CENACOLO  DEI COGITANTI

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Report "Giustizia"   26-2-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Incerte le sorti di Paulon ( da "Corriere delle Alpi" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ma probabilmente è il modo in cui ci eravamo arresi nelle precedenti partite, che ha consigliato Paulon di fare questa mossa. Posso capirlo». Oggi il responso. Ieri sera il primo allenamento settimanale dei bluarancio. Domenica un'altra partita molto difficile contro la Virtus Csm. Con o senza «Charles» Paulon in panchina. (g.s.)

Consulta, Amirante è 33esimo presidente ( da "Corriere.it" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte. Eletto giudice costituzionale il 23 novembre 2001 dalla Corte di Cassazione ha giurato il 7 dicembre successivo nelle mani del presidente della Repubblica. LE QUESTIONI APERTE - Con la guida del nuovo presidente, la Consulta dovrà decidere su tre questioni molto delicate: il conflitto tra la magistratura di Milano e il governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar

Amirante, nuova guida alla Corte costituzionale ( da "Cittadino, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: nuova guida alla Corte costituzionale ROMA «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante, da ieri 33esimo presidente della Corte costituzionale.

Consulta, nominato il presidente ( da "Giornale di Brescia" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Amirante è stato eletto dai quindici giudici della Corte Costituzionale Il magistrato Francesco Amirante ROMA«Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante, da ieri trentatreesimo presidente della Corte Costituzionale.

Ecco le modifiche al decreto di Pecoraro Scanio ( da "Giornale di Brescia" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Da qui il ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Regione, respinto con due sentenze che hanno ribadito la competenza dello Stato nella definizione dei livelli uniformi di protezione ambientale necessari a dare piena esecuzione agli obblighi imposti dalla Direttiva uccelli 79/409 e dalla Direttiva habitat 92/43.

Vicenza Il neo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante, eletto ieri, ha un pas... ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alla fine del 64 fu trasferito a Lagonegro e alla sezione fallimentare del Tribunale di Napoli. Nel 2001 è stato eletto giudice costituzionale e lo scorso 14 novembre era stato nominato vicepresidente della Corte Costituzionale di cui da ieri è presidente.

Col decreto vantaggi per 2.700 allevatori ( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ci sono due sentenze della Corte costituzionale che questo è illegittimo». Attribuzione delle nuove quote: il fatto che gli splafonatori abbiano diritto alle quote danneggia in qualche modo di affittuari? «Le categorie di distribuzione sono affittuari e splafonatori assieme quindi anche gli affittuari avranno subito le quote come gli splafonatori,

Amirante presidente della Consulta ( da "Italia Oggi (La Legge)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Amirante presidente della Consulta LA LEGGE Francesco Amirante è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Ad eleggerlo sono stati ieri i giudici della Consulta riuniti in camera di consiglio. Il primo atto è stata la nomina del giudice Ugo De Siervo a vicepresidente della Consulta. Amirante è il 33esimo presidente [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati:

col decreto vantaggi per 2.700 allevatori - sabrina pindo ( da "Nuova Venezia, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ci sono due sentenze della Corte costituzionale che questo è illegittimo». Attribuzione delle nuove quote: il fatto che gli splafonatori abbiano diritto alle quote danneggia in qualche modo di affittuari? «Le categorie di distribuzione sono affittuari e splafonatori assieme quindi anche gli affittuari avranno subito le quote come gli splafonatori,

corte costituzionale, francesco amirante il nuovo presidente ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Attualità Corte costituzionale, Francesco Amirante il nuovo presidente LA NOMINA ROMA. «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante (nella foto), da ieri 33º presidente della Corte costituzionale.

Dichiarazioni di terzi con presunzione ( da "Italia Oggi" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: stata definitivamente risolta a seguito di puntuali interventi della giurisprudenza, primo fra tutti quello della Corte Costituzionale che, con la decisione n. 18 del 12 gennaio 2000, ha, tra l'altro, sancito l'utilizzabilità nel processo tributario delle dichiarazioni di terzi eventualmente raccolte nella fase dell'istruttoria amministrativa, non già con il valore tipico delle ?

Arriva il garante dei detenuti ( da "Italia Oggi" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente della corte costituzionale, di ministri, giudici della corte costituzionale, sottosegretari di stato, membri del parlamento e componenti del consiglio superiore della magistratura, del presidente della corte di appello e del procuratore generale della repubblica presso la corte d'appello, del presidente del tribunale e del procuratore della repubblica presso il tribunale,

L'Ordine celebra la shoah ( da "Italia Oggi" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ha toccato gli animi e ha spinto tutti ad una riflessione profonda passando in rassegna, in un puntuale excursus storico, le vicende tragiche del popolo ebraico a cui idealmente si è posto fine con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo poiché essa ?

Consulta, eletto Amirante giudicherà il lodo Alfano ( da "Riformista, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: È il 33° presidente della Corte costituzionale. È Francesco Amirante il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Succede a Giovanni Maria Flick il cui mandato era scaduto il 18 febbraio scorso. Settantasei anni, napoletano, esattamente 50 anni fa Amirante tenne la sua prima udienza presso la pretura di Forlì.

A lezione di democrazia ( da "Nuova Ferrara, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: annullare per decreto sentenze definitive della Corte Costituzionale e della corte di Cassazione». Critiche anche al ricorso continuo ai decreti legge e al voto di fiducia: «il Parlamento è di fatto esautorato dei suoi poteri». Per i promotori dell'iniziativa «tutto ciò si inserisce in un più ampio disegno eversivo ed anticostituzional.

Depistaggi e omissioni Tre inviti a comparire ( da "Nuova Ferrara, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: processo che fu il magistrato a non volersi recare sul posto per il sopralluogo dopo la morte del ragazzo, ma l'ex pm, che poi lasciò l'inchiesta per «incompatibilità», si difese con una lettera al Csm in cui smentì il dirigente: contrasto che sarebbe alla base della contestazione, anche se il difensore Eugenio Gallerani sottolinea di non sapere il perchè della presunta omissione.

cpt, liguria dice no e plinio scrive al governo ( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Interno Roberto Maroni - ha detto - perché li impugni davanti alla Corte Costituzionale: spetta allo Stato e non alle regioni legiferare in materia di pubblica sicurezza». Il centrosinistra ha votato a favore della legge. Era assente Carmen patrizia Muratore di Italia dei Valori che aveva già annunciato la sua intenzione di astenersi.

testamento biologico, in mille al puccini ( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: secondo «Liberi di decidere», si potrà comunque ricorrere alla Corte Costituzionale. In sala tanti cattolici, alcuni preti, tra cui don Santoro. Il quale ha detto: «Volevo tacere, ma non lo posso più fare davanti al delirio di onnipotenza della Chiesa, che chiede alla politica di conservare qualunque situazione di vita».

errani: "al pd serve l'esperienza di riformismo reale dell'emilia" - aldo balzanelli ( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte costituzionale ha dato ragione a noi. Secondo lei di chi è la colpa?». D´accordo, ma il risultato è che si sono persi molti anni e che Bologna alla fine rischia di restare senza metrò. «Neanche per sogno. Abbiamo firmato con il governo un´intesa su una serie di infrastrutture per l´Emilia Romagna e tra queste c´è anche la metropolitana di Bologna.

Cesarino sul depuratore: <No a soluzioni tampone> ( da "Giorno, Il (Brianza)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: aggirare la sentenza della Corte costituzionale sulla depurazione delle acque: i cittadini non devono essere presi in giro». Il senatore Cesarino Monti ha deciso di stare col fiato sul collo di Ianomi Spa, la società che gestisce il depuratore di Pero che dovrebbe raccogliere anche le fognature di Lazzate, Misinto, Cogliate e Ceriano Laghetto ma non può farlo perchè da anni manca l'

precari sanità i primi ricorsi discussi al tar ( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: stabilizzazione dei precari è stata espressa dalla Corte dei Conti. Il ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, invece, ha impugnato il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale. «La legge regionale 45/2008 impugnata dal Consiglio dei ministri venerdì scorso non riguarda migliaia di persone ma poche centinaia» spiegano i consiglieri regionali Rocco Palese e Giammarco Surico.

Deriva italiana ( da "Manifesto, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non ci resterà che sperare nella forza di resistenza del Presidente della Repubblica (il quale non è mica Dio, fa quel che può). Nella magistratura (fin quando non le saranno tagliate le gambe e le braccia). Nella Corte Costituzionale (da cui ci aspettiamo molto nei prossimi mesi). E nell'Arma dei Carabinieri («Nei secoli fedele». Alla Repubblica, s'intende).

La sfida della religione nell'agorà globale ( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale: «Oggi la diversità religiosa pone problemi di gestione. Lo Stato è chiamato a gestire la diversità. Lo Stato è casa di tutti. Deve organizzare una società pluralistica, garantire a ogni confessione la libertà di culto, secondo l'articolo 8: "Tutte le confessioni sono ugualmente libere di fronte alla legge"

È il 33 presidente ( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante, da ieri 33° presidente della Corte costituzionale. I quindici giudici della Consulta lo hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e due schede bianche.

Anche a Vigevano e a Voghera si aspetta da anni un magistrato in più ( da "Giorno, Il (Lodi)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm aveva lanciato l'allarme per i ben 90 posti in uffici di procura che erano rimasti scoperti, in 72 casi per mancanza di aspiranti, in 18 per mancanza dei titoli necessari da parte dei candidati. E la mancanza di magistrati che vogliono fare i pubblici ministeri, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe da addebitare alla preoccupazione per la prospettiva della separazione delle

Otto domande per tre posti certi ( da "Giorno, Il (Lodi)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 9 Otto domande per tre posti certi CONCORSO SONO OTTO le domande, pervenute entro la scadenza del 24 febbraio, per ricoprire incarichi di sostituto. Entro qualche mese il Csm nominerà i 3 magistrati che affiancheranno Luisa Rossi, attualmente all'unico posto di ruolo.

Francesco Amirante eletto presidente della Consulta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: LA GIORNATA CORTE COSTITUZIONALE Francesco Amirante eletto presidente della Consulta «Sul lodo Alfano decideremo senza ritardi» Nel 2004 firmò la bocciatura del Ddl Schifani Rimarrà in carica come presidente della Corte costituzionale fino a dicembre del 2010, quanto basta per dover fare i conti con alcune questioni caldissime: intercettazioni,

Con la Costituzione e con il Quirinale ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: le leggi ed ha la responsabilità di «delibarne » la costituzionalità, e la Corte costituzionale. Giorgio Napolitano sta esercitando le sue attribuzioni con prudenza, ma con fermezza, non cedendo di un millimetro (da ultimo sul decreto-legge Englaro) nella difesa degli equilibri istituzionali e della legalità repubblicana.

La nomina di Amirante, un orgoglio partenopeo ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte Costituzionale (Francesco Amirante), a Presidente della Corte Suprema di Cassazione (Vincenzo Carbone) e a Presidente aggiunto del Consiglio di Stato (Pasquale De Lise). Ed è in questa felicissima occasione e coincidenza che si può percepire non soltanto un motivo emozionale di profondo orgoglio per l'Università di Napoli e la Facoltà di Giurisprudenza in particolare,

Autonomie: Calderoli congela 3,5 miliardi ( da "Corriere Alto Adige" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: le autonomie potrebbero ricorrere alla Corte costituzionale o al Tar del Lazio. La telefonata Ecco le testuali parole di Calderoli a Ballarò: «Vorrei fare un po' di chiarezza e serve anche onestà intellettuale, che riconosco a Tabacci. Invece non lo accetto da esponenti dei Ds, perché non si può stare un giorno sul pero e un giorno sul melo,

Acque reflue, partono i ricorsi ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ricordando che il territorio comunale è sprovvisto di impianti di depurazione delle acque fognarie e che la Corte Costituzionale, con la sentenza 335/2008, ha riconosciuto la illegittimità della legge 36/1994, nota come legge-Galli, nella parte in cui stabiliva che gli utenti dovessero pagare il canone anche in assenza di depuratori o in caso di temporanea inattività.

Un orgoglio partenopeo \ndi ERNESTO CESÀRO \nUn garante intransigente ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: elezione Francesco Amirante presidente della Corte Costituzionale Un orgoglio partenopeo di ERNESTO CESàRO Un garante intransigente di LUIGI LABRUNA Francesco Amirante da ieri presidente della Corte Costituzionale, dopo Vincenzo Carbone presidente della Corte Suprema di Cassazione e Pasquale De Lise presidente aggiunto del Consiglio di Stato.

<Questura sotto tiro, non siamo dei delinquenti> ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «Il secondo avviso al nostro funzionario è scaturito dal documento che il pm Guerra ha scritto al Csm, quindi in base a quale legge la parola di un magistrato vale più di quella di un funzionario di polizia? Non risultano prove di quella conversazione, come mai si indaga a senso unico?». Nicola Bianchi

ROMA - Cesare Mirabelli lo recita a memoria, l'articolo 15 della Costituzione: La... ( da "Messaggero, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, sta combattendo da mesi sulla necessità di tutelare alcuni diritti fondamentali della persona dall'invasività delle intercettazioni telefoniche. E adesso che anche la maggioranza sembra disposta a cedere su alcuni punti del ddl all'esame della Camera, Mirabelli osserva: «Mi pare positivo che ci sia una riflessione su questi temi così delicati.

ROMA - Alcuni avvocati e molti parlamentari lo avevano detto a caldo, quando il settimanale ... ( da "Messaggero, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giovanni Ferrara si è trattato di quello che il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, definisce "gossip intercettativo" proprio nell'intervista di fianco. Anche per questo i magistrati hanno chiesto la distruzione materiale di tutti i nastri registrati: si tratta di migliaia di conversazioni di politici, attrici, personaggi pubblici e del mondo economico,

ROMA - Rapidamente e senza ulteriori rinvii la Corte costituzionale deciderà sull... ( da "Messaggero, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e la Corte costituzionale è il massimo organo di garanzia. Se sorgeranno questioni di costituzionalità la Corte li prenderà in esame sulla base del precetto costituzionale che garantisce la libertà di stampa». Felicitazioni e auguri ad Amirante sono state espresse dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani,

Rigore e decisionismo. Queste senza dubbio le principali caratteristiche del procuratore generale pr... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che gli è costato un esposto al Csm e la trasmissione degli atti al ministro della Giustizia Alfano e al Procuratore generale della Cassazione Esposito. Una sorta di diario on line, al quale è possibile accedere digitando "teminera", in cui Dragotto, per due mesi, si era cimentato nella pubblicazione di stralci di sentenze di altre toghe delle Marche,

Amirante eletto presidente <Autonomi e indipendenti> ( da "Corriere della Sera" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sezione: Politica - data: 2009-02-26 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Corte Costituzionale Amirante eletto presidente «Autonomi e indipendenti» MILANO — «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni».

Amirante eletto alla presidenza ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 19 Amirante eletto alla presidenza CONSULTA NUMERO 33 Francesco Amirante (Ansa) ROMA I giudici della Corte Costituzionale in camera di consiglio hanno eletto ieri Francesco Amirante, 33° presidente della Consulta. Succede a Giovanni Maria Flick. Tre parole chiave riassumono il suo programma: funzionalità, indipendenza e rispetto dell'autonomia delle altre istituzioni.

amirante nuovo presidente della corte costituzionale ( da "Tirreno, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Attualità Amirante nuovo presidente della Corte Costituzionale ROMA. «Tutelare l'indipendenza e l' autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l' indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante (napoletano, 75 anni), da ieri 33/o presidente della Corte Costituzionale.

Alfano: "No alla fiducia sul ddl intercettazioni" ( da "Tempo, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intercettazioni è intervenuto oggi anche il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante. «Se sorgeranno questioni di costituzionalità, in relazione alla libertà di stampa, le prenderemo in esame», si è limitato a replicare a chi gli chiedeva di anticipare un suo parere in merito. L'opposizione che ha duramente contestato il provvedimento fin dalle prime battute,

Due giorni per varare una legge che non vale niente ( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: affinché il governo li impugni presso la Corte costituzionale». Anche se, sotto sotto (ma neanche tanto) il centrodestra che ha condotto una strenua battaglia contro la legge ora gongola a pensare allo «spappolamento politico della maggioranza, visto fra l'altro che hanno scansato il voto gli esponenti dell'Udc e di Italia dei valori, oltre a Broglia e allo stesso presidente Burlando.

Consulta, tre mesi da presidente e la pensione diventa da nababbi Flick lascia dopo... ( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alla Corte costituzionale, infatti, non si sale allo scranno più alto perché si è più bravi. Basta semplicemente essere il più anziano dell?allegra, si fa per dire, compagnia. Davvero un bell?esempio per la nazione. E gli altri? Aspettano pazienti, come il cinese, sulla riva del fiume.

Ecco Amirante, scadrà già nel 2010 ( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: già nel 2010 di Anna Maria Greco RomaHa di fronte un anno e 9 mesi da presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante. Quasi un record, visti i tempi di permanenza di tanti suoi predecessori. È stato infatti eletto il 23 novembre 2001 giudice costituzionale dalla Cassazione e ha giurato al Quirinale il 7 dicembre. Il suo mandato di nove anni scadrà, dunque, a fine 2010.

E' arrivata Fiorenza Marrara come nuovo sostituto ( da "Nazione, La (Livorno)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è arrivata alla Procura di Livorno da ieri come sostituto procuratore, come stabilito dal Csm in base alla sua domanda di trasferimento. Proviene dalla Procura di Lucca e ha alle spalle una carriera piuttosto intensa. Per quasi sei anni è stata infatti prima giudice e poi gip al tribunale di Vibo Valentia, in Calabria, verrà terra di frontiera per un magistrato.

Consulta, De Siervo vicepresidente ( da "Nazione, La (Firenze)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fiorentino diventa il numero due della Corte costituzionale IL GIURISTA fiorentino Ugo De Siervo (nella foto), 67 anni, è stato nominato ieri vicepresidente della Corte costituzionale come primo atto compiuto dal neopresidente Francesco Amirante subito dopo la sua elezione. De Siervo è stato per molti anni professore ordinario di diritto costituzionale all'Università di Firenze.

di PAOLO CARETTI * LA NOTIZIA dell'avvenuta elezione del professo... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: avvenuta elezione del professor Ugo De Siervo a vicepresidente della Corte costituzionale segue di pochi giorni la nomina di un altro insigne giurista fiorentino, il professor Paolo Grossi a giudice della stessa Corte, per nomina del Capo dello Stato. Sono due notizie che rappresentano un motivo di orgoglio non solo per la facoltà di giurisprudenza di Firenze, ma per l'intero Ateneo (.

Cda Rai: rinvio al 3 marzo ( da "MilleCanali" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: mentre la Corte Costituzionale ci dirà presto se questo meccanismo di nomina dei vertici della Tv pubblica è possibile mantenerlo o se occorra cambiarlo e mentre Berlusconi preme per arrivare presto a nuovi vertici in reti e testate della Rai, probabilmente in vista degli ulteriori appuntamenti elettorali dei prossimi mesi.

Albenga: integrazione del consiglio comunale di questa sera ( da "Savona news" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav.

Consulta, Amirante è il nuovo presidente ( da "Arena.it, L'" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente della Corte Costituzionale, succedendo a Giovanni Maria Flick. I 15 giudici che compongono il plenum della Coonsulta lo hanno eletto con 13 voti a favore e 2 astensioni. Vicepresidente è stato nominato Ugo De Siervo. Amirante è giudice costituzionale dal 2001 ed è stato vicepresidente dal 14 novembre 2008, la sua presidenza arriverà a conclusione nel dicembre 2010,

Consulta: Amirante è presidente ( da "Denaro, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il successore di Flick al vertice della Corte costituzionale E' napoletano il nuovo presidente della Corte costituzionale: Francesco Amirante è stato eletto ieri con 13 voti a favore e 2 schede bianche. Ad eleggerlo sono stati i giudici della Consulta. Amirante è il 33esimo presidente della Corte e succede a Giovanni Maria Flick, il cui mandato è terminato il 18 febbraio scorso.

ANTONIO MANZO UNA ISPEZIONE MINISTERIALE STRAORDINARIA è STATA DISPOSTA DAL MINISTRO ALFANO ... ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ispezione è stata richiesta dal Csm per acquisire una serie di elementi istruttori, e da valutare successivamente, se ne ricorrono gli estremi, sotto il profilo disciplinare. Si tratta di una serie di elementi emersi nel corso della istruttoria per il «processo» a carico di un ex giudice della Fallimentare poi tarsferito a Potenza.

UNA ISPEZIONE MINISTERIALE STRAORDINARIA è STATA DISPOSTA DAL MINISTRO ALFANO PER LA TERZA SEZI... ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ispezione è stata richiesta dal Csm per acquisire una serie di elementi istruttori, e da valutare successivamente, se ne ricorrono gli estremi, sotto il profilo disciplinare. Si tratta di una serie di elementi emersi nel corso della istruttoria per il «processo» a carico di un ex giudice della Fallimentare poi trasferito a Potenza.

GLI ISPETTORI ALLA FALLIMENTARE ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Al lavoro il giudice incaricato Nardi. Sotto osservazione la terza sezione civile del Tribunale Gli ispettori alla Fallimentare Ministro e Csm avviano un'indagine sulla gestione di incarichi e processi

INVIATO UN ISPETTORE SU RICHIESTA DEL CSM DOPO LE AUDIZIONI DI GIUDICI PER IL TRASFERIMENTO D'UFFICIO DI UN MAGISTRATO ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Inviato un ispettore su richiesta del Csm dopo le audizioni di giudici per il trasferimento d'ufficio di un magistrato

ROMA. FRANCESCO AMIRANTE, NAPOLETANO, APPRODA AL PRESTIGIOSO INCARICO DOPO UNA VITA INTERAMENTE SPES... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di esprimersi sul ddl sulle intercettazioni (che prevede un giro di vite per i giornalisti) attualmente all'esame della Camera. «Mi si chiede un'anticipazione di giudizio che non posso dare - replica - e se sorgeranno questioni di costituzionalità la Corte li prenderà in esame sulla base del precetto costituzionale che garantisce la libertà di stampa». g.cav.

RAFFAELE INDOLFI IL VOTO DI FIDUCIA INCOMBE SUL DISEGNO DI LEGGE PER LE INTERCETTAZIONI, MENTRE S... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale, Francesco Amirante. «Se sorgeranno - ha detto - questioni di costituzionalità, in relazione alla libertà di stampa, le prenderemo in esame». L'opposizione che ha duramente contestato il provvedimento fin dalle prime battute, minaccia una battaglia durissima in parlamento qualora il governo decidesse di ricorrere al contingentamento dei tempi e alla fiducia.

Nuovo medico e borsa di studio ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Questi i numeri del Centro per la sclerosi multipla (Csm) del San Bortolo. Dati preoccupanti ed in crescita negli ultimi anni. Le risorse, però, restano costanti. Il consigliere regionale del Pd Claudio Rizzato ha presentato ieri un'interrogazione a risposta immediata al consiglio regionale del Veneto, con cui chiede le ragioni del mancato potenziamento del servizio,

Provincia: ecco le magnifiche 4 Castagnole ko ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Follinese - CSM Resana, San Gaetano - Suseganese. Campolongo - CSM Resana 1-5 GOL: pt 20' Casagrande, 30' Barban, 45' Gobbo, st 6' Ruffato, 28' Fabbian, 44' Simionato. CAMPOLONGO: Sartori, Corrocher (st 1' De Paolis), Caselli, Da Lozzo (st 20' Bornia), Ros, Piai, Lovisotto (st 18' Manente), Zanchetta, Casagrande (st 1' Ceolin),

Una giornata a Zanardo, Burato e a sei di Prima ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Roncalli (SP), Santinello (Maser), Miotto (Virtus Csm Farra). Squalifica fino la 2 marzo a Michielin (ass. arbitro Monastier). Trofeo Veneto: Una gara a Mognon (Virtus Csm Farra). JUNIORES ÈLITE - Una gara:a Dal Zotto (Cornuda Crocetta), Zampieri (Vittorio Veneto). Inibizione fino al 2 marzo a Marcon (dir.

TESTAMENTO BIOLOGICO: MARINO, MAGGIORANZA PARLAMENTARI E' ( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il piano A e' in Parlamento, se questo piano verra' rifiutato dal centro destra auspico che la corte costituzionale valuti la legge e ci dica se e' costituzionale o meno. Se anche questo dovesse lasciare in piedi questa legge allora si dovra' ricorre al referendum.

Bio-Testamento: Marino, maggioranza parlamentari contro ddl ( da "KataWeb News" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il piano A è in Parlamento, se questo piano verrà rifiutato dal centro destra auspico che la corte costituzionale valuti la legge e ci dica se è costituzionale o meno. Se anche questo dovesse lasciare in piedi questa legge allora si dovrà ricorre al referendum. AGI

La Consulta a Prodi: "Fu illegale la revoca di Petroni dal Cda Rai" ( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intesa con il presidente del Consiglio Romano Prodi, la revoca del consigliere di amministrazione della Rai, Angelo Maria Petroni. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso presentato dalla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Rai, Consulta: il governo non poteva revocare Petroni dal Cda ( da "Rai News 24" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: quanto ha stabilito la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso della commissione nei confronti del governo e così risolvendo il conflitto di attribuzione sollevato dalla Vigilanza. La Consulta ha dunque annullato la proposta di revoca presentata l'11 maggio del 2007 dall'allora ministro dell'Economia e finanze Tommaso Padoa Schioppa nei confronti di Petroni,

Showdown sul diritto di sciopero ( da "AprileOnline.info" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sia sul piano del ricorso alla magistratura e alla Corte Costituzionale. E' chiaro che dopo questa scelta, con questo Governo ci puo' essere solo rottura e conflitto sociale". Per Paolo Ferrero: "Il governo attacca il diritto di sciopero, perché vuole far pagare la crisi ai lavoratori e portare avanti un disegno complessivo di attacco e stravolgimento della Costituzione,

Popolarità o populismo? ( da "AprileOnline.info" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dalla modifica della Costituzione al condizionamento del CSM, dall'asservimento al potere politico dei pubblici ministeri alla promozione della repubblica presidenziale. L'unico capo di governo che rivendica fieramente la sua impopolarità - inevitabile a suo dire nel momento in cui la Francia attraversa una crisi eccezionale - sembra essere Nicolas Sarkozy,

Rai, per Consulta non spettava a governo revocare Petroni da Cda ( da "Reuters Italia" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ROMA (Reuters) - Con una sentenza pubblicata oggi la Corte costituzionale ha stabilito che non spettava al governo (nel caso specifico al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa) revocare dal suo incarico il consigliere di amministrazione della Rai Angelo Maria Petroni. Lo rende noto un comunicato della Consulta.

*Rai: sulla revoca di Petroni la Consulta dà ragione a Landolfi ( da "Velino.it, Il" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Con queste motivazioni la Corte costituzionale ha definito finalmente quel conflitto di attribuzioni sollevato a novembre 2007 dalla Vigilanza (all?unanimità) nei confronti di Tps. L?ultima parola nella decisione di rimuovere un consigliere d?amministrazione della Rai spetta dunque al Parlamento, per il tramite della Vigilanza,

RAI: BUTTI, CONSULTA RICONOSCE RUOLO COMMISSIONE VIGILANZA ( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso presentato a suo tempo dalla Commissione di Vigilanza RAI. Nulla da aggiungere rispetto a quanto gia' detto sulla figuraccia rimediata dall'allora ministro Padoa Schioppa e quindi da Prodi. Questo significa anche riconoscere la validita' del ruolo della Commissione di Vigilanza e soprattutto le sue competenze e la sua utilita'

Rai/ Consulta dà ragione a Petroni: revoca non spettava a ( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale dà ragione alla commissione di Vigilanza, che aveva sollevato un conflitto di attribuzione nei confronti del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa e del premier Romano Prodi in merito alla revoca del rappresentante del Tesoro in cda: la Bicamerale di San Macuto, stabilisce la Consulta,

Rai/ Landolfi: Soddisfatto da Consulta, sopruso rinuovere ( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: pronunciamento della Corte costituzionale sul caso Petroni: "Sono molto soddisfatto, soprattutto per quello che ho dovuto passare per convincere gli altri commissari della fondatezza della mia battaglia". La Corte, per l'ex presidente della bicamerale di San Mcuto, "ha stabilito come la revoca di un consigliere della Rai senza il preventivo parere della commissione di Vigilanza,

Rai/ Lainati: Consulta dimostra che contro Petroni fu ( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale che ha detto chiaramente che l'ex-Ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa non avrebbe potuto cacciare Petroni dalla tv pubblica". Lo afferma in una nota il vicepresidente della commissione di Vigilanza. "Nella scorsa legislatura - ricorda Lainati - ci siamo battuti da oppositori in Commissione di Vigilanza Rai contro questo vero e proprio atto di violenza


Articoli

Incerte le sorti di Paulon (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Incerte le sorti di Paulon Ieri vertice della società per discutere la vicenda MAS DI SEDICO. Paulon in bilico. Ieri sera si è discusso della posizione dell'allenatore Giancarlo Paulon, nella sede del Fiori Barp. Il presidente Arone Roni e il direttore sportivo Angelo Santel hanno incontrato il tecnico alpagoto, dopo che quest'ultimo aveva presentato le sue dimissioni. Una decisione presa nel tardo pomeriggio di domenica, alla fine della partita persa per 5-0 con la Cisonese. Prenderle dalla piazzata del girone Q di Seconda categoria può tranquillamente succedere, ma il passivo è una botta tremenda al morale e la classifica sta diventando quasi insostenibile: i bluarancio sono penultimi, con una lunghezza di vantaggio su un Lentiai in ripresa e capace di vincere l'ultimo recupero in casa della Juventina. Rischiano di retrocedere direttamente, visto che i play out sono così incerti. Roni ha parlato solo ieri sera con il tecnico: «Domenica ho preferito lasciare subito il campo sportivo - racconta il numero uno di via Monte Pelf - non ho atteso un minuto di più, al termine dell'incontro con la Cisonese. Da allora, non mi sono più confrontato con l'allenatore. Ci siamo incontrati ieri sera, per analizzare la situazione e parlare anche di lui. Credo che, in giornata, sapremo essere più chiari. Sicuramente non possiamo essere contenti del nostro campionato, a parte il fatto che siamo una squadra molto giovane». Voci dallo spogliatoio. Può anche darsi che la situazione si ricomponga, di sicuro Paulon si è messo in discussione, nel momento in cui si può ancora rimediare e questo gli fa onore. Non è escluso che ci voglia la classica scossa, quando mancano dieci giornate alla fine della stagione regolare: «Le dimissioni del mister sono più una cosa sentita dai nostri ragazzi - spiega Santel - in realtà, da domenica a ieri sera non ci sono stati colloqui né con me né col presidente Roni. Ne abbiamo parlato per la prima volta ieri. Sono convinto anch'io che una gara contro la Cisonese si possa perderla, senza fare tragedie, ma probabilmente è il modo in cui ci eravamo arresi nelle precedenti partite, che ha consigliato Paulon di fare questa mossa. Posso capirlo». Oggi il responso. Ieri sera il primo allenamento settimanale dei bluarancio. Domenica un'altra partita molto difficile contro la Virtus Csm. Con o senza «Charles» Paulon in panchina. (g.s.)

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Consulta, Amirante è 33esimo presidente (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

È stato Eletto giudice costituzionale il 23 novembre 2001 Consulta, Amirante è 33esimo presidente Succede a Giovanni Maria Flick, di cui era vice: sarà in carica fino al 2010. Tra le questioni aperte il lodo Alfano Amirante con l'allora presidente Ciampi nel 2001 (Ansa) ROMA - È Francesco Amirante il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Succede a Giovanni Maria Flick, il cui mandato è scaduto il 18 febbraio. Amirante, già vicepresidente, è stato eletto a scrutinio segreto dai 15 giudici della Consulta. Un voto atteso: è prassi, alla Consulta, eleggere il giudice più anziano. Come primo atto, il neopresidente ha nominato come vicepresidente il giudice costituzionale Ugo De Siervo. FRANCESCO AMIRANTE - Settantacinque anni, di Napoli, Amirante resterà in carica fino al dicembre del 2010. Dal 14 novembre 2008 era vicepresidente della Consulta. Il nuovo presidente è entrato in magistratura nel 1958. Nel 1980 è stato addetto all'ufficio del massimario e del ruolo della Cassazione ed è stato applicato alla sezione lavoro, di cui è diventato in seguito consigliere e presidente. Dal 1987 è stato componente fisso delle Sezioni Unite della Suprema Corte. Eletto giudice costituzionale il 23 novembre 2001 dalla Corte di Cassazione ha giurato il 7 dicembre successivo nelle mani del presidente della Repubblica. LE QUESTIONI APERTE - Con la guida del nuovo presidente, la Consulta dovrà decidere su tre questioni molto delicate: il conflitto tra la magistratura di Milano e il governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar (l'udienza in camera di consiglio è prevista per il 10 marzo); la norma che impone la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali, contenuta in un decreto emesso dall'ex Guardasigilli Clemente Mastella e convertito nella passata legislatura, pratica che dovrebbe essere presa in esame a fine febbraio; e il lodo Alfano, la norma che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. La discussione sul lodo Alfano potrebbe essere messo in calendario già durante l'estate. INTERCETTAZIONI - Amirante, che ha ricevuto le congratulazioni del ministro della Giustizia Alfano, ha detto che sulla legittimità costituzionale del lodo sull'immunità delle massime cariche si procederà «senza accelerazioni né ritardi» e che invece sulle intercettazioni irregolari si procederà «molto rapidamente». Nel primo discorso dopo l'elezione il presidente ha sottolineato che il rispetto fra le istituzioni è la pietra angolare su cui si regge l'edificio di uno Stato democratico. stampa |

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Amirante, nuova guida alla Corte costituzionale (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Amirante, nuova guida alla Corte costituzionale ROMA «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante, da ieri 33esimo presidente della Corte costituzionale. I quindici giudici della Consulta lo hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e due schede bianche. Succede a Giovanni Maria Flick e resterà in carica fino al 7 dicembre del 2010. Secondo la prassi, è stato lo stesso neo presidente a chiamare il capo dello Stato, che lo ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, i presidenti di Camera e Senato, e il presidente del Consiglio per informarli della nomina. Sotto la presidenza di Amirante, la Corte si appresta a vivere mesi "caldi". Tre grandi questioni dovranno essere sciolte dai giudici costituzionali: il conflitto tra la magistratura di Milano e il governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar; la norma che impone la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali; il lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Nell'incontro con i giornalisti subito dopo la nomina, Amirante non si è sottratto alle domande su questi temi. Se il caso Abu Omar è già in programma per il 10 marzo prossimo, il lodo Alfano sarà messo in calendario «senza accelerazioni né ritardi», ha assicurato riferendosi alle previsioni che rimandano all'autunno prossimo. Amirante ha detto che deve studiare l'argomento (i due ricorsi dei giudici di Milano nell'ambito dei processi Mills e diritti tv Mediaset e una terza causa, sollevata dal gip di Roma in relazione alla sospensione del procedimento a carico del premier Silvio Berlusconi per la presunta compravendita di alcuni senatori) ma la data sarà decisa in tempi rapidi. «Si chiama Lodo ma è una legge come le altre. La Corte deciderà come sempre nella massima serenità e con la massima obiettività», ha tenuto a precisare. «Molto rapidamente e senza ulteriori rinvii» sarà affrontato anche il nodo delle intercettazioni illegali, ha chiarito Amirante riferendosi agli slittamenti dovuti al fatto che la Corte è tornata al completo solo pochi giorni fa con la nomina del giudice Paolo Grossi. Il tema delle intercettazioni si intreccia con quello di un'informazione senza vincoli, che il neopresidente ha mostrato di avere a cuore. «La libera stampa è la massima garanzia, e la Corte Costituzionale è il massimo organo di garanzia», ha detto, evitando, però, di esprimersi sul ddl sulle intercettazioni (che prevede un giro di vite per i giornalisti) attualmente all'esame della Camera. Amirante, napoletano, 75 anni, è in magistratura dal 1958. Nel 1980 è approdato in Cassazione. Giudice della Consulta dal novembre 2001, ne era vicepresidente dal novembre scorso. Luciano Fioramonti

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Consulta, nominato il presidente (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 26/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno Consulta, nominato il presidente Francesco Amirante è stato eletto dai quindici giudici della Corte Costituzionale Il magistrato Francesco Amirante ROMA«Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante, da ieri trentatreesimo presidente della Corte Costituzionale. I quindici giudici della Consulta lo hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e due schede bianche. Succede a Giovanni Maria Flick e resterà in carica fino al 7 dicembre del 2010. Secondo la prassi, è stato lo stesso neo presidente a chiamare il Capo dello Stato, che lo ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, i presidenti di Camera e Senato, e il presidente del Consiglio per informarli della nomina. Sotto la presidenza di Amirante, la Corte si appresta a vivere mesi «caldi». Tre le grandi questioni: il conflitto tra la magistratura di Milano e il Governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar; la norma che impone la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali; il lodo Alfano.

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Ecco le modifiche al decreto di Pecoraro Scanio (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 26/02/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città CACCIAPENSIERI Ecco le modifiche al decreto di Pecoraro Scanio La Gazzetta Ufficiale del 10 febbraio scorso ha pubblicato le modifiche al decreto del 17 ottobre 2007 dell'allora ministro Pecoraro Scanio, concernente i criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione da adottarsi nelle Zone speciali di conservazione (Zsc) e di protezione speciale (Zps). Fin dalla sua promulgazione il decreto incontrò una forte opposizione da parte di Federcaccia, ritenendo che imponesse divieti dettagliati e prescrizioni di carattere generale assai poco giustificati dalla diversità delle singole realtà territoriali interessate e che per di più invadesse competenze che la Costituzione assegna agli organi locali, nella fattispecie alle Regioni. Da qui il ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Regione, respinto con due sentenze che hanno ribadito la competenza dello Stato nella definizione dei livelli uniformi di protezione ambientale necessari a dare piena esecuzione agli obblighi imposti dalla Direttiva uccelli 79/409 e dalla Direttiva habitat 92/43. Venuta meno la speranza di vedere annullato il decreto, gli sforzi si sono pertanto concentrati sulle modifiche indispensabili per una riscrittura meno penalizzante dell'esercizio venatorio e delle attività antropiche in generale. Finalmente le modifiche sono arrivate, ma va subito detto che ci si aspettava qualcosa di meglio. Innanzitutto si sancisce che il divieto di utilizzo dei pallini di piombo nelle Zps entra in vigore nella stagione venatoria 2009/2010: quasi una farsa visto che per tutta la stagione venatoria appena conclusa il divieto ha operato in forza del precedente decreto. Anche la lunga lista dei divieti stabiliti dall'art. 5 del decreto non ha trovato le correzioni che ci saremmo attesi. È stato sì eliminato l'obbligo delle due giornate fisse di caccia nel mese di gennaio, ma è rimasto il divieto di esercitare il prelievo alle specie in deroga in tutte le Zps, oltre a quello di effettuare la pre-apertura; confermato il divieto di caccia alla moretta e al combattente, mentre la pernice bianca potrà essere cacciata nelle zone ove ne sia stato monitorato e verificato un favorevole stato di conservazione. Luci e ombre anche per l'addestramento dei cani: resta il divieto di addestramento prima del 1° settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria, ma opportunamente potranno essere costituite zone addestramento, anche nuove, purché sottoposte a procedura di valutazione ambientale positiva. Le modifiche all'art. 6, che elenca divieti e regolamentazioni diversi per ognuna delle tredici tipologie di Zps, confermano purtroppo la proibizione di esercitare l'attività venatoria agli uccelli acquatici prima del 1° ottobre ad eccezione del germano reale, ma grazie all'impegno dei rappresentanti della Regione e alle continue sollecitazioni della Federcaccia bresciana, è stato rivisto il divieto di esercitare la caccia prima del 1° ottobre nelle Zps classificate come «valichi montani» (la Zps Alto Garda è una di queste essendo stata inserita dalla delibera regionale 30 luglio 2008). Mentre il decreto precedente colpiva indiscriminatamente tutta l'estensione delle Zps classificate «valichi montani», la novella introdotta mantiene il divieto di caccia assoluto nel raggio dei mille metri dal valico, legittimando la caccia nella restante parte della Zps senza più il limite temporale del 1° ottobre. Si precisa che i permessi per la zona B Monte Tesio di Paitone e Gavardo possono essere ritirati anche presso i punti allestiti dalla Fidc di Gavardo: Bar Pizzeria Sopraponte, Gabriele Maioli, distributore Agip statale 45 Prove cinofile: domenica 1 marzo ore 7, Fidc e Anuu di Concesio, prova in località Monte Colma; Fidc Corzano, prova su fagiani sabato 28 febbraio ore 14 e domenica 1 marzo ore 7, località Cassevigo; domenica 1 marzo ore 7,30 prova del Trofeo Valle Camonica su fagiani, località Nisole a Cerveno, a cura della locale Fidc; sabato 28 febbraio e domenica 1 marzo ore 7, prova su starne in località Freddi a Flero. Sabato 28 febbraio ore 20 assemblea Fidc Concesio nella sede in via Mattei; martedì 3 marzo assemblea Fidc di Castenedolo, ore 21 Palazzo Frera. a cura di Federcaccia Brescia

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Vicenza Il neo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante, eletto ieri, ha un pas... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Febbraio 2009, Vicenza Il neo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante, eletto ieri, ha un passato vicentino nel suo bagaglio professionale di magistrato. Per quasi due anni, dall'aprile del 1962 al dicembre del 1964, ebbe l'incarico di pretore nel capoluogo berico. A confermarlo ieri è stato lui stesso che ha pure precisato di ricordare che la sede della Pretura di Vicenza, all'epoca, era in corso Palladio. Ma la sua esperienza vicentina ha comunque lasciato una traccia perchè Francesco Barilà, decano degli avvocati berici, a sua volta lo rammenta come «un magistrato molto giovane, preparato e serio». A Vicenza, infatti, Amirante, entrato in magistratura nel 1958, era arrivato dopo un primo incarico alla Pretura di Forì. Alla fine del 64 fu trasferito a Lagonegro e alla sezione fallimentare del Tribunale di Napoli. Nel 2001 è stato eletto giudice costituzionale e lo scorso 14 novembre era stato nominato vicepresidente della Corte Costituzionale di cui da ieri è presidente.

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Col decreto vantaggi per 2.700 allevatori (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

«Col decreto vantaggi per 2.700 allevatori» Zaia: nessuna lobby, accolta buona parte delle istanze di modifica «Ma quale sanatoria con questo provvedimento incasseremo 1,67 miliardi» SABRINA PINDO VENEZIA. Ministro Zaia, sulle quote latte la accusano di aver preso un provvedimento a favore di una lobby fatta da pochi... «Non è un decreto per pochi amici perché dà quote a 17mila aziende in tutta Italia su un totale di 40 mila stalle. Il decreto non favorisce solo 292 produttori come dice qualcuno. Le stalle che avranno quota sono molte di più. Si fa confusione con le 312 aziende (e non 292) che sono soggette a multa perché solo queste su 1.627 soggetti non rientrano nel sistema di compensazione e per questo pagano 34 milioni di multa. Quindi dei 4.726 produttori fanno parte 312 splafonatori, 2.258 produttori di quota B e 649 affittuari. Con questo decreto legge, 2.688 aziende riceveranno quota gratis». Quindi il decreto assegna le quote non solo agli splafonatori, ma a più soggetti? «Certo, assegna quote a molte categorie: a tutti quelli che non sono titolari di quota, ma l'hanno affittata per poter produrre e a tutti quelle aziende titolari di quota B». Si è detto che il decreto è una sorta di sanatoria per sistemare chi negli ultimi anni ha fatto il furbo. «Non è una sanatoria. Con questo decreto noi andiamo all'incasso di 1,67 miliardi su 8.804 aziende, delle quali 4.264 sono ancora in produzione e forniscono il 26% del latte nazionale. Diciamo alle aziende: noi vi permettiamo di produrre secondo un accordo fatto con la Ue, ma a delle condizioni, cioè interesse del 6%. Se non pagate una sola rata perdete la quota e diventate produttori illegali». E come si bloccano i produttori illegali? «C'è un aumento della multa del 150%. Ma non è finita, i produttori illegali non possono vendere la propria quota fino al primo aprile 2015». Si è detto disposto ad accettare delle modifiche: cosa risponde a chi è preoccupato per la solidità del Fondo di ristrutturazione? «Rispondo che non ha letto tutte le carte. Oggi agli atti c'è un Fondo certo, che ristruttura 330 milioni ed è dedicato a quelle aziende che hanno acquistato quota e si sono indebitate dal 2003 in poi. In più nello stesso fondo vanno anche la differenza tra gli interessi pagati al 6% della multa e quelli del 2% dei titoli di Stato». Rateizzazione delle multe: tra le richieste c'è quella che i beneficiari del provvedimento debbano prima richiedere la rateizzazione e poi partecipino all'attribuzione delle quote eppure questo non sarà possibile... «Questo è un fatto tecnico: il negoziato europeo lo hanno fatto a fine novembre». E cosa dice della richiesta di subordinare la rateizzazione alla rinuncia dei contenziosi in corso? «Ci sono due sentenze della Corte costituzionale che questo è illegittimo». Attribuzione delle nuove quote: il fatto che gli splafonatori abbiano diritto alle quote danneggia in qualche modo di affittuari? «Le categorie di distribuzione sono affittuari e splafonatori assieme quindi anche gli affittuari avranno subito le quote come gli splafonatori, sono alla pari. Solo che gli affittuari hanno affittato quota a 6 cent o 4 cent al litro per produrre latte, mentre gli splafonatori hanno pagato 27 cent al litro per aver prodotto. Bisogna capire che per venire a prendere la quota lo splafonatore deve pagare la multa». Se gli splafonatori non aderissero alla rateizzazione cosa succederebbe? «Si produrrà nuova mungitura, perché applicando la legge 119 si andrà a dare quota B non prodotta che diventerà prodotta». Quindi aumenterebbe la produzione totale, quello che le associazioni di categoria temono perché porterebbe a una svalutazione ulteriore del latte? «Sì, il mercato verrebbe spremuto ancora di più. Se io non avessi fatto questo decreto avremmo applicato la legge 119 e questo avrebbe significato 840 mila tonnellate di nuovo latte prodotto con un mercato che è già asfittico».

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Amirante presidente della Consulta (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi (La Legge)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi Numero 048  pag. 13 del 26/2/2009 | Indietro Amirante presidente della Consulta LA LEGGE Francesco Amirante è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Ad eleggerlo sono stati ieri i giudici della Consulta riuniti in camera di consiglio. Il primo atto è stata la nomina del giudice Ugo De Siervo a vicepresidente della Consulta. Amirante è il 33esimo presidente [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 2      

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col decreto vantaggi per 2.700 allevatori - sabrina pindo (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 15 - Economia «Col decreto vantaggi per 2.700 allevatori» Zaia: nessuna lobby, accolta buona parte delle istanze di modifica «Ma quale sanatoria con questo provvedimento incasseremo 1,67 miliardi» SABRINA PINDO VENEZIA. Ministro Zaia, sulle quote latte la accusano di aver preso un provvedimento a favore di una lobby fatta da pochi... «Non è un decreto per pochi amici perché dà quote a 17mila aziende in tutta Italia su un totale di 40 mila stalle. Il decreto non favorisce solo 292 produttori come dice qualcuno. Le stalle che avranno quota sono molte di più. Si fa confusione con le 312 aziende (e non 292) che sono soggette a multa perché solo queste su 1.627 soggetti non rientrano nel sistema di compensazione e per questo pagano 34 milioni di multa. Quindi dei 4.726 produttori fanno parte 312 splafonatori, 2.258 produttori di quota B e 649 affittuari. Con questo decreto legge, 2.688 aziende riceveranno quota gratis». Quindi il decreto assegna le quote non solo agli splafonatori, ma a più soggetti? «Certo, assegna quote a molte categorie: a tutti quelli che non sono titolari di quota, ma l'hanno affittata per poter produrre e a tutti quelle aziende titolari di quota B». Si è detto che il decreto è una sorta di sanatoria per sistemare chi negli ultimi anni ha fatto il furbo. «Non è una sanatoria. Con questo decreto noi andiamo all'incasso di 1,67 miliardi su 8.804 aziende, delle quali 4.264 sono ancora in produzione e forniscono il 26% del latte nazionale. Diciamo alle aziende: noi vi permettiamo di produrre secondo un accordo fatto con la Ue, ma a delle condizioni, cioè interesse del 6%. Se non pagate una sola rata perdete la quota e diventate produttori illegali». E come si bloccano i produttori illegali? «C'è un aumento della multa del 150%. Ma non è finita, i produttori illegali non possono vendere la propria quota fino al primo aprile 2015». Si è detto disposto ad accettare delle modifiche: cosa risponde a chi è preoccupato per la solidità del Fondo di ristrutturazione? «Rispondo che non ha letto tutte le carte. Oggi agli atti c'è un Fondo certo, che ristruttura 330 milioni ed è dedicato a quelle aziende che hanno acquistato quota e si sono indebitate dal 2003 in poi. In più nello stesso fondo vanno anche la differenza tra gli interessi pagati al 6% della multa e quelli del 2% dei titoli di Stato». Rateizzazione delle multe: tra le richieste c'è quella che i beneficiari del provvedimento debbano prima richiedere la rateizzazione e poi partecipino all'attribuzione delle quote eppure questo non sarà possibile... «Questo è un fatto tecnico: il negoziato europeo lo hanno fatto a fine novembre». E cosa dice della richiesta di subordinare la rateizzazione alla rinuncia dei contenziosi in corso? «Ci sono due sentenze della Corte costituzionale che questo è illegittimo». Attribuzione delle nuove quote: il fatto che gli splafonatori abbiano diritto alle quote danneggia in qualche modo di affittuari? «Le categorie di distribuzione sono affittuari e splafonatori assieme quindi anche gli affittuari avranno subito le quote come gli splafonatori, sono alla pari. Solo che gli affittuari hanno affittato quota a 6 cent o 4 cent al litro per produrre latte, mentre gli splafonatori hanno pagato 27 cent al litro per aver prodotto. Bisogna capire che per venire a prendere la quota lo splafonatore deve pagare la multa». Se gli splafonatori non aderissero alla rateizzazione cosa succederebbe? «Si produrrà nuova mungitura, perché applicando la legge 119 si andrà a dare quota B non prodotta che diventerà prodotta». Quindi aumenterebbe la produzione totale, quello che le associazioni di categoria temono perché porterebbe a una svalutazione ulteriore del latte? «Sì, il mercato verrebbe spremuto ancora di più. Se io non avessi fatto questo decreto avremmo applicato la legge 119 e questo avrebbe significato 840 mila tonnellate di nuovo latte prodotto con un mercato che è già asfittico».

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corte costituzionale, francesco amirante il nuovo presidente (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Attualità Corte costituzionale, Francesco Amirante il nuovo presidente LA NOMINA ROMA. «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante (nella foto), da ieri 33º presidente della Corte costituzionale. I quindici giudici della Consulta l'hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e due schede bianche. Succede a Giovanni Maria Flick e resterà in carica fino al 7 dicembre 2010. Sotto la presidenza di Amirante, la Corte si appresta a vivere mesi "caldi". Tre grandi questioni dovranno essere sciolte dai giudici costituzionali: il conflitto tra la magistratura di Milano e il Governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar; la norma che impone la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali; il lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.

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Dichiarazioni di terzi con presunzione (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 26/02/2009 - pag: 29 autore: Dichiarazioni di terzi con presunzione Nell'ambito della verifica fiscale, la verbalizzazione di informazioni fornite da soggetti diversi dal contribuente controllato possono essere utilizzate in funzione probatoria. Ciò avviene secondo le le generali modalità con cui devono essere valorizzate tutte le altre prove indirette o presuntive. Cioè in maniera diversa a seconda che le stesse siano finalizzate a produrre effetti nei riguardi di un impianto contabile regolare e attendibile, ovvero, di contro, inesistente o sostanzialmente inaffidabile. In presenza delle condizioni che legittimano una ricostruzione della base imponibile ispirata al metodo induttivo puro, le dichiarazioni di terzi possono in teoria supportare le riprese fiscali anche da sole. Al contrario se non risulta possibile sconfessare la correttezza delle scritture contabili esistenti le dichiarazioni stesse, per potere al meglio fondare la sostenuta esistenza di attività non dichiarate o l'inesistenza di passività dichiarate, oltre ad essere particolarmente circostanziate e concordanti verso un unico risultato, devono in genere essere corroborate da altre circostanze di fatto, eventualmente di pari rilievo indiretto ? presuntivo, riferite alla specifica realtà sottoposta a controllo. In questi termini si esprime la guardia di finanza nel fornire indicazioni operative ai propri nuclei impegnati in attività di verifica.Il caso - Le dichiarazioni rese da un soggetto terzo ai verificatori, la legittimità tanto dell'acquisizione, quanto della successiva utilizzazione ai fini della ricostruzione della base imponibile del contribuente o di singole componenti, è stata per lungo tempo messa in dubbio, da più parti, sostanzialmente per la previsione, contenuta nell'art. 7 del D.Lgs. n. 546/92, che esclude l'ammissibilità della prova testimoniale nel processo tributario, da cui discenderebbe l'impossibilità del soggetto controllato di introdurre a sua difesa, nel processo stesso, dichiarazioni di terzi in grado di smentire o contrastare quelle a lui sfavorevoli acquisite dagli Organi di controllo nel corso dell'attività ispettiva. La questione è stata definitivamente risolta a seguito di puntuali interventi della giurisprudenza, primo fra tutti quello della Corte Costituzionale che, con la decisione n. 18 del 12 gennaio 2000, ha, tra l'altro, sancito l'utilizzabilità nel processo tributario delle dichiarazioni di terzi eventualmente raccolte nella fase dell'istruttoria amministrativa, non già con il valore tipico delle ?prove testimoniali? in senso stretto, bensì con quello che in generale caratterizza gli elementi indiziari, idonei pur sempre a concorrere alla formazione del convincimento del giudice. Alle indicazioni della Corte Costituzionale si è uniformata la successiva giurisprudenza della Cassazione che, in diverse pronunce, ha ribadito che nel processo tributario è ammessa tanto la possibilità che le dichiarazioni rese da terzi agli organi dell'amministrazione finanziaria trovino ingresso a carico del contribuente con il valore probatorio proprio degli elementi indiziari, quanto il potere del contribuente di introdurre a difesa dichiarazioni rese da terzi in sede extra?processuale, con lo stesso valore probatorio.

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Arriva il garante dei detenuti (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: La Legge data: 26/02/2009 - pag: 15 autore: di Patrizio Gonnella Lo prevede il decreto milleproroghe che è stato convertito in legge martedì scorso Arriva il garante dei detenuti Atti giuridici possibili anche senza congiunti e legali Nonostante i dubbi sollevati dal Servizio Studi della Camera, i detenuti potranno avere colloqui - anche al fine di compiere atti giuridici - non più solo con congiunti o avvocati, ma anche con i ?Garanti dei diritti dei detenuti comunque denominati?. Tali soggetti potranno visitare senza autorizzazione gli istituti penitenziari, al pari del presidente del consiglio dei ministri e del presidente della corte costituzionale, di ministri, giudici della corte costituzionale, sottosegretari di stato, membri del parlamento e componenti del consiglio superiore della magistratura, del presidente della corte di appello e del procuratore generale della repubblica presso la corte d'appello, del presidente del tribunale e del procuratore della repubblica presso il tribunale, dei magistrati di sorveglianza (nell'ambito delle rispettive giurisdizioni) e di ogni altro magistrato per l'esercizio delle sue funzioni, dei consiglieri regionali e del commissario di governo per la regione (nell'ambito della loro circoscrizione), dell'ordinario diocesano per l'esercizio del suo ministero, del prefetto e del questore della provincia, del medico provinciale, del capo dell'amministrazione penitenziaria e dei magistrati e dei funzionari da lui delegati, degli ispettori generali dell'amministrazione penitenziaria, dell'ispettore dei cappellani, degli ufficiali del corpo di polizia penitenziaria. È questo il contenuto di una norma presente nella legge di conversione del decreto legge milleproroghe, convertito in legge martedì scorso dalla Camera dei Deputati. Sono stati così modificati gli articoli 18 e 67 dell'ordinamento penitenziario del 1975. I dubbi sollevati dal Servizio studi della Camera sono così riassumibili. Come si può autorizzare una figura che non esiste dal punto di vista normativo? Il garante (o difensore civico) dei diritti delle persone private della libertà non è mai stato istituito su base nazionale. Nel 2008 si arrivò quasi alla sua introduzione nel nostro ordinamento giuridico, ma l'interruzione anticipata della legislatura impedì la prosecuzione dei lavori parlamentari. La prima proposta di legge a riguardo fu del 10 dicembre del 1998, a firma dell'allora vice-presidente di Palazzo Madama Ersilia Salvato. Nel frattempo in via sperimentale, molti enti locali hanno istituito figure di tutela dei diritti dei detenuti, pur prive di poteri effettivi. Il primo Comune ad attivarsi è stato quello di Roma. Il primo garante a essere nominato fu Luigi Manconi. Da allora molti altri enti hanno dato vita a soggetti simili. Sono stati istituiti e designati i Garanti dei diritti delle persone limitate nella libertà presso 14 Comuni (Bergamo, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Nuoro, Pisa, Reggio Calabria, Roma, Rovigo, San Severo, Sulmona, Sassari, Torino); 2 Province (Lodi, Milano), 5 Regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia). In altre quattro regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Puglia) tali figure sono state istituite per legge ma i garanti non sono stati ancora designati. Si può quindi ragionevolmente presumere che la norma presente nella legge millproroghe si riferisca proprio a questi ultimi. E' però vero che le leggi regionali e le delibere comunali (alcune di giunta e altre di consiglio) non hanno la dignità nella gerarchia delle fonti di una norma approvata dal Parlamento. Alcune domande sono d'obbligo: 1) posto che la legge non si riferisce espressamente ai garanti territoriali ma usa la dizione generica ?garanti comunque denominati? senza riferirsi all'autorità di nomina, cosa accade se è una associazione o un soggetto privato a istituire un garante dei detenuti? Anche a costui dovranno essere riconosciuti i poteri previsti dai rinnovati articoli 18 e 67 dell'ordinamento penitenziario? 2) qualora invece il legislatore si riferisse al garante nazionale, anticipandone la sua successiva istituzione, perché ha usato il plurale? L'Italia è stata sollecitata più volte dagli organismi internazionali a dar vita a meccanismi nazionali di controllo. Il nostro Paese, ad esempio, ha firmato nel 2003 (per mezzo dell'allora sottosegretaria agli esteri Margherita Boniver), seppur non lo ha ancora ratificato, il protocollo opzionale delle Nazioni Unite alla Convenzione contro la tortura. Esso prevede, tra l'altro, l'istituzione di una figura indipendente di controllo dei luoghi di detenzione in ogni Stato firmatario del Trattato. In Europa la situazione è molto variegata. Una figura ad hoc esiste in Inghilterra, Scozia e Francia, dove l'ha recentemente istituita il Presidente Sarzkozy. Nei paesi scandinavi esiste una figura generale a tutela dei cittadini contro gli abusi possibili della pubblica amministrazione. L'Ombudsman scandinavo (nato in Svezia agli inizi del novecento), dispone di poteri sufficientemente ampi tali da ricomprendere all'interno anche quelli tipici di un difensore civico penitenziario.

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L'Ordine celebra la shoah (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: ordine avvocati di napoli data: 26/02/2009 - pag: 18 autore: ricorrenze L'Ordine celebra la shoah Omaggio a Raffaele Archivolti e Ugo Forti Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli ripercorre la storia, anzi cerca di porvi rimedio compiendo un atto di altissimo valore umano e simbolico: celebrare la memoria Raffaele Archivolti e Ugo Forti, due avvocati napoletani di origine ebraica che a causa delle leggi fasciste antisemite furono ignominiosamente cancellati dall'albo.Con un incontro organizzato il 10 dicembre scorso dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli con i rappresentati della Comunità Ebraica di Napoli, nel giorno dell'anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, si è voluto ricordare così per sempre la loro storia , una storia che è stata ricordata e affiancata alla celebrazione dei 60 anni della ?Dichiarazione dei diritti dell'Uomo? che è caduta proprio nel 2008, l'anno del settantenario della promulgazione delle leggi fasciste antisemite del '38.L' avv. Vincenzo Pecorella, uno dei promotori dell' evento, ha ricordato come ?4.400 bambini ebrei furono allontanati dalle scuole elementari, mille dalle scuole medie, e circa 200 studenti dalle università (con proibizione persino di frequentare le biblioteche); furono ritirati 114 libri di testo scolastici perché scritti da autori ebrei. Seimila ebrei stranieri furono costretti ad andarsene dall'Italia - -. Furono 500 gli impiegati privati e 400 i dipendenti pubblici licenziati; 2500 circa i professionisti costretti a interrompere la loro attività; 98 i militari di professione congedati.Quindi, nel giugno 1939 una legge aveva decretato la cancellazione degli avvocati ebrei dagli albi professionali ordinari e la loro suddivisione in due categorie: i «discriminati», che per i loro meriti potevano continuare a esercitare (sia pure con varie limitazioni, specie in materia di rapporti con gli enti pubblici) e dovevano essere iscritti in appositi «albi aggiunti»; e gli altri, relegati in elenchi «speciali» e ridotti ad assistere solo clienti di «razza ebraica». Era stato, pertanto, allestito un marchingegno burocratico che alle vittime non toglieva solo i diritti, ma anche dignità, perché le spingeva a umiliarsi, proclamandosi estranee all'ebraismo o chiedendo la «discriminazione».Raffaele Archivolti e Ugo Forti dunque, due nomi di avvocati ebrei che le leggi razziali fasciste tentarono di cancellare per sempre oltre che dall'albo professionale anche dalla memoria della gente. Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli - al gran completo il 10 dicembre scorso, con il consigliere Vincenzo Pecorella appunto e il segretario del Sindacato Forense Vincenzo Improta, dalla sensibilità dei quali è nata l'idea della iniziativa di riconciliazione che si è tenuta presso la Sala Consiliare dell'Ordine nel Nuovo Palazzo di Giustizia al Centro Direzionale - ha inteso così offrire una sorta di risarcimento morale alla grave offesa che venne fatta a quei due uomini ?che da un giorno all'altro furono costretti a rinunciare al proprio lavoro alla propria professione per una legge ingiusta e spietata? ha ricordato nella sua prolusione Francesco Caia presidente degli avvocati napoletani che ha anticipato quella del Procuratore Generale Vincenzo Galgano.Parole dure che fanno pensare. Ma tutti gli interventi che si sono susseguiti hanno strappato l'applauso, scuotendo gli animi. Prima di tutto la genuina e lucida analisi del rappresentante della comunità ebraica di Napoli Pierluigi Campagnano ?Ancora oggi non tutti gli Stati del mondo attuano il dettato della dichiarazione?, poi la profonda riflessione del giovanissimo ministro di culto Pier Paolo Punturello ?Eseguire leggi ingiuste rende colpevole anche colui che per dovere le mette in pratica? e la serena e la commovente esposizione dell'architetto Fabrizio Gallicchi che ha concluso il suo intervento con le parole di Don Giussani ?L'indifferenza non può essere libertà?. Ma più di tutte la lectio magistralis conclusiva del Prof. Francesco Paolo Casavola, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ha toccato gli animi e ha spinto tutti ad una riflessione profonda passando in rassegna, in un puntuale excursus storico, le vicende tragiche del popolo ebraico a cui idealmente si è posto fine con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo poiché essa ?affonda le sue radici nel sacrificio di tanti uomini che, come gli ebrei, hanno dovuto patire tante ingiustizie?.

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Consulta, eletto Amirante giudicherà il lodo Alfano (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Consulta, eletto Amirante giudicherà il lodo Alfano Napoletano. È il 33° presidente della Corte costituzionale. È Francesco Amirante il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Succede a Giovanni Maria Flick il cui mandato era scaduto il 18 febbraio scorso. Settantasei anni, napoletano, esattamente 50 anni fa Amirante tenne la sua prima udienza presso la pretura di Forlì. Da ieri, con 13 voti favorevoli e 2 schede bianche, è il trentatreesimo presidente della Consulta, dopo esserne stato vicepresidente. I dossier che verranno affrontati durante il suo mandato - che scadrà il 7 dicembre 2010 - non sono di poco conto: il caso di Abu Omar, ad esempio, ma soprattutto la questione delle intercettazioni e il Lodo Alfano. Al centro della sua presidenza, Amirante mette da subito il rispetto tra le istituzioni. «Un presidente della Corte Costituzionale non può esporre un programma - sono state le sue prime parole dopo l'elezione - tuttavia un presidente può prendere impegni». E tra questi, appunto, quello di «tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare l'autonomia e l'indipendenza delle altre istituzioni». «Il rispetto reciproco - ha infatti spiegato - è presupposto necessario di una democrazia». Per quanto non sia una dichiarazione programmatica ma un impegno, si tratta comunque di parole importanti proprio in virtù della delicatezza del compito e delle decisioni che attendono la Corte e sulle quali già in passato non sono mancate polemiche. Si comincia subito: il 10 marzo è fissata l'udienza per il caso Abu Omar. Poi, verranno le altre il Lodo Alfano, appunto, e le intercettazioni. Amirante ieri ha spiegato che la data della udienza nella quale verrà definita la questione della legittimità costituzionale della legge che sospende i processi in corso per le alte cariche dello Stato «sarà fissata senza accelerazioni e senza ritardi». Ogni decisione, ha garantito il neo presidente, verrà presa «nella massima serenità ed obiettività». Se ne dovrebbe parlare per l'autunno prossimo. Sulla distruzione delle intercettazioni illegali, invece, la Corte dovrebbe discutere «molto rapidamente» in quanto «non sono in pista ulteriori rinvii». Come è ovvio, Amirante non si è invece voluto esprimere sul ddl sulle intercettazioni in discussione alla Camera. «È un'anticipazione di giudizio che non posso dare», ha detto spiegando che qualora il ddl fosse approvato, e se dovesse sorgere una questione di legittimità, allora la Corte la prenderà in esame. Vicepresidente della Corte è diventato il giudice costituzionale Ugo De Siervo, 67 anni, laureato in diritto costituzionale, professore all'Università di Firenze. A.C. 26/02/2009

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A lezione di democrazia (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato alle 16 in piazza Municipale parleranno due docenti di Giurisprudenza A lezione di democrazia Anpi e Gentedisinistra: «C'è un attacco alle libertà» A distanza di una settimana dal giuramento di Dario Franceschini la Costituzione tornerà ad essere protagonista. Sabato, su iniziativa dell' Anpi e di Gentedisinistra si terrà una lezione pubblica in piazza «come ci ha insegnato l'Onda», il movimento degli studenti contro i tagli alla scuola. In piazza Municipale alle 16 parleranno due docenti della facoltà di Giurisprudenza: Andrea Pugiotto e Alessandro Somma. Hanno aderito anche Cgil, Cidi, Udi, Arci, Comitato Scuola Pubblica, Comitato Ferrara per la Costituzione, Movimento per la Sinistra, Verdi, Italia dei Valori, Grilli Estensi, Rifondazione Comunista, Pdci, Pd (gruppo consiglio provinciale), Coordinamento studenti Giurisprudenza Onda Ferrara. «Siamo di fronte ad un'emergenza democratica e bisogna reagire - affermano Anpi e Gentedisinistra - In questi giorni è in corso un forsennato attacco alla Costituzione e alla democrazia. Il governo ha strumentalizzato il povero corpo di Eluana per minare la Costituzione e il ruolo di garanzia del Capo dello Stato, annullare per decreto sentenze definitive della Corte Costituzionale e della corte di Cassazione». Critiche anche al ricorso continuo ai decreti legge e al voto di fiducia: «il Parlamento è di fatto esautorato dei suoi poteri». Per i promotori dell'iniziativa «tutto ciò si inserisce in un più ampio disegno eversivo ed anticostituzional. La legalizzazione delle cosiddette Ronde ci sottopone al potere di intervento di ronde di partito, che ricordano troppo vivamente la legalizzazione delle camice nere nel ventennio fascista». In una direzione pericolosa vanno anche «la cosiddetta riforma del sistema giudiziario, che blocca i poteri di indagine della magistratura», le norme proposte per «comprimere la libertà di stampa», quelle per la limitazione del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione. Inoltre «si pretende di imporre per legge la volontà delle gerarchie ecclesiastiche contro la libertà di ognuno di decidere sul proprio corpo».

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Depistaggi e omissioni Tre inviti a comparire (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Depistaggi e omissioni Tre inviti a comparire Dopo la linea della trasparenza del recente passato, la questura di Ferrara sceglie quella del silenzio sui tre «inviti a comparire e rendere interrogatorio» notificati in questi giorni a tre poliziotti di Ferrara, due dei quali già indagati nell'indagine bis. Ieri mattina, interpellato direttamente, il questore Salvatore Longo ha preferito far riferire alla portavoce della questura di non voler rilasciare nessuna dichiarazione. Impossibile conoscere anche le posizioni reali degli stessi indagati, in quanto i legali attendono il confronto nell'interrogatorio di venerdì, poiché nessuno di loro conosce gli atti d'accusa, a parte la rubricazione formale dei reati. Vale per Luca Casoni, capoturno delle Volanti la mattina della tragedia, assistito dall'avvocato Alberto Bova: il poliziotto è chiamato in causa per un colloquio telefonico avuto con il capo turno della centrale operativa Marcello Bulgarelli (difeso da Dario Bolognesi), interrotto con quell'invito perentorio di «stacca»: Casoni e Bulgarelli sono indagati per concorso in favoreggiamento personale. Mentre il terzo poliziotto «invitato a comparire» agli interrogatori di domani è Paolo Marino, ex dirigente della Upg, l'ufficio volanti, all'epoca della tragedia: per lui omissione d'atti d'ufficio per un colloquio telefonico con il pm di quella mattina, Mariaemanuela Guerra, in cui - secondo l'ipotesi d'accusa - avrebbe indotto in errore il pm: Marino testimoniò al processo che fu il magistrato a non volersi recare sul posto per il sopralluogo dopo la morte del ragazzo, ma l'ex pm, che poi lasciò l'inchiesta per «incompatibilità», si difese con una lettera al Csm in cui smentì il dirigente: contrasto che sarebbe alla base della contestazione, anche se il difensore Eugenio Gallerani sottolinea di non sapere il perchè della presunta omissione.

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cpt, liguria dice no e plinio scrive al governo (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina XIII - Genova La polemica Approvata la legge della sinistra Cpt, Liguria dice no E Plinio scrive al governo La Liguria è una regione "chiusa" ai Cpt, i centri di identificazione ed espulsione degli immigrati. Lo stabilisce una legge approvata ieri pomeriggio dal consiglio regionale, su proposta di Marco Nesci di Rifondazione. La legge afferma che Liguria è indisponibile ad accogliere eventuali centri. Hanno votato contro il centrodestra e Roberta Gasco dell´Udeur. Matteo Rosso di Fi ha parlato di una legge inutile: «La Liguria non è neppure nell´elenco delle aree in cui il governo pensa di poter realizzare dei Cpt». Gianni Plinio di An ha annunciato battaglia legale: «Trasmetto subito gli atti al ministro dell´Interno Roberto Maroni - ha detto - perché li impugni davanti alla Corte Costituzionale: spetta allo Stato e non alle regioni legiferare in materia di pubblica sicurezza». Il centrosinistra ha votato a favore della legge. Era assente Carmen patrizia Muratore di Italia dei Valori che aveva già annunciato la sua intenzione di astenersi. La discussione su questa legge di un solo articolo ha impegnato il consiglio regionale per due giorni consecutivi, mentre in un´altra seduta si erano svolte le relazioni di presentazione.

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testamento biologico, in mille al puccini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina VII - Firenze Testamento biologico, in mille al Puccini Pd e Pdl assenti in Regione e il dibattito non si fa Più di mille persone. Questa la risposta ieri sera all´appello dell´associazione «Liberi di decidere» che aveva organizzato al teatro Puccini una serata di «autodifesa» per la libertà di ciascuno di decidere della propria salute. Preso d´assalto il tavolino all´ingresso dove, davanti al notaio Luigi Aricò, si poteva firmare il testamento biologico, anzi, come l´hanno ribattezzato gli organizzatori, la «carta di autodeterminazione». Un documento che dovrebbe consentire di rifiutare la nutrizione e l´idratazione forzate in caso di perdita di coscienza irreversibile. Questo almeno fino a quando non dovesse essere approvata la legge voluta dal centrodestra, contro cui, secondo «Liberi di decidere», si potrà comunque ricorrere alla Corte Costituzionale. In sala tanti cattolici, alcuni preti, tra cui don Santoro. Il quale ha detto: «Volevo tacere, ma non lo posso più fare davanti al delirio di onnipotenza della Chiesa, che chiede alla politica di conservare qualunque situazione di vita». Il sindaco Domenici ha inviato un messaggio: «Mi unisco idealmente a tutti voi su un tema così importante quale è il rispetto del principio dell´autodeterminazione di ciascun individuo». Solidarietà anche dall´assessore regionale Enrico Rossi, che assente per altri impegni, ha fatto sapere che firmerà la carta. Il documento è scaricabile anche dal sito www.liberididecidere.it (ieri in poche ore lo hanno già fatto 400 persone). Invece su Eluana e sul testamento biologico nessun dibattito in consiglio regionale. Improvvisamente quando stava per iniziare la discussione l´aula si è svuotata: semideserti i banchi del Pd (avvistati Monaci, Pasqui, Mattei, Annunziata, Saccardi, Brogi e l´assessore Gelli), altrettanto quelli del centrodestra. Anna Maria Celesti di Forza Italia ha chiesto la verifica del numero legale, che non c´era, e il confronto sul testamento biologico è finito nel nulla. I consiglieri di sinistra si sono arrabbiati: «Anche a nome dei colleghi Alessia Petraglia di Sinistra democratica e Marco Montemagni del gruppo misto protesto per l´ennesimo rinvio», ha detto il capogruppo dei Verdi Mario Lupi. (i.c.)

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errani: "al pd serve l'esperienza di riformismo reale dell'emilia" - aldo balzanelli (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina IV - Bologna Errani: "Al Pd serve l´esperienza di riformismo reale dell´Emilia" E sul metrò smentisce Guazzaloca: il governo manterrà gli impegni "Entro una settimana le nomine del vice presidente e degli assessori" ALDO BALZANELLI Presidente Errani, con lei l´Emilia Romagna finalmente entra nella "stanza dei bottoni" del principale partito della sinistra. Ci sono voluti anni, c´è voluta una preoccupante sequenza di sconfitte elettorali, ultima quella in Sardegna, le dimissioni di Veltroni, il rischio di un 8 settembre del Pd. Che ruolo pensa di giocare in quella stanza dei bottoni? «Devo dire che la sua analisi mi sembra un po´ troppo catastrofista. Franceschini ha fatto una scelta nella direzione di stabilire un nuovo rapporto tra il centro e i territori, questo è il significato del mio nome, insieme a quello di altri, nella nuova segreteria. E contemporaneamente ha il senso di un riconoscimento di un ruolo importante attribuito all´Emilia Romagna dove è stata costruita un´esperienza di riformismo reale e di capacità di governo dei processi di innovazione che rappresenta un patrimonio da mettere a frutto». Certo è una sfida da far tremare i polsi quella che ora si trova davanti. «Non creda non ne sia consapevole, i problemi sono molto seri. Ora dobbiamo innanzitutto costruire un reale radicamento nel territorio. Non si tratta soltanto di fare tessere, di conquistare iscritti: si tratta anche di acquisire la capacità di rappresentare i problemi e gli interessi dei cittadini. E l´esperienza del Pd in Emilia Romagna in questi anni ha questo segno e credo che il Partito democratico possa rappresentare bene nel suo progetto fondativo l´esperienza e la storia di questa regione». A proposito di problemi del territorio: è di ieri la notizia che il Comune di Bologna ha rinunciato per questo mandato al bando per il metrò. Sa che le opposizioni dicono che la colpa è della Regione se si sono persi i fondi, perchè ha boicottato il progetto di Guazzaloca? «è una polemica vecchia, inconsistente e anche sbagliata. Noi allora chiedemmo, come prevede la legge, di concordare il progetto della metropolitana bolognese. Avevamo obiezioni su aspetti sostanziali, ma la giunta Guazzaloca decise invece di andare avanti per la sua strada senza tener conto delle nostre osservazioni. Alla fine, dopo aver valutato a fondo la questione, la Corte costituzionale ha dato ragione a noi. Secondo lei di chi è la colpa?». D´accordo, ma il risultato è che si sono persi molti anni e che Bologna alla fine rischia di restare senza metrò. «Neanche per sogno. Abbiamo firmato con il governo un´intesa su una serie di infrastrutture per l´Emilia Romagna e tra queste c´è anche la metropolitana di Bologna. C´è un impegno e sono convinto, anzi, sono sicuro, che il ministro Matteoli manterrà gli impegni presi». Un´ultima cosa. Lei è presidente della Regione, presidente della Conferenza delle Regioni italiane e ora fa anche parte della segreteria del Pd. Non sono troppi incarichi contemporaneamente? Considerando anche che dopo le dimissioni di Delbono, conseguenti alla candidatura, lei è senza vice, ma anche senza assessore al Bilancio e all´Istruzione... «Questo nuovo ruolo politico, che si somma a quelli amministrativi, è pesante, lo so, ma cercherò di mettercela tutta, senza confusioni o sovrapposizioni. Si tenga conto però che sono tutti impegni importanti perché le politiche nazionali sono decisive per l´Emilia Romagna. Proprio poco fa parlavamo dei fondi governativi per la metropolitana...Quanto agli incarichi vacanti nella giunta regionale, entro una settimana al massimo le mie scelte saranno fatte e ve le farò conoscere».

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Cesarino sul depuratore: <No a soluzioni tampone> (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Brianza)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

LIMBIATE LAZZATE pag. 13 Cesarino sul depuratore: «No a soluzioni tampone» Manca l'ultimo tratto di collettore fra Ceriano e Solaro di GABRIELE BASSANI LAZZATE «NESSUNA SOLUZIONE provvisoria per aggirare la sentenza della Corte costituzionale sulla depurazione delle acque: i cittadini non devono essere presi in giro». Il senatore Cesarino Monti ha deciso di stare col fiato sul collo di Ianomi Spa, la società che gestisce il depuratore di Pero che dovrebbe raccogliere anche le fognature di Lazzate, Misinto, Cogliate e Ceriano Laghetto ma non può farlo perchè da anni manca l'ultimo tratto di collettore tra Ceriano e Solaro. DA QUANDO LA CORTE costituzionale ha stabilito che se non c'è depurazione non si può mettere la tariffa in bolletta, Ianomi si è attivata con celerità per "aggirare l'ostacolo" e adottare una soluzione provvisoria per portare gli scarichi dei 4 comuni a nord nel collettore che oggi si ferma fino a Solaro, anzichè farli sfociare, come avviene da anni, nel torrente Guisa. Ma la soluzione indicata non piace per nulla a Monti che annuncia battaglia e promette un'interrogazione parlamentare al Ministro per l'Ambiente, dopo averne già segnalato tutte le anomalie all'Arpa. «E' una soluzione inutile, che non risolve i problemi ma servirebbe solo per consentire a Ianomi di incassare di nuovo i soldi della tariffa, se non fosse che la nuova legge impone alle società di indicare chiaramente modalità e tempi di esecuzione delle opere definitive e solo a quel punto possono avere il diritto di incassare la tariffa», attacca il senatore Monti. Che punta il dito sulla vera ragione che blocca il completamento del collettore: «C'è una discarica di rifiuti nell'area dell'ex Snia che la proprietà non vuole bonificare e per la quale c'è in corso un contenzioso. Invece che battersi per risolvere il problema che si trascina da anni, facendo bonificare chi ha il dovere di farlo, Ianomi ha pensato bene di deviare il corso del collettore, aumentando i costi, perchè tanto poi paga Pantalone». «MI CHIEDO COME MAI i sindaci di Solaro e Ceriano, i due comuni interessati dalle opere, non abbiano nulla da dire su questo modo di gestire il denaro pubblico e di trattare l'ambiente, visto che il torrente Guisa per colpa di queste scelte è stato trasformato in una fogna a cielo aperto». Per tenere alta l'attenzione al problema il senatore lazzatese ha scritto una lettera col sapore di diffida indirizzata oltre che a Ianomi e ad Arpa anche all'assessore regionale all'Ambiente, Massimo Ponzoni e all'assessore provinciale all'Ambiente, Bruna Brembilla «perchè questa porcata non deve passare», conclude. Image: 20090226/foto/757.jpg

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precari sanità i primi ricorsi discussi al tar (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina VII - Bari La polemica Melissano Precari sanità i primi ricorsi discussi al Tar Zecca clandestina vanno a processo i cinque falsari Era stata la Banca Centrale Europea a fornire ai carabinieri del nucleo anti sofisticazione monetaria di Roma, l´input per l´attività che il 7 maggio del 2008 portò i militari a Melissano, dove trovarono una stamperia di banconote false di eccellente fattura. Nell´oleificio dismesso, acquistato dall´imprenditore Giovanni Gianfreda per farci una tipografia, i carabinieri trovarono dieci milioni di euro in biglietti da 50, oltre alle matrici e a un macchinario per la stampa a colori a controllo numerico, di ultima generazione, ancora in funzione. Quella di Melissano poteva essere la base operativa di un´organizzazione più vasta. E´ stata la bussola che ha guidato gli inquirenti, a partire dall´arresto delle cinque persone sorprese all´interno della stamperia, ma l´ipotesi che avrebbe consentito di dare una prospettiva più ampia alle indagini non ha trovato riscontri. E il fascicolo sul tavolo del pm Guglielmo Cataldi si è chiuso, quindi, con la contestazione del reato di falsificazione e spendita di monete false, in concorso, al romano Giancarlo Camponeschi, all´imprenditore Giovanni Gianfreda, ad Alberto Alfieri e Luca Manganaro, di San Cesario e a Rosario Fioretti, di Carmiano. Per loro la Procura ha ottenuto il giudizio immediato. In tre saranno processati oggi in abbreviato. (l. a.) Sono stati discussi ieri davanti al Tar due dei ricorsi presentati contro la stabilizzazione dei precari del settore della sanità. Sono i primi ad essere approdati sulle scrivanie dei giudici amministrativi a Bari. A chiedere l´intervento del Tribunale di piazza Massari sono stati due dipendenti precari delle Asl e del Policlinico che non sono rientrati tra i beneficiari della legge regionale con la quale più di 3000 contratti a termine sono stati trasformati a tempo indeterminato. La difesa della Asl di Bari, rappresentata dall´avvocato Leonardo Digirolamo, ha eccepito il difetto di giurisdizione dei giudici amministrativi. La decisione del Tar si conoscerà nei prossimi giorni. Medici, infermieri e ausiliari che sono stati esclusi dal processo di stabilizzazione hanno già presentato un ricorso al Tribunale amministrativo, altri invece si sono rivolti al giudice del lavoro. Dubbi sulla legittimità della legge sulla stabilizzazione dei precari è stata espressa dalla Corte dei Conti. Il ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, invece, ha impugnato il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale. «La legge regionale 45/2008 impugnata dal Consiglio dei ministri venerdì scorso non riguarda migliaia di persone ma poche centinaia» spiegano i consiglieri regionali Rocco Palese e Giammarco Surico.

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Deriva italiana (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

COMMENTO Deriva italiana Alberto Asor Rosa In controtendenza rispetto a una (apparente) inarrestabile deriva negativa, cercherò di riassumere quali siano per me i punti decisivi della situazione italiana: Berlusconi, il suo disegno e la sua forza. Qualche mese fa mi azzardavo a definirli diversi ma peggiori del fascismo, apriti cielo. Oggi i più autorevoli commentatori parlano disinvoltamente di una precisa caratterizzazione populistico-autoritaria. Ma dov'è la differenza? Nessuno dei regimi fascistici del Novecento in Europa fu mai contraddistinto dai caratteri di un puro putsc militare o poliziesco. CONTINUA|PAGINA20 Al contrario: essi furono, in modi diversi, esperimenti fortemente autoritari ma anche fortemente populistici; arrivati il più delle volte al potere in seguito a regolari elezioni; accompagnati a lungo da un vasto consenso di massa. L'unico regime rivoluzionario arrivato al potere con un atto di rottura violenta delle istituzioni legittime costituite fu quello bolscevico: ma è lecito assai dubitare che, per una lunghissima fase, quel regime non avesse conseguito il medesimo consenso di massa caratteristico dei suoi più accaniti avversari. Dobbiamo perciò acconciarci ad arrivare a una rapida conclusione, che forse dispiacerà a molti dei miei lettori: quel che contraddistingue un sistema democratico degno di questo nome non è in sé e per sé il consenso popolare, neanche quando conseguito con strumenti (formalmente) democratici (le elezioni), ma il rispetto (anche formale, formalissimo) delle regole. Torniamo alla liberaldemocrazia classica? Risposta: perché no, se i tempi sono di estrema emergenza? Il fatto che in un processo possa essere condannato il corrotto e non il corruttore in base ad una legge dello Stato regolarmente approvata; la barbarica esibizione di spiriti primitivi e di perverse persecuzioni nel coso del caso Englaro; la legittima «messa in campo» per le strade delle nostre città di drappelli di sedicenti difensori dell'ordine pubblico, mentre le vere «forze dell'ordine» vengono depotenziate ed emarginate; le spinte risolutamente avverse all'unità e identità nazionali in nome di una parola d'ordine, in sé nobile ma paurosamente degradata, come «federalismo»; il tentativo in corso nel nostro Parlamento di tagliare non solo le unghie ma anche le braccia e le gambe alla magistratura allo scopo di realizzare una perfetta «confusione dei poteri»; l'ostentato esibito, ampiamente praticato ricorso alla decretazione d'urgenza, anche quando d'urgente non c'è nulla, a scapito delle prerogative parlamentari; la costante destabilizzazione dei rapporti fra le istituzioni (vulgo: attacchi indecenti alla Presidenza della Repubblica); la ricerca, quanto mai evidente, di concentrare nel Capo il maggior numero di poteri possibili; tutto ciò, e molto altro, rappresenta con enorme chiarezza la scalata, talvolta provocatoria e nevrotica, più spesso paziente e tenace, verso una diversa forma dello Stato, dove le procedure elettorali, della cui esplicita cancellazione ci sarà sempre meno bisogno, avranno una valenza solo immaginaria. Davanti agli occhi il nostro Presidente del Consiglio ha il modello Putin, come non avvedersene? (questo potrebbe anche voler dire che la cosiddetta «anomalia italiana» sta dentro una più generale crisi del «modello democratico», - Obama contraddicente?, - e questo è vero, ma non c' è spazio per argomentarlo). Consenso di massa, dicevamo, intorno alla scalata antidemocratica di Silvio Berlusconi: come mai? Intanto: Berlusconi, come tutti i leader dei movimenti populistico-autoritari (i.e. Fascisti) del Novecento, è l'unico homo novus nel panorama politico circostante: rappresenta per lui un vantaggio non da poco raffigurare plasticamente l'alternativa a un imbrogliato, querimonioso, incerto, fatiscente sistema liberaldemocratico (fu la stessa cosa per Mussolini, per Hitler, persino per i comunisti bolscevichi). Poi, promette, promette molto: in tempi di crisi, se non c'è un progetto chiaro a contrastarlo, l'illusionismo di un abile prestigiatore appare più seduttivo di qualsiasi piatto e grigio discorso di buonsenso. In terzo luogo: solletica i peggiori istinti delle masse, che ne hanno, o se ne hanno, li fa propri, fa vedere loro che lui è come loro. Da questo punto di vista non c'è da farsi molte illusioni: in Sardegna ha vinto anche perché ha promesso che si sarebbero fatti villaggi turistici in ogni punto della costa, e in Toscana, nella democraticissima Toscana , accadrebbe lo stesso, se a contendersi fossero due partiti, uno dei quali promettesse il rigoroso rispetto della linea delle dolci colline paesane e un altro di costruirci sopra «villettopoli» dappertutto. Infine: la risposta dei suoi avversari fa pena. Infatti: c'è un'opposizione in Italia? Risponderò con un'altra domanda: chi è in grado di dirmi cosa sia il Pd? E' un partito di centro che guarda a sinistra o un partito di sinistra che guarda al centro? O un partito di centro che guarda al centro? E' un partito laico o un partito confessionale? O cos'altro? Fa opposizione o consociazione? Le ultime vicende, - la caduta di Veltroni e la sua sostituzione con Franceschini, ecc. ecc., - sulle quali si è soffermata Rossanda con considerazioni alle quali non ho da aggiungere nulla, complicano il quadro, non lo chiariscono. Faccio solo questa aggiunta istruttoria: nel calderone creato dall'ircocervo si è inabissato, con un'assolutezza totalizzante che incute spavento, qualsiasi residuo di tradizione comunista italiana. Non ne è rimasto nulla, tutto è stato liquidato dai suoi stessi eredi anagraficamente più accreditati: i vincoli profondi con il mondo del lavoro; la presenza capillare e di massa; il «costituzionalismo» senza remore; il riformismo limitato ma serio. Al posto di tutto questo, nessuno sforzo culturale nuovo; una sorta di idiosincrasia per qualsiasi ragionamento culturale fondativo; la pratica istituzionalizzata del giorno per giorno (che lascia spazio a cose perfino vergognose: come la rinnovata spartizione, d'intesa con il berlusconismo, del Consiglio di Amministrazione della Rai). Ma «a sinistra» la situazione è ancora peggiore. Divisioni, personalismi, lotte di apparati (tanto più rissosi quanto più microscopici). Cose ormai inveterate, mi fa pena persino tornarci su. Appena succede qualcosa di nuovo, come ad esempio la proposta di una Costituzione di sinistra, scopri (come accade in Toscana) che è per dare uno sgabelletto di sinistra al Pd, il quale nel frattempo si è spostato ancora più a destra (candidatura di Renzi a sindaco di Firenze). Di nuovo c'è anche che alcuni dei dirigenti che stanno fra i massimi responsabili della catastrofe in atto della sinistra, dopo una breve pausa di ristoro, hanno ricominciato ad andare in giro per l'Italia a spiegare cosa deve fare una sinistra per essere veramente di sinistra. Penoso. E allora? Beh, non devo mica essere io a dare risposte alla catastrofe. Solo qualche considerazione conclusiva, che deduco strettamente da quelle precedenti. Se non ci si vuole adeguare alla prospettiva che il risentimento presente in una parte consistente dell'opinione pubblica italiana si orienti verso soluzioni (specularmente) demagogico-populistiche, utili come reazione nell'immediato, ma che non portano da nessuna parte, bisognerebbe ripartire da alcune riflessioni molto elementari: 1) l'opposizione al berlusconismo è globale: non comporta né accomodamenti né arretramenti né trattative. Con Berlusconi nessun discorso è possibile: è illusorio e autolesionistico cercare di correggerlo in un modo qualsiasi in corso d'opera; 2) quel che manca, incredibilmente e inverosimilmente, in Italia - da questo punto di vista unico paese al mondo -, è un partito di sinistra. Voglio esser chiaro: non un partito della sinistra radicale: ma tout court, un partito di sinistra che interpreti le moderne esigenze di solidarietà sociale, apertura multiculturale, rispetto delle regole, separazione dei poteri, Stato di diritto, laicità e indipendenza culturale, libertà e democrazia, che potrebbero fare da base a un intransigente opposizione antiberlusconiana; 3) chi se ne frega, insomma, della stantia diatriba fra veterocomunismo e pseudoriformismo, se poi non c'è chi sia in grado di mettere in piedi un programma di governo accettabile e praticabile? Mancano un progetto, una linea, una qualsiasi forma (anche minimale) di orientamento strategico, dieci punti, un decalogo elementare, comprensibile e accettabile (tanto dobbiamo fare un semplice partito di sinistra, mica la rivoluzione socialista), in grado di spiegare alla gente chi siamo e dove andiamo; 4) è diffusa una scontentezza, un'insopportazione di massa per le diatribe vane, le astuzie, le furbizie, le manovrette di autosalvataggio degli apparati di sinistra. Gli «uomini nuovi», ahimé, non si creano a comando, neanche con le «primarie» (Renzi docet): vano farne ricerca se da soli non si presentano alla ribalta. Ma la rottura della catastrofica continuità degli apparati, la quale consente e alla fine addirittura persegue la disastrosa liquidazione delle tradizioni e dei valori migliori, costituisce anch'essa un fattore ineliminabile di questo passaggio. Per riallacciarsi alla componente più feconda del nostro passato ci vorranno uomini che vengono dal nostro futuro. Quando? Quando ci saranno. Finché questo non accadrà, non ci resterà che sperare nella forza di resistenza del Presidente della Repubblica (il quale non è mica Dio, fa quel che può). Nella magistratura (fin quando non le saranno tagliate le gambe e le braccia). Nella Corte Costituzionale (da cui ci aspettiamo molto nei prossimi mesi). E nell'Arma dei Carabinieri («Nei secoli fedele». Alla Repubblica, s'intende).

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La sfida della religione nell'agorà globale (sezione: Giustizia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

La sfida della religione nell'agorà globale --> Esperti a confronto all'Università Cattolica: il caso Islam, i processi di integrazione sociale, le identità nazionali Don Gianfranco Bottoni: «La positività della funzione sociale dell'esperienza di fede è legata all'umiltà evangelica» Giovedì 26 Febbraio 2009 TERZA, pagina 45 e-mail print Il raduno dei giovani a Loreto, per l´incontro con Papa Benedetto XVI È necessaria un'autocritica da parte delle religioni rispetto alle modalità con le quali si affacciano nello spazio pubblico con ruoli di protagonismo», ha affermato ieri all'Università Cattolica don Gianfranco Bottoni, responsabile per l'Ecumenismo e il dialogo dell'Arcidiocesi di Milano, nell'ambito della giornata internazionale di studi «Milano verso l'Expo. Religioni nello spazio pubblico», organizzata dall'Università Cattolica di Milano. Ha ribadito don Bottoni: «È necessario un approccio critico sia in rapporto alla funzione civile e sociale delle religioni sia riguardo alla laicità delle istituzioni, cui spetta di coordinare l'uso legittimo e democratico dello spazio pubblico. La positività della funzione sociale delle religioni è anche legata a quella mitezza e umiltà di cui si parla nel Vangelo. Gesù diceva: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore". Questo non significa che bisogna adottare un atteggiamento rinunciatario e passivo. Bisogna permettere all'opinione pubblica di recepire la sapienza della testimonianza religiosa, anziché favorire lo strumentalismo politico della medesima». Tra gli autorevoli relatori intervenuti al convegno, lo scrittore e giornalista Khaled Fouad Allam, ora firma dell'Osservatore Romano: «E questo è un fatto storico - ha commentato -. Perché è la prima volta che un intellettuale musulmano scrive sull'organo d'informazione ufficiale del Vaticano. Me lo hanno proposto e io ho accettato con molto entusiasmo. Ne sono molto onorato, perché i rapporti tra islam e cristianesimo sono storicamente molto antichi. E la Chiesa cattolica è quella che conosce di più il mondo musulmano. Cristo è nato in Medioriente e la Chiesa ha avuto il compito di formare nel tempo molti sacerdoti di origine musulmana. Ho molti amici cristiani, e tra questi don Safir, egiziano che scrive sull'Avvenire». La forza dunque dei mezzi di comunicazione per favorire il dialogo interreligioso: «Anche la stampa è uno spazio pubblico, un territorio - ha sottolineato Giovanni Santambrogio, caporedattore de Il Sole 24 Ore -. L'informazione ha un ruolo determinante. Può e deve favorire il dialogo e può essere decisiva nel favorire il contrasto tra le religioni, che sono un elemento decisivo della vita della società». Fouad Allam ha sottolineato: «Le religioni non sono mai icone immobili, ma mutano e si riformulano nei diversi contesti in funzione delle trasformazioni sociali. E quanto all'Islam, il fatto saliente è la sua mondializzazione, vale a dire il passaggio da un Islam chiuso nella sua geografia classica (il Dar-al islam), al suo attestarsi nello spazio mondiale, al superamento delle frontiere tradizionali. Ma oggi nel pianeta non c'è più un centro né una periferia. Io parlo d'universalismo decentrato: tutto è centro o tutto è periferia». Secondo Fouad Allam «manca una cultura che definisca questo Islam, che non è un solo corpus di testi sacri. L'identità religiosa ha bisogno d'un vettore che gli dia corpo: la cultura, l'interfaccia che ci permette di sopravvivere nei periodi di crisi. E una cultura che ha deciso di chiudersi su se stessa ha già deciso di dire no alla vita e ha scelto la morte. Questo vale sia per l'Islam sia per la cultura europea». Il parere di un autorevole giurista, Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale: «Oggi la diversità religiosa pone problemi di gestione. Lo Stato è chiamato a gestire la diversità. Lo Stato è casa di tutti. Deve organizzare una società pluralistica, garantire a ogni confessione la libertà di culto, secondo l'articolo 8: "Tutte le confessioni sono ugualmente libere di fronte alla legge". Ma anche la politica deve impedire i fattori di conflitto. «La politica non deve produrre emarginazione», ha concluso Onida. Mentre secondo Fouad Allam la politica spesso crea distanze incolmabili. «All'indomani della caduta del muro di Berlino nell'89 appare nel vocabolario una parola prima riservata alle scienze sociali: etnia. Il termine viene usato nella sua accezione più aggressiva. Adoperato per descrivere conflitti ovunque nel mondo. E questo è molto grave: produce la nascita e lo sviluppo di frontiere simboliche». Frontiere che andrebbeo abbattute: «Perché la pòlis è la casa di tutti», aggiunge don Gianfranco Bottoni, che ha ricordato che nel 2013, «in occasione del diciasettesimo anniversario dell'Editto di Milano (noto anche come Editto di Costantino, fu promulgato nel 313 a nome di Costantino, imperatore d'Occidente, e Licinio, imperatore d'Oriente, per porre ufficialmente termine a tutte le persecuzioni religiose e proclamare la neutralità dell'Impero nei confronti di ogni fede, ndr) si svolgerà un grande incontro ecumenico e si elaborerà una sorta di Charta di Milano che porga concretamente principi di tolleranza». Jorgen Nielsen dell'Università di Copenaghen ha ricordato le nuove esperienze di intolleranza religiosa in Danimarca. E più in generale: «In questi tempi di crisi finanziaria i primi a fare le spese dell'instabilità economica sono le minoranze etniche. Sono i più deboli a soccombere». Nielsen ha precisato: «I conflitti religiosi purtroppo ancora non riusciamo ad evitarli. Però potremmo imparare a gestirli positivamente». Martine Cohen (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica di Parigi) ha parlato della nuova ondata d'antisemitismo che mette in discussione la legittimità dello Stato d'Israele e delle difficoltà di convivenza tra ebrei e musulmani, «soprattutto in Gran Bretagna e Francia». Ma in generale in Europa vi è una ridefinizione dell'identità europea ebraica: «Dalla caduta del Muro di Berlino si sta riorganizzando un ebraismo europeo». E il risveglio sta avvenendo soprattutto nell'Europa dell'Est, dove «nascono di continuo dipartimenti di studi ebraici. Vengono rinnovati antichi cimiteri e a Cracovia è sorto un nuovo importante festival di musica kletzmer creato da un musicista che non è ebreo». Un paradosso? No, ha concluso la Cohen: «L'identità ebraica è una questione di scelta, non solo più d'appartenenza per tradizione». Mariella Radaelli 26/02/2009 nascosto-->

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È il 33 presidente (sezione: Giustizia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

È il 33° presidente --> Giovedì 26 Febbraio 2009 GENERALI, pagina 6 e-mail print «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante, da ieri 33° presidente della Corte costituzionale. I quindici giudici della Consulta lo hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e due schede bianche. Succede a Giovanni Maria Flick e resterà in carica fino al 7 dicembre del 2010. Secondo la prassi, è stato lo stesso neo presidente a chiamare il capo dello Stato, che lo ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale. Sotto la presidenza di Amirante, la Corte si appresta a vivere mesi «caldi». Tre grandi questioni dovranno essere sciolte dai giudici costituzionali: il conflitto tra la magistratura di Milano e il governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar; la norma che impone la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali; il lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. foto Ansa 26/02/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

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Anche a Vigevano e a Voghera si aspetta da anni un magistrato in più (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Lodi)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

VETRINA pag. 9 Anche a Vigevano e a Voghera si aspetta da anni un magistrato in più LA SITUAZIONE DELLE ALTRE DUE SEDI PROVINCIALI LE PIANTE STABILI PREVEDONO, RISPETTIVAMENTE, 4 E 3 «TOGHE» PAVIA SE NELLA Procura del capoluogo provinciale il dato è quasi da record nazionale, anche a Voghera e Vigevano l'organico non è affatto coperto al 100%. Al 75% di posti scoperti di Pavia, in Italia battuto solo dal caso record di Gela (80%, con 4 posti vacanti su 5 in organico), si deve infatti aggiungere il 33,3% di scoperto a Voghera e il 25% di Vigevano. Nella città Ducale le carenze si limitano a un sostituo procuratore sui 4 in organico, mentre nella procura iriense il dato è di un posto vacante sui 3 in organico. Una situazione che a livello provinciale rispecchia pienamente quella regionale e nazionale. Già lo scorso ottobre, a seguito degli esiti degli ultimi concorsi banditi per colmare i posti vacanti, il Csm aveva lanciato l'allarme per i ben 90 posti in uffici di procura che erano rimasti scoperti, in 72 casi per mancanza di aspiranti, in 18 per mancanza dei titoli necessari da parte dei candidati. E la mancanza di magistrati che vogliono fare i pubblici ministeri, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe da addebitare alla preoccupazione per la prospettiva della separazione delle carriere e dell'ipotesi di rendere discrezionale l'azione penale, in aggiunta al divieto di mandare i giovani magistrati negli uffici requirenti, che da più parti è stato chiesto al ministro Alfano di abrogare. S.Z.

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Otto domande per tre posti certi (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Lodi)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

VETRINA pag. 9 Otto domande per tre posti certi CONCORSO SONO OTTO le domande, pervenute entro la scadenza del 24 febbraio, per ricoprire incarichi di sostituto. Entro qualche mese il Csm nominerà i 3 magistrati che affiancheranno Luisa Rossi, attualmente all'unico posto di ruolo.

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Francesco Amirante eletto presidente della Consulta (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-02-26 - pag: 15 autore: LA GIORNATA CORTE COSTITUZIONALE Francesco Amirante eletto presidente della Consulta «Sul lodo Alfano decideremo senza ritardi» Nel 2004 firmò la bocciatura del Ddl Schifani Rimarrà in carica come presidente della Corte costituzionale fino a dicembre del 2010, quanto basta per dover fare i conti con alcune questioni caldissime: intercettazioni, lodo Alfano, segreto di Stato. Francesco Amirante, eletto ieri alla guida della Consulta con 13 voti e 2 schede bianche (di cui una, presumibilmente, la sua), si è dato tre impegni: «Far funzionare bene la Corte, tutelarne l'autonomia e l'indipendenza e rispettare l'autonomia e l'indipendenza di tutte le altre istituzioni. In democrazia- ha sottolineato - il rispetto reciproco è un presupposto necessario». Settantacinque anni, napoletano, magistrato di lungo corso, presidente della sezione lavoro della Cassazione, che lo elesse alla Consulta nel 2001, Amirante è uno dei giudici costituzionali più stimati per professionalità, equilibrio e anche per le sue doti caratteriali. Rispondendo ai giornalisti ha fatto sapere che «non ci saranno ulteriori rinvii» sulla questione delle intercettazioni illegali e relativa distruzione (la Corte l'ha fatta slittare più volte), ha ribadito l'importanza di avere una stampa libera e indipendente e ha assicurato che la discussione sul lodo Alfano sarà fissata «senza accelerazioni ma anche senza ritardi, tenendo conto di tutte le circostanze. Decideremo come sempre nella massima serenità e obiettività, che hanno quotidianamente contraddistinto l'operato della Corte». Tra le numerose sentenze firmate dal neopresidente ( che ieri ha nominato come vice il giudice Ugo De Siervo) c'è quella sul Lodo Schifani, bocciato dalla Consulta a gennaio 2004, perché in contrasto con uno dei principi «alle origini dello Stato di diritto »: la «parità di trattamento rispetto alla giurisdizione ». In quell'occasione, la Corte scrisse, per mano di Amirante, che la sospensione del processo per le più alte cariche prevista dalla legge 140/2003 era «generale, automatica e di durata non determinata», riguardava «reati comuni, in qualunque epoca commessi,estranei all'attività istituzionale», scattava automaticamente «senza alcun filtro» (né parlamentare, come l'autorizzazione a procedere né giudiziario), qualunque fosse l'imputazione e lo stato del processo, ed era reiterabile all'infinito. Inoltre, secondo la Corte di allora, il Lodo Schifani comprometteva il diritto di difesa della parte civile e dell'imputato ed era «irragionevole» perché distingueva le alte cariche dello Stato dai componenti degli organi da loro presieduti. Alla luce di quella sentenza, il Governo ha confezionato il Lodo Alfano per sospendere il processo Mills, in cui è imputato Silvio Berlusconi per corruzione giudiziaria con l'avvocato inglese. Il Tribunale di Milano, a ottobre, ha impugnato il Lodo, stralciato la posizione del premier in attesa del verdetto della Consulta e proseguito il processo per Mills, condannato, la settimana scorsa, a 4 anni e sei mesi. D. St. ANSA 33Úpresidente. Francesco Amirante resterà in carica fino al dicembre2010

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Con la Costituzione e con il Quirinale (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: OPINIONI - data: 2009-02-26 num: - pag: 17 categoria: BREVI Con la Costituzione e con il Quirinale di LUIGI LABRUNA C' è poco da fare gli struzzi. E fingere di non vedere. In un periodo di profondi mutamenti dell'economia, della politica, della scienza, dell'etica, della vita reale degli uomini come quello che viviamo vi è più che mai bisogno di saldi punti di riferimento, di chiare regole di comportamento, di valori condivisi. E, invece, alla drammaticità della transizione che la società sta vivendo si accompagna, intenso, il turbamento del costatare infiacchiti dal dire o dall'agire di protagonisti della politica, di membri del parlamento o del governo i fondamenti stessi delle nostre istituzioni fissati nella Costituzione. Dell'osservanza di questi sono garanti il presidente della Repubblica, che «promulga» le leggi ed ha la responsabilità di «delibarne » la costituzionalità, e la Corte costituzionale. Giorgio Napolitano sta esercitando le sue attribuzioni con prudenza, ma con fermezza, non cedendo di un millimetro (da ultimo sul decreto-legge Englaro) nella difesa degli equilibri istituzionali e della legalità repubblicana. Ma il vero «giudice delle leggi» — della conformità loro con i principi che segnano il limite estremo che il legislatore non può superare — è la Corte, che nei prossimi mesi avrà ben da fare, visti i temi scottanti che ha all'ordine del giorno e quelli delicatissimi, certamente forieri di conflitti, in discussione nel Parlamento. Da ieri la Consulta (nove su quindici giudici campani, cinque napoletani, ad ulteriore testimonianza della validità di quella grande scuola di diritto che è stata ed è la nostra Facoltà di Giurisprudenza) ha un nuovo presidente, il napoletano Francesco Amirante. Il fratello Gigi, mio indimenticato collega, diceva: «a casa, da ragazzi, mangiavamo pane e diritto». In realtà si nutrivano anche di letteratura, poesia, cinema, filosofia, facendo della cultura la base su cui poggiare ogni interpretazione giuridica, come ogni buon giurista dovrebbe fare nell'esercizio quotidiano della sua capacità di capire che il diritto è per l'uomo, non l'uomo per il diritto. Gigi era maturato negli anni della guerra, lettore vorace e vulcanico organizzatore di eventi culturali disparati, studioso virulento. Francesco, giurista profondo ed attento al diritto vivente, intellettuale di preparazione solidissima, sobrio, ironico, riservato, severo, ha aggiunto sempre più spessore alla pacatezza senza fronzoli che lo contraddistingue, alla fermezza sui principi. Come si vide quando, in un clima di pressione politica esasperata, nel 2004, fu relatore della sentenza che dichiarò incostituzionale l'articolo 1 del cosiddetto «lodo Schifani», riaffermando con forza l'obbligatorietà dell'azione penale e l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Avere accanto a Napolitano ai vertici istituzionali del Paese un altro nostro concittadino garante intransigente della saldezza dei principi costituzionali conforta. E dà speranze, in un momento in cui la nostra terra appare ancora una volta ferita a morte da una classe politica irresponsabile, che persino della fedeltà alla Costituzione fa occasione di polemiche indecenti e disdicevoli sceneggiate.

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La nomina di Amirante, un orgoglio partenopeo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: OPINIONI - data: 2009-02-26 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE NAPOLI CAPITALE DEL DIRITTO La nomina di Amirante, un orgoglio partenopeo di ERNESTO CESàRO N on vi è giorno che passi in cui non si senta insistere su stati di «crisi» dell'economia, della politica, della morale e di ogni altro settore della realtà e della vita sociale e nel contesto di questo osservatorio non sfugge la diagnostica negativa nella quale, purtroppo, vi è anche una crisi della Giustizia in generale. Il concetto di «crisi» è un concetto che ha più un valore emozionale che logico in senso stretto e in genere diciamo a noi stessi che c'è crisi quando ci troviamo di fronte ad una situazione che non vorremmo avere e abbiamo contemporaneamente in mente un'altra situazione, o passata o presente, che riteniamo migliore, e che preferiremmo avere invece di quella attuale. Solo in questi termini la crisi diventa «un fatto» e determina l'interesse all'analisi e, comunque, un giudizio fondato sulla ragione e non più di carattere emozionale. Anni or sono un insigne Maestro, Pietro Calamandrei dichiarava di avere avuto la fortuna di assistere a Londra a qualche udienza giudiziaria di Corti civili e penali e ne aveva riportato una profonda impressione ( La crisi del diritto, Padova, 1953). La prima impressione era stata quella della grande solennità e austerità di quella udienza in un'aula fastosa, la seconda quella di una grande semplicità e grande confidenza tra quel giudice e quegli avvocati. L'udienza apparve a Pietro Calamandrei come un dialogo a bassa voce, senza oratoria fino al momento in cui il giudice disse: «non mi pare che il precedente giudiziario da lei avvocato invocato faccia al caso. Ce ne deve essere un altro più appropriato, mandiamolo a prendere». L'usciere tornò poco dopo con un grosso libro rilegato in pergamena, il giudice lo sfogliò e disse «ecco questo è proprio in termini e dimostra che la sua tesi è infondata». Dopo una breve obiezione dell'avvocato il giudice decise in breve tempo la causa e passò alla trattazione della causa seguente. Questa condizione di semplicità del processo, di confidenza, di lealtà tra giudice e avvocati e altri aspetti di quella udienza sembrarono a Pietro Calamandrei motivi sufficienti per parlare di crisi della Giustizia nell'intimo convincimento che la situazione da lui vissuta quotidianamente in Italia era peggiore. Ad una analisi attenta non sfugge che la questione della crisi della Giustizia è di ampia portata, investa tutto il sistema del diritto, anche laddove avviene la iniziale formazione del giurista. è, quindi, inevitabile ricordare le aule universitarie, le facoltà giuridiche dove gli studenti frequentano i corsi di lezione e di tutte le attività didattiche per compiere un percorso di studi che si conclude con la discussione di una tesi di laurea per avviarsi poi alla professione ora di giudici, ora di avvocati e di quant'altro è possibile fare. Ma la storia consente una orgogliosa reminiscenza napoletana. Nell'anno accademico 1951-1952 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza di Napoli lo studente Francesco Amirante, nell'anno accademico appena successivo 1952-1953 si iscrisse lo studente Vincenzo Carbone e nell'anno accademico appena successivo 1954-1955 si iscrisse lo studente Pasquale De Lise. Ciascuno dei tre (guidati da un corpo docente che aveva come insigni Maestri Petrocelli, Trifone, Scuto, Iaccarino, Leone, Esposito, Petroncelli, Graziani, Di Martino, Paradisi, Navarra, Cariota, Lauria e Guarino) conseguì negli anni successivi la laurea in Giurisprudenza. Ciascuno dei tre «dottori» napoletani iniziò il suo percorso professionale in Magistratura a mezzo di vittoria del concorso di uditore giudiziario per pervenire alle più alte cariche, come quella di ieri a Presidente della Corte Costituzionale (Francesco Amirante), a Presidente della Corte Suprema di Cassazione (Vincenzo Carbone) e a Presidente aggiunto del Consiglio di Stato (Pasquale De Lise). Ed è in questa felicissima occasione e coincidenza che si può percepire non soltanto un motivo emozionale di profondo orgoglio per l'Università di Napoli e la Facoltà di Giurisprudenza in particolare, nella quale ciascuno dei tre Presidenti nell'ordine conseguì la laurea (il primo il 12 novembre 1955, il secondo il 13 luglio 1956, ed il terzo il 21 luglio 1958), ma anche l'insegnamento storico secondo il quale quando vi sono i presupposti e le condizioni serie e rigorose, i risultati arrivano. Il conforto di questa speranza e certezza, fondata sulla ragione, dovrebbe essere sufficiente perché, ove realmente ciascuno nel proprio campo di responsabilità, voglia porvi rimedio, perché si abbia il coraggio di voltare pagina, dare una svolta coerente ed essenziale alle attività in corso nella speranza che altri tre studenti in futuro, iscritti nella Facoltà di Giurisprudenza, possano assurgere ai più elevati gradi della Magistratura. Francesco Amirante

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Autonomie: Calderoli congela 3,5 miliardi (sezione: Giustizia)

( da "Corriere Alto Adige" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: PRIMOPIANO - data: 2009-02-26 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Conflitto Il ministro leghista interviene a «Ballarò». Trento e Bolzano fanno fronte comune: soldi garantiti dallo Statuto Autonomie: Calderoli congela 3,5 miliardi Quota variabile sospesa: «Rivedere patti e Costituzione». Zeller e Dellai insorgono Il sottosegretario alla presidenza del consiglio ammette: «C'è un problema politico, approfondiremo» BOLZANO — Disco rosso del ministro leghista Roberto Calderoli al trasferimento della «quota variabile» a Trento e Bolzano per il quinquennio 2000-2005. I soldi sono stati congelati durante l'ultimo consiglio dei ministri: 1,3 miliardi di euro per Trento e 2,2 miliardi per Bolzano (che riceve dallo stato il rimborso degli stipendi degli insegnanti). Si tratta di trasferimenti previsti dallo Statuto di autonomia, in base alle spese dello Stato nelle restanti parti del Paese per le stesse materie che, a Trento e Bolzano, sono in capo alle Province. Intervenendo telefonicamente martedì sera alla trasmissione televisiva «Ballarò », mentre in studio erano presenti Paolo Gentiloni (Pd) e Bruno Tabacci (Udc), Calderoli ha rincarato la dose, parlando di revisione «di ogni tipo di patto e se necessario anche della Costituzione». Dellai attacca («Sono soldi dovuti») e ha avviato un'immediata trattativa con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Preoccupato anche Karl Zeller, deputato Svp. Se non si arrivasse a una soluzione («C'è un problema politico», ha già detto Letta) le autonomie potrebbero ricorrere alla Corte costituzionale o al Tar del Lazio. La telefonata Ecco le testuali parole di Calderoli a Ballarò: «Vorrei fare un po' di chiarezza e serve anche onestà intellettuale, che riconosco a Tabacci. Invece non lo accetto da esponenti dei Ds, perché non si può stare un giorno sul pero e un giorno sul melo, non si può sostenere alle elezioni chi è con loro in maggioranza in quei territori e poi criticarli. Il federalismo, come legge ordinaria, non può andare a intervenire su una fattispecie di natura costituzionale come i loro Statuti. Io credo che dopo l'ingresso nell'Unione europea e l'aver ricevuto norme che sono di rango quasi costituzionale poi non possono imporre a noi di sottostare a precedenti accordi». A quel punto il conduttore Giovanni Floris chiede chiarezza: «Ma cambierà o no la regolamentazione delle regioni a statuto speciale?». Il ministro risponde altrettanto chiaramente: «A differenza di quello che hanno fatto tutti i governi precedenti, già ora cambia perché settimana scorsa la parte variabile che dovevano ricevere di tre miliardi e mezzo è stata sospesa, per la prima volta nella storia». Floris lo incalza: «Accetteranno di avere meno soldi? ». E Calderoli gela le autonomie: «Ne vorrebbero ancora di più ma, mi spiace, il resto del paese del Paese deve dire "non ci stiamo" e "si rivede ogni tipo di patto e se necessario anche la Costituzione"». Dellai Frasi fortissime, che il governatore Dellai commenta con altrettanta durezza. «è molto tempo che nei confronti delle autonomie speciali c'è un clima ostile, in particolare da parte del governo. La cosa che più mi sconcerta è sentire Calderoli affermare con orgoglio di aver fermato con una delibera il trasferimento di soldi che sono dovuti, la quota variabile per gli anni dal 2000 al 2005. Questa delibera è stata rinviata per ragioni politiche, perché dopo una lunghissima trattativa, proprio il governo, tramite il ministero dell'economia, ci ha inviato le cifre e ci ha chiesto se ci vanno bene. Abbiamo detto sì, ma poi in consiglio dei ministri è stato bloccato tutto; le mie preoccupazioni non erano affatto strumentali ». Dellai auspica che si formi un fronte unico tra Trento, Bolzano e la delegazione dei parlamentari regionali, di qualunque appartenenza politica Zeller Anche Karl Zeller, deputato della Svp, è preoccupato per le dichiarazioni del ministro leghista: «Calderoli è sempre stato uno dei politici più aperti e sensibili al nostro territorio— premette Zeller — anche perché ci conosce molto meglio di tanti altri parlamentari, che come si è visto dal programma Ballarò discutono senza conoscere la nostra particolare situazione legislativa. Credo che Calderoli, in quella situazione televisiva, sia stato messo un po' nell'angolo dagli altri politici ospiti del programma ed abbia quindi solo cercato di smarcarsi senza dire nulla di concreto in tema di federalismo. è invece molto grave la notizia data sulla parte variabile: io e il collega Siegfried Brugger ci siamo subito informati e condanniamo questa decisione, presa in maniera unilaterale dal governo. Speriamo che la decisione non venga confermata: per ora comunque noi parlamentari della Svp non abbiamo ancora previsto passi ufficiali su questa vicenda. Sa, noi siamo buoni — conclude Zeller — almeno fino a quando non ci fanno arrabbiare». Alessandro Papayannidis Luigi Ruggera Amici Calderoli e Durnwalder l'estate scorsa a Falzes

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Acque reflue, partono i ricorsi (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: CASERTA - data: 2009-02-26 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Caserta Le associazioni si ribellano Acque reflue, partono i ricorsi CASERTA — L'esattoria comunale continua a sparare raffiche di bollettini per il pagamento del canone per la depurazione delle acque reflue riferito agli anni trascorsi, dalle associazioni dei consumatori l'invito a resistere, drappelli di avvocati pronti a rispondere con ricorsi e barricate da carte bollate. L'associazione degli amministratori condominiali e immobiliari, con manifesti affissi dappertutto, ha diffuso la notizia, ricordando che il territorio comunale è sprovvisto di impianti di depurazione delle acque fognarie e che la Corte Costituzionale, con la sentenza 335/2008, ha riconosciuto la illegittimità della legge 36/1994, nota come legge-Galli, nella parte in cui stabiliva che gli utenti dovessero pagare il canone anche in assenza di depuratori o in caso di temporanea inattività. Pagare una tariffa anche in assenza di servizio? Non se ne parla proprio, fanno sapere le associazioni a difesa dei diritti dei consumatori che, come anche quella che riunisce gli amministratori condominali, offrono assistenza legale per il recupero di somme eventualmente già pagate e rientranti fra quelle non dovute. A Caserta, però, la questione si presenta più articolata rispetto a quei Comuni in cui l'impianto di depurazione o non c'è del tutto o sono bene individuabili le zone servite da impianti inattivi. «Le acque fognarie del nostro territorio cittadino — dice Maurizio Gallicola, avvocato, presidente provinciale dell'associazione dei consumatori Codacons — vengono indirizzate in varie direzioni e sfociano lungo il litorale domiziano in zone dove deve essere verificata la presenza di depuratori e, soprattutto, il loro funzionamento. Può succedere che chi abiti in una strada la cui rete fognaria sbocca in zona depurata, debba pagare e chi, invece, risieda in un'altra non depurata possa chiedere l'esenzione come la sentenza della Corte Costituzionale ha garantito». Il censimento, difficoltoso ma non impossibile, lo sta conducendo il Codacons. «Sono stato, — conclude Gallicola — negli anni riferiti all'imposizione dei canoni oggi rivendicati, consigliere delegato col presidente Angelo Pascariello e successivamente, col presidente Raffaele Raucci, assessore provinciale. Mi sto adoperando alla ricognizione di quelle zone le cui acque reflue non risultavano depurate. I nostri ricorsi saranno supportati da prove inconfutabili». Il manifesto affisso a Caserta Franco Tontoli

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Un orgoglio partenopeo \ndi ERNESTO CESÀRO \nUn garante intransigente (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno - CASERTA - sezione: 1PAGINA - data: 2009-02-26 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE L'elezione Francesco Amirante presidente della Corte Costituzionale Un orgoglio partenopeo di ERNESTO CESàRO Un garante intransigente di LUIGI LABRUNA Francesco Amirante da ieri presidente della Corte Costituzionale, dopo Vincenzo Carbone presidente della Corte Suprema di Cassazione e Pasquale De Lise presidente aggiunto del Consiglio di Stato. In questa felicissima occasione e coincidenza si può percepire un motivo emozionale di profondo orgoglio per l'Università Federico II di Napoli e la facoltà di Giurisprudenza in particolare. A PAGINA 17 Da ieri la Consulta ha un nuovo presidente, Francesco Amirante. Avere accanto a Napolitano ai vertici istituzionali del Paese un altro nostro concittadino, garante intransigente della saldezza dei principi costituzionali, conforta. E dà speranze, in un momento in cui la nostra terra appare ancora una volta ferita a morte da una classe politica che persino della fedeltà alla Costituzione fa occasione di polemiche. CONTINUA A PAGINA 17 Alla Consulta Francesco Amirante

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<Questura sotto tiro, non siamo dei delinquenti> (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

FERRARA PRIMO PIANO pag. 5 «Questura sotto tiro, non siamo dei delinquenti» Durissima la reazione dell'Ugl dopo i nuovi tre avvisi' E' ANCORA bufera sulla questura travolta dalla doppia inchiesta Aldrovandi. Ma se il filone principale il processo nei confronti di 4 poliziotti accusati della morte del 18enne sembra, a piccoli passi, arrivare ad una sua prima conclusione, il fascicolo 264807 cosiddetto Aldrovandi-bis su presunti falsi, manomissioni di atti e favoreggiamenti, ha portato lunedì ad un nuovo colpo di scena con i nuovi avvisi di garanzia notificati a tre poliziotti (Marino, Bulgarelli e Casoni), due dei quali (Marino e Bulgarelli) già un paio d'anni fa raggiunti da una prima informazione di garanzia nella stessa bis'. Ma i nuovi avvisi, secondo Zaccarini, segretario provinciale Ugl, «piovuti l'altra sera in testa ai tre colleghi», arrivano con un «ritardo incredibile», così «tremendamente vicino alla fine dei tempi massimi per la cosiddetta inchiesta bis», in modo «da poterli nuovamente dilatare». I poliziotti indagati hanno deposto «oltre un anno fa», allora come è possibile, sbotta l'Ugl, «che si arrivi solo adesso a ravvisare dei reati?». Zaccarini parla di una «questura sotto tiro» dove «tutti, si devono sentire colpiti al cuore e nell'orgoglio». «Ci svegliamo una mattina dopo 25 anni di servizio», e «scopriamo che 4 colleghi sono assassini senza un cuore», che altri «hanno falsificato le carte per coprirli», che altri ancora «risultano fiancheggiatori di questa associazione per delinquere», che un dirigente «ha detto il falso in aula». Ma fino ad ora, si domanda ironico, «nessuno se ne era accorto?» La risposta «è inutile». Gli indagati «sono validi poliziotti e brave persone e noi non possiamo accettare che venga infangato il loro nome, che è anche il nostro». Perché la questura non è «un ricettacolo di delinquenti». In ultimo Zaccarini si sofferma sulle accuse di omissione d'atti d'ufficio mosse nei confronti dell'ex dirigente delle Volanti, Paolo Marino. «Il secondo avviso al nostro funzionario è scaturito dal documento che il pm Guerra ha scritto al Csm, quindi in base a quale legge la parola di un magistrato vale più di quella di un funzionario di polizia? Non risultano prove di quella conversazione, come mai si indaga a senso unico?». Nicola Bianchi

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ROMA - Cesare Mirabelli lo recita a memoria, l'articolo 15 della Costituzione: La... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Febbraio 2009 Chiudi di MASSIMO MARTINELLI ROMA - Cesare Mirabelli lo recita a memoria, l'articolo 15 della Costituzione: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili». Quindi? «Quindi tra le altre forme di comunicazione, ci sono le telefonate». E' una vecchia battaglia quella che il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, sta combattendo da mesi sulla necessità di tutelare alcuni diritti fondamentali della persona dall'invasività delle intercettazioni telefoniche. E adesso che anche la maggioranza sembra disposta a cedere su alcuni punti del ddl all'esame della Camera, Mirabelli osserva: «Mi pare positivo che ci sia una riflessione su questi temi così delicati. Tuttavia, l'approfondimento è utile se vengono salvaguardati i principi fondamentali». Quali sono? «Il primo è quello del diritto della persona alla riservatezza, che può essere inciso solo in determinate condizioni e nei limiti di tempo in cui sia strettamente necessario fare le intercettazioni. Quello che è accaduto nell'inchiesta di Roma per la quale è stata richiesta l'archiviazione rende evidente il problema: ci sono intercettazioni che vengono sviluppate non in rapporto ad ipotesi di reato e non in rapporto ad indiziati di reato, ma su vicende personali, private, per alcuni più interessanti e che poi sono quelle che vengono più diffuse». Se limiteranno le intercettazioni vede rischi per le indagini future? «Un eventuale rischio potrebbe esserci se venisse mantenuta la formula dei "gravi indizi di reato" per attivare gli ascolti. Ma una cosa che deve essere impedita per il futuro è l'intercettazione alla pura ricerca dell'esistenza di una ipotesi di reato. Lo scandaglio delle conversazioni telefoniche alla ricerca di un dettaglio che possa essere interpretato come notizia di reato lede in maniera netta il diritto costituzionale alla riservatezza delle comunicazioni. Ovviamente bisogna trovare una bilanciamento tra la necessità che hanno i magistrati di intercettare e la garanzia di libertà di comunicazione». Come si potrebbe fare? «Si tratta di trovare una formula che sia adeguata, che consenta le intercettazioni ma solo quando esiste una ipotesi di reato ben chiara e un indizio che in qualche modo coinvolga la persona che viene intercettata». Alcuni costituzionalisti, ad esempio Giuliano Vassalli, auspicano il ritorno alle indagini tradizionali, con più talento investigativo e meno apparecchiature elettroniche. Lei cosa dice? «Effettivamente esiste il rischio che ci si adagi sui risultati investigativi delle intercettazioni, che possono essere equivoci, come si è dimostrato. Direi che sono uno strumento utile, ma non sempre indispensabile. Credo che i pericoli vengano dall'uso e dall'abuso che se ne fa. E dalla diffusione. Perché abbiamo visto diffuse intercettazioni di persone che non c'entrano per nulla con i reati per i quali si procede; conversazioni che potranno essere piccanti, interessanti, suscitare la curiosità ma non hanno nessuna attinenza con la commissione di un reato, e nemmeno con una prova o con un indizio di reato. Occorre eliminare il "gossip intercettativo", che non è funzionale allo svolgimento delle indagini e anzi lo danneggia». Come si elimina il gossip intercettativo? «Avviene perchè capita sempre più spesso di leggere provvedimenti giudiziari che contengono le trascrizioni di intere intercettazioni, quando sarebbe sufficiente fare riferimento ad esse e farle consultare solo alle parti. Dico che anche riportare in maniera testuale i contenuti è prova di non adeguatezza professionale. Ed è ancora più grave se l'inserimento testuale di una conversazione in un provvedimento giudiziario è fatto proprio strumentalmente per diffondere il contenuto di quella intercettazione».

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ROMA - Alcuni avvocati e molti parlamentari lo avevano detto a caldo, quando il settimanale ... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Febbraio 2009 Chiudi ROMA - Alcuni avvocati e molti parlamentari lo avevano detto a caldo, quando il settimanale l'Espresso pubblicò il testi di quelle telefonate intercettate: «Non c'è nulla di penalmente rilevante». Ai due capi del filo (metaforicamente parlando) c'erano il premier Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, all'epoca direttore di Rai Fiction. Il primo chiedeva all'amico manager di far "lavorare" alcune attrici per motivi diversi: una richiesta a titolo di cortesia, quasi come un favore personale, per liberarsi dalle insistenze con le quali altri sponsor chiedevano a lui di fare qualcosa. Ieri, su quel "non c'è nulla di penalmente rilevante" ci ha messo il sigillo la Procura di Roma, che ha chiesto l'archiviazione dell'indagine per corruzione che era stata aperta e trasmessa dalla procura di Napoli, che a sua volta aveva captato le telefonate. Per i pm Sergio Colaiocco e Angelantonio Racanelli, e per il loro procuratore capo Giovanni Ferrara si è trattato di quello che il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, definisce "gossip intercettativo" proprio nell'intervista di fianco. Anche per questo i magistrati hanno chiesto la distruzione materiale di tutti i nastri registrati: si tratta di migliaia di conversazioni di politici, attrici, personaggi pubblici e del mondo economico, che con l'indagine nulla avevano a che fare. La distruzione delle intercettazioni si legge nella richiesta di archiviazione è stata formulata «per assicurare il massimo della tutela possibile alla riservatezza dei soggetti coinvolti». Il provvedimento di archiviazione riguarda anche il filone napoletano di indagine su Saccà, quello sulla commercialista napoletana Stefania Tucci e sull'intermediario delle case di produzioni (l'americana Hbo e la tedesca Bavaria) Giuseppe Proietti per l'acquisto di programmi e format avvenuto con pagamento estero su estero. Era in questo contesto che i magistrati napoletani avevano registrato le telefonate di Berlusconi. Che poi sono state rese di dominio pubblico poiché gli stessi magistrati le hanno inserite nel fascicolo dell'accusa e messe a disposizione di tutti gli avvocati difensori al momento della cosiddetta "discovery" al termine delle indagini. Molti dei nomi delle persone non coinvolte sono stati pubblicati sui giornali e alcuni siti internet hanno addirittura messo a disposizione la versione audio delle conversazioni. Nel corso della conversazione intercettata, i premier segnalava il nome di Evelina Manna e quello di Elena Russo; e poi l'ex "tronista" Vittoria Ferranti, e Antonella Troise. L'esito delle indagini della procura di Roma, come è stato spiegato ieri nel corso di una conferenza stampa in Procura, si fonda su un presupposto fondamentale: Agostino Saccà, pur essendo dipendente di una azienda pubblica come la Rai, non rivestiva, al telefono con Berlusconi, la qualifica di incaricato di pubblico servizio. Nella richiesta di archiviazione si spiega, inoltre, che non vi è accordo corruttivo in quanto, in sostanza, Saccà e Berlusconi non avevano nulla da scambiare anche in virtù «di un rapporto interpersonale risalente nel tempo». «Non vi è certezza sull'esistenza di un do ut des - scrivono i pm - Lo stretto legame tra l'onorevole Berlusconi e Saccà, che emerge con l'evidenza dall'attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio». Tuttavia, sull'onda del clamore mediatico provocato dalla diffusione delle conversazioni private, Agostino Saccà finì sotto inchiesta amministrativa in Rai e alla fine fu costretto ad abbandonare la sua carica. Adesso, alla luce del provvedimento giudiziario, è molto probabile che il manager possa nuovamente aspirare ad una poltrona importante nell'azienda televisiva di Stato. E, secondo indiscrezioni, sarebbe già pronta per lui una bozza di contratto per un nuovo incarico dirigenziale. «Finalmente si è conclusa questa incredibile vicenda con una richiesta di archiviazione. Ciò conferma l'estraneità di Saccà ai fatti che gli venivano contestati, restituendogli la sua onorabilità e confermando la sua professionalità e il suo attaccamento all'azienda», ha affermato l'avvocato Marcello Melandri, che ha assistito nell'inchiesta Agostino Saccà. M.Mart.

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ROMA - Rapidamente e senza ulteriori rinvii la Corte costituzionale deciderà sull... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Febbraio 2009 Chiudi di MARIO COFFARO ROMA - «Rapidamente e senza ulteriori rinvii la Corte costituzionale deciderà sulla questione riguardante la distruzione delle intercettazioni» illegali. Così ha assicurato il neo eletto presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante, ieri mattina incontrando i giornalisti a palazzo della Consulta. Lo scrutinio per Amirante è stato quasi all'unanimità, 13 voti a favore e due astensioni. Quale trentatreesimo presidente dei giudici della Consulta, il successore di Flick, ha detto di voler: «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni». Napoletano, 75 anni, Amirante è entrato in magistratura nel 1958. Nel 1980 è approdato in Cassazione, dov'era presidente di sezione e per molti anni ha fatto parte del collegio delle sezioni unite. Giudice della Consulta dal novembre 2001, ne era vicepresidente dal novembre scorso. Resterà in carica fino al 6 dicembre del 2010. L'elezione di Amirante conferma una prassi, quella di votare il giudice più anziano, e questa volta, per fortunate combinazioni, sarà una presidenza lunga. «Sono un primus inter pares», si è schermito ieri Amirante, ricordando che la Corte parla collegialmente e alla Consulta tutti i giudici sono professori, avvocati, magistrati di altissimo profilo professionale e alla pari. Il presidente ha poteri circoscritti, tra cui quello non da poco della fissazione del calendario delle udienze. Ma la prassi dei presidenti eletti per "anzianità" non può assicurare "in automatico" le scelte migliori, che dovrebbero per definizione fondarsi su criteri di merito e non di anzianità in ruolo. Talvolta questa prassi ha dato alla Corte presidenze anche se autorevoli troppo brevi, come quella semi-lampo di Vincenzo Caianiello che durò per 45 giorni. Così pochi da attirare sulla Corte polemiche e critiche da varie parti. Ma nulla, per ora, autorizza a pronosticare un cambiamento nelle abitudini dei giudici di palazzo della Consulta. La Corte, sotto la presidenza Amirante, si troverà ad affrontare importanti questioni. Tra le prime il conflitto tra la magistratura di Milano e il Governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar; la norma che impone alla magistratura la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali; e il lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Già il prossimo 10 marzo è fissata la causa sulla legittimità del segreto di Stato posto da due presidenti del Consiglio, Prodi e Berlusconi, nel merito dei rapporti tra Italia e Stati Uniti in relazione all'inchiesta giudiziaria sul sequestro di Abu Omar. «In tempi molto rapidi» ha poi assicurato Amirante, la Corte affronterà la censura di illegittimità avanzata dalla magistratura sulla norma che impone al giudice la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali. «Non sono in lista ulteriori rinvii - ha detto Amirante - ma è una decisione che non prenderò da solo». Il lodo Alfano sarà messo in calendario «senza accelerazioni nè ritardi», ha spiegato ancora Amirante riferendosi alle previsioni che rimandano all'autunno prossimo. Il neo presidente ha detto che deve studiare l'argomento che comprende due ricorsi dei giudici di Milano e una terzo promosso dal gip di Roma. Tutti coinvolgono la sospensione di processi a carico del premier Berlusconi. «Si chiama Lodo ma è una legge come le altre. La Corte deciderà come sempre nella massima serenità e con la massima obiettività», ha precisato Amirante. Il neo presidente non ha voluto commentare il ddl all'esame del Parlamento sulle intercettazioni, ma ha detto: «La libera stampa è la massima garanzia, e la Corte costituzionale è il massimo organo di garanzia. Se sorgeranno questioni di costituzionalità la Corte li prenderà in esame sulla base del precetto costituzionale che garantisce la libertà di stampa». Felicitazioni e auguri ad Amirante sono state espresse dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, e dal mondo politico. Amirante è stato ricevuto ieri pomeriggio al Quirinale da Giorgio Napolitano.

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Rigore e decisionismo. Queste senza dubbio le principali caratteristiche del procuratore generale pr... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Giovedì 26 Febbraio 2009 Chiudi Rigore e decisionismo. Queste senza dubbio le principali caratteristiche del procuratore generale presso la Corte d'Appello Gaetano Dragotto, la massima autorità inquirente in regione, ora sulla ribalta cittadina per l'avocazione dell'inchiesta su Sturani. Due segni distintivi, che sono saltati all'occhio sin dal suo insediamento, nell'ottobre 2003. Scelto per sostituire lo scomparso Fausto Angelucci, l'alto magistrato arrivava dalla Corte d'Appello de L'Aquila dove ricopriva il ruolo di avvocato generale. Appena messo piede nel Tribunale dorico, ha imposto ai colleghi il massimo riserbo. Sempre presente, si è distinto per impegno e schiettezza. Quando si è trattato di esprimere considerazioni, anche spiacevoli, non si è mai tirato indietro. In varie occasioni non ha esitato a illustrare la difficile situazione in cui gli uffici giudiziari sono costretti a lavorare, per via di tagli alle spese e carenza di personale. La sicurezza del Tribunale, minata dall'eccessiva vicinanza del mercato cittadino, un altro dei suoi cavalli di battaglia. Nei giorni scorsi il magistrato era balzato alle cronache per aver aperto un blog, che gli è costato un esposto al Csm e la trasmissione degli atti al ministro della Giustizia Alfano e al Procuratore generale della Cassazione Esposito. Una sorta di diario on line, al quale è possibile accedere digitando "teminera", in cui Dragotto, per due mesi, si era cimentato nella pubblicazione di stralci di sentenze di altre toghe delle Marche, di fuori regione e della Cassazione, che a suo avviso avevano commesso macroscopici errori. Svarioni per lo più frutto di copia e incolla affrettati e di altre distrazioni, che la toga aveva deciso di segnalare goliardicamente per invitare i colleghi "pasticcioni" a prestare maggior attenzione. A segnalare il caso al Csm, un giudice donna che si era riconosciuta in un commento poco lusinghiero, dal titolo "Alle ragazze non piace l'articolo 69". Una riflessione del Pg sull'incapacità di alcune colleghe di applicare correttamente l'articolo 69 del codice penale, su contemperamento tra circostanze attenuanti e aggravanti. L.Lar.

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Amirante eletto presidente <Autonomi e indipendenti> (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2009-02-26 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Corte Costituzionale Amirante eletto presidente «Autonomi e indipendenti» MILANO — «Tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l'indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni». Si è presentato con queste parole d'ordine Francesco Amirante, da ieri trentatreesimo presidente della Corte Costituzionale. Napoletano, 75 anni, è entrato in magistratura nel '58 e nell'80 è approdato in Cassazione. Giudice della Consulta dal 2001, ne era vicepresidente dal novembre scorso. I 15 giudici della Consulta lo hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e 2 schede bianche. Succede a Giovanni Maria Flick e resterà in carica fino al 7 dicembre del 2010. Nel pomeriggio, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha ricevuto al Quirinale. In carica Francesco Amirante, 75 anni, da ieri è presidente della Corte Costituzionale

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Amirante eletto alla presidenza (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

BREVI pag. 19 Amirante eletto alla presidenza CONSULTA NUMERO 33 Francesco Amirante (Ansa) ROMA I giudici della Corte Costituzionale in camera di consiglio hanno eletto ieri Francesco Amirante, 33° presidente della Consulta. Succede a Giovanni Maria Flick. Tre parole chiave riassumono il suo programma: funzionalità, indipendenza e rispetto dell'autonomia delle altre istituzioni. Amirante ha incontrato ieri il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Image: 20090226/foto/9392.jpg

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amirante nuovo presidente della corte costituzionale (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 9 - Attualità Amirante nuovo presidente della Corte Costituzionale ROMA. «Tutelare l'indipendenza e l' autonomia della Corte e rispettare nel modo più assoluto l' indipendenza, l'autonomia e le attribuzioni di tutte le altre istituzioni»: sono le parole d'ordine di Francesco Amirante (napoletano, 75 anni), da ieri 33/o presidente della Corte Costituzionale. I quindici giudici della Consulta lo hanno eletto a scrutinio segreto con 13 voti e due schede bianche. Succede a Giovanni Maria Flick e resterà in carica fino al 7 dicembre del 2010. Secondo la prassi, è stato lo stesso neo presidente a chiamare il Capo dello Stato, che lo ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, i presidenti di Camera e Senato, e il presidente del Consiglio per informarli della nomina. Sotto la presidenza di Amirante, la Corte si appresta a vivere mesi «caldi». Tre grandi questioni dovranno essere sciolte dai giudici costituzionali: il conflitto tra la magistratura di Milano e il Governo in merito al segreto di Stato sul caso Abu Omar; la norma che impone la distruzione delle intercettazioni telefoniche considerate illegali; il lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Sulle intercettazioni Il neopresidente ha mostrato di avere a cuore il diritto all'informazione. «La libera stampa è la massima garanzia, e la Corte Costituzionale è il massimo organo di garanzia», ha detto, evitando, però, di esprimersi sul ddl sulle intercettazioni (che prevede un giro di vite per i giornalisti) attualmente all' esame della Camera.

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Alfano: "No alla fiducia sul ddl intercettazioni" (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa La discussione Alfano: "No alla fiducia sul ddl intercettazioni" Il ddl intercettazioni verrà modificato per cercare «un punto di equilibrio» nel Pdl e non ci sarà bisogno di porre la questione di fiducia anche perché la maggioranza e il governo contano sul sostegno dell'Udc al provvedimento che l'Aula di Montecitorio inizierà ad esaminare a metà marzo. Questo è ciò che è emerso dalla riunione del gruppo dei deputati del Pdl che si è svolta ieri sera a Montecitorio alla presenza del ministro della Giustizia, Angelino Alfano che ha commentato: «Di fiducia non abbiamo parlato - ha spiegato il Guardasigilli al termine dell'incontro - anche perché il ddl andrà in Aula nella seconda decade di marzo». Intanto ieri si è parlato anche di «aggiustamenti» al testo che riguarderanno l'articolazione dei divieti di pubblicazione degli atti e le sanzioni per i giornalisti che infrangono i limiti di pubblicazione delle intercettazioni destinate a essere distrutte. La pena detentiva, prevista nei casi gravi, potrebbe essere sostituita da una sanzione pecuniaria o da un provvedimento disciplinare. «Quello che è emerso è positivo - ha detto il reggente di An, Ignazio La Russa, al termine della riunione - abbiamo confermato l'impalcatura del testo ma il Ministro apporterà qualche modifica» Il tema intercettazioni e delle norme che dovranno regolarle, è stato anche argomento di confronto tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il premier Silvio Berlusconi che è stato invitato ad un «confronto più approfondito» su alcuni aspetti della riforma, chiedendo di «non calcare troppo la mano», soprattutto sulle sanzioni verso i giornalisti e sulla possibilità di intercettare solo di fronte a gravi indizi di colpevolezza. Intanto l'opposizione protesta. Il Pd chiede al governo di ritirare il provvedimento e di ripensare radicalmente il contenuto del ddl. L'Udc minaccia di non votarlo e l'Idv attacca a testa bassa, poichè ritiene che la nuova disciplina comprometta l'esercizio dell'attività investigativa. Altro elemento in discussione, peraltro duramente contestato dall'opposizione che lo ritiene un ostacolo alle indagini, sono i «gravi indizi di colpevolezza» che dovrebbero essere riscontrati per fornire l'autorizzazione alle intercettazioni. Una formulazione che la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno vorrebbe sostituire con l'espressione «indizi sufficienti», soluzione, questa, da inserire forse nel maxi-emendamento sul quale il governo sarebbe intenzionato a porre la fiducia. Sul tema delle intercettazioni è intervenuto oggi anche il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante. «Se sorgeranno questioni di costituzionalità, in relazione alla libertà di stampa, le prenderemo in esame», si è limitato a replicare a chi gli chiedeva di anticipare un suo parere in merito. L'opposizione che ha duramente contestato il provvedimento fin dalle prime battute, minaccia una battaglia durissima in parlamento qualora il governo decidesse di ricorrere al contingentamento dei tempi e alla fiducia. «Gli italiani - ha dichiarato la vice capogruppo del Pd, Marina Sereni, devono sapere che con il ddl anti-intercettazioni si impedirà alle forze dell'ordine di assicurare alla giustizia i colpevoli di reati di grave allarme sociale e si colpirà il diritto di cronaca». Anche l'ex prefetto di Roma Achille Serra mette in guardia sui rischi del provvedimento. «Limitare l'uso delle intercettazioni telefoniche comporta un grave intralcio all'azione investigativa. Lo dico non da parlamentare ma da ex tutore dell'ordine, per quarant'anni in prima linea nella lotta al crimine. Spesso, infatti, è partendo dall'indagine (e dalle intercettazioni) su un banale furto che si arriva a sgominare vaste organizzazioni criminali. Per questo non si possono legare le mani degli investigatori con limiti esagerati, ma è indispensabile dare fiducia alla magistratura e al suo lavoro».

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Due giorni per varare una legge che non vale niente (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 49 del 2009-02-26 pagina 3 Due giorni per varare una legge che non vale niente di Ferruccio Repetti Il consiglio regionale della Liguria approva la normativa contro i Cpt, pur non avendo i poteri per farlo (...) le espulsioni degli irregolari delinquenti, la Regione Liguria non si limita a esprimere generico dissenso, ma mette in conto un paio di giorni di dibattito, votazioni e polemiche per far approvare - l'ultimo atto, ieri pomeriggio - una legge ad hoc che stabilisce: «Qui da noi, Cpt-Cie mai. Si esprime dunque manifesta indisponibilità». Firmato: centrosinistra, versione allargata a Rifondazione comunista. Peccato che tutta questa solennità istituzionale e politica sia mal riposta. Per dirla tutta: non serve a un fico secco, il voto è completamente inutile, la legge regionale è aria fritta, in quanto la Regione Liguria, come tutte le altre Regioni italiane, proprio ai sensi di quella Carta costituzionale che viene evocata a sproposito dai progressisti di lotta e di governo, non ha voce in capitolo. La normativa vigente, infatti, a livello nazionale stabilisce semplicemente che l'argomento «non è di competenza regionale». Ha avuto un bel da fare in questi giorni Gianni Plinio, capogruppo di An, nel tentativo di spiegarlo al colto e all'inclita, soprattutto all'inclita, ben rappresentato fra i suoi colleghi consiglieri. Plinio, poi, ha trovato fervida assistenza nel «gemello del gol» Matteo Rosso, Forza Italia: anche Rosso si è sgolato per ore, sottraendosi doverosamente alle cure paterne e ai vagiti del terzo pargolo neonato. Tutto inutile. Né è servita a illuminare le coscienze l'atteggiamento risoluto di Roberta Gasco, Gruppo misto, che ha seguito disciplinatamente tutti gli interventi in aula, non ha partecipato al rito del voto sui vari ordini del giorno «per palese inutilità», ma ha fatto parte dei dieci «no» nella votazione finale (contro i 19 favorevoli). Niente da fare anche per lei! La proposta di legge «Norme per l'accoglienza e l'integrazione sociale delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati», portata avanti da Marco Nesci, Lorenzo Casté e Giacomo Conti e sposata dai sodali della maggioranza facendo spallucce alla normativa nazionale, ha proseguito il suo corso fino all'epilogo, pur contrassegnata da sbadigli, assenze dall'aula, scampanellii ripetuti del presidente dell'assemblea Mino Ronzitti, frizzi, lazzi e sfottò. È anche per questo che Alessio Saso (An) parla di «dibattito surreale, in cui questa maggioranza è arrivata a sconfessare i suoi stessi referenti nazionali e ha perso persino il senso del ridicolo». Per non dire ancora di Rosso che censura «una maratona in consiglio per dibattere, senza un minimo di buon senso, su una legge che è solo un'enunciazione di principio», mentre restano fuori dall'aula problemi fondamentali. Ma non finisce qui, promette l'opposizione: «Trasmetterò gli atti al ministro dell'Interno - promette Plinio - affinché il governo li impugni presso la Corte costituzionale». Anche se, sotto sotto (ma neanche tanto) il centrodestra che ha condotto una strenua battaglia contro la legge ora gongola a pensare allo «spappolamento politico della maggioranza, visto fra l'altro che hanno scansato il voto gli esponenti dell'Udc e di Italia dei valori, oltre a Broglia e allo stesso presidente Burlando. Il tutto, nell'assoluto mutismo del capogruppo del Pd Boffa». Che da buon matematico, di fronte a certi numeri è rimasto senza parole. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Consulta, tre mesi da presidente e la pensione diventa da nababbi Flick lascia dopo... (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 49 del 2009-02-26 pagina 15 Consulta, tre mesi da presidente la pensione diventa da nababbi di Giannino della Frattina Flick lascia dopo aver svolto la funzione per soli 60 giorni effettivi. E così ora sono 16 i grandi ex con superliquidazione e autisti A leggere l?articolo 134 della Costituzione, il loro compito dovrebbe essere la difesa della Carta fondamentale e dei suoi princìpi. Ma i giudici dell?Alta corte sembrano ben più preoccupati di preservare le proprie pensioni e un?interminabile sfilza di privilegi. Tanto che anche definirle dorate rischia di essere un eufemismo. Il meccanismo è semplice semplice. E una volta indossata una delle quindici elegantissime toghe, basta aspettare. Nove anni il tempo limite prima di essere allontanati dal lussuoso palazzo romano con vista sul Quirinale. Ma nel frattempo accade quello che tutti aspettano: una bella nomina a presidente e il gioco è fatto. Prendi i soldi e scappa Appena tre mesi è durato anche l?ultimo presidente. Il professor Giovanni Maria Flick, infatti, è stato eletto presidente lo scorso 14 novembre. Fine dell?incarico? Tre mesi dopo. Novantadue giorni, per l?esattezza, dai quali vanno sottratti l?8 dicembre, le vacanze di Natale, l?Epifania. Senza dimenticare che i giudici della Consulta lavorano una settimana sì e una no. «Libera» la chiamano loro che possono. Tutto regolare, per carità, e verificabile sull?ottimo sito internet (www.cortecostituzionale.it) dal quale risultano i calendari dei lavori. Che, anche nella settimana buona, non sono certo febbrili. Arrivo dei giudici il lunedì pomeriggio per la camera di consiglio, il martedì c?è l?udienza pubblica, mercoledì discussione di qualche causa e scrittura delle sentenze. Giovedì alle 13 tutti a casa. E così il professor Flick risulta aver presieduto la sua prima udienza il 18 novembre. Mercoledì 17 dicembre l?ultima camera di consiglio prima di Natale. Poi vacanza fino al 13 gennaio. Nemmeno un altro mesetto (udienza l?11 febbraio) e arriva la pensione. I mesi effettivi, dunque, non sono nemmeno due. Che, però cambiano la vita di chi li agguanta. Il trionfo della gerontocrazia Una promozione per merito? Macché. Basta l?anzianità. Alla Corte costituzionale, infatti, non si sale allo scranno più alto perché si è più bravi. Basta semplicemente essere il più anziano dell?allegra, si fa per dire, compagnia. Davvero un bell?esempio per la nazione. E gli altri? Aspettano pazienti, come il cinese, sulla riva del fiume. Il presidente nominato andrà in pensione e lascerà libera l?ambita poltrona. Questione di anni? Nemmeno per sogno. Appena qualche settimana, pochi mesi. Nel casi peggiori un annetto. O poco più. Sedici ex presidenti Leggere per credere. Il presidente emerito (una volta pensionati così si fanno chiamare) Giuliano Vassalli è stato in carica dall?11 novembre del 1999 al 13 febbraio del 2000. Appena tre mesi, giusto il tempo di far le vacanze di Natale e il Capodanno con i gradi e arriva il momento di traslocare. Tre anche i mesi di Giovanni Conso e appena quattro quelli di Valerio Onida, sei quelli di Antonio Baldassarre. Una beffa si potrebbe dire se non si temesse di mancare di rispetto alla quinta carica dello Stato. Sì, perché è proprio di questo che stiamo parlando. Di uno dei ruoli cardine dell?ordinamento. Con il risultato che a tutt?oggi oltre a una schiera di ex giudici, siamo costretti a mantenere ben sedici presidenti emeriti. Con tanto di autisti e assegni mensili da favola. Stipendi e privilegi Il bingo all?Alta corte comincia dallo stipendio. Se un semplice giudice guadagna infatti la bellezza di 416mila euro (seppur lordi e all?anno), nel caso del presidente si aggiunge un?indennità di rappresentanza pari a un quinto che lo fa balzare a 500mila. Ma questo, vista la brevità dell?incarico, sarebbe il meno. Il vero botto, infatti, lo fanno la liquidazione e soprattutto la pensione che verranno calcolate sulla base dell?ultimo stipendio percepito. Ecco perché allo scranno di presidente è più importante arrivare che restare. Perché chi lascia, intasca immediatamente la superliquidazione ottenuta moltiplicando gli anni di lavoro, magari come magistrato o professore universitario, per l?ultimo emolumento. Come è capitato a Gustavo Zagrebelsky, giudice dal settembre del 1995 e presidente della Consulta dal 28 gennaio al 13 settembre 2004. Ricongiungendo gli anni della carriera universitaria come professore ordinario con i nove della Corte, alla fine ha accumulato 38 anni di anzianità lavorativa. E una liquidazione di 907mila euro lordi (al netto 635mila). Tutto pagato Poi c?è l?assegno mensile. Romano Vaccarella, ricongiungendo gli anni di università con quelli alla Consulta, può riscuotere 25.097 euro lordi mensili (pari a 14.288 netti); Zagrebelsky 21.332 euro lordi (12.267 netti). Il giusto compenso dopo anni di sacrifici? Giudicate voi. Ogni giudice, oltre ai 416mila euro di stipendio, ha diritto a una segreteria di tre persone oltre a tre assistenti di studio. Stagisti imberbi? Non proprio, piuttosto affermati professori universitari o magistrati esperti di diritto incaricati di allestire i fascicoli o delle ricerche d?archivio che allo stipendio che continuano a percepire dall?amministrazione di provenienza, possono aggiungere un?indennità di 33mila 690 euro all?anno. Ma oltre allo staff, il giudice può contare nell?alloggio (2-3 stanze con bagno e angolo cottura) al quinto piano del palazzo della Consulta o nel vicino palazzo di via della Cordonata. E poi carta di libera circolazione sulle ferrovie, rimborso dei viaggi aerei e dei taxi, una tessera Viacard e un telepass per circolare in autostrada. E poi cellulare, computer, telefax e telefono gratis anche nell?abitazione privata. Gli spostamenti? Con l?auto di servizio e due autisti sempre a disposizione. Vita natural durante. Perché auto E guidatori restano a disposizione anche a pensione raggiunta. Che si abiti a Roma o che si abiti altrove. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Ecco Amirante, scadrà già nel 2010 (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 49 del 2009-02-26 pagina 15 Ecco Amirante, scadrà già nel 2010 di Anna Maria Greco RomaHa di fronte un anno e 9 mesi da presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante. Quasi un record, visti i tempi di permanenza di tanti suoi predecessori. È stato infatti eletto il 23 novembre 2001 giudice costituzionale dalla Cassazione e ha giurato al Quirinale il 7 dicembre. Il suo mandato di nove anni scadrà, dunque, a fine 2010. Alto magistrato napoletano, 75 anni, il trentatreesimo presidente della Consulta è stato eletto ieri con 13 voti a favore e 2 schede bianche dal collegio di nuovo al completo nei suoi 15 componenti, dopo la nomina pochi giorni fa di Paolo Grossi, da parte di Giorgio Napolitano. Dal 14 novembre 2008 Amirante era vicepresidente di Giovanni Maria Flick, mentre ora il numero due sarà il costituzionalista Ugo de Siervo. Entrato in magistratura nel 1958 ha iniziato come pretore di Forlì, poi diversi anni alla sezione Fallimentare di Napoli, nel 1980 l'arrivo in Cassazione, al Massimario e poi membro fisso delle Sezioni Unite. Nella sua prima conferenza-stampa Amirante premette che nel suo ruolo di primus inter pares (e lui preferisce mettere l'accento sul secondo termine), non può «esporre programmi, ma solo prendere impegni». Quello di «tutelare indipendenza e autonomia della Corte nel rispetto di tutte le altre istituzioni», innanzitutto. E la Corte, aggiunge, come massimo organo di garanzia, «non è immaginabile senza una libera stampa», così come viceversa. A chi cerca di strappargli un commento su ddl per le intercettazioni e limiti alla stampa, Amirante replica che sarebbe un'incauta «anticipazione di giudizio». Di intercettazioni (la norma sulla distruzione di quelle illegali) la Corte dovrà occuparsi e sarà una delle questioni più delicate sotto la sua presidenza. Si deciderà «molto rapidamente e senza ulteriori rinvii», assicura. Quanto al lodo Alfano, Amirante dice che sarà messo in calendario «senza accelerazioni né ritardi» (le previsioni parlano dell'autunno). La prima decisione sarà sul segreto di Stato, per il caso Abu Omar, in programma per il 10 marzo. E poi ci sarà anche quella sull'aggravante per gli immigrati clandestini. Sempre, «con massima serenità e obiettività». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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E' arrivata Fiorenza Marrara come nuovo sostituto (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Livorno)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA LIVORNO pag. 2 E' arrivata Fiorenza Marrara come nuovo sostituto PROCURA PROVIENE DA LUCCA DOVE HA SVOLTO INCHIESTE IMPORTANTI SUL SOCIALE LA DOTTORESSA Fiorenza Marrara (nella foto), quarantenne di origine pisana, è arrivata alla Procura di Livorno da ieri come sostituto procuratore, come stabilito dal Csm in base alla sua domanda di trasferimento. Proviene dalla Procura di Lucca e ha alle spalle una carriera piuttosto intensa. Per quasi sei anni è stata infatti prima giudice e poi gip al tribunale di Vibo Valentia, in Calabria, verrà terra di frontiera per un magistrato. Nel settembre 2004 era arrivata a Lucca come sostituto procuratore. In questa veste ha seguito numerose e delicate inchieste, in particolare legate a grosse operazioni antidroga di carabinieri e polizia, tutte già conclusesi poi con condanne in primo grado. Ma non solo. In questi anni la dottoressa Marrara ha infatti seguito anche inchieste relative alle fasce deboli, come gli abusi su minori, le violenze sessuali e i casi di colpa medica. Ed è in arrivo anche un altro sostituto procuratore si chiama Luca Masini: dalla Procura di Lecco ha chiesto di lavorare nella nostra città. Il suo arrivo è slittato di alcuni mesi. Se non ci saranno altri ritardi tra maggio e giugno dovrebbe essere a Palazzo di Giustizia. Image: 20090226/foto/3481.jpg

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Consulta, De Siervo vicepresidente (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

24 ORE FIRENZE pag. 12 Consulta, De Siervo vicepresidente Il giurista fiorentino diventa il numero due della Corte costituzionale IL GIURISTA fiorentino Ugo De Siervo (nella foto), 67 anni, è stato nominato ieri vicepresidente della Corte costituzionale come primo atto compiuto dal neopresidente Francesco Amirante subito dopo la sua elezione. De Siervo è stato per molti anni professore ordinario di diritto costituzionale all'Università di Firenze. Autore di molti scritti (oltre duecento) di storia costituzionale, sistema delle fonti, libertà e diritti costituzionali, sistema regionale e locale, processo di costituzionalizzazione dell'Europa, è stato componente dal '70 al '74 del comitato regionale di controllo della Regione Toscana, dall'86 al '93 del Consiglio superiore della pubblica amministrazione, dal '97 al 2001 del Garante per la protezione dei dati personali. Nel 2002 è stato eletto alla Corte costituzionale dal Parlamento.

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di PAOLO CARETTI * LA NOTIZIA dell'avvenuta elezione del professo... (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMA pag. 1 di PAOLO CARETTI * LA NOTIZIA dell'avvenuta elezione del professo... di PAOLO CARETTI * LA NOTIZIA dell'avvenuta elezione del professor Ugo De Siervo a vicepresidente della Corte costituzionale segue di pochi giorni la nomina di un altro insigne giurista fiorentino, il professor Paolo Grossi a giudice della stessa Corte, per nomina del Capo dello Stato. Sono due notizie che rappresentano un motivo di orgoglio non solo per la facoltà di giurisprudenza di Firenze, ma per l'intero Ateneo (...) Segue a pagina 12

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Cda Rai: rinvio al 3 marzo (sezione: Giustizia)

( da "MilleCanali" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

26 Febbraio 2009 Focus / FOCUS Cda Rai: rinvio al 3 marzo Ora a frenare il completamento del Cda Rai è l?avvenuta nomina di Franceschini a capo del PD. Il neosegretario ha preso tempo e intanto sembra voler lasciare in pista per la presidenza Rai solo Celli, Manzella e Mattarella, mentre tramonta (forse) Petruccioli. È slittata al 3 marzo l'assemblea degli azionisti Rai, che deve completare dal punto di vista formale la nomina del Consiglio di amministrazione, dopo l'elezione dei sette membri di competenza della Vigilanza. Manca appunto la nomina di due Consiglieri, che saranno indicati dal Ministero dell?Economia di Tremonti; ma uno dei due (l?altro sarà probabilmente di ?area Pdl - Forza Italia?) potrà arrivare alla Presidenza dell?azienda di Viale Mazzini, se la Vigilanza ne confermerà l?indicazione a larga maggioranza. Il punto è che, proprio per questo complesso meccanismo previsto dalla Legge Gasparri, la designazione di questo Consigliere - Presidente, spetta in buna misura all?opposizione. Ma il PD, dopo i giorni del ?grande smarrimento?, inizia solo ora a ristrutturarsi sotto la guida del nuovo segretario Dario Franceschini, che ha probabilmente subito anche alcune designazioni di Consiglieri Rai scelti da Veltroni e poi eletti dalla Vigilanza poche ore dopo le dimissioni dello stesso Veltroni. Ora per la Presidenza Rai Franceschini non vuole trovarsi davanti a ?fatti compiuti? e ha chiesto tempo al Governo, che allo scopo ha rinviato al 3 marzo la riunione dell?assemblea dei soci, che deve ratificare e formalizzare le decisioni del Ministero dell?Economia. Non si dovrebbe però andare oltre tale data, visto che le nomine alla Rai sono attese da circa 8 mesi e sono state rinviate nel tempo per le notissime e infauste vicende legate soprattutto al nome di Villari. Franceschini (ci pare opportunamente) non confermerebbe dunque l?ipotesi di una nomina alla Rai di Calabrese (che per motivi misteriosi piaceva a Veltroni) né punterebbe a una conferma di Petruccioli. I candidati potrebbero essere altri: Celli (non proprio nuovissimo in Rai), Manzella (e questa sarebbe davvero una novità) e Mattarella. Si vedrà la settimana prossima, mentre la Corte Costituzionale ci dirà presto se questo meccanismo di nomina dei vertici della Tv pubblica è possibile mantenerlo o se occorra cambiarlo e mentre Berlusconi preme per arrivare presto a nuovi vertici in reti e testate della Rai, probabilmente in vista degli ulteriori appuntamenti elettorali dei prossimi mesi. (Mauro Roffi)

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Albenga: integrazione del consiglio comunale di questa sera (sezione: Giustizia)

( da "Savona news" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Albenga: integrazione del consiglio comunale di questa sera All?ordine del giorno del Consiglio Comunale di Albenga, convocato alle 18.30, è stato aggiunto un nuovo argomento, di carattere straordinario ed urgente. Pertanto, durante la seduta di questa sera, verranno discussi i seguenti argomenti: Comunicazioni del Sindaco e della Giunta Comunale. Modifica alla composizione delle Commissioni Comunali permanenti. Interrogazione, a firma del Consigliere Barbero, in merito all?esposizione di bandiere in via Enrico d?Aste. Mozione, a firma dei Consiglieri Barbero, Geddo, Distilo, Vannucci, Zunino, Guarnieri, Savorè e Schneck circa iniziative da assumere per contrastare il fenomeno del commercio abusivo. Richiesta di intitolazione di una strada ad Enzo Tortora (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Zunino e Distilo). 6) Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Distilo, Schneck, Barbero, Geddo e Vannucci, intesa ad approfondire le problematiche conseguenti l?immissione nella rete del civico acquedotto di acqua emunta dai pozzi di Regione Negiaire. Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Vannucci, Distilo e Schneck, intesa a conoscere lo stato di fatto del progetto di spostamento a monte della tratta ferroviaria Finale Ligure ? Andora. Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere la volontà o meno all?incremento dei posteggi a pagamento. Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere di tempi di realizzazione di campetto in terra battuta, nel compendio della zona sportiva di Viale Olimpia. Richiesta di intitolazione di una strada agli ?Azzurri d?Italia? (Su richiesta da parte dei Consiglieri Zunino, Barbero, Geddo, Vannucci e Distilo). Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Geddo e Schneck intesa ad approfondire le problematiche di ordine pubblico nelle adiacenze dell?ex zona ospedaliera ed in altre parti del territorio comunale. Ordine del giorno in materia di tutela delle risorse idriche. ? (Su richiesta da parte del Consigliere Tonarelli). Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le iniziative poste in essere per fronteggiare la prevista cessazione di attività della discarica rifiuti solidi urbani di Magliolo. Interrogazione, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav. G. Testa. Destino e prospettive per squadra agonistica di pallanuoto ? Interrogazione a firma dei Consiglieri Barbero, Geddo, Distilo, Pollio, Vannucci, Schneck, Zunino, Guarnieri e Savorè. Attivazione di corsi per la formazione di tecnici manutentori aeronautici presso l?Istituto Tecnico Industriale Statale ? Interpellanza a firma dei Consiglieri Zunino, Barbero, Distilo, Geddo, Pollio e Vannucci. Trasferimento degli uffici del ?S.E.R.T.? dall?attuale sede di Via Vecchia Morella ? Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Distilo, Schneck, Geddo, Pollio e Vannucci) Stato economico finanziario della società ?Isola Gallinara? ? Provvedimenti conseguenti. ? (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e Zunino). Stato economico finanziario della società ?Palazzo Oddo? ? Provvedimenti conseguenti. ? (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e Zunino). Stabilimento farmaceutico Testa s.p.a. ? Variante al Piano Regolatore Generale per ristrutturazione urbanistica e bonifica ambientale, con trasferimento delle attività produttive esistenti e completamento insediamento urbano di frazione Leca, con creazione dell?ambito urbanistico B16 ? Zona RB1. Progetto in deroga al vigente Piano Regolatore Generale per incremento all?attività produttiva in essere, inerente la ristrutturazione con incremento di S.L.U. secondo le norme di attuazione vigenti e nuova costruzione di un capannone ? Richiesta allo Sportello Unico per le attività produttive da parte del Sig. PELLEGRINI Pietro ? Adozione variante al Piano Regolatore Generale ed assenso del Consiglio Comunale ai sensi dell?art. 18 ? comma 12 ? della legge regionale m. 9/1999. Strumento urbanistico attuativo di iniziativa privata ricadente nell?ambito urbanistico C7 ? Zona urbanistica Cr2 del vigente Piano Regolatore Generale ? Richiedente Sig.ra MAGLIO Ivana ? Adozione. Adeguamento delle intersezioni tra la viabilità comunale e provinciale ordinaria (S.P. n. 582 ?del Colle di San Bernardo?, S.P. n. 453 ?della Valle Arroscia?, viabilità di accesso alla frazione di Leca) e la viabilità d?adduzione alla stazione autostradale di Albenga ? Controdeduzioni alle osservazioni inerenti eventuali interferenze del progetto su siti di importanza comunitaria. Controllo di regolarità contabile e finanziaria sul rendiconto dell?esercizio 2006 ? Art. 1 ? comma 168 ? legge 23.12.2005 n. 266. Controllo di regolarità contabile e finanziaria sul bilancio di previsione 2008 ? Art. 1 ? comma 168 ? legge 23.12.2005 n. 266. Strumento urbanistico attuativo di iniziativa privata, in ambito B12 del vigente Piano Regolatore Generale, per intervento di ristrutturazione urbanistica su immobile sito in Regione Sgorre ? Richiedenti CIOCCA Giovanna ed OLIVA Giovanna ? Adozione ulteriore integrazione.

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Consulta, Amirante è il nuovo presidente (sezione: Giustizia)

( da "Arena.it, L'" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Consulta, Amirante è il nuovo presidente NOMINE. Dopo Flick 26/02/2009 rss e-mail print Francesco Amirante ROMA Francesco Amirante è il 33° presidente della Corte Costituzionale, succedendo a Giovanni Maria Flick. I 15 giudici che compongono il plenum della Coonsulta lo hanno eletto con 13 voti a favore e 2 astensioni. Vicepresidente è stato nominato Ugo De Siervo. Amirante è giudice costituzionale dal 2001 ed è stato vicepresidente dal 14 novembre 2008, la sua presidenza arriverà a conclusione nel dicembre 2010, quando scadrà il suo mandato alla Consulta. Tempo sufficiente, quindi, perchè possa presiedere il consiglio per la decisione sul lodo Alfano. Sull'argomento Amirante si è però riservato di non esprimere pareri: «Si chiama lodo ma è una legge come le altre», e la decisione «arriverà a tempo debito». E sulla sentenza relativa alla legge che prevede la distruzione delle intercettazioni illegali, varata nella precedente legislatura, ha promesso che «non ci saranno ulteriori rinvii» da parte della Corte Costituzionale. Silenzio, invece, sul discusso ddl di riforma della disciplina all'esame della Camera: «nessuna anticipazione di giudizio - ha detto Amirante - perchè quando ci sarà il promulgato, se sorgeranno problemi, la Corte lo esaminerà». Ma ha precisato che «non è immaginabile un organo di garanzia senza una libera stampa» e viceversa. Insomma, la sua sarà una presidenza all'insegna della trasparenza. Nel pomeriggio, come primo impegno, Amirante ha incontrato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nei prossimi giorni, da protocollo, ci saranno incontri con i presidenti di Camera e Senato e del Consiglio.

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Consulta: Amirante è presidente (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Campania nomine Consulta: Amirante è presidente E' napoletano il successore di Flick al vertice della Corte costituzionale E' napoletano il nuovo presidente della Corte costituzionale: Francesco Amirante è stato eletto ieri con 13 voti a favore e 2 schede bianche. Ad eleggerlo sono stati i giudici della Consulta. Amirante è il 33esimo presidente della Corte e succede a Giovanni Maria Flick, il cui mandato è terminato il 18 febbraio scorso. Il mandato del presidente Amirante scadrà il 7 dicembre 2010. Sotto la sua presidenza la consulta si dovrà occupare, tra l'altro, del lodo Alfano, del caso Abu Omar e della norma sulle intercettazioni illegali. Probabilmente, se la cassazione darà il disco verde, la consulta sotto Amirante vaglierà anche il referendum sul lodo Alfano presentato da Di Pietro. "Questo largo consenso fra i colleghi dice a fresco di nomina Amirante - mi conforta moltissimo. Io sono soltanto un "primus inter pares": c'è chi ama porre l'accento sul "primus", io mi ritengo già onorato di essere inter pare". Amirante era stato nominato vicepresidente alla Consulta il 14 novembre 2008. Il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, ha inviato un messaggio di auguri al neo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante. "Desidero, a nome della sua Città, farle giungere felicitazioni vivissime per l' elezione a Presidente della Corte Costituzionale - scrive il Sindaco - e sono certa che tale prestigioso incarico sarà caratterizzato dall'altissimo senso del dovere e dello Stato che hanno sempre costituito i valori massimi ed unanimemente apprezzati della sua vita professionale ed umana". "Questa Napoli tanto spesso calpestata sa produrre eccellenze nel mondo artistico e nel mondo culturale giuridico" ha aggiunto il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino nel corso della conferenza stampa in cui è stata consegnata una targa al cantante napoletano Sal Da Vinci per il risultato ottenuto al festival di Sanremo, riferendosi al nuovo presidente della Corte costituzionale, il magistrato di origini napoletane Francesco Amirante. Sul lodo Alfano il neoeletto presidente della Consulta ha precisato che non vi sarà "Nessun rinvio o anticipazione, è una legge come le altre". Premesso che il lodo Alfano "si chiama lodo ma è una legge come le altre ha detto Amirante - la decisione arriverà a tempo debito". "Prenderò nozione dei ruoli della Corte - ha detto aggiunto il neopresidente - e ritengo di fissarlo senza accelerazioni e ritardi". Nella conferenza stampa che ha seguito l'elezione, il neoeletto presidente della Consulta ha anche promesso che sulla sentenza relativa alla legge che prevede la distruzione delle intercettazioni illegali, varata nella precedente legislatura, "non ci saranno ulteriori rinvii". Silenzio, invece, sul discusso Ddl di riforma della disciplina all'esame della Camera: "nessuna anticipazione di giudizio - ha detto Amirante - perchè quando ci sarà il promulgato, se sorgeranno problemi, la Corte lo esaminerà", Amirante si è soffermato sul ruolo dell'informazione. "Non è immaginabile - ha detto nella sala Belvedere del palazzo della Consulta - un organo di garanzia senza una libera stampa. In magistratura dal 1980 Nato a Napoli nel 1933, si è laureato in giurisprudenza all'Università "Federico II" del capoluogo partenopeo nel 1958, anno in cui entrò in magistratura, un passato prima da pretore, poi da giudice civile a Napoli e infine componente delle Sezioni unite della Cassazione, La sua vita con la toga è iniziata con l'incarico di pretore di Forlì e, successivamente, prima di Vicenza, poi di Lagonegro. Dopo aver trascorso diversi anni presso la sezione fallimentare del Tribunale di Napoli, nel 1980 fu addetto all'ufficio del Massimario e del ruolo della Cassazione, il 23 novembre 2001 è stato eletto alla Corte costituzionale nella quota riservata alle supreme magistrature ordinaria ed amministrativa. Ha assunto le sue funzioni dopo aver giurato il 7 dicembre dello stesso anno, il 14 novembre 2008 viene nominato Vicepresidente della Corte Costituzionale. L'elezione dell'alta carica istituzionale a Palazzo della Consulta conferma la regola che vuole sulla poltrona più alta il giudice costituzionale anziano. Il primo atto del nuovo presidente, il cui mandato scadrà il 7 dicembre 2010, è stata la nomina di Ugo De Siervo a vicepresidente. Amirante succede a Flick, il cui mandato è scaduto il 18 febbraio. del 26-02-2009 num.

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ANTONIO MANZO UNA ISPEZIONE MINISTERIALE STRAORDINARIA è STATA DISPOSTA DAL MINISTRO ALFANO ... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

ANTONIO MANZO Una ispezione ministeriale straordinaria è stata disposta dal ministro Alfano per la terza sezione civile del tribunale si Salerno che si occupa di fallimenti e di esezuoni mobiliari ed immobiliari. L'ispezione è stata richiesta dal Csm per acquisire una serie di elementi istruttori, e da valutare successivamente, se ne ricorrono gli estremi, sotto il profilo disciplinare. Si tratta di una serie di elementi emersi nel corso della istruttoria per il «processo» a carico di un ex giudice della Fallimentare poi tarsferito a Potenza. Il Csm ha voluto avvalersi dell'ispettorato presso il ministero di Giustizia per indagare su una serie di circostanze: disposizioni tabellari (carichi di lavoro ed assegnazione di processi), gestione incarichi per i fallimenti. Sarà l'ispettore ministeriale Michele Nardi, giudice molto noto ora in servizio al pool ispettivo del dicastero di via Arenula, a dover redigere la relazione che poi sarà inviata alla procura generale della Cassazione e al Consiglio Superiore della Magistratura. Nardi, magistrato molto esperto in materia di criminalità economica, è arrivato da pochi giorni a Salerno ed avrebbe già sentito due magistrati dell'ufficio da indagare. Il primo incontro dell'ispettore ministeriale è stato con il presidente del tribunale Luigi Mastrominico che gli ha già garantito il massimo della collaborazione per l'opera che il collega, inviato di Alfano, dovrà compiere. Lo stesso Nardi ha già incontrato anche i suoi colleghi della quarta sezione civile del tribunale in via Papio dove dovrà svolgere il lavoro ispettivo in tempi ragionevolmente brevi sia pure tenendo conto di un compito ed un mandato molto ampio che va dalla ricognizione sulle disposizioni tabellari all'assegnazione degli incarichi per la gestione dei fallimenti. Non si tratta, infatti, di una ispezione canonica che ogni quattro anni viene disposta per qualunque ufficio giudiziario. È, invece, una ispezione straordinaria che, secondo quanto avrebbe comunicato lo stesso magistrato ispettore ai vertici del tribunale salernitano, sarebbe nata dopo la serie di audizioni di diversi magistrati avvenute in sede di Csm in occasione del procedimento disciplinare al quale fu sottoposto l'ex giudice della Fallimentare, Luigi Barrella, poi trasferito d'ufficio al tribunale di Potenza. Proprio nel corso del processo disciplinare all'ex giudice della Fallimentare furono sentiti il presidente del tribunale oltre che i magistrati in servizio alla stessa sezione. Le audizioni, particolarmente quella del presidente del tribunale Mastrominico, fecero emergere una serie di particolari in ordine alla gestione dell'ufficio stesso,sia per il carico di lavoro dei giudici, per la organizzazione del lavoro e per gli incarichi fallimentari. L'ispezione ministeriale è appena agli inizi. Al termine dell'indagine amministrativa il dossier sarà consegnato al ministro Alfano che dovrà valutare presunte irregolarità per poter esercitare azioni disciplinati per eventuali incompatibilità funzionali e ambientali. Proprio gli uffici di via Papio sono stati più volte nell'occhio del ciclone negli ultimi sei anni fino ad arrivare al trasferimento di ufficio disposto dal Csm per un magistrato. Gli uffici della Fallimentare furono visitati dai ladri nel gennaio del 2006: fotocopiarono anche i fascicoli. Nel marzo del 2003 i giudici in servizio alla Fallimentare lanciarono un inquietante allarme: «C'è una banda che inquina le procedure di vendite. Fanno lievitare il prezzo dell'immobile e poi propongono al proprietario dacci la percentuale e non compriamo». Furono aperti, su denuncia dei giudici, fascicoli in procura. Così come, su denuncia di alcuni imprenditori ne furono aperti altri. L'ispettore dovrà verificare anche il destinodi questi fascicoli.Il magistrato ispettore, Michele Nardi, da giudice del tribunale di Trani indagò, nella prima metà del Duemila, sullo scandalo dei prodotti finanziari della Banca del Salenro, l'istituto di credito che fu poi acquisito dal Monte Paschi Siena.

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UNA ISPEZIONE MINISTERIALE STRAORDINARIA è STATA DISPOSTA DAL MINISTRO ALFANO PER LA TERZA SEZI... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Una ispezione ministeriale straordinaria è stata disposta dal ministro Alfano per la terza sezione civile del tribunale si Salerno che si occupa di fallimenti e di esecuzioni mobiliari ed immobiliari. L'ispezione è stata richiesta dal Csm per acquisire una serie di elementi istruttori, e da valutare successivamente, se ne ricorrono gli estremi, sotto il profilo disciplinare. Si tratta di una serie di elementi emersi nel corso della istruttoria per il «processo» a carico di un ex giudice della Fallimentare poi trasferito a Potenza. Il Csm ha voluto avvalersi dell'ispettorato presso il ministero di Giustizia per indagare su una serie di circostanze: disposizioni tabellari (carichi di lavoro ed assegnazione di processi), gestione incarichi per i fallimenti. Sarà l'ispettore ministeriale Michele Nardi, giudice molto noto ora in servizio al pool ispettivo del dicastero di via Arenula, a dover redigere la relazione che poi sarà inviata alla procura generale della Cassazione e al Consiglio Superiore della Magistratura. MANZO A PAG. 31

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GLI ISPETTORI ALLA FALLIMENTARE (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Al lavoro il giudice incaricato Nardi. Sotto osservazione la terza sezione civile del Tribunale Gli ispettori alla Fallimentare Ministro e Csm avviano un'indagine sulla gestione di incarichi e processi

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INVIATO UN ISPETTORE SU RICHIESTA DEL CSM DOPO LE AUDIZIONI DI GIUDICI PER IL TRASFERIMENTO D'UFFICIO DI UN MAGISTRATO (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Inviato un ispettore su richiesta del Csm dopo le audizioni di giudici per il trasferimento d'ufficio di un magistrato

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ROMA. FRANCESCO AMIRANTE, NAPOLETANO, APPRODA AL PRESTIGIOSO INCARICO DOPO UNA VITA INTERAMENTE SPES... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma. Francesco Amirante, napoletano, approda al prestigioso incarico dopo una vita interamente spesa in magistratura, nei cui ruoli entra nel 1958 dopo la laurea all'Ateneo napoletano. La prima sede è la Pretura di Forlì, seguono quelle di Vicenza e Lagonegro. Trascorre quindi molti anni presso la sezione fallimentare del tribunale di Napoli. Il passo successivo, nel 1980, è il Massimario della Cassazione, alla Suprema Corte diviene presidente della Sezione Lavoro. Dal 1987 è componente fisso delle Sezioni Unite, offrendo un contributo prezioso alla giurisprudenza di legittimità. Ed è la Cassazione a designarlo il 23 novembre del 2001 come giudice della Corte Costituzionale. «Non sarò un presidente loquace: la Consulta si esprime sempre collegialmente e ciò che penso personalmente non ha molta importanza. Le critiche della stampa sono molto utili, meno lo è la ricerca di scoop fasulli». Esordisce così Francesco Amirante incontrando per la prima volta i giornalisti nella sua nuova veste. Interpreta in questo modo, racconta chi lo conosce bene, il mestiere di giudice, con una lontananza dalle polemiche che non è mai separatezza dai problemi del Paese. Nel giorno della nomina fa un eccezione e parla delle importanti scadenze che attendono la Corte. Se il caso Abu Omar è già in programma per il 10 marzo prossimo, il lodo Alfano sarà messo in calendario, «senza accelerazioni nè ritardi», spiega, riferendosi alle previsioni che rimandano all'autunno prossimo. Amirante dice di dover studiare l'argomento - i due ricorsi dei giudici di Milano nell'ambito dei processi Mills e diritti tv Mediaset e una terza causa, sollevata dal gip di Roma in relazione alla sospensione del procedimento a carico del premier Silvio Berlusconi per la presunta compravendita di alcuni senatori - ma la data sarà decisa in tempi rapidi. «Si chiama lodo ma è una legge come le altre. La Corte deciderà come sempre nella massima serenità e con la massima obiettività », tiene a precisare. «Molto rapidamente e senza ulteriori rinvii» sarà affrontato anche il nodo delle intercettazioni illegali, chiarisce Amirante riferendosi agli slittamenti dovuti al fatto che la Corte è tornata al completo solo pochi giorni fa con la nomina del giudice Paolo Grossi. Il tema delle intercettazioni si intreccia con quello di una informazione senza vincoli, che il neopresidente mostra di avere a cuore. «La libera stampa è la massima garanzia, e la Corte Costituzionale è il massimo organo di garanzia», afferma, evitando, però, di esprimersi sul ddl sulle intercettazioni (che prevede un giro di vite per i giornalisti) attualmente all'esame della Camera. «Mi si chiede un'anticipazione di giudizio che non posso dare - replica - e se sorgeranno questioni di costituzionalità la Corte li prenderà in esame sulla base del precetto costituzionale che garantisce la libertà di stampa». g.cav.

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RAFFAELE INDOLFI IL VOTO DI FIDUCIA INCOMBE SUL DISEGNO DI LEGGE PER LE INTERCETTAZIONI, MENTRE S... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

RAFFAELE INDOLFI Il voto di fiducia incombe sul disegno di legge per le intercettazioni, mentre si discute sulle modifiche da apportare al testo. Governo e maggioranza sono alle prese con questi due nodi da sciogliere entro il 10 di marzo, quando il provvedimento approderà in aula alla Camera. Gli aggiustamenti al testo sono stati al centro dell'incontro di ieri sera al gruppo del Pdl alla Camera, con il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il sottosegretario Giacomo Caliendo. Un invito alla cautela arriva da Umberto Bossi che sconsiglia il ricorso al voto di fiducia. Del provvedimento hanno discusso ieri, nel corso dell'incontro a Montecitorio, anche Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Ma di fiducia non si è parlato nella riunione del Pdl. Lo assicura il ministro Alfano al termine della riunione. «Dui fiducia - dice il ministro - non ne ne abbiamo proprio parlato, anche perchè il disegno di legge sarà trattato nella seconda decade di marzo e tutto il tempo che abbiamo lo useremo per vedere di arrivare ad una sintesi». Al ddl saranno apportate modifiche. «Oggi stesso - dice Alfano - chiameremo gli amici della Lega che hanno avuto un atteggiamento di grande responsabilità e ci confronteremo con loro». Secondo il ministro, infatti, ci sono «due o tre punti» del testo da rivedere. «Ma su quale sarà - aggiunge - la procedura con la quale presenteremo queste modifiche è ancora da discutere». Alfano dice anche che oggi chiamerà «il vicepresidente del gruppo dell'Udc alla Camera Michele Vietti» per aprire anche con lui un tavolo di confronto visto che da parte dei centristi «su questi temi c'è sempre stata una grande apertura». Sul tema delle intercettazioni è intervenuto ieri anche il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante. «Se sorgeranno - ha detto - questioni di costituzionalità, in relazione alla libertà di stampa, le prenderemo in esame». L'opposizione che ha duramente contestato il provvedimento fin dalle prime battute, minaccia una battaglia durissima in parlamento qualora il governo decidesse di ricorrere al contingentamento dei tempi e alla fiducia. «Il ddl Alfano - avverte Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia - è un regalo alla delinquenza, un attacco al potere giudiziario, alla libertà di stampa e alla sicurezza dei cittadini». Anche l'ex prefetto di Roma Achille Serra mette in guardia sui rischi del provvedimento. «Limitare l'uso - dice - delle intercettazioni telefoniche comporta un grave intralcio all'azione investigativa». Mentre Robero Rao dell'Udc sostiene che «sarebbe davvero grave se il governo dovesse ricorrere alla fiducia». Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso rilancia l'allarme. Con questa legge, dice, non sarebbe mai stato preso Provenzano, lo storico capo di Cosa Nostra. Per Grasso vanno «puniti gli eccessi, ma non si possono togliere le intercettazioni». Si parla d'intercettazioni e si parla anche di Gioacchino Genchi, che nel genere è specialista avendo intercettato per conto delle procure decine di migliaia di persone. Genchi è stato in distacco sindacale non retribuito dal primo giugno 2000 al 4 febbraio 2009. Lo ha precisato alla Camera, durante il question time, il ministro Renato Brunetta.

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Nuovo medico e borsa di studio (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Nuovo medico e borsa di studio Giovedì 26 Febbraio 2009, Oltre millecinquecento visite ambulatoriali e poco meno di cinquecento pazienti in trattamento. Questi i numeri del Centro per la sclerosi multipla (Csm) del San Bortolo. Dati preoccupanti ed in crescita negli ultimi anni. Le risorse, però, restano costanti. Il consigliere regionale del Pd Claudio Rizzato ha presentato ieri un'interrogazione a risposta immediata al consiglio regionale del Veneto, con cui chiede le ragioni del mancato potenziamento del servizio, a cui afferiscono per la terapia 345 femmine e 151 maschi, per un totale di 496 pazienti. In particolare, il consigliere del Pd chiede «per quali motivazioni è stata disattesa l'autorizzazione regionale all'acquisizione di un medico per l'assegnazione al Csm ed alla Continuità assistenziale neurologica. E per quale ragione non si ricorra alle Fondazioni per l'acquisizione delle risorse». Pronta la risposta del direttore generale dell'Ulss 6 di Vicenza Antonio Alessandri: «Il medico arriverà presto, a pochi giorni dal via libera della Regione. E la Fondazione Smuovi la vita riconoscerà al Csm la borsa di studio per un giovane medico».

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Provincia: ecco le magnifiche 4 Castagnole ko (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Provincia: ecco le magnifiche 4 Castagnole ko Giovedì 26 Febbraio 2009, (L.Bel.) Si sono disputate le gare di ritorno dei quarti della coppa Provincia. Accoppiamenti delle semifinali: Follinese - CSM Resana, San Gaetano - Suseganese. Campolongo - CSM Resana 1-5 GOL: pt 20' Casagrande, 30' Barban, 45' Gobbo, st 6' Ruffato, 28' Fabbian, 44' Simionato. CAMPOLONGO: Sartori, Corrocher (st 1' De Paolis), Caselli, Da Lozzo (st 20' Bornia), Ros, Piai, Lovisotto (st 18' Manente), Zanchetta, Casagrande (st 1' Ceolin), Armellin (st 18' El Atab), Cassandra. All. Tonon. CSM RESANA: De Marchi, Fagan (st 33' Zorzi), Tosetto, Agello (st 21' A. Barichello), D. Barichello, Rigo, Barban, Giacobbi, Gobbo (st 22' Fabbian), Ruffato (st 30' Carraro), Simionato. All. Fabbrin. ARBITRO: Barracano di Treviso. Follinese - Padernello 3-0 GOL: pt 6' Sammanà, 13' Sammanà, 31' Gallon. FOLLINESE: Da Soler, Mattiuz, M. Dal Pont, F. Dal Pont, Rizzi, Pioni (st 23' C. Dal Pont), De Sandi, D'Agostin (st 23' Benincà), Sammanà, Cecchinel (st 23' Vendrame), Gallon (st 10' Follador). All. Maset. PADERNELLO: Gallina, Bessegato, Chaibi (st 23' Bolorin), Martinelli (st 35' De Rossi), Pozzebon, Silvello, Sartoretto, D'Ambrosi, Zanetti, Favaro, Adustini. ARBITRO: Palmieri di Conegliano. Suseganese - Fontane 0-0 SUSEGANESE: Gerotto, Fellet, S. Trentin, Fornasier, Bragaggia, Zanon, Vecchio (st 12' M. Trentin), Rossetto, Polo (st 40' Tonon), Tomaselli, Cenedese (st 16' Solomon). All. Casagrande. FONTANE: Zaro, Belleri, Sartori, Prà, Vanin, Zorzi, Cervi, Stocco (st 15' Cesconetto), Bertuola, Ruffoni, Bernardi. All. Beraldo. San Gaetano - Vidor 4-0 GOL: pt 28' Magagnin, 41' Tessaro, st 41' Magagnin, 42' Bouznadi. SAN GAETANO: Ghirardo, Bordin, Caerano, Zago, Camozzato, Tessaro, Magagnin, Corato, Peveri (st 18' Possamai), Canonico (st 36' Bouznadi), Biliato (st 24' Favaro). All. Favero. VIDOR: I. Tessaro, Battistin (st 28' Bisiol), Da Riva (st 18' Piazza), Geronazzo, Casagrande, Ferracin, Poletto, Fornasier, Q. Tessaro, Spagnol, Filippi (st 27' Tormena). All. Guizzo. ARBITRO: Caramel di Treviso. NOTE: Ghirardo sull' 1-0 para un rigore a Poletto. VENETO PRIMA Elleesse La Loggia - Castagnole 2-0 GOL: pt 13' Pasquetti, 24' Facci. ELLEESSE: Andrighetto, Cerchiaro, Caron (st 45' Bonin), Donà, Loda, Toniolo, Moro (st 35' Rebesco), Bertolin, Chemello (st 25' Meneghini), Facci, Pasquetti. All. Comunello. CASTAGNOLE: Manfrin, Dotto, Picozzi, Baseggio, Urio, Visentin, Nardin, Rossi, Bamba (st 11' Gasparin), Silvestri (st 40' Pivato), Biasetto (st 11' Motta). All. Calliman ARBITRO: Morelli di Verona. Ritorno tra 15 giorni.

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Una giornata a Zanardo, Burato e a sei di Prima (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Una giornata a Zanardo, Burato e a sei di Prima Giovedì 26 Febbraio 2009, (m.m.) Queste le delibere del giudice regionale. ECCELLENZA - Una gara: Zanardo (Union CSV). Coppa Italia: Una gara a Zanette (Lia Piave). PROMOZIONE - Una gara: Burato (Opitergina). PRIMA - Una gara: Andreazza, Sabbadin (Spineda), Drusian (Cessalto), Foltran (Godega), Bertoldo (Pro Mogliano), Barbaresco (Sanfiorese). Squalifica fino al 9 marzo a Liviero (all. Spineda). SECONDA - Una gara: Zampol (Francenigo), Milani (Godigese), Valcarenghi (Paese), Bertollo, Gabin (Campigo), La Rocca, Pozzobon (Fossalunag), Felline, Roncalli (SP), Santinello (Maser), Miotto (Virtus Csm Farra). Squalifica fino la 2 marzo a Michielin (ass. arbitro Monastier). Trofeo Veneto: Una gara a Mognon (Virtus Csm Farra). JUNIORES ÈLITE - Una gara:a Dal Zotto (Cornuda Crocetta), Zampieri (Vittorio Veneto). Inibizione fino al 2 marzo a Marcon (dir. Vittorio Veneto). REGIONALI - Una gara: Pavanello (Aurora Treviso Due). ALLIEVI - Due gare: Torresan (Montebelluna), Vettori (Liventina Gorghense). Una: Colladon, Sossai (La Marenese), Segato (Montebelluna), Marangon (Montebelluna), ammenda 36 euro alla Liventina (insulti all'arbitro). GIOVANISSIMI - Una gara: Luna (Union CSV). DISCIPLINARE - Ha respinto il reclamo del Feletto ed ha confermato le quattro giornate di squalifica al giocatore Stefano Varaschin.

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TESTAMENTO BIOLOGICO: MARINO, MAGGIORANZA PARLAMENTARI E' (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

(ASCA) - Roma, 26 feb - Il 51% dei parlamentari e' favorevole all'interruzione di alimentazione e idratazione artificiali; il 49% preferirebbe vivere in stato vegetativo permanente. Netta invece la maggioranza di deputati e senatori (97%) che crede sia giusto garantire ad ogni persona il diritto di indicare in un testamento biologico le proprie volonta' sulle terapie, affinche' le stesse siano tutelate sempre e comunque. Mentre il 69% dei parlamentari dichiara che su idratazione e nutrizione artificiali ogni persona debba poter scegliere liberamente,senza obblighi di legge. E' quanto emerge da un sondaggio effettuato da Ecoradio nel Parlamento italiano sulla questione testamento biologico interpellando un campione di deputati e senatori,che rispecchia l'attuale composizione parlamentare. Commentando il sondaggio ai microfoni di Ecoradio, il senatore del Pd Ignazio Marino dice: ''Da questo sondaggio emerge che una chiara maggioranza e' contraria al disegno di legge del governo. Mi sembra un dato chiaro che riflette quello della popolazione italiana. Sarebbe importante che i nostri parlamentari votassero nello stesso modo in cui pensano''. ''Sospetto - continua Marino - che molti miei colleghi parlamentari vogliano essere mantenuti in stato vegetativo per decenni, pero' non ho mai incontrato una persona che mi abbia detto di voler essere mantenuta in quella condizione per decenni. Le persone sono libere di scegliere e se vogliono questo tipo di assistenza debbono essere garantite; allo steso modo chiedo che si debba avere la possibilita' di lasciare un indicazione sul fine vita''. Riguardo alla 'terza via' di Rutelli, Ignazio Marino dichiara ancora a Ecoradio: ''La 'terza via' di Rutelli vuol dire tornare alla via che abbiamo ora ,cioe': decide il medico. Oggi si deve pero' esercitare una scelta, la decisione finale e' personale, non puo' prenderla il medico. Il testo della maggioranza invece di aiutare le persone nel momento della sofferenza vuole essere un manifesto ideologico senza neanche un euro di aiuti a chi ne ha bisogno''. Infine, alla domanda se pensa di indire un referendum nel caso in cui dovesse passare la legge approntata dal governo il senatore Ignazio Marino precisa: ''io sono un chirurgo, come tale ho sempre un piano A, B e C. Il piano A e' in Parlamento, se questo piano verra' rifiutato dal centro destra auspico che la corte costituzionale valuti la legge e ci dica se e' costituzionale o meno. Se anche questo dovesse lasciare in piedi questa legge allora si dovra' ricorre al referendum.

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Bio-Testamento: Marino, maggioranza parlamentari contro ddl (sezione: Giustizia)

( da "KataWeb News" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Bio-Testamento: Marino, maggioranza parlamentari contro ddl 26 febbraio 2009 alle 14:49 — Fonte: repubblica.it — 1 commento Il 51% dei parlamentari è favorevole all'interruzione di alimentazione e idratazione artificiali; il 49% dal canto suo preferirebbe vivere in stato vegetativo permanente. Netta invece la maggioranza di deputati e senatori (97%) che crede sia giusto garantire ad ogni persona il diritto di indicare in un testamento biologico le proprie volontà sulle terapie, affinché le stesse siano tutelate sempre e comunque. Mentre il 69% dei parlamentari dichiara che su idratazione e nutrizione artificiali ogni persona debba poter scegliere liberamente, senza obblighi di legge. È quanto emerge da un sondaggio effettuato da Ecoradio nel Parlamento italiano sulla questione testamento biologico interpellando un campione di deputati e senatori, che rispecchia l'attuale composizione parlamentare. Commentando questo sondaggio ai microfoni di Ecoradio, il senatore del Pd Ignazio Marino dice: "Da questo sondaggio emerge che una chiara maggioranza è contraria al disegno di legge del governo. Mi sembra un dato chiaro che riflette quello della popolazione italiana. Sarebbe importante che i nostri parlamentari votassero nello stesso modo in cui pensano". "Sospetto- continua Marino -- che molti miei colleghi parlamentari vogliano essere mantenuti in stato vegetativo per decenni, però non ho mai incontrato una persona che mi abbia detto di voler essere mantenuta in quella condizione per decenni. Le persone sono libere di scegliere e se vogliono questo tipo di assistenza debbono essere garantite; allo steso modo chiedo che si debba avere la possibilità di lasciare un indicazione sul fine vita". Riguardo alla 'terza via' di Rutelli, Ignazio Marino dichiara ancora a Ecoradio: "La 'terza via' di Rutelli vuol dire tornare alla via che abbiamo ora , cioé: decide il medico. Oggi si deve però esercitare una scelta, la decisione finale è personale, non può prenderla il medico. Il testo della maggioranza invece di aiutare le persone nel momento della sofferenza vuole essere un manifesto ideologico senza neanche un euro di aiuti a chi ne ha bisogno". Infine alla domanda se pensa di indire un referendum nel caso in cui dovesse passare la legge approntata dal governo il senatore Ignazio Marino precisa: "io sono un chirurgo, come tale ho sempre un piano A, B e C. Il piano A è in Parlamento, se questo piano verrà rifiutato dal centro destra auspico che la corte costituzionale valuti la legge e ci dica se è costituzionale o meno. Se anche questo dovesse lasciare in piedi questa legge allora si dovrà ricorre al referendum. AGI

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La Consulta a Prodi: "Fu illegale la revoca di Petroni dal Cda Rai" (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 49 del 2009-02-26 pagina 0 La Consulta a Prodi: "Fu illegale la revoca di Petroni dal Cda Rai" di Redazione Il massimo organo della giustizia amministrativa accoglie il ricorso della commissione di Vigilanza sulla tv di Stato: "Il consigliere in quota Udc, cacciato nel maggio 2007 da Padoa Schioppa, Udc doveva rimanere al suo posto" Roma - Non spettava al ministro dell?Economia Tommaso Padoa Schioppa, d?intesa con il presidente del Consiglio Romano Prodi, la revoca del consigliere di amministrazione della Rai, Angelo Maria Petroni. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso presentato dalla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Rai, Consulta: il governo non poteva revocare Petroni dal Cda (sezione: Giustizia)

( da "Rai News 24" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma | 26 febbraio 2009 Rai, Consulta: il governo non poteva revocare Petroni dal Cda Rai Non spettava al governo e in particolare al ministro dell'Economia e delle Finanze proporre la reovca del consigliere di amministrazione Rai Angelo Maria Petroni senza una deliberazione della Commissione parlamentare di vigilanza. E' quanto ha stabilito la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso della commissione nei confronti del governo e così risolvendo il conflitto di attribuzione sollevato dalla Vigilanza. La Consulta ha dunque annullato la proposta di revoca presentata l'11 maggio del 2007 dall'allora ministro dell'Economia e finanze Tommaso Padoa Schioppa nei confronti di Petroni, membro del Cda indicato dal ministero quale azionista di riferimento. "La Corte Costituzionale - rende noto l'ufficio stampa della Consulta - ha accolto il ricorso proposto dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo e e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nei confronti del Ministro dell'economia e delle finanze e del Presidente del consiglio dei ministri, e ha dichiarato che non spettava al Governo, e per esso al Ministro dell'economia e delle finanze, proporre la revoca del consigliere d'amministrazione prof. Angelo Maria Petroni senza una previa deliberazione della ricorrente Commissione". "La Corte, per l'effetto - conclude la nota - ha annullatola proposta di revoca presentata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze in data 11 maggio 2007".

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Showdown sul diritto di sciopero (sezione: Giustizia)

( da "AprileOnline.info" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Showdown sul diritto di sciopero Ida Rotano, 26 febbraio 2009, 18:06 Il disegno di legge delega al governo è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani. Si accende lo scontro tra governo e Cgil: "Credo che ci sia una larga convergenza con la gran parte delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro. Temo però che manchi la Cgil", ha affermato il ministro Sacconi. Non si fa attendere la reazione di Epifani: il governo, avverte "stia attento, perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione" . Le reazioni politiche La crisi economica morde sempre più e il governo, colpevolmente cosciente del fatto che le misure anticrisi finora adottate sono assolutamente insufficienti e che l'effetto annuncio non basterà a farlo passare indenne in una recessione economica che ha appena iniziato a farsi sentire, decide di dare il colpo finale al mondo del lavoro per disinnescare il pericolo di una vasta opposizione sociale. Così, arriva lo showdown sul diritto di sciopero. Ufficialmente si tratta di "far convivere" il diritto costituzionale alla protesta dei lavoratori con quello degli interessi dei cittadini-utenti. Ufficialmente la nuova regolamentazione riguarderà solo il settore dei trasporti. Ma la realtà rischia di essere molto diversa: il governo rifiuta di legiferare sulla democrazia sindacale, respinge l'ipotesi che le lavoratrici e i lavoratori possano decidere sulle piattaforme e sugli accordi con il loro voto e, nello stesso tempo, gli impone di non scioperare o di scioperare virtualmente. I tempi della riforma. La proposta di riforma delle leggi che regolano le agitazioni nei servizi pubblici essenziali, specificatamente nei trasporti verrà approvata domani in consiglio dei ministri. Tre i punti chiave della bozza: l'idea di introdurre un referendum in azienda per verificare se la maggioranza dei lavoratori vuole l'agitazione, l'ipotesi di chiedere una comunicazione anticipata dell'adesione di un dipendente allo sciopero, infine, il concetto di "sciopero virtuale". In pratica una giornata di agitazione che prevede comunque il lavoro di chi aderisce e che porta in beneficenza il corrispettivo dovuto e non pagato dall'azienda a chi sciopera. Il ministro Sacconi ha detto di "confidare in una larga convergenza con la gran parte delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro" ad eccezione della Cgil. Poi in un confronto/scontro a distanza con Guglielo Epifani, il ministro definisce "assurde" le accuse di forzatura sul diritto di sciopero e anticipa che il governo "non accetterà veti". "Ricordo a Epifani - dice il ministro del welfare - che il Governo ha proceduto a definire un cauto percorso di consultazione con le parti sociali relativamente all'ipotesi di regolazione delle modalità di conciliazione tra diritto di sciopero e diritto alla libera circolazione delle persone. Il Consiglio dei ministri del 17 ottobre scorso (ben oltre quattro mesi fa) ha approvato prime linee guida in materia, cui è seguita una consultazione delle parti sociali con la presenza di tutti i segretari generali (Epifani era rappresentato dal segretario confederale Solari). Sono stati richiesti contributi anche scritti e in tempi ancor più lunghi di quelli annunciati - prosegue Sacconi -. Si ritorna ora al Consiglio dei Ministri sulla base di un testo che ha recepito molte delle indicazioni presentate dalle parti sociali. Si tratterà ovviamente di un disegno di legge (e non di un decreto legge) contenente deleghe che, una volta approvate dal Parlamento, saranno oggetto di relativa consultazione espressamente prevista dalla norma". Il monito della Cgil. Se il Governo intende riformare il diritto di sciopero dei servizi di pubblica utilità con l'obiettivo di ridurre una libertà garantita dalla Costituzione, la Cgil si opporrà. "Vedremo cosa il Governo deciderà affettivamente - ha detto Epifani - stia molto attento perchè in materia di libertà, di diritto allo sciopero che è una libertà delle persone costituzionalmente garantite, bisogna procedere con grande attenzione". Epifani ha aggiunto che "se il Governo intende, partendo dal problema del rispetto del diritto degli utenti, ridurre una libertà fondamentale la Cgil si opporrà ora e dopo". Il leader della Cgil ha comunque confermato la disponibilità della sua organizzazione a confrontarsi con l'esecutivo. "Naturalmente - ha detto - su materie come questa se il Governo decide, nella sua bontà, di discutere anche con le organizzazioni sindacali noi siamo pronti. Naturalmente, sulla base delle nostre opinioni". Epifani ha ricordato che "il sindacato confederale italiano è sempre stato attento a conciliare il diritto di sciopero con quello degli utenti, in modo particolare nel settore dei trasporti. Se c'è da aggiustare qualcosa di una normativa pure rigida che abbiamo - ha sottolineato - eventualmente questo lo si può vedere. Ma se si vogliono introdurre forzature che limitano poteri e prerogative è un'altra questione". Secondo il leader della Cgil "tutto dipende da cosa il Governo decide e dalle questioni che porrà. A mio modo di vedere non si può decidere uno sciopero con il 51%, mentre il 49% non può mai scioperare". Sullo sciopero virtuale, Epifani ha affermato che "può essere aggiuntivo e mai sostitutivo". Sul fatto di dichiarare l'adesione preventiva allo sciopero, il segretario generale della Cgil ha osservato che "può essere un modo per rendere inutile uno sciopero. Attorno a questi nodi è evidente che ruoterà il confronto, se il Governo intende aprirlo. Il Governo stia molto attento su questa cosa". Il numero uno di Corso Italia ha confermato che su questi temi si tenterà una intesa anche con Cisl e Uil. Ma - ha concluso - "se uno pensasse di estendere ad altri settori lo sciopero e di forzare la Costituzione è chiaro che ci sarebbe un problema di democrazia. Infatti non c'è solo il problema del diritto degli utenti, talvolta uno sciopero fatto bene aiuta a regolare il conflitto meglio di altre forme improprie". Ma i sindacati non fanno fronte comune. La Cisl ha detto sì al progetto del governo a patto che riguardi solo i trasporti. Plausi nel centrodestra. Il presidente della commissione di Garanzia per gli scioperi, Antonio Martone, approva il progetto di riforma che il Governo si accinge a varare, spiegando che "va bene perché raccoglie molte delle indicazioni giunte in questi anni dal Parlamento". Occorre comunque gradualità ed "è importante che i criteri sulla rappresentanza arrivino dalle parti sociali". Netta la posizione del presidente della Camera, Gianfranco Fini: "E' auspicabile" che almeno alcuni aspetti dell'esercizio del diritto dello sciopero "possano essere riassorbiti sul terreno politico delle trattative tra datori di lavoro e sindacati, ma è sempre più urgente avviare una riflessione sulla 'tenuta' della vigente disciplina di settore per individuarne lacune e prospettare ipotesi di adeguamento alla nuova realtà". Fini, aprendo i lavori dell'Autorithy sull'attuazione della legge sullo sciopero, aggiunge: "Non si tratta di soffocare il diritto di sciopero, ma di armonizzarlo con l'esercizio degli altri diritti di tutti i cittadini, con un bilanciamento che deve tener conto dell'evoluzione sociale". Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, afferma: "Non si può più pensare agli scioperi selvaggi. C'è l'idea del cosiddetto 'sciopero virtuale'. Oggi lo sciopero dei trasporti non punisce certo l'azienda degli autobus o dei treni, ma il pendolare e chi deve andare al lavoro. Allora perché non fare uno sciopero virtuale: si fa sapere che lo scioperante avanza delle rivendicazioni nei confronti dell'azienda, dopodiché il denaro che il lavoratore avrebbe perso a causa dello sciopero si potrà destinare alla beneficenza o ai fondi per la cassa integrazione". E Umberto Bossi spiega così la posizione della Lega in merito all'intervento sullo sciopero che il Governo sta preparando: "Gli scioperi selvaggi non vanno bene, perchè portano via altri diritti ai cittadini. Bisogna trovare un compromesso con il diritto allo sciopero che è garantito dalla Costituzione e che è parte della nostra storia". Il Partito democratico è atteso al varco. Di "proposta positiva", in riferimento allo sciopero virtuale, parla il giuslavorista Pietro Ichino, senatore democratico. Da lui è stata depositata a Palazzo Madama quattro mesi fa un ddl sul tema. "La nostra proposta è stata discussa a novembre con le parti sociali ivi comprese la associazioni dei consumatori, quella del governo, per ora, è solo un atto unilaterale. Ignoriamo quali consultazioni abbia fatto in proposito il governo e quali siano stati i risultati, in tutti i casi non è certo questo il modo di procedere su questa materia", spiega Ichino. "Il governo si è rifatto alla nostra elaborazione inserendo elementi di provocazione e alcune contraddizioni che non giovano alla limpidezza della sua iniziativa e rischiano di essere controproducenti sul piano dell'applicazione pratica". Pierluigi Mantini dice "no" a forzature, ma sottolinea come "certamente c'e' la necessita' di regolamentare meglio lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, per arrecare un danno limitato all'utenza e per evitare che si arrivi a quelle forme riconducibili agli scioperi selvaggi". Enrico Letta, Tiziano Treu e Cesare Damiano si affidano ad una nota congiunta: "La materia dello sciopero è troppo rilevante, sul piano costituzionale e politico, per essere affrontata con iniziative unilaterali del Governo, tanto più con lo strumento della legge delega, già largamente abusato dall'esecutivo", scrivono. "Condividiamo l'esigenza che l'esercizio dello sciopero sia reso compatibile con la tutela dei cittadini e che si possano trovare regole per migliorare questa tutela, specie nel settore dei trasporti dove la regolamentazione attuale non ha impedito gravi disagi ai cittadini soprattutto per iniziative conflittuali di organizzazioni poco o niente rappresentative. La definizione di queste regole deve essere oggetto di una ricerca comune con le parti sociali che possa essere base di una soluzione legislativa". "Riteniamo quindi urgente - proseguono i tre esponenti del Pd - che il Governo predisponga un tavolo di confronto con tutte le parti interessate per valutare gli interventi più adatti in materia: strumenti negoziali di prevenzione dei conflitti, procedure di proclamazione che verifichino l'effettiva volontà dei sindacati e dei lavoratori in ordine al conflitto, anche con ricorso al referendum, forme alternative di conflitto, come lo sciopero virtuale, non lesive dei diritti dei cittadini". Per Rosy Bindi, il governo sbaglia tempi e modi per intervenire sulla regolamentazione del diritto di sciopero nel trasporto pubblico. "La scelta di un disegno di legge delega che incide in maniera così rilevante su questa materia appare molto problematica, sembra infatti prevalere la volontà politica di sterilizzare il dissenso che non la ricerca di contemperare i legittimi interessi dei lavoratori e degli utenti". E la vicepresidente della Camera aggiunge: "Lo sciopero è un diritto costituzionalmente garantito, limitarne il ricorso in presenza di una situazione economica e sociale assai difficile diventa pericoloso soprattutto se queste norme dovessero configurarsi come il nuovo tassello di una strategia che produce la divisione tra i sindacati e la contrapposizione tra lavoratori. Serve prima di tutto un confronto con le parti sociali e con il Parlamento, espressione della rappresentanza dell'interesse generale". Netto il senatore Paolo Nerozzi, della sinistra democrats: "Nessuna legge sullo sciopero senza un accordo con Cgil, Cisl e Uil". "E' indispensabile - aggiunge Nerozzi - lavorare contemporaneamente, in tema di regolamentazione dello sciopero, a nuove norme utili a garantire la certezza della rappresentanza sindacale, a partire della piattaforma sindacale unitaria che già prevedeva importanti innovazioni in tal senso. Il compito del legislatore, in questa materia così delicata, dovrebbe attenersi al recepimento degli accordi delle parti sociali. Naturalmente dovremo leggere attentamente quello che il governo sta predisponendo. Ma - continua il senatore del Pd - da subito desidero invitare l'esecutivo a fare molta attenzione in materia di libertà del diritto di sciopero. Si tratta della libertà delle persone, costituzionalmente garantita. E' necessario, quindi, procedere con cautela, sensibilità e coinvolgimento di tutti. Inoltre - conclude Nerozzi - un provvedimento che assumesse un taglio ideologico in tema di restringimento del diritto di sciopero, rischierebbe di aumentare la conflittualità sia nelle modalità tradizionali sia in vecchie forme corporative". La sinistra annuncia le barricate. "Dopo aver cancellato la rappresentanza e il conflitto sul terreno politica e istituzioni, questo Governo prova a cancellare le esperienze di conflitto sociale e i diritti inalienabili dei lavoratori e lavoratrici, sia individuali che collettivi". E' quanto dichiara Franco Giordano, esponente del Movimento per la Sinistra. "E' veramente inquietante, occorre una mobilitazione democratica - dice Giordano - perchè quello che si mette in atto è una vera e propria stretta autoritaria: in un momento di crisi drammatica vogliono imbavagliare il mondo del lavoro, scaricando su di esso tutti i costi della crisi". Per Giorgio Cremaschi della Fiom-Cgil ed esponente della Rete 28 Aprile, "il diritto allo sciopero è un diritto individuale e già esistono le leggi che lo disciplinano. Trasformarlo in un potere dei sindacati maggioritari, tra l'altro da attuare in forme virtuali, cioè inesistenti, significa semplicemente cancellare tale diritto. Né vale la tesi per cui questa misura eccezionale e antidemocratica avrebbe effetti solo nel settore dei trasporti. E' evidente, infatti, che i principi che qui vengono affermati, proprio perché affrontano temi di carattere costituzionale, non possono essere ristretti a un solo settore. Limitare la libertà, imporre autoritariamente le decisioni e reprimere il dissenso è una caratteristica tipica dei sistemi antidemocratici e, nella nostra storia, è la caratteristica autentica del fascismo", continua il sindacalista. "Se il Governo andrà avanti su queste misure, occorrerà una risposta politica e sindacale senza precedenti, sia sul piano delle relazioni sociali e sindacali, sia sul piano del ricorso alla magistratura e alla Corte Costituzionale. E' chiaro che dopo questa scelta, con questo Governo ci puo' essere solo rottura e conflitto sociale". Per Paolo Ferrero: "Il governo attacca il diritto di sciopero, perché vuole far pagare la crisi ai lavoratori e portare avanti un disegno complessivo di attacco e stravolgimento della Costituzione, aggredendo i sindacati dopo averlo fatto con la magistratura". Secondo il leader del Prc il governo pensa di "cominciare con i trasporti per poi cambiare il diritto di sciopero in tutti i settori perché vogliono stravolgere tutto. L'attacco a questo diritto costituzionale è sempre motivato in modo diverso- spiega - ma la verità è che i lavoratori sono costretti a scioperare perché le aziende non rispettano i contratti, soprattutto quelle dei trasporti.Il governo vuole la guerra tra i poveri per coprire le sue responsabilità".

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Popolarità o populismo? (sezione: Giustizia)

( da "AprileOnline.info" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Popolarità o populismo? Giustiniano Rossi, da Parigi, 26 febbraio 2009, 19:33 La riflessione/2 In un periodo di crisi come quello attuale sarebbe lecito attendersi una crescente impopolarità dei responsabili dei governi ed un aumento di consensi per i loro oppositori. Invece un rapido viaggio attraverso le più importanti cancellerie europee rivela una realtà più complessa e contraddittoria In un periodo di crisi come quello attuale, con le banche che devono ricorrere allo Stato per evitare la bancarotta, le imprese la cui sorte dipende dal sostegno finanziario pubblico, i lavoratori dipendenti che non sanno come arrivare alla fine del mese, i pensionati ormai ridotti in una condizione di indigenza, i giovani disoccupati fino a 25 o 30 e precariamente occupati in seguito, i migranti trattati come criminali, sarebbe lecito attendersi una crescente impopolarità dei responsabili dei governi ed un aumento di consensi per i loro oppositori. Invece un rapido viaggio attraverso le più importanti cancellerie europee rivela una realtà più complessa e contraddittoria. Il primo ministro inglese, Gordon Brown, che sei mesi fa aveva recuperato non pochi consensi rispetto all'opposizione conservatrice in virtù della sua rapida reazione alla crisi finanziaria, crolla al 28% delle intenzioni di voto contro il 48% dei conservatori per l'aggravarsi della crisi, l'inefficacia del piano di salvataggio delle banche, il crollo del settore immobiliare e le incertezze sugli aiuti all'industria automobilistica. Il primo ministro spagnolo José-Luis Zapatero, dopo aver negato l'esistenza della crisi fino ad agosto 2008, ha visto scendere la sua quota di popolarità al 32,4% malgrado l'annuncio di vari piani di sostegno dell'economia, ma il leader dell'opposizione di destra Mariano Rajoy, sotto il peso degli scandali che hanno investito il Partido Popular, non ne ha approfittato e il PSOE parte favorito alle prossime elezioni in Galizia e nel Paese basco. La cancelliera tedesca Angela Merkel è tuttora in testa al "Politbarometer", malgrado le accuse che le sono state rivolte per aver sottovalutato la crisi. La Merkel, che incontra vasti consensi per la sua prudenza, la sua tendenza ad evitare i rischi e le decisioni precipitose, la sua preferenza per uno statu quo che sembra tranquillizzare molti tedeschi nei periodi di instabilità, è la più probabile candidata alla sua successione alle elezioni politiche di settembre. Il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, sfuggito alle patrie galere grazie a un complesso intreccio di prescrizioni, assoluzioni, condanne e leggi ad personam, protagonista di gaffes inaudite, riciclatore di fascisti, a capo di un governo ultraconservatore con tinte apertamente reazionarie, godrebbe, secondo i sondaggi, di una quota di popolarità che si aggira intorno al 60%, approfittando, sembra, dell'immagine negativa del precedente governo, delle difficoltà dell'opposizione e della manipolabilità dell'opinione pubblica italiana. Eppure il Cavaliere, associato alla loggia P2 dal gennaio 1978 fino alla data del suo scioglimento per legge, ne sta metodicamente realizzando il programma, dalla divisione dei sindacati all'indebolimento della TV pubblica e contestuale rafforzamento di quella privata, dalla modifica della Costituzione al condizionamento del CSM, dall'asservimento al potere politico dei pubblici ministeri alla promozione della repubblica presidenziale. L'unico capo di governo che rivendica fieramente la sua impopolarità - inevitabile a suo dire nel momento in cui la Francia attraversa una crisi eccezionale - sembra essere Nicolas Sarkozy, che non si stanca di ripetere che non cambierà strategia politica né metodi di governo, incurante del fatto che la sua quota di consensi cala di quattro-nove punti in febbraio e crolla al 36 - 44 % (a seconda dei sondaggisti). Per le elezioni europee il suo partito è accreditato del 26% dei voti contro il 23% al PS, una previsione non buona ma neppure catastrofica, data la scarsa credibilità dell'opposizione, che dovrebbe consentire al turbopresidente e alla sua maggioranza di attraversare la tempesta limitando i danni fino alle elezioni presidenziali e politiche del 2012. Certo la crisi, che galoppa al ritmo di 3.000 nuovi disoccupati al giorno ed erode inesorabilmente il potere d'acquisto delle classi popolari, mette a nudo l'ideologia di un candidato presidente eletto grazie alla ripetizione fino alla nausea di slogan come "meno Stato, meno tasse, più lavoro e maggiore guadagno", un progetto politico che il piccolo avvocato non rinnega, ma rivendica contro tutto e contro tutti. La contraddizione fra la realtà e le chiacchiere rende l'azione del presidente incoerente, obbligandolo o realizzare a breve termine tutto il contrario di quello che dice di voler fare a lungo termine, mettendosi contro professori universitari e ricercatori, medici, una parte della stampa - per non parlare dei sindacati - moltiplicando le occasioni di rivolgersi direttamente ai francesi, alla TV come nei frequenti viaggi in provincia o al salone dell'agricoltura a Parigi. Ben protetto da ingenti forze di polizia e da un adeguato perimetro di sicurezza, naturalmente. Sono sempre più numerosi quelli che temono una ripresa dei movimenti di massa tuttora in cerca di adeguata rappresentanza politica - la riuscita della mobilitazione del 29 gennaio ne è un segnale. Il 19 marzo si replica. Le conseguenze di una politica presidenziale che trascura l'occupazione e il potere d'acquisto di salari e pensioni, di un fuoco d'artificio di annunci che finiscono per screditare gli annunci stessi, dato che la loro traduzione in pratica è l'eccezione, non certo la regola.

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Rai, per Consulta non spettava a governo revocare Petroni da Cda (sezione: Giustizia)

( da "Reuters Italia" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA (Reuters) - Con una sentenza pubblicata oggi la Corte costituzionale ha stabilito che non spettava al governo (nel caso specifico al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa) revocare dal suo incarico il consigliere di amministrazione della Rai Angelo Maria Petroni. Lo rende noto un comunicato della Consulta. "La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso proposto dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo e e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nei confronti del ministro dell'Economia e delle finanze e del presidente del Consiglio dei ministri, e ha dichiarato che non spettava al governo, e per esso al ministro dell'Economia e delle finanze, proporre la revoca del consigliere d'amministrazione Angelo Maria Petroni senza una previa deliberazione della ricorrente Commissione", si legge nella nota dell'ufficio stampa. "La Corte, per l'effetto ha annullatola proposta di revoca presentata dal ministero dell'Economia e delle finanze in data 11 maggio 2007", si conclude così la vicenda che aveva visto opposti il consigliere di amministrazione, nominato su proposta del ministro dell'Economia (all'epoca Giulio Tremonti), e non gradito al suo successore che ne aveva deciso la decadenza. Petroni, in un primo tempo sostituito da Fabiano Fabiani, era poi stato reintegrato nelle sue funzioni.

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*Rai: sulla revoca di Petroni la Consulta dà ragione a Landolfi (sezione: Giustizia)

( da "Velino.it, Il" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL - *Rai: sulla revoca di Petroni la Consulta dà ragione a Landolfi --IL VELINO SERA-- Roma, 26 feb (Velino) - Non spettava al governo proporre l?11 maggio 2007 la revoca del consigliere d?amministrazione della Rai Angelo Maria Petroni (reintegrato dal Tar dopo tre mesi). Il ministro dell?Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, “senza una previa deliberazione della Vigilanza Rai”, non avrebbe dovuto agire. Con queste motivazioni la Corte costituzionale ha definito finalmente quel conflitto di attribuzioni sollevato a novembre 2007 dalla Vigilanza (all?unanimità) nei confronti di Tps. L?ultima parola nella decisione di rimuovere un consigliere d?amministrazione della Rai spetta dunque al Parlamento, per il tramite della Vigilanza, per i sette consiglieri d?amministrazione di nomina parlamentare. E spetta al governo, ma solo previa deliberazione di San Macuto, sugli altri due amministratori indicati dall?azionista. Una sentenza che colma una lacuna evidente della Gasparri, che non sembra avere ripercussioni sulla procedura di nomina in atto e che tornerà utile nelle stagioni future del settimo piano. (glv) 26 feb 2009 19:02

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RAI: BUTTI, CONSULTA RICONOSCE RUOLO COMMISSIONE VIGILANZA (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

(ASCA) - Roma, 26 feb - ''Anche se a distanza di qualche mese, le valutazioni espresse a suo tempo dal centrodestra trovano conferma nel pronunciamento della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso presentato a suo tempo dalla Commissione di Vigilanza RAI. Nulla da aggiungere rispetto a quanto gia' detto sulla figuraccia rimediata dall'allora ministro Padoa Schioppa e quindi da Prodi. Questo significa anche riconoscere la validita' del ruolo della Commissione di Vigilanza e soprattutto le sue competenze e la sua utilita'. Ora, in presenza di una vittoria cosi' schiacciante, non e' tempo di polemizzare ulteriormente e quindi attendiamo dal centrosinistra valide indicazioni per procedere con il completamento del Cda Rai''. Lo dice il senatore Alessio Butti, capogruppo Pdl in Commissione di Vigilanza Rai.

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Rai/ Consulta dà ragione a Petroni: revoca non spettava a (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 26 feb. (Apcom) - Non spettava al Governo decidere la revoca del consigliere di amministrazione Angelo Maria Petroni. La Corte Costituzionale dà ragione alla commissione di Vigilanza, che aveva sollevato un conflitto di attribuzione nei confronti del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa e del premier Romano Prodi in merito alla revoca del rappresentante del Tesoro in cda: la Bicamerale di San Macuto, stabilisce la Consulta, avrebbe dovuto deliberare in merito. Una decisione che, per qualcuno, potrebbe anche avere effetti sulle questioni di stretta attualità politica, come la nomina, attesa a giorni, del rappresentante dell'azionista nel nuovo consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. La vicenda Petroni si apre l'11 maggio 2007, quando il cdm sotto la guida di Romano Prodi approva la richiesta di revoca dell'allora titolare dell'Economia. Il 7 giugno il Tar approva la richiesta di sospensiva della procedura di revoca avanzata da Petroni. Nonostante ciò, il 10 settembre, Petroni viene rimosso e sostituito, al settimo piano di Viale Mazzini, da Fabiano Fabiani. Il 16 novembre il Tar accoglie il ricorso di Petroni contro la sua sostituzione: sei giorni dopo il Governo chiede la sospensione della sentenza. Una richiesta bocciata il 4 dicembre dal Consiglio di stato, che reintegra Petroni nel cda. Nel frattempo, il 26 settembre del 2007, la commissione di Vigilanza aveva sollevato un conflitto d'attribuzione, giudicato ammissibile il 27 febbraio del 2008. Oggi la pronuncia finale che, più che nel merito del caso (di fatto chiuso: Petroni siede ancora nel cda) potrebbe avere effetti anche sulle prossime nomine. La questione è verificare se la sentenza odierna, oltre che a stabilire criteri per la revoca del rappresentante del Tesoro, ne stabilisce anche quelli di nomina: può, a questo punto, l'azionista nominare il suo fiduciario senzala preventiva deliberazione della Vigilanza, come prevede la legge Gasparri? Non ha dubbi l'ex ministro Paolo Gentiloni, che si chiede "come farà il governo a nominare il proprio rappresentante nel nuovo Cda Rai. Sembra infatti impossibile - osserva - che il potere esclusivo del governo, negato sulla revoca, possa sopravvivere per la nomina del consigliere". Secondo il capogruppo del Pd, Fabrizio Morri, il pronunciamento della Corte conferma che è necessaria una modifica della legge Gasparri. E anche l'ex presidente della Vigilanza, Mario Landolfi, promotore del conflitto ammette: "se la sentenza è 'manipolativa' allora si può ipotizzare che non potendo il Tesoro revocare, non può nemmeno nominare in autonomia. Ci sarebbe quindi un vuoto legislativo e la necessità di modificare la Gasparri in quel punto". Di tutt'altro avviso il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani: "Oggi sono definitivamente sfumate le ipotesi di riscrittura della legge Gasparri" con una sentenza "che riafferma la centralità del Parlamento". Mentre il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti, pur sottolineando la necessità di una modifica della legge Gasparri, osserva che non c'è automatismo tra potere di nomina e quello di revoca: "Quando una legge stabilisce il potere di nomina, non sempre implicitamente stabilisce quello di revoca. Ad esempio, nonostante la Costituzione preveda l'esclusivo potere di nomina dei ministri da parte del presidente del Consiglio, la dottrina ritiene che non esista un potere di revoca. E' analogo a quanto avvenuto oggi". La Consulta, insomma, si è pronunciata sul potere di revoca, e non su quello di nomina espressamente previsto dalla legge. Che, dunque, non verrebbe messo in discussione. Intanto, già martedì il Tesoro potrebbe nominare il suo rappresentante in Cda (dovrebbe rimanere Petroni): per quel giorno è convocata, infatti,l'Assemblea degli azionisti dell'azienda per gli adempimenti previsti con la nomina del cda. Tradotto: ratifica dei sette consiglieri eletti dalla Vigilanza, nomina del rappresentante del Tesoro e indicazione del presidente. Su quest'ultima, spinosa questione, sono stati avviati i contatti tra maggioranza e opposizione. Questa mattina, i commissari del Pd sono stati informati dello stato delle trattative: le ipotesi, spiegano i partecipanti alla riunione, "sono tutte ancora sul tavolo". Il nodo da sciogliere, in primo luogo, è se spingere per una riconferma di Petruccioli o puntare su un nome nuovo. Solo dopo aver sondato Palazzo Chigi sulle possibilità di prorogare l'attuale presidente, Franceschini passerà a indicare un nome, o più probabilmente, i nomi alternativi. Non è detto comunque che entro lunedì si riesca a trovare la quadra. Tra le ipotesi illustrate stamane, infatti, anche quella di un ulteriore rinvio: sarebbe l'extrema ratio, ma l'Assemblea degli azionisti di martedì potrebbe decidere di formalizzare solo le nomine dei sette consiglieri votati dalla Vigilanza, e lasciare in stand by la pratica della presidenza. Che sarebbe occupata 'ad interim', come già accaduto più volte nella storia dell'azienda, dal consigliere anziano, in questo caso Guglielmo Rositani.

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Rai/ Landolfi: Soddisfatto da Consulta, sopruso rinuovere (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 26 feb. (Apcom) - L'ex presidente della Vigilanza Rai, Mario Landolfi, non nasconde la soddisfazione per il pronunciamento della Corte costituzionale sul caso Petroni: "Sono molto soddisfatto, soprattutto per quello che ho dovuto passare per convincere gli altri commissari della fondatezza della mia battaglia". La Corte, per l'ex presidente della bicamerale di San Mcuto, "ha stabilito come la revoca di un consigliere della Rai senza il preventivo parere della commissione di Vigilanza, e quindi del Parlamento, si configuri come un abuso, anzi come un sopruso, che fu quello compiuto dal ministro Padoa-Schioppa". Ora, spiega Landolfi, si aprono due strade per la risoluzione dei nodi politici più attuali: "Se la Corte si è limitata ad esaminare il caso di specie, ha semplicemente ribadito il principio che è essenziale il ruolo della Vigilanza nella revoca, se invece - spiega Landolfi - la sentenza è 'manipolativa' allora si può ipotizzare che se il Tesoro non può revocare, non può nemmeno nominare in autonomia. Ci sarebbe quindi un vuoto legislativo e la necessità di modificare la Gasparri in quel punto".

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Rai/ Lainati: Consulta dimostra che contro Petroni fu (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 26-02-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 26 feb. (Apcom) - "Contro il Consigliere RAI Angelo Maria Petroni c'è stata una vera e propria caccia all'uomo scatenata da Prodi e dalla sinistra. Lo conferma la Corte Costituzionale che ha detto chiaramente che l'ex-Ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa non avrebbe potuto cacciare Petroni dalla tv pubblica". Lo afferma in una nota il vicepresidente della commissione di Vigilanza. "Nella scorsa legislatura - ricorda Lainati - ci siamo battuti da oppositori in Commissione di Vigilanza Rai contro questo vero e proprio atto di violenza politica voluto dalla sinistra-unionista, ed oggi la Consulta ci dà finalmente ragione. La defenestrazione del Prof. Petroni giunse al culmine di una campagna politica e di stampa contro il rappresentante del Ministero dell' Economia nel cda Rai, considerato da Prodi e da Padoa-Schioppa un avversario".

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