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Report "Giustizia"   26-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Piano casa: piace alla Regione l'idea dei "pilotis" ( da "Stampa, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale contro il «piano casa» del governo. L'ente torinese sostiene che il decreto è incostituzionale, poichè si scontra con una competenza esclusiva delle Regioni. C'è, per altro, un aspetto che tocca da vicino l'Astigiano. La presidente Mercedes Bresso ha infatti giudicato meritevole di essere considerata con uno studio la proposta di legge del vicepresidente del

Case Atc, dalla vendita 100 milioni ( da "Stampa, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo Stato non potrà vendere il patrimonio immobiliare delle Regioni, c'è già una sentenza della Corte Costituzionale che lo chiarisce. Non è possibile prevedere ora come verrà licenziato il testo definitivo del piano casa, ma credo che il governo non cercherà di arrivare alla vendita forzata di questi alloggi, ci sono troppi rischi». Quali?

Ma Berlusconi minimizza sul rinvio: ( da "Cittadino, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,

No delle Regioni al piano casa Salta il decreto Palazzo Chigi apre un tavolo con gli Enti locali Martedì la verifica. Il premier: nessuna frenata ( da "Giornale di Brescia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riconosce Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal Governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,

io cementificatore? una bufala - claudio malfitano ( da "Mattino di Padova, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: un meccanismo che esiste perché i vincoli urbanistici non possono essere permanenti: è una sentenza della Corte costituzionale. Altrimenti dovremmo espropriare, ma non abbiamo certo i soldi per acquisire tutte le aree che vorremmo a verde. Un'ultima questione: le torri Gregotti. Toccherà al consiglio comunale decidere sul piano? Così vuole la sentenza del consiglio di Stato.

zilio: il tar protegge gli ambulanti abusivi? stendiamo le lenzuola con la merce in strada ( da "Mattino di Padova, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in pratica ha rinviato ogni decisione alla Corte Costituzionale -quanto per l'effetto-annuncio che può creare. A questo punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e contrastare l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in piazza, stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli scaffali».

Terza Categoria, coppa Provincia In finale San Gaetano e Resana ( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Terza Categoria, coppa Provincia In finale San Gaetano e Resana CSM Resana e S. Gaetano sono le finaliste dell'edizione 2008-2009 della coppa provincia di Treviso, trofeo riservato alle squadre di terza categoria. Il verdetto è arrivato solo ieri in tarda serata dopo la disputa delle due semifinali di ritorno.

( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Martedì ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,

sequestro di persona - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Certo, resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il referendum: ma ai referendum le Curie hanno escogitato da tempo l´espediente - furbizia con cui soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a impedirne l´attuazione, si promuoverà l´astensione: il quorum proibitivo lavora per noi.

Terrorismo, Obama cerca amici invece di nemici ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che «se solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di 50-

Slitta il piano-casa Niente decreto ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».

Costituzione a rischio? Magistrati a confronto ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: giurista e già presidente della Corte Costituzionale, che si è discusso di Uguaglianza e democrazia nella sala Bernardi di via Cacciadenno per iniziativa del circolo culturale Libertà e Giustizia. Luciano Ambrosoli, giudice del tribunale di Brescia, il concetto sull'autonomia della magistratura e sugli attacchi a cui è sottoposta tale autonomia,

molti di più possono fruire del congedo straordinario ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale, con sentenza nº 19 del 26 gennaio 2009, ha esteso il diritto al congedo biennale retribuito anche al figlio/a convivente di genitore gravemente disabile, qualora non vi siano altri soggetti idonei a prendersene cura. Pertanto, tutti quei soggetti dapprima esclusi e ai quali potevano essere concesse solamente le tre giornate di permessi retribuiti mensili,

C'è anche il G5 dei governatori ( da "Riformista, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a giudicare dalle numerose sentenze della Corte Costituzionale che hanno condannato l'esecutivo a fare marcia indietro su leggi che avevano ignorato le nuove prerogative riconosciute ai governatori. Il precedente governo Berlusconi ha dovuto aggiustare il tiro, per citare gli esempi più clamorosi, sul condono edilizio e sulla legge obiettivo.

Slitta il piano-casa Niente decreto ( da "Arena, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».

ROMA - Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni ( da "Adige, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare

MADRID - La nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del parlamento di Madrid per iniziativa del governo socialista di Josè Luis Zapatero consentirà interruzioni volon ( da "Adige, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Secondo il quotidiano di area socialista El Pais, alla manifestazione dovrebbero partecipare i principali dirigenti del Partido Popolar (opposizione di centro-destra). Il Pp si è dichiarato contrario alla riforma dell'aborto e intende presentare un ricorso alla Corte costituzionale. 26/03/2009

l'anm a berlusconi "sdegnati dal suo attacco" ( da "Repubblica, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Pagina XI - Firenze I magistrati L´Anm a Berlusconi "Sdegnati dal suo attacco" La giunta toscana dell´Associazione nazionale magistrati «denuncia con sdegno» l´attacco di Berlusconi per le condanne per la Tav, «esprime solidarietà ai magistrati» e «invoca l´intervento del Csm con apertura urgente di una pratica» a loro tutela.

Call center, il Comune paga ( da "Giorno, Il (Como)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ora è arrivata anche la sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara incostituzionale la legge regionale, applicata dal Comune. Conclusione delle opposizioni? «Il Comune ha fatto una figuraccia che si poteva evitare». SU DECISIONE del sindaco Paolo Arrigoni dalla polizia locale era stata notificata un'ordinanza per disporre la chiusura di tali attività.

La piazza contro Rajoelina ( da "Manifesto, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Hcc sta per Alta corte costituzionale, l'organismo che ha avallato il governo dell'ex sindaco della capitale, Rajoelina, detto Tgv per aver bruciato le tappe della politica al ritmo di un supertreno. Sabato scorso, dopo aver deposto Marc Ravalomana il 17 marzo, Tgv aveva giurato davanti all'Alta corte costituzionale: nonostante,

E alla fine il giorno del decollo è arrivato. Ieri pomeriggio gli uffici regionali hann... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: Grazie anche anche le due sentenze della Corte Costituzionale del 2008 e 2009 che stabiliscono la competenza della Regione nell'individuazione dello scalo, la Giunta Marrazzo domani approverà lo studio di fattibilità presentato dalla società Aeroporto di Frosinone dell'intero polo aeronautico (aeroporto, eliporto, stazione ferroviaria, infrastrutture e servizi)

ROMA Decreto più difficile, e trattativa con le Regioni fino a martedì. Dopo la p... ( da "Messaggero, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sinistra sarebbero invece partiti quasi certamente ricorsi alla Corte costituzionale, che avrebbero avuto buone possibilità di essere accolti. Di qui la decisione del governo (lo stesso Berlusconi ha presieduto la Conferenza unificata) di cambiare strada, per puntare alla definizione di un provvedimento che avesse il via libera preventivo degli enti locali.

Nell'Italia unificata la pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889, rein... ( da "Messaggero, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pochi Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli Stati richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria, che l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni,

Casa, il Veneto tira dritto con la sua legge ( da "Corriere del Veneto" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che potrebbero poi rivolgersi alla Corte Costituzionale». Niente decreto del governo, dunque, che sarebbe stato in forte sospetto di incostituzionalità. Lo avevano denunciato apertamente i governatori «rossi», Vasco Errani (Emilia Romagna) e Claudio Martini (Toscana), ma, sotto sotto, lo pensava anche il berlusconiano Galan.

Giudici di Pace, nessun caos o ritardo negli uffici baresi ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm e regolarmente esposte in pubblico, l'orario di inizio è sempre stato il seguente per le udienze civili: alle 10 per le prime comparizioni e le 11 per le udienze istruttorie. E ciò proprio per rispondere alle esigenze degli avvocati costretti, dopo aver espletato l'attività in Tribunale, a portarsi fino ad una sede decisamente decentrata come quella del Giudice di pace di Bari.

Anm, giunta nazionale contestata duramente dai pm di Salerno ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Nuzzi e Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con i colleghi di Catanzaro SALERNO — Se da un lato il presidente dell'Anm, Luca Palamara, cerca di ricucire lo strappo con i tre pm salernitani, trasferiti dal Csm dopo lo scontro con la Procura di Catanzaro, dall'altro Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani non tornano sui loro passi.

Salerno, contestati i vertici dell'Anm ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il presidente Luca Palamara ha dovuto ascoltare le critiche avanzate da numerosi pm salernitani che hanno chiesto la parola durante il confronto a Palazzo Sant'Agostino. Intanto ieri in procura brindisi d'addio per Apicella, Nuzzi e Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con Catanzaro. A PAGINA 7 Cappetta

Berlusconi: sul piano casa vado avanti ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riconosce Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,

Berlusconi insulta i licenziati Fiat: Trovatevi qualcosa da fare... ( da "Unita, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: alla Corte costituzionale». Per questo avete fatto marcia indietro? «Non c'è nessuna marcia indietro del governo. Il piano casa riguarderà quasi il 50% delle famiglie italiane e non è vero che riguarderà solo le ville». decreto incostituzionale La verità è che quella trentina di minuti è stata più che sufficiente per far capire al governo che il piano casa era giunto a fine corsa.

Il via libera della Sicilia al doppio incarico ( da "Corriere della Sera" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aggirare il verdetto della Corte costituzionale La perdita del ruolo incompatibile scatta solo con una sentenza in giudicato. Ovvero dopo anni SEGUE DALLA PRIMA Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati regionali siciliani non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi spettacolari, tra i quali a un certo punto spiccava il contributo vacanze per il suocero (

NELL'ETERNO conflitto tra il bene e il male, il concetto della pena si è sempre ispira... ( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 26-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: pochi Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli Stati richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria, che l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni,

I magistrati replicano al premier: ( da "Nazione, La (Firenze)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM» LA GIUNTA toscana dell'Anm «invoca l'immediato intervento del Csm con apertura urgente di una pratica a tutela» dei magistrati dopo le parole pronunciate due giorni fa dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che ha definito i magistrati una «metastasi» e ha fatto riferimento al processo a Firenze in cui sono stati condannati i dirigenti di Impregilo per i lavori dell'

 ( da "Tempo, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: interpellanza Caporale chiede se non si «ritenga più doveroso ricorrere alla Corte Costituzionale per richiedere l'incostituzionalità del decreto legge, visto che la bozza del provvedimento ammette implicitamente che gli ampliamenti delle case possano essere realizzati nelle zone B dei Parchi, quelle definite a tutela orientata».

Biotestamento, salta la mediazione ( da "Secolo XIX, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma già si annunciano nuovi terreni di scontro tra maggioranza ed opposizione: davanti alla Corte Costituzionale o, nel caso, in sede di Referendum. ««Mi piacerebbe ricordare a tutti le parole di Aldo Moro: "Stiamo parlando di un problema di libertà individuale che non può non essere garantita dalla Costituzione". Non un pericoloso sovversivo.

l'ordinanza anti-borsoni resta in vigore ( da "Nuova Venezia, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alta Corte dubbi di costituzionalità L'ordinanza anti-borsoni resta in vigore Agostini: «Non cambia nulla». E subito si riapre il dibattito politico Per i giudici del Tar del Veneto la legge regionale che nel 2001 mise al bando dai centri storici i venditori itineranti - abusivi o con licenza - è in odor di incostituzionalità,

giusto garantire il lavoro, ma chiediamo di essere tutelati ( da "Nuova Venezia, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dalle indicazioni del Tar che ha invitato la Corte Costituzionale a pronunciarsi sulle ordinanze regionali e comunali che riguardano i venditori migranti, poiché ci sono delle avvisaglie di incostituzionalità, i commercianti sono molto preoccupati. «Bisogna garantire il diritto di tutti a lavorare, ma bisogna anche tutelare chi paga le tasse», spiega Massimo T.

Sequestro di persona ( da "Repubblica.it" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Certo, resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il referendum: ma ai referendum le Curie hanno escogitato da tempo l'espediente - furbizia con cui soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a impedirne l'attuazione, si promuoverà l'astensione: il quorum proibitivo lavora per noi.

La Sicilia e gli incarichi senza limite ( da "Corriere.it" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: libera della Sicilia al doppio incarico Leggina per aggirare il verdetto della Corte costituzionale La mitica Assemblea Regionale Siciliana ne ha fatta un'altra delle sue. Per fregare la Corte costituzionale chiamata a ribadire le incompatibilità che costringerebbero vari deputati regionali a rinunciare ai doppi incarichi, ha votato una leggina: i consiglieri dovranno sì scegliere,

BIOTESTAMENTO/FINOCCHIARO A PDL:SUPERATO IL LIMITE DELLA FINZIONE ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è ancora dubbio che questo testo andrà davanti alla corte costituzionale, ora se lo può levare definitivamente di mente". Interviene Giuseppe Astore (Italia dei valori) che, "per non essere ipocrita e per non essere preso per fesso", domanda: "Ma vi pare una legge seria, elastica? E' un modo per imbrogliare il popolo italiano.

BIOTESTAMENTO/ ENGLARO: IL TESTO UNA BARBARIE, STATO SI CREDE DIO ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Può forse farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma "antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte Englaro, "per opporsi avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale".

Biotestamento/ Englaro: Il testo una barbarie, Stato si ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Può forse farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma "antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte Englaro, "per opporsi avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale".

Il Tar legalizza i vu' cumprà? E noi metteremo la merce in strada ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in pratica ha rinviato ogni decisione alla Corte Costituzionale), quanto per l'"effetto annuncio" che può creare. A questo punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e contrastare l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in piazza, stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli scaffali».

Slitta il piano-casa Niente decreto ( da "Arena.it, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».

Slitta il piano-casa Niente decreto ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».

Biotestamento, dietrofront al Senato:... ( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "

TESTAMENTO BIOLOGICO: FINOCCHIARO A GASPARRI, POLEMICA ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: resta ancora un dibattito alla Camera e mi auguro un dibattito che si accende nel Paese e alla fine io credo che proprio quella scelta di rendere non vincolanti le dat e' un palese contrasto con la Costituzione quindi cio' che volevano evitare cioe' che la materia tornasse nei tribunali della corte costituzionale l'hanno ottenuto con la loro rigidita''', conclude la Finocchiaro.

"Il biotestamento non è vincolante" Dietrofront al Senato, il Pd insorge ( da "Stampaweb, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ciò che volevano evitare che la materia tornasse nei tribunali e davanti alla Corte costituzionale, l?hanno ottenuto con la loro rigidità». A Gasparri, che accusa la sinistra di avere «un atteggiamento sbagliato pensando di trasformare questo provvedimento nell?anticamera dell?eutanasia», la Finocchiaro replica con parole dure: «E' una polemica politica strumentale e volgare.

Casa, nessun decreto. Il Governo apre alle Regioni: "Lavoriamo insieme fino a martedì" ( da "Panorama.it" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi" racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi "che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per

BIOTESTAMENTO/ FINOCCHIARO: DA PDL POLEMICA VOLGARE SU EUTANASIA ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
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Abstract: Dibattito a Camera a Corte costituzionale -->Roma, 26 mar. (Apcom) - Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri "fa una polemica politica strumentale e volgare" quando accusa il Pd di perseguire un'apertura all'eutanasia, secondo la presidente del gruppo al Senato Anna Finocchiaro.

TERESA BARTOLI ROMA. GIANCARLO GALAN, IL GOVERNATORE DEL VENETO CHE STA FACENDO SCUOLA IN M... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: «Ho fatto più cause io presso la Corte Costituzionale contro l'ingerenza di governi di ogni colore... Ho storto subito il naso all'idea del decreto. E l'ho detto a Fitto e ad altri esponenti della maggioranza: non era la strada giusta. Ora si sta tornando all'idea originaria del testo base da offrire alle regioni.

Stop delle Regioni, sul piano casa niente decreto ( da "Gazzettino, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale». Del resto, il leader della Lega, Bossi, faceva sapere di aver detto a Berlusconi che «molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto».

La Sanfiorese cade Vazzolese s'avvicina ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: GIRONE C Risultati: Milan Guarda-CSM Resana 1-2, Montello-Città di Asolo 2-1, Spineda-Fossalunga 1-3, SP-Riese Vallà 2-2, Bessica-S. Gaetano 1-0, S. Floriano-Treville 6-2, Godigese-Virtus Csm Farra 1-3. Classifica: CSM Resana 46, Montello 44, S. Floriano 43, Riese Vallà 41, Godigese 39, SP 36, Spineda 34, Virtus Csm Farra, Bessica 25,

Le sei capoliste a tutta ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ezzelina 38, CSM Resana 32, S. Gottardo 25, Conc. Fonte 24, Riese Vallà 22, Città di Asolo 20, Idea Sport 14, S. Andrea 9, Bessica 4. Prossimo turno: S. Andrea-Azzurra, CSM Resana-Bessica, G. Ezzelina-Città Asolo, Loria-Fonte, Godigese-Idea Sport, Riese Vallà-S.

Biotestamento, dietrofront: non... ( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "

Nell'archivio di Genchitredici milioni di utenze ( da "Sicilia, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Copiata l'anagrafe di Palermo e Mazara Nell'archivio di Genchi tredici milioni di utenze Immediato intervento del Csm. Sonia Alfano: «Lo accuso da anni. Lui che era stato custode dei segreti di mio padre». A Messina indagine bis sul delitto

Giustizia/ Csm: Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. Su richiesta dei consiglieri Fabio Roia e Letizia Vacca, il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha deciso infatti di autorizzare l'apertura di una pratica presso la Prima Commissione, che avrà il compito di svolgere "

GIUSTIZIA/ CSM: INCHIESTA SU CANALI,PM BARCELLONA POZZO DI GOTTO ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giustizia/ Csm: Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di Gotto di Apcom La prima commissione allarmata da alcuni articoli di stampa -->Roma, 26 mar. (Apcom) - Il Csm avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese.

DE MAGISTRIS/APICELLA AL CSM: SEQUESTRO WHY NOT FU ATTO LEGITTIMO ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm: Sequestro Why not fu atto legittimo di Apcom Per il Riesame di Salerno "c'è stata attività investigativa" -->Roma, 26 mar. (Apcom) - L'ex procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella, rivendica la bontà del maxi-decreto di sequestro del fascicolo Why not emesso ai danni dei colleghi di Catanzaro dai pm campani e chiede al Csm di riesaminare la sospensione dallo stipendio e dalle

Biotestamento, il voto: GUARDA LA... ( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "

Piano Casa. Berlusconi rinuncia al decreto. Vuole l'intesa con i presidenti delle regioni ( da "AmericaOggi Online" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riconosce Berlusconi - alla Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,

Piano casa della discordia. Berlusconi, frenato da Napolitano, non getta la spugna ( da "AmericaOggi Online" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che "se solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di 50-

TESTAMENTO BIOLOGICO: BIANCO (PD), CAMERA NON PRESERVI ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ''Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore -ha concluso Bianco - non restano che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo caso i Liberal Pd saranno in prima linea per difendere la laicita' dello Stato''.

C'era una volta il biotestamento ( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale (come vorrebbe il Pd) e il referendum (a cui già lavora, annunciando la raccolta delle firme, l'Idv) sono le strade che possono essere battute. Il contrasto con l'articolo 32 della Costituzione secondo la democratica Finocchiaro, "solare", tanto che "non c'è margine di dubbio sull'eventualità che questo testo arrivi davanti al giudice e alla Corte costituzionale"

La Cgil lancia l'obiezione di coscienza ( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per questo avanza la richiesta che venga almeno riconosciuta la possibilità di obiettare e si impegna a sostenere il ricorso alla Corte Costituzionale o al referendum. Ne abbiamo parlato con il segretario Massimo Cozza Il sindacato di categoria fa sapere che non ci sta, che il biotestamento nella versione licenziata e approvata dal Senato deve essere rivisto alla Camera.

Segni e Guzzetta ci prendono in giro? ( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale con le ordinanza di ammissibilità dei referendum ha già avanzato dubbi di costituzionalità sulla legge risultante dal referendum, dicendo che non poteva esaminarli in quella sede perché la sua competenza è limitata alle leggi.

Biotestamento, il Senato approva il... ( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "

Senato, primo via libera al testamento biologico pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che la Corte Costituzionale respinga questo testo". Altri ancora chiedono "una legge che non venga approvata dalla Cei". E qualcuno invita tutti "a scappare all'estero per vivere in un Paese piu' libero e democratico". Per Sergio, poi, "la legge era gia' pessima nella prima formulazione perche' impediva di scegliere liberamente sull'

CATANZARO: APICELLA A CSM SU CASO DE MAGISTRIS, LEGITTIMO SEQUESTRO ATTI TRA 'WHY NOT' ( da "ITnews.it" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex procuratore di Salerno Luigi Apicella citando le motivazioni del Tribunale del Riesame che aveva confermato il provvedimento di sequestro e chiedendo alla sezione disciplinare del Csm di revocare o modificare la misura cautelare della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio decisa nei suoi confronti a gennaio scorso.

BIOTESTAMENTO/ BIANCO: SE CAMERA NON CAMBIA DDL, RESTA REFERENDUM ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: "Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore - ha concluso Bianco - non resta che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo caso i Liberal Pd saranno in prima linea per difendere la laicità dello Stato".

Primo sì al bio-testamento , è scontro ( da "Corriere.it" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo». I DISSIDENTI - Un tema, quello del biotestamento, che ha provocato aspre discussioni anche all'interno dei singoli gruppi. I casi di coscienza, in qualche caso divenuti casi politici come per la senatrice Dorina Bianchi del Pd, si sono però contati alla fine sulle dita delle mani.


Articoli

Piano casa: piace alla Regione l'idea dei "pilotis" (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

EDILIZIA. SUGGERITA DA MARIANGELA COTTO La soluzione permeterebbe la chiusura degli spazi a livello del cortile Piano casa: piace alla Regione l'idea dei "pilotis" La Regione Piemonte e con essa altre (a cominciare dalla Toscana) inoltreanno ricorso alla Corte costituzionale contro il «piano casa» del governo. L'ente torinese sostiene che il decreto è incostituzionale, poichè si scontra con una competenza esclusiva delle Regioni. C'è, per altro, un aspetto che tocca da vicino l'Astigiano. La presidente Mercedes Bresso ha infatti giudicato meritevole di essere considerata con uno studio la proposta di legge del vicepresidente del Consiglio, Mariangela Cotto di chiudere i piani «pilotis» dei condomini (ve ne sono a decine nella zona Nord della città) per recuperare locali chiusi. Compie in tal modo un passo in avanti la «battaglia» dell'amministratrice astigiana, per recuperare spazi oggi inutilizzati. Severo, invece, al momento, il giudizio della Regione sul piano casa definito vago, in particolare per quanto riguarda la parte sull'abbattimento e la ricostruzione. Inoltre è ritenuto eccessivamente punitivo verso i Comuni poiché, di fronte ad ampliamento di immobili sino al 20 per cento di cubatura in più, ai municipi andrebbe soltanto il 50 per cento degli oneri di urbanizzazione. La Regione ricorda infine che esiste già una legge regionale di ben 12 anni fa, che di fatto permette l'allargamento della cubatura presentando una denuncia di inizio attività per la quale vale il meccanismo del silenzio-assenso per l'avvio del cantiere. Di per sè, sostiene la Regione, l'idea di un piano casa può essere utile per rimettere in moto l'edilizia, ma va chiarito anche a tutela dei Comuni. Questi ed altri punti saranno oggetto dell'incontro di oggi nella Capitale presenti Regioni e rappresentanti del governo.\

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Case Atc, dalla vendita 100 milioni (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PIANO DEL GOVERNO. PRIME STIME Intervista Gino Garzino Case Atc, dalla vendita 100 milioni Il valore medio è 30 mila euro L'affitto potrebbe diventare rata di mutuo CUNEO Duemila famiglie in lista d'attesa per un alloggio [FIRMA]ALBERTO PRIERI CUNEO Sul «piano casa» è iniziata la discussione tra Governo e Regioni: fra i vari temi da chiarire anche l'ipotesi della vendita delle case popolari. Sono quelle realizzate dall'Atc (Agenzia territoriale della casa, l'ex istituto autonomo case popolari) di cui le Regioni vantano la proprietà. Soltanto martedì si conoscerà l'esito del confronto, intanto si è scatenata la «stima all'alloggio» per capire quanto valga questo patrimonio immobiliare. In provincia di Cuneo, gli appartamenti a canone agevolato sono 3.466. Se, come ipotizzato in una prima bozza, venissero venduti consentendo agli inquilini la trasformazione dell'affitto in un mutuo, sarebbero riscattati ad un prezzo medio di 30 mila euro. Nella Granda, la stima è di un incasso di 100 milioni. «In passato ci furono iniziative analoghe, come la legge Nicolazzi del '93» dice l'ingegner Giovanni Resio, direttore dell'Atc di Cuneo. Con quel sistema furono 898 le abitazioni vendute ma la norma è in vigore ancora oggi: stabilisce che chi vive in un alloggio popolare da almeno cinque anni e sia in regola con il pagamento dell'affitto (senza ovviamente possedere altri immobili), possa richiederne l'acquisto. Soltanto, però, in quegli stabili dove già siano stati venduti quasi tutti gli appartamenti. «L'Atc Cuneo esiste dal '39 e in questi settant'anni ha ceduto migliaia di abitazioni - riprende Resio - senza quelle alienazioni, la disponibilità attuale sarebbe di almeno 7.000 alloggi. Ne restano comunque in tutta la Granda, da Ormea a Santo Stefano Belbo». Tutti alloggi affittati a prezzo agevolato in base al reddito della famiglia. Il canone medio si aggira sui 110 euro al mese, ma la forbice va dai 30 ai 200 e, in caso di vendita, diventerebbe uno dei fattori in base ai quali stabilire la quotazione. Anche nel resto d'Italia, il valore medio di riscatto delle case popolari è di 30 mila euro, pari a un valore complessivo di 20 miliardi di euro. Ancora Resio: «I nostri alloggi dovrebbero andare da un minimo di 25 mila ad un massimo di 40 mila euro: per questa cifra si potrebbe acquistare a Cuneo un appartamento che, sul mercato, potrebbe valerne almeno 250 mila euro». La valutazione considera anche le rendite catastali, diverse da città a città. Conti a parte, l'operazione potrebbe rivelarsi comunque difficile perché resta destinata a chi ha problemi di reddito: secondo Federcasa (associazione delle Atc italiane), un'alloggio popolare su tre è occupato da anziani con più di 65 anni, poco propensi all'acquisto e all'accensione di mutui, mentre al Nord gli immigrati sono più del 10 per cento degli inquilini nelle case popolari. Gino Garzino è vicepresidente Atc di Cuneo. Non nasconde la sua contrarietà alla vendita degli alloggi popolari ipotizzata nella prima versione del «piano casa» del Governo. Perchè? «Lo Stato non potrà vendere il patrimonio immobiliare delle Regioni, c'è già una sentenza della Corte Costituzionale che lo chiarisce. Non è possibile prevedere ora come verrà licenziato il testo definitivo del piano casa, ma credo che il governo non cercherà di arrivare alla vendita forzata di questi alloggi, ci sono troppi rischi». Quali? «Oltre a quelli di uno scontro istituzionale, quelli legati alla speculazione perchè i prezzi stimati per il riscatto sono bassissimi. Ci sarà chi chiederà anche 140 mila euro per il suo alloggio dopo averlo riscattato spendendone appena 22 mila». E chi ha bisogno di un alloggio? «Chiede la casa popolare chi ha reali necessità e non può permettersi affitti alti. Queste sono soluzioni abitative importanti, specie in un momento di emergenza sociale come l'attuale. Non avrei mai venduto nulla, neanche negli anni passati, perchè il bisogno c'è sempre: oggi nella Granda sono 2000 le famiglie in lista d'attesa per un alloggio popolare». Che cosa si sta facendo per loro? «La Regione ha definito un piano di sostegno finanziario che ci consentirà di realizzare 339 nuovi alloggi in questo biennio per arrivare a 600 appartamenti entro il 2012». Sarà sufficiente? «Non basta costruire nuove case, va recuperato il patrimonio esistente: da anni chiediamo che ci vengano messi a disposizione gli edifici dismessi dal Demanio».\

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Ma Berlusconi minimizza sul rinvio: (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Regioni contro, salta il Piano casa Il governo prende tempo, nessun decreto legge domani ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge domani in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare»; e comunque domani in Cdm «qualcosa ci sarà». Così come il premier punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, aggiunge, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento "cornice" che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione" - ha commentato nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione era stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno».Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di domani: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva aggiunto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono determinanti. È molto più importante che si giunga ad una piattaforma comune».Obiettivo che ieri mattina era ancora lontano. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni - aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo». Ma non solo. Il presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello delle cosiddette "new town" e di cui il piano per l'edilizia popolare già a punto è il primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.Chiara Scalise

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No delle Regioni al piano casa Salta il decreto Palazzo Chigi apre un tavolo con gli Enti locali Martedì la verifica. Il premier: nessuna frenata (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 26/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano La crisi Gli interventi per l'economia No delle Regioni al piano casa Salta il decreto Palazzo Chigi apre un tavolo con gli Enti locali Martedì la verifica. Il premier: nessuna frenata di far ripartire e sviluppare il mercato edilizio" title="Il piano casa preannunciato dal Governo si prefigge di far ripartire e sviluppare il mercato edilizio" onClick="showImage('http://www.giornaledibrescia.it/gdbonline/contenuti/20090326/foto/full_brescia_53.jpg',600,932)"> Il piano casa preannunciato dal Governo si prefigge di far ripartire e sviluppare il mercato edilizio ROMAIl piano casa slitta: niente decreto legge domani in Consiglio dei ministri, il Governo prende tempo e apre un tavolo tecnico politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. Merito e metodo saranno entrambi al centro della discussione, anche se sembra tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - ribadisce infatti più volte il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si dicono soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», commenta il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Il Pd: ritirato il «decreto cementificazione» Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione" - commenta il segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il premier scende in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del Governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - afferma - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aggiunge infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono determinanti. È molto più importante che si giunga ad una piattaforma comune». La mediazione favorita anche da Bossi Obiettivo che ieri mattina era ancora davvero lontano. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni - riconosce Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal Governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente perchè interessa gli italiani ed è in grado di aiutare l'economia del Paese: «Non è una frenata. Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».

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io cementificatore? una bufala - claudio malfitano (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Nuove case? «Dobbiamo dare la possibilità ai giovani di abitare in città e non andare in Cintura» «Io cementificatore? Una bufala» Zanonato risponde punto per punto sull'urbanistica Non c'è città in Italia con indici così bassi Il parco Basso Isonzo sarà il più grande dell'intera regione Altro che «spezzatino» CLAUDIO MALFITANO «Questa cosa della cementificazione è una bufala allo stato puro». Flavio Zanonato non ci sta. Non vuole passare per «cementificatore», l'accusa che martedì scorso ha riecheggiato in consiglio comunale, tra i banchi dell'Intesa Veneta e dei Verdi, assieme ai «mal di pancia» della Sinistra. «E non è vero per due motivi - prosegue il sindaco - Uno: perché la cubatura la decide il Prg, noi discutiamo solo i piani attuativi. E due: abbiamo sempre portato avanti serrate trattative con i proprietari per ridurre le edificazioni». Tirate le somme, Padova è la città con gli indici di edificazione tra i più bassi d'Italia. Gli unici veri interventi di edificazione sono gli 800 mila metri cubi di nuove residenze già previste dal Prg e poi inserite nel Pat: «Perché le giovani coppie devono emigrare nei comuni della cintura?» domanda il primo cittadino. Che riflette anche sul federalismo, come delegato dell'Anci: «Mancano le cifre per passare dalla teoria ai fatti. I comuni devono poter fare più investimenti». Sindaco, c'è o no questa colata di cemento su Padova? E' solo una bufala. Il piano regolatore prevede le indicazioni d'uso e la densità edificativa di ogni area. La cubatura è indicata nel Prg. Quelli che noi decidiamo adesso sono solo gli strumenti attuativi, che definiscono come verrà edificato, non quanto. Non è possibile fermare questi piani? L'unica alternativa sarebbe abolire la proprietà privata. Non mi sembra si voglia andare in questa direzione. Eppure c'è chi definisce il parco Basso Isonzo uno «spezzatino». L'indice di edificabilità è di 0,15 metri cubi per metro quadro. Sfido chiunque a trovare un comune con indici così bassi. Verrà fuori il più grande parco urbano del Veneto. Non abbiamo le risorse per acquisire l'area: dobbiamo agire con la perequazione. Questo vuol dire che il 70% del terreno viene ceduto al Comune, e solo il restante 30% diventa edificabile. Eppure martedì sera in consiglio comunale c'è chi ha parlato di «sciopero del cemento». L'altra sera abbiamo discusso della possibilità di realizzare una nuova casa dello studente. Mi è toccato sentire ancora la storia del cemento. Ma gli alloggi per gli studenti non erano una battaglia storica della sinistra padovana? Il piano Pilli a Pontevigodarzere non è però uno studentato, ma una serie di edifici che diventeranno uffici e negozi. Il Prg prevede lo spostamento dalle aree urbane delle attività produttive. Per far sì che una fabbrica si sposti da un contesto urbano a una zona industriale, il piano regolatore prevede che possa mantenere una parte di cubatura. Che può utilizzare per costruire. Il tutto però è stato preceduto da una negoziazione molto serrata con il Comune, per ridurre il più possibile l'intervento edilizio. Il Pat, il nuovo piano di assetto territoriale, prevede però nel comune di Padova altri 800 mila metri cubi di edificazione residenziale. E' necessario realizzare ancora case? Il Pat non prevede nuova cubatura, ma la localizzazione di quella già prevista nel Prg. Detto questo, chi si oppone a qualunque nuova costruzione dovrebbe tener conto di quanto accaduto in questi anni tutti: i comuni della cintura hanno aumentato la loro popolazione, mentre la città ha perso abitanti. Faccio quattro esempi: Cadoneghe, Albignasego, Selvazzano e Rubano. In pochi anni sono passati da 5 a 15 mila abitanti. E' giusto che i giovani padovani che si sposano siano costretti ad andare a vivere nei comuni della cintura? Io penso di no: una città razionale è quella che consente ai propri giovani di restare ad abitare nella zona in cui sono cresciuti. Abitare o no a Padova non può essere deciso solo sulla base del mero criterio di reddito economico. C'è chi dice che 800 mila metri cubi sono troppi: non c'è bisogno di così tante nuove edificazioni. Ribadisco il concetto: non è nuova cubatura, ma quella già prevista dal Prg. Si tratta comunque una quantità ridicola. Il piano casa del governo consente di costruire il 20% in più della cubatura esistente. Se anche fosse solo il 2% sarebbero milioni di metri cubi in più. In quali aree sorgeranno queste nuove abitazioni? Il Pat parla di caserme da riconvertire. Per la dismissione delle caserme ci vorranno molti anni. Si tratta delle aree di perequazione. Non tutti amano la perequazione. E' un meccanismo che esiste perché i vincoli urbanistici non possono essere permanenti: è una sentenza della Corte costituzionale. Altrimenti dovremmo espropriare, ma non abbiamo certo i soldi per acquisire tutte le aree che vorremmo a verde. Un'ultima questione: le torri Gregotti. Toccherà al consiglio comunale decidere sul piano? Così vuole la sentenza del consiglio di Stato. Che dimostra come l'amministrazione non può essere dispotica nei confronti dei privati. In urbanistica valgono le leggi, anche a dispetto della volontà della giunta. Adesso il consiglio comunale è arbitro della partita, ma deve decidere in assoluta libertà.

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zilio: il tar protegge gli ambulanti abusivi? stendiamo le lenzuola con la merce in strada (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il leader dei negozianti attacca, lunedì convegno sulla contraffazione Zilio: «Il Tar protegge gli ambulanti abusivi? Stendiamo le lenzuola con la merce in strada» «Ci mancava anche la sentenza del Tar del Veneto che va contro la legge regionale che impedisce la vendita in forma itinerante nei centri storici dei Comuni superiori ai 50 mila abitanti. Non tanto per la sua portata giuridica - in pratica ha rinviato ogni decisione alla Corte Costituzionale -quanto per l'effetto-annuncio che può creare. A questo punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e contrastare l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in piazza, stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli scaffali». E' decisamente furioso, Fernando Zilio, presidente dei commercianti padovani: «Non si capisce perché si eccepisca ogniqualvolta una legge cerca di ripristinare un minimo di regole. Anche in questo caso si accampano il diritto al lavoro e alla libera iniziativa economica per giustificare ciò che giustificabile non è: ovvero che si possa vendere in barba a qualsiasi norma e a qualsiasi legge». Ecco quindi l'idea del presidente dell'Ascom: portare sul Liston i commercianti con la loro mercanzia: «Noi siamo legalisti ad oltranza ma non possiamo accettare che il solito buonismo di maniera si impossessi di tutti i gangli dello Stato. Detto questo non vedo come qualcuno potrebbe impedire a noi commercianti autorizzati di mettersi a vendere in strada col nostro bel lenzuolo. A dimostrazione che la legge, ormai, in questo Paese, non è più uguale per tutti ed anzi rischia di premiare quanti se ne fanno beffe». Una battaglia a tutto tondo, quella dell'Ascom, che dunque non demorde. Non solo per ciò che riguarda le autorizzazioni, ma soprattutto per quanto concerne la contraffazione, che è poi l'anima del commercio abusivo. «E non è un caso», conclude «che proprio lunedì, qui a Padova, la Confcommercio nazionale abbia convocato un importante convegno proprio sulla contraffazione al quale interverranno, tra gli altri, il presidente della stessa Confcommercio, Sangalli. Una dimostrazione lampante, se mai ce ne fosse il bisogno, che Padova ed il Veneto stanno sempre più diventando "terra di nessuno" e che una reazione forte è diventata necessaria».

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Terza Categoria, coppa Provincia In finale San Gaetano e Resana (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Terza Categoria, coppa Provincia In finale San Gaetano e Resana CSM Resana e S. Gaetano sono le finaliste dell'edizione 2008-2009 della coppa provincia di Treviso, trofeo riservato alle squadre di terza categoria. Il verdetto è arrivato solo ieri in tarda serata dopo la disputa delle due semifinali di ritorno. Questi i risultati: CSM Resana-Follinese 1-1, reti 15' pt Benincà e al 33' st Ruffato. Nel match d'andata i locali si sono imposti per 2-1 nel difficile terreno di Refrontolo. Suseganese-S. Gaetano 1-1. I montebellunesi all'andata hanno raggiunto le quattro reti contro l'unico gol siglato dagli uomini di Casagrande. Risultato molto rotondo e importante vista la caratura delle due formazioni scese in campo e vista l'importanza del match disputato ieri sera. (Luca Pizzolato)

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(sezione: Giustizia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

«I licenziati trovino qualcosa da fare» --> Giovedì 26 Marzo 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print RomaIl piano casa slitta: niente decreto legge domani, venerdì, in Consiglio dei ministri. Il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. Berlusconi: nessuna frenata La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da «adottare» e comunque domani in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà». Così il premier punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica. Il problema - aggiunge - è che sono gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse ieri in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Pd disponibile al dialogo Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione" - ha commentato nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole fare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione era stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva aggiunto, infatti, il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano, però, che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono determinanti. È molto più importante che si giunga a una piattaforma comune». Obiettivo che ieri mattina era ancora lontano. Nuovo altolà di Bossi Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni - aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Martedì ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier. Chiara Scalise 26/03/2009 nascosto-->

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sequestro di persona - (segue dalla prima pagina) (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 31 - Commenti SEQUESTRO DI PERSONA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E´ così vendicato l´oltraggio sacrilego della morte di una donna dopo soli diciassette anni di persistenza vegetativa, e riscritto il vocabolario italiano, dove pretendeva che una sonda infilata in gola o nella pancia di una persona fosse un trattamento terapeutico, una cura, e non un´ordinaria colazione. Vasta la maggioranza che ha realizzato l´impresa, ben più della stessa ingente maggioranza uscita dalle urne scorse, così da corrispondere, alla rovescia, alla vastissima maggioranza di cittadini italiani che dissente dal nuovo decreto, quando non ne è atterrita o scandalizzata. Quando se ne completasse il cammino, gli italiani, dal Presidente della Repubblica all´ultimo povero Cristo, finirebbero espropriati della libertà di disporre del proprio corpo, cioè di sé: e con gli italiani chiunque si trovasse ad agonizzare in Italia per qualche circostanza di passaggio. Era il paese della dolcezza del vivere, non è nemmeno un buon paese per morire. Certo, resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il referendum: ma ai referendum le Curie hanno escogitato da tempo l´espediente - furbizia con cui soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a impedirne l´attuazione, si promuoverà l´astensione: il quorum proibitivo lavora per noi. Furbizia è ormai la risorsa metodica. Fino a poco fa le Curie dicevano no a qualunque legge sul fine vita. Assediate dall´iniziativa laica e dalla pressione popolare, decisero bruscamente di accettare che la legge fosse fatta: a loro immagine, un´antilegge. L´altroieri il cardinal Bagnasco ha chiesto che ci si sbrigasse a farla. Vedete dunque che non è vero che questa Chiesa non creda all´evoluzione. Ma non è ai cardinali e ai vescovi che si devono muovere obiezioni di parole e di coscienze. La legge è l´opera di una classe politica molto votata, e del sostegno di un´altra parte meno votata. Quello che succederà d´ora in poi somiglierà a quello che succedeva finora. Che pazienti, famigliari, medici e infermieri faranno quando e come potranno il loro officio pietoso, mutati solennemente in fuorilegge. Finché un´altra donna, un altro uomo deciderà di sfidare pubblicamente l´usurpazione della legge, in nome della propria libertà e della Costituzione italiana, e l´Italia assisterà di nuovo col fiato sospeso a una coraggiosa agonia da una parte, e alle mene affannate delle autorità riunite dall´altra. L´Italia sta imparando dolorosamente a maneggiare in pubblico questioni di vita e di morte finora confinate, e anche protette, nelle corsie di ospedale e nelle stanze da letto di case dalle tende tirate. Non sarà la stessa Italia, non lo è già. Cartelli esposti in pronti soccorsi e ambulatori, in tante lingue, dicono: "Noi non vi denunciamo". Tante lingue, due Italie, due cartelli opposti. Anche nel maneggiare ottimismo e trepidazione, sanità e malattia. A Bologna, un medico ha sfidato i candidati sindaco a esibire il loro certificato di sana e robusta costituzione fisica. Il presidente del consiglio è, buon per lui, ottimista e in forma, e tratta le malattie come allegre metafore. Ma le metafore tratte dalla malattia, e dalla biologia, sono brutte e pericolose. Se vuole prendersela con l´America, faccia pure; ancora meglio se volesse prendersela un po´ con la Russia del suo amicone. Ma se dice: «Il virus americano», non va bene. C´è un odore di caccia all´untore, e anche di peggio. Se vuole prendersela con la magistratura, libero di farlo, salve obiezioni. Ma se dice che «la magistratura - o una sua parte - è una metastasi», offende imperdonabilmente una professione importante e coloro che la professano, e offende ancora più imperdonabilmente chi è ammalato di cancro e sa nel proprio corpo che cos´è una metastasi. Una sciagura, ma la sua, la mia, la vostra sciagura. Con la quale mi misuro io, ti misuri tu, si misura ciascuno a suo modo, espellendolo da sé e combattendolo come un nemico, sentendolo come una parte di sé, ignorandolo, vincendolo, morendone. Si prendano altrove le metafore, e anche le magistrature, e le Americhe. Si lascino i virus e le metastasi a chi sa, per sé o per i propri, di che cosa si tratti. La politica professionale non è granché, anzi spesso - per esempio oggi - è abbastanza disgustosa, ma non è «un cancro», «un virus», «una metastasi». E tanto meno l´Aids: il cui abuso metaforico e barzellettiere surclassa tutte le altre porcherie analoghe, peste contemporanea per chi ne parla senza esserne affetto, senza pensare di poterne essere affetto, senza pensare a chi ne è affetto, senza immaginare ogni volta che apre bocca di esserne affetto. Come si dovrebbe. Ora e nell´ora della nostra morte, amen.

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Terrorismo, Obama cerca amici invece di nemici (sezione: Giustizia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

nazionale pag. 2 Terrorismo, Obama cerca amici invece di nemici È stata anzi fin dall'inizio il fulcro delle proposte "alternative". Ma mai era stata avanzata da un presidente o da un "personaggio centrale" di una Amministrazione. Espressa oggi da Obama diventa "nuova" e "rivoluzionaria". Si allinea con le parti note della strategia, compresa la mossa più recente, l'invito al dialogo rivolto al regime iraniano (quello che Bush chiamava perno dell'Asse del Male) ed altri gesti meno pubblicizzati ma egualmente significativi. Non contrasta affatto con la annunciata intensificazione degli sforzi, anche militari, in Afghanistan, né con la "promozione" del Pakistan a "problema centrale" con precedenza rispetto all'Irak, all'Iran e al Medio Oriente in senso stretto. E corrisponde all'analisi di un "falco" ascoltato e anzi "alla moda" come David Kilcullen, un esperto di controguerriglia con la preparazione culturale di antropologo e consigliere del generale Petraeus. Ha attirato soprattutto l'attenzione una sua frase a proposito di Bin Laden, in risposta alla domanda se sarebbe "importante" catturarlo o ucciderlo. Non molto. Dipende da chi lo uccide. Se è un commando americano faremmo di lui un martire e peggioreremmo la situazione. Se a farlo fuori fossero invece degli islamici "per punirlo di avere ucciso tanti musulmani", sarebbe la fine di Al Qaida e del suo mito. Nel primo caso, più gente odierebbe l'America. Nel secondo l'oggetto dell'odio diventerebbe il terrorismo. Ha riconosciuto (ma senza convinzione, ne siamo certi) che probabilmente il decreto non era lo strumento più idoneo al raggiungimento dell'obiettivo ma ha annunciato che utilizzerà le ore che mancano alla riunione del Consiglio dei ministri di domani, per approfondire i contenuti e trovare un'armonia con le Regioni anche per evitare che la contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che «se solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di 50-60 miliardi» e che, per quanto ridotto rispetto alle sue iniziali previsioni, il provvedimento potrebbe riguardare, comunque, il cinquanta per cento delle famiglie italiane. Staremo, dunque, a vedere in che misura il «piano» ipotizzato dal presidente del Consiglio potrà essere realizzato, e quali risultati poi darà nel concreto. E, tuttavia, crediamo di poter dire sin d'ora che le controverse vicende che hanno fatto da contrappunto a questa vicenda costituiranno nelle intenzioni del Cavaliere, un ulteriore, forte incentivo ad accelerare i tempi di una riforma istituzionale che accentuando i poteri dell'esecutivo, gli consenta di realizzare una governabilità più rapida ed incisiva.

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Slitta il piano-casa Niente decreto (sezione: Giustizia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

LA CRISI. Secondo il presidente del Consiglio non si può soprassedere perché «c'è un'aspettativa fantastica» Slitta il piano-casa Niente decreto ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri; il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. La scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e «decideremo noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare», aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette «new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.

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Costituzione a rischio? Magistrati a confronto (sezione: Giustizia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

DEMOCRAZIA. Un incontro organizzato da «Libertà e giustizia» per discutere dell'autonomia della magistratura Costituzione a rischio? Magistrati a confronto di Thomas Bendinelli «La Costituzione del '48 non è abolita, ma è sottoposta a erosioni e svuotamenti di cui nessuno, per ora, può conoscere l'esito. Forze potenti sono all'opera per il suo superamento, ma altre forze possono mobilitarsi per la sua difesa. La Costituzione è in bilico». È partendo da tale riflessione di Gustavo Zagrebelski, giurista e già presidente della Corte Costituzionale, che si è discusso di Uguaglianza e democrazia nella sala Bernardi di via Cacciadenno per iniziativa del circolo culturale Libertà e Giustizia. Luciano Ambrosoli, giudice del tribunale di Brescia, il concetto sull'autonomia della magistratura e sugli attacchi a cui è sottoposta tale autonomia, ha voluto esprimerlo in modo chiaro: il magistrato ha l'obbligo di ubbidire alla legge e di disubbidire agli altri. Nelle sue riflessioni, c'è un pò di storia e il richiamo allo Statuto Albertino, quando la magistratura era espressione del potere politico e ad essa era organica. Per i magistrati, insomma, il problema non era interpretare la legge ma le aspettative del potere politico. Le cose, in seguito e in anni a noi relativamente vicini, sono fortunatamente cambiate. Tutto a posto, quindi? No, il problema è che da diversi anni l'idea di una magistratura autonoma è poco gradita. Per Ambrosoli, alla fine il problema è proprio questo e ne trova traccia nei continui tentativi e proposte che si occupano di nuovi assetti della magistratura e di rapporti con gli altri poteri dello Stato. E, quindi, di cose che ben poco c'entrano con le procedure, che invece magari qualche soluzione ai problemi di lentezza e funzionamento della giustizia potrebbero darla. Ecco allora che si fanno avanti le proposte che all'obbligatorietà dell'azione penale preferiscono le «linee guida» o ancora la separazione delle carriere, che di per sé «non è una mostruosità» ma che in un contesto come quello attuale significherebbe ridurre il pubblico ministero a un «funzionario dell'esecutivo». O, se si preferisce, l'aumento della componente laica (cioè di nomina politica) all'interno del Consiglio superiore della magistratura. Di esempi, insomma, ce ne sono tanti e tutti sono riconducibili al tentativo di ridurre l'autonomia della magistratura, uno dei poteri di garanzia dello Stato. Antonio D'Andrea, docente di Diritto Costituzionale a Brescia, invita a essere meno cupi e osserva, da «costituzionalista di provincia», che se Zagrebelski e Mario Dogliani (altro costituzionalista citato ieri) sono molto apprezzabili nell'analisi, allo stesso modo sottovalutano «l'arretratezza» del nostro paese. Insomma, l'Italia non ha una solida tradizione democratica. E analogamente, non si può non tenere conto della passione della politica quando si tratta di queste cose. Cosa significa? Che «non c'è deragliamento dalla Costituzione se si resta alla sua natura prescrittiva». Il che comporta che c'è una lotta per cambiarla ma non c'è una messa in discussione in sé. E quindi, al contrario, che occorre essere meno timidi nel ribadire certi principi, nel metter al centro il ruolo dei poteri di garanzia, «nello sbandierare ed esibire la passione per questa Costituzione».

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molti di più possono fruire del congedo straordinario (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 20 - Udine Molti di più possono fruire del congedo straordinario Previdenza di MICHELE DE CARLO Si estende la platea dei soggetti che possono usufruire del congedo straordinario per assistere le persone in situazioni di disabilità. La Corte costituzionale, con sentenza nº 19 del 26 gennaio 2009, ha esteso il diritto al congedo biennale retribuito anche al figlio/a convivente di genitore gravemente disabile, qualora non vi siano altri soggetti idonei a prendersene cura. Pertanto, tutti quei soggetti dapprima esclusi e ai quali potevano essere concesse solamente le tre giornate di permessi retribuiti mensili, potranno ora ricorrere ai 24 mesi di congedo se non già esauriti ad altro titolo. Si ricorda, infatti, che l'articolo 4, comma 2 della legge 53/2000 prevede la possibilità di avere permessi anche non retribuiti, entro un limite individuale di due anni, per «gravi e documentati motivi familiari». Quindi se un lavoratore dovesse avere fruito anche solo per motivi riguardanti la propria persona e non per un disabile, a esempio, di 8 mesi di permessi, potrà vedersi riconosciuto il congedo straordinario per i restanti 1 anno e 4 mesi. La sentenza stabilisce due requisiti per l'accesso a tale diritto da parte di un figlio; il primo requisito è la convivenza del lavoratore richiedente con il genitore disabile e il secondo è relativo all'assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura del disabile. Quindi oltre alla convivenza il figlio potrà accedere ai permessi secondo il seguente ordine di priorità tra i beneficiari: il coniuge convivente della persona gravemente disabile, i genitori del figlio gravemente disabile, i fratelli o le sorelle conviventi con il familiare gravemente disabile nel caso in cui i genitori siano deceduti o gravemente inabili. Quindi il figlio convivente potrà ottenere il congedo solo nel caso si verifichino le seguenti condizioni: che il genitore disabile non sia coniugato o non conviva con il coniuge, oppure se coniugato e convivente con il coniuge che quest'ultimo non sia lavoratore o sia lavoratore autonomo oppure che rinunci espressamente a beneficiare del congedo nello stesso periodo; che i genitori del disabile (i nonni del richiedente) siano deceduti o totalmente inabili; che il genitore disabile non abbia altri figli e/o fratelli e che non conviva con alcuno di loro. In caso di convivenza, tali altri figli e/o fratelli non devono prestare attività lavorativa, oppure devono essere lavoratori autonomi, oppure devono rinunciare espressamente a beneficiare del congedo durante lo stesso periodo. Il congedo può essere richiesto per intero o frazionato e dà diritto a una retribuzione pari a quella percepita nell'ultimo mese di lavoro precedente al congedo stesso, con un massimale di euro 32.538,00 per l'anno 2009 al quale si deve aggiungere anche la quota dovuta per coprire la contribuzione figurativa. Durante il periodo di assenza non è possibile lavorare e non è possibile fruire dei tre giorni di permesso per L. 104/92. Il congedo può essere interrotto per malattia tenendo presente che la fruizione dello stesso comporta la sospensione del rapporto di lavoro e, pertanto, la malattia può essere riconosciuta solo se non sono trascorsi sessanta giorni dall'inizio della sospensione. È opportuno ricordare che i permessi spettano per un massimo di due anni fra tutti gli aventi diritto per ogni familiare disabile assistito e nel limite di due anni per ogni singolo lavoratore dipendente.

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C'è anche il G5 dei governatori (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

C'è anche il G5 dei governatori GRANDEUR. Le virtuose Lombardia, Emilia, Umbria, Toscana e Marche sono il G5 che detta lo standard sulla sanità. Ma anche in settori dove sono "concorrenti" con lo Stato, come il commercio estero, le regioni si comportano come se fossero governi, con qualche visibile eccesso (la Bonino polemizzò con loro). Certo è che su moltissime materie non possono più essere sottovalutate, come si è fatto sinora. Piano casa compreso. di Tonia Mastrobuoni Il centralismo è duro a morire. Per i giornali palazzocentrici e i governi romanocentrici, dal 2001 è come se non fosse cambiato niente. Le cose si continuano a decidere a Palazzo Chigi, più raramente in Parlamento e - tranne la breve parentesi Prodi - a Palazzo Grazioli. Come se nell'anno delle Torri gemelle un terremoto chiamato riforma del Titolo V non avesse sconquassato le fondamenta delle competenze attribuite allo Stato e alle Regioni. Ormai la Conferenza delle Regioni andrebbe invece considerata un consiglio dei ministri-bis. Eppure il Titolo V parla chiaro. E definisce, attraverso il nuovo articolo 117 della Costituzione, quali sono le materie che spettano allo Stato e quali alle Regioni. Quelle concorrenti sono numerose e pesanti, come la tutela della salute, il governo del territorio, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, le grandi reti di trasporto e di navigazione o il commercio estero. Ma l'elenco è talmente lungo che a Palazzo Chigi fanno evidentemente fatica a ricordarselo. Almeno, a giudicare dalle numerose sentenze della Corte Costituzionale che hanno condannato l'esecutivo a fare marcia indietro su leggi che avevano ignorato le nuove prerogative riconosciute ai governatori. Il precedente governo Berlusconi ha dovuto aggiustare il tiro, per citare gli esempi più clamorosi, sul condono edilizio e sulla legge obiettivo. In entrambi i casi ledevano le prerogative riconosciute alle Regioni e sono dunque state bocciate o limitate dalla Consulta. Il ricorso all'incostituzionalità è insomma l'arma fine di mondo con cui le Regioni si difendono dal 2001 dalle incursioni governative. Tuttavia, prima dell'atomica, c'è la trattativa propedeutica all'approdo dei provvedimenti in consiglio dei ministri. Anche qui parlano chiaro le vertenze frequenti tra le Regioni e governo che si manifestano sempre con lo stesso identico copione: il governo decide in pompa magna, le amministrazioni locali si mettono di traverso, il governo è costretto a trattare. È stato così con i fondi europei dirottati sugli ammortizzatori sociali e, in questi giorni, con il "piano casa". Proprio nel giorno in cui è stato approvato il federalismo fiscale, mercoledì, l'ennesima zampata centralista del governo Berlusconi è stata stoppata dal Quirinale, dai governatori e da Umberto Bossi. Certo, qualche eccesso c'è. Ed ha fatto storcere il naso a qualcuno. Ad esempio, l'ex ministro al Commercio Estero, Emma Bonino, racconta della fatica di Sisifo a coordinare le Regioni, durante il governo Prodi. Il commercio con l'estero è infatti una delle materie "concorrenti", sulle quali gli esecutivi possono decidere solo i principi-quadro, mentre i governatori hanno "potestà legislativa" e grande autonomia. Possono cioè promuovere i loro prodotti autonomamente in tutto il mondo e lo fanno, racconta Bonino «stanziando più risorse del ministero stesso». Nella pratica, questo vuol dire che accanto alle folte delegazioni di imprenditori che vanno in missione con i governi dei singoli paesi, ogni tanto si presenta magari a Islamabad o Algeri una missione della Regione Puglia che promuove le orecchiette. «Figuriamoci - osserva la vicepresidente del Senato - quando in Cina arriva una delegazione marchigiana che pretende di essere accolta come il governo francese». Peggio ancora, aggiunge Bonino, è il turismo, che è materia esclusiva delle Regioni. «Adesso Berlusconi ha detto che ripristina il ministero, ma voglio vedere cosa farà. Non ha più poteri». Sotto la "materia concorrente" cadono invece, oltre al «commercio estero», anche i «rapporti internazionali con l'Unione europea», che hanno dato qualche grattacapo agli uffici della Commissione. «Quando ero commissario, la mia collega tedesca, Monika Wulf-Mathis era allibita», ridacchia Bonino: «Riceveva continuamente rappresentanti delle Regioni italiane che si facevano addirittura concorrenza tra di loro». Ma su molte altre materie su cui alla Regioni è riconosciuta autonomia decisionale, si è consolidata un "autogestione" che si è dimostrata molto efficiente. Sull'enorme partita del fondo sanitario (108 miliardi nel 2009) i governatori hanno organizzato da tempo un "G5" per ripartire le quote. Significa che le quote vengono ponderate con riferimento alla media di spesa delle cinque Regioni più virtuose, cioè Lombardia, Emilia, Umbria, Toscana e Marche. 26/03/2009

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Slitta il piano-casa Niente decreto (sezione: Giustizia)

( da "Arena, L'" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Marzo 2009 NAZIONALE Pagina 3 LA CRISI. Secondo il presidente del Consiglio non si può soprassedere perché «c'è un'aspettativa fantastica» Slitta il piano-casa Niente decreto Si cerca l'intesa con le Regioni ma Berlusconi avverte: «Venerdì i ministri voteranno comunque qualcosa» ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri; il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. La scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e «decideremo noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare», aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette «new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.  

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ROMA - Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 26-03-2009)

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ROMA - Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni ROMA - Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma un confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque domani in Cdm «qualcosa ci sarà». Così come il premier punta a misure con effetti immediati e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, aggiunge, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse ieri in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il decreto cementificazione - commenta nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione era stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di domani. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva per giungere ad una piattaforma comune. Obiettivo che ieri mattina era ancora lontano. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni - aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di aiutare l'economia del Paese: «Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane». E a sera, da Napoli, interviene di nuovo per chiarire che non vuol fare passi indietro. Ma non solo. Il presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello delle cosiddette «new town» e di cui il piano per l'edilizia popolare già messo a punto è il primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc. 26/03/2009

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MADRID - La nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del parlamento di Madrid per iniziativa del governo socialista di Josè Luis Zapatero consentirà interruzioni volon (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

MADRID - La nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del parlamento di Madrid per iniziativa del governo socialista di Josè Luis Zapatero consentirà interruzioni volontarie di gravidanza dopo 22 settimane in caso di gravi malformazioni del feto incompatibili con la vita MADRID - La nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del parlamento di Madrid per iniziativa del governo socialista di Josè Luis Zapatero consentirà interruzioni volontarie di gravidanza dopo 22 settimane in caso di gravi malformazioni del feto incompatibili con la vita. La nuova legge, contestata dalla Conferenza episcopale spagnola e dalle associazioni per la vita, prevede che la donna abbia una libera scelta se abortire o meno durante le prime 14 settimane e che fino alle 22 settimane l'imterruzione sia possibile in caso di rischio psicofisico per la madre. «Dalla 22ma settimana si potrà abortire solo quando i problemi saranno di tale dimensione che non sarà garantita la sopravvivenza del feto» ha detto il ministro Bibiana Aido. La legge attuale, del 1985, non depenalizza l'aborto, ma lo consente in tre casi: stupro, malformazione del feto, rischi per la salute fisica o psichica della madre (senza limiti di tempo). Quest'ultima disposizione è invocata nel 98% dei circa 112 mila aborti praticati ogni anno in Spagna. Contro il disegno di legge la Conferenza episcopale spagnola ha lanciato negli ultimi giorni una campagna di mobilitazione. Le associazioni pro-vita hanno promosso una grande manifestazione di protesta a Madrid per domenica prossima. Secondo il quotidiano di area socialista El Pais, alla manifestazione dovrebbero partecipare i principali dirigenti del Partido Popolar (opposizione di centro-destra). Il Pp si è dichiarato contrario alla riforma dell'aborto e intende presentare un ricorso alla Corte costituzionale. 26/03/2009

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l'anm a berlusconi "sdegnati dal suo attacco" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina XI - Firenze I magistrati L´Anm a Berlusconi "Sdegnati dal suo attacco" La giunta toscana dell´Associazione nazionale magistrati «denuncia con sdegno» l´attacco di Berlusconi per le condanne per la Tav, «esprime solidarietà ai magistrati» e «invoca l´intervento del Csm con apertura urgente di una pratica» a loro tutela.

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Call center, il Comune paga (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Como)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

LECCO E HINTERLAND pag. 6 Call center, il Comune paga La Giunta Arrigoni dovrà sostenere le spese legali: è polemica LA SENTENZA DEL TAR di VLADIMIRO DOZIO CALOLZIOCORTE LA CAUSA PERSA dal Comune scatena polemiche. «Si poteva evitare di emanare questa ordinanza ideologica e fare risparmiare soldi al Comune, che invece ora deve pagare per avere perso la causa», è quanto sostengono i consiglieri delle opposizioni. La chiusura dei «call center» calolziesi, avvenuta circa due anni orsono, è giunta al termine di un susseguirsi di corsi e ricorsi. Dopo la sentenza del Tar, che dava ragione ai gestori di questo tipo di attività, ora è arrivata anche la sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara incostituzionale la legge regionale, applicata dal Comune. Conclusione delle opposizioni? «Il Comune ha fatto una figuraccia che si poteva evitare». SU DECISIONE del sindaco Paolo Arrigoni dalla polizia locale era stata notificata un'ordinanza per disporre la chiusura di tali attività. La sentenza vede il Comune perdente. Corrado Conti di «Uniti per Calolzio», sostiene: «Quando nel novembre del 2006 e nell'aprile del 2007, l'allora prima giunta Arrigoni aveva voluto, tra le prime amministrazioni in Lombardia, modificare i regolamenti di orientamento leghista che di fatto imponeva ai call center per migranti, prescrizioni assolutamente impossibili da rispettare. Tali imposizioni soprattutto nei centri storici dove di fatto agli altri esercizi commerciali si consente di monetizzare, avevano detto che si sbagliava. Pregiudizi legati ad una visione razzista dell'amministrazione comunale e che non garatisce parità di trattamento, avrebbe potuto comportare danni all'ente». Una situazione che ora vede il Comune a dovere pagare le spese legali. Il titolare del centro di telefonia, Julien Vonan Nobout si dichiara soddisfatto.Quanto prescritto dalla normativa è stato considerato anticostituzionale. Certo la cifra non è alta (circa 560 euro), ma il fatto è che l'ordinanza del sindaco Arrigoni è risultata impropria. PER GESTIRE I CALL center venivano chiesti parcheggi effettivi e altro, dove infatti agli altri esercizi commerciali si consente l'apertura senza questo tipo di imposizione. «I call center a Calolzio non davano problemi di ordine pubblico, nè creavano problemi alla quiete pubblica. Non ci hanno ascoltati e ora si è persa la causa», conclude Corrado Conti. Ora cosa succederà? Il vecchio titolare dell'esercizio pubblico riaprirà questa attività? Dopo questa sentenza lo potrebbe fare senza più nessuna preclusione. Da parte sua il sindaco, Paolo Arrigoni, ha affermato: «La decisione non mi trova d'accordo, in quanto la legge regionale, e quindi la nostra ordinanza la recepiva in pieno».

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La piazza contro Rajoelina (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 26-03-2009)

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MADAGASCAR Terzo giorno di proteste ad Antananarivo contro il nuovo governo La piazza contro Rajoelina Dallo Swaziland, l'ex presidente invita i suoi a «salvare la nazione» Geraldina Colotti Nella storica piazza 13 maggio di Antananarivo, capitale del Madagascar, continuano le proteste contro il neopresidente Andry Rajoelina: «Hcc corrotta», si legge sui cartelli dei manifestanti (oltre 10.000), che chiedono il ritorno al potere dell'ex presidente Marc Ravalomanana. Hcc sta per Alta corte costituzionale, l'organismo che ha avallato il governo dell'ex sindaco della capitale, Rajoelina, detto Tgv per aver bruciato le tappe della politica al ritmo di un supertreno. Sabato scorso, dopo aver deposto Marc Ravalomana il 17 marzo, Tgv aveva giurato davanti all'Alta corte costituzionale: nonostante, con i suoi 34 anni, non sia ancora in età da presidenza (secondo le leggi malgasce di anni ce ne vogliono minimo 40) e nonostante non abbia ricevuto dalle urne il mandato a governare. Ad aver portato al potere l'ex sindaco, a capo di un'Alta autorità di transizione autonominata, e al termine di un sanguinoso conflitto di piazza (oltre un centinaio di morti e il doppio di feriti), il malcontento popolare verso l'ultraliberista Ravalomanana, beniamino delle grandi istituzioni internazionali. Un «Berlusconi malgascio», che aveva man mano centralizzato il potere politico e quello dei mezzi d'informazione e provocato l'indignazione popolare quando si scoprì che aveva in progetto di cedere le terre malgasce alle grandi multinazionali come la sudcoreana Daewoo. Non a caso, la prima misura annunciata dal neopresidente Rajoelina è stata la rescissione del contratto con la Daewoo. La seconda, la promessa di un'amnistia per liberare «gli oppositori» detenuti. Dallo Swaziland, dove ha trovato rifugio, l'ex presidente malgascio, ieri ha diffuso un messaggio audio, trasmesso durante la manifestazione ad Antananarivo. Nel suo discorso, Ravalomanana fa appello a suoi perché «salvino la nazione» e definisce quello di Rajoelina «un colpo di stato». Lo stesso giudizio emesso nei giorni scorsi dalla Comunità internazionale, in primo luogo dagli Stati uniti, grandi amici di Ravalomanana, ma anche dalla Francia (unico paese a effettuare comunque una visita di cortesia a Rajoelina, che era stato ospitato in precedenza in una sede diplomatica di Parigi per paura di essere arrestato dal suo antagonista). Ieri, il Sudafrica ha annunciato la propria disponibilità ad imporre sanzioni al paese, in vista del vertice dei leader della Comunità di sviluppo dell'Africa Australe (Sadc), previsto il prossimo 30 marzo, a cui è stato invitato l'ex presidente Ravalomanana. L'Unione africana (Ua) ha già deciso di sospendere il Madagascar dall'Organizzazione. Così, Rajoelina, che sta per rendere pubblico un suo «piano di riforme», cerca di rendersi credibile all'interno, e di smorzare i rumori che vorrebbero già incrinato il suo sostegno all'interno delle forze armate: quelle stesse che, rompendo una rumorosa neutralità, avevano marciato su Antananarivo e si erano infine schierate in maggioranza con l'ex dj. Il nuovo governo malgascio ha detto che intende avviare colloqui diretti con i rappresentanti dell'opposizione e della Chiesa, previsti per il 2 e 3 aprile, e di voler lavorare a una «riconciliazione nazionale». Un colpo di stato? Neanche per sogno, si affannano a spiegare i sostenitori di Rajoelina: solo la reazione motivata di una popolazione stufa del «dittatore» Ravalomanana. Ed è vero che l'ex dj Rajoelina non ha inventato niente, la sua pratica poco ortodossa s'inserisce in una lunga tradizione malgascia che, dal 1960 (anno dell'indipendenza dalla Francia) non delega alle urne l'alternanza di governo. E tutti i presidenti hanno cercato di rimanere abbarbicati al potere: da Didier Ratsiraka (arrivato nel '75 e rimasto in carica per oltre vent'anni), a Ravalomanana (eletto nel 2002 e nel 2006), a Rajoelina. Nel 2002, Ravalomanana si era autoproclamato presidente accusando di corruzione Ratsiraka, che lo aveva poi accusato di aver truccato le elezioni. Protagonista, sempre la piazza, che anche adesso ha deciso di far sentire la propria voce. E chissà che non riesca a imporre un qualche cambio di indirizzo alla disastrata isola dell'Oceano indiano. Foto: ANTANANARIVO, SOSTENITORI DI ANDRY RAJOELINA SALUTANO IL NEOPRESIDENTE /FOTO REUTERS

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E alla fine il giorno del decollo è arrivato. Ieri pomeriggio gli uffici regionali hann... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-03-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Frosinone))

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Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di VITTORIO BUONGIORNO E alla fine il giorno del decollo è arrivato. Ieri pomeriggio gli uffici regionali hanno licenziato la proposta di delibera che istituisce a Frosinone lo scalo aeroportuale regionale. L'atto atterrerà domani sul tavolo della Giunta per decollare definitivamente dando l'avvio ad un progetto di finanza da 150 milioni di euro. Proprio quando l'ipotesi dell'aeroporto sembrava ormai tramontata, proprio quando il ministro Matteoli aveva rilanciato l'ipotesi di uno scalo aereoportuale a Latina, proprio quando il commissario europeo ai Trasporti Antonio Tajani ha invitato Regione e Provincia a restare - scusate il gioco di parole - con i piedi per terra optando per un aeroporto destinato al carico e scarico merci, proprio quando sembrava ormai un sogno da mettere in un cassetto, il via libera della Regione pare arrivato. Il presidente Piero Marrazzo ha mantenuto la promessa: domani lui e gli assessori - tra cui i due ciociari Francesco Scalia e Francesco De Angelis - approveranno l'atto che sancisce la scelta di Frosinone comne aeroporto del basso lazio. La delibera era attesa da mesi, da quando dopo l'individuazione di Viterbo come secondo scalo nazionale del Lazio dopo Fiumicino. Nell'oggetto c'è già tutto: "Collocazione infrastruttura aeroportuale sul territorio regionale - Art. 27 legge regionale 16.02.2000 e s.m.i., n. 12. Approvazione Studio di fattibilità dell'Aeroporto di Frosinone". L'atto ripercorre questa vicenda tribolata. A partire da quel contributo regionale di 500 mila euro, voluto a tutti i costi da Francesco Scalia, consentì alla Provincia alla chetichella di avviare il progetto per l'aeroporto. Fino ai 250 mila euro stanziati pochi mesi fa che hanno tenuto aperta la porta del bilancio regionale fino ad oggi. Sarà dunque uno scalo regionale, uno di quelli che la Commissione europea individua entro i cinque milioni di passeggeri l'anno. Grazie anche anche le due sentenze della Corte Costituzionale del 2008 e 2009 che stabiliscono la competenza della Regione nell'individuazione dello scalo, la Giunta Marrazzo domani approverà lo studio di fattibilità presentato dalla società Aeroporto di Frosinone dell'intero polo aeronautico (aeroporto, eliporto, stazione ferroviaria, infrastrutture e servizi). Stabilendo solo che "in ragione di una indispensabile azione di risanamento e di contenimento delle spese che la realizzazione dell'Aeroporto di Frosinone debba avvenire con l'esclusivo impiego di capitali privati, attraverso lo strumento della finanza di progetto". A quanto risulta i privati interessati ci sono già, un grande tour operator che ha la sua base a Roma, è legatissimo al mondo cattolico e veicola quasi tre milioni di turisti l'anno, ma anche imprenditori ciociari e un gruppo toscano specializzato nella realizzazione e nella gestioni di scali aeroportuali. Ora non resta che aspettare il bando di gara per l'individuazione del promotore finanziario. "A questo punto - commenta Francesco Scalia - è realistico pensare che entro la fine del 2009 si potrà avviare un'opera da 150 milioni di euro".

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ROMA Decreto più difficile, e trattativa con le Regioni fino a martedì. Dopo la p... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di LUCA CIFONI ROMA Decreto più difficile, e trattativa con le Regioni fino a martedì. Dopo la prima correzione di rotta operata dal premier, il governo prende atto dello stallo con gli enti locali sul piano casa. Dunque il provvedimento non andrà al Consiglio dei ministri di domani ma dovrà attendere la prossima settimana. Nel merito, appare confermata la parte del progetto che prevede la demolizione e ricostruzione degli edifici più vecchi; mentre l'ampliamento del 20 per cento della cubatura, già limitato alle abitazioni mono e bi-familiari, avrà probabilmente regole da definire meglio in sede locale. La piega che avrebbero preso gli eventi è apparsa chiara già in mattinata, quando i presidenti di Regione si sono espressi in modo piuttosto compatto contro il ricorso al decreto-legge. Anche i "governatori" di centro-destra, pur favorevoli agli obiettivi di fondo del piano, non vedono di buon occhio norme uguali per tutti, e preferirebbero adattarle alle proprie esigenze specifiche. Dalle Regioni amministrate dal centro-sinistra sarebbero invece partiti quasi certamente ricorsi alla Corte costituzionale, che avrebbero avuto buone possibilità di essere accolti. Di qui la decisione del governo (lo stesso Berlusconi ha presieduto la Conferenza unificata) di cambiare strada, per puntare alla definizione di un provvedimento che avesse il via libera preventivo degli enti locali. In un primo tempo non era stata accantonata l'idea di approvare comunque il pacchetto domani: in questo senso il sottosegretario Gianni Letta aveva chiesto alle Regioni un elenco dei punti di possibile intesa. È stato poi il ministro degli Affari regionali Fitto ad annunciare ufficialmente lo slittamento dei tempi; già da stamattina partiranno le riunioni tecniche tra le parti. Il premier si è riservato comunque la possibilità di adottare un decreto legge, ma questa eventualità appare al momento remota. Berlusconi ha poi voluto negare che la scelta, annunciata martedì scorso, di limitare la possibilità di ampliamenti alle abitazioni mono e bi-familiari, comporti una marcia indietro, e un ridimensionamento dell'intero progetto. Non si parlerebbe infatti solo di ville, perché le monofamiliari «sono il 25-28 per cento delle abitazioni, e le bifamiliari il 13-15 per cento». Il che porta, con qualche arrotondamento, a ritenere che siano potenzialmente coinvolte il 50 per cento delle case degli italiani. Il rinvio è stato accolto con soddisfazione dagli enti locali. «Ora la questione è stata messa sul giusto binario» ha spiegato Vasco Errani, presidente dell'Emilia Romagna, nonché della Conferenza delle Regioni, aggiungendo però «anche sulle misure condivise un decreto legge relativo a materie concorrenti è uno strumento improprio». Per Errani l'obiettivo è «un accordo sul modello degli ammortizzatori sociali». «Sono soddisfatto- ha detto Piero Marrazzo, presidente del Lazio - perché non si è andati al muro contro muro, prevalgono le ragioni sullo scontro». Anche il numero uno della Lombardia Formigoni ha accolto con favore il nuovo percorso, sostenendo addirittura che non dovrebbe essere stabilito un tetto all'aumento di cubatura: in questo modo le Regioni potrebbero modularlo a livello locale. Contento anche il Pd, che incassa un piccolo successo tattico. «Se si vuole fare un vero piano casa, d'intesa con Regioni e Comuni, siamo pronti a discutere senza pregiudizi - ha commentato Dario Franceschini - ma continueremo a vigilare affinché nel nuovo provvedimento non ci siano norme che rischiano di devastare la bellezza del nostro Paese». In serata Berlusconi ha poi precisato la propria volontà di discutere comunque il tema nel Consiglio dei ministri di domani. Accanto al provvedimento sugli ampliamenti, resta in pista l'altro "piano casa", quello già concordato con le Regioni che prevede la costruzione di alloggi popolari a vantaggio soprattutto dei giovani.

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Nell'Italia unificata la pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889, rein... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 26-03-2009)

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Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di GIUSEPPE MAMMARELLA Nell'Italia unificata la pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889, reintrodotta nel ventennio fascista per i crimini politici e veniva definitivamente messa fuori legge dalla Costituzione del 1948 (art.27) che riconfermava il principio illuministico che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. A conclusione di un percorso che pochi Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli Stati richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria, che l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni, nel 2007 e nel 2008, dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, votate a larghissima maggioranza. Il rapporto di Amnesty International per il 2008 diffuso l'altro ieri, pur tra luci e ombre è incoraggiante e dimostra che la battaglia condotta in seno all'Onu dalla nostra diplomazia non è stata inutile. Il numero delle esecuzioni è leggermente diminuito, nel 2008 è stato di 2.390, quello delle condanne a morte di 8.864 ma, secondo gli ultimi dati, 138 sono i Paesi che hanno abolito la pena capitale; di essi 92 per ogni reato, 10 la conservano per i reati di particolare gravità in situazioni eccezionali, 36 non la applicano da più di 10 anni. La grande maggioranza delle esecuzioni sono concentrate in pochi Paesi, Cina quasi il 75%, seguono l'Iran in cui possono essere condannati a morte anche i minorenni, l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti e il Pakistan. In Europa solo la Bielorussia mantiene la pena di morte con 4 esecuzioni nel 2008. Si uccide nei modi più diversi e più efferati: decapitazione, lapidazione, impiccagione, fucilazione, iniezioni letali e sedia elettrica. In Cina, ci informa Amnesty International, hanno creato dei tribunali itineranti, un sistema non nuovo che nel Medio Evo vigeva in alcuni Stati europei dove i membri del tribunale si spostavano di paese in paese insieme al boia. Durante le soste giudicavano sommariamente e il boia eseguiva seduta stante. Il governo cinese ha perfezionato il sistema: nei pulmini che accompagnano le esecuzioni ci sarebbero equipe mediche che estraggono gli organi dei giustiziati per alimentare il relativo commercio, naturalmente di Stato.

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Casa, il Veneto tira dritto con la sua legge (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Veneto" del 26-03-2009)

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Corriere del Veneto - VERONA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-26 num: - pag: 14 categoria: REDAZIONALE Casa, il Veneto tira dritto con la sua legge Berlusconi frena sul decreto e media con le regioni. Galan: «Mi hanno ascoltato, noi apripista» Un provvedimento d'urgenza del governo sui bonus per gli ampliamenti sarebbe andato incontro ad accuse di incostituzionalità ma il progetto di legge veneto, varato per primo, può continuare il proprio iter VENEZIA — Il Veneto va avanti per la sua strada, anzi, per la sua casa. Se le Regioni, nel loro complesso, ieri hanno di fatto affossato l'ipotesi che il governo proceda per decreto con il Piano straordinario per il rilancio dell'edilizia in tempo di crisi, a Venezia non se ne fanno un grande cruccio. Anzi. La netta opposizione dei governatori (il Veneto era rappresentato dall'assessore all'Urbanistica Renzo Marangon), che ha indotto il premier Silvio Berlusconi a tirare il freno sul proposito di varare subito e con uno strumento d'urgenza le nuove misure per il rilancio dell'edilizia, non dispiace affatto a palazzo Balbi. Tanto che Giancarlo Galan, sornione anziché no, ha commentato così: «Sono molto soddisfatto per il clima di dialogo che è stato raggiunto tra Governo e Regioni. Io stesso, nel corso della giornata di martedì, avevo fatto conoscere (al ministro Raffaele Fitto e al «padre» del Piano casa, Niccolò Ghedini, ndr) alcune mie valutazioni sul confronto in corso». Il governo, insomma, ha deciso di prendere tempo: il ministro per gli Affari regionali, Fitto, ha annunciato che nei prossimi giorni verrà riaperto il confronto tra Stato ed enti locali e che una linea comune dovrà essere individuata entro martedì prossimo. Poi sarà convocata una nuova conferenza Stato- Regioni. Lo stesso Berlusconi ha messo le mani avanti: «Sull'argomento c'è una competenza legislativa concorrente e non vogliamo una contrarietà delle Regioni, che potrebbero poi rivolgersi alla Corte Costituzionale». Niente decreto del governo, dunque, che sarebbe stato in forte sospetto di incostituzionalità. Lo avevano denunciato apertamente i governatori «rossi», Vasco Errani (Emilia Romagna) e Claudio Martini (Toscana), ma, sotto sotto, lo pensava anche il berlusconiano Galan. Il quale, avendo intuito che la faccenda stava prendendo una china scivolosa, martedì si era fatto sentire con Fitto e Ghedini, rivendicando il suo ruolo di apripista nell'ideazione del Piano casa. Tra l'altro, nella versione governativa c'erano alcuni passaggi che non convincevano affatto il governatore del Veneto, soprattutto alla voce «limiti e divieti». La proposta di legge elaborata dalla giunta regionale, infatti, prevede esplicitamente che gli interventi di ampliamento o di rinnovamento del patrimonio edilizio, avvengano sì in deroga agli strumenti urbanistici in vigore ma nel rispetto, in tutti i casi, delle norme sulle distanze e dei vincoli a tutela dei beni culturali e del paesaggio. Inoltre, nella formulazione alla veneta del Piano, si dice che i permessi a costruire devono essere richiesti entro la fine del 2010: lo strumento, insomma, è stato pensato in funzione anti-crisi per una situazione straordinaria e contingente, non per sempre. La pausa di riflessione imposta dalle Regioni a Roma riporta la discussione nei binari graditi al Veneto. Conferma l'onorevole Ghedini, estensore con Galan della proposta originaria: «La nostra intenzione, confermata oggi (ieri per chi legge, ndr) dal presidente Berlusconi, è sempre stata quella di offrire alle Regioni un testo base, un provvedimento di cornice da prendere come riferimento. Dopo di che - puntualizza sul piano politico Ghedini - starà a ciascuna Regione cogliere l'opportunità, come hanno già fatto Veneto, Lombardia e Sardegna, che hanno avviato un proprio progetto di legge regionale sul rilancio dell'edilizia. Quelle che diranno di no, se ne prenderanno la responsabilità davanti ai loro cittadini e alle loro imprese». Il Veneto, dunque, va avanti per la sua strada e per la sua casa, senza dover aspettare ciò che deciderà palazzo Chigi. Il disegno di legge regionale, adottato a tempo di record dalla giunta, è già arrivato all'esame della competente commissione consiliare, che ora procederà ascoltando il parere delle categorie economiche, delle associazioni professionali e di quelle ambientaliste. è di ieri la notizia per cui, secondo l'ufficio studi della Cgia di Mestre, l'applicazione del Piano casa potrebbe generare, a livello nazionale (e se tutte le Regioni lo adottassero), 745 mila nuovi posti di lavoro nell'edilizia. Di questi tempi, sono cifre da sogno. Alessandro Zuin \\ Bortolussi (Cgia): a livello nazionale, il Piano potrebbe generare 745 mila nuovi posti di lavoro Cantieri fermi Il Piano casa è stato pensato per rilanciare il settore dell'edilizia, che risente particolarmente della recessione economica in atto

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Giudici di Pace, nessun caos o ritardo negli uffici baresi (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)

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Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: OPINIONI - data: 2009-03-26 num: - pag: 16 categoria: REDAZIONALE LA REPLICA Giudici di Pace, nessun caos o ritardo negli uffici baresi di ANNAMARIA DEVITOFRANCESCO* N ella mia qualità di Coordinatrice dell'Ufficio del Giudice di Pace di Bari, mi vedo obbligata a far pervenire la protesta mia e di tutti i colleghi, oltre che del personale amministrativo, in ordine all'articolo pubblicato a pagina 7 del Corriere del Mezzogiorno del 19/03/2009, a firma di Valentina Marzo. Tale articolo è stato poi seguito da altri due pezzi dell'identico tenore in data 21 e 22 marzo 2009, sempre a firma della stessa giornalista. Considerato che questi ultimi ritornano sull'argomento trattato il 19/03/2009, basterà fare riferimento al primo articolo della serie. Il predetto pezzo esordisce con l'affermazione, del tutto fantasiosa, che "nelle aule di udienza dei giudizi di pace di Bari è caos", facendo riferimento ad un numero di "ventisettemila cause pendenti", a "giudici in ritardo" e ad "avvocati in rivolta". Circostanze che, almeno per quanto riguarda questo Ufficio, non corrispondono assolutamente al vero. In primo luogo, la statistica alla quale fa riferimento la giornalista riguarda l'intero distretto su cui si esercita il controllo del Tribunale di Bari, dove sono presenti ben 12 Uffici del Giudice di Pace. In particolare, si precisa che nel 2008 sono state emesse da questo Ufficio che attualmente ha in organico solo 34 magistrati rispetto ai 55 previsti 11490 sentenze civili, di cui 10.283 in materia di opposizioni a sanzioni amministrative, e 389 sentenze penali a fronte di 11.954 cause civili pendenti - tra cui sono inserite anche le opposizioni nella misura dell'80% e di 542 cause penali iscritte a ruolo. Inoltre questo Ufficio ha emesso sempre nel 2008, 2.702 decreti ingiuntivi nonchè 1.133 provvedimenti di convalida in materia di immigrazione. Sempre nell'articolo del 19 marzo si fa riferimento poi ad indefinite "lamentele degli avvocati" in ordine del fatto che "nel palazzo del quartiere San Paolo i giudici di pace non si fanno vivi prima delle 11 del mattino". Al riguardo, faccio presente che l'orario delle udienze civili presso questo Ufficio è stato stabilito - su insistenti richieste dell'Ordine degli Avvocati, del Sindacato degli avvocati e procuratori e dell'Aiga (Associazione Italiana dei giovani avvocati) - nello stesso momento in cui è stato attivato per la prima volta il servizio, e cioè nel lontano 1995. Da tale data, in base alle tabelle ufficiali, approvate dal Csm e regolarmente esposte in pubblico, l'orario di inizio è sempre stato il seguente per le udienze civili: alle 10 per le prime comparizioni e le 11 per le udienze istruttorie. E ciò proprio per rispondere alle esigenze degli avvocati costretti, dopo aver espletato l'attività in Tribunale, a portarsi fino ad una sede decisamente decentrata come quella del Giudice di pace di Bari. Stando così le cose, non si vede quali professionisti possano aver mai avanzato le "lamentele" cui fa cenno il giornale. L'orario fissato dal Presidente del Tribunale, cui fa impropriamente riferimento l'articolo del 19 marzo, riguarda in sostanza le udienze civili del Tribunale e non quelle del nostro Ufficio. Solo per le udienze penali (competenza che è stata assegnata successivamente ai Giudici di Pace) l'inizio delle udienze è fissato alle 9.30 e viene comunque rispettato dai 5 Giudici di Pace appartenenti alla Sezione penale specializzata di recente costituzione, su disposizione del Csm Indicando quindi comepresunto elemento di "caos" il fatto che le udienze istruttorie civili abbiano inizio alle 11 (orario invece del tutto regolare), la giornalista ha evidentemente confuso l'organizzazione del nostro Ufficio con quella di altri Uffici Giudiziari. Nel momento in cui questo ufficio viene esplicitamente bollato come responsabile del "caos", si offende il lavoro serio e responsabile svolto dai Giudici di Pace e dal personale di Cancelleria in servizio in questa sede. A completamento della disinformazione resa con l'articolo in questione, sta infine la foto pubblicata al centro pagine che riproduce l'archivio appartenente al Tribunale e non a questo Ufficio. In tal modo, un lettore poco attento può esser indotto a collegare l'immagine con un archivio di questo Ufficio rigurgitante di faldoni. E' certo che la situazione degli archivi del Giudice di pace di Bari, pur nell'assoluta ristrettezza degli spazi disponibili, appare al momento diversa in positivo. Da ultimo, non può tacersi che gli articoli pubblicati il 21 e 22 c.m. contengono affermazioni decisamente offensive nei confronti dei Giudici di Pace * Il Giudice di Pace Coordinatore Prendiamo atto delle precisazioni. Tuttavia, la situazione di disagio è stata descritta da diversi avvocati e le lamentele sono piuttosto definite. Al punto che il presidente della Camera Penale, Egidio Sarno, ha pensato bene di scrivere una lettera al presidente del tribunale, Vito Savino, segnalando il problema. Disagi sono stati segnalati anche dall'Ordine forense e dall'Aiga che ha distribuito un questionario per verificare l'efficienza di amministrazione della giustizia. \\ Siamo in 34 rispetto ai 55 previsti Ma tutti gli orari sono stati concordati con avvocati e sindacati

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Anm, giunta nazionale contestata duramente dai pm di Salerno (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - SALERNO - sezione: SALERNO - data: 2009-03-26 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Giustizia All'incontro anche il presidente Luca Palamara Anm, giunta nazionale contestata duramente dai pm di Salerno Durante un convegno alla Provincia In procura festa d'addio per Apicella, Nuzzi e Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con i colleghi di Catanzaro SALERNO — Se da un lato il presidente dell'Anm, Luca Palamara, cerca di ricucire lo strappo con i tre pm salernitani, trasferiti dal Csm dopo lo scontro con la Procura di Catanzaro, dall'altro Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani non tornano sui loro passi. Le tessere strappate non verranno sostituite da nuove e i tre, festeggiati ieri mattina in tribunale da colleghi, funzionari e ispettori di polizia giudiziaria, ottengono, dopo tre mesi, una sorta di riscatto: la solidarietà espressa palesemente dai loro colleghi. Che, qualche ora dopo, raggiungono palazzo Sant'Agostino, dove, al convegno organizzato dal presidente dell'associazione provinciale, Gaetano Sgroia, c'era tutta la giunta esecutiva centrale, compreso il presidente Luca Palamara. Lo stesso che, dopo la pronuncia di condanna di Palazzo dei Marescialli, sostenne che «il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi » e che, ieri è stato aspramente contestato dai pm salernitani. Non basta a Palamaro ricordare che l'Anm «è la casa di tutti i magistrati, dove ci si confronta anche su opinioni divergenti ». E non è sufficiente ribadire che «la nostra presenza a Salerno è un'assunzione di responsabilità sulle posizioni». Posizioni, su cui Palamara non fa dietrofront, anche se dice che «le affermazioni sugli anticorpi sono state strumentalizzate. So che il nostro documento ha attirato critiche, ma abbiamo assunto la stessa posizione sia per Salerno che per Catanzaro ». E' il pm del Tribunale per i minori, Antonio Frasso, a lanciare il primo affondo: «Forse questa iniziativa doveva essere organizzata prima, come Anm abbiamo grosse responsabilità. Potevamo fare tante cose, ma abbiamo fatto quella che non dovevamo fare: plaudire al provvedimento del Csm. Questo clima di reticenza e di silenzio dell'associazione non fa bene alla magistratura». Gli fa eco il collega Erminio Rinaldi, che accusa: «vi siete pronunciati sul merito del provvedimento e sulla professionalità dei colleghi. Siete entrati a gamba tesa nella vicenda, regalando l'assist per l'azione disciplinare. Perché ci meravigliamo poi se si accodano anche i politici?». Anm e Csm sotto accusa, ma poi, con Mariano Musella De Luca, ci finiscono di nuovo anche i tre pm sanzionati. «Se fossi stato il procuratore capo — confessa — quel provvedimento di 1400 pagine glielo avrei tirato dietro. Abbiamo fatto una brutta figura a livello internazionale e abbiamo generato il convincimento che i magistrati si dividono in corrotti e esaltati. Persone normali non ce ne sono più». Angela Cappetta Il confronto Da sinistra, il presidente dell'Anm provinciale Gaetano Sgroia al fianco del responsabile nazionale dell'Associazione magistrati Luca Palamara contestato ieri duranteil convegno da alcuni pubblici ministeri della procura di Salerno

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Salerno, contestati i vertici dell'Anm (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)

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Corriere del Mezzogiorno - SALERNO - sezione: 1PAGINA - data: 2009-03-26 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE Giustizia Convegno alla Provincia, polemiche contro Palamara Salerno, contestati i vertici dell'Anm Contestati, ieri a Salerno nel corso di un convegno sulla giustizia organizzato dalla Provincia, i vertici nazionali dell'Associazione magistrati. Il presidente Luca Palamara ha dovuto ascoltare le critiche avanzate da numerosi pm salernitani che hanno chiesto la parola durante il confronto a Palazzo Sant'Agostino. Intanto ieri in procura brindisi d'addio per Apicella, Nuzzi e Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con Catanzaro. A PAGINA 7 Cappetta

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Berlusconi: sul piano casa vado avanti (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Primo Piano Pagina 103 Berlusconi: sul piano casa vado avanti Avviso alle Regioni: «No al decreto ma venerdì qualcosa si farà» --> Avviso alle Regioni: «No al decreto ma venerdì qualcosa si farà» Sul piano casa il governo non si ferma. Berlusconi frena sul decreto ma annuncia: qualcosa si farà. ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma un confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in Cdm «qualcosa ci sarà». Così come il premier punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perchè sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, aggiunge, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento cornice che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «Il decreto - commenta il segretario Dario Franceschini - avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio scende in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - afferma - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aggiunge infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono determinanti. È molto più importante che si giunga a una piattaforma comune». Obiettivo che questa mattina era ancora davvero lontano. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni - riconosce Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di aiutare l'economia del Paese: «Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».

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Berlusconi insulta i licenziati Fiat: Trovatevi qualcosa da fare... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Berlusconi insulta i licenziati Fiat: «Trovatevi qualcosa da fare...» SIMONE COLLINI Le Regioni mettono fine al balletto del mattone, mentre Berlusconi torna a insultare i disoccupati: «Io ho detto che deve lavorare di più chi ha la possibilità di farlo. Auspico che chi è stato licenziato si trovi qualcosa fare, io non starei con le mani in mano», dice il premier incontrando i lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco. Il presidente del Consiglio fa battute, sorride. «Il premier non ha poteri, deve convincere e poi trattare con tutti, alleati, Parlamento e Capo dello Stato», dice durante la visita serale a Napoli. È anche pronto a rilanciare il progetto delle «new town», una sorta di quartieri satellite da costruire al fianco di ogni capoluogo di provincia. Il tutto per esorcizzare la delusione di veder bocciato il cosiddetto piano casa. Addio piano casa Il provvedimento non sarà discusso e tanto meno varato dal Consiglio dei ministri di domani. E soprattutto, se mai dovesse vedere la luce in futuro, la normativa che consentirebbe di aumentare la cubatura degli immobili non prenderà la forma del decreto legge. È insomma un dietrofront totale quello di Silvio Berlusconi, che dopo aver ricevuto martedì la lettera «riservata personale» del Capo dello Stato, ieri ha incassato lo stop definitivo dagli enti locali. Con il Pd che canta vittoria: «Il decreto cementificazione è stato ritirato, questo dimostra che non si può governare a colpi di slogan e battute ad effetto», dice Dario Franceschini. governatori contrari I governatori arrivano a Roma di buon'ora, con dentro le cartelle la bozza di decreto ricevuta nei giorni scorsi dal ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, ma con sotto il braccio anche i giornali che riportano la repentina presa di distanza dello stesso Berlusconi rispetto a quel documento. Una veloce riunione basta ai presidenti di Regione per raggiungere l'unanimità, al di là del colore politico, sul fatto che la materia è competenza dei governi locali e che è comunque inammissibile in questo caso la decretazione d'urgenza. Il dietrofront di Berlusconi E piuttosto breve, nonostante il numero dei partecipanti, è anche la Conferenza unificata Stato-Regioni. Non è necessario discutere troppo. Dopo appena una mezz'ora, Berlusconi è già nella sala stampa di Palazzo Chigi. Fa buon viso a cattivo gioco: «L'urgenza resta ma non è detto che il decreto legge sia lo strumento più opportuno». Il sorriso è piuttosto tirato: «Utilizzeremo le ore ci separano dal Consiglio dei ministri per approfondire i contenuti e trovare un'armonia con le Regioni. Sull'argomento c'è una competenza concorrente e non vogliamo una contrarietà delle istituzioni locali, che potrebbero poi adire alla Corte costituzionale». Per questo avete fatto marcia indietro? «Non c'è nessuna marcia indietro del governo. Il piano casa riguarderà quasi il 50% delle famiglie italiane e non è vero che riguarderà solo le ville». decreto incostituzionale La verità è che quella trentina di minuti è stata più che sufficiente per far capire al governo che il piano casa era giunto a fine corsa. Il governatore dell'Emilia Romagna Errani si è presentato con poche, chiare parole: «La bozza di decreto legge presentataci è incostituzionale». Una voce tutt'altro che isolata. Il presidente della Toscana, Martini: «Ci sono molte questioni che non sono assolutamente condivise da nessuno, penso ai cambi di destinazione d'uso, al mercato delle cubature, a procedere in deroga a tutto». Marrazzo, Lazio: «Il decreto potrebbe creare vuoti normativi e legislativi in attesa che i governatori assumano altri provvedimenti». Si riparte da zero Ma i presidenti di Regione si sono anche detti disponibili ad avviare un confronto per un nuovo piano per l'edilizia, che nel rispetto delle regole sia utile al rilancio dell'economia. Si ripartirà da zero e già oggi si riunisce un tavolo tecnico-politico che dovrà mettere a punto in pochi giorni un elenco di misure compatibili con le competenze di ciascuno soggetto in campo, Stato, Regioni, Comuni, per arrivare poi a un'intesa. Il premier insulta i disoccupati nel giorno in cui le Regioni bocciano il piano casa. Il governo non varerà nessun decreto legge sulla materia, dopo che i governatori hanno definito la bozza ricevuta «incostituzionale».

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Il via libera della Sicilia al doppio incarico (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-26 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Pubblica amministrazione Maggioranza trasversale di destra e sinistra Il via libera della Sicilia al doppio incarico Leggina per aggirare il verdetto della Corte costituzionale La perdita del ruolo incompatibile scatta solo con una sentenza in giudicato. Ovvero dopo anni SEGUE DALLA PRIMA Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati regionali siciliani non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi spettacolari, tra i quali a un certo punto spiccava il contributo vacanze per il suocero (58 mila lire: sempre buoni per comprar le sigarette...), i «baroni» del Palazzo dei Normanni erano finiti per l'ennesima volta in prima pagina soltanto poche settimane fa. Grazie alla proposta di un esponente del Pd, Giovanni Barbagallo, di abolire l'accumulo di bonus supplementari dati in aggiunta all'indennità e ai benefit a quelli che hanno qualche carica. Cioè quasi i quattro quinti dei parlamentari isolani, che già incassano (per «nobile lignaggio»...) al netto quanto i senatori di Palazzo Madama. Rileggiamo il Giornale di Sicilia: «Ognuno dei due vicepresidenti incassa una indennità aggiuntiva di 5.149 euro lordi al mese. I tre questori si fermano a 4.962 euro ciascuno. I tre segretari del consiglio di presidenza hanno 3.316 euro e la stessa cifra guadagnano i 10 presidenti delle commissioni. I 23 vicepresidenti delle commissioni si fermano a 829 euro in più al mese mentre gli 11 segretari delle stesse commissioni ricevono 414 euro». Più i bonus ai capigruppo e agli assessori. Bene: in questo contesto già imbarazzante, spiccano i casi di deputati che, in smaccata violazione della legge nazionale, hanno contemporaneamente altri incarichi incompatibili. Esempi? Pino Federico, del lombardiano Mpa, che fa il presidente della «provincia regionale» (variazione delle province, sulla carta abolite) di Caltanissetta. Alberto Campagna, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo. Davide Faraone, Pd, consigliere regionale e comunale a Palermo. Giovanni Greco, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo. Per non dire di Giuseppe Buzzanca, che mentre siede a Palazzo dei Normanni fa anche il sindaco di Messina e si è preso in giunta altri due deputati isolani. Il vicesindaco (nonché assessore alle Politiche Culturali) Giovanni Ardizzone e l'assessore alla protezione civile Fortunato Romano. Ed è proprio intorno a questi due che nasce il caso di cui parliamo. Escluso dall'Ars perché primo dei non eletti dietro Ardizzone, il casiniano Antonino Reitano va dall'avvocato Antonio Catalioto e presenta un ricorso: l'articolo 62, comma 3, della legge regionale 29/51, prevede infatti «l'incompatibilità del Deputato regionale con la carica di sindaco o assessore dei comuni con popolazione superiore a 40 mila abitanti o presidente ed assessore provinciale». Parallelamente, il legale presenta un ricorso identico contro Romano per conto del primo dei non eletti del Mpa, Santo Catalano. Mesi di attesa e finalmente, alla fine del gennaio scorso, il Tribunale di Palermo decide: i ricorsi non sono manifestamente infondati. Meglio chiarire la faccenda una volta per tutte girandola alla Corte Costituzionale. A Palazzo dei Normanni sbuffano: vuoi vedere che la Consulta spazza via per sempre la comodità di tenere i piedi in più scarpe? Detto fatto, una maggioranza trasversale di destra e sinistra, ritrovando una magica coralità d'intenti assente in tutte le altre questioni, prende in contropiede i giudici costituzionali e allestisce in tutta fretta una nuova leggina. Che sempre in tutta fretta vota e pubblica sulla Gazzetta Ufficiale perché entri in vigore. Cosa di pochi giorni fa. E cosa dice questa leggina? Che «nel caso in cui venga accertata l'incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata dall'Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l'eletto deve esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza. Ove l'incompatibilità sia accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza». Traduzione: l'Ars si riserva il diritto di decidere chi è incompatibile e chi no (cosa che ha mostrato di guardarsi bene dal fare) ma in ogni caso la decadenza dall'una o dall'altra delle cariche accumulate sulla base della legge nazionale non è affatto automatica. C'è chi contesta questa procedura da signorotti medievali? Faccia causa. Ma sia chiaro: il deputato regionale condannato a mollare una delle poltrone potrà restare dove sta fino alla sentenza definitiva in Cassazione. Sapete quali sono i tempi della giustizia civile in Sicilia? Lo dice il Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Armando D'Agati, nella relazione dell'anno giudiziario: 1.678 giorni. Trentuno più che nel 2007. Quattro anni e mezzo. Ai quali va aggiunto almeno un altro anno per la Cassazione. è vero che, teoricamente, se gli avvocati dei denunciati non facessero ostruzionismo, la procedura potrebbe essere accelerata. Ma non abbastanza da evitare un finale scontato: prima che arrivi la sentenza definitiva, la legislatura sarà finita. E il deputato siciliano grondante di poltrone potrà rivolgere ai suoi compaesani e a tutti gli italiani il suo distinto saluto: marameo. Gian Antonio Stella

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NELL'ETERNO conflitto tra il bene e il male, il concetto della pena si è sempre ispira... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 26-03-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il) (Messaggero, Il (Metropolitana))

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di GIUSEPPE MAMMARELLA NELL'ETERNO conflitto tra il bene e il male, il concetto della pena si è sempre ispirato a due opposte filosofie: quella dell'occhio per occhio (chi uccide o commette gravi crimini va a sua volta ucciso) e quella della pena come mezzo per il riscatto e la rieducazione del colpevole. Culture e religioni diverse hanno recepito l'uno o l'altro dei due principi. In uso fino al Settecento anche in Europa la pena di morte non andava mai disgiunta dalla tortura e la tortura era una prassi normale che precedeva il processo. Nei tempi antichi la pena di morte è sempre stata il segno del potere del monarca o dello Stato e dell'inesistenza dei diritti dell'individuo alla vita e al giusto processo. Il disprezzo dell'individuo in alcuni Paesi è rimasto tale. Ancora oggi la pena di morte è parte del segreto di Stato e ai parenti del condannato non vengono comunicati né la data dell'esecuzione né il luogo della sepoltura. Nella società del passato, dove i beni erano scarsi, la pena di morte veniva comminata anche per piccoli reati alla proprietà e quando il potere si accorse della potenza delle idee, anche per i diritti di opinione. La svolta avviene fra il Sei e il Settecento, con l'Illuminismo, quello Locke in Inghilterra, di Kant in Germania, di Voltaire in Francia. Con essi si afferma il diritto naturale alla base del quale sta la tendenza ad emancipare la ragione umana da ogni tutela dogmatica e l'idea di un indefinito progresso dell'individuo nel quadro di una natura benigna amica e non ostile. È l'inizio dell'Aufklärung e la fine dei secoli bui. La lotta contro la pena di morte inizia allora e da noi, in un'Italia ancora divisa, l'antesignano fu Cesare Beccaria il cui trattato dei diritti e delle pene pubblicato in segreto nel 1763 ebbe un immediato successo, fu tradotto in tutte le lingue europee, fu commentato da Diderot e da Voltaire e trovò accoglienza persino nelle due corti europee ritenute le fortezze dell'assolutismo: la Russia di Caterina seconda e l'Austria che gli offrì una cattedra. Ancora oggi l'insegnamento di Beccaria viene riconosciuto e recepito da tutti i Paesi di cultura giuridica moderna. Le idee di Beccaria ebbero un forte impatto negli Stati italiani prerisorgimentali. Nel 1786 nella Toscana di Pietro Leopoldo veniva abolita la pena di morte, forse per la prima volta in Europa. Nell'Italia unificata la pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889, reintrodotta nel ventennio fascista per i crimini politici e veniva definitivamente messa fuori legge dalla Costituzione del 1948 (art.27) che riconfermava il principio illuministico che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. A conclusione di un percorso che pochi Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli Stati richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria, che l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni, nel 2007 e nel 2008, dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, votate a larghissima maggioranza. Il rapporto di Amnesty International per il 2008 diffuso l'altro ieri, pur tra luci e ombre è incoraggiante e dimostra che la battaglia condotta in seno all'Onu dalla nostra diplomazia non è stata inutile. Il numero delle esecuzioni è leggermente diminuito, nel 2008 è stato di 2.390, quello delle condanne a morte di 8.864 ma, secondo gli ultimi dati, 138 sono i Paesi che hanno abolito la pena capitale; di essi 92 per ogni reato, 10 la conservano per i reati di particolare gravità in situazioni eccezionali, 36 non la applicano da più di 10 anni. La grande maggioranza delle esecuzioni sono concentrate in pochi Paesi, Cina quasi il 75%, seguono l'Iran in cui possono essere condannati a morte anche i minorenni, l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti e il Pakistan. In Europa solo la Bielorussia mantiene la pena di morte con 4 esecuzioni nel 2008. Si uccide nei modi più diversi e più efferati: decapitazione, lapidazione, impiccagione, fucilazione, iniezioni letali e sedia elettrica. In Cina, ci informa Amnesty International, hanno creato dei tribunali itineranti, un sistema non nuovo che nel Medio Evo vigeva in alcuni Stati europei dove i membri del tribunale si spostavano di paese in paese insieme al boia. Durante le soste giudicavano sommariamente e il boia eseguiva seduta stante. Il governo cinese ha perfezionato il sistema: nei pulmini che accompagnano le esecuzioni ci sarebbero equipe mediche che estraggono gli organi dei giustiziati per alimentare il relativo commercio, naturalmente di Stato.

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I magistrati replicano al premier: (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO FIRENZE pag. 8 I magistrati replicano al premier:«Abbiamo solo esercitato le nostre funzioni» LA POLEMICA DURA RISPOSTA ALLE ACCUSE DI BERLUSCONI, CHE LI AVEVA DEFINITI UNA «METASTASI»: «INTERVENGA IL CSM» LA GIUNTA toscana dell'Anm «invoca l'immediato intervento del Csm con apertura urgente di una pratica a tutela» dei magistrati dopo le parole pronunciate due giorni fa dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che ha definito i magistrati una «metastasi» e ha fatto riferimento al processo a Firenze in cui sono stati condannati i dirigenti di Impregilo per i lavori dell'Alta velocità tra Firenze e Bologna. «In merito alle gravissime dichiarazioni del presidente del Consiglio in data 24 marzo 2009 si legge in una nota firmata dal presidente dell'Anm toscana Fernando Prodomo (nella foto) con le quali si è definita la magistratura come una metastasi', aggiungendo che la magistratura fiorentina è come un moloch che sa solo colpire e contro il quale occorre reagire', in relazione alla condanna in primo grado dei responsabili dell'impresa che ha eseguito i lavori dell'Alta velocità nel territorio toscano, questa giunta sezionale dell'associazione nazionale magistrati denuncia con viva preoccupazione e con sdegno l'ennesimo violento e gratuito attacco da parte del Capo del Governo alla giurisdizione e a singoli magistrati che hanno semplicemente esercitato le loro funzioni». «Nell'esprimere piena solidarietà ai colleghi oggetto dell'attacco da parte del presidente del consiglio conclude la nota la giunta invoca l'immediato intervento del Csm con apertura urgente di una pratica a tutela dei predetti magistrati». Sulle parole del presidente Berlusconi ha preso posizione anche l'associazione ambientalistica Idra che, in una nota, ha espresso «piena solidarietà e apprezzamento per il lavoro svolto dalla magistratura fiorentina».

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 (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Caporale (Verdi) lancia l'allarme «Un'ondata di cemento sulle aree protette» PESCARA Il capogruppo regionale de «La Sinistra-Verdi-Sd», Walter Caporale, ha presentato una interpellanza urgente al governatore Chiodi per conoscere i suoi reali intendimenti in merito al decreto legge predisposto dal Governo in materia di edilizia e i rischi per i parchi abruzzesi. In una nota Caporale spiega che «per l'Abruzzo, con la sua elevata percentuale di territorio protetto, questo provvedimento si configura come un vero e proprio atto di pirateria e di vero e proprio sacco della bellezza, delle risorse, del patrimonio della nostra regione». Nell'interpellanza Caporale chiede se non si «ritenga più doveroso ricorrere alla Corte Costituzionale per richiedere l'incostituzionalità del decreto legge, visto che la bozza del provvedimento ammette implicitamente che gli ampliamenti delle case possano essere realizzati nelle zone B dei Parchi, quelle definite a tutela orientata». Caporale prefigura una situazione di pericolo per il Parco Nazionale d'Abruzzo, per quelli del Gran Sasso e della Majella, e anche per quelli regionali, che «rischiano di essere sommersi da un'ondata di cemento che vanificherebbe una delle poche voci positive della nostra economia».

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Biotestamento, salta la mediazione (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Biotestamento, salta la mediazione ma fini boccia la disciplina di partito sulle questioni etiche Respinti tutti gli emendamenti del Pd. Nutrizione e idratazione non si potranno rifiutare Roma. «Non ci sarà, mai più, un "caso Eluana": questa è una grande vittoria del nuovo partito, il Pdl, che sta per nascere»: parole di Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. «Oramai non ci aspettiamo più nulla da questa legge. Vedremo cosa è possibile fare, fuori dal Parlamento»: è stato, invece, il commento di Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd. Ieri mattina, l'aula del Senato, ha affrontato il cuore del disegno di legge sul testamento biologico. È stato respinto un emendamento, presentato dal centrosinistra, che autorizzava un paziente in stato terminale a chiedere la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione forzata. Non solo: di lì a pochi minuti, dal testo del provvedimento è anche sparito qualunque accenno, anche formale, all'accanimento terapeutico. «Sarà una legge che, nel rispetto della Costituzione, difende la vita», esulta il centrodestra e Maurizio Gasparri. «No: è un testo palesemente incostituzionale - ribatte il professor Stefano Ceccanti, Pd - al punto che, se il testo non cambierà alla Camera, non escludo ricorsi alla Consulta, e, in ultima analisi, neppure un referendum». «Anche perché non si capisce proprio a cosa serva una legge come questa che lascia tutto così com'è», incalza Massimo Donati, presidente dei senatori dell'Idv. Ma a Montecitorio potrebbero esserci altre sorprese. Ieri pomeriggio, infatti, Gianfranco Fini ha sposato una linea completamente diversa da quella del ministro Sacconi: «Su questioni eticamente sensibili, nessuno partito può dire "si fa così". Sono problemi che devono essere demandati alla coscienza dei parlamentari e dei cittadini». Nessun vincolo di partito, quindi. E Benedetto della Vedova, deputato del Pdl, fa già sapere che non intende votare il testo che sta per arrivare da Palazzo Madama: «La situazione è stata irrimediabilmente compromessa dal Senato: quel testo è assolutamente invotabile». Il nodo gordiano è stato un emendamento, presentato dalla Finocchiaro, per lasciare al malato l'ultima parola. «Questa correzione alla legge è stato il frutto di una lunga mediazione tra le diverse culture di questo paese»: così l'aveva annunciato in aula. L'emendamento prevedeva che, sia pure come eccezione alla regola generale, e «nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione», fosse prevista la possibilità ad un malato terminale di decidere anticipatamente la sospensione dei trattamenti di alimentazione ed idratazione forzata. Con voto segreto, la maggioranza non ha accettato questa integrazione alla legge (153 i voti contrari, 122 a favore e 3 astensioni). «Si sono comportati come una "falange armata": non hanno ammesso defezioni al proprio interno - ha commentato l'ex magistrato Felice Casson, senatore del Pd - La maggioranza si è chiusa a riccio, e non resta che la possibilità di ricorrere alla Consulta o indire un referendum». Lo schiaffo all'opposizione è divenuto ancor più sonoro pochi minuti dopo. La confusione e la tensione ha giocato un brutto scherzo ai senatori. Dorina Bianchi, Pd, aveva suggerito, allora, di modificare lo stesso articolo 3 della legge, prevedendo che davanti alla «perdita irreversibile e duratura delle funzioni di assorbimento e metabolismo» fosse possibile sospendere l'alimentazione e l'idratazione forzata. A questo punto il governo (con il ministro Sacconi ed il relatore della legge, Raffaele Calabrò, Pdl) aveva suggerito di aggiungere all'emendamento un inciso («la decisione sarebbe stata rimessa all'evidenza clinica») nel qual caso avrebbero dato un parere favorevole. «Se accettassimo questa correzione, allora faremmo rientrare dalla finestra quello che abbiamo deciso di lasciare fuori dalla porta», ha tuonato Laura Bianconi, Pdl, e paladina del movimento "Pro Life". Bagarre in aula. Il presidente Renato Schifani è stato costretto a sospendere la seduta per dieci minuti, visto che gli scontri (solo verbali) non cessavano. Alla ripresa della seduta, l'aula ha bocciato anche questa seconda correzione. Il testo della legge, a questo punto, è già delineato. Oggi ci sarà il voto decisivo: i Radicali hanno annunciato, in concomitanza con l'ultima votazione, una manifestazione davanti a Palazzo Madama. Ma già si annunciano nuovi terreni di scontro tra maggioranza ed opposizione: davanti alla Corte Costituzionale o, nel caso, in sede di Referendum. ««Mi piacerebbe ricordare a tutti le parole di Aldo Moro: "Stiamo parlando di un problema di libertà individuale che non può non essere garantita dalla Costituzione". Non un pericoloso sovversivo. Il Senato ha rovesciato questo principio e la nostra libertà individuale, di fronte alle terapie mediche, è stata cancellata»: ha commentato, sconsolato, Ignazio Marino, Pd. Angelo Bocconetti bocconetti@ilsecoloxix.it 26/03/2009

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l'ordinanza anti-borsoni resta in vigore (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Vu' cumprà. Il Tar ha sollevato all'Alta Corte dubbi di costituzionalità L'ordinanza anti-borsoni resta in vigore Agostini: «Non cambia nulla». E subito si riapre il dibattito politico Per i giudici del Tar del Veneto la legge regionale che nel 2001 mise al bando dai centri storici i venditori itineranti - abusivi o con licenza - è in odor di incostituzionalità, tanto da chiedere alla Consulta di esprimersi. Nel frattempo, però, per le calli e i campi di Venezia non cambia nulla: in attesa dei giudici costituzionali, l'ordinanza anti-borsoni del Comune che quella legge recepisce ed amplifica, resta in vigore. «Il Tar non ha sospeso l'efficacia dell'ordinanza», osserva il comandante dei vigili, Marco Agostini, «e pertanto per noi non cambia nulla: in attesa della decisione della Corte costituzionale sulla legge regionale di riferimento e del tar nel merito della nostra ordinanza, continueremo a far rispettare l'ordinanza». Conseguenze pratiche a parte, sulla decisione del Tar ci sono i giudizi politici divergenti - come c'è da attendersi - di amministrazione comunale e Rete Antirazzista, che in questi anni ha seguito le vicissitudini dei venditori extracomunitari regolari, patrocinandone il ricorso con l'avvocato Pozzan. «La soddisfazione oggi è notevole, anche se c'è ancora da aspettare, perché è la riprova di una persecuzione incredibile, durata anni, a scapito di immigrati con licenza ai quali è stato impedito di lavorare e, con il lavoro, di garantirsi i redditi necessari al rinnovo del permesso di soggiorno, creando situazioni devastanti», osserva Barbara Dolce, della Rete antirazzista, «alcuni sono stati costretti a tornarsene a casa, altri - consapevoli del diritto a lavorare che gli dava la licenza da itineranti - hanno deciso di restare e lottare. Il problema è che il divieto di lavorare è profondamente ingiusto e li costringe a comportarsi da clandestini». «E, in questo, il Comune», conclude Dolce, «ha una grave responsabilità, perché ha pervicacemente trattato questi lavoratori stranieri da delinquenti e li ha presi in giro con trattative infinite sui "mercatini"». «Il diritto vale per tutti, ci mancherebbe, e ci attenderemo alle decisioni della Corte», risponde l'assessore alle Attività produttive, Giuseppe Bortolussi, «ma ci devono anche dire come fermiamo gli irregolari, chi commette piccoli reati e fa concorrenza sleale: ci devono dare gli strumenti, perché Venezia è come il miele, arrivavano (e arriveranno) da ogni dove, anche per fare il secondo lavoro. E' giusto procedere senza discriminazioni, ma devono darci libertà di movimento contro chi vende merce contraffatta, chi mette le lenzuola a terra, chi viola la legge, non possono pensare che li dobbiamo prendere uno a uno, ci devono permettere sì di scoprire i depositi, ma anche di mirare i controlli: se il sacco azzurro di plastica lo usano i venditori ambulanti per portare le borse - è un loro attrezzo del mestiere - perché dovrebbe essere razzista controllare loro e non un passante con la 24 ore?».

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giusto garantire il lavoro, ma chiediamo di essere tutelati (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

LE REAZIONI DEI COMMERCIANTI IN CITTA' «Giusto garantire il lavoro, ma chiediamo di essere tutelati» Dalle indicazioni del Tar che ha invitato la Corte Costituzionale a pronunciarsi sulle ordinanze regionali e comunali che riguardano i venditori migranti, poiché ci sono delle avvisaglie di incostituzionalità, i commercianti sono molto preoccupati. «Bisogna garantire il diritto di tutti a lavorare, ma bisogna anche tutelare chi paga le tasse», spiega Massimo T., che lavora da anni in Riva degli Schiavoni vendendo Souvenir. «In questo momento c'è bisogno di regole e mi sembra che con queste indicazioni non ci sia da presagire nulla di buono, siamo molto impensieriti», ha sottolineato Alberto Nardi, gioielliere e presidente dell'associazione Piazza San Marco. Dello Stesso avviso Sedrak Tokatzian, anche lui gioielliere in Piazza San Marco e vicepresidente dell'associazione Piazza San Marco. «Cosa vuole che le dica, al posto dei lenzuoli bianchi sul ponte metteremo i tappeti rossi», dicono amareggiati i fratelli Roberto e Sergio Pesce, che dal 1945 vendono vetri di Murano ai piedi del ponte della Pietà. «I commercianti sono sicuramente risentiti dalla presenza dei cosiddetti vu' cumprà, poiché in questo momento di crisi, chi ha cento euro da spendere in souvenir, nel momento in cui comprano una borsa contraffatta, poi non vengono da noi a prendere la gondola in miniatura oppure il vetro di murano. Non vogliamo fare del razzismo, ma sarebbe anche ora che trovassero una soluzione, i venditori ambulanti dovrebbero accettare un campo e che il comune lo concedesse», spiega Massimo T. Alberto Nardi poi mette sotto la lente il problema della sicurezza: «Abbiamo molto apprezzato il lavoro fatto fino ad oggi dall'amministrazione comunale, perché la presenza dei venditori creava degrado ma anche un pericolo, nel momento in cui correvano inseguiti dai vigili urbani e travolgevano le persone». Tokatzian chiede una continuità nei controlli: «Stanno poco a poco tornando e in questo periodo di crisi bisogna tutelare chi paga le tasse, c'è troppa tolleranza sugli irregolari, le regole ci sono e bisogna mantenere quelle attuali». (g.co.)

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Sequestro di persona (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Duemila anni fa, a Roma, un capo che vedeva in grande si rammaricò che il genere umano non avesse una testa sola, per poterla mozzare di netto con un colpo solo. Ieri, a Roma, il Senato ha decretato un colossale sequestro di persona: 60 milioni di corpi in un solo colpo. E' così vendicato l'oltraggio sacrilego della morte di una donna dopo soli diciassette anni di persistenza vegetativa, e riscritto il vocabolario italiano, dove pretendeva che una sonda infilata in gola o nella pancia di una persona fosse un trattamento terapeutico, una cura, e non un'ordinaria colazione. Vasta la maggioranza che ha realizzato l'impresa, ben più della stessa ingente maggioranza uscita dalle urne scorse, così da corrispondere, alla rovescia, alla vastissima maggioranza di cittadini italiani che dissente dal nuovo decreto, quando non ne è atterrita o scandalizzata. Quando se ne completasse il cammino, gli italiani, dal Presidente della Repubblica all'ultimo povero Cristo, finirebbero espropriati della libertà di disporre del proprio corpo, cioè di sé: e con gli italiani chiunque si trovasse ad agonizzare in Italia per qualche circostanza di passaggio. Era il paese della dolcezza del vivere, non è nemmeno un buon paese per morire. Certo, resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il referendum: ma ai referendum le Curie hanno escogitato da tempo l'espediente - furbizia con cui soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a impedirne l'attuazione, si promuoverà l'astensione: il quorum proibitivo lavora per noi. Furbizia è ormai la risorsa metodica. Fino a poco fa le Curie dicevano no a qualunque legge sul fine vita. Assediate dall'iniziativa laica e dalla pressione popolare, decisero bruscamente di accettare che la legge fosse fatta: a loro immagine, un'antilegge. L'altroieri il cardinal Bagnasco ha chiesto che ci si sbrigasse a farla. Vedete dunque che non è vero che questa Chiesa non creda all'evoluzione. Ma non è ai cardinali e ai vescovi che si devono muovere obiezioni di parole e di coscienze. OAS_RICH('Middle'); La legge è l'opera di una classe politica molto votata, e del sostegno di un'altra parte meno votata. Quello che succederà d'ora in poi somiglierà a quello che succedeva finora. Che pazienti, famigliari, medici e infermieri faranno quando e come potranno il loro officio pietoso, mutati solennemente in fuorilegge. Finché un'altra donna, un altro uomo deciderà di sfidare pubblicamente l'usurpazione della legge, in nome della propria libertà e della Costituzione italiana, e l'Italia assisterà di nuovo col fiato sospeso a una coraggiosa agonia da una parte, e alle mene affannate delle autorità riunite dall'altra. L'Italia sta imparando dolorosamente a maneggiare in pubblico questioni di vita e di morte finora confinate, e anche protette, nelle corsie di ospedale e nelle stanze da letto di case dalle tende tirate. Non sarà la stessa Italia, non lo è già. Cartelli esposti in pronti soccorsi e ambulatori, in tante lingue, dicono: "Noi non vi denunciamo". Tante lingue, due Italie, due cartelli opposti. Anche nel maneggiare ottimismo e trepidazione, sanità e malattia. A Bologna, un medico ha sfidato i candidati sindaco a esibire il loro certificato di sana e robusta costituzione fisica. Il presidente del consiglio è, buon per lui, ottimista e in forma, e tratta le malattie come allegre metafore. Ma le metafore tratte dalla malattia, e dalla biologia, sono brutte e pericolose. Se vuole prendersela con l'America, faccia pure; ancora meglio se volesse prendersela un po' con la Russia del suo amicone. Ma se dice: "Il virus americano", non va bene. C'è un odore di caccia all'untore, e anche di peggio. Se vuole prendersela con la magistratura, libero di farlo, salve obiezioni. Ma se dice che "la magistratura - o una sua parte - è una metastasi", offende imperdonabilmente una professione importante e coloro che la professano, e offende ancora più imperdonabilmente chi è ammalato di cancro e sa nel proprio corpo che cos'è una metastasi. Una sciagura, ma la sua, la mia, la vostra sciagura. Con la quale mi misuro io, ti misuri tu, si misura ciascuno a suo modo, espellendolo da sé e combattendolo come un nemico, sentendolo come una parte di sé, ignorandolo, vincendolo, morendone. Si prendano altrove le metafore, e anche le magistrature, e le Americhe. Si lascino i virus e le metastasi a chi sa, per sé o per i propri, di che cosa si tratti. La politica professionale non è granché, anzi spesso - per esempio oggi - è abbastanza disgustosa, ma non è "un cancro", "un virus", "una metastasi". E tanto meno l'Aids: il cui abuso metaforico e barzellettiere surclassa tutte le altre porcherie analoghe, peste contemporanea per chi ne parla senza esserne affetto, senza pensare di poterne essere affetto, senza pensare a chi ne è affetto, senza immaginare ogni volta che apre bocca di esserne affetto. Come si dovrebbe. Ora e nell'ora della nostra morte, amen. (26 marzo 2009

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La Sicilia e gli incarichi senza limite (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pubblica amministrazione Maggioranza trasversale di destra e sinistra Il via libera della Sicilia al doppio incarico Leggina per aggirare il verdetto della Corte costituzionale La mitica Assemblea Regionale Siciliana ne ha fatta un'altra delle sue. Per fregare la Corte costituzionale chiamata a ribadire le incompatibilità che costringerebbero vari deputati regionali a rinunciare ai doppi incarichi, ha votato una leggina: i consiglieri dovranno sì scegliere, ma solo dopo la sentenza finale in Cassazione al termine di un eventuale processo civile. Risultato: dato che in Sicilia ci vogliono in media 1.678 giorni solo per arrivare al verdetto d'appello, potranno tutti finire il mandato senza la seccatura di dimettersi. Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati regionali siciliani non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi spettacolari, tra i quali a un certo punto spiccava il contributo vacanze per il suocero (58 mila lire: sempre buoni per comprar le sigarette...), i «baroni» del Palazzo dei Normanni erano finiti per l'ennesima volta in prima pagina soltanto poche settimane fa. Grazie alla proposta di un esponente del Pd, Giovanni Barbagallo, di abolire l'accumulo di bonus supplementari dati in aggiunta all'indennità e ai benefit a quelli che hanno qualche carica. Cioè quasi i quattro quinti dei parlamentari isolani, che già incassano (per «nobile lignaggio»...) al netto quanto i senatori di Palazzo Madama. Rileggiamo il Giornale di Sicilia: «Ognuno dei due vicepresidenti incassa una indennità aggiuntiva di 5.149 euro lordi al mese. I tre questori si fermano a 4.962 euro ciascuno. I tre segretari del consiglio di presidenza hanno 3.316 euro e la stessa cifra guadagnano i 10 presidenti delle commissioni. I 23 vicepresidenti delle commissioni si fermano a 829 euro in più al mese mentre gli 11 segretari delle stesse commissioni ricevono 414 euro». Più i bonus ai capigruppo e agli assessori. Bene: in questo contesto già imbarazzante, spiccano i casi di deputati che, in smaccata violazione della legge nazionale, hanno contemporaneamente altri incarichi incompatibili. Esempi? Pino Federico, del lombardiano Mpa, che fa il presidente della «provincia regionale» (variazione delle province, sulla carta abolite) di Caltanissetta. Alberto Campagna, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo. Davide Faraone, Pd, consigliere regionale e comunale a Palermo. Giovanni Greco, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo. Per non dire di Giuseppe Buzzanca, che mentre siede a Palazzo dei Normanni fa anche il sindaco di Messina e si è preso in giunta altri due deputati isolani. Il vicesindaco (nonché assessore alle Politiche Culturali) Giovanni Ardizzone e l'assessore alla protezione civile Fortunato Romano. Ed è proprio intorno a questi due che nasce il caso di cui parliamo. Escluso dall'Ars perché primo dei non eletti dietro Ardizzone, il casiniano Antonino Reitano va dall'avvocato Antonio Catalioto e presenta un ricorso: l'articolo 62, comma 3, della legge regionale 29/51, prevede infatti «l'incompatibilità del Deputato regionale con la carica di sindaco o assessore dei comuni con popolazione superiore a 40 mila abitanti o presidente ed assessore provinciale». Parallelamente, il legale presenta un ricorso identico contro Romano per conto del primo dei non eletti del Mpa, Santo Catalano. Mesi di attesa e finalmente, alla fine del gennaio scorso, il Tribunale di Palermo decide: i ricorsi non sono manifestamente infondati. Meglio chiarire la faccenda una volta per tutte girandola alla Corte Costituzionale. A Palazzo dei Normanni sbuffano: vuoi vedere che la Consulta spazza via per sempre la comodità di tenere i piedi in più scarpe? Detto fatto, una maggioranza trasversale di destra e sinistra, ritrovando una magica coralità d'intenti assente in tutte le altre questioni, prende in contropiede i giudici costituzionali e allestisce in tutta fretta una nuova leggina. Che sempre in tutta fretta vota e pubblica sulla Gazzetta Ufficiale perché entri in vigore. Cosa di pochi giorni fa. E cosa dice questa leggina? Che «nel caso in cui venga accertata l'incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata dall'Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l'eletto deve esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza. Ove l'incompatibilità sia accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza». Traduzione: l'Ars si riserva il diritto di decidere chi è incompatibile e chi no (cosa che ha mostrato di guardarsi bene dal fare) ma in ogni caso la decadenza dall'una o dall'altra delle cariche accumulate sulla base della legge nazionale non è affatto automatica. C'è chi contesta questa procedura da signorotti medievali? Faccia causa. Ma sia chiaro: il deputato regionale condannato a mollare una delle poltrone potrà restare dove sta fino alla sentenza definitiva in Cassazione. Sapete quali sono i tempi della giustizia civile in Sicilia? Lo dice il Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Armando D'Agati, nella relazione dell'anno giudiziario: 1.678 giorni. Trentuno più che nel 2007. Quattro anni e mezzo. Ai quali va aggiunto almeno un altro anno per la Cassazione. È vero che, teoricamente, se gli avvocati dei denunciati non facessero ostruzionismo, la procedura potrebbe essere accelerata. Ma non abbastanza da evitare un finale scontato: prima che arrivi la sentenza definitiva, la legislatura sarà finita. E il deputato siciliano grondante di poltrone potrà rivolgere ai suoi compaesani e a tutti gli italiani il suo distinto saluto: marameo. Gian Antonio Stella stampa |

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BIOTESTAMENTO/FINOCCHIARO A PDL:SUPERATO IL LIMITE DELLA FINZIONE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Biotestamento/Finocchiaro a Pdl:Superato il limite della finzione di Apcom L'aula si accende. Idv: gli italiani sono stati imbrogliati -->Roma, 26 mar. (Apcom) - L'opposizione protesta vigorosamente in aula al Senato per il sì della maggioranza all'emendamento che elimina il carattere vincolante del testamento biologico. Fra applausi del centrosinistra alla protesta e i 'buu' che partono dagli scranni del centrodestra. "Non so se l'aula si rende conto della gravità di quanto è appena successo", ha esordito la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, "ormai stiamo parlando di un oggetto misterioso. Se l'individuo ritiene di consegnare nelle forme prescritte le proprie volontà sui trattamenti a cui essere sottoposto quando non sarà più cosciente, ora esse non varranno assolutamente nulla. Mi chiedo di cosa stiamo continuando a discutere in questa aula. C'è limite oltre il quale la finzione non si regge. State spiegano agli italiani che la loro volontà non conta niente, in contrasto con l'articolo 32 della costituzione. Ormai è solare. Se c'è ancora dubbio che questo testo andrà davanti alla corte costituzionale, ora se lo può levare definitivamente di mente". Interviene Giuseppe Astore (Italia dei valori) che, "per non essere ipocrita e per non essere preso per fesso", domanda: "Ma vi pare una legge seria, elastica? E' un modo per imbrogliare il popolo italiano. Se non bisognava fare una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, non la si faceva, e si lasciava fare tutto al medico. Era più serio e coerente. Il messaggio che si trasmette è che il testamento biologico è un imbroglio. Ma come si fa a dire che uno in vita può rifiutare delle cose, poi, quando è senza coscienza, viene il medico, e non può più rifiutarle?". Nella controreplica, il relatore Raffaele Calabrò, spiega: "Questo testo nella sua essenza e logica non è mai cambiato. Quando abbiamo scritto che queste Dichiarazioni anticipate di trattamento non sono vincolanti fatto salvo il ruolo del medico. Non sono obbligatorie, punto. Se la medicina è cambiata, avrebbe ragionato con malato, ma ora che il malato non è più cosciente, ragiona con il fiduciario. Si tratta di rendere reali i desideri del paziente, riattualizzati dal medico".

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BIOTESTAMENTO/ ENGLARO: IL TESTO UNA BARBARIE, STATO SI CREDE DIO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Biotestamento/ Englaro: Il testo una barbarie, Stato si crede Dio di Apcom Norma antiscientifica e anticostituzionale -->Roma, 26 mar. (Apcom) - Una "barbarie" con cui "lo Stato si sostituisce a Dio". E' questo il duro giudizio di Beppino Englaro, padre di Eluana, sul testo Calabrò sul testamento biologico che vedrà oggi il voto in Senato. "Con un testamento - dice Englaro alla 'Stampa' - devo avere la possibilità di specificare bene le mie scelte, nessuno può decidere per me, nemmeno lo Stato". "I credenti - afferma - dicono che nessuno fuorchè il Signore può decidere della vita di ognuno. Può forse farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma "antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte Englaro, "per opporsi avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale".

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Biotestamento/ Englaro: Il testo una barbarie, Stato si (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 26 mar. (Apcom) - Una "barbarie" con cui "lo Stato si sostituisce a Dio". E' questo il duro giudizio di Beppino Englaro, padre di Eluana, sul testo Calabrò sul testamento biologico che vedrà oggi il voto in Senato. "Con un testamento - dice Englaro alla 'Stampa' - devo avere la possibilità di specificare bene le mie scelte, nessuno può decidere per me, nemmeno lo Stato". "I credenti - afferma - dicono che nessuno fuorchè il Signore può decidere della vita di ognuno. Può forse farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma "antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte Englaro, "per opporsi avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale".

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Il Tar legalizza i vu' cumprà? E noi metteremo la merce in strada (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

«Il Tar legalizza i vu' cumprà? E noi metteremo la merce in strada» Giovedì 26 Marzo 2009, «Ci mancava anche la sentenza del Tar del Veneto che va contro la legge regionale che impedisce la vendita in forma itinerante nei centri storici dei comuni superiori ai 50 mila abitanti. Non tanto per la sua portata giuridica (in pratica ha rinviato ogni decisione alla Corte Costituzionale), quanto per l'"effetto annuncio" che può creare. A questo punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e contrastare l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in piazza, stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli scaffali». E' decisamente contrariato, Fernando Zilio, presidente dell'Ascom, che continua: «Non si capisce perché si eccepisca ogniqualvolta una legge cerca di ripristinare un minimo di regole. Anche in questo caso si accampano il diritto al lavoro e alla libera iniziativa economica per giustificare ciò che giustificabile non è: ovvero che si possa vendere in barba a qualsiasi norma e a qualsiasi legge». Ecco quindi l'idea del presidente dell'Ascom: portare in pieno centro a Padova, sul liston, i commercianti con la loro mercanzia. «Non vedo come qualcuno potrebbe impedire a noi commercianti autorizzati di mettersi a vendere in strada col nostro bel lenzuolo». Una battaglia a tutto tondo, quella dell'Ascom, che dunque non demorde. Non solo per ciò che riguarda le autorizzazioni, ma soprattutto per quanto concerne la contraffazione, che è poi l'anima del commercio abusivo. «E non è un caso - annuncia il presidente dell'Ascom - che proprio lunedì, qui a Padova, la Confcommercio nazionale, col concorso dell'Ascom, abbia convocato un importante convegno proprio sulla contraffazione al quale interverranno, tra gli altri, il presidente della stessa Confcommercio, Sangalli, il presidente di Federmoda, Borghi, il Prefetto Lepri Gallerano, il Comandante della Guardia di Finanza Maccani, il Presidente della Camera di Commercio Furlan e l'assessore regionale Donazzan. Una dimostrazione lampante, se mai ce ne fosse il bisogno, che Padova ed il Veneto stanno sempre più diventando "terra di nessuno" e che una reazione, a questo punto, è necessaria».

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Slitta il piano-casa Niente decreto (sezione: Giustizia)

( da "Arena.it, L'" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Slitta il piano-casa Niente decreto LA CRISI. Secondo il presidente del Consiglio non si può soprassedere perché «c'è un'aspettativa fantastica» Si cerca l'intesa con le Regioni ma Berlusconi avverte: «Venerdì i ministri voteranno comunque qualcosa» 26/03/2009 rss e-mail print Slitta il piano-casa Niente decreto ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri; il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. La scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e «decideremo noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare», aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette «new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.

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Slitta il piano-casa Niente decreto (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

LA CRISI. Secondo il presidente del Consiglio non si può soprassedere perché «c'è un'aspettativa fantastica» Si cerca l'intesa con le Regioni ma Berlusconi avverte: «Venerdì i ministri voteranno comunque qualcosa» 26/03/2009 rss e-mail print Slitta il piano-casa Niente decreto ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri; il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. La scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e «decideremo noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare», aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette «new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.

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Biotestamento, dietrofront al Senato:... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, dietrofront al Senato: dichiarazioni di volontà non vincolanti di Redazione Approvato a Palazzo Madama un emendamento dell'Udc. Il medico non sarà obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Passo indietro anche sulla durata di validità: da 5 a 3 anni, poi si dovrà rifare. I democratici insorgono: "E' solo finzione, il testo diventa carta straccia". E l'Idv minaccia: "Pronti a chiedere il referendum" Roma - Le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) diventano non vincolanti ed avranno validità di 3 anni e non più 5. Le modifiche al testo, che hanno provocato dure reazioni da parte del Pd, sono state introdotte con due emendamenti a firma del senatore dell’Udc-Svi Fosson e del Pdl Bianconi, approvati dall’aula. I democratici e i dipietristi insorgono: "E' carta straccia". E si preparano a ricorrere al referendum. Il Dat non è vincolante L’emendamento è stato approvato con 136 voti favorevoli, 116 contrari ed 1 astenuto. Il comma 1 dell’art. 4 ("Forma e durata della Dichiarazione anticipata di trattamento"), nella versione originale del ddl Calabrò, recita: "Le Dat non sono obbligatorie ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7, sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere dopo uan compiuta e puntuale informazione medico-clinica, e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che le sottoscrive". L'emendamento di Fasson L’emendamento Fosson sopprime le parole "ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7" (l’articolo 7 riguarda il ruolo del medico, ndr). Con l’approvazione dell’emendamento Fosson, dunque, le dichiarazioni anticipate di trattamento del soggetto non hanno effetto vincolante. Prima della votazione, il senatore del Pd Ignazio Marino ha sottolineato come le dat "non vincolanti" siano a questo punto del tutto prive di senso. Il senatore Casson (Pd) ha inoltre ricordato come in commissione giustizia si fosse invece registrato un accordo unanime nel mantenere la versione originale del ddl e, dunque, il principio di vincolatività delle Dat. Cambia la durata di validità Le dichiarazioni anticipate di trattamento avranno, poi, validità per un periodo di tre anni e non più di cinque anni. è quanto prevede un emendamento al ddl sul testamento biologico a prima firma della senatrice Bianconi (Pdl), approvato oggi dell’Aula del Senato. Nella versione iniziale del ddl Calabrò, infatti, si prevedeva (art.4 comma 3) che la dat avrebbe avuto "validità per cinque anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia". L’emendamento approvato riduce invece tale periodo di validità da cinque a tre anni. Assistenza domiciliare agli stati vegetativi L’articolo 5 del ddl sul testamento biologico prevede, inoltre, che le Regioni dovranno assicurare assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo persistente. L’articolo, secondo una riformulazione proposta dal relatore del ddl Raffaele Calabrò, è stato approvato dall’Aula e recita: "Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, adotta le linee guida cui le regioni si conformano nell’assicurare l’assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente". Pd e Idv insorgono "C’è un limite oltre il quale la finzione non si può reggere, in questa Aula e anche davanti al Paese - ha commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro - mi chiedo di cosa stiamo discutendo in questa Aula". "Se qualcuno aveva ancora dei dubbi in merito - ha detto Finocchiaro intervenendo in Aula - ora se li tolga; questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell’Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "Testamento ideologico", "Testamento bio-illogico", "Referendum". Belisario ha poi spiegato che "l’aula di Palazzo Madama sta approvando una bruttissima legge che imbroglia gli italiani. L’Idv proporrà ai cittadini di impugnare subito la legge con un referendum abrogativo riportando i cittadini al centro delle scelte. Lo Stato viene dopo la volontà dei cittadini". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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TESTAMENTO BIOLOGICO: FINOCCHIARO A GASPARRI, POLEMICA (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

(ASCA) - Roma, 26 mar - Botta e risposta a palazzo Madama tra i due presidenti di Pdl e Pd. Alle accuse lanciate da Maurizio Gasparri sull'intenzione del Pd di aprire all'eutanasia la senatrice democratica, Anna Finocchiario, replica che su questa questione ''il presidente Gasparri fa una polemica politica, strumentale e volgare, perche' non c'e' nel mio gruppo nessuna intenzione neanche di approssimarsi al tema dell'eutanasia. Noi stiamo parlando del diritto di ciascuno di scegliere se morire naturalmente o con di essere mantenuto in vita artificialmente il piu' a lungo possibile''. Accantonato il dialogo su una questione cosi' delicata come il testamento biologico, ''resta ancora un dibattito alla Camera e mi auguro un dibattito che si accende nel Paese e alla fine io credo che proprio quella scelta di rendere non vincolanti le dat e' un palese contrasto con la Costituzione quindi cio' che volevano evitare cioe' che la materia tornasse nei tribunali della corte costituzionale l'hanno ottenuto con la loro rigidita''', conclude la Finocchiaro.

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"Il biotestamento non è vincolante" Dietrofront al Senato, il Pd insorge (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA Il Senato ha approvato con 141 sì e 111 no e 4 astensioni l’articolo 4 del testamento biologico che riguarda la forma e la durata della dichiarazione anticipata di trattamento. È passata una modifica sostanziale che cancella, di fatto, la vincolatività delle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat) per i medici. È stato accolto un emendamento dell’Udc, a prima firma del senatore Fosson, che modifica il primo comma dell’articolo e questa scelta ha scatenato una bagarre in aula con le proteste dell’opposizione che ha accusato la maggioranza di aver «svuotato la legge» che ruota proprio sul concetto del testamento da parte del malato che vuole evitare l’accanimento terapeutico. «Eravamo qui - ha protestato Anna Finocchiaro - per scrivere un testo sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma con questo emendamento mi chiedo di cosa stiamo discutendo, visto che le dichiarazioni non conteranno assolutamente nulla. C’è un limite oltre il quale la finzione non si regge più». Ha controbattuto il relatore Raffaele Calabrò che ha spiegato come l’intenzione è quella di «tener conto delle valutazioni del medico» visto che ci possono essere progressi della medicina che vano presi in considerazione e ha definito il testamento biologico «non rigido» e sottoposto alla valutazione del medico. Il senatore del Pd, Ignazio Marino, ha sostenuto che con le dat non più vincolanti, le stesse dichiarazioni «sono ormai del tutto prive di senso». Un altro emendamento approvato all’articolo 4 prevede che le dichiarazioni anticipate di trattamento hanno validità per un periodi di tre anni e non più di 5 anni, come era stato deciso in Commissione Sanità. I senatori dell’Italia dei Valori hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama e hanno ribadito l’intenzione di raccogliere le firme per un referendum abrogativo. Anche il Pd promette battaglia. «C’è ancora dibattito alla Camera. C’è, mi auguro, dibattito che si accende nel paese -dice la Finocchiaro-. E alla fine, con la scelta fatta stamattina sul carattere non vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento, abbiamo un palese contrasto con la Costituzione. Ciò che volevano evitare che la materia tornasse nei tribunali e davanti alla Corte costituzionale, l’hanno ottenuto con la loro rigidità». A Gasparri, che accusa la sinistra di avere «un atteggiamento sbagliato pensando di trasformare questo provvedimento nell’anticamera dell’eutanasia», la Finocchiaro replica con parole dure: «E' una polemica politica strumentale e volgare. L’eutanasia non c'entra, stiamo parlando del diritto di ciascuno di scegliere se morire naturalmente o di essere mantenuto in vita artificialmente il più a lungo possibile».

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Casa, nessun decreto. Il Governo apre alle Regioni: "Lavoriamo insieme fino a martedì" (sezione: Giustizia)

( da "Panorama.it" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

- Italia - http://blog.panorama.it/italia - Casa, nessun decreto. Il Governo apre alle Regioni: "Lavoriamo insieme fino a martedì" Posted By redazione On 25/3/2009 @ 15:04 In Headlines, NotiziaHome | No Comments L'unica cosa certa è che il decreto sul [1] piano casa non ci sarà. Almeno non nel consiglio dei ministri di venerdì. Il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, "non è una frenata", ma una confronto sullo "strumento" da adottare"; e comunque venerdì in Cdm "qualcosa ci sarà". Così come il premier punta a misure con "effetti immediati" e avverte: "Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'é un'aspettativa fantastica"; il problema, aggiunge, è che sono "gelose delle proprie competenze". [2] La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento "cornice" che salvaguardi l'autonomia del territorio. "Vogliamo lavorare" aveva ribadito infatti più volte Berlusconi "in sintonia e in accordo con le istituzioni locali". Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. "Ora siamo sul binario giusto", aveva commentato il p[3] residente della Conferenza delle Regioni [4] Vasco Errani,[5] governatore emiliano. Disponibile al dialogo anche il Pd: "Hanno ritirato il decreto cementificazione" ha commentato nel pomeriggio il segretario [6] Dario Franceschini "che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento". La mediazione era stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: "L'urgenza del piano c'é e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno". Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: "Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni", aveva aggiunto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il [7] ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'[8] Anci [9] Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: "Due o tre giorni" rassicura il ministro "non sono determinanti. E' molto più importante che si giunga ad una piattaforma comune". Obiettivo che questa mattina era ancora lontano. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: "Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni" aveva riconosciuto Berlusconi "alla Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi" racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi "che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto". La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di aiutare l'economia del Paese: "Il provvedimento sulla casa" dice "riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane". E a sera, da Napoli, interviene di nuovo per chiarire che non vuol fare passi indietro. Ma non solo. Il presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello delle [10] cosiddette "new town" e di cui il piano per l'edilizia popolare già messo a punto è il primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc. Il VIDEO servizio:

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BIOTESTAMENTO/ FINOCCHIARO: DA PDL POLEMICA VOLGARE SU EUTANASIA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Biotestamento/ Finocchiaro: Da Pdl polemica volgare su eutanasia di Apcom Il futuro? Dibattito a Camera a Corte costituzionale -->Roma, 26 mar. (Apcom) - Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri "fa una polemica politica strumentale e volgare" quando accusa il Pd di perseguire un'apertura all'eutanasia, secondo la presidente del gruppo al Senato Anna Finocchiaro. "Non c'è nel mio gruppo nessuna intenzione neanche di approssimarsi al tema dell'eutanasia", spiega ai giornalisti in Senato. "Stiamo parlando del diritto di ciascuno di scegliere se morire naturalmente o di essere mantenuto in vita artificialmente il più a lungo possibile. E' questo il punto". Quanto al futuro, Finocchiaro spiega: "C'è ancora dibattito alla Camera. C'è, mi auguro, dibattito che si accende nel paese. E alla fine, con la scelta fatta stamattina sul carattere non vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento, abbiamo un palese contrasto con la Costituzione. Ciò che volevano evitare che la materia tornasse nei tribunali e davanti alla Corte costituzionale, l'hanno ottenuto con la loro rigidità".

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TERESA BARTOLI ROMA. GIANCARLO GALAN, IL GOVERNATORE DEL VENETO CHE STA FACENDO SCUOLA IN M... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento))

Argomenti: Giustizia

TERESA BARTOLI Roma. Giancarlo Galan, il governatore del «Veneto che sta facendo scuola in materia di piano casa», ha un consiglio per la destra che sognava il decreto e la sinistra che grida allo scandalo: «In questo caso gli estremismi si sposano, ma non bisogna esagerare né nell'immaginare chissà quale miracoli né nella demonizzazione». Come avete convinto il governo a rinunciare al decreto? «Ho fatto più cause io presso la Corte Costituzionale contro l'ingerenza di governi di ogni colore... Ho storto subito il naso all'idea del decreto. E l'ho detto a Fitto e ad altri esponenti della maggioranza: non era la strada giusta. Ora si sta tornando all'idea originaria del testo base da offrire alle regioni. Poi voglio vederlo il compagno Errani che dice no: lo vada a dire alle sue imprese e ai suoi operai in Emilia Romagna. Renzo Marangon, il nostro assessore, mi ha raccontato che gli altri presidenti hanno chiesto di avere il testo della nostra delibera, attenta a vincoli e regolamenti, indirizzata a sburocratizzare le procedure per iniziare i lavori». Quanto vi hanno aiutato i «consigli» di Napolitano che ha predicato a Berlusconi il rispetto delle prerogative regionali? «Presto sempre ascolto a ogni riflessione e giudizio di Napolitano, che ritengo il miglior presidente che l'Italia abbia avuto». Berlusconi voleva il decreto per mettere subito in moto gli investimenti. Non rischiate di rallentare tutto? «Il pericolo c'è, ma penso possa esser superato da una sana competizione tra le regioni. Se le cose vengono fatte con buon senso, la gara scatta. Se il ruscello verrà preparato bene, l'acqua scorrerà». Chi potrà avvalersi della nuova legge «Da noi in Veneto la geografia è presto detta: capannoni, quindi imprese industriali e commerciali di vario tipo; e poi la sterminata serie di villette mono e bifamiliari. Anche i condomini, ma oggettivamente la vedo più complicata». Siete sicuri che, in un momento di crisi pesante, le famiglie abbiano i soldi e la volontà di impiegarli per costruire? Non era meglio un piano di edilizia popolare a riscatto per dare la casa a chi non l'ha? «Noi stiamo pensando anche ad un intervento del genere, ma vogliamo rifletterci ancora. Sulla crisi, io non vedo un paese allo stremo ma spaventato e con questo bisogna fare i conti senza accusare tv o stampa. Bisogna dar fiducia. Ma c'è gente che ha i soldi o li ha risparmiati e pensa di investirli in questo modo». Franceschini denuncia la cementificazione dell'Italia. «Questa è una idiozia senza senso. Il Veneto è brutto, lo è diventato per il suo impetuoso sviluppo economico. Non parlo dei centri storici ma della grande area metropolitana che si chiama Veneto. Perché non dobbiamo poter pensare che, come accade in tante città d'Europa, quel venti per cento in più edificabile non possa dar vita ad una bella architettura contemporanea di qualità?». Perché l'Italia è il paese dell'abuso. «Capisco le preoccupazioni. Ma la coscienza ambientale è cresciuta, al punto che dovremo pagare il reato dell'abbattimento di Punta Perotti. È pensabile che a piazza Plebiscito qualcuno possa allargarsi? No. Stiamo parlando delle nostre periferie, dei nostri sterminati capannoni industriali. E io ho fiducia nell'amministrazione pubblica, centrale e locale e dei buoni rapporti con le soprintendenze. E allora si va, prudenti e maliziosi come sempre, ma convinti che aiuti a superare la crisi».

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Stop delle Regioni, sul piano casa niente decreto (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Stop delle Regioni, sul piano casa niente decreto Aperto un tavolo di confronto, intesa entro martedì. Berlusconi: nuove abitazioni per giovani coppie e famiglie in difficoltà Giovedì 26 Marzo 2009, Roma Si riparte da zero, o quasi: il piano casa slitta almeno di una settimana e Regioni e Comuni possono cantare vittoria. Dopo una lunga riunione della conferenza Unificata a Palazzo Chigi, con il premier Berlusconi, gli Enti locali hanno convinto il governo a tornare sui propri passi: nessun decreto al consiglio dei ministri di venerdì, né dopo. Il tutto ora è affidato ad un tavolo tecnico-politico che dovrà mettere a punto un elenco di misure compatibili con le competenze di ciascuno soggetto in campo, Stato, Regioni, Comuni. L'obiettivo è quello di arrivare ad una intesa per un nuovo piano per l'edilizia. Il colpo di freno la piano casa non rappresenta comunque un rinvio sine die: la scadenza per trovare una intesa è stata fissata a martedì. Merito e metodo saranno entrambi al centro della discussione al tavolo tecnico, anche se sembra tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice», che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - ha infatti ribadito più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Le Regioni si dicono soddisfatte per il passo indietro dell'esecutivo: «Ora siamo sul binario giusto», commenta il presidente della Conferenza delle Regioni, Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione" che avrebbe creato danni spaventosi. Ora - commenta il segretario Franceschini - si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio è sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo. «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva ribadito il premier - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Un messaggio distensivo, che seguiva la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora puntava i fari sul consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aggiungeva infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, era però il ministro per gli Affari Regionali, Fitto a certificare della necessità di rinviare tutto alla settimana prossima: «Due o tre giorni - rassicurava - non sono determinanti. È molto più importante che si giunga ad una piattaforma comune». Obiettivo che ieri mattina sembrava ancora davvero lontano. Regioni, Province e Comuni non avevano fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla. «Stiamo cercando - riconosceva Berlusconi - di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale». Del resto, il leader della Lega, Bossi, faceva sapere di aver detto a Berlusconi che «molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto». In ogni caso, il premier non retrocede di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente: «Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50 per cento delle famiglie italiane, le abitazioni monofamiliari e bifamiliari». Ma non solo. Berlusconi rilancia anche «un grande piano per la costruzione di nuove abitazioni per le giovani coppie e le famiglie in difficoltà», spiegando che si tratterà di un progetto «per costruzione di abitazioni in tutti i capoluoghi di provincia» e «sul quale saranno mobilitate le Regioni, i Comuni, il sistema bancario italiano e tutte le industrie delle costruzioni».

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La Sanfiorese cade Vazzolese s'avvicina (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La Sanfiorese cade Vazzolese s'avvicina Giovedì 26 Marzo 2009, (m.m.) Nella sesta di ritorno del campionato provinciale Juniores, Sanfiorese cade a Francenigo (girone A) e la Vazzolese si porta ad un punto. Conferme negli altri due gironi per Pro Mogliano (che allunga) e C.S.M. Resana. Ecco risultati, classifiche e programma di sabato 28 marzo. GIRONE A Risultati: Campolongo-Godega 1-0, Orsago-Gorghense 4-0, La Marenese-Parè 4-0, Feletto-Porto Mansuè 0-0, Codognè-S. Vendemiano 2-0, Francenigo-Sanfiorese 2-1, Cappella Maggiore-Vazzolese 0-1. Classifica:Sanfiorese 43, Vazzolese 42, La Marenese 41, Porto Mansuè 39, Codognè 36, Gorghense 34, Campolongo 32, Orsago 29, Godega 26, Feletto 21, Francenigo 20, Parè 14, S. Vendemiano 9, Cappella Maggiore 7. Prossimo turno: Gorghense-Campolongo, Godega-Cappella Maggiore, Porto Mansuè-Codognè, Sanfiorese-Feletto, Parè-Francenigo, Vazzolese-La Marenese, S. Vendemiano-Orsago. GIRONE B Risultati: Badoere-Paese 0-2, Zero Branco-Casale np, S. Antonino-Fontane 4-0, Silea-Pro Mogliano 0-5, Padernello-Pro Roncad 1-1, Giavera-Salgareda 1-3, Cima Piave-S. Lucia Mille 1-1. Classifica: Pro Mogliano 53, S. Lucia Mille 41, Salgareda 40, Zero Branco 35, Pro Roncade 30, Casale 29, Padernello, Paese 28, Cima Piave 24, Badoere, Silea 22, S. Antonino 15, Fontane 11, Giavera 7. Prossimo turno:Casale-Badoere, Salgareda-Cima Piave, Fontane-Giavera, Paese-Padernello, Pro Mogliano-S. Antonino, Pro Roncade-Silea, S. Lucia Mille-Zero Branco. GIRONE C Risultati: Milan Guarda-CSM Resana 1-2, Montello-Città di Asolo 2-1, Spineda-Fossalunga 1-3, SP-Riese Vallà 2-2, Bessica-S. Gaetano 1-0, S. Floriano-Treville 6-2, Godigese-Virtus Csm Farra 1-3. Classifica: CSM Resana 46, Montello 44, S. Floriano 43, Riese Vallà 41, Godigese 39, SP 36, Spineda 34, Virtus Csm Farra, Bessica 25, Città di Asolo 19, San Gaetano 17, Milan Guarda, Treville 13, Fossalunga 12. Prossimo turno: Città di Asolo-Bessica, Virtus CSM Farra-Spineda, Treville-Godigese, Riese Vallà-Montello, S. Gaetano-Milan Guarda, CSM Resana-S. Floriano, Fossalunga-SP 2005.

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Le sei capoliste a tutta (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Le sei capoliste a tutta Continua il ferreo testa a testa nel raggruppamento A Giovedì 26 Marzo 2009, (m.m.) Tutte confermate le capoliste nei cinque gironi del campionato provinciale Giovanissimi che ha archiviato la nona giornata di ritorno: Vittorio Veneto e S. Michele Cerfim nel girone A, Opitergina (B), Casale (C), Loria (D) e Lia Piave (E). Ecco i risultati, le classifiche e gare del 29 marzo (10. ritorno). GIRONE A Risultati: Godega-Campolongo 0-3, Lourdes-Codognè 0-2, Cappella Maggiore-Efferre Aurora 3-2, Ogliano-S. Michele 1-2, S. Vendemiano-Sanfiorese 0-0, Tarzo Revine Lago-Vittorio Veneto 1-2, ha rip. Cordignano. Classifica: Vittorio Veneto SM Colle e S. Michele 53, Campolongo 45, Codognè 41, Ogliano 38, S. Vendemiano 33, Tarzo Revine Lago 28, Sanfiorese 23, Cordignano 21, Lourdes 19, Cappella Maggiore 10, Godega, Efferre Aurora 7. Prossimo turno:Cordignano-Cappella Maggiore, Efferre Aurora-Godega, Sanfiorese-Lourdes, Campolongo-Ogliano, Vittorio Veneto-S. Vendemiano, S. Michele-Tarzo Revine Lago, rip. Codognè. GIRONE B Risultati: Opitergina-Ardita Pero 2-0, Suseganese-Cima Piave 1-0, Vazzolese-Fontanelle 0-3, Breda-Giovani Lia Piave 2-0, Basalghelle-Gorghense 0-2, La Marenese-Lovispresiano 1-0, S. Lucia Mille-Team Biancorosssi 0-5. Classifica: Opitergina 61, Team Biancorossi 56, Breda 51, Gorghense 39, La Marenese 37, Ardita Pero, Basalghelle, Fontanelle 30, Suseganese 27, Lucia Mille 25, Lovispresiano 24, Giovani Lia Piave 19, Vazzolese 12, Cima Piave 6. Prossimo turno: Cima Piave-Basalghelle, Lovispresiano-Breda, Team Biancorossi, Marenese, Giovani Lia Piave-Opitergina, Gorghense-S. Lucia Mille, Fontanelle-Suseganese, Pero-Vazzolese. GIRONE C Risultati: Condor-Aurora Treviso Due 0-2, Silea-S. Giuseppe 2-2, Preganziol-Casale 0-5, Pro Roncade-Padernello 0-4, Paese-S. Bona 4-2, Badoere-Zero Branco 0-2, ha rip. Castagnole. Classifica:Casale 54, Silea 43, Aurora Treviso Due 38, Paese, S. Bona 37, S. Giuseppe 33, Padernello 31, Condor 28, Castagnole 26, Zero Branco 24, Preganziol 11, Badoere 10, Pro Roncade 0. Prossimo turno:Castagnole-Badoere, Aurora Treviso Due-Paese, Padernello-Condor, Casale-Pro Roncade, Zero Branco-Silea, San Giuseppe-Preganziol, rip. S. Bona. GIRONE D Risultati: Azzurra-CSM Resana 3-0, Idea Sport-Giov. Ezzelina 0-2, Bessica-Godigese 1-1, S. Gottardo-Loria 1-2, Conc. Fonte-S. Andrea np, Città di Asolo-Maser 0-0, ha rip. Riese Vallà. Classifica: Loria 55, Azzurra 50, Maser 40, Godigese 39, Giov. Ezzelina 38, CSM Resana 32, S. Gottardo 25, Conc. Fonte 24, Riese Vallà 22, Città di Asolo 20, Idea Sport 14, S. Andrea 9, Bessica 4. Prossimo turno: S. Andrea-Azzurra, CSM Resana-Bessica, G. Ezzelina-Città Asolo, Loria-Fonte, Godigese-Idea Sport, Riese Vallà-S. Gottardo, rip. Maser. GIRONE E Risultati: Postioma-Città Crocetta Cornuda 0-5, Caerano-Istrana 3-0, Giavera-Fontane 0-2, Lia Piave-Montello 2-1, Contea-Nervesa 0-2, Soccer G.A.-Quartier del Piave 2-1, Milan Guarda-S. Gaetano np. Classifica: Lia Piave 62, Soccer G.A. 58, Quartier del Piave 55, Caerano 42, Città Crocetta Cornuda 41, Nervesa 34, Fontane, S. Gaetano 31, Montello 28, Milan Guarda 17, Contea 15, Istrana 13, Postioma 10, Giavera 0. Prossimo turno: Montello-Caerano, Istrana-Contea, Nervesa-Giavera, Quartier del Piave-Lia Piave, Città Crocetta Cornuda-Milan Guarda, Fontane-Postioma, S. Gaetano-Soccer G.A. GIRONE F (Squadre fuori classifica): Padernello-Casier Dosson 0-5, Vittorio-Codognè 3-1, Fulgor-Olmi Callalta 2-2, Cipriano Catron-Opitergina 0-0, Quartier del Piave-Pro Mogliano 0-5, Villorba-Team Biancorossi 0-2, ha rip. Careni Pievigina. Prossimo turno: Team Biancorossi-Cipriano Catron, Codognè-Fulgor Trevignano, Opitergina-Padernello, Olmi Callata-Quartier del Piave, Careni Pievigina-Villorba, Casier Dosson-Vittorio Veneto, rip. Pro Mogliano.

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Biotestamento, dietrofront: non... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, dietrofront: non sarà vincolante di Redazione Approvato a Palazzo Madama un emendamento dell'Udc. Il medico non sarà obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Passo indietro anche sulla durata di validità: da 5 a 3 anni. Il Pd: "Il testo diventa carta straccia". E l'Idv: "Pronti a chiedere il referendum" Roma - Le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) diventano non vincolanti ed avranno validità di 3 anni e non più 5. Le modifiche al testo, che hanno provocato dure reazioni da parte del Pd, sono state introdotte con due emendamenti a firma del senatore dell’Udc-Svi Fosson e del Pdl Bianconi, approvati dall’aula. I democratici e i dipietristi insorgono: "E' carta straccia". E si preparano a ricorrere al referendum. Il Dat non è vincolante L’emendamento è stato approvato con 136 voti favorevoli, 116 contrari ed 1 astenuto. Il comma 1 dell’art. 4 ("Forma e durata della Dichiarazione anticipata di trattamento"), nella versione originale del ddl Calabrò, recita: "Le Dat non sono obbligatorie ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7, sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere dopo uan compiuta e puntuale informazione medico-clinica, e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che le sottoscrive". L’emendamento Fosson sopprime le parole "ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7" (l’articolo 7 riguarda il ruolo del medico, ndr). Con l’approvazione dell’emendamento Fosson, dunque, le dichiarazioni anticipate di trattamento del soggetto non hanno effetto vincolante. Prima della votazione, il senatore del Pd Ignazio Marino ha sottolineato come le dat "non vincolanti" siano a questo punto del tutto prive di senso. Il senatore Casson (Pd) ha inoltre ricordato come in commissione giustizia si fosse invece registrato un accordo unanime nel mantenere la versione originale del ddl e, dunque, il principio di vincolatività delle Dat. I limiti del fiduciario Il Senato ha approvato l’articolo 6 del ddl sul testamento biologico che riguarda la figura del fiduciario. Nella versione approvata, la figura del fiduciario viene inserita all’interno di limiti precis: dal testo di legge scompaiono, infatti, i riferimenti al ruolo del fiduciario nel promuovere e far rispettare le Dichiarazioni anticipate di trattamento da parte del soggetto. Con un emendamento, infatti, si elimina dal comma 2 il concetto che il fiduciario, agendo nell’esclusivo interesse del paziente, si impegna ad agire secondo le intenzioni esplicitate dal soggetto nelle Dat, "per farle conoscere e farne realizzare le volontà". Quest’ultima frase viene eliminata. Un altro emendamento sopprime invece il comma 3 dell’articolo 6 che recita: "Il fiduciario non può in alcun modo modificare la dichiarazione anticipata di trattamento e, in stretta collaborazione con il medico curante, si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni sottoscritte dalla persona nella dichiarazione anticipata di trattamento". Duro il commento del senatore Francesco Pardi dell’Idv: "Il ruolo del fiduciario è stato svilito e ridotto a poco. Assistiamo ad un annichilimento del senso stesso della legge". Cambia la durata di validità Le dichiarazioni anticipate di trattamento avranno, poi, validità per un periodo di tre anni e non più di cinque anni. è quanto prevede un emendamento al ddl sul testamento biologico a prima firma della senatrice Bianconi (Pdl), approvato oggi dell’Aula del Senato. Nella versione iniziale del ddl Calabrò, infatti, si prevedeva (art.4 comma 3) che la dat avrebbe avuto "validità per cinque anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia". L’emendamento approvato riduce invece tale periodo di validità da cinque a tre anni. Assistenza domiciliare agli stati vegetativi L’articolo 5 del ddl sul testamento biologico prevede, inoltre, che le Regioni dovranno assicurare assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo persistente. L’articolo, secondo una riformulazione proposta dal relatore del ddl Raffaele Calabrò, è stato approvato dall’Aula e recita: "Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, adotta le linee guida cui le regioni si conformano nell’assicurare l’assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente". Pd e Idv insorgono "C’è un limite oltre il quale la finzione non si può reggere, in questa Aula e anche davanti al Paese - ha commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro - mi chiedo di cosa stiamo discutendo in questa Aula". "Se qualcuno aveva ancora dei dubbi in merito - ha detto Finocchiaro intervenendo in Aula - ora se li tolga; questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell’Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "Testamento ideologico", "Testamento bio-illogico", "Referendum". Belisario ha poi spiegato che "l’aula di Palazzo Madama sta approvando una bruttissima legge che imbroglia gli italiani. L’Idv proporrà ai cittadini di impugnare subito la legge con un referendum abrogativo riportando i cittadini al centro delle scelte. Lo Stato viene dopo la volontà dei cittadini". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Nell'archivio di Genchitredici milioni di utenze (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Copiata l'anagrafe di Palermo e Mazara Nell'archivio di Genchi tredici milioni di utenze Immediato intervento del Csm. Sonia Alfano: «Lo accuso da anni. Lui che era stato custode dei segreti di mio padre». A Messina indagine bis sul delitto

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Giustizia/ Csm: Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 26 mar. (Apcom) - Il Csm avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. Su richiesta dei consiglieri Fabio Roia e Letizia Vacca, il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha deciso infatti di autorizzare l'apertura di una pratica presso la Prima Commissione, che avrà il compito di svolgere "accertamenti urgenti sulle dichiarazioni riportate in articoli di stampa ed attribuite a Olindo Canali, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto". Secondo quanto emerge da alcuni articoli di giornali, starebbe tornando fuori una vecchia vicenda di mafia di cui si occupò anche la politica. In una interpellanza urgente presentata da Antonio di Pietro alla Camera la scorsa estate, infatti, si faceva riferimento alle "intime frequentazioni tra il pubblico ministero di Barcellona, Olindo Canali, e il dottor Salvatore Rugolo, cognato del capomafia attualmente in carcere Giuseppe Gullotti. Nel corso dell'indagine - sosteneva di Pietro citando alcuni giornali siciliani - mentre emergeva sempre più nitido un quadro di allarmante contiguità tra apparati investigativi e personaggi legati alla criminalità, il pubblico ministero e i carabinieri ricevettero delle pressioni da parte di Franco Cassata, sostituto procuratore generale della Corte di assise e d'appello di Messina, da parte di Rocco Sisci, procuratore capo del tribunale di Barcellona, e dallo stesso Olindo Canali, affinché le indagini venissero stoppate". Nei giorni scorsi, poi, Canali è stato protagonista di un altro caso. Stavolta legato all'omicidio del giornalista Beppe Alfano, del quale era amico della vittima. E' stato lui a coordinare le indagini per l'omicidio e a rappresentare la pubblica accusa nel processo di primo grado che ha portato alla condanna di due persone, poi però ha manifestato le proprie perplessità sulla effettiva responsabilità dei due condannati con una lettera anonima che ha riconosciuto come propria. In una lettera - secondo le recenti notizie - il magistrato ha sostenuto che la verità sull'omicidio di Beppe Alfano non era quelle emersa dal processo e che alcune persone, un avvocato, Fabio Repici, e Piero Campagna, il fratello di Graziella, vittima di mafia, ne erano al corrente.

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GIUSTIZIA/ CSM: INCHIESTA SU CANALI,PM BARCELLONA POZZO DI GOTTO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Csm: Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di Gotto di Apcom La prima commissione allarmata da alcuni articoli di stampa -->Roma, 26 mar. (Apcom) - Il Csm avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. Su richiesta dei consiglieri Fabio Roia e Letizia Vacca, il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha deciso infatti di autorizzare l'apertura di una pratica presso la Prima Commissione, che avrà il compito di svolgere "accertamenti urgenti sulle dichiarazioni riportate in articoli di stampa ed attribuite a Olindo Canali, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto". Secondo quanto emerge da alcuni articoli di giornali, starebbe tornando fuori una vecchia vicenda di mafia di cui si occupò anche la politica. In una interpellanza urgente presentata da Antonio di Pietro alla Camera la scorsa estate, infatti, si faceva riferimento alle "intime frequentazioni tra il pubblico ministero di Barcellona, Olindo Canali, e il dottor Salvatore Rugolo, cognato del capomafia attualmente in carcere Giuseppe Gullotti. Nel corso dell'indagine - sosteneva di Pietro citando alcuni giornali siciliani - mentre emergeva sempre più nitido un quadro di allarmante contiguità tra apparati investigativi e personaggi legati alla criminalità, il pubblico ministero e i carabinieri ricevettero delle pressioni da parte di Franco Cassata, sostituto procuratore generale della Corte di assise e d'appello di Messina, da parte di Rocco Sisci, procuratore capo del tribunale di Barcellona, e dallo stesso Olindo Canali, affinché le indagini venissero stoppate". Nei giorni scorsi, poi, Canali è stato protagonista di un altro caso. Stavolta legato all'omicidio del giornalista Beppe Alfano, del quale era amico della vittima. E' stato lui a coordinare le indagini per l'omicidio e a rappresentare la pubblica accusa nel processo di primo grado che ha portato alla condanna di due persone, poi però ha manifestato le proprie perplessità sulla effettiva responsabilità dei due condannati con una lettera anonima che ha riconosciuto come propria. In una lettera - secondo le recenti notizie - il magistrato ha sostenuto che la verità sull'omicidio di Beppe Alfano non era quelle emersa dal processo e che alcune persone, un avvocato, Fabio Repici, e Piero Campagna, il fratello di Graziella, vittima di mafia, ne erano al corrente.

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DE MAGISTRIS/APICELLA AL CSM: SEQUESTRO WHY NOT FU ATTO LEGITTIMO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

De Magistris/Apicella al Csm: Sequestro Why not fu atto legittimo di Apcom Per il Riesame di Salerno "c'è stata attività investigativa" -->Roma, 26 mar. (Apcom) - L'ex procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella, rivendica la bontà del maxi-decreto di sequestro del fascicolo Why not emesso ai danni dei colleghi di Catanzaro dai pm campani e chiede al Csm di riesaminare la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni inflittagli dopo lo scontro tra le due Procure. Le 1.700 pagine di ordinanza, afferma in buona sostanza, fu un "legittimo atto investigativo": nelle sue motivazioni "sono chiaramente esplicitate le ragioni di quella disposizione". Secondo la difesa del magistrato, inoltre, il Tribunale del riesame di Salerno, che ha avuto piena e approfondita conoscenza dei fatti, ha accertato che il comportamento dell'ex procuratore è stato "difforme da quello ipotizzato in sede disciplinare": per questo, secondo il difensore di Apicella, il sostituto Pg della Corte d'Appello di Roma Stefano Racheli, si impone una rivisitazione della decisione di Palazzo dei Marescialli. "Dalla lettura del complesso provvedimento - scrivono i giudici del Riesame di Salerno - si può rilevare come l'inquirente non si sia limitato a recepire le denunce di De Magistris (che portarono, secondo quanto appurato dalla sezione disciplinare, alla redazione della maxiordinanza), ma al contrario abbia sottoposto le stesse a un'intensa attività di verifica". Inoltre, nelle carte che compongono l'ordinanza sono "chiaramente esplicitate le ragioni" del sequestro, che è un "legittimo atto investigativo" finalizzato a "riscontrare tutte le acquisizioni testimoniali dirette ovvero a colmare le ultime lacune probatorie" e non è basato su "sospetti e congetture". Il 'tribunale' del Csm valuterà la nuova istanza presentata da Apicella il 6 aprile prossimo.

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Biotestamento, il voto: GUARDA LA... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, il voto: GUARDA LA DIRETTA di Redazione Approvato a Palazzo Madama un emendamento dell'Udc. Il medico non sarà obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Il Pd: "Il testo diventa carta straccia". E l'Idv: "Pronti a chiedere il referendum". Iniziate le procedure per la votazione. Segui la diretta dal Senato Roma - Le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) diventano non vincolanti ed avranno validità di 3 anni e non più 5. Le modifiche al testo, che hanno provocato dure reazioni da parte del Pd, sono state introdotte con due emendamenti a firma del senatore dell’Udc-Svi Fosson e del Pdl Bianconi, approvati dall’aula. I democratici e i dipietristi insorgono: "E' carta straccia". E si preparano a ricorrere al referendum. Il Dat non è vincolante L’emendamento è stato approvato con 136 voti favorevoli, 116 contrari ed 1 astenuto. Il comma 1 dell’art. 4 ("Forma e durata della Dichiarazione anticipata di trattamento"), nella versione originale del ddl Calabrò, recita: "Le Dat non sono obbligatorie ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7, sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere dopo uan compiuta e puntuale informazione medico-clinica, e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che le sottoscrive". L’emendamento Fosson sopprime le parole "ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7" (l’articolo 7 riguarda il ruolo del medico, ndr). Con l’approvazione dell’emendamento Fosson, dunque, le dichiarazioni anticipate di trattamento del soggetto non hanno effetto vincolante. Prima della votazione, il senatore del Pd Ignazio Marino ha sottolineato come le dat "non vincolanti" siano a questo punto del tutto prive di senso. Il senatore Casson (Pd) ha inoltre ricordato come in commissione giustizia si fosse invece registrato un accordo unanime nel mantenere la versione originale del ddl e, dunque, il principio di vincolatività delle Dat. I limiti del fiduciario Il Senato ha approvato l’articolo 6 del ddl sul testamento biologico che riguarda la figura del fiduciario. Nella versione approvata, la figura del fiduciario viene inserita all’interno di limiti precis: dal testo di legge scompaiono, infatti, i riferimenti al ruolo del fiduciario nel promuovere e far rispettare le Dichiarazioni anticipate di trattamento da parte del soggetto. Con un emendamento, infatti, si elimina dal comma 2 il concetto che il fiduciario, agendo nell’esclusivo interesse del paziente, si impegna ad agire secondo le intenzioni esplicitate dal soggetto nelle Dat, "per farle conoscere e farne realizzare le volontà". Quest’ultima frase viene eliminata. Un altro emendamento sopprime invece il comma 3 dell’articolo 6 che recita: "Il fiduciario non può in alcun modo modificare la dichiarazione anticipata di trattamento e, in stretta collaborazione con il medico curante, si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni sottoscritte dalla persona nella dichiarazione anticipata di trattamento". Duro il commento del senatore Francesco Pardi dell’Idv: "Il ruolo del fiduciario è stato svilito e ridotto a poco. Assistiamo ad un annichilimento del senso stesso della legge". Cambia la durata di validità Le dichiarazioni anticipate di trattamento avranno, poi, validità per un periodo di tre anni e non più di cinque anni. è quanto prevede un emendamento al ddl sul testamento biologico a prima firma della senatrice Bianconi (Pdl), approvato oggi dell’Aula del Senato. Nella versione iniziale del ddl Calabrò, infatti, si prevedeva (art.4 comma 3) che la dat avrebbe avuto "validità per cinque anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia". L’emendamento approvato riduce invece tale periodo di validità da cinque a tre anni. Assistenza domiciliare agli stati vegetativi L’articolo 5 del ddl sul testamento biologico prevede, inoltre, che le Regioni dovranno assicurare assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo persistente. L’articolo, secondo una riformulazione proposta dal relatore del ddl Raffaele Calabrò, è stato approvato dall’Aula e recita: "Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, adotta le linee guida cui le regioni si conformano nell’assicurare l’assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente". Pd e Idv insorgono "C’è un limite oltre il quale la finzione non si può reggere, in questa Aula e anche davanti al Paese - ha commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro - mi chiedo di cosa stiamo discutendo in questa Aula". "Se qualcuno aveva ancora dei dubbi in merito - ha detto Finocchiaro intervenendo in Aula - ora se li tolga; questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell’Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "Testamento ideologico", "Testamento bio-illogico", "Referendum". Belisario ha poi spiegato che "l’aula di Palazzo Madama sta approvando una bruttissima legge che imbroglia gli italiani. L’Idv proporrà ai cittadini di impugnare subito la legge con un referendum abrogativo riportando i cittadini al centro delle scelte. Lo Stato viene dopo la volontà dei cittadini". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Piano Casa. Berlusconi rinuncia al decreto. Vuole l'intesa con i presidenti delle regioni (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Piano Casa. Berlusconi rinuncia al decreto. Vuole l'intesa con i presidenti delle regioni 26-03-2009 ROMA. Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. Merito e metodo saranno entrambi al centro della discussione, anche se sembra tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento 'cornice' che salvaguardi l'autonomia del territorio. "Vogliamo lavorare - ribadisce infatti più volte il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali". Che si dicono soddisfatte per il passo indietro. "Ora siamo sul binario giusto", commenta il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: "E' stato ritirato il 'decreto cementifica-zione' - commenta il segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento". La mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio scende in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: "L'urgenza del piano c'é e resta - afferma - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno". Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: "Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni", aggiunge il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: "Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono determinanti. E' molto più importante che si giunga ad una piattaforma comune". Obiettivo che ieri mattina era ancora davvero lontano. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: "Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni - riconosce Berlusconi - alla Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto". La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di aiutare l'economia del Paese: "Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane". Ma non solo. Il presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello delle cosiddette 'new town' e di cui il piano per l'edilizia popolare già messo a punto è il primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.

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Piano casa della discordia. Berlusconi, frenato da Napolitano, non getta la spugna (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Piano casa della discordia. Berlusconi, frenato da Napolitano, non getta la spugna di Ottorino Gurgo 26-03-2009 Non crediamo di esser lontani dal vero nel dire che, in queste ore, Silvio Berlusconi deve avere un diavolo per capello. Lentamente, ma inesorabilmente, il suo desiderio di dar vita ad un grande piano per la casa in grado di costituire un vero e proprio volano per la ripresa dell'economia, perde colpi un giorno dopo l'altro cosicché non è ancora ben chiaro quando potrà essere varato, in che termini e mediante quale strumento. E ieri il "no" dei presidenti delle regioni, in un approfondito faccia a faccia svoltosi a Palazzo Chigi, all'ipotesi di far ricorso a un decreto legge, ha costituito l'ennesimo e forse più pesante altolà ai progetti del Cavaliere. Il presidente del Consiglio non aveva fatto mistero di voler far ricorso, per varare con estrema sollecitudine il provvedimento, allo strumento del decreto legge, che gli avrebbe consentito di accelerare i tempi e di affrancarsi dagli impacci di un dibattito parlamentare inevitabilmente destinato a protrarsi nel tempo. E riteneva che, almeno questa volta, grazie al risultato che, in tempi di crisi, si proponeva di raggiungere, sarebbe riuscito a vincere le resistenze dell'opposizione (tra l'altro il "piano" berlusconiano aveva ottenuto subito il sostanziale consenso dell'Udc di Pierferdinando Casini). Non è stato così. Il Partito democratico, dopo un iniziale momento d'incertezza, ha contestato dalle fondamenta l'ipotesi berlusconiana sostenendone addirittura l'incostituzionalità ed ha rizzato il pelo minaccioso di fronte alla possibilità che il premier decidesse di ricorrere al decreto legge. Il secondo e più preoccupante stop è venuto dal capo dello Stato. Giorgio Napolitano, ovviamente, non è entrato nel merito del provvedimento, ma ha fatto intendere con molta chiarezza di non ritenere adeguato lo strumento del decreto, raccomandando, comunque, al presidente del Consiglio, di ascoltare attentamente il parere delle Regioni alle quali dovrebbe spettare il compito di dar concreta attuazione al progetto governativo. E dalle Regioni, come abbiam detto, è venuto ieri un risoluto no all'ipotesi del decreto, accompagnato da una nutrita serie di riserve e di obiezioni. Senza contare che, all'interno dello stesso Pdl esiste qualche non irrilevante perplessità connessa, soprattutto, alla preoccupazione per i danni che lo scatenarsi di un eventuale "mattone selvaggio" potrebbe produrre all'ambiente. Certamente deluso dall'andamento delle cose e seccato per i "lacci e lacciuoli" che continuano ad ostacolare la realizzazione dei suoi progetti, il Cavaliere non è, peraltro, intenzionato a gettare la spugna. Ha fatto buon viso a cattivo gioco, riconoscendo (ma senza troppa convinzione, ne siamo certi) che probabilmente il decreto non era lo strumento più idoneo al raggiungimento dell'obiettivo ("anche se - ha tenuto a sottolineare - i presupposti d'urgenza sul piano casa restano") ma ha annunciato che utilizzerà le ore che mancano alla riunione del Consiglio dei ministri, in programma per domani, per approfondire i contenuti e trovare un'armonia con le regioni anche per evitare che la contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che "se solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di 50-60 miliardi" e che, per quanto ridotto rispetto alle sue iniziali previsioni, il provvedimento potrebbe riguardare, comunque, il cinquanta per cento delle famiglie italiane. Staremo, dunque, a vedere in che misura il "piano" ipotizzato dal presidente del Consiglio potrà essere realizzato. E, tuttavia, crediamo di poter dire sin d'ora che le controverse vicende che hanno fatto da contrappunto a questa vicenda costituiranno nelle intenzioni del Cavaliere, un ulteriore, forte incentivo ad accelerare i tempi di una riforma istituzionale che accentuando i poteri dell'esecutivo, consenta di realizzare una governabilità meno frenata e più rapida ed incisiva.

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TESTAMENTO BIOLOGICO: BIANCO (PD), CAMERA NON PRESERVI (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

(ASCA) - Roma, 26 mar - ''Il testo che varato oggi dal senato purtroppo non ha nulla a che vedere con il testamento biologico. La maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia al testo della Commissione''. Lo afferma il presidente dei Liberal Pd, Enzo Bianco. ''Non c'e' alcuna considerazione - ha proseguito Enzo Bianco - del principio costituzionale dell'autodeterminazione, della facolta' che la Costituzione garantisce ad ogni cittadino di scegliere a quale trattamento sanitario vuole essere sottoposto''. ''Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore -ha concluso Bianco - non restano che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo caso i Liberal Pd saranno in prima linea per difendere la laicita' dello Stato''.

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C'era una volta il biotestamento (sezione: Giustizia)

( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

C'era una volta il biotestamento Marzia Bonacci, 26 marzo 2009, 19:06 Via libera al ddl Calabrò dal Senato con 150 si, 123 no e 3 astenuti. Passa l'emendamento Udc che non obbliga il medico al rispetto della volontà del paziente, mentre la Dat è riportata alla durata di tre anni e il fiduciario ridotto a poliziotto. Alla Camera arriva un testo peggiore di quello formulato in origine dal centrodestra. L'opposizione sul piede di guerra: Idv per il referendum e il Pd per la Consulta E' proceduto tutto secondo il copione politico originale. Non ci sono sorprese per il Pdl, la Lega, l'Udc e il Vaticano. L'ultimo ciak della prima versione del film sul testamento biologico, con il voto definitivo del Senato che apre il passaggio del testo alla Camera, non regale purtroppo sorprese. Incassa infatti 150 sì, 123 no e 3 astenuti. A favore hanno votato Pdl, Lega e Udc, contrari Pd e Idv. In dissenso dal loro gruppo, per ragioni diverse, hanno votato i senatori del Pdl Ferruccio Saro, Lucio Malan, Laura Bianconi, Marcello Pera e Antonio Paravia. Mentre tra le file dell'opposizione le voci contrarie sono state quelle dei senatori del Pd Claudio Gustavino ed Emanuela Baio Dossi. Ogni scena, pensata e scritta nel dettaglio, è stata dunque girata come la regia l'aveva appunto pensata e scritta. Niente cambia, o meglio se cambia è per radicalizzarsi. Già proibitivo e illiberale, il documento Calabrò passa tra i banchi dei senatori e si potenzia nei suoi tratti negativi, senza che sia stato possibile per l'opposizione cambiare il filmato, invertire o mutare qualche sequenza, per rendere il lavoro complessivo meno proibitivo e meno illiberale. Dall'Aula esce un testo ancora peggiore di quello che vi era entrato. Passa il divieto di scelta sull'idratazione e alimentazione artificiali che non potranno essere oggetto di Dat perché considerati "sostegni vitali" e non trattamenti sanitari, per cui imposti erga omnes. Sparisce ogni riferimento diretto e inequivocabile all'accanimento terapeutico per introdurre locuzioni generiche e approssimative. Si circoscrive il provvedimento al solo stato vegetativo ignorando tutta la vasta platea di sofferenti per patologie diverse. E, dulcis in fundo, questa mattina l'Udc, per mano del senatore Antonio Fosson, avanza un emendamento che cancella la vincolatività della Dat e la modifica passa. L'articolo 4, come accaduto ieri per il 3 su sondino e flebo, relativo a forma e durata della Dat, è così oggetto di un cambiamento che lo rende ancora più nefasto di quanto lo era prima, quando è arrivato all'Aula dalla Commissione Sanità del Senato. Poi, sempre a coronare il quadro, la senatrice sentinella ultra-cattolica del Pdl, Laura Bianconi, avanza un emendamento sempre all'articolo 4, anche questo approvato, che riporta a tre anni la validità delle Dat (come era previsto nel ddl originario poi modificato con il passaggio a cinque anni nella Commissione Sanità su richiesta di un emendamento a firma Francesco Rutelli). Anche sull'articolo 6 relativo al ruolo del fiduciario, grazie all'azione congiunta della Bianconi e del leghista Fabio Rizzi, viene cancellata la parte che stabiliva che il fiduciario avrebbe operato per far realizzare le volontà del soggetto che ha redatto la dat e viene cancellato il comma 3 che specificava che "il fiduciario non può in alcun modo modificare la dat e si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni sottoscritte". Mentre resta il comma 5 in cui è previsto che il fiduciario si impegna a verificare attentamente che non si determinino a carico del paziente situazioni che integrino fattispecie di omicidio, omicidio del consenziente e istigazione al suicidio. Un testo ancor peggiore della sua versione originale che incassa il voto favorevole dell'Aula, mentre fuori protestano Sinistra e radicali. Il Pd ricompattato al suo interno si oppone, eccetto il senatore Gustavino ("Il valore di questa legge è dove altri vedono una sua debolezza, cioè non indulge all'eutanasia") e la collega Baio Dossi ("Una legge che coniuga difesa della vita ma che al contempo garantisce la scelta del cittadino sul suo fine vita"). Ma la capogruppo democratica Anna Finocchiaro non lascia margine di fraintendimento sulla valutazione, quando annuncia il no del suo gruppo: un ddl "fondato sul tradimento" perchè "gli italiani sono portati a credere che chi esprimerà una propria volontà, questa volontà sarà rispettata. Ma non è così". Parla di "inviolabilità del corpo", che consiste nel "non vedere praticati su di esso trattamenti sanitari che non si vuole" con lo Stato che "deve garantire questo diritto". Ciò che non è stato fatto dalla maggioranza, obbligo disatteso. Così che oggi si è costretti, con l'approvazione del ddl, "a vedere morire la libertà e la dignità dell'uomo - così come garantita dall'art. 32, secondo comma, seconda parte della Costituzione repubblicana, così come scritta da Aldo Moro". La Finocchiaro ricorda poi quanto compiuto dal suo partito, "dove dal confronto serrato, e anche difficile, ho imparato a dubitare". Ovvero "un privilegio" che certo è mancato nella maggioranza, che accusa di aver tradito la Costituzione, "proprio voi che vi chiamate Popolo delle libertà, la vostra, suppongo". Un lavoro, quello democratico, che non ha mai avuto come intento l'eutanasia: "Rispetto a cui il Pd è sempre stato contrario", ribadisce. Compatto procede come un tank il centrodestra, Lega e Pdl sostengono il ddl Calabrò, con il sostegno dell'Udc ("Diciamo si alla vita, senza se e senza ma", dichiara il presidente Gianpiero D'Alia). Sporadiche le eccezioni tra le fila azzurre. Tra queste, quella del senatore Paravia che, con Saro e Malan, critica il testo perché "non è un testamento biologico" in quanto "non rispetta le volontà personali". In dissenso anche Pera e Bianconi, con questa ultima che non appoggia il documento temendo che "apra la strada a dilatazioni della volontà" sconfinando quindi in un possibile e futuro riconoscimento dell'eutanasia. Ma per la maggioranza non si poteva fare di meglio, come ricorda il capogruppo: "Sappiamo di aver fatto un buon lavoro", afferma Gaetano Quagliariello, perché "non e' stata scritta una legge sotto la dettatura del Vaticano, la legge nasce dal libero convincimento di liberi legislatori". Fatti fuori Costituzione e sentenze della magistratura, pareri contrari di esperti e voci critiche dei cittadini, appelli ad invertire la rotta di associazioni e sindacati, entrate in campo per evitare cadute non degne di un paese civile di esponenti della cultura e dello spettacolo, dissidenze anche tra i propri. Tutti attori ridotti a ruoli secondari, a comparse sulla scena del film girato da maggioranza e governo, con l'illusione di strappare qualche parte e poi costretti a sedere a bordo del set per vedere il solo regista e qualche figurante (gradito al primo) recitare in prima linea. Così arriva al vaglio della Camera un testamento biologico che non è più tale, svuotato di senso, completamento spostato verso la cultura più costrittiva che si possa immaginare, scritto di pugno dalla Chiesa, quella versione ortodossa e integralista di cui l'attuale pontefice è espressione rappresentativa, figlio del bavaglio e del disprezzo imposti all'opposizione, che pure dovrebbe essere per un governo un interlocutore da ascoltare di fronte a tematiche così delicate, prodotto di una cultura che celebra la vita all'inizio e alla fine, ma non nel suo svolgimento. Uno schiaffo, infine, alla vicenda Englaro, riprova che quando la politica è cieca e sorda, nemmeno il dolore e la sofferenza di una persona, simbolo di una collettività umana, possono scalfire il manovratore che cancella la libertà individuale e l'autodeterminazione sul proprio corpo, sotto i colpi dello Stato etico e teocratico che avanza erodendo. Unica speranza è qualche miglioramento alla Camera, ma anche nell'ipotesi più fortunata l'impianto del ddl non potrà cambiare. Così si apre la discussione sul che fare. Il ricorso alla Corte costituzionale (come vorrebbe il Pd) e il referendum (a cui già lavora, annunciando la raccolta delle firme, l'Idv) sono le strade che possono essere battute. Il contrasto con l'articolo 32 della Costituzione secondo la democratica Finocchiaro, "solare", tanto che "non c'è margine di dubbio sull'eventualità che questo testo arrivi davanti al giudice e alla Corte costituzionale". Mentre per il dipietrista Giuseppe Astorre di fronte ad una legge "sacrificata all'altare di qualche interesse politico" perché si aveva la necessità "di qualche pennacchio da portare a qualche congresso tra qualche giorno", non resta che consultare la società: "L'Idv chiederà ai cittadini di firmare per il referendum contro una legge inutile e incostituzionale", dice il capogruppo al Senato.

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La Cgil lancia l'obiezione di coscienza (sezione: Giustizia)

( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La Cgil lancia l'obiezione di coscienza Ma.Bo., 26 marzo 2009, 17:02 Biotestamento La Fp Medici stigmatizza il ddl Calabrò approvato dal Senato perchè contrario alla Costituzione e al codice deontologico dei medici, oltre che antiscientifico. Per questo avanza la richiesta che venga almeno riconosciuta la possibilità di obiettare e si impegna a sostenere il ricorso alla Corte Costituzionale o al referendum. Ne abbiamo parlato con il segretario Massimo Cozza Il sindacato di categoria fa sapere che non ci sta, che il biotestamento nella versione licenziata e approvata dal Senato deve essere rivisto alla Camera. Per il momento resta un ddl anticostituzionale, antiscientifico e in contrasto con il codice deontologico. Ci ha spiegato perchè Massimo Cozza, segretario della Fp Medici della Cgil. Se la legge dovesse essere varata così come è definita nell'attuale disegno di legge, Cozza annuncia che sarà mobilitazione con il ricorso alla Corte costituzionale o al referendum. La richiesta ai deputati è che sia almeno riconosciuta per i camici bianchi l'obiezione di coscienza. Come giudichi il ddl sul biotestamento approvato dal Senato? Non posso che avanzare una valutazione totalmente negativa perché si sono invertiti i termini della questione. Si era infatti partiti dalla necessità di varare una legge per garantire l'autodeterminazione sanitaria preventiva, cioè che le volontà di ciascuno circa i trattamenti sanitari a cui essere sottoposto o meno fossero rispettate anche negli stati di non coscienza, per arrivare invece ad un risultato di senso opposto, cioè una norma che impedisce ai cittadini di godere di tale possibilità. Si disconosce dunque il diritto alla libertà di cura e alla autodeterminazione sul proprio corpo. Un contrasto con l'articolo 32 della Costituzione? Si assolutamente, il principio costituzionale della volontarietà dei trattamenti sanitari è messo in discussione in maniera evidente, perciò si può parlare di una futura legge anticostituzionale a tutti gli effetti. Non si capisce perché può valere l'autodeterminazione sanitaria quando sono cosciente, ma non quando cesso di esserlo ma mi esprimo e prendo decisioni, certificate e in piena coscienza, sul mio futuro sanitario. Solo una futura legge anticostituzionale? No, anche una futura legge antiscientifica. Con un tratto di penna la maggioranza ha cancellato ciò che in tutto il mondo e in tutta la comunità scientifica è considerato un atto terapeutico per trasformarlo in sostegno vitale. Mi riferisco a flebo e sondino. Che non si tratti di sostegni vitali ma di cure vere e proprie è dimostrato dalla realtà dei fatti: alimentazione e idratazione artificiali non consistono nel fornire pane e acqua al malato non più in grado di farlo spontaneamente, ma sono operazioni che coinvolgono medici e infermieri che devono valutare le sostanze da somministrare, monitorare il paziente, stabilire gli effetti collaterali, spesso con modalità invasive. Questo fa capire quanto siano un atto terapeutico vero e proprio, che non può essere compiuto da qualsiasi persona, ma soltanto da specialisti sanitari. Anticostituzionale e antiscientifica. E che altro? Anche in contrasto con il codice deontologico dei medici. L'articolo 53 di questo stesso afferma che nessun medico può nutrire il paziente contro la sua volontà. Inoltre riconosce la possibilità da parte dell'assistito di esprimersi, attraverso un atto consapevole e certificato, sulla propria condizione sanitaria futura, rendendo noto a cosa voglia o non voglia essere sottoposto dal punto di vista sanitario. E il medico è tenuto a rispettare queste volontà anticipate. Si apriranno dunque dei conflitti anche su questo fronte. Cosa chiede la Fp Medici? La richiesta è che in occasione del passaggio del ddl Calabrò alla Camera venga prevista e inserita nella futura legge l'obiezione di coscienza, cioè che sia reso possibile al medico, ufficialmente, di obiettare ad essa stessa, come accade per l'Ivg. La Camera deve dunque impegnarsi a garantire che al medico venga consentito di agire in scienza e coscienza. Come nel caso dell'emendamento Bricolo, cioè dell'abolizione del divieto ai sanitari di denunciare gli immigrati clandestini. Sono battaglie importanti a cui la Cgil non rinuncia e in cui si impegnerà. Come? Sul testamento biologico ricorreremo alla Corte costituzionale perché si esprima e sosterremo anche un possibile referendum abrogativo. Come ha reagito la categoria a questo ddl che presto potrebbe essere norma dello Stato? Gli operatori sanitaria protestano. Per adesso in modo limitato, sono soprattutto coloro che sono a contatto diretto con pazienti terminali, che lavorano nelle terapie intensive o negli hospice, ad alzare la testa e dire no. Diversamente sulla norma leghista, i camici bianchi sono insorti in modo omogeneo e diffuso. Il tema del biotestamento è più complesso e ancora non è emersa nella sua potenzialità negativa la portata del ddl approvato dal Senato, ma credo crescerà e si diffonderà. E' stato inferto un vulnus all'etica professionale e al codice, oltre che alla Costituzione. In questo senso aiuterebbe una controinformazione, capace di alimentare una coscienza diffusa tra gli operatori del settore e la società.

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Segni e Guzzetta ci prendono in giro? (sezione: Giustizia)

( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Segni e Guzzetta ci prendono in giro? Felice Besostri, 25 marzo 2009, 18:27 La lettera Per sollecitare lo sdegno pubblico se la sono presa con i Parlamentari "nominati" e non "eletti". Questa è l'ipocrisia perché i referendum non mettono in discussione le liste bloccate, anzi le rafforzano I mentitori dei referendum elettorali, Mariotto Segni ed il prof. Guzzetta in testa, si stanno agitando per ottenere che i referendum elettorali si svolgano nello stesso giorno delle Europee e del primo turno delle amministrative. La Corte Costituzionale con le ordinanza di ammissibilità dei referendum ha già avanzato dubbi di costituzionalità sulla legge risultante dal referendum, dicendo che non poteva esaminarli in quella sede perché la sua competenza è limitata alle leggi. Si augurava che la questione le fosse sottoposta in sede di controllo incidentale. La Magistratura, che apparentemente si trova in contrasto con la politica, invece ha blindato le leggi elettorali. Per il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione non c'è nessun giudice che si possa occupare della costituzionalità delle leggi elettorali: soli organi competenti sono le Giunte delle Elezioni delle Camere elette con la legge incostituzionale! Sarebbe come se negli Stati Uniti fosse chiesto ai tacchini di organizzare il menù per il Giorno del Ringraziamento. Per sollecitare lo sdegno pubblico se la sono presa con i Parlamentari "nominati" e non "eletti". Questa è l'ipocrisia perché i referendum non mettono in discussione le liste bloccate, anzi le rafforzano. Con il divieto delle coalizioni ci saranno ancora meno persone a nominare i parlamentari. Non c'è proprio limite all'indecenza.

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Biotestamento, il Senato approva il... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, il Senato approva il ddl Gasparri attacca: "Dedicato a Eluana" di Redazione Palazzo Madama approva il testo, 150 sì e 123 no: proteste e bagarre in aula. La legge ora torna alla Camera. Via libera a un emendamento dell'Udc: il medico non sarà obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Il Pd: "Il testo diventa carta straccia, speriamo in modifiche a Montecitorio". E l'Idv: "Pronti a chiedere il referendum". Il presidente dei senatori Pdl polemico: "Dedicato a chi non c'è più" Roma - Il Senato approva con 150 voti a favore 123 contrari e 3 astenuti il ddl sul testamento biologico. Ora passa alla Camera. Le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) diventano non vincolanti ed avranno validità di 3 anni e non più 5. Le modifiche al testo, che hanno provocato dure reazioni da parte del Pd, sono state introdotte con due emendamenti a firma del senatore dell’Udc-Svi Fosson e del Pdl Bianconi, approvati dall’aula. I democratici e i dipietristi insorgono: "E' carta straccia". E si preparano a ricorrere al referendum. Gasparri: "Dedicato a Eluana" "Il Senato ha scelto per la vita, contro il partito della morte e dell’eutanasia. Avremmo voluto fare prima una legge che impedisse eventi drammatici. Dedichiamo il voto di oggi a chi non c’è più. A chi ogni giorno assiste chi soffre, alle suore di Lecco in particolare. Siamo certi che il dibattito proseguirà con serietà e maturità. Noi abbiamo seguito la nostra coscienza. Coesi e sereni. Questa legge è un elemento identitario del Pdl che nasce. è stato un buon giorno per il Senato e per la Repubblica". Così il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, commenta il via libera del Senato al ddl sul testamento biologico. I dissidenti I casi di coscienza, in qualche caso divenuti casi politici come per la senatrice Dorina Bianchi nel Pd, si sono contati alla fine sulle dita delle mani. Nel Pdl non ha partecipato al voto Laura Bianconi, ma hanno votato contro Marcello Pera, Antonio Paravia e Ferruccio Saro. Lucio Malan ha dato il voto di astensione. Nel Pd, invece, sono stati confermati i voti di dissenso dal gruppo, e dunque favorevoli al ddl, di Emanuela Baio e Cluadio Gustavino. Non ha partecipato al voto il senatore Luigi Lusi. Il Dat non è vincolante L’emendamento è stato approvato con 136 voti favorevoli, 116 contrari ed 1 astenuto. Il comma 1 dell’art. 4 ("Forma e durata della Dichiarazione anticipata di trattamento"), nella versione originale del ddl Calabrò, recita: "Le Dat non sono obbligatorie ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7, sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere dopo uan compiuta e puntuale informazione medico-clinica, e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che le sottoscrive". L’emendamento Fosson sopprime le parole "ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dell’articolo 7" (l’articolo 7 riguarda il ruolo del medico, ndr). Con l’approvazione dell’emendamento Fosson, dunque, le dichiarazioni anticipate di trattamento del soggetto non hanno effetto vincolante. Prima della votazione, il senatore del Pd Ignazio Marino ha sottolineato come le dat "non vincolanti" siano a questo punto del tutto prive di senso. Il senatore Casson (Pd) ha inoltre ricordato come in commissione giustizia si fosse invece registrato un accordo unanime nel mantenere la versione originale del ddl e, dunque, il principio di vincolatività delle Dat. I limiti del fiduciario Il Senato ha approvato l’articolo 6 del ddl sul testamento biologico che riguarda la figura del fiduciario. Nella versione approvata, la figura del fiduciario viene inserita all’interno di limiti precis: dal testo di legge scompaiono, infatti, i riferimenti al ruolo del fiduciario nel promuovere e far rispettare le Dichiarazioni anticipate di trattamento da parte del soggetto. Con un emendamento, infatti, si elimina dal comma 2 il concetto che il fiduciario, agendo nell’esclusivo interesse del paziente, si impegna ad agire secondo le intenzioni esplicitate dal soggetto nelle Dat, "per farle conoscere e farne realizzare le volontà". Quest’ultima frase viene eliminata. Un altro emendamento sopprime invece il comma 3 dell’articolo 6 che recita: "Il fiduciario non può in alcun modo modificare la dichiarazione anticipata di trattamento e, in stretta collaborazione con il medico curante, si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni sottoscritte dalla persona nella dichiarazione anticipata di trattamento". Duro il commento del senatore Francesco Pardi dell’Idv: "Il ruolo del fiduciario è stato svilito e ridotto a poco. Assistiamo ad un annichilimento del senso stesso della legge". Cambia la durata di validità Le dichiarazioni anticipate di trattamento avranno, poi, validità per un periodo di tre anni e non più di cinque anni. è quanto prevede un emendamento al ddl sul testamento biologico a prima firma della senatrice Bianconi (Pdl), approvato oggi dell’Aula del Senato. Nella versione iniziale del ddl Calabrò, infatti, si prevedeva (art.4 comma 3) che la dat avrebbe avuto "validità per cinque anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia". L’emendamento approvato riduce invece tale periodo di validità da cinque a tre anni. Assistenza domiciliare agli stati vegetativi L’articolo 5 del ddl sul testamento biologico prevede, inoltre, che le Regioni dovranno assicurare assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo persistente. L’articolo, secondo una riformulazione proposta dal relatore del ddl Raffaele Calabrò, è stato approvato dall’Aula e recita: "Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, adotta le linee guida cui le regioni si conformano nell’assicurare l’assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente". Pd e Idv insorgono "C’è un limite oltre il quale la finzione non si può reggere, in questa Aula e anche davanti al Paese - ha commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro - mi chiedo di cosa stiamo discutendo in questa Aula". "Se qualcuno aveva ancora dei dubbi in merito - ha detto Finocchiaro intervenendo in Aula - ora se li tolga; questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea anche i senatori dell’Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme esibiscono cartelli con le scritte "Testamento ideologico", "Testamento bio-illogico", "Referendum". Belisario ha poi spiegato che "l’aula di Palazzo Madama sta approvando una bruttissima legge che imbroglia gli italiani. L’Idv proporrà ai cittadini di impugnare subito la legge con un referendum abrogativo riportando i cittadini al centro delle scelte. Lo Stato viene dopo la volontà dei cittadini". Modifiche alla Camera "La legge approvata al Senato purtroppo non ha nulla a che vedere con il testamento biologico" dice in una nota il presidente dei Liberal Pd, Enzo Bianco. "La maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia al testo della commissione. Non c’è alcuna considerazione del principio costituzionale dell’autodeterminazione, della facoltà che la Costituzione garantisce a ogni cittadino di scegliere a quale trattamento sanitario vuole essere sottoposto. Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore - ha concluso Bianco - non resta che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Senato, primo via libera al testamento biologico pag.2 (sezione: Giustizia)

( da "Affari Italiani (Online)" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Ok del Senato al testamento biologico Giovedí 26.03.2009 18:00 La maggioranza degli utenti italiani di internet si schiera contro il ddl sul testamento biologico e, in particolare, critica l'emendamento approvato che limita la 'Dichiarazione anticipata di trattamento' (DAT), che non sarebbe più vincolante. Da Facebook ai blog, passando per i tantissimi commenti rilasciati a caldo sui siti dei quotidiani, sono tante le persone che hanno espresso il loro dissenso sul provvedimento relativo al 'fine vita'. Ad esempio, per Emanuela, Marco e Bruna, iscritti al gruppo del social network denominato 'Il testamento biologico: si', grazie!', "l'unica strada rimane quella del referendum". Altri sperano "che la Corte Costituzionale respinga questo testo". Altri ancora chiedono "una legge che non venga approvata dalla Cei". E qualcuno invita tutti "a scappare all'estero per vivere in un Paese piu' libero e democratico". Per Sergio, poi, "la legge era gia' pessima nella prima formulazione perche' impediva di scegliere liberamente sull'interruzione di idratazione e alimentazione artificiale in caso di malattia invalidante, ma con questo emendamento si annulla totalmente la volonta' dell'individuo". Sul web ovviamente non mancano anche le voci a favore del ddl. Per Giovanni, ad esempio, "non esiste, non puo' esistere e non deve esistere un diritto a morire. Non si deve piu' ripetere un barbaro omicidio come quello di cui e' stata vittima Eluana Englaro". Anche per altri, infine, si tratta di una buona legge, "di un decreto che non obbliga alla morte". (Segue/ Ecco che cosa prevede il ddl sul testamento biologico) < < pagina precedente pagina successiva >>

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CATANZARO: APICELLA A CSM SU CASO DE MAGISTRIS, LEGITTIMO SEQUESTRO ATTI TRA 'WHY NOT' (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 26 mar. (Adnkronos) - Il decreto con cui la Procura di Salerno dispose il sequestro degli atti dell'inchiesta 'Why not' che fece nascere lo scontro tra i magistrati campani e la Procura di Catanzaro sul caso De Magistris, e' stato un "legittimo atto investigativo". Lo ha sostenuto l'ex procuratore di Salerno Luigi Apicella citando le motivazioni del Tribunale del Riesame che aveva confermato il provvedimento di sequestro e chiedendo alla sezione disciplinare del Csm di revocare o modificare la misura cautelare della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio decisa nei suoi confronti a gennaio scorso.

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BIOTESTAMENTO/ BIANCO: SE CAMERA NON CAMBIA DDL, RESTA REFERENDUM (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Biotestamento/ Bianco: Se Camera non cambia ddl, resta referendum di Apcom "Non considerato principio costituzionale autodeterminazione" -->Roma, 26 mar. (Apcom) - La legge sul testamento biologico approvata oggi al Senato "purtroppo non ha nulla a che vedere con il testamento biologico", dice in una nota il presidente dei Liberal Pd, Enzo Bianco. "La maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia al testo della Commissione". "Non c'è alcuna considerazione - ha proseguito Enzo Bianco - del principio costituzionale dell'autodeterminazione, della facoltà che la Costituzione garantisce ad ogni cittadino di scegliere a quale trattamento sanitario vuole essere sottoposto". "Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore - ha concluso Bianco - non resta che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo caso i Liberal Pd saranno in prima linea per difendere la laicità dello Stato".

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Primo sì al bio-testamento , è scontro (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 26-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Quagliarello: «Guidati dalla difesa della vita». finocchiaro: «muore la libertà» Biotestamento, via libera al Senato Sì all'emendamento Udc: il medico potrà non attenersi alla dichiarazione anticipata di trattamento del paziente Anna Finocchiaro (Eidon) ROMA - Via libera del Senato al disegno di legge sul testamento biologico. Il ddl Calabrò è stato approvato con 150 voti a favore, 123 contrari e 3 astenuti. Il testo ora passa alla Camera. Una seduta, quella di Palazzo Madama, caratterizzata da un duro scontro tra maggioranza e opposizione (e non sono mancati, all'interno dei vari schieramenti, senatori che hanno votato in difformità con il proprio gruppo). DAT NON VINCOLANTE - Passa anche il discusso articolo che riguarda la forma e la durata della «dichiarazione anticipata di trattamento». Con il sì all'articolo 4 è stato cancellato, di fatto, il carattere vincolante per i medici delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) firmate dai malati. È stato accolto un emendamento dell'Udc, a prima firma del senatore Fosson, che modifica il primo comma dell'articolo e questa scelta ha scatenato una bagarre in aula. Mentre a Piazza Navona andava in scena il sit-in dei radicali contro il ddl, l'opposizione ha accusato la maggioranza di aver «svuotato la legge» che ruota proprio sul concetto del testamento da parte del malato che vuole evitare l'accanimento terapeutico. Dibattito acceso anche sul comma 6 dell'articolo 4 che, secondo il Pd e i radicali, obbligherà i testimoni di Geova a ricevere trasfusioni di sangue contro la loro volontà. SCHIFANI - «Quello appena concluso con il voto dell'aula - dichiara il presidente del Senato, Renato Schifani, prima di dare il via alla votazione - è stato un confronto libero e franco, guidato solo dalla coscienza di ognuno. A conclusione di questo dibattito - aggiunge Schifani - consentitemi di manifestare, come presidente del Senato, il mio riconoscimento a tutti voi per il lavoro svolto. Non posso non sottolineare come tutti noi abbiamo in questi mesi adempiuto a un obbligo: quello di contribuire a dotare il Paese di una disciplina in una materia che la richiedeva con forza da tempo, e che ci vedeva tra i pochi che ancora ne erano privi». PDL - Esulta la maggioranza. Quella approvata in Senato, dichiara il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, «è una legge elaborata guidati dal senso assoluto della difesa del diritto alla vita. La maggior parte di noi - dice l'esponente del Pdl - concorda che su questo tema non si sarebbe dovuto legiferare, ma a sfidare il Parlamento è stata la magistratura, con interventi che abbiamo giudicato fuori dall'ordinamento. E assieme alla magistratura, a sfidare il Parlamento, è stata una lobby che vuole spostare più in là la frontiera dei diritti, introducendo l'eutanasia senza neanche prendersi il disturbo di chiamare le cose con il loro nome». Senza nominarla espressamente, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri dedica a Eluana Englaro l'approvazione del ddl. «Il Senato - afferma in una nota - ha scelto per la vita, contro il partito della morte e dell'eutanasia. Avremmo voluto fare prima una legge che impedisse eventi drammatici. Dedichiamo il voto di oggi a chi non c'è più. A chi ogni giorno assiste chi soffre, alle suore di Lecco in particolare. Siamo certi che il dibattito proseguirà con serietà e maturità. Noi abbiamo seguito la nostra coscienza. Coesi e sereni. Questa legge è un elemento identitario del Pdl che nasce. È stato un buon giorno per il Senato e per la Repubblica». IL PD - Insorge invece l'opposizione di centrosinistra - nonostante il dissenso di alcuni senatori cattolici -, secondo la quale questo ddl è anticostituzionale. Il Partito democratico promette una nuova battaglia parlamentare alla Camera. Duro il commento di Anna Finocchiaro: «Da parte vostra - attacca il presidente dei senatori del Pd, rivolgendosi alla maggioranza - ho visto solo paura e sordità. E io sono forte di tutto questo nell'annunciare il voto negativo del partito democratico a questa legge, mentre, nello scrosciare dei vostri applausi, morirà la libertà sancita dall'articolo 32 della Costituzione, quello voluto da Aldo Moro». «Il testo varato dal Senato - afferma il presidente dei Liberal Pd, Enzo Bianco - purtroppo non ha nulla a che vedere con il testamento biologico. La maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia. Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore, non resta che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo». I DISSIDENTI - Un tema, quello del biotestamento, che ha provocato aspre discussioni anche all'interno dei singoli gruppi. I casi di coscienza, in qualche caso divenuti casi politici come per la senatrice Dorina Bianchi del Pd, si sono però contati alla fine sulle dita delle mani. Nel PdL non ha partecipato al voto Laura Bianconi, ma hanno votato contro Marcello Pera, Antonio Paravia e Ferruccio Saro. Lucio Malan si è astenuto. Nel Pd, invece, sono stati confermati i voti di dissenso dal gruppo, e dunque favorevoli al ddl, di Emanuela Baio e Cluadio Gustavino. Non ha partecipato al voto il senatore Luigi Lusi. stampa |

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