CENACOLO  DEI COGITANTI

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CRONOLOGICA


Report "Giustizia"   22-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

SERIE D Sanvitese - Jesolo (Frizza di Perugia) ( da "Corriere delle Alpi" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Montali di Treviso) Castion Loria - Fiori Barp (Mirarco di Treviso) Virtus Csm - La Sernaglia (Moretti di Treviso) Foen - Tegorzo (Palmieri di Conegliano) Classifica: Cisonese 51; Montegrappa 47; Caerano, Bessica 46; Sp Calcio 40; Virtus Csm 36; Tegorzo 31; Juventina, Union Maser 28; Foen 26; Agordina 22; Castion Loria, La Sernaglia 21;

Cronaca nera? Sì, ma non troppo ( da "Giornale di Brescia" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: giudice della Corte costituzionale, di Gianna Schelotto, psicologa e scrittrice e di Cipriana Dall'Orto, codirettore di «Donna Moderna». A condurre la discussione, Mariano Sabatini, giornalista e scrittore, critico televisivo di «Metro» e «Radio Capital». Il talk show è partito da una domanda: cosa significa «ma non troppo»?

Eccellenza: Vedelago-Giorgione, un derby classico Promozione: Vittorio ultimo ostacolo per l'Opitergina ( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm Resana-San Giuseppe; Vidor-Fanzolo; Sant'Antonino-Fontane; Padernello-Milan Guarda; Rovere-Postioma; Vedelaghese-Valdosport; Sangiorgese-Evolution Team; Staffolo-Morosini Biancade; Zensonese-Torre Mosto; Real Stroppari-Union 98; Eagles Pedemontana-San Pietro Rosà.

Doppio canone, Zugno nella bufera ( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dopo che a ottobre la Corte costituzionale ha sancito che i cittadini che non sono allacciati al depuratore comunale non devono più pagare - come è successo per molti anni, fino ad oggi - il servizio. A Mauro non va giù che, presentando i moduli alla stampa supportato dalla Corte dei conti, Zugno abbia detto che il rimborso salta per chi ha perso le vecchie ricevute.

Quando la giuria siede in poltrona ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Un giudice della Corte costituzionale, una conduttrice tv, una psicologa e la direttrice di un «femminile» a confronto sui processi celebrati dai media Quando la giuria siede in poltrona di Mimmo Varone Un fatto: il crimine affascina e i media ci si buttano a capofitto.

verbali sull'inchiesta rifiuti vertice della giunta anm ( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non condivisa dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, di stralciare sette posizioni (fra le quali quella del prefetto Alessandro Pansa) dall´elenco delle richieste di rinvio a giudizio. Il Csm dovrà decidere se lo stralcio vada considerato una revoca, come sostenuto dai due pm, oppure no come ritenuto dal procuratore. (d.d.p.)

centro oli, in piazza contro la regione ( da "Centro, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: corte costituzionale. «Siamo fortemente preoccupati dell'immobilismo della giunta regionale e del suo presidente, Chiodi, sulla spinosa questione della trasformazione dell'Abruzzo in regione petrolifera», precisa il presidente del comitato Natura verde, Giusto Di Fabio, «sono passati inutilmente i 45 giorni utili per fare una qualsiasi opposizione o un emendamento alla impugnativa

Â<Interessi economici dietro i silenzi del presidente ChiodiÂ> ( da "Tempo, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fatto scadere i termini processuali stabiliti per la costituzione in giudizio della Regione nel ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge "blocca Centro Oli", promosso dal Governo Berlusconi. Il Governo - ricorda Acerbo - presentò a metà dicembre il ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge regionale n 14 del 15 ottobre 2008 che bloccava l'insediamento del Centro Oli».

piano casa, la toscana si ribella ( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a Palazzo Panciatichi si sta studiando come neutralizzare la strategia berlusconiana di rimessa in moto dell´economia in deroga agli strumenti urbanistici. L´assessore all´urbanistica Riccardo Conti annuncia che solleverà l´eccezione di costituzionalità davanti alla Corte costituzionale: «Andremo al conflitto istituzionale», ha dichiarato. CARRATU´ A PAGINA II

la regione contro il governo "ricorso alla corte costituzionale" - maria cristina carratu' ( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ricorso alla Corte costituzionale" L´assessore Conti: pronti a una nostra legge che contrasti quella nazionale Il piano casa "Ci aspetta un anno di condono preventivo, un vero assalto alla diligenza" MARIA CRISTINA CARRATU´ PIANO CASA II, la contromossa. Mentre gli uffici tecnici di Comuni e Regione cercano di capire cosa sta per abbattersi anche sulla Toscana,

<Basta sconti ai killer> ( da "Secolo XIX, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: per gli omicidi del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet, attacca a sua volta lo sconto di pena sull'abbreviato («A me appare una violazione gravissima dell'articolo 3 della Costituzione, dove si dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge»), l'ex pm torinese Bruno Tinti ha compilato un piccolo vademecum.

Andry Rajoelina giura tra le critiche È il presidente più giovane d'Africa ( da "Riformista, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale gli ha dato ragione consentendogli di assumere una posizione per la quale, in teoria, non si potrebbe concorrere con meno di 40 anni di età. Ieri il leader dell'opposizione ed ex dj, giunto nel 2007 sulla scena politica dal nulla diventando a sorpresa sindaco della capitale Antanarivo con una campagna elettorale diretta ai giovani e condotta a forza di concerti

PESCARA - Continua la polemica sul Centro Oli di Ortona: ieri il consigliere regionale di Rifondazio... ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Abruzzo nel ricorso promosso dal Governo alla Corte costituzionale contro la legge cosiddetta "blocca Centro Oli". Acerbo accusa Chiodi di avere «pugnalato alle spalle gli abruzzesi» e di «aver anteposto la fedeltà a Berlusconi rispetto agli impegni verso gli abruzzesi». Secondo quanto affermato da Acerbo, il governatore si è reso protagonista di «un tradimento verso gli abruzzesi,

I miei anni con Falcone ( da "Nuova Ferrara, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il vicepresidente del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) Nicola Mancino si è detto nei giorni scorsi contrario al ritorno in magistratura di coloro che hanno fatto parte del Parlamento, o che comunque in qualche modo hanno fatto politica a certi livelli.

Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta ( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi offre ai cacciatori di Veneto e Lombardia, la possibilità di continuare a cacciare specie protette grazie a leggi regionali. (E le multe europee le pagheremo noi, comuni mortali senza doppietta). I cacciatori potranno usare come esche civette legate per le zampe e le ali,

Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta ( da "Giorno, Il (Milano)" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi offre ai cacciatori di Veneto e Lombardia, la possibilità di continuare a cacciare specie protette grazie a leggi regionali. (E le multe europee le pagheremo noi, comuni mortali senza doppietta). I cacciatori potranno usare come esche civette legate per le zampe e le ali,

La candidatura di De Magistris alle Europee è la prova eclatante che la magistratura non è... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 22-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alla richiesta di aspettativa, il Csm dovrebbe rispondere con la radiazione o la cancellazione dai ruoli. Questo è un appello anche al Capo supremo dell'organo, che è il presidente della Repubblica. Se ciò non dovesse avvenire, in che cosa deve ancora credere il povero cittadino italiano?

Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi offre ai cacciatori di Veneto e Lombardia, la possibilità di continuare a cacciare specie protette grazie a leggi regionali. (E le multe europee le pagheremo noi, comuni mortali senza doppietta). I cacciatori potranno usare come esche civette legate per le zampe e le ali,

E VAI CON LA LEPPA! IL SARDO-MASOCHISTA SORU LIQUIDA TUTTO: TISCALI E "L'UNITÀ" CRISI: "NON POSSO PIÙ PORTARE AVANTI DA SOLO QUESTA ESPERIENZA. HO BISOGNO DI AIUTO" "NON HO PERSO C ( da "Dagospia.com" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rimborsato quando la Corte Costituzionale decise che la tassa, così come era stata disegnata, non andava bene perché non applicata ai residenti. In realtà penso sia più facile conquistare il consenso sciupando denaro pubblico che non risparmiandolo. E difficile accettare una penalizzazione personale, anche piccola, in cambio di una grande opportunità per tutti sul lungo termine.

Sospeso sit-in di domaniall'Azienda ospedaliera ( da "Sicilia, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ordine giudiziario decretata dal Csm il 7 luglio dello scorso anno. Un provvedimento, quest'ultimo, impugnato in Cassazione dove - nei giorni scorsi - il sostituto Pg Marco Pivetti ha chiesto di confermare la decisione disciplinare adottata dal Csm quasi un anno fa. Per ul Pg Pivetti, un magistrato che impiega 8 anni per scrivere una sentenza,

Quando ho ucciso Federica ero ubriaco e drogato ( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 22-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: Non avvenisse - parole del legale - si proporrà un ricorso alla Corte Costituzionale per disparità di trattamento dei cittadini italiani». Intanto prosegue a pieno ritrmo l'attività dell'associazione Per Federica-Onlus che per luglio sta organizzando un concerto con i Tiromancino ed una manifestazione in memoria di Federica.

Opitergina - Vittorio Veneto e il derby della Castellana ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Maser-Caerano: Voltarel (Tv), Virtus Csm Farra-La Sernaglia: Moretti (Tv), Castion-Fiori Barp: Mirarco (Tv), Juventina-Altivolese: Tasca (Tv), Lentiai-Bessica: Di Filippo (Tv), SP-Cisonese: Montali (Tv), Montegrappa-Agordina. Gir. R. Sarmede-S. Lucia Mille: Faraon (Co), Vazzolese-Piave: Grando (Co), Cadore-Francenigo: S.

CASA/ MARTINI: SE GOVERNO INSISTE COSÌ NOI RICORRIAMO A CONSULTA ( da "Wall Street Italia" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: urbanistiche facendo ricorso contro il provvedimento alla Corte Costituzionale; vedremo mercoledì, nella conferenza Stato-Regioni". Secondo Martini, che ha annunciato una controproposta "per fluidificare ulteriormente le procedure", il Piano così come si presenta oggi è "un caos nel quale, se tutti potranno fare ciò che vogliono, vi saranno anche persone che vedranno lesi i propri diritti"

GERARDO AUSIELLO AL POSTO DI MONTEMARANO, IO MI SAREI GIà DIMESSO . È IMPIET... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 22-03-2009) + 3 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: articoli del suo Piano ospedaliero approvato dal consiglio regionale - spiega - sono stati impugnati dal governo davanti alla Corte costituzionale. Peraltro la manovra è considerata inadeguata perché non garantisce i risparmi necessari». Quanto ai beni delle Asl «la finanziaria regionale approvata a fine 2008 contiene l' articolo 25, comma 2, che voleva impedirne il pignoramento.

LEANDRO DEL GAUDIO SULLO STRALCIO DEL PROCESSO ECOBALLE SI MUOVE ANCHE L'ANM. LU... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 22-03-2009) + 4 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: specie in una vicenda in valutazione dinanzi al Csm. Occorre prudenza per non ingenerare l'idea di un conflitto interno alla magistratura, oltre a rispettare le regole della democrazia». Intanto, sale l'attenzione sul processo alla gestione delle ecoballe, quello dello stralcio di sette indagati, tra cui gli ex commissari Catenacci, Bertolaso e Pansa.

La riforma La legge Galli del 1994 stabilisce che il servizio idrico viene pagato con una tariffa... ( da "Stampa, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Consulta Nell'ottobre 2008 la Corte Costituzionale dichiara illegittima la legge del 1994. Il Parlamento Una legge del febbraio 2009 limita i rimborsi ai cittadini: basta che i Comuni abbiano predisposto progetti per evitare i risarcimenti.

[FIRMA]GIUSEPPE SALVAGGIULO TORINO Nel Paese del diritto storto, se l'acqua non viene dep... ( da "Stampa, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E poi alla Corte Costituzionale. Che infine risponde: «L'obbligo di pagamento non correlato al servizio è illegittimo». Niente depuratore, niente bolletta. La legge era del 1994, la sentenza della Consulta del 2008. Ma almeno è chiara, anzi limpida come sarebbe l'acqua di mezza Italia se funzionassero i depuratori.

La sorpresa Arriva la norma: non vanno restituiti i canoni se in Comune giace un progetto non realizzato ( da "Stampa, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: A far pronunciare la Corte Costituzionale. A sollecitare centinaia di ricorsi in tutta Italia. E a costringere il Parlamento a un precipitoso intervento, per salvare gli enti locali e le società private a danno dei cittadini. Tutto per 228 euro. La protagonista di questa storia abita in via Vena della Fossa, la strada intercomunale che separa Gragnano da Castellammare di Stabia.

GIORNATA NAZIONALE UNITALSI. Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono è il ... ( da "Stampa, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: occasione per la consegna del Premio Adriano Vitelli «Laico dell'anno 2008» all'ex Presidente della Corte Costituzionale. SANTI ANGELI CUSTODI. Giovedì 26 alle 21 incontro di preparazione alla Pasqua nella parrocchia santi Angeli Custodi (via San Quintino 37) con l'esegeta salesiano Marco Rossetti sul tema della passione. RELIGIONI AL DIDASKALEION.

Il Parlamento "corregge" la Consulta Si paga anche se il depuratore non c'è ancora ( da "Stampa, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E poi alla Corte Costituzionale. Che infine risponde: «L'obbligo di pagamento non correlato al servizio è illegittimo». Niente depuratore, niente bolletta. La legge era del 1994, la sentenza della Consulta del 2008. Ma almeno è chiara, anzi limpida come sarebbe l'acqua di mezza Italia se funzionassero i depuratori.


Articoli

SERIE D Sanvitese - Jesolo (Frizza di Perugia) (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

SERIE D Sanvitese - Jesolo (Frizza di Perugia) SERIE D Sanvitese - Jesolo (Frizza di Perugia) Chioggia - Montecchio (Pieralisi di Jesi) Bolzano - Pordenone (Ricciardella) Sacilese - Sandonà (Fabbri di Ravenna) Montebelluna - Somma (Rocca di Vibo Valentia) Domegliara - Tamai (Topulli di Milano) Sagittaria Julia - Trento (Giacomozzi di Fermo) Belluno - Union Quinto (Bruno di Torino) Eurotezze - Virtus Vecomp (Chiantini di Pisa) Classifica: Eurotezze 55; Sacilese 52; Union Quinto 50; Domegliara 45; Chioggia 42; Tamai 39; Pordenone 38; Belluno, Sanvitese 34; Virtus Vecomp 32; Sandonà, Trento, Sagittaria Julia 28; Montebelluna, Jesolo 26; Somma, Montecchio 23; Bolzano 18. ECCELLENZA Cordignano - Dolo Riviera (Posado di Schio) Ardita - Feltrese Vedelago - Giorgione (Antonello di Bassano) Marosticense - Liapiave (Bullo di Chioggia) Rossano - Liventina (Moraglia di Verona) Edo Mestre - Ponzano (Zanonato di Vicenza) Adriese - Romano Ezz. (Pozzobon di Castelfranco) Miranese - Union Csv (Pozzato di Bassano). Classifica: Adriese 50; Liapiave, Romano 39; Ardita 38; Edo Mestre 36; Feltrese 32; Giorgione, Miranese 28; Marosticense, Union Csv 27; Liventina, Vedelago, Ponzano 26; Cordignano 25; Rossano 24; Dolo Riviera 23. PROMOZIONE D Cappella Magg. - Cavarzano (Amabile di Vicenza) Villorba - Istrana (Perissinotto di San Donà) Portomansuè - Fontanelle (La Pietra di Portogruaro) Casier Dosson - Gruaro (Sartori di Este) Preganziol - La Marenese (Candeo di Este) Cornuda Crocetta - Luparense (Ferrante di Schio) Opitergina - Vittorio Veneto (Bortoluzzi di San Donà) Libertas Ceggia - Zero Branco (Varotto di Padova) Classifica: Opitergina 56; Vittorio veneto 51; Portomansuè 45; Luparense 39; Cappella Maggiore 38; Cornudacrocetta 37; Cavarzano 35; Gruaro 32; Preganziol 29; Istrana 27; Villorba 25; Zero Branco 23; La Marenese, Fontanelle 20; Casierdosson 16; Libertas Ceggia 8. PRIMA CATEGORIA Carenipi - Alpago (Berto di Bassano) Sedico - Codognè (Tesolin di Portogruaro) Plavis - Fregona (Cagnin di Padova) Nervesa - F.Trevignano (Comune di Portogruaro) Ripa Fenadora - Montello (Vignaga di Vicenza) Ztll Sx Piave - Orsago (Zandinella di Venezia) S.Giorgio - Ponte di Piave (Marzano di Mestre) Godega - Sanfiorese (Schiappa di Treviso) Classifica: Ripa Fenadora 51; Codognè 40; Carenipievigina 37; Alpago 36; Nervesa 34; Sedico, San Giorgio, Montello 33; Sanfiorese, Godega 32; Orsago 28; Fregona 27; Plavis, Ztll Sinistra Piave 24; Fulgor Trevignano 23; Ponte Piave 16. SECONDA CATEGORIA - Q Montegrappa - Agordina Juventina - Altivolese (Tasca di Treviso) Lentiai - Bessica (Di Filippo di Treviso) Union Maser - Caerano (Voltarel di Treviso) Sp Calcio - Cisonese (Montali di Treviso) Castion Loria - Fiori Barp (Mirarco di Treviso) Virtus Csm - La Sernaglia (Moretti di Treviso) Foen - Tegorzo (Palmieri di Conegliano) Classifica: Cisonese 51; Montegrappa 47; Caerano, Bessica 46; Sp Calcio 40; Virtus Csm 36; Tegorzo 31; Juventina, Union Maser 28; Foen 26; Agordina 22; Castion Loria, La Sernaglia 21; Lentiai, Altivolese 20; Fioribarp 15. SECONDA CATEGORIA - R Vitt Sangiacomo - Auronzo (Peruzzo di Bassano) San Michele - Cortina (Toniolo di Bassano) Cadore - Francenigo Fulgor Farra - Gaiarine (Bertin di Bassano) Alpina - Limana (Magro di Conegliano) Vazzolese - Piave (Grando di Conegliano) Sarmede - Santa Lucia (Faraon di Conegliano) Ponte Alpi - Sois (Ceolin di Treviso) Classifica: Santa Lucia 51; Limana, Vazzolese 48; Ponte Alpi 39; Gaiarine 37; Cadore 35; Sarmede, Fulgor Farra 33; Cortina, Vittsangiacomo 28; Auronzo 26; Alpina, Francenigo 25; Piave 24; Sois 14; San Michele 7. TERZA CATEGORIA - A Salce - Arsiè (Edoardo Cargnel) Schiara - Coi de Pera (Marco Zanella) Sospirolese - Mix Esse Elle (Mauro Dazzi) Alpes Cesio - Monte Tomatico Castion - Cornei (Alain De Cian) Sovramonte - San Vittore (Franco Turrin) Classifica: Mix Esse Elle 31; San Vittore 30; Monte Tomatico 23; Coi de Pera 19; Alpes Cesio 18; Sovramonte 16; Arsiè 15; Sospirolese 14; Schiara 12; Castion 11; Salce 7; Cornei 6. TERZA CATEGORIA - B Fortogna - Danta (Daniele Fontanive) Oltrepiave - Comelico 0-5 Claut - Domegge (Alessandro Zanon) Valboite - Ospitale rinviata Longarone - Real Damos (Roberto Simonetti) Valzoldana - Valpadola (Antonio Bassani) Classifica: Ospitale 34; Comelico 31; Longarone 27; Valboite 21; Claut 17; Domegge 14; Fortogna 12; Oltrepiave 11; Danta 10; Valpadola 7; Real Damos, Valzoldana 6. SERIE C FEMMINILE San Martino - Alpago (Moro di Schio) Lido Venezia - Due Monti (Spezzati di Padova) Padova - Musano (Toniolo di Schio) Villanova - Fortitudo Vr. (Aliprandi di S.Donà) Gazzera - Salara (Michielin di Treviso) Castagnaro - San Carlo (Coccio di Chioggia) Keralpen Belluno - Vittorio Veneto (Vaia di Bassano) Classifica: Padova 57; Villanova 53; V.Veneto 45; San Martino 39; Alpago, Lido Ve 37; Keralpen Bl 35; San Carlo 23; Fortitudo Vr 22; Castagnaro 21; Gazzera 18; Due Monti 15; Salara 7; Musano 6. SERIE D FEMMINILE Treporti - Lughetto (Cupri di S.Donà) Favaro - Pedemontana (Dal Gallo di S.Donà) Alpes Cesio - Real Spinea (Cescato di Belluno) Padova (f.cl.) - Maser (Serico di Padova) Passarella - Cadore Riposa: Dynamo Vellai Classifica: Padova (f.cl) 41; Dynamo Vellai 39; Favaro 31; Pedemontana, Passarella 29; Real Spinea 26; Maser 20; Lughetto 18; Cadore 17; Alpes Cesio 6; Treporti 3. (r.f.)

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Cronaca nera? Sì, ma non troppo (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 22/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città Cronaca nera? Sì, ma non troppo Ieri sera il talk show con il giudice Frigo e la psicologa Schelotto Un momento dell'incontro in Camera di commercio Quando l'informazione smette di essere tale e diventa spettacolariz-zazione? Qual è il limite di ingerenza di giornali, televisioni e altri mass media sui grandi crimini di oggi? L'occasione per affrontare questo delicato argomento si è presentata ieri sera con il talk show «Giallo. Nero. Ma non troppo!». Quattro punti di vista si sono confrontati sul palco dell'auditorium della Camera di commercio: quelli di Franca Leosini, giornalista, autrice e conduttrice di «Ombre sul giallo» e «Storie maledette», di Giuseppe Frigo, giudice della Corte costituzionale, di Gianna Schelotto, psicologa e scrittrice e di Cipriana Dall'Orto, codirettore di «Donna Moderna». A condurre la discussione, Mariano Sabatini, giornalista e scrittore, critico televisivo di «Metro» e «Radio Capital». Il talk show è partito da una domanda: cosa significa «ma non troppo»? «Se dare pubblicità (possibilità di presenza del pubblico) ai processi è stato un salto di qualità dell'era moderna, si sta superando ogni limite nel trattare ciò che dovrebbe essere di pertinenza prettamente della giustizia» sostiene Frigo, presentando come esempio di eccesso «l'accanimento con il quale si è cercato di rubare nei giorni scorsi l'immagine del padre-mostro Fritzl. La gente oggi vuole sapere di più, andare oltre il legittimo processo». Gianna Schelotto ha però sottolineato come «dobbiamo chiederci che cosa significhino per noi i grandi crimini, come il caso Annamaria Franzoni. La risposta è che stimolano l'empatia, muovono grandi emozioni e mettono in discussione parti profonde di noi». Il problema è che spesso, come afferma la Leosini, conduttrice di trasmissioni che «iniziano a operare quando la macchina della giustizia si è ormai fermata», «l'imperativo che domina le tv è l'ascolto e l'attenzione del pubblico spesso è colpita più dallo sguardo di Annamaria o dall'acconciatura di Amanda Knox». E «trasmissioni come quelle condotte da Vespa e Mentana hanno insistito troppo senza far uscire notizie» aggiunge Sabatini. Cipriana Dall'Orto sostiene d'altro canto che «giornali e tv non hanno uno scopo pedagogico ma devono informare» e si fida «dell'intelligenza del pubblico, che può scegliere cosa vedere. Se la giustizia è lenta non è colpa dei giornalisti - prosegue -. Anzi i bravi giornalisti sono anche un po' investigatori. Ma un richiamo etico a tutti è doveroso, perché la spettacolarizzazione è da evitare». «Abbiamo a disposizione mezzi potentissimi ma dobbiamo essere noi a condurli e non farci condurre» prosegue la Schelotto tirando le somme, così come Frigo: «L'informazione è importantissima, ciò che va evitato è la spettacolarizzazione». Riguardo alle fiction che trattano di casi reali (per fare due esempi, «Romanzo criminale» e «Il capo dei capi») tutto dipende secondo i protagonisti del talk show «da come le cose vengono raccontate e rappresentate». Tutti d'accordo anche sulla possibilità per i magistrati di scrivere romanzi. «Purché non si descrivano casi reali». Chiara Corti

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Eccellenza: Vedelago-Giorgione, un derby classico Promozione: Vittorio ultimo ostacolo per l'Opitergina (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

DILETTANTI. In Prima rinviata Sedico-Codognè per la morte del giocatore De Nard Eccellenza: Vedelago-Giorgione, un derby classico Promozione: Vittorio ultimo ostacolo per l'Opitergina 24ª giornata, inizio ore 15. Eccellenza. Ardita Moriago-Feltrese; Cordignano-Dolo Riviera, Posado di Schio; Edo Mestre-Ponzano, Zanonato di Vicenza; Marosticense-Liapiave, Bullo di Chioggia; Miranese-Union Csv, Pozzato di Bassano; Rossano-Liventina Gorghense, Moraglia di Verona; Vedelago-Giorgione, Antonello di Bassano. Promozione. Cappella Maggiore-Cavarzano, Amabile di Vicenza; Casier Dosson-Gruaro, Sartori di Este; Cornuda Crocetta- Luparense, Ferrante di Schio; L. Ceggia-Zero Branco, Varotto di Padova; Opitergina-Vittorio Veneto Smc, Bortoluzzi di San Donà; Porto Mansuè-Fontanelle, La Pietra di Portogruaro; Union Preganziol-La Marenese, Candeo di Este; Villorba-Istrana, Perissinotto di San Donà. Prima categoria. Castagnole-Riese Vallà, Tatalo di Portogruaro; Ospedaletto-Caltana, Ferracin di Este; Loreggia-Concordia Fonte, Neri di Vicenza; San Floriano-Campocroce, Maraschin di Schio; Salese-Spineda, Morato di Este; Marghera-Silea, Guzzo di Este; Mazzolada-Pro Mogliano, Callegaro di Padova; Pro Roncade-Noventa P., Guerra di Padova; San Stino-Cessalto, Giacometti di Padova; Careni Pievigina-Alpago, Berto di Bassano; Godega-Sanfiorese, Schiappa di Treviso; Nervesa-Fulgor Trevignano, Comune di Portogruaro; Plavis-Fregona, Cagnin di Padova; Union Ripa-Montello, Vignaga di Vicenza; San Giorgio-Ponte Piave, Marzano di Mestre; Sedico-Codognè, rinviata per lutto; Sinistra Piave-Orsago, Zandinella di Venezia. Seconda categoria. Giovanile Ezzelina-Junior Valbrenta; Salgareda-Gainiga; Gorghense-Treporti; Mignagola-Aurora Treviso Due; Monastier-Marcon; Salvarosa-Paese; Cendon-Campigo; Salvatronda-Casale; Ciprianocatron-Fossalunga; Sant'Elena-Godigese; Treville-Olmi Callalta; Montegrappa-Agordina; Juventina Polaris-Altivolese; Lentiai-Bessica; Union Maser-Caerano; Sp 2005-Cisonese; Castion-Fiori Barp Sospirolo; Virtus Farra-La Sernaglia; Vittsangiacomo-Auronzo; San Michele-Cortina; Cadore-Francenigo; Fulgor Farra-Gaiarine; Vazzolese-Piave; Sarmede-Santa Lucia Mille. Terza categoria. Vallata-Basalghelle; Follinese-Breda; Boccadistrada-Cima Piave; Pro Refrontolo-Feletto; Campolongo-Santa Giustina; Barbisano-Lovispresiano; Ardita Pero-Parè; Tarzo Revine-Suseganese; Volpago-Badoere; San Gaetano-Pederobba; Csm Resana-San Giuseppe; Vidor-Fanzolo; Sant'Antonino-Fontane; Padernello-Milan Guarda; Rovere-Postioma; Vedelaghese-Valdosport; Sangiorgese-Evolution Team; Staffolo-Morosini Biancade; Zensonese-Torre Mosto; Real Stroppari-Union 98; Eagles Pedemontana-San Pietro Rosà. (em. st.)

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Doppio canone, Zugno nella bufera (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Doppio canone, Zugno nella bufera Gli azzurri: assurdo pretendere vecchi cedolini e bollo sui rimborsi «E' scandaloso che per essere risarcita la gente debba esibire le vecchie cedole e che debba pagare pure il bollo». Per una volta, (parte della) destra e sinistra si stringono la mano. Sul doppio canone fognario la tensione è alle stelle nella maggioranza: i forzisti esprimono «forte disappunto» per il comportamento dell'assessore leghista al Bilancio Fulvio Zugno: venerdì ha presentato alla stampa i moduli per il rimborso del doppio canone senza averli prima illustrati alla maggioranza. Non basta: gli alleati speravano almeno che venerdì sera, in commissione, Zugno rimediasse allo sgarbo. E invece l'assessore non si è fatto vedere. Sarà anche per questo, che oggi il capogruppo azzurro in consiglio comunale Beppe Mauro prende nettamente posizione a favore dei cittadini cui spetta il rimborso del doppio canone, dopo che a ottobre la Corte costituzionale ha sancito che i cittadini che non sono allacciati al depuratore comunale non devono più pagare - come è successo per molti anni, fino ad oggi - il servizio. A Mauro non va giù che, presentando i moduli alla stampa supportato dalla Corte dei conti, Zugno abbia detto che il rimborso salta per chi ha perso le vecchie ricevute. E che, beffa sulla beffa, ci sia pure l'obbligo di pagare un bollo sul diritto di rimborso, lo ha detto l'agenzia delle Entrate. «E' ignobile - dice Mauro - che chi ha diritto al rimborso debba pagare il bollo, come riteniamo sbagliato pretendere che la gente, dopo tanti anni, debba esibire le cedole. Faremo il massimo per venire incontro ai cittadini, anche proponendo l'autocertificazione». Interviene sulla faccenda anche Gigi Calesso di Un'Altra Treviso, da sempre in prima linea contro il doppio canone fognario (doppio appunto perchè migliaia di famiglie, per anni, hanno dovuto pagare il servizio di depurazione anche se non erano allacciate alla rete fognaria, più lo svuotamento dei bottini casalinghi). «Verificheremo - dice Calesso - anche a livello legale, alcuni aspetti del meccanismo di rimborso che non ci convincono del tutto: se l'onere della prova - cioè la dimostrazione dell'avvenuto pagamento delle bollette - è effettivamente a carico dell'utente che richiede il rimborso, e se è effettivamente dovuto il pagamento della marca da bollo per la richiesta». (a.z.)

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Quando la giuria siede in poltrona (sezione: Giustizia)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

IL «TALK SHOW». Un giudice della Corte costituzionale, una conduttrice tv, una psicologa e la direttrice di un «femminile» a confronto sui processi celebrati dai media Quando la giuria siede in poltrona di Mimmo Varone Un fatto: il crimine affascina e i media ci si buttano a capofitto. Un rischio: il processo finisce per farsi più nei talk show televisivi o sulle pagine di giornale che nelle aule di tribunale. La soluzione (semiseria ma non troppo): leggere gialli, noir, thriller... S'impara che la verità non è mai quel che appare a prima vista e si sviluppano i necessari anticorpi. Saranno al riparo le giurie, che non si lasceranno influenzare più di tanto, e le nostre menti che non si berranno tutto ciò che passa il convento mediatico. Potrebbe essere l'apologo del talk show offerto ieri sera da «A qualcuno piace giallo» con un poker di «menti lucidissime». Rispondono ai nomi di Franca Leosini, che in tivù conduce con successo «Ombre sul giallo» e «Storie maledette», Giuseppe Frigo primo giudice della Corte costituzionale a salire su un palco noir, Gianna Schelotto psicologa e scrittrice, Cipriana Dall'Orto condirettore di «Donna moderna», che vanta due milioni e mezzo di lettori. Condotti dal Mariano Sabatini critico televisivo di Metro e Radio Capital, nonché giornalista e scrittore. A sollevare il problema, il titolo stesso del «talk»: «Giallo. Nero. Ma non troppo». È proprio quel «Ma non troppo» a tirar dentro pedofilia e stolking, Cogneide e Garlasco show, «giornaliste tuttologhe e psicologi che si distinguono per il colore del golf» nelle «malevole» definizioni di Sabatini. Tuttavia, una volta dentro non si scacciano più e bisogna farci i conti. A VOLER INSISTERE sui fatti, dal problema del «processo parallelo» non si esce. L'uomo di giustizia Frigo non concede molto quando dice che in un giusto processo la presenza del pubblico esercita un controllo sul meccanismo della giustizia. La pura presenza. Basta un applauso, un operatore che zooma sull'imputato o chi altri per condizionare. Figuriamoci il processo che si fa in tivù. Figuriamoci l'assalto dei fotografi, come nel caso del mostro di Vienna costretto a coprirsi il volto con una cartella. «Intollerabile», per Frigo. Tollerabilissimo invece per Dall'Orto, che vuole «guardare in faccia il mostro per cercar di capire cosa c'è dietro». Attenzione «esagerata a volte, come nel caso di mamma Franzoni» per Leosini, abituata per etica professionale a tirar fuori le sue «Storie maledette» solo a processi consumati. E per Schelotto motivo per chiedersi cosa smuovono i grandi crimini dai tempi di Fedra. «Tutti da bambini ci chiediamo se la mamma ci ama, e tutte le mamme hanno momenti di aggressione e odio verso i figli, capire un crimine come quello di Cogne significa capire noi stessi», è la sua risposta. È PUR VERO CHE a volte si esagera. La tivù manipola, l'imperativo dell'audience non ammette deroghe. Quando va bene, il giornalista fa il nocchiero portato dall'onda, come dice Leosini. E tutto questo «va a danno della serietà e giustizia dei processi», sentenzia Frigo. Per trovare tutti d'accordo bisogna che il discorso scivoli sui magistrati-scrittori - di gialli s'intende - di cui ci sono grandi esempi, da Carofiglio a De Cataldo. Il giudice li approva, anzi li ammira, pur chiedendosi dove trovino il tempo. Leosini teme che finiscano per far identificare il caso e non sarebbe giusto, ma con un po' di sapienza si evita. Schelotto si rammarica di non conoscere bene l'arte della scrittura per essere della partita. Perché «anche gli psicologi hanno a che fare con gialli quotidiani». Ed è un muovere a grandi passi verso gli anticorpi. Basta allenare le menti alla scuola di giallo e tutto si risolve, appunto.

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verbali sull'inchiesta rifiuti vertice della giunta anm (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina VII - Napoli Verbali sull´inchiesta rifiuti vertice della giunta Anm La giunta distrettuale dell´Associazione magistrati si riunirà d´urgenza domani per affrontare il caso esploso dopo la pubblicazione dei verbali della seduta del consiglio giudiziario riguardante lo strappo in Procura sulle conclusioni dell´inchiesta rifiuti. Il procuratore generale Vincenzo Galgano aveva criticato aspramente il voto con il quale il consiglio giudiziario aveva deciso di togliere il segreto dagli atti parlando di «irresponsabilità totale». Replica Tullio Morello, presidente della giunta distrettuale: «La vicenda viene avvertita con forte disagio da tutti i colleghi. Le parole del procuratore generale destano sconcerto: non si possono criticare in maniera così dura colleghi che hanno espresso liberamente il loro voto e al consiglio giudiziario va la nostra solidarietà». Aggiunge Morello di comprendere «l´amarezza del pg per aver letto sui giornali un verbale destinato a riflessioni interne. Chi l´ha fatto uscire, e non mi riferisco certo ai giornalisti, è il vero irresponsabile». Il contrasto è nato dopo la scelta del procuratore Giandomenico Lepore, non condivisa dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, di stralciare sette posizioni (fra le quali quella del prefetto Alessandro Pansa) dall´elenco delle richieste di rinvio a giudizio. Il Csm dovrà decidere se lo stralcio vada considerato una revoca, come sostenuto dai due pm, oppure no come ritenuto dal procuratore. (d.d.p.)

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centro oli, in piazza contro la regione (sezione: Giustizia)

( da "Centro, Il" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Nessuna opposizione all'impugnazione del governo della legge che impedisce l'insediamento dell'Eni Centro oli, in piazza contro la Regione Una manifestazione contro l'inerzia del presidente Chiodi ORTONA. Dopo la quiete relativa di questi ultimi mesi su Centro oli e petrolio, il comitato Natura verde torna a far sentire la propria voce e promette di scendere in piazza per una grande manifestazione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è che sono trascorsi i 45 giorni dalla promessa fatta dal governatore, Gianni Chiodi, all'indomani della sua elezione. La Regione avrebbe dovuto mettere in piedi una qualche iniziativa per opporsi all'impugnazione del governo nazionale della legge regionale 14 del 15 ottobre 2008. La norma impedisce di fatto la realizzazione del Centro oli dell'Eni in contrada Feudo fino al 31 dicembre 2009 e sospende anche gli altri progetti di ricerca e coltivazione di idrocarburi in Abruzzo. Attualmente la legge, molto contestata, è sottoposta al giudizio della corte costituzionale. «Siamo fortemente preoccupati dell'immobilismo della giunta regionale e del suo presidente, Chiodi, sulla spinosa questione della trasformazione dell'Abruzzo in regione petrolifera», precisa il presidente del comitato Natura verde, Giusto Di Fabio, «sono passati inutilmente i 45 giorni utili per fare una qualsiasi opposizione o un emendamento alla impugnativa del governo centrale della legge regionale 14 dello scorso 15 ottobre approvata dal consiglio regionale all'unanimità. Questo», aggiunge Di Fabio, «dimostra chiaramente la scarsa sensibilità della giunta regionale e del suo presidente su una materia che investe il 35 per cento del territorio regionale, pertanto non ci resta altro che prendere atto della volontà del consiglio regionale e quindi riprenderemo la battaglia che abbiamo momentaneamente sospeso perché abbiamo creduto alle promesse elettorali che, sia il presidente Gianni Chiodi che il premier Silvio Berlusconi in occasione di una sua visita a Pescara prima delle elezioni regionali, hanno fatto nei confronti degli abruzzesi. Chiameremo tutti a raccolta: movimenti ambientalisti, agricoltori, operatori turistici, pescatori, viticultori e i cittadini per una grande manifestazione popolare a difesa del territorio, patrimonio di tutti gli abruzzesi». Nelle ultime settimane la questione del Centro oli e dei nuovi progetti di esplorazione e coltivazione di idrocarburi nel territorio abruzzese, è stata comunque al centro di incontri e dibattiti. L'assessore regionale all'agricoltura, Mauro Febbo, ha incontrato una delegazione del comitato Natura verde che ha chiesto l'istituzione di un tavolo tecnico per arrivare ad un provvedimento legislativo per la definitiva soluzione della questione, il consorzio Mario Negri sud ha aggiornato lo studio relativo al Centro oli commissionato dalla Provincia e il consiglio provinciale ha approvato, a maggioranza, una mozione presentata dai Verdi per dare il via all'iter per la dichiarazione di decadenza del permesso di ricerca Bucchianico e della concessione di coltivazione Miglianico in contrada Feudo. Sara Fabrizio

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Â<Interessi economici dietro i silenzi del presidente ChiodiÂ> (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Centro Oli, il Prc accusa «Interessi economici dietro i silenzi del presidente Chiodi» Antonio Fragassi PESCARA Centro Oli, parte una requisitoria in piena regola di Rifondazione comunista contro la Regione. Obiettivo di Maurizio Acerbo e Marco Fars (consigliere e segretario regionale del partito) è il presidente Gianni Chiodi, «responsabile - afferma Acerbo - di aver fatto scadere i termini processuali stabiliti per la costituzione in giudizio della Regione nel ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge "blocca Centro Oli", promosso dal Governo Berlusconi. Il Governo - ricorda Acerbo - presentò a metà dicembre il ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge regionale n 14 del 15 ottobre 2008 che bloccava l'insediamento del Centro Oli». Dopo l'impugnativa, la Regione si sarebbe dovuta costituire parte civile per difendere le proprie ragioni, ma non l'ha fatto. «Anzi - aggiunge Acerbo - Chiodi ha fatto scadere i termini e non si è degnato di rispondere in Consiglio regionale, dimostrando di essere più fedele a Berlusconi che ai cittadini abruzzesi che l'hanno votato. Ci sembra un fatto di una gravità inaudita». «A questo punto - chiosa da parte sua Marco Fars - dobbiamo pensare che quelle di Chiodi erano solo promesse elettorali e che, dietro il silenzio sul Centro Oli, ci siano interessi economici enormi. Ovviamente non ci arrendiamo: così come accadde per il terzo traforo sotto il Gran Sasso, quando la mobilitazione popolare sventò quello sciagurato progetto, anche stavolta ci affidiamo alla sensibilità degli abruzzesi per scongiurare la petrolchimizzazione dell'Abruzzo». Chiodi ha annunciato che replicherà domani a L'Aquila, in una conferenza stampa.

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piano casa, la toscana si ribella (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Firenze L´assessore non esclude di boicottare l´incontro di mercoledì con il governo: valuteremo se andarci o meno Piano casa, la Toscana si ribella Conti: "La Regione farà ricorso alla Corte costituzionale" La Regione si ribella al piano casa: a Palazzo Panciatichi si sta studiando come neutralizzare la strategia berlusconiana di rimessa in moto dell´economia in deroga agli strumenti urbanistici. L´assessore all´urbanistica Riccardo Conti annuncia che solleverà l´eccezione di costituzionalità davanti alla Corte costituzionale: «Andremo al conflitto istituzionale», ha dichiarato. CARRATU´ A PAGINA II

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la regione contro il governo "ricorso alla corte costituzionale" - maria cristina carratu' (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina II - Firenze La Regione contro il governo "Ricorso alla Corte costituzionale" L´assessore Conti: pronti a una nostra legge che contrasti quella nazionale Il piano casa "Ci aspetta un anno di condono preventivo, un vero assalto alla diligenza" MARIA CRISTINA CARRATU´ PIANO CASA II, la contromossa. Mentre gli uffici tecnici di Comuni e Regione cercano di capire cosa sta per abbattersi anche sulla Toscana, in Palazzo Panciatichi si sta studiando come neutralizzare la strategia berlusconiana di rimessa in moto dell´economia in deroga agli strumenti urbanistici. E alcune munizioni sono già in canna, solo in attesa del via libera formale della giunta. «Andremo al conflitto istituzionale» annuncia l´assessore all´urbanistica Riccardo Conti. Conflitto che lo stesso governo, del resto, «ha già aperto legiferando in una materia di esclusiva competenza delle Regioni», in cui lo Stato può intervenire solo in condizioni di emergenza (in questo caso la crisi economica) ma solo di concerto con le Regioni, cosa che non è avvenuta. E così contro il decreto la Toscana si prepara sollevare una questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta. Non solo. Anziché, come si era pensato, alzarsi e venir via dal tavolo di confronto Stato-Regioni di mercoledì prossimo in caso di resistenze del governo sul testo presentato, si potrebbe decidere di non presentarsi nemmeno. E intanto, si cercherà di far esplodere dal di dentro la prima delle molte contraddizioni della nuova normativa: quella contenuta all´articolo 1, comma 2 (dove si dice che il decreto vale «fino all´emanazione di leggi regionali in materia di governo del territorio»). Visto che non si specifica di quali leggi regionali si dovrebbe trattare, l´ipotesi è di proporre in tempi rapidissimi alla giunta una legge di un paio di articoli, che re-incardini la normativa urbanistica e edilizia sui principi di tutela fin qui fatti valere in Toscana. Una sorta di sabotaggio intelligente che, dice l´assessore Conti, «vorremmo concordare con altre Regioni preoccupate». Se poi il decreto resterà, avremo di fronte «un anno di condono concordato preventivo: con autorizzazioni a costruire concesse nel periodo di vigenza della legge, che varranno poi a norma decaduta». Con l´effetto inevitabile di un «assalto alla diligenza» che metterà in crisi gli uffici, di una mole di contenziosi dovuti alle incongruenze del testo («come le zone inedificabili sottratte agli ampliamenti, ma, data la deroga di ogni normativa, compresa quella sulla inedificabilità, di fatto edificabili»), di un «mercato nero» degli acquisti dai vicini dei diritti di ampliamento del 20%, di «una corsa agli abbattimenti con ricostruzione maggiorata del 35%, a scapito della riqualificazione urbana». Una follia, che «Berlusconi ha ideato a favore del suo target elettorale, l´economia grigia cresciuta ai margini del boom edilizio, e il cosiddetto popolo delle villette». Mentre la tanto sbandierata Dia, che dovrebbe servire a venire incontro ai cittadini, «in Toscana» dice Conti «esiste già e funziona secondo l´unica logica ammissibile: l´armonizzazione dell´interesse del singolo con quello della collettività».

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<Basta sconti ai killer> (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

«Basta sconti ai killer» Rito abbreviato, unanime coro di sì all'abolizione. Di Pietro: ci siano processi veri dalla prima pagina Prosegue Di Pietro: «Con l'abbreviato lo Stato dice all'imputato: io ho pochi mezzi, ti faccio un mezzo processo, ti infliggo una mezza condanna. Invece gli imputati vanno giudicati con tutte le garanzie, celebrando loro dei processi "veri", ma se sono colpevoli alla fine in galera ci devono andare davvero. Invece qui si è costruito un reticolo di sconti e sconticini per non far andare in galera più nessuno se non i poveracci». Ma che cos'è il rito abbreviato? Un processo più rapido (si celebra davanti a un giudice, in camera di consiglio e a porte chiuse, solo sulla base degli elementi già acquisiti durante l'indagine) ma nel quale non c'è neppure bisogno di ammettere le proprie responsabilità per godere delle agevolazioni. E si può anche essere assolti. Ma, soprattutto, la legge attuale ne concede l'automatico diritto a chiunque lo chieda. Insiste Gerardo D'Ambrosio, «Ho proposto la completa abolizione del rito abbreviato, perché quando la generalità dei cittadini non condivide determinati istituti, bisogna riformarli. Omicidi efferati e crudeli provocano forte emotività nelle persone: condanne miti sembrano inique». L'ex pm finito in politica spiega ancora: «Il rito abbreviato non esiste in alcun ordinamento del mondo, ce lo siamo inventato noi. Non serve a ridurre i tempi dei processi e aiuta addirittura la criminalità organizzata, che nei grandi processi ha studiato come giocare su più tavoli indirizzando gli imputati verso riti differenti e creando confusione». Ultima considerazione: «Concedere uno sconto "automatico" di pena, senza nemmeno che ci sia bisogno dell'ammissione di una colpa, significa svilire il valore stesso di una condanna. L'unica cosa che può avere un senso, e nel quale si può concedere uno sconto, è una forma di patteggiamento in cui l'imputato ammetta senza alcuna riserva la sua colpa. E da subito, senza aspettare come si mettono le cose». Mortificando il sentire comune si scatenano le polemiche. Uno dei casi più clamorosi e recenti: la condanna inflitta a Luca Delfino, che ha massacrato a coltellate l'ex fidanzata Antonietta Multari mentre era già sospettato di un altro delitto. I 16 anni di reclusione hanno scatenato polemiche a non finire. Un altro caso clamoroso è stato quello di Andrea Volpe, il leader delle Bestie di Satana: vent'anni, cioè trenta scontati di un terzo. «Io capisco - spiega ora Vittorio Pizzi, il procuratore che diresse l'inchiesta - come la gente frema, quando non si commina un ergastolo a chi ha massacrato tre ragazzi. Eppure nel caso di Volpe sono sicuro che qualche beneficio andasse concesso: ci ha permesso di catturare tutta la banda e sicuramente ha evitato altri delitti. Ecco: l'assurdità del rito abbreviato non sta tanto nello sconto di pena, ma nel fatto che chi lo sceglie ne abbia automaticamente diritto. Così non esiste più alcuna distinzione tra chi, pur colpevole, si è comportato in maniera collaborativa durante le indagini e chi no». La soluzione? «Basterebbe tornare alla precedente formulazione della legge: che il pubblico ministero possa negare il consenso all'abbreviato. Norma che è stata cancellata». E se Ferdinando Imposimato, che fu giudice istruttore dei processi per il rapimento di Aldo Moro, per l'attentato al papa Giovanni Paolo II, per gli omicidi del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet, attacca a sua volta lo sconto di pena sull'abbreviato («A me appare una violazione gravissima dell'articolo 3 della Costituzione, dove si dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge»), l'ex pm torinese Bruno Tinti ha compilato un piccolo vademecum. Spiega, e non è un paradosso, come con le attuali leggi sia possibile che un crudele assassino del coniuge possa arrivare a non fare nemmeno un giorno in cella. Solo sommando sconto su sconto. Ieri il Guardasigilli Alfano ha dichiarato al Secolo XIX: «Il rito abbreviato nasceva dall'esigenza di comminare una pena rapida e certa. L'idea era giusta, ma si sono verificate delle distorsioni. Poiché anche con il rito abbreviato è possibile infliggere, ad esempio, l'ergastolo, il problema semmai non è quello del rito, bensì del criterio di applicazione della pena, che non può e non deve rappresentare un percorso premiale». A stretto giro di posta gli risponde Francesco Pinto, presidente della sezione ligure dell'Associazione nazionale magistrati: «Questo è il più classico campo delle decisioni politiche. Che però vanno prese, se si vogliono fissare dei criteri. Si è deciso che ai sospettati di stupro non possono più essere concessi gli arresti domiciliari? Ok, e questo è già stato scritto. Se si vogliono escludere i reati più gravi dalla lista del rito abbreviato, la politica può decidere in questo senso, ma anche questo lo deve scrivere». La discussione è aperta. Il governo Berlusconi, e Alfano in visita a Genova lo ha ribadito, non ha intenzione di recedere sul rito abbreviato tout court. Ma è disponibile a cercare le soluzioni almeno per i reati più gravi e più odiosi. Roberto Cassinelli, deputato di Forza Italia e membro della commissione giustizia della Camera, avvocato genovese, spiega la sua linea: «Tutta la problematica degli sconti di pena ha sicuramente generato delle situazioni critiche, delle distorsioni. Io credo che l'approccio molto pragmatico del ministro Alfano a tutte le problematiche che si è trovato ad affrontare permetterà di trovare la giusta quadra. Sulla giustizia civile è partito sicuramente con il piede giusto, su quella penale sarà possibile individuare i correttivi. Rimane, in Italia, un grande problema. Quello delle carceri e della dignità dei detenuti. Ai quali, come ha detto Alfano, dev'essere chiesto di scontare la pena ma non di "dimettersi da uomini". E l'altro corno del problema è che sia possibile scontare in maniera dignitosa il proprio debito con la società». marco menduni menduni@ilsecoloxix.it 22/03/2009

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Andry Rajoelina giura tra le critiche È il presidente più giovane d'Africa (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Andry Rajoelina giura tra le critiche È il presidente più giovane d'Africa INSEDIAMENTO. Nonostante la condanna dell'Onu e della Ue il Madagscar ha un nuovo leader. Ieri lo stadio di Antananarivo è stato invaso per la cerimonia. Ma le incognite sono tante. A cominciare dalla povertà del Paese: il 70 per cento dei malgasci vive con meno di un dollaro al giorno. di Raffaele Cazzola Hofmann L'Onu e l'Unione europea esprimono una ferma condanna. Da parte sua, l'Unione africana sospende il Madagascar. Nonostante ciò il 34enne Andry Rajoelina ha avuto la tanto attesa consacrazione diventando il più giovane presidente dell'Africa. La Corte costituzionale gli ha dato ragione consentendogli di assumere una posizione per la quale, in teoria, non si potrebbe concorrere con meno di 40 anni di età. Ieri il leader dell'opposizione ed ex dj, giunto nel 2007 sulla scena politica dal nulla diventando a sorpresa sindaco della capitale Antanarivo con una campagna elettorale diretta ai giovani e condotta a forza di concerti rock, ha giurato come presidente di transizione del Madagascar. Il mandato di Rajoelina, tecnicamente a capo di un «governo di transizione» con il compito di riformare la costituzione, è a tempo. Entro due anni dovranno tenersi le elezioni. Eppure la gioia dei giovanissimi supporter di Rajoelina, che hanno invaso lo stadio di Antananrivo per la cerimonia del giuramento, non è garanzia di nulla. Le incognite sono ancora troppe. A livello economico c'è il timore che un Paese considerato instabile tenga lontano il turismo, cioè la prima fonte di ricchezza per il Madagascar. Inoltre resta tutta aperta la partita legata al controllo dei vasti territori agricoli presenti nell'isola africana. Tra i motivi dell'insofferenza popolare verso l'ormai ex presidente Marc Ravalomanana, oltre al crescente autoritarismo e allo scandalo suscitato da scelte assurde per un Paese tanto povero come quella di acquistare un nuovo jet di Stato da diverse decine di milioni di dollari, vi era anche la cessione di ampie aree del Paese. Prima di vincere il braccio di ferro, Rajoelina era in prima fila nell'accusare il predecessore di voler svendere il Madagascar attraverso la concessione al colosso sudcoreano Daewoo, con un contratto della durata di 99 anni, di circa metà dei terreni arabili. Adesso che al potere ci è arrivato e che dovrà fare i conti in presa diretta con la necessità di fare qualcosa per migliorare le condizioni di vita dei suoi stessi sostenitori, Rajoelina si trova per le mani un'autentica "patata bollente". Nel 2007 la crescita economia è stata pari a un lusinghiero più 6 per cento su base annua. Eppure, secondo i dati della Banca africana per lo sviluppo, circa il 70 per cento dei malgasci ha vissuto con meno di un dollaro al giorno, mentre il 59 per cento si è trovato in condizione di costante malnutrizione. Inoltre tra il 2001 e il 2005, secondo il Fondo monetario internazionale, era cresciuta la povertà nelle aree urbane che invece, negli anni precedenti, erano state motore di un pur modesto sviluppo attraendo masse di ex contadini ridotti in miseria. Trovare un compromesso tra la necessità di creare nuovi posti di lavoro e di rendere più vive le depresse aree agricole malgasce e la necessità di rompere con quanto fatto da Ravalomanana per esempio sciogliendo l'accordo con Daewoo sarà un duro compito per il nuovo leader. L'altra grande incognita sul futuro di Rajoelina, e quindi anche dell'intero Madagascar che si trova a un punto chiave della propria storia, riguarda il rapporto tra il nuovo governo e i militari. L'ammiraglio Hyppolite Ramaroson, capo di stato maggiore della Difesa scelto da Ravalomanana per succedergli, ha accolto le pressioni provenienti dai suoi ufficiali cedendo la mano a Rajoelina. Ma in questa situazione di apparente accordo tra il nuovo presidente e i militari si staglia il ricordo di una presa di posizione da parte di alcuni ufficiali anonimi riportata pochi giorni prima della capitolazione di Ravalomanana da uno dei maggiori giornali locali, l'Express de Madagascar: «Se gli ultimi bastioni della repubblica e dell'unità nazionale dovessero saltare, allora saremmo pronti a intervenire». Alcuni recenti episodi avvenuti in altri Paesi africani - la conquista del potere da parte dell'esercito nella Guinea dopo la morte del dittatore Lansana Conte e l'assassinio del presidente Joao Bernardo Vieira voluto dalle alte gerarchie militari nella Guinea-Bissau - sono un monito preciso anche per Rajoelina. Il 34enne ex dj, alle prese con equilibri così delicati, rischia di essere un presidente "sotto tutela". 22/03/2009

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PESCARA - Continua la polemica sul Centro Oli di Ortona: ieri il consigliere regionale di Rifondazio... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Domenica 22 Marzo 2009 Chiudi PESCARA - Continua la polemica sul Centro Oli di Ortona: ieri il consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo è tornato a criticare duramente il presidente della Giunta, Gianni Chiodi, puntando il dito sulla mancata costituzione in giudizio della Regione Abruzzo nel ricorso promosso dal Governo alla Corte costituzionale contro la legge cosiddetta "blocca Centro Oli". Acerbo accusa Chiodi di avere «pugnalato alle spalle gli abruzzesi» e di «aver anteposto la fedeltà a Berlusconi rispetto agli impegni verso gli abruzzesi». Secondo quanto affermato da Acerbo, il governatore si è reso protagonista di «un tradimento verso gli abruzzesi, visto che tanto in campagna elettorale quanto in Consiglio regionale, attraverso una risoluzione votata all'unanimità, si era impegnato ad evitare la realizzazione del Centro Oli. Il comportamento adottato da Chiodi nella vicenda è gravissimo, poichè non ha sentito neanche la necessità di spiegare ai cittadini perchè la Regione non si è costituita in giudizio». Acerbo ha poi sostenuto la necessità di rilanciare la mobilitazione contro la realizzazione del petrolchimico ortonese, ed ha annunciato che Rifondazione comunista lavorerà in questo senso, insieme ai vari comitati e alle associazioni che si oppongono alla realizzazione dell'impianto petrolifero ortonese: «È giusto -ha tenuto a ribadire- che la parola torni agli abruzzesi». E sul Centro Oli parlerà proprio il governatore Chiodi domani, lunedì, poco prima della seduta della Giunta regionale il cui inizio è fissato alle ore 11 a Plazzo Silone, all'Aquila: Chiodi, terrà infatti una conferenza stampa nel corso della quale «illustrerà nel dettaglio la posizione politica, amministrativa e giuridica della Regione Abruzzo in merito alla realizzazione dell'impianto estrattivo dell'Eni».

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I miei anni con Falcone (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ferrara, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La lotta alla mafia testimoniata da un protagonista «I miei anni con Falcone» Domani (ore 21) parlerà alla sala civica di Migliarino Dopo 4 legislature come parlamentare, è rientrato in magistratura MIGLIARINO. Giuseppe Ayala non è soltanto un famoso magistrato, è un pezzo della storia d'Italia. Oggi, a 63 anni, è tornato a fare il giudice alla Corte d'Appello dell'Aquila. Ma in un passato recente è stato tra gli indimenticabili componenti del pool antimafia, assieme agli amici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone (assassinati dalla mafia nel 1992). Dopo 4 legislature come parlamentare dell'Ulivo, eletto al Senato per il centro sinistra fino alla XV legislatura, è rientrato in magistratura. Attualmente si divide tra l'attività professionale di giudice che svolge, appunto, all'Aquila («Sono vicino a Roma, dove vivo») e gli incontri, le conferenze ed i dibattiti ai quali è invitato in tutta Italia e nel corso dei quali è chiamato a testimoniare il suo antico impegno contro le mafie e l'illegalità. Domani Migliarino, soprattutto per merito del suo sindaco Rita Reali (che con perseveranza encomiabile lo ha voluto) avrà l'onore di ospitarlo nel corso di una serata che si svolgerà alla sala civica (ore 21) e nel corso della quale Ayala, oltre a raccontare la sua vita e la sua esperienza di giudice antimafia, presenterà anche il suo ultimo libro, "Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino". La Nuova lo ha intervistato. Originario di Caltanissetta, profondo conoscitore della Sicilia e dei meccanismi perversi della illegalità che ancora purtroppo la permeano, quella stessa Sicilia che lo ha visto protagonista assoluto nella lotta contro le organizzazioni criminose, oggi Ayala vive a Roma. Dottor Ayala, lei ha fatto parte dello storico pool antimafia assieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Due giudici, ma per lei soprattutto due amici. La sua testimonianza, che ormai fa parte della storia del nostro Paese, è richiestissima in ogni parte d'Italia. Come vive questo suo inedito, per certi versi, ruolo di "divulgatore"? «Lo vivo con immenso entusiasmo. Non soltanto è vero che questo ruolo mi appassiona e mi appaga dal punto di vista personale e professionale, ma è ancora più vero il fatto che rappresenta un momento che mi conforta ogni giorno nel lavoro che svolgo. Parlare, e parlare soprattutto ai nostri giovani, costituisce un tentativo vero di migliorare le cose in questo Paese. E' questa la molla che mi fa andare avanti». Perchè dice, "parlare, e soprattutto ai giovani"? «Perchè i giovani, oggi più di ieri, vanno aiutati a maturare, soprattutto aiutati nel trovare la consapevolezza di una vera coscienza della legalità. E' un passaggio fondamentale, se vorremo davvero costruire una società migliore». Da quanti anni vive sotto scorta? «Per fortuna recentemente sono riuscito, dopo varie richieste, a farmi togliere la scorta. L'ho avuta per quasi 20 anni». Che ricordi ha di Falcone e Borsellino? Cosa porta con lei, nel suo cuore e nella sua mente, dell'esperienza vissuta con questi valorosi colleghi? «Porto tutto. Con Giovanni e Paolo abbiamo lavorato assieme per più di 10 anni. Loro facevano i giudici istruttori, io il pubblico ministero. Dal 1981 al 1991 abbiamo condiviso gioie, dolori, soddisfazioni. Tutto. Erano una parte di me, e continuano ad esserlo oggi, in ogni momento della mia vita». In particolare con Giovanni Falcone lei ha avuto un rapporto addirittura più personale che professionale. «E' verissimo. Io e Giovanni eravamo inseparabili, abbiamo addirittura convissuto per un certo periodo di tempo. Eravamo legatissimi nella vita cosiccome nel lavoro. Conoscevo molto bene anche Paolo, ovviamente; ma il rapporto con Falcone era qualcosa che andava oltre la ordinaria collaborazione con un collega magistrato. Con Falcone ho condiviso grande parte delle battaglie combattute per sconfiggere la mafia. E non soltanto in Sicilia». Oggi più che mai la testimonianza di una persona, di un giudice come lei può, quindi, servire alle giovani generazioni. Attraverso quali canali? «Non c'è dubbio che possa servire, ed è una cosa che faccio molto volentieri. Ormai non conto neppure più (anche se un tempo lo facevo!) il numero esatto degli incontri cui sono stato invitato a partecipare. Le cito un dato per farle capire il contesto che oggi mi contraddistingue ed in cui vivo: in pochi mesi, gli ultimi, ho partecipato ad oltre 160 convegni in tutta Italia. Mi fa sentire ancora utile al nostro Paese. Mi accorgevo, pochi giorni fa, riflettendo con un amico, che mi capita raramente di dormire 2 notti nello stesso letto! Ma, ripeto, anche se si tratta di un impegno gravoso e faticoso, è una cosa che faccio con grande amore e passione. Per me è diventato un secondo lavoro». Si dice che l'approccio della opinione pubblica nei confronti della mafia sia cambiato anche grazie a voi del "pool". E' davvero così, secondo lei? «Credo proprio di sì. La nostra esperienza è stata una maestra di vita, conoscere è importante per combattere un fenomeno radicato come la mafia, o le mafie. Ricordo che quando noi iniziammo, c'era nei confronti della mafia un atteggiamento omertoso che oggi, per certi versi, non noto più, per fortuna. Non dimentichiamo che il nostro lavoro ci ha consentito di arrivare alla sentenza del maxi-processo, un processo coronato da un successo incredibile! Senz'altro riconosco e vedo che oggi siamo attorniati da una maggiore consapevolezza; oggi, soprattutto le giovani generazioni, sanno cos'è la mafia e come essa sia inquinante per la vita del nostro Paese». Addirittura ci sono volontari che aiutano imprenditori perseguitati dalla mafia. Una ricaduta positiva del vostro lavoro impensabile fino a qualche anno fa. «Proprio così. Ci sono, e io li conosco personalmente, gruppi di volontari che aiutano gli imprenditori vittime, a vario titolo, del fenomeno mafioso nei suoi diversi aspetti. La stessa Confindustria, che non è certo un'associazione da due soldi, ha speso in più occasioni parole importanti per concorrere alla lotta alle mafie. Io li interpreto come segnali, ma certamente sono segnali di grandissimo valore. Segnali di un tempo che sta cambiando e sui quali dobbiamo investire». Vent'anni sotto scorta. Una vita. Nel suo libro lei scrive: "chi ha paura muore ogni giorno". Lei, oggi, ha paura? «No. Non ho paura, anche perchè ho capito che dal 1996 le cose, almeno per me, erano cambiate. Certo, quando ripensi a momenti, a determinate fasi storiche della tua vita, non puoi dimenticare. Ma oggi posso risponderle di no, posso dirle che non ho paura». Come si vive sotto scorta? Com'era composta la sua scorta? «E' una vita diversa, una vita completamente stravolta. Io avevo al seguito, ovunque andassi, 3 automobili blindate, 6 uomini armati; e sotto casa mia c'erano altri 3 carabinieri fissi impegnati solo in quel servizio 24 ore su 24. Immagini lei...». Il vicepresidente del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) Nicola Mancino si è detto nei giorni scorsi contrario al ritorno in magistratura di coloro che hanno fatto parte del Parlamento, o che comunque in qualche modo hanno fatto politica a certi livelli. E' d'accordo? «Io sono perfettamente d'accordo con Mancino. Io sono rientrato in magistratura perchè mi mancava un anno e mezzo di contributi; ed anche perchè, non vivendo io di clientele e mazzette, bensì del mio onesto lavoro, era necessario per me rientrare in magistratura e riprendere il mio servizio per lo Stato. Peraltro ho scelto una sede "a riflettori spenti" (L'Aquila, ndr) nella quale mi piace lavorare e dove resto, anche se adesso potrei andare in pensione. Rammento soltanto che alcuni anni fa la Camera approvò un testo che prevedeva il collocamento degli ex parlamentari-magistrati all'Avvocatura dello Stato o nella magistratura amministrativa. Quel testo, mai passato in Senato, oggi andrebbe ripreso».

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Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

COPERTINA CAFFE pag. 25 Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta Dalla parte delle prede, contro una cattiva legge IL CAFFE' DI GOLDONI CONOSCO dei cacciatori che certo non mi hanno conquistato al loro hobby, ma si sono fatti perdonare con i loro racconti: l'attesa dell'alba nella botte in palude, i silenzi e gli odori della valle, il frusciare di penne nell'aria ancora buia. E attraverso questi fruscii il riconoscimento del volo di anitre, folaghe o beccacce. E più alta, solenne la geometria delle cicogne che fuggono dal gelido Nord. Narrazioni minuziose, competenti e appassionate, con un sottinteso più o meno esplicito: la caccia è un solo pretesto, senza la caccia non conoscerei questi momenti e questi paesaggi. Attenuanti concesse. Però stavolta la musica è cambiata. L'etologo Ricevo da Danilo Mainardi, etologo di fama, questa lettera: «Caro Luca Goldoni, ciò che sta succedendo in questi giorni in Parlamento è troppo grave per essere taciuto, ed abbiamo bisogno anche del suo sostegno per fronteggiare un attacco senza precedenti all'unica legge che tutela la fauna selvatica nel nostro Paese. La legge 157/1992 sta per essere fatta a pezzi dal disegno legislativo avanzato dal senatore Franco Orsi. Chi prova un minimo di rispetto per l'ambiente e gli animali non potrà che inorridire a tante assurde proposte che noi della Lipu abbiamo definito "lista degli orrori" e che lei troverà qui di seguito. Però non si limiti a inorridire come hanno fatto in molti ma, per favore, agisca. Ci aiuti nell'importante compito di informare le persone su quello che sta succedendo». Lo faccio con estremo piacere ma, prima di esaminare questa lista degli orrori, faccio un passo indietro per documentare come questo colpo di mano dei fondamentalisti della caccia abbia un precedente. Non più tardi di 6/7 anni fa il blitz fu tentato dall'on. Francesco Omnis di An. La sua illuminata proposta allargava a 360 gradi le specie cacciabili, prevedeva l'allungamento della stagione venatoria e graziava con un colpo di spugna i bracconieri. Insomma caccia a gogò, e soprattutto libera circolazione delle doppiette in tutt'Italia per sparare agli uccelli migratori. Infatti, spiegò l'Omnis in un'intervista: «Perché non dare la possibilità a tutti di effettuare il prelievo dei migratori: ovvero anche a quei cacciatori che non ne hanno nel loro territorio?». Un diritto elementare, perbacco, la doppietta va dove vola la cicogna. Notai che non si usavano i vocaboli brutali "sparare" e "abbattere" ma si introduceva un concetto nuovo e garbato: il "prelievo". Voce del verbo "prelevare": io prelevo 50, 100 euro dal bancomat, tu "prelevi" 10, 100 fringuelli dal cielo (in questo secondo caso non devi neanche pagare la commissione). Commentai quella barbara incursione nell'equilibrio ecologico (e nel senso comune) osservando: state sicuri che, se non passerà stavolta al vaglio del parlamento, torneranno alla carica appena possibile. E infatti ci risiamo. Ho cercato di raggruppare secondo un ordine di contenuti gli orrori' segnalati dalla Lipu. La mattanza Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell'Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi offre ai cacciatori di Veneto e Lombardia, la possibilità di continuare a cacciare specie protette grazie a leggi regionali. (E le multe europee le pagheremo noi, comuni mortali senza doppietta). I cacciatori potranno usare come esche civette legate per le zampe e le ali, stile Medioevo. E sempre in barba alle più elementari norme comunitarie potranno abbattere, pardon prelevare lupi, cervi e orsi: basterà l'autorizzazione di un sindaco. (Il senatore, bontà sua, risparmia i piccioni di San Marco). Frangenti In ogni Paese civile la sproporzione fra la forza (armata) del cacciatore e la debolezza della preda è attenuata da alcuni principi di lealtà: per esempio non si usano armi a raffica,non si spara a un uccello a terra, né a una lepre accovacciata e tanti eccetera. Bene, con la proposta di questo Attila della caccia, è consentito sparare anche con la neve. Cioè nei frangenti di maggior difficoltà per gli animali a cercare cibo, rifugio, calore. Si potrà sparare, pardon prelevare gli uccelli migratori nelle epoche e nelle aree in cui stremati dal lungo volo lo interrompono per bere e recuperare energie. Ci sono anatre, oche selvatiche, quaglie incredibili trasvolatrici di terre e mari lontani che percorrono migliaia di chilometri in cerca di migliori condizioni di vita e di riproduzione. Benvenute in questa terra di "prelievi". Guerra ai parchi Per favorire la sua deregulation il senatore Orsi ha previsto lo smantellamento dei pilastri che sostengono l'ordinamento attuale 1) Viene cancellata l'Enpa (ente nazionale protezione animali). 2) In Italia Paese con il tasso di bracconaggo fra i più alti d'Europa le guardie ecologiche e zoofile non possono più svolgere vigilanza. 3) Se le nazioni del Nord Europa sono celebrate per i loro spazi verdi, in Italia creare nuovi parchi e oasi naturali diventa reato. Sembra un paradosso in noir, una parodia di Zelig. Invece il senatore talebano prevede che vengano severamente punite le regioni che "proteggono" oltre il 30 % del loro territorio. Contraerea Ho lasciato per ultima la chicca della licenza di caccia ai sedicenni. I minorenni non possono guidare l'auto, non possono votare, non possono firmare cambiali né partecipare a concorsi tv, non sono imputabili. Però potranno maneggiare un fucile e uccidere, pardon, prelevare pettirossi e usignoli in aree protette, orsi e caprioli affamati che cercano cibo nella neve. Nonché partecipare al fuoco da contraerea contro gli aironi, attesi al varco dopo l'estenuante trasvolata. Ci si può chiedere a questo punto quali motivazioni spingono il senatore Orsi a questa devastante incursione nel campo degli equilibri naturali. Forse passare alla storia. Erostrato di Efeso c'è riuscito dando fuoco al tempio di Artemide. Franco Orsi sarà ricordato dai posteri per essersi dato fuoco al cervello, trasformando un hobby in carneficina. La speranza è nel premier il quale appare molto sensibile ai sondaggi che tastano il polso della gente. Ebbene si convinca che se questa legge passerà si conquisterò la riconoscenza elettorale di mezzo milione di cacciatori. Ma perderà la simpatia dei milioni di italiani che stanno dalla parte dei cerbiatti, dei pettirossi e delle cicogne.

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Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

VETRINA CAFFE pag. 25 Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta Dalla parte delle prede, contro una cattiva legge IL CAFFE' DI GOLDONI CONOSCO dei cacciatori che certo non mi hanno conquistato al loro hobby, ma si sono fatti perdonare con i loro racconti: l'attesa dell'alba nella botte in palude, i silenzi e gli odori della valle, il frusciare di penne nell'aria ancora buia. E attraverso questi fruscii il riconoscimento del volo di anitre, folaghe o beccacce. E più alta, solenne la geometria delle cicogne che fuggono dal gelido Nord. Narrazioni minuziose, competenti e appassionate, con un sottinteso più o meno esplicito: la caccia è un solo pretesto, senza la caccia non conoscerei questi momenti e questi paesaggi. Attenuanti concesse. Però stavolta la musica è cambiata. L'etologo Ricevo da Danilo Mainardi, etologo di fama, questa lettera: «Caro Luca Goldoni, ciò che sta succedendo in questi giorni in Parlamento è troppo grave per essere taciuto, ed abbiamo bisogno anche del suo sostegno per fronteggiare un attacco senza precedenti all'unica legge che tutela la fauna selvatica nel nostro Paese. La legge 157/1992 sta per essere fatta a pezzi dal disegno legislativo avanzato dal senatore Franco Orsi. Chi prova un minimo di rispetto per l'ambiente e gli animali non potrà che inorridire a tante assurde proposte che noi della Lipu abbiamo definito "lista degli orrori" e che lei troverà qui di seguito. Però non si limiti a inorridire come hanno fatto in molti ma, per favore, agisca. Ci aiuti nell'importante compito di informare le persone su quello che sta succedendo». Lo faccio con estremo piacere ma, prima di esaminare questa lista degli orrori, faccio un passo indietro per documentare come questo colpo di mano dei fondamentalisti della caccia abbia un precedente. Non più tardi di 6/7 anni fa il blitz fu tentato dall'on. Francesco Omnis di An. La sua illuminata proposta allargava a 360 gradi le specie cacciabili, prevedeva l'allungamento della stagione venatoria e graziava con un colpo di spugna i bracconieri. Insomma caccia a gogò, e soprattutto libera circolazione delle doppiette in tutt'Italia per sparare agli uccelli migratori. Infatti, spiegò l'Omnis in un'intervista: «Perché non dare la possibilità a tutti di effettuare il prelievo dei migratori: ovvero anche a quei cacciatori che non ne hanno nel loro territorio?». Un diritto elementare, perbacco, la doppietta va dove vola la cicogna. Notai che non si usavano i vocaboli brutali "sparare" e "abbattere" ma si introduceva un concetto nuovo e garbato: il "prelievo". Voce del verbo "prelevare": io prelevo 50, 100 euro dal bancomat, tu "prelevi" 10, 100 fringuelli dal cielo (in questo secondo caso non devi neanche pagare la commissione). Commentai quella barbara incursione nell'equilibrio ecologico (e nel senso comune) osservando: state sicuri che, se non passerà stavolta al vaglio del parlamento, torneranno alla carica appena possibile. E infatti ci risiamo. Ho cercato di raggruppare secondo un ordine di contenuti gli orrori' segnalati dalla Lipu. La mattanza Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell'Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi offre ai cacciatori di Veneto e Lombardia, la possibilità di continuare a cacciare specie protette grazie a leggi regionali. (E le multe europee le pagheremo noi, comuni mortali senza doppietta). I cacciatori potranno usare come esche civette legate per le zampe e le ali, stile Medioevo. E sempre in barba alle più elementari norme comunitarie potranno abbattere, pardon prelevare lupi, cervi e orsi: basterà l'autorizzazione di un sindaco. (Il senatore, bontà sua, risparmia i piccioni di San Marco). Frangenti In ogni Paese civile la sproporzione fra la forza (armata) del cacciatore e la debolezza della preda è attenuata da alcuni principi di lealtà: per esempio non si usano armi a raffica,non si spara a un uccello a terra, né a una lepre accovacciata e tanti eccetera. Bene, con la proposta di questo Attila della caccia, è consentito sparare anche con la neve. Cioè nei frangenti di maggior difficoltà per gli animali a cercare cibo, rifugio, calore. Si potrà sparare, pardon prelevare gli uccelli migratori nelle epoche e nelle aree in cui stremati dal lungo volo lo interrompono per bere e recuperare energie. Ci sono anatre, oche selvatiche, quaglie incredibili trasvolatrici di terre e mari lontani che percorrono migliaia di chilometri in cerca di migliori condizioni di vita e di riproduzione. Benvenute in questa terra di "prelievi". Guerra ai parchi Per favorire la sua deregulation il senatore Orsi ha previsto lo smantellamento dei pilastri che sostengono l'ordinamento attuale 1) Viene cancellata l'Enpa (ente nazionale protezione animali). 2) In Italia Paese con il tasso di bracconaggo fra i più alti d'Europa le guardie ecologiche e zoofile non possono più svolgere vigilanza. 3) Se le nazioni del Nord Europa sono celebrate per i loro spazi verdi, in Italia creare nuovi parchi e oasi naturali diventa reato. Sembra un paradosso in noir, una parodia di Zelig. Invece il senatore talebano prevede che vengano severamente punite le regioni che "proteggono" oltre il 30 % del loro territorio. Contraerea Ho lasciato per ultima la chicca della licenza di caccia ai sedicenni. I minorenni non possono guidare l'auto, non possono votare, non possono firmare cambiali né partecipare a concorsi tv, non sono imputabili. Però potranno maneggiare un fucile e uccidere, pardon, prelevare pettirossi e usignoli in aree protette, orsi e caprioli affamati che cercano cibo nella neve. Nonché partecipare al fuoco da contraerea contro gli aironi, attesi al varco dopo l'estenuante trasvolata. Ci si può chiedere a questo punto quali motivazioni spingono il senatore Orsi a questa devastante incursione nel campo degli equilibri naturali. Forse passare alla storia. Erostrato di Efeso c'è riuscito dando fuoco al tempio di Artemide. Franco Orsi sarà ricordato dai posteri per essersi dato fuoco al cervello, trasformando un hobby in carneficina. La speranza è nel premier il quale appare molto sensibile ai sondaggi che tastano il polso della gente. Ebbene si convinca che se questa legge passerà si conquisterò la riconoscenza elettorale di mezzo milione di cacciatori. Ma perderà la simpatia dei milioni di italiani che stanno dalla parte dei cerbiatti, dei pettirossi e delle cicogne.

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La candidatura di De Magistris alle Europee è la prova eclatante che la magistratura non è... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 22-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze)) (Giorno, Il (Milano))

Argomenti: Giustizia

I COMMENTI pag. 12 La candidatura di De Magistris alle Europee è la prova eclatante che la magistratura non è... La candidatura di De Magistris alle Europee è la prova eclatante che la magistratura non è super partes, ma di parte. Alla richiesta di aspettativa, il Csm dovrebbe rispondere con la radiazione o la cancellazione dai ruoli. Questo è un appello anche al Capo supremo dell'organo, che è il presidente della Repubblica. Se ciò non dovesse avvenire, in che cosa deve ancora credere il povero cittadino italiano? Tarcisio Bellagamba, Ancona

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Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

pagina pag. 25 Caccia sleale, se Attila impugna la doppietta Dalla parte delle prede, contro una cattiva legge IL CAFFE' DI GOLDONI CONOSCO dei cacciatori che certo non mi hanno conquistato al loro hobby, ma si sono fatti perdonare con i loro racconti: l'attesa dell'alba nella botte in palude, i silenzi e gli odori della valle, il frusciare di penne nell'aria ancora buia. E attraverso questi fruscii il riconoscimento del volo di anitre, folaghe o beccacce. E più alta, solenne la geometria delle cicogne che fuggono dal gelido Nord. Narrazioni minuziose, competenti e appassionate, con un sottinteso più o meno esplicito: la caccia è un solo pretesto, senza la caccia non conoscerei questi momenti e questi paesaggi. Attenuanti concesse. Però stavolta la musica è cambiata. L'etologo Ricevo da Danilo Mainardi, etologo di fama, questa lettera: «Caro Luca Goldoni, ciò che sta succedendo in questi giorni in Parlamento è troppo grave per essere taciuto, ed abbiamo bisogno anche del suo sostegno per fronteggiare un attacco senza precedenti all'unica legge che tutela la fauna selvatica nel nostro Paese. La legge 157/1992 sta per essere fatta a pezzi dal disegno legislativo avanzato dal senatore Franco Orsi. Chi prova un minimo di rispetto per l'ambiente e gli animali non potrà che inorridire a tante assurde proposte che noi della Lipu abbiamo definito "lista degli orrori" e che lei troverà qui di seguito. Però non si limiti a inorridire come hanno fatto in molti ma, per favore, agisca. Ci aiuti nell'importante compito di informare le persone su quello che sta succedendo». Lo faccio con estremo piacere ma, prima di esaminare questa lista degli orrori, faccio un passo indietro per documentare come questo colpo di mano dei fondamentalisti della caccia abbia un precedente. Non più tardi di 6/7 anni fa il blitz fu tentato dall'on. Francesco Omnis di An. La sua illuminata proposta allargava a 360 gradi le specie cacciabili, prevedeva l'allungamento della stagione venatoria e graziava con un colpo di spugna i bracconieri. Insomma caccia a gogò, e soprattutto libera circolazione delle doppiette in tutt'Italia per sparare agli uccelli migratori. Infatti, spiegò l'Omnis in un'intervista: «Perché non dare la possibilità a tutti di effettuare il prelievo dei migratori: ovvero anche a quei cacciatori che non ne hanno nel loro territorio?». Un diritto elementare, perbacco, la doppietta va dove vola la cicogna. Notai che non si usavano i vocaboli brutali "sparare" e "abbattere" ma si introduceva un concetto nuovo e garbato: il "prelievo". Voce del verbo "prelevare": io prelevo 50, 100 euro dal bancomat, tu "prelevi" 10, 100 fringuelli dal cielo (in questo secondo caso non devi neanche pagare la commissione). Commentai quella barbara incursione nell'equilibrio ecologico (e nel senso comune) osservando: state sicuri che, se non passerà stavolta al vaglio del parlamento, torneranno alla carica appena possibile. E infatti ci risiamo. Ho cercato di raggruppare secondo un ordine di contenuti gli orrori' segnalati dalla Lipu. La mattanza Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell'Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi offre ai cacciatori di Veneto e Lombardia, la possibilità di continuare a cacciare specie protette grazie a leggi regionali. (E le multe europee le pagheremo noi, comuni mortali senza doppietta). I cacciatori potranno usare come esche civette legate per le zampe e le ali, stile Medioevo. E sempre in barba alle più elementari norme comunitarie potranno abbattere, pardon prelevare lupi, cervi e orsi: basterà l'autorizzazione di un sindaco. (Il senatore, bontà sua, risparmia i piccioni di San Marco). Frangenti In ogni Paese civile la sproporzione fra la forza (armata) del cacciatore e la debolezza della preda è attenuata da alcuni principi di lealtà: per esempio non si usano armi a raffica,non si spara a un uccello a terra, né a una lepre accovacciata e tanti eccetera. Bene, con la proposta di questo Attila della caccia, è consentito sparare anche con la neve. Cioè nei frangenti di maggior difficoltà per gli animali a cercare cibo, rifugio, calore. Si potrà sparare, pardon prelevare gli uccelli migratori nelle epoche e nelle aree in cui stremati dal lungo volo lo interrompono per bere e recuperare energie. Ci sono anatre, oche selvatiche, quaglie incredibili trasvolatrici di terre e mari lontani che percorrono migliaia di chilometri in cerca di migliori condizioni di vita e di riproduzione. Benvenute in questa terra di "prelievi". Guerra ai parchi Per favorire la sua deregulation il senatore Orsi ha previsto lo smantellamento dei pilastri che sostengono l'ordinamento attuale 1) Viene cancellata l'Enpa (ente nazionale protezione animali). 2) In Italia Paese con il tasso di bracconaggo fra i più alti d'Europa le guardie ecologiche e zoofile non possono più svolgere vigilanza. 3) Se le nazioni del Nord Europa sono celebrate per i loro spazi verdi, in Italia creare nuovi parchi e oasi naturali diventa reato. Sembra un paradosso in noir, una parodia di Zelig. Invece il senatore talebano prevede che vengano severamente punite le regioni che "proteggono" oltre il 30 % del loro territorio. Contraerea Ho lasciato per ultima la chicca della licenza di caccia ai sedicenni. I minorenni non possono guidare l'auto, non possono votare, non possono firmare cambiali né partecipare a concorsi tv, non sono imputabili. Però potranno maneggiare un fucile e uccidere, pardon, prelevare pettirossi e usignoli in aree protette, orsi e caprioli affamati che cercano cibo nella neve. Nonché partecipare al fuoco da contraerea contro gli aironi, attesi al varco dopo l'estenuante trasvolata. Ci si può chiedere a questo punto quali motivazioni spingono il senatore Orsi a questa devastante incursione nel campo degli equilibri naturali. Forse passare alla storia. Erostrato di Efeso c'è riuscito dando fuoco al tempio di Artemide. Franco Orsi sarà ricordato dai posteri per essersi dato fuoco al cervello, trasformando un hobby in carneficina. La speranza è nel premier il quale appare molto sensibile ai sondaggi che tastano il polso della gente. Ebbene si convinca che se questa legge passerà si conquisterò la riconoscenza elettorale di mezzo milione di cacciatori. Ma perderà la simpatia dei milioni di italiani che stanno dalla parte dei cerbiatti, dei pettirossi e delle cicogne.

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E VAI CON LA LEPPA! IL SARDO-MASOCHISTA SORU LIQUIDA TUTTO: TISCALI E "L'UNITÀ" CRISI: "NON POSSO PIÙ PORTARE AVANTI DA SOLO QUESTA ESPERIENZA. HO BISOGNO DI AIUTO" "NON HO PERSO C (sezione: Giustizia)

( da "Dagospia.com" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

HomePage | Segnala articolo --> E VAI CON LA LEPPA! IL SARDO-MASOCHISTA SORU LIQUIDA TUTTO: TISCALI E "L?UNITà" - CRISI: "NON POSSO PIù PORTARE AVANTI DA SOLO QUESTA ESPERIENZA. HO BISOGNO DI AIUTO" - "NON HO PERSO CONTRO BERLUSCONI, MA CONTRO LE SUE TV, RAI COMPRESA.LA CHIESA CONTRO" - Paolo Madron per Sole 24 Ore Renato Soru Uno entra in casa Soru, una casa museo che Aldo Rossi sembra avergli cucito addosso enfatizzando alla perfezione il dolente razionalismo del suo carattere, e subito si trova a tu per tu con l'inquietante "Figura femminile" di Costantino Nivola, il più grande sculture sardo ("Se n'è andato presto in America, ma ogni anno tornava nella sua terra" dice di lui il fondatore di Tiscali quasi a diradare il sospetto che qualcuno possa disconoscere la sarditudine), e resta un po' basito di vedersela lì invece che a illustrare la biografia del maestro, dove la trovano i patiti di Wikipedia. Si aspetta che Soru rientri dopo aver ascoltato il discorso programmatico di Ugo Cappellacci, colui che lo ha sostituito alla guida della Regione, ancora più dolente e intristito del solito, quasi come la luce che entra diafana dalla vetrata in un giorno che sembra non aver ancora scelto tra la pioggia e il sole. Oltre la vetrata c'è il mare, l'ampio specchio d'acqua che fa da ingresso alla città. Al di qua ora c'è lui, Renato Soru, nato 52 anni fa a Sanluri, comune famoso per la dedizione al lavoro dei suoi abitanti e il pane civraxiu, pronto a farsi intervistare per la prima volta dopo aver perso la poltrona di governatore. berlusconi e cappellacci Renato Soru Giovedì ha debuttato come consigliere dell'opposizione. Com'è andata? Certo governare è più gratificante, però va bene anche fare un'esperienza dall'altra parte. Il potere logora chi non ce l'ha. Quanto pensa di resistere? La voglia è grande almeno quanto l'impegno che ho preso con chi mi ha eletto. In compenso stare all'opposizione le consente di ricominciare con Tiscali. Da venerdì è di nuovo consigliere. Ma è tornato per voglia o necessità? Per senso del dovere e anche necessità. Non lo avrei fatto se la situazione dell'azienda non fosse stata così difficile. Credo di poter dare una mano a superare le difficoltà del momento. Da quanto manca ? Manco dal 2004, cinque anni. E si sarebbe mai immaginato di ritrovarla così malmessa? Francamente no. Tiscali è sopravvissuta allo sgonfiamento della bolla internettiana e all'11 Settembre, e nel panorama europeo delle nuove aziende di settore era innovativa e con una solida presenza sul mercato. Aveva il maggior numero di utenti, un margine operativo positivo, e soprattutto non aveva i debiti di oggi. Ma ha ancora importanti asset. In tutto questo tempo non ci ha mai buttato un occhio? Avevo promesso di dedicarmi a tempo pieno all'amministrazione pubblica, e l'ho fatto sacrificando anche il mio ruolo di azionista. Magari avrei dovuto vendere allora. Almeno ne è valsa la pena? Credo di sì. In Regione ho risanato i conti, dimezzato i debiti, e negli ultimi due anni chiuso i bilanci in pareggio. Non a caso la nostra sanità è l'unica del centro sud che non è stata di fatto commissariata. Abbiamo risanato i conti del trasporto pubblico locale, investito nella solidarietà verso i più deboli e nella scuola. Non abbastanza per impedirle di perdere le elezioni. I sardi non l' hanno capita o è lei non che non è stato convincente? Il rigore dei bilanci comporta inevitabilmente una perdita di consenso. Ricordo i mugugni quando feci bloccare l'ennesimo provvedimento che promuoveva indiscriminatamente tutto il personale della Regione. Non contava il merito, ma solo l'anzianità. Pensi che per la prima volta in sessant'anni abbiamo fatto dei concorsi pubblici per assumere i dirigenti dall' esterno, e contemporaneamente abbiamo ridotto il personale dei 12 assessorati di circa il 30% Brunetta sarebbe contentissimo.. Forse, ma così non ti fai certo degli amici. Negli anni precedenti la Regione era un grande elemosiniere, dava soldi a tutti, persino ai sindacati di cui era uno dei più importante finanziatore. Un milione di euro a Cisl e Uil. Niente alla Cgil? No, la Cgil ci aveva rinunciato di suo Sul continente si chiama clientelismo Direi consociativismo. Le entrate della Regione erano appena inferiori alle spese obbligatorie, non c'era un euro per fare qualsivoglia nuova iniziativa. Non si vincono le elezioni puntando sul rigore. Il tema non è seducente, specie in tempi di spesa pubblica espansiva. Abbiamo tagliato le spese e cercato nuove entrate, ne avevamo bisogno. C'era un'industria turistica fatta in gran parte di seconde case, spesso affittate in nero, che non portava entrate in termini di gettito fiscale. Oggi la ritirerebbe fuori la storia della tassa sul lusso? Molte di quelle polemiche dipesero dal fatto che il Corriere della Sera la definì così. E da allora io sono l'emblema della tassa sul lusso. E fu così suo malgrado. In un'Italia che si proclama sempre più federalista sostenere a livello regionale che chi usufruisce del patrimonio ambientale della fascia costiera debba pagare qualcosa mi sembrava sacrosanto. O secondo lei era accettabile che una casa di cento metri quadri sul mare pagasse meno imposte di quanto costa una bottiglia di champagne in una discoteca di Porto Cervo, consumando un bene ambientale scarso? Se non ricordo male Berlusconi ha pagato Ed è stato rimborsato quando la Corte Costituzionale decise che la tassa, così come era stata disegnata, non andava bene perché non applicata ai residenti. In realtà penso sia più facile conquistare il consenso sciupando denaro pubblico che non risparmiandolo. E difficile accettare una penalizzazione personale, anche piccola, in cambio di una grande opportunità per tutti sul lungo termine. Suvvia, non si abbatta. In fondo ha perso contro Berlusconi. In Italia solo Prodi è riuscito a batterlo Io non ho perso contro Berlusconi, ma contro le sue televisioni, contro la Rai di Berlusconi, contro i giornali di Berlusconi, contro il presidente del Consiglio che ha fatto la campagna elettorale con le risorse che il ruolo gli assegnava e con una totale discrezionalità. Lei aveva dalla sua la Nuova Sardegna Non mi risulta. Mi sembra che abbia svolto in maniera equilibrata il suo lavoro. Certamente in 5 anni qualche volta mi ha intervistato, diversamente dall'Unione Sarda che non lo ha mai fatto. Chi perde ha torto. Solo se ci si è battuti con l'avversario ad armi pari e dentro le regole. Nel 2004 Francesco Cossiga la salutò come un nuovo Agnelli. In quest'ultima campagna elettorale l'ha definita come speculare a Berlusconi, espressione dello stesso gusto e della stessa casta Della mia storia imprenditoriale Cossiga ha spesso parlato bene, mi riferì anche alcuni commenti positivi del suo amico Cuccia. Per queste elezioni aveva dichiarato che avrei vinto io. Non ricordo mi avesse omologato a Berlusconi. Ha detto solo che gli davo del tu, cosa non vera. C'è una suo biografia, "Il quinto moro", che ha un sottotitolo ammiccante: Soru e il sorismo. Il suo personaggio contempla già degli epigoni? Il libro è stato scritto senza parlare con me. Sorismo è anche un termine infelice, cacofonico. Pensa si riferisca a una idea di Sardegna che abbiamo portato avanti in questi anni e a una discontinuità nel gestire la politica di questa regione. Nel popolo dei blog lei è un personaggio che suscita stati d'animo ferocemente contrapposti: la amano o la odiano. Vero, e non saprei spiegare perché. Ho cercato di applicare le regole di buon governo, e a molti non sarà piaciuto. C'è un blog in particolare, si chiama www.peggiosuru.it, che le rovescia addosso grandinate di accuse. Per esempio? Per esempio che nel mentre vara la legge salva coste consente a Tom Barrack di cementificare Caprera. E' una evidente bugia: Barrack non ha investimenti a Caprera, e non gli abbiamo consentito nulla. A Caprera c'è solo la riqualificazione di un vecchio villaggio del Club Mediterranèe che si ridimensiona e migliora il contesto ambientale. E con questa pratica Barrack non c'entra nulla. Per esempio che a Cagliari sulle energie rinnovabili avrebbe smaccatamente favorito Sorgenia, quindi De Benedetti. Non ho favorito nessuno. In Sardegna con Carlo Rubbia si sono portate avanti ricerche nel campo del solare termodinamico. Quando se ne parlò ai tempi del governo Prodi il ministero dell'ambiente promosse la convenzione con quattro regioni, compresa la nostra. Sorgenia ha presentato un progetto e abbiamo dato parere favorevole. Ma l'abbiamo fatto con Enel, E.on, Endesa e tanti altri. Dicono che nella sua sconfitta c'entri anche una ferrea alleanza tra Berlusconi e la Curia. Lo stretto legame tra Berlusconi e una parte importante della Curia è lampante. Era proprio qui con il Papa davanti alla chiesa della Bonaria (giusto di fronte a casa sua, ndr) quando è iniziata la campagna elettorale. Berlusconi non era qui solo per il Papa, viene ogni fine settimana e tutte le vacanze. Dopo Arcore la Sardegna è la sua seconda terra... Lui va a villa Certosa, che è altra cosa rispetto alla Sardegna. Io in giro per l'isola o in Regione non l'ho mai incontrato. Il Cavaliere dice che lei è torvo? Perché non ho sempre il sorriso stampato in faccia e non racconto barzellette? Quando Berlusconi le ha detto che è un fallito qualche suo collega industriale le ha telefonato per dissociarsi? Neanche uno. Ma quella fu l'escalation di una campagna elettorale combattuta senza esclusione di colpi. Non potendomi attaccare sul bilancio della regione ha scelto l'insulto personale. Oggettivamente la situazione di Tiscali gliene offriva il destro. Forse. Ma uno che ha la più alta responsabilità di governo non si rende conto che dicendo così si mettono in difficoltà le aziende? Lo sa che in quei giorni il call center di Tiscali fu intasato da telefonate di persone che volevano disdire l'abbonamento e che abbiamo dovuto rassicurare? Invece io resto orgoglioso del fatto che in un'Italia all'epoca in ritardo rispetto alla diffusione di Internet una piccola azienda della Sardegna lo abbia lanciato gratuitamente con un modello di business profittevole contribuendo in maniera importante alla sua diffusione. In effetti l'internet italiano è made in Sardegna. L'antesignano era Video on line di Niky Grauso. Si faceva un numero, il modem cominciava a gracchiare, e c'era il tempo di farsi un caffè in attesa che comparisse faticosamente l'home page. E' sardo perché al Cern di Ginevra dove fu presentato internet c'era Rubbia che poi venne a fare il presidente di un centro di ricerca qui a Cagliari. Fu lui a suggerirci di investire in due direttrici: la simulazione matematica e il web. La prima web mail pensata per essere spedita da un utente è stata fatta in Sardegna con Video on line da un giovane che adesso lavora a Tiscali. Però dopo la sconfitta ha confidato ai suoi che Internet non bastava, che bisognava costruire le case del popolo. Ha detto del o per il popolo? Ho detto che c'è bisogno di luoghi dove ci si potesse riunire, dibattere, confrontarsi, anche socializzare. Qualcuno ha ricordato che una volta c'erano le case del popolo. Il web non è una casa abbastanza grande? Se guardassimo al web avremmo stravinto, avevamo migliaia di post contro le loro poche decine. Su Facebook una marea di gente si è registrata sul mio profilo. Evidentemente però internet non basta a vincere le elezioni. Forse neanche le televisioni. Repubblica, un giornale che l'ha sempre trattata bene, il giorno che ha rimesso piede in Tiscali ha sollevato il problema del conflitto di interesse. In questi cinque anni ho avuto un conflitto all'incontrario: non ho fatto gli interessi della mia famiglia e dell'azienda. Il conflitto di interesse nazionale nasce dal fatto che chi ha concessioni da parte dello Stato non possa fare il presidente del Consiglio. E tutto questo non riguarda né me né Tiscali, che peraltro non è detentore di alcuna concessione dello Stato o della Regione. Che errore quando ha indicato suo fratello come possibile intestatario delle quote dell'Unità. Venne subito da fare il paragone con un altro fratello... Lo so, ma e' un paragone sbagliato perché nell'altro caso si deve arginare contemporaneamente la possibilità di controllare reti televisive e carta stampata. Io invece non dovevo risolvere un conflitto di questo tipo ma semplicemente essere aiutato a gestire un investimento di 23 milioni di euro, non 2 come ho visto scritto su qualche giornale. Dunque mi sembrava giusto proteggere l'investimento. E allora cosa serviva il blind trust? In Sardegna in questi anni abbiamo approvato una legge statutaria che rende incompatibile la candidatura alla presidenza della regione con il controllo di mezzi di comunicazione. Ma nonostante questa norma non sia ancora operante io ho volontariamente trasferito la gestione delle azioni a un blind trust. Perché ha deciso di comprare l'Unità e quando si è pentito di averlo fatto? L'ho fatto in omaggio a una storia e convinto che ciò servisse a migliorare la qualità del dibattito dentro il centrosinistra. Non mi sono pentito, anche se chiaramente oggi soffro per quella scelta. D'altronde ho affrontato l'investimento convinto che di lì a poco avrei venduto Tiscali. Però forse ha ragione lei. Su cosa? Sul fatto che io spacco in due l'opinione pubblica. Da una parte chi mi ama, dall'altra chi mi odia e mi insulta. Anche se francamente certi improperi mi sono sembrati ingiustificati Berlusconi vive serenamente da anni con un'industria dell'improperio che quotidianamente lo prende di mira. Lui le direbbe: caro Soru, se ne fotta. In questi giorni sto leggendo i Pensieri di Marco Aurelio, là dove dice che non bisogna lasciarsi ferire dai cattivi giudizi degli altri. Si vede che non ho ancora raggiunto quel livello di saggezza e distacco. Torniamo all'Unità. E' in vendita? Diciamo che per diversi motivi non posso più portare avanti da solo questa esperienza. Ho bisogno di altri che mi diano una mano. E questi altri ci sono, oltre alle boutade di qualche sedicente industriale? Ce ne sono alcuni con cui sto discutendo. E contemporaneamente si procede col piano di rilancio e ristrutturazione della testata. E' vero che ha chiesto a Carlo De Benedetti di aiutarla? No. Confessi che c'è stato un momento in cui faceva le prove da leader del Pd nazionale. No, credo anzi che questa voce abbia danneggiato la mia campagna in Sardegna. I ruoli istituzionali non sono un taxi dove si monta e si scende a piacimento. Se uno si candida a guidare una regione per cinque anni non può di punto in bianco abbandonare. Si aspettava che la sua sconfitta sarebbe stata la pietra tombale di Veltroni? Francamente no. Ha condiviso la sua decisione di ritirarsi? Evidentemente l'ha ritenuto necessario per lui e utile al Partito. Ma certamente non è una scelta attribuibile al voto regionale. Franceschini è un segretario stanziale o di passo? Non lo so, ma mi pare stia facendo bene. Meglio un Pd che corre da solo o che allarga a sinistra? In Sardegna ci siamo presentati con una coalizione allargata che ha condiviso la necessità di portare avanti un processo di cambiamento in Sardegna e un progetto di rinnovamento della politica. Massimo due legislature e poi spazio ad altri. Invece la seduta inaugurale del consiglio regionale sembrava un cinegiornale dell'istituto Luce. E si sorprende? Questo è un paese per vecchi A guidare l'assemblea c'era un notaio di 82 anni che è stato presidente del Consiglio regionale a metà degli anni '60. Poi c'era un altro presidente della Regione della fine degli anni Settanta, e una quantità innumerevole di consiglieri che sono in politica da decenni. Mi sorprende perché dopo tanto parlare di rinnovamento un elettore voti un candidato per la sesta o la settima volta... Quando ha perso dall'altra parte si è fatto cavallerescamente vivo nessuno? Mi ha telefonato il ministro Calderoli, ed ho apprezzato. Voi sardi spesso cominciate bene e poi vi perdete per strada. Prima Grauso, poi lei. Inconcludenza o sardo-masochismo? In questo momento potrei anche condividere il suo giudizio, ma a guardar bene in realtà non è così. In effetti sono partito bene, e bene ho fatto fino a quando mi sono occupato dell'azienda. Poi ho smesso di occuparmi di un progetto imprenditoriale per dedicarmi completamente a un progetto collettivo, e credo di aver fatto bene anche in politica. Così ha perso il governatorato e rischia di perdere anche l'azienda. Intanto sto tornando a impegnarmi in azienda e quindi spero di no. Ma soprattutto credo di poter dire di non aver sciupato la mia vita fino ad ora. Rimane il percorso delle cose fatte nell'impresa e delle cose fatte nella politica. Inizia nuovo percorso con tante cose ancora da fare. Carletto De Benedetti attovagliato con Fassino, Montezemolo e Azzurra CaltagironeConcita De Gregorio [22-03-2009]

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Sospeso sit-in di domaniall'Azienda ospedaliera (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Sospeso sit-in di domani all'Azienda ospedaliera E' attesa per i prossimi giorni la decisione della sezioni unite civili della Cassazione sul "caso" Edi Pinatto, il giudice diveuto noto in tutta Italia per avere impiegato 8 anni - contro i 90 giorni previsti - per depositare la motivazioni della sentenza relativa al processo antimafia "Grande Oriente". Ritardi che permisero agli otto imputati di lasciare il carcere. Al "giudice lumacone" quei ritardi costarono una condanna ad 8 mesi per omissione d'ufficio e la rimozione dall'ordine giudiziario decretata dal Csm il 7 luglio dello scorso anno. Un provvedimento, quest'ultimo, impugnato in Cassazione dove - nei giorni scorsi - il sostituto Pg Marco Pivetti ha chiesto di confermare la decisione disciplinare adottata dal Csm quasi un anno fa. Per ul Pg Pivetti, un magistrato che impiega 8 anni per scrivere una sentenza, merita la rimozione dall'ordine giudiziario, specie se il ritardo provoca la scarcerazione degli imputati. Sulla richiesta della Procura generale, i giudici delle sezioni unite civili si pronunzieranno nei prossimi giorni. Intanto, da quando è scoppiato il caso Pinatto che ha suscitato una levata di scudi e prese di posizione anche da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dell'ex Guardasigilli Clemente Mastella, Pinatto ha continuato a svolgere le sue mansioni di Pm alla Procura di Milano.

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Quando ho ucciso Federica ero ubriaco e drogato (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 22-03-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzettino, Il (Padova))

Argomenti: Giustizia

«Quando ho ucciso Federica ero ubriaco e drogato» L'avvocato della famiglia Squarise: «Spera di ottenere le attenuanti puntando a una pena di 17 anni, ma non ci riuscirà» Domenica 22 Marzo 2009, San Giorgio delle Pertiche «Il Dna lo inchioda, ma tenterà di farsi riconoscere le due circostanze attenuanti dell'ubriachezza e dell'assunzione di stupefacenti che potrebbero vedere la pena massima di circa 25 anni, ridotta a 17. Vedo lontana la possibilità del riconoscimento della incapacità di intendere e di volere da accertarsi richiedendo per la seconda volta una perizia psichiatrica. In Spagna non esiste l'ergastolo». Questa la linea difensiva ipotizzata dall'avvocato Agnese Usai, nei confronti di Victor Diaz Silva che ha confessato l'omicidio di Federica Squarise. Si aprirà proprio ad un anno dal tragico fatto di cronaca dell'uccisione dell'impiegata di 23 anni di San Giorgio delle Pertiche, in vacanza a Lloret de Mar con un'amica alla fine dello scorso luglio, il procedimento a carico del clandestino uruguayano. Slitta dalla primavera all'estate l'udienza del processo per la morte di Federica. «Sono numerose le testimonianze che il magistrato sta acquisendo per ricostruire tutte le fasi della vicenda. Molte sono degli amici dell'imputato che cercherà il minimo della pena puntando al suo stato alterato a causa di droga e alcool». Non ha mai ammesso la violenza, ma seppur con le difficoltà dell'esame autoptico visti i vari giorni dal ritrovamento del corpo della giovane, «i referti biologici non lasciano dubbi che dovranno essere formalizzati in udienza», spiega l'avvocato che rappresenta la famiglia. Si dovranno attendere ancora tre mesi per fare giustizia per Federica. Ma c'è un'altra data importante, quella del 20 aprile. Sarà convertito in legge il cosiddetto decreto antistupri. «Abbiamo interessato direttamente il ministro della giustizia Alfano partendo dalla drammatica vicenda di Federica - spiega l'avvocato Usai - affinchè l'assistenza legale gratuita sia prestata anche ai cittadini italiani che subiscono violenza all'estero. Il ministro si è fatto garante». Auspicando il buon esito, sarebbe un importante riconoscimento proprio nel nome di Federica. «Non avvenisse - parole del legale - si proporrà un ricorso alla Corte Costituzionale per disparità di trattamento dei cittadini italiani». Intanto prosegue a pieno ritrmo l'attività dell'associazione Per Federica-Onlus che per luglio sta organizzando un concerto con i Tiromancino ed una manifestazione in memoria di Federica. Michelangelo Cecchetto

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Opitergina - Vittorio Veneto e il derby della Castellana (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Opitergina - Vittorio Veneto e il derby della Castellana Domenica 22 Marzo 2009, Treviso (m.m.) Nona di ritorno col derby Opitergina-Vittorio che potrebbe mettere la parola fine al campionato di Promozione. In Eccellenza derby Vedelago-Giorgione, in Prima rinviata Sedico-Codognè per la morte di Antonio De Nard del Sedico. ECCELLENZA - Derby della Castellana fra Vedelago e Giorgione, nella lotta per il 2° posto il Lia Piave è in trasferta a Marostica, l'Ardita Moriago ospita la Feltrese. Nella zona bassa il Cordignano ospita il Dolo Riviera Brenta, la Liventina Gorghense va a Rossano, il Ponzano a Mestre contro l'Edo. Cerca riscatto per rimanere nella zona tranquilla l'Union CSV impegnato però a Mirano. PROMOZIONE - All'Opitergium di Oderzo va in scena il derby che decide il campionato fra Opitergiana e Vittorio Falmec con i locali che possono chiudere la stagione e gli ospiti che per continuare a sperare devono vincere. E derby di Marca anche a Villorba (ospite l'Istrana), a Preganziol (La Marenese) quindi quello fra Porto Mansuè e Fontanelle. Fra le mura di casa anche il Cappella Maggiore con Cavarzano, Casier Dosson con Gruaro e Cornuda Crocetta con la Luparense, trasferta a Ceggia per lo Zero Branco. PRIMA - Programma e arbitri. Girone F. Castagnole-Riese Vallà: Tatalo(Po), Ospedaletto-Caltana: Ferracin (Es), Loreggia-Conc. Fonte: Neri (Vi), San Floriano-Campocroce: Maraschin (Sc), Salese-Spineda: Morato (Es). Gir. G. Pro Roncade-Noventa: Guerra (Pd), S. Stino-Cessalto: Giacometti (Pd), Marghera-Silea: Guzzo (Es), Mazzolada-Pro Mogliano: Callegaro (Pd). Gir. H. Careni Pievigina-Alpago: Berto (Bs), Godega-Sanfiorese: Schiappa (Tv), Nervesa-Fulgor Trevignano: Comune (Po), Plavis-Fregona: Cagnin (Pd), Ripa Fenadora-Montello: Vignaga (Vi), S. Giorgio-Ponte di Piave: Marzano (Me), Ztll-Orsago: Zandinella (Ve). SECONDA - Programma e arbitri. Girone F. Giovanile Ezzelina-Valbrenta: Ajdini (Tv). Gir. O. Salgareda-Gainiga: Barosco (Sd), Gorghense-Treporti. Gir. P. Cipriano Catron-Fossalunga: Russo (Bs), Salvarosa-Paese: Bordignon (Bs), Salvatronda-Casale: Baggio (Bs), Cendon-Campigo: Barba (Tv), Treville-Olmi Callalta: Favotto (Tv), Monastier-Marcon: Daulle (Bl), Mignagola-Aurora Treviso Due, S. Elena-Godigese. Gir. Q. Maser-Caerano: Voltarel (Tv), Virtus Csm Farra-La Sernaglia: Moretti (Tv), Castion-Fiori Barp: Mirarco (Tv), Juventina-Altivolese: Tasca (Tv), Lentiai-Bessica: Di Filippo (Tv), SP-Cisonese: Montali (Tv), Montegrappa-Agordina. Gir. R. Sarmede-S. Lucia Mille: Faraon (Co), Vazzolese-Piave: Grando (Co), Cadore-Francenigo: S. Michele Cerfim-Cortina: Toniolo (Bs), Vitt Sangiacomo-Auronzo: Peruzzo (Bs), Fulgor Farra-Gaiarine: Bertin (Bs). TERZA - Programma e arbitri. Girone A. Ardita Pero-Parè: Di Tomaso (Tv), Boccadistrada-Cima Piave: Caramel (Tv), Pro Refrontolo-Feletto: Pozzobon (Tv), Tarzo Revine Lago-Suseganese: Spigariol (Tv), Barbisano-Lovispresiano: Giarratana (Co), Campolongo-S. Giustina Itlas: Rosi (Co), Follinese-Breda: Rasera (Cf), Vallata-Basalghelle: Squizzato (Cf). Gir. B. CSM Resana-San Giuseppe: Borgo (Tv), Padernello-Milan Guarda: Santillo (Tv), San Gaetano-Pederobba: Freda (Tv), Rovere Sartorato-Postioma: Cirillo (Cf), S. Antonino-Fontane: Fratin (Cf), Vedelaghese-Valdosport: Duzel (Cf), Vidor-Fanzolo: Pirazzo (Cf), Volpago-Badoere: Bosa (Cf). Gir. Basso Piave. Zensonese-Torre di Mosto: Dus (Sd), Sangiorgese-Evolution Team: Lucchetta (Sd), Staffolo-Biancade: Vendramini (Sd). Gir. Bassano. Stroppari-Union Borso: Marzano (Vi), Eagles Pedemontana-S. Pietro Rosà: Solazzo (Vi). FEMMINILE - Serie B. Barcon-Frutta Più Verona: Latifondi (Bs). Serie C. Keralpen-Vittorio Veneto. Vaia (Bs), Villanova-Real Fortitudo: Aliprandi (Sd), Zensky-Musano: Toniolo (Sc). Serie D. Pedemontana-Favaro, Maser-Zensky.

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CASA/ MARTINI: SE GOVERNO INSISTE COSÌ NOI RICORRIAMO A CONSULTA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 22-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Casa/ Martini: Se Governo insiste così noi ricorriamo a Consulta di Apcom "Decreto invasivo, difendiamo nostre leggi urbanistiche" -->Firenze, 22 mar. (Apcom) - La Toscana è pronta a fare ricorso contro il Piano Casa annunciato dal Governo: lo ha affermato il presidente della Regione, Claudio Martini, parlando a margine di un'iniziativa della Cgil sui migranti al Mandela Forum di Firenze. "Se il Governo vorrà andare avanti con un decreto così invasivo - ha spiegato - ci troveremo costretti a difendere la storia e la cultura delle nostre leggi urbanistiche facendo ricorso contro il provvedimento alla Corte Costituzionale; vedremo mercoledì, nella conferenza Stato-Regioni". Secondo Martini, che ha annunciato una controproposta "per fluidificare ulteriormente le procedure", il Piano così come si presenta oggi è "un caos nel quale, se tutti potranno fare ciò che vogliono, vi saranno anche persone che vedranno lesi i propri diritti".

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GERARDO AUSIELLO AL POSTO DI MONTEMARANO, IO MI SAREI GIà DIMESSO . È IMPIET... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 22-03-2009)
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GERARDO AUSIELLO «Al posto di Montemarano, io mi sarei già dimesso». È impietoso il giudizio di Mariano D'Antonio, collega di giunta di Montemarano, all'indomani della scelta di Bassolino di commissariare le Asl mandando a casa i manager e nominando, al loro posto, funzionari regionali. Per l'assessore al Bilancio di Palazzo Santa Lucia «di fronte alle tante prove di inadeguatezza che gli sono state date pubblicamente, Angelo avrebbe fatto meglio a restare in silenzio». E invece l'assessore alla Sanità, in un'intervista al Mattino, ha chiarito che «la rivoluzione durerà solo due mesi, non un giorno in più. Entro metà aprile - ha aggiunto Montemarano - si chiude il bando per il nuovo albo dei direttori generali da cui selezionerò manager di alto profilo professionale per costruire una nuova squadra». Parole che D'Antonio giudica «incomprensibili»: «Sono stupito, mi sarei aspettato un po' di riserbo - tuona - Se io fossi stato bersaglio di tutte queste critiche, non avrei detto neppure una parola o avrei rassegnato le dimissioni. È anche una questione di dignità». L'economista contesta, in particolare, la lettura data dal collega alle scelte del governatore: «Parla di burocrati, significa che non ha ben compreso il valore delle persone nominate. Si tratta di funzionari capaci e competenti. Dovrebbe prendere atto, piuttosto, del fatto che è ritenuto inadeguato. Nessuna congiura, gli eventi si commentano da soli». A supporto del suo ragionamento, D'Antonio cita infatti una serie di episodi che definisce «inquietanti»: «A partire dal luglio del 2008 Montemarano ha collezionato tre verifiche negative in altrettante riunioni con il governo nell'ambito del piano di rientro dal deficit. Lo scorso mese di novembre, poi, il presidente del Consiglio ha inviato una formale diffida alla Regione, propedeutica al commissariamento. Un altro bel risultato che ci è caduto addosso». E ancora: «Due articoli del suo Piano ospedaliero approvato dal consiglio regionale - spiega - sono stati impugnati dal governo davanti alla Corte costituzionale. Peraltro la manovra è considerata inadeguata perché non garantisce i risparmi necessari». Quanto ai beni delle Asl «la finanziaria regionale approvata a fine 2008 contiene l' articolo 25, comma 2, che voleva impedirne il pignoramento. Anche su questo punto l'esecutivo nazionale ha avviato una procedura di incostituzionalità e nel frattempo il Tribunale di Napoli ha ritenuto questa norma non valida aprendo così la strada ai pignoramenti». Una serie di passi falsi che «hanno spinto Bassolino a intervenire in maniera drastica. Speriamo - conclude - che ciò sia sufficiente a evitare il commissariamento». La giunta sostiene dunque la linea del governatore, mentre il centrodestra invoca chiarezza: «Bassolino smentisca subito Montemarano - dice il parlamentare del Pdl Marcello Taglialatela - O l'assessore mente quando afferma che i commissari nominati alla guida delle Asl resteranno in carica solo due mesi o significa che tutta l'operazione messa in campo è solo di facciata, è funzionale alla campagna elettorale per le elezioni di giugno e rappresenta il tentativo maldestro di scongiurare il commissariamento della sanità campana».

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LEANDRO DEL GAUDIO SULLO STRALCIO DEL PROCESSO ECOBALLE SI MUOVE ANCHE L'ANM. LU... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 22-03-2009)
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LEANDRO DEL GAUDIO Sullo stralcio del processo «ecoballe» si muove anche l'Anm. Lunedì si discute sulla decisione del Consiglio giudiziario di pubblicare i verbali degli interventi del procuratore Lepore e dei due pm Noviello e Sirleo, sulla gestione dell'inchiesta ecoballe. Convocazione ad horas dettata anche dalle recenti dichiarazioni del procuratore generale Vincenzo Galgano, che ha bollato come «irresponsabile» la decisione di togliere il segreto dagli atti del Consiglio giudiziario. Ecco la replica degli esponenti della magistratura associata, a partire da una premessa: tutti i magistrati intervistati sottolineano stima incondizionata per il procuratore generale Galgano. Tullio Morello, presidente Anm, (Movimenti-articolo tre), replica così al pg: «Sono sconcertato. Il Consiglio è un organo istituzionale e va rispettato, anche perché tutti i suoi esponenti si sono espressi in modo democratico. Chi ha votato per rendere pubblici i verbali, l'ha fatto rispettando il mandato dei propri elettori: non si può additare come irresponsabile chi la pensa diversamente da te e ottiene la maggioranza in modo democratico». Dello stesso avviso, Antonello Ardituro, (Movimenti): «Siamo sconcertati dalle affermazioni del pg sul Consiglio giudiziario. È giusto che l'Anm intervenga a tutela di un organo istituzionale». Cambia il colore, ma il giudizio resta severo. Sergio Amato di Mi aggiunge: «Dichiarazioni di indubbia gravità, specie se consideriamo che Galgano è componente di diritto e a partecipazione necessaria del Consiglio giudiziario: penso che non sia giusto paventare l'esercizio dell'azione disciplinare verso i suoi componenti - siano essi magistrati o avvocati - solo perché non hanno condiviso la sua posizione. L'Anm ha l'immediato dovere di difendere sia i colleghi, che coraggiosamente hanno votato per la desecretazione degli atti, sia a questo punto i pm Noviello e Sirleo, sostanziali destinatari di questa insofferenza. L'indipendenza interna della magistratura - aggiunte Amato - è un valore importante almeno quanto l'indipendenza esterna e passa per il rispetto dei suoi organi di autogoverno». Di diverso avviso, il segretario (Unicost) Pina Casella: «La trasparenza è un valore, fondamentale nell'operato degli organi istituzionali, ma in questo caso la riservatezza degli atti potrebbe essere dettata da considerazioni tecniche. Di che tipo? Lo stralcio dell'inchiesta sulle ecoballe ad esempio non è ancora definito. Non escludo che le riflessioni di Galgano, sia pure eccessive nei toni, siano dettate da considerazioni di questo genere». Alfredo Guardiano, segretario Md, aggiunge: «A Galgano dico che è sempre opportuno misurare l'enfasi delle frasi usate, specie in una vicenda in valutazione dinanzi al Csm. Occorre prudenza per non ingenerare l'idea di un conflitto interno alla magistratura, oltre a rispettare le regole della democrazia». Intanto, sale l'attenzione sul processo alla gestione delle ecoballe, quello dello stralcio di sette indagati, tra cui gli ex commissari Catenacci, Bertolaso e Pansa. In attesa della prima udienza - quinta penale, 26 maggio - ecco alcune intercettazioni finite agli atti del processo. È il 27 luglio, parlano l'ex prefetto di Milano Bruno Ferrante (estraneo all'inchiesta), poi in Fibe come presidente del Consiglio di amministrazione e Massimo Malvagna, ex ad di Impregilo tra i 25 imputati per la gestione delle ecoballe. Malvagna. «Quindi ho trasmesso la sensazione che oggi siamo alla mercé della Procura. Cioè: se la Procura decide di essere tenera, bene, se la Procura decide di non essere tenera, male. Cioè voglio dire non si è raggiunto un accordo, non esiste un pur parl... cioè praticamente non sappiamo cosa succederà». Ferrante: «Certo». Malvagna: «Ho avuto l'impressione, che come tutti hanno chiarito, il procuratore Lepore non dico che... non ha l'influenza che si riteneva po... o si possa ritenere sul procuratore Noviello e quindi non si può... lui non credo che possa fare più di quello che ha... ha dimostrato di poter fare fino ad oggi». Schegge impazzite. Agli atti anche la sintesi di una conversazione tra Malvagna e Fiumara (non indagato). Spiegano i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo negli atti depositati: «Malvagna dice che qui c'è tutta una congrega... mentre due (procuratori) sono due schegge impazzite».

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La riforma La legge Galli del 1994 stabilisce che il servizio idrico viene pagato con una tariffa... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 22-03-2009)

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La riforma La legge Galli del 1994 stabilisce che il servizio idrico viene pagato con una tariffa composta di tre parti: fornitura dell'acqua, sistema fognario e servizio di depurazione. È una riforma all'insegna della trasparenza, perché dovrebbe consentire ai cittadini di sapere con precisione che cosa pagano e perché. I depuratori La legge stabilisce che «la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi». Le cause Indagini giudiziarie e dossier di associazioni rivelano che molte città non hanno depuratori, altri non funzionano bene. Partono i ricorsi di cittadini che non vogliono pagare per un servizio che non ricevono. La Consulta Nell'ottobre 2008 la Corte Costituzionale dichiara illegittima la legge del 1994. Il Parlamento Una legge del febbraio 2009 limita i rimborsi ai cittadini: basta che i Comuni abbiano predisposto progetti per evitare i risarcimenti.

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[FIRMA]GIUSEPPE SALVAGGIULO TORINO Nel Paese del diritto storto, se l'acqua non viene dep... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 22-03-2009)

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[FIRMA]GIUSEPPE SALVAGGIULO TORINO Nel Paese del diritto storto, se l'acqua non viene depurata anziché costruire nuovi depuratori o far funzionare quelli esistenti si cambia la legge. Si fa finta che l'acqua sia pulita anche se resta sporca. E si impone ai cittadini di continuare a pagare la bolletta per la depurazione che non c'è: 350 milioni di euro all'anno, circa 70 euro a famiglia, un terzo della bolletta idrica. Si legalizza l'abuso con la solennità di un voto del Parlamento. A dispetto di tutto: Costituzione, buon senso, tutela dell'ambiente. E decenza. Si sa, l'acqua è un bene primario, nessuno può farne a meno. Ma ora si sta esagerando: dal 2002, il costo è aumentato del 32 per cento, con punte del 50 per cento, nonostante le tariffe siano stabilite da enti pubblici e dunque (in teoria) al riparo da speculazioni ai danni dei cittadini. Quindici anni fa la legge ha stabilito che la bolletta va divisa in tre parti: fornitura dell'acqua, fognatura, depurazione. Una scelta di trasparenza: ogni costo per il cittadino deve corrispondere a un servizio ricevuto. Ma è giusto pagare il canone per la depurazione anche se la città in cui vivi non ha il depuratore o ne ha uno che non funziona? Naturalmente sì, sostengono Comuni ed enti di gestione del servizio idrico, ben felici di incassare. Un'infausta norma dà loro ragione e per un decennio milioni di italiani pagano senza fiatare. Finché qualcuno non si ribella. A Gragnano, capitale napoletana della pasta dove non solo manca il depuratore ma perfino la fogna, un gruppo di cittadini si rivolge al giudice di pace. E poi alla Corte Costituzionale. Che infine risponde: «L'obbligo di pagamento non correlato al servizio è illegittimo». Niente depuratore, niente bolletta. La legge era del 1994, la sentenza della Consulta del 2008. Ma almeno è chiara, anzi limpida come sarebbe l'acqua di mezza Italia se funzionassero i depuratori. La Consulta impone di restituire ai cittadini i canoni ingiustamente riscossi e di ridurre le tariffe in mancanza di impianti funzionanti. Da Nord a Sud partono le richieste dei rimborsi. Le associazioni dei consumatori si mobilitano. Comitati civici e ambientalisti si attrezzano, fanno ricerche, prelevano campioni e commissionano analisi indipendenti. Perché nessuno davvero sa dove siano i depuratori e se davvero depurino. Nemmeno i Comuni. E nessuno controlla i gestori. Si scopre così una realtà sconvolgente, documentata da decine di inchieste giudiziarie e dossier indipendenti: milioni di italiani sprovvisti di depuratori, impianti vecchi, liquami fetidi scaricati nelle falde sotterranee o in mare per risparmiare le sostanze (cloro, ossigeno) che servono per «ripulire» l'acqua. E soprattutto soldi spariti, quelli ingiustamente pagati dai cittadini e non utilizzati per gli impianti. Depuratori fuorilegge vengono sequestrati in Abruzzo da magistratura e corpo forestale, in seguito alle denunce del Wwf. Nel Lazio i carabinieri bloccano un impianto e denunciano i gestori per violazioni ambientali, mentre la Finanza indaga sulle tariffe illegali cresciute a dismisura. In provincia di Lecce, in assenza di dati ufficiali, un gruppo di associazioni di volontariato produce un dossier secondo cui l'acqua è depurata solo al 39%. Un danno ambientale e uno spreco economico perché «ogni giorno qui si butta nel mare l'equivalente di diciotto chilometri di autobotti», spiega Luigi Russo, responsabile della ricerca. Acqua che potrebbe essere utilizzata per pulire le strade o annaffiare il verde pubblico. E invece inquina il mare e la terra, mentre i cittadini continuano a pagare. Un disastro. Che meriterebbe finalmente l'attenzione della politica. La sentenza della Corte Costituzionale, infatti, sarebbe l'occasione per mettere ordine negli enti di gestione del servizio idrico, carrozzoni che depurano scarti partitici più che acque. E il Parlamento interviene. Ma non per tutelare i cittadini. Esattamente al contrario: per vanificare la sentenza della Consulta, limitando il diritto ai rimborsi. Un minuscolo comma inserito in fretta e furia in una leggina stabilisce che i canoni illegittimi non vanno restituiti se da qualche parte, nei cassetti del Comune, giace un qualsiasi progetto di depuratore, anche se poi non è mai stato realizzato. Basta la parola, come nel vecchio gingle pubblicitario. L'effetto è quello del classico colpo di spugna: ogni Comune potrà rivendicare di aver previsto un depuratore ma di non essere riuscito a metterlo in funzione. Ed eviterà i rimborsi. Di questo sono convinti i cittadini, le associazioni e gli avvocati che hanno seguito la pratica. È la terza beffa. Spiega Augusto De Sanctis del Wwf: «I cittadini non hanno un servizio o lo hanno pessimo, con gravi conseguenze sull'ambiente, pagano tariffe crescenti e alla fine non possono neanche contestare l'operato delle aziende che operano in regime di monopolio». Trionfa il diritto storto, pagano gli utenti.

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La sorpresa Arriva la norma: non vanno restituiti i canoni se in Comune giace un progetto non realizzato (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 22-03-2009)

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Tariffe folli Dal 2002 sono aumentate del 32% nonostante siano stabilite da enti pubblici Denaro sprecato Ogni anno un terzo della bolletta non sarebbe dovuto: circa 350 milioni La sorpresa Arriva la norma: non vanno restituiti i canoni se in Comune giace un progetto non realizzato Ci voleva una pensionata di 81 anni, Carmela Alfano da Gragnano, a far scoppiare il caso delle bollette illegali per il servizio idrico. A far pronunciare la Corte Costituzionale. A sollecitare centinaia di ricorsi in tutta Italia. E a costringere il Parlamento a un precipitoso intervento, per salvare gli enti locali e le società private a danno dei cittadini. Tutto per 228 euro. La protagonista di questa storia abita in via Vena della Fossa, la strada intercomunale che separa Gragnano da Castellammare di Stabia. Vive in affitto in una palazzina a due piani con la figlia Maria Domenica, il genero e i due nipoti. Si gode la vecchiaia con la famiglia dopo una vita passata a lavorare: prima nella fabbrica delle valigie di cartone, a Napoli, poi in quella della frutta secca, infine in una sartoria. La strada dove Carmela abita è una specie di terra di nessuno: le villette sono cresciute negli Anni 80 in pieno abusivismo, poi sono state condonate. Niente raccolta dei rifiuti e pulizia delle strade. E soprattutto niente depuratori: non si sono mai visti, come del resto in tutto il paese. Carmela e la figlia Maria Domenica per questo, anni fa, andarono in Comune per farsi rilasciare un apposito certificato: bolletta idrica ridotta in assenza di depuratori. Poi, dopo la privatizzazione del servizio, la nuova azienda straccia quel certificato a rialza la tariffa. Le due donne non si arrendono e lanciano l'azione giudiziaria. Raccontano: «Ci siamo rivolte a un avvocato, calcolando di aver diritto a un risarcimento di 228 euro. Ma soprattutto era una questione di principio: l'ambiente è di tutti, noi non buttiamo per strada una caramella e poi siamo chiamati a pagare perché chi ha il potere politico non interviene. Non è giusto». Carmela e Maria Domenica s'imbattono nell'avvocato Alessandro Indipendente. Il quale, dopo aver lavorato a Roma, è appena tornato a Gragnano, paese d'origine, e pure lui paga la tariffa per la depurazione che non c'è. L'avvocato prende in carico la questione e chiede al giudice di pace di rivolgersi alla Consulta. Nel frattempo in paese si sparge la voce e decine di ricorsi di cittadini infuriati piovono in tribunale. La battaglia delle due agguerrite donne di via Vena della Fossa entra nella fase decisiva. E desta interesse in tutta Italia. «All'inizio pensavo che il problema riguardasse la nostra zona - spiega l'avvocato - ma poi mi sono reso conto che non è così». Ma proprio quando la sentenza della Corte Costituzionale sembra assegnare la vittoria alla pattuglia di cittadini di Gragnano, dal Parlamento arriva la doccia fredda. Madre e figlia sono sconsolate: «Quella legge è una vergogna, ora non ci rimborseranno più. Da una parte ci restituiscono i soldi, dall'altra ce li tolgono di nuovo dicendo che devono costruire gli impianti che avrebbero dovuto fare prima. Per la verità non abbiamo mai sperato di avere un rimborso, confidavamo solo nel senso di giustizia». Anche l'avvocato Indipendente è triste: «Il Parlamento dovrebbe lavorare per il cittadino, invece rema contro. È un atto orribile e autoritario. Sconcertante». A Carmela e Maria Domenica restano le bollette da pagare: 400 euro l'anno per cinque persone. \

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GIORNATA NAZIONALE UNITALSI. Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono è il ... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 22-03-2009)

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GIORNATA NAZIONALE UNITALSI. «Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono» è il motto dell'ottava edizione della Giornata Nazionale dell'unione nazionale italiana per il trasporto degli ammalati a Lourdes e ai santuari internazionali (Unitalsi). Sabato 21 e domenica 22 i 100 mila volontari dell'associazioni offriranno in 3000 piazze italiane una piantina di ulivo segno di pace e di fratellanza in cambio di una donazione. Da oltre 100 anni l'Unitalsi gestisce case famiglie per disabili soli, appartamenti d'accoglienza per le famiglie dei bambini ricoverati negli ospedali, progetti per anziani soli. A Torino saranno presenti in piazza della Consolata, piazza San Carlo, piazza Santa Rita, piazza Vittorio Veneto angolo via Po, parrocchia Madonna delle Rose. L'elenco completo è presente sul sito internet www.unitalsi.it oppure chiamando il numero verde 800.062.026. I NONNI RACCONTANO LA FEDE. E' il titolo di un corso di formazione organizzato dall'Ufficio diocesano Anziani in collaborazione con il Centro d'Incontro Catechisti, con l'obiettivo di sostenere le persone anziane nella trasmissione della fede alle nuove generazioni. Si tiene ogni martedì dalle 9,30 alle 11 in via Gioberti 7. Resterà possibile iscriversi al corso durante tutto il ciclo di incontri, fino ad aprile. Info 011/248.24.20. I GIOVEDÌ DELLA FACOLTA'. Giovedì 26 marzo alle 21 Giacomo Canobbio della Facoltà Teologica di Milano tiene una lezione dal titolo «Dio parla? In molti modi», all'interno dell'Aula Magna della sezione torinese, in via XX Settembre 83. La lezione è la prima del ciclo «I giovedì della facoltà 2009». Info 011/4360249. CONCERTO A MAZZE'. Il Coro Polifonico di Ivrea diretto dal maestro Solutore Salto si esibisce sabato 21 alle 21 all'interno della chiesa parrocchiale SS. Gervasio e Protasio di Mazzè- Il concerto, su musiche «negro spirituals», ha come obiettivo la raccolta di fondi per la ristrutturazione della chiesa di Mazzè. LECTIO MAGISTRALIS SULLA LAICITA'. Lunedì 23 marzo alle 17 nell'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Torino (via Verdi 8) Gustavo Zagrebelsky tiene una lectio magistralis dal titolo «La religione come religione civile?». La giornata, organizzata dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, è l'occasione per la consegna del Premio Adriano Vitelli «Laico dell'anno 2008» all'ex Presidente della Corte Costituzionale. SANTI ANGELI CUSTODI. Giovedì 26 alle 21 incontro di preparazione alla Pasqua nella parrocchia santi Angeli Custodi (via San Quintino 37) con l'esegeta salesiano Marco Rossetti sul tema della passione. RELIGIONI AL DIDASKALEION. Lunedì 23 marzo alle 20,45 Don Ermis Segatti parla di «Cristianesimo e Islam». Appuntamento al Didaskaleion di via Luserna 16. Tel. 011/434.00.81.

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Il Parlamento "corregge" la Consulta Si paga anche se il depuratore non c'è ancora (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 22-03-2009)

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Il Parlamento "corregge" la Consulta Si paga anche se il depuratore non c'è ancora [FIRMA]GIUSEPPE SALVAGGIULO TORINO Nel Paese del diritto storto, se l'acqua non viene depurata anziché costruire nuovi depuratori o far funzionare quelli esistenti si cambia la legge. Si fa finta che l'acqua sia pulita anche se resta sporca. E si impone ai cittadini di continuare a pagare la bolletta per la depurazione che non c'è: 350 milioni di euro all'anno, circa 70 euro a famiglia, un terzo della bolletta idrica. Si legalizza l'abuso con la solennità di un voto del Parlamento. A dispetto di tutto: Costituzione, buon senso, tutela dell'ambiente. E decenza. Si sa, l'acqua è un bene primario, nessuno può farne a meno. Ma ora si sta esagerando: dal 2002, il costo è aumentato del 32 per cento, con punte del 50 per cento, nonostante le tariffe siano stabilite da enti pubblici e dunque (in teoria) al riparo da speculazioni ai danni dei cittadini. Quindici anni fa la legge ha stabilito che la bolletta va divisa in tre parti: fornitura dell'acqua, fognatura, depurazione. Una scelta di trasparenza: ogni costo per il cittadino deve corrispondere a un servizio ricevuto. Ma è giusto pagare il canone per la depurazione anche se la città in cui vivi non ha il depuratore o ne ha uno che non funziona? Naturalmente sì, sostengono Comuni ed enti di gestione del servizio idrico, ben felici di incassare. Un'infausta norma dà loro ragione e per un decennio milioni di italiani pagano senza fiatare. Finché qualcuno non si ribella. A Gragnano, capitale napoletana della pasta dove non solo manca il depuratore ma perfino la fogna, un gruppo di cittadini si rivolge al giudice di pace. E poi alla Corte Costituzionale. Che infine risponde: «L'obbligo di pagamento non correlato al servizio è illegittimo». Niente depuratore, niente bolletta. La legge era del 1994, la sentenza della Consulta del 2008. Ma almeno è chiara, anzi limpida come sarebbe l'acqua di mezza Italia se funzionassero i depuratori. La Consulta impone di restituire ai cittadini i canoni ingiustamente riscossi e di ridurre le tariffe in mancanza di impianti funzionanti. Da Nord a Sud partono le richieste dei rimborsi. Le associazioni dei consumatori si mobilitano. Comitati civici e ambientalisti si attrezzano, fanno ricerche, prelevano campioni e commissionano analisi indipendenti. Perché nessuno davvero sa dove siano i depuratori e se davvero depurino. Nemmeno i Comuni. E nessuno controlla i gestori. Si scopre così una realtà sconvolgente, documentata da decine di inchieste giudiziarie e dossier indipendenti: milioni di italiani sprovvisti di depuratori, impianti vecchi, liquami fetidi scaricati nelle falde sotterranee o in mare per risparmiare le sostanze (cloro, ossigeno) che servono per «ripulire» l'acqua. E soprattutto soldi spariti, quelli ingiustamente pagati dai cittadini e non utilizzati per gli impianti. Depuratori fuorilegge vengono sequestrati in Abruzzo da magistratura e corpo forestale, in seguito alle denunce del Wwf. Nel Lazio i carabinieri bloccano un impianto e denunciano i gestori per violazioni ambientali, mentre la Finanza indaga sulle tariffe illegali cresciute a dismisura. In provincia di Lecce, in assenza di dati ufficiali, un gruppo di associazioni di volontariato produce un dossier secondo cui l'acqua è depurata solo al 39%. Un danno ambientale e uno spreco economico perché «ogni giorno qui si butta nel mare l'equivalente di diciotto chilometri di autobotti», spiega Luigi Russo, responsabile della ricerca. Acqua che potrebbe essere utilizzata per pulire le strade o annaffiare il verde pubblico. E invece inquina il mare e la terra, mentre i cittadini continuano a pagare. Un disastro. Che meriterebbe finalmente l'attenzione della politica. La sentenza della Corte Costituzionale, infatti, sarebbe l'occasione per mettere ordine negli enti di gestione del servizio idrico, carrozzoni che depurano scarti partitici più che acque. E il Parlamento interviene. Ma non per tutelare i cittadini. Esattamente al contrario: per vanificare la sentenza della Consulta, limitando il diritto ai rimborsi. Un minuscolo comma inserito in fretta e furia in una leggina stabilisce che i canoni illegittimi non vanno restituiti se da qualche parte, nei cassetti del Comune, giace un qualsiasi progetto di depuratore, anche se poi non è mai stato realizzato. Basta la parola, come nel vecchio gingle pubblicitario. L'effetto è quello del classico colpo di spugna: ogni Comune potrà rivendicare di aver previsto un depuratore ma di non essere riuscito a metterlo in funzione. Ed eviterà i rimborsi. Di questo sono convinti i cittadini, le associazioni e gli avvocati che hanno seguito la pratica. È la terza beffa. Spiega Augusto De Sanctis del Wwf: «I cittadini non hanno un servizio o lo hanno pessimo, con gravi conseguenze sull'ambiente, pagano tariffe crescenti e alla fine non possono neanche contestare l'operato delle aziende che operano in regime di monopolio». Trionfa il diritto storto, pagano gli utenti.

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