CENACOLO DEI COGITANTI |
Procreazione, la Corte
Costituzionale boccia il limite dei tre embrioni
( da "Corriere.it" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: PARZIALE ILLEGITTIMITÀ della LEGGE
40 Procreazione, la Corte Costituzionale boccia il limite dei tre embrioni
L'Alta Corte, inoltre, ha dichiarato incostituzionale anche il comma 3
dell'articolo 14 della legge in questione (Ansa) ROMA - La Corte Costituzionale
ha dichiarato l'illegittimità dell' art.
Roccella (Pdl):
Argomenti:
Giustizia
Abstract: nuove linee guida: «Sono molto
dubbi gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulle pratiche che
devono essere adottate nei centri». «Chi interpreta questa sentenza della Corte
Costituzionale come un'apertura alla diagnosi pre- impianto - ha aggiunto la
Roccella - commette un'operazione dubbia e prematura».
Decreto incentivi, governo
pone la fiducia ( da "Corriere.it"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: OPPOSIZIONI - «La Corte
costituzionale dovrà pronunciarsi su questa schifezza, e allora avrete delle
sorprese amarissime», ha commentato Gianclaudio Bressa (Pd). Il dialogo si è
rotto definitivamente. Da ora avrete davanti un'opposizione ancor più dura di
quanto non possiate immaginare».
ROMA. Militari in città:
il Governo va avanti e raddoppia. I ministri dell'Interno ...
( da "Trentino" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rileva il Csm, «la genericità delle
previsioni contenute nel decreto legge può provocare il rischio del
determinarsi di incidenti e, nei casi più gravi, della commissione di reati».
Con il risultato di portare a «un aggravio sia per le forze dell'ordine» (che
verrebbero dunque distolte «dal perseguimento del fine di garantire un efficace
controllo del territorio»
Lega-Pdl, un patto
sofferto ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: L'Udc è pronta a giocare la carta
Ugo Bergamo, consigliere del Csm, che cercherà un posto pure in Europa. Verona.
Il Pdl si affida ad Antonio Pastorello, vicepresidente della Provincia, braccio
destro del sottosegretario Aldo Brancher. Lo Scudocrociato pensa a Stefano
Valdegamberi, assessore regionale ai Servizi sociali.
Montebelluna punito 0-3 a
tavolino col Somma ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Mognon (Virtus Csm Farra Soligo), Camatta
(Aurora Treviso Due), Di Stefano (Ciprianocatron), Simionato (Dal Santo
Fossalunga), Rinaldo (Giovanile Ezzelina), Trentin (Godigese), Florian
(Monastier), Tonon (Monastier), Sansoni (San Michele Cerfim), Busetti (Virtus
Csm Farra Soligo), Bovino (Calcio Paese), Bin (Cendon),
Procreazione, la Consulta
boccia la legge ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 02-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: attesa per il verdetto della Corte
Costituzionale. La pronuncia è arrivata alle sette di ieri sera, all'indomani
dell'affollata udienza in cui si sono discussi i ricorsi. La decisione dei
giudici costituzionali risponde solo in parte alle speranze delle coppie, tutte
affette da gravi malattie genetiche, che si erano costituite in giudizio contro
alcune delle norme in vigore.
Sicurezza, raddoppiano i
militari in città ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 02-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rileva il Csm, «la genericità delle
previsioni contenute nel decreto legge può provocare il rischio del
determinarsi di incidenti e, nei casi più gravi, della commissione di reati».
Con il risultato di portare a «un aggravio sia per le forze dell'ordine» (che
verrebbero dunque distolte «dal perseguimento del fine di garantire un efficace
controllo del territorio»
La sconfitta di
un'ideologia ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 02-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Spero che anche per questo la
decisione della Corte costituzionale serva di monito». Più volte dal
centrodestra si sono alzate voci a chiedere una riforma della Corte
costituzionale, e anche recentemente Berlusconi ha messo sotto accusa Palazzo
dei Marescialli. Queste richieste potrebbero riprendere vigore dopo la
decisione di ieri?
la consulta boccia la
legge sulla fecondazione ( da "Repubblica,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Prima Pagina La Consulta boccia la
legge sulla fecondazione ROMA - La Corte Costituzionale boccia la legge sulla
fecondazione assistita. Secondo la Consulta è da considerarsi illegittima la
norma che limita a tre gli embrioni impiantabili e la parte in cui non si
prevede che il trasferimento debba essere effettuato senza pregiudizio della
salute della donna.
la consulta boccia la
legge 40 "no al limite dei tre embrioni" - elsa vinci
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: illustrare e a spiegare nel
dettaglio come la Corte Costituzionale ha ridisegnato la legge. «La sentenza ha
nei fatti intaccato l´architrave di una noma che non bilanciava il diritto
costituzionale alla salute della madre e del concepito. E apre la strada a
nuovi ricorsi», afferma l´avvocato Gian Carlo Muccio per la Warm del professor
Severino Antinori che si era costituita in giudizio.
"la mia battaglia non
è stata vana finalmente potrò avere un figlio" - michele bocci
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e di un´altra coppia, il percorso
che ha portato alle decisione della Corte Costituzionale. Li ha seguiti
l´avvocato Gianni Baldini, che ieri parlava di «un bel giorno per tutti quelli
che hanno combattuto una battaglia di libertà». Signora Antonia, con che stato
d´animo avete atteso la decisione della Suprema Corte?
"è un brutto passo
indietro pericoli per la salute delle donne" - orazio la rocca
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il pronunciamento della Corte
Costituzionale preoccupa l´arcivescovo Elio Sgreccia, presidente emerito della
Pontificia Accademia della Vita, pur precisando che «è una prima impressione e
non conosco le motivazioni della sentenza». Per l´Alta Corte è incostituzionale
il limite dei 3 embrioni.
lv+sa - giovanna casadio
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: SA Il governo attacca la Corte, il
Pd la difende: modificare la legge flògi "Decisione dubbia, faremo nuove
linee guida" GIOVANNA CASADIO ROMA - «Ora interverrà il governo, o meglio
il nostro ministero», per vanificare la sentenza della Corte costituzionale che
«crea confusione e contraddizioni» nell´applicazione della legge sulla fecondazione
assistita.
sconfitto lo stato etico -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Quell´insieme di norme, infatti, è
perfino più sgangherato, dal punto di vista della costituzionalità, della pur
sgangheratissima legge sulla procreazione assistita. I legislatori, lo ripeto,
apprendano le lezioni di costituzionalità che la Corte, legittimamente,
impartisce.
La Corte Costituzionale ha
bocciato ieri uno degli articoli più controversi della legge 40 del ...
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale ha bocciato
ieri uno degli articoli più controversi della legge 40 del 2004, quella sulla
fecondazione assistita: l'impianto «unico e contemporaneo» di embrioni fino al
massimo di tre. Pazienza per chi pensa che sia una questione marginale, una
cosa da donne.
1 Bocciatura La sentenza
della Consulta è una bocciatura profonda della legge sulla fecondaz...
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ad alcuni di quei quesiti la Corte
costituzionale dà ragione. 3 Magistratura La Corte interviene quando le
istituzioni non sono coerenti rispetto a quella Bibbia laica che è la
Costituzione. 4 Scatto Ora il Parlamento, che ha la responsabilità di trovare soluzioni
sagge e condivise, è chiamato a fare uno scatto: correggere quella legge
offensiva e ideologica in tempi rapidissimi.
Prima Pagina
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Invia Rss Podcast INTERNI Il Csm va
contro le "ronde": ci sono dubbi di costituzionalità di Redazione 29
commenti Il Consiglio superiore della magistratura solleva "perplessità di
ordine generale" sulla possibilità di derogare all'autorità pubblica la
tutela della sicurezza ESTERI Riecco il Concorde!
Csm, no alle ronde e ai
Centri Ok alle norme sullo stalking
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Ormai è una costante - aggiunge -
che il Csm si occupi di politica perdendo così in credibilità». Jole Santelli
(Pdl) bolla il documento come «indebita ingerenza». Ora, poichè il decreto deve
essere convertito entro il 20 aprile, c'è da immaginare che il documento del
Csm farà discutere ancora molto.
No alle ronde. Necessarie
le norme sullo stalking, le molestie continuate. Dubbi seri sul carcere ob...
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Ormai è una costante - aggiunge -
che il Csm si occupi di politica perdendo così in credibilità». Jole Santelli
(Pdl) bolla il documento come «indebita ingerenza». Ora, poichè il decreto deve
essere convertito entro il 20 aprile, c'è da immaginare che il documento del
Csm farà discutere ancora molto.
bocciata la legge sulla
fecondazione ( da "Tirreno,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale ha bocciato
la legge 40 sulla fecondazione assistita nella parte che limita a tre il numero
degli embrioni da impiantare. La decisione della Consulta era nell'aria e
adesso si attendono gli effetti nei centri italiani che da cinque anni si sono
attenuti alle norme, con gli occhi sempre rivolti ai tribunali,
Casa, il "piano
famiglia" riapre i cantieri ( da "Giornale.it,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm va contro le "ronde":
ci sono dubbi di costituzionalitàRiecco il Concorde! Ma è il 1° aprile"Moana
odiava il sesso ed era sieropositiva" Blog amici Il blog di Andrea
Tornielli Il blog di Christian Rocca Il blog di Marcello Foa Il blog di Nicola
Porro Siti Utili Centro Pannunzio Comitati per le Libertà Fondazione Einaudi
Fondazione Liberal Free Foundation il Foglio Informazione
Il Csm va contro le
"ronde": ci sono dubbi di costituzionalità
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è articolato il giudizio del Csm
sul decreto legge del governo ed è contenuto in un parere messo a punto dalla
Sesta Commissione di Palazzo dei marescialli e che oggi pomeriggio sarà
all?esame del plenum. "Perplessità di ordine generale" Il Csm solleva
"una perplessità di ordine generale sulla possibilità di derogare al
principio che assegna all?
sarà napolitano a
inaugurare la "biennale" - massimo novelli
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Come ha spiegato Gustavo
Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale e ora alla guida della
manifestazione torinese, il cui programma è stato presentato ieri al Teatro
Carignano (anche da Mercedes Bresso, Antonio Saitta e Fiorenzo Alfieri), non si
tratta di una serie di dibattiti per accademici.
La legge 40 è
incostituzionale La Consulta riapre il caso
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la sentenza della Corte
Costituzionale è arrivata ieri nel tardo pomeriggio, dopo un giorno e mezzo di
camera di consiglio, e ha colpito il cuore stesso della legge.
L'INCOSTITUZIONALITÀ Illegittimo l'articolo 14 al secondo comma, laddove
prevede il limite dei tre embrioni e l'obbligo «a un unico e contemporaneo
impianto».
Parzialmente illegittima
la legge 40 sulla Fecondazione assistita: la sentenza della Corte Costituzi...
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la sentenza della Corte
Costituzionale è arrivata ieri nel tardo pomeriggio, dopo un giorno e mezzo di
camera di consiglio, e ha colpito il cuore stesso della legge.
L'INCOSTITUZIONALITÀ Illegittimo l'articolo 14 al secondo comma, laddove
prevede il limite dei tre embrioni e l'obbligo «a un unico e contemporaneo
impianto».
Così è nata la strategia
del ricorso ( da "Unita,
L'" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che assieme ad altri quattro colleghi
ha innnescato quel ricorso che ieri è stato accettato dalla Corte
Costituzionale. «Sì, parlo al passato perché la legge è stata di fatto
riscritta dal giudice costituzionale, anche se ovviamente bisognerà aspettare
il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Ma la cosa importante
è che l'aspetto più rigido sia stato eliminato».
La coppia del ricorso
Arriva giustizia per tanti come noi Siamo andati due volte a Istanbul per avere
un bambino poi abbiamo finito i soldi. Io prendo 600 euro, mio marito 1100
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: poco dopo le sei del pomeriggio, la
notizia: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il cuore della
legge. «Capisce cosa vuol dire questa sentenza? Vuol dire giustizia per tante
coppie come Giovanni e me. Noi siamo andati due volte a Istanbul per provare ad
avere un bambino, poi abbiamo finito i soldi.
fecondazione: no al limite
di tre embrioni ( da "Tirreno,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale ha bocciato la
legge 40 sulla fecondazione assistita nella parte che limita a tre il numero
degli embrioni da impiantare. La decisione della Consulta era nell'aria e ora
si attendono gli effetti nei centri italiani che da cinque anni si sono
attenuti alle norme, con gli occhi sempre rivolti ai tribunali dove a colpi di
ricorsi si è consumata una lunga guerra
Mia madre e i miei
fratelli vittime innocenti della mafia
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: viene processato dal Csm. Un
importante leader politico, Bettino Craxi, si augura che venga condannato. Da
Trento, il giudice decide di farsi trasferire a Trapani. Per continuare a
indagare su mafia, massoneria e politica. Sono da poco passate le otto e mezza
quando le macchine del magistrato e della sua scorta sfrecciano per il
rettilineo di Pizzolungo.
procura contro il premier
ma galgano bacchetta i pm ( da "Repubblica,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ufficio si compatta Procura contro
il premier ma Galgano bacchetta i pm L´assemblea della Procura chiede tutela al
Csm contro gli attacchi provenienti «da esponenti delle istituzioni e
dell´imprenditoria» in occasione dell´inaugurazione del termovalorizzatore di
Acerra. Primo firmatario del documento il procuratore Lepore. E Galgano
bacchetta i pm. DARIO DEL PORTO A PAGINA
la procura si compatta
contro berlusconi - dario del porto
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm deve tutelarci dagli
attacchi". Dopo le tensioni firma anche Lepore "Non ho mai protetto
né fatto sconti a nessuno e ho sempre firmato i provvedimenti" DARIO DEL
PORTO La Procura chiede tutela al Csm rispetto agli «attacchi» mossi nei
confronti della magistratura napoletana, e in particolar modo dei pm Giuseppe
Noviello e Paolo Sirleo,
Procreazione La Consulta
boccia la legge ( da "Stampa,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rappresentato il Movimento per la
Vita davanti alla Corte Costituzionale riunita per esaminare la legge numero 40
sulla procreazione assistita, sembra non avere dubbi: l'impianto della legge è
smantellato. Perché è stato tolto il limite di tre embrioni, e si è ristabilita
la libertà costituzionale della donna e del medico su quando e quanti altri
embrioni criocongelati reimpiantare.
Maria Antonietta Farina
Coscioni, deputato Pd,come ha accolto la decisione della Consulta? ...
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dopo la decisione della Corte
Costituzionale, si ridurrà il cosiddetto turismo della cicogna? «Non solo. Una
conseguenza gravissima di questa legge è stato l'aumento notevole delle
gravidanze e dei parti trigemini e quindi il pronunciamento sulla parte della
legge che riguarda il numero di embrioni è molto importante e andrà a incidere
su questi numeri»
Fecondazione, no al limite
dei tre embrioni ( da "Tempo,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: no al limite dei tre embrioni Corte
CostituzionaleA sollevare la questione di legittimità anche il Tar del Lazio
Parziale bocciatura della legge 40 sulla fecondazione assistita . La Corte
Costituzionale hanno ieri dichiarato l'illegittimità costituzionale
dell'articolo 14, comma 2, della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un
«unico e contemporaneo impianto,
braccio di ferro
fitto-procura ( da "Repubblica,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Contro di me a tempo di
record" Braccio di ferro Fitto-Procura Ispezione, i pm si appellano al
Csm. E accusano: gli indagati ci spiavano Chiedono di sapere quali sono i
limiti dell´azione degli ispettori. I pm hanno scritto nuovamente al Csm che
ieri intanto ha archiviato l´esposto del ministro. «Velocità del tutto
inusitata» dice Fitto.
l'affondo di fitto contro
la procura - gabriella de matteis
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: affondo di Fitto contro la Procura
E i pm al Csm: "Ci indichi oltre quale limite l´ispezione diventa
interferenza" L´organo di autogoverno dei giudici intanto respinge
l´esposto dell´ex governatore GABRIELLA DE MATTEIS La scena, ora, si sposta a
Roma. I magistrati, titolari dei fascicoli che coinvolgono il ministro Raffaele
Fitto, ieri, hanno scritto una nuova lettera al Csm,
Il Csm: alt alle ronde
"Rischiano di tornare le milizie di partito"
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma è sulle ronde che il Csm picchia
duro. In Parlamento è stato fissato un principio che secondo il ministro Maroni
dovrebbe tranquillizzare anche i più critici: l'albo delle associazioni sarà
depositato presso i prefetti. «Non si configura - scrive il Csm - come un
effettivo controllo sull'attività svolta dall'associazione,
- liana milella
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: utilizzando anche la stroncatura
del Csm. Tant´è che la democratica Donatella Ferranti ha di nuovo chiesto al
governo di ritirare «l´obbrobrio giuridico» delle ronde. Il parere del Csm non
lascia spazi di possibile trattativa. A partire dal principio generale della
sicurezza che finisce in mano ai privati e «all´elevato tasso di
discrezionalità» che i rondisti avranno nel segnalare «
"e ora stop alla fuga
delle coppie all'estero" - caterina pasolini
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: arrivando sino alla Corte
Costituzionale per «dare giustizia», dice l´avvocato Maria Paola Costantini,
che come gli altri lavora gratuitamente per queste coppie. «Mi sembra che i
giudici abbiano capito che non erano giusti i rigidi protocolli della legge,
hanno seguito le indicazioni delle sentenze in cui si invitava a valutare caso
per caso.
csm, no a ronde e centri
d'espulsione - vera schiavazzi ( da "Repubblica,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Cronaca Dopo le liti giudiziarie i
fiori d´arancio potrebbero far riavvicinare Margherita ai figli Csm, no a ronde
e Centri d´espulsione Si sposa Ginevra Elkann casa Agnelli torna a far festa
"Gravi rischi di incostituzionalità". Il Pdl: indebite interferenze
VERA SCHIAVAZZI TORINO - E se insieme alle nozze arrivasse anche un ramoscello
d´ulivo?
Sciopero degli avvocati
bloccato maxi processo ( da "Stampa,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fra magistrati giudicanti e
inquirenti e le riforme del Csm e del codice di procedura penale. Niente
udienze per tutta la settimana: sarà rinviata anche l'udienza preliminare per
la «cupola» degli appalti edili (50 imprenditori e manager indagati). Il
giudice Aldo Tirone, gup del maxi processo ed ex coordinatore dell'Anm
astigiana, ha espresso contrarietà alla scelta dei legali:
la nuda vita - stefano
rodotà ( da "Repubblica,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fondamentale" dalla Corte
costituzionale. Una constatazione, questa, che induce non all´ottimismo, ma a
confermare il dovere di ognuno di fare la sua parte, a reagire alla
rassegnazione di chi pensa che l´azione culturale sia ormai inutile. Fa bene,
quindi, Paolo Flores d´Arcais a sottolineare la necessità di continuare
"la lotta",
Lite Pd-Pdl sulla
"Brunettina" ( da "Stampa,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: parlando del ricorso alla Corte
Costituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la legge
regionale ''Brunettina'', ha accusato il governo Berlusconi «di continuare a
mandare avvertimenti minacciosi nei confronti dell'autonomia della Valle
d'Aosta. Aspettiano serenamente la decisione della Consulta ma ricordiamo a chi
ha orecchie per intendere che con la '
Prima vittima del
medico-spia ( da "Manifesto,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: FATEBENEFRATELLI DI NAPOLI l PAGINE
2/3 Prima vittima del medico-spia E' una ivoriana di 24 anni ed è richiedente
asilo. Denunciata alla polizia dopo il parto in base al «pacchetto sicurezza».
Il Csm boccia ronde e Cie
Contrordine, i giudici
possono fare i pm . Nelle sedi disagiate
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: emendamento al testo sulle ronde
affida al Csm il potere di trasferire le toghe nei tribunali più difficili
Contrordine, «i giudici possono fare i pm». Nelle sedi disagiate Sara Menafra
Pm trasformati in avvocati dell'accusa? Col cappello in mano e ben distinti dai
giudici? Non più. Quando si tratta di risolvere un problema burocratico che
rischia di paralizzare la giustizia penale,
Quegli obblighi e divieti
salvati dalla Cei e dall'astensione
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della legge era stato dichiarato
inammissibile dalla Corte costituzionale. Al termine di una campagna elettorale
tutta giocata dalla Chiesa, dal centrodestra e dalle associazioni pro-life con
l'obiettivo dell'astensione, la partecipazione degli elettori si era fermata al
25,9%, mentre i sì avevano (inutilmente) vinto in tutti e quattro i referendum
abrogativi con percentuali dal 77%
La Corte Costituzionale
boccia la legge 40 ( da "Manifesto,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: No al limite dei tre embrioni"
La Corte Costituzionale boccia la legge 40 Iaia Vantaggiato ROMA La Corte
costituzionale boccia di fatto la legge 40 sulla fecondazione assistita
dichiarandone illegittimo l'articolo 14, quello che prevede che ci sia "un
unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre" di embrioni.
LA ROVINA DEI TEOCON
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: LA ROVINA DEI TEOCON Micaela Bongi
Era stato un ex presidente della Corte costituzionale, Antonio Baldassare,
nell'udienza di martedì, a sostenere che la legge 40 sulla procreazione
assistita andava difesa con i denti, altrimenti «la tutela dell'embrione
sparirebbe e si darebbe piena espansione all'interesse della salute della
donna».
La Consulta boccia la
legge sulla fecondazione assistita
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Punto di Folli u pagina 16 Il
Csm: ronde incostituzionali, rischio incidenti e reati In un parere che sarà
votato oggi dal plenum, il Consiglio superiore della magistratura esprime un
giudizio negativo sulle "ronde" introdotte dal Governo nel decreto
sicurezza: «Norme generiche che determino il rischio di incidenti e commissione
di reati».
Bocciate le ronde e la
detenzione nei Cie per sei mesi ( da "Manifesto,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: IL CSM Bocciate le ronde e la
detenzione nei Cie per sei mesi E' una bocciatura in pieno della parte del
decreto sicurezza che riguarda le ronde, ma anche della parte che aumenta a sei
mesi il trattenimento dello straniero all'interno dei Centri di identificazione
ed espulsione.
In Ucraina presidenziali
il 25 ottobre ( da "Sole
24 Ore, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ironizzando sulla sua posizione
filoamericana) ha subito bollato come illegale la decisione, annunciando che
intende portare la questione alla Corte costituzionale. Tra i candidati
probabili, oltre allo stesso Yuschenko,la premier Yulia Timoshenko,e l'ex premier
filo russo Viktor Yanukovich. AP/LAPRESSE
Fecondazione, stop della
Consulta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: aveva chiesto alla Corte di
sollevare d'ufficio la questione di legittimità costituzionale sulla diagnosi
pre-impianto degli embrioni, sostenendo che esiste «un diritto al figlio, ma
non al figlio sano». La Corte non ha accolto la richiesta. Il divieto resta
formalmente in piedi ma è di fatto disapplicato in base al diritto vivente:
alcuni giudici di merito (
Il Csm: Le ronde?
Incostituzionali ( da "Sole
24 Ore, Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm: «Le ronde?
Incostituzionali» ROMA Il Consiglio superiore della magistratura smonta le
ronde volute dal Governo con il decreto legge stupri. Ma anche le norme sul
carcere obbligatorio per gli indagati di violenza sessuale e quelle che
estendono a 6 mesi il termine massimo per trattenere gli stranieri irregolari
nei Centri di identificazione e di espulsione (
Legge 40, stop della
Consulta ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale ha bocciato la
legge 40 nella parte che limita a tre il numero degli embrioni da impiantare.
La decisione della Consulta era nell'aria e ora si attendono gli effetti nei
centri italiani che da cinque anni si sono attenuti alle norme, con gli occhi
sempre rivolti ai tribunali dove a colpi di ricorsi si è consumata una guerra
legale voluta da associazioni e coppie.
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È il giudizio di Carlo Casini
presidente del Movimento per la Vita sulla decisione della Corte Costituzionale
di dichiarare parzialmente illegittima la legge 40. «Ancora una volta
assistiamo ad una sentenza pilatesca della Consulta che ci lascia assolutamente
perplessi». Lo afferma Maurizio Lupi , vicepresidente della Camera, Pdl.
Ora i magistrati vogliono
bocciare... ( da "Giornale.it,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: secondo il Csm, troppe
«discrezionalità» e «lacune». Come la «mancata previsione» che le associazioni
di volontari «non debbano avere né natura né finalità di ordine politico»;
oppure «l'assenza di ogni requisito negativo, preclusivo della partecipazione,
come quelli di essere stati condannati per reati di violenza o per il
compimento di atti di discriminazione»
Fecondazione, stop alla
legge ( da "Giornale.it,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale boccia il
limite dei tre embrioni. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato
l'illegittimità costituzionale dell'articolo 14, comma 2, della norma. «Dubbi
gli effetti della sentenza», afferma il sottosegretario al Welfare , annunciando
l'emanazione di «nuove linee guida».
sicurezza, raddoppiano i
militari in città ( da "Tirreno,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: raddoppiano i militari in città Il
Csm critica le ronde: «Decreto generico, rischio di incidenti e di reati» ROMA.
Militari in città: il Governo va avanti e raddoppia. I ministri dell'Interno e
della Difesa hanno ribadito l'intenzione di proseguire l'operazione «Strade
sicure» oltre la scadenza di giugno.
procreazione, bocciata la
legge - natalia andreani ( da "Tirreno,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: attesa per il verdetto della Corte
Costituzionale. La pronuncia è arrivata alle sette di ieri sera, all'indomani
dell'affollata udienza in cui si sono discussi i ricorsi. La decisione dei
giudici costituzionali risponde solo in parte alle speranze delle coppie, tutte
affette da gravi malattie genetiche, che si erano costituite in giudizio contro
alcune delle norme in vigore.
la sconfitta di
un'ideologia - andrea palombi ( da "Tirreno,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Spero che anche per questo la
decisione della Corte costituzionale serva di monito». Più volte dal
centrodestra si sono alzate voci a chiedere una riforma della Corte
costituzionale, e anche recentemente Berlusconi ha messo sotto accusa Palazzo
dei Marescialli. Queste richieste potrebbero riprendere vigore dopo la
decisione di ieri?
I giudici decidono ancora
della vita:... ( da "Giornale.it,
Il" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: attesa decisione della Corte
costituzionale su alcun aspetti della legge che regolamenta le tecniche di
procreazione assistita non stravolge la normativa ma ne rende più complessa e
poco chiara l'applicazione. Anche se si dovranno attendere le motivazioni della
sentenza per valutare appieno l'impatto della decisione della Consulta.
Bioetica, la Consulta
boccia la legge 40 Roccella: nuove linee
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I giudici della Corte
Costituzionale hanno dichiarato l?illegittimità costituzionale dell?articolo
14, comma 2, della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un "unico e
contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre" di embrioni. Viola
la Costituzione anche il comma 3 dello stesso articolo, nella parte in cui non
prevede che il trasferimento degli embrioni,
"La mia battaglia non
è stata vana finalmente potrò avere un figlio"
( da "Repubblica.it"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e di un'altra coppia, il percorso
che ha portato alle decisione della Corte Costituzionale. Li ha seguiti
l'avvocato Gianni Baldini, che ieri parlava di "un bel giorno per tutti
quelli che hanno combattuto una battaglia di libertà". Signora Antonia,
con che stato d'animo avete atteso la decisione della Suprema Corte?
Contrordine, . Nelle sedi disagiate
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al Csm il potere di trasferire le
toghe nei tribunali più difficili Sara Menafra Pm trasformati in avvocati
dell'accusa? Col cappello in mano e ben distinti dai giudici? Non più. Quando
si tratta di risolvere un problema burocratico che rischia di paralizzare la
giustizia penale, come per incanto la separazione delle carriere smette di
essere una priorità del governo Berlusconi.
Roccella: le linee guida
per rimettere ordine ( da "Avvenire"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: viene dal governo alla decisione
della Corte costituzionale. Perché, spiega il sottosegretario al Welfare
Eugenia Roccella, «sono molto dubbi gli effetti della sentenza sulle pratiche
che devono essere adottate nei centri». Nuove indicazioni da emanarsi sulla
base dei pareri scientifici che il Consiglio Superiore di Sanità, l'organo
tecnico scientifico di consultazione del ministero,
Argomenti:
Giustizia
Abstract: conoscere le motivazioni con cui la
Corte Costituzionale ha ammesso alcune eccezioni di conformità alla Carta e ne
ha rigettate altre, Aldo Loiodice, docente di Diritto costituzionale
all'Università di Bari, riflette sulle prime anticipazioni della decisione
della Consulta. Alcuni paletti restano: come il divieto di crioconservazione e
l'irrevocabilità del consenso della donna all'
Legge 40, mezzo strappo
dalla Consulta ( da "Avvenire"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: LUIGI FORNARI L a Corte
costituzionale accoglie parzialmente i ricorsi mossi contro la legge 40 sulla
procreazione medicalmente assistita. E respinge come inammissibili alcune
questioni sollevate su altri punti della normativa. La Consulta, nella serata di
ieri, ha reso noto solo il dispositivo del suo pronunciamento, mentre le
motivazioni sono attese entro una ventina di giorni.
Sicurezza, il Csm boccia
le ronde:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Csm boccia le ronde: «Sono
pericolose» Dall'organo di autogoverno della magistratura forti dubbi anche
all'aumento del periodo di permanenza degli immigrati nei Cie. Buon giudizio,
invece, sulla legge anti-stalking: «Colma un vuoto» DA ROMA DANILO PAOLINI L e
ronde sono pericolose perché possono essere causa «del determinarsi di
incidenti e,
Legge 40: sono i fatti a
smentire le obiezioni ( da "Avvenire"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Daloiso L a Corte Costituzionale ha
deciso sulle sorti della legge 40 (tutta la cronaca nelle pagine di attualità
del quotidiano). Non importa che la norma abbia posto ordine in quello che
prima era un intricato e pericoloso modus operandi clinico nel nostro Paese,
non importa che il testo della legge sia stato sottoposto a un referendum
popolare su alcuni dei suoi punti cadine,
in aula
( da "Avvenire"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale sulla legge 40
è arrivata ieri sera, dopo l'accesa udienza di martedì mattina. I difensori
della normativa, rappresentati oltre che dall'avvocato dello Stato Gabriella
Palmieri, dai legali del Comitato per la tutela della salute della donna e da
quelli del Movimento per la vita, si erano confrontati con i difensori della
Warm ente che riunisce alcuni professionisti
Legge 40, la politica in
ordine sparso ( da "Stampaweb,
La" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e dalla sentenza della Corte emerge
che «l?impianto della legge è confermato», anche se «alcune parti importanti
vengono modificate». Sulla stessa linea Fabrizio Cicchitto, presidente dei
deputati Pdl, secondo il quale «la sentenza della Corte Costituzionale ha
eliminato i due punti più discutibili della legge», ma «l?
Bonino: e adesso va
rivisto anche il biotestamento
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in questi anni la Corte costituzionale
ci ha abituato a tutto, basti ricordare il giudizio sull'inammissibilità di
alcuni referendum. Diciamo che ci speravo. Evidentemente c'è un giudice non
solo a Berlino ma anche a Roma». Nella dichiarazione alle agenzie Emma Bonino
si è detta «molto soddisfatta» della pronuncia della Corte costituzionale.
Fecondazione, colpo alla
legge ( da "Corriere
della Sera" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: no al limite dei tre embrioni ROMA
La Corte costituzionale ha bocciato in parte la legge 40 sulla fecondazione
assistita. I giudici costituzionali hanno dichiarato l'illegittimità
dell'articolo 14, comma 2 della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un
«unico e contemporaneo impianto di embrioni, comunque non superiore a tre».
Il Csm boccia le ronde:
c'è il rischio di incidenti ( da "Corriere
della Sera" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: proroghe nei centri di
identificazione Il Csm boccia le ronde: c'è il rischio di incidenti La Russa:
raddoppiano i soldati nelle città fino a giugno Oggi il voto, poi il parere
sarà inviato al ministro Alfano. «Rischio di aggravio di lavoro per le forze dell'ordine»
ROMA Il Csm boccia senza appello le ronde di volontari varate per decreto dal
governo per rassicurare i cittadini.
di Lampedusa
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Cronache data: 02/04/2009 - pag: 18 Il Cie di Lampedusa Clandestini nel Centro
per l'identificazione e l'espulsione di Lampedusa. Il Csm contesta che sia il
giudice di pace ad autorizzare la proroga della permanenza
R?
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Prima del responso della Corte
costituzionale, nel capitolo «Misure a tutela dell'embrione» era previsto che
la creazione di embrioni fosse finalizzata «ad un unico e contemporaneo
impianto, e comunque non superiore a tre». In sostanza, si possono produrre un
massimo di tre embrioni, con l'obbligo di impiantarli insieme: questa soluzione
potrebbe aver contribuito all'
Fitto e l'inchiesta per
corruzione:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: lamenta Fitto, facendo notare «la
velocità del tutto inusitata» con cui «si mobilita» l'Anm (che ieri ha dato
solidarietà ai colleghi di Bari) e con cui il Csm «eccepisce la sua non
competenza sul mio esposto e, sempre a tempo di record, si dispone a
intervenire sul caso dell'ispezione». Virginia Piccolillo
Rimosso presidente del
Tribunale ( da "Corriere
della Sera" del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Rimosso presidente del Tribunale Il
Csm ha trasferito d'ufficio per incompatibilità ambientale il presidente del
Tribunale Pier Giovanni Palminota. Alla base del trasferimento il «diffuso
disagio» determinato dal comportamento di Palminota e il rapporto con la
Procura «incrinato anche da condotte connotate da superficialità e sostanziale
disinteresse a una corretta gestione dell'
Fecondazione, Fini plaude
alla Consulta "La sentenza rende giustizia alle donne"
( da "Repubblica.it"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Rende giustizia alle donne italiane
la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato in parte la legge sulla
fecondazione assistita. Ma la pronuncia può servire da monito generale: se una
legge si basa "su dogmi etico-religiosi" è "sempre suscettibile
di censura di costituzionalità", perché le istituzioni sono laiche.
Sicurezza, il Csm si
spacca sulle ronde ( da "Corriere.it"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Csm si spacca sulle ronde Voto
contrario dei laici del Pdl, si astengono Mancino e tre togati di Magistratura
Indipendente (Emblema) ROMA - Spaccatura nel plenum del Csm, chiamato ad
approvare giovedì mattina il parere che esprime più di una perplessità sul
decreto sicurezza, attualmente al vaglio della Camera.
Fecondazione, la politica
si divide Fini: "Si è resa giustizia alle donne"
( da "Stampaweb, La"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Parlamento deve semplicemente
rispettare la Carta costituzionale che non permetteva una legge oscurantista,
immorale, ingiusta e incostituzionale». Anche Gianfranco Rotondi, del Pdl,
prende le distanze dalla legge: «Le sentenze della Corte Costituzionale non si
dovrebbero discutere e la legge 40 è da rivedere anche alla luce delle nuove
scoperte scientifiche».
Fecondazione, Fini e lo
stop a legge 40: "Consulta rende giustizia alle donne"
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Rsipetti voto del parlamento"
di Redazione Il presidente della Camera difende la sentenza della Corte
Costituzionale sulla bioetica: "Quando una legge si basa su dogmi di tipo
etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di costituzionalità, in
ragione della laicità delle nostre istituzioni". Il leader dell'Udc:
"Stato etico in Italia?
Fecondazione: legge 40
Fini: "Da Consulta giustizia per le donne"
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di Redazione Il presidente della
Camera difende la sentenza della Corte Costituzionale: "Quando una legge
si basa su dogmi di tipo etico-religioso è suscettibile di censure di
costituzionalità". Casini: "Rispetti il voto del parlamento"
Roma - Fini mette il carico. La Roccella cerca di stemperare. Poi arriva Casini
che "stronca" il gioco dell'ex leader di An.
Anche Mancino non segue il
Csm contro le ronde ( da "Stampa,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: perplesso sul fatto stesso che il
Csm possa esprimersi su un tema che fa parte della politica». E' un'invasione
di campo, il parere del Csm? E su temi che nemmeno riguardano l'organizzazione
della giustizia? E' quanto sostiene il centrodestra a gran voce. «Mi auguro si
occupi delle sue competenze disciplinari con maggiore rapidità, visto che ci
sono tanti casi che meritano decisioni.
"La Consulta rende
giustizia alle donne" ( da "Stampa,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sentenza della Corte costituzionale
che ha bocciato in parte la legge sulla fecondazione assistita. «Le istituzioni
sono laiche, quindi se una norma si basa su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile
di censura di costituzionalità», ammonisce il presidente della Camera
scatenando una bufera politica che si proietta sul biotestamento approvato al
Senato e passato ora alla Camera.
Stringe il collo all'arbitro:
due anni e mezzo ( da "Tribuna
di Treviso, La" del
03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 30 e vedrà opposti Csm Resana e San
Gaetano. Recupero Prima. L'altra sera un recupero di Prima categoria:
Sedico-Codognè 0-2 (reti: Mazzardis, N. Meneghin). Codognè in campo con:
Fovero, S. Meneghin, Carli, Da Dalt, Casagrande, Mattiuzzi, Balliana, Cancian,
Poles, N.
Ronde, il Csm si spacca e
Mancino si astiene ( da "Tribuna
di Treviso, La" del
03-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ronde, il Csm si spacca e Mancino
si astiene La maggioranza boccia comunque il provvedimento del governo ROMA.
Sembrava si potesse raggiungere quasi l'unanimità. Invece il plenum del Csm si
è spaccato sul parere al decreto sicurezza, che è comunque passato a larga
maggioranza.
Il Csm si spacca sulle
ronde Mancino: Non ci riguardano
( da "Unita, L'"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: collaborazione necessaria tra Csm e
politica». Poi il grande freddo con le parole dei togati di Mi, la corrente
indipendente della magistratura sempre più in rotta con le altre correnti. «Mi
astengo perchè in questo modo il Csm va oltre le sue competenze» ha tagliato
corto Cosimo Ferri che poi ha ingaggiato scambi di battute feroci con le
consigliere Maccara e Cesqui,
Ora finalmente si potranno
congelare gli embrioni ( da "Unita,
L'" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il pronunciamento della Corte
Costituzionale mette in discussione l'impianto della legge 40? Avvocato Maria
Paola Costantini: «È vero che alcune norme rimangono, come l'articolo 1 dove si
tutelano tutte le parti coinvolte, la donna e l'embrione. Ma la sentenza è
chiara nel momento in cui i giudici scrivono: «Non ci sia pregiudizio della
salute della donna»
Ora al governo non resta
che adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale, modifican...
( da "Unita, L'"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Ora al governo non resta che
adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale, modificando radicalmente le
linee guida al fine di togliere ogni incertezza giuridica per le donne che
scelgono di affrontare i trattamenti di fecondazione assistita».
Viaggi della speranza la
fatica, il dolore E oggi non siamo più quelli di prima
( da "Unita, L'"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: TONI JOP E adesso che la Corte
Costituzionale ha fatto la barba e i capelli alla legge più teocratica della
terra, che accadrà? Cosa succederà soprattutto nelle coscienze di quelle
migliaia di esseri umani che hanno vissuto sulla propria pelle l'illegittimità
transitoria e fasulla della loro condizione, del loro umanissimo desiderio di
avere dei figli?
Siamo pronti, non appena
la sentenza della Consulta, verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale,...
( da "Unita, L'"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il pronunciamento della Corte
Costituzionale mette in discussione l'impianto della legge 40? Avvocato Maria
Paola Costantini: «È vero che alcune norme rimangono, come l'articolo 1 dove si
tutelano tutte le parti coinvolte, la donna e l'embrione. Ma la sentenza è
chiara nel momento in cui i giudici scrivono: «Non ci sia pregiudizio della
salute della donna»
fini: la consulta ha
difeso le donne ( da "Repubblica,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Consulta ha difeso le donne ROMA
- Dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale della legge 40 sulla
parte relativa all´impianto di tre soli embrioni, arriva l´affondo laico del
presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Sulla fecondazione la Consulta ha
difeso i diritti delle donne», ha detto in una nota diffusa nel pomeriggio di
ieri.
"costituzione
tradita, basta fughe in avanti o neanche i cattolici la difenderanno più"
- marco politi ( da "Repubblica,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Invece tocca al Parlamento
interpretare i mutamenti sociali e la Corte deve intervenire soltanto in
presenza di grossolane violazioni dei principi costituzionali». Finora
attaccare la Corte ero lo sport di esponenti di Forza Italia o della Lega, fa
impressione sentire un esponente della cultura politica cattolica polemizzare
violentemente con la più alta istituzione di garanzia.
nelle cliniche i primi sì
alla sentenza "pronti a produrre più di tre embrioni" - caterina
pasolini ( da "Repubblica,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al più presto linee guida non in
contrasto con la sentenza della Corte costituzionale. «Altrimenti cosa faranno
nel frattempo i centri e le donne in attesa costrette sino ad oggi a continui
viaggi all´estero quando in Italia ci sono capacità e tecnologia?». E sono più
di diecimila ogni anno, anche se molte per la fecondazione eterologa, le coppie
in trasferta in cerca di un bimbo.
giallo sul congelamento, i
giuristi si dividono - elsa vinci
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della legge 40 sulla procreazione
assistita davanti ai giudici costituzionali. «Aspettiamo le motivazioni della
sentenza che detteranno le indicazioni per tracciare le linee guida, le
modalità di attuazione della legge», dice cauta. Tuttavia, l´avvocato dello
Stato ammette che «la Corte sembra aver voluto rendere meno stringente quella
che era l´eccezione alla crioconservazione»,
Il duello Fini-Casini
( da "Tempo, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fecondazione assistita in parte
cassata dalla Corte Costituzionale mercoledì. Il presidente della Camera prende
carta e penna e nel pomeriggio di ieri dirama una nota dai toni chiari: «La
sentenza della Consulta che dichiara illegittime alcune norme della legge 40
sulla fecondazione assistita rende giustizia alle donne italiane, specie in
relazione alla legislazione di tanti paesi europei»
Fini applaude la Consulta:
rende giustizia alle donne ( da "Corriere
della Sera" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte, mi sembra fin d'ora evidente
che quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre
suscettibile di censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle
nostre istituzioni ». Parole come benzina sul fuoco. Fin dalla mattinata si
stavano fronteggiando due schieramenti bipartisan: da una parte Alessandra
Mussolini e le aree liberal e laica della maggioranza
Neonazi tedeschi sotto
scacco per frode ( da "Corriere
della Sera" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 2003 dal governo di Gerhard
Schröder è fallito davanti alla Corte Costituzionale perché si scoprì che i
testimoni contro l'Npd erano agenti dei servizi infiltrati. La strategia
indiretta avrà forse più successo. L'anno scorso, il tesoriere del partito,
Erwin Kemna, oggi in prigione, ha fatto sparire 741 mila euro Rivalità Il capo,
Ugo Voigt, non piace più a molti dei suoi militanti.
Ronde, il Csm si spacca E
Mancino non vota ( da "Corriere
della Sera" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Csm si spacca E Mancino non vota
ROMA Il plenum del Csm ha approvato a larga maggioranza il parere che esprime
più di una perplessità sul decreto sicurezza. Ma sulla questione delle ronde si
è spaccato: contro hanno votato i laici del Pdl, mentre si sono astenuti il
vice presidente del Csm, Nicola Mancino,
Ronde, il Csm si spacca
Spunta la norma Telecom ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Csm si spacca Spunta la norma
Telecom Spaccatura nel plenum del Csm, chiamato ad approvare ieri il parere
della sesta commissione che esprime più di una perplessità sul Dl sicurezza al
vaglio della Camera. Il parere è stato approvato a larga maggioranza ma il
plenum si è spaccato sulle ronde, con il voto contrario dei laici del Pdl e l'
Fini rafforza il suo
profilo laico e cerca nuovi spazi politici
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per il resto, la pronuncia della
Corte costituzionale sulla fecondazione assistita ha permesso al presidente
della Camera di rafforzare il suo profilo laico ( o «laicista »,come dicono i
suoi avversari all'interno del Popolo della libertà) già emerso con chiarezza
nel recente congresso.
La confisca per
equivalente non vale per il passato
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale. Inchieste su
reati tributari La confisca per equivalente non vale per il passato Giovanni
Negri MILANO La confisca per equivalente (di beni cioè di cui l'indagato o il
colpevole ha la disponibilità per un valore corrispondente al profitto del
reato) nei confronti degli indagati per reati tributari non si può applicare
prima del 2008.
Indulto bloccato sulle
esclusioni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per la Corte costituzionale, però,
si tratta di un intervento che è vietato dall'articolo 25, comma 2 della
Costituzione che impedisce alla Corte di peggiorare il trattamento punitivo
dello Stato. E questo è anche il caso della definizione del perimetro di
applicabilità dell'indulto che costituisce una misura di clemenza,
Nessuna estensione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale, ordinanza n.
103, depositata il 2 aprile del 2009 che, in tale ottica, la legge n. 241 del
2006 ha quindi concesso un indulto di ampia portata (...); che, pertanto,
rispetto ai fatti criminosi commessi fino alla data dianzi indicata, la
condonabilità della pena, entro i limiti stabiliti dal provvedimento del
clemenza,
ACERRA Inaugurazione bluff
per l'inceneritore ( da "Manifesto,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: scrivono i magistrati della procura
di Napoli in un documento inoltrato al Csm e approvato a larga maggioranza al
termine di un'assemblea convocata in seguito alle critiche mosse durante la
manifestazione da Berlusconi e dai vertici dell'Impregilo. I pm hanno chiesto
che il Csm si attivi per tutelare dagli attacchi i magistrati titolari delle
indagini, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo.
Il Csm si spacca sul no
alle ronde ( da "Manifesto,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: contro palazzo dei Marescialli Il
Csm si spacca sul no alle ronde ROMA Il Csm si spacca sul voto che boccia le
ronde di volontari istituite dal governo. Ieri la relazione preparata dalla
sesta commissione ed estremamente critica verso i punti più spinosi del decreto
sicurezza attualmente all'esame della Camera, è stata posta all'esame del
plenum che si è diviso al momento del voto.
Fini con la Consulta: resa
giustizia alle donne ( da "Manifesto,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: procreazione assisitita da parte
della Corte costituzionale: «La sentenza della Consulta rende giustizia alle
donne italiane, specie in relazione alla legislazione di tanti paesi europei.
Mi sembra fin d'ora evidente che quando una legge si basa su dogmi di tipo
etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di costituzionalità, in
ragione della laicità delle nostre istituzioni»
Legge sbilanciata Anche la
Calabrò può finire così ( da "Manifesto,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Parola del costituzionalista
Michele Ainis. Professore qual è il legame? Entrambe le leggi riguardano la
questione verrebbe da dire 'sacrale' della vita. Ebbene quando la Corte con la
decisione di mercoledì dice in sostanza al legislatore 'attenzione, bisogna
tener conto della salute della donna e non solo della tutela dell'embrione'
Fecondazione assistita:
boom di telefonate, ma l'attesa èdi un anno
( da "Tempo, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: chiedendo informazioni sulle
conseguenze della sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato
parzialmente illegittima la legge 40, la normativa che disciplina proprio la
fecondazione assistita. Un record di telefonate in appena un giorno (diverse decine)
che non deve meravigliare, vista la crescente domanda da parte degli utenti
pontini.
Fecondazione, Fini:
"Giustizia per le donne"
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: religioso è suscettibile di censure
di costituzionalità". Casini: "Rispetti il voto del parlamento"
Roma - Fini mette il carico. La Roccella cerca di stemperare. Poi arriva Casini
che "stronca" il gioco dell'ex leader di An. Commentando lo stop
della Corte Costituzionale alla legge sulla fecondazione assistita il
presidente della Camera si "smarca" da quella parte di Pdl (
Fecondazione, Parlamento e
popolo espropriati dai magistrati
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La connessione tra il potere delle
procure della Repubblica e dei tribunali con la Corte costituzionale ha
presieduto alla fine della Repubblica dei partiti nel 1993. E il meccanismo che
salda la magistratura ordinaria alla Corte costituzionale mediante l?incidente
processuale è il filo diretto che congiunge magistratura ordinaria e
magistratura costituzionale.
Lo scienziato La sentenza
è un mostro che non sta in piedi
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 03 pagina 12 Lo scienziato La
sentenza è un mostro che non sta in piedi di Redazione In attesa di leggere le
motivazioni con cui la Corte costituzionale ha dichiarato - per alcune parti
molto circoscritte - l'illegittimità costituzionale della legge sulla
procreazione medicalmente assistita, si può - a caldo - subito rilevare nella
decisione una prima evidente contraddizione.
I magistrati si spaccano
sulle ronde ( da "Giornale.it,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 03 pagina 14 I magistrati si
spaccano sulle ronde di Redazione Il parere del Csm sulle ronde spacca il
plenum. La bocciatura passa a larga maggioranza ma con l'astensione del
vicepresidente Nicola Mancino (nella foto) e dei 3 togati della corrente
moderata, Magistratura indipendente e il voto contrario dei 2 laici del Pdl.
Ora nasceranno meno
gemelli? ( da "Stampa,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: impasse Molte certezze e
altrettanti dubbi dopo la decisione della Corte Costituzionale Cosa cambia dopo
la sentenza della Corte Costituzionale per la fecondazione assistita? Per
esserne sicuri, occorrerà leggere il dispositivo nella sua completezza. Sembra,
che cambierà il numero di ovociti da poter inseminare e di embrioni da
trasferire.
fitto, ispettori al lavoro
"fateci vedere le delibere" - gabriella de matteis
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm, ha anche chiesto di conoscere
qual è il limite dell´attività dei tecnici del ministero. Una questione
delicata, non di poco conto sulla quale una prima pronuncia dell´organo di
autotutela della magistratura potrebbe arrivare già oggi. Il comitato di
presidenza che si riunirà questo pomeriggio deciderà se assegnare la pratica a
una delle commissioni e quindi dare di fatto corso
fitto, inchiesta al
setaccio ( da "Repubblica,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Gli ispettori del ministero della
Giustizia stanno analizzando tutta la documentazione sulla quale si basa
l´accusa nelle inchieste "Fiorita" e "Cedis". Oggi il Csm
deciderà se aprire un procedimento sulla base della lettera nella quale i tre
pm chiedono di sapere qual è il limite dell´azione ispettiva. E intanto è
polemica politica. ALLE PAGINE II E III
procuratore, corsa a due
ma laudati è il favorito ( da "Repubblica,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pagina II - Bari Il Csm ascolta i
candidati: si ritira il pugliese Lucianetti Procuratore, corsa a due ma Laudati
è il favorito Sino a pochi mesi fa era uno dei sostituti della Direzione
nazionale antimafia Sarà una corsa a due quella per l´incarico di procuratore
capo a Bari.
ronde, il csm si spacca e
mancino si astiene ( da "Tirreno,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pagina 7 - Attualità Ronde, il Csm
si spacca e Mancino si astiene La maggioranza boccia comunque il provvedimento
del governo ROMA. Sembrava si potesse raggiungere quasi l'unanimità. Invece il
plenum del Csm si è spaccato sul parere al decreto sicurezza, che è comunque
passato a larga maggioranza.
Ora nasceranno meno
gemelli? ( da "Stampaweb,
La" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Osservatorio sul turismo
procreativo Cosa cambia dopo la sentenza della Corte Costituzionale per la
fecondazione assistita? Per esserne sicuri, occorrerà leggere il dispositivo
nella sua completezza. Sembra, che cambierà il numero di ovociti da poter
inseminare e di embrioni da trasferire. Le coppie interessate non saranno più
costrette a impiantare tre embrioni, come stabiliva la Legge 40,
Argomenti:
Giustizia
Abstract: DA ROMA PIER LUIGI FORNARI L a
sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40 riaccende il dibattito e la
polemica sulla legge per il fine vita. Il capogruppo del Pd al Senato, Anna
Finocchiaro, torna a chiedere «una pausa di riflessione» , in nome dei valori
della Costituzione. Diversa la posizione di Francesco Rutelli, che non chiede
moratorie,
Il Csm si divide ma boccia
le ronde Il Pdl: è ingerenza ( da "Avvenire"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 2009 Il Csm si divide ma boccia le
ronde Il Pdl: è ingerenza DA ROMA DANILO PAOLINI I l pronostico era per un voto
a larghissima maggioranza, invece ieri il Csm si è diviso sulle ronde previste
dal governo nel decreto legge in materia di sicurezza. Un colpo di scena che ha
alimentato ancora di più lo scontro politico a proposito dei frequenti
pronunciamenti dell'
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale ha bocciato
il limite massimo di tre embrioni da generare, ma non il divieto di congelarli
e distruggerli, generando più di un dubbio. «Sono rimasta sconcertata dichiara
la Porcu . È stata bocciata la prescrizione di un unico impianto di embrioni,
non più di tre.
Fecondazione, Schifani
ribatte: "Fini sbaglia La legge 40 è buona"
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la legge 40 e non la decisione
della Corte costituzionale che difende la salute delle donne". E' il
pensiero di monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia
per la vita, espresso il giorno dopo l?intervento di Gianfranco Fini a favore della
pronuncia della Consulta che ha bocciato in parte la legge sulla fecondazione
assistita.
La sentenza è un mostro
che non sta in piedi ( da "Giornale.it,
Il" del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 03 pagina 0 La sentenza è un mostro
che non sta in piedi di Paolo Becchi In attesa di leggere le motivazioni con
cui la Corte costituzionale ha dichiarato - per alcune parti molto circoscritte
- l?illegittimità costituzionale della legge sulla procreazione medicalmente
assistita, si può - a caldo - subito rilevare nella decisione una prima
evidente contraddizione.
Fecondazione, Schifani
stoppa Fini: "È una buona legge, senza dogmi"
( da "Stampaweb, La"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha proseguito ancora Schifani- ha
costituito oggetto di ampio dibattito più di tipo clinico-scientifico che
dogmatico. Molti voti segreti hanno confermato un orientamento del Parlamento».
E, infine, sulla Corte Costituzionale, dopo la sentenza sulla legge 40: «La
Consulta ha il dovere di vigilare che la legge rispetti dei principi».
Fecondazione, Schifani
attacca Fini "La 40, legge buona e di libertà"
( da "Repubblica.it"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: difende la legge 40 dopo la
decisione della Corte Costituzionale che ne ha bocciate alcune parti e, di
fatto, replica a Gianfranco Fini, che ieri aveva parlato di "una sentenza
che rende giustizia alle donne", sottolineando che "una legge basata
su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile di censura di
costituzionalità".
Fecondazione, Schifani
ribatte a Fini: "Sbaglia Legge 40 senza dogmi"
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la legge 40 e non la decisione
della Corte costituzionale che difende la salute delle donne". E' il
pensiero di monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia
per la vita, espresso il giorno dopo l?intervento di Gianfranco Fini a favore
della pronuncia della Consulta che ha bocciato in parte la legge sulla
fecondazione assistita.
( da "Corriere.it" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PARZIALE
ILLEGITTIMITÀ della LEGGE 40 Procreazione, la Corte Costituzionale boccia il
limite dei tre embrioni L'Alta Corte, inoltre, ha dichiarato incostituzionale anche il
comma 3 dell'articolo 14 della legge in questione (Ansa) ROMA - La Corte
Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell' art. 14 comma 2, della legge 18
febbraio 2004, n. 40, (la legge sulla fecondazione) dice una nota della
Consulta, «limitatamente alle parole "ad un unico e contemporaneo impianto,
comunque non superiore a tre" embrioni». INCOSTITUZIONALE - La Corte ha
anche dichiarato incostituzionale il comma 3 dello
stesso articolo «nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli
embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza
pregiudizio della salute della donna». La Consulta ha infine dichiarato
inammissibili difetto di rilevanza nei giudizi principali le questioni di
legittimità costituzionale degli articoli 6, comma 3,
e 14, commi 1 e 4 : il primo comma vieta la crioconservazione di embrioni al di
fuori di ipotesi limitate, mentre il comma 4 vieta la riduzione embrionaria di
gravidanze plurime salvo nei casi previsti dalla legge sull'interruzione
volontaria della gravidanza. A fare ricorso alla Corte, con tre distinte
ordinanze, sono stati il Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze, ai quali si
erano rivolti, rispettivamente, la World association reproductive medicine
(Warm) e una coppia non fertile di Milano affetta da esostosi, una grave
malattia genetica (con tasso di trasmissibilità superiore al 50%) che genera la
crescita smisurata delle cartilagini delle ossa. Ora si attendono gli effetti
nei centri italiani che da cinque anni si sono attenuti alle norme, con gli
occhi sempre rivolti ai tribunali dove a colpi di ricorsi si è consumata una
guerra legale voluta da associazioni e coppie. stampa |
( da "Corriere.it"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Le reazioni alla
sentenza della Consulta che dichiara parzialmente illegittima la legge 40
Roccella (Pdl): «Ora nuove linee guida» Emma Bonino: «Sonora bocciatura»
Buttiglione (Udc): «Sconcerto per la sentenza». Paola Binetti (Pd): «Solo una
correzione» Emma Bonino (Ansa) ROMA - Sono state immediate le reazioni alla
dichiarazione di parziale illegittimità della legge 40 sulla fecondazione
assistita da parte della Corte Costituzionale. «E ora ci si fermi sul
testamento biologico». Emma Bonino si dice «molto soddisfatta» per la pronuncia
della Consulta (che accoglie proprio due ricorsi dei Radicali) e trae le
conseguenze sul piano della legislazione in materia di dignità della persona.
«Nella sentenza sulla legge 40 la Corte Costituzionale richiama il rispetto
degli articoli 2, 13 e 32 della Carta- spiega Bonino- sono gli stessi che
vengono violati dal ddl Calabrò sul testamento biologico. Questa sentenza è
dunque un monito per la Camera perché ne tenga conto all'atto della seconda
lettura della normativa». Ora, tuttavia, bisogna «rimettere mano anche alle
legge 40 che in definitiva viene dichiarata globalmente incostituzionale,
visto che gli articoli bocciati sono quelli centrali. Su entrambi i fronti noi
staremo di guardia perché non si facciano pasticci». Infine un monito dai
Radicali viene al Pd e alle forze parlamentari di ispirazione laica. «Sulla
laicità non bisogna avere incertezze- dice Bonino- e questa vicenda dimostra
anche che se si fosse fatta una grande campagna di libertà e di laicità,
avremmo evitato la legge 40 e questo vero e proprio obbrobrio che è la legge
sul testamento biologico». ROCCELLA: NUOVE LINEE GUIDA - Il sottosegretario al
Welfare con delega alla Bioetica, Eugenia Roccella, annuncia l'emanazione di «nuove linee guida: «Sono molto dubbi gli effetti della sentenza
della Corte Costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei
centri». «Chi interpreta questa sentenza della Corte Costituzionale come
un'apertura alla diagnosi pre- impianto - ha aggiunto la Roccella - commette
un'operazione dubbia e prematura». Dopo aver premesso che sarà
necessario comunque capire bene le motivazioni che hanno portato la Consulta a
prendere questa decisione, il sottosegretario Roccella ha sottolineato,
infatti, come «il comma 1 dell'articolo 14, sulla clioconservazione e la
soppressione di embrioni, non sia stato giudicato illegittimo e come non sia
stato toccato nemmeno il divieto di selezione eugenetica degli embrioni e dei
gameti». BINETTI - Sentenze come quelle della Consulta sulla legge 40
«costituiscono una delle tappe della costante malevolenza con cui questa norma
è stata guardata in molti ambienti. Ma per lo meno i giudizi restino
circoscritti ai punti citati dalla sentenza». Insomma, la bocciatura parziale
della legge 40 da parte della Corte Costituzionale deve «rappresentare quello
che è: una correzione su una indicazione che, però, salva l'impianto
complessivo della legge. Non vorrei che interpretazioni stravaganti la
stravolgessero». È quanto auspica la deputata del Pd Paola Binetti che spiega
che, comunque, «l'articolo 13 resta intonso ed è quello che non consente la
diagnosi pre impianto e non permette la sperimentazione sugli embrioni umani,
questo va ribadito». Tuttavia, secondo la deputata teodem, non mancheranno i
problemi: «Il fatto che non sarà più possibile inserire ovuli con un unico
impianto costringerà le donne all'iperstimolazione ovarica per produrre più
ovociti e poi si creerà il problema del congelamento degli ovuli, due questioni
a cui questa legge aveva cercato di dare una risposta». Quanto al limite di tre
embrioni per impianto stabilito dalla legge, se questo salta, comunque, ricorda
Binetti, «resta la proibizione della riduzione embrionaria di gravidanze
plurime» e, comunque, «studi scientifici dimostrano che si ottengono risultati
migliori impiantando un solo ovulo». BUTTIGLIONE - «È grave lo sconcerto e la
preoccupazione di fronte al pronunciamento della Corte Costituzionale su alcune
parti della Legge 40. Difficile non avere l'impressione che un gruppo
ideologizzato stia cercando di sequestrare la Costituzione espropriando il
Parlamento della sua sovranità». Lo afferma Rocco Buttiglione, presidente
dell'Udc. «L'equilibrio dei valori lo stabilisce il Parlamento. La Corte
Costituzionale deve attenersi allo spirito e alla lettera della Costituzione -
spiega - data secondo le intenzioni dei padri fondatori. La Costituzione ha da
sempre avuto l'appoggio convinto, entusiasta e fattivo dei cattolici italiani.
Se passasse l'idea che la Costituzione sia contro la vita si creerebbe
un'incrinatura drammatica nella coscienza della nazione. Molti potrebbero
pensare "non è più la nostra Costituzione"». «Nessuno porti via la
Costituzione al popolo italiano - conclude - sequestrandola a favore di una ideologia
o di una linea politica». CICCHITTO: LEGGE DEPURATA - La sentenza della Corte costituzionale «non mi sorprende perché la non condivisione
dei due punti da essa sollevati hanno costituito la ragione della mia
astensione in Parlamento sul provvedimento». È quanto afferma Fabrizio
Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, osservando che comunque nel suo
insieme «la legge rimane in piedi, depurata dai due punti più discutibili».
Peraltro, puntualizza Cicchitto, «non sono portato ad esaltare la Corte costituzionale, come oggi fanno in molti, perché talora i
suoi pronunciamenti non mi hanno affatto convinto». ANTINORI, MIGLIAIA DI
COPPIE POTRANNO GIOIRE - «È il trionfo dello Stato laico. Da domani migliaia di
coppie avranno più possibilità di avere figli e di ricominciare a gioire». Il
ginecologo Severino Antinori, presidente della Associazione Mondiale della
Medicina della riproduzione, una delle associazioni che si è costituita nel
giudizio davanti alla Consulta, commenta così il pronunciamento dei giudici
costituzionali. «Sono strafelice - dice - finalmente in questo paese vengono
riconosciuti i diritti garantiti dalla Costituzione. Da oggi mi sento
orgogliosamente di nuovo italiano, dopo essere emigrato per quattro anni all'
estero per motivi scientifici e per portare avanti la ricerca che la questa
legge mi impediva». La Corte, afferma Antinori, «ha fatto capire che esistono
valori e istituzioni che preservano e tutelano gli italiani da ingerenze degli
Stati etici e religiosi che vogliono imporre il burqa della loro ideologia, in
questo caso vietando tre diritti civili: alla procreazione, alla ricerca e alla
terapia». Il professore dice di essere «molto felice per le migliaia di coppie
che con questa decisione potranno fecondare il numero di ovuli che il medico
riterrà giusto, e di veder applicare la riproduzione assistita con una speranza
di successo pari a tutti gli altri paesi del mondo, che invece la legge 40
aveva limitato». Antinori sottolinea che «nel 2004 fu approvata una legge
vergognosa che ha fatto piangere migliaia e migliaia di coppie, non ha fatto
nascere migliaia di bambini e ha fatto emigrare tante coppie all' estero».
stampa |
( da "Corriere.it"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pd: «Vincono i
più furbi. D'ora in poi sarà opposizione durissima» Decreto incentivi, governo
pone la fiducia Contiene anche il testo sulle quote latte. Approvazione
definiva venerdì mattina. Poi testo torna al Senato ROMA - Il governo ha posto
la fiducia sul maxiemendamento sostitutivo del decreto legge sugli incentivi,
che contiene anche buona parte del testo approvato dal Senato sulle quote
latte. Lo ha annunciato alla Camera il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Elio Vito, duramente contestato dall'opposizione. Si tratta del
14mo voto di fiducia chiesto dal governo in circa dieci mesi di legislatura. La
fiducia sarà votata giovedì. La Camera dovrebbe approvare il decreto tra giovedì
pomeriggio e venerdì mattina. Il Senato avrà poi tempo fino al 10 aprile per la
conversione definitiva in legge, pena il decadimento. OPPOSIZIONI
- «La Corte costituzionale
dovrà pronunciarsi su questa schifezza, e allora avrete delle sorprese amarissime»,
ha commentato Gianclaudio Bressa (Pd). Il dialogo si è rotto definitivamente.
Da ora avrete davanti un'opposizione ancor più dura di quanto non possiate
immaginare». «La Lega e il governo rimborsano le multe di chi non ha
rispettato la legge sforando le quote latte imposte dall`Europa, penalizzando
tutti quelli che hanno onorato le regole. In questo Paese conviene fare i
furbi, non rispettare la legge e arricchirsi a scapito dei più onesti e dei più
deboli», ha detto Sergio D`Antoni, vice presidente della commissione Finanze
della Camera. «Per riempire il portafogli di pochi spregiudicati del nord, sono
stati dirottati 140 milioni destinati allo sviluppo del Mezzogiorno». «Pur
avendo più di cento parlamentari di maggioranza, ancora una volta il governo
Berlusconi è incapace di confrontarsi, siamo vicini a una vera e propria
dittatura della maggioranza», aggiunge Luca Volontè (Udc). ALLEVATORI - «Con la
trasformazione del decreto Zaia sulle quote latte in maxiemendamento al decreto
anticrisi si siano compiuti passi indietro rispetto al testo rettificato alla
Camera», ha affermato Franco Verrascina, vice presidente vicario della Copagri.
stampa |
( da "Trentino" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA. Militari in
città: il Governo va avanti e raddoppia. I ministri dell'Interno ... ROMA.
Militari in città: il Governo va avanti e raddoppia. I ministri dell'Interno e
della Difesa hanno ribadito l'intenzione di proseguire l'operazione «Strade
sicure» oltre la scadenza di giugno. Secondo Roberto Maroni, l'impegno
congiunto soldati-forze di polizia potrebbe diventare ordinario, mentre Ignazio
La Russa punta a raddoppiare l'attuale contingente di 3.000 soldati ed al
ministero è già stato costituito un apposito gruppo di lavoro. Intanto oggi il
Consiglio superiore della magistratura si riunirà per votare su un parere della
Sesta commissione che boccia le ronde contenute nel decreto sicurezza. Il
gruppo di lavoro del ministero della Difesa dovrà «vedere come proseguire
l'ottima esperienza dei militari nelle città in sostegno di polizia e
carabinieri», ha detto La Russa. I tecnici dovranno studiare la «possibilità di
incrementare anche considerevolmente il numero dei militari impiegati,
attualmente sono 3.000, abbattendo i costi, fino a dimezzarli». In che modo?
Intervenendo su una delle voci che incide di più, «il trasferimento dei
militari e il loro mantenimento in una sede diversa, a volte con alloggio in
albergo e il pranzo fuori caserma». D'accordo Maroni: «Abbiamo l'intenzione di
trasformare lo sforzo eccezionale di uomini e mezzi nel contrasto alla
criminalità organizzata in ordinarietà», ha affermato il responsabile del
Viminale, a Caserta. Ma se l'esperienza delle pattuglie miste militari-forze di
polizia é destinata ad essere ampliata, le ronde continuano invece ad avere una
gestazione difficile: ieri sono state bocciate dal Consiglio superiore della
magistratura. In un parere al decreto che le disciplina (parere che sarà votato
oggi dal plenum), la Sesta Commissione di Palazzo dei Marescialli ha criticato
la scelta di «derogare al principio che assegna all'autorità pubblica
l'esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza». Ma
soprattutto, rileva il Csm, «la genericità delle previsioni
contenute nel decreto legge può provocare il rischio del determinarsi di
incidenti e, nei casi più gravi, della commissione di reati». Con il risultato
di portare a «un aggravio sia per le forze dell'ordine» (che verrebbero dunque
distolte «dal perseguimento del fine di garantire un efficace controllo del
territorio»), «sia per l'esercizio della funzione giurisdizionale da
parte della magistratura». Critiche arrivano dal Pdl: «Da quando il Csm é
diventato una Corte Costituzionale preventiva?», si domanda la parlamentare
Iole Santelli, che parla di «indebita ingerenza nelle scelte del governo».
«Questa uscita improvvida non ci sorprende», commenta il presidente dei
deputati della Lega Nord, Roberto Cota. Di diverso avviso l'opposizione: «sono
assolutamente inevitabili le critiche del Csm», afferma il senatore del Pd
Roberto Di Giovan Paolo, secondo cui i volontari delle ronde dovrebbero essere
impiegati negli uffici, «al posto dei 20 mila componenti delle forze
dell'ordine che sono costretti a lavorare da impiegati».(a.g.)
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Tre candidature
al Carroccio e tre ai berlusconiani: crescono i mugugni dopo la cena di Arcore
Lega-Pdl, un patto sofferto Alle Europee in lizza Hack, De Magistris e forse
Conte Il bossiano Bitonci «Per la Provincia di Padova meglio soli» PADOVA.
Avranno il fazzoletto verde nel taschino il candidato presidente alla Provincia
di Brescia (il sottosegretario all'Economia Daniele Molgora). Stesso look per
gli sfidanti di centrodestra a Bergamo e Sondrio. Se l'accordo Pdl-Lega Nord
sancito lunedì ad Arcore ha strappato il sorriso ai commensali del Carroccio
(rappresentato dal senatur Umberto Bossi, dal ministro Roberto Calderoli, dal
capogruppo Roberto Cota e dal segretario della Lega Lombarda Giancarlo
Giorgetti), non pare avere entusiasmato i leghisti veneti che la cena se la
sono fatta raccontare. Al Leòn vanno infatti le nomination per le Province di
Venezia, Belluno e Rovigo; al Pdl la Provincia di Verona e, soprattutto,
l'abbinata Comune-Provincia di Padova. Del malessere del Carroccio patavino si
è fatto interprete ieri l'onorevole Massimo Bitonci, verde di rabbia: «Non è
possibile che Palazzo Santo Stefano vada al Pdl. Niente da dire sul Comune di
Padova, ma la Provincia spetta alla Lega. Al direttivo di lunedì proporrò di
andare da soli». Franco Manzato, vicepresidente leghista della Regione, prende
atto del disappunto: «Non so esattamente come siano andate le cose ad Arcore.
Dubito che non sia stata presa in considerazione la questione. Non so se la
partita sia chiusa». Scudocrociato. Lunedì Antonio De Poli, segretario
provinciale dell'Udc, ha spedito una lettera ai dirigenti del Popolo della
Libertà (il coordinatore Alberto Giorgetti resta in pectore, giacché non è
arrivata l'attesa nomina), ma non ha ricevuto risposta. Così l'Udc si prepara a
correre in solitudine. Belluno. Sarà il leghista Gianpaolo Bottacin, capogruppo
a Palazzo Ferro Fini, a sfidare l'uscente Sergio Reolon del Partito
Democratico. Per l'Udc scende in campo il sindaco Pierluigi De Cesero. Padova.
Sono già apparsi i manifesti di Flavio Zanonato (Pd), sindaco uscente, in lizza
pure per l'Europa. Dovrebbe sfidarlo il senatore Maurizio Saia, esponente di
An. L'Udc punta sull'eurodeputato Iles Braghetto. Massima incertezza per la
successione in Provincia a Vittorio Casarin, che ancora sfoglia la margherita
dell'Europa. Ci sperano, per il Pdl, i consiglieri regionali Clodovaldo Ruffato
e Leonardo Padrin (che determinerebbero il ripescaggio a Palazzo Ferro Fini di
Vittoriano Mazzon) e il deputato Marino Zorzato (che lascerebbe il posto ad
Elisabetta Gardini). Nell'Udc si scalda Antonio De Poli. Il centrosinistra ha
scelto Antonio Albuzio (Idv). Rovigo. Nel Polesine, bisognoso di cure, scendono
in campo il leghista sessantaduenne Alessandro Zanforlini D'Isanto e, per il
centrosinistra, Tiziana Virgili (Pd), che il 25 aprile festeggerà
cinquant'anni. Curiosamente, un anno fa, entrambi sono stati giudicati non
idonei alla nomina di direttore dei servizi sociali delle Aziende Ulss del
Veneto. Venezia. Il presidente uscente, Davide Zoggia (Pd), se la vedrà con il
sindaco di San Donà di Piave, la leghista Francesca Zaccariotto. L'Udc è pronta a giocare la carta Ugo Bergamo, consigliere del
Csm, che cercherà un posto pure in Europa. Verona. Il Pdl si affida ad Antonio
Pastorello, vicepresidente della Provincia, braccio destro del sottosegretario
Aldo Brancher. Lo Scudocrociato pensa a Stefano Valdegamberi, assessore
regionale ai Servizi sociali. Il Partito Democratico invece, sceglierà
il proprio candidato domenica, in occasione delle Primarie: in lizza Moreno
Ferrarini, Sergio Ruzzenente, Diego Zardini. Europee. La lista Prc-Pdci avrà
come capolista, nella circoscrizione Nordorientale, l'astrofisica Margherita
Hack. Eletta alle Regionali del 2005 in Lombardia e alla Camera nelle Politiche
2006, in entrambe le occasioni la Hack, candidata Pdci, ha rinunciato al seggio
per dedicarsi all'attività scientifica. Nei prossimi giorni si saprà se i due
segretari nazionali, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto, si butteranno nella
mischia. Andrà a caccia di voti il consigliere regionale Pdci Nicola Atalmi.
Per l'Italia dei Valori il capolista sarà Antonio Di Pietro. Sicura la
candidatura del giornalista veronese Gustavo Franchetto. In forse, nella nostra
circoscrizione, quella del magistrato Luigi De Magistris. La Lega potrebbe
mandare in Europa il consigliere regionale Maurizio Conte. A caccia di
preferenze il ministro Renato Brunetta (Pdl). (Claudio Baccarin)
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Giudici. Pena
confermata per mister Cordaz Montebelluna punito 0-3 a tavolino col Somma E'
ufficiale, il Montebelluna calcio perde a tavolino la gara contro Somma, per
aver giocato senza rispettare il regolamento (in vigoire per la serie D) di
schierare un determinato numero di under per tutta la partita: per tre minuti
infatti, la squadra allenata da mister Colombo, ha giocato con un under in meno
(del 1989) del previsto. Per regolamento devono giocare almeno: 1 giocatore dal
1988, due dal 1989, uno dal 1990. Il mister però al 15' st ha sostituito
Scappin (1991) per Vettoretto (1988), lasciando solo Falcier (1991) e Cavarzan
(1989). Accortosi dell'errore l'allenatore, ha subito cercato di rimediare con
il cambio di Furlanetto (1988) per Tessaro (1989) nemmeno tre minuti dopo, ma
la cosa non è passata inosservata agli avversari che hanno presentato, e vinto,
il ricorso. Eccellenza. Una gara a Calzavara (Liapiave), Michielet (Union Csv),
Fontanive (Cordignano). Promozione. Ammenda di 80 euro al Vittorio Falmec per
insulti all'arbitro. Squalifica fino al 14 aprile per l'allenatore Gava
(Cappella Maggiore). Una gara a Stradiotto e Moretto (Cornuda Crocetta 1920),
Urban (Villorba), Campion (La Marenese), Calderan (Fontanelle), De Bastiani
(Portomansuè). Prima categoria. Ammenda di 70 euro alla Pro Mogliano per offese
all'arbitro da parte di un isolato sostenitore. Sempre alla stessa società,
mancherà dai campi il dirigente Busolin, fino al 20 aprile. Stessa sorte fino a
tale data pure per l'allenatore Dal Bello (Concordia Fonte). Una gara a
Trentin, Balliana e Poles (Codognè), Da Lio e Tondato (Pro Mogliano), Bortolato
(Pro Roncade), Dotto (S.Floriano), Gheller e Da Dalt (Nervesa), Damato (Eclisse
Carenipievigina), Fasan e Raimondi (Europeo Cessalto), Laurenti (Fregona),
Calzavara (Orsago), Buratto (Ponte Di Piave), Zanette (Sanfiorese). Seconda
categoria. Non è stato accolto il ricorso del Sarmede, convalidata la fine del campionato
per mister Cordaz e il dirigente accompagnatore Fardin. Ammenda di 80 alla
società Dal Santo Fossalunga per insulti all'arbitro, e ammonizione pure per
aver fatto trovare acqua fredda negli spogliatoi. 60 euro pure alla Godigese.
Squalifica fino al 14 aprile per il dirigente Dal Molin (San Michele Cerfim), e
fino al 6 aprile per l'allenatore Corò (Ciprianocatron). Due gare a Marian
(Ciprianocatron) e Sartoretto (Dal Santo Fossalunga). Una gara a Baccini e
Bonotto (Salgareda), Mognon (Virtus Csm Farra Soligo),
Camatta (Aurora Treviso Due), Di Stefano (Ciprianocatron), Simionato (Dal Santo
Fossalunga), Rinaldo (Giovanile Ezzelina), Trentin (Godigese), Florian
(Monastier), Tonon (Monastier), Sansoni (San Michele Cerfim), Busetti (Virtus
Csm Farra Soligo), Bovino (Calcio Paese), Bin (Cendon), Dal Ben
(Ciprianocatron), La Rocca (Dal Santo Fossalunga), Bonetto (Altivolese),
Torresin (Bessica), Merotto (Calcio Mignagola), Fiorese (Campolongo), Zampol
(Francenigo), Pellizzari (Giovanile Ezzelina), Bandiera (Montegrappa), Yakpo
Kossi (Olmi Callalta), Meneghin (Virtus Csm Farra Soligo). (Luca Pizzolato)
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 02-04-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)
(Corriere delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Dichiarata la
parziale incostituzionalità nel limite dei 3 embrioni da impiantare
Procreazione, la Consulta boccia la legge Governo sorpreso. Eugenia Roccella:
«Emaneremo nuove linee guida» NATALIA ANDREANI ROMA. La legge sulla
procreazione assistita, la legge 40, è illegittima nella parte che riguarda il
numero massimo di embrioni impiantabili contestualmente. è stata più breve del
previsto l'attesa per il verdetto della Corte
Costituzionale. La pronuncia è arrivata alle sette di ieri sera, all'indomani
dell'affollata udienza in cui si sono discussi i ricorsi. La decisione dei
giudici costituzionali risponde solo in parte alle speranze delle coppie, tutte
affette da gravi malattie genetiche, che si erano costituite in giudizio contro
alcune delle norme in vigore. Tuttavia scardina uno dei principi
fondanti della legge e la polemica e già scoppiata. La Corte ha infatti
dichiarato l'illegittimità dei commi 2 e 3 dell'articolo 14: nel primo caso
dove il testo impone il limite dei tre embrioni, nel secondo «nella parte in
cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena
possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio per la salute della
donna». Per quanto invece riguarda le questioni di legittimità sollevate nei
confronti delle norme che regolano la crioconservazione degli embrioni e la
selezione embrionale nelle gravidanze plurime (commi 1 e 4 dell'articolo 14), e
di quella che regola la revoca del consenso da parte di uno dei partner, (comma
3 dell'articolo 6), la Corte le ha dichiarate innammissibili per difetto di
rilevanza. Di fronte alla pronuncia della Consulta iera sera è intervenuto il
sottosegretario al Welfare, con delega alla bioetica, Eugenia Rocella. «Gli
effetti della sentenza della Corte costituzionale
sulle pratiche che devono essere adottate nei centri sono molto dubbi. Ci sono
problemi di interpretazione ed evidenti contraddizioni», ha detto il sottosegretario.
E ha annunciato «l'emanazione di nuove linee guida» da parte dell'esecutivo.
Linee che «non hanno alcun potere interpretativo», ha subito messo in chiaro
Livia Turco, Pd, augurandosi che quella di Roccella «sia stata solo un'uscita a
caldo determinata dallo scotto subito». Ma la sentenza, per la presidente dei
senatori del Pd, Anna Finocchiaro, «non sorprende». Perché, appunto, non fa che
bocciare «parti della legge che già nella discussione parlamentare erano
apparse irragionevoli o pregiudizievoli della salute della donna», ha
commentato la Finocchiaro invitando a evitare «posizioni ideologiche e prove di
forza su materie come la procreazione assistita e come, oggi, il testamento
biologico». «Il centro destra rifletta, serviva dialogo», le ha fatto eco la
collega Rosi Bindi, mentre il segretario del partito, Dario Franceschini ha
ricordato che «le sentenze vanno rispettate e recepite». Soddisfatta per il
risultato anche l'Italia dei valori. «Avevamo sempre definito la legge 40 una
legge crudele, oscurantista e illiberale. Oggi, ancora una volta i giudici
hanno dimostrato di essere più avanti dei legislatori», ha detto Antonio Di
Pietro. Opposto il parere di Alfredo Mantovano. «I sostenitori del Far West
della provetta non cantino vittoria. La legge 40 resta in piedi, tutt'altro che
demolita», ha detto il sottosegretario all'Interno.
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 02-04-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere
delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Sicurezza,
raddoppiano i militari in città Il Cms critica le ronde: «Decreto generico,
rischio di incidenti e di reati» ROMA. Militari in città: il Governo va avanti
e raddoppia. I ministri dell'Interno e della Difesa hanno ribadito l'intenzione
di proseguire l'operazione «Strade sicure» oltre la scadenza di giugno. Secondo
Roberto Maroni, l'impegno congiunto soldati-forze di polizia potrebbe diventare
ordinario, mentre Ignazio La Russa punta a raddoppiare l'attuale contingente di
3.000 soldati ed al ministero è già stato costituito un apposito gruppo di
lavoro. Intanto oggi il Consiglio superiore della magistratura si riunirà per
votare su un parere della Sesta commissione che boccia le ronde contenute nel
decreto sicurezza. Il gruppo di lavoro del ministero della Difesa dovrà «vedere
come proseguire l'ottima esperienza dei militari nelle città in sostegno di
polizia e carabinieri», ha detto La Russa. I tecnici dovranno studiare la
«possibilità di incrementare anche considerevolmente il numero dei militari
impiegati, attualmente sono 3.000, abbattendo i costi, fino a dimezzarli». In
che modo? Intervenendo su una delle voci che incide di più, «il trasferimento
dei militari e il loro mantenimento in una sede diversa, a volte con alloggio
in albergo e il pranzo fuori caserma». D'accordo Maroni: «Abbiamo l'intenzione
di trasformare lo sforzo eccezionale di uomini e mezzi nel contrasto alla
criminalità organizzata in ordinarietà», ha affermato il responsabile del
Viminale, a Caserta. Ma se l'esperienza delle pattuglie miste militari-forze di
polizia é destinata ad essere ampliata, le ronde continuano invece ad avere una
gestazione difficile: ieri sono state bocciate dal Consiglio superiore della
magistratura. In un parere al decreto che le disciplina (parere che sarà votato
oggi dal plenum), la Sesta Commissione di Palazzo dei Marescialli ha criticato
la scelta di «derogare al principio che assegna all'autorità pubblica
l'esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza». Ma
soprattutto, rileva il Csm, «la genericità delle previsioni
contenute nel decreto legge può provocare il rischio del determinarsi di
incidenti e, nei casi più gravi, della commissione di reati». Con il risultato
di portare a «un aggravio sia per le forze dell'ordine» (che verrebbero dunque
distolte «dal perseguimento del fine di garantire un efficace controllo del
territorio»), «sia per l'esercizio della funzione giurisdizionale da
parte della magistratura». Critiche arrivano dal Pdl: «Da quando il Csm é
diventato una Corte Costituzionale preventiva?», si domanda la parlamentare
Iole Santelli, che parla di «indebita ingerenza nelle scelte del governo».
«Questa uscita improvvida non ci sorprende», commenta il presidente dei
deputati della Lega Nord, Roberto Cota. Di diverso avviso l'opposizione: «sono
assolutamente inevitabili le critiche del Csm», afferma il senatore del Pd
Roberto Di Giovan Paolo, secondo cui i volontari delle ronde dovrebbero essere
impiegati negli uffici, «al posto dei 20 mila componenti delle forze
dell'ordine che sono costretti a lavorare da impiegati».(a.g.)
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 02-04-2009)
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(Corriere delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
«La sconfitta di
un'ideologia» La soddisfazione di Emma Bonino: «Eravamo certi» ANDREA PALOMBI
ROMA. «Una grandissima soddisfazione». E' il primo commento di Emma Bonino
(nella foto) che, con i radicali, fu tra i principali sostenitori del
referendum contro la legge 40, poi sfumato per il mancato raggiungimento del
quorum di votanti. La sentenza della Corte costituzionale
arriva ora a ribaltare quel risultato. «Ma noi lo avevamo detto in tutti i
modi: il limite dei tre embrioni era antiscientifico e anticostituzionale.
La Corte interviene su questo punto di cui tutta la comunità scientifica aveva
dichiarato l'irragionevolezza. Con la decisione della Consulta viene dimostrata
l'impostazione tutta ideologica di questa legge. La Corte per fortuna richiama
ad una corretta interpretazione della Costituzione». E' una interpretazione che
potrebbe rappresentare un avvertimento anche per le prossime decisioni sul
testamento biologico? «Sicuramente sì. E' un monito a una lettura più corretta
e sobria degli articoli 2, 13 e 32 della nostra Costituzione che, come ho già
sostenuto più volte, sono chiamati in causa anche dalla legge sul testamento
biologico. Si tratta dei diritti inviolabili dell'uomo, dell'inviolabilità
della libertà personale, e dell'impossibilità di obbligare a un trattamento
terapeutico. E' in generale l'invito a una interpretazione della carta costituzionale meno ideologica. La Camera ci pensi bene, e
modifichi il testo uscito dal Senato». Una legge su cui però si sono espressi
gli italiani attraverso il referendum. «Il referendum fu vinto grazie
all'astensionismo, perché non fu raggiunto il quorum. E qui dovrei ricordare
che siamo l'unico Paese al mondo in cui i referendum hanno bisogno di un
quorum, che però non c'è per le elezioni politiche. In sostanza vince chi non
va a votare. In quel caso si trattò di una scelta politica della Chiesa che
scelse consapevolmente di puntare sulla quota fisiologica di astensionismo per
far saltare il referendum. Spero che anche per questo la
decisione della Corte costituzionale serva di monito». Più volte dal centrodestra si sono alzate voci
a chiedere una riforma della Corte costituzionale, e anche recentemente Berlusconi ha messo sotto accusa Palazzo
dei Marescialli. Queste richieste potrebbero riprendere vigore dopo la
decisione di ieri? «Speriamo di no. Come in tutti i paesi del mondo
abbiamo per fortuna un sistema di contrappesi istituzionali. Vorrei fare un
appello alla prudenza: se si vuole, se ne può parlare, ma non si prenda questa
sentenza come pretesto».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 1 - Prima Pagina La Consulta boccia la legge sulla fecondazione ROMA
- La Corte Costituzionale boccia la legge sulla fecondazione assistita. Secondo
la Consulta è da considerarsi illegittima la norma che limita a tre gli
embrioni impiantabili e la parte in cui non si prevede che il trasferimento
debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. I
SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3 E 4
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 -
Cronaca La Consulta boccia la legge 40 "No al limite dei tre
embrioni" Accolti i ricorsi: "Norme parzialmente
incostituzionali" La sentenza Resta il divieto di distruzione. Battaglia
di interpretazioni sul congelamento ELSA VINCI ROMA - «No al limite dei tre
embrioni». La Consulta ha dichiarato la parziale illegittimità della legge 40
sulla procreazione assistita. Da oggi sarà il medico a decidere quanti embrioni
saranno necessari al successo dell´impianto senza rischi per la salute della
donna. Che così, secondo gli avvocati che hanno ingaggiato battaglia davanti ai
giudici costituzionali, «potrà evitare la tortura di tentativi destinati
all´insuccesso e dunque continuamente ripetuti». Una vittoria per quei centri
che da cinque anni si sono attenuti alle norme, con gli occhi rivolti ai
tribunali dove a colpi di ricorsi si è consumata una guerra giuridica voluta da
coppie sterili e associazioni. L´Alta Corte ha infatti sancito l´illegittimità costituzionale del comma 2 dell´articolo 14 «limitatamente
alle parole "ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore
a tre"»; e l´illegittimità del comma 3 «nella parte in cui non prevede che
il trasferimento degli embrioni debba essere effettuato senza pregiudizio della
salute della donna». La Consulta ha invece dichiarato inammissibili, «per
difetto di rilevanza nei giudizi principali», le questioni di legittimità costituzionale dei commi 1 e 4 dell´articolo 14 e del comma
3 dell´articolo 6, sulla crioconservazione degli embrioni e sul consenso
irrevocabile della madre all´impianto dal momento della fecondazione
dell´ovulo. «La Corte spiega l´avvocato Giandomenico
Caiazza, che difende una coppia sterile portatrice di malattie ereditarie
ha dichiarato di non potersi pronunciare sull´irrevocabilità del consenso della donna e
sul limite alla crioconservabilità perché nessuna delle due questioni era
concretamente rilevante nei ricorsi presentati. Ma diventa ovvio che, se
necessario per la salute della madre, gli embrioni prodotti in numero utile al
successo dell´impianto potranno anche essere congelati». Saranno le motivazioni
a illustrare e a spiegare nel dettaglio come la Corte
Costituzionale ha ridisegnato la legge. «La sentenza ha nei fatti intaccato
l´architrave di una noma che non bilanciava il diritto costituzionale alla salute della madre e
del concepito. E apre la strada a nuovi ricorsi», afferma l´avvocato Gian Carlo
Muccio per la Warm del professor Severino Antinori che si era costituita in
giudizio. A rivolgersi alla Consulta, con tre diverse ordinanze, sono
stati il Tar del Lazio, il tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti la
Warm e una coppia non fertile affetta da esostosi, una malattia genetica con
tasso di trasmissibilità superiore al 50 per cento che genera una crescita smisurata
delle cartilagini delle ossa. La sentenza è arrivata dopo un durissimo scontro
in aula tra decine di avvocati davanti ai giudici costituzionali. Giudici che
qualche anno fa fecero sostituire nella sala d´udienza il crocifisso con un
dipinto cinquecentesco di Perin del Vaga, la Sacra Famiglia. SEGUE A PAGINA 6
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3 -
Cronaca "La mia battaglia non è stata vana finalmente potrò avere un
figlio" La gioia di Antonia: dal suo caso è partito l´iter giudiziario
"Avevamo già pronta la valigia per andare a tentare un impianto
all´estero" "Molte coppie nelle nostre condizioni ora hanno una
speranza. Questa è democrazia" MICHELE BOCCI FIRENZE - «è stata una
battaglia lunga e difficile ma adesso molte coppie nelle nostre condizioni
hanno una speranza in più di fare un figlio senza andare all´estero. Noi
avevamo la valigia pronta». Antonia ha una grave malattia ereditaria delle
ossa, la esostosi. Vive a Milano e fa l´impiegata, il suo compagno ha un lavoro
precario. Eccola la coppia di trentenni che ha scardinato la legge 40 sulla
fecondazione assistita. Sono stati un loro ricorso al Tribunale civile di
Firenze a permettere la diagnosi preimpianto alla fine del 2007, ed è partito
sempre da una iniziativa loro, e di un´altra coppia, il
percorso che ha portato alle decisione della Corte Costituzionale. Li ha
seguiti l´avvocato Gianni Baldini, che ieri parlava di «un bel giorno per tutti
quelli che hanno combattuto una battaglia di libertà». Signora Antonia, con che
stato d´animo avete atteso la decisione della Suprema Corte? «Con grande
ansia. Tra l´altro appena due settimane fa abbiamo fatto un trattamento di
procreazione medicalmente assistita che non ha avuto esito positivo al centro
Demetra di Firenze. Dei 3 embrioni prodotti, due erano malati e uno non di
buone qualità. Non potevamo usarli». Come avete reagito? «Abbiamo pensato per
la prima volta di andare all´estero, cosa che non avevamo mai preso in
considerazione per ragioni economiche. Questa sentenza cambia tutto: potremo
provare con un maggior numero di embrioni, magari congelandone alcuni, e avremo
più possibilità di farcela. Sono felicissima, non sto nella pelle». Si rende
conto delle conseguenze per gli altri della vostra azione giudiziaria? «Certo.
Centinaia di coppie italiane nelle nostre condizioni da oggi hanno una speranza
in più. E chi non si poteva permettere un viaggio verso una struttura in Spagna
o in Grecia, avrà le stesse possibilità di fare un figlio grazie ad un centro
pubblico italiano. Questa è democrazia». Vi siete mai pentiti in questi mesi della
strada che avete intrapreso? «Abbiamo avuto molti dubbi, non sapevamo dove ci
avrebbero condotto queste cause civili. Inoltre non pensavamo di farcela. E
invece la Corte Costituzionale ha dimostrato ancora una volta autonomia e
indipendenza. Un grazie va al nostro avvocato». C´è chi parla di eugenetica
riferendosi alla possibilità di scegliere tra un numero elevato di embrioni.
«Noi non cerchiamo di selezionare un figlio biondo e con gli occhi azzurri, noi
vogliamo soltanto un figlio sano. Non è giusto che anche lui soffra di una
patologia incurabile, da cui siamo stati colpiti io e altri miei parenti. Mi
sembra una grande cattiveria accanirsi attraverso una legge su persone che
hanno già seri problemi di salute. è come se ci avessero voluto penalizzarci una
seconda volta. La Corte Costituzionale ci ha ridato la speranza».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2 -
Cronaca Monsignor Sgreccia: la legge aveva messo dei paletti "è un brutto
passo indietro pericoli per la salute delle donne" ORAZIO LA ROCCA CITTà
DEL VATICANO - «è una sentenza che mette a rischio sia la salute della donna
che dell´embrione». Il pronunciamento della Corte
Costituzionale preoccupa l´arcivescovo Elio Sgreccia, presidente emerito della
Pontificia Accademia della Vita, pur precisando che «è una prima impressione e
non conosco le motivazioni della sentenza». Per l´Alta Corte è incostituzionale il limite dei 3 embrioni.
«C´è da preoccuparsi, anche se è solo di una prima impressione. Per la Chiesa
la fecondazione assistita è un atto non moralmente lecito, tuttavia la legge 40
aveva messo qualche paletto alla giungla della fecondazione assistita. Ma ora
si torna indietro e i pericoli per la donna e per gli embrioni aumentano».
Quali potrebbero essere questi pericoli? «Più crescono gli impianti e più gli
embrioni soffrono, si sviluppano a fatica, si possono autodistruggere. Ce ne
saranno in tanti criocongelati. Aumentano anche i pericoli per la salute della
donna perché crescono le gravidanze multiple e le gravidanze ectopiche, cioè
con embrioni attaccati fuori dall´utero».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3 -
Cronaca LV+SA Il governo attacca la Corte, il Pd la
difende: modificare la legge flògi "Decisione dubbia, faremo nuove linee
guida" GIOVANNA CASADIO ROMA - «Ora interverrà il governo, o meglio il
nostro ministero», per vanificare la sentenza della Corte costituzionale che «crea confusione e
contraddizioni» nell´applicazione della legge sulla fecondazione assistita.
è Eugenia Roccella, il sottosegretario alla Salute e al Welfare, a spiegare il
punto di vista del ministro Maurizio Sacconi. Che a botta calda, mentre sulle
agenzie di stampa arrivano reazioni a valanga, mantiene un basso profilo, cerca
di sottrarsi alle polemiche: «Per ora, sarà Eugenia a commentare», dice. E
quindi, la Roccella minimizza la portata della sentenza perché «la legge nel
complesso resta in piedi», e soprattutto annuncia nuove linee-guida che
permetteranno di rimettere le cose a posto, di correggere la bocciatura della
Consulta a quel limite di tre embrioni giudicato incostituzionale.
«Una cosa che non si può fare, le sentenze vanno rispettate sempre, la Consulta
interviene su alcuni aspetti della legge e va recepita», è l´altolà del
segretario del Pd, Dario Franceschini. Il centrosinistra fa quadrato: quattro
anni dopo il referendum sulla provetta, che il 12 giugno del 2005 segnò la
vittoria dell´astensione e dell´armata Ruini - cioè dei cattolici di
"Scienza e vita" e dell´ex presidente della Cei, il cardinale Camillo
Ruini - torna a soffiare il vento laico. I Radicali, che con i Ds e i
Socialisti furono promotori di quel referendum, chiedono che la legge sia
ridiscussa in Parlamento. Roccella lo esclude. Ma a lanciare l´attacco più duro
contro la Consulta è Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali e
neo-coordinatore del Pdl: «Questa sentenza pone un problema grave per la nostra
democrazia, la sovranità del Parlamento è intaccata e c´è parallelamente la
percezione della sparizione di autorità di garanzia». Come dire, la Corte costituzionale ha fatto una sentenza politica. Per i laici è
il segnale di un clima nuovo, che non può non riguardare anche la legge sul
biotestamento, appena approvata al Senato e in arrivo a Montecitorio. Norme che
Gianfranco Fini, leader del Pdl e presidente della Camera, ha invitato a
ripensare, definendole da «Stato etico». «La maggioranza tragga lezione da
tutto questo - ammonisce Rosy Bindi - sulle norme eticamente sensibili non ci
si può ostinare a votare a colpi di maggioranza». Lei, cattolico-democratica,
votò sì alla legge presentando però emendamenti proprio sul punto cassato dalla
Consulta. E anche la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, invita il
Pdl a «rifuggire da prove di forza e posizioni ideologiche», allora come ora
sul biotestamento. Barbara Pollastrini e Livia Turco, che si sono battute
contro la legge 40, chiedono: non si ricorra a nuove linee-guida. E il leader
di Idv, Antonio Di Pietro: «I giudici sono più avanti dei legislatori».
Sconcerto e perplessità dal fronte cattolico integralista. Paola Binetti, che
di "Scienza e vita" fu presidente, oggi teodem del Pd, ammette che la
sentenza la amareggia. Sta per andare alla Messa di Pasqua di Montecitorio,
ieri sera, a margine già lì i parlamentari cattolici hanno avuto modo di
discuterne. «Certo cambiano le carte anche sul biotestamento però noi faremo la
nostra parte», chiosa. Avvenire, il quotidiano dei vescovi, sul sito online
reagisce: «La legge così com´è funziona», quindi non si tocca.
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 29 -
Commenti SCONFITTO LO STATO ETICO Sono cadute alcune tra le norme più odiose e
fortemente simboliche della legge 40 è stata imboccata una strada che
ripristina il rispetto dei diritti della persona (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La
sentenza di ieri, con la quale la Corte costituzionale
ha dichiarato illegittime alcune delle norme più significative della legge
sulla procreazione assistita, conferma un orientamento già ben visibile negli
ultimi mesi, e che ha fatto nitidamente emergere un insieme di criteri che
precludono ai legislatori di impadronirsi della vita delle persone. Quando, con
mossa incauta, nel settembre scorso la maggioranza parlamentare aveva sollevato
un conflitto di attribuzione nei confronti della magistratura, sostenendo che
aveva invaso le competenze del legislatori con la sentenza sul caso di Eluana
Englaro, i giudici costituzionali l´avevano rapidamente bacchettata,
dichiarando inammissibile la loro iniziativa. E a fine dicembre, quando le
polemiche su quel caso erano ancor più infuocate, hanno con forza affermato che
l´autodeterminazione costituisce un diritto fondamentale della persona. Una
linea chiarissima, che rendeva prevedibile la decisione di ieri. Ora cadono
alcune tra le norme più odiose e fortemente simboliche della legge 40. Quella
che imponeva l´unico e contemporaneo impianto degli embrioni, comunque in
numero non superiore a tre: viene così battuto un proibizionismo cieco e
ingiustificato, che infatti aveva provocato le critiche dei medici che operano
in questo settore E quella che, sempre in relazione all´impianto, non teneva
conto della necessità di salvaguardare la salute della donna, violando così un
fondamentale diritto della persona. E non è vero, come ha frettolosamente
osservato qualche parlamentare del Popolo della libertà, che la Corte ha
comunque salvato altri articoli della legge, che pure erano stati impugnati. Su
questi articoli, infatti, i giudici non si sono pronunciati per una ragione
procedurale, perché non riguardavano le questioni trattate nei giudizi in cui
l´eccezione di costituzionalità era stata sollevata. Sarà, quindi, possibile
riproporre quelle eccezioni nella occasione più opportuna. è stata così
imboccata una strada che ripristina la legalità costituzionale
e il rispetto dei diritti della persona. E, come ha saggiamente osservato Carlo
Flamigni, si creano anche le condizioni per arrivare ad un "provvedimento
più saggio", ad una riforma della legge 40 che ci faccia tornare in
sintonia con le legislazioni degli altri paesi e, soprattutto, che disciplini
le tecniche di riproduzione assistita in modo da renderle il più possibile
aderenti alle effettive esigenze delle donne. Ma, invece di cogliere
l´occasione offerta dalla Corte per avviare una nuova riflessione comune in una
materia così difficile, la cecità ideologica continua a tenere il campo. Dai
lidi della maggioranza si grida alla deriva eugenetica, si torna a parlare di
attentato alla sovranità del Parlamento, si riecheggiano i toni populisti di
questi giorni intonando di nuovo la canzone dei giudici che si sostituiscono
alla volontà del popolo. Chi ragiona in questo modo (si fa per dire) mostra di
ignorare la logica stessa del controllo di costituzionalità, finalizzato
proprio a garantire che le leggi votate dai rappresentanti del popolo non violino
i principi e le garanzie che, democraticamente, proprio il popolo si è dato
attraverso l´Assemblea costituente, e la Costituzione frutto del suo lavoro. Il
Parlamento, dunque, non è sciolto dal rispetto di questi principi, ma a questi
deve sottostare. Nella Corte costituzionale i
cittadini trovano così non il guardiano di una astratta legalità, ma il garante
dei loro diritti e delle loro libertà. Garanzia tanto più importante quando si
legifera sulla vita, perché il Parlamento non può espropriare le persone del
potere di prendere in libertà le decisioni più intime. E non si può dire che
siamo di fronte ad una inattesa prepotenza della Corte. Proprio durante la
lunga discussione parlamentare sulla legge sulla procreazione assistita molti
avevano messo in guardia contro il rischio di approvare norme incostituzionali,
com´era evidentissimo considerando proprio il modo in cui la Corte aveva già
affrontato in particolare il tema del diritto alla salute. Se torneranno un
minimo di ragione e di cultura della legalità, la sentenza di ieri potrà
aiutare anche nel difficile esame del disegno di legge sul testamento
biologico, di cui deve ora occuparsi la Camera. Quell´insieme
di norme, infatti, è perfino più sgangherato, dal punto di vista della
costituzionalità, della pur sgangheratissima legge sulla procreazione
assistita. I legislatori, lo ripeto, apprendano le lezioni di costituzionalità
che la Corte, legittimamente, impartisce.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La
Corte Costituzionale ha bocciato ieri uno degli articoli più controversi della
legge 40 del 2004, quella sulla fecondazione assistita: l'impianto «unico e
contemporaneo» di embrioni fino al massimo di tre. Pazienza per chi pensa che
sia una questione marginale, una cosa da donne. La legge 40 - una delle peggiori
mai votate dal Parlamento italiano in materia di salute e di diritti e in
margine un durissimo colpo alla credibilità del centrosinistra già
nell'occasione diviso - ha cambiato la vita alle famiglie italiane. A quelle,
sempre più numerose, con problemi di fertilità: l'età a cui si ha il primo
figlio si è attestata oltre i 35 anni non per piacere ma per forza essendo il
lavoro precario e le condizioni materiali di vita sempre più incerte. Di conseguenza
incerta è divenuta (non solo per questo, certo, ma anche per questo) la
possibilità di avere figli in un'età così vicina ai quarant'anni. Chi li ha
desiderati e cercati, in questi cinque drammatici anni, ha dovuto nel migliore
dei casi andare all'estero dove le norme sono più civili e meno soggette al
dettato della Chiesa, nel peggiore sottoporsi a un calvario. Tra le conseguenze
l'impennata di parti gemellari e trigemini, cesarei obbligati, medicalizzazione
della gravidanza e del parto con spese decuplicate per lo Stato e spesso
insostenibili per le famiglie. Moltissimi hanno rinunciato. I ripetuti allarmi
per la crescita zero sono grotteschi: in queste condizioni - sociali,
legislative - avere un figlio è diventato un lusso, un'aspirazione da reprimere.
Maria Zegarelli ha raccolto le testimonianze di due coppie i cui ricorsi hanno
dato origine alla sentenza: per avere un figlio sono andate in Turchia. «È
stata una violenza di Stato», dice uno dei padri. Luca Landò ha sentito
Marilisa D'Amico, avvocato parte del collegio difensivo che ha preparato il
ricorso accettato dalla Consulta: ha seguito una coppia di Firenze che, per
motivi medici, non poteva beneficiare della procreazione assistita. Con
l'impostazione da loro preparata la Corte ha riconosciuto che la legge viola
l'articolo 3 della Costituzione: i cittadini sono uguali davanti alla legge.
Gianluca Zucchelli, Gianni Marsilli e Paolo Filo della Torre raccontano il G20
di Londra: i violenti scontri, le farraginose trattative, gli Obama dalla regina.
Gli assalti londinesi ci riportano al grande tema della rabbia sociale. Al
centro del giornale un dossier muove dal caso francese. I sequestri lampo dei
manager. L'onda di insofferenza che monta. Luca Sebastiani ricostruisce le
tappe della stagione che ha portato fin qui. Rinaldo Gianola osserva che la
grande assente è la sinistra dei partiti. Pier Luigi Celli, manager
intervistato da Roberto Rossi: «In Italia siamo molto meno coraggiosi, ci siamo
imbastarditi in tutto, preferiamo farci raccomandare. In Francia si colpiscono
i manager come una volta si assaltavano le macchine: sono simboli del
tradimento del principio di equità aziendale». Esce intanto sugli schermi
«Louise Michel», profetica commedia francese che racconta delle operaie che,
abbandonate dall'imprenditore, decidono di assoldare un killer. Donald Sassoon,
uno dei più autorevoli storici europei conversa con Umberto De Giovannangeli:
«Sono pessimista perché penso che quando la disoccupazione crescerà
ulteriormente la protesta esploderà e a trarne vantaggio saranno i gruppi
xenofobi estremisti».
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
1 Bocciatura La
sentenza della Consulta è una bocciatura profonda della legge sulla
fecondazione assistita. Svela l'irragionevolezza, le incongruenze, i pasticci
di una norma ritenuta paradossale in Europa, e potrei dire nel mondo. 2
Referendum Quando ho avuto la notizia della decisione, ho rivissuto in un
attimo tutte le emozioni della battaglia che portammo avanti in Parlamento e
poi col referendum. Allora vinse l'astensionismo, ma oggi ad
alcuni di quei quesiti la Corte costituzionale dà ragione. 3 Magistratura La Corte interviene quando le
istituzioni non sono coerenti rispetto a quella Bibbia laica che è la
Costituzione. 4 Scatto Ora il Parlamento, che ha la responsabilità di trovare
soluzioni sagge e condivise, è chiamato a fare uno scatto: correggere quella
legge offensiva e ideologica in tempi rapidissimi. 5 Biotestamento È una
lezione anche per il testamento biologico: fermiamoci per tempo, stavolta. Alla
Camera, dove si deve ancora discuterne, riiniziamo da capo e riscriviamo una proposta
ispirata a un diritto mite, rispettoso dei principi costituzionali che tengono
insieme il valore della vita e la libertà di scelta nella cura. SUSANNA TURCO
sturco@unita.it 5 risposte da Barbara Pollastrini Deputata del Pd
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
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( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Csm, no alle
ronde e ai Centri Ok alle norme sullo stalking CLAUDIA FUSANI No alle ronde.
Necessarie le norme sullo stalking, le molestie continuate. Dubbi seri sul
carcere obbligatorio per chi viene arrestato per violenza sessuale. Addirittura
contrari alla direttiva Europea i Centri di identificazione che possono
trattenere fin oa sei mesi i clandestini senza identità. Il Consiglio superiore
della magistratura passa al setaccio il decreto sulle ronde che è anche quello
contro gli stupri. Ne salva una parte importante, quella sui reati sessuali. Ma
boccia ciò per cui il decreto è diventato famoso: le ronde. Il documento della
Sesta commissione di cui sono relatori Fabio Roia e Mauro Volpi sarà discusso
stamani dal plenum del Csm dove dovrebbe essere approvato nonostante il solito
mal di pancia dei consiglieri laici. Ma la sua anticipazione ha riaperto subito
lo scontro su giustizia e sicurezza e le polemiche con Lega e Pdl che non
perdono occasione per accusare l'organo di autogoverno dei giudici di occuparsi
di affari che non lo riguardano. «Questa improvvida uscita non ci sorprende»
attacca Roberto Cota, capogruppo alla Camera del Carroccio. «Ormai è una costante - aggiunge - che il Csm si occupi di
politica perdendo così in credibilità». Jole Santelli (Pdl) bolla il documento
come «indebita ingerenza». Ora, poichè il decreto deve essere convertito entro
il 20 aprile, c'è da immaginare che il documento del Csm farà discutere ancora
molto. Anche perchè il governo in questo momento è sotto un doppio
attacco sul fronte giustizia: i penalisti sciooperano da luned' e andranno
avanti fino a domani compreso. E' articolato e complesso il documento della
Sesta che si deve occupare di riforma giudiziaria e di amministrazione della
giustizia presieduta da Livio Pepino. Una Commissione, la sesta, destinata allo
scontro quasi perenne con la maggioranza che ha una concezione più restrittiva
circa gli ambiti di competenza della Commissione. Netta la bocciatura delle
ronde. Per vari motivi, il primo dei quali è che «non si può derogare al
principio che assegna all'autorità pubblica l'esercizio delle competenze in
materia di tutela della sicurezza». Non si può appaltare cioè una prerogativa
esclusiva dello stato come la sicurezza ad associazioni di cittadini per quanto
selezionate ma con incarichi specifici. Non solo. «La genericità delle
previsioni contenute nel decreto legge - si spiega - può provocare non solo
incidenti ma anche reati con carichi di lavoro in più per le forze
dell'ordine». Esattamente quello che è già successo a Padova quando la polizia
è dovuta intervenire all'improvviso per dividere una mega rissa tra ronde e
centri sociali. No ai Centri di identificazione Applausi per le norme sullo
stalking («colmano un vuoto»), dubbi invece sul carcere obbligatorio per chi
viene arrestato per violenza sessuale perchè rischia di essere
anticostituzionale visto che la misura è prevista solo per reati gravissimi
relativi a mafia e terrorismo. Infine la bocciatura per i Centri di
identificazione che il Senato aveva tolto dal disegno di legge e il ministro
Maroni ha voluto reinserire appena ha potuto. «Una vera e propria detenzione
amministrativa - sottolinea il documento - basata su una semplice difficoltà
nell'accertamento dell'identità legale del soggetto». E non si può arrestare
una persona, privarla della libertà, solo perchè non sa dire chi è o da dove
viene. La Sesta commissione del Csm, presieduta da Livio Pepino, boccia il
decreto sulla sicurezza che deve essere convertito in legge entro il 20 aprile
e deve ancora essere votato sia dalla Camera che dal Senato.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
No alle ronde.
Necessarie le norme sullo stalking, le molestie continuate. Dubbi seri sul
carcere obbligatorio per chi viene arrestato per violenza sessuale. Addirittura
contrari alla direttiva Europea i Centri di identificazione che possono
trattenere fin oa sei mesi i clandestini senza identità. Il Consiglio superiore
della magistratura passa al setaccio il decreto sulle ronde che è anche quello
contro gli stupri. Ne salva una parte importante, quella sui reati sessuali. Ma
boccia ciò per cui il decreto è diventato famoso: le ronde. Il documento della
Sesta commissione di cui sono relatori Fabio Roia e Mauro Volpi sarà discusso
stamani dal plenum del Csm dove dovrebbe essere approvato nonostante il solito
mal di pancia dei consiglieri laici. Ma la sua anticipazione ha riaperto subito
lo scontro su giustizia e sicurezza e le polemiche con Lega e Pdl che non
perdono occasione per accusare l'organo di autogoverno dei giudici di occuparsi
di affari che non lo riguardano. «Questa improvvida uscita non ci sorprende»
attacca Roberto Cota, capogruppo alla Camera del Carroccio. «Ormai è una costante - aggiunge - che il Csm si occupi di
politica perdendo così in credibilità». Jole Santelli (Pdl) bolla il documento
come «indebita ingerenza». Ora, poichè il decreto deve essere convertito entro
il 20 aprile, c'è da immaginare che il documento del Csm farà discutere ancora
molto. Anche perchè il governo in questo momento è sotto un doppio
attacco sul fronte giustizia: i penalisti sciooperano da luned' e andranno
avanti fino a domani compreso. E' articolato e complesso il documento della
Sesta che si deve occupare di riforma giudiziaria e di amministrazione della
giustizia presieduta da Livio Pepino. Una Commissione, la sesta, destinata allo
scontro quasi perenne con la maggioranza che ha una concezione più restrittiva
circa gli ambiti di competenza della Commissione. Netta la bocciatura delle
ronde. Per vari motivi, il primo dei quali è che «non si può derogare al
principio che assegna all'autorità pubblica l'esercizio delle competenze in
materia di tutela della sicurezza». Non si può appaltare cioè una prerogativa
esclusiva dello stato come la sicurezza ad associazioni di cittadini per quanto
selezionate ma con incarichi specifici. Non solo. «La genericità delle
previsioni contenute nel decreto legge - si spiega - può provocare non solo
incidenti ma anche reati con carichi di lavoro in più per le forze
dell'ordine». Esattamente quello che è già successo a Padova quando la polizia
è dovuta intervenire all'improvviso per dividere una mega rissa tra ronde e
centri sociali. No ai Centri di identificazione Applausi per le norme sullo
stalking («colmano un vuoto»), dubbi invece sul carcere obbligatorio per chi
viene arrestato per violenza sessuale perchè rischia di essere anticostituzionale
visto che la misura è prevista solo per reati gravissimi relativi a mafia e
terrorismo. Infine la bocciatura per i Centri di identificazione che il Senato
aveva tolto dal disegno di legge e il ministro Maroni ha voluto reinserire
appena ha potuto. «Una vera e propria detenzione amministrativa - sottolinea il
documento - basata su una semplice difficoltà nell'accertamento dell'identità
legale del soggetto». E non si può arrestare una persona, privarla della
libertà, solo perchè non sa dire chi è o da dove viene.
( da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La Consulta: no
al limite di tre embrioni Bocciata la legge sulla fecondazione ROMA. La Corte Costituzionale ha bocciato la legge 40 sulla
fecondazione assistita nella parte che limita a tre il numero degli embrioni da
impiantare. La decisione della Consulta era nell'aria e adesso si attendono gli
effetti nei centri italiani che da cinque anni si sono attenuti alle norme, con
gli occhi sempre rivolti ai tribunali, dove a colpi di ricorsi si è
consumata una lunga guerra legale. Dopo la decisione della Consulta, il
sottosegretario Eugenia Roccella ha annunciato «l'emanazione di nuove linee
guida» da parte dell'esecutivo. A pagina 6
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Silvio Berlusconi
incassa il sì delle Regioni e il piano casa parte. Così il governo può aprire
una partita importante: da un lato si risponde ad esigenze concrete delle
famiglie, dall'altro si rimette in moto l'edilizia da sempre volano importante
dell'economia. Non è un risultato da poco in tempo di crisi e viste le
polemiche a volte fondate ma spesso davvero strumentali, che hanno accompagnato
la proposta lanciata dal premier. Certo, si dirà tanto per dire "qualcosa
di sinistra" che il piano iniziale è stato ridimensionato (ma il premier
ha sempre detto che doveva essere concordato con le Regioni) ma ora d'incanto
la cementificazione del Bel Paese scompare o quasi, visto che anche le regioni
"rosse" si sono messe in marcia assieme a quelle governate dal Pdl.
Vabbé l'importante è che i cantieri partano: sono in ballo fra 60 e 70 miliardi
di euro, che non sono bruscolini. Entro 10 giorni il governo varerà il decreto
legge, poi toccherà al "federalismo del mattone" dare le risposte
concrete. Tra l'altro il governo ha "confermato integralmente" gli
impegni per i nuovi alloggi di edilizia popolare per i quali erano stati
stanziati inizialmente 550 milioni di euro, con una parte di risorse che
potranno essere reperite con la vedita delle case agli inquilini senza vendite
"forzate" nei confronti di chi le occupa e non ha disponibilità
economiche". Insomma, il governo mette a segno un altro punto importante,
dopo la realizzazione del passante di Mestre, l'alta velocità Fs, il termovalorizzatore
di Acerra. E, a proposito di cemento "buono" e "cattivo",
arriverà anche il piano per le "nuove città": un insediamento
urbanistico nuovo per ciascun capoluogo, sempre da realizzare in collaborazione
con le regioni. In sintesi. Ampliamenti del 20% degli edifici uni-bifamiliari o
comunque di volumetria non superiore ai 1000 metri cubi. Premi di cubatura del
35% in caso di demolizione e ricostruzione con progetti di bioedilizia (ma i
tetti nazionali si potranno anche superare). Sono questi i principali interventi
che saranno contenuti nelle leggi regionali, leggi che i governatori - perché è
a loro che passa la palla e sono loro che poi dovranno risponderne i cittadini
- dovranno varare entro che i governatori s'impegnano a varare entro 90 giorni,
altrimenti interverrà un commissario ad acta per "agire". Con questa
crisi è meglio non scherzare e i tempi di apertura dei cantieri non dovevono
essere lunghi. Due i punti importanti dell'accordo. Il primo. "Le Regioni
si impegnano ad approvare entro e non oltre 90 giorni proprie leggi ispirate
preferibilmente ai seguenti obiettivi: regolamentare interventi - che possono
realizzarsi attraverso piani/programmi definiti tra Regioni e Comuni - al fine
di migliorare anche la qualità architettonica e/o energetica degli edifici
entro il limite del 20% della volumetria esistente di edifici residenziali
uni-bi familiari o comunque di volumetria non superiore a 1000 metri cubi, per
un incremento complessivo massimo di 200 metri cubi, fatte salve diverse
determinazioni regionali che possono promuovere ulteriori forme di
incentivazione volumetrica; disciplinare interventi straordinari di demolizione
e ricostruzione con ampliamento per edifici a destinazione residenziale entro
il limite del 35% della volumetria esistente, con finalità di miglioramento
della qualità architettonica, dell'efficienza energetica ed utilizzo di fonti
energetiche rinnovabili e secondo criteri di sostenibilità ambientale, ferma
restando l'autonomia legislativa regionale in riferimento ad altre tipologie di
intervento". Il secondo. Le Regioni s'impegnano a "introdurre forme
semplificate e celeri per l'attuazione degli interventi edilizi in coerenza con
i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione
comunale. Tali interventi edilizi non possono riferirsi ad edifici abusivi o
nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta". Leggi il testo
integrale dell'accordo fra governo e regioni Scritto in Varie Commenti ( 11 ) »
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16Mar 09
Prodi, il ritorno al passato E così Romano Prodi ridiscende in campo. Non mi
sorprende affatto, del resto l'avevo preventivato e scritto in altri post. Era solo
questione di tempo. Pensare che il Prof si auto-pensionasse davvero non era
nell'ordine delle cose (politiche) e nemmeno nel carattere dell'uomo. Farsi da
parte? Proprio lui, il fondatore dell'Ulivo? Eppoi la scuola della vecchia Dc
lascia il suo imprinting nel dna politico di chi ne ha praticato a lungo il
rito. Ha solo aspettato che le cose andassero come dovevano andare (dal suo
punto di vista), che il centrosinistra si sfasciasse sotto il peso delle
sconfitte elettorali veltroniane. E ora torna a giocare il ruolo di "padre
nobile", di grande "federatore". Comodamente seduto nel salotto
tv buonista e caramelloso di Fabio Fazio, il Prof ha alzato l'indice della mano
sinistra e ha affondato definitivamente il Pd così com'era stato concepito da
Walter, il perdente di successo. E non l'ha fatto nemmeno troppo
"pacatamente", evitando pure i "ma anche". Un assist
prefetto per il buon Franceschini impegnato a de-veltronizzare il partito e a
duettare con l'Udc di Casini. Fra ex della sinistra Dc si intendono, almeno
loro. Altro che Pd come partito identitario e solitario. "Io ho sempre
sostenuto che il Pd non deve andare da solo. Ritengo che sia compito della
democrazia assorbire e portare nella cultura di governo anche le ali estreme.
Se la legge permette ancora la frammentazione, allora serve una coalizione per
vincere le elezioni e il Pd ne è il nucleo portante", ha detto tra l'altro
Romano. Insomma, assieme alla tessera del Pd ("non c'è stata una nuova
iscrizione, c'è stato un gran can can ma sono iscritto da sempre. Non arrivava
la tessera stampata") Prodi redivivo lancia la nuova-vecchia parola
d'ordine: "Bisogna coalizzarsi". Insomma, rifare l'Ulivo (o l'Unione
se preferite) e possibilmente allargarlo. Verso il centro? Verso la sinistra?
Da tutte e due le parti? Il Prof per ora si ferma, sul punto, ma un fatto è
certo: è tornato, e non farà la comparsa. Due volte affondato dai suoi, pare
che voglia riprovarci con un copione che in realtà non è affatto nuovo ma che
prevede a mio parere una variante importante: saranno gli ex Dc a pesare di più
nella Balena bianco-rossa assieme all'ala anti veltroniana del Pd. Restano da
capire due cose: quale sarà il ruolo di Massimo D'Alema? E come verrà declinata
l'allenza con Di Pietro e l'ala giustizialista-girotondina della sinistra? E
voi cosa ne pensate del ritorno di Prodi, serve davvero al centrosinistra?
"Prodi affonda il Pd per riusumare l'Ulivo" di Federico Novella
Cossiga: "Romano era in agguato. Ora si prende la rivincita" di
Roberto Scafuri Cacciari: "Con il rientro di Romano torniamo al vecchio
Ulivo, meglio scioglierci" di Francesco Cramer Scritto in Varie Commenti (
100 ) » (23 votes, average: 2.22 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
Taliani © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico
11Mar 09 Se il cemento è di sinistra Il governo prepara il piano casa e subito
il segretario del Pd Dario Franceschini pronuncia il più ovvio dei no. Come
dire: dove sta la notizia? Già, avesse detto sì, invece. Nulla di nuovo sul
fronte dell'opposizione, parafrando Remarque. Eppure il rilancio dell'edilizia
(privata e pubblica) è uno dei più classici volani dell'economia perché muove,
tra l'altro, un indotto enorme: dall'industria all'artigianato al terziario ai
servizi. Ma quello che mi ha colpito nella politica esplosa attorno al piano
casa è il grido di dolore (politicamente iprocrita) che si è levato dagli
pseudo-neo ambientalisti dela centro sinistra: così il governo cementifica
l'Italia, è in arrivo un nuovo sacco del territorio, sarà speculazione
selvaggia. Se non fosse vero non ci crederei. E bene fa Vittorio Sgarbi a
denunciare gli architetti-Attila che hanno cementificato il Belpaese e ora
protestano (leggi l'articolo). E bene fa chi ricorda il partito del cemento
delle regioni rosse (qualcuno deve pur ricordarlo a Franceschini). La polemica
sul cemento assomiglia a quella sugli euromissili ai tempi di Craxi e
Berlinguer. Ricordate? Per la sinistra i missili dell'Urss erano
"buoni", quelli degli americani "cattivi". Per il cemento è
lo stesso: quello "rosso" è buono, buonissimo e fa bene all'ambiente
e al paesaggio. Vallo a spiegare ad Alberto Asor Rosa parlando di vicende
edilizie nella rossa Toscana, recenti e passate. Certo, l'ombra della
speculazioni è sempre in agguato, per non parlare dell'abusivismo dei singoli.
Piccolo aneddoto personale: "Signor x - chiedo a un residente di un comune
amministrato dalla sinistra (ma poteva anche essere la destra) - ma perché ha
rialzato abusivamente la casa nel centro storico, proprio a due passi dal comune?"
Risposta: "Tanto siamo in campagna elettorale, nessuno interverrà.".
Alle successive amministrative il signor x ha poi fatto qualche altro
"lavoretto". Insomma, non ci sono solo gli eco-mostri, la materia è
complicatissima e se ne sono viste di tutti i colori in giro per l'Italia. Ma
pensare di snellire le pratiche burocratiche infinite, costose, defatiganti per
aprire i cantiere, poter ampliare la casa d'abitazione, riqualificare periferie
e zone industriali inasprendo le pene per gl iabusi e senza deroghe ai vincoli
ambientali e paesaggisti non significa automaticamente voler cementificare il
Belpaese. E le nuove tasse pure. Stavolta mi sembra che Francheschini e chi lo
segue abbiano fatto un autogol. Del resto anche Dario, checchè ne dica D'Alema,
veltroneggia guardando a Obama e riparte con le tasse, proprio così, tasse: una
bella una tantum da prelevare dalle tasche dei "ricchi" per darla ai
poveri, altro che capitalismo compassionevole, era l'idea di Rifondazione
quando era al governo assieme a Prodi. Come se le tasse in Italia non fossero
già alte anzi, altissime, soprattutto per chi ha la busta paga (anche da
120mila e più euro lordi all'anno). Bossi dice che se ne può discutere. Mah.
Prodi ha perso una campagna elettorale proprio sul punto, Berlusconi l'ha
vinta. Qualcosa vorrà pur dire. Il Giornale (lunedì 23 marzo) Dietrofront del
pd sul piano casa: si può fare/di Gian Maria De Francesco Scritto in Varie
Commenti ( 61 ) » (11 votes, average: 3.82 out of 5) Loading ... Il Blog di
Alberto Taliani © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a
un amico 03Mar 09 Balena rossa la trionferà? Il giorno dell'investitura bulgara
di Dario Franceschini alla guida del Pd, dopo la ritirata pre-elettorale di
Veltroni, sul sito avevo titolato "Un ex Dc alla guida degli ex Pci",
oggi, sul "Giornale" Vittorio Macioce scrive un interessante articolo
sulla svolta cattocomunista degli esponenti del nuovo Pd. E l'articolo mi fa
tornare alla mente la Balena bianca che non c'è più, alla diaspora degli ex Dc
ma soprattutto a quei cattolici democratici (i Dc di sinistra) che dopo aver
affossato la Democrazia cristiana (ricordate Martinazzoli e la Bindi? la
nascita del Ppi, partito puro e duro post tangentopoli?) si sono aggrappati
come alla zattera della Medusa al Partito democratico del fu Veltroni. Fanno
pensare alla trasformazione della specie: dalla Balena bianca alla Balena
rossa. In fondo i cattocomunisti (come spesso vengono definiti) sognano proprio
questo, sotto sotto ritengono di avere una idea della politica e della cultura
politica del dialogo (soprattutto con gli ex Pci), superiore a quella degli
alleati e tale comunque da poterli alla fine, condizionare e
"guidare" all'approdo verso una sorta di catto-socialdemocrazia, in
un partito e con un programma che possa includere pezzi della sinistra ora
divenuta extraparlamentare, depotenziati e sconfitti, in cerca anche loro di un
approdo sicuro. Balena rossa che potrebbe, con l'inclusione dell'Udc, tornare a
navigare più sicura nell'oceano della Seconda Repubblica affiancata dal
neo-collateralismo della Cgil (peccato alla guida della Cisl non ci sia più
Pezzotta.). Pensiero in libertà, il mio, anche perché gli ex Pci-Pds-Ds a
cominciare da Massimo D'Alema non saranno certo disposti a farsi ingoiare come
Giona. Anche Franceschini del resto cerca di non farsi ingabbiare e ha
annunciato: "Non mi ricandiderò al congresso di ottobre". Il mio è un
"mandato a termine e di garanzia": cioè con due obbiettivi, quello di
evitare l'ennesima catastrofe elettorale alle europee (ma anche alle
amministrative) e quello di preparare il congresso. Nel frattempo Dario si
tiene le mani libere, "non ho il problema di candidarmi.". Le grandi
manovre sono due iniziate ufficialmente, nel centrosinistra, dove c'è (come
fece Fanfani all'inizio degli anni Settanta) a contare amici e nemici. Dopo il
voto "liberi tutti". Balena rossa la trionferà, dunque? Voi cosa ne
dite? Scritto in Varie Commenti ( 91 ) » (20 votes, average: 3.65 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 24Feb 09 Il "vizietto" di Dario
Anche Dario Franceschini ha fatto il suo giuramento, come quelli di Pontida,
però a Ferrara, la sua città. E ha subito innalzato gli emblemi del suo pantheon:
la Costituzione e l'antifascismo. Poi ha indicato il nemico, quello di sempre:
Silvio Berlusconi, sempre e solo lui. "Vizietto" che non muore mai, a
sinistra come fra i cattolici democratici. Niente di nuovo, si dirà, il vice di
Veltroni eletto con una maggioranza bulgara all'improvvisato congresso del Pd a
Roma (ho fatto avere un pò di voti a Parisi, altrimenti sai che figura.",
avrebbe detto) da perfetto democristiano di scuola zaccagninana rinnova nella
continuità anti berlusconiana. A Ferrara sembrava uno Scalfaro giovane, ma di
"giovane" Dario ha poco: anche lui è un democristiano di lungo corso
che ha sempre masticato pane e politica nella dc di sinistra. E si fa grande
all'ombra del salvifico nemico Silvio. Antonio Polito, direttore del
"Riformista" sostiene infatti che "è fermo agli anni
Settanta". Già, è questo il "vizietto" di Dario che lo porta a
parlare più alla nomenklatura che alla gente anche perché deve rimettere
insieme i cocci del Pd, o meglio le sue anime divise quasi su tutto: ex Ds ed ex
Margherita, ulivisti delusi, binettiani teodem e radicali, veltroniani in cerca
di rivincite, dalemiani sempre più aggressivi con Rutelli perso alla ricerca
della "terza via". Dialettica interna si dice, su temi come la
bioetica o la sicurezza, ad esempio. Impresa difficile a ridosso di elezioni
europee ed amministrative. Poi c'è la questione delle alleanze: la sirena
dellUdc da un lato, il rapporto con Di Pietro (l'unico ad aver gradito davvero
l'elezione di Franceschini). Quello che il Time ha definito (chissà perché
poi?) "l'Obama italiano", quel Matteo Renzi presidente della
Provincia di Firenze, volto nuovo della Margherita, che ha sbancato alle
primarie del Pd a Firenze, è stato impietoso e l'ha definito
"vicedisastro". Riuscirà dunque il "vicedisastro" a
risollevare le sorti del "superdisastro" chiamato Pd? E basterà il
collante ormai vecchio ed elettoralmente perdente dell'antiberlusconismo di
maniera? I primi sondaggi dicono di no. Staremo a vedere se davvero sarà l'ex
dc a tracciare la rotta del Titanic piddino. Intanto D'Alema si è detto pronto
a collaborare ("organizziamo il partito, torniamo a parlare alla gente,
occupiamoci dei problemi reali del Paese, lavoriamo alle riforme
condivise.") e anche Cofferati si è fatto avanti. "Se Dario mi chiama")
soccorso rosso anti veltroniano in movimento e sicuramente non disinteressato,
pensando al dopo elezioni. Quando si faranno i giochi veri. Difficile che gli
ex ds vogliano davvero morire democristiani. Facile pensare che se Dario non si
libererà del "vizietto" farà poca strada. E intanto non resta che
tentare di rispolverare l'Unione e magari il sepolcro imbiancato del silente
Prodi. COSA NE PENSATE? Ma D'Alema cosa sta tramando? di Peppino Caldarola Non
basterà il "ragazzo alibi" a fermare la scissione nel Pd/di Paolo
Guzzanti Povero Pd non gli resta che Pecoraro Scanio/di Massimo de' Manzoni
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questo post a un amico 17Feb 09 Walter, un perdente perfetto Come via crucis è
proprio dolorosa: elezioni regionali in Friuli, Sicilia e Abruzzo, comune di
Roma, le elezioni politiche, regionali in Sardegna. A mettere il fila le
sconfitte infilate una dopo l'altra da Walter Veltroni vengono i brividi
(politici ma anche umani). Nessuno era riuscito a ottenerne così tante in così
poco tempo. Sembra la sceneggiatura di un film: il perdente perfetto al comando
del Pd. O di quel che resta di un partito e di sogno politico rimasto tale,
ovviamente al di là delle intenzioni (e dei meriti che pure ha) di Walter. Che
si dimette, lascia la carica di segretario davanti direttivo del partito che
l'ha messo sotto processo e che era pronto a tenerlo in sella ma commissariandolo.
Lascia nel momento peggiore: caduta di consenso, scarso appeal, fuga dei
militanti ed elezioni europee e amministrative alle porte. Il Pd è allo sbando
mentre Di Pietro insiste: l'unica vera opposizione sono io. Epilogo
dell'ennesima tragedia della sinistra italiana e delle sue divisioni senza
fine. D'Alema (che ha lanciato Bersani nella corsa alla segreteria) ha intuito
da tempo quale sarebbe stato (e quale dirompente portata avrebbe avuto) il
capolavoro di Silvio Berlusconi in Sardegna. Replica del blitz in Molise ma
nobilitata da un avversario indubbiamente di spessore come l'ex governatore e
editore dell'Unità, Renato Soru. D'Alema da tempo predica ai quattro venti che
il Veltroni-pensiero è inadeguato, che nel Pd non c'è "amalgama" che
il centro-sinistra dovrebbe esssere un centro-sinistra-sinistra (con
l'inclusione organica di pezzi di ex rifondaroli e quant'altri disposti ad
allearsi organicamente con il Pd dopo la diaspora causata dallo tsunami delle
politiche). D'Alema sapeva che Silvio avrebbe tirato dritto, che l'azzardo
delle dimissioni di Soru avrebbe portato a una diaspora sarda nella sinistra. E
ha avvertito a lungo inascoltato che l'Italia dei Valori giustizialisti di Di
Pietro avrebbe pescato a strascico nell'elettorato piddino. Tra lui e Walter si
è consumato un scontro duro, a volte sotterraneo a volte alla luce del sole,
scandito da armistizi di facciata. Una vera guerra di logoramento (da premier
toccò a Massimo subirla quando su lasciato solo a battersi in una campagna
elettorale persa malamente.). L'ultimo episodio il duetto tra D'Alema e
Bertinotti, con "baffino" che dice: "Non siamo
autosufficienti.". Sardegna ultimo passaggio per Veltroni, dunque.
Caporetto del segretario ma anche del Pd. Ricordate la campagna elettorale? Ugo
Cappellacci è stato marchiato a fuoco dagli avversari (suoi ma soprattutto di
Berlusconi, il "colonialista"). "Ugo chi?. "Signor
nessuno.", "Spalla perfetta.", hanno cercato di far passare
Cappellacci addiritura come un non sardo, lui che è anche amministratore pubblico
a Cagliari. Messaggio da veicolare, questo, non tanto in Sardegna quanto nel
Continente per far vedere che Berlusconi appoggiava un "governatore
fantoccio". I sardi ovviamente non hanno abboccato. E Soru, con stile, ha
ammesso che quel voto va rispettato perché è il voto dei sardi ed è soprattutto
un voto democratico. Parole che mi sono piaciute, queste di Renato Soru: aveva
un suo progetto, ha provato ad attuarlo e sono stati proprio i suoi alleati a
metterlo in difficoltà. L'ennesima guerra nella sinistra che mangia i propri
figli. L'effetto Soru combinato all'effetto Margherita, che ha visto trionfare
alle primarie del Pd di Firenze Matteo Renzi (34 anni) opposto soprattutto a
Lapo Pistelli, indicato proprio dal segretario del Pd, è stato fatale a
Veltroni che sembrava deciso a resistere magari anticipando il congresso per
blindare la sua poltrona e quella del gruppo dirigente, arroccato nell'ultima
ridotta prima delle elezioni europee. E forse la mossa delle dimissioni
potrebbe essere utile a forzare la mano per convocare il congresso anticipato
per fare la conta di amici e nemici. Così Walter, un perdente lasciato solo al
comando dai suoi avversari interni, si è smarcato lasciando in mano ad altri il
cerino acceso. E per il Pd è un salto nel buio. Ha fatto bene Veltroni a
dimettersi? Il progetto del Pd riformista potrà andare avanti lo stesso? Chi è
secondo voi l'uomo più adatto a guidare il Pd dopo Veltroni? Enrico Letta ad
esempio, dice sì all'Udc: sarà Casini il nuovo Prodi del Pd in versione ulivista
rivista e corretta? Dite la vostra Leggi: Lettera aperta di Paolo Guzzanti a
Walter Scritto in Varie Commenti ( 239 ) » (59 votes, average: 3.56 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 09Feb 09 Passante di Mestre, yes we can.
L'inaugurazione del Passante di Mestre, una grande opera inserita da Silvio
Berlusconi fra le priorità delle infrastrutture necessarie a rilanciare
l'Italia è una realtà: 32 chilometri e mezzo, costati meno di un miliardo di
euro, realizzati in meno di quattro anni. Era prima dell'ultimo ultimo governo
Prodi, ricordate? Quante polemiche sulle grandi opere berlusconiane, sulla
legge-obbiettivo, quanti attacchi feroci dale centrosinistra e dalla sinistra,
dai verdi e dai comitati. L'Italietta del no era insorta compatta contro i
cantieri, contro il piano delle Grandi opere. Inutile rivangare. Già, perché il
Passante di Mestre è una realtà, serviva al Veneto e tutto il Nord Est ed è
stato fatto. Quel taglio del nastro di ieri con il premier Berlusconi e il
governatore del Veneto Galan sorridenti, le strette di mano alle maestranze col
caschetto giallo non sono uno slogan. "L'Italia del fare" non
dovrebbe essere considerato uno slogan (come fa la sinistra) ma una realtà per
un Paese che investe nel futuro e nella sua modernizzazione. Per un paese che
ha necessità di puntare sulle infrastrutture a servizio delle imprese, del
lavoro, della competitività, dei cittadini. E che cerca di farlo fra mille
ostacoli politici, burocratici, finanziari e dopo anni di ritardi che sembrano
incolmabili rispetto al resto d'Europa. Fa bene Berlusconi a insistere. Stato,
Regioni, enti locali in Veneto hanno dimostrato che esiste un altro modo di
declinare il veltroniano "yes we can". Quattro anni fa ero a Roma e
dopo la firma dell'intesa per il Passante fra governo e regione, Galan mi prese
a braccetto e mi disse: "Guarda Alberto che il Passante è indispensabile e
si farà. Non si ripeterà la storia dei cantieri che aprono e non chiudono mai.
I soldi ci sono e quella "strada" la faremo". Certo, la strada
da percorrere è ancora lunga e difficile : c'è da completare la Tav, da finire
la Salerno-Reggio Calabria, il Mose, le metropolitane per Roma e Milano e
quant'altro indicato nel piano delle "Centro grandi opere". Ci sono
16,6 miliardi stanziati dal Cipe e ne servono ancora più di 100 per raggiungere
i 125 necessari a realizzare il piano, soldi che il premier si è impegnato a
reperire nei prossimi anni. Il Passante è un esempio che si può fare: indica un
metodo, un percorso. Il Ponte sullo Stretto di Messina è il simbolo più
eclatante del piano e quello più osteggiato. Mi domando: ma perché quando ad
esempio il Giappone o la Danimarca costruiscono mega-ponti sono un esempio
positivo, fanno notizia in tutto il mondo e se lo fa l'Italia no? Resta un
mistero o forse no, se si legge questa storia in chiave squisitamente
"politica". Scritto in Varie Commenti ( 72 ) » (33 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Jan 09 Di Pietro tribuno senza
popolo Antonio Di Pietro è stato iscritto nel registro degli indagati della
procura di Roma per offesa all'onore e al prestigio del capo dello Stato.
L'iscrizione è un atto dovuto dopo la denuncia presentata dal presidente
dell'Unione delle Camere Penali Oreste Dominioni e del vicepresidente Renato
Borzone e fa riferimento alla manifestazione tenuta dal leader dell'Idv in
piazza Farnese, a Roma, durante la quale fu esposto uno striscione che faceva
riferimento a una presunta non terzietà di Napolitano. (Ansa, 3 febbraio).
Aggiornamento *NAPOLITANO/ PM ROMA CHIEDE ARCHIVIAZIONE INDAGINE SU DI PIETRO
«Nessuna offesa all'onore e al prestigio del Capo dello Stato» Roma, 13 feb.
(Apcom) - La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'indagine a carico
di Antonio Di Pietro, per offesa all'onore e al prestigio del capo dello Stato,
in relazione all'intervento del leader dell'Italia dei valori del 28 gennaio
scorso. Secondo il pm Giancarlo Amato da una «lettura attenta» del complessivo
discorso di Di Pietro, va escluso che il riferimento al «silenzio mafioso»
abbiano avuto quale destinatario non il presidente della Repubblica ma lo
stesso oratore. «Quanto alle espressioni che certamente sono state rivolte al
residente Napolitano, dovendosi esse inquadrare nell'esercizio del diritto di
critica che è consentito anche neiconfronti delle più alte cariche dello Stato
se espresso in forme continenti (qui senz'altro ravvisabili), nessuna
offesaall'onore ovverso al prestigio del capo dello Stato potrebbe essere
ipotizzata». Così si afferma il pm Amato nellarichiesta di archiviazione
dell'indagine a carico di Di Pietro. Secondo l'autorità inquirente è
imposssibile «configurare la fattispecie prevista dall'articolo 278 del codice
penale e la conseguente decisione di non richiedere l'appositaautorizzazione
prevista» al ministro della giustizia. Tutta la questione è - secondo gli
inquirenti - un «malinteso», che è «verosimilmente insorto per il richiamo al
rispettò ed al 'silenzio' che figura in entrambe le autonome parti
dell'intervento dell'onorevole Di Pietro, da prima rivolto al presidente della
Repubblica, l'oratore ha detto 'ci possiamo permettere di non essere d'accordo
con alcuni suoi silenzi. ma lo rispettiamo, abbiamo il senso delle istituzioni.
'mentre in seguito - prosegue il magistrato ormai non più riferendosi al capo
dello Stato, si è usata l'espressione 'lo possiamo dire o no?
Rispettosamente,ma il rispetto è una cosa, il silenzio è un'altra: il silenzio
uccide, il silenzio è mafioso, il silenzio è un comportamento mafioso. Ecco
perché non vogliamo rimanere in silenzio». La vicenda Di Pietro 1. È il
sequestro in piazza di un manifesto che riportava una scritta critica nei
confronti del presidente della Repubblica («Napolitano dorme, l'Italia
insorge») a scatenare Antonio Di Pietro a piazza Farnese. Vogliono farci lo
scherzetto di piazza Navona ma in una piazza civile c'è tutto il diritto a
manifestare?», si chiede protestando per il sequestro del manifesto. In una
piazza «può essere accolto chi non è d'accordo con alcuni silenzi» del Capo
dello Stato), prosegue. Poi aggiunge: «A lei che dovrebbe essere arbitro
possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo». Di
Pietro afferma poi che questa critica è «fatta del tutto rispettosamente».
Quindi conclude: «Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso
per questo io voglio dire quello che penso». (Ansa) Di Pietro 2. «Mi amareggia molto
- dice in una nota il leader dell'Italia dei Valori - per l'oggettiva
disinformazione che contiene e perché mi mette in bocca ciò che non ho detto,
il comunicato del residente della Repubblica in merito al mio intervento di
questa mattina. Ho detto e ribadisco che, a mio avviso, è stato ingiusto e
ingiustificato non avere permesso ad alcuni manifestanti i tenere esposto uno
striscione non offensivo, ma di critica politica». «In democrazia - prosegue Di
Pietro - deve essere permesso a tutti di avanzare critiche e dissensi. Non ho
mai detto che a far togliere lo striscione fosse stata la Presidenza della
Repubblica, e non ho mai offeso, né inteso offendere, il Capo dello Stato
quando ho ricordato pubblicamente che il silenzio uccide come la mafia, giacché
non a lui che mi riferivo, ma a chi vuole mettere la museruola ai magistrati
che indagano sui potenti di Stato». (Apcom) Il Tonino-pensiero è arrivato
(forse) alle estreme conseguenze dell'invettiva politica con la frase e il
giudizio sul Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (guarda il video).
Dal palco, l'autonominatosi tribuno del popolo lancia il suo atto d'accusa più
grave colpendo la più alta istituzione dell'Italia repubblicana. quella parola,
"mafioso", rimbalza e rotola in quella piazza che oceanica non è
perché Tonino sta perdendo per strada il suo popolo (dopotutto una questione
morale come si è visto esisste anche per lui, il Grande Moralizzatore).
Rimbalza fra lo stupore di chi l'ascolta, arriva fino al Colle ma poi
ridiscende (accusa rispedita seccamente e duramente al mittente da Napolitano)
verso la piazza, rimbalza ancora ed esplode come una bomba impazzita sul palco
da dove è partita. In mano a Di Pietro. Che poi fa una goffa, lunare
retromarcia, vorrebbe metterci una pezza "ma è peggio del buco" come
scrive Antonio Polito sul Riformista. Di Pietro-Grillo-Travaglio, le madonne
addolorate del giustizialismo italiano, del neo-qualunquismo politico in
versione aggiornata erano insieme, in quella piazza. giusto così. Gli italiani
li hanno visti all'opera, a ciascuno la sua parte nella sceneggiata sul palco
di piazza Farnese, Roma, Italia. Il pubblico giudichi. Inutile stavolta
spendere troppe parole su Di Pietro e i suoi amici. Una parola invece la vorrei
spendere sul Partito Democratico e sul Walter Veltroni: ha già detto per due
volte di aver rotto con Di Pietro, poi è andato avanti tutto come prima.
Romperà allo stesso modo per la terza volta? O il centrosinistra riformista (ma
lo è davvero?) dovrà aspettare che all'alba il gallo canti ancora? Walter avrà
finalmente capito, come hanno già capito molti esponenti democratici, che si è
avvinto in un abbraccio mortale? Già, perché Di Pietro e i neo-girotondini
aspettano le elezioni europee, continuando ad alzare il tiro per prendere i voti
proprio al Pd e ai cespugli della sinistra. I conti li faranno dopo. I
COSTITUZIONALISTI: "IPOTIZZABILE IL REATO DI VILIPENDIO" - Leggi Il
demagogo in trappola di Mario Giordano Tonino, messia al tramonto tra scandali
e parole a vuoto di Filippo Facci Il gioco di Tonino è durato poco.
L'antipolitica l'ha già scaricato di Paolo Granzotto E TONINO NON RISPONDE A
QUESTE DOMANDE SU NAPOLI Scritto in Varie Commenti ( 155 ) » (46 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 21Jan 09 Vendola:
"Rifondazione addio" Nichi Vendola lascia Rifondazione comunista.
L'ex partito di Bertinotti perde pezzi (importanti). In un'intervista al Tg3,
il governatore della Puglia annuncia: sabato a Chianciano, "chiuderemo una
stagione politica e faremo i conti con la crisi travolgente della
politica". La decisione di Vendola, per ora, resta individuale: "Io
parlo per me, non voglio una leve militare, non chiedo un reclutamento. Ognuno
deve fare i conti con la propria coscienza". Poche parole che sanciscono
l'inizio della spaccatura già alle viste subito dopo la vittoria di Ferrero e
la conquista delle segreteria. Vendola era - o sembrava - il candidato su cui
scommettere, l'uomo che Bertinotti avrebbe voluto alla guida del partito e
invece. Dopo il ribaltone e la vicenda del quotidiano del partito,
"Liberazione", l'addio era inevitabile. Quanti vendoliani seguiranno
Nichi, e quale sarà il loro approdo? Forse la riedizione rivista, corretta e
allargata dell'Ulivo post veltroniano? Scritto in Varie Commenti ( 40 ) » (11
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 13Jan 09
D'Alema, preavviso di sfratto a Veltroni Tanto tuonò che Massimo D'Alema
(ri)uscì allo scoperto contro l'eterno avversario interno: Walter Veltroni. Con
un preavviso di sfratto (dopo le elezioni amministrative e quelle europee?). Il
partito democratico ormai è allo sbando (ma questa non è una notizia, ormai),
logorato e indebolito prima spaccato poi dalle guerre per bande intestine e
dalle "diversità" fra ex Ds ex prodian-uliviti ed ex della
Margherita. Infine infilzato sul tema sensibilissimo della questione morale e della
"diversità" rispetto al centrodestra e a Silvio Berlusconi. A Nord si
pensa a un centro-sinistra autonomo e federato e il partito dei sindaci è in
rivolta mentre i "cacicchi" portatori di voti a livello locale
annusano l'aria pronti al salto della quaglia per appoggiare chi vincerà il
braccio di ferro (sperando che non restino solo macerie.). E incombe lo spettro
del tirono all'Ulivo prodiano, rivisto e corretto. Così Massimo D'Alema è
tornato all'attacco di Veltroni con un accusa politica pesante: "Il Pd non
è governato". "Anzichè demonizzare i miei convegni ci si doveva
occupare di governare il partito". Massimo, intervistato da Red tv,
definisce "amareggianti" le polemiche interne di questi mesi al Pd,
sottolinea che c'è "confusione, mancanza di responsabilità in
diversi", e a proposito della tregua fino alle europee invocata da Walter
dice: "Io sono unilateralmente impegnato in questo da tempo". Ma il
presidente di Italianieuropei sembra ritenere soprattutto ingiusto il clima di
astio riservato, a suo giudizio, alle ue iniziative degli ultimi mesi: "È
stato sbagliato, anzichè affrontare i problemi del partito, alimentare una
campagna per cui il Pd si trovava in una situazione splendida tranne D'Alema,
non capendo che le iniziative che abbiamo presoerano un contribuito per il
partito che dovevano essere apprezzate e non demonizzate". Quindi il
messaggio: "Oggi è giusto chiamare a raccolta le maggiori personalità del
partito per vedere cosa si può fare per rilanciarlo". "Spero che il
processo fondativo trovi un momento di rilancio con la conferenza
programmatica. Io resto pronto, non ho ricevuto chiamate, sono
disponibile". Già, nessuna chiamata per Massimo. La farà Veltroni, o si
sente davvero così forte da non farla? E D'Alema è davvero l'uomo giyusto per rilanciare
il Pd, magari di nuovo aperto alla sinistra frammentata e distrutta (con i
verdi) dalle ultime elezioni che l'hanno messa fuori dal parlamento? E come
riuscirà, Walter, a tenere unite le anime sparse, perse e divise del Pd che
ormai pare solo un simulacro di partito? Perché mentre lo scontro si consuma
fra gli ex Ds, il centro del partito potrebbe sfaldarsi clamorosamente.
Rutelli, Letta, Parisi e gli ulivisti: chi lascerà per primo? Chi dirà addio
senza rimpianti per un fallimento annunciato già il giorno dopo la sconfitta di
Prodi? Pierferdinando Casini ha di nuovo battuto un colpo verso Rutelli e Letta
(lanciato da Cesa, segretario dell'Udc): mettiamoci assieme. nel segno delle
"alleanze di nuovo conio" evocate proprio da Rutelli. Insomma, lavori
in corso per quello che Dellai, presidente della provincia di Trento, inventore
della Margherita, chiama già Centro Riformatore. Leggi l'articolo "Il big
bang della sinistra fa risorgere l'Unione di Prodi" di Roberto Scafuri
Scritto in Varie Commenti ( 50 ) » (20 votes, average: 3.5 out of 5) Loading
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Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano
nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti
Categorie Varie (66) Ultime discussioni Alberto Taliani: Caro Roberto, lei
continua a sfornare cifre che non hanno senso allo scopo, molto semplice, di...
Pippo: Le costruzioni edilizie sono da sempre state un campo riservato a
speculatori ed altri. Ritrovarsi in un breve... assunta: quindi la legge
secondo cui più di 1000 alloggi popolari sarebbero stati messi a riscatto non è
stata... aldo santoni: buonasera, guardi,ho appena sentito il commento
strafottente di Franceschini e mi è venuto il... Roberto: Gentile Taliani:
conviene con me che il piano casa così come era delineato dal governo non era
praticabile?... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione
internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte
- 12 Emails Il rito delle "okkupazioni" e quel che il Pd non dice - 5
Emails Passante di Mestre, yes we can... - 4 Emails Pensioni, a chi gli
aumenti... - 3 Emails Walter, un perdente perfetto - 3 Emails E Walter diventa
il "premier ombra" - 2 Emails Girotondo attorno a Walter - 2 Emails
La guerra (in)civile degli psico-comici della politica - 2 Emails La Gelmini e
il bel mondo di concorsopoli - 2 Emails Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Ultime News Bioetica, la Consulta boccia la legge 40
Roccella: "Sentenza con effetti dubbi"Franceschini: "Orrido se
nomine Rai decise a casa del premier"Piano casa, Berlusconi:
"Alloggio a chi non lo ha"Italia e Irlanda 1 a 1 Finisce in parità il
derby fra Lippi e TrapattoniLondra, no global assaltano le banche: 30
arrestiAuto, il mercato riparte con gli incentivi: +0,2%Israele, linea dura
Lieberman: "No a uno Stato palestinese"Il Csm va
contro le "ronde": ci sono dubbi di costituzionalitàRiecco il
Concorde! Ma è il 1° aprile"Moana odiava il sesso ed era
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( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 78 del
2009-04-01 pagina 0 Il Csm va contro le "ronde": ci sono dubbi di
costituzionalità di Redazione Il Consiglio superiore della magistratura solleva
"perplessità di ordine generale" sulla possibilità di derogare
all'autorità pubblica la tutela della sicurezza Roma - No alle ronde introdotte
dal decreto sicurezza, sì invece a diverse delle norme contenute nello stesso
provvedimento che riguardano il contrasto alla violenza sessuale e allo
stalking. è articolato il giudizio del Csm sul decreto legge del governo ed è
contenuto in un parere messo a punto dalla Sesta Commissione di Palazzo dei
marescialli e che oggi pomeriggio sarà allesame del plenum.
"Perplessità di ordine generale" Il Csm solleva "una perplessità
di ordine generale sulla possibilità di derogare al principio che assegna allautorità
pubblica lesercizio delle competenza in materia di tutela della
sicurezza, escludendo che questa possa essere affidata a privati" e
quindi, di fatto, boccia listituzione, da parte del governo, delle
cosiddette
"ronde", arrivando anche a ipotizzare il rischio di una parziale
incostituzionalità. "Troppa discrezionalità" Nel parere allultimo
decreto sicurezza firmato dal titolare del Viminale Roberto Maroni, approvato
oggi dal plenum, lorgano di autogoverno delle toghe mette in discussione il
fatto che alle ronde "sia affidato il compito di segnalare eventi che
possono arrecare danni alla sicurezza urbana, ovvero situazioni di degrado
sociale". Secondo i consiglieri, infatti, questa fumosità nella definizione
delle situazioni da segnalare affiderebbe alle ronde un "troppo elevato
tasso di discrezionalità" nella scelta dei casi da segnalare e questo
porterebbe, in buona sostanza, a una generale confusione. "Troppo lacunoso
il registro delle ronde" Dubbi anche sul registro al quale le associazioni
devono obbligatoriamente iscriversi per esercitare lattività
di presidio territoriale: liscrizione, infatti, non equivarrebbe ad
autorizzazione a operare, ma sarebbe "un mero accertamento della
titolarità dei requisiti necessari a operare", con un rinvio a un successivo decreto
ministeriale definito dal Csm "troppo lacunoso". "Dubbi di
costituzionalità" Inoltre, il Csm solleva anche dubbi di natura
costituzionale: il dl, infatti, non prevede esplicitamente che "le associazioni
non debbano avere nè natura nè finalità di ordine politico". Questo,
secondo le toghe, violerebbe il comma 2 dellarticolo
18 della Carta, che vieta di costituire "associazioni che, anche
indirettamente, perseguano scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare".
Per carattere militare si intende non solo il possesso di armi, ma anche, è
spiegato nel parere, "una gerarchia interna di tipo militare e il ricorso
a uniformi". Armi improprie Infine, la doverosa specificazione del fatto
che i cittadini membri della associazioni di tutela della sicurezza non possano
essere armati, per il Csm non è sufficiente: non viene infatti escluso, è la
tesi dei rappresentanti delle toghe, il fatto che i "vigilantes" non
possano avere strumenti "non definibili armi in senso proprio", ma
comunque "atti a offendere o a esercitare coercizione fisica" nei
confronti di terzi. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina XV -
Torino Sarà Napolitano a inaugurare la "Biennale" Tra i protagonisti
Cardini e Touraine, Serra e Canfora, Fisichella e Revelli, Padoa-Schioppa
MASSIMO NOVELLI La democrazia in Italia è in pericolo? Qualche segnale forte in
questa direzione non manca di certo. E Torino, ancora una volta, come è spesso
accaduto nella sua storia lancia l´allarme. Se non altro perché la democrazia
non è mai data per consolidata e acquisita per sempre. Vede così la luce
Biennale Democrazia. Parte proprio nell´anno del centenario della nascita di
Norberto Bobbio, il filosofo della politica che lavorato instancabilmente, non senza
il gramsciano ottimismo della volontà e pessimismo della ragione, per
l´affermarsi di un comune sentire democratico. La prima edizione si terrà dal
22 al 26 aprile in vari luoghi della città: dal Carignano al Regio, a Palazzo
Civico, alla Cavallerizza, al Circolo dei Lettori. Verrà inaugurata da una
lectio magistralis del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (il 22
aprile, alle 18, al Teatro Regio). Inaugurazione solenne, insomma, per quello
che è pure il primo momento di rilievo delle celebrazioni (nel 2011) del
centocinquantesimo anniversario dell´Unità d´Italia. Come
ha spiegato Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale e ora
alla guida della manifestazione torinese, il cui programma è stato presentato
ieri al Teatro Carignano (anche da Mercedes Bresso, Antonio Saitta e Fiorenzo
Alfieri), non si tratta di una serie di dibattiti per accademici. E
tantomeno, ha aggiunto, di un festival culturale, che sarebbe soltanto una
parentesi, uno stacco, nella vita di tutti i giorni e nei problemi del Paese.
Che cos´è allora la Biennale Democrazia, la cui idea originaria spetta al
senatore Pietro Marcenaro, sull´onda del successo che riscossero le «Lezioni
Bobbio», e che riunisce, nel comitato dei garanti e in quello scientifico, studiosi
e intellettuali in prevalenza di sinistra, in tutte le sue accezioni, con
qualche copertura fuori ordinanza (da Franco Cardini a Dino Cofrancesco e ad
Angelo Panebianco)? Si propone di essere un grande laboratorio di riflessione
rivolto giustamente e ovviamente ai giovani, secondo una formula imperniata sul
«partecipare attiva (la) mente», ossia su un coinvolgimento diretto del
pubblico. Avverrà attraverso 120 appuntamenti tra convegni e seminari (con 190
relatori dall´Italia e dall´estero), 18 spettacoli e performance, otto
proiezioni di film e documentari, cinque mostre, dove si cercherà di
«esercitare la cultura democratica e una convivenza migliore». Con l´obiettivo
di diventare dei veri e responsabili cittadini, come auspicava Bobbio.
Impossibile, per ragioni di spazio, dare qui conto del programma, davvero ricco
e imponente, che verte su quattro aree tematiche principali: le forme della
democrazia, la democrazia multiculturale, le risorse della democrazia e le
sfide della democrazia. Emergono, nei contenuti, alcune questioni di bruciante
attualità: il testamento biologico (il 25 aprile, al Sermig, si svolgerà un
dibattito pubblico condotto da Corrado Augias), l´obiezione di coscienza e le
coppie di fatto; fino alle « belle tasse», per citare Tommaso Padoa Schioppa,
ovvero un incontro diretto nientemeno che agli scolari delle elementari. Tra i
molteplici momenti di riflessione, poi, sono da ricordare la lezione di
Zagrebelsky sulla democrazia (il 23 aprile), quelle di Alain Touraine su «Quale
democrazia senza uguaglianza delle risorse?» (sempre il 23) e di Luciano
Canfora (il 24 aprile) su «La democrazia degli antichi». Il direttore di
Repubblica, Ezio Mauro, coordinerà (il 25 aprile) un incontro dedicata a «La
democrazia della destra, la democrazia della sinistra: un dialogo tra sordi?»,
che vedrà la presenza di Alessandro Campi, Domenico Fisichella, Marco Revelli e
Franco Sbarberi.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La legge 40 è incostituzionale La Consulta riapre il caso MARIA ZEGARELLI
Parzialmente illegittima la legge 40 sulla Fecondazione assistita: la sentenza della Corte Costituzionale è arrivata ieri nel tardo
pomeriggio, dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio, e ha colpito il
cuore stesso della legge. L'INCOSTITUZIONALITÀ Illegittimo l'articolo 14 al
secondo comma, laddove prevede il limite dei tre embrioni e l'obbligo «a un
unico e contemporaneo impianto». Incostituzionale
anche il comma 3 «nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli
embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza
pregiudizio della salute della donna». Inammissibili per difetto di rilevanza
nei giudizi principali le questioni di legittimità costituzionale
dell'articolo 6 comma 3 (l'irrevocabilità del consenso all'impianto da parte
della donna) e dell'articolo 14 comma 1 e 4 (crioconservazione degli embrioni
al di fuori di ipotesi limitate e divieto di riduzione embrionaria di
gravidanze plurime). I giudici dell'Alta Corte di fatto hanno riconosciuto che
il medico non può prescindere dalla valutazione dello stato di salute della
donna, mentre, abolendo l'obbligo dei tre embrioni e l'impianto contemporaneo
degli stessi, «è possibile che abbia ammesso quel principio di eccezione alla
regola avanzato dal giudice Delle Vergini, del tribunale di Firenze, - spiega
l'avvocato Maria Paola Costantini che insieme alla professoressa Marilisa
D'Amico rappresenta Miriam e Giovanni, i due pazienti che hanno presentato
ricorso - secondo il quale la crioconservazione è ammessa in caso di pericolo
per lo stato psico-fisico della donna». Esultano per il risultato i ricorrenti:
la World association reproductive medicine (Warm) presieduta da Severino
Antinori e la Fondazione Hera di Catania, del professor Antonino Guglielmino i
cui pazienti si sono rivolti al tribunale. «È una vittoria dei pazienti che da
anni patiscono a causa di una legge sadica, ingiusta e priva di qualunque
razionalità scientifica. La legge infatti - commenta Guglielmino - è stata
concepita seguendo una sorta di modello punitivo per la donna, costretta a
ripetuti e pesantissimi protocolli di stimolazione o a gravidanze
plurigemellari creando situazioni di pericolo oltre che per la salute della
madre anche per quella dei nascituri». Di grande «vittoria per lo stato di
diritto e per lo Stato laico, che non deve essere soggetto a spinte religiose
che impongono le leggi con una grave riduzione dei diritti civili», parla
Antinori. IL GOVERNO IN GUERRA Sul piede di guerra il governo, con la
sottosegretaria al Welfare Eugenia Roccella che avverte: «Sarà indispensabile
emanare al più presto nuove linee guida che possano eliminare qualsiasi
contraddizione». La blocca l'ex ministro alla Salute Livia Turco: «Proprio
sulla base della stessa legge 40 le linee guida non hanno alcun potere
interpretativo ma sono solo uno strumento tecnico». Il ministro Sandro Bondi
parla di un grave «problema per la nostra democrazia, in quanto la sovranità
del Parlamento viene intaccata parallelamente alla percezione della sparizione
di autorità di garanzia», mentre Maurizio Gasparri imbraccia la spada di
paladino della vita. Il segretario del Pd Dario Franceschini ricorda che «le
sentenze della Corte vanno sempre rispettate» e che «il pronunciamento della
Corte non potrà che essere recepito dal nostro ordinamento». Non si stupisce
della sentenza Anna Finocchiaro: «La Corte dichiara l'illegittimità di parti
della legge che già nella discussione parlamentare erano apparsi irragionevoli.
Adesso si deve rifuggire anche sul testamento biologico da posizioni
ideologiche». È proprio questo che spaventa il Pdl. La Corte costituzionale
ha dichiarato la parziale incostituzionalità della legge 40. Non si può fissare
un limite di tre embrioni e non ci può essere un obbligo a impiantarli tutti
contemporaneamente.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Parzialmente
illegittima la legge 40 sulla Fecondazione assistita: la
sentenza della Corte Costituzionale è arrivata ieri nel tardo pomeriggio, dopo
un giorno e mezzo di camera di consiglio, e ha colpito il cuore stesso della
legge. L'INCOSTITUZIONALITÀ Illegittimo l'articolo 14 al secondo comma, laddove
prevede il limite dei tre embrioni e l'obbligo «a un unico e contemporaneo
impianto». Incostituzionale anche il comma 3
«nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da
realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio
della salute della donna». Inammissibili per difetto di rilevanza nei giudizi
principali le questioni di legittimità costituzionale
dell'articolo 6 comma 3 (l'irrevocabilità del consenso all'impianto da parte
della donna) e dell'articolo 14 comma 1 e 4 (crioconservazione degli embrioni
al di fuori di ipotesi limitate e divieto di riduzione embrionaria di
gravidanze plurime). I giudici dell'Alta Corte di fatto hanno riconosciuto che
il medico non può prescindere dalla valutazione dello stato di salute della
donna, mentre, abolendo l'obbligo dei tre embrioni e l'impianto contemporaneo
degli stessi, «è possibile che abbia ammesso quel principio di eccezione alla
regola avanzato dal giudice Delle Vergini, del tribunale di Firenze, - spiega
l'avvocato Maria Paola Costantini che insieme alla professoressa Marilisa
D'Amico rappresenta Miriam e Giovanni, i due pazienti che hanno presentato
ricorso - secondo il quale la crioconservazione è ammessa in caso di pericolo
per lo stato psico-fisico della donna». Esultano per il risultato i ricorrenti:
la World association reproductive medicine (Warm) presieduta da Severino
Antinori e la Fondazione Hera di Catania, del professor Antonino Guglielmino i
cui pazienti si sono rivolti al tribunale. «È una vittoria dei pazienti che da
anni patiscono a causa di una legge sadica, ingiusta e priva di qualunque
razionalità scientifica. La legge infatti - commenta Guglielmino - è stata
concepita seguendo una sorta di modello punitivo per la donna, costretta a
ripetuti e pesantissimi protocolli di stimolazione o a gravidanze
plurigemellari creando situazioni di pericolo oltre che per la salute della
madre anche per quella dei nascituri». Di grande «vittoria per lo stato di diritto
e per lo Stato laico, che non deve essere soggetto a spinte religiose che
impongono le leggi con una grave riduzione dei diritti civili», parla Antinori.
IL GOVERNO IN GUERRA Sul piede di guerra il governo, con la sottosegretaria al
Welfare Eugenia Roccella che avverte: «Sarà indispensabile emanare al più
presto nuove linee guida che possano eliminare qualsiasi contraddizione». La
blocca l'ex ministro alla Salute Livia Turco: «Proprio sulla base della stessa
legge 40 le linee guida non hanno alcun potere interpretativo ma sono solo uno
strumento tecnico». Il ministro Sandro Bondi parla di un grave «problema per la
nostra democrazia, in quanto la sovranità del Parlamento viene intaccata
parallelamente alla percezione della sparizione di autorità di garanzia»,
mentre Maurizio Gasparri imbraccia la spada di paladino della vita. Il
segretario del Pd Dario Franceschini ricorda che «le sentenze della Corte vanno
sempre rispettate» e che «il pronunciamento della Corte non potrà che essere
recepito dal nostro ordinamento». Non si stupisce della sentenza Anna
Finocchiaro: «La Corte dichiara l'illegittimità di parti della legge che già
nella discussione parlamentare erano apparsi irragionevoli. Adesso si deve
rifuggire anche sul testamento biologico da posizioni ideologiche». È proprio
questo che spaventa il Pdl.
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Così è nata la
strategia del ricorso» Tutto è cominciato da una coppia di Catania che si è
vista negare le cure. Il loro avvocato spiega le tappe della lunga battaglia
legale LUCA LANDÒ Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge: lo sanno i
bambini, lo dice la Costituzione. Peccato che la legge 40 dicesse un'altra
cosa: che non tutti potevano ricorrere alle tecniche di fecondazione
artificiale». Parla al passato Marilisa D'Amico, l'avvocato che assieme ad altri quattro colleghi ha innnescato quel ricorso
che ieri è stato accettato dalla Corte Costituzionale. «Sì, parlo al passato
perché la legge è stata di fatto riscritta dal giudice costituzionale, anche se ovviamente
bisognerà aspettare il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Ma la cosa importante è che l'aspetto più rigido sia stato eliminato».
Quello dei tre embrioni? «Certo, perché in questo modo cade quella odiosa
barriera che metteva da una parte chi poteva accedere alla tecniche di
fecondazione assistita e dall'altra quelli che ne erano esclusi». Si spieghi
meglio. «È semplice, basta prendere il caso della coppia di catania che abbiamo
assistito e da cui è nato tutto il caso. Si tratta di una coppia che per motivi
medici, di sterilità e di rischi di trasmissione di m,alattie genetiche, aveva
bisogno di una procedura particolare: produrre più embrioni, analizzare con
diagnosi preimpianto quelli privi di rischi genetici - tecnica vietata da
questa legge ma autorizzata da una sentenza di Cagliari per casi come questi -
impiantare quelli che il medico riteneva opportuni e conservare gli altri nel
caso, probabile, di fallimento del primo intervento. Il punto è che la legge
40, all'articolo 14, dice espressamente che è vietata la crioconservazione
degli embrioni e che quelli prodotti vanno tutti impiantati nel numero massimo
di tre. La clinica a cui si erano rivolti, la Demetra di Firenze, disse
giustamente che l'intervento che sarebbe loro servito per avere un figlio era
possibile da un punto di vista medico ma impossile da quello legale, perché
vietato espressamente dalla legge 40. Un'assurdità, non le pare?». E che hanno
fatto? «Sono venuti da noi e noi siamo andati dal giudice del Tribunale di
Firenze. Prima però abbiamo formato un collegio di cinque avvocati (io e i
colleghi Massimo Clara, Ileana Alesso, Sebastiano Papandrea e Maria Paola
Costantini) e abbiamo studiato una strategia dettagliata. Perché era chiaro, a
quel punto, che il nostro obbiettivo era la Corte Costituzionale». E qual era
questa strategia? «In prima istanza abbiamo chiesto al giudice di autorizzare
la clinica ad eseguire la miglior cura possibile. Poichè questo era
impossibile, perché la legge 40 era molto chiara su questi punti, abbiamo
chiesto al giudice, in subordine, che il caso venisse portato alla Corte Costituzionale
perché era a quel punto evidente che c'era una legge che impediva alla nostra
coppia di poter accedere alle cure. E dimostrando che la legge, in questo caso,
non era uguale per tutti (articolo 3)». Ora che succede? «Che il giudice costituzionale ha riscritto la legge 40 prendendosi la
responsabilità, non piccola, di modificarne un articolo. La legge resta in
piedi nelle sue linee generali ma perde quell'aspetto rigido e ideologico, che
l'ha caratterizzata fin dall'inizio. Ultimo punto, si è dimostrato che definire
quella legge incostituzionale non era affatto
un'esagerazione». Intervista a Marilisa D'Amico
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La coppia del
ricorso «Arriva giustizia per tanti come noi» «Siamo andati due volte a
Istanbul per avere un bambino poi abbiamo finito i soldi. Io prendo 600 euro,
mio marito 1100» MARIA ZEGARELLI «Sono senza parole. Sono felice non soltanto
per noi ma per tutte le coppie che ora avranno la possibilità di tentare di
avere un bambino qui in Italia. Non mi sembra vero». Si ferma qui e poi piange.
Di gioia. Pausa e si ricomincia, il racconto riparte dalla sua storia e da
quella del suo compagno che alla fine di un calvario si sono rivolti al
tribunale di Firenze e hanno presentato un ricorso contro la legge 40. Ieri, poco dopo le sei del pomeriggio, la notizia: la Corte
Costituzionale ha dichiarato illegittimo il cuore della legge. «Capisce cosa
vuol dire questa sentenza? Vuol dire giustizia per tante coppie come Giovanni e
me. Noi siamo andati due volte a Istanbul per provare ad avere un bambino, poi
abbiamo finito i soldi. Io prendo 600 euro al mese, mio marito 1100: con
stipendi così non puoi scegliere. Ti devi fermare». Lei 30 anni, il suo
compagno 35. Giovanni è affetto da retinoblastoma, una «malattia dominante» il
cui rischio di trasmissibilità è del 50%. Si tratta di un tumore alla retina: è
stato già operato una volta, ha perso la vista in un occhio, l'altro è stato
salvato. «Ma è sempre a rischio». Che si tratta di una malattia genetica lo
hanno scoperto dopo anni di indagini cliniche, quando hanno cercato di avere un
bambino che non voleva arrivare. Vivono a Pachino, provincia di Siracusa.
«All'inizio nessun medico ci aveva detto che era possibile effettuare una
diagnosi pre-impianto sugli embrioni, quando lo abbiamo scoperto ci siamo
rivolti a diversi centri, qui in Sicilia. Siamo arrivati, alla fine, al centro
Hera, dal professor Guglielmino. Nel frattempo però - racconta Miriam - era
entrata in vigore la legge 40. Così non ci è rimasto che andare all'estero». La
preparazione alla fecondazione è avvenuta in Sicilia, poi «un giorno, dopo un
controllo clinico mi è arrivata la telefonata. "Domani devi stare a
Istanbul"». Era il dicembre del 2006. «A Istanbul scoprimmo che 4 embrioni
erano sani e 4 malati. La percentuale del 50% di rischio era stata rispettata
in pieno». Due embrioni vennero impiantati nell'utero, due criocongelati.
Entrambe le cose assolutamente vietate in Italia. «Il primo tentativo andò
male. Ci tornammo nel marzo successivo, andò male anche quella volta». La spesa
tra il primo e il secondo viaggio è stata di oltre 10 mila euro, più soggiorno
e volo. «Abbiamo dato fondo ai nostri risparmi - dice oggi Miriam -, ma
sappiamo che senza fecondazione artificiale non riusciamo ad avere neanche la
speranza. Il rischio di trasmettere la malattia al feto, poi, è altissimo». Per
questo a gennaio del 2008 si sono rivolti al tribunale di Firenze. «Lo abbiamo
fatto insieme ad altre coppie, conosciute al centro Hera Onlus che ci ha dato
ogni forma di assistenza. Anche questo è stato un modo per sentirsi meno soli,
perché la fecondazione è un tema che riguarda una minoranza della popolazione e
quindi meno "urgenti" di altri. La storia/1
( da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Bocciata la legge
40 Fecondazione: no al limite di tre embrioni ROMA. La Corte
Costituzionale ha bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita nella parte
che limita a tre il numero degli embrioni da impiantare. La decisione della
Consulta era nell'aria e ora si attendono gli effetti nei centri italiani che
da cinque anni si sono attenuti alle norme, con gli occhi sempre rivolti ai
tribunali dove a colpi di ricorsi si è consumata una lunga guerra
legale. A pagina 6
( da "Unita, L'" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Mia madre e i
miei fratelli vittime innocenti della mafia» ENRICO FIERRO Ci sono persone
semplici alle quali la storia tragica di questo Paese, quella fatta di mafie e
stragi impunite, ha inferto ferite terribili. Margherita Asta è una di queste.
Oggi è una giovane donna dal volto solare. Vive a Trapani. Parla e non spreca
mai le parole, ma riesce a metterti in imbarazzo quando alla fine della
conversazione ti dice che «dopo l'uragano esce sempre il sole. Bisogna sperare
perché la battaglia è ancora lunga». Il 2 aprile del 1985, Margherita ha poco
più di dieci anni. Alle otto del mattino la sua casa è invasa dall'allegra
confusione di Salvatore e Giuseppe, i suoi fratelli, gemelli di sei anni.
Margherita rischia di far tardi a scuola e l'accompagna una vicina. I gemelli
usciranno invece con l'utilitaria della mamma Barbara. Sono le 8 e mezza quando
due macchine vanno a prendere un magistrato. Si chiama Carlo Palermo è
avellinese ma viene da Trento. Lì ha indagato su un traffico di morfina base
proveniente dalla Turchia e destinata alle cosche della mafia siciliana
specializzate nella produzione dell'eroina, «la bianculidda». La droga lavorata
dalla Sicilia viene spedita a Milano, da qui agli Stati Uniti. Un grande
business. Un fiume di danaro che serve a finanziare altri traffici, armi
soprattutto, e che produce altri soldi, che si intrecciano col giro delle
tangenti della politica. Palermo mette le mani su tutto questo, tocca santuari
importanti, viene processato dal Csm. Un importante leader
politico, Bettino Craxi, si augura che venga condannato. Da Trento, il giudice
decide di farsi trasferire a Trapani. Per continuare a indagare su mafia,
massoneria e politica. Sono da poco passate le otto e mezza quando le macchine
del magistrato e della sua scorta sfrecciano per il rettilineo di Pizzolungo.
Carlo Palermo è nella città siciliana da cinquanta giorni e ha già collezionato
una serie di minacce. Gli agenti dela scorta sono nervosi - due anni prima a
Trapani era stato ucciso un altro magistrato, Giacomo Ciaccio Montalto, anche
lui indagava su mafia e sistemi di potere - non possono rallentare e quella
utilitaria con una donna e due bambini seduti dietro va troppo piano. La
sorpassano. Parcheggiata sul ciglio della strada c'è una golf con venti chili
di tritolo nel bagagliaio. Qualcuno preme il tasto di un telecomando. E'
l'inferno. La macchina della famiglia Asta viene investita in pieno, fa da
scudo all'auto che porta il magistrato. Carlo Palermo viene sbalzato fuori, è
sotto choc ma si salva. Di Barbara Asta e dei piccoli Giuseppe e Salvatore
restano solo frammenti. Una macchia rossa al quarto piano di un palazzo, pezzi
di corpi sparsi. Anche Margherita si salva: è passata in quello stesso punto un
quarto d'ora prima. «Da allora sono stata catapultata nel mondo degli adulti.
Avevo dieci anni e mezzo, mi impedivano di vedere la tv con le immagini della
strage, ma leggevo i giornali di nascosto. Parlavano di mafia, di droga, di
miliardi di lire calcolati a migliaia, di magistrati e poliziotti da ammazzare.
Vedevo le foto del giudice Palermo nel suo lettino di ospedale, il suo volto
scavato e mi chiedevo perché. Perché mia madre, i miei fratellini, cosa
c'entravano loro con questa guerra? Ricordo mio padre e le parole che non ci
siamo mai dette. E ho tanti rimpianti. Voleva proteggermi dal dolore e solo una
volta mi ha detto una frase che non dimenticherò mai: "Noi abbiamo una
piaga dentro che ci porteremo per tutta la vita". Nel 2003 chiesi a un pm
di farmi vedere le foto dei resti della macchina di mia madre e dei gemellini.
Sono stata male per giorni. Bestie, cosa avevano fatto! Oggi la mafia non
uccide più, ma è cambiato poco, le mafie ti negano i diritti più elementari.
Dove comandano loro anche il diritto a una vita normale è compromesso. Ricordo
che nel 2006 rilasciai una intervista a "La Stampa" e quando mi
chiesero se avessi voluto incontrare il giudice Carlo Palermo io risposi di sì.
Don Luigi Ciotti organizzò tutto, ci vedemmo, ci stringemmo a lungo la mano e
parlammo tanto. Le nostre vite erano state devastate dalla mafia, lui mi parlò
dei suoi sensi di colpa e di quella lacerazione che si porterà dentro per tutta
la vita. Ci consolammo a vicenda. Quando accadono le stragi i familiari delle
vittime ricevono tanta solidarietà, poi vengono lasciati soli. E' un fatto
privato, pensa la gente. L'anno scorso il senatore D'Alì disse che la mafia
serve a quell'antimafia che genera posti di lavoro. C'erano le elezioni e a
Trapani non sta bene parlare di mafia e affari in campagna elettorale. Cosa è
cambiato? Poco, non uccidono più perché non è più necessario. La mafia tiene in
ostaggio l'Italia. Ma esce il sole, dopo l'uragano esce sempre il sole». Domani
(oggi per chi legge) la strage di Pizzolungo verrà ricordata con una fiaccolata
e un dibattito. Il Comune di Erice conferirà la cittadinanza onoraria al
giudice Carlo Palermo. Margherita Asta ci sarà col suo carico di dolore e di
speranza. 2 aprile 1985, a Trapani una autobomba della mafia uccide una madre e
i suoi due figli gemelli di sei anni. Il tritolo era destinato al magistrato
Carlo Palermo. L'ex giudice oggi riceverà la cittadinanza onoraria.
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I - Napoli
Dopo gli attacchi di Berlusconi ad Acerra, l´ufficio si
compatta Procura contro il premier ma Galgano bacchetta i pm L´assemblea della
Procura chiede tutela al Csm contro gli attacchi provenienti «da esponenti
delle istituzioni e dell´imprenditoria» in occasione dell´inaugurazione del
termovalorizzatore di Acerra. Primo firmatario del documento il procuratore
Lepore. E Galgano bacchetta i pm. DARIO DEL PORTO A PAGINA V
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina V - Napoli
La Procura si compatta contro Berlusconi "Il Csm deve
tutelarci dagli attacchi". Dopo le tensioni firma anche Lepore "Non
ho mai protetto né fatto sconti a nessuno e ho sempre firmato i
provvedimenti" DARIO DEL PORTO La Procura chiede tutela al Csm rispetto
agli «attacchi» mossi nei confronti della magistratura napoletana, e in
particolar modo dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, «dagli
esponenti delle istituzioni e dell´imprenditoria privata intervenuti alla
inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra». L´assemblea dell´ufficio
inquirente, convocata dopo un acceso dibattito sulla posta elettronica interna
e svoltasi ieri alla presenza di oltre cinquanta sostituti, si è chiusa dunque
con l´intesa intorno a un documento unitario sottoscritto, come primo
firmatario, anche dal procuratore capo Giandomenico Lepore. Ma prima di trovare
la sintesi, e la compattezza, intorno alla necessità di respingere i tentativi
di delegittimazione dell´azione giudiziaria, si è sviluppata una discussione
che si è protratta fin quasi alle otto di sera. E non poteva essere altrimenti,
visti gli eventi che avevano preceduto l´incontro. L´assemblea era stata
convocata anche per discutere della presenza di Lepore, ritenuta «inopportuna»
da alcuni sostituti, alla manifestazione di Acerra durante la quale il premier
Silvio Berlusconi aveva definito «eroi che qualcuno ha tentato di ostacolare» i
manager Impregilo, alcuni dei quali coinvolti nei processi sul ciclo dei
rifiuti istruiti dai pm Noviello e Sirleo. E sullo sfondo si agitavano ormai da
mesi le frizioni aperte nel luglio scorso dallo stralcio delle posizioni dei
prefetti Pansa e Catenacci dall´elenco degli imputati dell´inchiesta sul ciclo
dei rifiuti. Contrasto giunto all´esame del consiglio giudiziario e ora al
vaglio del Cm, che dovrà valutare se considerare lo stralcio una revoca, come
sostenuto, dai pm, oppure no come ribadito da Lepore, titolare in prima persona
del fascicolo. In questi giorni aveva fatto inoltre discutere la pubblicazione
del verbale della seduta del consiglio giudiziario, al quale era stato tolto il
segreto con un voto ritenuto illegittimo dal procuratore generale Vincenzo
Galgano ma difeso ancora lunedì scorso dai consiglieri togati dell´organo di
autogoverno. Ieri pomeriggio Lepore ha chiesto di intervenire in apertura di
riunione, prima di lasciare liberi i sostituti di confrontarsi. «Non ho mai
protetto né fatto sconti a nessuno e ho sempre firmato in prima persona tutti i
provvedimenti - ha evidenziato il procuratore - per questo mi dispiace quando
vengo accusato di aver leso l´autonomia dei magistrati». Ha ripetuto, il
procuratore, di essere «andato ad Acerra per dovere istituzionale». Con i
cronisti, il procuratore ha aggiunto che «con il senno del poi, se avessi
saputo come sarebbero andate le cose, non avrei preso parte alla manifestazione».
Dopo Lepore, prendono la parola il pm Noviello, il procuratore aggiunto Aldo De
Chiara, i pm Sergio Amato, Giuseppe Narducci, Antonello Ardituro, Nunzio
Fragliasso e Alfonso D´Avino. Gli interventi sono moderati dal pm Gloria
Sanseverino. Poi viene elaborato il documento. La prima firma è quella di
Lepore. Prima di essere inviato a Palazzo dei Marescialli, il documento sarà
sottoposto agli altri sostituti dell´ufficio per le firme. Commenta il pm
Amato, che è anche componente della giunta distrettuale dell´Associazione
magistrati: «Dall´assemblea esce una Procura forte, che trova l´unità intorno a
una ben precisa concezione della funzione giudiziaria e del ruolo del pubblico
ministero. A questo risultato straordinario si è giunti grazie a un´iniziativa
dei sostituti, che avevano chiesto la riunione, sulla quale si è poi registrata
la prima condivisione del procuratore». Per Marco Del Gaudio, di Md, «si può
essere molto soddisfatti dell´andamento dell´assemblea, si è parlato a lungo e
questo è molto positivo».
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Procreazione La
Consulta boccia la legge Abolito il limite massimo dei tre embrioni A decidere
saranno la donna e il medico [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA «Non è una decisione
salomonica, hanno vinto gli altri». L'ex presidente della Consulta Antonio
Baldassarre, che ha rappresentato il Movimento per la Vita
davanti alla Corte Costituzionale riunita per esaminare la legge numero 40
sulla procreazione assistita, sembra non avere dubbi: l'impianto della legge è
smantellato. Perché è stato tolto il limite di tre embrioni, e si è ristabilita
la libertà costituzionale della
donna e del medico su quando e quanti altri embrioni criocongelati
reimpiantare. E perché la sentenza dell'Alta corte
incrocia precedenti giudizi della Cassazione che già permettevano la diagnosi
pre-impianto. Anche se occorrerà attendere la pubblicazione delle motivazioni,
«la sentenza di fatto consente la crioconservazione» spiega la
costituzionalista della Statale di Milano Marilisa D'Amico, che ha curato uno
dei ricorsi del tribunale di Firenze. E infatti i cattolici conservatori del
centrodestra, da Buttiglione a Lupi fino a Volontè, gridano al golpe contro «la
sovranità del Parlamento», ma soprattutto puntando il dito contro una scelta
«eugenetica», come la chiama il professor Alberto Gambino. Nel dettaglio, sono
illegittimi il secondo comma dell'articolo 14, che prevedeva l'«unico e
contemporaneo impianto, comunque non superiore a 3 embrioni», e il terzo comma
dello stesso articolo, che obbligava all'immediato re-impianto senza
considerare la salute della donna, e che di fatto non consentiva la crioconservazione
senza limiti di tempo. E ha poi dichiarato inammissibili, ma per come sono
stati sollevati nei giudizi dei tribunali che li hanno presentati, i ricorsi
sulla dichiarazione scritta di accesso alla fecondazione assistita e sulla sua
revocabilità, e sul divieto di crioconservazione e di «riduzione embrionaria di
gravidanze plurime». Al di là del dibattito politico, infuocato sin dal primo
apparire della notizia, «le sentenze della Corte modificano la legge
riscrivendola, perché fanno immediatamente decadere i concetti contenuti
nell'articolato», ricorda il costituzionalista, ed ex presidente della
Consulta, Valerio Onida. Un dettaglio che non sfugge a Giuseppe Pisanu, uno dei
pochissimi del Pdl a dire che «le sentenze della Corte Costituzionale non si
discutono, si applicano». Il centrosinistra reagisce a partire da Anna
Finocchiaro con un corale «ve l'avevamo detto», poiché essenzialmente
l'impianto della 40 «metteva in pregiudizio la salute della donna». Legge,
aggiunge la socialista del Pdl Margherita Boniver, «che era una mostruosità».
Ma si tratta di una voce isolata, assieme a quella di Benedetto Dalla Vedova
che ricorda come «di fatto la sentenza ristabilisce il diritto alla salute
delle donne e la libertà dei medici», applicando quell'articolo 32 della
Costituzione «che viene ampiamente disatteso anche dalla legge che il Senato ha
varato sul testamento biologico», e che arriverà adesso alla Camera. Un
incrocio, quello tra le due norme, che non sfugge a monsignor Fisichella,
«occorre dire di sì alla vita dal concepimento alla fine». Alfredo Mantovano,
che proprio il bio-testamento vorrebbe veder riscritto a Montecitorio in senso
ancora più restrittivo, parla di ritorno «al Far West della provetta». Intanto,
il sottosegretario al Welfare con delega all'etica Eugenia Roccella annuncia
che si riscriveranno le linee-guida della legge. Sarebbe un modo per scavalcare
la Corte, spiega la costituzionalista D'Amico, che invece «non ha messo in
discussione la legge, ma ha corretto le incostituzionalità che conteneva».
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Maria Antonietta
Farina Coscioni, deputato Pd,come ha accolto la decisione della Consulta? «Il
mio primo pensiero è andato a quelle coppie che già di per sé sono davanti a
una scelta difficile nel ricorrere a una tecnica di fecondazione artificiale e
che, dopo l'entrata in vigore della legge 40, invece di essere aiutate sono
state punite e colpevolizzate. E, laddove è stato possibile, sono dovute
emigrare all'estero per realizzare il loro sogno». Lei crede che, dopo la decisione della Corte Costituzionale, si ridurrà il
cosiddetto turismo della cicogna? «Non solo. Una conseguenza gravissima di
questa legge è stato l'aumento notevole delle gravidanze e dei parti trigemini
e quindi il pronunciamento sulla parte della legge che riguarda il numero di
embrioni è molto importante e andrà a incidere su questi numeri». Che
cosa ha comportato tale aumento? «Sofferenze e stress fisici notevoli, prima di
tutto. Con questa legge, l'aspirante madre era costretta a sottoporsi a
numerosi tentativi, quindi a bombardamenti ormonali pesantissimi, con grave
rischio per la sua salute. I pericoli, poi, crescevano durante la gravidanza
perché avere in grembo più feti comporta maggiori problemi. Non ultime,
conseguenze anche dal punto di vista della sostenibilità economica di tre figli
quando se ne aspetta uno: e in tempi come questi, non è cosa da poco...». Anche
la fecondazione artificiale all'estero è piuttosto cara. «Infatti, la
Fondazione Coscioni aveva messo in atto un'azione di soccorso civile proprio
allo scopo di sostenere le coppie che dovevano affrontare tecniche costose».
Adesso, che cosa sarà della legge 40? «E' importante mettere mano a questa
serie di norme, a una legge punitiva difesa in maniera acritica dal governo.
Bisognerà farlo, tant'è vero che anche esponenti della maggioranza, come il
presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Palumbo che, per
inciso è medico ginecologo, dichiarano che non si può andare avanti così,
perché i rischi per la salute delle donne sono gravi». \
( da "Tempo, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Legge 40,
i giudici hanno bocciato l'art. 14 nel punto in cui prevede che ci sia un unico
e contemporaneo impianto Fecondazione, no al limite dei tre
embrioni Corte CostituzionaleA sollevare la questione di legittimità anche il
Tar del Lazio Parziale bocciatura della legge 40 sulla fecondazione assistita .
La Corte Costituzionale hanno ieri dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 14, comma
2, della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un «unico e contemporaneo
impianto, comunque non superiore a tre» di embrioni. Viola la
Costituzione anche il comma 3 dello stesso articolo, nella parte in cui non
prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile
debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. La Corte,
infine, ha dichiarato inammissibili, per difetto di rilevanza nei giudizi
principali, la questioni di legittimità costituzionale
dell'articolo 6, inerente l'irrevocabilità del consenso della donna, e dei
commi 1 e 4 dell'articolo 14. Con la pronuncia di ieri (per le motivazioni
bisognerà attendere alcune settimane), la Consulta ha dunque dichiarato
illegittimo il «cuore» della legge 40 sul limite di tre embrioni in un unico
impianto e sul loro trasferimento nell'utero della donna. I ricorsi dichiarati
inammissibili per difetto di rilevanza, invece, riguardavano l'irrevocabilità
del consenso da parte della donna all'impianto (articolo 6, comma 3) e il
divieto, se non in casi eccezionali, della crioconservazione (articolo 14, comma
1), nonché il divieto di riduzione embrionaria di gravidanze plurime (art.14,
comma 4). Erano stati il Tar del Lazio e il tribunale di Firenze (quest'ultimo
con due distinte ordinanze relative a cause intentate da coppie sterili o
affette da malattie ereditarie) a sollevare le questioni di legittimità davanti
alla Corte: il rilievo riguardava la violazione degli articoli 2, 3, 13 e 32
della Costituzione, inerenti i principi di uguaglianza, del diritto alla
salute, e del rispetto della dignità umana. C'è da dire che dall'entratata in
vigore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, nel 2004, sono
progressivamente aumentati il numero delle coppie che si sono rivolte a tali
tecniche e il numero dei nati. È quanto emerge dal bilancio dell'ultima
relazione sull'applicazione della legge inviata al Parlamento, lo scorso marzo,
dal ministero del Welfare, sulla base dei dati dell'Istituto Superiore di
Sanità. E sono dati, in linea con la posizione più volte espressa dal
sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, che dimostrano come la legge
funzioni. Ma secondo numerosi osservatori, i limiti della legge 40 hanno
prodotto effetti «devastanti», a partire dal cosiddetto fenomeno del «turismo
procreativo».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I - Bari I
magistrati sotto verifica: "Diteci il limite dell´interferenza nella
nostra attività". Respinto l´esposto del ministro: "Contro di me a tempo di record" Braccio di ferro
Fitto-Procura Ispezione, i pm si appellano al Csm. E accusano: gli indagati ci
spiavano Chiedono di sapere quali sono i limiti dell´azione degli ispettori. I
pm hanno scritto nuovamente al Csm che ieri intanto ha archiviato l´esposto del
ministro. «Velocità del tutto inusitata» dice Fitto. Dall´inchiesta
"Fiorita" emerge come gli indagati, nel 2004, avessero rapporti con
gli ispettori. GABRIELLA DE MATTEIS A PAGINA III
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina III - Bari
L´affondo di Fitto contro la Procura E i pm al Csm:
"Ci indichi oltre quale limite l´ispezione diventa interferenza"
L´organo di autogoverno dei giudici intanto respinge l´esposto dell´ex
governatore GABRIELLA DE MATTEIS La scena, ora, si sposta a Roma. I magistrati,
titolari dei fascicoli che coinvolgono il ministro Raffaele Fitto, ieri, hanno
scritto una nuova lettera al Csm, chiedendo di sapere entro quale limite
devono esercitare «il dovere istituzionale di salvaguardare la funzione
giudiziaria da interferenze indebite o improprie». Una missiva, inviata
all´indomani dell´arrivo a Bari degli ispettori del ministero e nel giorno in
cui il Csm si è pronunciato su un esposto, presentato dall´ex governatore
pugliese. L´organo di autotutela della magistratura non ha dato corso alla
denuncia perché riguarda fatti che «esulano» dalle sue possibili competenze.
Una decisione che il ministro Fitto commenta così: «Vedo che con una velocità del
tutto inusitata, non solo si mobilitano le associazioni dei magistrati locale e
nazionale, ma lo stesso Csm non archivia, come si è detto, ma eccepisce la sua
non competenza, a tempo di record, sul mio esposto». Che contiene le stesse
obiezioni riportate nella lettera, scritta quindici giorni fa dal ministro
Raffaele Fitto e dal suo avvocato e collega di partito Francesco Paolo Sisto al
Guardasigilli Alfano. Lettera all´origine dell´ispezione. L´ex governatore
parla di «un metodo persecutorio» di indagine da parte dei magistrati. Accenna
ad una presunta «ripetuta fuga di notizie» e anche alla partecipazione di uno
dei pm al "Vaffa Day" di Beppe Grillo. E ancora contesta la
costituzione di un gruppo di lavoro, composto da tre pm e da un aggiunto, che
si sarebbe concentrato nelle indagini a suo carico e accusa il magistrato Marco
Dinapoli di aver rilasciato un´intervista sull´inchiesta in corso e di non
essersi astenuto dal procedimento «pur dopo aver sporto querela nei confronti
dello stesso indagato». I rilievi sono contenuti nell´esposto che ha portato
gli ispettori a Bari, ma anche nelle denunce precedenti, assegnate dal
ministero alla direzione magistrati che le ha archiviate. L´ultima invece è
stata considerata degna di approfondimenti. «Noi siamo un organo tecnico, non
politico, questo è bene ricordarlo» spiega Gianfranco Mantelli, vicecapo degli
ispettori. Ieri al terzo piano del Palazzo di Giustizia, i tecnici, inviati dal
ministro Alfano (due magistrati e due cancellieri), hanno continuato ad esaminare
i due fascicoli che coinvolgono Fitto, chiedendo numerosi atti, tra i quali le
intercettazioni telefoniche. I pm, nella lettera inviata al Csm, ribadiscono la
piena collaborazione al lavoro degli ispettori e le considerazioni, contenute
nella prima lettera, si riservavano di «interloquire sul punto, anche a tutela
delle nostre posizioni giuridiche soggettive e delle nostre prerogative
istituzionali». Del caso, quindi, si occuperà la prossima settimana il Csm, ma
intanto è già polemica politica. Un gruppo di senatori del Pd ha rivolto
un´interrogazione al ministro della Giustizia Alfano, chiedendo chiarimenti
sull´ispezione in corso alla procura di Bari. Sei dei nove firmatari, commenta
Fitto, sono giudici. «Vale il criterio opinabilissimo dell´opportunità che una
serie tanto nutrita di magistrati si impegni in politica e che alcuni lo
facciano all´indomani di indagini delicatissime a carico di esponenti dello
stesso partito che finisce con il candidarli? «.
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
POLEMICHE SUL
PARERE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA Il Csm: alt alle ronde
"Rischiano di tornare le milizie di partito" [FIRMA]FRANCESCO
GRIGNETTI ROMA Bene le nuove norme sullo stupro; male sulle ronde. Il consiglio
superiore della magistratura, nonostante tutto, procede con i «pareri» sulle
leggi in elaborazione in Parlamento. Questa volta tocca al decreto anti-stupri.
E sono critiche severe. Addirittura, secondo una bozza elaborata dalla Sesta
commissione che verrà approvata oggi, ci sono fondati dubbi di
costituzionalità. «Basti pensare - scrivono - alla mancata previsione, che non
può che essere contenuta in un atto legislativo, che le associazioni non
debbano avere né natura né finalità di ordine politico, in considerazione del
divieto posto dall'articolo 18 comma 2 della Costituzione di costituire
associazione che, anche indirettamente, perseguano scopi politici mediante
organizzazione di carattere militare». Immancabili le polemiche. «La Sesta
Commissione del Csm con il suo parere predisposto per il plenum interviene
ancora una volta sulla produzione delle leggi e sulla politica», denuncia
Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl. «Questa uscita improvvida non ci sorprende.
Ormai è una costante che il Csm invece di dedicarsi ai propri compiti di organismo
di autogoverno della magistratura si occupi di politica perdendo proprio per
questo motivo credibilità», dichiara Roberto Cota, presidente del gruppo Lega
alla Camera. All'opposto Donatella Ferranti, Pd: «Il governo ne tenga conto e
ritiri le norme sulle ronde che sono un obbrobrio giuridico, un inqualificabile
passo indietro dello Stato nella lotta alla criminalità, e un regalo a mafia e
camorra». Quello del Csm è un «parere» articolato. Appoggia l'introduzione del
reato di stalking (salvo segnalare che sarebbe bene rendere «irrevocabili» le
denunce). I consiglieri hanno invece qualche perplessità sull'arresto
obbligatorio, dato che il reato di violenza sessuale ricomprende comportamenti
molto diversi e si demanderebbe alla polizia il compito di decidere se una
violenza sia da considerare grave o attenuata. Al limite, potrebbe scattare
l'arresto pure per la manomorta su un autobus. «Si pensi al contatto voluto su
mezzi di trasporto». Nutrono dubbi, i consiglieri, anche sul trattenimento di
clandestini nei Cie fino a 180 giorni: non per il fatto in sé, quanto perché la
materia è stata demandata ai giudici di pace «in ragione della possibile
dilatazione temporale del trattenimento occorrerebbe instaurare un controllo
sulle modalità e condizioni della detenzione amministrativa». Ma è sulle ronde che il Csm picchia duro. In Parlamento è stato
fissato un principio che secondo il ministro Maroni dovrebbe tranquillizzare
anche i più critici: l'albo delle associazioni sarà depositato presso i
prefetti. «Non si configura - scrive il Csm - come un effettivo controllo
sull'attività svolta dall'associazione, ma come una mera verifica della
corrispondenza tra i requisiti stabiliti nel decreto ministeriale e quelli
posseduti dall'associazione». Né li convince l'arruolamento dei rondisti,
ovvero l'assenza nel decreto di «ogni requisito negativo, preclusivo della
partecipazione alle associazioni come quelli di essere stati condannati per
reati di violenza o per il compimento di atti di discriminazione». E poi la delicatissima
questione dell'autodifesa. Nel decreto è scritto che i cittadini di ronda non
debbano essere armati. Una dizione che per il Csm è troppo fumosa. «Non è tale
da fugare ogni dubbio sull'utilizzazione di strumenti, non definibili armi in
senso proprio, ma comunque atti a offendere». Conclusioni all'insegna del
pessimismo. Altro che aiuto alle forze di polizia. «Può determinare il rischio
di incidenti e nei casi più gravi della commissione di reati».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 19 -
Cronaca LIANA MILELLA ROMA - A forte rischio di costituzionalità. Perché, nel
decreto che istituisce le ronde, non è scritto da nessuna parte che «non devono
avere né natura, né finalità di ordine politico». Mentre la Costituzione,
all´articolo 18, vieta espressamente che si possano costituire gruppi che
«perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di
carattere militare». Per le ronde c´è l´aggravante di aver usato una formula
troppo generica (nel testo si parla di cittadini «non armati») per proibire
l´uso di strumenti offensivi anche impropri. Il Csm non fa sconti al ministero
dell´Interno su quelli che il ministro leghista Roberto Maroni ha battezzato i
«volontari per la sicurezza», i futuri protagonisti della difesa fai da te
tanto cari al Carroccio. In dieci pagine, la sesta commissione, quella che
valuta contenuti ed effetti delle riforme, promuove il nuovo reato di stalking
e, ma solo in parte, le future norme contro gli stupri (in particolare
l´obbligo dell´incidente probatorio per fermare subito la testimonianza della
vittima), ma boccia senza appello le ronde e i nuovi Cie, i Centri d´identificazione
ed espulsione in cui un immigrato rischia di restare recluso fino a sei mesi.
Una «vera e propria detenzione amministrativa» disposta dal solo giudice di
pace e non da un tribunale ordinario in composizione monocratica che dà ben
maggiori garanzie di contraddittorio. Il decreto (in scadenza il 25 aprile) si
avvia solo la prossima settimana a ottenere il primo lasciapassare alla Camera.
Da ieri è divenuto il contenitore anche per far fronte al vuoto di pubblici
ministeri nelle procure, col governo costretto a mettere da parte il divieto di
passare da pm a giudice (e viceversa) nello stesso distretto previsto
dall´ordinamento giudiziario Castelli pur di tamponare l´emergenza. Il Pd
annuncia un´opposizione durissima (come Idv e Udc) utilizzando
anche la stroncatura del Csm. Tant´è che la democratica Donatella Ferranti ha
di nuovo chiesto al governo di ritirare «l´obbrobrio giuridico» delle ronde. Il
parere del Csm non lascia spazi di possibile trattativa. A partire dal
principio generale della sicurezza che finisce in mano ai privati e
«all´elevato tasso di discrezionalità» che i rondisti avranno nel segnalare «situazioni
di disagio sociale». Un´espressione vaga in cui può rientrare di tutto. Anziché
giovare alla sicurezza, le ronde possono provocare incidenti, «commettere
reati» in proprio, finire per risolversi «in un aggravio», anziché in un
vantaggio, per polizia e magistratura. La maggioranza attacca il Csm (il
leghista Roberto Cota ne definisce «improvvida» l´uscita, i pidiellini Fabrizio
Cicchitto e Jole Santelli contestano la sua legittimità a dare pareri), ma i
rilievi potrebbero essere utilizzati anche dalla medesima coalizione da chi ha
già prodotto emendamenti. Come quello dell´aennino Manlio Contento che da
settimane si batte per far passare dalle commissioni parlamentari il
regolamento delle ronde in modo da verificarne il contenuto, mentre dal
Viminale scalpitano per ridurne il giudizio a un semplice parere consultivo,
quindi non vincolante.
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 -
Cronaca "E ora stop alla fuga delle coppie all´estero" Le
associazioni: sarà più facile avere figli. A migliaia negli anni scorsi
costretti a emigrare L´avvocato che ha seguito i ricorsi: "I giudici hanno
capito la sofferenza degli aspiranti genitori" CATERINA PASOLINI ROMA -
Per chi da anni lotta cercando un figlio, «non un bambino perfetto ma un
piccolo che abbia la possibilità di vivere», ieri è stato il giorno della
vittoria. «è stata ristabilita la dignità della donna e l´autonomia del
medico», esulta Filomena Gallo di Amica Cicogna. Felicità e commozione, venate
da un senso di incredulità. Troppo forte il timore che ancora non sia vero, che
resti il limite dei tre embrioni, la condanna a non aver figli, lo strazio dei
viaggi all´estero. Emozioni dense per una sentenza attesa per anni da migliaia
di coppie, da donne sottoposte a continui bombardamenti ormonali - evitabili se
fosse stato possibile produrre più embrioni e conservarli - costrette ad
emigrare nonostante la bravura dei medici italiani «perché su tre embrioni la
diagnosi preimpianto spesso non ha valore statistico. E ora siamo di nuovo un
paese europeo. I pazienti smetteranno di subire una legge sadica, ingiusta e
senza razionalità scientifica», sbotta il professor Guglielmino del centro Hera
di Catania. «è una vittoria, una speranza concreta per quelli come noi che da
anni cercano un figlio che abbia la possibilità di vivere», dicono Francesco e
Grazia Gerardi, portatori di una malattia genetica, che hanno presentato
ricorso contro la legge 40 e fatto diversi viaggi all´estero, diecimila euro
alla volta «perché fatta su tre embrioni la diagnosi era inutile». E ancora
sognano un bebè. «Mi viene da piangere dalla felicità per tutte le donne che
ancora aspettano, io so cosa hanno sofferto», fa eco Sandra Scuderi, mamma dopo
numerose trasferte. Come loro in tanti hanno chiamato ieri le associazioni
Hera, Sos infertilità, Cittadinanza attiva, Madre Provetta e Amica cicogna che
seguite da un pool di legali hanno presentato ricorsi su ricorsi, arrivando sino alla Corte Costituzionale per «dare giustizia», dice
l´avvocato Maria Paola Costantini, che come gli altri lavora gratuitamente per
queste coppie. «Mi sembra che i giudici abbiano capito che non erano giusti i
rigidi protocolli della legge, hanno seguito le indicazioni delle sentenze in
cui si invitava a valutare caso per caso. Hanno compreso la sofferenza
degli aspiranti genitori. Forse questo ridurrà il turismo procreativo». E che
questa sentenza significhi uno stop delle trasferte lo conferma il professor
Gianaroli, degli Studi di medicina della riproduzione, che parla addirittura di
ventimila coppie in partenza ogni anno dall´Italia. «è il trionfo dello stato
laico», commenta soddisfatto il professor Antinori, presidente della Warm, una
delle associazioni che si sono costituite nel giudizio davanti alla Consulta.
«Sono felice per le migliaia di coppie che con questa decisione potranno
fecondare il numero di ovuli che il medico riterrà giusto, e di veder applicare
la riproduzione assistita con una speranza di successo pari agli altri paesi
del mondo, che invece la legge 40 aveva limitato».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 19 - Cronaca Dopo le liti giudiziarie i fiori d´arancio potrebbero far
riavvicinare Margherita ai figli Csm, no a ronde e Centri d´espulsione Si sposa
Ginevra Elkann casa Agnelli torna a far festa "Gravi rischi di
incostituzionalità". Il Pdl: indebite interferenze VERA SCHIAVAZZI TORINO
- E se insieme alle nozze arrivasse anche un ramoscello d´ulivo? Il
sospetto, o forse l´augurio, è nell´aria da quando nelle buche delle lettere di
amici e parenti sono arrivate le partecipazioni: Ginevra Elkann, e Giovanni
Gaetani dell´Aquila d´Aragona si sposano a Marrakesh, dove ha casa l´amatissima
nonna di lei, Marella Agnelli, il 25 aprile, e festeggeranno con gli amici
torinesi il 9 maggio nella villa di Moncalieri. A partecipare le nozze per la
sposa sono, come è d´uso, il padre Alain Elkann e la madre Margherita Agnelli
de Pahlen, pure divorziati da tempo. Come è d´uso, appunto, ma la scelta di
annunciare insieme un matrimonio in una famiglia fino a poco tempo fa dilaniata
dalla contesa legale sull´eredità di Gianni Agnelli appare comunque
significativa. E poiché per ora la lite giudiziaria si è conclusa con un punto
a favore di Margherita (la Corte di Cassazione ha deciso che il processo civile
dovrà comunque celebrarsi a Torino, e non in Svizzera, com´era stato chiesto da
Marella Agnelli e da Maron), tutto lascia pensare che mentre gli avvocati
lavorano per accordarsi una festa di famiglia possa fare il resto. Non è un
caso, del resto, se Ginevra è stata più volte indicata dai fratelli come la
"vera anima" della famiglia, la giovane e risoluta donna che dietro
l´apparenza schiva ha sempre cercato di mantenere relazioni civili, se non
affettuose, tra i vari componenti della casata. Se e quanto la pace sarà
duratura, lo si vedrà presto. Intanto gli amici descrivono gli sposi come
"felici e innamoratissimi": lei in dolce attesa di un bambino che
nascerà a fine estate, lui temporaneamente distratto dalle tenute di famiglia e
impegnato nella preparazione della futura abitazione romana. I Gaetani
dell´Aquila sono uno dei rami di una delle più antiche famiglie della nobiltà
romana e napoletana.
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
VERTENZA.ANCHE AD
ASTI Sciopero degli avvocati bloccato maxi processo Fa discutere lo sciopero
degli avvocati penalisti italiani che chiedeno la separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e inquirenti e le riforme del Csm e del
codice di procedura penale. Niente udienze per tutta la settimana: sarà
rinviata anche l'udienza preliminare per la «cupola» degli appalti edili (50
imprenditori e manager indagati). Il giudice Aldo Tirone, gup del maxi processo
ed ex coordinatore dell'Anm astigiana, ha espresso contrarietà alla scelta dei
legali: «Dovremo rifare tutte le notifiche con aggravi di spesa e
perdite di tempo. Non mi pare che la giustizia in questo momento abbia bisogno
di rinvii. Gli avvocati pensino a limitare l'accesso alla professione: troppi
legali spesso sono sinonimo di cause inutili».
( da "Repubblica, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 40 -
Cultura LA NUDA VITA Nel nuovo libro di paolo flores d´arcais una dura accusa
contro chiesa e politici chi vuole espropriare La polemica scoppiata con il
caso Englaro ha reso quasi impossibile far rispettare i valori costituzionali,
il principio di ragionevolezza e lo spirito di umanità STEFANO RODOTà n
apertura del suo nuovo libro (A chi appartiene la tua vita?, Ponte alle Grazie,
Firenze, pagg. 158 , euro 12.50) Paolo Flores d´Arcais sottolinea subito che
esso «non era nelle intenzioni. è stato imposto dalla violenza delle
circostanze». Ma non siamo di fronte ad un "instant book", legato a
una vicenda di cronaca e destinato ad esaurirsi con essa. Si tratta di una
riflessione che, pur prendendo direttamente le mosse dalla vicenda di Eluana
Englaro, va a fondo sui temi generali che essa ha imposto alla discussione
pubblica. Un libro tempestivo, dunque, uno strumento utile per reagire alla
regressione culturale che stiamo vivendo e che produce le aberrazioni
legislative di questi giorni, ricordandoci che la cattiva politica è sempre
figlia della cattiva cultura. Appartiene a quella riflessione su una ars
moriendi laica, condotta da credenti e non credenti, che sta cercando di
offrire a tutti gli uomini di buona volontà un terreno di discussione comune,
libero da ogni forma di ipoteca confessionale o ideologica, e che possa così
restituire a tutti e a ciascuno il rispetto di libertà e dignità nel tempo in
cui la vita finisce. Il linguaggio è netto, senza giri di parole, com´è subito
evidente dal titolo del primo capitolo � "il partito della
tortura". Sarebbe sbagliato, tuttavia, cogliere qui una forzatura. Il
termine "tortura" compare in una lettera del 1970 di Paolo VI a
proposito appunto dei trattamenti inutili nella fase terminale della vita, testimonianza
di una consapevolezza che sembra smarrita e che ha portato la Chiesa ad
assumere atteggiamenti di assoluta chiusura, in forme tali da provocare una
netta presa di distanza da parte di molti credenti. Ed è proprio la polemica
con le posizioni della Chiesa cattolica a costituire un dichiarato filo
conduttore dell´intero libro, in due direzioni: il rifiuto di ogni pretesa
teocratica, della imposizione a tutti di comportamenti fondati su una
religione; le contraddizioni pratiche in cui la Chiesa si trova impigliata
proprio quando stabilisce i criteri in base ai quali valutare la legittimità
dei comportamenti. Il caso Englaro viene esaminato come lo specchio d´una
politica ottusa e impietosa, che sfrutta quell´occasione per interrompere la
civile costruzione del diritto di governare liberamente la propria vita secondo
Costituzione, e a questo sostituisce non il rispetto delle credenze di ciascuno
(che non era mai stato in discussione), ma la dipendenza di Governo e
maggioranza parlamentare da posizioni sempre più dure e dichiarate della
gerarchia vaticana. Il clima è quello di una sottomissione della politica, che
sta producendo ben più d´una specifica legge: cambia i rapporti tra la persona
e lo Stato, mortificando o addirittura cancellando la rilevanza del consenso
informato. Proprio l´accento posto sulla volontà della persona, sul suo diritto
di rifiutare le cure e di "non soffrire", costituisce il riferimento
costante della riflessione ulteriore, e più impegnativa, condotta da Flores
d´Arcais, che lo porta ad affrontare direttamente il tema del suicidio
assistito, il cui pregiudiziale rifiuto appare sostenuto da argomenti deboli,
tali da determinare anche ingiustificate disparità di trattamento tra soggetti
che si trovano in situazioni sostanzialmente identiche (proprio da questa
considerazione prese le mosse il documento indirizzato alla Corte Suprema degli
Stati Uniti da un gruppo di autorevoli filosofi morali). Ma deboli in sé, o per
gli esiti resi possibili dall´innovazione scientifica e tecnologica, si
presentano anche gli argomenti fondati sulla vita come "dono" o sul
riferimento alla natura, con una critica che viene sviluppata anche attraverso
un confronto con personalità autorevoli della Chiesa come i cardinali Tonini e
Tettamanzi. Riflessione teorica e argomentazione costituzionale
si congiungono, mettendo in evidenza la debolezza delle posizioni di chi sta
adoperando lo strumento legislativo per impadronirsi della vita altrui, con una
operazione che assume così i connotati di una prevaricazione. Ma, proprio
grazie al lavoro di critici determinati, la coscienza di questa debolezza
comincia a diffondersi, incrina certezze anche nella maggioranza politica che
sta perseguendo l´obiettivo di espropriare le persone di quel diritto
all´autodeterminazione definito "fondamentale"
dalla Corte costituzionale.
Una constatazione, questa, che induce non all´ottimismo, ma a confermare il
dovere di ognuno di fare la sua parte, a reagire alla rassegnazione di chi
pensa che l´azione culturale sia ormai inutile. Fa bene, quindi, Paolo Flores
d´Arcais a sottolineare la necessità di continuare "la lotta",
e di farlo con strumenti acuminati, e non compiacenti.
( da "Stampa, La" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
REGIONE.PER IL
RICORSO DEL GOVERNO ALLA CONSULTA Hanno detto Lite Pd-Pdl sulla
"Brunettina" Il presidente Cerise ha dovuto intervenire più volte per
far tornare l'aula alla normalità Lo scambio di accuse [FIRMA]ALESSANDRO CAMERA
AOSTA Bagarre in Consiglio regionale sulla legge «Brunetta» tra il consigliere
Raimondo Donzel del Pd e Massimo Lattanzi, capo del gruppo del Pdl. Il violento
battibecco ha richiesto uno sforzo notevole da parte del presidente
dell'assemblea per fare ritornare la calma. Donzel, parlando
del ricorso alla Corte Costituzionale della Presidenza del Consiglio dei
Ministri contro la legge regionale ''Brunettina'', ha accusato il governo
Berlusconi «di continuare a mandare avvertimenti minacciosi nei confronti
dell'autonomia della Valle d'Aosta. Aspettiano serenamente la decisione della
Consulta ma ricordiamo a chi ha orecchie per intendere che con la ''Brunettina''
si voleva ribadire la nostra capacità legislativa in quanto Regione autonoma a
statuto speciale, cosa che intendiamo continuare a fare senza alcun timore».
Dura e immediata (anche interrompendo l'intervento di Donzel) la replica di
Lattanzi. «Vergogna - ha detto -. Di questi atteggiamenti il Pd si deve
vergognare. L'apparente moderazione del Pd nasconde un astio che è proprio
della sinistra. E' l'atteggiamento di un Pd che accumula sconfitte a
ripetizione e che anche in Valle continua a dilaniarsi all'interno alla ricerca
di una linea politica che non ha. Il Pd deve rendersi conto che il Pdl non è un
nemico ma un avversario e i rappresentanti del Pd valdostano si rendano conto
che il ricorso contro la ''Brunettina'' è un atto dovuto. Lo condividiamo
perché mira ad evitare che nascano in Valle dipendenti pubblici di serie A e di
serie B. Non c'è nessun attacco all'autonomia, a questo ritornello non crede
più nessuno». A scatenare lo scontro, in apertura della prima giornata del
Consiglio regionale è stata l'ufficializzazione del ricorso fatta dal
presidente del Consiglio Alberto Cerise. La notizia, prima del battibecco tra
Donzel e Lattanzi, è stata ripresa con cenni critici sull'operato del governo
nazionale da Roberto Louvin, capo gruppo di Vdavive/Renouveau: «Siamo alla
politica del bastone e della carota nei confronti della Valle d'Aosta e il
bastone batte sulla schiena dei dipendenti regionali». Raimondo Donzel «Le
minacce non ci fanno paura. La Valle ha sconfitto il fascismo, può battere gli attacchi
del governo di centrodestra». Massimo Lattanzi «Equiparare il Pdl al fascismo è
un falso storico ed è un insulto ai milioni che votano Pdl. L'apparente
moderazione del Pd nasconde l'astio dei perdenti».
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
FATEBENEFRATELLI
DI NAPOLI l PAGINE 2/3 Prima vittima del medico-spia E' una ivoriana di 24 anni
ed è richiedente asilo. Denunciata alla polizia dopo il parto in base al
«pacchetto sicurezza». Il Csm boccia ronde e Cie
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
GOVERNO Un emendamento al testo sulle ronde affida al Csm il potere di
trasferire le toghe nei tribunali più difficili Contrordine, «i giudici possono
fare i pm». Nelle sedi disagiate Sara Menafra Pm trasformati in avvocati
dell'accusa? Col cappello in mano e ben distinti dai giudici? Non più. Quando
si tratta di risolvere un problema burocratico che rischia di paralizzare la
giustizia penale, come per incanto la separazione delle carriere smette
di essere una priorità del governo Berlusconi. Anzi, i magistrati possono
essere «obbligati» a passare dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e
viceversa. Purché - e qui sta il paradosso - sia il Consiglio superiore della
magistratura a costringerli, imponendo loro di cambiare distretto e, quasi
sempre, regione. La novità è contenuta in un emendamento presentato dal governo
ieri mattina. In cui si prevede che, d'ora in poi, per coprire i posti vacanti
nelle sedi disagiate, il Consiglio superiore della magistratura possa spedire i
giudici a fare i pm e viceversa. In deroga ai paletti della riforma Mastella,
che avevano invece imposto che chi avesse voluto passare da una funzione
all'altra dovesse cambiare regione, oltre che distretto. Visto che nella
maggior parte del territorio nazionale, distretti e regioni si sovrappongono (i
distretti sono 28, di cui 4 in Sicilia, le regioni 20), saranno costretti a
spostarsi di parecchi chilometri. Il problema delle sedi disagiate e delle
procure scoperte è da mesi oltre l'allarme rosso. In Sicilia, il concorso per
coprire i 55 posti vacanti in 14 procure si è risolto con quattro domande, tre
per Palermo e una per Catania. Secondo i dati pubblicati recentemente dal
Corriere della sera, restano senza titolare 7 posti a Caltanissetta, 6 a
Trapani, 4 a Gela e Ragusa, 3 ad Enna, Marsala e Termini Imerese, due ad
Agrigento, uno a Nicosia, uno a Barcellona Pozzo di Gotto, Sciacca e alla
procura dei minori di Caltanissetta. E i dati di qualche mese prima
raccontavano scoperture con picchi del 40% anche in Calabria, con una procura
di Locri semideserta e il tribunale di Vibo Valentia scoperto al 40%. Un
effetto, forse voluto, delle norme che impediscono ai magistrati di prima
nomina di fare i pm. E impongono a quelli che vogliono diventarlo di spostarsi
lontano dalla prima sede. Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione
giustizia, ha lanciato l'allarme appena ha visto il testo. Che prevede, tra
l'altro, di aumentare il numero delle «sedi disagiate» da 60 a 80 e i magistrati
che possono essere trasferiti d'ufficio da 100 a 150. «I magistrati trasferiti
d'ufficio risulteranno come se fossero sempre in missione, con grave incremento
dei costi», dice Ferranti. E' preoccupata anche Fiorella Pilato, membro della
commissione al Csm che si occupa appunto dei trasferimenti: «Questo testo
anticipa le deroghe previste dalla legge sul processo penale», spiega. Il
rischio, tra l'altro, è che i poteri affidati a palazzo dei Marescialli
finiscano con l'essere troppo ampi. Con la conseguenza che i magistrati
trasferiti denuncino di essere vittime di un arbitrio e chiedano al Tar di
annullare tutto. Lasciando le procure del Sud sempre più vuote.
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
LE NORME DEL 2004
Quegli obblighi e divieti salvati dalla Cei e dall'astensione Il limite di tre
embrioni in un unico impianto previsto dalla legge 40 e dichiarato incostituzionale ieri dalla Consulta era già stato oggetto di
un referendum abrogativo nel giugno del 2005. Ma il referendum non aveva
raggiunto il quorum del 50 percento degli aventi diritto al voto più uno,
stessa sorte capitata agli altri tre quesiti che volevano cancellare il divieto
di ricerca e di congelamento degli embrioni, l'articolo uno della legge che
prevede diritti del nascituro parificati a quelli delle persone già nate e il
divieto della fecondazione eterologa. Un referendum completamente abrogativo della legge era stato dichiarato inammissibile dalla Corte costituzionale. Al termine di una
campagna elettorale tutta giocata dalla Chiesa, dal centrodestra e dalle
associazioni pro-life con l'obiettivo dell'astensione, la partecipazione degli
elettori si era fermata al 25,9%, mentre i sì avevano (inutilmente) vinto in
tutti e quattro i referendum abrogativi con percentuali dal 77% all'88%.
La legge, varata nel 2004 dalla maggioranza di centrodestra dopo grandi
polemiche, consente l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita per
risolvere problemi di sterilità o infertilità documentati e solo se non ci sono
altri metodi terapeutici efficaci. Le tecniche sono comunque vietate alle
coppie omosessuali e ai single. Non è ammesso il ripensamento della donna: una
volta che l'ovulo è fecondato dev'essere impiantato. Salvo che per gravi e
imprevedibili problemi di salute della donna: solo in quel caso è ammessa la
crioconservazione e solo fino al trasferimento nell'utero da realizzarsi in
ogni caso prima possibile. In tutti i casi è consentita l'obiezione di
coscienza dei medici e del personale sanitario.
( da "Manifesto, Il" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
BIOETICA
Procreazione assistita: "No al limite dei tre
embrioni" La Corte Costituzionale boccia la legge 40 Iaia Vantaggiato ROMA
La Corte costituzionale
boccia di fatto la legge 40 sulla fecondazione assistita dichiarandone
illegittimo l'articolo 14, quello che prevede che ci sia "un unico e
contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre" di embrioni.
A fare ricorso alla Corte, con tre distinte ordinanze, sono stati il Tar del
Lazio e il Tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti, rispettivamente, la
World association reproductive medicine (Warm) e una coppia non fertile di
Milano affetta da esostosi, una grave malattia genetica (con tasso di
trasmissibilità superiore al 50%) che genera la crescita smisurata delle
cartilagini delle ossa. Dire "no" al limite dei tre embrioni vuol
dire, in realtà, minare sin dalle fondamenta l'intera struttura della legge il
cui vero vulnus non riguarda tanto la produzione degli embrioni quanto
l'obbligatorietà di un trattamento sanitario che costringe le donne - senza
considerazione alcuna rispetto alle differenti condizioni di età o di salute -
ad accettare un impianto (tre, non meno di tre, non più di tre) che può portare
a gravidanze multiple o, viceversa, a nessuna gravidanza. Col rischio, in
quest'ultimo caso, di vedersi costrette a ripetere pesantissimi trattamenti
ovarici. "La legge 40 - spiega Carlo Flamigni - non tiene conto della
differenza tra giovani e meno giovani, tra le diversità di risposta ovarica
agli stimoli così che le ragazze più giovani possono andare incontro a
gravidanze trigemini e le meno giovani incorrere nel rischio di non avere
neanche un bambino". E tuttavia, continua Flamigni, "l'impianto della
legge si modifica completamente con la dichiarazione di illegittimità di quel
limite. Il problema è capire ora come la legge 40 si riassesta perché niente di
nuovo, almeno al momento, mi pare venga detto a proposito delle indagini
genetiche preimpianto né - tantomeno - mi pare ci siano novità rispetto alla fecondazione
eterologa". Ma il vero problema, visto che da ieri è caduto per
incostituzionalità il limite dei tre embrioni, è capire che fine fanno quelli
prodotti in eccesso. Lo stesso articolo 14 della legge 40 ne vieta infatti la
crioconservazione, cioè il congelamento, ma la Corte su questo non si è
pronunciata. "La questione - afferma Maria Luisa Boccia - è proprio quello
della conservazione degli embrioni. Di quelli, per intenderci, che la donna non
accetta o che comunque sono in sovrannumero. Secondo l'etica cattolica non
andrebbero conservati. Ma allora che ne facciamo? Non sarebbe giusto pensare di
conservarli per eventuali nuovi impianti o per la ricerca?". Una legge
folle e insensata, la legge 40, che alle donne impone la maternità, ai laboratori
di produrre un numero prestabilito di embrioni e ai medici di impiantarli tutti
per evitare il fantasma della "conservazione". La sentenza di ieri
smaschera, in parte, questa insensatezza perché nel momento in cui definisce incostituzionale l'impianto obbligatorio dice altresì quanto
sia per l'appunto folle e insensato stabilire per legge il numero degli
embrioni da produrre e di conseguenza da impiantare. "La legge sulla
fecondazione assistitita - continua Maria Luisa Boccia - è una legge contro la
salute della donne e contro la dignità della persona. Contro il buon senso, la
ragionevolezza e contro la Costituzione". E' una legge che ignora quanto
sia più importante - rispetto al desiderio di maternità o comunque di
genitorialità - una pratica medica viva e attenta piuttosto che un algido e
rigido codice. E la cronaca degli ultimi giorni ci impone accostamenti che solo
all'apparenza sembrerebbero impropri: la legge sulla fecondazione assistita è
stata costruita nello stesso modo in cui è stata costruita la legge sul
testamento biologico. In entrambi i casiparadigmi rigidi e assoluti che non
tengono conto delle diverse situazioni. E, in entrambi i casi, trattamenti
sanitari obbligatori. Che si tratti di tre embrioni o di un sondino. Tra le
prime a reazioni alla sentenza della Corte costituzionale
quella di Eugenia Roccella, sottosegretaria al Welfare con delega alla
bioetica. Di fatto colei che della legge sulla fecondazione assistita dovrà,
tra breve, occuparsi: "Sono molto dubbi gli effetti della sentenza della Corte
Costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei centri». Un modo
come un altro per annunciare l'imminente emanazione di «nuove linee guida».
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
LA
ROVINA DEI TEOCON Micaela Bongi Era stato un ex presidente della Corte costituzionale, Antonio
Baldassare, nell'udienza di martedì, a sostenere che la legge 40 sulla
procreazione assistita andava difesa con i denti, altrimenti «la tutela
dell'embrione sparirebbe e si darebbe piena espansione all'interesse della
salute della donna». E' stata la stessa Corte, ieri, accogliendo alcuni dei
ricorsi presentati, a spiegare al teocon Baldassare e a tutti i cosiddetti
pro-life che la salute della donna non può essere ignorata, anzi calpestata,
come fatto dagli estensori della legge 40 in nome di quel fondamentalismo che
spaccia il primato dell'embrione - non diversamente dall'obbligo di sondino -
per difesa della vita. Illegittima, per la Consulta, la norma che prevede la
produzione di un massimo di tre embrioni da impiantare contemporaneamente nell'utero.
Illegittimo non prevedere che il trasferimento di quegli embrioni debba «essere
effettuato senza pregiudizio per la salute della donna», appunto. E così, come
nel caso di Eluana Englaro, è ancora una volta il potere giudiziario a fare
argine a un potere legislativo che, forte della maggioranza parlamentare,
pretende di arrogarsi la decisione ultima sulle coscienze, sulle libertà, sui
desideri, sui corpi, rappresentandosi come un principio creativo che non
conosce limiti. Nemmeno nella Costituzione. La quale dimostra ancora una volta
di avere in sé gli anticorpi necessari. Ma ecco che, proprio come nel caso di
Eluana, il governo si dice già pronto a correggere quelle che dal suo punto di
vista sono invece storture. Lo chiarisce uno dei cordinatori del neonato Pdl,
Sandro Bondi: «La sentenza della Consulta pone un problema grave per la nostra
democrazia, in quanto la sovranità del parlamento viene intaccata
parallelamente alla percezione di una autorità di garanzia». Per ora, il fronte
teocon o teodem che dir si voglia, di maggioranza e di opposizione, subisce un
sonoro schiaffo che vale per oggi e per ieri. Per oggi, per l'accanimento con
il quale si finge di voler approvare una legge sul testamento biologico mirando
in realtà a negare ogni concezione sulla fine della vita che non sia quella
imposta dalle gerarchie vaticane. E fatta propria da chi, in nome del popolo
sovrano, immagina i nuovi confini dello stato racchiusi nel Partito degli
italiani. Per ieri, per l'ostinazione con la quale, di legislatura in
legislatura, il corpo femminile è stato fatto oggetto di scontri dentro e tra
gli schieramenti politici, di forsennate campagne, di tentativi di accerditarsi
a fini elettoralistici presso l'altra sponda del Tevere. Fino alla crociata
astensionistica, capitanata dall'allora capo dei vescovi italiani Camillo
Ruini, sul referendum contro la legge 40. Prevalse l'astensione. Ma non vinse,
si dimostra ora, chi negava risolutamente che quella legge sarebbe stata
smontata ricorso dopo ricorso.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-04-02 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... La Consulta
boccia la legge sulla fecondazione assistita La Corte costituzionale
ha bocciato a larga maggioranza la legge 40 sulla procreazione assistita nella
parte che limita a tre il numero degli embrioni da impiantare. «Molto dubbi gli
effetti sulle pratiche da adottare nei centri», ha commentato il
sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, annunciando «nuove linee guida».
I vescovi: «La legge funziona così come è». Il Pd: sentenza che non sorprende.
u pagina 16 Il cda Rai nomina Mauro Masi direttore generale Il cda Rai di ieri
ha nominato direttore generale Mauro Masi, attuale segretario generale della
Presidenza del Consiglio dei ministri. Approvato anche il bilancio:«La Rai –ha
detto il presidente Paolo Garimberti – è un'azienda in salute». u pagina 25 - Il Punto di Folli u pagina 16 Il Csm: ronde incostituzionali,
rischio incidenti e reati In un parere che sarà votato oggi dal plenum, il
Consiglio superiore della magistratura esprime un giudizio negativo sulle
"ronde" introdotte dal Governo nel decreto sicurezza: «Norme
generiche che determino il rischio di incidenti e commissione di reati».
u pagina 17 Fincantieri, Fiom non firma l'accordo sull'integrativo Sull'integrativo
Fincantieri è rottura tra Fiom, da una parte, e Fim e Uilm, dall'altra. Ieri le
organizzazioni sindacali dei metalmeccanici di Cisl e Uil hanno siglato
l'accordo per il rinnovo contrattuale, mentre Fiom ha proclamato per oggi uno
sciopero. u pagina 21 Lieberman gela i palestinesi: «Annapolis non vale»
Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri del neonato Governo Netanyahu, gela
subito le speranze di pace e di uno Stato palestinese: «La conferenza di
Annapolis - ha detto - per noi non ha validità ». Proteste dal presidente
palestinese Abu Mazen. u pagina 12 Russia, ucciso un altro giornalista di
opposizione Un altro giornalista scomodo è stato ucciso a Mosca: Serghej
Protazanov, reporter di un quotidiano impegnato in una campagna con-tro la
costruzione di un'autostrada. Nelle stesse ore è stato aggredito Lev
Ponomariov, noto attivista per i diritti umani. u pagina 12
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
IL
CSM Bocciate le ronde e la detenzione nei Cie per sei
mesi E' una bocciatura in pieno della parte del decreto sicurezza che riguarda
le ronde, ma anche della parte che aumenta a sei mesi il trattenimento dello
straniero all'interno dei Centri di identificazione ed espulsione. Ieri la Sesta commissione del
consiglio superiore della magistratura ha messo a punto l'atteso parere sul
pacchetto sicurezza. Stamattina deciderà il plenum. Il giudizio espresso dalla
Commissione è articolato: a passare l'esame sono sostanzialmente le norme di
contrasto alla violenza sessuale e allo stalking. Sulle ronde, invece, i
consiglieri esprimono più di una «perplessità», perché si deroga «al principio
che assegna all'autorità pubblica l'esercizio delle competenze» sulla sicurezza
e per la «genericità delle previsioni» che potrebbero creare incidenti e
addirittura «commissione di reati». sulla detenzione nei Cie il Csm chiede che,
almeno, si reintrodotto l'esame di un giudice ordinario.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-04-02 - pag: 12 autore: In Ucraina presidenziali il
25 ottobre Il Parlamento dell'Ucraina ha fissato le elezioni presidenziali per
il prossimo 25 ottobre, andando contro la proposta di riforma costituzionale del capo dello Stato Viktor Yuschenko, che
fissava invece la consultazione elettorale per il 17 gennaio. Yuschenko ( nella
foto un poster esposto in Parlamento che lo rappresenta come lo Zio Sam,ironizzando sulla sua posizione filoamericana) ha subito bollato
come illegale la decisione, annunciando che intende portare la questione alla
Corte costituzionale. Tra i
candidati probabili, oltre allo stesso Yuschenko,la premier Yulia Timoshenko,e
l'ex premier filo russo Viktor Yanukovich. AP/LAPRESSE
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-02 - pag: 16 autore: «Legge 40». La
Corte dichiara «parzialmente illegittimo» il testo sulla procreazione assistita
- Decisione a larga maggioranza Fecondazione, stop della Consulta Bocciato il
limite dei 3 embrioni, ampliate le possibilità di crioconservazione Donatella
Stasio ROMA A cinque anni dalla sua approvazione e a quattro dal referendum che
ne sancì la sopravvivenza, la legge n. 40 sulla fecondazione assistita viene
bocciata, sia pure parzialmente, dalla Corte costituzionale.
A cadere è una delle norme più contestate della legge, quella che imponeva la
produzione di non più di tre embrioni per volta, da impiantare nell'utero
contemporaneamente, a prescindere dalla valutazione del medico curante nel caso
concreto, costringendo così la donna a sottoporsi a più trattamenti invasivi,
pericolosi per la sua salute fisica e psichica. La Corte ha poi ampliato i casi
di crioconservazione degli embrioni ( oggi consentita solo in presenza di uno
stato di malattia acuta), anche in vista di impianti successivi, lasciando
sempre al medico curante la valutazione. Di più, al momento, non si sa. La
decisione è stata resa nota, infatti, con uno scarno comunicato stampa, senza
alcun riferimento neanche agli articoli della Costituzione violati. Le norme
censurate sono contenute nel secondo e terzo comma dell'articolo 14 della legge
40, riguardanti appunto l'impianto e la crioconservazione. Si è invece
"salvato" l'articolo 6, sull'irrevocabilità del consenso prestato
dalla donna dopo la fecondazione dell'ovulo, ma soltanto perché la relativa
questione è stata giudicata «inammissibile per difetto di rilevanza nei giudizi
principali», il che significa che la Corte non è entrata nel merito. Per
saperne di più sulla portata di questa attesissima sentenza, bisognerà
attendere le motivazioni affidate alla penna del giudice relatore Alfio
Finocchiaro. Dunque la Corte si è finalmente pronunciata. Le indiscrezioni
raccontano di una decisione presa a larga maggioranza, ma in un clima sereno.
Del resto, la legge 40 era finita a Palazzo della Consulta già nel 2006, anche
se in quell'occasione i giudici costituzionali si fermarono un gradino prima
del merito e, per ragioni di opportunità, si limitarono a una pronuncia di
«inammissibilità». Ma il terreno era ormai arato anche se, nel frattempo,
diversi giudici hanno lasciato Palazzo della Consulta e altri vi sono entrati.
Durante l'udienza pubblica di martedì scorso, il Comitato per la tutela della
salute, favorevole alla legge, aveva chiesto alla Corte di
sollevare d'ufficio la questione di legittimità costituzionale sulla diagnosi pre-impianto degli embrioni, sostenendo che
esiste «un diritto al figlio, ma non al figlio sano». La Corte non ha accolto
la richiesta. Il divieto resta formalmente in piedi ma è di fatto disapplicato
in base al diritto vivente: alcuni giudici di merito ( tra cui il Tar
del Lazio) si sono infatti già pronunciati sulla legittimità della diagnosi
preimpianto dopo l'emanazione delle nuove Linee guida di applicazione della
legge 40 da parte del Ministero della Salute. A rivolgersi alla Corte erano
stati, in questo caso, il Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze, chiamati a
decidere, rispettivamente, su una causa promossa dalla Warm-World Association
Reproductive Medicine e sulla vicenda di due coppie sterili affette da malattie
genetiche trasmissibili (esostosi e retinoblastoma: la prima genera la crescita
smisurata delle cartilagini delle ossa mentre la seconda è una grave malattia
della retina dell'occhio). Secondo i giudici di merito, le norme in vigore (in
particolare quelle che la Corte ha dichiarato incostituzionali) sono
irragionevoli in quanto non garantiscono un giusto bilanciamento tra la tutela
dell'embrione e quella dell'esigenza di procreazione perchè non consentono di
valutare, in concreto, il successo della pratica da effettuare e non
riconoscono alcuna discrezionalità di valutazione al medico curante. Inoltre,
sottopongono allo stesso trattamento, predeterminato per legge, donne in
condizioni fisiche diverse, costringendole a sottoporsi a ripetuti trattamenti
che, in quanto invasivi e a basso tasso di efficacia, ledono la dignità della
persona e la sua salute psico-fisica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-02 - pag: 17 autore: Sicurezza.
«Rischio incidenti e reati» Il Csm: «Le ronde?
Incostituzionali» ROMA Il Consiglio superiore della magistratura smonta le
ronde volute dal Governo con il decreto legge stupri. Ma anche le norme sul
carcere obbligatorio per gli indagati di violenza sessuale e quelle che estendono
a 6 mesi il termine massimo per trattenere gli stranieri irregolari nei Centri
di identificazione e di espulsione ( Cie). Le «perplessità» sono
espresse nel parere che sarà votato oggi dal plenum e, per quanto riguarda le
ronde, si traducono in veri e propri dubbi di legittimità costituzionale perché
il Dl, tra l'altro, non vieta espressamente (ignorando così l'articolo 18,
secondo comma, della Costituzione) che i volontari «perseguano scopi politici
mediante organizzazioni di carattere militare ». A ciò si aggiungano le
«perplessità» sulla possibilità di «derogare al principio generale che assegna
alla pubblicaautorità le competenze in materia di tutela della sicurezza,
escludendo che questa possa essere affidata a privati». Il parere del Csm
(relatori Roia e Volpi)è stato approvato dalla sesta commissione con 5 voti a
favore e l'astensione di Antonio Patrono (togato di Mi), perplesso proprio sul
punto delle ronde. Ma il testo - immediatamente definito «politico» e «indebito
» dal Pdl - dovrebbe comunque ottenere la maggioranza del plenum. Nel documento
non mancano, peraltro, alcune note positive sul decreto stupri, che la prossima
settimana sarà votato dall'Aula della Camera. Sono definite «apprezzabili» le
scelte fatte per «rafforzare gli strumenti di contrasto di tutte le forme di
aggressione sessuale», a cominciare dall'incidente probatorio (la possibilità
di assumere la testimonianza della vittima, a prescindere dalla sua minore età,
durante le indagini senza doverla ripetere in dibattimento) nei casi di
violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia, per evitare che il processo si
trasformi in un danno ulteriore; positiva anche la previsione del gratuito
patrocinio per le vittime di violenze, singole o di gruppo nonché
l'introduzione del reato di stalking che «colma una profonda lacuna». Le note
dolenti riguardano, per la parte stupri, l'automatismo del carcere e del
divieto dei benefici penitenziari previsto per i presunti stupratori sulla
falsariga dei mafiosi, ma senza tener conto delle differenze tra le due figure
criminali. Decisamente critico il giudizio sull'estensione a 6 mesi del termine
per trattenere gli stranieri nei Cie, in contrasto con la direttiva europea sul
rimpatrio degli stranieri irregolari perché pone sullo stesso piano il trattenimento
( legittimato dalle resistenze dello straniero a farsi identificare) con il
prolungamento della permanenza (dovuto al ritardo nell'ottenere la
documentazione necessaria). «La conseguenza – osserva il Csm – è che potrebbe
verificarsi una vera e propria detenzione amministrativa basata su una semplice
difficoltà» ad accertare l'identità dello straniero o ad acquisire la
documentazione, malgrado la sua piena disponibilità al rimpatrio. In ogni caso,
la provazione della libertà personale «impone» un procedimento di controllo sul
«titolo» che legittima la detenzione amministrativa «assolutamente rigoroso »,
come tale da affidare a un giudice professionale (il Tribunale) piuttosto che a
un giudice onorario (giudice di pace). D. St. CONTRO L'EUROPA «Le norme sugli
immigrati del Dl violano la direttiva Ue sugli stranieri. Perplessità
sull'arresto obbligatorio per gli stupratori»
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Cronaca Italiana
Pagina 108 Fecondazione assistita. No al limite dei tre embrioni, ma resta il
divieto del congelamento Legge 40, stop della Consulta Fecondazione assistita..
No al limite dei tre embrioni, ma resta il divieto del congelamento Per la Corte
è «parzialmente illegittima» --> Per la Corte è «parzialmente illegittima»
Il ricorso presentato, con tre distinte ordinanze, dal Tar del Lazio e dal
Tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti, rispettivamente, la World
association reproductive medicine, Warm e una coppia. ROMA La Corte Costituzionale ha bocciato la legge 40 nella parte che
limita a tre il numero degli embrioni da impiantare. La decisione della
Consulta era nell'aria e ora si attendono gli effetti nei centri italiani che
da cinque anni si sono attenuti alle norme, con gli occhi sempre rivolti ai
tribunali dove a colpi di ricorsi si è consumata una guerra legale voluta da
associazioni e coppie. IL WELFARE «Sono molto dubbi gli effetti della
sentenza della Corte Costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate
nei centri», ha commentato a caldo il sottosegretario al Welfare con delega
alla Bioetica, Eugenia Roccella, annunciando l'emanazione di «nuove linee
guida». Queste saranno emanate sulla base dei pareri scientifici che saranno
elaborati dal Consiglio Superiore di Sanità, l'organo tecnico scientifico di
consultazione del ministero, che sarà ascoltato, ha detto Roccella, così come
prevede la legge. «Resta il divieto di congelamento degli embrioni - ha
aggiunto Roccella - e di soppressione di questi», una pratica che avviene, ha
aggiunto, quando per la diagnosi preimpianto se ne producono in sovrannumero.
«Mi sembra - ha quindi detto - che ora ci sia un evidente problema di
interpretazione delle norme e di contraddizioni. Per questo bisognerà fare
chiarezza sul piano delle pratiche che potranno essere adottate dai centri». LA
SENTENZA La Corte ha dichiarato, in particolare, l'illegittimità dell' art. 14
comma 2, della legge 18 febbraio 2004, n. 40, «limitatamente alle parole ad un unico
e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre » embrioni. Incostituzionale infine il comma 3 dello stesso articolo
«nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da
realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio
della salute della donna». Inammissibili invece altri passaggi della le
questioni di legittimità dei commi 1 e 4 dell' articolo 14: il primo comma
vieta la crioconservazione di embrioni al di fuori di ipotesi limitate, mentre
il comma 4 vieta la riduzione embrionaria di gravidanze plurime salvo nei casi
previsti dalla legge sull' interruzione volontaria dela gravidanza. I
RICORRENTI A fare ricorso alla Corte, con tre distinte ordinanze, sono stati il
Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti,
rispettivamente, la World association reproductive medicine (Warm) e una coppia
non fertile di Milano affetta da esostosi, una grave malattia genetica (con
tasso di trasmissibilità superiore al 50 per cento) che genera la crescita
smisurata delle cartilagini delle ossa.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Cronaca Italiana
Pagina 108 le reazioni «Incredibile»: l'Italia si divide e litiga ancora Le
reazioni --> ROMA «Così si scardina l'intero impianto della legge». È il giudizio di Carlo Casini presidente del Movimento per la
Vita sulla decisione della Corte Costituzionale di dichiarare parzialmente
illegittima la legge 40. «Ancora una volta assistiamo ad una sentenza pilatesca
della Consulta che ci lascia assolutamente perplessi». Lo afferma Maurizio Lupi
, vicepresidente della Camera, Pdl. «Non si capisce, infatti che cosa
accadrà ora agli embrioni in eccesso. Verranno buttati? Se così sarà, è chiaro
che con la sua decisione la Corte spalanca la strada a pratiche eugenetiche
inaccettabili». «È il trionfo dello Stato laico. Ora migliaia di coppie avranno
più possibilità di avere figli e di ricominciare a gioire», ha detto il
ginecologo Severino Antinori , presidente della Associazione Mondiale della
Medicina della riproduzione, una delle associazioni che si è costituita nel
giudizio davanti alla Consulta. «Sono strafelice: in questo paese vengono
riconosciuti i diritti garantiti dalla Costituzione». Positivo il commento del
ginecologo Carlo Flamigni , uno dei pionieri della fecondazione artificiale in
Italia. «Mi pare che, come già accaduto altre volte, la magistratura aiuta a
riparare le sciocchezze».
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 79 del
2009-04-02 pagina 12 Ora i magistrati vogliono bocciare persino le ronde di
Redazione Le cosiddette ronde di cittadini per la sicurezza nelle città non
piacciono al Consiglio superiore della magistratura. Parere favorevole invece
alle norme contro violenza sessuale e stalking. Giudizio messo a punto dalla
Sesta commissione e che è stato presentato al plenum. I consiglieri esprimono
più di una «perplessità» e segnalano il pericolo «del determinarsi di
incidenti, e nei casi più gravi della commissione di reati». Nel testo del
governo, secondo il Csm, troppe «discrezionalità» e
«lacune». Come la «mancata previsione» che le associazioni di volontari «non
debbano avere né natura né finalità di ordine politico»; oppure «l'assenza di
ogni requisito negativo, preclusivo della partecipazione, come quelli di essere
stati condannati per reati di violenza o per il compimento di atti di
discriminazione». E se non bastasse: «La doverosa precisazione che i
cittadini debbano essere non armati» non fuga «ogni dubbio» sull'utilizzo di strumenti
atti a offendere. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 79 del
2009-04-02 pagina 1 Fecondazione, stop alla legge di Eugenia Roccella La
Consulta boccia il limite dei tre embrioni. La Roccella: interverremo
Procreazione, la Corte Costituzionale boccia il limite dei
tre embrioni. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato l'illegittimità
costituzionale
dell'articolo 14, comma 2, della norma. «Dubbi gli effetti della sentenza»,
afferma il sottosegretario al Welfare , annunciando l'emanazione di «nuove
linee guida». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 -
Attualità Sicurezza, raddoppiano i militari in città Il Csm
critica le ronde: «Decreto generico, rischio di incidenti e di reati» ROMA.
Militari in città: il Governo va avanti e raddoppia. I ministri dell'Interno e
della Difesa hanno ribadito l'intenzione di proseguire l'operazione «Strade
sicure» oltre la scadenza di giugno. Secondo Roberto Maroni, l'impegno
congiunto soldati-forze di polizia potrebbe diventare ordinario, mentre Ignazio
La Russa punta a raddoppiare l'attuale contingente di 3.000 soldati ed al
ministero è già stato costituito un apposito gruppo di lavoro. Intanto oggi il
Consiglio superiore della magistratura si riunirà per votare su un parere della
Sesta commissione che boccia le ronde contenute nel decreto sicurezza. Il
gruppo di lavoro del ministero della Difesa dovrà «vedere come proseguire
l'ottima esperienza dei militari nelle città in sostegno di polizia e
carabinieri», ha detto La Russa. I tecnici dovranno studiare la «possibilità di
incrementare anche considerevolmente il numero dei militari impiegati,
attualmente sono 3.000, abbattendo i costi, fino a dimezzarli». In che modo?
Intervenendo su una delle voci che incide di più, «il trasferimento dei
militari e il loro mantenimento in una sede diversa, a volte con alloggio in
albergo e il pranzo fuori caserma». D'accordo Maroni: «Abbiamo l'intenzione di
trasformare lo sforzo eccezionale di uomini e mezzi nel contrasto alla
criminalità organizzata in ordinarietà», ha affermato il responsabile del
Viminale, a Caserta. Ma se l'esperienza delle pattuglie miste militari-forze di
polizia é destinata ad essere ampliata, le ronde continuano invece ad avere una
gestazione difficile: ieri sono state bocciate dal Consiglio superiore della
magistratura. In un parere al decreto che le disciplina (parere che sarà votato
oggi dal plenum), la Sesta Commissione di Palazzo dei Marescialli ha criticato
la scelta di «derogare al principio che assegna all'autorità pubblica
l'esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza». Ma soprattutto,
rileva il Csm, «la genericità delle previsioni contenute nel decreto legge può
provocare il rischio del determinarsi di incidenti e, nei casi più gravi, della
commissione di reati». Con il risultato di portare a «un aggravio sia per le
forze dell'ordine» (che verrebbero dunque distolte «dal perseguimento del fine
di garantire un efficace controllo del territorio»), «sia per l'esercizio della
funzione giurisdizionale da parte della magistratura». Critiche arrivano dal
Pdl: «Da quando il Csm é diventato una Corte Costituzionale preventiva?», si
domanda la parlamentare Iole Santelli, che parla di «indebita ingerenza nelle
scelte del governo». «Questa uscita improvvida non ci sorprende», commenta il
presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto Cota. Di diverso avviso
l'opposizione: «sono assolutamente inevitabili le critiche del Csm», afferma il
senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, secondo cui i volontari delle ronde
dovrebbero essere impiegati negli uffici, «al posto dei 20 mila componenti
delle forze dell'ordine che sono costretti a lavorare da impiegati».(a.g.)
( da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Decretata la
parziale incostituzionalità del limite dei 3 embrioni da impiantare
Procreazione, bocciata la legge No della Consulta. Il governo: «Emaneremo nuove
linee guida» NATALIA ANDREANI ROMA. La legge sulla procreazione assistita, la
legge 40, è illegittima nella parte che riguarda il numero massimo di embrioni
impiantabili contestualmente. è stata più breve del previsto l'attesa per il verdetto della Corte Costituzionale. La pronuncia è
arrivata alle sette di ieri sera, all'indomani dell'affollata udienza in cui si
sono discussi i ricorsi. La decisione dei giudici costituzionali risponde solo
in parte alle speranze delle coppie, tutte affette da gravi malattie genetiche,
che si erano costituite in giudizio contro alcune delle norme in vigore.
Tuttavia scardina uno dei principi fondanti della legge e la polemica e già
scoppiata. La Corte ha infatti dichiarato l'illegittimità dei commi 2 e 3
dell'articolo 14: nel primo caso dove il testo impone il limite dei tre
embrioni, nel secondo «nella parte in cui non prevede che il trasferimento
degli embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato
senza pregiudizio per la salute della donna». Per quanto invece riguarda le
questioni di legittimità sollevate nei confronti delle norme che regolano la
crioconservazione degli embrioni e la selezione embrionale nelle gravidanze
plurime (commi 1 e 4 dell'articolo 14), e di quella che regola la revoca del
consenso da parte di uno dei partner, (comma 3 dell'articolo 6), la Corte le ha
dichiarate innammissibili per difetto di rilevanza. Di fronte alla pronuncia
della Consulta iera sera è intervenuto il sottosegretario al Welfare, con
delega alla bioetica, Eugenia Rocella. «Gli effetti della sentenza della Corte costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei
centri sono molto dubbi. Ci sono problemi di interpretazione ed evidenti
contraddizioni», ha detto il sottosegretario. E ha annunciato «l'emanazione di
nuove linee guida» da parte dell'esecutivo. Linee che «non hanno alcun potere
interpretativo», ha subito messo in chiaro Livia Turco, Pd, augurandosi che
quella di Roccella «sia stata solo un'uscita a caldo determinata dallo scotto
subito». Ma la sentenza, per la presidente dei senatori del Pd, Anna
Finocchiaro, «non sorprende». Perché, appunto, non fa che bocciare «parti della
legge che già nella discussione parlamentare erano apparse irragionevoli o
pregiudizievoli della salute della donna», ha commentato la Finocchiaro
invitando a evitare «posizioni ideologiche e prove di forza su materie come la
procreazione assistita e come, oggi, il testamento biologico». «Il centro
destra rifletta, serviva dialogo», le ha fatto eco la collega Rosi Bindi,
mentre il segretario del partito, Dario Franceschini ha ricordato che «le sentenze
vanno rispettate e recepite». Soddisfatta per il risultato anche l'Italia dei
valori. «Avevamo sempre definito la legge 40 una legge crudele, oscurantista e
illiberale. Oggi, ancora una volta i giudici hanno dimostrato di essere più
avanti dei legislatori», ha detto Antonio Di Pietro. Opposto il parere di
Alfredo Mantovano. «I sostenitori del Far West della provetta non cantino
vittoria. La legge 40 resta in piedi, tutt'altro che demolita», ha detto il
sottosegretario all'Interno.
( da "Tirreno, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 6 -
Attualità «La sconfitta di un'ideologia» La soddisfazione di Emma Bonino:
eravamo certi ANDREA PALOMBI ROMA. «Una grandissima soddisfazione». E' il primo
commento di Emma Bonino (nella foto) che, con i radicali, fu tra i principali
sostenitori del referendum contro la legge 40, poi sfumato per il mancato
raggiungimento del quorum di votanti. La sentenza della Corte costituzionale arriva ora a ribaltare quel risultato. «Ma
noi lo avevamo detto in tutti i modi: il limite dei tre embrioni era
antiscientifico e anticostituzionale. La Corte
interviene su questo punto di cui tutta la comunità scientifica aveva
dichiarato l'irragionevolezza. Con la decisione della Consulta viene dimostrata
l'impostazione tutta ideologica di questa legge. La Corte per fortuna richiama
ad una corretta interpretazione della Costituzione». E' una interpretazione che
potrebbe rappresentare un avvertimento anche per le prossime decisioni sul
testamento biologico? «Sicuramente sì. E' un monito a una lettura più corretta
e sobria degli articoli 2, 13 e 32 della nostra Costituzione che, come ho già
sostenuto più volte, sono chiamati in causa anche dalla legge sul testamento
biologico. Si tratta dei diritti inviolabili dell'uomo, dell'inviolabilità
della libertà personale, e dell'impossibilità di obbligare a un trattamento
terapeutico. E' in generale l'invito a una interpretazione della carta costituzionale meno ideologica. La Camera ci pensi bene, e
modifichi il testo uscito dal Senato». Una legge su cui però si sono espressi
gli italiani attraverso il referendum. «Il referendum fu vinto grazie
all'astensionismo, perché non fu raggiunto il quorum. E qui dovrei ricordare
che siamo l'unico Paese al mondo in cui i referendum hanno bisogno di un
quorum, che però non c'è per le elezioni politiche. In sostanza vince chi non
va a votare. In quel caso si trattò di una scelta politica della Chiesa che
scelse consapevolmente di puntare sulla quota fisiologica di astensionismo per
far saltare il referendum. Spero che anche per questo la
decisione della Corte costituzionale serva di monito». Più volte dal centrodestra si sono alzate voci
a chiedere una riforma della Corte costituzionale, e anche recentemente Berlusconi ha messo sotto accusa Palazzo
dei Marescialli. Queste richieste potrebbero riprendere vigore dopo la decisione
di ieri? «Speriamo di no. Come in tutti i paesi del mondo abbiamo per
fortuna un sistema di contrappesi istituzionali. Vorrei fare un appello alla
prudenza: se si vuole, se ne può parlare, ma non si prenda questa sentenza come
pretesto».
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
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n. 79 del
2009-04-02 pagina 13 I giudici decidono ancora della vita: bocciata la legge
sulla fecondazione di Francesca Angeli Secondo la Consulta è illegittimo
l'articolo che limita a 3 il numero di embrioni che si possono impiantare nelle
pazienti. Resta il divieto di congelarli Roma Incostituzionale
e quindi illegittimo il limite di tre embrioni imposto dalla legge 40 sulla
fecondazione in provetta sia per quanto riguarda la produzione sia per
l'impianto. L'attesa decisione della Corte costituzionale su alcun aspetti della
legge che regolamenta le tecniche di procreazione assistita non stravolge la
normativa ma ne rende più complessa e poco chiara l'applicazione. Anche se si
dovranno attendere le motivazioni della sentenza per valutare appieno l'impatto
della decisione della Consulta. I giudici hanno dichiarato illegittimo
l'articolo 14 comma 2: «limitatamente alle parole "ad un unico e
contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre"» embrioni. Anche il
comma 3 dello stesso articolo è stato dichiarato incostituzionale
«nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da
realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio
della salute della donna». I ricorsi che riguardavano altri aspetti della
normativa sono invece stati dichiarati «inammissibili». Quali le possibili
conseguenze? La legge 40 prevede che non possano essere prodotti più di tre
embrioni e che tutti e tre vadano impiantati. Ora questo limite salta ma invece
non viene messo in discussione il divieto di crioconservazione, ovvero il
congelamento degli embrioni. E dunque che cosa si farà degli embrioni una volta
prodotti se non si potrà congelarli? La prima a farsi questa domanda è il
sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella. «Sarà necessario emanare al più
presto nuove linee guida che possano eliminare qualsiasi contraddizione -
spiega la Roccella -. Il comma 1 dell'articolo 14 che proibisce la
crioconservazione (se non in casi eccezionali ndr) e la soppressione degli
embrioni non è stato giudicato illegittimo e non è stato toccato nemmeno il
divieto di selezione eugenetica degli embrioni e dei gameti». Dunque subito
dopo la pubblicazione completa della sentenza il governo emanerà nuove linee
guida per adeguare la normativa. Intanto esultano le associazioni di settore e
i medici che si occupano di procreazione assistita come Carlo Flamigni e
Severino Antinori. Soddisfatti anche i radicali che spingono per dare il via
libera alla sperimentazione sugli embrioni. Marco Cappato segretario
dell'associazione per Luca Coscioni, parla di «duro colpo alla legge 40». Ma la
Roccella smorza gli entusiasmi. «Chi interpreta questa sentenza come
un'apertura alla diagnosi pre-impianto commette un'operazione dubbia e
prematura», osserva il sottosegretario. Insomma se resta fermo il divieto di
conservare e intervenire sugli embrioni non si apre la porta neppure alla
possibilità di sperimentazione o a una deriva eugenetica, di selezione, come
invece paventa il professor Alberto Gambino, ordinario di Diritto privato e direttore
del Centro di ricerca in Scienze umane dell'Università europea di Roma. «Se,
come pare, la decisione della Corte ha come obiettivo quello di eliminare il
divieto di creare più di tre embrioni e dell'obbligo di impianto degli embrioni
creati - dice Gambino - si produrrà come inevitabile conseguenza la possibilità
di selezionare gli embrioni migliori e scartare gli altri». Voci discordi si
levano dall'opposizione: mentre i cattolici sono preoccupati la componente
laica invoca una revisione completa della legge. Dal Pdl piovono critiche.
«Ancora una volta assistiamo a una sentenza pilatesca della Consulta che ci
lascia perplessi - osserva il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi -. Che
cosa accadrà ora agli embrioni in eccesso. Verranno buttati? Se così sarà, con
la sua decisione la Corte spalanca la strada a pratiche eugenetiche
inaccettabili». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
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n. 79 del
2009-04-02 pagina 0 Bioetica, la Consulta boccia la legge 40 Roccella: nuove
linee di Redazione La Corte Costituzionale boccia la legge sulla fecondazione
assistita. Illegittimo il comma sulla restrizione del numero degli embrioni. Il
sottosegretario annuncia modifiche "per eliminare i punti oscuri"
Roma - La legge 40 è parzialmente illegittima. Secondo la Consulta la legge che
regola la fecondazione assistita va modificata. I giudici della Corte
Costituzionale hanno dichiarato lillegittimità costituzionale
dellarticolo 14, comma 2, della norma, nel punto in cui prevede che
ci sia un "unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a
tre" di embrioni. Viola la Costituzione anche il comma 3 dello stesso
articolo, nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non
appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della
donna. La Corte, infine, ha dichiarato inammissibili, per difetto di rilevanza
nei giudizi principali, la questioni di legittimità costituzionale
dellarticolo 6, inerente lirrevocabilità del consenso della
donna, e dei commi 1 e 4 dellarticolo 14. La decisione La Consulta, con
la pronuncia di oggi (per le motivazioni bisognerà attendere alcune settimane),
ha dunque dichiarato
illegittimo il "cuore" della legge 40 sul limite di tre embrioni in
un unico impianto e sul loro trasferimento nellutero
della donna. I ricorsi dichiarati inammissibili per difetto di rilevanza,
invece, riguardavano lirrevocabilità del consenso da parte della donna allimpianto
(articolo 6, comma 3) e il divieto, se non in casi eccezionali, della
crioconservazione (articolo 14, comma 1), nonché il divieto di riduzione
embrionaria di gravidanze plurime (art.14, comma 4). A sollevare le questioni
di legittimità
davanti alla Corte erano stati il tar del Lazio e il tribunale di Firenze
(questultimo con due distinte ordinanze relative
a cause intentate da coppie sterili o affette da malattie ereditarie),
rilevando la violazione degli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione, inerenti i
principi di uguaglianza, del diritto alla salute, e del rispetto della dignità
umana. Modifiche in arrivo "La legge 40 con questo intervento è più
oscura, ma non mi sembra che sia cambiato molto, per questo sarà indispensabile
emanare al più presto nuove linee guida che possano eliminare qualsiasi
contraddizione". Così Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con
delega ai temi etici, commenta la decisione della Consulta. "Chi
interpreta questa sentenza della Corte Costituzionale come unapertura
alla diagnosi pre-impianto - ha aggiunto la Roccella - commette
unoperazione dubbia e prematura". Dopo aver premesso che sarà
necessario comunque capire bene le motivazioni che hanno portato la Consulta a
prendere questa decisione, il sottosegretario Roccella ha sottolineato, infatti, come
"il comma 1 dellarticolo 14, sulla
clioconservazione e la soppressione di embrioni, non sia stato giudicato
illegittimo e come non sia stato toccato nemmeno il divieto di selezione
eugenetica
degli embrioni e dei gameti". Gasparri: "Valuteremo" "Noi
abbiamo sostenuto la validità della legge 40, valuteremo con il rispetto dovuto
la sentenza e ovviamente bisognerà adeguare la normativa alle decisioni della
Corte Costituzionale. Dopo aver letto la sentenza su un tema così delicato
faremo le nostre valutazioni, difendendo sempre e comunque, le ragioni della
vita". Lo dice il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri.
Buttiglione: "Sconcerto" "è grave lo sconcerto e la preoccupazione
di fronte al pronunciamento della Corte Costituzionale su alcune parti della
Legge 40. Difficile non avere limpressione che un
gruppo ideologizzato stia cercando di sequestrare la Costituzione espropriando
il parlamento della sua sovranità". Lo afferma Rocco Buttiglione, presidente dellUdc.
«Lequilibrio dei valori lo stabilisce il parlamento. La Corte
Costituzionale deve attenersi allo spirito e alla lettera della Costituzione -
spiega - data secondo le intenzioni dei padri fondatori. La Costituzione ha da
sempre avuto lappoggio
convinto, entusiasta e fattivo dei cattolici italiani. Se passasse lidea
che la Costituzione sia contro la vita si creerebbe unincrinatura
drammatica nella coscienza della nazione". Esulta l'associazione Coscioni
"I casi individuali arrivati alla Corte Costituzionale hanno dimostrato quanto
piena di ideologia sia la legge italiana sulla fecondazione assistita".
Questo il commento di Marco Cappato e Rocco Berardo, segretario e tesoriere
dellassociazione Luca Coscioni. "I casi di donne che hanno dovuto sopportare sul loro
corpo lideologia di una legge tanto proibizionista
- hanno dichiarato Cappato e Berardo - hanno consentito il secondo colpo, dopo
quello sulla diagnosi preimpianto, a questa legge. Ora è urgente - hanno
concluso - imprimere
una svolta anche sulla questione centrale per milioni di malati: quella di
destinare le migliaia di embrioni in sovrannumero, invece che nella spazzatura,
alla ricerca". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Repubblica.it"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
FIRENZE - "È
stata una battaglia lunga e difficile ma adesso molte coppie nelle nostre
condizioni hanno una speranza in più di fare un figlio senza andare all'estero.
Noi avevamo la valigia pronta". Antonia ha una grave malattia ereditaria
delle ossa, la esostosi. Vive a Milano e fa l'impiegata, il suo compagno ha un
lavoro precario. Eccola la coppia di trentenni che ha scardinato la legge 40
sulla fecondazione assistita. Sono stati un loro ricorso al Tribunale civile di
Firenze a permettere la diagnosi preimpianto alla fine del 2007, ed è partito
sempre da una iniziativa loro, e di un'altra coppia, il
percorso che ha portato alle decisione della Corte Costituzionale. Li ha
seguiti l'avvocato Gianni Baldini, che ieri parlava di "un bel giorno per
tutti quelli che hanno combattuto una battaglia di libertà". Signora
Antonia, con che stato d'animo avete atteso la decisione della Suprema Corte?
"Con grande ansia. Tra l'altro appena due settimane fa abbiamo fatto un
trattamento di procreazione medicalmente assistita che non ha avuto esito
positivo al centro Demetra di Firenze. Dei 3 embrioni prodotti, due erano
malati e uno non di buone qualità. Non potevamo usarli". Come avete
reagito? "Abbiamo pensato per la prima volta di andare all'estero, cosa
che non avevamo mai preso in considerazione per ragioni economiche. Questa
sentenza cambia tutto: potremo provare con un maggior numero di embrioni,
magari congelandone alcuni, e avremo più possibilità di farcela. Sono
felicissima, non sto nella pelle". Si rende conto delle conseguenze per
gli altri della vostra azione giudiziaria? "Certo. Centinaia di coppie
italiane nelle nostre condizioni da oggi hanno una speranza in più. E chi non
si poteva permettere un viaggio verso una struttura in Spagna o in Grecia, avrà
le stesse possibilità di fare un figlio grazie ad un centro pubblico italiano.
Questa è democrazia". Vi siete mai pentiti in questi mesi della strada che
avete intrapreso? OAS_RICH('Middle'); "Abbiamo avuto molti dubbi, non
sapevamo dove ci avrebbero condotto queste cause civili. Inoltre non pensavamo
di farcela. E invece la Corte Costituzionale ha dimostrato ancora una volta
autonomia e indipendenza. Un grazie va al nostro avvocato". C'è chi parla
di eugenetica riferendosi alla possibilità di scegliere tra un numero elevato
di embrioni. "Noi non cerchiamo di selezionare un figlio biondo e con gli
occhi azzurri, noi vogliamo soltanto un figlio sano. Non è giusto che anche lui
soffra di una patologia incurabile, da cui siamo stati colpiti io e altri miei
parenti. Mi sembra una grande cattiveria accanirsi attraverso una legge su
persone che hanno già seri problemi di salute. È come se ci avessero voluto
penalizzarci una seconda volta. La Corte Costituzionale ci ha ridato la
speranza". (2 aprile 2009
( da "Manifesto, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
GOVERNO
Contrordine, «i giudici possono fare i pm». Nelle sedi disagiate Un emendamento
al testo sulle ronde affida al Csm il potere di trasferire
le toghe nei tribunali più difficili Sara Menafra Pm trasformati in avvocati
dell'accusa? Col cappello in mano e ben distinti dai giudici? Non più. Quando
si tratta di risolvere un problema burocratico che rischia di paralizzare la
giustizia penale, come per incanto la separazione delle carriere smette di
essere una priorità del governo Berlusconi. Anzi, i magistrati possono
essere «obbligati» a passare dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e
viceversa. Purché - e qui sta il paradosso - sia il Consiglio superiore della
magistratura a costringerli, imponendo loro di cambiare distretto e, quasi
sempre, regione. La novità è contenuta in un emendamento presentato dal governo
ieri mattina. In cui si prevede che, d'ora in poi, per coprire i posti vacanti
nelle sedi disagiate, il Consiglio superiore della magistratura possa spedire i
giudici a fare i pm e viceversa. In deroga ai paletti della riforma Mastella,
che avevano invece imposto che chi avesse voluto passare da una funzione
all'altra dovesse cambiare regione, oltre che distretto. Visto che nella
maggior parte del territorio nazionale, distretti e regioni si sovrappongono (i
distretti sono 28, di cui 4 in Sicilia, le regioni 20), saranno costretti a
spostarsi di parecchi chilometri. Il problema delle sedi disagiate e delle
procure scoperte è da mesi oltre l'allarme rosso. In Sicilia, il concorso per
coprire i 55 posti vacanti in 14 procure si è risolto con quattro domande, tre
per Palermo e una per Catania. Secondo i dati pubblicati recentemente dal
Corriere della sera, restano senza titolare 7 posti a Caltanissetta, 6 a
Trapani, 4 a Gela e Ragusa, 3 ad Enna, Marsala e Termini Imerese, due ad
Agrigento, uno a Nicosia, uno a Barcellona Pozzo di Gotto, Sciacca e alla
procura dei minori di Caltanissetta. E i dati di qualche mese prima
raccontavano scoperture con picchi del 40% anche in Calabria, con una procura
di Locri semideserta e il tribunale di Vibo Valentia scoperto al 40%. Un
effetto, forse voluto, delle norme che impediscono ai magistrati di prima
nomina di fare i pm. E impongono a quelli che vogliono diventarlo di spostarsi
lontano dalla prima sede. Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione
giustizia, ha lanciato l'allarme appena ha visto il testo. Che prevede, tra
l'altro, di aumentare il numero delle «sedi disagiate» da 60 a 80 e i
magistrati che possono essere trasferiti d'ufficio da 100 a 150. «I magistrati
trasferiti d'ufficio risulteranno come se fossero sempre in missione, con grave
incremento dei costi», dice Ferranti. E' preoccupata anche Fiorella Pilato,
membro della commissione al Csm che si occupa appunto dei trasferimenti:
«Questo testo anticipa le deroghe previste dalla legge sul processo penale»,
spiega. Il rischio, tra l'altro, è che i poteri affidati a palazzo dei
Marescialli finiscano con l'essere troppo ampi. Con la conseguenza che i
magistrati trasferiti denuncino di essere vittime di un arbitrio e chiedano al
Tar di annullare tutto. Lasciando le procure del Sud sempre più vuote.
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
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CRONACA
02-04-2009 LA DIFESA DELLA VITA Per il Pdl e l'Udc la pronuncia della Consulta
«svuota la sovranità del Parlamento» Cambiamenti tutti da valutare Roccella: le
linee guida per rimettere ordine DA MILANO FRANCESCO RICCARDI N uove linee
guida per orientare l'attività dei centri di procreazione assistita. È questa
la prima risposta che viene dal governo alla decisione
della Corte costituzionale.
Perché, spiega il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, «sono molto
dubbi gli effetti della sentenza sulle pratiche che devono essere adottate nei
centri». Nuove indicazioni da emanarsi sulla base dei pareri scientifici che il
Consiglio Superiore di Sanità, l'organo tecnico scientifico di consultazione
del ministero, sarà chiamato a fornire in proposito. «Resta il divieto
di congelamento degli embrioni e di soppressione di questi ha infatti spiegato
ancora la Roccella . Mi sembra che ora ci sia un evidente problema di
interpretazione delle norme e di contraddizioni. Per questo bisognerà fare
chiarezza sul piano delle pratiche che potranno essere adottate dai centri ».
Un'ipotesi subito criticata da Livia Turco (Pd) «le linee guida non hanno alcun
potere interpretativo, ma sono solo uno strumento tecnico» che pure però
quand'era ministro nel governo Prodi tentò di aprire alla diagnosi preimpianto,
proprio utilizzando le linee guida. Ma se, sul piano operativo, un sentiero di
intervento sembra tracciato, su quello politico domina la divisione netta tra
chi applaude alla sentenza (Pd, Radicali, Idv, area di Rifondazione) e chi (la
maggioranza e l'Udc) la critica fortemente sia nella sua essenza sia nei
contenuti specifici, ancora però da valutare appieno nella loro portata. Il
presidente dell'Udc Rocco Buttiglione si dice «sconcertato e preoccupato per il
pronunciamento della Corte. Difficile non avere l'impressione che un gruppo
ideologizzato stia cercando di sequestrare la Costituzione espropriando il
Parlamento della sua sovranità». Concetti simili li esprime il ministro della
Cultura, Sandro Bondi, che sottolinea «il problema grave per la nostra
democrazia», perché «la sovranità del Parlamento viene intaccata parallelamente
alla percezione della sparizione di autorità di garanzia». Quanto ai contenuti,
sia il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano sia il vicepresidente
vicario dei senatori del PdL Gaetano Quagliarello sottolineano come «La
sentenza della Corte non cancella l'intera legge 40 ma interviene solo su due
aspetti che, tra l'altro, devono essere letti in maniera coordinata tra di
loro». E che perciò il «dato complessivo è che la legge resta in piedi».
Opposta la visione nel centro-sinistra che, con il segretario del Pd Dario
Franceschini, sottolinea come «Le sentenze della Corte vanno sempre rispettate
». Spostando subito la questione anche sul piano dell'altro tema delicato
attualmente in discussione: il testamento biologico. Secondo il leader del Pd,
infatti, «i temi nuovi, come anche quello sull'idratazione e alimentazione,
gradualmente richiederanno regole e che si adeguino gli strumenti legislativi».
Stessa tesi sostenuta dalla capogruppo pd al Senato, Anna Finocchiaro, per la
quale «l'esito del giudizio dovrebbe condurre, su questa materia e sul
testamento biologico a maggiore riflessione e attenzione, rifuggendo da prove
di forza e posizioni ideologiche». Nel Pd si distingue invece la voce di Paola
Binetti che, dopo aver ricordato i successi della legge 40, ne sottolinea i
punti chiave rimasti intonsi dall'intervento della Corte come «il divieto di
diagnosi preimpianto e il divieto a creare un numero di embrioni superiori al
necessario». Fortemente critico sulla legge 40 e quindi soddisfatto della
sentenza, invece Antonio Di Pietro, al quale però preme soprattutto
sottolineare come «i giudici hanno dimostrato ancora una volta di essere più avanti
dei legislatori » e che ora «occorra rimettere mano alla legge». Plaudono alla
sentenza, infine, i Radicali definendolo un «segnale inequivocabile e
importante». Ma che sia tutto così chiaro e inequivocabile sembra smentirlo
anche un ginecologo come Carlo Flamigni, da sempre critico sulla legge. Secondo
il quale la pronuncia «apre delle prospettive che ancora non so immaginare su
alcune delle altre proibizioni, come il fatto che non si possano crioconservare
gli embrioni. Probabilmente per potere applicare questa legge si dovrà arrivare
a qualche tipo di mediazione ». E indica il vecchio progetto «di non
considerare embrioni gli ootidi, cioè gli oociti con due pronuclei». «Se
rimangono in piedi le proibizioni di congelare e distruggere dice ancora Flamigni
uno si ritrova con un embrione di cui non sa che fare. Bisognerà tornarci
sopra, mettere da parte le ideologie e mettere insieme una legge saggia».
«Sorpresa, delusione e rammarico» esprime infine Roberto Colombo, membro del
Comitato nazionale di Bioetica e docente alla Cattolica. Teme un «tentativo di
ritorno al passato, quando l'embrione umano veniva prodotto in numero
eccedente, privando così innumerevoli esseri umani della possibilità di
crescere nell'utero materno». Pd, Idv e Radicali plaudono alla sentenza e
chiedono di modificare, oltre alla legge 40, pure il testamento biologico Dopo
la decisione della Consulta pareri discordi nel mondo politico. Sopra, Eugenia
Roccella e Dario Franceschini
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
02-04-2009 «Norma mutilata, ma non stravolta» Loiodice Tante contraddizioni
Bisognerà vigilare che per risolvere questi casi non si apra la porta a
soluzioni eugenetiche DA ROMA GIANNI SANTAMARIA L a sentenza di ieri apre delle
«contraddizioni» nella legge 40. Ma «non stravolge» la normativa nata nel
febbraio del 2004 e passata indenne dal referendum del giugno 2005. In attesa,
come è di rito in questi casi, di conoscere le motivazioni
con cui la Corte Costituzionale ha ammesso alcune eccezioni di conformità alla
Carta e ne ha rigettate altre, Aldo Loiodice, docente di Diritto costituzionale all'Università di Bari,
riflette sulle prime anticipazioni della decisione della Consulta. Alcuni
paletti restano: come il divieto di crioconservazione e l'irrevocabilità del
consenso della donna all'impianto. Ma l'aver tolto il limite di tre
embrioni può rischiare di aprire un mercato «occulto». Perché se ne vengono
creati in eccesso un dilemma si pone: lasciarli morire o congelarli? Come
giudica questa dichiarazione di incostituzionalità di due punti della legge? La
sua logica, di cui vedremo le motivazioni, va nel senso di risolvere un
conflitto di interessi tra il concepito e la futura madre in termini di
prevalenza della salute di questa piuttosto che del diritto alla vita. Il che
richiede le spiegazioni che attendiamo. I ricorsi che sono stati accettati
stravolgono la normativa? La legge ne viene più mutilata, direi, che stravolta.
E si creano delle aperture in contrasto con il suo spirito. Che era di contenere
il fenomeno della procreazione artificiale e renderlo leggibile nel quadro di
una tutela dell'embrione. Ora la tutela diventa, diciamo così, differenziata.
Non più omogenea per tutti gli embrioni, perché è rimessa a casi variegati. Ma
la legge così può continuare a tenere? Con il divieto della crioconservazione
si riduce il rischio di utilizzo degli embrioni. Resta, però, da verificare
qual è il nuovo senso che si intende attribuire alla legge. Cosa ci si può
attendere ora dal legislatore? Di solito la corte dà
al Parlamento un'indicazione su quello che deve fare. Speriamo lo faccia anche
stavolta. Poi il Parlamento stabilirà quello che ritiene sia meglio, cioè quale
tutela dare alla madre e quale al figlio. Perché su di esse occorre grande
chiarezza. Chi ha sostenuto il ricorso ora esulta. Ma si tratta davvero di un
giudizio sul funzionamento della legge? Mi pare eccessivo giudicare una legge
dai casi limite (i ricorsi riguardavano coppie portatrici di malattie genetiche
che si erano rivolte ai tribunali ndr). E bisogna inoltre stare attenti al
pericolo che, per risolvere questi casi, non si apra indirettamente la porta a
soluzioni eugenetiche che vanno assolutamente evitate. Il Parlamento deve tener
fermo questo punto. E anche sul fatto che mercati non se ne possono aprire.
Questo non significa che la salute della donna non vada tutelata. Il fatto che
siano state rigettate le altre istanze parla di un giudizio differenziato e non
facile. La Corte ha mostrato grande equilibrio. E anche preoccupazione per i vari
aspetti. Ora, ripeto, vanno lette le motivazioni per capire come ricostruisce
il nuovo senso della legge. Aldo Loiodice
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
02-04-2009 Legge 40, mezzo strappo dalla Consulta Cade il limite dei tre
embrioni, ma restano vietate crioconservazione e selezione DA ROMA PIER LUIGI FORNARI L a Corte costituzionale accoglie parzialmente i ricorsi mossi contro la legge 40 sulla
procreazione medicalmente assistita. E respinge come inammissibili alcune
questioni sollevate su altri punti della normativa. La Consulta, nella serata
di ieri, ha reso noto solo il dispositivo del suo pronunciamento, mentre le
motivazioni sono attese entro una ventina di giorni. Nell'articolo 14,
comma 2, nel quale si prescrive che non si deve creare un numero di embrioni
superiore a quello strettamente necessario, l'illegittimità costituzionale
è dichiarata limitatamente alle parole «un unico e contemporaneo impianto,
comunque non superiore a tre» . La Consulta si pronuncia anche contro il comma
3 dello stesso articolo «nella parte in cui non prevede afferma un comunicato
della Corte che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena
possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna».
Tale comma è quello che consente la crioconservazione degli embrioni solo per
«causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna». I giudici
della Consulta hanno dichiarato, però, inammissibile «per difetto di rilevanza
nei giudizi principali», la questione di legittimità del comma 3 dell'articolo
6, con il quale si prevede che la volontà di una coppia di accedere alle tecniche
di fecondazione assistita «può essere revocata da ciascuno dei soggetti»
indicati «fino al momento della fecondazione dell'ovulo» e non oltre.
Ugualmente inammissibili sono per la sentenza le questioni di legittimità dei
commi 1 e 4 dell'articolo 14. Il primo vieta la crioconservazione e la
soppressione di embrioni (fermo restando quanto previsto dalla legge
sull'aborto). Il secondo proibisce la riduzione embrionaria di gravidanze
plurime, salvo nei casi previsti dalla 194. A fare ricorso alla Corte, con tre
distinte ordinanze, erano stati il Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze, ai
quali si erano rivolti, rispettivamente, la World association of reproductive
medicine ( Warm), presieduta dal ginecologo, Severino Antinori, e delle coppie
sterili, affette da patologie genetiche. Le norme, avevano sostenuto i giudici
del Tar del Lazio e del Tribunale di Firenze, erano in contrasto con alcuni
principi tutelati dalla Costituzione. Ma solo quando saranno pubblicate le
motivazioni della Consulta si verificherà quali argomentazioni sono state
accolte. A riguardo dell'articolo 3 si eccepiva, sotto il profilo della
ragionevolezza, per il mancato bilanciamento tra la tutela dell'embrione e la
tutela della esigenza di procreazione visti la «mancata valutazione della
concreta possibilità di successo della pratica da effettuare » e il «mancato
riconoscimento al medico curante di ogni discrezionalità nella valutazione del
singolo caso». La legge 40, secondo i ricorsi, poi realizzava una
«irragionevole disparità di trattamento» tra le donne in condizioni fisiche
diverse che si sottopongo alla fecondazione assistita. E ancora, si sosteneva,
il diritto alla salute veniva leso in caso di insuccesso del primo impianto, in
quanto la donna veniva costretta a sottoporsi ad un successivo trattamento
ovarico, ad «alto tasso di pericolosità per la salute fisica e psichica».
Infine, anche la prevista irrevocabilità del consenso veniva considerata in
contrasto con l'articolo 32 della Costituzione che vieta i trattamenti sanitari
obbligatori se non imposti per legge, nel rispetto della dignità umana.
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
02-04-2009 Sicurezza, il Csm boccia le ronde: «Sono
pericolose» Dall'organo di autogoverno della magistratura forti dubbi anche
all'aumento del periodo di permanenza degli immigrati nei Cie. Buon giudizio,
invece, sulla legge anti-stalking: «Colma un vuoto» DA ROMA DANILO PAOLINI L e
ronde sono pericolose perché possono essere causa «del determinarsi di
incidenti e, nei casi più gravi, della commissione di reati», finendo
così per impegnare ancora di più le forze di polizia, le procure e i tribunali.
Il Consiglio superiore della magistratura, nel parere della sesta commissione
che sarà votato stamattina dal plenum, non fa sconti al tentativo del governo
di regolamentare le ronde di cittadini non armati. Forti «perplessità » di
natura «tecnica» anche sulla carcerazione preventiva obbligatoria per gli
accusati di violenze sessuali e sulla norma del decreto che estende da 2 a 6
mesi il termine massimo di permanenza degli immigrati extracomunitari nei
Centri di identificazione ed espulsione. Il Csm promuove, invece, tutte le
misure varate dall'esecutivo volte a «rafforzare gli strumenti per contrastare
tutte le forme di aggressione sessuale». Apprezzati, in particolare, la scelta
di ammettere l'incidente probatorio (anche «in assenza dei requisiti ordinariamente
previsti») nei casi di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia, come
pure il gratuito patrocinio per tutte le vittime e l'introduzione del reato di
stalking, che «colma una profonda lacuna normativa». Per quanto riguarda le
ronde, Palazzo dei Marescialli adombra la possibile incostituzionalità delle
norme, a partire dalla deroga «al principio che assegna all'autorità pubblica
l'esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza». Detto poi
del pericolo d'incidenti, di commissione di ulteriori reati, del possibile
aggravio di lavoro per le forze dell'ordine e per i magistrati, il Csm rileva
«discrezionalità » e «lacune», come per esempio la «mancata previsione » che le
associazioni di volontari preposte alle ronde «non debbano avere né natura né
finalità di ordine politica» e «l'assenza di ogni requisito negativo » per
l'iscrizione. Insomma, nulla sembrerebbe ostacolare la partecipazione alle
ronde di soggetti «condannati per reati di violenza o per il compimento di atti
di discriminazione». Non basta inoltre si legge nel parere dell'organo di
autogoverno dei giudici la pur «doverosa precisazione che i cittadini debbano
essere non armati», in quanto non fuga «ogni dubbio sull'utilizzazione di
strumenti non definibili armi in senso proprio», ma comunque idonei «a compiere
atti di coercizione fisica » (armi improprie, dunque, come sfollagente o
simili) o per garantire «un effettivo controllo sull'at- tività realmente
svolta dalle associazioni». La Costituzione, infine, vieta la formazione di
«associazioni che perseguano scopi politici mediante organizzazioni di
carattere militare». E per «carattere militare» si intende, secondo il
Consiglio, non solo il possesso di armi, ma anche «una gerarchia interna di
tipo militare e il ricorso a uniformi». Diverso e positivo, si diceva, il
giudizio relativo alle misure contro lo stalking (forma di persecuzione delle
donne, più raramente degli uomini, in genere a opera di 'ex', ma anche di
persone conoscenti o addirittura estranee) e contro ogni forma di aggressione
sessuale. I toni si fanno di nuovo critici, invece, quando si affronta il
capitolo immigrati: trattenerli fino a 6 mesi nei Centri di identificazione ed
espulsione violerebbe, a detta del Csm, la direttiva dell'Unione europea che
autorizza a trattenere il clandestino quando resiste alla forza pubblica che
vuole identificarlo, ma non nel caso in cui oppone difficoltà a consegnare i
documenti. Nel decreto del governo, le due ipotesi (resistenza
all'identificazione e difficoltà nell'ottenere i documenti) vengono equiparati.
A decidere la proroga sarebbero i giudici di pace, ma obietta Palazzo dei
Marescialli «meglio sarebbe investire il tribunale ordinario», dato che «la
privazione della libertà personale, che è bene di primaria rilevanza costituzionale», impone un controllo «assolutamente
rigoroso». Critiche fondate e «inevitabili», quelle del Csm, a giudizio di
Roberto Di Giovan Paolo, senatore del Pd, che sfida il governo a impiegare le
ronde «negli uffici, al posto dei 20mila poliziotti costretti a lavorare da
impiegati» anziché «in strada, a tutela della sicurezza». Per Roberto Cota
(Lega), al contrario, «l'uscita improvvida» del Consiglio superiore conferma
soltanto la sua attitudine a occuparsi di politica e la conseguente «perdita di
credibilità». Polemica anche Jole Santelli (Pdl): «Da quando il Csm è diventata
una Corte costituzionale preventiva?».
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
E' VITA
02-04-2009 Legge 40: sono i fatti a smentire le obiezioni di Viviana Daloiso L a Corte Costituzionale ha deciso sulle sorti della
legge 40 (tutta la cronaca nelle pagine di attualità del quotidiano). Non
importa che la norma abbia posto ordine in quello che prima era un intricato e
pericoloso modus operandi clinico nel nostro Paese, non importa che il testo
della legge sia stato sottoposto a un referendum popolare su alcuni dei suoi
punti cadine, e l'abbia superato. La Corte Costituzionale, chiamata da
un manipolo di coppie 'insoddisfatte' e di tribunali tutt'altro che imparziali,
ha espresso il suo giudizio sulla compatibilità della legge con la Carta
fondamentale. A partire dalle obiezioni traballanti che le sono state
presentate negli ultimi mesi. E che vale nuovamente la pena di confutare, dati
scientifici alla mano. La salute delle donna È la formula più in voga per
criticare la legge 40, lo slogan più sbandierato dai tempi del referendum in avanti,
l'elemento su cui si fondano praticamente tutti i La salute della donna?
Tutelata rispetto agli altri Paesi grazie al divieto di crioconservazione. Il
confronto con il resto d'Europa? Falsato, come mostrano i dati appena
presentati al Parlamento e le relazioni internazionali. E la diagnosi
pre-impianto? Una pratica eugenetica già vietata dal nostro ordinamento. Ecco
le buone ragioni di una norma che non va manomessa ricorsi al vaglio della
Consulta: la norma italiana sulla fecondazione assistita «lede la salute della
donna». Come se non fosse vero l'esatto contrario: e cioè che proprio grazie ad
essa le donne italiane sono molto più tutelate rispetto a quelle di altri
Paesi. Per dimostrarlo bastino due argomenti: il divieto di crioconservazione
degli embrioni e la fecondazione eterologa. Sul primo punto la legge 40 è stata
criticatissima: la donna sarebbe penalizzata dal fatto che non si possano
congelare un numero elevato di embrioni, pratica che consentirebbe loro di
avere più possibilità di una gravidanza. Senza contare quel limite di tre
embrioni dichiarato incostituzionale proprio ieri sera
dalla Consulta: troppo restrittivo s'è detto , per ottenere buoni risultati se
ne devono trasferire in utero di più! Peccato che i ricercatori prediligano gli
embrioni 'freschi', essendo ormai universalmente noto che la percentuale di
successo della fecondazione in vitro si abbassa molto con gli embrioni
congelati (quasi del 10%!). Quando poi si è visto che la pratica migliore e
anche in questo caso universalente affermata è il trasferimento di un solo
embrione alla volta, l'accusa alla legge 40 si è poi rovesciata: tre embrioni
sono troppi s'è detto , è incostituzionale una legge
che impone di trasferirli tutti! Stesso discorso per la fecondazione eterologa
(in cui si utilizza, cioè, l'ovulo o il seme di un terzo soggetto, altro alla
coppia): la legge 40 la vieta, «penalizzando le donne». E pensare che nei Paesi
dove questa pratica è consentita il fenomeno della compravendita degli ovociti
è diventato allarmante, con le donne che si sottopongono a pesanti trattamenti
ormonali in cambio di una retribuzione economica. In Italia invece, come hanno
dimostrato i dati appena presentati al Parlamento sulla legge 40, proprio
grazie al divieto dell'eterologa la percentuale della sindrome da
iperstimolazione ovarica è dello 0,5% contro l'1% della media europea. Un
elemento, questo sì, a tutela della salute della donna. Il confronto con
l'Europa La diagnosi pre-impianto Infine l'annosa questione della diagnosi
pre-impianto, vietata dalla legge 40, fatta assurgere a panacea di tutti i mali
dai suoi detrattori. Questi ultimi sostengono che grazie al procedimento (che,
lo ricordiamo per l'ennesima volta, è finalizzato alla selezione eugenetica
degli embrioni e allo scarto di quelli 'da meno') le coppie che ricorrono alla
fecondazione assistita avrebbero la certezza di un figlio sano, immune da
malattie genetiche ereditarie. Falso, scientificamente parlando, perché la
diagnosi pre-impianto ha un margine di errore del 10-15% (in 10-15 casi su 100
indica come sano un embrione malato e viceversa) ed è potenzialmente lesiva per
gli embrioni stessi. E assolutamente inaccettabile da un punto di vista
giuridico, visto che ciò significherebbe negare o la legittimità costituzionale del riconoscimento dell'umanità del concepito
(art. 1 della legge 40), oppure l'eguaglianza degli esseri umani (sancita dalla
stessa Costituzione).
( da "Avvenire" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
E' VITA
02-04-2009 L in aula Una scelta che apre domande a tanto attesa sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40 è arrivata ieri sera, dopo
l'accesa udienza di martedì mattina. I difensori della normativa, rappresentati
oltre che dall'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri, dai legali del Comitato
per la tutela della salute della donna e da quelli del Movimento per la vita,
si erano confrontati con i difensori della Warm ente che riunisce alcuni
professionisti della fecondazione artificiale e con quelli di due coppie
di coniugi. Sotto accusa l'articolo 14 (commi 1, 2, 3, 4), nella parte in cui
vieta la crioconservazione e la distruzione di embrioni, il limite massimo di
tre embrioni e l'obbligo di effettuare un unico e contemporaneo impianto per
tutti gli embrioni creati, tranne il caso di «grave e documentata causa di
forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al
momento della fecondazione». La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità
del comma 2 limitatamente alle parole «ad un unico e contemporaneo impianto,
comunque non superiore a tre» embrioni, elimindando di fatto il limite di 3
embrioni, ma dichiarando tuttavia inammissibile il ricorso che verteva sulla
possibilità di crioconservarli. La Corte ha anche dichiarato incostituzionale il comma 3 dello stesso articolo «nella parte
in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non
appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della
donna», ma ha dichiarato inammissibili per difetto di rilevanza nei giudizi
principali le questioni di legittimità costituzionale
degli altri articoli impugnati. T utte le richieste di modifica della normativa
facevano leva sul fatto che i limiti prescritti siano lesivi della salute della
donna. A questo proposito l'avvocato dello Stato aveva rilevato che anche la
legge francese, quella tedesca e quella svedese pongono il limite dei tre
embrioni. L'obiettivo dichiarato dei ricorsi era comunque l'introduzione della
diagnosi preimpianto. In realtà il divieto di selezionare gli embrioni in base
alle caratteristiche genetiche è previsto anche dall'articolo 13, non coinvolto
nel giudizio, che vieta la sperimentazione sull'embrione e «ogni forma di selezione
a scopo eugenetico». Divieti che rimangono fermi, così come l'impianto
dell'intera norma. Ilaria Nava
( da "Stampaweb, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA Il giorno
dopo la sentenza della Consulta, che boccia diverse parti della legge sulla
fecondazione assistita, infuria la polemica politica. A difendere la legge 40 è
quasi tutto il centrodestra, ma anche voci autorevoli del Pd, a partire da
Francesco Rutelli: la legge è comunque «positiva», e dalla sentenza della Corte
emerge che «limpianto della legge è confermato», anche
se «alcune parti importanti vengono modificate». Sulla stessa linea Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati
Pdl, secondo il quale «la sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato i
due punti più discutibili della legge», ma «limpianto
rimane comunque valido e non richiede nuovi interventi» e Maurizio Gasparri,
presidente dei
senatori Pdl, che sottolinea: «Le garanzie per la salvaguardia dellembrione
restano sostanzialmente inalterate. La legge 40 conserva tutta la sua validità
e interpretazioni diverse ed estensive della sentenza della Consulta sono
ingiustificabili». Di tuttaltro tono le dichiarazioni del leader
dellIdv Antonio Di Pietro: «Il Parlamento deve semplicemente rispettare
la Carta costituzionale che non permetteva una legge oscurantista,
immorale, ingiusta e incostituzionale». Anche
Gianfranco Rotondi, del Pdl, prende le distanze dalla legge: «Le sentenze della
Corte Costituzionale non si dovrebbero discutere e la legge 40 è da rivedere
anche alla luce delle nuove scoperte scientifiche». E mentre un centro per la
fecondazione assistita di Catania annuncia che già dalla prossima settimana
agirà come se la legge 40 non ci fosse, consentendo di nuovo la diagnosi
preimpianto, Anna Finocchiaro, leader dei senatori Pd a Palazzo Madama, invita
a «un ripensamento anche sul modo di legiferare su questi temi compreso il testamento
biologico».
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 02/04/2009 - pag: 8 Radicali «Finiti 5 anni di
disastri» Bonino: e adesso va rivisto anche il biotestamento ROMA «Me lo
aspettavo? Bè, in questi anni la Corte costituzionale ci ha abituato a tutto,
basti ricordare il giudizio sull'inammissibilità di alcuni referendum. Diciamo
che ci speravo. Evidentemente c'è un giudice non solo a Berlino ma anche a
Roma». Nella dichiarazione alle agenzie Emma Bonino si è detta «molto
soddisfatta» della pronuncia della Corte costituzionale. Ma quando risponde al telefono dal suo ufficio di vice
presidente del Senato, parte da un altro punto. Dai «disastri che in cinque
anni ha fatto questa legge», uno su tutti: «Aver favorito il turismo sanitario,
costringendo le coppie che non potevano avere figli ad andare all'estero,
naturalmente con la solita discriminazione tra i ricchi che possono e poveri
che se lo sognano». Ma c'è anche un altro «guaio» creato dalla legge che adesso
la Corte ha dichiarato in parte illegittima: «Visto l'obbligo di impiantare
tutti e tre gli embrioni abbiamo assistito ad un grande aumento dei parti
trigemellari, che non sono proprio semplici da gestire. Ecco, bene la Consulta
ma queste cose ce le potevamo risparmiare». Durante la telefonata arriva
l'annuncio del sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, che parla di nuove
linee guida in materia. «Già ripartono alla carica. No, io credo che la legge
stia in piedi così com'è, sono solo state eliminate le parti più insostenibili
come in questi anni ha spiegato anche la comunità scientifica. Non c'è alcun
vuoto legislativo, visto che questa formula ormai viene usata per giustificare
di tutto». Il riferimento, ovvio, è al testamento biologico. «Spero che la
pronuncia della Corte costituzionale sulla legge 40 suggerisca
una lettura più sobria del disegno di legge Calabrò. Finora ci siamo ridotti
alla solita schermaglia parlamentare a prescindere dal merito». Dice la Bonino
che, in sostanza, la questione è la stessa. E che gli articoli della
Costituzione violati, secondo la Consulta, dalla legge sulla fecondazione sono
gli stessi che, secondo i radicali, sarebbero calpestati dal disegno di legge
sul testamento biologico. Il 2, il 13 e il 32 per gli esperti del ramo. E cioè
la libertà individuale e la tutela della salute come diritti inviolabili.
«Perché qui non parliamo di sanità o di scienza. Ma di libertà e quindi della
possibilità di utilizzare o no le tecniche più \\ Era stato favorito il turismo
sanitario, costringendo le coppie ad andare all'estero
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 02/04/2009 - pag: 1 Esultano i radicali.
Bondi: attacco alla democrazia. Roccella: linee guida da rivedere Fecondazione,
colpo alla legge La Consulta: no al limite dei tre embrioni
ROMA La Corte costituzionale ha bocciato in parte la legge 40 sulla fecondazione assistita. I
giudici costituzionali hanno dichiarato l'illegittimità dell'articolo 14, comma
2 della norma, nel punto in cui prevede che ci sia un «unico e contemporaneo
impianto di embrioni, comunque non superiore a tre». Viola la
Costituzione anche un altro punto dello stesso articolo, nella parte in cui non
prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena
possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna.
Esultano i radicali. Bondi: attacco alla democrazia. ALLE PAGINE 8E9 De Bac, L.
Salvia, Vecchi
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Cronache data: 02/04/2009 - pag: 18 Decreto sicurezza Critiche
alle proroghe nei centri di identificazione Il Csm boccia
le ronde: c'è il rischio di incidenti La Russa: raddoppiano i soldati nelle
città fino a giugno Oggi il voto, poi il parere sarà inviato al ministro
Alfano. «Rischio di aggravio di lavoro per le forze dell'ordine» ROMA Il Csm
boccia senza appello le ronde di volontari varate per decreto dal governo per
rassicurare i cittadini. Perché, argomenta il Consiglio superiore della
magistratura nel parere al Guardasigilli che sarà votato oggi dal plenum, con
le ronde «può determinarsi il rischio di incidenti e, nei casi più gravi,
quello della commissione di reati che possono provocare un aggravio sia per le
forze dell'ordine, distogliendole da un efficace controllo del territorio, sia
per l'esercizio della funzione giurisdizionale da parte della magistratura ».
L'organo di autogoverno, poi, si sofferma sulla genericità del provvedimento
laddove specifica che i volontari dovranno essere «non armati»: perché
l'assenza di riferimenti legislativi, per esempio l'articolo 42 del Testo unico
di Ps, lascia aperta una porta all'utilizzazione di «strumenti non definibili armi
in senso proprio ma comunque atti a offendere e a compiere atti di coercizione
fisica». Ecco perché si parla di possibili incidenti provocati dalle ronde. La
VI commissione ha varato la bozza di parere (relatori Roia e Volpi),
approvandola con il voto contrario di Antonio Patrono (Magistratura
indipendente) secondo il quale questo non è il compito del Csm. E così Roberto
Cota (Lega) e Iole Santelli (Pdl) sostengono che «l'ingerenza del Csm è
indebita e improvvida» mentre Donatella Ferranti (Pd) invita il governo a
tenere conto del parere perché, soprattutto al Sud, «le ronde sono un regalo
alla mafia». Il governo, invece, per ora si limita a considerare le ronde dei
mili-- tari: il ministro Ignazio La Russa annuncia che sarà raddoppiato il
contingente di 3000 soldati impiegati fino a giugno nell'operazione «strade
sicure ». Il parere del Csm sul decreto sicurezza critica anche le proroghe dei
trattenimenti degli immigrati nei Centri di identificazione «autorizzati dal
giudice di pace» mentre, trattandosi di libertà personale, «sarebbe meglio
investire il tribunale ordinario in composizione collegiale». Per il resto,
invece, il consiglio elogia il governo sul fronte della lotta contro gli stupri
pur con qualche riserva sulla custodia cautelare obbligatoria in carce-
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
della Sera sezione: Cronache data: 02/04/2009 - pag: 18 Il Cie di Lampedusa
Clandestini nel Centro per l'identificazione e l'espulsione di Lampedusa. Il
Csm contesta che sia il giudice di pace ad autorizzare la proroga della
permanenza
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 02/04/2009 - pag: 9 Le domande Su che cosa si
basa la legge sulla procreazione assistita R? La legge 40 consente il ricorso
alla procreazione medica assistita solo «qualora non vi siano altri metodi
terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilita». Sono
vietate la fecondazione eterologa, cioè con un donatore esterno alla coppia, e
la clonazione umana. Vietata inoltre qualsiasi sperimentazione sull'embrione,
nonché «qualsiasi forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei
gameti» Che cosa prevedeva la norma dichiarata anticostituzionale
R? Prima del responso della Corte costituzionale, nel capitolo «Misure a tutela dell'embrione» era previsto che
la creazione di embrioni fosse finalizzata «ad un unico e contemporaneo
impianto, e comunque non superiore a tre». In sostanza, si possono produrre un
massimo di tre embrioni, con l'obbligo di impiantarli insieme: questa soluzione
potrebbe aver contribuito all'incremento di parti trigemellari in Italia
Quali sono i punti bocciati dai giudici della Consulta R? I giudici
costituzionali hanno dichiarato l'illegittimità dell'articolo 14, comma 2, nel
punto in cui prevede che ci sia un «unico e contemporaneo impianto di embrioni,
comunque non superiore a tre». Viola la Costituzione anche il comma 3 dello
stesso articolo, nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli
embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza
pregiudizio della salute della donna Quali saranno le conseguenze della
decisione R? In teoria ora i medici non sono più sottoposti all'obbligo di far
produrre massimo tre embrioni e di impiantarli contemporaneamente. Questo
potrebbe significare che a ciascun specialista spetta la scelta discrezionale
di decidere volta per volta, secondo età e condizioni di salute della donna che
si sottopone alla fecondazione assistita, quanti embrioni impiantare: se il
caso lo richiede, anche solo uno
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Cronache data: 02/04/2009 - pag: 23 Bari Fitto e l'inchiesta per
corruzione: «Contro di me una casta togata» DAL NOSTRO INVIATO BARI Contro di
me «una casta togata». Rilancia il ministro Fitto. Dopo aver ottenuto dal
ministro Alfano l'invio degli ispettori a valutare l'operato dei pm che
chiedono il suo rinvio a giudizio per corruzione, concussione e altro. Accusato
per questo dal Pd, che in un'interrogazione parla di «indebita interferenza» e
di «intimidazione» sui giudici. L'ex governatore della Puglia contrattacca. «In
Spagna un ministro della giustizia socialista si dimette per una foto a caccia
con un magistrato che indaga sul partito popolare», fa notare, da noi invece
«una casta togata» «interroga Alfano». «Sei magistrati su nove firme» evidenzia
nella nota zeppa di accuse a ogni singolo sottoscrittore. «Mi si vuole negare
un esposto», lamenta Fitto, facendo notare «la velocità del
tutto inusitata» con cui «si mobilita» l'Anm (che ieri ha dato solidarietà ai
colleghi di Bari) e con cui il Csm «eccepisce la sua non competenza sul mio
esposto e, sempre a tempo di record, si dispone a intervenire sul caso
dell'ispezione». Virginia Piccolillo
( da "Corriere della Sera"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Lombardia data: 02/04/2009 - pag: 12 PAVIA Rimosso
presidente del Tribunale Il Csm ha trasferito d'ufficio per incompatibilità
ambientale il presidente del Tribunale Pier Giovanni Palminota. Alla base del
trasferimento il «diffuso disagio» determinato dal comportamento di Palminota e
il rapporto con la Procura «incrinato anche da condotte connotate da
superficialità e sostanziale disinteresse a una corretta gestione dell'ufficio».
( da "Repubblica.it" del
02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - Rende giustizia alle donne italiane la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato in parte
la legge sulla fecondazione assistita. Ma la pronuncia può servire da monito
generale: se una legge si basa "su dogmi etico-religiosi" è
"sempre suscettibile di censura di costituzionalità", perché le
istituzioni sono laiche. Dopo la sentenza dei giudici costituzionali
sulla legge 40, interviene così il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Ieri, infatti, la Consulta ha parzialmente bocciato la legge 40, dichiarando
l'illegittimità della restrizione a tre del numero di embrioni che è possibile
impiantare nell'utero delle pazienti che si sottopongono alle procedure di
procreazione medicalmente assistita. L'alta corte,
inoltre, ha dichiarato incostituzionale anche il comma
3 dell'articolo 14 della legge in questione "nella parte in cui non
prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena
possibile, come previsto dalla norma, debba essere effettuato senza pregiudizio
della salute della donna". "La sentenza della Consulta che dichiara
illegittime alcune norme della legge 40 sulla fecondazione assistita -
sottolinea Fini in una nota - rende giustizia alle donne italiane, specie in
relazione alla legislazione di tanti Paesi europei". "Fermo restando
che occorrerà leggere le motivazioni della corte, mi
sembra fin d'ora evidente - aggiunge il presidente della Camera - che quando
una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di
censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle nostre
istituzioni". Ma intanto continuano le polemiche. "Pur non intaccando
l'impianto della legge 40, la bocciatura parziale da parte della Corte
Costituzionale rivela in tutta la sua gravità il vizio ideologico e anti vita
che nutre al suo interno. Attendiamo di conoscere le motivazioni, degne di tale
nome, con cui una certa visione laicista si è riconfermata nemica giurata degli
embrioni umani e della maternità". Lo afferma il deputato dell'Unione di
Centro Luca Volontè. OAS_RICH('Middle'); "La sentenza della Corte riporta
un po' di ragionevolezza nella legge 40, impedendo l'obbligo di produrre non
più di tre embrioni e di impiantarli tutti insieme nella donna a prescindere
dalla sua condizioni di salute e dalla sua età", dice Anna Finocchiaro,
Presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama. "Penso aggiunge la Finocchiaro
- che da questo momento in poi sia necessario un ripensamento anche sul modo di
legiferare su questi temi compreso il testamento biologico". Il presidente
della Sigo, Società italiana di ginecologia e ostetricia, Giorgio Vittori,
avverte che, dopo la sentenza della corte costituzionale, la legge 40 sulla fecondazione assistita ha
ormai bisogno di una manutenzione. E lancia la proposta di un tavolo condiviso
fra società scientifiche, istituzioni ed associazioni di pazienti per trovare
"un percorso nuovo e condiviso": "È necessaria per renderla più
appropriata a cogliere le esigenze delle coppie infertili e le indicazioni
della letteratura scientifica - dice Vittori -. In particolare, bisogna
considerare la condizione di particolare vulnerabilità in cui queste donne si
trovano, già gravate dal peso di una fertilità compromessa, e ulteriormente
esposte a difficoltà e ostacoli, che le hanno spesso costrette a recarsi
all'estero". (2 aprile 2009
( da "Corriere.it"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PALAZZO DEI
MARESCIALLI APPROVA COMUNQUE A LARGA MAGGIORANZA IL PARERE SUL decreto
Sicurezza, il Csm si spacca sulle ronde Voto contrario dei
laici del Pdl, si astengono Mancino e tre togati di Magistratura Indipendente
(Emblema) ROMA - Spaccatura nel plenum del Csm, chiamato ad approvare giovedì
mattina il parere che esprime più di una perplessità sul decreto sicurezza,
attualmente al vaglio della Camera. Il parere è stato approvato a larga
maggioranza ma il plenum si è spaccato sulle ronde: sulla questione è stato
registrato infatti il voto contrario dei laici del Pdl e l'astensione del
vicepresidente Nicola Mancino e dei tre togati di Magistratura Indipendente. Da
parte sua il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano apostrofa come «atto
improprio» la bocciatura delle ronde da parte del Csm. MANCINO - «Personalmente
sono contro l'introduzione delle ronde - ha detto Mancino - ma questo fa parte
della politica, noi non ce ne possiamo occupare altrove, dunque, avrei dato un
voto contrario, ma l'espressione di questo parere mi trova molto perplesso sul
punto e quindi mi astengo». DIVISIONI ANCHE SUI CIE - L'assemblea di Palazzo
dei Marescialli ha votato il documento della sesta commissione esprimendosi,
volta per volta, sui vari punti del decreto sicurezza che ha preso in esame:
sulla parte inerente gli stupri, si è registrata la sola astensione dei laici
del Pdl, mentre circa lo stalking, per il quale si rilevava un apprezzamento
per il provvedimento legislativo, si è registrata l'unanimità. Nel capitolo
dedicato al trattenimento degli immigrati irregolari nei centri per
l'identificazione e l'espulsione, su cui il parere esprime perplessità in
alcuni punti, hanno espresso voto contrario i laici del Pdl, e si è registrata
l'astensione di Mancino e del togato di Magistratura Indipendente Cosimo Ferri.
stampa |
( da "Stampaweb, La"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA Il giorno
dopo la sentenza della Consulta, che boccia diverse parti della legge sulla
fecondazione assistita, infuria la polemica politica. A difendere la legge 40 è
quasi tutto il centrodestra, ma anche voci autorevoli del Pd, a partire da
Francesco Rutelli: la legge è comunque «positiva», e dalla sentenza della Corte
emerge che «limpianto della legge è confermato», anche
se «alcune parti
importanti vengono modificate». Nel dibattito entra anche il presidente della
Camera. «La sentenza della Consulta che dichiara illegittime alcune norme della
legge 40 sulla fecondazione assistita - afferma Fini - rende giustizia alle
donne italiane, specie in relazione alla legislazione di tanti paesi europei».
«Fermo restando che occorrerà leggere le motivazioni della Corte - aggiunge -
mi sembra fin dora evidente che quando una legge si basa
su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di
costituzionalità, in ragione della laicità delle nostre Istituzioni». Di parere
opposto Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, secondo il quale «la
sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato i due punti più discutibili
della legge», ma «limpianto rimane comunque valido e non
richiede nuovi interventi» e Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, che sottolinea: «Le
garanzie per la salvaguardia dellembrione restano
sostanzialmente inalterate. La legge 40 conserva tutta la sua validità e
interpretazioni diverse ed estensive della sentenza della Consulta sono
ingiustificabili». Di tuttaltro tono le dichiarazioni del leader dellIdv
Antonio Di Pietro: «Il Parlamento deve semplicemente rispettare la Carta
costituzionale che non permetteva una legge
oscurantista, immorale, ingiusta e incostituzionale». Anche
Gianfranco Rotondi, del Pdl, prende le distanze dalla legge: «Le sentenze della
Corte Costituzionale non si dovrebbero discutere e la legge 40 è da rivedere
anche alla luce delle nuove scoperte scientifiche». E mentre un centro per la
fecondazione assistita di Catania annuncia che già dalla prossima settimana
agirà come se la legge 40 non ci fosse, consentendo di nuovo la diagnosi
preimpianto, Anna Finocchiaro, leader dei senatori Pd a Palazzo Madama, invita
a «un ripensamento anche sul modo di legiferare su questi temi compreso il
testamento biologico».
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 79 del
2009-04-02 pagina 0 Fini: "Da Consulta giustizia alle donne" Casini:
"Rsipetti voto del parlamento" di Redazione Il
presidente della Camera difende la sentenza della Corte Costituzionale sulla
bioetica: "Quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è
sempre suscettibile di censure di costituzionalità, in ragione della laicità
delle nostre istituzioni". Il leader dell'Udc: "Stato etico in
Italia? Con il fascismo". Roccella: "L'impianto della legge è
buono. Il limite agli embrioni resta" Roma - Fini mette il carico.
Commentando lo stop della Corte Costituzionale alla legge sulla fecondazione
assistita il presidente della Camera si "smarca" da quella parte di
Pdl (sottosegretario Eugenia Roccella in testa) che hanno sostenuto fin da principio
la battaglia sulla difesa della vita. "La sentenza della Consulta che
dichiara illegittime alcune norme della legge 40 sulla fecondazione assistita
rende giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla legislazione di
tanti paesi europei": lo afferma Gianfranco Fini in una nota. "Fermo
restando che occorrerà leggere le motivazioni della Corte - aggiunge - mi
sembra fin dora evidente che quando una legge si basa
su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di
costituzionalità,
in ragione della laicità delle nostre istituzioni". Contrario Fini aveva
appoggiato il referendum abrogativo della legge 40 e, più di recente, ha detto
che alla Camera sarebbe opportuno rivedere la legge sul testamento biologico,
approvata dalla maggioranza al Senato con il plauso della Chiesa e fortemente
criticata dal centrosinistra. La Consulta ieri ha dichiarato incostituzionali
due passaggi della legge sulla fecondazione assistita, quello che dispone che
gli embrioni prodotti in provetta, non superiori a tre, debbano essere tutti
impiantati contemporaneamente nellutero della donna e
quello che dice che il trasferimento nel corpo della donna deve avvenire non
appena possibile, perché non si menziona che ciò sia fatto "senza
pregiudizio per la salute della donna". Roccella: "Legge non si tocca" Con la
sentenza di ieri sulla legge 40 la Corte Costituzionale non ha tolto il limite
alla possibilità di impiantare embrioni, al contrario "il limite
resta" e per questo "non cè assolutamente da
cantare vittoria".
Lo ha precisato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. "Il
problema non cè: la sentenza - ha spiegato - dice
semplicemente che la valutazione non è contro il limite dei tre embrioni, ma
che la valutazione sul numero degli embrioni va affidata al medico. Il limite in
questo senso resta, semplicemente è affidato allarticolo
che vieta la crioconservazione degli embrioni". La Corte Costituzionale,
ha detto ancora Roccella, "conferma limpianto della legge 40 e
rispetta tutti i suoi principi fondamentali: il bilanciamento della tutela della salute
della donna e dellembrione, oltre a tutelare la società da
una serie di ricadute come la pratica della compravendita degli ovociti che si
sta diffondendo in tutta Europa. La legge dice che il legislatore non deve entrare nella
questione del numero degli embrioni da impiantare, che è una questione del
medico. La sentenza - ha continuato il sottosegretario - conferma limpianto
della legge, che ha anche superato lo scoglio del referendum e moltissimi ricorsi. Viene molto sottovalutato
il fatto che questa legge ha dato buoni risultati". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 02-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 79 del
2009-04-02 pagina 0 Fecondazione: legge 40 Fini: "Da Consulta giustizia
per le donne" di Redazione Il presidente della Camera
difende la sentenza della Corte Costituzionale: "Quando una legge si basa
su dogmi di tipo etico-religioso è suscettibile di censure di
costituzionalità". Casini: "Rispetti il voto del parlamento"
Roma - Fini mette il carico. La Roccella cerca di stemperare. Poi arriva Casini
che "stronca" il gioco dell'ex leader di An. Commentando lo
stop della Corte Costituzionale alla legge sulla fecondazione assistita il
presidente della Camera si "smarca" da quella parte di Pdl (sottosegretario
Eugenia Roccella in testa) che hanno sostenuto fin da principio la battaglia
sulla difesa della vita. "La sentenza della Consulta che dichiara
illegittime alcune norme della legge 40 sulla fecondazione assistita rende
giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla legislazione di tanti
paesi europei": lo afferma Gianfranco Fini in una nota. "Fermo
restando che occorrerà leggere le motivazioni della Corte - aggiunge - mi
sembra fin dora evidente che quando una legge si basa
su dogmi di
tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di costituzionalità, in
ragione della laicità delle nostre istituzioni". Contrario Fini aveva
appoggiato il referendum abrogativo della legge 40 e, più di recente, ha detto
che alla Camera sarebbe opportuno rivedere la legge sul testamento biologico,
approvata dalla maggioranza al Senato con il plauso della Chiesa e fortemente
criticata dal centrosinistra. La Consulta ieri ha dichiarato incostituzionali
due passaggi della legge sulla fecondazione assistita, quello che dispone che
gli embrioni prodotti in provetta, non superiori a tre, debbano essere tutti
impiantati contemporaneamente nellutero della donna e
quello che dice che il trasferimento nel corpo della donna deve avvenire non
appena possibile,
perché non si menziona che ciò sia fatto "senza pregiudizio per la salute
della donna". Casini: "Rispetti il voto del parlamento" Pier
Ferdinando Casini replica a Fini: "Il parlamento nella 14esima
legislatura, con un voto ampiamente trasversale, che dovrebbe essere rispettato
anche dall'attuale presidente della Camera ha legiferato laicamente su un tema
eticamente sensibile" ricorda il leader dellUdc.
E aggiunge: "Il referendum che ne seguì, con un'astensione di circa il
75%, ha dimostrato come il popolo italiano si ritrovasse pienamente nell'operato del
parlamento. Rispetto la Corte Costituzionale; aspetto di leggere le motivazioni
di una sentenza che peraltro riguarda parti limitate della legge; respingo al
mittente - conclude Casini - l'idea che la laicità dello Stato si debba
difendere con slogan contro lo Stato etico, che in Italia ha avuto l'unica
pratica applicazione durante il fascismo". Roccella: "Legge non si
tocca" Con la sentenza di ieri sulla legge 40 la Corte Costituzionale non
ha tolto il limite alla possibilità di impiantare embrioni, al contrario
"il limite resta" e per questo "non cè
assolutamente da cantare vittoria". Lo ha precisato il sottosegretario
alla Salute Eugenia Roccella. "Il problema non cè: la sentenza - ha
spiegato - dice
semplicemente che la valutazione non è contro il limite dei tre embrioni, ma
che la valutazione sul numero degli embrioni va affidata al medico. Il limite
in questo senso resta, semplicemente è affidato allarticolo
che vieta la crioconservazione degli embrioni". La Corte Costituzionale, ha detto
ancora Roccella, "conferma limpianto della legge 40
e rispetta tutti i suoi principi fondamentali: il bilanciamento della tutela
della salute della donna e dellembrione, oltre a tutelare la società da
una serie di
ricadute come la pratica della compravendita degli ovociti che si sta
diffondendo in tutta Europa. La legge dice che il legislatore non deve entrare
nella questione del numero degli embrioni da impiantare, che è una questione
del medico. La sentenza - ha continuato il sottosegretario - conferma limpianto
della legge, che ha anche superato lo scoglio del referendum e moltissimi
ricorsi. Viene molto sottovalutato il fatto che questa legge ha dato buoni
risultati". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Stampa, La" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
IL DOCUMENTO
VOTATO A MAGGIORANZA. IL VICE-PRESIDENTE SI ASTIENE Approvate invece le nuove
norme su stalking e violenza sessuale Anche Mancino non segue il Csm contro le
ronde [FIRMA]FRANCESCO GRIGNETTI ROMA Il Consiglio superiore della magistratura
vota a maggioranza il «parere» sul decreto anti-stupri in elaborazione alla
Camera. I rappresentanti dei giudici «approvano» le nuove norme sullo stalking
e sulla violenza sessuale, «criticano» invece quelle sulle ronde perché
«irrazionali» e al limite della Costituzione. Voto a maggioranza, però. Perché
all'interno del Csm questa volta c'è stata spaccatura. Non soltanto hanno
votato contro quelli del Pdl (ed era scontato), ma a sorpresa si è astenuto il
vicepresidente Nicola Mancino e non ha partecipato al voto la componente più
moderata tra le toghe, Magistratura Indipendente. «Sono contro l'introduzione
delle ronde - ha spiegato Mancino, che in queste cose difficilmente si muove
senza prima aver sentito il Quirinale - ma anche molto perplesso
sul fatto stesso che il Csm possa esprimersi su un tema che fa parte della
politica». E' un'invasione di campo, il parere del Csm? E su temi che nemmeno
riguardano l'organizzazione della giustizia? E' quanto sostiene il centrodestra
a gran voce. «Mi auguro si occupi delle sue competenze disciplinari con
maggiore rapidità, visto che ci sono tanti casi che meritano decisioni.
Per il resto, siamo abituati a esternazioni su ogni materia, per fortuna
ininfluenti rispetto alla sovranità del Parlamento», dice, tranchant, il
capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri. «L'atto è improprio - ritiene
il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano - e vorrei capire che cosa
c'entra con l'autogoverno della magistratura una questione che ha inerenza
stretta con la sicurezza. Ma siamo abituati a un organo di autogoverno che
lascia passare mesi prima di decidere quale procuratore della Repubblica deve
andare in una sede giudiziaria e poi invece è molto tempestivo nell'intervenire
sulla cronaca politica...». E' provocatorio anche il leghista Roberto Castelli:
«Il Consiglio, che notoriamente costa tantissimo ai cittadini, passa il suo
tempo ad occuparsi di questioni su cui non è chiamato ad esprimersi. Invito la
Corte dei Conti ad aprire una procedura per danno erariale». E si arrabbia Jole
Santelli, responsabile Sicurezza per il Pdl: «Il Presidente della Repubblica
intervenga. Si tratta di un palese ed arbitrario sconfinamento di poteri che
rischia di creare un pericolosissimo precedente». A difesa si schiera invece il
Pd: «È inaccettabile il tentativo del sottosegretario Mantovano e di altri
esponenti del centrodestra di contestare la legittimità dei pareri del Csm.
Sono critiche gravi che suonano come vere e proprie intimidazioni», dice
Donatella Ferranti. Paradossalmente, in tema di ronde, il dibattito nel Csm si
infiamma proprio sulle competenze. «Noi non ce ne possiamo occupare. Avrei dato
un voto contrario, ma l'espressione di questo parere mi trova molto perplesso
sul punto e quindi mi astengo», dice Mancino. «Su un tema come quello delle
cosiddette ronde si va oltre le specifiche competenze attribuite all'organo di
autogoverno», sostiene a sua volta Cosimo Maria Ferri, Magistratura
indipendente. «Bisogna evitare il rischio di invadere il campo altrui e di
porre il Csm al centro di strumentalizzazioni». Di parere opposto tutti gli
altri. «Siamo arrivati ad individuare un equilibrio idoneo per interloquire con
altri profili dell'aspetto istituzionale», osserva Livo Pepino, Md, la corrente
di sinistra. Secondo Fabio Roia, Unicost, corrente di maggioranza, c'è una
«diretta connessione» della questione-ronde con la giurisdizione, visto che
l'applicazione delle norme comporterà «grossi dubbi interpretativi» da parte
dei giudici. E Mauro Volpi, laico di sinistra, rivendica: «Se un domani ci fosse
un qualsiasi governo che volesse introdurre norme capaci di pregiudicare la
tutela giurisdizionale dei diritti umani non sarebbe una questione di nostra
competenza?».
( da "Stampa, La" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La sentenza Che
cosa cambia L'affondo di Fini sulla fecondazione scatena l'ira del mondo
cattolico Il presidente della Camera «Le norme che si basano su dogmi
etico-religiosi suscettibili di censura di costituzionalità» L'attacco E ora il
fronte «pro-life» teme un'offensiva in Parlamento che stravolga il testamento
biologico "La Consulta rende giustizia alle donne" D'accordo anche
Anna Finocchiaro del Pd, «Sottoscrivo tutto punto per punto» [FIRMA]GIACOMO
GALEAZZI ROMA «Censurando le leggi basate su dogmi etici, la Consulta rende
giustizia alle donne italiane, soprattutto rispetto alla legislazione di tanti
paesi europei». Gianfranco Fini «benedice» la sentenza
della Corte costituzionale
che ha bocciato in parte la legge sulla fecondazione assistita. «Le istituzioni
sono laiche, quindi se una norma si basa su dogmi etico-religiosi è sempre
suscettibile di censura di costituzionalità», ammonisce il presidente della
Camera scatenando una bufera politica che si proietta sul biotestamento
approvato al Senato e passato ora alla Camera. Poco dopo essersi
espresso a favore della sentenza della Consulta, Fini è stato protagonista a
Montecitorio di un siparietto con il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. A
chi gli chiedeva un commento, Casini stava dicendo di non aver ancora letto le
parole di Fini, quando il presidente è comparso. «Tu commenta a prescindere»,
ha detto Fini al leader Udc. E Casini, ai microfoni: «Non so cos'ha detto, ma
sono d'accordo». Fini, però, è tornato sui suoi passi e lo ha interrotto: «Non lo
dire...». E in effetti, appresa la dichiarazione di Fini, Casini ha duramente
criticato l'inquilino di Montecitorio. «Nel 2004 il Parlamento, con un voto
ampiamente trasversale (che va rispettato anche da Fini che col suo partito vi
concorse in modo determinante) ha legiferato laicamente su un tema eticamente
sensibile- afferma Casini-.Il referendum che ne seguì, con un'astensione del
75%, ha dimostrato come il popolo italiano si ritrovasse pienamente
nell'operato del Parlamento». Perciò Casini «respinge al mittente l'idea che la
laicità dello Stato si debba difendere con slogan contro lo Stato etico, che in
Italia ha avuto l'unica pratica applicazione durante il fascismo». E Luca
Volontè del'Udc rincara la dose: «Fini cerca visibilità nel ruolo di ventriloquo
dei radicali e rappresenta il peggior laicismo eugenetico del Paese. Almeno,
per pudore, almeno eviti di ergersi a difensore delle donne italiane». Alle
critiche a Fini da parte dei cattolici di ogni schieramento si unisce l'altolà
della Santa Sede. «I dati della recente relazione al Parlamento dimostrano che
la Legge 40, in questi tre anni di applicazione, ha funzionato sia per quanto
riguarda la salute della donna, sia per quanto riguarda la tutela
dell'embrione», protesta Radio Vaticana. Paola Binetti, «teodem» del Pd e
numeraria dell'Opus Dei, l'abolizione del limite dei tre embrioni da impiantare
pone dei problemi applicativi che potrebbero essere risolti «dalla revisione
delle linee guida annunciata dal sottosegretario Roccella». Mentre il vescovo
bieticista Elio Sgreccia e le associazioni cattoliche gridano all'eugenetica,
la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro condivide «punto per punto»
le parole di Fini e aggiunge: «Le linee guida sono un provvedimento
amministrativo e non possono incidere ed entrare nel merito delle decisioni del
legislatore». La sentenza della Consulta, concorda la maggior parte dei
costituzionalisti, entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione
sulla Gazzetta ufficiale. Ciò avverrà a metà mese, appena pronte le motivazioni
e da quel momento sparirà il limite dei tre ovociti e si tornerà alla
situazione anteriore al 2004. Barbara Pollastrini del Pd avverte: «Questo della
fecondazione sia un monito per il biotestamento, finché siamo in tempo
ricominciamo». I laici della maggioranza (come annunciato da Giuseppe Palumbo e
Italo Bocchino) sono pronti a dar battaglia per modificare il testo approvato
in Senato. Il fronte «pro-life» teme un'offensiva che, oltre a rimettere in
discussione l'intero impianto della legge 40, stravolga il biotestamento.
«Intervenga Berlusconi- invoca Margherita Boniver-.I sondaggi dicono che tre
italiani su quattro sono per l'autodeterminazione». La legge 40 «tutela le
donne», ribatte Roccella, «non è una norma cattolica ma un punto di equilibrio
tra la salute della donna e la tutela della vita dell'embrione».
www.lastampa.it/galeazzi
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Stringe il collo
all'arbitro: due anni e mezzo L'episodio nella serie D di calcio a 5,
l'aggressore è il capitano del Marcon Un'aggressione in piena regola
all'arbitro da parte di Emiliano Solmi, giocatore del team Mga di calcio a 5 di
Marcon. Il calciatore si è avventato due volte sul collo del direttore di gara
«provocandogli dolore e senso di soffocamento». L'episodio è avvenuto nella
serie D trevigiana, ma non ha i contorni del tutto chiari: la cosa certa è la
squalifica fino al 31 ottobre 2011 per Solmi, tra l'altro capitano del Marcon,
e la partita persa a tavolino per 6-0. Il match in questione è Vedelago-Mga del
28 marzo: al 27' del secondo tempo, l'arbitro ha sospeso il match perché si erano
creati «attimi di tensione e un principio di rissa». Il direttore di gara a
questo punto ha chiesto al capitano Solmi di tenere a bada i propri uomini per
poter far ripartire il gioco. Il capitano però ha rifiutato l'invito, e ha
dichiarato che «non sarebbe più ripreso il match finchè non sarebbero
intervenuti i carabinieri». L'aggressione, secondo referto, sarebbe accaduta
dopo questa affermazione, e ripetuta per la seconda volta, dopo il cartellino
rosso estratto dall'arbitro. Oltre al capitano, squalificati Stefano Grandi (3
giornate), Marco Bortolini e Alberto Di Non (2 giornate). Giovanili. Torniamo
al calcio a undici. Pro Roncade stavolta nell'occhio del ciclone delle
squalifiche: resterà fuori fino al 15 maggio Nicola De Vidi, categoria allievi,
perché ha prima insultato e poi «sfidato» l'arbitro, spingendolo con le mani
all'indietro; in seguito poi si è tolto la maglia della società, l'ha gettata a
terra, e ha reagito verbalmente al pubblico che lo invitava ad andare nello
spogliatoio a farsi la doccia. Nella categoria giovanissimi, sempre la Pro
Roncade ha perso a tavolino la gara contro il Casale, perché si è presentata al
match con un numero insufficiente di giocatori. Terza categoria. Una giornata a
Berton (Sant'Antonino), Gerotto e Zanon (Suseganese), Rossetto (Boccadistrada),
Favaro (Badoere), Baldin e Drusian (Pederobba), Pagotto, Moretton e Zanardo
(Lovispresiano), De Rossi (Padernello). Coppa Provincia. E' stata decisa la
data della finale della Coppa Provincia di Treviso, intitolata a «Lidio
Carniato»: si disputerà al comunale «Adelmo Bolge» di Vedelago mercoledì 15
aprile alle ore 20.30 e vedrà opposti Csm Resana e San
Gaetano. Recupero Prima. L'altra sera un recupero di Prima categoria:
Sedico-Codognè 0-2 (reti: Mazzardis, N. Meneghin). Codognè in campo con:
Fovero, S. Meneghin, Carli, Da Dalt, Casagrande, Mattiuzzi, Balliana, Cancian,
Poles, N. Meneghin, Mazzardis (allenatore Bottega). (lu. pi.)
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 03-04-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)
(Corriere delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
Ronde,
il Csm si spacca e Mancino si astiene La maggioranza boccia comunque il
provvedimento del governo ROMA. Sembrava si potesse raggiungere quasi
l'unanimità. Invece il plenum del Csm si è spaccato sul parere al decreto
sicurezza, che è comunque passato a larga maggioranza. A dividere i consiglieri è stata
soprattutto l'ultima parte del documento, quella che boccia le ronde. A
sorpresa su questo punto si è astenuto con i togati di Magistratura
Indipendente (la corrente più moderata) il vice presidente del Csm Nicola
Mancino, mentre hanno votato contro i laici del Pdl. «Sono contro l'introduzione
delle ronde», ma «molto perplesso» sul fatto che il Csm possa esprimersi con un
parere su un «tema che fa parte della politica», ha spiegato Mancino, che non
ha votato nemmeno la parte del parere che critica le norme sul trattenimento
degli stranieri irregolari nei Centri di identificazione. Critiche dalla
maggioranza politica: il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano parla
di atto «improprio» del Csm, e l'ex Guardasigilli Roberto Castelli invita la
Corte dei conti a chiedere i danni al visto che il Consiglio si occupa di
questioni su cui non è chiamato a esprimersi. Si tratta di «intimidazioni»
replica dal Pd la capogruppo in Commissione Giustizia Donatella Ferranti. A far
immaginare al Csm un esito diverso del voto era stato l'intervento del laico
del Pdl Gianfranco Anedda, che aveva elogiato il documento messo a punto dalla
Sesta Commissione del Csm. Un testo che boccia le ronde perchè così si deroga
al principio che assegna la tutela della sicurezza all'autorità pubblica e per
il rischio di incidenti, ma che nello stesso tempo apprezza la parte del
provvedimento governativo che mira «a rafforzare gli strumenti per contrastare
tutte le forme di aggressione sessuale». «E' un parere molto importante perchè
non contiene una critica demolitrice, ma dà indicazioni migliorative», aveva
detto Anedda parlando di una «collaborazione necessaria del Csm con la
politica». Poco dopo, però, la gelata. Prima i togati di Magistratura
Indipendente hanno annunciato la loro astensione sulla questione delle ronde
(«bisogna evitare il rischio di invadere il campo altrui»).
( da "Unita, L'" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Csm si spacca
sulle ronde Mancino: «Non ci riguardano» CLAUDIA FUSANI Una spaccatura vera e
propria. Con il vicepresidente del Consiglio superiore che si schiera contro la
maggioranza del plenum di palazzo dei Marescialli. Questioni di metodo e di
merito: l'organismo di autogoverno della magistratura non può occuparsi di
ronde nè di immigrati. «Sarebbe come dire - scandisce le parole il numero 2 del
Csm - che giudichiamo il nuovo assetto della scuola. Non è materia nostra.
Politicamente sono contrario alla ronde ma qui non me ne posso occupare».
Parole e un voto destinati a lasciare il segno nel complesso scontro sui temi
della giustizia e della sicurezza. Il plenum del Csm approva il parere in parte
negativo sul decreto legge sulla sicurezza che tocca vari argomenti, dalla
violenza sessuale ai Centri di identificazione ed espulsione passando per le
ronde e lo stalking (gli atti persecutori) e che deve essere convertito entro
il 20 aprile. Il documento Relatori i consiglieri Roia e Volpi - boccia le
ronde e i Centri di identificazione dove i clandestini potranno essere
trattenuti fino a sei mesi, perchè «illegittimi i e pericolosi». Via libera
invece al reato di stalking, che colma un vuoto del codice penale. Qualche
dubbio sulla custodia obbligatoria in carcere per chi è accusato di violenza
sessuale. Il parere, complesso e articolato, è arrivato in plenum ieri mattina
accompagnato dalle polemiche di Pdl e Lega che accusano palazzo dei Marescialli
di fare politica impiacciandosi di cose che non lo riguardano. Il capogruppo al
Senato Maurizio Gasparri addirittura irride il Consiglio («è ininfluente») e il
sottosegretario Mantovano bolla il documento come «atto improprio». Per
Donatella Ferranti, capogruppo Pd in Commissione Giustizia, sono «intimidazioni».
Sul tavolo un tema che scotta, funzioni e competenze del Consiglio, la sua
stessa essenza garantita dalla Carta. Il dibattito in plenum era cominciato
lasciando immaginare un voto unanime. «È un parere importante perchè non
contiene una critica demolitrice ma dà indicazioni migliorative» aveva detto a
sorpresa il consigliere laico del centrodestra Gianfranco Anedda parlando di «collaborazione necessaria tra Csm e politica». Poi il grande
freddo con le parole dei togati di Mi, la corrente indipendente della
magistratura sempre più in rotta con le altre correnti. «Mi astengo perchè in
questo modo il Csm va oltre le sue competenze» ha tagliato corto Cosimo Ferri
che poi ha ingaggiato scambi di battute feroci con le consigliere Maccara e
Cesqui, entrambe di Md. L'intervento di Mancino ha defintivamente
spaccato il plenum. «Rivendico questo parere - ha insistito Roia (Unicost)-
perchè leggere nel decreto che le ronde non saranno armate non è sufficiente.
Vanno messi paletti chiari, anche un bastone può essere un'arma. E questo ha a
che fare con la gestione della giustizia». Ancora più esplicito Volpi «per cui
sicurezza e la modalità in cui viene amministrata sono di competenza del Csm
specie in un'epoca in cui alcuni ordinamenti democratici (Stati Uniti, ndr)hanno
approvato leggi che sospendono le garanzie». Il disagio sociale, poi, uno dei
motivi per cui nascono le ronde, «è qualcosa che colpisce poveri ed emarginati.
Che c'entra la sicurezza?». Ferri, poi, capopopolo dei contrari, «ha perso
l'occasione per un confronto positivo». Il Consiglio Superiore della
Magistratura boccia a maggioranza le norme su ronde e immigrati contenute nel
decreto antistupri. Plenum diviso: tre astenuti (Mi) e il n° 2 Mancino;
contrari i laici del Pdl.
( da "Unita, L'" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Ora finalmente
si potranno congelare gli embrioni» MARIA ZEGARELLI Siamo pronti, non appena la
sentenza della Consulta, verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, fra qualche
settimana, a rispolverare i nostri laboratori per la diagnosi pre impianto», annuncia
Antonino Guglielmino, ginecologo. L'avvocato Sebastiano Papandrea: «Stiamo
valutando anche la possibilità di ricorrere in tribunale per il riconoscimento
del danno esistenziale relativo al non rispetto di diritti inviolabili subìto
dalle coppie costrette ad andare all'estero o a rinunciare alla possibilità di
avere un figlio». Due ore di intenso dibattito ieri a «l'Unità» con gli
avvocati del collegio nazionale che ha difeso le coppie che hanno presentato
ricorso contro la legge 40, alcuni dei pazienti del centro Hera Onlus di
Catania, che hanno dovuto affrontare i «viaggi della speranza» all'estero, il
presidente dell'associazione «Sos infertilità» e il medico che ha assistito le
coppie con problemi genetici. Il pronunciamento della Corte
Costituzionale mette in discussione l'impianto della legge 40? Avvocato Maria
Paola Costantini: «È vero che alcune norme rimangono, come l'articolo 1 dove si
tutelano tutte le parti coinvolte, la donna e l'embrione. Ma la sentenza è
chiara nel momento in cui i giudici scrivono: «Non ci sia pregiudizio della
salute della donna». Questo vuol dire che si è operato quel
bilanciamento che noi chiedevamo tra la salute della persona in vita, ora
portato in primo piano, e la tutela di una potenziale vita. La Corte riafferma
anche quel principio contenuto nella legge 194 secondo il quale non si può mai
prescindere dalla tutela della salute della donna: è già questo un cambiamento
enorme. Indietro non si potrà più tornare, come invece qualcuno sperava».
Avvocato Sebastiano Papandrea: «L'articolo 1 della legge 40 trova un limite in
quanto stabilito dalla Corte: si può procedere alla crioconservazione degli
embrioni se questo vuol dire tutelare la paziente. La Consulta sembra aver
accolto le soluzioni indicate dal giudice di Firenze, il dottor Delle Vergini,
che nel suo ricorso ha prospettato l'eccezione alla regola. Questo sarà il faro
che dovrà guidare i centri medici e le linee guida ministeriali che non
potranno prescindere dal dispositivo della Corte». Come cambia il rapporto medico-pazienti?
Antonino Guglielmino: «Si ristabilisce un principio fondamentale: il medico
deve valutare la miglior cura per ogni paziente e non applicare lo stesso
trattamento a chiunque si rivolge ai centri di Pam. Il legislatore quando ha
scritto la legge 40 ha steso un manifesto ideologico perché non ha mai tentato
di regolamentare la fecondazione assistita in Italia: non ci sono standard
fissati per i centri di riproduzione; è stata equiparata la donna all'embrione
e da qui, a cascata, sono derivate le altre norme, dal divieto di diagnosi
pre-impianto al limite all'uso di tecniche tradizionali praticate nel resto del
mondo». Si ristabilisce l'alleanza terapeutica medico-paziente? Guglielmino:
«Da oggi, finalmente, si potrà valutare caso per caso, in base all'età della
donna e alla sua condizione clinica, quanti ovociti produrre, fecondare e
quanti impiantarne. I motivi che hanno spinto oltre 10mila coppie ad andare
all'estero sono legati a questo aspetto: evitare di sottoporsi a ripetuti
trattamenti medici e avere maggiori possibilità di successo nell'impianto
embrionale, potendo fare una diagnosi preimpianto per evitare che nascano
bambini con gravi malattie genetiche». Quali sono state le conseguenze dei
limiti imposti dalla legge 40? Guglielmino: «Ne racconto una: una coppia
siciliana ha avuto una bambina malata di talassemia perché dopo una
fecondazione assistita senza diagnosi pre-impianto non se l'è sentita di fare
un aborto terapeutico. La bambina sta molto male, la coppia ha presentato un
ricorso nella speranza di una modifica della legge per poter accedere ad una
seconda fecondazione, con diagnosi, nella speranza di avere un figlio sano e,
attraverso un trapianto di midollo, far guarire la figlia maggiore». Inoltre
con i progressi scientifici di questi ultimi anni oggi siamo in grado di
garantire dei sistemi di congelamento delle cellule di altissimo livello che
hanno alzato la percentuale di successo delle Pam». Né le linee guida
ministeriali, né il parlamento potranno prescindere da quanto stabilito dalla
sentenza della Corte Costituzionale. Ecco cosa cambierà dal momento della
pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
( da "Unita, L'" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Ora
al governo non resta che adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale,
modificando radicalmente le linee guida al fine di togliere ogni incertezza
giuridica per le donne che scelgono di affrontare i trattamenti di fecondazione
assistita».
( da "Unita, L'" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Viaggi della
speranza la fatica, il dolore E oggi non siamo più quelli di prima» TONI JOP E adesso che la Corte Costituzionale ha fatto la barba e
i capelli alla legge più teocratica della terra, che accadrà? Cosa succederà
soprattutto nelle coscienze di quelle migliaia di esseri umani che hanno
vissuto sulla propria pelle l'illegittimità transitoria e fasulla della loro
condizione, del loro umanissimo desiderio di avere dei figli?
L'allargamento del diritto, una sua rivisitazione più equilibrata scopre
intanto una falla mostruosa nel territorio della giustizia: il senso di colpa
non doveva esserci perché il crimine era individuato in buona misura da una
distonia della giustizia. «Tornano alla mente - ricordano le coppie attorno al
tavolo dell'Unità - la fatica, il dolore, il senso di esclusione, la fuga
all'estero, la solitudine, l'abbandono, le vite cambiate, perché non siamo più
quelli di prima». Ecco: non si sentono più quelli di prima, le vittime della
legge sbagliata. Da qui, l'ipotesi, alla quale si sta lavorando, della
valutazione di un danno illegittimamente inferto a quelle vittime, un danno non
solo economico. Ascoltate questa storia. Inizia quando due coniugi comprendono:
il figlio che desiderano ha cinquanta probabilità su cento di nascere affetto
da anemia mediterranea, malattia grave. Davide Sgroi fatica a parlare. «La
legge mi ha cambiato, credetemi, prima non ero così. Abbiamo avuto fiducia nel
referendum poi andato a vuoto, ma non ci siamo arresi. Così, siamo andati una
prima volta in Turchia, a Istanbul. Ci accompagnavano alcuni giornalisti, non
ci garbava essere così esposti ma eravamo in terra lontana e non sapevamo
comunicare, ci aiutarono, furono utili, almeno per i primi giorni. Perché non
bisogna pensare che tutto si risolve in un batter d'occhio. Queste cose durano
dodici, quindici giorni, in un luogo scelto perché costava meno che altrove.
Una clinica privata, comunque molti soldi e una tensione spasmodica mentre ti
senti fuori dal mondo, un escluso. Tre embrioni, il tempo passa, si sta male, i
giornalisti se ne vanno, capisci ancora di più cosa sia l'isolamento e poi stai
ad aspettare. Credete, non è uno scherzo vedere il medico, un estraneo, che ti
viene davanti e, dopo dodici giorni, ti dice che purtroppo è andata male. Andò
male, quella prima volta, ci vuole coraggio a non mollare. Ci tornammo, ancora
spendendo molti soldi e solo perché volevamo un figlio non condannato a
soffrire in modo atroce. Ricevute? poco e niente, ma abbiamo speso circa 20mila
euro, e questo è niente rispetto al male subito». Davide è cristiano, sua
moglie è cattolica credente. Complimenti alla legge talebana che riesce a
massacrare tutto ciò che le sta attorno e non fa distinzioni di fede. Ma era
illegittima, no? E chi ripaga Miriam e Giovanni Ruta? Loro, che pure hanno
vinto il ricorso, hanno una storia leggermente diversa: dopo un primo tentativo
a Istanbul hanno mollato la presa. Perché? Non avevano risorse a sufficienza,
soldi insomma. «Avevamo tanto amore per un figlio che alla fine avevamo deciso
di rischiare la roulette russa: tutto bene o un aborto terapeutico che noi non
avremmo mai accettato - racconta Miriam -, ma non è andata in porto. Qualcuno
ha idea di cosa voglia dire vivere in queste condizioni, accettare questi
rischi, essere circondati dai giudizi morali della gente che non capisce? Si
cambia, la legge, questa legge ora per fortuna resa meno accuminata, ti cambia
dentro e fuori». C'è un danno oppure no? Maria Paola Costantini, avvocato, non
ha dubbi: «Questa legge - spiega - ha attaccato e intaccato alcuni diritti
fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, il danno sta in questa
violazione che lede alcuni beni costituzionalmente garantiti, beni immateriali
ma sensibili come il diritto all'informazione, all'uguaglianza. Dobbiamo
valutare con precisione». Una legge che ha lasciato macerie alle sue spalle.
Penalizzando esistenze, umiliando dignità. Ecco le storie di chi ha pagato
sulla propria pelle il desiderio di avere un figlio non condannato in partenza.
Gli avvocati: il danno c'è.
( da "Unita, L'" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Siamo pronti, non
appena la sentenza della Consulta, verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale,
fra qualche settimana, a rispolverare i nostri laboratori per la diagnosi pre
impianto», annuncia Antonino Guglielmino, ginecologo. L'avvocato Sebastiano
Papandrea: «Stiamo valutando anche la possibilità di ricorrere in tribunale per
il riconoscimento del danno esistenziale relativo al non rispetto di diritti
inviolabili subìto dalle coppie costrette ad andare all'estero o a rinunciare
alla possibilità di avere un figlio». Due ore di intenso dibattito ieri a
«l'Unità» con gli avvocati del collegio nazionale che ha difeso le coppie che
hanno presentato ricorso contro la legge 40, alcuni dei pazienti del centro
Hera Onlus di Catania, che hanno dovuto affrontare i «viaggi della speranza»
all'estero, il presidente dell'associazione «Sos infertilità» e il medico che
ha assistito le coppie con problemi genetici. Il
pronunciamento della Corte Costituzionale mette in discussione l'impianto della
legge 40? Avvocato Maria Paola Costantini: «È vero che alcune norme rimangono,
come l'articolo 1 dove si tutelano tutte le parti coinvolte, la donna e
l'embrione. Ma la sentenza è chiara nel momento in cui i giudici scrivono: «Non
ci sia pregiudizio della salute della donna». Questo vuol dire che si è
operato quel bilanciamento che noi chiedevamo tra la salute della persona in
vita, ora portato in primo piano, e la tutela di una potenziale vita. La Corte
riafferma anche quel principio contenuto nella legge 194 secondo il quale non si
può mai prescindere dalla tutela della salute della donna: è già questo un
cambiamento enorme. Indietro non si potrà più tornare, come invece qualcuno
sperava». Avvocato Sebastiano Papandrea: «L'articolo 1 della legge 40 trova un
limite in quanto stabilito dalla Corte: si può procedere alla crioconservazione
degli embrioni se questo vuol dire tutelare la paziente. La Consulta sembra
aver accolto le soluzioni indicate dal giudice di Firenze, il dottor Delle
Vergini, che nel suo ricorso ha prospettato l'eccezione alla regola. Questo
sarà il faro che dovrà guidare i centri medici e le linee guida ministeriali
che non potranno prescindere dal dispositivo della Corte». Come cambia il
rapporto medico-pazienti? Antonino Guglielmino: «Si ristabilisce un principio fondamentale:
il medico deve valutare la miglior cura per ogni paziente e non applicare lo
stesso trattamento a chiunque si rivolge ai centri di Pam. Il legislatore
quando ha scritto la legge 40 ha steso un manifesto ideologico perché non ha
mai tentato di regolamentare la fecondazione assistita in Italia: non ci sono
standard fissati per i centri di riproduzione; è stata equiparata la donna
all'embrione e da qui, a cascata, sono derivate le altre norme, dal divieto di
diagnosi pre-impianto al limite all'uso di tecniche tradizionali praticate nel
resto del mondo». Si ristabilisce l'alleanza terapeutica medico-paziente?
Guglielmino: «Da oggi, finalmente, si potrà valutare caso per caso, in base
all'età della donna e alla sua condizione clinica, quanti ovociti produrre,
fecondare e quanti impiantarne. I motivi che hanno spinto oltre 10mila coppie
ad andare all'estero sono legati a questo aspetto: evitare di sottoporsi a
ripetuti trattamenti medici e avere maggiori possibilità di successo
nell'impianto embrionale, potendo fare una diagnosi preimpianto per evitare che
nascano bambini con gravi malattie genetiche». Quali sono state le conseguenze
dei limiti imposti dalla legge 40? Guglielmino: «Ne racconto una: una coppia
siciliana ha avuto una bambina malata di talassemia perché dopo una
fecondazione assistita senza diagnosi pre-impianto non se l'è sentita di fare
un aborto terapeutico. La bambina sta molto male, la coppia ha presentato un
ricorso nella speranza di una modifica della legge per poter accedere ad una seconda
fecondazione, con diagnosi, nella speranza di avere un figlio sano e,
attraverso un trapianto di midollo, far guarire la figlia maggiore». Inoltre
con i progressi scientifici di questi ultimi anni oggi siamo in grado di
garantire dei sistemi di congelamento delle cellule di altissimo livello che
hanno alzato la percentuale di successo delle Pam».
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 1 - Prima
Pagina Affondo del presidente della Camera sulla fecondazione Fini: la Consulta ha difeso le donne ROMA - Dopo la bocciatura da parte
della Corte costituzionale della
legge 40 sulla parte relativa all´impianto di tre soli embrioni, arriva
l´affondo laico del presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Sulla
fecondazione la Consulta ha difeso i diritti delle donne», ha detto in una nota
diffusa nel pomeriggio di ieri. Pronta la replica del leader dell´Udc,
Pierferdinando Casini: «La laicità non si difende con gli slogan contro lo
Stato etico». CASADIO, PASOLINI, POLITI E VINCI ALLE PAGINE 10 E 11
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 10 -
Cronaca Picconatori Padri nobili Rocco Buttiglione, presidente Udc: è compito
delle Camere interpretare i mutamenti sociali, non dell´Alta Corte
"Costituzione tradita, basta fughe in avanti o neanche i cattolici la
difenderanno più" Spostando in avanti l´equilibrio dei valori della Carta,
certi libertari radicali aiutano chi la vuole picconare Non credo che Bobbio
approverebbe certe interpretazioni. E Fini dovrebbe difendere di più il
Parlamento MARCO POLITI ROMA - Se la Costituzione viene «sequestrata da un
gruppo ideologizzato», perderà l´appoggio dei cattolici italiani. Il presidente
dell´Udc Rocco Buttiglione lo ribadisce all´indomani della sentenza che
modifica la legge 40, spiegando che «salta il patto costituzionale»,
se si pretende di cambiare la carta fondamentale attraverso interpretazioni
evolutive. Presidente Buttiglione, perché parla di sequestro della
Costituzione? «Si è imposta un´interpretazione sociologistica della
Costituzione. I giudici non tengono in conto la lettera della Carta, ma
vogliono spostare in avanti l´equilibrio dei valori costituzionali credendo di
seguire una presunta direzione di marcia della storia». Non ha fiducia nei
giudici della Consulta? «Rimango ai fatti. Si sta dando una lettura evolutiva
della Costituzione. Invece tocca al Parlamento interpretare
i mutamenti sociali e la Corte deve intervenire soltanto in presenza di
grossolane violazioni dei principi costituzionali». Finora attaccare la Corte
ero lo sport di esponenti di Forza Italia o della Lega, fa impressione sentire
un esponente della cultura politica cattolica polemizzare violentemente con la
più alta istituzione di garanzia. «è vero, non è nella tradizione dei
cattolici criticare la Corte costituzionale, ma se
oggi avviene è indice di una insoddisfazione profonda. Ed è bene che emerga,
altrimenti si corre il pericolo che i cattolici con il cuore si stacchino dalla
Costituzione». I cattolici allontanarsi dalla Carta che loro stessi hanno
scritto? «Non sarebbe più la "loro" Costituzione, se interpretata
così da giurisperiti libertari radicali. Io dico: attenzione! Così si aiuta chi
vuole picconare la Carta fondamentale. L´adesione entusiasta e incrollabile dei
cattolici è sempre stata un baluardo a difesa di "questa" Costituzione.
Ma se si cambia la Carta, se viene meno il suo senso basato sull´equilibrio tra
la tradizione liberale, la tradizione del movimento socialista e del movimento
cattolico, allora rischia di venire meno il patto sottostante». Onorevole, il
cattolicesimo non è monolitico. «Figuriamoci, la Chiesa è un´anarchia
organizzata». Appunto, è cattolico lei ed è cattolico Ignazio Marino. Entrambi
eletti dal popolo: non è che c´è un cattolico più doc. «C´è una linea di fondo
del popolo cristiano, che io credo di interpretare. Ed è una linea non solo del
popolo cristiano, ma anche di quei laici che hanno fatto la Costituzione ed
erano ispirati da una cultura del bilanciamento tra diritti e doveri, di cui
sono rappresentanti Bobbio, Croce, Mazzini. Chi ha scritto la Carta sono
convinto non sarebbe d´accordo con certe interpretazioni di oggi». Secondo lei
quando la Consulta valuta la salute della donna o la sanità dell´embrione, è in
mano a libertari radicali? «Non dico questo. Sostengo che è sbagliato che lo
faccia la Corte. Tocca alla politica stabilire l´equilibrio dei valori. Io
potrei dire che l´aborto è anticostituzionale, ma non
lo faccio. Perché la politica ha definito un equilibrio: non lo condivido, ma è
quello. Se qui ognuno dichiara anticostituzionale ciò
che non gli piace, allora bisogna tornare a mettere ai voti la Costituzione».
Il presidente Fini non la pensa così. «Dal presidente della Camera mi sarei
aspettato una difesa delle prerogative del Parlamento e della legge che ha
approvato. Ma poi, che significa censurare l´elemento etico-religioso? Una
legge priva di una base etica o religiosa finisce per essere solo una norma
ispirata al pragmatismo o all´affarismo».
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 11 -
Cronaca Da Roma a Catania, alcuni centri hanno già cambiato i protocolli.
Ovunque però regna l´incertezza Nelle cliniche i primi sì alla sentenza
"Pronti a produrre più di tre embrioni" Ma la maggior parte frena:
"Troppi dubbi, meglio rinviare" Assalto ai centralini di ospedali e
associazioni per capire che cosa succede ora "Avevo già fissato di andare
all´estero, posso cancellare?" Molti medici consigliano di aspettare:
"Possiamo fecondare più ovociti ma non sappiamo cosa fare con quelli in
sovrannumero" CATERINA PASOLINI ROMA - Nell´atmosfera ovattata della
clinica sulla Nomentana, affondate nelle poltrone di velluto azzurro fuori
dalla stanza del ginecologo, stanno donne dall´aria tesa, ansiosa. Qualcuna
invece ha lo sguardo di chi già sente vicino il traguardo. Parlottano,
chiedono, si informano della sentenza che forse cambierà la loro vite.
Vittoria, 40 anni che sembrano 30, sorride. è venuta per un controllo reduce da
una viaggio in una clinica spagnola. E adesso che le beta hanno cominciato a
galoppare e quello che sembrava solo un sogno si avvicina alla realtà, sospira.
«Ecco, con questa sentenza, adesso avrei potuto evitare la trasferta e le
spese, molto alte. Ma dopo quattro tentativi falliti e lo spreco di ovociti non
potevo più aspettare e perdere tempo. Ho deciso di partire perché ad ogni
stimolazione producevo anche undici ovuli ma era inutile, più di tre la legge
non consentiva di inseminarne e alla mia età è difficile che attecchiscano. A
Malaga invece cinque ovuli prodotte, cinque inseminati, cinque embrioni... e
adesso spero». Mille altre sono in dubbio se rimandare la trasferta all´estero:
«Posso cancellarla e fare il trattamento qui?». Hanno chiamato i centralini
delle cliniche, degli ospedali e delle associazioni per capire che succede,
cosa abbiano deciso i medici che a loro volta ieri hanno tempestato amici
avvocati per avere certezze. Sono confusi, anche se tutti soddisfatti «perché
adesso si riconosce l´importanza della valutazione medica e si difende la
salute della donna. Si può valutare caso per caso a seconda dell´età e delle
condizioni, così ad una giovane impianteremo due embrioni ad una di 40 che ha
più difficoltà magari quattro», dice il professor Claudio Piscitelli di Villa
Margherita che vuole aspettare la pubblicazione della sentenza. Da Milano a
Roma, da Bologna a Napoli e Palermo, pochi hanno deciso di "partire"
subito. Tra loro l´European Hospital di Roma che da ieri ha deciso di fecondare
più di tre ovociti, se necessario, a seconda dei casi. E il professor Gugliemino
del centro Hera di Catania che si muove da subito per «produrre più embrioni».
La maggior parte resta ferma, continua secondo i vecchi protocolli alla
Mangiagalli o al Niguarda di Milano, negli ospedali pubblici bolognesi,
fiorentini, torinesi e napoletani o alla Tecnobios (duemila cicli l´anno nei
cinque centri italiani). «Se in teoria da ora potremmo fecondare più ovociti,
resta sempre aperta la questione di come conservare quelli che non si
utilizzano visto che la legge non consente di congelarli e chi si avventura su
questa strada rischia sanzioni penali», sottolinea Guido Ragni, primario del
centro sterilità della Mangiagalli e presidente delle Associazioni per la
riproduzione assistita. La gran parte dei medici dei centri pubblici e privati
condivide il dubbio. «Ora possiamo produrre più embrioni, ma visto che la
Consulta ha confermato il divieto a distruggere o congelare quelli in
sovrannumero, come facciamo?». Così in ospedali e cliniche molti da ieri
consigliano di rimandare di qualche settimana gli "interventi"
fissati in attesa di chiarimenti. E da tutto il mondo medico - e Borini,
presidente dell´Osservatorio turismo procreativo ha scritto al sottosegretario
Roccella una lettera aperta - viene la richiesta perché vengano emanate al più presto linee guida non in contrasto con la sentenza della
Corte costituzionale.
«Altrimenti cosa faranno nel frattempo i centri e le donne in attesa costrette
sino ad oggi a continui viaggi all´estero quando in Italia ci sono capacità e
tecnologia?». E sono più di diecimila ogni anno, anche se molte per la
fecondazione eterologa, le coppie in trasferta in cerca di un bimbo. Per
dare informazioni e chiarire i dubbi le associazioni che hanno presentato e
vinto i ricorsi hanno messo a disposizione alcuni numeri di telefono: 800 097
999 (www. sosinfertilita. net), 095/7335199 (www.hera.it) e 06/36718444 (www.
cittadinanzattiva. it).
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 11 -
Cronaca Giallo sul congelamento, i giuristi si dividono Barbera: deciderà il
ginecologo caso per caso. Baldassarre: per ora non cambia nulla Gabriella
Palmieri, avvocato dello Stato: "L´autonomia del medico ne esce
rafforzata" ELSA VINCI ROMA - Congelare un embrione ora si può? «Abbattuto
il limite dei tre ovuli fecondati da impiantare contemporaneamente, la Consulta
sembra aver rafforzato l´autonomia del medico, che potrebbe decidere caso per
caso», riflette Gabriella Palmieri, l´avvocato dello Stato che ha difeso la
legittimità della legge 40 sulla procreazione assistita
davanti ai giudici costituzionali. «Aspettiamo le motivazioni della sentenza
che detteranno le indicazioni per tracciare le linee guida, le modalità di
attuazione della legge», dice cauta. Tuttavia, l´avvocato dello Stato ammette
che «la Corte sembra aver voluto rendere meno stringente quella che era
l´eccezione alla crioconservazione», prevista prima solo in caso della
malattia della madre. Palmieri spiega che «la pronuncia sottolinea il valore costituzionale della salute della donna». E se per tutelarla
sarà utile produrre due piuttosto che cinque embrioni per il successo
dell´impianto, allora «sembra che sarà il ginecologo a decidere se e quando
crioconservare». Ma queste, sottolinea la giurista, sono solo deduzioni.
«Aspettiamo di leggere come è stata ridisegnata la norma». Dopo la sentenza
della Corte Costituzionale che ha dichiarato la parziale illegittimità della
legge, arriva il giorno dei dubbi. Soprattutto sulla fine che faranno quegli
ovuli fecondati che il medico riterrà necessari al successo del trattamento ma
che non saranno impiantati tutti assieme. «Mi sembra si torni alla situazione
anteriore alle legge 40 - dice Augusto Barbera, costituzionalista - Il
ginecologo deciderà caso per caso. Può produrre un numero inferiore o superiore
a tre, da impiantare anche in più tentativi a tutela della salute della madre,
dunque sarà lui a valutare se sarà necessario criocongelare». Altri giuristi, e
tra essi Antonio Baldassarre, presidente emerito della Consulta e tra i legali
della Federazione nazionale dei centri e dei movimenti per la vita, ritengono
che la Consulta abbia adottato una decisione «additiva di principio». Secondo
Baldassarre, che ha dato battaglia in udienza, la bocciatura del comma tre
sull´eccezione alla crioconservazione non avrebbe alcun effetto pratico
immediato: i giudici costituzionali si sarebbero limitati a dare un indirizzo
al legislatore affinché sia tenuta in maggiore considerazione la salute della donna.
Chiarezza definitiva sarà fatta soltanto dalle motivazioni della sentenza, che
arriveranno tra due o tre settimane e che vengono scritte in queste ore dal
giudice Alfio Finocchiaro. SEGUE A PAGINA 6
( da "Tempo, Il" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
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Montecitorio Gianfranco: «La Consulta rende giustizia alle italiane»
Pierferdinando: «Attento, rispetta le decisioni del Parlamento» Il duello
Fini-Casini Scontro sulla fecondazione È corsa alle donne moderate E ora lo
scontro è sulla fecondazione assistita. Fini parla e Casini lo attacca. Di
nuovo. Era già accaduto due giorni fa, sul decreto sulle quote latte inglobato
- per mancanza di tempi - nel provvedimento sugli incentivi auto. Stavolta
l'argomento non è solo tecnico, è più politico. E riguarda la legge sulla fecondazione assistita in parte cassata dalla Corte
Costituzionale mercoledì. Il presidente della Camera prende carta e penna e nel
pomeriggio di ieri dirama una nota dai toni chiari: «La sentenza della Consulta
che dichiara illegittime alcune norme della legge 40 sulla fecondazione
assistita rende giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla
legislazione di tanti paesi europei». E aggiunge: «Fermo restando che
occorrerà leggere le motivazioni della Corte, mi sembra fin d'ora evidente che
quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre
suscettibile di censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle
nostre Istituzioni». Passa qualche ora e Casini, che fu presidente della Camera
quando venne approvata la legge, attacca duro: «Il Parlamento nella 14
legislatura, con un voto ampiamente trasversale, che dovrebbe essere rispettato
anche dall'attuale presidente della Camera (che col suo partito vi concorse in
modo determinante) ha legiferato laicamente su un tema eticamente sensibile».
«Il referendum che ne seguì, con un'astensione di circa il 75%, ha dimostrato -
ricorda l'attuale capogruppo dell'Udc - come il popolo italiano si ritrovasse
pienamente nell'operato del Parlamento. Rispetto la Corte Costituzionale;
aspetto di leggere le motivazioni di una sentenza che peraltro riguarda parti
limitate della legge». Infine, nel comunicato del leader centrista, c'è una
postilla velenosa: «Respingo al mittente l'idea che la laicità dello Stato si
debba difendere con slogan contro lo stato etico, che in Italia ha avuto
l'unica pratica applicazione durante il fascismo». Insomma, proprio Fini (che
al congresso del Pdl aveva detto che la legge sul biotestamento era da «stato
etico») dovrebbe stare più attento agli esempi che fa. Eppure i rapporti tra i
due non erano tesi. Anzi, proprio in mezzo alle due dichiarazioni Fini e Casini
si erano incrociati alla Camera, si erano salutati affettuosamente. Casini
scherzando aveva detto di essere «d'accordo a prescindere» con l'attuale
principale inquilino di Montecitorio, e l'altro - di tutta risposta - aveva
detto: «Non ti conviene». Così il leader centrista s'è informato meglio e ha
risposto a palle incatenate. Dietro s'è ritrovato il fronte cattolico del Pdl,
da Roccella a Lupi. Con Fini tutto il Pd. E non è un caso, tra i due ormai c'è
una piena concorrenza a corteggiare pezzi centristi di
elettorato. Facendo da argine (entrambi) alla Lega. Sono entrambi moderati
anche se si rivolgono a mondi collaterali di centrismo. Infatti, anche sul
duello riguardo alla fecondazione, entrambi si rivolgono espressamente alle
donne.
( da "Corriere della Sera"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 03/04/2009 - pag: 8 Fini applaude la Consulta:
rende giustizia alle donne Il caso della legge 40. Casini: stato etico solo nel
Ventennio Il presidente della Camera: quando una legge si basa su dogmi di tipo
etico-religioso rischia censure di costituzionalità ROMA Nuovo affondo di
Gianfranco Fini in difesa della laicità dello Stato. Il presidente della Camera
è intervenuto nell'acceso dibattito sulla fecondazione assistita. Dopo che la
Consulta mercoledì ha bocciato la legge 40 per la parte che riguarda i limiti
al numero di embrioni che possono essere impiantati, Fini è stato netto: «La
sentenza rende giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla
legislazione di tanti paesi europei ha scritto in una nota diffusa ieri
pomeriggio . Fermo restando che occorrerà leggere le motivazioni della Corte, mi sembra fin d'ora evidente che quando una legge si basa
su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di costituzionalità,
in ragione della laicità delle nostre istituzioni ». Parole come benzina sul
fuoco. Fin dalla mattinata si stavano fronteggiando due schieramenti
bipartisan: da una parte Alessandra Mussolini e le aree liberal e laica della
maggioranza insieme a gran parte del centrosinistra soddisfatti per la
decisione della Corte costituzionale; e dall'altra
Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni insieme alla maggior parte dei cattolici
del centrodestra schierati a difendere «la validità complessiva dell'impianto
della legge». Contrapposizioni prevedibili. Le parole di Fini hanno invece
alzato un nuovo polverone: «Il presidente della Camera rispetti il Parlamento,
che ha legiferato laicamente su un tema eticamente sensibile», fra l'altro «con
il contributo determinante del suo partito», ha replicato Casini a Fini. E
pensare che i due poco prima in Transatlantico erano stati protagonisti di un
siparietto. Il presidente della Camera stava parlando con i giornalisti. «Non
so che cosa hai detto, ma sono d'accordo con te», ha scherzato il leader
dell'Udc, passando accanto al capannello. E Fini, profetico: «Aspetta a dirlo».
E infatti, quando Casini poco dopo ha letto le dichiarazioni del presidente
della Camera, è saltato sulla sedia: «Respingo al mittente ha aggiunto Casini
l'idea che la laicitá dello Stato si debba difendere con slogan contro lo stato
etico, che in Italia ha avuto l'unica pratica applicazione durante il
fascismo». Anche nella maggioranza, però, ci sono state reazioni tutt'altro che
tenere. «Dispiace che Fini sollevi sterili polemiche che non si richiamano a
quel principio di laicità positiva più volte sottolineato da lui stesso ha
commentato Maurizio Lupi, del Pdl, vicepresidente della Camera . La legge 40 è
frutto di una difficile mediazione ed è uscita indenne da un referendum ». Nel
centrodestra però in molti hanno fatto quadrato intorno a Fini: dalla
Mussolini, che si è complimentata, a Italo Bocchino, da Francesco Nucara (Pri)
a tutti i Nuovi socialisti. Le repliche Lupi: «Dispiace che il presidente
sollevi polemiche sterili». Ma la Mussolini si complimenta Paolo Foschi
( da "Corriere della Sera"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 03/04/2009 - pag: 18 Germania Il governo non era
riuscito a metterli fuorilegge. E ora ricorre a un cavillo fiscale Neonazi
tedeschi sotto scacco per frode L'Npd deve pagare una multa da 2,2 milioni. E
rischia di chiudere DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Se non li puoi attaccare
frontalmente, segui le tracce dei soldi. Modello Al Capone contro i neonazisti
tedeschi. Ieri, il Parlamento di Berlino ha multato l'Npd, il Partito nazionale
democratico che si richiama all'ideologia nazista, per 2,2 milioni di euro.
Quanto basta, con ogni probabilità, a dare il colpo di grazia
all'organizzazione che finora aveva respinto i tentativi che la volevano
mettere fuori legge ma che era già vicina alla bancarotta. La ragione della
multa non è un evento straordinario per un partito tedesco: è stata comminata
perché l'Npd non ha compilato correttamente il bilancio del 2007. Era successo,
in passato, anche ai cristiano-democratici: trattandosi però di un grande
partito, la Cdu aveva pagato senza rischiare di chiudere. Per i neonazisti,
piccoli e finanziariamente disastrati anche a causa di frodi interne, è
diverso. Secondo la dura legge tedesca, il partito che non compila un bilancio
corretto è sanzionato per il doppio della somma per la quale si è verificato
l'errore. L'Npd è stato trovato in fallo per 1,25 milioni: ha già versato una
penale di 300 mila euro e ora deve, entro il 1Ú maggio, versare quanto manca a
2, 5 milioni di euro. Un ricorso sarà discusso probabilmente già oggi. La legge
è così drastica perché i partiti tedeschi ricevono un finanziamento pubblico
sulla base dei voti che ricevono nei parlamenti nazionali e dei Länder e in
proporzione alle donazioni che raccolgono: devono quindi rispondere di ogni
denaro che entra nelle loro casse. La cosa vale anche per i neonazisti che non
hanno rappresentanti a livello federale ma ne hanno eletti alcuni nelle
assemblee di due Länder. La situazione economica del partito è vicina alla
bancarotta per ammissione stessa dei suoi membri: in media, le spese
dell'organizzazione sono secondo il settimanale Der Spiegel 110 mila euro al
mese, ma le donazioni ne coprono solo 30 mila. Inoltre, nel 2006 l'Npd era già
stato multato per 1,7 milioni perché aveva gonfiato le entrate da contribuiti
dei simpatizzanti sulla base delle quali lo Stato poi eroga parte del suo contributo.
Non solo. L'anno scorso, il tesoriere del partito, Erwin Kemna, oggi in
prigione, ha fatto sparire 741 mila euro. Una situazione disastrosa che ha
aperto le porte a conflitti interni, un Tesoriere po' tra Banda Bassotti e gang
di periferia. Il capo, Ugo Voigt, non piace più a molti militanti. C'è uno
sfidante, Andreas Molau, che, nel migliore stile delle organizzazioni
intolleranti, è stato definito «ebreo per un ottavo» dal vice di Voigt, Jürgen
Rieger. In risposta, Molau ha definito il numero uno del partito «un fantoccio
dello speculatore di Borsa Rieger». Un cameratismo curioso. Fatto sta che, ora,
senza soldi, i neonazi faticano a prendere qualsiasi iniziativa politica: un
congresso previsto per questo fine settimana a Berlino è in dubbio, figuriamoci
la campagna elettorale per le elezioni federali di settembre. La soluzione più
probabile è che l'Npd debba portare i libri (contraffatti) in tribunale.
Nonostante la crisi dell'organizzazione, i neonazisti raccolgono consensi, in
Germania. Uno studio recente ha stabilito che tra i giovani sono di gran lunga
la formazione politica che attrae più militanti. Anche per questo, i partiti
democratici hanno provato a metterli fuori legge. Ma un tentativo condotto nel 2003 dal governo di Gerhard Schröder è fallito davanti alla Corte
Costituzionale perché si scoprì che i testimoni contro l'Npd erano agenti dei
servizi infiltrati. La strategia indiretta avrà forse più successo. L'anno
scorso, il tesoriere del partito, Erwin Kemna, oggi in prigione, ha fatto sparire
741 mila euro Rivalità Il capo, Ugo Voigt, non piace più a molti dei suoi
militanti. Uno sfidante lo ha definito «un fantoccio» Fanatismo Un
giovane sostenitore dell'Npd, il partito tedesco che si ispira all'ideologia
neonazista Danilo Taino
( da "Corriere della Sera"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Cronache data: 03/04/2009 - pag: 21 Sicurezza Ronde, il Csm si spacca E Mancino non vota ROMA Il plenum del Csm ha
approvato a larga maggioranza il parere che esprime più di una perplessità sul
decreto sicurezza. Ma sulla questione delle ronde si è spaccato: contro hanno
votato i laici del Pdl, mentre si sono astenuti il vice presidente del Csm,
Nicola Mancino, e i togati di Magistratura Indipendente, la corrente più
moderata delle toghe. Sia i contrari sia gli astenuti hanno ritenuto che la
questione dei volontari della sicurezza non rientrasse nelle competenze del
Csm. In particolare Mancino, annunciando la sua astensione su questa parte del
parere che è una sostanziale bocciatura delle norme sui volontari della
sicurezza , si è detto «molto perplesso» sul fatto che il Csm possa esprimersi
su una materia che «fa parte della politica». Il tutto dopo aver chiarito di
essere «contro l'introduzione delle ronde». Ancora oltre sono andati i togati
di Mi, che hanno sottolineato il rischio che, esorbitando dalle proprie
competenze, il Csm si ponga al centro di «strumentalizzazioni» perdendo
l'occasione di «un confronto costruttivo con la politica». Astenuto Nicola
Mancino, vice presidente del Csm, si è astenuto sul parere espresso dal Plenum
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-03 - pag: 14 autore: SICUREZZA, PDL
PRONTO A MODIFICHE Ronde, il Csm si spacca Spunta la norma
Telecom Spaccatura nel plenum del Csm, chiamato ad approvare ieri il parere
della sesta commissione che esprime più di una perplessità sul Dl sicurezza al
vaglio della Camera. Il parere è stato approvato a larga maggioranza ma il
plenum si è spaccato sulle ronde, con il voto contrario dei laici del Pdl e l'astensione
del vicepresidente Nicola Mancino e dei tre togati di Magistratura
Indipendente. Voto contrario dei laici Pdl e astensione di Mancino anche sul
trattenimento degli immigrati irregolari nei Cie. In un'assemblea alla Camera,
intanto, i deputati del Pdl hanno fatto il punto sul decreto annunciando modifiche.
Mentre il Pd critica la riproposizione in Aula da parte del Pdl
dell'emendamento "pro-Telecom" (bocciato in commissione) che
impedirebbe al gestore telefonico di pagare multe salatissime per non essere
riuscito a mettersi in regola con le norme che lo obbligavano a conservare i
dati delle conversazioni telefoniche alle quali l'utente non ha risposto o è
risultato occupato o non raggiungibile.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-03 - pag: 14 autore: Fini rafforza il
suo profilo laico e cerca nuovi spazi politici S u un punto si deve dar ragione
a Pier Ferdinando Casini: non siamo in uno Stato etico, termine che evoca «il
fascismo, l'unico contesto in cui aveva trovato applicazione». Per il resto, la pronuncia della Corte costituzionale sulla fecondazione assistita ha permesso al presidente della
Camera di rafforzare il suo profilo laico ( o «laicista »,come dicono i suoi
avversari all'interno del Popolo della libertà) già emerso con chiarezza nel
recente congresso. C'è chi dice:meglio così,è opportuno che il Pdl,
formazione ampia e articolata, abbia diverse anime. Se invece fosse il nuovo
«partito dei cattolici», compatto e monolitico, come lo ha presentato l'altro
giorno «L'Osservatore romano» in un articolo alquanto sorprendente, il suo
destino, più che demo-cristiano, rischierebbe di essere confessionale. Con
tutte le conseguenze del caso. In ogni caso, non sembra che Gianfranco Fini si
limiti a una testimonianza laica. Non sembra che si accontenti di essere una
voce dissidente, quasi per un problema di coscienza, all'interno di un Pdl
attento a non contraddire la morale religiosa sui temi della vita che nasce e
della vita che muore. Proprio le sue dichiarazioni di ieri, così nette in
appoggio alla Consulta «che rende giustizia alle donne», dimostrano come la sua
ambizione sia più alta. Per il momento l'attivismo laico del presidente della
Camera smuove le acque nella maggioranza. Incrina il ponte che negli anni
Berlusconi ha costruito (o lasciato costruire) verso la Chiesa, sui temi della
fecondazione e oggi del testamento biologico. Quanti sono gli elettori del
centro-destra la cui sensibilità su questi punti cruciali va molto al di là
della legislazione promossa dal Pdl? Senza dubbio numerosi. Fini si propone di
intercettarli. Non solo: sfruttando il suo ruolo istituzionale, egli diventa il
naturale punto di riferimento di un ampio schieramento parlamentare, dal Pd
all'Italia dei valori, che sull'etica la pensa come la Corte costituzionale.
Ci si chiede quale sbocco potrà avere una simile posizione. L'impressione è che
sarà tutt'altro che irrilevante. Il presidente della Camera potrà svolgere un
ruolo attivo quando l'assemblea sarà chiamata a recepire la sentenza della
Consulta sulla legge 40. Perché è vero che i giudici hanno corretto e limato
solo una parte della normativa, tuttavia i risvolti politici sono evidenti.
Basta poco – se c'è una volontà politica – per far crollare l'intero impianto
della legge. La maggioranza non vorrà e si sforzerà di conservarlo, ma è chiaro
che Fini si è ritagliato uno spazio di mediazione tra centrodestra e centro-
sinistra su un tema straordinariamente delicato. Lo stesso discorso vale per il
testamento biologico. Qui si prevede che il presidente della Camera possa
contribuire a cambiare la legge in arrivo dal Senato, o in alternativa a
rinviarne l'approvazione.Anche in questo caso si tratta di verificare la reale
compattezza dei parlamentari del Pdl, nonché di misurare il grado di pressione
esercitato dall'opposizione. è evidente che Fini, se vuole, può spezzare la
rigidità delle posizioni e favorire un compromesso. In altri termini, è una
battaglia politica prima che etica. Condotta in Parlamento con strumenti
istituzionali da parte di un uomo che non ha più un partito alle spalle e che,
anzi, si considera in minoranza nella sua casa. Il centrosinistra, nel
frattempo, sta a guardare. Anch'esso ha le sue contraddizioni. © RIPRODUZIONE
RISERVATA www.ilsole24ore.com Online «il Punto» di Stefano Folli 7 il PUNTO DI
Stefano Folli Sui temi etici il presidente della Camera si propone per un ruolo
attivo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-03 - pag: 34 autore: Corte costituzionale. Inchieste su reati tributari La confisca per equivalente non
vale per il passato Giovanni Negri MILANO La confisca per equivalente (di beni
cioè di cui l'indagato o il colpevole ha la disponibilità per un valore
corrispondente al profitto del reato) nei confronti degli indagati per reati
tributari non si può applicare prima del 2008. Lo ha stabilito, facendo
giustizia di una questione più volte affrontata dalla Cassazione, la Corte costituzionale con l'ordinanza n. 97 depositata ieri e
scritta da Franco Gallo. Il Gup di Trento aveva sollevato la questione di
legittimità sostenendo che la misura cautelare, introdotta nell'ambito
tributario dalla legge finanziaria per il 2008 con l'obiettivo di rafforzare le
misure a disposizione di magistratura e Forze dell'ordine nel contrasto alle
forme di elusione ed evasione, poteva essere applicata in quanto misura di
sicurezza anche per gli illeciti verificatisi negli anni precedenti. Una norma
che al giudice sembrava violare l'articolo 117 della Costituzione in quanto
contrastava con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo che vietano
l'applicazione per il passato di una sanzione più severa di quella prevista nel
momento in cui è stato commesso il reato. Una lettura della normativa che però
è stata respinta dalla Consulta che, in sintonia con i più recenti orientamenti
della Cassazione, ha invece sottolineato come il Gup sia partito da un
presupposto sbagliato e cioè che a prevalere sia la qualifica formale della
confisca come misura cautelare e non come pena. Non è così, spiega l'ordinanza,
perchè «la mancanza di pericolosità dei beni che sono oggetto della confisca
per equivalente, unitamente all'assenza di un "rapporto di
pertinenzialità" (inteso come nesso diretto, attuale e strumentale) tra il
reato e detti beni, conferiscono all'indicata confisca una connotazione
prevalentemente afflittiva, attribuendole, cosÍ, una natura "eminentemente
sanzionatoria"». Una natura che impedisce di confiscare somme di denaro
per reati tributari commessi nel passato, a meno che se ne dimostri lo stretto
collegamento con l'illecito. A questa conclusione si arriva sulla base di due
considerazioni: da una parte l'articolo 25, comma 2, della Costituzione vieta
l'applicazione retroattiva di una sanzione penale come deve essere
correttamente ritenuta la confisca per equivalente; dall'altra, la
giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto che sia in
contrasto con i principi sanciti dall'articolo 7 della Convenzione
l'applicazione retroattiva di una confisca di beni riconducibile proprio a
un'ipotesi di confisca di beni per equivalente. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE
INDICAZIONI Per la Consulta la misura ha una natura spiccatamente afflittiva e
non si può utilizzare prima del 2008
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-03 - pag: 38 autore: Codice penale.
Lista rigida per le droghe Indulto bloccato sulle esclusioni MILANO Va concesso
l'indulto anche a chi è stato condannato per l'impiego di beni o denaro che
provengono dal traffico di stupefacenti. Lo ha confermato la Corte costituzionale con l'ordinanza n.103 depositata ieri e
scritta da Giuseppe Frigo. è stata così giudicata inammissibile la questione di
legittimità avanzata dal tribunale di Milano che aveva sollecitato quello che
nel linguaggio giuridico si chiama intervento «additivo» da parte della Corte costituzionale. I giudici milanesi, cioè, avevano invitato
la Consulta a considerare la possibilità di comprendere nell'elenco dei reati
che sono esclusi dalla misura di clemenza anche il reato previsto dall'articolo
648 ter del Codice penale (Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza
illecita) quando riguarda i proventi del traffico di stupefacenti. Il tribunale
di Milano aveva ricordato che la legge 241/06 sull'indulto ha esplicitamente
escluso il reato di riciclaggio ( articolo 648 bis) nel solo caso di beni
provenienti da sequestro di persona, produzione e traffico di stupefacenti.
Coerenza vorrebbe allora, sottolienano i magistrati, che la stessa esclusione
riguardasse, ma così non è, anche il reato di impiego di beni collegati nelle
medesime situazioni. Per la Corte costituzionale, però, si tratta di un intervento che è vietato dall'articolo
25, comma 2 della Costituzione che impedisce alla Corte di peggiorare il
trattamento punitivo dello Stato. E questo è anche il caso della definizione
del perimetro di applicabilità dell'indulto che costituisce una misura di
clemenza, ricorda la Corte, approvata per far fronte al sovraffollamento
delle carceri. Una situazione che di fatto rischiava di rendere lo Stato
«inadempiente » quanto al divieto di trattamenti punitivi contrari al senso di
umanità e alla finalità rieducativa. In questa prospettiva, la legge 241/ 06 ha
concesso un indulto di ampia portata sia in relazione alla pena condonata (tre
anni per le pene detentive e 10.000 euro per quelle pecuniarie) sia per la
tipologia dei reati interessati. Così, per i reati commessi sino al 2 maggio
2006 la condonabilità della pena ha assunto il valore di una regola generale,
con eccezioni identificate in maniera tassativa dal legislatore e senza
possibilità di estendere l'esclusione relativa al riciclaggio. G.Ne. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-03 - pag: 38 autore: Nessuna estensione
• Corte costituzionale, ordinanza n. 103, depositata il 2 aprile del 2009 che, in tale
ottica, la legge n. 241 del 2006 ha quindi concesso un indulto di ampia portata
(...); che, pertanto, rispetto ai fatti criminosi commessi fino alla data
dianzi indicata, la condonabilità della pena, entro i limiti stabiliti dal
provvedimento del clemenza, è venuta comunque ad assumere la valenza di
una regola generale: regola rispetto alla quale le esclusioni oggettive
previste dall'art. 1, comma 2, della legge n. 241 del 2006- e, fra esse, quella
espressa al numero 26), relativa al riciclaggio, di cui il rimettente vorrebbe
ampliare la portata- si atteggiano come eccezioni;
( da "Manifesto, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ACERRA
Inaugurazione bluff per l'inceneritore La manifestazione svoltasi nei giorni
scorsi ad Acerra in occasione dell'inaugurazione dell'inceneritore «purtroppo è
stata l'occasione per esternare espressioni gravemente denigratorie della
attività svolta dalla procura della Repubblica di Napoli» per quanto concerne i
procedimenti connessi allo smaltimento dei rifiuti. È quanto scrivono i magistrati della procura di Napoli in un documento
inoltrato al Csm e approvato a larga maggioranza al termine di un'assemblea
convocata in seguito alle critiche mosse durante la manifestazione da
Berlusconi e dai vertici dell'Impregilo. I pm hanno chiesto che il Csm si
attivi per tutelare dagli attacchi i magistrati titolari delle indagini,
Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. «Le parole pronunziate - è scritto nel
documento - trascendono l'ambito della serena e certamente legittima
valutazione e critica degli atti giudiziari ed hanno assunto, al contrario, i
toni della indiscriminata contestazione della attività inquirente, anzi della
contestazione della sua stessa legittimità ad esercitare il controllo di
legalità anche nel settore dell'intervento pubblico e privato nel campo dei
rifiuti».
( da "Manifesto, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
SICUREZZA Il
vicepresidente Mancino si astiene. Pdl e Lega contro
palazzo dei Marescialli Il Csm si spacca sul no alle ronde ROMA Il Csm si
spacca sul voto che boccia le ronde di volontari istituite dal governo. Ieri la
relazione preparata dalla sesta commissione ed estremamente critica verso i
punti più spinosi del decreto sicurezza attualmente all'esame della Camera, è
stata posta all'esame del plenum che si è diviso al momento del voto.
L'articolo sulle ronde ha infatti registrato il voto contrario dei laici del
Pdl, ma anche l'astensione del vicepresidente del Consiglio superiore della
magistratura Nicola Mancino e dei tre togati di Magistratura indipendente.
«Personalmente sono contrario all'introduzione delle ronde - ha detto Mancino
per spiegare al sua decisione - ma questo fa parte della politica, noi non ce
ne possiamo occupare. Altrove, dunque, avrei dato un voto contrario, ma
l'espressione di questo parere mi trova molto perplesso sul punto quindi mi
astengo». Analoga scena si è ripetuta anche quando si è trattato di votare
l'articolo che proroga il trattenimento degli immigrati nei Centri di
identificazione ed espulsione (Cie): contrari i laici del Pdl, astenuti Mancino
e il togato di Mi Cosimo Ferri. Il parere espresso dalla sesta commissione è
comunque alla fine passato. nel corso del dibattito era stato proprio u laico+
del Pdl, Gianfranco Anedda, a condividere le posizione espressa dal documento
che boccia le ronde. «E' un parere molto importante, perché non contiene una
critica demolitrice, ma dà indicazioni migliorative», aveva detto raccogliendo
il consenso della maggioranza dei consiglieri., tato che Livio Pepino, di
Magistratura democratica, aveva sottolineato: «Non siamo la terza camera, ma
vogliamo dare un contributo con la nostra riflessione». la presa disposizione
del Csm è stata durante attaccata da Pdl e lega. Il sottosegretario all'Interno
Alfredo mantovano ha definito «improprio» l'atto del Csm: «Vorrei sapere cosa
c'entra con l'autogoverno della magistratura una questione che ha inerenza
stretta con la sicurezza», ha detto mantovano, mentre Jole Santelli (Pdl) ha
chiesto a Giorgio Napolitano, in qualità del presidente del Csm, di
intervenire. Attacchi che Donatella Ferranti (Pd) ha definito «vere e proprie
intimidazioni» nei confronti degli esponenti di palazzo dei Marescialli.
( da "Manifesto, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CORPO DI STATO Il
fronte integralista teme ripercussioni sul testamento biologico. Ma lo stesso
Pdl è ora più cauto. Mentre Rutelli e Fioroni continuano a difendere la legge
40 Fini con la Consulta: resa giustizia alle donne Nuovo affondo del presidente
della camera: «La legge sulla procreazione basata su dogmi di tipo
etico-religioso». Critiche dal Pdl, plauso dal Pd Micaela Bongi «I tuoi tre sì
hanno devastato An». «Gianfranco, stai sbagliando tutto. Anche sul partito
unico». Era il maggio del 2005, il referendum contro la legge sulla
procreazione assistita si sarebbe svolto il mese successivo, e Gianfranco Fini,
che su quella consultazione aveva preso posizione schierandosi con il fronte
laico salvo che sul divieto di fecondazione eterologa, era alle prese con un
burrascoso ufficio di presidenza del partito da lui guidato. A accusarlo di
devastazione, raccontano le cronache di quei giorni, l'attuale sindaco di Roma
Gianni Alemanno. A dirgli che non ne azzeccava una, Maurizio Gasparri. Quattro
anni dopo, al battesimo del partito unico Fini tuona contro la legge da stato
etico che il Pdl vorrebbe approvare, quella sul testamento biologico. E a
neanche una settimana dal congresso fondativo del Pdl, cioè ieri, l'attuale
presidente della camera saluta così la demolizione della legge 40 sulla procreazione assisitita da parte della Corte costituzionale: «La sentenza della
Consulta rende giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla
legislazione di tanti paesi europei. Mi sembra fin d'ora evidente che quando
una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di
censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle nostre istituzioni».
Con il che Fini sembrerebbe rispondere anche a chi, dal suo partito, accusa la
Consulta di violare la sovranità del parlamento. Si ripete a questo punto un
copione già visto: il Pd che apprezza Fini, criticato invece da parlamentari
del Pdl, in particolare da un truce Gaetano Quagliariello, che sul testamento
biologico al senato si è esposto a dismisura e ora evidentemente teme
retromarce. Non solo c'è Giulia Bongiorno, vicina a Fini, che si dice
soddisfatta per la sentenza della Consulta. Anche un altro finiano, che alla
camera (dove il senato ha trasmesso il ddl Calabrò), è vicecapogruppo, Italo
Bocchino, pur sostenendo che l'impianto della legge 40 non è intaccato, ritiene
giusta la sentenza della Consulta. Aggiungendo che la stessa sentenza «deve
anche porre il problema di come sia auspicabile evitare i massimalismi quando
si affrontano temi così delicati». Insomma, la maggioranza, dopo l'affondo
integralista a palazzo Madama, sembra ora più cauta. Perché alla camera il
fronte è meno compatto che al senato, e il Cavaliere vuole evitare che, dopo il
battesimo del Pdl e prima delle elezioni, vengano fuori le divisioni. E perché,
nonostante i tentativi di stravolgere anticipatamente il senso della sentenza
di mercoledì e la stessa Costituzione, evidentemente l'altolà arrivato dalla
Corte non può essere ignorato. Certo, Eugenia Roccella, sottosegretaria al
Welfare, tuona contro chi darebbe «interpretazioni azzardate della sentenza» e
sostiene, contro ogni evidenza, che la legge 40 difende la salute delle donne.
Ma frena, almeno per quanto riguarda i tempi, sulla modifica delle linee guida
della legge annunciata a caldo: «Ci potrebbero volere mesi». Uno dei
berluscones di punta di An come Ignazio La Russa la mette così: «Scelgo il low
profile, ma è notorio che dentro ad An sono sempre stato tra quelli che voi
definite più laici. Credo che su queste cose la mia linea, che è quella di non
impelagarsi in argomenti che riguardano la coscienza, paghi». Dal Pd, la
presidente dei senatori Anna Finocchiaro, dicendosi «d'accordo punto per punto»
con Fini ritiene che «certe dichiarazioni che giungono dal centrodestra,
diverse da quelle di ieri», cioè mercoledì, siano «un segnale positivo» anche
per la discussione sul testamento biologico. Ma dal suo partito arrivano altri
segnali. Quello di Francesco Rutelli, che come molti nel Pdl sostiene che
l'impanto della legge 40 non è intaccato e continua a difendere il
provvedimento; quello di Beppe Fioroni, secondo il quale «cadono quei due punti
giudicati incostituzionali dalla Corte, il resto però rimane. Così com'è». Per
non parlare dei teodem. Si barcamena, dall'Udc, Pier Ferdinando Casini. Che
prima, incrociando a Montecitorio Fini, ai giornalisti che gli domandano che
cosa pensi di quanto dichiarato dall'ex leader di An risponde: «Non so cosa ha
detto, ma sono d'accordo». Poi, dopo aver letto la dichiarazione, attacca: «Il
voto del parlamento dovrebbe essere rispettato anche dall'attuale presidente
della camera. Rispetto la Corte costituzionale,
respingo al mittente l'idea che la laicità dello stato si debba difendere con
slogan contro lo stato etico, che in Italia ha avuto l'unica pratica
applicazione durante il fascismo», conclude con un tocco di perfidia Casini.
Del resto Fini da quando si è preso il compito di difendere la laicità delle
istituzioni lo ha sempre fatto con un occhio al Cavaliere, per accreditarsi
come leader di una destra europea «moderna» e, da bipolarista ora bipartitista,
con uno al centro. Sempre nel 2005, difendendo i suoi tre sì e un no al
referendum sulla legge 40, intervistato dal Corriere della sera contro «il
trionfo del tatticismo tra coloro che invitano all'astensione nella speranza di
ricevere consensi dalle gerarchie cattoliche per manovre politiche più o meno
centriste». anni di validita' della legge 40, prima che la Consulta ne
dichiarasse parziale incostituzionalità. È stata approvata nel 2004
( da "Manifesto, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
IL
COSTITUZIONALISTA Legge sbilanciata Anche la Calabrò può finire così Andrea
Fabozzi «Non dico che con la decisione sulla legge 40 la Consulta abbia
precostituito un giudizio di incostituzionalità della legge sul testamento
biologico, ma un nesso tra le due questioni lo vedo». Parola
del costituzionalista Michele Ainis. Professore qual è il legame? Entrambe le
leggi riguardano la questione verrebbe da dire 'sacrale' della vita. Ebbene
quando la Corte con la decisione di mercoledì dice in sostanza al legislatore
'attenzione, bisogna tener conto della salute della donna e non solo della
tutela dell'embrione' riafferma un principio che vale sempre. Bisogna
bilanciare i valori su cui incide la regolamentazione legislativa. Nel caso
della legge sulla fecondazione assistita non c'era alcuna compensazione: la
tutela era tutta sbilanciata in favore dell'embrione anche quando questo
significava sottoporre a trattamenti crudeli le donne. È così per il testamento
biologico nel testo uscito dal senato che mortifica la libertà dell'individuo
in nome della tutela della vita. Ma per quella legge qualsiasi dichiarazione
anticipata di volontà non è vincolante. Non è dunque più inutile che
liberticida? Avendo alla fine previsto che i testamenti biologici sono 'non
vincolanti' la legge urta il valore della ragionevolezza. In altre parole
perché mettere in piedi un marchingegno che non serve a niente? Si chiama
eccesso di potere ed è un vizio che rende nullo qualsiasi atto legislativo. Per
i difensori della legge 40 la Consulta ha cancellato alcuni tratti della legge
ma ne ha salvato la sostanza. È così? La Corte si pronuncia sulla base di
quesiti specifici. Dunque non è corretto dire che salva le norme sulle quali
non si pronuncia. Sulla crioconservazione degli embrioni, ad esempio, ha
stabilito che non era ammissibile quel particolare ricorso, da parte di quei
soggetti. Non è entrata nel merito. Può benissimo darsi il caso in cui di
fronte ad un altro ricorso vengano cancellate altre parti della legge 40. Come
giudica lo spettacolo dei ministri all'attacco della Corte? In passato ci sono
state polemiche contro alcune sentenze della Corte in materia pensionistica da
parte dei ministri Carli e Amato. Ma si trattava di critiche argomentate, non
della fatwa che hanno lanciato alcuni ministri in carica. Il ruolo del
tribunale costituzionale è esattamente quello di
valutare le leggi fatte dal parlamento. E la Costituzione serve a porre un
limite al potere della maggioranza, altrimenti c'è la tirannia. A proposito di
volontà popolare, il governo ha visto che tre italiani su quattro non vogliono
il testamento biologico così com'è uscito dal senato? Bisogna vedere chi è più
in sintonia con i cittadini, se la Corte costituzionale
o i teocon.
( da "Tempo, Il" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
SanitàL'ospedale «Goretti» fra i centri più avanzati nel centro-sud. Circa
trecento le richieste pervenute nel 2008 Fecondazione assistita: boom di
telefonate, ma l'attesa è di un anno Boom di telefonate nella giornata di ieri
all'ospedale «Goretti» per la fecondazione assistita. Numerose coppie hanno
preso d'assalto il centralino del reparto di Andrologia (diretto dal professor
Rocco Rago), chiedendo informazioni sulle conseguenze della
sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato parzialmente illegittima
la legge 40, la normativa che disciplina proprio la fecondazione assistita. Un
record di telefonate in appena un giorno (diverse decine) che non deve
meravigliare, vista la crescente domanda da parte degli utenti pontini.
Ma che cos'è la fecondazione o procreazione assistita? È il metodo che viene
adottato da molte coppie che, per varie ragioni hanno degli ostacoli ad avere
figli (legati a volte a problemi di salute della donna o di scarsa fertilità
degli spermatozoi dell'uomo). Accade che i medici specializzati su richiesta
delle coppie, selezionano dal «liquido» maschile gli spermatozoi che presentano
caratteristiche vitali e quindi di fertilità molto elevate, e li impianta al
momento giusto nell'ovocita femminile, che quindi viene reimpiantato nell'utero
per dare l'avvio ad una gravidanza e quindi alla nascita di un bambino. Ebbene,
dalla provincia di Latina sono giunte numerose richieste soprattutto
nell'ultimo anno. Circa 300 le coppie che si sono rivolte al servizio del
«Goretti», con il chiaro intento di mettere al mondo un figlio, attraverso le
tecniche della fecondazione. Il problema semmai sono le lunghe liste d'attesa.
Nonostante gli sforzi dei sanitari, i pazienti che si rivolgono ai medici per
procreare, devono attendere non meno di un anno, per iniziare il percorso. Per
il 2009 i «posti» sono di fatto tutti prenotati. A disciplinare la procreazione
assistita è la legge 40 del 2005. Una normativa giudicata illegittima per
alcuni punti, dalla Corte Costituzionale. La Consulta, nella sentenza emessa
nel pomeriggio di mercoledì, ha infatti dichiarato illegittima la restrizione a
tre, del numero di embrioni che è possibile impiantare nell'utero delle
pazienti, sottoposti alle procedure di procreazione medicalmente assistite. Gli
stessi giudici hanno quindi ritenuto costituzionalmente illegittima la legge,
nella parte in cui «non prevede che il trasferimento degli embrioni, da
realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza pregiudizio
della salute della donna». Bisognerà attendere ancora qualche mese per capire
se la nuova pronuncia dell'Alta Corte avrà effetti sulle coppie in cerca di
figli. Mar.Bat.
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 80 del
2009-04-03 pagina 0 Fecondazione, Fini: "Giustizia per le donne" di
Redazione Il presidente della Camera difende la sentenza della Consulta:
"Quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso
è suscettibile di censure di costituzionalità". Casini: "Rispetti il
voto del parlamento" Roma - Fini mette il carico. La Roccella cerca di
stemperare. Poi arriva Casini che "stronca" il gioco dell'ex leader
di An. Commentando lo stop della Corte Costituzionale alla legge sulla
fecondazione assistita il presidente della Camera si "smarca" da
quella parte di Pdl (sottosegretario Eugenia Roccella in testa) che
hanno sostenuto fin da principio la battaglia sulla difesa della vita. "La
sentenza della Consulta che dichiara illegittime alcune norme della legge 40
sulla fecondazione assistita rende giustizia alle donne italiane, specie in
relazione alla legislazione di tanti paesi europei": lo afferma Gianfranco
Fini in una nota. "Fermo restando che occorrerà leggere le motivazioni
della Corte - aggiunge - mi sembra fin dora evidente che
quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre
suscettibile di censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle
nostre
istituzioni". Contrario Fini aveva appoggiato il referendum abrogativo
della legge 40 e, più di recente, ha detto che alla Camera sarebbe opportuno
rivedere la legge sul testamento biologico, approvata dalla maggioranza al
Senato con il plauso della Chiesa e fortemente criticata dal centrosinistra. La
Consulta ieri ha dichiarato incostituzionali due passaggi della legge sulla
fecondazione assistita, quello che dispone che gli embrioni prodotti in
provetta, non superiori a tre, debbano essere tutti impiantati
contemporaneamente nellutero della donna e quello che dice
che il trasferimento nel corpo della donna deve avvenire non appena possibile,
perché non si menziona che ciò sia fatto "senza pregiudizio per la salute
della donna". Casini: "Rispetti il voto del parlamento" Pier
Ferdinando Casini replica a Fini: "Il parlamento nella 14esima
legislatura, con un voto ampiamente trasversale, che dovrebbe essere rispettato
anche dall'attuale presidente della Camera ha legiferato laicamente su un tema
eticamente sensibile" ricorda il leader dellUdc.
E aggiunge: "Il referendum che ne seguì, con un'astensione di circa il
75%, ha dimostrato come il popolo italiano si ritrovasse pienamente
nell'operato del parlamento. Rispetto la Corte Costituzionale; aspetto di
leggere le
motivazioni di una sentenza che peraltro riguarda parti limitate della legge;
respingo al mittente - conclude Casini - l'idea che la laicità dello Stato si
debba difendere con slogan contro lo Stato etico, che in Italia ha avuto
l'unica pratica applicazione durante il fascismo". Roccella: "Legge
non si tocca" Con la sentenza di ieri sulla legge 40 la Corte
Costituzionale non ha tolto il limite alla possibilità di impiantare embrioni,
al contrario "il limite resta" e per questo "non cè
assolutamente da
cantare vittoria". Lo ha precisato il sottosegretario alla Salute Eugenia
Roccella. "Il problema non cè: la sentenza - ha
spiegato - dice semplicemente che la valutazione non è contro il limite dei tre
embrioni, ma che la valutazione sul numero degli embrioni va affidata al medico. Il
limite in questo senso resta, semplicemente è affidato allarticolo
che vieta la crioconservazione degli embrioni". La Corte Costituzionale,
ha detto ancora Roccella, "conferma limpianto della legge 40 e
rispetta tutti i suoi
principi fondamentali: il bilanciamento della tutela della salute della donna e
dellembrione, oltre a tutelare la società da una serie di ricadute
come la pratica della compravendita degli ovociti che si sta diffondendo in
tutta Europa. La legge dice che il legislatore non deve entrare nella questione del
numero degli embrioni da impiantare, che è una questione del medico. La
sentenza - ha continuato il sottosegretario - conferma limpianto
della legge, che ha anche superato lo scoglio del referendum e moltissimi ricorsi. Viene molto
sottovalutato il fatto che questa legge ha dato buoni risultati". ©
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( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
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n. 80 del
2009-04-03 pagina 0 Fecondazione, Parlamento e popolo espropriati dai
magistrati di Gianni Baget Bozzo Il Parlamento e il Paese hanno discusso a
lungo sulla legge relativa alla procreazione assistita. Vi era alla base della
discussione uno dei più delicati problemi che si pongono oggi alla coscienza
occidentale: lo statuto umano dellembrione. I problemi
della vita e della morte sono entrati nella sfera delle istituzioni. Alla legge
sulla fecondazione assistita corrisponde quella sul testamento biologico. Chi deve decidere su tali
questioni, che riguardano il principio e la fine della vita umana? La risposta
storica dellOccidente a tale domanda è che tali
questioni vengono decise nella libertà dalla democrazia. Il principio risale
alla nascita dello
Stato moderno che separò la Chiesa dallo Stato, la religione dalla politica e
fece della società civile il soggetto della decisione. Oggi questo principio
originario delle soluzioni politiche imposto in Francia, Germania e Inghilterra
dalla guerra di religione, si realizza con il fatto che è la democrazia a
decidere come forma matura della società civile. Decide il popolo o decide una
corporazione di giudici? Questo è il problema che solleva lattuale
intervento della Corte costituzionale sulla legge 40. Si può
discutere se la sentenza della Corte abbia modificato sostanzialmente o no limpianto
della legge, se labbia migliorato o peggiorato. Ma sta il fatto che la
decisione dei giudici si è imposta alle decisioni del Parlamento, sostenuta dal
fallimento di
un referendum diretto contro di essa. Il popolo e il Parlamento hanno dibattuto
e accettato le divisioni, anche dolorose, che lelaborazione
della legge ha imposto. Fatica sprecata. La decisione è stata modificata con
una sentenza che tocca però un punto vitale della legge: quello appunto sullo statuto dellembrione.
La legge tendeva a limitare la produzione di embrioni per rispetto alla
dimensione umana dellembrione. La Corte ha modificato proprio il punto su
cui il Parlamento e il Paese si erano espressi. Si può dunque dire che la costituzione
materiale del nostro Paese prevede il governo dei giudici nel senso che ad essi
spetta lultima decisione sulla politica. La
connessione tra il potere delle procure della Repubblica e dei tribunali con la
Corte costituzionale ha presieduto alla fine della Repubblica dei
partiti nel 1993. E il meccanismo che salda la magistratura ordinaria alla
Corte costituzionale mediante lincidente
processuale è il filo diretto che congiunge magistratura ordinaria e magistratura costituzionale.
Sorge ora il problema: il governo dei giudici ha cambiato la forma politica
delle istituzioni? La Repubblica italiana è ancora una democrazia? Questa
domanda va alla radice della Costituzione italiana alla cui base sta il
concetto che era la Costituzione e non la sovranità popolare a dare figura alla
politica. Cattolici di sinistra e comunisti hanno prodotto la prima parte della
Costituzione come il vincolo della democrazia e hanno fatto del testo costituzionale la forma della politica. Non a caso i
pensieri dei costituenti erano stati influenzati, particolarmente dai cattolici
di sinistra che ebbero tanta parte nella scrittura della Costituzione, dal
pensiero del fascismo sullo Stato etico. La prima parte della Costituzione ha
un carattere ideologico e lideologia è la forma
politica dello Stato etico. Il presidente della Camera dovrebbe cercare non a
Montecitorio ma alla Consulta le radici dello Stato etico. Non a caso la legge
ora modificata su un punto essenziale dalla Consulta è stata elaborata soprattutto grazie allimpegno
della Chiesa italiana per lo statuto umano dellembrione. La Chiesa e la
democrazia hanno operato nella medesima direzione che ora lo Stato etico ha
colpito con il potere della Consulta e il governo dei giudici. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
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( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
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n. 80 del
2009-04-03 pagina 12 Lo scienziato La sentenza è un mostro
che non sta in piedi di Redazione In attesa di leggere le motivazioni con cui
la Corte costituzionale ha
dichiarato - per alcune parti molto circoscritte - l'illegittimità costituzionale della legge sulla
procreazione medicalmente assistita, si può - a caldo - subito rilevare nella
decisione una prima evidente contraddizione. Per un verso infatti la
Corte, nella decisione che ha preso, ritiene illegittimo che il numero di
embrioni prodotto, per ogni singolo tentativo, sia «non superiore a tre», come
prevedeva la legge, per l'altro dichiara inammissibile la questione di
legittimità costituzionale con riferimento al divieto
posto dalla legge medesima di «crioconservazione» e di «soppressione degli
embrioni» prodotti dalle tecniche di fecondazione artificiale. Il legislatore -
lo si voglia criticare o meno - era stato coerente: aveva limitato la
produzione del numero degli embrioni, cercando in tal modo di evitare il problema
di cosa fare di quelli cosiddetti soprannumerari. Contrariamente a quello che
solitamente si dice, il legislatore italiano non era affatto isolato in questa
sua scelta a livello europeo: la Germania, l'Austria e la Svizzera prevedono
disposizioni analoghe riguardo al limite dei tre embrioni. Una norma
prudenziale che è oggi confermata dal progresso delle tecniche, grazie alle
quali non è più necessario, come un tempo, produrre molti embrioni per ottenere
un risultato positivo, per cui la tendenza è semmai a produrne il meno
possibile onde evitare tutti i problemi etici connessi. Ora, la decisione della
Corte è veramente paradossale: per un verso si potranno produrre più embrioni,
per l'altro non potranno più essere crioconservati, né distrutti. Dovranno forse
essere tutti impiantati con grave danno per la salute della donna? Certamente
no, ma allora cosa si dovrà fare degli embrioni soprannumerari che andranno ad
aggiungersi agli oltre trentamila embrioni già esistenti e di cui oggi più
nessuno parla - prodotti di scarto delle tecniche di produzione assistita prima
che entrasse in vigore la tanto vituperata legge? Com'è noto la legge, su cui
ora si è espressa la Corte, era già stata sottoposta alla sua attenzione in
occasione del referendum abrogativo, e proprio uno dei quesiti referendari
riguardava la richiesta di abrogare quelle disposizioni della legge che
impediscono la produzione di più embrioni e la loro crioconservazione. La
richiesta era del tutto coerente, perché è palese che non si può volere una cosa
senza l'altra. La Corte ritenne in quell'occasione legittimo proprio quel
quesito, insieme ad altri, ma non ritenne invece lecito il quesito che mirava
all'abrogazione dell'intera legge. Fu una soluzione pilatesca che, se gli
italiani avessero fatta propria approvando il referendum, ci avrebbe restituito
una legge trafitta da colpi e d'impossibile applicazione. Ebbene, ora la Corte
è riuscita a realizzare, almeno in un punto, proprio questo, con una decisione
cerchiobottista per cui da un lato si ritiene legittima la produzione di più
embrioni e dall'altro illegittima la loro crioconservazione e distruzione.
Dulcis in fundo: Questa legge sulla procreazione assistita è stata approvata
dal Parlamento con una maggioranza ampia e trasversale, è stata oggetto di un
referendum popolare che l'ha confermata, proprio anche sul punto che oggi la
Corte ha ritenuto in parte di dichiarare incostituzionale.
Non so se questo sia il primo caso, ma va comunque sottolineato: ciò che è
stato voluto dal Parlamento e confermato dal popolo con il referendum viene ora
messo in discussione dalla Corte con una decisione che in parte dà ragione ai
promotori del referendum. Difficile contestare che qui la Corte si sia
sostituita al popolo e alla sua sovranità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
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( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
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n. 80 del
2009-04-03 pagina 14 I magistrati si spaccano sulle ronde
di Redazione Il parere del Csm sulle ronde spacca il plenum. La bocciatura
passa a larga maggioranza ma con l'astensione del vicepresidente Nicola Mancino
(nella foto) e dei 3 togati della corrente moderata, Magistratura indipendente
e il voto contrario dei 2 laici del Pdl. Tutti convinti che sul ddl
sicurezza Palazzo de' Marescialli sia andato oltre le sue competenze. «È
materia politica», per Mancino. «Estranea alla nostra competenza», concorda
Patrono (Mi), mettendo in guardia dal rischio di «invadere il campo altrui».
Per Ferri( Mi), si è «persa un'occasione per votare all'unanimità». Nel
documento, protesta Saponara (Pdl) «c'è un'ingerenza del Csm sul potere
politico». Ma i due relatori, Roia (Unicost) e Volpi (laico Pd), difendono la
legittimità del parere. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano
( da "Stampa, La" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Domande e
risposte NO Opinioni a confronto SI' Ora nasceranno meno gemelli? Radio
Vaticana «La legge 40 ha funzionato sia sulla salute sia per la tutela
dell'embrione» È una sentenza destinata a ribaltare la legge? Casini «La
laicità non si difende con slogan contro lo Stato etico che fu applicato solo
con il fascismo» Il governo La sottosegretaria Roccella conferma nuove linee
guida per superare l'impasse Molte certezze e altrettanti
dubbi dopo la decisione della Corte Costituzionale Cosa cambia dopo la sentenza
della Corte Costituzionale per la fecondazione assistita? Per esserne sicuri,
occorrerà leggere il dispositivo nella sua completezza. Sembra, che cambierà il
numero di ovociti da poter inseminare e di embrioni da trasferire. Le
coppie interessate non saranno più costrette a impiantare tre embrioni, come
stabiliva la Legge 40, ma potremo trasferirne due e conservare gli altri. Quali
sono i vantaggi offerti dalla possibilità di utilizzare più di tre embrioni? Se
si mettono spermatozoi insieme con due ovociti, si avranno alte probabilità di
ottenere un solo embrione. Se gli ovociti sono quattro o cinque saliranno le
probabilità di ottenere più embrioni. E si potrà sceglierne uno o due,
conservando gli altri per eventuali cicli successivi. In base a quali criteri
avviene la selezione degli embrioni da utilizzare o da conservare? Secondo la
morfologia, ovvero in base alla loro crescita ai primi giorni di sviluppo. La
qualità dell'embrione è determinata dalle sue caratteristiche, come il numero
delle cellule presenti e la loro simmetria. Sono giustificate le proteste di
chi sostiene che in questo modo si violano principi etici? E' improprio parlare
di tecniche di tipo eugenetico, tese cioè a migliorare o condizionare la specie
umana. Non si fa la selezione scegliendo, per esempio, il sesso del nascituro
perché magari l'aspirante papà vuole lasciargli in futuro la guida della
fabbrica. La scelta avviene per l'embrione che si mostra più in grado di
portare a termine la gravidanza. Quali sono le caratteristiche che deve avere
un embrione per essere giudicato adatto? Lo si capisce dal grado di divisioni
cellulari. Per esempio: un embrione che in seconda giornata è diviso in quattro
cellule ha più probabilità di uno diviso solo in due. Così come un embrione che
presenta frammenti citoplasmatici ha meno probabilità di produrre una
gravidanza di uno che non ne ha. Sono valutazioni morfologiche utilizzate nei
laboratori di tutto il mondo. E' comunque possibile per i genitori scegliere in
anticipo il sesso del nascituro? Qualcuno lo chiede, ma in base alla legge gli
si deve rispondere che non è consentito. La norma che prescriveva di impiantare
tre embrioni favoriva la nascita di gemelli? Nei centri per la fecondazione
artificiale che vantano buone percentuali di successo c'è stato un aumento
delle gravidanze trigemine. In alcuni centri, prima della legge 40, si
trasferivano solamente due embrioni proprio per cercare di limitare questi
eventi, che sono un grande guaio. Dopo la legge, tutto questo non è stato
possibile. E, per ammissione stessa del sottosegretario alla Salute Roccella,
il nostro Paese ha ora una percentuale di gravidanze plurime superiore alla
media europea. Così, in centri che funzionano bene, paradossalmente le
gravidanze trigemine sono arrivate anche all'8-9%. Il divieto di produrre più
di tre embrioni obbligava la donna a terapie ormonali? In assenza della facoltà
di congelare più embrioni, e con l'obbligo di trasferirne tre in un unico atto,
se la donna non rimane gravida è costretta a ripetere da capo tutto il ciclo
per arrivare a produrre altri embrioni. A meno che non si sia rivolta a un
centro dove si congelano ovociti. Ma, in Italia, questi sono pochi. Così spesso
le donne si devono sottoporre a successive stimolazioni ormonali. In questi
anni la legge è sempre stata rispettata alla lettera da tutti i medici? I
medici sono tenuti al rispetto della legge. Ma poichè nessuna sanzione è
prevista per la donna che rifiuta di farsi impiantare tre embrioni in una
volta, in certi casi è stata la paziente a decidere di non volerli. Così gli
embrioni sono stati congelati. Che cosa succede e che cosa succederà agli
embrioni in sovrannumero? Di certo non potranno essere distrutti. E aumenterà
il loro numero senza che ci sia una chiara idea di che cosa farne. Qualcuno ha
proposto di renderli adottabili: è davvero una soluzione possibile? Su questa
materia c'è molta incertezza per il futuro. In ogni caso, nessuno si permetterà
di inseminare venti ovociti per ottenere diciotto embrioni, perché questo non
ha una ragione medica di essere fatto. E sarebbe un tentativo evidente di
ottenere embrioni soltanto per congelarli. Ma tre embrioni sono considerati
troppo pochi da tutti. Si può fare una diagnosi preimpianto per individuare
malattie genetiche? Sì, due tribunali hanno stabilito che la possibilità
rientra nei diritti delle coppie che rischiano di trasmettere malattie
genetiche ai figli. Ma anche gli embrioni nei quali viene riscontrata la
patologia non possono essere distrutti, in attesa che in futuro si arrivi a una
terapia genica. Dopo le modifiche decise dalla Consulta diminuirà il turismo
procreativo? E' molto probabile, anche perché le spese per andare a eseguire la
terapia all'estero sono molto elevate. Quanto costa la fecondazione assistita in
Italia e a carico di chi sono le spese? Un tentativo costa, in media, dai 3500
ai 4500 euro. Ma ci sono ospedali pubblici nei quali si pratica e anche molte
cliniche private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. E' vero che
all'estero ci sono meno gravidanze plurime perché fanno aborti selettivi?
Secondo i medici, semmai, il problema è che molte italiane, con tutte queste
gravidanze trigemine, sono andate all'estero a fare l'aborto selettivo. A cura
di Daniela Daniele e del dottor Andrea Borini, presidente dell'Osservatorio sul
turismo procreativoLa Corte costituzionale si è
pronunciata direttamente su due commi, il 2 e il 3, dell'art. 14 della legge 40
del 2004; sulle altre parti che erano state impugnate non si è pronunciata. Nel
comma 3 la Corte proceduto a integrare direttamente la norma con una sentenza
cosiddetta additiva, cioè aggiungendo parole alla legge, senza bisogno di un
ulteriore intervento del Parlamento, evitando così il vuoto legislativo. Una
tecnica che si adotta quando la soluzione che discenderebbe dalla sentenza
sarebbe obbligata. L'aggiunta del vincolo di procedere senza pregiudizio della
salute della donna significa concretamente ampliare i casi in cui è consentita
la crioconservazione degli embrioni.Il Parlamento ha deliberato liberamente e
il successivo referendum non ha raggiunto il quorum. L'articolo 13 resta
intonso ed è quello che non consente la diagnosi pre-impianto. Il fatto che non
sarà più possibile inserire ovuli con un unico impianto costringerà le donne
all'iperstimolazione ovarica per produrre più ovociti e poi si creerà il
problema del congelamento degli ovuli. Anche se salta il limite dei tre
embrioni resta comunque la proibizione della riduzione embrionaria di
gravidanze plurime anche perché studi scientifici dimostrano che si ottengono
risultati migliori impiantando un solo ovulo. [FIRMA]GIACOMO GALEAZZI ROMA
«Censurando le leggi basate su dogmi etici, la Consulta rende giustizia alle
donne italiane, soprattutto rispetto alla legislazione di tanti paesi europei».
Gianfranco Fini «benedice» la sentenza della Corte costituzionale
che ha bocciato in parte la legge sulla fecondazione assistita. «Le istituzioni
sono laiche, quindi se una norma si basa su dogmi etico-religiosi è sempre
suscettibile di censura di costituzionalità», ammonisce il presidente della
Camera scatenando una bufera politica che si proietta sul biotestamento
approvato al Senato e passato ora alla Camera. Poco dopo essersi espresso a
favore della sentenza della Consulta, Fini è stato protagonista a Montecitorio
di un siparietto con il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. A chi gli
chiedeva un commento, Casini stava dicendo di non aver ancora letto le parole
di Fini, quando il presidente è comparso. «Tu commenta a prescindere», ha detto
Fini al leader Udc. E Casini, ai microfoni: «Non so cos'ha detto, ma sono
d'accordo». Fini, però, è tornato sui suoi passi e lo ha interrotto: «Non lo
dire...». E in effetti, appresa la dichiarazione di Fini, Casini ha duramente
criticato l'inquilino di Montecitorio. «Nel 2004 il Parlamento, con un voto
ampiamente trasversale (che va rispettato anche da Fini che col suo partito vi
concorse in modo determinante) ha legiferato laicamente su un tema eticamente
sensibile- afferma Casini-.Il referendum che ne seguì, con un'astensione del
75%, ha dimostrato come il popolo italiano si ritrovasse pienamente
nell'operato del Parlamento». Perciò Casini «respinge al mittente l'idea che la
laicità dello Stato si debba difendere con slogan contro lo Stato etico, che in
Italia ha avuto l'unica pratica applicazione durante il fascismo». E Luca
Volontè del'Udc rincara la dose: «Fini cerca visibilità nel ruolo di
ventriloquo dei radicali e rappresenta il peggior laicismo eugenetico del
Paese. Almeno, per pudore, almeno eviti di ergersi a difensore delle donne
italiane». Alle critiche a Fini da parte dei cattolici di ogni schieramento si
unisce l'altolà della Santa Sede. «I dati della recente relazione al Parlamento
dimostrano che la Legge 40, in questi tre anni di applicazione, ha funzionato
sia per quanto riguarda la salute della donna, sia per quanto riguarda la
tutela dell'embrione», protesta Radio Vaticana. Paola Binetti, «teodem» del Pd
e numeraria dell'Opus Dei, l'abolizione del limite dei tre embrioni da
impiantare pone dei problemi applicativi che potrebbero essere risolti «dalla
revisione delle linee guida annunciata dal sottosegretario Roccella». Mentre il
vescovo bieticista Elio Sgreccia e le associazioni cattoliche gridano
all'eugenetica, la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro condivide
«punto per punto» le parole di Fini e aggiunge: «Le linee guida sono un
provvedimento amministrativo e non possono incidere ed entrare nel merito delle
decisioni del legislatore». La sentenza della Consulta, concorda la maggior
parte dei costituzionalisti, entra in vigore il giorno successivo alla
pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Ciò avverrà a metà mese, appena pronte
le motivazioni e da quel momento sparirà il limite dei tre ovociti e si tornerà
alla situazione anteriore al 2004. Barbara Pollastrini del Pd avverte: «Questo
della fecondazione sia un monito per il biotestamento, finché siamo in tempo
ricominciamo». I laici della maggioranza (come annunciato da Giuseppe Palumbo e
Italo Bocchino) sono pronti a dar battaglia per modificare il testo approvato
in Senato. Il fronte «pro-life» teme un'offensiva che, oltre a rimettere in
discussione l'intero impianto della legge 40, stravolga il biotestamento.
«Intervenga Berlusconi- invoca Margherita Boniver-.I sondaggi dicono che tre
italiani su quattro sono per l'autodeterminazione». La legge 40 «tutela le
donne», ribatte Roccella, «non è una norma cattolica ma un punto di equilibrio
tra la salute della donna e la tutela della vita dell'embrione».
www.lastampa.it/galeazzi
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina II - Bari
Fitto, ispettori al lavoro "Fateci vedere le delibere" Acquisiti
tutti gli atti dell´inchiesta sul ministro Magistrati nel mirino Visionate
anche le copie delle conversazioni registrate per la "Fiorita" Italia
dei valori ha organizzato per lunedì una manifestazione al Palagiustizia
GABRIELLA DE MATTEIS Hanno chiesto i faldoni delle intercettazioni, le copie
delle conversazioni, registrate soprattutto nella maxinchiesta conosciuta con
il nome di "Fiorita". E poi le delibere regionali che costituiscono
una parte del fascicolo. Sono queste le carte che gli ispettori del ministero
della Giustizia stanno esaminando. Centinaia di documenti che costituiscono
l´accusa di una delle due indagini che coinvolgono il ministro Raffaele Fitto.
Al terzo piano del Palazzo di Giustizia di via Nazariantz il lavoro è
frenetico. Gli ispettori rimarranno nel capoluogo pugliese sino a questo
pomeriggio per poi rientrare a Roma e ritornare a Bari dopo le festività
pasquali. Intanto hanno cominciato a leggere gli atti dell´inchiesta, come la
richiesta di arresto, formulata per Fitto nel giugno del 2006 e ancora
l´informativa della guardia di finanza. Perché l´ex governatore ai pubblici
ministeri Lorenzo Nicastro, Roberto Rossi e Renato Nitti contesta la
«ritardata» iscrizione nel registro degli indagati, ma anche e soprattutto la
decisione della procura di chiedere le intercettazioni telefoniche partendo da
fatti, sostiene il ministro, oramai datati. Gli ispettori hanno chiesto copia
delle conversazioni registrate nell´ambito dell´inchiesta sulla "Fiorita"
prima che Fitto venisse intercettato, a carico quindi di altri indagati, ma non
solo. Tra le carte che i tecnici del ministero stanno visionando anche le
intercettazioni, disposte successivamente e che, secondo i pm e gli uomini del
nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, hanno contribuito a
dimostrare il versamento di una tangente da parte dell´imprenditore Giampaolo
Angelucci al movimento politico fondato da Fitto per le elezioni regionali del
2005. Quello degli ispettori è un´analisi della documentazione a tutto campo,
un esame di tutte le carte sulle quali si fondano le accuse, contestate a Fitto
nell´inchiesta "Fiorita", ma anche in quella sulla presunta svendita
della Cedis. La procura ha assicurato la massima collaborazione al lavoro degli
ispettori, ma nella seconda lettera, inviata al Csm, ha
anche chiesto di conoscere qual è il limite dell´attività dei tecnici del
ministero. Una questione delicata, non di poco conto sulla quale una prima
pronuncia dell´organo di autotutela della magistratura potrebbe arrivare già
oggi. Il comitato di presidenza che si riunirà questo pomeriggio deciderà se
assegnare la pratica a una delle commissioni e quindi dare di fatto corso
alla lettera dei tre pm, aprendo un procedimento per rispondere al loro
quesito. E se dall´Anm è già arrivata una manifestazione di solidarietà ai
sostituti procuratori baresi, l´Italia dei Valori, l´Osservatorio Regionale
sulla Legalità e l´associazione contro la criminalità per la legalità per
lunedì mattina hanno organizzato un sit per difendere, spiega il deputato
Pierfelice Zazzera, «l´indipendenza della magistratura e la Costituzione».
Davanti al Palazzo di giustizia di via Nazariantz i manifestanti esprimeranno
la propria vicinanza ai pubblici ministeri, al centro degli esposti, scritti
dall´ex governatore Raffaele Fitto e dal suo avvocato e compagno di partito
Francesco Paolo Sisto. «A Bari - spiega ancora Zazzera - potrebbe replicarsi
una storia già vista, dove un ministro tenta di difendersi dal processo e non
nel processo».
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I - Bari I
magistrati inviati da Alfano hanno chiesto le intercettazioni e le delibere del
procedimento sull´ex governatore Fitto, inchiesta al setaccio Tutte le carte
agli ispettori. Il Pd insorge: gesto inaudito Hanno chiesto le intercettazioni
dell´inchiesta e le delibere regionali, al centro di uno dei fascicoli che
coinvolge Fitto. Gli ispettori del ministero della
Giustizia stanno analizzando tutta la documentazione sulla quale si basa
l´accusa nelle inchieste "Fiorita" e "Cedis". Oggi il Csm
deciderà se aprire un procedimento sulla base della lettera nella quale i tre
pm chiedono di sapere qual è il limite dell´azione ispettiva. E intanto è
polemica politica. ALLE PAGINE II E III
( da "Repubblica, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
II - Bari Il Csm ascolta i candidati: si ritira il pugliese Lucianetti
Procuratore, corsa a due ma Laudati è il favorito Sino a pochi mesi fa era uno
dei sostituti della Direzione nazionale antimafia Sarà una corsa a due quella
per l´incarico di procuratore capo a Bari. Ieri la commissione del Csm ha
discusso la pratica, procedendo con le audizioni dei candidati che hanno più
possibilità a succedere ad Emilio Marzano. Si tratta di Antonio Laudati,
campano e di Roberto Alfonso, originario di Catania. Il primo è favorito perché
ha già una conoscenza del territorio della provincia di Bari. Sino a pochi mesi
fa, infatti, era uno dei sostituti procuratori della Direzione nazionale
antimafia e aveva come competenza proprio la Puglia. Ora, invece, è il responsabile
della direzione della Giustizia penale del ministero. Roberto Alfano
attualmente è sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia.
Entrambi sostenuti dalla corrente di Magistratura Indipendente, ieri, sono
stati ascoltati dalla commissione del Csm chiamati a formulare il proprio
parere che dovrà poi essere approvato dal plenum dell´organo di autotutela
della magistratura. Ha ritirato, invece, la propria candidatura Massimo
Lucianetti, procuratore capo di Lucera. La quinta commissione, per la
definizione della pratica, aspetta il parere del Consiglio giudiziario su un
altro magistrato che aspira a diventare procuratore capo di Bari. Si tratta di
Gaetano De Bari, sostituto procuratore nel capoluogo pugliese. Alfonso, ma
soprattutto Laudati, restano però i candidati più accreditati a succedere ad
Emilio Marzano che, in attesa della nomina del nuovo procuratore, sta reggendo
l´ufficio giudiziario di Bari. Con la designazione del futuro capo della
magistratura inquirente, lo scenario, al Palazzo di Giustizia di via
Nazariantz, non è ancora definito. L´incarico di procuratore aggiunto che sino
a dicembre ricopriva Giuseppe Carabba, ora a Taranto, è ancora vacante. E anche
Marco Dinapoli, procuratore aggiunto con delega all´antimafia, potrebbe lasciare
il capoluogo pugliese per andare a guidare la procura di Brindisi. (g.d.m.)
( da "Tirreno, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
7 - Attualità Ronde, il Csm si spacca e Mancino si astiene La maggioranza
boccia comunque il provvedimento del governo ROMA. Sembrava si potesse
raggiungere quasi l'unanimità. Invece il plenum del Csm si è spaccato sul
parere al decreto sicurezza, che è comunque passato a larga maggioranza. A dividere i consiglieri è stata
soprattutto l'ultima parte del documento, quella che boccia le ronde. A
sorpresa su questo punto si è astenuto con i togati di Magistratura
Indipendente (la corrente più moderata) il vice presidente del Csm Nicola
Mancino, mentre hanno votato contro i laici del Pdl. «Sono contro
l'introduzione delle ronde», ma «molto perplesso» sul fatto che il Csm possa
esprimersi con un parere su un «tema che fa parte della politica», ha spiegato
Mancino, che non ha votato nemmeno la parte del parere che critica le norme sul
trattenimento degli stranieri irregolari nei Centri di identificazione.
Critiche dalla maggioranza politica: il sottosegretario agli Interni Alfredo
Mantovano parla di atto «improprio» del Csm, e l'ex Guardasigilli Roberto
Castelli invita la Corte dei conti a chiedere i danni al visto che il Consiglio
si occupa di questioni su cui non è chiamato a esprimersi. Si tratta di
«intimidazioni» replica dal Pd la capogruppo in Commissione Giustizia Donatella
Ferranti. A far immaginare al Csm un esito diverso del voto era stato
l'intervento del laico del Pdl Gianfranco Anedda, che aveva elogiato il
documento messo a punto dalla Sesta Commissione del Csm. Un testo che boccia le
ronde perchè così si deroga al principio che assegna la tutela della sicurezza
all'autorità pubblica e per il rischio di incidenti, ma che nello stesso tempo
apprezza la parte del provvedimento governativo che mira «a rafforzare gli
strumenti per contrastare tutte le forme di aggressione sessuale». «E' un
parere molto importante perchè non contiene una critica demolitrice, ma dà
indicazioni migliorative», aveva detto Anedda parlando di una «collaborazione
necessaria del Csm con la politica». Poco dopo, però, la gelata. Prima i togati
di Magistratura Indipendente hanno annunciato la loro astensione sulla
questione delle ronde («bisogna evitare il rischio di invadere il campo
altrui»).
( da "Stampaweb, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
A cura di Daniela
Daniele e del dottor Andrea Borini, presidente dellOsservatorio
sul turismo procreativo Cosa cambia dopo la sentenza della Corte Costituzionale
per la fecondazione assistita? Per esserne sicuri, occorrerà leggere il
dispositivo nella sua completezza. Sembra, che cambierà il numero di ovociti da
poter inseminare e di embrioni da trasferire. Le coppie interessate non saranno
più costrette a impiantare tre embrioni, come stabiliva la Legge 40, ma potremo trasferirne due e
conservare gli altri. Quali sono i vantaggi offerti dalla possibilità di
utilizzare più di tre embrioni? Se si mettono spermatozoi insieme con due
ovociti, si avranno alte probabilità di ottenere un solo embrione. Se gli
ovociti sono quattro o cinque saliranno le probabilità di ottenere più
embrioni. E si potrà sceglierne uno o due, conservando gli altri per eventuali
cicli successivi. In base a quali criteri avviene la selezione degli embrioni
da utilizzare o da conservare? Secondo la morfologia, ovvero in base alla loro
crescita ai primi giorni di sviluppo. La qualità dell'embrione è determinata
dalle sue caratteristiche, come il numero delle cellule presenti e la loro
simmetria. Sono giustificate le proteste di chi sostiene che in questo modo si
violano principi etici? E improprio parlare di tecniche di
tipo eugenetico, tese cioè a migliorare o condizionare la specie umana. Non si
fa la selezione
scegliendo, per esempio, il sesso del nascituro perché magari laspirante
papà vuole lasciargli in futuro la guida della fabbrica. La scelta avviene per
lembrione che si mostra più in grado di portare a termine la gravidanza.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un embrione per essere giudicato adatto? Lo
si capisce dal grado di divisioni cellulari. Per esempio: un embrione che in
seconda giornata è diviso in quattro cellule ha più probabilità di uno diviso
solo in due. Così come un embrione che presenta frammenti citoplasmatici ha
meno probabilità di produrre una gravidanza di uno che non ne ha. Sono
valutazioni morfologiche utilizzate nei laboratori di tutto il mondo. E
comunque possibile per i genitori scegliere in anticipo il sesso del nascituro? Qualcuno lo chiede, ma
in base alla legge gli si deve rispondere che non è consentito. La norma che
prescriveva di impiantare tre embrioni favoriva la nascita di gemelli? Nei
centri per la fecondazione artificiale che vantano buone percentuali di
successo cè stato un aumento delle gravidanze
trigemine. In alcuni centri, prima della legge 40, si trasferivano solamente
due embrioni proprio per cercare di limitare questi eventi, che sono un grande
guaio. Dopo la legge, tutto questo non è stato possibile. E, per ammissione stessa
del sottosegretario alla Salute Roccella, il nostro Paese ha ora una
percentuale di gravidanze plurime superiore alla media europea. Così, in centri
che funzionano bene, paradossalmente le gravidanze trigemine sono arrivate
anche all8-9%. Il divieto di produrre più di tre
embrioni obbligava la donna a terapie ormonali? In assenza della facoltà di
congelare più embrioni, e con lobbligo di trasferirne tre in un unico
atto, se la donna non rimane gravida è costretta a ripetere da capo tutto il ciclo per
arrivare a produrre altri embrioni. A meno che non si sia rivolta a un centro
dove si congelano ovociti. Ma, in Italia, questi sono pochi. Così spesso le
donne si devono sottoporre a successive stimolazioni ormonali. In questi anni
la legge è sempre stata rispettata alla lettera da tutti i medici? I medici
sono tenuti al rispetto della legge. Ma poichè nessuna sanzione è prevista per
la donna che rifiuta di farsi impiantare tre embrioni in una volta, in certi
casi è stata la paziente a decidere di non volerli. Così gli embrioni sono
stati congelati. Che cosa succede e che cosa succederà agli embrioni in
sovrannumero? Di certo non potranno essere distrutti. E aumenterà il loro
numero senza che ci sia una chiara idea di che cosa farne. Qualcuno ha proposto
di renderli adottabili: è davvero una soluzione possibile? Su questa materia cè
molta incertezza per il futuro. In ogni caso, nessuno si permetterà di
inseminare venti ovociti per ottenere diciotto embrioni, perché questo non ha una ragione medica di essere fatto.
E sarebbe un tentativo evidente di ottenere embrioni soltanto per congelarli.
Ma tre embrioni sono considerati troppo pochi da tutti. Si può fare una
diagnosi preimpianto per individuare malattie genetiche? Sì, due tribunali
hanno stabilito che la possibilità rientra nei diritti delle coppie che
rischiano di trasmettere malattie genetiche ai figli. Ma anche gli embrioni nei
quali viene riscontrata la patologia non possono essere distrutti, in attesa
che in futuro si arrivi a una terapia genica. Dopo le modifiche decise dalla
Consulta diminuirà il turismo procreativo? E
molto probabile, anche perché le spese per andare a eseguire la terapia
allestero sono molto elevate. Quanto costa la fecondazione assistita in
Italia e a
carico di chi sono le spese? Un tentativo costa, in media, dai 3500 ai 4500
euro. Ma ci sono ospedali pubblici nei quali si pratica e anche molte cliniche
private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. E
vero che allestero ci sono meno gravidanze plurime perché fanno aborti
selettivi? Secondo i medici, semmai, il problema è che molte italiane, con tutte
queste gravidanze trigemine, sono andate allestero
a fare laborto selettivo.
( da "Avvenire" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
03-04-2009 «Alleanza terapeutica da riaffermare» DA ROMA
PIER LUIGI FORNARI L a sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40 riaccende il dibattito e la polemica sulla legge
per il fine vita. Il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, torna a
chiedere «una pausa di riflessione» , in nome dei valori della Costituzione.
Diversa la posizione di Francesco Rutelli, che non chiede moratorie, ma
invita a «dare molto di più l'ultima parola al medico anziché al giudice,
mentre lamenta che la legge approvata al Senato «riguarda solo gli stati
vegetativi» . Secondo il presidente del Copasir si deve evitare «di fare delle
leggi che vadano troppo nel dettaglio di provvedimenti che invece l'evoluzione
della scienza medica ci permette di affidare ai nostri medici» . Invece l'ex
ministro della Sanità del centrosinistra, Livia Turco, si dice «contenta» della
posizione assunta da Gianfranco Fini sulla legge ed ha auspicato «che faccia
seguire al dire il fare. Che si adoperi per cambiarla». Ma il governatore della
Lombardia, Roberto Formigoni, ribadisce che su questo punto «Fini è una
minoranza nel Pdl. Anzi, una piccola minoranza» . I senatori che hanno votato
la legge, specifica, «non sono tutti cattolici, ci sono i laici, gli ex
socialisti. E i valori che difendiamo sono alla base della cultura occidentale,
quelli del giuramento di Ippocrate: non dare il veleno al malato neanche se lo
chiede » . «La posizione di Fini è totalmente differente da quella del suo
partito», sottolinea Paola Binetti del Pd, augurandosi che non si traduca «in
un rallentamento » della legge sul fine vita alla Camera. «Faremo di tutto
perché ciò non accada» , assicura. Tra maggioranza ed esponenti più aperti
dell'opposizione si tenta comunque un dialogo in vista di un eventuale
miglioramento della legge sul fine vita, ma per ora le posizioni non collimano.
È quanto emerso in un Forum sul tema organizzato da Direnew comunication, a cui
hanno partecipato il presidente dell'Associazione medici chirurghi ospedalieri
italiani ( Acoi), Rodolfo Vincenti, il vice presidente vicario dei senatori
Pdl, Gaetano Quagliariello, la capogruppo Pd in commissione Sanità di Palazzo
Madama, Dorina Bianchi, e il presidente dell'Associazione medici cattolici
italiani ( Amci), Vincenzo Saraceni. Per la Bianchi «non c'è dubbio che la
legge a Montecitorio cambierà, perché non avrebbe senso lasciarla così». «La
Camera ha replicato Quagliariello deve avere la libertà di discutere, che
abbiamo avuto noi senatori. Sono convinto che la legge abbia individuato dei
principi di fondo che non devono cambiare. Nel perimetro designato da essi, se
ci saranno dei miglioramenti, ben vengano» . Il vicecapogruppo del Pdl ha
indicato come perfezionamenti possibili l'allargamento della platea dei
pazienti per i quali far valere le dichiarazioni anticipate di trattamento (
dat), ma con tutte le garanzie del caso. E anche un miglioramento della terminologia,
se possibile. Per dimostrare la volontà a non chiudere il confronto saranno
promossi, dal gruppo del Pdl del Senato, una serie di seminari con chirurghi,
rianimatori e anestesisti, e neurologi. Il professor Vincenzo Saraceni ha detto
di accettare «pienamente l'impostazione globale della legge, per la quale la
vita è indisponibile, e va difesa fino alla sua fine naturale, anche con la
somministrazione di idratazione ed alimentazione » . Ha auspicato però «che si
arrivi ad un punto di sintesi più avanzato possibile » . Secondo il presidente
dell'Amci, poi, l'articolo 32 della Costituzione «non solo non esclude il
rapporto con il medico ma anzi lo presuppone» , quindi qualunque ipotesi che
«immagini il medico come un esecutore testamentario va rifiutata» . Per questo
aver definito la norma come «disposizioni in materia di alleanza terapeutica» è
molto importante. «Ma ha osservato c'è qualche punto in cui il fatto che si
decide insieme è troppo sfumato» . Punto di scontro è stata la parola
«vincolanti » relativo alle dat, soppressa dall'aula di Palazzo Madama,
«peggiorando » la legge, secondo la Bianchi, perché sarebbe «stata svuotata di
significato» . Quagliariello ha replicato che omettendo quel termine si è
evitato un «elemento di confusione» , mentre la sostanza è rimasta la stessa,
perché l'articolo 7 considerato come limitazione nella versione varata dalla
commissione, «non è stato cambiato in una sola parola» . Sostanziale accordo
sul divieto di includere idratazione ed alimentazione nelle dat. Il senatore
del Pdl ha ricordato che essendo la comunità scientifica divisa sulla natura di
tali sostegni vitali, si deve adottare un criterio di precauzione. Ma la
senatrice del Pd ha puntualizzato che erano state proposte delle eccezionalità,
per far sì che non ci sia accanimento terapeutico. Quagliariello, dopo aver
fatto riferimento all'articolo 1 della legge in cui è espresso il divieto di un
esito di questo tipo, ha sostenuto che solo l'emendamento della Bianchi aveva
previsto una norma che evitava interventi esplicativi da parte della
magistratura, ma è stato giudicato «ridicolo dalla sua parte politica» . il
dibattito Saraceni (Medici cattolici): nella legge il punto è troppo sfumato
Quagliariello (Pdl): ben vengano i miglioramenti
( da "Avvenire" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 03-04-2009 Il Csm si divide ma boccia le ronde Il Pdl: è ingerenza DA
ROMA DANILO PAOLINI I l pronostico era per un voto a larghissima maggioranza,
invece ieri il Csm si è diviso sulle ronde previste dal governo nel decreto
legge in materia di sicurezza. Un colpo di scena che ha alimentato ancora di
più lo scontro politico a proposito dei frequenti pronunciamenti dell'organo
di autogoverno della magistratura sulle iniziative legislative dell'esecutivo.
La maggioranza ha infatti rilanciato l'accusa di 'invasione di campo' da parte
di Palazzo dei Marescialli, con il quale si è schierato il Partito democratico,
contro quelle che definisce «le intimidazioni» del centrodestra. Per la
cronaca, il parere elaborato dalla sesta commissione e di cui abbiamo riferito
ieri, è stato approvato nel complesso a larga maggioranza. Ma sul giudizio
molto negativo formulato sulle ronde, le cose sono andate diversamente: i
consiglieri 'laici' del Pdl hanno votato contro, mentre il vicepresidente
Nicola Mancino e i togati di Magistratura indipendente (la componente più
moderata) si sono astenuti. «Sono contro l'introduzione delle ronde ha
precisato Mancino ma anche «molto perplesso» sull'opportunità, per il Consiglio
superiore della magistratura, di esprimersi con un parere su «un tema che fa
parte della politica». Con la stessa motivazione, il vicepresidente non ha
votato nemmeno la parte del documento che critica l'estensione fino a 6 mesi
della permanenza degli immigrati irregolari nei Centri di identificazione ed
espulsione. Spaccatura, dunque. Eppure il dibattito aveva fatto intravedere la
possibilità di un consenso quasi unanime, soprattutto dopo che il 'laico'
Gianfranco Anedda (Pdl) aveva speso parole di elogio per il parere, nel quale
si ipotizza l'incostituzionalità delle ronde ma al contempo si promuovono le
altre misure volute dal governo per contrastare la violenza sessuale. Benvenga,
aveva sottolineato Anedda, «una critica non demolitrice, ma che dà indicazioni
migliorative». Poi però, parlando delle ronde, il consigliere di Mi Antonio
Patrono aveva obiettato che su una materia «estranea alla nostra competenza è
opportuno evitare anche solo di correre il rischio di invadere il campo
altrui». Identiche le argomentazioni del suo collega Cosimo Ferri. E del
'laico' del Pdl Michele Saponara, secondo il quale il Csm è responsabile di
un'autentica «ingerenza» nelle prerogative del governo e del Parlamento. Molto
pesanti le reazioni nel mondo della politica. Il sottosegretario all'Interno
Alfredo Mantovano ha definito «improprio» l'atto di Palazzo dei Marescialli e
si è ironicamente «meravigliato che il Csm non abbia ancora discusso e votato
una delibera sul comportamento dell'arbitro nella partita Italia-Irlanda di
mercoledì». La curiosità principale di Mantovano è «capire che cosa c'entra con
l'autogoverno della magistratura una questione che ha inerenza stretta con la
sicurezza». Attacca invece sul fronte economico l'ex-ministro della Giustizia
Roberto Castelli (Lega), oggi sottosegretario alle Infrastrutture, che ha
invitato la Corte dei Conti «ad aprire una procedura per danno erariale presso
il Csm, visto che il Consiglio passa il suo tempo, che costa tantissimo ai
cittadini, a occuparsi di questioni su cui non è chiamato a esprimersi». Ma per
Donatella Ferranti del Pd «è inaccettabile il tentativo del centrodestra di
contestare la legittimità dei pareri del Csm: sono critiche gravi, che suonano
come vere e proprie intimidazioni». Mancino: parere inopportuno Mantovano
attacca: atto improprio. Il Pd al centrodestra: intimidazioni
( da "Avvenire" del
03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
03-04-2009 «Ma adesso io vedo profilarsi contraddizioni» DA MILANO « S ono
confusa e perplessa. La legge com'era aveva una sua coerenza. Ora sembra che ci
siano norme in contraddizione tra loro» . La ginecologa E- leonora Porcu,
responsabile del Centro sterilità dell'Ospedale Sant'Orsola- Malpighi di
Bologna, si dichiara disorientata dalla decisione della Consulta di bocciare
alcune parti della legge 40 e puntualizza: «La legge permetteva già una certa
libertà di manovra per personalizzare le terapie a seconda dell'età delle
pazienti. Certamente non si può lasciare all'interpretazione degli operatori il
futuro della legge » . La Corte Costituzionale ha bocciato
il limite massimo di tre embrioni da generare, ma non il divieto di congelarli
e distruggerli, generando più di un dubbio. «Sono rimasta sconcertata dichiara
la Porcu . È stata bocciata la prescrizione di un unico impianto di embrioni,
non più di tre. Sembra quindi che sia possibile generare più di tre
embrioni. D'altro lato resta vietata la crioconservazione e la distruzione
degli embrioni. Ma se si produce un numero di embrioni superiori al necessario,
si avranno di nuovo embrioni soprannumerari. Che destino avranno? E noi
operatori come dobbiamo comportarci tra due ingiunzioni contraddittorie?» . Tra
le accuse alla legge, il rischio di gravidanze trigemellari è uno dei più noti,
ma non è inevitabile, commenta la dottoressa Porcu: «La legge dice che si
possono generare tre embrioni al massimo ma non obbligatoriamente. La
gravidanza trigemellare, sebbene non sia auspicabile, è però un fatto che può
accadere naturalmente. Quindi il limite di tre embrioni stabilito dalla legge
rientra in un ambito di prudenza e di compatibilità con un'eventuale
gravidanza» . Ma quel che più conta è che «il numero massimo di tre non obbliga
a generarne tre, ma non più di tre. Nel caso di una donna di età più avanzata,
quindi con una fertilità meno rigogliosa, ha senso trasferirne tre. Se
viceversa l'età è più giovane e quindi si è in presenza di una maggiore
fertilità potenziale, è opportuno inseminare un numero minore di ovociti e di
conseguenza trasferire meno di tre embrioni. Questo è il comportamento cui mi
sono sempre attenuta, scegliendo di volta in volta la strategia migliore,
personalizzando le terapie opportune per le pazienti» . Ora prevale il
disorientamento. «E altrettanto ve ne sarà nelle coppie. La legge bilancia opportunamente
i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito: è ormai provato
che sono norme logiche e attuabili» . O- ra invece «nessuno può sostenere con
certezza puntualizza la Porcu che c'è libertà di generare un numero superiore
di embrioni e poi invocare lo stato di necessità della salute della donna per
non impiantarne alcuni. Certamente serviranno istruzioni agli operatori: non
può essere la loro interpretazione personale a declinare l'attuazione della
legge» . Enrico Negrotti Eleonora Porcu: non si può lasciare agli operatori
l'interpretazione dei vari articoli
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 80 del
2009-04-03 pagina 0 Fecondazione, Schifani ribatte: "Fini sbaglia La legge
40 è buona" di Redazione Fisichella replica duramente a Fini che aveva
difeso la sentenza della Consulta: "Nuova schiavitù allorizzonte".
Intanto la politica si divide. D'Alema: "Il Parlamento corregga la
legge". Ma Sacconi: "Non si tocca" Roma - "E' la legge 40 e
non la decisione della Corte costituzionale che difende la
salute delle donne". E' il pensiero di monsignor Rino Fisichella,
presidente della Pontificia accademia per la vita, espresso il giorno dopo lintervento
di Gianfranco Fini a favore della pronuncia della Consulta che ha bocciato in
parte la legge sulla fecondazione assistita. Intanto la politica si divide. Da una parte D'Alema chiede
al governo di rivedere la legge, dall'altra il ministro Sacconi e il presidente
del Senato Renato Schifani la difendono."Fini ha sbagliato - ha tuonato il
numero uno di Palazzo Madama - la legge 40 è buona". Fisichella scende in
campo "La legge 40 è stata una legge che, certamente non cattolica, ha
voluto intervenire in difesa della salute delle donne", ha detto larcivescovo
a margine di un convegno promosso a Roma dallUnione cattolica stampa
italiana. "Temo - ha proseguito Fisichella - che tante sperimentazioni selvagge che
venivano fatte in passato possano ritornare. Cè
una nuova schiavitù allorizzonte. Se cadiamo in una forma di eugenetica
dobbiamo guardare al futuro con molto timore". La sentenza della Corte costituzionale
è a favore della salute delle donne? "Bisognerà dimostrarlo",
risponde il presule. "Se dovrà essere continuamente stimolata per produrre
ovuli, per la donna è una passeggiata? Ditemi se questa è la salute delle donne
e poi parliamo con cognizione di causa. Bisogna sapere ciò di cui si
parla". Schifani: "Fini ha sbagliato" Il presidente del Senato,
Renato Schifani, non condivide le critiche di Gianfranco Fini sulla legge 40:
"Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo
con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla
base di dogmi, è una buona legge". "Per cui a parlare di dogmi
troverei qualche difficoltà", ha sostenuto Schifani che, nel viaggio a
Herat per presenziare la cerimonia del passaggio delle consegne tra gli alpini
della Brigata Julia e i paracadutisti della Folgore, ha bollato la sentenza
della Consulta. D'Alema: "Correggere la legge" "La sentenza
della Corte Costituzionale chiarisce, al di là di ogni ragionevole dubbio, che
alcuni principi della legge sulla fecondazione artificiale sono contrari alla
Costituzione, oltre che al buon senso". Ora, afferma Massimo DAlema
a margine della presentazione del nuovo numero dei Quaderni di Italianieuropei,
"il Parlamento deve mettere mano alla legge per correggerla in modo che sia più utile e
rispondente ai principi costituzionali". Sacconi: "La legge non si
tocca" Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ritiene che "la
legge 40 sia una buona legge e non credo si ponga necessariamente lesigenza di correggerla".
Secondo il ministro, infatti, "bisogna leggere le motivazioni della
sentenza della Consulta e vedere se è possibile, cosa molto probabile,
attraverso le linee guida interpretare il combinato disposto. La sentenza ha
annullato una parte ma ha solidamente confermato limpianto
principale della legge, nonostante i ricorsi". Per il ministro, infatti,
la legge 40 "è una buona legge e - aggiunge - ho rispetto del Parlamento
che lha approvata". A proposito delle dichiarazioni fatte dal presidente della Camera Gianfranco
Fini, Sacconi preferisce non commentare: "Rispetto sempre le cariche
istituzionali". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 80 del
2009-04-03 pagina 0 La sentenza è un mostro che non sta in piedi di Paolo
Becchi In attesa di leggere le motivazioni con cui la Corte costituzionale
ha dichiarato - per alcune parti molto circoscritte - lillegittimità costituzionale
della legge sulla procreazione medicalmente assistita, si può - a caldo -
subito rilevare nella decisione una prima evidente contraddizione. Per un verso
infatti la Corte, nella decisione che ha preso, ritiene illegittimo che il
numero di embrioni prodotto, per ogni singolo tentativo, sia «non superiore a
tre», come prevedeva la legge, per laltro dichiara
inammissibile la questione di legittimità costituzionale con
riferimento al divieto posto dalla legge medesima di «crioconservazione» e di
«soppressione degli embrioni» prodotti dalle tecniche di fecondazione
artificiale. Il legislatore - lo si voglia criticare o meno - era stato
coerente: aveva limitato la produzione del numero degli embrioni, cercando in
tal modo di evitare il problema di cosa fare di quelli cosiddetti
soprannumerari. Contrariamente a quello che solitamente si dice, il legislatore
italiano non era affatto isolato in questa sua scelta a livello europeo: la
Germania, lAustria e la Svizzera prevedono
disposizioni analoghe riguardo al limite dei tre embrioni. Una norma prudenziale che è
oggi confermata dal progresso delle tecniche, grazie alle quali non è più
necessario, come un tempo, produrre molti embrioni per ottenere un risultato
positivo, per cui la tendenza è semmai a produrne il meno possibile onde
evitare tutti i problemi etici connessi. Ora, la decisione della Corte è
veramente paradossale: per un verso si potranno produrre più embrioni, per laltro
non potranno più essere crioconservati, né distrutti. Dovranno forse essere
tutti impiantati con grave danno per la salute della donna? Certamente no, ma allora cosa
si dovrà fare degli embrioni soprannumerari che andranno ad aggiungersi agli
oltre trentamila embrioni già esistenti e di cui oggi più nessuno parla -
prodotti di scarto delle tecniche di produzione assistita prima che entrasse in
vigore la tanto vituperata legge? Comè noto la legge, su cui
ora si è espressa la Corte, era già stata sottoposta alla sua attenzione in
occasione del referendum abrogativo, e proprio uno dei quesiti referendari riguardava la richiesta di
abrogare quelle disposizioni della legge che impediscono la produzione di più
embrioni e la loro crioconservazione. La richiesta era del tutto coerente,
perché è palese che non si può volere una cosa senza laltra.
La Corte ritenne
in quelloccasione legittimo proprio quel quesito,
insieme ad altri, ma non ritenne invece lecito il quesito che mirava
allabrogazione dellintera legge. Fu una soluzione pilatesca che, se
gli italiani avessero fatta propria approvando il referendum, ci avrebbe restituito una legge
trafitta da colpi e d'impossibile applicazione. Ebbene, ora la Corte è riuscita
a realizzare, almeno in un punto, proprio questo, con una decisione
cerchiobottista per cui da un lato si ritiene legittima la produzione di più
embrioni e dallaltro illegittima la loro crioconservazione
e distruzione. Dulcis in fundo: Questa legge sulla procreazione assistita è
stata approvata dal Parlamento con una maggioranza ampia e trasversale, è stata
oggetto di un referendum popolare che lha confermata, proprio anche sul
punto che oggi la Corte ha ritenuto in parte di dichiarare incostituzionale. Non so se questo sia il primo
caso, ma va comunque sottolineato: ciò che è stato voluto dal Parlamento e
confermato dal popolo con il referendum viene ora messo in discussione dalla
Corte con una decisione che in parte dà ragione ai promotori del referendum.
Difficile contestare che qui la Corte si sia sostituita al popolo e alla sua
sovranità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Stampaweb, La"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA La legge
sulla fecondazione assistita «è una buona legge, di libertà, anche perchè non
vi può essere alcuna ingerenza dei partiti o di altro, per cui a parlare di
dogmi troverei qualche difficoltà». Lo dice il presidente del Senato, Renato
Schifani, tornando a parlare da Herat, in Afghanistan, delle recenti polemiche
dopo la sentenza della Consulta che dichiara illegittime alcune norme della
legge 40 sulla fecondazione assistita. Secondo il presidente della Camera
Gianfranco Fini, invece, è una sentenza che «rende giustizia alle donne». Alla
domanda dei giornalisti se siamo in uno Stato laico o in uno Stato etico,
Schifani replica subito: «Stato laico. Significa non rinunciare alle
responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che ci sono vuoti normativi
da colmare. Quindi, personalmente, non riscontro nella legge sul testamento
biologico e sulla legge 40 una presenza di eticità nella vita parlamentare, in
particolare in tutte quelle leggi dove ci sono voti segreti. Lì sono le
coscienze che decidono e non i dogmi». «Una legge -ha proseguito il presidente
del Senato- quando affronta un dibattito lungo, soprattutto tanti passaggi
parlamentari con scrutini segreti nei quali si vota secondo coscienza e non
sulla base di dogmi è una buona legge». E ancora: «Nella legge 40 si andò oltre
la maggioranza, confluirono i voti di Rutelli e della Margherita». «Ricordo che
questo limite (del numero degli embrioni, ndr) -ha
proseguito ancora Schifani- ha costituito oggetto di ampio dibattito più di
tipo clinico-scientifico che dogmatico. Molti voti segreti hanno confermato un
orientamento del Parlamento». E, infine, sulla Corte Costituzionale, dopo la
sentenza sulla legge 40: «La Consulta ha il dovere di vigilare che la legge
rispetti dei principi».
( da "Repubblica.it"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - Quella
sulla fecondazione assistita è "una buona legge, di libertà", votata
secondo coscienza dai parlamentari su cui non c'è alcun rischio di dogmatismo,
così come non si riscontra la presenza di una "eticità" nella vita
delle istituzioni. Il presidente del Senato, Renato Schifani, difende la legge 40 dopo la decisione della Corte Costituzionale
che ne ha bocciate alcune parti e, di fatto, replica a Gianfranco Fini, che
ieri aveva parlato di "una sentenza che rende giustizia alle donne",
sottolineando che "una legge basata su dogmi etico-religiosi è sempre suscettibile
di censura di costituzionalità". Da Herat, in Afghanistan, dove si
trova per un passaggio di consegne fra i militari italiani, Schifani osserva
che "una legge, quando affronta un dibattito lungo e tanti passaggi
parlamentari con voti segreti nei quali si vota secondo coscienza e non sulla
base di dogmi, è una buona legge, di libertà anche perché non vi può essere
alcuna ingerenza dei partiti o di altri". "La Corte Costituzionale -
aggiunge il presidente del Senato - sta lì a vigilare sui principi. Devo dire
che la legge sul testamento biologico e la legge 40 hanno visto tanti voti
segreti, nei quali il parlamentare vota secondo coscienza e secondo il suo
credo religioso, ma da qui a parlare di dogmi, troverei qualche
difficoltà". Per il primo inquilino di Palazzo Madama - che ricorda anche
come nel caso dell'approvazione della legge 40 ci sia stata una convergenza
"superiore alla maggioranza di cartello" - non vi è alcun rischio di
una trasformazione dell'Italia in Stato etico: "Stato laico significa non
rinunziare alle proprie responsabilità tutte le volte che ci si rende conto che
ci sono vuoti normativi da colmare. Quindi personalmente - conclude - non
riscontro nella legge sul testamento biologico o nella legge 40 la presenza di
una eticità della vita parlamentare, così come in tutte quelle leggi approvate
con voti segreti. Lì sono le coscienze che decidono non i dogmi".
OAS_RICH('Middle'); (3 aprile 2009
( da "Giornale.it, Il"
del 03-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 80 del
2009-04-03 pagina 0 Fecondazione, Schifani ribatte a Fini: "Sbaglia Legge
40 senza dogmi" di Redazione Fisichella replica duramente a Fini che aveva
difeso la sentenza della Consulta: "Nuova schiavitù allorizzonte".
Intanto la politica si divide. D'Alema: "Il Parlamento corregga la legge". Ma
Sacconi: "Non si tocca" Roma - "E' la legge 40 e non la
decisione della Corte costituzionale che difende la
salute delle donne". E' il pensiero di monsignor Rino Fisichella,
presidente della Pontificia accademia per la vita, espresso il giorno dopo lintervento
di Gianfranco Fini a favore della pronuncia della Consulta che ha bocciato in
parte la legge sulla fecondazione assistita. Intanto la politica si divide. Da
una parte D'Alema chiede al governo di rivedere la legge, dall'altra il
ministro Sacconi e il presidente del Senato Renato Schifani la
difendono."Fini ha sbagliato - ha tuonato il numero uno di Palazzo Madama
- la legge 40 è buona". Fisichella scende in campo "La legge 40 è
stata una legge che, certamente non cattolica, ha voluto intervenire in difesa
della salute delle donne", ha detto larcivescovo a
margine di un convegno promosso a Roma dallUnione cattolica stampa
italiana. "Temo - ha proseguito Fisichella - che tante sperimentazioni
selvagge che
venivano fatte in passato possano ritornare. Cè
una nuova schiavitù allorizzonte. Se cadiamo in una forma di eugenetica
dobbiamo guardare al futuro con molto timore". La sentenza della Corte costituzionale
è a favore della salute delle donne? "Bisognerà dimostrarlo",
risponde il presule. "Se dovrà essere continuamente stimolata per produrre
ovuli, per la donna è una passeggiata? Ditemi se questa è la salute delle donne
e poi parliamo con cognizione di causa. Bisogna sapere ciò di cui si parla".
Schifani: "Fini ha sbagliato" Il presidente del Senato, Renato
Schifani, non condivide le critiche di Gianfranco Fini sulla legge 40:
"Una legge quando affronta tanti passaggi parlamentari, un dibattito lungo
con voti segreti, nei quali i parlamentari votano secondo coscienza e non sulla
base di dogmi, è una buona legge". "Per cui a parlare di dogmi
troverei qualche difficoltà", ha sostenuto Schifani che, nel viaggio a
Herat per presenziare la cerimonia del passaggio delle consegne tra gli alpini
della Brigata Julia e i paracadutisti della Folgore, ha bollato la sentenza
della Consulta. D'Alema: "Correggere la legge" "La sentenza
della Corte Costituzionale chiarisce, al di là di ogni ragionevole dubbio, che
alcuni principi della legge sulla fecondazione artificiale sono contrari alla
Costituzione, oltre che al buon senso". Ora, afferma Massimo DAlema
a margine della presentazione del nuovo numero dei Quaderni di Italianieuropei,
"il Parlamento deve mettere mano alla legge per correggerla in modo che
sia più utile e rispondente
ai principi costituzionali". Sacconi: "La legge non si tocca" Il
ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ritiene che "la legge 40 sia una
buona legge e non credo si ponga necessariamente lesigenza
di correggerla". Secondo il ministro, infatti, "bisogna leggere le
motivazioni della sentenza della Consulta e vedere se è possibile, cosa molto
probabile, attraverso le linee guida interpretare il combinato disposto. La
sentenza ha annullato una parte ma ha solidamente confermato limpianto
principale
della legge, nonostante i ricorsi". Per il ministro, infatti, la legge 40
"è una buona legge e - aggiunge - ho rispetto del Parlamento che lha
approvata". A proposito delle dichiarazioni fatte dal presidente della
Camera Gianfranco Fini, Sacconi preferisce non commentare: "Rispetto sempre le cariche
istituzionali". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano