Sezione
principale: Giustizia
Iannuzzi(Pd):
"Centrodestra vuole riesumare il listino"
( da "Caserta News" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Sono sconcertato dalla decisione
ingiustificata del Governo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la
nuova legge elettorale approvata di recente dal Consiglio Regionale della
Campania". Così il segretario regionale del PD Tino Iannuzzi commenta la
risoluzione con cui il Consiglio dei Ministri ha impugnato la nuova Legge
Elettorale campana.
Romano replica a
centrosinistra su legge elettorale
( da "Caserta News" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ritenendo di dover sottoporre alla
Corte Costituzionale una norma regionale evidentemente illegittima, l'ha
impugnata. E allora? Qual è lo scandalo? Dov'è questo tentativo di soffocare la
democrazia? Vogliamo riesumare il Listino? Per noi è uno strumento utile a
garantire realmente una seppur minima ma almeno certa partecipazione delle
donne.
Il crinale scivoloso del
muro contro muro ( da "Corriere.it"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: perché la legge rispondeva alle
condizioni chieste dalla Corte Costituzionale nel 2004, unico suo «punto di
riferimento». Per paradosso, quella Costituzione che Berlusconi è accusato di
deformare e stravolgere, appare un ingombro anche ai suoi avversari nel momento
in cui il capo dello Stato la addita come bussola neutrale, oggettiva.
Le parole dei laici
( da "Trentino" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Italia sia una Repubblica laica lo
ha ribadito anche la Corte Costituzionale con la sentenza 203 del 1989. Ma ogni
giorno, anche se volessimo fare di tutto per non tenerne conto, non possiamo
ignorare che l'Italia è anche il "giardino del Papa". Meglio, è il
Paese della perenne questione cattolica, mai tanto avvertita come in questi
ultimi anni.
Comizio in dialetto di
Zaia ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 23-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale ha
dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la
tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la
scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali,
di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'
Gaetano Pecorella
( da "Stampa, La" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: posizione del premier è stata
stralciata in attesa che la Corte Costituzionale decida sulla legittimità del
Lodo Alfano. Come giudica la procedura? «Dico che quella sentenza è stata una
condanna morale per un convitato di pietra, cioè Berlusconi. E aggiungo che un
magistrato (il riferimento è al presidente del collegio Nicoletta Gandus, ndr)
che ha manifestato in maniera pubblica un'
Bocciato il friulano:
"no" della Consulta all'uso del dialetto
( da "Cittadino, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Bocciato il friulano:
"no" della Consulta all'uso del dialetto n La Corte Costituzionale ha
dichiarato l'illegittimità di alcune norme contenute nella legge regionale del
Friuli Venezia Giulia, varata nel 2007, inerente la tutela, la valorizzazione e
la promozione della lingua friulana. In particolare, con la sentenza n.
Pozzo pronto a finanziare
il 20% della nuova Snaidero ( da "Gazzettino,
Il (Udine)" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Udine La Corte costituzionale
boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta regionale di
centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007, e innesca fin da
subito un dibattito politico trasversale che vede il senatore Saro (Pdl)
condividere, il segretario leghista Fontanini rammaricarsi e l'ex deputato
Baracetti annunciare battaglia.
Ctr oscillanti sull'Irap
degli agenti di commercio ( da "Italia
Oggi" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale con la nota
sentenza n. 156/2001 secondo cui presupposto per l'Irap sia lo svolgimento con
autonomia organizzata; la Consulta tuttavia, non ha bene indicato quale tipo di
organizzazione sia rilevante per l'insorgere del presupposto impositivo nelle
attività di lavoro autonomo, come pure non è bene chiaro quali tipi di reddito
siano da comprendere tra gli esercenti
La Consulta: no al
friulano negli uffici ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 23-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per questo la Corte Costituzionale
ha dichiarato l'illegittimità di parte della legge regionale del Friuli Venezia
Giulia, che nel 2007 introdusse il friulano nelle scuole e negli uffici, con i
voti di Lega e del centrosinistra di Illy. Bocciato l'obbligo di rispondere in
friulano negli uffici, di usare toponimi solo in friulano,
In Friuli la regione
parlerà italiano ( da "Italia
Oggi" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte costituzionale ha di fatto
cancellato la legge regionale del 2007 sulla valorizzazione e promozione della
lingua friulana. Per un motivo molto semplice: «la legge», ha detto la Corte,
accogliendo il ricorso della presidenza del consiglio, «eccede la competenza
legislativa attribuita alla regione Friuli-Venezia Giulia dallo statuto
speciale»
Niente deroghe sul codice
appalti ( da "Italia
Oggi" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ha stabilito la Corte
costituzionale nella sentenza n. 160/2009 (depositata ieri in cancelleria e
redatta dal giudice Alfonso Quaranta) che ha dichiarato illegittime alcune
norme della legge n. 1/2008 della Campania (la Finanziaria regionale per il 2008),
annullando di conseguenza anche l'art.
la prima profezia di
palazzo grazioli - giovanni valentini
( da "Repubblica, La"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: prospettiva di finire prima o poi
al vaglio della Corte costituzionale, è questa legge che ha spostato il
controllo effettivo della Rai dal Parlamento al governo, blindando il Cda e
relegando il presidente in un ruolo di arbitro senza fischietto: un Consiglio,
per di più, di cui fanno ancora parte due membri di quello precedente che
approvò la nomina di Alfredo Meocci a direttore generale,
comizio in dialetto di
zaia ( da "Nuova
Venezia, La" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale ha
dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la
tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la
scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali,
di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'
Un piccolo sforzo di
immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi ospedali, sem...
( da "Unita, L'" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E se qualcuno vi denuncia, noi vi
difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza «Non mi
farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare
la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura
verso gli individui e verso la collettività».
doppia censura per una
legge ( da "Nuova
Venezia, La" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: occasione è arrivata dalla Corte
costituzionale che ha riaperto, con una sentenza, il discorso sulla discussa
legge 40, quella, per intenderci, sulla fecondazione assistita su cui si è
celebrato un referendum qualche anno fa. I giudici della Consulta, con un
pronunciamento datato 31 marzo e una sentenza resa pubblica nelle sue
motivazioni solo nei giorni scorsi,
La rivolta dei camici
bianchi: cambiare il Ddl, non siamo spie
( da "Unita, L'" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E se qualcuno vi denuncia, noi vi
difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza «Non mi
farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare
la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura
verso gli individui e verso la collettività».
(
da "Giorno, Il (Milano)"
del 23-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il potere da parte dei parlamentari
di chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è
costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei
parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla
maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme?
di ANTONELLA COPPARI ROMA (
da "Giorno, Il (Milano)"
del 23-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il potere da parte dei parlamentari
di chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è
costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei
parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla
maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme?
in carcere per due anni.
era innocente ( da "Nuova
Venezia, La" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: A determinare le incomprensioni
iniziali con l'autorità giudiziaria, incise in maniera determinante
l'incapacità dell'interprete durante le indagini: su questo delicato problema,
la Corte costituzionale è intervenuta con sentenza 254/07 sancendo il diritto
di imputato e indagato ad avere un proprio interprete di fiducia». (r.d.r.)
I libri tracciano un
affresco del nostro Paese: un popolo sovrano rassegnato
( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex Presidente della Corte
costituzionale, ha affermato: «La gente si sente usata per giochi di potere, vi
è un drammatico bisogno di nuovi amministratori». Ma anche da personaggi
politici, come l'ex leader del Pd Veltroni, si riconosce che «sempre più spesso
si vedono rapporti di commistione tra politica e malaffare che bisogna
assolutamente estirpare»
friulano, la consulta
boccia la legge ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale dà ragione
all'ex governo Prodi contro la riforma di Illy. Salvata invece l'erogazione di
contributi regionali La Lega Nord contesta la decisione Tesini (Pd): con i miei
suggerimenti la normativa avrebbe passato l'esame Friulano, la Consulta boccia
la legge Respinti i punti fondamentali: dall'imposizione negli uffici e nelle
scuole al silenzio assenso Tondo:
e i poli si dividono
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte Costituzionale senza
commettere altre forzature come avvenne con il centrosinistra. Non portò ad
alcun esito il progetto cavalcato da Illy: certo, larga parte dell'opinione
pubblica è interessata alla salvaguardia del friulano sul piano storico, ma si
devono fare i conti con la realtà, ovvero con la globalizzazione che impone la
conoscenza delle lingue internazionali»
L'Onu interviene in difesa
del pluriomicida Battisti ( da "Giornale.it,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Mentre i giudici della Corte
costituzionale brasiliana si preparavano a esaminare il fascicolo, è arrivata
quindi al Supremo tribunal questa lettera. L'autorevole quotidiano O Estado de
Sao Paulo ne riassume così il contenuto: «l'Onu teme una marcia indietro sulla
concessione di pratiche di asilo in Brasile».
duello tra regione e
governo - roberto fuccillo ( da "Repubblica,
La" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e impugna la sciabola per difendere
la legge elettorale che il governo ha impugnato presso la Corte costituzionale.
«L´impugnazione, largamente preannunciata dal centrodestra campano - dice il
presidente - sarebbe basata principalmente sul presunto contrasto con i
principi di uguaglianza, di libertà di voto e di pari opportunità sanciti dalla
Costituzione.
(
da "Adige, L'" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Provincia e governo dopo che il
ministro pugliese Raffaele Fitto ha impugnato davanti alla Corte costituzionale
sia la riduzione dell'1% dell'Irap per gli agricoltori sia la legge che
consente il varo del comune di Ledro: «Lui (Silvio Berlusconi, ndr) non riesce
a diminuire le tasse come aveva promesso - risponde Rosy Bindi - Quindi non
capisco perché non possa lasciar fare chi lo fa».
Suscita un certo imbarazzo
nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio Divina, la
decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli della l
( da "Adige, L'" del
23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: perché l'effetto concreto sarà - se
la Corte Costituzionale accoglierà il ricorso del Governo - un aumento delle
tasse per il settore agricolo trentino e questo non è molto popolare,
soprattutto per una forza politica di centrodestra che ha fatto viceversa della
riduzione delle tasse la sua bandiera.
Anche Alessandro de Guelmi
contro il commissariamento ( da "Adige,
L'" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: azione davanti alla Corte
Costituzionale è stata decisa - come riferito ieri - dal Governo. In
particolare verrebbe cancellata la possibilità di accompagnare la creazione del
Comune di Ledro con una giunta provvisoria, formata dai sindaci dei sei
municipi. Questo esecutivo - secondo la legge regionale - sarebbe rimasto in
carica dalla fine del 2009 (
CONSULTA: BOCCIATA la
LEGGESUl dialetto FRIULANO IN SCUOLE E UFFICI
( da "Secolo XIX, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per questo motivo la Corte
Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di diverse norme della legge
regionale del Friuli Venezia Giulia che nel 2007 ha ufficialmente
introdotto il friulano nelle scuole, negli uffici e più in generale nella vita
pubblica. Le norme erano state approvate con i voti favorevoli della Lega e
della coalizione di Centrosinistra Intesa Democratica,
I medici insistono: Non
siamo spie ( da "Manifesto,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: tutela legale e soccorso
giudiziario fino alla Corte Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà
d'intenti per il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo
il quale questa norma «calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi
termini il giudizio di Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci
troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa,
JESI - Il Centro studi
Piero Calamandrei celebra oggi il "Memorial Alessandro Galante Gar...
( da "Messaggero, Il (Ancona)"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a Carlo Azeglio Ciampi e al
presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che terrà
una lectio magistralis ai maturandi. Alle 17 alla Fondazione Colocci, tavola
rotonda coordinata dal giurista Paolo Borgna su "I valori e le battaglie
civili di un laico nel'900" (presenti, tra gli altri, Zagrebelsky ed Ezio
Mauro).
Uso limitato del dialetto
per i nomi dei Comuni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Consulta Uso limitato del dialetto
per i nomi dei Comuni ROMA La Corte costituzionale frena sull'uso del dialetto
nelle scuole e nella toponomastica. La Consulta, con la sentenza n. 159,
depositata ieri, ha dichiarato l'illegittimità di alcune disposizioni contenute
nella legge regionale del Friuli-Venezia Giulia, varata nel 2007.
Bassolino sulle quote rosa
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Attendiamo con fiducia il
pronunciamento della Corte Costituzionale». È l'opinione del presidente della
Regione Campania Antonio Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio
dei ministri della nuova legge elettorale regionale. «La partecipazione delle
donne alla vita politica è, da molto tempo, un grande tema nazionale.
Baldassarre dalla Consulta a Terni
(
da "Corriere della Sera"
del 23-05-2009)
Argomenti: GiustiziaAbstract: ex presidente della Corte Costituzionale (nel 1995) ed ex presidente del Consiglio d'amministrazione Rai (nel 2002), 68 anni, scende in campo con una sua lista, «Rinnoviamo Insieme Terni ». Caso raro un ex presidente della Consulta aspirante sindaco: «Ma questo è un incarico amministrativo, non si tratta di un seggio parlamentare (come fu nel caso di Leopoldo Elia,>
comizio in dialetto di
zaia ( da "Mattino
di Padova, Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale ha
dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la
tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la
scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali,
di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'
Alcune questioni sul danno
non patrimoniale a seguito di SS.UU. n. 26972/2008
( da "AltaLex"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 19) Senza pretesa di completezza,
sulla rilevanza costituzionale della proprietà, v. NATOLI, La proprietà,
Milano, 1980, 31 ss. ; ID., Orientamenti della Corte costituzionale in ordine
alle garanzie della proprietà ex art. 42 cost., in Studi Santoro Passarelli,
MIlano, 1972, III, 517 ss. RODOTA?
gli autonomisti: ci
appelleremo a napolitano ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: per dare attuazione al principio
costituzionale stabilito dall'articolo 6 che dice testualmente: la Repubblica
tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. Bene, il Fvg ha provato a
farlo e mi sembra incredibile che sia proprio la Corte costituzionale che in
teoria dovrebbe garantire la difesa dei diritti costituzionali, a bocciare la
legge sul friulano.
roma boccia il friulano in
scuole e uffici ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: davanti alla Corte Costituzionale
nel febbraio del 2008. Il consiglio dei ministri si era espresso all'unanimità
e non si era limitato a dire che la legge contrastava con alcuni principi
costituzionali. Aveva spiegato che la norma della giunta Illy andava al di là
della tutela del friulano e che prefigurava «un regime di sostanziale
bilinguismo»
la consulta boccia il
friulano negli uffici e nelle scuole
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale ha respinto
5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex giunta di centro-sinistra
guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto no all'obbligo degli uffici di
utilizzare il friulano e di redigere gli atti in marilenghe;
Legge elettorale? Fiducia
nella Consulta ( da "Denaro,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fiducia il pronunciamento della
Corte Costituzionale". E' l'opinione del presidente della Giunta regionale
della Campania Antonio Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei
ministri della nuova legge elettorale regionale. "La nuova legge elettorale
della Campania - sottolinea Bassolino - introduce una importante innovazione
con la possibilità della doppia preferenza uomo-
RAI/ GASPARRI:REPUBBLICA E
SINISTRA LA CONSIDERANO LORO PROPRIETÀ
( da "Wall Street Italia"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: (Apcom) - ""Ha ragione il
senatore Butti. Repubblica considera la Rai proprietà sua e della sinistra. E
fa scrivere bugie a gente incompetente che non legge le sentenze della Corte
Costituzionale". Lo dichiara in una nota il presidente del Pdl al Senato,
Maurizio Gasparri.
Bocciato il friulano, il
centrodestra si divide ( da "Gazzettino,
Il (Udine)" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Udine La Corte costituzionale
boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta regionale di
centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007. La considera,
infatti, incostituzionale nelle sue parti qualificanti: tempi e modalità di insegnamento
della marilenghe a scuola, uso della lingua friulana negli enti pubblici e
nella toponomastica.
La Corte Costituzionale
"boccia" la lingua friulana
( da "Gazzettino, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale
"boccia" la lingua friulana Dichiarate illegittime alcune norme della
legge regionale che l'aveva introdotta in scuole e uffici pubblici Sabato 23
Maggio 2009, Roma Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma
ciò non significa che le Regioni possano stabilire in piena autonomia,
I medici insistono: (
da "Manifesto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: tutela legale e soccorso
giudiziario fino alla Corte Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà
d'intenti per il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo
il quale questa norma «calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi
termini il giudizio di Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci
troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa,
Non sembra praticabile la
corsia preferenziale per un processo d'appello accelerato:...
( da "Gazzettino, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in attesa che la Corte
Costituzionale si pronunci sul "lodo Alfano". Prima della scorsa
estate fu fatto varare in fretta il disegno di legge che porta il nome del
ministro della Giustizia ed è costituito da un solo articolo che rende immuni
dai processi penali le alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica,
presidenti di Camera e Senato e presidente del Consiglio)
GIUSTIZIA/ PD: CARRIERE
SEPARATE? DAL PREMIER SOLTANTO VENDETTE
( da "Wall Street Italia"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Giustizia/ Pd: Carriere separate?
Dal premier soltanto vendette di Apcom Ferranti: Finora il governo non ha fatto
nulla per problemi -->Roma, 23 mag. (Apcom) - "Davanti a tutti i
problemi della giustizia quello della separazione delle carriere non è
sicuramente una priorità.
RAI/ BUTTI (PDL):
REPUBBLICA TENTA DI CONDIZIONARE GARIMBERTI
( da "Wall Street Italia"
del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che recentemente una sentenza della
Corte Costituzionale ha lodato i meccanismo di nomina dei vertici Rai della
legge Gasparri, definiti perfettamente conformi ai principi della Carta e delle
sentenze della Corte in materia". E' quanto afferma in una nota il
senatore Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione di Vigilanza Rai
replicando al commentatore del quotidiano romano.
Giustizia/ Pd: Carriere
separate? Dal premier soltanto ( da "Virgilio
Notizie" del 23-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo sostiene la capogruppo del Pd in
commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. "Ad un anno di
legislatura - denuncia - questo Governo non ha fatto un bel nulla per
intervenire sui veri problemi della giustizia. Le tanto annunciate riforme non
sono mai state presentate e il Parlamento non ha mai discusso provvedimenti
organici per risolvere il problema dell'
Roh suicida, Seul sotto
choc ( da "Giornale
di Brescia" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: politiche controverse fino ad
essere tacciate dai suoi avversari di «contraddittorietà»: dalla strategia del
dialogo con i nordcoreani , ai tentativi di riforme economiche e istituzionali
(con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte
del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il
terzo presidente sotto indagine in 13 anni.
Sul friulano non si molla
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il giorno dopo la sentenza della
Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 5 dei 6 punti della legge
regionale sul friulano, tra i sostenitori e i detrattori della causa
l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto l'illegittimità delle
disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni.
Bocciatura prevedibile
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: A proposito della bocciatura da
parte della Corte Costituzionale di alcune norme della Legge regionale sul
friulano non si può dire che i consiglieri regionali, Antonaz in primis, non
fossero stati messi sull'avviso da parte dei dirigenti scolastici sui rischi di
incostituzionalità della legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da
parte delle Scuole di garantire un'
come un bavaglio
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: eccelsa Corte costituzionale si
attiene alle leggi, anzi le corregge se possibile. E non è detto che nel caso
di una questione di lingue si debbano tener presenti le posizioni pressoché
unanimi dei linguisti, dall'Ascoli (il "Galileo della glottologia
italiana") al Meyer-Lübke al Warthburg al Tagliavini al Héraud al De
Mauro.
la lega: una nuova legge
sul friulano ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Dopo la bocciatura della riforma
Illy sulla "marilenghe" da parte della Corte costituzionale,
s'infiamma il dibattito in regione Domani l'incontro degli autonomisti pronti a
scrivere a Napolitano e a investire del caso anche l'Europa La Lega: una nuova
legge sul friulano Appello bipartisan del Carroccio, ma nel Pdl frenano.
uil: sentenza giusta, è
arrogante imporlo ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: saluta la sentenza della Corte
Costituzionale relativa alla legge regionale sul friulano. «Quella friulana -
osserva Visentini in una nota - non è una minoranza nazionale in territorio
italiano, è una comunità autoctona capillarmente diffusa che utilizza la
propria lingua nel contesto familiare e sociale.
maran (pd): una bocciatura
prevedibile, tutela non significa bilinguismo spinto
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il giudice delle leggi è la Corte
costituzionale». Faccia un esempio. La Corte è intervenuta sul cosiddetto
silenzio-assenso: non è giusto imporre a tutti la volontà di una parte dei
cittadini. E' in palese contrasto con la prima parte della Costituzione. C'è
chi ha detto che Roma capitale, sul friulano, staziona tra il tiepido e
l'ostile.
gli autonomisti: presto
una lettera a napolitano ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: autonomista Renzo Pascolat nel
commentare la bocciatura della legge sul friulano da parte della Corte
costituzionale. «Bene fa il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli a
chiamare in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'Unione
europea pur di difendere la marilenghe e la legge sulla tutela, la
valorizzazione e la promozione della lingua friulana - dice -.
lega in campo contro lo
stop al friulano: serve subito una nuova legge bipartisan
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale». Ora, Camber
auspica si arrivi a un testo unico sulle lingue minori. Ma la Lega, come detto,
non ha alcuna intenzione di demordere. «Bisogna riorganizzare il testo e
riportarlo quanto prima in aula - insiste lo stesso Fontanini - anche perché la
Consulta ha offerto utili indicazioni come la possibilità di avvalersi della
Paritetica per i rapporti con il governo
zagrebelsky "le
camere non si aboliscono" ( da "Repubblica,
La" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per il presidente emerito della
Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky (promotore di Libertà e Giustizia che
«in 10 giorni ha raccolto 210 mila firme a favore della Costituzione»), «il
Parlamento non è un organismo superfluo, ma è un organo oggi insostenibile. Le
due Camere così come sono non hanno ragione d´essere, sono un doppione,
Umbria da Idv a Prc tutti
insieme nella diga Pd ( da "Unita,
L'" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il presidente emerito della Corte
Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002.
Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci
dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per
ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.
Antonio Baldassarre
candidato Pdl a Terni ( da "Unita,
L'" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Antonio Baldassarre candidato Pdl a
Terni Antonio Baldassarre è l'unico presidente emerito della Corte
Costituzionale a candidarsi ad una carica monocratica nella storia della
Repubblica Italiana. L'ex presidente Rai corre a Terni per il Pdl. Negli anni passati
era stato consigliere del Pci.
Ce la facciamo, ma l'onda
lunga arriverà anche qui . A due settimane dalle amministra...
( da "Unita, L'"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il presidente emerito della Corte
Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002.
Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci
dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per
ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.
trivignano, martines
assolto anche in appello ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Assolto anche in Corte d'appello,
dopo che gli atti del procedimento erano finiti pure alla Corte costituzionale.
Ha fatto segnare questo nuovo capitolo il procedimento penale che vedeva
imputato il sindaco uscente di Trivignano Francesco Martines, "opposto"
all'attuale candidato sindaco dell'opposizione Roberto Fedele,
La sinistra ci riprova con
la delegittimazione ( da "Tempo,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale che dichiari
illegittimo il Lodo Alfano e, dunque, processabile il premier. L'attacco
concentrico prevede anche, come corollario, non sappiamo se più comica o
patetica, la presentazione di un'interpellanza del Pd con la quale si chiede al
presidente del Consiglio di rispondere sostanzialmente ai quesiti ormai famosi
formulati da Repubblica sulla sua partecipazione
COREA SUD: SUICIDA EX
PRESIDENTE ROH, PAESE SOTTO SHOCK+RPT+
( da "Secolo XIX, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: con più trasparenza della
presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in
seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto
indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e
poi graziati) per finanziamenti illeciti. Antonio Fatiguso (Ansa) 24/05/2009
mancati rimborsi dei
canoni rifondazione attacca il fiora
( da "Tirreno, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sottolienando che la Corte
Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva l'obbligo
del pagamento di tale canone e che, successivamente, è stato stabilito che in
applicazione della sentenza della Corte Costituzionale i gestori del servizio
idrico integrato «devono provvedere, anche in forma rateizzata,
Il Comune rimborserài
savonesi senza fognature ( da "Secolo
XIX, Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale e alla
commissione tributaria proprio per contestare quei «versamenti indebiti» che il
Comune pretendeva in virtù di sentenze e pareri legali adesso sconfessati.
Dall'anno scorso, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale e poi la
successiva della commissione tributaria hanno chiarito che il Comune non aveva
alcun diritto di pretendere quei soldi da villette
"legge elettorale
tornare indietro è una iattura"
( da "Repubblica, La"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale. Una eventuale
bocciatura della legge renderebbe poi assai difficile andare a discutere e
approvarne un´altra nel breve tempo che resterebbe fino al voto». E dunque
tornerebbe in vigore la vecchia legge. «Una iattura. Forse contraria alle
stessa Carta costituzionale, dato che con la vecchia preferenza unica si
rischia davvero di votare una assemblea di soli uomini»
JESI (
da "Resto del Carlino, Il (Ancona)"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente emerito della Corte
Costituzionale - abbiamo una tradizione di dignità a cui possiamo ancora oggi
attingere a condizione di studiare chi ha ancora qualcosa da darci».
Particolarmente apprezzata dai giovani «La badoglieide», canto della Resistenza
che Garrone amava, nell'interpretazione degli «Onafifetti», accompagnati dalla
figlia di Galante Garrone,
Jesi ha assegnato il
premio Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gus...
( da "Messaggero, Il (Ancona)"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi Jesi
ha assegnato il premio Calamandrei al presidente emerito della Corte
Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Altro riconoscimento all'ex presidente
Ciampi. L'iniziativa lodata dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Termentini
a pag. 47
La tragica fine dell'ex
presidente Roh ( da "Riformista,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ritirato due mesi più tardi dalla
Corte costituzionale per la non gravità del fatto, all'impeachment seguirono
una serie di mosse impopolari, tra cui la decisione di mandare militari in
Iraq, e la crisi economica affrontata, secondo i suoi detrattori, con scarsa
competenza. Uno dei leader delle proteste di massa dell'87 contro la dittatura
di Chun Doo-hwan,
ORVIETO Un giudice
"temibile e scomodo", che si contraddistingue per il silenzioso ...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale Gaetano
Silvestri e Clelia Piperno, membro fondatore della giuria del premio. Erano
presenti gli studenti del liceo classico "Gualtiero", dello
scientifico "Majorana", dell'istituto d'arte, dell'istituto tecnico
per geometri e commerciale, che hanno realizzato per l'occasione alcuni lavori
incentrati sul concetto della diversità e a cui la De Ponte ha tenuto
Suicida l'ex presidente
Roh ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ai tentativi di riforme economiche
e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment
del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte
Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo
Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti
illeciti.
GJesi rande successo ieri
per il Memorial Alessandro Galante Garrone</...
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 24-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente emerito della Corte
Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che ha tenuto agli studenti maturandi delle
scuole jesine una lectio magistralis dal titolo Dimmi Pericle, mi sapresti dire
che cosa è la legge? tratto da un testo di Senofonte. Premiato anche il
presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha comunque tenuto
ad essere presente tramite un messaggio,
ROMA - La separazione
delle carriere di pubblici ministeri e giudici è la prima d...
( da "Messaggero, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riforme da fare perché riguarda il
funzionamento stesso della giustizia»: dice il Annibale Marini, presidente
emerito della Corte costituzionale. L'Associazione magistrati, invece, è
contraria, avverte che il pm va mantenuto nella cultura della giurisdizione «Il
pubblico ministero esercita l'azione penale e dirige la polizia giudiziaria e
deve quindi avere una mentalità inquisitoria.
Diritto tributario: convegno
nel nome di Maffezzoni ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del
24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: giudice della Corte Costituzionale
e professore ordinario di Diritto tributario all'Università Luiss Guido Carli
-. Oggi, siamo qui per ricordarlo e proseguire su quella strada da lui aperta».
Un cammino che non può dirsi ancora concluso. «Il Diritto tributario è in
continua evoluzione - ha spiegato Victor Uckmar, professore emerito dell'
Seul, suicida l'ex
presidente Roh ( da "Avvenire"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Reinsediato in maggio dalla Corte
costituzionale, Roh aveva sollevato grandi speranze per la sua presidenza, che
non si sono però avverate. La sua politica di apertura verso Pyongyang,
culminata nello storico incontro con il leader nordcorea- no Kim Jong il nel
2007, non ha dato i frutti sperati.
Stop al friulano, pronti i
ricorsi ( da "Gazzettino,
Il (Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il giorno dopo la sentenza della
Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 5 dei 6 punti della legge
regionale sul friulano, impugnati dal Governo Prodi, tra i sostenitori e i
detrattori della causa l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto
l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con
le istituzioni.
Seul La Corea del Sud è
scossa per la tragica fine dell'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvol...
( da "Gazzettino, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ai tentativi di riforme economiche
e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment,
nel 2004, da parte del parlamento, poi ritirato dalla Corte costituzionale. Roh
è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh
Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.
Zaia sul dialetto a
scuola: La Consulta non ci fermerà
( da "Gazzettino, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla Corte costituzionale 5 punti
su 6 della legge regionale che aveva introdotto la lingua nelle scuole e negli
uffici pubblici. Il ministro insiste. «Nel rispetto della legge, continuerò la
mia battaglia - annuncia - Io non ho alcun potere di inserire alcun
insegnamento nelle scuole, ma c'è un progetto di legge della Lega che propone
di introdurre il dialetto negli insegnamenti,
`Luxury' Tata Nano's Success Helps Renault, Toyota Avoid India Price War ( da "Bloomberg" del
24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 7
million, according to CSM Worldwide Inc. With Honda Motor Co., Volkswagen, GM
and Ford Motor Co. among automakers building new factories and introducing new
products in India, tighter competition and lower profitability is only a matter
of time, said Puneet Gupta, a New Delhi-based analyst at CSM Worldwide.
Dosar penal tinut la
sertar cinci ani ( da "Romania
Libera" del 24-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ea fiind sanctionata in 2008 de CSM
cu reducerea salariului cu 15%, timp de trei luni. CSM a mai gasit alte 13
dosare penale la Tribunalul Dolj care aveau o vechime mai mare de un an.
Intarzierea a fost cauzata de lipsa de preocupare a instantei pentru
administrarea probelor la termen si pentru discutarea unor probe nou aduse.
Casale fa il blitz in
trasferta ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Montegrappa si aggiudica la
partita contro il Virtus Csm Farra, già nel primo tempo: nella ripresa si
limita ad amministrare il gioco per difendere il risultato. Domenica prossima
la sfida è in casa contro il Caerano, il quale ieri ha pareggiato con il
Bessica, passando il primo turno, poiché giocava in casa.
Confisca per equivalente
limitata ( da "ItaliaOggi
Sette" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pagina a cura di Massimiliano
Tasini Per la Corte costituzionale nessun prelievo per reati tributari commessi
prima del 2008 Non c'è retroattività: la misura è afflittiva, non di sicurezza
è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli
artt. 200, 322-ter del codice penale e 1, comma 143, della legge finanziaria 2008 in materia di
sequestro per equivalente.
Appello del Pd per
Pannella ( da "Libertà"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I deputati ricordano
"l'appello al rispetto degli obblighi costituzionali, lanciato circa un
anno fa sulla commissione di Vigilanza Rai e sul plenum della Corte
Costituzionale" e auspicano "l'impegno" di Napolitano,
"convinti che ella saprà sicuramente tutelare il diritto di informazione
di tutti i cittadini garantito dalla Costituzione".
friulano: fu segnalato dai
dirigenti scolastici ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: da parte della Corte costituzionale
di alcune norme della legge regionale sul friulano (2007) non si può dire che i
consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso
dai dirigenti scolastici sui rischi di "incostituzionalità" della
legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle scuole di
"
Per la prima volta una
delle copie "autentiche" della Costituzione promulgata nel 1948
sar... ( da "Messaggero,
Il" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: intervento del presidente emerito
della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick. Prenderanno quindi la parola
il presidente della Fondazione del Banco Alimentare Mauro Inzoli, il fondatore
della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Un gruppo di 50 persone della
Comunità trasteverina, comprendenti stranieri, nomadi, anziani, senza fissa
dimora e disabili,
Canoni pubblicitari, la
decisione al giudice tributario ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: In ordine alla nozione di tributo
la Corte rileva l'esistenza di una «tendenza legislativa al progressivo
ampliamento dell'oggetto della giurisdizione tributaria ». La legittimità
costituzionale dell'estensione, tuttavia, ricorda la Corte, è subordinata
all'effettiva natura tributaria dei prelievi oggetto delle controversie.
I diritti in lotta da
Venezia alla California Sempre di più la battaglia dell'uguglianza passa
attraverso i ricorsi, i tribunali e le corti supreme e serve a sensibilizzare
l'opini ( da "Unita,
L'" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È quello che si stenta a capire in
Italia, dove l'ordinanza di remissione alla corte costituzionale del tribunale
di Venezia viene ignorata da quanti temono un esito negativo del giudizio della
Corte costituzionale». La meta è chiara: sensibilizzare la società, combattere
i pregiudizi. E si raggiunge anche attraverso la via dei tribunali.
CAMPANIA: LEGGE
ELETTORALE: BASSOLINO, IMPUGNAZIONE INFONDATA, GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE PER
PARTECIPAZIONE FEMMINILE LA PARTECIPAZIONE
( da "marketpress.info"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: quanto grave sia in Italia il
problema delle pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di
promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi
nel lavoro di un?amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo
delle donne nelle istituzioni. Attendiamo, dunque, con fiducia il
pronunciamento della Corte Costituzionale. . <<BACK
L'intesa con Stato e
comuni non salva dai ricorsi al Tar
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il principio di leale
collaborazione ha rilievo costituzionale e la stessa Corte costituzionale
(sentenze 31/2006 e 58/2007) sostiene che esso impone alle parti che
sottoscrivono un accordo ufficiale in una sede istituzionale di tener fede
all'impegno assunto. In ogni caso, ragionevolmente si può ritenere che la
conclusione dell'intesa sconsiglierà le impugnative statali,
65 anni
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale è poi
intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della
norma L'ITER DEL GIUDIZIO 2 pronunce In appello i giudici affermano che il
rigetto dell'istanza di trattenimento in servizio si considera equivalente a un
licenziamento e che l'inerzia del dipendente nel presentare la domanda non
esclude il diritto al risarcimento del danno richiesto.
Il reintegro va
sollecitato ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale è poi
intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della
norma e il lavoratore, ormai fuori limite di età per riprendere servizio, si è
rivolto al giudice per chiedere il risarcimento del danno da mancato
trattenimento, in misura pari alla differenza tra la retribuzione non percepita
e la pensione,
Senza responsabile
iscrizioni ipotecarie e intimazioni nulle
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale n. 377/07, che
ha trovato poi attuazione con l'articolo 36, comma 4-ter della legge 31/2008
(di conversione del Dl 248/2007). I giudici di Cosenza hanno ritenuto che la
Corte costituzionale, essendo stata investita del vizio relativo alle cartelle
di pagamento, si è occupata solo di esse non potendo estendere questo principio
agli altri atti tipici emanati dall'
Incapaci, tutela su misura
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I giudici della Corte ricordano
innanzitutto che da subito si è imposta la necessità di precisare i confini
dell'amministrazione di sostegno rispetto all'interdizione e
all'inabilitazione. Tanto da averne investito anche la Corte costituzionale:
troppo ampio era apparso il margine di manovra, se non di arbitrio, lasciato al
giudice nella scelta dello strumento di tutela.
Sui danni da insidia e
responsabilità della P.A. ( da "AltaLex"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e aveva altresì mostrato di aderire
ai principi in punto di distribuzione dell'onere della prova, enunciati dalla
Corte costituzionale nella sentenza n. 156 del 1999. Aggiunge anche il
ricorrente che, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto,
l'accoglimento del motivo attribuisce alla Corte, in applicazione della norma
di cui all'art. 384 c.
PENA DI MORTE: MANCINO
(CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU
( da "ITnews.it"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ha affermato il vicepresidente
del Csm Nicola Mancino intervenendo al Forum internazionale sulla pena capitale
che si svolge oggi a Roma e che riunisce i ministri della Giustizia di diversi
Stati esteri. Mancino ha sottolineato come le statistiche dimostrano che
"aumenta il numero degli Stati che hanno abolito il diritto o di fatto la
pena capitale,
PENA DI MORTE: MANCINO
(CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU
( da "Adnkronos"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE
NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU commenta 0 vota 0 tutte le notizie di CRONACA ultimo
aggiornamento: 25 maggio, ore 12:19
LA CONDIZIONE, IN UNA
DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, CHE SUBORDINI LA EFFICACIA DELLA STESSA ALLA
CIRCO... ( da "Mattino,
Il (Nazionale)" del 25-05-2009) + 7 altre
fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale, sent. n. 1
del 1992; sentt. n. 450 del 1991 e n. 189 del 1991). Nella scelta, dunque, non
deve sfavorevolmente incidere alcunché di estraneo, al di fuori delle sole
regole, anche limitative, dell'istituto. Né vale opporre il rilievo secondo cui
la condizione testamentaria non sarebbe idonea a ledere la libertà personale
dell'
Procreazione assistita, i
Centri firmano il protocollo comune di comportamento
( da "SaluteEuropa.it"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «La sentenza della Corte Costituzionale
ha introdotto nuovi elementi nell'applicazione coerente della Legge 40 : con
estrema chiarezza(e senza quindi possibilità di diverse interpretazioni) , ha
eliminato le rigidità e le direttive sanitarie pre-costituite imposte dalla
legge 40.
Turchia/ Ex vice premier
Sener fonda nuovo partito centrista
( da "Virgilio Notizie"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale per attività
anti laiche. Ma la suprema Corte decise diversamente, l'Akp rimase in vita e
Sener si prese altro tempo per pensare al suo nuovo partito. La notizia arriva
in un momento di crisi per l'Akp, dopo il recente tonfo alle elezioni
amministrative in cui ha perso l'8 per cento dei consensi e un rimpasto di
governo che ha ricevuto più critiche che elogi.
Il commissario Vernizzi fa
i conti: È costato oltre un miliardo di euro
( da "Gazzettino, Il"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Un criterio che solo in seguito è
stato riconosciuto come giusto dalla Corte Costituzionale». Eventuali ricorsi
avrebbero rallentato o forse addirittura bloccato l'iter realizzativo
dell'opera. Gli ultimi 70 milioni in aumento? «Riguardano il costo per lo
spostamento di servizi, ad esempio il gasdotto che viene da Kiev».
Montegrappa - Virtus CSM
Farra 2-0 ( da "Gazzettino,
Il (OgniSport)" del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Montegrappa - Virtus CSM Farra 2-0
Lunedì 25 Maggio 2009, GOL: pt 20' Meneghin, 30' Binotto. MONTEGRAPPA: Codemo,
De Martin, Pandolfo, Gatto, Zen, Bandiera, Galanti, Sartori (st 20' Merlo),
Sartor (st 28' Bordin), Meneghin, Binotto (st 35' Cervo). All. Prosdocimo.
Berlusconi alla Cnn. 20
minuti a tutto campo. Su Noemi spiegherò
( da "AmericaOggi Online"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: avevano scritta prima del
processo". "Questi non sono giudici, ma militanti politici che usano
il potere giudiziario a fini di lotta politica. Ma gli italiani sono con me,
perché hanno visto le precedenti situazioni in cui in ogni campagna elettorale
i giudici, che in Italia sono chiamati toghe rosse, sono entrati in campo e hanno
cercato di farmi del male"
##Ucraina/ Yushchenko
rilancia allarme crisi: Fino a -23%
( da "Virgilio Notizie"
del 25-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: secondo il verdetto della Corte
costituzionale da lui richiesto - si terranno a gennaio 2010. Ma al presidente
non va proprio giù il disgelo tra la premier e il collega russo Vladimir Putin
e neppure la prospettiva di un patto 'contro natura' con il partito filorusso
di Viktor Yanukovich, per spartirsi presidenza e guida del governo.
( da "Caserta News"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 23 Maggio
2009 Iannuzzi(Pd): Centrodestra vuole riesumare il
listino POLITICA | Napoli "Sono sconcertato dalla decisione
ingiustificata del Governo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la
nuova legge elettorale approvata di recente dal Consiglio Regionale della
Campania". Così il segretario regionale del PD Tino Iannuzzi commenta la
risoluzione con cui il Consiglio dei Ministri ha impugnato la nuova Legge
Elettorale campana. "Si tratta di una decisione - prosegue Iannuzzi -
che da un lato chiama in causa una circostanza puramente formale, come la
definitiva approvazione dello Statuto regionale verso il quale lo stesso
Consiglio dei Ministri non ha avanzato alcune obiezione. Dall'altro lato si
contesta in via del tutto generica e immotivata la violazione del diritto di
elettorato attivo e passivo senza alcun argomento preciso e di merito. La nuova
Legge Elettorale, invece, rappresenta una scelta coraggiosa e innovativa che
favorisce, in linea con il dettato costituzionale, la
rappresentanza di genere con il sistema della doppia preferenza senza intaccare
la libertà di voto dei cittadini. Una legge inoltre che ha eliminato l'odioso
listino, che il centrodestra vuole a tutti i costi ed in ogni sede ripristinare
per imporre nomine dall'alto nella massima Assise regionale. In realtà -
conclude il segretario regionale del Partito Democratico - proprio quest'ultimo
è l'obiettivo che viene perseguito dal Governo utilizzando strumentali ed
inconsistenti obiezioni alle quali si vorrebbe dare parvenza giuridica".
Torna all'inizio
( da "Caserta News"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 23 Maggio
2009 Romano replica a centrosinistra su legge elettorale POLITICA | Napoli Il
presidente del Gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale della Campania
Paolo Romano ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Il governo, ritenendo di dover sottoporre alla Corte Costituzionale una norma
regionale evidentemente illegittima, l'ha impugnata. E allora? Qual è lo
scandalo? Dov'è questo tentativo di soffocare la democrazia? Vogliamo riesumare
il Listino? Per noi è uno strumento utile a garantire realmente una seppur
minima ma almeno certa partecipazione delle donne. Per la sinistra, che
però se ne è avvalso fino ad ora, adesso che sa di dover scendere dalla sella,
il listino è diventato addirittura odioso. Come al solito la mistificazione e
il doppiogiochismo restano gli elementi dominanti della politica di un
centrosinistra sempre più disperato e consapevole che, per gli sfasci prodotti,
non potrà che gettare la spugna".
Torna all'inizio
( da "Corriere.it"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
berlusconi e
opposizione Il crinale scivoloso del muro contro muro Il premier parla non alle
istituzioni ma al Paese e sembra volere un affondo che radicalizza i consensi
Il caso Mills sta proiettando le sue ombre velenose su tutte le cariche dello
Stato. La condanna per corruzione dell'avvocato inglese a Milano ha riaperto un
conflitto violento fra il capo del governo e la magistratura. Ma il fronte si
sta allargando. Ieri, davanti alla Confindustria, l'attacco di Silvio
Berlusconi ai giudici «estremisti» è stato rimpinguato da nuove critiche contro
un Parlamento «pletorico, dannoso e inutile». Ha fatto riaffiorare la
frustrazione per i limiti imposti dalla Costituzione al potere del presidente
del Consiglio: un tema che già in passato ha messo in tensione i rapporti
istituzionali. E sullo sfondo, come un dettaglio incongruo, rimangono le
vicende private del premier. Si tratta di una miscela tossica, che Berlusconi
cerca di scansare ed esorcizzare. Eppure, finisce per usarla e subirla,
comunicando un'immagine aggressiva e insieme nervosa. Probabilmente è un
atteggiamento che non avrà grandi conseguenze sul piano elettorale. Semina
tuttavia briciole indigeste nei rapporti coi vertici del Parlamento. Può
rafforzare in una magistratura già sulla difensiva i settori più ostili al
berlusconismo. E consente agli avversari di additare come uno scandalo il «lodo
Alfano» che esclude dai processi i vertici istituzionali. Il risultato è che le
polemiche investono palazzo Chigi; ma la loro eco si irradia su chiunque non
appaia abbastanza nemico del premier. È significativo che ieri il Quirinale
abbia deciso di diramare una precisazione contro le domande-accuse rivolte in
modo provocatorio dal comico Beppe Grillo al capo dello Stato, Giorgio
Napolitano; e proprio sul lodo Alfano. Il solo fatto che il presidente della
Repubblica abbia firmato quella legge proposta dal ministro della Giustizia,
Angelino Alfano, per i «blog» girotondini è uno scandalo. E si può essere
sicuri che non cambieranno idea di fronte alla spiegazione ineccepibile
ribadita dal Quirinale: e cioè che Napolitano ha firmato il «lodo» perché la legge rispondeva alle condizioni chieste dalla Corte
Costituzionale nel 2004, unico suo «punto di riferimento». Per paradosso,
quella Costituzione che Berlusconi è accusato di deformare e stravolgere,
appare un ingombro anche ai suoi avversari nel momento in cui il capo dello
Stato la addita come bussola neutrale, oggettiva. Davanti ad un premier raffigurato
nei panni del dittatore, l'opposizione si compatta e tende a saldarsi con le
sue frange più radicali. E mal sopporta i tentativi di non esacerbare lo
scontro: anche quando vengono da un garante come il presidente della
Repubblica. Eppure, Napolitano non polemizza con palazzo Chigi ma non condivide
affatto l'attacco al Parlamento. Lo conferma la difesa che ne fa Gianfranco
Fini, da tempo in sintonia istituzionale col Quirinale e in disaccordo con
Berlusconi. Ma è un crinale sottile e scivoloso da percorrere, di fronte ad
un'offensiva così virulenta. Il presidente del Consiglio parla non alle
istituzioni ma al Paese; e sembra volere un affondo che radicalizza le scelte
ed i consensi. Il centrosinistra accetta la sfida, quasi sollevato nel vedere che
Berlusconi si presta alla descrizione inquietante dell'opposizione. Per
condannare l'attacco al Parlamento rispunta anche l'ex premier Romano Prodi. Si
tratta di un muro contro muro che apparentemente fa comodo ad entrambi, in
vista delle elezioni. Alla fine, tuttavia, si potrebbe scoprire che questo
schema era truccato; e che almeno uno dei due contendenti ha inseguito
un'immagine ingannevole del Paese. Massimo Franco stampa |
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( da "Trentino" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
SAGGI /
Dizionario Le parole dei laici Che l'Italia sia una
Repubblica laica lo ha ribadito anche la Corte Costituzionale con la sentenza
203 del 1989. Ma ogni giorno, anche se volessimo fare di tutto per non tenerne
conto, non possiamo ignorare che l'Italia è anche il "giardino del
Papa". Meglio, è il Paese della perenne questione cattolica, mai tanto
avvertita come in questi ultimi anni. Mutuando il termine dal linguaggio
giudiziario, quella italiana si potrebbe definire una Repubblica a laicità
vigilata. Questo libro - appunto, un dizionario laico - ci aiuta a orientarci
nelle tante questioni aperte e a volte complesse poste sul confine della
laicità. VLADIMIRO POLCHI Da Aborto a Zapatero Laterza, euro 15,00
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( da "Tribuna di Treviso, La"
del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere
delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Comizio in
dialetto di Zaia Il ministro sale su un covone e placa gli agricoltori Due
progetti di legge della Lega per la tutela della lingua VERONA. Comizio del
ministro Luca Zaia in dialetto veneto. Per placare un gruppo di agricoltori,
alcuni dei quali aderenti a Confagricoltura, che aspettavano il Ministro delle
Politiche Agricole, Luca Zaia, davanti all'azienda agricola Brunelli a Valeggio
sul Mincio (Verona) per contestarlo. Ma quando Zaia è sceso dalla macchina, li
ha salutati uno a uno e ha improvvisato un confronto con loro, parlando in
lingua veneta, salendo su un covone di fieno all'interno dell'azienda nella
quale li ha invitati ad entrare. Intanto, la Lega ha fatto propria la crociata
e i progetti di legge sulla lingua veneta spuntano come funghi. Certo, il
ministro, oltre al comune lessico, ci ha messo del suo, stringendo la mano a
tutti i contestatori che lo aspettavano davanti all'azienda. Non solo: una
volta sceso dall'auto, salendo sul covone e improvvisando un confronto in
lingua veneta, ha ridotto le distanze: «Voi siete stati portati qui da scelte
sbagliate e da chi ha voluto innescare un conflitto tra poveri - ha arringato
il ministro, come risulta nella traduzione dal dialetto veneto all'italiano -
il settore agricolo è attanagliato da una crisi dei prezzi che nulla ha a che
vedere con la soluzione del problema delle quote latte. Sono solidale con tutti
gli agricoltori che stanno pagando per una concorrenza sleale che non hanno
contribuito a creare. Il problema si risolve accentuando i controlli. L'altra
questione è garantire la qualità. Il disegno di legge sull'etichettatura
obbligatoria avrà un ruolo importante». Tant'è, che è finita tra gli applausi.
Ma Zaia non è l'unico a battere la strada dell'idioma a lui tanto caro: i
consiglieri regionali del Carroccio hanno presentato un progetto di legge
affinché il veneto venga inserito fra le lingue che meritano di essere
tutelate. «Valorizziamo una lingua che fu dei nostri padri e che per mille anni
è stata parlata nella nostra terra - sostiene il primo firmatario Roberto
Ciambetti - la nostra lingua, deve poter essere ascritta nell'elenco dove
compaiono anche il sardo, il friulano e altri idiomi che contraddistinguono una
comunità». Gli fa eco da Roma il senatore veronese Federico Bricolo dopo aver
presentato, a sua volta, un pdl per l'insegnamento di lingue e dialetti delle
comunità territoriali e regionali nelle scuole: «La difesa della nostra storia
e della nostra cultura passa anche attraverso l'insegnamento delle nostre
lingue e dialetti - sostiene - in un mondo globalizzato come il nostro diventa
fondamentale trasmettere alle nuove generazioni le nostre lingue che sono segno
e sostanza della nostra appartenenza culturale». Intanto, mentre il Carroccio
veneto si immerge nella battaglia, dal vicino Friuli arrivano notizie per nulla
confortanti: la Corte Costituzionale ha dichiarato
illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la
valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le
altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di
rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'introduzione
dell'insegnamento del friulano a scuola attraverso il metodo del
silenzio-assenso. (s.z.)
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( da "Stampa, La" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
domande a Gaetano
Pecorella 4 Gaetano Pecorella, 71 anni, è uno dei parlamentari presenti ieri al
convegno di Vicoforte (oltre a Enrico Costa e Lanfranco Tenaglia, del Pd, ex
magistrato). Pecorella, all'epoca del processo Sme, è stato difensore del presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi che, in quell'occasione, fu assolto con formula
piena. Interviene nel pomeriggio, come relatore sul tema «Relazioni con la
comunità». Non è comunque sorpreso: «Mi attendevo qualche domanda sul caso
Mills», l'avvocato inglese condannato per corruzione. Professore, la posizione del premier è stata stralciata in attesa che la Corte
Costituzionale decida sulla legittimità del Lodo Alfano. Come giudica la
procedura? «Dico che quella sentenza è stata una condanna morale per un convitato
di pietra, cioè Berlusconi. E aggiungo che un magistrato (il riferimento è al
presidente del collegio Nicoletta Gandus, ndr) che ha manifestato in maniera
pubblica un'avversione palese verso chi deve giudicare, dovrebbe
astenersi, mancando di serenità nel giudizio». Alla fine del processo Sme, lei
disse che chi accusò Berlusconi avrebbero dovuto scusarsi. E' la stessa
situazione? «Lo si vedrà soltanto alla fine dei procedimenti, ma già oggi è
certo che si tratta di una pagina nera della nostra magistratura, perché
ripropone una spaccatura attenuata negli ultimi tempi». Anche lei parla di
«sentenze ad orologeria»? «Il magistrato ha rispettato le regole perché sono
trascorsi i novanta giorni del deposito della sentenza. Siamo, guarda caso, in
clima di elezioni, ma certa magistratura dovrebbe cominciare a chiedersi perché
Berlusconi cresce nei consensi ogni volta che viene preso di mira nelle aule
giudiziarie». Che cosa risponde a chi sostiene che Silvio Berlusconi non si fa
processare? «Si dimentica che il presidente del Consiglio è il responsabile
della stabilità del Governo e anche della legislatura. Alla fine del mandato è
un altro discorso».
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( da "Cittadino, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Bocciato
il friulano: "no" della Consulta all'uso del dialetto n La Corte
Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di alcune norme contenute nella
legge regionale del Friuli Venezia Giulia, varata nel 2007, inerente la tutela,
la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. In particolare, con la
sentenza n.159
depositata oggi, i giudici della Consulta hanno accolto in gran parte le questioni
sollevate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sotto la scure della
Corte, dunque, sono finite le norme che prevedevano l'obbligo generale «per gli
uffici dell'intera regione» anche al di fuori del territorio di insediamento
del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei
cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua», nonché di
redigere gli atti in friulano e di effettuare in tale lingua «la comunicazione
istituzionale e la pubblicità». Bocciata anche la norma regionale che prevedeva
la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana e
l'insegnamento del friulano a scuola per almeno un'ora alla settimana.
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( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pozzo pronto a
finanziare il 20% della nuova Snaidero Sabato 23 Maggio 2009, Udine La Corte costituzionale boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta
regionale di centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007, e
innesca fin da subito un dibattito politico trasversale che vede il senatore
Saro (Pdl) condividere, il segretario leghista Fontanini rammaricarsi e l'ex
deputato Baracetti annunciare battaglia. La Consulta considera la legge
incostituzionale nelle sue parti qualificanti: tempi e
modalità di insegnamento della marilenghe a scuola, uso della lingua friulana
negli enti pubblici e nella toponomastica. La sentenza della Corte è stata
depositata ieri, ad oltre tre mesi dall'udienza davanti alla Consulta, dove la
legge è finita trascinata dal Governo Prodi che, con il ministro per le
Politiche regionali, Linda Lanzillotta, aveva deciso di impugnare il
provvedimento nel febbraio 2008. Lanfrit a pagina VII
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( da "Italia Oggi"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 23/05/2009 - pag: 31 autore: Benito Fuoco Ctr
oscillanti sull'Irap degli agenti di commercio L'agente o rappresentante di
commercio esercita un'attività che, secondo la previsione dell'articolo 2195
del codice civile, può essere sempre assimilata a un'attività commerciale;
conseguentemente, anche in assenza di autonoma organizzazione, i redditi sono
sempre assoggettabili a Irap.Con queste conclusioni la Commissione tributaria
regionale del Lazio, sposando una posizione più restrittiva di molte altre
commissioni di merito, nella sentenza n. 61/7/09 depositata in segreteria il 17
aprile scorso ha riformato la decisione dei giudici provinciali e stabilito che
l'esame dell'esistenza di una struttura organizzativa si impone esclusivamente
in riferimento al lavoro autonomo professionale; i giudici regionali capitolini
quindi, trattandosi di un agente di commercio, hanno stabilito che il relativo
reddito sia sempre assoggettato a imposta, anche in assenza di una struttura
organizzata; infatti, precisa il collegio, i redditi di un agente di commercio
sono sempre qualificabili come redditi d'impresa secondo la previsione
dell'articolo 2195 del codice civile. Di diverso avviso la Commissione
tributaria regionale della Toscana che, esaminando il presupposto dell'imposta
in capo a un promotore finanziario, nella sentenza n. 5/32/2009 del 12 gennaio
scorso ha stabilito che, indipendentemente dalla compilazione del quadro
relativo ai redditi d'impresa, il promotore finanziario, analogamente
all'agente di commercio, non realizza necessariamente redditi di impresa;
pertanto, l'assoggettamento all'Irap, per i giudici toscani richiede la prova
della sussistenza di una autonoma organizzazione. Le posizioni delle due commissioni
regionali di merito prendono spunto, con diverse conclusioni, dal principio
enunciato dalla Corte costituzionale con la nota sentenza n. 156/2001 secondo cui presupposto per
l'Irap sia lo svolgimento con autonomia organizzata; la Consulta tuttavia, non
ha bene indicato quale tipo di organizzazione sia rilevante per l'insorgere del
presupposto impositivo nelle attività di lavoro autonomo, come pure non è bene
chiaro quali tipi di reddito siano da comprendere tra gli esercenti
un'attività professionale rientrante tra quelle escluse dal tributo. La
questione dell'assoggettabilità a Irap dei redditi degli agenti di commercio e
dei promotori finanziari è controversa anche in Cassazione; infatti con
ordinanza numero 16888 del 20 giugno 2008, è stata rinviata alle s.u. della
Corte la valutazione concernente la natura di questi agenti o rappresentanti di
commercio; se debbano sempre essere considerati degli imprenditori, ovvero se
possano godere dell'esclusione dal tributo in caso di mancanza di autonoma organizzazione.
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( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Arena,
L')
Argomenti: Giustizia
Sabato 23 Maggio
2009 NAZIONALE Pagina 2 REGIONE «BOCCIATA» La Consulta: no al friulano negli
uffici ROMA Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma le
Regioni devono rispettare la legge nazionale. Per questo la
Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di parte della legge
regionale del Friuli Venezia Giulia, che nel 2007 introdusse il friulano nelle
scuole e negli uffici, con i voti di Lega e del centrosinistra di Illy.
Bocciato l'obbligo di rispondere in friulano negli uffici, di usare toponimi
solo in friulano, e di insegnare il friulano a scuola per almeno un'ora
a settimana.
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( da "Italia Oggi"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Pubblica Amministrazione data: 23/05/2009 - pag: 35 autore: di
Francesco Cerisano La Consulta ha bocciato una legge di Illy del 2007. Che
confinava in un angolo la lingua nazionale In Friuli la regione parlerà
italiano Il friulano va circoscritto ai comuni di minoranza linguistica La
Consulta boccia il bilinguismo spinto di Riccardo Illy. Perché un conto è la
tutela, sacrosanta, delle minoranze linguistiche, un altro è ribaltare
completamente i piani elevando il friulano a lingua ufficiale della pubblica
amministrazione senza peraltro prevedere l'obbligo di tradurre gli atti in
lingua italiana. C'era tutto questo nella legge regionale n. 29/2007, uno degli
ultimi provvedimenti promossi dal re del caffè quando era ancora governatore
del Friuli. E tanto altro ancora. Si prevedeva, per esempio, la facoltà per i
comuni di adottare toponimi solo in friulano (e non, come dice la legge, «in
aggiunta ai toponimi ufficiali in italiano»). Per non parlare dei programmi
d'insegnamento nelle scuole. Dove per rinunciare all'insegnamento del friulano
i genitori avrebbero dovuto comunicarlo espressamente per iscritto, altrimenti
il silenzio sarebbe stato interpretato come assenso all'ora settimanale di
friulano. Con la sentenza n. 159/2009, depositata ieri in cancelleria, e
redatta dal giudice Paolo Maria Napolitano, la Corte costituzionale ha di fatto cancellato la
legge regionale del 2007 sulla valorizzazione e promozione della lingua
friulana. Per un motivo molto semplice: «la legge», ha detto la Corte,
accogliendo il ricorso della presidenza del consiglio, «eccede la competenza
legislativa attribuita alla regione Friuli-Venezia Giulia dallo statuto
speciale». Secondo i giudici delle leggi, infatti, l'art. 6 della Costituzione,
che ha sancito il principio della tutela delle minoranze linguistiche, e la
legge n. 482/99 che ha attuato i principi costituzionali, «circoscrivono l'uso
della lingua minoritaria nei soli comuni di insediamento del relativo gruppo
linguistico». Non è pertanto possibile, a giudizio della Corte, prevedere, come
fa la legge impugnata, «un obbligo generale di uso del friulano per gli uffici
dell'intera regione, operante anche nelle aree escluse dal territorio di
insediamento del gruppo linguistico friulano». Né tantomeno si può imporre
l'obbligo di redigere in friulano gli atti e le campagne pubblicitarie da
destinare alla generalità dei cittadini.«Il principio cui si ispira la legge n.
482 del 1999», spiegano i giudici, «è quello territoriale: la normativa di
salvaguardia delle lingue minoritarie riconosciute si applica cioè nei
territori in cui vi è una sufficiente presenza di cittadini appartenenti alla
minoranza stessa». Di qui l'illegittimità dell'art. 6, comma 2, della legge
regionale n. 29/2007 che, «riconoscendo in modo espresso il diritto di usare la
lingua friulana, a prescindere dal territorio in cui i relativi uffici sono
insediati, viene a violare in modo palese quanto previsto dalla legge n. 482
poiché attribuisce il diverso e non riconosciuto diritto a un uso personale
della lingua minoritaria». Un effetto distorto che i costituenti, dice la
Corte, hanno voluto evitare proprio per scongiurare un ribaltamento della scala
di valori linguistici.Ma l'art. 6 non è l'unica disposizione della legge
regionale impugnata a essere finita nel mirino della Consulta. È stata
giudicata illegittima anche la norma che rendeva facoltativa la traduzione in
italiano e il deposito dei testi scritti nei dibattiti dei consigli comunali
tenuti in lingua friulana. Anche in questo caso, la legge di Illy ha
travalicato i confini tracciati dalla legge statale n. 482/99 che riconosce ai
consiglieri appartenenti alla minoranza linguistica il diritto di utilizzare la
diversa lingua, controbilanciandolo con la previsione di «una immediata
traduzione in lingua italiana».E ancora. Anche la facoltà per i comuni di
adottare toponimi nella sola lingua friulana è incompatibile con la previsione
dettata dal legislatore statale che legittima l'uso dei toponimi nella lingua
minoritaria solo in aggiunta ai toponimi ufficiali
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( da "Italia Oggi"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Pubblica Amministrazione data: 23/05/2009 - pag: 35 autore: Niente
deroghe sul codice appalti Le regioni non possono stabilire disposizioni
derogatorie del codice appalti (dlgs n. 163/2006), arrivando per esempio a
circoscrivere il ricorso all'istituto dell'avvalimento solo per gli appalti di
importo pari o superiore alla soglia comunitaria. Lo ha
stabilito la Corte costituzionale nella sentenza n. 160/2009 (depositata ieri in cancelleria e
redatta dal giudice Alfonso Quaranta) che ha dichiarato illegittime alcune
norme della legge n. 1/2008 della Campania (la Finanziaria regionale per il
2008), annullando di conseguenza anche l'art. 20, comma 2, della legge
regionale n. 3/2007 in materia di lavori pubblici, servizi e forniture. Secondo
la Consulta, a cui ha fatto ricorso la presidenza del consiglio, la normativa
prevista dalla Campania non è costituzionalmente legittima perché, pur in
presenza di un appalto sotto-soglia, devono essere comunque rispettati i
principi fondamentali di parità trattamento, trasparenza e pubblicità previsti
dal Trattato Ue a tutela della concorrenza del mercato. L'istituto
dell'avvalimento (che consente a un concorrente in una gara d'appalto di
dimostrare il possesso dei requisiti economici, finanziari, tecnici e
organizzativi avvalendosi del curriculum o dell'attestazione Soa di un altro
soggetto), spiega la Corte, ha lo scopo di «ampliare la partecipazione delle
imprese alle procedure concorsuali, assicurando così una maggiore tutela delle
libertà comunitarie e dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione
amministrativa». E la regione non può legiferare in senso opposto, perché si
tratta di norme attinenti alla materia dell'ordinamento civile, riservata alla
competenza esclusiva dello stato, ai sensi dell'art. 117 della Costituzione.
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( da "Repubblica, La"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 36 -
Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO LA PRIMA PROFEZIA DI PALAZZO GRAZIOLI GIOVANNI
VALENTINI Non è la solita lottizzazione. Questa è la lottizzazione della
lottizzazione. Ovvero, la lottizzazione a rate. Il primo lotto, la prima rata,
la prima tranche delle nomine ai vertici della Rai. Con Mauro Mazza alla
direzione della Rete Uno, Augusto Minzolini alla guida del Tg1 e ben quattro
vicedirettori generali che affiancheranno il direttore generale, Mauro Masi, si
contempla il primo mistero glorioso della nuova gestione di viale Mazzini.
Quello che celebra l´ascensione e assunzione al cielo televisivo di altrettanti
angeli e santi del servizio pubblico, alla vigilia delle prossime elezioni
europee e soprattutto amministrative. Ma non si tratta di nomine elettorali nel
senso stretto della parola. A quanto pare, il direttore della maggiore testata
giornalistica italiana, quella più istituzionale e politicamente importante,
avrà il buon gusto di insediarsi fra tre settimane, dopo l´apertura delle urne
del 6 e 7 giugno. E gli altri lo faranno alla spicciolata, con gradualità e
discrezione, in punta dei piedi. Piuttosto, sono nomine dimostrative,
pedagogiche. Nel senso, che servono a dare la linea: ai nominati e anche ai
prossimi nominandi. Nel buio cupo degli anni di piombo, la retorica lugubre del
terrorismo o del para-terrorismo predicava minacciosamente lo slogan
"Colpirne uno, per educarne cento". Oggi, nel buio profondo degli
anni che viviamo, il regime televisivo preferisce applicare invece la regola
"Premiarne uno, per educarne cento". A parte le capacità e i meriti
dei singoli, trionfa così la legge suprema dell´obbedienza, della fedeltà
assoluta, della stretta osservanza. E questo vale, appunto, non solo per i
diretti beneficiati, ma anche per i futuri beneficiandi o aspiranti tali.
Conversioni o tradimenti, insomma, come indulgenze plenarie: sempre nel segno
naturalmente dell´equilibrio, della moderazione, del sacrosanto e benedetto
"buon senso". Fa presto il direttore generale, replicando alle
proteste delle opposizioni, a dire che queste nomine sono state "un atto
doveroso" perché la direzione del Tg1 era vacante dall´uscita di Gianni
Riotta e quella della Rete Uno in prorogatio ormai dal luglio scorso. Ma, con
tutto il rispetto per la persona, Masi sarebbe più credibile se lui stesso non
provenisse direttamente dalla segreteria generale di palazzo Chigi e se il
primo lotto non corrispondesse alle indiscrezioni filtrate da palazzo Grazioli,
residenza privata del presidente del Consiglio a Roma. E comunque, dopo la
promozione di Mazza, non è vacante ora anche il Tg2 e non sarebbe altrettanto
doveroso e urgente insediare un successore? Si può pure dare atto allora a
Paolo Garimberti di aver favorito un compromesso o una mediazione, non
accettando il diktat del premier che pretendeva un pacchetto di dodici
promozioni, tutte insieme e subito. Ma è una magra consolazione. Mentre bisogna
dire che per il neo-presidente, indicato dal centrosinistra e votato
all´unanimità, sarebbe stato senz´altro più opportuno astenersi secondo
l´invito degli stessi consiglieri di minoranza: un presidente di garanzia,
oltre al centrodestra, deve garantire anche l´opposizione. Altrimenti, come gli
è stato pubblicamente contestato, rischia di compromettere il proprio ruolo di
garante. Sta di fatto, però, che alla Rai sotto la mai
abbastanza vituperata legge Gasparri il presidente è destinato a
rimanere ostaggio di una maggioranza per così dire ostile, composta da cinque
consiglieri su nove e per di più con il rappresentante del Tesoro, cioè del governo, in
funzione di ago della bilancia. E questo era vero anche prima, fin dai tempi di
Lucia Annunziata, alla quale va riconosciuto il merito di aver fatto fino in
fondo una battaglia sulla gestione dell´azienda
e in particolare sul controverso shopping delle frequenze televisive
contro l´ex direttore generale Flavio Cattaneo, dimettendosi per protesta dopo
appena un anno di mandato. In fin dei conti, la vera questione non è tanto dove
sono state decise queste nomine, ma piuttosto come: cioè in forza di quali
criteri e di quali meccanismi. E qui torniamo alla riforma che porta il nome
dell´ex ministro delle Comunicazioni, imposta a tutti i costi dal centrodestra
nel 2004, nonostante il rinvio alle Camere dell´ex presidente Ciampi, a cui è
seguita la censura dell´Unione europea che ha minacciato di aprire una
procedura d´infrazione contro l´Italia. Nella prospettiva
di finire prima o poi al vaglio della Corte costituzionale, è questa legge che ha spostato il controllo effettivo della Rai
dal Parlamento al governo, blindando il Cda e relegando il presidente in un
ruolo di arbitro senza fischietto: un Consiglio, per di più, di cui fanno
ancora parte due membri di quello precedente che approvò la nomina di Alfredo
Meocci a direttore generale, malgrado l´incompatibilità con l´incarico
di commissario dell´Autorità sulle Comunicazioni, provocando così una multa di
oltre 14 milioni di euro a carico della Rai da parte della stessa Authority.
Non sappiamo, dunque, se questa prima tranche di nomine "azzera la
credibilità" del nuovo vertice di viale Mazzini, come annuncia già il
moderato Casini, leader dell´Udc, che pure cinque anni fa apparteneva alla
maggioranza di centrodestra che approvò il misfatto della Gasparri. Sappiamo,
tuttavia, che le prossime nomine saranno decisive per misurare l´autonomia del
Cda dalla politica, anche in rapporto ai criteri richiamati dal presidente
della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli: da una parte, il pluralismo;
dall´altra, "la ricchezza culturale dell´azienda e del Paese",
un´azienda che fra contratti a tempo indeterminato e contratti a tempo
determinato conta in totale più di 13 mila dipendenti e 1771 giornalisti.
Basterà ora aspettare qualche giorno o qualche settimana per verificare se la
profezia di palazzo Grazioli si sarà avverata completamente. (sabatorepubblica.
it)
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( da "Nuova Venezia, La"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 12 -
Regione Comizio in dialetto di Zaia Il ministro sale su un covone e placa gli
agricoltori Due progetti di legge della Lega per la tutela della lingua VERONA.
Comizio del ministro Luca Zaia in dialetto veneto. Per placare un gruppo di
agricoltori, alcuni dei quali aderenti a Confagricoltura, che aspettavano il
Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, davanti all'azienda agricola
Brunelli a Valeggio sul Mincio (Verona) per contestarlo. Ma quando Zaia è sceso
dalla macchina, li ha salutati uno a uno e ha improvvisato un confronto con
loro, parlando in lingua veneta, salendo su un covone di fieno all'interno
dell'azienda nella quale li ha invitati ad entrare. Intanto, la Lega ha fatto
propria la crociata e i progetti di legge sulla lingua veneta spuntano come
funghi. Certo, il ministro, oltre al comune lessico, ci ha messo del suo,
stringendo la mano a tutti i contestatori che lo aspettavano davanti
all'azienda. Non solo: una volta sceso dall'auto, salendo sul covone e
improvvisando un confronto in lingua veneta, ha ridotto le distanze: «Voi siete
stati portati qui da scelte sbagliate e da chi ha voluto innescare un conflitto
tra poveri - ha arringato il ministro, come risulta nella traduzione dal
dialetto veneto all'italiano - il settore agricolo è attanagliato da una crisi
dei prezzi che nulla ha a che vedere con la soluzione del problema delle quote
latte. Sono solidale con tutti gli agricoltori che stanno pagando per una
concorrenza sleale che non hanno contribuito a creare. Il problema si risolve
accentuando i controlli. L'altra questione è garantire la qualità. Il disegno
di legge sull'etichettatura obbligatoria avrà un ruolo importante». Tant'è, che
è finita tra gli applausi. Ma Zaia non è l'unico a battere la strada
dell'idioma a lui tanto caro: i consiglieri regionali del Carroccio hanno
presentato un progetto di legge affinché il veneto venga inserito fra le lingue
che meritano di essere tutelate. «Valorizziamo una lingua che fu dei nostri
padri e che per mille anni è stata parlata nella nostra terra - sostiene il
primo firmatario Roberto Ciambetti - la nostra lingua, deve poter essere
ascritta nell'elenco dove compaiono anche il sardo, il friulano e altri idiomi
che contraddistinguono una comunità». Gli fa eco da Roma il senatore veronese Federico
Bricolo dopo aver presentato, a sua volta, un pdl per l'insegnamento di lingue
e dialetti delle comunità territoriali e regionali nelle scuole: «La difesa
della nostra storia e della nostra cultura passa anche attraverso
l'insegnamento delle nostre lingue e dialetti - sostiene - in un mondo
globalizzato come il nostro diventa fondamentale trasmettere alle nuove
generazioni le nostre lingue che sono segno e sostanza della nostra
appartenenza culturale». Intanto, mentre il Carroccio veneto si immerge nella
battaglia, dal vicino Friuli arrivano notizie per nulla confortanti: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme
contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la
promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che
prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai
cittadini che usano tale lingua e l'introduzione dell'insegnamento del
friulano a scuola attraverso il metodo del silenzio-assenso. (s.z.)
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( da "Unita, L'" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Un piccolo sforzo
di immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi ospedali,
sempre intasati, dove la gente fa la fila, in comprensibile stato d'ansia,
quando sarà in vigore il reato di clandestinità? Il calcolo lo ha fatto la
dottoressa Alessandra Di Tullio, del Fassid, il sindacato dei professionisti
dell'emergenza sanitaria: «Il medico del pronto soccorso si dovrebbe fermare,
stendere un verbale, rivolgersi al posto di pubblica sicurezza». Tutto il
meccanismo si incepperebbe per almeno un'ora. È un calcolo semplice, visto che
già adesso, se al pronto soccorso si presenta qualcuno con una ferita che fa
supporre sia stato commesso un reato, oppure la vittima di un incidente sul
lavoro, il medico è già obbligato a stendere la denuncia. Dal pubblico il dottor
Francesco Medici rincara: «Non si fermerebbe solo il medico, per sorvegliare
una persona trovata priva dei documenti e ricoverata ci vorrebbe una stanza
singola, la sorveglianza della polizia giorno e notte». Del resto il prefetto
Morcone nell'audizione del 22 aprile alla camera ha ritenuto «non utile ai fini
del contrasto all'immigrazione clandestina» l'introduzione del reato di
clandestinità. I medici non ci stanno. Non vogliono fare le spie e lo dicono
ancora una volta con una conferenza stampa nella quale parlano tutte le sigle
professionali. Inizia Carlo Lusenti dell'Anaao. «Si è fatto un passo avanti
perché il Ddl sicurezza non ha abrogato l'articolo della Bossi-Fini che esenta
i medici dall'obbligo di denuncia. Ma non basta, quell'esenzione è troppo
fragile di fronte all'introduzione di un reato penale che ci obbliga, nel
nostro ruolo di pubblici ufficiali, a denunciare. Chiediamo di cambiare la
legge o, in subordine, gli autorevoli membri del governo che ci rassicurano a
parole mettano qualcosa nero su bianco, un regolamento, una circolare
attuativa, un testo "a prova di scemo" che non lasci margini a
interpretazioni. Noi, per parte nostra, diciamo ai medici dei pronto soccorso:
rispettate la Costituzione e il codice deontologico. E se
qualcuno vi denuncia, noi vi difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza
«Non mi farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non
rispettare la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede
l'obbligo di cura verso gli individui e verso la collettività». La
collettività, infatti, sarebbe più a rischio. Massimo Cozza, Cgil, e Giuseppe
Ladra (Cimo) fanno l'esempio dell'aumento dei casi di Tbc. «È una malattia che
si cura benissimo - spiega Cozza - è una malattia diffusa in alcune aree di
provenienza delle persone immigrate. È importante, però, che non ci sia timore
di rivolgersi al servizio pubblico». Massimo Percoco, del sindacato medici
dirigenti, sottolinea la mancanza di efficacia della norma che impone la
denuncia: «chi è clandestino non si presenterà nel luogo di cura e in compenso
si avrebbe un degrado generale sul pèiano sanitario».
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( da "Nuova Venezia, La"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
FECONDAZIONE
ASSISTITA Doppia censura per una legge Si torna a parlare, per fortuna con toni
più pacati, di temi etici e di laicità dello Stato. L'occasione
è arrivata dalla Corte costituzionale che ha riaperto, con una sentenza, il discorso sulla discussa
legge 40, quella, per intenderci, sulla fecondazione assistita su cui si è
celebrato un referendum qualche anno fa. I giudici della Consulta, con un
pronunciamento datato 31 marzo e una sentenza resa pubblica nelle sue
motivazioni solo nei giorni scorsi, hanno colpito la legge con doppia
censura di incostituzionalità. La sentenza colpisce due commi dell'articolo 14
della legge 40. Il comma due, con riferimento alla produzione e all'impianto di
embrioni, da dove sono state eliminate le parole «ad un unico e contemporaneo
impianto, comunque non superiore a tre» e, il successivo comma tre, con un
provvedimento cosiddetto additivo, con l'aggiunta quindi delle parole «il
trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, deve essere
effettuato senza pregiudizio della salute della donna». In sostanza, sono
caduti due pezzi importanti della legge. Il primo è quella che impediva di
creare un numero di embrioni superiore a tre. Una norma crudele, perché il
divieto d'impiantare più di tre ovociti per ciclo, e insieme l'obbligo di
trasferire tutti gli embrioni ottenuti con l'inseminazione, costringevano ogni
donna a ripetere ad oltranza la stimolazione ormonale, esponendosi al rischio
di contrarre malattie incurabili; e la costringevano inoltre ad accettare che l'embrione
malato attecchisse nel suo corpo, semmai decidendo successivamente di abortire.
Il risultato era una moltiplicazione della sofferenza, con una visione
chiaramente punitiva della donna, e un attacco anche alla scienza medica, che
deve poter decidere, di volta in volta, e caso per caso, che limite darsi in
ragione della salute della donna. Il limite di tre embrioni da impiantare,
infatti, risulta alle evidenze scientifiche, in alcune circostanze troppo alto
(determinando il pericolo di gravidanze plurigemellari), in altre troppo
scarso. In sostanza - hanno segnalato i medici - con quella norma l'eventualità
che la terapia si concludesse con successo era un azzardo. E infatti era
sostanzialmente partito, per le famiglie con una maggiore disponibilità
economica, il fenomeno del turismo della fecondazione artificiale. Le coppie
che ne avevano l'opportunità preferivano andare all'estero dove, con norme più
civili, si riducevano rischi e sofferenza per la donna. La seconda norma su cui
si è pronunciata la Consulta è stata quella che imponeva l'immediato
trasferimento degli embrioni non impiantati. La Consulta ha detto che
innanzitutto viene la salute della donna e che laddove su questa non vi sono
garanzie non si può obbligare il trasferimento degli embrioni. La sentenza, che
è auto applicativa e non necessita di interventi legislativi, nel suo insieme,
proprio nel momento in cui si fa più aspro il dibattito sui temi etici e sulla
laicità dello Stato, proprio quando si prepara la discussione alla Camera sul
testamento biologico, impartisce al Parlamento una doppia lezione. In primo
luogo, ci dice che nessuna legge può sostituirsi al medico, che deve poter
scegliere, dentro il suo giuramento professionale, la strada per garantire il
diritto alla cura nell'interesse del paziente. In secondo luogo, la Consulta ci
dice che nessun principio può prevalere su altri principi. La tutela
dell'embrione non può prevalere sulla tutela della salute della donna: le due
cure vanno bilanciate, compensate. E' necessario trovare un punto di equilibrio
ragionevole. Ed è questa la sfida costante di tutto il dibattito sui temi
etici, a cominciare dal testamento biologico che tra qualche settimana
comincerà il suo iter alla Camera. Cos'è la laicità se non la ricerca di un
equilibrio tra i valori? Su questo tema il dibattito sta crescendo e per
fortuna si aprono spazi critici, che preludono alla possibilità di una
discussione aperta. Il presidente della Camera Fini, nonostante la maggioranza
di cui fa parte sostenga le posizioni più oltranziste, ha difeso la laicità
dello Stato con parole di fermezza. Una posizione da apprezzare, sempre che
sappia però, con coerenza, diventare anche scelta politica e non solo
enunciazione di principio. Anche nel Pd non manca la discussione. C'è un'area
culturale nel Partito democratico che sul terreno della laicità arranca. In
questo caso è giusto discutere. Ma bisogna operare una scelta. Come si è detto
durante i passaggi cruciali della vicenda di Eluana, il Pd deve dire da che
parte sta. Sulla laicità dello Stato dal partito deve arrivare una scelta
chiara di campo. Un grande partito riformista, moderno, non può che stare sul
terreno della laicità, del bilanciamento dei diritti, della difesa dei valori
costituzionali, senza alcun tentennamento. *deputato del Partito democratico
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( da "Unita, L'" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
La rivolta dei
camici bianchi: cambiare il Ddl, non siamo spie JOLANDA BUFALINI Un piccolo
sforzo di immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi
ospedali, sempre intasati, dove la gente fa la fila, in comprensibile stato
d'ansia, quando sarà in vigore il reato di clandestinità? Il calcolo lo ha
fatto la dottoressa Alessandra Di Tullio, del Fassid, il sindacato dei
professionisti dell'emergenza sanitaria: «Il medico del pronto soccorso si
dovrebbe fermare, stendere un verbale, rivolgersi al posto di pubblica
sicurezza». Tutto il meccanismo si incepperebbe per almeno un'ora. È un calcolo
semplice, visto che già adesso, se al pronto soccorso si presenta qualcuno con
una ferita che fa supporre sia stato commesso un reato, oppure la vittima di un
incidente sul lavoro, il medico è già obbligato a stendere la denuncia. Dal
pubblico il dottor Francesco Medici rincara: «Non si fermerebbe solo il medico,
per sorvegliare una persona trovata priva dei documenti e ricoverata ci
vorrebbe una stanza singola, la sorveglianza della polizia giorno e notte». Del
resto il prefetto Morcone nell'audizione del 22 aprile alla camera ha ritenuto
«non utile ai fini del contrasto all'immigrazione clandestina» l'introduzione
del reato di clandestinità. I medici non ci stanno. Non vogliono fare le spie e
lo dicono ancora una volta con una conferenza stampa nella quale parlano tutte
le sigle professionali. Inizia Carlo Lusenti dell'Anaao. «Si è fatto un passo
avanti perché il Ddl sicurezza non ha abrogato l'articolo della Bossi-Fini che
esenta i medici dall'obbligo di denuncia. Ma non basta, quell'esenzione è
troppo fragile di fronte all'introduzione di un reato penale che ci obbliga,
nel nostro ruolo di pubblici ufficiali, a denunciare. Chiediamo di cambiare la
legge o, in subordine, gli autorevoli membri del governo che ci rassicurano a
parole mettano qualcosa nero su bianco, un regolamento, una circolare
attuativa, un testo "a prova di scemo" che non lasci margini a
interpretazioni. Noi, per parte nostra, diciamo ai medici dei pronto soccorso:
rispettate la Costituzione e il codice deontologico. E se
qualcuno vi denuncia, noi vi difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza
«Non mi farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare
la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura
verso gli individui e verso la collettività». La collettività, infatti,
sarebbe più a rischio. Massimo Cozza, Cgil, e Giuseppe Ladra (Cimo) fanno
l'esempio dell'aumento dei casi di Tbc. «È una malattia che si cura benissimo -
spiega Cozza - è una malattia diffusa in alcune aree di provenienza delle
persone immigrate. È importante, però, che non ci sia timore di rivolgersi al
servizio pubblico». Massimo Percoco, del sindacato medici dirigenti, sottolinea
la mancanza di efficacia della norma che impone la denuncia: «chi è clandestino
non si presenterà nel luogo di cura e in compenso si avrebbe un degrado
generale sul pèiano sanitario». I medici al governo: si deve scrivere nero su
bianco che non abbiamo l'obbligo di denuncia. Noi abbiamo rispetteremo la
Costituzione e la deontologia, su questo difenderemo tutti fino alla Corte costituzionale.
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( da "Giorno, Il (Milano)"
del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione,
La (Firenze)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Giustizia
POLITICA pag. 12
«Ma sulla riduzione di INTERVISTA IL COSTITUZIONALISTA CECCANTI: di ANTONELLA
COPPARI ROMA «SULLA riduzione dei parlamentari siamo tutti d'accordo: in queste
settimane, Camera e Senato hanno approvato un ordine del giorno che riproponeva
la necessità del ridimensionamento». Ciò detto, Stefano Ceccanti, senatore Pdl
nonché docente di diritto pubblico comparato all'Università la Sapienza' di
Roma, aggiunge che l'irritazione nasce dal linguaggio utilizzato da Berlusconi,
«tipico di chi è estraneo al mondo della politica, mentre lui ci sta da 15
anni. Così, rischia di delegittimare le istituzioni e di rendere difficile il
raggiungimento dell'obiettivo». Bastano 100 deputati? «No, non è sensato. Anche
perché negli altri Paesi europei le prime camere hanno le dimensioni della
nostra. Trovo ragionevole ciò che propone Calderoli: 400 deputati e 200
senatori. Ma la gente è indignata non solo perché i parlamentari sono troppi,
pure perché non li conosce più: per questo, abbiamo raccolto 195 firme
chiedendo di tornare alla legge elettorale di Mattarella e quindi ai collegi
uninominali. Sarebbe logico partire da qui, evitando il referendum». E poi, si
interviene sull'esecutivo? I poteri del premier vanno rafforzati? «In questa
legislatura, per scelta politica, il premier gode di una maggioranza ampia e
omogenea, dunque può fare le riforme che vuole. Per questo, è curiosa l'idea di
una proposta di legge di iniziativa popolare che comunque deve arrivare in
Parlamento. Ma in futuro, ci potrebbero essere legislature con presidenti del
Consiglio deboli, perciò è giusto varare regole che stabilizzino il rafforzamento
dei poteri». La spaventa l'idea di concedere al premier il potere di
scioglimento delle Camere? «Io direi che il punto di equilibrio potrebbe essere
quello di formalizzare il potere del presidente del Consiglio di chiedere lo
scioglimento, lasciando la decisione finale al presidente della Repubblica. E'
il meccanismo che esiste in tutti i Paesi in cui ci sono capi di Stato
repubblicani». Quali sono i contrappesi possibili a garanzia del fatto che un
premier forte non finisca per esercitare un potere incontrollato? «Ne citerei
due: il potere da parte dei parlamentari di chiedere alla
Corte costituzionale prima
che una legge entri in vigore se è costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei
parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla
maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme?
«Ritengo sia possibile. Ma se uno si comporta come se avesse le ricette pronte,
prende a schiaffi chi non ci sta e irride i parlamentari, crea un clima tale
che rende impossibile fare le riforme insieme».
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( da "Giorno, Il (Milano)"
del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione,
La (Firenze)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Giustizia
POLITICA pag. 13
di ANTONELLA COPPARI ROMA «SULLA riduzione dei parlament... di ANTONELLA
COPPARI ROMA «SULLA riduzione dei parlamentari siamo tutti d'accordo: in queste
settimane, Camera e Senato hanno approvato un ordine del giorno che riproponeva
la necessità del ridimensionamento». Ciò detto, Stefano Ceccanti, senatore Pdl
nonché docente di diritto pubblico comparato all'Università la Sapienza' di
Roma, aggiunge che l'irritazione nasce dal linguaggio utilizzato da Berlusconi,
«tipico di chi è estraneo al mondo della politica, mentre lui ci sta da 15
anni. Così, rischia di delegittimare le istituzioni e di rendere difficile il
raggiungimento dell'obiettivo». Bastano 100 deputati? «No, non è sensato. Anche
perché negli altri Paesi europei le prime camere hanno le dimensioni della
nostra. Trovo ragionevole ciò che propone Calderoli: 400 deputati e 200
senatori. Ma la gente è indignata non solo perché i parlamentari sono troppi, pure
perché non li conosce più: per questo, abbiamo raccolto 195 firme chiedendo di
tornare alla legge elettorale di Mattarella e quindi ai collegi uninominali.
Sarebbe logico partire da qui, evitando il referendum». E poi, si interviene
sull'esecutivo? I poteri del premier vanno rafforzati? «In questa legislatura,
per scelta politica, il premier gode di una maggioranza ampia e omogenea,
dunque può fare le riforme che vuole. Per questo, è curiosa l'idea di una
proposta di legge di iniziativa popolare che comunque deve arrivare in
Parlamento. Ma in futuro, ci potrebbero essere legislature con presidenti del
Consiglio deboli, perciò è giusto varare regole che stabilizzino il
rafforzamento dei poteri». La spaventa l'idea di concedere al premier il potere
di scioglimento delle Camere? «Io direi che il punto di equilibrio potrebbe
essere quello di formalizzare il potere del presidente del Consiglio di
chiedere lo scioglimento, lasciando la decisione finale al presidente della
Repubblica. E' il meccanismo che esiste in tutti i Paesi in cui ci sono capi di
Stato repubblicani». Quali sono i contrappesi possibili a garanzia del fatto
che un premier forte non finisca per esercitare un potere incontrollato? «Ne
citerei due: il potere da parte dei parlamentari di
chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è costituzionale o meno, e il potere di
costituire, con il voto di un quarto dei parlamentari, commissioni in cui
l'opposizione possa fare le pulci alla maggioranza». Dopo le Europee, è possibile
riprendere il dialogo sulle riforme? «Ritengo sia possibile. Ma se uno
si comporta come se avesse le ricette pronte, prende a schiaffi chi non ci sta
e irride i parlamentari, crea un clima tale che rende impossibile fare le
riforme insieme».
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( da "Nuova Venezia, La"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 31 -
Provincia In carcere per due anni. Era innocente Spinea. Assolta la donna
accusata di complicità nell'omicidio del marito SPINEA. E' stata in carcere per
due anni completamente innocente, Yesmin Akter, giovane donna del Bangladesh,
ora residente con i figli a Mestre: non solo Yesmin non fu complice
dell'omicidio del marito - strangolato con un foulard nel parco Nuove Gemme di
Spinea, nel 2004 - ma la ragazza non si è macchiata neppure del reato di
favoreggiamento, per non aver dato l'allarme pur sapendo dell'assassinio. Il
giudice monocratico Moretti ha, infatti, assolto Yesmin Aktar con la formula
piena, del fatto non sussiste. Nel 2004 Fece scalpore l'omicidio di Amadul
Haque, strangolato in pieno giorno dall'uomo che si era invaghito di Yesmin,
che voleva per sé: Sikder Salim è stato condannato a 22 anni dal Tribunale, nel
2006. In
occasione di quel processo, i giudici assolsero la giovane dall'accusa di
essere complice dell'omicidio del marito, ma rinviarono gli atti alla Procura
per procedere per favoreggiamento, dal momento che la ragazza non diede
l'allarme sulla morte del consorte. «Ora si è dimostrato quello che sostenevamo
da sempre», commenta l'avvocato Luciano Faraon, «che Yesmin era assolutamente
estranea ai fatti: una sentenza, quella del giudice monocratico, doppiamente
importante, perché riconosce la verità e perché ci permetterà di chiedere con
più forza il risarcimento del danno per ingiusta detenzione». Il legale ha
chiesto mezzo milione di euro allo Stato per quei due anni di libertà negata
alla giovane madre, ma la Corte d'Appello ha respinto la richiesta proprio in
pendenza dell'accusa di favoreggiamento, ora caduta: un punto a favore di
Yesmin nel ricorso in Cassazione. «Yesmin Akter, all'epoca dei fatti», racconta
ancora Faraon, «non conosceva assolutamente la lingua italiana, né le norme del
codice penale e, soprattutto, aveva informato l'autorità giudiziaria
dell'omicidio solo quando aveva saputo che l'assassino era stato arrestato,
perché temeva per la propria vita e soprattutto per quella dei figli. A determinare le incomprensioni iniziali con l'autorità
giudiziaria, incise in maniera determinante l'incapacità dell'interprete
durante le indagini: su questo delicato problema, la Corte costituzionale è intervenuta con
sentenza 254/07 sancendo il diritto di imputato e indagato ad avere un proprio
interprete di fiducia». (r.d.r.)
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( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
AGENDA E LETTERE
pag. 7 I libri tracciano un affresco del nostro Paese: un popolo sovrano
rassegnato AMANDOLA CARO CARLINO, in questi ultimissimi tempi, senza contare le
innumerevoli denunce di sperperi documentati in Tv da Striscia la notizia' e da
Report', una serie di libri traccia un inoppugnabile affresco del nostro Paese.
Da L'Italia degli sprechi' di Costa alla Casta' di Rizzo e Stella, dalla
Finanziaria siamo noi' di Lepri a Per chi suona la banana' di Travaglio, da Un
paese di baroni' di Carlucci e Castaldo a La penisola dei mafiosi' di De
Stefano, è un susseguirsi di aggiornamenti culturali che dimostrano le capacità
del governo e la statura morale della classe dirigente del nostro Paese. Lo
sfacelo è tale che perfino dalla più autorevole istituzione nazionale giungono
segnali allarmanti. Il Presidente della Repubblica, infatti, ha detto
testualmente: «E' ormai sempre più pressante l'impoverimento culturale e morale
della politica». Gustavo Zagrebelsky, ex Presidente della
Corte costituzionale, ha affermato:
«La gente si sente usata per giochi di potere, vi è un drammatico bisogno di
nuovi amministratori». Ma anche da personaggi politici, come l'ex leader del Pd
Veltroni, si riconosce che «sempre più spesso si vedono rapporti di commistione
tra politica e malaffare che bisogna assolutamente estirpare». Ma tutte
queste pubbliche e inoppugnabili denunce serviranno a migliorare le cose? La
realtà è che in un Paese normale tutta questa corruzione e massacro delle
finanze pubbliche scatenerebbe...un quarantotto'. Invece , nel nostro Paese il
popolo sovrano è rassegnato e prono. Non ha la forza di ribellarsi. La povertà
e la disoccupazione crescono. Laureati che hanno superato severissimi concorsi,
se sono fortunati hanno un incarico con licenziamento al termine delle lezioni.
Le disuguaglianze sono flagranti e tuttavia mantenute. Ma attenzione a non
tirare troppo la corda. La fame e la disperazione sono pessime consigliere.
Attilio Bellesi, Amandola
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( da "Messaggero Veneto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
La Corte costituzionale dà ragione all'ex governo Prodi contro la riforma di Illy.
Salvata invece l'erogazione di contributi regionali La Lega Nord contesta la
decisione Tesini (Pd): con i miei suggerimenti la normativa avrebbe passato
l'esame Friulano, la Consulta boccia la legge Respinti i punti fondamentali:
dall'imposizione negli uffici e nelle scuole al silenzio assenso Tondo:
giusto, norma ideologica. Gli autonomisti: ci appelliamo a Napolitano I SERVIZI
ALLE PAGINE 2 E 3 UDINE. Bocciata la
legge sul friulano. La Corte costituzionale ha
respinto 5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex giunta di
centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto no all'obbligo
degli uffici di utilizzare il friulano e di redigere gli atti in marilenghe; no
alla ripetizione degli interventi nelle istituzioni in friulano; no
all'adozione dei toponimi anche solo in friulano e ancora no all'ora
settimanale di insegnamento sui banchi di scuola e al silenzio assenso. Per gli
autonomisti ieri è stata una giornata nera. L'attesa sentenza della Corte costituzionale è una sequenza di paletti posti su tutti i
fronti. Per Tondo la sentenza era prevista, scontata e inevitabile. Insomma è
«la prova provata che anche gli estremismi culturali producono effetti infausti
com'è accaduto in questo caso». Protestano invece gli autonomisti, che
preannunciano un appello a Napolitano.
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( da "Messaggero Veneto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 -
Attualità E i poli si dividono In Parlamento UDINE. La bocciatura del
provvedimento sul friulano non taglia nettamente in due centrodestra e
centrosinistra. Proprio dentro c'è chi non si dichiara infatti stupito.Per il
senatore del Pd, Carlo Pegorer «le censure della Consulta alla legge sul
friulano stanno a significare che le osservazioni critiche che a suo tempo
furono avanzate da autorevoli esponenti del governo avevano delle motivazioni
strettamente legate al fatto che la nostra Costituzione, pur riconoscendo spazi
per iniziative indirizzate alla tutela delle lingue minoritarie, fissa dei
paletti però difficilmente valicabili» «Capisco gli sforzi per tutelare la
lingua friulana, ma non capisco le forzature che si erano compiute
esclusivamente a fini elettoralistici. Del resto fu lo stesso governo nazionale
di centrosinistra, con la Lanzillotta, a porre un freno facendo emergere
elementi di incostituzionalità». Così il senatore del Pdl, Ferruccio Saro. Che
aggiunge: «Se la Regione, adesso, riprenderà in mano il provvedimento, dovrà
per forza attenersi alle decisioni della Corte
Costituzionale senza commettere altre forzature come avvenne con il
centrosinistra. Non portò ad alcun esito il progetto cavalcato da Illy: certo,
larga parte dell'opinione pubblica è interessata alla salvaguardia del friulano
sul piano storico, ma si devono fare i conti con la realtà, ovvero con la
globalizzazione che impone la conoscenza delle lingue internazionali». E
di notizia che necessariamente rattrista parla il senatore del Pd, Flavio
Pertoldi, secondo cui è necessario adesso che i parlamentari friulani, ma anche
la Regione, si attivino per trovare quanto prima una soluzione per dare una
norma al friulano
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( da "Giornale.it, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 124 del
2009-05-23 pagina 17 L'Onu
interviene in difesa del pluriomicida Battisti di Emanuela Fontana In una
lettera spedita al tribunale che deve decidere l'estradizione si chiede che non
venga compromesso l'asilo di altri rifugiati TEMPISMO Il Palazzo di Vetro
minimizza ma l'invio della missiva è una strana coincidenza RomaUna mattina di
fine aprile a tutti i giudici del Supremo Tribunal federal di Brasilia è
arrivata una lettera. Oggetto: i diritti dei rifugiati. Una coincidenza
incredibile: gli alti magistrati stanno esaminando proprio una domanda di
«rifugio», il caso Battisti. Il presidente Lula lo teme come il peggiore degli
impicci e tutta la pratica ora è nelle mani dei giudici del Stf. Sono loro a
dover decidere sull'asilo all'ex terrorista italiano aspirante rifugiato dopo
una lunga fuga dalla Francia. La giustizia, non la politica, deve dire sì o no all'estradizione
in Italia dell'ex leader dei Proletari armati per il comunismo condannato a due
ergastoli per quattro omicidi, autoproclamatosi innocente. Mentre
i giudici della Corte costituzionale brasiliana si preparavano a esaminare il fascicolo, è arrivata
quindi al Supremo tribunal questa lettera. L'autorevole quotidiano O Estado de
Sao Paulo ne riassume così il contenuto: «l'Onu teme una marcia indietro sulla
concessione di pratiche di asilo in Brasile». Cita anche un passo del
documento, e naturalmente ne indica l'autore: Javier Lopez-Cifuentes, il
rappresentante brasiliano dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati. Cifuentes a Brasilia è come Laura Boldrini a Roma: il punto di
riferimento locale dell'Unhcr. In Italia tutti hanno imparato a conoscere
questo commissariato delle Nazioni Unite per le recenti polemiche contro i
respingimenti in mare dei barconi con i clandestini portati a termine da Italia
e Libia. L'agenzia dell'Onu ha condannato e ha chiesto a Roma di fermarsi. Il caso
vuole che dall'altra parte del mondo l'Unchr si interessi ancora,
indirettamente, a una vicenda italiana: il processo Battisti. Per O Estado de
Sao Paulo l'intervento però non è indiretto: è mirato al cuore del fascicolo.
Si cita infatti questo stralcio della lettera di Cifuentes ai magistrati:
l'Alto Commissariato per i rifugiati «prevede che la decisione che verrà presa
in questo caso (non si cita Battisti, ma secondo il giornale il contesto è
chiaro) possa influenzare il modo in cui le autorità di altri Paesi applichino
la definizione di rifugiato e affrontano casi di estradizione di rifugiati
riconosciuti formalmente». Letta così sembra l'arringa di un avvocato che
sognava la rivoluzione prima di difendere un terrorista: al destino di Cesare
Battisti è legata la sorte di centinaia di profughi, per i quali si teme che i
Paesi di origine possano chiederne l'estradizione, riaprendo i processi di
riconsegna. Perché l'Alto Commissariato dell'Onu ha scritto al Supremo tribunal
brasiliano proprio alla vigilia della sentenza che dovrà decidere su Battisti?
Ed è possibile che l'Unhcr paragoni un pluriomicida che ha pensato e
partecipato all'uccisione di quattro uomini, non politici (nemmeno quindi un
vero terrorista politico)al rifugiato del Darfur che scappa dal sangue della
guerra civile, all'esule dello Zimbabwe, all'oppositore perseguitato della
Nigeria? Da ambienti diplomatici italiani è arrivata subito una richiesta di
spiegazione ai vertici del commissariato Onu. Il processo Battisti in Brasile è
entrato nella fase più sensibile: ogni presa di posizione è condizionante. La
risposta, velocissima, dell'Unhcr, è stata che l'intervento del rappresentante
era generico sui diritti dei rifugiati, illustrava il quadro di norme che ne
regolano lo status. Che non c'è assolutamente l'intenzione, da parte del
commissariato, di condizionare la decisione sul caso Battisti. Il fascicolo è
di esclusiva responsabilità dei magistrati brasiliani: il quotidiano ha
frainteso. Non si smentisce però, secondo quanto apprende Il Giornale, che la
lettera sia stata effettivamente inviata da Cifuentes ai giudici di Brasilia.
Rimane allora una terza domanda: nei campi profughi del Kenya (gestiti
dall'Unhcr) mancano cibo e acqua per i rifugiati somali che scappano da
Mogadiscio. Intere famiglie vivono con soli 3 litri di acqua al giorno.
Duecentomila persone sono a rischio epidemie, a rischio di morire di fame. Non
si potrebbero consumare le cartucce d'inchiostro su questo oltraggio alla
dignità, inondare di fax e mail i governi del pianeta, piuttosto che ricordare
ai giudici brasiliani alle prese con l'asilo di un assassino i diritti dei
rifugiati a rischio? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
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( da "Repubblica, La"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina IV -
Napoli Duello tra Regione e governo Bassolino: "No alle liste bloccate,
ora entra in vigore lo Statuto" La legge elettorale "Applichiamo il
principio costituzionale della parità di accesso alle
cariche" ROBERTO FUCCILLO «è PARADOSSALE che il governo, invece di
promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi
nel lavoro di un´amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo
delle donne nelle istituzioni». Antonio Bassolino accantona la «collaborazione
istituzionale» e impugna la sciabola per difendere la legge
elettorale che il governo ha impugnato presso la Corte costituzionale. «L´impugnazione,
largamente preannunciata dal centrodestra campano - dice il presidente -
sarebbe basata principalmente sul presunto contrasto con i principi di
uguaglianza, di libertà di voto e di pari opportunità sanciti dalla
Costituzione. Come se la legge predeterminasse quanti uomini e quante
donne debbano essere eletti. Invece offre diverse possibilità. Nel paese delle
liste bloccate, la nostra è una soluzione forte e innovativa». Ma, oltre a
contestare il singolo articolo sulla doppia preferenza da assegnare a un uomo e
una donna, il governo ha giudicato in fuorigioco l´intera legge perché giunta a
Statuto non ancora vigente. E Bassolino fa sapere che «il 26 maggio scadrà il
termine previsto per l´eventuale promozione di referendum, e il testo verrà
promulgato. A oggi, infatti, non risultano iniziative referendarie in corso».
Insomma, una mossa sbagliata quella del governo. Ai limiti della inutilità.
Tanto da far dire a Bassolino che «attendiamo con fiducia il pronunciamento
della Corte costituzionale». Più che merito delle pari
opportunità, la contesa pare così essere soprattutto di ordine politico. Lo
dice l´inciso di Bassolino sugli annunci del centrodestra campano, e non solo.
«Il ministro Fitto ha ceduto alle pressioni dei suoi amici», afferma il socialista
Fausto Corace. «L´unico obiettivo è piazzare quante più donne-veline nelle
istituzioni», aggiunge il dipietrista Nicola Marrazzo. «Logiche puramente di
parte - incalza Fiorella Girace, presidente della commissione pari opportunità
- . Non ci stupisce, vista la grande considerazione che il capo del governo ha
delle donne italiane». Lo dice infine con estrema chiarezza Tino Iannuzzi,
segretario regionale del Pd: «Il centrodestra vuole riesumare l´odioso listino
per imporre nomine dall´alto nel consiglio regionale». In effetti fu Forza
Italia a battersi contro la doppia preferenza e a riscoprire le virtù del
listino come strumento migliore per garantire la presenza femminile in aula. Ma
il centrodestra non è unanime su questo. An votò contro la legge, ma solo per
non spezzare il nascente Pdl. Anche Mpa era per le preferenze. E Franco
D´Ercole, capo dell´intera opposizione in aula, prende ora le distanze dal
governo: «Che lo Statuto non sia promulgato non mi pare un argomento valido, è
stato comunque approvato. D´altro canto nessuno fra noi si sogna di raccogliere
le firme per il referendum». Basterebbe un quinto dei consiglieri, dodici
firme. Ma, come dice Bassolino, non ce n´è traccia. «La verità - dice chiaro e
tondo D´Ercole - è che c´è chi vuole le liste bloccate e chi le preferenze. Io
sono per le preferenze. E poi, se pure la Consulta bocciasse quell´articolo,
basterebbe depennarlo».
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( da "Adige, L'" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
elezioni Rosy
Bindi ieri in città. Anche per punzecchiare Dellai «In Europa meglio il Pd»
Garbata ma pungente. Rosy Bindi non si tira indietro nel rispondere alla
domanda sulla scelta del presidente Lorenzo Dellai di non sostenere il suo
alleato forte in Provincia, il Pd, alle europee. «Il voto è libero - sorride -
e lo sono anche le dichiarazioni di voto. Spero in un grande del risultato del
Pd perché noi stiamo dalla parte degli europeisti. Temo invece che le forze sostenute
dal presidente Dellai avranno posizioni diverse rispetto a quelle che servono
al suo Trentino». «Un Trentino - ricorda l'ex ministro - del quale si parla
come modello. Ma vorrei ricordare che in questo "modello Trentino" il
Pd è un alleato importante, addirittura determinante per la sua elezione». La
parlamentare spende una battuta anche sul nuovo «scontro istituzionale» tra Provincia e governo dopo che il ministro pugliese Raffaele Fitto
ha impugnato davanti alla Corte costituzionale sia la riduzione dell'1% dell'Irap per gli agricoltori sia la
legge che consente il varo del comune di Ledro: «Lui (Silvio Berlusconi, ndr)
non riesce a diminuire le tasse come aveva promesso - risponde Rosy Bindi -
Quindi non capisco perché non possa lasciar fare chi lo fa». L'ex
ministro è in regione assieme al 71enne europarlamentare uscente Vittorio Prodi
in campagna elettorale con il candidato trentino Michele Nicoletti. I temi
dell'incontro sono ambiente ed energia. Bindi non è tenera nemmeno sull'opzione
del nucleare: «Prima di parlare di questo - osserva - l'Italia dovrebbe
installare tanti pannelli solari quanti ne ha la Germania». Per Prodi questa
scelta «non è coerente con i bisogni dell'Italia» mentre per Bindi una
strategia diversa potrebbe riavvicinare il Belpaese agli Stati Uniti dopo la
svolta di Obama. «Il nucleare è una delle bandiere ideologiche di questo
governo», insiste la parlamentare del Pd. Sulla vicenda Mills, Rosy Bindi
chiede almeno che «il presidente del consiglio rinunci al Lodo Alfano per
chiarire la sua posizione». Nicoletti rileva il paradosso di questa prossima
consultazione: «L'Europa conta sempre più nella vita dei cittadini - ammonisce
- ma i cittadini rischiano di contare sempre di meno nelle sue determinazioni».
Il candidato trentino auspica un cambio di maggioranza (non più con il timone
in mano ai popolari che hanno avallato scelte che hanno concesso troppo al
libero mercato) e punta su scelte condivise con la gente per quanto riguarda la
montagna e anche ad «agganciare il rilancio economico al rispetto per
l'ambiente». M.E. 23/05/2009
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( da "Adige, L'" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Suscita un certo
imbarazzo nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio
Divina, la decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli
della legge finanziaria 2009 della Provincia di Trento e in particolare quello
che ha tagliato l'Irap dell'1% per il settore agricolo riducendolo allo 0,9%,
che tradotto vuol dire 5 milioni e mezzo in meno di tasse da pagare per
imprenditori agricoli, cooperative e consorzi trentini Suscita un certo
imbarazzo nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio
Divina, la decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli
della legge finanziaria 2009 della Provincia di Trento e in particolare quello
che ha tagliato l'Irap dell'1% per il settore agricolo riducendolo allo 0,9%,
che tradotto vuol dire 5 milioni e mezzo in meno di tasse da pagare per
imprenditori agricoli, cooperative e consorzi trentini. Io ricorso per
conflitto di competenza è imbarazzante per due motivi: primo, perché si tratta
di un intervento dello Stato centrale che nega alla Provincia una
discrezionalità in materia di imposizione fiscale che già il Trentino aveva
esercitato per 9 anni; secondo, perché l'effetto concreto
sarà - se la Corte Costituzionale accoglierà il ricorso del Governo - un
aumento delle tasse per il settore agricolo trentino e questo non è molto
popolare, soprattutto per una forza politica di centrodestra che ha fatto
viceversa della riduzione delle tasse la sua bandiera. Il deputato e
segretario della Lega nord Trentino, Maurizio Fugatti , non nasconde infatti il
suo disagio e la sua preoccupazione, ma cerca di minimizzare la portata del
ricorso e soprattutto di rassicurare gli agricoltori trentini sostenendo che:
«Si troverà presto una soluzione». «Il problema giuridico - spiega Fugatti - è
nato quest'anno perché con l'ultima legge finanziaria lo Stato ha interrotto il
regime transitorio per l'Irap nel settore agricolo e ha fissato l'aliquota
all'1,9%. E siccome la determinazione dell'Irap è di competenza dello Stato è
preclusa alle Regioni e anche alle Province autonome la possibilità di
modificarla. È una questione tecnica». «Ora - prosegue fiducioso Fugatti - è
evidente che nessun Governo è contento di fare pagare di più i cittadini e
quindi si troverà una soluzione o con una nuova norma nazionale che riconosca
maggiori ambiti di manovra alle Regioni e Province autonome o con la sentenza
della Corte Costituzionale che ci auguriamo dia ragione alla Provincia». Il
senatore Sergio Divina esclude che la decisione di impugnare la norma sull'Irap
sia motivata da ragioni politiche: «Berlusconi di certo non sa neppure di che
si tratta, queste sono impugnative che vengono istruite dagli uffici e a Roma
applicano i loro standard e i motivi sono solo tecnici». Divina vuole
rassicurare dunque i trentini che non c'è nessun nuovo attacco all'autonomia e
anzi dichiara: «Il ministro Calderoli mi ha invitato a dire al presidente
Dellai di attivarsi per accelerare la costituzione del tavolo bilaterale tra
Governo e Provincia previsto dal decreto sul federalismo fiscale per discutere
tutte le questioni relative ai finanziamenti (compresa la quota variabile di
imposte congelata qualche mese fa, Ndr.). Quello con il Trentino potrebbe
essere il primo tavolo bilaterale a partire». Intanto, ieri il presidente della
Provincia, Lorenzo Dellai , tornando a parlare del ricorso del Governo ha
espresso stupore per una decisione che ha definito «discutibile dal punto di
vista giuridico» e poi ha attaccato: «A noi pare poco federalista e siamo molto
perplessi perché ora gli agricoltori trentini rischiano di dover pagare per il
2009 altri 5,5 milioni di euro di Irap. Noi resistiamo al ricorso e staremo a
vedere come deciderà la Corte». L.P. 23/05/2009
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( da "Adige, L'" del
23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Anche Alessandro
de Guelmi contro il commissariamento La prossima settimana i sindaci della
Valle di Ledro si riuniranno per approfondire la questione aperta
dall'impugnazione delle disposizioni transitorie della legge regionale, che
porterà nel gennaio 2010 alla costituzione del Comune (unico) di Ledro. L'azione davanti alla Corte Costituzionale è stata decisa - come
riferito ieri - dal Governo. In particolare verrebbe cancellata la possibilità
di accompagnare la creazione del Comune di Ledro con una giunta provvisoria,
formata dai sindaci dei sei municipi. Questo esecutivo - secondo la legge
regionale - sarebbe rimasto in carica dalla fine del 2009 (data fissata
per la decadenza di tutti i consigli comunali di valle) a maggio 2010, mese in
cui si svolgeranno le elezioni per il nuovo ente territoriale. Per il Governo,
invece, il periodo di interregno dovrà essere coperto da un commissario. Contro
il commissariamento ieri si è espresso il presidente dell'Unione dei Comuni
ledrensi, Giuliano Pellegrini, sulla scorta della considerazione che in un
momento molto delicato dal punto di vista politico e amministrativo, un
funzionario esterno potrebbe garantire solo l'ordinaria amministrazione,
ritardando in pratica la nascita e l'operatività del nuovo Comune unico. Sulla
stessa linea è anche Alessandro de Guelmi, vicesindaco di Concei, che pure al
referendum per la fusione definitiva delle amministrazioni di valle si era
espresso per il «no», pur essendo un sostenitore dell'unificazione, ma
rimarcando la necessità di tenere conto della difesa dell'ambiente, portata
avanti sempre con forza da Concei. «Il percorso della giunta provvisoria dei
sindaci è quello più logico - spiega de Guelmi - perché è giusto che siano le
persone elette dai ledrensi ad accompagnare il progetto nei pochi mesi prima
delle elezioni. L'impugnazione sa di sgambetto politico e comunque un
funzionario potrà fare solo ordinaria amministrazione». 23/05/2009
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( da "Secolo XIX, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
CONSULTA:
BOCCIATA la LEGGESUl dialetto FRIULANO IN SCUOLE E UFFICI la sentenza ROMA. Le
minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma ciò non significa
che le Regioni possano stabilire in piena autonomia, senza rispettare i paletti
fissati da una legge statale del '99 (n.482), l'utilizzo di lingue diverse
dall'italiano. Per questo motivo la Corte Costituzionale ha
dichiarato l'illegittimità di diverse norme della legge regionale del Friuli
Venezia Giulia che nel 2007
ha ufficialmente introdotto il friulano nelle scuole,
negli uffici e più in generale nella vita pubblica. Le norme erano state
approvate con i voti favorevoli della Lega e della coalizione di Centrosinistra
Intesa Democratica, guidata dall'allora governatore Riccardo Illy. A
ricorrere alla Consulta era stata la presidenza del Consiglio dei ministri, le
cui ragioni sono state in massima parte accolte, seppur dalla lettura della
sentenza della Corte Costituzionale (n. 159) si intuisca che sulla questione
non ci sia stata unanimità: il giudice relatore, il vicepresidente Ugo De
Siervo, ha rinunciato a scrivere le motivazioni della sentenza, forse in segno
di dissenso, e a lui è subentrato il giudice Paolo Maria Napolitano. Sotto la
scure della Corte sono finite le norme che prevedevano, tra l'altro, l'obbligo
«per gli uffici dell'intera regione», anche fuori del territorio di
insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità
dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua». 23/05/2009
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( da "Manifesto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
DDL SICUREZZA I
medici insistono: «Non siamo spie» Stefano Milani ROMA ROMA «Non siamo spie,
macellai, fannulloni. Siamo medici». Con i tempi che corrono è bene ribadirlo.
Sempre e in ogni occasione. Col camice bianco e stetoscopio al collo o, come
hanno fatto ieri durante una conferenza stampa, indossando le vesti di
responsabili sindacali. Ognuno distinto per la propria categoria (Anaao, Cimo,
Fp Cgil, Cisl, Fassid, Fesmed, Fvm) ma «uniti e compatti» per dire no al ddl
sicurezza, in rampa di lancio al Senato. Che, introducendo il reato di
clandestinità, di fatto obbliga i medici, in quanto pubblici ufficiali, alla
denuncia degli immigrati irregolari. Non farlo li porrebbe di fronte al rischio
di sanzioni penali. Ma i sindacati medici non si piegano e continuano a
difendere il diritto costituzionale e deontologico a
prestare soccorso e cure a tutti i cittadini: «Nessuno escluso e senza
distinzioni di nessun genere». La sfida è aperta. Al parlamento si chiede
soprattutto chiarezza. «È necessario cambiare la legge - dice il segretario
nazionale dell'Anaao Assomed, Carlo Lusenti - introducendo una norma specifica
che metta al riparo una volta per tutte i medici dal rischio della segnalazione
dell'immigrato clandestino». Ma i camici bianchi non si fermano a questa
richiesta, hanno già pronta un'alternativa qualora il loro appello cada nel
vuoto. «Nel caso in cui la legge, magari per motivi strettamente politici,
passasse così com'è - aggiunge Lusenti - proponiamo al governo di mettere a
punto un decreto ministeriale o una circolare in cui, nero su bianco, si
ribadisca che la legge non prevede l'obbligo di denuncia per i medici e gli
operatori sanitari». Difficilmente il governo li ascolterà. Del resto un ddl
passato alla Camera col voto di fiducia non può che correre spedito verso la
conversione in legge, così com'è. Quel giorno, però, l'Intersindacale medica
non si farà cogliere impreparata, sarà pronta a intraprendere una dura
battaglia e a «difendere fino in fondo» tutti quei medici che dovessero essere
denunciati per la mancata segnalazione del paziente clandestino. Come? «Dando tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte
Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà d'intenti per il segretario
della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma
«calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi termini il giudizio di
Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci troviamo di fronte ad una
norma iniqua e pericolosa, che può avere effetti disastrosi». Prima di
tutto la salute dei cittadini. A destare le maggiori preoccupazioni, infatti,
sono soprattutto i rischi di epidemie, fra cui quello della tubercolosi, come
spiega Massimo Cozza della Cgil. «Nel mondo ci non 9 milioni di casi di
tubercolosi, 4mila in Italia, e il loro numero è in costante crescita». Solo a
Roma e Milano nei primi tre mesi i casi di contagio sono raddoppiati. «La
tubercolosi si cura, ma bisogna diagnosticarla e prevenirla. Il nostro quindi -
conclude il sindacalista - non è un allarmismo che strumentalizza un problema
ma c'è un rischio di effetto devastante». Se il clandestino portatore del
bacillo di Koch sa che andando a farsi curare rischia l'arresto, semplicemente
non ci va. E così facendo mette a rischio contagio l'intera comunità. Hanno
paura, c'è da capirli, e i primi dati lo confermano: negli ultimi tre mesi c'è
stata una riduzione di accessi al pronto soccorso del 20%, solo sul timore di
un reato (quello di clandestinità) che di fatto non è ancora diventato legge.
Ma, come dicevamo, il governo non ha nessuna intenzione di fare marcia
indietro. E alle accuse risponde accusando. «La richiesta che fanno i medici di
una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati
clandestini? È apodittica e razzista», dice Matteo Brigandì, capogruppo della
Lega in commissione Giustizia alla Camera. Certo, tacciare i medici di razzismo
da chi milita in uno schieramento politico che ha proposto vagoni della metro
riservati ai milanesi, ci vuole proprio una bella faccia tosta.
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( da "Messaggero, Il (Ancona)"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 23 Maggio
2009 Chiudi JESI - Il Centro studi Piero Calamandrei celebra oggi il
"Memorial Alessandro Galante Garrone". Nella mattinata, al Teatro
Pergolesi verrà assegnato il "Premio Calamandrei '09" a Carlo Azeglio Ciampi e al presidente emerito della Corte
Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che terrà una lectio magistralis ai
maturandi. Alle 17 alla Fondazione Colocci, tavola rotonda coordinata dal
giurista Paolo Borgna su "I valori e le battaglie civili di un laico
nel'900" (presenti, tra gli altri, Zagrebelsky ed Ezio Mauro). Alle
21,30 al Teatro Pergolesi lo spettacolo "Il funerale di Neruda" di
Luis Sepùlveda e Renzo Sicco.
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-23 - pag: 25 autore: Consulta Uso limitato del dialetto per i nomi dei Comuni ROMA La
Corte costituzionale frena
sull'uso del dialetto nelle scuole e nella toponomastica. La Consulta, con la
sentenza n. 159, depositata ieri, ha dichiarato l'illegittimità di alcune
disposizioni contenute nella legge regionale del Friuli-Venezia Giulia, varata
nel 2007. In
particolare, i giudici hanno accolto in gran parte le questioni sollevate dalla
Presidenza del Consiglio dei ministri. Sotto la scure della Corte, dunque, sono
finite innanzitutto le norme che prevedevano l'obbligo generale «per gli uffici
dell'intera regione » anche al di fuori del territorio di insediamento del
gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini
che si avvalgono del diritto di usare tale lingua», e di redigere gli atti in
friulano ed effettuare in tale lingua «la comunicazione istituzionale e la
pubblicità». Bocciata anche la facoltà per i Comuni di adottare toponimi nella
sola lingua friulana, «incompatibile – si legge nella sentenza – con la
previsione dettata dal legislatore statale che legittima l'uso dei toponimi
nella lingua minoritaria solo in aggiunta ai toponimi ufficiali». Illegittime,
poi, secondo la Corte costituzionale, anche le
previsioni sull'insegnamento e l'uso del friulano a scuola: la norma che
disponeva l'insegnamento di questa lingua per almeno un'ora alla settimana
contrasta con «l'autonomia didattica », mentre il silenzioassenso dei genitori
sullo studio del friulano a scuola da parte dei figli non è in linea con la
legge statale in cui si stabilisce che «al momento della preiscrizione i
genitori comunicano all'istituzione scolastica interessata se intendono
avvalersi per i propri figli dell'insegnamento della lingua della minoranza». ©
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( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno
sezione: INPRIMOPIANO data: 23/05/2009 - pag: 2 Scontro Governo-Regione
Bassolino sulle quote rosa «Fiducia nella Consulta» NAPOLI «Attendiamo con fiducia il pronunciamento della Corte
Costituzionale». È l'opinione del presidente della Regione Campania Antonio
Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della nuova
legge elettorale regionale. «La partecipazione delle donne alla vita politica
è, da molto tempo, un grande tema nazionale. La nuova legge elettorale
della Campania introduce una importante innovazione con la possibilità della
doppia preferenza uomo-donna». Per Bassolino «è paradossale, infine, che mentre
tutte le statistiche ci segnalano quanto grave sia in Italia il problema delle
pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte
positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di
un'amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne
nelle istituzioni».
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(
da "Corriere della Sera"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera sezione: Politica data: 23/05/2009 - pag: 15 Il giurista Candidato sindaco nel Comune dove fu consigliere pci Baldassarre dalla Consulta a Terni «Col Pdl? Mi voleva anche D'Alema» MILANO Missione impossibile. O quasi. Strappare un comune, Terni, dove nel 2004 il centrosinistra si impose con oltre il 69% dei consensi. Per vincere il Pdl punta su Antonio Baldassarre. L'ex presidente della Corte Costituzionale (nel 1995) ed ex presidente del Consiglio d'amministrazione Rai (nel 2002), 68 anni, scende in campo con una sua lista, «Rinnoviamo Insieme Terni ». Caso raro un ex presidente della Consulta aspirante sindaco: «Ma questo è un incarico amministrativo, non si tratta di un seggio parlamentare (come fu nel caso di Leopoldo Elia,>ndr)
precisa Baldassarre . La mia candidatura nasce dalla proposta di una rete di
artigiani e imprenditori di Terni: ho accettato per risollevare la mia città».
Schierandosi a fianco del centrodestra: «Ho parlato con tutti i partiti, ma ho
trovato l'appoggio solo di Pdl e Lega, che, però, per un errore nella
presentazione della lista, non farà parte della competizione elettorale ». L'ex
presidente della Consulta puntualizza le sue posizioni «Mi considero un moderato
di centro» e dà la sua visione dell'impegno in politica degli ex giudici:
«Dovrebbero assumere un ruolo attivo solo dopo cinque o dieci anni. In passato
io ho avuto molte opportunità: D'Alema mi offrì di candidarmi con i Ds una
volta terminato il mio mandato alla Corte Costituzionale, e poi ho ricevuto
proposte anche da Berlusconi». In realtà non è la prima volta che Baldassarre
si impegna in prima persona per Terni: «Nel 1982 sono stato consigliere
comunale, eletto come indipendente nelle file del Pci». Ricordi? «Un'esperienza
breve, di sei mesi. Rammento solo tanti dibattiti generali e poche discussioni
pratiche». Ma più che al passato, lo sguardo è proiettato al futuro: «Per il
momento nei sondaggi la sfida elettorale con il candidato del centrosinistra,
il senatore Leopoldo Di Girolamo, è un testa a testa serrato. Se dovessi
vincere ipotizza , sarebbe una grande scossa per una regione tradizionalmente
di centrosinistra». Emanuele Buzzi In lizza Antonio Baldassare, 68 anni, è
candidato sindaco a Terni (foto Imagoeconomica)
(
da "Mattino di Padova,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
10 - Regione Comizio in dialetto di Zaia Il ministro sale su un covone e placa
gli agricoltori Due progetti di legge della Lega per la tutela della lingua
VERONA. Comizio del ministro Luca Zaia in dialetto veneto. Per placare un
gruppo di agricoltori, alcuni dei quali aderenti a Confagricoltura, che
aspettavano il Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, davanti
all'azienda agricola Brunelli a Valeggio sul Mincio (Verona) per contestarlo.
Ma quando Zaia è sceso dalla macchina, li ha salutati uno a uno e ha
improvvisato un confronto con loro, parlando in lingua veneta, salendo su un
covone di fieno all'interno dell'azienda nella quale li ha invitati ad entrare.
Intanto, la Lega ha fatto propria la crociata e i progetti di legge sulla
lingua veneta spuntano come funghi. Certo, il ministro, oltre al comune
lessico, ci ha messo del suo, stringendo la mano a tutti i contestatori che lo
aspettavano davanti all'azienda. Non solo: una volta sceso dall'auto, salendo
sul covone e improvvisando un confronto in lingua veneta, ha ridotto le
distanze: «Voi siete stati portati qui da scelte sbagliate e da chi ha voluto
innescare un conflitto tra poveri - ha arringato il ministro, come risulta
nella traduzione dal dialetto veneto all'italiano - il settore agricolo è
attanagliato da una crisi dei prezzi che nulla ha a che vedere con la soluzione
del problema delle quote latte. Sono solidale con tutti gli agricoltori che
stanno pagando per una concorrenza sleale che non hanno contribuito a creare.
Il problema si risolve accentuando i controlli. L'altra questione è garantire
la qualità. Il disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria avrà un ruolo
importante». Tant'è, che è finita tra gli applausi. Ma Zaia non è l'unico a
battere la strada dell'idioma a lui tanto caro: i consiglieri regionali del
Carroccio hanno presentato un progetto di legge affinché il veneto venga
inserito fra le lingue che meritano di essere tutelate. «Valorizziamo una
lingua che fu dei nostri padri e che per mille anni è stata parlata nella nostra
terra - sostiene il primo firmatario Roberto Ciambetti - la nostra lingua, deve
poter essere ascritta nell'elenco dove compaiono anche il sardo, il friulano e
altri idiomi che contraddistinguono una comunità». Gli fa eco da Roma il
senatore veronese Federico Bricolo dopo aver presentato, a sua volta, un pdl
per l'insegnamento di lingue e dialetti delle comunità territoriali e regionali
nelle scuole: «La difesa della nostra storia e della nostra cultura passa anche
attraverso l'insegnamento delle nostre lingue e dialetti - sostiene - in un
mondo globalizzato come il nostro diventa fondamentale trasmettere alle nuove
generazioni le nostre lingue che sono segno e sostanza della nostra
appartenenza culturale». Intanto, mentre il Carroccio veneto si immerge nella
battaglia, dal vicino Friuli arrivano notizie per nulla confortanti: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme
contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la
promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che
prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai
cittadini che usano tale lingua e l'introduzione dell'insegnamento del
friulano a scuola attraverso il metodo del silenzio-assenso. (s.z.)
(
da "AltaLex"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Alcune
questioni sul danno non patrimoniale a seguito di SS.UU. n. 26972/2008 Articolo
di Giuseppe Cricenti 23.05.2009 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi
Pubblichiamo la sintesi della relazione tenuta da Giuseppe Cricenti al Convegno
Nazionale dal titolo "Pecunia doloris: il valore risarcitorio della
persona e della sofferenza esistenziale dopo le Sezioni Unite" tenutosi
presso la Sala delle Conferenze, Palazzo Marini, Camera dei Deputati il 6
maggio 2009. Alcune questioni sul danno non patrimoniale a seguito della
sentenza delle Sezioni Unite n. 26972 del 2008 di Giuseppe Cricenti Intervento
al Convegno "Pecunia Doloris: il valore risarcitorio della persona e della
sofferenza esistenziale dopo le Sezioni Unite" del 6 maggio 2009 SOMMARIO:
1. La nuova regola di <>. 2. Il danno personale atipico. 3. Il
contenuto del danno non patrimoniale. 3.1. Segue. Corollari. Il danno riflesso.
Il danno da morte. 4. Il danno non patrimoniale da inadempimento. 5. Il danno
non patrimoniale né serio né grave ed il giudice sociologo. 1. La nuova regola
di <> E nota, e non vè
bisogno di ripercorrerla, la storia dellart. 2059 c.c.. Essa è segnata
prevalentemente dalle dispute sul significato da attribuire alla espressione <>
e dunque alla regola di tipicità del danno non patrimoniale che quella clausola
in passato esprimeva1, e che oggi, come vedremo, nonostante la contraria
opinione delle Sezioni unite, non esprime più. La regola di tipicità del danno
non patrimoniale, indicata dallart. 2059 c.c. con
il riferimento al fatto che tale danno è risarcibile solo nei casi
determinati dalla legge, ha attualmente, infatti, un significato che deriva da
un preciso orientamento della Corte di Cassazione, risalente al 20032, e che le
Sezioni Unite oggi confermano, e forse suggellano definitivamente. La regola
posta da questa giurisprudenza è, in sintesi, la seguente: per <>
si intendono non solo i reati, e non solo i casi nei quali la legge prevede
come espressamente risarcibile il danno non patrimoniale, ma anche quelli in
cui latto illecito lede un interesse costituzionalmente
inviolabile. Questa soluzione, ad una prima impressione, sembra apportare un
evidente ampliamento dellarea del danno
risarcibile: i pregiudizi di natura non patrimoniale sono risarcibili non più
soltanto nei casi in cui la legge prevede espressamente il
risarcimento , ma anche in quelli in cui non lo prevede, purché, in tal caso,
sia stato leso un interesse che la Costituzione considera inviolabile. In
realtà solo in parte è così. Lo vedremo meglio in seguito. Occorre ora invece
un cenno alle ragioni di questa svolta. Essa si basa essenzialmente su due
argomenti: a) I diritti inviolabili non possono rimanere privi di un minimo di
tutela, è la loro rilevanza costituzionale ad imporre
che, seppure le forme di tutela siano ridotte, venga però rispettato un
contenuto minimo di tutela. Ed il risarcimento costituisce, per lappunto, una forma minima di tutela dellinteresse
leso: escludere il risarcimento vuol dire privare il diritto inviolabile ,
per lappunto, di una tutela minima, e
conseguentemente significa violarlo . b) Inoltre, lespressione <>
ben può riferirsi anche alle norme costituzionali che prevedono diritti
inviolabili3. Due affermazioni di per sé discutibili, che, se da un lato aprono
la strada a significative soluzioni, di cui si dirà meglio in seguito, dallaltro, sono il frutto di una particolare dimensione
della retorica dei diritti inviolabili. La teoria dei diritti involabili nasce
su un terreno diverso: quello dei vincoli posti al legislatore dalla Norma
fondamentale. Diritto inviolabile vuol dire, in questa accezione, che non è
consentito al legislatore di sacrificarlo o di comprimerlo oltre una certa
soglia. Il concetto di diritto inviolabile è dunque nato come strumento
retorico di limitazione dellattività
legislativa nellinteresse del cittadino. E noto tuttavia lo
sviluppo di una seconda accezione di diritto inviolabile, che nasce in Germania
come forma di Drittwirkung, ossia di applicazione diretta delle norme
costituzionali nei rapporti tra privati. Le norme che si riferiscono a diritti
inviolabili, in questa seconda accezione, non sono solo limiti allattività del legislatore, ma anche prescrizioni rivolte
al privato cittadino, e che a suo carico fanno sorgere obblighi di rispetto di
interessi altrui. La Corte di Cassazione usa la figura del diritto inviolabile
in questa seconda accezione. Ciò non toglie che i due argomenti posti a base
del nuovo corso della giurisprudenza siano comunque discutibili. Lo sono in
particolare per i seguenti motivi: a) Quando si parla di applicazione diretta
della norma costituzionale si usa in realtà una
metafora. Non è invero la norma costituzionale ad
essere applicata nei rapporti tra privati. Piuttosto la norma costituzionale serve ad interpretare diversamente da prima
la norma ordinaria (lart. 2059 c.c. nel caso di
specie), mentre sarà questultima a valere nei rapporti tra privati
secondo il suo nuovo e diverso significato4. b) Altrettanto discutibile è
laffermazione per la quale lespressione <>
può essere inteso come >.
Qui forse si riapre una questione, dallindubbio
rilievo pratico, che sembrava chiusa. E nota la disputa che, in passato,
si animò sul problema di come andasse intesa lespressione <>.
Ci si domandava se occorreva che la legge prevedesse espressamente ed
esplicitamente il risarcimento del danno non patrimoniale, oppure se fosse
sufficiente che la legge prevedesse il risarcimento del danno senza bisogno di
alcuna specificazione circa la sua natura . In questultimo caso il riferimento al risarcimento del danno
(anche senza la specifica menzione di quello non patrimoniale) avrebbe
comportato il risarcimento anche di quello non patrimoniale ove fosse stato
leso un interesse di natura, per lappunto, non patrimoniale5. In
particolare, la tesi estensiva veniva argomentata con riferimento alla ratio
degli artt. 7 e 10 del codice civile, i quali prevedono il risarcimento del
danno per il caso di violazione del diritto al nome o allimmagine, senza specificare se sia compreso il
danno non patrimoniale, e sulla convinzione che si tratta di norme suscettibili
di applicazione analogica 6.
In base a tale assunto, si è affermato che ogni volta
che una norma ha come scopo (esclusivo o prevalente) la tutela di un interesse
non patrimoniale, alla sua violazione non può che accompagnarsi il risarcimento
del danno non patrimoniale conseguente, anche se la norma non lo dice
espressamente, e ciò in quanto la necessità di quel risarcimento si ricava
dalla ratio della disposizione violata7. Questa disputa sembrava sopita, con il
rifiuto della tesi estensiva, e laffermazione
della risarcibilità del danno non patrimoniale solo in presenza di una norma
che lo prevede espressamente, con la conseguenza della non risarcibilità nel caso di generico
riferimento della legge al risarcimento, senza specificazione della natura del
danno. Ma ora il problema rivive sotto altro aspetto. La Corte, infatti, come
si è visto, sostiene che lespressione <>
è riferibile anche alle norme della Costituzione che prevedono diritti
inviolabili. Potremmo dunque riformulare la stessa questione , ma sotto forma
diversa, anche per le norme costituzionali. Ossia: quando si può dire che una
norma costituzionale si riferisce ad un diritto
inviolabile (il solo, si rammenti la cui lesione produce danno non patrimoniale
risarcibile)? E necessario che la norma costituzionale indichi espressamente il diritto come
inviolabile, oppure la natura inviolabile si può ricavare in via interpretativa
dalla ratio della norma? Così come in passato si discuteva se per ammettere il
risarcimento del danno non patrimoniale fosse necessaria lespressa menzione di tale danno, o se invece fosse
sufficiente il generico riferimento al risarcimento, allo stesso modo si
potrebbe oggi porre la questione se per aversi diritto inviolabile è necessario
che la Costituzione espressamente indichi il diritto come tale, oppure no.
Problema peraltro reso rilevante dal fatto che la Costituzione italiana
considera espressamente come inviolabili solo due dei diversi diritti che essa
riconosce al cittadino: quello alla libertà personale (art. 13) e quello alla
privatezza del domicilio (art. 14). Non sono invero considerati espressamente
come inviolabili tutti gli altri diritti della persona, da quello di
manifestazione del pensiero, a quello di libertà di riunione o di religione e
via dicendo, che sono pure considerati nel medesimo titolo di quelli
suindicati. A sostenere la tesi per la quale il novero dei diritti inviolabili
costituisce un numero chiuso, ossia coincide con quei diritti che la
Costituzione espressamente considera tali, dovremmo limitare lambito a quei due già citati (libertà personale e
domicilio). Così facendo ovviamente, da un lato, linnovazione
giurisprudenziale sarebbe di poco conto, dallaltro
si opererebbe una disparità di trattamento rispetto alla lesione di ogni altro
diritto considerato nel titolo primo della parte prima della Costituzione. Ma è
la stessa decisione a fugare ogni dubbio precisando che: <costituzionale
indici che siano idonei a valutare se nuovi interessi emersi nella realtà
sociale siano, non genericamente rilevanti per lordinamento,
ma di rango
costituzionale attenendo a posizioni inviolabili della
persona umana>>8. Il novero dei diritti inviolabili la cui lesione produce danno risarcibile- è dunque
un novero aperto. Il fondamento di questa <> è lart. 2 Cost. che, come è stato significativamente detto
in passato9 è norma generativa di infiniti diritti. Condivisibile o meno che
sia questa prospettiva, essa impone comunque una deduzione. Non si può dire
allora, come invece fanno le stesse Sezioni unite, che il danno non
patrimoniale, pur oggi, a differenza di quello patrimoniale, è un danno tipico,
basato su un numero chiuso di ipotesi di risarcimento10. Al contrario, i casi
di diritti inviolabili costituiscono un numero aperto che linterprete deve rinvenire indagando se nella realtà
sociale siano emersi nuovi interessi. E il giudice ad essere <>11.
Si capisce quindi come il novero dei casi di danno non patrimoniale risarcibile
non sia affatto chiuso e caratterizzato da tipicità, quanto piuttosto
costituisca un novero aperto a nuove e diverse individuazioni di casi
rilevanti. E chiaro che questa precisazione non è di puro
principio. Ha un suo rilievo anche pratico. Una delle obiezioni alla lettura
costituzionalmente orientata è che non vi sono ragioni per dire che il danno
non patrimoniale può scaturire solo dalla lesione di interessi
costituzionalmente considerati come inviolabili (a parte ovviamente i casi espressamente
previsti dalla legge), ben potendo derivare dalla lesione di qualsiasi bene o
interesse semplicemente giuridicamente rilevante12. La Corte risponde che <>13.
E questo assunto è del tutto infondato. I sistemi aquiliani caratterizzati da
tipicità sono quelli nei quali la selezione dei casi di danno risarcibile è
sottratta allinterprete ed è affidata
ad una regola legale14. Lesatto contrario di quanto accade qui, dove
invece la selezione del danno risarcibile è per lappunto rimessa
allinterprete ed al suo compito di individuazione di nuovi e diversi
interessi rilevanti aquilianamente. Questa notazione ne introduce unaltra. Come si individuano, per lappunto, i
diritti inviolabili la cui lesione produce danno risarcibile? La Corte stessa
fornisce una
esemplificativa elencazione. E diritto
considerato inviolabile dalla Costituzione quello alla salute, la cui lesione
produce dunque danno biologico risarcibile; sono parimenti diritti inviolabili
i diritti della famiglia, la cui lesione produce danno <>;
ed infine sono diritti inviolabili quello alla reputazione, allimmagine, al nome, alla riservatezza. Al contrario, non
costituisce diritto inviolabile laffezione verso un animale , per cui la
lesione di tale rapporto ( costituita dalla uccisione dellanimale), non
produce danno risarcibile. Non è diritto involabile quello di circolazione e
soggiorno, dal momento che può subire limitazioni normative. Posta dunque laffermazione per la quale il novero dei diritti
inviolabili non costituisce numero chiuso che ,
a rigore, dovrebbe contrastare con laltra, per la quale il danno non
patrimoniale è tipico- e posto che è compito del giudice individuarne sempre di
nuovi, indagando la realtà sociale, quale è il criterio che guida (o dovrebbe
guidare) questa individuazione? Per quali ragioni la Corte ha escluso dal novero
dei diritti inviolabili laffezione verso gli
animali, ed invece vi ha incluso lintegrità morale15? E la risposta non
può essere fornita richiamando lart. 2 della Costituzione, il quale si
limita
a dire che i diritti inviolabili vanno garantiti, ma non dice alcunché su come
essi si individuano. Lavere effettuato la scelta
verso il modello di atipicità dei diritti inviolabili, a ben vedere, rende per
ciò stesso irrazionale la regola affermata dalle Sezioni unite. Infatti: la Corte usa
in modo esplicito il floodgate argument, spesso fondamento delle decisioni
anglosassoni in tema di risarcimento. Fissa la regola per la quale il danno non
patrimoniale rileva non quando è leso un qualunque interesse pur giuridicamente
rilevante, bensì quando ne è leso uno inviolabile (considerato come tale dalla
Costituzione) e lo fa allo scopo di contenere i casi di risarcimento, di
impedire una espansione irrazionale del novero dei danni risarcibili. Tuttavia
lespansione dei danni alla persona, anche a
casi di lesione del tutto irrilevante o di interesse di fatto, è stata
perseguita dai giudici di merito, e segnatamente dai giudici di pace, proprio
attraverso linvenzione di diritti inviolabili fatti valere
dal danneggiato16.
I giudici di merito davanti alla lamentata lesione di un interesse da parte del
danneggiato, hanno affermato che tale interesse inerisce alla persona e che
dunque è protetto come inviolabile dallart. 2
della Costituzione, norma utilizzata dunque per dare fondamento a diritti invero
inesistenti, come quello alla qualità della vita17, o alla programmazione
familiare18, solo per fare degli esempi. 2. Il danno personale atipico I
sistemi che perseguono lobiettivo di un danno non
patrimoniale tipico, possono contare su un criterio di tipicità degli
interessi lesi , oppure su un criterio di tipicità delle conseguenze dannose.
Pare evidente che le sezioni unite hanno scelto la prima soluzione: il danno
non patrimoniale deriva solo, a parte le espresse previsioni di legge, dalla
lesione di interessi o diritti inviolabili. La <> dei diritti
lesi comporta la conseguenza che il danno personale è risarcibile solo se è
leso uno dei diritti ritenuti rilevanti; non è risarcibile se ne è leso uno
diverso, anche se si produce una conseguenza dannosa identica. Facciamo allora
questa esemplificazione: un tale vede distrutta la propria abitazione a causa
di un fatto colposo che non costituisce reato; da questo illecito derivano per
lui una serie di conseguenze dannose personali, come una forte sofferenza
morale ed una incidenza sulla vita di relazione. Le stesse identiche
conseguenze subisce un tale vittima di una diffamazione. Si osserverà che
mentre questultimo potrà ottenere il risarcimento del danno
personale, posto
che tale danno è conseguenza della lesione di un diritto che si può considerare
inviolabile (nella accezione scelta dalla Corte), ossia il diritto alla
reputazione , non altrettanto potrà fare il primo dei due, dal momento che il
danno personale da questi lamentato deriva dalla violazione di un diritto,
quello di proprietà, che, al contrario, non può ritenersi inviolabile, se non
altro perché ne è prevista dalla stessa Costituzione la possibilità di
esproprio19. In entrambi i casi la conseguenza dannosa è identica: i
danneggiati subiscono il medesimo tipo di danno alla persona, che però discende
dalla lesione di due interessi diversi, e che in un caso è risarcibile e nellaltro non lo è. Può darsi che questo criterio comporti
una discriminazione, che è ancora più evidente se si considera che il danno alla
persona da lesione di un diritto non rilevante (perché non rientra tra quelli
inviolabili) può essere infinitamente più grave di altro identico danno
ritenuto invece risarcibile: la distruzione di una proprietà può comportare
danni personali (malattia, sofferenza, relazioni sociali) più intensi o più
gravi di una lieve lesione personale subita a seguito di un tamponamento; e la
perdita dellanimale caro può comportare sofferenze morali
più intense e gravi di una ingiuria minima. Ciò non toglie tuttavia che lopposta soluzione, quella che predilige
latipicità delle cause lesive (e la tipicità delle conseguenze dannose),
comporta la rilevanza sempre e comunque del danno personale, e non risolve il
problema
della selezione degli interessi rilevanti. Il vero problema è che, come si è
detto, nella prospettiva della Corte, il novero degli interessi tipici non è
chiuso e tipico bensì aperto. 3. Il contenuto del danno non patrimoniale
Allora: nella ricostruzione delle Sezioni Unite, ad una asserita tipicità delle
cause lesive (che coincidono con le lesioni di diritti inviolabili, i quali a
loro volta sarebbero tipici) corrisponde una, si può dire, atipicità delle
conseguenze dannose. Infatti, il danno non patrimoniale è, nella prospettiva
della Corte, una figura ampia che ricomprende in sé pregiudizi diversi: il
danno alla salute, il danno morale soggettivo, il danno esistenziale, il danno
da perdita del rapporto parentale. La Corte ha cura di precisare che questi
pregiudizi non costituiscono voci autonome di danno, ma solo figure
descrittive; anche il danno alla salute non è una distinta sottocategoria, ma
se ne parla allinterno del danno non
patrimoniale solo a fini descrittivi: <>.
Laffermazione, che può sembrare rivoluzionaria
(non hanno autonoma configurabilità danni come quello biologico e morale) è per
certi versi, anche pratici, in realtà innocua, oltre che condivisibile. Dire
che il danno alla salute è solo una figura descrittiva non vuol dire ovviamente
che si tratta di un pregiudizio non risarcibile. Il verificarsi di un
pregiudizio alla salute indica piuttosto che si è in presenza di un danno non
patrimoniale risarcibile. Per meglio intendersi, basta fare un parallelo con il
contenuto della disputa sui diritti della personalità. Si contendono il campo
due opposte soluzioni: la prima concepisce i diritti della personalità come una
pluralità di diritti ciascuno avente un proprio contenuto, distinto da quello
degli altri. Così, il diritto alla riservatezza è diverso e distinto da quello
allonore, e questultimo è distinto e diverso
dal diritto alla immagine. Non un unico diritto della personalità, bensì una
pluralità di diritti. La seconda soluzione, invece, sostiene lesistenza
di un unico ed indistinto diritto della personalità, di cui i singoli beni
(onore, riservatezza ecc.) formano il contenuto o ne sono figure sintomatiche.
Allo stesso modo, per il danno non patrimoniale può dirsi che, mentre prima era
seguita la visione pluralistica, ossia tanti, distinti ed autonomi danni non
patrimoniali, oggi è invece affermata la tesi unitaria: il danno non
patrimoniale è unico, mentre le singole figure ne sono soltanto degli aspetti,
o degli indici del suo verificarsi. Il prodursi di un pregiudizio alla salute
consente di ritenere che si è verificato un danno non patrimoniale: il primo è
indice del fatto che si è prodotto il secondo20. Il danno non patrimoniale,
unico ed unitario, si manifesta attraverso il prodursi di pregiudizi alla
salute o alla serenità morale, o ad altro. Pratica conseguenza di questo
criterio è che, se a causa di un fatto illecito, si verificano sia danni alla
salute che danni morali essi non vanno risarciti luno in aggiunta dellaltro, ma vanno considerati
unitariamente poiché altro non sono che <> del danno non
patrimoniale, modalità nelle quali questo si manifesta. E così, quando anche
nel caso di danno alla salute si faccia ricorso alle tabelle, alla liquidazione
da queste previste va aggiunta una cifra corrispondente agli altri pregiudizi ,
quello morale o quello esistenziale. Questultimo
chiaramente non è disconosciuto, ma, al pari degli altri pregiudizi, è solo un
modo di manifestarsi del danno non patrimoniale e trova rilevanza se consegue
alla lesione di un diritto inviolabile, oltre che nei casi espressamente indicati
dalla legge : <>.
3.1. Segue. Corollari. Il danno riflesso. Il danno da morte. La visione
unitaria del danno non patrimoniale ha delle conseguenze pratiche anche nei
casi di danno delle vittime secondarie e di danno da morte. Nel primo caso, uno
dei problemi più spinosi è sempre stato quello della individuazione di tali
vittime. Chi tra i tanti sedicenti danneggiati dalla lesione inferta ad altri
può agire in giudizio? Sebbene la Corte non affronti il problema funditus, dai
principi affermati si può comunque trarre una indicazione. Le vittime
secondarie o di riflesso21 legittimate al risarcimento sono quelle legate alla
vittima primaria da un rapporto parentale, e questa conclusione si dovrebbe
ricavare dal fatto che la Corte considera il danno dei congiunti rilevante in
quanto consistente nella perdita di un rapporto parentale. Resta da capire però
quali siano i congiunti interessati da tale rapporto. Dovrebbe ritenersi
immutata la regola precedente, che limita la legittimazione attiva al coniuge,
ai figli, ai fratelli ed alle sorelle, con esclusione di ogni altro parente.
Ciò che invece cambia è il tipo di danno che le vittime secondarie possono
invocare. In linea con quanto si è detto sopra, anche per i congiunti vale la visione
del danno non patrimoniale come categoria unitaria. Non più singole e
cumulabili voci di danno (biologico, morale esistenziale) , bensì un unico
danno, da risarcirsi solo quando si provi che si è prodotto un pregiudizio di
quelli ritenuti sintomatici. Più complessa , almeno apparentemente, è la
questione del danno da morte. La Corte conferma lorientamento
per il quale la perdita della vita in sé non è risarcibile. E risarcibile
solo il danno alla salute che precede la morte. Questa tesi è nota. In caso di morte
spetta alla vittima (e dunque ai congiunti iure hereditatis) il risarcimento
del danno solo se sia sopravvissuta per un tempo congruo. Il riferimento al
tempo congruo di sopravvivenza serve a far si che si produca un danno alla
salute. E congruo quel tempo sufficiente a che si
produca un danno biologico. Se invece la vittima non sopravvive per un tempo
congruo, tanto congruo, ossia, da far sorgere un pregiudizio alla salute,
allora la perdita della vita non è risarcibile. Come è evidente, la
giurisprudenza risarcisce non già il danno da morte, bensì il danno alla salute
in caso di morte, che è cosa diversa. Anche qui sono state fatte una serie di
obiezioni. In primo luogo, si è osservato che il bene vita è diverso dal bene
salute, e che dunque la risarcibilità delluno
non riguarda laltro. Inoltre del tutto fuori luogo è apparso il richiamo
alla nota regola per la quale actio personalis moritur cum persona, regola che
fa dire alla giurisprudenza che, in caso di morte immediata, il soggetto scompare nel momento
stesso in cui dovrebbe acquistare il diritto al risarcimento. Questo diritto in
pratica sorge nel momento stesso in cui il suo titolare viene meno. E dunque il
danneggiato non può acquistare il diritto e conseguentemente trasmetterlo agli
eredi. Ma, se il titolare sopravvive per un podi
tempo, allora il diritto può entrare nel suo patrimonio ed essere di
conseguenza ereditato. Lobiezione è che i diritti non vivono in uno
spazio temporale, bensì in uno spazio logico. Leffetto segue la fattispecie non
dopo alcuni minuti, ma solo da un punto di visto logico. Non vè bisogno dunque di attendere un congruo tempo. Tutto
si svolge simultaneamente nel diritto. E solo da un punto di vista logico
che i diversi momenti vengono distinti luno come antecedente e laltro come successivo. Ciò posto, la Corte, ora, al
danno alla salute in caso di morte aggiunge anche il danno morale in caso di
morte. In pratica, se prima in caso di sopravvivenza della vittima primaria per
un congruo lasso di tempo, era possibile risarcire il danno alla salute
apprezzabile durante il tempo di sopravvivenza, ora è possibile risarcire anche
il danno morale apprezzabile durante quel frangente. O, piuttosto, per essere
in linea con la tesi delle Sezioni unite, si dovrebbe risarcire un unico danno
non patrimoniale. Però, mentre in passato il risarcimento presupponeva che ci
fosse una lesione della salute, ed era escluso in caso di sola sofferenza
morale (sia pure durata un congruo tempo) ora è possibile risarcire il danno non
patrimoniale anche se si verifica una sofferenza morale, indipendentemente dal
prodursi di un danno biologico. Possono ovviamente verificarsi entrambi, ed
allora nella liquidazione se ne terrà conto. 4. Il danno non patrimoniale da
inadempimento. Il problema del danno non patrimoniale da inadempimento ha
tradizionalmente due soluzioni opposte : cè chi
ritiene che lart. 2059 c.c. si applichi anche in ambito contrattuale, e
ciò nonostante esso non sia richiamato espressamente dalle norme sul contratto.
Si osserva
che non sarebbe coerente un sistema che, relativamente al medesimo danno,
prevedesse una regola diversa a seconda che lobbligazione
abbia fonte in un contratto oppure in un fatto illecito extracontrattuale. Il
regime del danno dovrebbe essere uguale quale che sia la fonte da cui deriva.
In pratica, dettando la regola dellart.
2059 c.c. - qualunque essa sia- il legislatore ha voluto risolvere il problema
della rilevanza del danno non patrimoniale in generale, tale da eliminare le
incertezze esistenti rispetto ad ogni possibile caso22. Secondo altra tesi,
invece, lart. 2059 c.c. non si applica in ambito
contrattuale, in quanto la collocazione sistematica della norma ( posta
allinterno delle disposizioni in materia di responsabilità civile), ed il
fatto
che mediante lart. 2056 c.c. il
legislatore ha voluto richiamare le disposizioni sul danno contrattuale a
favore di quello extracontrattuale e non viceversa, dimostrano che la
disposizione ha efficacia limitata al campo dei danni aquiliani23. La Corte segue la prima
soluzione. Lart. 2059 c.c. si applica anche in ambito
contrattuale, e si applica precisamente secondo il significato che la Corte gli
ha attribuito in ambito aquiliano, ossia come norma che consente il
risarcimento del danno non patrimoniale oltre che nei casi di reato ed in
quelli in cui la legge espressamente lo prevede, anche in caso di lesione di
diritti ritenuti inviolabili dalla Costituzione. Così, in ambito contrattuale,
il danno non patrimoniale è risarcibile se linadempimento
lede
un diritto inviolabile di una delle parti, corrispondente ad un interesse non
patrimoniale dedotto in contratto. Per stabilire se sia stato dedotto in
contratto il soddisfacimento di un interesse di natura non patrimoniale occorre
valutare la causa concreta del contratto, sintesi degli interessi reali delle
parti, al di là del tipo negoziale adottato. La differenza tra funzione
concreta ed individuale e funzione economico sociale24 è nota e non va
ripercorsa. Seguono, nella motivazione della Corte, applicazioni di questa tesi
(non rivoluzionarie, a dire il vero, ma i chiarimenti non guastano) nellambito della responsabilità del medico e della
struttura sanitaria. Niente di nuovo per quanto riguarda il contratto con il
quale la struttura ed il medico si obbligano ad una prestazione sanitaria. Qui
linteresse dedotto è chiaramente di natura non
patrimoniale: il contratto serve a soddisfare un interesse non patrimoniale del
paziente, quello alla cura della salute. Possono però rilevare interessi
ulteriori, anche essi di natura non patrimoniale. In un contratto medico è
sempre involto linteresse del paziente a
sapere ed ad autodeterminarsi, ed in tal senso la violazione del consenso
informato lede certamente un interesse non patrimoniale e produce danno non patrimoniale
risarcibile. Su questo punto va fatta però una critica alla sentenza. Il
consenso informato è atto che precede la stipula del contratto con il medico o
con la struttura sanitaria. Quello di informare il paziente chiedendo il suo
consenso alla cura è chiaramente un tipico obbligo precontrattuale, è da
adempiersi in vista della stipula del contratto con il medico. Il danno da
violazione del consenso informato è dunque un danno da responsabilità
precontrattuale e non già contrattuale. E vero:
ci sono
inadempimenti di obblighi precontrattuali che, una volta stipulato il
contratto, diventano inadempimenti di questo. Ciò accade quando lomissione della informazione si traduce
nellinadempimento della obbligazione: per esempio, ometto di dire che
alcune circostanze
mi potrebbero impedire di adempiere esattamente, ed accade poi che non adempio;
la violazione dellobbligo precontrattuale di
informazione è assorbito dallinadempimento. Ma non è il caso del consenso
informato; esso non entra a far parte del contenuto contrattuale, non si traduce
nellinadempimento della obbligazione
contrattualmente assunta dal medico o dalla struttura sanitaria: se il medico
adempie alla prestazione correttamente, il contratto è adempiuto. Ma la
violazione del consenso informato rimane. Un punto decisivo però riguarda la
posizione dei terzi interessati dallinadempimento.
E noto che si è discusso in passato della questione. La Corte propende
per la tesi per la quale il contratto con il sanitario ha effetti protettivi
anche nei
confronti di terzi, marito e figli, ad esempio, della paziente. La formula <>
è di quelle che servono a giustificare precise politiche del diritto. Lo
dimostra la stessa presa di posizione della Corte nel caso di danno cagionato
dallallievo a se stesso durante lorario scolastico. E noto che lart. 2048
considera responsabile linsegnante per il danno cagionato
dallalunno ad un terzo (compreso altro alunno). Esulerebbe
dallambito della norma lipotesi del danno cagionato dallalunno
a se stesso. In tal caso per perseguire lobiettivo
(di politica del diritto) di rendere lIstituto scolastico egualmente
responsabile la Corte inventa addirittura il contatto sociale con effetti
protettivi per terzi, che, di per sé, è formula contraddittoria. Il contatto sociale è una sorta
di rapporto di fatto, le cui parti sono per lappunto
quelle che vengono in <> : supponiamo che siano il bambino (o per
lui i genitori) e la scuola. Chi sarebbe mai il terzo nei cui confronti il
contratto, basato sul contatto sociale, avrebbe effetti protettivi? Se invece
si dice che il contratto intercorre tra i genitori (che agiscono in
rappresentanza del minore) e la scuola stessa, allora: a) non vè alcun motivo di ricorrere al contatto sociale, perché
il rapporto ha fonte in un contratto vero e proprio; b) non cè alcun terzo da proteggere, in quanto il minore è
parte sostanziale del contratto sia pure stipulato da una parte formale (i suoi
genitori) in sua rappresentanza. Torniamo allora a questi effetti protettivi
nei confronti dei terzi. Unautorevole
dottrina aveva segnalato che a questi obblighi protettivi non possono
corrispondere vere e proprie obbligazioni, ossia obbligazioni in senso tecnico,
posto che non si sa quale sia effettivamente il loro contenuto. Che vuol dire
infatti
quella formula? vuol dire che nel contratto con il medico (o con la struttura
sanitaria) il terzo ha interesse allesatto
adempimento. Non sempre questo interesse coincide con quello del contraente. Si
supponga questo caso: un tale si sottopone ad intervento chirurgico,
dal quale, per errore medico, esce paralizzato. Costui lamenta un danno alla
salute. Il coniuge invece non invoca alcun pregiudizio di tipo biologico, ma
solo un danno non patrimoniale consistente, oltre che nelle sofferenze morali
dovute al fatto di vedere il coniuge in quello stato, anche il pregiudizio di
vedere la sua vita distrutta: non poter fare più niente per accudire quel
coniuge malato. Se si dice che il danno alla persona è danno conseguenza, è
cioè la conseguenza della lesione di un interesse (che deve essere rilevante)
allora in questo caso il danno del coniuge è la conseguenza della lesione di
quale interesse? quello allesatto adempimento
del contratto? E chiaro allora che in questi casi la condotta colpevole
del medico costituisce inadempimento (lesivo di un diritto inviolabile) nei
confronti del paziente, e, viceversa, atto illecito extracontrattuale nei
confronti dei congiunti, i quali otterranno il risarcimento solo se quellinadempimento ha leso un diritto inviolabile. Infine una ulteriore
notazione critica: la tesi per la quale in ambito contrattuale non si poteva
ritenere applicabile lart. 2059 c.c., qualunque
fosse ovviamente la sua interpretazione, aveva una certa plausibilità. In
ambito contrattuale lapplicazione di quella norma è del tutto inutile.
Infatti, quale è il rapporto tra lart.
2059 c.c. e lautonomia privata? Possono i contraenti, nellesercizio
dellautonomia contrattuale, da un lato derogare allart. 2059 c.c.
escludendo il risarcimento anche in caso di lesione di diritti inviolabili e, al
contrario, derogarvi prevedendo casi di risarcimento del danno non patrimoniale
anche in caso di lesione di diritti non ritenuti come inviolabili dalla
Costituzione? La Corte risponde in modo apodittico di no: <costituzionale dei diritti suscettivi di lesione
rende nulli patti di esonero o limitazione della responsabilità. Ai sensi dellart. 1229 c.c.>> (p. 46). Vedremo quanto sia per
certi versi inutile, per altri fuorviante questa affermazione. Come esempio del
primo caso si può fare questo: una norma comunitaria, come è noto, prevede il
risarcimento del danno non patrimoniale in caso di vacanza rovinata. Si tratta
dunque di un caso di risarcimento espressamente previsto dalla legge. Si può
negare alle parti il potere di convenire che se la vacanza non corrisponderà a
quanto dallagenzia di viaggi promesso al cliente
questultimo richiederà solo il danno patrimoniale e non quello non
patrimoniale? Non vè alcun motivo per negare un tale diritto. Del resto,
è pacifico che le parti possono convenire il risarcimento del danno non
patrimoniale, con la clausola penale, anche nel caso in cui in contratto non
sia dedotto un interesse non patrimoniale. Questo significa che la
risarcibilità del danno non patrimoniale, in ambito contrattuale, è rimessa allautonomia privata e non alla legge. Obiezione: ma le
parti certamente non possono escludere il risarcimento nel caso di lesione di
diritti inviolabili. Per esempio, nel contratto medico, il paziente non può
convenire che in caso di errore del medico e di danni alla salute questi pregiudizi
non sono risarcibili; e così, il lavoratore non può convenire che se il datore
viola lart. 2087 c.c. e ne deriva un danno alla
persona, il datore non deve nulla per il danno non patrimoniale cagionato al
lavoratore. Certo, questo è vero, ma non si può dire che il divieto di tale
patto deriva dallart. 2059 c.c., ossia dal
fatto che tale norma si applica al contratto. Il divieto di escludere il risarcimento
in casi del genere deriva dal fatto che il diritto dedotto è indisponibile di
suo, la norma che lo tutela è inderogabile. Anche se non esistesse lart. 2059 c.c.,alle parti sarebbe comunque precluso di
escludere la responsabilità per danno non patrimoniale in caso di lesione di
diritti inviolabili. Non è lart. 2059 c.c. ad
imporsi alle parti. Ad imporsi sono le singole norme che prevedono come
inviolabili certi diritti, ed esse operano ad integrazione del contenuto
contrattuale. E comunque sia, questa tesi avrebbe come eventuale risultato
quello
di ritenere lart. 2059 c.c. come norma
inderogabile solo per i diritti involabili, ossia come norma il cui ruolo è di
impedire patti di esclusione del risarcimento per la violazione di quei
diritti, ma non come norma che disciplina per intero il danno non patrimoniale da
inadempimento. Per il resto varrebbe la volontà delle parti. Lartista che affida i suoi quadri ad un vettore perché
li trasporti ad una mostra, rimarrebbe libero di convenire con il vettore che
se i quadri andranno distrutti nel viaggio per colpa del vettore, lartista chiederà sia il valore economico perduto che il
danno non patrimoniale che deriva dallavere perso lintera sua
opera, anche se questo danno deriva dalla lesione di un diritto che la
Costituzione non prevede come inviolabile. 5. Il danno non patrimoniale né serio
né grave ed il giudice sociologo. La selezione del danno risarcibile, ed è
questa una novità di rilievo, non avviene soltanto selezionando gli interessi
lesi, ma selezionando anche le conseguenze dannose. Non basta che il danno
derivi dalla lesione di un interesse costituzionalmente ritenuto come
inviolabile, è altresì necessario che, secondo la coscienza sociale, non sia
insignificante o irrilevante per il livello raggiunto. Pertanto: la lesione di
un diritti costituzionalmente inviolabili è necessaria, poiché in suo difetto
il danno non è ingiusto, ma non è sufficiente. Occorre altresì che il danno sia
serio e grave. La regola, pur se espressamente enunciata dalla Corte con
riferimento ai soli casi di lesione di un interesse costituzionalmente
protetto, vale ovviamente per ogni altra causa lesiva, e dunque anche per il
danno non patrimoniale da reato, o per quello previsto da singole disposizioni
di legge. La gravità e la serietà sono caratteristiche della conseguenza
dannosa, e dunque prescindono dalla causa lesiva che ha provocato quella
conseguenza. Sorge così una precisa questione. Perché mai il danno patrimoniale
è risarcibile anche se minimo, non grave o futile (per esempio un danno di 10
centesimi di euro), mentre per quello non patrimoniale è richiesta una certa
soglia di gravità? Alcuni sono tentati di rispondere che ciò è dovuto al fatto
che per il danno non patrimoniale è imposta una regola di tipicità che invece
non è prevista per quello patrimoniale. Ma questa giustificazione non pare
convincente. La regola di tipicità attiene alla ingiustizia del danno, ossia
alla rilevanza delle cause lesive, mentre, per come si è detto, la gravità e la
serietà sono requisiti (non della causa lesiva, ma) della conseguenza dannosa.
Il criterio di tipicità opera in un momento anteriore a quello che serve a
stabilire se il danno, una volta stabilito che è tipico, è anche rilevante per
la sua serietà e gravità. Piuttosto, si può trovare una giustificazione di
questa regola nella particolare natura del danno non patrimoniale, che ha un
criterio di misurazione diverso da quello utilizzabile per il danno
patrimoniale. Più precisamente, questultimo
è connotato dalla possibilità di valutazione economica, che si attua misurando
la perdita
in denaro. Un pregiudizio di carattere patrimoniale è rilevante, pertanto,
fintanto che corrisponde ad una unità monetaria con la quale può essere
misurato (per esempio un centesimo). Invece, il danno non patrimoniale non è
misurabile in denaro ma con il diverso criterio della sua incidenza sulla
persona. Lunità di misura minima muta. Mentre nel danno
patrimoniale è costituita dal valore monetario più piccolo (un centesimo) nel
caso di danno alla persona è costituto dalla compromissione dei beni personali attinti
dallillecito. Il pregiudizio che non comporta
incidenza o compromissione non può considerarsi danno vero e proprio. Potrebbe
sembrare che la Corte dia di questa scelta una giustificazione di politica del
diritto. Infatti, precisa che a questa soluzione si arriva per via di un
bilanciamento di interessi: da un lato linteresse
ad ottenere il risarcimento, dallaltro il dovere di solidarietà (anche
verso il danneggiante), basato sullart. 2 della Costituzione, che impone
di tollerare pregiudizi di scarsa importanza. Ma il bilanciamento di interessi,
come è noto è da sempre alla base del giudizio di ingiustizia, e dunque di
rilevanza del danno. Tuttavia, ciò che costituisce motivo di perplessità è il
fatto che la Corte non indichi alcun criterio, neanche di principio, per
determinare gravità e serietà del danno. Piuttosto, la Corte concepisce il
giudizio sulla gravità e serietà del danno non patrimoniale alla stregua di uno
<>, come dimostra il fatto che il giudice, per stabilire se il
danno sia, per lappunto, grave e serio,
deve indagare <>
(p. 37). Richiama espressamente la Corte le decisioni rese in materia di
responsabilità disciplinare, dove pure il giudice ha una certa discrezionalità
nel decidere quando il licenziamento può dirsi <>25, o quando
il comportamento di un magistrato sia connotato da violazioni avvertite come
intollerabili dalla coscienza sociale26. Il punto è di estrema importanza
poiché dal modo in cui ciascun giudice intende il riferimento alla coscienza
sociale dipenderà la rilevanza o meno di un determinato pregiudizio. Alcuni
giudici potranno ritenere che un certo pregiudizio, secondo la coscienza
sociale è futile , mentre altri potranno dire il contrario. Occorre allora una
breve precisazione sul ragionamento giudiziario di questo tipo. Il concetto di
coscienza sociale costituisce una finestra aperta nel sistema del diritto
positivo27, attraverso la quale il giudice guarda ai valori ed ai criteri di
valutazione che esistono nella società. Un punto che sembra comune alle teorie
sul <> è la convinzione che il ricorso al criterio
della coscienza sociale non comporta valutazioni soggettive e discrezionali del
giudice, ma, al contrario, implica che il giudice debba cercare <<
valutazioni oggettivamente valide>> che esistono nella collettività o
nellambito di gruppi sociali determinati28,
relativamente, nel nostro caso, alla serietà e gravità di un danno. Compito del
giudice è dunque quello di stabilire quali sono gli apprezzamenti che in una
data società o in un dato gruppo sociale si formano in ordine alla gravità e
serietà di un danno, utilizzando eventualmente gli strumenti della ricerca
sociale29. Ma questa prima approssimazione non basta. Occorre infatti chiedersi
se una decisione- che ritenga ad esempio futile e dunque non risarcibile un
certo danno- è sufficientemente giustificata solo che si limiti a registrare
che nella << coscienza sociale>> quel dato danno è considerato di
scarsa importanza, o se occorra invece qualcosaltro.
Si tende infatti a dire che, se risulta vero che un dato criterio di giudizio
esiste effettivamente nella coscienza sociale, allora è anche giusto che il
giudice se ne serva30. Se il giudice si limita a dire : esiste nella
collettività (o coscienza sociale) una valutazione oggettiva in base alla quale
si può dire che quel danno , invocato dallattore,
è irrilevante, non serio, non grave; se si limita a dire questo, ha adempiuto
allobbligo di motivare la sua decisione. Egli in tal modo fornisce della
sua decisione una giustificazione cosiddetta empirica, ossia basata
sulla rilevazione della esistenza di un << fatto sociale>>. Il
punto è però che il giudice non dovrebbe limitarsi a rilevare lesistenza di un fatto sociale, di una valutazione
esistente nella società31, occorre che dica perché quel fatto (la considerazione
da parte di un dato ambiente sociale di un danno come futile) è utilizzabile
nella sua decisione, è cioè un criterio di decisione. Il giudice, infatti, non
si limita a conoscere i fatti sociali, che pone a base della sua decisione, ma
deve valutarli ai fini del decidere32. Inoltre il giudice, ogni volta che
rinviene nella coscienza sociale un dato criterio di valutazione (che fa dire
che quel danno è irrilevante) lo riformula per applicarlo al caso concreto, in
quanto non esistono fatti sociali in astratto applicabili a casi giuridici.
Quindi lindagine sociologica può portare il giudice ad
individuare determinati criteri di valutazione sociale del danno, ma non dice
alcunché sulla giustificazione dellimpiego di tali criteri. Occorre dunque che il giudice
giustifichi la scelta relativa alluso di
un <>
ritenuto rilevante. Il che è ancora più evidente quando non esista nella
coscienza sociale una univoca valutazione di un danno, e ne convivano di
diverse, alcune che considerano il danno prospettato dallattore come rilevante ed altre come non rilevante33.
Infine, tutto ciò presuppone che il giudice trovi veramente nella coscienza
sociale criteri per stabilire se il danno è irrisorio oppure rilevante. In
realtà, la stessa ricerca di questi criteri non si può ridurre ad una mera
constatazione di ciò che esiste o non esiste nella coscienza sociale, posto
che, da un lato, nel cercare il criterio, il giudice è mosso da un suo giudizio
di valore, e dallaltro che egli deve
comunque valutare la congruenza con il caso concreto del criterio rinvenuto nella
coscienza sociale. In sostanza, la situazione in cui il giudice viene a
trovarsi dipende essenzialmente da una scelta di valore del giudice stesso, del
quale egli deve dare conto secondo una duplice giustificazione: quella empirica
ossia di come ha rinvenuto nella coscienza
sociale un certa valutazione circa la serietà e gravità del danno e quella di
validità, ossia del perché egli ritiene di dovere adottare quella valutazione a
fondamento della sua decisione. _____________ 1) Per indicazioni di dottrina e
giurisprudenza mi permetto il rinvio a CRICENTI, Il danno non patrimoniale, 2^
ed., Padova, 1998, p. 69 ss.. 2) Cass. n. 8827 e 8828 del 2003, in Danno e Resp.,
2003, 816 ss.. 3) Cass. Sez. Un., 11.11.2008, n. 26972 (p. 11). 4) In tal senso
giustamente V. SALVI, La responsabilità civile, Milano, 2005, 33-34. 5) Su tale
problema SCUTO, Osservazioni sul danno non patrimoniale e sulla sua
risarcibilità nel nostro diritto positivo, in Dir. giur., 1954, 451 ss. ;
PERFETTI, Prospettive di una interpretazione dellart.
2059 c.c., in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ. , 1978, 1065 e nota 23 ; CATAUDELLA,
La tutela civile della vita privata, Milano, 1972, 53 ss. ; BONILINI, Il danno
non patrimoniale, Milano, 1983, 312 ss. ; SALVI, Il danno extracontrattuale,
Napoli, 1985, 77 ; ZIVIZ, La tutela risarcitoria della persona, Milano, 1999,
155 ss.. 6) CATAUDELLA, La tutela civile della vita privata, cit., 54 ss.. 7)
PERFETTI, Prospettive di una interpretazione dellart.
2059
c.c., cit., 1065 e nota 23 ; BONILINI, Il danno non patrimoniale, cit., 311; ma
v. SALVI, Il danno extracontrattuale, cit., 77. Contra SGROI, Lesione dei
diritti della personalità e risarcimento del danno non patrimoniale, in Giust.
civ., 1963, I, 1197. 8) Cass. Sez. un. 11.11.2008, n. 26792, p. 21-22. 9) BIN,
Diritti e fraintendimenti: il ruolo della rappresentanza, in Studi in onore di
G. Berti, Napoli, 2005, 365. 10) e su questo la sentenza è esplicita: << Sotto
tale aspetto, il risarcimento del danno non patrimoniale da fatto illecito è
connotato da atipicità, postulando lingiustizia
del danno di cui allart. 2043 c.c. la lesione di qualsiasi interesse
giuridicamente rilevante ( sent. 500/ 1999), mentre quello del danno non
patrimoniale è connotato da tipicità, perché tale danno è risarcibile solo nei
casi determinati dalla legge e nei casi in cui sia cagionato da un evento di
danno consistente nella lesione di specifici diritti inviolabili della persona
(sent. N. 15027/ 2005 ; n. 23918/ 2006)>> (Cass. sez. un. 11.11.2008,
26792, pp. 15-16). 11) Cass. sez. un. 11.11.2008, n. 26792, p. 16. 12) Ad
esempio, con ricchezza di argomenti, SCALISI, Danno alla persona e ingiustizia,
in Riv. dir. civ., 2007, 147 ss.. 13) Cass. sez. un. 11.11.2008, n. 26792, p. 31.
14) Per una disamina comparatistica v. FERRARI, Atipicità dellillecito civile, Milano, 1992, 9 ss.. 15) Cass. n.
11761 del 2006. 16) Ho messo in luce questa tendenza in CRICENTI, Persona e
risarcimento, Padova, 2005,
in particolare 86 ss.. 17) Trib. Milano, 8.6.2000
(est. Chindemi) , in Resp. civ. prev., 2000, 923, che pone tale diritto come un
interesse di rango costituzionale, dalla cui lesione
poi discendono conseguenze esistenziali, quali lo stress e lalterazione delle normali abitudini di vita . E qui evidente linteresse alla qualità della vita, la cui lesione
costituisce danno evento, e dal quale discendono poi i danni conseguenza da
raggruppare sotto legida del danno esistenziale, è del tutto inventato.
Da notare che nel caso in questione si era trattato dellillegittimo protesto di un assegno. Se contassero
questioni socio-giudiziarie si direbbe che è evidente la volontà di risarcire
ad ogni costo ( come giustamente rilevato da GAZZONI, Alla ricerca della
felicità perduta ( psicofavola fantagiuridica sullo psicodanno
psicoesistenziale), in Riv. dir. comm., 2000, 691), dal momento che si tratta
dello stesso estensore che ha riconosciuto il danno affettivo per il tentato
furto della motocicletta (Trib. Milano 27.11.2000). 18) Trib. Milano 20.10.1997,
in Danno resp., 1999, 82. 19) Senza pretesa di completezza, sulla rilevanza costituzionale della proprietà, v. NATOLI, La proprietà,
Milano, 1980, 31 ss. ; ID., Orientamenti della Corte costituzionale
in ordine alle garanzie della proprietà ex art. 42 cost., in Studi Santoro
Passarelli, MIlano, 1972, III, 517 ss. RODOTA,
Commentario Cost. Scialoja- Branca, Rapporti economici, t. 2, Bologna-Roma,
1982, 69 ss.. 20) Mi permetto qui di segnalare una (ovviamente) casuale
coincidenza con quanto sostenevo in tempi non sospetti : << E questa
lesione della persona è da considerarsi come ununica
posta di danno (non patrimoniale) da liquidarsi equitativamente, senza
scomporla in diverse voci, ciascuna delle quali da porre sotto la protezione
dellart. 2 Cost., in quanto sotto quellarticolo
cè già la persona in quanto tale, unitariamente considerata . I singoli
pregiudizi che possono derivare dalla perdita di un congiunto o di un parente
sono catalogabili in diverse forme, dalla perdita dellattività sessuale,
alla
sofferenza morale, alla contrazione delle attività relazionali, al mutamento
delle abitudini di vita, ma non sono riconducibili necessariamente ad
altrettante voci di danno risarcibile, semmai costituiscono figure sintomatiche
dellunico danno alla persona, valide ad
indicare che la lesione dellinteresse ha
prodotto un danno e di quale entità esso sia>> (CRICENTI, Persona e
risarcimento, cit., 242). 21) Quello di vittima secondaria non è un concetto
utile. Si può dire che è tale quella vittima il cui danno presuppone quello di
unaltra vittima ( detta primaria). Per una
critica della funzione euristica di tale concetto, v. CRICENTI, Persona e
risarcimento, cit., 217 ss.. 22) In tali termini DE CUPIS, Il danno, Milano,
1969, 133-134 ; della stessa opinione RUSSO, Concorso dellazione aquiliana con la contrattuale nel contratto di
trasporto, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1950, 971 ; ASQUINI, Massime non
consolidate in tema di responsabilità nel trasporto di persone, in Riv. dir.
comm., 1952 II, 9 ; BARASSI, Teoria generale delle obbligazioni, II, Milano,
1964, 464 . In senso dubitativo ZENO ZENCOVICH, Interesse del creditore e danno
contrattuale non patrimoniale, in Riv. dir. comm., 1987, 87 il quale sostiene
che sarebbe incoerente ammettere un incondizionato risarcimento del danno non
patrimoniale contrattuale e vincolare invece ai casi previsti dalla legge
quello di origine extracontrattuale. In senso critico SCOGNAMIGLIO, Il danno
morale, in Riv. Dir. Civ. 1957, 316 ; RAVAZZONI, La riparazione del danno non
patrimoniale, Milano, 1962, 224. 23) BONILINI, Il danno non patrimoniale,
Milano, 1983, 230 ; FRANZONI, Il danno alla persona, Milano, 1995, 596. Altra
questione è se la nozione di danno extracontrattuale possa adattarsi anche allambito dellinadempimento di una
obbligazione da contratto. Lo nega ZENO ZENCOVICH, Danni non patrimoniali e
inadempimento, in Risarcimento del danno contrattuale ed extracontrattuale, a
cura di Visintini, Milano, 1984, 116. In realtà la nozione di danno risarcibile
non dipende dalla fonte che determina la perdita ; nessun indice normativo
autorizza a postulare due diverse concezioni del danno , a seconda che esso
dipenda da un fatto illecito o dallinadempimento
di una obbligazione ; ed , anzi, il richiamo contenuto nellart. 2056 c.c. sembra
dimostrare il contrario. 24) Rispettivamente teorizzate da G.B. FERRI, Causa e
tipo nella teoria del negozio giuridico,Milano, 1968 e BETTI, Teoria generale
del negozio giuridico, ora rist. Napoli, 1992. 25) Cass. 4.12.2002, n. 17208, in Lav. Gir. 2003,
344. 26) Cass. sez. un. 19.11.2002, n. 16265, in Rep. Giust.
Civ., 2003. 27) una Fenster des Kodificationssystems secondo la formula di
ESSER, Grundsatz und Norm in der richterlichen fortbildung des Privatrechts,
Tübingen, 1974, 150. 28) ESSER, Grundstaz und Norm, cit., 96 ss. e 150 ss. ;
ID. Precomprensione e scelta del metodo nel processo di individuazione del
diritto , (trad. it.), Napoli, 1983, 62 ss. ; ENGISH, Introduzione al pensiero
giuridico, (trad. it.), Milano, 1970, 165 ss.; RILAS, Les standars, notions,
critique du droit, in Perelman e Van der Elst ( a cura di) Les notions à
contenu variable en droit, Bruxelles, 1984, 43 ss. 29) Invece, Cass. sez. un.
19.11.2002, n. 16265 ha
ritenuto in re ipsa il giudizio negativo della collettività sui ritardi
intollerabili nel deposito delle sentenze da parte di un giudice. 30) In
particolare TEUBNER, Standards un Direktiven in Generalklauseln, Frankfurt,
1971, 65 ss.. 31) Contro la giustificazione empirica v. infatti, tra gli altri,
AARNIO- ALEXY- PECZENICK, The Foundation of Legal Reasoning, in Rechtstheorie,
1981, 133 ss. ; ALEXY, Teoria dellargomentazione
giuridica, (trad. it.), Milano, 1998, 240 ss. 32) Oltretutto , questa necessità
è imposta dalla nota e finora non sufficientemente contestata divisione tra
Essere e Dover essere. Dalla circostanza che un fatto esista non si può dedurre
che deve esistere ( o non deve esistere) se non per il tramite di un giudizio
di valore dellinterprete. Per fare il
noto e classico esempio del non cognitivismo etico : la regola ( dover essere ) che
vieta di uccidere non può essere dedotta dal fatto ( ossia dalla constatazione,
dallessere) che gli uomini si uccidono, se non dopo
avere espresso un giudizio morale su quel fatto. Ossia, se non dopo avere
stabilito
che è male che gli uomini si uccidono. La regola ( il dover essere) , dunque,
non dipende dalla esistenza di un fatto ( essere), bensì da una valutazione
compiuta da chi interpreta il fatto. Sul punto, relativamente al discorso che
ci occupa v. ALEXY, teoria dellargomentazione
giuridica, cit. 240 ss. ; RIALS, Les standars, notions, critique du droit,
cit., 44. 33) Ipotesi sulla quale v. TEUBNER, op. ult. cit., 92. Commenta |
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(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli pronto alla mobilitazione:
bisogna dare attuazione all'articolo 6 della Costituzione Friulanisti pronti a
dare battaglia per la madrelingua «Una sentenza che riporta in indietro di anni
le lancette della storia, chissà quando tempo dovremo aspettare» Gli
autonomisti: ci appelleremo a Napolitano E in Friuli Vg scoppia la polemica
politica: e adesso sono in pericolo altre garanzie LA FILOLOGICA Le reazioni
UDINE. I friulanisti non intendono arrendersi. E dopo la bocciatura della Corte
costituzionale sono pronti a chiamare in causa il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'Unione europea pur di
difendere la marilenghe e la legge sulla tutela, la valorizzazione e la
promozione della lingua friulana. «Uno strumento indispensabile - dice Arnaldo
Baracetti, leader storico del Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli
insieme a Renzo Pascolat e a Gianfranco D'Aronco - per dare
attuazione al principio costituzionale stabilito dall'articolo 6 che dice testualmente: la Repubblica
tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. Bene, il Fvg ha provato a
farlo e mi sembra incredibile che sia proprio la Corte costituzionale che in teoria dovrebbe
garantire la difesa dei diritti costituzionali, a bocciare la legge sul
friulano. Ma ovviamente, fermo restando il fatto che a giudicare sono
sempre delle persone che quindi possono sbagliare, la sentenza va rispettata.
Questo però non vuol dire che intendiamo arrenderci». Due le mosse che il
Comitato si prepara a compiere. «Avevamo già chiesto al presidente Napolitano
di venire in Friuli per capire che cosa significa il friulano per chi vive qui
- spiega Baracetti che porta avanti la battaglia fin da quando negli anni
successivi al terremoto fece approvare in parlamento la prima norma in cui si
parlava esplicitamente della tutela del friulano - ma lui ci disse che
preferiva aspettare l'esito del ricorso e la sentenza della Corte. Adesso che
la sentenza è arrivata ci rivolgeremo di nuovo a lui come garante della
Costituzione». E non è finita qui. I friulanisti sono decisi a portare il caso
friulano anche davanti all'Unione europea. «Per quanto mi riguarda la legge
regionale rispecchiava al meglio i contenuti delle direttive europee che in
tema di minoranze sono abbastanza chiari - sostiene Baracetti -. Ecco perché
siamo pronti ad andare anche a Bruxelles». Per il presidente della Società
Filologica friulana, Lorenzo Pelizzo, la sentenza della Consulta sulla legge
sul friulano «riporta indietro di anni le lancette del tempo». Pelizzo ha
sottolineato che «ancora una volta, è stata dimostrata la necessità, per i
friulani, di fare sistema. Chissà quanto tempo - ha concluso - dovremo di nuovo
aspettare prima di vedere riconosciuta la nostra identità». «Pensavamo di
festeggiare, quest'anno, il decimo anniversario della legge 482/99 sulle
minoranze linguistiche, invece ci toccherà mettere a mezz'asta la bandiera
friulana»: queste le affermazioni di William Cisilino, presidente dell'Istitût
Ladin Furlan "Pre Checo Placerean". E spiega: «Prima il Governo di
Roma ha ridotto di un decimo i fondi della legge statale, rendendola una
scatola vuota. Ora, con questa sentenza, c'è il rischio che anche la legge
regionale diventi lettera morta. E il problema non è tanto quello che ha
scritto la Corte - che in qualche modo ha aperto anche degli spiragli per
normare in modo corretto un tema così complesso - il problema è cosa farà ora
il Consiglio regionale. Non vorrei, infatti, che si strumentalizzasse il
giudizio della Corte per ridurre al minimo le garanzie già acquisite da molti
anni per il friulano e per le altre minoranze linguistiche della regione».
Cristian Rigo
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3
- Attualità Roma boccia il friulano in scuole e uffici La Consulta respinge i
punti chiave della norma: dal silenzio assenso all'uso istituzionale LO STOP
ALLA TUTELA La Corte costituzionale ha dato ragione
all'ex governo Prodi contro la riforma della giunta Illy Nessun obbligo per
l'ora settimanale. Possono invece essere erogati contributi dalla Regione di
PAOLO MOSANGHINI UDINE. Bocciata la legge sul friulano. La Corte costituzionale ha respinto 5 punti fondamentali della
riforma voluta dall'ex giunta di centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La
Consulta ha detto «no» all'obbligo degli uffici di utilizzare il friulano e di
redigere gli atti in marilenghe; «no» alla ripetizione degli interventi nelle
istituzioni in friulano; «no» all'adozione dei toponimi anche solo in friulano;
e ancora «no» all'ora settimanale di insegnamento sui banchi di scuola e al
silenzio-assenso. Per gli autonomisti ieri è stata una giornata nera. L'attesa
sentenza della Corte costituzionale è una sequenza di
paletti posti su tutti i fronti. L'impugnazione. La legge della Regione Friuli
Venezia Giulia per la tutela e la valorizzazione della lingua friulana era
stata impugnata per il Governo Prodi dal ministro per le Politiche regionali,
Linda Lanzillotta, davanti alla Corte Costituzionale nel
febbraio del 2008. Il consiglio dei ministri si era espresso all'unanimità e
non si era limitato a dire che la legge contrastava con alcuni principi
costituzionali. Aveva spiegato che la norma della giunta Illy andava al di là
della tutela del friulano e che prefigurava «un regime di sostanziale
bilinguismo», fino a una sorta di «esclusività della lingua friulana» in
alcuni settori. La decisione. La sentenza della Consulta è stata depositata
ieri e negli atti si legge, nel dettaglio, su quali punti è stata dichiarata
l'illegittimità di alcune parti di sei articoli della legge del Friuli Venezia
Giulia (numero 29 del 2007)sulle "Norme per la tutela, valorizzazione e
promozione della lingua friulana". Con la sentenza 159, in trentratrè pagine i
giudici della Consulta hanno accolto in gran parte le questioni sollevate dal
governo, ammettendo l'illegittimità degli articoli 6 (comma 2), 8 (commi 1 e
3), 9 (comma 3), 11 (comma 5), 12 (comma 3) e 14 (commi 2, ultimo periodo, e
3). Friulano in ufficio. Nel mirino della Corte, dunque, sono finite le norme
che prevedevano l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione» anche
al di fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di
«rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del
diritto di usare tale lingua», nonché di redigere gli atti in friulano e di
effettuare in tale lingua «la comunicazione istituzionale e la pubblicità»,
perché in contrasto con la legge numero 482 del 1999 sulla tutela della lingua
minoritaria. Friulano in Aula. Bocciata anche la norma regionale nel punto in
cui prevedeva che la mera facoltà della «ripetizione degli interventi in lingua
italiana» o del «deposito contestuale dei testi tradotti in forma scritta» nei
dibattiti dei Consigli comunali in cui si può utilizzare il friulano, cosí come
la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana,
«incompatibile - si legge nella sentenza - con la previsione dettata dal
legislatore statale che legittima l'uso dei toponimi nella lingua minoritaria
solo in aggiunta ai toponimi ufficiali». Friulano a scuola. Inoltre, non si può
imporre alle scuole di programmare un'ora di friulano a settimana. Illegittime,
secondo la Corte Costituzionale, dunque le previsioni inerenti all'insegnamento
e all'uso del friulano sui banchi: la norma che disponeva l'insegnamento della
marilenghe per almeno un'ora la settimana contrasta - secondo la Consulta - con
«l'autonomia didattica», mentre il silenzio-assenso dei genitori sullo studio
del friulano a scuola da parte dei figli non è in linea con la legge statale in
cui si stabilisce che «al momento della preiscrizione i genitori comunicano
all'istituzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri
figli dell'insegnamento della lingua della minoranza». I contributi. Non
fondata, invece, è stata dichiarata la questione sollevata dalla presidenza del
Consiglio sul punto in cui la legge del Friuli prevedeva un sostegno economico
da parte della Regione per le istituzioni scolastiche che, nella loro
autonomia, avessero voluto sviluppare, anche in aree esterne al territorio di
insediamento della minoranza, l'insegnamento della lingua friulana. La
polemica. Su tutti i punti il confronto fra governo e Regione era stato serrato
e il contrasto era subito apparso di non facile superamento. A contestare
quella legge erano stati non solo l'opposizione di Centrodestra, che con il
consigliere regionale Piero Camber (Forza Italia) aveva chiesto al commissario
di Governo di impugnare la legge, ma anche alcuni settori dell'allora
maggioranza di Centrosinistra.
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Accolto
il ricorso di Prodi contro la riforma di Illy Tondo: non era una priorità La
Consulta boccia il friulano negli uffici e nelle scuole I SERVIZI ALLE PAGINE 2 E 3 UDINE. Bocciata la legge sul friulano. La Corte costituzionale ha respinto 5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex
giunta di centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto no
all'obbligo degli uffici di utilizzare il friulano e di redigere gli atti in
marilenghe; no alla ripetizione degli interventi nelle istituzioni in
friulano; no all'adozione dei toponimi anche solo in friulano e ancora no
all'ora settimanale di insegnamento sui banchi di scuola e al silenzio assenso.
Per gli autonomisti ieri è stata una giornata nera. L'attesa sentenza della
Corte costituzionale è una sequenza di paletti posti
su tutti i fronti. La legge della Regione Friuli Venezia Giulia per la tutela e
la valorizzazione della lingua friulana era stata impugnata per il governo
Prodi dal ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, davanti alla
Corte costituzionale nel febbraio del 2008.
(
da "Denaro, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Campania
regione Legge elettorale? Fiducia nella Consulta "Attendiamo con fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale". E'
l'opinione del presidente della Giunta regionale della Campania Antonio
Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della nuova
legge elettorale regionale. "La nuova legge elettorale della Campania -
sottolinea Bassolino - introduce una importante innovazione con la possibilità
della doppia preferenza uomo-donna. E' paradossale che mentre tutte le
statistiche ci segnalano quanto grave sia in Italia il problema delle pari
opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte
positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di
un'amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne
nelle istituzioni". del 23-05-2009 num.
(
da "Wall Street Italia"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Rai/
Gasparri:Repubblica e sinistra la considerano loro proprietà di Apcom Fa
scrivere bugie a gente incompetente -->Roma, 23 mag. (Apcom)
- ""Ha ragione il senatore Butti. Repubblica considera la Rai
proprietà sua e della sinistra. E fa scrivere bugie a gente incompetente che
non legge le sentenze della Corte Costituzionale". Lo dichiara in una nota
il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
(
da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Bocciato
il friulano, il centrodestra si divide La Consulta considera incostituzionali
alcuni aspetti chiave della legge. Saro d'accordo. Fontanini: «Brutta notizia»
Sabato 23 Maggio 2009, Udine La Corte costituzionale boccia la legge regionale
sul friulano voluta dalla Giunta regionale di centrosinistra guidata da
Riccardo Illy nel dicembre 2007. La considera, infatti, incostituzionale nelle sue parti
qualificanti: tempi e modalità di insegnamento della marilenghe a scuola, uso
della lingua friulana negli enti pubblici e nella toponomastica. La
sentenza della Corte è stata depositata ieri, ad oltre tre mesi dall'udienza
davanti alla Consulta, dove la legge è finita trascinata dal Governo Prodi che,
con il ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, aveva deciso di
impugnare il provvedimento nel febbraio 2008. Sul capitolo scuola, cassato il
cosiddetto "silenzio assenso", ovvero il passaggio in cui si
prevedeva che le famiglie si esprimessero solo nel caso di contrarietà
all'insegnamento; stessa sorte per la previsione minima di un'ora alla
settimana di "marilenghe" e l'individuazione dell'uso veicolare della
lingua. La sentenza, inoltre, elimina l'obbligo generale per gli uffici
dell'intera regione di rispondere in friulano ai cittadini che vogliono
avvalersi della lingua. No anche alla generalizzazione della redazione in
friulano degli atti delle amministrazioni dirette ai cittadini. Illegittima la
possibilità di adottare toponimi nella sola lingua friulana. «Una sentenza
corposa, 25 pagine, che "modifica l'impostazione della legge - commenta
l'assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro - , accoglie quasi tutte
le censure del Governo, che per altro ricalcavano i rilievi espressi dal
centrodestra in sede di discussione della norma, eliminando gli eccessi». E'
una sentenza, prosegue, che «riconosce la piena libertà di scelta delle
famiglie e la piena autonomia delle istituzioni scolastiche». Mentre la Regione
si riserva un commento più articolato, si incrociano le prime reazioni. Che
mettono in luce una divisione nel centrodestra. Se il senatore Ferruccio Saro
(Pdl) fa sapere di «capire tutti gli sforzi tesi a tutelare la lingua friulana,
ma non capisco le forzature che si erano compiute a fini elettoralistici», per
il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, la sentenza della
Corte è «una brutta notizia» e «rappresenta un problema. Dovremo ricominciare,
costruendo una nuova legge che attui le disposizioni della legge 482 sulle
minoranze linguistiche. Non difendere il friulano - ha concluso - significa non
difendere il Friuli». Non abbandona il suo spirito battagliero uno dei paladini
storici dei diritti della lingua, l'ex parlamentare e membro del Comitato per
l'Autonomia del Friuli Arnaldo Baracetti: «La sentenza va rispettata -
puntualizza -, ma la battaglia continua. Abbiamo dovuto attendere 50 anni
perché con la legge nazionale 482/99 fossero riconosciuti i diritti delle
minoranze sanciti dalla Costituzione». Nell'anno scolastico in corso sono state
48 mila le opzioni per il friulano (28 mila l'anno precedente) e 114 le scuole
coinvolte. Circa un terzo della popolazione scolastica del Friuli Venezia
Giulia, cioè, si riconosce nel friulano. Antonella Lanfrit
(
da "Gazzettino, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
La Corte Costituzionale "boccia" la lingua friulana
Dichiarate illegittime alcune norme della legge regionale che l'aveva
introdotta in scuole e uffici pubblici Sabato 23 Maggio 2009, Roma Le minoranze
linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma ciò non significa che le
Regioni possano stabilire in piena autonomia, senza rispettare
i 'paletti' fissati da una legge statale del 1999 (n.482), l'utilizzo di lingue
diverse dall'italiano. Per questo motivo la Corte Costituzionale ha dichiarato
l'illegittimità di diverse norme della legge regionale del Friuli Venezia
Giulia che nel 2007 ha
ufficialmente introdotto il friulano nelle scuole, negli uffici e più in
generale nella vita pubblica. Le norme erano state approvate con i voti favorevoli
della Lega (che vorrebbe un'analoga legge anche in Veneto come ha chiesto il
ministro Zaia incassando un diniego dalla collega Gelmini) e della coalizione
di Centrosinistra Intesa Democratica, guidata dall'allora governatore Riccardo
Illy. A ricorrere alla Consulta era stata la presidenza del Consiglio dei
ministri, le cui ragioni sono state in massima parte accolte, seppure dalla
lettura della sentenza della Corte Costituzionale (n. 159) si intuisca che
sulla questione non ci sia stata unanimità: il giudice relatore, il
vicepresidente Ugo De Siervo, ha infatti rinunciato a scrivere le motivazioni
della sentenza, probabilmente in segno di dissenso, e a lui è subentrato il
giudice Paolo Maria Napolitano. Sotto la scure della Corte sono finite le norme
che prevedevano, tra l'altro, l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera
regione», anche al di fuori del territorio di insediamento del gruppo
linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si
avvalgono del diritto di usare tale lingua», nonché il diritto degli organi
collegiali degli enti locali e regionali di utilizzare il friulano escludendo
la previsione di un'immediata traduzione in lingua italiana. E ancora: bocciata
la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana,
e anche il previsto silenzio-assenso in base al quale è da intendersi un via
libera all'insegnamento del friulano a scuola il fatto che i genitori non
abbiano comunicato il rifiuto all'insegnamento della lingua locale. Bocciato
infine anche l'obbligo dell'insegnamento del friulano a scuola per almeno
un'ora a settimana. Non fondata è stata invece dichiarata la questione
sollevata dalla Presidenza del Consiglio sul punto in cui la legge del Friuli
prevedeva un sostegno economico da parte della Regione per le istituzioni
scolastiche che, nella loro autonomia, avessero voluto sviluppare, anche in
aree esterne al territorio di insediamento della minoranza, l'insegnamento
della lingua friulana. Per l'assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia,
Roberto Molinaro, la sentenza «accoglie quasi tutte le censure del Governo,
eliminando gli eccessi» e «offre utili indicazioni sull'autonomia della Regione
in fatto di scuola». Negativa invece la reazione del presidente della Provincia
di Udine e segretario regionale della Lega, Pietro Fontanini, per il quale
«dovremo ricominciare costruendo una nuova legge che attui le disposizioni
della legge 482 sulle minoranze linguistiche». Infine, per il presidente
dell'Associazione filologica friulana, Lorenzo Pelizzo, la sentenza della
Consulta sulla legge sul friulano «riporta indietro di anni le lancette del
tempo».
(
da "Manifesto, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
DDL
SICUREZZA I medici insistono: «Non siamo spie» Stefano Milani ROMA «Non siamo
spie, macellai, fannulloni. Siamo medici». Con i tempi che corrono è bene
ribadirlo. Sempre e in ogni occasione. Col camice bianco e stetoscopio al collo
o, come hanno fatto ieri durante una conferenza stampa, indossando le vesti di
responsabili sindacali. Ognuno distinto per la propria categoria (Anaao, Cimo,
Fp Cgil, Cisl, Fassid, Fesmed, Fvm) ma «uniti e compatti» per dire no al ddl
sicurezza, in rampa di lancio al Senato. Che, introducendo il reato di
clandestinità, di fatto obbliga i medici, in quanto pubblici ufficiali, alla
denuncia degli immigrati irregolari. Non farlo li porrebbe di fronte al rischio
di sanzioni penali. Ma i sindacati medici non si piegano e continuano a
difendere il diritto costituzionale e deontologico a
prestare soccorso e cure a tutti i cittadini: «Nessuno escluso e senza
distinzioni di nessun genere». La sfida è aperta. Al parlamento si chiede
soprattutto chiarezza. «È necessario cambiare la legge - dice il segretario
nazionale dell'Anaao Assomed, Carlo Lusenti - introducendo una norma specifica
che metta al riparo una volta per tutte i medici dal rischio della segnalazione
dell'immigrato clandestino». Ma i camici bianchi non si fermano a questa
richiesta, hanno già pronta un'alternativa qualora il loro appello cada nel
vuoto. «Nel caso in cui la legge, magari per motivi strettamente politici,
passasse così com'è - aggiunge Lusenti - proponiamo al governo di mettere a punto
un decreto ministeriale o una circolare in cui, nero su bianco, si ribadisca
che la legge non prevede l'obbligo di denuncia per i medici e gli operatori
sanitari». Difficilmente il governo li ascolterà. Del resto un ddl passato alla
Camera col voto di fiducia non può che correre spedito verso la conversione in
legge, così com'è. Quel giorno, però, l'Intersindacale medica non si farà
cogliere impreparata, sarà pronta a intraprendere una dura battaglia e a
«difendere fino in fondo» tutti quei medici che dovessero essere denunciati per
la mancata segnalazione del paziente clandestino. Come? «Dando tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte
Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà d'intenti per il segretario
della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma
«calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi termini il giudizio di
Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci troviamo di fronte ad una
norma iniqua e pericolosa, che può avere effetti disastrosi». Prima di
tutto la salute dei cittadini. A destare le maggiori preoccupazioni, infatti,
sono soprattutto i rischi di epidemie, fra cui quello della tubercolosi, come
spiega Massimo Cozza della Cgil. «Nel mondo ci non 9 milioni di casi di
tubercolosi, 4mila in Italia, e il loro numero è in costante crescita». Solo a
Roma e Milano nei primi tre mesi i casi di contagio sono raddoppiati. «La
tubercolosi si cura, ma bisogna diagnosticarla e prevenirla. Il nostro quindi -
conclude il sindacalista - non è un allarmismo che strumentalizza un problema
ma c'è un rischio di effetto devastante». Se il clandestino portatore del
bacillo di Koch sa che andando a farsi curare rischia l'arresto, semplicemente
non ci va. E così facendo mette a rischio contagio l'intera comunità. Hanno
paura, c'è da capirli, e i primi dati lo confermano: negli ultimi tre mesi c'è
stata una riduzione di accessi al pronto soccorso del 20%, solo sul timore di
un reato (quello di clandestinità) che di fatto non è ancora diventato legge.
Ma, come dicevamo, il governo non ha nessuna intenzione di fare marcia
indietro. E alle accuse risponde accusando. «La richiesta che fanno i medici di
una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati
clandestini? È apodittica e razzista», dice Matteo Brigandì, capogruppo della
Lega in commissione Giustizia alla Camera. Certo, tacciare i medici di razzismo
da chi milita in uno schieramento politico che ha proposto vagoni della metro
riservati ai milanesi, ci vuole proprio una bella faccia tosta.
(
da "Gazzettino, Il"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato
23 Maggio 2009, Non sembra praticabile la corsia preferenziale per un processo
d'appello accelerato: se la legge è uguale per tutti, lo è anche nella lentezza
esasperante. Difficile pretendere che per uno scatti il privilegio di una giustizia
rapidissima. Quanto alla tesi che per Berlusconi attaccare i magistrati sia
come attaccare se stesso, mi pare arditissima. Il Cavaliere ha attaccato spesso
i magistrati coll'intento sempre di difendersi da accuse che riteneva false. Lo
stesso accade adesso. Con una particolarità: siamo in campagna elettorale e i
toni alti possono servire a recuperare consenso. La sentenza di 350 pagine sul
caso Mills non è stata scritta da un solo giudice, ma da un collegio, è quindi
impossibile prendersela unicamente con Nicoletta Gandus che già in passato gli
avvocati hanno provato a ricusare accusando di "gravi inimicizia" nei
confronti del premier. Questa sentenza ha condannato l'avvocato inglese a 4
anni e mezzo di carcere perché avrebbe mentito in due processi "per
distanziare Silvio Berlusconi dalle società offshore" delle quali Mediaset
negava la paternità. Avrebbe, cioè, mentito per consentire a Mediaset di
"eludere fisco e norme sulla concentrazione di mezzi di comunicazione di
massa". Berlusconi non è processabile, in attesa che
la Corte Costituzionale si pronunci sul "lodo Alfano". Prima della
scorsa estate fu fatto varare in fretta il disegno di legge che porta il nome
del ministro della Giustizia ed è costituito da un solo articolo che rende
immuni dai processi penali le alte cariche dello Stato (Presidente della
Repubblica, presidenti di Camera e Senato e presidente del Consiglio).
L'articolo spiega: "La sospensiva si applica anche ai processi penali per
fatti antecedenti all'assunzione della carica". Senza lo scudo del lodo,
Berlusconi avrebbe dovuto affrontare il processo dal quale Mills è uscito
condannato. L'aspetto paradossale è che nel procedimento c'è come parte civile
anche la Presidenza del Consiglio che chiede un risarcimento di 250 mila euro. E'
un caso unico al mondo: la Presidenza del Consiglio contro il Presidente del
Consiglio! Certo reggono i sospetti di una magistratura che attacca la politica
ad orologeria; è indubbio che sia stata diffusa proprio in campagna elettorale
e in un momento di oggettiva difficoltà del premier per vicende più private che
politiche. Si può obiettare che in Italia è quasi impossibile trovare un
periodo senza elezioni e che le motivazione delle sentenze non possono slittare
a seconda del calendario elettorale. È pure indubbio che Berlusconi abbia il
diritto di criticare le sentenze che non gli sono gradite, meno il diritto di
attaccare la magistratura come potere indipendente dello Stato. Normalmente le
sentenze non si discutono e, comunque, si cerca di tenere distanti politica e
giustizia. Questo rende poco probabile per ora che Berlusconi vada in
Parlamento a parlare della sentenza, cosa che susciterebbe un intervento di
Napolitano che è pur sempre presidente del Csm. Qualcuno mormora di una nuova
legge "ad personam" per modificare il Codice di Procedura Penale e
rendere così inutilizzabili anche sentenze definitive emesse in un diverso
processo. C'è chi pensa che Berlusconi abbia soltanto rinviato il confronto in
aula a dopo le elezioni, rafforzato magari dal voto. Non è da escludere un
altro speciale di "Porta a porta" come per il caso Noemi. Forse
Berlusconi dovrebbe prestare più attenzione alla storia: Giulio Andreotti ha
vinto senza attaccare la magistratura che pure lo accusava di collusione con la
mafia e addirittura di omicidio. Sicuramente non amava quei magistrati, ma ne
rispettava l'autonomia e soprattutto rispettava le istituzioni delle quali
aveva fatto e faceva parte. Non è necessario amare i magistrati (forse questo
riesce solo a chi ha sposato un giudice), basta rispettarne le sentenze.
(
da "Wall Street Italia"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/
Pd: Carriere separate? Dal premier soltanto vendette di Apcom Ferranti: Finora
il governo non ha fatto nulla per problemi -->Roma,
23 mag. (Apcom) - "Davanti a tutti i problemi
della giustizia quello della separazione delle
carriere non è sicuramente una priorità. Anzi, appare l'ennesima proposta di
chi ha ormai deciso di usare il proprio ruolo istituzionale per portare avanti
piccole o grandi vendette nei confronti della magistratura". Lo sostiene
la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti.
"Ad un anno di legislatura - denuncia - questo Governo non ha fatto un bel
nulla per intervenire sui veri problemi della giustizia. Le tanto annunciate riforme non sono mai state
presentate e il Parlamento non ha mai discusso provvedimenti organici per
risolvere il problema dell'efficienza, della ragionevole durata dei processi civili e penali e della tutela delle garanzie e dei
diritti fondamentali che sono sempre più compromessi dagli interventi di
emergenza dei vari pacchetti sicurezza". Per l'esponente del Pd
"serve un radicale cambio di passo: il governo dovrebbe cominciare ad
investire risorse, economiche ed umane, per una migliore organizzazione
giudiziaria, per migliorare le condizioni dei carcerati, avviando programmi
speciali per le detenute madri e per i loro bambini, così come dovrebbe
stanziare 'soldi veri' per garantire il gratuito patrocinio e quindi rendere
effettivo il diritto di difesa per chi non ha possibilità economiche".
"Ad oggi, il segno di questa legislatura è ancora una volta quello delle
leggi ad personam e lo scontro continuo con tutti gli operatori della giustizia dagli avvocati ai magistrati. E meno male che il
ministro Alfano aveva promesso la grande riforma", conclude Ferranti.
(
da "Wall Street Italia"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Rai/
Butti (Pdl): Repubblica tenta di condizionare Garimberti di Apcom Valentini
patetico e affetto da autentiche manie -->Roma, 23 mag. (Apcom) - "Se
Giovanni Valentini oltre che scrivere bugie da pensionato su Repubblica,
sapesse anche leggere, avrebbe appreso che recentemente una
sentenza della Corte Costituzionale ha lodato i meccanismo di nomina dei
vertici Rai della legge Gasparri, definiti perfettamente conformi ai principi
della Carta e delle sentenze della Corte in materia". E' quanto afferma in
una nota il senatore Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione di
Vigilanza Rai replicando al commentatore del quotidiano romano.
"Valentini, ancora turbato da complesse vicende personali alla corte di De Benedetti e Soru - prosegue Butti -, non capisce
la verità e il diritto e tenta, pateticamente, di imporre la linea del partito
Repubblica, di cui è uno dei maggiordomi minori, al presidente Rai Garimberti.
Valentini è patetico ed affetto da autentiche manie. Urgono cure".
(
da "Virgilio Notizie"
del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia
"Davanti
a tutti i problemi della giustizia
quello della separazione delle carriere non è sicuramente una priorità. Anzi,
appare l'ennesima proposta di chi ha ormai deciso di usare il proprio ruolo
istituzionale per portare avanti piccole o grandi vendette nei confronti della
magistratura". Lo sostiene la capogruppo del Pd in
commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. "Ad un anno di
legislatura - denuncia - questo Governo non ha fatto un bel nulla per
intervenire sui veri problemi della giustizia. Le tanto annunciate riforme non sono mai state presentate e il
Parlamento non ha mai discusso provvedimenti organici per risolvere il problema
dell'efficienza, della ragionevole durata dei processi
civili e penali e della tutela delle garanzie e dei diritti fondamentali che
sono sempre più compromessi dagli interventi di emergenza dei vari pacchetti
sicurezza". Per l'esponente del Pd "serve un radicale cambio di
passo: il governo dovrebbe cominciare ad investire risorse, economiche ed
umane, per una migliore organizzazione giudiziaria, per migliorare le condizioni
dei carcerati, avviando programmi speciali per le detenute madri e per i loro
bambini, così come dovrebbe stanziare 'soldi veri' per garantire il gratuito
patrocinio e quindi rendere effettivo il diritto di difesa per chi non ha
possibilità economiche". "Ad oggi, il segno di questa legislatura è
ancora una volta quello delle leggi ad personam e lo scontro continuo con tutti
gli operatori della giustizia dagli avvocati ai
magistrati. E meno male che il ministro Alfano aveva promesso la grande
riforma", conclude Ferranti.
(
da "Giornale di Brescia"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
24/05/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Roh suicida, Seul sotto
choc L'ex presidente era stato travolto con la famiglia da accuse di corruzione
e fondi illeciti Si è gettato in un dirupo durante un'escursione. Dapprima si
era pensato a un incidente Veglia funebre in memoria dell'ex presidente Roh La
notizia del suicidio ha destato viva impressione SEUL (Corea del Sud)La Corea
del Sud è sotto choc: l'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la
famiglia in una inchiesta di corruzione, si è suicidato lanciandosi da un
pendio nel corso di un'escursione sul monte Bongwha, a sudest del Paese, non
lontano dalla grande città portuale di Pusan. Manca il responso ufficiale,
visto che un pool speciale della polizia lavora al caso. Col passare delle ore,
tuttavia, tutti gli elementi hanno portato a indicare che l'ex avvocato di 62
anni («autodidatta ispiratosi ad Abramo Lincoln», era solito dire), figlio di
piccoli allevatori di pollame e diventato un paladino dei diritti civili e
umani, abbia deciso di togliersi la vita, in uno dei luoghi cui era più legato
dall'infanzia. Una lettera di addio Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e
capo dello staff durante il suo mandato presidenziale dal 2003 a febbraio 2008, ha spiegato che
l'uomo politico «sembra sia saltato da uno sperone di roccia» riportando ferite
al capo dopo un volo di 20-30
metri. «Questa mattina - ha detto Moon in una conferenza
stampa trasmessa in diretta tv - era accompagnato da una guardia del corpo» che
ha avvalorato l'ipotesi del salto nel vuoto cui si è aggiunto il ritrovamento
di «una nota sul suicidio». La lettera dice: «Ho verso molti un debito di
gratitudine. La sofferenza di tante persone è per me una cosa troppo grande»,
ha scritto l'ex presidente: «La mia salute è in così pessimo stato che non
posso fare nulla, non posso leggere un libro o scrivere. Non siate addolorati,
non sono vita e morte parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una
lapide vicino a casa mia». L'ex presidente, di fede cattolica, un liberale di
sinistra e fiero «uomo dalla limpida reputazione», era finito nella bufera ad
aprile dopo che un manager del settore calzaturiero aveva confessato la
corruzione di funzionari ed esponenti del governo, fino ai più alti livelli
istituzionali, con l'erogazione a favore di Roh di più di 6 milioni di dollari,
in gran parte nel 2007, usati - secondo la procura di Seul - anche per comprare
un appartamento per la figlia con tanto di piscina nel cuore di New York, a
Manhattan, al prezzo di 1,6 milioni di dollari. Uomo politico controverso A
fine aprile e inizio maggio, l'intera famiglia (la moglie, che avrebbe preso un
milione di dollari, il figlio e la figlia) era stata convocata in procura per
gli interrogatori. L'attuale presidente Lee Myung-bak ha espresso «dolore e
tristezza» per la morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il
ministro della Giustizia, Kim Kyung-han, ha da parte sua anticipato che
«l'inchiesta sarà ritirata». Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando un
sentimento anti-americano e grazie all'innovativo uso di Internet, è stato
autore di politiche controverse fino ad essere tacciate dai
suoi avversari di «contraddittorietà»: dalla strategia del dialogo con i
nordcoreani , ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più
trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del
parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il
terzo presidente sotto indagine in 13 anni.
(
da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sul
friulano non si molla Allo studio nuove azioni Domenica 24 Maggio 2009, Udine
Resistere, individuare le azioni perché il diritto all'apprendimento della
lingua e al suo uso non resti sulla carta. E, se necessario, ricorrere al
Consiglio d'Europa. Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato
illegittimi 5 dei 6 punti della legge regionale sul friulano, tra i sostenitori
e i detrattori della causa l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto
l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con
le istituzioni. Hanno già letto o studiato la sentenza, perché se va
rispettata, può essere interpretata e giudicata. «Un'interpretazione
restrittiva della legge nazionale di riferimento, la 482/99», commenta Carlo
Puppo, per il Comitato 482. Intanto Silvana Fachin Schiavi, esperta di
plurilinguismo, scriverà ad uno dei maggiori linguisti, Tullio De Mauro.
Lanfrit a pagina VI
(
da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
«Bocciatura
prevedibile» di Pasquale D'Avolio (*) Domenica 24 Maggio 2009, A proposito della bocciatura da parte della Corte Costituzionale
di alcune norme della Legge regionale sul friulano non si può dire che i
consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso
da parte dei dirigenti scolastici sui rischi di incostituzionalità della legge,
in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle Scuole di garantire
un'ora settimanale di insegnamento del friulano, oltre naturalmente alla
questione del silenzio-assenso. Nell'incontro tra la Commissione regionale e i
Ds svoltasi al Malignani di Udine nel 2007, il sottoscritto consegnò una
memoria scritta all'assessore e ai membri della commissione in cui era scritto
testualmente: «Affermare come si fa nel testo unificato che deve essere
"garantito l'insegnamento della lingua friulana per almeno un'ora alla
settimana" al di là di un giudizio di merito circa la validità e la
fattibilità di cui dirò dopo, francamente mi fa pensare a un possibile
conflitto di tipo costituzionale con quanto prescrive
il Dpr 275/99 (norme sull'autonomia) dove all'articolo 8 si afferma che è
compito dello Stato definire "le discipline e le attività costituenti la
quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale". Accanto
allo Stato esiste una quota riservata alle scuole, come recita lo stesso
articolo, quota che attualmente è del 20% , ma non esiste una quota regionale,
come invece prevedeva la revisione costituzionale del
precedentemente governo, bocciata poi nel Referendum». Antonaz mi rispose che
l'Ufficio legislativo della Regione aveva esaminato la questione e che a loro
parere non esisteva nessun conflitto. Successivamente scrissi una lettera
riservata al presidente Tesini in cui facevo presente tale rischio. (*) già
dirigente scolastico segretario regionale Andis-Fvg
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
xLA
LINGUA E' L'IDENTITA' DI UN POPOLO COME UN BAVAGLIO di GIANFRANCO D'ARONCO La
lingua è la carta d'identità di un popolo (non ricordo chi lo ha detto; forse
io stesso e in tal caso me ne rallegro). Lo sanno bene i friulani, che hanno
questo concetto nel sangue, anche se non sempre lo sanno esprimere. E lo sanno
bene gli anti-friulani, che vogliono distruggere una realtà storico-culturale.
Una ricchezza che suona diminuzione per quelli che il Manzoni chiamava «villani
rinciviliti». Ora l'eccelsa Corte costituzionale si attiene alle leggi, anzi le corregge se possibile. E non è
detto che nel caso di una questione di lingue si debbano tener presenti le
posizioni pressoché unanimi dei linguisti, dall'Ascoli (il "Galileo della
glottologia italiana") al Meyer-Lübke al Warthburg al Tagliavini al Héraud
al De Mauro. I linguisti possono dire quello che vogliono e dimostrare
che il friulano è una lingua neolatina come l'italiano, il francese, il
provenzale, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno. Lo insegnino pure all'università
i professoroni di filologia romanza. Ma "ne supra crepidam sutor". Ci
sono le leggi, c'è la Costituzione - dicono i politici, proprio loro - e si
deve guardare solo a questo. Le leggi? C'è una legge regionale del 2007, votata
a larga maggioranza sotto la presidenza Illy, dopo che questi aveva subito
accolto una mia umile sollecitazione. Vi è una legge nazionale del 1999, con il
riconoscimento delle lingue minoritarie da sostenere, tra cui il friulano. C'è
la carta europea delle lingue regionali e minoritarie del 1992, cui si è
attenuta gran parte degli Stati. Signor no. Il governo nazionale deceduto un
anno fa - di centro-sinistra, presieduto da Prodi - aveva impugnato la legge
(madrina la Lanzillotta, ministro per le Politiche regionali, si stenta a
credere) emanata dal governo regionale pure di centro-sinistra, presieduto da
Illy. L'unità della patria era in pericolo: decidesse la Corte costituzionale. La quale ha sentenziato ora che è tutto da
rifare, massimamente per ciò che riguarda la scuola. (Bontà loro, la Regione,
se vuole, può elargire contributi per singole iniziative: grazie per il buon
cuore. Tanto più che i fondi stanziati dallo Stato per le lingue minoritarie
della regione stessa sono passati, con moto uniformemente peggiorato, dai 4.547.524
del 2002, ai 452.602 del 2009, di cui per il friulano 300.672. Fine della
parentesi). Vien da pensare che ci sia sotto una qualche forza occulta,
superiore alle destre, alle sinistre e al centro. Sanno bene i friulani, e lo
sanno gli anti-friulani, che una lingua si salva solo nelle scuole. Forse che
non s'insegna l'italiano dalla scuola materna all'università per tutte le
materie e in tutte le salse? Forse che l'italiano non occorre coltivarlo, tanto
tutti lo sanno già? Chi vuole coltivi pure il friulano, si dice dai cittadini
del mondo, ma "sot la nape". A scuola neanche una misera ora la
settimana, solo per chi vuole: ci mancherebbe altro. Meglio sarebbe il
bavaglio, ripristinato da quando, ai tempi del littorio, erano esposti a Gorizia,
a Trieste e a Bolzano cartelli con la scritta: "Qui è Italia, e si parla
solo in italiano" e chi non si atteneva veniva preso a schiaffi. Le lingue
minoritarie (che qualche ostinato si ostina ostinatamente a chiamare dialetti)
sono un che di superfluo. Meglio l'inglese, dicono. A parte il fatto che
l'inglese lo si insegna già e il friulano no (salvo che per iniziativa di bravi
presidi e di bravi docenti), di questo passo, a guardare solo alla pura
pratica, anche l'italiano fra cento anni sarà considerato una lingua
minoritaria, un impaccio nell'Europa e nel mondo globalizzato. E quindi adagio
adagio sarà da rimuovere. Così un po' per volta, almeno quanto a lingua e a
cultura, saremo tutti una "gente unica". Un bel servizio all'italiano
da parte degli italianissimi. Fa pena che la nostra Regione - dotata di
autonomia speciale o particolare se preferite! - si conformi ai conformisti.
Bando agli estremismi, è stato affermato da uno che ama gli equilibrismi. Già
prima dell'odierna sentenza era stato detto che Trieste - oggi di centro-destra
- si sarebbe adeguata agli eguagliatori e che in ogni caso sarebbe stato
cambiato qualche articolo della legge contestata. L'obbedienza non è sempre una
virtù. Ora la nostra autonomia può essere raffigurata non da un'aquila ad ali spiegate,
ma da una gallina che piega il capo. Si sappia che a scuola non ha diritto di
entrare neanche Pier Paolo Pasolini, che diceva: «Favelà furlan al è fevelà
latin». Povero Pasolini e povero Lelo Cjanton, che ci ha lasciati l'altro
giorno, uno degli ultimi poeti nostri. «E ora tracciate ferrovie, piantate pali
di telegrafo, cacciate la lingua provenzale dalle scuole! La Provenza vivrà
eternamente!». Questo scriveva Alphonse Daudet, devoto a Mistral, poeta in
lingua minoritaria, premio Nobel 1904 per Mireio. Noi invece siamo dialettali:
ci resta il linguaggio delle serve.
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Dopo la bocciatura della riforma Illy sulla
"marilenghe" da parte della Corte costituzionale,
s'infiamma il dibattito in regione Domani l'incontro degli autonomisti pronti a
scrivere a Napolitano e a investire del caso anche l'Europa La Lega: una nuova
legge sul friulano Appello bipartisan del Carroccio, ma nel Pdl frenano. Maran: stop
prevedibile UDINE. Nessuna rinuncia, ma subito un'altra legge sulla tutela del
friulano. E possibilmente bipartisan: a suonare la carica, dopo la bocciatura
da parte della Corte costituzionale, è il coordinatore
regionale della Lega Nord, Pietro Fontanini. Che aggiunge: «Quella norma la
votammo anche noi. Ora si tratta di riprenderla in mano alla luce degli errori
imputatici per riproporre quanto prima un nuovo testo». I SERVIZI A PAGINA 7
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 7
- Regione Uil: sentenza giusta, è arrogante imporlo UDINE. «Un successo
importantissimo, il coronamento di una battaglia di civiltà»: così il
segretario generale della Uil del Friuli Venezia Giulia, Luca Visentini, saluta la sentenza della Corte Costituzionale relativa alla legge
regionale sul friulano. «Quella friulana - osserva Visentini in una nota - non
è una minoranza nazionale in territorio italiano, è una comunità autoctona
capillarmente diffusa che utilizza la propria lingua nel contesto familiare e
sociale. Voler forzare il bilinguismo, voler intaccare le legittime
libertà di chi friulano non è, è stato un gesto di grande arroganza
antidemocratica che in nessun modo - continua il sindacalista - avrebbe potuto
meglio tutelare la lingua e la cultura del Friuli. Dietro a questa iniziativa
legislativa c'era, neppure troppo celata, la convinzione di coloro che
sostengono da sempre il riconoscimento del Friuli come 'patrià, con un
nazionalismo strisciante che mira a dividere la Regione e a isolare gli stessi
friulani».
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
«Inconcepibile
parlare di fascismo, Antonaz sbaglia» Maran (Pd): una bocciatura prevedibile,
tutela non significa bilinguismo spinto PD CONTRO PRC L'intervista UDINE.
«Erano prevedibili le bocciature della Corte Costituzionale su alcune parti
della legge sulla lingua friulana». Ne è convinto Alessandro Maran, deputato
del Partito democratico. «Le criticità erano emerse già durante il dibattito
che aveva preceduto la stesura della legge i questione. Se le riserve espresse,
anche all'interno del Centrosinistra, fossero state ascoltate, non ci
troveremmo oggi a questo punto». In passato, lo stesso Maran non ha lesinato
critiche al provvedimento, mettendosi anche nella scomoda posizione di
oppositore all'interno del suo partito. E se oggi non dichiara «lo avevo detto»
è perché sinceramente convinto «che la tutela è giusta e doverosa. Ma non c'è
solo questo modo per attuarla». Perché, di fronte alle polemiche, vale sempre
la regola fondamentale: «Rispettare i diritti fondamentali di tutti». E proprio
dal rispetto della pluralità delle idee muove il ragionamento di Maran. La
Corte Costituzionale ha, dunque, emesso la sua sentenza. «In democrazia, le
questioni, essendo oggetto di opinione, non hanno una "sola" risposta
legittima. Non c'è un "unico" modo di tutelare il friulano e quel che
è in discussione oggi non è la sua tutela ma le costrizioni e gli incentivi di
una legge, di una specifica disciplina giuridica". Si spieghi. «Non
sarebbe male rammentare che le questioni, proprio perché sono oggetto di opinione,
si risolvono per via di consenso e sono soggette all'ordine legale della
Repubblica. La Costituzione, infatti, ha anche una funzione di controllo e di
contenimento del potere costituito. Il governo democratico è basato sulla
regola secondo la quale chi governa deve rendere conto sia ai governati sia
alla legge. Vale ancora (a due secoli e mezzo di distanza) l'esclamazione del
mugnaio Arnold di Postdam di fronte alle prepotenze del Re di Prussia Federico
II: «Ci sarà pure un giudice a Berlino.». Il giudice delle
leggi è la Corte costituzionale». Faccia un esempio. La Corte è intervenuta sul cosiddetto
silenzio-assenso: non è giusto imporre a tutti la volontà di una parte dei
cittadini. E' in palese contrasto con la prima parte della Costituzione. C'è
chi ha detto che Roma capitale, sul friulano, staziona tra il tiepido e
l'ostile. Ma è inconcepibile mettere in discussione l'arbitro. La
Costituzione è stata pensata e scritta per porre dei limiti al legislatore,
questi limiti devono essere fatti rispettare. E questo, in Italia, è il compito
della Corte costituzionale. E a nessuno è consentito
reagire con l'aggressione se un arbitro, il giudice, decide in modo contrario
ai suoi auspici e ai suoi interessi. Né a Berlusconi, né ad altri. Richiama la
terzietà della Consulta. Certamente. Voglio ricordato che la Corte
Costituzionale è la stessa che ci ha dato ragione sulle pensioni. Tengo anche a
precisare che la Costituzione stabilisce principi che non valgono solo il
sabato ma tutta la settimana. Non possiamo accogliere con favore solo le
sentenza che ci danno ragione». Il padre della legge, l'ex assessore regionale
alla Cultura, Roberto Antonaz (Rc), oggi consigliere regionale, parla
apertamente di neo centralismo con atteggiamenti che ricordano il Ventennio.
«E' inconcepibile questa affermazione. Così si dà ragione al Presidente
Berlusconi quando mette in discussione i giudici». Cosa si deve fare ora? Si
riparte dalle indicazioni dateci dalla Consulta. Non sarebbe male far tesoro di
questa esperienza. La stessa cosa era accaduta in occasione della legge sullo
Statuto regionale. Sonia Sicco
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 7
- Regione Gli autonomisti: presto una lettera a Napolitano Prima iniziativa
domani quando il Comitato ha chiamato a raccolta l'universo friulanista UDINE.
«Un attacco frontale al cuore del Friuli e alla friulanità». Non usa mezze
parole l'autonomista Renzo Pascolat nel commentare la
bocciatura della legge sul friulano da parte della Corte costituzionale. «Bene fa il Comitato per
l'autonomia e il rilancio del Friuli a chiamare in causa il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano e l'Unione europea pur di difendere la marilenghe
e la legge sulla tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua
friulana - dice -. Ma penso che sarà necessaria una vera e propria
mobilitazione delle coscienze e della intelligenza dei cittadini del Friuli e
della intera regione per raggiungere risultati concreti e dare finalmente la
giusta dignità alla lingua friulana». Una prima iniziativa si realizzerà già
lunedì quando il Comitato ha chiamato a raccolta tutto o quasi l'universo
friulanista, con in testa Arnaldo Baracetti e Gianfranco D'Aronco, proprio per
mettere a punto le prime mosse in difesa del friulano. «Stiamo avviando i
contatti per preparare la visita del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano - dice Baracetti -, ci aveva promesso che sarebbe venuto qui a
vedere di persona il Friuli per capire che cosa significa per il friulano per
chi vive qui e speriamo di poterlo ospitare quanto prima». Quella di lunedì
sarà la prima riunione del Comitato allargato a tutto il movimento friulani sta
e tra i punti all'ordine del giorno ci sarà ovviamente anche l'appello da
rivolgere all'Unione europea. «La sentenza della Corte, organo di difesa dei
valori,dei doveri e dei diritti iscritti nella Carta costituzionale
- sostiene Pascolat -,costituisce oggettivamente un dato di arretramento
rispetto a ciò che prescrive proprio l'articolo 6 della Costituzione (la
Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche ,ndr), la legge
482 del 1999 e i successivi decreti del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi. Decreti che imponevano l'attuazione dei principi costituzionali con
legge regionale. Ecco perché non possiamo accettare questo attacco senza
reagire perché in gioco c'è la sopravivenza del friulano e l'importanza storica
e sociale che la marilenghe riveste per il Friuli». Cristian Rigo
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
«Sensibilità
differenti nel centro-destra, un errore discostarsi dalla 482» Lega in campo
contro lo stop al friulano: serve subito una nuova legge bipartisan IL SENATORE
PITTONI LA NORMA DI TUTELA L'appello del segretario Fontanini dopo la
bocciatura da parte della Consulta Ma nel Pdl c'è chi frena. Camber: io chiesi
al prefetto di impugnare la norma di DOMENICO PECILE UDINE. Nessuna rinuncia,
ma subito un'altra legge sulla tutela del friulano. E possibilmente bipartisan:
a suonare la carica, dopo la bocciatura da parte della Consulta, è il
coordinatore regionale della Lega Nord, Pietro Fontanini. Che aggiunge: «Quella
norma la votammo anche noi. Adesso si tratta di riprenderla in mano alla luce
degli errori imputatici per riproporre quanto prima un nuovo testo». Dunque, il
Carroccio frena Tondo il quale aveva dichiarato che la norma sulla tutela del
friulano «in questo momento non rappresenta una priorità». Detto con le parole
del senatore leghista Mario Pittoni «non v'è dubbio che sulle lingue locali ci
siano sensibilità diverse. Il Carroccio difende con forza le culture locali, se
non altro perchè chi ha forti caratteri identitari mostra di reggere meglio
l'impatto con la globalizzazione. Il Pdl ha una visione più sfumata». Visione
che il consigliere regionale del Pdl, Franco Baritussio spiega in questo modo:
«Anche tanti favorevoli a una legge di tutela del friulano avevano, a suo
tempo, manifestato perplessità sul passaggio del silenzio-assenso. Se poi c'è
una legge quadro dello Stato (la 482/99), discostarsi da essa non aiuta. Quando
abbiamo depositato recentemente la proposta di legge di tutela delle minoranze
tedesche in Regione, ci siamo, non a caso, attenuti ai principi della legge
quadro dello Stato». E sempre dentro il Pdl c'è chi canta vittoria. E' il caso
del consigliere azzurro Piero Camber il quale ricorda di aver predisposto un
dettagliato ricorso al commissario di governo, commissario che, dopo aver
ricevuto un parere favorevole dall'Avvocatura dello stato, aveva inviato al
competente ministero i documenti per il ricorso alla Corte costituzionale». Ora, Camber auspica si
arrivi a un testo unico sulle lingue minori. Ma la Lega, come detto, non ha
alcuna intenzione di demordere. «Bisogna riorganizzare il testo e riportarlo
quanto prima in aula - insiste lo stesso Fontanini - anche perché la Consulta
ha offerto utili indicazioni come la possibilità di avvalersi della Paritetica
per i rapporti con il governo centrale». Fontanini ricorda anche che la
legge di tutela del friulano fa parte del programma elettorale del centrodestra
anche perchè «la specialità passa attraverso la tutela delle minoranze».
«Prepareremo - dice ancora - un testo in base ai rilievi della Corte. E' una
battaglia che va fatta e va portata a buon fine. Il nostro auspicio è di poter
contare anche sull'appoggio e la condivisione del centrosinistra».
(
da "Repubblica, La"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3
- Interni L´appello Zagrebelsky "Le Camere non si aboliscono" roma -
«Senza Parlamento non c´è una democrazia. Però occorre riflettere per una
riforma». Per il presidente emerito della Corte Costituzionale
Gustavo Zagrebelsky (promotore di Libertà e Giustizia che «in 10 giorni ha
raccolto 210 mila firme a favore della Costituzione»), «il Parlamento non è un
organismo superfluo, ma è un organo oggi insostenibile. Le due Camere così come
sono non hanno ragione d´essere, sono un doppione, insomma c´è da
rifletterci, ma non nella prospettiva della loro abolizione, come qualcuno ha
detto».
(
da "Unita, L'"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Umbria
da Idv a Prc tutti insieme nella diga Pd I sondaggi, nella roccaforte rossa,
restano favorevoli ai democratici, ma la destra questa volta è scesa in campo
per vincere MASSIMO SOLANI Ce la facciamo, ma l'onda lunga arriverà anche qui».
A due settimane dalle amministrative, per misurare la temperatura del Partito
Democratico in Umbria non bastano né i termometri né gli improbabili sondaggi
che rimbalzano sui quotidiani locali. Servono le parole degli «sherpa», i
funzionari di lungo corso abituati ai marosi elettorali. Critici e realisti
quanto basta, a patto di restare anonimi. Perché comunque vada il 6 e 7 giugno,
l'Umbria cambierà pagina dopo dieci anni, e resta da vedere se quella che viene
sarà la prima di una storia nuova o l'ultima della serie nera che ha portato
Berlusconi al governo e il centrodestra maggioranza in quasi tutto il Paese.
Gli avamposti. Si vota in una settantina di comuni, ma soprattutto si vota a Perugia
e Terni, i capoluoghi, e nelle due provincie. E poi ancora a Foligno, a Spoleto
e a Orvieto, fra i centri maggiori. Ovunque, in pratica. E un po' ovunque il
centrosinistra si trova a difendere avamposti conquistati e consolidati da
tempo in una regione che dopo essere stata laboratorio dell'Ulivo, un anno fa
ha battezzato il Pd con percentuali che hanno sfiorato il 40%. Superandolo
abbondantemente tanto a Perugia (44%, città con il maggiore incremento rispetto
alla somma di Ds e Margherita) quanto a Terni (46%). Con numeri così ci sarebbe
da stare tranquilli. «E invece non è così - ammette un ex Pci-Pds-Ds oggi Pd -.
Vuoi perché la situazione nazionale è quella che è, vuoi perché anche qui
c'abbiamo messo una buona dose di autolesionismo perdendo tempo prezioso nei
dibattiti sulle candidature, fra i sostenitori delle primarie ad ogni costo e
chi invece riteneva che anche uno strumento prezioso, se usato a sproposito,
può diventare un boomerang». E in effetti le lunghe discussioni hanno lasciato
i segni più pesanti proprio laddove le primarie, da Marsciano ad alcuni comuni
minori del Trasimeno, hanno finito per mettere pezzi del partito l'uno contro
l'altro. Non è andata così per fortuna nella gran parte dei casi. Come a
Perugia, dove dopo dieci anni di Renato Locchi il Pd si affida al giovane
Wladimiro Boccali. A sostenere il trentottenne di Ponte San Giovanni (due volte
assessore nelle ultime giunte) uno schieramento che raccoglie tutti i pezzi del
centrosinistra: dall'Idv a Rifondazione Comunista passando per i Comunisti
Italiani. «La mia candidatura ha ricevuto un consenso unanime a tutti i livelli
- spiega seduto nel suo ufficio a Palazzo Grossi - È una sfida esaltante».
Dall'altro lato del ring Pino Sbrenna, segretario amministrativo del Tar umbro.
Un volto noto della politica perugina pre Tangentopoli, un ex dc spitelliano
che l'Udc ha «scongelato» dopo dieci anni di Aventino spuntandola in extremis
nel duello rusticano fra An e Fi. La classica storia del volto giovane contro
le facce vecchie. «Quando lui faceva politica - scherza Boccali - io in pratica
ero alle elementari. Prendi il muro di Berlino: avevo diciannove anni quando è
stato abbattuto, Sbrenna era già grandicello quando l'hanno tirato su». Per la
corsa alla Provincia, invece, è il turno di Marco Guasticchi, che se la vedrà
col senatore Franco Asciutti del Pdl e con l'ex senatore Maurizio Ronconi
dell'Udc. Ma è una campagna elettorale ben strana. Prendi lo slalom di
Pierferdinando Casini lo scorso fine settimana: prima ad una iniziativa per
Sbrenna a braccetto con Pdl e Lega, poi ad una per Ronconi a tirar bordate
contro il resto dell'universo mondo. Magari al fianco di Giulio Cozzari, il
presidente della Provincia uscente (Dl) che si è candidato alle Europee con
l'Udc menando fendenti contro il Pd a cui non ha mai aderito e che pure l'aveva
sostenuto. Terni. Ottanta chilometri più a sud, anche Terni è in fermento. Si
vota per Comune e Provincia e il centrosinistra si mostra compatto. Anzi, nella
corsa verso Palazzo Spada Leopoldo Di Girolamo conterà anche sull'appoggio del
Partito dei Pensionati. «Ho lavorato senza sosta per fare squadra in vista di
un forte rinnovamento - ci spiega - Insieme proveremo a promuovere giovani
capaci da mettere alla prova già oggi. E domani affideremo a loro il futuro
della città». Quarantotto anni, medico di famiglia e senatore, a Di Girolamo
toccherà fare i conti con l'eredità pesante del primo cittadino uscente. Quel
Paolo Raffaelli, che un sondaggio del 2007 voleva secondo sindaco più amato
d'Italia, con il 66% di apprezzamento. «Ma Leo - sorride Raffaelli - è la
persona più adatta a prendere il mio posto. Siamo amici da una vita ed è la
persona più lontana da me per carattere. È il cambiamento che che ci vuole
adesso». Nella sfida il Pdl ha schierato un pezzo da novanta: Antonio
Baldassarre, il presidente emerito della Corte
Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002.
Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci
dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per
ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.3 di Fi,
uno dei pionieri del partito del premier) che nel 1993 riuscì per la prima
volta a strappare Palazzo Spada al centrosinistra. A tentare la scalata alla
Provincia, invece, c'è il coordinatore territoriale del Pdl Alfredo De Sio che
se la vedrà con Feliciano Polli, vicesindaco di Terni. Del resto il Pdl sa che
in Umbria il momento è da «ora o mai più», e per questo le grandi manovre si
sono intensificate coi mesi. Fin da gennaio, dicono i maligni, quando il
Corriere dell'Umbria rimosse il direttore Federico Fioravanti, da 12 anni alla
guida del quotidiano di cui era stato anche fondatore. «L'editore ha deciso di
sostituirmi - scrisse nel suo ultimo editoriale - Succede, se non si va più
d'accordo». Amministratore delegato del Corriere è Rocco Girlanda, deputato Pdl
ex Fi. Ma sarà solo un caso. Il reportage
(
da "Unita, L'"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Antonio Baldassarre candidato Pdl a Terni Antonio Baldassarre
è l'unico presidente emerito della Corte Costituzionale a candidarsi ad una
carica monocratica nella storia della Repubblica Italiana. L'ex presidente Rai
corre a Terni per il Pdl. Negli anni passati era stato consigliere del Pci.
(
da "Unita, L'"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Ce la
facciamo, ma l'onda lunga arriverà anche qui». A due settimane dalle
amministrative, per misurare la temperatura del Partito Democratico in Umbria
non bastano né i termometri né gli improbabili sondaggi che rimbalzano sui
quotidiani locali. Servono le parole degli «sherpa», i funzionari di lungo
corso abituati ai marosi elettorali. Critici e realisti quanto basta, a patto
di restare anonimi. Perché comunque vada il 6 e 7 giugno, l'Umbria cambierà
pagina dopo dieci anni, e resta da vedere se quella che viene sarà la prima di
una storia nuova o l'ultima della serie nera che ha portato Berlusconi al
governo e il centrodestra maggioranza in quasi tutto il Paese. Gli avamposti.
Si vota in una settantina di comuni, ma soprattutto si vota a Perugia e Terni,
i capoluoghi, e nelle due provincie. E poi ancora a Foligno, a Spoleto e a
Orvieto, fra i centri maggiori. Ovunque, in pratica. E un po' ovunque il
centrosinistra si trova a difendere avamposti conquistati e consolidati da
tempo in una regione che dopo essere stata laboratorio dell'Ulivo, un anno fa
ha battezzato il Pd con percentuali che hanno sfiorato il 40%. Superandolo
abbondantemente tanto a Perugia (44%, città con il maggiore incremento rispetto
alla somma di Ds e Margherita) quanto a Terni (46%). Con numeri così ci sarebbe
da stare tranquilli. «E invece non è così - ammette un ex Pci-Pds-Ds oggi Pd -.
Vuoi perché la situazione nazionale è quella che è, vuoi perché anche qui
c'abbiamo messo una buona dose di autolesionismo perdendo tempo prezioso nei
dibattiti sulle candidature, fra i sostenitori delle primarie ad ogni costo e
chi invece riteneva che anche uno strumento prezioso, se usato a sproposito,
può diventare un boomerang». E in effetti le lunghe discussioni hanno lasciato
i segni più pesanti proprio laddove le primarie, da Marsciano ad alcuni comuni
minori del Trasimeno, hanno finito per mettere pezzi del partito l'uno contro
l'altro. Non è andata così per fortuna nella gran parte dei casi. Come a
Perugia, dove dopo dieci anni di Renato Locchi il Pd si affida al giovane
Wladimiro Boccali. A sostenere il trentottenne di Ponte San Giovanni (due volte
assessore nelle ultime giunte) uno schieramento che raccoglie tutti i pezzi del
centrosinistra: dall'Idv a Rifondazione Comunista passando per i Comunisti
Italiani. «La mia candidatura ha ricevuto un consenso unanime a tutti i livelli
- spiega seduto nel suo ufficio a Palazzo Grossi - È una sfida esaltante».
Dall'altro lato del ring Pino Sbrenna, segretario amministrativo del Tar umbro.
Un volto noto della politica perugina pre Tangentopoli, un ex dc spitelliano
che l'Udc ha «scongelato» dopo dieci anni di Aventino spuntandola in extremis
nel duello rusticano fra An e Fi. La classica storia del volto giovane contro
le facce vecchie. «Quando lui faceva politica - scherza Boccali - io in pratica
ero alle elementari. Prendi il muro di Berlino: avevo diciannove anni quando è
stato abbattuto, Sbrenna era già grandicello quando l'hanno tirato su». Per la
corsa alla Provincia, invece, è il turno di Marco Guasticchi, che se la vedrà
col senatore Franco Asciutti del Pdl e con l'ex senatore Maurizio Ronconi
dell'Udc. Ma è una campagna elettorale ben strana. Prendi lo slalom di
Pierferdinando Casini lo scorso fine settimana: prima ad una iniziativa per
Sbrenna a braccetto con Pdl e Lega, poi ad una per Ronconi a tirar bordate
contro il resto dell'universo mondo. Magari al fianco di Giulio Cozzari, il
presidente della Provincia uscente (Dl) che si è candidato alle Europee con
l'Udc menando fendenti contro il Pd a cui non ha mai aderito e che pure l'aveva
sostenuto. Terni. Ottanta chilometri più a sud, anche Terni è in fermento. Si
vota per Comune e Provincia e il centrosinistra si mostra compatto. Anzi, nella
corsa verso Palazzo Spada Leopoldo Di Girolamo conterà anche sull'appoggio del
Partito dei Pensionati. «Ho lavorato senza sosta per fare squadra in vista di
un forte rinnovamento - ci spiega - Insieme proveremo a promuovere giovani
capaci da mettere alla prova già oggi. E domani affideremo a loro il futuro
della città». Quarantotto anni, medico di famiglia e senatore, a Di Girolamo
toccherà fare i conti con l'eredità pesante del primo cittadino uscente. Quel
Paolo Raffaelli, che un sondaggio del 2007 voleva secondo sindaco più amato
d'Italia, con il 66% di apprezzamento. «Ma Leo - sorride Raffaelli - è la
persona più adatta a prendere il mio posto. Siamo amici da una vita ed è la
persona più lontana da me per carattere. È il cambiamento che che ci vuole
adesso». Nella sfida il Pdl ha schierato un pezzo da novanta: Antonio
Baldassarre, il presidente emerito della Corte
Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002.
Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci
dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per
ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.3 di Fi,
uno dei pionieri del partito del premier) che nel 1993 riuscì per la prima
volta a strappare Palazzo Spada al centrosinistra. A tentare la scalata alla
Provincia, invece, c'è il coordinatore territoriale del Pdl Alfredo De Sio che
se la vedrà con Feliciano Polli, vicesindaco di Terni. Del resto il Pdl sa che
in Umbria il momento è da «ora o mai più», e per questo le grandi manovre si
sono intensificate coi mesi. Fin da gennaio, dicono i maligni, quando il
Corriere dell'Umbria rimosse il direttore Federico Fioravanti, da 12 anni alla
guida del quotidiano di cui era stato anche fondatore. «L'editore ha deciso di
sostituirmi - scrisse nel suo ultimo editoriale - Succede, se non si va più
d'accordo». Amministratore delegato del Corriere è Rocco Girlanda, deputato Pdl
ex Fi. Ma sarà solo un caso.
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
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14 - Udine Trivignano, Martines assolto anche in Appello TRIVIGNANO. Assolto anche in Corte d'appello, dopo che gli atti del
procedimento erano finiti pure alla Corte costituzionale. Ha fatto segnare questo nuovo capitolo il procedimento penale
che vedeva imputato il sindaco uscente di Trivignano Francesco Martines,
"opposto" all'attuale candidato sindaco dell'opposizione Roberto
Fedele, all'epoca dei fatti capogruppo di minoranza in consiglio
comunale. Martines nel luglio 2004 fu assolto da un'ipotesi di abuso d'ufficio
in relazione a un comportamento assunto nei confronti di Fedele. A parere
dell'accusa, aveva violato la norma sugli enti locali in materia di diritto
d'accesso ai documenti amministrativi, perché si rifiutò di mettere a
disposizione di Fedele le copie dei tabulati delle presenze dei dipendenti
comunali (straordinario compreso) relative al 2001, così impedendo al
consigliere di minoranza di valutare sia la correttezza della gestione del
personale sia la bozza del bilancio consuntivo 2001. L'ipotesi era quella
che avesse intenzionalmente procurato un ingiusto danno a Fedele. Il
procedimento ha segnato nei giorni scorsi la sentenza d'appello dopo che la
Corte costituzionale si era pronunciata su una
questione di illegittimità. Anche in Appello, Fedele era costituito parte
civile assistito dall'avvocato Livio Bernot. Sin dall'udienza preliminare, la
difesa del sindaco affidata all'avvocato Luca Ponti aveva sostenuto la tesi del
«rifiuto incolpevole». Ovvero, sarebbe dovuto esistere un reato di rifiuto che
doveva essere assoluto, riconducibile al rifiuto d'atti d'ufficio. E già qui -
per la difesa - le due norme confliggevano in base ai fatti. A parere
dell'avvocato Ponti, l'accusa non aveva i requisiti nemmeno dell'ipotesi più
lieve del rifiuto d'atti d'ufficio, visto che in realtà a Fedele era stata data
parte della documentazione.
(
da "Tempo, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
La sinistra ci riprova con la delegittimazione Ed allora eccoli partire, seppur
conciati male, all'assalto della cittadella del potere con le armi
dell'antipolitica le quali, nella fattispecie, hanno le sembianze del «caso
Mills», della storiella di Noemi, della probabile montatura che sembra si stia
confezionando nel capoluogo campano inerente la vicenda dello smaltimento dei
rifiuti e che dovrebbe tradursi in un'azione giudiziaria ai danni del governo e
di Bertolaso in particolare. Ma l'arma decisiva che i nemici di Berlusconi
attendono è la sentenza della Corte costituzionale che dichiari illegittimo
il Lodo Alfano e, dunque, processabile il premier. L'attacco concentrico
prevede anche, come corollario, non sappiamo se più comica o patetica, la
presentazione di un'interpellanza del Pd con la quale si chiede al presidente
del Consiglio di rispondere sostanzialmente ai quesiti ormai famosi formulati
da Repubblica sulla sua partecipazione al compleanno della giovane
Noemi. Tutto questo vogliamo chiamarlo intimidazione? Forse è poco. Tentare di
delegittimare, per tali vie, un presidente del Consiglio che ha ottenuto una
schiacciante maggioranza in una libera competizione democratica e che gode di
grande favore popolare, da un lato rivela la povertà dei suoi oppositori che
sanno trovare un'idea politica attorno alla quale costruire il consenso;
dall'altro è il segno dell'imbarbarimento istituzionale finalizzato a
presentare Berlusconi «azzoppato» agli occhi dell'opinione pubblica
internazionale ed in particolare dinanzi all'imminente G8. Non è così che ci si
comporta in una democrazia nella quale maggioranza ed opposizione dovrebbero
giocare «pulito». È purtroppo così, invece, che si fa in Italia dove le regole
da tempo sono saltate e certamente aspetteremo ancora a lungo le nuove, posto
che del clima costituente più volte invocato non si vede neppure l'ombra.
Berlusconi, dal canto suo, reagisce come può, ma potrebbe fare di più. Per
esempio, invece di seminare scompiglio nelle sue (oltre che in quelle
avversarie) file parlamentari definendo «pletoriche» le massime istituzioni
rappresentative, dovrebbe chiamare a raccolta deputati e senatori, farli
sentire partecipi di una battaglia in favore della legittimità democratica,
ergersi con loro a difensore di quel Parlamento la cui maggioranza gli ha
garantito di procedere speditamente nell'approvazione di provvedimenti
cruciali. Di più: dovrebbe mobilitare il Pdl, sempre che esista realmente e non
sia soltanto un comitato elettorale, facendone uno strumento di persuasione e
proposta politica. Sarebbe la prova dell'esistenza in vita di un soggetto che
dai trionfi di marzo non ha più fatto parlare di sé tranne che in occasione
della compilazione delle liste per le europee. Insomma, se Berlusconi, come si
dice, è «angosciato» per l'effetto spazzatura che soprattutto la sinistra
mediatica sta creando, il solo atteggiamento che può assumere è quello di
prevenire con la politica un nuovo 1994. Se la via giudiziaria (in associazione
con quella scandalistica) dovesse fare breccia nuovamente a Palazzo Chigi,
l'Italia tutta intera, questa volta, sarebbe travolta da una tormenta che
nessuno riuscirebbe a fronteggiare. Lo sappiano i populisti alla Di Pietro ed i
suoi cani da guardia del Pd. Gennaro Malgieri
(
da "Secolo XIX, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
COREA
SUD: SUICIDA EX PRESIDENTE ROH, PAESE SOTTO SHOCK+RPT+ SEUL. La Corea del Sud è
sotto shock: l'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la famiglia in
un'inchiesta per corruzione, si è suicidato lanciandosi da un pendio nel corso
di un'escursione sul monte Bongwha, a Sud-Est del Paese, non lontano dalla
grande città portuale di Pusan. Manca il responso ufficiale, visto che un pool
speciale della polizia lavora al caso. Col passare delle ore, tuttavia, tutti
gli elementi hanno portato a indicare che l'ex avvocato di 62 anni
(«Autodidatta ispiratosi ad Abramo Lincoln», era solito dire), figlio di
piccoli allevatori di pollame e diventato un paladino dei diritti civili e
umani, abbia deciso di togliersi la vita, in uno dei luoghi cui era più legato
dall'infanzia. Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff
durante il suo mandato presidenziale dal 2003 a febbraio 2008, ha spiegato che
l'uomo politico «sembra sia saltato da uno sperone di roccia» riportando ferite
al capo dopo un volo di 20-30
metri. «Questa mattina - ha detto Moon in una conferenza
stampa trasmessa in diretta tv - era accompagnato da una guardia del corpo» che
ha avvalorato l'ipotesi del salto nel vuoto cui si è aggiunto il ritrovamento
di «una nota sul suicidio». Al Pusan National University Hospital, luogo del
secondo ricovero dove Roh è stato ricoverato in condizioni disperate poco prima
del decesso, è iniziato un silenzioso pellegrinaggio, specialmente dopo la
diffusione del testo della lettera. «Ho verso molti un debito di gratitudine.
La sofferenza di tante persone è per me una cosa troppo grande», ha scritto
l'ex presidente: «La mia salute è in così pessimo stato che non posso fare
nulla, non posso leggere un libro o scrivere. Non siate addolorati, non sono vita
e morte parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide vicino
a casa mia». L'ex presidente, di fede cattolica, un liberale di sinistra e
fiero "uomo dalla limpida reputazione", era finito nella bufera ad
aprile dopo che un manager del settore calzaturiero aveva confessato la
corruzione di funzionari ed esponenti del governo, fino ai più alti livelli
istituzionali, con l'erogazione a favore di Roh di più di 6 milioni di dollari,
in gran parte nel 2007, usati - secondo la Procura di Seul - anche per comprare
un appartamento per la figlia con tanto di piscina nel cuore di New York, a
Manhattan, al prezzo di 1,6 milioni di dollari. A fine aprile e inizio maggio,
l'intera famiglia (la moglie, che avrebbe preso un milione di dollari, il
figlio e la figlia) era stata convocata in procura per gli interrogatori.
L'attuale presidente Lee Myung-bak ha espresso «dolore e tristezza» per la
morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il ministro della
Giustizia, Kim Kyung-han, ha da parte sua anticipato che «l'inchiesta sarà
ritirata». Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando un sentimento
anti-americano e grazie all'innovativo uso di Internet, è stato autore di
politiche controverse fino a essere tacciate dai suoi avversari di «contraddittorietà»:
dalla strategia del dialogo con i nordcoreani di Kim Jong-il (incontrato a
Pyongyang nel 2007), ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del
2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale.
Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e
Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.
Antonio Fatiguso (Ansa) 24/05/2009
(
da "Tirreno, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ROCCASTRADA
Mancati rimborsi dei canoni Rifondazione attacca il Fiora ROCCASTRADA. Oltre
200 cittadini di Roccatederighi e Sassofortino, utenti del servizio idrico
integrato gestito dall'Acquedotto del Fiora, non serviti dall'impianto di
depurazione perché non esistente, hanno chiesto, da circa un mese, al
presidente dell'Acquedotto il rimborso del canone di depurazione pagato dal 17
ottobre 1998 al 16 ottobre 2008. Ma sono ancora al palo. Lo afferma
Rifondazione comunista, sottolienando che la Corte Costituzionale
ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva l'obbligo del pagamento di tale canone e
che, successivamente, è stato stabilito che in applicazione della sentenza
della Corte Costituzionale i gestori del servizio idrico integrato «devono
provvedere, anche in forma rateizzata, entro il termine di cinque anni,
alla restituzione della quota di tariffa non dovuta riferita all'esercizio del
servizio di depurazione». Gli utenti dell'Acquedotto del Fiora di
Roccatederighi e Sassofortino hanno chiesto al presidente dell'Acquedotto di sapere
con quali tempi e modalità intende dare concreta applicazione al disposto della
sentenza della Corte Costituzionale e della successiva legge, ma, pur essendo
trascorso un mese, non avrebbero ricevuto risposta. «Il silenzio
dell'Acquedotto del Fiora appare incomprensibile agli utenti che - afferma
Rifondazione - hanno il diritto di sapere e l'Acquedotto del Fiora il dovere di
dire con chiarezza se intende dare concreta applicazione alla sentenza della
Corte Costituzionale ed in particolare se provvederà d'ufficio alla
restituzione di quanto non dovuto dagli utenti o se invece, gli stessi, per non
incorrere nella prescrizione, dovranno presentare domanda, collettiva od
individuale. Se l'Acquedotto del Fiora non chiarirà sollecitamente la propria
posizione gli utenti interessati si troverebbero, infatti, costretti, per far
valere i propri diritti, ad intraprendere azioni giudiziarie con aggravio di
spese per l'Acquedotto ed in tal caso gli amministratori dovrebbero rispondere
dei danni causati all'azienda».
(
da "Secolo XIX, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Comune rimborserài savonesi senza fognature risolto il braccio di ferro legale
Erano somme non dovute quelle fatte pagare a centinaia di famiglie Savona.
Quanti sono di preciso non si sa ma a tutti quanti, se lo chiederanno, il
Comune dovrà rimborsare le quote pagate negli anni scorsi per fogne e depuratore
di cui in realtà non hanno mai beneficiato. Quote che fino al 2007 hanno pagato
anche se non avrebbero dovuto visto che le loro case, per lo più tutte
collinari, non erano né sono allacciate al sistema fognario e probabilmente non
lo saranno mai considerati gli enormi lavori che si dovrebbero fare per
raggiungerle tutte. Ora il Comune di Savona ha deliberato di rimborsare ai
privati le vecchie bollette mettendo fine ad una querelle che durava da due
anni e ha visto tanti savonesi ricorrere alla Cassazione, alla Corte Costituzionale e alla commissione tributaria proprio per
contestare quei «versamenti indebiti» che il Comune pretendeva in virtù di
sentenze e pareri legali adesso sconfessati. Dall'anno scorso, infatti, una
sentenza della Corte Costituzionale e poi la successiva della commissione
tributaria hanno chiarito che il Comune non aveva alcun diritto di pretendere
quei soldi da villette e condomini non allacciati alle fogne ma dotati
di proprie fosse settiche sostitutive. La delibera di rimborso di queste ore è
insomma il passo doveroso del Comune per riconoscere la vittoria dei privati e
spianare la strada ai loro rimborsi: non devono far altro che presentarsi in
Comune con le bollette arretrate. «Per ora i richiedenti sono pochi, credo meno
di dieci, e le cifre in ballo tutte basse, poche decine di euro all'anno per
famiglia - dice Luca Martino, assessore al bilancio - un esatto censimento di
quante famiglie abbiano pagato pur non avendo l'allaccio non c'è e quindi non
sappiamo di preciso quanti chiederanno il rimborso. Vedremo». Il censimento
preciso non ci sarà ma si tratta comunque di centinaia di savonesi che ora
potranno fare i propri passi. Si tratta di famiglie che abitano sulle colline
di Ranco, Marmorassi, Madonna del Monte, Legino e negli anni scorsi hanno
masticato amaro sapendo di pagare per qualcosa che non usavano. Secondo
l'assessore Martino saranno «tre, forse quattrocento unità abitative». Per i
ricorrenti i numeri sono anche superiori: «Almeno cinquecento famiglie». Si
tratta di aspettare qualche tempo e vedere quanti si attiveranno per la pratica
del rimborso. Diversi abitanti della zona di Ranco, sopra la Villetta, a inizio
2008 si erano rivolti all'avvocato Gianfranco Nasuti per fare ricorso e
chiedere giustizia. Lo stesso Nasuti, pur non ricorrendo per se stesso, era
nella stessa situazione visto che residente a Ranco e senza allaccio. «Io ho
rappresentato alcuni privati, ma dietro ce ne sono molti e molti altri nella
stessa situazione - spiega Nasuti - Questi rimborsi da parte del Comune sono la
logica conseguenza di ciò che io e altri colleghi abbiamo sostenuto negli
ultimi mesi, e cioé che fosse illegittimo e assurdo che ci venisse imposto il
pagamento per qualcosa di cui non beneficiavamo. Visto che le zone non sono
raggiunte dalla rete fognaria, gli abitanti si sono necessariamente dovuti
dotare di fossa settica che provvedono a far ripulire quando è necessario,
rivolgendosi a società che provvedono a smaltire, cioè a riversare i materiali
nel depuratore pagando regolarmente l'imposta. Mentre il Comune, dal 2006,
nonostante prima fossero tutti esentati i soggetti dotati di fossa, ha chiesto
il pagamento dell'imposta. A mio parere era evidente che prima o poi avremmo
ottenuto il riconoscimento delle nostre ragioni. Non a caso sia la corte Costituzionale sia la commissione tributaria ci hanno
dato ragione». Dario Freccero freccero@ilsecoloxix.it 24/05/2009
(
da "Repubblica, La"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
IX - Napoli L´intervista L´assessore Valeria Valente "Legge elettorale
tornare indietro è una iattura" «Noi donne del Pd difendiamo la legge
elettorale approvata a marzo in consiglio regionale. Ribadiamo di essere
contrarie alle liste bloccate e di batterci per la parità di accesso alle
istituzioni, visto che non siamo veline». Le donne del Partito democratico
fanno quadrato, con un documento, sulla legge contestata dal governo. E Valeria
Valente (foto), assessore a Napoli, spiega lo stato d´animo. «La scelta del
governo ne dimostra la cultura antica e maschilista». C´è chi, anche fra le
donne di Forza Italia, ribadisce che è preferibile il listino bloccato alla
doppia preferenza bisex. «Quella è una scelta che va più in direzione della
cooptazione di donne prive di un passato politico e di autonomia. Anche le
colleghe di Forza Italia all´inizio erano con noi e la nostra battaglia. Si
vede che c´è stato un passo indietro. Che dimostra il vero volto del
centrodestra». Temete davvero il ritorno del listino? «Dobbiamo sperare nella
sentenza della Corte costituzionale. Una eventuale bocciatura della legge renderebbe poi assai
difficile andare a discutere e approvarne un´altra nel breve tempo che
resterebbe fino al voto». E dunque tornerebbe in vigore la vecchia legge. «Una
iattura. Forse contraria alle stessa Carta costituzionale, dato che con la vecchia preferenza unica si rischia davvero di
votare una assemblea di soli uomini». (r.f.)
(
da "Resto del Carlino,
Il (Ancona)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
JESI
pag. 11 JESI «VI INVITO a spodestare gli adul... JESI «VI INVITO a spodestare
gli adulti, non per istigarvi alla ribellione ma invitarvi a raccogliere il
testimone ed andare avanti». Così Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito
della Repubblica ai 500 maturandi che hanno partecipato, ieri mattina al teatro
Pergolesi, al memorial Alessandro Galante Garrone, a cento anni dalla sua
nascita. «L'anagrafe e la canicola» non gli hanno consentito di poter essere
tra loro e partecipare alla commemorazione jesina, «di pregio e nel nome di
quel galantuomo di cui mi onoro di essere stato amico e per la cui perdita
ancora oggi avverto un senso di vuoto». Ma attraverso queste parole, lette dal
capo segreteria del Quirinale Maria Teresa Pandolfi, che ha ritirato il premio
Calamandrei per Ciampi, il presidente emerito ha voluto comunque lasciare il
suo messaggio ai giovani che ha esortato a «coltivare sempre il valore supremo
della dignità». «Saranno l'età o la pesantezza del presente asfittico che mi
spingono a cercare voci del passato come quelle di Piero Calamandrei e Sandro
Garrone, uniti da un unico filo, in questa bella occasione». «Se l'Italia è un
Pese malato ha fatto eco a Ciampi Gustavo Zagrebelsky, presidente
emerito della Corte Costituzionale - abbiamo una tradizione di dignità a cui
possiamo ancora oggi attingere a condizione di studiare chi ha ancora qualcosa
da darci». Particolarmente apprezzata dai giovani «La badoglieide», canto della
Resistenza che Garrone amava, nell'interpretazione degli «Onafifetti»,
accompagnati dalla figlia di Galante Garrone, Giovanna e da Valentina
Ajmone Marsan. A salutare ed apprezzare l'iniziativa, anche il presidente della
Repubblica Napolitano, con un messaggio letto dall'assessore Valentina Conti.
sa.fe.
(
da "Messaggero, Il
(Ancona)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi Jesi ha assegnato il premio
Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo
Zagrebelsky. Altro riconoscimento all'ex presidente Ciampi. L'iniziativa lodata
dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Termentini a pag. 47
(
da "Riformista, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
SUICIDIO
Sgomento in sud corea: avvocato difensore dei diritti umani, era stato accusato
di corruzione La tragica fine dell'ex presidente Roh di Junko Terao Un volo di
trenta metri in un precipizio dietro la sua casa di campagna e un messaggio:
«Ho causato troppo dolore, non siate tristi». L'ex presidente sudcoreano Roh
Moo-hyun, sotto pressione da mesi per accuse di corruzione contro lui e la sua
famiglia, non ha retto e ha scelto il suicidio, lasciando di stucco l'intero
Paese. Ieri all'alba si è incamminato su per il monte Bongha, vicino a Gimhae,
sua città natale, per lanciarsi nel vuoto. Inutile la corsa all'ospedale di
Pusan, dove Roh, 62 anni, è morto poco dopo il suo arrivo. Insopportabile per
l'ex presidente, in carica dal 2003 al 2008, che della lotta alla corruzione
aveva fatto la sua bandiera, la macchia dell'infamia che ha rovinato la
reputazione di «politico onesto e pulito» che si era costruito. A insidiare
l'immagine dell'ex avvocato difensore dei diritti umani, orgogliosamente
autodidatta, l'accusa di coinvolgimento in un affare di tangenti: 6 milioni di
dollari che alcuni membri della sua famiglia, inclusa la moglie, avrebbero
intascato da un facoltoso businessman delle calzature, Park Teon-cha, arrestato
lo scorso dicembre per evasione fiscale e altre faccende di corruzione. Il mese
scorso Rho, interrogato per 10 ore dagli inquirenti, aveva ammesso che sì, la
moglie aveva effettivamente ricevuto 1 milione di dollari dal re delle scarpe,
ma come prestito per risanare un debito; e che, in effetti, gli risultava che
Park avesse versato altri 5 milioni di dollari a un suo parente, ma come
investimento. Secondo l'accusa, il destinatario ultimo di quel denaro era
proprio lui, all'epoca dei fatti ancora presidente in carica. Ma Roh sosteneva
di essere venuto a conoscenza dei generosi versamenti di Park solo dopo il suo
ritiro a vita privata. Ma le ragioni dell'ex presidente traballavano e le
pressioni, con la vicenda onnipresente sui media, erano aumentate dopo il
recente arresto di suo fratello maggiore e di vari politici a lui vicini. Prima
dell'interrogatorio fiume del 30 aprile scorso, Roh era apparso in tv per
rivolgere le sue scuse al Paese: «Mi vergogno davanti a voi, concittadini, mi
dispiace di avervi deluso». Una fine tragica dopo una carriera politica segnata
da alcuni successi, soprattutto nei rapporti diplomatici coi cugini
nordcoreani, ma non priva di episodi imbarazzanti che hanno contribuito a far
calare la sua popolarità, prima di tutto l'impeachment del 2004 per presunte
irregolarità elettorali. Il Parlamento, allora in mano all'opposizione
conservatrice, lo accusò di aver sostenuto apertamente il suo partito, l'Uri,
durante la campagna elettorale per il rinnovo dell'assemblea. Ritirato due mesi più tardi dalla Corte costituzionale per la non gravità del fatto, all'impeachment seguirono una
serie di mosse impopolari, tra cui la decisione di mandare militari in Iraq, e
la crisi economica affrontata, secondo i suoi detrattori, con scarsa
competenza. Uno dei leader delle proteste di massa dell'87 contro la dittatura
di Chun Doo-hwan, Roh era figlio di una famiglia di contadini e scelse
di studiare legge per scampare alla miseria. Profondamente colpito da un caso
di abuso dei diritti umani che seguì come legale, entrò in politica, nel partito
pro-democrazia del futuro presidente Kim Young-sam, dopo la caduta di Chun
Doo-hwan. Nel 2003 vinse le elezioni presentandosi come candidato progressista
con grandi mire riformatrici, non intenzionato a piegarsi al gigante americano,
e come portatore di un vento di cambiamento. Sostenitore della politica del
dialogo con la Corea del Nord, sul fronte diplomatico Rho decise di proseguire
con la «sunshine policy» inaugurata dal suo predecessore Kim Dae-jung e
interrotta, più tardi, dal suo successore, l'attuale presidente Lee Myung-bak.
L'anno d'oro di Rho fu il 2007, quando attraversò a piedi il 38esimo parallelo,
primo presidente nella storia del Paese a fare un gesto simile, e andò a
Pyongyang per uno storico incontro con Kim Jong Il, il secondo summit del
genere dai tempi della separazione delle due Coree. La ricaduta positiva
dell'evento sulla popolarità di Rho è però durata poco: la disoccupazione in
aumento, un intervento sbagliato del governo sul mercato immobiliare che ha
fatto schizzare alle stelle i prezzi delle case a Seoul e dintorni, e l'accordo
di libero scambio con gli Stati Uniti gli sono costati carissimi. Il suo indice
di popolarità, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, era calato al 10
percento, portando il suo partito allo scioglimento. Dalle ceneri dell'Uri
nacque così il Nuovo partito democratico unito che, arrivato al voto del 2008
privo di proposte e di un candidato forte, consegnò il Paese all'imprenditore
di successo, ex manager della Hyundai ed ex sindaco di Seoul Lee Myung-bak.
24/05/2009
(
da "Messaggero, Il
(Umbria)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Domenica
24 Maggio 2009 Chiudi ORVIETO Un giudice "temibile e scomodo", che si
contraddistingue per il «silenzioso lavoro del bene, frutto della forza di una
singola persona che dedica la propria vita a perseguire gli artefici e gli
ideatori del male». È con queste motivazioni che l'ex procuratore capo del
Tribunale penale internazionale per il Ruanda e l'ex Jugoslavia, Carla Del
Ponte, oggi ambasciatrice svizzera in Argentina, ha ottenuto il premio
internazionale diritti umani "Città di Orvieto". Questa nona edizione
era dedicata al tema dello "Sguardo sull'altro". La premiazione si è
tenuta ieri mattina nel palazzo del Popolo di Orvieto. Sono intervenuti il
sindaco Stefano Mocio - che ha definito la Del Ponte «una donna così tenace e significativa
per il nostro tempo» - l'assessore ai grandi eventi culturali Pirkko Peltonen,
il giudice della Corte costituzionale Gaetano Silvestri e Clelia Piperno, membro fondatore della
giuria del premio. Erano presenti gli studenti del liceo classico
"Gualtiero", dello scientifico "Majorana", dell'istituto
d'arte, dell'istituto tecnico per geometri e commerciale, che hanno realizzato
per l'occasione alcuni lavori incentrati sul concetto della diversità e a cui
la De Ponte ha tenuto una lectio magistralis sul tema dei diritti umani.
«Ben pochi - ha detto la Del Ponte riferendosi al suo lavoro nei tribunali
internazionali - qualche anno fa pensavano fosse possibile processare gli alti
responsabili politici e militari per crimini contro l'umanità, invece abbiamo
dimostrato che si tratta di una sfida immensa ma possibile, anche se siamo
ancora molto lontani dalla definitiva sparizione di questi atti atroci. E poi,
ci sono ancora giudici che hanno paura di definire la parola genocidio,
preferendo farne una interpretazione piuttosto restrittiva». La Del Ponte,
proprio nel giorno del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci, ha
spiegato poi che destinerà i 10 mila euro del premio alla fondazione Francesca
e Giovanni Falcone. «In questa giornata - ha detto - di solito sono a Palermo
per ricordare Falcone, dedicare a lui questo premio mi è sembrato un giusto
gesto».
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Esteri
Pagina 114 Corea del Sud. Si è lanciato da un dirupo. Di fede cattolica era
considerato un uomo limpido Suicida l'ex presidente Roh Corea del Sud.. Si è
lanciato da un dirupo. Di fede cattolica era considerato un uomo limpido Era
indagato per corruzione: 6 milioni di dollari --> Era indagato per
corruzione: 6 milioni di dollari SEUL La Corea del Sud è sotto shock: l'ex
presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la famiglia in una inchiesta per
corruzione, si è suicidato lanciandosi da un pendio nel corso di un'escursione
sul monte Bongwha, a sudest del Paese, non lontano dalla grande città portuale
di Pusan. Manca il responso ufficiale, visto che un pool speciale della polizia
lavora al caso. Col passare delle ore, tuttavia, tutti gli elementi hanno
portato a indicare che l'ex avvocato di 62 anni («autodidatta ispiratosi ad
Abramo Lincoln», era solito dire), figlio di piccoli allevatori di pollame e
diventato un paladino dei diritti civili e umani, abbia deciso di togliersi la
vita, in uno dei luoghi cui era più legato dall'infanzia. LA DINAMICA Moon
Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff durante il suo mandato
presidenziale dal 2003 a
febbraio 2008, ha
spiegato che l'uomo politico «sembra sia saltato da uno sperone di roccia»
riportando ferite al capo dopo un volo di 20-30 metri. «Era
accompagnato da una guardia del corpo» che ha avvalorato l'ipotesi del salto
nel vuoto cui si è aggiunto il ritrovamento di «una nota sul suicidio».
PELLEGRINAGGIO Al Pusan National University Hospital, luogo del secondo
ricovero dove Roh è stato ricoverato in condizioni disperate poco prima del
decesso, è inizio un silenzioso pellegrinaggio, a maggior ragione dopo la
diffusione del testo della lettera. «Ho verso molti un debito di gratitudine.
La sofferenza di tante persone è per me una cosa troppo grande», ha scritto
l'ex presidente: «La mia salute è in così pessimo stato che non posso fare
nulla, non posso leggere un libro o scrivere. Non siate addolorati, non sono
vita e morte parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide
vicino casa mia». CORRUZIONE L'ex presidente, di fede cattolica, un liberale di
sinistra e fiero uomo dalla limpida reputazione, era finito nella bufera ad
aprile dopo che un manager del settore calzaturiero aveva confessato la
corruzione di funzionari ed esponenti del governo, fino ai più alti livelli
istituzionali, con l'erogazione a favore di Roh di più di 6 milioni di dollari,
in gran parte nel 2007, usati - secondo la procura di Seul - anche per comprare
un appartamento per la figlia con tanto di piscina nel cuore di New York, a
Manhattan, al prezzo di 1,6 milioni di dollari. A fine aprile e inizio maggio,
l'intera famiglia (la moglie, che avrebbe preso un milione di dollari, il
figlio e la figlia) era stata convocata in procura per gli interrogatori.
L'attuale presidente Lee Myung-bak ha espresso «dolore e tristezza» per la
morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il ministro della Giustizia,
Kim Kyung-han, ha da parte sua anticipato che «l'inchiesta sarà ritirata». ANTI
AMERICANO Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando un sentimento anti
americano e grazie all'innovativo uso di Internet, è stato autore di politiche
controverse fino ad essere tacciate dai suoi avversari di contraddittorietà:
dalla strategia del dialogo con i nordcoreani di Kim Jong-il (incontrato a
Pyongyang nel 2007), ai tentativi di riforme economiche e
istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del
2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale.
Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e
Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.
(
da "Messaggero, Il
(Pesaro)" del 24-05-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Ancona)) (Messaggero, Il (Marche))
Argomenti: Giustizia
Domenica
24 Maggio 2009 Chiudi di PAOLO TERMENTINI GJesi rande successo ieri per il
Memorial Alessandro Galante Garrone organizzato dal Centro studi Calamandrei in
occasione del centenario della nascita del noto storico, scrittore,
antifascista e magistrato. Nella mattinata, al Teatro Pergolesi, è stato
assegnato il Premio Calamandrei al presidente emerito della
Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che ha tenuto agli studenti maturandi
delle scuole jesine una lectio magistralis dal titolo Dimmi Pericle, mi
sapresti dire che cosa è la legge? tratto da un testo di Senofonte. Premiato
anche il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha
comunque tenuto ad essere presente tramite un messaggio, letto
pubblicamente dalla sua segretaria, Maria Teresa Landolfi, definendo l'evento
«un'occasione per ricordare Alessandro Galante Garrone, un galantuomo di cui mi
onoro di essere stato amico. Era un uomo di Risorgimento così come Calamandrei.
Mi piace pensare che siano collegati da un filo unico in questa occasione».
Anche il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio
inviato al presidente del Centro Studi Calamandrei, Gian Franco Berti, ha
espresso vivo apprezzamento per l'iniziativa, che rende «omaggio, nel ricordo
di una lunga consuetudine umana e intellettuale, alla figura e al magistero di
Alessandro Galante Garrone». Sul premio assegnato a Ciampi e a Zagrebelsky, il
capo dello Stato ha manifestato la convinzione che «costituisca un
significativo riconoscimento del loro costante impegno in difesa dei valori
costituzionali di libertà, democrazia e legalità. Nel pomeriggio, all'aula
magna della Fondazione Colocci, è stata la volta di un importante momento di
riflessione sulla giustizia e sulla democrazia ospitato dall'Università di
Jesi, I valori e le battaglie civili di un laico del '900, preceduto
dall'intitolazione di un'aula della Fondazione a Piero Calamandrei. Tante le
autorità presenti, come il consigliere regionale Katia Mammoli e l'assessore
regionale Lidio Rocchi, oltre a nomi illustri del panorama culturale nazionale
come Paolo Borgna, Camilla Bergamaschi, Massimo L. Salvatori, Silvia
Calamandrei, Riccardo Marchis e Alfredo Viterbo. Assente invece Ezio Mauro.
(
da "Messaggero, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Domenica
24 Maggio 2009 Chiudi di MARIO COFFARO ROMA - «La separazione delle carriere di
pubblici ministeri e giudici è la prima delle riforme da
fare perché riguarda il funzionamento stesso della giustizia»: dice il Annibale
Marini, presidente emerito della Corte costituzionale. L'Associazione magistrati, invece, è contraria, avverte che il
pm va mantenuto nella cultura della giurisdizione «Il pubblico ministero
esercita l'azione penale e dirige la polizia giudiziaria e deve quindi avere
una mentalità inquisitoria. In tutti i paesi chi esercita l'azione
penale, cioè l'accusatore, è necessariamente di parte, diverso dal giudice che
è terzo e imparziale». Alcuni pubblici ministeri sono diventati giudici senza
sfigurare, non dovrebbe rassicurare? «Certo che no. Perché non si può affidare
un sistema giudiziario all'esempio di una o due persone. Il sistema della
giustizia deve prescindere dal singolo caso, e dare soluzioni valide e uguali
per tutti. Se chi ha la mentalità da inquisitore facesse il giudice, lo spirito
sarebbe sempre quello di chi cerca di ottenere una confessione, una
contraddizione dell'imputato con l'obiettivo di giungere alla condanna.
Viceversa se il giudice facesse il pubblico ministero difficilmente avrebbe la
preparazione tecnica adeguata per dirigere la polizia giudiziaria, esercitare
l'azione penale, indirizzare gli investigatori». In caso di separazione di
carriere il concorso in magistratura potrebbe restare unico? «Assolutamente no.
I concorsi per l'accesso alle carriere del pubblico ministero e del giudice
dovranno essere diversi, distinti, separati. Nozioni di medicina legale,
tecnica investigativa, in materia di intercettazioni sono necessarie ai
pubblici ministeri, non al giudice. Sono funzioni differenti». Non c'è il
rischio di un corpo separato con poteri troppo ampi? «Non è vero affatto. Il
pubblico ministero è soggetto alla legge come i funzionari di polizia
nell'esercizio dell'azione penale e in caso di abusi c'è per l'appunto il
giudice terzo, imparziale, non un collega del pm con cui divide la carriera e
l'impegno associativo, che serenamente valuterà i fatti e se necessario
apporterà le dovute correzioni e riparazioni. Ciascuna categoria di magistrati,
in questa ipotesi, dovrà avere un proprio organo di autogoverno con una propria
sezione disciplinare». Il pm dev'essere autonomo e indipendente dal potere
esecutivo? «Io penso che il sostituto procuratore debba essere soggetto alle
direttive del capo del suo ufficio. La diffusa esigenza di due distinti organi
di autogoverno vale di per sé ad escludere la opportunità di una dipendenza del
pubblico ministero dal potere esecutivo. Mi pare necessaria, invece, anche una
modifica alla obbligatorietà dell'azione penale che, oggi, è più un mito che
una realtà. Anzicché, poi, lasciare, come oggi accade, l'esercizio dell'azione
penale alla insindacabile discrezionalità del singolo pubblico ministero dei
vari reati da perseguire in concreto, si potrebbe pensare di demandare al
Parlamento di indicare ogni anno le priorità dei reati da perseguire».
(
da "Gazzetta di Parma
(abbonati)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
24-05-2009 FISCO RICORDO DEL DOCENTE SCOMPARSO Diritto tributario: convegno nel
nome di Maffezzoni II La normativa è in continua evoluzione e il dibattito è
sempre aperto. Lo studio della materia, poi, non può dirsi mai concluso. Il
Diritto tributario, infatti, non premette «pause» ai suoi esperti. Avvocati,
notai, commercia-listi, contabili e consulenti del lavoro, provenienti da tutta
Italia, si sono ritrovati nell'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza per
discutere delle nuove frontiere del Diritto tributario. L'occasione? Il
convegno «Federico Maffezzoni e l'evoluzione del diritto tributario »,
organizzato dal Dipartimento di Scienze giuridiche. «Lo scomparso professor
Maffezzoni negli anni '70 e '80 è stato in grado di accendere il dibattito sul
Diritto Tributario nell'Ateneo parmigiano, dove all'epoca insegnava - ha
commentato Franco Gallo, giudice della Corte Costituzionale
e professore ordinario di Diritto tributario all'Università Luiss Guido Carli
-. Oggi, siamo qui per ricordarlo e proseguire su quella strada da lui aperta».
Un cammino che non può dirsi ancora concluso. «Il Diritto tributario è in
continua evoluzione - ha spiegato Victor Uckmar, professore emerito dell'Università
di Genova ed esperto di fama internazionale di Diritto Tributario -.
Oltretutto, è una materia molto complessa: richiede, infatti, non solo nozioni
di giurisprudenza ma anche di economia». Ma il Diritto tributario è, comunque,
una materia di cruciale importanza, soprattutto per gli avvocati. «Lo studio
del Diritto tributario è fondamentale per un avvocato - ha ricordato Alberto
Comelli, coordinatore del convegno -. In un modo o nell'altro, infatti, con un
assistito si va sempre a ricadere in questo campo della giurisprudenza». Basta
pensare alla nozione di «imposta», a quella sul «valore aggiunto», alla
«capacità contributiva »: temi che, grazie agli esperti saliti in cattedra,
sono entrati a far parte del convegno. La mattinata è stata aperta dal saluto
di Giorgio Cugurra, delegato sia del rettore del nostro Ateneo che del preside
di Giurisprudenza e professore ordinario di Diritto amministrativo della nostra
Università. S.R. Università L'Aula Magna ha ospitato il convegno.
(
da "Avvenire"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
MONDO
24-05-2009 Seul, suicida l'ex presidente Roh Travolto dalle accuse di
corruzione, si è gettato in un burrone Aveva puntato, senza successo, al
dialogo con la Corea del Nord DA SEUL L a Corea del sud è sotto choc per il
suicidio dell'ex presidente Roh Moo Hyun, che si è gettato in un burrone dopo
essere stato accusato di corruzione. «Il dolore che ho causato a troppa gente è
troppo grande: non dispiacetevi. Non accusate nessuno», si legge nel breve
messaggio d'addio che Roh ha lasciato sul suo computer. L'ex presidente si è
allontanato all'alba dalla sua casa nel villaggio natale di Bongha, nella parte
meridionale del Paese, dove si era ritirato nel febbraio 2008 al termine del
suo mandato. Roh si è diretto verso il vicino monte Ponghwa e si è gettato in
un burrone profondo 30
metri. Ritrovato ancora vivo, è morto in ospedale a 62
anni per le profonde ferite al capo. «Siamo completamente increduli e sotto
choc», ha commentato il nuovo presidente sudcoreano Lee Myung Bak. Il suicidio
conclude in tragedia la parabola di Roh, avvocato per i diritti umani e fautore
della «politica del sorriso» verso la Corea del Nord, la cui presidenza è stata
appannata da accuse di inefficenza e corruzione. Nato nel 1946 in una famiglia di
poveri contadini, Roh aveva visto negli studi di legge e la successiva
professione d'avvocato la via del riscatto. Nel 1981 si trovò a difendere un
gruppo di studenti arrestati e torturati dal regime sudcoreano. Diventato uno
dei leader della dissidenza contro la dittatura di Chun Doohwan, scontò tre
settimane di carcere nel 1987 e nel 1988, con l'avvento della democrazia, fu
eletto deputato del Partito Democratico unito. Quello stesso anno diventò noto
in tutto il Paese, interrogando in Parlamento alti funzionari corrotti. Nel
2003 Roh fu eletto presidente. Ma l'opposizione conservatrice votò il suo
impeachment nel marzo 2004 per una violazione minore della legge elettorale. Reinsediato in maggio dalla Corte costituzionale, Roh aveva sollevato grandi speranze per la sua presidenza, che
non si sono però avverate. La sua politica di apertura verso Pyongyang,
culminata nello storico incontro con il leader nordcorea- no Kim Jong il nel
2007, non ha dato i frutti sperati. Un mese fa era stato interrogato con
l'accusa di aver ricevuto sei milioni di dollari da un uomo d'affari quando era
presidente. Si era detto innocente, ma aveva chiesto scusa per lo scandalo,
ammettendo ingenti versamenti alla moglie Kwon Yang Sook. La notizia in tv della
morte
(
da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Stop al
friulano, pronti i ricorsi L'Istituto Pre Checo Placereani medita di rivolgersi
al Consiglio d'Europa Domenica 24 Maggio 2009, Udine Sul fronte friulano
ricorre la parola "resistere" e si individuano le azioni perché il
diritto all'apprendimento della lingua e al suo uso non resti sulla carta. Chi
invece la legge l'ha sempre combattuta insiste che "le sentenze vanno
rispettate". Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato
illegittimi 5 dei 6 punti della legge regionale sul friulano, impugnati dal
Governo Prodi, tra i sostenitori e i detrattori della causa l'attenzione è
massima. Ai primi brucia soprattutto l'illegittimità delle disposizioni per il
friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni. Molto meno quella
su toponomastica e traduzione degli interventi nei consessi pubblici. Hanno già
letto o studiato la sentenza, perché se va rispettata, può essere interpretata
e giudicata. «La considero un'interpretazione restrittiva della legge nazionale
di riferimento, la 482/99», commenta Carlo Puppo, per il Comitato 482 e «sono
molto preoccupato perché ci vedo una limitazione della nostra specialità». Un
esempio? «L'uso veicolare del friulano a scuola: la sentenza dice che sì, la
482 lo permette, ma la Regione non può mettere becco perché le scuole lo
adottino o meno. Siccome non c'è sanzione, è come dire che possono anche non
farlo». Dalla sentenza, secondo Puppo, emerge pure «l'apartheid linguistico. Se
voglio parlare in marilenghe con un ufficio regionale - esemplifica - posso
farlo se ha sede a Udine, non se è a Trieste». Distingue la lettura giuridica
da quella politica William Cisilino, presidente del Istitût ladin-furlan Pre
Checo Placerean: «Giuridicamente è sbagliato sintetizzare "no al friulano
a scuola o negli uffici pubblici". L'illegittimità della legge regionale
non significa che la marilenghe non possa essere usata in questi ambiti e la
sentenza della Corte non vuol dire che non si possa normare la materia per
giungere agli stessi risultati». La lettura politica di Cisilino, però, rompe
ogni indugio: «Nei fatti Roma ci ha detto che non ammette un'ora di friulano
nelle scuole per chi ne fa domanda. Questo è grave. Abbiamo già pensato di
rivolgerci al Consiglio d'Europa». Intanto Silvana Fachin Schiavi, esperta di plurilinguismo,
docente all'Università di Udine e storico difensore della lingua friulana,
scriverà ad uno dei maggiori linguisti, Tullio De Mauro: «Stiamo tornando
indietro di cent'anni - sintetizza -. Sulla scuola, la sentenza applica una
falsa interpretazione dell'autonomia scolastica. Ad essa compete
l'organizzazione del curriculum, ma non può mettere in discussione i
riferimenti normativi». Per la docente «si va contro la 482 e si incrina pure
la specialità regionale». Certo, ammette ironica, «abbiamo anche qualche debito
di riconoscenza. Con il deputato Alessandro Maran, per esempio, che da
contrario ha soffiato sul fuoco». Lui non si fa attendere e fa sapere che «le
sentenze vanno rispettate». Interviene anche il vice-capogruppo del Pdl in
Consiglio regionale, Franco Baritussio, che ha depositato una proposta di legge
di tutela delle minoranze tedesche in regione: «Anche tanti favorevoli ad una
legge di tutela del friulano avevano manifestato perplessità sul passaggio del
silenzio-assenso - sottolinea -. Se poi c'è una legge quadro dello Stato (la
482/99), discostarsi da essa non aiuta». Infine, anche la Uil con il segretario
generale Luca Visentini, esprime soddisfazione per il pronunciamento della
Consulta e conclude: «Ora è il momento del buon senso». Antonella Lanfrit
(
da "Gazzettino, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Domenica
24 Maggio 2009, Seul La Corea del Sud è scossa per la tragica fine dell'ex
presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la sua famiglia in una inchiesta
di corruzione, che si è tolto la vita ieri mattina lanciandosi da un dirupo,
durante un'escursione sul monte Bongwha, nel sudest della penisola non lontano
dalla grande città portuale di Pusan. Manca un referto ufficiale, in attesa che
una squadra speciale della polizia concluda gli accertamenti. Ma col passare
delle ore tutto porta a concludere che l'ex avvocato di 62 anni («sono un
autodidatta che si è ispirato ad Abramo Lincoln», era solito dire) figlio di
piccoli allevatori di pollame, diventato un paladino dei diritti civili e
umani, ha voluto togliersi la vita in uno dei luoghi cui era più legato
dall'infanzia. Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff
durante il suo mandato presidenziale dal 2003 al febbraio 2008, ha spiegato che
«sembra sia saltato da uno sperone di roccia» fratturandosi il cranio dopo un
volo di 20-30 metri.
Moon in una conferenza stampa in diretta tv ha spiegato che testimone
dell'accaduto era la guardia del corpo che lo aveva accompagnato
nell'escursione. Inoltre il defunto ha lasciato una lettera di addio. Al Pusan
National University Hospital dove Roh è stato portato, in condizioni disperate,
e dove è deceduto, si è recata una folla commossa, in silenzioso
pellegrinaggio. «Ho un debito di gratitudine verso molte persone - ha scritto
Roh - e la sofferenza di tanti è per me troppo grande» da sopportare. «La mia
salute è in così pessimo stato che non posso fare nulla; non posso leggere un
libro; non posso scrivere. Non siate addolorati per me. La vita e la morte non
sono parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide vicino
casa mia». L'ex presidente era cattolico. Liberale di sinistra, si diceva fiero
della sua «limpida reputazione». Era però finito nella bufera di uno scandalo
lo scorso aprile, quando un manager calzaturiero aveva confessato di aver
corrotto funzionari e politici al governo, fino ai più alti livelli
istituzionali. Roh avrebbe ricevuto oltre sei milioni di dollari nel 2007.
Secondo la Procura di Seul 1,6 milioni furono spesi per il lussuoso
appartamento con piscina della figlia, a Manhattan, nel cuore di New York. Un
mese fa i più stretti familiari di Roh erano stati convocati in Procura per
essere interrogati. Alla moglie era stato chiesto dove fosse finito un milione
di dollari; analoghe le domande rivolte al figlio e alla figlia dell'ex
presidente. L'attuale capo dello Stato Lee Myung-bak ha espresso «dolore e
tristezza» per la morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il
ministro della Giustizia, Kim Kyung-han, ha affermato che ora «l'inchiesta sarà
ritirata». Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando sentimenti
antiamericani e grazie all'innovativo uso elettorale di Internet, è stato
accusato dai suoi avversari di una politica contraddittoria: dalla strategia
del dialogo e apertura verso il regime comunista e militarista nordcoreano di Kim
Jong-il (che incontrò a Pyongyang nel 2007), ai tentativi
di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza),
fino all'impeachment, nel 2004, da parte del parlamento, poi ritirato dalla
Corte costituzionale. Roh è
stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh
Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.
(
da "Gazzettino, Il"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Zaia sul
dialetto a scuola: «La Consulta non ci fermerà» Il ministro, solidale con il
Friuli dopo la bocciatura della legge a Roma, annuncia che in Veneto la
battaglia continua Domenica 24 Maggio 2009, «I cugini friulani hanno tutta la
mia solidarietà, vuoi vedere che adesso le Regioni non sono più libere di
decidere se introdurre nelle scuole il dialetto, che è parte dell'identità ed è
patrimonio della gente?». Il ministro Luca Zaia (nella foto) non molla. La
proposta avanzata alcuni giorni fa volta a introdurre nelle scuole venete anche
l'insegnamento del dialetto, non passa nel dimenticatoio. Ma prima Luca Zaia si
dice del tutto solidale con il Friuli Venezia Giulia, che ieri si è visto
dichiarare illegittimi dalla Corte costituzionale 5 punti su 6 della legge
regionale che aveva introdotto la lingua nelle scuole e negli uffici pubblici.
Il ministro insiste. «Nel rispetto della legge, continuerò la mia battaglia -
annuncia - Io non ho alcun potere di inserire alcun insegnamento nelle scuole,
ma c'è un progetto di legge della Lega che propone di introdurre il dialetto
negli insegnamenti, ed è su questa linea che ci stiamo muovendo. Sono
vicino agli amici friulani che si sono visti scippare la loro lingua delle
scuole». E poi aggiunge: «Questa nuova ventata di chiusura mi preoccupa, la
trova alquanto destabilizzante. Mi ripeto, sempre nel pieno rispetto di quelle
che sono le norme, continuerò la mia battaglia». Per quanto riguarda il fronte
friulano, tra i sostenitori brucia soprattutto l'illegittimità delle
disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni, molto
meno quella su toponomastica e traduzione degli interventi nei consessi pubblici.
Distingue la lettura giuridica da quella politica William Cisilino, presidente
del Istitût ladin-furlan Pre Checo Placerean. «Giuridicamente è sbagliato
sintetizzare 'no al friulano a scuola o negli uffici pubblici'. L'illegittimità
della legge regionale non significa che la marilenghe non possa essere usata in
questi ambiti». La lettura politica però rompe ogni indugio: «Nei fatti Roma ci
ha detto che non ammette un'ora di friulano nelle scuole per chi ne fa domanda.
Questo è grave. Abbiamo già pensato di rivolgerci al Consiglio d'Europa».
Silvana Fachin Schiavi, docente all'Università di Udine e storico difensore
della lingua friulana, scriverà a uno dei maggiori linguisti, Tullio De Mauro:
«Stiamo tornando indietro di cent'anni. Sulla scuola, la sentenza applica una
falsa interpretazione dell'autonomia scolastica. Ad essa compete
l'organizzazione del curriculum, ma non può mettere in discussione i
riferimenti normativi». Ma c'è anche chi plaude alla Consulta. «Un successo
importantissimo, il coronamento di una battaglia di civiltà - osserva il
segretario regionale Uil, Luca Visentini - Quella friulana - osserva Visentini
- non è una minoranza nazionale in territorio italiano, è una comunità
autoctona capillarmente diffusa che utilizza la propria lingua nel contesto
familiare e sociale. Voler forzare il bilinguismo, voler intaccare le legittime
libertà di chi friulano non è, è stato un gesto di grande arroganza
antidemocratica che in nessun modo avrebbe potuto meglio tutelare la lingua e
la cultura del Friuli».
(
da "Bloomberg"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
By Vipin
V. Nair May 25 (Bloomberg) -- Tata Motors Ltd. Chairman Ratan Tata had 500
engineers work for four years designing the world's cheapest car, convinced
cost-conscious Indian drivers could live without air-conditioning and cup
holders. He was wrong. Only 20 percent of Tata's initial 203,000 Nano orders
were for the no-frills $2,600 model. Instead, half of the customers booked the
top-end' model, which costs 40 percent more. "My children need to travel
comfortably," said Neelakandan Raveendran, 51, who ordered the
most-expensive version of the Nano as his first car. The bank clerk earns
24,000 rupees ($500) a month and will split the cost of the car with his
daughter. Sales of more expensive versions with extras such as air-
conditioning mean bigger margins for Tata and less chance of a profit-sapping
price war with rival manufacturers such as Maruti Suzuki India Ltd., analysts
said. "There is no demand for a bare-bones car," said Mahantesh
Sabarad, a Mumbai-based analyst at Centrum Broking Pvt. "Based on this
experience, it does give other automakers room for pricing their products
higher. They don't have to be drawn down to a pricing war." Toyota Motor
Corp. and Renault SA, also planning to sell low-cost cars, may be able to
charge more for their models on demand from customers in India where incomes
have doubled in the past eight years. Higher prices may enable automakers to
boost profits in India, unlike in China, where discounts have hurt earnings
amid a boom in sales. Maruti's 800 Profit at Maruti Suzuki, maker of half the
cars sold in the country, and Tata Motors, the No. 3 carmaker, more than
doubled in the five years ended March 31, 2008, on new jobs in the world's
second-fastest growing major economy. Maruti's 800, its cheapest car, retailing
for as little as 184,894 rupees ($3,923) in New Delhi ended its almost
two-decade reign as India's largest-selling model in 2005. It made way for the
Alto, which costs 21 percent more. The 800 now accounts for less than 5 percent
of Maruti's sales, said Mayank Pareek, executive officer, marketing and sales
at the carmaker. The cheapest Nano retails for 123,360 rupees while the top-
end variant goes for 172,360 rupees in New Delhi. "Higher versions of all
cars have better margins," Debasis Ray, a Tata Motors spokesman, wrote in
an e-mail response to Bloomberg questions. "It isn't that the cheapest car
sells the largest," said Pareek. "There is a clear shift, and
customers are not just buying the cheapest car. They are willing to spend a bit
more." Maruti, the New Delhi-based unit of Japan's Suzuki Motor Corp., has
said it won't cut the price of the 800 to take on the Nano. Salaries in India
will jump an average 8.2 percent this year, after six successive annual
increases of more than 10 percent, human resource consultant Hewitt Associates
Inc. said in February. Toyota, Nissan Toyota plans to introduce a small car in
India in 2010, with an initial annual production target of 70,000 units, said
Paul Nolasco, a company spokesman. The company hasn't disclosed the details of
the car, he said. Toyota has an early prototype for a model that may be able to
compete with the Nano, President Katsuaki Watanabe said in Detroit last year.
Renault, France's second-largest carmaker, and Nissan Motor Co., Japan's No. 3,
are together building a $2,500 car with Bajaj Auto Ltd., India's second-biggest
motorcycle maker. "The cost issue for the car is still crucial," said
Pauline Kee, a Nissan spokeswoman. "We will monitor the development of the
Tata Nano rollout. It's still premature to say whether this will change our
strategy" for developing the ultra-low cost car, she said. China Prices In
contrast to India, combined profits at China's top 19 automakers fell 48
percent to 10.8 billion yuan ($1.6 billion) in the first quarter, as Volkswagen
AG and General Motors Corp. discounted models. Prices of locally made cars fell
4.08 percent in April from a year earlier. China has 52 car brands and more
than 100 automakers. China's vehicle sales may rise 8.7 percent this year to
10.2 million units, according to the nation's automakers group. That may be
enough for the country to surpass the U.S. as the world's biggest auto market.
U.S. sales may drop to 9.7 million, according to CSM Worldwide Inc. With Honda Motor Co.,
Volkswagen, GM and Ford Motor Co. among automakers building new factories and
introducing new products in India, tighter competition and lower profitability
is only a matter of time, said Puneet Gupta, a New Delhi-based analyst at CSM Worldwide. "Competition
is going to be really intense," Gupta said. The carmakers "won't be
able to enjoy the margins that they are enjoying today." Tata Motors will
begin deliveries of the Nano in July, choosing the first customers through a
lottery. In contrast to the entry-level model, the more popular mid and top end
cars will feature amenities such as air-conditioning, fabric seats, central
locking, front power windows and cup holders. "Today, everyone around me
travels in an air-conditioned car," said bank clerk Raveendren, who is
abandoning the family's two-wheeler. "My children too wanted one. It's a
must." To contact the reporter on this story: Vipin V. Nair in Mumbai at
Vnair12@bloomberg.net. Last Updated: May 24, 2009 13:00 EDT
(
da "Romania Libera"
del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia
>
Cititi online anunturile din ziarul Romania
libera: Dosar penal tinut la sertar cinci ani Luni, 25 Mai 2009
Judecatoarea craioveana Maria Nicola, cea care l-a eliberat din arest pe
suspectul de crima Serghei Gorbunov, tinea la sertar un dosar penal vechi de
cinci ani, fara sa il solutioneze. Consiliul Superior al Magistraturii (CSM) a descoperit ca judecatoarea Maria Nicola, de la
Tribunalul Dolj, a intarziat solutionarea unui dosar penal vechi de cinci ani,
in care faptele se apropiau de termenul de prescriptie. Admiterea in proces a
unei expertize asupra unei probe i-a luat judecatoarei un an si doua luni.
Judecatoarea Maria Nicola a fost exclusa din magistratura dupa ce inspectorii CSM au constatat ca l-a eliberat din arest cu rea-credinta
pe Serghei Gorbunov, suspect in cazul dublului asasinat de la o casa de schimb
valutar din Brasov, produs la sfarsitul lunii ianuarie. Maria Nicola a mai fost
acuzata in trecut ca se poarta urat cu colegii si ca a lovit o grefiera, ea fiind sanctionata in 2008 de CSM cu reducerea salariului cu 15%, timp de trei luni. CSM a mai gasit alte 13 dosare penale la
Tribunalul Dolj care aveau o vechime mai mare de un an. Intarzierea a fost
cauzata de lipsa de preocupare a instantei pentru administrarea probelor la
termen si pentru discutarea unor probe nou aduse. Inspectorii CSM au mai aflat ca in alte dosare, magistratii doljeni
permiteau neprezentarea avocatilor inculpatilor la termenele proceselor, desi
acestia nu prezentau motive prevazute de lege. La sfarsitul saptamanii trecute,
procurorul care s-a ocupat de cazul lui Serghei Gorbunov a fost si el exclus
din magistratura. Inspectorii CSM au considerat ca
procurorul craiovean Marius Vladoianu nu a atacat cu recurs decizia
judecatoarei Maria Nicola de a-l pune in libertate temporar pe Gorbunov. Din
aceeasi categorie: Cat de mari sunt averile ministrilor cercetati?Indemnizatii
intarziate pentru mame Hainele politistilor: veston de 400 lei si bocanci de
300 lei Voteaza
(
da "Tribuna di Treviso,
La" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Casale
fa il blitz in trasferta Promosse anche Montegrappa, Gorghense, OlmiCallalta e
Caerano Paese e Treville cadono in casa e per la salvezza il verdetto è
rimandato di sette giorni MONICA SPIGARIOL I verdetti della giornata di
playoff, playout e titolo regionale di Seconda categoria. Nel girone O la
Gorghense nei playoff pareggia contro la Stimma Don Bosco, conquistando la
prossima sfida con il Pramaggiore, grazie al gol di testa di Paladin messo a
segno nel secondo tempo. Nel girone P la Godigese, in gara per il titolo
regionale di Seconda categoria, trionfa contro l'Alto Astico ai calci di
rigore, dopo il risultati di 2-2 conquistato al 48' dei tempi regolamentari da
Cremasco: la prossima sfida sarà contro il Cavallino. Il Santa LuciaMille,
infatti, non è riuscita a strappare la vittoria alla squadra veneziana,
chiudendo con un infelice due a uno. Nei playoff il Salvarosa perde contro il
Casale che gli infligge due reti nell'arco di 5 minuti nel secondo tempo,
firmate da Dotto e da Leopizzi. L'OlmiCallalta, invece, passa al secondo turno,
mandando fuori dai giochi il Marcon, in una partita corretta ma combattuta. Nei
playout le due squadre di casa trevigiane vengono amaramente sconfitte. Il
Paese, dopo essersi lasciato scappare varie buone occasioni e aver sbagliato
tre tiri in porta, perde contro il Sant'Elena, che segna con Tommasella negli
ultimi minuti. Le due squadre si scontreranno nuovamente domenica prossima,
match che decreterà la salvezza della migliore in campo. Anche il Treville
perde varie opportunità per ribaltare il risultato, dando la possibilità al
Campigo di vincere l'incontro, per una rete a zero. Per il Treville si giocherà
tutto domenica 31: l'obiettivo da raggiungere è il due a zero. Nel Girone Q,
nei playoff, il Montegrappa si aggiudica la partita contro
il Virtus Csm Farra, già nel primo tempo: nella ripresa si limita ad
amministrare il gioco per difendere il risultato. Domenica prossima la sfida è
in casa contro il Caerano, il quale ieri ha pareggiato con il Bessica, passando
il primo turno, poiché giocava in casa. Dopo il primo tempo vissuto in
svantaggio, è riuscito a ribaltare il risultato a proprio favore negli ultimi
venti minuti della ripresa. Nei playout il Castion sente sulle spalle, e sulle
gambe, il peso di sei tiri tutti calciati a vuoto e di due errori, fatali,
difensivi. Dopo la sconfitta, 1
a 3, contro l'Altivolese, il futuro non è roseo: per
vincere nel ritorno di domenica prossima deve riuscire a strappare un risultato
finale di 3 a
0. MONTEGRAPPA - VIRTUS CSM FARRA: 2 - 0 MONTEGRAPPA:
Codemo, De Martin, Pandolfo, Gatto, Zen, Bandiera, Galanti, Sartori (30' st
Merlo), Sartor (28' st Bordin), Meneghin, Bonotto (35' st Cervo). Allenatore:
Prosdocimo. VIRTUS: Gosetto, Meneghin (32' st Zandonà), Gallon (12' st Tonon),
Mognon, Nardi, Busetti, Vassalli, Baratto, Simoni, Puppetti, Bittante (13' st
Di Girolamo) Allenatore: Mognon Roberto. ARBITRO: Rossa di Castelfranco Veneto.
RETI: 20' pt Meneghin, 30' pt Binotto. CAERANO - BESSICA: 2 - 2 CAERANO:
Peruzzato, Bortolamiol, Gobbo, Brombal, Pregoma, Tormena, Barp, Fassina (20' st
Possagno), Rizzardo, Corsaro (30' st Bonora), Merlo (20' st Bresolin).
Allenatore: Carniello. BESSICA: Campanaro, Giordan, Andreola, Parise, Meda,
Tarraran, Zandonà, Pastro, Pellizzari, Favaro, Favero. Allenatore: Sartena.
ARBITRO: Voltarel di Treviso. RETI: 35' pt Zandonà, 20' st Pellizzari, 30' st
Rizzardo, 40'st Barp. VAZZOLESE - CADORE: 0 - 0 VAZZOLESE: Paradello,
Fornasier, Cais, Vettorel, Montagner, Coppola, Fal, Battistel, Zulian (32' st
Tommasin), Battaglini (26' st Stefan), Bortolotto (21' st Franceschet). All:
Paladin. CADORE: Larcher G., Giacomelli, Larcher A., Da Deppo, De Villa,
Tremonti, Da Rin, Pitarevich, De Bernardin, De Silvestro, Ghidine. All: De
Podestà. ARBITRO: Liotta di San Donà.
(
da "ItaliaOggi Sette"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
Sette Numero 122 pag. 24 del 25/5/2009 | Indietro Confisca
per equivalente limitata CONTENZIOSO & CONTRIBUENTI Di Pagina
a cura di Massimiliano Tasini Per la Corte costituzionale nessun prelievo per reati tributari commessi prima del 2008 Non
c'è retroattività: la misura è afflittiva, non di sicurezza è manifestamente
infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 200, 322-ter del codice penale e 1, comma 143, della
legge finanziaria 2008 in
materia di sequestro per equivalente. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con l'ordinanza n. 97/2009 del 2 aprile 2009.
[...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 10
(
da "Libertà"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Appello
del Pd per Pannella "Ci appelliamo a Lei, Presidente, di cui conosciamo il
sincero e convinto europeismo, affinché si possa recuperare un minimo la
possibilità di informare gli italiani alla vigilia di una scelta importante
quale il voto alle prossime elezioni europee". E'quanto si legge in un
appello che alcuni deputati Pd, tra cui il piacentino Maurizio Migliavacca,
hanno inviato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I
parlamentari, guidati dalla senatrice Franca Chiaromonte che ha promosso
l'appello, sono "preoccupati per la salute di Marco Pannella" che, a
79 anni, è in sciopero della fame e della sete dal 15 maggio scorso. I deputati ricordano "l'appello al rispetto degli obblighi
costituzionali, lanciato circa un anno fa sulla commissione di Vigilanza Rai e
sul plenum della Corte Costituzionale" e auspicano "l'impegno"
di Napolitano, "convinti che ella saprà sicuramente tutelare il diritto di
informazione di tutti i cittadini garantito dalla Costituzione".
25/05/2009
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
16 - Pordenone Friulano: fu segnalato dai dirigenti scolastici Il caso A
proposito della "bocciatura" da parte della Corte
costituzionale di alcune
norme della legge regionale sul friulano (2007) non si può dire che i
consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso
dai dirigenti scolastici sui rischi di "incostituzionalità" della
legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle scuole di
"garantire" un'ora settimanale di insegnamento del friulano,
oltre naturalmente alla questione del silenzio assenso. Nell'incontro fra la
commissione regionale e i Ds svoltasi al Malignani di Udine nel 2007, il
sottoscritto consegnò una memoria scritta all'assessore e ai membri della
commissione in cui era scritto testualmente: «Affermare come si fa nel testo
unificato che deve essere "garantito l'insegnamento della lingua friulana
per almeno un'ora alla settimana" al di là di un giudizio di merito circa
la validità e la fattibilità di cui dirò dopo, francamente mi fa pensare a un
possibile conflitto di tipo costituzionale con quanto
prescrive il dpr 275/99 (norme sull'autonomia) dove all'art. 8 si afferma che è
compito dello Stato definire "le discipline e le attività costituenti la
quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale". Accanto
allo Stato esiste una quota riservata alle scuole, come recita lo stesso
articolo, quota che attualmente è del 20%, ma non esiste una quota regionale,
come invece prevedeva la revisione costituzionale del
precedentemente governo, bocciata poi nel referendum». Antonaz mi rispose che
l'ufficio legislativo della Regione aveva esaminato la questione e che a loro
parere non esisteva alcun conflitto. Successivamente scrissi una lettera
riservata al presidente Tesini in cui facevo presente tale rischio e aggiungevo
altri riferimenti legislativi tra cui, oltre all'art. 8 del dpr 275/99
sull'autonomia, citavo due decreti ministeriali del 2005 (Moratti) e del 2006
(Fioroni) in cui si chiariva che la quota oraria (del 20% del curricolo) «è
determinata dalle istituzioni scolastiche nell'ambito degli indirizzi definiti
dalle Regioni» e concludevo dicendo: «Pertanto la Regione non può
"garantire" che almeno 1 ora settimanale nelle scuole del territorio
"friulanofono" sia dedicata al friulano». Tesini allora, a dire il
vero, nutriva anche lui delle perplessità, come ebbe a dirmi in privato, ma
dovette piegarsi al volere della maggioranza. E allora? Sarebbe bene che
nell'elaborare ora le nuove norme sull'insegnamento del friulano nella scuola (che
a mio parere va comunque mantenuto nei limiti previsti dalle norme in vigore)
ci si fidasse un po' di più di chi opera nella scuola e meno degli esperti
legislativi della Regione. Pasquale D'Avolio già dirigente scolastico,
segretario regionale Andis-Fvg Tolmezzo
(
da "Messaggero, Il"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Lunedì
25 Maggio 2009 Chiudi Per la prima volta una delle copie "autentiche"
della Costituzione promulgata nel 1948 sarà mostrata e visibile al pubblico.
Accadrà il prossimo 2 giugno, festa della Repubblica. Per l'occasione l'accesso
alla Camera dei deputati sarà libero, mentre le visite continueranno fino al 10
giugno. Attraverso filmati altri documenti tutti (soprattutto gli studenti e i
giovani),potranno conoscere meglio la Carta che dà fondamento alla nostra
Repubblica, la Costituzione siglata dai nostri «padri storici. Saranno esposti
4 pannelli con il dettato di 4 princìpi cardine: sussidarietà, volontarietà,
libertà e lavoro. L'iniziativa, fortemente voluta dal Capo dello Stato, Giorgio
Napolitano verrà preceduta da altre iniziative, tra queste il
convegno"Pari dignità, Solidarietà e Sussidarietà" che si apre oggi,
alle 10,30, alla Sala della Regina. La mostra sarà allestita invece nella Sala
della Lupa. Ad aprire i lavori sarà il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Dopo Fini è previsto l' intervento del presidente emerito
della Corte costituzionale,
Giovanni Maria Flick. Prenderanno quindi la parola il presidente della
Fondazione del Banco Alimentare Mauro Inzoli, il fondatore della Comunità di
Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Un gruppo di 50 persone della Comunità
trasteverina, comprendenti stranieri, nomadi, anziani, senza fissa dimora e
disabili, sarà ospite del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il
convegno verrà trasmesso in diretta sia sul sito di Montecitorio
(www.camera.it), sia sul canale satellitare della Camera, visibile anche sul
555 della piattaforma Sky. Al termine dell'iniziativa Capo dello Stato,
presidente della Camera e i rappresentanti degli organi costituzionali e le
altre autorità lasceranno la Sala della Regina per raggiungere la Sala della
Lupa e inaugurare l'esposizione. C.R.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-24 - pag: 21 autore: FISCO E
COSTITUZIONE Canoni pubblicitari, la decisione al giudice tributario di Enrico
De Mita I l canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari ha natura
tributaria e la giurisdizione è delle commissioni. Prosegue, dunque, la
giurisprudenza della Corte costituzionale tesa a
delineare compiutamente la nozione di tributo e a chiarire di volta in volta la
relativa giurisdizione. In una controversia instaurata di fronte alla Commissione
tributaria provinciale di Genova, era stata sollevata questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 2del decreto
legislativo 546/1992 nella parte in cui stabilisce la giurisdizione tributaria
per le controversie riguardanti il canone per l'installazione dei mezzi
pubblicitari. E la Corte, nel dichiarare non fondata la questione (141/2009),
precisa la nozione di tributo, per l'individuazione della giurisdizione delle
commissioni. Secondo il giudice rimettente, gli atti emanati nell'ambito delle
procedure di accertamento e riscossione del canone (Cimp), non essendo compresi
nell'elenco dell'articolo 19 del decreto 546/1992, non potrebbero essere
impugnati di fronte alle commissioni tributarie. Sarebbe, quindi, incostituzionale, per violazione dell'articolo 102 della
Costituzione, la previsione dell'articolo 2 del decreto 546/1992 che statuisce
in questo senso. In ordine alla nozione di tributo la Corte
rileva l'esistenza di una «tendenza legislativa al progressivo ampliamento
dell'oggetto della giurisdizione tributaria ». La legittimità costituzionale dell'estensione,
tuttavia, ricorda la Corte, è subordinata all'effettiva natura tributaria dei
prelievi oggetto delle controversie. Al riguardo, non ha rilievo la
denominazione usata dal legislatore, dovendo riscontrare in concreto e caso per
caso se si sia in presenza di un tributo. Per valutare, dunque, se una
prestazione quale il Cimp sia un tributo, occorre interpretarne la disciplina
sostanziale, dice la Corte, alla luce dei criteri elaborati dalla
giurisprudenza costituzionale per qualificare come
tributarie alcune entrate (doverosità della prestazione, mancanza di rapporto
sinallagmatico, collegamento della prestazione alla pubblica spesa in relazione
a un presupposto economicamente rilevante). Facendo sempre riferimento alla
propria precedente giurisprudenza (73/2005, 334/2006, soprattutto 64 e
335/2008), la Corte se ne discosta laddove provvede a delineare le
caratteristiche della prestazione in questione così come indicate nella disciplina
positiva (mentre in passato questa operazione era stata compiuta per lo più
facendo riferimento alla giurisprudenza della Cassazione, assente con riguardo
al Cimp). Analizzando, dunque, l'articolo 62 del decreto legislativo 446/1997
(istitutivo del canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari), la Corte
rileva forti tratti di continuità tra la disciplina del Cimp e quella
dell'imposta sulla pubblicità (sostituita dal canone quando il Comune
impositore opti per la sua introduzione): il canone, dunque, «sia pure con
diverso nomen iuris, costituisce un prelievo della stessa natura dell'imposta,
e presenta perciò tutte le caratteristiche del tributo quali delineate dalla
sopra richiamata giurisprudenza di questa Corte ». In particolare, con riguardo
al Cimp, «la disciplina degli elementi strutturali del prelievo e quella dei
poteri e degli obblighi attinenti al controllo, all'accertamento e alle
sanzioni degli abusi hanno la loro fonte nella legge e nel regolamento
comunale, senza che sia dato alcun rilievo all'autonomia contrattuale delle
parti». Infine, la Corte mette in luce le differenze tra il canone, da una
parte, e Tosap e Cosap, dall'altra, oggetto della precedente giurisprudenza costituzionale. Innanzitutto, esso è connesso a un regime
non con-cessorio, ma autorizzatorio: in linea generale, come insegna la
migliore dottrina amministrativistica (Ranelletti, Benvenuti) a fronte della
autorizzazione sta la tassa, non il prezzo. La presenza di un siffatto regime
comporta che l'autore di tali iniziative sia già titolare del diritto a
esercitarle e la previa autorizzazione ha la funzione di realizzare un
controllo preventivo (mentre il regime concessorio attribuisce al
concessionario diritti di cui questi altrimenti non sarebbe titolare). In
secondo luogo, e ciò discende da quanto osservato ora, al pagamento del canone
in regime autorizzatorio non corrisponde alcuna controprestazione da parte del
Comune. Infine, Tosap o Cosap (prelievi di natura privatistica) ben possono, a
determinate condizioni, "cumularsi" al Cimp. Ecco, dunque, spiegato
il mancato inquadramento del canone tra le entrate non tributarie: esso
costituisce per la Corte una «mera variante dell'imposta sulla pubblicità e
conserva la qualifica di tributo propria di quest'ultima». Di qui l'attribuzione
delle controversie alle commissioni tributarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'INDICAZIONE Secondo la Consulta il prelievo è solo una variante dell'imposta
e conserva la qualifica di tributo
(
da "Unita, L'"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
I
diritti in lotta da Venezia alla California Sempre di più la battaglia
dell'uguglianza passa attraverso i ricorsi, i tribunali e le corti supreme e
serve a sensibilizzare l'opinione pubblica dai pregiudizi Hanno pronunciato il
fatidico sì ben tre volte. E non è detto che sia finita. Hanno esultato la
scorsa primavera, dopo che la sentenza della Corte Suprema della California
aveva dichiarato legittime le nozze gay per quattro voti contro tre. Dopo il
verdetto, il Golden State ha visto 18mila coppie unirsi in matrimonio. Ora
Molly McKay e la moglie Davina Kotulsky, che è la principale esponente di
«Marriage equality Usa», attendono insieme agli altri sposi un'altra decisiva
sentenza. Domani, 26 maggio, alle 10 ora locale, ore 19 per l'Italia, il sito
della Corte Suprema californiana (http://www.courtinfo.ca.gov/opinions/)
pubblicherà la sentenza relativa alla «proposition 8», cioè al referendum
celebrato il 4 novembre e promosso da «Protect Marriage», un'agguerrita
coalizione dove fa la parte del leone la Conferenza episcopale cattolica. Il
referendum, che ha ricevuto il consenso del 52 per cento di cittadini,
proponeva di inserire nella costituzione la frase seguente: «Solo il matrimonio
tra un uomo e una donna è valido e riconosciuto in California». Ma anche il
giorno del referendum ha avuto il suo «Day after». Le 18mila coppie hanno
risposto. «Ci siamo sposate simbolicamente dopo il pride del '98 - raccontano
Davina e Molly -. La seconda volta ci siamo unite nel 2004, quando il sindaco Gavin
Newsome decise di sfidare la legge. Cambiò i moduli di matrimonio, sostituendo
le parole marito e moglie con "applicant", un termine neutro rispetto
al genere». Ma la Corte Suprema nel giro di un mese annullò i matrimoni,
capovolgendo tuttavia il verdetto la scorsa primavera. Così Davina e Molly si
sono sposate ancora nel settembre del 2008. Adesso la Corte torna a
pronunciarsi. Il giorno dopo la vittoria del referendum del 4 novembre tre
quesiti sono giunti all'attenzione dei giudici: la «proposition 8» non è valida
perché è una revisione e non un emendamento della costituzione? La «proposition
8» vìola la separazione dei poteri? Se il referendum non è incostituzionale
quali saranno gli effetti sui matrimoni già celebrati? Con una imponente
fiaccolata partita dal quartiere Castro di san Francisco, la «città» di Harvey
Milk, e giunta fino al palazzo della Corte Suprema, i gay hanno detto ai
giudici: non si può «negare alle coppie dello stesso sesso il diritto di
sposarsi». Intanto con Obama l'America è cambiata. Uno dei membri della Suprema
Corte prossimo alla pensione potrebbe essere rimpiazzato da una collega
lesbica. E IN CASA NOSTRA? In Italia si muovono i primissimi passi. Il
tribunale di Venezia ha chiamato in causa la corte costituzionale perché si pronunci sul divieto alla
pubblicazione degli atti di matrimonio opposto dal Comune a una coppia gay.
L'avvocato ricorrente, Francesco Bilotta, commenta: «Quale che sia l'esito del
giudizio della California, questa battaglia sarà stata comunque utile per
l'innalzamento della soglia di attenzione sociale sulle famiglie formate da
persone dello stesso sesso. È quello che si stenta a capire
in Italia, dove l'ordinanza di remissione alla corte costituzionale del tribunale di Venezia viene ignorata da quanti temono un
esito negativo del giudizio della Corte costituzionale». La meta è chiara: sensibilizzare la società, combattere i
pregiudizi. E si raggiunge anche attraverso la via dei tribunali.
(
da "marketpress.info"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Lunedì
25 Maggio 2009 CAMPANIA: LEGGE ELETTORALE: BASSOLINO, IMPUGNAZIONE INFONDATA,
GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE PER PARTECIPAZIONE FEMMINILE LA PARTECIPAZIONE
Napoli, 25 maggio 2009 - La partecipazione delle donne alla vita politica è, da
molto tempo, un grande tema nazionale. La nuova legge elettorale della Campania
introduce una importante innovazione con la possibilità della doppia preferenza
uomo-donna. Dalle informazioni in nostro possesso, limpugnazione della legge da parte del Consiglio dei
Ministri
largamente preannunciata dal centrodestra
campano sarebbe basata principalmente sul presunto contrasto con i
principi di uguaglianza, di libertà di voto e di pari opportunità sanciti dalla
Costituzione (articoli 3, 48 e 51). Come se la legge predeterminasse un
equilibrio di genere nellesito elettorale,
stabilendo quanti uomini e quante donne debbano essere eletti. La legge offre
invece diverse possibilità: votare solo una lista senza esprimere preferenze;
esprimere una sola preferenza; esprimere uneventuale seconda
preferenza. Solo in questultimo caso, la seconda
preferenza dovrà tener conto dellalternanza di genere. Nessun
condizionamento, dunque, degli esiti elettorali, ma solo unopportunità di
scelta in più per lelettore. Nel Paese delle liste bloccate, la
nostra è una soluzione forte e innovativa, senza precedenti nei sistemi
elettorali vigenti, che dà nuovo impulso allapplicazione
del principio costituzionale di parità di accesso
alle cariche elettive, principio sancito con forza anche nel nuovo Statuto
regionale. A questo proposito, tra soli quattro giorni sarà superato anche il
rilievo relativo allentrata in vigore dello
Statuto. Il 26 maggio scadrà, infatti, il termine previsto per leventuale
promozione di referendum e il testo verrà promulgato. A oggi, infatti, non
risultano iniziative referendarie in corso. E´ paradossale, infine, che mentre
tutte le statistiche segnalano quanto grave sia in Italia il problema delle
pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte
positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di unamministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il
ruolo delle donne nelle istituzioni. Attendiamo, dunque, con fiducia il
pronunciamento della Corte Costituzionale. . <<BACK
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 7 autore:
ANALISI L'intesa con Stato e comuni non salva dai ricorsi al Tar di Nicolò
Zanon Q uale valore ha l'intesa raggiunta lo scorso 1Úaprile alla conferenza
unificata tra stato, regioni ed enti locali in materia di edilizia e
urbanistica? Fino a che punto possono validamente discostarsi dai contenuti
dell'intesa le leggi che le regioni si sono impegnate ad approvare? L'esistenza
di un'intesa esclude che il governo possa impugnare di fronte alla Corte costituzionale le leggi regionali che ritenga fuori
competenza o che comunque non si attengono all'intesa? Quale sarà
l'atteggiamento dei singoli comuni rispetto a scelte che incidono fortemente
sulla loro competenza pianificatoria? Sono domande cruciali: certezza,
chiarezza, stabilità e validità delle regole vigenti e applicabili interessano
ogni cittadino che intenda procedere agli interventi ricompresi nel cosiddetto
piano casa. è ancora vivo il ricordo del caos creatosi qualche anno fa nella
vicenda del condono edilizio. Lo stesso ricorso all'intesa – cioè a una
soluzione tendenzialmente condivisa tra tutti i livelli di governo – è dovuto
alla forte opportunità di un intervento che rivitalizzi un settore cruciale
della nostra economia, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma
senza ledere le competenze che Costituzione e legislazioneordinaria
attribuiscono a regioni ed enti locali. E tuttavia, fatta l'intesa, nascono
ugualmente problemi. Come si sa, varie leggi regionali approvate o in corso d'approvazione
se ne discostano, sia in senso più permissivo, sia in senso più restrittivo.
Ora, l'intesaè sostanzialmente un atto di carattere amministrativo (sia pure di
amministrazione molto "alta"). Non è equiparabile a una legge
statale. Quindi non può contenere principi fondamentali che vincolino
giuridicamente le regioni in una materia di competenza concorrente come quella
di cui si tratta ( governo del territorio), in cui legiferare appartiene alle
regioni, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, appunto
riservata alla legge statale. Del resto, lo stesso testo dell'intesa prevede
che le regioni si impegnino ad approvare entro 90 giorni proprie leggi ispirate
«preferibilmente » agli obiettivi in essa indicati. E ammette che le leggi
regionali possano individuare gli ambiti in cui escludere o limitare gli
interventi di aumento di volumetria o di demolizione e ricostruzione. Sarebbe
però eccessivo ritenere che l'intesa sia del tutto inutile e priva di effetto.
Sia perché contiene anche scelte apparentemente rigide (ad esempio, il divieto
di interventi di ampliamento o di demolizione e ricostruzione nei centri
storici), sia perché non parrebbe in generale ammissibile un intervento
legislativo regionale indirizzato a frustrare completamente le finalità cui
l'intesa stessa è rivolta. E dunque: quanto affidamento si può nutrire sulla
stabilità e sulla validità delle normative regionali "attuative"
dell'intesa? L'approvazione dell'intesa non può impedire in assoluto il
contenzioso stato-regioni, ma lo dovrebbe sicuramente disincentivare. Infatti, il principio di leale collaborazione ha rilievo costituzionale e la stessa Corte costituzionale (sentenze 31/2006 e
58/2007) sostiene che esso impone alle parti che sottoscrivono un accordo
ufficiale in una sede istituzionale di tener fede all'impegno assunto. In ogni
caso, ragionevolmente si può ritenere che la conclusione dell'intesa
sconsiglierà le impugnative statali, anche se non si può escludere che
qualche problema potrà riguardare soprattutto le leggi regionali che la
"interpretano", se così può dirsi, in senso molto restrittivo. Ma i
nodi più seri potrebbero nascere di fronte al giudice amministrativo. Non si
può infatti escludere che alcuni comuni impediscano ai privati interventi che
le leggi regionali invece consentono, rivendicando la propria funzione
pianificatoria, ovvero neghino interventi consentiti dall'intesa, ma non invece
dalla legge regionale, più restrittiva. In casi di questo genere, il probabile
contenzioso di fronte al giudice amministrativo, innescato dal ricorso del
privato che si vedesse bloccati i lavori, potrebbe essere l'occasione sia per
chiarire il valore dell'intesa, sia – ahimé – per sollevare varie questioni di
costituzionalità delle leggi regionali, con connessi problemi di stabilitàe
certezza delle scelte normative da queste compiute. Questo eventuale
contenzioso sarebbe valutato dalla Corte costituzionale
certamente alla luce dell'intesa, ma soprattutto con riferimento alla
ripartizione costituzionale delle competenze di Stato
e Regioni, che l'intesa non può in alcun modo modificare. © RIPRODUZIONE
RISERVATA EFFETTO BOOMERANG Se gli enti locali stringerenno sui criteri i
privati si rivolgeranno ai giudici amministrativi
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 38 autore:
I motivi del contendere IN SERVIZIO 65 anni Il dipendente di un'azienda di
trasporti chiede all'azienda di restare in servizio fino al 65esimo anno oppure
fino al raggiungimento della contribuzione previdenziale massima. Il datore di
lavoro, tuttavia, lo colloca a riposo applicando la normativa vigente all'epoca
della domanda. La Corte costituzionale è poi intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma L'ITER DEL
GIUDIZIO 2 pronunce In appello i giudici affermano che il rigetto dell'istanza
di trattenimento in servizio si considera equivalente a un licenziamento e che
l'inerzia del dipendente nel presentare la domanda non esclude il diritto al
risarcimento del danno richiesto. Per i giudici di legittimità, infine,
il licenziamento intimato è viziato da nullità,ma l'inerzia per tre anni viene
interpretata come rinuncia tacita al reintegro
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 38 autore:
Cassazione. Il «forzato» collocamento a riposo del dipendente equivale a
licenziamento Il reintegro va sollecitato Tacita rinuncia da parte di chi non
mostra l'interesse a tornare Remo Bresciani Il lavoratore licenziato perde il
diritto alla reintegra e al risarcimento se rimane inerte per anni prima di
chiedere di tornare in servizio. La mancata immediata offerta delle prestazioni
lavorative testimonia un "disinteresse" al ripristino del rapporto
che giustifica l'affidamento del datore di lavoro circa l'abbandono della
pretesa. In pratica il comportamento del titolare del diritto al reintegro che
trascuri di esercitarlo è idoneo a «determinare la perdita della stessa
situazione soggettiva». Sono queste le motivazioni con le quali la Cassazione
(sentenza 9924/2009) ha respinto il ricorso di un dipendente di un'azienda di
trasporti che aveva chiesto all'azienda di voler restare in servizio fino al
sessantacinquesimo anno oppure fino al raggiungimento della contribuzione
previdenziale massima. Il datore di lavoro, tuttavia, lo aveva collocato a
riposo applicando la normativa vigente all'epoca della domanda. La Corte costituzionale è poi intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma e il
lavoratore, ormai fuori limite di età per riprendere servizio, si è rivolto al
giudice per chiedere il risarcimento del danno da mancato trattenimento, in
misura pari alla differenza tra la retribuzione non percepita e la pensione,
nonché del danno pensionistico da omessa contribuzione previdenziale. Il
tribunale ha respinto la domanda ma in appello i giudici hanno affermato che il
rigetto dell'istanza di trattenimento in servizio espresso dall'azienda si
doveva considerare equivalente a un licenziamento e che l'inerzia del
dipendente nel presentare la domanda non escludeva il diritto al risarcimento
del danno nella misura richiesta. L'incertezza normativa durata fino alla
pubblicazione della decisione della Consulta, circa la possibilità o meno di
proseguire il lavoro, non bastava a escludere «l'elemento soggettivo
dell'illecito contrattuale addebitabile all'azienda». Né assumeva rilievo il
fatto che il dipendente non avesse formalmente offerto le prestazioni. Contro
questa decisione l'azienda di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione
lamentando che la Corte d'appello aveva completamente trascurato di considerare
il fatto che il lavoratore, dopo la sentenza della Consulta, era rimasto inerte
per circa tre anni non offrendo la prestazione lavorativa e manifestando in
questo modo di non avere alcun interesse al ripristino del rapporto. I giudici
di legittimità, nell'accogliere il ricorso, hanno stabilito che il
licenziamento intimato dal datore di lavoro in contrasto con l'articolo 6 della
legge 26 febbraio 1982 n. 54 è viziato da nullità e non incide sulla permanenza
del rapporto e degli obblighi contrattuali, sicché al lavoratore è concesso di
richiedere la reintegrazione nel posto di lavoro. Ciò non comporta tuttavia, ha
spiegato la Cassazione, che «della nullità possa giovarsi il lavoratore che
abbia tenuto un comportamento concludente oggettivamente rilevante come
contrario alla prosecuzione del rapporto di lavoro». Infatti se dopo il rifiuto
del datore di lavoro di accogliere l'istanza del dipendente per la prosecuzione
del rapporto non segue alcuna reazione del lavoratore, questa situazione
configura una rinuncia tacita al diritto di far proseguire il rapporto e rende
quindi impossibile che sullo stesso, in quanto esaurito, esplichi efficacia
retroattiva la pronuncia della Corte costituzionale.
In sostanza, prosegue la Suprema corte, il
comportamento del titolare di una situazione creditoria o potestativa, che
trascuri per lungo tempo di esercitarla, genera «un affidamento della
controparte nell'abbandono della relativa pretesa» idoneo a determinare la
perdita della stessa situazione soggettiva. Si ha così la preclusione
dell'azione del lavoratore non per illiceità ma a causa di un comportamento
prolungato del titolare che porta a ritenere che l'interessato abbia
abbandonato l'idea della reintegra, senza che rilevi, conclude la Corte,
«l'atteggiamento soggettivo » ai fini del risultato finale di perdita del
diritto alla ripresa del servizio e al risarcimento del danno. © RIPRODUZIONE
RISERVATA www.ilsole24ore.com/norme Il testo della sentenza IL PRINCIPIO
Rinuncia tacita quando all'istanza per proseguire il rapporto fino a 65 anni
non segue un esplicito «atteggiamento soggettivo»
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: SYSTEM (MARCOLIN) data: 2009-05-25 - pag: 36
autore: Ctp. Tornano gli atti di riscossione «muti» Senza responsabile
iscrizioni ipotecarie e intimazioni nulle Francesco Falcone Antonio Iorio Sono
illegittime, e come tali devono essere "annullate", le iscrizioni di
ipoteca e le intimazioni di pagamento prive dell'indicazione del responsabile
del procedimento. A dirlo è la Ctp di Cosenza che, con due sentenze n.
253/01/09 e n. 257/01/09, valorizzando le regole dello Statuto del
contribuente, ha esteso il vizio invalidante a tutti gli atti emanati
dall'agente della riscossione privi dell'indicazione del responsabile del
procedimento. Fino a questo momento la nullità dell'atto,per mancata
indicazione del responsabile del procedimento, è stata dichiarata per le sole
cartelle di pagamento sulla base della ordinanza della Corte
costituzionale n. 377/07,
che ha trovato poi attuazione con l'articolo 36, comma 4-ter della legge
31/2008 (di conversione del Dl 248/2007). I giudici di Cosenza hanno ritenuto
che la Corte costituzionale,
essendo stata investita del vizio relativo alle cartelle di pagamento, si è
occupata solo di esse non potendo estendere questo principio agli altri atti
tipici emanati dall'agente della riscossione per i limiti posti alla sua
giurisdizione (ex articolo 27 della legge 87/53). Questa estensione, invece, è
stata operata nelle due pronunce della Ctp calabrese in aderenza alla
previsione contenuta nell'articolo 7 dello Statuto del Contribuente, le cui
disposizioni costituiscono i «principi generali dell'ordinamento tributario ».
L'articolo 7, comma 2, lettera a), dello Statuto prevede infatti che «gli atti dell'amministrazione
finanziaria e dei concessionari della riscossione devono tassativamente
indicare... l'Ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni
complete in merito all'atto notificato o comunicato e il responsabile del
procedimento& ». Per questo motivo i giudici hanno ritenuto che un tale
tipo di vizio non possa costituire una mera irregolarità e hanno affermato che
la sanzione dell'annullabilità, applicabile ai provvedimenti tributari non
conformi al dettato normativo, riguardi anche la comunicazione dell'avvenuta
iscrizione ipotecaria carente della indicazione "tassativa" prevista
dal citato articolo 7. In
più, e a differenza di quanto previsto dalla legge 31/2008 – che prevede
espressamente una sanatoria per le cartelle di pagamento prive della
indicazione del responsabile del procedimento emesse prima del 1Úgiugno 2008 –
viene evidenziato che, essendo l'articolo 7, comma 2 legge 212/2000 norma di
carattere generale, tutti gli altri atti emessi dai concessionari (oggi agenti
della riscossione) non sono oggetto di sanatoria sulla base dei principi
contenuti nella recentissima sentenza della Corte costituzionale
n. 58/09. Inoltre il Collegio, reputando l'intimazione di pagamento equivalente
a un atto di precetto (con tutto quello che per tale tipo di atto è richiesto
dagli articoli 125 e 480 del Codice di procedura civile), ha ritenuto che anche
la mancata sottoscrizione (o quantomeno l'indicazione a stampa del soggetto che
ha emanato l'atto) è colpita da nullità. Occorre infine precisare che la
sentenza 253/01/09 ha riguardato l'impugnazione di una iscrizione di ipoteca,
mentre la sentenza 257/01/09 ha riguardato l'impugnazione di una intimazione di
pagamento. Questo non esclude, però, che i principi interessanti e importanti
in esse contenute possano trovare applicazione per tutti gli atti dell'agente
della riscossione e quindi anche, ad esempio, per il fermo amministrativo. Se
questa condivisibile interpretazione dovesse trovare ulteriori conferme, non vi
è dubbio che si aprirà un nuovo importante filone di impugnazioni. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA IN BASE ALLO STATUTO In questa ipotesi non è ritenuta
applicabile la sanatoria varata dal milleproroghe sulle cartelle esattoriali
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 39 autore:
Cassazione. L'interdizione e l'inabilitazione sono strumenti da usare nei casi
estremi Incapaci, tutela su misura La via prioritaria è nell'amministrazione di
sostegno Giovanni Negri Una forma di tutela rafforzata e flessibile per evitare
alla persona parzialmente incapace di farsi del male da sé. Anche nella sfera
negoziale. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 9628, della Prima sezione
civile, depositata 22 aprile 2009, interviene a chiarire la fisionomia
dell'amministratore di sostegno, figura introdotta nel nostro ordinamento con
la legge n. 6 del 2004, che ha permesso di uscire dalla rigida alternativa tra
capacità e incapacità rispetto alle situazioni di debolezza. I giudici della Corte ricordano innanzitutto che da subito si è
imposta la necessità di precisare i confini dell'amministrazione di sostegno
rispetto all'interdizione e all'inabilitazione. Tanto da averne investito anche
la Corte costituzionale:
troppo ampio era apparso il margine di manovra, se non di arbitrio, lasciato al
giudice nella scelta dello strumento di tutela. La Consulta aveva però
sottolineato che solo apparentemente i tre istituti hanno lo stesso ambito di
applicazione: si tratta invece di individuare il mezzo più adeguato alla
persona incapace, utilizzando il criterio della minore compressione possibile
della sua sfera di azione giuridica. In questo senso osserva ora la Cassazione,
rispetto agli istituti della interdizione e dell'inabilitazione, l'ambito di
applicazione dell'amministrazione di sostegno va individuato in rapporto non
tanto al diverso grado di infermità o di impossibilità di badare ai propri
interessi della persona con autonomia limitata, ma piuttosto con riferimento
alla maggiore adattabilità e flessibilità. Insomma, in primo piano c'è la
necessità di aderire alle condizioni psicofisiche della persona interessata
senza penalizzarla. La stessa Cassazione ricorda che l'interdizione, per come
appare la volontà del legislatore, deve essere considerata un'ipotesi residuale
e in qualche maniera " di chiusura", da riservare ai casi più gravi
per i quali nonè possibile l'applicazione dell'amministrazione di sostegno. In
precedenza la Corte si era concentrata su due ambiti specifici, quello
dell'attività che deve essere compiuta nell'interesse della persona e quello
della gravità della condizione della persona, ora la Corte si sofferma invece
sulla capacità negoziale, sottolineando come nel caso approdato al suo
giudizio, la persona interessata poteva compiere atti negozialmente rilevanti.
Situazione da cui la Corte d'appello aveva fatto derivare la necessità
dell'interdizione come garanzia di maggiore protezione. Una scelta che la
Cassazione non condivide perché i giudici di secondo grado si sono dimenticati
della possibilità di un intervento meno invasivo. Il provvedimento di nomina
dell'amministratore di sostegno, infatti, deve specificare gli atti che
l'amministratore ha il potere di compiere in nomee per conto del beneficiario e
quelle che il beneficiario può compiere solo con l'assistenza
dell'amministratore. Di conseguenza, il giudice può graduare il progetto di
sostegno in modo tale da escludere, fatta salva la possibilità per
l'interessato di compiere tutti gli atti per quali l'autorità giudiziaria
ritiene inutile l'assistenza dell'amministratore, che l'incapacepossa svolgere
un'attività negoziale in grado di danneggiarlo, senza per questo che vengano
compromessi i legami familiari (l'incapace viveva infatti in famiglia) o
impedire gli atti della vita quotidiana.
(
da "AltaLex"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sui
danni da insidia e responsabilità della P.A. Cassazione civile , sez. III,
sentenza 09.04.2009 n° 8692 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Nel caso di
danno cagionato da insidia non spetta allattore
provare la colpevole inerzia della Pubblica Amministrazione, essendo piuttosto
onere di questultima dimostrare di non
avere potuto rimuovere la situazione di pericolo. La Corte di Cassazione si
pronuncia in tema di onere della prova nel caso di danno cagionato da
uninsidia costituita da rocce semiaffioranti in un lago e non indicate nella
carta nautica ufficiale. Il ricorrente, la cui domanda risarcitoria era stata
respinta prima dal Tribunale di Verbania e successivamente dalla Corte dAppello di Torino, chiedeva il risarcimento dei danni
subiti al motoscafo
di sua proprietà a causa della collisione con un basso fondale non segnalato.
Le sentenze dei giudici di merito avevano respinto la richiesta risarcitoria
sullassunto che, pur essendo stata dimostrata
lesistenza di uninsidia nelle acque del lago Maggiore,
tuttavia non era stato assolto lonere della prova
in relazione allesistenza di uninerzia colposa della Regione
Piemonte nellomessa indicazione di quello specifico pericolo. Il
ricorrente, tuttavia, impugnava la sentenza di secondo grado assumendo che il
proprio onere probatorio si esaurisse nella dimostrazione della sola esistenza
dellinsidia, essendo la prova di questultima
condizione necessaria e sufficiente per la declaratoria di responsabilità della
P.A. ex art. 2043 cod. civ.. I giudici di legittimità accolgono la tesi del
ricorrente, cassando con rinvio la sentenza impugnata, sul presupposto che nel
caso di danni cagionati da beni di proprietà della P.A., qualora non sia
applicabile, come nel caso di specie, lart.
2051 cod. civ. in quanto venga accertata limpossibilità
delleffettiva custodia del bene a causa della notevole estensione dello
stesso e delle modalità di utilizzo da parte di terzi, comunque è applicabile
il disposto dellart. 2043 cod. civ., che non limita in alcun modo la responsabilità
colposa della P.A. a parte i casi di insidia e di trabocchetto. In queste
ultime circostanze, infatti, graverà sul danneggiato il solo onere di provare lanomalia del bene demaniale, che costituisce fatto di
per sé idoneo a configurare un comportamento colposo della P.A., sulla quale ricade
conseguentemente lonere della prova dei
fatti impeditivi della propria responsabilità, quali la possibilità che
lutente si sia trovato nella possibilità di percepire o prevedere con
lordinaria diligenza la suddetta anomalia o limpossibilità
oggettiva di rimuovere la situazione di pericolo. (Altalex, 25 maggio 2009.
Nota di Federico Repetti) SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III CIVILE
Sentenza 9 aprile 2009, n. 8692 Svolgimento del processo 1.1 Con ricorso notificato
il 5 febbraio 1993 C.F.
conveniva la Regione Piemonte innanzi al Tribunale Regionale delle Acque
Pubbliche di Torino, esponendo di essere proprietario di un'imbarcazione da
diporto alla cui guida, in data ****, mentre navigava sul Lago Maggiore a
ridotta velocità, era andato a urtare contro un basso fondale, sicchè il
motoscafo era parzialmente affondato. Assumeva l'attore che degli ingenti danni
riportati dal mezzo era responsabile la Regione Piemonte, non essendo la roccia
nè visibile, nè segnalata, e ciò tanto più che la carta nautica ufficiale
indicava in quel punto un fondale profondo due metri, laddove questo si era
rivelato molto più basso. Chiedeva pertanto il ricorrente la condanna dell'ente
convenuto a risarcirgli i danni. Costituitasi in giudizio, la Regione Piemonte
eccepiva l'incompetenza per materia del giudice adito, essendo competente il
Tribunale di Verbania. Nel merito negava ogni responsabilità per l'incidente. A
seguito di dichiarazione di incompetenza del giudice adito, la causa veniva dal
C. riassunta innanzi al Tribunale di Verbania che con sentenza del 7 giugno
2001, all'esito della compiuta istruttoria, rigettava la domanda. Proposto
gravame, la Corte d'appello di Torino, con sentenza del 20 febbraio 2004 lo
respingeva. 1.2 Avverso tale pronuncia propone ricorso per cassazione C. F.
affidando le sue doglianze a due motivi. Resiste con controricorso la Regione
Piemonte. Il Procuratore generale presso questa Corte ha concluso per
l'accoglimento dell'impugnazione ai sensi dell'art. 375 c.p.c.. Entrambe le
parti hanno depositato memoria. Il ricorso è stato così avviato alla
trattazione in camera di consiglio. Nell'adunanza del 21 febbraio 2006 la Corte
ha tuttavia rimesso la causa alla pubblica udienza. C.F. e la Regione Piemonte
hanno depositato una seconda memoria ex art. 378 c.p.c.. Motivi della decisione
2.1 Col primo motivo il ricorrente lamenta violazione o falsa applicazione
degli artt. 2043 e 2697 c.c., e degli artt 112 e 115 c.p.c., contraddittorietà
della motivazione su un punto decisivo della controversia, ex art. 360 c.p.c.,
nn. 3 e 5, per avere il giudice di merito erroneamente affermato che il C., pur
avendo provato l'esistenza dell'insidia, non aveva diritto ad alcuna tutela
risarcitoria, ex art. 2043 c.c., non avendo dimostrato la sussistenza di una
situazione di inerzia colposa della Regione Piemonte nell'omesso
posizionamento, in epoca precedente l'incidente, di indicazioni segnaletiche
del basso fondale contro il quale era andato a collidere il motoscafo, laddove,
per consolidato diritto vivente, per aversi responsabilità risarcitoria, ex
art. 2043 c.c., della Pubblica Amministrazione, condizione necessaria e
sufficiente è la sola prova dell'insidia. Conseguentemente, avendone il C.
dimostrato l'esistenza, spettava all'ente convenuto provare di non aver potuto
rimuovere la situazione di pericolo, laddove la Corte territoriale aveva
erroneamente addossato al ricorrente anche l'onere di dimostrare che la
Regione, benchè edotta del rischio, nulla aveva fatto. Siffatta conclusione era
peraltro in contrasto con tutto l'impianto argomentativo della sentenza
impugnata, la quale aveva correttamente affermato l'applicabilità agli enti
pubblici dell'art. 2043 c.c., e aveva altresì mostrato di
aderire ai principi in punto di distribuzione dell'onere della prova, enunciati
dalla Corte costituzionale
nella sentenza n. 156 del 1999. Aggiunge anche il ricorrente che, non essendo
necessari ulteriori accertamenti di fatto, l'accoglimento del motivo
attribuisce alla Corte, in applicazione della norma di cui all'art. 384 c.p.c.,
la facoltà di decidere il merito della causa. Col secondo mezzo l'impugnante
denuncia omessa e insufficiente motivazione su un punto decisivo della
controversia, con conseguente violazione dell'art. 2043 c.c., ex art. 360
c.p.c., n. 5 perchè, anche ammesso che spettava al C. dimostrare, per essere
risarcito, la colpevole inerzia dell'amministrazione, l'assunto difensivo della
Regione, secondo cui l'esistenza di rocce semiaffioranti nel punto in cui si
era verificato il sinistro, sarebbe stata nota a tutti, costituiva ammissione
della conoscenza del fenomeno e segnatamente della discrasia tra situazione
reale e dato cartografico. Del resto l'ente convenuto aveva inizialmente
sostenuto che l'indicazione 2p riportata nella carta nautica segnalasse una
profondità media di 2 metri,
piuttosto che la profondità minima effettiva del lago in quel punto, così
mostrando di versare in uno stato di ignoranza inescusabile in chi deve
garantire la sicurezza della navigazione. 2.2 II primo motivo di ricorso è
fondato. L'insidia determinativa del danno del quale l'attore ha chiesto il
ristoro era individuabile - ed è stata concordemente individuata dalle parti -
nella esistenza di un basso fondale non segnalato nella carta nautica ufficiale
del Lago Maggiore, che pacificamente indicava, nel punto in cui ebbe a
verificarsi l'incidente, una profondità di almeno due metri. Il giudice di
merito, pur dando atto che siffatte indicazioni erano sbagliate, ha tuttavia
ritenuto l'errore non addebitabile alla Regione, segnatamente rilevando che il
documento, integrante la cartografia ufficiale dello Stato, proveniva dalla
Marina Militare, alla quale conseguentemente incombeva la verifica della
esattezza dei dati. In tale contesto, secondo la Corte territoriale, la domanda
attrice avrebbe potuto essere accolta solo ove l'attore avesse dimostrato che
l'ente convenuto conosceva la discrasia tra dati reali e risultanze
cartografiche, prova che non era stata fornita, irrilevante essendo anche la
delibera della Regione in data 15 aprile 1991, avente ad oggetto la
collocazione di opere di segnalamento del pericolo rappresentato da bassi
fondali e da rocce affioranti nel Lago Maggiore, in quanto adottata proprio a
seguito dell'incidente per cui è causa. Rileva il collegio che siffatto
argomentare è in contrasto con lo schema ricostruttivo della responsabilità per
danni da beni di proprietà della Pubblica amministrazione accolto dal diritto
vivente e al quale lo stesso decidente ha, in tesi, affermato di aderire. Mette
conto preliminarmente evidenziare che la navigazione lacuale rientra
nell'ambito delle attribuzioni normative e amministrative conferite alle
regioni dagli artt. 117 e 118 della Cost. Ed è significativo che proprio la
Regione Piemonte abbia nel tempo difeso innanzi alla Corte costituzionale
siffatte sue competenze contro atti dello Stato pretesamente lesivi delle
stesse (confr. Corte cost. 25 luglio 1995, n. 378). 2.3 Ciò posto, è
consolidata affermazione di questo giudice di legittimità che, in tema di
responsabilità per danni da beni di proprietà della Pubblica amministrazione,
qualora non sia applicabile la disciplina di cui all'art. 2051 c.c., in quanto
sia accertata in concreto l'impossibilità dell'effettiva custodia del bene, a
causa della notevole estensione dello stesso e delle modalità di uso da parte
di terzi, l'ente pubblico risponde dei pregiudizi subiti dall'utente, secondo
la regola generale dell'art. 2043 c.c., norma che non limita affatto la
responsabilità della P.A. per comportamento colposo alle sole ipotesi di
esistenza di un'insidia o di un trabocchetto. Conseguentemente, secondo i
principi che governano l'illecito aquiliano, graverà sul danneggiato l'onere
della prova dell'anomalia del bene, che va considerata fatto di per sè idoneo -
in linea di principio - a configurare il comportamento colposo della P.A.,
mentre incomberà a questa dimostrare i fatti impeditivi della propria
responsabilità, quali la possibilità in cui l'utente si sia trovato di
percepire o prevedere con l'ordinaria diligenza la suddetta anomalia o
l'impossibilità di rimuovere, adottando tutte le misure idonee, la situazione
di pericolo (confr. Cass. 6 luglio 2006, n. 15383). Non è superfluo aggiungere
che siffatto ordine di idee ha a suo tempo ricevuto il significativo avallo
della Corte costituzionale la quale, chiamata a
scrutinare la conformità con gli artt. 3, 24 e 97 della Cost. degli artt. 2051,
2043 e 1227 c.c., ha ritenuto infondato il dubbio proprio in ragione della
aderenza ai principi della Carta fondamentale del nostro Stato
dell'interpretazione affermatasi nella giurisprudenza di legittimità (confr.
Corte cost. n. 156 del 1999). 2.2 Venendo al caso di specie, l'assunto secondo
cui la verifica e la conseguente rettifica dei dati della carta nautica
incombeva alla Marina Militare e che la Regione avrebbe potuto essere
condannata a risarcire i danni derivanti dalla loro inesattezza solo ove fosse
stato dimostrato che, pur essendone consapevole, era rimasta colpevolmente
inerte, pone a carico all'attore un onere probatorio che esula dalla corretta
applicazione dei principi in materia di damnum iniuria datum, spingendo l'area
di esonero da responsabilità dell'ente pubblico ben oltre la soglia consentita
dalla norma codicistica. Non par dubbio infatti che la pertinenza della
navigazione lacuale alla sfera delle competenze regionali comporta che della
esattezza ed efficienza dei presidi volti a regolamentarla e a consentirne lo
svolgimento in condizioni di sicurezza risponde tout court la Regione nel cui
territorio ricadono le acque, salvo, naturalmente, il diritto dell'ente di
agire in rivalsa nei confronti di chi abbia approntato quei dispositivi ove,
per effetto della loro erroneità o insufficienza, esso sia stato chiamato a
rispondere dei pregiudizi derivatane a terzi. Ciò significa che non ha alcun
rilievo, in questa sede, la circostanza, valorizzata dal giudice di merito, che
la carta nautica proveniva dalla Marina Militare perchè la Regione, garante
della sicurezza della navigazione, risponde, in via di principio, verso i terzi
della discrasia tra dato reale e risultanze cartografiche, e ciò tanto più che
queste erano basate su saggi effettuati nel lontano 1887 e che, contro ogni
regola di prudenza, nessun aggiornamento era mai stato richiesto. Infine non
ricorrono le condizioni perchè la causa venga decisa nel merito, siccome
richiesto dal ricorrente, essendo a tal fine necessari ulteriori accertamenti
di fatto sull'entità dei danni e del conseguente risarcimento spettante al
ricorrente. Ne deriva che, in accoglimento del primo motivo di ricorso, nel
quale resta assorbito il secondo, la sentenza impugnata deve essere cassata con
rinvio alla Corte d'appello di Torino, in diversa composizione, la quale sì
atterrà al seguente principio di diritto: accertata l'esistenza di un'insidia,
nella specie costituita dalla discrasia tra situazione reale e dati
cartografici in relazione a fondali di acque lacuali, ai fini dell'affermazione
della responsabilità dell'ente nel cui territorio ricade il lago, per danni subiti
da terzi, non spetta all'attore dimostrare l'inerzia colpevole della Regione,
essendo piuttosto onere di questa provare di non aver potuto rimuovere la
situazione di pericolo. P.Q.M. La Corte accoglie il primo motivo; dichiara
assorbito il secondo. Cassa la sentenza impugnata in relazione al motivo
accolto e rinvia anche per le spese del giudizio di cassazione alla Corte
d'appello di Torino in diversa composizione. Così deciso in Roma, il 2 marzo
2009. Depositato in Cancelleria il 9 aprile 2009. Commenta | Stampa | Segnala |
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(
da "ITnews.it"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 25
mag. - (Adnkronos) - "Per passare dalla moratoria all'effettiva abolizione
della pena di morte, potra' essere necessaria una nuova risoluzione dell'Onu
che rilanci solennemente il tema del rispetto della vita in tutte le
circostanze". Lo ha affermato il vicepresidente del
Csm Nicola Mancino intervenendo al Forum internazionale sulla pena capitale che
si svolge oggi a Roma e che riunisce i ministri della Giustizia di diversi
Stati esteri. Mancino ha sottolineato come le statistiche dimostrano che "aumenta
il numero degli Stati che hanno abolito il diritto o di fatto la pena capitale,
ma oggi tuttavia la mano del boia non si ferma"; inoltre il numero due di
Palazzo dei Marescialli ha aggiunto che l'Italia in prima linea e l'Europa si
sono distinte per il ruolo avuto nella sospensione e nella definitiva
abolizione della pena di morte dagli ordinamenti giuridici.
(
da "Adnkronos"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
PENA DI MORTE: MANCINO (CSM),
SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU commenta 0 vota 0 tutte le notizie di CRONACA
ultimo aggiornamento: 25 maggio, ore 12:19
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 25-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Caserta))
(Mattino, Il (City)) (Mattino, Il (Avellino)) (Mattino, Il (Benevento))
(Mattino, Il (Salerno))
Argomenti: Giustizia
La
condizione, in una disposizione testamentaria, che subordini la efficacia della
stessa alla circostanza che l'istituito contragga matrimonio, è contraria alla
esplicazione della libertà matrimoniale garantita dalla Costituzione con gli
art. 2 e 29. L'importante
principio è stato affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza 15
aprile 2009 n. 8941, ha
dichiarato la invalidità, considerandola come non apposta, di una clausola
testamentaria così formulata: «Qualora al momento dell'apertura della mia
successione mio figlio Biagio non si sarà risposato, ad esso lascio, in
sostituzione della legittima a lui spettante per legge, l'usufrutto generale
vitalizio della suddetta casa di via Montecelso, nonché di tutti gli altri miei
beni ad eccezione della casa di Castiglione della Pescaia, come sopra
attribuita a mia figlia Antonia, alla quale sarà devoluta anche la nuda
proprietà degli altri beni, in considerazione del fatto che essa è madre di due
figli». Le ragioni. Il diritto di contrarre matrimonio, che discende
direttamente, oltre che dall'art. 2, anche dall'art. 29 della Costituzione, è
espressamente enunciato nell'articolo 16 della Dichiarazione universale dei
diritti dell'uomo del 1948 e nell'articolo 12 della Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, resa esecutiva
in Italia con la legge 4 agosto 1955, n. 848 (ed, oggi, anche dall'articolo 9
della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, proclamata a Nizza il
7 dicembre 2000). Il vincolo matrimoniale è, e deve rimanere, frutto di una
libera scelta autoresponsabile, attenendo ai diritti intrinseci ed essenziali
della persona umana e alle sue fondamentali istanze, e pertanto si sottrae a
ogni condizionamento, anche indiretto (Corte costituzionale, sent. n. 1 del 1992;
sentt. n. 450 del 1991 e n. 189 del 1991). Nella scelta, dunque, non deve
sfavorevolmente incidere alcunché di estraneo, al di fuori delle sole regole,
anche limitative, dell'istituto. Né vale opporre il rilievo secondo cui la
condizione testamentaria non sarebbe idonea a ledere la libertà personale dell'istituito,
che rimarrebbe arbitro delle scelte fondamentali della propria vita, cui
potrebbe, al più, conseguire la mancata attribuzione patrimoniale. Invero, la
pur indiretta coartazione della volontà reca, di per sé, vulnus alla dignità
dell'individuo, nella misura in cui l'alternativa di fronte alla quale lo
colloca la apposizione, da parte del testatore, della condizione testamentaria
possa indurlo, con la prospettiva di un vantaggio economico, ad una opzione che
limita la libera esplicazione della sua personalità.
(
da "SaluteEuropa.it"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
25/05/2009
Procreazione assistita, i Centri firmano il protocollo comune di comportamento
Un comportamento comune per aiutare la coppia ad raggiungere il risultato.
Quando "risultato" significa diventare genitori. Con la recente
sentenza della Consulta che ha cambiato prospettiva alla Legge 40, SISMER
-Società italiana di Studi di Medicina della Riproduzione- si è fatta
promotrice di un tavolo di lavoro tra centri pubblici e privati per arrivare a
definire un protocollo comune di comportamento sul quale operare e lavorare e,
tra un anno, confrontarsi. Il documento, che è stato sottoscritto ieri,
domenica 24 maggio, ha visto l'adesione di oltre 40 centri di PMA distribuiti
in tutta Italia. «La sentenza della Corte Costituzionale ha
introdotto nuovi elementi nell'applicazione coerente della Legge 40 : con
estrema chiarezza(e senza quindi possibilità di diverse interpretazioni) , ha
eliminato le rigidità e le direttive sanitarie pre-costituite imposte dalla
legge 40. Da oggi anche i trattamenti per la infertilità possono
riacquistare la dignità di ogni procedura medica : impostare un percorso
terapeutico personalizzato." Concordando sulla necessità di offrire alle
coppie il massimo dell'efficacia terapeutica ed il minimo dei rischi per la
salute, di contenere al massimo la creazione di embrioni in eccesso, e quindi
la loro crioconservazione, e di tutelare la salute dei nascituri, limitando le
gravidanze multiple, i centri hanno deciso di allinearsi ad un comune
comportamento nel proporre alla coppia un piano terapeutico individualizzato
per quanto riguarda il numero di ovociti da inseminare ed il numero di embrioni
da trasferire nell'utero della paziente», si legge nel protocollo che prevede
tra un anno un momento di valutazione dei risultati raggiunti. In concreto, le
coppie quindi saranno valutate secondo una "griglia" che tiene conto
dell'età della donna, della qualità del liquido seminale, di precedenti
fallimenti e del tipo di risposta ovarica. L'elaborazione di questi dati potrà
dare indicazioni sul numero degli embrioni da formare. rande importanza torna
ad assumere la componente qualità del centro e il suo adeguamento alle
direttive europee per quanto riguarda gli aspetti strutturali ed organizzativi.
"La prassi della procreazione assistita è radicalmente cambiata dal 2004
ad oggi afferma Ferraretti - le principali linee di innovazione internazionali
hanno portato ad una maggiore modulazione e personalizzazione delle terapie
tendenti a migliorare la qualità embrionaria, più che la quantità. In alcuni
Paesi c'è un tasso di gravidanza cumulativo doppio rispetto a quello italiano.
Lo sforzo che facciamo all'interno del nuovo scenario normativo ci porterà a
ridurre la distanza con l'Europa". Il percorso intrapreso con la firma del
protocollo porterà ad uno sviluppo della scienza medica in Italia tutelando la
salute della donna e del nascituro - commenta Luca Gianaroli, presidente eletto
della Società Europea di Riproduzione umana e di Embriologia -ESHRE. Non saremo
più uno dei fanalini di coda dell'Europa".
(
da "Virgilio Notizie"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Abdullatif
Sener scende in campo. Dopo mesi di attesa, oggi l'ex vice premier turco si
recherà al ministero dell'Interno per registrare ufficialmente il suo nuovo
partito, a cui stava lavorando ormai da diversi mesi. Nessun indiscrezione sul
nome e sul simbolo. Per il momento si sa soltanto che sarà una formazione di
centro, gradita a una parte di mondo economico e con l'obiettivo di strappare
voti al partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), di orientamento islamico
moderato e che guida attualmente la maggioranza in Parlamento. Sener conosce
molto bene il premier turco Recep Tayyip Erdogan e la sua squadra. Nel primo
governo Erdogan, dal 2002 al 2007, aveva ricoperto infatti con successo il
ruolo di vice premier con delega all'economia. Nel 2007 uscì dall'Akp, con
grande sorpresa non solo dell'opinione pubblica, ma del partito stesso e decise
di tornare all'insegnamento abbandonando la politica attiva. Voci vicine
all'Akp dicono che Sener fosse in contrasto con il premier Erdogan soprattutto
su alcuni temi economici come il progetto del Galata Port di Instanbul.
Erdogan, pur di non lasciarlo andare gli aveva anche proposto la candidatura
alla presidenza della Repubblica, poi conquistata da Abdullah Gul, ma Sener
rifiutò decisamente. La nascita del nuovo partito era prevista già l'anno
scorso quando tutto il Paese era certo che la formazione di maggioranza sarebbe
stata chiusa dalla Corte Costituzionale per attività anti
laiche. Ma la suprema Corte decise diversamente, l'Akp rimase in vita e Sener
si prese altro tempo per pensare al suo nuovo partito. La notizia arriva in un
momento di crisi per l'Akp, dopo il recente tonfo alle elezioni amministrative
in cui ha perso l'8 per cento dei consensi e un rimpasto di governo che ha
ricevuto più critiche che elogi.
(
da "Gazzettino, Il"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
commissario Vernizzi fa i conti: «È costato oltre un miliardo di euro» Lunedì
25 Maggio 2009, Mogliano Veneto NOSTRO INVIATO Ma quanto è costato il Passante
di Mestre? In una giornata in cui ammette che la realizzazione è ormai conclusa
(«Sì, oggi possiamo dire che siamo arrivati alla fine»), l'ingegnere Silvano
Vernizzi (nella foto), commissario straordinario dell'opera pubblica più
imponente conclusa a Nord Est negli ultimi decenni, accetta di fare due conti.
È il consuntivo del Passante di Mestre. Si può conoscere quanto è stato
sborsato? «La cifra finale è di 980 milioni di euro, più Iva». Ai 980 milioni,
quindi, se ne devono aggiungere all'incirca altri 196, il che porta l'impegno
totale a 1.176 milioni di euro? «Esatto, questo è il conto finale». Ma la cifra
iniziale era di poco superiore ai 500 milioni di euro. «L'aggiudicazione
dell'appalto ad Impregilo fu pari a 540 milioni di euro. In realtà già allora
il costo totale del progetto era di 750 milioni di euro, perchè bisognava
conteggiare altre voci, ad esempio gli espropri dei terreni». Da quella
previsione di spesa si è cresciuti di altri 230 milioni di euro. Perchè? «Un
primo ritocco ha comportato un incremento di 60 milioni di euro, una revisione
in corso d'opera, a favore di Impregilo». E gli altri milioni? «Avevamo una
previsione di 50 milioni di euro per gli espropri dei terreni. Ma la spesa
totale è stata in realtà di 150 milioni di euro, dettata anche dalla volontà di
evitare ricorsi. Possiamo dire che nessuno ci ha rimesso, nè i Comuni, nè i
singoli cittadini. E abbiamo applicato per primi in Italia il meccanismo del
pagamento delle abitazioni a valore di mercato e non di esproprio. Un criterio che solo in seguito è stato riconosciuto come giusto
dalla Corte Costituzionale». Eventuali ricorsi avrebbero rallentato o forse
addirittura bloccato l'iter realizzativo dell'opera. Gli ultimi 70 milioni in
aumento? «Riguardano il costo per lo spostamento di servizi, ad esempio il
gasdotto che viene da Kiev». Con l'inaugurazione del nuovo casello di Mogliano
e con il collegamento tra Passante a A27 in entrambe le direzioni, che cosa
prevede il cronoprogramma per poter sostenere che l'opera è conclusa? «Mancano
ancora due caselli. Quello di Spinea verrà ultimato per fine giugno. Per il
casello Martellago-Scorzè occorrerà attendere ancora un anno». C'è anche una
"bretellina" richiesta dai pendolari di Mogliano. «Occorre un po' di
pazienza fino a settembre e consentirà a chi utilizza la A27 di uscire a
Mogliano, anzichè, come accade oggi, al casello di Preganziol». G. P.
(
da "Gazzettino, Il
(OgniSport)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Montegrappa - Virtus CSM
Farra 2-0 Lunedì 25 Maggio 2009, GOL: pt 20' Meneghin, 30' Binotto.
MONTEGRAPPA: Codemo, De Martin, Pandolfo, Gatto, Zen, Bandiera, Galanti,
Sartori (st 20' Merlo), Sartor (st 28' Bordin), Meneghin, Binotto (st 35'
Cervo). All. Prosdocimo. VIRTUS COL SAN MARTINO: Gosetto, Meneghin (st 32'
Zandonà), Gallon (st 12' Tonon), Ma. Mognon, Nardi, Busetti, Vassalli, Baratto,
E. Simoni, Puppetti, Bittante (st 30' Di Girolamo). All. Roberto Mognon.
ARBITRO: Rossa di Castelfranco. NOTE: espulsi Marco Mognon per fallo da dietro
e Enrico Simoni per doppia ammonizione. Apre la strada del successo della
compagine del Crespano un eurogol di Meneghin. Poi i locali vivono di rendita
grazie anche alla superiorità numerica per le due espulsioni di Mognon e
Simoni.
(
da "AmericaOggi Online"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Berlusconi
alla Cnn. 20 minuti a tutto campo. Su Noemi spiegherò 25-05-2009 ROMA.
Giornali, giudici e sinistra mi attaccano in tutti i modi, ma gli italiani sono
con me. E lo resteranno anche in futuro. E' l'immagine di sé che Silvio
Berlusconi offre alla Cnn, che lo ha intervistato sabato a Palazzo Grazioli (un'ampia
sintesi è andata in onda stamattina, il testo integrale è stato diffuso da
Palazzo Chigi). Venti minuti a tutto campo, dalla fiducia in Angela Merkel per
l'affare Fiat-Opel al G8 dell'Aquila, dalla crisi dell'economia all'Iran ai
detenuti di Guantanamo, dalla politica dell'immigrazione alla finale di
Champions League. Ma soprattutto affrontando i temi bollenti che lo riguardano:
il processo Mills e il caso Noemi. Berlusconi spiega, racconta, illustra al
pubblico televisivo americano la sua verità sull' Italia. Non si stanca di fare
esempi ed entrare in particolari. NOEMI - "Mi accusano di aver mentito?
Reagirò, spiegherò esattamente la situazione e avrò ancora tutti gli italiani
con me; e un'altra volta quest'accusa sarà un boomerang per chi me l'ha rivolta".
"Non c'é nulla di nulla che sia minimamente negativo; abbiamo chiarito la
situazione e ancora di più la chiariremo in futuro, anche se all'inizio non ho
voluto si entrasse nei rapporti tra me e questa famiglia perché fanno parte
della mia vita privata, hanno diritto alla privacy e segretezza". "E'
indegno il comportamento di chi entra in una vicenda privata per farne motivo
di attacco politico". MILLS - "Una sentenza scandalosa. I giudici di
sinistra l'avevano scritta prima del processo".
"Questi non sono giudici, ma militanti politici che usano il potere giudiziario a fini di lotta
politica. Ma gli italiani sono con me, perché hanno visto le precedenti
situazioni in cui in ogni campagna elettorale i giudici, che in Italia sono
chiamati toghe rosse, sono entrati in campo e hanno cercato di farmi del
male". FIAT - La scelta del governo tedesco per la Opel sarà
"oggettiva", senza "motivazioni di antipatia" verso una o
l'altra azienda. "Non ne ho parlato con la Merkel. Non voglio interferire.
Ma la conosco e so che le varie offerte saranno esaminate oggettivamente,
escludo che possano esservi motivazioni di antipatia. Faranno la scelta che
sembrerà loro migliore per la Opel". CRISI - E' "grave, profonda,
anche estesa nel tempo". Ma per "gran parte" ha una causa
"psicologica". Per questo, "i governi devono tutti cercare di
diffondere sentimenti positivi", di "fiducia e ottimismo". E se
"la paura c'é ancora", Berlusconi ritiene che, "ad esempio in
Italia", sia colpa "dei media e soprattutto della sinistra, che
cantano ogni giorno la canzone del pessimismo e del catastrofismo: è contro
l'interesse del Paese, di tutti noi e anche contro il loro. Ma purtroppo
continuano a comportarsi così". G8 - Dovrà portare a un "Global Legal
Standard": una sorta di "codice", nuove regole e controlli per
finanza e economia, ma senza "passare a un'eccessiva presenza e
controllo" sul mercato. Per Berlusconi, comunque, la principale importanza
del G8 sta nel mettere a stretto contatto per tre giorni i leader dei Grandi Paesi:
"Lì si formano cordialità e amicizie". Anche per questo il G8
"non deve essere riassorbito dal G20". IRAN - Con la Cnn, Berlusconi
è prodigo di complimenti per Barcak Obama: "Non ha sbagliato una sola
mossa in politica estera", dice rispondendo a una domanda sull'Iran.
"L'Italia vuole il dialogo, ma con tempi certi. Bisogna tentare di far
ragionare il governo iraniano", come nel caso della missione, poi
cancellata, del ministro Frattini a Teheran. "Non possiamo accettare che
l'Iran si doti di una bomba nucleare. Anche in questo caso, se ci viene
chiesto, cercheremo di essere utili". GUANTANAMO - L'Italia non esclude di
accettare detenuti di Guantanamo, "farà il possibile per fare una cortesia
agli Usa", ma il problema non è ancora stato affrontato dal governo e l'intenzione
è di comportarsi "come gli altri Paesi europei" e "in base alle
nostre leggi". IMMIGRAZIONE - L'Italia si comporta "come gli Stati
Uniti e tutti i paesi normali", secondo "le direttrici europee".
"Solo che adesso qui è venuto di moda attaccarci, sempre da parte
dell'opposizione e dei suoi giornali che fanno di questo un problema diverso da
quello che è realmente, e i giornali stranieri continuano a seguirli".
CHAMPIONS - Né un pronostico ("nel calcio il 50% dipende dalla fortuna")
né una dichiarazione di tifo ("nella mia condizione non posso"), ma
un grave rammarico: che la finale di Roma si svolga senza il Milan, "la
mia squadra, quella che nella storia del calcio ha vinto il maggior numero di
coppe internazionali. Ora sta arrivando solo seconda in campionato anche per la
lontananza del presidente, ma conto di riportarla sù".
(
da "Virgilio Notizie"
del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Crolla,
tracolla, va a picco il Pil ucraino, e si innalza il livello - già oltre la
soglia d'allarme - di scontro politico. Il presidente Viktor Yushchenko ha
annunciato che l'economia dell'Ucraina potrebbe registrare una contrazione di
oltre il 20% nel primo trimestre del 2009, anno su anno. Previsione che lancia
assieme a nuove critiche alla premier-rivale Yulia Tymoshenko, pur senza
citarla. "Non è stata presa alcuna misura efficace", ha detto il capo
di Stato, il governo si limita "ad attendere, tre, quattro mesi, e magari
la crisi rallenterà". Ma il fatalismo dell'esecutivo minaccia serie
conseguenze, secondo Yushchenko: se non si procede a una revisione del bilancio
"si rischiano ritardi nei pagamenti dei salari pubblici e delle
pensioni". Insomma, il grande malato della cosiddetta 'Nuova Europa'
potrebbe scivolare dalla crisi economica in una pesante crisi sociale, mentre
ai vertici non si fa che litigare. E tra dispute e previsioni passano in
secondo piano quelli che molti economisti ritengono i primi segnali di ripresa.
Per il primo trimestre, viene anticipato un calo del 20%, vedi fino al 23% del
Pil", ha annunciato Yushchenko, secondo l'agenzia Interfax, a un forum
economico a Kiev. Dati da brivido, che hanno richiamato una precisazione
dell'ufficio presidenziale - "si tratta solo della stima sul primo
trimestre" - ma che confermano le aspettative di agenzie e tecnici
indipendenti, dopo il -8% registrato nell'ultimo trimestre del 2008. Il
capitombolo viene spiegato con l'estrema dipendenza del Paese ex sovietico
dalle esportazioni metallurgiche e chimiche, stoppate dalla crisi globale. Nel
primo trimestre dell'anno in corso, la produzione industriale è crollata del
32% rispetto allo stesso periodo 2008. Il Fondo monetario internazionale (Fmi)
ha concesso un prestito anti-crisi da 16,5 miliardi di dollari, rilanciato dopo
una pausa di riflessione sulla capacità ucraina di rispettare le richieste Fmi,
quantomeno in termini di bilancio. Il Fondo prevede una recessione a -8% a fine
anno e la Banca mondiale scommette piuttosto su un -9% del Pil. Le vedette
nazionali sono anche più pessimiste: la società di consulting Dragon Capital
stima per fine anno un -12,5% e l'Istituto Internazionale di Ricerche Politiche
(ICPS) -14%. Entrambi credono, però, nella vera ripresa per il 2010,
nell'ordine di un +3-4% del Pil. Al di là delle nerissime previsioni, a far
sperare che il peggio sia passato ci sono flebili segnali di rianimazione
dell'economia. Malgrado il crollo su tre mesi, le esportazioni chimiche e
metallurgiche sono aumentate del 21 e 16% da febbraio a marzo. La valuta
nazionale, la grivna, svalutatasi di circa il 40% dall'inizio della crisi, si è
stabilizzata. Il cambio con il dollaro oscilla ora attorno a quota 7,5, decisamente
meglio rispetto a dicembre (9 grivne per un dollaro) ma ancora molto peggio
dello scorso settembre (5 per un Usd). Tuttavia i consumatori sono in qualche
modo rassicurati, e l'indice di fiducia, segnala sempre l'ICPS di Kiev, è
risalito a 65,5 punti dalle buie profondità di gennaio, quando ha toccato il
record negativo di 41,8 punti. "Certamente vediamo una tendenza alla
stabilizzazione, con la ripresa della produzione di acciaio e previsioni di un
ottimo raccolto quest'anno", sintetizzava all'inizio di maggio al
Financial Times il consigliere presidenziale Oleksandr Shlapak. Ma il
presidente non sembra affatto convinto. Oggi, davanti agli imprenditori
nazionali, ha lamentato l'inefficienza del sistema ucraino, particolarmente
penalizzante per le piccole e medie imprese. Ed è sembrato parlare non solo di
economia quando ha detto "il sistema decisionale va rivisto, e lo si può
fare solo con misure radicali". In contrastocon l'ex alleata 'arancione'
Tymoshenko praticamente su tutto, Yushchenko sa bene di non avere molte chanche
alle prossime presidenziali, che - secondo il verdetto
della Corte costituzionale
da lui richiesto - si terranno a gennaio 2010. Ma al presidente non va proprio
giù il disgelo tra la premier e il collega russo Vladimir Putin e neppure la
prospettiva di un patto 'contro natura' con il partito filorusso di Viktor
Yanukovich, per spartirsi presidenza e guida del governo. Su questo
doppio binario, dalla scorsa estate i litigi sono diventati endemici, e la
crisi li ha aggravati, con il presidente e la premier sempre parlare due lingue
diverse, con diversi argomenti. Evasiva sulla necessità di rivedere il
bilancio, aumentando la previsione di spesa per assicurare salari e stipendi
(cosa che non piacerebbe al Fmi), Tymoshenko resta vaga su molti dossier
scottanti. Su quello del gas russo in particolare. Di fronte ai moniti di Putin
e del presidente Dmitri Medvedev sulla possibilità di "una nuova
crisi", la premier replica che "è possibile trovare un accordo"
e non molto altro. Il suo consigliere Aleksandr Gudyma fa notare oggi dalle
pagine del quotidiano russo Vedomosti che Mosca non esclude di finanziare in
parte un credito per garantire le forniture di metano e auspica che si potrà
evitare una "nuova guerra" del gas. Secondo Putin, a Kiev servono 4,
4,8 miliardi di dollari per pagare i 15-19,5 miliardi di metri cubi di gas
russo che già dovrebbe essere in via di stoccaggio per il prossimo inverno. Il
premier russo - che ha respinto la richiesta ucraina di un prestito di 5
miliardi di dollari - ha sostenuto che a Bruxelles di stanziare soldi per Kiev
non ne vogliono proprio sapere. Vedomosti oggi rivela una imminente missione
della Tymoshenko nella capitale europea: sperando in una smentita delle
dichiarazioni di Putin.