(
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)>"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract: che anche le Regioni che
vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta
dei cittadini». In vista della Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi,
anche ieri come nei giorni scorsi, molti presidenti di Regione - da Agazio Loiero
a Mercedes Bresso e Claudio Martini, tutti del centrosinistra- hanno criticato
che il testo loro inviato prevedesse l'
L'addio
di de Franciscis: (
da "Corriere
del Mezzogiorno" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
il senatore
Mancino è il vicepresidente del Csm. Mentre noi casertani siamo fuori da ogni
possibilità di determinare scelte e dinamiche politiche». Si sforza di esibire
un nuovo volto: quello rivolto alla speciale devozione che conserva per la
Madonna di Lourdes. Firma due atti per assicurare il patrocinio della Provincia
di Caserta ad alcune iniziative sociali del Rotary.
I
cassintegrati Alfa sotto il Pirellone: (
da "Giorno,
Il (Milano)" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Intanto lo
Slai Cobas ha presentato un esposto al Csm per denunciare presunte irregolarità
nell'assegnazione dei Magistrati che si occupano delle cause presentate dal
sindacato. «Ci sembra strano che 5 delle 6 cause siano state assegnate allo
stesso giudice visto che i relatori dovrebbero essere individuati per
sorteggio», spiega Corrado Delle Donne,
MAGISTRATI
IN POLITICA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
vice
presidente del Csm dal 1996 al 1998, è giunto alle stesse conclusioni ( La
Stampa del 19 marzo), ma ha proposto che al magistrato in politica, dopo la
fine del mandato, «si assicuri all'interno della pubblica amministrazione
(magari garantendogli ampia facoltà di scelta) una funzione, un grado, uno
stipendio adeguato al ruolo e alla funzione precedentemente esercitata»
napolitano:
sul piano casa ascoltare le regioni
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
le minacce di
ricorso alla Corte costituzionale prospettate da alcune Regioni. Il presidente
della Conferenza, Vasco Errani, vede infatti nel testo speditogli dal governo
venerdì scorso «un profilo di incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma
aprire un confronto serio e di merito perché servono regole valide e
condivise».
valzer
di pm in procura: arriva puglia ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Per quanto
non ci sia ancora niente di deliberato dal Csm, nè tantomeno di pubblicato sul
Bollettino ufficiale del ministero, in base al concorso da poco concluso i nomi
dei due magistrati candidati alla loro successione sarebbero già noti. Si
tratterebbe di una coppia, nel senso "coniugale" del termine.
Casa,
Napolitano: "Sentire le... ( da "Giornale.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
infatti,
"anche le Regioni che vogliono presentare ricorso alla corte
costituzionale, si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini". Il testo
del piano casa In realtà il testo tanto attaccato dal centrosinistra e dai
sindacati non sarebbe quello che venerdì approderà sul tavolo del Consiglio dei
ministri.
Berlusconi
frena: solo ville e villette ( da "Provincia Pavese, La"
del 25-03-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Sul possibile
decreto pesano inoltre le minacce di ricorso alla Corte costituzionale
prospettate da alcune Regioni. Il presidente della Conferenza, Vasco Errani,
vede infatti nel testo speditogli dal governo venerdì scorso «un profilo di
incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma aprire un confronto serio e di
merito perché servono regole valide e condivise».
Il
"sì" convinto arriva solo da Lombardia e Sicilia
( da "Provincia
Pavese, La" del 25-03-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Giustizia
Abstract:
pronte a
ricorrere alla Corte costituzionale, lede prerogative come sono proprie delle regioni
e non del governo centrale. Se il governo facesse il decreto entro la fine
della settimana senza modifiche, la Regione Toscana ha intenzione di presentare
ricorso alla Corte costituzionale e di approvare una legge regionale per
difendere la propria esperienza urbanistica.
Assegnazione
della casa familiare, individuazione, desideri dei figli, irrilevanza
( da "AltaLex"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
si veda Corte
Costituzionale, sentenza 30.07.2008 n° 308. Tra i contributi della dottrina più
recente sul tema della casa coniugale, si veda: - NONNATO, Assegnazione della
casa coniugale, in Studium Iuris, 2008, n. 5, CEDAM, p. 615; - D?AURIA, Azione
revocatoria e assegnazione della casa coniugale, in Giurisprudenza italiana,
Danno
non patrimoniale, danno esistenziale, responsabilità struttura sanitaria
( da "AltaLex"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
(così la
Corte Costituzionale n. 356/1991; v. altresì Corte Costituzionale n. 184/1986).
Inoltre, recentemente la Cassazione a Sez. unite (sentenza n. 26972/2008) ha
tra l?altro ritenuto che, nell?ambito del danno non patrimoniale, il
riferimento a determinati tipi di pregiudizi, in vario modo denominati (danno
morale,
Assegno
di mantenimento ( da "AltaLex"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
assegno di
mantenimento Corte Costituzionale , sentenza 14.11.2008 n° 373 (Susanna Moro)
Figlio maggiorenne assunto in prova e revoca dell?assegno di mantenimento
Cassazione civile , sez. I, sentenza 28.08.2008 n° 21773 (Susanna Moro) Vendita
di un immobile e ammontare dell?
Piano
casa, verso un decreto 'light' Napolitano scrive a Berlusconi
( da "Nuova
Ecologia.it, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
vogliono
ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei
cittadini". In vista della Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi,
anche ieri come nei giorni scorsi, molti presidenti di Regione - da Agazio
Loiero a Mercedes Bresso e Claudio Martini - hanno dichiarato che il testo loro
inviato prevedesse l'esautoramento delle loro competenze e di quelle dei
sindaci.
CASA/
BRESSO: IN PIEMONTE NIENTE CANTIERI SENZA LICENZA
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
In Piemonte
niente cantieri senza licenza di Apcom Alla Stampa: "Se piano non cambia
ricorso a Corte costituzionale" -->Roma, 25 mar. (Apcom) - Il decreto
sulla casa è "incostituzionale e pericoloso perché può scatenare le guerre
di vicinato": è questo il severo giudizio che la presidente della Regione
Piemonte, Mercedes Bresso, affida a una intervista concessa alla Stampa.
Piano
casa, incontro governo-Regioni Franceschini: "Si cementifica il
Paese" ( da "Stampaweb, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
chiedono il
ritiro del decreto e minacciano il ricorso alla Corte Costituzionale. Il
governatore della Toscana, Claudio Martini, ad esempio, avverte che il decreto
«fa carta straccia del federalismo e delle norme sull?urbanistica» e chiede un
disegno di legge «che non butti all?aria le regole e le competenze
costituzionali di Regioni ed Enti locali sul governo del territori».
Pericolosità
sociale e soggiorno ( da "Denaro, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Corte
Costituzionale (Corte Cost., n. 148/2008, secondo cui il fatto che la prognosi
favorevole in merito all'astensione del condannato, nel tempo stabilito dalla
legge, dalla commissione di ulteriori reati sia condotta, ai fini della
concessione del beneficio della sospensione della pena, con criteri diversi da
quelli che presiedono al giudizio di indesiderabilità dello straniero
Fronda
tra le toghe di sinistra: (
da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
danze è stato
un testo firmato da alcuni magistrati di peso tra cui il segretario dell'Anm
Giuseppe Cascini, la consigliera del Csm Ezia Maccora e pm piuttosto noti come
la «genovese» Anna Canepa e il «romano» Stefano Pesci. Che, sotto il titolo
«Ripartire dalla politica e dal confronto trasparente», mena fendenti sul
comportamento della delegazione inviata a palazzo dei Marescialli.
Piano
casa, Napolitano: "Sentire...
( da "Giornale.it,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
infatti,
"anche le Regioni che vogliono presentare ricorso alla corte
costituzionale, si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini". Il testo
del piano casa In realtà il testo tanto attaccato dal centrosinistra e dai
sindacati non sarebbe quello che venerdì approderà sul tavolo del Consiglio dei
ministri.
Pecoraro,
voli a sbafo e ville abusive Ecco tutti i documenti che lo inguaiano
( da "Giornale.it,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
rilevante e
non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della
legge Boato (che limita l?uso di intercettazioni che vedono coinvolti
parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare gli atti alla
Corte costituzionale. Le intercettazioni riguardano i componenti dello staff di
Pecoraro Scanio e gli imprenditori indagati, su tutti il titolare dell?
Voli
gratis e villette abusive Ecco le intercettazioni che inguaiano Pecoraro Scanio
( da "Giornale.it,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
infondata la
questione di legittimità costituzionale della legge Boato (che limita l'uso di
intercettazioni che vedono coinvolti parlamentari) tanto da sospendere il
procedimento per inviare gli atti alla Corte costituzionale. Le intercettazioni
riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli imprenditori
indagati, su tutti il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur,
Tata
May Garner as Many as 500,000 Orders for Nano, World's Cheapest Car
( da "Bloomberg"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
an auto
industry analyst at CSM Worldwide Inc. "In four to five years, the Nano is
going to play a big role." One million of the aluminum-framed vehicle may
be sold each year as families swap motorbikes for the four-door Nano, Ratan
Tata said March 23. Sales of two-, three- and four-wheelers surged 59 percent
in the past five years to 9.
Piano
casa, incontro governo-Regioni Il Pd apre: ma niente cementificazione
( da "Stampaweb,
La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
chiedono il
ritiro del decreto e minacciano il ricorso alla Corte Costituzionale. Il
governatore della Toscana, Claudio Martini, ad esempio, avverte che il decreto
«fa carta straccia del federalismo e delle norme sull?urbanistica» e chiede un
disegno di legge «che non butti all?aria le regole e le competenze
costituzionali di Regioni ed Enti locali sul governo del territori».
MARCO
CONTI ROMA. SILVIO BERLUSCONI INSISTE PER VARARE IL PIANO CASA CON DECRETO
LEGGE, ANCHE SE... ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 25-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia
Abstract:
dei sindaci
che minacciano una valanga di ricorsi alla Corte costituzionale. Berlusconi
dovrebbe oggi guidare, con il ministro per gli Affari Regionali Fitto, la
delegazione del governo che incontrerà la consulta dei governatori presieduta
dal leader dell'Emilia Romagna Vasco Errani. Il premier non ha intenzione di
mollare e dalla sua ha sondaggi stratosferici a suo favore con l'
Pecoraro,
tra voli a sbafo e villette... ( da "Giornale.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
rilevante e
non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della
legge Boato (che limita l?uso di intercettazioni che vedono coinvolti
parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare gli atti alla
Corte costituzionale. Le intercettazioni riguardano i componenti dello staff di
Pecoraro Scanio e gli imprenditori indagati, su tutti il titolare dell?
L'HA
SCRITTO NERO SU BIANCO, IN UNA NOTA INDIRIZZATA AL CONSIGLIO GIUDIZIARIO:
QUELLA DELIBERA ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 25-03-2009) + 3 altre fonti
Argomenti: Giustizia
Abstract:
sia in sede
penale che dinanzi al Csm. Di qui, la replica dei giudici, a tutela del
parlamentino distrettuale e della sua facoltà di esprimersi attraverso il voto.
Toni spesso accesi in un botta e risposta su più livelli. Dopo la nota del pg,
spetta ora al Consiglio giudiziario fissare un nuovo appuntamento,
probabilmente lunedì prossimo,
(PL.T.)
Rinviata a giudizio di costituzionalità l'ordinanza antiborsoni, in vigore dal
giugno s... ( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
viene
rinviata al giudizio della Corte costituzionale la stessa legge regionale 10
del 2001 che vieta il commercio itinerante nei centri urbani con popolazione
superiore ai 50mila abitanti da cui l'ordinanza discende. Lo ha deciso la terza
sezione del Tar del Veneto deliberando in sede di sentenza di merito sul
ricorso presentato contro l'ordinanza antiborsoni da parte dell'
Tutto
da rifare. A quattro anni di distanza il Piano particolareggiato di Tessera,
che a fianco dell... ( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
erano già
trascorsi cinque anni dal varo del Prg, periodo oltre il quale per la Corte
costituzionale non possono perdurare vincoli espropriativi se non si procede
con i fatti. In sostanza «il Comune ha esercitato un potere che si era invece
già consumato per scadenza del termine» e ha approvato il piano
particolareggiato senza "aggiornare" il Prg.
Piano
casa, salta il decreto ( da "Nuova Ecologia.it, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Abbiamo
deciso che cosa può essere fatto dallo Stato e cosa può essere fatto dalle
Regioni e quindi proprio su un piano di colloquio, aperto a ascoltare gli
altri, stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci possano essere
contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale" 25 marzo 2009 - TAG:
Piano casa | Edilizia | Cemento |
Saluzzo:
CSM promuove serata contro la violenza sulle donne
( da "Targatocn.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
CSM promuove
serata contro la violenza sulle donne Il Centro Salute Mentale dell?ASL CN1 in
collaborazione con il Comune di Saluzzo (Assessorato Pari Opportunità)
organizza giovedì 26 marzo alle 21, presso il Salone dell?Antico Palazzo
Comunale di Saluzzo, una serata sul tema 'Storie di donne tra violenza e
disagio psichico'
Piano
casa, le Regioni bloccano il decreto
( da "AprileOnline.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
una
contrarietà delle regioni che potrebbero poi adire alla Corte
Costituzionale", spiega il premier, conversando con i giornalisti. Resta
però il mistero sul testo: quello circolato in queste ultime settimane e che fa
temere la cementificazione del territorio e il mattone selvaggio è stato
smentito ieri dallo stesso Berlusconi, che oggi ha ribadito che quella bozza è
circolata "
A2A:
approvato il progetto di bilancio 2008
( da "Trend-online"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
1 del 18
gennaio 2008 della Corte Costituzionale che ha decretato l?incostituzionalità
di una parte della norma contenuta nella Legge finanziaria 2006 che prevedeva
il prolungamento decennale delle concessioni idroelettriche. Gli oneri
finanziari netti, comprensivi della svalutazione di alcune partecipazioni
finanziarie per 9 milioni di euro,
Il
Consiglio comunale dice sì all'atto
( da "Sicilia,
La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
vanifica per
certi versi la sentenza della corte costituzionale del dicembre 2008, limitando
così il diritto ai rimborsi del canone di depurazione. Nel comma 2
dell'articolo 8-sexies del decreto legge che si riferisce a «disposizioni in
materia di servizio idrico integrato», coordinato con le modifiche apportate
della legge di conversione 27 febbraio 2009 n.
Avrebbe
ceduto cocaina a giovani, arrestato
( da "Sicilia,
La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
sia con il
Csm che con il presidente della Corte di Appello per il problema delle
cancellerie. A sostenere l'azione del consiglio dell'ordine forense anche la
camere penali e civili locali. Gli avvocati ennesi come ricorda il consigliere
dell'ordine Cortese: "Non rimangono certamente insensibili alla situazione
drammatica delle Procure della Repubblica che è comune all'
Piano
casa, La Cgia: possibili 745.000 nuovi posti di lavoro
( da "Panorama.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Corte
Costituzionale. A confermare che il piano del Governo sia "solo una
bozza", ci pensa [4] Raffaele Fitto. Il [5] ministro per i rapporti con le
Regioni, in due interviste ai quotidiani Il Messaggero e Libero, chiudendo la
polemica su un presunto scontro tra il Governo e il Quirinale: "Io della
lettera non so nulla.
Voli
a sbafo e ville abusive:... ( da "Giornale.it, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
rilevante e
non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della
legge Boato (che limita l?uso di intercettazioni che vedono coinvolti
parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare gli atti alla
Corte costituzionale. Le intercettazioni riguardano i componenti dello staff di
Pecoraro Scanio e gli imprenditori indagati, su tutti il titolare dell?
QUEL
FURBETTO DI PECORARO SCANIO LE INTERCETTAZIONI DELLO STAFF CHE INGUAIANO L'EX
MINISTRO VERDE CHE TENTAVA LA SPECULAZIONE EDILIZIA - "USA L'ELICOTTERO
PURE PER FA' ROMA-NAPOL ( da "Dagospia.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
infondata la
questione di legittimità costituzionale della legge Boato (che limita l'uso di
intercettazioni che vedono coinvolti parlamentari) tanto da sospendere il
procedimento per inviare gli atti alla Corte costituzionale. Le intercettazioni
riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli imprenditori
indagati, su tutti il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur,
MEGLIO
BIONDA (CONCITA) CHE BRUNETTA IL MINI-STRO SI CONCEDE AL FUOCO DELLA REDAZIONE
DELL'"UNITÀ" E NE HA PER TUTTI (COLLEGHI COMPRESI): "NON SONO
SACCONI" - "TREMONTI? È LUI CH
( da "Dagospia.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Ma una
sentenza della Corte Costituzionale non lo consente. «Quella è una sentenza del
2006, ora abbiamo una nuova legge: la 133 del 2008. Vedremo cosa dirà la Corte.
Sono 800mila le case ex Iacp in Italia: è un patrimonio morto che rende tutti infelici.
Le morosità raggiungono il 40%, non ci sono i soldi per le manutenzioni,
GONG!
FACCI E TRAVAGLIO SE LE DANNO SU DE MAGISTRIS - MARCOLINO: "si candidano
condannati per mafia, tangenti e omicidio, perché NO un servitore dello
Stato?" FACCI: "è un magist
( da "Dagospia.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Il Csm, con
motivi risibili, l'ha trasferito da Catanzaro a Napoli e gli ha vietato di fare
il pm. Poi, che sia indagato dalla Procura di Roma è un «atto dovuto», dopo le
denunce che gli han fatto i suoi ex colleghi, non contenti di averlo boicottato
e spogliato delle sue indagini.
Sicilia/
Omicidio Alfano,Pm manda anonimi: chiesta indagine...
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
confronti di
Canali due consiglieri del Csm, la laica del Pdci Letizia Vacca e il togato di
Unicost Fabio Roia, chiedono che si occupi la Prima Commissione di Palazzo dei
Marescialli. E' stato lo stesso Canali, ieri, ad attribuirsi la paternità
dell'anonimo, inviando un fax al procuratore generale di Messina, Salvatore
Scaramazza, che l'ha letto in aula durante il maxiprocesso d'
SICILIA/OMICIDIO
ALFANO,PM MANDA ANONIMI:CHIESTA INDAGINE A CSM
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
Csm di Apcom
La figlia:Se Apicella sospeso, a Canali tocca molto di più -->Palermo, 25
mar. (Apcom) - Era amico della vittima, ha coordinato le indagini per
l'omicidio e poi rappresentato la pubblica accusa nel processo di primo grado
che ha portato alla condanna di due persone, poi però manifesta le proprie
perplessità sulla effettiva responsabilità dei due condannati con una lettera
BIOTESTAMENTO/CASSON
(PD):MAGGIORANZA PROCEDE COME FALANGE ARMATA
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
il secondo è
quello del ricorso al giudice che sicuramente ci sarà, e purtroppo
ripetutamente, con una legge di questo tipo, e quindi attraverso la magistratura
ordinaria un ricorso alla Corte Costituzionale; la terza strada è quella del
referendum. Per leggi così gravi e così vergognose - ha concluso - penso che
debbano essere seguite tutte le strade".
##CASA/
SLITTA IL PIANO, STOP REGIONI FA SALTARE IL DECRETO
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
pronte a
ricorrere alla Corte Costituzionale. "Abbiamo fatto un passo avanti.
Abbiamo detto con molta chiarezza che il decreto presentato in forma di bozza,
dal punto di vista delle competenze, ha un profilo incostituzionale", ha
commentato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani,
aggiungendo che "adesso si apre il lavoro che deve definire quali sono le
competenze,
IL
MONDO ALLE 21. ( da "Wall Street Italia"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
bollato il
decreto come anticostituzionale dicendosi pronte a ricorrere alla Corte
Costituzionale. * In primo piano Messico/ Arriva Clinton, per Obama guai nel
"cortile di casa" Roma - "Il Messico non è una minaccia":
Hillary Rodham Clinton lo proclama, rassicurante, in una intervista al
quotidiano messicano La Reforma, nel giorno del suo arrivo in visita nel grande
vicino meridionale.
Piano
casa in salita, salta il decreto Il premier sicuro: (
da "Corriere.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract:
delle regioni
che potrebbero poi adire alla Corte Costituzionale». Poi aveva detto che
l'esecutivo avrebbe utilizzato il tempo a disposizione prima del consiglio dei
ministri di venerdì per «trovare un'armonia» con le Regioni. Ma aveva anche
precisato che «non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno», pur
rimarcando che «i presupposti di urgenza sul piano casa restano»
( da "Stampa, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
REGIONE Grandi opere
e Casinò all'esame in Consiglio Il Consiglio regionale si riunisce oggi e
domani. Ventisette i punti all'ordine del giorno, tra cui cinque interrogazioni,
14 interpellanze, l'aggiornamento del Programma delle opere pubbliche di
rilevante interesse regionali, il progetto di legge di modifica della
disciplina del sistema regionale di emergenza-urgenza sanitaria (legge impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale). Il calendario dei lavori della due giorni consiliare prevede
inoltre la discussione di due mozioni proposte dalle forze di opposizione, una
in tema di riduzione dell'Iva sulla ristorazione e l'altra tesa alla
partecipazione della Valle d'Aosta alle iniziative in programma per la
manifestazione «Torino capitale europea dei giovani». Tra le
interrogazioni, in primo piano quella del gruppo Vdavive/Renouveau sulla
revisione del progetto di realizzazione della variante sulla Statale 27 del
Gran San Bernardo e quella del Pdl sull'adozione di misure di sicurezza per
l'agibilità del Tunnel del Monte Bianco. Tra le interrogazioni, torna in aula
la questione dei benefici economici a favore del personale della casa da gioco
di Saint-Vincent rinviata, la scorsa seduta, per il malore che aveva colpito il
relatore Enrico Tibaldi. La questione ruota intorno al premio annuo di circa 60
mila euro attribuiti per gli anni 2006, 2007 e 2008 al direttore generale.
Nell'interpellanza il Pdl ricorda i risultati non esaltanti di Casinò spa:
rispetto al 2007, il 2008 ha
fatto registrare oltre 53 mila ingressi in meno e gli incassi sono diminuiti di
oltre 15 milioni di euro. Dopo un buon avvio nel 2009, con i mesi di gennaio e
febbraio chiusi con il segno positivo, nei primi dieci giorni di marzo i
bilanci sono tornati negativi.\
Torna all'inizio
( da "EUROPA ON-LINE"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sul piano casa il Pd
starà con le regioni Arriva il testo del decreto sulle cubature e gli spiragli
dellopposizione si richiudono subito. GIANNI DEL VECCHIO Si fa
sempre più accidentata la strada del piano casa annunciato dal premier Berlusconi. Domani ci sarà la
conferenza stato-regioni, dove il governo illustrerà il progetto ai singoli
governatori. E, salvo sorprese, gli enti locali rovesceranno il tavolo. Il
motivo del contendere infatti è troppo importante e il solco troppo profondo:
col decreto legge voluto dallesecutivo le regioni si
ritroverebbero defraudate di una delle funzioni più care e costituzionalmente
garantite, cioè la regolamentazione della politica urbanistica. Non
toccherebbero più palla su un argomento elettoralmente sensibile ma soprattutto
verrebbero espropriate del potere di controllo sul territorio, non potendo più
evitare il rischio di una cementificazione selvaggia. Motivo per il quale il
presidente della conferenza, Vasco Errani, ancora ieri invitava il governo a
fare un passo indietro, ritirare il decreto, azzerare tutto e cominciare a
discutere. Altrimenti la strada è segnata: qualche regione farà ricorso alla
Corte costituzionale (lUmbria lo ha già
annunciato), lo vincerà e si creerà una situazione caotica, con quei cittadini che intanto
hanno costruito che non sapranno che fare. Latteggiamento
intransigente delle regioni sul piano casa, tranne qualche isolata eccezione
come Veneto e Sardegna, è largamente condiviso da tutti i governatori. Ma i più
arrabbiati con
Berlusconi sono soprattutto tre uomini forti del Pd come lo stesso Errani, il
governatore piemontese Mercedes Bresso e quello toscano Claudio Martini. Sono
stati loro i primi a segnalare al segretario Dario Franceschini la palese
incostituzionalità del decreto legge e consigliato un atteggiamento meno
morbido sulla questione. In questi giorni, infatti dalle parti del Nazareno
qualche piccola apertura sul progetto per allargare case e condomini era
cominciata a far capolino. Ieri, ad esempio, in unintervista al Messaggero, Francesco
Rutelli ha sottolineato gli aspetti positivi che il piano potrebbe avere sulleconomia.
E lo stesso Franceschini non ha fatto mai mistero di essere interessato ad
alcuni punti specifici del progetto, come quello della demolizione e ricostruzione di edifici
energeticamente non efficienti, quello della semplificazione burocratica e
addirittura quello dellaumento delle stanze seppur
allinterno della normativa regionale e del piano regolatore comunale. Un
atteggiamento non ideologico
e aperturista che però non ha retto alla prova dei fatti. Lincostituzionalità
del provvedimento e linfluenza dei governatori democratici, che
nellera Franceschini sono più ascoltati rispetto a prima, hanno convinto
il segretario a chiudere di nuovo la porta a Berlusconi. Se poi resterà sbarrata o no, dipende
esclusivamente dallatteggiamento del governo. Il Pd infatti
non farà muro contro muro nel merito delle misure. Anzi, Franceschini cercherà
di evitare che ancora una volta il centrosinistra passi per il nemico della casa.
Comportamento che, come ha ricordato Rutelli, ha tramutato una vittoria certa
alle politiche del 2006 in
uno stentato pareggio. Contemporaneamente però il segretario darà man forte
alle regioni e alla loro battaglia per mantenere il controllo sul proprio
territorio. Un asse bello tosto quello Pd-Regioni, contro il quale lesecutivo
rischia di andare a sbattere. A meno che la strategia berlusconiana non sia
proprio questa: lanciare unidea popolare come lallargamento della
casa, incassare il
consenso e scaricare la responsabilità del diniego ai soliti signorno della
sinistra. Del resto a giugno ci sono amministrative ed europee...
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( da "Bloomberg" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
By Vipin V. Nair
March 25 (Bloomberg) -- Tata Motors Ltd., the Indian maker of Jaguar and Land
Rover luxury vehicles, may get as many as 500,000 orders for the Nano, the
world's cheapest car, five times more than it initially plans to sell, analysts
said. Bookings for the egg-shaped Nano will likely be at least 120,000 during
the April 9 to April 25 marketing period, according to six analysts surveyed by
Bloomberg. The car will sell for as little as 123,360 rupees ($2,432) in New
Delhi for the stripped-down version without reclining seats, air- conditioning
or a radio. Chairman Ratan Tata is guaranteeing the cheapest price for only the
first 100,000 customers who will be drawn at random in a lottery. Tata is
betting the economic slowdown will enhance the appeal of the Nano even though
the company can't complete the first batch of orders for more than a year.
"It will be a tedious task for Tata to manage the bookings since the
production is less and the demand is huge," said Puneet Gupta, an auto industry analyst at CSM Worldwide Inc. "In four to five years, the Nano is going to
play a big role." One million of the aluminum-framed vehicle may be sold
each year as families swap motorbikes for the four-door Nano, Ratan Tata said
March 23. Sales of two-, three- and four-wheelers surged 59 percent in the past
five years to 9.2 million units, according to the Society of Indian
Automobile Manufacturers. "The present economic situation makes it
somewhat more relevant, or more attractive, to the buying public," Ratan
Tata said. "We had thought that there could be demand in this country for
about one million cars if full capacity were available and if demand
continued." Delayed Sales Tata Motors delayed sales of the two-cylinder,
624 cc Nano by at least six months after a land dispute forced it to shutter a
purpose-built factory in the east of the country. The first Nanos will now roll
out in July from a plant at Pantnagar, northern India that can produce only 60,000 a year. Annual
output will increase by a further 350,000 when a facility at Sanand, western
India, is completed at the end of this year. Managing Director Ravi Kant
declined to say on March 23 how many orders Tata Motors expected to receive.
The company's Web site has received 30 million hits, Kant told reporters in
Mumbai. State Bank of India, the nation's largest, will manage bookings for the
car in about 1,000 cities across India. Prospective buyers need to pay 95,000
rupees as down payment for the cheapest model, equivalent to 95 percent of the
100,000 rupee price tag. The top of the range version with central locking and
metallic paint will cost 172,360 rupees in New Delhi and 185,375 rupees in
Mumbai. Tata Motors may sell as many as two million Nanos annually in 10 years,
according to Jatin Chawla, an analyst at India Infoline Ltd., who wrote a
report titled the "Nano Effect." The company plans to start selling a
modified version in Europe in 2011 and is working on redesigning the Nano for
the U.S. within three years, Ratan Tata said. To contact the reporter on this
story: Vipin V. Nair in Mumbai at Vnair12@bloomberg.net. Last Updated: March
24, 2009 22:25 EDT
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( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Congedo
retribuito: spetta anche ai figli dei portatori di handicap Una recente senza
della Corte costituzionale ha esteso ai
figli conviventi di soggetti portatori di handicap grave, il diritto ad
usufruire, a particolari condizioni, del congedo retribuito previsto
dall'articolo 42 del D.L.vo 151/2001, per l'assistenza continuativa. Stiamo parlando di quello stesso
congedo riconosciuto ai lavoratori dipendenti, della durata massima di due
anni, anche in modo frazionato, che in un primo tempo era stato previsto solo
per i genitori, ma che poi è stato gradatamente esteso ai fratelli, alle
sorelle, ai coniugi, e oggi anche ai figli conviventi dei disabili gravi.
L'impianto della norma non è quindi cambiato, ma si è ampliata la platea dei
possibili fruitori. Per questo motivo l'Inps ha ritenuto necessario indicare,
nelle diverse situazioni familiari, un ordine di priorità per la fruizione del
congedo. Al primo posto troviamo il coniuge della persona gravemente disabile.
L'unico requisito richiesto al coniuge è rappresento dal fatto che egli conviva
con il disabile. In subordine, troviamo i genitori, naturali, adottivi o
affidatari: essi possono usufruire del congedo se il figlio non è coniugato o
se non convive con il coniuge. Oppure anche, se il coniuge convivente del
figlio non presta attività lavorativa, o è un lavoratore autonomo o, se
lavoratore dipendente, abbia espressamente rinunciato a beneficiare del
congedo. Al terzo posto troviamo i fratelli e le sorelle conviventi del
disabile grave. Essi possono sostituire i genitori e utilizzare il congedo se i
genitori sono entrambi deceduti, o totalmente inabili. All'ultimo posto
dell'ordine di priorità arriva il figlio del disabile. Ovviamente il figlio
potrà avere diritto al congedo in assenza di altri familiari che siano idonei a
prendersi cura del genitore disabile grave. L'ordine di priorità indicato
dall'Inps è certamente importante, ma inevitabilmente schematico. Teniamo conto
infatti che lo stesso istituto aveva già chiarito che anche per il diritto alla
fruizione del congedo straordinario, così come per i permessi della legge
104/92, non è più necessario che il richiedente dimostri l'impossibilità di
prestare assistenza al disabile da parte di altri familiari conviventi. E
questo perché la scelta su chi all'interno della famiglia del portatore di
handicap debba prestargli assistenza va ricondotta all'autonomia privata
dell'interessato. Ed inoltre, va ricordato pure che l'Inps ha precisato che per
assistenza continuativa ed esclusiva al disabile non deve intendersi
necessariamente la cura giornaliera, ma un'assistenza prestata con i caratteri
della sistematicità e dell'adeguatezza alle concrete esigenze del portatore di
handicap. Ricordiamo che durante il periodo di congedo il richiedente ha
diritto a percepire un'indennità che corrisponde all'ultima retribuzione, e che
il periodo di riscossione dell'indennità è coperto da contribuzione figurativa
utile ai fini del diritto e della misura della pensione. L'indennità è
corrisposta dal datore di lavoro, che poi la recupera sull'importo dei
contributi che deve versare mensilmente all'Inps. Carlo Litrico
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( da "Articolo21.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Concentrazione
televisiva. La guerra dei trent'anni di Vincenzo Vita La guerra dei trent'anni.
Tanto è durata (e non è ancora finita) la vicenda della concentrazione
televisiva in Italia. Ne ha parlato una bella ed efficace puntata di Report, la
scorsa domenica. Per fortuna vive ancora il giornalismo d'inchiesta. Severo il
giudizio: tanti, troppi colpevoli, a cominciare dal tentacolare partito di
Mediaset. Il centrosinistra incerto ed oscillante. In sintesi, la narrazione ha
voluto sottolineare con documenti e meticolose ricerche che in un modo o
nell'altro il far west dell'etere della metà degli anni '70 non ha mai avuto
una regolamentazione decente ed antitrust, imboccando al contrario la strada
dell'involuzione oligopolistica. Attorno al Re Media Berlusconi che grazie alla
potenza inaudita del tubo catodico, divenne imperatore della rappresentanza e
non solo della rappresentazione. Negli anni '80 in quel passaggio si giocò
un pezzo assai rilevante della storia politica italiana. La resistibile ascesa
del patron di Arcore ebbe il primo suggello negli incredibili decreti
Berlusconi dettati da Bettino Craxi in aereo da Londra, che
"sanarono" la plateale illegalità dell'interconnessione nazionale
delle tv del Biscione, visto che nel '76 la Corte Costituzionale dichiarò
legittime le emissioni private, tuttavia solo nell'ambito locale. Quel
federalismo radiotelevisivo antelitteram fu sbugiardato dalla Fininvest, che
iniziò - a dispetto dei santi - la sua trionfale marcia su Roma. Contro il
primo decreto Berlusconi passò nell'aula della Camera dei deputati la
pregiudiziale di incostituzionalità presentata dal PCI e dalla Sinistra
indipendente. Ma il testo fu reiterato ugualmente. E i sei mesi di tempo
previsti dal provvedimento per passare ad una normativa di sistema divennero un
termine non perentorio, bensì ordinatorio. Insomma, per dirla in volgare, le
reti di Berlusconi la fecero franca, essendo diventate - dopo l'acquisto di
Italia 1 e Retequattro da Rusconi e Formenton - tre. Caso unico nell'occidente
dei media. E poi, e poi .....: la legge Mammì, il piano delle frequenze finito
alla magistratura, il pulviscolo di provvedimenti finalizzati a reggere bordone
ad un edificio a baricentro duopolistico (Rai e Mediaset), avvolto da una
affollata periferia di emittenti locali o seminazionali senza potere. La
chimera del Terzo polo, l'accaparramento selvaggio di spot. Altre due sentenze
della corte disattese: nell' 88 e nel '94. La tv analogica
generalista in Italia si fece persino partito, con Forza Italia, segnando il quadro
istituzionale con un conflitto di interessi tale da piegare la politica
all'estremismo proprietario di un imprenditore: Berlusconi e il suo doppio
Confalonieri. Quest'ultimo protagonista negativo della puntata di Report. E il
centrosinistra? Nel quinquennio 1996-2001, pur subendo gli effetti negativi
della sconfitta del referendum sulla tv del '95, riuscì finalmente a portare a
conclusione la prima riforma degna di questo nome: la legge 249 del 1997. Si
liberalizzarono le telecomunicazioni, si recepirono le direttive europee, si
costruì l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si misero le griglie
antitrust. A rigore nessun privato poteva avere più di due reti nazionali. Ma
la storia non è a lieto fine. La legge, bloccata a lungo dall'ostruzionismo
della destra, si sbloccò in parlamento con un compromesso linguistico. La rete
"eccedente" sarebbe stata trasferita sulla diffusione satellitare
quando lo sviluppo delle parabole fosse stato "congruo". Una parola
velenosa, rivelatasi più perniciosa dei suoi stessi ideatori. Con le parole non
si scherza. E quel "congruo" divenne improprio sinonimo di eterno,
L'Autorità non riuscì mai a completare il piano delle frequenze e a definire le
posizioni dominanti, nonché la misura di quel "congruo". E qui la storia
diventa attualità. Berlusconi rivince le elezioni nel 2001. Arriva la legge
Gasparri, che straccia l'ennesima e puntualissima sentenza
del 2003 della Corte Costituzionale, finendo sotto il mirino della Corte di
giustizia, la quale condanna l'Italia per l'uso improprio delle frequenze nel
fondamentale passaggio al digitale. Quest'ultimo diventa da opportunità a
ennesimo regalo al trust. Rimane a bagnomaria Europa 7, cui furono date le
concessioni, ma non le frequenze. Era la chiave della trama di Report.
Eppure il secondo governo Prodi ci provò ancora con la proposta di nuove
regole. Qual è la morale? Compromesso al ribasso, sottovalutazione? Magari. Ma
nei momenti giusti un movimento reale non ci fu e chi si battè rimase piuttosto
solo. Non è giusto, però, ridurre tutto ad uno schema classico di ragione e di
torto. Certo, peccati vi sono stati, ma quello più grosso riguarda il non aver
capito che in Italia la televisione commerciale stava cambiando rapporti di
potere e modelli culturali. Stava cambiando l'Italia.
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( da "Cittadino, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Piano casa,
"frenata" del Cavaliere «Riguarderà solo le case mono, bifamiliari e
quelle da rifare» Roma Giorgio Napolitano scrive al presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi per raccomandare (ancora una volta, dopo l'incontro del 17
marzo) di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa. Una lettera che,
«se c'é, è personale e riservata», dicono fonti del Quirinale, dopo la tensione
scoppiata all'inizio di febbraio sul "decreto Eluana". Mentre
Berlusconi,a fine giornata, liquida la domanda dei giornalisti dicendo di non
sapere nulla della lettera, ma aggiunge che la decisione tra decreto e disegno
di legge verrà presa «insieme alle Regioni». Seppure riservata, dunque, la
lettera - di cui si viene a sapere da fonti della maggioranza - un effetto lo ottiene
già dal pomeriggio. Visto che il premier, alla fine del viaggio superveloce
Milano-Roma sul treno Frecciarossa, si produce in un ammorbidimento della sua
posizione. Dopo che, alla partenza dalla Stazione Centrale, aveva annunciato
per venerdì il varo di un decreto legge, nonostante le proteste di molti
presidenti di Regione, all'arrivo a Roma Termini dice che il testo inviato ai
Governatori da Palazzo Chigi «non è quello vero», dicendosi pronto a dialogare
con Regioni e Comuni nell'incontro previsto per oggi, quando presenterà un
testo «light». Una mossa che provoca la reazione del segretario del Pd Dario
Franceschini, che accusa Berlusconi di «cambiare le carte in tavola». E di
voler portare avanti «solo un progetto di cementificazione». La vicenda comincia
a fine mattinata.Berlusconi, prima di partire da Milano, annuncia per venerdì
il varo di una legge quadro e di un decreto sulla casa. «Credo - dice - che
anche le Regioni che vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini». In vista della
Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi, anche ieri come nei giorni scorsi,
molti presidenti di Regione - da Agazio Loiero a Mercedes Bresso e Claudio
Martini - hanno criticato che il testo loro inviato prevedesse l'esautoramento
delle loro competenze e di quelle dei sindaci. Il ministro Raffaele
Fitto ha assicurato che «il testo non è blindato», ma lo scetticismo regnava,
come dimostrano le parole di Martini: «Mi auguro che il governo ci ascolti,
altrimenti mi domando cosa andiamo a fare a Roma». Poi il «coup de theatre» da
parte di Berlusconi, a cui era anche arrivata la lettera di Napolitano. «Il
disegno che è circolato - dice il premier scendendo dal Frecciarossa a Roma -
non è quello a cui io avevo già lavorato». «Ho sentito cose che non saranno nel
testo, - precisa il premier - cioé quelle che riguarda gli immobili urbani.
Decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle
costruzioni da rifare».Il Pd, però, non ci sta e, in una conferenza stampa,
Franceschini distribuisce ai giornalisti il testo del decreto inviato a sindaci
e Governatori su carta intestata di Palazzo Chigi: «Basta con questo continuo
cambiare le carte in tavola. Si può anche dire 'ho cambiato ideà ma non dire
che il testo non è quello vero». In effetti, nella bozza del decreto si
prevedeva che l'ampliamento delle abitazioni nei centri storici potesse
avvenire in deroga alle leggi e ai piani regolatori, e che le norme valessero
in tutto il territorio nazionale da subito, scavalcando così Regioni e Comuni e
Sovrintendente.Anche Umberto Bossi sollecita Berlusconi a trattare con le
Regioni «per evitare scontri», e il premier precisa di nuovo la sua posizione:
«Porteremo domani alle Regioni un decreto legge semplificato, l'ho corretto riducendolo
all'essenziale e sono aperto al confronto». Il piano, comunque, va avanti:
«L'idea che ho avuto - ripete Berlusconi a fine giornata - piace molto alle
famiglie e soprattutto rimette in moto l'economia. Io sono stato impegnato
all'estero e mi sto occupando ora della materia». Ma «faremo tutto in accordo
con le Regioni».(Ansa)
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( da "Leggo" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
di Claudio Fabretti
Rush finale con giallo per il piano casa. E' stato lo stesso premier Berlusconi
a riferire che il testo che circola non è quello vero: «Ho sentito cose che non
erano nelle idee iniziali e che non saranno nel testo - ha precisato - cioè
quello che riguarda gli immobili urbani. Decreto o ddl che sia, si fermerà alle
case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare». Intanto però si
inasprisce lo scontro con le Regioni e interviene il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, con una lettera inviata al premier, in cui lo
esorta a tenere conto delle valutazioni degli enti locali. Lo stesso
Berlusconi, d'altra parte, aveva fatto alcune aperture: «Porteremo alle Regioni
un testo modificato e ridotto all'essenziale e sono aperto a un confronto con
le Regioni, perché loro pensano che il decreto legge non sia necessario. Se
sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro». Una linea
sostenuta anche dal leader della Lega, Umberto Bossi: «Bisogna trattare con le
Regioni per evitare scontri. Molte hanno un piano casa; è meglio trattare con
loro». Il nuovo Piano casa del governo sarà oggetto di discussione, oggi, di
una Conferenza straordinaria delle Regioni, convocata alle 9.30 dal presidente
Vasco Errani, in vista della Conferenza Unificata straordinaria convocata alle 12.30 a Palazzo Chigi per «avviare un confronto con le Autonomie in merito a iniziative
legislative finalizzate a un rilancio dell'attività edilizia e del tessuto urbanistico».
Sull'iter del provvedimento pende la minaccia di ricorso alla Corte
Costituzionale da parte di alcune Regioni. «Si ricrederanno anche sulla spinta
dei cittadini» la convinzione di Berlusconi.
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( da "Tribuna di Treviso, La"
del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere
delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Il Tar dà ragione ai
«vu' cumprà» Stop alla legge che vieta la vendita ambulante nei centri storici
LA SENTENZA Tutelato il diritto di tutti al lavoro VENEZIA. Per i giudici del
Tar Veneto l'articolo della legge regionale del 2005 in cui si afferma che
«è vietato il commercio su aree pubbliche in forma itinerante nei centri storici
dei comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti» potrebbe «scalfire il
carattere universale dei diritti fondamentali, come quello al lavoro e alla
libera iniziativa economica del cittadino extracomunitario», essere in
contrasto con alcuni articoli della nostra Costituzione e «puzzare» di
razzismo. Per questo ha deciso che la questione di
legittimità costituzionale sollevata
dall'avvocato veneziano Angelo Pozzan per conto dell'Associazione venditori
ambulanti immigrati di Venezia non è manifestamente infondata e ha sospeso il
giudizio investendo della questione la Corte costituzionale. Quelle due righe della legge regionale ha permesso a molti
comuni veneti, primo fra tutti quello di Venezia, di allontanare dal
centro delle città i venditori ambulanti extracomunitari, anche quelli muniti
di licenza. Ed è proprio contro l'ordinanza di Massimo Cacciari, infatti, che
inizialmente aveva ricorso l'avvocato Pozzan, quella in cui si vietava «il
trasporto senza giustificato motivo di mercanzia in grandi sacchi di plastica e
borsoni nel centro storico lagunare». I giudici amministrativi ricordano,
citando il ricorso del legale veneziano, che gli ambulanti coinvolti sono
titolari di un permesso di soggiorno e di un'autorizzazione per il commercio
ambulante e che avevano in corso con l'amministrazione comunale una trattativa
che doveva individuare aree del centro storico in cui esercitare la vendita
ambulante. Ma quell'articolo della legge regionale aveva reso vana questa
iniziativa. Il Tar sottolinea che con quell'intervento dell'amministrazione
regionale è stata violata da una parte la competenza statale in materia di
concorrenza dall'altra quella del Comune di individuare le zone in cui i
divieti devono scattare del tutto o in parte. «Appare evidente - si legge
nell'ordinanza - che il divieto assoluto, inderogabile, generalizzato, non
giustificato da concrete e localizzabili esigenze...finisca per comportare
un'irragionevole e contraddittoria eliminazione di una delle modalità
attraverso le quali, per la normativa statale, può essere svolta l'attività
commerciale». Non solo. I giudici veneziani spiegano che «è un dato di comune esperienza
che il commercio su aree pubbliche in forma itinerante riguarda attualmente in
modo prevalente la piccola imprenditoria degli extracomunitari. Orbene con la
norma della cui legittimità costituzionale si dubita viene
assoggettata a divieto soltanto questa tipologia di commercio, mentre non viene
introdotta alcuna analoga restrizione nei confronti di corrispondenti forme di
commercio su aree pubbliche, quali quelle su posteggi dati in concessione in
sede fissa». E tutto questo rischia oggettivamente, secondo il Tar, di avere
l'effetto di una discriminazione indiretta. (Giorgio Cecchetti)
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( da "Tribuna di Treviso, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Coppe Dilettanti
Liapiave per i tre punti a Muggia Oggi turno di coppe per le compagini
trevigiane. Alle ore 15 a
Muggia, Muggia-Liapiave, ultima gara del triangolare cui fa parte anche la
trentina Obermais, per accedere alla fase successiva nazionale della coppa
Italia Eccellenza-Promozione. Liapiave ha vinto in casa la settimana scorsa lo
scontro che vedeva avversari l'Obermais. Oggi invece si scontrerà contro i
giuliani: per qualificarsi come vincente del triangolare, agli uomini di mister
Morandin non resta altro risultato che la vittoria. Le altre trevigiane in
lizza per una vittoria di coppa (Provincia di Treviso) le troviamo in terza
categoria. In serata si giocheranno le gare di ritorno
della semifinale: Suseganese-San Gaetano e CSM Resana-Follinese. All'andata un poker di reti del San Gaetano ha
ipotecato già il passaggio in finale: non sarà facile per la Suseganese
ribaltare il risultato. Nell'altra sfida invece tutto da decidere: Resana in
vantaggio grazie alla vittoria dell'andata per 2-1. (lu.pi.)
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( da "Repubblica, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 - Economia
Casa, retromarcia di Berlusconi la riforma non riguarda le città Lettera di
Napolitano al Cavaliere: ascolti le Regioni Il premier: "Il disegno
circolato non è quello al quale avevo già lavorato" PAOLA COPPOLA ROMA -
Un piano-casa «semplificato», «corretto», «ridotto all´essenziale». Una bozza
ben diversa da quella consegnata a Regioni, Province e Comuni nei giorni
scorsi, criticata dalla maggior parte dei governatori e bocciata
dall´opposizione. Alla vigilia della Conferenza unificata Stato-Regioni, oggi,
un confronto decisivo sul progetto del governo, Berlusconi annuncia modifiche
radicali al testo, ne circoscrive la portata, anticipa che sul tema ci sarà un
confronto aperto. Sui contenuti del piano: «Il disegno circolato non è quello a
cui io avevo già lavorato. Si fermerà alle case mono o bifamiliari e alle
costruzioni da rifare» e non riguarderà gli «immobili urbani». E frena anche
sulla scelta di varare le "misure urgenti" con un decreto legge:
«Abbiamo fatto un articolato molto semplice che discuteremo con le Regioni. Se
sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro», dice il premier
in serata. E ribadisce di voler scrivere il piano-casa «in accordo con le
Regioni» e di aver «sfrondato» la bozza uscita «dagli uffici con norme
complicate», arrivando a un testo «che lascia alle Regioni il massimo spazio di
manovra possibile». Un cambio di rotta netto, maturato nel corso di una lunga
giornata, che accoglie le critiche di numerosi governatori dopo la lettura della
prima bozza del dl, e accetta la richiesta di ritirarlo
scongiurando il rischio di un ricorso alla Corte Costituzionale da parte delle
Regioni. Sulla decisione del premier ha pesato anche una lettera del presidente
Napolitano per raccomandare, ancora una volta dopo l´incontro del 17 marzo, di
tenere conto del parere delle Regioni sul piano-casa, che «se c´è, è
riservata», chiariscono fonti del Quirinale, e su cui Berlusconi dice di
non sapere nulla. Decisivo il colloquio con il presidente lombardo Formigoni, e
con quello dell´Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni,
Errani, durante il viaggio sul treno Frecciarossa. Il premier ascolta i rilievi
sulla bozza che puntava a rendere operative in Italia norme di competenza
concorrente delle Regioni, con il rischio di un conflitto istituzionale. E le
perplessità su alcuni punti del testo preparato in vista dell´incontro con le
Regioni, come l´ampliamento del 20% applicato a tutti gli edifici residenziali
(in deroga «alle disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti o
ai regolamenti edilizi»), la possibilità di raddoppiare l´aumento di volume nel
caso di due appartamenti confinanti e il cambio di destinazione d´uso. E
assicura i governatori che il documento ricevuto non è definitivo. Scendendo
dal treno la posizione di Berlusconi si ammorbidisce così, dopo aver annunciato
il varo di una legge quadro e di un dl, alla fine del viaggio, annuncia che il
testo inviato da Palazzo Chigi non è definitivo. Una mossa che provoca la
reazione del segretario del Pd Franceschini, che lo accusa di «cambiare le
carte in tavola» e di voler portare avanti «solo un progetto di
cementificazione». D´altra parte anche l´alleato Bossi sollecita il premier a
trattare «per evitare scontri». Il progetto per aiutare l´edilizia, piace a
famiglie e imprese e va avanti, conferma il Berlusconi, ma «il piano che tutta
Europa ci sta copiando», ora appare un incentivo alla ristrutturazione delle
villette. Il dialogo con i governatori però è di nuovo aperto.
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( da "Repubblica, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina V - Palermo
Il governo approva un disegno di legge che ricalca le linee guida di quello
voluto da Berlusconi Piano casa, dietrofront di Lombardo "Ampliamenti
possibili anche in Sicilia" Ricorso alla Consulta contro la cancellazione
di 14 Comuni dell´Isola EMANUELE LAURIA Contrordine a Palazzo d´Orleans: il
governo regionale dice sì al piano casa, malgrado le «riserve» espresse nei
giorni scorsi dal presidente Lombardo nei confronti del progetto lanciato da
Berlusconi. Ma il varo del disegno di legge, da parte della giunta, è già un
giallo. Il comunicato ufficiale diramato alle 17,30 non lascia dubbi: su
proposta dell´assessore Luigi Gentile, è scritto, viene «approvato» il disegno
di legge sul piano casa. Ma i contenuti restano top-secret: nessuno, nei piani
alti dell´amministrazione, è in grado di fornire il testo del provvedimento.
Finché Gentile, a ora di cena, chiarisce che si tratta solo di «linee guida»:
«Aspettiamo di conoscere il testo del provvedimento che sarà approvato dal
governo nazionale - afferma - per completare il nostro lavoro». E le
perplessità di Lombardo? «Ma no, il presidente ha solo riaffermato l´esigenza
di tutelare l´ambiente - spiega Gentile - E noi, il principio della
salvaguardia del territorio, lo mettiamo al primo posto». In ogni caso, dice
Gentile, il testo della Regione ricalca le indicazioni fornite in questo
momento dal governo nazionale: viene concessa la possibilità di ampliare gli
edifici esistenti nel limite del 20 per cento del volume, percentuale che
crescerebbe sino al 30 per cento nel caso di costruzioni per uso non
residenziale. Il tutto anche «in deroga ai regolamenti comunali e agli
strumenti urbanistici e territoriali». Ma resteranno «validi e inderogabili» i
vincoli sul territorio, «sia archeologici che ambientali». Per iniziare i
lavori basterà solo una dichiarazione di inizio di attività, rilasciata da un
tecnico abilitato. Ai Comuni sarà affidato il controllo sulla corretta
applicazione delle norme. La legge consentirà la demolizione e la ricostruzione
di edifici vecchi, rispettando gli standard architettonici e di sicurezza. Le
linee guida, questa è una novità, prevedono anche un intervento regionale per
la concessione di mutui a tasso agevolato destinati alla ristrutturazione di
edifici esistenti. All´interno di questo pacchetto di misure il governo vuole
favorire, con fondi pubblici, l´utilizzo di fonti di energie rinnovabili (ad
esempio l´installazione di pannelli solari) sia per le nuove costruzioni che
per le ristrutturazioni. I Comuni dovranno comunque istituire l´elenco degli
ampliamenti autorizzati, e «saranno esclusi - precisa l´assessore - gli edifici
già dichiarati abusivi, anche se parzialmente». Lombardo, impegnato in aula
fino a tardi sulla riforma della sanità, non ha commentato il sì di Palazzo d´Orleans
alla bozza di piano casa. Ma oggi il governatore potrà esibire questa delibera
durante l´incontro con Berlusconi. Servirà, quest´argomento (la maggior parte
delle Regioni italiane si sono dichiarate contrarie), a favorire il clima della
difficile trattativa sui fondi Fas? Di certo, l´iniziativa di Palazzo d´Orleans
ha spiazzato quel drappello di deputati del Pdl, Fabio Mancuso in testa, che
nei giorni scorsi avevano presentato un autonomo disegno di legge sul piano
casa, dopo aver registrato il silenzio del governo. Si stava prospettando un
nuovo scontro fra il governatore e parte del Pdl, dopo quello sulla sanità e
sui rifiuti. Ieri mattina una dirigente molto vicina a Lombardo aveva chiesto a
Mancuso di ritirare il disegno di legge. Il parlamentare catanese va avanti: e
stamattina presenterà il proprio progetto in una conferenza stampa. La giunta regionale ha deciso anche di fare ricorso alla Corte costituzionale contro le norme varate dal parlamento nazionale a febbraio (il
cosiddetto decreto taglia-leggi di Calderoli) che ha provocato la cancellazione
di 14 Comuni siciliani, attraverso l´abrogazione delle disposizioni istitutive.
Fra i Comuni colpiti dal provvedimento nazionale Castellana Sicula, San Cipirello
e Paceco. Altri, come Monreale e Caltagirone, si sono visti delimitare il
proprio territorio. Il ministero ha in corso una ricognizione sugli effetti
«indesiderati» della legge, che comunque non entrerà in vigore sino a dicembre.
Ma la Regione ha deciso comunque di intervenire a tutela delle sue prerogative
statutarie: «La Sicilia - afferma una nota di Palazzo d´Orleans - in forza
dell´articolo 15 dello Statuto ha competenza esclusiva in tema di delimitazione
dei Comuni».
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( da "Nuova Sardegna, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 17 - Cagliari
Costituzione, legalità ed energia Consulte di studenti a confronto ORISTANO. Un
centinaio di studenti delle Consulte degli istituti superiori sardi si sono
riuniti nell'Aula magna del liceo scientifico 'Mariano IV' (con la
collaborzione dell'Istituto alberghiero) per discutere di Costituzione, con
particolare riguardo all'istruzione, legalità, scenari di politiche giovanili,
energia e tutela ambientale. «Il successo formativo degli alunni deve essere il
progetto più importante di ogni singolo istituto - ha detto Luigi Roselli,
dirigente del liceo scientifico, aprendo i lavori -, ma al successo formativo
l'alunno potrà arrivare più agevolmente se le conoscenze e le competenze si
coniugheranno con la crescita umana, attraverso le iniziative culturali che
provengono dal territorio». Il responsabile dell'Ufficio scolastico
provinciale, Vincenzo Tortorella, ha quindi portato i saluti della Direzione
scolastica regionale. Ilenia Ruggiu, ricercatrice presso il Dipartimento di
diritto costituzionale della facoltà di giurisprudenza di Cagliari,
si è soffermata sulla "riforma del titolo V - parte II della
Costituzione". Gli articoli 33 e 117, i nuovi assetti nei rapporti tra
Stato e Regioni, il diritto all'istruzione, il ruolo della
Corte costituzionale sono stati i temi su cui
ha insistito la ricercatrice. Giovanni Depaoli, ricercatore dell'Enea, ha
illustrato il progetto "Educarsi al futuro", stimolando la
riflessione degli studenti sulla variazione della distribuzione della ricchezza
mondiale dal 1960 al 2000 (con sensibile aumento della povertà), sulla necessità
di energia pulita con la costruzione di centrali eoliche e sfruttando l'energia
solare. Sono quindi intervenuti i funzionari del ministero Patrizio Boetti e
Giuseppe Pierro. Nella sessione pomeridiana gli studenti, coordinati dai
presidenti delle consulte provinciali Desirè Vagnozzi, Simone Angei, Davide
Marceddu e Marco Mesina, hanno svolto lavori di gruppo. Diverse le proposte
scaturite. Tra le altre il bisogno diffuso di legalità, la lotta alla mafia in
tutto il territorio nazionale, la lotta contro la malavita organizzata, la
realizzazione di un opuscolo e di un kit di Cittadinanzattiva. Insomma, una
giornata in cui gli studenti hanno potuto confrontarsi. Si può dire, in
conclusione, che l'obiettivo è stato raggiunto sia dalle Consulte degli istituti
superiori che dagli Uffici scolastici e dai loro referenti.
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( da "Adige, L'" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - Giorgio
Napolitano scrive al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per
raccomandare di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa ROMA -
Giorgio Napolitano scrive al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per
raccomandare di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa. Mentre
Berlusconi liquida la domanda dei giornalisti dicendo di non sapere nulla della
lettera, ma aggiunge che la decisione se decreto o disegno di legge verrà presa
«insieme alle Regioni». Seppure riservata, dunque, la lettera un effetto lo
ottiene già dal pomeriggio. Visto che il premier, alla fine del viaggio
superveloce Milano-Roma sul treno Frecciarossa, su cui si esibisce con un bel
berretto da capostazione, si produce in un ammorbidimento della sua posizione.
Dopo che, alla partenza dalla Stazione Centrale, aveva annunciato per venerdì
il varo di un decreto legge, nonostante le proteste di molti presidenti di
Regione, all'arrivo a Roma Termini dice che il testo inviato ai governatori da
Palazzo Chigi «non è quello vero», dicendosi pronto a dialogare con Regioni e
Comuni nell'incontro previsto per oggi, quando presenterà un testo «light». Una
mossa che provoca la reazione del segretario del Pd Dario Franceschini, che
accusa Berlusconi di «cambiare le carte in tavola». E di voler portare avanti
«solo un progetto di cementificazione». La vicenda comincia a fine mattinata.
Berlusconi, prima di partire da Milano. «Credo - dice - che
anche le Regioni che vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini». In vista della
Conferenza unificata Stato-Regioni, anche ieri molti presidenti di Regione - da
Agazio Loiero a Mercedes Bresso e Claudio Martini - hanno criticato che il
testo loro inviato prevedesse l'esautoramento delle loro competenze e di quelle
dei sindaci. Poi il «coup de theatre» da parte di Berlusconi, a cui era
anche arrivata la lettera di Napolitano. «Il disegno che è circolato - dice il
premier scendendo dal Frecciarossa a Roma - non è quello a cui io avevo già
lavorato. Ho sentito cose che non saranno nel testo, cioè quelle che riguardano
gli immobili urbani. Decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e
bifamiliari e alle costruzioni da rifare», ossia ville e villette. Il Pd, però,
non ci sta e, in una conferenza stampa, Franceschini distribuisce ai
giornalisti il testo del decreto inviato a sindaci e governatori su carta
intestata di Palazzo Chigi: «Basta con questo continuo cambiare le carte in
tavola». In effetti, nella bozza del decreto si prevedeva che l'ampliamento
delle abitazioni nei centri storici potesse avvenire in deroga alle leggi e ai
piani regolatori, scavalcando così Regioni e Comuni e Sovrintendenze. Anche
Umberto Bossi sollecita Berlusconi a trattare con le Regioni «per evitare
scontri», e il premier precisa di nuovo la sua posizione: «Porteremo alle
Regioni un decreto legge semplificato, l'ho corretto riducendolo all'essenziale
e sono aperto al confronto». Berlusconi poi trova il tempo, mentre è in treno,
di attaccare anche la magistratura, in merito agli appalti: «È qualche cosa di
patologico - ha affermato - c'è una magistratura che è una metastasi e la
società deve reagire perché non è possibile che ci sia gente che applica la
legge come un moloch che deve colpire. Bisogna reagire altrimenti non ci sarà
più nessuno che vorrà venire in Italia ad investire e a fare le
infrastrutture». Berlusconi se ne è stato in cabina di guida del treno
Frecciarossa che corre a 300 all'ora. Una tentazione troppo grossa. Con il
berretto in testa, davanti al monitor che indica la velocità e in collegamento
video con le carrozze, ha scandito la performance del treno che, partito dalla
Stazione Centrale di Milano, è arrivato a Roma Termini in tre ore spaccate.
«Sono stato presidente-operaio, presidente-imprenditore, non avrei mai
immaginato di diventare presidente-ferroviere». 25/03/2009
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( da "Italia Oggi"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 25/03/2009 - pag: 3 autore: di Giampiero Di Santo Il premier
smentisce i dettagli del provvedimento e annuncia: riguarderà solo ville e
villette Piano casa, interviene Napolitano Il Colle suggerisce e Berlusconi ci
pensa: niente decreto Niente decreto, forse, e niente condomini. Soprattutto,
nessun diktat alle regioni, che in materia di edilizia hanno ampi poteri e
piena autonomia. Sommessamente, forse con una lettera del tipo «riservata
personale», il capo dello stato, Giorgio Napolitano, consiglia al presidente
del consiglio, Silvio Berlusconi, una pausa di riflessione su quella che,
secondo i piani del governo, dovrebbe essere l'arma segreta che consentirà di
sconfiggere la recessione: il piano casa che già nel prossimo consiglio dei
ministri avrebbe dovuto vedere la luce sotto forma di decreto legge. Ebbene,
quel provvedimento sarà presentato forse venerdì in consiglio dei ministri. Ma
si tratterà probabilmente di un disegno di legge, come ha annunciato abbastanza
a sorpresa il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Pressato dalle
richieste delle regioni, che vogliono concordare i contenuti del provvedimento
e hanno ottenuto un incontro con il premier prima della riunione del consiglio
dei ministri. Come ha annunciato Berlusconi, che già nella mattinata di ieri
era stato costretto a smentire il Giornale, che aveva pubblicato il testo del
decreto sul piano casa nei minimi dettagli. «Circola un testo che non è il
mio», è stato l'esordio del Cavaliere. «La mia idea è quella di riservare la
possibilità di aumentare le cubature solo per ville e villette fuori dei centri
cittadini. Con le regioni discuteremo domani (oggi, ndr) un decreto legge
semplificato che io stesso ho corretto riducendolo all'essenziale. Sono pronto a
un confronto, ho già parlato con il presidente della conferenza delle regioni,
Vasco Errani». Berlusconi ha precisato di non avere mai dato il suo avallo al
testo diffuso in questi giorni anche perché «trattandosi di materia
concorrente, le regioni intendono che il governo mandi un invito a loro
affinché procedano nella direzione indicata». E si è detto pronto, se i
governatori insisteranno nella loro opposizione a un provvedimento d'urgenza e
non concordato, a proporre un disegno di legge: «Il governo deciderà dopo
l'incontro se varare un decreto o un disegno di legge», ha precisato.
Raccogliendo così il plauso del leader della Lega Nord Umberto Bossi, che ha
sottolineato la necessità di trattare con «le regioni, che in molti casi hanno
un loro piano per l'edilizia», e la tacita approvazione di Napolitano. Che
secondo ambienti parlamentari del Popolo della libertà avrebbe inviato una
missiva al premier per convincerlo ad ascoltare il parere delle regioni, e a non correre quindi il rischio di vedersi bocciare il decreto
dalla corte costituzionale. Berlusconi, però, ha negato di avere ricevuto missive dal capo
dello stato. Così come hanno negato qualsiasi coinvolgimento cartaceo fonti del
Quirinale, che hanno accreditato l'ipotesi di una comunicazione personale e
riservata tra i due presidenti. Certo è che alla fine l'unico a
rivendicare successi, in una partita tutta da giocare, è stato il segretario
del Pd Dario Franceschini. «Il testo del governo è quello inviato ufficialmente
dalla presidenza del consiglio a regioni, province e comuni che abbiamo dato ai
giornali», ha detto il leader dei Democratici. «Se Berlusconi farà marcia
indietro sarà merito dell'opposizione».
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( da "Italia Oggi"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 25/03/2009 - pag: 6 autore: di Felice Massimo De Falco In
Campania il governatore cerca di arginare l'ennesima falla nei conti sanitari
con una delibera Bassolino, altra bomba da 200 mln Scoppiano spese legali e
interessi per i ritardati pagamenti delle asl Una bomba da 200 milioni di euro.
Un fardello di spese legali e interessi di mora che la regione Campania si deve
accollare per rimediare ai ritardati pagamenti dei fornitori da parte delle asl
campane. Troppo, per una regione che vanta un deficit sanitario
plurimiliardario. E così, con l'intento di arginare la pericolosa spirale, la
giunta regionale guidata da Antonio Bassolino, con la deliberazione numero 541
dello scorso 20 marzo, ha assunto disposizioni urgenti per contrastare i
ritardi nei pagamenti delle aziende sanitarie locali. L'esecutivo regionale,
infatti, ha preso atto che il ritardo accumulato dalle aziende sanitarie causa,
ogni anno, un maggior esborso di circa 200 milioni di euro, dei quali 100
milioni per spese legali, e altri 100 milioni per interessi di mora e di
dilazione. Il provvedimento varato dalla giunta indica ai nuovi direttori
generali specifici obiettivi da raggiungere, come «assicurare la immediata
registrazione contabile delle fatture passive», o «assicurare il pagamento
tempestivo delle fatture di piccoli importi e/o di piccoli fornitori, onlus, in
modo da evitare le spese legali di recupero crediti che «su tali piccoli
importi» finiscono per moltiplicare i costi, o ancora, «collaborare con Soresa
spa per completare i controlli dei debiti maturati a tutto il 2006». Del resto
più che un pozzo di San Patrizio, la sanità della regione Campania è una vera e
propria voragine senza fondo. Inghiotte risorse in quantità industriale, tant'è
che rappresenta la sanità più costosa d'Italia e assorbe il 60% del bilancio
regionale: dal debito accumulato a fine 2005, pari a 7 miliardi e 623 milioni
di euro, si passa, nel 2009,
a sfiorare i dieci miliardi di euro. Di qui, il forte
odore di commissariamento governativo che ha allarmato Bassolino, il quale ha
partorito un piano sanitario regionale di rientro, già bocciato dal ministro
del welfare, Maurizio Sacconi, e respinto dalla Corte costituzionale. Il governatore la settimana scorsa ha azzerato le cariche dei
manager delle Asl, piazzandovi al loro posto tutti uomini di sua fiducia. Ne è
venuta fuori quella che è stata già ribattezzata come «la sanità di Bassolino»,
dopo una notte di decisioni che qualcuno non ha esitato a definire come «dei
lunghi coltelli». Eh sì, perché a capo delle sei nuove asl che hanno
preso il posto delle precedenti dodici il governatore ha piazzato commissari
straordinari di sua fiducia. Soltanto un manager, tra quelli preesistenti, è
stato confermato dal presidente della regione. L'operazione portata a termine
da Bassolino per certi versi sembra giustificata dal fatto che è prossimo alla
scadenza il tavolo interministeriale di verifica del piano regionale di rientro
dal debito. La sanità campana, in sostanza, adesso è in attesa della
valutazione dei ministeri dell'economia e della salute. Lo spettro che aleggia,
a dir la verità da parecchi mesi, è quello di un commissariamento, ma dopo le ultime
scelte di Bassolino la prospettiva sembra essere non così concreta. Inutile
dire che tra i direttori rimossi il disappunto è stato enorme. Al punto che già
si parla di un gruppo di ricorsi al Tar pronto a partire. Frattanto, la
spaventosa massa debitoria mette le sue radici, e come un tumore in stato
avanzato sprizza metastasi sotto forma di interessi di mora e spese legali per
i centinaia di contenziosi legali fermi in regione e per costose spese di
consulenza.
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(
da "Riformista, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Le Camere Penali «Ecco le ragioni per l'astensione» GIUSTIZIA IN CRISI. Tra una politica senza riforme e una magistratura conservatrice. di Renato Borzone* L'astensione dalle udienze dei penalisti italiani è l'inevitabile iniziativa diretta a denunciare alla pubblica opinione l'immobilismo della politica sul piano delle riforme organiche della giustizia ed il suo pericoloso ed inutile iperattivismo sui temi della sicurezza. Su questi ultimi è dalla scorsa estate che l'Unione delle Camere Penali denuncia pubblicamente il rischio di provvedimenti demagogici, diretti a gettare fumo negli occhi dei cittadini: ampliamento delle ipotesi di cattura obbligatoria in violazione della presunzione d'innocenza e sottraendo ogni discrezionalità al magistrato; estensione dei "doppi binari processuali" per categorie di imputati; limitazione dei benefici penitenziari; istigazioni alla delazione processuale; abuso dell'incidente probatorio per ritornare a principi inquisitori, fino alla introduzione delle "ronde" e addirittura alla proposta di limitare i colloqui dei legali in carcere, assecondando la cultura che vede nell'avvocato il favoreggiatore del proprio cliente. I guasti di questa deriva sono visibili a tutti e si producono, purtroppo, nell'assordante silenzio della magistratura associata, che in un comunicato di ieri arriva persino a nascondere e a distorcere le ragioni della protesta dei penalisti per non assumere una posizione chiara sui provvedimenti in discussione in Parlamento. Si riproduce dunque la dinamica già vista di una classe politica subordinata alla magistratura associata e succube della sua politica del "tanto peggio, tanto meglio". Rivive quella parte di ANM chiusa ad ogni dialogo riformatore e manifestamente schierata per conservare l'esistente, compresa la struttura di un ordinamento giudiziario ancora fondato sulla concezione, propria dello stato etico, che considera l'accusare ed il giudicare come sottofunzioni di un'unica funzione giudiziaria. È ambiguo il tenore degli slogan di una parte dell'ANM; invocare l'efficienza disinteressandosi della qualità significa soltanto patrocinare "efficientismo" fine a sé stesso e processi esemplari: un buon viatico verso l'autoritarismo giudiziario, di cui offrono qualche esempio, anche sul campo, alcune delle vicende giudiziarie degli ultimi mesi. La posta in gioco sulla quale l'astensione dell'avvocatura penale vuole richiamare la riflessione è chiara: >è
la scommessa di un "paese normale", in cui il CSM sia sottratto al ricatto delle correnti ed ai giochi di potere,
la giurisdizione torni a guadagnare la propria nobiltà e la fiducia dei
cittadini introducendo il giudice terzo preteso dalla Costituzione, ma
soprattutto nel quale si marchi chiaramente una discontinuità con il passato.
Un passato in cui il potere della magistratura associata ha condizionato la
politica (da qualunque schieramento rappresentata) fino al punto da discutere
una pseudo riforma dell'ordinamento giudiziario quale quella approvata due anni
fa alla stregua di un contratto collettivo di lavoro. Non è in ballo soltanto
la riforma liberale e democratica della giustizia, ma anche l'assetto e
l'equilibrio dei poteri di una democrazia di stampo occidentale. Prima che sia
troppo tardi bisognerebbe comprenderlo. *Vicepresidente dell'Uncp 25/03/2009
( da "marketpress.info" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009
PRESIDENTE TOSCANA MARTINI SUL DECRETO DEL GOVERNO : «ALTRO CHE PIANO CASA. È
COME DIRE PASSATE
COL ROSSO» Firenze, 25 marzo 2009 - «Quello del Governo non è un piano
casa. Non darà la casa a chi ne ha bisogno, farà costruire nuovi volumi a chi la casa ce l´ha già. E´ un
decreto che fa carta straccia del federalismo e delle norme sull´urbanistica in
nome di un assunto: c´è la crisi, rilanciamo l´economia attraverso l´edilizia.
Noi siamo d´accordo che l´edilizia è un volano per contrastare la crisi, ma non
c´è bisogno di buttare a mare tutte le regole, che sono garanzie per tutti. E´
un po´ come dire: siccome si deve velocizzare il traffico, si può passare col
rosso». Il presidente della Toscana, Claudio Martini, affiancato dal
vicepresidente Federico Gelli e dall´assessore all´urbanistica, Riccardo Conti,
ha aperto così, ieri, la conferenza stampa sul provvedimento del Governo
intitolato Misure
urgenti per il rilancio dell´economia attraverso la ripresa delle attività imprenditoriali edili, in vista dell´incontro che si terrà a
Roma domani. «Questi sono i tempi dice Martini . Venerdì abbiamo
avuto la bozza del decreto legge, domani le Regioni avranno un incontro col
Governo, venerdì il decreto sarà all´ordine del giorno del Consiglio dei ministri. » Il presidente della
Toscana rilancia la sua proposta, che è anche un appello alla ragionevolezza.
«Non un decreto legge, ma un disegno di legge. Un provvedimento che non butti
all´aria le regole e le competenze costituzionali di Regioni ed Enti locali sul
governo del territorio, che consenta di mettersi intorno ad un tavolo e di
varare rapidamente un testo che faccia bene all´economia, ma non devasti il
territorio e non sia fonte di liti fra vicini. Noi ci stiamo ribadisce
Martini - non siamo
pregiudizialmente contrari. In questo testo ci sono cose che ci piacciono: per
esempio le misure sull´edilizia sostenibile, sulla riconversione energetica,
quelle che permettono di eliminare le brutture. Ma non c´è bisogno di un decreto
legge che azzeri tutti gli strumenti urbanistici e permetta la giungla. Il
contenzioso fra i privati, così, diverrà esponenziale. » E in proposito Martini
avverte:«Passare col rosso, forse fluidifica il traffico, ma è pericoloso.
Avete mai partecipato ad una riunione di condominio? Vi immaginate la
litigiosità che verrà fuori? Uno vuole alzare la soffitta, l´altro non è
d´accordo. E giù cause. » Ma non basta. «Ai comuni continua
il presidente viene dato solo un ruolo notarile. Dovranno
tenere un registro delle Dia
(le denunce di inizio attività che consentiranno le costruzioni in deroga agli
strumenti urbanistici) e alla fine, il 31 dicembre 2011, dovranno adeguare i
loro strumenti urbanistici a quello che nel frattempo sarà stato fatto. Le
soprintendenze poi potranno esprimersi solo in casi eccezionali ed entro 30
giorni. Vi immaginate cosa succederà?» Ma la Toscana ci tiene a sottolineare
che, senza stravolgere le regole, le cose si possono fare. «In Toscana abbiamo
già
dice Martini 50 mila Dia all´anno. Siamo la regione che ne ha di più. Città come Prato e come Arezzo
ne hanno circa 3 mila all´anno. Possiamo far conoscere di più e meglio questo
strumento, possiamo semplificare ulteriormente le procedure. Abbiamo già in
Consiglio regionale una legge sulla semplificazione, possiamo aggiungere
ulteriori misure. » Ma molto è già stato fatto. «Ieri ricorda
il presidente della Regione la giunta ha licenziato una delibera in
applicazione del piano paesaggistico che già consente, nel rispetto delle regole, molte delle cose che farà fare il decreto del
Governo. Ma senza stravolgere nulla. » Infine le risposte sulla casa. «Abbiamo
già emanato
ribadisce Martini bandi per 120 milioni di euro rivolti ai Comuni per
alloggi da da destinare alla locazione sociale. Stiamo per varare altre misure urgenti, per 130 milioni di euro,
per reperire alloggi da dare in affitto a canone sostenibile. Infine
abbiamo concordato con il Governo il piano casa da 550 milioni di euro, che per
la Toscana significano 31 milioni di
euro, sempre per dare risposte all´emergenza alloggi. In tutto
sottolinea sono 280 milioni . Questo è un piano casa. » Infine le
contromisure. «Noi speriamo di farcela - conclude Martini a convincere
il Governo a modificare il provvedimento. In caso contrario, saremo costretti a ricorrere alla Corte Costituzionale e
a varare quanto prima una legge regionale che consenta alla Toscana di
difendere il lavoro fatto, con fatica, in tutti questi anni e di salvare il suo
patrimonio paesaggistico. » . <<BACK
( da "Arena, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009 PROVINCIA
Pagina 26 ISOLA DELLA SCALA. Il Comune dà parere negativo perché non vuole
cedere terre a Bovolone Villafontana riunita? Ricomincia la battaglia Bocciata
la nuova proposta per annettere la frazione No alle proposte di unificazione
del territorio di Villafontana formulate da due leggi regionali. Il consiglio
comunale, chiamato ad esprimere un parere sulla legge 192 dei consiglieri
regionali di An Piergiorgio Cortellazzo e Massimo Giorgetti, e sulla 211 del
consigliere del Pd Franco Bonfante, se da un lato condivide la proposta di
unificazione della frazione divisa tra i comuni di Isola della Scala, Bovolone
e Oppeano, dall'altro esprime all'unanimità parere negativo sulle modalità
della sua attuazione che sottrarrebbero a Isola un milione e 230 mila metri
quadrati di territorio. Il consiglio comunale è tornato dopo 15 anni a
discutere dell'unificazione di Villafontana, già unificata una prima volta
sotto Bovolone dopo il referendum del 1995 e tornata divisa dopo che nel 2000 una sentenza della Corte Costituzionale annullò la
legge regionale che disciplinava il referendum. L'unificazione fu definita
allora (era sindaco Massimo Brugnettini) un sopruso e un atto illegittimo,
perché al referendum furono chiamati a votare tutti i cittadini di Bovolone, ma
non tutti quelli di Isola (votarono solo 72 abitanti di Villafontana che
espressero 55 no). E, inoltre, perché si aggregò a Bovolone oltre
all'abitato della parte isolana, anche un territorio agricolo di 5 chilometri quadrati,
pari a 1660 campi veronesi. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale e la
modifica della legge regionale sul referendum, nel 2002 (sindaco Liana
Montalto), il consiglio, chiamato ad esprimersi su una nuova proposta di
unificazione avanzata dai consiglieri regionali Rossi, Cerioni e Welponer, si
disse favorevole all' unificazione ma disse "no" alla cessione a
Bovolone di un milione e 230 mila metri quadrati di territorio. La stessa
posizione ha assunto nell'ultima seduta (sindaco Giovanni Miozzi) di fronte alla
nuova doppia proposta, ribadendo di essere d'accordo che «l'unificazione di
Villafontana, e quindi il senso di appartenenza ad una comunità ben definita,
contribuirebbe allo sviluppo di una nuova coscienza civica in cittadini
attualmente obbligati, pur vivendo nello stesso ambiente, a fare riferimento
per molti problemi individuali, familiari e collettivi a tre comuni diversi. Ma
una più razionale organizzazione dei servizi pubblici, alcuni dei quali svolti
in convenzione tra i tre Comuni. sembra rappresentare solo parzialmente la
finalità di una unificazione». Isola non condivide infatti la proposta di
variazione della circoscrizione territoriale del Comune che prevede la cessione
a Bovolone di una porzione di territorio, come nel 2002, di circa un milione e
230 mila metri quadrati. Propone, come aveva fatto sette anni fa, di cedere a
Bovolone l'area di 150 mila metri quadrati effettivamente interessata dagli
insediamenti abitativi, e in cambio, chiede che Bovolone ceda un'area di
analoghe dimensioni identificata a sud della frazione di Tarmassia (denominata
località Novarina) i cui residenti appartengono alla parrocchia di Tarmassia e
gravitano socialmente sulla frazione del Comune isolano.
( da "Repubblica, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina IV - Firenze Il sindacato
Il rischio di una corsa alla dia per evitare la legge anti-decreto Cisl, 55mila
iscritti: oggi il congresso Martini a Roma per il provvedimento rebus di
Berlusconi Il piano casa Ieri il premier ha detto che la misura non riguarderà
i condomini ma solo ville e villette Il presidente della Regione: "Ma
allora di che cosa dobbiamo discutere?" SIMONA POLI «Solo villette e
bifamiliari, niente condomini di città. Il piano casa non è quello che è stato
messo in giro». E´ questa l´ultima versione data da Silvio Berlusconi del
decreto legge sugli ampliamenti edilizi che sarà discusso dal Consiglio dei
ministri venerdì prossimo. La Toscana, che annuncia ricorso
alla Corte costituzionale per conflitto di
competenze, sta già preparando una sua legge in materia. Ma è già certo che dal
momento della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, comunque il decreto del
governo farà saltare ogni altra normativa regionale e comunale.
Risultato: chi in Toscana presenterà una dichiarazione d´inizio attività per
ampliare del 20 per cento la propria abitazione (o del 35 per cento in caso di
demolizione e ricostruzione con materiali di bioedilizia e copertura capace di
produrre energia rinnovabile) non potrà più essere bloccato dalla futura norma
regionale che la giunta assicura di poter presentare a tempo di record, «2 o 3
mesi al massimo». Il governo, insomma, dà il via libera alle domande di
ristrutturazione: una volta ottenuta la Dia i lavori potranno essere iniziati
nel giro di 14 mesi. «Un po´ come dire che siccome si deve velocizzare il
traffico si può passare col semaforo rosso», commentano il presidente toscano
Claudio Martini, l´assessore Riccardo Conti e il numero due della giunta
Federico Gelli, particolarmente preoccupati delle conseguenze che il decreto
avrà nelle campagne. «Siamo riusciti a portare a termine una lunga e
difficilissima trattativa con le associazioni degli agricoltori per evitare il
cambio di destinazione d´uso per gli annessi agricoli. Adesso qualsiasi
magazzino, fienile o capannone per gli attrezzi potrà essere trasformato in
abitazione e diventerà molto più allettante e meno faticoso per chi lavora
nell´agricoltura mettersi a fare l´imprenditore immobiliare», dice Martini. In
ogni caso lui farà una legge diversa, annuncia, che «non sbarrerà il passo allo
sviluppo edilizio ma lo regolerà all´interno di un quadro di norme. Quello del
governo non è un piano casa perché non dà la casa a chi ne ha bisogno e fa
carta straccia del federalismo e delle norme sull´urbanistica». Legambiente e
Wwf sono sulla stessa linea, il presidente della commissione Territorio del
consiglio regionale Erasmo D´Angelis lo stesso, da Roma il leader degli Ecodem
del Pd Ermete Realacci contesta il decreto Berlusconi. In realtà di quale
decreto si parli non è più molto chiaro. L´ultima versione del premier è della
tarda mattinata di ieri e Martini ancora non la conosce quando alle 13
distribuisce ai giornali il testo del decreto che Palazzo Chigi ha inviato alle
Regioni con tanto di lettera di accompagnamento. Un testo ufficiale, quindi,
che oggi a Roma servirà come base di discussione tra Stato e Regioni. Eppure il
premier dice: «Non è il testo a cui ho lavorato io. Il decreto o disegno di
legge che sia si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da
rifare dopo che queste saranno demolite. Non sono compresi gli immobili
urbani». Martini dunque avrebbe un testo "scaduto" , l´unico però che
il governo gli ha fornito per poter esprimere giudizi e fare ipotesi. «Se il
testo non è più quello», dice Martini, «è chiaro che la riunione sarà ancora
più difficile perché non sapremo di cosa si discute e non si capisce come, nel
giro di qualche ora, si possa valutare la nuova proposta. Mi auguro solo che la
nuova bozza non preveda più il ricorso al decreto legge ma sia stata scelta la
strada del disegno di legge». Il piano casa della Toscana riguarda anche
l´edilizia popolare. Sono già stati attivati bandi per 120 milioni di euro per
dare case con canone sociale per giovani coppie, anziani e famiglie a basso
reddito, a cui si aggiungeranno 31 milioni di fondi statali. A questa manovra
sarà abbinata un´azione speciale per 130 milioni rivolta in particolare a
soggetti pubblici e privati che siano in grado di mettere sul mercato case a
canoni sostenibili - i cosiddetti affitti low cost - fino a 500 euro al mese
per nuclei familiari che abbiano un reddito complessivo non superiore a 70 mila
euro. Per incentivare i proprietari di case ad affittare con questo sistema, la
Regione si impegna a versare la differenza tra il canone low cost e quello di
mercato. E proprio di crisi economica ed emergenza occupazionale discuteva ieri
il consiglio regionale, quando è stato interrotto a metà pomeriggio per
"eccessiva indisciplina". C´erano in aula parecchi consiglieri
disattenti che facevano rumore chiacchierando in piedi tra loro e disturbando
anche chi era intenzionato ad ascoltare gli interventi. Così la seduta è stata
fermata per alcuni minuti dal vicepresidente del consiglio Alessandro Starnini,
che al momento coordinava l´assemblea, che ha deciso il blocco dopo aver
ripreso più volte i colleghi maleducati.
( da "Provincia Pavese, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Palminota, votato
il trasferimento Lo ha deciso il Csm. Ma ora il presidente può ricorrere al Tar
MARIA FIORE PAVIA. La decisione, che annuncia l'avvio di una fase non certo
facile per il Tribunale di Pavia, è arrivata dopo pochi mesi. La commissione
del Csm, che era stata chiamata a pronunciarsi sul caso, ha deliberato
all'unanimità il trasferimento del presidente del Tribunale,
Piergiovanni Palminota, ad altra sede per incompatibilità ambientale e
funzionale. L'avvio di un'indagine era stata notificata allo stesso Palminota a
dicembre. La decisione non è, però, esecutiva: il presidente ha la possibilità
di ricorrere al Tar. E non sarebbe la prima volta. Palminota aveva già fatto
ricorso al Tribunale amministrativo nel 2003, quando era stata accolta la
nomina a Pavia. Nomina alla quale il Csm e il Ministero di Grazia e Giustizia
si erano a lungo opposti. La battaglia legale era durata otto anni. E oggi il
copione potrebbe ripetersi. La possibilità che il Consiglio superiore della
magistratura si pronunciasse in termini negativi, accogliendo il trasferimento,
era stata già definita, dallo stesso Palminota, «ingiusta» nella relazione
difensiva inviata al Csm. Le "accuse" nei confronti di Palminota
avevano riguardato soprattutto lacune organizzative e deficit di collaborazione
con il personale degli altri uffici. Erano queste, in sintesi, le motivazioni
con cui il Consiglio aveva deciso di aprire un fascicolo e attivare una
procedura di trasferimento. L'istruttoria sarebbe stata comunque aperta mesi
prima della notifica sulla base di segnalazioni legate per lo più a questioni
di carattere organizzativo. Contro Palminota era stata stilata una relazione, i
primi di novembre, a conclusione dell'istruttoria, dalla Prima commissione del
Consiglio, in cui venivano affrontate diverse questioni: i suoi rapporti con
gli altri magistrati, non sempre idilliaci, o la mancata attuazione dei
cossidetti «programmi organizzativi», che sono l'ossatura del buon andamento e
della gestione degli uffici, fino alle incomprensioni con l'Ordine degli
Avvocati, che si era più volte detto «poco coinvolto» nell'attività del
Tribunale. Accuse da cui Palminota si era difeso con una controrelazione. Di
cui, a quanto pare, il Csm non ha tenuto conto. (m. fio.)
( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«Questa legge sarà sommersa dai
ricorsi» M.ZE. In Aula il Pdl va avanti per la sua strada, respinge tutti gli
emendamenti «premissivi» e la stragrande maggioranza di quelli presentati
dall'opposizione. Felice Casson, lei appartiene al partito di coloro che dicono
«meglio nessuna legge che questa legge» sul fine vita? Sicuramente sì perché
con questa legge si fa un passo indietro. La Costituzione, le leggi ordinarie e
le interpretazioni della magistratura, riconoscono pienamente il principio di
autodeterminazione per la persone capace di intendere e volere. Questo testo,
invece, pone delle limitazioni e viola palesemente la Costituzione. La vita può
essere un diritto indisponibile? Su questo noi abbiamo presentato degli
emendamenti per eliminare la definizione cosi come è altrimenti si aprirebbe la
possibilità di prevedere sanzioni penali per il tentato suicidio. Seguendo i
lavori parlamentari si percepisce una certa rassegnazione da parte
dell'opposizione. Una battaglia persa? Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad
un ordine dall'alto, "serrate i ranghi" diretto ai senatori Pdl e
quindi anche le voci in disaccordo sono state fatte tacere. Ricordo una quasi
minaccia di sostituzione nei confronti di due senatori Pdl della Commissione
Affari Costituzionali perché avevano preannunciato un voto per
l'incostituzionalità del Ddl Calabrò. Ma anche nel Pd c'è qualche problema. Stamattina
Franco Marini ha chiesto al gruppo di far propri anche alcuni degli emendamenti
presentati dai cattolici. La mediazione che abbiamo raggiunto è stata molto
faticosa. Io, per esempio, non condivido alcuni degli emendamenti del gruppo
perché ritengo che alimentazione e idratazione artificiale siano trattamenti
medici e quindi debbono essere oggetto di dichiarazione anticipata di volontà.
Non si possono chiedere ulteriori mediazioni. In questi giorni ci sono stati
diversi appelli per fermare la legge. L'ultima speranza è una moratoria dopo il
voto al Senato? Gli appelli cadono nel vuoto perché la maggioranza procede come
un carro armato senza ragionare sulle conseguenze di una legge così deleteria.
Speriamo che nel passaggio dal Senato alla Camera ci sia un periodo di
riflessione e comunque una moratoria. Lo crede possibile dopo le ultime
dichiarazioni del cardinal Bagnasco? La Chiesa fa il suo mestiere, sta ai
politici garantire scelte autonome, nell'interesse della collettività e dei
singoli. Se dovesse entrare in vigore il ddl Calabrò ci saranno una valanga di
ricorsi in tribunale, come qualcuno sostiene? Alla prima
applicazione si creerà un problema di contrasto tra medico, fiduciario o il
parente stretto. Ci saranno ricorsi immediati e ripetuti all'autorità
giudiziaria e a questo si potrebbe aggiungere un ulteriore serie di ricorsi in
sede di Corte Costituzionale. Intervista a Felice Casson
( da "Nuova Venezia, La" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Centro,
Il) (Nuova Sardegna, La)
Argomenti: Giustizia
Pagina 9 - Attualità Berlusconi
frena: solo ville e villette Dietrofront sul piano casa dopo la lettera di
Napolitano e il pressing delle opposizioni Il premier: «Quel testo non è il
mio». E mette in discussione anche la formula del decreto VINDICE LECIS ROMA.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha chiesto di ascoltare
le Regioni sul cosiddetto «piano casa» e Berlusconi è stato costretto alla
retromarcia. «Abbiamo fatto un articolato molto semplice che discuteremo con le
Regioni. Se sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro.
Abbiamo fissato un incontro alle 12.30». Lo dice il premier al termine di una
giornata convulsa, in cui aveva anche detto di avere «corretto, riducendolo
all'essenziale» il testo circolato in questi giorni. «Ma allora domani (oggi,
ndr) di cosa discuteremo?», si è chiesto il presidente della Toscana, Claudio
Martini che con i suoi colleghi parteciperà a Roma alla conferenza delle
Regioni. C'è molta confusione e incertezza sulla posizione del governo. Berlusconi
aveva confermato un decreto «già venerdì per fare in fretta» annunciando però
un provvedimento diverso «da quello che circola», in pratica riferito solo
«alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare», vale a dire ville
e villette. La lettera di Napolitano (una missiva riservata personale, dicono
al Quirinale, di cui Berlusconi giura di non saperne nulla) ha sicuramente
trovato attenzione e accoglienza anche in quegli ambienti del centro destra
meno inclini al muro contro muro come Umberto Bossi, per convincere il premier
ad avviare un confronto. Bossi ha invitato esplicitamente Berlusconi «a
trattare con le Regioni per evitare scontri». Aggiunge il segretario del Pd
Dario Franceschini: «Il testo che abbiamo mostrato ai giornalisti è l'unico
esistente ed è quello inviato ufficialmente dalla presidenza del Consiglio a
Regioni, Province e Comuni. Il governo farà marcia indietro? Merito della
denuncia dell'opposizione. Naturalmente vedremo se il nuovo testo ci sarà e
cosa ci sarà scritto». Romano Prodi, a Ballarò, in serata ricorda come «lo
Stato non sia competente su tante norme». Poi parla dei suoi incentivi per
l'edilizia: «Abbiamo fatto affiorare il nero che nell'edilizia è
tradizionalmente molto elevato. E non si rovinava mica il paesaggio. Era fatto
tenendo conto che l'Italia è un paese con delle sue caratteristiche». E sulla
crisi: «Una politica di destra ci ha portato alla rovina». Sul
possibile decreto pesano inoltre le minacce di ricorso alla Corte costituzionale prospettate da alcune Regioni. Il presidente della Conferenza,
Vasco Errani, vede infatti nel testo speditogli dal governo venerdì scorso «un
profilo di incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma aprire un confronto
serio e di merito perché servono regole valide e condivise». Errani e il
suo collega Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ieri hanno discusso
dell'argomento proprio con Berlusconi sul treno che inaugurava la linea ad alta
velocità sulla tratta Bologna-Firenze e non è escluso che, anche in quell'occasione,
sia stata fatta un'opera di persuasione. Errani ha comunque confermato la sua
posizione: «Il decreto non è la strada giusta per gestire una materia così
delicata. Se non si fa un decreto e ci mettiamo a discutere nel rispetto delle
competenze siamo pronti al dialogo». Il presidente dell'Emilia-Romagna ha anche
smentito il premier secondo il quale la bozza di decreto era stata scritta su
richiesta delle Regioni: «abbiamo chiesto che ci venisse inviato ciò su cui il
governo stava lavorando». La riunione con le Regioni è comunque confermata
anche se il presidente della Toscana, Martini si chiede su cosa si discuterà.
Dario Franceschini non ne può più: «Va bene lo scontro politico, ma non si
possono continuamente cambiare le carte in tavola. Si può dire: ho cambiato
idea, ma basta con il dire tutto e il contrario di tutto». E rincara:
«Chiediamo alla Lega come può accettare un decreto legge che distrugge e toglie
autonomia proprio alle Regioni».
( da "Nuova Venezia, La" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Centro,
Il) (Nuova Sardegna, La)
Argomenti: Giustizia
Pagina 9 - Attualità Il
"sì" convinto arriva solo da Lombardia e Sicilia Regioni divise:
quelle guidate dal centrosinistra minacciano il ricorso alla Consulta Ma il
mugugno è diffuso e tra i governatori c'è preoccupazione sul metodo del decreto
legge che stravolge il principio federalista ROMA. La maggioranza delle Regioni
italiane è contraria al Piano casa di Berlusconi. Decisamente favorevoli sono
soltanto Lombardia e Sicilia, le due grandi aree da anni governate dal
centrodestra. Convinte del progetto, ma anche della necessità di mitigarlo,
seguono altre cinque regioni governate dalla coalizione di Berlusconi:
Sardegna, Abruzzo, Molise, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il no arriva dal
resto, non solo dalle tradizionali regioni rosse come Emilia-Romagna, Toscana,
Marche e Umbria. Dicono di no anche Lazio e Piemonte, Trentino Alto-Adige e
Liguria, Calabria e Basilicata, Val d'Aosta, Campania, Puglia. I mugugni sono
comunque molto diffusi per il metodo del decreto legge che il governo intende
adottare. Un metodo che nasconde, per le regioni, lo stravolgimento del
principio federalista. Il provvedimento sulla casa, sostengono Toscana e
Umbria, pronte a ricorrere alla Corte costituzionale, lede prerogative come sono proprie delle regioni e non del
governo centrale. Se il governo facesse il decreto entro la fine della
settimana senza modifiche, la Regione Toscana ha intenzione di presentare
ricorso alla Corte costituzionale e
di approvare una legge regionale per difendere la propria esperienza
urbanistica. Garantito dal presidente della Regione Claudio Martini:
«Non siamo contrari in linea di principio alla dinamizzazione dell'economia ma
quello del Governo non è un piano casa, in quanto non dà una casa a chi ne ha
bisogno, ma smantella i piani urbanistici locali e mortifica le autonomie».
«Inoltre - ha continuato Martini - aumenta la possibilità di contenziosi tra i
cittadini». Oggi le regioni incontreranno il governo sul tema ma sul confronto
Martini è fermo: «Noi non cerchiamo il conflitto istituzionale ma il testo deve
essere cambiato, altrimenti il ricorso alla Consulta è un obbligo e non uno
sfizio». Il governatore della Calabria, Agazio Loiero, è stupefatto: «Noi
stiamo cercando di invertire la rotta. Abbiamo approvato un piano per
l'abbattimento di 800 ecomostri, piano già operativo. La giunta regionale si è
opposta alla costruzione di Europaradiso, un megavillaggio che avrebbe dovuto
dare 10mila posti di lavoro - di cui avremmo avuto un immenso bisogno - ma
avrebbe devastato in maniera irrimediabile un'area di pregio naturalistico».
«L'Umbria ha un prezioso patrimonio paesistico, storico-artistico ed
architettonico che nell'insieme ne rappresenta la sua più grande risorsa - dice
il capogruppo Pd nel consiglio regionale dell'Umbria, Gianluca Rossi - ma ora
il piano casa del governo rischia di compromettere il delicato equilibrio tra
sviluppo e tutela che fino ad ora il nostro territorio è riuscito, con
difficoltà, a mantenere». «I tratti di incostituzionalità ravvisati dalla
presidente della giunta regionale sono evidenti», continua Rossi. «So che i
miei colleghi presidenti di Regione di sinistra - dice il governatore della
Lombardia Roberto Formigoni - avanzano obiezioni. Ma io invoco quello stesso
spirito di collaborazione che ci ha portato a firmare il grande accordo sugli
ammortizzatori sociali». Perché serve «uno scatto di responsabilità dello Stato
e delle Regioni per il bene dell'Italia e dei nostri cittadini». (a.g.)
( da "Mattino di Padova, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 7 - Attualità Il
"sì" convinto arriva solo da Lombardia e Sicilia Regioni divise:
quelle guidate dal centrosinistra minacciano il ricorso alla Consulta Ma il
mugugno è diffuso e tra i governatori c'è preoccupazione sul metodo del decreto
legge che stravolge il principio federalista ROMA. La maggioranza delle Regioni
italiane è contraria al Piano casa di Berlusconi. Decisamente favorevoli sono
soltanto Lombardia e Sicilia, le due grandi aree da anni governate dal
centrodestra. Convinte del progetto, ma anche della necessità di mitigarlo,
seguono altre cinque regioni governate dalla coalizione di Berlusconi:
Sardegna, Abruzzo, Molise, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il no arriva dal
resto, non solo dalle tradizionali regioni rosse come Emilia-Romagna, Toscana,
Marche e Umbria. Dicono di no anche Lazio e Piemonte, Trentino Alto-Adige e
Liguria, Calabria e Basilicata, Val d'Aosta, Campania, Puglia. I mugugni sono
comunque molto diffusi per il metodo del decreto legge che il governo intende
adottare. Un metodo che nasconde, per le regioni, lo stravolgimento del
principio federalista. Il provvedimento sulla casa, sostengono Toscana e Umbria,
pronte a ricorrere alla Corte costituzionale, lede prerogative come sono proprie delle regioni e non del
governo centrale. Se il governo facesse il decreto entro la fine della
settimana senza modifiche, la Regione Toscana ha intenzione di presentare ricorso
alla Corte costituzionale e di approvare una legge
regionale per difendere la propria esperienza urbanistica. Garantito dal
presidente della Regione Claudio Martini: «Non siamo contrari in linea di
principio alla dinamizzazione dell'economia ma quello del Governo non è un
piano casa, in quanto non dà una casa a chi ne ha bisogno, ma smantella i piani
urbanistici locali e mortifica le autonomie». «Inoltre - ha continuato Martini
- aumenta la possibilità di contenziosi tra i cittadini». Oggi le regioni incontreranno
il governo sul tema ma sul confronto Martini è fermo: «Noi non cerchiamo il
conflitto istituzionale ma il testo deve essere cambiato, altrimenti il ricorso
alla Consulta è un obbligo e non uno sfizio». Il governatore della Calabria,
Agazio Loiero, è stupefatto: «Noi stiamo cercando di invertire la rotta.
Abbiamo approvato un piano per l'abbattimento di 800 ecomostri, piano già
operativo. La giunta regionale si è opposta alla costruzione di Europaradiso,
un megavillaggio che avrebbe dovuto dare 10mila posti di lavoro - di cui
avremmo avuto un immenso bisogno - ma avrebbe devastato in maniera
irrimediabile un'area di pregio naturalistico». «L'Umbria ha un prezioso
patrimonio paesistico, storico-artistico ed architettonico che nell'insieme ne
rappresenta la sua più grande risorsa - dice il capogruppo Pd nel consiglio
regionale dell'Umbria, Gianluca Rossi - ma ora il piano casa del governo
rischia di compromettere il delicato equilibrio tra sviluppo e tutela che fino
ad ora il nostro territorio è riuscito, con difficoltà, a mantenere». «I tratti
di incostituzionalità ravvisati dalla presidente della giunta regionale sono
evidenti», continua Rossi. «So che i miei colleghi presidenti di Regione di
sinistra - dice il governatore della Lombardia Roberto Formigoni - avanzano
obiezioni. Ma io invoco quello stesso spirito di collaborazione che ci ha
portato a firmare il grande accordo sugli ammortizzatori sociali». Perché serve
«uno scatto di responsabilità dello Stato e delle Regioni per il bene dell'Italia
e dei nostri cittadini». (a.g.)
( da "Nuova Venezia, La" del 25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino
di Padova, Il)
Argomenti: Giustizia
Pagina 13 - Regione Il Tar dà
ragione ai «vu' cumprà» Stop alla legge che vieta la vendita ambulante nei
centri storici LA SENTENZA Tutelato il diritto di tutti al lavoro VENEZIA. Per
i giudici del Tar Veneto l'articolo della legge regionale del 2005 in cui si afferma che
«è vietato il commercio su aree pubbliche in forma itinerante nei centri
storici dei comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti» potrebbe
«scalfire il carattere universale dei diritti fondamentali, come quello al
lavoro e alla libera iniziativa economica del cittadino extracomunitario»,
essere in contrasto con alcuni articoli della nostra Costituzione e «puzzare»
di razzismo. Per questo ha deciso che la questione di
legittimità costituzionale
sollevata dall'avvocato veneziano Angelo Pozzan per conto dell'Associazione
venditori ambulanti immigrati di Venezia non è manifestamente infondata e ha
sospeso il giudizio investendo della questione la Corte costituzionale. Quelle due righe della legge regionale ha permesso a molti
comuni veneti, primo fra tutti quello di Venezia, di allontanare dal
centro delle città i venditori ambulanti extracomunitari, anche quelli muniti
di licenza. Ed è proprio contro l'ordinanza di Massimo Cacciari, infatti, che
inizialmente aveva ricorso l'avvocato Pozzan, quella in cui si vietava «il
trasporto senza giustificato motivo di mercanzia in grandi sacchi di plastica e
borsoni nel centro storico lagunare». I giudici amministrativi ricordano,
citando il ricorso del legale veneziano, che gli ambulanti coinvolti sono
titolari di un permesso di soggiorno e di un'autorizzazione per il commercio
ambulante e che avevano in corso con l'amministrazione comunale una trattativa
che doveva individuare aree del centro storico in cui esercitare la vendita
ambulante. Ma quell'articolo della legge regionale aveva reso vana questa
iniziativa. Il Tar sottolinea che con quell'intervento dell'amministrazione
regionale è stata violata da una parte la competenza statale in materia di
concorrenza dall'altra quella del Comune di individuare le zone in cui i
divieti devono scattare del tutto o in parte. «Appare evidente - si legge
nell'ordinanza - che il divieto assoluto, inderogabile, generalizzato, non
giustificato da concrete e localizzabili esigenze...finisca per comportare
un'irragionevole e contraddittoria eliminazione di una delle modalità
attraverso le quali, per la normativa statale, può essere svolta l'attività
commerciale». Non solo. I giudici veneziani spiegano che «è un dato di comune
esperienza che il commercio su aree pubbliche in forma itinerante riguarda
attualmente in modo prevalente la piccola imprenditoria degli extracomunitari.
Orbene con la norma della cui legittimità costituzionale
si dubita viene assoggettata a divieto soltanto questa tipologia di commercio,
mentre non viene introdotta alcuna analoga restrizione nei confronti di
corrispondenti forme di commercio su aree pubbliche, quali quelle su posteggi
dati in concessione in sede fissa». E tutto questo rischia oggettivamente,
secondo il Tar, di avere l'effetto di una discriminazione indiretta. (Giorgio
Cecchetti)
( da "Unita, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«No ai vincoli e alle regole
ferree Causano schifezze» SEGUE DA PAGINA 5 Si ha l'impressione che lei non ami
il settore pubblico, lo Stato: prendiamo il "piano casa": distrugge i
vincoli a salvaguardia del territorio. «È una sensazione sbagliata. Quei
vincoli sono astratti, viviamo in un Paese ipocrita che fa leggi e piani
regolatori ma produce schifezze. Io voterò per la rottamazione delle schifezze.
Non mi piace l'ipocrisia delle regole ferree a cui poi seguono i condoni». Lei
propone l'alienazione del patrimonio immobiliare degli ex Istituti autonomi
delle case popolari. Ma una sentenza della Corte
Costituzionale non lo consente. «Quella è una sentenza del 2006, ora abbiamo
una nuova legge: la 133 del 2008. Vedremo cosa dirà la Corte. Sono 800mila le
case ex Iacp in Italia: è un patrimonio morto che rende tutti infelici. Le
morosità raggiungono il 40%, non ci sono i soldi per le manutenzioni, le
Regioni spendono 3 miliardi l'anno. E il problema sociale non si risolve,
perché nessuno lascia la casa, anche se ormai ha perso i requisiti. A questo
punto vendiamo tutto agli inquilini, ad un prezzo capitalizzato dell'affitto».
Ma come potrà acquistare chi non ha soldi? «L'affitto medio è 70euro,
riscattare la casa costerà in media intorno ai 25mila euro, per immobili che
poi varranno 5 volte tanto». Fra gli affittuari ci sono i pensionati. «Anche
loro hanno figli e altri hanno un reddito medio-alto e faranno un affare.
Voglio vendere a tutti, anche ad abusivi e fricchettoni: se la rivendano e se
la fumino! Voi avete una visione sfigata della vita». Ma in questo modo non si
rischia una svendita in blocco che, alla fine, non darà il denaro sufficiente a
fare una nuova politica per la casa? «La svendita c'è già. Il patrimonio
abitativo non è più utilizzato per i fini per cui era stato costruito. Io non
faccio altro che prendere atto del fallimento di una grandissima idea sociale,
realizzata con il contributo dei lavoratori dipendenti. A mano a mano che i
redditi miglioravano la gente avrebbe dovuto lasciare le case popolari. Non è
andata così. Quell'idea, nata ai tempi di Fanfani, è fallita per colpa di
tutti: Dc, Pci, Psi e della nostra idea di Stato». Perché non verificare i
requisiti di chi oggi vive nelle case? «Non ce l'ha fatta nessuno. Se fai la
radiografia agli inquilini, scoppia la rivoluzione. Il vero scandalo è questo.
Meglio azzerare e ripartire». Per costruire nuove case popolari? «La mia idea è
un'altra. Siamo un Paese che non fa rispettare le regole. Meglio interventi
sugli affitti o mutui a tasso zero». Il piano casa presenta un altro problema:
come i condoni, è una violazione della cultura delle regole. «La cultura delle
regole ha prodotto l'abusivismo. Questo Paese è profondamente cattolico e
ipocrita. Disattende le regole che si dà: questo si definisce "azzardo
morale". È la cultura catto-comunista, socialista, liberale etc. La
borghesia dell'unificazione d'Italia, tanto incensata dalla storiografia
risorgimentale, fu una borghesia delle mani libere. Sarebbe bello far rinascere
la cultura delle regole, ma se lei, un ministro, risponde che nessuno c'è
riuscito, è una grande sconfitta collettiva. «Chi governa è tenuto al
pragmatismo. A me piacerebbe far rispettare le regole. Non ci riesco. Ho uno
strumento che mi consente di ricominciare? Allora dico: pochi soldi, maledetti
e subito». SEGUE A PAGINA 8
( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CONGRESSO Scontro tra le anime di
Magistratura democratica, nel mirino anche l'alleanza coi moderati di Unicost.
Giovedì l'assemblea Fronda tra le toghe di sinistra: «Md partecipa alla
spartizione dei posti» Sara Menafra ROMA Nella corrente più tradizionalmente di
sinistra delle toghe, Magistratura democratica, tira un'ariaccia da resa dei
conti. Tanto che, a tre giorni dalla convention che sarà ospitata a Modena da
giovedì a domenica prossimi, nelle mailing list interne continuano a circolare
documenti che, col tono felpato di chi ha a che fare con forme e codici tutto
il giorno, segnano accuse pesanti dai due lati della barricata. Ad aprire le danze è stato un testo firmato da alcuni magistrati di peso tra
cui il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini, la consigliera del Csm Ezia
Maccora e pm piuttosto noti come la «genovese» Anna Canepa e il «romano»
Stefano Pesci. Che, sotto il titolo «Ripartire dalla politica e dal confronto
trasparente», mena fendenti sul comportamento della delegazione inviata a
palazzo dei Marescialli. E chiede di puntare tutto l'impegno sulla
«responsabilizzazione professionale» dei magistrati. «Non si tratta di
indulgere alle critiche dei denigratori del "correntismo" ma di
riconoscere che la magistratura non ha contrastato abbastanza la logica che
favorisce "la protezione" anziché la "professionalità indiscussa"»,
scrivono. E insistono: «Una logica che è talora riemersa coinvolgendo tutti, Md
inclusa; come dimostrano alcune decisioni in cui il peso delle appartenenze è
oggettivamente riscontrabile». A scaldare gli animi è stato, recentemente, il
caso della nomina di un nuovo procuratore generale a Bari, dopo lo scontro
dello scorso anno interno all'ufficio sul caso dei bambini morti a Gravina di
Puglia, di cui il Csm si è occupato più volte. Il procuratore capo reggente,
Emilio Marzano, a sua volta membro di spicco di Md, sosteneva l'avvocato generale
di Bari Francesco Saverio Nunziante, contro il lombardo Antonio Pizzi, in
arrivo dalla gestione della procura di Monza. Pizzi, alla fine, ha avuto la
meglio, ma tra le toghe di sinistra non tutti hanno apprezzato che Md abbia
pubblicamente espresso posizioni vicine a quelle di Marzano, pur votando per
l'avversario. Bisognava sostenere il più bravo, punto e basta, dicono. E,
aggiungono, è stato sbagliato mostrarsi ambivalenti e persino disponibili con
le proteste di Luigi de Magistris e degli inquirenti di Salerno trasferiti dopo
l'inchiesta Why not. Sarebbe stato meglio sostenere, semplicemente, l'Anm, che
caso unico nella storia della magistratura, per lo scontro tra Salerno e
Catanzaro parlò di «pagina nera» della magistratura: «La legittimazione della
magistratura sta nel dovere e nel coraggio, ma anche nella prudenza e
nell'equilibrio. Per Md questo implica il sostegno alla linea forte della
giunta (dell'Anm, ndr) di fronte ai recenti casi giudiziari». Opposto il
pensiero di almeno un altro documento circolato tra le toghe e firmato, tra gli
altri, dal gip di Napoli Aldo Policastro e da Eugenio Albamonte, ex consigliere
del Csm. Che spiegano che il problema della professionalità e della selezione
delle toghe nella magistratura esiste. Ma non può essere l'unico. E in quattro
punti indicano come prioritaria la «"caduta verticale"
dell'uguaglianza dei diritti» in Italia: «Da questa consapevolezza occorre
muovere per iniziative aperte a chi, nella magistratura e nella società
continua a guardare alla magistratura come istituzione posta a tutela dei
diritti di tutti». Il capomissione al Csm Livio Pepino non l'ha firmato. Ma coi
suoi ha respinto al mittente le critiche. Sostenendo che proprio quelli che
parlano di «professionalità», nella pratica concordano le strategie con i
moderati di Unicost. E appoggiano la linea moderata del vicepresidente del Csm
Mancino che tiene ancora chiusa nel cassetto la pratica a tutela della giudice
Nicoletta Gandus, ricusata da Silvio Berlusconi.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«Sul piano casa ascolteremo le
Regioni» --> Il premier dopo la lettera di Napolitano sulla necessità di
sentire i governatori: «Circola un testo non mio» E annuncia: le norme
riguarderanno solo mono e bifamiliari. Bossi: evitare scontri. Il Pd va
all'attacco Mercoledì 25 Marzo 2009 GENERALI, pagina 3 e-mail print ROMAGiorgio
Napolitano scrive al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per
raccomandare (ancora una volta, dopo l'incontro del 17 marzo) di tener conto
del parere delle Regioni sul piano casa. Una lettera che, «se c'è, è personale
e riservata», dicono fonti del Quirinale. Mentre Berlusconi, a fine giornata,
liquida la domanda dei giornalisti dicendo di non sapere nulla della lettera,
ma aggiunge che la decisione tra decreto e disegno di legge verrà presa
«insieme alle Regioni». Seppure riservata, dunque, la lettera - di cui si viene
a sapere da fonti della maggioranza - un effetto lo ottiene già dal pomeriggio.
Visto che il premier, alla fine del viaggio superveloce Milano-Roma sul treno
Freccia Rossa, si produce in un ammorbidimento della sua posizione. Dopo che -
alla partenza dalla Stazione Centrale - aveva annunciato per venerdì il varo di
un decreto legge, nonostante le proteste di molti presidenti di Regione,
all'arrivo a Roma Termini afferma che il testo inviato ai governatori da Palazzo
Chigi «non è quello vero», dicendosi pronto a dialogare con Regioni e Comuni
nell'incontro previsto per oggi, quando presenterà un testo «light». Una mossa
che provoca la reazione del segretario del Pd Dario Franceschini, che accusa
Berlusconi di «cambiare le carte in tavola». E di voler portare avanti «solo un
progetto di cementificazione». La vicenda comincia a fine mattinata.
Berlusconi, prima di partire da Milano, annuncia per venerdì il varo di una
legge quadro e di un decreto sulla casa. «Credo - dice - che anche le Regioni
che vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini». In vista della
Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi, anche ieri come nei giorni scorsi,
molti presidenti di Regione - da Agazio Loiero a Mercedes Bresso e Claudio
Martini - hanno criticato che il testo loro inviato prevedesse l'esautoramento
delle loro competenze e di quelle dei sindaci. Il ministro Raffaele
Fitto ha assicurato che «il testo non è blindato», ma lo scetticismo regnava,
come dimostrano le parole di Martini: «Mi auguro che il governo ci ascolti,
altrimenti mi domando cosa andiamo a fare a Roma». Poi il «coup de théatre» da
parte di Berlusconi, a cui era anche arrivata la lettera di Napolitano. «Il
disegno che è circolato - dice il premier scendendo dal Freccia Rossa a Roma -
non è quello a cui io avevo già lavorato. Ho sentito cose che non saranno nel
testo, cioè quelle che riguarda gli immobili urbani. Decreto o ddl che sia, si
fermerà alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare». Il Pd,
però, non ci sta e, in una conferenza stampa, Franceschini distribuisce ai
giornalisti il testo del decreto inviato a sindaci e Governatori su carta
intestata di Palazzo Chigi: «Basta con questo continuo cambiare le carte in
tavola. Si può anche dire "ho cambiato idea" ma non dire che il testo
non è quello vero». In effetti, nella bozza si prevedeva che l'ampliamento nei
centri storici potesse avvenire in deroga alle leggi e ai piani regolatori, e
che le norme valessero in tutto il territorio nazionale da subito, scavalcando
così Regioni e Comuni e Sovrintendenze. Anche Umberto Bossi sollecita
Berlusconi a trattare con le Regioni «per evitare scontri», e il premier
precisa di nuovo la sua posizione: «Porteremo domani (leggi oggi, ndr) alle
Regioni un decreto legge semplificato, l'ho corretto riducendolo all'essenziale
e sono aperto al confronto». Il piano, comunque, va avanti: «L'idea che ho
avuto - ripete Berlusconi a fine giornata - piace molto alle famiglie e soprattutto
rimette in moto l'economia». E promette: «Faremo tutto in accordo con le
Regioni». Giovanni Innamorati 25/03/2009 nascosto-->
( da "Nazione, La (Firenze)" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA FIRENZE pag. 9
«Bloccheremo il Piano casa» Martini sfida il Governo REGIONE MARCHESCHI (PDL):
«IL GOVERNATORE NON PUO' DARE LEZIONI» di SANDRO BENNUCCI «QUELLO del governo
non è un piano casa. Non darà la casa a chi ne ha bisogno, ma farà costruire
nuovi volumi a chi la casa ce l'ha già», dichiara Claudio Martini durante
un'«arrabbiata» conferenza stampa. Al suo fianco ci sono il vicepresidente,
Federico Gelli, e l'assessore all'urbanistica, Riccardo Conti. Manca,
stranamente, il rifondatore' Eugenio Baronti, assessore alla casa, artefice di
una riforma toscana molto contestata. Ma il problema, ora, è il decreto
annunciato da Berlusconi. Che, salvo cambiamenti dell'ultimo momento, la Toscana contesterà fino al ricorso alla Corte Costituzionale.
«Noi siamo d'accordo sul fatto che l'edilizia è un volano per contrastare la
crisi spiega Martini (nella foto) , ma non c'è bisogno di buttare a mare tutte
le regole. E' come dire: siccome si deve velocizzare il traffico, si può
passare col rosso. Intanto posso dire che la Toscana per la casa mette a
disposizione 281 milioni: 120 già previsti, altri 130 anche per l'affitto e i
31 che arriveranno dal governo». La Regione Toscana contrasterà il decreto col
ricorso alla Corte, ma anche con una sua legge che bloccherà tutte le aperture
del governo. Ma anche se Erasmo D'Angelis, presidente della commissione
ambiente e territorio del Consiglio regionale, assicura che la legge avrà tempi
rapidi, è chiaro che, non appena il decreto del governo sarà pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale e diventerà esecutivo, i toscani, come tutti gli italiani,
potranno correre negli uffici di architetti, ingegneri e geometri per ottenere
la Dia (Dichiarazione inizio attività), presentarla ai Comuni e dare l'avvio ai
lavori: per aumentare i volumi delle case, aprire finestre e balconi,
trasformare le soffitte in mansarde e i fienili in villette.Riccardo Conti
invita a non correre: «Ricordate alla gente che le gatte frettolose fanno i
gattini ciechi... Voglio dire che non mancherà il contenzioso». Ma Paolo
Marcheschi, consigliere regionale di Forza Italia-Pdl, contrattacca: «Invece di
preoccuparsi di smontare il piano casa del presidente Berlusconi, capace di
ridare slancio all'Italia nel momento della crisi, Claudio Martini prenda
provvedimenti concreti per contrastare l'incapacità dei Comuni nel gestire il
patrimonio sociale abitativo. Negli anni del governo Martini, i Comuni toscani
hanno fallito nella gestione delle risorse. E si insiste nel voler negare il
diritto di oltre 17mila assegnatari a riscattare la casa nella quale vivono da
decenni e che hanno salvato dal degrado attraverso ingenti spese personali di
manutenzione».
( da "Nazione, La (La Spezia)" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
AGENDA LA SPEZIA pag. 14
)CONFEDILIZIA Novità sulla tariffa della depurazione CON sentenz...
)CONFEDILIZIA Novità sulla tariffa della depurazione CON sentenza n. 335/2008, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la
norma che prevedeva che la quota di tariffa del servizio idrico integrato,
riferita al servizio di depurazione, fosse dovuta dagli utenti anche in caso di
mancanza o di temporanea inattività degli impianti di depurazione. A
seguito della suddetta sentenza, si sono individuati modalità e termini per la
richiesta dei rimborsi delle somme versate e non dovute, nonché circa il
possibile contenzioso da instaurare in caso di mancata risposta alle istanze di
rimborso ovvero di diniego del rimborso medesimo. Ora la legge n. 13/09 ha
stabilito che in caso di mancanza dell'impianto di depurazione o di temporanea
inattività dello stesso, il canone è comunque dovuto dai cittadini della zona
'a decorrere dall'avvio delle procedure di affidamento delle prestazioni di
progettazione o di completamento delle opere necessarie alla attivazione del
servizio di depurazione, purché alle stesse si proceda nel rispetto dei tempi
programmati'. Si è stabilito, insomma, che i cittadini dovranno pagare in
espresso contrasto con i principi affermati dalla Corte Costituzionale quando
dell'impianto in questione c'è semplicemente una ipotesi di costruzione. Quanto
ai rimborsi, la stessa legge ha disposto che i gestori del servizio idrico
integrato provvedano "anche in forma rateizzata, entro il termine massimo
di cinque anni, a decorrere dal primo ottobre 2009, alla restituzione della
quota di tariffa non dovuta, riferita all'esercizio del servizio di
depurazione", aggiungendo che, nei casi in cui manchino gli impianti di
depurazione o questi siano temporaneamente inattivi, "dall'importo da
restituire vanno dedotti gli oneri derivati dalle attività di progettazione, di
realizzazione o di completamento avviate" e prevedendo che l'importo sia
individuato, entro il 30.06.09, dalle rispettive Autorità d'ambito, anche
tenendo conto deve ritenersi dei decreti che la stessa legge prevede che il
Ministro dell'ambiente emani entro la fine di aprile. Alla luce del fatto che
la legge fa obbligo ora ai gestori di provvedere alla restituzione delle somme
non dovute (con i limiti sopra segnalati) entro cinque anni dall'01.10.09, e
cioè entro il 30.09.2014, i cittadini che abbiano presentato istanza di
rimborso devono astenersi dall'impugnare dinanzi alla Commissione tributaria
provinciale competente il rifiuto tacito della restituzione, solo
dall'01.10.2014, infatti, gli enti gestori potranno essere considerati
inadempienti all'obbligo di restituzione. Saranno invece da valutarsi eventuali
rifiuti espressi della restituzione. Renato Oldoini presidente Confedilizia
)NOTTE BIANCA Una bella festa con pochi negozi aperti UN RINGRAZIAMENTO
all'amministrazione comunale per l'opportunità di poter uscire la sera e
incontrare amici e conoscenti per le vie della città, ascoltare orchestre e
canti nelle piazze, lo stesso ringraziamento non può essere fatto ai negozianti
i quali non hanno voluto protrarre la fiera sino alla domenica poichè gli
ambulanti portavano via capitali dalla città ma nella serata di sabato i negozi
aperti in via Prione erano 22 e in corso Cavour 7 (tanto gli spezzini possono
comprare di giorno) Franco Ferdani
( da "Giornale di Brescia" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 25/03/2009 testata:
Giornale di Brescia sezione:in primo piano Casa: monito del Colle, Berlusconi
frena Napolitano: si tenga conto dell'opinione degli Enti locali. Il premier
precisa: il piano si fermerà ad abitazioni mono o bifamiliari. Franceschini
(Pd): sta cambiando le carte in tavola. Oggi l'atteso incontro tra il Governo e
le Regioni Il piano casa riguarderà ville e bifamiliari ROMAGiorgio Napolitano
scrive al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per raccomandare (ancora
una volta, dopo l'incontro del 17 marzo) di tener conto del parere delle
Regioni sul piano casa. Una lettera che, «se c'è, è personale e riservata»,
dicono fonti del Quirinale, dopo la tensione scoppiata all'inizio di febbraio
sul «decreto Eluana». Mentre Berlusconi, a fine giornata, liquida la domanda
dei giornalisti dicendo di non sapere nulla della lettera, ma aggiunge che la
decisione tra decreto e disegno di legge verrà presa «insieme alle Regioni».
Una missiva del tutto riservata Seppure riservata, dunque, la lettera giunta
dal Colle - di cui si viene a sapere da fonti della maggioranza - un effetto lo
ottiene già dal pomeriggio. Visto che il premier, alla fine del viaggio
superveloce Milano-Roma sul treno Frecciarossa, si produce in un ammorbidimento
della sua posizione. Dopo che, alla partenza dalla Stazione Centrale, aveva
annunciato per venerdì il varo di un decreto legge, nonostante le proteste di
molti presidenti di Regione, all'arrivo a Roma Termini dice che il testo
inviato ai governatori da Palazzo Chigi «non è quello vero», mostrandosi pronto
a dialogare con Regioni e Comuni nell'incontro previsto per oggi, quando
presenterà un testo «light», leggero. Fitto: il testo non è blindato Una mossa
che provoca la reazione del segretario del Pd Dario Franceschini, che accusa
Berlusconi di «cambiare le carte in tavola». E di voler portare avanti «solo un
progetto di cementificazione». La vicenda comincia a fine mattinata.
Berlusconi, prima di partire da Milano con il treno superveloce, annuncia per
venerdì il varo di una legge quadro e di un decreto sulla casa. «Credo - dice -
che anche le Regioni che vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini». In vista della
Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi, anche ieri come nei giorni scorsi,
molti presidenti di Regione - da Agazio Loiero a Mercedes Bresso e Claudio
Martini - hanno criticato che il testo loro inviato prevedesse l'esautoramento
delle loro competenze e di quelle dei sindaci. Il ministro Raffaele
Fitto ha assicurato che «il testo non è blindato», ma lo scetticismo regnava,
come dimostrano le parole di Martini: «Mi auguro che il Governo ci ascolti,
altrimenti mi domando cosa andiamo a fare a Roma». Poi il «coup de theatre» da
parte di Berlusconi, a cui era anche arrivata la lettera di Napolitano. «Il
disegno che è circolato - dice il premier scendendo dal Frecciarossa a Roma -
non è quello a cui io avevo già lavorato. Ho sentito cose che non saranno nel
testo, cioè quelle che riguardano gli immobili urbani. Decreto o ddl che sia,
si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare». Case
mono o bifamiliari significa, in sostanza, ville e villette. Il Pd: giravolta
del Cavaliere Il Pd, però, non ci sta e, in una conferenza stampa, Franceschini
distribuisce ai giornalisti il testo del decreto inviato a sindaci e
governatori su carta intestata di Palazzo Chigi: «Basta con questo continuo
cambiare le carte in tavola. Si può anche dire "ho cambiato idea", ma
non dire che il testo non è quello vero». In effetti, nella bozza del decreto
si prevedeva che l'ampliamento delle abitazioni nei centri storici potesse
avvenire in deroga alle leggi e ai piani regolatori, e che le norme valessero
in tutto il territorio nazionale da subito, scavalcando così Regioni e Comuni e
Sovrintendente. Anche Bossi invita a dialogare Anche Umberto Bossi sollecita
Berlusconi a trattare con le Regioni «per evitare scontri meglio trattare con
loro». dice il Senatùr. E poi, aggiunge, «molte Regioni hanno già un loro piano
casa». Dopo la breve esternazione di Bossi il premier precisa di nuovo la sua
posizione: «Porteremo domani (oggi per chi legge: n.d.r.) alle Regioni un
decreto legge semplificato, l'ho corretto riducendolo all'essenziale e sono
aperto al confronto». Il piano, comunque, va avanti: «L'idea che ho avuto -
ripete Berlusconi a fine giornata - piace molto alle famiglie e soprattutto
rimette in moto l'economia. Io sono stato impegnato all'estero e mi sto
occupando ora della materia». Ma «faremo tutto in accordo con le Regioni».
( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 - Attualità Aiuti agli
inquilini, Martini ci mette 250 milioni Metà per giovani coppie e anziani, metà
per chi paga affitti alti. «E' il vero piano casa» Oltre i 400-500 euro di
locazione interverrà la Regione per le famiglie con redditi sotto 70mila
FIRENZE. C'è anche un piano casa toscano, e vale 250 milioni. Il presidente
della Regione, Claudio Martini, ha annunciato che sono già in pista i bandi da
120 milioni di euro per dare case con canone sociale a giovani coppie, anziani
e famiglie a basso reddito. A questo sarà aggiunta un'operazione speciale con
un budget di 130 milioni rivolta in particolare a soggetti pubblici e privati
che siano in grado di mettere sul mercato case ad affitti sostenibili, una
sorta di «affitti low cost» fino a cinquecento euro al mese per famiglie con
reddito fino a 70mila euro. Si tratta di una misura ancora allo studio, che si
muove su due binari. In primo luogo vuole invogliare cooperative e costruttori
a mettere sul mercato dell'affitto immobili che non riescono a vendere. In
sostanza, la famiglia potrebbe pagare fino a 400 o 500 euro e il resto
dell'affitto sarebbe a carico della Regione. Sarà un aiuto, ancora da
perfezionare, che ha come scopo quello di proteggere le famiglie del ceto medio
che non possiedono la casa in cui abitano. Nelle prossime settimane gli uffici
regionali metteranno a punto i dettagli dell'operazione e verranno presi
contatti con le istituzioni e le società con cui stringere accordi sugli
«affitti low cost». Saranno in particolare individuati i requisiti dei
beneficiari. La concretezza del piano Martini è stata sottolineata anche da
Erasmo D'Angelis (Pd), presidente della commissione territorio e ambiente del
consiglio regionale: «In Toscana, al contrario delle boutade del governo,
l'edilizia diventa il volano per l'economia con un vero piano casa
straordinario da 250 milioni già pronti - la metà dell'intero investimento
nazionale! - per garantire nuova edilizia sostenibile con l'obbligo
dell'autosufficienza energetica, ristrutturazioni del patrimonio edilizio
pubblico degradato per assegnarlo a chi ne ha diritto e bisogno, sostegni
all'affitto». Il piano casa toscano è stato illustrato da Martini (insieme al
vicepresidente della Regione, Federico Gelli, e all'assessore al territorio
Riccardo Conti), nella conferenza stampa in cui ha attaccato frontalmente il
decreto sull'edilizia. In pratica, se il governo varerà il decreto entro la
fine della settimana senza modifiche, la Regione Toscana ha intenzione di presentare ricorso alla Corte costituzionale e di approvare una legge regionale per difendere la propria
esperienza urbanistica. «Non siamo contrari in linea di principio - ha detto
Martini - alla dinamizzazione dell'economia ma quello del governo non è un
piano casa, in quanto non dà una casa a chi ne ha bisogno, ma smantella i piani
urbanistici locali e mortifica le autonomie». «Inoltre - ha continuato -
aumenta la possibilità di contenziosi tra i cittadini. Noi non cerchiamo il
conflitto istituzionale ma il testo deve essere cambiato, altrimenti il ricorso
alla Consulta è un obbligo e non uno sfizio». L'ultima stoccata di Martini:
«Abbiamo lavorato ad un testo che ci è arrivato venerdì da Palazzo Chigi e che
è iscritto all'ordine del giorno della Conferenza unificata Stato-Regioni
prevista per oggi. Se il testo non è più quello, come dice Berlusconi, è chiaro
che la riunione odierna sarà ancora più difficile perché non sapremo di cosa si
discute e non si capisce come, nel giro di qualche ora, si possa valutare la
nuova proposta».
( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 5 - Attualità Berlusconi
frena: solo ville e villette Dietrofront sul piano casa dopo la lettera di
Napolitano e il pressing delle opposizioni Il premier: «Quel testo non è il
mio». E mette in discussione anche la formula del decreto VINDICE LECIS ROMA.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha chiesto di ascoltare
le Regioni sul cosiddetto «piano casa» e Berlusconi è stato costretto alla
retromarcia. «Abbiamo fatto un articolato molto semplice che discuteremo con le
Regioni. Se sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro.
Abbiamo fissato un incontro alle 12.30». Lo dice il premier al termine di una
giornata convulsa, in cui aveva anche detto di avere «corretto, riducendolo
all'essenziale» il testo circolato in questi giorni. «Ma allora domani (oggi,
ndr) di cosa discuteremo?», si è chiesto il presidente della Toscana, Claudio
Martini che con i suoi colleghi parteciperà a Roma alla conferenza delle
Regioni. C'è molta confusione e incertezza sulla posizione del governo.
Berlusconi aveva confermato un decreto «già venerdì per fare in fretta»
annunciando però un provvedimento diverso «da quello che circola», in pratica
riferito solo «alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare», vale
a dire ville e villette. La lettera di Napolitano (una missiva riservata
personale, dicono al Quirinale, di cui Berlusconi giura di non saperne nulla)
ha sicuramente trovato attenzione e accoglienza anche in quegli ambienti del
centro destra meno inclini al muro contro muro come Umberto Bossi, per
convincere il premier ad avviare un confronto. Bossi ha invitato esplicitamente
Berlusconi «a trattare con le Regioni per evitare scontri». Aggiunge il
segretario del Pd Dario Franceschini: «Il testo che abbiamo mostrato ai giornalisti
è l'unico esistente ed è quello inviato ufficialmente dalla presidenza del
Consiglio a Regioni, Province e Comuni. Il governo farà marcia indietro? Merito
della denuncia dell'opposizione. Naturalmente vedremo se il nuovo testo ci sarà
e cosa ci sarà scritto». Romano Prodi, a Ballarò, in serata ricorda come «lo
Stato non sia competente su tante norme». Poi parla dei suoi incentivi per
l'edilizia: «Abbiamo fatto affiorare il nero che nell'edilizia è
tradizionalmente molto elevato. E non si rovinava mica il paesaggio. Era fatto
tenendo conto che l'Italia è un paese con delle sue caratteristiche». E sulla
crisi: «Una politica di destra ci ha portato alla rovina». Sul
possibile decreto pesano inoltre le minacce di ricorso alla Corte costituzionale prospettate da alcune Regioni. Il presidente della Conferenza,
Vasco Errani, vede infatti nel testo speditogli dal governo venerdì scorso «un
profilo di incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma aprire un confronto
serio e di merito perché servono regole valide e condivise». Errani e il
suo collega Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ieri hanno discusso
dell'argomento proprio con Berlusconi sul treno che inaugurava la linea ad alta
velocità sulla tratta Bologna-Firenze e non è escluso che, anche in
quell'occasione, sia stata fatta un'opera di persuasione. Errani ha comunque
confermato la sua posizione: «Il decreto non è la strada giusta per gestire una
materia così delicata. Se non si fa un decreto e ci mettiamo a discutere nel
rispetto delle competenze siamo pronti al dialogo». Il presidente
dell'Emilia-Romagna ha anche smentito il premier secondo il quale la bozza di
decreto era stata scritta su richiesta delle Regioni: «abbiamo chiesto che ci
venisse inviato ciò su cui il governo stava lavorando». La riunione con le
Regioni è comunque confermata anche se il presidente della Toscana, Martini si
chiede su cosa si discuterà. Dario Franceschini non ne può più: «Va bene lo
scontro politico, ma non si possono continuamente cambiare le carte in tavola.
Si può dire: ho cambiato idea, ma basta con il dire tutto e il contrario di
tutto». E rincara: «Chiediamo alla Lega come può accettare un decreto legge che
distrugge e toglie autonomia proprio alle Regioni».
( da "Tirreno, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 5 - Attualità ROMA. La
maggioranza delle Regioni italiane è contraria al Piano casa di Berlusconi.
Decisamente ... ROMA. La maggioranza delle Regioni italiane è contraria al
Piano casa di Berlusconi. Decisamente favorevoli sono soltanto Lombardia e
Sicilia, le due grandi aree da anni governate dal centrodestra. Convinte del
progetto, ma anche della necessità di mitigarlo, seguono altre cinque regioni
governate dalla coalizione di Berlusconi: Sardegna, Abruzzo, Molise, Veneto e
Friuli Venezia Giulia. Il no arriva dal resto, non solo dalle tradizionali regioni
rosse come Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria. Dicono di no anche Lazio e
Piemonte, Trentino Alto-Adige e Liguria, Calabria e Basilicata, Val d'Aosta,
Campania, Puglia. I mugugni sono comunque molto diffusi per il metodo del
decreto legge che il governo intende adottare. Un metodo che nasconde, per le
regioni, lo stravolgimento del principio federalista. Il provvedimento sulla
casa, sostengono Toscana e Umbria, pronte a ricorrere alla
Corte costituzionale, lede prerogative come
sono proprie delle regioni e non del governo centrale. Il governatore della
Calabria, Agazio Loiero, è stupefatto: «Noi stiamo cercando di invertire la
rotta. Abbiamo approvato un piano per l'abbattimento di 800 ecomostri, piano
già operativo. La giunta regionale si è opposta alla costruzione di
Europaradiso, un megavillaggio che avrebbe dovuto dare 10mila posti di lavoro -
di cui avremmo avuto un immenso bisogno - ma avrebbe devastato in maniera
irrimediabile un'area di pregio naturalistico». «L'Umbria ha un prezioso
patrimonio paesistico, storico-artistico ed architettonico che nell'insieme ne
rappresenta la sua più grande risorsa - dice il capogruppo Pd nel consiglio
regionale dell'Umbria, Gianluca Rossi - ma ora il piano casa del governo rischia
di compromettere il delicato equilibrio tra sviluppo e tutela che fino ad ora
il nostro territorio è riuscito, con difficoltà, a mantenere». «I tratti di
incostituzionalità ravvisati dalla presidente della giunta regionale sono
evidenti», continua Rossi. «So che i miei colleghi presidenti di Regione di
sinistra - dice il governatore della Lombardia Roberto Formigoni - avanzano
obiezioni. Ma io invoco quello stesso spirito di collaborazione che ci ha
portato a firmare il grande accordo sugli ammortizzatori sociali». Perché serve
«uno scatto di responsabilità dello Stato e delle Regioni per il bene
dell'Italia e dei nostri cittadini». La Sicilia fa di più e vara un suo piano
casa che addirittura anticipa il testo fatto circolare dal governo. Nel
provvedimento, possibilità di aumentare la cubatura degli edifici tra il 20 e
il 30%, anche in deroga ai regolamenti comunali e agli strumenti urbanistici
territoriali; contributi per mutui a tassi agevolati per chi intende
ristrutturare immobili e misure per favorire l'uso di fonti di energia
rinnovabili sia per le nuove costruzioni che per le ristruttazioni. La Regione
siciliana si doterà di uno strumento legislativo che, tra l'altro, consentirà
la demolizione e la conseguente ricostruzione di edifici vecchi, rispettando
gli odierni standard qualitativi, architettonici e di sicurezza. Resteranno
validi ed inderogabili i vincoli sul territorio, sia archeologici che
ambientali.
( da "Messaggero, Il (Ancona)" del
25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Pesaro))
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi Il
procuratore generale Gaetano Dragotto irrompe sulla scena a metà febbraio,
avocando l'indagine condotta dalla Procura della Repubblica. Ritiene che la
dinamica dei fatti che hanno portato alla compravendita dell'area Ccs sia stata
esposta correttamente dai pm Luzi e Gubinelli. Ma sostiene anche che alcune
posizioni non siano state inquadrate con efficacia. Così, pochi giorni prima
che il gip Alberto Pallucchini si esprima sull'archiviazione, subentra nella
titolarità dell'inchiesta. Poi, con il suo sostituto Filippo Gebbia e il
prezioso aiuto della Guardia di Finanza comincia a spulciare i 9 faldoni che
hanno accompagnato le indagini dei colleghi. Tempo un mese e l'alto magistrato
riapre i giochi, riformulando la qualificazione dei reati prospettati dalla
Procura ordinaria e aggiungendo un nuovo eccellente indagato: Renato Galeazzi.
L'avviso di chiusura delle indagini potrebbe rappresentare solo una prima
mossa. Non è detto che Dragotto non decida, in un secondo momento, di disporre
ulteriori accertamenti per verificare l'eventuale esistenza di fatti nuovi.
Indagini suppletive potrebbero riguardare, ad esempio, gli appalti ottenuti, a
partire dal 2001, dalla Servizi Assicurativi di Alberto Rossi, che aveva
assunto stabilmente Sturani dopo l'elezione a sindaco, con alcuni enti
pubblici, tra cui il Comune di Senigallia e quello di Monte San Vito, retto
all'epoca da Lino Secchi attuale presidente di Anconambiente. Questione
peraltro accennata nell'istanza di archiviazione dei pm Luzi e Gubinelli.
Massima autorità inquirente in Regione, Dragotto si è insediato nel Tribunale
del capoluogo nell'ottobre 2003. Scelto per sostituire lo scomparso Fausto
Angelucci, l'alto magistrato arrivava dalla Corte d'Appello de L'Aquila dove
ricopriva il ruolo di avvocato generale. Appena messo piede a Palazzo di
giustizia, si è distinto per rigore e decisionismo, imponendo a tutti i
colleghi il massimo riserbo. Il mese scorso era anche balzato alla ribalta
delle cronache per aver aperto un blog, che gli è costato
un esposto al Csm e la trasmissione degli atti al ministro della Giustizia
Alfano e al Procuratore generale della Cassazione Esposito. Una sorta di diario
on line, al quale è possibile accedere digitando "teminera", in cui
il magistrato, per due mesi, si era cimentato nella pubblicazione di stralci di
sentenze di altre toghe delle Marche, di fuori regione e della
Cassazione, che a suo avviso avevano commesso macroscopici errori. L.Lar.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO
PIANO data: 2009-03-25 - pag: 2 autore: L'equilibrio fra le leggi Lo Statuto
prova a salire nella gerarchia delle fonti Il Ddl sul federalismo fiscale, tra
i principi generali del sistema tributario, menziona la legge 212/2000, cioè lo
Statuto del contribuente. è un importante riconoscimento che
giunge dopo che la Corte costituzionale, in alcuni interventi, ha «declassato» il provvedimento a legge
ordinaria. Lo Statuto è stato spesso maltrattato dal legislatore ma più volte
valorizzato dalla Cassazione. Sotto il primo profilo, è sufficiente ricordare
le numerose proroghe dei termini dei controlli, teoricamente vietate e la
continua adozione di disposizioni retroattive. Al contrario, quando si è
discusso della tutela dell'affidamento e della buona fede del contribuente,
garantito nell'articolo 10 della legge 212, la Cassazione ha spesso elevato i
principi statutari a livello di principi generali dell'ordinamento tributario,
cui l'interprete deve attenersi nell'applicare le disposizioni fiscali. In
alcuni casi, la Cassazione ha affermato che la violazione del principio
dell'affidamento provoca la nullità dell'intera pretesa impositiva. Il
ridimensionamento della legge 212 è invece da ascrivere a recenti interventi
della Corte costituzionale (ordinanza 41/2008 e sentenza 58/2009).
Nella prima, sulla nozione di area edificabile, la Consulta ha affermato
l'irrilevanza del mancato rispetto delle regole statutarie in ordine
all'adozione delle disposizioni interpretative, osservando come la legge 212
stia alla pari delle altre leggi ordinarie e come tale è suscettibile di
abrogazione implicita. La sentenza 58/2009, riferita alla legittimità delle
cartelle prive dell'indicazione del responsabile del procedimento, ha ribadito
che lo Statuto è legge ordinaria e non riveste rango costituzionale
neppure come norma interposta. IL NUMERO 30 Le deroghe allo Statuto I
principali "tradimenti" nei primi sei anni di vita per la Corte dei
conti
( da "Messaggero, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi
ROMA - I dispacci d'agenzia sulla presunta lettera di Napolitano a Berlusconi
arrivano sul Colle proprio mentre sta per cominciare il ricevimento in onore
dei reali di Svezia. Difficile, quindi, avere conferme o smentite su quello
che, comunque, sarebbe un appunto o una memoria «riservata» e «personale» e non
certo una lettera formale. D'altra parte, in questi giorni, proprio
nell'imminenza del decreto sul piano caso di appunti informali ne sono
circolati tanti tra gli uffici di Palazzo Chigi e Quirinale. Non è un mistero
che Napolitano - sin dal colloquio con Berlusconi a latere della colazione in
vista del Consiglio europeo - aveva avanzato dubbi e perplessità su un decreto
che non tenesse conto di due paletti fondamentali: 1) il rigoroso contenimento
dei termini di applicazione della normativa straordinaria; 2) che l'intervento
governativo si configuri come definizione- quadro dei principi per l'esercizio da
parte delle Regioni delle competenze attribuite loro ai sensi dell'articolo 117
della Costituzione nei termini modificati del 2001. Insomma: il rispetto delle
competenze e delle prerogative delle Regioni in materia di edilizia. Nel
colloquio Berlusconi si era impegnato ad "approfondire" entrambi i
punti nonché a prevedere un raccordo tra il decreto legge e un eventuale ddl
per inquadrare gli effetti dell'intervento straordinario. Ed è presumibile che
i due "paletti" siano stati ribaditi dal Quirinale: in un appunto
scritto o a voce, poco importa. Anche perché la frenata di
Napolitano deve tener conto della volontà di alcune Regioni i cui presidenti
sono pronti ad adire la Corte costituzionale. Comunque quel che sembra di intuire dalle prime reazioni di Colle
e Palazzo Chigi alle voci della presunta lettera è l'obiettivo comune di tenere
bassi i toni e di evitare un nuovo "caso Englaro", cioé uno scontro
istituzionale dalle gravi implicazioni. P. Ca.
( da "Messaggero, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi di
MARCO CONTI ROMA - Silvio Berlusconi insiste per varare il
"piano-casa" con decreto legge, anche se ha deciso di attendere la
riunione di oggi tra governo e Conferenza delle regioni per misurare il
malessere di alcuni Governatori del centrodestra. Formigoni in testa. Ieri sera
l'ora di colloquio a Montecitorio nelle stanze del governo tra il presidente
del Consiglio e i ministri Tremonti, Fitto e La Russa, non hanno sciolto il
nodo e i quattro si sono dati appuntamento a questa mattina prima della
Conferenza Stato-regioni. La lettera "personale e riservata" inviata
dal Quirinale al premier a metà mattinata, ha ovviamente offerto ai presidenti
di regione un'arma non da poco per mettersi di traverso e chiedere che il
governo si muova nello schema della legge quadro e nel pieno rispetto delle
competenze regionali, come chiede anche Umberto Bossi. Il premier ha però
fretta e intende mantenere a tutti i costi la promessa di varare in tempi
rapidi un piano per l'edilizia in grado di smuovere la domanda interna.
L'appuntamento resta quello del consiglio dei ministri di venerdì prossimo.
Anche questa volta è toccata al sottosegretario Gianni Letta tenere i rapporti
con il Quirinale. I paletti posti da Giorgio Napolitano sono noti da tempo. A
cominciare dal puntuale rispetto delle competenze delle regioni previste
all'articolo 117 della Costituzione. Il rischio di un mostruoso contenzioso
prima istituzionale e poi legale, ha spinto il Quirinale a consigliare prudenza
e a mettere in un cassetto la bozza circolata che di fatto azzerava le
competenze dei Governatori. A palazzo Chigi si negano analogie con il
caso-Englaro e viene respinta l'idea di uno scontro tra governo e Quirinale.
Fissati i paletti con il Colle che non solleverebbe problemi per l'uso dello
strumento del decreto (a patto che sia chiara la durata del provvedimento) nè
sulla eventuale contestualità tra decreto e disegno di legge, resta il nodo dei presidenti di regione e dei sindaci che
minacciano una valanga di ricorsi alla Corte Costituzionale. Berlusconi
dovrebbe oggi guidare, con il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto,
la delegazione del governo che incontrerà oggi la consulta dei governatori
presieduta dal presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani. Il premier
non ha intenzione di mollare e dalla sua ha sondaggi stratosferici a suo favore
con l'ottanta per cento degli italiani favorevoli al provvedimento. «Se non ci
riusciremo dovrà essere chiaro di chi sarà la responsabilità», ha sostenuto
ieri sera il premier prima di congedare i suoi ministri. D'altra parte il
Cavaliere ha dalla sua il Veneto di Giancarlo Galan, la Sardegna di Ugo
Cappellacci e, da ieri sera la Sicilia Raffaele Lombardo, pronti a recepire la
legge nazionale, varando specifiche normative regionali. «Chi non lo farà
risponderà ai propri elettori e si vedrà regione per regione», ha sostenuto
ieri sera il premier guardando ai possibili effetti che potrebbero esserci alle
imminenti elezioni amministrative ed Europee.
( da "Messaggero, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi
ROMA - Con l'annuncio che il piano casa del governo, «lascia alle Regioni tutta
la libertà di manovra che vogliono», Silvio Berlusconi, nella tarda serata, ha
voluto inviare un messaggio rassicurante alla Conferenza unificata
Stato-Regioni che avrà luogo oggi. E sempre ieri sera non ha spiegato quale
forma avrà il provvedimento che verrà approvato dal Consiglio dei ministri,
probabilmente venerdì. «Se decreto o disegno di legge, lo vedremo domani». La
decisione, sarà presa «insieme alle Regioni». Il tono distensivo del premier è
anche nel contenuto del progetto, che piace «moltissimo alle famiglie, al mondo
dell'edilizia, perchè può mettere in circolo i soldi che giacciono nelle
banche». Dunque, al testo «ci sto lavorando, l'avevo tralasciato per un po'.
L'ho ripreso oggi alle 5, ho visto che gli uffici avevano messo delle norme complicate
e l'ho sfrondato per farne un articolato molto semplice». Si parla di una nota
riservata del Quirinale a Palazzo Chigi sul possibile decreto. Berlusconi
risponde con un «non so nulla» a chi gli domanda un commento. Il Colle, a sua
volta, ha risposto che «se c'è, è personale e riservata», senza aggiungere
altro. Ma il contenuto delle missiva, secondo agenzie di stampa, riguarderebbe
una raccomandazione del presidente Napolitano, già intervenuto sull'argomento
durante un colloquio avvenuto il 17 marzo scorso, di tenere conto del parere
delle Regioni in vista dell'approvazione del piano casa. In effetti, la
posizione di Berlusconi è apparsa più morbida di quella della mattinata, quando
a Milano è salito sul «Frecciarossa». Avvicinato dai giornalisti, il premier
aveva annunciato per venerdì «un decreto legge» che si rendeva necessario,
insieme a una legge quadro con un disegno di legge, «per fare in fretta». E il
decreto, «da consegnare alle Regioni, ce lo chiedono i cittadini». Aveva anche affermato che «le Regioni che vogliono fare ricorso
alla Corte Costituzionale si ricrederanno anche sulla spinta dei loro
cittadini». Questa volontà di Berlusconi di voler dialogare con le Regioni è,
del resto, suggerita sia dal ministro Fitto che da Bossi. Il leader della Lega
ha fatto presente che bisogna «evitare scontri». E sul «Frecciarossa»,
il Cavaliere ha fatto un vertice con Gianni Letta ed il presidente della
Regione Lombardia, Formigoni. Più tardi ha avuto un lungo colloquio al telefono
con il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani: ha garantito
loro che il testo finale sarà diverso dalle bozze pubblicate dai giornali. Ma
una correzione, lo stesso Cavaliere l'aveva fatta scendendo dal supertreno alla
Stazione Termine, quando ha detto: «Il disegno che è circolato non è quello a
cui io avevo già lavorato. Ho sentito cose che non c'erano nelle nostre idee
iniziali e che non saranno nel testo, cioè quelle che riguardano gli immobili
urbani. Decreto o Ddl che sia, si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle
costruzioni da rifare». Il Pd protesta, parla di carte cambiate quand'erano già
sul tavolo. «Basta» esclama Franceschini, «si può anche dire "ho cambiato
idea", ma non dire che il testo non è quello vero». Secondo Berlusconi, il
testo diffuso non sarebbe solo che «una bozza che gli uffici della presidenza
hanno dato su richiesta per la discussione» con le Regioni. Il testo finale,
assicura, scaturirà soltanto dal confronto con la Conferenza. F.Riz.
(
da "Corriere del Veneto"
del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Veneto - VENEZIA - sezione: VENEZIAMESTRE - data: 2009-03-25 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Borsoni al Tar Il giudice mette in dubbio la legittimità della norma regionale «Ambulanti, la legge viola l'uguaglianza» VENEZIA – La legge regionale del 2005 che vieta il commercio itinerante nei centri storici sopra i 50 mila abitanti non violerebbe solo le norme costituzionali sulla libera iniziativa economica, sul diritto al lavoro e sulle competenze di Stato ed enti locali. Di mezzo c'è anche il principio di uguaglianza, perché – scrivono i giudici della terza sezione del Tar del Veneto – «è un dato di comune esperienza che il commercio su aree pubbliche in forma itinerante riguarda attualmente in modo prevalente se non esclusivo la piccola imprenditoria degli extracomunitari ». E dunque, «con la norma della cui legittimità costituzionale si dubita viene assoggettata a divieto soltanto questa tipologia di commercio», mentre nulla si dice su altre forme di commercio. è dura la sentenza con cui il Tar ha sospeso il giudizio sull'ordinanza anti-borsoni del Comune di Venezia, rimettendo alla Corte Costituzionale la norma regionale su cui si fonda. Ed anticipa chiaramente che, nel caso in cui la Consulta dovesse giudicare in>costituzionale
quell'articolo, l'ordinanza veneziana cadrebbe con lei. «Senza il divieto
imposto dalla norma regionale – dice la sentenza – una prescrizione, riferita
alle modalità di trasporto della merce, come quella contenuta nell'ordinanza
impugnata non potrebbe operare nei confronti dei ricorrenti, giacché gli stessi
svolgerebbero un'attività lecita, per la quale dispongono delle necessarie
autorizzazioni». Parole che fanno esultare la Rete Antirazzista, che insieme
all'avvocato Angelo Pozzan aveva sostenuto fin dall'inizio la battaglia degli
ambulanti. «La Regione prima e Vianello e soci poi hanno operato per meri
calcoli elettorali e di bottega esercitando un cosciente sopruso ed una
smisurata arroganza – commenta la sezione veneziana – I venditori ambulanti
come i mendicanti, senza voce e senza voto, sono stati gli obiettivi di comodo
di questa amministrazione comunale. Per Cacciari e Vianello era una mera
questione di ordine pubblico per noi, ed ora anche per il Tar, una questione di
diritti fondamentali». «Per noi non cambia niente: è una delle norme della
Regione Veneto che noi applichiamo», commenta però il comandante della Polizia
municipale di Venezia Marco Agostini, ricordando che in attesa del giudizio
della Corte Costituzionale l'ordinanza resta in vigore. A.Zo. Le reazioni La
Rete antirazzista: scelte fatte per prendere voti. Agostini: noi applichiamo la
legge
( da "Corriere del Mezzogiorno" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno -
CASERTA - sezione: OPINIONI - data: 2009-03-25 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE IL CASO DELL'INCHIESTA «ROMPIBALLE» La lite tra i magistrati
«sconcerta» noi cittadini napoletani di GEO NOCCHETTI I magistrati dell'Anm che
hanno redatto il documento inviato ai mezzi di comunicazione sono abituati a
pesare le parole. Esprimono preoccupazione e sconcerto per le dichiarazioni
rese alla stampa dal procuratore generale Galgano. Viene subito da ribattere:
preoccupati e sconcertati voi magistrati? E noi cittadini che da voi dobbiamo
essere controllati? Una divergenza, di più, un contrasto, fisiologico, tra il
capo della procura di Napoli, Lepore, e due suoi sostituti che conducono
delicatissime indagini sulla vicenda rifiuti e commissariato, è finita in lite,
anzi rissa pubblica e mediatica. Il tutto mentre il Csm
deve ancora pronunciarsi e mentre, naturalmente, indagini e processo sono in
corso. Siamo sgomenti, anzi terrorizzati, che vengano duramente stigmatizzate
le parole del procuratore generale Galgano, che con veemenza aveva condannato
quello che la stessa giunta condanna nel documento, definendo inopportuna (sic)
la distribuzione alla stampa del verbale, non più segreto, delle
dichiarazioni di voto dei componenti di un organo elettivo che regola
l'organizzazione e il funzionamento degli uffici giudiziari della Corte
d'appello, il Consiglio giudiziario, appunto. Che si era espresso a sfavore, 12
su 17 membri, riguardo la scelta del procuratore Lepore, di stralciare alcune
posizioni di indagati nell'inchiesta denominata «rompiballe», il cui processo
inizierà tra breve. Scelta, appunto, contestata dai due titolari dell'indagine.
Come ai tempi della famosa doppia requisitoria del procuratore capo Sant'Elia,
in contrasto con un suo sostituto su delicatissime indagine sul post terremoto,
come nella arcinota e devastante vicenda Cordova che lo vide opposto ai tre
quarti dei suoi sostituti, la procura di Napoli, gigantesco ufficio giudiziario
secondo solo a quella di Roma, si appresta a vivere un oscuro periodo di
contrapposizione intestina i cui sbocchi sono difficili da prevedere. Avevamo
purtroppo ragione, dunque, qualche articolo fa, quando definimmo Napoli una
città dove tutti sono contro tutti, magistratura inclusa. Se per altre categorie,
tuttavia, la guerra si svolge sul terreno di interessi concreti, occulti e
spesso criminali, nel caso dei magistrati, quasi sempre, lo scontro è figlio di
una concezione dell'indipendenza troppo vicina all'autoreferenzialità che,
senza volerlo, può sconfinare nell'arbitrio. Fatta salva la buona fede di ambo
le parti, Lepore, da un lato, i suoi sostituti dall'altro, non si può non
notare che la scelta del capo della procura di stralciare le indagini sui
cosiddetti imputati «illustri», Pansa e Catenacci, tra tutti, è scelta
anzitutto tecnica. Che non salva nessun potente da indagini ed eventuali rinvii
a giudizio, tutti allo stato più che possibili, ma consente a degli imputati
che rappresentano un pezzo importante di Stato (al pari dei magistrati che li indagano)
di chiedere ulteriori indagini e l'audizione di testi e consulenti per fare
chiarezza su una vicenda gravata, dall'inizio, del peso insostenibile della
«munnezza» da togliere dalle strade. E lasciamo da parte, visto come vanno le
cose, l'autonomia dell'azione giudiziaria dalle conseguenze, politiche e
sociali, che essa comporta. Nel disastro complessivo, ai magistrati napoletani
e campani è affidata la credibilità, residua, dello Stato in cui gli sgomenti e
atterriti cittadini «normali» vogliono ancora riconoscersi. Se falliscono anche
loro, dopo a chi mai potrà toccare la rappresentanza di quello stesso Stato che
si è dissolto da solo? \\ Nel disastro complessivo, a giudici e pm è affidata
la credibilità dello Stato
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Primo Piano Pagina 103 «Il piano
per case mono e bifamiliari» Berlusconi oggi incontra le Regioni. Il Pd:
«Marcia indietro» --> Berlusconi oggi incontra le Regioni. Il Pd: «Marcia
indietro» Piano casa: oggi incontro decisivo tra Governo e Regioni. Berlusconi
è deciso a trovare un accordo. ROMA Giorgio Napolitano scrive al presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi per raccomandare (ancora una volta, dopo l'incontro
del 17 marzo) di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa. Una
lettera che, «se c'è, è personale e riservata», dicono fonti del Quirinale,
dopo la tensione scoppiata all'inizio di febbraio sul decreto Eluana. Mentre
Berlusconi, a fine giornata, liquida la domanda dei giornalisti dicendo di non
sapere nulla della lettera, ma aggiunge che la decisione tra decreto e disegno
di legge verrà presa «insieme alle Regioni». RISERVATEZZA Seppure riservata,
dunque, la lettera - di cui si viene a sapere da fonti della maggioranza - un
effetto lo ottiene già dal pomeriggio. Visto che il premier, alla fine del
viaggio superveloce Milano-Roma sul treno Frecciarossa, si produce in un
ammorbidimento della sua posizione. Dopo che, alla partenza dalla Stazione
Centrale, aveva annunciato per venerdì il varo di un decreto legge, nonostante
le proteste di molti presidenti di Regione, all'arrivo a Roma Termini dice che
il testo inviato ai Governatori da Palazzo Chigi «non è quello vero», dicendosi
pronto a dialogare con Regioni e Comuni nell'incontro previsto per oggi, quando
presenterà un testo semplificato. Una mossa che provoca la reazione del
segretario del Pd Dario Franceschini, che accusa Berlusconi di «cambiare le
carte in tavola». E di voler portare avanti «solo un progetto di
cementificazione». IN VIAGGIO La vicenda comincia a fine mattinata. Berlusconi,
prima di partire da Milano, annuncia per venerdì il varo di una legge quadro e
di un decreto sulla casa. «Credo - dice - che anche le
Regioni che vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini». In vista della
Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi, anche ieri come nei giorni scorsi,
molti presidenti di Regione - da Agazio Loiero a Mercedes Bresso e Claudio
Martini, tutti del centrosinistra- hanno criticato che il testo loro inviato
prevedesse l'esautoramento delle loro competenze e di quelle dei
sindaci. Il ministro Raffaele Fitto ha assicurato che «il testo non è blindato»,
ma lo scetticismo regnava, come dimostrano le parole di Martini: «Mi auguro che
il governo ci ascolti, altrimenti mi domando cosa andiamo a fare a Roma». Poi
il «coup de theatre» da parte di Berlusconi, a cui era anche arrivata la
lettera di Napolitano. «Il disegno che è circolato - dice il premier scendendo
dal Frecciarossa a Roma - non è quello a cui io avevo già lavorato. Ho sentito
cose che non saranno nel testo, cioè quelle che riguarda gli immobili urbani.
Decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle
costruzioni da rifare». FRANCESCHINI Il Pd, però, non ci sta e, in una
conferenza stampa, Franceschini distribuisce ai giornalisti il testo del
decreto inviato a sindaci e Governatori su carta intestata di Palazzo Chigi:
«Basta con questo continuo cambiare le carte in tavola. Si può anche dire ho
cambiato idea ma non dire che il testo non è quello vero». In effetti,
nella bozza del decreto si prevedeva che l'ampliamento delle abitazioni nei
centri storici potesse avvenire in deroga alle leggi e ai piani regolatori, e che le norme valessero in tutto
il territorio nazionale da subito, scavalcando così Regioni e Comuni e
Sovrintendente. Anche Umberto Bossi sollecita Berlusconi a trattare con le
Regioni «per evitare scontri», e il premier precisa di nuovo la sua posizione:
«Porteremo oggi alle Regioni un decreto legge semplificato, l'ho corretto
riducendolo all'essenziale e sono aperto al confronto». Il piano, comunque, va
avanti: «L'idea che ho avuto - ripete Berlusconi a fine giornata - piace molto
alle famiglie e soprattutto rimette in moto l'economia».
( da "Corriere del Mezzogiorno" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno -
CASERTA - sezione: INPRIMOPIANO - data: 2009-03-25 num: - pag: 4 categoria:
REDAZIONALE L'addio di de Franciscis: «Gomorra non ci aiuta» A Gaeta incontra
il vescovo di Lourdes: «Ma non fuggo» L'ultimo giorno il presidente della
Provincia di Caserta lo ha trascorso a Gaeta, nell'anniversario dell'encicla di
Pio IX DAL NOSTRO INVIATO GAETA — Monsignor Jacques Perrier, vescovo di
Lourdes, lo abbraccia. Sandro de Franciscis, accompagnato dalla madre Rosemary
e dal parroco del suo quartiere, don Saverio Russo, si consegna formalmente al
nuovo impegno di responsabile del Bureau medical presso il santuario mariano ai
piedi dei Pirenei. L'incontro avviene presso Villa Maria Teresa di Formia, la
struttura retta dalle suore pallottine che ospita il presule francese, giunto a
Gaeta in occasione del centossesantesimo anniversario dell'enciclica di Pio IX
Ubi Primum, con la quale papa Mastai Ferretti proclamò, esule nel 1849 a Gaeta e ospite del re
borbone, il dogma dell'Immacolata Concezione. De Franciscis ha trascorso il suo
ultimo giorno da presidente della Provincia di Caserta facendo visita al
generale Antonio De Vita, comandante della Divisione addestramento delle truppe
dell'Esercito di stanza a Capua. Per poi concentrarsi qui a Gaeta dinanzi ad un
mare grigio come ghisa: «Sento finalmente la libertà dentro di me — si confessa
— devo più alla mia coscienza che alle obbligazioni che mi vengono imposte». La
risposta, secca, è diretta a chi lo accusa di aver interrotto una esperienza
amministrativa e politica che ora rischia di lasciare parecchi orfani nel
centrosinistra casertano. «La politica non mi ha deluso, se non nelle sue
vischiosità: le stesse che alimentano quel consociativismo tentacolare a
detrimento del senso civico di appartenenza. Purtroppo, la nostra terra di
Caserta e di Napoli resta ostaggio di una tendenza prevalente: conta solo il
fatto di danneggiarci reciprocamente. Il ricorso continuo alle denunce penali è
il termometro di una guerra che non punta a risolvere i problemi della
comunità, ma a delegittimare o a sopprimere l'avversario politico. Vede, il
rapporto di correttezza che ho mantenuto con un avversario leale e mio coetaneo
come Nicola Cosentino è stato interpretato quasi fosse un inciucio. Dodici anni
fa avevo inaugurato questa mia personale stagione politica avendo come modello
di rappresentanza territoriale quello irpino. Dico irpino, non bostoniano.
Oggi, il senatore Mancino è il vicepresidente del Csm.
Mentre noi casertani siamo fuori da ogni possibilità di determinare scelte e
dinamiche politiche». Si sforza di esibire un nuovo volto: quello rivolto alla
speciale devozione che conserva per la Madonna di Lourdes. Firma due atti per
assicurare il patrocinio della Provincia di Caserta ad alcune iniziative sociali
del Rotary. «Avverto di essere in debito con la mia maggioranza alla
Provincia — continua — e con l'elettorato. Ma la mia non è una fuga.
Tutt'altro: ho accettato una proposta sulla quale ho riflettuto a lungo, che
credo dia senso alla mia vita. So bene che non mi sarà perdonato nulla, che se
tra un anno crollerà un po' di cornicione dalla Reggia di Caserta diranno che
la colpa è mia. In questi giorni ne ho sentite tante: che scappavo da un
possibile coinvolgimento in vicende giudiziarie. Che volevo allontanarmi per
chissà quali motivi. Non vi sono altri motivi al di là dell'ispirazione
montiniana, come ha raccontato il cardinale Giordano al Corriere del
Mezzogiorno, che mi sostiene da sempre: la mia formazione di cattolico, la mia
esperienza di volontario e la mia professione di medico. La parentesi politica
è stata tale nella mia vita. Non quella che ha impresso l'impronta principale
sulla mia esistenza ». Alla cattedrale di Gaeta l'abbraccio con il presidente
della Regione Lazio, Piero Marrazzo. E De Franciscis che continua: «Nessun
ritorno alla politica. Ho solo detto che un uomo con la passione politica non
perde la sua attenzione per gli avvenimenti del mondo e della sua terra.
Dossetti si fece monaco; ma quando emerse il rischio di offensiva contro la
Costituzione decise di attraversare l'Italia per proseguire la sua battaglia».
Ma la svolta di de Franciscis appare per molti versi una resa: così dicono i
suoi detrattori. Soprattutto perché abbandona la guida politica, il timone,
proprio ora che la sua Terra di Lavoro è identificata con quella di Gomorra:
«Certo, Gomorra — precisa — non ci aiuta: le accentuazioni dell'enfasi su
realtà drammaticamente vere animano seri rischi, poiché ciò di cui abbiamo
maggiormente bisogno, oltre all'azione di prevenzione e di repressione contro
il crimine organizzato, è la costruzione di un sistema economico garantito e
legale, nel quale gli imprenditori possano finalmente rischiare con coraggio ».
Qualcuno accenna anche al fallimento del progetto politico che De Franciscis
aveva elaborato con una squadra di amici giovani che poi si è dissolta tra
incomprensioni e polemiche politiche: «Non rinnego un minuto — risponde — del
tempo trascorso con i miei amici: nella libertà che invoco per me, non posso
non rispettare quella di chi ha ritenuto di operare scelte diverse dalle mie».
Insomma, l'ex presidente della Provincia di Caserta non va oltre la grotta di
Lourdes: «è da tempo che non faccio più programmi — conclude — e al Bureau
medical lavorerò a tempo pieno, con contratto a tempo indeterminato, fino al
sessantacinquesimo anno di età. Mi piace ripetere, perché lo credo, che sono
totalmente consegnato alla Madonna e alla Provvidenza». Angelo Agrippa Il
futuro «Ho accettato una proposta su cui ho riflettuto a lungo, dà un senso
alla mia vita» \\ L'ex presidente della Provincia di Caserta Non rinnego un
minuto del tempo trascorso con i miei amici, dietro la mia scelta c'è soltanto
l'ispirazione dossettiana
( da "Giorno, Il (Milano)" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
RHO BOLLATE pag. 25 I
cassintegrati Alfa sotto il Pirellone: «Integrate il nostro reddito» ARESE
C'ERANO anche bandiere e striscioni dell'Alfa Romeo di Arese, ieri mattina,
davanti al Pirellone a Milano. Alla manifestazione organizzata dai sindacati di
base hanno partecipato anche dipendenti e cassintegrati del Biscione per
chiedere alla Regione un sostegno al reddito per i lavoratori in mobilità o in
cassa integrazione. «Abbiamo voluto sollecitare la Regione a integrare il
reddito dei lavoratori in cassa - spiegano i sindacalisti - anche perché ad
Arese ormai ogni mese la Fiat alterna settimane di cassa con settimane di
lavoro». Prossima manifestazione, il 27 marzo a Torino, in occasione
dell'assemblea degli azionisti Fiat. «Chiederemo alla Fiat di mantenere tutti
gli stabilimenti italiani, di riportare una parte della produzione in Italia,
denunceremo lo scempio di Arese, la distruzione del marchio Alfa e reclamereno
un futuro stabile per tutti i lavoratori Fiat, Powertrain e delle aziende
collegate», spiega la FlmUniti Cub. Intanto lo Slai Cobas
ha presentato un esposto al Csm per denunciare presunte irregolarità
nell'assegnazione dei Magistrati che si occupano delle cause presentate dal
sindacato. «Ci sembra strano che 5 delle 6 cause siano state assegnate allo
stesso giudice visto che i relatori dovrebbero essere individuati per
sorteggio», spiega Corrado Delle Donne, del Cobas. Ro.Ramp. Image:
20090325/foto/3538.jpg
( da "Corriere della Sera" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Lettere al Corriere - data: 2009-03-25 num: - pag: 35 categoria:
REDAZIONALE Risponde Sergio Romano MAGISTRATI IN POLITICA SEPARAZIONE DELLE
CARRIERE Qualcuno potrebbe spiegarmi perché, se un magistrato vuole candidarsi
alle elezioni dimettendosi dall'ufficio ricoperto o collocandosi in
aspettativa, quindi senza stipendio, vi è grande levata di scudi e scandalo,
mentre altrettanto non avviene per avvocati, ingegneri, architetti, ecc. i
quali, a motivo della carica parlamentare ricoperta, certamente ottengono un
indubbio vantaggio per i propri studi professionali? Fausto Coradduzza Tolmezzo
(Ud) Caro Coradduzza, F ra il magistrato e le categorie professionali elencate
nella sua lettera vi è una importante differenza. Il magistrato è un
funzionario dello Stato, titolare di una funzione pubblica. Procuratore o
giudice, soprattutto in un Paese dove le due carriere non sono separate, è la
persona da cui dipende la sorte di un imputato, il riconoscimento di un diritto
o l'eliminazione di un torto. Gli avvocati, gli ingegneri e gli architetti sono
generalmente liberi professionisti. Si può sostenere, come è accaduto più volte
in questi anni, che dovrebbero rinunciare alla loro attività privata per il
tempo del mandato parlamentare. Ma non è possibile privarli del diritto di
partecipare attivamente alla vita politica del loro Paese. Approfitto della sua
lettera per qualche considerazione sul caso del procuratore De Magistris, ora
candidato dell'Italia dei Valori alla prossime elezioni per il rinnovo del
Parlamento europeo. In altri tempi la scelta dell'ex magistrato di Catanzaro
sarebbe stata accolta e commentata come la libera manifestazione di un diritto
civile. Oggi, dopo alcuni episodi giudiziari degli ultimi anni, il caso ha
suscitato numerose reazioni. Il vicepresidente del Consiglio superiore della
magistratura Antonio Mancino ha detto che De Magistris non dovrebbe, dopo
l'esperienza politica, tornare in magistratura. Carlo Federico Grosso, vice presidente del Csm dal 1996 al 1998, è giunto alle stesse
conclusioni ( La Stampa del 19 marzo), ma ha proposto che al magistrato in
politica, dopo la fine del mandato, «si assicuri all'interno della pubblica
amministrazione (magari garantendogli ampia facoltà di scelta) una funzione, un
grado, uno stipendio adeguato al ruolo e alla funzione precedentemente
esercitata»; ma non più, ha aggiunto, nell'esercizio della funzione
giudiziaria. Luciano Violante, ex magistrato ed ex presidente della Camera dei
deputati, ha detto a Guido Ruotolo ( La Stampa del 20 marzo) che i partiti
dovrebbero astenersi dal candidare magistrati nelle loro liste. E Marcello
Maddalena, procuratore di Torino, ha detto a Dino Martirano sul Corriere del 19
marzo: «A un giovane collega che eventualmente mi chiedesse un'opinione,
sconsiglierei vivamente l'ingresso in politica perché una mossa tale
susciterebbe ombre retrospettive...». In altre parole molti si chiederebbero se
l'attività svolta dal magistrato durante la sua carriera non fosse destinata a
creare le condizioni per il suo passaggio alla vita politica. Come vede, caro
Coradduzza, la decisione di De Magistris ha suscitato molte critiche e riserve.
Ma il dibattito si è concentrato su un solo aspetto del problema. Non basta
parlare di ciò che dovrebbe accadere quando un magistrato entra in politica.
Occorre chiedersi perché tanti magistrati, soprattutto procuratori, abbiano
scelto di rinunciare al loro mestiere per schierarsi con un partito ed entrare
in Parlamento. Credo che questo fenomeno sia dovuto al modo in cui i magistrati
hanno interpretato il loro ruolo soprattutto negli ultimi vent'anni. Molti
hanno presentato le loro inchieste come crociate civili, si sono totalmente
identificati con le loro «battaglie», hanno scritto libri, fatto apparizioni
televisive, partecipato a convegni, rilasciato interviste, pronunciato
conferenze e persino, in qualche caso, decorato con la loro presenza qualche
pubblico corteo. Sono stati, insomma, personalità pubbliche con una forte
visibilità nazionale. è davvero sorprendente che qualche partito abbia deciso
di trarre un vantaggio politico dalla loro notorietà? è davvero sorprendente
che molti di essi abbiano ceduto alla tentazione di passare dalle aule dei
tribunali al Parlamento? Constato che questa tendenza è visibile in molti Paesi
e appartiene per certi aspetti ai caratteri della democrazia di massa. Ma
converrebbe allora ammettere che il procuratore non è un giudice e che il solo
modo per evitare gli inconvenienti della sua eccessiva pubblicità è quello di
separare la sua carriera da quella dei magistrati giudicanti. Saremo meno
sorpresi e preoccupati, allora, quando un procuratore salirà a bordo di un
partito per entrare in Parlamento.
( da "Messaggero Veneto, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 - Attualità Napolitano:
sul piano casa ascoltare le Regioni La bozza di Palazzo Chigi: «Ampliamenti
solo per le ville». Poi Berlusconi frena: «Testo non mio» LA CRISI Giornata di
annunci e smentite sulla norma per l'edilizia. Trapela un testo alla vigilia
del vertice coi governatori Poi il Cavaliere rilancia e interviene il
Quirinale. Prodi torna in tv: una politica di destra ci ha portato alla rovina
di VINDICE LECIS Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ieri ha
ricevuto re Gustavo di Svezia, giunto con la consorte per una visita di Stato
in Italia CONTRARIE. No di Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria, Lazio e
Piemonte, Trentino Alto-Adige e Liguria, Calabria e Basilicata, Val d'Aosta,
Campania, Puglia. CON PRUDENZA. Convinte del progetto, ma anche della necessità
di mitigarlo, sono 5 Regioni di centro-destra: Sardegna, Abruzzo, Molise,
Veneto e Friuli Venezia Giulia. FAVOREVOLI. La maggioranza delle Regioni è
contraria al Piano casa. Decisamente favorevoli sono Lombardia e Sicilia, le
due grandi aree da anni governate dal centro-destra. ROMA. Il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha chiesto di ascoltare le Regioni sul
cosiddetto "piano casa" e Berlusconi è stato costretto alla
retromarcia. «Abbiamo fatto un articolato molto semplice che discuteremo con le
Regioni. Se sarà un decreto o un disegno di legge ne parleremo con loro. Abbiamo
fissato un incontro alle 12.30». Lo dice il premier al termine di una giornata
convulsa, in cui aveva anche detto di averlo «corretto, riducendolo
all'essenziale». «Ma allora domani (oggi, ndr) di cosa discuteremo?», si è
chiesto il presidente della Toscana, Claudio Martini che con i suoi colleghi
parteciperà a Roma alla conferenza delle Regioni. C'è molta confusione e
incertezza sulla posizione del governo. Berlusconi aveva confermato un decreto
«già venerdì per fare in fretta», annunciando però un provvedimento diverso «da
quello che circola», in pratica riferito solo «alle case mono e bifamiliari e
alle costruzioni da rifare», vale a dire ville e villette. La lettera di
Napolitano (una missiva riservata personale, dicono al Quirinale, di cui
Berlusconi giura di non saperne nulla) ha sicuramente trovato attenzione e
accoglienza anche in quegli ambienti del centro destra meno inclini al muro
contro muro come Umberto Bossi, per convincere il premier ad avviare un
confronto. Bossi ha invitato esplicitamente Berlusconi «a trattare con le
Regioni per evitare scontri». Aggiunge il segretario del Pd Dario Franceschini:
«Il testo che abbiamo mostrato ai giornalisti è l'unico esistente ed è quello
inviato ufficialmente dalla presidenza del Consiglio a Regioni, Province e Comuni.
Il governo farà marcia indietro? Merito della denuncia dell'opposizione.
Naturalmente vedremo se il nuovo testo ci sarà e cosa ci sarà scritto». Romano
Prodi, a "Ballarò", in serata ricorda come «lo Stato non sia
competente su tante norme». Poi parla dei suoi incentivi per l'edilizia:
«Abbiamo fatto affiorare il nero che nell'edilizia è tradizionalmente molto
elevato. E non si rovinava mica il paesaggio. Era fatto tenendo conto che
l'Italia è un paese con delle sue caratteristiche». E sulla crisi: «Una
politica di destra ci ha portato alla rovina». Sul possibile decreto pesano,
inoltre, le minacce di ricorso alla Corte costituzionale prospettate da alcune Regioni. Il presidente della Conferenza,
Vasco Errani, vede infatti nel testo speditogli dal governo venerdì scorso «un
profilo di incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma aprire un confronto
serio e di merito perché servono regole valide e condivise». Errani e il
suo collega Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ieri hanno discusso
dell'argomento proprio con Berlusconi sul treno che inaugurava la linea ad alta
velocità sulla tratta Bologna-Firenze e non è escluso che, anche in
quell'occasione, sia stata fatta un'opera di persuasione. Errani ha comunque
confermato la sua posizione: «Il decreto non è la strada giusta per gestire una
materia così delicata. Se non si fa un decreto e ci mettiamo a discutere nel
rispetto delle competenze siamo pronti al dialogo». Il presidente
dell'Emilia-Romagna ha anche smentito il premier secondo il quale la bozza di
decreto era stata scritta su richiesta delle Regioni: «Abbiamo chiesto che ci
venisse inviato ciò su cui il governo stava lavorando». La riunione con le
Regioni è comunque confermata anche se il presidente della Toscana, Martini si
chiede su cosa si discuterà. Dario Franceschini non ne può più: «Va bene lo
scontro politico, ma non si possono continuamente cambiare le carte in tavola.
Si può dire: ho cambiato idea, ma basta con il dire tutto e il contrario di
tutto». E rincara: «Chiediamo alla Lega come può accettare un decreto legge che
distrugge e toglie autonomia proprio alle Regioni».
( da "Messaggero Veneto, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 5 - Udine Valzer di Pm in
Procura: arriva Puglia Trasferimenti per Rossato e Zaina. Per i posti vacanti
si candidano Punzeri e Puppa Sarà la dottoressa Annunziata Puglia, sostituto
procuratore della Repubblica di Gorizia, a prendere il posto lasciato vacante
dal collega Luigi Leghissa, trasferito nel luglio scorso dagli uffici del
capoluogo friulano a quelli della Procura di Belluno. Il nuovo pm si insedierà
nel palazzo di via Lovaria a giugno. Prima del suo arrivo, però, la Procura
udinese vedrà congedarsi un altro sostituto: la dottoressa Alina Rossato,
rientrata in servizio nel febbraio scorso e già pronta a prendere la strada
della Procura dei minori di Venezia. Questione di giorni e, con la fine del
mese, il suo ufficio, che nell'ultimo anno, durante la sua assenza per
maternità, era stato occupato dalla collega Alessandra Burra, tornerà a rimanere
vuoto. Un paio di mesi dopo, toccherà anche alla sua "dirimpettaia",
la dottoressa Maria Grazia Zaina, salutare colleghi e assistenti. Per lei, che
per anni ha rappresentato uno dei volti più noti della magistratura udinese, si
apriranno le porte della Procura della Repubblica di Pordenone. Il suo
trasferimento, però, è stato posticipato di qualche settimana, per evitare
un'improvvisa carenza di organico nella sede del capoluogo friulano. Per vedere
colmati i due posti lasciati vacanti da Rossato e Zaina, però, bisognerà
attendere più di qualche mese. Per quanto non ci sia ancora
niente di deliberato dal Csm, nè tantomeno di pubblicato sul Bollettino
ufficiale del ministero, in base al concorso da poco concluso i nomi dei due
magistrati candidati alla loro successione sarebbero già noti. Si tratterebbe
di una coppia, nel senso "coniugale" del termine. Ancora da
Gorizia dovrebbe arrivare il dottor Marco Punzeri, il cui possesso è stato a
sua volta posticipato per problemi di organico. É invece attesa da Tolmezzo la
moglie, dottoressa Letizia Puppa, attualmente in maternità e sostituita, fino
al 1° maggio, dalla collega Burra. (l.d.f.)
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 71 del 2009-03-24 pagina 0
Casa, Napolitano: "Sentire le Regioni" Berlusconi apre: "Pronti
a modifiche" di Redazione Il piano non riguarda gli immobili urbani: si
ferma a case monofamiliari, bifamiliari e costruzioni da rifare dopo che
saranno demolite. Pd e Cgil: "E' una norma incostituzionale".
Berlusconi: "Il testo che circola non è il mio". Lettera del Qurinale
al premier, che però smentisce Roma - Il piano casa non riguarderà gli immobili
urbani, ma si fermerà alle case monofamiliari, bifamiliari e alle costruzioni
da rifare dopo che queste saranno demolite. Il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, circoscrive la portata del piano casa e, alla vigilia del decisivo
incontro di domani a Palazzo Chigi con le regioni, aggiunge: "Il decreto
legge o ddl che sia non è quello circolato in questi giorni. Ho sentito delle
cose che non saranno nel testo". Tuttavia, non si placa lo scontro
politico: opposizione e sindacati gridano all'incostituzionalità della norma:
"La materia è di competenza regionale ed invece con il decreto i comuni e
le regioni sarebbero scavalcati". Ma Berlusconi assicura che, per fare in
fretta, venerdì sarà presentato al Cdm un decreto legge che sarà, poi, trasformato
in legge quadro. In serata poi la lettera di Napolitano al presidente del
Consiglio chechiederebbe di tenere conto del parere delle Regioni. Berlusconi,
in proposito, risponde: "Non ne so nulla". Pd e Cgil contro il piano
casa "Ora che abbiamo visto la bozza è tutto drammaticamente più
chiaro". Secondo il leader democratico, Dario Franceschini, il piano
stravolge la legislazione vigente: "Non ci sono più nè norme urbanistiche
nè piani regolatori, azzerati dal decreto legge". Il piano "è una
operazione priva di senso e una devastazione del territorio italiano" e
perciò "non potrà più trovare una posizione di confronto da parte del
Pd". Sulla stessa linea anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo
Epifani: "Ci sono profili di incostituzionalità e può portare ad abusi
edilizi". Per il lsegretario Epifani, "in tutta la politica della
casa del governo manca qualsiasi riferimento agli affitti". Berlusconi:
"Gli italiani sono favorevoli" Il piano casa del governo raccoglie il
favore degli italiani. E secondo il premier anche più di quanto emerso da un
sondaggio pubblicato ieri secondo il quale un italiano su due è favorevole al
decreto. "Penso che adesso sia anche più di un italiano su due - ha detto
il premier commentando il sondaggio, a margine del viaggio prova del Freccia
Rossa - tra laltro i sondaggi sono molto buoni anche per il Presidente del
Consiglio e anche per la formazione politica che è una cosa reale e che
fonderemo ufficialmente nel fine settimana". Il governo ha in progetto di
"fare una legge quadro attraverso un
disegno di legge". Tuttavia, per fare in fretta venerdì, nel consiglio dei
ministri, sarà fatto un decreto legge sulla casa che sarà, poi, consegnato alle
Regioni che, quindi, si regoleranno perché la casa è una materia di loro
competenza. Secondo Berlusconi, infatti, "anche le
Regioni che vogliono presentare ricorso alla corte costituzionale, si
ricrederanno, anche su spinta dei cittadini". Il testo del piano casa In
realtà il testo tanto attaccato dal centrosinistra e dai sindacati non sarebbe
quello che venerdì approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri. "In
effetti il disegno che è circolato non è quello a cui io avevo già
lavorato", ha spiegato il presidente del Consiglio che, proprio oggi
pomeriggio, ha avuto una sessione sul tema per varare un ddl che affiancherà il
decreto, che sarà quello definitivo. Berlusconi ha spiegato di avert
"sentito cose che non erano nelle idee iniziali e che non saranno nel
testo, cioè quello che riguarda gli immobili urbani". "Decreto o ddl
che sia - ha concluso il premier - si fermerà alle case mono e bifamiliari e
alle costruzioni da rifare". Franceschini: "Basta cambiare le carte
in tavola" "Il piano casa attualmente è esattamente quello che era
stato anticipato da Silvio Berlusconi". Il Pd distribuisce ai giornalisti
la bozza del decreto inviata a Comuni, Province e Regioni e avverte che
Berlusconi non può "continuamente cambiare le carte in tavola",
aggiungendo che se il provvedimento resterà invariato i democratici faranno
"muro". Il leader democratico, Dario Franceschini, ha incontrato i
giornalisti in conferenza stampa insieme a Pierluigi Bersani, Ermete Realacci,
Giovanna Melandri e Andrea Martella. "Fin dallinizio
abbiamo detto che siamo disponibili a discutere - ha ribadito Franceschini -, ma abbiamo visto la bozza del decreto, ed
è esattamente in linea con quello che Berlusconi aveva annunciato".
Inutile che il premier dica che il testo che circola non è quello vero, ha
quindi aggiunto Franceschini: "Il testo vero è questo. Questo non è un
piano casa, si chiama decreto cementificazione. Se verrà approvato rovinerà le
nostre città, le nostre coste, i nostri paesaggi". Insomma, ha concluso
Franceschini, "se faranno marcia indietro, saremo pronti a discutere in
Parlamento; se andranno avanti troveranno un muro". Lettera di Napolitano
a Berlusconi Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo quanto
riferiscono fonti parlamentari della maggioranza, avrebbe inviato una lettera
al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella quale farebbe tra laltro
riferimento alla necessità di tener conto del parere delle Regioni sul piano
casa. Le fonti sottolineano che il governo, come lo stesso presidente del
Consiglio ha pubblicamente affermato, è intenzionato a tenere conto delle indicazioni provenienti dalle Regioni. Fonti del
Quirinale, interpellate dallAnsa sulla lettera che il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe scritto al presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi sul piano casa, hanno risposto che la lettera non risulta e che se cè una
lettera, si tratta di una comunicazione personale e riservata. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Provincia Pavese, La" del
25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Gazzetta di
Modena,La) (Corriere delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Berlusconi frena: solo ville e
villette Dietrofront sul piano casa dopo la lettera di Napolitano e il pressing
delle opposizioni Il premier: «Quel testo non è il mio». E mette in discussione
anche la formula del decreto VINDICE LECIS ROMA. Il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, gli ha chiesto di ascoltare le Regioni sul cosiddetto
«piano casa» e Berlusconi è stato costretto alla retromarcia. «Abbiamo fatto un
articolato molto semplice che discuteremo con le Regioni. Se sarà un decreto o
un disegno di legge ne parleremo con loro. Abbiamo fissato un incontro alle
12.30». Lo dice il premier al termine di una giornata convulsa, in cui aveva
anche detto di avere «corretto, riducendolo all'essenziale» il testo circolato
in questi giorni. «Ma allora domani (oggi, ndr) di cosa discuteremo?», si è
chiesto il presidente della Toscana, Claudio Martini che con i suoi colleghi
parteciperà a Roma alla conferenza delle Regioni. C'è molta confusione e
incertezza sulla posizione del governo. Berlusconi aveva confermato un decreto
«già venerdì per fare in fretta» annunciando però un provvedimento diverso «da
quello che circola», in pratica riferito solo «alle case mono e bifamiliari e
alle costruzioni da rifare», vale a dire ville e villette. La lettera di
Napolitano (una missiva riservata personale, dicono al Quirinale, di cui
Berlusconi giura di non saperne nulla) ha sicuramente trovato attenzione e
accoglienza anche in quegli ambienti del centro destra meno inclini al muro
contro muro come Umberto Bossi, per convincere il premier ad avviare un
confronto. Bossi ha invitato esplicitamente Berlusconi «a trattare con le
Regioni per evitare scontri». Aggiunge il segretario del Pd Dario Franceschini:
«Il testo che abbiamo mostrato ai giornalisti è l'unico esistente ed è quello
inviato ufficialmente dalla presidenza del Consiglio a Regioni, Province e
Comuni. Il governo farà marcia indietro? Merito della denuncia
dell'opposizione. Naturalmente vedremo se il nuovo testo ci sarà e cosa ci sarà
scritto». Romano Prodi, a Ballarò, in serata ricorda come «lo Stato non sia
competente su tante norme». Poi parla dei suoi incentivi per l'edilizia:
«Abbiamo fatto affiorare il nero che nell'edilizia è tradizionalmente molto
elevato. E non si rovinava mica il paesaggio. Era fatto tenendo conto che
l'Italia è un paese con delle sue caratteristiche». E sulla crisi: «Una
politica di destra ci ha portato alla rovina». Sul
possibile decreto pesano inoltre le minacce di ricorso alla Corte costituzionale prospettate da alcune Regioni. Il presidente della Conferenza,
Vasco Errani, vede infatti nel testo speditogli dal governo venerdì scorso «un
profilo di incostituzionalità. Bisogna non andare avanti ma aprire un confronto
serio e di merito perché servono regole valide e condivise». Errani e il
suo collega Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ieri hanno discusso
dell'argomento proprio con Berlusconi sul treno che inaugurava la linea ad alta
velocità sulla tratta Bologna-Firenze e non è escluso che, anche in
quell'occasione, sia stata fatta un'opera di persuasione. Errani ha comunque
confermato la sua posizione: «Il decreto non è la strada giusta per gestire una
materia così delicata. Se non si fa un decreto e ci mettiamo a discutere nel
rispetto delle competenze siamo pronti al dialogo». Il presidente
dell'Emilia-Romagna ha anche smentito il premier secondo il quale la bozza di
decreto era stata scritta su richiesta delle Regioni: «abbiamo chiesto che ci
venisse inviato ciò su cui il governo stava lavorando». La riunione con le
Regioni è comunque confermata anche se il presidente della Toscana, Martini si
chiede su cosa si discuterà. Dario Franceschini non ne può più: «Va bene lo
scontro politico, ma non si possono continuamente cambiare le carte in tavola.
Si può dire: ho cambiato idea, ma basta con il dire tutto e il contrario di
tutto». E rincara: «Chiediamo alla Lega come può accettare un decreto legge che
distrugge e toglie autonomia proprio alle Regioni».
( da "Provincia Pavese, La" del
25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova
Ferrara, La) (Tribuna di Treviso, La) (Gazzetta di Mantova, La) (Gazzetta di
Modena,La) (Corriere delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Il "sì" convinto arriva
solo da Lombardia e Sicilia Regioni divise: quelle guidate dal centrosinistra
minacciano il ricorso alla Consulta Ma il mugugno è diffuso e tra i governatori
c'è preoccupazione sul metodo del decreto legge che stravolge il principio
federalista ROMA. La maggioranza delle Regioni italiane è contraria al Piano
casa di Berlusconi. Decisamente favorevoli sono soltanto Lombardia e Sicilia,
le due grandi aree da anni governate dal centrodestra. Convinte del progetto,
ma anche della necessità di mitigarlo, seguono altre cinque regioni governate
dalla coalizione di Berlusconi: Sardegna, Abruzzo, Molise, Veneto e Friuli
Venezia Giulia. Il no arriva dal resto, non solo dalle tradizionali regioni
rosse come Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria. Dicono di no anche Lazio e
Piemonte, Trentino Alto-Adige e Liguria, Calabria e Basilicata, Val d'Aosta,
Campania, Puglia. I mugugni sono comunque molto diffusi per il metodo del decreto
legge che il governo intende adottare. Un metodo che nasconde, per le regioni,
lo stravolgimento del principio federalista. Il provvedimento sulla casa,
sostengono Toscana e Umbria, pronte a ricorrere alla Corte costituzionale, lede prerogative come sono proprie delle regioni e non del
governo centrale. Se il governo facesse il decreto entro la fine della
settimana senza modifiche, la Regione Toscana ha intenzione di presentare
ricorso alla Corte costituzionale e
di approvare una legge regionale per difendere la propria esperienza
urbanistica. Garantito dal presidente della Regione Claudio Martini:
«Non siamo contrari in linea di principio alla dinamizzazione dell'economia ma
quello del Governo non è un piano casa, in quanto non dà una casa a chi ne ha
bisogno, ma smantella i piani urbanistici locali e mortifica le autonomie».
«Inoltre - ha continuato Martini - aumenta la possibilità di contenziosi tra i
cittadini». Oggi le regioni incontreranno il governo sul tema ma sul confronto
Martini è fermo: «Noi non cerchiamo il conflitto istituzionale ma il testo deve
essere cambiato, altrimenti il ricorso alla Consulta è un obbligo e non uno
sfizio». Il governatore della Calabria, Agazio Loiero, è stupefatto: «Noi
stiamo cercando di invertire la rotta. Abbiamo approvato un piano per
l'abbattimento di 800 ecomostri, piano già operativo. La giunta regionale si è
opposta alla costruzione di Europaradiso, un megavillaggio che avrebbe dovuto
dare 10mila posti di lavoro - di cui avremmo avuto un immenso bisogno - ma avrebbe
devastato in maniera irrimediabile un'area di pregio naturalistico». «L'Umbria
ha un prezioso patrimonio paesistico, storico-artistico ed architettonico che
nell'insieme ne rappresenta la sua più grande risorsa - dice il capogruppo Pd
nel consiglio regionale dell'Umbria, Gianluca Rossi - ma ora il piano casa del
governo rischia di compromettere il delicato equilibrio tra sviluppo e tutela
che fino ad ora il nostro territorio è riuscito, con difficoltà, a mantenere».
«I tratti di incostituzionalità ravvisati dalla presidente della giunta
regionale sono evidenti», continua Rossi. «So che i miei colleghi presidenti di
Regione di sinistra - dice il governatore della Lombardia Roberto Formigoni -
avanzano obiezioni. Ma io invoco quello stesso spirito di collaborazione che ci
ha portato a firmare il grande accordo sugli ammortizzatori sociali». Perché
serve «uno scatto di responsabilità dello Stato e delle Regioni per il bene
dell'Italia e dei nostri cittadini». (a.g.)
( da "AltaLex" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Assegnazione della casa
familiare, individuazione, desideri dei figli, irrilevanza Cassazione civile ,
sez. I, sentenza 27.02.2009 n° 4816 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi
Assegnazione della casa familiare individuazione desideri dei
figli irrilevanza [art.
155 c.c.] Lassegnazione
della casa familiare, rispondendo allesigenza di conservare
lhabitat domestico, degli interessi e delle consuetudini in cui
sesprime e si articola la vita familiare, è consentita unicamente con
riguardo allimmobile che abbia
costituito il centro daggregazione della famiglia durante la convivenza, con esclusione
dogni altro immobile di cui i coniugi avessero disponibilità. Ne deriva
che il desiderio del figlio di fissare la dimora in un altro immobile nella
disponibilità dei coniugi è del tutto
rilevante laddove risulti accertato che limmobile in questione non è mai stato
adibito a casa familiare. (1-4) (1) In tema di assegnazione della casa
familiare, si veda la relativa mappa. (2) Si veda, inoltre, Cassazione sentenza 25486/08. (3) In materia di assegnazione
della casa coniugale e tutela della prole, si veda Cassazione, sentenza
22394/08. (4) In materia di assegnazione della casa coniugale e nuova
convivenza, si veda Corte Costituzionale, sentenza 30.07.2008 n° 308. Tra i
contributi della dottrina più recente sul tema della casa coniugale, si veda: -
NONNATO, Assegnazione della casa coniugale, in Studium Iuris, 2008, n. 5,
CEDAM, p. 615; - DAURIA, Azione revocatoria e assegnazione della casa coniugale, in
Giurisprudenza italiana, 2008, n. 4,
UTET, p. 890; - FELICETTI, SAN GIORGIO, Cessazione del godimento della casa
coniugale in caso di convivenza more uxorio di nuove nozze, in Corriere
giuridico (Il), 2008, n. 1, IPSOA, p. 99; - CARBONE V., Assegnazione della casa
coniugale, in Corriere giuridico (Il), 2005, n. 3, IPSOA, p. 319. (Fonte:
Altalex Massimario 12/2009) SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZION I CIVILE
Sentenza 27 febbraio 2009, n. 4816 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Con sentenza in
data 17 novembre 2004, il Tribunale di Modena dichiarò la separazione personale
dei coniugi
.
E
addebitandola al marito, affidò la figlia minore I., nata il 1987,
alla moglie, e su tale premessa assegnò a questultima la casa di Vignola.
Nel giudizio dappello, il sig.
denunciò lingiustizia della pronuncia di addebito, basata secondo
il suo assunto sulle circostanze che egli aveva contratto, prima del
matrimonio, uninfezione del virus HDS, e laveva trasmesso alla
moglie, ignara. Secondo lappellante, causa del fallimento dellunione
erano state le continue accuse della moglie peraltro affetta da una
depressione di origine anteriore al matrimonio e della famiglia di lei
per quanto fatto addebitatogli a titolo di colpa; accuse ingiuste, essendo poi
stato accertato che la malattia gli era
stata trasmessa da una trasfusione di sangue infetto, eseguita a seguito di un
infortunio sul lavoro, eseguita in seguito di un infortunio sul lavoro
(infortunio in itinere). La Corte dappello di Bologna, con sentenza in
data 10 maggio 2005, respinge lappello
del sig.
in punto di addebito. La corte esclude che laddebito fosse giustificato da queste
circostanze, essendo stato invece legittimamente basato dal primo giudice sul
comportamenti del marito, che aveva privato la moglie, prima, dalle possibilità economiche, e poi anche di
solidarietà ed aiuto di ordine morale, con un comportamento particolarmente
violento, anche nei confronti della figlia, culminato dellabbandono
del tetto coniugale. La corte
invece accolse il motivo di gravame concernente lassegnazione alla moglie,
quale affidataria della figlia minore, della casa in Vignola.
Quellimmobile, sebbene nella disponibilità dei genitori, non era mai
stato adibito a casa coniugale, neppure saltuariamente. La circostanza che esso
fosse, secondo il Tribunale,
logisticamente più idoneo alla figlia, perché più vicino alla scuola da lei
frequentata e ai parenti della sig.
non valeva ad integrare i presupposti
del provvedimento. Lindividuazione della casa coniugale non poteva,
infatti, fondarsi sui desideri del minore, ma
esclusivamente sullimportanza del suo eventuale sradicamento da precedente habitat
domestico, che nella specie non vi era stato. La stessa sig.ra
, del
resto, aveva chiesto lassegnazione della casa coniugale da localizzarsi, sia pure in via subordinata, nellattuale
dimora di Savignano sul
e questultima doveva essere assegnata
allappellante per il titolo in questione. Infine, la corte respinse nel merito le altre
doglianze, concernenti aspetti economici della causa. Per la cassazione della
sentenza, notificata il 7 luglio 2005, il sig.
ricorre con atto
articolato in due mezzi dimpugnazione, illustrati anche in memoria. La
sig.ra
resiste con controricorso e ricorso incidentale, con un mezzo
dimpugnazione. MOTIVI DELLA
DECISIONE I due ricorsi, proposti contro la stessa sentenza, devono essere
riuniti a norma dellart 335 c.p.c.. Con il primo motivo, denunciando vizi di
motivazione della sentenza impugnata (art. 360 comma primo n. 5 c.p.p.), il
ricorrente censura la statuizione in
punto di addebito della separazione. Egli espone tutti gli argomenti svolti nel
giudizio di merito a sostegno della sua tesi circa le vere cause del fallimento
dellunione,
riconducibili alla malattia che aveva contagiato entrambi, e della quale egli non aveva responsabilità, come era stato
accertato solo nel giugno 2004, dopo che nel giudizio di primo grado egli era
stato sempre ritenuto colpevole dellinfezione trasmessa alla moglie. La
malattia aveva logorato entrambi i coniugi, e in particolare la moglie, affetta da sindrome depressiva da
data anteriore al matrimonio. Il diniego, nellimpugnata sentenza,
dell0incidenza della malattia nella dichiarazione di addebito della separazione
sarebbe contrario ad ogni logica. La corte territoriale avrebbe dovuto comprendere che la
malattia aveva alterato i caratteri dei coniugi portandoli allesasperazione,
e che si trattava di fatti indipendenti dalla loro volontà. Nonostante la
formale intestazione del vizio di motivazione, il mezzo non indica le affermazioni del giudice di merito che dovrebbero
considerarsi logicamente viziate (limitandosi alla generica - e propriamente
inconcludente - affermazione che il diniego della rilevanza della sua malattia
nella dichiarazione di addebito della separazione sarebbe contrario ad ogni
logica), né i punti, sottoposti al suo giudizio con l'atto d'appello, che lo
stesso giudice avrebbe trascurato di prendere in esame. Ciò a cui il mezzo
tende, sotto la formulazione apparente di un vizio di legittimità, è il riesame
della vicenda coniugale, al fine di pervenire ad una diversa statuizione di
merito, il mezzo è pertanto inammissibile. Con il secondo motivo di ricorso,
anch'esso posto sotto la rubrica del vizio di motivazione, si censurano
affermazioni' della corte territoriale in punto di
statuizioni di contenuto economico non meglio precisate, e si svolgono
considerazioni critiche in ordine alla situazione economica comparativa dei
coniugi. La corte d'appello avrebbe smentito -con affermazioni che non
sono indicate - le risultanze di una relazione di consulenza tecnica
d'ufficio, il cui contenuto non è riportato. Il ricorrente svolge sue
considerazioni a proposito dellacquisto di un appartamento e del modo in cui
lesponente vi avrebbe fatto fronte; lamenta che la corte territoriale avrebbe confuso
indebitamento e patrimonio; tratta poi dei suoi redditi di lavoro e sostiene
che, di fatto, egli non avrebbe percepito redditi di partecipazione; addebita
alla corte dappello di non aver considerato le
potenzialità di lavoro della
moglie e di aver trascurato altri elementi. Il mezzo è inammissibile. Esso è
del tutto carente delle necessarie premesse in fatto, sui temi in discussione,
e omette di riferire le vicende salienti del processo, quale premessa
indispensabile all'identificazione di pretesi vizi d'insufficiente motivazione,
per i quali si richiede l'allegazione della preventiva, specifica
sottoposizione del punto medesimo all'esame del giudice d'appello, con la
trascrizione nel corpo del ricorso delle difese svolte ed ignorate dal giudice
di merito, accompagnata dall'indicazione del luogo di riscontro in atti, e di
ogni altro elemento necessario ad illustrare la rilevanza decisiva del punto.
Con il ricorso incidentale si denuncia linsufficiente e contraddittoria motivazione della sentenza dappello
sul punto dellassegnazione della casa coniugale. Richiamandosi ad
affermazioni ricorrenti nella giurisprudenza, circa la necessità che
lassegnazione della casa coniugale sia decisa con riguardo alle esigenze
di tutela, per i figli minori o non
autosufficienti, dellambiente domestico, inteso come centro degli affetto, degli
interessi e delle consuetudini in cui si articola e si esprime la vita della
famiglia, la ricorrente sostiene che il centro di interessi, affetto e consuetudini della vita della figlia I. era a
Vignola, dove si trova lappartamento assegnato alla sig.ra
in primo grado e non a
Savignano sul Panaro, dove la ragazza risiede con la madre. Il mezzo è
infondato. Secondo la consolidata giurisprudenza di questa corte, lassegnazione della casa familiare prevista
dallart. 155, quarto comma, cod. civ., rispondendo allesigenza di
conservare lhabitat domestico, degli interessi e delle consuetudini in
cui sesprime e sarticola la vita familiare, è consentita unicamente con riguardo a quellimmobile
che abbia costituito il centro daggregazione della famiglia durante la
convivenza, con esclusione dogni altro immobile di cui i coniugi avessero
disponibilità (Cass. 16 luglio 1992 n. 8667; 9 settembre 2002 n. 13065; 20 gennaio 2006 n. 1198). Di conseguenza,
la decisione del giudice di merito, di respingere la domanda dassegnazione
della casa formulata dal coniuge affidatario della prole, è adeguatamente
motivata con laccertamento che limmobile in questione non è mai stato adibito a casa familiare. Gli
argomenti della ricorrente, basati sulle esigenze, per i figli minori o non
autosufficienti, di tutela dellambiente domestico, non colgono nel segno,
giacché confondono loggetto del provvedimento ex art. 155, comma quarto, c.c., che è esclusivamente la casa
costituente già in costanza di convivenza il centro di aggregazione della
famiglia, con le ragioni invocate, che giustificano il provvedimento di
assegnazione (senza peraltro imporlo, trattandosi di decisione fondata su
valutazioni discrezionali riservate al giudice di merito; cfr. Cass. 22
novembre 1995 n. 12083; 27 novembre 1996 n. 10538; 21 giugno 2002 n. 9071). In
conclusione il ricorso principale deve essere dichiarato inammissibile, e il
ricorso incidentale deve essere rigettato. Le spese della ricorrente
incidentale sono liquidate come in dispositivo. Esse sono compensate per la
metà in ragione della soccombenza della stessa ricorrente incidentale, e poste
per laltra
metà a carico del ricorrente principale,
soccombente in punto di addebito della separazione, e autore di un ricorso
inammissibile. P.Q.M. La Corte riunisce i ricorsi; dichiara inammissibile il
ricorso principale; rigetta il ricorso incidentale; condanna il ricorrente
principale al pagamento delle spese del giudizio di legittimità in ragione del
50%, liquidandole per lintero in . 3.200,00, di cui 3.000,00 per onorari, oltre alle
spese generali e agli accessori come per legge; compensa il residuo 50% delle
spese tra le parti. Così deciso a Roma,
nella camera di consiglio della prima sezione della Corte suprema di
cassazione, il giorno 15 dicembre 2008. Depositata in Cancelleria il 27
febbraio 2009. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |
( da "AltaLex" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Danno non patrimoniale, danno
esistenziale, responsabilità struttura sanitaria Tribunale Milano, sentenza
05.03.2009 n° 3047 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Danno non
patrimoniale danno esistenziale responsabilità struttura sanitaria
precisazioni [art. 2059 c.c.] Nellambito del danno non
patrimoniale, il riferimento a determinati
tipi di pregiudizi, in vario modo denominati (danno morale, danno biologico,
danno da perdita del rapporto parentale), risponde ad esigenze descrittive, ma
non implica il riconoscimento di distinte categorie di danno. E compito
del giudice accertare leffettiva
consistenza del pregiudizio allegato, a prescindere dal nome attribuitogli,
individuando quali ripercussioni negative sul valore-uomo si siano verificate e
provvedendo alla loro integrale riparazione. Di danno esistenziale come
autonoma categoria di danno non è più dato
discorrere. In ogni caso, laddove il giudice abbia liquidato il danno biologico
e le sofferenze conseguenti non residua spazio per il risarcimento di ulteriori
pregiudizi esistenziali, perché tutti già ricompresi in quelli già liquidati,
risultando altrimenti certa la duplicazione risarcitoria del medesimo danno.
(1-15) (1) In tema di uccisione del gatto e dano non patrimoniale, si veda
Cassazione civile, sez. III, sentenza 25.02.2009 n° 4493, con nota di BUFFONE e
videointervento di VIOLA. (2) In materia di danno esistenziale che confluisce
nel danno morale, si veda Cassazione civile , SS.UU., sentenza 16.02.2009 n°
3677. (3) In materia di protesto illegittimo e lesione dellimmagine,
si veda Tribunale Lecce, sez. Maglie, sentenza 11.02.2009. (4) In materia di danni da fumo e danno esistenziale,
si veda Cassazione civile, SS.UU., sentenza 15.01.2009 n° 794. (5) In materia
di necessità dellintergale risarcimento del danno alla persona, si veda Cassazione
civile, sez. III, sentenza
13.01.2009 n° 469. (6) In materia di uranio impoverito e danno non
patrimoniale, si veda Tribunale Firenze, sez. II civile, sentenza 17.12.2008.
(7) In materia di quantificazione del danno morale (dopo le Sezioni Unite) si
veda Cassazione civile, sez. III, sentenza 12.12.2008 n° 29191. (8) Tra le
sentenze più recenti, immediatamente successive alle SS.UU. 2008, si veda
Tribunale di Lecce, sezione di Maglie, 368/2008, con nota di MAGGIULLI. (9) In
tema di danno non patrimoniale, si veda Cassazione Civile, SS.UU., 11.11.2008,
n. 26972 (si vedano anche le video riflessioni di VIOLA, in materia di
integralità del risarcimento del danno alla persona, e le video riflessioni di
CESARI, nellambito
del convegno Il Risarcimento del danno non patrimoniale con pregiudizi esistenziali tenutosi in Roma il 24
novembre 2008 presso il Palazzo Marini della Camera dei Deputati. (10) Per la
lettura dellordinanza
di rimessione, si veda Cassazione civile, sez. III, sentenza 25.02.2008, n.
4712 (vedi video-riflessioni di VIOLA e video-riflessioni di CESARI). (11) Si veda anche Cassazione civile
SS.UU. 21934/2008 in materia di spot illegittimo. (12) In favore del danno
esistenziale, si veda Cassazione civile 2379/2008. (13) In materia di danno
parentale e prova, si veda Cassazione civile 20987/2007. (14) In dottrina, si
veda anche PLENTEDA, il Danno esistenziale bagattellare e transeunte e VIOLA,
Il danno esistenziale come mancato guadagno non patrimoniale, nonché VIOLA, Il
mancato guadagno non patrimoniale (o danno esistenziale?) dopo le SS.UU. e
BUFFONE, Il danno non patrimoniale a 3 mesi dalle S.U.: cosa è cambiato?. (15)
Sul tema del danno tanatologico, si veda il focus di DAPOLLO,
Danno tanatologico: la giurisprudenza recente, nonché VIOLA-TESTINI-MARSEGLIA,
Il danno tanatologico. Altresì, per
approfondimenti in dottrina, si vedano: - FANTETTI, Diritto di
autodeterminazione e danno esistenziale alla luce della recente pronuncia delle
S.U. della Cassazione, in Responsabilità civile (La), 2009, n. 1, UTET; -
VIOLA, Il danno nelle relazioni affettive con cose e animali, in Responsabilità
civile (La), 2009, n. 2, UTET; - VILLANI, Perdita dell'animale d'affezione:
danno esistenziale?, in Responsabilità civile (La), 2008, n. 8-9, UTET; -
CARONE P., Ulteriori riflessioni sul danno esistenziale, in Danno e
Responsabilità, IPSOA, 2008, 2; - CESARI, Il risarcimento del nuovo danno non
patrimoniale con pregiudizi esistenziali; - VIOLA, Il mancato guadagno
esistenziale, in Studium Iuris, 2/2006, pag. 131; - DE GIORGI, Lesione del diritto
all'ordine e risarcimento del danno esistenziale, Studium Iuris, 2008, n. 2,
CEDAM, p. 224; - ZAULI, L'impotenza è danno esistenziale: va risarcito chi, a
causa di un incidente, ha perduto il suo vigore sessuale, in Responsabilità
civile (La), 2008, n. 1, UTET, p. 25; - CARBONE P., Ulteriori riflessioni sul
danno esistenziale, in Danno e responsabilità, 2008, n. 1, IPSOA, p. 210; -
CASSANO, Rapporti tra genitori e figli, illecito civile e responsabile. La
rivoluzione giurisprudenziale degli ultimi anni alla luce del danno
esistenziale, in Vita notarile, 2007, n. 1, EDIZIONI GIURIDICHE BUTTITTA, parte
II, p. 315; - LIBERATI, Il danno esistenziale nella giurisprudenza
amministrativa, 2007, GIUFFRÈ; - CASSANO, La giurisprudenza del danno
esistenziale, 2007, CEDAM. (Fonte: Altalex Massimario 12/2009. Si ringrazia per
la segnalazione Damiano Spera) Tribunale di Milano Sentenza 5 marzo 2009, n.
3047 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE DI MILANO
SEZIONE V CIVILE In persona del Giudice Istruttore, in funzione di Giudice
Unico, dott. Damiano Spera, ha pronunciato la seguente SENTENZA Nella causa
civile iscritta al R.G. n. 84267 / 2005 , promossa da Z. L. con gli avv.ti
Giovanni e Lorenzo Ingino - attore - contro DR. G. M. con lavv.
Domenico Mugnano - convenuto - e NUOVA X.
S.R.L. con lavv.
Domenico Chindamo - convenuta - Alludienza di precisazione delle
conclusioni in data 03.12.2008, le parti concludevano come da verbale di causa.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Con atto di citazione ritualmente notificato, il signor L. Z. conveniva in giudizio
il dott. M. G. e la Nuova X. s.r.l. per sentirli condannare, in solido, al
risarcimento di tutti i danni (ivi compreso danno biologico, esistenziale,
morale e patrimoniale), a fronte delle cure odontoiatriche prestate dal dott.
G. in data 17.05.2003 presso la struttura sanitaria Nuova X. s.r.l.
Instauratosi il contraddittorio, si costituivano con separate comparse i
convenuti, i quali concludevano per il rigetto delle domande. Il G.I. ammetteva
parzialmente le prove dedotte dalle parti. Il G.I. disponeva consulenza tecnica
dufficio
sulle lesioni patite dallattore. Quindi nelludienza del 03.12.2008,
le parti precisavano le conclusioni come da verbale. Il G.I. rinviava la causa
al 05.03.2009 per la discussione
orale, ai sensi dellart. 281 sexies c.p.c.; nella stessa udienza dava lettura del
dispositivo e della concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione. - MOTIVI DELLA
DECISIONE - Ritiene questo giudice che debba dichiararsi responsabilità di
entrambi i convenuti M. G. e Nuova X. s.r.l. nella produzione del danno subito
dallattore.
In data 17.05.2003 il signor Z. si recava presso lo studio medico Nuova X.
s.r.l. lamentando fastidi diffusi a carico dellemiarcata inferiore
sinistra; veniva visitato dal dott. G.
che individuava la causa dei dolori nellelemento dentario n. 37, proponendone
lavulsione. Allega lattore che la diagnosi veniva delineata senza
alcuna indagine radiografica. Durante lesecuzione dell avulsione
interveniva la frattura del suddetto
elemento dentario da estrarre. Al termine delleffetto
dellanestesia, il signor Z. riscontrava sofferenze a carico della zona
trattata, acuitesi con la rimozione dei punti di sutura. Recatosi presso
lIstituto Stomatologico Italiano, perdurando i dolori, allattore venivano riscontrati postumi o
esiti avulsivi in corrispondenza dellelemento n. 37, con la presenza di
frammenti ossei in corrispondenza del bordo alveolare, che venivano rimossi.
Successive visite odontoiatriche rilevavano un danno alle branche trigeminali. Data la persistenza dei dolori
acuti nel luglio 2007, nelle more del giudizio, lattore effettuava
intervento di decompressione nervosa del nervo alveolare mandibolare sinistro.
Dagli atti e documenti di causa, dallespletata
istruttoria ed, in particolare, dalla relazione del C.T.U., risulta provato:
che vi sia stata imperizia, imprudenza e negligenza nel comportamento sanitario
del dott. M. G.; che lintervento di avulsione del 17.05.2003 era di
facile esecuzione; che necessitava
una preliminare indagine radiografica che avrebbe evidenziato una anomalia
anatomica a carico delle radici, orientando diversamente lapproccio
dellintervento di avulsione; che la colpa professionale è ascrivibile
esclusivamente alloperato del
convenuto dott. G., atteso che gli interventi successivamente eseguiti hanno
solamente attenuato il danno subito in conseguenza della colpevole condotta del
dott. G.; che si configura un danno biologico del 4% per perdita dellelemento
dentale e per le sequele
consistenti in parestesia allemifaccia sinistra dellattore; che è
stata riconosciuta una invalidità temporanea: - al 100% per 2 giorni (giorni
del ricovero per lintervento di decompressione del 2007); - al 75% per 6
mesi; - al 50% per 2 mesi; - al 25% per 3
mesi; - al 10% per un mese; che lattore, alludienza del
05.03.2009, rinunciava alla domanda di risarcimento del danno patrimoniale da
invalidità lavorativa specifica; che le spese mediche sostenute
dallattore e documentate sono pari a 8.293,61. Il Tribunale riconosce, infatti, come dovuto integralmente
anche lesborso
effettuato nel luglio 2007 per la decompressione nervosa del nervo alveolare
mandibolare sinistro. Invero, trattasi di spese sanitarie in rapporto causale
con la condotta produttiva dellillecito
ed appare incontestabile che il danneggiato abbia diritto, al fine di
recuperare la propria integrità fisica, di usufruire di medici e strutture di
sua fiducia, tanto più dopo aver subito tutte le conseguenze pregiudizievoli a
seguito dellintervento
di cui è causa (v. Cass. n. 16073/02); che le spese future dellattore
sono state stimate dal C.T.U. in 2.500,00; Questo giudice condivide le
argomentazioni e le conclusioni cui è pervenuto il C.T.U., con metodo corretto
ed immune da vizi logici o di altra natura.
Pertanto, devesi dichiarare la responsabilità del dott. M. G. e della Nuova X.
s.r.l. nella produzione del danno subito dallattore. Infatti, le Sezioni
Unite, con sentenza 11 gennaio 2008, n. 577, hanno ribadito che per quanto concerne la responsabilità della struttura
sanitaria nei confronti del paziente è irrilevante che si tratti di una casa di
cura privata o di un ospedale pubblico in quanto sostanzialmente equivalenti
sono a livello normativo gli obblighi dei due tipi di strutture verso il
fruitore dei servizi, ed anche nella giurisprudenza si riscontra una
equiparazione completa della struttura privata a quella pubblica quanto al
regime della responsabilità civile anche in considerazione del fatto che si
tratta di violazioni che incidono sul bene della salute, tutelato quale diritto
fondamentale dalla Costituzione, senza possibilità di limitazioni di
responsabilità o differenze risarcitorie a seconda della diversa natura,
pubblica o privata, della struttura sanitaria. Questa Corte ha costantemente
inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nella responsabilità
contrattuale, sul rilievo che l'accettazione del paziente in ospedale, ai fini
del ricovero o di una visita ambulatoriale, comporta la conclusione di un
contratto.
Nello specifico, il rapporto che si instaura tra il paziente e la casa di cura
(o lente ospedaliero) ha fonte in un atipico contratto a
prestazioni corrispettive con effetti protettivi nei confronti del terzo, da
cui, a fronte dell'obbligazione al
pagamento del corrispettivo
insorgono a carico della casa di cura (o
dell'ente), accanto a quelli di tipo "lato sensu" alberghieri,
obblighi di messa a disposizione del personale medico ausiliario, del personale
paramedico e dell'apprestamento di tutte le attrezzature necessarie, anche in vista di eventuali
complicazioni od emergenze (Cass. Civ.,14 luglio 2004, n. 13066). Ne deriva, allora, che la
responsabilità della casa di cura nei confronti del paziente ha natura
contrattuale ai sensi dell'art. 1218
c.c. e può conseguire sia all'inadempimento delle obbligazioni direttamente a
suo carico che, ex art. 1228 c.c., all'inadempimento della prestazione
medico-professionale svolta direttamente dal sanitario quale suo
ausiliario necessario, pur in assenza di un rapporto di lavoro subordinato comunque sussistendo un
collegamento tra la prestazione da costui effettuata e la sua organizzazione
aziendale
(Cass. Civ., n. 13066/2004). Nella specie, essendo incontroverso che il dott.
G. sia dipendente della Nuova Odontomi
s.r.l., alla luce degli esposti principi di diritto consegue la responsabilità
di entrambi i convenuti. Circa il quantum, ritiene questo giudice, alla luce
delle risultanze peritali, che lattore abbia subito il danno patrimoniale pari
ad 2.500,00 e ad 8.293,61.
Sulla domanda di rivalutazione monetaria giova evidenziare che deve essere
rivalutata ad oggi solamente questultima somma, atteso che la residua
somma di 2.500,00 ha per oggetto una spesa futura. Pertanto, rivalutata
ad oggi la somma 8.293,61,
la stessa è pari a (arrotondati) 9.290,00. Ritiene altresì il Tribunale
che lattore abbia certamente subito il danno biologico e cioè quello
derivante da illecito lesivo dellintegrità psico-fisica della persona,
che, quale evento interno al fatto
lesivo della salute, deve necessariamente esistere in presenza delle accertate
lesioni, e che prescinde dal danno correlato alla capacità di produzione del
reddito. Ai fini del risarcimento, il danno biologico deve essere considerato in relazione allintegralità dei suoi riflessi
pregiudizievoli rispetto a tutte le attività, le situazioni e i rapporti in cui
la persona esplica se stessa nella vita propria vita; non soltanto, quindi, con
riferimento alla sfera produttiva, ma anche con riferimento alla sfera spirituale, culturale, affettiva,
sociale, sportiva, e a ogni altro ambito e modo in cui il soggetto svolge la
sua personalità e cioè a tutte le attività realizzatrici della persona umana (così la
Corte Costituzionale n. 356/1991; v. altresì Corte Costituzionale n. 184/1986). Inoltre, recentemente la Cassazione a
Sez. unite (sentenza n. 26972/2008) ha tra laltro ritenuto che, nellambito
del danno non patrimoniale, il riferimento a determinati tipi di pregiudizi, in
vario modo denominati (danno morale,
danno biologico, danno da perdita del rapporto parentale), risponde ad esigenze
descrittive, ma non implica il riconoscimento di distinte categorie di danno. E compito
del giudice accertare leffettiva consistenza del pregiudizio allegato, a
prescindere dal nome
attribuitogli, individuando quali ripercussioni negative sul valore-uomo si
siano verificate e provvedendo alla loro integrale riparazione. Il giudice
anziché procedere alla separata liquidazione del danno morale in termini di una
percentuale del danno biologico (procedimento che determina una duplicazione di
danno), deve procedere ad unadeguata personalizzazione della liquidazione
del danno biologico, valutando nella loro effettiva consistenza le sofferenze
fisiche e psichiche patite dal
soggetto leso, onde pervenire al ristoro del danno nella sua interezza. Ebbene,
tenuto conto delle accertate invalidità, dell'età al momento dellaccadimento
(anni 55), del sesso e delle condizioni di vita dellattore, delle
risultanze probatorie, dellespletata CTU, del disagio degli ulteriori interventi, dei criteri
tabellari finora normalmente adottati da questo Tribunale per la liquidazione
del danno biologico permanente, temporaneo e morale, delle particolari
sofferenze fisiche e psichiche che si accompagnano agli interventi
odontoiatrici in esame che coinvolgono il nervo alveolare mandibolare e il
trigemino, stimasi equo liquidare, per il complessivo risarcimento del danno
non patrimoniale da lesione al diritto alla salute, le somme già rivalutate di
Euro 5.000,00, conseguente allinvalidità permanente, e di Euro 20.000,00,
conseguente alla lunghissima e particolarmente dolorosa e debilitante inabilità
temporanea. Circa gli importi così liquidati, il Tribunale rileva che
lattore ha comunque chiesto il risarcimento di tutti i danni non patrimoniali subiti, anche nella
diversa misura ritenuta di giustizia, oltre al danno esistenziale da liquidarsi
equitativamente, nonché a interessi e a rivalutazione monetaria. Spetta,
dunque, al Tribunale attribuire lesatto
nomen juris alle voci di danno indicate dallattore ed è possibile,
quindi, attribuire a ciascuna di dette voci importi diversi da quelli
richiesti. Circa la richiesta di risarcimento del danno esistenziale giova
inoltre richiamare quanto ritenuto dalla citata sentenza n. 26972/2008: Il danno non patrimoniale è
categoria generale non suscettiva di suddivisione in sottocategorie variamente
etichettate. In particolare, non può farsi riferimento ad una generica
sottocategoria denominata danno esistenziale, perché attraverso questa si finisce per portare anche il danno
non patrimoniale nellatipicità. In definitiva di danno
esistenziale come autonoma categoria di danno non è più dato discorrere.
In ogni caso, laddove il giudice abbia liquidato il danno biologico e le sofferenze conseguenti non
residua spazio per il risarcimento di ulteriori pregiudizi esistenziali, perché
tutti già ricompresi in quelli già liquidati, risultando altrimenti certa la
duplicazione risarcitoria del medesimo danno. Pertanto, i danni subiti dallattore
vanno liquidati in complessivi Euro 36.790,00 (somma rivalutata ad oggi). Sul
predetto importo liquidato devono essere riconosciuti gli interessi
compensativi del danno derivante dal mancato tempestivo godimento dell'equivalente pecuniario del bene perduto. Gli interessi
compensativi - secondo l'ormai consolidato indirizzo delle Sezioni Unite della
Corte di Cassazione (v. sentenza n. 1712/1995) - decorrono dalla produzione
dell'evento di danno sino al tempo della liquidazione; per questo periodo, gli
interessi compensativi si possono calcolare applicando un tasso annuo medio
ponderato sul danno rivalutato. Tale tasso di interesse è ottenuto
"ponderando" l'interesse legale sulla somma sopra liquidata, che -
"devalutata" alla data del fatto illecito, in base agli indici
I.S.T.A.T. costo vita - si incrementa mese per mese, mediante gli stessi indici
di rivalutazione, sino alla data della presente sentenza. Da oggi, giorno della
liquidazione, all'effettivo saldo decorrono gli interessi legali sulla somma
rivalutata. Pertanto, alla luce degli esposti criteri, i convenuti dott. M. G.
e Nuova X. s.r.l., in solido, devono essere condannati al pagamento, in favore
dellattore,
della complessiva somma di Euro 36.790,00, liquidata in moneta attuale, oltre: interessi compensativi, al tasso
annuo medio ponderato del 3%, sulla somma di Euro 36.790,00 dal 17.05.2003
(data dellintervento
di avulsione) ad oggi; interessi, al tasso legale, sulla somma di Euro
36.790,00, dalla data della presente sentenza al saldo effettivo. Le spese della Consulenza Tecnica dUfficio
vanno poste a carico dei convenuti in solido. Consegue alla soccombenza la
condanna del convenuto dott. M. G. e della Nuova X. s.r.l., in solido, a
rifondere allattore le spese processuali ivi comprese quelle di CTP. P.Q.M. Il Tribunale di Milano,
definitivamente pronunciando, così provvede: dichiara la responsabilità dei
convenuti dott. M. G. e Nuova X. s.r.l. nella produzione del danno subito dallattore;
condanna i convenuti dott. M. G. e Nuova
X. s.r.l., in solido, al pagamento, in favore di L. Z., della somma di Euro
36.790,00, oltre interessi come specificati in motivazione; pone le spese della
consulenza tecnica dufficio a carico dei convenuti, in solido; condanna i convenuti, in solido, a rifondere allattore le
spese processuali, che liquida in 1.131,71 per esborsi, anticipazioni e
spese di C.T.P., 1.913,00 per diritti, 3.180,00 per onorario di
avvocato, 636,63 per spese generali, oltre C.P.A. ed I.V.A.; dichiara la
presente sentenza provvisoriamente
esecutiva; la presente sentenza si intende pubblicata con la sottoscrizione da
parte di questo giudice ed è immediatamente depositata in cancelleria. Milano,
05.03.2009. Il Giudice Istruttore in funzione di Giudice Unico dr. Damiano
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( da "AltaLex" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Assegno di mantenimento Mappa
agg. al 25.03.2009 Stampa | Segnala | Condividi Civile | Famiglia ASSEGNO DI
MANTENIMENTO ** * ** Altalex Quotidiano (www.altalex.com) Mantenimento del
figlio maggiorenne non autosufficiente ed affido condiviso Tribunale Marsala,
sentenza 26.02.2007 L'assegno di mantenimento Articolo di Matteo Santini
17.01.2007 Assegno di mantenimento: promozione dell'ex coniuge ed accollo del
mutuo Cassazione civile , sez. I,, sentenza 14.12.2006 n° 26835 (Federica
Malagesi) Affidamento congiunto ed assegno di mantenimento dei figli Cassazione
civile , sez. I, sentenza 18.08.2006 n° 18187 (Cristina Ravera) Assegno di
mantenimento al figlio maggiorenne: i limiti Cassazione civile , sez. I,
sentenza 02.12.2005 n° 26259 (Filippo Di Camillo) Separazione: lassegno di
mantenimento e i poteri dufficio del giudice Cassazione civile , sez. I,
sentenza 17.05.2005 n° 10344 (Filippo Di Camillo) Altalex Mese Schede di
Giurisprudenza (www.altalexmese.it) Trattamento fiscale dellassegno di mantenimento
Corte Costituzionale , sentenza
14.11.2008 n° 373 (Susanna Moro) Figlio maggiorenne assunto in prova e revoca
dellassegno
di mantenimento Cassazione civile , sez. I, sentenza 28.08.2008 n° 21773
(Susanna Moro) Vendita di un immobile e ammontare dellassegno di mantenimento Cassazione civile , sez. I,
sentenza 08.05.2008 n° 11487 (Clorinda Di Franco) Assegnazione della casa
familiare in luogo dell'assegno di mantenimento Cassazione civile , sez. I,
sentenza 23.11.2007 n° 24407 (Antonella Crisafulli) Affidamento congiunto ed
assegno di mantenimento dei figli Cassazione civile , sez. I, sentenza
18.08.2006 n° 18187 (Luisa D'Alessio) Altalex Massimario (www.massimario.it)
Separazione, mantenimento, assegno, riduzione Cassazione civile , sez. I,
sentenza 18.02.2009 n° 3916 Irpef, oneri deducibili, assegno di mantenimento,
esclusione, alimenti Corte Costituzionale , sentenza 14.11.2008 n° 373
Separazione e divorzio, assegno di mantenimento, modifica, decorrenza Cassazione
civile , sez. I, sentenza 17.07.2008 n° 19722 Separazione tra coniugi, assegno
di mantenimento, riduzione in relazione alla capacità di lavoro Cassazione
civile , sez. I, sentenza 06.06.2008 n° 15086 Assegno di mantenimento,
modifica, vendita casa, insussistenza Cassazione civile , sez. I, sentenza
08.05.2008 n° 11487 Separazione tra coniugi, assegno di mantenimento richiesto
in via d'urgenza Tribunale Mantova, ordinanza 14.03.2008 Separazione tra
coniugi, assegno di mantenimento, addebito della separazione Cassazione civile
, sez. I, sentenza 15.02.2008 n° 3797 Assegno di mantenimento, induzione allo
stato di bisogno, revisione, legittimità Cassazione civile , sez. I, sentenza
28.01.2008 n° 1761 Assegno di mantenimento, determinazione, anni di vita da
casalinga, necessità Cassazione civile , sez. I, sentenza 14.01.2008 n° 593
Assegno di mantenimento, obbligo, sussistenza, mancato versamento Cassazione
penale , sez. VI, sentenza 31.10.2007 n° 40341 Divorzio, assegno di
mantenimento, figli maggiorenni, produttivi di reddito autonomo Cassazione
civile , sez. I, sentenza 23.10.2007 n° 22255 Divorzio, assegno di
mantenimento, successione ereditaria in favore dellobbligato
Cassazione civile , sez. I, sentenza 30.05.2007 n° 12687 Separazione tra
coniugi, connessione, rilievo dufficio, assegno di mantenimento Cassazione civile , sez. I, sentenza 24.04.2007
n° 9915 Stampa | Segnala | Condividi |
( da "Nuova Ecologia.it, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Piano casa, verso un decreto
'light' Napolitano scrive a Berlusconi La missiva del presidente della
Repubblica, che chiede al governo di tener conto del parere delle Regioni,
convince il presidente del consiglio ad ammorbidire la sua posizione. Ma per
Franceschini Berlusconi cambia le carte in tavola Legambiente: «5 motivi per
dire no al decreto» Giorgio Napolitano scrive al presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi per raccomandare (ancora una volta, dopo l'incontro del 17
marzo) di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa. Una lettera che,
"se c'è, è personale e riservata", dicono fonti del Quirinale, dopo
la tensione scoppiata all'inizio di febbraio sul 'decreto Eluana'. Mentre Berlusconi,a
fine giornata, liquida la domanda dei giornalisti dicendo di non sapere nulla
della lettera, ma aggiunge che la decisione tra decreto e disegno di legge
verrà presa "insieme alle Regioni". Seppure riservata, dunque, la
lettera - di cui si viene a sapere da fonti della maggioranza - un effetto lo
ottiene già dal pomeriggio. Visto che il premier, alla fine del viaggio
superveloce Milano-Roma sul treno Frecciarossa, si produce in un ammorbidimento
della sua posizione. Dopo che, alla partenza dalla Stazione Centrale, aveva
annunciato per venerdì il varo di un decreto legge, nonostante le proteste di
molti presidenti di Regione, all'arrivo a Roma Termini dice che il testo
inviato ai presidenti di Regione da Palazzo Chigi "non è quello vero",
dicendosi pronto a dialogare con Regioni e Comuni nell'incontro previsto per
oggi, quando presenterà un testo "light". Una mossa che provoca la
reazione del segretario del Pd Dario Franceschini, che accusa Berlusconi di
"cambiare le carte in tavola". E di voler portare avanti "solo
un progetto di cementificazione". La vicenda comincia a fine mattinata.
Berlusconi, prima di partire da Milano, annuncia per venerdì il varo di una
legge quadro e di un decreto sulla casa. "Credo - dice - che anche le Regioni
che vogliono ricorrere alla Corte costituzionale si ricrederanno, anche su spinta dei cittadini". In vista
della Conferenza Unificata Stato-Regioni di oggi, anche ieri come nei giorni
scorsi, molti presidenti di Regione - da Agazio Loiero a Mercedes Bresso e
Claudio Martini - hanno dichiarato che il testo loro inviato prevedesse
l'esautoramento delle loro competenze e di quelle dei sindaci. Il
ministro Raffaele Fitto ha assicurato che "il testo non è blindato",
ma lo scetticismo regnava, come dimostrano le parole di Martini: "Mi
auguro che il governo ci ascolti, altrimenti mi domando cosa andiamo a fare a
Roma". Poi il "coup de theatre" da parte di Berlusconi, a cui
era anche arrivata la lettera di Napolitano. "Il disegno che è circolato -
dice il premier scendendo dal Frecciarossa a Roma - non è quello a cui io avevo
già lavorato. Ho sentito cose che non saranno nel testo, cioè quelle che
riguarda gli immobili urbani. Decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono
e bifamiliari e alle costruzioni da rifare". Il Pd, però, non ci sta e, in
una conferenza stampa, Franceschini distribuisce ai giornalisti il testo del
decreto inviato a sindaci e presidenti di Regione su carta intestata di Palazzo
Chigi: "Basta con questo continuo cambiare le carte in tavola. Si può
anche dire 'ho cambiato idea' ma non dire che il testo non è quello vero".
In effetti, nella bozza del decreto si prevedeva che l'ampliamento delle
abitazioni nei centri storici potesse avvenire in deroga alle leggi e ai piani
regolatori, e che le norme valessero in tutto il territorio nazionale da subito,
scavalcando così Regioni e Comuni e Sovrintendente. Anche Umberto Bossi
sollecita Berlusconi a trattare con le Regioni "per evitare scontri",
e il premier precisa di nuovo la sua posizione: "Porteremo alle Regioni un
decreto legge semplificato, l'ho corretto riducendolo all'essenziale e sono
aperto al confronto". Il piano, comunque, va avanti: "L'idea che ho
avuto - ripete Berlusconi a fine giornata - piace molto alle famiglie e
soprattutto rimette in moto l'economia. Io sono stato impegnato all'estero e mi
sto occupando ora della materia". Ma "faremo tutto in accordo con le
Regioni". 25 marzo 2009 - TAG: Piano casa | Napolitano | Berlusconi |
( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Casa/ Bresso: In Piemonte niente
cantieri senza licenza di Apcom Alla Stampa: "Se piano non cambia ricorso
a Corte costituzionale" -->Roma, 25 mar. (Apcom) - Il
decreto sulla casa è "incostituzionale e pericoloso perché può
scatenare le guerre di vicinato": è questo il severo giudizio che la
presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, affida a una intervista
concessa alla Stampa. L'esponente del Pd si impegna tuttavia a "costruire
un percorso con i comuni che pur mantenendo ferma la richiesta di concessione
edilizia permetta in trenta giorni di dare il via libera alle autorizzazioni
per gli ampliamenti". "Credo - osserva Bresso - che chiunque possa
aspettare trenta giorni per iniziare il cantiere. Costruiremo un percorso
veloce con una legge concordata con i comuni. Lo stesso vale per quanto
riguarda l'abbattimento e la ricostruzione degli edifici. Anche in questo caso
servirà una concessione edilizia". La presidente piemontese ammonisce i
suoi concittadini "ad aspettare che questo percorso veloce diventi
operativo", perché, spiega, "se il testo diffuso in questi giorni dal
Governo non cambierà il Piemonte farà ricorso alla Corte costituzionale
perché si violano le nostre competenze e quelle dei comuni. Perché rischiare di
costruire per poi dover rinunciare?".
( da "Stampaweb, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA È tutto in salita il
confronto tra il governo e le regioni sul piano casa per arrivare a un testo
condiviso. Oggi la riunione della Conferenza unificata si preannuncia accesa,
con i governatori che si presentano spaccate e Berlusconi che assicura che «il
disegno circolato non è quello a cui avevo già lavorato». Il premier ha
spiegato ieri che il «decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e
bifamiliari e alle costruzioni da rifare dopo che queste saranno demolite» e
non riguarderà «gli immobili urbani». Oggi i governatori dovranno recepire e un
disegno di legge per riordinare la parte amministrativa del settore. Il
presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha più volte
sottolineato come il decreto abbia «chiari profili di incostituzionalità»,
perchè rende immediatamente operative in tutta Italia norme di competenza
concorrente delle Regioni. Il rischio, secondo Errani, è che si apra un
conflitto istituzionale. Molte Regioni, quelle di centrosinistra, infatti,
chiedono il ritiro del decreto e minacciano il ricorso alla Corte
Costituzionale. Il governatore della Toscana, Claudio Martini, ad esempio,
avverte che il decreto «fa carta straccia del federalismo e delle norme sullurbanistica»
e chiede un disegno di legge «che non butti
allaria
le regole e le competenze costituzionali di Regioni ed Enti locali sul governo
del territori». Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni tenta
di mediare, in vista della riunione di domani, riuscendo a coivolgere il premier Berlusconi, Errani e il
sottosegretario Gianni Letta, in un fitto colloquio a bordo del Frecciarossa
Milano-Roma. «Stiamo lavorando ad un accordo, lo facciamo con fiducia - afferma
Formigoni - le dichiarazioni di Berlusconi sono una novità positiva». A puntare
il dito è anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, secondo cui il piano
casa del governo ha profili dincostituzionalità e può portare ad abusi
edilizi. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ritiene che il piano possa «servire ma per essere efficace non
deve essere uno strumento elettoralistico nè per chi lo sventola nè per chi vi
si oppone». Intanto i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat Uil,
sollecitano lintroduzione di misure anche per laffitto nel decreto legge. Il piano del Governo «è solo
una bozza», assicura Fitto. Il ministro per i rapporti con le Regioni, in unintervista
a Libero promette che al confronto con i governatori regionali il governo andrà
«per parlare e discutere della bozza che è circolata». Fitto non parla della lettera di Napolitano a
Berlusconi: «Io di questa lettera non so nulla. Di certo non cè e non ci
sarà alcun rischio di contrasto né con il Quirinale, né con i presidenti di
Regione». «Sono sicuro che troveremo un punto di convergenza», dice il ministro, che avverte: «Non ha proprio
senso andare allo scontro». Il piano casa del governo viene bocciato da Massimo
DAlema:
«Siamo nellassoluta confusione. Altro che piano casa. Il presidente del
Consiglio ha dichiarato che il piano
casa che gira non è il suo». DAlema aggiunge: «Se si vuole governare un
Paese si governa, se si vuole invece creare confusione questo è il modo». Dario
Franceschini su Rainews24 ribadisce il no al piano del governo: «Questo non è
un piano casa è un decreto cementificazione
che prevede che dappertutto, in deroga ai piani regolatori si possa costruire
in modo privo di regole». Il segretario del Pd mostra il testo e osserva:
«Questa è la lettera che la presidenza del consiglio ha inviato ai presidenti
delle regioni e prevede che tutto avvenga immediatamente, in deroga alle leggi
regionali, questo significa distruggere selvaggiamente territorio». Ma
Franceschini non chiude totalmente al piano: «Esiste un problema vero di far
ripartire ledilizia,
di ricostruire o di aumentare i
metri cubi nelle abitazioni private, di avere tempi più brevi per il rilascio
delle concessioni delledilizia, insomma meno burocrazia si, ma non far scomparire tutti i
vincoli».
( da "Denaro, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Professioni giurisprudenza
Pericolosità sociale e soggiorno Rifiuto del rinnovo del permesso: si pronunzia
il Consiglio di Stato Roberto Barresi In un periodo nel quale le cronache
quotidiane dei giornali riportano numerosi casi di violenza e reati vari compiuti
da cittadini extracomunitari, è interessante soffermarci sulla sentenza del
Consiglio di Stato, Sez. VI che, con la sentenza n. 1081/2009 di pochi giorni
fa (29.2.2009), ha stabilito la legittimità del diniego del rinnovo del
permesso di soggiorno, relativamente a cittadini extracomunitari, per presunta
pericolosità sociale. La questione della quale si è occupato il Consiglio di
Stato ma che, ormai, puo' ben essere estesa a tantissime situazioni esistenti
nel nostro Paese afferisce al rifiuto del Questore di Padova di rinnovo di
permesso di soggiorno ad una persona straniera immigrata per presunta
pericolosità sociale desumibile dall'esito di un procedimento penale. In
particolare, il Questore di Padova aveva negato il rinnovo del permesso di
soggiorno ad un immigrato, motivando tale provvedimento con il richiamo alle
gravi lesioni personali causate da questi ad un parente con un coltello da
cucina e i futili motivi che lo avevano determinato, per sostenere la
pericolosità sociale. Da tale provvedimento era scaturito un primo ricorso del
destinatario del provvedimento di diniego al TAR Veneto, il quale già aveva
riconosciuto la legittimità delle decisioni operate dal Questore di Padova. Il
giudice di primo grado, infatti, aveva ritenuto che da tale fatto e dalla
sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti emergessero
sufficienti elementi per ritenere sussistente la pericolosità sociale del
ricorrente e, conseguentemente, per negare il rinnovo del permesso di
soggiorno. L'appellante, invece, nel gravame proposto al Consiglio di Stato,
contestava l'insufficiente motivazione della sentenza di primo grado e
sosteneva che i richiamati elementi fossero inidonei a fondare la valutazione
di pericolosità sociale, al fine di negare il rinnovo del permesso di
soggiorno. Il Consiglio di Stato, quindi, ha avuto innanzitutto modo di
osservare che con l'impugnato provvedimento il Questore di Padova non si è
limitato a richiamare la pendenza di un procedimento penale, concluso con
sentenza di patteggiamento, ma ha fatto diretto riferimento ai fatti, oggetto
di quel processo, per giustificare il giudizio di pericolosità sociale. In
particolare, sono state richiamate le modalità del fatto (gravi lesioni
personali causate ad un parente con un coltello da cucina) e i futili motivi
che lo hanno determinato, per poi desumere che il cittadino extracomunitario
fosse socialmente pericoloso. L'impugnato provvedimento è, quindi,
adeguatamente motivato ed in alcun modo viziato da eccesso di potere. Il
giudice di secondo grado, poi, ha posto l'accento sul fatto che il giudizio di
pericolosità del ricorrente era stato tratto correttamente da un fatto che,
benché unico, risultava essere di particolare gravità ed obiettivamente idoneo
a supportare il diniego del rinnovo del permesso di soggiorno. Tale giudizio,
ha affermato l'organo di giustizia adito, "non viene scalfito dalla
sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, fondata anzi
sulla conferma dei fatti, sulla corretta qualificazione giuridica degli stessi
e sulla fondatezza dell'ipotesi accusatoria". Alcun rilievo assume,
infine, "la concessione delle circostanze attenuanti generiche e della
sospensione condizionale della pena, fondati su presupposti diversi da quelli
da valutare in sede di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno", come
del resto ritenuto anche dalla Corte Costituzionale (Corte
Cost., n. 148/2008, secondo cui il fatto che la prognosi favorevole in merito
all'astensione del condannato, nel tempo stabilito dalla legge, dalla commissione
di ulteriori reati sia condotta, ai fini della concessione del beneficio della
sospensione della pena, con criteri diversi da quelli che presiedono al
giudizio di indesiderabilità dello straniero nel territorio italiano,
non può considerarsi, di per sé, in contrasto con il principio di
razionalità-equità, attesa la non coincidenza delle due suddette valutazioni).
del 25-03-2009 num.
( da "Manifesto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CONGRESSO Fronda tra le toghe di
sinistra: «Md partecipa alla spartizione dei posti» Scontro tra le anime di
Magistratura democratica, nel mirino anche l'alleanza coi moderati di Unicost.
Giovedì l'assemblea Sara Menafra ROMA Nella corrente più tradizionalmente di
sinistra delle toghe, Magistratura democratica, tira un'ariaccia da resa dei
conti. Tanto che, a tre giorni dalla convention che sarà ospitata a Modena da
giovedì a domenica prossimi, nelle mailing list interne continuano a circolare
documenti che, col tono felpato di chi ha a che fare con forme e codici tutto
il giorno, segnano accuse pesanti dai due lati della barricata. Ad aprire le danze è stato un testo firmato da alcuni magistrati di peso tra
cui il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini, la consigliera del Csm Ezia
Maccora e pm piuttosto noti come la «genovese» Anna Canepa e il «romano»
Stefano Pesci. Che, sotto il titolo «Ripartire dalla politica e dal confronto
trasparente», mena fendenti sul comportamento della delegazione inviata a
palazzo dei Marescialli. E chiede di puntare tutto l'impegno sulla
«responsabilizzazione professionale» dei magistrati. «Non si tratta di
indulgere alle critiche dei denigratori del "correntismo" ma di
riconoscere che la magistratura non ha contrastato abbastanza la logica che
favorisce "la protezione" anziché la "professionalità
indiscussa"», scrivono. E insistono: «Una logica che è talora riemersa
coinvolgendo tutti, Md inclusa; come dimostrano alcune decisioni in cui il peso
delle appartenenze è oggettivamente riscontrabile». A scaldare gli animi è
stato, recentemente, il caso della nomina di un nuovo procuratore generale a
Bari, dopo lo scontro dello scorso anno interno all'ufficio sul caso dei
bambini morti a Gravina di Puglia, di cui il Csm si è occupato più volte. Il
procuratore capo reggente, Emilio Marzano, a sua volta membro di spicco di Md,
sosteneva l'avvocato generale di Bari Francesco Saverio Nunziante, contro il
lombardo Antonio Pizzi, in arrivo dalla gestione della procura di Monza. Pizzi,
alla fine, ha avuto la meglio, ma tra le toghe di sinistra non tutti hanno
apprezzato che Md abbia pubblicamente espresso posizioni vicine a quelle di
Marzano, pur votando per l'avversario. Bisognava sostenere il più bravo, punto
e basta, dicono. E, aggiungono, è stato sbagliato mostrarsi ambivalenti e
persino disponibili con le proteste di Luigi de Magistris e degli inquirenti di
Salerno trasferiti dopo l'inchiesta Why not. Sarebbe stato meglio sostenere,
semplicemente, l'Anm, che caso unico nella storia della magistratura, per lo
scontro tra Salerno e Catanzaro parlò di «pagina nera» della magistratura: «La
legittimazione della magistratura sta nel dovere e nel coraggio, ma anche nella
prudenza e nell'equilibrio. Per Md questo implica il sostegno alla linea forte
della giunta (dell'Anm, ndr) di fronte ai recenti casi giudiziari». Opposto il
pensiero di almeno un altro documento circolato tra le toghe e firmato, tra gli
altri, dal gip di Napoli Aldo Policastro e da Eugenio Albamonte, ex consigliere
del Csm. Che spiegano che il problema della professionalità e della selezione
delle toghe nella magistratura esiste. Ma non può essere l'unico. E in quattro
punti indicano come prioritaria la «"caduta verticale"
dell'uguaglianza dei diritti» in Italia: «Da questa consapevolezza occorre
muovere per iniziative aperte a chi, nella magistratura e nella società
continua a guardare alla magistratura come istituzione posta a tutela dei
diritti di tutti». Il capomissione al Csm Livio Pepino non l'ha firmato. Ma coi
suoi ha respinto al mittente le critiche. Sostenendo che proprio quelli che
parlano di «professionalità», nella pratica concordano le strategie con i
moderati di Unicost. E appoggiano la linea moderata del vicepresidente del Csm
Mancino che tiene ancora chiusa nel cassetto la pratica a tutela della giudice
Nicoletta Gandus, ricusata da Silvio Berlusconi.
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 72 del 2009-03-25 pagina 0
Piano casa, Napolitano: "Sentire le Regioni" di Redazione Il piano
non riguarda gli immobili urbani: si ferma a case monofamiliari, bifamiliari e
costruzioni da rifare dopo che saranno demolite. Pd e Cgil: "E' una norma
incostituzionale".
Berlusconi: "Il testo che circola non è il mio". Lettera del Qurinale
al premier, che però smentisce Roma - Il piano casa non riguarderà gli immobili
urbani, ma si fermerà alle case monofamiliari, bifamiliari e alle costruzioni
da rifare dopo che queste saranno demolite. Il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, circoscrive la portata del piano casa e, alla vigilia del decisivo
incontro di domani a Palazzo Chigi con le regioni, aggiunge: "Il decreto
legge o ddl che sia non è quello circolato in questi giorni. Ho sentito delle
cose che non saranno nel testo". Tuttavia, non si placa lo scontro
politico: opposizione e sindacati gridano all'incostituzionalità della norma:
"La materia è di competenza regionale ed invece con il decreto i comuni e
le regioni sarebbero scavalcati". Ma Berlusconi assicura che, per fare in
fretta, venerdì sarà presentato al Cdm un decreto legge che sarà, poi,
trasformato in legge quadro. In serata poi la lettera di Napolitano al
presidente del Consiglio chechiederebbe di tenere conto del parere delle
Regioni. Berlusconi, in proposito, risponde: "Non ne so nulla". Pd e
Cgil contro il piano casa "Ora che abbiamo visto la bozza è tutto
drammaticamente più chiaro". Secondo il leader democratico, Dario
Franceschini, il piano stravolge la legislazione vigente: "Non ci sono più
nè norme urbanistiche nè piani regolatori, azzerati dal decreto legge". Il
piano "è una operazione priva di senso e una devastazione del territorio
italiano" e perciò "non potrà più trovare una posizione di confronto
da parte del Pd". Sulla stessa linea anche il segretario generale della
Cgil, Guglielmo Epifani: "Ci sono profili di incostituzionalità e può
portare ad abusi edilizi". Per il lsegretario Epifani, "in tutta la
politica della casa del governo manca qualsiasi riferimento agli affitti".
Berlusconi: "Gli italiani sono favorevoli" Il piano casa del governo
raccoglie il favore degli italiani. E secondo il premier anche più di quanto
emerso da un sondaggio pubblicato ieri secondo il quale un italiano su due è
favorevole al decreto. "Penso che adesso sia anche più di un italiano su
due - ha detto il premier commentando il sondaggio, a margine del viaggio prova
del Freccia Rossa - tra laltro i sondaggi sono molto buoni anche per il Presidente del Consiglio e anche per la
formazione politica che è una cosa reale e che fonderemo ufficialmente nel fine
settimana". Il governo ha in progetto di "fare una legge quadro
attraverso un disegno di legge". Tuttavia, per fare in fretta venerdì, nel
consiglio dei ministri, sarà fatto un decreto legge sulla casa che sarà, poi,
consegnato alle Regioni che, quindi, si regoleranno perché la casa è una
materia di loro competenza. Secondo Berlusconi, infatti,
"anche le Regioni che vogliono presentare ricorso alla corte costituzionale, si
ricrederanno, anche su spinta dei cittadini". Il testo del piano casa In
realtà il testo tanto attaccato dal centrosinistra e dai sindacati non sarebbe
quello che venerdì approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri. "In
effetti il disegno che è circolato non è quello a cui io avevo già
lavorato", ha spiegato il presidente del Consiglio che, proprio oggi
pomeriggio, ha avuto una sessione sul tema per varare un ddl che affiancherà il
decreto, che sarà quello definitivo. Berlusconi ha spiegato di avert
"sentito cose che non erano nelle idee iniziali e che non saranno nel
testo, cioè quello che riguarda gli immobili urbani". "Decreto o ddl
che sia - ha concluso il premier - si fermerà alle case mono e bifamiliari e
alle costruzioni da rifare". Franceschini: "Basta cambiare le carte
in tavola" "Il piano casa attualmente è esattamente quello che era
stato anticipato da Silvio Berlusconi". Il Pd distribuisce ai giornalisti
la bozza del decreto inviata a Comuni, Province e Regioni e avverte che
Berlusconi non può "continuamente cambiare le carte in tavola",
aggiungendo che se il provvedimento resterà invariato i democratici faranno
"muro". Il leader democratico, Dario Franceschini, ha incontrato i
giornalisti in conferenza stampa insieme a Pierluigi Bersani, Ermete Realacci,
Giovanna Melandri e Andrea Martella. "Fin dallinizio
abbiamo detto che siamo disponibili a discutere - ha ribadito Franceschini -,
ma abbiamo visto la bozza del decreto, ed è esattamente in linea con quello che Berlusconi aveva annunciato". Inutile che
il premier dica che il testo che circola non è quello vero, ha quindi aggiunto
Franceschini: "Il testo vero è questo. Questo non è un piano casa, si
chiama decreto cementificazione. Se verrà approvato rovinerà le nostre città,
le nostre coste, i nostri paesaggi". Insomma, ha concluso Franceschini,
"se faranno marcia indietro, saremo pronti a discutere in Parlamento; se
andranno avanti troveranno un muro". Lettera di Napolitano a Berlusconi Il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo quanto riferiscono
fonti parlamentari della maggioranza, avrebbe inviato una lettera al presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi nella quale farebbe tra laltro
riferimento alla necessità di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa. Le fonti sottolineano
che il governo, come lo stesso presidente del Consiglio ha pubblicamente
affermato, è intenzionato a tenere conto delle indicazioni provenienti dalle
Regioni. Fonti del Quirinale, interpellate dallAnsa sulla lettera che il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano avrebbe scritto al presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi sul piano casa, hanno risposto che la lettera non risulta e che se cè una
lettera, si tratta di una comunicazione personale e riservata. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 72 del 2009-03-25 pagina 0
Pecoraro, voli a sbafo e ville abusive Ecco tutti i documenti che lo inguaiano
di Redazione Speculazioni edilizie e bollette telefoniche omaggio nelle
conversazioni col suo staff. Un agriturismo sul lago di Bolsena e l'elicottero
usato come auto-blu. Leggi tutte le carte dell'inchiesta Gian Marco Chiocci -
Massimo Malpica Roma - Voli privati in elicottero mai pagati, speculazioni
edilizie con annessi condoni, bollette del telefono «omaggio» per il ministro.
Linformativa
dei carabinieri sullinchiesta
che vede lex ministro Alfonso Pecoraro Scanio indagato per associazione
per delinquere, corruzione e truffa, è decisamente poco lusinghiera nel
descrivere quanto sarebbe avvenuto al dicastero dellAmbiente quando il
leader Verde era ministro. Ad
avviare lindagine
fu il pm potentino Henry John Woodcock ma il fascicolo, trasmesso al sostituto
della procura di Roma Sergio Colaiocco è finito al Tribunale dei ministri. Che
il marzo scorso ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale
della legge Boato (che limita luso di intercettazioni che vedono coinvolti
parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare gli atti alla
Corte costituzionale.
Le intercettazioni riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli
imprenditori indagati, su tutti il titolare dellagenzia di viaggi Visetur,
Mattia Fella. Ma non mancano le risposte imbarazzate di collaboratori
dellex ministro, interrogati dal colonnello Sergio De Caprio (noto come «Ultimo» che, da capo del Crimor, arrestò
nel 1993 Totò Riina) per rendere conto di quanto «ascoltato» spiando i
telefoni. Cè
lex segretario che mette nero su bianco la «nomea» dellex ministro,
«che non mette mano facilmente al portafoglio». Cè il vecchio editore
della rivista dei Verdi che spiega di aver pagato per anni la bolletta del
cellulare al ministro, e il nuovo editore che ammette di aver rilevato
lonere, come «cortesia». Cè
soprattutto la storia, tutta da chiarire, del progetto di speculazione edilizia che, secondo gli inquirenti,
Pecoraro Scanio e Fella avrebbero messo in piedi su unamena
collina con vista sul lago di Bolsena. Poco preoccupati, a detta dei
carabinieri, del fatto che i terreni fossero agricoli, non edificabili, e ottimisti anzi di poter metter su un agriturismo di
30 stanze (con piscina ed eliporto) da far condonare come fosse un «annesso
agricolo», un capanno per gli attrezzi. Poi ci sono i voli. «Usa lelicottero
pure per fa
Napoli-Roma», si sfoga con un altro collaboratore il suo segretario. Raccontando agli inquirenti in che modo lex
ministro aveva pensato di rimborsare, con incarichi e contratti di servizio, la
Visetur di Fella che lavrebbe scarrozzato – privatamente – in elicottero
per un conto di 120mila euro. Un modo per
aggirare la stretta sui voli di Stato, ma senza pagare di tasca propria. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 72 del 2009-03-25 pagina 12
Voli gratis e villette abusive Ecco le intercettazioni che inguaiano Pecoraro
Scanio di Redazione Speculazioni edilizie e bollette telefoniche omaggio nelle
conversazioni del suo staff: le carte dell'inchiesta Voli privati in elicottero
mai pagati, speculazioni edilizie con annessi condoni, bollette del telefono
«omaggio» per il ministro. L'informativa dei carabinieri sull'inchiesta che
vede l'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio indagato per associazione per
delinquere, corruzione e truffa, è decisamente poco lusinghiera nel descrivere
quanto sarebbe avvenuto al dicastero dell'Ambiente quando il leader Verde era
ministro. Ad avviare l'indagine fu il pm potentino Henry John Woodcock ma il
fascicolo, trasmesso al sostituto della procura di Roma Sergio Colaiocco è
finito al Tribunale dei ministri. Che il marzo scorso ha ritenuto rilevante e
non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della legge Boato (che limita l'uso di intercettazioni che
vedono coinvolti parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare
gli atti alla Corte costituzionale. Le
intercettazioni riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli
imprenditori indagati, su tutti il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur,
Mattia Fella. Ma non mancano le risposte imbarazzate di collaboratori dell'ex
ministro, interrogati dal colonnello Sergio De Caprio (noto come «Ultimo» che,
da capo del Crimor, arrestò nel 1993 Totò Riina) per rendere conto di quanto
«ascoltato» spiando i telefoni. C'è l'ex segretario che mette nero su bianco la
«nomea» dell'ex ministro, «che non mette mano facilmente al portafoglio». C'è
il vecchio editore della rivista dei Verdi che spiega di aver pagato per anni
la bolletta del cellulare al ministro, e il nuovo editore che ammette di aver
rilevato l'onere, come «cortesia». C'è soprattutto la storia, tutta
da chiarire, del progetto di speculazione edilizia che, secondo gli inquirenti,
Pecoraro Scanio e Fella avrebbero messo in piedi su un'amena collina con vista
sul lago di Bolsena. Poco preoccupati, a detta dei carabinieri, del fatto che i
terreni fossero agricoli, non edificabili, e ottimisti anzi di poter metter su
un agriturismo di 30 stanze (con piscina ed eliporto) da far condonare come
fosse un «annesso agricolo», un capanno per gli attrezzi. Poi ci sono i voli.
«Usa l'elicottero pure per fa' Napoli-Roma», si sfoga con un altro
collaboratore il suo segretario. Raccontando agli inquirenti in che modo l'ex
ministro aveva pensato di rimborsare, con incarichi e contratti di servizio, la
Visetur di Fella che l'avrebbe scarrozzato - privatamente - in elicottero per
un conto di 120mila euro. Un modo per aggirare la stretta sui voli di Stato, ma
senza pagare di tasca propria. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri
4 - 20123 Milano
( da "Bloomberg" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
By Vipin V. Nair March 25
(Bloomberg) -- Tata Motors Ltd., the Indian maker of Jaguar and Land Rover
luxury vehicles, may get as many as 500,000 orders for the Nano, the world's
cheapest car, five times more than it initially plans to sell, analysts said. Bookings
for the egg-shaped Nano may range from 120,000 during the first two-week sales
period before 100,000 buyers are allocated by lottery, according to a poll of
six analysts surveyed by Bloomberg. Chairman Ratan Tata is guaranteeing the
cheapest price for only the first batch of cars, betting the economic slowdown
will lure customers even though orders won't be completed for more than a year.
The Nano will sell for as little as 123,360 rupees ($2,432) in New Delhi for
the basic model without reclining seats, air-conditioning or a radio. "It
will be a tedious task for Tata to manage the bookings since the production is
less and the demand is huge," said Puneet Gupta, an
auto industry analyst at CSM
Worldwide Inc. "In four to five years, the Nano is going to play a big
role." One million of the aluminum-framed vehicle may be sold each year as
families swap motorbikes for the four-door Nano, Ratan Tata said March 23.
Sales of two-, three- and four-wheelers surged 59 percent in the past five
years to 9.2 million units, according to the Society of Indian
Automobile Manufacturers. "The present economic situation makes it
somewhat more relevant, or more attractive, to the buying public," Ratan
Tata said. "We had thought that there could be demand in this country for
about one million cars if full capacity were available and if demand
continued." Shares Fall Tata Motors shares declined 1.3 percent to 160.35
rupees at close of trading in Mumbai today. The stock has slumped 76 percent in
the past year, compared with a 40 percent drop in the benchmark Sensitive
Index. Tata Motors delayed sales of the two-cylinder, 624 cc Nano by at least
six months after a land dispute forced it to shutter a purpose-built factory in
the east of the country. The first Nanos will now roll out in July from a plant
at Pantnagar, northern India, that can produce only 60,000 a year. Annual
output will increase by a further 350,000 when a facility at Sanand, western
India, is completed at the end of this year. Managing Director Ravi Kant declined
to say on March 23 how many orders Tata Motors expected to receive. The
company's Web site has received 30 million hits, Kant told reporters in Mumbai.
The analysts estimated Tata will get between 120,000 and 500,000 orders for the
Nano during the initial sales period from April 9 to April 25. State Bank of
India, the nation's largest, will manage customer reservations for the car in
about 1,000 cities locally. Down Payment Prospective buyers need to pay 95,000
rupees as down payment for the cheapest model, equivalent to 95 percent of the
100,000 rupee price tag. The top of the range version with central locking and
metallic paint will cost 172,360 rupees in New Delhi and 185,375 rupees in
Mumbai where sales taxes are higher. Tata Motors may sell as many as two
million Nanos annually in 10 years, according to Jatin Chawla, an analyst at
India Infoline Ltd., who wrote a report titled the "Nano Effect." The
company plans to start selling a modified version in Europe in 2011 and is
working on redesigning the Nano for the U.S. within three years, Ratan Tata
said. To contact the reporter on this story: Vipin V. Nair in Mumbai at
Vnair12@bloomberg.net. Last Updated: March 25, 2009 07:24 EDT
( da "Stampaweb, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA È tutto in salita il
confronto tra il governo e le regioni sul piano casa per arrivare a un testo
condiviso. La riunione della Conferenza unificata è iniziata, con i governatori
che si presentano spaccati e Berlusconi che assicura che «il disegno circolato
non è quello a cui avevo già lavorato». Il premier ha spiegato ieri che il
«decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle
costruzioni da rifare dopo che queste saranno demolite» e non riguarderà «gli
immobili urbani». Una cauta apertura al progetto arriva dal Pd. «Nei momenti di
crisi bisogna far rirpartire ledilizia. -dice il segretario Dario
Franceschini-. Siamo favorevoli alle demolizioni e alle ricostruzioni, allo
snellimento delle procedure burocratiche per avere tempi più brevi per le
concessioni. Ma è inaccettabile che passi un 20 metri cubi in più per tutti eliminando ogni vincolo. Sarebbe
un decreto cementificazione, e a questo diciamo no». Intanto il ministro delle
Riforme Umberto Bossi ribadisce che serve unintesa con gli enti locali prima di
varare il piano casa: «Ieri ho detto a Berlusconi che molte Regioni, come la Lombardia, hanno già un piano casa e
quindi è meglio trovare un accordo per evitare scontri». Oggi i governatori
dovranno recepire e un disegno di legge per riordinare la parte amministrativa
del settore. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha più
volte sottolineato come il decreto abbia «chiari profili di
incostituzionalità», perchè rende immediatamente operative in tutta Italia
norme di competenza concorrente delle Regioni. Il rischio, secondo Errani, è
che si apra un conflitto istituzionale. Molte Regioni, quelle di
centrosinistra, infatti, chiedono il ritiro del decreto e minacciano il ricorso
alla Corte Costituzionale. Il governatore della Toscana, Claudio Martini, ad
esempio, avverte che il decreto «fa carta straccia del federalismo e delle
norme sullurbanistica»
e chiede un disegno di legge «che non butti allaria le regole e le
competenze costituzionali di Regioni ed Enti locali sul governo del territori».
Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni tenta di mediare, in vista della riunione di domani,
riuscendo a coivolgere il premier Berlusconi, Errani e il sottosegretario
Gianni Letta, in un fitto colloquio a bordo del Frecciarossa Milano-Roma.
«Stiamo lavorando ad un accordo, lo facciamo con fiducia - afferma Formigoni -
le dichiarazioni di Berlusconi sono una novità positiva». A puntare il dito è
anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, secondo cui il piano casa del
governo ha profili dincostituzionalità e può portare ad abusi edilizi. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni,
ritiene che il piano possa «servire ma per essere efficace non deve essere uno
strumento elettoralistico nè per chi lo sventola nè per chi vi si oppone».
Intanto i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat Uil, sollecitano lintroduzione
di misure anche per laffitto nel decreto legge.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del
25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento))
Argomenti: Giustizia
MARCO CONTI Roma. Silvio
Berlusconi insiste per varare il piano casa con decreto legge, anche se ha
deciso di attendere la riunione di oggi tra governo e Conferenza delle Regioni
per misurare il malessere di alcuni governatori del centrodestra. Roberto
Formigoni in testa. Ieri sera l'ora di colloquio a Montecitorio nelle stanze
del governo tra il presidente del Consiglio e i ministri Giulio Tremonti,
Raffaele Fitto e Ignazio La Russa non ha sciolto il nodo e i quattro si sono
dati appuntamento a questa mattina prima della Conferenza Stato-Regioni. La
lettera «personale e riservata» inviata dal Quirinale al premier a metà
mattinata, ha ovviamente offerto ai presidenti di Regione un'arma non da poco
per mettersi di traverso e chiedere che il governo si muova nello schema della
legge quadro e nel pieno rispetto delle competenze regionali, come chiede anche
il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Il premier ha però fretta e intende
mantenere a tutti i costi la promessa di varare in tempi rapidi un piano per
l'edilizia in grado di smuovere la domanda interna. L'appuntamento resta quello
del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo. Anche questa volta è toccata al
sottosegretario Gianni Letta tenere i rapporti con il Quirinale. I paletti
posti da Giorgio Napolitano sono noti da tempo. A cominciare dal puntuale
rispetto delle competenze delle Regioni previste all'articolo 117 della
Costituzione. Il rischio di un mostruoso contenzioso prima istituzionale e poi
legale ha spinto il Quirinale a consigliare prudenza e a mettere in un cassetto
la bozza circolata che di fatto azzerava le competenze dei governatori. A
palazzo Chigi si negano analogie con il caso Englaro e viene respinta l'idea di
uno scontro tra governo e Quirinale. Fissati i paletti con il Colle che non
solleverebbe problemi per l'uso dello strumento del decreto (a patto che sia
chiara la durata del provvedimento) né sulla eventuale contestualità tra
decreto e disegno di legge, resta il nodo dei presidenti di Regione e dei sindaci che minacciano una valanga di ricorsi alla Corte costituzionale. Berlusconi dovrebbe oggi guidare, con il ministro per gli
Affari Regionali Fitto, la delegazione del governo che incontrerà la consulta
dei governatori presieduta dal leader dell'Emilia Romagna Vasco Errani. Il
premier non ha intenzione di mollare e dalla sua ha sondaggi stratosferici a
suo favore con l'ottanta per cento degli italiani favorevoli al
provvedimento. «Se non ci riusciremo dovrà essere chiaro di chi sarà la
responsabilità», ha sostenuto ieri sera il premier prima di congedare i suoi
ministri. D'altra parte il Cavaliere ha dalla sua il Veneto di Giancarlo Galan,
la Sardegna di Ugo Cappellacci e, da ieri sera, la Sicilia di Raffaele
Lombardo, pronti a recepire la legge nazionale varando specifiche normative
regionali. «Chi non lo farà risponderà ai propri elettori e si vedrà regione
per regione», ha sostenuto ieri sera il premier guardando ai possibili effetti
che potrebbero esserci alle imminenti elezioni amministrative ed Europee.
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 72 del 2009-03-25 pagina 0
Pecoraro, tra voli a sbafo e villette abusive Ecco i documenti che inguaiano
l'ex ministro di Redazione Speculazioni edilizie e bollette telefoniche omaggio
nelle conversazioni col suo staff. Un agriturismo sul lago di Bolsena e
l'elicottero usato come auto-blu. Leggi tutte le carte dell'inchiesta. La
raccomandazione: quei favori al pg che inquisì Speciale Gian Marco Chiocci -
Massimo Malpica Roma - Voli privati in elicottero mai pagati, speculazioni
edilizie con annessi condoni, bollette del telefono «omaggio» per il ministro.
Linformativa
dei carabinieri sullinchiesta che vede lex ministro Alfonso
Pecoraro Scanio indagato per associazione per delinquere, corruzione e truffa,
è decisamente poco lusinghiera nel descrivere quanto sarebbe avvenuto al dicastero dellAmbiente quando il leader Verde era
ministro. Ad avviare lindagine fu il pm potentino Henry John Woodcock ma
il fascicolo, trasmesso al sostituto della procura di Roma Sergio Colaiocco è
finito al Tribunale dei ministri. Che
il marzo scorso ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la
questione di legittimità costituzionale della legge Boato (che
limita luso
di intercettazioni che vedono coinvolti parlamentari) tanto da sospendere il
procedimento per inviare gli atti alla
Corte costituzionale. Le intercettazioni riguardano i componenti
dello staff di Pecoraro Scanio e gli imprenditori indagati, su tutti il
titolare dellagenzia di viaggi Visetur, Mattia Fella. Ma non mancano le risposte
imbarazzate di collaboratori dellex
ministro, interrogati dal colonnello Sergio De Caprio (noto come «Ultimo» che,
da capo del Crimor, arrestò nel 1993 Totò Riina) per rendere conto di quanto
«ascoltato» spiando i telefoni. Cè lex segretario che mette nero su
bianco la «nomea» dellex
ministro, «che non mette mano facilmente al portafoglio». Cè il vecchio
editore della rivista dei Verdi che spiega di aver pagato per anni la bolletta
del cellulare al ministro, e il nuovo editore che ammette di aver rilevato
lonere, come «cortesia». Cè
soprattutto la storia, tutta da chiarire, del progetto di speculazione edilizia
che, secondo gli inquirenti, Pecoraro Scanio e Fella avrebbero messo in piedi
su unamena collina con vista sul lago di Bolsena. Poco preoccupati, a
detta dei carabinieri, del
fatto che i terreni fossero agricoli, non edificabili, e ottimisti anzi di
poter metter su un agriturismo di 30 stanze (con piscina ed eliporto) da far
condonare come fosse un «annesso agricolo», un capanno per gli attrezzi. Poi ci
sono i voli. «Usa lelicottero pure per fa Napoli-Roma», si sfoga con un altro
collaboratore il suo segretario. Raccontando agli inquirenti in che modo
lex ministro aveva pensato di rimborsare, con incarichi e contratti di
servizio, la Visetur di Fella che lavrebbe scarrozzato – privatamente – in elicottero per un conto di 120mila
euro. Un modo per aggirare la stretta sui voli di Stato, ma senza pagare di
tasca propria. - Le intercettazioni che inguaiano Pecoraro Scanio - Quei favori
al pg che inquisì il generale Speciale © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del
25-03-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Nord)) (Mattino, Il (Circondario
Sud1))
Argomenti: Giustizia
L'ha scritto nero su bianco, in
una nota indirizzata al Consiglio giudiziario: quella delibera va ritirata,
niente pubblicità dei verbali sul caso Pansa e sullo strappo interno alla
Procura, niente atti dati in pasto all'opinione pubblica. È il senso della nota
indirizzata dal procuratore generale Vincenzo Galgano al Consiglio giudiziario
- una sorta di organo rappresentativo dei giudici nel distretto, che contempla
anche la presenza di avvocati - per chiedere formalmente di revocare la
delibera assunta lo scorso 16 marzo. Un no motivato, dunque, alla
desecretazione dei verbali delle audizioni dello scorso primo dicembre, quando
vennero ascoltati il procuratore Lepore, il suo aggiunto De Chiara e i due pm
Noviello e Sirleo. Il confronto sulla pubblicità degli atti che riguardano la
gestione di un'inchiesta sul commissariato antirifiuti va dunque avanti. Da
membro di diritto del Consiglio giudiziario, il procuratore generale Galgano
chiarisce la propria posizione, rimarcando l'opportunità di salvaguardare il
diritto alla riservatezza di tutti i protagonisti di una vicenda non ancora
definita. L'intervento di Galgano rimanda alle audizioni dedicate alla gestione
del fascicolo sulle ecoballe, alla decisione di congelare per ulteriori
approfondimenti investigativi sette posizioni, tra cui quelle degli ex
commissari Corrado Catenacci, Guido Bertolaso e Alessandro Pansa. Un caso
giudiziario, sul quale il confronto tra esponenti della magistratura va avanti.
E in modo serrato. Nei prossimi giorni, è infatti previsto un incontro tra la
giunta dell'Anm - organo presieduto da Tullio Morello - e il procuratore
generale Galgano: dopo un acceso dibattito, un probabile momento dedicato al
confronto costruttivo e all'intesa. Com'è noto, il pg aveva duramente criticato
la decisione di rendere pubblici verbali di una vicenda ancora al centro di
accertamenti giudiziari, sia in sede penale che dinanzi al
Csm. Di qui, la replica dei giudici, a tutela del parlamentino distrettuale e
della sua facoltà di esprimersi attraverso il voto. Toni spesso accesi in un
botta e risposta su più livelli. Dopo la nota del pg, spetta ora al Consiglio
giudiziario fissare un nuovo appuntamento, probabilmente lunedì prossimo,
quando si voterà sull'opportunità di revocare la desecretazione degli atti
sullo stralcio del processo ecoballe. Sul tavolo del Consiglio, le doglianze
dei due pm Noviello e Sirleo sulla conduzione di un processo atteso in aula il
prossimo 26 maggio.
( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009, (PL.T.)
Rinviata a giudizio di costituzionalità l'ordinanza antiborsoni, in vigore dal
giugno scorso, che vieta "il trasporto senza giustificato motivo di
mercanzie in grandi sacchi o borsoni nel centro storico»" veneziano,
chiaramente volta a fronteggiare il commercio itinerante abusivo. E soprattutto
insieme all'ordinanza del Comune di Venezia, la cui efficacia era scaduta lo
scorso 30 dicembre, viene rinviata al giudizio della Corte costituzionale la stessa legge regionale 10 del 2001 che vieta il commercio
itinerante nei centri urbani con popolazione superiore ai 50mila abitanti da
cui l'ordinanza discende. Lo ha deciso la terza sezione del Tar del Veneto
deliberando in sede di sentenza di merito sul ricorso presentato contro
l'ordinanza antiborsoni da parte dell'Associazione venditori ambulanti
immigrati con licenza, che riunisce una settantina di venditori, habituè delle
calli veneziane. L'ordinanza era passata indenne attraverso la richiesta di
sospensiva, respinta dal Tar e, successivamente, anche dal Consiglio di Stato
prima, appunto, di perdere di efficacia come stabilito sin dall'entrata in
vigore della norma. Ma questa volta, in sede di sentenza di merito, la terza
sezione del Tribunale amministrativo ha ritenuto che ci fosse il dubbio che la
legge regionale cui l'ordinanza antiborsoni si richiama violasse alcuni tra i
principi fondamentali della Costituzione. «Il Tar ha ritenuto che il ricorso
fosse di fatto rivolto non solo all'ordinanza comunale, già scaduta, ma
soprattutto verso la legge regionale - spiega l'avvocato Angelo Pozzan che ha
curato il ricorso degli ambulanti - in quanto quest'ultima violerebbe i
principi costituzionalmente garantiti di libera concorrenza economica oltre ai
principi di uguaglianza senza differenza di razza in quanto volta a penalizzare
i lavoratori extracomunitari». Nella sentenza, infatti, si legge che «il
commercio su aree pubbliche in forma itinerante riguarda attualmente in modo
prevalente se non esclusivo la piccola imprenditoria degli extracomunitari» e
con la legge regionale «viene assoggettata a divieto soltanto questa tipologia
di commercio. Questo elemento, da un lato incide illegittimamente sulla libertà
di iniziativa economica e il diritto al lavoro, che sono diritti inviolabili
degli stranieri regolari per i quali vale il principio di parità di
trattamento». La norma però, «al momento resta in vigore - aggiunge Pozzan - se
però ne venisse dichiarata l'incostituzionalità non solo verrebbero coinvolte
tutte le normative comunali che da essa discendono ma anche le multe
comminate». E lo stesso titolare del ricorso, Niass Abdoulaye, è uno dei primi
ambulanti ad aver ricevuto una multa di oltre 5mila euro per violazione
dell'ordinanza. «Per noi non cambia niente: è una delle norme della Regione
Veneto che noi applichiamo». Pierluigi Tamburrini
( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 25 Marzo 2009, Tutto da
rifare. A quattro anni di distanza il Piano particolareggiato di Tessera, che a
fianco dell'aeroporto prevedeva un complesso direzionale e alberghiero da
80mila metri cubi e un'area di sosta da 150mila metri cubi, è stato annullato.
Azzerato dal Consiglio di Stato chiamato in causa dalla Save, la società di
gestione dello scalo veneziano, e dall'Aeroterminal, la cordata costituita dai
fratelli Poletti che in primo grado si era visto bocciato il progetto per il
quale non erano stati consultati la Save e l'Enac (Ente nazionale aviazione
civile). Quello che al Tar era sembrata una mezza sconfitta per la
concessionaria presieduta da Enrico Marchi (nella foto) che contestava il piano
comunale, si è trasformato in una vittoria completa nel giudizio di secondo
grado sostenuto a Roma dal prof. Vittorio Domenichelli di Padova. La decisione
depositata ieri in cancelleria ha respinto il ricorso dell'Aeroterminal che
aveva impugnato la sentenza del Tar Veneto pronunciata il 29 aprile dello
scorso anno. Il Consiglio di Stato ha sancito la «piena legittimazione - da
parte della Save - a contestare scelte urbanistiche che incidono su un'area
immediatamente contigua a quella aeroportuale». Una decisione che di fatto
rischia di porre una pietra tombale sui progetti della società trentina - per
la quale il mese scorso è stata chiesta la messa in liquidazione - voluta dai
fratelli Poletti, attuali proprietari del Calcio Venezia. Ma il Consiglio di
Stato si è spinto oltre: il collegio presieduto da Gaetano Trotta ha accolto le
osservazioni dei legali della Save per i quali i vincoli sull'area posti dalla
variante al Piano regolatore del 1998 erano scaduti. In effetti quando, il 14
dicembre 2004, venne approvato il piano particolareggiato, erano
già trascorsi cinque anni dal varo del Prg, periodo oltre il quale per la Corte
costituzionale non possono perdurare
vincoli espropriativi se non si procede con i fatti. In sostanza «il Comune ha
esercitato un potere che si era invece già consumato per scadenza del termine»
e ha approvato il piano particolareggiato senza "aggiornare" il Prg.
Sono così venuti a mancare i presupposti di legge che avrebbero dato forza alla
pianificazione urbanistica. A questo punto i difensori della Save hanno avuto
buon gioco a spiegare che, in un'area così delicata dal punto di vista
urbanistico, non si potevano progettare infrastrutture senza consultare la
società che gestisce l'aeroporto e l'Enac. In sostanza il piano comunale del
terminal di Tessera, sul quale a suo tempo l'opposizione aveva fatto un duro
ostruzionismo in Consiglio, è da considerarsi annullato, e non potrà essere
approvato in futuro senza la convocazione di una conferenza dei servizi con
Save ed Enac. Di fatto ripartono da zero anche i progetti relativi alla
Sublagunare, che doveva sbucare proprio in quest'area, ma anche le ipotesi di
tracciato dell'Alta velocità, che dovrebbe avere proprio a Tessera la stazione
veneziana lungo la Torino-Trieste, e del Sistema ferroviario metropolitano di
superficie. Senza contare che il nuovo capitolo della lunga querelle fra il
Comune e la Save rischia di avere conseguenze anche sullo scambio di terreni
che è alla base di progetti anche più ampi come il Quadrante di Tessera e il
nuovo stadio, al cui destino sono anche legate le sorti del Calcio Venezia. Per
disegnare il futuro dell'area a ridosso dello scalo di Tessera e
dell'autostrada, dove sono previsti negozi, uffici, parcheggi e un grande nodo
interscambio fra auto, treno e aereo, servirà ancora molto tempo. Alberto
Francesconi
( da "Nuova Ecologia.it, La" del
25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Piano casa, salta il decreto Le
misure annunciate dal governo non saranno esaminate dal consiglio dei ministri
di venerdì. Il ministro Fitto annuncia l'istituzione di un tavolo tecnico che
concluderà il lavoro martedì "Abbiamo definito un percorso che prevede da
subito un tavolo tecnico per una soluzione condivisa e che entrerà nel merito
di tutte le misure e concluderà lavoro entro martedì prossimo; dopo ci sarà una
nuova conferenza unificata per valutare il lavoro congiunto e anche lo
strumento e merito". Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali
Raffaele Fitto, a proposito del piano straordinario sulla casa, nel corso di
una conferenza stampa a palazzo Chigi. Le misure, dunque, non saranno esaminate
dal Cdm di venerdì. "L'urgenza resta ma non è detto che il decreto legge
sia lo strumento più opportuno": ha dettoSilvio Berlusconi poco prima
dell'annuncio di Fitto. Sulla decisione se fare o meno un decreto legge per il
piano casa "discuteremo con le regioni" che si sono dette "contrarie"
a questo strumento. "Vogliamo lavorare - ha aggiunto il presidente del
consiglio - in sintonia e in accordo con le istituzioni locali"."Abbiamo deciso che cosa può essere fatto dallo Stato e cosa può
essere fatto dalle Regioni e quindi proprio su un piano di colloquio, aperto a
ascoltare gli altri, stiamo cercando di lavorare per fare in modo che non ci
possano essere contrasti o impugnazioni alla Corte costituzionale" 25 marzo 2009 - TAG: Piano casa | Edilizia | Cemento |
( da "Targatocn.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Saluzzo: CSM promuove
serata contro la violenza sulle donne Il Centro Salute Mentale dellASL CN1 in
collaborazione con il Comune di Saluzzo (Assessorato Pari Opportunità)
organizza giovedì 26 marzo alle 21, presso il Salone dellAntico Palazzo
Comunale di Saluzzo, una serata sul tema
'Storie di donne tra violenza e disagio psichico'. Liniziativa
rientra nel progetto dal titolo 'Prevenzione Salute Mentale Donna', percorso
specifico per i disagi portati al servizio dalle donne che necessitano di cure
e prese in carico particolari in unottica di
prevenzione di malattie più gravi. I disagi dalle donne hanno varie
origini ma perlopiù affondano le radici nella sfera familiare e molte,
purtroppo, nascono in conseguenza a violenze subite in famiglia e /o nella
coppia spiega il
responsabile del progetto Franca Banchi. In questottica il CSM ha elaborato due percorsi di cura:
la presa in carico individuale della donna e il confronto allinterno di
un gruppo di mutuo aiuto denominato 'Gruppo D'. Lobiettivo del gruppo è
quello di fornire alle donne la
possibilità di darsi reciproco ascolto e sostegno su tematiche relative al
mondo femminile: relazioni, cambiamenti legati alletà,
sessualità e immagine corporea, violenza. E proprio dal confronto con
queste donne e con le loro sofferenze,
emerge sempre più chiaro e imprescindibile la necessità di porsi in unottica di
rete e di confronto con le risorse territoriali che possono concorrere con i
servizi sanitari a 'curare'. La serata aperta alla cittadinanza è un momento di
apertura verso il territorio trattando
un tema tristemente noto e alla ribalta, quello della violenza in famiglia, che
troppo spesso ricorre nei racconti delle donne e che necessita di una
particolare cura valutate le gravi ripercussioni psicofisiche sulle donna stessa,
sui figli, sul micro e macro cosmo di appartenenza". Il Centro Salute
Mentale di Saluzzo organizza inoltre, in collaborazione con il gruppo famiglie,
sei incontri serali sul tema della malattia mentale, cause, cure e carico
familiare, dal titolo 'Insieme si può'. Gli incontri sono rivolti ai familiari
dei pazienti che afferiscono al servizio e si svolgeranno presso il CSM
in via torino 70/b a Saluzzo con inizio alle 20. Il calendario degli incontri è
il seguente: martedì 24 marzo - La cura farmacologica: i modi e i luoghi;
martedì 07 aprile - La famiglia tra risorse e difficolta'; martedì 14 aprile -
L'area del lavoro: il servizio, le cooperative; martedì 28 aprile - L'area
dell'abitare insieme al centro diurno: luogo di relazioni e attivita'; martedì
05 Maggio - Insieme al centro diurno: luogo di relazioni ed attivita. Lo scopo
delle serate è creare momenti di informazione, condivisione e scambio per
sostenere la famiglia e favorire il suo benessere. Per informazioni:
0175/249796 45835.
( da "AprileOnline.info" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Piano casa, le Regioni bloccano
il decreto Ida Rotano, 25 marzo 2009, 14:38 Costretto a smentire il piano
divulgato nei giorni scorsi definendolo "un disguido", Berlusconi si
presenta a "mani vuote" all'incontro con i governatori regionali e ne
esce con la consapevolezza che è meglio "prendere altre 70 ore di tempo
per trovare un'intesa". Unanime infatti l'avvertimento espresso dai
presidenti regionali: "Siamo disposti a semplificare le procedure, ma non
alla decretazione d'urgenza". Bossi rinnova l'invito al premier:
"Occorre trattare per arrivare ad un accordo" è entrato in riunione
con l'idea di portare a casa un decreto sul piano casa, ne esce con una serie
di distinguo e l'esplicita ammissione che "è meglio prendere tempo per
trattare". "Venerdì in Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare un
decreto legge per affrontare il tema della casa". E' questa l'intenzione
ribadita stamane dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alle regioni,
nella riunione in corso a Palazzo Chigi. Al tavolo, insieme a governatori e
ministri, il premier ha insistito sulla necessità di un decreto legge. Pensava
fose una passeggiata, si è trovato ad affrotnare una strettoia tutta in salita
e alla fine si è inciampato contro il "no" compatto dei governatori
regionali che si erano riuniti qualche ora prima per definire la linea comune:
No alla decretazione di urgenza, sì alla semplificazione delle procedure. Dalla
riunione propedeutica all'incontro col governo, "è emersa una contrarietà
pressoché unanime sull'uso della decretazione" ha detto il governatore
toscano Claudio Martini che oltre a sottolineare i rilievi di metodo formulate
dai presidenti delle regioni ha ribadito il no a una deregulation sulla materia
sottolineando come "tutti i governatori sostengono che questa può essere
una buona opportunità se viene gestita insieme" e "non contro"
le autonomie locali. Un'apertura alla trattativa ma senza il cappio della
decretazione d'urgenza, quella di Martini (anticipata ieri da una posizione
analoga espressa dal governatore del Lazio Piero Marrazzo) che era stato tra i
più agguerriti avversari del piano del governo almeno rispetto alla bozza
circolata nei giorni scorsi sconfessata da Berlusconi, con la minaccia di
ricorrere alla Consulta. "Ci interessa parlare col governo di semplificazione,
di tempi certi per le procedure e obblighi per rispettarli, di buttare giù gli
edifici brutti e ricostruirli meglio, anche con aumento di metratura" ha
spiegato Martini al Corriere Fiorentino. La giunta regionale lunedì ha
approvato una semplificazione dei permessi legati al piano paesaggistico. E che
prevede che l'80 per cento degli interventi nelle aree vincolate potrà essere
fatto con una sola Dia (dichiarazione di inizio attività). Sulla stessa linea
gli interventi di Mercedes Presso (Piemonte) e Piero Marrazzo (Lazio). Il
governatore del Piemonte ha sottolineato la disponibilità "a individuare
una soluzione che consenta, nella legalità, di dare risposta al problema per
rilanciare l'edilizia semplificando". E Marrazzo ha ribadito come "se
si toglie dal tavolo il tema del decreto si potrebbe arrivare ad un accordo
sulla semplificazione che potrebbe essere riprodotto in diversi provvedimenti
ognuno per le sue competenze". Sul tasto della semplificazione delle
procedure ha battuto oggi anche il segretario generale della Uil, Luigi
Angeletti secondo cui pur nel rispetto delle competenze delle Regioni e degli
enti locali "va modificata la legislazione sulla velocità con la quale
vengono concessi i permessi. Penso che la possibilità di mettere in movimento
le risorse finanziarie sia una cosa di cui abbiamo bisogno". Mentre il
segretario della Cisl Bonanni ha auspicato che sul piano casa maggioranza e
opposizione trovino l'intesa: "L'opposizione non può opporsi a tutto e
deve dimostrare insieme alla maggioranza a tutti gli italiani che più che
pensare alla campagna elettorale sta pensando all'economia. Invece si litiga su
tutto e questo non va bene per il Paese. Spero che prevalga il senso di
responsabilità". Più cauti in casa Cgil: "Per quello che abbiamo
potuto leggere e vedere abbiamo espresso dei pareri di contrarietà sul merito e
abbiamo ribadito che se la cosa fosse fatta così ha degli evidenti principi di
incostituzionalità trattandosi di materia concorrente e quindi del rapporto che
deve essere fatto tra Regioni e Enti Locali", spiega il segretario
confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. Tuttavia, rileva il sindacalista,
"bisogna conoscere quale è il vero piano casa perché di testi ne sono
circolati vari. Quando avremo un testo definitivo esprimeremo un parere
definitivo". "Nei momenti di crisi bisogna far ripartire l'edilizia.
Noi diciamo in alcuni casi dei sì, come quello alle demolizioni e alle
ricostruzioni, allo snellimento delle procedure burocratiche per avere tempi
più brevi per le concessioni" concede il segretario del Pd Dario
Franceschini che in un'intervista a Studio aperto, a proposito del piano casa
sottolinea: "Si può anche immaginare - aggiunge - di avere alcuni metri
cubi in più alcuni tipi abitazioni, ma quello che sarebbe inaccettabile è
l'eliminazione dei vincoli che tutelano il paesaggio. Questo significherebbe
non avere a mente un piano casa ma un piano per la cementificazione". Sul
piano casa è intervenuto anche il ministro delle Riforme Umberto Bossi:
"Ieri ho detto a Berlusconi che molte Regioni, come la Lombardia, hanno
già un piano casa e quindi è meglio trovare un accordo con le Regioni per
evitare scontri". Così pressato dall'interno della sua maggioranza (Bossi)
e dall'insieme dei vertici regionali, Berlusconi apre alla mediazione e ammette
Che "non è detto che il decreto sia lo strumento più opportuno, ma i
presupposti di urgenza sul piano casa restano". Poi, prende tempo in vista
del prossimo Consiglio dei ministri di venerdì: "Utilizzeremo le prossime
70 ore per approfondire i contenuti e trovare un'armonia con le regioni.
Sull'argomento c'è una competenza concorrente e non vogliamo una contrarietà delle regioni che potrebbero poi adire alla Corte
Costituzionale", spiega il premier, conversando con i giornalisti. Resta però
il mistero sul testo: quello circolato in queste ultime settimane e che fa
temere la cementificazione del territorio e il mattone selvaggio è stato
smentito ieri dallo stesso Berlusconi, che oggi ha ribadito che quella bozza è
circolata "per un disguido", ma il premier si è presentato a
"mani vuote" di fronte ai governatori regionali e provinciali. Per
conoscere il nuovo piano casa' dovremo aspettare venerdì.
( da "Trend-online" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
A2A: approvato il progetto di
bilancio 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo
Molinengo , 25.03.2009 14:53 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! Si è riunito oggi il Consiglio di Gestione di A2A che, sotto la Presidenza
delling.
Giuliano Zuccoli, ha esaminato e approvato i progetti di bilancio di esercizio
e consolidato del Gruppo A2A al 31 dicembre 2008, nonché i dati restated al 31
dicembre 2007. Tali progetti verranno sottoposti ad approvazione definitiva da parte del Consiglio di Sorveglianza. Nellesercizio
2008 i ricavi del Gruppo A2A sono risultati in crescita del 17,8% e hanno
raggiunto i 6.094 milioni di euro. Lincremento, pari a 919 milioni di
euro, è riconducibile allo sviluppo delle vendite di prodotti e servizi energetici, nonché alla crescita dei
prezzi unitari correlati alle dinamiche registrate sui mercati internazionali
delle materie prime. Il Risultato operativo netto, pari a 699 milioni di euro
(684 milioni di euro al 31 dicembre 2007), include gli effetti dei maggiori
ammortamenti, per circa 17 milioni di euro, connessi ai cespiti gratuitamente
devolvibili delle centrali idroelettriche del Gruppo. La loro vita residua, a
fini contabili, è stata rivista per effetto della sentenza n. 1 del 18 gennaio
2008 della Corte Costituzionale che ha decretato lincostituzionalità
di una parte della norma contenuta nella Legge finanziaria 2006 che prevedeva
il prolungamento decennale delle concessioni idroelettriche. Gli oneri
finanziari netti, comprensivi della
svalutazione di alcune partecipazioni finanziarie per 9 milioni di euro,
presentano un saldo negativo di 200 milioni di euro (135 milioni di euro al 31
dicembre 2007). Lincremento degli oneri finanziari è principalmente attribuibile,
per circa 25 milioni di euro,
al maggiore indebitamento medio, pari a circa 660 milioni di euro, registrato
nel 2008 rispetto al 2007 e al fair value dei derivati in portafoglio (-26
milioni di euro rispetto al valore registrato a fine 2007). La quota dei segue
pagina >>
( da "Sicilia, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Consiglio comunale dice sì
all'atto Giuseppe Bonaccorsi Canoni di depurazione, «colpo di spugna» e il
gioco è fatto. Il governo nel dicembre scorso ha emanato un decreto legge che
anziché tutelare i cittadini che chiedono indietro il canone di depurazione
perché non allacciati alla condotta fognariaria e al depuratore, vanifica per certi versi la sentenza della corte costituzionale del
dicembre 2008, limitando così il diritto ai rimborsi del canone di depurazione.
Nel comma 2 dell'articolo 8-sexies del decreto legge che si riferisce a
«disposizioni in materia di servizio idrico integrato», coordinato con le
modifiche apportate della legge di conversione 27 febbraio 2009 n.14 il
legislatore, al comma 2 scrive: «In attuazione alla sentenza della Corte costituzionale
n. 335 del 2008, i gestori del servizio idrico integrato provvedono anche in
forma rateizzata, entro il termine massimo dei 5 anni, a decorrenza dal 1°
ottobre 2009 alla restituzione della quota di tariffa non dovuta riferita
all'esercizio di depurazione». E aggiunge: «Nei casi in cui al secondo periodo
del comma 1 (che si riferisce agli oneri relativi alle attività di progettazione
o completamento degli impianti di depurazione), dall'importo da restituire
vanno dedotti li oneri derivati dalle attività di progettazione, realizzazione
o di completamento avviate». In un certo senso il legislatore riconoscere il
dirtitto del cittadino non allacciato ad essere risarcito per il canone pagato,
ma allo stesso tempo concede a ogni autorità o Comune di poter rivendicare di
aver previsto con progettazione un depuratore o una condotta fognaria che
dovrebbe essere realizzata nel quartiere finora sprovvisto. E questo gli
consentirà di evitare di rimborsare l'utente sprovvisto del servizio. Se non è
una beffa poco ci manca e l'articolo tra l'altro rende più difficile il lavoro
fin qui portato avanti dalle associazioni consumatori che hanno chiesto
l'applicazione della sentenza della consulta n. 335 che aveva riconosciuto
legittima la richiesta di un cittadino di non dover pagare il canone di
depurazione perché non ne usufruiva. Che la legge «annulla rimborso» fosse
nell'aria era cosa nota e difatti la stessa Sidra (che dovrebbe rimorsare 14
mln di canone) chiamata in causa da un cittadino che aveva vinto il ricorso
davanti al giudice di pace aveva risposto che avrebbe fatto opposizione. Tra
l'altro il 15 dicembre dell'anno scorso, davanti alla pressanti richieste di
rimborso che provenivano da più parti, la «FederUtility», l'organo che
racchiude tutte le imprese che operano nel sistema idrico, aveva emesso una
circolare con cui suggeriva alle aziende aderenti alcune indicazioni «a
cautela», preanunciando che dalla «segreteria del ministro è stato
informalmente confermato che si sta esaminando la possibilità che in uno dei
prossimi provvedimenti possa essere inserito un articolo teso almeno in questa
fase a regolare/mitigare gli effetti della sentenza della consulta per il
passato».
( da "Sicilia, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Barrafranca. La Mobile ha
presentato in Procura un dettagliato rapporto e il Gip ha emesso l'ordinanza
cautelare Avrebbe ceduto cocaina a giovani, arrestato Gli avvocati ennesi
torneranno a riunirsi nuovamente in assemblea entro la metà del prossimo aprile.
L'astensione dalle udienze di una settimana che si è conclusa oggi, con una
buona partecipazione da parte della classe forense, potrebbe essere affiancata
da ulteriori azioni di protesta o da una nuova settimana di astensione dalle
udienze. La volontà di ritornare a riunirsi per deliberare cosa fare vista la
difficile situazione a palazzo di Giustizia ad Enna è stata resa nota dal
consigliere dell'ordine degli avvocati di Enna Gianpiero Cortese:
"L'iniziativa di protesta degli avvocati ennesi è stata motivata
essenzialmente per la carenza dei magistrati e del personale di cancelleria,
cha sta riducendo, in questa fase, il Tribunale di Enna ad un ufficio di
frontiera, difficile da gestire anche nell'ordinario ed a rischio di blocco, di
fatto, dei procedimenti civili. Per la complessità delle motivazioni che ci
hanno portato all'astensione è necessario proseguire in quel percorso di
riflessione ed azione che possa portare a risposte certe ed attuabili".
Nell'arco di questo mese che separa dalla nuova convocazione dell'assemblea
degli avvocati ennesi che avverrà entro il 20 di aprile, saranno create delle
delegazioni dell'ordine forense per potere calendarizzare degli incontri mirati
sia con il Ministero di Grazia e Giustizia, sia con il Csm
che con il presidente della Corte di Appello per il problema delle cancellerie.
A sostenere l'azione del consiglio dell'ordine forense anche la camere penali e
civili locali. Gli avvocati ennesi come ricorda il consigliere dell'ordine
Cortese: "Non rimangono certamente insensibili alla situazione drammatica
delle Procure della Repubblica che è comune all'intero distretto.
Solleciteremo azioni anche in questo senso perché vogliamo essere nelle
condizioni di potere garantire ai nostri assistiti tempi di indagini e di
risposte non solo congrui alle disposizione di legge, ma rispondenti alle
esigenze degli utenti." Un possibile prosieguo dell'astensione conclusa
ieri era stato comunque avanzato in questi giorni, senza però ottenere i
consensi sufficienti, Gli avvocati ennesi potranno contare per la loro lotta
per un tribunale efficiente sul sostegno formale da parte dell'unione degli
ordini forensi della Sicilia. Tiziana Tavella
( da "Panorama.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
- Italia -
http://blog.panorama.it/italia - Piano casa, La Cgia: possibili 745.000 nuovi
posti di lavoro Posted By redazione On 25/3/2009 @ 14:15 In Headlines | 1
Comment Intorno al piano casa scoppia e sale la polemica. La riunione della [1]
Conferenza unificata si preannuncia accesa, con i governatori che si presentano
uniti nel dire no al decreto e Berlusconi pronto ad assicura che "il disegno
circolato non è quello a cui avevo già lavorato". Il premier ha spiegato
ieri che il "decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e
bifamiliari e alle costruzioni da rifare dopo che queste saranno demolite"
e non riguarderà "gli immobili urbani". Il presidente della
Conferenza delle Regioni, [2] Vasco Errani (governatore dell'Emilia Romagna),
ha più volte sottolineato come il decreto abbia "chiari profili di
incostituzionalità", perchè rende immediatamente operative in tutta Italia
norme di competenza concorrente delle Regioni. Il rischio, secondo Errani, è
che si apra un conflitto istituzionale. Molte Regioni, quelle di
centrosinistra, chiedono il ritiro del decreto e minacciano il ricorso alla [3]
Corte Costituzionale. A confermare che il piano del Governo
sia "solo una bozza", ci pensa [4] Raffaele Fitto. Il [5] ministro
per i rapporti con le Regioni, in due interviste ai quotidiani Il Messaggero e
Libero, chiudendo la polemica su un presunto scontro tra il Governo e il
Quirinale: "Io della lettera non so nulla. Di certo non c'è e non
ci sarà alcun rischio di contrasto né con il Quirinale, né con i presidenti di
Regione". "Sono sicuro che troveremo un punto di convergenza",
dice il ministro, che avverte: "Non ha proprio senso andare allo scontro".
Fin qui le polemiche. A spulciare invece tra le cifre ci ha pensato la [6]
Cgia: con il progetto del governo dovrebbero essere creati 745.000 nuovi posti
di lavoro. Secondo gli artigiani di Mestre, dunque, l'impatto occupazionale
dovuto all'applicazione del piano casa potrebbe creare, chiaramente in più
anni, almeno 745.000 nuovi addetti. E uno su tre potrebbe essere straniero dal
momento che il settore delle costruzioni è ad alta concentrazione di lavoratori
non italiani. Nei giorni scorsi la Cgia di Mestre ha infatti stimato che
l'applicazione su tutto il territorio nazionale del provvedimento allo studio
del Governo in materia di ristrutturazione ed ampliamenti dell'edilizia
residenziale privata dovrebbe dar origine ad un giro di affari di 79 miliardi
di euro. "Partendo da questo assunto" si legge in [7] una nota - si è
analizzata la serie storica della produttività per addetto del settore casa e
di tutta la filiera registrata negli ultimi anni arrivando a stimare, alla luce
del nuovo impatto economico, nuovi addetti per 745.000 unità". Quali
professionalità saranno richieste? "In primo luogo" commenta Giuseppe
Bortolussi della Cgia "sono muratori semplici, capi cantiere e progettisti
nella misura complessiva di 350mila unità. In secondo luogo gli installatori di
impianti elettrici per circa 104.000 unita' e a seguire gli idraulici con altri
79.000 nuovi posti di lavoro. Altri 69.000 saranno figure generiche e 27.000
unità riguarderanno sia gli imbianchini e posatori di vetrate sia gli
installatori generici (come i bruciatoristi)". Essendo il settore delle
costruzioni ad alta concentrazione di lavoratori non italiani,
"ipotizziamo", prosegue la Cgia "che almeno un terzo di questi
745.000 nuovi posti di lavoro saranno occupati da maestranze straniere. Sia
chiaro" precisa Bortolussi "la nostra stima è stata realizzata
presupponendo che tutte le Regioni italiane adotteranno questo provvedimento e
che le nuove assunzioni avverranno secondo le disposizioni di legge oggi in
vigore". Ecco perché l'incontro di mercoledì è fondamentale. Ecco perché
il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni le ha tentate tutte,
riuscendo a coivolgere il premier Berlusconi, il preseidente Errani e il
sottosegretario Gianni Letta, in un fitto colloquio [8] a bordo del
Frecciarossa Milano-Roma. Il VIDEO servizio:
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 72 del 2009-03-25 pagina 0
Voli a sbafo e ville abusive: Pecoraro nella bufera di Redazione Speculazioni
edilizie e bollette telefoniche omaggio nelle conversazioni col suo staff. Un
agriturismo sul lago di Bolsena e l'elicottero usato come auto-blu. Leggi tutte
le carte dell'inchiesta. La raccomandazione: quei favori al pg che inquisì
Speciale Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica Roma - Voli privati in elicottero
mai pagati, speculazioni edilizie con annessi condoni, bollette del telefono
«omaggio» per il ministro. Linformativa dei carabinieri
sullinchiesta che vede lex ministro Alfonso Pecoraro Scanio
indagato per associazione per delinquere, corruzione e truffa, è decisamente
poco lusinghiera nel descrivere quanto sarebbe avvenuto al dicastero dellAmbiente quando il leader Verde era ministro. Ad
avviare lindagine
fu il pm potentino Henry John Woodcock ma il fascicolo, trasmesso al sostituto
della procura di Roma Sergio Colaiocco è finito al Tribunale dei ministri. Che
il marzo scorso ha ritenuto rilevante
e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale
della legge Boato (che limita luso di intercettazioni che vedono coinvolti
parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare gli atti alla
Corte costituzionale.
Le intercettazioni riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli
imprenditori indagati, su tutti il titolare dellagenzia di viaggi Visetur,
Mattia Fella. Ma non mancano le risposte imbarazzate di collaboratori
dellex ministro, interrogati dal colonnello Sergio De Caprio (noto come «Ultimo» che, da capo del
Crimor, arrestò nel 1993 Totò Riina) per rendere conto di quanto «ascoltato»
spiando i telefoni. Cè lex segretario che mette nero su bianco la «nomea»
dellex ministro, «che non mette mano facilmente al portafoglio». Cè il vecchio editore della rivista dei
Verdi che spiega di aver pagato per anni la bolletta del cellulare al ministro,
e il nuovo editore che ammette di aver rilevato lonere, come «cortesia». Cè soprattutto la storia, tutta da chiarire, del progetto di speculazione
edilizia che, secondo gli inquirenti, Pecoraro Scanio e Fella avrebbero messo
in piedi su unamena collina con vista sul lago di Bolsena. Poco preoccupati, a
detta dei carabinieri, del fatto che i terreni fossero agricoli, non edificabili, e ottimisti anzi di
poter metter su un agriturismo di 30 stanze (con piscina ed eliporto) da far
condonare come fosse un «annesso agricolo», un capanno per gli attrezzi. Poi ci
sono i voli. «Usa lelicottero pure per fa Napoli-Roma», si sfoga con un altro collaboratore il suo segretario.
Raccontando agli inquirenti in che modo lex ministro aveva pensato di
rimborsare, con incarichi e contratti di servizio, la Visetur di Fella che
lavrebbe scarrozzato – privatamente – in elicottero per un conto di 120mila euro. Un modo per
aggirare la stretta sui voli di Stato, ma senza pagare di tasca propria. - Le
intercettazioni che inguaiano Pecoraro Scanio - Quei favori al pg che inquisì
il generale Speciale © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)
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QUEL FURBETTO DI PECORARO SCANIO LE INTERCETTAZIONI DELLO STAFF CHE
INGUAIANO LEX MINISTRO VERDE CHE TENTAVA LA SPECULAZIONE EDILIZIA - USA LELICOTTERO PURE PER FA
ROMA-NAPOLI CHI PAGA LA BOLLETTA DEL SUO TELEFONINO
Gian
Marco Chiocci e Massimo Malpica per "Il Giornale" Voli privati in
elicottero mai pagati, speculazioni edilizie con annessi condoni, bollette del telefono «omaggio» per il ministro.
L'informativa dei carabinieri sull'inchiesta che vede l'ex ministro Alfonso
Pecoraro Scanio indagato per associazione per delinquere, corruzione e truffa,
è decisamente poco lusinghiera nel descrivere quanto sarebbe avvenuto al
dicastero dell'Ambiente quando il leader Verde era ministro. Pecoraro Scanio Ad
avviare l'indagine fu il pm potentino Henry John Woodcock ma il fascicolo,
trasmesso al sostituto della procura di Roma Sergio Colaiocco è finito al
Tribunale dei ministri. Che il marzo scorso ha ritenuto rilevante e non
manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della legge Boato (che limita l'uso di intercettazioni che
vedono coinvolti parlamentari) tanto da sospendere il procedimento per inviare
gli atti alla Corte costituzionale. Le
intercettazioni riguardano i componenti dello staff di Pecoraro Scanio e gli imprenditori
indagati, su tutti il titolare dell'agenzia di viaggi Visetur, Mattia
Fella. Ma non mancano le risposte imbarazzate di collaboratori dell'ex
ministro, interrogati dal colonnello Sergio De Caprio (noto come «Ultimo» che,
da capo del Crimor, arrestò nel 1993 Totò Riina) per rendere conto di quanto
«ascoltato» spiando i telefoni. C'è l'ex segretario che mette nero su bianco la
«nomea» dell'ex ministro, «che non mette mano facilmente al portafoglio». C'è
il vecchio editore della rivista dei Verdi che spiega di aver pagato per anni
la bolletta del cellulare al ministro, e il nuovo editore che ammette di aver
rilevato l'onere, come «cortesia». C'è soprattutto la storia,
tutta da chiarire, del progetto di speculazione edilizia che, secondo gli
inquirenti, Pecoraro Scanio e Fella avrebbero messo in piedi su un'amena
collina con vista sul lago di Bolsena. Poco preoccupati, a detta dei
carabinieri, del fatto che i terreni fossero agricoli, non edificabili, e
ottimisti anzi di poter metter su un agriturismo di 30 stanze (con piscina ed
eliporto) da far condonare come fosse un «annesso agricolo», un capanno per gli
attrezzi. Henry John Woodcock Poi ci sono i voli. «Usa l'elicottero pure per
fa' Napoli-Roma», si sfoga con un altro collaboratore il suo segretario.
Raccontando agli inquirenti in che modo l'ex ministro aveva pensato di
rimborsare, con incarichi e contratti di servizio, la Visetur di Fella che
l'avrebbe scarrozzato - privatamente - in elicottero per un conto di 120mila
euro. Un modo per aggirare la stretta sui voli di Stato, ma senza pagare di
tasca propria. LE INTERCETTAZIONI CHE INGUAIANO L'EX MINISTRO... Il sospetto
degli inquirenti è che ci sia uno scambio di favori tra l'imprenditore e il
politico. Il primo è Mattia Fella, titolare della società «Visetur» e fornitore
dei servizi di «business travel» al ministero dell'Ambiente. Il politico,
appunto, è l'ex titolare di quel dicastero, Alfonso Pecoraro Scanio, esponente
di spicco dei Verdi. L'informativa dei carabinieri si apre con l'interrogatorio
di Renato Mazzocchi, capo della segreteria dell'allora ministro. Da Mazzocchi
gli inquirenti vogliono conferme sull'ipotesi che Pecoraro volesse «saldare» il
conto di una serie di voli privati e altri servizi richiesti a Fella e
utilizzati privatamente, concedendo in cambio, come risarcimento alla Visetur
(di Fella) contratti e convenzioni con il ministero e con l'Apat, l'agenzia per
l'Ambiente. Mazzocchi: «...doveva essere, questa convenzione con l'Apat, a
risarcimento di questo debito creato, di questo saldo, di questi elicotteri mai
pagati». Pm: «La prospettiva sarebbe stata quella non per il Pecoraro di metter
mano al portafogli e di pagarli personalmente, ma piuttosto quella di far
ottenere a Fella - diciamo così - una forma di recupero alternativo attraverso
una convenzione, la stipulazione di un contratto». M: «Era un contentino, una
stanza di compensazione: "a fronte di un lavoro io ti do tot, e prendilo
come risarcimento per il debito creato"». Pm: «Il mio debito personale,
però». M: «Personale». «USA L'ELICOTTERO PURE PER FA' ROMA-NAPOLI»... La
vicenda riguardava in pratica un «contenzioso» aperto tra Fella e Pecoraro. Il
primo aveva fatto viaggiare più volte il ministro con «comodi» voli privati. E
a un certo punto, visto che nessuno all'Ambiente si era preoccupato di saldare
il dovuto, aveva presentato il conto direttamente al ministro: 120mila euro.
Per spiegare come funzionava il sistema, i carabinieri riportano
l'intercettazione di una chiacchierata tra Mazzocchi e Luciana della segreteria
del ministero «nella quale commentano l'atteggiamento del Fella che - caduto il
governo - dopo quasi due anni di spese sostenute per le esigenze personali del
ministro, si presenta per chiedere il conto. grazia francescato Viene ribadito
- continuano i carabinieri - che sarebbe stata stipulata una convenzione a
favore della Visetur da parte del ministero, ovvero dell'Apat, per
l'affidamento alla stessa società di un adeguato numero di ore di elicottero
per un importo corrispondente alle spese sostenute da Fella nell'interesse
personale del ministro». Mazzocchi: «Usa l'elicottero pure per fa'
Napoli-Roma». Luciana: «Ecco. Allora dico, ma pensi che non so...». M: «Guarda,
sarà dimagrito dieci chili ieri quando Mattia gli ha portato il conto. Lui
tutto s'aspettava tranne che...». L: «Ma chi lo paga sto conto?». M: «E non
l'hai capito? Quando s'è visto arrivare il conto a lui personalmente, dice
"ah, be', allora qui bisogna fare un bel contratto con l'Apat"». Il
dettaglio, osserva l'informativa, viene confermato da altre intercettazioni. In
una, per esempio, tra lo stesso Fella e il suo socio Cosimo Ventruti, nella
quale quest'ultimo conferma di aver saputo che il ministro sta dando
indicazioni perché la convenzione vada in porto. Ventruti: «Ieri sono stato con
Alfonso (...) l'ho lasciato alle 8 perché doveva incontrarsi con la Francescato
(...) e questa settimana praticamente Alessandro e Giancarlo (Nardi e Viglione,
rispettivamente componente e presidente del Cda di Apat, ndr) hanno avuto
praticamente l'ordine (ride) di fare questa cosa qua da... elicotteri». Fella:
«Tu dici che la faranno?». V: «Alfonso gli ha proprio detto "Sì, la dovete
fare"». Fella però è scettico. Il debito cresce, e non è stata mai saldata
nemmeno la fattura per l'organizzazione dell'accoglienza, curata dalla Visetur,
per gli ospiti di un convegno sull'ambiente di qualche mese prima. F: «Ma manco
la fattura quella del congresso...». V: «Anche la fattura gli ho detto... per
favore fammi pagare sta fattura perché mi hai rotto il caz...». F: «Cioè avranno
fatto impicci, imbrogli con tutti, e a noi manco le cose che abbiamo fatto ci
pagano». VOLO PRIVATO PER MONTECARLO Il 15 febbraio del 2008, mentre la Visetur
è in attesa della famosa convenzione, Fella ha l'occasione per «vendicarsi».
Quando il segretario di Pecoraro Scanio, Giuseppe Di Duca, lo chiama per
chiedergli di risolvere un «problema logistico» che riguarda un viaggio del
ministro. Di Duca: «Senti, Alfonso dovrebbe partecipare il giorno 21... quindi
partire la sera del 20 per Montecarlo, ma per poter essere lì a un orario utile
non ci sono voli che gli consentano di arrivare a un orario decente. Lui ha una
riunione alle cinque (...) tra cambiamenti e quant'altro, gli servirebbe un
volo Roma-Nizza». Fella: «Un volo privato oppure di linea?». DD: «No,
privato... di linea ho fatto tutte le verifiche, c'è alle 17.15 ma per lui è
impossibile prendere quel volo». F: «Ma deve stare un giorno, quando deve
stare?». DD: «Deve essere a Montecarlo la mattina del 21, quindi la sera del 20
massimo dev'essere in hotel». F: «E non può fare tutto in un giorno?». DD:
«No...». F: «Perché sennò potevamo fare con un elicottero che lo portava lì la
mattina, lo aspettava e poi se ne tornava». Ma Fella, appena chiude la
conversazione con Di Duca, chiama il socio Ventruti. F: «M'hanno chiamato per
chiedere l'elicottero per il ministro». Ventruti: «Ah, ah». F: «Sarà la prima
volta che dovrò dirgli di no, diglielo a Viglione. È Giuseppe, il segretario,
perché deve andare a Montecarlo, di qua, di là, ma io a sto punto se non ho il
contratto firmato gli dico di no». V: «Mo' chiamo subito Alessandro (Nardi,
ndr)». A quel punto Nardi e Viglione, vertici dell'Apat, intercettati, mostrano
insofferenza verso l'idea di farsi carico, con la convenzione-«imbroglio» (così
la definisce Viglione), dei debiti del ministro verso Fella. Alfonso Pecoraro
Scanio e Fabio Grossi - Copyright Pizzi «E IL SUO MAGGIORDOMO ORA PRENOTA PER
NIZZA...» Nardi: «Il signorino ha fatto ordinare dal (...), il maggiordomo
(...) che prende il (...), fa anche rima, un elicottero per andare a Nizza
(...). Dall'altra parte, Fella ha chiamato Ventruti: "questo scherzo ci
costa più di 10-12mila euro. Quindi o Alfonso ci fa fare qualcosa o io non lo
metto proprio in mezzo questo elicottero"». Viglione capisce l'antifona e
mette le mani avanti: «Io, Giancarlo Viglione, in mezzo agli imbrogli non c'è
(...) non mettete in mezzo l'Apat perché Viglione le cose non le fa». «NON
METTE MANO AL PORTAFOGLI» Ancora Mazzocchi, interrogato da Woodcock, racconta
di come gli elicotteri «venivano addebitati personalmente sul conto del
ministro», ma che Pecoraro non li pagava, tanto che Fella «si lamentava che
questi elicotteri non erano mai stati pagati da nessuno (...). Il ministro
Pecoraro non mette mano facilmente al portafoglio... c'è questa nomea, non solo
nomea, ma è verificato personalmente da me in qualità di segretario
particolare, sia per le piccole spese quali il pagamento di un caffè, e in
questo caso anche per le grandi spese, il pagamento degli elicotteri utilizzati
da lui». I carabinieri raccontano poi di un presunto affare immobiliare che
riguarda l'ex ministro e Fella. Sul lago di Bolsena. «Aderendo e sostenendo un
progetto del ministro, Fella provvede ad acquistare 18 ettari a Grotte di
Castro (Vt) per porre in essere una speculazione edilizia per realizzare un
complesso residenziale con eliporto e ville per civile abitazione dichiarandole
falsamente come ricoveri per attrezzi agricoli». Le indagini portano a
interrogare Leonardo Ercoli, uno studente universitario al quale l'ex ministro,
dopo averlo conosciuto a un convegno, aveva affidato il compito di contattare i
proprietari di quei terreni. LA «SPECULAZIONE EDILIZIA» DEL LEADER
AMBIENTALISTA... Pm: «Sono suoli edificabili?». Ercoli: «No, è tutta zona
agricola». Pm: «Come si fa a costruire su una zona agricola?»: E: «Il colono fa
una casa, si chiama ricovero per attrezzi agricoli, e poi la condona con il
tempo. A Bolsena hanno fatto tutti così». Pm: «Il ministro voleva fare la casa
in quest'ottica?». E: «In quest'ottica, sì, perché effettivamente è una zona
bella». (...) Pm: «Il ministro non ha manifestato perplessità che era un po'
brutto il fatto di costruirsi una casa come ricovero attrezzi e poi di farsi il
condono?». E: «Inizialmente no (...) ora mi sembra che il ministro si è tirato
indietro e non vuole più questa casa». Pm: «Lei ha notato questo
voltagabbana?». E: «Certo, sicuro». Pm: «Ma il ministro diceva "sarebbe
bello farmi questa casa" all'inizio?». E: «All'inizio voleva farla, certo,
diceva "sarebbe bello, una bella zona". Poi è tornato indietro, e ha
detto "io non c'entro niente con questa cosa"». Il pm ritiene che la
retromarcia di Pecoraro sia dovuta alle prime indiscrezioni sulle indagini in
corso. Ercoli racconta anche che «un giorno, se vuole la verità, sono venuti
insieme a Bolsena, Fella e il ministro, con l'elicottero, e mi hanno chiamato e
detto "siamo qui, possiamo vedere i terreni?". Siamo andati a vederli
e da lì è cominciata questa compravendita». Woodcock chiede ancora conto del
«trucchetto» del capanno agricolo per aggirare la non edificabilità dei
terreni, Ercoli replica «non volevo mica la villa di Oxford», ma il pm ribatte:
«Ma se addirittura c'è una telefonata in cui Pecoraro Scanio voleva
l'elisuperficie». Ercoli: «Voleva anche l'elisuperficie, sì». Pm: «Mi faccia,
capire, voleva l'elisuperficie sulla casetta degli attrezzi?». E: «Ascolti,
questa cosa parte così: dovevano fare una struttura ricettiva, un agriturismo,
una cosa di 30 camere più o meno, con piscina, 4-5 casette, e un'elisuperficie
che avrebbe probabilmente trasportato il ministro da Roma fino a lì». Il pm
vuol probabilmente capire se Pecoraro voleva davvero la casa per sé, così
domanda: «Nelle due occasioni in cui Alfonso Pecoraro Scanio è venuto su quei
terreni diceva non so, "la mia casa la vorrei qua, la vorrei lì, guarda
che bella esposizione..."?». Ercoli: «Sì. Con l'esposizione sì, si era un
po' individuato (...) inizialmente era un pezzo alto... si vede tutto il lago».
IL TELEFONINO DEL MINISTRO E LA BOLLETTA MISTERIOSA «Altra vicenda rilevante e
sintomatica dei meccanismi di dare-avere a cui partecipava il ministro Pecoraro
Scanio e della utilizzazione della funzione pubblica per il sostegno di spese e
di interessi privati - osservano i carabinieri del Noe - è quella relativa
all'uso dei telefonini cellulari da parte del ministro e di altri appartenenti
al partito dei Verdi». In pratica Woodcock scopre che alcuni cellulari, tra cui
uno in uso al ministro, dal 2003 vengono pagati prima da una cooperativa
editoriale vicina ai Verdi e poi da un'altra società editrice privata, la
«undicidue», che pubblica «Notizie Verdi», organo del partito. E così il pm
chiama Carlo Pangia, l'editore, e gli chiede spiegazioni. Pm: «Può darsi che
lei non se ne sia reso conto, può darsi che siano mesi che paga le bollette di
Pecoraro senza neanche saperlo». Pangia: «Senza saperlo. È possibile» (...).
Pm: «Certo, se uno caccia un migliaio di euro di telefono, insomma, nel corso
di un anno, due, tre, sette, otto, nove mesi, insomma, Agnelli non se ne
sarebbe accorto, bontà sua, però voglio dire, magari...». Pangia a quel punto
ricostruisce e ricorda di aver «ereditato» il compito del pagamento di quelle
utenze da un'altra società editrice, il cui titolare «non aveva più la
possibilità di sostenerne il costo», 7-800 euro a bimestre per la sola sim di
Pecoraro. E perché comincia a pagarla Pangia? «Una gentilezza nei riguardi di
una persona con cui ho dei rapporti», spiega l'editore al pm, escludendo che
gliel'abbia chiesto lo stesso ministro. Ed escludendo di aver avuto in cambio
prebende. Il pm sbotta: «Quindi mi sono imbattuto in una serie di benefattori
unici. Si pagano 7-800 euro a bimestre per il telefono del ministro pur non
avendo con lui nessun rapporto imprenditoriale. Cioè uno si è alzato la mattina
e ha improvvisamente deciso di pagare (...) è una cosa un po' strana a credersi
che un cristiano per 3-4 anni si paga una bolletta di 7-800 euro a bimestre
così, gratis et amore dei, senza alcuna forma di ritorno... insomma...». Poi
salta fuori che la società di Pangia ha avuto una commessa con il ministero
dell'Ambiente per una serie di pubblicazioni, per circa 100mila euro, e il pm
commenta: «È una combinazione strana il fatto che lei ha una commessa di
100mila euro, guardacaso con il ministero dell'Ambiente, sulla base tra l'altro
neanche di un appalto, di una gara, ma di una licitazione con preventivo, e poi
decide di accollarsi 7-800 euro a bimestre del ministro Pecoraro». QUELLA
RACCOMANDAZIONE DEL PG CHE INDAGAVA SULLE SPIGOLE DI SPECIALE Il 22 dicembre
2007 l'indagato Mattia Fella viene intercettato dai carabinieri mentre parla
con Angelo Canale. Ovvero, col vice procuratore generale della Corte dei conti
che in quelle ore sta per rinviare a giudizio il generale Roberto Speciale, per
la storia del pesce trasportato in montagna con un aereo della Guardia di
finanza. Canale s'informa per una cosa che gli sta molto a cuore. Canale:
«Senti, ti volevo dire, Mattia... poi magari ne parliamo un attimo... per
quella cosa di febbraio (...). Senti, per il resto tutto a posto, senti tu con
Pecoraro Scanio sei sempre in buoni rapporti?». Fella: «Buonissimi, come no,
certo, assolutamente sì». C: «Potrebbe... adesso non c'è bisogno di niente, ma
tu sai che mio fratello sta là, no?». F: «No, non lo sapevo». C: «Allora, mio
fratello è un dirigente che a suo tempo fu chiamato dal (...) funzionario della
Corte, ha avuto il contratto di dirigente, alla direzione generale del
Personale». F: «Sì...». C: «Non dovrebbero esserci problemi, però siccome a suo
tempo fu chiamato dagli altri...». F: «Sì...». C: «La preoccupazione che...
siccome li stanno facendo fuori quelli diciamo del precedente, legati al
precedente...». F: «Sì, sì, sì». C: «Allora lui per il momento sta tranquillo
alla direzione del personale...». F: «Ma, comunque, intanto voglio dire...
glielo presentiamo così... per dire anche a Peppe, ti ricordi, Peppe Leoni»
(...). C: «Capisci? là c'è mio fratello...». F: «No, no. Era guarda...
assolutamente, fortunatamente c'è proprio un rapporto di amicizia, glielo presentiamo
subito, ma proprio sono sicuro che...». C: «Ma poi, Sergio, mio fratello, un
ragazzo in gamba, ex ufficiale dei carabinieri, insomma...». F: «No, no, ma poi
veramente lui pe' ste cose, se è una persona valida, tutto quanto». C: «No,
quello sai, quello a suo tempo, io quando ero capo di gabinetto, chiesi un
favore al capo di gabinetto di Matteoli e se lo prese con sé, hai capito?». F:
«Certo, certo...». Poi il discorso scivola su Speciale. Fella dice di conoscere
bene il generale, Canale risponde: «ma tu lo sai che sto per rinviarlo a
giudizio?». [25-03-2009]
( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)
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MEGLIO BIONDA (CONCITA) CHE BRUNETTA IL MINI-STRO SI CONCEDE AL FUOCO DELLA
REDAZIONE DELLUNITà E NE HA PER TUTTI (COLLEGHI COMPRESI):
NON SONO SACCONI - TREMONTI? è LUI CHE CE LHA CON
ME LODIO PER CGIL E GLI STUDENTI GUERRIGLIERI
A cura di Jolanda Bufalini e Maristella
Iervasi per "l'Unità" Il video sul sito dell'Unità:
(http://video.unita.it/?video=817) (http://video.unita.it/?video=818) Il
ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, ospite della redazione de
l'Unità, ha risposto alle domande della redazione e a quelle inviate dai
lettori attraverso il sito internet. Domande sui temi caldi del dibattito
politico: dai precari della pubbica amministrazione agli studenti
«guerriglieri» dell'Onda, dal suo modo "tranchant" di parlare al paese
al piano casa. Renato Brunetta Ministro, perché ha scelto una strategia
comunicativa così scioccante? È il suo modo normale di comunicare o lo fa con
la consapevolezza di scatenare delle reazioni? «Questo è un Paese molto
ipocrita e chi parla schietto viene chiamato provocatore. Io dico quello che
penso: per esempio, dico che se si rottama l'architettura comunista di questo
Paese sarà un bene». Ma davvero crede che sia tutta comunista? «Comunista e
palazzinara». Nella sua "lotta ai fannulloni" ha ripescato
un'espressione che veniva usata anche dalle Brigate rosse: colpirne uno per
educarne cento... «Veramente il primo a pronunciarla è stato Mao Dze Dong. Sì,
ma come saprà bene è stata poi adottata in Italia dalle Br. «Io vivo sotto
scorta da 25 anni e comunque ricordo Mao. Certo non intendevo citare le Brigate
rosse. In ogni caso, quanto ai "fannulloni" quella battaglia l'ho
vinta: oggi siamo arrivati a meno 45% di assenteismo». Maurizio Sacconi Ha
anche calcolato quanto, con la sua azione, è migliorata l'efficienza nella
pubblica amministrazione?. «Lei sta parlando con un professore ordinario di
Economia del lavoro: tutto quello che dice potrebbe essere usato contro di
lei... scherzo. Ridurre l'assenteismo è già una rivoluzione, anche se il
sindacato mi ha accusato di mettere agli arresti domiciliari i dipendenti
pubblici. Nella scuola le assenze per malattia sono scese del 35%, il risparmio
in supplenze è di 250 milioni l'anno». Sì, ma il problema dell'efficienza è
stato risolto? «No. Il fatto è che non si può aumentare la produttività di chi
non lavora. Cominciamo a portarli al lavoro, poi ci occuperemo anche del
lavoro». Il principale sindacato, la Cgil, non ha siglato l'accordo sugli
statali. «Peggio per il più grande sindacato, quello che conta è che da
febbraio un milione e 800mila dipendenti pubblici hanno 70 euro in più in busta
paga, compresi gli iscritti alla Cgil». Torniamo al suo modo di comunicare.
Perché disse che la Cgil è il suo principale nemico? «Ho detto anche: chi se ne
frega della Cgil». Ministro, la Cgil ha avuto e ha una funzione storica molto
importante... «Sono stato iscritto alla Cgil». E come ha potuto cambiare in
questo modo il suo giudizio? «Un grande sindacato si giustifica di per sè, ma
penso che la Cgil sia diventato un partito, agli inizi degli anni Novanta.
Tangentopoli non toccò chissà perché il mondo sindacale e i sindacati si
sostituirono ai partiti. La Cgil lo fece con particolare determinazione».
Giulio Tremonti La Cgil svolge una funzione impropria? «Non ho detto impropria.
Politica. La Cgil ha fatto lobbing in Parlamento affinchè il Partito
democratico votasse contro la mia legge di riforma. Non ci è riuscita al
Senato, ma alla Camera sì». Ma non pensa che la Cgil agisca per affermare e
difendere i diritti dei lavoratori? «Esiste un loro pregiudizio... Non è
possibile che tutto quello che faccio sia sbagliato. Ho chiesto mille volte la
collaborazione della Cgil alla mia riforma». Con gli altri sindacati ha mai
trattato? «Mai, e perchè dovrei?». Perchè allora parla di collaborazione con la
Cgil? «Il mio interlocutore è il Parlamento. Per discutere sui contratti con i
sindacati c'è l'agenzia Aran». Quando era iscritto alla Cgil le cose erano
diverse? «Sì, anche se alla Cgil mi iscrisse, a metà degli anni Settanta a
Padova, un'allieva di Toni Negri che poi è stata accusata di essere una
brigatista». Non ritiene che i sindacati siano fondamentali per una democrazia?
«Un'opposizione sindacale e politica è fondamentale ma quando è pregiudiziale
mi mal dispone». A proposito di pregiudizi. Lei è stato considerato un
economista di sinistra, ha anche scritto un libro intitolato «La società dei
salariati». Adesso la ritroviamo in Forza Italia... «Sono di sinistra. Ma, da
buon socialista, sono un anticomunista». Marco Biagi E, assieme al suo collega
Sacconi, ha un atteggiamento pregiudiziale verso la Cgil. «Sono anticomunista e
anche anti-Cgil». Anche Epifani è socialista. «È un ex socialista. Io sono un
socialista in Forza Italia e lo rivendico». L'innesto dei socialisti in Fi in
effetti ha seguito vari rivoli. Il tratto comune è che siete molto aggressivi
verso l'opposizione. «Perchè li conosciamo. Dove stanno i comunisti io sto
dall'altra parte». Ma il comunismo non era morto? «Non è vero, sono sempre
vivi». Che tipo di socialista è stato? «Lombardiano». E non la imbarazza stare
nel governo con un premier che quando gli domandano se è antifascista non
risponde? «Rispondo delle mie azioni, del mio linguaggio, della mia coerenza».
Considera irrilevante che il capo di un governo democratico e occidentale non
dica di essere antifascista? «Questo lo dice lei. Berlusconi ha salvato
l'Italia dalla "gloriosa macchina da guerra" di Achille Occhetto. Ha
salvato la democrazia italiana». Ma non festeggia il 25 aprile... «Neanche io:
è una festa egemonizzata dai comunisti». Enrico Letta Cisl e Uil non fanno
politica? «Un buon sindacato tratta duramente ma poi firma. Non sono della
linea del mio amico Fausto Bertinotti che si vantava di non aver mai firmato un
contratto. 70 euro sono meglio di niente: i dipendenti degli enti locali e
delle Asl non hanno il contratto perchè la Cgil si è messa contro». Che
rapporti ha con Bonanni e Angeletti? «Pochi, non sono Sacconi». Tutti i suoi
discorsi creano divisioni, ma il Paese non ha bisogno di coesione sociale? «Ho
un consenso del 70%. Questo Paese ha una maggioranza politica molto chiara e i
sondaggi sono molto buoni. Non confondo la coesione sociale con la Cgil».
Quando si concluderà la "lotta ai fannulloni"? Lei aveva detto che se
entro un anno non avesse ottenuto risultati, si sarebbe dimesso. «I conti li
faremo l'11 maggio esattamente a un anno e tre giorni dal mio giuramento, al
Forum della Pubblica amministrazione». C'è modo di farli anche prima. Per
esempio, girando l'angolo: qui dietro c'è l'Agenzia dell'entrate con una fila
inferocita... «Non sono Mandrake, sono "gusto lungo" come la gomma
del ponte di Brooklyn». Si vede che i problemi sono più complicati... «Rispondo
con i fatti: meno 45% il tasso di assenteismo per malattia, rinnovo del contratto
del pubblico impiego, approvata la legge di riforma della Pubblica
amministrazione e a maggio ci sarà il decreto delegato che a giugno diventerà
operativo». Veniamo alle mail dei lettori: gli insegnati si sono molto
risentiti delle sue parole, non si "vergognano" del loro lavoro. «Gli
insegnanti che incontro per strada mi dicono: "sto dalla sua parte, non si
lasci intimorire". Si vede che ci sono insegnanti comunisti e insegnanti
anticomunisti». Non le pare che gli insegnanti della scuola dovrebbero essere
incentivati invece di essere sottopagati? «Sto lavorando perchè nella pubblica
amministrazione si entri per concorso, mentre la gran parte degli insegnanti
sono stati stabilizzati senza concorso». È l'opposto, semmai: se sostiene il
contrario fornisca le percentuali. «I conti li faremo. Comunque, è solo
attraverso la meritocrazia che si può creare la premialità economica: sinora
invece c'è stato un eccesso di sindacalizzazione e appiattimento». Si ha
l'impressione che lei non ami il settore pubblico, lo Stato: prendiamo il
"piano casa": distrugge i vincoli a salvaguardia del territorio. «È
una sensazione sbagliata. Quei vincoli sono astratti, viviamo in un Paese
ipocrita che fa leggi e piani regolatori ma produce schifezze. Io voterò per la
rottamazione delle schifezze. Non mi piace l'ipocrisia delle regole ferree a
cui poi seguono i condoni». Lei propone l'alienazione del patrimonio
immobiliare degli ex Istituti autonomi delle case popolari. Ma una sentenza della Corte Costituzionale non lo consente.
«Quella è una sentenza del 2006, ora abbiamo una nuova legge: la 133 del 2008.
Vedremo cosa dirà la Corte. Sono 800mila le case ex Iacp in Italia: è un
patrimonio morto che rende tutti infelici. Le morosità raggiungono il 40%, non
ci sono i soldi per le manutenzioni, le Regioni spendono 3 miliardi
l'anno. E il problema sociale non si risolve, perché nessuno lascia la casa,
anche se ormai ha perso i requisiti. A questo punto vendiamo tutto agli
inquilini, ad un prezzo capitalizzato dell'affitto». Ma come potrà acquistare
chi non ha soldi? «L'affitto medio è 70euro, riscattare la casa costerà in
media intorno ai 25mila euro, per immobili che poi varranno 5 volte tanto». Fra
gli affittuari ci sono i pensionati. «Anche loro hanno figli e altri hanno un
reddito medio-alto e faranno un affare. Voglio vendere a tutti, anche ad
abusivi e fricchettoni: se la rivendano e se la fumino! Voi avete una visione
sfigata della vita». Ma in questo modo non si rischia una svendita in blocco
che, alla fine, non darà il denaro sufficiente a fare una nuova politica per la
casa? «La svendita c'è già. Il patrimonio abitativo non è più utilizzato per i
fini per cui era stato costruito. Io non faccio altro che prendere atto del
fallimento di una grandissima idea sociale, realizzata con il contributo dei
lavoratori dipendenti. A mano a mano che i redditi miglioravano la gente
avrebbe dovuto lasciare le case popolari. Non è andata così. Quell'idea, nata
ai tempi di Fanfani, è fallita per colpa di tutti: Dc, Pci, Psi e della nostra
idea di Stato». Perché non verificare i requisiti di chi oggi vive nelle case?
«Non ce l'ha fatta nessuno. Se fai la radiografia agli inquilini, scoppia la
rivoluzione. Il vero scandalo è questo. Meglio azzerare e ripartire». Per
costruire nuove case popolari? «La mia idea è un'altra. Siamo un Paese che non
fa rispettare le regole. Meglio interventi sugli affitti o mutui a tasso zero».
Il piano casa presenta un altro problema: come i condoni, è una violazione
della cultura delle regole. «La cultura delle regole ha prodotto l'abusivismo.
Questo Paese è profondamente cattolico e ipocrita. Disattende le regole che si
dà: questo si definisce "azzardo morale". È la cultura catto-
comunista, socialista, liberale etc. La borghesia dell'unificazione d'Italia,
tanto incensata dalla storiografia risorgimentale, fu una borghesia delle mani
libere. Sarebbe bello far rinascere la cultura delle regole, ma se lei, un
ministro, risponde che nessuno c'è riuscito, è una grande sconfitta collettiva.
«Chi governa è tenuto al pragmatismo. A me piacerebbe far rispettare le regole.
Non ci riesco. Ho uno strumento che mi consente di ricominciare? Allora dico:
pochi soldi, maledetti e subito». A proposito di cultura delle regole: per far
votare correttamente i deputati abbiamo speso 450mila euro... «In Europa, dove
sono stato eletto per nove anni, nessuno si è mai sognato di fare il
"pianista". Evidentemente c'è una diversità culturale di fondo».
Passiamo a un argomento un po' personale. È vero che sta scrivendo un romanzo
d'amore intitolato la «Lista di Spagna»? «Mi piacerebbe, ma non è vero. È vero,
però, che la "Lista di Spagna" è il luogo dove per un decennio ho
lavorato d'estate alla bancarella di souvenir di mio padre. È a Venezia e si
trova fra la Ferrovia e il ponte delle Guglie. Là ho imparato a dire i prezzi
in tutte le lingue». Come sono i rapporti fra lei e Tremonti? Stando a quanto
lei ha detto in un'intervista, sembra ci sia una competizione ventennale...
«Meno tempo: Tremonti è arrivato dopo. Siamo solo di carattere diverso. Io sono
di buon carattere: mi arrabbio, ma mi passa». Si vuole scusare con gli studenti
dell'Onda che ha definito "guerriglieri"? «Neanche morto, finché ci
sarà questa guerriglia autorappresentiva con le prime file che spingono e le
seconde che filmano...». Non teme di alimentare lo scontro? «Non credo che una
parola del sottoscritto alimenti lo scontro». Gli studenti dell'Onda tengono i
corsi di recupero a scuola, visto che non ci sono i fondi statali. «Questa è la
rappresentazione un po' edulcorata che ha fatto "Report". Ma ci sono
tante iniziative, tanti studenti cattolici che fanno solidarietà». Come
affronterà la questione dei precari nella Pubblica amministrazione? «La Cgil
dice che sono 400mila. Li sto contando, saranno meno». Ma il monitoraggio non è
finito... «Siamo a metà e statisticamente si possono fare delle previsioni». Al
di là dei numeri, con il blocco del turn over si è andati avanti con i
contratti a termine. «Lo dice la parola stessa, questi contratti sono
temporanei. La norma Prodi-Nicolais li ha prorogati fino a tutto il 2009. Io
dico, invece, che vanno fatte delle regolarizzazioni con concorso. Ci sono
30mila vincitori di concorsi mai entrati nella pubblica amministrazione. Ma la
gran parte delle regolarizzazioni è già stata fatta: lo Stato non ha contratti
a termine. Questi contratti sono tutti nelle regioni». Hanno sorpreso le sue
dichiarazioni sul fatto che non sarebbero più necessari gli ammortizzatori
sociali che, invece, Marco Biagi aveva proposto. «Biagi era un amico e collega.
Dieci anni fa diceva che in Italia c'è il peggior mercato del lavoro. Io parlo
di lui all'indicativo presente, per me è come fosse ancora vivo, e per questo
posso permettermi di dire "non sono d'accordo" con lui sugli
ammortizzatori sociali». Altre domande dei lettori: perchè, negli uffici
pubblici, non mette i voti anche ai dirigenti? E i politici non dovrebbero
essere anche loro sottoposti a un giudizio? «Il pesce puzza dalla testa, quindi
sui dirigenti sono d'accordo. Il giudizio per i politici invece si esprime
attraverso le elezioni. Certo, era meglio quando nelle elezioni politiche c'era
il sistema delle preferenze. Io stesso mi sentivo più libero allora». Lei ce
l'ha con Tremonti? «È lui che ce l'ha con me» C'è un esponente del
centrosinistra che vorrebbe al governo? «Sicuramente Enrico Letta».
[25-03-2009]
( da "Dagospia.com" del 25-03-2009)
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GONG! FACCI E TRAVAGLIO SE LE DANNO SU DE MAGISTRIS - MARCOLINO: si
candidano condannati per mafia, tangenti e omicidio, perché NO un servitore dello Stato?
FACCI: è un magistrato, non SI FA. le sue inchieste SONO STATE un nulla
assOluto
Da "Oggi" 1 - Risponde Marco Travaglio... Tutti
i cittadini italiani hanno il diritto di candidarsi. Salvo quelli ineleggibili perché condannati e interdetti dai pubblici
uffici, o perché incompatibili per conflitti d'interessi. Berlusconi, per
esempio, è ineleggibile per la legge 361/1957, in quanto concessionario dello
Stato per le sue Tv. Eppure è sempre dichiarato eleggibile in barba alla legge,
visto che l'ineleggibilità la decide a maggioranza una giunta del Parlamento.
Filippo Facci De Magistris è un magistrato (che ha fra l'altro deciso di
lasciare per sempre la toga) incensurato, senza conflitti d'interessi, dunque è
eleggibile. Si dirà: anche se lecito, non è opportuno che un arbitro diventi
giocatore. In linea di principio concordo: in condizioni normali, è inopportuno
che si candidino magistrati e giornalisti, arbitri della politica. Ma lo può
dire solo chi non ha mai candidato magistrati: cioè, in Italia, nessuno. De
Magistris comunque fa eccezione: come Michele Santoro, si candida al Parlamento
europeo perché gli è stato impedito di fare il suo lavoro. Il
Csm, con motivi risibili, l'ha trasferito da Catanzaro a Napoli e gli ha
vietato di fare il pm. Poi, che sia indagato dalla Procura di Roma è un «atto
dovuto», dopo le denunce che gli han fatto i suoi ex colleghi, non contenti di
averlo boicottato e spogliato delle sue indagini. Se fosse accusato di
condotte infamanti, incompatibili con la politica, Di Pietro avrebbe fatto bene
a non candidarlo. Ma De Magistris è accusato di aver difeso le proprie
inchieste davanti alla Procura di Salerno. In un Paese dove si candidano
condannati per mafia, tangenti e omicidio, sarebbe davvero curioso se non
potesse farlo un servitore dello Stato. 2 - RISPONDE FILIPPO FACCI... La
candidatura di Luigi De Magistris è un caso particolare. Non è solo un
magistrato che va a capitalizzare la popolarità che ha acquisito grazie alla
stampa e alla televisione: quello l'hanno fatto anche altri, in primis
quell'Antonio Di Pietro che appunto gli ha proposto un seggio a Strasburgo. In
realtà era da parecchio che ci si chiedeva se non fosse il caso che un
magistrato, prima di candidarsi, non dovesse stare in aspettativa per un po' di
tempo e soprattutto escludere di poter tornare a giudicare il prossimo una
volta dismessa la casacca politica. MARCO TRAVAGLIO - Copyright Pizzi Ma il
problema nel problema, nel caso di De Magistris, è che si trova ancora nel bel
mezzo delle polemiche che lo riguardano: non per niente è stato indagato per
due reati che non sono da poco, per un magistrato: concorso in abuso d'ufficio
e interruzione di pubblico servizio. È stato candidato, oltretutto, da un
partito che si era preposto che i partiti non candidassero indagati: bella
prova di coerenza. Ma il punto fondamentale è che la popolarità di De Magistris
è solo schiuma mediatica, è solo il prodotto perverso di chi l'ha sostenuto
prevedendo di candidarlo: ancora Di Pietro, ossia, e certi giornalisti a lui
legati. Per il resto, le inchieste di De Magistris si sono rivelate un nulla
assoluto con gravi danni per le istituzioni e per le persone che ha coinvolto.
E questo non lo dico io, o una particolare fazione politica, ma hanno dovuto
ammetterlo tutti: il capo dello Stato, il Consiglio superiore della
magistratura, la Corte di Cassazione, i colleghi e i superiori di De Magistris,
il sindacato dei magistrati, la stampa di destra e di sinistra. Nonché tutte le
forze politiche a eccezione di una: quella che l'ha candidato, e che anziché
guardarsi in casa spiega che ogni volta il problema è Silvio Berlusconi.
[25-03-2009] Luigi De Magistris
( da "Virgilio Notizie" del 25-03-2009)
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Palermo, 25 mar. (Apcom) - Era
amico della vittima, ha coordinato le indagini per l'omicidio e poi
rappresentato la pubblica accusa nel processo di primo grado che ha portato
alla condanna di due persone, poi però manifesta le proprie perplessità sulla effettiva
responsabilità dei due condannati con una lettera anonima che nei giorni scorsi
ha riconosciuto come propria. Si tratta del Pm Olindo Canali, in servizio da 15
anni di fila alla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. In una
lettera il magistrato ha sostenuto che la verità sull'omicidio del giornalista
Beppe Alfano, non era quelle emersa dal processo e che alcune persone, un
avvocato, Fabio Repici, e Piero Campagna,il fratello di Graziella, vittima di
mafia, ne erano al corrente. Adesso nei confronti di Canali
due consiglieri del Csm, la laica del Pdci Letizia Vacca e il togato di Unicost
Fabio Roia, chiedono che si occupi la Prima Commissione di Palazzo dei
Marescialli. E' stato lo stesso Canali, ieri, ad attribuirsi la paternità
dell'anonimo, inviando un fax al procuratore generale di Messina, Salvatore
Scaramazza, che l'ha letto in aula durante il maxiprocesso d'appello
'Marenostrum'. La lettera, riconosciuta come propria dal Pm, mette in dubbio
pure l'attendibilità del collaboratore di giustizia Maurizio Bonaceto le cui
dichiarazioni furono decisive nel processo per l'uccisione di Alfano. Per quel
delitto sono stati condannati all'ergastolo il boss barcellonese Giuseppe
Gullotti, come mandante, e a 30 anni l'esecutore materiale, Antonino Merlino.
"Visto che ad Apicella lo hanno sospeso e tolto i soldi perchè ha fatto il
suo dovere, non oso immaginare cosa sia giusto fare a Canali" dice ad
Apcom Sonia Alfano, figlia del giornalista assassinato. "Per quanto mi
riguarda - prosegue - sono anni che accuso pubblicamente e nelle sedi
giudiziarie Canale per il suo atteggiamento. Ha mandato una lettera anonima lui
che è stato tenutario dei segreti di mio padre, ha coordinato le indagini di
quel delitto, poi il pm in primo grado e ora si sveglia e manda un anonimo? Mi
pare - sottolinea - che abbia ancora una toga addosso, doveva muoversi prima
per accertare la verità. Per noi - sottolinea- la verità vede in carcere
Merlino e Gullotti, e per noi quella è la verità. Un magistrato che manda
anonimi - sostiene Sonia Alfano - non è meritevole di una semplice censura. E
poi lui andava a pranzo e cena con il cognato del boss Gullotti, che è deceduto
un anno addietro, il dottor Rugolo". Secondo Sonia Alfano, il padre,
quando Canali arrivò a Barcellona, gli si avvicinò e si confidava: "Diceva
che non sapeva nulla di mafia anche se poi ho saputo che aveva fatto l'uditore
giudiziario a Milano quando presidente era il barcellonese Francesco Di
Maggio". Beppe Alfano, secondo la figlia confidò a Canali che
"secondo quanto aveva potuto appurare con le sue inchieste
giornalistiche" nel grosso centro messinese "si nascondeva il boss
catanese, allora latitante Nitto Santapaola".
( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Sicilia/Omicidio Alfano,Pm manda
anonimi:chiesta indagine a Csm di Apcom La figlia:Se Apicella sospeso, a Canali
tocca molto di più -->Palermo, 25 mar. (Apcom) - Era amico della vittima, ha
coordinato le indagini per l'omicidio e poi rappresentato la pubblica accusa
nel processo di primo grado che ha portato alla condanna di due persone, poi
però manifesta le proprie perplessità sulla effettiva responsabilità dei due
condannati con una lettera anonima che nei giorni scorsi ha riconosciuto come
propria. Si tratta del Pm Olindo Canali, in servizio da 15 anni di fila alla
Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. In una lettera il
magistrato ha sostenuto che la verità sull'omicidio del giornalista Beppe
Alfano, non era quelle emersa dal processo e che alcune persone, un avvocato,
Fabio Repici, e Piero Campagna,il fratello di Graziella, vittima di mafia, ne
erano al corrente. Adesso nei confronti di Canali due consiglieri del Csm, la
laica del Pdci Letizia Vacca e il togato di Unicost Fabio Roia, chiedono che si
occupi la Prima Commissione di Palazzo dei Marescialli. E' stato lo stesso
Canali, ieri, ad attribuirsi la paternità dell'anonimo, inviando un fax al
procuratore generale di Messina, Salvatore Scaramazza, che l'ha letto in aula
durante il maxiprocesso d'appello 'Marenostrum'. La lettera, riconosciuta come
propria dal Pm, mette in dubbio pure l'attendibilità del collaboratore di
giustizia Maurizio Bonaceto le cui dichiarazioni furono decisive nel processo
per l'uccisione di Alfano. Per quel delitto sono stati condannati all'ergastolo
il boss barcellonese Giuseppe Gullotti, come mandante, e a 30 anni l'esecutore
materiale, Antonino Merlino. "Visto che ad Apicella lo hanno sospeso e
tolto i soldi perchè ha fatto il suo dovere, non oso immaginare cosa sia giusto
fare a Canali" dice ad Apcom Sonia Alfano, figlia del giornalista
assassinato. "Per quanto mi riguarda - prosegue - sono anni che accuso
pubblicamente e nelle sedi giudiziarie Canale per il suo atteggiamento. Ha
mandato una lettera anonima lui che è stato tenutario dei segreti di mio padre,
ha coordinato le indagini di quel delitto, poi il pm in primo grado e ora si sveglia
e manda un anonimo? Mi pare - sottolinea - che abbia ancora una toga addosso,
doveva muoversi prima per accertare la verità. Per noi - sottolinea- la verità
vede in carcere Merlino e Gullotti, e per noi quella è la verità. Un magistrato
che manda anonimi - sostiene Sonia Alfano - non è meritevole di una semplice
censura. E poi lui andava a pranzo e cena con il cognato del boss Gullotti, che
è deceduto un anno addietro, il dottor Rugolo". Secondo Sonia Alfano, il
padre, quando Canali arrivò a Barcellona, gli si avvicinò e si confidava:
"Diceva che non sapeva nulla di mafia anche se poi ho saputo che aveva
fatto l'uditore giudiziario a Milano quando presidente era il barcellonese
Francesco Di Maggio". Beppe Alfano, secondo la figlia confidò a Canali che
"secondo quanto aveva potuto appurare con le sue inchieste
giornalistiche" nel grosso centro messinese "si nascondeva il boss
catanese, allora latitante Nitto Santapaola".
( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento/Casson
(Pd):Maggioranza procede come falange armata di Apcom Non hanno ammesso
defezioni -->Roma, 25 mar. (Apcom) - "La maggioranza si è presentata
come una falange armata, nel senso che non hanno assolutamente ammesso
defezioni, e su questo (l'obbligo di nutrizione artificiale, ndr) e su altri
punti fondamentali ha approvato sia il testo che è arrivato in aula dalla
commissione Sanità sia quei pochissimi emendamenti che la maggioranza aveva
promosso": lo ha detto Felice Casson, senatore del Partito Democratico,
nel corso di un'intervista all'agenzia radiofonica Econews sul testamento biologico.
"La questione fondamentale - ha affermato - riguarda la mancanza di
rispetto di questo disegno di legge per le norme costituzionali, e in
particolare per l'art. 32 comma secondo e l'art. 13 della Costituzione".
Alla domanda se Casson si pone tra quanti auspicano un futuro referendum, il
senatore ha risposto: "Quando c'è una legge che viola in maniera così
palese delle norme costituzionali e dei principi di libertà ci sono tre strade
istituzionali per modificare questo stato di cose. Il primo ovviamente - ha
risposto - è quello dell'intervento parlamentare con una nuova normativa; il secondo è quello del ricorso al giudice che sicuramente ci
sarà, e purtroppo ripetutamente, con una legge di questo tipo, e quindi
attraverso la magistratura ordinaria un ricorso alla Corte Costituzionale; la
terza strada è quella del referendum. Per leggi così gravi e così vergognose -
ha concluso - penso che debbano essere seguite tutte le strade".
( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
##Casa/ Slitta il piano, stop
Regioni fa saltare il decreto di Apcom Berlusconi: "Urgenza resta,ma
valuteremo strumento più opportuno" -->Roma, 25 mar. (Apcom) - Si
allungano i tempi per il varo del piano casa. Alla fine le Regioni l'hanno
spuntata. Lo 'stop' dei governatori fa sfumare l'ipotesi di procedere per
decreto legge sul piano straordinario per l'edilizia che, comunque, non
approderà al Consiglio dei ministri di venerdì. Ad un tavolo tecnico ad hoc
viene affidato il compito di trovare, entro martedì, un'intesa con le Regioni e
poi ci sarà un'altra Conferenza Unificata. Il primo a frenare sulla possibilità
di un Dl e ad aprire al confronto con gli Enti locali è stato lo stesso premier
Silvio Berlusconi. "L'urgenza resta ma non è detto che il decreto legge
sia lo strumento più opportuno", ha sottolineato il premier assicurando
che l'esecutivo vuole lavorare "in sintonia e in accordo con le autonomie
locali" e che le misure interesseranno "il 50% delle famiglie".
Quanto agli strumenti legislativi da adottare, il governo ora sembra orientato
a procedere o con un disegno di legge, o più probabilmente, con una legge
quadro, alla quale faranno seguito leggi regionali. L'esecutivo "lavora e
lavorerà per un'intesa con le Regioni", ha detto il ministro per gli
Affari Regionali, Raffaele Fitto, al termine della Conferenza Unificata,
spiegando che "entro martedì" verrà individuata "una piattaforma
con principi e scelte condivise. Fatte le verifiche, subito dopo martedì il
consiglio dei ministri potrà poi valutare le modalità con cui procedere".
Soddisfatte le Regioni, che avevano bollato il decreto come anticostituzionale
dicendosi pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale.
"Abbiamo fatto un passo avanti. Abbiamo detto con molta chiarezza che il
decreto presentato in forma di bozza, dal punto di vista delle competenze, ha
un profilo incostituzionale",
ha commentato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani,
aggiungendo che "adesso si apre il lavoro che deve definire quali sono le
competenze, il rilancio e la semplificazione normativa
dell'edilizia". Sulla stessa linea il presidente dell'Anci, Leonardo
Domenici: "sono convinto che il confronto con il governo sia stato messo
su binari certamente migliori. Ora ci auguriamo che questo confronto possa
portarci a dei risultati concreti nell'interesse del paese e della ripresa
economica, ma anche stando dentro quelle che sono le norme, i principi e le
regole che stabiliscono il rapporto e le rispettive competenze tra le diverse
istituzioni". A plaudere, infine, è anche l'opposizione con il leader del
Pd, Dario Franceschini: "è stato ritirato il decreto-cementificazione che
avrebbe creato danni spaventosi. Siamo pronti a discutere senza pregiudizi,
dopo che avremo visto il nuovo testo, a condizione che siano norme che non
facciano correre il rischio di una devastazione del paesaggio".
( da "Wall Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il mondo alle 21 di Apcom La
notizia del giorno -->Roma, 25 mar. (Apcom) - Si allungano i tempi per il
varo del piano casa. Alla fine le Regioni l'hanno spuntata. Lo 'stop' dei
governatori fa sfumare l'ipotesi di procedere per decreto legge sul piano
straordinario per l'edilizia che, comunque, non approderà al Consiglio dei
ministri di venerdì. Ad un tavolo tecnico ad hoc viene affidato il compito di
trovare, entro martedì, un'intesa con le Regioni e poi ci sarà un'altra
Conferenza Unificata. Il primo a frenare sulla possibilità di un Dl e ad aprire
al confronto con gli Enti locali è stato lo stesso premier Silvio Berlusconi.
"L'urgenza resta ma non è detto che il decreto legge sia lo strumento più
opportuno", ha sottolineato il premier assicurando che l'esecutivo vuole
lavorare "in sintonia e in accordo con le autonomie locali" e che le
misure interesseranno "il 50% delle famiglie". Quanto agli strumenti
legislativi da adottare, il governo ora sembra orientato a procedere o con un
disegno di legge, o più probabilmente, con una legge quadro, alla quale faranno
seguito leggi regionali. L'esecutivo "lavora e lavorerà per un'intesa con
le Regioni", ha detto il ministro per gli Affari Regionali, Raffaele
Fitto, al termine della Conferenza Unificata, spiegando che "entro
martedì" verrà individuata "una piattaforma con principi e scelte
condivise. Fatte le verifiche, subito dopo martedì il consiglio dei ministri
potrà poi valutare le modalità con cui procedere". Soddisfatte le Regioni,
che avevano bollato il decreto come anticostituzionale dicendosi pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale. * In
primo piano Messico/ Arriva Clinton, per Obama guai nel "cortile di
casa" Roma - "Il Messico non è una minaccia": Hillary Rodham
Clinton lo proclama, rassicurante, in una intervista al quotidiano messicano La
Reforma, nel giorno del suo arrivo in visita nel grande vicino meridionale.
Clinton sarà nella capitale Città del Messico e poi a Monterrey. Al centro
della visita di Clinton, ci sono "sicurezza e immigrazione". Cioè in
primo luogo la sanguinosa guerra al narcotraffico che sta squassando lo Stato
di Chihuahua, alla frontiera. *** Usa-Francia/ Sarkozy e Obama, bilaterale a
margine G20 Parigi - Nicolas Sarkozy e Barack Obama si sono dati appuntamento
"in un quadro bilaterale" a margine del vertice Nato, il 3 e 4 aprile
prossimo: lo ha annunciato l'Eliseo questa sera spiegando che i due presidenti
hanno parlato "una mezz'ora al telefono" e si sono rallegrati
"per il loro prossimo incontro a Strasburgo in quadro bilaterale e poi nel
quadro del summit del 60simo anniversario della Nato". *** Darfur/ Cpi:
non c'è via d'uscita possibile per Bashir L'Aia - L'ufficio del procuratore
della Corte penale internazionale (Cpi) ha detto che "non c'è alcuna via
d'uscita possibile" per il presidente sudanese Omar al Bashir, in visita
in Egitto nonostante il mandato di cattura internazionale spiccato nei suoi
confronti dal tribunale de l'Aia. *** Francia/ Dirigente ostaggio, dipendenti
3M chiedono dialogo Pithiviers (Francia) - I dipendenti dello stabilimento
della 3M di Pithiviers, che da martedì tengono in ostaggio il loro direttore,
vogliono negoziare con la direzione della filiale francese della multinazionale
statunitense: lo hanno reso noto fonti sindacali. *** Rai/ Assemblea ratifica
Cda, Garimberti indicato presidente Roma - L'Assemblea degli azionisti della
Rai ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione dell'azienda. Ne fanno
parte Giovanna Bianchi Clerici, Rodolfo De Laurentiis, Alessio Gorla, Nino
Rizzo Nervo, Guglielmo Rositani, Giorgio Van Straten, Antonio Verro (eletti dalla
commissione Parlamentare di Vigilanza), Angelo Maria Petroni e Paolo Garimberti
indicati, come prevede la legge, dall'azionista di maggioranza, che ha indicato
Garimberti per la nomina a presidente della società. *** Biotestamento/ Senato
boccia tentativo mediazione cattolici Pd Roma - Bagarre nell'aula del Senato
per un doppio emendamento presentato dalle senatrici cattoliche del Pd Dorina
Bianchi (capogruppo in commissione Sanità) ed Emanuela Baio al ddl sul
testamento biologico che intendeva prevedere la sospensione di alimentazione e
idratazione artificiali al paziente nel caso eccezionale in cui "si
verifichi perdita irreversibile della funzione propria dell'individuo di
assorbimento e metabolismo". *** Rifiuti/ Berlusconi a Napoli dopo
sopralluogo ad Acerra Napoli - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è
giunto in Prefettura a Napoli dopo aver fatto un sopralluogo, in forma
strettamente privata, al nuovo termovalorizzatore di Acerra che domani verrà
attivato per la prima volta. *** Pdl/ Fini:No a partito-fazione,dare vita a
progetto per l'Italia Roma - All'ultimo congresso di An "ho invitato gli
iscritti a dare vita a un progetto per l'Italia. Farò lo stesso sabato al
congresso del Pdl". Gianfranco Fini, incontrando la stampa estera, torna a
parlare del Pdl che ha in mente ribadendo che "come tutti i partiti della
fase post-ideologica deve essere considerato uno strumento della
democrazia". *** Usa/Sorpresa da ordini beni durevoli, primo rialzo in sei
mesi New York - Gli ordini di beni manifatturieri e le vendite di nuove case
hanno entrambi sorpreso gli analisti, registrando un rialzo in febbraio:
tuttavia gli economisti sostengono che, alla luce del protrarsi della
recessione, i miglioramenti difficilmente si ripeteranno. Il Dipartimento del
Commercio ha reso noto oggi che il mese scorso gli ordini di beni durevoli -
che comprendono prodotti industriali di grandi dimensioni, tra cui frigoriferi,
televisori, computer, lavatrici, lavastoviglie, che si prevede durino almento
tre anni - sono aumentati del 3,4%. *** Thyssen/Processo,oggi in aula
ricostruzioni e video su tragedia Torino - E' stata la giornata delle immagini
e delle videoanimazioni quella trascorsa oggi al tribunale di Torino dove si è
svolta una nuova udienza per il processo per il rogo alle acciaierie
ThyssenKrupp del 6 dicembre 2007 che costò la vita a sette operai e per il
quale sono imputati sei dirigenti. *** Sandri/ L'amico: Spaccarotella? L'ho
visto a braccia tese Arezzo - Gambe larghe, braccia tese, una pistola in mano
puntata verso l'altra parte dell'autostrada: questa la figura, dell'uomo in
divisa, che è comparsa alla ribalta del processo per l'omicidio di Gabriele
Sandri, processo che oggi ha vissuto la terza udienza con la deposizione di
dieci testimoni. *** F1/ Ecclestone: Tre nuovi team e medaglie nel Mondiale
2010 Madrid - Tre nuovi team e sistema delle medaglie nel Mondiale 2010 di
Formula 1. Lo ha detto il patron del circus Bernie Ecclestone. ***
Calcio/Platini lancia allarme: match truccati problema più grave Copenaghen -
Le partite truccate sono "un grave pericolo" e "il più grande
problema" del calcio. Lo ha detto il presidente dell'Uefa Michel Platini.
( da "Corriere.it" del 25-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Bossi: un accordo si troverà,
anche io ho bisogno un locale per i miei figli Casa, il no delle Regioni
affossa il decreto Berlusconi: «Vedremo, ma l'urgenza c'è » Lombardo: «Le
proposte si costruiscono insieme». Dubbi su cubature e destinazioni.
Franceschini attacca la Lega ROMA - Il piano casa non vedrà la luce attraverso
un decreto legge. Di certo non questa settimana, come invece era stato
ipotizzato. La netta opposizione dei presidenti di Regione ha indotto il
premier, Silvio Berlusconi, a fare marcia indietro sul proposito di varare
subito e con uno strumento d'urgenza le nuove misure per il rilancio
dell'edilizia, anche se il capo del governo assicura: «Nessuna frenata».
L'esecutivo ha deciso di prendere tempo: il ministro per gli Affari regionali,
Raffaele Fitto, ha annunciato che nei prossimi giorni verrà riaperto il
confronto tra Stato e enti locali e che una linea comune dovrà essere
individuata entro martedì. Poi sarà convocata una nuova conferenza
Stato-Regioni come quella che oggi ha di fatto affossato la via del decreto.
«NIENTE DECRETO» - Berlusconi, dopo aver preso martedì le distanze dalla bozza
di decreto diffusa da Palazzo Chigi, aveva iniziato col dirsi possibilista,
affermando la necessità di trovare un accordo con i governatori perché
«sull'argomento c'è una competenza concorrente e non vogliamo una contrarietà delle regioni che potrebbero poi adire alla Corte
Costituzionale». Poi aveva detto che l'esecutivo avrebbe utilizzato il tempo a
disposizione prima del consiglio dei ministri di venerdì per «trovare
un'armonia» con le Regioni. Ma aveva anche precisato che «non è detto che il
decreto sia lo strumento più opportuno», pur rimarcando che «i presupposti di
urgenza sul piano casa restano». Era stato però Raffaele Lombardo,
presidente della Sicilia alla guida di una coalizione di centrodestra, a dire
quello che ormai era nell'aria, con una dichiarazione inequivocabile rilasciata
ai cronisti subito dopo il vertice di Palazzo Chigi: «Venerdì nessun decreto
legge sarà adottato. La bozza di confronto iniziale viene ritirata. Le proposte
si costruiscono insieme, perchè la materia è concorrente». Un momento della
conferenza unificata governo-enti locali (Infophoto) «ERA INCOSTITUZIONALE» -
La pausa di riflessione stabilita tra esecutivo e governatori è stata accolta
con grande entusiasmo dai secondi. «Abbiamo fatto un passo in avanti - ha detto
il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, alla guida della
giunta regionale dell'Emilia Romagna -. Abbiamo detto con molta chiarezza che
il decreto presentato in forma di bozza, dal punto di vista delle competenze,
aveva un profilo incostituzionale. Anche se nel merito
dei contenuti possiamo essere d'accordo su alcune cose». Quel che preoccupa le
Regioni lo aveva evidenziato prima dell'inizio del summit il presidente della
Toscana, Claudio Martini: «Ci sono molte questioni che non sono assolutamente
condivise; penso ai cambi di destinazione d'uso, al mercato delle cubature, a
procedere in deroga a tutto». D'altro canto, tutti i governatori sostengono che
«questa può essere una buona opportunità se viene gestita insieme e non produce
un contenzioso importante». «Se ci sarà un terreno utile noi offriremo una
assolutamente disponibilità a procedere per la semplificazione amministrativa,
la velocizzazione degli iter che riguardano noi ma anche gli organi centrali.
Quello che chiediamo è che non ci siano prevaricazioni di competenze, perchè
provocherebbero un vulnus difficilmente recuperabile». «ACCORDO TRA STATO E
REGIONI» - Meno netta la posizione del presidente della Lombardia, Roberto
Formigoni: «Sono convinto che troveremo una soluzione, l'importante è che si
salvi il nucleo della proposta che tanti cittadini attendono». Formigoni
auspica «un grande accordo tra Stato e Regioni, ciò per cui mi sono speso, ciò
per cui sto lavorando». Sul tipo di provvedimento Formigoni ha sottolineato:
«Vedremo la forma, questo aspetto però mi interessa di meno. La mia proposta è
di un decreto legge a tempo che possa entrare in attivitá 60-90 giorni dopo.
Credo che questa potrebbe essere la strada percorribile». «NESSUNA FRENATA» -
Concessioni ai governatori a parte, l'esecutivo non vuole lasciarsi comunque
scappare l'occasione di intervenire in questo settore: «Se solo il 10% delle
famiglie proprietarie di mono o bifamiliari facesse lavori di ampliamento - ha
detto Berlusconi -, si attiverebbero dai 50-60 miliardi di giro di affari». In
ogni caso, ha fatto notare Berlusconi, non c'è «nessuna frenata, nessuna marcia
indietro del governo»: è vero che rispetto a quanto inizialmente annunciato il
testo ha finito col parlare solo delle abitazioni autonome. Ma anche in questo
caso il provvedimento riguarda «quasi il 50% delle abitazioni, che sono
monofamiliari o bifamiliari». «Dalle ultime notizie che abbiamo - ha precisato
il premier - sono il 25-28% delle monofamiliari e il 13-15% le bifamiliari.
Quindi il provvedimento riguarderà quasi il 50% delle famiglie italiane e non
le ville come ho letto stamattina». LE «NEW TOWN» - Non solo: nel corso del
vertice con le Regioni il Cavaliere ha rispolverato la sua vecchia proposta,
lanciata già in campagna elettorale, di realizzare delle «new town» attorno ai
grandi centri abitati, un po' sul modello di quanto da lui stesso realizzato
con Milano 2. In questo caso, però, si tratterebbe di nuovi quartieri
residenziali in edilizia economica popolare, destinati a far fronte al problema
abitativo per giovani coppie e famiglie con redditi non elevati. BOSSI E IL
LOCALE PER I FIGLI - Del piano casa è tornato a parlare anche il ministro delle
Riforme, Umberto Bossi «Ieri ho visto il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi e gli ho detto che è giusto parlare con tutti, con le Regioni,
perchè diverse fra loro hanno già un proprio piano casa» ha sottolineato il
leader leghista». Secondo il leader del Carroccio «l'accordo si troverà.
L'importante è parlare. Io stesso ho bisogno di un locale per far studiare i
figli». «LA LEGA SI CONTRADDICE» - Il leader del Pd, Dario Franceschini, ha
invece fatto notare che se il governo sta facendo marcia indietro sui punti più
controversi del decreto questo è merito dei democratici, che martedì avevano
attaccato il primo testo diffuso da Palazzo Chigi alle regioni. In mattinata,
parlando a Rainews 24, Franceschini è tornato sulla questione puntando il dito
contro i Lumberd: «La Lega incassa la bandiera del federalismo, e va bene, la
nostra astensione è stata un'apertura - ha detto il segretario del partito
democratico -. Ma poi si contraddice nei comportamenti quotidiani con il
decreto cementificazione che sottrae tutti i poteri a regioni e comuni». stampa
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