mancato deposito delle motivazioni da parte del giudice De Palo equivalga ad una violazione del codice deontologico e se quindi debba essere punito con un´azione disciplinare. Dalla prima commissione del Csm invece è arrivato un invito al presidente della Corte d´Appello Caferra e al capo dell´ufficio gip gup perché si vigili sui tempi del deposito delle sentenze, soprattutto nei casi in cui c´è il rischio della prescrizione e delle scarcerazioni. Con il deposito delle motivazioni, potrà, con ogni probabilità, essere scongiurato il rischio del ritorno in libertà ad ottobre di altri imputati del processo. (g.d.m.)

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AFP: Situatia cazurilor de gripa porcina (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: AFP: Situatia cazurilor de gripa porcina Rl online Miercuri, 29 Aprilie 2009 Gripa porcina, care ar fi provocat moartea a peste 150 de persoane in Mexic, s-a extins in Statele Unite, Canada, Marea Britanie si Spania, autoritatile sanitare temandu-se de o pandemie de amploare mondiala, relateaza AFP consultata de Mediafax, care prezinta cazurile confirmate si cele suspecte incepand din 24 aprilie. CAZURI CONFIRMATE MEXIC : Ministrul Sanatatii a anuntat 152 de decese cauzate "probabil" de gripa porcina. Din acest total, numarul confirmat al deceselor este de 20. STATELE UNITE: Un total de 44 de cazuri de gripa porcina au fost confirmate in cinci state americane: New York, California, Texas, Kansas si Ohio. Un caz probabil a fost semnalat in Michigan. La New York, 28 de elevi dintr-o scoala au contractat boala. Doi liceeni si un profesor francez, care se aflau in scoala pentru un schimb de experienta, primesc ingrijiri, dar nu au fost confirmati cu gripa porcina. CANADA: Au fost confirmate sase cazuri de gripa porcina, dintre care patru in provincia Noua Scotie si doua in Columbia Britanica. La Ontario, 10-12 persoane sunt supravegheate, dar nici un caz nu a fost confirmat pana in prezent aici. MAREA BRITANIE: Doua persoane au fost internate preventiv duminica, in Scotia, dupa ce au prezentat "usoare simptome similare gripei", acestea fiind confirmate cu gripa porcina in cursul serii de luni. Alte sapte persoane din totalul de 22, care au intrat in contact cu cele doua prezinta "simptome lejere", dar nu au fost confirmate pana in prezent cu gripa porcina. SPANIA: Ministrul Sanatatii Trinidad Jimenez a anuntat marti un al doilea caz confirmat de gripa porcina la o persoana care s-a intors din Mexic la Valencia. Numarul cazurilor suspecte era luni seara de 26. ISRAEL: Un caz de gripa porcina a fost confirmat in Israel - primul din Orientul Mijlociu - la un israelian in varsta de 26 de ani care s-a intors dintr-un sejur in Mexic si a fost spitalizat duminica, a anuntat marti o sursa spitaliceasca. Marti a fost confirmat si cel de-al doilea caz, al unui israelian de 49 de ani revenit recent din Mexic. NOUA ZEELANDA: Prezenta virusului a fost confirmata la cel putin trei persoane dintr-un grup de 25 de la un colegiu din Auckland, plasate in carantina sambata, la intoarcerea din Mexic. Autoritatile cred ca in total zece dintre ele - noua liceeni si un profesor - ar fi putut contracta boala. Pe de alta parte, Guvernul analizeaza 56 de cazuri posibile. COSTA RICA: O femeie in varsta de 21 de ani, care s-a intors la San Jose de trei zile, dupa un sejur in Mexic, este afectata de gripa porcina, devenind prima persoana din America Centrala care a contractat virusul. CAZURI SUSPECTE POLONIA: Trei cazuri suspecte de gripa porcina, in randul persoanelor intoarse recent din Mexic, sunt in observare, a anuntat marti Inspectia sanitara nationala AUSTRALIA: Autoritatile au mentionat marti 70 de cazuri posibile de gripa porcina. Cinci persoane - dintre care si copii - sunt purtatoare ale virusului de tip A (familia careia ii apartine gripa porcina A/H1N1), in New South Wales. Ministrul Sanatatii, Nicola Roxon, a declarat ca este "cel putin posibila, chiar probabila" confirmarea prezentei gripei porcine in zilele urmatoare. FRANTA: Douazeci de cazuri suspecte sunt "in curs de analizare", in cadrul masurilor referitoare la gripa porcina. GERMANIA: Trei cazuri suspecte de gripa porcina, primele din Germania, sunt in curs de verificare, a anuntat marti secretarul de stat pentru Sanatate, Klaus Theo Schroeder. AUSTRIA: Un prim caz suspect a fost depistat in Austria Superioara, potrivit televiziunii. ELVETIA: Cinci elvetieni reveniti din Mexic sunt suspectati de infectare cu virusul gripei porcine si fac obiectul examinarilor, a anuntat purtatorul de cuvant al Oficiului elvetian de Sanatate Publica. DANEMARCA: Cinci persoane care s-au intors in urma cu o saptamana din Mexic si Statele Unite, se afla sub observatie la doua spitale din Danemarca, au anuntat luni surse spitalicesti. IRLANDA: Patru persoane au fost supuse analizelor pentru a stabili daca au contractat gripa porcina, acestea dovedindu-se negative in cazul unei persoane, in timp ce pentru celelalte sunt asteptate in continuare rezultatele. OLANDA: "Cateva cazuri suspecte" de gripa porcina au fost depistate si in Olanda, a anuntat marti Institutul olandez pentru sanatate si mediu (RIVM). SUEDIA: Cel putin cinci persoane, care au calatorit recent in Mexic, au fost examinate pentru a se stabili daca au contractat sau nu virusul, a declarat pentru agentia TT Mia Brytting, un oficial din cadrul Institutului suedez pentru controlul bolilor infectionase. HONG KONG: Patru cazuri suspecte de gripa porcina, la persoane care au calatorit in tarile afectate de epidemie, au fost depistate la Hong Kong, a anuntat marti un oficial din cadrul serviciilor sanitare. COLUMBIA: Autoritatile sanitare au plasat sub supraveghere 12 persoane revenite din Mexic si care prezinta simptome de gripa. Acesti pacienti nu au fost internati, dar sunt testati la domiciliu. PERU: Un prim caz de gripa porcina este suspectat in Peru, dupa spitalizarea unui barbat care s-a intors luni din Mexic, au anuntat autoritatile. CHILE: Opt persoane sunt examinate in Chile, dintre care cinci la Santiago, unul in nordul tarii si doua in sud. COREEA DE SUD: O femeie sud-coreeana, in varsta de 51 de ani, care s-a intors recent din Mexic, a contractat "probabil" gripa porcina, potrivit centrului de prevenire local. Din aceeasi categorie: Patronul Argesului iese azi sau maineRepartizarea dosarului Becali, verificata de CSM Arbitrii Marcel Savaniu, Sorin Corpodean si observatorul FRF Marcel Lica raman in arest Voteaza

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clandestini, arrivano i presidi-spia denuncia per le iscrizioni a scuola - liana milella (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 21 - Interni Clandestini, arrivano i presidi-spia denuncia per le iscrizioni a scuola Intercettazioni, le aziende decidono il blocco: non ci pagano Maroni: "Sul ddl sicurezza o c´è l´accordo nella maggioranza o chiedo la fiducia. L´ho già chiesto a Berlusconi e lui è d´accordo" LIANA MILELLA ROMA - Se ne vanno i medici-spia, ma arrivano i presidi-spia, quelli che, in quanto incaricati di pubblico servizio, saranno costretti a denunciare il clandestino che cerca di iscrivere il figlio a scuola. Senza permesso di soggiorno l´immigrato non potrà più fare nulla, né dichiarare all´anagrafe una nascita, né mandare a scuola i figli avuti fuori dall´Italia (visto che i nati qui non esisteranno neppure), né presentarsi negli uffici di stato civile, né accedere ai pubblici servizi (ospedali esclusi). Tutto quello che pure una legge severa come la Bossi-Fini consentiva agli stranieri irregolari viene cancellato dal ddl sulla sicurezza che domani andrà in aula alla Camera. Con il suo carico di ronde e di Cie a sei mesi. Tra lo scandalo delle associazioni cattoliche (Migrantes, Sant´Egidio, Acli) e le denunce dell´opposizione. Scatenata l´Idv che, con Antonio Borghesi, lancia l´allarme sul rischio dei presidi-spia («Non potranno far altro che sporgere denuncia di fronte a un reato perseguibile d´ufficio»). Allarme nel Pd dove Donatella Ferranti denuncia «un testo disumano con norme inaccettabili per i diritti delle persone». D´ora in avanti «con il nuovo reato, ogni incaricato di pubblico servizio, presidi, infermieri, dipendenti comunali, avranno l´obbligo di denunciare gli irregolari». Oggi, a Montecitorio, manifestano sindacati, associazioni cattoliche, Antigone, Sinistra e libertà. Ma il ministro dell´Interno Roberto Maroni pone un secco alto là: «O c´è un accordo pieno nella maggioranza o vado in aula con la certezza della fiducia. L´ho chiesto formalmente a Berlusconi che si è detto d´accordo». Memore delle due bocciature della permanenza lunga nei Cie al Senato e alla Camera, mette le mani avanti: «Voglio evitare il rischio del "non c´è due senza tre"». I suoi timori sono giustificati perché nel Pdl cova insofferenza. Alessandra Mussolini ha presentato in commissione venti modifiche (via il nuovo reato, via i medici-spia, via l´obbligo di presentare il premesso per tutto), ma è stata punita dal "servizio d´ordine" del Pdl: non fa parte delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, nessuno le ha ceduto il posto per consentirle di votare gli emendamenti. Firmati però da una dozzina di colleghi. Ecco la necessità di ricorrere alla fiducia. Se Maroni punta i piedi, il Guardasigilli Angelino Alfano incappa in una giornata nera per sedi disagiate e intercettazioni. Per la seconda volta la soluzione per obbligare il Csm a trasferire d´ufficio giudici e pm è stoppata in commissione e il sottosegretario Giacomo Caliendo la ritira («Se c´è la fiducia la riproporremo»). Va peggio per gli ascolti. Le aziende che li rendono possibili (120 in Italia, 2.500 occupati, 200 già licenziati), gravate da 450 milioni di euro non riscossi dal 2003, bloccano da ieri il servizio. Stop alle nuove installazioni, e tra una settimana, se non arrivano i soldi, fermo anche per quelle in corso. Inchieste di mafia e terrorismo a rischio. Alfano le convoca per oggi in via Arenula e preannuncia di aver trovato i fondi. Loro ribadiscono: «Se non c´è un piano globale di rientro rapido noi ci fermiamo». Giovedì scorso avevano inviato una lettera a Napolitano, Mancino, Fini e Schifani. «Per noi è una situazione di non ritorno, ormai il peso dei crediti è superiore al fatturato. Il senso dello Stato ci ha fatto lavorare fino a oggi, ma ormai non ce la facciamo più». L´Anm è solidale, le opposizioni attaccano: «La destra fa così perché vuole bloccare gli ascolti».

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Tariffe dell'acqua illegittime Acea ora deve rimborsare (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

PINEROLO DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SU UNA NORMA ERRATA Federconsumatori: «Verrano restituite somme per le bollette fino a 10 anni indietro» Tariffe dell'acqua illegittime Acea ora deve rimborsare La società: "Meno investimenti o ritocchi alle quote" [FIRMA]ANTONIO GIAIMO PINEROLO Rimborsi in arrivo per tutti quei pinerolesi che in questi anni hanno pagato all'Acea una tariffa relativa alla depurazione delle acque, ma che invece abitano in una zona non servita dalla fognatura. Numerose erano state le richieste inoltrate o direttamente all'Acea o tramite la Federconsumatori, che in questi mesi si era fatta carico di tutte le richieste che arrivavano da Pinerolo ma anche da alcuni comuni limitrofi. A mettere la parola fine è stata una circolare del Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche che, a firma del suo presidente, Roberto Passino, fa riferimento a una sentenza emessa dalla Corte Costituzionale. La suprema corte ha dichiarato l'illegittimità di questo passo della norma: «E' dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione, o questi siano temporaneamente inattivi». Così il governo ha fatto un passo avanti e ha stabilito le linee guida per la restituzione di queste somme. «I rimborsi potranno andare indietro di dieci anni - spiegano alla Federconsumatori di Pinerolo - ed è giusto che sia così, perché quel denaro doveva servire per realizzare o completare le fognature». L' ufficio legale dell'Acea di Pinerolo in questi giorni sta ricevendo queste richieste di rimborso: «Noi aspettiamo le decisione dell'Ato, l'autorità d'ambito che predispone le tariffe - spiega Francesco Carcioffo, direttore dell' Acea - dopo di che si vedranno le modalità per i rimborsi, che saranno comunque riconosciuti anche a quegli utenti che non hanno fatto l'istanza di ricorso». Ma in che modo si comporterà adesso l'autorità d'ambito, come riuscirà a far fronte a questo esborso di denaro? «Al momento non abbiamo avuto indicazioni precise, noi siamo solo un braccio operativo - continua il direttore dell'Acea - credo però, ma è solo un'ipotesi, che a quel punto per far quadrare i bilanci o si faranno meno investimenti, oppure verranno ritoccate tutte le tariffe dell'acqua». Possibili quindi aumenti per tutti. Nelle linee guida del governo si prevede che i gestori del servizio provvedano, anche in forma rateizzata, entro un termine massimo di 5 anni, a decorrere dal primo ottobre di quest'anno, alla restituzione della quota di tariffa che era stata pagata, ma non dovuta. Da questo importo saranno dedotti eventuali oneri legati alla progettazione o al completamento delle opere avviate.

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Sentenze della Cassazione, Pubblico Ministero, obbligo di chiedere l'archiviazione (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sentenze della Cassazione, Pubblico Ministero, obbligo di chiedere l’archiviazione Corte Costituzionale , sentenza 24.04.2009 n° 121 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Sentenze della Cassazione – Pubblico Ministero – obbligo di chiedere l’archiviazione – illegittimità [art. 405, comma 1bis, c.p.p.] La previsione dell’art. 405, comma 1-bis, c.p.p. che impone l’obbligo del pubblico ministero di chiedere l’archiviazione al termine delle indagini qualora la Corte di cassazione si sia pronunciata in ordine alla insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ai sensi dell'articolo 273, e non siano stati acquisiti, successivamente, ulteriori elementi a carico della persona sottoposta alle indagini, è costituzionalmente illegittima poiché contrasta con i principi di ragionevolezza e di uguaglianza di cui all'art. 3 della Costituzione ed il precetto della obbligatorietà dell'azione penale, di cui all'art. 112 Cost.. (Fonte: Altalex Massimario 17/2009) Corte Costituzionale Sentenza 24 aprile 2009, n. 121 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: - Francesco AMIRANTE Presidente - Ugo DE SIERVO Giudice - Paolo MADDALENA " - Alfio FINOCCHIARO " - Alfonso QUARANTA " - Franco GALLO " - Luigi MAZZELLA " - Gaetano SILVESTRI " - Sabino CASSESE " - Maria Rita SAULLE " - Giuseppe TESAURO " - Paolo Maria NAPOLITANO " - Giuseppe FRIGO " - Alessandro CRISCUOLO " ha pronunciato la seguente SENTENZA nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 405, comma 1-bis, del codice di procedura penale, aggiunto dall’art. 3 della legge 20 febbraio 2006, n. 46 (Modifiche al codice di procedura penale, in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento), promosso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì nel procedimento penale a carico di L.R. ed altri, con ordinanza del 22 novembre 2007, iscritta al n. 72 del registro ordinanze 2008 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 13, prima serie speciale, dell’anno 2008. Udito nella camera di consiglio del 28 gennaio 2009 il Giudice relatore Giuseppe Frigo. Ritenuto in fatto Con l’ordinanza indicata in epigrafe, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì ha sollevato, in riferimento agli artt. 3, 111, secondo comma, e 112 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale dell’art. 405, comma 1-bis, del codice di procedura penale, aggiunto dall’art. 3 della legge 20 febbraio 2006, n. 46 (Modifiche al codice di procedura penale, in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento), in forza del quale «il pubblico ministero, al termine delle indagini, formula richiesta di archiviazione quando la Corte di cassazione si è pronunciata in ordine alla insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ai sensi dell’articolo 273, e non sono stati acquisiti, successivamente, ulteriori elementi a carico della persona sottoposta alle indagini». Il giudice rimettente riferisce che – nell’ambito di un più ampio procedimento penale, dal quale era derivato, per separazione, il procedimento a quo – la Corte di cassazione, con quattro sentenze emesse tra il 21 giugno e il 26 luglio 2005, aveva rigettato i ricorsi del pubblico ministero avverso le ordinanze del Tribunale di Bologna, con cui erano state annullate in sede di riesame, per carenza dei gravi indizi di colpevolezza, le misure cautelari applicate ad alcune delle persone sottoposte alle indagini. I ricorsi del pubblico ministero erano stati respinti, a seconda dei casi, o perché basati su valutazioni attinenti al merito, inammissibili in sede di legittimità; o per la ritenuta infondatezza delle censure mosse alla motivazione del provvedimento impugnato; ovvero, ancora, per entrambe le ragioni ora indicate. Poiché, in tutti i casi, la Corte di cassazione – confermando la decisione del tribunale del riesame – si era «pronunciata in ordine alla insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ai sensi dell’art. 273» cod. proc. pen., il pubblico ministero, in applicazione del comma 1-bis dell’art. 405 del medesimo codice, aggiunto dall’art. 3 della legge n. 46 del 2006, aveva formulato richiesta di archiviazione: rappresentando, tuttavia, che in assenza di tale disposizione egli avrebbe chiesto il rinvio a giudizio degli indagati e denunciando altresì il contrasto della disposizione stessa con il principio di ragionevolezza, di cui all’art. 3 Cost. Ad avviso del giudice a quo, il comma 1-bis dell’art. 405 cod. proc. pen. violerebbe non soltanto il parametro costituzionale evocato dalla pubblica accusa, ma anche gli artt. 111, secondo comma, e 112 Cost. La disposizione impugnata determinerebbe, in specie, «un’indebita dilatazione […] della valutazione dei gravi indizi di colpevolezza effettuabile, in sede di legittimità, in punto di misure cautelari». Per consolidata giurisprudenza, infatti, la valutazione del peso probatorio degli indizi, ai fini dell’adozione delle misure cautelari personali, è compito riservato al giudice del merito e può essere contestata, con ricorso per cassazione, unicamente sotto il profilo della sussistenza, adeguatezza e logicità della motivazione. La norma sottoposta a scrutinio trascurerebbe, dunque, la circostanza che il sindacato della Corte di cassazione in ordine ai gravi indizi di colpevolezza, richiesti dall’art. 273 cod. proc. pen., è sempre vincolato alle risultanze investigative considerate dal giudice di merito e delle quali si dà conto nel provvedimento impugnato: con la conseguenza che detto sindacato non comporterebbe di necessità la considerazione di tutti gli elementi indiziari acquisiti nel corso delle indagini, in quanto il giudice del merito potrebbe averne trascurati alcuni nel ragionamento seguito. Il pubblico ministero non potrebbe essere privato, tuttavia, dell’opportunità di far valere tali risultanze, non considerate, nel seguito del procedimento, anzitutto mediante la richiesta di rinvio a giudizio o la citazione a giudizio. Sotto diverso profilo, poi, la regola dettata dall’art. 405, comma 1-bis, cod. proc. pen. non terrebbe conto della differenza intercorrente tra gli elementi che giustificano la richiesta di rinvio a giudizio o la citazione a giudizio e i gravi indizi che legittimano l’applicazione di una misura cautelare. Questi – dovendo risultare idonei a fondare, secondo la giurisprudenza di legittimità, un giudizio di qualificata probabilità sulla responsabilità dell’indagato in ordine ai reati addebitatigli – avrebbero, infatti, una maggiore «pregnanza» dei primi: e ciò, in considerazione sia della diversa fase del procedimento in cui le misure cautelari ordinariamente intervengono (e, cioè, «quella iniziale delle indagini preliminari»); sia della gravità intrinseca delle misure stesse, le quali sono applicate a prescindere dal contraddittorio tipico del giudizio. Per tali aspetti, la norma impugnata si rivelerebbe dunque lesiva tanto dei principi di ragionevolezza e di eguaglianza, di cui all’art. 3 Cost.; quanto del precetto di obbligatorietà dell’azione penale, enunciato dall’art. 112 Cost., venendo a limitare indebitamente l’autonomia del pubblico ministero nell’esercizio di tale azione. La circostanza che – ad avviso del rimettente – la disposizione censurata non impedisca comunque al giudice per le indagini preliminari di respingere la richiesta di archiviazione e di disporre, quindi, l’«imputazione coatta», non basterebbe a fugare i dubbi di legittimità costituzionale. La richiesta “obbligata” di archiviazione da parte del pubblico ministero comporterebbe, difatti, «passaggi processuali» che possono risultare privi di giustificazione, in contrasto con le esigenze di economia processuale e con il principio di ragionevole durata del processo, espresso dall’art. 111, secondo comma, Cost.: quali, in specie, la fissazione dell’udienza prevista dall’art. 409, comma 2, cod. proc. pen., l’imputazione coatta o l’indicazione di ulteriori indagini da compiere. Queste, d’altro canto, sarebbero finalizzate unicamente a raccogliere «ulteriori elementi a carico della persona sottoposta alle indagini» – conformemente a quanto prevede la norma impugnata – con conseguente compromissione anche del principio di terzietà del giudice, sancito dallo stesso art. 111, secondo comma, Cost. Considerato in diritto 1. – Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì dubita della legittimità costituzionale, in riferimento agli artt. 3, 111, secondo comma, e 112 della Costituzione, dell’art. 405, comma 1-bis, del codice di procedura penale, aggiunto dall’art. 3 della legge 20 febbraio 2006, n. 46 (Modifiche al codice di procedura penale, in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento), il quale stabilisce che «il pubblico ministero, al termine delle indagini, formula richiesta di archiviazione quando la Corte di cassazione si è pronunciata in ordine alla insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ai sensi dell’articolo 273, e non sono stati acquisiti, successivamente, ulteriori elementi a carico della persona sottoposta alle indagini». Ad avviso del giudice rimettente, la norma censurata trascurerebbe la circostanza che il sindacato della Corte di cassazione sulla gravità indiziaria, richiesta dall’art. 273 cod. proc. pen., si esercita per il tramite della motivazione del provvedimento impugnato: onde il vaglio del giudice di legittimità non si estenderebbe necessariamente a tutti gli elementi indiziari acquisiti nel corso delle indagini, in quanto il giudice di merito potrebbe averne trascurati alcuni nello svolgere le proprie argomentazioni. Sotto diverso profilo, poi, il legislatore non avrebbe tenuto conto della differenza tra gli elementi che giustificano la richiesta di rinvio a giudizio o la citazione a giudizio e quelli che legittimano l’applicazione di una misura cautelare. I secondi – dovendo risultare idonei a fondare un giudizio di qualificata probabilità di condanna dell’indagato – avrebbero, infatti, una maggiore «pregnanza» dei primi: e ciò, in considerazione sia della diversa fase del procedimento in cui le misure cautelari normalmente intervengono (vale a dire «quella iniziale delle indagini preliminari»); sia della gravità delle misure stesse, le quali sono applicate a prescindere dal contraddittorio tipico del giudizio. Per tali aspetti, la norma impugnata si rivelerebbe lesiva tanto dei principi di ragionevolezza e di eguaglianza, di cui all’art. 3 Cost.; quanto del precetto di obbligatorietà dell’azione penale, enunciato dall’art. 112 Cost., venendo a limitare indebitamente l’autonomia del pubblico ministero nelle scelte circa l’esercizio di detta azione. La circostanza che – secondo l’interpretazione accolta dal rimettente – la disposizione censurata non impedisca comunque al giudice per le indagini preliminari di respingere la richiesta di archiviazione e di disporre, quindi, la formulazione dell’imputazione, non basterebbe a rendere la norma conforme a Costituzione. L’obbligo del pubblico ministero di chiedere l’archiviazione comporterebbe, infatti, il dovere del giudice di compiere attività che possono rivelarsi prive di giustificazione, in contrasto con il principio di ragionevole durata del processo, di cui all’art. 111, secondo comma, Cost.: quali la fissazione dell’udienza prevista dall’art. 409, comma 2, cod. proc. pen., l’imputazione coatta o l’indicazione di ulteriori indagini suppletive, le quali, d’altra parte, risulterebbero finalizzate unicamente a raccogliere altri «elementi a carico della persona sottoposta alle indagini» – secondo quanto prevede la norma impugnata – con conseguente lesione anche del principio di terzietà del giudice, enunciato dallo stesso art. 111, secondo comma, Cost. 2. – In riferimento agli artt. 3 e 112 Cost., la questione è fondata. 3. – Introducendo un vincolo legale del tutto innovativo alle determinazioni del pubblico ministero in punto di esercizio dell’azione penale, la norma impugnata stabilisce che l’organo dell’accusa, «al termine delle indagini», debba formulare richiesta di archiviazione allorché ricorrano due condizioni: una di segno positivo, rappresentata dal fatto che «la Corte di cassazione si [sia] pronunciata in ordine alla insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza», ai sensi dell’art. 273 cod. proc. pen.; l’altra di segno negativo, costituita dalla circostanza che «non [siano] stati acquisiti, successivamente, ulteriori elementi a carico della persona sottoposta alle indagini». Emerge dai lavori parlamentari – e segnatamente dalla relazione alla proposta di legge n. 5301, i cui contenuti sono stati trasfusi nell’emendamento che ha inserito la disposizione nella legge n. 46 del 2006 – che lo scopo della norma sarebbe di evitare, contrastando una prassi in assunto diffusa, che il pubblico ministero, pure in assenza di sopravvenienze investigative, eserciti «caparbiamente» l’azione penale in relazione a prospettazioni accusatorie la cui inconsistenza sarebbe già stata acclarata dalla Corte di cassazione in occasione dello scrutinio di iniziative cautelari. Si tratterebbe, in sostanza, di un rimedio preventivo, volto, per un verso, ad alleggerire il carico di lavoro dei giudici dell’udienza preliminare e del dibattimento; e, per altro verso, ad evitare che l’indagato venga inutilmente sottoposto a processo in situazioni nelle quali l’esito liberatorio risulterebbe già scontato, a fronte del «qualificato vaglio» del giudice di legittimità sulla insussistenza della gravità indiziaria. 4. – Nel perseguire tale obiettivo, la disposizione censurata pone una regola che rovescia il rapporto fisiologico tra procedimento incidentale de libertate e procedimento principale. Sino all’introduzione della nuova norma non si era mai dubitato, in effetti, che la pronuncia emessa in sede cautelare, ancorché all’esito definitivo di una impugnazione, avesse una portata rigorosamente circoscritta al procedimento incidentale de libertate, senza poter vincolare né il pubblico ministero, quanto alle determinazioni relative all’esercizio dell’azione penale né il giudice dell’udienza preliminare, ai fini del rinvio a giudizio né, ancora, il giudice del dibattimento, con riguardo alla decisione sul merito della regiudicanda (si veda, al riguardo, già Corte di cassazione, sezioni unite, 12 ottobre 1993, n. 20). Interferenze tra procedimento cautelare e procedimento principale erano considerate ammissibili solo in direzione inversa, sulla base del cosiddetto principio di assorbimento: nel senso, cioè, che il raggiungimento di certi stadi decisori nel procedimento principale era idoneo ad incidere in modo preclusivo – positivamente o negativamente – sulla verifica del fumus commissi delicti, richiesto ai fini dell’applicazione delle misure cautelari personali (si veda, al riguardo, la sentenza di questa Corte n. 71 del 1996). Il principio di “impermeabilità” del procedimento principale agli esiti del procedimento cautelare ha, in effetti, un preciso fondamento logico-sistematico. Esso non discende, difatti, unicamente dal rilievo che la valutazione operata in un procedimento a cognizione sommaria e a carattere accessorio, quale quello cautelare, non può, in linea logica, condizionare gli sviluppi del procedimento a cognizione piena cui il primo è strumentale. Detto principio rappresenta anche e soprattutto il naturale riflesso dell’impostazione accusatoria del vigente codice di rito, che riserva alla fase processuale l’accertamento della responsabilità dell’imputato. Tale impostazione rinviene oggi un esplicito referente costituzionale nei principi del «giusto processo» enunciati dall’art. 111 Cost., e segnatamente in quello per cui la prova si forma nel contraddittorio tra le parti, salve le eccezioni prefigurate dal quinto comma del medesimo articolo. L’esclusione di effetti condizionanti del giudizio cautelare sul procedimento principale vale difatti a scandire, salvaguardandola, la distinzione tra la fase delle indagini preliminari – nella quale non opera il principio del contraddittorio nella formazione della prova, come non opera in genere per l’applicazione delle misure cautelari – e quella del processo. Essa trova significativa eco, altresì, nella necessaria diversità fra il giudice dell’incidente cautelare e il giudice chiamato a pronunciarsi sul merito dell’imputazione, conseguente al regime delle incompatibilità (art. 34 cod. proc. pen., quale risultante a seguito degli interventi di questa Corte). 5. – Con la norma impugnata, viceversa, il legislatore riconosce a determinate pronunce emesse in sede cautelare un’efficacia preclusiva sul procedimento principale. Più in particolare, la norma attribuisce a talune ipotesi “qualificate” di cosiddetto giudicato cautelare (sentenze della Corte di cassazione sull’insussistenza della gravità indiziaria) una valenza condizionante che – lungi dall’esaurirsi (secondo la corrente elaborazione giurisprudenziale del suddetto istituto) nel mero impedimento alla riproposizione, rebus sic stantibus, di istanze al giudice della cautela basate su motivi già dedotti – viene ad incidere sulla stessa possibilità di apertura del processo, inibendo l’atto di esercizio dell’azione penale. Significativa, riguardo all’intento di configurare una vera e propria preclusione, è la collocazione della norma all’interno di quelle dell’art. 405 del codice di rito che disciplinano proprio l’«inizio dell’azione penale». Sul tema va osservato che, sebbene non possa escludersi, pregiudizialmente ed in assoluto, la compatibilità costituzionale di disposizioni che, in particolari frangenti o per particolari aspetti, agiscano nella direzione considerata, è tuttavia evidente che l’inversione dell’ordinario rapporto tra procedimento cautelare e procedimento principale debba esprimersi in una regola rispondente a solidi canoni di razionalità, quanto a presupposti ed effetti: e ciò, avuto specificamente riguardo al fondamento di detto rapporto, quale dianzi evidenziato. L’esigenza di razionalità risulta, d’altra parte, ancor più pregnante allorché l’intervento si traduca, come nella situazione in esame, in una previsione impeditiva dell’esercizio dell’azione penale. Secondo quanto più volte affermato da questa Corte, il principio di obbligatorietà dell’azione penale, espresso dall’art. 112 Cost., non esclude che l’ordinamento possa subordinare l’esercizio dell’azione a specifiche condizioni (tra le altre, sentenze n. 114 del 1982 e n. 104 del 1974; ordinanza n. 178 del 2003). Affinché l’art. 112 Cost. non sia compromesso, tuttavia, simili canoni debbono risultare intrinsecamente razionali e tali da non produrre disparità di trattamento fra situazioni analoghe: e ciò, alla luce dello stesso fondamento dell’affermazione costituzionale dell’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, come elemento che concorre a garantire – oltre all’indipendenza del pubblico ministero nello svolgimento della propria funzione – anche e soprattutto l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge penale (sentenze n. 88 del 1991 e n. 84 del 1979). 6. – La regola dettata dall’art. 405, comma 1-bis, cod. proc. pen. si presenta, al contrario, di per sé irragionevole per un triplice ordine di profili. 6.1. – Il primo e fondamentale di essi risiede nella diversità tra le regole di giudizio che presiedono alla cognizione cautelare e quelle che legittimano l’esercizio dell’azione penale. In ambito cautelare, la valutazione dei «gravi indizi di colpevolezza» implica, infatti – per consolidata giurisprudenza di legittimità e come affermato, in più occasioni, anche da questa Corte (sentenze n. 131 del 1996 e n. 432 del 1995; ordinanza n. 314 del 1996) – un giudizio prognostico di elevata probabilità di colpevolezza, giudizio peraltro di tipo “statico”, in quanto basato sui soli elementi già acquisiti dal pubblico ministero ed essenzialmente funzionale agli scopi della misura, vale a dire alla soddisfazione delle esigenze cautelari allo stato degli atti e durante il procedimento. Di contro, alla luce dell’art. 125 disp. att. cod. proc. pen. – secondo cui il pubblico ministero chiede l’archiviazione per infondatezza della notizia di reato quando gli elementi acquisiti «non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio» – la decisione sull’esercizio dell’azione penale si fonda su una valutazione di utilità del passaggio alla fase processuale: valutazione a carattere “dinamico”, che tiene conto anche di quanto può ritenersi ragionevolmente acquisibile nella fase dibattimentale, quale sede istituzionalmente preordinata alla formazione della prova nel contraddittorio delle parti e, dunque, ad un possibile sviluppo, in chiave probatoria e ai fini della decisione di merito sulla regiudicanda, degli elementi raccolti in fase investigativa. In altre parole, la valutazione di tali elementi ha luogo «non nell’ottica del risultato dell’azione, ma in quella della superfluità o no dell’accertamento giudiziale» e dei suoi precipui obbiettivi, rappresentando «la traduzione in chiave accusatoria del principio di non superfluità del processo» (sentenza n. 88 del 1991; in senso analogo, sentenze n. 478 e n. 319 del 1993, ordinanza n. 252 del 1991). A causa della diversità dei valori in gioco – limitazioni alla libertà personale a fini cautelari, da un lato, e apertura della fase processuale ai fini del giudizio di merito, dall’altro – la gravità indiziaria richiesta dall’art. 273 cod. proc. pen. si propone come un criterio il cui metro di accertamento è eterogeneo rispetto a quello della sostenibilità dell’accusa in giudizio: per certi aspetti anche più rigoroso, per certi altri più debole, in ragione sia della possibilità che taluni degli atti di indagine unilateralmente acquisiti dalla polizia giudiziaria o dal pubblico ministero e considerati per la misura cautelare risultino inutilizzabili in sede di giudizio, sia per l’eventualità che la loro valenza e il loro significato cedano o si trasformino, in uno o altro senso, attraverso la dialettica dell’assunzione probatoria dibattimentale. Gli esiti delle due valutazioni (per la cautela e per l’azione) possono bensì coincidere in concreto: ma possono anche darsi ipotesi nelle quali la mancanza dei gravi indizi non implica l’inutilità del processo, intesa come insostenibilità dell’accusa in giudizio; così come, a rovescio, ipotesi in cui la prognosi di colpevolezza, sottesa alla ritenuta gravità indiziaria, non trovi poi corrispondenza in una condanna legittimata dalle prove acquisite nel dibattimento. Proprio in tale prospettiva, questa Corte (sentenza n. 71 del 1996) dichiarò costituzionalmente illegittimi, per violazione degli artt. 3, primo comma, 24, secondo comma, e 111, secondo comma, Cost., gli artt. 309 e 310 cod. proc. pen., nella parte in cui – secondo la costante interpretazione adottata all’epoca dalla giurisprudenza di legittimità – precludevano al giudice dell’impugnazione cautelare (riesame o appello) il controllo sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, allorché nei confronti della persona colpita dalla misura fosse stato emesso il decreto che dispone il giudizio. La Corte osservò, difatti, che la delibazione sottesa al rinvio a giudizio è eterogenea rispetto all’apprezzamento della gravità indiziaria, non sviluppandosi secondo un canone prognostico di colpevolezza o di innocenza, ma attenendo soltanto alla “necessità del dibattimento”. Il decreto che dispone il giudizio non poteva ritenersi, quindi, «assorbente» rispetto alla valutazione dei gravi indizi di colpevolezza: con la conseguenza che precludere l’esame di questi ultimi nelle impugnazioni de libertate equivaleva ad introdurre nel sistema un limite «irragionevolmente discriminatorio e … gravemente lesivo del diritto di difesa». Questa conclusione resta valida anche dopo la legge 16 dicembre 1999, n. 479: l’arricchimento dei contenuti dell’udienza preliminare e la modifica dell’art. 425 cod. proc. pen., operati da detta legge (che ha mutato, altresì, i presupposti di accesso al giudizio abbreviato, sopprimendo il requisito del consenso del pubblico ministero), non escludono, infatti, che la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza abbia tuttora «ben altra consistenza qualitativa e quantitativa rispetto alla regula iuris propria del rinvio a giudizio» (Cassazione, sezioni unite, 30 ottobre 2002, n. 39915). La disposizione impugnata con l’ordinanza in epigrafe è venuta, nella sostanza, a riproporre – per così dire, “a rime invertite” – il medesimo assetto già censurato dalla citata sentenza n. 71 del 1996. Essa impone, difatti, al pubblico ministero di chiedere l’archiviazione a fronte dell’accertamento, operato da altro organo giudiziario in sede cautelare, di una situazione probatoria – l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza – che, di per sé, non lo obbligherebbe necessariamente all’inazione. L’innesto sull’art. 405 cod. proc. pen., volto a cambiare le regole di giudizio che presiedono all’archiviazione e all’esercizio dell’azione penale per farle coincidere con quelle proprie del giudizio cautelare, si pone nella prospettiva di una vera e propria modifica di sistema, idonea a svuotare di significato l’accertamento dibattimentale dell’accusa e, quindi, lo stesso impianto del codice di rito del 1988; e ciò, in palese contraddizione logico-sistematica con le previsioni degli artt. 425 cod. proc. pen. e 125 disp. att. cod. proc.pen., peraltro non toccate dalla riforma. 6.2. – Sotto un secondo profilo, la norma censurata si rivela incongruente in quanto trascura la diversità, strutturata come fisiologicamente possibile, della base probatoria delle due valutazioni a confronto. Il pubblico ministero fruisce, infatti – pacificamente – di un potere selettivo riguardo agli elementi da sottoporre al giudice della cautela (salvo che per quelli a favore dell’imputato: art. 291, comma 1, cod. proc. pen.): potere che trova il suo metro di esercizio nel vaglio comparativo tra gli interessi, talora confliggenti, ad ottenere la misura richiesta e, nello stesso tempo, a non pregiudicare, con una prematura e ampia rivelazione degli elementi acquisiti, le indagini ancora in corso, specialmente quelle riguardanti più indagati e più ipotesi d’accusa. Al contrario, le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale debbono essere prese sulla base di tutto il materiale investigativo. Ne deriva che la decisione de libertate della Corte di cassazione può fondarsi su un panorama probatorio diverso e anche più ridotto rispetto a quello da sottoporre al giudice per il controllo su quelle determinazioni. La circostanza, tuttavia, che il pubblico ministero fosse già in possesso di altri elementi, oltre a quelli vagliati in sede di gravame cautelare, atti a dimostrare – eventualmente, anche in modo evidente – la fondatezza della notitia criminis, non varrebbe ad escludere, ai sensi della disposizione censurata, l’obbligo di chiedere comunque l’archiviazione: la norma è, difatti, assolutamente inequivoca nello stabilire che la pronuncia della Corte di cassazione resta priva di efficacia preclusiva solo qualora l’ulteriore materiale d’accusa sia stato acquisito «successivamente» ad essa. Con la conseguenza che la selezione del materiale allegato alla richiesta di misura cautelare, operata dal pubblico ministero sulla base di un apprezzamento del tutto discrezionale, rischia di avere – a parità di situazioni concrete – un effetto condizionante sull’esercizio o meno dell’azione penale. 6.3. – In terzo luogo, infine, va osservato che la Corte di cassazione, quando si pronuncia in materia cautelare, non accerta in modo diretto la mancanza del fumus commissi delicti. In ragione delle caratteristiche proprie del giudizio di legittimità – non alterate, sotto l’aspetto che interessa, dall’ampliamento dei motivi di ricorso attuato dalla stessa legge n. 46 del 2006 [nuovo art. 606, comma 1, lettera e), cod. proc. pen.] – il sindacato de libertate della Corte di cassazione, precipuamente in materia di gravità indiziaria, si esercita indirettamente mediante il controllo sulla motivazione del provvedimento impugnato (così come, del resto, è avvenuto nel procedimento a quo), del tutto residuali e comunque occasionali essendo le situazioni in cui, invece, può direttamente incidere su tale gravità, ad esempio escludendo l’utilizzabilità di uno o più degli elementi indiziari valorizzati dal giudice di merito. Ciò implica che l’eventuale annullamento del provvedimento impugnato non svela automaticamente l’oggettiva inesistenza dei gravi indizi di colpevolezza: alcuni elementi, benché già acquisiti, potrebbero non essere stati valorizzati nella motivazione del provvedimento impugnato, perché sfuggiti al giudice della cautela o perché, più semplicemente, egli potrebbe avere male motivato sul punto. Al riguardo, non può in effetti trascurarsi la circostanza che – almeno per quanto attiene ai profili del fatto – la pronuncia sull’impugnazione cautelare si basa su un accertamento a carattere sommario, operato nel quadro di un procedimento caratterizzato (specie quanto al riesame) da cadenze temporali compresse. 7. – Tutte le considerazioni sinora svolte conducono alla conclusione della illegittimità costituzionale della norma censurata, a nulla rilevando che essa configuri solo una preclusione per il pubblico ministero all’esercizio dell’azione penale senza quindi vincolare – secondo la corrente esegesi, condivisa dal rimettente - la valutazione del giudice investito della richiesta di archiviazione: il quale, pertanto – ove ritenga insussistenti le ipotesi previste dagli artt. 408 e 411 cod. proc. pen. e dall’art. 125 disp. att. cod. proc. pen. – conserva il potere di respingere la richiesta stessa, disponendo che il pubblico ministero svolga indagini supplementari o che formuli l’imputazione, benché secondo le più lunghe e obbligate cadenze di un percorso anomalo e improprio. La norma infatti altera la logica dell’istituto dell’archiviazione, che per ratio storica e per il modo in cui è disciplinato, si propone come uno strumento di controllo volto a verificare, in funzione di garanzia dell’osservanza del precetto dell’art. 112 Cost., che l’azione penale non venga indebitamente omessa (si veda, in particolare, la già citata sentenza n. 88 del 1991 di questa Corte): laddove, per contro, nella prospettiva offerta dalla norma stessa, detto istituto assumerebbe l’opposto obiettivo di impedire che l’azione penale venga inopportunamente esercitata, anticipando, in pratica, la funzione di “filtro” che dovrebbe essere propria dell’udienza preliminare. Ovviamente, il legislatore ben può modificare la fisionomia e la funzione degli istituti processuali. Nella specie, tuttavia, per piegare l’archiviazione alla diversa logica sopra indicata, la norma impugnata fa venir meno la condizione minimale di coerenza di qualsiasi meccanismo di controllo – in virtù della quale il parametro di valutazione deve essere il medesimo per il controllato ed il controllore – introducendo una irrazionale frattura tra le regole sulla domanda e le regole sul giudizio. Essa costringe, infatti, una parte processuale – il pubblico ministero – a chiedere un provvedimento negatorio del proprio potere di azione anche quando è ragionevolmente convinta che, alla stregua della regola di giudizio applicabile dal giudice, tale provvedimento non si giustifichi. A sua volta, il giudice, investito della richiesta di archiviazione, viene legittimato, in modo altrettanto paradossale e secondo il citato percorso anomalo, ad imporre a detta parte proprio la condotta (l’esercizio dell’azione penale) che la norma le vieta di tenere. Per altro verso, qualora il giudice – disattendendo l’eventuale “segnalazione” contraria (secondo cui, in difetto della preclusione di legge, avrebbe esercitato l’azione) fattagli (come nel caso di specie) dall’organo dell’accusa in contemporanea con la richiesta coatta di archiviazione – disponesse comunque l’archiviazione stessa, il pubblico ministero resterebbe privo di qualsiasi rimedio; il decreto di archiviazione emesso de plano non sarebbe, difatti, in alcun modo impugnabile. Si manifesta, di conseguenza, una ingiustificata disparità di trattamento fra fattispecie identiche sul piano sostanziale. A parità di condizioni, le scelte del pubblico ministero in punto di iniziative cautelari (richiesta o meno della misura, selezione del materiale, esaurimento dei gradi di impugnazione) e la motivazione del provvedimento de libertate possono condizionare l’assetto del potere di azione. A seconda dei casi, l’organo dell’accusa, pur volendosi determinare all’esercizio dell’azione penale non ostante il “giudicato cautelare” per esso negativo, si troverà costretto a chiedere l’archiviazione, senza potersi dolere in alcun modo del provvedimento del giudice che la disponga; ovvero, in difetto di proprie iniziative cautelari, potrà esercitare senza alcun impedimento tale azione: sicché, ove si tratti di reato per il quale è prevista la citazione diretta, vedrà senz’altro soddisfatta la sua pretesa all’instaurazione del processo; mentre, quando si tratti di reato per il quale è prevista l’udienza preliminare, potrà comunque fruire del diritto di impugnare l’eventuale sentenza di non luogo a procedere (art. 428 cod. proc. pen.). In siffatta prospettiva, la richiesta “coatta” di archiviazione, prevista dalla disposizione censurata, finisce per trasformarsi in una sorta di sanzione extra ordinem per le iniziative cautelari inopportune dell’organo dell’accusa: sanzione peraltro inaccettabile sul piano costituzionale, perché discriminante tra le posizioni degli indagati in rapporto ad attività addebitabili all’organo dell’accusa. 8. – Si deve concludere, pertanto, che – a prescindere da ogni giudizio di opportunità dell’obiettivo che il legislatore si era prefisso – esso è stato comunque perseguito con strumenti lesivi dei parametri espressi dagli artt. 3 e 112 Cost. L’art. 405, comma 1-bis, cod. proc. pen. va dichiarato, quindi, costituzionalmente illegittimo. Le residue censure del giudice rimettente, riferite all’art. 111, secondo comma, Cost. esclusivamente con riguardo ai principi di ragionevole durata del processo e di terzietà del giudice, restano assorbite. per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 405, comma 1-bis, del codice di procedura penale, aggiunto dall’art. 3 della legge 20 febbraio 2006, n. 46 (Modifiche al codice di procedura penale, in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento). Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 20 aprile 2009. F.to: Francesco AMIRANTE, Presidente Giuseppe FRIGO, Redattore Giuseppe DI PAOLA, Cancelliere Depositata in Cancelleria il 24 aprile 2009. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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Reddito di impresa: la nuova disciplina della deducibilità degli interessi passivi (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Reddito di impresa: la nuova disciplina della deducibilità degli interessi passivi Agenzia Entrate , circolare 21.04.2009 n° 19 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Gli interessi passivi e gli oneri assimilati sono deducibili in ciascun periodo di imposta fino a concorrenza degli interessi attivi e proventi assimilati. E' quanto afferma la Circolare 21 aprile 2009, n. 19 con la quale l'Agenzia delle Entrate è intervenuta in merito alla nuova disciplina della deducibilità degli interessi passivi dal reddito di impresa così come delineata dalle modifiche introdotte dalla Legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008). A titolo esemplificativo si ritengono compresi fra gli oneri e proventi assimilati agli interessi attivi e passivi: gli sconti passivi su finanziamenti ottenuti da banche o da altre istituzioni finanziarie; le commissioni passive su finanziamenti e per fideiussioni o altre garanzie rilasciate da terzi; gli altri oneri da titoli di debito emessi, compresi i disaggi di emissione e i premi di rimborso; gli oneri sostenuti dal prestatario nelle operazioni di prestito titoli, semprechè la causa di detti ultimi contratti rivesta una natura finanziaria. In particolare la circolare illustra la nuova normativa con riferimento a: interessi impliciti derivanti da debiti e crediti di natura commerciale; interessi virtuali derivanti da operazioni con le pubbliche amministrazioni; interessi relativi a contratti di leasing; interessi esclusi; deducibilità degli interessi passivi per l'acquisizione di immobili patrimoniali; disciplina della deducibilità degli interessi passivi per banche, assicurazioni e soggetti dell'intermediazione finanziaria. (Altalex, 29 aprile 2009) Agenzia delle Entrate | Anno 2009 Agenzia delle Entrate, circolare 21 aprile 2009, n. 19 Oggetto: Modifiche alla disciplina della deducibilità degli interessi passivi dal reddito di impresa - Legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008) INDICE 1. PREMESSA 2. L'ARTICOLO 96 DEL TUIR 2.1 AMBITO SOGGETTIVO DI APPLICAZIONE DELLA NORMA 2.2 AMBITO OGGETTIVO DI APPLICAZIONE DELLA NORMA 2.2.1 Interessi impliciti derivanti da debiti e crediti di natura commerciale 2.2.2 Interessi virtuali derivanti da operazioni con le pubbliche amministrazioni 2.2.3 Interessi relativi a contratti di leasing 2.2.4 Interessi esclusi 2.2.5 Deducibilità degli interessi passivi per l'acquisizione di immobili patrimoniali 2.3 RAFFRONTO CON IL RISULTATO OPERATIVO LORDO (ROL) 2.4 RIPORTO DELL'ECCEDENZA DI INTERESSI PASSIVI NETTI INDEDUCIBILI A PERIODI DI IMPOSTA SUCCESSIVI 2.5 RAPPORTI CON LE ALTRE NORME CHE LIMITANO LA DEDUCIBILITÁ DEGLI INTERESSI PASSIVI 2.6 RAPPORTI CON LA DISCIPLINA DEL CONSOLIDATO NAZIONALE 2.7 DISCIPLINA DELLA DEDUCIBILITA' DEGLI INTERESSI PASSIVI PER BANCHE, ASSICURAZIONI E PER I SOGGETTI APPARTENENTI AL SETTORE DELL'INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA 2.8 LIMITAZIONI AL RIPORTO DEGLI INTERESSI PASSIVI IN CASO DI FUSIONI O SCISSIONI 3. L'ARTICOLO 61 DEL TUIR 1. PREMESSA La legge 24 dicembre 2007, n. 244 recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato", (di seguito, legge finanziaria 2008), all'articolo 1, comma 33, lettere a), b), c), d), g) n. 2), i), l) e q), ha delineato una nuova disciplina degli interessi passivi del reddito di impresa. In particolare, con riferimento ai soggetti passivi dell'IRES, le citate disposizioni: hanno sostituito l'articolo 96 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (TUIR) introducendo, in luogo del previgente pro rata generale di deducibilità, una disciplina di deducibilità degli interessi passivi correlata all'ammontare degli interessi attivi maturati nel corso del periodo d'imposta ed al risultato operativo lordo della gestione caratteristica (come individuato dal comma 2 del medesimo articolo 96); hanno abrogato gli articoli 97 e 98 del TUIR che disciplinavano, rispettivamente, il pro rata patrimoniale di indeducibilità degli interessi passivi e la norma di contrasto all'utilizzo fiscale della sottocapitalizzazione (cd. thin capitalization rule); hanno modificato l'articolo 109, comma 5, secondo periodo, del TUIR, disciplinante il cosiddetto pro rata di deducibilità delle spese generali, eliminando il richiamo al pro rata generale previsto dall'articolo 96 del TUIR nella sua previgente formulazione; con riferimento ai soggetti IRPEF: hanno sostituito l'articolo 61 del TUIR, riproponendo il pro rata generale di deducibilità degli interessi passivi in funzione dell'incidenza proporzionale dei ricavi e proventi imponibili ed esclusi rispetto all'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi (meccanismo già previsto dal comma 1 del previgente articolo 96); hanno abrogato gli articoli 62 e 63 del TUIR che disciplinavano, rispettivamente, l'applicazione del pro rata patrimoniale di indeducibilità degli interessi passivi e della thin capitalization rule per i soggetti IRPEF; hanno modificato gli articoli 56 e 66 del TUIR per coordinare tali disposizioni con il nuovo assetto normativo. Successivamente, il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha apportato ulteriori modifiche alla disciplina sopra descritta. In particolare, l'articolo 82, primo comma, del decreto sopra citato ha inserito un nuovo comma 5-bis all'articolo 96 del TUIR, al fine di stabilire una specifica soglia di indeducibilità degli interessi passivi (ed oneri assimilati) sostenuti dalle banche, dalle assicurazioni e dagli altri soggetti appartenenti al settore dell'intermediazione finanziaria contemplati nel primo periodo del comma 5 del medesimo articolo 96 (che, anteriormente all'emanazione del D.L. n. 112, erano esclusi tout court dall'ambito di applicazione della disciplina limitativa della deducibilità degli interessi passivi). Come noto, prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria 2008, la deducibilità degli interessi passivi per i soggetti IRES era disciplinata dagli articoli 96, 97 e 98 del TUIR. In particolare, la thin capitalization rule (ex articolo 98 del TUIR) aveva l'obiettivo principale di contrastare la sottocapitalizzazione a fini fiscali delle imprese, rendendo indeducibili gli interessi passivi relativi ai finanziamenti erogati o garantiti da soci qualificati (direttamente o per il tramite di parti ad essi correlate), qualora tali finanziamenti risultassero di ammontare almeno quattro volte superiore alla quota di patrimonio netto contabile di pertinenza del socio medesimo e delle sue parti correlate. Il pro rata patrimoniale di indeducibilità (ex articolo 97 del TUIR) operava con riferimento agli interessi passivi residui dopo l'applicazione dell'articolo 98 del TUIR, quando il valore contabile delle partecipazioni esenti (di cui all'articolo 87) eventualmente possedute fosse superiore al patrimonio netto contabile della società. Le medesime norme si applicavano, altresì, ai soggetti IRPEF in virtù del richiamo contenuto negli articoli 62 e 63 del TUIR agli articoli, rispettivamente, 97 e 98. Infine, la precedente stesura dell'articolo 96 del TUIR disciplinava il pro rata generale di deducibilità degli interessi passivi, rendendo deducibile la quota di interessi passivi (eventualmente residuata all'applicazione degli articoli 97 e 98) corrispondente al rapporto tra l'ammontare dei ricavi e degli altri proventi che concorrono a formare il reddito e l'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi. Ciò posto, le novellate disposizioni, come si legge nella relazione illustrativa della legge finanziaria 2008, con l'intento di perseguire obiettivi di razionalizzazione e semplificazione della disciplina, hanno introdotto un incentivo alla capitalizzazione delle società senza, peraltro, penalizzare in modo irreversibile quelle caratterizzate da una struttura finanziaria sottocapitalizzata. Tale ultimo risultato è stato perseguito, come diffusamente descritto nel prosieguo, offrendo ai contribuenti la possibilità di riportare in avanti, senza limiti di tempo, gli interessi passivi risultati indeducibili in un dato periodo d'imposta per effetto dell'operare della nuova disciplina limitativa. Sulla base di tali considerazioni è stato affermato che l'articolo 96 del TUIR non ha natura di norma antielusiva (essendo, come appena ricordato, finalizzato a perseguire un obiettivo di carattere sostanziale) e, come tale, non è suscettibile di disapplicazione ai sensi dell'articolo 37-bis, comma 8, del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (cfr. risoluzione 3 luglio 2008, n. 268/E). Nella sostanza, le nuove norme hanno inteso abbandonare il tradizionale criterio di deduzione degli interessi passivi fondato sulla logica della correlazione tra proventi imponibili e costi deducibili e sulla riqualificazione ex lege in utili distribuiti, ai sensi dell'articolo 44, comma 1, lett. e), del TUIR (che rinvia all'abrogato articolo 98 del TUIR, degli interessi resi indeducibili dalla thin capitalization rule, in quanto costituenti la remunerazione dei finanziamenti eccedenti direttamente erogati dal socio qualificato o dalle sue parti correlate. In particolare, per i soggetti IRES, il sistema ora adottato fonda il diritto alla deduzione degli interessi passivi sulla coesistenza di interessi attivi e sul risultato operativo lordo (ROL), ovvero il risultato conseguito dalla gestione caratteristica dell'impresa. Per i soggetti IRPEF, invece, la deducibilità degli interessi passivi resta correlata, come in passato, al conseguimento di proventi imponibili o esclusi dall'imposta. Il presente documento analizzerà dapprima la nuova disciplina applicabile ai soggetti passivi dell'IRES per poi soffermarsi su quella riferita ai soggetti IRPEF. Con riguardo all'IRAP, si fa presente che per le società di capitali e gli enti commerciali che svolgono attività diverse da quelle bancaria, finanziaria o assicurativa, gli interessi passivi non assumono rilevanza in sede di determinazione della base imponibile. L'articolo 5 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, infatti, stabilisce che per i suddetti soggetti la base imponibile è determinata dalla differenza tra il valore e i costi della produzione di cui alle lettere A) e B) dell'articolo 2425 del codice civile, con esclusione delle voci di cui ai numeri 9 (costi per il personale), 10 lettere c) e d) (svalutazione delle immobilizzazioni, dei crediti dell'attivo circolante e delle disponibilità liquide), 12 (accantonamenti per rischi) e 13 (altri accantonamenti), così come risultanti dal conto economico dell'esercizio. Pertanto gli interessi passivi e gli altri oneri finanziari che, come noto, sono appostati alla lettera C), numero 17), dello schema di conto economico di cui all'articolo 2425 del codice civile, non sono inclusi nel calcolo della suddetta differenza. Per i soggetti che redigono il bilancio in base ai principi contabili internazionali, la base imponibile dell'IRAP si determina assumendo le voci di conto economico corrispondenti a quelle sopra citate. Si precisa che, in base al comma 3 del richiamato articolo 5, non possono essere comunque dedotte le quote relative agli interessi dei canoni di locazione finanziaria, così come desunte dal contratto. Tuttavia, come precisato nel paragrafo 2.2.3 i soggetti che non adottano i principi contabili internazionali IAS/IFRS, possono continuare a fare riferimento al criterio di individuazione forfetaria degli interessi impliciti dettato dall'articolo 1 del decreto ministeriale 24 aprile 1998. I soggetti che, al contrario, adottano detti principi contabili internazionali dovranno fare riferimento alla quota di interessi passivi impliciti ordinariamente imputata a conto economico a seguito della contabilizzazione dell'operazione in conformità allo IAS 17, se maggiore rispetto a quella "desunta dal contratto". 2. L'ARTICOLO 96 DEL TUIR Come già anticipato, il comma 33, lettera i), dell'articolo 1 della legge finanziaria 2008 sostituisce integralmente l'articolo 96 del TUIR, riscrivendo la normativa fiscale in tema di deducibilità degli interessi passivi per i soggetti IRES. Il nuovo testo dell'articolo 96 si applica, per effetto di quanto disposto dall'articolo 1, comma 34, secondo periodo, della legge finanziaria 2008, dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007. In prima battuta, la norma prevede che gli interessi passivi e gli oneri assimilati sono deducibili in ciascun periodo di imposta fino a concorrenza degli interessi attivi e proventi assimilati (di seguito, per semplicità si ometterà il riferimento agli oneri e proventi assimilati). L'eventuale eccedenza negativa è deducibile nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo della gestione caratteristica. A norma del comma 34 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2008, "per il primo ed il secondo periodo di imposta di applicazione (della nuova disciplina, n.d.r.), il limite di deducibilità degli interessi passivi è aumentato di un importo pari, rispettivamente, a 10.000 e 5.000 euro." Sulla base di tale disposizione, per i primi due periodi di imposta di applicazione delle nuove disposizioni (gli anni d'imposta 2008 e 2009 per i soggetti con periodo d'imposta coincidente con l'anno solare) è, pertanto, possibile beneficiare di una franchigia di deducibilità immediata degli interessi passivi (assunti al netto di quelli attivi) per un ammontare non superiore ai predetti importi. In altri termini, nei predetti periodi di imposta gli interessi passivi sono anzitutto deducibili fino a concorrenza degli interessi attivi; l'eventuale eccedenza è, comunque, deducibile fino a concorrenza dell'importo di 10.000 e 5.000 euro, rispettivamente per il primo ed il secondo periodo di imposta; l'eventuale ulteriore eccedenza rimane, in ogni caso, deducibile nel limite del 30 per cento del ROL. Nel caso in cui l'ammontare degli interessi passivi sostenuti nei primi due periodi d'imposta di applicazione del nuovo regime sia inferiore all'importo delle predette franchigie, la relativa differenza non può essere riportata in avanti ai sensi del comma 4 dell'articolo 96 (cfr. paragrafo 2.4). 2.1 AMBITO SOGGETTIVO DI APPLICAZIONE DELLA NORMA L'articolo 96 in esame si applica ai soggetti passivi dell'IRES di cui all'articolo 73 del TUIR, ossia a: - società per azioni e in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata, società cooperative e di mutua assicurazione, società consortili, residenti nel territorio dello Stato; - enti pubblici e privati, diversi dalle società, nonchè trust, che hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali, residenti nel territorio dello Stato; - società ed enti di ogni tipo, compresi i trust, con o senza personalità giuridica, non residenti, relativamente alle attività commerciali esercitate nel territorio dello Stato mediante stabili organizzazioni. In assenza di riferimenti al volume di ricavi, la norma in esame si rivolge ad una platea di soggetti più ampia di quella cui risultava applicabile il previgente articolo 98 del TUIR. Si ricorda, infatti, che la limitazione alla deducibilità degli interessi passivi disposta dall'abrogata thin capitalization rule si applicava esclusivamente ai contribuenti il cui volume di ricavi superava le soglie previste per l'applicazione degli studi di settore. Il comma 5 dell'articolo 96 esclude, tuttavia, dall'ambito di applicazione della disciplina limitativa in esame i seguenti soggetti: - le banche; - gli altri soggetti finanziari indicati nell'articolo 1 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 87, ossia: > le società di gestione (legge 23 marzo 1983, n. 77); > le società finanziarie capogruppo dei gruppi bancari iscritti nell'albo; > le società previste dalla legge 2 gennaio 1991, n. 1; > i soggetti operanti nel settore finanziario di cui al Titolo V del Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia emanato ai sensi dell'articolo 25, comma 2, della legge 19 febbraio 1992, n. 142 (articoli da 106 a 114 del decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385 - TUB); > le società esercenti altre attività finanziarie indicate nell'articolo 59, comma 1, lettera b), del medesimo testo unico bancario; - le imprese di assicurazione; - le società capogruppo di gruppi bancari e assicurativi. Come già anticipato in Premessa, per tali soggetti l'articolo 82, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008 ha introdotto una specifica soglia di deducibilità degli interessi passivi mediante l'introduzione di un nuovo comma 5-bis all'articolo 96 in esame. In particolare, detto comma stabilisce che per questi soggetti gli interessi passivi sono deducibili dalla base imponibile dell'IRES nei limiti del 97 per cento del relativo ammontare per il periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2007, e del 96 per cento per quelli successivi (cfr, al riguardo, par. 2.7). Il citato comma 5-bis dell'articolo 96 si applica ai predetti "soggetti finanziari" indicati nell'articolo 1 del citato D.Lgs. n. 87 del 1992, "con l'eccezione - nel senso quindi che rientrano nel campo di applicazione della disciplina generale di deducibilità degli interessi passivi - delle società che esercitano in via esclusiva o prevalente l'attività di assunzione di partecipazioni in società esercenti attività diversa da quella creditizia o finanziaria", ossia le c.d. holding industriali. L'indeducibilità forfettizzata di cui al nuovo comma 5-bis, quindi, si applica alle società holding rientranti tra i "soggetti finanziari" sopra indicati che non esercitino "in via esclusiva o prevalente l'attività di assunzione di partecipazioni in società esercenti attività diversa da quella creditizia o finanziaria" (e, dunque, in società "industriali"). Al riguardo, si ritiene che detto esercizio prevalente risulti verificato quando il valore contabile delle partecipazioni in società "industriali" risultante dal bilancio di esercizio ecceda il 50 per cento del totale dell'attivo patrimoniale. Ricorrendo tale ultimo requisito, la holding - da considerarsi "industriale" ai limitati fini dell'applicazione della norma in esame - sarà tenuta ad applicare la disciplina generale dell'articolo 96 del TUIR. Sempre con riferimento alle holding finanziarie, si fa presente inoltre che l'articolo 12, comma 3, del decreto ministeriale 17 febbraio 2009, n. 29 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 78 del 3 aprile 2009) ha previsto che l'obbligo di iscrizione nell'apposita sezione dell'elenco generale per i soggetti di cui all'articolo 113 del TUB (Soggetti non operanti nei confronti del pubblico) si applica esclusivamente per le società che svolgono, congiuntamente all'attività di assunzione di partecipazioni, anche altre attività finanziarie nei confronti delle partecipate. Pertanto, le società che non svolgono tali ulteriori attività finanziarie devono cancellarsi dall'apposita sezione dell'elenco generale di cui all'articolo 106 del TUB. Conseguentemente, ai fini che qui rilevano, tali soggetti non possono più essere considerati soggetti finanziari cui si applica la speciale disciplina prevista nel comma 5-bis dell'articolo 96 del TUIR e di conseguenza sono tenuti ad applicare i commi da 1 a 4 dell'articolo 96 del TUIR. Nel particolare caso in cui una holding eserciti, in aggiunta all'attività di assunzione di partecipazioni, anche attività finanziaria ovvero industriale, l'attività prevalente può accertarsi sulla base dei criteri oggettivi di prevalenza enunciati dall'articolo 2 del decreto ministeriale del 6 luglio 1994 (recante: "Determinazione, ai sensi dell'art. 113, comma 1, del D.Lgs. n. 385 del 1993, dei criteri in base ai quali sussiste l'esercizio in via prevalente, non nei confronti del pubblico, delle attività finanziarie di cui all'art. 106, comma 1") così come illustrati dalla circolare dell'Amministrazione finanziaria del 4 giugno 1998, n. 141 e richiamati, peraltro, nella circolare n. 11/E del 17 marzo 2005. A tal proposito, si ricorda che per considerare prevalente l'esercizio di una specifica attività rispetto ad un'altra devono ricorrere contestualmente le seguenti due condizioni afferenti gli elementi patrimoniali e reddituali, desumibili dai dati dei bilanci approvati negli ultimi due esercizi: - l'ammontare complessivo degli elementi dell'attivo di natura finanziaria di cui alle attività richiamate dall'articolo 106 del decreto legislativo n. 385 del 1993, delle altre attività finanziarie contemplate nell'articolo 1, comma 2, lettera f), numeri da 2 a 12 e 15 del medesimo decreto legislativo, delle attività, anche non finanziarie, strumentali rispetto ad una o più delle attività richiamate dall'articolo 106, comma 1, sia superiore al 50 per cento del totale dell'attivo patrimoniale; - l'ammontare complessivo dei proventi prodotti dagli elementi dell'attivo sopra richiamati, dei profitti derivanti da operazioni di intermediazione su valute e delle commissioni attive percepite sulla prestazione dei servizi, richiamati dall'articolo 106, comma 1, del decreto legislativo n. 385 del 1993, sia superiore al 50 per cento dei proventi complessivi. Sono del tutto escluse dall'ambito di applicazione della generale disciplina limitativa di cui all'articolo 96 le seguenti società le cui specifiche caratteristiche operative e gestionali non giustificano l'applicazione di norme sulla sottocapitalizzazione: - le società consortili costituite per l'esecuzione unitaria, totale o parziale, dei lavori, ai sensi dell'articolo 96 del regolamento di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554; - le società di progetto costituite ai sensi dell'articolo 156 del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; - le società costituite per la realizzazione e l'esercizio di interporti di cui alla legge 4 agosto 1990, n. 240, e successive modificazioni; - le società il cui capitale sociale è sottoscritto prevalentemente da enti pubblici, che costruiscono o gestiscono impianti per la fornitura di acqua, energia e teleriscaldamento, nonchè impianti per lo smaltimento e la depurazione. L'elenco dei soggetti contemplati dal menzionato comma 5 riveste carattere tassativo. Come chiarito, infatti, dalla citata risoluzione n. 268/E del 2008, la previsione in esso contenuta "operando in veste di limitazione (rectius, depotenziamento) della disciplina ordinariamente applicabile ai componenti (interessi passivi) dalla stessa contemplati, configura una norma di stretta interpretazione, in quanto tale non suscettibile di applicazione analogica". Ne consegue che i soggetti che, pur svolgendo attività assimilabili a quelle esercitate dai soggetti compresi nell'elenco, non risultano ivi elencati, ricadono nella disciplina limitativa dell'articolo 96. Al riguardo si fa presente che i predetti soggetti, in quanto esclusi ex lege dall'ambito di applicazione dell'articolo 96, possono procedere alla deduzione integrale degli interessi passivi, semprechè inerenti all'attività d'impresa. Nel sistema attuale, in particolare, non si ravvisa più alcuna correlazione tra plusvalenze esenti ed interessi indeducibili. Anche nel previgente articolo 96 del TUIR, disciplinante il pro rata generale di deducibilità, peraltro, le plusvalenze esenti non determinavano penalizzazioni, posto che le medesime erano conteggiate sia al numeratore che al denominatore del rapporto di deducibilità. L'indeducibilità degli interessi passivi correlata al conseguimento di plusvalenze esenti era invece ravvisabile nell'articolo 97 del TUIR (pro rata patrimoniale di indeducibilità degli interessi passivi), abrogato dal comma 33, lettera l) della legge finanziaria 2008. 2.2 AMBITO OGGETTIVO DI APPLICAZIONE DELLA NORMA Ai sensi dell'articolo 96, comma 1, del TUIR, in ciascun periodo di imposta, gli interessi passivi sono innanzitutto deducibili fino a concorrenza degli interessi attivi. Il comma 3 dell'articolo 96 definisce l'ambito oggettivo di applicazione della norma stabilendo che "assumono rilevanza gli interessi passivi e gli interessi attivi, nonchè gli oneri e i proventi assimilati, derivanti da contratti di mutuo, da contratti di locazione finanziaria, dall'emissione di obbligazioni e titoli similari e da ogni altro rapporto avente causa finanziaria (...)". La norma attribuisce rilievo agli interessi derivanti da taluni contratti espressamente indicati, nonchè da qualsiasi altra operazione avente causa finanziaria. Rientra, pertanto, nell'ambito di applicazione della disciplina in esame ogni e qualunque interesse (od onere ad esso assimilato) collegato alla messa a disposizione di una provvista di danaro, titoli o altri beni fungibili per i quali sussiste l'obbligo di restituzione e in relazione ai quali è prevista una specifica remunerazione. Posto il tenore letterale della norma, si ritiene, così come previsto anche in tema di thin capitalization rule, che rientri fra le fattispecie cui è applicabile l'articolo 96 del TUIR anche il c.d. notional cash pooling, il quale costituisce un sistema di compensazione degli interessi tra società appartenenti ad uno stesso gruppo. Come precisato dalla scrivente nella risoluzione 8 ottobre 2003 n. 194/E, e ribadito circolare 17 marzo 2005, n. 11/E, detta compensazione consente alla società intestataria del conto corrente di ottenere che il proprio conto risulti a debito, usufruendo, quindi, nella sostanza di una forma di finanziamento, ancorchè indiretta. Per quanto riguarda l'individuazione degli oneri e proventi "assimilati" rispettivamente agli interessi passivi e attivi, occorre fare riferimento ai fini della norma in esame ad una nozione non meramente nominalistica, ma sostanzialistica di interessi. A titolo esemplificativo si ritengono compresi fra gli oneri e proventi assimilati agli interessi attivi e passivi le seguenti voci: gli sconti passivi su finanziamenti ottenuti da banche o da altre istituzioni finanziarie; le commissioni passive su finanziamenti e per fideiussioni o altre garanzie rilasciate da terzi; gli altri oneri da titoli di debito emessi, compresi i disaggi di emissione e i premi di rimborso; gli oneri sostenuti dal prestatario nelle operazioni di prestito titoli, semprechè la causa di detti ultimi contratti rivesta una natura finanziaria. Gli interessi relativi alle operazioni di pronti contro termine su titoli aventi funzione di raccolta sono esclusi dall'applicazione del novellato articolo 96 del TUIR. Infatti, resta ferma (anche per i soggetti IAS adopter) l'applicazione dell'articolo 89, comma 6, del TUIR per quanto concerne gli interessi maturati sulle attività oggetto dell'operazione nel periodo di durata del contratto; tali interessi, infatti, non concorrendo a formare il reddito del cedente (nè come componente positivo, nè come componente negativo) sono da ritenersi esclusi ai fini della disciplina di cui all'articolo 96 del TUIR. Rientra tuttavia fra gli oneri assimilati il differenziale negativo esistente fra prezzo a pronti e prezzo a termine (al netto degli interessi maturati sul titolo nel periodo di durata del contratto). Tale interpretazione trova conforto nella circolare del Ministero delle Finanze n. 73 del 27 maggio 1994 nella quale viene specificato che "nel pronti contro termine, lo ?scartò tra il prezzo a pronti e quello a termine (...) costituisce un componente positivo o negativo riferibile alla linea capitale del titolo sottostante oggetto del contratto, emergendo pur sempre da una doppia cessione del titolo. Conseguentemente, ancorchè detto scarto concorra a formare il reddito alla stregua di proventi e oneri finanziari, quindi ?pro rata temporis', non soggiace alla disciplina prevista per la deducibilità degli interessi passivi". Per quanto concerne i contratti derivati, si ritiene che la disciplina di cui all'articolo 96 del TUIR risulti applicabile ai derivati stipulati con finalità di copertura del rischio legato ad oscillazioni del tasso di interesse, in quanto in tale caso si verifica l'integrazione (con segno positivo o negativo) dell'interesse derivante dall'operazione coperta. In linea generale occorre, comunque, considerare quale onere o provento assimilato all'interesse passivo, ovvero attivo, qualunque onere, provento o componente negativo o positivo di reddito relativo all'impresa che presenti un contenuto economico-sostanziale assimilabile ad un interesse passivo o attivo. Tale interpretazione è in linea con l'applicazione del principio della prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica nella rappresentazione contabile dei fatti di gestione secondo quanto previsto dai principi contabili internazionali IAS/IFRS (e, indirettamente, dall'art. 2423-bis, comma 1, n. 1) del codice civile che impone di valutare le voci di bilancio tenendo conto della "funzione economica" dell'elemento dell'attivo o del passivo considerato). 2.2.1 Interessi impliciti derivanti da debiti e crediti di natura commerciale Il medesimo comma 3 dell'articolo 96 prevede - ai fini dell'applicazione della disposizione in esso contemplata - l'"esclusione degli interessi impliciti derivanti da debiti di natura commerciale" e l'"inclusione, tra gli attivi, di quelli derivanti da crediti della stessa natura". La norma si riferisce, secondo corretti principi contabili, agli interessi impliciti inclusi nelle dilazioni di pagamento praticate in ipotesi di regolazione differita, nel medio-lungo periodo, delle transazioni commerciali. Con tale disposizione il legislatore ha inteso sottrarre alle limitazioni in tema di deducibilità degli interessi passivi gli oneri e proventi finanziari derivanti da operazioni di natura commerciale. Pertanto, gli interessi passivi impliciti derivanti da operazioni di natura commerciale - al pari di quelli esplicitati in bilancio, secondo corretti principi contabili, qualora derivanti da rapporti diversi da quelli aventi una causa finanziaria - non assumono rilevanza ai fini dell'applicazione dell'articolo 96 del TUIR e sono, pertanto, interamente deducibili, purchè assistiti dal requisito dell'inerenza allo svolgimento dell'attività d'impresa. Per quel che riguarda gli interessi attivi derivanti dai medesimi rapporti, gli stessi assumono, al contrario, sempre rilevanza ai fini dell'applicazione dell'articolo 96, qualora derivino da crediti di natura commerciale, siano essi impliciti che espliciti. E' evidente che la rilevanza di detti interessi attivi nell'ambito dell'articolo 96 del TUIR comporta un più ampio plafond di interessi passivi deducibili posto che, ai sensi del comma 1 dell'articolo 96 del TUIR, gli interessi passivi (ed oneri assimilati) sono, comunque, deducibili fino a concorrenza degli interessi attivi (e proventi assimilati). 2.2.2 Interessi virtuali derivanti da operazioni con le pubbliche amministrazioni Per i soggetti che operano con la pubblica amministrazione, il comma 3 dell'articolo 96 considera rilevanti gli interessi attivi virtuali, "calcolati al tasso ufficiale di riferimento aumentato di un punto, ricollegabili al ritardato pagamento dei corrispettivi". Tale disposizione intende offrire al contribuente che opera con la pubblica amministrazione, in ragione dell'eventuale ritardo nel pagamento dei corrispettivi, la possibilità di aumentare l'ammontare degli interessi passivi deducibili mediante l'incremento del plafond degli interessi attivi. In sostanza, il creditore che riceve i pagamenti dalla P.A. in ritardo e può essere, per tale motivo, indotto ad incrementare il proprio indebitamento, può considerare tra gli interessi attivi anche quelli virtuali, calcolati al tasso ufficiale di riferimento aumentato di un punto, imputabili ai suddetti pagamenti tardivi. Poichè la norma ricollega espressamente gli interessi attivi virtuali "al ritardato pagamento dei corrispettivi", si ritiene che essi debbano essere calcolati con decorrenza dal giorno successivo a quello previsto per il pagamento e fino alla data di incasso del corrispettivo. Si precisa, infine, che con riguardo alla definizione di pubblica amministrazione si deve fare riferimento a quanto disposto dall'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Rientrano, pertanto, nella suddetta definizione lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane e loro consorzi e associazioni, le aziende e amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, gli istituti e scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e universitarie, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, aziende ed enti del servizio sanitario nazionale, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, nonchè le amministrazioni della Camera dei Deputati, del Senato, della Corte Costituzionale, della Presidenza della Repubblica e gli organi legislativi delle regioni a statuto speciale. 2.2.3 Interessi relativi a contratti di leasing Con riferimento ai contratti di locazione finanziaria, si fa presente che l'articolo 1, comma 33, lettera n), della legge finanziaria 2008 ha modificato la disposizione contenuta nell'articolo 102, comma 7, del TUIR. A seguito della suddetta modifica, la "quota di interessi impliciti desunta dal contratto" di leasing è soggetta alle regole previste dall'articolo 96 del TUIR. Pertanto, alla stregua della norma appena richiamata, occorre determinare, in base alle risultanze del contratto di locazione finanziaria, l'ammontare degli interessi passivi (impliciti nei canoni) relativi al periodo d'imposta e tenerne conto ai fini del calcolo di deducibilità di cui all'articolo 96 del TUIR. Individuare la quota di interessi impliciti nel canone di leasing è, per la verità, agevole per i soggetti IAS/IFRS adopter, i quali dovranno fare riferimento alla quota di interessi passivi impliciti ordinariamente imputata a conto economico a seguito della contabilizzazione dell'operazione in conformità allo IAS 17, se maggiore a quella "desunta dal contratto". Tuttavia, esigenze di semplificazione portano a ritenere che i soggetti che non adottano i principi contabili internazionali IAS/IFRS, possano continuare a fare riferimento al criterio di individuazione forfetaria degli interessi impliciti dettato, ai fini dell'IRAP, dall'articolo 1 del decreto ministeriale 24 aprile 1998. 2.2.4 Interessi esclusi L'articolo 96, comma 1, del TUIR esclude espressamente dal proprio ambito oggettivo di applicazione gli interessi passivi e gli oneri assimilati compresi nel costo dei beni ai sensi del comma 1, lettera b), dell'articolo 110 del TUIR. Tale norma dispone, quale regola generale, che "si comprendono nel costo (dei beni) anche gli oneri accessori di diretta imputazione, esclusi gli interessi passivi e le spese generali", con le seguenti eccezioni: - nel costo (di acquisto o fabbricazione) dei beni materiali ed immateriali strumentali per l'esercizio dell'impresa si comprendono "gli interessi passivi iscritti in bilancio ad aumento del costo stesso per effetto di disposizioni di legge". - nel costo degli immobili alla cui produzione è diretta l'attività dell'impresa (c.d. "immobili-merce") si comprendono gli interessi passivi sui prestiti contratti per la loro costruzione o ristrutturazione. Detti oneri finanziari sono, pertanto, esclusi dalle limitazioni previste dall'articolo 96 del TUIR, nella misura in cui risultino compresi nel costo fiscale dei beni ai sensi dell'articolo 110, comma 1, lettera b), del TUIR. Per quanto riguarda, invece, gli interessi passivi relativi all'acquisizione di immobili destinati alla successiva rivendita o locazione si ritiene che, in assenza di un'esplicita previsione normativa, trovi applicazione la regola generale sopra indicata secondo la quale non si comprendono nel costo dei beni gli interessi passivi. Relativamente agli interessi passivi sostenuti per l'acquisizione di immobili-merce troveranno, quindi, applicazione i limiti di deducibilità previsti dall'articolo 96 del TUIR. Per completezza, si rammenta che - come precisato nella recente circolare n. 47/E del 18 giugno 2008 (cfr. par. 5.4) - "l'eventuale patrimonializzazione di interessi passivi operata in bilancio ad incremento del valore di iscrizione di immobili-patrimonio è, in ogni caso, priva di rilevanza fiscale" con la conseguenza che gli interessi passivi portati in bilancio ad incremento del costo degli immobili in esame qualora sostenuti in relazione: - a finanziamenti contratti per la relativa "acquisizione" (nel senso precisato nel successivo paragrafo 2.2.5), rientreranno nell'ambito di applicazione dell'articolo 96 del TUIR; - a finanziamenti diversi da quelli di cui al punto precedente, risulteranno integralmente indeducibili a norma dell'articolo 90, comma 2, del TUIR. Non rientrano, infine, nel campo di applicazione dell'articolo 96 del TUIR, gli interessi passivi imputati secondo corretti principi contabili ad incremento del costo delle rimanenze di beni o servizi oggetto dell'attività dell'impresa, diversi dagli immobili. Ciò in quanto, ai fini fiscali, il valore delle rimanenze è determinato a partire dal loro valore correttamente rappresentato in bilancio ai sensi del combinato disposto degli articoli 110, comma 1, 92 e 93 del TUIR. Per la medesima ragione, si ritiene che siano esclusi dall'ambito di applicazione dell'articolo 96 anche gli interessi passivi relativi a prestiti contratti per la realizzazione dei lavori su commessa purché, appunto, correttamente imputati ad aumento del valore delle rimanenze. Diversamente, gli interessi passivi relativi a finanziamenti concessi per la realizzazione di lavori su commessa e non imputati ad aumento delle rimanenze potranno essere dedotti dal reddito dell'esercizio in base a quanto disposto dall'articolo 96 del TUIR. 2.2.5 Deducibilità degli interessi passivi per l'acquisizione di immobili patrimoniali Il comma 1 dell'articolo 90 del TUIR stabilisce che le unità immobiliari possedute in regime d'impresa che non costituiscono beni strumentali all'attività d'impresa, nè tantomeno beni merci (cd. "immobili-patrimonio"), concorrono alla determinazione del reddito d'impresa sulla base dei criteri previsti dal medesimo testo unico per i redditi fondiari. Conseguentemente, il comma 2 della menzionata disposizione normativa prevede che "le spese e gli altri componenti negativi relativi ai beni immobili indicati nel comma 1 non sono ammessi in deduzione". Il dato letterale di tale ultima disposizione aveva indotto l'amministrazione finanziaria a ritenere che il divieto di deducibilità delle spese e dei componenti negativi relativi agli immobili-patrimonio, contenuto nello stesso comma 2 dell'articolo 90 del TUIR, si applicasse anche agli interessi passivi, compresi quelli relativi a finanziamenti contratti per l'acquisizione degli stessi immobili. In tal senso si era espressa la circolare n. 6/E del 2006, che aveva ritenuto applicabile anche agli interessi passivi di finanziamento la predetta previsione di generalizzata indeducibilità. L'articolo 1, comma 35, della legge finanziaria 2008 ha introdotto una norma di interpretazione autentica secondo la quale "tra le spese e gli altri componenti negativi indeducibili di cui al comma 2 dell'articolo 90 del testo unico delle imposte sui redditi (...) non si comprendono gli interessi passivi relativi a finanziamenti contratti per l'acquisizione degli immobili indicati al comma 1 dello stesso articolo 90". Il menzionato comma 35 contiene, dunque, un preciso riferimento agli interessi passivi relativi a finanziamenti contratti per l'"acquisizione" degli immobili di cui all'articolo 90, comma 1, del TUIR (cd. immobili-patrimonio). Al riguardo, la scrivente ritiene che con il termine "acquisizione" il legislatore abbia inteso riferirsi non solo agli interessi passivi sostenuti in relazione ai finanziamenti accesi per l'"acquisto" di tali immobili (i.e. interessi sostenuti sui mutui contratti per l'"acquisto" degli immobili-patrimonio), ma anche agli interessi passivi relativi a finanziamenti stipulati per la "costruzione" degli stessi (i.e. interessi sostenuti in dipendenza di mutui accesi per la "costruzione" degli immobili-patrimonio). In altri termini, il comma 35 in esame deve essere interpretato nel senso che gli interessi passivi a servizio di finanziamenti contratti per la costruzione o per l'acquisto degli immobili di cui all'articolo 90, comma 1, del TUIR non rientrano tra le spese e gli altri componenti negativi per cui vale la previsione di indeducibilità assoluta di cui al comma 2 della medesima disposizione. Resta fermo che tutte le altre spese e gli altri componenti negativi (diversi dagli interessi passivi di cui sopra) sostenuti relativamente agli immobili-patrimonio - compresi gli interessi passivi di funzionamento - continuano ad essere indeducibili ai sensi dell'articolo 90, comma 2 del TUIR. Ne consegue che rimangono integralmente indeducibili ai sensi di tale ultima disposizione gli interessi passivi relativi a finanziamenti contratti, ad esempio, a fronte di interventi di manutenzione straordinaria. L'introduzione della norma di interpretazione autentica in esame supera anche l'interpretazione fornita dalla scrivente con la risoluzione n. 71/E del 18 aprile 2007, secondo la quale gli interessi passivi di finanziamento corrisposti dalle cooperative edilizie a proprietà indivisa, per effetto della loro assimilazione alle persone fisiche, erano da considerarsi deducibili con le stesse modalità e nei medesimi limiti stabiliti dall'articolo 15 del TUIR in favore delle persone fisiche. Ciò posto, gli interessi passivi di finanziamento contratti per la costruzione o per l'acquisto degli immobili-patrimonio che - come si è detto - non rientrano nella previsione di cui all'articolo 90, comma 2 del TUIR, sono deducibili, per i soggetti IRES, nei limiti ed alle condizioni ora previste dall'articolo 96 del TUIR (o, se trattatasi di interessi passivi sostenuti in periodi d'imposta anteriori a quello in corso al 1 gennaio 2008, dagli articoli 98, 97 e 96 del TUIR nelle formulazioni vigenti anteriormente dell'entrata in vigore della legge finanziaria 2008). Ai sensi dell'articolo 1, comma 36, della legge finanziaria 2008, tuttavia, non rilevano ai fini dell'articolo 96 e sono, pertanto, integralmente deducibili (seppure per un periodo transitorio, come si dirà oltre) gli "interessi passivi relativi ai finanziamenti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione." Affinché la previsione di deducibilità tout court degli interessi passivi ipotecari possa trovare applicazione è necessario che il mutuo ipotecario abbia ad oggetto gli stessi immobili successivamente concessi in locazione. Si ritiene che, come già affermato con riferimento alla disposizione del comma 35 della legge finanziaria 2008 prima commentata, si tratta degli interessi corrisposti relativamente all'acquisto o alla costruzione degli immobili. L'espressa qualificazione del comma 35, dell'articolo 1, della legge finanziaria 2008 quale norma di interpretazione autentica, comporta che lo stesso possiede efficacia retroattiva. In proposito, si ricorda che la retroattività della norma incontra in ogni caso il limite dei cosiddetti rapporti esauriti, intendendosi per tali quelli per cui sia intervenuto un giudicato o un atto amministrativo definitivo o, comunque, siano decorsi i termini di prescrizione o decadenza stabiliti dalla legge per l'esercizio dei diritti ad essi relativi (cfr., sul punto, risoluzione n. 2/E del 3 gennaio 2005). In applicazione della predetta disposizione di interpretazione autentica non sono più sostenibili gli atti di accertamento che si ispirano ad un'interpretazione diversa da quella ora fatta propria dal legislatore. Conseguentemente, si invitano gli Uffici dell'Agenzia a riesaminare, caso per caso, il contenzioso pendente in materia e a provvedere al relativo abbandono, sempre che non siano sostenibili altre questioni. Per maggior chiarezza espositiva si riporta, infine, nella tabella seguente uno schema che sintetizza il trattamento degli interessi passivi corrisposti in relazione a finanziamenti accesi relativamente ad immobili-patrimonio. Tabella 1 - Trattamento degli interessi passivi relativi ad immobili-patrimonio 2.3 RAFFRONTO CON IL RISULTATO OPERATIVO LORDO (ROL) Come anticipato, il comma 1 dell'articolo 96 dispone che l'ammontare degli interessi passivi che eccede in ciascun periodo di imposta quello degli interessi attivi è deducibile nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo della gestione caratteristica (ROL). Il comma 2 dell'articolo 96 definisce il ROL come "la differenza tra il valore e i costi della produzione di cui alle lettere A) e B) dell'articolo 2425 del codice civile (...) così come risultanti dal conto economico dell'esercizio". Il medesimo comma 2 esclude dalla determinazione del ROL i seguenti componenti negativi di reddito: - gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali e materiali, di cui alla lettera B), n. 10), voci a) e b) dello schema di conto economico; - i canoni di locazione finanziaria di beni strumentali, ricompresi nella lettera B), n. 8). Tale ultima esclusione si è resa necessaria al fine rendere irrilevante ai fini della deducibilità degli interessi passivi la modalità in concreto seguita per l'acquisizione delle immobilizzazioni, in proprietà ovvero tramite contratto di locazione finanziaria. In sostanza, ai fini del calcolo del ROL è necessario fare riferimento alle voci indicate nel conto economico che rappresentano la gestione caratteristica della società. Va al riguardo evidenziato che il legislatore, nella stesura dell'articolo 96 in esame, ha esplicitamente previsto che il ROL rilevante ai fini del medesimo articolo sia tassativamente determinato mediante la differenza (con gli aggiustamenti appena menzionati) tra le voci A) e B) dello schema di conto economico contenuto nell'articolo 2425 del codice civile. Ne consegue che ai fini dell'applicabilità della disciplina in esame non potranno trovare applicazione i principi affermati - nella risoluzione n. 337/E del 29 ottobre 2002 in cui, con riferimento alle holding industriali, la scrivente - ad altri fini - ha precisato che "il conto economico di tali società (...) risulta fortemente influenzato da componenti reddituali di tipo finanziario che, pur non essendo imputati alla voce A) del conto economico, costituiscono, comunque, proventi relativi alla loro attività caratteristica"; - nella risoluzione n. 143/E del 10 aprile 2008 secondo cui - ai limitati fini del test di vitalità richiesto, ai sensi dell'articolo 172, comma 7, del TUIR, per la trasferibilità delle perdite nelle operazioni di fusione - i soggetti economici che, come le holding di partecipazioni, classificano "i proventi dell'attività caratteristica in voci del conto economico diverse da quelle qualificabili come ricavi di cui all'art. 2425 del c.c. (...) potranno considerare ai fini del calcolo del test di vitalità, oltre ai ricavi e ai proventi di cui alle voci di conto economico A1 e A5, anche i proventi finanziari iscritti nelle voci C15 e C16". Le holding "industriali" (alle quali, come in precedenza ricordato, non si applica l'ipotesi di esclusione prevista nel comma 5 dell'articolo 96) sono, dunque, tenute a determinare il ROL rilevante ai fini dell'applicazione dell'articolo 96 con le modalità puntualmente dettate dal menzionato comma 2 di tale ultima disposizione. Per quanto concerne i soggetti che redigono il bilancio in base ai principi contabili internazionali IAS/IFRS si evidenzia che l'ultimo periodo del comma 2 dell'articolo 96 stabilisce che per tali soggetti "si assumono le voci di conto economico corrispondenti". In altri termini, posto che, in linea generale, le società che adottano i principi contabili internazionali non hanno l'obbligo di seguire uno schema di conto economico predefinito, si ritiene che le stesse debbano individuare tra le voci del conto economico redatto sulla base dei suddetti principi quelle corrispondenti alle voci contenute nello schema di conto economico di cui all'articolo 2425 del c.c., indicate dalla norma in esame. Per le società di investimento immobiliare quotate (SIIQ), è necessario considerare che le stesse si avvalgono di due distinti regimi contabili e fiscali. Come è noto, infatti, le SIIQ possono optare per un regime speciale, per cui il reddito d'impresa derivante dall'attività di locazione immobiliare (e attività assimilate) è esente dall'IRES a decorrere dal periodo d'imposta di efficacia dell'opzione stessa. Viceversa, il reddito derivante dall'esercizio di attività diverse rispetto a quella della locazione immobiliare rimane assoggettato all'IRES secondo le regole ordinarie. Al riguardo, si ritiene che la determinazione del ROL rilevante ai fini del calcolo degli eventuali interessi passivi indeducibili deve essere effettuata esclusivamente con riguardo alle attività diverse da quella di locazione immobiliare. Nella determinazione del reddito riferibile alla gestione imponibile, infatti, l'inclusione nel calcolo del ROL dei proventi derivanti dall'attività di locazione immobiliare potrebbe comportare, infatti, un doppio beneficio per il contribuente, in quanto lo stesso godrebbe sia dell'esenzione ai fini IRES del reddito derivante dalla sopradetta attività (gestione esente) e, nel contempo, vedrebbe incrementato il ROL ottenendo, di fatto, un maggiore ammontare di interessi deducibili. In pratica, l'ulteriore ammontare di interessi passivi deducibili sarebbe correlato a proventi che non subiscono tassazione. Rimangono ferme, naturalmente, le considerazioni effettuate nella Circolare n. 8/E del 31 gennaio 2008, per cui le SIIQ non sono esonerate dall'onere di determinare, in base all'ordinaria disciplina dell'IRES, il reddito fiscale relativo all'attività di locazione immobiliare e assimilate il quale, seppur esente in capo alla medesima società, deve in ogni caso essere indicato nella dichiarazione dei redditi. A tal fine, le SIIQ devono tenere contabilità separate per rilevare i fatti gestionali dell'attività di locazione immobiliare e assimilate rispetto a quelli che si riferiscono alle altre attività eventualmente svolte. In particolare, con riguardo a corretti principi contabili, la citata Circolare ha precisato che nel risultato della gestione esente devono confluire i costi e i ricavi caratteristici dell'attività di locazione immobiliare, nonchè gli altri oneri amministrativi, finanziari e tributari che possono essere direttamente riferiti alla medesima attività. Gli interessi passivi ed oneri assimilati possono essere considerati diretti qualora siano relativi a finanziamenti specificamente assunti per l'esercizio dell'attività di locazione. Si ritiene che le medesime conclusioni possano valere anche per le imprese marittime che rientrano nel regime di cui agli articoli da 155 a 161 del TUIR (c.d. tonnage tax). Tali imprese, infatti, determinano il loro reddito imponibile derivante dall'utilizzo delle navi in base a determinati coefficienti parametrati agli scaglioni di tonnellaggio netto delle navi medesime. Tuttavia, per le attività che non ricadono nell'attività agevolata, le imprese marittime che si sono avvalse dell'opzione di cui all'articolo 155 del TUIR continuano a determinare il reddito ai fini dell'IRES secondo le ordinarie disposizioni del TUIR. Conseguentemente, il ROL deve essere calcolato con esclusivo riferimento all'attività tassabile in via ordinaria, senza tenere conto dei costi e proventi dell'attività caratteristica inclusi nella determinazione in via forfetaria dell'imponibile. Del pari, il trattamento previsto dall'articolo 96 del TUIR può essere riferito esclusivamente agli interessi passivi ed oneri assimilati rientranti nell'attività ordinaria. L'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 96 in esame consente al contribuente, a partire dal terzo periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007, di portare ad incremento del ROL dei successivi periodi di imposta l'eventuale quota del ROL non utilizzata per la deduzione degli interessi passivi e degli oneri finanziari di competenza. In sostanza, per un contribuente con periodo d'imposta coincidente con l'anno solare, sarà possibile a partire dal 2010 riportare in avanti l'eventuale importo del ROL inutilizzato nel corso del medesimo anno (in quanto l'eccedenza di interessi passivi su quelli attivi è risultata inferiore al 30 per cento del ROL di periodo). Detto importo andrà ad incrementare il 30 per cento del ROL del successivo periodo di imposta, al quale commisurare gli interessi passivi da dedurre. Si precisa che detta disposizione consente di riportare agli esercizi successivi, senza alcun limite temporale, il ROL maturato in un determinato periodo di imposta e nello stesso non utilizzato (rectius, assorbito) ai fini del confronto di cui all'art. 96, comma 1, primo periodo, in quanto eccedente la differenza tra gli interessi passivi e attivi di periodo (quest'ultima comprensiva dell'eventuale eccedenza di interessi passivi indeducibili riportata da esercizi precedenti). Valga al riguardo l'esempio contenuto nella seguente tabella. Tabella 2 - Esempio di riporto dell'eccedenza del ROL Anno 2010 Anno 2011 a) Valore della produzione 100.000 100.000 b) Costi della produzione 70.000 70.000 c) Ammortamenti 10.000 10.000 d) Canoni di leasing 15.000 15.000 e) ROL dell'esercizio (a - b + c + d) 55.000 55.000 f) 30% del ROL 16.500 16.500 g) Riporto eccedenze 30% ROL anni precedenti - 6.500 h) Limite complessivo del ROL 16.500 23.000 i) Interessi Passivi 15.000 35.000 l) Interessi Attivi 5.000 5.000 m) Interessi passivi netti di periodo (i-l) 10.000 30.000 n) Eccedenza Interessi Passivi Deducibili 10.000 23.000 o) Eccedenza Interessi Passivi Indeducibili (m - n) - 7.000 p) 30% del ROL riportabile (h-m) 6.500 - Come anticipato, la norma in commento offre al contribuente la facoltà di utilizzare l'eccedenza di ROL al fine di compensare eventuali eccedenze di interessi passivi netti indeducibili. Di conseguenza, il mancato utilizzo dell'eccedenza di ROL nel caso siano presenti interessi passivi netti indeducibili comporterà l'impossibilità di utilizzare il ROL eccedente - per una quota pari all'ammontare degli interessi passivi indeducibili - negli anni successivi, comportando di fatto la perdita della predetta eccedenza di ROL utilizzabile (ma di fatto non utilizzata) in compensazione. Nel caso contrario, infatti, si verificherebbe uno spostamento di imponibile da un esercizio all'altro con fenomeni di refreshing delle perdite fiscali, posto che per queste ultime c'è un limite al riporto che invece manca per l'utilizzo del ROL. Da quanto sopra esposto, si evince inoltre che nel caso di contestuale presenza di ROL disponibile e di perdite fiscali pregresse, l'eventuale eccedenza di interessi passivi netti indeducibili dovrà essere compensata prioritariamente con l'eccedenza di ROL e, una volta esaurita questa, mediante le perdite pregresse. Pertanto, l'eccedenza di ROL, la stessa dovrà essere prioritariamente utilizzata per compensare l'eventuale eccedenza di interessi passivi netti indeducibili dell'esercizio in corso ovvero di esercizi precedenti. Qualora, pur versando in presenza delle predette condizioni, il ROL disponibile risulti inutilizzato, lo stesso non potrà più essere utilizzato in futuro: ciò in quanto il meccanismo di funzionamento del confronto tra ROL e interessi passivi netti di cui all'articolo 96, comma 1, primo periodo, è strutturato in modo da prevedere un utilizzo, per così dire, automatico del ROL (di periodo e di quello eventualmente riveniente da annualità pregresse) ogniqualvolta si registri una situazione di eccedenza degli interessi passivi su quelli attivi. Da tanto consegue che il contribuente tenuto all'applicazione della disciplina dell'articolo 96 non può riportare in avanti con riferimento al medesimo periodo d'imposta eccedenze di ROL inutilizzato ed eccedenze di interessi passivi netti indeducibili. Il riporto in avanti dell'eccedenza di ROL è, pertanto, consentito solo nelle seguenti ipotesi: - assenza di interessi passivi netti (di periodo o pregressi) da compensare; - importo degli interessi passivi netti (di periodo o pregressi) inferiore alla disponibilità di ROL (di periodo o, se del caso, riveniente da annualità pregresse). In entrambe le ipotesi sopra menzionate l'eccedenza di ROL riportata dovrà, comunque, essere utilizzata in compensazione alla prima occasione utile (i.e. nel primo esercizio in cui si manifesterà un'eccedenza degli interessi passivi di periodo su quelli attivi). 2.4 RIPORTO DELL'ECCEDENZA DI INTERESSI PASSIVI NETTI INDEDUCIBILI A PERIODI DI IMPOSTA SUCCESSIVI Il comma 4 dell'articolo 96 del TUIR disciplina il trattamento degli interessi passivi netti che, in quanto eccedenti il 30 per cento del ROL dell'esercizio, non sono deducibili in un determinato periodo di imposta, prevedendo che detti interessi indeducibili possono essere portati in deduzione - senza limiti temporali - dal reddito dei periodi successivi. Tale possibilità di "riporto in avanti" costituisce il principale tratto distintivo del nuovo regime di deducibilità degli interessi passivi per i soggetti IRES. In definitiva, l'eventuale indeducibilità degli interessi passivi, per effetto dei limiti imposti dall'articolo 96, non è mai assoluta, potendo essere sempre "recuperata" nei successivi esercizi, qualora in questi ultimi si verifichino le condizioni opposte a quelle che in precedenza hanno determinato il prodursi dell'eccedenza indeducibile. In particolare, la norma consente detto recupero "se e nei limiti in cui in tali (successivi) periodi l'importo degli interessi passivi e degli oneri assimilati di competenza eccedenti gli interessi attivi e i proventi assimilati sia inferiore al 30 per cento del risultato operativo lordo di competenza." In altri termini, qualora in un determinato periodo di imposta l'importo degli interessi passivi netti è superiore al 30 per cento del ROL, l'eccedenza (che in quel periodo d'imposta deve essere, in ogni caso, "sterilizzata" all'atto della determinazione del reddito imponibile) può essere recuperata in deduzione nei periodi di imposta successivi; tuttavia, tale deduzione è consentita esclusivamente qualora, in detti successivi periodi, l'importo degli interessi passivi maturati eccedenti gli interessi attivi sia inferiore al 30 per cento del ROL di competenza. Valga al riguardo l'esempio riportato nella seguente tabella. Tabella 3 - Esempio di riporto al futuro dell'eccedenza di interessi passivi Anno X Anno X +1 a) Valore della produzione 150.000 150.000 b) Costi della produzione 90.000 90.000 c) Ammortamenti 15.000 15.000 d) Canoni di leasing 20.000 20.000 e) ROL (a - b + c + d) 95.000 95.000 f) 30% del ROL 28.500 28.500 g) Interessi Passivi 40.000 20.000 h) Interessi Attivi 5.000 5.000 i) Interessi passivi netti di periodo (g - h) 35.000 15.000 l) Eccedenza interessi passivi riportati da esercizi precedenti 6.500 m) Interessi passivi deducibili 28.500 21.500 n) Interessi passivi indeducibili (i - f) 6.500 - o) 30% del ROL riportabile (dal 2010) - 7.000 p) Utilizzo eccedenza pregressa interessi indeducibili - 6.500 q) Interessi passivi riportabili negli esercizi successivi 6.500 - In sostanza, come illustrato nell'esempio sopra riportato, qualora siano presenti, in un determinato periodo di imposta, interessi passivi eccedenti la soglia del 30 per cento del ROL, pertanto indeducibili in detto esercizio, gli stessi potranno essere dedotti negli esercizi successivi nei limiti della differenza positiva tra il 30 per cento del ROL di competenza di ogni annualità futura e gli interessi passivi netti dell'esercizio. Così come previsto per il riporto in avanti delle eccedenze inutilizzate del 30 per cento del ROL (come descritto nel precedente paragrafo) anche il riporto negli esercizi successivi dell'eccedenza di interessi passivi netti indeducibili non è soggetto ad alcun limite temporale. E' appena il caso di rilevare che non è consentito riportare in avanti l'eventuale eccedenza degli interessi attivi, rispetto a quelli passivi, maturati in un determinato periodo d'imposta. 2.5 RAPPORTI CON LE ALTRE NORME CHE LIMITANO LA DEDUCIBILITÁ DEGLI INTERESSI PASSIVI Il comma 6 dell'articolo 96 provvede al coordinamento delle disposizioni in esame con le ulteriori norme che limitano la deducibilità fiscale degli interessi passivi. In particolare, ai sensi del citato comma 6, gli interessi passivi che rilevano ai fini dell'applicazione dell'articolo 96 devono essere considerati al netto di quelli indeducibili in modo assoluto ai sensi delle disposizioni di seguito indicate, delle quali "resta ferma l'applicazione in via prioritaria": articolo 90, comma 2, del TUIR, che prevede l'indeducibilità per le spese e gli altri componenti negativi relativi ai beni immobili che non costituiscono beni strumentali per l'esercizio dell'impresa, nè beni alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività dell'impresa. Nello specifico, come detto al paragrafo 2.2.5, la previsione di indeducibilità assoluta riguarda gli interessi di funzionamento relativi a detti immobili e non quelli relativi a finanziamenti contratti per l'"acquisizione" (i.e. "acquisto" o "costruzione") degli stessi; articolo 110, commi 7 e 10, del TUIR concernente l'indeducibilità degli interessi passivi in applicazione, rispettivamente, della normativa sul transfer pricing (qualora nei finanziamenti infragruppo fra un soggetto residente ed un soggetto estero vengano corrisposti interessi passivi in misura maggiore rispetto a quella che si sarebbe corrisposta in regime di libera concorrenza) e della disposizione concernente l'indeducibilità dei componenti negativi derivanti da operazioni intercorse con imprese estere residenti ovvero localizzate in Stati o territori extra UE diversi da quelli di cui al decreto ministeriale che verrà emanato in base al nuovo articolo 168-bis del TUIR; articolo 3, comma 115, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, ai sensi del quale, nel caso in cui il tasso di rendimento effettivo sugli interessi e gli altri proventi delle obbligazioni e titoli similari emessi da soggetti diversi dalle banche e dalle società le cui azioni sono negoziate nei mercati regolamentati italiani sia superiore al doppio del tasso ufficiale di riferimento per le obbligazioni e i titoli similari negoziati in mercati regolamentati degli Stati membri dell'Unione Europea e degli Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico che sono inclusi nella lista sopra richiamata di cui all'articolo 168-bis del TUIR, gli interessi passivi eccedenti l'importo derivante dall'applicazione del menzionato tasso sono indeducibili dal reddito d'impresa della società emittente; articolo 1, comma 465, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ai sensi del quale gli interessi corrisposti ai propri soci persone fisiche residenti nel territorio dello Stato dalle società cooperative e loro consorzi in virtù di quanto disposto all'articolo 13 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 601 sono indeducibili per la parte che supera l'ammontare calcolato con riferimento alla misura minima degli interessi spettanti ai detentori dei buoni fruttiferi postali, aumentato dello 0,90 per cento. 2.6 RAPPORTI CON LA DISCIPLINA DEL CONSOLIDATO NAZIONALE I commi 7 ed 8 dell'articolo 96 raccordano la nuova disciplina di deducibilità degli interessi passivi con l'istituto del consolidato nazionale di cui agli articoli da 117 a 129 del TUIR. Detta disciplina non si applica, tuttavia, alle banche, alle assicurazioni, ai soggetti finanziari indicati nell'articolo 1 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 87 e alle società capogruppo di gruppi bancari e assicurativi. I soggetti sopra menzionati dovranno, infatti, fare riferimento allo specifico regime contenuto nel nuovo comma 5-bis dell'articolo 96 del TUIR (ivi introdotto dall'articolo 82, comma 1, del D.L. n. 112 del 2008) che detta particolari regole per il funzionamento della disciplina di deducibilità degli interessi passivi (che, come detto, limitatamente a tali soggetti si sostanzia nella previsione di una percentuale forfettizzata di indeducibilità) nell'ambito del consolidato nazionale. Il comma 7 dell'articolo 96 in esame stabilisce che per le società (esercenti attività diverse da quelle appena sopra menzionate) che partecipano al consolidato nazionale "l'eventuale eccedenza di interessi passivi e oneri assimilati indeducibili generatasi in capo a un soggetto può essere portata in abbattimento del reddito complessivo di gruppo se e nei limiti in cui altri soggetti partecipanti al consolidato presentino, per lo stesso periodo d'imposta, un risultato operativo lordo capiente non integralmente sfruttato per la deduzione. Tale regola si applica anche alle eccedenze oggetto di riporto in avanti, con esclusione di quelle generatesi anteriormente all'ingresso nel consolidato nazionale". La disposizione da ultimo menzionata stabilisce, a ben vedere, un regime di particolare favore relativamente all'applicazione della nuova disciplina di cui all'art. 96 del TUIR nello specifico ambito del regime del consolidato fiscale nazionale. La norma in esame, più precisamente, detta una previsione che valorizza le peculiarità di funzionamento del predetto regime, caratterizzato, come noto, dalla compensazione intersoggettiva integrale dei rispettivi imponibili tra i soggetti ad esso partecipanti. La deduzione degli interessi passivi nell'ambito della fiscal unit consolidata deve, pertanto, necessariamente avvenire secondo modalità che assicurino il rispetto del predetto requisito costituente il principale tratto caratterizzante del regime. Risulta allora perfettamente coerente con le peculiarità del regime del consolidato nazionale la previsione secondo la quale, qualora una società facente parte del consolidato abbia interessi passivi netti non eccedenti il 30 per cento del ROL e quindi interamente deducibili su base individuale, la stessa può "cedere" la propria capienza (rectius, la residua quota, individualmente inutilizzata, del 30 per cento del proprio ROL) alla società (o alle società) partecipanti al medesimo consolidato che registrino, invece, la situazione opposta di un'eccedenza di interessi passivi netti indeducibili. Tale opportunità è estesa anche alle eccedenze di interessi passivi netti indeducibili oggetto di riporto in avanti(rectius, riportate in avanti da esercizi precedenti ai sensi del comma 4 dell'articolo 96), con l'unica eccezione di quelle che si sono generate anteriormente all'ingresso nel consolidato nazionale che, conseguentemente, non possono essere "cedute" alla fiscal unit, ma rimangono necessariamente in capo al soggetto che le ha generate. Per queste ultime eccedenze indeducibili "pregresse" sussiste, pertanto, un divieto alla conferibilità alla fiscal unit di tenore analogo a quello espressamente affermato dall'art. 118, comma 2, del TUIR con riferimento alle perdite fiscali di esercizi precedenti a quello di avvio del regime. Si ritiene che il divieto alla trasferibilità diretta alla fiscal unit sussista con riferimento non solo alle eccedenze di interessi passivi netti indeducibili pregresse, ma anche in relazione alle eventuali eccedenze di ROL maturate (e non pienamente utilizzate) nei periodi antecedenti a quello di opzione per il consolidato. Ciò in considerazione del tenore letterale dell'ultimo periodo del menzionato comma 7, in cui viene compiuto un generico riferimento alle "eccedenze oggetto di riporto in avanti". Si ritiene che, con la disposizione di cui al comma 7 dell'articolo 96, il legislatore fiscale abbia inteso agevolare la fiscal unit, offrendo a quest'ultima la possibilità di portare in deduzione dal reddito complessivo del gruppo una quota di interessi passivi che, altrimenti, non sarebbe stata deducibile a livello "individuale" in capo ai singoli soggetti partecipanti al regime. Per motivi di ordine logico e sistematico si ritiene che, ai fini dell'applicazione delle disposizioni in esame, non sia possibile utilizzare il ROL inutilizzato relativo a società incluse nel consolidato cui non si applica la disciplina prevista dall'articolo 96 (come, ad esempio, le "società di progetto" costituite ai sensi dell'articolo 156 del D.Lgs. n. 163 del 2006) per dedurre interessi passivi indeducibili di altri soggetti inclusi nel consolidato cui, invece, si applica la predetta disciplina. Nella tabella n. 4 è illustrato il meccanismo di utilizzo delle eccedenze di interessi passivi netti indeducibili all'interno del consolidato nazionale. Tabella 4 - Utilizzo degli interessi passivi indeducibili nel consolidato Anno 2008 Società A Società B Società C ROL 200.000 600.000 500.000 Interessi passivi netti 80.000 155.000 140.000 Ulteriore deduzione (art. 1, comma 34, legge finanziaria 2008) 10.000 10.000 10.000 30 % del ROL 60.000 180.000 150.000 Interessi deducibili 70.000 155.000 140.000 Interessi indeducibili 10.000 - - 30 % ROL inutilizzati - 25.000 10.000 Nell'esempio riportato in tabella, si evidenzia che la società A è l'unica a non poter dedurre interamente gli interessi passivi di competenza del periodo d'imposta 2008, in quanto il loro ammontare - al netto degli interessi attivi e dell'ulteriore deduzione prevista dall'art. 1, comma 34 della legge finanziaria 2008 - è superiore a quello del 30 per cento del proprio ROL; la stessa evidenzia, dunque, interessi passivi indeducibili per 10.000. Le società B e C si trovano, invece, nella situazione opposta, evidenziando una eccedenza di ROL inutilizzato, pari rispettivamente a 25.000 e 10.000. La norma in commento consente di dedurre dal reddito complessivo globale del consolidato l'importo (10.000) degli interessi passivi che, indeducibili a livello "individuale" in capo alla società A, trovano capienza nell'eccedenza di ROL (35.000) complessivamente registrata dalle altre società consolidate. La residua quota (nell'esempio pari a 25.000) di ROL eccedente, (ulteriore rispetto a quella, pari a 10.000, impiegata per la compensazione con gli interessi passivi indeducibili evidenziati dalla società A) resta in tal caso inutilizzata, considerato che il comma 1 dell'articolo 96 consente di riportare in avanti la quota del ROL inutilizzato solo a partire dal ROL prodotto dal terzo periodo di imposta successivo a quello incorso al 31 dicembre 2007. In ogni caso, come precisato nelle istruzioni alla compilazione del Mod. CNM 2009 è necessario che si verifichi una corrispondenza tra le eccedenze di interessi passivi trasferite al consolidato (in quanto indeducibili su base individuale) e le eccedenze di ROL trasferite alla medesima fiscal unit a compensazione delle prime: ne consegue che gli importi dei ROL "individuali" eccedenti rispetto all'ammontare complessivo delle eccedenze di interessi passivi netti indeducibili evidenziate dai soggetti partecipanti al regime, non possono formare oggetto di trasferimento alla fiscal unit e, pertanto, possono essere riportate in avanti (a partire dal periodo d'imposta avente inizio al 1 gennaio 2010) esclusivamente dai soggetti che le hanno generate. Il conferimento del ROL "capiente" inutilizzato su base individuale rappresenta, come visto, una facoltà che, qualora non esercitata, comporta l'impossibilità di conferire il ROL stesso alla fiscal unit in un successivo periodo. Analogamente a quanto descritto nel precedente paragrafo 2.3, infatti, l'utilizzo del ROL disponibile costituisce una facoltà il cui mancato esercizio dà, però, luogo, in presenza di interessi passivi netti (di periodo o rivenienti da precedenti annualità) all'impossibilità di riporto di tale ROL (volontariamente inutilizzato a scomputo) a favore di futuri esercizi. Ciò in quanto, come in precedenza sottolineato, dal meccanismo di funzionamento del confronto di cui all'articolo 96, comma 1, secondo periodo, discende un principio di priorità di utilizzo del ROL disponibile in compensazione dei predetti interessi passivi netti. Si ritiene che il medesimo principio trovi applicazione anche nel caso di società operanti nell'ambito del regime del consolidato fiscale nazionale. Ne consegue che i soggetti partecipanti al regime per ogni anno di validità dell'opzione sono liberi di conferire o meno il proprio ROL disponibile alla fiscal unit. Nella particolare ipotesi in cui una società decida di non attribuire al consolidato il proprio ROL capiente individuale, quest'ultimo non potrà essere attribuito alla fiscal unit in successivi esercizi, ma risulterà riportabile esclusivamente su base individuale (analogamente a quanto avverrebbe per un soggetto non operante nell'ambito del consolidato nazionale che i) non registri nell'esercizio interessi passivi netti o ii) registri un'eccedenza di interessi passivi su quelli attivi comunque compresa nel limite del 30 per cento del ROL). Considerazioni particolari merita il caso in cui la società consolidata che presenta un'eccedenza di interessi passivi netti indeducibili abbia delle perdite fiscali "pregresse", ossia realizzate in esercizi precedenti quello di avvio del regime. In tale ipotesi, l'eccedenza di interessi passivi netti registrati da detta società (indeducibile su base individuale), che in altri casi potrebbe essere "liberata" a livello di fiscal unit utilizzando il ROL "capiente" di un altro (o di altri) soggetto(i) partecipante(i) al medesimo regime, può essere portata in abbattimento del reddito complessivo del consolidato soltanto se e nella misura in cui la medesima società abbia evidenziato (rectius trasmesso al consolidato) un risultato imponibile almeno pari alla predetta eccedenza di interessi passivi netti indeducibili. In caso contrario, infatti, verrebbe ad essere aggirato il divieto di trasferimento al consolidato delle perdite fiscali pregresse di cui al ricordato articolo 118, comma 2, del TUIR. Si ritiene, quindi, che in tale contesto siano applicabili le precisazioni fornite con le risoluzioni n. 36/E e n. 160/E del 2007. Le predette risoluzioni avevano, più precisamente, ad oggetto fattispecie caratterizzate dall'utilizzo delle rettifiche di consolidamento di cui all'art. 122 del TUIR (nella formulazione previgente alle modifiche apportate dall'articolo 1, comma 33, lettera s), della legge finanziaria 2008). A tali fattispecie si ritiene, peraltro, assimilabile (seppur limitatamente alle modalità operative di applicazione) l'utilizzo nell'ambito del consolidato nazionale delle eccedenze indeducibili di interessi passivi netti ai sensi all'articolo 96, comma 7, atteso che anche tali eccedenze - per espressa previsione normativa - sono computabili "in abbattimento del reddito complessivo" del consolidato. Nel caso in cui gli accordi di consolidamento prevedano una remunerazione del vantaggio fiscale apportato alla fiscal unit dal soggetto titolare del ROL "capiente", si ricorda che nella circolare n. 12/E del 19 febbraio 2008 (paragrafo 5.3) è stato chiarito che le somme versate in contropartita ricadranno nella disposizione di irrilevanza fiscale di cui all'articolo 118, comma 4, del TUIR. Ciò in quanto le disposizioni relative alla deducibilità degli interessi passivi specificamente previste dall'articolo 96 del TUIR, relativamente ai soggetti partecipanti al consolidato nazionale, hanno l'effetto di consentire alla fiscal unit di godere di un beneficio fiscale assimilabile a quello generato dalle rettifiche di consolidamento (eliminate dall'articolo 1, comma 33, lettere s) e v), della legge finanziaria per il 2008). Il comma 8 del nuovo articolo 96 del TUIR contiene una disposizione che ha la finalità di non discriminare l'acquisizione di imprese estere, potenzialmente consolidabili, rispetto all'acquisizione di imprese italiane. A tal fine, detta disposizione prevede che "ai soli fini dell'applicazione del comma 7, tra i soggetti virtualmente partecipanti al consolidato nazionale possono essere incluse anche le società estere". In altri termini, è possibile dedurre dal reddito complessivo del consolidato le eventuali eccedenze di interessi passivi netti indeducibili registrate da una società partecipante al consolidato nazionale, utilizzando anche le eccedenze di ROL realizzate dalle partecipate estere. Si deve, in ogni caso, trattare di partecipate estere che - se residenti - sarebbero potenzialmente consolidabili: al riguardo lo stesso comma 8 richiede che per le società estere ricorrano i requisiti soggettivi e di controllo di cui agli articoli 117, comma 1, e 120 del TUIR, nonchè i requisiti di identità dell'esercizio sociale e di revisione del bilancio del soggetto estero di cui all'articolo 132, comma 2, lettere b) e c) del TUIR. A questo proposito si segnala che il soggetto consolidante acquisirà, ai limitati fini della disposizione di cui al menzionato comma 8, il ROL delle controllate estere (rectius l'eccedenza del 30 per cento del ROL sugli interessi passivi netti di queste ultime) in misura integrale, vale a dire a prescindere dalla percentuale di partecipazione in quest'ultime detenuta. Anche in relazione all'applicazione del comma 8 in esame si ritiene che non sia possibile l'inclusione virtuale nel consolidato nazionale di società estere che in base alla normativa interna non sarebbero soggette all'ordinaria disciplina prevista dall'articolo 96 (in quanto rientranti in una delle tipologie societarie di cui al comma 5 dello stesso articolo). Sempre ai sensi del comma 8, infine, nella dichiarazione dei redditi del consolidato devono essere indicati i dati riguardanti gli interessi passivi ed il ROL della società estera, così come indicati nel comma 2 dell'articolo 96 del TUIR. Si ricorda che nella circolare n. 12/E del 2008 (paragrafo 5.2) è stato chiarito che la disposizione in oggetto trova applicazione esclusivamente con riferimento all'eventuale capienza di ROL manifestata in capo al soggetto non residente, e non si estende anche all'eccedenza degli interessi passivi netti che quest'ultimo potrebbe manifestare nell'ipotesi, opposta, di un'incapienza del proprio ROL. Pertanto, la società controllata estera può apportare alla fiscal unit esclusivamente la propria eccedenza di ROL. Nell'ipotesi in cui, infatti, si ammettesse la trasferibilità al consolidato nazionale da parte del soggetto estero della relativa quota dell'eccedenza di interessi passivi netti, si consentirebbe la deduzione di un componente negativo che ha concorso alla determinazione di un reddito di un soggetto residente all'estero. Ad ulteriore precisazione delle considerazioni espresse nel menzionato precedente di prassi si osserva che in presenza di ROL capiente evidenziato sia da soggetti residenti partecipanti al consolidato nazionale che da soggetti controllati non residenti (in quest'ultimo virtualmente inclusi ai limitati fini dell'applicazione della disposizione di cui al predetto comma 8), il ROL evidenziato dai soggetti residenti deve essere utilizzato con priorità rispetto a quello registrato dalle entità controllate estere. In ogni caso, l'inclusione virtuale delle partecipate estere rispetto alle quali sussiste un rapporto di controllo "rilevante" ai sensi del combinato disposto degli articoli 117 e 120 del TUIR rileva esclusivamente ai fini del trattamento fiscale del contribuente nazionale e, quindi, risulta possibile soltanto se il soggetto controllante residente partecipa ad un regime di consolidamento su base domestica. Nel comma 8, infatti, è contenuto un esplicito rinvio alla previsione del comma 7 che trova applicazione esclusivamente "in caso di partecipazione al consolidato nazionale ...". Ne consegue che l'inclusione virtuale delle società controllate estere - al fine di mitigare l'impatto della disciplina in tema di deducibilità degli interessi passivi di cui all'art. 96 del TUIR - non è consentita alla società residente che non partecipi ad un regime di consolidato nazionale. Il regime appena descritto, come anticipato, non trova applicazione per le banche, per le assicurazioni e per i soggetti finanziari indicati nell'articolo 1 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 87. Qualora, infatti, i predetti soggetti abbiano esercitato l'opzione per il regime del consolidato nazionale vi è la possibilità, prevista dal nuovo comma 5-bis dell'articolo 96 del TUIR di dedurre integralmente gli interessi passivi maturati in capo a soggetti partecipanti al consolidato a favore di altri soggetti partecipanti alla medesima fiscal unit sino a concorrenza dell'ammontare complessivo degli interessi passivi maturati in capo ai soggetti partecipanti in favore di soggetti estranei al consolidato. Come stabilito dal menzionato comma 5-bis la deduzione degli interessi passivi deve essere effettuata dalla società o ente consolidante in sede di redazione della "dichiarazione dei redditi del consolidato" di cui all'articolo 122 del TUIR, apportando la relativa variazione in diminuzione al risultato della somma algebrica dei redditi complessivi netti dei soggetti partecipanti. In proposito si osserva che sebbene la norma faccia riferimento alla "deduzione integrale degli interessi passivi" il soggetto consolidante dovrà, in realtà, procedere ad operare una variazione in diminuzione pari al 4 per cento (3 per cento relativamente al periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007) degli interessi passivi (indeducibili su base individuale) corrisposti dalla società consolidata in relazione a finanziamenti intragruppo. Tale variazione, più precisamente, sterilizzerà quella di segno opposto operata da quest'ultima società nel proprio modello UNICO in sede di applicazione su base individuale della disciplina dell'articolo 96 del TUIR. Nella particolare ipotesi in cui la società consolidata che corrisponde interessi passivi in relazione a finanziamenti intragruppo abbia delle perdite fiscali "pregresse" (ossia realizzate in esercizi precedenti quello di avvio del regime) la variazione in diminuzione ad opera del soggetto consolidante risulterà possibile soltanto se e nella misura in cui la medesima società abbia evidenziato (rectius trasmesso al consolidato) un risultato imponibile almeno pari alla variazione in aumento dalla stessa operata in corrispondenza della quota forfettizzata di interessi passivi indeducibili. In caso contrario, infatti, verrebbe ad essere aggirato il divieto di trasferimento al consolidato delle perdite fiscali pregresse di cui al ricordato articolo 118, comma 2, del TUIR. Si ritiene, infatti, che in tale contesto siano applicabili le precisazioni fornite con le risoluzioni n. 36/E e n. 160/E del 2007. La "variazione in diminuzione" di cui all'ultimo periodo del nuovo comma 5­-bis, essendo apportata al risultato della somma algebrica dei redditi complessivi netti dei soggetti partecipanti al consolidato, presenta, infatti, un meccanismo operativo assimilabile a quello che caratterizzava le abrogate rettifiche di consolidamento oggetto dei menzionati precedenti di prassi. La ratio della previsione che sterilizza gli effetti dell'indeducibilità relativamente agli interessi passivi relativi a finanziamenti intragruppo intercorsi tra soggetti appartenenti alla medesima fiscal unit è rinvenibile (come affermato nella relazione di accompagnamento al menzionato D.L. n.. 112 del 2008) nell'esigenza di limitare l'impatto dell'inclusione nell'ambito operativo dell'articolo 96, comma 5-bis, delle banche, delle assicurazioni e degli altri soggetti finanziari di cui all'articolo 1 del d.lgs. n. 87 del 1992 (soggetti, questi ultimi, originariamente esclusi dal raggio d'azione di tale disciplina), nonchè delle società capogruppo di gruppi bancari e assicurativi. Come precisato nella medesima relazione la previsione in esame "riconosce la deducibilità integrale degli interessi passivi infragruppo, limitatamente a quelli che trovano capienza negli interessi corrisposti a soggetti estranei al gruppo. Così come concepita la disposizione tende ad evitare duplicazioni della indeducibilità. Ma non la evita in modo assoluto: infatti, in caso di successivi finanziamenti a cascata all'interno del gruppo, gli ulteriori interessi passivi corrisposti restano soggetti all'indeducibilità parziale". L'intenzione del legislatore è stata, pertanto, quella di evitare, ad esempio, penalizzazioni per una holding bancaria che eroga la provvista alle proprie società controllate, dopo essersi precostituita i mezzi finanziari necessari indebitandosi all'esterno del gruppo. Nel caso in cui la holding e le proprie controllate finanziate abbiano optato per il consolidato nazionale, il descritto "riversamento" all'interno del gruppo di finanziamenti acquisiti dall'esterno ha un effetto positivo sotto il profilo della deducibilità degli interessi passivi relativi ai finanziamenti erogati dalla holding alle proprie consolidate: tali interessi, infatti, risultano interamente deducibili a livello aggregato (neutralizzandosi, come visto, le variazioni in aumento operate su base individuale con quelle in diminuzione indicate nell'ambito della "dichiarazione dei redditi del consolidato") nei limiti dell'importo degli interessi passivi a propria volta corrisposti dalla holding ai finanziatori esterni. Il funzionamento del meccanismo agevolativo di cui al menzionato comma 5-bis opera, in ogni caso, per masse complessive nel senso che l'importo complessivo degli interessi passivi sostenuti a servizio di finanziamenti contratti con soggetti terzi libera un pari ammontare di interessi passivi relativi a finanziamenti stipulati tra soggetti appartenenti alla medesima fiscal unit. 2.7 DISCIPLINA DELLA DEDUCIBILITA' DEGLI INTERESSI PASSIVI PER BANCHE, ASSICURAZIONI E PER I SOGGETTI APPARTENENTI AL SETTORE DELL'INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA Come più volte già anticipato, il comma 5-bis dell'articolo 96 del TUIR prevede che per le banche, le imprese di assicurazione e i soggetti finanziari di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 87 del 1992, gli interessi passivi sostenuti sono deducibili nei limiti del 96 per cento del loro ammontare. In sostanza, diversamente da quanto previsto per gli altri soggetti che sono tenuti all'applicazione dell'articolo 96 del TUIR, per i soggetti richiamati dal comma 5-bis non assume rilevanza l'ammontare degli interessi attivi nè occorre effettuare il calcolo del 30 per cento del ROL dell'impresa. Per esigenza di coerenza e di sistematicità, l'ambito di applicazione della norma deve intendersi applicabile, oltre agli interessi passivi, anche agli oneri ad essi assimilati, pur non essendo, questi ultimi, espressamente menzionati, semprechè trovino fonte in rapporti che assolvono ad una funzione finanziaria e cioè di impiego di capitale, così come definiti dal comma 3 dell'articolo 96 del TUIR (si veda, al riguardo, quanto precisato al paragrafo 2.2.). In particolare, per le banche e gli altri soggetti che redigono il bilancio in base ai principi contabili internazionali, trova applicazione l'articolo 83 del TUIR per cui ai fini fiscali assumono rilevanza i criteri di qualificazione, imputazione temporale e classificazione in bilancio previsti da detti principi. Pertanto, si ritiene che le banche possano dedurre il 96 per cento degli interessi passivi ed oneri assimilati, iscritti in bilancio secondo corretti principi contabili semprechè derivino da rapporti di natura finanziaria. Ai fini dell'IRAP, l'articolo 6, comma 8, del decreto legislativo n. 446 del 1997, come modificato dall'articolo 82 del decreto legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008, dispone che, a partire dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2008, per le banche e gli altri soggetti finanziari di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 87 del 1992 gli interessi passivi concorrono al valore della produzione nella misura del 96 per cento del loro ammontare. Al riguardo, si fa presente che, nonostante la norma faccia letterale riferimento ai soli interessi passivi, esigenze di coerenza e sistematicità, la locuzione interessi passivi portano a ritenere che in tale voce devono intendersi inclusi anche gli oneri ad essi assimilati. Per quanto riguarda l'indeducibilità della quota interessi dei canoni di locazione finanziaria si rinvia a quanto specificato al paragrafo 2.2.3. Si sottolinea, inoltre, che le disposizioni relative al computo degli interessi passivi nella base imponibile dell'IRAP si applicano anche alle Società d'investimento a capitale variabile (SICAV), le quali, invece, non sono soggetti passivi IRES. Per le assicurazioni devono ritenersi esclusi gli interessi corrisposti sui depositi di riassicurazione, cioè sui depositi cauzionali costituiti nell'ambito dei rapporti con i quali l'impresa di assicurazione cede una quota del rischio assunto ad altra impresa di assicurazione. Detti depositi sono usualmente utilizzati nella riassicurazione proporzionale, laddove la compagnia cedente trattiene presso di sè un importo pari agli impegni futuri in modo da costituirsi una garanzia per l'assolvimento degli obblighi del riassicuratore. La causa è quella della copertura dei rischi di controparte verso il riassicuratore a garanzia dell'esecuzione della copertura acquisita. Ai fini dell'IRAP, l'articolo 7, comma 2, del citato decreto legislativo n. 446 del 1997, così come modificato dall'articolo 82 del decreto legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008, prevede che, a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2007 per le imprese di assicurazione gli interessi passivi concorrono alla formazione del valore della produzione nei limiti del 96 per cento del loro ammontare. Si ritiene che, seppure la norma in commento faccia riferimento ai soli interessi passivi, per esigenze di coerenza e sistematicità la stessa includa nel proprio campo di applicazione anche gli oneri assimilati ai medesimi. Con riferimento all'indeducibilità della quota interessi dei canoni di locazione finanziaria si rinvia a quanto specificato al paragrafo 2.2.3. Si fa presente che il comma 5 dell'articolo 82 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha previsto che la determinazione degli acconti dovuti ai fini dell'IRES per il periodo di imposta successivo a quello in corso alla data del 31 dicembre 2007 e relativi al versamento della seconda o unica rata deve essere effettuata assumendo, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata applicando la disciplina sopra descritta. Pertanto, ai fini del calcolo in commento non assumono più rilevanza le disposizioni contenute negli articoli 98 e 97 del previgente TUIR e disciplinanti, rispettivamente, la thin capitalization rule ed il pro rata patrimoniale di indeducibilità degli interessi passivi. 2.8 LIMITAZIONI AL RIPORTO DEGLI INTERESSI PASSIVI IN CASO DI FUSIONI O SCISSIONI L'articolo 1, comma 33, lettera aa) della legge finanziaria 2008 introduce la seguente disposizione nell'articolo 172, comma 7, del TUIR: "Le disposizioni del presente comma si applicano anche agli interessi indeducibili oggetto di riporto in avanti di cui al comma 4 dell'articolo 96". In sostanza, tale disposizione estende agli interessi passivi di cui all'articolo 96, comma 4, - ossia a quegli interessi passivi che risultano indeducibili nel periodo d'imposta di competenza e che potranno essere riportati in avanti ed eventualmente dedotti dal reddito dei successivi periodi d'imposta - le medesime limitazioni stabilite dall'ordinamento fiscale con riguardo al riporto delle perdite fiscali generatesi anteriormente alle operazioni di fusione e di scissione. Si ricorda che il comma 7 dell'articolo 172 del TUIR disciplina il riporto delle perdite delle società che partecipano alla fusione stabilendo che "le perdite delle società che partecipano alla fusione, compresa la società incorporante, possono essere portate in diminuzione del reddito della società risultante dalla fusione o incorporante per la parte del loro ammontare che non eccede l'ammontare del rispettivo patrimonio netto quale risulta dall'ultimo bilancio o, se inferiore, dalla situazione patrimoniale di cui all'art. 2501-quater del codice civile senza tenere conto dei conferimenti e versamenti fatti negli ultimi ventiquattro mesi anteriori alla data cui si riferisce la situazione stessa, e semprechè dal conto economico della società le cui perdite sono riportabili, relativo all'esercizio precedente a quello in cui la fusione è stata deliberata, risulti un ammontare di ricavi e proventi dell'attività caratteristica, e un ammontare delle spese per prestazioni di lavoro subordinato e relativi contributi, di cui all'art. 2425 del codice civile, superiore al 40 per cento di quello risultante dalla media degli ultimi due esercizi anteriori". L'applicazione di tale norma all'eccedenza di interessi passivi netti indeducibili richiede, quindi, che sia dapprima verificata la sussistenza del c.d. presupposto di "vitalità" della società e successivamente che sia verificato il rispetto del limite del patrimonio netto contabile. Più precisamente, la possibilità di riportare in avanti, in caso di fusione, l'eccedenza di interessi passivi netti indeducibili è subordinata alla circostanza che, nel conto economico relativo all'esercizio precedente a quello in cui la fusione è stata realizzata (cfr. risoluzione n. 143/E del 10 aprile 2008 che evidenzia l'opportunità di riferire gli indici di vitalità anche agli esercizi successivi), sussista un ammontare di ricavi e proventi dell'attività caratteristica e un ammontare delle spese per prestazioni di lavoro subordinato superiore al 40 per cento di quello risultante dalla media degli ultimi due esercizi anteriori. Accertata l'esistenza della condizione di operatività, è possibile riportare in avanti la predetta eccedenza indeducibile nei limiti dell'ammontare del patrimonio netto contabile della stessa società cui gli interessi si riferiscono, quale risulta dall'ultimo bilancio o, se inferiore, dalla situazione patrimoniale di cui all'articolo 2501-quater del codice civile. Come noto, nella determinazione del valore di detto patrimonio netto contabile non si deve tenere conto dei conferimenti e dei versamenti effettuati nei ventiquattro mesi anteriori alla data cui è riferita la situazione patrimoniale di cui all'articolo 2501-quater del codice civile, così come disposto dal comma 7 dell'articolo 172 citato. Occorre considerare il caso in cui la società partecipante alla fusione abbia in dote sia perdite fiscali pregresse riportabili che interessi anch'essi oggetto di riporto in avanti, in quanto indeducibili nel periodo di competenza in conseguenza della disciplina di cui all'art. 96 del TUIR e che, se dedotti, avrebbero aumentato le perdite. Si supponga, ad esempio, un patrimonio netto di 1000, perdite fiscali pregresse per 800 ed interessi passivi indeducibili per 600. In tale ipotesi, si ritiene che l'ammontare del patrimonio netto (1000) debba essere confrontato con la somma di interessi passivi indeducibili e perdite fiscali pregresse (1400). Pur se perdite fiscali ed interessi passivi indeducibili costituiscono elementi differenti sotto il profilo contabile e fiscale, si ritiene che ai fini dell'applicazione della disposizione in esame il legislatore abbia inteso equipararli. L'eventuale eccedenza di interessi passivi indeducibili, infatti, altro non farebbe che confluire nella perdita, diventandone parte ed incrementando l'ammontare della stessa. Di conseguenza, il legislatore ha considerato, nella fattispecie, gli interessi indeducibili come componenti incrementative delle perdite. Pertanto, così come, a determinate condizioni, le perdite della incorporata potranno ridurre il reddito dell'incorporante, allo stesso modo potranno essere utilizzati gli interessi passivi non dedotti dalla incorporata. Nell'esempio, quindi, ai sensi dell'articolo 172, comma 7, del TUIR, interessi passivi indeducibili e perdite pregresse potranno essere utilizzate dalla società risultante dalla fusione nel limite di 1000, mentre l'eccedenza di 400 non è utilizzabile. Si ritiene che la società incorporante possa decidere, sulla base di propri calcoli di convenienza, a quale dei due importi (perdite o interessi indeducibili) imputare l'eccedenza non utilizzabile di 400: se alle perdite, riportando, quindi, interessi passivi per 600 e perdite per 400, ovvero agli interessi passivi, riportando perdite per 800 e interessi passivi per 200. Tale libertà di scelta, si giustifica in relazione alla disciplina di maggior favore riservata agli interessi passivi indeducibili, che - a differenza delle perdite fiscali - sono utilizzabili senza limiti di tempo. Si aggiunga che, mentre le perdite pregresse possono essere portate in abbattimento del reddito imponibile fino a capienza dello stesso, invece, gli interessi indeducibili riportati in avanti possono abbattere il reddito imponibile degli esercizi successivi con i limiti previsti dall'articolo 96, ossia sommati agli interessi passivi di competenza del periodo (questi ultimi da assumere al netto degli interessi attivi maturati nello stesso periodo) ed entro la soglia massima del 30 per cento del ROL. In definitiva, quindi, la scelta in questione deve essere valutata sulla base di una pluralità di fattori che tengano conto dei risultati attesi in termini di reddito fiscale, di margine della gestione finanziaria e di margine operativo lordo. In caso di retrodatazione della fusione, i suddetti limiti al riporto in avanti devono essere applicati anche agli interessi passivi indeducibili, che si sarebbero generati in modo autonomo in capo ai soggetti che partecipano alla fusione in relazione al periodo che intercorre tra l'inizio del periodo d'imposta e la data antecedente a quella di efficacia giuridica della fusione. Ciò per effetto dell'applicazione delle innovazioni apportate dall'articolo 35, comma 17, del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223 (convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248) all'articolo 172, comma 7, del TUIR, secondo cui in caso di retrodatazione degli effetti fiscali della fusione le limitazioni previste dal medesimo comma 7 "si applicano anche al risultato negativo, determinabile applicando le regole ordinarie, che si sarebbe generato in modo autonomo in capo ai soggetti che partecipano alla fusione in relazione al periodo che intercorre tra l'inizio del periodo d'imposta e la data antecedente a quella di efficacia giuridica della fusione." Si ricorda, inoltre, che per effetto del richiamo contenuto nel comma 10 dell'articolo 173 del TUIR, la disposizione del comma 7 dell'articolo 172 si applica anche con riferimento alle "perdite fiscali delle società che partecipano alla scissione." Per ragioni di ordine logico e sistematico, si ritiene che la stessa norma debba trovare applicazione anche con riferimento alle eccedenze di interessi passivi netti indeducibili eventualmente generatesi in capo alle società che partecipano alla scissione. In altri termini, il richiamo all'applicazione dell'articolo 172 comma 7 contenuto nel testo del comma 10 dell'articolo 173 deve intendersi riferito non solo alle perdite fiscali, ma anche agli interessi passivi indeducibili. Il medesimo comma 7 dell'articolo 172, infine, pone un ulteriore limite al riporto delle perdite pregresse. Il terzo periodo di detto comma prevede, infatti, che: "Se le azioni o quote della società la cui perdita è riportabile erano possedute dalla società incorporante o da altra società partecipante alla fusione, la perdita non è comunque ammessa in diminuzione fino a concorrenza dell'ammontare complessivo della svalutazione di tali azioni o quote effettuata ai fini della determinazione del reddito dalla società partecipante o dall'impresa che le ha ad essa cedute dopo l'esercizio al quale si riferisce la perdita e prima dell'atto di fusione." Tale norma è volta ad evitare che la perdita possa avere una duplice valenza in capo alla società incorporante, per effetto di svalutazioni delle partecipazioni già operate e per effetto del riporto in occasione della fusione delle medesime perdite che avevano comportato dette svalutazioni. Si ritiene che tale disposizione non operi con riferimento all'eccedenza di interessi passivi netti indeducibili di cui all'articolo 96, comma 4, del TUIR, non potendosi verificare la suddetta duplicazione di effetti, atteso che in vigenza della norma che consentiva la rilevanza fiscale della svalutazione delle partecipazioni non era consentito il riporto in avanti di eventuali interessi passivi indeducibili. 3. L'ARTICOLO 61 DEL TUIR L'articolo 1, comma 33, lettera b), della legge finanziaria 2008 sostituisce il testo dell'articolo 61 del TUIR. L'attuale comma 1 dell'articolo 61 del TUIR stabilisce che gli interessi passivi "inerenti l'esercizio d'impresa sono deducibili per la parte corrispondente al rapporto fra l'ammontare dei ricavi ed altri proventi che concorrono a formare il reddito d'impresa o che non vi concorrano in quanto esclusi e l'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi". In sostanza, il novellato articolo 61 replica quanto già disposto dall'articolo 96 del TUIR nel testo in vigore sino al 31 dicembre 2007, prevedendo un c.d. pro rata di deducibilità degli interessi passivi. Rispetto alla previgente formulazione dell'articolo 96, l'articolo 61 puntualizza il proprio campo di applicazione, confermando che nello stesso rientrano gli interessi passivi "inerenti" l'esercizio d'impresa. Di conseguenza, in via preliminare, rispetto alla determinazione del pro rata di deducibilità, occorre escludere gli interessi passivi che non afferiscono all'esercizio dell'impresa, in quanto gli stessi non entrano nel citato rapporto e sono del tutto indeducibili. Il comma 2 del nuovo articolo 61, invece, riproponendo la disposizione prima contenuta nel comma 1, prevede che "La parte di interessi passivi non deducibile ai sensi del comma 1 del presente articolo non dà diritto alla detrazione dall'imposta prevista alle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 15", rispettivamente relative alla detrazione degli interessi pagati in dipendenza di prestiti o mutui agrari ed in dipendenza di mutui garantiti da ipoteca su immobili contratti per l'acquisto dell'immobile da adibire ad abitazione principale. Nel nuovo assetto normativo, quindi, la disciplina di deducibilità degli interessi passivi valida per i soggetti IRPEF, di cui all'articolo 61 del TUIR, non ricalca quella dell'articolo 96 sin qui illustrata e valida per i soggetti IRES. Il legislatore ha inteso differenziare i regimi di deducibilità degli interessi passivi con riferimento ai predetti ambiti di imposizione diretta, semplificando in modo significativo le regole di deducibilità degli interessi passivi dal reddito di impresa dei soggetti IRPEF. Prima delle modifiche normative in commento, infatti, si ricorda che la thin capitalization rule e il pro rata patrimoniale erano applicabili sia ai soggetti IRES che alle società di persone, alle imprese familiari ed a quelle individuali soggette all'IRPEF. L'articolo 61 del TUIR si applica, dunque, a tutti i soggetti IRPEF che conseguono redditi d'impresa, ed in particolare a: imprenditori individuali; imprese familiari; imprese coniugali; società in nome collettivo e società ad esse equiparate; società in accomandita semplice. E' da ritenere che l'articolo 61 del TUIR, anche se non espressamente richiamato dall'articolo 66 del TUIR, si applica anche nella determinazione del reddito delle imprese minori disciplinata dal medesimo articolo. Inoltre, in base al disposto dell'articolo 144, comma 1, del TUIR, le disposizioni di cui all'articolo 61 del TUIR si applicano anche agli enti pubblici e privati, diversi dalle società, nonchè trust, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali, residenti nel territorio dello Stato, limitatamente all'attività commerciale svolta. Tali soggetti, infatti, ai sensi dell'articolo 144 del TUIR, per determinare il reddito complessivo sono tenuti ad applicare le disposizioni del titolo I del TUIR, relative ai redditi delle varie categorie. Si fa presente, infine, che il comma 33, lettera d), dell'articolo 1 della legge finanziaria 2008 ha abrogato gli articoli 62 e 63 del TUIR che estendevano ai soggetti IRPEF l'applicazione delle disposizioni degli articoli 97 e 98 - anch'essi abrogati - in materia di pro rata patrimoniale di indeducibilità degli interessi passivi e di thin capitalization rule. Le Direzioni Regionali vigileranno affinchè le istruzioni fornite e i principi enunciati con la presente circolare vengano puntualmente osservati dagli uffici. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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Affaritaliani.it:">De magistris ad Affaritaliani.it: (sezione: Giustizia)

( da "Affari Italiani (Online)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Europee/ De Magistris (Idv) ad Affaritaliani.it: in passato ho votato Pci Mercoledí 29.04.2009 10:51 Apertura agli elettori leghisti: "riflettano e votino Idv". E ancora: "Non sono la 'letteronza' di Di Pietro, sono in politica per continuare a lottare (su fondi europei, giustizia e allarme democratico). In passato ho votato PCI. Di Pietro attualizza la questione morale che fu di Berlinguer. Come si fa a votare PD, se sei di sinistra?". Intervista a tutto campo di Affaritaliani.it a Luigi De Magistris, ex pm e candidato con l'Italia dei Valori alle elezioni europee di giugno. Luigi De Magistris, mentre lei sta in campagna elettorale da Salerno è arrivata la notizia del suo proscioglimento dalle accuse che le erano state mosse nell'ambito delle inchieste da lei condotte in passato, in "Toghe lucane" nel particolare. De Magistris non è più indagato, ma non è più PM. Come commenta? "Come commento? Dico che me l'aspettavo, l'archiviazione. Ne ero assolutamente certo perché sono sicuro di essere stato un magistrato come si deve, uno che è stato bloccato perché dava fastidio. E il GIP ha confermato: c'è chi ha interferito gravemente per bloccare le mie indagini". E adesso, dunque, ripartirà all'attacco? Contro chi...? "No, guardi, ora sto in campagna elettorale. Ero magistrato e mi hanno costretto a diventare un politico. E allora faccio politica, sto su un altro piano, e non cerco rivincite personali... Dico però che il problema vero, la questione grossa, resta il CSM. E' il Consiglio Superiore della Magistratura che mi ha tolto le indagini...". ...Ed è la Cassazione che deciderà se smentire o confermare quelle scelte: l'udienza è stata fissata per il 16 giugno, proprio a ridosso delle elezioni europee alle quali lei parteciperà come candidato indipendente nell'Italia dei Valori di Antonio di Pietro. Saranno settimane piuttosto impegnative le sue prossime, a quanto pare... "Io sono in cammino verso la politica, verso la politica con la P maiuscola. So che dovrò camminare parecchio per trovarla... Ma le posso dire che sto vedendo un grande entusiasmo fra le persone che incontro, mi sembra che ci siano dei segnali molto incoraggianti. Perché sono convinto che per potere cambiare la politica bisogna creare un rapporto molto più stretto con la società civile". Però i nomi più grossi, fra i politici coinvolti nelle sue inchieste poi da quelle inchieste sono usciti, Prodi, Fassino, Mastella... "Io faccio un altro tipo di ragionamento, a partire da Mastella: fino a che c'ero io come PM Mastella stava nell'indagine, non fuori...". pagina successiva >>

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- USA: DAL PRESIDENTE OBAMA MESSAGGI CONTRASTANTI (sezione: Giustizia)

( da "WindPress.it" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

29-04-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Aprile > Usa: dal presidente Obama messaggi contrastanti sulla lotta al terrorismo nei suoi primi 100 giorniContenuto della paginaUsa: secondo Amnesty International, dal presidente Obama messaggi contrastanti sulla lotta al terrorismo nei suoi primi 100 giorniCS058: 29/04/2009Secondo Amnesty International, i primi 100 giorni della presidenza Obama sono stati caratterizzati da "promesse di cambiamento accompagnate da azioni limitate" nel campo della lotta al terrorismo."I provvedimenti presi entro le prime 48 ore dall'insediamento, e cio chiudere Guantnamo entro un anno, porre fine alle detenzioni segrete ad opera della Cia e spezzare il clima di segretezza che copriva l'operato dell'amministrazione Bush, sono stati molto positivi" - ha affermato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International. "Ma questa politica di chiusura e apertura non sar completa fino a quando non sar seguita dalla fine di ogni detenzione illegale, dalla consegna alla giustizia di tutte le persone responsabili delle torture e delle altre gravi violazioni dei diritti umani perpetrate durante l'amministrazione Bush e, infine, dalla previsione di rimedi giudiziari effettivi per le vittime"."Abbiamo assistito a importanti sviluppi positivi in questi primi 100 giorni, ma alcune azioni restano incomplete e altre ancora sono tutte da avviare, per esempio a Bagram, Afghanistan, dove per centinaia di persone ancora detenute non ci sono soluzioni in vista" - ha aggiunto Irene Khan.In occasione dei primi 100 giorni della presidenza Obama, Amnesty International ha diffuso un rapporto che analizza l'operato delle nuova amministrazione sulle politiche di detenzione nel contesto della guerra al terrore.Il documento mette in evidenza una serie di sviluppi positivi che hanno avuto luogo gi il terzo giorno dopo l'insediamento del presidente Obama, come la promulgazione degli ordini esecutivi sulla chiusura di Guantnamo, la fine del programma della Cia di detenzioni segrete a lungo termine e l'adozione di nuovi standard per gli interrogatori, che dovrebbero escludere le cosiddette tecniche di "interrogatorio avanzato".Amnesty International ha anche notato una serie di messaggi contrastanti, specificamente quando il presidente Obama e la sua amministrazione:hanno reso pubblici quattro memorandum in cui si autorizzava la Cia a usare tecniche di interrogatorio costituenti tortura e altri maltrattamenti nei confronti di prigionieri detenuti in centri segreti diretti dalla stessa agenzia. Il presidente Obama ha condannato l'uso della tortura ma ha affermato che coloro che avevano perpetrato quei crimini non sarebbero stati portati di fronte alla giustizia nei casi in cui avevano seguito le direttive legali del dipartimento della Giustizia. Il presidente ha posto l'accento sul fatto che egli preferisce guardare avanti e non al passato e ha aggiunto che spetta al Procuratore generale decidere se avviare o meno le indagini "su coloro che hanno formulato quelle decisioni legali", sottolineando che egli non intendeva "anticipare un giudizio" su questo aspetto;hanno emanato un ordine esecutivo sulla chiusura del centro di detenzione di Guantnamo senza prendere l'impegno di processare i detenuti in un tribunale civile o rilasciarli, lasciando cos nell'incertezza sul proprio futuro 240 detenuti;hanno promesso che i casi dei detenuti di Guantnamo sarebbero stati rivisti "uno dopo l'altro e il pi velocemente possibile" per determinare chi avrebbe potuto essere trasferito o rilasciato. Tuttavia, dopo anni di prigionia seguiti da mesi sotto l'attuale amministrazione, a partire da gennaio nessun detenuto stato processato e solo uno stato rilasciato. Inoltre, molti rimangono in detenzione a tempo indeterminato, sebbene siano trascorsi mesi da quando i giudici federali americani ne hanno ordinato il rilascio immediato;hanno ordinato alla Cia di chiudere le strutture di detenzione segreta e hanno proibito all'agenzia di utilizzarle in futuro, ma hanno lasciato aperta la possibilit che la Cia possa rapire e trattenere persone in strutture definite "a breve termine e transitorie";hanno emanato un ordine esecutivo che vieta l'uso della tortura e degli altri maltrattamenti ma al contempo hanno fatto proprio, senza riserve, il Manuale operativo delle forze armate, che pu autorizzare la privazione prolungata del sonno e l'isolamento, cos come la manipolazione delle paure dei detenuti in forma tale da violare la proibizione internazionale della tortura e degli altri maltrattamenti;hanno annunciato che avrebbero preso le distanze dal clima di segretezza dell'amministrazione Bush, ma hanno invocato il segreto di stato, bloccando di fatto l'accesso a un rimedio legale per le violazioni dei diritti umani, e rifiutato di fornire informazioni pubbliche sui 500 uomini che si ritiene siano detenuti nella base militare Usa di Bagram, Afghanistan;hanno apparentemente cessato di usare le espressioni "guerra al terrore" o "combattente nemico", ma continuano a basarsi sulle leggi di guerra piuttosto che considerare la giustizia penale ordinaria e i diritti umani come l'architrave delle misure contro il terrorismo.Il rapporto di Amnesty International mette in luce l'assenza di passi avanti in tema di diritti umani quando il presidente Obama e la sua amministrazione:hanno stabilito che gli agenti della Cia che avevano seguito le direttive legali del dipartimento della Giustizia nel compiere il loro dovere non saranno perseguibili, a quanto pare anche se hanno commesso torture (per esempio ricorrendo alla pratica del "waterboarding"). Questo equivale a garantire l'impunit ai responsabili di atti di tortura e contravviene al diritto internazionale;hanno espresso opposizione a ogni tentativo di esercitare il diritto a una revisione giudiziaria, nei tribunali americani, da parte dei cittadini stranieri detenuti nella base aerea di Bagram, Afghanistan;non hanno adottato misure concrete per favorire l'accertamento delle responsabilit per le massicce violazioni dei diritti umani commesse nel contesto della "guerra al terrore". Verso la fine dei 100 giorni, comunque, il presidente Obama ha prospettato un certo supporto in favore di un percorso "bipartisan" per esaminare le politiche e le pratiche del passato. Amnesty International chiede dal 2004 una commissione d'inchiesta indipendente su tutti gli aspetti delle pratiche di detenzione e di interrogatorio che l'amministrazione Bush ha usato in nome della "guerra al terrore"."La domanda che stiamo ponendo se la promessa di cambiamento del presidente Obama e i passi iniziali presi dalla sua amministrazione preludano o meno a un fondamentale, sostanziale e duraturo cambiamento verso il rispetto dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo. Amnesty International continuer a svolgere campagne in tale direzione, nei giorni, nei mesi e negli anni a venire" - ha concluso Irene Khan.FINE DEL COMUNICATO Roma, 29 aprile 2009Il rapporto in inglese "Messaggi contrastanti: la lotta al terrorismo e i diritti umani nei primi 100 della presidenza Obama" disponibile on line.Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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Ucraina/ Corte costituzionale avvia esame su data (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte costituzionale ucraina avvia oggi l'esame della delibera parlamentare che fissa le elezioni presidenziali anticipate al prossimo 25 ottobre. La decisione della Rada (il parlamento monocamerale di Kiev) è contestata dal presidente Viktor Yushchenko, che ha chiesto all'Alta corte di verificarne la costituzionalità, mettendo in campo un nuovo braccio di ferro istituzionale nella repubblica ex sovietica in preda da anni ad una crisi politica endemica. Intanto la macchina elettorale è già partita, la Commissione centrale ha avviato i lavori organizzativi nelle regioni, e per il presidente Yushchenko non si profilano possibilità di rielezione sia che si voti ad ottobre o, come vorrebbe lui, a gennaio. Il capo di Stato ha presentato ricorso perché, in base all'attuale Costituzione, le elezioni presidenziali vanno convocate l'ultima domenica dell'ultimo mese dell'anno finale del mandato presidenziale, in questo caso il 17 gennaio 2010. Il voto parlamentare che ha fissato le elezioni per il 25 ottobre è stato assolutamente trasversale e con il sostegno di Nostra Ucraina, partito vicino al presidente. Una mossa concordata da tutto il litigioso spettro partitico ucraino per rimandare de facto le elezioni parlamentari a dopo la nomina del nuovo presidente.

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UCRAINA/ CORTE COSTITUZIONALE AVVIA ESAME SU DATA PRESIDENZIALI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Ucraina/ Corte costituzionale avvia esame su data presidenziali di Apcom Ricorso del presidente Yushchenko che si oppone a decisione Rada -->Roma, 29 apr. (Apcom-Nuova Europa) - La Corte costituzionale ucraina avvia oggi l'esame della delibera parlamentare che fissa le elezioni presidenziali anticipate al prossimo 25 ottobre. La decisione della Rada (il parlamento monocamerale di Kiev) è contestata dal presidente Viktor Yushchenko, che ha chiesto all'Alta corte di verificarne la costituzionalità, mettendo in campo un nuovo braccio di ferro istituzionale nella repubblica ex sovietica in preda da anni ad una crisi politica endemica. Intanto la macchina elettorale è già partita, la Commissione centrale ha avviato i lavori organizzativi nelle regioni, e per il presidente Yushchenko non si profilano possibilità di rielezione sia che si voti ad ottobre o, come vorrebbe lui, a gennaio. Il capo di Stato ha presentato ricorso perché, in base all'attuale Costituzione, le elezioni presidenziali vanno convocate l'ultima domenica dell'ultimo mese dell'anno finale del mandato presidenziale, in questo caso il 17 gennaio 2010. Il voto parlamentare che ha fissato le elezioni per il 25 ottobre è stato assolutamente trasversale e con il sostegno di Nostra Ucraina, partito vicino al presidente. Una mossa concordata da tutto il litigioso spettro partitico ucraino per rimandare de facto le elezioni parlamentari a dopo la nomina del nuovo presidente.

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Legge elettorale, coro di scontenti (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Campania politica Legge elettorale, coro di scontenti Riforme costituzionali, legge elettorale e sistema politico: sono i temi su cui si sono accesi i riflettori ieri nel corso di un dibattito presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli. L'occasione dell'incontro è stata la presentazione del libro dell'ex senatore Massimo Villone "Il tempo della costituzione". Al dibattito, animato da un moderatore d'eccezione quale il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, hanno partecipato Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio, Gianni Ferrara, costituzionalista e già senatore, Guido Trombetti, rettore della Federico II e Lucio De Giovanni, preside della facoltà di Giurisprudenza. Dito puntato contro la nuova legge elettorale che non riscuote il consenso dell'ex ministro dell'Interno perché sottrae all'elettore la facoltà di scegliere i propri rappresentanti, "sancendo - dice Amato - la fine di quel patto in virtù del quale un cittadino dava il proprio voto a un candidato. Ammetto - aggiunge - la difficoltà di accettare una candidatura in cui non si ha nulla da chiedere ai propri elettori. Si è eletti solo perché si è in cima alla lista". brunella rispoli "C'è parecchio da riflettere sull'assuefazione che regna nel nostro Paese: su questa legge elettorale ci sono parecchi mugugni ma poca protesta organizzata": la legge elettorale e le sue interazioni con il sistema politico sono stati al centro della discussione nell'aula Pessina della facoltà di Giurisprudenza. Una legge elettorale che non riscuote il consenso dell'ex ministro dell'Interno Giuliano Amato, perché sottrae all'elettore la facoltà di scegliere i propri rappresentanti, "sancendo la fine di quel patto in virtù del quale un cittadino dava il proprio voto a un candidato". Eletto una sola volta con la legge "porcellum" del 2006, Amato confessa la "difficoltà" di una candidatura "in cui non si ha nulla da chiedere ai propri elettori. Si è eletti solo perché si è in cima alla lista". L'ex presidente del Consiglio si scaglia anche contro le derive del maggioritario: "Quanto più i parlamentari sono tali in virtù della lista bloccata, tanto meno saranno autonomi nelle decisioni da prendere e sulle leggi da votare". Amato spiega che l'introduzione del sistema maggioritario, rafforzato dalle successive modifiche della legge elettorale del 1993, nelle intenzioni dei legislatori avrebbe prodotto due poli politici di riferimento. Invece, aggiunge, ha provocato un "guasto", la tentazione per chi è al governo di sentirsi "l'etat et moi, lo Stato sono io". Non un appannaggio esclusivamente di questo governo, precisa Amato, ma a suo parere "non si può ignorare che questa destra, in virtù del voto, si senta l'unica espressione del corpo elettorale". Dalle considerazioni sulla riforma del '93 parte anche l'analisi di Gianni Ferrara, che la definisce l'inizio di una "regressione politica e culturale" del sistema politica italiano. Fino a giungere, dice Ferrara "a uno stadio in cui gli elettori non scelgono più e il sistema della rappresentanza è saltato". Il docente rincara la dose d xzscrivendo l'attuale corpo elettorale come un "organo ausiliario del Governo", che non risponde più del suo operato al Parlamento e delinea una scenario in cui "la decisione ha sostituito la deliberazione". Meno negativo il giudizio di Nicola Mancino sulla riforma del '93 - che introdusse l'elezione diretta dei sindaci e che per il vicepresidente del Csm rappresenta "un'evoluzione" della Costituzione, salvo poi essere "esasperata soprattutto nella parte che coinvolge i vertici istituzionali del nostro ordinamento". Mancino ricorda come la tentazione sia quella di considerare il Parlamento "un ostacolo e non un organo di bilanciamento dei poteri". Una tentazione, precisa, di ogni presidente del Consiglio, "Prodi compreso". Presenti al dibattito anche l'autore del libro, l'ex senatore Massimo Villone Guido Trombetti, rettore della Federico II e Lucio De Giovanni, preside della facoltà di Giurisprudenza. del 29-04-2009 num.

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Lepore: Politici, il 30% è colluso (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Napoli criminalita' Lepore: Politici, il 30% è colluso Antimafia a Napoli. Pisanu:Il sindaco di Castelvolturno ci ripensi I politici campani? Un 30 per cento è colluso con la camorra, secondo il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore. Nel giorno in cui la commissione Antimafia si riunisce a Napoli, Lepore, intervistato da Radiorai (poi è stato ascoltato dalla stessa commissione) parla anche della vicenda di Franco Nuzzo, sindaco di Castelvolturno dimessosi dall'incarico perché sentitosi lasciato solo ad affrontare i rischi della lotta ai clan. ''Non è ancora venuto da noi - commenta il procuratore - ma avrà i suoi buoni motivi". Simona Ricciardi Ai microfoni di RadioRai, il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore ha spiegato che nel Napoletano "la lotta contro la criminalità organizzata continua efficacemente, ma bisogna combattere la politica collusa e farlo con la collaborazione di tutti quanti". Davanti alla commissione Antimafia, in missione a Napoli e a Caserta, Lepore, accompagnato dai vertici della Direzione distrettuale antimafia, dai procuratori aggiunti e da diversi pm, ha sottolineato la necessità di uno snellimento del rapporto tra procura e ufficio del gip. In particolare, i magistrati napoletani hanno spiegato alla commissione che occorre stabilire corsie preferenziali per una celebrazione più rapida dei processi di appello a carico di esponenti della camorra. E nel contempo bisogna alleggerire da una serie di incombenze i magistrati dell'ufficio gip, spesso sono costretti a decidere con grave ritardo sulle richieste di misure cautelari a carico dei camorristi avanzate dai pm. Alla commissione Antimafia i magistrati hanno consegnato un dossier relativo all'attività dell'ufficio dei pm in un arco di tempo che va dal luglio 2007 al marzo 2009. Un bilancio, quello evidenziato nel dossier, che da un lato elenca numeri importanti riguardanti arresti (tra cui esponenti di primissimo piano delle camorra) e processi a carico di boss e gregari che testimoniano l'intenso lavoro dei magistrati e delle forze dell'ordine attivi nel distretto che comprende le aree di Napoli e di Caserta; dall'altro, proprio questi numeri sono il segno di carichi di lavoro enormi. Secondo quanto riportato nel dossier, sono 4.817 le richieste di ordinanze cautelari avanzate dalla procura, 2.250 gli arresti, 510 i sequestri preventivi, 249 i collaboratori di giustizia attualmente gestiti dalla procura antimafia napoletana, 25 i testimoni di giustizia. Ma l'aspetto sul quale viene messo maggiormente l'accento dai pm napoletani, sono i ritardi nella celebrazione dei processi, soprattutto in appello, dove i dibattimenti vengono fissati con ritardo o spesso si arenano. Per questo motivo la procura chiede l'introduzione di una corsia preferenziale che privilegi i processi ai clan. Ieri Lepore (che in serata è stato ascoltato dal Csm nell'ambito dell'istruttoria aperta sulla situazione in Procura) ha anche precisato che ill sindaco dimissionario di Castelvolturno, Francesco Nuzzo "non è ancora venuto da noi", cioè in procura. Sulla vicenda interviene anche il presidente della commissione parlamentare Antimafia Giuseppe Pisanu:"Temo sia i camorristi che i politici collusi - premette - e vorrei battere entrambi" Quello che è emerso dalle prime audizioni - dice Pisanu - è un quadro contrastato" della situazione. Due giorni fa, ricorda Pisanu, "mentre un sindaco autorevole prendeva una difficile decisione (il riferimento è a Nuzzo e alla vicenda di Castelvolturno, Ndr), le forze dell'ordine assicuravano alla giustizia una sessantina di persone e sequestravano ingenti beni" (e qui Pisanu cita l'operazione anti Casalesi di lunedì). Quanto a Nuzzo,"ci rifletta bene - è l'appello del presidente della commissione Antimafia - forse è meglio insistere, se ci crede fino in fondo nella lotta contro la mafia. Le amministrazioni comunali sono una frontiera importante". Le dichiarazioni rese da Lepore non potevano che suscitare reazioni. Secondo il presidente e il vicepresidente della commissione Anticamorra del Consiglio regionale, rispettivamente Luciano Passariello e Luigi Anzalone, "politica e istituzioni non possono ignorare" le parole del procuratore, "specie se pensiamo che tra meno di due mesi si voterà per le Europee e per il rinnovo del consiglio provinciale di Napoli, oltre che per numerose amministrazioni comunali campane e, tra poco più di un ann, si rieleggerà il Consiglio regionale. Leggere di una percentuale del 30 per cento di collusione tra la politica e i clan, ci obbliga a renderci disponibili sin da subito a una collaborazione che va al di là delle dichiarazioni a mezzo stampa.Nei prossimi giorni concludono Passariello e Anzalone formalizzeremo la richiesta di un'audizione al procuratore Lepore". del 29-04-2009 num.

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GIUSTIZIA/PG CASSAZIONE: DEGRADO È TREMENDO, IL FUTURO A RISCHIO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/Pg Cassazione: Degrado è tremendo, il futuro a rischio di Apcom Sos al Csm. Serve intervento immediato: ora missione a Strasburgo -->Roma, 29 apr. (Apcom) - La giustizia in Italia è "in una situazione gravissima, tremenda": "Se non ci sarà un adeguamento ai canoni di Strasburgo non c'è avvenire per la magistratura" nel nostro Paese. A lanciare l'allarme è il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito. Intervenendo stamattina al plenum del Csm, il 'numero uno' dei Pm italiani ha rivolto un appello proprio all'organo di autogoverno delle toghe sollecitandolo a mobilitarsi al suo massimo livello e ad inviare una delegazione alla Corte e al Comitato dei ministri di Strasburgo. Un'iniziativa, ha spiegato il Pg, della quale c'è "assoluta necessità": "La situazione italiana degrada di giorno in giorno davanti agli organi di tutela di Strasburgo, è gravissima", ha avvertito Esposito richiamando le condanne che l'Italia continua ad accumulare a causa dei tempi troppo lunghi dei processi. Di fronte a questa situazione, e la sollecitazione della quale Esposito si è fatto interprete, il Csm deve intervenire "seppure in zona Cesarini", inviando a Strasburgo una delegazione "la più ampia possibile, guidata dal vicepresidente". Da parte sua, il numero due di Palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, ha accolto la proposta intendendola come una "raccomandazione".

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QUIRINALE/ NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Quirinale/ Napolitano riceve presidente Corte Costituzionale di Apcom L'incontro questa mattina al Colle -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente della Corte Costituzionale, dott. Francesco Amirante.

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EUROPEE/ DE MAGISTRIS: MI CANDIDO PERCHÈ MESSO ALL'ANGOLO DA CSM (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Europee/ De Magistris: Mi candido perchè messo all'angolo da Csm di Apcom "Dovevo correre nel 2008, ma stavo ancora lavorando come toga" -->Roma, 29 apr. (Apcom) - "Ho sempre detto che io volevo fare il magistrato, questo era il mio sogno. Il Csm mi ha messo nell'angolo ed oggi è attestata da più parti l'assoluta correttezza del mio operato, la pagina più brutta l'ha scritta proprio il consiglio superiore della magistratura. Mi è sembrato ci sia stato un atteggiamento strabico nei confronti di chi dedica la vita a questo lavoro. Già un anno fa Di Pietro mi fece una telefonata per candidarmi alle politiche e sarei stato eletto sicuramente, ma stavo ancora lavorando e non ho ritenuto lasciare il mio operato incompiuto". Ha così spiegato la sua discesa in campo a queste Europee Luigi De Magistris, ospite di Mario Adinolfi a "Finimondo" su Red Tv. "Nelle competizioni europee - ha quindi aggiunto l'ex pm di Why not - si va da soli, ma non dimentichiamoci che nel 95% delle competizioni amministrative l'Idv va in alleanza con il centrosinistra. La nostra collocazione - ha spiegato - oggi è questa, ma vorremmo rapporti diversi con il Pd, la nostra opposizione nei confronti del centrodestra mi sembra meno mielosa di quella del partito democratico. Io ho sempre votato a sinistra, vengo da quella cultura ed ho scelto l'Idv perché in questo momento rappresenta meglio gli ideali della sinistra, ci sono valori che oggi vanno difesi come nel '48. Noi - ha concluso De Magistris - puntiamo sui temi costituzionali e senza criticare solamente Berlusconi, ma un modo di fare politica oggi nel nostro paese".

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EUROPEE/ FRANCESCHINI: MIA RESPONSABILITÀ SCELTA DEI CAPILISTA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Europee/ Franceschini: Mia responsabilità scelta dei capilista di Apcom Criterio di serietà anche a costo di impopolarità -->Roma, 29 apr. (Apcom) - "Mi prendo tutta la responsabilità per la scelta dei capilista del Pd alle europee". Lo ha detto il segretario Dario Franceschini, ospite di Faccia a faccia su RadioTre rispondendo ad un ascoltatore che ritiene che i candidati del Pd rappresentino solo la vecchia nomenklatura. "Le liste sono state fatte sulla base delle indicazioni delle regioni - ha spiegato Franceschini - tranne i 5 capilista, gli unici ad essere espressione della direzione nazionale". Il criterio seguito, ha continuato il leader democratico, è stato quello "dell'autorevolezza e della competenza e me ne prendo tutta la responsabilità. Ho chiesto io a Luigi Berlinguer, un ex ministro ed ex membro del Csm di candidarsi nel Nord Est, ho chiesto io a Sergio Cofferati di candidarsi superando le questioni familiari, ho chiesto io a Rita Borsellino, un simbolo della lotta alla mafia, di candidarsi nelle Isole, ho chiesto io a un giornalista come David Sassoli, di candidarsi e per farlo ha rinunciato ad una carriera quasi certa, ho chiesto io a Paolo De Castro di essere capolista al Sud, è un ex ministro dell'Agricoltura, e sappiamo quanto l'agricoltura sia importante al Sud". Franceschini rivendica infine la "sceltà di serietà" di candidare solo persone che si impegneranno davvero al Parlamento europeo, "una scelta in linea con l'Europa, dove mai Sarkozy o Zapatero si candiderebbero per poi dimettersi il giorno dopo", quello che dovrà fare Berlusconi "e purtroppo anche Di Pietro, che invece aveva fatto della legalità e della serietà il suo punto di forza". "Ho fatto questa scelta di serietà - ha concluso - anche a costo di qualche impopolarità".

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Notariato, sistemi a confronto (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

professioni notariato & cittadini Notariato, sistemi a confronto Incontro promosso dall'associazione Italiaeuropa e dall'Unione internazionale "Crisi del mercato o crisi delle regole confronto fra sistemi" è il tema del convegno che l'associazione Notariato Italiaeuropa e l'Unione Internazionale del Notariato hanno realizzato nella prestigiosa sede del Parlamentino del CNEL a Roma, il 16 aprile, nell'intento di mettere a confronto esperienze professionali e culturali diverse per provenienza, formazione ed interessi, per analizzare innanzitutto le cause della crisi profonda che stiamo attraversando e prospettare ipotesi di soluzione o, almeno, delineare un percorso che la politica, l'economia, la sociologia, il mondo imprenditoriale e bancario, le professioni devono prefigurarsi, nella consapevolezza che il nodo non si scioglie soltanto con contingenti misure di carattere economico. Di seguito riportiamo una sintesi dei contributi al dibattito. INTRODUZIONE di GIANCARLO LAURINI Una crisi che dal nostro angolo visuale dice il Presidente Giancarlo Laurini nel suo intervento di apertura- è vera e propria crisi del mercato così come lo avevano immaginato i grandi spiriti liberali del passato, ma anche dell'intero mondo delle professioni, soprattutto quelle legali, avvocatura, magistratura e notariato che, in vario modo e misura hanno concorso fin qui alla crescita economica e sociale del Paese, nel rispetto di regole, ormai insufficienti a garantire un corretto funzionamento del mercato. L'angolo visuale è in particolare quello degli osservatori, non soltanto giuristi, che operano nell'area del civil law caratterizzata - a differenza del common law e di altre aree geografiche come il nord-Europa - da un sistema di "regole" espressione di una concezione dello Stato nel quale l'individuo non è abbandonato a sé stesso nell'illusione che sappia sempre autotutelarsi ma, al contrario, nella consapevolezza delle sue debolezze che abbisognano, oltre che di solidarietà, di principi e regole idonee ad impedire che esse incidano negativamente sulla sfera pubblica. Una crisi del mercato che ha fatto scrivere qualche giorno fa all'economista Hernando De Soto, peruviano ma "anglofilo", che "Se si vuole che il credito ricominci a fluire ... bisogna impedire qualsiasi futuro svilimento dei titoli che rappresentano diritti di proprietà, riportandoli nell'ambito dei regimi contrattuali". Una giornata dunque che, attraverso un dibattito fra voci di estrazione culturale, professionale, politica e nazionale assai diversa, ha regalato nel susseguirsi degli interventi anche spunti di vivace e stimolante dialettica, mettendo in relazione due mondi che comunque debbono comunicare, per recuperare l'efficienza in un quadro di riconoscimento dei diritti e delle responsabilità. Tema dunque di sicuro interesse, come ha dimostrato la presenza di Antonello Mura, Segretario dell'Unione Internazionale dei Magistrati, del Segretario generale del C.S.M. Carlo Visconti, del Presidente della CAE dell'U.I.N.L. Mario Miccoli in rappresentanza del Presidente Eduardo Gallino, del Presidente del CNN Paolo Piccoli e del Presidente della Cassa Nazionale Francesco Attaguile con i rispettivi Consigli, quasi al completo, del Presidente incoming del CNUE Roberto Barone, del Presidente Ignazio Leotta con la Giunta di Federnotai. Il notaio Mario Miccoli portando il saluto della UINL, ed il dr Antonello Mura quello dell'Unione Internazionale dei Magistrati, hanno colto l'aspetto originale di una giornata in cui si incontrano il mondo della finanza con quello del diritto, ma anche la cultura di civil law e quella di common law, tutti consapevoli che non è tempo per i giuristi di sottolineare soltanto gli errori degli economisti, perché i freni all'economia si devono anche agli eccessi di regole inadatte e all'incapacità di farle applicare e occorrendo favorire la circolazione della ricchezza e il rilancio dell'efficienza. Qual è, si chiede Laurini, la linea di demarcazione tra l'area nella quale è giusto rimettere tutto alla capacità di autoregolamentazione del singolo, e l'area nella quale, invece, è indispensabile l'intervento regolatore dello Stato o di più Stati? Davanti, infatti, a quel processo di globalizzazione accelerata e sfuggita al controllo nell'illusione di una società ideale che potesse produrre ininterrottamente benessere e felicità, in un Occidente, specialmente l'America, che come nota Tremonti nel suo libro "La paura e la speranza"- produce solo debito mediante la c.d. tecno-finanza che, sua volta, produce ricchezza inesistente, facendoci diventare "consumatori a debito", ci si deve porre il problema del ristabilimento del primato della legalità, attraverso un global legal standard, come insieme di regole di base sulla trasparenza degli affari e sul funzionamento della finanza e dell'economia globale, che impedisca il ripetersi di "crisi" come quella che stiamo vivendo. Abbiamo assistito ad uno sviluppo socio-economico della società italiana, europea e mondiale nel quale tutto è stato prepotentemente subordinato ai principi ferrei dell'economia e al trionfo del libero mercato, ma non è accettabile il monocorde principio dell'economia ante omnia e soprattutto super omnia. Il mito dell'autoregolamentazione "è fallito", e per uscire dalla disastrosa crisi non solo finanziaria è necessario un ritorno alla Politica, alle regole e alla territorialità del diritto. E' ormai accertato che negli Stati Uniti le frodi ipotecarie sono passate dalle 6.936 del 2003 alle 46.717 dei primi nove mesi del 2007, con perdite stimate in 813 milioni di dollari: una parte di questi "guai" deriverebbero secondo l'F.B.I.dalla cosiddetta deregolamentazione delle ipoteche. La verità è che gli ordinamenti giuridici e il sistema delle regole sono figli ciascuno di un popolo e della sua storia, e non si prestano a trapianti tout court. Cosa diversa è, invece, il tentativo di costruire quel lega/ global standard che non vuole prevaricare alcuno con prassi e sistemi altrui, ma semplicemente stabilire, conclude Laurini, un insieme di regole condivise, nella quale si ritrovino tutti - se pur restringendo un po' l'area della propria autonomia - per la difesa di grandi valori ed interessi generali, comuni a tutti. L'intervento del Presidente del CNEL, Antonio MARZANO Il professor Marzano presidente del CNEL, pur "rivendicando" la sua formazione da economista, afferma che nessuno auspicherebbe un mercato senza regole, ma che ci possono essere eccessi di mercato come eccessi di regole, ed il primo causa il c.d. moral hazard, che non è altro che la truffa, mentre il secondo soffoca l'iniziativa privata e la voglia di fare, aprendo la strada all'invasività delle burocrazie e della politica. Ci devono dunque essere regole nuove, ma che siano ispirate a progetti di facilitazione dello scambio leale, e che per questo non siano contro ma a favore del mercato. Qui Marzano dichiara l'utilità della professione notarile come garante dell'implementazione del diritto, auspicando che esso sia espressione di una corretta combinazione, e non di una contrapposizione, di mercato e di regole. Marzano pone poi un quesito, che sarà anche un leit-motiv del convegno. Il diritto è abbastanza veloce per star dietro alla tecnologia e alla globalizzazione del mercato? Il mercato è molto dinamico con la sua tecnologia, che è anche tecnologia finanziaria e globalizzazione. L'economia è globale ma le legislazioni sono nazionali: ce la fa il diritto a superare questo contrasto? Si possono avere regole uniformi se i sistemi produttivi hanno diversa struttura? Bastano le regole? Oppure occorrono anche sistemi di valori etici condivisi che assicurino il valore del rispetto delle regole? A tutte queste domande, la risposta principale, conclude Marzano, è che bisogna ritrovare e formare una cultura della convivenza regolata. La relazione di Ugo MATTEI Il professor Ugo Mattei ha affermato che non è una crisi del mercato o delle regole, ma piuttosto una bancarotta intellettuale del modo in cui entrambe vanno osservate. Utilizzando un modello di analisi economica tipicamente marxista, Mattei ritrova nella perdita di contrappesi, cioè nella scomparsa di un modello alternativo e organico di società quale quello del mondo comunista dopo la caduta del muro di Berlino, l'inizio dell'espansione incontrollata del modello capitalista-finanziario e la sua degenerazione ultraliberale. In particolare per Mattei, la dinamica fondativa del modello egemonico origina dallo sganciamento del dollaro dalla parità con l'oro, che nel 1971, con la dichiarazione unilaterale statunitense di inconvertibilità del dollaro in oro, pose fine al regime di cambi fissi instaurato dagli accordi di Bretton-Woods, che dal 1944 avevano consentito lo sviluppo post-bellico ai paesi che vi avevano aderito (l'accordo prevedeva un regime di cambi fissi fra le monete sulla base della loro convertibilità in oro, e la creazione di due organismi di cooperazione per favorire lo sviluppo dei paesi membri e agevolare l'equilibrio delle bilance dei pagamenti: la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale). Conseguenza fu che il Paese egemone, gli Stati Uniti, si ritrovarono di fatto nella condizione di poter battere moneta, da prestare al mondo, indebitandolo. Per Mattei, la grande menzogna consiste quindi nell'avere fatto credere nella possibilità per tutto il mondo di poter desiderare una crescita illimitata che in realtà era impraticabile e comunque restava nelle mani dell'Occidente sviluppato. Allora per Mattei, contrariamente al pensiero di Marzano, non si tratta di inseguire tendenze da parte del diritto, ma di porsi alla testa di progetti di cambiamento sotto il segno della sostenibilità e del rispetto del pianeta. In un quadro così, il pericolo è che il diritto sia chiamato a soccorrere la finanza, ma con l'obiettivo di poter ripartire in una direzione non sostenibile, che non sarebbe in realtà altro se non una nuova puntata dell'egemonia del pensiero anglo-americano. Invece il diritto non può non essere fortemente radicato nelle realtà locali, dalle quali ricavare "cataloghi di buone pratiche", capaci di correggere i tratti che hanno fallito e recuperare cogenza. In che modo? Nella luce della chiara premessa politica di Mattei, quello che egli chiama "pensiero unico" (il modello egemone del capitalismo occidentale) tutela solo "interessi paganti" rispetto agli interessi "non paganti" o comunque meno forti, la cui tutela viene vista come un mero limite all'efficienza. Efficienza che a sua volta viene declinata riconoscendo la tutela del diritto a chi è in grado di risarcire, facilitando così a costui lo svolgimento dell'attività in un quadro di indifferenza dei valori, scoraggiando e non permettendo quindi l'esercizio di diritti a chi non ha i soldi per "pagare la multa". Visione contro la quale un vero "professionalismo" dovrebbe ergersi, perché per Mattei la tutela dei diritti è la chiave attraverso la quale l'umanità riuscirà a sopravvivere, all'interno di un quadro di civiltà morale e distributiva; ed infatti il formalismo è fatto per tutelare il più debole, non a caso essendo assai ridotto nell'antica lex mercatoria, poiché i mercanti sapevano leggere e scrivere. Come riportare il diritto al centro del discorso pubblico? Alla radice della civiltà giuridica deve affermarsi il principio che un diritto debole dal punto di vista economico deve poter avere la stessa protezione giuridica di un diritto forte, e che ci deve essere terzietà fra il forte e il debole. Non sarà il G8, riproduzione del modello egemone, per Mattei, a portare questa visione, né lo saranno istituzioni come l'ONU. Bisogna lavorare affinché questa concezione della legalità nasca dal sotto in su, nasca da concezioni del diritto radicate nelle comunità e nella "forza e nell'officina delle cose". E qui i notai sono vicini ai luoghi di produzione del diritto, come nessun altro professionista. Edward N. LUTTWAK apprezza i notai Del tutto in opposizione a quello appena riassunto, prima di tutto nell'approccio politico, l'intervento del prof. Edward Luttwak, che esordisce riconoscendo che il pregio dei notai italiani sia di applicare veramente la legge, contrariamente alle condotte di altri operatori del diritto, il che gli offre lo spunto per ipotizzare l'estensione del modello notarile al mondo finanziario. Luttwak passa poi a rievocare le ragioni che hanno portato alla crisi globale di questi giorni, che a suo modo di vedere possono catalogarsi in tre grandi filoni secondo una visione geoecomica da "falco", in quanto giustifica l'imposizione delle regole americane al resto del mondo e l'idea di costringere i Paesi in via di sviluppo, che chiedono la cooperazione degli Stati Uniti e la partecipazione al commercio mondiale, a standard sociali ed ecologici di tipo occidentale e ad un forte indebitamento in valuta americana. Ma soprattutto, tradendo un'attitudine tipica della società statunitense, che considera le crisi finanziarie come una malattia temporanea che risolverà, ma che non può mettere in discussione il sistema americano, e in particolare la sua propensione a preferire il rischio, piuttosto che il welfare. Il primo filone è imputato all'emersione della tecnica c.d. mark-to-market, metodo di valutazione in base al quale il valore di uno strumento finanziario è sistematicamente aggiustato in funzione dei prezzi correnti, istantanei, di mercato, anziché secondo altre più stabili procedure. E cita come esempio di legiferazione di reazione al primo scandalo del mercato, il caso americano Enron, la legge Sarbanes-Oaxley, che si è rivelata in realtà controproducente, perché piena di inutili irrigidimenti non efficienti e virtuosi. Questo principio diventa scomodo quando con la crisi dei subprime, il mercato diventa illiquido e la paura conduce a prezzi così bassi da creare massicce minusvalenze, erodendo profitti e capitale, specie nei mercati dei futures e delle opzioni. Poi, ragioni di politiche orientate a favorire l'accesso alla casa a chi prima era escluso da tali mercati ma che restava comunque a rischio di insolvenza, scatenando al tempo stesso la cupidigia di chi su queste nuove opportunità speculative voleva fondare propri progetti di guadagno (nel frattempo i risparmiatori si erano trasformati in investitori, sempre più aggressivi), dando la stura ad impacchettamenti e spacchettamenti di titoli più o meno tossici. Tutto, ciò, condito da una grossa componente irrazionale ed emotiva che ad avviso di Luttwak, ha una grande responsabilità nel precipitare il disastro, in quanto ed in fondo il debito sub-prime non pagato è solo il 7%, quindi sarebbe stato apparentemente trascurabile se non si fosse innescato il meccanismo irrazionale. Qui Luttwak osserva che sono mancate le strutture che sapessero governare i problemi e gli schemi di finanza e di liquidità, ed in particolare deve essere imputato ai managements l'incapacità di controllare i derivati, perché essi stessi non erano in grado di comprenderne le fisiologie e le dinamiche, e quindi non controllavano il mercato che essi dirigevano. Il che induce Luttwak a concludere lanciando l'idea che siccome i notai latini funzionano, bene e in modo veloce, bisognerebbe pensare ad essi per immaginare modelli di intervento che certifichino gli strumenti finanziari immessi nel mercato, la verità degli impieghi di denaro, la circolazione e la verità degli acquisti degli strumenti. L'intervento di Peter L. MURRAY Il professor Peter L. Murray, docente americano di diritto comparato, noto per avere elaborato per conto del CNUE le osservazioni critiche al tristemente famoso rapporto ZERP della Commissione UE sugli operatori professionali dei mercati immobiliari in Europa, riconosce che storicamente il notariato è la risposta di civil law alla responsabilità che lo Stato ha nei confronti dei consociati, di offrire strumenti per minimizzare il rischio di incomprensioni, errori e frodi, che possono portare al fallimento di una transazione, e quindi si offre come garanzia contro la disonestà e l'incompetenza. Il ruolo è stato messo in dubbio rispetto ai principi della libertà di concorrenza, rispetto alla quale, l'alta regolamentazione e l'esclusiva sono stati giudicati attributivi di uno status inaccettabile, mentre si è detto- la concorrenza può abbattere i costi. Ma Murray dimostra che dall'analisi da lui condotta sui tre modelli ordinamentali (civil law, common law, e nordic law che fa a meno dei veri professionisti che intralcerebbero inutilmente il traffico economico, rimettendo tutto al broker immobiliare) emerge una maggior convenienza dei sistemi latino-germanici, specie rispetto alle transazioni di minor valore, che inducono compensi più bassi, proprio nella fascia di popolazione che più necessita di costi ridotti. Inoltre, nei paesi anglosassoni e scandinavi emergono gravi problemi in ordine alle garanzie di effettiva informazione, ma anche di conflitti fra interessi professionali e interessi dei clienti, mentre i broker immobiliari non sono muniti di cultura giuridica all'altezza di dare una consulenza di qualità adeguata. Nel Regno Unito sono poi emersi casi di frode perché i legali delle banche che concedono credito non si preoccupano dei soggetti che accedono al credito, non avendo nei loro confronti doveri legali. Note negative sono emerse anche sul versante dei registri pubblici, che fuori dal mondo di civil law non danno alcuna effettiva tutela di protezione dei titoli, causando fallimenti fino al 30% delle transazioni, oltre ad essere causa di ritardi, costi aggiuntivi e contenziosi. Lo stesso ricorso alla title insurance non garantisce come noto alcuna tutela reale ma solo indennitaria, ed è un sistema offerto da un mercato in realtà chiuso a pochi operatori. Questo induce il prof. Murray ad affermare che forse i mutuatari impegnati con i sub-prime sarebbero stati meno propensi ad indebitarsi se avessero avuto una adeguata consulenza legale sulle condizioni e sui termini del finanziamento, rispetto alla quale non vi è stato alcun professionista che si assumesse la responsabilità. Insomma, per Murray l'atto notarile è in realtà una soluzione efficiente a basso costo, capace di snellire il mercato immobiliare, perché la consulenza legale indipendente imparziale è superiore rispetto al modello dei giuristi anglosassoni. L'esigenza di essere in linea con la modernità dovrebbe indurre i notariati a spingere per essere parte attiva dei processi di informatizzazione pubblica. E' poi essenziale non essere toccati dal business; tutto ciò che mette a rischio neutralità e imparzialità dovrebbe essere bandito, mentre si deve difendere il numero chiuso, giustificandolo come garanzia dell'interesse pubblico e della qualità elevata, senza respingere ipotesi di modifiche. L'intervento di Antonio BALDASSARRE Il Presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Baldassarre si chiede cosa sarebbe un mercato se non ci fossero le regole che stabiliscono quali beni si possono scambiare, se lo scambio è corretto, quali sono i giocatori. Nell'800 si diffondono le ideologie secondo le quali la libertà è uno stato di natura dell'uomo e quindi il diritto è solo una serie di obblighi che la restringono. Ma la stessa costituzione non è altro che la raccolta dei diritti di libertà quindi il diritto non è solo kantianamente dover essere, ma è anche un valore, ed è tale in quanto è regolato. Per Baldassarre, che ripensa alla tesi proposta dal prof. Mattei, al contrario non è pensabile che il diritto non sia figlio dell'autorità, non solo secondo le dottrine dello stato moderno, ma anche in quanto emanato da altre entità anche non statali, purchè racchiudano in sé la forza del principio di autorità: senza autorità non c'è diritto. Quindi i c.d. global legal standard di cui si parla oggi non possono, contrariamente a quanto affermato da Mattei, che essere posti da portatori di autorità, con la conseguenza che oggi possono fondamentalmente provvedere a questo compito solo gli Stati. Soprattutto però, occorre che non si faccia ricorso solo alla politica, a più politica e più diritto, come se fossimo in un moderno Leviatano, ma bisogna che queste istanze si incontrino col sistema economico globale fondendosi in forme di collaborazione, in forme istituzionali nuove, ed in regole che favoriscano l'efficienza virtuosa del mercato. Le conclusioni di Augusta IANNINI Infine l'atteso intervento della dottoressa Augusta Iannini, Capo Ufficio Legislativo del ministero della Giustizia, la quale sottolinea come la professione notarile racchiuda un pregio di assoluta importanza per la società, consistente nella custodia della pubblica fede, e che ciò discende dal numero limitato, perché esso è la via attraverso la quale è possibile, a differenza che in altre attività, garantire affidabilità, trasparenza e prevenzione, grazie ad un effettivo controllo sulle modalità del concreto esercizio della pubblica funzione. Il problema che più sta a cuore al Ministero di Giustizia, è il c.d. "debito di giustizia" cioè l'enorme ritardo nell'arrivare alla conclusione dei processi. Il progetto governativo guarda con interesse all'idea di adottare un modello di "degiurisdizionalizzazione delle insolvenze della giustizia civile" affidato a forme di mediazione dei conflitti con tecniche A.D.R. governate dalle professioni, alle quali è demandato il compito di condurre le parti litiganti all'accordo fino a formare un titolo decisionale finale, in funzione deflattiva del ritardo della giustizia contenziosa tradizionale, e quindi in funzione alternativa e non sostitutiva del giudice. Il progetto nel quale il notariato ha una collocazione e una prospettiva di primo piano per le sue caratteristiche peculiari, pensa in particolare anche a ruoli attivi di elaborazione da parte del professionista di modelli originali di soluzione da far condividere e non da imporre come una sentenza alle parti, come ad es. piani di rientro in vista del ripristino della capacità di adempimento dei debitori, come mezzi di estinzione degli inadempimenti portati in causa, alternativi al processo, quasi offrendo al pubblico un prodotto e uno slogan, lanciato dalla giustizia: "Vuoi che ci pensi un professionista a risolvere il problema del tuo indebitamento?". In questo ruolo, ancora, l'affidabilità del notaio giocherebbe con autorevolezza e capacità di convincimento la partita della sistemazione conciliativa del conflitto, con soddisfazione delle parti e dell'interesse generale al più facile e rapido accesso dei cittadini alla giustizia. Il Ministero vuole come non mai, rendere credibile il Paese, mettendolo nella condizione di poter offrire prospettive ragionevoli di soluzione dei conflitti. Recuperando l'arretrato prima, e poi, creando alternative credibili alla crisi della giurisdizione. Si è colto bene, dalla intensità e dalla passione intessute nell'intervento della dottoressa Iannini, quanto sia considerata cruciale questa strategia, quanto sia vera e non declamatoria la richiesta di collaborazione alle professioni e in particolare al Notariato, e quanto sia per noi strategico fornirla, con convinzione e impegno. del 29-04-2009 num.

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E' il momento di rifondare il rito (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

professioni processo civile E' il momento di rifondare il rito Le nuove procedure telematiche destano la speranza di tempi più brevi Rosario Manzo* Una provocazione per cominciare. E se "rifondassimo" il processo civile? Se, abbandonando la pletora di riti speciali in uno alle riforme parziali inserite in questi ultimi anni, decidessimo di dare una svolta radicale e, soprattutto, moderna al nostro impianto processuale? Servirà al sistema paese una nuova procedura civile, per rendere l'Italia una nazione davvero moderna? Le provocazioni sono tante e di sicuro impatto. Una rifondazione dell'intero impianto processuale civile significa anche dire addio ad una cultura giuridica centenaria, questo è innegabile; da altro verso, significa però aprire le porte alla modernità e alla esigenza di tempi di decisione rapidi. Milletrecento giorni di durata media di un processo civile (in alcune aree della nostra regione anche millecinquecento giorni, secondo i più aggiornati dati ISTAT) non fanno onore ad un Paese che vuol definirsi moderno e competitivo. Allora diventa indispensabile aprire un vero e proprio dibattito culturale, con la libertà ma anche la saggezza- intellettuale di mettere in discussione quanto fatto fino ad oggi (con risultati non certo incoraggianti); la esigenza di salvaguardia di un patrimonio di cultura giuridica non può impedire la nascita di un confronto quanto mai necessario; altrimenti si finisce per diventare anacronistici e, quel che è peggio, fuori dal mercato. Un esempio dirompente può senza dubbio individuarsi nelle norme sul decreto ingiuntivo che, confrontate con le esigenze di oggi, possono dirsi ampiamente superate dalle pratiche commerciali anche telematiche. Non sarà necessario guardare ai sistemi processuali degli altri paesi, anche europei, perché fortunatamente- la nostra cultura giuridica ha fondamenta autorevoli quanto solide; tuttavia, occorre davvero domandarsi a quanto serve un "servizio" giustizia così strutturato e quanto, anche sul piano culturale, siamo disposti ad investire nel cambiamento. Nell'attesa di una riforma complessiva del processo civile, una speranza è rappresentata dal processo civile telematico che accorcerà i tempi della giustizia italiana. Il progetto per l'invio telematico degli atti, sotto la responsabilità della DGSIA (Direzione generale dei sistemi informativi automatizzati) del Ministero della Giustizia, è di fatto funzionante già dalla metà di marzo presso il Tribunale 'pilota' di Verona e presto sarà a regime anche in altre sedi giudiziarie. Il nuovo sistema prevede l'interoperabilità tra tutti i soggetti coinvolti e permette lo scambio telematico dei diversi atti giudiziali. Si può 'parlare' da computer a computer senza dover più fare lunghe file negli uffici giudiziari e non ci sarà più bisogno di archivi fisici. L'avvio del nuovo software per il Processo civile telematico sta già dando buoni risultati nella trasmissione attraverso la 'rete' di atti e documenti tra avvocati, magistrati e cancellerie. Anche Napoli è indicato tra i Tribunali pilota e sarà interessato dalla riforma telematica. Quella del processo civile telematico è una sfida importante ma che deve innestarsi in un processo di riforma di respiro più ampio e che investirà necessariamente l'intero impianto processuale. Ecco che la "rifondazione" del processo civile lungi dall'apparire come una provocazione deve diventare una priorità per il corretto funzionamento del sistema giudiziario; non tanto e non solo per recuperare il gap con gli altri Paesi (con i quali dobbiamo confrontarci sul piano della competitività) ma per introdurre un sistema di regole dove gli utenti del servizio giustizia potranno avere risposte certe e rapide. La 'svolta telematica' è stata a lungo sostenuta dall'impegno e dal lavoro fatto dal Ministero della Giustizia con la collaborazione attiva dell'ABI, l'Associazione delle banche italiane. Il progetto volto a consentire l'invio telematico degli atti processuali e la gestione integrata di tutte le informazioni relative ai procedimenti, è stato, infatti, realizzato nell'ambito dell'intesa siglata dal Ministero con l'ABI nel novembre del 2006 per il consolidamento e la diffusione del Processo civile telematico. Per completare l'implementazione del Processo civile telematico nei vari tribunali, sono in corso le attività dei 'Cantieri di lavoro' e dei 'Gruppi guida', composti da rappresentanti del Ministero della Giustizia e dell'ABI, magistrati, avvocati, cancellieri. Nell'ambito di tali 'cantieri' e 'gruppi' sono in pieno svolgimento le attività di formazione di tutti gli operatori coinvolti per un uso efficace dei nuovi strumenti informatici. Continua il lavoro di 'data entry' per il recupero di dati 'di copertina' del fascicolo giudiziario (estremi anagrafici, estremi dell'atto giudiziario). Il software, che permette il passaggio dalla carta al formato digitale di documenti e notifiche, è stato messo a punto e collaudato lo scorso dicembre ed ha accelerato lo sviluppo del Sistema informativo di gestione delle esecuzioni civili individuali e concorsuali (SIECIC) che sarà completamente attualmente operativo entro il primo semestre dell'anno in 14 Tribunali. L'innovazione, insomma, è già cominciata. Si tratta di una sfida, ma anche di una grande opportunità per la giustizia italiana. *avvocato presidente Nazionale dell'Associazione Avvocati di Impresa del 29-04-2009 num.

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Magistrati onorari in cerca di status (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

professioni riforme Magistrati onorari in cerca di status Le questioni sul tappeto analizzate in due convegni con relatori di alto livello paolo di marzio* La programmata riforma della Magistratura Onoraria di Tribunale è sotto i riflettori. La prova è offerta dalla grande ed attenta partecipazione registrata in due recenti convegni in materia. Il primo organizzato dall' Avv.to Vincenzo Ceraldi a Carinola (CE) il 28.3.2009, ed il secondo dagli Avv.ti Isabella De Asmundis e Nicola Finamore a Roma il 6.4.2009 presso la sala convegni del CSM. L' eccellenza dei relatori, tra cui il Vice-Presidente del CSM On.le Nicola Mancino, il Sottosegretario alla Giustizia On.le Giacomo Caliendo, il Presidente dell' Organismo Unitario dell' Avvocatura, Avv.to Maurizio De Tilla, ed alcuni Consiglieri del CSM, oltre professori e magistrati professionali ed onorari, ha consentito di fare il punto sulla situazione affrontando la problematica da ogni prospettiva. Alla riforma della Magistratura Onoraria di Tribunale, che si compone dei Giudici Onorari di Tribunale (Got) eredi dei vice Pretori onorari, e dei Vice Procuratori Onorari (Vpo), deve provvedersi entro il 31 dicembre 2009, secondo quanto ora previsto dall' art. 245 del D.lgs 51/1998. I Magistrati Onorari di Tribunale (Mot) sono parte della vasta e variegata categoria dei magistrati onorari, in cui rientrano pure i Giudici di pace. A differenza di questi ultimi, però, i Mot non hanno ancora uno status giuridico compiutamente definito. I Got ed i Vpo sono attualmente presenti in tutti i tribunali italiani, nel numero complessivo di circa quattromila unità, e svolgono quotidianamente un ruolo insostituibile per assicurare il miglior funzionamento del servizio giustizia reso ai cittadini. Le due magistrature onorarie in questione sono state oggetto di revisione da parte del D.lgs 51/1998 (istitutivo del giudice unico di primo grado) che ne ha ampliato significativamente le attribuzioni, provvedendo pure ad indicare i requisiti per la nomina (tra cui l' età, che non può essere inferiore a 25 anni) e la durata dell' incarico (ridotta nel massimo a sei anni). I Got svolgono la funzione giudicante nei processi civili e penali, con competenza tendenzialmente generale. I Vpo hanno il compito di svolgere la funzione del pubblico ministero sia dinanzi al Giudice di pace che al Tribunale in composizione monocratica. La funzione svolta come magistrati onorari di tribunale è pertanto la medesima attribuita agli omologhi magistrati professionali, e le attività che i Mot compiono nelle aule giudiziarie hanno la stessa valenza di quelle svolte da un magistrato di carriera. E' pure da ricordare che l' art. 3 del Dpr 115/02, nel dettare la definizione di "Magistrato" indica: "il giudice o pubblico ministero, anche onorario, preposto alla funzione giurisdizionale sulla base di norme di legge e delle disposizioni dei codici di procedura civile e penale". I Mot sono pertanto la categoria di magistrati non professionali cui è assegnato il compito più complesso, quello di sostituire praticamente in tutto e per tutto i magistrati professionali, a differenza delle altre categorie di magistrati onorari, per le quali vigono limiti di competenza, per materia e per valore. Ciononostante ai Mot si applica il regime giuridico ed economico di minor favore (cfr. P. Di Marzio, Magistratura onoraria verso la riforma, in Diritto e Giustizia, n. 3/2005, p. 110 ss.). La magistratura onoraria è tradizionalmente presente nell' ordinamento giudiziario italiano e non vi è dubbio, peraltro, circa la piena legittimità dell' esercizio di funzioni giudiziarie da parte di magistrati onorari, stante l' espressa previsione di cui all' art. 106 della Costituzione ove, al secondo comma, si dispone che "la legge sull' ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli". Anche il problema del pieno riconoscimento del rilievo della funzione della magistratura onoraria dei Mot da parte della magistratura professionale sembra ormai superato, e proprio il clima di cordialità nonché di apertura al dialogo ed al confronto, che si è registrato tra le diverse categorie di magistrati in entrambi i ricordati recenti convegni, sembra averne offerto conferma. Una delle c.d. correnti della magistratura, vale la pena di rilevare, consente ora l' iscrizione anche da parte dei Mot. Ancora, fino all' anno 2003, nell' assenza di sussidi informatici e/o di accessi telematici, ogni sforzo di documentazione ed aggiornamento professionale fondava sulla buona volontà e sullo spirito di iniziativa del singolo Magistrato Onorario di Tribunale. Ormai da un lustro, però, il Csm organizza corsi di formazione e aggiornamento per i Mot, decentrati territorialmente. Inoltre, l' art. 5, Dpr 195/04, inserendo il comma quarto all' art. 15 del Dpr 322/81, ha riconosciuto ai "giudici di pace ed ai magistrati onorari in servizio" il diritto di usufruire gratuitamente, così come i magistrati professionali, dei servizi offerti dal Centro elettronico di documentazione della Corte Suprema di Cassazione (CED), probabilmente la banca dati più fornita in materia giuridica. Si tratta di segnali molto positivi della disponibilità alla collaborazione tra la magistratura professionale e quella onoraria, entrambe parte di un' unico ordine giudiziario. Invero, senza il quotidiano impegno profuso dalle migliaia di magistrati onorari italiani, di regola con elevata professionalità, l' amministrazione della Giustizia nel nostro Paese rischierebbe la paralisi. Si pensi, ad esempio, che l' impiego dei giudici onorari di tribunale era stato immaginato solo in caso di necessità, con funzione supplente rispetto ai magistrati giudicanti togati impediti a svolgere il loro lavoro per gravidanza, infortunio o altro. In breve tempo, però, a seguito delle accresciute esigenze dell'amministrazione della Giustizia, nonché della necessità di assicurare il corretto funzionamento pure delle sezioni distaccate di Tribunale più disagiate, l'utilizzo dei Got e dei Vpo è divenuto un quotidiano ed essenziale supporto per l' esercizio delle funzioni giudiziarie, sia nel settore civile sia nel penale. Prova ne sia che l' art. 6 del Dpr 449/88, nel riformulare l' art. 34 dell' Ordinamento giudiziario aveva previsto, al comma 2 della nuova norma, che "i vice pretori onorari", i quali abbiamo ricordato essere i predecessori dei Got, "non possono, di regola, tenere udienze se non nei casi di mancanza o impedimento del titolare e degli altri pretori". La norma è stata poi abrogata dall' art. 30, D.lgs 51/1998, ed anche questo vincolo normativo, che pur prevedeva eccezioni, è venuto meno. Il legislatore del 1998, però, si è limitato a dettare alcune prime disposizioni in materia di regime giuridico dei Mot, fissando con il ricordato art. 245 del D.L.gs n. 51/1998 il termine per provvedere alla riforma organica. Il termine, però, è stato più volte differito con provvedimenti legislativi, ed ora è nuovamente prossimo alla scadenza. In prospettiva, la tendenziale equiparazione dello status giuridico e del trattamento economico delle diverse categorie di magistrati onorari sembra essere la soluzione più convincente. Le differenze di trattamento esistenti tra i Giudici di pace ed i Mot, però, sono oggi molto rilevanti. Sembra in contrasto con il senso di giustizia, oltre che con il principio costituzionale di eguaglianza, ad esempio, che al Giudice di pace sia riconosciuto il diritto ad un compenso per ogni sentenza pronunciata, mentre al Got non è riconosciuto alcunché per questo lavoro, pure così importante. Questo sforzo di (pare opportuno ripetere, solo) tendenziale equiparazione tra le diverse categorie di magistrati onorari richiede però un progetto di ampio respiro, che sembra opportuno coinvolga anche le categorie interessate, e pare improbabile che possa essere elaborato entro la fine di quest' anno. L' art. 245 del D.L.gs 245/98, comunque, richiede che si provveda entro il 31 dicembre 2009 alla definizione dello status dei Magistrati Onorari di Tribunale soltanto. Sembra allora preferibile concentrare l' attenzione sulle ipotesi di riforma di questa categoria che sono state sinora ventilate, non mancando di riassumere alcune delle soluzioni proposte nei recenti convegni cui si è fatto cenno. Pare opportuno premettere che, come dice il detto antico, senza soldi non si cantano messe. Anche a prescindere dalla crisi economica in atto, in Italia il Ministero della giustizia, ormai tradizionalmente, dispone di risorse limitate. I soldi mancano pure per pagare il servizio di stenotipia, che assicura comunque maggiori garanzie agli imputati ed è quindi un' esigenza primaria, ed in alcuni Uffici giudiziari si registra persino la carenza della carta per le fotocopie. E' anche vero, però, che i fondi possono trovarsi non solo prevedendo nuovi oneri per lo Stato, ma pure provvedendo a risparmi di spesa. Ad esempio, nell' ambito della recente riforma dell' ordinamento giudiziario si è prevista la istituzione della Scuola della magistratura, certamente utile per contribuire alla formazione dei magistrati. Una continua e positiva attività in questo senso, però, è già svolta dal CSM. Qualora si ritenesse più utile provvedere alla riforma della magistratura onoraria di tribunale piuttosto che ad attivare la Scuola della magistratura, le risorse già stanziate per quest' ultima potrebbero essere devolute per la prima finalità. Questa valutazione delle priorità compete, evidentemente, alla parte politica. Venendo quindi a sintetizzare le proposte di riforma della Magistratura onoraria di tribunale ipotizzate negli ultimi anni, occorre segnalare anzitutto l' ipotesi più radicale, che consiste nell' assorbimento dei magistrati onorari più esperti e qualificati nei ruoli della magistratura professionale. In questa direzione si muoveva un disegno di legge presentato nel corso della XIV legislatura dall' on.le Siniscalchi (AC 731). Potrebbero sorgere in questo caso dubbi sulla legittimità costituzionale dell' intervento, poiché la Carta fondamentale prevede che ai pubblici uffici si accede mediante concorso. In passato, però, si è ritenuto che simili ostacoli non vi fossero, se è vero che già tre volte nella storia repubblicana, due nei soli anni settanta del secolo trascorso, il legislatore ha adottato questo provvedimento. Gli oneri per la finanza pubblica, ove si optasse per questa soluzione, sarebbero elevati. Una seconda ipotesi di riforma è stata proposta dall' on.le Vitali (AC 5163, XIV legislatura), poi Sottosegretario alla Giustizia, e consisterebbe nell' iscrizione dei Mot più meritevoli nella "magistratura di complemento". Si istituirebbe una sorta di magistratura professionale permanente di seconda fascia, con agevolazione nell' accesso alla magistratura di prima fascia. Il disegno di legge, indubbiamente interessante, suscitava qualche perplessità in alcuni passaggi. Ad esempio prevedeva l' assorbimento nella magistratura di complemento dei Giudici di pace, che però non sembrano interessati e propongono rivendicazioni diverse. Ancora, prevedeva l' estinzione degli attuali Got e Vpo, ma nascerebbe un grosso problema, se si ammala un giudice professionale, chi lo sostituisce ? Si blocca tutto per settimane o per mesi ? Questi motivi di perplessità erano in parte superati dall' AC/1501, depositato nella scorsa legislatura su iniziativa di numerosi parlamentari della maggioranza. Anche in questo disegno di legge potevano rinvenirsi alcune incongruenze, ma non sembra il caso di esaminarle nel dettaglio, tenuto conto dell' intervenuto avvicendamento della maggioranza parlamentare. Istituire la magistratura di complemento comporta ancora oneri elevati. Si è poi ipotizzato, nella scorsa legislatura, di far confluire un numero elevato di MOT (Got e Vpo), oltre duemila, nell' istituendo ruolo degli ausiliari del Giudice. Questa opzione presenta il pregio di assicurare un valido supporto alla magistratura professionale, che potrebbe immediatamente avvalersi della collaborazione di persone che sono già esperte nella ricerca giuridica ed hanno pure maturato una significativa esperienza nell' esercizio della giurisdizione. La soluzione potrebbe però non soddisfare le preferenze di quei Got e Vpo che aspirano a continuare ad esercitare le funzioni professionali in cui si sono formati nel corso di diversi anni. Anche in questo caso l' onere per la finanza pubblica sarebbe rilevante. L' ipotesi più semplice, per garantire ai Mot meritevoli la possibilità di continuare ad esercitare le funzioni giudiziarie, consiste poi nel consentire la rinnovabilità indefinita dei loro mandati previa, naturalmente, verifica del permanere dell' idoneità da operarsi dal CSM ad ogni scadenza. Si tratterebbe di riprodurre, mutatis mutandis, la riforma recentemente introdotta per i Giudici tributari. Sarebbe certo un passo avanti, anche se non si risolverebbero i problemi derivanti dall' ancora incerto stato giuridico dei MOT. Merita di essere segnalato che in questo caso non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo per la finanza pubblica. In occasione del convegno di Roma del 6 aprile 2009, l' attuale Sottosegretario alla Giustizia con delega in materia, Sen. Giacomo Caliendo, ha sottolineato i meriti della magistratura onoraria ed ha rassicurato i Mot in scadenza alla fine di quest' anno che non vi è l' intenzione di cessare di avvalersi della loro collaborazione. Si tratta del resto dei magistrati onorari più esperti, che esercitano le funzioni giudiziarie da circa dieci anni e possono perciò offrire il maggior contributo all' amministrazione della giustizia. Il Sottosegretario, comprensibilmente, non ha inteso anticipare molto sul progetto di riforma in corso di elaborazione presso il Ministero, solo segnalando l' ipotesi che la durata del mandato dei Mot, sinora limitato a sei anni (tre anni, più tre dopo la conferma), potrebbe essere esteso ad otto anni (quattro anni più quattro, come già previsto per i Giudici di pace), e pure i Mot in scadenza potrebbero rientrare in questa disciplina, non tenendosi conto degli anni di servizio già prestati. L' Avvocato Maurizio De Tilla, Presidente dell' OUA, ha pure lui avuto parole di apprezzamento per l' opera quotidianamente svolta dai Magistrati Onorari di Tribunale negli Uffici giudiziari italiani. Ha poi evidenziato che il trattamento economico loro riservato è certamente inadeguato e deve essere migliorato, non trascurandosi di prevedere un trattamento previdenziale. Il relatore ha sostenuto con forza che i soldi per assicurare il dovuto a chi lo merita lo Stato li deve trovare. Ha quindi mostrato di condividere l' ipotesi del prolungamento del mandato dei Mot ad otto anni, aggiungendo però che deve prevedersi un più severo regime di incompatibilità tra l' esercizio delle funzioni di magistrato onorario e l' esercizio della professione forense. Una ipotesi di riforma di cui occorre ancora dare conto, questa volta in grado di assicurare a Got e Vpo anche la definizione del loro stato giuridico, è stata poi elaborata nel 2005 (XIV legislatura) su impulso dell' allora Sottosegretario alla Giustizia Sen. Pasquale Giuliano, a seguito dell' apertura di un tavolo tecnico sulla materia presso la Presidenza del Consiglio. Si era ritenuto necessario innanzitutto fotografare la situazione esistente, che vede Got e Vpo prestare quotidianamente la loro opera irrinunciabile presso tutti i tribunali e le procure della Repubblica. All' espressione prevista dall' ordinamento giudiziario secondo cui tali magistrati onorari "possono essere" addetti agli uffici giudiziari del tribunale ordinario e della procura della Repubblica presso il tribunale ordinario, pertanto, si proponeva di sostituire l' espressione "sono". Si prevedeva quindi una dettagliata disciplina delle competenze giudiziarie dei Mot, un' altro dei profili dello status giuridico di questi magistrati onorari appena accennato dal legislatore degli anni novanta. Il Csm ha sinora definito le competenze dei Mot mediante l' emanazione di normative secondarie ma, dato il rilievo della problematica, apparirebbe comunque opportuno disciplinarle con fonte primaria. Si era quindi ritenuto necessario proporre di prolungare il mandato dei Mot a quattro anni, rinnovabili per altri quattro. Un periodo di tempo più lungo nell' esercizio delle funzioni potrebbe soddisfare in misura maggiore le esigenze degli uffici giudiziari e, in prospettiva, consentirebbe pure di operare una selezione più attendibile nei risultati conseguiti tra quei magistrati onorari che aspirano a prolungare l' esperienza giudiziaria, domandando l' iscrizione nel "ruolo permanente", punto nodale della riforma ipotizzata. Nel "ruolo permanente", a seguito di una selezione eseguita secondo criteri rigorosamente oggettivi, potrebbero essere iscritti a domanda i migliori tra i magistrati onorari di tribunale dotati di prolungata esperienza. Non sarebbe infatti opportuno, per le ragioni già ricordate, creare un "numero chiuso" dei magistrati onorari di tribunale; circa la metà di essi continuerebbero ad essere regolati in base allo status giuridico esistente con le limitate integrazioni che, si è visto, appare indispensabile prevedere. Non può trascurarsi, infatti, che l'esercizio delle funzioni di magistrato onorario di tribunale assicura compensi modesti se non irrisori e non costituisce, allo stato, una professione. Dovrebbe perciò prevedersi un sistema che consenta pure di sostituire quei magistrati onorari che non siano più iscritti nel ruolo permanente, perché dimissionari o non meritevoli, con colleghi che siano frattanto divenuti esperti ed affidabili. Il "ruolo permanente" assolverebbe pertanto alla funzione di assicurare, pur nella confermata temporaneità dell'incarico dei magistrati onorari iscritti, che i magistrati capi degli uffici giudiziari possano usufruire per un periodo di tempo più prolungato dei servizi volontariamente offerti dai magistrati onorari più esperti, che hanno già avuto occasione di conoscere ed apprezzare. Un rilievo fondamentale, per conseguire l' iscrizione, avrebbe l'esperienza maturata nell'esercizio delle funzioni, che dovrebbero essere state esercitate dal magistrato onorario, senza demerito ed in assenza di sanzioni disciplinari, per almeno quattro anni. L'aspirante alla iscrizione dovrebbe pure avere già conseguito dal CSM la conferma nell'incarico. Ancora, per essere iscritti nel ruolo permanente i magistrati onorari di tribunale dovrebbero possedere anche i requisiti che sono ora previsti per poter partecipare al concorso per l'accesso in magistratura. L'iscrizione nel ruolo permanente avrebbe durata quadriennale. Scaduto il termine, l' operato del magistrato onorario che richiedesse la conferma dell' iscrizione sarebbe sottoposto a valutazione del CSM, che dovrebbe pertanto esprimersi sulla idoneità del richiedente a continuare nell' esercizio delle funzioni giudiziarie. In tema di funzioni ed indennità così come di diritti e doveri, ai Mot iscritti nel ruolo permanente continuerebbe ad applicarsi la disciplina prevista per i giudici onorari di tribunale ed i vice procuratori onorari. In più sarebbe loro corrisposta soltanto una modesta indennità per ciascun mese di effettivo servizio prestato, uguale a quella già prevista per i giudici di pace. Questa indennità troverebbe fondamento nel maggiore impegno che sarebbe richiesto ai magistrati onorari iscritti nel ruolo permanente. Essi dovrebbero infatti assicurare la disponibilità a partecipare ad almeno due udienze settimanali, con la conseguente limitazione di altre attività professionali, personali o di studio, che potrebbero svolgere. Inoltre incontrerebbero limitazioni nella possibilità di trasferirsi presso altro Ufficio giudiziario, ed occorrerebbe compensare i magistrati onorari di tribunale iscritti nel ruolo permanente per la più ampia attribuzione di competenze che si intenderebbe riconoscere loro, che richiederebbe un impegno supplementare. Si è ipotizzata, quindi, una dettagliata disciplina delle possibili cause di cessazione dall'iscrizione dal ruolo permanente dei Mot. Gli oneri derivanti da una simile riforma sarebbero molto contenuti. Le ipotesi di riforma sono quindi diverse, ed occorrerà ora vedere verso quale di esse si orienterà il legislatore. Sembra comunque opportuno sottolineare il dato di fatto che in entrambi i due recenti convegni di cui si è detto, tutti i relatori hanno ipotizzato interventi normativi finalizzati al miglioramento della condizione dei Magistrati Onorari di Tribunale. Ciò testimonia della diffusa presa di coscienza degli operatori del diritto che il regime giuridico ed economico dei Mot necessita di un intervento legislativo che ne valorizzi l' impegno profuso ed il contributo concreto che quotidianamente apportano nell' amministrazione della Giustizia in Italia.. *magistrato del 29-04-2009 num.

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SOSPESA PER 60 GIORNI LA DEMOLIZIONE DELLE CASE ABUSIVE DI PROCIDA E ISCHIA. DOPO LA SOSPENSIONE PER... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Circondario Nord)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sospesa per 60 giorni la demolizione delle case abusive di Procida e Ischia. Dopo la sospensione per «motivi tecnici», ieri le ordinanze della VII sezione penale della Corte di Appello. L'istanza è stata accolta in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale sull'applicazione del terzo condono in zone a vincolo paesaggistico. Si è spostata ieri a Palazzo Chigi, invece, la protesta dei proprietari di 800 case abusive da abbattere a Giugliano. Una delegazione ricevuta da un funzionario della presidenza del Consiglio.

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IL MAGISTRATO LUIGI DE MAGISTRIS, CANDIDATO ALLE EUROPEE CON L'IDV, è STATO PROSCIOLTO NEL... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il magistrato Luigi De Magistris, candidato alle europee con l'Idv, è stato prosciolto nell'ambito dell'inchiesta toghe lucane: il gip di Salerno ha accolto la richiesta della Procura. È stata intanto fissata per il 16 giugno l'udienza in Cassazione che dovrà decidere se confermare o meno i provvedimenti inflitti in via cautelare dal Csm ai magistrati protagonisti dello scontro tra le Procure di Salerno e Catanzaro.

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NON C'è UN CONFLITTO PATOLOGICO ALL'INTERNO DELLA PROCURA DI NAPOLI; E IL CONTRASTO C... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (City)" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Non c'è un conflitto patologico all'interno della procura di Napoli; e il contrasto che pure c'è stato tra il capo dell'ufficio Giandomenico Lepore e i sostituti che si occupano dell'inchiesta sui rifiuti rientra nella normale dialettica processuale. Questa la tesi che lo stesso Lepore e il Pg di Napoli Vincenzo Galgano hanno sostenuto davanti alla Prima Commissione del Csm, che li aveva convocati, assieme al procuratore aggiunto di Napoli Aldo De Chiara, responsabile del pool ambiente dei pm napoletani. Di quel contrasto tra Lepore e i sostituti Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo si è già occupata un'altra commissione di Palazzo dei marescialli. E martedì prossimo il plenum del Csm si esprimerà sulla proposta di delibera che dà torto al procuratore

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Ho letto con grande interesse l'ordinanza con cui i giudici del Tribunale di Venezia hanno rime... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Mercoledì 29 Aprile 2009, Ho letto con grande interesse l'ordinanza con cui i giudici del Tribunale di Venezia hanno rimesso agli atti alla Corte Costituzionale per una verifica della costituzionalità delle norme del codice civile che in materia matrimoniale presuppongono ed esigono la diversità di sesso dei due coniugi. Conosco bene tutti e tre i colleghi del tribunale veneziano e ne ho grande stima, non solo sotto il mero profilo professionale, talché queste note critiche non possono ascriversi, in ogni caso ad antipatia personale o a irriducibile diversità di impostazione culturale o morale. Non sono però assolutamente d'accordo con le loro conclusioni in cui intravedo non tanto la possibilità di aprire l'istituto matrimoniale anche a coppie dello stesso sesso (così come dice il collegio), quanto addirittura l'apertura alla distruzione del concetto di matrimonio e quindi della famiglia, così come da noi la si intende da sempre o almeno da molto tempo. Le argomentazioni dei giudici muovono esattamente dal riconoscimento dell'attuale regolamentazione del matrimoni civile (ma ancora di più quello canonico, aggiungo io) presuppone appunto la diversità di sesso dei coniugi, tanto che in caso di matrimonio tra persone dello stesso sesso si discute molto se il negozio sia radicalmente invalido (così detta novità assoluta), ovvero addirittura inesistente. C'è differenza tra le due categorie concettuali perché se prevalesse (come in effetti prevale), la dottrina che privilegia l'inesistenza non ci sarebbe neppure bisogno di una declaratorio ufficiale dell'illegalità, in quanto la stessa celebrazione sarebbe solo pura apparenza di nessun valore giuridico. Senonché, incalzano i colleghi, molta acqua è passata sotto i ponti da quando si aveva del matrimonio questa concezione tradizionale, oggi la si pensa molto diversamente, anche due omosessuali hanno il diritto di convivere e la comunità ha il dovere di riconoscerne l'unione. Da qui molti esempi tratti dalla legislazione di altri paesi in cui in varie forme si è datto atto della possibilità della convivenza omosessuale e perfino dell'unione legale omosessuale, insomma di una sorta di matrimonio o sui generis che, così si dice, non c'è ragione che venga rifiutata nel nostro ordinamento, senza neppure aprirsi alla discussione. Del resto, aggiungono ancora i colleghi, non poche volte la stessa Corte Costituzionale, specie e soprattutto in materia di famiglia, ha cambiato idea, prima avallando l'assunzione tradizionale e poi aprendosi alle novità, proprio sotto la spinta del cambiamento dei costumi. Si tratta certamente di argomenti importanti, e tuttavia di peso secondario e comunque non decisivo, perché la sostanza del problema non è mutata nel tempo. Con il codice civile non c'è matrimonio se non certa diversità di sesso, ma anche la stessa costituzione, che segue il codice di soli sei anni, quando si riferisce al matrimonio, definendolo il fondamento di quella società naturale che è la famiglia, presuppone e avalla lo stesso concetto giuridico e sociale, altrimenti non avrebbe sentito il bisogno di imporre l'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (il marito e la moglie). Ma è davvero così cambiato il costume nazionale da imporre un mutamento tanto vistoso e profondo quale sarebbe il matrimonio tra omosessuali? Direi proprio di no, se si riflette che in prospettiva europea la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo (proprio quelli a cui ci richiama il tribunale) che è del 1955 e che sul punto non è mai stata cambiata, afferma tranquillamente «che a partire dall'età maritale, l'uomo e la donna hanno il diritto di sposarsi e di formare una famiglia». Ma che cosa ancora dire della cultura e del costume che conoscono e praticano soprattutto il matrimonio canonico - concordatario che pure esige, certamente, ed anzi ancora di più, la diversità di sesso tra gli sposi? Si ha qualche cenno che la Chiesa è intenta a cambiare il suo matrimonio? Direi proprio di no, visto che malgrado il divorzio continua imperterrita a predicarne l'indissolubilità e a dichiarare l'importanza decisiva della prole, almeno sul piano delle intenzioni. Non basta ancora. In occasione della recente riforma del diritto di famiglia, che è del 1975, la commissione parlamentare incaricata della redazione del progetto, definì il matrimonio (doveva diventare l'art. 83bis del codice) come l'istituto di famiglia che si costituisce con la volontà - legittimamente espressa - di un uomo e di una donna di prendersi reciprocamente in marito e moglie. Tale petizione non passò, perché fu ritenuta incompleta, e non certo perché fosse stata respinta sul piano ideologico. Era troppo poco, insomma! Non credo perciò che la questione possa avere successo davanti alla Corte. In ogni caso se l'avesse, il nostro tribunale avrebbe posto le premesse non per l'ampliamento o per l'apertura dell'istituto agli omosessuali, ma per la fine di un istituto che per millenni è stata la base della nostra famiglia, della nostra cultura e della nostra società. E non ci sarebbe certo da rallegrarsene. Tanto più che, lasciando da parte il matrimonio, quello tradizionale, che secondo me deve senz'altro restare così come è, non è escluso, almeno in teoria, che possa discutersi di altre possibilità di altre unioni civili però di assai diverso spessore o efficacia.

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SICUREZZA/ PD ATTACCA SU FIGLI IMMIGRATI. GOVERNO:MINORI TUTELATI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sicurezza/ Pd attacca su figli immigrati. Governo:Minori tutelati di Apcom Zaccaria: "Ddl gli nega l'esistenza". Mantovano: 'Falso' -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Il Pd la definisce la norma "più grave e incivile" del ddl sicurezza. Il governo e la maggioranza la difendono e affermano che non sussistono motivi per cancellarla: si tratta dell'articolo 45 del provvedimento finito di esaminare nella notte dalle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Montecitorio che, alla lettera 'f', secondo il democratico Roberto Zaccaria, "impedisce il riconoscimento dei figli da parte degli immigrati irregolari, colpendo in questo modo la persona direttamente dalla nascita e in qualche misura negandole l'esistenza". La norma, che modifica il testo unico sull'immigrazione stabilendo che anche per "l'accesso ai pubblici servizi" sia necessario esibire il permesso di soggiorno, è stata oggetto di duro scontro in Commissione ieri sera e il muro contro muro col governo ha portato Pd e Idv ha lasciare i lavori per protesta. "Se letta in combinato disposto con il resto dell'ordinamento - ha attaccato Cinzia Capano del Pd - comporta effetti che non sono voluti neanche dalla maggioranza: di certo infatti nessuno intende vietare il riconoscimento del figlio agli immigrati irregolari che, oltre ai più elementari principi etici, sarebbe contrario alle convenzioni internazionali in materia di infanzia. Eppure l'effetto che ne deriva è questo, con la conseguenza che il minore sarà dichiarato automaticamente non riconosciuto e adottabile". Non la pensa allo stesso modo il governo. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, durante l'esame in notturna, ha ricordato infatti che il testo unico sull'immigrazione prevede che "durante la gestazione e per i sei mesi successivi al parto non possa procedersi all'espulsione della madre e che il questore debba rilasciare a quest'ultima, per tale periodo, un permesso di soggiorno. Tale diritto è stato esteso dalla Corte Costituzionale al marito convivente della donna che partorisce". Il testo, insomma, "preclude all'immigrato irregolare soltanto la possibilità di chiedere provvedimenti in suo favore, mentre la dichiarazione di nascita costituisce un atto nell'interesse del bambino".

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Acqua e depuratori, per Federconsumatori c'è un abuso ai danni degli utenti (sezione: Giustizia)

( da "PrimaDaNoi.it" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

REGIONE - Tutte Acqua e depuratori, per Federconsumatori c’è un abuso ai danni degli utenti --> Inviato da Redazione--> il 3/4/2009 13:17:44 --> 1329 letture)--> --> ABRUZZO. La Federconsumatori ha denunciato un abuso ai danni degli utenti e consumatori del servizio idrico integrato. Si tratta di una voce della bolletta dell’acqua “quota di tariffa riferita al servizio di depurazione”. Nel 2008, una sentenza della Corte Costituzionale dichiarava l'illegittimità costituzionale delle richieste in bolletta agli utenti di questa voce qualora gli utenti fossero stati sprovvisti «di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi». Ora però, ha contestato la Federconsumatori, si è partorita una legge (n.13 del 27.02.09) che sembra un vero e proprio escamotage per aggirare la chiara sentenza della Corte di Cassazione. «Con tale legge, viene “sporcato e reso contorto” tale semplicissimo principio». Con la nuova normativa viene introdotto «l’esatto contrario», ovvero tale tariffa di depurazione i gestori la dovranno richiedere e gli utenti saranno tenuti a pagarla anche qualora le utenze non fruiscono di un servizio di depurazione per carenza del depuratore -ovvero della rete fognaria- oppure il servizio sia temporaneamente non attivo, purchè vi sia l'avvio delle procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione o di completamento delle opere necessarie alla attivazione del servizio di depurazione e alle stesse si proceda nel rispetto dei tempi programmati. Per la Federconsumatori «è ovvio che ogni gestore presente in Italia si sia dotato a partire dal 1953, di un piano che prevedeva la progettazione, il completamento delle opere necessarie, ma di fatto … siamo nel 2009 e molto lavori non solo non sono stati completati ma in alcuni casi, neanche iniziati, eppure gli utenti hanno sempre continuato a pagare». A detta dell’associazione dei consumatori la contraddittorietà del testo normativo sarà «buon terreno comportamenti tesi ad impedire la legittima restituzione di quanto indebitamente versato dagli utenti in questi anni». Però andando avanti nella lettura del testo di legge, si può notare che il legislatore conosce la sentenza (n.335 del 2008) e disciplina l’eventuale restituzione, da parte dei gestori, «rateizzata in un periodo di cinque anni», proprio come aveva disposto la Corte di Cassazione. La Federconsumatori ha preannunciato sin da ora che ogni irregolarità sarà segnalata sia al Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche, che al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nonchè alla magistratura competente. Inoltre ha dichiarato che vigilerà, grazie anche alle segnalazione di tutti gli utenti, sui comportamenti messi in atto dai gestori sia in merito ai programmi di realizzazione e/o completamento degli impianti di depurazione, sul consuntivo delle spese già effettuate e sul preventivo delle spese ancora da effettuare. m.r. 03/04/2009 13.16

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"Giustizia, la situazione è gravissima" (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA La giustizia in Italia è «in una situazione gravissima, tremenda. Se non ci sarà un adeguamento ai canoni di Strasburgo non c’è avvenire per la magistratura» nel nostro Paese. A lanciare l’allarme è il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito. Intervenendo stamattina al plenum del Csm, il "numero uno" dei Pm italiani ha rivolto un appello proprio all’organo di autogoverno delle toghe sollecitandolo a mobilitarsi al suo massimo livello e ad inviare una delegazione alla Corte e al Comitato dei ministri di Strasburgo. Un’iniziativa, ha spiegato il Pg, della quale c’è «assoluta necessità»: «La situazione italiana degrada di giorno in giorno davanti agli organi di tutela di Strasburgo, è gravissima», ha avvertito Esposito richiamando le condanne che l’Italia continua ad accumulare a causa dei tempi troppo lunghi dei processi. Di fronte a questa situazione, e la sollecitazione della quale Esposito si è fatto interprete, il Csm deve intervenire «seppure in zona Cesarini», inviando a Strasburgo una delegazione «la più ampia possibile, guidata dal vicepresidente». Da parte sua, il numero due di Palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, ha accolto la proposta intendendola come una «raccomandazione».

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FACCI RACCONTA DE MAGISTRIS, STORIA UN FALLITO DI SUCCESSO, CANDIDATO DELL'IDV ALLE EUROPEE - LE SUE INDAGINI? TANTI TITOLI (SUI GIORNALI), ZERO CONDANNE - QUELLA MANIA DI DENUNCIA (sezione: Giustizia)

( da "Dagospia.com" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

HomePage | Segnala articolo --> FACCI RACCONTA DE MAGISTRIS, STORIA UN FALLITO DI SUCCESSO, CANDIDATO DELL'IDV ALLE EUROPEE - LE SUE INDAGINI? TANTI TITOLI (SUI GIORNALI), ZERO CONDANNE - QUELLA MANIA DI DENUNCIARE POLITICI E GIUDICI – CONDANNATI? NESSUNO. MAI... Filippo Facci per "Il Giornale" Luigi De Magistris Luigi De Magistris è candidato alle elezioni europee ma anche alla poltrona di peggior magistrato italiano della storia recente. Sin dal 1996, appena insediato alla Procura di Catanzaro, si occupò di reati contro la pubblica amministrazione, però nessuno dei suoi indagati è stato mai condannato per reati, appunto, contro la pubblica amministrazione. Neanche uno. Mai. Luigi De Magistris ha perso tutti i processi da lui istruiti tra i pochissimi che non si sono arenati prima ancora di giungere in dibattimento: cancellati, polverizzati, distrutti da gip, organi del riesame, Corti d'Appello, di Cassazione, Tribunali, chiunque abbia avuto modo di verificare l'incredibile imperizia di questo magistrato che con le sue inchieste totalmente fallimentari, ma ben orchestrate sui giornali prima di scoppiare poi come bolle, ha distrutto vite, persone, famiglie, imprese, posti di lavoro e reputazioni. Il tutto facendo anche spendere milioni di euro per consulenze allucinanti (vedi caso Genchi) e così pure per rifondere tutti gli innocenti ingiustamente incarcerati in anni di disinvoltura scandalosamente impunita, o meglio: premiata, ora, con una candidatura che rappresenta la fuga finale da una corporazione che lo stava progressivamente espellendo. filippo facci Luigi De Magistris è stato candidato da Antonio Di Pietro nonostante persino Massimo Di Noia, avvocato storico proprio di Di Pietro, come vedremo, ebbe a invocare dei provvedimenti disciplinari contro De Magistris solo due anni fa. A dimostrare tutto questo non è soltanto l'inchiesta con cui il Giornale ripercorrerà la storia del neo candidato dell'Italia dei Valori: è stata la stessa Magistratura nelle sedi opportune, come si dice. Basti leggere, per esempio, il parere con cui il Consiglio Giudiziario si espresse sulla nomina di De Magistris a magistrato di Corte d'Appello: doveva essere un passaggio scontato, solo un timbro per consacrare una progressione in carriera che i Consigli Giudiziari tendono quasi sempre a rilasciare in positivo: i magistrati giudicati negativamente, di norma, non superano l'uno per mille del totale. Ma nel caso di De Magistris, il 18 giugno 2008, il relatore Bruno Arcuri fece suonare una musica che raramente si era sentita in una sede come quella: «Prendendo possesso del mio ufficio di Procuratore generale, iniziavo la mia esperienza in Calabria con vivo interesse per il dr. De Magistris dopo aver letto di lui sulla stampa e averlo visto in televisione. Fui subito colpito dalle notizie che andavo apprendendo presso i colleghi tutti: i procedimenti da lui istruiti, di grande impatto sociale perché istruiti contro i cosiddetti colletti bianchi, erano quasi tutti abortiti con provvedimenti di archiviazione, con sentenze di non doversi procedere e con sentenze ampiamente assolutorie. Voci che mi stupirono perché in contrasto con la rappresentazione che ne davano i media». Antonio Di Pietro Seguiva un'analisi che denotava «una serie numerosissima di insuccessi», la «anomalia dei provvedimenti adottati», «procedimenti infausti», «omessa indicazione dei reati e delle fonti di prova», questo mentre De Magistris, ogni volta, «perseverava nell'adozione di provvedimenti immotivati malgrado i continui insuccessi». Poi l'affondo del Procuratore generale: «Di fronte a una tale patologia, forse unica nel panorama delle iniziative di un pm, a meno di configurare una magistratura disattenta se non collusa concentri di potere criminale (come ha configurato De Magistris con esternazioni mediatiche) non si sfugge a un'alternativa secca: o le persone indagate sono tutte esenti da responsabilità penali, o i giudici di Catanzaro sono tutti non professionalmente idonei se non corrotti». «Il dato certo è che il dr. De Magistris è del tutto inadeguato, sul piano professionale e sul piano dell'equilibrio e sul piano dei diritti delle persone solo sospettate di reato, a svolgere quanto meno le funzioni di pm». E questa, mai pubblicata come tutto il seguito, è solo la relazione introduttiva. Il parere finale, reperibile nel fascicolo personale di De Magistris, è a tal punto esplicito da meritare un'altra citazione testuale: «Le tesi accusatorie sono cadute spesso per errori evitabili ed evidenziati dall'organo giudicante», «Sono emersi rilievi negativi per l'anomalia di molti provvedimenti adottati. I procedimenti di rilevante impatto sociale hanno trovato clamorose smentite», «Il rapporto statistico indagini/giudizio lascia emergere un'anomalia, poiché numerosi procedimenti non hanno condotto a nessuna fondatezza. Non solo: nei provvedimenti si configurano violazioni manifeste di legge (addirittura diritti costituzionali), ovvero si radicano prassi senza alcun fondamento normativo, come in materia di intercettazioni». La conclusione del Consiglio fu clamorosa: «Giudizio finale negativo. Le voci capacità e preparazione presentano profili di evidente deficit», «gravi vizio lacune; tecniche di indagine discutibili; procedimenti fondati su ipotesi accusatorie che non hanno trovato conferma, attività carente dal punto di vista dell'approfondimento e della preparazione». Il Consiglio giudiziario, oltretutto, aveva preso in esame solo il periodo 2002-2008 e aveva quindi tralasciato i devastanti buchi nell'acqua fatti da De Magistris a partire dal 1996, quando gli addetti ai lavori, a Catanzaro, cominciarono a soprannominarlo «Giginedduflop». Luigi De Magistris Il magistrato il 12 luglio rispose alla bocciatura nel solito modo: denunciando. Preparando, cioè, carte bollate contro chi si era permesso di criticarlo o contraddirlo. «Ho tempestivamente informato la Procura di Salerno dei numerosi profili di illiceità anche penali contenuti negli atti sopra citati». Cioè: denunciò il Consiglio giudiziario, il cui parere, pure, sarà condiviso anche dal Csm. Poi negò la pura evidenza: «Non si tiene conto dei provvedimenti che hanno confermato le ipotesi dell'accusa». Ma di questi provvedimenti non ne citò neanche uno. In compenso scrisse questo: «La mia condotta è stata irreprensibile e le indagini svolte con correttezza e professionalità», «chi mi conosce sa quanto sia rispettoso di tutte le persone. Del resto, una persona non diviene per caso un punto di riferimento per tanti». Tanti elettori, se possibile. Denunciare i colleghi che avevano respinto i suoi provvedimenti, per De Magistris, era una regola sistematica già da anni: ha denunciato gip, giudici del Riesame, magistrati d'Appello e di Cassazione. Il tutto per decisioni sgradite, ma contro le quali, spesso, non ha mai neppure proposto impugnazione. Invece di fare ricorso, cioè, denunciava direttamente i giudici. De Magistris ha denunciato un avvocato generale dello Stato che aveva revocato un suo procedimento, revoca poi confermata dalla Cassazione. Ha denunciato un ispettore che aveva rilevato gravi irregolarità nella gestione della sua inchiesta Toghe lucane. Ha denunciato un pubblico ministero di Matera che lo aveva messo sotto indagine. Ha denunciato il presidente del Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva annullato diverse sue richieste d'arresto: annullamenti poi confermati dalla Cassazione. De Magistris ha inquisito la madre di una sua collega di tribunale, Mariateresa Carè, prima che ovviamente fosse prosciolta; poi ha indagato anche il marito della collega prima che fosse assolto pure lui. Ha indagato il marito del giudice Abigaille Mellace senza neppure iscriverlo nel registro degli indagati, e chiedendone pure l'arresto: richiesta respinta dal gip, dal Tribunale della Libertà e dalla Corte di Cassazione; la casa della collega fu tuttavia perquisita. De Magistris, ai magistrati di Salerno, racconterà di quest'ultima sua indagine omettendo che il marito della collega era stato completamente assolto. I magistrati di Salerno, sul punto, non gli fecero domande. Forse già sapevano, e sennò lo ripetiamo, che nelle indagini sulla pubblica amministrazione fatte da Luigi De Magistris a Catanzaro nessuno è mai stato condannato. Nessuno. Mai. [29-04-2009]

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SICUREZZA/ SALE IPOTESI FIDUCIA SUL DDL, PD-UDC: GOVERNO DIVISO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sicurezza/ Sale ipotesi fiducia sul ddl, Pd-Udc: Governo diviso di Apcom Ira di Maroni per modifiche Pdl: "Così non si può andare avanti" -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Cresce il pressing della Lega per ottenere la questione di fiducia sul ddl sicurezza che domani approda in Aula alla Camera per la discussione generale. Brucia ancora la ferita della bocciatura a scrutinio segreto della norma che prolungava fino a sei mesi la permanenza dei clandestini nei Cie e la strada del provvedimento che dovrebbe reintrodurla non sembra affatto facile: l'opposizione è decisa a dare battaglia chiedendo nuovamente (e, da regolamento parlamentare, ottenendo) il voto segreto sulle norme che riguardano l'immigrazione e "i mal di pancia" nel Pdl, per stessa ammissione del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sono ancora troppi per rischiare. Il provvedimento che contiene, tra le altre cose, la 'legalizzazione' delle ronde, il reato di immigrazione clandestina e il prolungamento fino a sei mesi della permanenza dei clandestini nei Cie è stato esaminato a tempo di record dalle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera che la scorsa notte hanno lavorato fino alle 2. Partito democratico e Italia dei Valori hanno abbandonato i lavori per protesta contro l'articolo 45 del ddl che contiene la norma "più grave e incivile", per citare le parole del deputato democratico Roberto Zaccaria, di tutto il testo: si tratta della norma che, modificando il testo unico sull'immigrazione, stabilisce che anche per "l'accesso ai pubblici servizi" sia necessario esibire il permesso di soggiorno. Secondo Zaccaria "si impedisce il riconoscimento dei figli da parte degli immigrati irregolari, colpendo in questo modo la persona direttamente dalla nascita e in qualche misura negandole l'esistenza". A difendere la norma è il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che ricorda come il testo unico sull'immigrazione prevede che "durante la gestazione e per i sei mesi successivi al parto non possa procedersi all'espulsione della madre e che il questore debba rilasciare a quest'ultima un permesso di soggiorno". Un diritto "esteso dalla Corte Costituzionale al marito convivente della donna che partorisce". Il testo, insomma, secondo l'esponente del governo "preclude all'immigrato irregolare soltanto la possibilità di chiedere provvedimenti in suo favore, mentre la dichiarazione di nascita costituisce un atto nell'interesse del bambino". Non è il duro scontro con l'opposizione, tuttavia, a impensierire la Lega e il principale 'tifoso' del ddl, cioè il Ministro Maroni. Piuttosto sono le divisioni che, anche nell'esame in Commissione, si sono registrate tra Carroccio e Pdl. Il titolare del Viminale non nasconde il suo disappunto e a margine di una conferenza stampa parla del rischio che "alcuni mal di pancia nel Pdl" possano condizionare il voto sul provvedimento e conferma che domani nel Consiglio dei ministri valuterà la possibilità di chiedere sul ddl l'autorizzazione a porre la questione di fiducia. "Questa notte - si sfoga Maroni con i giornalisti - alcune votazioni in commissione mi hanno confermato questa preoccupazione: la norma che avevamo fortemente voluto sull'obbligo di segnalazione dei tentativi di estorsione da parte di chi ha commesse pubbliche è stata infatti inopitatamente emendata e svuotata di significato contro il nostro parere". Grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal deputato del Pdl (ex An) Manlio Contento, infatti, è stato stabilito che per escludere un imprenditore dalle gare d'appalto questi debba essere imputato per favoreggiamento o falsa testimonianza. Mentre nel testo uscito dal Senato bastavano semplici indizi, raccolti in un procedimento a carico di terzi. L'emendamento della discordia è stato votato dal Pdl e non dalla Lega. "E' ovvio - è sbottato Maroni - che così non si può andare avanti: il provvedimento rischia di essere svuotato dei suoi maggiori significati". L'alta probabilità che venga posta la questione di fiducia è confermata anche da fonti vicine al ministero della Giustizia: "Non solo il voto segreto ma anche il rischio che venga ripresentata in Aula la mole di emendamenti già esaminati in Commissione (più di 300, ndr) rendono la questione di fiducia probabile", spiegano. "La minaccia di porre la fiducia sul Ddl sicurezza - protesta Donatella Ferranti del Pd - è una prova di debolezza di governo e maggioranza: evidentemente il Pdl deve soffocare il dissenso interno su un provvedimento indigeribile anche per molti della destra". Gli fa eco Michele Vietti dell'Udc: "La minaccia del ricorso all'ennesima fiducia, oltre ad inserirsi in una logica di svuotamento sistematico delle prerogative parlamentari, mira evidentemente a nascondere le crepe che si sono già ripetutamente manifestate nella maggioranza su argomenti come ronde e centri di identificazione".

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GIUSTIZIA/ CSM: NO CONSULENZA CICALA, BOCCIATA RICHIESTA MARONI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Csm: No consulenza Cicala, bocciata richiesta Maroni di Apcom Ex leader Anm aveva chiesto di continuare lavoro in Cassazione -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Mette a rischio imparzialità e indipendenza del magistrato: è per questa ragione che il Csm ha bocciato la richiesta dell'ex presidente dell'Anm Mario Cicala di poter fare il consigliere giuridico, in "rapporto di diretta collaborazione con il ministro dell'Interno".Una decisione che ha diviso a metà il plenum (11 voti a favore e altrettanti contrari), passata solo per il voto decisivo del vicepresidente Nicola Mancino, che in caso di parità vale doppio. Cicala aveva chiesto di poter svolgere l'incarico al Viminale senza rinunciare alle sue funzioni di consigliere in Cassazione: circostanza che per la maggioranza dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli è "incompatibile con le esigenza di tutela dei valori dell'indipendenza e della imparzialità". Valori, sostiene il Csm nella delibera approvata, che "potrebbero infatti essere compromessi per effetto del legame che l'espletamento di tale incarico, di 'diretta collaborazione' con il Ministro dell'Interno, costituisce fra il magistrato e un organo di vertice dell'amministrazione nonché soggetto politico che collabora in posizione di assoluto rilievo alla elaborazione ed attuazione dell'indirizzo politico del governo". "Né - si osserva ancora - può ritenersi che il rischio di compromissione dei predetti valori sia escluso dalla natura esclusivamente 'tecnico -giuridica' dell'apporto che il dottor Cicala dovrà fornire". Dare il via libera alla richiesta creerebbe, sostiene il Csm, "quantomeno il rischio" che l'esercizio delle funzioni di magistrato in Cassazione "non sia accompagnato dalla necessaria presunzione di imparzialità e di indipendenza che lo deve caratterizzare". Bisogna evitare, sottolineano ancora i consiglieri, che si verifichino "situazioni che possono anche solamente apparire idonee a compromettere valori dell'indipendenza ed imparzialità". Situazione che verrebbe a determinarsi con l'incarico in questione. "Infatti - argomenta il Csm - premesso che non risultano delimitazioni espresse alle materie di competenza del consigliere Cicala quale consulente giuridico del Ministro dell'Interno, e che pertanto tale incarico appare riferito a tutte le competenze del ministro, l'accoglimento della richiesta di autorizzazione determinerebbe una situazione palesemente incompatibile con i parametri di cui alla circolare, in cui il consigliere giuridico di uno dei più importanti ministri dell'esecutivo sarebbe contemporaneamente membro di un organismo che è parte intrinseca del sistema di autogoverno della magistratura". In particolare, Cicala avrebbe avuto "il compito di assistere il sottosegretario on. Mantovano nella predisposizione dei testi normativi per la modifica della migliore attuazione delle leggi concernenti la tutela delle vittime del dovere, la criminalità organizzata, l'usura e i testimoni di giustizia".

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Giustizia/ Mancino: No interferenze in scelta capo pm (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

No ad una "deprecabile interferenza esterna" nella nomina del nuovo capo della Procura di Bologna. Lo dice a chiare lettere il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, affrontando in plenum il 'caso' che si è aperto dopo la lettera di dimissioni dalla magistratura di uno dei due candidati indicati dalla Commissione Direttivi, l'attuale procuratore capo di Reggio Emilia Italo Materia, in 'corsa' assieme all'ex procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini. Una vicenda che ha costretto l'assemblea di Palazzo dei Marescialli a rinviare la nomina del responsabile dell'ufficio dei pm bolognesi, poltrona rimasta senza titolare da circa un anno. Materia sarebbe vittima di quella che lui stesso ha definito "una campagna persecutoria gravemente lesiva" della sua onorabilità, all'origine della quale ci sarebbe il fatto che è stato co-autore di un parere favorevole alla concessione del programma di protezione a Luigi Sparacio, poi diventato collaboratore di giustizia. Accuse arrivate in particolare dalla presidente dell'Associazione vittime di mafia Sonia Alfano, oggi candidata con Italia dei valori alle europee. La sua lettera di dimissioni, ha commentato Mancino, è "la reazione ad un'aggressione subita": di fronte a quella che è una "deprecabile interferenza esterna nella sua attività" il Csm non può dare "risposte burocratiche". Una posizione riecheggiata in molti altri interventi dei consiglieri dell'organo di autogoverno della magistratura, concordi con l'esigenza di respingere quella che in tanti hanno voluto bollare appunto come una "interferenza". Da qui, la decisione di rinviare la nomina, in attesa che venga definito l'iter legato alla richiesta di dimissioni ma anche che la Prima Commissione concluda il lavoro sulla pratica a tutela di Materia aperta quasi un anno fa.

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GIUSTIZIA/ MANCINO: NO INTERFERENZE IN SCELTA CAPO PM BOLOGNA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Mancino: No interferenze in scelta capo pm Bologna di Apcom Rinviata nomina dopo dimissioni candidato attaccato -->Roma, 29 apr. (Apcom) - No ad una "deprecabile interferenza esterna" nella nomina del nuovo capo della Procura di Bologna. Lo dice a chiare lettere il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, affrontando in plenum il 'caso' che si è aperto dopo la lettera di dimissioni dalla magistratura di uno dei due candidati indicati dalla Commissione Direttivi, l'attuale procuratore capo di Reggio Emilia Italo Materia, in 'corsa' assieme all'ex procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini. Una vicenda che ha costretto l'assemblea di Palazzo dei Marescialli a rinviare la nomina del responsabile dell'ufficio dei pm bolognesi, poltrona rimasta senza titolare da circa un anno. Materia sarebbe vittima di quella che lui stesso ha definito "una campagna persecutoria gravemente lesiva" della sua onorabilità, all'origine della quale ci sarebbe il fatto che è stato co-autore di un parere favorevole alla concessione del programma di protezione a Luigi Sparacio, poi diventato collaboratore di giustizia. Accuse arrivate in particolare dalla presidente dell'Associazione vittime di mafia Sonia Alfano, oggi candidata con Italia dei valori alle europee. La sua lettera di dimissioni, ha commentato Mancino, è "la reazione ad un'aggressione subita": di fronte a quella che è una "deprecabile interferenza esterna nella sua attività" il Csm non può dare "risposte burocratiche". Una posizione riecheggiata in molti altri interventi dei consiglieri dell'organo di autogoverno della magistratura, concordi con l'esigenza di respingere quella che in tanti hanno voluto bollare appunto come una "interferenza". Da qui, la decisione di rinviare la nomina, in attesa che venga definito l'iter legato alla richiesta di dimissioni ma anche che la Prima Commissione concluda il lavoro sulla pratica a tutela di Materia aperta quasi un anno fa.

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Judecatoarea Maria Nicola, exclusa din magistratura (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 29-04-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Judecatoarea Maria Nicola, exclusa din magistratura Joi, 30 Aprilie 2009 CSM a decis ieri excluderea din magistratura a judecatoarei Maria Nicola de la Tribunalul Dolj, cea care a decis intreruperea pedepsei lui Serghei Gorbunov, suspectat ulterior de comiterea asasinatului de la o casa de schimb din Brasov. Este singura decizie de excludere data in cazul Gorbunov, ceilalti magistrati fiind doar revocati din functie de CSM. Judecatoarea, care a fost audiata in urma cu o luna de CSM, a declarat ca nu a vrut sa-si asume riscul ca Gorbunov sa orbeasca in penitenciar. Maria Nicola a recunoscut insa ca Serghei Gorbunov, condamnat pentru omor, prezenta pericol pentru ordinea publica, insa a preferat sa nu motiveze sentinta pentru a nu se contrazice. CSM a mai decis ieri excluderea din magistratura a Alinei Nicoleta Osiac, judecatoare la Judecatoria Sectorului 5, pentru neindeplinirea indatoririlor de serviciu. Din aceeasi categorie: Marmureanu: Cutremurul de sambata nu a fost urmat de repliciPilotii si instructorii de parasutism au primit pensii de pana la 30.000 leiG7: exista semne ca economia mondiala se stabilizeaza, insa redresarea e departe Voteaza

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Il pm Padula replica a Materia: Lo querelo (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Reggio" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

di Tiziano Soresina Il pm Padula replica a Materia: «Lo querelo» Il sostituto attaccato sul crac Acli Domus, ma il «capo» l'aveva difeso a Roma Non ha mai pronunciato il suo nome, ma le «bordate» del procuratore dimissionario Italo Materia contro il «magistrato che va a cavallo» - tacciato sia di scarso attaccamento al lavoro sia di ritardi nelle indagini sul crac Acli Domus - hanno irrititato e non poco il «suo» sostituto Luciano Padula sentitosi tirato in ballo. E ha deciso di passare al contrattacco. In una nota le sue intenzioni. «Comprendo il motivo di grande disagio, personale e professionale, del collega Materia, e registro, attraverso forme e contenuti delle sue dichiarazioni, quanto la triste vicenda che lo ha coinvolto abbia minato la sua serenità. Ciononostante, non posso che respingere con fermezza "insinuazioni" di tale profilo, riservandomi ogni iniziativa a mia tutela nelle opportune sedi». Una controffensiva affidata a sei righe di un comunicato-stampa che «tradisce» l'intenzione di pesare le parole con i cronisti per non prestare il fianco a nuove polemiche, con la dichiarata intenzione, però, di muoversi sul piano legale. Muoversi in che modo? Due le strade possibili: la querela per diffamazione sul versante penale (la strada che appare come la più probabile), oppure la richiesta di un intervento del Csm sul piano disciplinare. DUE VERSIONI. Ma sulle valutazioni dei tempi dell'inchiesta relativa al crac Acli Domus - inizialmente affidata al pm Padula e poi «ridistribuita» alla collega Salvi a fine 2005 che chiuse le indagini nel febbraio 2006 - dobbiamo annotare un'ondivaga posizione di Materia. Martedì ha incolpato il pm Padula di non averlo mai informato della delicatezza dell'inchiesta, lasciando correre i termini per le indagini preliminari. Con un ultimo affondo più che esplicito: «Quando il treno stava per deragliare - ha rimarcato martedì Materia - ho assunto la responsabilità diretta e il processo si è concluso in tempo utile. Alla fine non ci sarà alcuna prescrizione». Ma due anni fa - al culmine della querelle in cui due deputati reggiani del centrodestra (Angelo Alessandri ed Emerenzio Barbieri) chiedevano un'ispezione ministeriale in procura a Reggio proprio sulla scia delle polemiche legate ad Acli Domus - Luigi Li Gotti (sottosegretario del governo Prodi) riportò in Commissione Giustizia una ricostruzione della vicenda ben diversa da parte di Materia che difendeva l'operato dei suoi due pm sulla vicenda. «Quanto alla mancata conclusione delle indagini preliminari in tempi brevi - rispose Li Gotti - Materia ha osservato che la circostanza non potrebbe addebitarsi ad un'inerzia del dottor Padula, ma costituirebbe la conseguenza del notevole numero di procedimenti (2.558) che il medesimo aveva in carico nel 2002. Il procuratore ha aggiunto che il tempo della definizione del procedimento non ha determinato la prescrizione del reato di bancarotta fraudolenta». BERSAGLIO SBAGLIATO. Sonia Alfano, candidata indipendente alle elezioni europee nelle liste di Italia dei Valori, ha risposto ieri ancora una volta al procuratore Materia. Il terreno di scontro è sempre quello: Materia che ha dato le dimissioni dall'ordine giudiziario dopo le accuse della Alfano e l'iniziativa, ventilata a livello bolognese, di un banchetto informativo sul procuratore reggiano. «Senza entrare nel merito delle incomprensibili scelte personali del dottor Materia - replica Sonia Alfano - ci tengo a precisare che il celeberrimo "banchetto informativo", più volte menzionato da Materia ed indicato come causa scatenante delle sue dimissioni, è un'iniziativa non riconducibile a me». Sulla richiesta di trasparenza da parte del magistrato, la candidata sostiene: «Posso solo affermare che di trasparenza ne ho usata a iosa: ho portato alla conoscenza di Reggio fatti e vicende di ingente rilevanza quantomeno deontologica, relative al proprio procuratore che fino a quel momento erano sconosciute ai più». IL CSM. Le dimissioni a sorpresa di Materia hanno tenuto banco ieri - a Roma, al Csm - e dalla riunione del plenum sono uscite due decisioni importanti. La tanto discussa pratica a tutela di Materia (depositata a suo tempo dall'avvocato reggiano Celestina Tinelli, membro laico del Csm) è stata ammessa e verrà pubblicata. Per il procuratore una «iniezione di fiducia», anche se arriva quando la situazione è più che precipitata. In secondo luogo il plenum ha rimandato ad una prossima riunione la decisione sulla nomina del procuratore di Bologna (carica a cui ambiva Materia): un «passaggio» per riaprire i giochi ad altri candidati?

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Diciotto partiti in gara (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

di Claudio Baccarin e Roberta De Rossi Diciotto partiti in gara Il Nordest eleggerà 13 deputati a Strasburgo Politici e carneadi, corrono in 209 C'è Garofano comandante del Ris con Mpa e La Destra e c'è Berlusconi VENEZIA. I giochi sono fatti. Diciotto liste si sfideranno alle Europee, il 6-7 giugno, nella circoscrizione Nordest. Scendono in campo il Popolo della Libertà, il Partito Democratico, la Lega Nord, l'Italia dei Valori, l'Unione di Centro, i Socialisti Uniti per l'Europa, Sinistra e Libertà, i Liberal Democratici, Prc-Pdci-Socialismo 2000-Consumatori Uniti, Forza Nuova, la Lista Bonino-Pannella, la S¨udtiroler Volkspartei, la Fiamma Tricolore, Indipendenza Veneta, il Partito Comunista dei Lavoratori, Parlamentare Indipendente. In zona Cesarini approdano alla Corte d'Appello anche gli Autonomisti Goisis (il capolista è Piergiorgio Goisis, autonomista bergamasco, solo omonimo di Paola, parlamentare leghista di Este) e la lista dell'Autonomia (La Destra-Mpa-Pensionati). Proprio da quest'ultima arriva il colpo a sorpresa: Luciano Garofano, comandante del Ris dei Carabinieri di Parma. Spunta Garofano. Alle 20.15 il carabiniere più famoso d'Italia tira fuori il cellulare e dalle scale della Corte d'Appello di Venezia comunica al comando generale dell'Arma di essersi candidato alle europee e di aver scelto la destra. Il colonello Luciano Garofano, il comandante dei Ris di Parma, protagonista di mille e una indagine scientifica e una miriade di delitti mediatici - da Garlasco a Unabomber, solo per citarne alcuni alla ribalta in questi giorni - è la sorpresa di questa tornata elettorale nel Nordest, candidato per il simbolo multiforme de «L'Autonomia», che riunisce La Destra di Francesco Storace, Alleanza di Centro di Francesco Pionati, l'Mpa di Raffale Lombardo e i Pensionati di Carlo Fatuzzo. Per oltre un'ora, Garofano gioca a rimpiattino con i cronisti che l'hanno riconosciuto, negando di essere se stesso. Poi - depositate ed accettate le liste dall'Ufficio elettorale - chiama l'Arma e si apre il sorriso: «Scusate, dovevo essere certo che la documentazione per la candidatura fosse a posto ed avvertire il mio comandante che sono in aspettativa elettorale». «Le cose nascono quando si compiono i 55 anni», commenta Garofano, «quando si cerca di consolidare e diversificare il lavoro fatto e mettere a frutto l'esperienza acquisita con un altro ruolo: già un anno fa c'erano stati contatti con An e Forza Italia, ma la dimensione politica europea la sento più consona alla mia esperienza, soprattutto per i temi della sicurezza e della giustizia, dove l'Europa ha strumenti e fondi per intervenire. Se sarò eletto è ovvio che sia questo il mio settore principale d'intervento: non ho ancora steso un programma, ma se andrò al Parlamento europeo cercherò di far ottenere più risorse e mezzi alle forze dell'ordine». Pdl, niente brividi. Contrariamente alle previsioni non regala particolari emozioni la lista del Pdl. «Silurata» la miss padovana Chiara Sgarbossa. Supportati dal capolista Silvio Berlusconi (che, in quanto premier, non potrà sedere sui banchi di Strasburgo), cercano una conferma i vicentini Sergio Berlato e Amalia Sartori e la padovana Elisabetta Gardini. Agguerrita la presenza di Maurizio Paniz, deputato e avvocato bellunese, il quale, una volta eletto, lascerebbe il posto a Ettore Riello, appena eletto alla presidenza della Fiera di Verona. Verso il bis. Sperano di tornare all'Europarlamento con la casacca dello Scudocrociato (ma sarà dura perchè i seggi in palio sono solo tredici), anche Iles Braghetto, approdatovi dopo le rinunce di De Poli e Giovanardi, e Giorgio Carollo, che nel 2004 era stato eletto con le insegne di Forza Italia. Lo Scudocrociato propone anche Antonio Guadagnini, portavoce dei sindaci del Nord, e Ugo Bergamo, membro del Csm. Consiglio reclutato. Sono numerosi i consiglieri regionali che si mettono in gioco nelle prossime settimane. Oltre a Gianpaolo Bottacin, leghista, che corre per la Provincia di Belluno, e a Barbara Degani, piedillina che punta alla successione di Vittorio Casarin a Padova, scendono in pista alle Europee Franco Frigo, per il Partito Democratico; Roberto Ciambetti e Mara Bizzotto per la Lega Nord; Gustavo Franchetto per l'Italia dei Valori. I big. Oltre a Berlusconi, partecipano alla competizione nel Nordest Nichi Vendola (Sinistra e Libertà), il ministro Umberto Bossi (Lega Nord), Emma Bonino (che guida la lista in cui figura pure Marco Pannella), Antonio Di Pietro (Italia dei Valori). Vittorio Sgarbi si è infine accasato con la Destra-Mpa nelle circoscrizione Isole.

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Procura senza sostituti Gli avvocati protestano (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

SALUZZO. TRIBUNALE Procura senza sostituti Gli avvocati protestano «Denuncia contro ignoti per interruzione di pubblico servizio: è solo una provocazione, ma potremmo anche concretizzarla». Sono queste le parole del presidente dell'Ordine degli avvocati di Saluzzo Chiaffredo Peirone che ieri ha presentato un documento di sostegno alla Procura della Repubblica che, dopo l'estate, resterà senza sostituti procuratori. I magistrati oggi sono tre: il capo Paolo Tamponi e i sostituti Maurizio Ascione e Caterina Centola. Questi ultimi due hanno ottenuto il trasferimento e dall'autunno saranno, rispettivamente, a Milano e Lodi. «Invitiamo ciascuno - hanno scritto gli avvocati - per quanto di sua competenza a attivarsi onde evitare il degrado della legalità del nostro circondario, ringraziando comunque il Procuratore capo per l'opera fin qui svolta ed esprimendogli la solidarietà del Foro per la situazione venutasi a creare». L'obiettivo è coinvolgere i parlamentari cuneesi, i politici e gli amministratori per un intervento legislativo. Le norme in vigore, infatti, rendono molto difficile l'arrivo di nuovi pm nei prossimi mesi. «Sperare che nel giro di poco tempo vengano coperti i posti vacanti - dice Peirone - è inutile». «Siamo dispiaciuti - prosegue - perché dopo periodi di stallo, la procura aveva ingranato e i prossimi trasferimenti bloccheranno di nuovo tutto». Peirone e il segretario Maurizio Bonatesta suggeriscono anche che «il trasferimento avvenga quando sia già stato individuato un sostituto». La presa di posizione dell'Ordine saluzzese sarà spedita anche a ministro della Giustizia e Csm.

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sinigaglia: la provincia paghi il trasporto dei disabili (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

L'ENTE CHE GESTISCE LE SCUOLE SUPERIORI Sinigaglia: «La Provincia paghi il trasporto dei disabili» Duecentotrentamila euro, per pagare il trasporto dei disabili nelle scuole superiori dell'Ulss 16. Una cifra contestata, che finora è stata versata all'azienda sanitaria da parte dei Comuni interessati. Ma una sentenza della Corte Costituzionale dell'estate scorsa racconta una verità diversa: gli euro in questione devono essere scuciti dalla Provincia. Che è l'ente che gestisce gli istituti superiori. Al momento la spesa per il trasporto di 22 disabili è di centotrentamila euro all'anno. Ma ci sono altri 17 ragazzi che, almeno per il momento, si arrangiano con mezzi propri. La stima quindi sale di altri centomila euro, arrivando alla somma totale. «Si tratta di un livello essenziale di assistenza che dobbiamo fornire, e che per ora viene assicurato dai Comuni, ma come spesa impropria - attacca l'assessore alle Politiche sociali di palazzo Moroni Claudio Sinigaglia - qualche mese fa abbiamo avuto un incontro con il presidente Vittorio Casarin e l'assessore Massimo Giorgetti, in cui ci assicuravano che avrebbero stanziato i soldi. Per ora non si è visto niente». La conferenza dei sindaci dell'Ulss, infatti, aveva approvato una mozione in cui chiedeva all'ente sanitario di prelevare la cifra dalle casse di palazzo Santo Stefano. Un risparmio che permetterebbe a Sinigaglia di girare dei soldi per l'inserimento di altri portatori di handicap nei Ceod. «Casarin e Giorgetti si mettano le mani in tasca, e tengano fede alle promesse». Perché potrebbe profilarsi anche una richiesta di risarcimento da parte dei Comuni, per quanto già speso almeno per gli anni 2008 e 2009. Sinigaglia sfodera l'arma dell'ironia, ricordando alla coppia Casarin-Giorgetti di stare meno «in scena», e di trovare i finanziamenti. «Propongo loro un nuovo slogan «in» tema: Includere i soldi per inserire i disabili negli istituti». (e.a.)

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moffa sott'inchiesta, il csm lo trasferisce - andrea mori (sezione: Giustizia)

( da "Centro, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 5 - Chieti Moffa sott'inchiesta, il Csm lo trasferisce Il procuratore capo accusato di non essersi astenuto in un processo di un parente ANDREA MORI LANCIANO. Ha provato a difendersi lui, procuratore capo chiamato spesso in aula a sostenere l'accusa, ma il Consiglio superiore della magistratura (Csm) gli ha dato per ora torto comunicandogli il suo trasferimento d'ufficio a seguito di una procedura disciplinare. Tullio Moffa, il capo della Procura frentana, è sotto inchiesta e "accusato" di non essersi astenuto in un processo che vede lui giudice e per imputato un suo parente. Moffa sostiene che non aveva l'obbligo di astenersi, il Csm - che è l'organo di autocontrollo della magistratura - ci vede invece un conflitto di interesse tanto più che all'imputato sarebbe stato concesso di patteggiare la pena, a prescindere dall'importanza della causa e quindi della denuncia che l'ha innescata. Un fulmine a ciel sereno per Moffa, magistrato anziano e stimato in città, un terremoto a Palazzo di giustizia. Al procuratore capo è stato comunicato il provvedimento preso dalla sezione disciplinare del Csm al termine dell' indagine partita da un esposto e innescata dalla Procura generale della Cassazione. Si tratta di una sorta di misura cautelare preventiva che ha valore provvisorio e non è stata notificata con le specifiche motivazioni all'"indagato" Moffa. I risultati dell'inchiesta e quindi tutta la procedura saranno esaminati dalla terza commissione ordinaria sui trasferimenti del Csm la quale dovrà fornirà il giudizio di merito, decidere se confermare il provvedimento e/o quale eventualmente sanzione infliggere. Contro la decisione, il procuratore capo potrà presentare ricorso alle sezioni unite della Cassazione. Un procedimento che, in termini di tempo, andrà avanti per oltre un mese. Resta il fatto che la procedura seguita dal Csm sia quella d'urgenza. A Roma, Palazzo dei Marescialli, spiegano che sono proprio le mancate astensioni da parte di magistrati e giudici in processi in conflitto di interesse, i motivi più frequenti delle procedure disciplinari. Di tutt'altro parere è Moffa: non era obbligato ad astenersi dal processo. Il procuratore capo ha già avuto modo di dirlo anche ai suoi colleghi della sezione disciplinare che l'hanno chiamato a deporre stavolta, per lui, nelle strano ruolo di "sospettato".

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dal sogno coronato due anni fa alla soluzione del caso marcucci (sezione: Giustizia)

( da "Centro, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 5 - Chieti Dal sogno coronato due anni fa alla soluzione del caso Marcucci LANCIANO. Una carriera in città da magistrato, da giudice fino a raggiungere il vertice da procuratore capo della Repubblica. Era il 4 maggio del 2007 quando Tullio Moffa coronava quello che probabilmente era un suo sogno, diventare capo della Procura. E lui, di origini napoletane, ha subito cercato di impostare il lavoro alla sua maniera, in modo verticistico, cambiando metodi e compiti. Due anni fa Moffa ricevette l'incarico di procuratore capo dal presidente del tribunale Giuseppe Carabba. Disse di essere molto emozionato ed effettivamente aveva lo sguardo lucido il nuovo procuratore quando strinse le mani e ricevette l'abbraccio dei colleghi. Per Moffa era un ritorno dopo un decennio nell'ufficio inquirente, dove aveva già ricoperto l'incarico di sostituto procuratore. Aveva infatti fino ad allora ricoperto l'incarico di giudice e di presidente della Corte d Assise, sempre nel tribunale di Lanciano, ed era pronto a succedere a Francesco Calbi (andato in pensione nel 2006). Un'opera di potenziamento del tribunale continuata con l'arrivo di Francesca Del Villano (proveniente da Pescara) nell'ufficio del Gip diretto da Massimo Canosa, che di fatto andava a sostituire Ciro Riviezzo, eletto nel Consiglio superiore della magistratura. Di recente tuttavia la Procura ha perso un magistrato, Mirvana di Serio, passata in servizio a Pescara. Per la sua sostituzione il Csm ha già indetto un primo concorso a cui tuttavia pare non ci siano state risposte. E' previsto un secondo bando ma i tempi sono lunghi. Fra le inchieste che Moffa ha seguito più da vicino c'è in particolare quella sulla morte del barista di Atessa Angelo Marcucci, ai primi di gennaio. Il procuratore capo coordinò le indagini dei carabinieri, effettuò di persona i sopralluoghi e dopo tre giorni fu scoperto che si era trattato di un incidente stradale e non di un omicidio. Moffa ha seguito anche il caso dell'inquinamento ambientale della discarica di Serre.

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tribunale, arrivano tre giudici gli avvocati: grazie venezia (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Portogruaro. La situazione torna alla quasi normalità Tribunale, arrivano tre giudici Gli avvocati: «Grazie Venezia» PORTOGRUARO. Se il futuro del Tribunale è sempre incerto, col sindaco Bertoncello che ventila possibili problemi ove venisse eletta alla guida della Provincia l'attuale primo cittadino di S. Donà, Francesca Zaccariotto, arriva perlomeno qualche schiarita sul fronte del funzionamento interno. Da tempo infatti, al Palazzo di Giustiza mancavano due giudici togati, necessari per garantire un disbrigo veloce dei processi e delle pratiche. Per il settore civile, fino a metà giugno, dovrebbe arrivare da Gorizia il giudice designato Odoardo Comez, sarà in servizio a Portogruaro due giorni la settimana, un giudice proveniente Venezia, Maura Caprioli e, fino all'11 giugno, anche un altro togato, l'avvocato Fulvio Tancredi, proveniente sempre da Venezia. Per il penale, invece lunedì ritornerà dal trasferimento temporaneo in un'altra sede il magistrato titolare, la dottoressa Roberta Poirè. Insomma, tutto risolto o quasi. Un risultato ottenuto grazie all'intervento del Consiglio Giudiziario di Corte d'Appello Venezia, che ha invitato il presidente del tribunale veneziano Attilio Passanante a risolvere la situazione, andando anche al di là delle misure decise in precedenza, che implicavano la trattazione a Portogruaro dei soli processi relativi ai contenziosi civili ordinari, e il trasferimento alla sede di Rialto di tutti i provvedimenti urgenti. Soddisfatti gli avvocati portogruaresi: «Dobbiamo ringraziare in particolare il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Venezia - afferma il presidente della Camera locale, Alvise Cecchinato - che ci è stato molto vicino». (Federico Guerrini)

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Paolo Pezzana, già responsabile delle Politiche Sociali per la Caritas, dal 2004 è preside... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Paolo Pezzana, già responsabile delle Politiche Sociali per la Caritas, dal 2004 è presidente della Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (Fio.psd), coordinamento che riunisce 60 associazioni di 11 regioni diverse. Dieci giorni fa, in un'audizione alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, aveva illustrato le perplessità della sua organizzazione rispetto al pacchetto sicurezza. Perplessità che restano tutte in piedi. Quali sono? «Come Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora contestiamo in particolare due articoli della normativa. Quello che stabilisce le condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni che danno diritto alla residenza (e di conseguenza a tutta una serie di diritti politici, sanitari, di cittadinanza) e quello che istituisce un registro dei "senza fissa dimora", che sarà praticamente inutile: sarebbe bastata l'applicazione delle norme esistenti che consentivano l'istituzione di una via fittizia per dare residenza anche a chi una vera casa non ce l'ha» Quali potranno essere le ripercussioni dell'applicazione di norme come queste? «Di certo non saranno solo sui senza fissa dimora. Si calcola che siano circa 2 milioni le situazioni abitative non adeguate, quindi 4 - 5 milioni di persone in Italia avrebbero problemi con la residenza». Cosa significa in concreto non avere la residenza anagrafica? «Bisogna avere ben chiaro un concetto di base: la residenza anagrafica è la porta di accesso a tutti i diritti minimi di cittadinanza: l'accesso alle cure sanitarie, alle opportunità abitative, al mercato del lavoro. Ripeto, si tratta di un provvedimento miope, i cui "effetti collaterali" temo non siano chiari nemmeno agli stessi estensori della legge. Da questo punto di vista è una vicenda emblematica: è la dimostrazione che quando si fanno leggi strumentali, che vogliono limitare i diritti di qualcuno, si colpisce inevitabilmente una platea molto più ampia. I diritti sono un bene comune, toccare quelli di uno significa minare anche quelli di un altro». Come prevede che andrà a finire? Pensate che esistano strumenti per opporsi? «I giuristi che abbiamo consultato hanno fatto presente che molte delle norme sono a forte rischio di incostituzionalità. Dunque finiranno nel mirino della Consulta, ma prima che la Corte costituzionale si pronunci, centinaia di migliaia di persone resteranno in una pericolosa incertezza. La sensazione che ho avuto è che anche nella maggioranza siano in molti a dubitare dell'applicabilità effettiva di norme come queste. E questo, lo ripeto, non è un modo serio di fare le leggi. Fioriranno i ricorsi su ricorsi, e sono certo che in molti casi saranno vinti. Ma, domandiamocelo, che senso ha ingolfare i tribunali con una mole di lavoro inutile? È evidente che in sede di voto non interessano i contenuti, ma il mantenimento di equilibri politici». P.Z.

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Porte chiuse Cobolli va al Coni E c'è l'ipotesi Tar (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

il caso Nuovo ricorso sulla vicenda Balotelli Porte chiuse Cobolli va al Coni E c'è l'ipotesi Tar GUGLIELMO BUCCHERI ROMA Il terzo tempo del caso Balotelli è inedito e così ricco di risvolti da prefigurare scenari oltre il confine del pallone. Andati in archivio i primi due verdetti (giudice sportivo e Corte di Giustizia federale) con la medesima sentenza, la Juve non ha la minima intenzione di fermarsi davanti a un Olimpico a porte chiuse per fatti che, secondo i legali bianconeri, avrebbero meritato e meritano altro giudizio. Così, giusto il tempo di prendere atto della decisione della corte a sezioni unite e, immediato, è stato il contropiede del club. Il nuovo ricorso degli avvocati Franzo Grande Stevens, Michele Briamonte e Luigi Chiappero è finito, ieri, sul tavolo dell'Alta Corte di Giustizia del Coni, l'ultimo grado di giudizio previsto dall'ordinamento sportivo: dettagliate le osservazioni così come i principi con segnato in rosso, e in cerca di chiarimenti, il giallo della fuga di notizie su un verdetto consegnato alle agenzie di stampa prima che si concludesse la camera di consiglio. La Juve vive le porte chiuse dell'Olimpico per la sfida di domenica con il Lecce come «abnormità giuridica» ancor più evidente, si legge nel ricorso alla corte del Foro Italico, in assenza delle motivazioni. Il ragionamento dei legali trova origine nell'impossibilità sancita dallo stesso codice di giustizia sportiva di potersi appellare in secondo grado, variabile non accettabile davanti a un verdetto senza il perché scritto dai giudici. Da qui la «rivolta» dopo la sentenza della Corte di Giustizia della Figc e la scelta di rivolgersi al Coni per un giudizio che, per la Juve, deve tener presente il principio di legalità. La notte dei cori razzisti all'indirizzo di Balotelli va, dunque, ai rigori, ma non è esclusa la possibilità che dal confine sportivo si entri in quello ordinario. La società chiede alla corte del Coni una «sospensiva cautelare» del provvedimento che ha chiuso i cancelli dell'Olimpico in attesa di capirne di più proprio dalle motivazioni alle base della sentenza. Una nuova svolta che, si augurano i legali della Juve, possa arrivare entro sabato (nello statuto dell'organo giudicante del Foro Italico sono previste anche udienze in teleconferenza) in tempo per riaprire le porte dello stadio e salvaguardare così anche «il danno economico»: già oggi Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale e giudice che presiede la corte al Foro Italico, potrebbe assumere un provvedimeto d'urgenza. La Juve, con la richiesta di sospendere gli effetti immediati del verdetto che ha chiuso lo stadio, intende tutelarsi qualora le motivazioni, come sembra, possano arrivare più avanti nel tempo o, addirittura, una volta modificato il discusso articolo dalla cui interpretazione la corte ha chiuso l'Olimpico. Se anche dal Foro Italico dovesse arrivare un terzo verdetto contrario, la Juve potrebbe chiedere l'autorizzazione al presidente della Figc Giancarlo Abete per rivolgersi al Tar o a un altro tribunale ordinario. «In gioco c'è il principio della legalità», è il messaggio dei legali.

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Abnormità giuridica Oggi l'alta corte decide sulla sospensiva (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

L'ULTIMA SENTENZA EXTREMA RATIO «Abnormità giuridica» Oggi l'alta corte decide sulla sospensiva Pronti a chiedere l'autorizzazione per il giudice ordinario Il terzo tempo del caso Balotelli è inedito e così ricco di risvolti da prefigurare scenari oltre il confine del pallone. Andati in archivio i primi due verdetti (giudice sportivo e Corte di Giustizia federale) con la medesima sentenza, la Juve non ha la minima intenzione di fermarsi davanti a un Olimpico a porte chiuse per fatti che, secondo i legali bianconeri, avrebbero meritato e meritano altro giudizio. Così, giusto il tempo di prendere atto della decisione della corte a sezioni unite e, immediato, è stato il contropiede del club. Il nuovo ricorso degli avvocati Franzo Grande Stevens, Michele Briamonte e Luigi Chiappero è finito, ieri, sul tavolo dell'Alta Corte di Giustizia del Coni, l'ultimo grado di giudizio previsto dall'ordinamento sportivo: dettagliate le osservazioni così come i principi con segnato in rosso, e in cerca di chiarimenti, il giallo della fuga di notizie su un verdetto consegnato alle agenzie di stampa prima che si concludesse la camera di consiglio. La Juve vive le porte chiuse dell'Olimpico per la sfida di domenica con il Lecce come «abnormità giuridica» ancor più evidente, si legge nel ricorso alla corte del Foro Italico, in assenza delle motivazioni. Il ragionamento dei legali trova origine nell'impossibilità sancita dallo stesso codice di giustizia sportiva di potersi appellare in secondo grado, variabile non accettabile davanti a un verdetto senza il perché scritto dai giudici. Da qui la «rivolta» dopo la sentenza della Corte di Giustizia della Figc e la scelta di rivolgersi al Coni per un giudizio che, per la Juve, deve tener presente il principio di legalità. La notte dei cori razzisti all'indirizzo di Balotelli va, dunque, ai rigori, ma non è esclusa la possibilità che dal confine sportivo si entri in quello ordinario. La società chiede alla corte del Coni una «sospensiva cautelare» del provvedimento che ha chiuso i cancelli dell'Olimpico in attesa di capirne di più proprio dalle motivazioni alle base della sentenza. Una nuova svolta che, si augurano i legali della Juve, possa arrivare entro sabato (nello statuto dell'organo giudicante del Foro Italico sono previste anche udienze in teleconferenza) in tempo per riaprire le porte dello stadio e salvaguardare così anche «il danno economico»: già oggi Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale e giudice che presiede la corte al Foro Italico, potrebbe assumere un provvedimeto d'urgenza. La Juve, con la richiesta di sospendere gli effetti immediati del verdetto che ha chiuso lo stadio, intende tutelarsi qualora le motivazioni, come sembra, possano arrivare più avanti nel tempo o, addirittura, una volta modificato il discusso articolo dalla cui interpretazione la corte ha chiuso l'Olimpico. Se anche dal Foro Italico dovesse arrivare un terzo verdetto contrario, la Juve potrebbe chiedere l'autorizzazione al presidente della Figc Giancarlo Abete per rivolgersi al Tar o a un altro tribunale ordinario. «In gioco c'è il principio della legalità», è il messaggio dei legali.

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la costituzione e le differenze fra aree regionali (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari Il convegno Primo giorno di dibattito La Costituzione e le differenze fra aree regionali Contrastare le asimmetrie economiche tra le regioni degli Stati dell´Unione Europea. è stato questo il tema centrale della prima delle due giornate del convegno «Costituzionalismo e diritto costituzionale negli Stati integrati d´Europa», tenutasi ieri nell´aula "Aldo Moro" di Giurisprudenza. A introdurre l´incontro che ha concentrato a Bari le più alte personalità della dottrina costituzionale italiana è stato il vice presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo, che ha focalizzato l´attenzione sulle "complesse fasi della federalizzazione europea tuttora in corso". Ancora più duro è stato Paolo Carrozza della "Sant´Anna" di Pisa, che ha evidenziato come "regioni popolose ed economicamente forti come Lombardia, Catalogna, Baviera e Fiandre riescono a essere molto più incisive nella tutela dei propri interessi rispetto a regioni più povere come la Puglia e le altre regioni del Sud". (fdg)

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"il petruzzelli alla fondazione" - raffaele lorusso (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina V - Bari "Il Petruzzelli alla Fondazione" Il sindaco al ministro Bondi: preminente l´interesse culturale pubblico La lettera di Emiliano dopo il parere dell´Avvocatura dello Stato che ha chiesto agli eredi di pagare i 12 milioni di spese extra RAFFAELE LORUSSO E adesso si consegni il Teatro Petruzzelli alla fondazione. Michele Emiliano non perde tempo. Venuto a conoscenza del parere dell´Avvocatura generale dello Stato, scrive una lettera - l´ennesima - al ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi. «In qualità di presidente della fondazione lirico-sinfonica - dice - reso edotto della comunicazione del 27 aprile 2009 da parte del commissario delegato, ingegner Angelo Balducci, al sindaco di Bari, con cui si informa con riferimento al Teatro Petruzzelli che "le operazioni di riconsegna del bene" avverranno secondo le indicazioni fornite dall´Avvocatura generale dello Stato (secondo cui "il complesso immobiliare del Teatro Petruzzelli va restituito al ministero per i Beni e le attività culturali"), invito il ministero alla consegna alla fondazione della restante parte del Teatro Petruzzelli». Il riferimento alla "parte restante" non è casuale. Emiliano, infatti, ricorda che «già il foyer del Teatro fu consegnato "nel corso dell´anno 2006" alla Fondazione, che in questi anni a tutt´oggi ha provveduto e provvede a custodirlo, a pagare le utenze e a garantire l´integrità e funzionalità dello stesso». Secondo il sindaco-presidente dell´ente, la consegna alla fondazione serve a «realizzare le finalità di interesse pubblico della fondazione, inerenti allo sviluppo ed alla promozione culturale e a tutelare l´integrità di un bene di interesse storico-artistico particolarmente importante e di straordinaria rilevanza culturale come il Teatro Petruzzelli, favorendone la fruizione da parte della collettività e provvedendo alla adeguata custodia, manutenzione ed assicurazione contro i danni inerenti». L´iniziativa del primo cittadino lascia freddi i proprietari. L´avvocato Ascanio Amenduni, legale dei tre quarti della famiglia Messeni Nemagna, usa toni perentori. «Ho creduto moltissimo - osserva - alla buona fede di Emiliano quando ha dichiarato di vedere nel protocollo l´unico strumento per far entrare legalmente la fondazione nel Teatro. Se adesso chiede un ingresso di fatto, e non secondo diritto, noi ci opporremo perché siamo per la legalità». Secondo l´avvocato della famiglia, l´unica consegna possibile può avvenire attendendosi a quanto previsto dal protocollo d´intesa, anche in riferimento agli obblighi contrattuali a carico della fondazione. «Qualsiasi altra forma di consegna sarebbe un abuso - insiste Amenduni - Il ministero non può disporre del Teatro Petruzzelli a proprio piacimento perché è di proprietà privata. Se fosse violato il protocollo, non esiteremmo a proporre un´azione di spoglio: deve essere chiaro che ai proprietari spettano i locali extrateatrali, mentre la fondazione deve prendere in carico il Teatro per quarant´anni. Se non viene rispettato il protocollo d´intesa viene meno la spina dorsale della ricostruzione». Il legale del 75 per cento della famiglia non è preoccupato del parere dell´Avvocatura generale dello Stato, che suggerisce di addebitare ai privati i 13 milioni in più spesi per ricostruire il Teatro. «Il parere dell´Avvocatura - spiega - non è un atto, ma, appunto, un parere. Quella scopertura finanziaria è però il frutto di varianti progettuali cui la proprietà si è sempre opposta. Noi, infatti, abbiamo sempre chiesto il rigoroso rispetto del protocollo. Le varianti tecniche sono state effettuate dopo l´esproprio, supportato, guarda caso, da un parere dell´Avvocatura, poi smentito dalla Corte costituzionale».

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la godelli rilancia: "tempo perduto la strada da seguire è l'esproprio" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina V - Bari L´assessore regionale alla Cultura: ho sempre sostenuto che era l´unica soluzione La Godelli rilancia: "Tempo perduto la strada da seguire è l´esproprio" «L´unica linea ragionevole da seguire era e resta l´esproprio». Pur trovandosi in missione in Egitto con il presidente Nichi Vendola, all´assessore al Mediterreneo, Silvia Godelli, è arrivata l´eco del parere dell´Avvocatura generale dello Stato. «Mi pare - dice - che la questione fosse ovvia fin dall´inizio. Non ci voleva una speciale competenza giuridica per capire che non potevano essere gli enti pubblici a farsi carico dei costi della ricostruzione di un bene privato». Per questa ragione l´assessore Godelli rilancia il suo cavallo di battaglia: l´esproprio. «Ho sempre detto che è l´unica soluzione possibile e mi pare che i fatti mi stiano dando ragione», osserva. A questo punto tocca innanzitutto al ministero per i Beni culturali decidere che cosa fare. Considerata la sentenza della Corte costituzionale, è difficile pensare che il governo possa ricorrere ad una procedura d´urgenza con decreto legge. Non è detto, però, che a Roma ci sia la volontà politica di intraprendere questa strada. L´azione di esproprio per pubblica utilità potrebbe essere avviata anche dal Comune. In quest´ultimo caso, si tratterebbe di una procedura amministrativa, con tutti i limiti e le lungaggini che ne conseguirebbero. Di certo, il parere dell´Avvocatura generale dello Stato complica il cammino verso la riapertura del Teatro Petruzzelli. Il governo può anche non tenerne conto, ma in questo caso sarebbe difficile evitare l´intervento della Corte dei Conti. Per questa ragione c´è chi, più a Bari che a Roma, non esclude di ricominciare da capo. Nel senso di partire dalla valutazione del Teatro Petruzzelli fatta dall´Agenzia del demanio (22,5 milioni) per intavolare una trattativa con i proprietari. (r. lor.)

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L'Italia riceve Uribe, campione di scandali (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

IL COLOMBIANO E' arrivato a Roma il presidente della Colombia Alvaro Uribe, pluri-inquisito e semi-sepolto da casi giudiziari, scandali e vergogne assortite, sia colombiane che internazionali. Ma Palazzo Chigi e la Santa Sede oggi si apprestano a incontrarlo con tutti gli onori L'Italia riceve Uribe, campione di scandali Paramilitari, corruzione, omicidi: in pochi peggio di lui Ma pontefice e premier lo incontrano in pompa magna Simone Bruno Pochi governi al mondo sono stati travolti da tanti scandali quanto i governi Uribe: il record si riferisce sia al numero che alla loro gravità. Tanti da non ricordarsene. La sua elezione favorita dai paramilitari e la rielezione comprata a suon di regali. Paramilitari ricevuti in segreto nel Palazzo per complottare contro la Corte suprema di giustizia. Metà dei congressisti che l'appoggiano (tra i quali suo cugino) implicati nella parapolitica. Ambasciate usate per evitare la galera ai fedelissimi. Servizi segreti usati per spiare giudici, opposizione e giornalisti. I suoi figli che si arricchiscono grazie ai suoi dipendenti. Il fratello giudice del suo ministro degli interni finito in galera per mafia. Un paio di migliaia di giovani fatti fuori dall'esercito per rimpinguare i numeri della guerra alle guerriglie e farsi pagare la ricompensa, proprio come accadeva nel Far West. Fujimori, al suo confronto, è un angelico statista illuminato. Ossessionato dal proposito di sconfiggere la guerriglia, a Uribe tutto sembra lecito. Anche governare con la logica della barricata: «O con me o contro di me, e quindi con le Farc». Da qui il suo gridare contro il nemico, il difendersi attaccando, aumentando sempre la posta in gioco, senza nessuna autocritica come un giocatore di blackjack che, persa la posta, raddoppia la giocata sperando di rifarsi, fino a quando non ha più nulla da scommettere. In questo caso, la sua popolarità, che persino i sempre compiacenti istituti di sondaggio sostengono in calo impressionante. A livello internazionale va anche peggio. La Corte penale internazionale sta studiando con attenzione il caso colombiano. I giudici Luis Moreno Ocampo e Baltasar Garzón si stanno interessando soprattutto allo scandalo della parapolitica che riguarda soprattutto i legami tra i seguaci di Uribe e i capi delle Autodefensas Unidas. Quello che ha attratto i due importanti giudici non sono tanto le indagini realizzate dalla Corte suprema di giustizia quanto gli attacchi scagliati dal palazzo presidenziale contro i giudici. Si tratta, tra gli altri, degli scandali noti col nome dei loro protagonisti, «Tasmania» e «Job». Tasmania è un paramilitare che nell'ottobre del 2007 scrisse una lettera a Uribe informandolo che alcuni giudici volevano comprare la sua testimonianza per incastrarlo. Si accese uno scontro devastante tra il potere esecutivo e quello giudiziario: i giornali parlarono di uno «scontro di treni». Nel giugno del 2008 Tasmania ritrattò le accuse, confessando di essere stato imbeccato dal suo avvocato per conto di Santiago e Mario Uribe (oggi in galera per la parapolitica), rispettivamente fratello e cugino del presidente che sostenne che tutto fosse accaduto a sua insaputa. Job invece è il soprannome di un paramilitare che si riunì alcune volte e clandestinamente nei sotterranei del palazzo presidenziale con due alti funzionari presidenziali per complottare contro la Corte suprema (pochi mesi fa Job è stato ucciso da due sicari in moto). Anche in questo casi, secondo Uribe, tutto sarebbe avvenuto a sua insaputa. I giudici della Corte suprema sono anche tra i principali obiettivi di una serie di intercettazioni illegali realizzate dal Das (Dipartimento administrativo de seguridad), il servizio segreto alle dirette dipendenze del presidente. Il Das spiava un po' tutti: magistrati incaricati delle indagini sulla parapolitica, politici dell'opposizione, giornalisti dei più importanti mezzi di comunicazione, alti prelati, giudici della corte suprema di giustizia, ong, sindacalisti, generali e anche membri del governo. E lo faceva da sei anni, guarda caso in piena era Uribe. E, naturalmente, a sua insaputa. Durante la sua presidenza, sono caduti in disgrazia ben quattro direttori del Das, compreso Jorge Noguera accusato, tra le altre cose, di essere il mandante di 24 omicidi e di aver usato l'istituzione per operazioni di riciclaggio di denaro sporco. Prima di tentare di salvarlo, spedendolo al consolato di Milano, Uribe affermò di «mettere la mano sul fuoco» sulla sua innocenza. Quella delle intercettazioni illegali durante l'era Uribe, è un vizietto anche della polizia. Lo scandalo costò nel 2007 il posto a 11 suoi generali, fatto senza precedenti e, come da copione, finito nel nulla. A dirigere la polizia, è stato richiamato il fido generale Oscar Naranjo, ritiratosi anni fa per l'arresto del fratello in Germania per narcotraffico. Di problemi in famiglia ne ha avuti anche l'attuale ministro degli interni Fabio Valencia Cossio (ed ex ambasciatore a Roma): il fratello Guillermo, giudice a Medellín, è finito in carcere per aver aiutato le strutture mafiose locali. Tra gli intercettati illustri da parte del Das e della polizia c'erano anche i magistrati della Corte costituzionale, e proprio mentre decidevano la costituzionalità della riforma che avrebbe permesso a Uribe di farsi rieleggere nel 2006. La rielezione ricorda un altro scandalo, quello della «Yidis Politica» dal nome della ex parlamentare Yidis Medina, che raccontò di come il presidente e i suoi consiglieri le avessero promesso benefici economici e politici in cambio del suo voto, risultato poi decisivo per l'approvazione della legge che permise ad Uribe di ricandidarsi. La stessa Medina, sentitasi poi defraudata, uscì allo scoperto, meritandosi un processo e una condanna per essersi fatta corrompere. Mentre i corruttori - secondo la Medina, l'attuale ambasciatore in Italia Sabas Pretelt de La Vega, al tempo ministro degli interni, e Diego Palacio, attuale ministro della protezione sociale - l'hanno finora fatta franca. Premiare con incarichi diplomatici i servitori fedeli caduti in disgrazia è un'abitudine di Uribe. Oltre al caso di Jorge Noguera spedito a Milano, vanno ricordati i processi contro le ex ambasciatrici in Ecuador e Brasile, contro l'attuale ambasciatore in Messico (ed ex ambasciatore in Italia) Luis Camilo Osorio, considerato l'artefice dell'impunità del paramilitarismo per molti anni, contro Salvador Arana, passato dall'ambasciata cilena alla latitanza con l'accusa di omicidio, contro Juan José Chaux, che ha dovuto rinunciare all'ambasciata nella Repubblica Dominicana perché implicato nello scandalo Job e sostituito dall'ex comandante dell'esercito Mario Montoya, costretto alle dimissioni per lo scandalo dei falsos positivos. Cioè, per un sistema inventato da Uribe, che fa parte della cosiddetta «seguridad democratica», e che comporta premi per chi uccide i nemici: soldi, licenze e rapide carriere nell'arma per i superiori. Un sistema che parve subito funzionare facendo felici i soldati, il ministro della difesa Santos e il presidente che vantava i risultati ai quattro venti. Peccato che i morti non risultassero banditi o guerriglieri, ma ragazzini attirati con la scusa di un lavoro, portati in regioni di conflitto, vestiti da guerriglieri, uccisi e sepolti come N.N. in fosse comuni. Quando scoppiò lo scandalo, Uribe sostenne che i giovani ammazzati non fossero innocenti: «Se sono andati da quelle parti non è certo per raccogliere caffè». Poi ammise che qualcosa non funzionava, facendo destituire una ventina di alti ufficiali che finirono alla berlina, ma non in galera. E sostiene ancora adesso, che tutto sarebbe successo «a sua insaputa». Per finire, l'ultimo scandalo che riguarda Tom & Jerry, Tómas e Jerónimo Uribe, i figli del presidente che, nonostante la giovane età, appaiono degli impresari dal grande fiuto. Peccato che questo dipenda dalla solerzia di alcuni funzionari del governo che li hanno resi milionari dall'oggi al domani, trasformando in zona franca alcuni terreni che i due avevano comprato a prezzi stracciati. Anche in questo caso, il papà si dice ignaro. Ancora una volta, tutto sarebbe successo «a sua insaputa».

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SONO 38 i magistrati che aspirano a prendere il posto di procuratore capo della R... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ANCONA pag. 5 SONO 38 i magistrati che aspirano a prendere il posto di procuratore capo della R... SONO 38 i magistrati che aspirano a prendere il posto di procuratore capo della Repubblica di Ancona per sostituire il dottor Vincenzo Luzi che lascia l'incarico dopo anni di servizio. Tante sono le domande che ora verranno valutate dal Consiglio superiore della magistratura. Ancona è un posto ambito a livello nazionale, essendo anche sede di direzione distrettuale antimafia. Proprio per questo motivo, la rosa dei papabili potrebbe restringersi a chi ha maturato esperienze in Procure con le stesse caratteristiche di quella del capoluogo marchigiano. Uno dei possibili successori di Luzi è il dottor Alberto Michele Cisterna, attualmente sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Roma. Un magistrato che è stato anche più volte relatore proprio nel distretto marchigiano in processi di mafia e che è un grande estimatore della nostra regione. Tra gli altri papabili figurano anche il dottor Ermanno Venanzi, attuale capo della Procura di Chieti (che però non è sede di Dda) e il dottor Francesco Dettori, che è al vertice della procura di Busto Arsizio. Tra le domande che dovranno essere valutate dalla quinta sezione del Csm figurano anche quelle della dottoressa Irene Bilotta, attualmente sostituto procuratore proprio ad Ancona e della dottoressa Cristina Tedeschini, la quale però è destinata a ricoprire l'incarico di procuratore aggiunto a Pescara. I tempi per la nomina non sono imminenti. L'ufficializzazione della scelta del Csm potrebbe arrivare dopo l'estate. Tra gli altri candidati il procuratore della Repubblica di Larino Nicola Magrone e Dario Razzi, sostituto procuratore della Repubblica di Perugia, in passato in servizio ad Ancona. Non c'è ancora la designazione del nome o della rosa di nomi da parte della V commissione del Csm, competente per la designazione che dovrà avvenire di concerto con il ministro.

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Avvocati, occhio alle notifiche (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: La Legge data: 30/04/2009 - pag: 16 autore: di Antonio Ciccia Una sentenza del Tar Piemonte sugli invii in proprio di atti da parte dei professionisti Avvocati, occhio alle notifiche L'iter si perfeziona con la ricezione, non con la consegna Avvocati dimezzati sulle notifiche a mezzo posta. I legali devono stare bene attenti alle scadenze se fanno le notifiche in proprio con il servizio postale. Per il rispetto del termine non basta avere consegnato il plico all'ufficio postale, in quanto la notifica si perfeziona con la ricezione.Il principio è stato formulato dal Tar Piemonte (sentenza n. 1018, depositata il 10 aprile 2009, relatore Alfonso Graziano), che ha ritenuto l'inapplicabilità alle notificazioni in proprio dei legali del principio per cui basta la consegna dell'atto al soggetto incaricato della notificazione, per ritenere perfezionata la stessa per il mittente.Nel caso specifico una società ha impugnato un provvedimento edilizio comunale, con il quale sono stati bloccati i lavori di installazione di un impianto di telefonia mobile.Il Tar ha dovuto, tuttavia, esaminare d'ufficio la questione della tardività del ricorso (in quanto il comune non l'aveva eccepita) ed è arrivato a dichiarare irricevibile il ricorso.In effetti il legale della società di telefonia interessata aveva consegnato all'ufficio postale il ricorso per la notifica l'ultimo giorno utile, ma il ricorso stesso è pervenuto all'amministrazione comunale oltre il termine di decadenza (60 giorni). E quindi troppo tardi. Questo perché la notifica del ricorso è stata effettuata in proprio dall'avvocato, autorizzato dal Consiglio dell'Ordine di appartenenza, in base alla legge n. 53/1994. In caso di notifica di un atto processuale effettuata in proprio dall'avvocato (articolo 3 della legge citata) la notificazione si perfeziona, anche per il notificante con la consegna del plico al destinatario da parte dell'agente postale.C'è dunque una grossa differenza tra avvocato e ufficiale giudiziario: se l'avvocato fa la notifica in proprio deve calcolare il tempo necessario per la ricezione degli atti da parte del destinatario e anticipare l'invio; se l'avvocato si rivolge all'ufficiale giudiziario conta il giorno della consegna, anche se il plico arriva a destinazione una volta decorso il termine. In sostanza l'ufficiale giudiziario può notificare anche l'ultimo giorno, mentre l'avvocato non lo può fare. Il Tar a questo proposito ha anche aggiunto che la differenza si giustifica con la diversità del ruolo e della funzione dell'ufficiale giudiziario rispetto all'avvocato.Inoltre è solo relativamente alle notifiche effettuate dal primo, in quanto pubblico ufficiale deputato specificamente ed istituzionalmente ad effettuare notifiche di atti giudiziari, che è intervenuta la Corte costituzionale con la sentenza n. 477/2002 e che pertanto non può applicarsi alle notifiche effettuate in proprio dall'avvocato il meccanismo anticipatorio del momento perfezionativo della notifica alla consegna del plico all'Ufficiale notificante.In effetti la Corte costituzionale aveva eliminato al notificante il rischio incontrollabile di lungaggini nelle operazioni di notifica e quindi ha consentito allo stesso notificante di ritenersi a posto con la consegna dell'atto all'ufficiale giudiziario. Se il principio non è applicabile all'avvocato che notifica in proprio, questo non potrà fare altro, nei casi di rischio di decorso del termine, che rivolgersi all'ufficiale giudiziario.Un precedente (Consiglio di stato, sez. IV, 15 novembre 2004 , n. 7463) appare maggiormente favorevole agli avvocati, in quanto ha ritenuto perfezionata la notificazione in proprio con la consegna da parte dell'avvocato dell'atto all'ufficio postale. Ma è meglio essere cauti, anche perché dava la legge 263/2005, modificando l'articolo 149 del codice di procedura civile, ha considerato perfezionata la notifica a mezzo posta (per il soggetto notificante) con la consegna all'ufficiale giudiziario (e non all'ufficiale postale).Cosicché per ripristinare una equiparazione tra avvocato e ufficiale giudiziario, se il legislatore non interverrà espressamente, non resta che sollevare la questione di legittimità costituzionale.

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Sulle tasse locali la prova qualità per il riassetto (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-30 - pag: 2 autore: ANALISI Sulle tasse locali la prova qualità per il riassetto di Massimo Bordignon C on l'approvazione definitiva di ieri al Senato è finito il lungo iter parlamentare della legge delega di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. Meglio tardi che mai. A otto anni dalla riforma costituzionale del Titolo V, e dopo ripetuti richiami da parte della Corte Costituzionale, finalmente il Governo si appresta a riportare i sistemi di finanziamento e di perequazione degli enti territoriali di governo in linea con quanto scritto nella Costituzione. Se però si tratterà solo di una revisione di facciata, oppure se davvero alcuni degli elementi più innovativi del Titolo V verranno effettivamente messi in pratica, non è ancora del tutto chiaro. Allo scopo di ottenere il massimo consenso possibile sul progetto, non solo da parte delle forze parlamentari, ma anche di tutti gli enti locali interessati, il testo risulta alla fine eccessivamente lungo, complesso e aperto a più interpretazioni. I trentadue principi con cui si apre la legge sono oggettivamente contraddittori tra di loro e sarà solo con i decreti attuativi del Governo che si capirà dove si vuole andare. Preoccupa da questo punto di vista il silenzio del Tesoro, che finora non ha offerto che un'adesione tiepida al progetto e non ha fornito dati che aiutassero a capire la situazione reale. Il testo di legge non è cambiato dalla versione approvata alla Camera, e dunque riassumerlo ancora una volta non aggiunge niente di nuovo. è forse più opportuno, invece, offrire qualche consiglio su come la legge dovrebbe essere attuata per ottenere il massimo possibile in termini di efficienza. In primo luogo, il testo prefigura un mondo il cui il sistema delle autonomie verrà finanziato in larga parte con compartecipazioni a tributi erariali, con uno spazio al margine di autonomia garantito dai tributi propri e dalle addizionali. L'effettiva grandezza di questo margine, e su quali tributi si innesterà, rappresenterà un primo elemento di giudizio sulla qualità della riforma. Non si può costruire un sistema di federalismo fiscale funzionante basandosi solo sulle compartecipazioni; questo rende gli enti locali dipendenti dalle decisioni del centro e non offre loro la necessaria flessibilità per affrontare shock imprevisti, con possibili pregiudizi sulla stabilità finanziaria. Le compartecipazioni non consentono neppure di svolgere una politica autonoma nei confronti dei propri cittadini, innestando il circuito efficiente del "pago, quindi controllo e pretendo". Da questo punto di vista, la politica attuale del governo, con l'abolizione di importanti tributilocali,il blocco delle addizionali e l'eccessiva ingerenza negli affari degli enti territoriali attraverso i patti di stabilità interna, non lascia ben sperare. Secondo, il testo risente in maniera eccessiva del vecchio pregiudizio, dimostratosi largamente infondato in passato, che il centralismo garantisca la perequazione territoriale delle risorse. Il riferimento ai costi e ai fabbisogni standard va benissimo finché si tratta di stabilire alcuni benchmark atti a ricondurre la spesa e la qualità dell'offerta dei servizi da parte degli enti locali, invero assai diversi, a livelli di maggior uniformità sul territorio nazionale. Va malissimo se invece si pretende di usarli per predeterminare dal centro le caratteristiche della spesa locale. Questo non solo è oggettivamente impossibile, ma rischia di pregiudicare uno dei maggiori vantaggi del decentramento, cioè la capacità di innovazione istituzionale che, se efficace, si estende poi ad altri enti locali. Terzo, rimane nella legge una certa ambiguità su cosa debba intendersi per livelli essenziali dell'offerta dei servizi fondamentali da parte dei Governi locali. è importante che nella loro predisposizione effettiva da parte dello Stato si superi una logica solo fondata sugli input, a favore di una logica basata invece sugli output. I livelli essenziali delle prestazioni sono i servizi effettivamente resi ai cittadini, non i livelli o le caratteristiche della spesa dei governi locali su quei servizi. è dunque importante che lo Stato si attrezzi per controllare e verificare sul campo la qualità effettiva dell'offerta di questi servizi, se necessario predisponendo interventi cor-rettivi, fino all'adozione dei poteri sostitutivi, come del resto previsto dalla legge. Quarto, la legge delega offre finalmente l'occasione di ricondurre a maggior coerenza l'intero sistema delle autonomie, rafforzando il ruolo finanziario delle regioni nei confronti dei propri enti locali e definendo con maggior precisione i compiti svolti da ciascun livello di governo. è opportuno che questa occasione non venga sprecata. Ma per riuscirci è necessario che venga approvata al più presto la Carta delle autonomie, in ottemperanza a un preciso obbligo costituzionale. Prevedere l'introduzione delle città metropolitane, come si fa nella legge delega, senza sapere cosa queste devono fare, non è di buon auspicio per la costruzione di un sistema ordinato di federalismo fiscale. © RIPRODUZIONE RISERVATA COMPARTECIPAZIONI Potrebbero non essere sufficienti, diventa importante capire quale sarà il margine per i tributi propri I LIVELLI ESSENZIALI Servirà un controllo della efficienza reale dei servizi resi ai cittadini, non solo legato ai livelli di spesa

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Allusione sui cavalli, Padula contro Materia: non esclude querele (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

REGGIO pag. 8 Allusione sui cavalli, Padula contro Materia: non esclude querele LA TENSIONE IN PROCURA LANCIA in resta. Ma qui non siamo all'umbra Giostra della Quintana. Qui i cavalieri hanno la toga dei magistrati e la questione è seria. Dopo le critiche in conferenza stampa del procuratore capo Italo Materia che parlava di suoi sostituti che amano andare a cavallo mentre lui da giovane passava il Natale ad ascoltare le intercettazioni telefoniche dei mafiosi, il pm che si è riconosciuto nella descrizione va al contrattacco. E' il sostituto procuratore Luciano Padula (nel tondo), che ieri ha annunciato di riservarsi «ogni iniziativa a mia tutela nelle opportune sedi» respingendo «con fermezza insinuazioni' di tale profilo». «Comprendo il momento di grande disagio, personale e professionale del collega dott. Materia - scrive il dottor Padula - e registro, attraverso forme e contenuti delle sue dichiarazioni, quanto la triste vicenda che lo ha coinvolto abbia minato la sua serenità. Ciononostante, non posso che respingere con fermezza insinuazioni' di tale profilo». IL PROCURATORE Materia, ricordiamo, ha annunciato per lettera le sue dimissioni dall'ordine giudiziario nove giorni fa in seguito alle bordate in autunno di Sonia Alfano - presidente dell'Associazione familiari vittime della mafia e ora candidata alle europee dell'Idv-di Pietro - e all'ultimo annuncio dei grillini di Bologna che avrebbero organizzato un banchetto contro la sua nomina a procuratore capo a Bologna. L'altra mattina, alla conferenza stampa Materia è scoppiato a piangere durante un'accorata autodifesa del suo operato, in particolare sulla sua lotta alla mafia. E parlando del crac Acli Domus ha detto che il fascicolo era stato affidato un anno e mezzo prima del suo arrivo a un sostituto «il quale - ha riferito il procuratore - non mi informò mai della delicatezza di questa indagine e lasciò scorrere i termini massimi previsti dalla legge per le indagini preliminari e si premurò, all'arrivo di un nuovo magistrato, di incanalare questo procedimento tra quelli che transitavano al nuovo magistrato». Il pm Padula ha fatto un salto sulla sedia. E ha preso carta e penna. Un avvocato, Giulio Cesare Bonazzi, si è nel frattempo pubblicamente schierato coi tre magistrati - Luciano Padula, Maria Rita Pantani e Valentina Salvi - che dopo le dimissioni di Materia non avevano aderito al documento della sottosezione Anm nel punto in cui si invitava Materia a ritirare le dimissioni. A ROMA ieri si è riunito il plenum del Csm. Il vicepresidente Nicola Mancino ha detto che le dimissioni del procuratore Materia sono la «reazione a un'aggressione subita dal magistrato»; ed è in atto «un'interferenza esterna deprecabile» nell'attività del Csm, che deve appunto nominare il nuovo capo dei pm bolognesi. Mancino è sceso in campo a difesa di Materia ma anche a difesa dello stesso Csm che deve poter scegliere liberamente il nuovo procuratore di Bologna. E con tutto il plenum ha sostenuto la scelta di rinviare la nomina, che doveva essere decisa oggi tra i due candidati alternativi: Materia e il procuratore di Brescia Giancarlo Tarquini, reggiano. Il Csm stabilirà chi nominare solo quando si sarà pronunciato, in forma «non burocratica» sulle dimissioni di Materia e su un'altra pratica a tutela del magistrato che pende presso la Prima Commissione di Palazzo dei marescialli. Celestina Tinelli, membro laico del Csm, reggiana, è intervenuta: «Essere solidali con Materia e difenderlo equivale a difendere l'autonomia della magistratura unitamente all'autonomia del Consiglio superiore della magistratura. Non è ammissibile che altri all'esterno possano influire così pesantemente sulla nomina dei direttivi e dei magistrati».

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Il pm: 4 anni Il giudice:3 mesi (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

RAVENNA CRONACA pag. 5 Il pm: 4 anni Il giudice:3 mesi GRIFFES FALSE QUATTRO borse di Vuitton, qualche portafoglio di altra griffe, ovviamente tutte falsificate: tradotti in capo di imputazione significa ricettazione e vendita di prodotti con marchi falsificati. E poichè l'imputato, un senegalese, aveva già due precedenti specifici, il pm gli ha contestato anche la recidiva giungendo così a una richiesta di condanna di due anni di reclusione senza condizionale. Contumace l'imputato, il processo è stato velocissimo, due minuti e il giudice Piero Messini D'Agostini ha ritenuto, in linea con le indicazioni della Corte costituzionale prima e della Cassazione poi, di non dover ritenere sussistente la recidiva stante le caratteristiche dei fatti-reato e le condizioni dell'imputato e ha pertanto condannato il senegalese a tre mesi di reclusione. L'imputato era difeso dall'avvocato Claudio Cicognani.

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TANTI PARERI NESSUN TEATRO (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 30/04/2009 - pag: 1 ANCORA SUL PETRUZZELLI TANTI PARERI NESSUN TEATRO di FABRIZIO VERSIENTI N on passa giorno che qualcuno dei tanti attori della vicenda Petruzzelli non inventi qualcosa che puntualmente riempie le colonne dei giornali e allontana un po' di più l'inaugurazione del teatro. Negli ultimi giorni, ad esempio, a far parlare del politeama ci hanno pensato l'architetto Mario Botta e poi l'Avvocatura dello Stato. Andiamo per ordine. Reduce dal restauro della Scala, l'archi-star ticinese ha fatto un sopralluogo all'interno del Petruzzelli commentando soddisfatto: un ottimo restauro filologico. Poco importa che sia stato seguito un criterio tutto teso alla restituzione dell'edificio «com'era e dov'era », senza concedere alcuna libertà all'estro dei contemporanei di lasciare un segno sul Petruzzelli del ventunesimo secolo. Un segno che non ne faccesse un falso perfetto; qualcosa come la nuova torre scenica che lo stesso Botta ha innestato sull'architettura originaria del Piermarini a Milano. Non si sa chi e quando abbia preso quella sciagurata decisione del «restauro integrale», si sa soltanto che su quel dogma è stato modellato ogni intervento sin dal (tardivo) inizio dei lavori sul teatro barese, precludendo alla città la possibilità di riavere un nuovo Petruzzelli e non una copia del vecchio. Ma sin qui... siamo a piangere sul latte versato, su un terreno «sofistico » che la città pragmatica dei commercianti di tessuti e degli amministratori prudenti non ha mai amato e non riconosce neppure. La pronuncia dell'Avvocatura dello Stato invece introduce un elemento di novità sostanziale nella vicenda, che non solo allontana (almeno) fino alla prossima stagione l'inaugurazione del teatro, ma ridistribuisce le carte ai giocatori seduti intorno al tavolo. Se i proprietari, per poter rientrare in possesso del loro bene, devono restituire quei 13 milioni di euro di spese «impreviste» che hanno fatto lievitare i costi della ricostruzione oltre i 50 milioni, e i proprietari quei soldi non li hanno, torna inevitabilmente ad affiorare nella vicenda il fantasma dell'esproprio. Effettuato dal governo Prodi e poi annullato dalla Corte costituzionale, di nuovo «agitato» come possibile soluzione d'ogni male nei mesi scorsi. Certo, a lume di naso è davvero difficile sostenere la natura privata di un bene che è stato interamente ricostruito con denaro pubblico; ma gli avvocati, si sa, sono capaci di sostenere (e far valere) ben altro. E nuove fughe in avanti potrebbero essere molto pericolose. Finora in questa commedia tutti gli attori hanno recitato a soggetto, senza preoccuparsi di trovare mediazioni nel nome dell'interesse generale, che è e resta quello di riavere il teatro. Oggi il «partito del rinvio» ha vinto la sua battaglia, non se ne farà nulla prima delle elezioni, tutto avverrà secondo tempi e modi che non saranno decisi - per ora - a Palazzo di città. Dove, all'indomani del voto, chiunque sarà seduto sulla poltrona di sindaco (e quindi di presidente della Fondazione Petruzzelli) dovrà rimettersi all'opera per arrivare il più presto possibile alla riapertura del teatro. Certo, lo scenario oggi è cambiato; l'estate stessa offrirà a tutti una tregua, forse salutare. Purché si arrivi all'autunno con le idee chiare e la voglia di fare in fretta.

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Altolà della famiglia: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)

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Corriere del Mezzogiorno sezione: BARI data: 30/04/2009 - pag: 5 La replica I Messeni Nemagna Altolà della famiglia: «Non paghiamo» BARI «Avevamo avvertito fin dal 2006 che non si potevano spendere soldi in più, discostandosi dal protocollo di intesa. Ora noi queste spese non le riconosceremo ». Ascanio Amenduni, legale del 75 per cento della famiglia Messeni Nemagna, proprietaria del Petruzzelli, replica al parere dell'avvocatura dello Stato. «Questo parere non è nuovo - spiega Amenduni - ed ha valore solo consultivo. Il ministro Bondi durante un incontro ci aveva assicurato che comunque non sarebbe stato preso in considerazione ». Il legale punta il dito contro i lavori di ricostruzione, «compiuti senza rispettare il protocollo di intesa ». «Abbiamo inviato continue lettere - prosegue - l'ultima senza risposta quella del 2008 nella quale invitavamo gli enti locali a stare attenti, a non cambiare binario, a rispettare il contratto, per evitare danni al pubblico erario. Tutto è rimasto inascoltato ed ora cosa succede? Che lo Stato sbaglia e chiede alle vittime (la famiglia) di rimborsare i suoi errori? E' paradossale». Amenduni precisa che comunque il parere dell'avvocatura non è un provvedimento. «Nel caso diventi realtà - conclude - anche se lo escluderei, siamo pronti ad impugnarlo. Così come abbiamo già fatto davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea». Per Amenduni, inoltre «è stata una forzatura persino fare affidamento ai poteri della protezione civile per nominare un commissario straordinario per la ricostruzione». S. Del. Ascanio Amenduni

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Clan Strisciuglio, stop alle scarcerazioni (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)

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Corriere del Mezzogiorno sezione: BARI data: 30/04/2009 - pag: 9 Giustizia Nei giorni scorsi rimessi in libertà 21 affiliati alla cosca per ritardo nel deposito delle motivazioni Clan Strisciuglio, stop alle scarcerazioni Carabinieri in azione: notificata la sentenza per 160 condannati BARI Evitata una nuova ondata di scarcerazioni eccellenti. Un rischio che potrebbe essere stato scongiurato dalle notifiche di ieri (di cui si sono occupati i carabinieri) della sentenza di 3.434 pagine deposita l'altra mattina dal gup Rosa Anna De Palo (ora alla guida del tribunale dei minori) nei confronti di 160 imputati appartenenti al clan Strisciuglio, una delle cosche più potenti e radicate nel territorio. Il processo si è concluso il 16 gennaio 2008 con 160 condanne. Il tardivo deposito della sentenza (un ritardo è di nove mesi) ha provocato nei giorni scorsi la scarcerazione di 21 imputati e rischia di provocare nuove scarcerazioni se, entro metà ottobre, non dovesse iniziare il processo d'appello con la relativa sospensione della decorrenza dei termini di custodia cautelare. Dopo la notifica, le parti hanno 45 giorni di tempo per proporre appello. Spetterà poi ai giudici della Corte d'assise di appello di Bari fissare il processo la cui data potrà essere stabilita anche durante il periodo delle ferie. La prima scadenza era stata fissata il 16 luglio dello scorso anno, grazie ad una proroga di tre mesi ottenuta da De Palo, ma solo il 12 febbraio scorso il presidente della Corte d'appello Vito Caferra e il presidente della sezione gip del tribunale Giovanni Leonardi (ascoltati martedì dalla prima commissione del Csm) si sarebbero resi conto del rischio scarcerazioni, quando - cioè - De Palo ha lasciato l'ufficio gup per assumere il nuovo incarico alla guida del tribunale per i minorenni. Nell'aprile del 2008 la De Palo aveva chiesto di essere affiancata nel suo lavoro proprio per poter avere il tempo di scrivere le motivazioni della sentenza. Se la magistrata De Palo abbia eventualmente violato doveri deontologici sarà stabilito da un'azione disciplinare. Anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, ha infatti voluto vederci chiaro sul 'lodo scarcerazioni' a Bari. E per questo ha mobilitato gli ispettori del ministero per «accertamenti preliminari» sul corretto operato dei magistrati. In una nota il Guardasigilli spiegava di «aver incaricato l'ispettorato di verificare, con tempestività, i motivi per i quali la sentenza, emessa nei confronti degli imputati, all'esito di un giudizio abbreviato, celebrato nel gennaio del 2008, non fosse stata ancora depositata». Anche il ministro del-- l'Interno, Roberto Maroni ha manifestato la sua preoccupazione per la «questione delle scarcerazioni a Bari ». Infine è sceso in campo e il Consiglio superiore della magistratura. Il maxi processo al clan Strisciuglio era cominciato nella primavera del 2006, dopo il blitz dei carabinieri coordinati dalla pm antimafia, Desirè Digeronimo. La stessa magistrata fatta oggetto di minacce e che, oggi, vive sotto scorta. L'operazione dei militari scattò all'alba del 23 gennaio e portò all'arresto di 182 presunti appartenenti al clan Strisciuglio. La pm chiese il giudizio per 208 imputati: 32 furono rinviati a giudizio, 161 ammessi al rito abbreviato, 12 patteggiarono la pena (tra i cinque e i due anni), tre furono prosciolti. La sentenza fu una vittoria per la magistrata che ottenne 160 condanne. L'indagine dei carabinieri è racchiusa in oltre seimila pagine di informativa e racconta la mala barese degli ultimi dieci anni: i moventi degli omicidi, dei ferimenti, i mandanti, il ruolo e la scalata criminale di ciascuna delle persone arrestate, le decisioni prese in carcere dai boss, il ruolo delle donne e dei minori. Migliaia le intercettazioni telefoniche e ambientali sulle quali si è concentrato parte del lavoro degli investigatori. Angela Balenzano Il blitz Eclissi che portò all'arresto di 182 persone; nel tondo il presidente della sezione gip Giovanni Leonardi

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Politiche Ue, pesano le aree ricche (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)

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Corriere del Mezzogiorno sezione: ECONOMIA data: 30/04/2009 - pag: 15 Il convegno Politiche Ue, pesano le aree ricche BARI «Sono le regioni più ricche a condizionare le scelte degli Stati e le politiche comunitarie. Una delle cause di questa iniquità può essere, sotto alcuni profili, l'architettura istituzionale dell'Unione Europea. I concetti costituzionali tradizionali sono entrati in crisi e occorre verificare i principi europei per poter ricomporre un rapporto chiaro». E' quanto affermato da Aldo Loidice, dell'università di Bari, al convegno «Costituzionalismo e diritto costituzionale negli Stati integrati d'Europa» di scena ieri nell'ateneo barese. L'evento, promosso dai docenti Loiodice, Francesco Gabriele, Raffaele Rodio e Pierdomenico Logroscino, ha concentrato a Bari le più alte personalità della dottrina costituzionale italiana. Alla presenza del vice presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo, i relatori hanno dato vita a un serrato confronto sugli aspetti fondamentali dell'ordine costituzionale europeo. Tra i temi dibattuti l'intera architettura istituzionale dell'Ue.

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ANCORA una fumata nera al Csm per il procuratore capo di Bologna. Ieri il Plenum ha rinviato la nomi... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 30-04-2009)

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BOLOGNA CRONACA pag. 9 ANCORA una fumata nera al Csm per il procuratore capo di Bologna. Ieri il Plenum ha rinviato la nomi... ANCORA una fumata nera al Csm per il procuratore capo di Bologna. Ieri il Plenum ha rinviato la nomina. Si è parlato delle dimissioni del procuratore di Reggio Emilia Italo Materia, candidato all'incarico insieme a Giancarlo Tarquini. Materia si è dimesso dopo le accuse dei grillini' e di Sonia Alfano. Materia è stato difeso dal vice presidente del Csm, Nicola Mancino, che ha parlato di «interferenza esterna deprecabile nell'attività del Csm». Il Csm nominerà il nuovo capo bolognese solo quando si sarà pronunciato sulle dimissioni di Materia e su un'altra pratica a tutela del magistrato. Ieri il Plenum ha nominato Alfonso Izzo, attuale capo a Nola, sostituto procuratore generale di Bologna.

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(sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 30-04-2009)

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BOLOGNA CRONACA pag. 9 «La mia vita da magistrato Un sogno diventato realtà» Il procuratore Francesco Pintor va in pensione di GILBERTO DONDI «IL MIO SOGNO, fin da piccolo, era di fare il magistrato. Mio padre era militare, mio nonno avvocato, in famiglia c'erano zii magistrati. Sono riuscito a coronare questo sogno e il bilancio per me è positivo. Di ciò che ho fatto non cambierei nulla». Per la prima volta dopo 47 anni di onorato servizio, il procuratore generale Francesco Pintor fa «un grosso strappo alla regola», accettando un'intervista. Per l'alto magistrato, 74 anni, oggi è l'ultimo giorno di lavoro. Da domani sarà in pensione. Si arrabbia (bonariamente) se qualcuno lo chiama «eccellenza». «Quella del magistrato spiega è una funzione altissima, che richiede però grandi sacrifici. Sapesse quanto travaglio. Dover operare una scelta in tanti processi, senza essere sicuro della verità. Ma questo è il dovere del giudice. L'importante è poter andare a riposare, la sera, senza che la coscienza rimorda. Poter chiudere gli occhi sapendo di aver fatto il proprio dovere, in assoluta buona fede». Procuratore Pintor, cosa direbbe a un giovane che vuole fare il magistrato? «Gli direi di farlo, purché ci si approcci con passione. Questo non è come qualunque altro lavoro. Va fatto con sentimento, passione, senso di responsabilità e grandissima umiltà. Ai giovani dico di non scoraggiarsi, di non avere paura, e di farsi guidare sempre da scienza e coscienza». Lei ha più volte denunciato i mali della giustizia italiana. Sono rimaste celebri le sue relazioni durante le inaugurazioni dell'Anno giudiziario. Però ben poco è cambiato in questi anni. Anzi, se possibile la situazione è ancora peggiore. La giustizia è dunque un malato incurabile? «La giustizia soffre di una crisi che ha cause ben precise, sempre individuate, riconosciute, meditate. La verità è che non si prendono le decisioni conseguenti per risolverle. Il problema è che c'è una legislazione caotica, le leggi cambiano di continuo. E proliferano le incriminazioni. Si vuole sanzionare penalmente tutto. Di fronte a una massa di violazioni di legge, se non c'è la possibilità di farvi fronte con i mezzi umani e materiali, il problema non si risolve». Fra i tanti, qual è il male più grave della giustizia? E quale il rimedio più efficace? «Certamente l'eccessiva proliferazione di fattispecie penali. Si puniscono penalmente condotte ridicole o irrisorie. Queste ultime devono invece essere sanzionate in via amministrativa. Tutto ciò si traduce in un affanno insuperabile per i magistrati, che per quanto lavorino saranno sempre sommersi dai nuovi procedimenti. Così ci si avvia inevitabilmente alla prescrizione. L'unico rimedio è la delegificazione, ridurre cioè il carico delle violazioni penali. Poi, naturalmente, bisogna coprire i vuoti negli organici, che in alcuni uffici arrivano fino al 50%, specialmente per il personale amministrativo. Servono forze nuove, giovani, che sono la linfa necessaria per un ricambio generazionale». Scusi, ma i magistrati non hanno alcuna responsabilità? «Io non posso dire che abbiano responsabilità. Noi siamo incolpevoli e impotenti. Certo, qualunque corpo sociale ha in sé il bene e il male, l'efficienza e l'inefficienza. Si può dire che se cade un ponte è colpa di tutti gli ingegneri? Nessuno dice che tutti i giudici sono ottimi. Ci sono magistrati, molto pochi a dire la verità, che trascurano il loro lavoro. Ma non accetto generalizzazioni. Quel che è certo è che la vita del magistrato è una vita di sacrificio. Ne sa qualcosa la mia famiglia. Ci accusano di lavorare poco, di non stare in ufficio. Ma noi dall'ufficio andiamo via con la borsa piena. Studiamo le cause a casa, dopo cena». A Bologna si è creata una situazione seria, con numerosi fascicoli prescritti nel passaggio fra Procura e Tribunale. «Il problema dell'imbuto fra l'ufficio del pm e quello del giudice in effetti c'è. Purtroppo gli organici sono sbilanciati: l'ufficio giudicante è molto sottodimensionato. Servirebbe una terza sezione penale, due non bastano». Un altro tema a lei caro è l'indipendenza della magistratura. Lei è contrario alla separazione delle carriere... «Io sono assolutamente certo che l'indipendenza dei magistrati sia a rischio. La tradizione giuridica europea vuole il pm all'interno dell'ordine giudiziario. Altrimenti si rischia di farne un corpo separato e il passo successivo è la dipendenza dall'esecutivo. E se il pm non è garantito, non lo sarà nemmeno il giudice. Ma forse la mia è la visione di un magistrato antiquato, lo scriva». Cosa pensa del caso di Italo Materia, il procuratore di Reggio Emilia che si è dimesso dopo gli attacchi dei grillini' per presunte amicizie in odor di mafia? «Sono veramente amareggiato. Il dottor Materia ha tutta la mia stima, ammirazione, considerazione. Sono addolorato che abbia dovuto operare questa scelta, che non condivido ma che comprendo dal punto di vista umano e morale. Le accuse contro di lui sono infondate». Qual è stato il momento più difficile della sua carriera? (Lunga pausa) «Ci sono stati momenti non facili. L'omicidio del professor Biagi: ricordo ancora quella sera, ero a un incontro dei Martedì di San Domenico', quando appresi la notizia e mi recai in via Valdonica. Per non parlare del terrorismo degli anni di piombo, quando uccidevano i magistrati. Io allora ero al Csm, fui tra i primi ad arrivare sul posto quando uccisero l'allora vice presidente del Csm Vittorio Bachelet. Furono momenti terribili sul piano professionale e umano. Anche per le nostre famiglie». E il momento più bello? «Ho bellissimi ricordi di tutti gli uffici in cui sono stato. Ma, senza nulla togliere agli altri, un piccolo debole lo conservo per la Procura circondariale. Quanto al caso più difficile e affascinante che abbia mai affrontato da pm, penso sia l'omicidio di un giovane imolese, Davide De Simone, ucciso nel '74 dall'ex fidanzata Claudia Maggiulli e da un complice. All'inizio sembrava un delitto politico, poi via via le tessere andarono al loro posto e prevalse la pista passionale». Procuratore Pintor, cosa farà dopodomani? (Un largo sorriso) «Mi dedicherò a mia moglie, ai miei figli, alle mie letture e alla mia musica, che per tanto tempo ho trascurato».

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(sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 30-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Terza Pagina data: 30/04/2009 - pag: 41 La denuncia Il paladino dei diritti civili arriva in Italia per presentare il suo libro contro chi alimenta «l'odio verso lo Stato ebraico» «Un vero liberal deve difendere Israele» Alan Dershowitz accusa gli intellettuali di sinistra, da Saramago a Chomsky dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS NEW YORK In Italia Alan Dershowitz è di casa dal 1974. Allora si recò nel nostro Paese per incontrare Umberto Terracini, dirigente del Pci d'origine ebraica favorevole a una politica più pro-Israele. Dopo 35 anni il giurista-scrittore di Harvard, paladino dei diritti civili, torna a Roma con una missione: frenare l'ondata di odio anti-israeliano che, mette in guardia, «oggi non scaturisce più soltanto dalle forze estremiste». La sua tournée italiana è stata organizzata da Amy Rosenthal, docente di Relazioni internazionali all'American University di Roma e comprende anche un incontro con alcuni deputati, tra cui Fiamma Nirenstein. L'occasione: l'uscita in Italia del libro Processo ai nemici di Israele (Eurilink editore), dove Dershowitz mette sotto accusa l'intellighenzia occidentale: «Intellettuali spiega come lo scrittore spagnolo Antonio Gala, secondo cui gli ebrei meritano un altro Olocausto se non abbandonano Israele». Nella sua lista nera: l'ex presidente Usa Jimmy Carter (che ha scritto Palestine. Peace not Apartheid) e Stephen Walt e John Mearsheimer, autori di La Israel Lobby e la politica estera americana (Mondadori). «Mi preoccupa che la retorica anti-israeliana più violenta non appartenga più a frange dell'estrema sinistra, ma al mainstream », precisa Dershowitz, che cita i Nobel Harold Pinter, Carter, José Saramago e Desmond Tutu, oltre a Noam Chomsky («studioso di fama mondiale»), ma non Norman Finkelstein, «spazzatura che nessuno prende sul serio». A Roma Dershowitz approda dopo i riflettori di Durban II, dove è stato allontanato quando si accingeva a sfidare il presidente iraniano Ahmadinejad. «Ad applaudire con più entusiasmo le sue farneticanti esternazioni sull'Olocausto e Israele accusa erano purtroppo gli ebrei barbuti del Neturei Karta. Un gruppo che auspica l'annullamento totale del sionismo». L'ebreo antisemita: un ossimoro che lo tormenta. «L'odio anti-israeliano è diventato una sorta di rito d'iniziazione. Per essere accettati nell'estrema sinistra agli ebrei si chiede di diventare più anti-israeliani degli arabi e più palestinesi dei palestinesi, buttando alle ortiche la propria eredità». Si tratta, teorizza, di un ritorno all'Inquisizione, «quando eravamo costretti a convertirci e a diventare più cattolici del Papa. Gli ebrei disposti a vendere l'anima al diavolo esistono da sempre». Il suo assillo oggi è spiegare al mondo che non bisogna essere di destra per amare Israele. «Barack Obama, Hillary Clinton, Ted Kennedy, Irwin Cotler ed io siamo tutti liberal e pro-Israele, come il resto della sinistra moderata Usa». La sua coscienza sionista è germogliata a Williamsburg, il quartiere di Brooklyn dove è nato nel 1938 da una coppia di origine polacca: Claire, computista, e Harry, fondatore della Young Israel Synagogue: «I miei erano ebrei ortodossi ma moderni. Da piccolo giocavo a baseball e correvo dietro alle ragazze come i miei amici protestanti e cattolici. Oggi l'ebraismo è spaccato in due tra ultraortodossi e laici: il tipo di quartiere dove sono cresciuto io non esiste più in America». A 14 anni aveva trovato il primo lavoro, alla Sohn Delicatessen, una fabbrica di insaccati kosher della Lower East Side. «Dovevo annodare lo spago tra un hot dog e l'altro e un giorno rimasi chiuso nel freezer». Dopo la laurea in legge a Yale nel 1962, nel '67, a solo 28 anni, diventa il più giovane docente in legge nella storia di Harvard, dove, tra gli ex alunni, annovera Eliot Spitzer, John Sexton, Joe Klein, Barack e Michelle Obama. Difendere gli emarginati era nel suo Dna. Si fa strada come avvocato dei poveri e dei bistrattati, per esempio dei condannati a morte di colore. «La pena capitale è un'atrocità razzista che li penalizza. E solo quando la vittima è bianca». Ma tra i suoi clienti ci sono pure Vip ricchi e famosi come Patricia Hearst, Mike Tyson, Michael Milken. «Certo, ma la metà dei miei assistiti non paga un centesimo », ribatte. Di O.J. Simpson, assolto col suo aiuto, dice che «non comparirà tra i processi del secolo accanto a Norimberga, ai coniugi Rosenberg o Sacco e Vanzetti, e sarà scordato dalla storia». Per assicurarsi l'immortalità abbandona spesso la toga di avvocato, per indossare i panni di scrittore prolifico, autore di ben trenta saggi, tra cui i bestseller Reversal of Fortune e Chutzpah. «Scrivo ogni giorno dalle tremila alle quattromila parole. La mia segretaria le ha contate: un milione l'anno, oltre 40 milioni in tutto. Però non so usare il computer e scrivo solo a penna». Dershowitz ha appena ultimato il suo terzo romanzo: The Trial of Zion, un thriller legale che parte da un attentato terroristico per esplorare, attraverso cinque famiglie, il conflitto ebraico-palestinese in Terra Santa dal 1885 ad oggi. Nel 1994 aveva pubblicato Il demone dell'avvocato (Mondadori), il suo primo lavoro di fiction (la storia semiautobiografica di un avvocato alle prese con un cliente colpevole e pericoloso) e nel 1999 Just Revenge, ispirato allo sterminio della famiglia materna durante l'Olocausto. «Sono stato influenzato da Emanuel Ringelblum, che ha immortalato l'esperienza nel ghetto di Varsavia nascondendo i diari in cartoni del latte sottoterra. E da Elie Wiesel, oggi mio caro amico. Non parlo solo de La notte ma anche de Gli ebrei del silenzio che mi spinse ad andare in Unione Sovietica e a lavorare dieci anni per gli ebrei russi». I suoi libri preferiti? « I fratelli Karamazov, Anna Karenina, Il Principe di Machiavelli. E poi l'opera omnia di Philip Roth, Primo Levi, Amos Oz e Saul Bellow». Alan Dershowitz oggi è anche un famoso blogger, per l'«Huffington Post», il «Jerusalem Post» e «Front Page». «Sull''Huffington Post' scrivono le migliori e le peggiori firme d'America: le più ridicolamente d'estrema sinistra reagiscono ai miei post con invettive antisemite inaudite. Ma va bene così, perché il mio mestiere è provocare». Una passione, questa, che rischia di costargli due anni di carcere in Italia, dove è stato denunciato dal Gip Clementina Forleo per aver osato, in un'intervista del 2005, definire «vergognosa » la sua decisione di assolvere cinque militanti islamici dal reato di terrorismo internazionale. «Il caso dimostra come il sistema giudiziario italiano non contempli neppure la liberta d'espressione. Ma il mio Paese non accetterà mai l'idea medievale che un cittadino Usa sia perseguito all'estero per un'opinione espressa in patria, dove il primo emendamento ne tutela la liberta di parola. Il dipartimento di Stato mi ha confermato che sono il primo americano della storia ad essere incriminato in Italia per un'opinione espressa a casa mia». Le pecche del Belpaese sono anche altre. «Mi duole dover dire che è troppo morbido coi terroristi, e non parlo solo dell''Achille Lauro'. Obama sa di non poter contare sull'Italia come alleato affidabile nella guerra contro il terrorismo alla stregua di Francia e Inghilterra. Da voi e in Spagna, poi, il potere giudiziario è in mano a magistrati d'estrema sinistra che considerano i terroristi combattenti per la libertà». La morale cattolica buonista? «Non c'entra. Al contrario, penso che il ruolo del Vaticano sia e continui ad essere estremamente positivo sul versante dei diritti umani e civili e della tutela dei poveri, immigrati e deboli in generale». Harold Pinter (1930-2008), vincitore del premio Nobel nel 2005 José Saramago, premio Nobel nel 1998 Jimmy Carter, ex presidente degli Usa, premio Nobel nel 2002

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Il Csm rinvia la decisione sugli atti da acquisire (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 30/04/2009 - pag: 2 Caso Lepore-pm Il Csm rinvia la decisione sugli atti da acquisire ROMA La prima commissione del Csm ha rinviato ieri la decisione sull'acquisizione di ulteriore documentazione collegata alle recenti polemiche in Procura. «Attendiamo il rientro di Fabio Roia», dice il consigliere «laico» in quota Pdl Gianfranco Anedda. Fabio Roia è il presidente della prima commissione, e sarà lui a coordinare la riunione nella quale si deciderà se continuare gli accertamenti s ul cosiddetto caso Procura dopo che nel corso delle audizioni di due giorni fa sia il procuratore generale Vincenzo Galgano che il procuratore della Repubbl ica Giovandomenico Lepore hanno escluso un clima di contrasti all'interno dell'ufficio dei pm, ufficio che secondo il Pg «è tornato ordinato», con i magistrati che «fanno il loro dovere». Interpretazione analoga l'ha fornita al Csm lo stesso Lepore: «Polemiche frutto di un equivoco sull'interpretazione del mio atteggiamento ad Acerra».

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Judecatoarea care l-a eliberat pe Gorbunov, exclusa din magistratura (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Judecatoarea care l-a eliberat pe Gorbunov, exclusa din magistratura Joi, 30 Aprilie 2009 CSM a decis ieri excluderea din magistratura a judecatoarei Maria Nicola de la Tribunalul Dolj, cea care a decis intreruperea pedepsei lui Serghei Gorbunov, suspectat ulterior de comiterea asasinatului de la o casa de schimb din Brasov. Este singura decizie de excludere data in cazul Gorbunov, ceilalti magistrati fiind doar revocati din functie de CSM. Judecatoarea, care a fost audiata in urma cu o luna de CSM, a declarat ca nu a vrut sa-si asume riscul ca Gorbunov sa orbeasca in penitenciar. Maria Nicola a recunoscut insa ca Serghei Gorbunov, condamnat pentru omor, prezenta pericol pentru ordinea publica, insa a preferat sa nu motiveze sentinta pentru a nu se contrazice. CSM a mai decis ieri excluderea din magistratura a Alinei Nicoleta Osiac, judecatoare la Judecatoria Sectorului 5, pentru neindeplinirea indatoririlor de serviciu. Din aceeasi categorie: Un roman a murit si alti trei au fost grav raniti intr-un accident in UngariaLe Figaro: Presedintele Societe Generale si-a anuntat demisiaDer Spiegel: Republica Moldova, "o patrie din eprubeta" pentru comunisti Voteaza

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il csm trasferisce il procuratore capo (sezione: Giustizia)

( da "Centro, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 0 - Chieti Il Csm trasferisce il procuratore capo Inchiesta a Lanciano, Moffa non si è astenuto nel processo di un parente LANCIANO. Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) gli ha comunicato il trasferimento d'ufficio in seguito a una procedura disciplinare. Tullio Moffa, capo della Procura frentana, è sotto inchiesta: è "accusato" di non essersi astenuto in un processo che vede lui come giudice in un processo in cui l'imputato è un suo parente. Il procuratore Moffa sostiene che non aveva l'obbligo di astenersi, ma il Csm vede in quella mancata astensione un conflitto d'interesse tanto più che all'imputato sarebbe stato concesso di patteggiare la pena, a prescindere dall'importanza della causa e quindi della denuncia che l'ha innescata. (In Lanciano)

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La lettera (sezione: Giustizia)

( da "Salute (La Repubblica)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

SUPPLEMENTO SALUTE ultimo aggiornamento 30 Aprile 2009 pag. 4 La lettera Dal sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, riceviamo questa replica alle affermazioni del responsabile del centro Tecnobios Procreazione. Legge 40 e confusione Il Dr. Borini, responsabile scientifico del centro Tecnobios Procreazione, ha sostenuto in una lettera a Repubblica Salute dello scorso 19 aprile che le mie dichiarazioni sulla sentenza della Corte Costituzionale in merito alla legge 40 "hanno creato confusione" e che i centri di Pma "non possono essere lasciati soli". L'eventuale confusione, in realtà, nasce casomai da un'interpretazione prematura e forzata della sentenza della Corte da parte di alcuni. La sentenza, infatti, ha rispettato e confermato l'impianto della legge, limitandosi a riaffermare il sacrosanto principio della salute della donna e ad affidare una più ampia discrezionalità e responsabilità al medico. Nessun cambiamento radicale, dunque. Il ministero ha immediatamente annunciato nuove linee guida, fornendo la "risposta pragmatica" che il dr. Borini chiede. Anzi, avremmo già dovuto emanare nuove linee guida per adeguare l'Italia alle nuove direttive europee in tema di sicurezza, qualità e tracciabilità di cellule e tessuti (decreto 191/2007), ma abbiamo ritenuto più corretto aspettare il pronunciamento della Consulta per poter tenere conto anche delle modifiche al testo di legge eventualmente introdotte. Quanto al rapporto con i centri di Pma, è già in calendario per il 7 maggio prossimo - e il dr. Borini dovrebbe saperlo - un primo incontro con i rappresentanti dei centri per un confronto sugli eventuali problemi posti dal dopo sentenza. Aggiungo anche che è intenzione del ministero creare in tempi brevi un osservatorio permanente sulla Procreazione Medicalmente Assistita e che per favorire un immediato dialogo con i singoli centri, appena saranno note le motivazioni della sentenza e pubblicate in gazzetta le variazioni al testo della legge 40, sarà attivo presso il ministero un indirizzo di posta elettronica (osservatorio pma @ sa nita.it ) per segnalare le eventuali criticità riscontrate dai singoli centri nell'applicazione delle norme sulla PMA. Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute

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Agenda degli avvenimenti di mercoledi 30 aprile 2009 (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Questa l'agenda degli avvenimenti in Italia ed all'estero di mercoledi 30 aprile 2009. ITALIA POLITICA Roma - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Presidente della Camera Gianfranco Fini scoprono a Montecitorio una targa in ricordo di Pio La Torre - Riunione del Consiglio dei ministri presieduta dal Premier Silvio Berlusconi - L'aula della Camera avvia l'esame sul ddl sicurezza - Il Premier Silvio Berlusconi interviene alla convention promossa dalla Coldiretti - Riunione della Conferenza dei Capigruppo della Camera - Il Presidente della Camera Gianfranco Fini partecipa alla donazione dell'archivio personale di Leopoldo Elia alla Camera - Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi riceve il presidente colombiano Alvaro Uribe - Conferenza stampa del Presidente del Copasir Francesco Rutelli di presentazione della relazione sulla tratta degli esseri umani - Riunione del Csm - Question time con il Governo in aula al Senato CITTA' DEL VATICANO - Concerto per il IV anniversario di Pontificato di Benedetto XVI alla presenza del Papa, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Renato Schifani Altre città Firenze, Prato e Pistoia - Il segretario del Pd Dario Franceschini in tour elettorale Rimini - Il Presidente della Cei card. Angelo Bagnasco apre i lavori dell'assemblea nazionale di Rinnovamento dello Spirito ECONOMIA E FINANZA Roma - Assemblea dell'Eni - L'Istat diffonde il dato provvisorio sull'inflazione ad aprile - L'Istat diffonde i dati su Lavoro e retribuzioni grandi imprese a gennaio e febbraio - Riunione del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria - Convention della Coldiretti "Stop a inganni e speculazioni. Nasce la filiera agricola tutta italiana" - Convegno Abi su "La giustizia elettronica-efficienza del servizio esviluppo economico del Paese". Partecipa il presidente Corrado Faissola - Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti partecipa alla presentazione del volume "La veduta corta" di Tommaso Padoa- Schioppa - Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni interviene al congresso dei pensionati della Cisl - Incontro pubblico Rsu Fiat con i presidenti delle Regioni Milano - Legambiente organizza un incontro sull'inquinamento e il traffico commerciale a Milano con Carlo Sangalli, presidente camera di Commercio di Milano e Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli - Antonio Di Pietro presenta i candidati alle europee del Nord- Ovest dell'Italia dei Valori - Assemblee di Italease di Risanamento per l'approvazione del bilancio 2008 Altre città Torino - Assemblee di Intesa Sanpaolo e Cir ECONOMIA INTERNAZIONALE Berlino - Dati disoccupazione tedesca ad aprile e vendite al dettaglio di marzo Francoforte - Lufthansa pubblica i conti trimestrali Washington - Consumi e spese personali degli americani ad aprile, oltre ai dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione Usa - ExxonMobil e Chevron diffondono i dati sui conti del primo trimestre - Scade l'ultimatum del governo Usa a Chrysler per la presentazione di un piano di riassetto convincente Londra - Si svolge il forum Invest Iraq 2009, per promuovere gli investimenti in Iraq in molti settori CRONACA E ALTRO Roma - Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso parla su Radioanch'io ESTERO UNIONE EUROPEA Lussemburgo - Consiglio straordinario dei ministri della Sanità sulla febbre suina - Il Tribunale di primo grado della Corte di giustizia Ue si pronuncia sul seggio all'Europarlamento conteso tra Beniamino Donnici e Achille Occhetto - Eurostat pubblica la stima flash sull'inflazione nell'eurozona ad aprile, i dati sulla disoccupazione di marzo ei conti settoriali del quarto trimestre 2008 Bruxelles - La commissione Giuridica dell'Europarlamento vota sull'immunità di Aldo Patriciello (Pdl) e Umberto Bossi (Lega) Mosca - Il commissario Ue all'Energia, Andris Piebalgs, partecipa al Consiglio permanente di cooperazione Ue-Russia NUOVA EUROPA Russia - Mosca, il presidente Dmitri Medvedev firma con i leader di Abkhazia e Ossezia del Sud un accordo per la difesa delle frontiere Polonia - Varsavia, visita del premier ucraino Yulia Tymoshenko Rep. ceca - Praga, il presidente Vaclav Klaus riceve il collega turco Abdullah Gul MONDO Gran Bretagna - Londra, secondo giorno della conferenza internazionale sulle

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AGENDA DEGLI AVVENIMENTI DI MERCOLEDI 30 APRILE 2009 (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Agenda degli avvenimenti di mercoledi 30 aprile 2009 di Apcom -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Questa l'agenda degli avvenimenti in Italia ed all'estero di mercoledi 30 aprile 2009. ITALIA POLITICA Roma - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Presidente della Camera Gianfranco Fini scoprono a Montecitorio una targa in ricordo di Pio La Torre - Riunione del Consiglio dei ministri presieduta dal Premier Silvio Berlusconi - L'aula della Camera avvia l'esame sul ddl sicurezza - Il Premier Silvio Berlusconi interviene alla convention promossa dalla Coldiretti - Riunione della Conferenza dei Capigruppo della Camera - Il Presidente della Camera Gianfranco Fini partecipa alla donazione dell'archivio personale di Leopoldo Elia alla Camera - Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi riceve il presidente colombiano Alvaro Uribe - Conferenza stampa del Presidente del Copasir Francesco Rutelli di presentazione della relazione sulla tratta degli esseri umani - Riunione del Csm - Question time con il Governo in aula al Senato CITTA' DEL VATICANO - Concerto per il IV anniversario di Pontificato di Benedetto XVI alla presenza del Papa, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Renato Schifani Altre città Firenze, Prato e Pistoia - Il segretario del Pd Dario Franceschini in tour elettorale Rimini - Il Presidente della Cei card. Angelo Bagnasco apre i lavori dell'assemblea nazionale di Rinnovamento dello Spirito ECONOMIA E FINANZA Roma - Assemblea dell'Eni - L'Istat diffonde il dato provvisorio sull'inflazione ad aprile - L'Istat diffonde i dati su Lavoro e retribuzioni grandi imprese a gennaio e febbraio - Riunione del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria - Convention della Coldiretti "Stop a inganni e speculazioni. Nasce la filiera agricola tutta italiana" - Convegno Abi su "La giustizia elettronica-efficienza del servizio e sviluppo economico del Paese". Partecipa il presidente Corrado Faissola - Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti partecipa alla presentazione del volume "La veduta corta" di Tommaso Padoa- Schioppa - Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni interviene al congresso dei pensionati della Cisl - Incontro pubblico Rsu Fiat con i presidenti delle Regioni Milano - Legambiente organizza un incontro sull'inquinamento e il traffico commerciale a Milano con Carlo Sangalli, presidente camera di Commercio di Milano e Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli - Antonio Di Pietro presenta i candidati alle europee del Nord- Ovest dell'Italia dei Valori - Assemblee di Italease di Risanamento per l'approvazione del bilancio 2008 Altre città Torino - Assemblee di Intesa Sanpaolo e Cir ECONOMIA INTERNAZIONALE Berlino - Dati disoccupazione tedesca ad aprile e vendite al dettaglio di marzo Francoforte - Lufthansa pubblica i conti trimestrali Washington - Consumi e spese personali degli americani ad aprile, oltre ai dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione Usa - ExxonMobil e Chevron diffondono i dati sui conti del primo trimestre - Scade l'ultimatum del governo Usa a Chrysler per la presentazione di un piano di riassetto convincente Londra - Si svolge il forum Invest Iraq 2009, per promuovere gli investimenti in Iraq in molti settori CRONACA E ALTRO Roma - Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso parla su Radioanch'io ESTERO UNIONE EUROPEA Lussemburgo - Consiglio straordinario dei ministri della Sanità sulla febbre suina - Il Tribunale di primo grado della Corte di giustizia Ue si pronuncia sul seggio all'Europarlamento conteso tra Beniamino Donnici e Achille Occhetto - Eurostat pubblica la stima flash sull'inflazione nell'eurozona ad aprile, i dati sulla disoccupazione di marzo e i conti settoriali del quarto trimestre 2008 Bruxelles - La commissione Giuridica dell'Europarlamento vota sull'immunità di Aldo Patriciello (Pdl) e Umberto Bossi (Lega) Mosca - Il commissario Ue all'Energia, Andris Piebalgs, partecipa al Consiglio permanente di cooperazione Ue-Russia NUOVA EUROPA Russia - Mosca, il presidente Dmitri Medvedev firma con i leader di Abkhazia e Ossezia del Sud un accordo per la difesa delle frontiere Polonia - Varsavia, visita del premier ucraino Yulia Tymoshenko Rep. ceca - Praga, il presidente Vaclav Klaus riceve il collega turco Abdullah Gul MONDO Gran Bretagna - Londra, secondo giorno della conferenza internazionale sulle

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Immigrazione, è ancora duello alla Camera (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 30-04-2009 Immigrazione, è ancora duello alla Camera Ci sarebbe una norma sui figli degli irregolari, secondo cui la mamma che ha partorito non potrebbe registrare il bimbo all'anagrafe. Pd e Idv lasciano l'Aula per protesta. Mantovano: ma chi dà alla luce un bambino ha diritto a un permesso di 6 mesi DA ROMA DANILO PAOLINI I l disegno di legge sulla sicurezza taglia il traguardo delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera: da stamattina il provvedimento sarà in Aula per la discussione generale, mercoledì prossimo si comincerà a votare. E il clima si preannuncia teso, dopo che nella notte tra martedì e ieri il Partito democratico e l'Italia dei valori hanno abbandonato i lavori, in segno di protesta per un emendamento definito dagli stessi gruppi d'opposizione «strappa figli» alle immigrate irregolari. La maggioranza, che nega l'esistenza di una norma con tali effetti e finalità, ha comunque proseguito e concluso l'esame, dando mandato ai relatori Jole Santelli e Francesco Paolo Sisto (entrambi del Pdl) di riferire in Assemblea. L'abbandono del centrosinistra è dovuto soprattutto, ha sostenuto la deputata democratica Cinzia Capano, «a una norma che di fatto strappa i figli ai genitori naturali, solo perché clandestini, sancendo il divieto di riconoscimento del figlio naturale o legittimo per gli immigrati privi di permesso di soggiorno». In realtà, nel ddl non c'è alcuna previsione esplicita di questo genere, ma soltanto una modifica all'articolo 6 del testo unico sull'immigrazione (Decreto legislativo 286 del 1998) che riguarda l'accesso ai pubblici servizi. La nuova norma esclude che serva il permesso di soggiorno per avere «accesso alle prestazioni sanitarie », ma non afferma più questa possibilità per «gli atti di stato civile» e «l'accesso a pubblici servizi ». Ciò, stando all'interpretazione del Pd, significherebbe che un'immigrata irregolare potrà par- torire senza problemi in ospedale, ma non registrare il bambino come suo figlio. Non è vero, ha però ribattuto il sottosegretario Mantovano, perché è lo stesso testo unico sull'immigrazione, all'articolo 19, a stabilire «che la donna non in regola con il permesso di soggiorno, che dà alla luce un bimbo, ha diritto a un permesso di soggiorno temporaneo di 6 mesi». La Corte costituzionale, ha proseguito Mantovano, ha inoltre esteso la portata di questa norma «al padre, anche se irregolare ». La preclusione introdotta nel ddl, secondo il sottosegretario, riguarda soltanto gli immigrati clandestini che chiedono un provvedimento di tipo amministrativo «nel proprio interesse», per esempio una licenza commerciale. La speranza è che, con la discussione del testo in Aula, si faccia definitivamente chiarezza sulle possibili interpretazioni di questa norma. Anche all'interno del centrodestra, comunque, non mancano le differenze. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che oggi porterà in Consiglio dei ministri l'ipotesi di porre la fiducia sul ddl, ha confermato di temere «i mal di pancia interni al Pdl». Gli stessi che nel recente passato hanno prodotto l'affondamento delle norme sulle 'ronde' cittadine e sul prolungamento a 6 mesi del tempo massimo di permanenza degli immigrati irregolari nei Centri di identificazione e di espulsione, entrambe ora riproposte nel testo all'esame di Montecitorio. «La scorsa notte ci sono state alcune votazioni in commissione che mi confermano questa preoccupazione», ha aggiunto il responsabile del Viminale. Si riferiva, in particolare, alla spaccatura registrata tra il Pdl e la Lega su un emendamento in materia di appalti pubblici. La proposta, presentata da Manlio Contento, prevede che, per escludere dalle gare un'impresa accusata di aver pagato il 'pizzo' senza denunciare, sarà necessario che il titolare risulti imputato per favoreggiamento o falsa testimonianza. «Non è possibile penalizzare qualcuno per un procedimento nel quale è indagato un terzo», ha argomentato Contento. Sul suo emendamento, però, il governo ha dato due pareri discordanti: contrario quello del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, favorevole quello del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. Alla fine l'emendamento è passato con il solo voto favorevole del Pdl, mentre la Lega ha votato contro. In questo caso, si è lamentato Maroni, «una norma fortemente voluta dal mio ministero e dalle associazioni antiracket, che obbliga a segnalare i tentativi di estorsione da parte di chi ha commesse pubbliche, è stata inopinatamente emendata contro il parere del ministero e di fatto svuotata di significato ».

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Mcm, per De Luca e Lettieri rinvio a giudizio tecnico (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Salerno giustizia Mcm, per De Luca e Lettieri rinvio a giudizio tecnico Gigi Caliulo Il gup del Tribunale di Salerno, Vincenzo Di Florio, rinvia a giudizio il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, il suo predecessore Mario De Biase, il titolare della Mcm, Gianni Lettieri, presidente dell'Unione Industriali di Napoli, e altri undici imputati tra assessori, ex amministratori e tecnici del Comune di Salerno, accusati a vario titolo di truffa e falso per presunte irregolarità nella delocalizzazione delle Manifatture cotoniere meridionali dall'area di Fratte alla nuova zona industriale cittadina. I rinvii a giudizio, stabiliti ieri dal Gup dopo due ore di camera di consiglio, riguardano l'inchiesta inizialmente condotta dal pm Gabriella Nuzzi prima del suo trasferimento cautelare, deciso dalla sezione disciplinare del Csm per il caso-De Magistris. Nuzzi ha contestato i reati di truffa e falso, rilevando anomalie per quanto riguarda l'acquisizione dei suoli e la realizzazione delle volumetrie del nascente centro commerciale di Fratte, edificato sui suoli dell'ex industria tessile salernitana. Richieste, quelle avanzate dal pubblico ministero, ribadite nella scorsa udienza dal pm Elena Cosentino. Nel dispositivo firmato dal gup Di Florio, che ha di fatto ereditato gli atti nelle mani del pm Nuzzi, si legge che "il proscioglimento dell'imputato deve essere pronunciato dal giudice dell'udienza preliminare solo se e in quanto questa situazione di innocenza sia ritenuta non superabile in dibattimento dall'acquisizione di nuove prove o da una diversa e possibile rivalutazione degli elementi di prova già acquisiti". Tra i rinviati a giudizio vi sono anche Felice Marotta, presidente dell'Asi di Salerno, l'ex assessore alle Attività produttive del comune capoluogo Mauro Scarlato, l'attuale assessore all'Urbanistica Domenico De Maio, i funzionari e tecnici del Comune di Salerno, Alfonso e Alberto Di Lorenzo, Bianca De Roberto, Matteo Basile e Raffaella Esposito. Rinviati a giudizio anche Vincenzo Iannucci e Michele Galgano della Salerno Invest, società sorta per gestire l'intera operazione della delocalizzazione dello stabilimento manifatturiero. La prima udienza è stata fissata il 23 giugno prossimo davanti alla seconda sezione del Tribunale di Salerno, presieduta da Maria Concetta Criscuolo. Dal canto suo il presidente degli industriali napoletani respinge ogni addebito. "Il provvedimento - afferma Lettieri in una nota - manifesta tutta l'inconsistenza e l'infondatezza dell'impianto accusatorio. In esso si legge che le accuse mosse risultano essere 'ridondanti e una ripetitiva elencazione', che è utile trasmettere gli atti al Pm al fine di eventualmente 'sollecitare nel corso dell'udienza medesima il Pm a una più adeguata formulazione del capo d'accusa' e che la materia dell'udienza preliminare era e resta prevalentemente di natura processuale e non di merito". In sostanza, conclude Lettieri, "in presenza di un quadro probatorio equivoco e pur contestando in alcuni passaggi l'attendibilità dell'impianto accusatorio, il Gup, attraverso il provvedimento, ritiene opportuno far svolgere una verifica dibattimentale che non potrà, a mio giudizio, che portare alla dimostrazione dell'inconsistenza delle accuse". del 30-04-2009 num.

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NON DITE A VERONICA CHE IL 1 MAGGIO SILVIO LO PASSA A NAPOLI (CONCERTO DI MUTI) BERLUSCA SMENTISCE (MA VA?): MAI DETTO CHE ERA L'AUTISTA DI BETTINO D'Alema si lega - BRAMBILLA (sezione: Giustizia)

( da "Dagospia.com" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

HomePage | Segnala articolo --> NON DITE A VERONICA CHE IL 1 MAGGIO SILVIO LO PASSA A NAPOLI (CONCERTO DI MUTI) – BERLUSCA SMENTISCE (MA VA?): MAI DETTO CHE ERA L’AUTISTA DI BETTINO – D'Alema si lega - BRAMBILLA PRESTO MINISTRA (CASTELLI, URSO E ROMANI SARANNO VICEMINISTRI)… 1 - BERLUSCONI: NON HA MAI DETTO LETIZIA FU AUTISTA CRAXI... (Apcom) - L'ufficio stampa di Palazzo Chigi rileva che "per precisione, il Presidente Berlusconi non ha mai detto che il signor Letizia fosse autista dell`on Bettino Craxi, come riportato da alcune agenzie di stampa e giornali". Lo si legge in una nota della Presidenza del Consiglio. riccardo muti 2 - 1 MAGGIO, BERLUSCONI A NAPOLI PER CONCERTO MUTI... (Apcom) - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sarà a Napoli per il Primo maggio. Il premier, a quanto si apprende, parteciperà al concerto della Berliner Philharmoniker diretta da Riccardo Muti. Il concerto si terrà domani mattina al Teatro San Carlo. 3 - FRANCESCHINI, PREMIER OFFRE SVAGO MA ITALIA NO DINASTY... (Agi) - "Non chiedetemi delle veline. Berlusconi offre molte occasioni di distrazione e di svago ma l'Italia non e' ne' un giornale di gossip, ne' un Grande Fratello, ne' Dinasty". Lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini, conversando con i cronisti a margine di una visita ad un'industria di Prato. "L'Italia - ha proseguito Frasceschini - e' un Paese di persone che vogliono uscire dalla crisi, che c'e' ancora, che durera' nel tempo. Ma gli italiani sono gente responsabile che nei momenti di difficolta' sa rimboccarsi le maniche, e se lavoreremo in un modo in cui ognuno fa la propria parte, se non metteremo le imprese contro i lavoratori del Nord e del Sud, ma sentiremo di avere una missione, usciremo dalla crisi prima di altri Paesi". 4 - GOVERNO: IN ITALIA SITUAZIONE FEBBRE SUINA SOTTO CONTROLLO... (Apcom) - La situazione in Italia per quel che riguarda l'influenza suina è "pienamente sotto controllo". Lo hanno ribadito i ministri Sacconi e Matteoli svolgendo nel corso del Consiglio dei ministri un'ampia relazione sul tema. I ministri, si legge in una nota di Palazzo Chigi, hanno ricordato che l`Italia si adeguerà alle iniziative europee. Silvio Berlusconi 5 - BERLUSCONI: BRAMBILLA SARÀ MINISTRO DEL TURISMO... (Apcom) - Michela Vittoria Brambilla sarà presto nominata ministro al Turismo. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la riunione dell'Esecutivo di questa mattina. E' quanto riferiscono fonti di governo. 6 - CALDEROLI: CASTELLI, URSO E ROMANI SARANNO VICEMINISTRI... (Apcom) - Nel Consiglio dei ministri è stato deciso che gli attuali sottosegretari Roberto Castelli, Adolfo Urso e Paolo Romani saranno promossi viceministri. E' quanto conferma il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. L'esponente leghista ha poi spiegato che si è parlato anche dell'ipotesi di un nuovo ministro, ma non ha voluto specificare di chi si tratti. 7 - D'ALEMA: APRIRE DIBATTITO NUOVA LEGGE ANCHE CON LEGA... (Apcom) - Massimo D'Alema ribadisce che voterà sì al referendum sulla legge elettorale e si augura che si possa aprire un dibattito su una nuova legge al quale partecipi anche la Lega. Gli esponenti del Carroccio ieri hanno accusato il Pd di "masochismo" per il sostegno ad un referendum che favorirà il partito di Silvio Berlusconi, a questo proposito il presidente della fondazione Italianieuropei, in un'intervista a Radio Tre, ha detto: "La Lega protesta ma io spero sia apra un dibattito su quale legge elettorale è più utile al nostro paese e se loro dicessero di sì, si aprirebbe una situazione nuova e Berlusconi dovrebbe confrontarsi con una potenziale maggioranza nuova. Ma se il Parlamento non agisce inevitabilmente c'è il referendum e l'unico modo per colpire l'attuale legge è votare sì e io voterò sì". Massimo D'Alema D'Alema giudica la legge Calderoli "uno schifo, una vergogna, ed è responsabilità di Berlusconi che l'ha voluta e ha impedito di cambiarla. Il referendum - ammette - è uno strumento totalmente imperfetto, perché abrogativo e non dà una legge nuova, ma non credo che il successo del referendum impedisca al Parlamento di fare una nuova legge, anzi penso che il Parlamento avrebbe il diritto e il dovere di farla". Quanto al sistema elettorale da adottare, D'Alema ribadisce la sua preferenza per quello tedesco: "Una legge con collegi uninominali, una soglia di sbarramento e che eviti coalizioni forzose sia la scelta migliore". 8 - CAPEZZONE: REFERENDUM SONO AUTOAPPLICATIVI, CON SÌ NESSUNA RIFORMA... (Apcom) - Niente riforma elettorale se vincerà il sì al referendum sulla legge elettorale del prossimo 21 Giugno. Il portavoce del Popolo della Libertà Daniele Capezzone risponde alle richieste di impegno del Pd, ultime in ordine di tempo oggi da Massimo D'Alema, ricordando che "i quesiti referendari sono autoapplicattivi e proprio per questo furono ammessi dalla Corte Costituzionale". "E' opportuno ricordare - afferma- che i quesiti referendari sono perfettamente autoapplicativi, cioè - se approvati - lascerebbero una legge elettorale perfettamente applicabile, senza alcuna necessità di modifiche. E' esattamente per questo che la Corte Costituzionale ha ammesso i quesiti. Ecco perché, se per caso i cittadini si pronunceranno in senso favorevole ai referendum, la loro volontà andrà rispettata, senza successivi pasticci in Parlamento. E' grave, come sembra far intendere l'onorevole D'Alema, che poi il Parlamento possa pensare ad una legge tedesca, assolutamente lontana dalla volontà eventualmente espressa dagli elettori". Roberto Maroni 9 - LA RUSSA: PDL DARÀ LIBERTÀ DI COSCIENZA, IO VOTERÒ SÌ... (Apcom) - "Voterò sì. Questa è la mia posizione da tempo ed è molto meno importante del fatto che il presidente del Consiglio abbia detto sì. Sono certo che nel Pdl ci sarà libertà di coscienza, ma è molto rilevante che il premier abbia detto sì, io ci speravo molto. Dimostra che Berlusconi, come ha detto anche Maroni, ha espresso una posizione libera e coraggiosa". Lo afferma il coordinatore nazionale del Popolo della Libertà, Ignazio La Russa, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it. "Sul referendum uno deve dire sì o no, è un fatto popolare; mica si può dire no se pensa sì - prosegue riferendosi alla Lega -. Così come nessuno pretende che Maroni o Bossi dicano sì se sono contrari, e infatti hanno detto chiaramente no e non hanno detto 'non mi pronuncio', hanno espresso la loro posizione. Allo stesso modo Berlusconi ha fatto sapere la sua idea e non c'è nulla di male. Da che mondo e mondo nei referendum non c'è bisogno che le coalizioni si esprimano tutte nelle stesso modo, non è neanche obbligatorio avere una posizione comune all'interno di un partito. Figurarsi all'interno di una coalizione. Tant'è che anche nel Pdl ci saranno quelli che legittimamente non penseranno di votare sì". 10 - MARONI: MARTEDI' CI CHIARIAMO, ALTRIMENTI FIDUCIA SUL DDL SICUREZZA... (Dire) - Al momento niente fiducia sul ddl sicurezza, ma se martedi' non ci sara' un vero e proprio "impegno politico" per un percorso d'aula sicuro, Roberto Maroni chiedera' un consiglio dei ministri straordinario per metterla. A riferirlo e' lo stesso ministro dell'Interno annunciando una riunione (martedi') con i ministri Angelino Alfano e Ignazio La Russa e i capigruppo di maggioranza. Maroni conferma il "forte disappunto" per le modifiche in corsa alla norma antiracket sugli appalti. Si tornera' alla versione originaria? "Per quanto mi riguarda si', c'era l'accordo di tutti". [30-04-2009]

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"Non sono la 'letteronza' di Antonio Di Pietro" (sezione: Giustizia)

( da "Affari Italiani (Online)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Europee/ De Magistris (Idv) ad Affaritaliani.it: "Non sono la 'letteronza' di Antonio Di Pietro" Giovedí 30.04.2009 11:51 Apertura agli elettori leghisti: "Riflettano e votino Idv". E ancora: "Non sono la 'letteronza' di Di Pietro, sono in politica per continuare a lottare (su fondi europei, giustizia e allarme democratico). In passato ho votato PCI. Di Pietro attualizza la questione morale che fu di Berlinguer. Come si fa a votare PD, se sei di sinistra?". Intervista a tutto campo di Affaritaliani.it a Luigi De Magistris, ex pm e candidato con l'Italia dei Valori alle elezioni europee di giugno. Luigi De Magistris, mentre lei sta in campagna elettorale da Salerno è arrivata la notizia del suo proscioglimento dalle accuse che le erano state mosse nell'ambito delle inchieste da lei condotte in passato, in "Toghe lucane" nel particolare. De Magistris non è più indagato, ma non è più PM. Come commenta? "Come commento? Dico che me l'aspettavo, l'archiviazione. Ne ero assolutamente certo perché sono sicuro di essere stato un magistrato come si deve, uno che è stato bloccato perché dava fastidio. E il GIP ha confermato: c'è chi ha interferito gravemente per bloccare le mie indagini". E adesso, dunque, ripartirà all'attacco? Contro chi...? "No, guardi, ora sto in campagna elettorale. Ero magistrato e mi hanno costretto a diventare un politico. E allora faccio politica, sto su un altro piano, e non cerco rivincite personali... Dico però che il problema vero, la questione grossa, resta il CSM. E' il Consiglio Superiore della Magistratura che mi ha tolto le indagini...". ...Ed è la Cassazione che deciderà se smentire o confermare quelle scelte: l'udienza è stata fissata per il 16 giugno, proprio a ridosso delle elezioni europee alle quali lei parteciperà come candidato indipendente nell'Italia dei Valori di Antonio di Pietro. Saranno settimane piuttosto impegnative le sue prossime, a quanto pare... "Io sono in cammino verso la politica, verso la politica con la P maiuscola. So che dovrò camminare parecchio per trovarla... Ma le posso dire che sto vedendo un grande entusiasmo fra le persone che incontro, mi sembra che ci siano dei segnali molto incoraggianti. Perché sono convinto che per potere cambiare la politica bisogna creare un rapporto molto più stretto con la società civile". Però i nomi più grossi, fra i politici coinvolti nelle sue inchieste poi da quelle inchieste sono usciti, Prodi, Fassino, Mastella... "Io faccio un altro tipo di ragionamento, a partire da Mastella: fino a che c'ero io come PM Mastella stava nell'indagine, non fuori...". pagina successiva >>

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REFERENDUM/CAPEZZONE:SONO AUTOAPPLICATIVI,CON SÌ NESSUNA RIFORMA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Referendum/Capezzone:Sono autoapplicativi,con sì nessuna riforma di Apcom La Corte Costituzionale li ammise proprio per questo -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Niente riforma elettorale se vincerà il sì al referendum sulla legge elettorale del prossimo 21 Giugno. Il portavoce del Popolo della Libertà Daniele Capezzone risponde alle richieste di impegno del Pd, ultime in ordine di tempo oggi da Massimo D'Alema, ricordando che "i quesiti referendari sono autoapplicattivi e proprio per questo furono ammessi dalla Corte Costituzionale". "E' opportuno ricordare - afferma- che i quesiti referendari sono perfettamente autoapplicativi, cioè - se approvati - lascerebbero una legge elettorale perfettamente applicabile, senza alcuna necessità di modifiche. E' esattamente per questo che la Corte Costituzionale ha ammesso i quesiti. Ecco perché, se per caso i cittadini si pronunceranno in senso favorevole ai referendum, la loro volontà andrà rispettata, senza successivi pasticci in Parlamento. E' grave, come sembra far intendere l'onorevole D'Alema, che poi il Parlamento possa pensare ad una legge tedesca, assolutamente lontana dalla volontà eventualmente espressa dagli elettori".

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Continua la polemica sul trasporto dei ragazzi disabili che frequentano le scuole superiori. Sulla q... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 30 Aprile 2009, Continua la polemica sul trasporto dei ragazzi disabili che frequentano le scuole superiori. Sulla questione è intervenuto ieri Claudio Sinigaglia, assessore comunale alle Politiche Sociali, il quale ha sollecitato la Provincia a farsi carico di questo costo, considerato che è proprio l'ente di Piazza Antenore ad avere la competenza per tutto quello che riguarda i plessi superiori. «C'è una sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso - ha sottolineato il vice sindaco - in cui si stabilisce che l'onere relativo a questa voce deve essere dell'amministrazione provinciale. Il servizio viene effettuato dall'Ulss 16 che fa fronte anche alle esigenze dei Comuni che fanno capo a essa. Attualmente ci sono 22 ragazzi che ne usufruiscono e la somma che viene spesa è pari a 130 mila euro l'anno. Durante un incontro a cui hanno partecipato il presidente della Provincia Vittorio Casarin e l'assessore Massimo Giorgetti era stato stabilito che l'Ulss stessa si sarebbe fatta girare i soldi da Palazzo Santo Stefano, ma la cifra non è mai stata accreditata». «A questo punto - ha detto ancora Sinigaglia - bisogna che la Provincia affronti i suoi impegni. Casarin e Giorgetti meglio farebbero a occuparsi di questo problema invece di "entrare in scena" su aspetti teatrali. Dovrebbero in primis pensare all'integrazione di questi ragazzi». «Tra l'altro - ha concluso -, ci sono altri diciassette disabili che per il momento non utilizzano questa opportunità, ma vanno a scuola con mezzi propri: la somma da sborsare se i gli studenti da trasportare fossero 39, salirebbe di ben 100 mila euro. Impensabile che a farsene carico impropriamente siano i Comuni dell'Ulss 16». Ni.Co.

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Tolmezzo Le cifre dettagliate e ufficiali sono ancora in elaborazione - saranno presentate all&#... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 30 Aprile 2009, Tolmezzo Le cifre dettagliate e ufficiali sono ancora in elaborazione - saranno presentate all'assemblea dei soci il 15 maggio - ma da quanto può anticipare il presidente Renzo Petris, Carniacque Spa, la società che ha in gestione il ciclo idrico integrato nell'Alto Friuli è ritornata in attivo. «Il bilancio del 2008 è riuscito in qualche modo a ripianare il deficit di bilancio accumulato nel 2007 (130mila euro ndr) - spiega Petris - un dato che io ho sempre reputato un deficit fisiologico in quanto quando una società parte, la nostra di fatto ha visto avvio nel 2006, è ovvio che deve investire, deve creare le strutture, acquistare i mezzi. Le cifre che usciranno a breve saranno la prova provata che solo dopo 2-3 anni una società comincia ad adeguarsi alle necessità, a strutturarsi bene e quindi a produrre quel giusto utile che deve essere poi reinvestito, cosa che sarà sicuramente raggiunta nel 2009; fatto sta che il consolidato 2008 ha visto ricostituire le nostre riserve positive». A fine anno gli utenti dei Comuni montani, così come quelli del resto della regione, si vedranno aumentare le bollette: la forbice degli aumenti varierà dal 20 al 30 per cento. «L'adeguamento tariffario è un fatto necessario previsto dalla legge - prosegue Petris - queste non venivano ritoccate da anni, l'Ato ha fissato i criteri di omogenizzazione per tutta la Provincia di Udine, ci ha permesso così di uniformare le tariffe dei quaranta comuni di nostra competenza, normalizzando per fortuna il tutto applicando il decreto ministeriale del 1996 che tra l'altro prevede anche il vincolo della quota parte degli investimenti che vanno finanziati con la tariffa. Le situazioni di aumento saranno diversificate in quanto attualmente ci sono in determinati comuni certi utenti (circa il 50 per cento) che pagano poco o nulla per il servizio mentre d'ora in poi saranno chiamati a pagare decisamente di più, altri nei quali la tariffa era adeguata e quindi gli incrementi saranno contenuti. Noi comunque rispetteremo in termini precisi e puntali la sentenza della Corte costituzionale che prevede il rimborso al cittadino (7mila quelli interessati nel nostro territorio montano) dei canoni di depurazione ed è del tutto evidente che i quei comuni non serviti da impianti appositi ove magari non sono previste nemmeno delle progettazioni in tal senso, questi utenti si troveranno ipoteticamente a pagare addirittura di meno». In arrivo comunque sgravi per tutti: «Grazie all'azione positiva dei due delegati delle Zto dell'Alto Friuli, Zanette per il Tarvisiano e Gonano per la Carnia, è stato comunicato dal consigliere Baritussio che la Giunta regionale ha determinato la concessione di un contributo per l'abbattimento delle tariffe nelle zone montane (180mila euro lo stanziamento in favore dell'Ato friulano) e quindi quel famoso 20-30 per cento verrà abbattuto di un'ulteriore 6 per cento direttamente in bolletta», fa sapere il presidente di Carniacque che sul capitolo investimenti, dopo la chiusura con l'Ato Centrale Friuli dell'accordo quadro, ha le idee molto chiare. «Il 2009 ci permetterà di potenziare la struttura operativa con diverse assunzioni - conclude Petris - al fine di affrontare con maggiore adeguatezza le necessità che si presenteranno e soprattutto predisporre le progettazioni preliminari ed in alcuni casi quelle esecutive del piano di investimenti programmato che vedrà aprire i primi cantieri nel 2010». I diretti interessati di queste opere saranno il comune di Paularo per oltre 1 milione 800 mila euro, quello di Ovaro con 500 mila euro ed altri otto comuni con interventi che varieranno dai 100 ai 200mila euro. David Zanirato

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La Marca a Caorle per difendere il titolo regionale (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La Marca a Caorle per difendere il titolo regionale Giovedì 30 Aprile 2009, (m.m.) Si disputa da oggi a sabato, con concentramento a Caorle, il "Memorial Giuseppe Nicolli", torneo fra le delegazioni del Veneto composte da giocatori Juniores (nati dall'1/1/ 1990 in poi) appartenenti a squadre di Prima, Seconda e Terza categoria con la rappresentativa di Treviso chiamata a difendere il titolo di campione regionale. Si gioca con il sistema dei tringolari con classifica unica e le prime due che disputeranno, in data da definire, la finale a Tezze sul Brenta. Il programma: oggi dalle 15,30 a S. Stino Treviso affronta Belluno e Padova, domani a Mazzolada partite contro Rovigo e Basso Piave, sabato a Musile contro Verona e Bassano. I giocatori: Morandin, Morellato, Viel (Fulgor Trevignano), Buqa (Aurora Treviso Due), Busetti (Virtsu Csm Farra), De Bortoli, Guadagnini (Giovanile Ezzelina), De Marchi, Merotto, Modanese (Careni Pievigina), Dio Madero, Jacobucci (Caerano), Gava (Godega), Mazzardis (Codognè), Silvestri, Pauletto (Godigese), Pandolfo (Montegrappa), Baldissin (Olmi Callalta), Tonon (Sanfiorese), Zampolli (Orsago). Staff: Renzo Zanet (allenatore), Matteo Zulian (prep. portieri), Roberto Pontello, Renato Facchinelli, Luigi Frattina, Pietro Gasparin (dirigenti), Giovanni Pellizzer (massaggiatore).

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Gironi A e C: in lotta ben otto compagini (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Gironi A e C: in lotta ben otto compagini Giovedì 30 Aprile 2009, (m.m.) A due giornate dalla conclusione del provinciale Juniores (archiviato l'11mo turno) giochi sempre aperti nei gironi A e C per la vittoria, mentre Mogliano ha già tagliato il traguardo nel B ed attente le altre due finaliste. Ecco risultati, classifiche e programma di sabato 2 maggio alle 16 (penultimo turno). GIRONE A Risultati: La Marenese-Feletto 1-2, Codognè-Francenigo 1-2, Godega-Gorghense 2-3, Orsago-Parè 3-1, Cappella Maggiore-Porto Mansuè 1-7, Vazzolese-S. Vendemiano 4-0, Campolongo-Sanfiorese 2-1. Classifica:La Marenese 50, Vazzolese 48, Gorghense 46, Sanfiorese 44, Porto Mansuè 43, Codognè 42, Campolongo 39, Orsago 36, Feletto 31, Godega 27, Francenigo 24, Parè 18, S. Vendemiano 13, Cappella Maggiore 11. Prossimo turno: Parè-Campolongo, Sanfiorese-Cappella Maggiore, Feletto-Codognè, S. Vendemiano-Godega, La Marense-Gorghense, Francenigo-Orsago, Porto Mansuè-Vazzolese. GIRONE B Risultati: Badoere-Fontane 2-3, Zero Branco-Pro Mogliano 0-0, Cima Piave-Pro Roncade 0-4, Padernello-S. Antonino 2-1, Paese-Salgareda 5-5, Casale-S. Lucia Mille 2-2, Giavera-Silea 0-7. Classifica: Pro Mogliano 63, Salgareda 50, S. Lucia Mille 49, Pro Roncade 40, Zero Branco 39, Casale 37, Paese 34, Padernello 32, Silea 28, Cima Piave 24, Badoere 23, Fontane 20, S. Antonino 19, Giavera 7. Prossimo turno:Pro Mogliano-Badoere, Fontane-Paese, Salgareda-Casale, Silea-Cima Piave, S. Antonino-Giavera, Padernello-S. Lucia Mille, Pro Roncade-Zero Branco. GIRONE C Risultati: SP calcio 2005-CSM Resana 4-4, Riese Vallà-Fossalunga 7-0, Godigese-Milan Guarda 1-0, Bessica-S. Floriano 1-7, Spineda-S. Gaetano 1-1, Montello-Treville 5-1, Città di Asolo-Virtsu Csm Farra 1-1. Classifica: San Floriano 55, Riese Vallà, Montello 53, Godigese 51, CSM Resana 47, SP 42, Spineda 41, Virtus Csm Farra 30, Bessica 26, Città di Asolo 24, San Gaetano 21, Milan Guarda, Fossalunga 14, Treville 13. Prossimo turno: Milan Guarda-Spinea, Treville-Città di Asolo, Bessica-Fossalunga, S. Floriano-Godigese, CSM Resana-Montello, Virtsu CSM Farra-Riese Vallà, San Gaetano-SP.

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Il Loria chiude i conti (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Loria chiude i conti Ha vinto il girone D e ha raggiunto le altre quattro Giovedì 30 Aprile 2009, (m.m.) Si è concluso il campionato provinciale Giovanissimi e il Loria '96 ha vinto il girone D. Negli altri gironi avevano già tagliato il traguardo Vittorio Veneto Falmec S.M. Colle (A), Opitergina (B), Casale (C), Lia Piave (E). Ora disputano un girone all'italiana per l'assegnazione del titolo di campione provinciale. Ecco i risultati e le classifiche finali. GIRONE A Risultati: S. Michele Cerfim-Campolongo 4-1, Ogliano-Codognè 3-1, Tarzo Revine Lago-Cordignano 6-2, Vittorio Veneto-Efferre Aurora 5-1, Cappella Maggiore-Lourdes 1-4, Godega-Sanfiorese 5-3, ha rip. S. Vendemiano. Classifica: Vittorio Veneto SM Colle 65, S. Michele Cerfim 58, Ogliano 48, Codognè 47, Campolongo 46, Tarzo Revine Lago 38, S. Vendemiano 34, Lourdes 26, Cordignano, Sanfiorese 24, Godega 13, Cappella Maggiore 10, Efferre Aurora 7. GIRONE B Risultati: S. Lucia Mille-Ardita Pero 5-1, Vazzolese-Breda 0-4, Lovispresiano-Cima Piave 1-0, La Marenese-Fontanelle 0-1, Basalghelle-Giovani Lia Piave 0-0, Team Biancorossi-Gorghense 3-1, Suseganese-Opitergina 0-3. Classifica: Opitergina 73, Team Biancorossi 66, Breda 57, Gorghense 45, La Marenese 44, Basalghelle 38, Fontanelle 36, Ardita Pero 35, S. Lucia Mille 34, Suseganese 31, Lovispresiano 27, Giovani Lia Piave 21, Vazzolese 13, Cima Piave 6. GIRONE C Risultati: Badoere-Paese 1-5, Aurora Treviso Due-S. Giuseppe 6-0, Padernello-Casale 0-0, Pro Roncade-Castagnole 1-4, Preganziol-S. Bona 0-2, Condor S. Angelo-Zero Branco 2-1, ha rip. Silea. Classifica:Casale 58, Silea 50, Aurora Treviso Due 48, Paese 44, S. Bona 43, S. Giuseppe 39, Condor S. Angelo 37, Padernello 35, Castagnole 34, Zero Branco 33, Preganziol 12, Badoere 10, Pro Roncade -1 (pen. 1 punto). GIRONE D Risultati: Città di Asolo-Bessica 1-0, Concordia Fonte-Giovanile Ezzelina 3-2, S. Gottardo-Godigese 3-5, S. Andrea-Loria 3-10, CSM Resana-Riese Vallà 3-1, Azzurra-Maser 5-1, ha rip. Idea Sport. Classifica: Loria 64, Azzurra 62, Godigese, Maser 46, Giov. Ezzelina, CSM Resana 41, Conc. Fonte 33, S. Gottardo Salvarosa 31, Città di Asolo 25, Riese Vallà 22, Idea Sport 15, S. Andrea 12, Bessica 7. GIRONE E Risultati: Città Crocetta Cornuda-Istrana 5-1, Postioma-Montello 4-4, Lia Piave-Milan Guarda 3-1, Fontane-Nervesa 0-4, Giavera-Quartier Piave 0-5, Contea-S. Gaetano 1-4, Caerano-Soccer G.A. 1-4. Classifica: Lia Piave 72, Quartier del Piave 65, Soccer G.A. 60, Caerano 51, Città Crocetta Cornuda 49, Nervesa 46, S. Gaetano 38, Fontane 35, Montello 32, Milan Guarda 22, Istrana 19, Contea 18, Postioma 11, Giavera 3. GIRONE F (Squadre fuori classifica): Villorba-Codognè 2-0, Team Biancorosssi-Careni Pievigina 0-5, Cipriano Catron-Olmi Callalta 0-0, Fulgor Trevignano-Padernello 4-2, Opitergina-Pro Mogliano 1-3, Quartier del Piave-Vittorio Veneto 0-5, ha rip. Casier Dosson. FINALI PROVINCIALI Il girone all'italiana con le 5 vincitrici i gironi prende il via venerdì 1 maggio alle 10,15 con Lia Piave-Loria 96 (a Ormelle) e Vittorio Veneto Colle-Casale (al Barison), riposa l'Opitergina, quindi si gioca il 3, 10, 13 (alle 17) e 17 maggio, le prime quattro accedono alle semifinali del 24, le due vincitrici disputano la finale provinciale il 2 giugno a Castello di Godego.

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IL GUP DEL TRIBUNALE DI SALERNO, VINCENZO DI FLORIO, HA RINVIATO A GIUDIZIO IL SINDACO DI SALERNO, V... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il gup del tribunale di Salerno, Vincenzo Di Florio, ha rinviato a giudizio il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, il suo predecessore Mario De Biase, il titolare della Mcm, Gianni Lettieri, presidente dell'Unione Industriali di Napoli, ed altri undici imputati tra assessori, ex amministratori e tecnici del comune di Salerno, accusati a vario titolo di truffa e falso per presunte irregolarità nella delocalizzazione delle Manifatture Cotoniere Meridionali dall'area di Fratte alla nuova zona industriale di Salerno, l'area Asi. Il pm Gabriella Nuzzi, prima del suo trasferimento cautelare, deciso dalla sezione disciplinare del Csm per il caso De Magistris, aveva contestato i reati di truffa e falso, rilevando anomalie per quanto riguarda l'acquisizione dei suoli e la realizzazione delle volumetrie del nascente centro commerciale di Fratte, edificato sui suoli dell'ex industria tessile salernitana. Le richieste avanzate dal pm sono state ribadite nella scorsa udienza dal pm Cosentino. BARONE A PAG. 31

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LIGURIA: BURLANDO, A FILSE INCARICO PER SOCIETA' INFRASTRUTTURE. (sezione: Giustizia)

( da "Asca" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

LIGURIA: BURLANDO, A FILSE INCARICO PER SOCIETA' INFRASTRUTTURE (ASCA) - Genova, 30 apr - E' stato affidato oggi dalla Giunta regionale ligure a Filse, la Finanziaria regionale, l'incarico di partecipare alla costituenda societa' per le infrastrutture della Liguria. Lo ha comunicato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando al termine della seduta di Giunta. ''La societa' - ha spiegato il presidente Burlando - si occupera' della progettazione e realizzazione di una serie di opere di interesse regionale, a cominciare dall'ospedale della Spezia nella prospettiva che le sue funzioni vengano riassorbite da Sviluppo Genova, in attesa della risoluzione delle problematiche giuridiche connesse al ricorso del Governo alla Corte costituzionale contro l'ipotesi di affidamento a quest'ultima societa' delle infrastrutture in questione''. ''L'obiettivo - ha continuato Burlando - e' quello di avviare al piu' presto alcuni interventi strategici per la Liguria, come l'ospedale spezzino per il quale sono stati stanziati 188 milioni di euro, in particolare la societa' avra' come compito l'accelerazione di nuovi progetti, l'incremento delle infrastrutture e lo sviluppo della progettazione per l'attuazione di nuove strutture ospedaliere''. Filse partecipera' quindi alla costituzione della nuova societa' per conto della Regione sottoscrivendo, con risorse proprie, l'intero capitale pari a 100 mila euro. res/sam/rob (Asca)

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ANTONIO MANZO SOLO IL DIBATTIMENTO, SCRIVE IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI, POTRà VAL... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ANTONIO MANZO Solo il dibattimento, scrive il giudice per le indagini preliminari, potrà valutare se l'inchiesta sulla variante urbanistica delle ex Mcm di Fratte, «con la ridondante e ripetitiva elencazione di condotte» criminose potrà far emergere responsabilità penali per Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e all'epoca dei fatti deputato ds, e Gianni Lettieri, imprenditore, rinviati a giudizio per presunta truffa nella delocalizzazione della storica fabbrica tessile di Fratte alla zona industriale. Le accuse che arrivano dal 23 giugno prossimo davanti ai giudici del tribunale sono truffa aggravata e falsi compiuti sia per indurre in errore il consiglio comunale all'atto del voto sulla variante Mcm che per ottenere i permessi nel piano delle attività comemrciali. Insieme a De Luca e Lettieri sono stati anche rinviati a giudizio l'ex sindaco Mario De Biase, Felice Marotta, presidente del Consorzio Asi, Domenico De Maio, assessore all'urbanistica, Mauro Scarlato, assessore all'Annona, Alberto Di Lorenzo, responsabile dello Sportello Unico, Bianca De Roberto, direttore del Settore Urbanistica e dirigente dell'Ufficio di Piano, Lorenzo Criscuolo, direttore del Settore Opere e Lavori Pubblici, Matteo Basile, dirigente del Settore Trasporti e Viabilità, Alfonso Di Lorenzo, direttore del Servizio Annona, Raffaella Esposito, funzionario dell'ufficio Annona, Michele Arcangelo Galgano e Vincenzo Iannucci, amministratori della Salerno Invest. «Evitando di soffermarsi sulla idoneità delle accuse a fondare un giudizio di responsabilità per gli imputati - scrive il giudice Enzo Di Florio - da esse certamente emerge l'esistenza, al tempo di fatti, di una realtà politico-amministrativa tale da poter giustificare un'iniziativa del pm orientata nei confronti di un singolo centro di potere burocratico. E' imprescindibile lasciare che sia il dibattimento a valutare l'eventuale sussistenza della situazione ambientale descritta dal pm ma, soprattutto, la sua incidenza sulla qualificazione penalistica dei fatti». Non sarebbero bastate neppure le trascrizioni di altre quindici ore di intercettazioni telefoniche, considerate importanti fonti di prova, a far superare al giudice la soglia dei «sufficienti elementi» per il rinvio a giudizio. A De Luca, che all'epoca dei fatti non era sindaco, la pubblica accusa ha contestato di essere l'«istigatore» delle condotte illecite, nella sua qualità di parlamentare e referente politico della maggioranza del Consiglio Comunale. Gli è stata quindi contestata la truffa aggravata ai danni del Comune e della Regione. «Non 'è un atto del sindaco De Luca - dicono i difensori Antonio Brancaccio e Paolo Carbone - che possa far pensare ad ingiusto vantaggio per i soggetti attivi e qualsiasi danno per le persone offese. Rispettiamo la pronuncia giurisdizionale ma non ne condividiamo i conteniti. Siamo sereni circa l'assoluzione del nostro assistito». L'inchiesta sulla variante Mcm fu cotta dall'ex pm Gabriella Nuzzi, uno dei magistrati «puniti» dal Csm per il caso De Magistris e ora in servizio al tribunale civile di Cassino.

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Liguria: Filse dovrà costituire società per infrastrutture (sezione: Giustizia)

( da "Savona news" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Liguria: Filse dovrà costituire società per infrastrutture E’ stato affidato oggi dalla Giunta regionale ligure a Filse, la Finanziaria regionale, l’incarico di partecipare alla costituenda società per le infrastrutture della Liguria. Lo ha comunicato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando al termine della seduta di Giunta. “La società – ha spiegato il presidente Burlando – si occuperà della progettazione e realizzazione di una serie di opere di interesse regionale, a cominciare dall’ospedale della Spezia nella prospettiva che le sue funzioni vengano riassorbite da Sviluppo Genova, in attesa della risoluzione delle problematiche giuridiche connesse al ricorso del Governo alla Corte costituzionale contro l’ipotesi di affidamento a quest’ultima società delle infrastrutture in questione”. “L’obiettivo – ha continuato Burlando – è quello di avviare al più presto alcuni interventi strategici per la Liguria, come l’ospedale spezzino per il quale sono stati stanziati 188 milioni di euro, in particolare la società avrà come compito l’accelerazione di nuovi progetti, l’incremento delle infrastrutture e lo sviluppo della progettazione per l’attuazione di nuove strutture ospedaliere”. Filse parteciperà quindi alla costituzione della nuova società per conto della Regione sottoscrivendo, con risorse proprie, l’intero capitale pari a 100.000 euro.

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Giustizia/ S.Alfano: Mancino smemorato su Borsellino.Lui: (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Duro botta e risposta via comunicato tra la la candidata alle europee per l'Idv Sonia Alfano e il vicepresidente del Csm Nicola Mancino: Alfano accusa infatti l'ex ministro dell'Interno di essere "smemorato. Non ho timore a raccontare a tutti chi è vermanete Nicola Mancino, lo smemorato Ministro dell'Interno all'epoca della Strage di Via d'Amelio che - scrive Alfano - ha di fatto ostacolato il lavoro dei magistrati con le sue discutibili dimenticanze sugli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino". La replica di Mancino non tarda ad arrivare. "Non polemizzo - scrive il vicepresidente del Csm - signora Sonia Alfano ma preciso: ho memoria solida per affermare che nella mia attività politica e parlamentare ho sempre combattuto la mafia e, dopo la strage di via D'Amelio, con leggi, pubblici interventi, scioglimento dei Consigli comunali, carcere duro, ho convintamene difeso la memoria del giudice Borsellino come era doveroso che facesse un Ministro dell'Interno. Di questa mia fermezza - prosegue Mancino - possono testimoniare sia i giudici di Palermo che quelli di Caltanissetta, per stare alle carte processuali, da dove è facile ricavare che il giudice Borsellino uscì sconvolto dal colloquio che ebbe il 1° luglio 1992 non con me ma con il Prefetto Parisi, allora Capo della Polizia. Tutto ciò - conclude Mancino - conta più delle fantasiose ricostruzioni intorno alla 'debole' memoria di un ministro". L'attacco di Sonia Alfano ha preso le mosse dalla posizione di Mancino sulle dimissioni del procuratore di Reggio Emilia Italo Materia. "Sembra di assistere ad un'operetta da teatrino di quart'ordine: Nicola Mancino - è l'attacco di Alfano - che da lezioni di moralità a me, pur non facendo mai il mio nome". Alfano, infine, ne ha avute anche per Celestina Tinelli, membro laico del CSM, secondo cui "essere solidali con Materia e difenderlo equivale a difendere l'autonomia della magistratura". "Se secondo la Tinelli - prosegue Alfano - informare la cittadinanza che il proprio Procuratore Capo ha banchettato con un falso pentito equivale ad un attacco all'indipendenza della magistratura, credo che sia il caso che la signora intraprenda un altro tipo mestiere. Ciò che ha in mente la Tinelli si chiama "impunità", la sacrosanta e da me sempre difesa autonomia della magistratura è altra cosa".

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Giustizia/ Csm nomina nuovi procuratori a Bari e Lamezia (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Antonio Laudati è stato nominato questa mattina dal plenum del Csm, all'unamità, nuovo procuratore della Repubblica di Bari. Nomina anche per il pm romano Salvatore Vitello, promosso procuratore capo di Lamezia Terme. Il plenum di Palazzo dei Marescialli, inoltre, ha nominato tre nuovi procuratori aggiunti a Napoli: si tratta di Luciana Izzo, attualmente procuratore capo presso il Tribunale dei minorenni dell'ufficio campano, e di Fausto Zuccarelli e Giovanni Pio Luciano Melillo, fino ad oggi pm alla Direzione nazionale antimafia. Infine, il Csm ha deliberato una pubblicazione straordinaria del bando per due posti, uno di pm e l'altro di giudice, presso il Tribunale dei minori, negli uffici giudiziari dell'Aquila.

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Regione/Burlando: "A Filse incarico di costruire società per infrastrutture liguri" (sezione: Giustizia)

( da "Cittàdellaspezia.com" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Regione/Burlando: "A Filse incarico di costruire società per infrastrutture liguri" E' stato affidato oggi dalla Giunta regionale ligure a Filse, la Finanziaria regionale, l'incarico di partecipare alla costituenda società per le infrastrutture della Liguria. Lo ha comunicato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando al termine della seduta di Giunta. "La società ha spiegato il presidente Burlando si occuperà della progettazione e realizzazione di una serie di opere di interesse regionale, a cominciare dall'ospedale della Spezia nella prospettiva che le sue funzioni vengano riassorbite da Sviluppo Genova, in attesa della risoluzione delle problematiche giuridiche connesse al ricorso del Governo alla Corte costituzionale contro l'ipotesi di affidamento a quest'ultima società delle infrastrutture in questione". "L'obiettivo ha continuato Burlando è quello di avviare al più presto alcuni interventi strategici per la Liguria, come l'ospedale spezzino per il quale sono stati stanziati 188 milioni di euro, in particolare la società avrà come compito l'accelerazione di nuovi progetti, l'incremento delle infrastrutture e lo sviluppo della progettazione per l'attuazione di nuove strutture ospedaliere". Filse parteciperà quindi alla costituzione della nuova società per conto della Regione sottoscrivendo, con risorse proprie, l'intero capitale pari a 100.000 euro.

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Turchia/ Entro estate passi significativi nuova (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La Turchia ha bisogno di una nuova Costituzione e farà di tutto per averla nel minor tempo possibile. Lo ha detto il vicepremier Cemil Cicek al quotidiano Zaman, aggiungendo che si augura di raccogliere attorno alla nuova Carta costituzionale il consenso più esteso possibile. "Quello che è importante è che vinca il buon senso - ha detto Cicek a Zaman. Ognuno parla del bisogno di una nuova costituzione, siamo tutti ben intenzionati, quindi speriamo di raggiungere presto il risultato". Da mesi l'Akp promette una nuova costituzione, che sostituisca quella attualmente in vigore, datata 1982. La nuova carta costituzionale è attesa anche dall'Europa ed è stato uno dei primi punti del programma di Erdogan durante la campagna elettorale del 2007. Secondo fonti vicine all'Akp, il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo che guida la maggioranza in parlamento, il premier avrebbe intenzione di dividere le riforme costituzionali in due pacchetti diversi. Il primo conterrebbe le nuove norme sul presidente della Repubblica, sui parlamentari, il cambio della legge sui partiti politici e sulla legge elettorale, il secondo gli articoli della Costituzione veri e propri. Le stesse fonti hanno però confessato al quotidiano Zaman che il partito di maggioranza teme che il Chp, il Partito repubblicano del Popolo e principale voce dell'opposizione, possa portare i cambiamenti davanti alla Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale da settembre. C'èpoi la questione del nuovo presidente della Tbmm. Il mandato di Koksal Toptan, che in due anni ha guidato il parlamento in modo ineccepibile, scade il prossimo 22 luglio. E nonostante Toptan abbia detto che gli piacerebbe correre per un secondo mandato, sembra che l'Akp non abbia intenzione di ricandidarlo. Quindi il mese di luglio potrebbe essere quanto mai "caldo" per la formazione di maggioranza.

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Turchia/ Entro estate passi significativi per nuova (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La Turchia ha bisogno di una nuova Costituzione e farà di tutto per averla nel minor tempo possibile. Lo ha detto il vicepremier Cemil Cicek al quotidiano Zaman, aggiungendo che si augura di raccogliere attorno alla nuova Carta costituzionale il consenso più esteso possibile. "Quello che è importante è che vinca il buon senso - ha detto Cicek a Zaman. Ognuno parla del bisogno di una nuova costituzione, siamo tutti ben intenzionati, quindi speriamo di raggiungere presto il risultato". Da mesi l'Akp promette una nuova costituzione, che sostituisca quella attualmente in vigore, datata 1982. La nuova carta costituzionale è attesa anche dall'Europa ed è stato uno dei primi punti del programma di Erdogan durante la campagna elettorale del 2007. Secondo fonti vicine all'Akp, il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo che guida la maggioranza in parlamento, il premier avrebbe intenzione di dividere le riforme costituzionali in due pacchetti diversi. Il primo conterrebbe le nuove norme sul presidente della Repubblica, sui parlamentari, il cambio della legge sui partiti politici e sulla legge elettorale, il secondo gli articoli della Costituzione veri e propri. Le stesse fonti hanno però confessato al quotidiano Zaman che il partito di maggioranza teme che il Chp, il Partito repubblicano del Popolo e principale voce dell'opposizione, possa portare i cambiamenti davanti alla Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale da settembre. C'è poi la questione del nuovo presidente della Tbmm. Il mandato di Koksal Toptan, che in due anni ha guidato il parlamento in modo ineccepibile, scade il prossimo 22 luglio. E nonostante Toptan abbia detto che gli piacerebbe correre per un secondo mandato, sembre che l'Akp non abbia intenzione di ricandidarlo. Quindi il mese di luglio potrebbe essere quanto mai "caldo" per la formazione di maggioranza.

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SCUOLA/ GILDA AL PREMIER E BRUNETTA: SÌ A CONTRATTO PROF SEPARATO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Scuola/ Gilda al premier e Brunetta: sì a contratto prof separato di Apcom Ruolo istituzionale diverso da Ata. Ma altri sindacati dicono no -->Roma, 30 apr. (Apcom) - La Gilda degli insegnanti continua la sua battaglia per istituire un'area di contrattazione separata per i docenti rispetto al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che opera nella scuola: traendo spunto dal riordino dei comparti per la contrattazione sindacale, al quale sta lavorando il governo, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, ha oggi espresso questa esigenza attraverso una lettera inviata al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta. Per dimostrare la necessità di un intervento da parte del governo, il leader della Gilda sottolinea la necessità del "riconoscimento del ruolo istituzionale degli insegnanti" attraverso un'area contrattuale separata: una soluzione che Di Meglio ritiene anche "fondamentale per valorizzare l'istruzione e renderla realmente volano della ripresa economica, culturale e civile del nostro Paese. E che indicherebbe diritti e doveri inequivocabili consentendo di richiedere assunzioni di responsabilità precise" Il sindacalista ricorda anche, riferendosi al sondaggio commissionato di recente dalla stessa Gilda alla Swg sui problemi della categoria, che "questo tipo di area è già stata concessa a molte categorie professionali, come per esempio i medici, e non comporterebbe alcun aggravio di spesa. C'è poi da considerare "che il 63% dei docenti italiani è favorevole a questa proposta". La Gilda degli Insegnanti, che da diversi anni si è impegnata nella richiesta di separazione del contratto dei docenti da quello degli Ata, ricorda che su questo tema "con la sentenza 322/2005" si è chiaramente "espressa anche la Corte costituzionale, sancendo la specificità della funzione docente". "Ci auguriamo - conclude Di Meglio - che il Governo non trascuri l'importanza di questa svolta e che si impegni per raggiungere questo obiettivo, rinnovando il mandato sociale degli insegnanti". Ma non tutti i sindacati sono d'accordo sui contenuto della proposta della Gilda. La scorsa settimana, ad esempio, è stato presentato a Roma un disegno di legge, sostenuto da Idv, Unicobas e Altrascuola, che vorrebbe introdurre nella scuola un contratto non più di tipo impiegatizio ma che dia la possibilità di valorizzare l'impegno del personale docente ed Ata: senza però scindere le due figure. Secondo Stefano d'Errico, leader Unicobas, "il personale non docente ha importanti responsabilità civili e penali, basti pensare ai collaboratori scolastici, al pari dei docenti. Da sempre è di supporto fattivo alla realizzazione della didattica: sarebbe assurdo svincolarli in un contratto diverso da quello dei docenti. Il problema semmai è quello che non ci sono i soldi per valorizzare il personale: ma allora perchè - si chiede d'Errico - il personale di università, magistratura e forze dell'ordine ha un contratto non impiegatizio e ben remunerato?".

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REFERENDUM/ CECCANTI: DOPO VOTO SI PUÒ RITORNARE AL 'MATTARELLUM' (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Referendum/ Ceccanti: Dopo voto si può ritornare al 'mattarellum' di Apcom "Quesiti autoapplicativi, ma Parlamento può intervenire" -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Dopo una eventuale vittoria dei sì al referendum elettorale si potrà, in Parlamento, riproporre una normativa sul modello del 'mattarellum', la legge maggioritaria che è stata in vigore dal 1994 al 2005. Stefano Ceccanti, senatore del Pd, spiega che "il fatto che i quesiti referendari siano autoapplicativi, per richiesta della giurisprudenza della Corte costituzionale al fine di non lasciare un vuoto per le successive elezioni, non significa affatto che il Parlamento, dopo il referendum, non possa approvare leggi diverse, come ha più volte chiarito la stessa Corte". "Il verdetto dei cittadini elettori - continua Ceccanti - va infatti rispettato nel suo significato abrogativo, quello di avere un sistema più semplificato e che avvicini eletti ed elettori, non rispetto alla normativa di risulta. Il quesito contro le candidature multiple allude al collegio uninominale maggioritario, via maestra per tale riavvicinamento e che consentirebbe anche di avere una scelta diretta delle maggioranze e dei Governi in alternativa ai premi di maggioranza, così come proponeva il programma del Pd". "Il Parlamento - sostiene Ceccanti - dovrebbe muoversi nella direzione dei quesiti, evitando invece sistemi che, come quello tedesco, tendono a creare come unica soluzione necessitata, grandi coalizioni post-elettorali, in contraddizione col referendum e col programma del Pd, nonché con le numerose critiche di cui esso è oggetto in Germania. Forse - conclude Ceccanti - la soluzione più semplice, con una legge di un solo articolo, potrebbe essere il ripristino del Mattarellum".

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GIUSTIZIA/S.ALFANO: MANCINO SMEMORATO SU BORSELLINO.LUI: HO CARTE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/S.Alfano: Mancino smemorato su Borsellino.Lui: ho carte di Apcom "I documenti processuali dimostrano che non c'entro" -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Duro botta e risposta via comunicato tra la la candidata alle europee per l'Idv Sonia Alfano e il vicepresidente del Csm Nicola Mancino: Alfano accusa infatti l'ex ministro dell'Interno di essere "smemorato. Non ho timore a raccontare a tutti chi è vermanete Nicola Mancino, lo smemorato Ministro dell'Interno all'epoca della Strage di Via d'Amelio che - scrive Alfano - ha di fatto ostacolato il lavoro dei magistrati con le sue discutibili dimenticanze sugli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino". La replica di Mancino non tarda ad arrivare. "Non polemizzo - scrive il vicepresidente del Csm - signora Sonia Alfano ma preciso: ho memoria solida per affermare che nella mia attività politica e parlamentare ho sempre combattuto la mafia e, dopo la strage di via D'Amelio, con leggi, pubblici interventi, scioglimento dei Consigli comunali, carcere duro, ho convintamene difeso la memoria del giudice Borsellino come era doveroso che facesse un Ministro dell'Interno. Di questa mia fermezza - prosegue Mancino - possono testimoniare sia i giudici di Palermo che quelli di Caltanissetta, per stare alle carte processuali, da dove è facile ricavare che il giudice Borsellino uscì sconvolto dal colloquio che ebbe il 1° luglio 1992 non con me ma con il Prefetto Parisi, allora Capo della Polizia. Tutto ciò - conclude Mancino - conta più delle fantasiose ricostruzioni intorno alla 'debole' memoria di un ministro". L'attacco di Sonia Alfano ha preso le mosse dalla posizione di Mancino sulle dimissioni del procuratore di Reggio Emilia Italo Materia. "Sembra di assistere ad un'operetta da teatrino di quart'ordine: Nicola Mancino - è l'attacco di Alfano - che da lezioni di moralità a me, pur non facendo mai il mio nome". Alfano, infine, ne ha avute anche per Celestina Tinelli, membro laico del CSM, secondo cui "essere solidali con Materia e difenderlo equivale a difendere l'autonomia della magistratura". "Se secondo la Tinelli - prosegue Alfano - informare la cittadinanza che il proprio Procuratore Capo ha banchettato con un falso pentito equivale ad un attacco all'indipendenza della magistratura, credo che sia il caso che la signora intraprenda un altro tipo mestiere. Ciò che ha in mente la Tinelli si chiama "impunità", la sacrosanta e da me sempre difesa autonomia della magistratura è altra cosa".

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GIUSTIZIA/ CSM NOMINA NUOVI PROCURATORI A BARI E LAMEZIA TERME (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Csm nomina nuovi procuratori a Bari e Lamezia Terme di Apcom Bando per due posti di giudice Aquila, 3 nuovi aggiunti a Napoli -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Antonio Laudati è stato nominato questa mattina dal plenum del Csm, all'unamità, nuovo procuratore della Repubblica di Bari. Nomina anche per il pm romano Salvatore Vitello, promosso procuratore capo di Lamezia Terme. Il plenum di Palazzo dei Marescialli, inoltre, ha nominato tre nuovi procuratori aggiunti a Napoli: si tratta di Luciana Izzo, attualmente procuratore capo presso il Tribunale dei minorenni dell'ufficio campano, e di Fausto Zuccarelli e Giovanni Pio Luciano Melillo, fino ad oggi pm alla Direzione nazionale antimafia. Infine, il Csm ha deliberato una pubblicazione straordinaria del bando per due posti, uno di pm e l'altro di giudice, presso il Tribunale dei minori, negli uffici giudiziari dell'Aquila.

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TURCHIA/ ENTRO ESTATE PASSI SIGNIFICATIVI NUOVA COSTITUZIONE-RPT (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Turchia/ Entro estate passi significativi nuova Costituzione-rpt di Apcom Vicepremier Cicek: "Abbiamo bisogno di nuova carta" -->Istanbul, 30 apr. (Apcom-Nuova Europa) - La Turchia ha bisogno di una nuova Costituzione e farà di tutto per averla nel minor tempo possibile. Lo ha detto il vicepremier Cemil Cicek al quotidiano Zaman, aggiungendo che si augura di raccogliere attorno alla nuova Carta costituzionale il consenso più esteso possibile. "Quello che è importante è che vinca il buon senso - ha detto Cicek a Zaman. Ognuno parla del bisogno di una nuova costituzione, siamo tutti ben intenzionati, quindi speriamo di raggiungere presto il risultato". Da mesi l'Akp promette una nuova costituzione, che sostituisca quella attualmente in vigore, datata 1982. La nuova carta costituzionale è attesa anche dall'Europa ed è stato uno dei primi punti del programma di Erdogan durante la campagna elettorale del 2007. Secondo fonti vicine all'Akp, il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo che guida la maggioranza in parlamento, il premier avrebbe intenzione di dividere le riforme costituzionali in due pacchetti diversi. Il primo conterrebbe le nuove norme sul presidente della Repubblica, sui parlamentari, il cambio della legge sui partiti politici e sulla legge elettorale, il secondo gli articoli della Costituzione veri e propri. Le stesse fonti hanno però confessato al quotidiano Zaman che il partito di maggioranza teme che il Chp, il Partito repubblicano del Popolo e principale voce dell'opposizione, possa portare i cambiamenti davanti alla Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale da settembre. C'è poi la questione del nuovo presidente della Tbmm. Il mandato di Koksal Toptan, che in due anni ha guidato il parlamento in modo ineccepibile, scade il prossimo 22 luglio. E nonostante Toptan abbia detto che gli piacerebbe correre per un secondo mandato, sembra che l'Akp non abbia intenzione di ricandidarlo. Quindi il mese di luglio potrebbe essere quanto mai "caldo" per la formazione di maggioranza.

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TURCHIA/ ENTRO ESTATE PASSI SIGNIFICATIVI PER NUOVA COSTITUZIONE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Turchia/ Entro estate passi significativi per nuova Costituzione di Apcom Vicepremier Cicek: "Abbiamo bisogno di nuova carta" -->Istanbul, 30 apr. (Apcom) - La Turchia ha bisogno di una nuova Costituzione e farà di tutto per averla nel minor tempo possibile. Lo ha detto il vicepremier Cemil Cicek al quotidiano Zaman, aggiungendo che si augura di raccogliere attorno alla nuova Carta costituzionale il consenso più esteso possibile. "Quello che è importante è che vinca il buon senso - ha detto Cicek a Zaman. Ognuno parla del bisogno di una nuova costituzione, siamo tutti ben intenzionati, quindi speriamo di raggiungere presto il risultato". Da mesi l'Akp promette una nuova costituzione, che sostituisca quella attualmente in vigore, datata 1982. La nuova carta costituzionale è attesa anche dall'Europa ed è stato uno dei primi punti del programma di Erdogan durante la campagna elettorale del 2007. Secondo fonti vicine all'Akp, il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo che guida la maggioranza in parlamento, il premier avrebbe intenzione di dividere le riforme costituzionali in due pacchetti diversi. Il primo conterrebbe le nuove norme sul presidente della Repubblica, sui parlamentari, il cambio della legge sui partiti politici e sulla legge elettorale, il secondo gli articoli della Costituzione veri e propri. Le stesse fonti hanno però confessato al quotidiano Zaman che il partito di maggioranza teme che il Chp, il Partito repubblicano del Popolo e principale voce dell'opposizione, possa portare i cambiamenti davanti alla Corte Costituzionale, vanificando automaticamente tutti gli sforzi legislativi compiuti. Intanto sempre il quotidiano Zaman ha fatto sapere che quest'anno il parlamento turco farà gli straordinari. I deputati infatti cercheranno di portarsi avanti con il lavoro legislativo prima della pausa estiva in modo tale da porre le premesse per lavorare intensamente sulla bozza costituzionale da settembre. C'è poi la questione del nuovo presidente della Tbmm. Il mandato di Koksal Toptan, che in due anni ha guidato il parlamento in modo ineccepibile, scade il prossimo 22 luglio. E nonostante Toptan abbia detto che gli piacerebbe correre per un secondo mandato, sembre che l'Akp non abbia intenzione di ricandidarlo. Quindi il mese di luglio potrebbe essere quanto mai "caldo" per la formazione di maggioranza.

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Saluzzo: gli avvocati prendono posizione sulla Procura (sezione: Giustizia)

( da "Targatocn.it" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Saluzzo: gli avvocati prendono posizione sulla Procura Con un'apposita delibera, il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Saluzzo di cui è presidente Chiaffredo Peirone ha preso duramente posizione in merito alla situazione critica che si troverà ad affrontare la Procura della Repubblica di Saluzzo nei prossimi mesi, alla luce dell'imminente e pressochè totale scopertura dell'organico a seguito del trasferimento dei due Sostituti Procuratori. Come si potrà leggere, la prospettiva è di assoluta gravità. Da un lato rischia di vanificare il gran lavoro sin qui svolto in termini di razionalizzazione e smaltimento di arretrati. Dall'altro rischia di paralizzare un fondamentale presidio di legalità a tutela degli interessi non solo delle posizioni dei singoli cittadini (siano essi parti offese od indagati) già al vaglio dell'Ufficio, bensì dell'ordine pubblico in generale. Ne pubblichiamo integralmente i contenuti. Il Presidente riferisce al Consiglio circa la nuova situazione di grave disagio che viene a colpire il Tribunale, proprio all’indomani dell’annunciata copertura (per il prossimo mese di settembre) di quattro dei posti di Giudice in organico attualmente vacanti; nei giorni scorsi è invero giunta la conferma del trasferimento (a richiesta) degli unici due Sostituti della locale Procura (il Dott. Ascione a Milano e la Dott.ssa Centola a Lodi); detti trasferimenti dovrebbero divenire operativi anch’essi a settembre, ragion per cui, a partire da tale mese, il Tribunale di Saluzzo dovrebbe essere finalmente provvisto dei Giudici togati che si occupano dei processi ….. ma non più dei Magistrati che sostengono l’accusa! Al riguardo, il Procuratore Capo Dott. Tamponi ha già lanciato un più che giustificato grido d’allarme, attesi i tempi necessari e le prevedibili difficoltà per la ricopertura dei due posti di Sostituto come sopra destinati a rimanere vacanti a partire da settembre; tra l’altro, va dato atto al Procuratore Capo medesimo che, in questi due anni, è stata compiuta (di concerto con questo Foro) una ciclopica opera di smaltimento 'selettivo' dell’arretrato e parallelamente di rimessione in corrente dell’attività della Procura; ragion per cui la situazione che sta per crearsi rischia di vanificare il lavoro svolto dopo l’arrivo a Saluzzo dell’attuale Procuratore Capo, facendo ripiombare nel caos gli uffici della Procura. Del resto la soluzione del problema non è certo facile, posto che, nel breve si potrà solo supplire con auspicabili applicazioni da altri Uffici Giudiziari, nel lungo … non si sa proprio come! Va infatti rammentato che la normativa vigente richiede per l’esercizio delle funzioni di Sostituto Procuratore, il previo svolgimento per un periodo di almeno 5 anni delle funzioni di Giudice Collegiale (e questa è la ragione per cui, e non solo a Saluzzo, la mancata copertura dei posti di sostituto è destinata a diventare la regola). Il Presidente chiede pertanto che il Consiglio voglia discutere l’argomento ed assumere tutte le iniziative necessarie e/o opportune per evitare l’affossamento della Giustizia nel nostro paese in genere e nel circondario di Saluzzo in particolare. Il Consiglio, udita la relazione del Presidente sopra riportata in estrema sintesi, dopo ampia ed approfondita discussione con il fattivo apporto di tutti i Consiglieri, RITENUTA anzitutto l’eccezionale gravità della situazione, atteso che la Procura della Repubblica rappresenta il primo baluardo giudiziario della legalità nel contesto sociale, ragion per cui l’affossamento (o almeno il gravissimo depotenziamento) di essa rischia di far diventare il nostro circondario territorio di elezione da parte di chi della legalità ne fa volentieri a meno; RITENUTO poi che sia paradossale rischiare la paralisi o quasi dell’attività della Procura proprio in un momento in cui finalmente essa era stata rimessa nelle condizioni di funzionare “a pieno ritmo”, con la possibilità che tra l’altro la sua azione trovasse anche riscontro nell’auspicabile ritrovanda funzionalità degli organi giudicanti; RITENUTO pertanto che alla situazione di cui sopra debba essere posto rimedio preventivamente, onde evitare che si venga ad attuare un degrado irreversibile delle condizioni di legalità nel nostro circondario; RITENUTO che ciascuno debba farsi carico in proposito delle sue responsabilità, segnatamente gli organismi giudiziari a ciò preposti prima per le eventuali applicazione del caso e poi per la sollecita ricopertura dei due posti rimasti vacanti, quelli politici per l’approvazione o comunque il mantenimento in vigore di norme che in pratica consentono il crearsi di situazioni quali quella della Procura di Saluzzo (basterebbe che il trasferimento fosse consentito soltanto con lo scambio di consegne; e forse bisognerebbe magari rivedere i requisiti per l’accesso alla funzione di sostituto, onde renderla meno rara) DELIBERA all’unanimità di invitare ciascuno per quanto di sua competenza ad attivarsi onde evitare il degrado della legalità del nostro circondario (ringraziando comunque il Procuratore Capo per l’opera fin qui svolta ed esprimendogli la solidarietà del Foro per la situazione venutasi a creare); MANDA al Presidente di assumere tutte le iniziative volte a sollevare il problema, ricercandone e sollecitandone la soluzione, in ogni competente sede; MANDA Al Segretario di inviare copia conforme della presente al Signor Ministro della Giustizia On.le Angelino Alfano; al Consiglio Superiore della Magistratura; al Signor Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Torino; alla Signor Primo Presidente della Corte di Appello di Torino; al Signor Procuratore della Repubblica di Saluzzo; al Signor Presidente del Tribunale di Saluzzo; a tutti i parlamentari eletti nel nostro circondario; ai Sigg.ri Sindaci dei Comuni ricompresi nel circondario del Tribunale di Saluzzo. Il Presidente: f.to Avv. Chiaffredo Peirone Il Segretario: f.to Avv. Maurizio Bonatesta Nella foto, l'avvocato Chiaffredo Peirone Nicolò Bertola

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Giustizia/ Di Pietro: Forleo colpita per aver fatto suo (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

"Diamo tempo al tempo e tutti i nodi verranno al pettine. Prima è toccato a Luigi de Magistris, poi a Clementina Forleo. Persone che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere e, per averlo fatto, sono state ingiustamente colpite". Lo afferma in una nota Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori, commentando la decisione del Tar del Lazio di annullare il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano disposto dal Csm.

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Giustizia/ Tar annulla trasferimento Forleo, De Magistris: (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Tar del Lazio ha annullato il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano Clementina Forleo, oggi giudice a Cremona. "Esprimo gioia per questa decisione del Tar del Lazio - commenta l'ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris, candidato alle Europee nelle liste dell'Italia dei valori -. Clementina Forleo è un giudice di elevata preparazione professionale, onesto, dall'apprezzabile passione civile e coraggioso. E' stata colpita ingiustamente da un provvedimento del Csm dopo essersi occupata della gravissima vicenda Unipol in cui erano coinvolti anche noti politici". "In questa settimana - ricorda de Magistris - sono state anche archiviate le infamanti accuse nei miei confronti e, nonostante sia stata accertata l'assoluta correttezza del mio operato e le gravi interferenze esercitate per ostacolare il mio lavoro e fermarmi, il Csm mi ha trasferito di sede e mi ha tolto le amate funzioni di pm proprio mentre indagavo su fatti gravissimi che coinvolgevano pezzi rilevanti delle istituzioni. I magistrati di Salerno che stavano ricostruendo fatti di inaudita gravità commessi ai miei danni sono stati trasferiti". "Credo che questo Csm, organo che difenderò strenuamente per come delineato nella Costituzione, abbia scritto pagine davvero buie - attacca de Magistris - per l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, colpendo magistrati che hanno fatto solo il loro dovere e che dovevano essere difesi e non umiliati".

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GIUSTIZIA/ DI PIETRO: FORLEO COLPITA PER AVER FATTO SUO DOVERE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Di Pietro: Forleo colpita per aver fatto suo dovere di Apcom Trasferita ingiustamente, come de Magistris. Ma nodi al pettine -->Roma, 30 apr. (Apcom) - "Diamo tempo al tempo e tutti i nodi verranno al pettine. Prima è toccato a Luigi de Magistris, poi a Clementina Forleo. Persone che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere e, per averlo fatto, sono state ingiustamente colpite". Lo afferma in una nota Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori, commentando la decisione del Tar del Lazio di annullare il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano disposto dal Csm.

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GIUSTIZIA/ TAR ANNULLA TRASFERIMENTO FORLEO, DE MAGISTRIS: BENE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Tar annulla trasferimento Forleo, De Magistris: Bene di Apcom L'ex pm: Csm ha scritto pagine buie per la magistratura -->Roma, 30 apr. (Apcom) - Il Tar del Lazio ha annullato il trasferimento d'ufficio dell'ex gip di Milano Clementina Forleo, oggi giudice a Cremona. "Esprimo gioia per questa decisione del Tar del Lazio - commenta l'ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris, candidato alle Europee nelle liste dell'Italia dei valori -. Clementina Forleo è un giudice di elevata preparazione professionale, onesto, dall'apprezzabile passione civile e coraggioso. E' stata colpita ingiustamente da un provvedimento del Csm dopo essersi occupata della gravissima vicenda Unipol in cui erano coinvolti anche noti politici". "In questa settimana - ricorda de Magistris - sono state anche archiviate le infamanti accuse nei miei confronti e, nonostante sia stata accertata l'assoluta correttezza del mio operato e le gravi interferenze esercitate per ostacolare il mio lavoro e fermarmi, il Csm mi ha trasferito di sede e mi ha tolto le amate funzioni di pm proprio mentre indagavo su fatti gravissimi che coinvolgevano pezzi rilevanti delle istituzioni. I magistrati di Salerno che stavano ricostruendo fatti di inaudita gravità commessi ai miei danni sono stati trasferiti". "Credo che questo Csm, organo che difenderò strenuamente per come delineato nella Costituzione, abbia scritto pagine davvero buie - attacca de Magistris - per l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, colpendo magistrati che hanno fatto solo il loro dovere e che dovevano essere difesi e non umiliati".

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R.D.CONGO/ ELEZIONI, CORTE COSTITUZIONALE CHIEDE DATA SUBITO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

R.D.Congo/ Elezioni, corte costituzionale chiede data "subito" di Apcom Perchè candidature siano depositate conformemente alla legge -->Brazzaville, 30 apr. (Apcom) - La Corte costituzionale congolese ha chiesto alle autorità del Paese di fissare "subito" la data delle elezioni presidenziali, teoricamente previste a luglio. In un comunicato, la Corte costituzionale ha chiesto "alle autorità competenti di fissare subito la data delle elezioni presidenziali, perchè le candidature siano depositate conformemente (...) alle disposizioni della legge elettorale". " Il deposito delle candidature avviene almeno un mese prima dello scrutinio", ha chiarito l'organismo, che ha in particolare come mandato di convalidare le elezioni. Nel 2007, la Corte costituzionale invalidò le elezioni organizzate in alcune zone. Queste elezioni furono contraddistinte da frodi e disfunzioni denunciate dagli osservatori dell'Unione africana (UA). Secondo i termini costituzionali le elezioni presidenziali sono previste nei primi quindici giorni di luglio. L'attuale presidente, Denis Sassou Nguesso, non si è ancora espresso sulla sua eventuale ricandidatura. (fonte Afp)

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CAMERA/ DONATO A MONTECITORIO ARCHIVIO PERSONALE DI LEOPOLDO ELIA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Camera/ Donato a Montecitorio archivio personale di Leopoldo Elia di Apcom Fini riceve i familiari del giurista scomparso -->Roma, 30 apr. (Apcom) - E' stato firmato oggi alla Camera dei deputati, dal presidente Gianfranco Fini, dalla vedova e dalle figlie di Leopoldo Elia, l'atto di donazione all'Archivio storico della Camera dell'archivio personale di Leopoldo Elia. Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa della Camera. Con la donazione di questo archivio, contenente autografi, dattiloscritti e materiali a stampa, la famiglia di Leopoldo Elia ha voluto onorarne la memoria, mettendo a disposizione degli studiosi e dei giovani ricercatori il ricco patrimonio documentale che testimonia l'intera esperienza giuridica e politica dell'insigne costituzionalista, docente universitario, giudice e Presidente della Corte costituzionale, deputato nella XII legislatura e senatore, rispettivamente, nella X e XIII legislatura. L'insieme delle carte sarà ordinato e inventariato a cura dell'Archivio storico della Camera dei deputati. Ad esito di questa attività ne verrà pubblicato l'inventario analitico, reso disponibile alla consultazione anche via internet.

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La moglie del Sultano (sezione: Giustizia)

( da "EUROPA ON-LINE" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Articolo Sei in Commenti 30 aprile 2009 La moglie del Sultano C'è molto Pirandello nell'entrata in scena della signora Veronica, donna moglie e madre offesa dalla politica e dai comportamenti del Sultano. Condivido tutti i contenuti del soliloquio dignità della politica, dignità delle donne, rispetto degli elettori (anche se parecchi di loro non ne chiedono molto e preferiscono il divertimento, la gioia dell'occhio e dell'udito). Ciò premesso, mancano nello sdegno della signora un riferimento più esplicito al "caso Casoria", che forse non è quella storiella di buoni sentimenti o di concupiscienza senili che si è data da bere ai lettori; e manca il richiamo ai perché: cioè a quella che è la connection capitali-tv prima della chiamata in politica delle veline, e a ciò che continuerà ad essere anche dopo, siano o non siano candidate le veline. Contro le quali non abbiamo nulla, sia chiaro, perché possono anche aver studiato e meritato d'arrivare in televisione. Nessuno mi può giudicare, diceva la canzone. Salvo il pubblico e il suffragio. Ma quando per circa un trentennio si è offerto agli italiani, e alle italiane cosiddette casalinghe, il mondo in rosa, il primato del bello e del leggero sul normale e impegnativo, l'identificazione tra evasione nell'" ideale" e costruzione del presente e del futuro, il "peccato" (per chi lo crede tale) riscattato dalla proclamazione della trinità tradita Dio Patria Famiglia, la trasformazione della libertà in comodo proprio, della cittadinanza in evasione fiscale, elusione, abuso, condono, amnistia, amnesia, scudo protettivo; quando l'illegalità, praticata nella prima repubblica come un furto da farsi di nascosto, diventa nella seconda esibita e valorizzata "etica di governo"; quando quest'etica diventa senso comune del paese: come si fa a togliere dalle liste elettorali quelle e quelli che alla diffusione di tale senso comune hanno prestato le loro curve e le loro facce? Ecco il punto. Se nel trentennio Raiset, dopo le abominevoli calzemaglie delle gemelle Kessler nell'Italia bacchettona e i micragnosi 45 minuti di calcio alla domenica, fossero state alternate a conduttrici e veline desnude anche docenti, scienziati, lavoratrici e lavoratori che non usano sabbia per costruire la vita altrui, se agli interminabili pomeriggi di fiction e di pallone fossero state frammiste indagini sulla società reale, questa probabilmente non sarebbe diventata una società di spettatori e gli spettatori non avrebbero identificato lo spettacolo con la politica. Una volta che simili identificazioni sono state indotte negli individui e consacrate nelle urne, svuotando di contenuti la cultura e la Costituzione della repubblica, è ovvio che l'artefice incontrastato di tutto questo diventi Sultano, come lo definisce Sartori e lamenta la signora Veronica; è ovvio che il Sultano governi, come qualunque altro sultano, attraverso il rapporto col popolo prostrato e plaudente; è ovvio che egli dica che la Costituzione scritta la cambia da solo perché non sta in nessuna norma formale che debba essere cambiata insieme all'opposizione; è ovvio che ringrazi Guzzetta e Segni di dargliene anche i numeri col loro referendum e spernacchi perfino la Lega; è ovvio che faccia le liste come vuole e con chi vuole, diventi il "papi" delle diciottenni come è diventato il sogno delle loro madri; è ovvio che lamenti che anche Sky gli dia fastidio; è ovvio che terremoto aiutando occupi quasi tutto lo spazio dell'informazione e che la Rai abbia tardato fino ad oggi a comunicare i dati delle presenze in aprile: anche perché nessuna autorità di controllo sembra abbia osato sollecitarli. Dopo di che, ci spiace non solo per le tante donne che detestano il "ciarpame senza pudore" delle liste, ma anche per i tanti responsabili del paese che fremono per la propria dignità e indipendenza, compreso il presidente della Rai che annuncia che nessuna nomina sarà fatta fuori del consiglio d'amministrazione. Nobile impegno, ma come mantenerlo? Se nel tinello di palazzo Grazioli, nel silenzio delle autorità di controllo, è stato deciso di privatizzare cioè trasferire integralmente alla maggioranza, tutta Raiuno e Raidue in aggiunta alle tre reti Mediaset, più il controllo di tutta la produzione attraverso Publitalia, Fiction, Medusa, centri di spesa, schiacciando le concorrenti Sipra e Rai-cinema; se, per caso, tutto questo è stato deciso, e al consiglio d'amministrazione della Rai si presentano 5 consiglieri su 9 col pizzino in tasca; sarà pur vero che le nomine si fanno in consiglio, ma la decisione è presa fuori. Come prima, ma più di prima. In una simile morsa, anche gli spiriti più eletti ed eretti possono salvare ben poco della loro autonomia. Così il Sultano si prende l'intero sistema dell'informazione radiotelevisiva, addormenta i giornali, forma i gruppi parlamentari secondo i suoi gusti, si appresta a imitare Semiramide che libito fe' lecito in sua legge mettendolo nero su bianco nella Costituzione. Naturalmente, da Napolitano a Garimberti, dalla corte costituzionale alla magistratura possono venire i "no" che le authority (si fa per dire) non osano pronunciare. Quei no, forse, richiameranno gli spettatori alla dignità di cittadini, che molti, come la signora Veronica, trovano umiliata ed offesa. Federico Orlando

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GIORNALISTI: IL 3/5 A NAPOLI 'GIORNATA MEMORIA VITTIME MAFIE E GUERRA''. (sezione: Giustizia)

( da "Asca" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

GIORNALISTI: IL 3/5 A NAPOLI 'GIORNATA MEMORIA VITTIME MAFIE E GUERRA'' (ASCA) - Napoli, 30 apr - L'Associazione della Stampa napoletana, unitamente all'Ordine dei Giornalisti della Campania e all'Unione cronisti Campania, ha organizzato per domenica prossima, presso il foyer dell'Auditorium della Rai di Napoli, alle ore 10, la 'Giornata della Memoria per i giornalisti vittime di mafie, guerra e terrorismo' patrocinata dalla Presidenza della Repubblica e con il sostegno della Regione Campania, dell'Assostampa e dell'Ordine. Saranno presenti Enzo Jacopino, segretario dell'Ordine nazionale dei Giornalisti; Antonio Valiante, vicepresidente della Regione Campania; Dino Di Palma, presidente della Provincia di Napoli; Francesco Amirante, presidente della Corte Costituzionale; Enzo Colimoro, presidente dell'Associazione nazionale della Stampa; Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania; Renato Rocco, presidente dell'Unione cronisti della Campania; Guido Columba, presidente dell'Unione nazionale cronisti. Interverranno, fra gli altri, con le loro testimonianze, Paolo Siani e Alberto Spampinato. Dqu/sam/alf (Asca)

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Il Csm Vitello nuovo procuratore della Repubblica di Lamezia Terme (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Csm Vitello nuovo procuratore della Repubblica di Lamezia Terme ROMA. Salvatore Vitello è il nuovo procuratore della Repubblica di Lamezia Terme. La nomina è stata decisa oggi all’unanimità dal Plenum del Csm. Vitello è stato pm a Roma e si è occupato, tra l’altro, di inchieste sul terrorismo, sui pacchi bomba a Roma, sugli anarchici, di Telekom Serbia e del caso Welby. (30-04-09)

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Affaire Burgaud : Chavigné refuse d'être un bouc-émissaire (sezione: Giustizia)

( da "Figaro, Le" del 30-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Burgaud : Chavigné refuse d'être un «bouc-émissaire» Cyrille Louis 30/04/2009 | Mise à jour : 22:12 | Ajouter à ma sélection . --> EXCLUSIF - Le substitut général continuera de siéger au sein de l'instance disciplinaire du CSM, malgré la «recommandation» formulée à son encontre par le premier président de la Cour de cassation, Vincent Lamanda. Le substitut général Xavier Chavigné ne suivra pas la «recommandation» formulée jeudi par le premier président de la Cour de cassation. Contacté par le Figaro, ce magistrat membre de l'instance disciplinaire de Conseil Supérieur de la Magistrature indique qu'il entend continuer d'y siéger, contrairement au souhait formulé par Vincent Lamanda. «Dans cette affaire, j'ai désormais le sentiment d'être un bouc-émissaire, explique-t-il. Je n'entend donc pas suivre cette recommandation et je continuerai de siéger en conscience au sein du CSM, comme je l'ai d'ailleurs fait cette après-midi en présence de mes collègues et du premier président.» Le 24 avril dernier, les avocats du juge Fabrice Burgaud ont mis en cause l'impartialité de Xavier Chavigné au motif qu'il a siégé au sein de l'instance disciplinaire devant laquelle comparaissait leur client, sans préciser qu'il a, par le passé, eu à connaître de l'affaire d'Outreau. Depuis, la défense du juge a annoncé son intention de former un recours devant le Conseil d'Etat contre la «réprimande» qui lui a été infligée. Prenant acte de cette démarche, Vincent Lamanda a «recommandé» ce jeudi à Xavier Chavigné de se mettre en retrait jusqu'à ce que le litige ait été tranché. «Pour ma part, je relève qu'aucune sanction n'a été prononcée à mon endroit, ce qui est logique dans la mesure où aucune faute ne peut m'être reprochée, explique Xavier Chavigné. Certes, alors que j'étais normalement affecté à la chambre de la famille, j'ai siégé une fois à la chambre de l'instruction de Douai le 26 août 2003, en remplacement d'un collègue. Ce jour-là, nous avons eu à examiner deux demandes de remise en liberté déposées par Dominique Wiel. Comme je n'étais qu'assesseur, je n'ai pas eu l'occasion de lire le dossier. En tout nous n'avons pas dû passer plus de vingt minutes sur cette affaire. C'est pourquoi, avec le temps, j'avais complètement oublié ma brève implication. Par ailleurs, je relève qu'au mois d'aôut 2003, le juge Burgaud n'étais déjà plus en charge du dossier depuis plus d'un an. Aujourd'hui, je suis profondément blessé par cette polémique malhonnête». » Le juge Burgaud écope d'un blâme

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