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Report "Giustizia"   23-25 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Iannuzzi(Pd): "Centrodestra vuole riesumare il listino" ( da "Caserta News" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Sono sconcertato dalla decisione ingiustificata del Governo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la nuova legge elettorale approvata di recente dal Consiglio Regionale della Campania". Così il segretario regionale del PD Tino Iannuzzi commenta la risoluzione con cui il Consiglio dei Ministri ha impugnato la nuova Legge Elettorale campana.

Romano replica a centrosinistra su legge elettorale ( da "Caserta News" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ritenendo di dover sottoporre alla Corte Costituzionale una norma regionale evidentemente illegittima, l'ha impugnata. E allora? Qual è lo scandalo? Dov'è questo tentativo di soffocare la democrazia? Vogliamo riesumare il Listino? Per noi è uno strumento utile a garantire realmente una seppur minima ma almeno certa partecipazione delle donne.

Il crinale scivoloso del muro contro muro ( da "Corriere.it" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: perché la legge rispondeva alle condizioni chieste dalla Corte Costituzionale nel 2004, unico suo «punto di riferimento». Per paradosso, quella Costituzione che Berlusconi è accusato di deformare e stravolgere, appare un ingombro anche ai suoi avversari nel momento in cui il capo dello Stato la addita come bussola neutrale, oggettiva.

Le parole dei laici ( da "Trentino" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Italia sia una Repubblica laica lo ha ribadito anche la Corte Costituzionale con la sentenza 203 del 1989. Ma ogni giorno, anche se volessimo fare di tutto per non tenerne conto, non possiamo ignorare che l'Italia è anche il "giardino del Papa". Meglio, è il Paese della perenne questione cattolica, mai tanto avvertita come in questi ultimi anni.

Comizio in dialetto di Zaia ( da "Tribuna di Treviso, La" del 23-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'

Gaetano Pecorella ( da "Stampa, La" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: posizione del premier è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale decida sulla legittimità del Lodo Alfano. Come giudica la procedura? «Dico che quella sentenza è stata una condanna morale per un convitato di pietra, cioè Berlusconi. E aggiungo che un magistrato (il riferimento è al presidente del collegio Nicoletta Gandus, ndr) che ha manifestato in maniera pubblica un'

Bocciato il friulano: "no" della Consulta all'uso del dialetto ( da "Cittadino, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Bocciato il friulano: "no" della Consulta all'uso del dialetto n La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di alcune norme contenute nella legge regionale del Friuli Venezia Giulia, varata nel 2007, inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. In particolare, con la sentenza n.

Pozzo pronto a finanziare il 20% della nuova Snaidero ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Udine La Corte costituzionale boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta regionale di centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007, e innesca fin da subito un dibattito politico trasversale che vede il senatore Saro (Pdl) condividere, il segretario leghista Fontanini rammaricarsi e l'ex deputato Baracetti annunciare battaglia.

Ctr oscillanti sull'Irap degli agenti di commercio ( da "Italia Oggi" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale con la nota sentenza n. 156/2001 secondo cui presupposto per l'Irap sia lo svolgimento con autonomia organizzata; la Consulta tuttavia, non ha bene indicato quale tipo di organizzazione sia rilevante per l'insorgere del presupposto impositivo nelle attività di lavoro autonomo, come pure non è bene chiaro quali tipi di reddito siano da comprendere tra gli esercenti

La Consulta: no al friulano negli uffici ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 23-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per questo la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di parte della legge regionale del Friuli Venezia Giulia, che nel 2007 introdusse il friulano nelle scuole e negli uffici, con i voti di Lega e del centrosinistra di Illy. Bocciato l'obbligo di rispondere in friulano negli uffici, di usare toponimi solo in friulano,

In Friuli la regione parlerà italiano ( da "Italia Oggi" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte costituzionale ha di fatto cancellato la legge regionale del 2007 sulla valorizzazione e promozione della lingua friulana. Per un motivo molto semplice: «la legge», ha detto la Corte, accogliendo il ricorso della presidenza del consiglio, «eccede la competenza legislativa attribuita alla regione Friuli-Venezia Giulia dallo statuto speciale»

Niente deroghe sul codice appalti ( da "Italia Oggi" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza n. 160/2009 (depositata ieri in cancelleria e redatta dal giudice Alfonso Quaranta) che ha dichiarato illegittime alcune norme della legge n. 1/2008 della Campania (la Finanziaria regionale per il 2008), annullando di conseguenza anche l'art.

la prima profezia di palazzo grazioli - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: prospettiva di finire prima o poi al vaglio della Corte costituzionale, è questa legge che ha spostato il controllo effettivo della Rai dal Parlamento al governo, blindando il Cda e relegando il presidente in un ruolo di arbitro senza fischietto: un Consiglio, per di più, di cui fanno ancora parte due membri di quello precedente che approvò la nomina di Alfredo Meocci a direttore generale,

comizio in dialetto di zaia ( da "Nuova Venezia, La" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'

Un piccolo sforzo di immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi ospedali, sem... ( da "Unita, L'" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E se qualcuno vi denuncia, noi vi difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza «Non mi farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura verso gli individui e verso la collettività».

doppia censura per una legge ( da "Nuova Venezia, La" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: occasione è arrivata dalla Corte costituzionale che ha riaperto, con una sentenza, il discorso sulla discussa legge 40, quella, per intenderci, sulla fecondazione assistita su cui si è celebrato un referendum qualche anno fa. I giudici della Consulta, con un pronunciamento datato 31 marzo e una sentenza resa pubblica nelle sue motivazioni solo nei giorni scorsi,

La rivolta dei camici bianchi: cambiare il Ddl, non siamo spie ( da "Unita, L'" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E se qualcuno vi denuncia, noi vi difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza «Non mi farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura verso gli individui e verso la collettività».

( da "Giorno, Il (Milano)" del 23-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: il potere da parte dei parlamentari di chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme?

di ANTONELLA COPPARI ROMA ( da "Giorno, Il (Milano)" del 23-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: il potere da parte dei parlamentari di chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme?

in carcere per due anni. era innocente ( da "Nuova Venezia, La" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A determinare le incomprensioni iniziali con l'autorità giudiziaria, incise in maniera determinante l'incapacità dell'interprete durante le indagini: su questo delicato problema, la Corte costituzionale è intervenuta con sentenza 254/07 sancendo il diritto di imputato e indagato ad avere un proprio interprete di fiducia». (r.d.r.)

I libri tracciano un affresco del nostro Paese: un popolo sovrano rassegnato ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex Presidente della Corte costituzionale, ha affermato: «La gente si sente usata per giochi di potere, vi è un drammatico bisogno di nuovi amministratori». Ma anche da personaggi politici, come l'ex leader del Pd Veltroni, si riconosce che «sempre più spesso si vedono rapporti di commistione tra politica e malaffare che bisogna assolutamente estirpare»

friulano, la consulta boccia la legge ( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale dà ragione all'ex governo Prodi contro la riforma di Illy. Salvata invece l'erogazione di contributi regionali La Lega Nord contesta la decisione Tesini (Pd): con i miei suggerimenti la normativa avrebbe passato l'esame Friulano, la Consulta boccia la legge Respinti i punti fondamentali: dall'imposizione negli uffici e nelle scuole al silenzio assenso Tondo:

e i poli si dividono ( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte Costituzionale senza commettere altre forzature come avvenne con il centrosinistra. Non portò ad alcun esito il progetto cavalcato da Illy: certo, larga parte dell'opinione pubblica è interessata alla salvaguardia del friulano sul piano storico, ma si devono fare i conti con la realtà, ovvero con la globalizzazione che impone la conoscenza delle lingue internazionali»

L'Onu interviene in difesa del pluriomicida Battisti ( da "Giornale.it, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Mentre i giudici della Corte costituzionale brasiliana si preparavano a esaminare il fascicolo, è arrivata quindi al Supremo tribunal questa lettera. L'autorevole quotidiano O Estado de Sao Paulo ne riassume così il contenuto: «l'Onu teme una marcia indietro sulla concessione di pratiche di asilo in Brasile».

duello tra regione e governo - roberto fuccillo ( da "Repubblica, La" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e impugna la sciabola per difendere la legge elettorale che il governo ha impugnato presso la Corte costituzionale. «L´impugnazione, largamente preannunciata dal centrodestra campano - dice il presidente - sarebbe basata principalmente sul presunto contrasto con i principi di uguaglianza, di libertà di voto e di pari opportunità sanciti dalla Costituzione.

( da "Adige, L'" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Provincia e governo dopo che il ministro pugliese Raffaele Fitto ha impugnato davanti alla Corte costituzionale sia la riduzione dell'1% dell'Irap per gli agricoltori sia la legge che consente il varo del comune di Ledro: «Lui (Silvio Berlusconi, ndr) non riesce a diminuire le tasse come aveva promesso - risponde Rosy Bindi - Quindi non capisco perché non possa lasciar fare chi lo fa».

Suscita un certo imbarazzo nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio Divina, la decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli della l ( da "Adige, L'" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: perché l'effetto concreto sarà - se la Corte Costituzionale accoglierà il ricorso del Governo - un aumento delle tasse per il settore agricolo trentino e questo non è molto popolare, soprattutto per una forza politica di centrodestra che ha fatto viceversa della riduzione delle tasse la sua bandiera.

Anche Alessandro de Guelmi contro il commissariamento ( da "Adige, L'" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: azione davanti alla Corte Costituzionale è stata decisa - come riferito ieri - dal Governo. In particolare verrebbe cancellata la possibilità di accompagnare la creazione del Comune di Ledro con una giunta provvisoria, formata dai sindaci dei sei municipi. Questo esecutivo - secondo la legge regionale - sarebbe rimasto in carica dalla fine del 2009 (

CONSULTA: BOCCIATA la LEGGESUl dialetto FRIULANO IN SCUOLE E UFFICI ( da "Secolo XIX, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per questo motivo la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di diverse norme della legge regionale del Friuli Venezia Giulia che nel 2007 ha ufficialmente introdotto il friulano nelle scuole, negli uffici e più in generale nella vita pubblica. Le norme erano state approvate con i voti favorevoli della Lega e della coalizione di Centrosinistra Intesa Democratica,

I medici insistono: Non siamo spie ( da "Manifesto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà d'intenti per il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma «calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi termini il giudizio di Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa,

JESI - Il Centro studi Piero Calamandrei celebra oggi il "Memorial Alessandro Galante Gar... ( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a Carlo Azeglio Ciampi e al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che terrà una lectio magistralis ai maturandi. Alle 17 alla Fondazione Colocci, tavola rotonda coordinata dal giurista Paolo Borgna su "I valori e le battaglie civili di un laico nel'900" (presenti, tra gli altri, Zagrebelsky ed Ezio Mauro).

Uso limitato del dialetto per i nomi dei Comuni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Consulta Uso limitato del dialetto per i nomi dei Comuni ROMA La Corte costituzionale frena sull'uso del dialetto nelle scuole e nella toponomastica. La Consulta, con la sentenza n. 159, depositata ieri, ha dichiarato l'illegittimità di alcune disposizioni contenute nella legge regionale del Friuli-Venezia Giulia, varata nel 2007.

Bassolino sulle quote rosa ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Attendiamo con fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale». È l'opinione del presidente della Regione Campania Antonio Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della nuova legge elettorale regionale. «La partecipazione delle donne alla vita politica è, da molto tempo, un grande tema nazionale.

Baldassarre dalla Consulta a Terni ( da "Corriere della Sera" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ex presidente della Corte Costituzionale (nel 1995) ed ex presidente del Consiglio d'amministrazione Rai (nel 2002), 68 anni, scende in campo con una sua lista, «Rinnoviamo Insieme Terni ». Caso raro un ex presidente della Consulta aspirante sindaco: «Ma questo è un incarico amministrativo, non si tratta di un seggio parlamentare (come fu nel caso di Leopoldo Elia,>

comizio in dialetto di zaia ( da "Mattino di Padova, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'

Alcune questioni sul danno non patrimoniale a seguito di SS.UU. n. 26972/2008 ( da "AltaLex" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 19) Senza pretesa di completezza, sulla rilevanza costituzionale della proprietà, v. NATOLI, La proprietà, Milano, 1980, 31 ss. ; ID., Orientamenti della Corte costituzionale in ordine alle garanzie della proprietà ex art. 42 cost., in Studi Santoro Passarelli, MIlano, 1972, III, 517 ss. RODOTA?

gli autonomisti: ci appelleremo a napolitano ( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: per dare attuazione al principio costituzionale stabilito dall'articolo 6 che dice testualmente: la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. Bene, il Fvg ha provato a farlo e mi sembra incredibile che sia proprio la Corte costituzionale che in teoria dovrebbe garantire la difesa dei diritti costituzionali, a bocciare la legge sul friulano.

roma boccia il friulano in scuole e uffici ( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: davanti alla Corte Costituzionale nel febbraio del 2008. Il consiglio dei ministri si era espresso all'unanimità e non si era limitato a dire che la legge contrastava con alcuni principi costituzionali. Aveva spiegato che la norma della giunta Illy andava al di là della tutela del friulano e che prefigurava «un regime di sostanziale bilinguismo»

la consulta boccia il friulano negli uffici e nelle scuole ( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale ha respinto 5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex giunta di centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto no all'obbligo degli uffici di utilizzare il friulano e di redigere gli atti in marilenghe;

Legge elettorale? Fiducia nella Consulta ( da "Denaro, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale". E' l'opinione del presidente della Giunta regionale della Campania Antonio Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della nuova legge elettorale regionale. "La nuova legge elettorale della Campania - sottolinea Bassolino - introduce una importante innovazione con la possibilità della doppia preferenza uomo-

RAI/ GASPARRI:REPUBBLICA E SINISTRA LA CONSIDERANO LORO PROPRIETÀ ( da "Wall Street Italia" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: (Apcom) - ""Ha ragione il senatore Butti. Repubblica considera la Rai proprietà sua e della sinistra. E fa scrivere bugie a gente incompetente che non legge le sentenze della Corte Costituzionale". Lo dichiara in una nota il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

Bocciato il friulano, il centrodestra si divide ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Udine La Corte costituzionale boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta regionale di centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007. La considera, infatti, incostituzionale nelle sue parti qualificanti: tempi e modalità di insegnamento della marilenghe a scuola, uso della lingua friulana negli enti pubblici e nella toponomastica.

La Corte Costituzionale "boccia" la lingua friulana ( da "Gazzettino, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale "boccia" la lingua friulana Dichiarate illegittime alcune norme della legge regionale che l'aveva introdotta in scuole e uffici pubblici Sabato 23 Maggio 2009, Roma Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma ciò non significa che le Regioni possano stabilire in piena autonomia,

I medici insistono: ( da "Manifesto, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà d'intenti per il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma «calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi termini il giudizio di Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa,

Non sembra praticabile la corsia preferenziale per un processo d'appello accelerato:... ( da "Gazzettino, Il" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sul "lodo Alfano". Prima della scorsa estate fu fatto varare in fretta il disegno di legge che porta il nome del ministro della Giustizia ed è costituito da un solo articolo che rende immuni dai processi penali le alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, presidenti di Camera e Senato e presidente del Consiglio)

GIUSTIZIA/ PD: CARRIERE SEPARATE? DAL PREMIER SOLTANTO VENDETTE ( da "Wall Street Italia" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giustizia/ Pd: Carriere separate? Dal premier soltanto vendette di Apcom Ferranti: Finora il governo non ha fatto nulla per problemi -->Roma, 23 mag. (Apcom) - "Davanti a tutti i problemi della giustizia quello della separazione delle carriere non è sicuramente una priorità.

RAI/ BUTTI (PDL): REPUBBLICA TENTA DI CONDIZIONARE GARIMBERTI ( da "Wall Street Italia" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che recentemente una sentenza della Corte Costituzionale ha lodato i meccanismo di nomina dei vertici Rai della legge Gasparri, definiti perfettamente conformi ai principi della Carta e delle sentenze della Corte in materia". E' quanto afferma in una nota il senatore Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione di Vigilanza Rai replicando al commentatore del quotidiano romano.

Giustizia/ Pd: Carriere separate? Dal premier soltanto ( da "Virgilio Notizie" del 23-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo sostiene la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. "Ad un anno di legislatura - denuncia - questo Governo non ha fatto un bel nulla per intervenire sui veri problemi della giustizia. Le tanto annunciate riforme non sono mai state presentate e il Parlamento non ha mai discusso provvedimenti organici per risolvere il problema dell'

Roh suicida, Seul sotto choc ( da "Giornale di Brescia" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: politiche controverse fino ad essere tacciate dai suoi avversari di «contraddittorietà»: dalla strategia del dialogo con i nordcoreani , ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni.

Sul friulano non si molla ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 5 dei 6 punti della legge regionale sul friulano, tra i sostenitori e i detrattori della causa l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni.

Bocciatura prevedibile ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A proposito della bocciatura da parte della Corte Costituzionale di alcune norme della Legge regionale sul friulano non si può dire che i consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso da parte dei dirigenti scolastici sui rischi di incostituzionalità della legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle Scuole di garantire un'

come un bavaglio ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: eccelsa Corte costituzionale si attiene alle leggi, anzi le corregge se possibile. E non è detto che nel caso di una questione di lingue si debbano tener presenti le posizioni pressoché unanimi dei linguisti, dall'Ascoli (il "Galileo della glottologia italiana") al Meyer-Lübke al Warthburg al Tagliavini al Héraud al De Mauro.

la lega: una nuova legge sul friulano ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dopo la bocciatura della riforma Illy sulla "marilenghe" da parte della Corte costituzionale, s'infiamma il dibattito in regione Domani l'incontro degli autonomisti pronti a scrivere a Napolitano e a investire del caso anche l'Europa La Lega: una nuova legge sul friulano Appello bipartisan del Carroccio, ma nel Pdl frenano.

uil: sentenza giusta, è arrogante imporlo ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: saluta la sentenza della Corte Costituzionale relativa alla legge regionale sul friulano. «Quella friulana - osserva Visentini in una nota - non è una minoranza nazionale in territorio italiano, è una comunità autoctona capillarmente diffusa che utilizza la propria lingua nel contesto familiare e sociale.

maran (pd): una bocciatura prevedibile, tutela non significa bilinguismo spinto ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il giudice delle leggi è la Corte costituzionale». Faccia un esempio. La Corte è intervenuta sul cosiddetto silenzio-assenso: non è giusto imporre a tutti la volontà di una parte dei cittadini. E' in palese contrasto con la prima parte della Costituzione. C'è chi ha detto che Roma capitale, sul friulano, staziona tra il tiepido e l'ostile.

gli autonomisti: presto una lettera a napolitano ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: autonomista Renzo Pascolat nel commentare la bocciatura della legge sul friulano da parte della Corte costituzionale. «Bene fa il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli a chiamare in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'Unione europea pur di difendere la marilenghe e la legge sulla tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana - dice -.

lega in campo contro lo stop al friulano: serve subito una nuova legge bipartisan ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale». Ora, Camber auspica si arrivi a un testo unico sulle lingue minori. Ma la Lega, come detto, non ha alcuna intenzione di demordere. «Bisogna riorganizzare il testo e riportarlo quanto prima in aula - insiste lo stesso Fontanini - anche perché la Consulta ha offerto utili indicazioni come la possibilità di avvalersi della Paritetica per i rapporti con il governo

zagrebelsky "le camere non si aboliscono" ( da "Repubblica, La" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky (promotore di Libertà e Giustizia che «in 10 giorni ha raccolto 210 mila firme a favore della Costituzione»), «il Parlamento non è un organismo superfluo, ma è un organo oggi insostenibile. Le due Camere così come sono non hanno ragione d´essere, sono un doppione,

Umbria da Idv a Prc tutti insieme nella diga Pd ( da "Unita, L'" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il presidente emerito della Corte Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002. Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.

Antonio Baldassarre candidato Pdl a Terni ( da "Unita, L'" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Antonio Baldassarre candidato Pdl a Terni Antonio Baldassarre è l'unico presidente emerito della Corte Costituzionale a candidarsi ad una carica monocratica nella storia della Repubblica Italiana. L'ex presidente Rai corre a Terni per il Pdl. Negli anni passati era stato consigliere del Pci.

Ce la facciamo, ma l'onda lunga arriverà anche qui . A due settimane dalle amministra... ( da "Unita, L'" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il presidente emerito della Corte Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002. Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.

trivignano, martines assolto anche in appello ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Assolto anche in Corte d'appello, dopo che gli atti del procedimento erano finiti pure alla Corte costituzionale. Ha fatto segnare questo nuovo capitolo il procedimento penale che vedeva imputato il sindaco uscente di Trivignano Francesco Martines, "opposto" all'attuale candidato sindaco dell'opposizione Roberto Fedele,

La sinistra ci riprova con la delegittimazione ( da "Tempo, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale che dichiari illegittimo il Lodo Alfano e, dunque, processabile il premier. L'attacco concentrico prevede anche, come corollario, non sappiamo se più comica o patetica, la presentazione di un'interpellanza del Pd con la quale si chiede al presidente del Consiglio di rispondere sostanzialmente ai quesiti ormai famosi formulati da Repubblica sulla sua partecipazione

COREA SUD: SUICIDA EX PRESIDENTE ROH, PAESE SOTTO SHOCK+RPT+ ( da "Secolo XIX, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti. Antonio Fatiguso (Ansa) 24/05/2009

mancati rimborsi dei canoni rifondazione attacca il fiora ( da "Tirreno, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sottolienando che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva l'obbligo del pagamento di tale canone e che, successivamente, è stato stabilito che in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale i gestori del servizio idrico integrato «devono provvedere, anche in forma rateizzata,

Il Comune rimborserài savonesi senza fognature ( da "Secolo XIX, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale e alla commissione tributaria proprio per contestare quei «versamenti indebiti» che il Comune pretendeva in virtù di sentenze e pareri legali adesso sconfessati. Dall'anno scorso, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale e poi la successiva della commissione tributaria hanno chiarito che il Comune non aveva alcun diritto di pretendere quei soldi da villette

"legge elettorale tornare indietro è una iattura" ( da "Repubblica, La" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale. Una eventuale bocciatura della legge renderebbe poi assai difficile andare a discutere e approvarne un´altra nel breve tempo che resterebbe fino al voto». E dunque tornerebbe in vigore la vecchia legge. «Una iattura. Forse contraria alle stessa Carta costituzionale, dato che con la vecchia preferenza unica si rischia davvero di votare una assemblea di soli uomini»

JESI ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale - abbiamo una tradizione di dignità a cui possiamo ancora oggi attingere a condizione di studiare chi ha ancora qualcosa da darci». Particolarmente apprezzata dai giovani «La badoglieide», canto della Resistenza che Garrone amava, nell'interpretazione degli «Onafifetti», accompagnati dalla figlia di Galante Garrone,

Jesi ha assegnato il premio Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gus... ( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi Jesi ha assegnato il premio Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Altro riconoscimento all'ex presidente Ciampi. L'iniziativa lodata dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Termentini a pag. 47

La tragica fine dell'ex presidente Roh ( da "Riformista, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ritirato due mesi più tardi dalla Corte costituzionale per la non gravità del fatto, all'impeachment seguirono una serie di mosse impopolari, tra cui la decisione di mandare militari in Iraq, e la crisi economica affrontata, secondo i suoi detrattori, con scarsa competenza. Uno dei leader delle proteste di massa dell'87 contro la dittatura di Chun Doo-hwan,

ORVIETO Un giudice "temibile e scomodo", che si contraddistingue per il silenzioso ... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale Gaetano Silvestri e Clelia Piperno, membro fondatore della giuria del premio. Erano presenti gli studenti del liceo classico "Gualtiero", dello scientifico "Majorana", dell'istituto d'arte, dell'istituto tecnico per geometri e commerciale, che hanno realizzato per l'occasione alcuni lavori incentrati sul concetto della diversità e a cui la De Ponte ha tenuto

Suicida l'ex presidente Roh ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.

GJesi rande successo ieri per il Memorial Alessandro Galante Garrone</... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 24-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che ha tenuto agli studenti maturandi delle scuole jesine una lectio magistralis dal titolo Dimmi Pericle, mi sapresti dire che cosa è la legge? tratto da un testo di Senofonte. Premiato anche il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha comunque tenuto ad essere presente tramite un messaggio,

ROMA - La separazione delle carriere di pubblici ministeri e giudici è la prima d... ( da "Messaggero, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: riforme da fare perché riguarda il funzionamento stesso della giustizia»: dice il Annibale Marini, presidente emerito della Corte costituzionale. L'Associazione magistrati, invece, è contraria, avverte che il pm va mantenuto nella cultura della giurisdizione «Il pubblico ministero esercita l'azione penale e dirige la polizia giudiziaria e deve quindi avere una mentalità inquisitoria.

Diritto tributario: convegno nel nome di Maffezzoni ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: giudice della Corte Costituzionale e professore ordinario di Diritto tributario all'Università Luiss Guido Carli -. Oggi, siamo qui per ricordarlo e proseguire su quella strada da lui aperta». Un cammino che non può dirsi ancora concluso. «Il Diritto tributario è in continua evoluzione - ha spiegato Victor Uckmar, professore emerito dell'

Seul, suicida l'ex presidente Roh ( da "Avvenire" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Reinsediato in maggio dalla Corte costituzionale, Roh aveva sollevato grandi speranze per la sua presidenza, che non si sono però avverate. La sua politica di apertura verso Pyongyang, culminata nello storico incontro con il leader nordcorea- no Kim Jong il nel 2007, non ha dato i frutti sperati.

Stop al friulano, pronti i ricorsi ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 5 dei 6 punti della legge regionale sul friulano, impugnati dal Governo Prodi, tra i sostenitori e i detrattori della causa l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni.

Seul La Corea del Sud è scossa per la tragica fine dell'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvol... ( da "Gazzettino, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment, nel 2004, da parte del parlamento, poi ritirato dalla Corte costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.

Zaia sul dialetto a scuola: La Consulta non ci fermerà ( da "Gazzettino, Il" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dalla Corte costituzionale 5 punti su 6 della legge regionale che aveva introdotto la lingua nelle scuole e negli uffici pubblici. Il ministro insiste. «Nel rispetto della legge, continuerò la mia battaglia - annuncia - Io non ho alcun potere di inserire alcun insegnamento nelle scuole, ma c'è un progetto di legge della Lega che propone di introdurre il dialetto negli insegnamenti,

`Luxury' Tata Nano's Success Helps Renault, Toyota Avoid India Price War ( da "Bloomberg" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 7 million, according to CSM Worldwide Inc. With Honda Motor Co., Volkswagen, GM and Ford Motor Co. among automakers building new factories and introducing new products in India, tighter competition and lower profitability is only a matter of time, said Puneet Gupta, a New Delhi-based analyst at CSM Worldwide.

Dosar penal tinut la sertar cinci ani ( da "Romania Libera" del 24-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ea fiind sanctionata in 2008 de CSM cu reducerea salariului cu 15%, timp de trei luni. CSM a mai gasit alte 13 dosare penale la Tribunalul Dolj care aveau o vechime mai mare de un an. Intarzierea a fost cauzata de lipsa de preocupare a instantei pentru administrarea probelor la termen si pentru discutarea unor probe nou aduse.

Casale fa il blitz in trasferta ( da "Tribuna di Treviso, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il Montegrappa si aggiudica la partita contro il Virtus Csm Farra, già nel primo tempo: nella ripresa si limita ad amministrare il gioco per difendere il risultato. Domenica prossima la sfida è in casa contro il Caerano, il quale ieri ha pareggiato con il Bessica, passando il primo turno, poiché giocava in casa.

Confisca per equivalente limitata ( da "ItaliaOggi Sette" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Pagina a cura di Massimiliano Tasini Per la Corte costituzionale nessun prelievo per reati tributari commessi prima del 2008 Non c'è retroattività: la misura è afflittiva, non di sicurezza è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 200, 322-ter del codice penale e 1, comma 143, della legge finanziaria 2008 in materia di sequestro per equivalente.

Appello del Pd per Pannella ( da "Libertà" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: I deputati ricordano "l'appello al rispetto degli obblighi costituzionali, lanciato circa un anno fa sulla commissione di Vigilanza Rai e sul plenum della Corte Costituzionale" e auspicano "l'impegno" di Napolitano, "convinti che ella saprà sicuramente tutelare il diritto di informazione di tutti i cittadini garantito dalla Costituzione".

friulano: fu segnalato dai dirigenti scolastici ( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: da parte della Corte costituzionale di alcune norme della legge regionale sul friulano (2007) non si può dire che i consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso dai dirigenti scolastici sui rischi di "incostituzionalità" della legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle scuole di "

Per la prima volta una delle copie "autentiche" della Costituzione promulgata nel 1948 sar... ( da "Messaggero, Il" del 25-05-2009)
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Abstract: intervento del presidente emerito della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick. Prenderanno quindi la parola il presidente della Fondazione del Banco Alimentare Mauro Inzoli, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Un gruppo di 50 persone della Comunità trasteverina, comprendenti stranieri, nomadi, anziani, senza fissa dimora e disabili,

Canoni pubblicitari, la decisione al giudice tributario ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: In ordine alla nozione di tributo la Corte rileva l'esistenza di una «tendenza legislativa al progressivo ampliamento dell'oggetto della giurisdizione tributaria ». La legittimità costituzionale dell'estensione, tuttavia, ricorda la Corte, è subordinata all'effettiva natura tributaria dei prelievi oggetto delle controversie.

I diritti in lotta da Venezia alla California Sempre di più la battaglia dell'uguglianza passa attraverso i ricorsi, i tribunali e le corti supreme e serve a sensibilizzare l'opini ( da "Unita, L'" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: È quello che si stenta a capire in Italia, dove l'ordinanza di remissione alla corte costituzionale del tribunale di Venezia viene ignorata da quanti temono un esito negativo del giudizio della Corte costituzionale». La meta è chiara: sensibilizzare la società, combattere i pregiudizi. E si raggiunge anche attraverso la via dei tribunali.

CAMPANIA: LEGGE ELETTORALE: BASSOLINO, IMPUGNAZIONE INFONDATA, GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE PER PARTECIPAZIONE FEMMINILE LA PARTECIPAZIONE ( da "marketpress.info" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: quanto grave sia in Italia il problema delle pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di un?amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne nelle istituzioni. Attendiamo, dunque, con fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale. . <<BACK

L'intesa con Stato e comuni non salva dai ricorsi al Tar ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il principio di leale collaborazione ha rilievo costituzionale e la stessa Corte costituzionale (sentenze 31/2006 e 58/2007) sostiene che esso impone alle parti che sottoscrivono un accordo ufficiale in una sede istituzionale di tener fede all'impegno assunto. In ogni caso, ragionevolmente si può ritenere che la conclusione dell'intesa sconsiglierà le impugnative statali,

65 anni ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale è poi intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma L'ITER DEL GIUDIZIO 2 pronunce In appello i giudici affermano che il rigetto dell'istanza di trattenimento in servizio si considera equivalente a un licenziamento e che l'inerzia del dipendente nel presentare la domanda non esclude il diritto al risarcimento del danno richiesto.

Il reintegro va sollecitato ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale è poi intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma e il lavoratore, ormai fuori limite di età per riprendere servizio, si è rivolto al giudice per chiedere il risarcimento del danno da mancato trattenimento, in misura pari alla differenza tra la retribuzione non percepita e la pensione,

Senza responsabile iscrizioni ipotecarie e intimazioni nulle ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale n. 377/07, che ha trovato poi attuazione con l'articolo 36, comma 4-ter della legge 31/2008 (di conversione del Dl 248/2007). I giudici di Cosenza hanno ritenuto che la Corte costituzionale, essendo stata investita del vizio relativo alle cartelle di pagamento, si è occupata solo di esse non potendo estendere questo principio agli altri atti tipici emanati dall'

Incapaci, tutela su misura ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: I giudici della Corte ricordano innanzitutto che da subito si è imposta la necessità di precisare i confini dell'amministrazione di sostegno rispetto all'interdizione e all'inabilitazione. Tanto da averne investito anche la Corte costituzionale: troppo ampio era apparso il margine di manovra, se non di arbitrio, lasciato al giudice nella scelta dello strumento di tutela.

Sui danni da insidia e responsabilità della P.A. ( da "AltaLex" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e aveva altresì mostrato di aderire ai principi in punto di distribuzione dell'onere della prova, enunciati dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 156 del 1999. Aggiunge anche il ricorrente che, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, l'accoglimento del motivo attribuisce alla Corte, in applicazione della norma di cui all'art. 384 c.

PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU ( da "ITnews.it" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo ha affermato il vicepresidente del Csm Nicola Mancino intervenendo al Forum internazionale sulla pena capitale che si svolge oggi a Roma e che riunisce i ministri della Giustizia di diversi Stati esteri. Mancino ha sottolineato come le statistiche dimostrano che "aumenta il numero degli Stati che hanno abolito il diritto o di fatto la pena capitale,

PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU ( da "Adnkronos" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU commenta 0 vota 0 tutte le notizie di CRONACA ultimo aggiornamento: 25 maggio, ore 12:19

LA CONDIZIONE, IN UNA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, CHE SUBORDINI LA EFFICACIA DELLA STESSA ALLA CIRCO... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 25-05-2009) + 7 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale, sent. n. 1 del 1992; sentt. n. 450 del 1991 e n. 189 del 1991). Nella scelta, dunque, non deve sfavorevolmente incidere alcunché di estraneo, al di fuori delle sole regole, anche limitative, dell'istituto. Né vale opporre il rilievo secondo cui la condizione testamentaria non sarebbe idonea a ledere la libertà personale dell'

Procreazione assistita, i Centri firmano il protocollo comune di comportamento ( da "SaluteEuropa.it" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «La sentenza della Corte Costituzionale ha introdotto nuovi elementi nell'applicazione coerente della Legge 40 : con estrema chiarezza(e senza quindi possibilità di diverse interpretazioni) , ha eliminato le rigidità e le direttive sanitarie pre-costituite imposte dalla legge 40.

Turchia/ Ex vice premier Sener fonda nuovo partito centrista ( da "Virgilio Notizie" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale per attività anti laiche. Ma la suprema Corte decise diversamente, l'Akp rimase in vita e Sener si prese altro tempo per pensare al suo nuovo partito. La notizia arriva in un momento di crisi per l'Akp, dopo il recente tonfo alle elezioni amministrative in cui ha perso l'8 per cento dei consensi e un rimpasto di governo che ha ricevuto più critiche che elogi.

Il commissario Vernizzi fa i conti: È costato oltre un miliardo di euro ( da "Gazzettino, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Un criterio che solo in seguito è stato riconosciuto come giusto dalla Corte Costituzionale». Eventuali ricorsi avrebbero rallentato o forse addirittura bloccato l'iter realizzativo dell'opera. Gli ultimi 70 milioni in aumento? «Riguardano il costo per lo spostamento di servizi, ad esempio il gasdotto che viene da Kiev».

Montegrappa - Virtus CSM Farra 2-0 ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Montegrappa - Virtus CSM Farra 2-0 Lunedì 25 Maggio 2009, GOL: pt 20' Meneghin, 30' Binotto. MONTEGRAPPA: Codemo, De Martin, Pandolfo, Gatto, Zen, Bandiera, Galanti, Sartori (st 20' Merlo), Sartor (st 28' Bordin), Meneghin, Binotto (st 35' Cervo). All. Prosdocimo.

Berlusconi alla Cnn. 20 minuti a tutto campo. Su Noemi spiegherò ( da "AmericaOggi Online" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: avevano scritta prima del processo". "Questi non sono giudici, ma militanti politici che usano il potere giudiziario a fini di lotta politica. Ma gli italiani sono con me, perché hanno visto le precedenti situazioni in cui in ogni campagna elettorale i giudici, che in Italia sono chiamati toghe rosse, sono entrati in campo e hanno cercato di farmi del male"

##Ucraina/ Yushchenko rilancia allarme crisi: Fino a -23% ( da "Virgilio Notizie" del 25-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: secondo il verdetto della Corte costituzionale da lui richiesto - si terranno a gennaio 2010. Ma al presidente non va proprio giù il disgelo tra la premier e il collega russo Vladimir Putin e neppure la prospettiva di un patto 'contro natura' con il partito filorusso di Viktor Yanukovich, per spartirsi presidenza e guida del governo.


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Iannuzzi(Pd): "Centrodestra vuole riesumare il listino" (sezione: Giustizia)

( da "Caserta News" del 23-05-2009)

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Sabato 23 Maggio 2009 Iannuzzi(Pd): “Centrodestra vuole riesumare il listino” POLITICA | Napoli "Sono sconcertato dalla decisione ingiustificata del Governo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la nuova legge elettorale approvata di recente dal Consiglio Regionale della Campania". Così il segretario regionale del PD Tino Iannuzzi commenta la risoluzione con cui il Consiglio dei Ministri ha impugnato la nuova Legge Elettorale campana. "Si tratta di una decisione - prosegue Iannuzzi - che da un lato chiama in causa una circostanza puramente formale, come la definitiva approvazione dello Statuto regionale verso il quale lo stesso Consiglio dei Ministri non ha avanzato alcune obiezione. Dall'altro lato si contesta in via del tutto generica e immotivata la violazione del diritto di elettorato attivo e passivo senza alcun argomento preciso e di merito. La nuova Legge Elettorale, invece, rappresenta una scelta coraggiosa e innovativa che favorisce, in linea con il dettato costituzionale, la rappresentanza di genere con il sistema della doppia preferenza senza intaccare la libertà di voto dei cittadini. Una legge inoltre che ha eliminato l'odioso listino, che il centrodestra vuole a tutti i costi ed in ogni sede ripristinare per imporre nomine dall'alto nella massima Assise regionale. In realtà - conclude il segretario regionale del Partito Democratico - proprio quest'ultimo è l'obiettivo che viene perseguito dal Governo utilizzando strumentali ed inconsistenti obiezioni alle quali si vorrebbe dare parvenza giuridica".

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Romano replica a centrosinistra su legge elettorale (sezione: Giustizia)

( da "Caserta News" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 23 Maggio 2009 Romano replica a centrosinistra su legge elettorale POLITICA | Napoli Il presidente del Gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale della Campania Paolo Romano ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Il governo, ritenendo di dover sottoporre alla Corte Costituzionale una norma regionale evidentemente illegittima, l'ha impugnata. E allora? Qual è lo scandalo? Dov'è questo tentativo di soffocare la democrazia? Vogliamo riesumare il Listino? Per noi è uno strumento utile a garantire realmente una seppur minima ma almeno certa partecipazione delle donne. Per la sinistra, che però se ne è avvalso fino ad ora, adesso che sa di dover scendere dalla sella, il listino è diventato addirittura odioso. Come al solito la mistificazione e il doppiogiochismo restano gli elementi dominanti della politica di un centrosinistra sempre più disperato e consapevole che, per gli sfasci prodotti, non potrà che gettare la spugna".

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Il crinale scivoloso del muro contro muro (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

berlusconi e opposizione Il crinale scivoloso del muro contro muro Il premier parla non alle istituzioni ma al Paese e sembra volere un affondo che radicalizza i consensi Il caso Mills sta proiettando le sue ombre velenose su tutte le cariche dello Stato. La condanna per corruzione dell'avvocato inglese a Milano ha riaperto un conflitto violento fra il capo del governo e la magistratura. Ma il fronte si sta allargando. Ieri, davanti alla Confindustria, l'attacco di Silvio Berlusconi ai giudici «estremisti» è stato rimpinguato da nuove critiche contro un Parlamento «pletorico, dannoso e inutile». Ha fatto riaffiorare la frustrazione per i limiti imposti dalla Costituzione al potere del presidente del Consiglio: un tema che già in passato ha messo in tensione i rapporti istituzionali. E sullo sfondo, come un dettaglio incongruo, rimangono le vicende private del premier. Si tratta di una miscela tossica, che Berlusconi cerca di scansare ed esorcizzare. Eppure, finisce per usarla e subirla, comunicando un'immagine aggressiva e insieme nervosa. Probabilmente è un atteggiamento che non avrà grandi conseguenze sul piano elettorale. Semina tuttavia briciole indigeste nei rapporti coi vertici del Parlamento. Può rafforzare in una magistratura già sulla difensiva i settori più ostili al berlusconismo. E consente agli avversari di additare come uno scandalo il «lodo Alfano» che esclude dai processi i vertici istituzionali. Il risultato è che le polemiche investono palazzo Chigi; ma la loro eco si irradia su chiunque non appaia abbastanza nemico del premier. È significativo che ieri il Quirinale abbia deciso di diramare una precisazione contro le domande-accuse rivolte in modo provocatorio dal comico Beppe Grillo al capo dello Stato, Giorgio Napolitano; e proprio sul lodo Alfano. Il solo fatto che il presidente della Repubblica abbia firmato quella legge proposta dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per i «blog» girotondini è uno scandalo. E si può essere sicuri che non cambieranno idea di fronte alla spiegazione ineccepibile ribadita dal Quirinale: e cioè che Napolitano ha firmato il «lodo» perché la legge rispondeva alle condizioni chieste dalla Corte Costituzionale nel 2004, unico suo «punto di riferimento». Per paradosso, quella Costituzione che Berlusconi è accusato di deformare e stravolgere, appare un ingombro anche ai suoi avversari nel momento in cui il capo dello Stato la addita come bussola neutrale, oggettiva. Davanti ad un premier raffigurato nei panni del dittatore, l'opposizione si compatta e tende a saldarsi con le sue frange più radicali. E mal sopporta i tentativi di non esacerbare lo scontro: anche quando vengono da un garante come il presidente della Repubblica. Eppure, Napolitano non polemizza con palazzo Chigi ma non condivide affatto l'attacco al Parlamento. Lo conferma la difesa che ne fa Gianfranco Fini, da tempo in sintonia istituzionale col Quirinale e in disaccordo con Berlusconi. Ma è un crinale sottile e scivoloso da percorrere, di fronte ad un'offensiva così virulenta. Il presidente del Consiglio parla non alle istituzioni ma al Paese; e sembra volere un affondo che radicalizza le scelte ed i consensi. Il centrosinistra accetta la sfida, quasi sollevato nel vedere che Berlusconi si presta alla descrizione inquietante dell'opposizione. Per condannare l'attacco al Parlamento rispunta anche l'ex premier Romano Prodi. Si tratta di un muro contro muro che apparentemente fa comodo ad entrambi, in vista delle elezioni. Alla fine, tuttavia, si potrebbe scoprire che questo schema era truccato; e che almeno uno dei due contendenti ha inseguito un'immagine ingannevole del Paese. Massimo Franco stampa |

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Le parole dei laici (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 23-05-2009)

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SAGGI / Dizionario Le parole dei laici Che l'Italia sia una Repubblica laica lo ha ribadito anche la Corte Costituzionale con la sentenza 203 del 1989. Ma ogni giorno, anche se volessimo fare di tutto per non tenerne conto, non possiamo ignorare che l'Italia è anche il "giardino del Papa". Meglio, è il Paese della perenne questione cattolica, mai tanto avvertita come in questi ultimi anni. Mutuando il termine dal linguaggio giudiziario, quella italiana si potrebbe definire una Repubblica a laicità vigilata. Questo libro - appunto, un dizionario laico - ci aiuta a orientarci nelle tante questioni aperte e a volte complesse poste sul confine della laicità. VLADIMIRO POLCHI Da Aborto a Zapatero Laterza, euro 15,00

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Comizio in dialetto di Zaia (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Giustizia

Comizio in dialetto di Zaia Il ministro sale su un covone e placa gli agricoltori Due progetti di legge della Lega per la tutela della lingua VERONA. Comizio del ministro Luca Zaia in dialetto veneto. Per placare un gruppo di agricoltori, alcuni dei quali aderenti a Confagricoltura, che aspettavano il Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, davanti all'azienda agricola Brunelli a Valeggio sul Mincio (Verona) per contestarlo. Ma quando Zaia è sceso dalla macchina, li ha salutati uno a uno e ha improvvisato un confronto con loro, parlando in lingua veneta, salendo su un covone di fieno all'interno dell'azienda nella quale li ha invitati ad entrare. Intanto, la Lega ha fatto propria la crociata e i progetti di legge sulla lingua veneta spuntano come funghi. Certo, il ministro, oltre al comune lessico, ci ha messo del suo, stringendo la mano a tutti i contestatori che lo aspettavano davanti all'azienda. Non solo: una volta sceso dall'auto, salendo sul covone e improvvisando un confronto in lingua veneta, ha ridotto le distanze: «Voi siete stati portati qui da scelte sbagliate e da chi ha voluto innescare un conflitto tra poveri - ha arringato il ministro, come risulta nella traduzione dal dialetto veneto all'italiano - il settore agricolo è attanagliato da una crisi dei prezzi che nulla ha a che vedere con la soluzione del problema delle quote latte. Sono solidale con tutti gli agricoltori che stanno pagando per una concorrenza sleale che non hanno contribuito a creare. Il problema si risolve accentuando i controlli. L'altra questione è garantire la qualità. Il disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria avrà un ruolo importante». Tant'è, che è finita tra gli applausi. Ma Zaia non è l'unico a battere la strada dell'idioma a lui tanto caro: i consiglieri regionali del Carroccio hanno presentato un progetto di legge affinché il veneto venga inserito fra le lingue che meritano di essere tutelate. «Valorizziamo una lingua che fu dei nostri padri e che per mille anni è stata parlata nella nostra terra - sostiene il primo firmatario Roberto Ciambetti - la nostra lingua, deve poter essere ascritta nell'elenco dove compaiono anche il sardo, il friulano e altri idiomi che contraddistinguono una comunità». Gli fa eco da Roma il senatore veronese Federico Bricolo dopo aver presentato, a sua volta, un pdl per l'insegnamento di lingue e dialetti delle comunità territoriali e regionali nelle scuole: «La difesa della nostra storia e della nostra cultura passa anche attraverso l'insegnamento delle nostre lingue e dialetti - sostiene - in un mondo globalizzato come il nostro diventa fondamentale trasmettere alle nuove generazioni le nostre lingue che sono segno e sostanza della nostra appartenenza culturale». Intanto, mentre il Carroccio veneto si immerge nella battaglia, dal vicino Friuli arrivano notizie per nulla confortanti: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'introduzione dell'insegnamento del friulano a scuola attraverso il metodo del silenzio-assenso. (s.z.)

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Gaetano Pecorella (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

domande a Gaetano Pecorella 4 Gaetano Pecorella, 71 anni, è uno dei parlamentari presenti ieri al convegno di Vicoforte (oltre a Enrico Costa e Lanfranco Tenaglia, del Pd, ex magistrato). Pecorella, all'epoca del processo Sme, è stato difensore del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, in quell'occasione, fu assolto con formula piena. Interviene nel pomeriggio, come relatore sul tema «Relazioni con la comunità». Non è comunque sorpreso: «Mi attendevo qualche domanda sul caso Mills», l'avvocato inglese condannato per corruzione. Professore, la posizione del premier è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale decida sulla legittimità del Lodo Alfano. Come giudica la procedura? «Dico che quella sentenza è stata una condanna morale per un convitato di pietra, cioè Berlusconi. E aggiungo che un magistrato (il riferimento è al presidente del collegio Nicoletta Gandus, ndr) che ha manifestato in maniera pubblica un'avversione palese verso chi deve giudicare, dovrebbe astenersi, mancando di serenità nel giudizio». Alla fine del processo Sme, lei disse che chi accusò Berlusconi avrebbero dovuto scusarsi. E' la stessa situazione? «Lo si vedrà soltanto alla fine dei procedimenti, ma già oggi è certo che si tratta di una pagina nera della nostra magistratura, perché ripropone una spaccatura attenuata negli ultimi tempi». Anche lei parla di «sentenze ad orologeria»? «Il magistrato ha rispettato le regole perché sono trascorsi i novanta giorni del deposito della sentenza. Siamo, guarda caso, in clima di elezioni, ma certa magistratura dovrebbe cominciare a chiedersi perché Berlusconi cresce nei consensi ogni volta che viene preso di mira nelle aule giudiziarie». Che cosa risponde a chi sostiene che Silvio Berlusconi non si fa processare? «Si dimentica che il presidente del Consiglio è il responsabile della stabilità del Governo e anche della legislatura. Alla fine del mandato è un altro discorso».

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Bocciato il friulano: "no" della Consulta all'uso del dialetto (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Bocciato il friulano: "no" della Consulta all'uso del dialetto n La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di alcune norme contenute nella legge regionale del Friuli Venezia Giulia, varata nel 2007, inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. In particolare, con la sentenza n.159 depositata oggi, i giudici della Consulta hanno accolto in gran parte le questioni sollevate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sotto la scure della Corte, dunque, sono finite le norme che prevedevano l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione» anche al di fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua», nonché di redigere gli atti in friulano e di effettuare in tale lingua «la comunicazione istituzionale e la pubblicità». Bocciata anche la norma regionale che prevedeva la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana e l'insegnamento del friulano a scuola per almeno un'ora alla settimana.

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Pozzo pronto a finanziare il 20% della nuova Snaidero (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pozzo pronto a finanziare il 20% della nuova Snaidero Sabato 23 Maggio 2009, Udine La Corte costituzionale boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta regionale di centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007, e innesca fin da subito un dibattito politico trasversale che vede il senatore Saro (Pdl) condividere, il segretario leghista Fontanini rammaricarsi e l'ex deputato Baracetti annunciare battaglia. La Consulta considera la legge incostituzionale nelle sue parti qualificanti: tempi e modalità di insegnamento della marilenghe a scuola, uso della lingua friulana negli enti pubblici e nella toponomastica. La sentenza della Corte è stata depositata ieri, ad oltre tre mesi dall'udienza davanti alla Consulta, dove la legge è finita trascinata dal Governo Prodi che, con il ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, aveva deciso di impugnare il provvedimento nel febbraio 2008. Lanfrit a pagina VII

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Ctr oscillanti sull'Irap degli agenti di commercio (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 23/05/2009 - pag: 31 autore: Benito Fuoco Ctr oscillanti sull'Irap degli agenti di commercio L'agente o rappresentante di commercio esercita un'attività che, secondo la previsione dell'articolo 2195 del codice civile, può essere sempre assimilata a un'attività commerciale; conseguentemente, anche in assenza di autonoma organizzazione, i redditi sono sempre assoggettabili a Irap.Con queste conclusioni la Commissione tributaria regionale del Lazio, sposando una posizione più restrittiva di molte altre commissioni di merito, nella sentenza n. 61/7/09 depositata in segreteria il 17 aprile scorso ha riformato la decisione dei giudici provinciali e stabilito che l'esame dell'esistenza di una struttura organizzativa si impone esclusivamente in riferimento al lavoro autonomo professionale; i giudici regionali capitolini quindi, trattandosi di un agente di commercio, hanno stabilito che il relativo reddito sia sempre assoggettato a imposta, anche in assenza di una struttura organizzata; infatti, precisa il collegio, i redditi di un agente di commercio sono sempre qualificabili come redditi d'impresa secondo la previsione dell'articolo 2195 del codice civile. Di diverso avviso la Commissione tributaria regionale della Toscana che, esaminando il presupposto dell'imposta in capo a un promotore finanziario, nella sentenza n. 5/32/2009 del 12 gennaio scorso ha stabilito che, indipendentemente dalla compilazione del quadro relativo ai redditi d'impresa, il promotore finanziario, analogamente all'agente di commercio, non realizza necessariamente redditi di impresa; pertanto, l'assoggettamento all'Irap, per i giudici toscani richiede la prova della sussistenza di una autonoma organizzazione. Le posizioni delle due commissioni regionali di merito prendono spunto, con diverse conclusioni, dal principio enunciato dalla Corte costituzionale con la nota sentenza n. 156/2001 secondo cui presupposto per l'Irap sia lo svolgimento con autonomia organizzata; la Consulta tuttavia, non ha bene indicato quale tipo di organizzazione sia rilevante per l'insorgere del presupposto impositivo nelle attività di lavoro autonomo, come pure non è bene chiaro quali tipi di reddito siano da comprendere tra gli esercenti un'attività professionale rientrante tra quelle escluse dal tributo. La questione dell'assoggettabilità a Irap dei redditi degli agenti di commercio e dei promotori finanziari è controversa anche in Cassazione; infatti con ordinanza numero 16888 del 20 giugno 2008, è stata rinviata alle s.u. della Corte la valutazione concernente la natura di questi agenti o rappresentanti di commercio; se debbano sempre essere considerati degli imprenditori, ovvero se possano godere dell'esclusione dal tributo in caso di mancanza di autonoma organizzazione.

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La Consulta: no al friulano negli uffici (sezione: Giustizia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Arena, L')

Argomenti: Giustizia

Sabato 23 Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 2 REGIONE «BOCCIATA» La Consulta: no al friulano negli uffici ROMA Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma le Regioni devono rispettare la legge nazionale. Per questo la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di parte della legge regionale del Friuli Venezia Giulia, che nel 2007 introdusse il friulano nelle scuole e negli uffici, con i voti di Lega e del centrosinistra di Illy. Bocciato l'obbligo di rispondere in friulano negli uffici, di usare toponimi solo in friulano, e di insegnare il friulano a scuola per almeno un'ora a settimana.  

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In Friuli la regione parlerà italiano (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Pubblica Amministrazione data: 23/05/2009 - pag: 35 autore: di Francesco Cerisano La Consulta ha bocciato una legge di Illy del 2007. Che confinava in un angolo la lingua nazionale In Friuli la regione parlerà italiano Il friulano va circoscritto ai comuni di minoranza linguistica La Consulta boccia il bilinguismo spinto di Riccardo Illy. Perché un conto è la tutela, sacrosanta, delle minoranze linguistiche, un altro è ribaltare completamente i piani elevando il friulano a lingua ufficiale della pubblica amministrazione senza peraltro prevedere l'obbligo di tradurre gli atti in lingua italiana. C'era tutto questo nella legge regionale n. 29/2007, uno degli ultimi provvedimenti promossi dal re del caffè quando era ancora governatore del Friuli. E tanto altro ancora. Si prevedeva, per esempio, la facoltà per i comuni di adottare toponimi solo in friulano (e non, come dice la legge, «in aggiunta ai toponimi ufficiali in italiano»). Per non parlare dei programmi d'insegnamento nelle scuole. Dove per rinunciare all'insegnamento del friulano i genitori avrebbero dovuto comunicarlo espressamente per iscritto, altrimenti il silenzio sarebbe stato interpretato come assenso all'ora settimanale di friulano. Con la sentenza n. 159/2009, depositata ieri in cancelleria, e redatta dal giudice Paolo Maria Napolitano, la Corte costituzionale ha di fatto cancellato la legge regionale del 2007 sulla valorizzazione e promozione della lingua friulana. Per un motivo molto semplice: «la legge», ha detto la Corte, accogliendo il ricorso della presidenza del consiglio, «eccede la competenza legislativa attribuita alla regione Friuli-Venezia Giulia dallo statuto speciale». Secondo i giudici delle leggi, infatti, l'art. 6 della Costituzione, che ha sancito il principio della tutela delle minoranze linguistiche, e la legge n. 482/99 che ha attuato i principi costituzionali, «circoscrivono l'uso della lingua minoritaria nei soli comuni di insediamento del relativo gruppo linguistico». Non è pertanto possibile, a giudizio della Corte, prevedere, come fa la legge impugnata, «un obbligo generale di uso del friulano per gli uffici dell'intera regione, operante anche nelle aree escluse dal territorio di insediamento del gruppo linguistico friulano». Né tantomeno si può imporre l'obbligo di redigere in friulano gli atti e le campagne pubblicitarie da destinare alla generalità dei cittadini.«Il principio cui si ispira la legge n. 482 del 1999», spiegano i giudici, «è quello territoriale: la normativa di salvaguardia delle lingue minoritarie riconosciute si applica cioè nei territori in cui vi è una sufficiente presenza di cittadini appartenenti alla minoranza stessa». Di qui l'illegittimità dell'art. 6, comma 2, della legge regionale n. 29/2007 che, «riconoscendo in modo espresso il diritto di usare la lingua friulana, a prescindere dal territorio in cui i relativi uffici sono insediati, viene a violare in modo palese quanto previsto dalla legge n. 482 poiché attribuisce il diverso e non riconosciuto diritto a un uso personale della lingua minoritaria». Un effetto distorto che i costituenti, dice la Corte, hanno voluto evitare proprio per scongiurare un ribaltamento della scala di valori linguistici.Ma l'art. 6 non è l'unica disposizione della legge regionale impugnata a essere finita nel mirino della Consulta. È stata giudicata illegittima anche la norma che rendeva facoltativa la traduzione in italiano e il deposito dei testi scritti nei dibattiti dei consigli comunali tenuti in lingua friulana. Anche in questo caso, la legge di Illy ha travalicato i confini tracciati dalla legge statale n. 482/99 che riconosce ai consiglieri appartenenti alla minoranza linguistica il diritto di utilizzare la diversa lingua, controbilanciandolo con la previsione di «una immediata traduzione in lingua italiana».E ancora. Anche la facoltà per i comuni di adottare toponimi nella sola lingua friulana è incompatibile con la previsione dettata dal legislatore statale che legittima l'uso dei toponimi nella lingua minoritaria solo in aggiunta ai toponimi ufficiali

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Niente deroghe sul codice appalti (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Pubblica Amministrazione data: 23/05/2009 - pag: 35 autore: Niente deroghe sul codice appalti Le regioni non possono stabilire disposizioni derogatorie del codice appalti (dlgs n. 163/2006), arrivando per esempio a circoscrivere il ricorso all'istituto dell'avvalimento solo per gli appalti di importo pari o superiore alla soglia comunitaria. Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella sentenza n. 160/2009 (depositata ieri in cancelleria e redatta dal giudice Alfonso Quaranta) che ha dichiarato illegittime alcune norme della legge n. 1/2008 della Campania (la Finanziaria regionale per il 2008), annullando di conseguenza anche l'art. 20, comma 2, della legge regionale n. 3/2007 in materia di lavori pubblici, servizi e forniture. Secondo la Consulta, a cui ha fatto ricorso la presidenza del consiglio, la normativa prevista dalla Campania non è costituzionalmente legittima perché, pur in presenza di un appalto sotto-soglia, devono essere comunque rispettati i principi fondamentali di parità trattamento, trasparenza e pubblicità previsti dal Trattato Ue a tutela della concorrenza del mercato. L'istituto dell'avvalimento (che consente a un concorrente in una gara d'appalto di dimostrare il possesso dei requisiti economici, finanziari, tecnici e organizzativi avvalendosi del curriculum o dell'attestazione Soa di un altro soggetto), spiega la Corte, ha lo scopo di «ampliare la partecipazione delle imprese alle procedure concorsuali, assicurando così una maggiore tutela delle libertà comunitarie e dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa». E la regione non può legiferare in senso opposto, perché si tratta di norme attinenti alla materia dell'ordinamento civile, riservata alla competenza esclusiva dello stato, ai sensi dell'art. 117 della Costituzione.

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la prima profezia di palazzo grazioli - giovanni valentini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 36 - Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO LA PRIMA PROFEZIA DI PALAZZO GRAZIOLI GIOVANNI VALENTINI Non è la solita lottizzazione. Questa è la lottizzazione della lottizzazione. Ovvero, la lottizzazione a rate. Il primo lotto, la prima rata, la prima tranche delle nomine ai vertici della Rai. Con Mauro Mazza alla direzione della Rete Uno, Augusto Minzolini alla guida del Tg1 e ben quattro vicedirettori generali che affiancheranno il direttore generale, Mauro Masi, si contempla il primo mistero glorioso della nuova gestione di viale Mazzini. Quello che celebra l´ascensione e assunzione al cielo televisivo di altrettanti angeli e santi del servizio pubblico, alla vigilia delle prossime elezioni europee e soprattutto amministrative. Ma non si tratta di nomine elettorali nel senso stretto della parola. A quanto pare, il direttore della maggiore testata giornalistica italiana, quella più istituzionale e politicamente importante, avrà il buon gusto di insediarsi fra tre settimane, dopo l´apertura delle urne del 6 e 7 giugno. E gli altri lo faranno alla spicciolata, con gradualità e discrezione, in punta dei piedi. Piuttosto, sono nomine dimostrative, pedagogiche. Nel senso, che servono a dare la linea: ai nominati e anche ai prossimi nominandi. Nel buio cupo degli anni di piombo, la retorica lugubre del terrorismo o del para-terrorismo predicava minacciosamente lo slogan "Colpirne uno, per educarne cento". Oggi, nel buio profondo degli anni che viviamo, il regime televisivo preferisce applicare invece la regola "Premiarne uno, per educarne cento". A parte le capacità e i meriti dei singoli, trionfa così la legge suprema dell´obbedienza, della fedeltà assoluta, della stretta osservanza. E questo vale, appunto, non solo per i diretti beneficiati, ma anche per i futuri beneficiandi o aspiranti tali. Conversioni o tradimenti, insomma, come indulgenze plenarie: sempre nel segno naturalmente dell´equilibrio, della moderazione, del sacrosanto e benedetto "buon senso". Fa presto il direttore generale, replicando alle proteste delle opposizioni, a dire che queste nomine sono state "un atto doveroso" perché la direzione del Tg1 era vacante dall´uscita di Gianni Riotta e quella della Rete Uno in prorogatio ormai dal luglio scorso. Ma, con tutto il rispetto per la persona, Masi sarebbe più credibile se lui stesso non provenisse direttamente dalla segreteria generale di palazzo Chigi e se il primo lotto non corrispondesse alle indiscrezioni filtrate da palazzo Grazioli, residenza privata del presidente del Consiglio a Roma. E comunque, dopo la promozione di Mazza, non è vacante ora anche il Tg2 e non sarebbe altrettanto doveroso e urgente insediare un successore? Si può pure dare atto allora a Paolo Garimberti di aver favorito un compromesso o una mediazione, non accettando il diktat del premier che pretendeva un pacchetto di dodici promozioni, tutte insieme e subito. Ma è una magra consolazione. Mentre bisogna dire che per il neo-presidente, indicato dal centrosinistra e votato all´unanimità, sarebbe stato senz´altro più opportuno astenersi secondo l´invito degli stessi consiglieri di minoranza: un presidente di garanzia, oltre al centrodestra, deve garantire anche l´opposizione. Altrimenti, come gli è stato pubblicamente contestato, rischia di compromettere il proprio ruolo di garante. Sta di fatto, però, che alla Rai – sotto la mai abbastanza vituperata legge Gasparri – il presidente è destinato a rimanere ostaggio di una maggioranza per così dire ostile, composta da cinque consiglieri su nove e per di più con il rappresentante del Tesoro, cioè del governo, in funzione di ago della bilancia. E questo era vero anche prima, fin dai tempi di Lucia Annunziata, alla quale va riconosciuto il merito di aver fatto fino in fondo una battaglia sulla gestione dell´azienda – e in particolare sul controverso shopping delle frequenze televisive – contro l´ex direttore generale Flavio Cattaneo, dimettendosi per protesta dopo appena un anno di mandato. In fin dei conti, la vera questione non è tanto dove sono state decise queste nomine, ma piuttosto come: cioè in forza di quali criteri e di quali meccanismi. E qui torniamo alla riforma che porta il nome dell´ex ministro delle Comunicazioni, imposta a tutti i costi dal centrodestra nel 2004, nonostante il rinvio alle Camere dell´ex presidente Ciampi, a cui è seguita la censura dell´Unione europea che ha minacciato di aprire una procedura d´infrazione contro l´Italia. Nella prospettiva di finire prima o poi al vaglio della Corte costituzionale, è questa legge che ha spostato il controllo effettivo della Rai dal Parlamento al governo, blindando il Cda e relegando il presidente in un ruolo di arbitro senza fischietto: un Consiglio, per di più, di cui fanno ancora parte due membri di quello precedente che approvò la nomina di Alfredo Meocci a direttore generale, malgrado l´incompatibilità con l´incarico di commissario dell´Autorità sulle Comunicazioni, provocando così una multa di oltre 14 milioni di euro a carico della Rai da parte della stessa Authority. Non sappiamo, dunque, se questa prima tranche di nomine "azzera la credibilità" del nuovo vertice di viale Mazzini, come annuncia già il moderato Casini, leader dell´Udc, che pure cinque anni fa apparteneva alla maggioranza di centrodestra che approvò il misfatto della Gasparri. Sappiamo, tuttavia, che le prossime nomine saranno decisive per misurare l´autonomia del Cda dalla politica, anche in rapporto ai criteri richiamati dal presidente della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli: da una parte, il pluralismo; dall´altra, "la ricchezza culturale dell´azienda e del Paese", un´azienda che fra contratti a tempo indeterminato e contratti a tempo determinato conta in totale più di 13 mila dipendenti e 1771 giornalisti. Basterà ora aspettare qualche giorno o qualche settimana per verificare se la profezia di palazzo Grazioli si sarà avverata completamente. (sabatorepubblica. it)

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comizio in dialetto di zaia (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 12 - Regione Comizio in dialetto di Zaia Il ministro sale su un covone e placa gli agricoltori Due progetti di legge della Lega per la tutela della lingua VERONA. Comizio del ministro Luca Zaia in dialetto veneto. Per placare un gruppo di agricoltori, alcuni dei quali aderenti a Confagricoltura, che aspettavano il Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, davanti all'azienda agricola Brunelli a Valeggio sul Mincio (Verona) per contestarlo. Ma quando Zaia è sceso dalla macchina, li ha salutati uno a uno e ha improvvisato un confronto con loro, parlando in lingua veneta, salendo su un covone di fieno all'interno dell'azienda nella quale li ha invitati ad entrare. Intanto, la Lega ha fatto propria la crociata e i progetti di legge sulla lingua veneta spuntano come funghi. Certo, il ministro, oltre al comune lessico, ci ha messo del suo, stringendo la mano a tutti i contestatori che lo aspettavano davanti all'azienda. Non solo: una volta sceso dall'auto, salendo sul covone e improvvisando un confronto in lingua veneta, ha ridotto le distanze: «Voi siete stati portati qui da scelte sbagliate e da chi ha voluto innescare un conflitto tra poveri - ha arringato il ministro, come risulta nella traduzione dal dialetto veneto all'italiano - il settore agricolo è attanagliato da una crisi dei prezzi che nulla ha a che vedere con la soluzione del problema delle quote latte. Sono solidale con tutti gli agricoltori che stanno pagando per una concorrenza sleale che non hanno contribuito a creare. Il problema si risolve accentuando i controlli. L'altra questione è garantire la qualità. Il disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria avrà un ruolo importante». Tant'è, che è finita tra gli applausi. Ma Zaia non è l'unico a battere la strada dell'idioma a lui tanto caro: i consiglieri regionali del Carroccio hanno presentato un progetto di legge affinché il veneto venga inserito fra le lingue che meritano di essere tutelate. «Valorizziamo una lingua che fu dei nostri padri e che per mille anni è stata parlata nella nostra terra - sostiene il primo firmatario Roberto Ciambetti - la nostra lingua, deve poter essere ascritta nell'elenco dove compaiono anche il sardo, il friulano e altri idiomi che contraddistinguono una comunità». Gli fa eco da Roma il senatore veronese Federico Bricolo dopo aver presentato, a sua volta, un pdl per l'insegnamento di lingue e dialetti delle comunità territoriali e regionali nelle scuole: «La difesa della nostra storia e della nostra cultura passa anche attraverso l'insegnamento delle nostre lingue e dialetti - sostiene - in un mondo globalizzato come il nostro diventa fondamentale trasmettere alle nuove generazioni le nostre lingue che sono segno e sostanza della nostra appartenenza culturale». Intanto, mentre il Carroccio veneto si immerge nella battaglia, dal vicino Friuli arrivano notizie per nulla confortanti: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'introduzione dell'insegnamento del friulano a scuola attraverso il metodo del silenzio-assenso. (s.z.)

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Un piccolo sforzo di immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi ospedali, sem... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Un piccolo sforzo di immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi ospedali, sempre intasati, dove la gente fa la fila, in comprensibile stato d'ansia, quando sarà in vigore il reato di clandestinità? Il calcolo lo ha fatto la dottoressa Alessandra Di Tullio, del Fassid, il sindacato dei professionisti dell'emergenza sanitaria: «Il medico del pronto soccorso si dovrebbe fermare, stendere un verbale, rivolgersi al posto di pubblica sicurezza». Tutto il meccanismo si incepperebbe per almeno un'ora. È un calcolo semplice, visto che già adesso, se al pronto soccorso si presenta qualcuno con una ferita che fa supporre sia stato commesso un reato, oppure la vittima di un incidente sul lavoro, il medico è già obbligato a stendere la denuncia. Dal pubblico il dottor Francesco Medici rincara: «Non si fermerebbe solo il medico, per sorvegliare una persona trovata priva dei documenti e ricoverata ci vorrebbe una stanza singola, la sorveglianza della polizia giorno e notte». Del resto il prefetto Morcone nell'audizione del 22 aprile alla camera ha ritenuto «non utile ai fini del contrasto all'immigrazione clandestina» l'introduzione del reato di clandestinità. I medici non ci stanno. Non vogliono fare le spie e lo dicono ancora una volta con una conferenza stampa nella quale parlano tutte le sigle professionali. Inizia Carlo Lusenti dell'Anaao. «Si è fatto un passo avanti perché il Ddl sicurezza non ha abrogato l'articolo della Bossi-Fini che esenta i medici dall'obbligo di denuncia. Ma non basta, quell'esenzione è troppo fragile di fronte all'introduzione di un reato penale che ci obbliga, nel nostro ruolo di pubblici ufficiali, a denunciare. Chiediamo di cambiare la legge o, in subordine, gli autorevoli membri del governo che ci rassicurano a parole mettano qualcosa nero su bianco, un regolamento, una circolare attuativa, un testo "a prova di scemo" che non lasci margini a interpretazioni. Noi, per parte nostra, diciamo ai medici dei pronto soccorso: rispettate la Costituzione e il codice deontologico. E se qualcuno vi denuncia, noi vi difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza «Non mi farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura verso gli individui e verso la collettività». La collettività, infatti, sarebbe più a rischio. Massimo Cozza, Cgil, e Giuseppe Ladra (Cimo) fanno l'esempio dell'aumento dei casi di Tbc. «È una malattia che si cura benissimo - spiega Cozza - è una malattia diffusa in alcune aree di provenienza delle persone immigrate. È importante, però, che non ci sia timore di rivolgersi al servizio pubblico». Massimo Percoco, del sindacato medici dirigenti, sottolinea la mancanza di efficacia della norma che impone la denuncia: «chi è clandestino non si presenterà nel luogo di cura e in compenso si avrebbe un degrado generale sul pèiano sanitario».

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doppia censura per una legge (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

FECONDAZIONE ASSISTITA Doppia censura per una legge Si torna a parlare, per fortuna con toni più pacati, di temi etici e di laicità dello Stato. L'occasione è arrivata dalla Corte costituzionale che ha riaperto, con una sentenza, il discorso sulla discussa legge 40, quella, per intenderci, sulla fecondazione assistita su cui si è celebrato un referendum qualche anno fa. I giudici della Consulta, con un pronunciamento datato 31 marzo e una sentenza resa pubblica nelle sue motivazioni solo nei giorni scorsi, hanno colpito la legge con doppia censura di incostituzionalità. La sentenza colpisce due commi dell'articolo 14 della legge 40. Il comma due, con riferimento alla produzione e all'impianto di embrioni, da dove sono state eliminate le parole «ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre» e, il successivo comma tre, con un provvedimento cosiddetto additivo, con l'aggiunta quindi delle parole «il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, deve essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna». In sostanza, sono caduti due pezzi importanti della legge. Il primo è quella che impediva di creare un numero di embrioni superiore a tre. Una norma crudele, perché il divieto d'impiantare più di tre ovociti per ciclo, e insieme l'obbligo di trasferire tutti gli embrioni ottenuti con l'inseminazione, costringevano ogni donna a ripetere ad oltranza la stimolazione ormonale, esponendosi al rischio di contrarre malattie incurabili; e la costringevano inoltre ad accettare che l'embrione malato attecchisse nel suo corpo, semmai decidendo successivamente di abortire. Il risultato era una moltiplicazione della sofferenza, con una visione chiaramente punitiva della donna, e un attacco anche alla scienza medica, che deve poter decidere, di volta in volta, e caso per caso, che limite darsi in ragione della salute della donna. Il limite di tre embrioni da impiantare, infatti, risulta alle evidenze scientifiche, in alcune circostanze troppo alto (determinando il pericolo di gravidanze plurigemellari), in altre troppo scarso. In sostanza - hanno segnalato i medici - con quella norma l'eventualità che la terapia si concludesse con successo era un azzardo. E infatti era sostanzialmente partito, per le famiglie con una maggiore disponibilità economica, il fenomeno del turismo della fecondazione artificiale. Le coppie che ne avevano l'opportunità preferivano andare all'estero dove, con norme più civili, si riducevano rischi e sofferenza per la donna. La seconda norma su cui si è pronunciata la Consulta è stata quella che imponeva l'immediato trasferimento degli embrioni non impiantati. La Consulta ha detto che innanzitutto viene la salute della donna e che laddove su questa non vi sono garanzie non si può obbligare il trasferimento degli embrioni. La sentenza, che è auto applicativa e non necessita di interventi legislativi, nel suo insieme, proprio nel momento in cui si fa più aspro il dibattito sui temi etici e sulla laicità dello Stato, proprio quando si prepara la discussione alla Camera sul testamento biologico, impartisce al Parlamento una doppia lezione. In primo luogo, ci dice che nessuna legge può sostituirsi al medico, che deve poter scegliere, dentro il suo giuramento professionale, la strada per garantire il diritto alla cura nell'interesse del paziente. In secondo luogo, la Consulta ci dice che nessun principio può prevalere su altri principi. La tutela dell'embrione non può prevalere sulla tutela della salute della donna: le due cure vanno bilanciate, compensate. E' necessario trovare un punto di equilibrio ragionevole. Ed è questa la sfida costante di tutto il dibattito sui temi etici, a cominciare dal testamento biologico che tra qualche settimana comincerà il suo iter alla Camera. Cos'è la laicità se non la ricerca di un equilibrio tra i valori? Su questo tema il dibattito sta crescendo e per fortuna si aprono spazi critici, che preludono alla possibilità di una discussione aperta. Il presidente della Camera Fini, nonostante la maggioranza di cui fa parte sostenga le posizioni più oltranziste, ha difeso la laicità dello Stato con parole di fermezza. Una posizione da apprezzare, sempre che sappia però, con coerenza, diventare anche scelta politica e non solo enunciazione di principio. Anche nel Pd non manca la discussione. C'è un'area culturale nel Partito democratico che sul terreno della laicità arranca. In questo caso è giusto discutere. Ma bisogna operare una scelta. Come si è detto durante i passaggi cruciali della vicenda di Eluana, il Pd deve dire da che parte sta. Sulla laicità dello Stato dal partito deve arrivare una scelta chiara di campo. Un grande partito riformista, moderno, non può che stare sul terreno della laicità, del bilanciamento dei diritti, della difesa dei valori costituzionali, senza alcun tentennamento. *deputato del Partito democratico

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La rivolta dei camici bianchi: cambiare il Ddl, non siamo spie (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

La rivolta dei camici bianchi: cambiare il Ddl, non siamo spie JOLANDA BUFALINI Un piccolo sforzo di immaginazione: cosa succederà nei pronto soccorso dei grandi ospedali, sempre intasati, dove la gente fa la fila, in comprensibile stato d'ansia, quando sarà in vigore il reato di clandestinità? Il calcolo lo ha fatto la dottoressa Alessandra Di Tullio, del Fassid, il sindacato dei professionisti dell'emergenza sanitaria: «Il medico del pronto soccorso si dovrebbe fermare, stendere un verbale, rivolgersi al posto di pubblica sicurezza». Tutto il meccanismo si incepperebbe per almeno un'ora. È un calcolo semplice, visto che già adesso, se al pronto soccorso si presenta qualcuno con una ferita che fa supporre sia stato commesso un reato, oppure la vittima di un incidente sul lavoro, il medico è già obbligato a stendere la denuncia. Dal pubblico il dottor Francesco Medici rincara: «Non si fermerebbe solo il medico, per sorvegliare una persona trovata priva dei documenti e ricoverata ci vorrebbe una stanza singola, la sorveglianza della polizia giorno e notte». Del resto il prefetto Morcone nell'audizione del 22 aprile alla camera ha ritenuto «non utile ai fini del contrasto all'immigrazione clandestina» l'introduzione del reato di clandestinità. I medici non ci stanno. Non vogliono fare le spie e lo dicono ancora una volta con una conferenza stampa nella quale parlano tutte le sigle professionali. Inizia Carlo Lusenti dell'Anaao. «Si è fatto un passo avanti perché il Ddl sicurezza non ha abrogato l'articolo della Bossi-Fini che esenta i medici dall'obbligo di denuncia. Ma non basta, quell'esenzione è troppo fragile di fronte all'introduzione di un reato penale che ci obbliga, nel nostro ruolo di pubblici ufficiali, a denunciare. Chiediamo di cambiare la legge o, in subordine, gli autorevoli membri del governo che ci rassicurano a parole mettano qualcosa nero su bianco, un regolamento, una circolare attuativa, un testo "a prova di scemo" che non lasci margini a interpretazioni. Noi, per parte nostra, diciamo ai medici dei pronto soccorso: rispettate la Costituzione e il codice deontologico. E se qualcuno vi denuncia, noi vi difenderemo fin davanti la Corte costituzionale». Non è disobbedienza «Non mi farete dire - specifica Lucisenti ai giornalisti - che invito a non rispettare la legge. Io invito a rispettare la Costituzione che prevede l'obbligo di cura verso gli individui e verso la collettività». La collettività, infatti, sarebbe più a rischio. Massimo Cozza, Cgil, e Giuseppe Ladra (Cimo) fanno l'esempio dell'aumento dei casi di Tbc. «È una malattia che si cura benissimo - spiega Cozza - è una malattia diffusa in alcune aree di provenienza delle persone immigrate. È importante, però, che non ci sia timore di rivolgersi al servizio pubblico». Massimo Percoco, del sindacato medici dirigenti, sottolinea la mancanza di efficacia della norma che impone la denuncia: «chi è clandestino non si presenterà nel luogo di cura e in compenso si avrebbe un degrado generale sul pèiano sanitario». I medici al governo: si deve scrivere nero su bianco che non abbiamo l'obbligo di denuncia. Noi abbiamo rispetteremo la Costituzione e la deontologia, su questo difenderemo tutti fino alla Corte costituzionale.

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(sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Giustizia

POLITICA pag. 12 «Ma sulla riduzione di INTERVISTA IL COSTITUZIONALISTA CECCANTI: di ANTONELLA COPPARI ROMA «SULLA riduzione dei parlamentari siamo tutti d'accordo: in queste settimane, Camera e Senato hanno approvato un ordine del giorno che riproponeva la necessità del ridimensionamento». Ciò detto, Stefano Ceccanti, senatore Pdl nonché docente di diritto pubblico comparato all'Università la Sapienza' di Roma, aggiunge che l'irritazione nasce dal linguaggio utilizzato da Berlusconi, «tipico di chi è estraneo al mondo della politica, mentre lui ci sta da 15 anni. Così, rischia di delegittimare le istituzioni e di rendere difficile il raggiungimento dell'obiettivo». Bastano 100 deputati? «No, non è sensato. Anche perché negli altri Paesi europei le prime camere hanno le dimensioni della nostra. Trovo ragionevole ciò che propone Calderoli: 400 deputati e 200 senatori. Ma la gente è indignata non solo perché i parlamentari sono troppi, pure perché non li conosce più: per questo, abbiamo raccolto 195 firme chiedendo di tornare alla legge elettorale di Mattarella e quindi ai collegi uninominali. Sarebbe logico partire da qui, evitando il referendum». E poi, si interviene sull'esecutivo? I poteri del premier vanno rafforzati? «In questa legislatura, per scelta politica, il premier gode di una maggioranza ampia e omogenea, dunque può fare le riforme che vuole. Per questo, è curiosa l'idea di una proposta di legge di iniziativa popolare che comunque deve arrivare in Parlamento. Ma in futuro, ci potrebbero essere legislature con presidenti del Consiglio deboli, perciò è giusto varare regole che stabilizzino il rafforzamento dei poteri». La spaventa l'idea di concedere al premier il potere di scioglimento delle Camere? «Io direi che il punto di equilibrio potrebbe essere quello di formalizzare il potere del presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento, lasciando la decisione finale al presidente della Repubblica. E' il meccanismo che esiste in tutti i Paesi in cui ci sono capi di Stato repubblicani». Quali sono i contrappesi possibili a garanzia del fatto che un premier forte non finisca per esercitare un potere incontrollato? «Ne citerei due: il potere da parte dei parlamentari di chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme? «Ritengo sia possibile. Ma se uno si comporta come se avesse le ricette pronte, prende a schiaffi chi non ci sta e irride i parlamentari, crea un clima tale che rende impossibile fare le riforme insieme».

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di ANTONELLA COPPARI ROMA (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 23-05-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Giustizia

POLITICA pag. 13 di ANTONELLA COPPARI ROMA «SULLA riduzione dei parlament... di ANTONELLA COPPARI ROMA «SULLA riduzione dei parlamentari siamo tutti d'accordo: in queste settimane, Camera e Senato hanno approvato un ordine del giorno che riproponeva la necessità del ridimensionamento». Ciò detto, Stefano Ceccanti, senatore Pdl nonché docente di diritto pubblico comparato all'Università la Sapienza' di Roma, aggiunge che l'irritazione nasce dal linguaggio utilizzato da Berlusconi, «tipico di chi è estraneo al mondo della politica, mentre lui ci sta da 15 anni. Così, rischia di delegittimare le istituzioni e di rendere difficile il raggiungimento dell'obiettivo». Bastano 100 deputati? «No, non è sensato. Anche perché negli altri Paesi europei le prime camere hanno le dimensioni della nostra. Trovo ragionevole ciò che propone Calderoli: 400 deputati e 200 senatori. Ma la gente è indignata non solo perché i parlamentari sono troppi, pure perché non li conosce più: per questo, abbiamo raccolto 195 firme chiedendo di tornare alla legge elettorale di Mattarella e quindi ai collegi uninominali. Sarebbe logico partire da qui, evitando il referendum». E poi, si interviene sull'esecutivo? I poteri del premier vanno rafforzati? «In questa legislatura, per scelta politica, il premier gode di una maggioranza ampia e omogenea, dunque può fare le riforme che vuole. Per questo, è curiosa l'idea di una proposta di legge di iniziativa popolare che comunque deve arrivare in Parlamento. Ma in futuro, ci potrebbero essere legislature con presidenti del Consiglio deboli, perciò è giusto varare regole che stabilizzino il rafforzamento dei poteri». La spaventa l'idea di concedere al premier il potere di scioglimento delle Camere? «Io direi che il punto di equilibrio potrebbe essere quello di formalizzare il potere del presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento, lasciando la decisione finale al presidente della Repubblica. E' il meccanismo che esiste in tutti i Paesi in cui ci sono capi di Stato repubblicani». Quali sono i contrappesi possibili a garanzia del fatto che un premier forte non finisca per esercitare un potere incontrollato? «Ne citerei due: il potere da parte dei parlamentari di chiedere alla Corte costituzionale prima che una legge entri in vigore se è costituzionale o meno, e il potere di costituire, con il voto di un quarto dei parlamentari, commissioni in cui l'opposizione possa fare le pulci alla maggioranza». Dopo le Europee, è possibile riprendere il dialogo sulle riforme? «Ritengo sia possibile. Ma se uno si comporta come se avesse le ricette pronte, prende a schiaffi chi non ci sta e irride i parlamentari, crea un clima tale che rende impossibile fare le riforme insieme».

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in carcere per due anni. era innocente (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Venezia, La" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 31 - Provincia In carcere per due anni. Era innocente Spinea. Assolta la donna accusata di complicità nell'omicidio del marito SPINEA. E' stata in carcere per due anni completamente innocente, Yesmin Akter, giovane donna del Bangladesh, ora residente con i figli a Mestre: non solo Yesmin non fu complice dell'omicidio del marito - strangolato con un foulard nel parco Nuove Gemme di Spinea, nel 2004 - ma la ragazza non si è macchiata neppure del reato di favoreggiamento, per non aver dato l'allarme pur sapendo dell'assassinio. Il giudice monocratico Moretti ha, infatti, assolto Yesmin Aktar con la formula piena, del fatto non sussiste. Nel 2004 Fece scalpore l'omicidio di Amadul Haque, strangolato in pieno giorno dall'uomo che si era invaghito di Yesmin, che voleva per sé: Sikder Salim è stato condannato a 22 anni dal Tribunale, nel 2006. In occasione di quel processo, i giudici assolsero la giovane dall'accusa di essere complice dell'omicidio del marito, ma rinviarono gli atti alla Procura per procedere per favoreggiamento, dal momento che la ragazza non diede l'allarme sulla morte del consorte. «Ora si è dimostrato quello che sostenevamo da sempre», commenta l'avvocato Luciano Faraon, «che Yesmin era assolutamente estranea ai fatti: una sentenza, quella del giudice monocratico, doppiamente importante, perché riconosce la verità e perché ci permetterà di chiedere con più forza il risarcimento del danno per ingiusta detenzione». Il legale ha chiesto mezzo milione di euro allo Stato per quei due anni di libertà negata alla giovane madre, ma la Corte d'Appello ha respinto la richiesta proprio in pendenza dell'accusa di favoreggiamento, ora caduta: un punto a favore di Yesmin nel ricorso in Cassazione. «Yesmin Akter, all'epoca dei fatti», racconta ancora Faraon, «non conosceva assolutamente la lingua italiana, né le norme del codice penale e, soprattutto, aveva informato l'autorità giudiziaria dell'omicidio solo quando aveva saputo che l'assassino era stato arrestato, perché temeva per la propria vita e soprattutto per quella dei figli. A determinare le incomprensioni iniziali con l'autorità giudiziaria, incise in maniera determinante l'incapacità dell'interprete durante le indagini: su questo delicato problema, la Corte costituzionale è intervenuta con sentenza 254/07 sancendo il diritto di imputato e indagato ad avere un proprio interprete di fiducia». (r.d.r.)

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I libri tracciano un affresco del nostro Paese: un popolo sovrano rassegnato (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

AGENDA E LETTERE pag. 7 I libri tracciano un affresco del nostro Paese: un popolo sovrano rassegnato AMANDOLA CARO CARLINO, in questi ultimissimi tempi, senza contare le innumerevoli denunce di sperperi documentati in Tv da Striscia la notizia' e da Report', una serie di libri traccia un inoppugnabile affresco del nostro Paese. Da L'Italia degli sprechi' di Costa alla Casta' di Rizzo e Stella, dalla Finanziaria siamo noi' di Lepri a Per chi suona la banana' di Travaglio, da Un paese di baroni' di Carlucci e Castaldo a La penisola dei mafiosi' di De Stefano, è un susseguirsi di aggiornamenti culturali che dimostrano le capacità del governo e la statura morale della classe dirigente del nostro Paese. Lo sfacelo è tale che perfino dalla più autorevole istituzione nazionale giungono segnali allarmanti. Il Presidente della Repubblica, infatti, ha detto testualmente: «E' ormai sempre più pressante l'impoverimento culturale e morale della politica». Gustavo Zagrebelsky, ex Presidente della Corte costituzionale, ha affermato: «La gente si sente usata per giochi di potere, vi è un drammatico bisogno di nuovi amministratori». Ma anche da personaggi politici, come l'ex leader del Pd Veltroni, si riconosce che «sempre più spesso si vedono rapporti di commistione tra politica e malaffare che bisogna assolutamente estirpare». Ma tutte queste pubbliche e inoppugnabili denunce serviranno a migliorare le cose? La realtà è che in un Paese normale tutta questa corruzione e massacro delle finanze pubbliche scatenerebbe...un quarantotto'. Invece , nel nostro Paese il popolo sovrano è rassegnato e prono. Non ha la forza di ribellarsi. La povertà e la disoccupazione crescono. Laureati che hanno superato severissimi concorsi, se sono fortunati hanno un incarico con licenziamento al termine delle lezioni. Le disuguaglianze sono flagranti e tuttavia mantenute. Ma attenzione a non tirare troppo la corda. La fame e la disperazione sono pessime consigliere. Attilio Bellesi, Amandola

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friulano, la consulta boccia la legge (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte costituzionale dà ragione all'ex governo Prodi contro la riforma di Illy. Salvata invece l'erogazione di contributi regionali La Lega Nord contesta la decisione Tesini (Pd): con i miei suggerimenti la normativa avrebbe passato l'esame Friulano, la Consulta boccia la legge Respinti i punti fondamentali: dall'imposizione negli uffici e nelle scuole al silenzio assenso Tondo: giusto, norma ideologica. Gli autonomisti: ci appelliamo a Napolitano I SERVIZI ALLE PAGINE 2 E 3 UDINE. Bocciata la legge sul friulano. La Corte costituzionale ha respinto 5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex giunta di centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto no all'obbligo degli uffici di utilizzare il friulano e di redigere gli atti in marilenghe; no alla ripetizione degli interventi nelle istituzioni in friulano; no all'adozione dei toponimi anche solo in friulano e ancora no all'ora settimanale di insegnamento sui banchi di scuola e al silenzio assenso. Per gli autonomisti ieri è stata una giornata nera. L'attesa sentenza della Corte costituzionale è una sequenza di paletti posti su tutti i fronti. Per Tondo la sentenza era prevista, scontata e inevitabile. Insomma è «la prova provata che anche gli estremismi culturali producono effetti infausti com'è accaduto in questo caso». Protestano invece gli autonomisti, che preannunciano un appello a Napolitano.

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e i poli si dividono (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Attualità E i poli si dividono In Parlamento UDINE. La bocciatura del provvedimento sul friulano non taglia nettamente in due centrodestra e centrosinistra. Proprio dentro c'è chi non si dichiara infatti stupito.Per il senatore del Pd, Carlo Pegorer «le censure della Consulta alla legge sul friulano stanno a significare che le osservazioni critiche che a suo tempo furono avanzate da autorevoli esponenti del governo avevano delle motivazioni strettamente legate al fatto che la nostra Costituzione, pur riconoscendo spazi per iniziative indirizzate alla tutela delle lingue minoritarie, fissa dei paletti però difficilmente valicabili» «Capisco gli sforzi per tutelare la lingua friulana, ma non capisco le forzature che si erano compiute esclusivamente a fini elettoralistici. Del resto fu lo stesso governo nazionale di centrosinistra, con la Lanzillotta, a porre un freno facendo emergere elementi di incostituzionalità». Così il senatore del Pdl, Ferruccio Saro. Che aggiunge: «Se la Regione, adesso, riprenderà in mano il provvedimento, dovrà per forza attenersi alle decisioni della Corte Costituzionale senza commettere altre forzature come avvenne con il centrosinistra. Non portò ad alcun esito il progetto cavalcato da Illy: certo, larga parte dell'opinione pubblica è interessata alla salvaguardia del friulano sul piano storico, ma si devono fare i conti con la realtà, ovvero con la globalizzazione che impone la conoscenza delle lingue internazionali». E di notizia che necessariamente rattrista parla il senatore del Pd, Flavio Pertoldi, secondo cui è necessario adesso che i parlamentari friulani, ma anche la Regione, si attivino per trovare quanto prima una soluzione per dare una norma al friulano

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L'Onu interviene in difesa del pluriomicida Battisti (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 124 del 2009-05-23 pagina 17 L'Onu interviene in difesa del pluriomicida Battisti di Emanuela Fontana In una lettera spedita al tribunale che deve decidere l'estradizione si chiede che non venga compromesso l'asilo di altri rifugiati TEMPISMO Il Palazzo di Vetro minimizza ma l'invio della missiva è una strana coincidenza RomaUna mattina di fine aprile a tutti i giudici del Supremo Tribunal federal di Brasilia è arrivata una lettera. Oggetto: i diritti dei rifugiati. Una coincidenza incredibile: gli alti magistrati stanno esaminando proprio una domanda di «rifugio», il caso Battisti. Il presidente Lula lo teme come il peggiore degli impicci e tutta la pratica ora è nelle mani dei giudici del Stf. Sono loro a dover decidere sull'asilo all'ex terrorista italiano aspirante rifugiato dopo una lunga fuga dalla Francia. La giustizia, non la politica, deve dire sì o no all'estradizione in Italia dell'ex leader dei Proletari armati per il comunismo condannato a due ergastoli per quattro omicidi, autoproclamatosi innocente. Mentre i giudici della Corte costituzionale brasiliana si preparavano a esaminare il fascicolo, è arrivata quindi al Supremo tribunal questa lettera. L'autorevole quotidiano O Estado de Sao Paulo ne riassume così il contenuto: «l'Onu teme una marcia indietro sulla concessione di pratiche di asilo in Brasile». Cita anche un passo del documento, e naturalmente ne indica l'autore: Javier Lopez-Cifuentes, il rappresentante brasiliano dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Cifuentes a Brasilia è come Laura Boldrini a Roma: il punto di riferimento locale dell'Unhcr. In Italia tutti hanno imparato a conoscere questo commissariato delle Nazioni Unite per le recenti polemiche contro i respingimenti in mare dei barconi con i clandestini portati a termine da Italia e Libia. L'agenzia dell'Onu ha condannato e ha chiesto a Roma di fermarsi. Il caso vuole che dall'altra parte del mondo l'Unchr si interessi ancora, indirettamente, a una vicenda italiana: il processo Battisti. Per O Estado de Sao Paulo l'intervento però non è indiretto: è mirato al cuore del fascicolo. Si cita infatti questo stralcio della lettera di Cifuentes ai magistrati: l'Alto Commissariato per i rifugiati «prevede che la decisione che verrà presa in questo caso (non si cita Battisti, ma secondo il giornale il contesto è chiaro) possa influenzare il modo in cui le autorità di altri Paesi applichino la definizione di rifugiato e affrontano casi di estradizione di rifugiati riconosciuti formalmente». Letta così sembra l'arringa di un avvocato che sognava la rivoluzione prima di difendere un terrorista: al destino di Cesare Battisti è legata la sorte di centinaia di profughi, per i quali si teme che i Paesi di origine possano chiederne l'estradizione, riaprendo i processi di riconsegna. Perché l'Alto Commissariato dell'Onu ha scritto al Supremo tribunal brasiliano proprio alla vigilia della sentenza che dovrà decidere su Battisti? Ed è possibile che l'Unhcr paragoni un pluriomicida che ha pensato e partecipato all'uccisione di quattro uomini, non politici (nemmeno quindi un vero terrorista politico)al rifugiato del Darfur che scappa dal sangue della guerra civile, all'esule dello Zimbabwe, all'oppositore perseguitato della Nigeria? Da ambienti diplomatici italiani è arrivata subito una richiesta di spiegazione ai vertici del commissariato Onu. Il processo Battisti in Brasile è entrato nella fase più sensibile: ogni presa di posizione è condizionante. La risposta, velocissima, dell'Unhcr, è stata che l'intervento del rappresentante era generico sui diritti dei rifugiati, illustrava il quadro di norme che ne regolano lo status. Che non c'è assolutamente l'intenzione, da parte del commissariato, di condizionare la decisione sul caso Battisti. Il fascicolo è di esclusiva responsabilità dei magistrati brasiliani: il quotidiano ha frainteso. Non si smentisce però, secondo quanto apprende Il Giornale, che la lettera sia stata effettivamente inviata da Cifuentes ai giudici di Brasilia. Rimane allora una terza domanda: nei campi profughi del Kenya (gestiti dall'Unhcr) mancano cibo e acqua per i rifugiati somali che scappano da Mogadiscio. Intere famiglie vivono con soli 3 litri di acqua al giorno. Duecentomila persone sono a rischio epidemie, a rischio di morire di fame. Non si potrebbero consumare le cartucce d'inchiostro su questo oltraggio alla dignità, inondare di fax e mail i governi del pianeta, piuttosto che ricordare ai giudici brasiliani alle prese con l'asilo di un assassino i diritti dei rifugiati a rischio? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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duello tra regione e governo - roberto fuccillo (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina IV - Napoli Duello tra Regione e governo Bassolino: "No alle liste bloccate, ora entra in vigore lo Statuto" La legge elettorale "Applichiamo il principio costituzionale della parità di accesso alle cariche" ROBERTO FUCCILLO «è PARADOSSALE che il governo, invece di promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di un´amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne nelle istituzioni». Antonio Bassolino accantona la «collaborazione istituzionale» e impugna la sciabola per difendere la legge elettorale che il governo ha impugnato presso la Corte costituzionale. «L´impugnazione, largamente preannunciata dal centrodestra campano - dice il presidente - sarebbe basata principalmente sul presunto contrasto con i principi di uguaglianza, di libertà di voto e di pari opportunità sanciti dalla Costituzione. Come se la legge predeterminasse quanti uomini e quante donne debbano essere eletti. Invece offre diverse possibilità. Nel paese delle liste bloccate, la nostra è una soluzione forte e innovativa». Ma, oltre a contestare il singolo articolo sulla doppia preferenza da assegnare a un uomo e una donna, il governo ha giudicato in fuorigioco l´intera legge perché giunta a Statuto non ancora vigente. E Bassolino fa sapere che «il 26 maggio scadrà il termine previsto per l´eventuale promozione di referendum, e il testo verrà promulgato. A oggi, infatti, non risultano iniziative referendarie in corso». Insomma, una mossa sbagliata quella del governo. Ai limiti della inutilità. Tanto da far dire a Bassolino che «attendiamo con fiducia il pronunciamento della Corte costituzionale». Più che merito delle pari opportunità, la contesa pare così essere soprattutto di ordine politico. Lo dice l´inciso di Bassolino sugli annunci del centrodestra campano, e non solo. «Il ministro Fitto ha ceduto alle pressioni dei suoi amici», afferma il socialista Fausto Corace. «L´unico obiettivo è piazzare quante più donne-veline nelle istituzioni», aggiunge il dipietrista Nicola Marrazzo. «Logiche puramente di parte - incalza Fiorella Girace, presidente della commissione pari opportunità - . Non ci stupisce, vista la grande considerazione che il capo del governo ha delle donne italiane». Lo dice infine con estrema chiarezza Tino Iannuzzi, segretario regionale del Pd: «Il centrodestra vuole riesumare l´odioso listino per imporre nomine dall´alto nel consiglio regionale». In effetti fu Forza Italia a battersi contro la doppia preferenza e a riscoprire le virtù del listino come strumento migliore per garantire la presenza femminile in aula. Ma il centrodestra non è unanime su questo. An votò contro la legge, ma solo per non spezzare il nascente Pdl. Anche Mpa era per le preferenze. E Franco D´Ercole, capo dell´intera opposizione in aula, prende ora le distanze dal governo: «Che lo Statuto non sia promulgato non mi pare un argomento valido, è stato comunque approvato. D´altro canto nessuno fra noi si sogna di raccogliere le firme per il referendum». Basterebbe un quinto dei consiglieri, dodici firme. Ma, come dice Bassolino, non ce n´è traccia. «La verità - dice chiaro e tondo D´Ercole - è che c´è chi vuole le liste bloccate e chi le preferenze. Io sono per le preferenze. E poi, se pure la Consulta bocciasse quell´articolo, basterebbe depennarlo».

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(sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

elezioni Rosy Bindi ieri in città. Anche per punzecchiare Dellai «In Europa meglio il Pd» Garbata ma pungente. Rosy Bindi non si tira indietro nel rispondere alla domanda sulla scelta del presidente Lorenzo Dellai di non sostenere il suo alleato forte in Provincia, il Pd, alle europee. «Il voto è libero - sorride - e lo sono anche le dichiarazioni di voto. Spero in un grande del risultato del Pd perché noi stiamo dalla parte degli europeisti. Temo invece che le forze sostenute dal presidente Dellai avranno posizioni diverse rispetto a quelle che servono al suo Trentino». «Un Trentino - ricorda l'ex ministro - del quale si parla come modello. Ma vorrei ricordare che in questo "modello Trentino" il Pd è un alleato importante, addirittura determinante per la sua elezione». La parlamentare spende una battuta anche sul nuovo «scontro istituzionale» tra Provincia e governo dopo che il ministro pugliese Raffaele Fitto ha impugnato davanti alla Corte costituzionale sia la riduzione dell'1% dell'Irap per gli agricoltori sia la legge che consente il varo del comune di Ledro: «Lui (Silvio Berlusconi, ndr) non riesce a diminuire le tasse come aveva promesso - risponde Rosy Bindi - Quindi non capisco perché non possa lasciar fare chi lo fa». L'ex ministro è in regione assieme al 71enne europarlamentare uscente Vittorio Prodi in campagna elettorale con il candidato trentino Michele Nicoletti. I temi dell'incontro sono ambiente ed energia. Bindi non è tenera nemmeno sull'opzione del nucleare: «Prima di parlare di questo - osserva - l'Italia dovrebbe installare tanti pannelli solari quanti ne ha la Germania». Per Prodi questa scelta «non è coerente con i bisogni dell'Italia» mentre per Bindi una strategia diversa potrebbe riavvicinare il Belpaese agli Stati Uniti dopo la svolta di Obama. «Il nucleare è una delle bandiere ideologiche di questo governo», insiste la parlamentare del Pd. Sulla vicenda Mills, Rosy Bindi chiede almeno che «il presidente del consiglio rinunci al Lodo Alfano per chiarire la sua posizione». Nicoletti rileva il paradosso di questa prossima consultazione: «L'Europa conta sempre più nella vita dei cittadini - ammonisce - ma i cittadini rischiano di contare sempre di meno nelle sue determinazioni». Il candidato trentino auspica un cambio di maggioranza (non più con il timone in mano ai popolari che hanno avallato scelte che hanno concesso troppo al libero mercato) e punta su scelte condivise con la gente per quanto riguarda la montagna e anche ad «agganciare il rilancio economico al rispetto per l'ambiente». M.E. 23/05/2009

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Suscita un certo imbarazzo nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio Divina, la decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli della l (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Suscita un certo imbarazzo nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio Divina, la decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli della legge finanziaria 2009 della Provincia di Trento e in particolare quello che ha tagliato l'Irap dell'1% per il settore agricolo riducendolo allo 0,9%, che tradotto vuol dire 5 milioni e mezzo in meno di tasse da pagare per imprenditori agricoli, cooperative e consorzi trentini Suscita un certo imbarazzo nei parlamentari trentini della Lega nord, Maurizio Fugatti e Sergio Divina, la decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli della legge finanziaria 2009 della Provincia di Trento e in particolare quello che ha tagliato l'Irap dell'1% per il settore agricolo riducendolo allo 0,9%, che tradotto vuol dire 5 milioni e mezzo in meno di tasse da pagare per imprenditori agricoli, cooperative e consorzi trentini. Io ricorso per conflitto di competenza è imbarazzante per due motivi: primo, perché si tratta di un intervento dello Stato centrale che nega alla Provincia una discrezionalità in materia di imposizione fiscale che già il Trentino aveva esercitato per 9 anni; secondo, perché l'effetto concreto sarà - se la Corte Costituzionale accoglierà il ricorso del Governo - un aumento delle tasse per il settore agricolo trentino e questo non è molto popolare, soprattutto per una forza politica di centrodestra che ha fatto viceversa della riduzione delle tasse la sua bandiera. Il deputato e segretario della Lega nord Trentino, Maurizio Fugatti , non nasconde infatti il suo disagio e la sua preoccupazione, ma cerca di minimizzare la portata del ricorso e soprattutto di rassicurare gli agricoltori trentini sostenendo che: «Si troverà presto una soluzione». «Il problema giuridico - spiega Fugatti - è nato quest'anno perché con l'ultima legge finanziaria lo Stato ha interrotto il regime transitorio per l'Irap nel settore agricolo e ha fissato l'aliquota all'1,9%. E siccome la determinazione dell'Irap è di competenza dello Stato è preclusa alle Regioni e anche alle Province autonome la possibilità di modificarla. È una questione tecnica». «Ora - prosegue fiducioso Fugatti - è evidente che nessun Governo è contento di fare pagare di più i cittadini e quindi si troverà una soluzione o con una nuova norma nazionale che riconosca maggiori ambiti di manovra alle Regioni e Province autonome o con la sentenza della Corte Costituzionale che ci auguriamo dia ragione alla Provincia». Il senatore Sergio Divina esclude che la decisione di impugnare la norma sull'Irap sia motivata da ragioni politiche: «Berlusconi di certo non sa neppure di che si tratta, queste sono impugnative che vengono istruite dagli uffici e a Roma applicano i loro standard e i motivi sono solo tecnici». Divina vuole rassicurare dunque i trentini che non c'è nessun nuovo attacco all'autonomia e anzi dichiara: «Il ministro Calderoli mi ha invitato a dire al presidente Dellai di attivarsi per accelerare la costituzione del tavolo bilaterale tra Governo e Provincia previsto dal decreto sul federalismo fiscale per discutere tutte le questioni relative ai finanziamenti (compresa la quota variabile di imposte congelata qualche mese fa, Ndr.). Quello con il Trentino potrebbe essere il primo tavolo bilaterale a partire». Intanto, ieri il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai , tornando a parlare del ricorso del Governo ha espresso stupore per una decisione che ha definito «discutibile dal punto di vista giuridico» e poi ha attaccato: «A noi pare poco federalista e siamo molto perplessi perché ora gli agricoltori trentini rischiano di dover pagare per il 2009 altri 5,5 milioni di euro di Irap. Noi resistiamo al ricorso e staremo a vedere come deciderà la Corte». L.P. 23/05/2009

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Anche Alessandro de Guelmi contro il commissariamento (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Anche Alessandro de Guelmi contro il commissariamento La prossima settimana i sindaci della Valle di Ledro si riuniranno per approfondire la questione aperta dall'impugnazione delle disposizioni transitorie della legge regionale, che porterà nel gennaio 2010 alla costituzione del Comune (unico) di Ledro. L'azione davanti alla Corte Costituzionale è stata decisa - come riferito ieri - dal Governo. In particolare verrebbe cancellata la possibilità di accompagnare la creazione del Comune di Ledro con una giunta provvisoria, formata dai sindaci dei sei municipi. Questo esecutivo - secondo la legge regionale - sarebbe rimasto in carica dalla fine del 2009 (data fissata per la decadenza di tutti i consigli comunali di valle) a maggio 2010, mese in cui si svolgeranno le elezioni per il nuovo ente territoriale. Per il Governo, invece, il periodo di interregno dovrà essere coperto da un commissario. Contro il commissariamento ieri si è espresso il presidente dell'Unione dei Comuni ledrensi, Giuliano Pellegrini, sulla scorta della considerazione che in un momento molto delicato dal punto di vista politico e amministrativo, un funzionario esterno potrebbe garantire solo l'ordinaria amministrazione, ritardando in pratica la nascita e l'operatività del nuovo Comune unico. Sulla stessa linea è anche Alessandro de Guelmi, vicesindaco di Concei, che pure al referendum per la fusione definitiva delle amministrazioni di valle si era espresso per il «no», pur essendo un sostenitore dell'unificazione, ma rimarcando la necessità di tenere conto della difesa dell'ambiente, portata avanti sempre con forza da Concei. «Il percorso della giunta provvisoria dei sindaci è quello più logico - spiega de Guelmi - perché è giusto che siano le persone elette dai ledrensi ad accompagnare il progetto nei pochi mesi prima delle elezioni. L'impugnazione sa di sgambetto politico e comunque un funzionario potrà fare solo ordinaria amministrazione». 23/05/2009

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CONSULTA: BOCCIATA la LEGGESUl dialetto FRIULANO IN SCUOLE E UFFICI (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

CONSULTA: BOCCIATA la LEGGESUl dialetto FRIULANO IN SCUOLE E UFFICI la sentenza ROMA. Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma ciò non significa che le Regioni possano stabilire in piena autonomia, senza rispettare i paletti fissati da una legge statale del '99 (n.482), l'utilizzo di lingue diverse dall'italiano. Per questo motivo la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di diverse norme della legge regionale del Friuli Venezia Giulia che nel 2007 ha ufficialmente introdotto il friulano nelle scuole, negli uffici e più in generale nella vita pubblica. Le norme erano state approvate con i voti favorevoli della Lega e della coalizione di Centrosinistra Intesa Democratica, guidata dall'allora governatore Riccardo Illy. A ricorrere alla Consulta era stata la presidenza del Consiglio dei ministri, le cui ragioni sono state in massima parte accolte, seppur dalla lettura della sentenza della Corte Costituzionale (n. 159) si intuisca che sulla questione non ci sia stata unanimità: il giudice relatore, il vicepresidente Ugo De Siervo, ha rinunciato a scrivere le motivazioni della sentenza, forse in segno di dissenso, e a lui è subentrato il giudice Paolo Maria Napolitano. Sotto la scure della Corte sono finite le norme che prevedevano, tra l'altro, l'obbligo «per gli uffici dell'intera regione», anche fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua». 23/05/2009

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I medici insistono: Non siamo spie (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

DDL SICUREZZA I medici insistono: «Non siamo spie» Stefano Milani ROMA ROMA «Non siamo spie, macellai, fannulloni. Siamo medici». Con i tempi che corrono è bene ribadirlo. Sempre e in ogni occasione. Col camice bianco e stetoscopio al collo o, come hanno fatto ieri durante una conferenza stampa, indossando le vesti di responsabili sindacali. Ognuno distinto per la propria categoria (Anaao, Cimo, Fp Cgil, Cisl, Fassid, Fesmed, Fvm) ma «uniti e compatti» per dire no al ddl sicurezza, in rampa di lancio al Senato. Che, introducendo il reato di clandestinità, di fatto obbliga i medici, in quanto pubblici ufficiali, alla denuncia degli immigrati irregolari. Non farlo li porrebbe di fronte al rischio di sanzioni penali. Ma i sindacati medici non si piegano e continuano a difendere il diritto costituzionale e deontologico a prestare soccorso e cure a tutti i cittadini: «Nessuno escluso e senza distinzioni di nessun genere». La sfida è aperta. Al parlamento si chiede soprattutto chiarezza. «È necessario cambiare la legge - dice il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Carlo Lusenti - introducendo una norma specifica che metta al riparo una volta per tutte i medici dal rischio della segnalazione dell'immigrato clandestino». Ma i camici bianchi non si fermano a questa richiesta, hanno già pronta un'alternativa qualora il loro appello cada nel vuoto. «Nel caso in cui la legge, magari per motivi strettamente politici, passasse così com'è - aggiunge Lusenti - proponiamo al governo di mettere a punto un decreto ministeriale o una circolare in cui, nero su bianco, si ribadisca che la legge non prevede l'obbligo di denuncia per i medici e gli operatori sanitari». Difficilmente il governo li ascolterà. Del resto un ddl passato alla Camera col voto di fiducia non può che correre spedito verso la conversione in legge, così com'è. Quel giorno, però, l'Intersindacale medica non si farà cogliere impreparata, sarà pronta a intraprendere una dura battaglia e a «difendere fino in fondo» tutti quei medici che dovessero essere denunciati per la mancata segnalazione del paziente clandestino. Come? «Dando tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà d'intenti per il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma «calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi termini il giudizio di Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa, che può avere effetti disastrosi». Prima di tutto la salute dei cittadini. A destare le maggiori preoccupazioni, infatti, sono soprattutto i rischi di epidemie, fra cui quello della tubercolosi, come spiega Massimo Cozza della Cgil. «Nel mondo ci non 9 milioni di casi di tubercolosi, 4mila in Italia, e il loro numero è in costante crescita». Solo a Roma e Milano nei primi tre mesi i casi di contagio sono raddoppiati. «La tubercolosi si cura, ma bisogna diagnosticarla e prevenirla. Il nostro quindi - conclude il sindacalista - non è un allarmismo che strumentalizza un problema ma c'è un rischio di effetto devastante». Se il clandestino portatore del bacillo di Koch sa che andando a farsi curare rischia l'arresto, semplicemente non ci va. E così facendo mette a rischio contagio l'intera comunità. Hanno paura, c'è da capirli, e i primi dati lo confermano: negli ultimi tre mesi c'è stata una riduzione di accessi al pronto soccorso del 20%, solo sul timore di un reato (quello di clandestinità) che di fatto non è ancora diventato legge. Ma, come dicevamo, il governo non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro. E alle accuse risponde accusando. «La richiesta che fanno i medici di una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati clandestini? È apodittica e razzista», dice Matteo Brigandì, capogruppo della Lega in commissione Giustizia alla Camera. Certo, tacciare i medici di razzismo da chi milita in uno schieramento politico che ha proposto vagoni della metro riservati ai milanesi, ci vuole proprio una bella faccia tosta.

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JESI - Il Centro studi Piero Calamandrei celebra oggi il "Memorial Alessandro Galante Gar... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 23 Maggio 2009 Chiudi JESI - Il Centro studi Piero Calamandrei celebra oggi il "Memorial Alessandro Galante Garrone". Nella mattinata, al Teatro Pergolesi verrà assegnato il "Premio Calamandrei '09" a Carlo Azeglio Ciampi e al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che terrà una lectio magistralis ai maturandi. Alle 17 alla Fondazione Colocci, tavola rotonda coordinata dal giurista Paolo Borgna su "I valori e le battaglie civili di un laico nel'900" (presenti, tra gli altri, Zagrebelsky ed Ezio Mauro). Alle 21,30 al Teatro Pergolesi lo spettacolo "Il funerale di Neruda" di Luis Sepùlveda e Renzo Sicco.

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Uso limitato del dialetto per i nomi dei Comuni (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-23 - pag: 25 autore: Consulta Uso limitato del dialetto per i nomi dei Comuni ROMA La Corte costituzionale frena sull'uso del dialetto nelle scuole e nella toponomastica. La Consulta, con la sentenza n. 159, depositata ieri, ha dichiarato l'illegittimità di alcune disposizioni contenute nella legge regionale del Friuli-Venezia Giulia, varata nel 2007. In particolare, i giudici hanno accolto in gran parte le questioni sollevate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sotto la scure della Corte, dunque, sono finite innanzitutto le norme che prevedevano l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione » anche al di fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua», e di redigere gli atti in friulano ed effettuare in tale lingua «la comunicazione istituzionale e la pubblicità». Bocciata anche la facoltà per i Comuni di adottare toponimi nella sola lingua friulana, «incompatibile – si legge nella sentenza – con la previsione dettata dal legislatore statale che legittima l'uso dei toponimi nella lingua minoritaria solo in aggiunta ai toponimi ufficiali». Illegittime, poi, secondo la Corte costituzionale, anche le previsioni sull'insegnamento e l'uso del friulano a scuola: la norma che disponeva l'insegnamento di questa lingua per almeno un'ora alla settimana contrasta con «l'autonomia didattica », mentre il silenzioassenso dei genitori sullo studio del friulano a scuola da parte dei figli non è in linea con la legge statale in cui si stabilisce che «al momento della preiscrizione i genitori comunicano all'istituzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri figli dell'insegnamento della lingua della minoranza». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Bassolino sulle quote rosa (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 23/05/2009 - pag: 2 Scontro Governo-Regione Bassolino sulle quote rosa «Fiducia nella Consulta» NAPOLI «Attendiamo con fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale». È l'opinione del presidente della Regione Campania Antonio Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della nuova legge elettorale regionale. «La partecipazione delle donne alla vita politica è, da molto tempo, un grande tema nazionale. La nuova legge elettorale della Campania introduce una importante innovazione con la possibilità della doppia preferenza uomo-donna». Per Bassolino «è paradossale, infine, che mentre tutte le statistiche ci segnalano quanto grave sia in Italia il problema delle pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di un'amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne nelle istituzioni».

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Baldassarre dalla Consulta a Terni (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Politica data: 23/05/2009 - pag: 15 Il giurista Candidato sindaco nel Comune dove fu consigliere pci Baldassarre dalla Consulta a Terni «Col Pdl? Mi voleva anche D'Alema» MILANO Missione impossibile. O quasi. Strappare un comune, Terni, dove nel 2004 il centrosinistra si impose con oltre il 69% dei consensi. Per vincere il Pdl punta su Antonio Baldassarre. L'ex presidente della Corte Costituzionale (nel 1995) ed ex presidente del Consiglio d'amministrazione Rai (nel 2002), 68 anni, scende in campo con una sua lista, «Rinnoviamo Insieme Terni ». Caso raro un ex presidente della Consulta aspirante sindaco: «Ma questo è un incarico amministrativo, non si tratta di un seggio parlamentare (come fu nel caso di Leopoldo Elia,>ndr) precisa Baldassarre . La mia candidatura nasce dalla proposta di una rete di artigiani e imprenditori di Terni: ho accettato per risollevare la mia città». Schierandosi a fianco del centrodestra: «Ho parlato con tutti i partiti, ma ho trovato l'appoggio solo di Pdl e Lega, che, però, per un errore nella presentazione della lista, non farà parte della competizione elettorale ». L'ex presidente della Consulta puntualizza le sue posizioni «Mi considero un moderato di centro» e dà la sua visione dell'impegno in politica degli ex giudici: «Dovrebbero assumere un ruolo attivo solo dopo cinque o dieci anni. In passato io ho avuto molte opportunità: D'Alema mi offrì di candidarmi con i Ds una volta terminato il mio mandato alla Corte Costituzionale, e poi ho ricevuto proposte anche da Berlusconi». In realtà non è la prima volta che Baldassarre si impegna in prima persona per Terni: «Nel 1982 sono stato consigliere comunale, eletto come indipendente nelle file del Pci». Ricordi? «Un'esperienza breve, di sei mesi. Rammento solo tanti dibattiti generali e poche discussioni pratiche». Ma più che al passato, lo sguardo è proiettato al futuro: «Per il momento nei sondaggi la sfida elettorale con il candidato del centrosinistra, il senatore Leopoldo Di Girolamo, è un testa a testa serrato. Se dovessi vincere ipotizza , sarebbe una grande scossa per una regione tradizionalmente di centrosinistra». Emanuele Buzzi In lizza Antonio Baldassare, 68 anni, è candidato sindaco a Terni (foto Imagoeconomica)

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comizio in dialetto di zaia (sezione: Giustizia)

( da "Mattino di Padova, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 10 - Regione Comizio in dialetto di Zaia Il ministro sale su un covone e placa gli agricoltori Due progetti di legge della Lega per la tutela della lingua VERONA. Comizio del ministro Luca Zaia in dialetto veneto. Per placare un gruppo di agricoltori, alcuni dei quali aderenti a Confagricoltura, che aspettavano il Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, davanti all'azienda agricola Brunelli a Valeggio sul Mincio (Verona) per contestarlo. Ma quando Zaia è sceso dalla macchina, li ha salutati uno a uno e ha improvvisato un confronto con loro, parlando in lingua veneta, salendo su un covone di fieno all'interno dell'azienda nella quale li ha invitati ad entrare. Intanto, la Lega ha fatto propria la crociata e i progetti di legge sulla lingua veneta spuntano come funghi. Certo, il ministro, oltre al comune lessico, ci ha messo del suo, stringendo la mano a tutti i contestatori che lo aspettavano davanti all'azienda. Non solo: una volta sceso dall'auto, salendo sul covone e improvvisando un confronto in lingua veneta, ha ridotto le distanze: «Voi siete stati portati qui da scelte sbagliate e da chi ha voluto innescare un conflitto tra poveri - ha arringato il ministro, come risulta nella traduzione dal dialetto veneto all'italiano - il settore agricolo è attanagliato da una crisi dei prezzi che nulla ha a che vedere con la soluzione del problema delle quote latte. Sono solidale con tutti gli agricoltori che stanno pagando per una concorrenza sleale che non hanno contribuito a creare. Il problema si risolve accentuando i controlli. L'altra questione è garantire la qualità. Il disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria avrà un ruolo importante». Tant'è, che è finita tra gli applausi. Ma Zaia non è l'unico a battere la strada dell'idioma a lui tanto caro: i consiglieri regionali del Carroccio hanno presentato un progetto di legge affinché il veneto venga inserito fra le lingue che meritano di essere tutelate. «Valorizziamo una lingua che fu dei nostri padri e che per mille anni è stata parlata nella nostra terra - sostiene il primo firmatario Roberto Ciambetti - la nostra lingua, deve poter essere ascritta nell'elenco dove compaiono anche il sardo, il friulano e altri idiomi che contraddistinguono una comunità». Gli fa eco da Roma il senatore veronese Federico Bricolo dopo aver presentato, a sua volta, un pdl per l'insegnamento di lingue e dialetti delle comunità territoriali e regionali nelle scuole: «La difesa della nostra storia e della nostra cultura passa anche attraverso l'insegnamento delle nostre lingue e dialetti - sostiene - in un mondo globalizzato come il nostro diventa fondamentale trasmettere alle nuove generazioni le nostre lingue che sono segno e sostanza della nostra appartenenza culturale». Intanto, mentre il Carroccio veneto si immerge nella battaglia, dal vicino Friuli arrivano notizie per nulla confortanti: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme contenute nella legge regionale inerente la tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Sotto la scure, tra le altre, le norme che prevedevano l'obbligo, per gli uffici regionali, di rispondere in friulano ai cittadini che usano tale lingua e l'introduzione dell'insegnamento del friulano a scuola attraverso il metodo del silenzio-assenso. (s.z.)

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Alcune questioni sul danno non patrimoniale a seguito di SS.UU. n. 26972/2008 (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Alcune questioni sul danno non patrimoniale a seguito di SS.UU. n. 26972/2008 Articolo di Giuseppe Cricenti 23.05.2009 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Pubblichiamo la sintesi della relazione tenuta da Giuseppe Cricenti al Convegno Nazionale dal titolo "Pecunia doloris: il valore risarcitorio della persona e della sofferenza esistenziale dopo le Sezioni Unite" tenutosi presso la Sala delle Conferenze, Palazzo Marini, Camera dei Deputati il 6 maggio 2009. Alcune questioni sul danno non patrimoniale a seguito della sentenza delle Sezioni Unite n. 26972 del 2008 di Giuseppe Cricenti Intervento al Convegno "Pecunia Doloris: il valore risarcitorio della persona e della sofferenza esistenziale dopo le Sezioni Unite" del 6 maggio 2009 SOMMARIO: 1. La nuova regola di <>. 2. Il danno personale atipico. 3. Il contenuto del danno non patrimoniale. 3.1. Segue. Corollari. Il danno riflesso. Il danno da morte. 4. Il danno non patrimoniale da inadempimento. 5. Il danno non patrimoniale né serio né grave ed il giudice sociologo. 1. La nuova regola di <> E’ nota, e non v’è bisogno di ripercorrerla, la storia dell’art. 2059 c.c.. Essa è segnata prevalentemente dalle dispute sul significato da attribuire alla espressione <> e dunque alla regola di tipicità del danno non patrimoniale che quella clausola in passato esprimeva1, e che oggi, come vedremo, nonostante la contraria opinione delle Sezioni unite, non esprime più. La regola di tipicità del danno non patrimoniale, indicata dall’art. 2059 c.c. con il riferimento al fatto che tale danno è risarcibile solo nei casi determinati dalla legge, ha attualmente, infatti, un significato che deriva da un preciso orientamento della Corte di Cassazione, risalente al 20032, e che le Sezioni Unite oggi confermano, e forse suggellano definitivamente. La regola posta da questa giurisprudenza è, in sintesi, la seguente: per <> si intendono non solo i reati, e non solo i casi nei quali la legge prevede come espressamente risarcibile il danno non patrimoniale, ma anche quelli in cui l’atto illecito lede un interesse costituzionalmente inviolabile. Questa soluzione, ad una prima impressione, sembra apportare un evidente ampliamento dell’area del danno risarcibile: i pregiudizi di natura non patrimoniale sono risarcibili non più soltanto nei casi in cui la legge prevede espressamente il risarcimento , ma anche in quelli in cui non lo prevede, purché, in tal caso, sia stato leso un interesse che la Costituzione considera inviolabile. In realtà solo in parte è così. Lo vedremo meglio in seguito. Occorre ora invece un cenno alle ragioni di questa svolta. Essa si basa essenzialmente su due argomenti: a) I diritti inviolabili non possono rimanere privi di un minimo di tutela, è la loro rilevanza costituzionale ad imporre che, seppure le forme di tutela siano ridotte, venga però rispettato un contenuto minimo di tutela. Ed il risarcimento costituisce, per l’appunto, una forma minima di tutela dell’interesse leso: escludere il risarcimento vuol dire privare il diritto inviolabile , per l’appunto, di una tutela minima, e conseguentemente significa violarlo . b) Inoltre, l’espressione <> ben può riferirsi anche alle norme costituzionali che prevedono diritti inviolabili3. Due affermazioni di per sé discutibili, che, se da un lato aprono la strada a significative soluzioni, di cui si dirà meglio in seguito, dall’altro, sono il frutto di una particolare dimensione della retorica dei diritti inviolabili. La teoria dei diritti involabili nasce su un terreno diverso: quello dei vincoli posti al legislatore dalla Norma fondamentale. Diritto inviolabile vuol dire, in questa accezione, che non è consentito al legislatore di sacrificarlo o di comprimerlo oltre una certa soglia. Il concetto di diritto inviolabile è dunque nato come strumento retorico di limitazione dell’attività legislativa nell’interesse del cittadino. E’ noto tuttavia lo sviluppo di una seconda accezione di diritto inviolabile, che nasce in Germania come forma di Drittwirkung, ossia di applicazione diretta delle norme costituzionali nei rapporti tra privati. Le norme che si riferiscono a diritti inviolabili, in questa seconda accezione, non sono solo limiti all’attività del legislatore, ma anche prescrizioni rivolte al privato cittadino, e che a suo carico fanno sorgere obblighi di rispetto di interessi altrui. La Corte di Cassazione usa la figura del diritto inviolabile in questa seconda accezione. Ciò non toglie che i due argomenti posti a base del nuovo corso della giurisprudenza siano comunque discutibili. Lo sono in particolare per i seguenti motivi: a) Quando si parla di applicazione diretta della norma costituzionale si usa in realtà una metafora. Non è invero la norma costituzionale ad essere applicata nei rapporti tra privati. Piuttosto la norma costituzionale serve ad interpretare diversamente da prima la norma ordinaria (l’art. 2059 c.c. nel caso di specie), mentre sarà quest’ultima a valere nei rapporti tra privati secondo il suo nuovo e diverso significato4. b) Altrettanto discutibile è l’affermazione per la quale l’espressione <> può essere inteso come >. Qui forse si riapre una questione, dall’indubbio rilievo pratico, che sembrava chiusa. E’ nota la disputa che, in passato, si animò sul problema di come andasse intesa l’espressione <>. Ci si domandava se occorreva che la legge prevedesse espressamente ed esplicitamente il risarcimento del danno non patrimoniale, oppure se fosse sufficiente che la legge prevedesse il risarcimento del danno senza bisogno di alcuna specificazione circa la sua natura . In quest’ultimo caso il riferimento al risarcimento del danno (anche senza la specifica menzione di quello non patrimoniale) avrebbe comportato il risarcimento anche di quello non patrimoniale ove fosse stato leso un interesse di natura, per l’appunto, non patrimoniale5. In particolare, la tesi estensiva veniva argomentata con riferimento alla ratio degli artt. 7 e 10 del codice civile, i quali prevedono il risarcimento del danno per il caso di violazione del diritto al nome o all’immagine, senza specificare se sia compreso il danno non patrimoniale, e sulla convinzione che si tratta di norme suscettibili di applicazione analogica 6. In base a tale assunto, si è affermato che ogni volta che una norma ha come scopo (esclusivo o prevalente) la tutela di un interesse non patrimoniale, alla sua violazione non può che accompagnarsi il risarcimento del danno non patrimoniale conseguente, anche se la norma non lo dice espressamente, e ciò in quanto la necessità di quel risarcimento si ricava dalla ratio della disposizione violata7. Questa disputa sembrava sopita, con il rifiuto della tesi estensiva, e l’affermazione della risarcibilità del danno non patrimoniale solo in presenza di una norma che lo prevede espressamente, con la conseguenza della non risarcibilità nel caso di generico riferimento della legge al risarcimento, senza specificazione della natura del danno. Ma ora il problema rivive sotto altro aspetto. La Corte, infatti, come si è visto, sostiene che l’espressione <> è riferibile anche alle norme della Costituzione che prevedono diritti inviolabili. Potremmo dunque riformulare la stessa questione , ma sotto forma diversa, anche per le norme costituzionali. Ossia: quando si può dire che una norma costituzionale si riferisce ad un diritto inviolabile (il solo, si rammenti la cui lesione produce danno non patrimoniale risarcibile)? E’ necessario che la norma costituzionale indichi espressamente il diritto come inviolabile, oppure la natura inviolabile si può ricavare in via interpretativa dalla ratio della norma? Così come in passato si discuteva se per ammettere il risarcimento del danno non patrimoniale fosse necessaria l’espressa menzione di tale danno, o se invece fosse sufficiente il generico riferimento al risarcimento, allo stesso modo si potrebbe oggi porre la questione se per aversi diritto inviolabile è necessario che la Costituzione espressamente indichi il diritto come tale, oppure no. Problema peraltro reso rilevante dal fatto che la Costituzione italiana considera espressamente come inviolabili solo due dei diversi diritti che essa riconosce al cittadino: quello alla libertà personale (art. 13) e quello alla privatezza del domicilio (art. 14). Non sono invero considerati espressamente come inviolabili tutti gli altri diritti della persona, da quello di manifestazione del pensiero, a quello di libertà di riunione o di religione e via dicendo, che sono pure considerati nel medesimo titolo di quelli suindicati. A sostenere la tesi per la quale il novero dei diritti inviolabili costituisce un numero chiuso, ossia coincide con quei diritti che la Costituzione espressamente considera tali, dovremmo limitare l’ambito a quei due già citati (libertà personale e domicilio). Così facendo ovviamente, da un lato, l’innovazione giurisprudenziale sarebbe di poco conto, dall’altro si opererebbe una disparità di trattamento rispetto alla lesione di ogni altro diritto considerato nel titolo primo della parte prima della Costituzione. Ma è la stessa decisione a fugare ogni dubbio precisando che: <costituzionale indici che siano idonei a valutare se nuovi interessi emersi nella realtà sociale siano, non genericamente rilevanti per l’ordinamento, ma di rango costituzionale attenendo a posizioni inviolabili della persona umana>>8. Il novero dei diritti inviolabili – la cui lesione produce danno risarcibile- è dunque un novero aperto. Il fondamento di questa <> è l’art. 2 Cost. che, come è stato significativamente detto in passato9 è norma generativa di infiniti diritti. Condivisibile o meno che sia questa prospettiva, essa impone comunque una deduzione. Non si può dire allora, come invece fanno le stesse Sezioni unite, che il danno non patrimoniale, pur oggi, a differenza di quello patrimoniale, è un danno tipico, basato su un numero chiuso di ipotesi di risarcimento10. Al contrario, i casi di diritti inviolabili costituiscono un numero aperto che l’interprete deve rinvenire indagando se nella realtà sociale siano emersi nuovi interessi. E’ il giudice ad essere <>11. Si capisce quindi come il novero dei casi di danno non patrimoniale risarcibile non sia affatto chiuso e caratterizzato da tipicità, quanto piuttosto costituisca un novero aperto a nuove e diverse individuazioni di casi rilevanti. E’ chiaro che questa precisazione non è di puro principio. Ha un suo rilievo anche pratico. Una delle obiezioni alla lettura costituzionalmente orientata è che non vi sono ragioni per dire che il danno non patrimoniale può scaturire solo dalla lesione di interessi costituzionalmente considerati come inviolabili (a parte ovviamente i casi espressamente previsti dalla legge), ben potendo derivare dalla lesione di qualsiasi bene o interesse semplicemente giuridicamente rilevante12. La Corte risponde che <>13. E questo assunto è del tutto infondato. I sistemi aquiliani caratterizzati da tipicità sono quelli nei quali la selezione dei casi di danno risarcibile è sottratta all’interprete ed è affidata ad una regola legale14. L’esatto contrario di quanto accade qui, dove invece la selezione del danno risarcibile è per l’appunto rimessa all’interprete ed al suo compito di individuazione di nuovi e diversi interessi rilevanti aquilianamente. Questa notazione ne introduce un’altra. Come si individuano, per l’appunto, i diritti inviolabili la cui lesione produce danno risarcibile? La Corte stessa fornisce una esemplificativa elencazione. E’ diritto considerato inviolabile dalla Costituzione quello alla salute, la cui lesione produce dunque danno biologico risarcibile; sono parimenti diritti inviolabili i diritti della famiglia, la cui lesione produce danno <>; ed infine sono diritti inviolabili quello alla reputazione, all’immagine, al nome, alla riservatezza. Al contrario, non costituisce diritto inviolabile l’affezione verso un animale , per cui la lesione di tale rapporto ( costituita dalla uccisione dell’animale), non produce danno risarcibile. Non è diritto involabile quello di circolazione e soggiorno, dal momento che può subire limitazioni normative. Posta dunque l’affermazione per la quale il novero dei diritti inviolabili non costituisce numero chiuso – che , a rigore, dovrebbe contrastare con l’altra, per la quale il danno non patrimoniale è tipico- e posto che è compito del giudice individuarne sempre di nuovi, indagando la realtà sociale, quale è il criterio che guida (o dovrebbe guidare) questa individuazione? Per quali ragioni la Corte ha escluso dal novero dei diritti inviolabili l’affezione verso gli animali, ed invece vi ha incluso l’integrità morale15? E la risposta non può essere fornita richiamando l’art. 2 della Costituzione, il quale si limita a dire che i diritti inviolabili vanno garantiti, ma non dice alcunché su come essi si individuano. L’avere effettuato la scelta verso il modello di atipicità dei diritti inviolabili, a ben vedere, rende per ciò stesso irrazionale la regola affermata dalle Sezioni unite. Infatti: la Corte usa in modo esplicito il floodgate argument, spesso fondamento delle decisioni anglosassoni in tema di risarcimento. Fissa la regola per la quale il danno non patrimoniale rileva non quando è leso un qualunque interesse pur giuridicamente rilevante, bensì quando ne è leso uno inviolabile (considerato come tale dalla Costituzione) e lo fa allo scopo di contenere i casi di risarcimento, di impedire una espansione irrazionale del novero dei danni risarcibili. Tuttavia l’espansione dei danni alla persona, anche a casi di lesione del tutto irrilevante o di interesse di fatto, è stata perseguita dai giudici di merito, e segnatamente dai giudici di pace, proprio attraverso l’invenzione di diritti inviolabili fatti valere dal danneggiato16. I giudici di merito davanti alla lamentata lesione di un interesse da parte del danneggiato, hanno affermato che tale interesse inerisce alla persona e che dunque è protetto come inviolabile dall’art. 2 della Costituzione, norma utilizzata dunque per dare fondamento a diritti invero inesistenti, come quello alla qualità della vita17, o alla programmazione familiare18, solo per fare degli esempi. 2. Il danno personale atipico I sistemi che perseguono l’obiettivo di un danno non patrimoniale tipico, possono contare su un criterio di tipicità degli interessi lesi , oppure su un criterio di tipicità delle conseguenze dannose. Pare evidente che le sezioni unite hanno scelto la prima soluzione: il danno non patrimoniale deriva solo, a parte le espresse previsioni di legge, dalla lesione di interessi o diritti inviolabili. La <> dei diritti lesi comporta la conseguenza che il danno personale è risarcibile solo se è leso uno dei diritti ritenuti rilevanti; non è risarcibile se ne è leso uno diverso, anche se si produce una conseguenza dannosa identica. Facciamo allora questa esemplificazione: un tale vede distrutta la propria abitazione a causa di un fatto colposo che non costituisce reato; da questo illecito derivano per lui una serie di conseguenze dannose personali, come una forte sofferenza morale ed una incidenza sulla vita di relazione. Le stesse identiche conseguenze subisce un tale vittima di una diffamazione. Si osserverà che mentre quest’ultimo potrà ottenere il risarcimento del danno personale, posto che tale danno è conseguenza della lesione di un diritto che si può considerare inviolabile (nella accezione scelta dalla Corte), ossia il diritto alla reputazione , non altrettanto potrà fare il primo dei due, dal momento che il danno personale da questi lamentato deriva dalla violazione di un diritto, quello di proprietà, che, al contrario, non può ritenersi inviolabile, se non altro perché ne è prevista dalla stessa Costituzione la possibilità di esproprio19. In entrambi i casi la conseguenza dannosa è identica: i danneggiati subiscono il medesimo tipo di danno alla persona, che però discende dalla lesione di due interessi diversi, e che in un caso è risarcibile e nell’altro non lo è. Può darsi che questo criterio comporti una discriminazione, che è ancora più evidente se si considera che il danno alla persona da lesione di un diritto non rilevante (perché non rientra tra quelli inviolabili) può essere infinitamente più grave di altro identico danno ritenuto invece risarcibile: la distruzione di una proprietà può comportare danni personali (malattia, sofferenza, relazioni sociali) più intensi o più gravi di una lieve lesione personale subita a seguito di un tamponamento; e la perdita dell’animale caro può comportare sofferenze morali più intense e gravi di una ingiuria minima. Ciò non toglie tuttavia che l’opposta soluzione, quella che predilige l’atipicità delle cause lesive (e la tipicità delle conseguenze dannose), comporta la rilevanza sempre e comunque del danno personale, e non risolve il problema della selezione degli interessi rilevanti. Il vero problema è che, come si è detto, nella prospettiva della Corte, il novero degli interessi tipici non è chiuso e tipico bensì aperto. 3. Il contenuto del danno non patrimoniale Allora: nella ricostruzione delle Sezioni Unite, ad una asserita tipicità delle cause lesive (che coincidono con le lesioni di diritti inviolabili, i quali a loro volta sarebbero tipici) corrisponde una, si può dire, atipicità delle conseguenze dannose. Infatti, il danno non patrimoniale è, nella prospettiva della Corte, una figura ampia che ricomprende in sé pregiudizi diversi: il danno alla salute, il danno morale soggettivo, il danno esistenziale, il danno da perdita del rapporto parentale. La Corte ha cura di precisare che questi pregiudizi non costituiscono voci autonome di danno, ma solo figure descrittive; anche il danno alla salute non è una distinta sottocategoria, ma se ne parla all’interno del danno non patrimoniale solo a fini descrittivi: <>. L’affermazione, che può sembrare rivoluzionaria (non hanno autonoma configurabilità danni come quello biologico e morale) è per certi versi, anche pratici, in realtà innocua, oltre che condivisibile. Dire che il danno alla salute è solo una figura descrittiva non vuol dire ovviamente che si tratta di un pregiudizio non risarcibile. Il verificarsi di un pregiudizio alla salute indica piuttosto che si è in presenza di un danno non patrimoniale risarcibile. Per meglio intendersi, basta fare un parallelo con il contenuto della disputa sui diritti della personalità. Si contendono il campo due opposte soluzioni: la prima concepisce i diritti della personalità come una pluralità di diritti ciascuno avente un proprio contenuto, distinto da quello degli altri. Così, il diritto alla riservatezza è diverso e distinto da quello all’onore, e quest’ultimo è distinto e diverso dal diritto alla immagine. Non un unico diritto della personalità, bensì una pluralità di diritti. La seconda soluzione, invece, sostiene l’esistenza di un unico ed indistinto diritto della personalità, di cui i singoli beni (onore, riservatezza ecc.) formano il contenuto o ne sono figure sintomatiche. Allo stesso modo, per il danno non patrimoniale può dirsi che, mentre prima era seguita la visione pluralistica, ossia tanti, distinti ed autonomi danni non patrimoniali, oggi è invece affermata la tesi unitaria: il danno non patrimoniale è unico, mentre le singole figure ne sono soltanto degli aspetti, o degli indici del suo verificarsi. Il prodursi di un pregiudizio alla salute consente di ritenere che si è verificato un danno non patrimoniale: il primo è indice del fatto che si è prodotto il secondo20. Il danno non patrimoniale, unico ed unitario, si manifesta attraverso il prodursi di pregiudizi alla salute o alla serenità morale, o ad altro. Pratica conseguenza di questo criterio è che, se a causa di un fatto illecito, si verificano sia danni alla salute che danni morali essi non vanno risarciti l’uno in aggiunta dell’altro, ma vanno considerati unitariamente poiché altro non sono che <> del danno non patrimoniale, modalità nelle quali questo si manifesta. E così, quando anche nel caso di danno alla salute si faccia ricorso alle tabelle, alla liquidazione da queste previste va aggiunta una cifra corrispondente agli altri pregiudizi , quello morale o quello esistenziale. Quest’ultimo chiaramente non è disconosciuto, ma, al pari degli altri pregiudizi, è solo un modo di manifestarsi del danno non patrimoniale e trova rilevanza se consegue alla lesione di un diritto inviolabile, oltre che nei casi espressamente indicati dalla legge : <>. 3.1. Segue. Corollari. Il danno riflesso. Il danno da morte. La visione unitaria del danno non patrimoniale ha delle conseguenze pratiche anche nei casi di danno delle vittime secondarie e di danno da morte. Nel primo caso, uno dei problemi più spinosi è sempre stato quello della individuazione di tali vittime. Chi tra i tanti sedicenti danneggiati dalla lesione inferta ad altri può agire in giudizio? Sebbene la Corte non affronti il problema funditus, dai principi affermati si può comunque trarre una indicazione. Le vittime secondarie o di riflesso21 legittimate al risarcimento sono quelle legate alla vittima primaria da un rapporto parentale, e questa conclusione si dovrebbe ricavare dal fatto che la Corte considera il danno dei congiunti rilevante in quanto consistente nella perdita di un rapporto parentale. Resta da capire però quali siano i congiunti interessati da tale rapporto. Dovrebbe ritenersi immutata la regola precedente, che limita la legittimazione attiva al coniuge, ai figli, ai fratelli ed alle sorelle, con esclusione di ogni altro parente. Ciò che invece cambia è il tipo di danno che le vittime secondarie possono invocare. In linea con quanto si è detto sopra, anche per i congiunti vale la visione del danno non patrimoniale come categoria unitaria. Non più singole e cumulabili voci di danno (biologico, morale esistenziale) , bensì un unico danno, da risarcirsi solo quando si provi che si è prodotto un pregiudizio di quelli ritenuti sintomatici. Più complessa , almeno apparentemente, è la questione del danno da morte. La Corte conferma l’orientamento per il quale la perdita della vita in sé non è risarcibile. E’ risarcibile solo il danno alla salute che precede la morte. Questa tesi è nota. In caso di morte spetta alla vittima (e dunque ai congiunti iure hereditatis) il risarcimento del danno solo se sia sopravvissuta per un tempo congruo. Il riferimento al tempo congruo di sopravvivenza serve a far si che si produca un danno alla salute. E’ congruo quel tempo sufficiente a che si produca un danno biologico. Se invece la vittima non sopravvive per un tempo congruo, tanto congruo, ossia, da far sorgere un pregiudizio alla salute, allora la perdita della vita non è risarcibile. Come è evidente, la giurisprudenza risarcisce non già il danno da morte, bensì il danno alla salute in caso di morte, che è cosa diversa. Anche qui sono state fatte una serie di obiezioni. In primo luogo, si è osservato che il bene vita è diverso dal bene salute, e che dunque la risarcibilità dell’uno non riguarda l’altro. Inoltre del tutto fuori luogo è apparso il richiamo alla nota regola per la quale actio personalis moritur cum persona, regola che fa dire alla giurisprudenza che, in caso di morte immediata, il soggetto scompare nel momento stesso in cui dovrebbe acquistare il diritto al risarcimento. Questo diritto in pratica sorge nel momento stesso in cui il suo titolare viene meno. E dunque il danneggiato non può acquistare il diritto e conseguentemente trasmetterlo agli eredi. Ma, se il titolare sopravvive per un po’di tempo, allora il diritto può entrare nel suo patrimonio ed essere di conseguenza ereditato. L’obiezione è che i diritti non vivono in uno spazio temporale, bensì in uno spazio logico. L’effetto segue la fattispecie non dopo alcuni minuti, ma solo da un punto di visto logico. Non v’è bisogno dunque di attendere un congruo tempo. Tutto si svolge simultaneamente nel diritto. E’ solo da un punto di vista logico che i diversi momenti vengono distinti l’uno come antecedente e l’altro come successivo. Ciò posto, la Corte, ora, al danno alla salute in caso di morte aggiunge anche il danno morale in caso di morte. In pratica, se prima in caso di sopravvivenza della vittima primaria per un congruo lasso di tempo, era possibile risarcire il danno alla salute apprezzabile durante il tempo di sopravvivenza, ora è possibile risarcire anche il danno morale apprezzabile durante quel frangente. O, piuttosto, per essere in linea con la tesi delle Sezioni unite, si dovrebbe risarcire un unico danno non patrimoniale. Però, mentre in passato il risarcimento presupponeva che ci fosse una lesione della salute, ed era escluso in caso di sola sofferenza morale (sia pure durata un congruo tempo) ora è possibile risarcire il danno non patrimoniale anche se si verifica una sofferenza morale, indipendentemente dal prodursi di un danno biologico. Possono ovviamente verificarsi entrambi, ed allora nella liquidazione se ne terrà conto. 4. Il danno non patrimoniale da inadempimento. Il problema del danno non patrimoniale da inadempimento ha tradizionalmente due soluzioni opposte : c’è chi ritiene che l’art. 2059 c.c. si applichi anche in ambito contrattuale, e ciò nonostante esso non sia richiamato espressamente dalle norme sul contratto. Si osserva che non sarebbe coerente un sistema che, relativamente al medesimo danno, prevedesse una regola diversa a seconda che l’obbligazione abbia fonte in un contratto oppure in un fatto illecito extracontrattuale. Il regime del danno dovrebbe essere uguale quale che sia la fonte da cui deriva. In pratica, dettando la regola dell’art. 2059 c.c. - qualunque essa sia- il legislatore ha voluto risolvere il problema della rilevanza del danno non patrimoniale in generale, tale da eliminare le incertezze esistenti rispetto ad ogni possibile caso22. Secondo altra tesi, invece, l’art. 2059 c.c. non si applica in ambito contrattuale, in quanto la collocazione sistematica della norma ( posta all’interno delle disposizioni in materia di responsabilità civile), ed il fatto che mediante l’art. 2056 c.c. il legislatore ha voluto richiamare le disposizioni sul danno contrattuale a favore di quello extracontrattuale e non viceversa, dimostrano che la disposizione ha efficacia limitata al campo dei danni aquiliani23. La Corte segue la prima soluzione. L’art. 2059 c.c. si applica anche in ambito contrattuale, e si applica precisamente secondo il significato che la Corte gli ha attribuito in ambito aquiliano, ossia come norma che consente il risarcimento del danno non patrimoniale oltre che nei casi di reato ed in quelli in cui la legge espressamente lo prevede, anche in caso di lesione di diritti ritenuti inviolabili dalla Costituzione. Così, in ambito contrattuale, il danno non patrimoniale è risarcibile se l’inadempimento lede un diritto inviolabile di una delle parti, corrispondente ad un interesse non patrimoniale dedotto in contratto. Per stabilire se sia stato dedotto in contratto il soddisfacimento di un interesse di natura non patrimoniale occorre valutare la causa concreta del contratto, sintesi degli interessi reali delle parti, al di là del tipo negoziale adottato. La differenza tra funzione concreta ed individuale e funzione economico sociale24 è nota e non va ripercorsa. Seguono, nella motivazione della Corte, applicazioni di questa tesi (non rivoluzionarie, a dire il vero, ma i chiarimenti non guastano) nell’ambito della responsabilità del medico e della struttura sanitaria. Niente di nuovo per quanto riguarda il contratto con il quale la struttura ed il medico si obbligano ad una prestazione sanitaria. Qui l’interesse dedotto è chiaramente di natura non patrimoniale: il contratto serve a soddisfare un interesse non patrimoniale del paziente, quello alla cura della salute. Possono però rilevare interessi ulteriori, anche essi di natura non patrimoniale. In un contratto medico è sempre involto l’interesse del paziente a sapere ed ad autodeterminarsi, ed in tal senso la violazione del consenso informato lede certamente un interesse non patrimoniale e produce danno non patrimoniale risarcibile. Su questo punto va fatta però una critica alla sentenza. Il consenso informato è atto che precede la stipula del contratto con il medico o con la struttura sanitaria. Quello di informare il paziente chiedendo il suo consenso alla cura è chiaramente un tipico obbligo precontrattuale, è da adempiersi in vista della stipula del contratto con il medico. Il danno da violazione del consenso informato è dunque un danno da responsabilità precontrattuale e non già contrattuale. E’ vero: ci sono inadempimenti di obblighi precontrattuali che, una volta stipulato il contratto, diventano inadempimenti di questo. Ciò accade quando l’omissione della informazione si traduce nell’inadempimento della obbligazione: per esempio, ometto di dire che alcune circostanze mi potrebbero impedire di adempiere esattamente, ed accade poi che non adempio; la violazione dell’obbligo precontrattuale di informazione è assorbito dall’inadempimento. Ma non è il caso del consenso informato; esso non entra a far parte del contenuto contrattuale, non si traduce nell’inadempimento della obbligazione contrattualmente assunta dal medico o dalla struttura sanitaria: se il medico adempie alla prestazione correttamente, il contratto è adempiuto. Ma la violazione del consenso informato rimane. Un punto decisivo però riguarda la posizione dei terzi interessati dall’inadempimento. E’ noto che si è discusso in passato della questione. La Corte propende per la tesi per la quale il contratto con il sanitario ha effetti protettivi anche nei confronti di terzi, marito e figli, ad esempio, della paziente. La formula <> è di quelle che servono a giustificare precise politiche del diritto. Lo dimostra la stessa presa di posizione della Corte nel caso di danno cagionato dall’allievo a se stesso durante l’orario scolastico. E’ noto che l’art. 2048 considera responsabile l’insegnante per il danno cagionato dall’alunno ad un terzo (compreso altro alunno). Esulerebbe dall’ambito della norma l’ipotesi del danno cagionato dall’alunno a se stesso. In tal caso per perseguire l’obiettivo (di politica del diritto) di rendere l’Istituto scolastico egualmente responsabile la Corte inventa addirittura il contatto sociale con effetti protettivi per terzi, che, di per sé, è formula contraddittoria. Il contatto sociale è una sorta di rapporto di fatto, le cui parti sono per l’appunto quelle che vengono in <> : supponiamo che siano il bambino (o per lui i genitori) e la scuola. Chi sarebbe mai il terzo nei cui confronti il contratto, basato sul contatto sociale, avrebbe effetti protettivi? Se invece si dice che il contratto intercorre tra i genitori (che agiscono in rappresentanza del minore) e la scuola stessa, allora: a) non v’è alcun motivo di ricorrere al contatto sociale, perché il rapporto ha fonte in un contratto vero e proprio; b) non c’è alcun terzo da proteggere, in quanto il minore è parte sostanziale del contratto sia pure stipulato da una parte formale (i suoi genitori) in sua rappresentanza. Torniamo allora a questi effetti protettivi nei confronti dei terzi. Un’autorevole dottrina aveva segnalato che a questi obblighi protettivi non possono corrispondere vere e proprie obbligazioni, ossia obbligazioni in senso tecnico, posto che non si sa quale sia effettivamente il loro contenuto. Che vuol dire infatti quella formula? vuol dire che nel contratto con il medico (o con la struttura sanitaria) il terzo ha interesse all’esatto adempimento. Non sempre questo interesse coincide con quello del contraente. Si supponga questo caso: un tale si sottopone ad intervento chirurgico, dal quale, per errore medico, esce paralizzato. Costui lamenta un danno alla salute. Il coniuge invece non invoca alcun pregiudizio di tipo biologico, ma solo un danno non patrimoniale consistente, oltre che nelle sofferenze morali dovute al fatto di vedere il coniuge in quello stato, anche il pregiudizio di vedere la sua vita distrutta: non poter fare più niente per accudire quel coniuge malato. Se si dice che il danno alla persona è danno conseguenza, è cioè la conseguenza della lesione di un interesse (che deve essere rilevante) allora in questo caso il danno del coniuge è la conseguenza della lesione di quale interesse? quello all’esatto adempimento del contratto? E’ chiaro allora che in questi casi la condotta colpevole del medico costituisce inadempimento (lesivo di un diritto inviolabile) nei confronti del paziente, e, viceversa, atto illecito extracontrattuale nei confronti dei congiunti, i quali otterranno il risarcimento solo se quell’inadempimento ha leso un diritto inviolabile. Infine una ulteriore notazione critica: la tesi per la quale in ambito contrattuale non si poteva ritenere applicabile l’art. 2059 c.c., qualunque fosse ovviamente la sua interpretazione, aveva una certa plausibilità. In ambito contrattuale l’applicazione di quella norma è del tutto inutile. Infatti, quale è il rapporto tra l’art. 2059 c.c. e l’autonomia privata? Possono i contraenti, nell’esercizio dell’autonomia contrattuale, da un lato derogare all’art. 2059 c.c. escludendo il risarcimento anche in caso di lesione di diritti inviolabili e, al contrario, derogarvi prevedendo casi di risarcimento del danno non patrimoniale anche in caso di lesione di diritti non ritenuti come inviolabili dalla Costituzione? La Corte risponde in modo apodittico di no: <costituzionale dei diritti suscettivi di lesione rende nulli patti di esonero o limitazione della responsabilità. Ai sensi dell’art. 1229 c.c.>> (p. 46). Vedremo quanto sia per certi versi inutile, per altri fuorviante questa affermazione. Come esempio del primo caso si può fare questo: una norma comunitaria, come è noto, prevede il risarcimento del danno non patrimoniale in caso di vacanza rovinata. Si tratta dunque di un caso di risarcimento espressamente previsto dalla legge. Si può negare alle parti il potere di convenire che se la vacanza non corrisponderà a quanto dall’agenzia di viaggi promesso al cliente quest’ultimo richiederà solo il danno patrimoniale e non quello non patrimoniale? Non v’è alcun motivo per negare un tale diritto. Del resto, è pacifico che le parti possono convenire il risarcimento del danno non patrimoniale, con la clausola penale, anche nel caso in cui in contratto non sia dedotto un interesse non patrimoniale. Questo significa che la risarcibilità del danno non patrimoniale, in ambito contrattuale, è rimessa all’autonomia privata e non alla legge. Obiezione: ma le parti certamente non possono escludere il risarcimento nel caso di lesione di diritti inviolabili. Per esempio, nel contratto medico, il paziente non può convenire che in caso di errore del medico e di danni alla salute questi pregiudizi non sono risarcibili; e così, il lavoratore non può convenire che se il datore viola l’art. 2087 c.c. e ne deriva un danno alla persona, il datore non deve nulla per il danno non patrimoniale cagionato al lavoratore. Certo, questo è vero, ma non si può dire che il divieto di tale patto deriva dall’art. 2059 c.c., ossia dal fatto che tale norma si applica al contratto. Il divieto di escludere il risarcimento in casi del genere deriva dal fatto che il diritto dedotto è indisponibile di suo, la norma che lo tutela è inderogabile. Anche se non esistesse l’art. 2059 c.c.,alle parti sarebbe comunque precluso di escludere la responsabilità per danno non patrimoniale in caso di lesione di diritti inviolabili. Non è l’art. 2059 c.c. ad imporsi alle parti. Ad imporsi sono le singole norme che prevedono come inviolabili certi diritti, ed esse operano ad integrazione del contenuto contrattuale. E comunque sia, questa tesi avrebbe come eventuale risultato quello di ritenere l’art. 2059 c.c. come norma inderogabile solo per i diritti involabili, ossia come norma il cui ruolo è di impedire patti di esclusione del risarcimento per la violazione di quei diritti, ma non come norma che disciplina per intero il danno non patrimoniale da inadempimento. Per il resto varrebbe la volontà delle parti. L’artista che affida i suoi quadri ad un vettore perché li trasporti ad una mostra, rimarrebbe libero di convenire con il vettore che se i quadri andranno distrutti nel viaggio per colpa del vettore, l’artista chiederà sia il valore economico perduto che il danno non patrimoniale che deriva dall’avere perso l’intera sua opera, anche se questo danno deriva dalla lesione di un diritto che la Costituzione non prevede come inviolabile. 5. Il danno non patrimoniale né serio né grave ed il giudice sociologo. La selezione del danno risarcibile, ed è questa una novità di rilievo, non avviene soltanto selezionando gli interessi lesi, ma selezionando anche le conseguenze dannose. Non basta che il danno derivi dalla lesione di un interesse costituzionalmente ritenuto come inviolabile, è altresì necessario che, secondo la coscienza sociale, non sia insignificante o irrilevante per il livello raggiunto. Pertanto: la lesione di un diritti costituzionalmente inviolabili è necessaria, poiché in suo difetto il danno non è ingiusto, ma non è sufficiente. Occorre altresì che il danno sia serio e grave. La regola, pur se espressamente enunciata dalla Corte con riferimento ai soli casi di lesione di un interesse costituzionalmente protetto, vale ovviamente per ogni altra causa lesiva, e dunque anche per il danno non patrimoniale da reato, o per quello previsto da singole disposizioni di legge. La gravità e la serietà sono caratteristiche della conseguenza dannosa, e dunque prescindono dalla causa lesiva che ha provocato quella conseguenza. Sorge così una precisa questione. Perché mai il danno patrimoniale è risarcibile anche se minimo, non grave o futile (per esempio un danno di 10 centesimi di euro), mentre per quello non patrimoniale è richiesta una certa soglia di gravità? Alcuni sono tentati di rispondere che ciò è dovuto al fatto che per il danno non patrimoniale è imposta una regola di tipicità che invece non è prevista per quello patrimoniale. Ma questa giustificazione non pare convincente. La regola di tipicità attiene alla ingiustizia del danno, ossia alla rilevanza delle cause lesive, mentre, per come si è detto, la gravità e la serietà sono requisiti (non della causa lesiva, ma) della conseguenza dannosa. Il criterio di tipicità opera in un momento anteriore a quello che serve a stabilire se il danno, una volta stabilito che è tipico, è anche rilevante per la sua serietà e gravità. Piuttosto, si può trovare una giustificazione di questa regola nella particolare natura del danno non patrimoniale, che ha un criterio di misurazione diverso da quello utilizzabile per il danno patrimoniale. Più precisamente, quest’ultimo è connotato dalla possibilità di valutazione economica, che si attua misurando la perdita in denaro. Un pregiudizio di carattere patrimoniale è rilevante, pertanto, fintanto che corrisponde ad una unità monetaria con la quale può essere misurato (per esempio un centesimo). Invece, il danno non patrimoniale non è misurabile in denaro ma con il diverso criterio della sua incidenza sulla persona. L’unità di misura minima muta. Mentre nel danno patrimoniale è costituita dal valore monetario più piccolo (un centesimo) nel caso di danno alla persona è costituto dalla compromissione dei beni personali attinti dall’illecito. Il pregiudizio che non comporta incidenza o compromissione non può considerarsi danno vero e proprio. Potrebbe sembrare che la Corte dia di questa scelta una giustificazione di politica del diritto. Infatti, precisa che a questa soluzione si arriva per via di un bilanciamento di interessi: da un lato l’interesse ad ottenere il risarcimento, dall’altro il dovere di solidarietà (anche verso il danneggiante), basato sull’art. 2 della Costituzione, che impone di tollerare pregiudizi di scarsa importanza. Ma il bilanciamento di interessi, come è noto è da sempre alla base del giudizio di ingiustizia, e dunque di rilevanza del danno. Tuttavia, ciò che costituisce motivo di perplessità è il fatto che la Corte non indichi alcun criterio, neanche di principio, per determinare gravità e serietà del danno. Piuttosto, la Corte concepisce il giudizio sulla gravità e serietà del danno non patrimoniale alla stregua di uno <>, come dimostra il fatto che il giudice, per stabilire se il danno sia, per l’appunto, grave e serio, deve indagare <> (p. 37). Richiama espressamente la Corte le decisioni rese in materia di responsabilità disciplinare, dove pure il giudice ha una certa discrezionalità nel decidere quando il licenziamento può dirsi <>25, o quando il comportamento di un magistrato sia connotato da violazioni avvertite come intollerabili dalla coscienza sociale26. Il punto è di estrema importanza poiché dal modo in cui ciascun giudice intende il riferimento alla coscienza sociale dipenderà la rilevanza o meno di un determinato pregiudizio. Alcuni giudici potranno ritenere che un certo pregiudizio, secondo la coscienza sociale è futile , mentre altri potranno dire il contrario. Occorre allora una breve precisazione sul ragionamento giudiziario di questo tipo. Il concetto di coscienza sociale costituisce una finestra aperta nel sistema del diritto positivo27, attraverso la quale il giudice guarda ai valori ed ai criteri di valutazione che esistono nella società. Un punto che sembra comune alle teorie sul <> è la convinzione che il ricorso al criterio della coscienza sociale non comporta valutazioni soggettive e discrezionali del giudice, ma, al contrario, implica che il giudice debba cercare << valutazioni oggettivamente valide>> che esistono nella collettività o nell’ambito di gruppi sociali determinati28, relativamente, nel nostro caso, alla serietà e gravità di un danno. Compito del giudice è dunque quello di stabilire quali sono gli apprezzamenti che in una data società o in un dato gruppo sociale si formano in ordine alla gravità e serietà di un danno, utilizzando eventualmente gli strumenti della ricerca sociale29. Ma questa prima approssimazione non basta. Occorre infatti chiedersi se una decisione- che ritenga ad esempio futile e dunque non risarcibile un certo danno- è sufficientemente giustificata solo che si limiti a registrare che nella << coscienza sociale>> quel dato danno è considerato di scarsa importanza, o se occorra invece qualcos’altro. Si tende infatti a dire che, se risulta vero che un dato criterio di giudizio esiste effettivamente nella coscienza sociale, allora è anche giusto che il giudice se ne serva30. Se il giudice si limita a dire : esiste nella collettività (o coscienza sociale) una valutazione oggettiva in base alla quale si può dire che quel danno , invocato dall’attore, è irrilevante, non serio, non grave; se si limita a dire questo, ha adempiuto all’obbligo di motivare la sua decisione. Egli in tal modo fornisce della sua decisione una giustificazione cosiddetta empirica, ossia basata sulla rilevazione della esistenza di un << fatto sociale>>. Il punto è però che il giudice non dovrebbe limitarsi a rilevare l’esistenza di un fatto sociale, di una valutazione esistente nella società31, occorre che dica perché quel fatto (la considerazione da parte di un dato ambiente sociale di un danno come futile) è utilizzabile nella sua decisione, è cioè un criterio di decisione. Il giudice, infatti, non si limita a conoscere i fatti sociali, che pone a base della sua decisione, ma deve valutarli ai fini del decidere32. Inoltre il giudice, ogni volta che rinviene nella coscienza sociale un dato criterio di valutazione (che fa dire che quel danno è irrilevante) lo riformula per applicarlo al caso concreto, in quanto non esistono fatti sociali in astratto applicabili a casi giuridici. Quindi l’indagine sociologica può portare il giudice ad individuare determinati criteri di valutazione sociale del danno, ma non dice alcunché sulla giustificazione dell’impiego di tali criteri. Occorre dunque che il giudice giustifichi la scelta relativa all’uso di un <> ritenuto rilevante. Il che è ancora più evidente quando non esista nella coscienza sociale una univoca valutazione di un danno, e ne convivano di diverse, alcune che considerano il danno prospettato dall’attore come rilevante ed altre come non rilevante33. Infine, tutto ciò presuppone che il giudice trovi veramente nella coscienza sociale criteri per stabilire se il danno è irrisorio oppure rilevante. In realtà, la stessa ricerca di questi criteri non si può ridurre ad una mera constatazione di ciò che esiste o non esiste nella coscienza sociale, posto che, da un lato, nel cercare il criterio, il giudice è mosso da un suo giudizio di valore, e dall’altro che egli deve comunque valutare la congruenza con il caso concreto del criterio rinvenuto nella coscienza sociale. In sostanza, la situazione in cui il giudice viene a trovarsi dipende essenzialmente da una scelta di valore del giudice stesso, del quale egli deve dare conto secondo una duplice giustificazione: quella empirica – ossia di come ha rinvenuto nella coscienza sociale un certa valutazione circa la serietà e gravità del danno e quella di validità, ossia del perché egli ritiene di dovere adottare quella valutazione a fondamento della sua decisione. _____________ 1) Per indicazioni di dottrina e giurisprudenza mi permetto il rinvio a CRICENTI, Il danno non patrimoniale, 2^ ed., Padova, 1998, p. 69 ss.. 2) Cass. n. 8827 e 8828 del 2003, in Danno e Resp., 2003, 816 ss.. 3) Cass. Sez. Un., 11.11.2008, n. 26972 (p. 11). 4) In tal senso giustamente V. SALVI, La responsabilità civile, Milano, 2005, 33-34. 5) Su tale problema SCUTO, Osservazioni sul danno non patrimoniale e sulla sua risarcibilità nel nostro diritto positivo, in Dir. giur., 1954, 451 ss. ; PERFETTI, Prospettive di una interpretazione dell’art. 2059 c.c., in Riv. Trim. Dir. Proc. Civ. , 1978, 1065 e nota 23 ; CATAUDELLA, La tutela civile della vita privata, Milano, 1972, 53 ss. ; BONILINI, Il danno non patrimoniale, Milano, 1983, 312 ss. ; SALVI, Il danno extracontrattuale, Napoli, 1985, 77 ; ZIVIZ, La tutela risarcitoria della persona, Milano, 1999, 155 ss.. 6) CATAUDELLA, La tutela civile della vita privata, cit., 54 ss.. 7) PERFETTI, Prospettive di una interpretazione dell’art. 2059 c.c., cit., 1065 e nota 23 ; BONILINI, Il danno non patrimoniale, cit., 311; ma v. SALVI, Il danno extracontrattuale, cit., 77. Contra SGROI, Lesione dei diritti della personalità e risarcimento del danno non patrimoniale, in Giust. civ., 1963, I, 1197. 8) Cass. Sez. un. 11.11.2008, n. 26792, p. 21-22. 9) BIN, Diritti e fraintendimenti: il ruolo della rappresentanza, in Studi in onore di G. Berti, Napoli, 2005, 365. 10) e su questo la sentenza è esplicita: << Sotto tale aspetto, il risarcimento del danno non patrimoniale da fatto illecito è connotato da atipicità, postulando l’ingiustizia del danno di cui all’art. 2043 c.c. la lesione di qualsiasi interesse giuridicamente rilevante ( sent. 500/ 1999), mentre quello del danno non patrimoniale è connotato da tipicità, perché tale danno è risarcibile solo nei casi determinati dalla legge e nei casi in cui sia cagionato da un evento di danno consistente nella lesione di specifici diritti inviolabili della persona (sent. N. 15027/ 2005 ; n. 23918/ 2006)>> (Cass. sez. un. 11.11.2008, 26792, pp. 15-16). 11) Cass. sez. un. 11.11.2008, n. 26792, p. 16. 12) Ad esempio, con ricchezza di argomenti, SCALISI, Danno alla persona e ingiustizia, in Riv. dir. civ., 2007, 147 ss.. 13) Cass. sez. un. 11.11.2008, n. 26792, p. 31. 14) Per una disamina comparatistica v. FERRARI, Atipicità dell’illecito civile, Milano, 1992, 9 ss.. 15) Cass. n. 11761 del 2006. 16) Ho messo in luce questa tendenza in CRICENTI, Persona e risarcimento, Padova, 2005, in particolare 86 ss.. 17) Trib. Milano, 8.6.2000 (est. Chindemi) , in Resp. civ. prev., 2000, 923, che pone tale diritto come un interesse di rango costituzionale, dalla cui lesione poi discendono conseguenze esistenziali, quali lo stress e l’alterazione delle normali abitudini di vita . E’ qui evidente l’interesse alla qualità della vita, la cui lesione costituisce danno evento, e dal quale discendono poi i danni conseguenza da raggruppare sotto l’egida del danno esistenziale, è del tutto inventato. Da notare che nel caso in questione si era trattato dell’illegittimo protesto di un assegno. Se contassero questioni socio-giudiziarie si direbbe che è evidente la volontà di risarcire ad ogni costo ( come giustamente rilevato da GAZZONI, Alla ricerca della felicità perduta ( psicofavola fantagiuridica sullo psicodanno psicoesistenziale), in Riv. dir. comm., 2000, 691), dal momento che si tratta dello stesso estensore che ha riconosciuto il danno affettivo per il tentato furto della motocicletta (Trib. Milano 27.11.2000). 18) Trib. Milano 20.10.1997, in Danno resp., 1999, 82. 19) Senza pretesa di completezza, sulla rilevanza costituzionale della proprietà, v. NATOLI, La proprietà, Milano, 1980, 31 ss. ; ID., Orientamenti della Corte costituzionale in ordine alle garanzie della proprietà ex art. 42 cost., in Studi Santoro Passarelli, MIlano, 1972, III, 517 ss. RODOTA’, Commentario Cost. Scialoja- Branca, Rapporti economici, t. 2, Bologna-Roma, 1982, 69 ss.. 20) Mi permetto qui di segnalare una (ovviamente) casuale coincidenza con quanto sostenevo in tempi non sospetti : << E questa lesione della persona è da considerarsi come un’unica posta di danno (non patrimoniale) da liquidarsi equitativamente, senza scomporla in diverse voci, ciascuna delle quali da porre sotto la protezione dell’art. 2 Cost., in quanto sotto quell’articolo c’è già la persona in quanto tale, unitariamente considerata . I singoli pregiudizi che possono derivare dalla perdita di un congiunto o di un parente sono catalogabili in diverse forme, dalla perdita dell’attività sessuale, alla sofferenza morale, alla contrazione delle attività relazionali, al mutamento delle abitudini di vita, ma non sono riconducibili necessariamente ad altrettante voci di danno risarcibile, semmai costituiscono figure sintomatiche dell’unico danno alla persona, valide ad indicare che la lesione dell’interesse ha prodotto un danno e di quale entità esso sia>> (CRICENTI, Persona e risarcimento, cit., 242). 21) Quello di vittima secondaria non è un concetto utile. Si può dire che è tale quella vittima il cui danno presuppone quello di un’altra vittima ( detta primaria). Per una critica della funzione euristica di tale concetto, v. CRICENTI, Persona e risarcimento, cit., 217 ss.. 22) In tali termini DE CUPIS, Il danno, Milano, 1969, 133-134 ; della stessa opinione RUSSO, Concorso dell’azione aquiliana con la contrattuale nel contratto di trasporto, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1950, 971 ; ASQUINI, Massime non consolidate in tema di responsabilità nel trasporto di persone, in Riv. dir. comm., 1952 II, 9 ; BARASSI, Teoria generale delle obbligazioni, II, Milano, 1964, 464 . In senso dubitativo ZENO ZENCOVICH, Interesse del creditore e danno contrattuale non patrimoniale, in Riv. dir. comm., 1987, 87 il quale sostiene che sarebbe incoerente ammettere un incondizionato risarcimento del danno non patrimoniale contrattuale e vincolare invece ai casi previsti dalla legge quello di origine extracontrattuale. In senso critico SCOGNAMIGLIO, Il danno morale, in Riv. Dir. Civ. 1957, 316 ; RAVAZZONI, La riparazione del danno non patrimoniale, Milano, 1962, 224. 23) BONILINI, Il danno non patrimoniale, Milano, 1983, 230 ; FRANZONI, Il danno alla persona, Milano, 1995, 596. Altra questione è se la nozione di danno extracontrattuale possa adattarsi anche all’ambito dell’inadempimento di una obbligazione da contratto. Lo nega ZENO ZENCOVICH, Danni non patrimoniali e inadempimento, in Risarcimento del danno contrattuale ed extracontrattuale, a cura di Visintini, Milano, 1984, 116. In realtà la nozione di danno risarcibile non dipende dalla fonte che determina la perdita ; nessun indice normativo autorizza a postulare due diverse concezioni del danno , a seconda che esso dipenda da un fatto illecito o dall’inadempimento di una obbligazione ; ed , anzi, il richiamo contenuto nell’art. 2056 c.c. sembra dimostrare il contrario. 24) Rispettivamente teorizzate da G.B. FERRI, Causa e tipo nella teoria del negozio giuridico,Milano, 1968 e BETTI, Teoria generale del negozio giuridico, ora rist. Napoli, 1992. 25) Cass. 4.12.2002, n. 17208, in Lav. Gir. 2003, 344. 26) Cass. sez. un. 19.11.2002, n. 16265, in Rep. Giust. Civ., 2003. 27) una Fenster des Kodificationssystems secondo la formula di ESSER, Grundsatz und Norm in der richterlichen fortbildung des Privatrechts, Tübingen, 1974, 150. 28) ESSER, Grundstaz und Norm, cit., 96 ss. e 150 ss. ; ID. Precomprensione e scelta del metodo nel processo di individuazione del diritto , (trad. it.), Napoli, 1983, 62 ss. ; ENGISH, Introduzione al pensiero giuridico, (trad. it.), Milano, 1970, 165 ss.; RILAS, Les standars, notions, critique du droit, in Perelman e Van der Elst ( a cura di) Les notions à contenu variable en droit, Bruxelles, 1984, 43 ss. 29) Invece, Cass. sez. un. 19.11.2002, n. 16265 ha ritenuto in re ipsa il giudizio negativo della collettività sui ritardi intollerabili nel deposito delle sentenze da parte di un giudice. 30) In particolare TEUBNER, Standards un Direktiven in Generalklauseln, Frankfurt, 1971, 65 ss.. 31) Contro la giustificazione empirica v. infatti, tra gli altri, AARNIO- ALEXY- PECZENICK, The Foundation of Legal Reasoning, in Rechtstheorie, 1981, 133 ss. ; ALEXY, Teoria dell’argomentazione giuridica, (trad. it.), Milano, 1998, 240 ss. 32) Oltretutto , questa necessità è imposta dalla nota e finora non sufficientemente contestata divisione tra Essere e Dover essere. Dalla circostanza che un fatto esista non si può dedurre che deve esistere ( o non deve esistere) se non per il tramite di un giudizio di valore dell’interprete. Per fare il noto e classico esempio del non cognitivismo etico : la regola ( dover essere ) che vieta di uccidere non può essere dedotta dal fatto ( ossia dalla constatazione, dall’essere) che gli uomini si uccidono, se non dopo avere espresso un giudizio morale su quel fatto. Ossia, se non dopo avere stabilito che è male che gli uomini si uccidono. La regola ( il dover essere) , dunque, non dipende dalla esistenza di un fatto ( essere), bensì da una valutazione compiuta da chi interpreta il fatto. Sul punto, relativamente al discorso che ci occupa v. ALEXY, teoria dell’argomentazione giuridica, cit. 240 ss. ; RIALS, Les standars, notions, critique du droit, cit., 44. 33) Ipotesi sulla quale v. TEUBNER, op. ult. cit., 92. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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gli autonomisti: ci appelleremo a napolitano (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli pronto alla mobilitazione: bisogna dare attuazione all'articolo 6 della Costituzione Friulanisti pronti a dare battaglia per la madrelingua «Una sentenza che riporta in indietro di anni le lancette della storia, chissà quando tempo dovremo aspettare» Gli autonomisti: ci appelleremo a Napolitano E in Friuli Vg scoppia la polemica politica: e adesso sono in pericolo altre garanzie LA FILOLOGICA Le reazioni UDINE. I friulanisti non intendono arrendersi. E dopo la bocciatura della Corte costituzionale sono pronti a chiamare in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'Unione europea pur di difendere la marilenghe e la legge sulla tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. «Uno strumento indispensabile - dice Arnaldo Baracetti, leader storico del Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli insieme a Renzo Pascolat e a Gianfranco D'Aronco - per dare attuazione al principio costituzionale stabilito dall'articolo 6 che dice testualmente: la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. Bene, il Fvg ha provato a farlo e mi sembra incredibile che sia proprio la Corte costituzionale che in teoria dovrebbe garantire la difesa dei diritti costituzionali, a bocciare la legge sul friulano. Ma ovviamente, fermo restando il fatto che a giudicare sono sempre delle persone che quindi possono sbagliare, la sentenza va rispettata. Questo però non vuol dire che intendiamo arrenderci». Due le mosse che il Comitato si prepara a compiere. «Avevamo già chiesto al presidente Napolitano di venire in Friuli per capire che cosa significa il friulano per chi vive qui - spiega Baracetti che porta avanti la battaglia fin da quando negli anni successivi al terremoto fece approvare in parlamento la prima norma in cui si parlava esplicitamente della tutela del friulano - ma lui ci disse che preferiva aspettare l'esito del ricorso e la sentenza della Corte. Adesso che la sentenza è arrivata ci rivolgeremo di nuovo a lui come garante della Costituzione». E non è finita qui. I friulanisti sono decisi a portare il caso friulano anche davanti all'Unione europea. «Per quanto mi riguarda la legge regionale rispecchiava al meglio i contenuti delle direttive europee che in tema di minoranze sono abbastanza chiari - sostiene Baracetti -. Ecco perché siamo pronti ad andare anche a Bruxelles». Per il presidente della Società Filologica friulana, Lorenzo Pelizzo, la sentenza della Consulta sulla legge sul friulano «riporta indietro di anni le lancette del tempo». Pelizzo ha sottolineato che «ancora una volta, è stata dimostrata la necessità, per i friulani, di fare sistema. Chissà quanto tempo - ha concluso - dovremo di nuovo aspettare prima di vedere riconosciuta la nostra identità». «Pensavamo di festeggiare, quest'anno, il decimo anniversario della legge 482/99 sulle minoranze linguistiche, invece ci toccherà mettere a mezz'asta la bandiera friulana»: queste le affermazioni di William Cisilino, presidente dell'Istitût Ladin Furlan "Pre Checo Placerean". E spiega: «Prima il Governo di Roma ha ridotto di un decimo i fondi della legge statale, rendendola una scatola vuota. Ora, con questa sentenza, c'è il rischio che anche la legge regionale diventi lettera morta. E il problema non è tanto quello che ha scritto la Corte - che in qualche modo ha aperto anche degli spiragli per normare in modo corretto un tema così complesso - il problema è cosa farà ora il Consiglio regionale. Non vorrei, infatti, che si strumentalizzasse il giudizio della Corte per ridurre al minimo le garanzie già acquisite da molti anni per il friulano e per le altre minoranze linguistiche della regione». Cristian Rigo

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roma boccia il friulano in scuole e uffici (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 3 - Attualità Roma boccia il friulano in scuole e uffici La Consulta respinge i punti chiave della norma: dal silenzio assenso all'uso istituzionale LO STOP ALLA TUTELA La Corte costituzionale ha dato ragione all'ex governo Prodi contro la riforma della giunta Illy Nessun obbligo per l'ora settimanale. Possono invece essere erogati contributi dalla Regione di PAOLO MOSANGHINI UDINE. Bocciata la legge sul friulano. La Corte costituzionale ha respinto 5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex giunta di centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto «no» all'obbligo degli uffici di utilizzare il friulano e di redigere gli atti in marilenghe; «no» alla ripetizione degli interventi nelle istituzioni in friulano; «no» all'adozione dei toponimi anche solo in friulano; e ancora «no» all'ora settimanale di insegnamento sui banchi di scuola e al silenzio-assenso. Per gli autonomisti ieri è stata una giornata nera. L'attesa sentenza della Corte costituzionale è una sequenza di paletti posti su tutti i fronti. L'impugnazione. La legge della Regione Friuli Venezia Giulia per la tutela e la valorizzazione della lingua friulana era stata impugnata per il Governo Prodi dal ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, davanti alla Corte Costituzionale nel febbraio del 2008. Il consiglio dei ministri si era espresso all'unanimità e non si era limitato a dire che la legge contrastava con alcuni principi costituzionali. Aveva spiegato che la norma della giunta Illy andava al di là della tutela del friulano e che prefigurava «un regime di sostanziale bilinguismo», fino a una sorta di «esclusività della lingua friulana» in alcuni settori. La decisione. La sentenza della Consulta è stata depositata ieri e negli atti si legge, nel dettaglio, su quali punti è stata dichiarata l'illegittimità di alcune parti di sei articoli della legge del Friuli Venezia Giulia (numero 29 del 2007)sulle "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana". Con la sentenza 159, in trentratrè pagine i giudici della Consulta hanno accolto in gran parte le questioni sollevate dal governo, ammettendo l'illegittimità degli articoli 6 (comma 2), 8 (commi 1 e 3), 9 (comma 3), 11 (comma 5), 12 (comma 3) e 14 (commi 2, ultimo periodo, e 3). Friulano in ufficio. Nel mirino della Corte, dunque, sono finite le norme che prevedevano l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione» anche al di fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua», nonché di redigere gli atti in friulano e di effettuare in tale lingua «la comunicazione istituzionale e la pubblicità», perché in contrasto con la legge numero 482 del 1999 sulla tutela della lingua minoritaria. Friulano in Aula. Bocciata anche la norma regionale nel punto in cui prevedeva che la mera facoltà della «ripetizione degli interventi in lingua italiana» o del «deposito contestuale dei testi tradotti in forma scritta» nei dibattiti dei Consigli comunali in cui si può utilizzare il friulano, cosí come la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana, «incompatibile - si legge nella sentenza - con la previsione dettata dal legislatore statale che legittima l'uso dei toponimi nella lingua minoritaria solo in aggiunta ai toponimi ufficiali». Friulano a scuola. Inoltre, non si può imporre alle scuole di programmare un'ora di friulano a settimana. Illegittime, secondo la Corte Costituzionale, dunque le previsioni inerenti all'insegnamento e all'uso del friulano sui banchi: la norma che disponeva l'insegnamento della marilenghe per almeno un'ora la settimana contrasta - secondo la Consulta - con «l'autonomia didattica», mentre il silenzio-assenso dei genitori sullo studio del friulano a scuola da parte dei figli non è in linea con la legge statale in cui si stabilisce che «al momento della preiscrizione i genitori comunicano all'istituzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri figli dell'insegnamento della lingua della minoranza». I contributi. Non fondata, invece, è stata dichiarata la questione sollevata dalla presidenza del Consiglio sul punto in cui la legge del Friuli prevedeva un sostegno economico da parte della Regione per le istituzioni scolastiche che, nella loro autonomia, avessero voluto sviluppare, anche in aree esterne al territorio di insediamento della minoranza, l'insegnamento della lingua friulana. La polemica. Su tutti i punti il confronto fra governo e Regione era stato serrato e il contrasto era subito apparso di non facile superamento. A contestare quella legge erano stati non solo l'opposizione di Centrodestra, che con il consigliere regionale Piero Camber (Forza Italia) aveva chiesto al commissario di Governo di impugnare la legge, ma anche alcuni settori dell'allora maggioranza di Centrosinistra.

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la consulta boccia il friulano negli uffici e nelle scuole (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Accolto il ricorso di Prodi contro la riforma di Illy Tondo: non era una priorità La Consulta boccia il friulano negli uffici e nelle scuole I SERVIZI ALLE PAGINE 2 E 3 UDINE. Bocciata la legge sul friulano. La Corte costituzionale ha respinto 5 punti fondamentali della riforma voluta dall'ex giunta di centro-sinistra guidata da Riccardo Illy. La Consulta ha detto no all'obbligo degli uffici di utilizzare il friulano e di redigere gli atti in marilenghe; no alla ripetizione degli interventi nelle istituzioni in friulano; no all'adozione dei toponimi anche solo in friulano e ancora no all'ora settimanale di insegnamento sui banchi di scuola e al silenzio assenso. Per gli autonomisti ieri è stata una giornata nera. L'attesa sentenza della Corte costituzionale è una sequenza di paletti posti su tutti i fronti. La legge della Regione Friuli Venezia Giulia per la tutela e la valorizzazione della lingua friulana era stata impugnata per il governo Prodi dal ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, davanti alla Corte costituzionale nel febbraio del 2008.

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Legge elettorale? Fiducia nella Consulta (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Campania regione Legge elettorale? Fiducia nella Consulta "Attendiamo con fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale". E' l'opinione del presidente della Giunta regionale della Campania Antonio Bassolino dopo l'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della nuova legge elettorale regionale. "La nuova legge elettorale della Campania - sottolinea Bassolino - introduce una importante innovazione con la possibilità della doppia preferenza uomo-donna. E' paradossale che mentre tutte le statistiche ci segnalano quanto grave sia in Italia il problema delle pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di un'amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne nelle istituzioni". del 23-05-2009 num.

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RAI/ GASPARRI:REPUBBLICA E SINISTRA LA CONSIDERANO LORO PROPRIETÀ (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Rai/ Gasparri:Repubblica e sinistra la considerano loro proprietà di Apcom Fa scrivere bugie a gente incompetente -->Roma, 23 mag. (Apcom) - ""Ha ragione il senatore Butti. Repubblica considera la Rai proprietà sua e della sinistra. E fa scrivere bugie a gente incompetente che non legge le sentenze della Corte Costituzionale". Lo dichiara in una nota il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

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Bocciato il friulano, il centrodestra si divide (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Bocciato il friulano, il centrodestra si divide La Consulta considera incostituzionali alcuni aspetti chiave della legge. Saro d'accordo. Fontanini: «Brutta notizia» Sabato 23 Maggio 2009, Udine La Corte costituzionale boccia la legge regionale sul friulano voluta dalla Giunta regionale di centrosinistra guidata da Riccardo Illy nel dicembre 2007. La considera, infatti, incostituzionale nelle sue parti qualificanti: tempi e modalità di insegnamento della marilenghe a scuola, uso della lingua friulana negli enti pubblici e nella toponomastica. La sentenza della Corte è stata depositata ieri, ad oltre tre mesi dall'udienza davanti alla Consulta, dove la legge è finita trascinata dal Governo Prodi che, con il ministro per le Politiche regionali, Linda Lanzillotta, aveva deciso di impugnare il provvedimento nel febbraio 2008. Sul capitolo scuola, cassato il cosiddetto "silenzio assenso", ovvero il passaggio in cui si prevedeva che le famiglie si esprimessero solo nel caso di contrarietà all'insegnamento; stessa sorte per la previsione minima di un'ora alla settimana di "marilenghe" e l'individuazione dell'uso veicolare della lingua. La sentenza, inoltre, elimina l'obbligo generale per gli uffici dell'intera regione di rispondere in friulano ai cittadini che vogliono avvalersi della lingua. No anche alla generalizzazione della redazione in friulano degli atti delle amministrazioni dirette ai cittadini. Illegittima la possibilità di adottare toponimi nella sola lingua friulana. «Una sentenza corposa, 25 pagine, che "modifica l'impostazione della legge - commenta l'assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro - , accoglie quasi tutte le censure del Governo, che per altro ricalcavano i rilievi espressi dal centrodestra in sede di discussione della norma, eliminando gli eccessi». E' una sentenza, prosegue, che «riconosce la piena libertà di scelta delle famiglie e la piena autonomia delle istituzioni scolastiche». Mentre la Regione si riserva un commento più articolato, si incrociano le prime reazioni. Che mettono in luce una divisione nel centrodestra. Se il senatore Ferruccio Saro (Pdl) fa sapere di «capire tutti gli sforzi tesi a tutelare la lingua friulana, ma non capisco le forzature che si erano compiute a fini elettoralistici», per il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, la sentenza della Corte è «una brutta notizia» e «rappresenta un problema. Dovremo ricominciare, costruendo una nuova legge che attui le disposizioni della legge 482 sulle minoranze linguistiche. Non difendere il friulano - ha concluso - significa non difendere il Friuli». Non abbandona il suo spirito battagliero uno dei paladini storici dei diritti della lingua, l'ex parlamentare e membro del Comitato per l'Autonomia del Friuli Arnaldo Baracetti: «La sentenza va rispettata - puntualizza -, ma la battaglia continua. Abbiamo dovuto attendere 50 anni perché con la legge nazionale 482/99 fossero riconosciuti i diritti delle minoranze sanciti dalla Costituzione». Nell'anno scolastico in corso sono state 48 mila le opzioni per il friulano (28 mila l'anno precedente) e 114 le scuole coinvolte. Circa un terzo della popolazione scolastica del Friuli Venezia Giulia, cioè, si riconosce nel friulano. Antonella Lanfrit

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La Corte Costituzionale "boccia" la lingua friulana (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte Costituzionale "boccia" la lingua friulana Dichiarate illegittime alcune norme della legge regionale che l'aveva introdotta in scuole e uffici pubblici Sabato 23 Maggio 2009, Roma Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla Costituzione, ma ciò non significa che le Regioni possano stabilire in piena autonomia, senza rispettare i 'paletti' fissati da una legge statale del 1999 (n.482), l'utilizzo di lingue diverse dall'italiano. Per questo motivo la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di diverse norme della legge regionale del Friuli Venezia Giulia che nel 2007 ha ufficialmente introdotto il friulano nelle scuole, negli uffici e più in generale nella vita pubblica. Le norme erano state approvate con i voti favorevoli della Lega (che vorrebbe un'analoga legge anche in Veneto come ha chiesto il ministro Zaia incassando un diniego dalla collega Gelmini) e della coalizione di Centrosinistra Intesa Democratica, guidata dall'allora governatore Riccardo Illy. A ricorrere alla Consulta era stata la presidenza del Consiglio dei ministri, le cui ragioni sono state in massima parte accolte, seppure dalla lettura della sentenza della Corte Costituzionale (n. 159) si intuisca che sulla questione non ci sia stata unanimità: il giudice relatore, il vicepresidente Ugo De Siervo, ha infatti rinunciato a scrivere le motivazioni della sentenza, probabilmente in segno di dissenso, e a lui è subentrato il giudice Paolo Maria Napolitano. Sotto la scure della Corte sono finite le norme che prevedevano, tra l'altro, l'obbligo generale «per gli uffici dell'intera regione», anche al di fuori del territorio di insediamento del gruppo linguistico, di «rispondere in friulano alla generalità dei cittadini che si avvalgono del diritto di usare tale lingua», nonché il diritto degli organi collegiali degli enti locali e regionali di utilizzare il friulano escludendo la previsione di un'immediata traduzione in lingua italiana. E ancora: bocciata la facoltà per i Comuni di adottare toponimi anche nella sola lingua friulana, e anche il previsto silenzio-assenso in base al quale è da intendersi un via libera all'insegnamento del friulano a scuola il fatto che i genitori non abbiano comunicato il rifiuto all'insegnamento della lingua locale. Bocciato infine anche l'obbligo dell'insegnamento del friulano a scuola per almeno un'ora a settimana. Non fondata è stata invece dichiarata la questione sollevata dalla Presidenza del Consiglio sul punto in cui la legge del Friuli prevedeva un sostegno economico da parte della Regione per le istituzioni scolastiche che, nella loro autonomia, avessero voluto sviluppare, anche in aree esterne al territorio di insediamento della minoranza, l'insegnamento della lingua friulana. Per l'assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia, Roberto Molinaro, la sentenza «accoglie quasi tutte le censure del Governo, eliminando gli eccessi» e «offre utili indicazioni sull'autonomia della Regione in fatto di scuola». Negativa invece la reazione del presidente della Provincia di Udine e segretario regionale della Lega, Pietro Fontanini, per il quale «dovremo ricominciare costruendo una nuova legge che attui le disposizioni della legge 482 sulle minoranze linguistiche». Infine, per il presidente dell'Associazione filologica friulana, Lorenzo Pelizzo, la sentenza della Consulta sulla legge sul friulano «riporta indietro di anni le lancette del tempo».

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I medici insistono: (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

DDL SICUREZZA I medici insistono: «Non siamo spie» Stefano Milani ROMA «Non siamo spie, macellai, fannulloni. Siamo medici». Con i tempi che corrono è bene ribadirlo. Sempre e in ogni occasione. Col camice bianco e stetoscopio al collo o, come hanno fatto ieri durante una conferenza stampa, indossando le vesti di responsabili sindacali. Ognuno distinto per la propria categoria (Anaao, Cimo, Fp Cgil, Cisl, Fassid, Fesmed, Fvm) ma «uniti e compatti» per dire no al ddl sicurezza, in rampa di lancio al Senato. Che, introducendo il reato di clandestinità, di fatto obbliga i medici, in quanto pubblici ufficiali, alla denuncia degli immigrati irregolari. Non farlo li porrebbe di fronte al rischio di sanzioni penali. Ma i sindacati medici non si piegano e continuano a difendere il diritto costituzionale e deontologico a prestare soccorso e cure a tutti i cittadini: «Nessuno escluso e senza distinzioni di nessun genere». La sfida è aperta. Al parlamento si chiede soprattutto chiarezza. «È necessario cambiare la legge - dice il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Carlo Lusenti - introducendo una norma specifica che metta al riparo una volta per tutte i medici dal rischio della segnalazione dell'immigrato clandestino». Ma i camici bianchi non si fermano a questa richiesta, hanno già pronta un'alternativa qualora il loro appello cada nel vuoto. «Nel caso in cui la legge, magari per motivi strettamente politici, passasse così com'è - aggiunge Lusenti - proponiamo al governo di mettere a punto un decreto ministeriale o una circolare in cui, nero su bianco, si ribadisca che la legge non prevede l'obbligo di denuncia per i medici e gli operatori sanitari». Difficilmente il governo li ascolterà. Del resto un ddl passato alla Camera col voto di fiducia non può che correre spedito verso la conversione in legge, così com'è. Quel giorno, però, l'Intersindacale medica non si farà cogliere impreparata, sarà pronta a intraprendere una dura battaglia e a «difendere fino in fondo» tutti quei medici che dovessero essere denunciati per la mancata segnalazione del paziente clandestino. Come? «Dando tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte Costituzionale», precisa Lusenti. Stessa volontà d'intenti per il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma «calpesta il diritto naturale alle cure». Senza mezzi termini il giudizio di Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: «Ci troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa, che può avere effetti disastrosi». Prima di tutto la salute dei cittadini. A destare le maggiori preoccupazioni, infatti, sono soprattutto i rischi di epidemie, fra cui quello della tubercolosi, come spiega Massimo Cozza della Cgil. «Nel mondo ci non 9 milioni di casi di tubercolosi, 4mila in Italia, e il loro numero è in costante crescita». Solo a Roma e Milano nei primi tre mesi i casi di contagio sono raddoppiati. «La tubercolosi si cura, ma bisogna diagnosticarla e prevenirla. Il nostro quindi - conclude il sindacalista - non è un allarmismo che strumentalizza un problema ma c'è un rischio di effetto devastante». Se il clandestino portatore del bacillo di Koch sa che andando a farsi curare rischia l'arresto, semplicemente non ci va. E così facendo mette a rischio contagio l'intera comunità. Hanno paura, c'è da capirli, e i primi dati lo confermano: negli ultimi tre mesi c'è stata una riduzione di accessi al pronto soccorso del 20%, solo sul timore di un reato (quello di clandestinità) che di fatto non è ancora diventato legge. Ma, come dicevamo, il governo non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro. E alle accuse risponde accusando. «La richiesta che fanno i medici di una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati clandestini? È apodittica e razzista», dice Matteo Brigandì, capogruppo della Lega in commissione Giustizia alla Camera. Certo, tacciare i medici di razzismo da chi milita in uno schieramento politico che ha proposto vagoni della metro riservati ai milanesi, ci vuole proprio una bella faccia tosta.

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Non sembra praticabile la corsia preferenziale per un processo d'appello accelerato:... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 23 Maggio 2009, Non sembra praticabile la corsia preferenziale per un processo d'appello accelerato: se la legge è uguale per tutti, lo è anche nella lentezza esasperante. Difficile pretendere che per uno scatti il privilegio di una giustizia rapidissima. Quanto alla tesi che per Berlusconi attaccare i magistrati sia come attaccare se stesso, mi pare arditissima. Il Cavaliere ha attaccato spesso i magistrati coll'intento sempre di difendersi da accuse che riteneva false. Lo stesso accade adesso. Con una particolarità: siamo in campagna elettorale e i toni alti possono servire a recuperare consenso. La sentenza di 350 pagine sul caso Mills non è stata scritta da un solo giudice, ma da un collegio, è quindi impossibile prendersela unicamente con Nicoletta Gandus che già in passato gli avvocati hanno provato a ricusare accusando di "gravi inimicizia" nei confronti del premier. Questa sentenza ha condannato l'avvocato inglese a 4 anni e mezzo di carcere perché avrebbe mentito in due processi "per distanziare Silvio Berlusconi dalle società offshore" delle quali Mediaset negava la paternità. Avrebbe, cioè, mentito per consentire a Mediaset di "eludere fisco e norme sulla concentrazione di mezzi di comunicazione di massa". Berlusconi non è processabile, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sul "lodo Alfano". Prima della scorsa estate fu fatto varare in fretta il disegno di legge che porta il nome del ministro della Giustizia ed è costituito da un solo articolo che rende immuni dai processi penali le alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, presidenti di Camera e Senato e presidente del Consiglio). L'articolo spiega: "La sospensiva si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti all'assunzione della carica". Senza lo scudo del lodo, Berlusconi avrebbe dovuto affrontare il processo dal quale Mills è uscito condannato. L'aspetto paradossale è che nel procedimento c'è come parte civile anche la Presidenza del Consiglio che chiede un risarcimento di 250 mila euro. E' un caso unico al mondo: la Presidenza del Consiglio contro il Presidente del Consiglio! Certo reggono i sospetti di una magistratura che attacca la politica ad orologeria; è indubbio che sia stata diffusa proprio in campagna elettorale e in un momento di oggettiva difficoltà del premier per vicende più private che politiche. Si può obiettare che in Italia è quasi impossibile trovare un periodo senza elezioni e che le motivazione delle sentenze non possono slittare a seconda del calendario elettorale. È pure indubbio che Berlusconi abbia il diritto di criticare le sentenze che non gli sono gradite, meno il diritto di attaccare la magistratura come potere indipendente dello Stato. Normalmente le sentenze non si discutono e, comunque, si cerca di tenere distanti politica e giustizia. Questo rende poco probabile per ora che Berlusconi vada in Parlamento a parlare della sentenza, cosa che susciterebbe un intervento di Napolitano che è pur sempre presidente del Csm. Qualcuno mormora di una nuova legge "ad personam" per modificare il Codice di Procedura Penale e rendere così inutilizzabili anche sentenze definitive emesse in un diverso processo. C'è chi pensa che Berlusconi abbia soltanto rinviato il confronto in aula a dopo le elezioni, rafforzato magari dal voto. Non è da escludere un altro speciale di "Porta a porta" come per il caso Noemi. Forse Berlusconi dovrebbe prestare più attenzione alla storia: Giulio Andreotti ha vinto senza attaccare la magistratura che pure lo accusava di collusione con la mafia e addirittura di omicidio. Sicuramente non amava quei magistrati, ma ne rispettava l'autonomia e soprattutto rispettava le istituzioni delle quali aveva fatto e faceva parte. Non è necessario amare i magistrati (forse questo riesce solo a chi ha sposato un giudice), basta rispettarne le sentenze.

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GIUSTIZIA/ PD: CARRIERE SEPARATE? DAL PREMIER SOLTANTO VENDETTE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Pd: Carriere separate? Dal premier soltanto vendette di Apcom Ferranti: Finora il governo non ha fatto nulla per problemi -->Roma, 23 mag. (Apcom) - "Davanti a tutti i problemi della giustizia quello della separazione delle carriere non è sicuramente una priorità. Anzi, appare l'ennesima proposta di chi ha ormai deciso di usare il proprio ruolo istituzionale per portare avanti piccole o grandi vendette nei confronti della magistratura". Lo sostiene la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. "Ad un anno di legislatura - denuncia - questo Governo non ha fatto un bel nulla per intervenire sui veri problemi della giustizia. Le tanto annunciate riforme non sono mai state presentate e il Parlamento non ha mai discusso provvedimenti organici per risolvere il problema dell'efficienza, della ragionevole durata dei processi civili e penali e della tutela delle garanzie e dei diritti fondamentali che sono sempre più compromessi dagli interventi di emergenza dei vari pacchetti sicurezza". Per l'esponente del Pd "serve un radicale cambio di passo: il governo dovrebbe cominciare ad investire risorse, economiche ed umane, per una migliore organizzazione giudiziaria, per migliorare le condizioni dei carcerati, avviando programmi speciali per le detenute madri e per i loro bambini, così come dovrebbe stanziare 'soldi veri' per garantire il gratuito patrocinio e quindi rendere effettivo il diritto di difesa per chi non ha possibilità economiche". "Ad oggi, il segno di questa legislatura è ancora una volta quello delle leggi ad personam e lo scontro continuo con tutti gli operatori della giustizia dagli avvocati ai magistrati. E meno male che il ministro Alfano aveva promesso la grande riforma", conclude Ferranti.

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RAI/ BUTTI (PDL): REPUBBLICA TENTA DI CONDIZIONARE GARIMBERTI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Rai/ Butti (Pdl): Repubblica tenta di condizionare Garimberti di Apcom Valentini patetico e affetto da autentiche manie -->Roma, 23 mag. (Apcom) - "Se Giovanni Valentini oltre che scrivere bugie da pensionato su Repubblica, sapesse anche leggere, avrebbe appreso che recentemente una sentenza della Corte Costituzionale ha lodato i meccanismo di nomina dei vertici Rai della legge Gasparri, definiti perfettamente conformi ai principi della Carta e delle sentenze della Corte in materia". E' quanto afferma in una nota il senatore Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione di Vigilanza Rai replicando al commentatore del quotidiano romano. "Valentini, ancora turbato da complesse vicende personali alla corte di De Benedetti e Soru - prosegue Butti -, non capisce la verità e il diritto e tenta, pateticamente, di imporre la linea del partito Repubblica, di cui è uno dei maggiordomi minori, al presidente Rai Garimberti. Valentini è patetico ed affetto da autentiche manie. Urgono cure".

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Giustizia/ Pd: Carriere separate? Dal premier soltanto (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 23-05-2009)

Argomenti: Giustizia

"Davanti a tutti i problemi della giustizia quello della separazione delle carriere non è sicuramente una priorità. Anzi, appare l'ennesima proposta di chi ha ormai deciso di usare il proprio ruolo istituzionale per portare avanti piccole o grandi vendette nei confronti della magistratura". Lo sostiene la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti. "Ad un anno di legislatura - denuncia - questo Governo non ha fatto un bel nulla per intervenire sui veri problemi della giustizia. Le tanto annunciate riforme non sono mai state presentate e il Parlamento non ha mai discusso provvedimenti organici per risolvere il problema dell'efficienza, della ragionevole durata dei processi civili e penali e della tutela delle garanzie e dei diritti fondamentali che sono sempre più compromessi dagli interventi di emergenza dei vari pacchetti sicurezza". Per l'esponente del Pd "serve un radicale cambio di passo: il governo dovrebbe cominciare ad investire risorse, economiche ed umane, per una migliore organizzazione giudiziaria, per migliorare le condizioni dei carcerati, avviando programmi speciali per le detenute madri e per i loro bambini, così come dovrebbe stanziare 'soldi veri' per garantire il gratuito patrocinio e quindi rendere effettivo il diritto di difesa per chi non ha possibilità economiche". "Ad oggi, il segno di questa legislatura è ancora una volta quello delle leggi ad personam e lo scontro continuo con tutti gli operatori della giustizia dagli avvocati ai magistrati. E meno male che il ministro Alfano aveva promesso la grande riforma", conclude Ferranti.

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Roh suicida, Seul sotto choc (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 24/05/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Roh suicida, Seul sotto choc L'ex presidente era stato travolto con la famiglia da accuse di corruzione e fondi illeciti Si è gettato in un dirupo durante un'escursione. Dapprima si era pensato a un incidente Veglia funebre in memoria dell'ex presidente Roh La notizia del suicidio ha destato viva impressione SEUL (Corea del Sud)La Corea del Sud è sotto choc: l'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la famiglia in una inchiesta di corruzione, si è suicidato lanciandosi da un pendio nel corso di un'escursione sul monte Bongwha, a sudest del Paese, non lontano dalla grande città portuale di Pusan. Manca il responso ufficiale, visto che un pool speciale della polizia lavora al caso. Col passare delle ore, tuttavia, tutti gli elementi hanno portato a indicare che l'ex avvocato di 62 anni («autodidatta ispiratosi ad Abramo Lincoln», era solito dire), figlio di piccoli allevatori di pollame e diventato un paladino dei diritti civili e umani, abbia deciso di togliersi la vita, in uno dei luoghi cui era più legato dall'infanzia. Una lettera di addio Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff durante il suo mandato presidenziale dal 2003 a febbraio 2008, ha spiegato che l'uomo politico «sembra sia saltato da uno sperone di roccia» riportando ferite al capo dopo un volo di 20-30 metri. «Questa mattina - ha detto Moon in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv - era accompagnato da una guardia del corpo» che ha avvalorato l'ipotesi del salto nel vuoto cui si è aggiunto il ritrovamento di «una nota sul suicidio». La lettera dice: «Ho verso molti un debito di gratitudine. La sofferenza di tante persone è per me una cosa troppo grande», ha scritto l'ex presidente: «La mia salute è in così pessimo stato che non posso fare nulla, non posso leggere un libro o scrivere. Non siate addolorati, non sono vita e morte parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide vicino a casa mia». L'ex presidente, di fede cattolica, un liberale di sinistra e fiero «uomo dalla limpida reputazione», era finito nella bufera ad aprile dopo che un manager del settore calzaturiero aveva confessato la corruzione di funzionari ed esponenti del governo, fino ai più alti livelli istituzionali, con l'erogazione a favore di Roh di più di 6 milioni di dollari, in gran parte nel 2007, usati - secondo la procura di Seul - anche per comprare un appartamento per la figlia con tanto di piscina nel cuore di New York, a Manhattan, al prezzo di 1,6 milioni di dollari. Uomo politico controverso A fine aprile e inizio maggio, l'intera famiglia (la moglie, che avrebbe preso un milione di dollari, il figlio e la figlia) era stata convocata in procura per gli interrogatori. L'attuale presidente Lee Myung-bak ha espresso «dolore e tristezza» per la morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il ministro della Giustizia, Kim Kyung-han, ha da parte sua anticipato che «l'inchiesta sarà ritirata». Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando un sentimento anti-americano e grazie all'innovativo uso di Internet, è stato autore di politiche controverse fino ad essere tacciate dai suoi avversari di «contraddittorietà»: dalla strategia del dialogo con i nordcoreani , ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni.

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Sul friulano non si molla (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sul friulano non si molla Allo studio nuove azioni Domenica 24 Maggio 2009, Udine Resistere, individuare le azioni perché il diritto all'apprendimento della lingua e al suo uso non resti sulla carta. E, se necessario, ricorrere al Consiglio d'Europa. Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 5 dei 6 punti della legge regionale sul friulano, tra i sostenitori e i detrattori della causa l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni. Hanno già letto o studiato la sentenza, perché se va rispettata, può essere interpretata e giudicata. «Un'interpretazione restrittiva della legge nazionale di riferimento, la 482/99», commenta Carlo Puppo, per il Comitato 482. Intanto Silvana Fachin Schiavi, esperta di plurilinguismo, scriverà ad uno dei maggiori linguisti, Tullio De Mauro. Lanfrit a pagina VI

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Bocciatura prevedibile (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

«Bocciatura prevedibile» di Pasquale D'Avolio (*) Domenica 24 Maggio 2009, A proposito della bocciatura da parte della Corte Costituzionale di alcune norme della Legge regionale sul friulano non si può dire che i consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso da parte dei dirigenti scolastici sui rischi di incostituzionalità della legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle Scuole di garantire un'ora settimanale di insegnamento del friulano, oltre naturalmente alla questione del silenzio-assenso. Nell'incontro tra la Commissione regionale e i Ds svoltasi al Malignani di Udine nel 2007, il sottoscritto consegnò una memoria scritta all'assessore e ai membri della commissione in cui era scritto testualmente: «Affermare come si fa nel testo unificato che deve essere "garantito l'insegnamento della lingua friulana per almeno un'ora alla settimana" al di là di un giudizio di merito circa la validità e la fattibilità di cui dirò dopo, francamente mi fa pensare a un possibile conflitto di tipo costituzionale con quanto prescrive il Dpr 275/99 (norme sull'autonomia) dove all'articolo 8 si afferma che è compito dello Stato definire "le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale". Accanto allo Stato esiste una quota riservata alle scuole, come recita lo stesso articolo, quota che attualmente è del 20% , ma non esiste una quota regionale, come invece prevedeva la revisione costituzionale del precedentemente governo, bocciata poi nel Referendum». Antonaz mi rispose che l'Ufficio legislativo della Regione aveva esaminato la questione e che a loro parere non esisteva nessun conflitto. Successivamente scrissi una lettera riservata al presidente Tesini in cui facevo presente tale rischio. (*) già dirigente scolastico segretario regionale Andis-Fvg

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come un bavaglio (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

xLA LINGUA E' L'IDENTITA' DI UN POPOLO COME UN BAVAGLIO di GIANFRANCO D'ARONCO La lingua è la carta d'identità di un popolo (non ricordo chi lo ha detto; forse io stesso e in tal caso me ne rallegro). Lo sanno bene i friulani, che hanno questo concetto nel sangue, anche se non sempre lo sanno esprimere. E lo sanno bene gli anti-friulani, che vogliono distruggere una realtà storico-culturale. Una ricchezza che suona diminuzione per quelli che il Manzoni chiamava «villani rinciviliti». Ora l'eccelsa Corte costituzionale si attiene alle leggi, anzi le corregge se possibile. E non è detto che nel caso di una questione di lingue si debbano tener presenti le posizioni pressoché unanimi dei linguisti, dall'Ascoli (il "Galileo della glottologia italiana") al Meyer-Lübke al Warthburg al Tagliavini al Héraud al De Mauro. I linguisti possono dire quello che vogliono e dimostrare che il friulano è una lingua neolatina come l'italiano, il francese, il provenzale, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno. Lo insegnino pure all'università i professoroni di filologia romanza. Ma "ne supra crepidam sutor". Ci sono le leggi, c'è la Costituzione - dicono i politici, proprio loro - e si deve guardare solo a questo. Le leggi? C'è una legge regionale del 2007, votata a larga maggioranza sotto la presidenza Illy, dopo che questi aveva subito accolto una mia umile sollecitazione. Vi è una legge nazionale del 1999, con il riconoscimento delle lingue minoritarie da sostenere, tra cui il friulano. C'è la carta europea delle lingue regionali e minoritarie del 1992, cui si è attenuta gran parte degli Stati. Signor no. Il governo nazionale deceduto un anno fa - di centro-sinistra, presieduto da Prodi - aveva impugnato la legge (madrina la Lanzillotta, ministro per le Politiche regionali, si stenta a credere) emanata dal governo regionale pure di centro-sinistra, presieduto da Illy. L'unità della patria era in pericolo: decidesse la Corte costituzionale. La quale ha sentenziato ora che è tutto da rifare, massimamente per ciò che riguarda la scuola. (Bontà loro, la Regione, se vuole, può elargire contributi per singole iniziative: grazie per il buon cuore. Tanto più che i fondi stanziati dallo Stato per le lingue minoritarie della regione stessa sono passati, con moto uniformemente peggiorato, dai 4.547.524 del 2002, ai 452.602 del 2009, di cui per il friulano 300.672. Fine della parentesi). Vien da pensare che ci sia sotto una qualche forza occulta, superiore alle destre, alle sinistre e al centro. Sanno bene i friulani, e lo sanno gli anti-friulani, che una lingua si salva solo nelle scuole. Forse che non s'insegna l'italiano dalla scuola materna all'università per tutte le materie e in tutte le salse? Forse che l'italiano non occorre coltivarlo, tanto tutti lo sanno già? Chi vuole coltivi pure il friulano, si dice dai cittadini del mondo, ma "sot la nape". A scuola neanche una misera ora la settimana, solo per chi vuole: ci mancherebbe altro. Meglio sarebbe il bavaglio, ripristinato da quando, ai tempi del littorio, erano esposti a Gorizia, a Trieste e a Bolzano cartelli con la scritta: "Qui è Italia, e si parla solo in italiano" e chi non si atteneva veniva preso a schiaffi. Le lingue minoritarie (che qualche ostinato si ostina ostinatamente a chiamare dialetti) sono un che di superfluo. Meglio l'inglese, dicono. A parte il fatto che l'inglese lo si insegna già e il friulano no (salvo che per iniziativa di bravi presidi e di bravi docenti), di questo passo, a guardare solo alla pura pratica, anche l'italiano fra cento anni sarà considerato una lingua minoritaria, un impaccio nell'Europa e nel mondo globalizzato. E quindi adagio adagio sarà da rimuovere. Così un po' per volta, almeno quanto a lingua e a cultura, saremo tutti una "gente unica". Un bel servizio all'italiano da parte degli italianissimi. Fa pena che la nostra Regione - dotata di autonomia speciale o particolare se preferite! - si conformi ai conformisti. Bando agli estremismi, è stato affermato da uno che ama gli equilibrismi. Già prima dell'odierna sentenza era stato detto che Trieste - oggi di centro-destra - si sarebbe adeguata agli eguagliatori e che in ogni caso sarebbe stato cambiato qualche articolo della legge contestata. L'obbedienza non è sempre una virtù. Ora la nostra autonomia può essere raffigurata non da un'aquila ad ali spiegate, ma da una gallina che piega il capo. Si sappia che a scuola non ha diritto di entrare neanche Pier Paolo Pasolini, che diceva: «Favelà furlan al è fevelà latin». Povero Pasolini e povero Lelo Cjanton, che ci ha lasciati l'altro giorno, uno degli ultimi poeti nostri. «E ora tracciate ferrovie, piantate pali di telegrafo, cacciate la lingua provenzale dalle scuole! La Provenza vivrà eternamente!». Questo scriveva Alphonse Daudet, devoto a Mistral, poeta in lingua minoritaria, premio Nobel 1904 per Mireio. Noi invece siamo dialettali: ci resta il linguaggio delle serve.

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la lega: una nuova legge sul friulano (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Dopo la bocciatura della riforma Illy sulla "marilenghe" da parte della Corte costituzionale, s'infiamma il dibattito in regione Domani l'incontro degli autonomisti pronti a scrivere a Napolitano e a investire del caso anche l'Europa La Lega: una nuova legge sul friulano Appello bipartisan del Carroccio, ma nel Pdl frenano. Maran: stop prevedibile UDINE. Nessuna rinuncia, ma subito un'altra legge sulla tutela del friulano. E possibilmente bipartisan: a suonare la carica, dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale, è il coordinatore regionale della Lega Nord, Pietro Fontanini. Che aggiunge: «Quella norma la votammo anche noi. Ora si tratta di riprenderla in mano alla luce degli errori imputatici per riproporre quanto prima un nuovo testo». I SERVIZI A PAGINA 7

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uil: sentenza giusta, è arrogante imporlo (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 7 - Regione Uil: sentenza giusta, è arrogante imporlo UDINE. «Un successo importantissimo, il coronamento di una battaglia di civiltà»: così il segretario generale della Uil del Friuli Venezia Giulia, Luca Visentini, saluta la sentenza della Corte Costituzionale relativa alla legge regionale sul friulano. «Quella friulana - osserva Visentini in una nota - non è una minoranza nazionale in territorio italiano, è una comunità autoctona capillarmente diffusa che utilizza la propria lingua nel contesto familiare e sociale. Voler forzare il bilinguismo, voler intaccare le legittime libertà di chi friulano non è, è stato un gesto di grande arroganza antidemocratica che in nessun modo - continua il sindacalista - avrebbe potuto meglio tutelare la lingua e la cultura del Friuli. Dietro a questa iniziativa legislativa c'era, neppure troppo celata, la convinzione di coloro che sostengono da sempre il riconoscimento del Friuli come 'patrià, con un nazionalismo strisciante che mira a dividere la Regione e a isolare gli stessi friulani».

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maran (pd): una bocciatura prevedibile, tutela non significa bilinguismo spinto (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

«Inconcepibile parlare di fascismo, Antonaz sbaglia» Maran (Pd): una bocciatura prevedibile, tutela non significa bilinguismo spinto PD CONTRO PRC L'intervista UDINE. «Erano prevedibili le bocciature della Corte Costituzionale su alcune parti della legge sulla lingua friulana». Ne è convinto Alessandro Maran, deputato del Partito democratico. «Le criticità erano emerse già durante il dibattito che aveva preceduto la stesura della legge i questione. Se le riserve espresse, anche all'interno del Centrosinistra, fossero state ascoltate, non ci troveremmo oggi a questo punto». In passato, lo stesso Maran non ha lesinato critiche al provvedimento, mettendosi anche nella scomoda posizione di oppositore all'interno del suo partito. E se oggi non dichiara «lo avevo detto» è perché sinceramente convinto «che la tutela è giusta e doverosa. Ma non c'è solo questo modo per attuarla». Perché, di fronte alle polemiche, vale sempre la regola fondamentale: «Rispettare i diritti fondamentali di tutti». E proprio dal rispetto della pluralità delle idee muove il ragionamento di Maran. La Corte Costituzionale ha, dunque, emesso la sua sentenza. «In democrazia, le questioni, essendo oggetto di opinione, non hanno una "sola" risposta legittima. Non c'è un "unico" modo di tutelare il friulano e quel che è in discussione oggi non è la sua tutela ma le costrizioni e gli incentivi di una legge, di una specifica disciplina giuridica". Si spieghi. «Non sarebbe male rammentare che le questioni, proprio perché sono oggetto di opinione, si risolvono per via di consenso e sono soggette all'ordine legale della Repubblica. La Costituzione, infatti, ha anche una funzione di controllo e di contenimento del potere costituito. Il governo democratico è basato sulla regola secondo la quale chi governa deve rendere conto sia ai governati sia alla legge. Vale ancora (a due secoli e mezzo di distanza) l'esclamazione del mugnaio Arnold di Postdam di fronte alle prepotenze del Re di Prussia Federico II: «Ci sarà pure un giudice a Berlino.». Il giudice delle leggi è la Corte costituzionale». Faccia un esempio. La Corte è intervenuta sul cosiddetto silenzio-assenso: non è giusto imporre a tutti la volontà di una parte dei cittadini. E' in palese contrasto con la prima parte della Costituzione. C'è chi ha detto che Roma capitale, sul friulano, staziona tra il tiepido e l'ostile. Ma è inconcepibile mettere in discussione l'arbitro. La Costituzione è stata pensata e scritta per porre dei limiti al legislatore, questi limiti devono essere fatti rispettare. E questo, in Italia, è il compito della Corte costituzionale. E a nessuno è consentito reagire con l'aggressione se un arbitro, il giudice, decide in modo contrario ai suoi auspici e ai suoi interessi. Né a Berlusconi, né ad altri. Richiama la terzietà della Consulta. Certamente. Voglio ricordato che la Corte Costituzionale è la stessa che ci ha dato ragione sulle pensioni. Tengo anche a precisare che la Costituzione stabilisce principi che non valgono solo il sabato ma tutta la settimana. Non possiamo accogliere con favore solo le sentenza che ci danno ragione». Il padre della legge, l'ex assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz (Rc), oggi consigliere regionale, parla apertamente di neo centralismo con atteggiamenti che ricordano il Ventennio. «E' inconcepibile questa affermazione. Così si dà ragione al Presidente Berlusconi quando mette in discussione i giudici». Cosa si deve fare ora? Si riparte dalle indicazioni dateci dalla Consulta. Non sarebbe male far tesoro di questa esperienza. La stessa cosa era accaduta in occasione della legge sullo Statuto regionale. Sonia Sicco

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gli autonomisti: presto una lettera a napolitano (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 7 - Regione Gli autonomisti: presto una lettera a Napolitano Prima iniziativa domani quando il Comitato ha chiamato a raccolta l'universo friulanista UDINE. «Un attacco frontale al cuore del Friuli e alla friulanità». Non usa mezze parole l'autonomista Renzo Pascolat nel commentare la bocciatura della legge sul friulano da parte della Corte costituzionale. «Bene fa il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli a chiamare in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'Unione europea pur di difendere la marilenghe e la legge sulla tutela, la valorizzazione e la promozione della lingua friulana - dice -. Ma penso che sarà necessaria una vera e propria mobilitazione delle coscienze e della intelligenza dei cittadini del Friuli e della intera regione per raggiungere risultati concreti e dare finalmente la giusta dignità alla lingua friulana». Una prima iniziativa si realizzerà già lunedì quando il Comitato ha chiamato a raccolta tutto o quasi l'universo friulanista, con in testa Arnaldo Baracetti e Gianfranco D'Aronco, proprio per mettere a punto le prime mosse in difesa del friulano. «Stiamo avviando i contatti per preparare la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - dice Baracetti -, ci aveva promesso che sarebbe venuto qui a vedere di persona il Friuli per capire che cosa significa per il friulano per chi vive qui e speriamo di poterlo ospitare quanto prima». Quella di lunedì sarà la prima riunione del Comitato allargato a tutto il movimento friulani sta e tra i punti all'ordine del giorno ci sarà ovviamente anche l'appello da rivolgere all'Unione europea. «La sentenza della Corte, organo di difesa dei valori,dei doveri e dei diritti iscritti nella Carta costituzionale - sostiene Pascolat -,costituisce oggettivamente un dato di arretramento rispetto a ciò che prescrive proprio l'articolo 6 della Costituzione (la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche ,ndr), la legge 482 del 1999 e i successivi decreti del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Decreti che imponevano l'attuazione dei principi costituzionali con legge regionale. Ecco perché non possiamo accettare questo attacco senza reagire perché in gioco c'è la sopravivenza del friulano e l'importanza storica e sociale che la marilenghe riveste per il Friuli». Cristian Rigo

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lega in campo contro lo stop al friulano: serve subito una nuova legge bipartisan (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

«Sensibilità differenti nel centro-destra, un errore discostarsi dalla 482» Lega in campo contro lo stop al friulano: serve subito una nuova legge bipartisan IL SENATORE PITTONI LA NORMA DI TUTELA L'appello del segretario Fontanini dopo la bocciatura da parte della Consulta Ma nel Pdl c'è chi frena. Camber: io chiesi al prefetto di impugnare la norma di DOMENICO PECILE UDINE. Nessuna rinuncia, ma subito un'altra legge sulla tutela del friulano. E possibilmente bipartisan: a suonare la carica, dopo la bocciatura da parte della Consulta, è il coordinatore regionale della Lega Nord, Pietro Fontanini. Che aggiunge: «Quella norma la votammo anche noi. Adesso si tratta di riprenderla in mano alla luce degli errori imputatici per riproporre quanto prima un nuovo testo». Dunque, il Carroccio frena Tondo il quale aveva dichiarato che la norma sulla tutela del friulano «in questo momento non rappresenta una priorità». Detto con le parole del senatore leghista Mario Pittoni «non v'è dubbio che sulle lingue locali ci siano sensibilità diverse. Il Carroccio difende con forza le culture locali, se non altro perchè chi ha forti caratteri identitari mostra di reggere meglio l'impatto con la globalizzazione. Il Pdl ha una visione più sfumata». Visione che il consigliere regionale del Pdl, Franco Baritussio spiega in questo modo: «Anche tanti favorevoli a una legge di tutela del friulano avevano, a suo tempo, manifestato perplessità sul passaggio del silenzio-assenso. Se poi c'è una legge quadro dello Stato (la 482/99), discostarsi da essa non aiuta. Quando abbiamo depositato recentemente la proposta di legge di tutela delle minoranze tedesche in Regione, ci siamo, non a caso, attenuti ai principi della legge quadro dello Stato». E sempre dentro il Pdl c'è chi canta vittoria. E' il caso del consigliere azzurro Piero Camber il quale ricorda di aver predisposto un dettagliato ricorso al commissario di governo, commissario che, dopo aver ricevuto un parere favorevole dall'Avvocatura dello stato, aveva inviato al competente ministero i documenti per il ricorso alla Corte costituzionale». Ora, Camber auspica si arrivi a un testo unico sulle lingue minori. Ma la Lega, come detto, non ha alcuna intenzione di demordere. «Bisogna riorganizzare il testo e riportarlo quanto prima in aula - insiste lo stesso Fontanini - anche perché la Consulta ha offerto utili indicazioni come la possibilità di avvalersi della Paritetica per i rapporti con il governo centrale». Fontanini ricorda anche che la legge di tutela del friulano fa parte del programma elettorale del centrodestra anche perchè «la specialità passa attraverso la tutela delle minoranze». «Prepareremo - dice ancora - un testo in base ai rilievi della Corte. E' una battaglia che va fatta e va portata a buon fine. Il nostro auspicio è di poter contare anche sull'appoggio e la condivisione del centrosinistra».

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zagrebelsky "le camere non si aboliscono" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 3 - Interni L´appello Zagrebelsky "Le Camere non si aboliscono" roma - «Senza Parlamento non c´è una democrazia. Però occorre riflettere per una riforma». Per il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky (promotore di Libertà e Giustizia che «in 10 giorni ha raccolto 210 mila firme a favore della Costituzione»), «il Parlamento non è un organismo superfluo, ma è un organo oggi insostenibile. Le due Camere così come sono non hanno ragione d´essere, sono un doppione, insomma c´è da rifletterci, ma non nella prospettiva della loro abolizione, come qualcuno ha detto».

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Umbria da Idv a Prc tutti insieme nella diga Pd (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Umbria da Idv a Prc tutti insieme nella diga Pd I sondaggi, nella roccaforte rossa, restano favorevoli ai democratici, ma la destra questa volta è scesa in campo per vincere MASSIMO SOLANI Ce la facciamo, ma l'onda lunga arriverà anche qui». A due settimane dalle amministrative, per misurare la temperatura del Partito Democratico in Umbria non bastano né i termometri né gli improbabili sondaggi che rimbalzano sui quotidiani locali. Servono le parole degli «sherpa», i funzionari di lungo corso abituati ai marosi elettorali. Critici e realisti quanto basta, a patto di restare anonimi. Perché comunque vada il 6 e 7 giugno, l'Umbria cambierà pagina dopo dieci anni, e resta da vedere se quella che viene sarà la prima di una storia nuova o l'ultima della serie nera che ha portato Berlusconi al governo e il centrodestra maggioranza in quasi tutto il Paese. Gli avamposti. Si vota in una settantina di comuni, ma soprattutto si vota a Perugia e Terni, i capoluoghi, e nelle due provincie. E poi ancora a Foligno, a Spoleto e a Orvieto, fra i centri maggiori. Ovunque, in pratica. E un po' ovunque il centrosinistra si trova a difendere avamposti conquistati e consolidati da tempo in una regione che dopo essere stata laboratorio dell'Ulivo, un anno fa ha battezzato il Pd con percentuali che hanno sfiorato il 40%. Superandolo abbondantemente tanto a Perugia (44%, città con il maggiore incremento rispetto alla somma di Ds e Margherita) quanto a Terni (46%). Con numeri così ci sarebbe da stare tranquilli. «E invece non è così - ammette un ex Pci-Pds-Ds oggi Pd -. Vuoi perché la situazione nazionale è quella che è, vuoi perché anche qui c'abbiamo messo una buona dose di autolesionismo perdendo tempo prezioso nei dibattiti sulle candidature, fra i sostenitori delle primarie ad ogni costo e chi invece riteneva che anche uno strumento prezioso, se usato a sproposito, può diventare un boomerang». E in effetti le lunghe discussioni hanno lasciato i segni più pesanti proprio laddove le primarie, da Marsciano ad alcuni comuni minori del Trasimeno, hanno finito per mettere pezzi del partito l'uno contro l'altro. Non è andata così per fortuna nella gran parte dei casi. Come a Perugia, dove dopo dieci anni di Renato Locchi il Pd si affida al giovane Wladimiro Boccali. A sostenere il trentottenne di Ponte San Giovanni (due volte assessore nelle ultime giunte) uno schieramento che raccoglie tutti i pezzi del centrosinistra: dall'Idv a Rifondazione Comunista passando per i Comunisti Italiani. «La mia candidatura ha ricevuto un consenso unanime a tutti i livelli - spiega seduto nel suo ufficio a Palazzo Grossi - È una sfida esaltante». Dall'altro lato del ring Pino Sbrenna, segretario amministrativo del Tar umbro. Un volto noto della politica perugina pre Tangentopoli, un ex dc spitelliano che l'Udc ha «scongelato» dopo dieci anni di Aventino spuntandola in extremis nel duello rusticano fra An e Fi. La classica storia del volto giovane contro le facce vecchie. «Quando lui faceva politica - scherza Boccali - io in pratica ero alle elementari. Prendi il muro di Berlino: avevo diciannove anni quando è stato abbattuto, Sbrenna era già grandicello quando l'hanno tirato su». Per la corsa alla Provincia, invece, è il turno di Marco Guasticchi, che se la vedrà col senatore Franco Asciutti del Pdl e con l'ex senatore Maurizio Ronconi dell'Udc. Ma è una campagna elettorale ben strana. Prendi lo slalom di Pierferdinando Casini lo scorso fine settimana: prima ad una iniziativa per Sbrenna a braccetto con Pdl e Lega, poi ad una per Ronconi a tirar bordate contro il resto dell'universo mondo. Magari al fianco di Giulio Cozzari, il presidente della Provincia uscente (Dl) che si è candidato alle Europee con l'Udc menando fendenti contro il Pd a cui non ha mai aderito e che pure l'aveva sostenuto. Terni. Ottanta chilometri più a sud, anche Terni è in fermento. Si vota per Comune e Provincia e il centrosinistra si mostra compatto. Anzi, nella corsa verso Palazzo Spada Leopoldo Di Girolamo conterà anche sull'appoggio del Partito dei Pensionati. «Ho lavorato senza sosta per fare squadra in vista di un forte rinnovamento - ci spiega - Insieme proveremo a promuovere giovani capaci da mettere alla prova già oggi. E domani affideremo a loro il futuro della città». Quarantotto anni, medico di famiglia e senatore, a Di Girolamo toccherà fare i conti con l'eredità pesante del primo cittadino uscente. Quel Paolo Raffaelli, che un sondaggio del 2007 voleva secondo sindaco più amato d'Italia, con il 66% di apprezzamento. «Ma Leo - sorride Raffaelli - è la persona più adatta a prendere il mio posto. Siamo amici da una vita ed è la persona più lontana da me per carattere. È il cambiamento che che ci vuole adesso». Nella sfida il Pdl ha schierato un pezzo da novanta: Antonio Baldassarre, il presidente emerito della Corte Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002. Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.3 di Fi, uno dei pionieri del partito del premier) che nel 1993 riuscì per la prima volta a strappare Palazzo Spada al centrosinistra. A tentare la scalata alla Provincia, invece, c'è il coordinatore territoriale del Pdl Alfredo De Sio che se la vedrà con Feliciano Polli, vicesindaco di Terni. Del resto il Pdl sa che in Umbria il momento è da «ora o mai più», e per questo le grandi manovre si sono intensificate coi mesi. Fin da gennaio, dicono i maligni, quando il Corriere dell'Umbria rimosse il direttore Federico Fioravanti, da 12 anni alla guida del quotidiano di cui era stato anche fondatore. «L'editore ha deciso di sostituirmi - scrisse nel suo ultimo editoriale - Succede, se non si va più d'accordo». Amministratore delegato del Corriere è Rocco Girlanda, deputato Pdl ex Fi. Ma sarà solo un caso. Il reportage

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Antonio Baldassarre candidato Pdl a Terni (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Antonio Baldassarre candidato Pdl a Terni Antonio Baldassarre è l'unico presidente emerito della Corte Costituzionale a candidarsi ad una carica monocratica nella storia della Repubblica Italiana. L'ex presidente Rai corre a Terni per il Pdl. Negli anni passati era stato consigliere del Pci.

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Ce la facciamo, ma l'onda lunga arriverà anche qui . A due settimane dalle amministra... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Ce la facciamo, ma l'onda lunga arriverà anche qui». A due settimane dalle amministrative, per misurare la temperatura del Partito Democratico in Umbria non bastano né i termometri né gli improbabili sondaggi che rimbalzano sui quotidiani locali. Servono le parole degli «sherpa», i funzionari di lungo corso abituati ai marosi elettorali. Critici e realisti quanto basta, a patto di restare anonimi. Perché comunque vada il 6 e 7 giugno, l'Umbria cambierà pagina dopo dieci anni, e resta da vedere se quella che viene sarà la prima di una storia nuova o l'ultima della serie nera che ha portato Berlusconi al governo e il centrodestra maggioranza in quasi tutto il Paese. Gli avamposti. Si vota in una settantina di comuni, ma soprattutto si vota a Perugia e Terni, i capoluoghi, e nelle due provincie. E poi ancora a Foligno, a Spoleto e a Orvieto, fra i centri maggiori. Ovunque, in pratica. E un po' ovunque il centrosinistra si trova a difendere avamposti conquistati e consolidati da tempo in una regione che dopo essere stata laboratorio dell'Ulivo, un anno fa ha battezzato il Pd con percentuali che hanno sfiorato il 40%. Superandolo abbondantemente tanto a Perugia (44%, città con il maggiore incremento rispetto alla somma di Ds e Margherita) quanto a Terni (46%). Con numeri così ci sarebbe da stare tranquilli. «E invece non è così - ammette un ex Pci-Pds-Ds oggi Pd -. Vuoi perché la situazione nazionale è quella che è, vuoi perché anche qui c'abbiamo messo una buona dose di autolesionismo perdendo tempo prezioso nei dibattiti sulle candidature, fra i sostenitori delle primarie ad ogni costo e chi invece riteneva che anche uno strumento prezioso, se usato a sproposito, può diventare un boomerang». E in effetti le lunghe discussioni hanno lasciato i segni più pesanti proprio laddove le primarie, da Marsciano ad alcuni comuni minori del Trasimeno, hanno finito per mettere pezzi del partito l'uno contro l'altro. Non è andata così per fortuna nella gran parte dei casi. Come a Perugia, dove dopo dieci anni di Renato Locchi il Pd si affida al giovane Wladimiro Boccali. A sostenere il trentottenne di Ponte San Giovanni (due volte assessore nelle ultime giunte) uno schieramento che raccoglie tutti i pezzi del centrosinistra: dall'Idv a Rifondazione Comunista passando per i Comunisti Italiani. «La mia candidatura ha ricevuto un consenso unanime a tutti i livelli - spiega seduto nel suo ufficio a Palazzo Grossi - È una sfida esaltante». Dall'altro lato del ring Pino Sbrenna, segretario amministrativo del Tar umbro. Un volto noto della politica perugina pre Tangentopoli, un ex dc spitelliano che l'Udc ha «scongelato» dopo dieci anni di Aventino spuntandola in extremis nel duello rusticano fra An e Fi. La classica storia del volto giovane contro le facce vecchie. «Quando lui faceva politica - scherza Boccali - io in pratica ero alle elementari. Prendi il muro di Berlino: avevo diciannove anni quando è stato abbattuto, Sbrenna era già grandicello quando l'hanno tirato su». Per la corsa alla Provincia, invece, è il turno di Marco Guasticchi, che se la vedrà col senatore Franco Asciutti del Pdl e con l'ex senatore Maurizio Ronconi dell'Udc. Ma è una campagna elettorale ben strana. Prendi lo slalom di Pierferdinando Casini lo scorso fine settimana: prima ad una iniziativa per Sbrenna a braccetto con Pdl e Lega, poi ad una per Ronconi a tirar bordate contro il resto dell'universo mondo. Magari al fianco di Giulio Cozzari, il presidente della Provincia uscente (Dl) che si è candidato alle Europee con l'Udc menando fendenti contro il Pd a cui non ha mai aderito e che pure l'aveva sostenuto. Terni. Ottanta chilometri più a sud, anche Terni è in fermento. Si vota per Comune e Provincia e il centrosinistra si mostra compatto. Anzi, nella corsa verso Palazzo Spada Leopoldo Di Girolamo conterà anche sull'appoggio del Partito dei Pensionati. «Ho lavorato senza sosta per fare squadra in vista di un forte rinnovamento - ci spiega - Insieme proveremo a promuovere giovani capaci da mettere alla prova già oggi. E domani affideremo a loro il futuro della città». Quarantotto anni, medico di famiglia e senatore, a Di Girolamo toccherà fare i conti con l'eredità pesante del primo cittadino uscente. Quel Paolo Raffaelli, che un sondaggio del 2007 voleva secondo sindaco più amato d'Italia, con il 66% di apprezzamento. «Ma Leo - sorride Raffaelli - è la persona più adatta a prendere il mio posto. Siamo amici da una vita ed è la persona più lontana da me per carattere. È il cambiamento che che ci vuole adesso». Nella sfida il Pdl ha schierato un pezzo da novanta: Antonio Baldassarre, il presidente emerito della Corte Costituzionale che Silvio Berlusconi volle alla guida della Rai nel 2002. Baldassare in consiglio comunale a Terni c'è già stato, ma nelle fila del Pci dove ha militato per anni nell'ala ingraiana. Ora il Pdl guarda a lui per ripetere l'expolit del compianto Gianfranco Ciaurro (tessera n.3 di Fi, uno dei pionieri del partito del premier) che nel 1993 riuscì per la prima volta a strappare Palazzo Spada al centrosinistra. A tentare la scalata alla Provincia, invece, c'è il coordinatore territoriale del Pdl Alfredo De Sio che se la vedrà con Feliciano Polli, vicesindaco di Terni. Del resto il Pdl sa che in Umbria il momento è da «ora o mai più», e per questo le grandi manovre si sono intensificate coi mesi. Fin da gennaio, dicono i maligni, quando il Corriere dell'Umbria rimosse il direttore Federico Fioravanti, da 12 anni alla guida del quotidiano di cui era stato anche fondatore. «L'editore ha deciso di sostituirmi - scrisse nel suo ultimo editoriale - Succede, se non si va più d'accordo». Amministratore delegato del Corriere è Rocco Girlanda, deputato Pdl ex Fi. Ma sarà solo un caso.

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trivignano, martines assolto anche in appello (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 14 - Udine Trivignano, Martines assolto anche in Appello TRIVIGNANO. Assolto anche in Corte d'appello, dopo che gli atti del procedimento erano finiti pure alla Corte costituzionale. Ha fatto segnare questo nuovo capitolo il procedimento penale che vedeva imputato il sindaco uscente di Trivignano Francesco Martines, "opposto" all'attuale candidato sindaco dell'opposizione Roberto Fedele, all'epoca dei fatti capogruppo di minoranza in consiglio comunale. Martines nel luglio 2004 fu assolto da un'ipotesi di abuso d'ufficio in relazione a un comportamento assunto nei confronti di Fedele. A parere dell'accusa, aveva violato la norma sugli enti locali in materia di diritto d'accesso ai documenti amministrativi, perché si rifiutò di mettere a disposizione di Fedele le copie dei tabulati delle presenze dei dipendenti comunali (straordinario compreso) relative al 2001, così impedendo al consigliere di minoranza di valutare sia la correttezza della gestione del personale sia la bozza del bilancio consuntivo 2001. L'ipotesi era quella che avesse intenzionalmente procurato un ingiusto danno a Fedele. Il procedimento ha segnato nei giorni scorsi la sentenza d'appello dopo che la Corte costituzionale si era pronunciata su una questione di illegittimità. Anche in Appello, Fedele era costituito parte civile assistito dall'avvocato Livio Bernot. Sin dall'udienza preliminare, la difesa del sindaco affidata all'avvocato Luca Ponti aveva sostenuto la tesi del «rifiuto incolpevole». Ovvero, sarebbe dovuto esistere un reato di rifiuto che doveva essere assoluto, riconducibile al rifiuto d'atti d'ufficio. E già qui - per la difesa - le due norme confliggevano in base ai fatti. A parere dell'avvocato Ponti, l'accusa non aveva i requisiti nemmeno dell'ipotesi più lieve del rifiuto d'atti d'ufficio, visto che in realtà a Fedele era stata data parte della documentazione.

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La sinistra ci riprova con la delegittimazione (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa La sinistra ci riprova con la delegittimazione Ed allora eccoli partire, seppur conciati male, all'assalto della cittadella del potere con le armi dell'antipolitica le quali, nella fattispecie, hanno le sembianze del «caso Mills», della storiella di Noemi, della probabile montatura che sembra si stia confezionando nel capoluogo campano inerente la vicenda dello smaltimento dei rifiuti e che dovrebbe tradursi in un'azione giudiziaria ai danni del governo e di Bertolaso in particolare. Ma l'arma decisiva che i nemici di Berlusconi attendono è la sentenza della Corte costituzionale che dichiari illegittimo il Lodo Alfano e, dunque, processabile il premier. L'attacco concentrico prevede anche, come corollario, non sappiamo se più comica o patetica, la presentazione di un'interpellanza del Pd con la quale si chiede al presidente del Consiglio di rispondere sostanzialmente ai quesiti ormai famosi formulati da Repubblica sulla sua partecipazione al compleanno della giovane Noemi. Tutto questo vogliamo chiamarlo intimidazione? Forse è poco. Tentare di delegittimare, per tali vie, un presidente del Consiglio che ha ottenuto una schiacciante maggioranza in una libera competizione democratica e che gode di grande favore popolare, da un lato rivela la povertà dei suoi oppositori che sanno trovare un'idea politica attorno alla quale costruire il consenso; dall'altro è il segno dell'imbarbarimento istituzionale finalizzato a presentare Berlusconi «azzoppato» agli occhi dell'opinione pubblica internazionale ed in particolare dinanzi all'imminente G8. Non è così che ci si comporta in una democrazia nella quale maggioranza ed opposizione dovrebbero giocare «pulito». È purtroppo così, invece, che si fa in Italia dove le regole da tempo sono saltate e certamente aspetteremo ancora a lungo le nuove, posto che del clima costituente più volte invocato non si vede neppure l'ombra. Berlusconi, dal canto suo, reagisce come può, ma potrebbe fare di più. Per esempio, invece di seminare scompiglio nelle sue (oltre che in quelle avversarie) file parlamentari definendo «pletoriche» le massime istituzioni rappresentative, dovrebbe chiamare a raccolta deputati e senatori, farli sentire partecipi di una battaglia in favore della legittimità democratica, ergersi con loro a difensore di quel Parlamento la cui maggioranza gli ha garantito di procedere speditamente nell'approvazione di provvedimenti cruciali. Di più: dovrebbe mobilitare il Pdl, sempre che esista realmente e non sia soltanto un comitato elettorale, facendone uno strumento di persuasione e proposta politica. Sarebbe la prova dell'esistenza in vita di un soggetto che dai trionfi di marzo non ha più fatto parlare di sé tranne che in occasione della compilazione delle liste per le europee. Insomma, se Berlusconi, come si dice, è «angosciato» per l'effetto spazzatura che soprattutto la sinistra mediatica sta creando, il solo atteggiamento che può assumere è quello di prevenire con la politica un nuovo 1994. Se la via giudiziaria (in associazione con quella scandalistica) dovesse fare breccia nuovamente a Palazzo Chigi, l'Italia tutta intera, questa volta, sarebbe travolta da una tormenta che nessuno riuscirebbe a fronteggiare. Lo sappiano i populisti alla Di Pietro ed i suoi cani da guardia del Pd. Gennaro Malgieri

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COREA SUD: SUICIDA EX PRESIDENTE ROH, PAESE SOTTO SHOCK+RPT+ (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

COREA SUD: SUICIDA EX PRESIDENTE ROH, PAESE SOTTO SHOCK+RPT+ SEUL. La Corea del Sud è sotto shock: l'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la famiglia in un'inchiesta per corruzione, si è suicidato lanciandosi da un pendio nel corso di un'escursione sul monte Bongwha, a Sud-Est del Paese, non lontano dalla grande città portuale di Pusan. Manca il responso ufficiale, visto che un pool speciale della polizia lavora al caso. Col passare delle ore, tuttavia, tutti gli elementi hanno portato a indicare che l'ex avvocato di 62 anni («Autodidatta ispiratosi ad Abramo Lincoln», era solito dire), figlio di piccoli allevatori di pollame e diventato un paladino dei diritti civili e umani, abbia deciso di togliersi la vita, in uno dei luoghi cui era più legato dall'infanzia. Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff durante il suo mandato presidenziale dal 2003 a febbraio 2008, ha spiegato che l'uomo politico «sembra sia saltato da uno sperone di roccia» riportando ferite al capo dopo un volo di 20-30 metri. «Questa mattina - ha detto Moon in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv - era accompagnato da una guardia del corpo» che ha avvalorato l'ipotesi del salto nel vuoto cui si è aggiunto il ritrovamento di «una nota sul suicidio». Al Pusan National University Hospital, luogo del secondo ricovero dove Roh è stato ricoverato in condizioni disperate poco prima del decesso, è iniziato un silenzioso pellegrinaggio, specialmente dopo la diffusione del testo della lettera. «Ho verso molti un debito di gratitudine. La sofferenza di tante persone è per me una cosa troppo grande», ha scritto l'ex presidente: «La mia salute è in così pessimo stato che non posso fare nulla, non posso leggere un libro o scrivere. Non siate addolorati, non sono vita e morte parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide vicino a casa mia». L'ex presidente, di fede cattolica, un liberale di sinistra e fiero "uomo dalla limpida reputazione", era finito nella bufera ad aprile dopo che un manager del settore calzaturiero aveva confessato la corruzione di funzionari ed esponenti del governo, fino ai più alti livelli istituzionali, con l'erogazione a favore di Roh di più di 6 milioni di dollari, in gran parte nel 2007, usati - secondo la Procura di Seul - anche per comprare un appartamento per la figlia con tanto di piscina nel cuore di New York, a Manhattan, al prezzo di 1,6 milioni di dollari. A fine aprile e inizio maggio, l'intera famiglia (la moglie, che avrebbe preso un milione di dollari, il figlio e la figlia) era stata convocata in procura per gli interrogatori. L'attuale presidente Lee Myung-bak ha espresso «dolore e tristezza» per la morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il ministro della Giustizia, Kim Kyung-han, ha da parte sua anticipato che «l'inchiesta sarà ritirata». Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando un sentimento anti-americano e grazie all'innovativo uso di Internet, è stato autore di politiche controverse fino a essere tacciate dai suoi avversari di «contraddittorietà»: dalla strategia del dialogo con i nordcoreani di Kim Jong-il (incontrato a Pyongyang nel 2007), ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti. Antonio Fatiguso (Ansa) 24/05/2009

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mancati rimborsi dei canoni rifondazione attacca il fiora (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ROCCASTRADA Mancati rimborsi dei canoni Rifondazione attacca il Fiora ROCCASTRADA. Oltre 200 cittadini di Roccatederighi e Sassofortino, utenti del servizio idrico integrato gestito dall'Acquedotto del Fiora, non serviti dall'impianto di depurazione perché non esistente, hanno chiesto, da circa un mese, al presidente dell'Acquedotto il rimborso del canone di depurazione pagato dal 17 ottobre 1998 al 16 ottobre 2008. Ma sono ancora al palo. Lo afferma Rifondazione comunista, sottolienando che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva l'obbligo del pagamento di tale canone e che, successivamente, è stato stabilito che in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale i gestori del servizio idrico integrato «devono provvedere, anche in forma rateizzata, entro il termine di cinque anni, alla restituzione della quota di tariffa non dovuta riferita all'esercizio del servizio di depurazione». Gli utenti dell'Acquedotto del Fiora di Roccatederighi e Sassofortino hanno chiesto al presidente dell'Acquedotto di sapere con quali tempi e modalità intende dare concreta applicazione al disposto della sentenza della Corte Costituzionale e della successiva legge, ma, pur essendo trascorso un mese, non avrebbero ricevuto risposta. «Il silenzio dell'Acquedotto del Fiora appare incomprensibile agli utenti che - afferma Rifondazione - hanno il diritto di sapere e l'Acquedotto del Fiora il dovere di dire con chiarezza se intende dare concreta applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale ed in particolare se provvederà d'ufficio alla restituzione di quanto non dovuto dagli utenti o se invece, gli stessi, per non incorrere nella prescrizione, dovranno presentare domanda, collettiva od individuale. Se l'Acquedotto del Fiora non chiarirà sollecitamente la propria posizione gli utenti interessati si troverebbero, infatti, costretti, per far valere i propri diritti, ad intraprendere azioni giudiziarie con aggravio di spese per l'Acquedotto ed in tal caso gli amministratori dovrebbero rispondere dei danni causati all'azienda».

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Il Comune rimborserài savonesi senza fognature (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Comune rimborserài savonesi senza fognature risolto il braccio di ferro legale Erano somme non dovute quelle fatte pagare a centinaia di famiglie Savona. Quanti sono di preciso non si sa ma a tutti quanti, se lo chiederanno, il Comune dovrà rimborsare le quote pagate negli anni scorsi per fogne e depuratore di cui in realtà non hanno mai beneficiato. Quote che fino al 2007 hanno pagato anche se non avrebbero dovuto visto che le loro case, per lo più tutte collinari, non erano né sono allacciate al sistema fognario e probabilmente non lo saranno mai considerati gli enormi lavori che si dovrebbero fare per raggiungerle tutte. Ora il Comune di Savona ha deliberato di rimborsare ai privati le vecchie bollette mettendo fine ad una querelle che durava da due anni e ha visto tanti savonesi ricorrere alla Cassazione, alla Corte Costituzionale e alla commissione tributaria proprio per contestare quei «versamenti indebiti» che il Comune pretendeva in virtù di sentenze e pareri legali adesso sconfessati. Dall'anno scorso, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale e poi la successiva della commissione tributaria hanno chiarito che il Comune non aveva alcun diritto di pretendere quei soldi da villette e condomini non allacciati alle fogne ma dotati di proprie fosse settiche sostitutive. La delibera di rimborso di queste ore è insomma il passo doveroso del Comune per riconoscere la vittoria dei privati e spianare la strada ai loro rimborsi: non devono far altro che presentarsi in Comune con le bollette arretrate. «Per ora i richiedenti sono pochi, credo meno di dieci, e le cifre in ballo tutte basse, poche decine di euro all'anno per famiglia - dice Luca Martino, assessore al bilancio - un esatto censimento di quante famiglie abbiano pagato pur non avendo l'allaccio non c'è e quindi non sappiamo di preciso quanti chiederanno il rimborso. Vedremo». Il censimento preciso non ci sarà ma si tratta comunque di centinaia di savonesi che ora potranno fare i propri passi. Si tratta di famiglie che abitano sulle colline di Ranco, Marmorassi, Madonna del Monte, Legino e negli anni scorsi hanno masticato amaro sapendo di pagare per qualcosa che non usavano. Secondo l'assessore Martino saranno «tre, forse quattrocento unità abitative». Per i ricorrenti i numeri sono anche superiori: «Almeno cinquecento famiglie». Si tratta di aspettare qualche tempo e vedere quanti si attiveranno per la pratica del rimborso. Diversi abitanti della zona di Ranco, sopra la Villetta, a inizio 2008 si erano rivolti all'avvocato Gianfranco Nasuti per fare ricorso e chiedere giustizia. Lo stesso Nasuti, pur non ricorrendo per se stesso, era nella stessa situazione visto che residente a Ranco e senza allaccio. «Io ho rappresentato alcuni privati, ma dietro ce ne sono molti e molti altri nella stessa situazione - spiega Nasuti - Questi rimborsi da parte del Comune sono la logica conseguenza di ciò che io e altri colleghi abbiamo sostenuto negli ultimi mesi, e cioé che fosse illegittimo e assurdo che ci venisse imposto il pagamento per qualcosa di cui non beneficiavamo. Visto che le zone non sono raggiunte dalla rete fognaria, gli abitanti si sono necessariamente dovuti dotare di fossa settica che provvedono a far ripulire quando è necessario, rivolgendosi a società che provvedono a smaltire, cioè a riversare i materiali nel depuratore pagando regolarmente l'imposta. Mentre il Comune, dal 2006, nonostante prima fossero tutti esentati i soggetti dotati di fossa, ha chiesto il pagamento dell'imposta. A mio parere era evidente che prima o poi avremmo ottenuto il riconoscimento delle nostre ragioni. Non a caso sia la corte Costituzionale sia la commissione tributaria ci hanno dato ragione». Dario Freccero freccero@ilsecoloxix.it 24/05/2009

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"legge elettorale tornare indietro è una iattura" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina IX - Napoli L´intervista L´assessore Valeria Valente "Legge elettorale tornare indietro è una iattura" «Noi donne del Pd difendiamo la legge elettorale approvata a marzo in consiglio regionale. Ribadiamo di essere contrarie alle liste bloccate e di batterci per la parità di accesso alle istituzioni, visto che non siamo veline». Le donne del Partito democratico fanno quadrato, con un documento, sulla legge contestata dal governo. E Valeria Valente (foto), assessore a Napoli, spiega lo stato d´animo. «La scelta del governo ne dimostra la cultura antica e maschilista». C´è chi, anche fra le donne di Forza Italia, ribadisce che è preferibile il listino bloccato alla doppia preferenza bisex. «Quella è una scelta che va più in direzione della cooptazione di donne prive di un passato politico e di autonomia. Anche le colleghe di Forza Italia all´inizio erano con noi e la nostra battaglia. Si vede che c´è stato un passo indietro. Che dimostra il vero volto del centrodestra». Temete davvero il ritorno del listino? «Dobbiamo sperare nella sentenza della Corte costituzionale. Una eventuale bocciatura della legge renderebbe poi assai difficile andare a discutere e approvarne un´altra nel breve tempo che resterebbe fino al voto». E dunque tornerebbe in vigore la vecchia legge. «Una iattura. Forse contraria alle stessa Carta costituzionale, dato che con la vecchia preferenza unica si rischia davvero di votare una assemblea di soli uomini». (r.f.)

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JESI (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

JESI pag. 11 JESI «VI INVITO a spodestare gli adul... JESI «VI INVITO a spodestare gli adulti, non per istigarvi alla ribellione ma invitarvi a raccogliere il testimone ed andare avanti». Così Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica ai 500 maturandi che hanno partecipato, ieri mattina al teatro Pergolesi, al memorial Alessandro Galante Garrone, a cento anni dalla sua nascita. «L'anagrafe e la canicola» non gli hanno consentito di poter essere tra loro e partecipare alla commemorazione jesina, «di pregio e nel nome di quel galantuomo di cui mi onoro di essere stato amico e per la cui perdita ancora oggi avverto un senso di vuoto». Ma attraverso queste parole, lette dal capo segreteria del Quirinale Maria Teresa Pandolfi, che ha ritirato il premio Calamandrei per Ciampi, il presidente emerito ha voluto comunque lasciare il suo messaggio ai giovani che ha esortato a «coltivare sempre il valore supremo della dignità». «Saranno l'età o la pesantezza del presente asfittico che mi spingono a cercare voci del passato come quelle di Piero Calamandrei e Sandro Garrone, uniti da un unico filo, in questa bella occasione». «Se l'Italia è un Pese malato ha fatto eco a Ciampi Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale - abbiamo una tradizione di dignità a cui possiamo ancora oggi attingere a condizione di studiare chi ha ancora qualcosa da darci». Particolarmente apprezzata dai giovani «La badoglieide», canto della Resistenza che Garrone amava, nell'interpretazione degli «Onafifetti», accompagnati dalla figlia di Galante Garrone, Giovanna e da Valentina Ajmone Marsan. A salutare ed apprezzare l'iniziativa, anche il presidente della Repubblica Napolitano, con un messaggio letto dall'assessore Valentina Conti. sa.fe.

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Jesi ha assegnato il premio Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gus... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi Jesi ha assegnato il premio Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Altro riconoscimento all'ex presidente Ciampi. L'iniziativa lodata dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Termentini a pag. 47

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La tragica fine dell'ex presidente Roh (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

SUICIDIO Sgomento in sud corea: avvocato difensore dei diritti umani, era stato accusato di corruzione La tragica fine dell'ex presidente Roh di Junko Terao Un volo di trenta metri in un precipizio dietro la sua casa di campagna e un messaggio: «Ho causato troppo dolore, non siate tristi». L'ex presidente sudcoreano Roh Moo-hyun, sotto pressione da mesi per accuse di corruzione contro lui e la sua famiglia, non ha retto e ha scelto il suicidio, lasciando di stucco l'intero Paese. Ieri all'alba si è incamminato su per il monte Bongha, vicino a Gimhae, sua città natale, per lanciarsi nel vuoto. Inutile la corsa all'ospedale di Pusan, dove Roh, 62 anni, è morto poco dopo il suo arrivo. Insopportabile per l'ex presidente, in carica dal 2003 al 2008, che della lotta alla corruzione aveva fatto la sua bandiera, la macchia dell'infamia che ha rovinato la reputazione di «politico onesto e pulito» che si era costruito. A insidiare l'immagine dell'ex avvocato difensore dei diritti umani, orgogliosamente autodidatta, l'accusa di coinvolgimento in un affare di tangenti: 6 milioni di dollari che alcuni membri della sua famiglia, inclusa la moglie, avrebbero intascato da un facoltoso businessman delle calzature, Park Teon-cha, arrestato lo scorso dicembre per evasione fiscale e altre faccende di corruzione. Il mese scorso Rho, interrogato per 10 ore dagli inquirenti, aveva ammesso che sì, la moglie aveva effettivamente ricevuto 1 milione di dollari dal re delle scarpe, ma come prestito per risanare un debito; e che, in effetti, gli risultava che Park avesse versato altri 5 milioni di dollari a un suo parente, ma come investimento. Secondo l'accusa, il destinatario ultimo di quel denaro era proprio lui, all'epoca dei fatti ancora presidente in carica. Ma Roh sosteneva di essere venuto a conoscenza dei generosi versamenti di Park solo dopo il suo ritiro a vita privata. Ma le ragioni dell'ex presidente traballavano e le pressioni, con la vicenda onnipresente sui media, erano aumentate dopo il recente arresto di suo fratello maggiore e di vari politici a lui vicini. Prima dell'interrogatorio fiume del 30 aprile scorso, Roh era apparso in tv per rivolgere le sue scuse al Paese: «Mi vergogno davanti a voi, concittadini, mi dispiace di avervi deluso». Una fine tragica dopo una carriera politica segnata da alcuni successi, soprattutto nei rapporti diplomatici coi cugini nordcoreani, ma non priva di episodi imbarazzanti che hanno contribuito a far calare la sua popolarità, prima di tutto l'impeachment del 2004 per presunte irregolarità elettorali. Il Parlamento, allora in mano all'opposizione conservatrice, lo accusò di aver sostenuto apertamente il suo partito, l'Uri, durante la campagna elettorale per il rinnovo dell'assemblea. Ritirato due mesi più tardi dalla Corte costituzionale per la non gravità del fatto, all'impeachment seguirono una serie di mosse impopolari, tra cui la decisione di mandare militari in Iraq, e la crisi economica affrontata, secondo i suoi detrattori, con scarsa competenza. Uno dei leader delle proteste di massa dell'87 contro la dittatura di Chun Doo-hwan, Roh era figlio di una famiglia di contadini e scelse di studiare legge per scampare alla miseria. Profondamente colpito da un caso di abuso dei diritti umani che seguì come legale, entrò in politica, nel partito pro-democrazia del futuro presidente Kim Young-sam, dopo la caduta di Chun Doo-hwan. Nel 2003 vinse le elezioni presentandosi come candidato progressista con grandi mire riformatrici, non intenzionato a piegarsi al gigante americano, e come portatore di un vento di cambiamento. Sostenitore della politica del dialogo con la Corea del Nord, sul fronte diplomatico Rho decise di proseguire con la «sunshine policy» inaugurata dal suo predecessore Kim Dae-jung e interrotta, più tardi, dal suo successore, l'attuale presidente Lee Myung-bak. L'anno d'oro di Rho fu il 2007, quando attraversò a piedi il 38esimo parallelo, primo presidente nella storia del Paese a fare un gesto simile, e andò a Pyongyang per uno storico incontro con Kim Jong Il, il secondo summit del genere dai tempi della separazione delle due Coree. La ricaduta positiva dell'evento sulla popolarità di Rho è però durata poco: la disoccupazione in aumento, un intervento sbagliato del governo sul mercato immobiliare che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi delle case a Seoul e dintorni, e l'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti gli sono costati carissimi. Il suo indice di popolarità, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, era calato al 10 percento, portando il suo partito allo scioglimento. Dalle ceneri dell'Uri nacque così il Nuovo partito democratico unito che, arrivato al voto del 2008 privo di proposte e di un candidato forte, consegnò il Paese all'imprenditore di successo, ex manager della Hyundai ed ex sindaco di Seoul Lee Myung-bak. 24/05/2009

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ORVIETO Un giudice "temibile e scomodo", che si contraddistingue per il silenzioso ... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi ORVIETO Un giudice "temibile e scomodo", che si contraddistingue per il «silenzioso lavoro del bene, frutto della forza di una singola persona che dedica la propria vita a perseguire gli artefici e gli ideatori del male». È con queste motivazioni che l'ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e l'ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, oggi ambasciatrice svizzera in Argentina, ha ottenuto il premio internazionale diritti umani "Città di Orvieto". Questa nona edizione era dedicata al tema dello "Sguardo sull'altro". La premiazione si è tenuta ieri mattina nel palazzo del Popolo di Orvieto. Sono intervenuti il sindaco Stefano Mocio - che ha definito la Del Ponte «una donna così tenace e significativa per il nostro tempo» - l'assessore ai grandi eventi culturali Pirkko Peltonen, il giudice della Corte costituzionale Gaetano Silvestri e Clelia Piperno, membro fondatore della giuria del premio. Erano presenti gli studenti del liceo classico "Gualtiero", dello scientifico "Majorana", dell'istituto d'arte, dell'istituto tecnico per geometri e commerciale, che hanno realizzato per l'occasione alcuni lavori incentrati sul concetto della diversità e a cui la De Ponte ha tenuto una lectio magistralis sul tema dei diritti umani. «Ben pochi - ha detto la Del Ponte riferendosi al suo lavoro nei tribunali internazionali - qualche anno fa pensavano fosse possibile processare gli alti responsabili politici e militari per crimini contro l'umanità, invece abbiamo dimostrato che si tratta di una sfida immensa ma possibile, anche se siamo ancora molto lontani dalla definitiva sparizione di questi atti atroci. E poi, ci sono ancora giudici che hanno paura di definire la parola genocidio, preferendo farne una interpretazione piuttosto restrittiva». La Del Ponte, proprio nel giorno del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci, ha spiegato poi che destinerà i 10 mila euro del premio alla fondazione Francesca e Giovanni Falcone. «In questa giornata - ha detto - di solito sono a Palermo per ricordare Falcone, dedicare a lui questo premio mi è sembrato un giusto gesto».

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Suicida l'ex presidente Roh (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Esteri Pagina 114 Corea del Sud. Si è lanciato da un dirupo. Di fede cattolica era considerato un uomo limpido Suicida l'ex presidente Roh Corea del Sud.. Si è lanciato da un dirupo. Di fede cattolica era considerato un uomo limpido Era indagato per corruzione: 6 milioni di dollari --> Era indagato per corruzione: 6 milioni di dollari SEUL La Corea del Sud è sotto shock: l'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la famiglia in una inchiesta per corruzione, si è suicidato lanciandosi da un pendio nel corso di un'escursione sul monte Bongwha, a sudest del Paese, non lontano dalla grande città portuale di Pusan. Manca il responso ufficiale, visto che un pool speciale della polizia lavora al caso. Col passare delle ore, tuttavia, tutti gli elementi hanno portato a indicare che l'ex avvocato di 62 anni («autodidatta ispiratosi ad Abramo Lincoln», era solito dire), figlio di piccoli allevatori di pollame e diventato un paladino dei diritti civili e umani, abbia deciso di togliersi la vita, in uno dei luoghi cui era più legato dall'infanzia. LA DINAMICA Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff durante il suo mandato presidenziale dal 2003 a febbraio 2008, ha spiegato che l'uomo politico «sembra sia saltato da uno sperone di roccia» riportando ferite al capo dopo un volo di 20-30 metri. «Era accompagnato da una guardia del corpo» che ha avvalorato l'ipotesi del salto nel vuoto cui si è aggiunto il ritrovamento di «una nota sul suicidio». PELLEGRINAGGIO Al Pusan National University Hospital, luogo del secondo ricovero dove Roh è stato ricoverato in condizioni disperate poco prima del decesso, è inizio un silenzioso pellegrinaggio, a maggior ragione dopo la diffusione del testo della lettera. «Ho verso molti un debito di gratitudine. La sofferenza di tante persone è per me una cosa troppo grande», ha scritto l'ex presidente: «La mia salute è in così pessimo stato che non posso fare nulla, non posso leggere un libro o scrivere. Non siate addolorati, non sono vita e morte parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide vicino casa mia». CORRUZIONE L'ex presidente, di fede cattolica, un liberale di sinistra e fiero uomo dalla limpida reputazione, era finito nella bufera ad aprile dopo che un manager del settore calzaturiero aveva confessato la corruzione di funzionari ed esponenti del governo, fino ai più alti livelli istituzionali, con l'erogazione a favore di Roh di più di 6 milioni di dollari, in gran parte nel 2007, usati - secondo la procura di Seul - anche per comprare un appartamento per la figlia con tanto di piscina nel cuore di New York, a Manhattan, al prezzo di 1,6 milioni di dollari. A fine aprile e inizio maggio, l'intera famiglia (la moglie, che avrebbe preso un milione di dollari, il figlio e la figlia) era stata convocata in procura per gli interrogatori. L'attuale presidente Lee Myung-bak ha espresso «dolore e tristezza» per la morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il ministro della Giustizia, Kim Kyung-han, ha da parte sua anticipato che «l'inchiesta sarà ritirata». ANTI AMERICANO Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando un sentimento anti americano e grazie all'innovativo uso di Internet, è stato autore di politiche controverse fino ad essere tacciate dai suoi avversari di contraddittorietà: dalla strategia del dialogo con i nordcoreani di Kim Jong-il (incontrato a Pyongyang nel 2007), ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment del 2004 da parte del parlamento, ritirato in seguito dalla Corte Costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.

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GJesi rande successo ieri per il Memorial Alessandro Galante Garrone</... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 24-05-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Ancona)) (Messaggero, Il (Marche))

Argomenti: Giustizia

Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi di PAOLO TERMENTINI GJesi rande successo ieri per il Memorial Alessandro Galante Garrone organizzato dal Centro studi Calamandrei in occasione del centenario della nascita del noto storico, scrittore, antifascista e magistrato. Nella mattinata, al Teatro Pergolesi, è stato assegnato il Premio Calamandrei al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che ha tenuto agli studenti maturandi delle scuole jesine una lectio magistralis dal titolo Dimmi Pericle, mi sapresti dire che cosa è la legge? tratto da un testo di Senofonte. Premiato anche il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha comunque tenuto ad essere presente tramite un messaggio, letto pubblicamente dalla sua segretaria, Maria Teresa Landolfi, definendo l'evento «un'occasione per ricordare Alessandro Galante Garrone, un galantuomo di cui mi onoro di essere stato amico. Era un uomo di Risorgimento così come Calamandrei. Mi piace pensare che siano collegati da un filo unico in questa occasione». Anche il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al presidente del Centro Studi Calamandrei, Gian Franco Berti, ha espresso vivo apprezzamento per l'iniziativa, che rende «omaggio, nel ricordo di una lunga consuetudine umana e intellettuale, alla figura e al magistero di Alessandro Galante Garrone». Sul premio assegnato a Ciampi e a Zagrebelsky, il capo dello Stato ha manifestato la convinzione che «costituisca un significativo riconoscimento del loro costante impegno in difesa dei valori costituzionali di libertà, democrazia e legalità. Nel pomeriggio, all'aula magna della Fondazione Colocci, è stata la volta di un importante momento di riflessione sulla giustizia e sulla democrazia ospitato dall'Università di Jesi, I valori e le battaglie civili di un laico del '900, preceduto dall'intitolazione di un'aula della Fondazione a Piero Calamandrei. Tante le autorità presenti, come il consigliere regionale Katia Mammoli e l'assessore regionale Lidio Rocchi, oltre a nomi illustri del panorama culturale nazionale come Paolo Borgna, Camilla Bergamaschi, Massimo L. Salvatori, Silvia Calamandrei, Riccardo Marchis e Alfredo Viterbo. Assente invece Ezio Mauro.

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ROMA - La separazione delle carriere di pubblici ministeri e giudici è la prima d... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 24 Maggio 2009 Chiudi di MARIO COFFARO ROMA - «La separazione delle carriere di pubblici ministeri e giudici è la prima delle riforme da fare perché riguarda il funzionamento stesso della giustizia»: dice il Annibale Marini, presidente emerito della Corte costituzionale. L'Associazione magistrati, invece, è contraria, avverte che il pm va mantenuto nella cultura della giurisdizione «Il pubblico ministero esercita l'azione penale e dirige la polizia giudiziaria e deve quindi avere una mentalità inquisitoria. In tutti i paesi chi esercita l'azione penale, cioè l'accusatore, è necessariamente di parte, diverso dal giudice che è terzo e imparziale». Alcuni pubblici ministeri sono diventati giudici senza sfigurare, non dovrebbe rassicurare? «Certo che no. Perché non si può affidare un sistema giudiziario all'esempio di una o due persone. Il sistema della giustizia deve prescindere dal singolo caso, e dare soluzioni valide e uguali per tutti. Se chi ha la mentalità da inquisitore facesse il giudice, lo spirito sarebbe sempre quello di chi cerca di ottenere una confessione, una contraddizione dell'imputato con l'obiettivo di giungere alla condanna. Viceversa se il giudice facesse il pubblico ministero difficilmente avrebbe la preparazione tecnica adeguata per dirigere la polizia giudiziaria, esercitare l'azione penale, indirizzare gli investigatori». In caso di separazione di carriere il concorso in magistratura potrebbe restare unico? «Assolutamente no. I concorsi per l'accesso alle carriere del pubblico ministero e del giudice dovranno essere diversi, distinti, separati. Nozioni di medicina legale, tecnica investigativa, in materia di intercettazioni sono necessarie ai pubblici ministeri, non al giudice. Sono funzioni differenti». Non c'è il rischio di un corpo separato con poteri troppo ampi? «Non è vero affatto. Il pubblico ministero è soggetto alla legge come i funzionari di polizia nell'esercizio dell'azione penale e in caso di abusi c'è per l'appunto il giudice terzo, imparziale, non un collega del pm con cui divide la carriera e l'impegno associativo, che serenamente valuterà i fatti e se necessario apporterà le dovute correzioni e riparazioni. Ciascuna categoria di magistrati, in questa ipotesi, dovrà avere un proprio organo di autogoverno con una propria sezione disciplinare». Il pm dev'essere autonomo e indipendente dal potere esecutivo? «Io penso che il sostituto procuratore debba essere soggetto alle direttive del capo del suo ufficio. La diffusa esigenza di due distinti organi di autogoverno vale di per sé ad escludere la opportunità di una dipendenza del pubblico ministero dal potere esecutivo. Mi pare necessaria, invece, anche una modifica alla obbligatorietà dell'azione penale che, oggi, è più un mito che una realtà. Anzicché, poi, lasciare, come oggi accade, l'esercizio dell'azione penale alla insindacabile discrezionalità del singolo pubblico ministero dei vari reati da perseguire in concreto, si potrebbe pensare di demandare al Parlamento di indicare ogni anno le priorità dei reati da perseguire».

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Diritto tributario: convegno nel nome di Maffezzoni (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 24-05-2009 FISCO RICORDO DEL DOCENTE SCOMPARSO Diritto tributario: convegno nel nome di Maffezzoni II La normativa è in continua evoluzione e il dibattito è sempre aperto. Lo studio della materia, poi, non può dirsi mai concluso. Il Diritto tributario, infatti, non premette «pause» ai suoi esperti. Avvocati, notai, commercia-listi, contabili e consulenti del lavoro, provenienti da tutta Italia, si sono ritrovati nell'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza per discutere delle nuove frontiere del Diritto tributario. L'occasione? Il convegno «Federico Maffezzoni e l'evoluzione del diritto tributario », organizzato dal Dipartimento di Scienze giuridiche. «Lo scomparso professor Maffezzoni negli anni '70 e '80 è stato in grado di accendere il dibattito sul Diritto Tributario nell'Ateneo parmigiano, dove all'epoca insegnava - ha commentato Franco Gallo, giudice della Corte Costituzionale e professore ordinario di Diritto tributario all'Università Luiss Guido Carli -. Oggi, siamo qui per ricordarlo e proseguire su quella strada da lui aperta». Un cammino che non può dirsi ancora concluso. «Il Diritto tributario è in continua evoluzione - ha spiegato Victor Uckmar, professore emerito dell'Università di Genova ed esperto di fama internazionale di Diritto Tributario -. Oltretutto, è una materia molto complessa: richiede, infatti, non solo nozioni di giurisprudenza ma anche di economia». Ma il Diritto tributario è, comunque, una materia di cruciale importanza, soprattutto per gli avvocati. «Lo studio del Diritto tributario è fondamentale per un avvocato - ha ricordato Alberto Comelli, coordinatore del convegno -. In un modo o nell'altro, infatti, con un assistito si va sempre a ricadere in questo campo della giurisprudenza». Basta pensare alla nozione di «imposta», a quella sul «valore aggiunto», alla «capacità contributiva »: temi che, grazie agli esperti saliti in cattedra, sono entrati a far parte del convegno. La mattinata è stata aperta dal saluto di Giorgio Cugurra, delegato sia del rettore del nostro Ateneo che del preside di Giurisprudenza e professore ordinario di Diritto amministrativo della nostra Università. S.R. Università L'Aula Magna ha ospitato il convegno.

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Seul, suicida l'ex presidente Roh (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MONDO 24-05-2009 Seul, suicida l'ex presidente Roh Travolto dalle accuse di corruzione, si è gettato in un burrone Aveva puntato, senza successo, al dialogo con la Corea del Nord DA SEUL L a Corea del sud è sotto choc per il suicidio dell'ex presidente Roh Moo Hyun, che si è gettato in un burrone dopo essere stato accusato di corruzione. «Il dolore che ho causato a troppa gente è troppo grande: non dispiacetevi. Non accusate nessuno», si legge nel breve messaggio d'addio che Roh ha lasciato sul suo computer. L'ex presidente si è allontanato all'alba dalla sua casa nel villaggio natale di Bongha, nella parte meridionale del Paese, dove si era ritirato nel febbraio 2008 al termine del suo mandato. Roh si è diretto verso il vicino monte Ponghwa e si è gettato in un burrone profondo 30 metri. Ritrovato ancora vivo, è morto in ospedale a 62 anni per le profonde ferite al capo. «Siamo completamente increduli e sotto choc», ha commentato il nuovo presidente sudcoreano Lee Myung Bak. Il suicidio conclude in tragedia la parabola di Roh, avvocato per i diritti umani e fautore della «politica del sorriso» verso la Corea del Nord, la cui presidenza è stata appannata da accuse di inefficenza e corruzione. Nato nel 1946 in una famiglia di poveri contadini, Roh aveva visto negli studi di legge e la successiva professione d'avvocato la via del riscatto. Nel 1981 si trovò a difendere un gruppo di studenti arrestati e torturati dal regime sudcoreano. Diventato uno dei leader della dissidenza contro la dittatura di Chun Doohwan, scontò tre settimane di carcere nel 1987 e nel 1988, con l'avvento della democrazia, fu eletto deputato del Partito Democratico unito. Quello stesso anno diventò noto in tutto il Paese, interrogando in Parlamento alti funzionari corrotti. Nel 2003 Roh fu eletto presidente. Ma l'opposizione conservatrice votò il suo impeachment nel marzo 2004 per una violazione minore della legge elettorale. Reinsediato in maggio dalla Corte costituzionale, Roh aveva sollevato grandi speranze per la sua presidenza, che non si sono però avverate. La sua politica di apertura verso Pyongyang, culminata nello storico incontro con il leader nordcorea- no Kim Jong il nel 2007, non ha dato i frutti sperati. Un mese fa era stato interrogato con l'accusa di aver ricevuto sei milioni di dollari da un uomo d'affari quando era presidente. Si era detto innocente, ma aveva chiesto scusa per lo scandalo, ammettendo ingenti versamenti alla moglie Kwon Yang Sook. La notizia in tv della morte

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Stop al friulano, pronti i ricorsi (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Stop al friulano, pronti i ricorsi L'Istituto Pre Checo Placereani medita di rivolgersi al Consiglio d'Europa Domenica 24 Maggio 2009, Udine Sul fronte friulano ricorre la parola "resistere" e si individuano le azioni perché il diritto all'apprendimento della lingua e al suo uso non resti sulla carta. Chi invece la legge l'ha sempre combattuta insiste che "le sentenze vanno rispettate". Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 5 dei 6 punti della legge regionale sul friulano, impugnati dal Governo Prodi, tra i sostenitori e i detrattori della causa l'attenzione è massima. Ai primi brucia soprattutto l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni. Molto meno quella su toponomastica e traduzione degli interventi nei consessi pubblici. Hanno già letto o studiato la sentenza, perché se va rispettata, può essere interpretata e giudicata. «La considero un'interpretazione restrittiva della legge nazionale di riferimento, la 482/99», commenta Carlo Puppo, per il Comitato 482 e «sono molto preoccupato perché ci vedo una limitazione della nostra specialità». Un esempio? «L'uso veicolare del friulano a scuola: la sentenza dice che sì, la 482 lo permette, ma la Regione non può mettere becco perché le scuole lo adottino o meno. Siccome non c'è sanzione, è come dire che possono anche non farlo». Dalla sentenza, secondo Puppo, emerge pure «l'apartheid linguistico. Se voglio parlare in marilenghe con un ufficio regionale - esemplifica - posso farlo se ha sede a Udine, non se è a Trieste». Distingue la lettura giuridica da quella politica William Cisilino, presidente del Istitût ladin-furlan Pre Checo Placerean: «Giuridicamente è sbagliato sintetizzare "no al friulano a scuola o negli uffici pubblici". L'illegittimità della legge regionale non significa che la marilenghe non possa essere usata in questi ambiti e la sentenza della Corte non vuol dire che non si possa normare la materia per giungere agli stessi risultati». La lettura politica di Cisilino, però, rompe ogni indugio: «Nei fatti Roma ci ha detto che non ammette un'ora di friulano nelle scuole per chi ne fa domanda. Questo è grave. Abbiamo già pensato di rivolgerci al Consiglio d'Europa». Intanto Silvana Fachin Schiavi, esperta di plurilinguismo, docente all'Università di Udine e storico difensore della lingua friulana, scriverà ad uno dei maggiori linguisti, Tullio De Mauro: «Stiamo tornando indietro di cent'anni - sintetizza -. Sulla scuola, la sentenza applica una falsa interpretazione dell'autonomia scolastica. Ad essa compete l'organizzazione del curriculum, ma non può mettere in discussione i riferimenti normativi». Per la docente «si va contro la 482 e si incrina pure la specialità regionale». Certo, ammette ironica, «abbiamo anche qualche debito di riconoscenza. Con il deputato Alessandro Maran, per esempio, che da contrario ha soffiato sul fuoco». Lui non si fa attendere e fa sapere che «le sentenze vanno rispettate». Interviene anche il vice-capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Franco Baritussio, che ha depositato una proposta di legge di tutela delle minoranze tedesche in regione: «Anche tanti favorevoli ad una legge di tutela del friulano avevano manifestato perplessità sul passaggio del silenzio-assenso - sottolinea -. Se poi c'è una legge quadro dello Stato (la 482/99), discostarsi da essa non aiuta». Infine, anche la Uil con il segretario generale Luca Visentini, esprime soddisfazione per il pronunciamento della Consulta e conclude: «Ora è il momento del buon senso». Antonella Lanfrit

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Seul La Corea del Sud è scossa per la tragica fine dell'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvol... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 24 Maggio 2009, Seul La Corea del Sud è scossa per la tragica fine dell'ex presidente Roh Moo-hyun, coinvolto con tutta la sua famiglia in una inchiesta di corruzione, che si è tolto la vita ieri mattina lanciandosi da un dirupo, durante un'escursione sul monte Bongwha, nel sudest della penisola non lontano dalla grande città portuale di Pusan. Manca un referto ufficiale, in attesa che una squadra speciale della polizia concluda gli accertamenti. Ma col passare delle ore tutto porta a concludere che l'ex avvocato di 62 anni («sono un autodidatta che si è ispirato ad Abramo Lincoln», era solito dire) figlio di piccoli allevatori di pollame, diventato un paladino dei diritti civili e umani, ha voluto togliersi la vita in uno dei luoghi cui era più legato dall'infanzia. Moon Jae-in, avvocato della famiglia Roh e capo dello staff durante il suo mandato presidenziale dal 2003 al febbraio 2008, ha spiegato che «sembra sia saltato da uno sperone di roccia» fratturandosi il cranio dopo un volo di 20-30 metri. Moon in una conferenza stampa in diretta tv ha spiegato che testimone dell'accaduto era la guardia del corpo che lo aveva accompagnato nell'escursione. Inoltre il defunto ha lasciato una lettera di addio. Al Pusan National University Hospital dove Roh è stato portato, in condizioni disperate, e dove è deceduto, si è recata una folla commossa, in silenzioso pellegrinaggio. «Ho un debito di gratitudine verso molte persone - ha scritto Roh - e la sofferenza di tanti è per me troppo grande» da sopportare. «La mia salute è in così pessimo stato che non posso fare nulla; non posso leggere un libro; non posso scrivere. Non siate addolorati per me. La vita e la morte non sono parte della natura? Cremate il mio corpo e sistemate una lapide vicino casa mia». L'ex presidente era cattolico. Liberale di sinistra, si diceva fiero della sua «limpida reputazione». Era però finito nella bufera di uno scandalo lo scorso aprile, quando un manager calzaturiero aveva confessato di aver corrotto funzionari e politici al governo, fino ai più alti livelli istituzionali. Roh avrebbe ricevuto oltre sei milioni di dollari nel 2007. Secondo la Procura di Seul 1,6 milioni furono spesi per il lussuoso appartamento con piscina della figlia, a Manhattan, nel cuore di New York. Un mese fa i più stretti familiari di Roh erano stati convocati in Procura per essere interrogati. Alla moglie era stato chiesto dove fosse finito un milione di dollari; analoghe le domande rivolte al figlio e alla figlia dell'ex presidente. L'attuale capo dello Stato Lee Myung-bak ha espresso «dolore e tristezza» per la morte di Roh, suo predecessore e avversario politico. Il ministro della Giustizia, Kim Kyung-han, ha affermato che ora «l'inchiesta sarà ritirata». Roh, divenuto a sorpresa presidente cavalcando sentimenti antiamericani e grazie all'innovativo uso elettorale di Internet, è stato accusato dai suoi avversari di una politica contraddittoria: dalla strategia del dialogo e apertura verso il regime comunista e militarista nordcoreano di Kim Jong-il (che incontrò a Pyongyang nel 2007), ai tentativi di riforme economiche e istituzionali (con più trasparenza della presidenza), fino all'impeachment, nel 2004, da parte del parlamento, poi ritirato dalla Corte costituzionale. Roh è stato il terzo presidente sotto indagine in 13 anni, dopo Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo, entrambi condannati (e poi graziati) per finanziamenti illeciti.

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Zaia sul dialetto a scuola: La Consulta non ci fermerà (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Zaia sul dialetto a scuola: «La Consulta non ci fermerà» Il ministro, solidale con il Friuli dopo la bocciatura della legge a Roma, annuncia che in Veneto la battaglia continua Domenica 24 Maggio 2009, «I cugini friulani hanno tutta la mia solidarietà, vuoi vedere che adesso le Regioni non sono più libere di decidere se introdurre nelle scuole il dialetto, che è parte dell'identità ed è patrimonio della gente?». Il ministro Luca Zaia (nella foto) non molla. La proposta avanzata alcuni giorni fa volta a introdurre nelle scuole venete anche l'insegnamento del dialetto, non passa nel dimenticatoio. Ma prima Luca Zaia si dice del tutto solidale con il Friuli Venezia Giulia, che ieri si è visto dichiarare illegittimi dalla Corte costituzionale 5 punti su 6 della legge regionale che aveva introdotto la lingua nelle scuole e negli uffici pubblici. Il ministro insiste. «Nel rispetto della legge, continuerò la mia battaglia - annuncia - Io non ho alcun potere di inserire alcun insegnamento nelle scuole, ma c'è un progetto di legge della Lega che propone di introdurre il dialetto negli insegnamenti, ed è su questa linea che ci stiamo muovendo. Sono vicino agli amici friulani che si sono visti scippare la loro lingua delle scuole». E poi aggiunge: «Questa nuova ventata di chiusura mi preoccupa, la trova alquanto destabilizzante. Mi ripeto, sempre nel pieno rispetto di quelle che sono le norme, continuerò la mia battaglia». Per quanto riguarda il fronte friulano, tra i sostenitori brucia soprattutto l'illegittimità delle disposizioni per il friulano a scuola e nei rapporti con le istituzioni, molto meno quella su toponomastica e traduzione degli interventi nei consessi pubblici. Distingue la lettura giuridica da quella politica William Cisilino, presidente del Istitût ladin-furlan Pre Checo Placerean. «Giuridicamente è sbagliato sintetizzare 'no al friulano a scuola o negli uffici pubblici'. L'illegittimità della legge regionale non significa che la marilenghe non possa essere usata in questi ambiti». La lettura politica però rompe ogni indugio: «Nei fatti Roma ci ha detto che non ammette un'ora di friulano nelle scuole per chi ne fa domanda. Questo è grave. Abbiamo già pensato di rivolgerci al Consiglio d'Europa». Silvana Fachin Schiavi, docente all'Università di Udine e storico difensore della lingua friulana, scriverà a uno dei maggiori linguisti, Tullio De Mauro: «Stiamo tornando indietro di cent'anni. Sulla scuola, la sentenza applica una falsa interpretazione dell'autonomia scolastica. Ad essa compete l'organizzazione del curriculum, ma non può mettere in discussione i riferimenti normativi». Ma c'è anche chi plaude alla Consulta. «Un successo importantissimo, il coronamento di una battaglia di civiltà - osserva il segretario regionale Uil, Luca Visentini - Quella friulana - osserva Visentini - non è una minoranza nazionale in territorio italiano, è una comunità autoctona capillarmente diffusa che utilizza la propria lingua nel contesto familiare e sociale. Voler forzare il bilinguismo, voler intaccare le legittime libertà di chi friulano non è, è stato un gesto di grande arroganza antidemocratica che in nessun modo avrebbe potuto meglio tutelare la lingua e la cultura del Friuli».

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`Luxury' Tata Nano's Success Helps Renault, Toyota Avoid India Price War (sezione: Giustizia)

( da "Bloomberg" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

By Vipin V. Nair May 25 (Bloomberg) -- Tata Motors Ltd. Chairman Ratan Tata had 500 engineers work for four years designing the world's cheapest car, convinced cost-conscious Indian drivers could live without air-conditioning and cup holders. He was wrong. Only 20 percent of Tata's initial 203,000 Nano orders were for the no-frills $2,600 model. Instead, half of the customers booked the top-end' model, which costs 40 percent more. "My children need to travel comfortably," said Neelakandan Raveendran, 51, who ordered the most-expensive version of the Nano as his first car. The bank clerk earns 24,000 rupees ($500) a month and will split the cost of the car with his daughter. Sales of more expensive versions with extras such as air- conditioning mean bigger margins for Tata and less chance of a profit-sapping price war with rival manufacturers such as Maruti Suzuki India Ltd., analysts said. "There is no demand for a bare-bones car," said Mahantesh Sabarad, a Mumbai-based analyst at Centrum Broking Pvt. "Based on this experience, it does give other automakers room for pricing their products higher. They don't have to be drawn down to a pricing war." Toyota Motor Corp. and Renault SA, also planning to sell low-cost cars, may be able to charge more for their models on demand from customers in India where incomes have doubled in the past eight years. Higher prices may enable automakers to boost profits in India, unlike in China, where discounts have hurt earnings amid a boom in sales. Maruti's 800 Profit at Maruti Suzuki, maker of half the cars sold in the country, and Tata Motors, the No. 3 carmaker, more than doubled in the five years ended March 31, 2008, on new jobs in the world's second-fastest growing major economy. Maruti's 800, its cheapest car, retailing for as little as 184,894 rupees ($3,923) in New Delhi ended its almost two-decade reign as India's largest-selling model in 2005. It made way for the Alto, which costs 21 percent more. The 800 now accounts for less than 5 percent of Maruti's sales, said Mayank Pareek, executive officer, marketing and sales at the carmaker. The cheapest Nano retails for 123,360 rupees while the top- end variant goes for 172,360 rupees in New Delhi. "Higher versions of all cars have better margins," Debasis Ray, a Tata Motors spokesman, wrote in an e-mail response to Bloomberg questions. "It isn't that the cheapest car sells the largest," said Pareek. "There is a clear shift, and customers are not just buying the cheapest car. They are willing to spend a bit more." Maruti, the New Delhi-based unit of Japan's Suzuki Motor Corp., has said it won't cut the price of the 800 to take on the Nano. Salaries in India will jump an average 8.2 percent this year, after six successive annual increases of more than 10 percent, human resource consultant Hewitt Associates Inc. said in February. Toyota, Nissan Toyota plans to introduce a small car in India in 2010, with an initial annual production target of 70,000 units, said Paul Nolasco, a company spokesman. The company hasn't disclosed the details of the car, he said. Toyota has an early prototype for a model that may be able to compete with the Nano, President Katsuaki Watanabe said in Detroit last year. Renault, France's second-largest carmaker, and Nissan Motor Co., Japan's No. 3, are together building a $2,500 car with Bajaj Auto Ltd., India's second-biggest motorcycle maker. "The cost issue for the car is still crucial," said Pauline Kee, a Nissan spokeswoman. "We will monitor the development of the Tata Nano rollout. It's still premature to say whether this will change our strategy" for developing the ultra-low cost car, she said. China Prices In contrast to India, combined profits at China's top 19 automakers fell 48 percent to 10.8 billion yuan ($1.6 billion) in the first quarter, as Volkswagen AG and General Motors Corp. discounted models. Prices of locally made cars fell 4.08 percent in April from a year earlier. China has 52 car brands and more than 100 automakers. China's vehicle sales may rise 8.7 percent this year to 10.2 million units, according to the nation's automakers group. That may be enough for the country to surpass the U.S. as the world's biggest auto market. U.S. sales may drop to 9.7 million, according to CSM Worldwide Inc. With Honda Motor Co., Volkswagen, GM and Ford Motor Co. among automakers building new factories and introducing new products in India, tighter competition and lower profitability is only a matter of time, said Puneet Gupta, a New Delhi-based analyst at CSM Worldwide. "Competition is going to be really intense," Gupta said. The carmakers "won't be able to enjoy the margins that they are enjoying today." Tata Motors will begin deliveries of the Nano in July, choosing the first customers through a lottery. In contrast to the entry-level model, the more popular mid and top end cars will feature amenities such as air-conditioning, fabric seats, central locking, front power windows and cup holders. "Today, everyone around me travels in an air-conditioned car," said bank clerk Raveendren, who is abandoning the family's two-wheeler. "My children too wanted one. It's a must." To contact the reporter on this story: Vipin V. Nair in Mumbai at Vnair12@bloomberg.net. Last Updated: May 24, 2009 13:00 EDT

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Dosar penal tinut la sertar cinci ani (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 24-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Dosar penal tinut la sertar cinci ani Luni, 25 Mai 2009 Judecatoarea craioveana Maria Nicola, cea care l-a eliberat din arest pe suspectul de crima Serghei Gorbunov, tinea la sertar un dosar penal vechi de cinci ani, fara sa il solutioneze. Consiliul Superior al Magistraturii (CSM) a descoperit ca judecatoarea Maria Nicola, de la Tribunalul Dolj, a intarziat solutionarea unui dosar penal vechi de cinci ani, in care faptele se apropiau de termenul de prescriptie. Admiterea in proces a unei expertize asupra unei probe i-a luat judecatoarei un an si doua luni. Judecatoarea Maria Nicola a fost exclusa din magistratura dupa ce inspectorii CSM au constatat ca l-a eliberat din arest cu rea-credinta pe Serghei Gorbunov, suspect in cazul dublului asasinat de la o casa de schimb valutar din Brasov, produs la sfarsitul lunii ianuarie. Maria Nicola a mai fost acuzata in trecut ca se poarta urat cu colegii si ca a lovit o grefiera, ea fiind sanctionata in 2008 de CSM cu reducerea salariului cu 15%, timp de trei luni. CSM a mai gasit alte 13 dosare penale la Tribunalul Dolj care aveau o vechime mai mare de un an. Intarzierea a fost cauzata de lipsa de preocupare a instantei pentru administrarea probelor la termen si pentru discutarea unor probe nou aduse. Inspectorii CSM au mai aflat ca in alte dosare, magistratii doljeni permiteau neprezentarea avocatilor inculpatilor la termenele proceselor, desi acestia nu prezentau motive prevazute de lege. La sfarsitul saptamanii trecute, procurorul care s-a ocupat de cazul lui Serghei Gorbunov a fost si el exclus din magistratura. Inspectorii CSM au considerat ca procurorul craiovean Marius Vladoianu nu a atacat cu recurs decizia judecatoarei Maria Nicola de a-l pune in libertate temporar pe Gorbunov. Din aceeasi categorie: Cat de mari sunt averile ministrilor cercetati?Indemnizatii intarziate pentru mame Hainele politistilor: veston de 400 lei si bocanci de 300 lei Voteaza

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Casale fa il blitz in trasferta (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Casale fa il blitz in trasferta Promosse anche Montegrappa, Gorghense, OlmiCallalta e Caerano Paese e Treville cadono in casa e per la salvezza il verdetto è rimandato di sette giorni MONICA SPIGARIOL I verdetti della giornata di playoff, playout e titolo regionale di Seconda categoria. Nel girone O la Gorghense nei playoff pareggia contro la Stimma Don Bosco, conquistando la prossima sfida con il Pramaggiore, grazie al gol di testa di Paladin messo a segno nel secondo tempo. Nel girone P la Godigese, in gara per il titolo regionale di Seconda categoria, trionfa contro l'Alto Astico ai calci di rigore, dopo il risultati di 2-2 conquistato al 48' dei tempi regolamentari da Cremasco: la prossima sfida sarà contro il Cavallino. Il Santa LuciaMille, infatti, non è riuscita a strappare la vittoria alla squadra veneziana, chiudendo con un infelice due a uno. Nei playoff il Salvarosa perde contro il Casale che gli infligge due reti nell'arco di 5 minuti nel secondo tempo, firmate da Dotto e da Leopizzi. L'OlmiCallalta, invece, passa al secondo turno, mandando fuori dai giochi il Marcon, in una partita corretta ma combattuta. Nei playout le due squadre di casa trevigiane vengono amaramente sconfitte. Il Paese, dopo essersi lasciato scappare varie buone occasioni e aver sbagliato tre tiri in porta, perde contro il Sant'Elena, che segna con Tommasella negli ultimi minuti. Le due squadre si scontreranno nuovamente domenica prossima, match che decreterà la salvezza della migliore in campo. Anche il Treville perde varie opportunità per ribaltare il risultato, dando la possibilità al Campigo di vincere l'incontro, per una rete a zero. Per il Treville si giocherà tutto domenica 31: l'obiettivo da raggiungere è il due a zero. Nel Girone Q, nei playoff, il Montegrappa si aggiudica la partita contro il Virtus Csm Farra, già nel primo tempo: nella ripresa si limita ad amministrare il gioco per difendere il risultato. Domenica prossima la sfida è in casa contro il Caerano, il quale ieri ha pareggiato con il Bessica, passando il primo turno, poiché giocava in casa. Dopo il primo tempo vissuto in svantaggio, è riuscito a ribaltare il risultato a proprio favore negli ultimi venti minuti della ripresa. Nei playout il Castion sente sulle spalle, e sulle gambe, il peso di sei tiri tutti calciati a vuoto e di due errori, fatali, difensivi. Dopo la sconfitta, 1 a 3, contro l'Altivolese, il futuro non è roseo: per vincere nel ritorno di domenica prossima deve riuscire a strappare un risultato finale di 3 a 0. MONTEGRAPPA - VIRTUS CSM FARRA: 2 - 0 MONTEGRAPPA: Codemo, De Martin, Pandolfo, Gatto, Zen, Bandiera, Galanti, Sartori (30' st Merlo), Sartor (28' st Bordin), Meneghin, Bonotto (35' st Cervo). Allenatore: Prosdocimo. VIRTUS: Gosetto, Meneghin (32' st Zandonà), Gallon (12' st Tonon), Mognon, Nardi, Busetti, Vassalli, Baratto, Simoni, Puppetti, Bittante (13' st Di Girolamo) Allenatore: Mognon Roberto. ARBITRO: Rossa di Castelfranco Veneto. RETI: 20' pt Meneghin, 30' pt Binotto. CAERANO - BESSICA: 2 - 2 CAERANO: Peruzzato, Bortolamiol, Gobbo, Brombal, Pregoma, Tormena, Barp, Fassina (20' st Possagno), Rizzardo, Corsaro (30' st Bonora), Merlo (20' st Bresolin). Allenatore: Carniello. BESSICA: Campanaro, Giordan, Andreola, Parise, Meda, Tarraran, Zandonà, Pastro, Pellizzari, Favaro, Favero. Allenatore: Sartena. ARBITRO: Voltarel di Treviso. RETI: 35' pt Zandonà, 20' st Pellizzari, 30' st Rizzardo, 40'st Barp. VAZZOLESE - CADORE: 0 - 0 VAZZOLESE: Paradello, Fornasier, Cais, Vettorel, Montagner, Coppola, Fal, Battistel, Zulian (32' st Tommasin), Battaglini (26' st Stefan), Bortolotto (21' st Franceschet). All: Paladin. CADORE: Larcher G., Giacomelli, Larcher A., Da Deppo, De Villa, Tremonti, Da Rin, Pitarevich, De Bernardin, De Silvestro, Ghidine. All: De Podestà. ARBITRO: Liotta di San Donà.

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Confisca per equivalente limitata (sezione: Giustizia)

( da "ItaliaOggi Sette" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi Sette Numero 122  pag. 24 del 25/5/2009 | Indietro Confisca per equivalente limitata CONTENZIOSO & CONTRIBUENTI Di Pagina a cura di Massimiliano Tasini Per la Corte costituzionale nessun prelievo per reati tributari commessi prima del 2008 Non c'è retroattività: la misura è afflittiva, non di sicurezza è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 200, 322-ter del codice penale e 1, comma 143, della legge finanziaria 2008 in materia di sequestro per equivalente. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con l'ordinanza n. 97/2009 del 2 aprile 2009. [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 10      

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Appello del Pd per Pannella (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Appello del Pd per Pannella "Ci appelliamo a Lei, Presidente, di cui conosciamo il sincero e convinto europeismo, affinché si possa recuperare un minimo la possibilità di informare gli italiani alla vigilia di una scelta importante quale il voto alle prossime elezioni europee". E'quanto si legge in un appello che alcuni deputati Pd, tra cui il piacentino Maurizio Migliavacca, hanno inviato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I parlamentari, guidati dalla senatrice Franca Chiaromonte che ha promosso l'appello, sono "preoccupati per la salute di Marco Pannella" che, a 79 anni, è in sciopero della fame e della sete dal 15 maggio scorso. I deputati ricordano "l'appello al rispetto degli obblighi costituzionali, lanciato circa un anno fa sulla commissione di Vigilanza Rai e sul plenum della Corte Costituzionale" e auspicano "l'impegno" di Napolitano, "convinti che ella saprà sicuramente tutelare il diritto di informazione di tutti i cittadini garantito dalla Costituzione". 25/05/2009

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friulano: fu segnalato dai dirigenti scolastici (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 16 - Pordenone Friulano: fu segnalato dai dirigenti scolastici Il caso A proposito della "bocciatura" da parte della Corte costituzionale di alcune norme della legge regionale sul friulano (2007) non si può dire che i consiglieri regionali, Antonaz in primis, non fossero stati messi sull'avviso dai dirigenti scolastici sui rischi di "incostituzionalità" della legge, in particolare per quanto riguarda l'obbligo da parte delle scuole di "garantire" un'ora settimanale di insegnamento del friulano, oltre naturalmente alla questione del silenzio assenso. Nell'incontro fra la commissione regionale e i Ds svoltasi al Malignani di Udine nel 2007, il sottoscritto consegnò una memoria scritta all'assessore e ai membri della commissione in cui era scritto testualmente: «Affermare come si fa nel testo unificato che deve essere "garantito l'insegnamento della lingua friulana per almeno un'ora alla settimana" al di là di un giudizio di merito circa la validità e la fattibilità di cui dirò dopo, francamente mi fa pensare a un possibile conflitto di tipo costituzionale con quanto prescrive il dpr 275/99 (norme sull'autonomia) dove all'art. 8 si afferma che è compito dello Stato definire "le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale". Accanto allo Stato esiste una quota riservata alle scuole, come recita lo stesso articolo, quota che attualmente è del 20%, ma non esiste una quota regionale, come invece prevedeva la revisione costituzionale del precedentemente governo, bocciata poi nel referendum». Antonaz mi rispose che l'ufficio legislativo della Regione aveva esaminato la questione e che a loro parere non esisteva alcun conflitto. Successivamente scrissi una lettera riservata al presidente Tesini in cui facevo presente tale rischio e aggiungevo altri riferimenti legislativi tra cui, oltre all'art. 8 del dpr 275/99 sull'autonomia, citavo due decreti ministeriali del 2005 (Moratti) e del 2006 (Fioroni) in cui si chiariva che la quota oraria (del 20% del curricolo) «è determinata dalle istituzioni scolastiche nell'ambito degli indirizzi definiti dalle Regioni» e concludevo dicendo: «Pertanto la Regione non può "garantire" che almeno 1 ora settimanale nelle scuole del territorio "friulanofono" sia dedicata al friulano». Tesini allora, a dire il vero, nutriva anche lui delle perplessità, come ebbe a dirmi in privato, ma dovette piegarsi al volere della maggioranza. E allora? Sarebbe bene che nell'elaborare ora le nuove norme sull'insegnamento del friulano nella scuola (che a mio parere va comunque mantenuto nei limiti previsti dalle norme in vigore) ci si fidasse un po' di più di chi opera nella scuola e meno degli esperti legislativi della Regione. Pasquale D'Avolio già dirigente scolastico, segretario regionale Andis-Fvg Tolmezzo

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Per la prima volta una delle copie "autentiche" della Costituzione promulgata nel 1948 sar... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Lunedì 25 Maggio 2009 Chiudi Per la prima volta una delle copie "autentiche" della Costituzione promulgata nel 1948 sarà mostrata e visibile al pubblico. Accadrà il prossimo 2 giugno, festa della Repubblica. Per l'occasione l'accesso alla Camera dei deputati sarà libero, mentre le visite continueranno fino al 10 giugno. Attraverso filmati altri documenti tutti (soprattutto gli studenti e i giovani),potranno conoscere meglio la Carta che dà fondamento alla nostra Repubblica, la Costituzione siglata dai nostri «padri storici. Saranno esposti 4 pannelli con il dettato di 4 princìpi cardine: sussidarietà, volontarietà, libertà e lavoro. L'iniziativa, fortemente voluta dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano verrà preceduta da altre iniziative, tra queste il convegno"Pari dignità, Solidarietà e Sussidarietà" che si apre oggi, alle 10,30, alla Sala della Regina. La mostra sarà allestita invece nella Sala della Lupa. Ad aprire i lavori sarà il presidente della Camera Gianfranco Fini. Dopo Fini è previsto l' intervento del presidente emerito della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick. Prenderanno quindi la parola il presidente della Fondazione del Banco Alimentare Mauro Inzoli, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Un gruppo di 50 persone della Comunità trasteverina, comprendenti stranieri, nomadi, anziani, senza fissa dimora e disabili, sarà ospite del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il convegno verrà trasmesso in diretta sia sul sito di Montecitorio (www.camera.it), sia sul canale satellitare della Camera, visibile anche sul 555 della piattaforma Sky. Al termine dell'iniziativa Capo dello Stato, presidente della Camera e i rappresentanti degli organi costituzionali e le altre autorità lasceranno la Sala della Regina per raggiungere la Sala della Lupa e inaugurare l'esposizione. C.R.

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Canoni pubblicitari, la decisione al giudice tributario (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-24 - pag: 21 autore: FISCO E COSTITUZIONE Canoni pubblicitari, la decisione al giudice tributario di Enrico De Mita I l canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari ha natura tributaria e la giurisdizione è delle commissioni. Prosegue, dunque, la giurisprudenza della Corte costituzionale tesa a delineare compiutamente la nozione di tributo e a chiarire di volta in volta la relativa giurisdizione. In una controversia instaurata di fronte alla Commissione tributaria provinciale di Genova, era stata sollevata questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 2del decreto legislativo 546/1992 nella parte in cui stabilisce la giurisdizione tributaria per le controversie riguardanti il canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari. E la Corte, nel dichiarare non fondata la questione (141/2009), precisa la nozione di tributo, per l'individuazione della giurisdizione delle commissioni. Secondo il giudice rimettente, gli atti emanati nell'ambito delle procedure di accertamento e riscossione del canone (Cimp), non essendo compresi nell'elenco dell'articolo 19 del decreto 546/1992, non potrebbero essere impugnati di fronte alle commissioni tributarie. Sarebbe, quindi, incostituzionale, per violazione dell'articolo 102 della Costituzione, la previsione dell'articolo 2 del decreto 546/1992 che statuisce in questo senso. In ordine alla nozione di tributo la Corte rileva l'esistenza di una «tendenza legislativa al progressivo ampliamento dell'oggetto della giurisdizione tributaria ». La legittimità costituzionale dell'estensione, tuttavia, ricorda la Corte, è subordinata all'effettiva natura tributaria dei prelievi oggetto delle controversie. Al riguardo, non ha rilievo la denominazione usata dal legislatore, dovendo riscontrare in concreto e caso per caso se si sia in presenza di un tributo. Per valutare, dunque, se una prestazione quale il Cimp sia un tributo, occorre interpretarne la disciplina sostanziale, dice la Corte, alla luce dei criteri elaborati dalla giurisprudenza costituzionale per qualificare come tributarie alcune entrate (doverosità della prestazione, mancanza di rapporto sinallagmatico, collegamento della prestazione alla pubblica spesa in relazione a un presupposto economicamente rilevante). Facendo sempre riferimento alla propria precedente giurisprudenza (73/2005, 334/2006, soprattutto 64 e 335/2008), la Corte se ne discosta laddove provvede a delineare le caratteristiche della prestazione in questione così come indicate nella disciplina positiva (mentre in passato questa operazione era stata compiuta per lo più facendo riferimento alla giurisprudenza della Cassazione, assente con riguardo al Cimp). Analizzando, dunque, l'articolo 62 del decreto legislativo 446/1997 (istitutivo del canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari), la Corte rileva forti tratti di continuità tra la disciplina del Cimp e quella dell'imposta sulla pubblicità (sostituita dal canone quando il Comune impositore opti per la sua introduzione): il canone, dunque, «sia pure con diverso nomen iuris, costituisce un prelievo della stessa natura dell'imposta, e presenta perciò tutte le caratteristiche del tributo quali delineate dalla sopra richiamata giurisprudenza di questa Corte ». In particolare, con riguardo al Cimp, «la disciplina degli elementi strutturali del prelievo e quella dei poteri e degli obblighi attinenti al controllo, all'accertamento e alle sanzioni degli abusi hanno la loro fonte nella legge e nel regolamento comunale, senza che sia dato alcun rilievo all'autonomia contrattuale delle parti». Infine, la Corte mette in luce le differenze tra il canone, da una parte, e Tosap e Cosap, dall'altra, oggetto della precedente giurisprudenza costituzionale. Innanzitutto, esso è connesso a un regime non con-cessorio, ma autorizzatorio: in linea generale, come insegna la migliore dottrina amministrativistica (Ranelletti, Benvenuti) a fronte della autorizzazione sta la tassa, non il prezzo. La presenza di un siffatto regime comporta che l'autore di tali iniziative sia già titolare del diritto a esercitarle e la previa autorizzazione ha la funzione di realizzare un controllo preventivo (mentre il regime concessorio attribuisce al concessionario diritti di cui questi altrimenti non sarebbe titolare). In secondo luogo, e ciò discende da quanto osservato ora, al pagamento del canone in regime autorizzatorio non corrisponde alcuna controprestazione da parte del Comune. Infine, Tosap o Cosap (prelievi di natura privatistica) ben possono, a determinate condizioni, "cumularsi" al Cimp. Ecco, dunque, spiegato il mancato inquadramento del canone tra le entrate non tributarie: esso costituisce per la Corte una «mera variante dell'imposta sulla pubblicità e conserva la qualifica di tributo propria di quest'ultima». Di qui l'attribuzione delle controversie alle commissioni tributarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'INDICAZIONE Secondo la Consulta il prelievo è solo una variante dell'imposta e conserva la qualifica di tributo

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I diritti in lotta da Venezia alla California Sempre di più la battaglia dell'uguglianza passa attraverso i ricorsi, i tribunali e le corti supreme e serve a sensibilizzare l'opini (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

I diritti in lotta da Venezia alla California Sempre di più la battaglia dell'uguglianza passa attraverso i ricorsi, i tribunali e le corti supreme e serve a sensibilizzare l'opinione pubblica dai pregiudizi Hanno pronunciato il fatidico sì ben tre volte. E non è detto che sia finita. Hanno esultato la scorsa primavera, dopo che la sentenza della Corte Suprema della California aveva dichiarato legittime le nozze gay per quattro voti contro tre. Dopo il verdetto, il Golden State ha visto 18mila coppie unirsi in matrimonio. Ora Molly McKay e la moglie Davina Kotulsky, che è la principale esponente di «Marriage equality Usa», attendono insieme agli altri sposi un'altra decisiva sentenza. Domani, 26 maggio, alle 10 ora locale, ore 19 per l'Italia, il sito della Corte Suprema californiana (http://www.courtinfo.ca.gov/opinions/) pubblicherà la sentenza relativa alla «proposition 8», cioè al referendum celebrato il 4 novembre e promosso da «Protect Marriage», un'agguerrita coalizione dove fa la parte del leone la Conferenza episcopale cattolica. Il referendum, che ha ricevuto il consenso del 52 per cento di cittadini, proponeva di inserire nella costituzione la frase seguente: «Solo il matrimonio tra un uomo e una donna è valido e riconosciuto in California». Ma anche il giorno del referendum ha avuto il suo «Day after». Le 18mila coppie hanno risposto. «Ci siamo sposate simbolicamente dopo il pride del '98 - raccontano Davina e Molly -. La seconda volta ci siamo unite nel 2004, quando il sindaco Gavin Newsome decise di sfidare la legge. Cambiò i moduli di matrimonio, sostituendo le parole marito e moglie con "applicant", un termine neutro rispetto al genere». Ma la Corte Suprema nel giro di un mese annullò i matrimoni, capovolgendo tuttavia il verdetto la scorsa primavera. Così Davina e Molly si sono sposate ancora nel settembre del 2008. Adesso la Corte torna a pronunciarsi. Il giorno dopo la vittoria del referendum del 4 novembre tre quesiti sono giunti all'attenzione dei giudici: la «proposition 8» non è valida perché è una revisione e non un emendamento della costituzione? La «proposition 8» vìola la separazione dei poteri? Se il referendum non è incostituzionale quali saranno gli effetti sui matrimoni già celebrati? Con una imponente fiaccolata partita dal quartiere Castro di san Francisco, la «città» di Harvey Milk, e giunta fino al palazzo della Corte Suprema, i gay hanno detto ai giudici: non si può «negare alle coppie dello stesso sesso il diritto di sposarsi». Intanto con Obama l'America è cambiata. Uno dei membri della Suprema Corte prossimo alla pensione potrebbe essere rimpiazzato da una collega lesbica. E IN CASA NOSTRA? In Italia si muovono i primissimi passi. Il tribunale di Venezia ha chiamato in causa la corte costituzionale perché si pronunci sul divieto alla pubblicazione degli atti di matrimonio opposto dal Comune a una coppia gay. L'avvocato ricorrente, Francesco Bilotta, commenta: «Quale che sia l'esito del giudizio della California, questa battaglia sarà stata comunque utile per l'innalzamento della soglia di attenzione sociale sulle famiglie formate da persone dello stesso sesso. È quello che si stenta a capire in Italia, dove l'ordinanza di remissione alla corte costituzionale del tribunale di Venezia viene ignorata da quanti temono un esito negativo del giudizio della Corte costituzionale». La meta è chiara: sensibilizzare la società, combattere i pregiudizi. E si raggiunge anche attraverso la via dei tribunali.

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CAMPANIA: LEGGE ELETTORALE: BASSOLINO, IMPUGNAZIONE INFONDATA, GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE PER PARTECIPAZIONE FEMMINILE LA PARTECIPAZIONE (sezione: Giustizia)

( da "marketpress.info" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Lunedì 25 Maggio 2009 CAMPANIA: LEGGE ELETTORALE: BASSOLINO, IMPUGNAZIONE INFONDATA, GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE PER PARTECIPAZIONE FEMMINILE LA PARTECIPAZIONE Napoli, 25 maggio 2009 - La partecipazione delle donne alla vita politica è, da molto tempo, un grande tema nazionale. La nuova legge elettorale della Campania introduce una importante innovazione con la possibilità della doppia preferenza uomo-donna. Dalle informazioni in nostro possesso, l’impugnazione della legge da parte del Consiglio dei Ministri – largamente preannunciata dal centrodestra campano – sarebbe basata principalmente sul presunto contrasto con i principi di uguaglianza, di libertà di voto e di pari opportunità sanciti dalla Costituzione (articoli 3, 48 e 51). Come se la legge predeterminasse un equilibrio di genere nell’esito elettorale, stabilendo quanti uomini e quante donne debbano essere eletti. La legge offre invece diverse possibilità: votare solo una lista senza esprimere preferenze; esprimere una sola preferenza; esprimere un’eventuale seconda preferenza. Solo in quest’ultimo caso, la seconda preferenza dovrà tener conto dell’alternanza di genere. Nessun condizionamento, dunque, degli esiti elettorali, ma solo un’opportunità di scelta in più per l’elettore. Nel Paese delle liste bloccate, la nostra è una soluzione forte e innovativa, senza precedenti nei sistemi elettorali vigenti, che dà nuovo impulso all’applicazione del principio costituzionale di parità di accesso alle cariche elettive, principio sancito con forza anche nel nuovo Statuto regionale. A questo proposito, tra soli quattro giorni sarà superato anche il rilievo relativo all’entrata in vigore dello Statuto. Il 26 maggio scadrà, infatti, il termine previsto per l’eventuale promozione di referendum e il testo verrà promulgato. A oggi, infatti, non risultano iniziative referendarie in corso. E´ paradossale, infine, che mentre tutte le statistiche segnalano quanto grave sia in Italia il problema delle pari opportunità nella politica attiva, il Governo, invece di promuovere scelte positive in questa direzione, intervenga senza fondati motivi nel lavoro di un’amministrazione impegnata a rafforzare la presenza e il ruolo delle donne nelle istituzioni. Attendiamo, dunque, con fiducia il pronunciamento della Corte Costituzionale. . <<BACK

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L'intesa con Stato e comuni non salva dai ricorsi al Tar (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 7 autore: ANALISI L'intesa con Stato e comuni non salva dai ricorsi al Tar di Nicolò Zanon Q uale valore ha l'intesa raggiunta lo scorso 1Úaprile alla conferenza unificata tra stato, regioni ed enti locali in materia di edilizia e urbanistica? Fino a che punto possono validamente discostarsi dai contenuti dell'intesa le leggi che le regioni si sono impegnate ad approvare? L'esistenza di un'intesa esclude che il governo possa impugnare di fronte alla Corte costituzionale le leggi regionali che ritenga fuori competenza o che comunque non si attengono all'intesa? Quale sarà l'atteggiamento dei singoli comuni rispetto a scelte che incidono fortemente sulla loro competenza pianificatoria? Sono domande cruciali: certezza, chiarezza, stabilità e validità delle regole vigenti e applicabili interessano ogni cittadino che intenda procedere agli interventi ricompresi nel cosiddetto piano casa. è ancora vivo il ricordo del caos creatosi qualche anno fa nella vicenda del condono edilizio. Lo stesso ricorso all'intesa – cioè a una soluzione tendenzialmente condivisa tra tutti i livelli di governo – è dovuto alla forte opportunità di un intervento che rivitalizzi un settore cruciale della nostra economia, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma senza ledere le competenze che Costituzione e legislazioneordinaria attribuiscono a regioni ed enti locali. E tuttavia, fatta l'intesa, nascono ugualmente problemi. Come si sa, varie leggi regionali approvate o in corso d'approvazione se ne discostano, sia in senso più permissivo, sia in senso più restrittivo. Ora, l'intesaè sostanzialmente un atto di carattere amministrativo (sia pure di amministrazione molto "alta"). Non è equiparabile a una legge statale. Quindi non può contenere principi fondamentali che vincolino giuridicamente le regioni in una materia di competenza concorrente come quella di cui si tratta ( governo del territorio), in cui legiferare appartiene alle regioni, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, appunto riservata alla legge statale. Del resto, lo stesso testo dell'intesa prevede che le regioni si impegnino ad approvare entro 90 giorni proprie leggi ispirate «preferibilmente » agli obiettivi in essa indicati. E ammette che le leggi regionali possano individuare gli ambiti in cui escludere o limitare gli interventi di aumento di volumetria o di demolizione e ricostruzione. Sarebbe però eccessivo ritenere che l'intesa sia del tutto inutile e priva di effetto. Sia perché contiene anche scelte apparentemente rigide (ad esempio, il divieto di interventi di ampliamento o di demolizione e ricostruzione nei centri storici), sia perché non parrebbe in generale ammissibile un intervento legislativo regionale indirizzato a frustrare completamente le finalità cui l'intesa stessa è rivolta. E dunque: quanto affidamento si può nutrire sulla stabilità e sulla validità delle normative regionali "attuative" dell'intesa? L'approvazione dell'intesa non può impedire in assoluto il contenzioso stato-regioni, ma lo dovrebbe sicuramente disincentivare. Infatti, il principio di leale collaborazione ha rilievo costituzionale e la stessa Corte costituzionale (sentenze 31/2006 e 58/2007) sostiene che esso impone alle parti che sottoscrivono un accordo ufficiale in una sede istituzionale di tener fede all'impegno assunto. In ogni caso, ragionevolmente si può ritenere che la conclusione dell'intesa sconsiglierà le impugnative statali, anche se non si può escludere che qualche problema potrà riguardare soprattutto le leggi regionali che la "interpretano", se così può dirsi, in senso molto restrittivo. Ma i nodi più seri potrebbero nascere di fronte al giudice amministrativo. Non si può infatti escludere che alcuni comuni impediscano ai privati interventi che le leggi regionali invece consentono, rivendicando la propria funzione pianificatoria, ovvero neghino interventi consentiti dall'intesa, ma non invece dalla legge regionale, più restrittiva. In casi di questo genere, il probabile contenzioso di fronte al giudice amministrativo, innescato dal ricorso del privato che si vedesse bloccati i lavori, potrebbe essere l'occasione sia per chiarire il valore dell'intesa, sia – ahimé – per sollevare varie questioni di costituzionalità delle leggi regionali, con connessi problemi di stabilitàe certezza delle scelte normative da queste compiute. Questo eventuale contenzioso sarebbe valutato dalla Corte costituzionale certamente alla luce dell'intesa, ma soprattutto con riferimento alla ripartizione costituzionale delle competenze di Stato e Regioni, che l'intesa non può in alcun modo modificare. © RIPRODUZIONE RISERVATA EFFETTO BOOMERANG Se gli enti locali stringerenno sui criteri i privati si rivolgeranno ai giudici amministrativi

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65 anni (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 38 autore: I motivi del contendere IN SERVIZIO 65 anni Il dipendente di un'azienda di trasporti chiede all'azienda di restare in servizio fino al 65esimo anno oppure fino al raggiungimento della contribuzione previdenziale massima. Il datore di lavoro, tuttavia, lo colloca a riposo applicando la normativa vigente all'epoca della domanda. La Corte costituzionale è poi intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma L'ITER DEL GIUDIZIO 2 pronunce In appello i giudici affermano che il rigetto dell'istanza di trattenimento in servizio si considera equivalente a un licenziamento e che l'inerzia del dipendente nel presentare la domanda non esclude il diritto al risarcimento del danno richiesto. Per i giudici di legittimità, infine, il licenziamento intimato è viziato da nullità,ma l'inerzia per tre anni viene interpretata come rinuncia tacita al reintegro

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Il reintegro va sollecitato (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 38 autore: Cassazione. Il «forzato» collocamento a riposo del dipendente equivale a licenziamento Il reintegro va sollecitato Tacita rinuncia da parte di chi non mostra l'interesse a tornare Remo Bresciani Il lavoratore licenziato perde il diritto alla reintegra e al risarcimento se rimane inerte per anni prima di chiedere di tornare in servizio. La mancata immediata offerta delle prestazioni lavorative testimonia un "disinteresse" al ripristino del rapporto che giustifica l'affidamento del datore di lavoro circa l'abbandono della pretesa. In pratica il comportamento del titolare del diritto al reintegro che trascuri di esercitarlo è idoneo a «determinare la perdita della stessa situazione soggettiva». Sono queste le motivazioni con le quali la Cassazione (sentenza 9924/2009) ha respinto il ricorso di un dipendente di un'azienda di trasporti che aveva chiesto all'azienda di voler restare in servizio fino al sessantacinquesimo anno oppure fino al raggiungimento della contribuzione previdenziale massima. Il datore di lavoro, tuttavia, lo aveva collocato a riposo applicando la normativa vigente all'epoca della domanda. La Corte costituzionale è poi intervenuta sull'argomento dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma e il lavoratore, ormai fuori limite di età per riprendere servizio, si è rivolto al giudice per chiedere il risarcimento del danno da mancato trattenimento, in misura pari alla differenza tra la retribuzione non percepita e la pensione, nonché del danno pensionistico da omessa contribuzione previdenziale. Il tribunale ha respinto la domanda ma in appello i giudici hanno affermato che il rigetto dell'istanza di trattenimento in servizio espresso dall'azienda si doveva considerare equivalente a un licenziamento e che l'inerzia del dipendente nel presentare la domanda non escludeva il diritto al risarcimento del danno nella misura richiesta. L'incertezza normativa durata fino alla pubblicazione della decisione della Consulta, circa la possibilità o meno di proseguire il lavoro, non bastava a escludere «l'elemento soggettivo dell'illecito contrattuale addebitabile all'azienda». Né assumeva rilievo il fatto che il dipendente non avesse formalmente offerto le prestazioni. Contro questa decisione l'azienda di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione lamentando che la Corte d'appello aveva completamente trascurato di considerare il fatto che il lavoratore, dopo la sentenza della Consulta, era rimasto inerte per circa tre anni non offrendo la prestazione lavorativa e manifestando in questo modo di non avere alcun interesse al ripristino del rapporto. I giudici di legittimità, nell'accogliere il ricorso, hanno stabilito che il licenziamento intimato dal datore di lavoro in contrasto con l'articolo 6 della legge 26 febbraio 1982 n. 54 è viziato da nullità e non incide sulla permanenza del rapporto e degli obblighi contrattuali, sicché al lavoratore è concesso di richiedere la reintegrazione nel posto di lavoro. Ciò non comporta tuttavia, ha spiegato la Cassazione, che «della nullità possa giovarsi il lavoratore che abbia tenuto un comportamento concludente oggettivamente rilevante come contrario alla prosecuzione del rapporto di lavoro». Infatti se dopo il rifiuto del datore di lavoro di accogliere l'istanza del dipendente per la prosecuzione del rapporto non segue alcuna reazione del lavoratore, questa situazione configura una rinuncia tacita al diritto di far proseguire il rapporto e rende quindi impossibile che sullo stesso, in quanto esaurito, esplichi efficacia retroattiva la pronuncia della Corte costituzionale. In sostanza, prosegue la Suprema corte, il comportamento del titolare di una situazione creditoria o potestativa, che trascuri per lungo tempo di esercitarla, genera «un affidamento della controparte nell'abbandono della relativa pretesa» idoneo a determinare la perdita della stessa situazione soggettiva. Si ha così la preclusione dell'azione del lavoratore non per illiceità ma a causa di un comportamento prolungato del titolare che porta a ritenere che l'interessato abbia abbandonato l'idea della reintegra, senza che rilevi, conclude la Corte, «l'atteggiamento soggettivo » ai fini del risultato finale di perdita del diritto alla ripresa del servizio e al risarcimento del danno. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/norme Il testo della sentenza IL PRINCIPIO Rinuncia tacita quando all'istanza per proseguire il rapporto fino a 65 anni non segue un esplicito «atteggiamento soggettivo»

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Senza responsabile iscrizioni ipotecarie e intimazioni nulle (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: SYSTEM (MARCOLIN) data: 2009-05-25 - pag: 36 autore: Ctp. Tornano gli atti di riscossione «muti» Senza responsabile iscrizioni ipotecarie e intimazioni nulle Francesco Falcone Antonio Iorio Sono illegittime, e come tali devono essere "annullate", le iscrizioni di ipoteca e le intimazioni di pagamento prive dell'indicazione del responsabile del procedimento. A dirlo è la Ctp di Cosenza che, con due sentenze n. 253/01/09 e n. 257/01/09, valorizzando le regole dello Statuto del contribuente, ha esteso il vizio invalidante a tutti gli atti emanati dall'agente della riscossione privi dell'indicazione del responsabile del procedimento. Fino a questo momento la nullità dell'atto,per mancata indicazione del responsabile del procedimento, è stata dichiarata per le sole cartelle di pagamento sulla base della ordinanza della Corte costituzionale n. 377/07, che ha trovato poi attuazione con l'articolo 36, comma 4-ter della legge 31/2008 (di conversione del Dl 248/2007). I giudici di Cosenza hanno ritenuto che la Corte costituzionale, essendo stata investita del vizio relativo alle cartelle di pagamento, si è occupata solo di esse non potendo estendere questo principio agli altri atti tipici emanati dall'agente della riscossione per i limiti posti alla sua giurisdizione (ex articolo 27 della legge 87/53). Questa estensione, invece, è stata operata nelle due pronunce della Ctp calabrese in aderenza alla previsione contenuta nell'articolo 7 dello Statuto del Contribuente, le cui disposizioni costituiscono i «principi generali dell'ordinamento tributario ». L'articolo 7, comma 2, lettera a), dello Statuto prevede infatti che «gli atti dell'amministrazione finanziaria e dei concessionari della riscossione devono tassativamente indicare... l'Ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni complete in merito all'atto notificato o comunicato e il responsabile del procedimento& ». Per questo motivo i giudici hanno ritenuto che un tale tipo di vizio non possa costituire una mera irregolarità e hanno affermato che la sanzione dell'annullabilità, applicabile ai provvedimenti tributari non conformi al dettato normativo, riguardi anche la comunicazione dell'avvenuta iscrizione ipotecaria carente della indicazione "tassativa" prevista dal citato articolo 7. In più, e a differenza di quanto previsto dalla legge 31/2008 – che prevede espressamente una sanatoria per le cartelle di pagamento prive della indicazione del responsabile del procedimento emesse prima del 1Úgiugno 2008 – viene evidenziato che, essendo l'articolo 7, comma 2 legge 212/2000 norma di carattere generale, tutti gli altri atti emessi dai concessionari (oggi agenti della riscossione) non sono oggetto di sanatoria sulla base dei principi contenuti nella recentissima sentenza della Corte costituzionale n. 58/09. Inoltre il Collegio, reputando l'intimazione di pagamento equivalente a un atto di precetto (con tutto quello che per tale tipo di atto è richiesto dagli articoli 125 e 480 del Codice di procedura civile), ha ritenuto che anche la mancata sottoscrizione (o quantomeno l'indicazione a stampa del soggetto che ha emanato l'atto) è colpita da nullità. Occorre infine precisare che la sentenza 253/01/09 ha riguardato l'impugnazione di una iscrizione di ipoteca, mentre la sentenza 257/01/09 ha riguardato l'impugnazione di una intimazione di pagamento. Questo non esclude, però, che i principi interessanti e importanti in esse contenute possano trovare applicazione per tutti gli atti dell'agente della riscossione e quindi anche, ad esempio, per il fermo amministrativo. Se questa condivisibile interpretazione dovesse trovare ulteriori conferme, non vi è dubbio che si aprirà un nuovo importante filone di impugnazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN BASE ALLO STATUTO In questa ipotesi non è ritenuta applicabile la sanatoria varata dal milleproroghe sulle cartelle esattoriali

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Incapaci, tutela su misura (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-25 - pag: 39 autore: Cassazione. L'interdizione e l'inabilitazione sono strumenti da usare nei casi estremi Incapaci, tutela su misura La via prioritaria è nell'amministrazione di sostegno Giovanni Negri Una forma di tutela rafforzata e flessibile per evitare alla persona parzialmente incapace di farsi del male da sé. Anche nella sfera negoziale. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 9628, della Prima sezione civile, depositata 22 aprile 2009, interviene a chiarire la fisionomia dell'amministratore di sostegno, figura introdotta nel nostro ordinamento con la legge n. 6 del 2004, che ha permesso di uscire dalla rigida alternativa tra capacità e incapacità rispetto alle situazioni di debolezza. I giudici della Corte ricordano innanzitutto che da subito si è imposta la necessità di precisare i confini dell'amministrazione di sostegno rispetto all'interdizione e all'inabilitazione. Tanto da averne investito anche la Corte costituzionale: troppo ampio era apparso il margine di manovra, se non di arbitrio, lasciato al giudice nella scelta dello strumento di tutela. La Consulta aveva però sottolineato che solo apparentemente i tre istituti hanno lo stesso ambito di applicazione: si tratta invece di individuare il mezzo più adeguato alla persona incapace, utilizzando il criterio della minore compressione possibile della sua sfera di azione giuridica. In questo senso osserva ora la Cassazione, rispetto agli istituti della interdizione e dell'inabilitazione, l'ambito di applicazione dell'amministrazione di sostegno va individuato in rapporto non tanto al diverso grado di infermità o di impossibilità di badare ai propri interessi della persona con autonomia limitata, ma piuttosto con riferimento alla maggiore adattabilità e flessibilità. Insomma, in primo piano c'è la necessità di aderire alle condizioni psicofisiche della persona interessata senza penalizzarla. La stessa Cassazione ricorda che l'interdizione, per come appare la volontà del legislatore, deve essere considerata un'ipotesi residuale e in qualche maniera " di chiusura", da riservare ai casi più gravi per i quali nonè possibile l'applicazione dell'amministrazione di sostegno. In precedenza la Corte si era concentrata su due ambiti specifici, quello dell'attività che deve essere compiuta nell'interesse della persona e quello della gravità della condizione della persona, ora la Corte si sofferma invece sulla capacità negoziale, sottolineando come nel caso approdato al suo giudizio, la persona interessata poteva compiere atti negozialmente rilevanti. Situazione da cui la Corte d'appello aveva fatto derivare la necessità dell'interdizione come garanzia di maggiore protezione. Una scelta che la Cassazione non condivide perché i giudici di secondo grado si sono dimenticati della possibilità di un intervento meno invasivo. Il provvedimento di nomina dell'amministratore di sostegno, infatti, deve specificare gli atti che l'amministratore ha il potere di compiere in nomee per conto del beneficiario e quelle che il beneficiario può compiere solo con l'assistenza dell'amministratore. Di conseguenza, il giudice può graduare il progetto di sostegno in modo tale da escludere, fatta salva la possibilità per l'interessato di compiere tutti gli atti per quali l'autorità giudiziaria ritiene inutile l'assistenza dell'amministratore, che l'incapacepossa svolgere un'attività negoziale in grado di danneggiarlo, senza per questo che vengano compromessi i legami familiari (l'incapace viveva infatti in famiglia) o impedire gli atti della vita quotidiana.

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Sui danni da insidia e responsabilità della P.A. (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sui danni da insidia e responsabilità della P.A. Cassazione civile , sez. III, sentenza 09.04.2009 n° 8692 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Nel caso di danno cagionato da insidia non spetta all’attore provare la colpevole inerzia della Pubblica Amministrazione, essendo piuttosto onere di quest’ultima dimostrare di non avere potuto rimuovere la situazione di pericolo. La Corte di Cassazione si pronuncia in tema di onere della prova nel caso di danno cagionato da un’insidia costituita da rocce semiaffioranti in un lago e non indicate nella carta nautica ufficiale. Il ricorrente, la cui domanda risarcitoria era stata respinta prima dal Tribunale di Verbania e successivamente dalla Corte d’Appello di Torino, chiedeva il risarcimento dei danni subiti al motoscafo di sua proprietà a causa della collisione con un basso fondale non segnalato. Le sentenze dei giudici di merito avevano respinto la richiesta risarcitoria sull’assunto che, pur essendo stata dimostrata l’esistenza di un’insidia nelle acque del lago Maggiore, tuttavia non era stato assolto l’onere della prova in relazione all’esistenza di un’inerzia colposa della Regione Piemonte nell’omessa indicazione di quello specifico pericolo. Il ricorrente, tuttavia, impugnava la sentenza di secondo grado assumendo che il proprio onere probatorio si esaurisse nella dimostrazione della sola esistenza dell’insidia, essendo la prova di quest’ultima condizione necessaria e sufficiente per la declaratoria di responsabilità della P.A. ex art. 2043 cod. civ.. I giudici di legittimità accolgono la tesi del ricorrente, cassando con rinvio la sentenza impugnata, sul presupposto che nel caso di danni cagionati da beni di proprietà della P.A., qualora non sia applicabile, come nel caso di specie, l’art. 2051 cod. civ. in quanto venga accertata l’impossibilità dell’effettiva custodia del bene a causa della notevole estensione dello stesso e delle modalità di utilizzo da parte di terzi, comunque è applicabile il disposto dell’art. 2043 cod. civ., che non limita in alcun modo la responsabilità colposa della P.A. a parte i casi di insidia e di trabocchetto. In queste ultime circostanze, infatti, graverà sul danneggiato il solo onere di provare l’anomalia del bene demaniale, che costituisce fatto di per sé idoneo a configurare un comportamento colposo della P.A., sulla quale ricade conseguentemente l’onere della prova dei fatti impeditivi della propria responsabilità, quali la possibilità che l’utente si sia trovato nella possibilità di percepire o prevedere con l’ordinaria diligenza la suddetta anomalia o l’impossibilità oggettiva di rimuovere la situazione di pericolo. (Altalex, 25 maggio 2009. Nota di Federico Repetti) SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III CIVILE Sentenza 9 aprile 2009, n. 8692 Svolgimento del processo 1.1 Con ricorso notificato il 5 febbraio 1993 C.F. conveniva la Regione Piemonte innanzi al Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche di Torino, esponendo di essere proprietario di un'imbarcazione da diporto alla cui guida, in data ****, mentre navigava sul Lago Maggiore a ridotta velocità, era andato a urtare contro un basso fondale, sicchè il motoscafo era parzialmente affondato. Assumeva l'attore che degli ingenti danni riportati dal mezzo era responsabile la Regione Piemonte, non essendo la roccia nè visibile, nè segnalata, e ciò tanto più che la carta nautica ufficiale indicava in quel punto un fondale profondo due metri, laddove questo si era rivelato molto più basso. Chiedeva pertanto il ricorrente la condanna dell'ente convenuto a risarcirgli i danni. Costituitasi in giudizio, la Regione Piemonte eccepiva l'incompetenza per materia del giudice adito, essendo competente il Tribunale di Verbania. Nel merito negava ogni responsabilità per l'incidente. A seguito di dichiarazione di incompetenza del giudice adito, la causa veniva dal C. riassunta innanzi al Tribunale di Verbania che con sentenza del 7 giugno 2001, all'esito della compiuta istruttoria, rigettava la domanda. Proposto gravame, la Corte d'appello di Torino, con sentenza del 20 febbraio 2004 lo respingeva. 1.2 Avverso tale pronuncia propone ricorso per cassazione C. F. affidando le sue doglianze a due motivi. Resiste con controricorso la Regione Piemonte. Il Procuratore generale presso questa Corte ha concluso per l'accoglimento dell'impugnazione ai sensi dell'art. 375 c.p.c.. Entrambe le parti hanno depositato memoria. Il ricorso è stato così avviato alla trattazione in camera di consiglio. Nell'adunanza del 21 febbraio 2006 la Corte ha tuttavia rimesso la causa alla pubblica udienza. C.F. e la Regione Piemonte hanno depositato una seconda memoria ex art. 378 c.p.c.. Motivi della decisione 2.1 Col primo motivo il ricorrente lamenta violazione o falsa applicazione degli artt. 2043 e 2697 c.c., e degli artt 112 e 115 c.p.c., contraddittorietà della motivazione su un punto decisivo della controversia, ex art. 360 c.p.c., nn. 3 e 5, per avere il giudice di merito erroneamente affermato che il C., pur avendo provato l'esistenza dell'insidia, non aveva diritto ad alcuna tutela risarcitoria, ex art. 2043 c.c., non avendo dimostrato la sussistenza di una situazione di inerzia colposa della Regione Piemonte nell'omesso posizionamento, in epoca precedente l'incidente, di indicazioni segnaletiche del basso fondale contro il quale era andato a collidere il motoscafo, laddove, per consolidato diritto vivente, per aversi responsabilità risarcitoria, ex art. 2043 c.c., della Pubblica Amministrazione, condizione necessaria e sufficiente è la sola prova dell'insidia. Conseguentemente, avendone il C. dimostrato l'esistenza, spettava all'ente convenuto provare di non aver potuto rimuovere la situazione di pericolo, laddove la Corte territoriale aveva erroneamente addossato al ricorrente anche l'onere di dimostrare che la Regione, benchè edotta del rischio, nulla aveva fatto. Siffatta conclusione era peraltro in contrasto con tutto l'impianto argomentativo della sentenza impugnata, la quale aveva correttamente affermato l'applicabilità agli enti pubblici dell'art. 2043 c.c., e aveva altresì mostrato di aderire ai principi in punto di distribuzione dell'onere della prova, enunciati dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 156 del 1999. Aggiunge anche il ricorrente che, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, l'accoglimento del motivo attribuisce alla Corte, in applicazione della norma di cui all'art. 384 c.p.c., la facoltà di decidere il merito della causa. Col secondo mezzo l'impugnante denuncia omessa e insufficiente motivazione su un punto decisivo della controversia, con conseguente violazione dell'art. 2043 c.c., ex art. 360 c.p.c., n. 5 perchè, anche ammesso che spettava al C. dimostrare, per essere risarcito, la colpevole inerzia dell'amministrazione, l'assunto difensivo della Regione, secondo cui l'esistenza di rocce semiaffioranti nel punto in cui si era verificato il sinistro, sarebbe stata nota a tutti, costituiva ammissione della conoscenza del fenomeno e segnatamente della discrasia tra situazione reale e dato cartografico. Del resto l'ente convenuto aveva inizialmente sostenuto che l'indicazione 2p riportata nella carta nautica segnalasse una profondità media di 2 metri, piuttosto che la profondità minima effettiva del lago in quel punto, così mostrando di versare in uno stato di ignoranza inescusabile in chi deve garantire la sicurezza della navigazione. 2.2 II primo motivo di ricorso è fondato. L'insidia determinativa del danno del quale l'attore ha chiesto il ristoro era individuabile - ed è stata concordemente individuata dalle parti - nella esistenza di un basso fondale non segnalato nella carta nautica ufficiale del Lago Maggiore, che pacificamente indicava, nel punto in cui ebbe a verificarsi l'incidente, una profondità di almeno due metri. Il giudice di merito, pur dando atto che siffatte indicazioni erano sbagliate, ha tuttavia ritenuto l'errore non addebitabile alla Regione, segnatamente rilevando che il documento, integrante la cartografia ufficiale dello Stato, proveniva dalla Marina Militare, alla quale conseguentemente incombeva la verifica della esattezza dei dati. In tale contesto, secondo la Corte territoriale, la domanda attrice avrebbe potuto essere accolta solo ove l'attore avesse dimostrato che l'ente convenuto conosceva la discrasia tra dati reali e risultanze cartografiche, prova che non era stata fornita, irrilevante essendo anche la delibera della Regione in data 15 aprile 1991, avente ad oggetto la collocazione di opere di segnalamento del pericolo rappresentato da bassi fondali e da rocce affioranti nel Lago Maggiore, in quanto adottata proprio a seguito dell'incidente per cui è causa. Rileva il collegio che siffatto argomentare è in contrasto con lo schema ricostruttivo della responsabilità per danni da beni di proprietà della Pubblica amministrazione accolto dal diritto vivente e al quale lo stesso decidente ha, in tesi, affermato di aderire. Mette conto preliminarmente evidenziare che la navigazione lacuale rientra nell'ambito delle attribuzioni normative e amministrative conferite alle regioni dagli artt. 117 e 118 della Cost. Ed è significativo che proprio la Regione Piemonte abbia nel tempo difeso innanzi alla Corte costituzionale siffatte sue competenze contro atti dello Stato pretesamente lesivi delle stesse (confr. Corte cost. 25 luglio 1995, n. 378). 2.3 Ciò posto, è consolidata affermazione di questo giudice di legittimità che, in tema di responsabilità per danni da beni di proprietà della Pubblica amministrazione, qualora non sia applicabile la disciplina di cui all'art. 2051 c.c., in quanto sia accertata in concreto l'impossibilità dell'effettiva custodia del bene, a causa della notevole estensione dello stesso e delle modalità di uso da parte di terzi, l'ente pubblico risponde dei pregiudizi subiti dall'utente, secondo la regola generale dell'art. 2043 c.c., norma che non limita affatto la responsabilità della P.A. per comportamento colposo alle sole ipotesi di esistenza di un'insidia o di un trabocchetto. Conseguentemente, secondo i principi che governano l'illecito aquiliano, graverà sul danneggiato l'onere della prova dell'anomalia del bene, che va considerata fatto di per sè idoneo - in linea di principio - a configurare il comportamento colposo della P.A., mentre incomberà a questa dimostrare i fatti impeditivi della propria responsabilità, quali la possibilità in cui l'utente si sia trovato di percepire o prevedere con l'ordinaria diligenza la suddetta anomalia o l'impossibilità di rimuovere, adottando tutte le misure idonee, la situazione di pericolo (confr. Cass. 6 luglio 2006, n. 15383). Non è superfluo aggiungere che siffatto ordine di idee ha a suo tempo ricevuto il significativo avallo della Corte costituzionale la quale, chiamata a scrutinare la conformità con gli artt. 3, 24 e 97 della Cost. degli artt. 2051, 2043 e 1227 c.c., ha ritenuto infondato il dubbio proprio in ragione della aderenza ai principi della Carta fondamentale del nostro Stato dell'interpretazione affermatasi nella giurisprudenza di legittimità (confr. Corte cost. n. 156 del 1999). 2.2 Venendo al caso di specie, l'assunto secondo cui la verifica e la conseguente rettifica dei dati della carta nautica incombeva alla Marina Militare e che la Regione avrebbe potuto essere condannata a risarcire i danni derivanti dalla loro inesattezza solo ove fosse stato dimostrato che, pur essendone consapevole, era rimasta colpevolmente inerte, pone a carico all'attore un onere probatorio che esula dalla corretta applicazione dei principi in materia di damnum iniuria datum, spingendo l'area di esonero da responsabilità dell'ente pubblico ben oltre la soglia consentita dalla norma codicistica. Non par dubbio infatti che la pertinenza della navigazione lacuale alla sfera delle competenze regionali comporta che della esattezza ed efficienza dei presidi volti a regolamentarla e a consentirne lo svolgimento in condizioni di sicurezza risponde tout court la Regione nel cui territorio ricadono le acque, salvo, naturalmente, il diritto dell'ente di agire in rivalsa nei confronti di chi abbia approntato quei dispositivi ove, per effetto della loro erroneità o insufficienza, esso sia stato chiamato a rispondere dei pregiudizi derivatane a terzi. Ciò significa che non ha alcun rilievo, in questa sede, la circostanza, valorizzata dal giudice di merito, che la carta nautica proveniva dalla Marina Militare perchè la Regione, garante della sicurezza della navigazione, risponde, in via di principio, verso i terzi della discrasia tra dato reale e risultanze cartografiche, e ciò tanto più che queste erano basate su saggi effettuati nel lontano 1887 e che, contro ogni regola di prudenza, nessun aggiornamento era mai stato richiesto. Infine non ricorrono le condizioni perchè la causa venga decisa nel merito, siccome richiesto dal ricorrente, essendo a tal fine necessari ulteriori accertamenti di fatto sull'entità dei danni e del conseguente risarcimento spettante al ricorrente. Ne deriva che, in accoglimento del primo motivo di ricorso, nel quale resta assorbito il secondo, la sentenza impugnata deve essere cassata con rinvio alla Corte d'appello di Torino, in diversa composizione, la quale sì atterrà al seguente principio di diritto: accertata l'esistenza di un'insidia, nella specie costituita dalla discrasia tra situazione reale e dati cartografici in relazione a fondali di acque lacuali, ai fini dell'affermazione della responsabilità dell'ente nel cui territorio ricade il lago, per danni subiti da terzi, non spetta all'attore dimostrare l'inerzia colpevole della Regione, essendo piuttosto onere di questa provare di non aver potuto rimuovere la situazione di pericolo. P.Q.M. La Corte accoglie il primo motivo; dichiara assorbito il secondo. Cassa la sentenza impugnata in relazione al motivo accolto e rinvia anche per le spese del giudizio di cassazione alla Corte d'appello di Torino in diversa composizione. Così deciso in Roma, il 2 marzo 2009. Depositato in Cancelleria il 9 aprile 2009. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 25 mag. - (Adnkronos) - "Per passare dalla moratoria all'effettiva abolizione della pena di morte, potra' essere necessaria una nuova risoluzione dell'Onu che rilanci solennemente il tema del rispetto della vita in tutte le circostanze". Lo ha affermato il vicepresidente del Csm Nicola Mancino intervenendo al Forum internazionale sulla pena capitale che si svolge oggi a Roma e che riunisce i ministri della Giustizia di diversi Stati esteri. Mancino ha sottolineato come le statistiche dimostrano che "aumenta il numero degli Stati che hanno abolito il diritto o di fatto la pena capitale, ma oggi tuttavia la mano del boia non si ferma"; inoltre il numero due di Palazzo dei Marescialli ha aggiunto che l'Italia in prima linea e l'Europa si sono distinte per il ruolo avuto nella sospensione e nella definitiva abolizione della pena di morte dagli ordinamenti giuridici.

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PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU (sezione: Giustizia)

( da "Adnkronos" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

PENA DI MORTE: MANCINO (CSM), SERVE NUOVA RISOLUZIONE DELL'ONU commenta 0 vota 0 tutte le notizie di CRONACA ultimo aggiornamento: 25 maggio, ore 12:19

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LA CONDIZIONE, IN UNA DISPOSIZIONE TESTAMENTARIA, CHE SUBORDINI LA EFFICACIA DELLA STESSA ALLA CIRCO... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 25-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (City)) (Mattino, Il (Avellino)) (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino, Il (Salerno))

Argomenti: Giustizia

La condizione, in una disposizione testamentaria, che subordini la efficacia della stessa alla circostanza che l'istituito contragga matrimonio, è contraria alla esplicazione della libertà matrimoniale garantita dalla Costituzione con gli art. 2 e 29. L'importante principio è stato affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza 15 aprile 2009 n. 8941, ha dichiarato la invalidità, considerandola come non apposta, di una clausola testamentaria così formulata: «Qualora al momento dell'apertura della mia successione mio figlio Biagio non si sarà risposato, ad esso lascio, in sostituzione della legittima a lui spettante per legge, l'usufrutto generale vitalizio della suddetta casa di via Montecelso, nonché di tutti gli altri miei beni ad eccezione della casa di Castiglione della Pescaia, come sopra attribuita a mia figlia Antonia, alla quale sarà devoluta anche la nuda proprietà degli altri beni, in considerazione del fatto che essa è madre di due figli». Le ragioni. Il diritto di contrarre matrimonio, che discende direttamente, oltre che dall'art. 2, anche dall'art. 29 della Costituzione, è espressamente enunciato nell'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e nell'articolo 12 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, resa esecutiva in Italia con la legge 4 agosto 1955, n. 848 (ed, oggi, anche dall'articolo 9 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000). Il vincolo matrimoniale è, e deve rimanere, frutto di una libera scelta autoresponsabile, attenendo ai diritti intrinseci ed essenziali della persona umana e alle sue fondamentali istanze, e pertanto si sottrae a ogni condizionamento, anche indiretto (Corte costituzionale, sent. n. 1 del 1992; sentt. n. 450 del 1991 e n. 189 del 1991). Nella scelta, dunque, non deve sfavorevolmente incidere alcunché di estraneo, al di fuori delle sole regole, anche limitative, dell'istituto. Né vale opporre il rilievo secondo cui la condizione testamentaria non sarebbe idonea a ledere la libertà personale dell'istituito, che rimarrebbe arbitro delle scelte fondamentali della propria vita, cui potrebbe, al più, conseguire la mancata attribuzione patrimoniale. Invero, la pur indiretta coartazione della volontà reca, di per sé, vulnus alla dignità dell'individuo, nella misura in cui l'alternativa di fronte alla quale lo colloca la apposizione, da parte del testatore, della condizione testamentaria possa indurlo, con la prospettiva di un vantaggio economico, ad una opzione che limita la libera esplicazione della sua personalità.

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Procreazione assistita, i Centri firmano il protocollo comune di comportamento (sezione: Giustizia)

( da "SaluteEuropa.it" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

25/05/2009 Procreazione assistita, i Centri firmano il protocollo comune di comportamento Un comportamento comune per aiutare la coppia ad raggiungere il risultato. Quando "risultato" significa diventare genitori. Con la recente sentenza della Consulta che ha cambiato prospettiva alla Legge 40, SISMER -Società italiana di Studi di Medicina della Riproduzione- si è fatta promotrice di un tavolo di lavoro tra centri pubblici e privati per arrivare a definire un protocollo comune di comportamento sul quale operare e lavorare e, tra un anno, confrontarsi. Il documento, che è stato sottoscritto ieri, domenica 24 maggio, ha visto l'adesione di oltre 40 centri di PMA distribuiti in tutta Italia. «La sentenza della Corte Costituzionale ha introdotto nuovi elementi nell'applicazione coerente della Legge 40 : con estrema chiarezza(e senza quindi possibilità di diverse interpretazioni) , ha eliminato le rigidità e le direttive sanitarie pre-costituite imposte dalla legge 40. Da oggi anche i trattamenti per la infertilità possono riacquistare la dignità di ogni procedura medica : impostare un percorso terapeutico personalizzato." Concordando sulla necessità di offrire alle coppie il massimo dell'efficacia terapeutica ed il minimo dei rischi per la salute, di contenere al massimo la creazione di embrioni in eccesso, e quindi la loro crioconservazione, e di tutelare la salute dei nascituri, limitando le gravidanze multiple, i centri hanno deciso di allinearsi ad un comune comportamento nel proporre alla coppia un piano terapeutico individualizzato per quanto riguarda il numero di ovociti da inseminare ed il numero di embrioni da trasferire nell'utero della paziente», si legge nel protocollo che prevede tra un anno un momento di valutazione dei risultati raggiunti. In concreto, le coppie quindi saranno valutate secondo una "griglia" che tiene conto dell'età della donna, della qualità del liquido seminale, di precedenti fallimenti e del tipo di risposta ovarica. L'elaborazione di questi dati potrà dare indicazioni sul numero degli embrioni da formare. rande importanza torna ad assumere la componente qualità del centro e il suo adeguamento alle direttive europee per quanto riguarda gli aspetti strutturali ed organizzativi. "La prassi della procreazione assistita è radicalmente cambiata dal 2004 ad oggi afferma Ferraretti - le principali linee di innovazione internazionali hanno portato ad una maggiore modulazione e personalizzazione delle terapie tendenti a migliorare la qualità embrionaria, più che la quantità. In alcuni Paesi c'è un tasso di gravidanza cumulativo doppio rispetto a quello italiano. Lo sforzo che facciamo all'interno del nuovo scenario normativo ci porterà a ridurre la distanza con l'Europa". Il percorso intrapreso con la firma del protocollo porterà ad uno sviluppo della scienza medica in Italia tutelando la salute della donna e del nascituro - commenta Luca Gianaroli, presidente eletto della Società Europea di Riproduzione umana e di Embriologia -ESHRE. Non saremo più uno dei fanalini di coda dell'Europa".

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Turchia/ Ex vice premier Sener fonda nuovo partito centrista (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Abdullatif Sener scende in campo. Dopo mesi di attesa, oggi l'ex vice premier turco si recherà al ministero dell'Interno per registrare ufficialmente il suo nuovo partito, a cui stava lavorando ormai da diversi mesi. Nessun indiscrezione sul nome e sul simbolo. Per il momento si sa soltanto che sarà una formazione di centro, gradita a una parte di mondo economico e con l'obiettivo di strappare voti al partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), di orientamento islamico moderato e che guida attualmente la maggioranza in Parlamento. Sener conosce molto bene il premier turco Recep Tayyip Erdogan e la sua squadra. Nel primo governo Erdogan, dal 2002 al 2007, aveva ricoperto infatti con successo il ruolo di vice premier con delega all'economia. Nel 2007 uscì dall'Akp, con grande sorpresa non solo dell'opinione pubblica, ma del partito stesso e decise di tornare all'insegnamento abbandonando la politica attiva. Voci vicine all'Akp dicono che Sener fosse in contrasto con il premier Erdogan soprattutto su alcuni temi economici come il progetto del Galata Port di Instanbul. Erdogan, pur di non lasciarlo andare gli aveva anche proposto la candidatura alla presidenza della Repubblica, poi conquistata da Abdullah Gul, ma Sener rifiutò decisamente. La nascita del nuovo partito era prevista già l'anno scorso quando tutto il Paese era certo che la formazione di maggioranza sarebbe stata chiusa dalla Corte Costituzionale per attività anti laiche. Ma la suprema Corte decise diversamente, l'Akp rimase in vita e Sener si prese altro tempo per pensare al suo nuovo partito. La notizia arriva in un momento di crisi per l'Akp, dopo il recente tonfo alle elezioni amministrative in cui ha perso l'8 per cento dei consensi e un rimpasto di governo che ha ricevuto più critiche che elogi.

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Il commissario Vernizzi fa i conti: È costato oltre un miliardo di euro (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il commissario Vernizzi fa i conti: «È costato oltre un miliardo di euro» Lunedì 25 Maggio 2009, Mogliano Veneto NOSTRO INVIATO Ma quanto è costato il Passante di Mestre? In una giornata in cui ammette che la realizzazione è ormai conclusa («Sì, oggi possiamo dire che siamo arrivati alla fine»), l'ingegnere Silvano Vernizzi (nella foto), commissario straordinario dell'opera pubblica più imponente conclusa a Nord Est negli ultimi decenni, accetta di fare due conti. È il consuntivo del Passante di Mestre. Si può conoscere quanto è stato sborsato? «La cifra finale è di 980 milioni di euro, più Iva». Ai 980 milioni, quindi, se ne devono aggiungere all'incirca altri 196, il che porta l'impegno totale a 1.176 milioni di euro? «Esatto, questo è il conto finale». Ma la cifra iniziale era di poco superiore ai 500 milioni di euro. «L'aggiudicazione dell'appalto ad Impregilo fu pari a 540 milioni di euro. In realtà già allora il costo totale del progetto era di 750 milioni di euro, perchè bisognava conteggiare altre voci, ad esempio gli espropri dei terreni». Da quella previsione di spesa si è cresciuti di altri 230 milioni di euro. Perchè? «Un primo ritocco ha comportato un incremento di 60 milioni di euro, una revisione in corso d'opera, a favore di Impregilo». E gli altri milioni? «Avevamo una previsione di 50 milioni di euro per gli espropri dei terreni. Ma la spesa totale è stata in realtà di 150 milioni di euro, dettata anche dalla volontà di evitare ricorsi. Possiamo dire che nessuno ci ha rimesso, nè i Comuni, nè i singoli cittadini. E abbiamo applicato per primi in Italia il meccanismo del pagamento delle abitazioni a valore di mercato e non di esproprio. Un criterio che solo in seguito è stato riconosciuto come giusto dalla Corte Costituzionale». Eventuali ricorsi avrebbero rallentato o forse addirittura bloccato l'iter realizzativo dell'opera. Gli ultimi 70 milioni in aumento? «Riguardano il costo per lo spostamento di servizi, ad esempio il gasdotto che viene da Kiev». Con l'inaugurazione del nuovo casello di Mogliano e con il collegamento tra Passante a A27 in entrambe le direzioni, che cosa prevede il cronoprogramma per poter sostenere che l'opera è conclusa? «Mancano ancora due caselli. Quello di Spinea verrà ultimato per fine giugno. Per il casello Martellago-Scorzè occorrerà attendere ancora un anno». C'è anche una "bretellina" richiesta dai pendolari di Mogliano. «Occorre un po' di pazienza fino a settembre e consentirà a chi utilizza la A27 di uscire a Mogliano, anzichè, come accade oggi, al casello di Preganziol». G. P.

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Montegrappa - Virtus CSM Farra 2-0 (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Montegrappa - Virtus CSM Farra 2-0 Lunedì 25 Maggio 2009, GOL: pt 20' Meneghin, 30' Binotto. MONTEGRAPPA: Codemo, De Martin, Pandolfo, Gatto, Zen, Bandiera, Galanti, Sartori (st 20' Merlo), Sartor (st 28' Bordin), Meneghin, Binotto (st 35' Cervo). All. Prosdocimo. VIRTUS COL SAN MARTINO: Gosetto, Meneghin (st 32' Zandonà), Gallon (st 12' Tonon), Ma. Mognon, Nardi, Busetti, Vassalli, Baratto, E. Simoni, Puppetti, Bittante (st 30' Di Girolamo). All. Roberto Mognon. ARBITRO: Rossa di Castelfranco. NOTE: espulsi Marco Mognon per fallo da dietro e Enrico Simoni per doppia ammonizione. Apre la strada del successo della compagine del Crespano un eurogol di Meneghin. Poi i locali vivono di rendita grazie anche alla superiorità numerica per le due espulsioni di Mognon e Simoni.

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Berlusconi alla Cnn. 20 minuti a tutto campo. Su Noemi spiegherò (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Berlusconi alla Cnn. 20 minuti a tutto campo. Su Noemi spiegherò 25-05-2009 ROMA. Giornali, giudici e sinistra mi attaccano in tutti i modi, ma gli italiani sono con me. E lo resteranno anche in futuro. E' l'immagine di sé che Silvio Berlusconi offre alla Cnn, che lo ha intervistato sabato a Palazzo Grazioli (un'ampia sintesi è andata in onda stamattina, il testo integrale è stato diffuso da Palazzo Chigi). Venti minuti a tutto campo, dalla fiducia in Angela Merkel per l'affare Fiat-Opel al G8 dell'Aquila, dalla crisi dell'economia all'Iran ai detenuti di Guantanamo, dalla politica dell'immigrazione alla finale di Champions League. Ma soprattutto affrontando i temi bollenti che lo riguardano: il processo Mills e il caso Noemi. Berlusconi spiega, racconta, illustra al pubblico televisivo americano la sua verità sull' Italia. Non si stanca di fare esempi ed entrare in particolari. NOEMI - "Mi accusano di aver mentito? Reagirò, spiegherò esattamente la situazione e avrò ancora tutti gli italiani con me; e un'altra volta quest'accusa sarà un boomerang per chi me l'ha rivolta". "Non c'é nulla di nulla che sia minimamente negativo; abbiamo chiarito la situazione e ancora di più la chiariremo in futuro, anche se all'inizio non ho voluto si entrasse nei rapporti tra me e questa famiglia perché fanno parte della mia vita privata, hanno diritto alla privacy e segretezza". "E' indegno il comportamento di chi entra in una vicenda privata per farne motivo di attacco politico". MILLS - "Una sentenza scandalosa. I giudici di sinistra l'avevano scritta prima del processo". "Questi non sono giudici, ma militanti politici che usano il potere giudiziario a fini di lotta politica. Ma gli italiani sono con me, perché hanno visto le precedenti situazioni in cui in ogni campagna elettorale i giudici, che in Italia sono chiamati toghe rosse, sono entrati in campo e hanno cercato di farmi del male". FIAT - La scelta del governo tedesco per la Opel sarà "oggettiva", senza "motivazioni di antipatia" verso una o l'altra azienda. "Non ne ho parlato con la Merkel. Non voglio interferire. Ma la conosco e so che le varie offerte saranno esaminate oggettivamente, escludo che possano esservi motivazioni di antipatia. Faranno la scelta che sembrerà loro migliore per la Opel". CRISI - E' "grave, profonda, anche estesa nel tempo". Ma per "gran parte" ha una causa "psicologica". Per questo, "i governi devono tutti cercare di diffondere sentimenti positivi", di "fiducia e ottimismo". E se "la paura c'é ancora", Berlusconi ritiene che, "ad esempio in Italia", sia colpa "dei media e soprattutto della sinistra, che cantano ogni giorno la canzone del pessimismo e del catastrofismo: è contro l'interesse del Paese, di tutti noi e anche contro il loro. Ma purtroppo continuano a comportarsi così". G8 - Dovrà portare a un "Global Legal Standard": una sorta di "codice", nuove regole e controlli per finanza e economia, ma senza "passare a un'eccessiva presenza e controllo" sul mercato. Per Berlusconi, comunque, la principale importanza del G8 sta nel mettere a stretto contatto per tre giorni i leader dei Grandi Paesi: "Lì si formano cordialità e amicizie". Anche per questo il G8 "non deve essere riassorbito dal G20". IRAN - Con la Cnn, Berlusconi è prodigo di complimenti per Barcak Obama: "Non ha sbagliato una sola mossa in politica estera", dice rispondendo a una domanda sull'Iran. "L'Italia vuole il dialogo, ma con tempi certi. Bisogna tentare di far ragionare il governo iraniano", come nel caso della missione, poi cancellata, del ministro Frattini a Teheran. "Non possiamo accettare che l'Iran si doti di una bomba nucleare. Anche in questo caso, se ci viene chiesto, cercheremo di essere utili". GUANTANAMO - L'Italia non esclude di accettare detenuti di Guantanamo, "farà il possibile per fare una cortesia agli Usa", ma il problema non è ancora stato affrontato dal governo e l'intenzione è di comportarsi "come gli altri Paesi europei" e "in base alle nostre leggi". IMMIGRAZIONE - L'Italia si comporta "come gli Stati Uniti e tutti i paesi normali", secondo "le direttrici europee". "Solo che adesso qui è venuto di moda attaccarci, sempre da parte dell'opposizione e dei suoi giornali che fanno di questo un problema diverso da quello che è realmente, e i giornali stranieri continuano a seguirli". CHAMPIONS - Né un pronostico ("nel calcio il 50% dipende dalla fortuna") né una dichiarazione di tifo ("nella mia condizione non posso"), ma un grave rammarico: che la finale di Roma si svolga senza il Milan, "la mia squadra, quella che nella storia del calcio ha vinto il maggior numero di coppe internazionali. Ora sta arrivando solo seconda in campionato anche per la lontananza del presidente, ma conto di riportarla sù".

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##Ucraina/ Yushchenko rilancia allarme crisi: Fino a -23% (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 25-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Crolla, tracolla, va a picco il Pil ucraino, e si innalza il livello - già oltre la soglia d'allarme - di scontro politico. Il presidente Viktor Yushchenko ha annunciato che l'economia dell'Ucraina potrebbe registrare una contrazione di oltre il 20% nel primo trimestre del 2009, anno su anno. Previsione che lancia assieme a nuove critiche alla premier-rivale Yulia Tymoshenko, pur senza citarla. "Non è stata presa alcuna misura efficace", ha detto il capo di Stato, il governo si limita "ad attendere, tre, quattro mesi, e magari la crisi rallenterà". Ma il fatalismo dell'esecutivo minaccia serie conseguenze, secondo Yushchenko: se non si procede a una revisione del bilancio "si rischiano ritardi nei pagamenti dei salari pubblici e delle pensioni". Insomma, il grande malato della cosiddetta 'Nuova Europa' potrebbe scivolare dalla crisi economica in una pesante crisi sociale, mentre ai vertici non si fa che litigare. E tra dispute e previsioni passano in secondo piano quelli che molti economisti ritengono i primi segnali di ripresa. Per il primo trimestre, viene anticipato un calo del 20%, vedi fino al 23% del Pil", ha annunciato Yushchenko, secondo l'agenzia Interfax, a un forum economico a Kiev. Dati da brivido, che hanno richiamato una precisazione dell'ufficio presidenziale - "si tratta solo della stima sul primo trimestre" - ma che confermano le aspettative di agenzie e tecnici indipendenti, dopo il -8% registrato nell'ultimo trimestre del 2008. Il capitombolo viene spiegato con l'estrema dipendenza del Paese ex sovietico dalle esportazioni metallurgiche e chimiche, stoppate dalla crisi globale. Nel primo trimestre dell'anno in corso, la produzione industriale è crollata del 32% rispetto allo stesso periodo 2008. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha concesso un prestito anti-crisi da 16,5 miliardi di dollari, rilanciato dopo una pausa di riflessione sulla capacità ucraina di rispettare le richieste Fmi, quantomeno in termini di bilancio. Il Fondo prevede una recessione a -8% a fine anno e la Banca mondiale scommette piuttosto su un -9% del Pil. Le vedette nazionali sono anche più pessimiste: la società di consulting Dragon Capital stima per fine anno un -12,5% e l'Istituto Internazionale di Ricerche Politiche (ICPS) -14%. Entrambi credono, però, nella vera ripresa per il 2010, nell'ordine di un +3-4% del Pil. Al di là delle nerissime previsioni, a far sperare che il peggio sia passato ci sono flebili segnali di rianimazione dell'economia. Malgrado il crollo su tre mesi, le esportazioni chimiche e metallurgiche sono aumentate del 21 e 16% da febbraio a marzo. La valuta nazionale, la grivna, svalutatasi di circa il 40% dall'inizio della crisi, si è stabilizzata. Il cambio con il dollaro oscilla ora attorno a quota 7,5, decisamente meglio rispetto a dicembre (9 grivne per un dollaro) ma ancora molto peggio dello scorso settembre (5 per un Usd). Tuttavia i consumatori sono in qualche modo rassicurati, e l'indice di fiducia, segnala sempre l'ICPS di Kiev, è risalito a 65,5 punti dalle buie profondità di gennaio, quando ha toccato il record negativo di 41,8 punti. "Certamente vediamo una tendenza alla stabilizzazione, con la ripresa della produzione di acciaio e previsioni di un ottimo raccolto quest'anno", sintetizzava all'inizio di maggio al Financial Times il consigliere presidenziale Oleksandr Shlapak. Ma il presidente non sembra affatto convinto. Oggi, davanti agli imprenditori nazionali, ha lamentato l'inefficienza del sistema ucraino, particolarmente penalizzante per le piccole e medie imprese. Ed è sembrato parlare non solo di economia quando ha detto "il sistema decisionale va rivisto, e lo si può fare solo con misure radicali". In contrastocon l'ex alleata 'arancione' Tymoshenko praticamente su tutto, Yushchenko sa bene di non avere molte chanche alle prossime presidenziali, che - secondo il verdetto della Corte costituzionale da lui richiesto - si terranno a gennaio 2010. Ma al presidente non va proprio giù il disgelo tra la premier e il collega russo Vladimir Putin e neppure la prospettiva di un patto 'contro natura' con il partito filorusso di Viktor Yanukovich, per spartirsi presidenza e guida del governo. Su questo doppio binario, dalla scorsa estate i litigi sono diventati endemici, e la crisi li ha aggravati, con il presidente e la premier sempre parlare due lingue diverse, con diversi argomenti. Evasiva sulla necessità di rivedere il bilancio, aumentando la previsione di spesa per assicurare salari e stipendi (cosa che non piacerebbe al Fmi), Tymoshenko resta vaga su molti dossier scottanti. Su quello del gas russo in particolare. Di fronte ai moniti di Putin e del presidente Dmitri Medvedev sulla possibilità di "una nuova crisi", la premier replica che "è possibile trovare un accordo" e non molto altro. Il suo consigliere Aleksandr Gudyma fa notare oggi dalle pagine del quotidiano russo Vedomosti che Mosca non esclude di finanziare in parte un credito per garantire le forniture di metano e auspica che si potrà evitare una "nuova guerra" del gas. Secondo Putin, a Kiev servono 4, 4,8 miliardi di dollari per pagare i 15-19,5 miliardi di metri cubi di gas russo che già dovrebbe essere in via di stoccaggio per il prossimo inverno. Il premier russo - che ha respinto la richiesta ucraina di un prestito di 5 miliardi di dollari - ha sostenuto che a Bruxelles di stanziare soldi per Kiev non ne vogliono proprio sapere. Vedomosti oggi rivela una imminente missione della Tymoshenko nella capitale europea: sperando in una smentita delle dichiarazioni di Putin.

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