CENACOLO DEI COGITANTI |
Piano casa: piace alla
Regione l'idea dei "pilotis"
( da "Stampa, La" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale contro il
«piano casa» del governo. L'ente torinese sostiene che il decreto è
incostituzionale, poichè si scontra con una competenza esclusiva delle Regioni.
C'è, per altro, un aspetto che tocca da vicino l'Astigiano. La presidente Mercedes
Bresso ha infatti giudicato meritevole di essere considerata con uno studio la
proposta di legge del vicepresidente del
Case Atc, dalla vendita
100 milioni ( da "Stampa,
La" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo Stato non potrà vendere il
patrimonio immobiliare delle Regioni, c'è già una sentenza della Corte
Costituzionale che lo chiarisce. Non è possibile prevedere ora come verrà
licenziato il testo definitivo del piano casa, ma credo che il governo non
cercherà di arrivare alla vendita forzata di questi alloggi, ci sono troppi
rischi». Quali?
Ma Berlusconi minimizza
sul rinvio:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aveva riconosciuto Berlusconi -
alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe
completamente l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge.
Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi -
racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la
Lombardia,
No delle Regioni al piano
casa Salta il decreto Palazzo Chigi apre un tavolo con gli Enti locali Martedì
la verifica. Il premier: nessuna frenata
( da "Giornale di Brescia"
del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riconosce Berlusconi - alla Corte
costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal Governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del
Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,
io cementificatore? una
bufala - claudio malfitano ( da "Mattino
di Padova, Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: un meccanismo che esiste perché i
vincoli urbanistici non possono essere permanenti: è una sentenza della Corte
costituzionale. Altrimenti dovremmo espropriare, ma non abbiamo certo i soldi
per acquisire tutte le aree che vorremmo a verde. Un'ultima questione: le torri
Gregotti. Toccherà al consiglio comunale decidere sul piano? Così vuole la
sentenza del consiglio di Stato.
zilio: il tar protegge gli
ambulanti abusivi? stendiamo le lenzuola con la merce in strada
( da "Mattino di Padova, Il"
del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in pratica ha rinviato ogni
decisione alla Corte Costituzionale -quanto per l'effetto-annuncio che può
creare. A questo punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e
contrastare l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in
piazza, stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli
scaffali».
Terza Categoria, coppa
Provincia In finale San Gaetano e Resana
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Terza Categoria, coppa Provincia In
finale San Gaetano e Resana CSM Resana e S. Gaetano sono le finaliste
dell'edizione 2008-2009 della coppa provincia di Treviso, trofeo riservato alle
squadre di terza categoria. Il verdetto è arrivato solo ieri in tarda serata
dopo la disputa delle due semifinali di ritorno.
( da "Eco
di Bergamo, L'" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aveva
riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che
inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con
il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Martedì ho
detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte
Regioni, come la Lombardia,
sequestro di
persona - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Certo,
resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il referendum: ma ai
referendum le Curie hanno escogitato da tempo l´espediente - furbizia con cui
soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a impedirne
l´attuazione, si promuoverà l´astensione: il quorum proibitivo lavora per noi.
Terrorismo,
Obama cerca amici invece di nemici ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la
contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale
dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato
che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che «se
solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari
facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di 50-
Slitta il
piano-casa Niente decreto ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva
già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri».
Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla
casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».
Costituzione a
rischio? Magistrati a confronto ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: giurista
e già presidente della Corte Costituzionale, che si è discusso di Uguaglianza e
democrazia nella sala Bernardi di via Cacciadenno per iniziativa del circolo
culturale Libertà e Giustizia. Luciano Ambrosoli, giudice del tribunale di
Brescia, il concetto sull'autonomia della magistratura e sugli attacchi a cui è
sottoposta tale autonomia,
molti di più
possono fruire del congedo straordinario ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte
costituzionale, con sentenza nº 19 del 26 gennaio
C'è anche il G5
dei governatori ( da "Riformista,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a
giudicare dalle numerose sentenze della Corte Costituzionale che hanno
condannato l'esecutivo a fare marcia indietro su leggi che avevano ignorato le
nuove prerogative riconosciute ai governatori. Il precedente governo Berlusconi
ha dovuto aggiustare il tiro, per citare gli esempi più clamorosi, sul condono
edilizio e sulla legge obiettivo.
Slitta il
piano-casa Niente decreto ( da "Arena,
L'" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva
già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri».
Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla
casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».
ROMA - Il piano
casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo
prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni ( da "Adige, L'" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte
costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: «Ho detto a Berlusconi - racconta il leader del
Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un
piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare
MADRID - La
nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del parlamento di Madrid
per iniziativa del governo socialista di Josè Luis Zapatero consentirà
interruzioni volon ( da "Adige,
L'" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Secondo
il quotidiano di area socialista El Pais, alla manifestazione dovrebbero
partecipare i principali dirigenti del Partido Popolar (opposizione di
centro-destra). Il Pp si è dichiarato contrario alla riforma dell'aborto e
intende presentare un ricorso alla Corte costituzionale. 26/03/2009
l'anm a
berlusconi "sdegnati dal suo attacco" ( da "Repubblica, La" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pagina
XI - Firenze I magistrati L´Anm a Berlusconi "Sdegnati dal suo
attacco" La giunta toscana dell´Associazione nazionale magistrati
«denuncia con sdegno» l´attacco di Berlusconi per le condanne per la Tav,
«esprime solidarietà ai magistrati» e «invoca l´intervento del Csm con apertura
urgente di una pratica» a loro tutela.
Call center, il
Comune paga ( da "Giorno,
Il (Como)" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ora è
arrivata anche la sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara
incostituzionale la legge regionale, applicata dal Comune. Conclusione delle
opposizioni? «Il Comune ha fatto una figuraccia che si poteva evitare». SU
DECISIONE del sindaco Paolo Arrigoni dalla polizia locale era stata notificata
un'ordinanza per disporre la chiusura di tali attività.
La piazza
contro Rajoelina ( da "Manifesto,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Hcc sta
per Alta corte costituzionale, l'organismo che ha avallato il governo dell'ex
sindaco della capitale, Rajoelina, detto Tgv per aver bruciato le tappe della
politica al ritmo di un supertreno. Sabato scorso, dopo aver deposto Marc
Ravalomana il 17 marzo, Tgv aveva giurato davanti all'Alta corte
costituzionale: nonostante,
E alla fine il
giorno del decollo è arrivato. Ieri pomeriggio gli uffici regionali hann... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Grazie
anche anche le due sentenze della Corte Costituzionale del 2008 e 2009 che
stabiliscono la competenza della Regione nell'individuazione dello scalo, la
Giunta Marrazzo domani approverà lo studio di fattibilità presentato dalla
società Aeroporto di Frosinone dell'intero polo aeronautico (aeroporto,
eliporto, stazione ferroviaria, infrastrutture e servizi)
ROMA Decreto
più difficile, e trattativa con le Regioni fino a martedì. Dopo la p... ( da "Messaggero, Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sinistra
sarebbero invece partiti quasi certamente ricorsi alla Corte costituzionale,
che avrebbero avuto buone possibilità di essere accolti. Di qui la decisione
del governo (lo stesso Berlusconi ha presieduto la Conferenza unificata) di
cambiare strada, per puntare alla definizione di un provvedimento che avesse il
via libera preventivo degli enti locali.
Nell'Italia
unificata la pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889,
rein... ( da
"Messaggero, Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pochi
Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso
l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli
Stati richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria,
che l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la
moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni,
Casa, il Veneto
tira dritto con la sua legge ( da "Corriere
del Veneto" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che
potrebbero poi rivolgersi alla Corte Costituzionale». Niente decreto del
governo, dunque, che sarebbe stato in forte sospetto di incostituzionalità. Lo
avevano denunciato apertamente i governatori «rossi», Vasco Errani (Emilia
Romagna) e Claudio Martini (Toscana), ma, sotto sotto, lo pensava anche il
berlusconiano Galan.
Giudici di
Pace, nessun caos o ritardo negli uffici baresi ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm e
regolarmente esposte in pubblico, l'orario di inizio è sempre stato il seguente
per le udienze civili: alle 10 per le prime comparizioni e le 11 per le udienze
istruttorie. E ciò proprio per rispondere alle esigenze degli avvocati
costretti, dopo aver espletato l'attività in Tribunale, a portarsi fino ad una
sede decisamente decentrata come quella del Giudice di pace di Bari.
Anm, giunta
nazionale contestata duramente dai pm di Salerno ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Nuzzi e
Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con i colleghi di Catanzaro SALERNO
— Se da un lato il presidente dell'Anm, Luca Palamara, cerca di ricucire lo
strappo con i tre pm salernitani, trasferiti dal Csm dopo lo scontro con la
Procura di Catanzaro, dall'altro Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio
Verasani non tornano sui loro passi.
Salerno,
contestati i vertici dell'Anm ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il
presidente Luca Palamara ha dovuto ascoltare le critiche avanzate da numerosi
pm salernitani che hanno chiesto la parola durante il confronto a Palazzo
Sant'Agostino. Intanto ieri in procura brindisi d'addio per Apicella, Nuzzi e
Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con Catanzaro. A PAGINA 7 Cappetta
Berlusconi: sul
piano casa vado avanti ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riconosce
Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre
vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il
decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a
Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte
Regioni, come la Lombardia,
Berlusconi
insulta i licenziati Fiat: Trovatevi qualcosa da fare... ( da "Unita, L'" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: alla
Corte costituzionale». Per questo avete fatto marcia indietro? «Non c'è nessuna
marcia indietro del governo. Il piano casa riguarderà quasi il 50% delle
famiglie italiane e non è vero che riguarderà solo le ville». decreto
incostituzionale La verità è che quella trentina di minuti è stata più che
sufficiente per far capire al governo che il piano casa era giunto a fine
corsa.
Il via libera
della Sicilia al doppio incarico ( da "Corriere
della Sera" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aggirare
il verdetto della Corte costituzionale La perdita del ruolo incompatibile
scatta solo con una sentenza in giudicato. Ovvero dopo anni SEGUE DALLA PRIMA
Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati regionali siciliani
non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi spettacolari, tra i quali
a un certo punto spiccava il contributo vacanze per il suocero (
NELL'ETERNO
conflitto tra il bene e il male, il concetto della pena si è sempre ispira... ( da "Messaggero, Il (Ostia)" del 26-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pochi
Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso
l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli
Stati richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria,
che l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la
moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni,
I magistrati
replicano al premier:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM» LA
GIUNTA toscana dell'Anm «invoca l'immediato intervento del Csm con apertura
urgente di una pratica a tutela» dei magistrati dopo le parole pronunciate due
giorni fa dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che ha definito i
magistrati una «metastasi» e ha fatto riferimento al processo a Firenze in cui
sono stati condannati i dirigenti di Impregilo per i lavori dell'
Â
Argomenti:
Giustizia
Abstract: interpellanza
Caporale chiede se non si «ritenga più doveroso ricorrere alla Corte
Costituzionale per richiedere l'incostituzionalità del decreto legge, visto che
la bozza del provvedimento ammette implicitamente che gli ampliamenti delle
case possano essere realizzati nelle zone B dei Parchi, quelle definite a
tutela orientata».
Biotestamento,
salta la mediazione ( da "Secolo
XIX, Il" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma già
si annunciano nuovi terreni di scontro tra maggioranza ed opposizione: davanti
alla Corte Costituzionale o, nel caso, in sede di Referendum. ««Mi piacerebbe
ricordare a tutti le parole di Aldo Moro: "Stiamo parlando di un problema
di libertà individuale che non può non essere garantita dalla
Costituzione". Non un pericoloso sovversivo.
l'ordinanza
anti-borsoni resta in vigore ( da "Nuova
Venezia, La" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Alta
Corte dubbi di costituzionalità L'ordinanza anti-borsoni resta in vigore
Agostini: «Non cambia nulla». E subito si riapre il dibattito politico Per i
giudici del Tar del Veneto la legge regionale che nel 2001 mise al bando dai
centri storici i venditori itineranti - abusivi o con licenza - è in odor di
incostituzionalità,
giusto
garantire il lavoro, ma chiediamo di essere tutelati ( da "Nuova Venezia, La" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Dalle
indicazioni del Tar che ha invitato la Corte Costituzionale a pronunciarsi
sulle ordinanze regionali e comunali che riguardano i venditori migranti,
poiché ci sono delle avvisaglie di incostituzionalità, i commercianti sono
molto preoccupati. «Bisogna garantire il diritto di tutti a lavorare, ma
bisogna anche tutelare chi paga le tasse», spiega Massimo T.
Sequestro di
persona ( da
"Repubblica.it" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Certo,
resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il referendum: ma ai
referendum le Curie hanno escogitato da tempo l'espediente - furbizia con cui
soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a impedirne
l'attuazione, si promuoverà l'astensione: il quorum proibitivo lavora per noi.
La Sicilia e
gli incarichi senza limite ( da "Corriere.it" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: libera
della Sicilia al doppio incarico Leggina per aggirare il verdetto della Corte
costituzionale La mitica Assemblea Regionale Siciliana ne ha fatta un'altra
delle sue. Per fregare la Corte costituzionale chiamata a ribadire le
incompatibilità che costringerebbero vari deputati regionali a rinunciare ai
doppi incarichi, ha votato una leggina: i consiglieri dovranno sì scegliere,
BIOTESTAMENTO/FINOCCHIARO
A PDL:SUPERATO IL LIMITE DELLA FINZIONE ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è ancora
dubbio che questo testo andrà davanti alla corte costituzionale, ora se lo può
levare definitivamente di mente". Interviene Giuseppe Astore (Italia dei
valori) che, "per non essere ipocrita e per non essere preso per
fesso", domanda: "Ma vi pare una legge seria, elastica? E' un modo
per imbrogliare il popolo italiano.
BIOTESTAMENTO/
ENGLARO: IL TESTO UNA BARBARIE, STATO SI CREDE DIO ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Può forse
farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma
"antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte
Englaro, "per opporsi avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al
presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale".
Biotestamento/
Englaro: Il testo una barbarie, Stato si ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Può
forse farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma
"antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte
Englaro, "per opporsi avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al
presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale".
Il Tar
legalizza i vu' cumprà? E noi metteremo la merce in strada ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in
pratica ha rinviato ogni decisione alla Corte Costituzionale), quanto per
l'"effetto annuncio" che può creare. A questo punto a noi
commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e contrastare l'abusivismo, non
resta che una sola forma di protesta: scendere in piazza, stendere le lenzuola
e lì sistemare la merce che toglieremo dagli scaffali».
Slitta il
piano-casa Niente decreto ( da "Arena.it,
L'" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva
già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri».
Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla
casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».
Slitta il
piano-casa Niente decreto ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il"
del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva
già detto che «è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri».
Per il Cavaliere, che non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla
casa riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».
Biotestamento,
dietrofront al Senato:... ( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: questo
testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea
anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta
nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i
colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere
e insieme esibiscono cartelli con le scritte "
TESTAMENTO
BIOLOGICO: FINOCCHIARO A GASPARRI, POLEMICA ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: resta
ancora un dibattito alla Camera e mi auguro un dibattito che si accende nel
Paese e alla fine io credo che proprio quella scelta di rendere non vincolanti
le dat e' un palese contrasto con la Costituzione quindi cio' che volevano evitare
cioe' che la materia tornasse nei tribunali della corte costituzionale l'hanno
ottenuto con la loro rigidita''', conclude la Finocchiaro.
"Il
biotestamento non è vincolante" Dietrofront al Senato, il Pd insorge ( da "Stampaweb, La" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ciò che
volevano evitare che la materia tornasse nei tribunali e davanti alla Corte
costituzionale, l?hanno ottenuto con la loro rigidità». A Gasparri, che accusa
la sinistra di avere «un atteggiamento sbagliato pensando di trasformare questo
provvedimento nell?anticamera dell?eutanasia», la Finocchiaro replica con
parole dure: «E' una polemica politica strumentale e volgare.
Casa, nessun
decreto. Il Governo apre alle Regioni: "Lavoriamo insieme fino a
martedì" ( da "Panorama.it" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte
costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi" racconta il
leader del Carroccio Umberto Bossi "che molte Regioni, come la Lombardia,
hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per
BIOTESTAMENTO/
FINOCCHIARO: DA PDL POLEMICA VOLGARE SU EUTANASIA ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Dibattito
a Camera a Corte costituzionale -->Roma, 26 mar. (Apcom) - Il presidente dei
senatori del Pdl Maurizio Gasparri "fa una polemica politica strumentale e
volgare" quando accusa il Pd di perseguire un'apertura all'eutanasia,
secondo la presidente del gruppo al Senato Anna Finocchiaro.
TERESA BARTOLI
ROMA. GIANCARLO GALAN, IL GOVERNATORE DEL VENETO CHE STA FACENDO SCUOLA IN M... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Ho
fatto più cause io presso la Corte Costituzionale contro l'ingerenza di governi
di ogni colore... Ho storto subito il naso all'idea del decreto. E l'ho detto a
Fitto e ad altri esponenti della maggioranza: non era la strada giusta. Ora si
sta tornando all'idea originaria del testo base da offrire alle regioni.
Stop delle
Regioni, sul piano casa niente decreto ( da "Gazzettino, Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di
lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni
alla Corte costituzionale». Del resto, il leader della Lega, Bossi, faceva
sapere di aver detto a Berlusconi che «molte Regioni, come la Lombardia, hanno
già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per
evitare scontri e Berlusconi ha aperto».
La Sanfiorese
cade Vazzolese s'avvicina ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: GIRONE C
Risultati: Milan Guarda-CSM Resana 1-2, Montello-Città di Asolo 2-1,
Spineda-Fossalunga 1-3, SP-Riese Vallà 2-2, Bessica-S. Gaetano 1-0, S.
Floriano-Treville 6-2, Godigese-Virtus Csm Farra 1-3. Classifica: CSM Resana
46, Montello 44, S. Floriano 43, Riese Vallà 41, Godigese 39, SP 36, Spineda
34, Virtus Csm Farra, Bessica 25,
Le sei
capoliste a tutta ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del
26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ezzelina
38, CSM Resana 32, S. Gottardo 25, Conc. Fonte 24, Riese Vallà 22, Città di
Asolo 20, Idea Sport 14, S. Andrea 9, Bessica 4. Prossimo turno: S.
Andrea-Azzurra, CSM Resana-Bessica, G. Ezzelina-Città Asolo, Loria-Fonte,
Godigese-Idea Sport, Riese Vallà-S.
Biotestamento,
dietrofront: non... ( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: questo
testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea
anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta
nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i
colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere
e insieme esibiscono cartelli con le scritte "
Nell'archivio
di Genchitredici milioni di utenze ( da "Sicilia, La" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Copiata
l'anagrafe di Palermo e Mazara Nell'archivio di Genchi tredici milioni di
utenze Immediato intervento del Csm. Sonia Alfano: «Lo accuso da anni. Lui che
era stato custode dei segreti di mio padre». A Messina indagine bis sul delitto
Giustizia/ Csm:
Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm
avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona Pozzo di
Gotto, nel messinese. Su richiesta dei consiglieri Fabio Roia e Letizia Vacca,
il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha deciso infatti di
autorizzare l'apertura di una pratica presso la Prima Commissione, che avrà il
compito di svolgere "
GIUSTIZIA/ CSM:
INCHIESTA SU CANALI,PM BARCELLONA POZZO DI GOTTO ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Giustizia/
Csm: Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di Gotto di Apcom La prima
commissione allarmata da alcuni articoli di stampa -->Roma, 26 mar. (Apcom)
- Il Csm avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona
Pozzo di Gotto, nel messinese.
DE
MAGISTRIS/APICELLA AL CSM: SEQUESTRO WHY NOT FU ATTO LEGITTIMO ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm:
Sequestro Why not fu atto legittimo di Apcom Per il Riesame di Salerno
"c'è stata attività investigativa" -->Roma, 26 mar. (Apcom) - L'ex
procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella, rivendica la bontà del
maxi-decreto di sequestro del fascicolo Why not emesso ai danni dei colleghi di
Catanzaro dai pm campani e chiede al Csm di riesaminare la sospensione dallo
stipendio e dalle
Biotestamento,
il voto: GUARDA LA... ( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: questo
testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea
anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta
nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i
colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere
e insieme esibiscono cartelli con le scritte "
Piano Casa.
Berlusconi rinuncia al decreto. Vuole l'intesa con i presidenti delle regioni ( da "AmericaOggi Online" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riconosce
Berlusconi - alla Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre
vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con il
decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: "Ieri ho
detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte
Regioni, come la Lombardia,
Piano casa
della discordia. Berlusconi, frenato da Napolitano, non getta la spugna ( da "AmericaOggi Online" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la
contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale
dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato
che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che
"se solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o
bifamiliari facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di
50-
TESTAMENTO
BIOLOGICO: BIANCO (PD), CAMERA NON PRESERVI ( da "Virgilio Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ''Se la
Camera dovesse perseverare in questo grave errore -ha concluso Bianco - non
restano che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e
intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo caso i Liberal Pd
saranno in prima linea per difendere la laicita' dello Stato''.
C'era una volta
il biotestamento ( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte
costituzionale (come vorrebbe il Pd) e il referendum (a cui già lavora,
annunciando la raccolta delle firme, l'Idv) sono le strade che possono essere
battute. Il contrasto con l'articolo 32 della Costituzione secondo la
democratica Finocchiaro, "solare", tanto che "non c'è margine di
dubbio sull'eventualità che questo testo arrivi davanti al giudice e alla Corte
costituzionale"
La Cgil lancia
l'obiezione di coscienza ( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per
questo avanza la richiesta che venga almeno riconosciuta la possibilità di
obiettare e si impegna a sostenere il ricorso alla Corte Costituzionale o al
referendum. Ne abbiamo parlato con il segretario Massimo Cozza Il sindacato di
categoria fa sapere che non ci sta, che il biotestamento nella versione
licenziata e approvata dal Senato deve essere rivisto alla Camera.
Segni e
Guzzetta ci prendono in giro? ( da "AprileOnline.info" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte
Costituzionale con le ordinanza di ammissibilità dei referendum ha già avanzato
dubbi di costituzionalità sulla legge risultante dal referendum, dicendo che
non poteva esaminarli in quella sede perché la sua competenza è limitata alle
leggi.
Biotestamento,
il Senato approva il... ( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: questo
testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea
anche i senatori dell?Italia dei Valori che hanno inscenato una breve protesta
nella sala lettura di Palazzo Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i
colleghi Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere
e insieme esibiscono cartelli con le scritte "
Senato, primo
via libera al testamento biologico pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che la
Corte Costituzionale respinga questo testo". Altri ancora chiedono
"una legge che non venga approvata dalla Cei". E qualcuno invita
tutti "a scappare all'estero per vivere in un Paese piu' libero e
democratico". Per Sergio, poi, "la legge era gia' pessima nella prima
formulazione perche' impediva di scegliere liberamente sull'
CATANZARO:
APICELLA A CSM SU CASO DE MAGISTRIS, LEGITTIMO SEQUESTRO ATTI TRA 'WHY NOT' ( da "ITnews.it" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex
procuratore di Salerno Luigi Apicella citando le motivazioni del Tribunale del
Riesame che aveva confermato il provvedimento di sequestro e chiedendo alla
sezione disciplinare del Csm di revocare o modificare la misura cautelare della
sospensione dalle funzioni e dallo stipendio decisa nei suoi confronti a
gennaio scorso.
BIOTESTAMENTO/
BIANCO: SE CAMERA NON CAMBIA DDL, RESTA REFERENDUM ( da "Wall Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: "Se
la Camera dovesse perseverare in questo grave errore - ha concluso Bianco - non
resta che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e
intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo caso i Liberal Pd
saranno in prima linea per difendere la laicità dello Stato".
Primo sì al
bio-testamento
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aspettare
le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum
abrogativo». I DISSIDENTI - Un tema, quello del biotestamento, che ha provocato
aspre discussioni anche all'interno dei singoli gruppi. I casi di coscienza, in
qualche caso divenuti casi politici come per la senatrice Dorina Bianchi del
Pd, si sono però contati alla fine sulle dita delle mani.
( da "Stampa,
La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
EDILIZIA. SUGGERITA DA MARIANGELA COTTO La soluzione permeterebbe la
chiusura degli spazi a livello del cortile Piano casa: piace alla Regione
l'idea dei "pilotis" La Regione Piemonte e con essa altre (a
cominciare dalla Toscana) inoltreanno ricorso alla Corte costituzionale contro il «piano casa»
del governo. L'ente torinese sostiene che il decreto è incostituzionale, poichè si scontra con
una competenza esclusiva delle Regioni. C'è, per altro, un aspetto che tocca da
vicino l'Astigiano. La presidente Mercedes Bresso ha infatti giudicato
meritevole di essere considerata con uno studio la proposta di legge del
vicepresidente del Consiglio, Mariangela Cotto di chiudere i piani
«pilotis» dei condomini (ve ne sono a decine nella zona Nord della città) per
recuperare locali chiusi. Compie in tal modo un passo in avanti la «battaglia»
dell'amministratrice astigiana, per recuperare spazi oggi inutilizzati. Severo,
invece, al momento, il giudizio della Regione sul piano casa definito vago, in
particolare per quanto riguarda la parte sull'abbattimento e la ricostruzione.
Inoltre è ritenuto eccessivamente punitivo verso i Comuni poiché, di fronte ad
ampliamento di immobili sino al 20 per cento di cubatura in più, ai municipi
andrebbe soltanto il 50 per cento degli oneri di urbanizzazione. La Regione
ricorda infine che esiste già una legge regionale di ben 12 anni fa, che di
fatto permette l'allargamento della cubatura presentando una denuncia di inizio
attività per la quale vale il meccanismo del silenzio-assenso per l'avvio del
cantiere. Di per sè, sostiene la Regione, l'idea di un piano casa può essere
utile per rimettere in moto l'edilizia, ma va chiarito anche a tutela dei
Comuni. Questi ed altri punti saranno oggetto dell'incontro di oggi nella
Capitale presenti Regioni e rappresentanti del governo.\
( da "Stampa,
La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
PIANO DEL GOVERNO. PRIME STIME Intervista Gino Garzino Case Atc, dalla
vendita 100 milioni Il valore medio è 30 mila euro L'affitto potrebbe diventare
rata di mutuo CUNEO Duemila famiglie in lista d'attesa per un alloggio
[FIRMA]ALBERTO PRIERI CUNEO Sul «piano casa» è iniziata la discussione tra
Governo e Regioni: fra i vari temi da chiarire anche l'ipotesi della vendita
delle case popolari. Sono quelle realizzate dall'Atc (Agenzia territoriale
della casa, l'ex istituto autonomo case popolari) di cui le Regioni vantano la
proprietà. Soltanto martedì si conoscerà l'esito del confronto, intanto si è
scatenata la «stima all'alloggio» per capire quanto valga questo patrimonio
immobiliare. In provincia di Cuneo, gli appartamenti a canone agevolato sono 3.466.
Se, come ipotizzato in una prima bozza, venissero venduti consentendo agli
inquilini la trasformazione dell'affitto in un mutuo, sarebbero riscattati ad
un prezzo medio di 30 mila euro. Nella Granda, la stima è di un incasso di 100
milioni. «In passato ci furono iniziative analoghe, come la legge Nicolazzi del
'93» dice l'ingegner Giovanni Resio, direttore dell'Atc di Cuneo. Con quel
sistema furono 898 le abitazioni vendute ma la norma è in vigore ancora oggi:
stabilisce che chi vive in un alloggio popolare da almeno cinque anni e sia in
regola con il pagamento dell'affitto (senza ovviamente possedere altri
immobili), possa richiederne l'acquisto. Soltanto, però, in quegli stabili dove
già siano stati venduti quasi tutti gli appartamenti. «L'Atc Cuneo esiste dal
'39 e in questi settant'anni ha ceduto migliaia di abitazioni - riprende Resio
- senza quelle alienazioni, la disponibilità attuale sarebbe di almeno 7.000
alloggi. Ne restano comunque in tutta la Granda, da Ormea a Santo Stefano
Belbo». Tutti alloggi affittati a prezzo agevolato in base al reddito della
famiglia. Il canone medio si aggira sui 110 euro al mese, ma la forbice va dai
30 ai 200 e, in caso di vendita, diventerebbe uno dei fattori in base ai quali
stabilire la quotazione. Anche nel resto d'Italia, il valore medio di riscatto
delle case popolari è di 30 mila euro, pari a un valore complessivo di 20
miliardi di euro. Ancora Resio: «I nostri alloggi dovrebbero andare da un
minimo di 25 mila ad un massimo di 40 mila euro: per questa cifra si potrebbe
acquistare a Cuneo un appartamento che, sul mercato, potrebbe valerne almeno
250 mila euro». La valutazione considera anche le rendite catastali, diverse da
città a città. Conti a parte, l'operazione potrebbe rivelarsi comunque
difficile perché resta destinata a chi ha problemi di reddito: secondo
Federcasa (associazione delle Atc italiane), un'alloggio popolare su tre è
occupato da anziani con più di 65 anni, poco propensi all'acquisto e
all'accensione di mutui, mentre al Nord gli immigrati sono più del 10 per cento
degli inquilini nelle case popolari. Gino Garzino è vicepresidente Atc di
Cuneo. Non nasconde la sua contrarietà alla vendita degli alloggi popolari
ipotizzata nella prima versione del «piano casa» del Governo. Perchè? «Lo Stato non potrà vendere il patrimonio immobiliare delle
Regioni, c'è già una sentenza della Corte Costituzionale che lo chiarisce. Non
è possibile prevedere ora come verrà licenziato il testo definitivo del piano
casa, ma credo che il governo non cercherà di arrivare alla vendita forzata di
questi alloggi, ci sono troppi rischi». Quali? «Oltre a quelli di uno
scontro istituzionale, quelli legati alla speculazione perchè i prezzi stimati
per il riscatto sono bassissimi. Ci sarà chi chiederà anche 140 mila euro per
il suo alloggio dopo averlo riscattato spendendone appena 22 mila». E chi ha
bisogno di un alloggio? «Chiede la casa popolare chi ha reali necessità e non
può permettersi affitti alti. Queste sono soluzioni abitative importanti,
specie in un momento di emergenza sociale come l'attuale. Non avrei mai venduto
nulla, neanche negli anni passati, perchè il bisogno c'è sempre: oggi nella
Granda sono 2000 le famiglie in lista d'attesa per un alloggio popolare». Che
cosa si sta facendo per loro? «La Regione ha definito un piano di sostegno
finanziario che ci consentirà di realizzare 339 nuovi alloggi in questo biennio
per arrivare a 600 appartamenti entro il 2012». Sarà sufficiente? «Non basta
costruire nuove case, va recuperato il patrimonio esistente: da anni chiediamo
che ci vengano messi a disposizione gli edifici dismessi dal Demanio».\
( da "Cittadino,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Regioni contro, salta il Piano casa Il governo prende tempo, nessun
decreto legge domani ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge domani in
Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo
tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la
scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata,
Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni,
dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare»; e
comunque domani in Cdm «qualcosa ci sarà». Così come il premier punta a misure
con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul
piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, aggiunge, è che
sono «gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è
molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo,
comunque, saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo
l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di
procedere con un provvedimento "cornice" che salvaguardi l'autonomia
del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva ribadito infatti più volte
Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Che si erano
dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva
commentato il presidente della conferenza delle Regioni Vasco Errani.
Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto
cementificazione" - ha commentato nel pomeriggio il segretario Dario
Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano
casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo
pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione era stata raggiunta nel
corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della
quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i
cronisti e spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta
- aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più
opportuno».Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal
Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul
Consiglio dei ministri di domani: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le
Regioni», aveva aggiunto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il
ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il
numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato
alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono
determinanti. È molto più importante che si giunga ad una piattaforma
comune».Obiettivo che ieri mattina era ancora lontano. Regioni, Province e
Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di
non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero
manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni - aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che
inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con
il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Ieri ho
detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte
Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio
trovare un accordo». Ma non solo. Il presidente del Consiglio rilancia anche un
altro cavallo di battaglia, quello delle cosiddette "new town" e di
cui il piano per l'edilizia popolare già a punto è il primo tassello: una
promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare. D'accordo anche le
Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.Chiara Scalise
( da "Giornale
di Brescia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 26/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo
piano La crisi Gli interventi per l'economia No delle Regioni al piano casa
Salta il decreto Palazzo Chigi apre un tavolo con gli Enti locali Martedì la
verifica. Il premier: nessuna frenata di far ripartire e sviluppare il mercato
edilizio" title="Il piano casa preannunciato dal Governo si prefigge
di far ripartire e sviluppare il mercato edilizio"
onClick="showImage('http://www.giornaledibrescia.it/gdbonline/contenuti/20090326/foto/full_brescia_53.jpg',600,932)">
Il piano casa preannunciato dal Governo si prefigge di far ripartire e
sviluppare il mercato edilizio ROMAIl piano casa slitta: niente decreto legge
domani in Consiglio dei ministri, il Governo prende tempo e apre un tavolo
tecnico politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la
scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. Merito e metodo
saranno entrambi al centro della discussione, anche se sembra tornare alla
ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi
l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - ribadisce infatti più volte il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - in sintonia e in accordo con le
istituzioni locali». Che si dicono soddisfatte per il passo indietro. «Ora
siamo sul binario giusto», commenta il presidente della Conferenza delle
Regioni Vasco Errani. Il Pd: ritirato il «decreto cementificazione» Disponibile
al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto
cementificazione" - commenta il segretario Dario Franceschini - che
avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con
le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere,
anche in Parlamento». La mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto
a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il premier
scende in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del
Governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - afferma - ma non è detto che il
decreto sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche
la linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora
punta i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare
l'armonia con le Regioni», aggiunge infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora
dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani
e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato
rinviato alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro -
non sono determinanti. È molto più importante che si giunga ad una piattaforma
comune». La mediazione favorita anche da Bossi Obiettivo che ieri mattina era
ancora davvero lontano. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di
aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un
atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a
rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che
non ci possano essere contrasti o impugnazioni - riconosce
Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal Governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del
Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno
già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per
evitare scontri e Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa
però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di
un progetto giusto e urgente perchè interessa gli italiani ed è in grado di
aiutare l'economia del Paese: «Non è una frenata. Il provvedimento sulla casa -
dice - riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane».
( da "Mattino
di Padova, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Nuove case? «Dobbiamo dare la possibilità ai giovani di abitare in
città e non andare in Cintura» «Io cementificatore? Una bufala» Zanonato
risponde punto per punto sull'urbanistica Non c'è città in Italia con indici
così bassi Il parco Basso Isonzo sarà il più grande dell'intera regione Altro
che «spezzatino» CLAUDIO MALFITANO «Questa cosa della cementificazione è una
bufala allo stato puro». Flavio Zanonato non ci sta. Non vuole passare per
«cementificatore», l'accusa che martedì scorso ha riecheggiato in consiglio
comunale, tra i banchi dell'Intesa Veneta e dei Verdi, assieme ai «mal di
pancia» della Sinistra. «E non è vero per due motivi - prosegue il sindaco -
Uno: perché la cubatura la decide il Prg, noi discutiamo solo i piani
attuativi. E due: abbiamo sempre portato avanti serrate trattative con i
proprietari per ridurre le edificazioni». Tirate le somme, Padova è la città
con gli indici di edificazione tra i più bassi d'Italia. Gli unici veri
interventi di edificazione sono gli 800 mila metri cubi di nuove residenze già
previste dal Prg e poi inserite nel Pat: «Perché le giovani coppie devono
emigrare nei comuni della cintura?» domanda il primo cittadino. Che riflette
anche sul federalismo, come delegato dell'Anci: «Mancano le cifre per passare
dalla teoria ai fatti. I comuni devono poter fare più investimenti». Sindaco,
c'è o no questa colata di cemento su Padova? E' solo una bufala. Il piano
regolatore prevede le indicazioni d'uso e la densità edificativa di ogni area.
La cubatura è indicata nel Prg. Quelli che noi decidiamo adesso sono solo gli
strumenti attuativi, che definiscono come verrà edificato, non quanto. Non è
possibile fermare questi piani? L'unica alternativa sarebbe abolire la
proprietà privata. Non mi sembra si voglia andare in questa direzione. Eppure
c'è chi definisce il parco Basso Isonzo uno «spezzatino». L'indice di
edificabilità è di
( da "Mattino
di Padova, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il leader dei negozianti attacca, lunedì convegno sulla contraffazione
Zilio: «Il Tar protegge gli ambulanti abusivi? Stendiamo le lenzuola con la
merce in strada» «Ci mancava anche la sentenza del Tar del Veneto che va contro
la legge regionale che impedisce la vendita in forma itinerante nei centri
storici dei Comuni superiori ai 50 mila abitanti. Non tanto per la sua portata
giuridica - in pratica ha rinviato ogni decisione alla
Corte Costituzionale -quanto per l'effetto-annuncio che può creare. A questo
punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e contrastare
l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in piazza,
stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli scaffali».
E' decisamente furioso, Fernando Zilio, presidente dei commercianti padovani:
«Non si capisce perché si eccepisca ogniqualvolta una legge cerca di
ripristinare un minimo di regole. Anche in questo caso si accampano il diritto
al lavoro e alla libera iniziativa economica per giustificare ciò che
giustificabile non è: ovvero che si possa vendere in barba a qualsiasi norma e
a qualsiasi legge». Ecco quindi l'idea del presidente dell'Ascom: portare sul
Liston i commercianti con la loro mercanzia: «Noi siamo legalisti ad oltranza
ma non possiamo accettare che il solito buonismo di maniera si impossessi di
tutti i gangli dello Stato. Detto questo non vedo come qualcuno potrebbe
impedire a noi commercianti autorizzati di mettersi a vendere in strada col
nostro bel lenzuolo. A dimostrazione che la legge, ormai, in questo Paese, non
è più uguale per tutti ed anzi rischia di premiare quanti se ne fanno beffe».
Una battaglia a tutto tondo, quella dell'Ascom, che dunque non demorde. Non
solo per ciò che riguarda le autorizzazioni, ma soprattutto per quanto concerne
la contraffazione, che è poi l'anima del commercio abusivo. «E non è un caso»,
conclude «che proprio lunedì, qui a Padova, la Confcommercio nazionale abbia
convocato un importante convegno proprio sulla contraffazione al quale
interverranno, tra gli altri, il presidente della stessa Confcommercio,
Sangalli. Una dimostrazione lampante, se mai ce ne fosse il bisogno, che Padova
ed il Veneto stanno sempre più diventando "terra di nessuno" e che
una reazione forte è diventata necessaria».
( da "Tribuna
di Treviso, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Terza Categoria, coppa Provincia In finale San
Gaetano e Resana CSM Resana e S. Gaetano sono le finaliste dell'edizione 2008-2009 della
coppa provincia di Treviso, trofeo riservato alle squadre di terza categoria.
Il verdetto è arrivato solo ieri in tarda serata dopo la disputa delle due
semifinali di ritorno. Questi i risultati: CSM
Resana-Follinese 1-1, reti 15' pt Benincà e al 33' st Ruffato. Nel match
d'andata i locali si sono imposti per 2-1 nel difficile terreno di Refrontolo.
Suseganese-S. Gaetano 1-1. I montebellunesi all'andata hanno raggiunto le
quattro reti contro l'unico gol siglato dagli uomini di Casagrande. Risultato
molto rotondo e importante vista la caratura delle due formazioni scese in
campo e vista l'importanza del match disputato ieri sera. (Luca Pizzolato)
( da "Eco di
Bergamo, L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«I licenziati trovino qualcosa da fare» --> Giovedì 26 Marzo 2009
GENERALI, pagina 2 e-mail print RomaIl piano casa slitta: niente decreto legge
domani, venerdì, in Consiglio dei ministri. Il governo prende tempo e apre un
tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine
die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine
giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia. Berlusconi: nessuna frenata
La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma una
confronto sullo «strumento» da «adottare» e comunque domani in Consiglio dei
ministri «qualcosa ci sarà». Così il premier punta a misure con «effetti
immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa
in giro c'è un'aspettativa fantastica. Il problema - aggiunge - è che sono
gelose delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più
in salita di quanto non apparisse ieri in mattinata. Merito e metodo, comunque,
saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le
Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un
provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo
lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in
accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo
indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della
Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Pd disponibile al dialogo Disponibile al
dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto cementificazione"
- ha commentato nel pomeriggio il segretario Dario Franceschini - che avrebbe
creato danni spaventosi. Ora si vuole fare un piano casa d'intesa con le
Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere,
anche in Parlamento». La mediazione era stata raggiunta nel corso di un
confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il
presidente del Consiglio era sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e
spiegare la posizione del governo: «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva
detto - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno».
Messaggio distensivo e che segue anche la linea indicata dal Quirinale e quella
auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di
venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva aggiunto,
infatti, il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari
regionali, Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno dell'Anci
Leonardo Domenici, spiegano, però, che tutto è stato rinviato alla settimana
successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro - non sono determinanti.
È molto più importante che si giunga a una piattaforma comune». Obiettivo che
ieri mattina era ancora lontano. Nuovo altolà di Bossi Regioni, Province e
Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di
non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero
manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos: «Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni - aveva riconosciuto Berlusconi - alla Corte costituzionale». Una eventualità che
inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa dal governo con
il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della Lega: «Martedì ho
detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte
Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e quindi è meglio
trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e Berlusconi ha aperto».
La discussione che si è aperta non fa però retrocedere il premier. Chiara
Scalise 26/03/2009 nascosto-->
( da "Repubblica,
La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 31 - Commenti SEQUESTRO DI PERSONA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E´
così vendicato l´oltraggio sacrilego della morte di una donna dopo soli
diciassette anni di persistenza vegetativa, e riscritto il vocabolario
italiano, dove pretendeva che una sonda infilata in gola o nella pancia di una
persona fosse un trattamento terapeutico, una cura, e non un´ordinaria
colazione. Vasta la maggioranza che ha realizzato l´impresa, ben più della
stessa ingente maggioranza uscita dalle urne scorse, così da corrispondere,
alla rovescia, alla vastissima maggioranza di cittadini italiani che dissente
dal nuovo decreto, quando non ne è atterrita o scandalizzata. Quando se ne
completasse il cammino, gli italiani, dal Presidente della Repubblica
all´ultimo povero Cristo, finirebbero espropriati della libertà di disporre del
proprio corpo, cioè di sé: e con gli italiani chiunque si trovasse ad
agonizzare in Italia per qualche circostanza di passaggio. Era il paese della
dolcezza del vivere, non è nemmeno un buon paese per morire. Certo, resta la Corte Costituzionale, finché dura. Resta il
referendum: ma ai referendum le Curie hanno escogitato da tempo l´espediente -
furbizia con cui soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se non si riesca a
impedirne l´attuazione, si promuoverà l´astensione: il quorum proibitivo lavora
per noi. Furbizia è ormai la risorsa metodica. Fino a poco fa le Curie
dicevano no a qualunque legge sul fine vita. Assediate dall´iniziativa laica e
dalla pressione popolare, decisero bruscamente di accettare che la legge fosse
fatta: a loro immagine, un´antilegge. L´altroieri il cardinal Bagnasco ha
chiesto che ci si sbrigasse a farla. Vedete dunque che non è vero che questa
Chiesa non creda all´evoluzione. Ma non è ai cardinali e ai vescovi che si
devono muovere obiezioni di parole e di coscienze. La legge è l´opera di una
classe politica molto votata, e del sostegno di un´altra parte meno votata.
Quello che succederà d´ora in poi somiglierà a quello che succedeva finora. Che
pazienti, famigliari, medici e infermieri faranno quando e come potranno il
loro officio pietoso, mutati solennemente in fuorilegge. Finché un´altra donna,
un altro uomo deciderà di sfidare pubblicamente l´usurpazione della legge, in
nome della propria libertà e della Costituzione italiana, e l´Italia assisterà
di nuovo col fiato sospeso a una coraggiosa agonia da una parte, e alle mene
affannate delle autorità riunite dall´altra. L´Italia sta imparando
dolorosamente a maneggiare in pubblico questioni di vita e di morte finora
confinate, e anche protette, nelle corsie di ospedale e nelle stanze da letto
di case dalle tende tirate. Non sarà la stessa Italia, non lo è già. Cartelli
esposti in pronti soccorsi e ambulatori, in tante lingue, dicono: "Noi non
vi denunciamo". Tante lingue, due Italie, due cartelli opposti. Anche nel
maneggiare ottimismo e trepidazione, sanità e malattia. A Bologna, un medico ha
sfidato i candidati sindaco a esibire il loro certificato di sana e robusta
costituzione fisica. Il presidente del consiglio è, buon per lui, ottimista e
in forma, e tratta le malattie come allegre metafore. Ma le metafore tratte
dalla malattia, e dalla biologia, sono brutte e pericolose. Se vuole
prendersela con l´America, faccia pure; ancora meglio se volesse prendersela un
po´ con la Russia del suo amicone. Ma se dice: «Il virus americano», non va
bene. C´è un odore di caccia all´untore, e anche di peggio. Se vuole
prendersela con la magistratura, libero di farlo, salve obiezioni. Ma se dice
che «la magistratura - o una sua parte - è una metastasi», offende
imperdonabilmente una professione importante e coloro che la professano, e
offende ancora più imperdonabilmente chi è ammalato di cancro e sa nel proprio
corpo che cos´è una metastasi. Una sciagura, ma la sua, la mia, la vostra
sciagura. Con la quale mi misuro io, ti misuri tu, si misura ciascuno a suo
modo, espellendolo da sé e combattendolo come un nemico, sentendolo come una
parte di sé, ignorandolo, vincendolo, morendone. Si prendano altrove le
metafore, e anche le magistrature, e le Americhe. Si lascino i virus e le
metastasi a chi sa, per sé o per i propri, di che cosa si tratti. La politica
professionale non è granché, anzi spesso - per esempio oggi - è abbastanza
disgustosa, ma non è «un cancro», «un virus», «una metastasi». E tanto meno
l´Aids: il cui abuso metaforico e barzellettiere surclassa tutte le altre
porcherie analoghe, peste contemporanea per chi ne parla senza esserne affetto,
senza pensare di poterne essere affetto, senza pensare a chi ne è affetto,
senza immaginare ogni volta che apre bocca di esserne affetto. Come si
dovrebbe. Ora e nell´ora della nostra morte, amen.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
nazionale pag. 2 Terrorismo, Obama cerca amici invece di nemici È stata
anzi fin dall'inizio il fulcro delle proposte "alternative". Ma mai
era stata avanzata da un presidente o da un "personaggio centrale" di
una Amministrazione. Espressa oggi da Obama diventa "nuova" e
"rivoluzionaria". Si allinea con le parti note della strategia,
compresa la mossa più recente, l'invito al dialogo rivolto al regime iraniano
(quello che Bush chiamava perno dell'Asse del Male) ed altri gesti meno
pubblicizzati ma egualmente significativi. Non contrasta affatto con la
annunciata intensificazione degli sforzi, anche militari, in Afghanistan, né
con la "promozione" del Pakistan a "problema centrale" con
precedenza rispetto all'Irak, all'Iran e al Medio Oriente in senso stretto. E
corrisponde all'analisi di un "falco" ascoltato e anzi "alla
moda" come David Kilcullen, un esperto di controguerriglia con la
preparazione culturale di antropologo e consigliere del generale Petraeus. Ha
attirato soprattutto l'attenzione una sua frase a proposito di Bin Laden, in
risposta alla domanda se sarebbe "importante" catturarlo o ucciderlo.
Non molto. Dipende da chi lo uccide. Se è un commando americano faremmo di lui
un martire e peggioreremmo la situazione. Se a farlo fuori fossero invece degli
islamici "per punirlo di avere ucciso tanti musulmani", sarebbe la
fine di Al Qaida e del suo mito. Nel primo caso, più gente odierebbe l'America.
Nel secondo l'oggetto dell'odio diventerebbe il terrorismo. Ha riconosciuto (ma
senza convinzione, ne siamo certi) che probabilmente il decreto non era lo
strumento più idoneo al raggiungimento dell'obiettivo ma ha annunciato che
utilizzerà le ore che mancano alla riunione del Consiglio dei ministri di domani,
per approfondire i contenuti e trovare un'armonia con le Regioni anche per
evitare che la contrarietà di queste ultime possa portarle
ad adire la Corte costituzionale dando vita ad uno sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi,
per amareggiato che sia, appare comunque intenzionato ad andare avanti,
convinto com'è che «se solo il dieci per cento delle famiglie proprietarie di
mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro
d'affari di 50-60 miliardi» e che, per quanto ridotto rispetto alle sue
iniziali previsioni, il provvedimento potrebbe riguardare, comunque, il
cinquanta per cento delle famiglie italiane. Staremo, dunque, a vedere in che
misura il «piano» ipotizzato dal presidente del Consiglio potrà essere
realizzato, e quali risultati poi darà nel concreto. E, tuttavia, crediamo di
poter dire sin d'ora che le controverse vicende che hanno fatto da contrappunto
a questa vicenda costituiranno nelle intenzioni del Cavaliere, un ulteriore,
forte incentivo ad accelerare i tempi di una riforma istituzionale che
accentuando i poteri dell'esecutivo, gli consenta di realizzare una
governabilità più rapida ed incisiva.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
LA CRISI. Secondo il presidente del Consiglio non si può soprassedere
perché «c'è un'aspettativa fantastica» Slitta il piano-casa Niente decreto ROMA
Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri;
il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. La
scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata,
Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le Regioni,
dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e
comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e «decideremo
noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni
non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa
fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle proprie
competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto
non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al
centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era
sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento
«cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare»,
aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali».
Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario
giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco
Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto
cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario
Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano
casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo
pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e
mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e
resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il
messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella
auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di
venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto
infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari
regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo
Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni,
Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto
legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente
avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio
trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che
non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il
50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette
«new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello.
D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad
hoc.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
DEMOCRAZIA. Un incontro organizzato da «Libertà e giustizia» per
discutere dell'autonomia della magistratura Costituzione a rischio? Magistrati
a confronto di Thomas Bendinelli «La Costituzione del '48 non è abolita, ma è
sottoposta a erosioni e svuotamenti di cui nessuno, per ora, può conoscere
l'esito. Forze potenti sono all'opera per il suo superamento, ma altre forze
possono mobilitarsi per la sua difesa. La Costituzione è in bilico». È partendo
da tale riflessione di Gustavo Zagrebelski, giurista e già
presidente della Corte Costituzionale, che si è discusso di Uguaglianza e
democrazia nella sala Bernardi di via Cacciadenno per iniziativa del circolo
culturale Libertà e Giustizia. Luciano Ambrosoli, giudice del tribunale di
Brescia, il concetto sull'autonomia della magistratura e sugli attacchi a cui è
sottoposta tale autonomia, ha voluto esprimerlo in modo chiaro: il
magistrato ha l'obbligo di ubbidire alla legge e di disubbidire agli altri.
Nelle sue riflessioni, c'è un pò di storia e il richiamo allo Statuto
Albertino, quando la magistratura era espressione del potere politico e ad essa
era organica. Per i magistrati, insomma, il problema non era interpretare la
legge ma le aspettative del potere politico. Le cose, in seguito e in anni a noi
relativamente vicini, sono fortunatamente cambiate. Tutto a posto, quindi? No,
il problema è che da diversi anni l'idea di una magistratura autonoma è poco
gradita. Per Ambrosoli, alla fine il problema è proprio questo e ne trova
traccia nei continui tentativi e proposte che si occupano di nuovi assetti
della magistratura e di rapporti con gli altri poteri dello Stato. E, quindi,
di cose che ben poco c'entrano con le procedure, che invece magari qualche
soluzione ai problemi di lentezza e funzionamento della giustizia potrebbero
darla. Ecco allora che si fanno avanti le proposte che all'obbligatorietà
dell'azione penale preferiscono le «linee guida» o ancora la separazione delle
carriere, che di per sé «non è una mostruosità» ma che in un contesto come quello
attuale significherebbe ridurre il pubblico ministero a un «funzionario
dell'esecutivo». O, se si preferisce, l'aumento della componente laica (cioè di
nomina politica) all'interno del Consiglio superiore della magistratura. Di
esempi, insomma, ce ne sono tanti e tutti sono riconducibili al tentativo di
ridurre l'autonomia della magistratura, uno dei poteri di garanzia dello Stato.
Antonio D'Andrea, docente di Diritto Costituzionale a Brescia, invita a essere
meno cupi e osserva, da «costituzionalista di provincia», che se Zagrebelski e
Mario Dogliani (altro costituzionalista citato ieri) sono molto apprezzabili
nell'analisi, allo stesso modo sottovalutano «l'arretratezza» del nostro paese.
Insomma, l'Italia non ha una solida tradizione democratica. E analogamente, non
si può non tenere conto della passione della politica quando si tratta di
queste cose. Cosa significa? Che «non c'è deragliamento dalla Costituzione se
si resta alla sua natura prescrittiva». Il che comporta che c'è una lotta per
cambiarla ma non c'è una messa in discussione in sé. E quindi, al contrario,
che occorre essere meno timidi nel ribadire certi principi, nel metter al
centro il ruolo dei poteri di garanzia, «nello sbandierare ed esibire la
passione per questa Costituzione».
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 20 - Udine Molti di più possono fruire del congedo straordinario
Previdenza di MICHELE DE CARLO Si estende la platea dei soggetti che possono
usufruire del congedo straordinario per assistere le persone in situazioni di
disabilità. La Corte costituzionale, con sentenza nº 19 del 26 gennaio
( da "Riformista,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
C'è anche il G5 dei governatori GRANDEUR. Le virtuose Lombardia,
Emilia, Umbria, Toscana e Marche sono il G5 che detta lo standard sulla sanità.
Ma anche in settori dove sono "concorrenti" con lo Stato, come il
commercio estero, le regioni si comportano come se fossero governi, con qualche
visibile eccesso (la Bonino polemizzò con loro). Certo è che su moltissime
materie non possono più essere sottovalutate, come si è fatto sinora. Piano
casa compreso. di Tonia Mastrobuoni Il centralismo è duro a morire. Per i
giornali palazzocentrici e i governi romanocentrici, dal 2001 è come se non
fosse cambiato niente. Le cose si continuano a decidere a Palazzo Chigi, più
raramente in Parlamento e - tranne la breve parentesi Prodi - a Palazzo
Grazioli. Come se nell'anno delle Torri gemelle un terremoto chiamato riforma
del Titolo V non avesse sconquassato le fondamenta delle competenze attribuite
allo Stato e alle Regioni. Ormai la Conferenza delle Regioni andrebbe invece
considerata un consiglio dei ministri-bis. Eppure il Titolo V parla chiaro. E
definisce, attraverso il nuovo articolo 117 della Costituzione, quali sono le
materie che spettano allo Stato e quali alle Regioni. Quelle concorrenti sono numerose
e pesanti, come la tutela della salute, il governo del territorio, la
valorizzazione dei beni culturali e ambientali, le grandi reti di trasporto e
di navigazione o il commercio estero. Ma l'elenco è talmente lungo che a
Palazzo Chigi fanno evidentemente fatica a ricordarselo. Almeno, a giudicare dalle numerose sentenze della Corte Costituzionale
che hanno condannato l'esecutivo a fare marcia indietro su leggi che avevano
ignorato le nuove prerogative riconosciute ai governatori. Il precedente governo
Berlusconi ha dovuto aggiustare il tiro, per citare gli esempi più clamorosi,
sul condono edilizio e sulla legge obiettivo. In entrambi i casi
ledevano le prerogative riconosciute alle Regioni e sono dunque state bocciate
o limitate dalla Consulta. Il ricorso all'incostituzionalità è insomma l'arma
fine di mondo con cui le Regioni si difendono dal 2001 dalle incursioni governative.
Tuttavia, prima dell'atomica, c'è la trattativa propedeutica all'approdo dei
provvedimenti in consiglio dei ministri. Anche qui parlano chiaro le vertenze
frequenti tra le Regioni e governo che si manifestano sempre con lo stesso
identico copione: il governo decide in pompa magna, le amministrazioni locali
si mettono di traverso, il governo è costretto a trattare. È stato così con i
fondi europei dirottati sugli ammortizzatori sociali e, in questi giorni, con
il "piano casa". Proprio nel giorno in cui è stato approvato il
federalismo fiscale, mercoledì, l'ennesima zampata centralista del governo
Berlusconi è stata stoppata dal Quirinale, dai governatori e da Umberto Bossi.
Certo, qualche eccesso c'è. Ed ha fatto storcere il naso a qualcuno. Ad esempio,
l'ex ministro al Commercio Estero, Emma Bonino, racconta della fatica di Sisifo
a coordinare le Regioni, durante il governo Prodi. Il commercio con l'estero è
infatti una delle materie "concorrenti", sulle quali gli esecutivi
possono decidere solo i principi-quadro, mentre i governatori hanno
"potestà legislativa" e grande autonomia. Possono cioè promuovere i
loro prodotti autonomamente in tutto il mondo e lo fanno, racconta Bonino
«stanziando più risorse del ministero stesso». Nella pratica, questo vuol dire
che accanto alle folte delegazioni di imprenditori che vanno in missione con i
governi dei singoli paesi, ogni tanto si presenta magari a Islamabad o Algeri
una missione della Regione Puglia che promuove le orecchiette. «Figuriamoci -
osserva la vicepresidente del Senato - quando in Cina arriva una delegazione
marchigiana che pretende di essere accolta come il governo francese». Peggio
ancora, aggiunge Bonino, è il turismo, che è materia esclusiva delle Regioni.
«Adesso Berlusconi ha detto che ripristina il ministero, ma voglio vedere cosa
farà. Non ha più poteri». Sotto la "materia concorrente" cadono
invece, oltre al «commercio estero», anche i «rapporti internazionali con
l'Unione europea», che hanno dato qualche grattacapo agli uffici della
Commissione. «Quando ero commissario, la mia collega tedesca, Monika
Wulf-Mathis era allibita», ridacchia Bonino: «Riceveva continuamente
rappresentanti delle Regioni italiane che si facevano addirittura concorrenza
tra di loro». Ma su molte altre materie su cui alla Regioni è riconosciuta
autonomia decisionale, si è consolidata un "autogestione" che si è
dimostrata molto efficiente. Sull'enorme partita del fondo sanitario (108
miliardi nel 2009) i governatori hanno organizzato da tempo un "G5" per
ripartire le quote. Significa che le quote vengono ponderate con riferimento
alla media di spesa delle cinque Regioni più virtuose, cioè Lombardia, Emilia,
Umbria, Toscana e Marche. 26/03/2009
( da "Arena, L'"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 26 Marzo 2009 NAZIONALE Pagina 3 LA CRISI. Secondo il
presidente del Consiglio non si può soprassedere perché «c'è un'aspettativa
fantastica» Slitta il piano-casa Niente decreto Si cerca l'intesa con le
Regioni ma Berlusconi avverte: «Venerdì i ministri voteranno comunque qualcosa»
ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei
ministri; il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le
Regioni. La scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine
giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le
Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da
adottare; e comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e
«decideremo noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte:
«Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è
un'aspettativa fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle
proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di
quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi
al centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era
sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento
«cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare»,
aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali».
Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario
giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco
Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto
cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario
Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano
casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo
pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e
mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e
resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il
messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella
auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di
venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto
infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari
regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo
Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni,
Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto
legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente avrebbero
manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo cercando di
lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni
alla Corte costituzionale»,
aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio trovare un
accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che non vuol
fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il 50% delle
famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette «new town»,
di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello. D'accordo anche le
Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc.
( da "Adige, L'"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio
dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le
Regioni ROMA - Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio
dei ministri, il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le
Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare
un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi
addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una
frenata», ma un confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque domani in
Cdm «qualcosa ci sarà». Così come il premier punta a misure con effetti
immediati e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in
giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema, aggiunge, è che sono «gelose
delle proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in
salita di quanto non apparisse ieri in mattinata. Merito e metodo, comunque,
saranno entrambi al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le
Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un
provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo
lavorare - aveva ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in
accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo
indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della
Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È
stato ritirato il decreto cementificazione - commenta nel pomeriggio il
segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si
vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare
l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La mediazione
era stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza
di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala
stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo:
«L'urgenza del piano c'è e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto
sia lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la
linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta
i fari sul Consiglio dei ministri di domani. Tre quarti d'ora dopo, il ministro
per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il numero uno
dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato rinviato alla
settimana successiva per giungere ad una piattaforma comune. Obiettivo che ieri
mattina era ancora lontano. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero
di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un
atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a
rischiare di creare il caos: «Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che
non ci possano essere contrasti o impugnazioni - aveva riconosciuto Berlusconi
- alla Corte costituzionale». Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: «Ho detto a Berlusconi - racconta il leader del
Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un
piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare
scontri e Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa però
retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un
progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di
aiutare l'economia del Paese: «Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda
quasi il 50% delle famiglie italiane». E a sera, da Napoli, interviene di nuovo
per chiarire che non vuol fare passi indietro. Ma non solo. Il presidente del
Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello delle cosiddette
«new town» e di cui il piano per l'edilizia popolare già messo a punto è il
primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora vuole onorare.
D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad
hoc. 26/03/2009
( da "Adige, L'"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
MADRID - La nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del
parlamento di Madrid per iniziativa del governo socialista di Josè Luis
Zapatero consentirà interruzioni volontarie di gravidanza dopo 22 settimane in
caso di gravi malformazioni del feto incompatibili con la vita MADRID - La
nuova legge di depenalizzazione dell'aborto all'esame del parlamento di Madrid
per iniziativa del governo socialista di Josè Luis Zapatero consentirà
interruzioni volontarie di gravidanza dopo 22 settimane in caso di gravi
malformazioni del feto incompatibili con la vita. La nuova legge, contestata
dalla Conferenza episcopale spagnola e dalle associazioni per la vita, prevede
che la donna abbia una libera scelta se abortire o meno durante le prime 14
settimane e che fino alle 22 settimane l'imterruzione sia possibile in caso di
rischio psicofisico per la madre. «Dalla 22ma settimana si potrà abortire solo
quando i problemi saranno di tale dimensione che non sarà garantita la
sopravvivenza del feto» ha detto il ministro Bibiana Aido. La legge attuale,
del 1985, non depenalizza l'aborto, ma lo consente in tre casi: stupro,
malformazione del feto, rischi per la salute fisica o psichica della madre
(senza limiti di tempo). Quest'ultima disposizione è invocata nel 98% dei circa
112 mila aborti praticati ogni anno in Spagna. Contro il disegno di legge la
Conferenza episcopale spagnola ha lanciato negli ultimi giorni una campagna di
mobilitazione. Le associazioni pro-vita hanno promosso una grande
manifestazione di protesta a Madrid per domenica prossima. Secondo
il quotidiano di area socialista El Pais, alla manifestazione dovrebbero
partecipare i principali dirigenti del Partido Popolar (opposizione di
centro-destra). Il Pp si è dichiarato contrario alla riforma dell'aborto e
intende presentare un ricorso alla Corte costituzionale. 26/03/2009
( da "Repubblica,
La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina XI - Firenze I magistrati L´Anm a Berlusconi
"Sdegnati dal suo attacco" La giunta toscana dell´Associazione
nazionale magistrati «denuncia con sdegno» l´attacco di Berlusconi per le
condanne per la Tav, «esprime solidarietà ai magistrati» e «invoca l´intervento
del Csm con apertura urgente di una pratica» a loro tutela.
( da "Giorno,
Il (Como)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
LECCO E HINTERLAND pag. 6 Call center, il Comune paga La Giunta
Arrigoni dovrà sostenere le spese legali: è polemica LA SENTENZA DEL TAR di
VLADIMIRO DOZIO CALOLZIOCORTE LA CAUSA PERSA dal Comune scatena polemiche. «Si
poteva evitare di emanare questa ordinanza ideologica e fare risparmiare soldi
al Comune, che invece ora deve pagare per avere perso la causa», è quanto
sostengono i consiglieri delle opposizioni. La chiusura dei «call center»
calolziesi, avvenuta circa due anni orsono, è giunta al termine di un
susseguirsi di corsi e ricorsi. Dopo la sentenza del Tar, che dava ragione ai
gestori di questo tipo di attività, ora è arrivata anche la
sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara incostituzionale la legge regionale, applicata dal Comune. Conclusione delle
opposizioni? «Il Comune ha fatto una figuraccia che si poteva evitare». SU
DECISIONE del sindaco Paolo Arrigoni dalla polizia locale era stata notificata
un'ordinanza per disporre la chiusura di tali attività. La sentenza vede
il Comune perdente. Corrado Conti di «Uniti per Calolzio», sostiene: «Quando
nel novembre del 2006 e nell'aprile del
( da "Manifesto,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
MADAGASCAR Terzo giorno di proteste ad Antananarivo contro il nuovo
governo La piazza contro Rajoelina Dallo Swaziland, l'ex presidente invita i
suoi a «salvare la nazione» Geraldina Colotti Nella storica piazza 13 maggio di
Antananarivo, capitale del Madagascar, continuano le proteste contro il
neopresidente Andry Rajoelina: «Hcc corrotta», si legge sui cartelli dei
manifestanti (oltre 10.000), che chiedono il ritorno al potere dell'ex
presidente Marc Ravalomanana. Hcc sta per Alta corte costituzionale, l'organismo che ha avallato il governo dell'ex sindaco della
capitale, Rajoelina, detto Tgv per aver bruciato le tappe della politica al
ritmo di un supertreno. Sabato scorso, dopo aver deposto Marc Ravalomana il 17
marzo, Tgv aveva giurato davanti all'Alta corte costituzionale: nonostante, con i suoi 34 anni, non sia ancora in età da
presidenza (secondo le leggi malgasce di anni ce ne vogliono minimo 40) e
nonostante non abbia ricevuto dalle urne il mandato a governare. Ad aver
portato al potere l'ex sindaco, a capo di un'Alta autorità di transizione
autonominata, e al termine di un sanguinoso conflitto di piazza (oltre un
centinaio di morti e il doppio di feriti), il malcontento popolare verso
l'ultraliberista Ravalomanana, beniamino delle grandi istituzioni
internazionali. Un «Berlusconi malgascio», che aveva man mano centralizzato il
potere politico e quello dei mezzi d'informazione e provocato l'indignazione
popolare quando si scoprì che aveva in progetto di cedere le terre malgasce
alle grandi multinazionali come la sudcoreana Daewoo. Non a caso, la prima
misura annunciata dal neopresidente Rajoelina è stata la rescissione del
contratto con la Daewoo. La seconda, la promessa di un'amnistia per liberare
«gli oppositori» detenuti. Dallo Swaziland, dove ha trovato rifugio, l'ex
presidente malgascio, ieri ha diffuso un messaggio audio, trasmesso durante la
manifestazione ad Antananarivo. Nel suo discorso, Ravalomanana fa appello a
suoi perché «salvino la nazione» e definisce quello di Rajoelina «un colpo di stato».
Lo stesso giudizio emesso nei giorni scorsi dalla Comunità internazionale, in
primo luogo dagli Stati uniti, grandi amici di Ravalomanana, ma anche dalla
Francia (unico paese a effettuare comunque una visita di cortesia
a Rajoelina, che era stato ospitato in precedenza in una sede diplomatica di
Parigi per paura di essere arrestato dal suo antagonista). Ieri, il Sudafrica
ha annunciato la propria disponibilità ad imporre sanzioni al paese, in vista
del vertice dei leader della Comunità di sviluppo dell'Africa Australe (Sadc),
previsto il prossimo 30 marzo, a cui è stato invitato l'ex presidente
Ravalomanana. L'Unione africana (Ua) ha già deciso di sospendere il Madagascar
dall'Organizzazione. Così, Rajoelina, che sta per rendere pubblico un suo
«piano di riforme», cerca di rendersi credibile all'interno, e di smorzare i
rumori che vorrebbero già incrinato il suo sostegno all'interno delle forze
armate: quelle stesse che, rompendo una rumorosa neutralità, avevano marciato
su Antananarivo e si erano infine schierate in maggioranza con l'ex dj. Il
nuovo governo malgascio ha detto che intende avviare colloqui diretti con i
rappresentanti dell'opposizione e della Chiesa, previsti per il 2 e 3 aprile, e
di voler lavorare a una «riconciliazione nazionale». Un colpo di stato? Neanche
per sogno, si affannano a spiegare i sostenitori di Rajoelina: solo la reazione
motivata di una popolazione stufa del «dittatore» Ravalomanana. Ed è vero che
l'ex dj Rajoelina non ha inventato niente, la sua pratica poco ortodossa s'inserisce
in una lunga tradizione malgascia che, dal 1960 (anno dell'indipendenza dalla
Francia) non delega alle urne l'alternanza di governo. E tutti i presidenti
hanno cercato di rimanere abbarbicati al potere: da Didier Ratsiraka (arrivato
nel '75 e rimasto in carica per oltre vent'anni), a Ravalomanana (eletto nel
2002 e nel 2006), a Rajoelina. Nel 2002, Ravalomanana si era autoproclamato
presidente accusando di corruzione Ratsiraka, che lo aveva poi accusato di aver
truccato le elezioni. Protagonista, sempre la piazza, che anche adesso ha
deciso di far sentire la propria voce. E chissà che non riesca a imporre un
qualche cambio di indirizzo alla disastrata isola dell'Oceano indiano. Foto:
ANTANANARIVO, SOSTENITORI DI ANDRY RAJOELINA SALUTANO IL NEOPRESIDENTE /FOTO
REUTERS
( da "Messaggero,
Il (Latina)" del 26-03-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Frosinone))
Argomenti: Giustizia
Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di VITTORIO BUONGIORNO E alla fine il
giorno del decollo è arrivato. Ieri pomeriggio gli uffici regionali hanno
licenziato la proposta di delibera che istituisce a Frosinone lo scalo
aeroportuale regionale. L'atto atterrerà domani sul tavolo della Giunta per
decollare definitivamente dando l'avvio ad un progetto di finanza da 150
milioni di euro. Proprio quando l'ipotesi dell'aeroporto sembrava ormai tramontata,
proprio quando il ministro Matteoli aveva rilanciato l'ipotesi di uno scalo
aereoportuale a Latina, proprio quando il commissario europeo ai Trasporti
Antonio Tajani ha invitato Regione e Provincia a restare - scusate il gioco di
parole - con i piedi per terra optando per un aeroporto destinato al carico e
scarico merci, proprio quando sembrava ormai un sogno da mettere in un
cassetto, il via libera della Regione pare arrivato. Il presidente Piero
Marrazzo ha mantenuto la promessa: domani lui e gli assessori - tra cui i due
ciociari Francesco Scalia e Francesco De Angelis - approveranno l'atto che
sancisce la scelta di Frosinone comne aeroporto del basso lazio. La delibera
era attesa da mesi, da quando dopo l'individuazione di Viterbo come secondo scalo
nazionale del Lazio dopo Fiumicino. Nell'oggetto c'è già tutto:
"Collocazione infrastruttura aeroportuale sul territorio regionale - Art.
27 legge regionale 16.02.2000 e s.m.i., n. 12. Approvazione Studio di
fattibilità dell'Aeroporto di Frosinone". L'atto ripercorre questa vicenda
tribolata. A partire da quel contributo regionale di 500 mila euro, voluto a
tutti i costi da Francesco Scalia, consentì alla Provincia alla chetichella di
avviare il progetto per l'aeroporto. Fino ai 250 mila euro stanziati pochi mesi
fa che hanno tenuto aperta la porta del bilancio regionale fino ad oggi. Sarà
dunque uno scalo regionale, uno di quelli che la Commissione europea individua
entro i cinque milioni di passeggeri l'anno. Grazie anche
anche le due sentenze della Corte Costituzionale del 2008 e 2009 che
stabiliscono la competenza della Regione nell'individuazione dello scalo, la
Giunta Marrazzo domani approverà lo studio di fattibilità presentato dalla
società Aeroporto di Frosinone dell'intero polo aeronautico (aeroporto,
eliporto, stazione ferroviaria, infrastrutture e servizi). Stabilendo
solo che "in ragione di una indispensabile azione di risanamento e di
contenimento delle spese che la realizzazione dell'Aeroporto di Frosinone debba
avvenire con l'esclusivo impiego di capitali privati, attraverso lo strumento
della finanza di progetto". A quanto risulta i privati interessati ci sono
già, un grande tour operator che ha la sua base a Roma, è legatissimo al mondo
cattolico e veicola quasi tre milioni di turisti l'anno, ma anche imprenditori
ciociari e un gruppo toscano specializzato nella realizzazione e nella gestioni
di scali aeroportuali. Ora non resta che aspettare il bando di gara per
l'individuazione del promotore finanziario. "A questo punto - commenta Francesco
Scalia - è realistico pensare che entro la fine del 2009 si potrà avviare
un'opera da 150 milioni di euro".
( da "Messaggero,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di LUCA CIFONI ROMA Decreto più difficile,
e trattativa con le Regioni fino a martedì. Dopo la prima correzione di rotta
operata dal premier, il governo prende atto dello stallo con gli enti locali
sul piano casa. Dunque il provvedimento non andrà al Consiglio dei ministri di
domani ma dovrà attendere la prossima settimana. Nel merito, appare confermata
la parte del progetto che prevede la demolizione e ricostruzione degli edifici
più vecchi; mentre l'ampliamento del 20 per cento della cubatura, già limitato
alle abitazioni mono e bi-familiari, avrà probabilmente regole da definire
meglio in sede locale. La piega che avrebbero preso gli eventi è apparsa chiara
già in mattinata, quando i presidenti di Regione si sono espressi in modo
piuttosto compatto contro il ricorso al decreto-legge. Anche i
"governatori" di centro-destra, pur favorevoli agli obiettivi di
fondo del piano, non vedono di buon occhio norme uguali per tutti, e
preferirebbero adattarle alle proprie esigenze specifiche. Dalle Regioni
amministrate dal centro-sinistra sarebbero invece partiti
quasi certamente ricorsi alla Corte costituzionale, che avrebbero avuto buone possibilità di essere accolti. Di qui
la decisione del governo (lo stesso Berlusconi ha presieduto la Conferenza
unificata) di cambiare strada, per puntare alla definizione di un provvedimento
che avesse il via libera preventivo degli enti locali. In un primo tempo
non era stata accantonata l'idea di approvare comunque il pacchetto domani: in
questo senso il sottosegretario Gianni Letta aveva chiesto alle Regioni un
elenco dei punti di possibile intesa. È stato poi il ministro degli Affari
regionali Fitto ad annunciare ufficialmente lo slittamento dei tempi; già da
stamattina partiranno le riunioni tecniche tra le parti. Il premier si è
riservato comunque la possibilità di adottare un decreto legge, ma questa
eventualità appare al momento remota. Berlusconi ha poi voluto negare che la
scelta, annunciata martedì scorso, di limitare la possibilità di ampliamenti
alle abitazioni mono e bi-familiari, comporti una marcia indietro, e un
ridimensionamento dell'intero progetto. Non si parlerebbe infatti solo di
ville, perché le monofamiliari «sono il 25-28 per cento delle abitazioni, e le
bifamiliari il 13-15 per cento». Il che porta, con qualche arrotondamento, a
ritenere che siano potenzialmente coinvolte il 50 per cento delle case degli italiani.
Il rinvio è stato accolto con soddisfazione dagli enti locali. «Ora la
questione è stata messa sul giusto binario» ha spiegato Vasco Errani,
presidente dell'Emilia Romagna, nonché della Conferenza delle Regioni,
aggiungendo però «anche sulle misure condivise un decreto legge relativo a
materie concorrenti è uno strumento improprio». Per Errani l'obiettivo è «un
accordo sul modello degli ammortizzatori sociali». «Sono soddisfatto- ha detto
Piero Marrazzo, presidente del Lazio - perché non si è andati al muro contro
muro, prevalgono le ragioni sullo scontro». Anche il numero uno della Lombardia
Formigoni ha accolto con favore il nuovo percorso, sostenendo addirittura che
non dovrebbe essere stabilito un tetto all'aumento di cubatura: in questo modo
le Regioni potrebbero modularlo a livello locale. Contento anche il Pd, che
incassa un piccolo successo tattico. «Se si vuole fare un vero piano casa,
d'intesa con Regioni e Comuni, siamo pronti a discutere senza pregiudizi - ha
commentato Dario Franceschini - ma continueremo a vigilare affinché nel nuovo
provvedimento non ci siano norme che rischiano di devastare la bellezza del
nostro Paese». In serata Berlusconi ha poi precisato la propria volontà di
discutere comunque il tema nel Consiglio dei ministri di domani. Accanto al
provvedimento sugli ampliamenti, resta in pista l'altro "piano casa",
quello già concordato con le Regioni che prevede la costruzione di alloggi
popolari a vantaggio soprattutto dei giovani.
( da "Messaggero,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di GIUSEPPE MAMMARELLA Nell'Italia
unificata la pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889,
reintrodotta nel ventennio fascista per i crimini politici e veniva
definitivamente messa fuori legge dalla Costituzione del 1948 (art.27) che
riconfermava il principio illuministico che la pena deve tendere alla
rieducazione del condannato. A conclusione di un percorso che pochi Stati possono vantare nel 1979 la nostra Corte
Costituzionale ha deciso l'illegittimità dell'estradizione per i reati puniti
con la pena di morte negli Stati richiedenti. È stato grazie a questa
tradizione, umanistica e umanitaria, che l'Italia ha dato un forte e forse
decisivo contributo alla crociata per la moratoria della pena di morte che si è
conclusa con due mozioni, nel 2007 e nel 2008, dell'assemblea generale
delle Nazioni Unite, votate a larghissima maggioranza. Il rapporto di Amnesty
International per il 2008 diffuso l'altro ieri, pur tra luci e ombre è
incoraggiante e dimostra che la battaglia condotta in seno all'Onu dalla nostra
diplomazia non è stata inutile. Il numero delle esecuzioni è leggermente
diminuito, nel 2008 è stato di 2.390, quello delle condanne a morte di 8.864
ma, secondo gli ultimi dati, 138 sono i Paesi che hanno abolito la pena
capitale; di essi 92 per ogni reato, 10 la conservano per i reati di
particolare gravità in situazioni eccezionali, 36 non la applicano da più di 10
anni. La grande maggioranza delle esecuzioni sono concentrate in pochi Paesi,
Cina quasi il 75%, seguono l'Iran in cui possono essere condannati a morte
anche i minorenni, l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti e il Pakistan. In Europa
solo la Bielorussia mantiene la pena di morte con 4 esecuzioni nel 2008. Si
uccide nei modi più diversi e più efferati: decapitazione, lapidazione, impiccagione,
fucilazione, iniezioni letali e sedia elettrica. In Cina, ci informa Amnesty
International, hanno creato dei tribunali itineranti, un sistema non nuovo che
nel Medio Evo vigeva in alcuni Stati europei dove i membri del tribunale si
spostavano di paese in paese insieme al boia. Durante le soste giudicavano
sommariamente e il boia eseguiva seduta stante. Il governo cinese ha
perfezionato il sistema: nei pulmini che accompagnano le esecuzioni ci
sarebbero equipe mediche che estraggono gli organi dei giustiziati per
alimentare il relativo commercio, naturalmente di Stato.
( da "Corriere
del Veneto" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Veneto - VERONA - sezione: REGIONE - data: 2009-03-26 num:
- pag: 14 categoria: REDAZIONALE Casa, il Veneto tira dritto con la sua legge
Berlusconi frena sul decreto e media con le regioni. Galan: «Mi hanno
ascoltato, noi apripista» Un provvedimento d'urgenza del governo sui bonus per
gli ampliamenti sarebbe andato incontro ad accuse di incostituzionalità ma il
progetto di legge veneto, varato per primo, può continuare il proprio iter
VENEZIA — Il Veneto va avanti per la sua strada, anzi, per la sua casa. Se le
Regioni, nel loro complesso, ieri hanno di fatto affossato l'ipotesi che il
governo proceda per decreto con il Piano straordinario per il rilancio
dell'edilizia in tempo di crisi, a Venezia non se ne fanno un grande cruccio.
Anzi. La netta opposizione dei governatori (il Veneto era rappresentato
dall'assessore all'Urbanistica Renzo Marangon), che ha indotto il premier
Silvio Berlusconi a tirare il freno sul proposito di varare subito e con uno
strumento d'urgenza le nuove misure per il rilancio dell'edilizia, non dispiace
affatto a palazzo Balbi. Tanto che Giancarlo Galan, sornione anziché no, ha
commentato così: «Sono molto soddisfatto per il clima di dialogo che è stato
raggiunto tra Governo e Regioni. Io stesso, nel corso della giornata di
martedì, avevo fatto conoscere (al ministro Raffaele Fitto e al «padre» del
Piano casa, Niccolò Ghedini, ndr) alcune mie valutazioni sul confronto in
corso». Il governo, insomma, ha deciso di prendere tempo: il ministro per gli
Affari regionali, Fitto, ha annunciato che nei prossimi giorni verrà riaperto
il confronto tra Stato ed enti locali e che una linea comune dovrà essere
individuata entro martedì prossimo. Poi sarà convocata una nuova conferenza
Stato- Regioni. Lo stesso Berlusconi ha messo le mani avanti: «Sull'argomento
c'è una competenza legislativa concorrente e non vogliamo una contrarietà delle
Regioni, che potrebbero poi rivolgersi alla Corte
Costituzionale». Niente decreto del governo, dunque, che sarebbe stato in forte
sospetto di incostituzionalità. Lo avevano denunciato apertamente i governatori
«rossi», Vasco Errani (Emilia Romagna) e Claudio Martini (Toscana), ma, sotto
sotto, lo pensava anche il berlusconiano Galan. Il quale, avendo intuito
che la faccenda stava prendendo una china scivolosa, martedì si era fatto
sentire con Fitto e Ghedini, rivendicando il suo ruolo di apripista
nell'ideazione del Piano casa. Tra l'altro, nella versione governativa c'erano
alcuni passaggi che non convincevano affatto il governatore del Veneto, soprattutto
alla voce «limiti e divieti». La proposta di legge elaborata dalla giunta
regionale, infatti, prevede esplicitamente che gli interventi di ampliamento o
di rinnovamento del patrimonio edilizio, avvengano sì in deroga agli strumenti
urbanistici in vigore ma nel rispetto, in tutti i casi, delle norme sulle
distanze e dei vincoli a tutela dei beni culturali e del paesaggio. Inoltre,
nella formulazione alla veneta del Piano, si dice che i permessi a costruire
devono essere richiesti entro la fine del 2010: lo strumento, insomma, è stato
pensato in funzione anti-crisi per una situazione straordinaria e contingente,
non per sempre. La pausa di riflessione imposta dalle Regioni a Roma riporta la
discussione nei binari graditi al Veneto. Conferma l'onorevole Ghedini,
estensore con Galan della proposta originaria: «La nostra intenzione,
confermata oggi (ieri per chi legge, ndr) dal presidente Berlusconi, è sempre
stata quella di offrire alle Regioni un testo base, un provvedimento di cornice
da prendere come riferimento. Dopo di che - puntualizza sul piano politico
Ghedini - starà a ciascuna Regione cogliere l'opportunità, come hanno già fatto
Veneto, Lombardia e Sardegna, che hanno avviato un proprio progetto di legge
regionale sul rilancio dell'edilizia. Quelle che diranno di no, se ne
prenderanno la responsabilità davanti ai loro cittadini e alle loro imprese».
Il Veneto, dunque, va avanti per la sua strada e per la sua casa, senza dover
aspettare ciò che deciderà palazzo Chigi. Il disegno di legge regionale, adottato
a tempo di record dalla giunta, è già arrivato all'esame della competente
commissione consiliare, che ora procederà ascoltando il parere delle categorie
economiche, delle associazioni professionali e di quelle ambientaliste. è di
ieri la notizia per cui, secondo l'ufficio studi della Cgia di Mestre,
l'applicazione del Piano casa potrebbe generare, a livello nazionale (e se
tutte le Regioni lo adottassero), 745 mila nuovi posti di lavoro nell'edilizia.
Di questi tempi, sono cifre da sogno. Alessandro Zuin \\ Bortolussi (Cgia): a
livello nazionale, il Piano potrebbe generare 745 mila nuovi posti di lavoro
Cantieri fermi Il Piano casa è stato pensato per rilanciare il settore
dell'edilizia, che risente particolarmente della recessione economica in atto
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: OPINIONI - data: 2009-03-26
num: - pag: 16 categoria: REDAZIONALE LA REPLICA Giudici di Pace, nessun caos o
ritardo negli uffici baresi di ANNAMARIA DEVITOFRANCESCO* N ella mia qualità di
Coordinatrice dell'Ufficio del Giudice di Pace di Bari, mi vedo obbligata a far
pervenire la protesta mia e di tutti i colleghi, oltre che del personale
amministrativo, in ordine all'articolo pubblicato a pagina 7 del Corriere del
Mezzogiorno del 19/03/2009, a firma di Valentina Marzo. Tale articolo è stato
poi seguito da altri due pezzi dell'identico tenore in data 21 e 22 marzo 2009,
sempre a firma della stessa giornalista. Considerato che questi ultimi
ritornano sull'argomento trattato il 19/03/2009, basterà fare riferimento al primo
articolo della serie. Il predetto pezzo esordisce con l'affermazione, del tutto
fantasiosa, che "nelle aule di udienza dei giudizi di pace di Bari è
caos", facendo riferimento ad un numero di "ventisettemila cause
pendenti", a "giudici in ritardo" e ad "avvocati in
rivolta". Circostanze che, almeno per quanto riguarda questo Ufficio, non
corrispondono assolutamente al vero. In primo luogo, la statistica alla quale
fa riferimento la giornalista riguarda l'intero distretto su cui si esercita il
controllo del Tribunale di Bari, dove sono presenti ben 12 Uffici del Giudice
di Pace. In particolare, si precisa che nel 2008 sono state emesse da questo
Ufficio che attualmente ha in organico solo 34 magistrati rispetto ai 55
previsti 11490 sentenze civili, di cui
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno - SALERNO - sezione: SALERNO - data:
2009-03-26 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Giustizia All'incontro anche il
presidente Luca Palamara Anm, giunta nazionale contestata duramente dai pm di
Salerno Durante un convegno alla Provincia In procura festa d'addio per
Apicella, Nuzzi e Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con i colleghi di
Catanzaro SALERNO — Se da un lato il presidente dell'Anm, Luca Palamara, cerca
di ricucire lo strappo con i tre pm salernitani, trasferiti dal Csm dopo lo
scontro con la Procura di Catanzaro, dall'altro Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi
e Dionigio Verasani non tornano sui loro passi. Le tessere strappate non
verranno sostituite da nuove e i tre, festeggiati ieri mattina in tribunale da
colleghi, funzionari e ispettori di polizia giudiziaria, ottengono, dopo tre
mesi, una sorta di riscatto: la solidarietà espressa palesemente dai loro
colleghi. Che, qualche ora dopo, raggiungono palazzo Sant'Agostino, dove, al
convegno organizzato dal presidente dell'associazione provinciale, Gaetano
Sgroia, c'era tutta la giunta esecutiva centrale, compreso il presidente Luca
Palamara. Lo stesso che, dopo la pronuncia di condanna di Palazzo dei
Marescialli, sostenne che «il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi » e
che, ieri è stato aspramente contestato dai pm salernitani. Non basta a
Palamaro ricordare che l'Anm «è la casa di tutti i magistrati, dove ci si
confronta anche su opinioni divergenti ». E non è sufficiente ribadire che «la
nostra presenza a Salerno è un'assunzione di responsabilità sulle posizioni».
Posizioni, su cui Palamara non fa dietrofront, anche se dice che «le
affermazioni sugli anticorpi sono state strumentalizzate. So che il nostro
documento ha attirato critiche, ma abbiamo assunto la stessa posizione sia per
Salerno che per Catanzaro ». E' il pm del Tribunale per i minori, Antonio
Frasso, a lanciare il primo affondo: «Forse questa iniziativa doveva essere
organizzata prima, come Anm abbiamo grosse responsabilità. Potevamo fare tante
cose, ma abbiamo fatto quella che non dovevamo fare: plaudire al provvedimento
del Csm. Questo clima di reticenza e di silenzio dell'associazione non fa bene
alla magistratura». Gli fa eco il collega Erminio Rinaldi, che accusa: «vi
siete pronunciati sul merito del provvedimento e sulla professionalità dei
colleghi. Siete entrati a gamba tesa nella vicenda, regalando l'assist per
l'azione disciplinare. Perché ci meravigliamo poi se si accodano anche i
politici?». Anm e Csm sotto accusa, ma poi, con Mariano Musella De Luca, ci
finiscono di nuovo anche i tre pm sanzionati. «Se fossi stato il procuratore
capo — confessa — quel provvedimento di 1400 pagine glielo avrei tirato dietro.
Abbiamo fatto una brutta figura a livello internazionale e abbiamo generato il
convincimento che i magistrati si dividono in corrotti e esaltati. Persone
normali non ce ne sono più». Angela Cappetta Il confronto Da sinistra, il
presidente dell'Anm provinciale Gaetano Sgroia al fianco del responsabile
nazionale dell'Associazione magistrati Luca Palamara contestato ieri duranteil
convegno da alcuni pubblici ministeri della procura di Salerno
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno - SALERNO - sezione: 1PAGINA - data:
2009-03-26 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE Giustizia Convegno alla
Provincia, polemiche contro Palamara Salerno, contestati i vertici dell'Anm
Contestati, ieri a Salerno nel corso di un convegno sulla giustizia organizzato
dalla Provincia, i vertici nazionali dell'Associazione magistrati. Il presidente Luca Palamara ha dovuto ascoltare le critiche
avanzate da numerosi pm salernitani che hanno chiesto la parola durante il
confronto a Palazzo Sant'Agostino. Intanto ieri in procura brindisi d'addio per
Apicella, Nuzzi e Verasani trasferiti dal Csm dopo lo scontro con Catanzaro. A
PAGINA 7 Cappetta
( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Primo Piano Pagina 103 Berlusconi: sul piano casa vado avanti Avviso
alle Regioni: «No al decreto ma venerdì qualcosa si farà» --> Avviso alle
Regioni: «No al decreto ma venerdì qualcosa si farà» Sul piano casa il governo
non si ferma. Berlusconi frena sul decreto ma annuncia: qualcosa si farà. ROMA
Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri, il
governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si
tratta però di un rinvio sine die: la scadenza per trovare un'intesa è stata
fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia.
La ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una frenata», ma un
confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in Cdm «qualcosa ci
sarà». Così come il premier punta a misure con «effetti immediati» e avverte:
«Le Regioni non possono sottrarsi perchè sul piano casa in giro c'è
un'aspettativa fantastica»; il problema, aggiunge, è che sono «gelose delle
proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di
quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi
al centro della discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era
sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento
cornice che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - aveva
ribadito infatti più volte Berlusconi - in sintonia e in accordo con le
istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora
siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza
delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «Il decreto -
commenta il segretario Dario Franceschini - avrebbe creato danni spaventosi.
Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per
rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento». La
mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora
e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio scende in
sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo:
«L'urgenza del piano c'è e resta - afferma - ma non è detto che il decreto sia
lo strumento più opportuno». Messaggio distensivo e che segue anche la linea
indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i
fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare
l'armonia con le Regioni», aggiunge infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora
dopo, il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani
e il numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato
rinviato alla settimana successiva: «Due o tre giorni - rassicura il ministro -
non sono determinanti. È molto più importante che si giunga a una piattaforma
comune». Obiettivo che questa mattina era ancora davvero lontano. Regioni,
Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto
legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente
avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di creare il caos:
«Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere
contrasti o impugnazioni - riconosce Berlusconi - alla
Corte costituzionale». Una
eventualità che inoltre vanificherebbe completamente l'accelerazione impressa
dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si somma l'altolà della
Lega: «Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il leader del Carroccio Umberto
Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e
quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e
Berlusconi ha aperto». La discussione che si è aperta non fa però retrocedere
il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto
giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di aiutare
l'economia del Paese: «Il provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50%
delle famiglie italiane».
( da "Unita, L'"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Berlusconi insulta i licenziati Fiat: «Trovatevi qualcosa da fare...»
SIMONE COLLINI Le Regioni mettono fine al balletto del mattone, mentre
Berlusconi torna a insultare i disoccupati: «Io ho detto che deve lavorare di
più chi ha la possibilità di farlo. Auspico che chi è stato licenziato si trovi
qualcosa fare, io non starei con le mani in mano», dice il premier incontrando
i lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco. Il presidente del Consiglio fa
battute, sorride. «Il premier non ha poteri, deve convincere e poi trattare con
tutti, alleati, Parlamento e Capo dello Stato», dice durante la visita serale a
Napoli. È anche pronto a rilanciare il progetto delle «new town», una sorta di
quartieri satellite da costruire al fianco di ogni capoluogo di provincia. Il
tutto per esorcizzare la delusione di veder bocciato il cosiddetto piano casa.
Addio piano casa Il provvedimento non sarà discusso e tanto meno varato dal
Consiglio dei ministri di domani. E soprattutto, se mai dovesse vedere la luce
in futuro, la normativa che consentirebbe di aumentare la cubatura degli
immobili non prenderà la forma del decreto legge. È insomma un dietrofront
totale quello di Silvio Berlusconi, che dopo aver ricevuto martedì la lettera
«riservata personale» del Capo dello Stato, ieri ha incassato lo stop
definitivo dagli enti locali. Con il Pd che canta vittoria: «Il decreto
cementificazione è stato ritirato, questo dimostra che non si può governare a
colpi di slogan e battute ad effetto», dice Dario Franceschini. governatori
contrari I governatori arrivano a Roma di buon'ora, con dentro le cartelle la
bozza di decreto ricevuta nei giorni scorsi dal ministro per gli Affari
regionali Raffaele Fitto, ma con sotto il braccio anche i giornali che
riportano la repentina presa di distanza dello stesso Berlusconi rispetto a
quel documento. Una veloce riunione basta ai presidenti di Regione per
raggiungere l'unanimità, al di là del colore politico, sul fatto che la materia
è competenza dei governi locali e che è comunque inammissibile in questo caso
la decretazione d'urgenza. Il dietrofront di Berlusconi E piuttosto breve,
nonostante il numero dei partecipanti, è anche la Conferenza unificata
Stato-Regioni. Non è necessario discutere troppo. Dopo appena una mezz'ora,
Berlusconi è già nella sala stampa di Palazzo Chigi. Fa buon viso a cattivo
gioco: «L'urgenza resta ma non è detto che il decreto legge sia lo strumento
più opportuno». Il sorriso è piuttosto tirato: «Utilizzeremo le ore ci separano
dal Consiglio dei ministri per approfondire i contenuti e trovare un'armonia
con le Regioni. Sull'argomento c'è una competenza concorrente e non vogliamo
una contrarietà delle istituzioni locali, che potrebbero poi adire alla Corte costituzionale». Per questo avete fatto marcia indietro? «Non c'è nessuna marcia
indietro del governo. Il piano casa riguarderà quasi il 50% delle famiglie
italiane e non è vero che riguarderà solo le ville». decreto incostituzionale La verità è che quella
trentina di minuti è stata più che sufficiente per far capire al governo che il
piano casa era giunto a fine corsa. Il governatore dell'Emilia Romagna
Errani si è presentato con poche, chiare parole: «La bozza di decreto legge
presentataci è incostituzionale». Una voce tutt'altro
che isolata. Il presidente della Toscana, Martini: «Ci sono molte questioni che
non sono assolutamente condivise da nessuno, penso ai cambi di destinazione
d'uso, al mercato delle cubature, a procedere in deroga a tutto». Marrazzo,
Lazio: «Il decreto potrebbe creare vuoti normativi e legislativi in attesa che
i governatori assumano altri provvedimenti». Si riparte da zero Ma i presidenti
di Regione si sono anche detti disponibili ad avviare un confronto per un nuovo
piano per l'edilizia, che nel rispetto delle regole sia utile al rilancio
dell'economia. Si ripartirà da zero e già oggi si riunisce un tavolo
tecnico-politico che dovrà mettere a punto in pochi giorni un elenco di misure
compatibili con le competenze di ciascuno soggetto in campo, Stato, Regioni,
Comuni, per arrivare poi a un'intesa. Il premier insulta i disoccupati nel
giorno in cui le Regioni bocciano il piano casa. Il governo non varerà nessun
decreto legge sulla materia, dopo che i governatori hanno definito la bozza
ricevuta «incostituzionale».
( da "Corriere
della Sera" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-26
num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Pubblica amministrazione Maggioranza
trasversale di destra e sinistra Il via libera della Sicilia al doppio incarico
Leggina per aggirare il verdetto della Corte costituzionale La perdita del ruolo
incompatibile scatta solo con una sentenza in giudicato. Ovvero dopo anni SEGUE
DALLA PRIMA Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati
regionali siciliani non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi
spettacolari, tra i quali a un certo punto spiccava il contributo vacanze per
il suocero (58 mila lire: sempre buoni per comprar le sigarette...), i
«baroni» del Palazzo dei Normanni erano finiti per l'ennesima volta in prima
pagina soltanto poche settimane fa. Grazie alla proposta di un esponente del
Pd, Giovanni Barbagallo, di abolire l'accumulo di bonus supplementari dati in
aggiunta all'indennità e ai benefit a quelli che hanno qualche carica. Cioè
quasi i quattro quinti dei parlamentari isolani, che già incassano (per «nobile
lignaggio»...) al netto quanto i senatori di Palazzo Madama. Rileggiamo il
Giornale di Sicilia: «Ognuno dei due vicepresidenti incassa una indennità
aggiuntiva di 5.149 euro lordi al mese. I tre questori si fermano a 4.962 euro
ciascuno. I tre segretari del consiglio di presidenza hanno 3.316 euro e la
stessa cifra guadagnano i 10 presidenti delle commissioni. I 23 vicepresidenti
delle commissioni si fermano a 829 euro in più al mese mentre gli 11 segretari
delle stesse commissioni ricevono 414 euro». Più i bonus ai capigruppo e agli
assessori. Bene: in questo contesto già imbarazzante, spiccano i casi di
deputati che, in smaccata violazione della legge nazionale, hanno
contemporaneamente altri incarichi incompatibili. Esempi? Pino Federico, del
lombardiano Mpa, che fa il presidente della «provincia regionale» (variazione
delle province, sulla carta abolite) di Caltanissetta. Alberto Campagna, Pdl,
consigliere regionale e comunale a Palermo. Davide Faraone, Pd, consigliere
regionale e comunale a Palermo. Giovanni Greco, Pdl, consigliere regionale e
comunale a Palermo. Per non dire di Giuseppe Buzzanca, che mentre siede a
Palazzo dei Normanni fa anche il sindaco di Messina e si è preso in giunta
altri due deputati isolani. Il vicesindaco (nonché assessore alle Politiche
Culturali) Giovanni Ardizzone e l'assessore alla protezione civile Fortunato
Romano. Ed è proprio intorno a questi due che nasce il caso di cui parliamo.
Escluso dall'Ars perché primo dei non eletti dietro Ardizzone, il casiniano
Antonino Reitano va dall'avvocato Antonio Catalioto e presenta un ricorso:
l'articolo 62, comma 3, della legge regionale 29/51, prevede infatti
«l'incompatibilità del Deputato regionale con la carica di sindaco o assessore
dei comuni con popolazione superiore a 40 mila abitanti o presidente ed
assessore provinciale». Parallelamente, il legale presenta un ricorso identico
contro Romano per conto del primo dei non eletti del Mpa, Santo Catalano. Mesi
di attesa e finalmente, alla fine del gennaio scorso, il Tribunale di Palermo
decide: i ricorsi non sono manifestamente infondati. Meglio chiarire la
faccenda una volta per tutte girandola alla Corte Costituzionale. A Palazzo dei
Normanni sbuffano: vuoi vedere che la Consulta spazza via per sempre la
comodità di tenere i piedi in più scarpe? Detto fatto, una maggioranza
trasversale di destra e sinistra, ritrovando una magica coralità d'intenti
assente in tutte le altre questioni, prende in contropiede i giudici
costituzionali e allestisce in tutta fretta una nuova leggina. Che sempre in
tutta fretta vota e pubblica sulla Gazzetta Ufficiale perché entri in vigore.
Cosa di pochi giorni fa. E cosa dice questa leggina? Che «nel caso in cui venga
accertata l'incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata
dall'Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l'eletto deve
esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza. Ove l'incompatibilità sia
accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il
diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza».
Traduzione: l'Ars si riserva il diritto di decidere chi è incompatibile e chi
no (cosa che ha mostrato di guardarsi bene dal fare) ma in ogni caso la
decadenza dall'una o dall'altra delle cariche accumulate sulla base della legge
nazionale non è affatto automatica. C'è chi contesta questa procedura da
signorotti medievali? Faccia causa. Ma sia chiaro: il deputato regionale
condannato a mollare una delle poltrone potrà restare dove sta fino alla
sentenza definitiva in Cassazione. Sapete quali sono i tempi della giustizia
civile in Sicilia? Lo dice il Presidente della Corte d'Appello di Palermo,
Armando D'Agati, nella relazione dell'anno giudiziario: 1.678 giorni. Trentuno
più che nel 2007. Quattro anni e mezzo. Ai quali va aggiunto almeno un altro
anno per la Cassazione. è vero che, teoricamente, se gli avvocati dei
denunciati non facessero ostruzionismo, la procedura potrebbe essere
accelerata. Ma non abbastanza da evitare un finale scontato: prima che arrivi
la sentenza definitiva, la legislatura sarà finita. E il deputato siciliano
grondante di poltrone potrà rivolgere ai suoi compaesani e a tutti gli italiani
il suo distinto saluto: marameo. Gian Antonio Stella
( da "Messaggero,
Il (Ostia)" del 26-03-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il) (Messaggero, Il (Metropolitana))
Argomenti: Giustizia
Giovedì 26 Marzo 2009 Chiudi di GIUSEPPE MAMMARELLA NELL'ETERNO
conflitto tra il bene e il male, il concetto della pena si è sempre ispirato a
due opposte filosofie: quella dell'occhio per occhio (chi uccide o commette
gravi crimini va a sua volta ucciso) e quella della pena come mezzo per il
riscatto e la rieducazione del colpevole. Culture e religioni diverse hanno
recepito l'uno o l'altro dei due principi. In uso fino al Settecento anche in
Europa la pena di morte non andava mai disgiunta dalla tortura e la tortura era
una prassi normale che precedeva il processo. Nei tempi antichi la pena di
morte è sempre stata il segno del potere del monarca o dello Stato e
dell'inesistenza dei diritti dell'individuo alla vita e al giusto processo. Il
disprezzo dell'individuo in alcuni Paesi è rimasto tale. Ancora oggi la pena di
morte è parte del segreto di Stato e ai parenti del condannato non vengono
comunicati né la data dell'esecuzione né il luogo della sepoltura. Nella
società del passato, dove i beni erano scarsi, la pena di morte veniva
comminata anche per piccoli reati alla proprietà e quando il potere si accorse
della potenza delle idee, anche per i diritti di opinione. La svolta avviene
fra il Sei e il Settecento, con l'Illuminismo, quello Locke in Inghilterra, di
Kant in Germania, di Voltaire in Francia. Con essi si afferma il diritto
naturale alla base del quale sta la tendenza ad emancipare la ragione umana da
ogni tutela dogmatica e l'idea di un indefinito progresso dell'individuo nel
quadro di una natura benigna amica e non ostile. È l'inizio dell'Aufklärung e
la fine dei secoli bui. La lotta contro la pena di morte inizia allora e da
noi, in un'Italia ancora divisa, l'antesignano fu Cesare Beccaria il cui
trattato dei diritti e delle pene pubblicato in segreto nel 1763 ebbe un
immediato successo, fu tradotto in tutte le lingue europee, fu commentato da
Diderot e da Voltaire e trovò accoglienza persino nelle due corti europee
ritenute le fortezze dell'assolutismo: la Russia di Caterina seconda e
l'Austria che gli offrì una cattedra. Ancora oggi l'insegnamento di Beccaria
viene riconosciuto e recepito da tutti i Paesi di cultura giuridica moderna. Le
idee di Beccaria ebbero un forte impatto negli Stati italiani
prerisorgimentali. Nel 1786 nella Toscana di Pietro Leopoldo veniva abolita la
pena di morte, forse per la prima volta in Europa. Nell'Italia unificata la
pena capitale veniva abrogata dal codice Zanardelli del 1889, reintrodotta nel
ventennio fascista per i crimini politici e veniva definitivamente messa fuori
legge dalla Costituzione del 1948 (art.27) che riconfermava il principio
illuministico che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. A
conclusione di un percorso che pochi Stati possono vantare
nel 1979 la nostra Corte Costituzionale ha deciso l'illegittimità
dell'estradizione per i reati puniti con la pena di morte negli Stati
richiedenti. È stato grazie a questa tradizione, umanistica e umanitaria, che
l'Italia ha dato un forte e forse decisivo contributo alla crociata per la
moratoria della pena di morte che si è conclusa con due mozioni, nel
2007 e nel 2008, dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, votate a
larghissima maggioranza. Il rapporto di Amnesty International per il 2008
diffuso l'altro ieri, pur tra luci e ombre è incoraggiante e dimostra che la
battaglia condotta in seno all'Onu dalla nostra diplomazia non è stata inutile.
Il numero delle esecuzioni è leggermente diminuito, nel 2008 è stato di 2.390,
quello delle condanne a morte di 8.864 ma, secondo gli ultimi dati, 138 sono i
Paesi che hanno abolito la pena capitale; di essi 92 per ogni reato, 10 la
conservano per i reati di particolare gravità in situazioni eccezionali, 36 non
la applicano da più di 10 anni. La grande maggioranza delle esecuzioni sono
concentrate in pochi Paesi, Cina quasi il 75%, seguono l'Iran in cui possono
essere condannati a morte anche i minorenni, l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti
e il Pakistan. In Europa solo la Bielorussia mantiene la pena di morte con 4
esecuzioni nel 2008. Si uccide nei modi più diversi e più efferati:
decapitazione, lapidazione, impiccagione, fucilazione, iniezioni letali e sedia
elettrica. In Cina, ci informa Amnesty International, hanno creato dei
tribunali itineranti, un sistema non nuovo che nel Medio Evo vigeva in alcuni
Stati europei dove i membri del tribunale si spostavano di paese in paese
insieme al boia. Durante le soste giudicavano sommariamente e il boia eseguiva
seduta stante. Il governo cinese ha perfezionato il sistema: nei pulmini che
accompagnano le esecuzioni ci sarebbero equipe mediche che estraggono gli
organi dei giustiziati per alimentare il relativo commercio, naturalmente di
Stato.
( da "Nazione,
La (Firenze)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO FIRENZE pag. 8 I magistrati replicano al premier:«Abbiamo
solo esercitato le nostre funzioni» LA POLEMICA DURA RISPOSTA ALLE ACCUSE DI
BERLUSCONI, CHE LI AVEVA DEFINITI UNA «METASTASI»: «INTERVENGA IL CSM» LA GIUNTA toscana dell'Anm «invoca
l'immediato intervento del Csm con apertura urgente di una pratica a tutela»
dei magistrati dopo le parole pronunciate due giorni fa dal presidente del
consiglio Silvio Berlusconi, che ha definito i magistrati una «metastasi» e ha
fatto riferimento al processo a Firenze in cui sono stati condannati i
dirigenti di Impregilo per i lavori dell'Alta velocità tra Firenze e
Bologna. «In merito alle gravissime dichiarazioni del presidente del Consiglio
in data 24 marzo 2009 si legge in una nota firmata dal presidente dell'Anm
toscana Fernando Prodomo (nella foto) con le quali si è definita la
magistratura come una metastasi', aggiungendo che la magistratura fiorentina è
come un moloch che sa solo colpire e contro il quale occorre reagire', in
relazione alla condanna in primo grado dei responsabili dell'impresa che ha
eseguito i lavori dell'Alta velocità nel territorio toscano, questa giunta
sezionale dell'associazione nazionale magistrati denuncia con viva
preoccupazione e con sdegno l'ennesimo violento e gratuito attacco da parte del
Capo del Governo alla giurisdizione e a singoli magistrati che hanno
semplicemente esercitato le loro funzioni». «Nell'esprimere piena solidarietà
ai colleghi oggetto dell'attacco da parte del presidente del consiglio conclude
la nota la giunta invoca l'immediato intervento del Csm con apertura urgente di
una pratica a tutela dei predetti magistrati». Sulle parole del presidente
Berlusconi ha preso posizione anche l'associazione ambientalistica Idra che, in
una nota, ha espresso «piena solidarietà e apprezzamento per il lavoro svolto
dalla magistratura fiorentina».
( da "Tempo, Il"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Caporale (Verdi) lancia l'allarme «Un'ondata di cemento sulle
aree protette» PESCARA Il capogruppo regionale de «La Sinistra-Verdi-Sd»,
Walter Caporale, ha presentato una interpellanza urgente al governatore Chiodi
per conoscere i suoi reali intendimenti in merito al decreto legge predisposto
dal Governo in materia di edilizia e i rischi per i parchi abruzzesi. In una
nota Caporale spiega che «per l'Abruzzo, con la sua elevata percentuale di
territorio protetto, questo provvedimento si configura come un vero e proprio
atto di pirateria e di vero e proprio sacco della bellezza, delle risorse, del
patrimonio della nostra regione». Nell'interpellanza
Caporale chiede se non si «ritenga più doveroso ricorrere alla Corte
Costituzionale per richiedere l'incostituzionalità del decreto legge, visto che
la bozza del provvedimento ammette implicitamente che gli ampliamenti delle
case possano essere realizzati nelle zone B dei Parchi, quelle definite a
tutela orientata». Caporale prefigura una situazione di pericolo per il
Parco Nazionale d'Abruzzo, per quelli del Gran Sasso e della Majella, e anche
per quelli regionali, che «rischiano di essere sommersi da un'ondata di cemento
che vanificherebbe una delle poche voci positive della nostra economia».
( da "Secolo
XIX, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento, salta la mediazione ma fini boccia la disciplina di
partito sulle questioni etiche Respinti tutti gli emendamenti del Pd.
Nutrizione e idratazione non si potranno rifiutare Roma. «Non ci sarà, mai più,
un "caso Eluana": questa è una grande vittoria del nuovo partito, il
Pdl, che sta per nascere»: parole di Maurizio Sacconi, ministro del Welfare.
«Oramai non ci aspettiamo più nulla da questa legge. Vedremo cosa è possibile
fare, fuori dal Parlamento»: è stato, invece, il commento di Anna Finocchiaro,
capogruppo del Pd. Ieri mattina, l'aula del Senato, ha affrontato il cuore del
disegno di legge sul testamento biologico. È stato respinto un emendamento,
presentato dal centrosinistra, che autorizzava un paziente in stato terminale a
chiedere la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione forzata. Non
solo: di lì a pochi minuti, dal testo del provvedimento è anche sparito
qualunque accenno, anche formale, all'accanimento terapeutico. «Sarà una legge
che, nel rispetto della Costituzione, difende la vita», esulta il centrodestra
e Maurizio Gasparri. «No: è un testo palesemente incostituzionale
- ribatte il professor Stefano Ceccanti, Pd - al punto che, se il testo non
cambierà alla Camera, non escludo ricorsi alla Consulta, e, in ultima analisi,
neppure un referendum». «Anche perché non si capisce proprio a cosa serva una
legge come questa che lascia tutto così com'è», incalza Massimo Donati,
presidente dei senatori dell'Idv. Ma a Montecitorio potrebbero esserci altre
sorprese. Ieri pomeriggio, infatti, Gianfranco Fini ha sposato una linea
completamente diversa da quella del ministro Sacconi: «Su questioni eticamente
sensibili, nessuno partito può dire "si fa così". Sono problemi che
devono essere demandati alla coscienza dei parlamentari e dei cittadini».
Nessun vincolo di partito, quindi. E Benedetto della Vedova, deputato del Pdl,
fa già sapere che non intende votare il testo che sta per arrivare da Palazzo
Madama: «La situazione è stata irrimediabilmente compromessa dal Senato: quel
testo è assolutamente invotabile». Il nodo gordiano è stato un emendamento,
presentato dalla Finocchiaro, per lasciare al malato l'ultima parola. «Questa
correzione alla legge è stato il frutto di una lunga mediazione tra le diverse
culture di questo paese»: così l'aveva annunciato in aula. L'emendamento
prevedeva che, sia pure come eccezione alla regola generale, e «nel rispetto
dell'articolo 32 della Costituzione», fosse prevista la possibilità ad un
malato terminale di decidere anticipatamente la sospensione dei trattamenti di
alimentazione ed idratazione forzata. Con voto segreto, la maggioranza non ha
accettato questa integrazione alla legge (153 i voti contrari,
( da "Nuova
Venezia, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Vu' cumprà. Il Tar ha sollevato all'Alta Corte
dubbi di costituzionalità L'ordinanza anti-borsoni resta in vigore Agostini:
«Non cambia nulla». E subito si riapre il dibattito politico Per i giudici del
Tar del Veneto la legge regionale che nel 2001 mise al bando dai centri storici
i venditori itineranti - abusivi o con licenza - è in odor di
incostituzionalità, tanto da chiedere alla Consulta di esprimersi. Nel
frattempo, però, per le calli e i campi di Venezia non cambia nulla: in attesa
dei giudici costituzionali, l'ordinanza anti-borsoni del Comune che quella
legge recepisce ed amplifica, resta in vigore. «Il Tar non ha sospeso
l'efficacia dell'ordinanza», osserva il comandante dei vigili, Marco Agostini,
«e pertanto per noi non cambia nulla: in attesa della decisione della Corte costituzionale sulla legge regionale di riferimento e del
tar nel merito della nostra ordinanza, continueremo a far rispettare
l'ordinanza». Conseguenze pratiche a parte, sulla decisione del Tar ci sono i
giudizi politici divergenti - come c'è da attendersi - di amministrazione
comunale e Rete Antirazzista, che in questi anni ha seguito le vicissitudini
dei venditori extracomunitari regolari, patrocinandone il ricorso con
l'avvocato Pozzan. «La soddisfazione oggi è notevole, anche se c'è ancora da
aspettare, perché è la riprova di una persecuzione incredibile, durata anni, a
scapito di immigrati con licenza ai quali è stato impedito di lavorare e, con
il lavoro, di garantirsi i redditi necessari al rinnovo del permesso di
soggiorno, creando situazioni devastanti», osserva Barbara Dolce, della Rete
antirazzista, «alcuni sono stati costretti a tornarsene a casa, altri -
consapevoli del diritto a lavorare che gli dava la licenza da itineranti -
hanno deciso di restare e lottare. Il problema è che il divieto di lavorare è
profondamente ingiusto e li costringe a comportarsi da clandestini». «E, in
questo, il Comune», conclude Dolce, «ha una grave responsabilità, perché ha
pervicacemente trattato questi lavoratori stranieri da delinquenti e li ha
presi in giro con trattative infinite sui "mercatini"». «Il diritto
vale per tutti, ci mancherebbe, e ci attenderemo alle decisioni della Corte»,
risponde l'assessore alle Attività produttive, Giuseppe Bortolussi, «ma ci
devono anche dire come fermiamo gli irregolari, chi commette piccoli reati e fa
concorrenza sleale: ci devono dare gli strumenti, perché Venezia è come il
miele, arrivavano (e arriveranno) da ogni dove, anche per fare il secondo
lavoro. E' giusto procedere senza discriminazioni, ma devono darci libertà di
movimento contro chi vende merce contraffatta, chi mette le lenzuola a terra,
chi viola la legge, non possono pensare che li dobbiamo prendere uno a uno, ci
devono permettere sì di scoprire i depositi, ma anche di mirare i controlli: se
il sacco azzurro di plastica lo usano i venditori ambulanti per portare le borse
- è un loro attrezzo del mestiere - perché dovrebbe essere razzista controllare
loro e non un passante con la 24 ore?».
( da "Nuova
Venezia, La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
LE REAZIONI DEI COMMERCIANTI IN CITTA' «Giusto garantire il lavoro, ma
chiediamo di essere tutelati» Dalle indicazioni del Tar che
ha invitato la Corte Costituzionale a pronunciarsi sulle ordinanze regionali e
comunali che riguardano i venditori migranti, poiché ci sono delle avvisaglie
di incostituzionalità, i commercianti sono molto preoccupati. «Bisogna
garantire il diritto di tutti a lavorare, ma bisogna anche tutelare chi paga le
tasse», spiega Massimo T., che lavora da anni in Riva degli Schiavoni
vendendo Souvenir. «In questo momento c'è bisogno di regole e mi sembra che con
queste indicazioni non ci sia da presagire nulla di buono, siamo molto impensieriti»,
ha sottolineato Alberto Nardi, gioielliere e presidente dell'associazione
Piazza San Marco. Dello Stesso avviso Sedrak Tokatzian, anche lui gioielliere
in Piazza San Marco e vicepresidente dell'associazione Piazza San Marco. «Cosa
vuole che le dica, al posto dei lenzuoli bianchi sul ponte metteremo i tappeti
rossi», dicono amareggiati i fratelli Roberto e Sergio Pesce, che dal 1945
vendono vetri di Murano ai piedi del ponte della Pietà. «I commercianti sono
sicuramente risentiti dalla presenza dei cosiddetti vu' cumprà, poiché in
questo momento di crisi, chi ha cento euro da spendere in souvenir, nel momento
in cui comprano una borsa contraffatta, poi non vengono da noi a prendere la
gondola in miniatura oppure il vetro di murano. Non vogliamo fare del razzismo,
ma sarebbe anche ora che trovassero una soluzione, i venditori ambulanti
dovrebbero accettare un campo e che il comune lo concedesse», spiega Massimo T.
Alberto Nardi poi mette sotto la lente il problema della sicurezza: «Abbiamo
molto apprezzato il lavoro fatto fino ad oggi dall'amministrazione comunale,
perché la presenza dei venditori creava degrado ma anche un pericolo, nel
momento in cui correvano inseguiti dai vigili urbani e travolgevano le
persone». Tokatzian chiede una continuità nei controlli: «Stanno poco a poco
tornando e in questo periodo di crisi bisogna tutelare chi paga le tasse, c'è
troppa tolleranza sugli irregolari, le regole ci sono e bisogna mantenere
quelle attuali». (g.co.)
( da "Repubblica.it"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Duemila anni fa, a Roma, un capo che vedeva in grande si rammaricò che
il genere umano non avesse una testa sola, per poterla mozzare di netto con un
colpo solo. Ieri, a Roma, il Senato ha decretato un colossale sequestro di
persona: 60 milioni di corpi in un solo colpo. E' così vendicato l'oltraggio
sacrilego della morte di una donna dopo soli diciassette anni di persistenza
vegetativa, e riscritto il vocabolario italiano, dove pretendeva che una sonda
infilata in gola o nella pancia di una persona fosse un trattamento
terapeutico, una cura, e non un'ordinaria colazione. Vasta la maggioranza che
ha realizzato l'impresa, ben più della stessa ingente maggioranza uscita dalle
urne scorse, così da corrispondere, alla rovescia, alla vastissima maggioranza
di cittadini italiani che dissente dal nuovo decreto, quando non ne è atterrita
o scandalizzata. Quando se ne completasse il cammino, gli italiani, dal
Presidente della Repubblica all'ultimo povero Cristo, finirebbero espropriati
della libertà di disporre del proprio corpo, cioè di sé: e con gli italiani
chiunque si trovasse ad agonizzare in Italia per qualche circostanza di
passaggio. Era il paese della dolcezza del vivere, non è nemmeno un buon paese
per morire. Certo, resta la Corte Costituzionale, finché
dura. Resta il referendum: ma ai referendum le Curie hanno escogitato da tempo
l'espediente - furbizia con cui soppiantare intelligenza - che lo sventi. Se
non si riesca a impedirne l'attuazione, si promuoverà l'astensione: il quorum
proibitivo lavora per noi. Furbizia è ormai la risorsa metodica. Fino a
poco fa le Curie dicevano no a qualunque legge sul fine vita. Assediate
dall'iniziativa laica e dalla pressione popolare, decisero bruscamente di
accettare che la legge fosse fatta: a loro immagine, un'antilegge. L'altroieri
il cardinal Bagnasco ha chiesto che ci si sbrigasse a farla. Vedete dunque che
non è vero che questa Chiesa non creda all'evoluzione. Ma non è ai cardinali e
ai vescovi che si devono muovere obiezioni di parole e di coscienze.
OAS_RICH('Middle'); La legge è l'opera di una classe politica molto votata, e
del sostegno di un'altra parte meno votata. Quello che succederà d'ora in poi
somiglierà a quello che succedeva finora. Che pazienti, famigliari, medici e
infermieri faranno quando e come potranno il loro officio pietoso, mutati
solennemente in fuorilegge. Finché un'altra donna, un altro uomo deciderà di
sfidare pubblicamente l'usurpazione della legge, in nome della propria libertà
e della Costituzione italiana, e l'Italia assisterà di nuovo col fiato sospeso
a una coraggiosa agonia da una parte, e alle mene affannate delle autorità
riunite dall'altra. L'Italia sta imparando dolorosamente a maneggiare in
pubblico questioni di vita e di morte finora confinate, e anche protette, nelle
corsie di ospedale e nelle stanze da letto di case dalle tende tirate. Non sarà
la stessa Italia, non lo è già. Cartelli esposti in pronti soccorsi e
ambulatori, in tante lingue, dicono: "Noi non vi denunciamo". Tante
lingue, due Italie, due cartelli opposti. Anche nel maneggiare ottimismo e
trepidazione, sanità e malattia. A Bologna, un medico ha sfidato i candidati
sindaco a esibire il loro certificato di sana e robusta costituzione fisica. Il
presidente del consiglio è, buon per lui, ottimista e in forma, e tratta le
malattie come allegre metafore. Ma le metafore tratte dalla malattia, e dalla
biologia, sono brutte e pericolose. Se vuole prendersela con l'America, faccia
pure; ancora meglio se volesse prendersela un po' con la Russia del suo
amicone. Ma se dice: "Il virus americano", non va bene. C'è un odore
di caccia all'untore, e anche di peggio. Se vuole prendersela con la
magistratura, libero di farlo, salve obiezioni. Ma se dice che "la
magistratura - o una sua parte - è una metastasi", offende imperdonabilmente
una professione importante e coloro che la professano, e offende ancora più
imperdonabilmente chi è ammalato di cancro e sa nel proprio corpo che cos'è una
metastasi. Una sciagura, ma la sua, la mia, la vostra sciagura. Con la quale mi
misuro io, ti misuri tu, si misura ciascuno a suo modo, espellendolo da sé e
combattendolo come un nemico, sentendolo come una parte di sé, ignorandolo,
vincendolo, morendone. Si prendano altrove le metafore, e anche le
magistrature, e le Americhe. Si lascino i virus e le metastasi a chi sa, per sé
o per i propri, di che cosa si tratti. La politica professionale non è granché,
anzi spesso - per esempio oggi - è abbastanza disgustosa, ma non è "un
cancro", "un virus", "una metastasi". E tanto meno
l'Aids: il cui abuso metaforico e barzellettiere surclassa tutte le altre
porcherie analoghe, peste contemporanea per chi ne parla senza esserne affetto,
senza pensare di poterne essere affetto, senza pensare a chi ne è affetto,
senza immaginare ogni volta che apre bocca di esserne affetto. Come si
dovrebbe. Ora e nell'ora della nostra morte, amen. (26 marzo 2009
( da "Corriere.it"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pubblica amministrazione Maggioranza trasversale di destra e sinistra
Il via libera della Sicilia al doppio incarico Leggina per
aggirare il verdetto della Corte costituzionale La mitica Assemblea Regionale Siciliana ne ha fatta un'altra
delle sue. Per fregare la Corte costituzionale chiamata a ribadire le incompatibilità che costringerebbero vari
deputati regionali a rinunciare ai doppi incarichi, ha votato una leggina: i
consiglieri dovranno sì scegliere, ma solo dopo la sentenza finale in
Cassazione al termine di un eventuale processo civile. Risultato: dato che in
Sicilia ci vogliono in media 1.678 giorni solo per arrivare al verdetto
d'appello, potranno tutti finire il mandato senza la seccatura di dimettersi.
Il carico di incarichi (scusate il bisticcio) dei deputati regionali siciliani
non è una novità. Benedetti storicamente da privilegi spettacolari, tra i quali
a un certo punto spiccava il contributo vacanze per il suocero (58 mila lire:
sempre buoni per comprar le sigarette...), i «baroni» del Palazzo dei Normanni
erano finiti per l'ennesima volta in prima pagina soltanto poche settimane fa.
Grazie alla proposta di un esponente del Pd, Giovanni Barbagallo, di abolire l'accumulo
di bonus supplementari dati in aggiunta all'indennità e ai benefit a quelli che
hanno qualche carica. Cioè quasi i quattro quinti dei parlamentari isolani, che
già incassano (per «nobile lignaggio»...) al netto quanto i senatori di Palazzo
Madama. Rileggiamo il Giornale di Sicilia: «Ognuno dei due vicepresidenti
incassa una indennità aggiuntiva di 5.149 euro lordi al mese. I tre questori si
fermano a 4.962 euro ciascuno. I tre segretari del consiglio di presidenza
hanno 3.316 euro e la stessa cifra guadagnano i 10 presidenti delle
commissioni. I 23 vicepresidenti delle commissioni si fermano a 829 euro in più
al mese mentre gli 11 segretari delle stesse commissioni ricevono 414 euro».
Più i bonus ai capigruppo e agli assessori. Bene: in questo contesto già
imbarazzante, spiccano i casi di deputati che, in smaccata violazione della
legge nazionale, hanno contemporaneamente altri incarichi incompatibili.
Esempi? Pino Federico, del lombardiano Mpa, che fa il presidente della
«provincia regionale» (variazione delle province, sulla carta abolite) di
Caltanissetta. Alberto Campagna, Pdl, consigliere regionale e comunale a
Palermo. Davide Faraone, Pd, consigliere regionale e comunale a Palermo.
Giovanni Greco, Pdl, consigliere regionale e comunale a Palermo. Per non dire
di Giuseppe Buzzanca, che mentre siede a Palazzo dei Normanni fa anche il
sindaco di Messina e si è preso in giunta altri due deputati isolani. Il
vicesindaco (nonché assessore alle Politiche Culturali) Giovanni Ardizzone e
l'assessore alla protezione civile Fortunato Romano. Ed è proprio intorno a
questi due che nasce il caso di cui parliamo. Escluso dall'Ars perché primo dei
non eletti dietro Ardizzone, il casiniano Antonino Reitano va dall'avvocato
Antonio Catalioto e presenta un ricorso: l'articolo 62, comma 3, della legge
regionale 29/51, prevede infatti «l'incompatibilità del Deputato regionale con
la carica di sindaco o assessore dei comuni con popolazione superiore a 40 mila
abitanti o presidente ed assessore provinciale». Parallelamente, il legale
presenta un ricorso identico contro Romano per conto del primo dei non eletti
del Mpa, Santo Catalano. Mesi di attesa e finalmente, alla fine del gennaio
scorso, il Tribunale di Palermo decide: i ricorsi non sono manifestamente
infondati. Meglio chiarire la faccenda una volta per tutte girandola alla Corte
Costituzionale. A Palazzo dei Normanni sbuffano: vuoi vedere che la Consulta
spazza via per sempre la comodità di tenere i piedi in più scarpe? Detto fatto,
una maggioranza trasversale di destra e sinistra, ritrovando una magica
coralità d'intenti assente in tutte le altre questioni, prende in contropiede i
giudici costituzionali e allestisce in tutta fretta una nuova leggina. Che
sempre in tutta fretta vota e pubblica sulla Gazzetta Ufficiale perché entri in
vigore. Cosa di pochi giorni fa. E cosa dice questa leggina? Che «nel caso in
cui venga accertata l'incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata
dall'Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l'eletto deve
esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza. Ove l'incompatibilità sia
accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il
diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza».
Traduzione: l'Ars si riserva il diritto di decidere chi è incompatibile e chi
no (cosa che ha mostrato di guardarsi bene dal fare) ma in ogni caso la
decadenza dall'una o dall'altra delle cariche accumulate sulla base della legge
nazionale non è affatto automatica. C'è chi contesta questa procedura da
signorotti medievali? Faccia causa. Ma sia chiaro: il deputato regionale
condannato a mollare una delle poltrone potrà restare dove sta fino alla
sentenza definitiva in Cassazione. Sapete quali sono i tempi della giustizia
civile in Sicilia? Lo dice il Presidente della Corte d'Appello di Palermo,
Armando D'Agati, nella relazione dell'anno giudiziario: 1.678 giorni. Trentuno
più che nel 2007. Quattro anni e mezzo. Ai quali va aggiunto almeno un altro
anno per la Cassazione. È vero che, teoricamente, se gli avvocati dei
denunciati non facessero ostruzionismo, la procedura potrebbe essere
accelerata. Ma non abbastanza da evitare un finale scontato: prima che arrivi
la sentenza definitiva, la legislatura sarà finita. E il deputato siciliano
grondante di poltrone potrà rivolgere ai suoi compaesani e a tutti gli italiani
il suo distinto saluto: marameo. Gian Antonio Stella stampa |
( da "Wall
Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento/Finocchiaro a Pdl:Superato il limite della finzione di
Apcom L'aula si accende. Idv: gli italiani sono stati imbrogliati -->Roma,
26 mar. (Apcom) - L'opposizione protesta vigorosamente in aula al Senato per il
sì della maggioranza all'emendamento che elimina il carattere vincolante del
testamento biologico. Fra applausi del centrosinistra alla protesta e i 'buu'
che partono dagli scranni del centrodestra. "Non so se l'aula si rende
conto della gravità di quanto è appena successo", ha esordito la
presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, "ormai stiamo parlando
di un oggetto misterioso. Se l'individuo ritiene di consegnare nelle forme
prescritte le proprie volontà sui trattamenti a cui essere sottoposto quando
non sarà più cosciente, ora esse non varranno assolutamente nulla. Mi chiedo di
cosa stiamo continuando a discutere in questa aula. C'è limite oltre il quale
la finzione non si regge. State spiegano agli italiani che la loro volontà non
conta niente, in contrasto con l'articolo 32 della costituzione. Ormai è
solare. Se c'è ancora dubbio che questo testo andrà davanti
alla corte costituzionale, ora se lo può levare definitivamente
di mente". Interviene Giuseppe Astore (Italia dei valori) che, "per
non essere ipocrita e per non essere preso per fesso", domanda: "Ma
vi pare una legge seria, elastica? E' un modo per imbrogliare il popolo
italiano. Se non bisognava fare una legge sulle dichiarazioni anticipate
di trattamento, non la si faceva, e si lasciava fare tutto al medico. Era più
serio e coerente. Il messaggio che si trasmette è che il testamento biologico è
un imbroglio. Ma come si fa a dire che uno in vita può rifiutare delle cose,
poi, quando è senza coscienza, viene il medico, e non può più
rifiutarle?". Nella controreplica, il relatore Raffaele Calabrò, spiega:
"Questo testo nella sua essenza e logica non è mai cambiato. Quando
abbiamo scritto che queste Dichiarazioni anticipate di trattamento non sono
vincolanti fatto salvo il ruolo del medico. Non sono obbligatorie, punto. Se la
medicina è cambiata, avrebbe ragionato con malato, ma ora che il malato non è
più cosciente, ragiona con il fiduciario. Si tratta di rendere reali i desideri
del paziente, riattualizzati dal medico".
( da "Wall
Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento/ Englaro: Il testo una barbarie, Stato si crede Dio di
Apcom Norma antiscientifica e anticostituzionale -->Roma,
26 mar. (Apcom) - Una "barbarie" con cui "lo Stato si
sostituisce a Dio". E' questo il duro giudizio di Beppino Englaro, padre
di Eluana, sul testo Calabrò sul testamento biologico che vedrà oggi il voto in
Senato. "Con un testamento - dice Englaro alla 'Stampa' - devo avere la
possibilità di specificare bene le mie scelte, nessuno può decidere per me,
nemmeno lo Stato". "I credenti - afferma - dicono che nessuno fuorchè
il Signore può decidere della vita di ognuno. Può forse
farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma
"antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte Englaro, "per opporsi
avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al presidente della Repubblica e
alla Corte Costituzionale".
( da "Virgilio
Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 26 mar. (Apcom) - Una "barbarie" con cui "lo Stato
si sostituisce a Dio". E' questo il duro giudizio di Beppino Englaro,
padre di Eluana, sul testo Calabrò sul testamento biologico che vedrà oggi il
voto in Senato. "Con un testamento - dice Englaro alla 'Stampa' - devo
avere la possibilità di specificare bene le mie scelte, nessuno può decidere
per me, nemmeno lo Stato". "I credenti - afferma - dicono che nessuno
fuorchè il Signore può decidere della vita di ognuno. Può
forse farlo uno Stato che dovrebbe essere laico?". Una norma
"antiscientifica e anticostituzionale". Ma i cittadini, avverte Englaro, "per opporsi
avranno gli strumenti, potranno rivolgersi al presidente della Repubblica e
alla Corte Costituzionale".
( da "Gazzettino,
Il (Padova)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«Il Tar legalizza i vu' cumprà? E noi metteremo la merce in strada»
Giovedì 26 Marzo 2009, «Ci mancava anche la sentenza del Tar del Veneto che va
contro la legge regionale che impedisce la vendita in forma itinerante nei
centri storici dei comuni superiori ai 50 mila abitanti. Non tanto per la sua
portata giuridica (in pratica ha rinviato ogni decisione
alla Corte Costituzionale), quanto per l'"effetto annuncio" che può
creare. A questo punto a noi commercianti regolari, se vogliamo sopravvivere e
contrastare l'abusivismo, non resta che una sola forma di protesta: scendere in
piazza, stendere le lenzuola e lì sistemare la merce che toglieremo dagli
scaffali». E' decisamente contrariato, Fernando Zilio, presidente
dell'Ascom, che continua: «Non si capisce perché si eccepisca ogniqualvolta una
legge cerca di ripristinare un minimo di regole. Anche in questo caso si
accampano il diritto al lavoro e alla libera iniziativa economica per
giustificare ciò che giustificabile non è: ovvero che si possa vendere in barba
a qualsiasi norma e a qualsiasi legge». Ecco quindi l'idea del presidente
dell'Ascom: portare in pieno centro a Padova, sul liston, i commercianti con la
loro mercanzia. «Non vedo come qualcuno potrebbe impedire a noi commercianti
autorizzati di mettersi a vendere in strada col nostro bel lenzuolo». Una
battaglia a tutto tondo, quella dell'Ascom, che dunque non demorde. Non solo
per ciò che riguarda le autorizzazioni, ma soprattutto per quanto concerne la
contraffazione, che è poi l'anima del commercio abusivo. «E non è un caso -
annuncia il presidente dell'Ascom - che proprio lunedì, qui a Padova, la
Confcommercio nazionale, col concorso dell'Ascom, abbia convocato un importante
convegno proprio sulla contraffazione al quale interverranno, tra gli altri, il
presidente della stessa Confcommercio, Sangalli, il presidente di Federmoda,
Borghi, il Prefetto Lepri Gallerano, il Comandante della Guardia di Finanza
Maccani, il Presidente della Camera di Commercio Furlan e l'assessore regionale
Donazzan. Una dimostrazione lampante, se mai ce ne fosse il bisogno, che Padova
ed il Veneto stanno sempre più diventando "terra di nessuno" e che
una reazione, a questo punto, è necessaria».
( da "Arena.it,
L'" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Slitta il piano-casa Niente decreto LA CRISI. Secondo il presidente del
Consiglio non si può soprassedere perché «c'è un'aspettativa fantastica» Si cerca
l'intesa con le Regioni ma Berlusconi avverte: «Venerdì i ministri voteranno
comunque qualcosa» 26/03/2009 rss e-mail print Slitta il piano-casa Niente
decreto ROMA Il piano casa slitta: niente decreto legge venerdì in Consiglio
dei ministri; il governo prende tempo e apre un tavolo tecnico-politico con le
Regioni. La scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine
giornata, Silvio Berlusconi addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le
Regioni, dice, «non è una frenata», ma una confronto sullo «strumento» da
adottare; e comunque venerdì in Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e
«decideremo noi». Berlusconi punta a misure con «effetti immediati» e avverte:
«Le Regioni non possono sottrarsi perché sul piano casa in giro c'è
un'aspettativa fantastica»; il problema, sostiene, è che sono «gelose delle
proprie competenze». La strada per un'intesa, insomma, è molto più in salita di
quanto non apparisse in mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi
al centro della discussione, anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era
sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento
«cornice» che salvaguardi l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare»,
aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in accordo con le istituzioni locali».
Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro. «Ora siamo sul binario
giusto», aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco
Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto
cementificazione"», commenta nel pomeriggio il segretario Dario
Franceschini, «che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un piano
casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo
pronti a discutere, anche in Parlamento». A metà della riunione durata un'ora e
mezza, il presidente del Consiglio aveva detto: «L'urgenza del piano c'è e
resta, ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Il
messaggio distensivo seguiva anche la linea indicata dal Quirinale e quella
auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i fari sul Consiglio dei ministri di
venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aveva detto
infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, il ministro per gli Affari
regionali Raffaele Fitto, con Errani e il numero uno dell'Anci Leonardo
Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato di una settimana. Regioni,
Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto
legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento intransigente
avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio
trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che
non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il
50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette
«new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello.
D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad
hoc.
( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
LA CRISI. Secondo il presidente del Consiglio non si può soprassedere
perché «c'è un'aspettativa fantastica» Si cerca l'intesa con le Regioni ma
Berlusconi avverte: «Venerdì i ministri voteranno comunque qualcosa» 26/03/2009
rss e-mail print Slitta il piano-casa Niente decreto ROMA Il piano casa slitta:
niente decreto legge venerdì in Consiglio dei ministri; il governo prende tempo
e apre un tavolo tecnico-politico con le Regioni. La scadenza per trovare
un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata, Silvio Berlusconi
addirittura rilancia: la ricerca del dialogo con le Regioni, dice, «non è una
frenata», ma una confronto sullo «strumento» da adottare; e comunque venerdì in
Consiglio dei ministri «qualcosa ci sarà», e «decideremo noi». Berlusconi punta
a misure con «effetti immediati» e avverte: «Le Regioni non possono sottrarsi
perché sul piano casa in giro c'è un'aspettativa fantastica»; il problema,
sostiene, è che sono «gelose delle proprie competenze». La strada per
un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in mattinata.
Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della discussione, anche
se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare alla ribalta l'ipotesi
di procedere con un provvedimento «cornice» che salvaguardi l'autonomia del
territorio. «Vogliamo lavorare», aveva detto Berlusconi, «in sintonia e in
accordo con le istituzioni locali». Che si erano dette soddisfatte per il passo
indietro. «Ora siamo sul binario giusto», aveva commentato il presidente della
Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo anche il Pd: «È
stato ritirato il "decreto cementificazione"», commenta nel
pomeriggio il segretario Dario Franceschini, «che avrebbe creato danni
spaventosi. Ora si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni
per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento».
A metà della riunione durata un'ora e mezza, il presidente del Consiglio aveva
detto: «L'urgenza del piano c'è e resta, ma non è detto che il decreto sia lo
strumento più opportuno». Il messaggio distensivo seguiva anche la linea
indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i
fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare
l'armonia con le Regioni», aveva detto infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora
dopo, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, con Errani e il
numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiega però che tutto è stato rinviato
di una settimana. Regioni, Province e Comuni non hanno fatto mistero di aver
ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento
intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità: «Stiamo
cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o
impugnazioni alla Corte costituzionale», aveva detto Berlusconi. E Bossi aveva già detto che «è meglio
trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri». Per il Cavaliere, che
non vuol fare passi indietro, «il provvedimento sulla casa riguarda quasi il
50% delle famiglie italiane». Berlusconi rilancia anche le cosiddette
«new town», di cui il piano per l'edilizia popolare è il primo tassello.
D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad
hoc.
( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, dietrofront al Senato:
dichiarazioni di volontà non vincolanti di Redazione Approvato a Palazzo Madama
un emendamento dell'Udc. Il medico non sarà obbligato a seguire la
dichiarazione di volontà (Dat). Passo indietro anche sulla durata di validità:
da
( da "Virgilio
Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
(ASCA) - Roma, 26 mar - Botta e risposta a palazzo Madama tra i due
presidenti di Pdl e Pd. Alle accuse lanciate da Maurizio Gasparri
sull'intenzione del Pd di aprire all'eutanasia la senatrice democratica, Anna
Finocchiario, replica che su questa questione ''il presidente Gasparri fa una
polemica politica, strumentale e volgare, perche' non c'e' nel mio gruppo
nessuna intenzione neanche di approssimarsi al tema dell'eutanasia. Noi stiamo
parlando del diritto di ciascuno di scegliere se morire naturalmente o con di
essere mantenuto in vita artificialmente il piu' a lungo possibile''. Accantonato
il dialogo su una questione cosi' delicata come il testamento biologico, ''resta ancora un dibattito alla Camera e mi auguro un dibattito
che si accende nel Paese e alla fine io credo che proprio quella scelta di
rendere non vincolanti le dat e' un palese contrasto con la Costituzione quindi
cio' che volevano evitare cioe' che la materia tornasse nei tribunali della corte costituzionale l'hanno ottenuto con la loro rigidita''', conclude la
Finocchiaro.
( da "Stampaweb,
La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA Il Senato ha approvato con 141 sì e 111 no e 4 astensioni larticolo 4 del testamento biologico che
riguarda la forma e la durata della dichiarazione anticipata di trattamento. È
passata una modifica sostanziale che cancella, di fatto, la vincolatività delle
dichiarazioni anticipate di trattamento (dat) per i medici. È stato accolto un
emendamento dellUdc, a prima
firma del senatore Fosson, che modifica il primo comma dellarticolo e
questa scelta ha scatenato una bagarre in aula con le proteste
dellopposizione che ha accusato la maggioranza di aver «svuotato la
legge» che ruota proprio sul concetto del testamento da parte del malato che
vuole evitare laccanimento
terapeutico. «Eravamo qui - ha protestato Anna Finocchiaro - per scrivere un
testo sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma con questo emendamento
mi chiedo di cosa stiamo discutendo, visto che le dichiarazioni non
conteranno assolutamente nulla. Cè
un limite oltre il quale la finzione non si regge più». Ha controbattuto il
relatore Raffaele Calabrò che ha spiegato come lintenzione è quella di
«tener conto delle valutazioni del medico» visto che ci possono essere progressi
della medicina che vano presi in considerazione e ha definito il testamento
biologico «non rigido» e sottoposto alla valutazione del medico. Il senatore
del Pd, Ignazio Marino, ha sostenuto che con le dat non più vincolanti, le
stesse dichiarazioni «sono ormai del tutto prive di senso». Un altro
emendamento approvato allarticolo 4
prevede che le dichiarazioni anticipate di trattamento hanno validità per un
periodi di tre anni e non più di 5 anni, come era stato deciso in
Commissione Sanità. I senatori dellItalia
dei Valori hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo
Madama e hanno ribadito lintenzione di raccogliere le firme per un
referendum abrogativo. Anche il Pd promette battaglia. «Cè ancora dibattito alla Camera. Cè, mi auguro, dibattito che si accende nel
paese -dice la Finocchiaro-. E alla fine, con la scelta fatta stamattina sul
carattere non vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento, abbiamo un
palese contrasto con la Costituzione. Ciò che volevano evitare che la materia
tornasse nei tribunali e davanti alla Corte costituzionale,
lhanno ottenuto con la loro rigidità».
A Gasparri, che accusa la sinistra di avere «un atteggiamento sbagliato
pensando di trasformare questo provvedimento nellanticamera
delleutanasia», la Finocchiaro replica con parole dure: «E' una polemica
politica strumentale e volgare. Leutanasia
non c'entra, stiamo parlando del diritto di ciascuno di scegliere se morire
naturalmente o di essere mantenuto in vita artificialmente il più a lungo
possibile».
( da "Panorama.it"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
- Italia - http://blog.panorama.it/italia - Casa, nessun decreto. Il
Governo apre alle Regioni: "Lavoriamo insieme fino a martedì" Posted
By redazione On 25/3/2009 @ 15:04 In Headlines, NotiziaHome | No Comments
L'unica cosa certa è che il decreto sul [1] piano casa non ci sarà. Almeno non
nel consiglio dei ministri di venerdì. Il governo prende tempo e apre un tavolo
tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine die: la
scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. E, a fine giornata,
Silvio Berlusconi addirittura rilancia. La ricerca del dialogo con le Regioni,
dice, "non è una frenata", ma una confronto sullo
"strumento" da adottare"; e comunque venerdì in Cdm
"qualcosa ci sarà". Così come il premier punta a misure con
"effetti immediati" e avverte: "Le Regioni non possono sottrarsi
perché sul piano casa in giro c'é un'aspettativa fantastica"; il problema,
aggiunge, è che sono "gelose delle proprie competenze". [2] La strada
per un'intesa, insomma, è molto più in salita di quanto non apparisse in
mattinata. Merito e metodo, comunque, saranno entrambi al centro della
discussione. Anche se, dopo l'incontro con le Regioni, era sembrata tornare
alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento "cornice"
che salvaguardi l'autonomia del territorio. "Vogliamo lavorare" aveva
ribadito infatti più volte Berlusconi "in sintonia e in accordo con le
istituzioni locali". Che si erano dette soddisfatte per il passo indietro.
"Ora siamo sul binario giusto", aveva commentato il p[3] residente
della Conferenza delle Regioni [4] Vasco Errani,[5] governatore emiliano.
Disponibile al dialogo anche il Pd: "Hanno ritirato il decreto
cementificazione" ha commentato nel pomeriggio il segretario [6] Dario
Franceschini "che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si vuole dare un
piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi
siamo pronti a discutere, anche in Parlamento". La mediazione era stata
raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora e mezza di
riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio era sceso in sala stampa
per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo: "L'urgenza
del piano c'é e resta - aveva detto - ma non è detto che il decreto sia lo
strumento più opportuno". Messaggio distensivo e che segue anche la linea
indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta i
fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: "Ci sono 70 ore per trovare
l'armonia con le Regioni", aveva aggiunto infatti il Cavaliere. Tre quarti
d'ora dopo, il [7] ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a
fianco Errani e il numero uno dell'[8] Anci [9] Leonardo Domenici, spiegano
però che tutto è stato rinviato alla settimana successiva: "Due o tre
giorni" rassicura il ministro "non sono determinanti. E' molto più
importante che si giunga ad una piattaforma comune". Obiettivo che questa
mattina era ancora lontano. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero
di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un
atteggiamento intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a
rischiare di creare il caos: "Stiamo cercando di lavorare per fare in modo
che non ci possano essere contrasti o impugnazioni" aveva riconosciuto
Berlusconi "alla Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi" racconta il
leader del Carroccio Umberto Bossi "che molte Regioni, come la Lombardia,
hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per
evitare scontri e Berlusconi ha aperto". La discussione che si è aperta
non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si tratti
di un progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in grado di
aiutare l'economia del Paese: "Il provvedimento sulla casa" dice
"riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane". E a sera, da Napoli,
interviene di nuovo per chiarire che non vuol fare passi indietro. Ma non solo.
Il presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia,
quello delle [10] cosiddette "new town" e di cui il piano per
l'edilizia popolare già messo a punto è il primo tassello: una promessa della
campagna elettorale che ora vuole onorare. D'accordo anche le Regioni, che
hanno convenuto la convocazione di un tavolo ad hoc. Il VIDEO servizio:
( da "Wall
Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento/ Finocchiaro: Da Pdl polemica volgare su eutanasia di
Apcom Il futuro? Dibattito a Camera a Corte costituzionale
-->Roma, 26 mar. (Apcom) - Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio
Gasparri "fa una polemica politica strumentale e volgare" quando
accusa il Pd di perseguire un'apertura all'eutanasia, secondo la presidente del
gruppo al Senato Anna Finocchiaro. "Non c'è nel mio gruppo nessuna
intenzione neanche di approssimarsi al tema dell'eutanasia", spiega ai
giornalisti in Senato. "Stiamo parlando del diritto di ciascuno di
scegliere se morire naturalmente o di essere mantenuto in vita artificialmente
il più a lungo possibile. E' questo il punto". Quanto al futuro,
Finocchiaro spiega: "C'è ancora dibattito alla Camera. C'è, mi auguro,
dibattito che si accende nel paese. E alla fine, con la scelta fatta stamattina
sul carattere non vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento,
abbiamo un palese contrasto con la Costituzione. Ciò che volevano evitare che
la materia tornasse nei tribunali e davanti alla Corte costituzionale,
l'hanno ottenuto con la loro rigidità".
( da "Mattino,
Il (Nazionale)" del 26-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento))
Argomenti: Giustizia
TERESA BARTOLI Roma. Giancarlo Galan, il governatore del «Veneto che
sta facendo scuola in materia di piano casa», ha un consiglio per la destra che
sognava il decreto e la sinistra che grida allo scandalo: «In questo caso gli
estremismi si sposano, ma non bisogna esagerare né nell'immaginare chissà quale
miracoli né nella demonizzazione». Come avete convinto il governo a rinunciare
al decreto? «Ho fatto più cause io presso la Corte
Costituzionale contro l'ingerenza di governi di ogni colore... Ho storto subito
il naso all'idea del decreto. E l'ho detto a Fitto e ad altri esponenti della
maggioranza: non era la strada giusta. Ora si sta tornando all'idea originaria
del testo base da offrire alle regioni. Poi voglio vederlo il compagno
Errani che dice no: lo vada a dire alle sue imprese e ai suoi operai in Emilia
Romagna. Renzo Marangon, il nostro assessore, mi ha raccontato che gli altri
presidenti hanno chiesto di avere il testo della nostra delibera, attenta a
vincoli e regolamenti, indirizzata a sburocratizzare le procedure per iniziare
i lavori». Quanto vi hanno aiutato i «consigli» di Napolitano che ha predicato
a Berlusconi il rispetto delle prerogative regionali? «Presto sempre ascolto a
ogni riflessione e giudizio di Napolitano, che ritengo il miglior presidente
che l'Italia abbia avuto». Berlusconi voleva il decreto per mettere subito in
moto gli investimenti. Non rischiate di rallentare tutto? «Il pericolo c'è, ma
penso possa esser superato da una sana competizione tra le regioni. Se le cose
vengono fatte con buon senso, la gara scatta. Se il ruscello verrà preparato
bene, l'acqua scorrerà». Chi potrà avvalersi della nuova legge «Da noi in
Veneto la geografia è presto detta: capannoni, quindi imprese industriali e
commerciali di vario tipo; e poi la sterminata serie di villette mono e
bifamiliari. Anche i condomini, ma oggettivamente la vedo più complicata».
Siete sicuri che, in un momento di crisi pesante, le famiglie abbiano i soldi e
la volontà di impiegarli per costruire? Non era meglio un piano di edilizia
popolare a riscatto per dare la casa a chi non l'ha? «Noi stiamo pensando anche
ad un intervento del genere, ma vogliamo rifletterci ancora. Sulla crisi, io
non vedo un paese allo stremo ma spaventato e con questo bisogna fare i conti
senza accusare tv o stampa. Bisogna dar fiducia. Ma c'è gente che ha i soldi o
li ha risparmiati e pensa di investirli in questo modo». Franceschini denuncia
la cementificazione dell'Italia. «Questa è una idiozia senza senso. Il Veneto è
brutto, lo è diventato per il suo impetuoso sviluppo economico. Non parlo dei
centri storici ma della grande area metropolitana che si chiama Veneto. Perché
non dobbiamo poter pensare che, come accade in tante città d'Europa, quel venti
per cento in più edificabile non possa dar vita ad una bella architettura
contemporanea di qualità?». Perché l'Italia è il paese dell'abuso. «Capisco le
preoccupazioni. Ma la coscienza ambientale è cresciuta, al punto che dovremo
pagare il reato dell'abbattimento di Punta Perotti. È pensabile che a piazza
Plebiscito qualcuno possa allargarsi? No. Stiamo parlando delle nostre
periferie, dei nostri sterminati capannoni industriali. E io ho fiducia
nell'amministrazione pubblica, centrale e locale e dei buoni rapporti con le
soprintendenze. E allora si va, prudenti e maliziosi come sempre, ma convinti
che aiuti a superare la crisi».
( da "Gazzettino,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Stop delle Regioni, sul piano casa niente decreto Aperto un tavolo di
confronto, intesa entro martedì. Berlusconi: nuove abitazioni per giovani
coppie e famiglie in difficoltà Giovedì 26 Marzo 2009, Roma Si riparte da zero,
o quasi: il piano casa slitta almeno di una settimana e Regioni e Comuni
possono cantare vittoria. Dopo una lunga riunione della conferenza Unificata a
Palazzo Chigi, con il premier Berlusconi, gli Enti locali hanno convinto il
governo a tornare sui propri passi: nessun decreto al consiglio dei ministri di
venerdì, né dopo. Il tutto ora è affidato ad un tavolo tecnico-politico che
dovrà mettere a punto un elenco di misure compatibili con le competenze di
ciascuno soggetto in campo, Stato, Regioni, Comuni. L'obiettivo è quello di
arrivare ad una intesa per un nuovo piano per l'edilizia. Il colpo di freno la
piano casa non rappresenta comunque un rinvio sine die: la scadenza per trovare
una intesa è stata fissata a martedì. Merito e metodo saranno entrambi al
centro della discussione al tavolo tecnico, anche se sembra tornare alla
ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento «cornice», che salvaguardi
l'autonomia del territorio. «Vogliamo lavorare - ha infatti ribadito più volte
Berlusconi - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali». Le Regioni si
dicono soddisfatte per il passo indietro dell'esecutivo: «Ora siamo sul binario
giusto», commenta il presidente della Conferenza delle Regioni, Errani. Disponibile
al dialogo anche il Pd: «È stato ritirato il "decreto
cementificazione" che avrebbe creato danni spaventosi. Ora - commenta il
segretario Franceschini - si vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e
i Comuni per rilanciare l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in
Parlamento». La mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a
Palazzo Chigi: un'ora e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del
Consiglio è sceso in sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la
posizione del governo. «L'urgenza del piano c'è e resta - aveva ribadito il
premier - ma non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno». Un
messaggio distensivo, che seguiva la linea indicata dal Quirinale e quella
auspicata dalla Lega, ma che ancora puntava i fari sul consiglio dei ministri
di venerdì: «Ci sono 70 ore per trovare l'armonia con le Regioni», aggiungeva
infatti il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo, era però il ministro per gli
Affari Regionali, Fitto a certificare della necessità di rinviare tutto alla
settimana prossima: «Due o tre giorni - rassicurava - non sono determinanti. È
molto più importante che si giunga ad una piattaforma comune». Obiettivo che
ieri mattina sembrava ancora davvero lontano. Regioni, Province e Comuni non
avevano fatto mistero di aver ricevuto la bozza di decreto legge e di non
apprezzarla. «Stiamo cercando - riconosceva Berlusconi - di
lavorare per fare in modo che non ci possano essere contrasti o impugnazioni
alla Corte costituzionale».
Del resto, il leader della Lega, Bossi, faceva sapere di aver detto a
Berlusconi che «molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e
quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per evitare scontri e
Berlusconi ha aperto». In ogni caso, il premier non retrocede di un
millimetro dalla convinzione che si tratti di un progetto giusto e urgente: «Il
provvedimento sulla casa - dice - riguarda quasi il 50 per cento delle famiglie
italiane, le abitazioni monofamiliari e bifamiliari». Ma non solo. Berlusconi
rilancia anche «un grande piano per la costruzione di nuove abitazioni per le
giovani coppie e le famiglie in difficoltà», spiegando che si tratterà di un
progetto «per costruzione di abitazioni in tutti i capoluoghi di provincia» e
«sul quale saranno mobilitate le Regioni, i Comuni, il sistema bancario
italiano e tutte le industrie delle costruzioni».
( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
La Sanfiorese cade Vazzolese s'avvicina Giovedì 26 Marzo 2009, (m.m.)
Nella sesta di ritorno del campionato provinciale Juniores, Sanfiorese cade a
Francenigo (girone A) e la Vazzolese si porta ad un punto. Conferme negli altri
due gironi per Pro Mogliano (che allunga) e C.S.M. Resana. Ecco risultati,
classifiche e programma di sabato 28 marzo. GIRONE A Risultati:
Campolongo-Godega 1-0, Orsago-Gorghense 4-0, La Marenese-Parè 4-0,
Feletto-Porto Mansuè 0-0, Codognè-S. Vendemiano 2-0, Francenigo-Sanfiorese 2-1,
Cappella Maggiore-Vazzolese 0-1. Classifica:Sanfiorese 43, Vazzolese 42, La
Marenese 41, Porto Mansuè 39, Codognè 36, Gorghense 34, Campolongo 32, Orsago
29, Godega 26, Feletto 21, Francenigo 20, Parè 14, S. Vendemiano 9, Cappella
Maggiore 7. Prossimo turno: Gorghense-Campolongo, Godega-Cappella Maggiore,
Porto Mansuè-Codognè, Sanfiorese-Feletto, Parè-Francenigo, Vazzolese-La
Marenese, S. Vendemiano-Orsago. GIRONE B Risultati: Badoere-Paese 0-2, Zero
Branco-Casale np, S. Antonino-Fontane 4-0, Silea-Pro Mogliano 0-5,
Padernello-Pro Roncad 1-1, Giavera-Salgareda 1-3, Cima Piave-S. Lucia Mille
1-1. Classifica: Pro Mogliano 53, S. Lucia Mille 41, Salgareda 40, Zero Branco
35, Pro Roncade 30, Casale 29, Padernello, Paese 28, Cima Piave 24, Badoere,
Silea 22, S. Antonino 15, Fontane 11, Giavera 7. Prossimo turno:Casale-Badoere,
Salgareda-Cima Piave, Fontane-Giavera, Paese-Padernello, Pro Mogliano-S.
Antonino, Pro Roncade-Silea, S. Lucia Mille-Zero Branco. GIRONE
C Risultati: Milan Guarda-CSM Resana 1-2, Montello-Città di Asolo 2-1, Spineda-Fossalunga 1-3,
SP-Riese Vallà 2-2, Bessica-S. Gaetano 1-0, S. Floriano-Treville 6-2,
Godigese-Virtus Csm Farra 1-3. Classifica: CSM Resana 46, Montello 44, S. Floriano 43, Riese Vallà 41, Godigese
39, SP 36, Spineda 34, Virtus Csm Farra, Bessica 25, Città di Asolo 19,
San Gaetano 17, Milan Guarda, Treville 13, Fossalunga 12. Prossimo turno: Città
di Asolo-Bessica, Virtus CSM Farra-Spineda,
Treville-Godigese, Riese Vallà-Montello, S. Gaetano-Milan Guarda, CSM Resana-S. Floriano, Fossalunga-SP 2005.
( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Le sei capoliste a tutta Continua il ferreo testa a testa nel
raggruppamento A Giovedì 26 Marzo 2009, (m.m.) Tutte confermate le capoliste
nei cinque gironi del campionato provinciale Giovanissimi che ha archiviato la
nona giornata di ritorno: Vittorio Veneto e S. Michele Cerfim nel girone A,
Opitergina (B), Casale (C), Loria (D) e Lia Piave (E). Ecco i risultati, le
classifiche e gare del 29 marzo (10. ritorno). GIRONE A Risultati:
Godega-Campolongo 0-3, Lourdes-Codognè 0-2, Cappella Maggiore-Efferre Aurora
3-2, Ogliano-S. Michele 1-2, S. Vendemiano-Sanfiorese 0-0, Tarzo Revine
Lago-Vittorio Veneto 1-
( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, dietrofront: non sarà
vincolante di Redazione Approvato a Palazzo Madama un emendamento dell'Udc. Il
medico non sarà obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Passo
indietro anche sulla durata di validità: da
( da "Sicilia,
La" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Copiata l'anagrafe di Palermo e Mazara
Nell'archivio di Genchi tredici milioni di utenze Immediato intervento del Csm.
Sonia Alfano: «Lo accuso da anni. Lui che era stato custode dei segreti di mio
padre». A Messina indagine bis sul delitto
( da "Virgilio
Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 26 mar. (Apcom) - Il Csm avvia un'inchiesta
sul pm Olindo Canali, in servizio a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese.
Su richiesta dei consiglieri Fabio Roia e Letizia Vacca, il comitato di
presidenza di Palazzo dei Marescialli ha deciso infatti di autorizzare
l'apertura di una pratica presso la Prima Commissione, che avrà il compito di
svolgere "accertamenti urgenti sulle dichiarazioni riportate in
articoli di stampa ed attribuite a Olindo Canali, sostituto procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto". Secondo
quanto emerge da alcuni articoli di giornali, starebbe tornando fuori una
vecchia vicenda di mafia di cui si occupò anche la politica. In una
interpellanza urgente presentata da Antonio di Pietro alla Camera la scorsa
estate, infatti, si faceva riferimento alle "intime frequentazioni tra il
pubblico ministero di Barcellona, Olindo Canali, e il dottor Salvatore Rugolo,
cognato del capomafia attualmente in carcere Giuseppe Gullotti. Nel corso
dell'indagine - sosteneva di Pietro citando alcuni giornali siciliani - mentre
emergeva sempre più nitido un quadro di allarmante contiguità tra apparati
investigativi e personaggi legati alla criminalità, il pubblico ministero e i
carabinieri ricevettero delle pressioni da parte di Franco Cassata, sostituto
procuratore generale della Corte di assise e d'appello di Messina, da parte di
Rocco Sisci, procuratore capo del tribunale di Barcellona, e dallo stesso
Olindo Canali, affinché le indagini venissero stoppate". Nei giorni
scorsi, poi, Canali è stato protagonista di un altro caso. Stavolta legato
all'omicidio del giornalista Beppe Alfano, del quale era amico della vittima.
E' stato lui a coordinare le indagini per l'omicidio e a rappresentare la
pubblica accusa nel processo di primo grado che ha portato alla condanna di due
persone, poi però ha manifestato le proprie perplessità sulla effettiva
responsabilità dei due condannati con una lettera anonima che ha riconosciuto
come propria. In una lettera - secondo le recenti notizie - il magistrato ha
sostenuto che la verità sull'omicidio di Beppe Alfano non era quelle emersa dal
processo e che alcune persone, un avvocato, Fabio Repici, e Piero Campagna, il
fratello di Graziella, vittima di mafia, ne erano al corrente.
( da "Wall
Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/ Csm: Inchiesta su Canali,pm Barcellona Pozzo di Gotto di
Apcom La prima commissione allarmata da alcuni articoli di stampa -->Roma,
26 mar. (Apcom) - Il Csm avvia un'inchiesta sul pm Olindo Canali, in servizio a
Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. Su richiesta dei consiglieri Fabio
Roia e Letizia Vacca, il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha
deciso infatti di autorizzare l'apertura di una pratica presso la Prima
Commissione, che avrà il compito di svolgere "accertamenti urgenti sulle
dichiarazioni riportate in articoli di stampa ed attribuite a Olindo Canali,
sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo
di Gotto". Secondo quanto emerge da alcuni articoli di giornali, starebbe
tornando fuori una vecchia vicenda di mafia di cui si occupò anche la politica.
In una interpellanza urgente presentata da Antonio di Pietro alla Camera la
scorsa estate, infatti, si faceva riferimento alle "intime frequentazioni
tra il pubblico ministero di Barcellona, Olindo Canali, e il dottor Salvatore
Rugolo, cognato del capomafia attualmente in carcere Giuseppe Gullotti. Nel
corso dell'indagine - sosteneva di Pietro citando alcuni giornali siciliani -
mentre emergeva sempre più nitido un quadro di allarmante contiguità tra
apparati investigativi e personaggi legati alla criminalità, il pubblico
ministero e i carabinieri ricevettero delle pressioni da parte di Franco
Cassata, sostituto procuratore generale della Corte di assise e d'appello di
Messina, da parte di Rocco Sisci, procuratore capo del tribunale di Barcellona,
e dallo stesso Olindo Canali, affinché le indagini venissero stoppate".
Nei giorni scorsi, poi, Canali è stato protagonista di un altro caso. Stavolta
legato all'omicidio del giornalista Beppe Alfano, del quale era amico della
vittima. E' stato lui a coordinare le indagini per l'omicidio e a rappresentare
la pubblica accusa nel processo di primo grado che ha portato alla condanna di
due persone, poi però ha manifestato le proprie perplessità sulla effettiva
responsabilità dei due condannati con una lettera anonima che ha riconosciuto
come propria. In una lettera - secondo le recenti notizie - il magistrato ha
sostenuto che la verità sull'omicidio di Beppe Alfano non era quelle emersa dal
processo e che alcune persone, un avvocato, Fabio Repici, e Piero Campagna, il
fratello di Graziella, vittima di mafia, ne erano al corrente.
( da "Wall
Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
De Magistris/Apicella al Csm: Sequestro Why not fu atto legittimo di
Apcom Per il Riesame di Salerno "c'è stata attività investigativa"
-->Roma, 26 mar. (Apcom) - L'ex procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella,
rivendica la bontà del maxi-decreto di sequestro del fascicolo Why not emesso
ai danni dei colleghi di Catanzaro dai pm campani e chiede al Csm di
riesaminare la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni inflittagli dopo lo
scontro tra le due Procure. Le 1.700 pagine di ordinanza, afferma in buona
sostanza, fu un "legittimo atto investigativo": nelle sue motivazioni
"sono chiaramente esplicitate le ragioni di quella disposizione".
Secondo la difesa del magistrato, inoltre, il Tribunale del riesame di Salerno,
che ha avuto piena e approfondita conoscenza dei fatti, ha accertato che il
comportamento dell'ex procuratore è stato "difforme da quello ipotizzato
in sede disciplinare": per questo, secondo il difensore di Apicella, il
sostituto Pg della Corte d'Appello di Roma Stefano Racheli, si impone una
rivisitazione della decisione di Palazzo dei Marescialli. "Dalla lettura
del complesso provvedimento - scrivono i giudici del Riesame di Salerno - si può
rilevare come l'inquirente non si sia limitato a recepire le denunce di De
Magistris (che portarono, secondo quanto appurato dalla sezione disciplinare,
alla redazione della maxiordinanza), ma al contrario abbia sottoposto le stesse
a un'intensa attività di verifica". Inoltre, nelle carte che compongono
l'ordinanza sono "chiaramente esplicitate le ragioni" del sequestro,
che è un "legittimo atto investigativo" finalizzato a
"riscontrare tutte le acquisizioni testimoniali dirette ovvero a colmare
le ultime lacune probatorie" e non è basato su "sospetti e
congetture". Il 'tribunale' del Csm valuterà la nuova istanza presentata
da Apicella il 6 aprile prossimo.
( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, il voto: GUARDA LA DIRETTA
di Redazione Approvato a Palazzo Madama un emendamento dell'Udc. Il medico non
sarà obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Il Pd: "Il
testo diventa carta straccia". E l'Idv: "Pronti a chiedere il
referendum". Iniziate le procedure per la votazione. Segui la diretta dal
Senato Roma - Le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) diventano non
vincolanti ed avranno validità di 3 anni e non più 5. Le modifiche al testo,
che hanno provocato dure reazioni da parte del Pd, sono state introdotte con
due emendamenti a firma del senatore dellUdc-Svi
Fosson e del Pdl Bianconi, approvati dallaula. I democratici e i
dipietristi insorgono: "E' carta straccia". E si preparano a ricorrere al
referendum. Il Dat non è vincolante Lemendamento
è stato approvato con 136 voti favorevoli, 116 contrari ed 1 astenuto. Il comma
1 dellart. 4 ("Forma e durata della Dichiarazione anticipata di
trattamento"), nella versione originale del ddl Calabrò, recita:
"Le Dat non sono obbligatorie ma sono vincolanti, fatte salve le
previsioni dellarticolo 7, sono
redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto
interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere dopo uan
compiuta e puntuale informazione medico-clinica, e sono raccolte esclusivamente
dal medico di medicina generale che le sottoscrive". Lemendamento Fosson sopprime le parole
"ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni dellarticolo 7"
(larticolo 7 riguarda il ruolo del medico, ndr). Con lapprovazione dellemendamento Fosson,
dunque, le dichiarazioni anticipate di trattamento del soggetto non hanno
effetto vincolante. Prima della votazione, il senatore del Pd Ignazio Marino ha
sottolineato come le dat "non vincolanti" siano a questo punto
del tutto prive di senso. Il senatore Casson (Pd) ha inoltre ricordato come in
commissione giustizia si fosse invece registrato un accordo unanime nel
mantenere la versione originale del ddl e, dunque, il principio di vincolatività
delle Dat. I limiti del fiduciario Il Senato ha approvato larticolo 6 del ddl sul testamento biologico
che riguarda la figura del fiduciario. Nella versione approvata, la figura del
fiduciario viene inserita allinterno di limiti precis: dal testo di
legge scompaiono, infatti, i riferimenti al ruolo del fiduciario nel promuovere
e far rispettare le Dichiarazioni anticipate di trattamento da parte del
soggetto. Con un emendamento, infatti, si elimina dal comma 2 il concetto che
il fiduciario, agendo nellesclusivo
interesse del paziente, si impegna ad agire secondo le intenzioni esplicitate
dal soggetto nelle Dat, "per farle conoscere e farne realizzare le
volontà". Questultima frase viene eliminata. Un altro emendamento
sopprime invece il comma 3 dellarticolo
6 che recita: "Il fiduciario non può in alcun modo modificare la
dichiarazione anticipata di trattamento e, in stretta collaborazione con il
medico curante, si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni
sottoscritte dalla persona nella dichiarazione anticipata di
trattamento". Duro il commento del senatore Francesco Pardi dellIdv: "Il ruolo del fiduciario è stato
svilito e ridotto a poco. Assistiamo ad un annichilimento del senso stesso
della legge". Cambia la durata di validità Le dichiarazioni
anticipate di trattamento avranno, poi, validità per un periodo di tre anni e
non più di cinque anni. è quanto prevede un emendamento al ddl sul testamento
biologico a prima firma della senatrice Bianconi (Pdl), approvato oggi dellAula del Senato. Nella versione
iniziale del ddl Calabrò, infatti, si prevedeva (art.4 comma 3) che la dat
avrebbe avuto "validità per cinque anni, termine oltre il quale perde ogni
efficacia". Lemendamento
approvato riduce invece tale periodo di validità da cinque
a tre anni. Assistenza domiciliare agli stati vegetativi Larticolo 5 del ddl sul testamento biologico
prevede, inoltre, che le Regioni dovranno assicurare assistenza domiciliare per
i soggetti in stato vegetativo persistente. Larticolo, secondo una
riformulazione proposta dal relatore del ddl Raffaele Calabrò, è stato
approvato dallAula e recita:
"Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di intesa
con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, adotta le linee guida cui le regioni si
conformano nellassicurare
lassistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo
permanente". Pd e Idv insorgono "Cè un limite oltre il quale la
finzione non si può reggere, in questa Aula e anche davanti al Paese - ha
commentato la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro - mi chiedo di cosa
stiamo discutendo in questa Aula". "Se qualcuno aveva ancora dei
dubbi in merito - ha detto Finocchiaro intervenendo in Aula - ora se li tolga;
questo testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa
linea anche i senatori dellItalia
dei Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo
Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi
Stefano Pedica e Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e
insieme esibiscono cartelli con le scritte "Testamento ideologico",
"Testamento bio-illogico", "Referendum". Belisario ha poi
spiegato che "laula di Palazzo
Madama sta approvando una bruttissima legge che imbroglia gli italiani. LIdv proporrà ai cittadini di impugnare subito
la legge con un referendum abrogativo riportando i cittadini al centro delle
scelte. Lo Stato viene dopo la volontà dei cittadini". © SOCIETà EUROPEA
DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "AmericaOggi
Online" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Piano Casa. Berlusconi rinuncia al decreto. Vuole l'intesa con i
presidenti delle regioni 26-03-2009 ROMA. Il piano casa slitta: niente decreto
legge venerdì in Consiglio dei ministri, il governo prende tempo e apre un
tavolo tecnico-politico con le Regioni. Non si tratta però di un rinvio sine
die: la scadenza per trovare un'intesa è stata fissata a martedì. Merito e
metodo saranno entrambi al centro della discussione, anche se sembra tornare
alla ribalta l'ipotesi di procedere con un provvedimento 'cornice' che
salvaguardi l'autonomia del territorio. "Vogliamo lavorare - ribadisce
infatti più volte il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - in sintonia e
in accordo con le istituzioni locali". Che si dicono soddisfatte per il
passo indietro. "Ora siamo sul binario giusto", commenta il
presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani. Disponibile al dialogo
anche il Pd: "E' stato ritirato il 'decreto cementifica-zione' - commenta
il segretario Dario Franceschini - che avrebbe creato danni spaventosi. Ora si
vuole dare un piano casa d'intesa con le Regioni e i Comuni per rilanciare
l'edilizia? Noi siamo pronti a discutere, anche in Parlamento". La
mediazione è stata raggiunta nel corso di un confronto a Palazzo Chigi: un'ora
e mezza di riunione, a metà della quale il presidente del Consiglio scende in
sala stampa per parlare con i cronisti e spiegare la posizione del governo:
"L'urgenza del piano c'é e resta - afferma - ma non è detto che il decreto
sia lo strumento più opportuno". Messaggio distensivo e che segue anche la
linea indicata dal Quirinale e quella auspicata dalla Lega, ma che ancora punta
i fari sul Consiglio dei ministri di venerdì: "Ci sono 70 ore per trovare
l'armonia con le Regioni", aggiunge il Cavaliere. Tre quarti d'ora dopo,
il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, con a fianco Errani e il
numero uno dell'Anci Leonardo Domenici, spiegano però che tutto è stato
rinviato alla settimana successiva: "Due o tre giorni - rassicura il ministro
- non sono determinanti. E' molto più importante che si giunga ad una
piattaforma comune". Obiettivo che ieri mattina era ancora davvero
lontano. Regioni, province e comuni non hanno fatto mistero di aver ricevuto la
bozza di decreto legge e di non apprezzarla: di fronte a un atteggiamento
intransigente avrebbero manifestato altrettanta rigidità, fino a rischiare di
creare il caos: "Stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci
possano essere contrasti o impugnazioni - riconosce
Berlusconi - alla Corte costituzionale". Una eventualità che inoltre vanificherebbe completamente
l'accelerazione impressa dal governo con il decreto legge. Ostacolo al quale si
somma l'altolà della Lega: "Ieri ho detto a Berlusconi - racconta il
leader del Carroccio Umberto Bossi - che molte Regioni, come la Lombardia,
hanno già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per
evitare scontri e Berlusconi ha aperto". La discussione che si è aperta
non fa però retrocedere il premier di un millimetro dalla convinzione che si
tratti di un progetto giusto e urgente perché interessa gli italiani ed è in
grado di aiutare l'economia del Paese: "Il provvedimento sulla casa - dice
- riguarda quasi il 50% delle famiglie italiane". Ma non solo. Il
presidente del Consiglio rilancia anche un altro cavallo di battaglia, quello
delle cosiddette 'new town' e di cui il piano per l'edilizia popolare già messo
a punto è il primo tassello: una promessa della campagna elettorale che ora
vuole onorare. D'accordo anche le Regioni, che hanno convenuto la convocazione
di un tavolo ad hoc.
( da "AmericaOggi
Online" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Piano casa della discordia. Berlusconi, frenato da Napolitano, non
getta la spugna di Ottorino Gurgo 26-03-2009 Non crediamo di esser lontani dal
vero nel dire che, in queste ore, Silvio Berlusconi deve avere un diavolo per
capello. Lentamente, ma inesorabilmente, il suo desiderio di dar vita ad un
grande piano per la casa in grado di costituire un vero e proprio volano per la
ripresa dell'economia, perde colpi un giorno dopo l'altro cosicché non è ancora
ben chiaro quando potrà essere varato, in che termini e mediante quale
strumento. E ieri il "no" dei presidenti delle regioni, in un
approfondito faccia a faccia svoltosi a Palazzo Chigi, all'ipotesi di far
ricorso a un decreto legge, ha costituito l'ennesimo e forse più pesante altolà
ai progetti del Cavaliere. Il presidente del Consiglio non aveva fatto mistero
di voler far ricorso, per varare con estrema sollecitudine il provvedimento,
allo strumento del decreto legge, che gli avrebbe consentito di accelerare i
tempi e di affrancarsi dagli impacci di un dibattito parlamentare
inevitabilmente destinato a protrarsi nel tempo. E riteneva che, almeno questa
volta, grazie al risultato che, in tempi di crisi, si proponeva di raggiungere,
sarebbe riuscito a vincere le resistenze dell'opposizione (tra l'altro il
"piano" berlusconiano aveva ottenuto subito il sostanziale consenso
dell'Udc di Pierferdinando Casini). Non è stato così. Il Partito democratico,
dopo un iniziale momento d'incertezza, ha contestato dalle fondamenta l'ipotesi
berlusconiana sostenendone addirittura l'incostituzionalità ed ha rizzato il
pelo minaccioso di fronte alla possibilità che il premier decidesse di
ricorrere al decreto legge. Il secondo e più preoccupante stop è venuto dal
capo dello Stato. Giorgio Napolitano, ovviamente, non è entrato nel merito del
provvedimento, ma ha fatto intendere con molta chiarezza di non ritenere
adeguato lo strumento del decreto, raccomandando, comunque, al presidente del
Consiglio, di ascoltare attentamente il parere delle Regioni alle quali
dovrebbe spettare il compito di dar concreta attuazione al progetto
governativo. E dalle Regioni, come abbiam detto, è venuto ieri un risoluto no
all'ipotesi del decreto, accompagnato da una nutrita serie di riserve e di
obiezioni. Senza contare che, all'interno dello stesso Pdl esiste qualche non
irrilevante perplessità connessa, soprattutto, alla preoccupazione per i danni
che lo scatenarsi di un eventuale "mattone selvaggio" potrebbe
produrre all'ambiente. Certamente deluso dall'andamento delle cose e seccato
per i "lacci e lacciuoli" che continuano ad ostacolare la
realizzazione dei suoi progetti, il Cavaliere non è, peraltro, intenzionato a
gettare la spugna. Ha fatto buon viso a cattivo gioco, riconoscendo (ma senza
troppa convinzione, ne siamo certi) che probabilmente il decreto non era lo
strumento più idoneo al raggiungimento dell'obiettivo ("anche se - ha
tenuto a sottolineare - i presupposti d'urgenza sul piano casa restano")
ma ha annunciato che utilizzerà le ore che mancano alla riunione del Consiglio
dei ministri, in programma per domani, per approfondire i contenuti e trovare
un'armonia con le regioni anche per evitare che la
contrarietà di queste ultime possa portarle ad adire la Corte costituzionale dando vita ad uno
sgradevole contenzioso. Insomma, Berlusconi, per amareggiato che sia, appare
comunque intenzionato ad andare avanti, convinto com'è che "se solo il
dieci per cento delle famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse
lavori di ampliamento, si attiverebbe un giro d'affari di 50-60
miliardi" e che, per quanto ridotto rispetto alle sue iniziali previsioni,
il provvedimento potrebbe riguardare, comunque, il cinquanta per cento delle
famiglie italiane. Staremo, dunque, a vedere in che misura il "piano"
ipotizzato dal presidente del Consiglio potrà essere realizzato. E, tuttavia,
crediamo di poter dire sin d'ora che le controverse vicende che hanno fatto da
contrappunto a questa vicenda costituiranno nelle intenzioni del Cavaliere, un
ulteriore, forte incentivo ad accelerare i tempi di una riforma istituzionale
che accentuando i poteri dell'esecutivo, consenta di realizzare una
governabilità meno frenata e più rapida ed incisiva.
( da "Virgilio
Notizie" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
(ASCA) - Roma, 26 mar - ''Il testo che varato oggi dal senato purtroppo
non ha nulla a che vedere con il testamento biologico. La maggioranza lo ha
persino peggiorato con protervia al testo della Commissione''. Lo afferma il
presidente dei Liberal Pd, Enzo Bianco. ''Non c'e' alcuna considerazione - ha
proseguito Enzo Bianco - del principio costituzionale
dell'autodeterminazione, della facolta' che la Costituzione garantisce ad ogni
cittadino di scegliere a quale trattamento sanitario vuole essere sottoposto''.
''Se la Camera dovesse perseverare in questo grave errore
-ha concluso Bianco - non restano che una strada: aspettare le decisioni della
Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum abrogativo. In questo
caso i Liberal Pd saranno in prima linea per difendere la laicita' dello
Stato''.
( da "AprileOnline.info"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
C'era una volta il biotestamento Marzia Bonacci, 26 marzo 2009, 19:06
Via libera al ddl Calabrò dal Senato con 150 si, 123 no e 3 astenuti. Passa
l'emendamento Udc che non obbliga il medico al rispetto della volontà del
paziente, mentre la Dat è riportata alla durata di tre anni e il fiduciario
ridotto a poliziotto. Alla Camera arriva un testo peggiore di quello formulato
in origine dal centrodestra. L'opposizione sul piede di guerra: Idv per il
referendum e il Pd per la Consulta E' proceduto tutto secondo il copione
politico originale. Non ci sono sorprese per il Pdl, la Lega, l'Udc e il
Vaticano. L'ultimo ciak della prima versione del film sul testamento biologico,
con il voto definitivo del Senato che apre il passaggio del testo alla Camera,
non regale purtroppo sorprese. Incassa infatti 150 sì, 123 no e 3 astenuti. A
favore hanno votato Pdl, Lega e Udc, contrari Pd e Idv. In dissenso dal loro
gruppo, per ragioni diverse, hanno votato i senatori del Pdl Ferruccio Saro,
Lucio Malan, Laura Bianconi, Marcello Pera e Antonio Paravia. Mentre tra le
file dell'opposizione le voci contrarie sono state quelle dei senatori del Pd
Claudio Gustavino ed Emanuela Baio Dossi. Ogni scena, pensata e scritta nel
dettaglio, è stata dunque girata come la regia l'aveva appunto pensata e
scritta. Niente cambia, o meglio se cambia è per radicalizzarsi. Già proibitivo
e illiberale, il documento Calabrò passa tra i banchi dei senatori e si
potenzia nei suoi tratti negativi, senza che sia stato possibile per
l'opposizione cambiare il filmato, invertire o mutare qualche sequenza, per
rendere il lavoro complessivo meno proibitivo e meno illiberale. Dall'Aula esce
un testo ancora peggiore di quello che vi era entrato. Passa il divieto di
scelta sull'idratazione e alimentazione artificiali che non potranno essere
oggetto di Dat perché considerati "sostegni vitali" e non trattamenti
sanitari, per cui imposti erga omnes. Sparisce ogni riferimento diretto e
inequivocabile all'accanimento terapeutico per introdurre locuzioni generiche e
approssimative. Si circoscrive il provvedimento al solo stato vegetativo
ignorando tutta la vasta platea di sofferenti per patologie diverse. E, dulcis
in fundo, questa mattina l'Udc, per mano del senatore Antonio Fosson, avanza un
emendamento che cancella la vincolatività della Dat e la modifica passa.
L'articolo 4, come accaduto ieri per il 3 su sondino e flebo, relativo a forma
e durata della Dat, è così oggetto di un cambiamento che lo rende ancora più
nefasto di quanto lo era prima, quando è arrivato all'Aula dalla Commissione
Sanità del Senato. Poi, sempre a coronare il quadro, la senatrice sentinella
ultra-cattolica del Pdl, Laura Bianconi, avanza un emendamento sempre
all'articolo 4, anche questo approvato, che riporta a tre anni la validità
delle Dat (come era previsto nel ddl originario poi modificato con il passaggio
a cinque anni nella Commissione Sanità su richiesta di un emendamento a firma
Francesco Rutelli). Anche sull'articolo 6 relativo al ruolo del fiduciario,
grazie all'azione congiunta della Bianconi e del leghista Fabio Rizzi, viene
cancellata la parte che stabiliva che il fiduciario avrebbe operato per far
realizzare le volontà del soggetto che ha redatto la dat e viene cancellato il
comma 3 che specificava che "il fiduciario non può in alcun modo
modificare la dat e si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni
sottoscritte". Mentre resta il comma
( da "AprileOnline.info"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
La Cgil lancia l'obiezione di coscienza Ma.Bo., 26 marzo 2009, 17:02
Biotestamento La Fp Medici stigmatizza il ddl Calabrò approvato dal Senato
perchè contrario alla Costituzione e al codice deontologico dei medici, oltre
che antiscientifico. Per questo avanza la richiesta che
venga almeno riconosciuta la possibilità di obiettare e si impegna a sostenere
il ricorso alla Corte Costituzionale o al referendum. Ne abbiamo parlato con il
segretario Massimo Cozza Il sindacato di categoria fa sapere che non ci sta,
che il biotestamento nella versione licenziata e approvata dal Senato deve
essere rivisto alla Camera. Per il momento resta un ddl anticostituzionale, antiscientifico e in contrasto con il codice
deontologico. Ci ha spiegato perchè Massimo Cozza, segretario della Fp Medici
della Cgil. Se la legge dovesse essere varata così come è definita nell'attuale
disegno di legge, Cozza annuncia che sarà mobilitazione con il ricorso alla
Corte costituzionale o al referendum. La richiesta ai
deputati è che sia almeno riconosciuta per i camici bianchi l'obiezione di
coscienza. Come giudichi il ddl sul biotestamento approvato dal Senato? Non
posso che avanzare una valutazione totalmente negativa perché si sono invertiti
i termini della questione. Si era infatti partiti dalla necessità di varare una
legge per garantire l'autodeterminazione sanitaria preventiva, cioè che le
volontà di ciascuno circa i trattamenti sanitari a cui essere sottoposto o meno
fossero rispettate anche negli stati di non coscienza, per arrivare invece ad
un risultato di senso opposto, cioè una norma che impedisce ai cittadini di
godere di tale possibilità. Si disconosce dunque il diritto alla libertà di
cura e alla autodeterminazione sul proprio corpo. Un contrasto con l'articolo
32 della Costituzione? Si assolutamente, il principio costituzionale
della volontarietà dei trattamenti sanitari è messo in discussione in maniera
evidente, perciò si può parlare di una futura legge anticostituzionale
a tutti gli effetti. Non si capisce perché può valere l'autodeterminazione
sanitaria quando sono cosciente, ma non quando cesso di esserlo ma mi esprimo e
prendo decisioni, certificate e in piena coscienza, sul mio futuro sanitario.
Solo una futura legge anticostituzionale? No, anche
una futura legge antiscientifica. Con un tratto di penna la maggioranza ha
cancellato ciò che in tutto il mondo e in tutta la comunità scientifica è
considerato un atto terapeutico per trasformarlo in sostegno vitale. Mi
riferisco a flebo e sondino. Che non si tratti di sostegni vitali ma di cure
vere e proprie è dimostrato dalla realtà dei fatti: alimentazione e idratazione
artificiali non consistono nel fornire pane e acqua al malato non più in grado
di farlo spontaneamente, ma sono operazioni che coinvolgono medici e infermieri
che devono valutare le sostanze da somministrare, monitorare il paziente,
stabilire gli effetti collaterali, spesso con modalità invasive. Questo fa
capire quanto siano un atto terapeutico vero e proprio, che non può essere
compiuto da qualsiasi persona, ma soltanto da specialisti sanitari. Anticostituzionale e antiscientifica. E che altro? Anche in
contrasto con il codice deontologico dei medici. L'articolo 53 di questo stesso
afferma che nessun medico può nutrire il paziente contro la sua volontà.
Inoltre riconosce la possibilità da parte dell'assistito di esprimersi,
attraverso un atto consapevole e certificato, sulla propria condizione
sanitaria futura, rendendo noto a cosa voglia o non voglia essere sottoposto
dal punto di vista sanitario. E il medico è tenuto a rispettare queste volontà
anticipate. Si apriranno dunque dei conflitti anche su questo fronte. Cosa
chiede la Fp Medici? La richiesta è che in occasione del passaggio del ddl
Calabrò alla Camera venga prevista e inserita nella futura legge l'obiezione di
coscienza, cioè che sia reso possibile al medico, ufficialmente, di obiettare
ad essa stessa, come accade per l'Ivg. La Camera deve dunque impegnarsi a
garantire che al medico venga consentito di agire in scienza e coscienza. Come
nel caso dell'emendamento Bricolo, cioè dell'abolizione del divieto ai sanitari
di denunciare gli immigrati clandestini. Sono battaglie importanti a cui la
Cgil non rinuncia e in cui si impegnerà. Come? Sul testamento biologico
ricorreremo alla Corte costituzionale perché si
esprima e sosterremo anche un possibile referendum abrogativo. Come ha reagito
la categoria a questo ddl che presto potrebbe essere norma dello Stato? Gli
operatori sanitaria protestano. Per adesso in modo limitato, sono soprattutto
coloro che sono a contatto diretto con pazienti terminali, che lavorano nelle
terapie intensive o negli hospice, ad alzare la testa e dire no. Diversamente
sulla norma leghista, i camici bianchi sono insorti in modo omogeneo e diffuso.
Il tema del biotestamento è più complesso e ancora non è emersa nella sua
potenzialità negativa la portata del ddl approvato dal Senato, ma credo
crescerà e si diffonderà. E' stato inferto un vulnus all'etica professionale e
al codice, oltre che alla Costituzione. In questo senso aiuterebbe una controinformazione,
capace di alimentare una coscienza diffusa tra gli operatori del settore e la
società.
( da "AprileOnline.info"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Segni e Guzzetta ci prendono in giro? Felice Besostri, 25 marzo 2009,
18:27 La lettera Per sollecitare lo sdegno pubblico se la sono presa con i
Parlamentari "nominati" e non "eletti". Questa è l'ipocrisia
perché i referendum non mettono in discussione le liste bloccate, anzi le
rafforzano I mentitori dei referendum elettorali, Mariotto Segni ed il prof.
Guzzetta in testa, si stanno agitando per ottenere che i referendum elettorali
si svolgano nello stesso giorno delle Europee e del primo turno delle
amministrative. La Corte Costituzionale con le ordinanza di
ammissibilità dei referendum ha già avanzato dubbi di costituzionalità sulla
legge risultante dal referendum, dicendo che non poteva esaminarli in quella
sede perché la sua competenza è limitata alle leggi. Si augurava che la
questione le fosse sottoposta in sede di controllo incidentale. La
Magistratura, che apparentemente si trova in contrasto con la politica, invece
ha blindato le leggi elettorali. Per il Consiglio di Stato e la Corte di
Cassazione non c'è nessun giudice che si possa occupare della costituzionalità
delle leggi elettorali: soli organi competenti sono le Giunte delle Elezioni
delle Camere elette con la legge incostituzionale!
Sarebbe come se negli Stati Uniti fosse chiesto ai tacchini di organizzare il
menù per il Giorno del Ringraziamento. Per sollecitare lo sdegno pubblico se la
sono presa con i Parlamentari "nominati" e non "eletti".
Questa è l'ipocrisia perché i referendum non mettono in discussione le liste
bloccate, anzi le rafforzano. Con il divieto delle coalizioni ci saranno ancora
meno persone a nominare i parlamentari. Non c'è proprio limite all'indecenza.
( da "Giornale.it,
Il" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 73 del 2009-03-26 pagina 0 Biotestamento, il Senato approva il ddl
Gasparri attacca: "Dedicato a Eluana" di Redazione Palazzo Madama
approva il testo, 150 sì e 123 no: proteste e bagarre in aula. La legge ora
torna alla Camera. Via libera a un emendamento dell'Udc: il medico non sarà
obbligato a seguire la dichiarazione di volontà (Dat). Il Pd: "Il testo
diventa carta straccia, speriamo in modifiche a Montecitorio". E l'Idv:
"Pronti a chiedere il referendum". Il presidente dei senatori Pdl
polemico: "Dedicato a chi non c'è più" Roma - Il Senato approva con
150 voti a favore 123 contrari e 3 astenuti il ddl sul testamento biologico.
Ora passa alla Camera. Le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat)
diventano non vincolanti ed avranno validità di 3 anni e non più 5. Le
modifiche al testo, che hanno provocato dure reazioni da parte del Pd, sono
state introdotte con due emendamenti a firma del senatore dellUdc-Svi Fosson e del Pdl Bianconi, approvati
dallaula. I democratici e i dipietristi insorgono: "E' carta
straccia". E si preparano a ricorrere al referendum. Gasparri:
"Dedicato a Eluana" "Il Senato ha scelto per la vita, contro il
partito della morte e delleutanasia.
Avremmo voluto fare prima una legge che impedisse eventi drammatici. Dedichiamo
il voto di oggi a chi non cè più. A
chi ogni giorno assiste chi soffre, alle suore di Lecco in particolare. Siamo
certi che il dibattito proseguirà con serietà e maturità. Noi abbiamo seguito
la nostra coscienza. Coesi e sereni. Questa legge è un elemento identitario
del Pdl che nasce. è stato un buon giorno per il Senato e per la
Repubblica". Così il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri,
commenta il via libera del Senato al ddl sul testamento biologico. I dissidenti
I casi di coscienza, in qualche caso divenuti casi politici come per la
senatrice Dorina Bianchi nel Pd, si sono contati alla fine sulle dita delle
mani. Nel Pdl non ha partecipato al voto Laura Bianconi, ma hanno votato contro
Marcello Pera, Antonio Paravia e Ferruccio Saro. Lucio Malan ha dato il voto di
astensione. Nel Pd, invece, sono stati confermati i voti di dissenso dal
gruppo, e dunque favorevoli al ddl, di Emanuela Baio e Cluadio Gustavino. Non
ha partecipato al voto il senatore Luigi Lusi. Il Dat non è vincolante Lemendamento è stato approvato con
136 voti favorevoli, 116 contrari ed 1 astenuto. Il comma 1 dellart. 4 ("Forma e durata della
Dichiarazione anticipata di trattamento"), nella versione originale del
ddl Calabrò, recita: "Le Dat non sono obbligatorie ma sono vincolanti,
fatte salve le previsioni dellarticolo
7, sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del
soggetto interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere
dopo uan compiuta e puntuale informazione medico-clinica, e sono
raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che le
sottoscrive". Lemendamento
Fosson sopprime le parole "ma sono vincolanti, fatte salve le previsioni
dellarticolo 7" (larticolo 7 riguarda il ruolo del medico,
ndr). Con lapprovazione dellemendamento Fosson, dunque, le dichiarazioni anticipate di
trattamento del soggetto non hanno effetto vincolante. Prima della votazione,
il senatore del Pd Ignazio Marino ha sottolineato come le dat "non
vincolanti" siano a questo punto del tutto prive di senso.
Il senatore Casson (Pd) ha inoltre ricordato come in commissione giustizia si
fosse invece registrato un accordo unanime nel mantenere la versione originale
del ddl e, dunque, il principio di vincolatività delle Dat. I limiti del
fiduciario Il Senato ha approvato larticolo
6 del ddl sul testamento biologico che riguarda la figura del fiduciario. Nella
versione approvata, la figura del fiduciario viene inserita allinterno di
limiti precis: dal testo di legge scompaiono, infatti, i riferimenti al ruolo del
fiduciario nel promuovere e far rispettare le Dichiarazioni anticipate di
trattamento da parte del soggetto. Con un emendamento, infatti, si elimina dal
comma 2 il concetto che il fiduciario, agendo nellesclusivo interesse del paziente, si impegna ad
agire secondo le intenzioni esplicitate dal soggetto nelle Dat, "per farle
conoscere e farne realizzare le volontà". Questultima frase viene eliminata. Un altro
emendamento sopprime invece il comma 3 dellarticolo 6 che recita:
"Il fiduciario non può in alcun modo modificare la dichiarazione
anticipata di trattamento e, in stretta collaborazione con il medico curante,
si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni sottoscritte dalla
persona nella dichiarazione anticipata di trattamento". Duro il commento
del senatore Francesco Pardi dellIdv:
"Il ruolo del fiduciario è stato svilito e ridotto a poco. Assistiamo ad
un annichilimento del senso stesso della legge". Cambia la durata di
validità Le dichiarazioni anticipate di trattamento avranno, poi,
validità per un periodo di tre anni e non più di cinque anni. è quanto prevede
un emendamento al ddl sul testamento biologico a prima firma della senatrice
Bianconi (Pdl), approvato oggi dellAula
del Senato. Nella versione iniziale del ddl Calabrò,
infatti, si prevedeva (art.4 comma 3) che la dat avrebbe avuto "validità
per cinque anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia". Lemendamento approvato riduce invece tale
periodo di validità da cinque a tre anni. Assistenza domiciliare agli stati
vegetativi Larticolo 5 del ddl sul testamento
biologico prevede, inoltre, che le Regioni dovranno assicurare assistenza
domiciliare per i soggetti in stato vegetativo persistente. Larticolo,
secondo una riformulazione proposta dal relatore del ddl Raffaele
Calabrò, è stato approvato dallAula e
recita: "Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di
intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e
le province autonome di Trento e di Bolzano, adotta le linee guida
cui le regioni si conformano nellassicurare
lassistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo
permanente". Pd e Idv insorgono "Cè un limite oltre il quale la
finzione non si può reggere, in questa Aula e anche davanti al Paese - ha commentato la
capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro - mi chiedo di cosa stiamo
discutendo in questa Aula". "Se qualcuno aveva ancora dei dubbi in
merito - ha detto Finocchiaro intervenendo in Aula - ora se li tolga; questo
testo andrà al giudice e alla Corte Costituzionale". Sulla stessa linea
anche i senatori dellItalia dei
Valori che hanno inscenato una breve protesta nella sala lettura di Palazzo
Madama . Il capogruppo Felice Belisario con i colleghi Stefano Pedica e
Giuliana Carlino, si presenta davanti alle telecamere e insieme
esibiscono cartelli con le scritte "Testamento ideologico",
"Testamento bio-illogico", "Referendum". Belisario ha poi
spiegato che "laula di Palazzo
Madama sta approvando una bruttissima legge che imbroglia gli italiani.
LIdv proporrà ai cittadini di impugnare subito la legge con un referendum
abrogativo riportando i cittadini al centro delle scelte. Lo Stato viene dopo
la volontà dei cittadini". Modifiche alla Camera "La legge approvata
al Senato purtroppo non ha nulla a che vedere con il testamento biologico"
dice in una nota il presidente dei Liberal Pd, Enzo Bianco. "La
maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia al testo della commissione.
Non cè alcuna considerazione del principio costituzionale dellautodeterminazione,
della facoltà che la Costituzione garantisce a ogni cittadino di scegliere a
quale trattamento sanitario vuole essere sottoposto. Se la Camera dovesse
perseverare in questo grave errore - ha concluso Bianco - non resta che una
strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere
un referendum abrogativo". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano
( da "Affari
Italiani (Online)" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Ok del Senato al testamento biologico Giovedí 26.03.2009 18:00 La
maggioranza degli utenti italiani di internet si schiera contro il ddl sul testamento
biologico e, in particolare, critica l'emendamento approvato che limita la
'Dichiarazione anticipata di trattamento' (DAT), che non sarebbe più
vincolante. Da Facebook ai blog, passando per i tantissimi commenti rilasciati
a caldo sui siti dei quotidiani, sono tante le persone che hanno espresso il
loro dissenso sul provvedimento relativo al 'fine vita'. Ad esempio, per
Emanuela, Marco e Bruna, iscritti al gruppo del social network denominato 'Il
testamento biologico: si', grazie!', "l'unica strada rimane quella del
referendum". Altri sperano "che la Corte
Costituzionale respinga questo testo". Altri ancora chiedono "una
legge che non venga approvata dalla Cei". E qualcuno invita tutti "a
scappare all'estero per vivere in un Paese piu' libero e democratico". Per
Sergio, poi, "la legge era gia' pessima nella prima formulazione perche'
impediva di scegliere liberamente sull'interruzione di idratazione e
alimentazione artificiale in caso di malattia invalidante, ma con questo
emendamento si annulla totalmente la volonta' dell'individuo". Sul web
ovviamente non mancano anche le voci a favore del ddl. Per Giovanni, ad esempio,
"non esiste, non puo' esistere e non deve esistere un diritto a morire.
Non si deve piu' ripetere un barbaro omicidio come quello di cui e' stata
vittima Eluana Englaro". Anche per altri, infine, si tratta di una buona
legge, "di un decreto che non obbliga alla morte". (Segue/ Ecco che
cosa prevede il ddl sul testamento biologico) < < pagina precedente
pagina successiva >>
( da "ITnews.it"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 26 mar. (Adnkronos) - Il decreto con cui la Procura di Salerno
dispose il sequestro degli atti dell'inchiesta 'Why not' che fece nascere lo
scontro tra i magistrati campani e la Procura di Catanzaro sul caso De
Magistris, e' stato un "legittimo atto investigativo". Lo ha
sostenuto l'ex procuratore di Salerno Luigi Apicella
citando le motivazioni del Tribunale del Riesame che aveva confermato il
provvedimento di sequestro e chiedendo alla sezione disciplinare del Csm di
revocare o modificare la misura cautelare della sospensione dalle funzioni e
dallo stipendio decisa nei suoi confronti a gennaio scorso.
( da "Wall
Street Italia" del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento/ Bianco: Se Camera non cambia ddl, resta referendum di
Apcom "Non considerato principio costituzionale
autodeterminazione" -->Roma, 26 mar. (Apcom) - La legge sul testamento
biologico approvata oggi al Senato "purtroppo non ha nulla a che vedere
con il testamento biologico", dice in una nota il presidente dei Liberal
Pd, Enzo Bianco. "La maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia al
testo della Commissione". "Non c'è alcuna considerazione - ha
proseguito Enzo Bianco - del principio costituzionale
dell'autodeterminazione, della facoltà che la Costituzione garantisce ad ogni
cittadino di scegliere a quale trattamento sanitario vuole essere
sottoposto". "Se la Camera dovesse perseverare in
questo grave errore - ha concluso Bianco - non resta che una strada: aspettare
le decisioni della Corte Costituzionale e intanto promuovere un referendum
abrogativo. In questo caso i Liberal Pd saranno in prima linea per difendere la
laicità dello Stato".
( da "Corriere.it"
del 26-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Quagliarello: «Guidati dalla difesa della vita». finocchiaro: «muore la
libertà» Biotestamento, via libera al Senato Sì all'emendamento Udc: il medico
potrà non attenersi alla dichiarazione anticipata di trattamento del paziente
Anna Finocchiaro (Eidon) ROMA - Via libera del Senato al disegno di legge sul
testamento biologico. Il ddl Calabrò è stato approvato con 150 voti a favore,
123 contrari e 3 astenuti. Il testo ora passa alla Camera. Una seduta, quella
di Palazzo Madama, caratterizzata da un duro scontro tra maggioranza e
opposizione (e non sono mancati, all'interno dei vari schieramenti, senatori
che hanno votato in difformità con il proprio gruppo). DAT NON VINCOLANTE -
Passa anche il discusso articolo che riguarda la forma e la durata della «dichiarazione
anticipata di trattamento». Con il sì all'articolo 4 è stato cancellato, di
fatto, il carattere vincolante per i medici delle dichiarazioni anticipate di
trattamento (Dat) firmate dai malati. È stato accolto un emendamento dell'Udc,
a prima firma del senatore Fosson, che modifica il primo comma dell'articolo e
questa scelta ha scatenato una bagarre in aula. Mentre a Piazza Navona andava
in scena il sit-in dei radicali contro il ddl, l'opposizione ha accusato la
maggioranza di aver «svuotato la legge» che ruota proprio sul concetto del
testamento da parte del malato che vuole evitare l'accanimento terapeutico.
Dibattito acceso anche sul comma 6 dell'articolo 4 che, secondo il Pd e i
radicali, obbligherà i testimoni di Geova a ricevere trasfusioni di sangue
contro la loro volontà. SCHIFANI - «Quello appena concluso con il voto
dell'aula - dichiara il presidente del Senato, Renato Schifani, prima di dare
il via alla votazione - è stato un confronto libero e franco, guidato solo
dalla coscienza di ognuno. A conclusione di questo dibattito - aggiunge
Schifani - consentitemi di manifestare, come presidente del Senato, il mio
riconoscimento a tutti voi per il lavoro svolto. Non posso non sottolineare
come tutti noi abbiamo in questi mesi adempiuto a un obbligo: quello di
contribuire a dotare il Paese di una disciplina in una materia che la
richiedeva con forza da tempo, e che ci vedeva tra i pochi che ancora ne erano
privi». PDL - Esulta la maggioranza. Quella approvata in Senato, dichiara il
vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, «è una legge
elaborata guidati dal senso assoluto della difesa del diritto alla vita. La
maggior parte di noi - dice l'esponente del Pdl - concorda che su questo tema
non si sarebbe dovuto legiferare, ma a sfidare il Parlamento è stata la
magistratura, con interventi che abbiamo giudicato fuori dall'ordinamento. E
assieme alla magistratura, a sfidare il Parlamento, è stata una lobby che vuole
spostare più in là la frontiera dei diritti, introducendo l'eutanasia senza
neanche prendersi il disturbo di chiamare le cose con il loro nome». Senza
nominarla espressamente, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri
dedica a Eluana Englaro l'approvazione del ddl. «Il Senato - afferma in una
nota - ha scelto per la vita, contro il partito della morte e dell'eutanasia.
Avremmo voluto fare prima una legge che impedisse eventi drammatici. Dedichiamo
il voto di oggi a chi non c'è più. A chi ogni giorno assiste chi soffre, alle
suore di Lecco in particolare. Siamo certi che il dibattito proseguirà con
serietà e maturità. Noi abbiamo seguito la nostra coscienza. Coesi e sereni.
Questa legge è un elemento identitario del Pdl che nasce. È stato un buon
giorno per il Senato e per la Repubblica». IL PD - Insorge invece l'opposizione
di centrosinistra - nonostante il dissenso di alcuni senatori cattolici -,
secondo la quale questo ddl è anticostituzionale. Il
Partito democratico promette una nuova battaglia parlamentare alla Camera. Duro
il commento di Anna Finocchiaro: «Da parte vostra - attacca il presidente dei
senatori del Pd, rivolgendosi alla maggioranza - ho visto solo paura e sordità.
E io sono forte di tutto questo nell'annunciare il voto negativo del partito
democratico a questa legge, mentre, nello scrosciare dei vostri applausi,
morirà la libertà sancita dall'articolo 32 della Costituzione, quello voluto da
Aldo Moro». «Il testo varato dal Senato - afferma il presidente dei Liberal Pd,
Enzo Bianco - purtroppo non ha nulla a che vedere con il testamento biologico.
La maggioranza lo ha persino peggiorato con protervia. Se la Camera dovesse
perseverare in questo grave errore, non resta che una strada: aspettare le decisioni della Corte Costituzionale e intanto
promuovere un referendum abrogativo». I DISSIDENTI - Un tema, quello del
biotestamento, che ha provocato aspre discussioni anche all'interno dei singoli
gruppi. I casi di coscienza, in qualche caso divenuti casi politici come per la
senatrice Dorina Bianchi del Pd, si sono però contati alla fine sulle dita
delle mani. Nel PdL non ha partecipato al voto Laura Bianconi, ma hanno
votato contro Marcello Pera, Antonio Paravia e Ferruccio Saro. Lucio Malan si è
astenuto. Nel Pd, invece, sono stati confermati i voti di dissenso dal gruppo,
e dunque favorevoli al ddl, di Emanuela Baio e Cluadio Gustavino. Non ha
partecipato al voto il senatore Luigi Lusi. stampa |