CENACOLO DEI COGITANTI |
De Magistris alle europee
con Idv ( da "Giornale
di Calabria, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ufficio e dalle sue funzioni di pm
dalla sezione disciplinare del Csm e che ora fa il giudice a Napoli, ha
consegnato personalmente la sua domanda a Palazzo dei marescialli. Domanda su
cui deve pronunciarsi in prima istanza la Quarta Commissione. Voci su una sua
candidatura alle europee circolavano da tempo.
C'era una volta la sera
dei "ballunetti" ( da "Stampa,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale in quanto
vengono lese le competenze regionali in materia di energia e di ambiente.
VIRGINIO FADDA, AGOSTINO TORCELLO (MODA) e MARCO CAVIGLIONE (Medici per
l'Ambiente) Savona Caccia, un cairese contesta il sindaco I Comuni non hanno
competenza sulla caccia ma il sindaco cairese Briano dichiara di apprezzare la
proposta del senatore Franco Orsi di permettere la
L'editto bulgaro tedesco
( da "EUROPA ON-LINE"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È successo al primo cancelliere
Konrad Adenauer, che criticò una sentenza a lui scomoda della corte
costituzionale e fu subito isolato anche dai compagni di partito. E potrebbe
succedere anche a Koch, visto che le sue motivazioni non convincono nessuno.
China Rural Subsidies Spur
GM's Sales More Than $13.4 Billion U.S. Bailout
( da "Bloomberg" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: " said Yale Zhang, a
consultant at CSM Asia in Shanghai. "It looks like the government wants to
make that happen." The auto subsidies fit into China's wider push to help
spread economic growth into rural areas, heavily dependent on agriculture. The
rural areas are home to about half of the country's 1.
Nessuna ripercussione per
l'accusato anche se le regole di partito prevedono l'espulsione
( da "Stampa, La" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: arriva il giorno dopo l'annuncio e
lo stesso giorno del via libera del Csm e della presentazione della candidatura
alle Europee di De Magistris (insieme a quelle del giornalista Carlo Vulpio e
di Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, vittima di mafia) da parte del leader
di Italia dei valori, Antonio Di Pietro.
Quando Gigi entrò in
magistratura, nel 1995, Tonino aveva già attaccato al chiodo la sua t...
( da "Stampa, La" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La mannaia della Disciplinare del
Csm ha decapitato la sua Procura, dopo aver trasferito ad altra sede e ad altra
funzione lo stesso De Magistris. E adesso Salerno e De Magistris sono indagati
per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma. Gigi (Gioacchino) e Tonino, si sono
sfiorati in questi anni.
Tutti i se del
biotestamento ( da "Corriere.it"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Prevedibile, a suo parere, il
ricorso alla Corte Costituzionale. E non è escluso quello, tramite referendum
abrogativo, al cittadino, «che ha più buon senso di tanti parlamentari».
«Alimentare il paziente clinicamente in coma, senza morte cerebrale, è
doveroso», ribatte Melania Rizzoli.
Madagascar, Rajoelina ha
preso il potere ( da "Corriere.it"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex capo della Corte costituzionale.
Con la sua presenza ha cancellato così ogni legittima critica al fatto che
Rajoelina, secondo la Carta, è troppo giovane per diventare capo dello Stato.
Il palazzo presidenziale ad Antananarivo (Afp) IL CASO DAEWOO - Ravalomanana ha
denunciato che il suo rivale ha preso il potere con mezzi anticostituzionali.
De Magistris indagato (
da "Giornale di Brescia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: In mattinata aveva dovuto
rispondere anche al vice presidente del Csm Nicola Mancino, che aveva auspicato
un intervento legislativo per vietare ai magistrati che, come lui, scelgono la politica
di tornare a fine mandato a indossare la toga: «La mia è una scelta
irreversibile, anche qualora non dovessi essere eletto», aveva assicurato.
IN CITTÀ Vietato legare le
bici ai pali nEdizione del Giornale di...
( da "Giornale di Brescia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 3 e 36 della Costituzione, la
giurisprudenza della Corte costituzionale (sentenza 1/2/97 n. 974), gli art. 12
e 23 della Carta Europea di Strasburgo del 3/5/96, gli art. 2, 3, 136 e 141 del
trattato istitutivo della Ue del 25/3/57, il trattato di Maastricht, il
trattato di Amsterdam del 2/10/97;
roberti procuratore di
salerno il csm lo designa all'unanimità
( da "Repubblica, La"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sospeso dalle funzioni e dallo
stipendio dal Csm per lo scontro con la procura generale di Catanzaro sulle
indagini avocate all´ex pm Luigi De Magistris. La sua nomina è stata decisa
all´unanimità dal plenum del Csm. Napoletano, 61 anni, Roberti ha detto:
«Questo nuovo incarico mi motiva fortemente.
Feltre fuori dalla Cmf,
Dal Sasso ricorre al Tar ( da "Corriere
delle Alpi" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: giudici amministrativi non si
pronunci la Corte costituzionale alla quale si è rivolta la Regione chiedendo
di annullare quella parte della Finanziaria 2007 con cui si è legiferato in
materia di comunità montane. Un'ingerenza, secondo i legali di Venezia, che
potrebbe portare ad una revisione della legge e quindi anche alla cancellazione
dei suoi effetti su tutte le comunità montane.
cooperativa sociale,
rilanciata l'attività ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il responsabile del Csm est,
Stefano Petriccioli, e l'operatrice sociale Carla Ius. Gregoris, in
particolare, ha enfatizzato l'importanza delle cooperative sociali nel
territorio («Sono entrate nel cuore dei sanvitesi») e di questa realtà («É
figlia della comunità e patrimonio di tutti»), ricordando che si tratta,
soprattutto,
Biotestamento Berlusconi
al Pdl: si deve votare compatti ( da "Unita,
L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Tale legge è destinata inevitabilmente
a infrangersi contro la Corte Costituzionale». È Umberto Veronesi - a lungo
applaudito - a ribadire che alimentazione e idratazione «sono trattamenti
medici» e quindi non possono essere imposti ad un paziente. Raffaele Calabrò,
relatore del Ddl, difende il lavoro svolto - cita Enzo Iannacci cantante,
nonché medico «laico».
Inchiesta Dal Parlamento
ai sindacati, ecco i nuovi Faraoni
( da "Giornale.it, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al Csm. Nella casta delle
università pubbliche, dei concorsi e delle baronie accademiche. Il saggio di
Forbice (vicedirettore del giornale radio Rai e conduttore su Radio1 di
Zapping) e Mazzuca (ex direttore di Qn e Resto del Carlino, ora parlamentare
del Pdl) denuncia come le «mille caste del potere pubblico stiano dissanguando»
De Magistrisindagato.
Mancino: fuorii pm candidati ( da "Secolo
XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: De Magistrisindagato. Mancino:
fuorii pm candidati toghe e politica L'ex pm di Catanzaro sotto inchiesta:
abuso d'ufficio. Il vicepresidente del Csm: non tornino i magistrati che si
candidano alle elezioni 19/03/2009
Indagato
( da "Tempo, Il" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: intervento addirittura di Giorgio
Napolitano e quello del Csm — e nella quale si sono trovati invischiati e poi
scagionati Romano Prodi e Clemente Mastella. I reati ipotizzati sarebbero
quelli di abuso d'ufficio — per aver eseguito una perquisizione che sarebbe
andata oltre le necessità investigative e sarebbe stata realizzata in modi
«anomali» —
Quel cursus honorum che
porta sempre a sinistra ( da "Tempo,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: obbligando il Csm a duri
interventi. De Magistris ha fatto meglio e di più: ha dato un contributo non
secondario nella caduta del governo Prodi. L'ipotesi accusatoria della sua
inchiesta, infatti lo ha portato a indagare su Romano Prodi, il suo
Guardasigilli Clemente Mastella, il deputato del Pd —
LE TOGHE IN POLITICA
( da "Stampa, La" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il presidente del Csm, Nicola
Mancino, ha affermato che occorrerebbe introdurre la regola secondo cui un
magistrato che entra in politica deve rinunciare per sempre alla toga. Perché,
ha specificato il presidente, candidandosi il giudice o il pubblico ministero
dimostra di essere diventato parte politica.
messineo, il csm verso
l'archiviazione "nessun contatto tra il cognato e la mafia"
( da "Repubblica, La"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Csm verso l´archiviazione
"Nessun contatto tra il cognato e la mafia" La decisione dopo aver
ascoltato i pm che hanno indagato sul parente del magistrato ROMA - La Prima
Commissione del Csm sta per chiudere all´unanimità e con l´archiviazione il
caso del procuratore di Palermo Francesco Messineo, cognato di un imprenditore,
Mancino: <Chi va in
politicanon torni a fare il giudice>
( da "Secolo XIX, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: candidatura di de magistris Monito
del vicepresidente del Csm. Indagato l'ex pm di "Why not" Roma. Ha
letto le agenzie, dottor De Magistris? Lei risulta indagato a Roma per il reato
di concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio in relazione
all'inchiesta della procura generale di Catanzaro che indagò per gli stessi
reati anche sette pm della procura di Salerno.
Medici e clandestini, è
rivolta nel Pdl ( da "Manifesto,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Una parte del parlamento e della
maggioranza - dice Stefano Biasioli, presidente del sindacato medici
ospedalieri Cimo-Asmd - ha capito che i sindacati dei medici non scherzavano
quando hanno detto che in caso di approvazione della norma avremmo fatto un immediato
ricorso alla Corte costituzionale e alla Corte europea».
Il pm anticamorra nella
procura dei veleni ( da "Manifesto,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Al magistrato sono arrivati
attestati di stima da parte di tutti i componenti del Csm. Franco Roberti è
noto per il suo impegno sin dal 1982 in inchieste delicate contro la camorra.
Ha iniziato la sua carriera in Toscana nel 1975, ma è tornato dopo poco nella
regione d'origine, a Sant'Angelo dei Lombardi, dove si è occupato dei processi
sul terremoto che ha devastato l'Irpinia.
Palazzo dei Marescialli
salva Messineo ( da "Manifesto,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: archiviazione il fascicolo aperto
dalla prima commissione del Csm in merito alle notizie di stampa su un'indagine
per mafia inerente il cognato del procuratore capo di Palermo Francesco
Messineo. Dopo le audizioni svolte questo pomeriggio, durante le quali sono
stati sentiti Antonio Ingroia, Annamaria Picozzi e Gaetano Paci, procuratore
aggiunto e sostituti nell'ufficio siciliano,
Separazione delle carriere
( da "Italia Oggi" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La richiesta, informale, è arrivata
dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che ha invocato una legge ad hoc
per impedire a qualsiasi magistrato buttatosi in politica di tornare a vestire
la toga. Dopo averne tanto discusso, questa è la prima separazione delle
carriere che la magistratura sembra accettare.
Magistrati, chi esce non
rientra ( da "Italia
Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di Paolo Silvestrelli Il
vicepresidente del Csm chiede una norma ad hoc. Intanto l'ex pm viene iscritto
tra gli indagati a Roma Magistrati, chi esce non rientra Mancino: sì a De
Magistris in politica ma dopo niente toga Il messaggio del vice presidente del
Csm Nicola Mancino è stato chiaro: «le toghe che entrano in politica lascino
per sempre la magistratura».
DOMANI e dopodomani Ascoli
ospiterà l'annuale convegno nazionale del ce...
( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Presidente del Centro Nazionale e
Consigliere della Corte di Cassazione, addetto alla Corte Costituzionale. Tra i
relatori spiccano qualificati esponenti del mondo universitario come la
professoressa Paola Olivelli, preside facoltà di giurisprudenza dell'Università
di Macerata; il professor Roberto Pessi, preside Facoltà Giurisprudenza
Università Luiss;
Il pasticciaccio del
magistrato che fa politica ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: vista la gragnuola di critiche che
gli sono piovute addosso (su tutti il vicepresidente del Csm Nicola Mancino: «I
magistrati che scelgono la politica non dovrebbero più tornare in
magistratura»), De Magistris ha annunciato che in tribunale non ci tornerà mai
più. Bene: ha scoperto l'amore per la politica, non è certo il primo magistrato
a cui capita e non sarà l'ultimo.
Mancino a De Magistris
<O la toga o la politica> ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il vice presidente del Csm: basta
rientri a fine mandato Il magistrato con Di Pietro. È indagato per abuso
d'ufficio Mancino: una volta candidato, il giudice ammette d'essere divenuto
parte perché si è schierato con una forza politica; per questo venga stabilito
per legge il divieto di rientrare tra i giudici Giovedì 19 Marzo 2009 GENERALI,
<Legittimo il governo
del Madagascar> ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ha decretato ieri la Corte
costituzionale definendo valida l'ordinanza con cui martedì i vertici militari
hanno trasferito i poteri a Rajoelina. La Corte ha precisato che il mandato è
di 24 mesi, termine entro il quale Rajoelina indirà nuove elezioni. 19/03/2009
nascosto-->
Sull'abuso di diritto la
Consulta dà una mano ( da "Italia
Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di diritto la Corte costituzionale
soccorre i contribuenti italiani. Lo ha ricordato Enrico Traversa, consigliere
giuridico del servizio legale della Commissione europea, intervenendo alla
giornata di studio organizzata ieri dal consiglio dei dottori commercialisti di
Milano su «Elusione fiscale e abuso di diritto tra giurisprudenza e prassi
della normativa italiana e comunitaria»
Giudici dell'accusa in
crisi profonda ( da "Italia
Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e non possono opporre alcun rifiuto
ai provvedimenti del Csm. Sembra un assurdo circolo vizioso: i magistrati più
giovani sono i soli sui quali il Csm può contare (anche senza domanda), ma sono
anche i soli senza esperienza ed equilibrio che occorrerebbe non utilizzare
specie in funzioni assai delicate come la lotta alla criminalità mafiosa.
I giudici di pace in
assemblea ( da "Italia
Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: se pure sottoposta a giudizio quadriennale
del Csm, agli attuali gdp in servizio e a quelli che in seguito verranno, nel
giro di due anni gli uffici del gdp saranno svuotati ed il sistema giustizia
collasserà definitivamente sotto il peso di un milione cinquecentomila cause
che andranno a sommarsi alle insolute cinquemilionicinquecentomila.
FANO E' nelle Marche che
il magistrato, anzi, ex magistrato, più...
( da "Messaggero, Il (Marche)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che ha rappresentato l'accusa nel
processo disciplinare del Csm contro De Magistris. Processo finito con una
censura e il trasferimento al tribunale del Riesame di Napoli. Nella sua
requisitoria, D'Ambrosio ha sostenuto che il pm di Catanzaro «interpreta in
modo errato e distorto» il suo ruolo, come una «missione» più che come «un
mestiere».
Il candidato-indagato nel
partito di Di Pietro ( da "Riformista,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è quello che ha posto Nicola
Mancino, vicepresidente del Csm, quando ha ricordato che «è urgente una
riflessione sui magistrati-parlamentari»; perché, una volta eletto, «il giudice
ammette di essere divenuto parte, non foss'altro perché si è schierato con una
forza politica e non certo per un giorno solo».
ROMA Luigi De Magistris,
l'ex pm di Catanzaro già titolare dell'inchiesta <I...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: inchiesta Why Not e poi trasferito
dal Csm per presunte irregolarità nella conduzione di alcune indagini, è
indagato dalla Procura di Roma per abuso di ufficio e interruzione di pubblico
servizio, in concorso con i magistrati di Salerno che eseguirono la clamorosa perquisizione
presso la Procura Generale di Catanzaro nel dicembre scorso.
di Alessandro Calvi Non ha
neppure fatto in tempo a candidarsi che risulta indagato dalla Procura di Roma
per concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio insiem
( da "Riformista, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il vicepresidente del Csm, Nicola
Mancino, ha chiesto che «venga stabilito il divieto di rientrare nel mondo
giudiziario e garantita, a domanda, la mobilità nella pubblica
amministrazione», con ruolo diverso. «La pubblica amministrazione - ha spiegato
- recupera un patrimonio di esperienze e professionalità e la magistratura
perde un giudice divenuto parte»
Accanto Luigi De
Magistris, nel tondo il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ...
( da "Messaggero, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Giovedì 19 Marzo 2009 Chiudi
Accanto Luigi De Magistris, nel tondo il vicepresidente del Csm Nicola Mancino
ROMA - Gli ultimi fuochi
del caso De Magistris incendiano i corridoi della procura di Roma. ...
( da "Messaggero, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Anche il Csm intervenne
immediatamente sull'onda delle polemiche suscitate dall'iniziativa giudiziaria,
per la quale furono utilizzati oltre cento carabinieri per le perquisizioni (in
alcuni casi anche corporali) degli stessi magistrati di Catanzaro. Tutti i
contendenti furono convocati a Palazzo dei Marescialli e molti di loro furono
trasferiti di ufficio e di funzioni.
<Mille Napoli> La
Chiesa s'interroga ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale,
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, il filosofo Aldo Masullo, e
Gennaro Matino, Vicario Episcopale per la Comunicazione della Diocesi,
coordinati da Donatella Trotta, presidente Ucsi Campania. «è un libro che offre
una visione particolare della città - spiega l'autore - e che spero fornisca
un'
Giudici di pace, è caos:
27mila le cause pendenti ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ma dal Csm. Nella missiva il
presidente invita i suoi colleghi al rispetto rigoroso degli orari nelle
udienze mattutine, preannunciando una sua personale verifica nelle aule a
caccia dei ritardatari. «La necessità dei protocolli nasce proprio dal voler mettere
ordine nel tribunale - dichiara il magistrato - ed evitare che si crei
confusione.
Indagato De Magistris
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Mancino (Csm): mai più in toga
Indagato De Magistris La notizia nel giorno della candidatura con Di Pietro.
Mancino (Csm): mai più in toga L'ex pm: «Accuse del tutto infondate» -->
L'ex pm: «Accuse del tutto infondate» Indagato per abuso d'ufficio e
interruzione di pubblico servizio insieme a sette magistrati di Salerno.
IMPARZIALITA' PERDUTA
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo ha detto finalmente chiaro
chiaro ieri al Csm, nel concedere l'aspettativa a De Magistris, il
vicepresidente Mancino. Col semplice fatto di candidarsi, il giudice «ammette
d'essere divenuto di parte, non fosse altro perché si è schierato con una forza
politica ». Se lo fa, gli sia garantita in caso di insuccesso elettorale o alla
fine del mandato,
I pm romani indagano
Apicella ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex magistrato di Catanzaro che
avrebbe, secondo gli inquirenti romani, condizionato l'operato della procura di
Salerno. Intanto, ieri pomeriggio, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha
confermato il suo voto favorevole alla nomina di Franco Roberti a capo dei pm
di Salerno. A PAGINA 9 Cappetta Procuratore Luigi Apicella
Apicella, Nuzzi e Verasani
indagati anche a Roma ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sospeso dalle funzioni di
magistrato dal Csm) e dei sostituti procuratori Gabriella Nuzzi e Dionigio
Verasani (titolari delle indagini sul caso De Magistris e trasferiti una a
Latina e l'altro a Cassino) compaiono sul registro degli indagati della procura
capitolina. Insieme a quelli di Roberto Penna, Patrizia Gambardella, Vincenzo
Senatore e Antonio Centore.
QUEI VASI COMUNICANTI
( da "Corriere della Sera"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma il vicepresidente del Csm
Mancino aveva già esortato i magistrati che fanno il loro ingresso in politica
a «non tornare alla toga». Negli ultimi anni ci sono stati infatti troppi
episodi di andirivieni tra magistratura e politica: da Pierluigi Onorato,
tornato in Cassazione dopo anni di vita parlamentare, a Giuseppe Ayala;
Andata e ritorno tra
Parlamento e Tribunale Ayala: ho dovuto. Onorato: il problema non c'è
( da "Corriere della Sera"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il dibattito ora viene rinvigorito
dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che chiede al legislatore di
introdurre un divieto per il «viaggio di ritorno », dalla politica alla
magistratura. Al Csm questa è una proposta condivisa da molti e soprattutto dal
togato Giuseppe Berruti di Unicost: tuttavia, ad ascoltare i giudici che sono
tornati sui loro passi,
De Magistris in politica:
dico addio alla toga ( da "Corriere
della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 12 categoria: REDAZIONALE Verso le
Europee Via libera del Csm all'ex pm di Catanzaro, in campo con Di Pietro:
anche se non eletto non tornerò magistrato De Magistris in politica: dico addio
alla toga La Procura di Roma lo indaga per l'inchiesta «Why Not». Mancino:
giusto il divieto di rientro Il leader Idv: dimettersi?
Mariella Mantovani
capogruppo al posto di Fiocchi ( da "Resto
del Carlino, Il (Ravenna)" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: quello che grava sulle società
territoriali Hera di Ravenna e di Faenza dal momento in cui la Corte
costituzionale ha dichiarato illegittime le norme in base alle quali la
società, come le altre gemelle' che si occupano di ciclo idrico integrato, ha
incassato la tariffa sul servizio di depurazione anche da quegli utenti che non
sono allacciati a sistemi di trattamento delle acque.
De Magistris indagato a
Roma ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex pm di Catanzaro Luigi De
Magistris è indagato per le ipotesi di reato di concorso in abuso d'ufficio e
interruzione di pubblico servizio. Intanto, il vicepresidente del Csm, Nicola
Mancino, sottolinea che i magistrati che scelgono la politica non dovrebbero
più tornare in magistratura. De Magistris si candida nelle liste di Di Pietro
per le prossime elezioni europee. PAG.
Guerra tra procure
Indagato De Magistris ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di BEATRICE BERTUCCIOLI ROMA VIA
LIBERA del Csm all'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. Come da lui
richiesto, viene messo in aspettativa e potrà quindi candidarsi alle Europee,
come indipendente, nell'Idv. Ma il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino,
auspica che chi sceglie di lasciare la magistratura per un incarico politico,
poi non torni ad indossare la toga.
Procura off limits per i
giornalisti ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Non penso che si debbano chiudere
le porte in faccia ai giornalisti è il parere della presidente dell'Anm
dell'Emilia Romagna, Rossella Poggioli ma è difficile trovare un equilibrio tra
le legittime richieste della stampa e le esigenze di segretezza dei pm. Vi sono
inoltre precise volontà del legislatore e precise indicazioni del Csm».
Emanuela Naldi
SALUTE, ASSESSORE LIGURE
MONTALDO: "AL TAR NON SPETTA SCEGLIERE I MODELLI CLINICI"
( da "marketpress.info"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: corte costituzionale: nel 2007 il
Tar della Liguria ha annullato un provvedimento che la Giunta aveva assunto per
definire le modalità di consumo dei farmaci protettori gastrici, quindi abbiamo
inserito la norma in una legge che è stata impugnata dalle aziende
farmaceutiche, infine la corte costituzione ci ha confermato che potevamo farlo
a dimostrazione che si è trattato di una
FVG: IMPEGNARE RISORSE E
PAGARE VELOCEMENTE ( da "marketpress.info"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Grazie alla recente sentenza della
Corte costituzionale che ha accolto il ricorso voluto dal presidente Illy nel corso
della passata legislatura, attendiamo che venga determinato l´importo con la
consapevolezza che non sarà necessario alcun tipo di negoziazione con
Roma". . <<BACK
De Magistris è indagato,
Di... ( da "Giornale.it,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è quanto ha affermato il vice
presidente del Csm, Nicola Mancino, durante la discussione in plenum
sull?aspettativa richiesta da De Magistris per candidarsi alle europee con
l?Italia dei Valori. Necessario disciplinare la materia "L?esigenza che
esprimo - ha detto Mancino, che si è espresso a favore del collocamento in
aspettativa dell?
Di Pietro assolve De
Magistris, un... ( da "Giornale.it,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a che un magistrato andasse ad
Annozero mentre il Csm stava occupandosi di lui, a che il medesimo andasse al
Parlamento europeo a fare una conferenza stampa con Beppe Grillo, soprattutto a
che tutti facessero parte di una cospirazione contro di lui: dal capo dello
Stato al vicepresidente del Csm, da ex magistrati come Luciano Violante all?
"Why not"
( da "Giornale.it, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: apertura del procedimento
disciplinare da parte del Csm, e quindi il trasferimento. Due giorni fa, sulla
scia di Di Pietro, l'annuncio dell'abbandono della toga e della discesa in
politica nell'Idv. Ieri, l'iscrizione nel registro degli indagati a Roma, dove
è accusato di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio in seguito
alla «guerra tra procure» tra Catanzaro e Salerno.
Forum online: non è
assimilabile ad una rivista telematica
( da "AltaLex" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 188 del 1975 della Corte
costituzionale, la quale affermò che ?il sentimento religioso, quale vive
nell?intimo della coscienza individuale e si estende anche a gruppi più o meno
numerosi di persone legate tra loro dal vincolo della professione di una fede
comune, è da considerare tra i beni costituzionalmente rilevanti,
Siniscalchi:
"Procura, Franco Roberti nomina opportuna"
( da "Caserta News" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Giovedì 19 Marzo 2009 Siniscalchi:
"Procura, Franco Roberti nomina opportuna" GIUSTIZIA | Salerno
Vincenzo Siniscalchi, avvocato, più volte deputato dell'Ulivo ed attualmente
vice-Presidente della V Commissione sugli incarichi direttive e semidirettivi
del CSM: >.
Europee, "De
Magistris vale solo lo 0,1 per cento"
( da "Affari Italiani (Online)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: invito del Vicepresidente del Csm a
non rientrare in magistratura se candidati. "Tutte le opinioni sono
legittime - ha spiegato l'ex Pm riferendosi a quelle espresse su alcuni
articoli apparsi sui giornali di oggi dove si manifesta perplessità sulla sua
candidatura -. Mi attaccavano da magistrato è logico allora che lo facciano
adesso.
Azerbaigian/ Referendum
cancella limiti a mandati presidente
( da "Virgilio Notizie"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: adottata dalla Corte costituzionale
della Repubblica dell'Azerbaigian sulla base della richiesta del corpo statale
che organizza le elezioni". Una formulazione che, essendo l'Azerbaigian
ancora tecnicamente in guerra con l'Armenia con il Nagorno-Karabakh (è però
vigente un cessate-il-fuoco dal 1994), lascia aperta la possibilità di interpretare
in senso ampio la lettera costituzionale.
De Magistris in politica?
Sì del Csm, ma Mancino: Non indossi più la toga
( da "Panorama.it" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: del Csm, ma Mancino: Non indossi
più la toga Posted By redazione On 18/3/2009 @ 13:24 In Headlines, NotiziaHome
| 1 Comment La porta in uscita è aperta. Ma potrebbe non esserlo per il
rientro. Se non si trattasse del vice presidente dell'autorevole organo di
autogoverno della magistratura, si potrebbe semplificare così il parere con cui
Nicola Mancino ha dato il via libera alla [
Nuovo welfare alla porta
Costruiamolo con le famiglie ( da "Avvenire"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Germania una sentenza della corte
costituzionale del 1992 ha stabilito che la quota di reddito familiare
destinata al mantenimento in vita dei figli non può essere computata nel
reddito lordo. Se la famiglia è riconosciuta dalla Costituzione come centrale
per la vita dello Stato argomenta la corte non si capisce perché il crearla non
debba essere considerato un investimento pubblico.
Abu Omar, il processo si
ferma fino al 22 aprile La Consulta deve decidere sul segreto di Stato
( da "Avvenire" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in attesa che la Corte
costituzionale depositi le motivazioni del provvedimento con il quale ha
accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi che avevano sollevato
il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione al segreto. La
bozza della sentenza dovrebbe essere discussa e approvata in camera di
consiglio il 20 aprile dai giudici costituzionali.
"FUORI GLI INQUISITI
DAL PARLAMENTO" (MA NON DALL'EUROPARLAMENTO) LA REGOLA DIPIETRISTA NON
VALE PER L'INQUISITO DE MAGISTRIS FACCI: "A BRUXELLES NON COMBINERÀ NIENTE
(COME CON ( da "Dagospia.com"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a che un magistrato andasse ad
Annozero mentre il Csm stava occupandosi di lui, a che il medesimo andasse al
Parlamento europeo a fare una conferenza stampa con Beppe Grillo, soprattutto a
che tutti facessero parte di una cospirazione contro di lui: dal capo dello
Stato al vicepresidente del Csm, da ex magistrati come Luciano Violante
all'Associazione magistrati,
DIO LI FA E POI LI
ACCOPPIA/1 - LE CARRIERE PARALLELE DI GIGI (DE MAGISTRIS) E TONINO (DI PIETRO)
- ENTRAMBI (ANCHE SE IN TEMPI DIVERSI) HANNO MESSO SOTTO INCHIESTA IL GOTHA
DELLA ( da "Dagospia.com"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La mannaia della Disciplinare del
Csm ha decapitato la sua Procura, dopo aver trasferito ad altra sede e ad altra
funzione lo stesso De Magistris. E adesso Salerno e De Magistris sono indagati
per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma. Gigi (Gioacchino) e Tonino, si sono
sfiorati in questi anni.
Kirghizistan/ Corte
costituzionale: Presidenziali entro 25
( da "Virgilio Notizie"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: (Apcom-Nuova Europa) - La Corte
costituzionale del Kirghizistan ha deciso oggi che le elezioni presidenziali
dovranno tenersi entro il 25 ottobre di quest'anno. Lo scrive l'agenzia di
stampa Interfax. "L'elezione presidenziale dovrà aver luogo prima del 25
ottobre 2009.
Giustizia: Franco Roberti
nuovo procuratore capo a Salerno ( da "Salerno
notizie" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: del doppiopesismo del Csm che
proprio ieri ha deciso di sostituirlo con Franco Roberti, magistrato finora in
prima linea nella lotta ai casalesi e alla criminalità organizzata partenopea.
Roberti, che la fama di un duro, arriva a Salerno per mettere ordine- come
detto dal vicepresidente del Csm Nicola Mancino- e valorizzare le
professionalità della Procura.
Rinominato l'architetto Enzo
Caruso ( da "Sicilia,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Romeo Palma e in applicazione a una
sentenza della Corte Costituzionale, l'architetto Vincenzo Caruso, dirigente
responsabile del servizio per i beni paesistici della Soprintendenza ai beni
Culturali e ambientali di Agrigento, è stato rinominato direttore della
biblioteca-museo Luigi Pirandello di Agrigento.
L'INCARICO DI PROCURATORE
CAPO A SALERNO, RICEVUTO ALL'UNANIMITà DAL CSM MI ONORA MOLTO&#...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ricevuto all'unanimità dal Csm mi
onora molto». Sono state le prime parole di Franco Roberti, nuovo procuratore
della Repubblica di Salerno dopo il voto unanime del plenum del Csm. «Andrò a
dirigere un ufficio giudiziario che in questo momento ha bisogno -ha proseguito
Roberti- del ripristino di un clima di serenità e operatività».
ANTONIO MANZO L'EX PM
LUIGI DE MAGISTRIS, ORA IN POLITICA ED IN CORSA PER LE EUROPEE NELLA L...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I magistrati di Catanzaro
denunciarono al Csm che alcuni pm furono perquisiti e denudati, accusa sempre
smentita sia da Apicella che dai pm che insieme alla polizia giudiziaria
presenziarono alle perquisizoni negli uffici giudiziari e nelle abitazioni. «Pensare
che Luigi De Magistris possa aver strumentalizzato un intero ufficio di
procura, come quello di Salerno,
LA PROCURA DI SALERNO è
SEMPRE STATO UN UFFICIO AUTOREVOLE ED EFFICIENTE DOVE OPERANO GRA...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: pm salernitani protagonisti del
blitz negli uffici e nelle abitazioni dei loro colleghi di Catanzaro, il plenum
del Csm vota all'unanimità il nuovo procuratore Roberti. Già da alcune
settimane l'ormai ex capo della Dda di Napoli aveva ricevuto il voto unanime
della commissione incarichi direttivi. Roberti arriva con l'autorevole viatico
di Nicola Mancino, vice presidente del Csm.
NON MI ASPETTAVO
SICURAMENTE UNA REAZIONE SIMILE. CON AMAREZZA HO CONSTATATO CHE NON C'è ...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il ministro della Giustizia e il
Csm hanno riservato provvedimenti severi e pesanti, mentre ci sono dei
magistrati di Catanzaro indagati per corruzione in atti giudiziari per i quali
non è stata adottata alcuna misura cautelare, nè mi risulta che nei loro
confronti sia stato iniziato un procedimento disciplinare».
IL MAGISTRATO LUIGI DE
MAGISTRIS COMINCIò LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE A CATANZARO, CON INCHIESTE...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Le censure motivate del Csm e della
Cassazione sono servite a De Magistris per fare la vittima e chiedere un
risarcimento elettorale. Alcuni giorni addietro il Tg3 l'aveva sponsorizzato
con una lunga intervista e un giornalista in ginocchio. L'Unità ha fatto la
trombetta di un'operazione volta a colpire soprattutto i Ds.
È MOLTO SINGOLARE CHE IL
CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA LAMENTI UNA MANCANZA DI P...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in quanto il Csm ben sa, visto che
dà le autorizzazioni, che il dieci per cento dei magistrati, cioè circa 10mila,
sono sparsi nei vari uffici e non effettuano funzione né giudicante, né
requirente»: così Matteo Brigandì, capogruppo della Lega Nord in commissione
Giustizia a Montecitorio, risponde alle accuse rivolte dal Csm.
RAFFAELE INDOLFI INDAGATO
L'EX PM DI CATANZARO LUIGI DE MAGISTRIS. LA NOTIZIA IL GIORNO DOPO...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex pm di Catanzaro ha replicato
così al vicepresidente del Csm Nicola Mancino che ieri aveva detto che i
magistrati che scelgono la politica non dovrebbero più tornare in magistratura.
Un'opinione che il vicepresidente del Csm ha espresso nella riunione del plenum
che ha dato il via libera all'aspettativa chiesta da De Magistris per
candidarsi.
È CONSIDERATO TRA I
MASSIMI ESPERTI DEL CLAN DEI CASALESI ED è A CAPO DELLA DDA DI NAPOLI ...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al posto di Luigi Apicella, sospeso
dal Csm per lo scontro con la procura di Catanzaro sulle indagini avocate
all'ex pm Luigi De Magistris. La nomina di Roberti è stata decisa all'unanimità
dal plenum del Csm. Napoletano, 61 anni, in magistratura dal 1975, Roberti
oltre a guidare la Dda è procuratore aggiunto a Napoli.
LA STORIA è COMINCIATA CON
LA LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 28 NOVEMBRE SCORSO INTITOLATA MIS...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale ritenendo che
la Regione Campania sia venuta meno al principio di contenimento della spesa
sanitaria nonostante l'accordo siglato in materia tra gli organi regionali e i
ministeri della salute e dell'economia. Il governo obietta poi che i concorsi
riservati possano riguardare al più personale già in servizio nelle
amministrazioni pubbliche e dotato di particolari
INCONTRO. OGGI ALLE 18, AL
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE THINK THANKS, VIA CAIO MARIO 8, PER IL CICLO ...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il chiodo nella sabbia» di Luigi
Mazzella, giudice della Corte Costituzionale. A seguire convegno su «L'universo
femminile», intervengono Giuseppe Spina, Eduardo De Bellis, Lucia Ascione, Dino
Falconio, Flora Scelza, Faffaele Sibilio. Coordina Antonio Tajani. Conclude
Ermanno Bocchini, direttore internazionale lions Lions/2.
Cade il Riese Vallà,
Resana solo in vetta ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Treville-Milan Guarda 2-1, Virtsu
Csm Farra-S. Floriano 0-4, CSM Resana-S. Gaetano 2-0, Città di Asolo-SP 1-0.
Classifica: CSM Resana 43, Montello 41, Riese Vallà, S. Floriano 40, Godigese
36, SP 35, Spineda 34, Virtus Csm Farra 25, Bessica 22, Città di Asolo 19, San
Gaetano 17, Milan Guarda, Treville 13, Fossalunga 9.
Due giornate a Corazza
(Francenigo), una a un terzetto del Cordignano
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pupetti (Virtus Csm Farra).
JUNIORES ÈLITE - Due gare: Dorella (Giorgione). Una: Pinos (Liventina).
Squalifica fino al 14 aprile a Lorenzetto (ass. arbitro Cornuda Crocetta).
JUNIORES REGIONALI - Una gara: Cresce (Preganziol), Merotto, D'Agostin (Careni Pievigina),
Bamba (Castagnole), Vettorello (Giov.
San Michele in testa
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Riese Vallà-Città di Asolo 0-2, CSM
Resana-Conc. Fonte 3-2, Giov. Ezzelina-Godigese 1-6, Maser-Idea Sport 4-0, S.
Andrea-S. Gottardo 0-3, ha rip. Loria. Classifica: Loria 52, Azzurra 47, Maser
39, Godigese 38, Giov. Ezzelina 35, CSM Resana 32, S. Gottardo 25, Conc. Fonte
24, Riese Vallà 22, Città di Asolo 19, Idea Sport 14, S.
Depurazione, torna il
canone per tutti ( da "Gazzettino,
Il (Venezia)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in precedenza in applicazione della
pronuncia della Corte Costituzionale. La tanto discussa sentenza che ha
dichiarato illegittima la tariffa applicata agli utenti che non sono collegati
a depuratore, infatti, è stata chiarita da una legge del Parlamento che
consente di procedere in modo uniforme in tutto il territorio nazionale.
EUROPEE: CODACONS IMPUGNA
AL TAR OK CSM AD ASPETTATIVA DE MAGISTRIS
( da "Adnkronos" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: EUROPEE: CODACONS IMPUGNA AL TAR OK
CSM AD ASPETTATIVA DE MAGISTRIS commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA
ultimo aggiornamento: 19 marzo, ore 15:46
EUROPEE: CODACONS: RICORSO
A TAR CONTRO 'VIA LIBERA' CSM A CANDIDATURA DE MAGISTRIS
( da "Adnkronos" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: EUROPEE: CODACONS: RICORSO A TAR
CONTRO 'VIA LIBERA' CSM A CANDIDATURA DE MAGISTRIS commenta 0 vota 0 tutte le
notizie di POLITICA ultimo aggiornamento: 19 marzo, ore 15:35
19/03/2009 15:35 EUROPEE:
CODACONS: RICORSO A TAR CONTRO 'VIA LIBERA' CSM A CANDIDATURA DE MAGISTRIS
( da "ITnews.it" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: annuncia un ricorso al Tar contro
la delibera del Consiglio Superiore della Magistratura che ha dato il 'via
libera' a De Magistris, consentendo al magistrato di candidarsi alle prossime
elezioni europee. "Apprezziamo il lavoro svolto da De Magistris e la sua
persona, e il problema non e' certo nel nome, quanto nell'iter seguito dal
Csm", spiega l'associazione.
Auto Suppliers to Receive
$5 Billion in U.S. Aid to Help Avert Bankruptcy
( da "Bloomberg" del
19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: " said Mike Wall, an analyst
with CSM Worldwide Inc. in Grand Rapids, Michigan. "It could change the
story line." Partsmakers surged in New York trading. Suppliers, squeezed
by production cuts at automakers, asked for $18.5 billion last month and said
failure to help could mean the loss of one million jobs in the U.
Sono 15 i magistrati
eletti in Parlamento/di S. Zurlo ( da "Giornale.it,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il vicepresidente del Csm Nicola
Mancino è stato perentorio: «Ci vorrebbe un divieto al rientro nell'ordine
giudiziario». Invece, al momento, le scelte sono personali e discrezionali. Vi
sono casi clamorosi di ritorno in magistratura. Per esempio, Pierluigi Onorato
che dopo essere stato per 13 anni in Parlamento come indipendente prima nel
Pci,
Cooperazione, l'attività
dell'Italia in Afghanistan ( da "Velino.it,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Programma giustizia?, spina dorsale
della riforma del potere giudiziario del paese. In questo settore, attraverso
il finanziamento al sistema delle Nazioni Unite o ad altre agenzie
multilaterali, l'Italia ha contribuito con 56 milioni di euro, garantendo tra
l'altro la costruzione e/o ricostruzione delle strutture e degli uffici del
Ministero della Giustizia,
Magistratii turnatori
continua sa judece ( da "Romania
Libera" del 19-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM, ceilalti vor raspunde penal
doar daca au mintit in declaratia pe proprie raspundere. Colaborationismul
magistratilor se regaseste insa chiar in interiorul CSM, institutia care
gireaza independenta si integritatea justitiei autohtone. Judecatoarea Florica
Bejinaru a primit acum doi ani din partea CNSAS verdict de colaborator al
Securitatii ca politie politica fiindca a semnat
( da "Giornale di Calabria, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
De Magistris alle
europee con Idv L?ex pm di Catanzaro sceglie la politica: ?Lo farò come
indipendente? ROMA. L?ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris sceglie la
politica: ?correrà ? per le prossime elezioni europee con l?Italia dei Valori.
?Lo farò come indipendente, insieme ad altri esponenti della società civile?,
dice il magistrato. De Magistris, che è stato trasferito d?ufficio
e dalle sue funzioni di pm dalla sezione disciplinare del Csm e che ora fa il
giudice a Napoli, ha consegnato personalmente la sua domanda a Palazzo dei
marescialli. Domanda su cui deve pronunciarsi in prima istanza la Quarta
Commissione. Voci su una sua candidatura alle europee circolavano da tempo.
E in una recente intervista aveva detto di non poter escludere di scendere in
politica, ma di non aver ancora deciso: ?sono stato messo ingiustamente
all?angolo, per non nuocere evidentemente. Continuano iniziative disciplinari
assolutamente prive di fondamento e incredibili per certi aspetti, quindi io
non escludo in questo momento nulla. Ma questo non significa che ho preso delle
decisioni?. Intanto la Quarta Commissione del Csm ha deliberato all?unanimità
di concedere l?aspettativa all?ex pm richiesta dallo stesso magistrato per
candidarsi alle elezioni europee con l?Italia dei Valori. La delibera della
Commissione dovrà ora essere vagliata dal plenum, la cui decisione sarà presa
tra oggi e domani. (17-03-09)
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
La parola ai lettori
C'era una volta la sera dei "ballunetti" Lettere ed e-mail vanno
inviate a:LA STAMPA REDAZIONE DI SAVONA p.za Marconi, 3/6 - 17100 Savona Fax:
019 810.971, e.mail: savona@lastampa.it Preghiamo i lettori di essere
sintetici. I testi privi di generalità, indirizzo e recapito telefonico non
saranno pubblicati.Alla festa patronale di Savona era bello passeggiare per il
centro e vedere i "ballunetti" ed i savonesi contenti di incontrarsi
e riproporsi un antico costume cittadino, popolare ed intimo. Il percorso
passava sempre in piazza della Maddalena con un tenero omaggio all'immagine
della Madonna, ornata di fiori e di luci. Non è più così. L'immagine della
Madonna è trascurata come ogni altra cosa pubblica della città, in un anonimato
da giorno normale, senza un barlume di festa e di ricordo, nel rammarico dei
passanti. In una città che festeggia con musiche e banchetti l'inaugurazione di
una piazza (De Andrè) creata con la speculazione edilizia, nulla resta per
onorare un antico sentimento comune. Solo il nuovo cemento residenziale stimola
l'amministrazione comunale; allora facciamo così: raddoppiamo i volumi dell'ex
Astor o aggiungiamo ancora un piano al vecchio San Paolo e chiediamo ai felici
speculatori, e tra gli oneri di urbanizzazione, inseriamo un lume ed un fiore
all'immagine della Madonna, almeno per il suo giorno, che non costi troppo e
non turbi un Comune cui interessa solo nuovo cemento ROBERTO CUNEO SAVONA
Carbone in centrale deboli le proteste Che il Governo possa scavalcare la
Regione e gli Enti Locali per decidere il potenziamento della Centrale di Vado,
come solo oggi sembra scoprire l'Assessore regioale all' Ambiente Zunino, è ben
noto e noi lo abbiamo denunciato pubblicamente già due anni fa ("Clamoroso
autogol degli Enti Locali"). Ma gli Enti locali interessati, pur potendo
opporsi nel merito (non esiste di fatto emergenza nel sistema elettrico
italiano) non hanno avviato nessuna azione legale per respingere l'Art.1 della
Legge n°55 "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sitema
energetico nazionale" su cui si basa il progetto Tirreno Power di
ampliamento a carbone ed esprimendo solo un "parere motivato" hanno
accettato così di fatto tale normativa che delega il Governo a
decidere....quindi anche gli Enti Locali, solo in apparenza contrari al
potenziamento a carbone, ne sono tacitamente complici. Riteniamo un errore gravissimo
ed incredibile dei Comuni di Vado, Quiliano, della Provincia di Savona e della
Regione Liguria aver aderito passivamente alla proposta di autorizzazione unica
di Tirreno Power che ha gia predisposto tutto (progetto e addirittura la Via)
quando esistono forti motivi di carattere energetico e ambientale per
respingere in blocco il progetto contrastandolo attivamente per vie legali come
il ricorso della Regione alla Corte costituzionale in quanto vengono lese le
competenze regionali in materia di energia e di ambiente. VIRGINIO FADDA,
AGOSTINO TORCELLO (MODA) e MARCO CAVIGLIONE (Medici per l'Ambiente) Savona
Caccia, un cairese contesta il sindaco I Comuni non hanno competenza sulla
caccia ma il sindaco cairese Briano dichiara di apprezzare la proposta del
senatore Franco Orsi di permettere la caccia ai sedicenni, perché
secondo lui è meglio che vadano nei boschi invece che in giro per la città in
cerca di guai. Ha mai pensato il nostro sindaco che c'è una terza alternativa,
quella praticata da centinaia di giovani studiosi e rispettosi delle leggi,
delle persone e degli animali ? Anche se nella sua giunta si trovano un paio di
accaniti cinghialisti, ha provato ad aprire gli occhi e ad accorgersi che anni
di caccia al cinghiale e di intense battute selettive non hanno risolto il
problema dei danni all'agricoltura ? Vale la pena di fare brutte figure per
mantenersi i voti dei cacciatori e perdere quelli delle persone di buon senso?
PROSPERO FONDA CAIRO M.
( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ZDF TRA POLITICA E
TV L?editto bulgaro tedesco ALESSANDRO BELLARDITA Un ?caso Rai? anche in
Germania? Più o meno. Vien da pensarlo dopo il clamore suscitato dalla vicenda
Brender. È la classica storia del potere politico che cerca di influenzare le
scelte editoriali della tv pubblica, facendo fuori, innanzitutto, i giornalisti
scomodi o non allineati. In questo caso Nikolaus Brender, capo delle news della
Zdf, la seconda emittente pubblica tedesca, che alla scadenza del contratto si
è visto sbarrare la strada al suo rinnovo da Roland Koch. Koch è il
vice-presidente del consiglio d?amministrazione della Zdf, ma è anche il leader
della Cdu in Assia. Koch non è riuscito nel tentativo, anzi ha attirato su di
sé l?attenzione dei media e dell?opinione pubblica. I tedeschi si chiedono
scandalizzati perché in un paese democratico sia la politica a decidere se un
direttore possa o meno restare al suo posto. Come assicurare un?informazione
non condizionata dagli interessi dei partiti? Un modo ci sarebbe: quello di
cambiare i criteri di scelta dei responsabili della tv pubblica. Non dovrebbe
essere più il consiglio d?amministrazione ? composto tra l?altro da cinque
rappresentanti dei Länder e da un membro del governo ? ma piuttosto il
Fernsehrat ? il consiglio della Zdf ? un organo pluralistico, costituito in
gran parte da rappresentanti dei diversi settori della società e meno
condizionato dai giochi della politica. Il suo compito principale, del resto, è
proprio quello di garantire il pluralismo nell?informazione. Se in Italia le
lottizzazioni partitiche all?interno del consiglio d?amministrazione della Rai
sembrano, ormai, una normalità del sistema politico nostrano, in Germania la
vicenda ?Koch- Brender? ha suscitato perlomeno scalpore. I maggiori quotidiani
hanno condannato all?unanimità e con sdegno il tentativo di Roland Koch
d?influenzare il servizio radiotelevisivo pubblico, mettendo sotto pressione il
cda affinché decidesse di fare fuori Brender. Pochi, finora, conoscevano gli
intrecci della tv pubblica con la politica. E, come sostiene il settimanale Der
Spiegel, serviva proprio questa vicenda per fare luce sui meccanismi della tv
pubblica. Anche dall?opposizione e dalla Spd sono arrivate pesanti critiche a
Koch. «Si è trattata di una dichiarazione di guerra alla tv pubblica », ha
detto il deputato della Linke, Ulrich Wilken. «Nikolaus Brender non si è
distinto per essere un giornalista compiacente, al contrario», ha urlato
Thorsten Schäfer-Gümbel, capogruppo della Spd, in un accalorato discorso nel
Landtag dell?Assia. «Gli attacchi contro il giornalista sono figli di un uso
personale dell?emittente pubblica», ha poi aggiunto, ammonendo che in Germania
«noi non vogliamo una situazione italiana e non abbiamo bisogno di alcun Silvio
Koch», con evidente riferimento al premier italiano. E, anche grazie alla
solidarietà dimostrata dai media nei confronti di Brender ? «eccellente vittima
di un complotto politico», come sostiene la Süddeutsche Zeitung ? questa storia
potrebbe avere un lieto fine. Il ministro-presidente dell?Assia, Koch ? oltre a
uscire sconfitto dal faccia a faccia con Brender ? ha dovuto ingoiare un altro
rospo, dopo che anche il Fernsehrat ha preso le difese del capo
dell?informazione della Zdf, rinviando la vicenda a dopo il voto federale di
settembre. Quelle elezioni, che si terranno il prossimo settembre, Koch avrebbe
voluto affrontarle con un direttore delle news conservatore: insomma,
allineato. Koch continua a negare che i motivi della sua battaglia contro
Brender siano di natura politica. Sostiene che non gli dà fastidio il fatto che
Brender appartenga all?area socialdemocratica, ma piuttosto a preoccuparlo è il
«calo degli ascolti». A questo punto, più che del destino della tv pubblica,
Roland Koch dovrebbe preoccuparsi del suo futuro in politica. In Germania chi
si permette di toccare gli equilibri della democrazia, spesso e volentieri fa
una brutta fine. È successo al primo cancelliere Konrad
Adenauer, che criticò una sentenza a lui scomoda della corte costituzionale e fu subito isolato anche dai compagni di partito. E potrebbe
succedere anche a Koch, visto che le sue motivazioni non convincono nessuno.
( da "Bloomberg" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
By Tian Ying March
19 (Bloomberg) -- General Motors Corp. can thank U.S. taxpayers for $13.4
billion in loans that have kept it running. The carmaker can also thank China's
government, which is kicking in subsidies of as much as $1,170 to help it sell
vans. The automaker's China minivan venture boosted sales 32 percent in the
first two months after a cut in retail taxes on small vehicles. The government
is now giving out 5 billion yuan ($731 million) in subsidies to spur auto sales
in rural areas. GM doubled its 2009 forecast for China's market growth as the
tax cuts and subsidies revived demand, helping the country pass the U.S. as the
world's largest auto market so far this year. By contrast, the Detroit-based
carmaker's domestic sales have plunged 51 percent, forcing it to seek as much
as $16.6 billion more in government aid. "Every farmer in China wants a
new vehicle, all 800 million of them," said Yale
Zhang, a consultant at CSM
Asia in Shanghai. "It looks like the government wants to make that
happen." The auto subsidies fit into China's wider push to help spread
economic growth into rural areas, heavily dependent on agriculture. The rural
areas are home to about half of the country's 1.3 billion people. They
are also in line with China's 4 trillion yuan stimulus plan designed to help
revive the economy by spurring domestic consumption. China's Demand Vehicle
sales in China may rise between 5 percent and 10 percent this year, according to
GM, the largest overseas automaker in the country. It had previously forecast
sale growth of less than 3 percent. The automaker expects to outperform the
wider market by as much as 3 percentage points, helped by sales at
SAIC-GM-Wuling Automobile Co., the largest minivan-maker in China. The venture
accounts for at least half of GM's China sales. "There's a very direct
link between the government's efforts to boost rural consumption and Wuling's
rising sales," said Nick Reilly, GM's Asia-Pacific president. "The
government has also come out with its stimulus package and the stock market is
up and that's giving people confidence to spend again." SAIC-GM-Wuling
sales rose to 72,947 vehicles in February, about 50 percent more than a year
earlier, according to the China Association of Automobile Manufacturers. In
January, the government halved retail taxes on vehicles with engines of 1.6
liters or less. The tax break, covering more than half the market, helped end
three months of falling nationwide sales Help for Farmers Chinese farmers and
other rural residents who buy a new minivan or light truck can also now get a
subsidy equal to 10 percent of the purchase price up to a maximum of 5,000
yuan. Rural drivers who replace an existing light truck with a new truck or
minivan can get a further 3,000 yuan. The government help allowed Wu Tao, 25,
to replace the electric bike he used to ferry goods to his store in Hebei
province with a SAIC-GM-Wuling Sunshine minivan -- the first vehicle his family
has ever owned. "Because the government is giving us money, I was able to
get it now instead of waiting until I had saved up more," Wu said.
Wuling's Sunshine minivan, the best selling SAIC-GM-Wuling model, is 3.73
meters (12.2 feet) to 3.8 meters long, with either a 1.1-liter or 1.2-liter
engine. That compares with the 4.77-meter long Odyssey minivan with a 2.4-liter
engine that Honda sells in China. Surging Sales SAIC-GM-Wuling, also part-owned
by SAIC Motor Corp., China's biggest domestic automaker, will be the biggest
beneficiary of China's tax cut and subsidies, according to Beijing Polk-CATARC,
which tracks vehicle sales. Domestic carmakers, including Beiqi Foton Motor Co.
and Chongqing Changan Automobile Co., will also benefit, it added. Nationwide
minivan sales may rise as much as 30 percent this year, according to Shenyin
& Wanguo Securities Co. "Consumers are very happy because of the
government policies," said Li Shaoyan, general manager of Hebei Tongling
Auto Sales Co., the largest SAIC-GM-Wuling dealer in Hebei. While the Chinese
subsidies have boosted sales, they may do little for automakers' profits. The
impact for GM is diluted by the fact that it only holds 34 percent of
SAIC-GM-Wuling. SAIC Motor owns 50.1 percent and Liuzhou Wuling Motors Co. owns
the remainder. More generally, farmers are mainly buying cheap, low- margin
models -- prices run as low as 30,000 yuan. "Farmers are sensitive to
differences in prices of as little as 100 yuan," said Zuo Yanan, chairman
of Anhui Jianghuai Automobile Group Co., China's biggest light-truck exporter.
Automakers have begun to suggest consideration of vehicle subsidies in the
U.S., where GM, already propped up by $13.4 billion of federal funds, is
shuttering plants after industrywide sales fell to the lowest level since 1981 last
month. Subsidies "should be investigated," Jim Lentz, Toyota Motor
Corp.'s U.S. sales chief, said in Washington on March 11. "Anything aimed
at stimulating car sales is a good thing." To contact the reporter on this
story: Tian Ying in Beijing on ytian@bloomberg.net Last Updated: March 18, 2009
21:27 EDT
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Nessuna
ripercussione per l'accusato anche se le regole di partito prevedono
l'espulsione ROMA «Prendo atto che la notizia esce nel giorno in cui viene
presentata la mia candidatura. L'iscrizione è dovuta, l'ipotesi di reato
infondata». A parti invertite, la notizia per Luigi De Magistris ha il sapore
di una «giustizia a orologeria» di berlusconiana memoria. Eh già, perché la
notizia che De Magistris e una pattuglia di magistrati di Salerno sono iscritti
sul registro degli indagati della procura di Roma (per abuso d'ufficio e
interruzione di pubblico servizio), arriva il giorno dopo
l'annuncio e lo stesso giorno del via libera del Csm e della presentazione
della candidatura alle Europee di De Magistris (insieme a quelle del
giornalista Carlo Vulpio e di Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe,
vittima di mafia) da parte del leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro.
Un avviso di garanzia che non avrà nessuna ripercussione dentro IdV che pure,
in tema di fedine penali dei candidati, è intransigente. La regola dipietrese
vuole che un eletto indagato venga sospeso dal partito, espulso in caso di
condanna. Ma è anche vero che per chi è indagato si tratta di valutare l'accusa
e il reato. Dunque, la candidatura di Luigi De Magistris è ufficiale. Ieri
mattina il plenum del Csm ha dato il via libera formale. Il vicepresidente
Nicola Mancino, annunciando il voto favorevole alla richiesta di aspettativa di
De Magistris, ha dichiarato: «La candidatura del dott. Luigi De Magistris - ma
non è e non sarà la sola -, pur legittima - chi può mai comprimere l'elettorato
passivo? -, apre un dibattito (l'ennesimo) e una riflessione (vecchia).
L'esigenza che esprimo è che venga disciplinata l'ipotesi del parlamentare che
vuole tornare a fare il magistrato. A mio avviso è preferibile che venga
stabilito il divieto di rientrare nell'Ordine Giudiziario e venga garantita, a
domanda, la mobilità nella pubblica amministrazione, nella funzione e nel ruolo
presso a poco corrispondenti a quelli di provenienza». Problema che non
riguarderà De Magistris, che ha dichiarato che qualora non fosse eletto non
rientrà nella magistratura, perché «ormai la politica è una scelta di vita». Se
l'Associazione nazionale dei magistrati non prende posizione, l'Udc Michele
Vietti condivide la proposta Mancino. Attaccano la candidatura De Magistris
l'ex Guardasigilli Roberto Castelli («è un grave colpo alla credibilità delle
sue inchieste») e il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri: «Le liste
di Di Pietro sono inquietanti». Intanto l'ex pm di Catanzaro è finito sul
registro degli indagati di Roma, insieme ai magistrati della Procura di Salerno
che, il 2 dicembre scorso, mandarono i carabinieri a Catanzaro a perquisire gli
uffici giudiziari e le abitazioni dei magistrati che avevano ereditato
l'inchiesta da De Magistris, avocata dalla Procura generale, per sequestrare
gli atti di «Why Not?». A Roma il fascicolo è stato trasmesso a febbraio da
Catanzaro che per replicare all'iniziativa di Salerno ordinò il «controsequestro»
degli atti e iscrisse sul registro degli indagati sette magistrati salernitani.
Le iniziative delle due procure sono state censurate dalla Disciplinare del Csm
con la decapitazione dei due uffici. De Magistris, questa è in sintesi l'accusa
di Catanzaro, nei fatti ha concorso nei reati, ne è stato l'ispiratore o
comunque sono stati commessi «per favorire una persona, nella specie il dottor
De Magistris». Il fascicolo da Roma potrebbe essere trasferito per competenza a
Perugia.\
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Quando Gigi entrò in
magistratura, nel 1995, Tonino aveva già attaccato al chiodo la sua toga. Mani
Pulite, tangentopoli, l'offensiva dell'Antimafia. Una stagione straordinaria e
tragica, che per intere generazioni di studenti del diritto rappresentò un
punto di riferimento per le future scelte professionali. Molti di loro, nel
nome di Falcone e Borsellino, decisero di diventare magistrati. Per Gigi, però,
la scelta fu motivata anche dalle sue radici familiari: un suo bisnonno
magistrato - registra Wikipedia - fu addirittura bersaglio di un attentato,
perché aveva perseguito il brigantaggio. Adesso i destini di Luigi, Gigi De
Magistris, e Tonino, Antonio Di Pietro, si incrociano di nuovo. Insieme nella
battaglia politica ed elettorale di giugno, candidato, Gigi, come indipendente
nelle liste di Italia dei Valori per le Europee: «Mi impegno in politica perché
sono stato ostacolato nell'attività di pm». Allora, però, Tonino Di Pietro, era
il dicembre del 1994, quando si abbandonò la toga non aveva un campagna
elettorale da affrontare. La sua discesa in campo, maturò dopo, almeno
ufficialmente: «Mi sento usato, utilizzato, tirato per le maniche....». In
queste ore il consulente tecnico Gioacchino Genchi confida di essere lui il
vero consigliori di Gigi De Magistris. Genchi e De Magistris. Un rapporto molto
più che solo professionale. Ambedue travolti dalla bufera delle polemiche e
dalle iniziative giudiziarie e disciplinari. Salerno per Gigi De Magistris è un
po' come Brescia per Tonino Di Pietro. Due giudici a Berlino, che hanno fatto
giustizia di tutte le accuse contro le due toghe. Salerno, però, coinvolta
nello scontro istituzionale all'arma bianca con la Procura generale di
Catanzaro, ci ha rimesso le penne. La mannaia della
Disciplinare del Csm ha decapitato la sua Procura, dopo aver trasferito ad
altra sede e ad altra funzione lo stesso De Magistris. E adesso Salerno e De
Magistris sono indagati per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma. Gigi
(Gioacchino) e Tonino, si sono sfiorati in questi anni. A Catanzaro.
Proprio nel corso della inchiesta madre di tutte le guerre combattute in questi
mesi, «Why Not?». La storia è nota. Il protagonista è Antonio Saladino,
l'imprenditore del lavoro interinale della Compagnia delle opere (Cdo). Una sua
ex socia, Caterina Merante, indagata da De Magistris, svela le relazioni
politico-istituzionali di Saladino. Fa i nomi di tutti, o quasi: da Prodi a
Mastella, da Minniti a Pisanu. Perquisito, a Saladino vengono sequestrati
cellulari e rubriche telefoniche. Ci sono tutti, ma questa volta proprio tutti,
in quelle rubriche. Genchi estrapola i tabulati, fa gli incroci, i tracciati.
Non risparmia nessuno, o quasi. In un'intervista al «Mattino», Antonio Saladino
racconta dei suoi incontri con Tonino Di Pietro. Il primo risale alla campagna
elettorale del 2001. Di Pietro scende a Lamezia Terme per conoscerlo. Il
secondo incontro ravvicinato avviene a Roma: Saladino accompagna da Di Pietro
un ex senatore dc che voleva candidarsi con IdV. Il terzo non si è tenuto. Per
decisione di Saladino, che aveva ricevuto nel frattempo un avviso di garanzia.
Solo che quell'incontro fu voluto da un certo Angelino Arminio. Quando esplose
la bufera su Catanzaro al Csm, venne fuori che anche il vicepresidente di
palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, aveva avuto rapporti con Saladino. Il
consulente Genchi scovò una traccia telefonica risalente al 2001. Mancino si
difese così: «Quella telefonata fu fatta da un'altra persona, da un
rappresentante di Cl, Angelino Arminio che nel 2001 era nella schiera dei miei
collaboratori». Si offese, Mancino. Masticò amaro, e ieri ha reso in qualche
modo la pariglia: «Mai più De Magistris in magistratura». Arminio collaboratore
di Nicola Mancino e Arminio collaboratore di Antonio Di Pietro? I detrattori di
De Magistris, poi, scommettono che l'agenda di Saladino non sia stata sfruttata
del tutto dal consulente Genchi. L'imprenditore della Cdo aveva rapporti con il
presidente della Commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio, IdV. E con
Aurelio Misiti, ex assessore regionale calabrese della giunta Chiaravallotti
(centrodestra) transitato poi nel partito di Di Pietro.
( da "Corriere.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
COVER STORY / LA
LEGGE SUL FIN VITA Tutti i se del biotestamento La legge in discussione divide
il Parlamento e solleva molti dubbi fra i medici. L'ultima parola al giudice?
Sara Gandolfi per il Magazine Eluana Englaro, morta il 9 febbraio Doveva essere
la legge sul fine vita, pensata per regolare quelle delicate fasi che
accompagnano le persone verso la morte. Invece, resterà negli annali come la
legge del caso Englaro. Dedicata, cioè, ai 2000-2500 italiani in stato
vegetativo, come era Eluana, e di chi potrebbe - per trauma o altra sventura -
finire così. Per alcuni non poteva essere altrimenti: «Quell'esperienza ha
evidenziato un vuoto legislativo, per la prima volta in Italia la magistratura
ha autorizzato l'induzione della morte in un paziente in coma vegetativo
persistente; quindi dura lex sed lex: meglio una legge imperfetta che nessuna
legge», sostiene Melania Rizzoli, deputato Pdl e medico che la morte,
personalmente, l'ha vinta sconfiggendo un tumore maligno del sangue recidivante
(«Perché proprio a me?», s'intitola il suo libro). C'è invece chi pensa che il
decreto legge Calabrò in discussione al Senato sia «molto peggio del nulla»:
«Si è partiti da una legge che aveva come obbiettivo quello di dare la libertà
di scelta anche a chi non è più nelle condizioni di esprimersi, sulla base
dell'articolo 32 della Costituzione secondo cui nessuno può essere sottoposto a
trattamento sanitario senza esplicito consenso, e si è arrivati ad una legge
che dà indicazioni terapeutiche sottraendo la libertà di scelta al cittadino.
Il risultato sarà un aumento della conflittualità e dei ricorsi ai tribunali»,
preconizza Ignazio Marino, senatore Pd e chirurgo, il cattolico divenuto
pasionario difensore del diritto di cura e scelta di ogni paziente. Fissati i
cardini del ddl - divieto di ogni forma di eutanasia attiva e dell'accanimento
terapeutico - su alcuni punti s'è pure trovato l'accordo: le disposizioni
anticipate di trattamento, o Dat, saranno raccolte e rinnovate ogni 5 anni dal
medico di base, e non dal notaio, registrate alla Asl e conservate in un
registro nazionale al ministero del Welfare. Ma sui temi chiave i fronti
politici restano lontani, con divisioni non irrilevanti anche al loro interno.
Fra i punti più controversi, c'è l'obbligatorietà della nutrizione e
dell'idratazione artificiale. Non potranno essere incluse nelle Dat in quanto
considerate «sostegno vitale» e non trattamento medico. Definizione sulla quale
la Società di Nutrizione Artificiale non è d'accordo: «Non è possibile
equiparare l'assunzione di cibo e acqua alla nutrizione artificiale, che
alimentazione non è visto che è introdotta invasivamente attraverso vie non
naturali in persone non in grado di mangiare e bere. La comunità scientifica
internazionale è concorde nel ritenerla un trattamento medico, per il quale
bisogna chiedere il consenso informato», spiega Maurizio Muscaritoli,
professore al dipartimento di medicina clinica della Sapienza di Roma e
presidente Sinpe. «Non possiamo affrontare e risolvere un problema etico,
evidente, negando la medicalità di un trattamento sostitutivo - com'è la
dialisi quando sostituisce la funzione renale - che non riguarda solo le
persone in stato di coma vegetativo. In Italia, sono nutrite artificialmente a
domicilio circa 15.000 persone, oltre ai casi in ospedale». Marino è più
diretto: «Immagino cosa accadrà il giorno dopo l'approvazione della legge,
quando un medico entrerà nella stanza di un paziente incapace di intendere e di
volere e, senza chiedere il permesso alla famiglia, lo porterà in sala operatoria
per mettergli un tubo nello stomaco, per obbligo di legge. I tribunali saranno
invasi di casi clinici. Non sono i giudici che devono decidere su queste cose
né loro lo desiderano ». Prevedibile, a suo parere, il
ricorso alla Corte Costituzionale. E non è escluso quello, tramite referendum
abrogativo, al cittadino, «che ha più buon senso di tanti parlamentari».
«Alimentare il paziente clinicamente in coma, senza morte cerebrale, è
doveroso», ribatte Melania Rizzoli. «Io, medico, posso sospendere
l'alimentazione in un paziente terminale, che sta morendo di malattia, non in
un paziente esente da patologia. Altrimenti bisogna cambiare le regole della
medicina, non fare una legge». Eppure il codice deontologico dei medici,
all'articolo 53, sostiene che il paziente può rifiutare «volontariamente di
nutrirsi... e il medico non deve assumere misure costrittive ». «Quando il
paziente è cosciente. Può rifiutare anche un'iniezione o l'amputazione di una
gamba in cancrena. Noi però stiamo parlando di persone incoscienti. Se mi
arriva un ragazzo ventenne in rianimazione per un trauma cranico, o perfino
perché ha tentato il suicidio, io medico ho il dovere di salvarlo...». Certo è
che cinquant'anni fa un caso Eluana non ci sarebbe stato, perché Eluana non
sarebbe sopravvissuta. Il primo respiratore automatico è del 1952, la prima
nutrizione artificiale di fine anni Sessanta e gli avanzamenti
tecnico-scientifici hanno spinto sempre più in là la medicina, su quel fragile
confine tra vita e morte. «Oggi, nei centri di rianimazione, salviamo l'84% dei
pazienti, una minima percentuale rimane disabile, il resto muore», sottolinea
Vincenzo Carpino, presidente dell'Associazione degli anestesisti rianimatori
ospedalieri. È quella piccola percentuale che sta sollevando dubbi etici
fortissimi. «Chiediamo da vent'anni che si legiferi su questo tema, ma deve
essere una legge chiara che lasci libertà a noi medici e ai pazienti. Gli
anestesisti rianimatori escludono tassativamente l'eutanasia attiva ma ben
diversa è la problematica relativa al rifiuto della terapia. I cittadini devono
avere la possibilità di esprimerlo e, se esistono regole precise, il medico,
quando non è obiettore, deve procedere. In base alla sua professionalità, alla
sua onestà intellettuale e nel rispetto delle volontà di quel paziente». La
centralità del medico è indiscutibile per Giacomo Milillo, presidente della
Fimmg che rappresenta i medici di famiglia italiani (1 ogni 1100 pazienti
circa). «Credo che solo il medico, insieme al paziente prima e ai parenti poi,
possa valutare dov'è la misura oltre la quale una terapia diventa accanimento.
A mio avviso anche la nutrizione artificiale, a seconda dei casi, a volte può
essere accanimento e a volte sottrarla può essere eutanasia. Non so come la
legge possa stabilire il limite». E a chi teme che i medici diventino
"burocrati della salute", Milillo replica: «Conosciamo il paziente,
la famiglia, il suo linguaggio: per noi è sicuramente più facile spiegargli
quali sono le reali condizioni in cui po trebbe trovarsi e metterlo in
condizione di esprimere la sua volontà». Il problema delle disposizioni
anticipate non si pone per gran parte dei malati terminali, che di norma
mantengono fino alla fine la capacità di gestire il "consenso
informato" sulle terapie. Diverso il discorso per le malattie
neurodegenerative, in cui si potrebbe ad esempio disporre di non essere
attaccati al ventilatore e di esser lasciati morire per insufficienza
respiratoria. O ancor più nei casi di sopravvenuto stato vegetativo, gli unici
previsti esplicitamente dalla legge. «Il vero quesito al quale il legislatore
dovrebbe rispondere è se un cittadino può rispondere sì o no a una terapia
quando non può dirlo con la propria voce. Può lasciare per iscritto
quell'espressione di volontà o no? In altri paesi (vedi cartina a pag. 47) le
Dat sono un principio garantito e d'obbligo la figura del fiduciario». Figura
presente, ma facoltativa, anche nel ddl Calabrò, l'unica autorizzata a
intervenire per conto del paziente. Vincenzo Saraceni, presidente dell'Associazione
dei medici cattolici, individua un problema a monte: «Una visione
economicistica del servizio sanitario che ha comportato un'accelerazione del
lavoro e una minore attenzione al malato. Il quale, proprio nel momento in cui
vive la crisi più profonda, si sente abbandonato e privato della dignità. Anche
il consenso informato è purtroppo diventato lo strumento burocratico per
sollevare il medico dalle responsabilità delle conseguenze medicolegali e non
più lo strumento che dà al paziente la capacità di assumere, insieme al medico,
una scelta importante. Se esistesse una vera alleanza terapeutica, forse tutto
questo tema sarebbe superato e nessun malato chiederebbe che venisse posta fine
alla sua vita». Forse. Sara Gandolfi stampa |
( da "Corriere.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
l'ex dj ha promesso
di organizzare nuove elezioni entro due anni Madagascar, Rajoelina ha preso il
potere Il passaggio di consegne da parte del direttorio dei militari è avvenuto
in una cerimonia in diretta tv DAL NOSTRO INVIATO Andry Rajoelina (Reuters)
NAIROBI La matassa ingarbugliata che ha caratterizzato la crisi in Madagascar
si sta dipanando, anche se lentamente. Martedì a tarda sera il direttorio dei
militari, che nel pomeriggio erano stati nominati dal presidente Marc
Ravalomanana come suoi successori, ancorché temporanei, ha rifiutato l'incarico
e consegnato il potere nelle mani dell'ex disk jockey e capo dell'opposizione
Andry Rajoelina. In una cerimonia trasmessa dalla televisione il leader del
direttorio militare, il più alto in grado dei militari, l'ammiraglio Hyppolite
Rarison Ramaroson, ha detto che lui e gli altri generali non avevano nessuna
intenzione di accettare l'incarico da un presidente screditato e inviso dalla
maggior parte della popolazione e che avrebbero abdicato immediatamente a
favore di Rajoelina. ELEZIONI ENTRO 2 ANNI - È stato un giorno confuso e pieno
di colpi di scena quello di martedì. Il presidente Ravalomanana si è dimesso
nel pomeriggio e con un ultimo colpo di coda per non cedere il potere
all'opposizione ha cercato di coinvolgere i militari, ma senza successo.
Rajoelina (che ha solo 34 anni) ha già promesso di organizzare nuove elezioni
entro due anni. Parlando alla televisione francese si è detto sicuro di avere
il sostegno «dei militari, della burocrazia, dei sindacati e cioè dei gruppi
sociali più rilevanti. Il potere appartiene al popolo che può concederlo e
riprenderselo a piacimento», ha concluso. A fare da maestro delle cerimonia
Norbert Lala Ratsirahonana, ex capo della Corte costituzionale. Con la sua presenza ha
cancellato così ogni legittima critica al fatto che Rajoelina, secondo la
Carta, è troppo giovane per diventare capo dello Stato. Il palazzo
presidenziale ad Antananarivo (Afp) IL CASO DAEWOO - Ravalomanana ha denunciato
che il suo rivale ha preso il potere con mezzi anticostituzionali. La
popolarità dell'ex presidente era grande qualche anno fa. Lui aveva cominciato
da venditore di latte e gelati. Girava in bicicletta per i quartieri più poveri
della capitale. Un classico self made man che aveva fatto impazzire la gente.
Poi una volta al potere si è circondato solo di uomini a lui fedeli. Il boom
economico ha lasciato poche tasche con tanti guadagni e la moltitudine della
gente povera e impoverita sempre più. La tensione tra i due è salita da quando
poi circola la voce che un terzo dell'isola è stata venduta alla compagnia
sudcoreana Daewoo per coltivarla con piante destinate alla produzione di bio
carburanti. Si parla di deforestazione e di scempi ecologici. Ma per i malgasci
è soprattutto un affronto aver ceduto la terra a degli stranieri. FLIRT CON LA
PRIMOGENITA - Secondo blog e malelingue locali la crisi tra Ravalomanana e
Rajoelina è cominciata quando quest'ultimo ha avuto un lungo flirt con Sarah,
la primogenita dell'ex presidente. Sarah è l'unica figlia femmina e troppo
giovane e il padre si oppone alla relazione con «un poveraccio». Ma - secondo
uno dei siti più visitati dai malgasci, il Liarman's Blog, di cui non siamo in
grado di garantire l'affidabilità - la giovane insiste e resta incinta.
Partorisce un bimbo. Siamo alla fine degli anni '90. Sarebbe un grande scandalo
per la famiglia del presidente il quale prende il bambino e lo adotta. Ora
Ravalomanana ha quattro figli: tre grandi e uno molto, molto più piccolo.
Massimo A. Alberizzi malberizzi@corriere.it stampa |
( da "Giornale di Brescia" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 19/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano De Magistris indagato
Mancino sulla candidatura: non indossi più la toga ROMAL'ex pm di Catanzaro
Luigi De Magistris è indagato dalla procura di Roma per concorso in abuso
d'ufficio e interruzione di pubblico servizio insieme a sette magistrati della
procura di Salerno, protagonisti dello scontro dei mesi scorsi con la procura
generale di Catanzaro. La notizia arriva proprio nel giorno in cui il leader
dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro presenta alla stampa la candidatura
del magistrato alle prossime elezioni europee come indipendente nelle liste del
suo partito. Sono ipotesi di reato «del tutto infondate», reagisce il
magistrato, spiegando che non farà nessuna marcia indietro sulla sua discesa
nel campo della politica: «Non mi faccio condizionare da vicende che non hanno
alcun fondamento». In mattinata aveva dovuto rispondere
anche al vice presidente del Csm Nicola Mancino, che aveva auspicato un
intervento legislativo per vietare ai magistrati che, come lui, scelgono la
politica di tornare a fine mandato a indossare la toga: «La mia è una scelta
irreversibile, anche qualora non dovessi essere eletto», aveva assicurato.
E lo stesso Di Pietro aveva rilanciato: «De Magistris si dimetterà dalla
magistratura subito dopo le elezioni, lo assicuro. Anche lui, come me, pensa
che sia una strada senza ritorno una volta che da magistrato si passa alla
politica». L'inchiesta che vede De Magistris indagato è partita dalla procura
generale di Catanzaro e si iscrive nello scontro con la procura di Salerno,
giocato proprio sulle inchieste avocate all'ex pm. Al clamoroso sequestro del fascicolo
Why not, i pm di Catanzaro reagirono con il contro-sequestro degli atti e
mettendo sotto inchiesta gli stessi colleghi campani che li avevano indagati.
Gli atti che riguardano De Magistris e i pm salernitani sono poi arrivati a
Roma nello scorso mese di febbraio per competenza territoriale, in quanto l'ex
pm è ora giudice al Tribunale del riesame di Napoli. Ma è possibile un
ulteriore trasferimento a Perugia, visto che due dei sostituti di Salerno
indagati sono stati intanto trasferiti dalla sezione disciplinare del Csm nel
distretto della Corte d'appello di Roma. «La vicenda rientra nelle plurime,
reiterate, infondate segnalazioni di reato che provengono dai magistrati di
Catanzaro, indagati per fatti gravissimi dalla Procura di Salerno» liquida la
faccenda De Magistris che fa notare la coincidenza tra la notizia dell'indagine
e la presentazione della sua candidatura. E il suo legale Stefano Montone
ritiene «ridicola» e «paradossale» la «tesi proposta dalla magistratura
catanzarese, che De Magistris possa essere stato l'ispiratore, oltre che
l'istigatore, delle attività giudiziarie dell'intera procura di Salerno». Un
altro fronte caldo per il magistrato era stato aperto in mattinata da Mancino,
che votando con tutto il plenum del Csm la concessione dell'aspettativa all'ex
pm, essenziale per la sua candidatura alle europee, aveva tuttavia auspicato un
intervento del legislatore: «Una volta candidato, il giudice ammette d'essere
divenuto parte, non fosse altro perché si è schierato con una forza politica»;
per questo «venga stabilito il divieto di rientrare nell'Ordine Giudiziario, e
venga garantita, a domanda, la mobilità nella Pubblica Amministrazione». Dà
ragione a Mancino il presidente vicario dell'Unione di Centro alla Camera,
Michele Vietti. E se l'Associazione nazionale magistrati non si schiera
(«candidarsi alle elezioni o tornare in magistratura dopo un'esperienza
politica sono scelte personali», sostiene il segretario Giuseppe Cascini), l'ex
Guardasigilli Castelli ritiene in sè la candidatura di De Magistris «un grave
colpo alla credibilità delle sue inchieste», mentre il presidente dei senatori
del Pdl Gasparri definisce «inquietanti» le liste di Di Pietro per le Europee.
( da "Giornale di Brescia" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 19/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:LETTERE IN CITTÀ Vietato legare le bici ai
pali nEdizione del Giornale di Brescia di sabato 14 marzo a pag. 10, trafiletto
«Curiosità», si legge: «Art. 8 - è vietato legare i velocipedi con qualsivoglia
mezzo ai pali di illuminazione, alla segnaletica verticale o agli elementi di
arredo urbano» e sarà inoltre vietato sdraiarsi sulle panchine - multa di ?
500. Legare biciclette ai pali della luce e alla segnaletica verticale è
un'attività deprecabile ma normalmente praticata dai bresciani, tanto da
renderne opportuno il vietarla. Che dire poi del solidarizzare una bicicletta
ad un qualsivoglia elemento di arredo urbano? È proprio quest'attività di
accoppiamento a un palo della luce a illuminare recondite similitudini
orgiastiche: non si fa, punto! E le panchine? Ma un vero bresciano mai e poi
mai oserà schienarsi su una panca pubblica; è inscritto nel Dna della
straordinaria cultura dei nipoti della Langobardorum Mundi. Abbiamo infatti una
Giunta che nel nome della Libertà - finalmente - ci consentirà parcheggi in
auto il più vicino possibile agli elementi suddetti: è un gusto, come dire, da
erotomani affiancare la candida cromatura metallizzata delle nostre vetture a
stretto e affine, oserei dire, quasi simbiotico contatto ad un segnale
verticale: è l'estasi incontrollata di ogni automobilista. Altro dramma: i
nostri quadrupedi. Tutti i santi giorni a cercare un palo libero da bici per
far pipì e costretti - loro malgrado - a improbabili gimcane (da cui il loro
nome) tra le gambe di chi usa fare shopping in centro: mai un palo libero, mai
una segnaletica verticale disponibile - anche per soli 5 minuti - al dolce
latrare del vespasiano urbano. Anche Eurostat ha finanziato un apposito ufficio
statistica per comprendere quest'inusuale usanza dei bresciani contro i loro
cani: bici intimamente accoppiate a qualsivoglia arredo urbano, panchine
deputate solo all'appoggio di poderosi glutei di bresciana memoria; la nostra
schiena mai sdraiata, sempre dritta, anzi drittissima, proprio come un palo! E
in Europa sono sgomenti! Suo malgrado, la Giunta sarà ora costretta a
disseminare su tutto il suolo comunale migliaia e migliaia di portabiciclette e
dovranno deliberare il costo di quest'operazione ben prima del divieto
dell'art. 8, al contrario dell'UE che dissemina parcheggi auto in ogni realtà
urbana. È così che si fa girare l'economia: ora tutte le industrie siderurgiche
della Leonessa e le centinaia di fabbri bresciani saranno sommersi da commesse
per portabici da parte della Civica Amministrazione, altro che Obama. Massimo
Braghini Brescia PAZIENZA ESAURITA Il nodo irrisolto delle pensioni d'annata
nL'umana sopportazione ha un limite e quello dei poveri pensionati anziani
credo sia stato abbondantemente superato. Come ben lei sa, Signor Direttore, e
lo possono anche immaginare i suoi lettori che ormai seguono da decenni, mi
riferisco a quelle che decenni or sono facemmo denominare «dannate pensioni di
annata». Sono trascorsi quasi venti anni, sono passati non so quanti governi,
tutti si sono impegnati a risolvere il problema annoso e dannoso, ma nessuno
disonestamente se ne è interessato più di tanto, una volta per tutte si vuole
parlare del problema dell'aggancio delle pensioni alle retribuzioni? Con queste
ristrettezze e con queste crisi disoneste economiche si sa come sono ridotti
gli anziani pensionati di annata? Quali danni economici subiscono e devono
penosamente sopportare? Quella delle pensioni di annata costituisce una
gravissima ingiustizia che coinvolge come minimo una decina di milioni di
pensionati anziani che usufruiscono di una pensione previdenziale costituita,
cioè, dai contributi versati durante tutta la vita lavorativa. Ormai è ben noto
che tali pensionati non ricevono né il completo recupero dell'inflazione (circa
il 2/4 per cento annuo se tutto va bene) né gli aumenti di cui invece
usufruiscono i lavoratori in attività a seguito della contrattazione aziendale
e nazionale (circa il 3/5 per cento annuo), con la conseguenza che ogni anno
vedono diminuire di circa un 5/7 per cento il proprio potere di acquisto
rispetto ai colleghi rimasti in servizio. Quindi dopo dieci anni (ed adesso
diciamo anche di più!) tali pensioni finiscono per valere come minimo il 50 per
cento in meno, perdendo così le caratteristiche di «retribuzione differita».
Questi risultati violano gli art. 3 e 36 della
Costituzione, la giurisprudenza della Corte costituzionale (sentenza 1/2/97 n. 974), gli art. 12 e 23 della Carta Europea
di Strasburgo del 3/5/96, gli art. 2, 3, 136 e 141 del trattato istitutivo
della Ue del 25/3/57, il trattato di Maastricht, il trattato di Amsterdam del
2/10/97; la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea (sentenza
1/1/81 causa 69/80 e sentenza 22/12/93 in causa 152/91). Ma soprattutto
contrastano con i fondamentali principi di giustizia sociale perché sottraggono
potere di acquisto ai pensionati proprio nel momento in cui maggiore è il
bisogno di cure. I partiti dell'attuale maggioranza che nell'ultima campagna
elettorale hanno assunto l'impegno di affrontare tale drammatico offensivo
penalizzante problema sono tenuti ora a mantenere le promesse ed a chiedere al
governo di porre finalmente all'ordine del giorno il problema delle «dannate
pensioni di annata» che sempre di più rappresenta una grande questione sociale.
Un lavoratore posto in quiescenza attualmente percepisce un trattamento
economico di circa il 50 per cento superiore a quello di un lavoratore di pari
anzianità di servizio e pari qualifica funzionale andato in pensione qualche
decennio fa. Pertanto l'aggancio delle pensioni (dopo essere state rivalutate
ed aggiornate) alle retribuzioni costituisce un'esigenza morale, sociale e costituzionale non più trascurabile e non differibile. O si
attende che tutti gli interessati, per salvare la Patria passino a miglior
vita? Attendiamo di sapere quali provvedimenti il Governo intende adottare con
urgenza per sanare questa vergognosa situazione di ingiustizia e gravissima
disparità di trattamento che ormai incancrenita si trascina da troppo tempo e con
danni irreparabili nei confronti degli aventi diritto, Noi dell'Unms nel
prossimo convegno assemblea annuale dei soci, dibatteremo il problema ed
inoltreremo al Governo una vibrata e ben dettagliata petizione seguita dalle
firme dei soci. Speriamo che altri seguano il nostro esempio. Arrigo Varano
Presidente Unione nazionale mutilati per servizio - Brescia LAMENTELE Quando
non c'è nulla che va bene nC'è chi si lamenta per l'eliambualnza quando
transita sopra via Trento e chi si lamenta per gli autobus in via San Donino,
chi vuole lo svuotamento dei cassonetti la sera perchè la mattina dorme, ma non
lo vorrebbe nemmeno la sera perchè sta guardando la televisione. A quando
l'eliminazione dei treni perchè magari disturbano gli abitanti della Stazione o
il trasferimento su Marte delle autostrade che transitano nei pressi dei centri
abitati? Ah dimenticavo: manca solo qualcuno che scriva dalla zona
Ospedale-Pronto Soccorso lamentandosi delle troppe ambulanze e relative sirene.
O l'hanno già fatto? Paolo Rubagotti Bagnolo Mella NEI PARCHI L'assurdo divieto
di giocare al pallone nHo scoperto ieri che la Giunta comunale si appresta a
vietare, tra le altre cose, il gioco del pallone nei parchi pubblici. Ho
appreso di questa novità subito dopo aver comprato a mia figlia di tre anni un
pallone, con il quale pensavo di aprire la stagione di gioco ai giardini. Ora
io non ho sicuramente sotto mano i dati sulla sicurezza cittadina, di cui
invece possono certamente disporre i nostri amministratori, ma mi sembra quanto
meno ridicolo identificare la sicurezza dei parchi cittadini con il divieto di
tirar calci ad un pallone, perché «potenzialmente pericoloso». Quanti sono
stati negli anni passati i frequentatori dei parchi cittadini feriti, menomati
o peggio deceduti per una pallonata? Mi piacerebbe sinceramente saperlo, mi
piacerebbe confrontare questo dato con i morti sul lavoro, o per incidenti
stradali. Chissà che non ci siano delle sorprese. Resta il problema di cosa
dire a mia figlia che si aspetta di poter andare a giocare ai giardini; le dirò
che è pericoloso, che è illegale, che con il pallone potrebbe far male a
qualcuno. davvero dei bei messaggi. oppure sceglierò un altro posto dove
andare. Già, dove? Forse i nostri illuminati amministratori non sono al
corrente del fatto che la media dei bambini abitanti in città non ha a
disposizione parchi privati, giardini o residenze con laghetto e bosco annesso,
ma vivono in condomini ed utilizzano da sempre i giardini pubblici per giocare
a pallone (forse anche i nostri politici cittadini confesseranno un giorno
queste condotte illegali come peccati di gioventù, al pari dell'essersi fumato
uno spinello come confessò Fini). Ci ho pensato parecchio, signor Direttore, e
ho deciso che nonostante questo ridicolo divieto, continuerò a portare mia
figlia ai giardini pubblici per giocare a pallone e questo per un semplice
motivo: è un luogo che a me e a mia figlia piace molto, un luogo che ci rilassa
e ci diverte. Non credo che né io né mia figlia faremo mai niente di male a
qualcosa o a qualcuno tirandoci un pallone; al contrario, sento che negare a me
e a lei questa cosa sarebbe ingiusto e sciocco. Con ciò, non credo di rendere
la città più insicura. Vorrò proprio vedere chi si coprirà di ridicolo per
darmi una multa! Mi piacerebbe che altri cittadini bresciani facessero lo
stesso, che ci fosse una sorta di disobbedienza di massa contro questi divieti,
che nulla hanno a che fare con il problema della sicurezza, ma piuttosto con la
restrizione di spazi di libertà. Sarebbe rassicurante vedere nella gente una
reazione di buon senso. Mario Biazzi Brescia REGOLE MUTANTI Valutazione a
scuola: che confusione nLa confusione governa il Ministero della pubblica
istruzione. Il 13 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo schema
di regolamento sulla valutazione scolastica. Il precedente decreto era stato
emanato nel «lontanissimo» 16 gennaio 2009. A distanza di poche settimane si
modificano di nuovo le regole ed in modo assai significativo. Già quest'aspetto
testimonia come l'azione del nuovo ministro sia saldamente ancorata ad
incompetenza e pressapochismo, a tal punto che nel comunicato stampa del
Ministero si confondono le competenze del Consiglio di classe con quelle del
Collegio docenti. Due brevi osservazioni nel merito del nuovo regolamento.
Sull'attribuzione del cinque in condotta noto, con preoccupazione, che si
rendono meno severi i criteri per poterlo attribuire. Basterà molto meno per
assegnare l'insufficienza (con due cartellini gialli si verrà «espulsi»). Oggi
serviva almeno un provvedimento disciplinare che prevedeva un allontanamento
temporaneo dalla comunità scolastica superiore a 15 giorni. Altra novità, a mio
avviso negativa, riguarda l'ammissione all'esame di Stato (maturità). Per
essere ammessi gli studenti dovranno avere la sufficienza in tutte le materie e
in condotta (oggi il criterio, molto più equilibrato, è o forse bisognerebbe
dire era: la media sufficiente fra tutte le discipline). Il risvolto ancora più
preoccupante è che tutto questo potrebbe entrare in vigore già da quest'anno
scolastico, visto che le norme transitorie (art. 14) non prevedono
assolutamente che le novità introdotte siano applicate dal prossimo anno
scolastico. Concludendo osservo con rammarico che è ormai consuetudine cambiare
e ricambiare le regole ad anno scolastico già ampiamente avviato! Maurizio
Billante Brescia SULLA 45 BIS Una schiera di angeli inviati dal Buon Dio
nChiediamo un piccolo spazio del Giornale di Brescia per un grande e sentito
«grazie di cuore». Siamo i genitori di Cecilia, una ragazza di 22 anni, che
domenica 22 febbraio uscendo di strada mentre era sola alla guida della sua
automobile sulla SP 45 bis, all'altezza del km 20,45, rimaneva incastrata nelle
lamiere dell'auto stessa, procurandosi fratture e ferite molto profonde e rimanendo
immersa fino oltre la cintola nell'acqua gelida della roggia in cui era
precipitata. La situazione era talmente grave che avrebbe potuto morire di lì a
poco tempo per dissanguamento e ipotermia se un anonimo automobilista, del
quale non sappiamo nulla, non si fosse accorto, passando accanto al luogo
dell'incidente, e fermato immediatamente. Sappiamo che si è precipitato giù
verso la macchina, si è fatto dare il numero di telefono di casa nostra per
avvertirci e nello stesso tempo ha allertato i soccorsi, senza mai abbandonare
la ragazza, anzi tranquillizzandola e rimanendole accanto per confortarla fino
all'arrivo dei soccorsi, poi è svanito nel nulla. Per alcune sere ci ha
chiamato al telefono per sapere come stesse nostra figlia, senza mai rivelarci
né chi fosse, né il suo nome, né dove abitasse, nonostante io e mia moglie
insistessimo per sapere qualcosa di più di lui, solo una sera ci ha detto;
«...se proprio volete chiamatemi Claudio». Se questo non è un «angelo» inviato
dal Buon Dio a salvare nostra figlia... diteci voi chi è!!! Ma un grazie
immenso anche a tutti gli altri angeli che sono intervenuti in seguito sul
luogo dell'incidente: gli infermieri del 118 dell'Ospedale di Manerbio, i
Vigili del Fuoco e i Carabinieri di Verolanuova che con premura e sollecitudine
hanno permesso un rapido recupero di nostra figlia dal luogo dell'incidente, le
cui condizioni nel frattempo si erano ulteriormente aggravate, pur rimanendo
sempre cosciente e vigile, e quindi un velocissimo trasferimento al Pronto Soccorso
dell'Ospedale di Manerbio. Un riconoscente e affettuosissimo grazie anche al
dott. Pasquali che ricevendola al Pronto Soccorso, grazie alla sua grande
professionalità, è intervenuto tempestivamente, allestendo in poco tempo la
sala operatoria ed eseguendo un intervento delicatissimo. Adesso nostra figlia
è tornata a casa, non è ancora guarita, anzi il cammino sarà lungo e faticoso,
forse ci sarà bisogno di un altro intervento chirurgico, ma siamo sicuri che se
non avessimo incontrato tutti questi «angeli», sicuramente le cose non
sarebbero andate così. Quindi ci sentiamo di dire il nostro grazie dal profondo
del cuore a tutti questi «angeli» e che Dio Li benedica per tutto il bene che
fanno. Luigi e Aurelia Rossetti Genitori di Cecilia Pontevico
( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina IV - Napoli
La nomina Roberti procuratore di Salerno il Csm lo designa all´unanimità E´
considerato tra i massimi esperti in Italia del clan dei casalesi, una delle
più pericolose organizzazioni criminali ed è a capo della Dda da quattro anni.
Ora Franco Roberti, che ha indagato anche su Calciopoli e sugli appalti legati
all´imprenditore Alfredo Romeo, lascia il capoluogo campano per diventare il
nuovo procuratore di Salerno al posto di Luigi Apicella, sospeso
dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm per lo scontro con la procura generale
di Catanzaro sulle indagini avocate all´ex pm Luigi De Magistris. La sua nomina
è stata decisa all´unanimità dal plenum del Csm. Napoletano, 61 anni, Roberti
ha detto: «Questo nuovo incarico mi motiva fortemente. Andrò a dirigere
un ufficio giudiziario che in questo momento ha bisogno del ripristino di un
clima di serenità e operatività».
( da "Corriere delle Alpi" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
di Cristiano Cadoni
Feltre fuori dalla Cmf, Dal Sasso ricorre al Tar L'ex sindaco promuove
un'azione legale, il comune e la Comunità lo appoggiano FELTRE. Per la serie
"non serve una poltrona per fare politica", l'ex sindaco Felice Dal
Sasso ha presentato un ricorso al Tar del Veneto contro l'esclusione di Feltre
dalla Comunità montana feltrina. Un'azione legale, la sua, condotta «con azione
popolare, in via sostitutiva e nell'interesse del comune», con il preciso
intento di «ottenere l'annullamento del provvedimento». Comune e Cmf gli vanno
dietro, nominando propri legali per appoggiare il ricorso. Il ricorso di Dal
Sasso risale a metà febbraio ed è stato notificato al comune il 23 del mese
scorso. La giunta Vaccari lo ha fatto proprio nell'unico modo possibile, ossia
autorizzando il sindaco ad intervenire nel giudizio e nominando un paio di
avvocati per seguire la vicenda. Lo stesso passaggio sarà fatto oggi dalla
giunta della Cmf che darà analogo mandato al presidente Vigne. L'oggetto del
ricorso è l'esclusione di Feltre dalla Comunità montana, provvedimento che ha
la sua genesi nella Finanziaria 2007 (taglio degli enti inutili) e che la
Regione ha in qualche modo confermato, non modificando i contenuti della legge
che mette fuori gioco i comuni con più di ventimila abitanti. Gli effetti del
provvedimento sono noti, anche se in parte ancora oggetto di discussione. La
Cmf, per esempio, dovrebbe ricevere fra i 250 e i 300 mila euro in meno (metà
destinati all'agricoltura e alla difesa del suolo, il resto per manifestazioni
culturali e turistiche) proprio in conseguenza dell'estromissione di Feltre.
Con un bacino d'utenza ridotto da 57 mila a 27 mila abitanti e senza il comune
capofila (che - e qui sta l'assurdo - resta comunque un comune montano), la Cmf
si trova svuotata di potenzialità, missioni e poteri. Da qui il ricorso di Dal
Sasso sul quale si attende ora il pronunciamento del Tar. Sempre che prima dei giudici amministrativi non si pronunci la Corte costituzionale alla quale si è rivolta
la Regione chiedendo di annullare quella parte della Finanziaria 2007 con cui
si è legiferato in materia di comunità montane. Un'ingerenza, secondo i legali
di Venezia, che potrebbe portare ad una revisione della legge e quindi anche
alla cancellazione dei suoi effetti su tutte le comunità montane.
Nell'attesa degli sviluppi legali, prosegue il dibattito su come mantenere in
vita le comunità montane dotandole di un minimo di autonomia gestionale e
quindi dando loro almeno una parte dei trasferimenti che sono stati cancellati
nell'ultimo anno.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 11 -
Pordenone Cooperativa sociale, rilanciata l'attività Avviato il progetto di
reinserimento lavorativo "La volpe sotto i gelsi" L'INIZIATIVA SAN
VITO. Avviato ieri il progetto "La volpe sotto i gelsi", che
raccoglie l'esperienza portata avanti per dodici anni dalla cooperativa sociale
Il seme nella sede di via Copece, a San Vito. In questo luogo, per tutti questi
anni, la coop si è occupata del reinserimento lavorativo di persone in situazioni
di disagio psichico, producendo e vendendo fiori e ortaggi. Verso la fine dello
scorso anno erano, però, insorte alcune difficoltà gestionali. Quattro
cooperative sociali del territorio - ossia Il piccolo principe (capofila) e
Lilliput di Casarsa e Futura e Il granello di San Vito - sempre contando
sull'aiuto di volontari, dell'amministrazione comunale e dell'Azienda
sanitaria, e sull'appoggio de Il seme, hanno deciso di raccogliere
quell'esperienza positiva e di portarla avanti. Questa comunione di intenti,
che ha preso il nome, per l'appunto, di "La volpe sotto i gelsi", è
stata presentata ieri, con una festa inaugurale in una delle serre di via
Copece. Sono intervenuti il presidente de Il piccolo principe, Giuliana
Colussi, quello de Il seme, Giorgio Verardo, il sindaco di San Vito, Gino
Gregoris, l'assessore alle Politiche sociali di Casarsa, Franco Canzian, il responsabile del Csm est, Stefano Petriccioli, e l'operatrice
sociale Carla Ius. Gregoris, in particolare, ha enfatizzato l'importanza delle
cooperative sociali nel territorio («Sono entrate nel cuore dei sanvitesi») e
di questa realtà («É figlia della comunità e patrimonio di tutti»), ricordando
che si tratta, soprattutto, di un'attività produttiva. A questo
proposito, il responsabile del Csm Est si è detto un po' preoccupato sul futuro
degli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate. (a.s.)
( da "Unita, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biotestamento
Berlusconi al Pdl: si deve votare compatti MARIA ZEGARELLI Il premier Silvio
Berlusconi il giorno in cui il Senato inizia la discussione sul ddl sul
testamento biologico entra a gamba tesa nei lavori parlamentari. Con ai suoi
senatori ribadisce sì la libertà di coscienza, ma subito dopo afferma che il
testo del ddl al loro esame «riprende e traduce in norme alcuni dei valori
fondamentali del popolarismo europeo». Arriva al punto: «A pochi giorni dal
primo congresso nazionale del Pdl è davvero importante riuscire a dare sostanza
a quei principi che dovranno unirci per decenni». Ma per carità, «il governo
non è tenuto ad intervenire». Lo fa come «uomo, ancor prima che come» premier
perché non può «far finta di dimenticare che questo appuntamento parlamentare
fa seguito alla tragica sera nella quale morì Eluana Englaro». È un ordine di
scuderia La capogruppo Pd Anna Finocchiaro archivia le speranze di dialogo.
Berlusconi «prende atto che la pluralità di vedute riguarda anche il Pdl, ma
non rinuncia all'imposizione - dice- . Non mi pare neanche bellissimo che il
premier, rispetto ai propri deputati e senatori, peraltro nominati con questa
orrenda legge elettorale, scrive una lettera con la quale sostanzialmente dice
"mi raccomando, coniugate la vostra coscienza con l'etica della
responsabilità nei confronti del governo e della maggioranza». La missiva non è
piaciuta Dice Antonio Paravia: «La mia posizione rimane la stessa, io ho sempre
detto che per me questa legge è incostituzionale,
illegittima e sbagliata», o Lucio Malan: «Ci sono alcune parti del ddl che non
condivido». In aula va tutto come previsto: Pdl, l'Udc e la Lega respingono le
4 pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd, Idv e radicali e la
questione sospensiva presentata soltanto dai radicali. «Noi combatteremo fino
in fondo affinché "io non lo farei" non diventi "tu non lo devi
fare"- dice Emma Bonino -. Nei giorni scorsi avevo avanzato una proposta di
moratoria, oggi vi prego di fermarvi. La forza dei numeri non è sempre la forza
del diritto». L'incostituzionalità si fonda soprattutto sull'articolo 32 della
Costituzione. Da qui partono i senatori dell'opposizione che illustrano le
pregiudiziali di costituzionalità. «Poter scegliere di morire dignitosamente è
un diritto fondamentale di tutti quanti o per lo meno di chi lo vuole fare e
chi lo vuole fare deve essere lasciato libero», dice la Bonino. «Chiedo al
centrodestra di essere coerente col suo tradizionale approccio anti-giustizialista
e di votare a favore delle pregiudiziali », insiste il Pd Stefano Ceccanti che
legge in aula un articolo di Alfredo Mantovano apparso su Il Foglio, che ha
«inequivocabilmente ammesso l'incostituzionalità» e cita Peppino Calderisi: «Tale legge è destinata inevitabilmente a infrangersi contro la
Corte Costituzionale». È Umberto Veronesi - a lungo applaudito - a ribadire che
alimentazione e idratazione «sono trattamenti medici» e quindi non possono
essere imposti ad un paziente. Raffaele Calabrò, relatore del Ddl, difende il
lavoro svolto - cita Enzo Iannacci cantante, nonché medico «laico».
Sostiene che non «sempre libertà e diritto coincidono» e che «il bene comune»
deve prevalere. «Il voto finale sul testamento biologico si svolgerà giovedì sera
-notte della prossima settimana», annuncia Finocchiaro al termine della
conferenza dei capigruppo. Ieri il Senato ha respinto le pregiudiziali di
costituzionalità del Ddl sul testamento biologico. Berlusconi scrive ai suoi e
detta la linea. Finocchiaro: «Impossibile dialogare con questa maggioranza». Il
26 il voto finale.
( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 67 del 2009-03-19
pagina 32 Inchiesta Dal Parlamento ai sindacati, ecco i nuovi Faraoni di
Redazione Dopo la Casta ecco i Faraoni, i potenti d'Italia, o «gli eterni
signori del potere puibblico» come li definiscono Aldo Forbice e Giancarlo
Mazzuca in I faraoni. Come le mille caste del potere pubblico stanno
dissanguando l'Italia (Piemme, pagg. 308, euro 17,50). Dove stanno i Faraoni
d'Italia? I due autori ne danno una mappa precisa. Gli «Intoccabili» della
pubblica amministrazione (ma non solo) si annidano nei palazzi della politica,
dalla presidenza della Repubblica al Parlamento, dalle Regioni alle Province,
dalle comunità montane fino alle circoscrizioni comunali. Ma Faraoni sono anche
quelli del Cnel, un organismo corporativo, assurdamente costoso e altrettanto
inutile, che comprende rappresentanze di tutte le parti sociali, dal Governo
alla Confindustria, dalle organizzazioni sindacali a Confartigianato,
Confagricoltura e Confcommercio. Oppure nella casta dei sindacati e nelle
gigantesche strutture delle associazioni di categoria. Nella casta di enti,
organi e autorità di sorveglianza: dal Consiglio di Stato, alla Corte dei
conti, al Csm. Nella casta delle università pubbliche, dei
concorsi e delle baronie accademiche. Il saggio di Forbice (vicedirettore del
giornale radio Rai e conduttore su Radio1 di Zapping) e Mazzuca (ex direttore
di Qn e Resto del Carlino, ora parlamentare del Pdl) denuncia come le «mille
caste del potere pubblico stiano dissanguando» l'Italia. Dopo le
elezioni politiche del 2008 non è cambiato «praticamente nulla», dicono gli
autori, rispetto ai tagli alle spese pubbliche promessi. Lungo l'elenco delle
cose rimaste invariate nel quale figurano gli stipendi dei parlamentari, che
anzi sono saliti e quelli degli impiegati, funzionari e dirigenti degli enti
locali e delle Regioni. «Non solo - spiegano Forbice e Mazzucca - il ragioniere
di Montecitorio ora guadagna 20mila euro l'anno più del presidente della
Repubblica, il cui emolumento «congelato» dal 1999, è fermo a 218mila euro
lordi. L'ex ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, «aveva stilato - ricordano i
due autori - una lista di 130 enti da sopprimere, ma dopo pressioni infinite di
politici, sindacati e altri amici potenti dei suddetti enti, nella Finanziaria
2008 ne furono inseriti solo 11. Col governo Berlusconi la cifra è diventata
14». Avanti dunque con le forbici, o peggio per tutti. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
De
Magistrisindagato. Mancino: fuorii pm candidati toghe e politica L'ex pm di
Catanzaro sotto inchiesta: abuso d'ufficio. Il vicepresidente del Csm: non
tornino i magistrati che si candidano alle elezioni 19/03/2009
( da "Tempo, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Indagato .
Anche lui. Anche lui finito tra quelli che Antonio Di Pietro considera
impresentabili alle elezioni. Peccato che Luigi De Magistris, ex pubblico
ministero di Catanzaro, sia invece fresco di candidatura per le prossime
europee proprio nell'Italia dei Valori. Come si comporterà ora l'ex pm di Mani
Pulite, visto che solo pochi mesi fa, il 4 dicembre del 2008, aveva dichiarato
orgoglioso che il suo partito si era dato un codice etico interno che prevedeva
il divieto di candidatura «per chi è indagato e divieto di assumere o mantenere
incarichi di governo, nazionale o locale, per chi è rinviato a giudizio»? La
notizia di una sua iscrizione nel registro degli indagati della Procura di
Roma, insieme ad altri sette pm di Salerno, è arrivata ieri, poche ore dopo la
conferenza stampa in cui l'ex magistrato era stato presentato da Antonio Di
Pietro come candidato indipendente con l'Idv. Il fascicolo nei suoi confronti
era stato però aperto già a febbraio e riguarda la «guerra» tra le due Procure
di Salerno e Catanzaro relativa all'inchiesta «Why not» — che provocò
l'intervento addirittura di Giorgio Napolitano e quello del Csm — e nella quale
si sono trovati invischiati e poi scagionati Romano Prodi e Clemente Mastella.
I reati ipotizzati sarebbero quelli di abuso d'ufficio — per aver eseguito una
perquisizione che sarebbe andata oltre le necessità investigative e sarebbe
stata realizzata in modi «anomali» — e interruzione di pubblico servizio,
perché avendo realizzato una perquisizione abusando del proprio ufficio, in
questo modo avrebbe anche interrotto l'attività della magistratura in modo non
giustificato. Secondo le accuse ora al vaglio della procura capitolina, il
sequestro del fascicolo dell'inchiesta Why Not eseguito dalla procura di di
Salerno - e ispirato da De Magistris - alla procura generale di Catanzaro
costituì — parole dell'ex pg Enzo Jannelli, indagato a Salerno — «un danno
devastante per l'intera Magistratura italiana e disdoro anche per quella, pur
complessivamente sana, magistratura inquirente salernitana». «Il sequestro dei
pm di Salerno — si leggeva nel decreto di controsequestro firmato da Jannelli —
ha avvalorato, mediante l'inconferenza elefantiaca (1425 pagine) e
sovrabbondante nelle motivazioni, la tesi del complotto istituzionale ai danni
del dottor De Magistris, in forza all'asserito, illegittimamente ritenuto,
dell'illecita avocazione del procedimento Why Not ed in forza ancora della
presunta ritenuta illegittima conduzione dell'indagine ad opera dei pm di
Catanzaro, funzionale invece, secondo il pensiero e le azioni criminose degli
indagati (il procuratore Luigi Apicella e i suoi sostituti) ad insabbiare il
processo ovvero a favorire tutti o più taluni degli oltre settanta indagati del
procedimento Why Not». Secondo la procura di Salerno, invece, l'avocazione di
Why Not a De Magistris, fu illegittima. La procura campana sta ancora indagando
sull'operato della magistratura calabrese e uno dei filoni di inchiesta, che
ora erediterà il nuovo procuratore Franco Roberti, riguardano le presunte
irregolarità nell'archiviazione, fatta da Catanzaro, della posizione dell'ex
ministro della giustizia Clemente Mastella indagato da De Magistris
nell'inchiesta Why Not. Insomma un intreccio di accuse e controaccuse difficile
da decifrare ma nel quale De Magistris è uno dei principali attori. Ieri, dopo
aver saputo di essere stato indagato a Roma (ma l'indagine sarà trasferita a
Perugia perché due magistrati coinvolti lavorano nel distretto della Corte di
Appello di Roma), il novello candidato alle europee ha replicato sdegnato:
«Sono ipotesi di reato del tutto infondate». Spiegando poi che non farà marcia
indietro sulla sua discesa nel campo della politica: «Non mi faccio
condizionare da vicende che non hanno alcun fondamento». In mattinata, però,
aveva dovuto rispondere anche al vice presidente del Csm Nicola Mancino, che
aveva sollecitato un intervento legislativo per vietare ai magistrati che, come
lui, scelgono la politica, di tornare a fine mandato a indossare la toga. «La
mia — aveva replicato De Magistris — è una scelta irreversibile, anche qualora
non dovessi essere eletto». E lo stesso Di Pietro aveva rilanciato: «De
Magistris si dimetterà dalla magistratura subito dopo le elezioni, lo assicuro.
Anche lui, come me, pensa che sia una strada senza ritorno una volta che da
magistrato si passa alla politica». Ora Di Pietro dovrà ripensare seriamente a
quella candidatura.
( da "Tempo, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Quel cursus
honorum che porta sempre a sinistra Avanti un altro! Il partito dei pm che
conducono inchieste che li fanno diventare parlamentari si infoltisce con la
scelta di Luigi De Magistris di candidarsi alle europee nelle liste di Di
Pietro, suo leader naturale, peraltro, per biografia e grettezza politica. La
scelta, in questo caso, è sconvolgente, e non solo perché conferma che in
Italia il cursus honorum dei pubblici ministeri ha uno sbocco naturale — in
realtà palesemente distorto — nel Parlamento nei partiti della sinistra (al
momento sono una decina, tra i quali Di Pietro, D'Ambrosio, Tenaglia, Casson e
Ferranti), ma perché questa candidatura è — come si direbbe a Oxford — un
calcio nei denti al Pd di Franceschini, tuttora e inspiegabilmente alleato
dell'Italia dei Valori. De Magistris, con la sua inchiesta «Why not?» va
ricordato, non ha solo provocato una guerra tra le procure di Catanzaro e
Salerno che è sfociata in incredibili perquisizioni notturne incrociate nelle
case dei magistrati delle due procure, obbligando il Csm a duri interventi. De
Magistris ha fatto meglio e di più: ha dato un contributo non secondario nella caduta
del governo Prodi. L'ipotesi accusatoria della sua inchiesta, infatti lo ha
portato a indagare su Romano Prodi, il suo Guardasigilli Clemente Mastella, il
deputato del Pd — stretto collaboratore di Prodi — Sandro Gozi, Agazio Loiero,
presidente della Calabria del Pd, oltre a Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc.
Inutile dire che nelle pagine della sua inchiesta si trovano molta fantasia,
moltissimi teoremi, infiniti aggettivi e poco altro. Il fatto è che la
destabilizzazione di Prodi e il percorso che portò Mastella a rifiutargli la
fiducia in Parlamento, iniziò proprio quando il Guardasigilli dovette
esercitare i suoi legittimi diritti di difesa da un inchiesta irrispettosa di
tutto, anche della forma. Veltroni, però, col pieno assenso di Franceschini ha
poi scelto Di Pietro come unico e solo alleato in Parlamento e ora — con la
candidatura di De Magistris nell'Idv — si ritrova ripagato con un ennesimo
sberleffo. Candidare De Magistris definisce infatti un sillogismo implacabile:
la sua inchiesta su Prodi, Gozi, Loiero, era più che legittima ed è stata
impedita con l'artificio. Il corto circuito interno all'opposizione diventa
così incandescente e non tarderà a provocare ulteriori faville. Detto questo,
non si può non notare che questo cursus honorum dei Pm che sbocca in
candidature della sinistra, abbia aspetti inquietanti. Di Pietro, è noto,
indagò e eliminò dalla scena politica gli avversari del segretario dei Ds
Achille Occhetto. D'Ambrosio era la mente-giuridico politica di Mani Pulite (e
un suo intervento salvò Botteghe Oscure nel caso Greganti-mazzette al Pci).
Casson indagò su Andreotti e Cossiga. Un panorama a dir poco stravagante a cui
si può aggiungere una ciliegina: oggi, sindaco di Bari per il Pd è Michele
Emiliano. Per pura assoluta, incredibile, coincidenza, proprio il Pm che indagò
sullo scandalo dell'operazione Arcobaleno, gestita — malamente — dal governo
D'Alema in Albania. Che strano...
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Carlo Federico
Grosso LE TOGHE IN POLITICA I n occasione dell'esame della domanda di Luigi De
Magistris di essere messo in aspettativa dalla magistratura in vista della sua
candidatura alle elezioni europee, il presidente del Csm,
Nicola Mancino, ha affermato che occorrerebbe introdurre la regola secondo cui
un magistrato che entra in politica deve rinunciare per sempre alla toga.
Perché, ha specificato il presidente, candidandosi il giudice o il pubblico
ministero dimostra di essere diventato parte politica. Bisognerebbe
ricorrere al principio di mobilità nella pubblica amministrazione. In tal caso,
prevedendo che il magistrato, alla fine del mandato, entri in
un'amministrazione diversa da quella giudiziaria, si conseguirebbe invece il
doppio vantaggio di acquisire alla pubblica amministrazione un patrimonio di
esperienza e di professionalità senza pari e di allontanare dall'ordine
giudiziario un magistrato che rischierebbe di apparire parziale, danneggiando
l'immagine dell'intera magistratura. Non so se sia stata, quella utilizzata,
l'occasione più opportuna per esprimere tale opinione, in quanto il Consiglio e
il suo presidente sono di recente intervenuti in sede disciplinare nei confronti
di De Magistris e tali interventi hanno alimentato polemiche tuttora non
sopite. È comunque un fatto che Mancino ha evidenziato un problema di carattere
generale sul quale si è, in passato, ampiamente discusso, e sul quale merita
tuttora ragionare. Oggi è previsto che i magistrati non siano eleggibili nelle
circoscrizioni sottoposte alla giurisdizione degli uffici presso i quali hanno
esercitato le loro funzioni nei sei mesi precedenti la data di accettazione
della candidatura. È stabilito che i magistrati che si sono candidati, ma non
sono stati eletti, nei cinque anni successivi non possono esercitare funzioni
giudiziarie nella circoscrizione nel cui ambito si sono presentati alle
elezioni. Dal 2006 è stato ulteriormente disposto che quando cessano dalla funzione
politica i magistrati devono scegliere un ufficio situato in una Regione
diversa sia da quella nella quale era ubicata la sede di provenienza, sia da
quella in cui sono stati eletti (salvo che si tratti di soggetti facenti parte
della Cassazione, della Procura Generale presso la Cassazione e della Direzione
Nazionale Antimafia, in ragione della competenza nazionale di tali uffici).
Predisponendo questa griglia articolata di regole che impongono condizioni
d'ineleggibilità e limitazioni nei luoghi di possibile riassunzione in
magistratura, il legislatore ha cercato di contemperare due principi
costituzionali contrapposti: il diritto di chiunque, e pertanto anche del
cittadino magistrato, di non essere escluso dall'esercizio dei diritti
elettorali passivi e l'esigenza di salvaguardare l'immagine d'indipendenza del
singolo magistrato e della magistratura nel suo insieme. L'impatto
sull'immagine d'indipendenza, si sostiene, si affievolisce se il magistrato
eletto rientra nei ruoli della magistratura in un luogo lontano sia da quello
dove lo si conosceva come giudice o come pubblico ministero, sia da quello in
cui egli si è adoperato per farsi eleggere. Mancino ritiene, evidentemente, che
queste limitazioni non siano sufficienti a garantire l'immagine d'indipendenza
indispensabile a chi esercita una funzione giudiziaria. E forse ha ragione. Il
magistrato che si è impegnato direttamente in politica iscrivendosi a un
partito, partecipando alle competizioni elettorali, discettando e polemizzando
in un'assemblea elettiva, ha assunto sicuramente ruoli «di parte», ha compiuto
scelte «di parte», ha parlato pubblicamente come soggetto «di parte». E questa
sua posizione di parte è diventata tanto più evidente quanto maggiore sono
stati il suo impegno e la sua visibilità, il rilievo e l'incisività della sua
attività, il successo delle sue iniziative politiche. Ecco perché, allora,
potrebbe essere auspicabile la scelta radicale: il magistrato che sceglie
l'avventura politica ha ovviamente il diritto di coltivare, come ogni altro
cittadino, questa sua passione. Gli si imponga tuttavia un sacrificio. Quando
deciderà di abbandonare l'impegno politico, gli si assicuri all'interno della
pubblica amministrazione (magari garantendogli ampia facoltà di scelta) una
funzione, un grado, uno stipendio adeguato al ruolo e alla funzione
precedentemente esercitata. Non sia più, tuttavia, nell'esercizio della
funzione giudiziaria. Nell'interesse, superiore, della migliore immagine
d'imparzialità dell'amministrazione della giustizia. Si dirà: la Corte
Costituzionale, a garanzia delle posizioni precostituite, ha più volte
enunciato il principio generale secondo cui il parlamentare ha diritto di
conservare il «proprio» posto di lavoro. Giusto, in linea di principio. Ma
davvero questo principio non può trovare, in qualche caso, limitazioni o
censure nella prospettiva del rispetto di altri, superiori, interessi di
carattere generale? Si può d'altro canto osservare che numerosi magistrati
hanno già interpretato questa esigenza a livello di scelta personale di
opportunità. Una riforma che recepisse le suggestioni evocate ieri dal
presidente del Csm, pur imponendo una regola rigorosa di comportamento,
l'arricchirebbe comunque di una forte garanzia, poiché al magistrato che avesse
scelto di fare un'esperienza politica sarebbe in ogni caso assicurato un ruolo
di rango all'interno dell'amministrazione pubblica. Lo stesso De Magistris,
secondo quanto hanno riportato ieri le agenzie di stampa, ha d'altronde reagito
alle parole di Mancino affermando che la sua è una scelta di vita e che, in
ogni caso, mai ritornerà ad esercitare le sue pregresse funzioni giudiziarie.
( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 21 - Cronaca
La prima commissione all´unanimità: "Sul procuratore di Palermo mettiamo
la mano sul fuoco" Messineo, il Csm verso
l´archiviazione "Nessun contatto tra il cognato e la mafia" La
decisione dopo aver ascoltato i pm che hanno indagato sul parente del
magistrato ROMA - La Prima Commissione del Csm sta per chiudere all´unanimità e
con l´archiviazione il caso del procuratore di Palermo Francesco Messineo,
cognato di un imprenditore, Sergio Sacco, più volte finito in indagini
di mafia. La decisione è stata presa al termine dell´audizione dei pm
palermitani che si sono occupati della vicenda. Nel corso dell´audizione i pm
Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e l´aggiunto Antonio Ingroia, hanno spiegato
che il cognato del procuratore non è stato iscritto recentemente nel registro
degli indagati per il colloquio avuto con la moglie di un boss poi scomparso
per lupara bianca. Sacco avrebbe consigliato alla donna di allontanarsi col
marito da Palermo. Ma per i pm «allo stato degli atti sono esclusi contatti tra
Sacco e mafiosi». A rendere note le indicazioni dei magistrati sono stati il
presidente della commissione, Ugo Bergamo e il relatore del fascicolo Mario
Fresa. Quest´ultimo ha anche aggiunto: «Sul procuratore mettiamo la mano sul
fuoco». Ingroia e Paci sono i pm dell´inchiesta nell´ambito della quale è stata
depositata l´informativa dei carabinieri sui rapporti che Sacco, fratello della
moglie di Messineo, avrebbe avuto con la vedova del capomafia Giovanni Bonanno,
ucciso dalla cosca capeggiata dai boss palermitani Lo Piccolo e sulla
conversazione avuta nel dicembre del 2006 con la donna. Picozzi è la pm che ha
interrogato la vedova di Bonanno. La donna ha confermato l´episodio ma ha
sostenuto che il consiglio di Sacco, datole nel corso di un incontro casuale,
non fosse in alcun modo un avvertimento.
( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mancino: «Chi va in
politicanon torni a fare il giudice» la candidatura di de
magistris Monito del vicepresidente del Csm. Indagato l'ex pm di "Why not"
Roma. Ha letto le agenzie, dottor De Magistris? Lei risulta indagato a Roma per
il reato di concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio in
relazione all'inchiesta della procura generale di Catanzaro che indagò per gli
stessi reati anche sette pm della procura di Salerno. No, il giorno dopo
aver annunciato la sua discesa in campo in politica (come candidato dell'Italia
dei Valori alle elezioni europee) l'ex pm titolare delle inchieste Why Not e
Poseidone, Luigi De Magistris, non ha ancora letto il lancio di agenzia che lo
riporta nel turbine giudiziario. Ma ostenta nonchalance: «Ah, la storia
ridicola del controsequestro...». Al telefono Luigi De Magistris non sembra
turbato dall'ultimo (per ora) siluro spedito verso di lui. Ha passato il
Rubicone, si candida con Di Pietro, che ieri lo ha incoronato assieme ad altri
due "ribelli" dell'establishment: Sonia Alfano, figlia del
giornalista ucciso dalla mafia, e presidente dell'Associazione Italiana
familiari delle vittime, e Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera.
«Torniamo in Europa, ma con degli italiani di valore, dei quali dobbiamo essere
orgogliosi», li ha presentati in conferenza stampa il leader dell'IdV, Antonio
Di Pietro. «Sono i primi candidati che vogliono rappresentare il programma
dell'IdV e che si sono impegnati per il bene del Paese nella lotta alla mafia,
per una giustizia che non guardi in faccia ai potenti e per un'informazione
trasparente e giusta». Da magistrato inquirente (spedito per incompatibilità
ambientale dal Csm da Catanzaro a Napoli dove esercita le funzioni di
magistrato del riesame), ad aspirante europarlamentare. Come mai un taglio così
netto col passato, che de Magistris, figlio e nipote di magistrati, aveva
sempre definito una missione? «Da un lato la scelta è obbligata perché non mi è
più consentito fare il pubblico ministero, il mestiere che amavo e continuo ad
amare - ha detto De Magistris al Secolo XIX - Prendo atto che l'attività di
ostacolo e delegittimazione nei miei confronti non si è fermata ma continua, da
ultimo con la notizia che lei mi ha appena letto, l'incredibile iscrizione nel
registro degli indagati collegata, mi pare di capire, all'illegale attività di
controsequestro compiuta dalla procura generale di Catanzaro. Non c'erano più,
quindi, le condizioni per fare il magistrato. Entrare in politica non lo trovo
un ripiego, ma una opportunità importantissima per dare con la mia esperienza
un contributo a migliorare il Paese» Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino,
ha già espresso parere favorevole alla richiesta di aspettativa formulata da De
Magistris. Ma ha approfittato dell'occasione per caldeggiare l'introduzione di
una norma che impedisca ai magistrati che entrano in politica di rientrare nei
ranghi della magistratura, una volta esaurito il mandato. Per Mancino «è
preferibile che sia stabilito il divieto di rientro nell'ordine giudiziario e
sia garantita, a domanda, la mobilità nella Pubblica Amministrazione nella
funzione e nel ruolo pressapoco corrispondenti a quelli di provenienza... La PA
recupera un patrimonio di esperienze e di professionalità e la magistratura
perde un giudice diventato parte». Commenti, dottor De Magistris? «Ho già
risposto al vicepresidente del Csm. Aggiungo che trovo sintomatico che Mancino
se ne ricordi proprio adesso, quando ci sono tantissimi ex magistrati in
Parlamento. Prendo atto della sua dichiarazione pubblica nei miei confronti ma,
rispetto alla mia vicenda, proprio per i tanti clamori che ha suscitato, trovo
che la mia scelta sia una scelta di vita che mi porterà lontano». Anche dal
palcoscenico europeo potrà tenere d'occhio le vicende italiane? «Assolutamente
sì. Ne sono convinto. Cominciando proprio dai finanziamenti pubblici europei,
da come vengono spesi. Devono creare progresso ed occupazione, non servire per
arricchire comitati d'affari politici, economici, imprenditoriali e mafiosi».
Non a caso le sue inchieste come pm a Catanzaro si erano occupate dell'utilizzo
sospetti di finanziamenti e fondi europei. A proposito, che fine faranno le
inchieste? «Non lo so. Non deve più chiederlo a me...». La notizia della
candidatura di de Magistris ha scatenato commenti assortiti. Giuseppe Casini,
segretario dell'Anm, osserva che «candidarsi alle elezioni o tornare in
magistratura dopo un'esperienza politica sono scelte personali, rispetto alle
quali non c'è una posizione dell'Anm». Renzo Parodi parodi@ilsecoloxix.it
19/03/2009 ' 19/03/2009 la sceltaOrmai non c'erano più le condizioni per fare
il magistrato Luigi de magistrisex magistrato ora candidato al Parlamento
europeo 19/03/2009 adriano sansa 19/03/2009 vito d'ambrosio 19/03/2009
GIANFRANCO AMENDOLA 19/03/2009 GIUSEPPE CHIARAVALLOTI 19/03/2009 ENRICO FERRI
19/03/2009 giuseppe ayala 19/03/2009 Adriano Sansa, nato a Pola nel 1940,
magistrato, è stato sindaco di Genova dal 1993 al 1997 a capo di una coalizione
guidata dal Pds. Dopo l'avventura da primo cittadino è poi rientrato in
magistratura: attualmente è presidente del Tribunale dei minori di Genova.
Scrittore, ha pubblicato diverse raccolte di poesie 19/03/2009 Nato a Pescara
nel 1943, è stato pretore di Ancona dal 1971 all'86 e poi nel Csm fino al '90
quando diventò sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
Indipendente di sinistra, nel '95 venne eletto dapprima consigliere regionale tra
le file del Pds e poi presidente della Regione Marche, fino al 2005. È
sostituto procuratore generale 19/03/2009 Gianfranco Amendola, nato a Roma nel
1942, è stato procuratore aggiunto alla Procura di Roma occupandosi
principalmente di reati ambientali. È stato eletto deputato europeo alle
elezioni del 1989 per la lista dei Verdi e consigliere comunale di Roma sempre
per i Verdi. Autore di numerosi libri, è dall'ottobre 2008 Procuratore di
Civitavecchia 19/03/2009 Giuseppe Chiaravalloti, 75 anni, è stato presidente
della giunta Regionale della Calabria dal 2000 al 2005, eletto in una
coalizione di centrodestra, come espressione di Forza Italia. Già Procuratore
generale a Catanzario e alla Corte d'Appello di Reggio Calabria, è attualmente
vicepresidente del Garante della privacy 19/03/2009 Enrico Ferri, 66 anni, ex
"ministro dei 110 all'ora", è stato in contemporanea vicesindaco a
Pontremoli e sostituto procuratore generale in Cassazione. Sindaco per 4 volte
del paese toscano, e per tre europarlamentare, non rieletto, nel 2005 tornò
alla procura generale della Cassazione per poi aderire all'Udeur di Mastella
19/03/2009 Giuseppe Ayala, eletto deputato nel Pri, è poi tornato in
magistratura e oggi è consigliere alla Corte d'appello di L'Aquila. Nato a
Caltanissetta nel 1945, Ayala ha esercitato per anni come pm diventando, tra
l'altro, consigliere di cassazione. Deputato nelle file del Pri, aderì poi in
Alleanza Democratica e fu senatore e sottosegretario con i Ds 19/03/2009
( da "Manifesto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
DDL SICUREZZA 170
deputati scrivono al premier: «Non mettere la fiducia» Medici e clandestini, è rivolta
nel Pdl Carlo Lania ROMA ROMA L'ultima conta, alle cinque della sera, dà un
totale di 170 firme, vale a dire la stragrande maggioranza dei 271 deputati
iscritti al gruppo Pdl della Camera. 170 nomi allineati in fondo a una lettera
scritta da Alessandra Mussolini al premier Silvio Berlusconi per chiedergli di
non mettere la fiducia sul disegno di legge sulla sicurezza visto che la suo
interno, scrive la presidente della commissione Infanzia nonché nome di spicco
dell'anima «aennina» del Pdl, sono presenti «norme inaccettabili» come quella
che vorrebbe obbligare i medici, «ma anche gli insegnanti», a denunciare gli
immigrati clandestini. Norme che, proseguono i firmatari, «necessitano di
indispensabili correzioni». Richiesta avanzata, tra gli altri, da parlamentari
di primo piano come il sottosegretario alla presidenza del consiglio Carlo
Giovanardi e Gaetano Pecorella, che sul ddl incriminato a Berlusconi chiede il
diritto di potersi esprimere liberamente, «secondo coscienza». Se non proprio
una ribellione, di certo una doccia fredda per il governo, che con la lettera
non vede traballare solo una norma che è uno dei cavalli di battaglia del
ministro degli Interni Roberto Maroni (visto che è legato all'introduzione del
reato di clandestinità), ma lo stesso rapporto con la Lega. Senza contare che
l'insurrezione dei 170 (secondo i beni informati 2/3 di An e 1/3 di Forza
Italia) avviene ad appena tre giorni dal congresso di An e a dieci da quello
del Pdl. Insomma ce n'è abbastanza per far scattare l'allarme in casa di un
movimento in cui la disobbedienza agli ordini di scuderia non è proprio
all'ordine del giorno. E infatti le reazioni non si fanno attendere. Il primo a
parlare, tentando di gettare acqua sul fuoco e di tranquillizzare il Carroccio
è Fabrizio Cicchitto, per il quale la lettera dei 170 è «solo propaganda che
lascia il tempo che trova». «Il testo è ancora nel pieno dell'iter parlamentare
- dice il capogruppo del Pdl a Montecitorio - se ne dovrà discutere nelle
commissioni competenti. Quindi il problema non esiste». Tagliano corto anche il
leader del Carroccio, Umberto Bossi, e il titolare del Viminale Roberto Maroni.
«Il ddl passerà così com'è», assicura il primo mostrando una certezza per nulla
scontata, mentre il secondo fa sue le parole del leghista Cota, che nel
pomeriggio si era detto «stupito» per la lettera dei ribelli bollandola come
una «manovra interna in vista del congresso del Pdl». Ma la Lega non molla, e
arriva a minacciare ritorsioni nel caso la norma sui medici dovesse essere cassata.
Come quella, prospettata dal senatore Sandro Mazzatorta, di interferire nella
discussione del ddl sulle intercettazioni tanto caro al premier. A mollare,
però non ci pensano neanche i ribelli.E questo anche se in serata circola la
voce di una «controlettera» firmata da alcuni parlamentari pentiti. Al punto
che la stessa Alessandro Mussolini annuncia per i prossimi giorni una riunione
del gruppo per discutere del disegno di legge. mettendo sul piatto anche il
sostegno del presidente della Camera Gianfranco Fini, un altro che in passato
non ha certo fatto mistero di non apprezzare le politiche sull'immigrazione
della Lega, compreso il ruolo da «guardiani» dei clandestini che i medici
potrebbero dover assumere in futuro. «In realtà io formato la lettera per tre
motivi», spiega Gaetano pecorella. «Il primo è che si tratta di un voto di
coscienza sul quale sarebbe sbagliato porre la fiducia. Poi perché questa norma
avrebbe effetti socialmente negativi, visto che si diffonderebbero malattie ed
epidemie al di fuori di ogni controllo sanitario. Infine perché io credo che il
diritto alla salute venga prima del controllo sulla presenza degli stranieri
irregolari sul territorio». E circa le accuse di voler in qualche modo
condizionare i congresso del Pdl, è la stessa Mussolini a chiarire: «Io e Di
Virgilio. oltre u mese fa pendemmo immediatamente posizione. la lega è
irritata? E come stanno i bambini dei clandestini?». L'uscita dei ribelli
raccoglie consensi a man bassa da parte di medici e opposizione. «Meno male, hanno
avuto un sussulto di dignità», dice l'ex ministro della Salute Livia Turco,
mentre per la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, «la lettera
dimostra che le nostre osservazioni e i nostri no avevano un senso. Ora è
ancora più necessario e doveroso che governo e maggioranza ritirino quella
barbara norma». Soddisfazione, infine, anche da parte dei medici. «Una parte del parlamento e della maggioranza - dice Stefano
Biasioli, presidente del sindacato medici ospedalieri Cimo-Asmd - ha capito che
i sindacati dei medici non scherzavano quando hanno detto che in caso di
approvazione della norma avremmo fatto un immediato ricorso alla Corte costituzionale e alla Corte europea».
( da "Manifesto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
WHY NOT Franco
Roberti guiderà Salerno Il pm anticamorra nella procura dei veleni Ilaria
Urbani NAPOLI NAPOLI Integerrimo e appassionato al suo lavoro, Franco Roberti è
stato nominato ieri all'unanimità dal Consiglio Superiore della Magistratura
Procuratore capo a Salerno. Il magistrato napoletano lascia il fronte caldo
della Direzione distrettuale antimafia di Napoli per andare a dirigere la
procura dei veleni al centro delle polemiche per lo scontro sul caso Why Not
con i magistrati di Catanzaro. Il neoprocuratore prenderà il posto di Luigi
Apicella, sospeso dalle sue funzioni proprio dopo lo scontro tra procure sul
caso De Magistris. «A Salerno è necessario portare serenità - ha commentato a
caldo Roberti che prenderà posto nel nuovo ufficio salernitano il 3 aprile -
bisogna valorizzare i colleghi e il personale amministrativo. Il mio impegno
sarà rivolto a riportare efficienza e autorevolezza in una procura di grandi
tradizioni che, al di là delle ultime polemiche, ha sempre lavorato bene.
Questo è un motivo in più di orgoglio. Sono fiero di affrontare un impegno così
delicato e prestigioso». Al magistrato sono arrivati
attestati di stima da parte di tutti i componenti del Csm. Franco Roberti è
noto per il suo impegno sin dal 1982 in inchieste delicate contro la camorra.
Ha iniziato la sua carriera in Toscana nel 1975, ma è tornato dopo poco nella
regione d'origine, a Sant'Angelo dei Lombardi, dove si è occupato dei processi
sul terremoto che ha devastato l'Irpinia. E' tra i più grandi
conoscitori del fenomeno camorristico, dall'82 in poi alla Procura della
Repubblica di Napoli ha condotto procedimenti cruciali sulla Nuova famiglia.
«Ho iniziato e concluso la mia carriera di investigazione a Napoli con le
indagini sui Casalesi, tanto è stato fatto, ma molto rimane da fare». Lascia
Napoli con la consapevolezza di aver contributio all'arresto di molti latitanti
e sgominato centinaia di attività illecite del sistema, ma con il rammarico che
la camorra è ancora viva e vegeta. «Il costrasto giudiziario alla camorra è
necessario, ma non è sufficiente. Sono necessari interventi sociali e politici.
L'attività giudiziaria serve a fronteggiare e sconfiggere, ma per prevenire la
criminalità organizzata servono scelte politiche. La camorra rimane radicata
nel tessuto sociale della città, sono necessari tutti gli sforzi congiunti».
Una riflessione amara. Che parla, senza troppi giri, del deserto che la
politica ha creato attorno ai magistrati che indagano sulla criminalità
organizzata: «Serve che la lotta alla criminalità diventi una priorità
governativa, non lo è mai stata e nemmeno ora lo è. Ma i camorristi devono
sapere che la Dda non abbasserà mai la guardia e le procure di Napoli e Salerno
lavoreranno in collaborazione costante». Qualche ora prima della notizia della
nomina, ospite di un convegno all'univesità di Caserta sulla criminalità nel
territorio campano, Roberti ha ribadito uno dei suoi concetti più cari: «La
crminalità organizzata in provincia di Caserta è imprenditoriale, molto simile
alla mafia siciliana. Nessun paese in Europa ha una criminalitaà come la nostra
e questo succede perchè ci sono incapacità di attuare quei principi
fondamentali della costituzione. La camorra si è inserita nel settore edilizio
e quindi può succedere che anche un'impresa legale ha una partecipazione
mafiosa». Roberti ieri è stato elogiato per le sue qualità professionali anche
da Nicola Mancino. Esprimendo il suo voto favorevole alla nomina di Roberti il
vicepresidente del Csm ha ricordato che serve spingere «proprio in attuazione
della riforma dell'Ordinamento giudiziario, a rivolgere particolare attenzione
al buon funzionamento di tutti gli Uffici. E' necessario assicurare ordine e
tranquillità alla procura di Salerno, importante ufficio giudiziario».
Sessantun'anni, il neoprocutare di Salerno in passato ha anche indagato sui
reati contro la pubblica amministrazione e l'economia, come il caso del Banco
di Napoli, e per otto anni, è stato alla Direzione nazionale antimafia di
Napoli dove è stato delegato per anni anche ai rapporti di cooperazione
internazionale con gli Stati Uniti, Canada, Francia, Irlanda e Giappone. Nel
2001 il magistrato è ritornato ad rivestire il ruolo di pm. rocuratore come
alla Procura di Napoli, qui ha seguito anche le indagini sul terrorismo
internazionale. «Alla Procura di Napoli voglio essere ricordato e non rimpianto
- prosegue - sono sicuro che chi mi succederà farà un ottimo lavoro. A Napoli
lascio molti amici con i quali ho raggiunto obiettivi molti soddisfacenti,
tanti i risultati dal contrasto al terrorismo internazionale nel 2001, durante
quell'anno Napoli ha svolto un'attività eccellente. La Procura ha lavorato
molto bene anche durante la faida camorristica del 2006». Roberti ha condotto
molte delle inchieste sui rifiuti. E chiude l'incarico alla Dda con l'arresto
del latitante Giuseppe Setola, mandante ed esecutore di una ventina di omicidi,
tra questi la strage di Castelvolturno. Sotto la guida di Roberti, alla Dda
sono stati arrestati tutti i protagonisti principali della faida di Scampia.
( da "Manifesto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
MAFIA Il magistrato
alla guida di Palermo «estraneo» all'inchiesta che ha coinvolto un suo parente
Palazzo dei Marescialli salva Messineo ROMA Si avvia verso l'archiviazione il fascicolo aperto dalla prima commissione del Csm
in merito alle notizie di stampa su un'indagine per mafia inerente il cognato
del procuratore capo di Palermo Francesco Messineo. Dopo le audizioni svolte
questo pomeriggio, durante le quali sono stati sentiti Antonio Ingroia,
Annamaria Picozzi e Gaetano Paci, procuratore aggiunto e sostituti nell'ufficio
siciliano, la commissione, all'unanimità, ha dato mandato al relatore
Mario Fresa di stendere la delibera di archiviazione, che sarà poi esaminata
dal plenum. Da quanto è emerso dall'istruttoria svolta a Palazzo dei
Marescialli, con accertamenti «a 360 gradi» sui rapporti tra Messineo e suo
cognato Sergio Sacco, la mancata iscrizione sul registro degli indagati di
quest'ultimo si basa su elementi convincenti, e l'intera Procura palermitana,
nonchè tutti gli operatori, compresi gli avvocati che lavorano nel distretto,
hanno confermato assoluta stima nei confronti del procuratore capo.
L'archiviazione del procedimento, dunque, ha osservato il relatore Fresa, «è
una soluzione obbligata». I magistrati ascoltati oggi hanno illustrato i
meccanismi processuali che, allo stato hanno escluso l'ipotesi di iscrivere sul
registro degli indagati, per associazione mafiosa, il cognato di Messineo.
L'unico atto in possesso dei pm, titolari dell'inchiesta, un colloquio tra lo
stesso Sacco e la vedova Bonanno, il cui marito venne ucciso dalla mafia nel
gennaio 2006. Alla donna, Sacco avrebbe detto, prima della morte del marito, di
allontanarsi da Palermo, ma la stessa ha minimizzato l'episodio dicendo che
aveva incontrato casualmente Sacco in un centro commerciale e che le sue parole
non erano affatto un avvertimento. Nell'informativa in mano ai pm, benchè molto
ampia, non emerge mai il nome del parente di Messineo, così come in migliaia di
intercettazioni telefoniche. «In assenza di riscontri, ricercati dai pm -
afferma Fresa - è stato escluso qualunque contatto di Sacco con ambienti
mafiosi». L'uomo, inoltre, si puntualizza a Palazzo dei Marescialli, non è
figlio dell'uomo d'onore di Camporeale, Lillo Sacco. I pm sentiti a Palazzo dei
Marescialli hanno escluso che questo rapporto di parentela abbia influito in
qualche modo sulla Procura.
( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 19/03/2009 - pag: 1 autore: di Franco Bechis Separazione
delle carriere De Magistris entra in politica, Mancino dà l'ok e dice: mai più
giudice Luigi De Magistris, ex pubblico ministero a Catanzaro punito
dall'organo di autogoverno della magistratura con la promozione a giudice del
tribunale del riesame di Napoli, dovrà lasciare la toga per sempre una volta
candidatosi come annunciato ieri alle elezioni europee nella lista dell'Italia
dei Valori di Antonio Di Pietro. La richiesta, informale, è
arrivata dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che ha invocato una legge
ad hoc per impedire a qualsiasi magistrato buttatosi in politica di tornare a
vestire la toga. Dopo averne tanto discusso, questa è la prima separazione
delle carriere che la magistratura sembra accettare. Anche se la propone
un vicepresidente del Csm che in politica ha fatto una gran carriera...(...)
Non sono a dire il vero moltissimi i casi di magistrati che hanno preso
l'ascensore della politica, e poi un giorno ne sono scesi tornando ad
esercitare la funzione originaria. Fra i pochi l'esempio più famoso
probabilmente fu quello di Giuseppe Ayala, magistrato antimafia e poi politico
navigato per alcune legislature. Vero che i diritti politici dei cittadini non
si dovrebbero mai limitare, e infatti i magistrati si candidano alle elezioni
con tanto di concessione di aspettativa alla pari di tutti gli altri dipendenti
pubblici. Ma sembrerebbe di buon senso che chi ha svolto un ruolo politico di
parte non torni ad esercitare un mestiere che dovrebbe essere sempre super
partes (e tale non è nella esperienza quotidiana). Separare le carriere della
magistratura e della politica sarebbe gran passo sì, magari anche più chiaro se
i vertici dell'organo di autogoverno della magistratura a iniziare dal suo
grado più alto (dopo quello istituzionale del Capo dello Stato) non fossero
scelti dal parlamento solo fra le fila di ex parlamentari, che poi sulle grandi
questioni si dividono come farebbero le schiere di partito più che le libere
coscienze. Ma se già su una questione tanto semplice come quella che emerge dal
caso De Magistris bisogna stare a litigare, figuriamoci quanto dovremo ancora
attendere quella riforma del sistema giudiziario che è restata sempre e solo
inutile bandiera personale di Silvio Berlusconi. La vera separazione delle
carriere, a garanzia di tutti i cittadini, una semplice norma per cui un pm
punito perché ha male lavorato non può diventare giudice sopra le parti,
passati i grandi processi con i grandi protagonisti imputati sembra non
interessare più al sistema politico. Ed è un vero peccato. Franco Bechis
( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 19/03/2009 - pag: 3 autore: di Paolo
Silvestrelli Il vicepresidente del Csm chiede una norma ad hoc. Intanto l'ex pm
viene iscritto tra gli indagati a Roma Magistrati, chi esce non rientra
Mancino: sì a De Magistris in politica ma dopo niente toga Il messaggio del
vice presidente del Csm Nicola Mancino è stato chiaro: «le toghe che entrano in
politica lascino per sempre la magistratura».La dicesa in campo per le
prossime elezioni politiche europee nelle file del partito dell'Italia dei
Valori dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris, ha aperto un dibattito
sviluppato dalla richiesta di aspettativa di De Magistris al Csm, per fini
elettorali. Nonostante lo stesso ex pm di Catanzaro abbia da subito comunicato
di lasciare per sempre la magistratura per una scelta politica irreversibile e
nonostante Mancino abbia annunciato il via libera, il vicepresidente del Csm ha
voluto precisare: «La candidatura di De Magistris pur legittima non è e non
sarà la sola». Nessuno può «comprinere l'elettorato passivo» ha affermato
Mancino ma il quesito è successivo alla legittimità della candidatura politica:
«È giusto che chi viene eletto rientri in magistratura ha mandato finito»? Non
è difficile capire che una volta candidato, il giudice che si schiera con una
forza politica piuttosto che con un'altra difficilmente potrebbe avere una
visione super partes che dovrebbe garantire l'equilibrio del giudizio. Il
monito di Mancino si inserisce all'interno di questo processo decisionale per
cui è necessaria che «venga disciplinata l'ipotesi del parlamentare che vuole
tornare a fare il magistrato» e in questo caso, ha concluso il vicepresidente
del Csm «è preferibile che venga stabilito il divieto di rientrare nell'ordine
giudiziario». L'associazione nazionale magistrati, anche se non ha voluto
replicare alle dichiarazioni del vicepresidente del Csm, ha espresso la propria
posizione:«entrare in politica e poi tornare in magistratura è una scelta
personale» ha affermato Giuseppe Cascini segretario dell'Anm, secondo il quale
un'eventuale riforma legislativa in questa materia deve tenere conto dei
vincoli fissati dallo costituzione». Intanto, nelle stesse ore in cui si
discute sulla candidature politica alle elezioni europee, l'ex pm De Magistris
è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Roma per le
ipotesi di reato di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, in
relazione all'inchiesta avviata lo scorso dicembre dalla procura generale di
Catanzaro,nell'ambito della cosidetta guerra tra le procure di Salerno e
Catanzaro.In questo caso, i giudici territorialmente competenti sarebbero stati
quelli di Napoli ma considerato che lo stesso De Magistris è impegnato al
tribunale del riesame del capoluogo campano, il fascicolo è stato inviato alla
procura di Roma. «L'ipotesi di reato e del tutto infondata», ha spiegato l'ex
pm e ritengo si tratti di una «iscrizione dovuta perché nata dall'illegale
contro sequestro compiuto dalla procura generale di Catanzaro». Ma del resto,
ha concluso De Magistris con tono polemico, «rientra nelle plurime, reiterate e
infondate segnalazioni di reato che provengono dai magistrati di Catanzaro,
indagati per fatti gravissimi dalla procura di Salerno».
( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del
19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ASCOLI PRIMO PIANO
pag. 2 DOMANI e dopodomani Ascoli ospiterà l'annuale convegno nazionale del
ce... DOMANI e dopodomani Ascoli ospiterà l'annuale convegno nazionale del
centro studi di diritto del lavoro «Domenico Napoletano» incentrato su un tema
di grande attualità e di notevole complessità. Nelle due giornate si parlerà di
«Competitività, flessibilità del mercato e diritti fondamentali dei
lavoratori», annotando relatori ed ospiti di caratura nazionale come il dottor
Francesco Amirante, presidente della Corte Costituzionale, nominato da pochi
giorni che compirà la prima uscita ufficiale ' proprio ad Ascoli. Il convegno
si svolgerà nella Sala dei Savi del Palazzo dei Capitani e sarà presieduto dal
Raffaele Foglia, Presidente del Centro Nazionale e
Consigliere della Corte di Cassazione, addetto alla Corte Costituzionale. Tra i
relatori spiccano qualificati esponenti del mondo universitario come la
professoressa Paola Olivelli, preside facoltà di giurisprudenza dell'Università
di Macerata; il professor Roberto Pessi, preside Facoltà Giurisprudenza
Università Luiss; il professor Edoardo Ghera, ordinario diritto lavoro,
Presidente Aidlass. L'evento è stato organizzato grazie al contributo offferto
dalla Fondazione Carisap che da anni sta portando avanti un progetto che mira a
rendere Ascoli città del turismo congressuale'. e. a.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il pasticciaccio del
magistrato che fa politica --> Giovedì 19 Marzo 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail
print La battuta fin troppo facile è: «Why not?». Già, perché mai il magistrato
Luigi De Magistris, ex titolare defenestrato dell'esplosiva inchiesta su politica
e affari denominata per l'appunto «Why not?», non dovrebbe farsi un bel giro in
politica, magari al Parlamento europeo, come già hanno fatto in tanti in
passato, in attesa di tempi migliori? Sulle prime, infatti, aveva pensato di
chiedere l'aspettativa dal servizio, come è formalmente nei suoi diritti. Poi
però, vista la gragnuola di critiche che gli sono piovute
addosso (su tutti il vicepresidente del Csm Nicola Mancino: «I magistrati che
scelgono la politica non dovrebbero più tornare in magistratura»), De Magistris
ha annunciato che in tribunale non ci tornerà mai più. Bene: ha scoperto
l'amore per la politica, non è certo il primo magistrato a cui capita e non
sarà l'ultimo. Del resto, per candidarsi ha scelto proprio il partito
fondato da un suo ex collega altrettanto d'assalto, Antonio Di Pietro. Ciò che
però colpisce - non proprio positivamente - nella candidatura dell'ex pm di
Catanzaro sono le motivazioni: «Sono stato fermato e continuano a impedirmi di
lavorare, per questo mi presento alle europee. Ho scelto la politica con la P
maiuscola» perché «non ci sono più le condizioni per riuscire a fare qualcosa
di importante in magistratura». Il che lascia supporre, anche senza essere
maliziosi, che De Magistris intenda la politica come una prosecuzione della
magistratura con altri mezzi. O peggio ancora, che prima intendesse il lavoro
in magistratura come un modo di fare politica con altri strumenti. Il fatto poi
che assieme a lui nell'Italia dei valori si sia candidato anche il giornalista
del Corriere della Sera Carlo Vulpio, che guarda caso aveva seguito con molta
passione le indagini di De Magistris, è un altro ingrediente che disturba un
po' il palato. Lascia un sapore impastato, che sa di vecchio e pasticciato.
Anche perché Vulpio è stato ancora più esplicito: «La mia è una candidatura
indipendente ma anche di legittima difesa», ha detto. Aggiungendo: «Negli
ultimi anni per me è stato difficile fare questo lavoro senza scendere a
compromessi». Evidentemente, anche nel suo caso la precedente professione non
era che una forma di lotta politica, condotta con mezzi impropri. Ma più in
generale disturba il sentore di un malcostume che, per carità, non appartiene
solo a De Magistris o Vulpio: quello di sfruttare un ruolo svolto in altri
settori, ma limitrofi o addirittura concorrenziali della vita pubblica, per
aprirsi poi altre strade in politica. L'idea di svernare comodamente a
Strasburgo, per poi tornare a riprendere il proprio ruolo di visibilità in
Italia, venne anche a Michele Santoro, a Lilli Gruber e a tanti altri: l'Europa
usata come momentaneo parcheggio o come vetrina è un vezzo diffuso, ma anche
poco rispettoso degli elettori. Mescolare però le carte tra giustizia e
politica è anche peggio. Persino un giornale dell'opposizione come «Il Riformista»
lo ha notato: «Lungi dall'essere un riscatto della magistratura», la
candidatura di De Magistris «è un nuovo vulnus arrecato alla credibilità
dell'ordine giudiziario». E il fatto che nelle stesse ore in cui il pm
annunciava la sua candidatura a Roma si aprisse un'inchiesta su di lui, avrà
come esito di indebolire ancora di più la credibilità complessiva di tutto il
sistema. Alla fine è difficile dare torto al buon Clemente Mastella - che di
tutto il gran polverone giudiziario e mediatico sollevato da De Magistris è a
tutt'oggi l'unica vittima accertata - che ha commentato con amarezza: «Ora
capisco tante cose». Maurizio Crippa 19/03/2009 nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Mancino a De
Magistris «O la toga o la politica» --> Il vice
presidente del Csm: basta rientri a fine mandato Il magistrato con Di Pietro. È
indagato per abuso d'ufficio Mancino: una volta candidato, il giudice ammette
d'essere divenuto parte perché si è schierato con una forza politica; per
questo venga stabilito per legge il divieto di rientrare tra i giudici Giovedì
19 Marzo 2009 GENERALI, pagina 5 e-mail print ROMAL'ex pm di Catanzaro
Luigi De Magistris è indagato dalla procura di Roma per concorso in abuso
d'ufficio e interruzione di pubblico servizio insieme a sette magistrati della
procura di Salerno, protagonisti dello scontro con la procura generale di
Catanzaro. La notizia arriva nel giorno in cui il leader dell'Italia dei valori
Antonio Di Pietro presenta alla stampa la candidatura del magistrato alle
prossime elezioni europee come indipendente nelle liste del suo partito. Sono
ipotesi di reato «del tutto infondate», reagisce il magistrato, spiegando che
non farà marcia indietro sulla sua discesa nel campo della politica. In
mattinata aveva dovuto rispondere anche al vice presidente del Csm Nicola
Mancino, che aveva auspicato un intervento legislativo per vietare ai
magistrati che, come lui, scelgono la politica, di tornare a fine mandato a
indossare la toga: «La mia è una scelta irreversibile, anche qualora non
dovessi essere eletto», aveva assicurato. E lo stesso Di Pietro aveva
rilanciato: «De Magistris si dimetterà dalla magistratura subito dopo le
elezioni, lo assicuro. Anche lui, come me, pensa che sia una strada senza
ritorno una volta che da magistrato si passa alla politica». L'inchiesta che
vede De Magistris indagato è partita dalla procura generale di Catanzaro e si
iscrive nello scontro con la procura di Salerno, giocato proprio sulle
inchieste avocate all'ex pm. Al clamoroso sequestro del fascicolo «Why not», i
pm di Catanzaro reagirono con il contro-sequestro degli atti e mettendo sotto inchiesta
gli stessi colleghi campani che li avevano indagati. Gli atti che riguardano De
Magistris e i pm salernitani sono poi arrivati a Roma a febbraio per competenza
territoriale, in quanto l'ex pm è ora giudice al Tribunale del riesame di
Napoli. «La vicenda rientra nelle plurime, reiterate, infondate segnalazioni di
reato che provengono dai magistrati di Catanzaro, indagati per fatti gravissimi
dalla Procura di Salerno» liquida la faccenda De Magistris che fa notare la
coincidenza tra la notizia dell'indagine e la presentazione della sua
candidatura. E il suo legale Stefano Montone ritiene «ridicola» e «paradossale»
la «tesi proposta dalla magistratura catanzarese, che De Magistris possa essere
stato l'ispiratore, oltre che l'istigatore, delle attività giudiziarie della
procura di Salerno». Un altro fronte caldo per il magistrato era stato aperto
in mattinata da Mancino, che votando con tutto il plenum del Csm la concessione
dell'aspettativa all'ex pm, essenziale per la candidatura alle europee, aveva
auspicato un intervento del legislatore: «Una volta candidato, il giudice
ammette d'essere divenuto parte, non fosse altro perché si è schierato con una
forza politica»; per questo «venga stabilito il divieto di rientrare
nell'ordine giudiziario, e venga garantita, a domanda, la mobilità nella
Pubblica amministrazione». Dà ragione a Mancino il presidente vicario dell'Udc
alla Camera, Michele Vietti. E se l'Associazione nazionale magistrati non si
schiera, l'ex Guardasigilli Roberto Castelli ritiene la candidatura di De
Magistris «un grave colpo alla credibilità delle sue inchieste» 19/03/2009
nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«Legittimo il
governo del Madagascar» --> Giovedì 19 Marzo 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail
print Andry Rajoelina esercita le funzioni di presidente del Madagascar in modo
legittimo. Lo ha decretato ieri la Corte costituzionale
definendo valida l'ordinanza con cui martedì i vertici militari hanno
trasferito i poteri a Rajoelina. La Corte ha precisato che il mandato è di 24
mesi, termine entro il quale Rajoelina indirà nuove elezioni. 19/03/2009
nascosto-->
( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Imposte e Tasse data: 19/03/2009 - pag: 27 autore: Sull'abuso di diritto la
Consulta dà una mano Sull'abuso di diritto la Corte costituzionale soccorre i contribuenti
italiani. Lo ha ricordato Enrico Traversa, consigliere giuridico del servizio
legale della Commissione europea, intervenendo alla giornata di studio
organizzata ieri dal consiglio dei dottori commercialisti di Milano su
«Elusione fiscale e abuso di diritto tra giurisprudenza e prassi della
normativa italiana e comunitaria». Le due sentenze della Consulta, la n.
249/95 e la n. 443/97 hanno infatti sancito l'illegittimità costituzionale
della discriminazione a rovescio del diritto interno. E cioè il diritto interno
si deve adeguare automaticamente all'ordinamento comunitario che pone come
limite il non ostacolo alle libertà comunitarie. Quindi se nel caso delle
imposte come l'Iva gli stati hanno l'obbligo di reprimere l'abuso di diritto
nel campo dell'Iva per le imposte non armonizzate possono riscuotere nel
rispetto del limite del non ostacolo alle libertà del trattato. Traversa ha poi
ricordato come nella sentenza Cadbury, la Corte di giustizia ha ribadito che la
riduzione del gettito fiscale non è causa sufficiente per motivare la
restrizione alla libertà di trasferimento. In apertura dei lavori Luigi
Martino, presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti
Contabili di Milano, ha sottolineato come «l'incertezza del diritto tributario
sia sempre più tangibile e costituisca un vero problema per la vita delle
imprese». Al convegno sono intervenuti Joseph Holzmiller, Aidc Milano, Ivan
Vacca, condirettore generale Assonime, Franco Roccatagliata del College of
Europe della Ue, Alessandro Savorana, consigliere dell'Odcec di Milano e Guido
Marzorati, direttore settore Fisco Assolombarda.
( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
La Legge data: 19/03/2009 - pag: 15 autore: Ennio Fortuna procuratore generale
della repubblica a Venezia l'analisi Giudici dell'accusa in crisi profonda Una
notizia degli scorsi giorni relegata dalla grande stampa alle ultime pagine, e
senza alcun particolare rilievo. Nell'ultimo bando di concorso sono stati
pochissimi i magistrati del pm a presentare la domanda per esercitare le
relative funzioni nel Sud e in Sicilia in particolare. In pratica sono state
solo quattro le domande per 55 posti. Molte procure del Sud resteranno quasi
senza alcuna copertura, e la lotta alla criminalità diventerà solo
un'affermazione retorica.A questo risultato concorrono molti fattori: anzitutto
la norma (per molti aspetti razionale e giustificata) che impedisce ai
magistrati di prima nomina (i cosiddetti giudici ragazzini) di esercitare le
funzioni del pm.Dicevo che la limitazione appare giustificata, almeno in
teoria, perché è fin troppo evidente la delicatezza dell'esercizio delle
funzioni dell'accusa, in fatto di equilibrio e di esperienza (che magistrati
troppo giovani non possono ovviamente vantare), ma è incontestabile che
soprattutto i magistrati più giovani si prestano a trasferimenti disagevoli, e non possono opporre alcun rifiuto ai provvedimenti del Csm.
Sembra un assurdo circolo vizioso: i magistrati più giovani sono i soli sui
quali il Csm può contare (anche senza domanda), ma sono anche i soli senza
esperienza ed equilibrio che occorrerebbe non utilizzare specie in funzioni
assai delicate come la lotta alla criminalità mafiosa. Apparentemente
non c'è idonea soluzione, vista l'inamovibilità di livello costituzionale di
cui godono i magistrati più anziani. Da tempo però il Csm insiste perché
vengano introdotti particolari incentivi economici, solo fattore in grado di
indurre magistrati anziani a trasferirsi nel Sud da città e regioni più gradite
come quelle del Nord e del Centro.Naturalmente occorrerebbe assicurare a tutti
(anche a coloro che sono presenti da tempo nello stesso ufficio) gli stessi vantaggi
economici, sia per un elementare senso di giustizia, sia per evitare
trasferimenti in direzione contraria (dal Sud al Nord). Giocano pure contro la
necessaria copertura di posti al Sud sia la norma che proibisce il tramutamento
di funzioni (da giudice a pm e viceversa) se non dopo un quinquennio e da un
ufficio all'altro dello stesso distretto (occorre allontanarsi almeno di una
regione) sia soprattutto la campagna di stampa da tempo in atto contro
l'esercizio delle funzioni dell'accusa.Ormai si fa il pm molto malvolentieri,
le soddisfazioni professionali sono scarse, i rischi molti, e quindi le
vocazioni vanno a rilento e scarseggiano. Credo che sarà sempre più difficile
la copertura dei posti in sedi disagiate, e lo sarà anche se varranno introdotti
gli incentivi economici di cui parlavo. Ma non è possibile fare a meno dei pm
in zone a forte densità mafiosa o con forte impatto di criminalità
organizzata.È necessario che il paese intero prenda coscienza realistica di un
problema assai grave come è questo, anche perché ogni altra innovazione
normativa (pm elettivi, separazione delle carriere, e così via) non sono facili
da realizzare, richiedono studio e sperimentazioni, ed inoltre presentano
aspetti negativi di evidente e innegabile spessore, a mio giudizio certamente
più rilevanti dei pochi vantaggi esaltati dai fautori.Il Csm fa quello che può,
che non è molto, visti i limiti posti dall'ordinamento giudiziario, molto di
più si potrebbe fare se l'opinione pubblica convenisse su un punto decisivo:
senza un pm efficiente e indipendente la giustizia, specie da noi, è
decisamente impossibile. È interesse di tutti che la funzione di pm sia
esercitata da magistrati esperti ed equilibrati, con forte e convinta cultura
della giustizia, e occorre fare di tutto per averne in numero adeguato, specie
nelle zone dove sono più necessari, per le infiltrazioni mafiose e per la forte
presenza della criminalità.
( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Giudici di Pace data: 19/03/2009 - pag: 16 autore: di Francesco Cersosimo,
presidente Angdp I temi caldi al centro della quindicesima assise dell'Angdp
che si tiene stamattina a Roma I giudici di pace in assemblea All'aumento di
compiti segua la continuità dell'incarico Gli iscritti all'Associazione
nazionale giudici di pace sono riuniti oggi all'Hotel Nazionale in piazza
Montecitorio a Roma in assemblea per la quindicesima volta. Convergono da tutta
Italia per mettere a punto le linee d'azione per l'anno in corso. Troveranno
una situazione in pieno movimento. L'attenzione del parlamento in questa fase è
notevole. L'aumento della competenza civile e penale per i gdp è ormai un dato
di fatto. Si tratterà di attendere le decisioni definitive della camera dei
deputati per via dell'obsoleto bicameralismo perfetto, non più al passo con i
tempi. Il senato ha infatti licenziato sia l'aumento della competenza civile
sia quella penale. In civile l'aumento per valore passa ad 5.000,00 per i beni
mobili ed 20.000,00 per i danni da circolazione stradale e natanti. Abbiamo già
riferito che la proposta governativa che prevedeva, rispettivamente 7.500,00 ed
25.000,00. Purtroppo il senato non è stata di tale avviso, anche per una
immotivata opposizione dell'avvocatura, incomprensibile, in quanto finisce per
danneggiare i giovani avvocati. Sostanzialmente si è trattato di adeguare i
valori del 1991. Con una novità: una nuova competenza per materia in tema di
previdenza. Va bene così. E' stata una battaglia lunga che l'Angdp, che insieme
ad altre forze associative ha portato avanti e la cui risoluzione arriva al
momento giusto. Ricordo agli scettici per professione, a chi tende a sottovalutare
sempre gli obiettivi che si raggiungono che la fine del «Conciliatore» si ebbe
per consunzione. La competenza per valore £ 50.000, non più aggiornata, svuotò
l'ufficio di vertenze e ne segnò la morte. Consapevoli di questo ci siamo
battuti con tutti i governi affinchè la competenza per valore venisse
aumentata. Comunque ciò sta avvenendo con una significativa attribuzione di
competenza per materia.Non è roba da poco. Si apre un fronte di intervento che
occuperà lo spazio lasciato libero dalla rarefazione della materia relativa ai
danni da circolazione, che, detto per inciso, a questo punto potevano essere
dati con maggiore estensione (almeno sino a 50,000,00), data l'esperienza e
professionalità raggiunta dai gdp. E' pleonastico osservare che più materie
vengono assegnate ai gdp, più magistrati di tribunale possono essere dislocati
nel penale. Per la verità anche per questo settore i gdp vedranno potenziata la
loro attività. Il senato ha già approvato e trasmesso alla camera il disegno di
legge sulla sicurezza che all'art. 22 prevede che il reato di clandestinità sia
attribuito ai gdp. Anche qui non senza polemiche, questa volta con i magistrati
di carriera che evidenziavano come i gdp non potessero decidere in ordine alla
restrizione personale degli imputati. Il governo ha aggirato l'ostacolo
prevedendo non il carcere, ma l'erogazione di una multa da 5.000 a 10.000,00 e
la espulsione dal territorio nazionale. Dunque aumento di competenze per i gdp
e loro insostituibilità per il sistema giustizia. E' evidente che il giudizio
di positività sull'operato dei gdp, sempre espresso in tutte le relazioni
inaugurali dell'anno giudiziario sia dai presidenti della Cassazione sia dai
ministri di giustizia, di recente dal ministro Angelino Alfano, da me
personalmente sentito, è stato fondato sull'operosità dei gdp protratta dal
1995. Di questi giudici di pace che, entrati in 4.700, oggi non raggiungono le
3 mila unità. Occorre dire che se il governo non esprimerà un parere favorevole
all'approvazione degli emendamenti dell'on. Pelino, dell'on. Marinello e altri,
che danno una prospettiva di continuità, se pure sottoposta
a giudizio quadriennale del Csm, agli attuali gdp in servizio e a quelli che in
seguito verranno, nel giro di due anni gli uffici del gdp saranno svuotati ed
il sistema giustizia collasserà definitivamente sotto il peso di un milione
cinquecentomila cause che andranno a sommarsi alle insolute
cinquemilionicinquecentomila. Senza giri di parole il punto è questo.
All'aumento delle competenza dovrà necessariamente fare seguito contestualmente
la continuità nell'incarico. Tanti in parlamento hanno compreso. In questi
ultimi giorni un sempre un maggior numero di parlamentari sono coinvolti e
attendono che il governo dia il placet esprimendo parere favorevole agli
emendamenti. Le ragioni le abbiamo espresse più volte in tutte le sedi, ma non
ci stancheremo di sottolinearle. Raggiunta una professionalità conclamata,
appare assurdo che lo Stato non dia certezze di continuità nell'incarico, per
come già avvenuto per i giudici tributari, sia per dare serenità ad un corpo
giudicante in essere, sia per garantire la funzionalità stessa degli uffici a
gravissimo rischio di esistenza, sia infine, e non da ultimo, per motivi di
risparmio economico che i concorsi ripetuti ed i corsi di nuove formazioni
comporterebbero .Questi saranno i temi al centro del dibattito. Su cui i gdp si
confronteranno con tutti gli operatori della giustizia e con i rappresentanti
delle associazioni.
( da "Messaggero, Il (Marche)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 19 Marzo
2009 Chiudi di ELISABETTA ROSSI FANO - E' nelle Marche che il magistrato, anzi,
ex magistrato, più scomodo d'Italia, Luigi De Magistris, inaugura la sua nuova
carriera politica. L'affollatissimo incontro di martedì sera a Fano (oltre 500
persone), organizzato da "Res publica-Amici di Beppe Grillo" nella
sala parrocchiale di Sant'Orso, è di fatto coinciso con la sua prima uscita
pubblica da candidato al Parlamento europeo per l'Idv. Perché «è dall'Europa
che spero di poter arrivare alla politica italiana» dice l'ex pm. Che, intanto,
continua a fare i conti con il passato. E non può essere altrimenti,
soprattutto se si trova nelle Marche, nella terra di Vito D'Ambrosio, come gli
fa presente il moderatore della serata, il giornalista Lorenzo Furlani.
D'Ambrosio: il presidente per dieci anni della Regione. Lo stesso D'Ambrosio,
magistrato come lui, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, che ha rappresentato l'accusa nel processo disciplinare del Csm
contro De Magistris. Processo finito con una censura e il trasferimento al
tribunale del Riesame di Napoli. Nella sua requisitoria, D'Ambrosio ha
sostenuto che il pm di Catanzaro «interpreta in modo errato e distorto» il suo
ruolo, come una «missione» più che come «un mestiere». «Incommentabile»
è la reazione composta di De Magistris al ricordo di quelle parole. «Come se
fosse una colpa arrivare a considerare una missione il proprio lavoro -
aggiunge - Quella sentenza è appesa dietro la mia scrivania. Se il motivo del
mio trasferimento è questo, allora ne vado fiero». Prende fuoco invece l'altro
illustre ospite del convegno, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo:
«Oscene - sbotta - parole oscene quelle di D'Ambrosio. Mio fratello è morto per
il suo lavoro. Per una missione. Perchè si era messo di traverso al progetto di
una repubblica fondata sull'accordo tra stato e criminalità. Questa è una
repubblica fondata sul sangue». E per chi pensa che le Marche siano un'isola
felice, ci hanno pensato i relatori a lasciare un inquietante punto
interrogativo: «Credete che la "Ndrangheta non sia arrivata fino a qui? -
ha detto lo scrittore calabrese Francesco Saverio Alessio, autore insieme con
Emiliano Morrone di "La società sparente" - Quelli fanno affari
ovunque. E magari voi state lavorando per loro senza saperlo». E mentre lo
diceva, De Magistris annuiva.
( da "Riformista, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
candidato-indagato nel partito di Di Pietro Sorvoliamo pure sul paradosso: da
ieri il candidato dell'Italia dei valori Luigi De Magistris è indagato in
concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio dalla procura
di Roma. Il paradosso sta nel fatto che De Magistris si candida in un partito
il cui leader, Tonino Di Pietro, ha più volte sostenuto l'incompatibilità tra
l'essere indagato e l'essere parlamentare. Ma tant'è: potrà sempre dire che De
Magistris è stato indagato perché è un eroe, e non un reo, e fare per lui
un'eccezione alla regola moralista generale. Il problema più serio, invece, è quello che ha posto Nicola Mancino, vicepresidente del Csm,
quando ha ricordato che «è urgente una riflessione sui
magistrati-parlamentari»; perché, una volta eletto, «il giudice ammette di
essere divenuto parte, non foss'altro perché si è schierato con una forza
politica e non certo per un giorno solo». La soluzione proposta da
Mancino è che i magistrati che si fanno eleggere parlamentari smettano per
sempre di essere magistrati e non tornino mai più alla funzione. Giusto:
sarebbe una salutare separazione delle carriere tra giudici e politici. E fa
onore a De Magistris averla anticipata ieri annunciando che, per quanto lo
riguarda, lui non tornerà mai più a fare il magistrato. Ma, anche così, il
problema resta. Ci si metterebbe infatti al riparo dal rischio che il
magistrato ex parlamentare utilizzi ex post la sua partigianeria politica
nell'esercizio della funzione giurisdizionale, ma non ci si assicura dal
rischio opposto: che cioè ex ante, già nella sua attività di magistrato, egli
si comporti da uomo di parte che si prepara una carriera politica. Che poi è
esattamente il sospetto che pesa su De Magistris. La soluzione migliore, in fin
dei conti, sarebbe che i cittadini non lo votassero e non lo eleggessero.
19/03/2009
( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 19 Marzo
2009 Chiudi ROMA Luigi De Magistris, l'ex pm di Catanzaro già titolare dell'inchiesta Why Not e poi trasferito dal Csm per presunte
irregolarità nella conduzione di alcune indagini, è indagato dalla Procura di
Roma per abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio, in concorso con
i magistrati di Salerno che eseguirono la clamorosa perquisizione presso la
Procura Generale di Catanzaro nel dicembre scorso. Intanto il Csm interviene
sulla sua candidatura alle Europee affinchè l'eventuale rientro in magistratura
sia regolamentato da una legge.
( da "Riformista, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
di Alessandro Calvi
Non ha neppure fatto in tempo a candidarsi che risulta indagato dalla Procura
di Roma per concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio
insieme ad altri sette magistrati della procura di Salerno INTERVISTA. «Il
mondo va alla rovescia se si discute uno come lui. Vale Di Pietro. Farà
conoscere all'Europa il regime di Berlusconi. Ma Tonino ha sbagliato a non
accettare la proposta elettorale mia e di Camilleri: così non riuscirà a
intercettare i milioni di voti in uscita dal Pd». di Alessandro Calvi Non ha
neppure fatto in tempo a candidarsi che risulta indagato dalla Procura di Roma
per concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio insieme ad
altri sette magistrati della procura di Salerno. Ma quella di Luigi De
Magistris è, spiega Paolo Flores d'Arcais, una candidatura «ottima». Da sola,
però, non sarà in grado di evitare la «dissipazione del patrimonio potenziale»
al quale l'Italia dei Valori avrebbe potuto puntare se avesse accolto la
proposta ricevuta proprio da Flores d'Arcais e da Andrea Camilleri.
L'"incidente" con Di Pietro, però, è ormai chiuso. Mentre il Pd resta
quello di sempre, nonostante l'arrivo di Franceschini. Cosa ne pensa della
candidatura di De Magistris? Ottima. Però De Magistris è indagato. Non era Di
Pietro a chiedere di lasciare fuori dalle liste elettorali indagati e
condannati? Una domanda di questo genere è tipica di chi ormai descrive il
mondo alla rovescia, come è avvenuto a proposito di queste vicende? Si
riferisce alla "guerra" tra le procure? Non c'è nessuna guerra tra
procure, c'è una procura, quella di Salerno, che si comporta come è scritto in
ogni tribunale - "La legge è uguale per tutti" - e una procura,
quella di Catanzaro, della quale la procura di Salerno dimostra la sistematica
violazione di quel principio. Nessuna guerra, questa è disiniformacija, da
scrivere alla russa, messa in atto dalla maggior parte del giornalismo
italiano. De Magistris in tutte queste vicende è una vittima, un perseguitato,
oltre che un magistrato esemplare. O forse proprio perché magistrato esemplare.
Lui ha spiegato che non tornerà in magistratura. Mi sembra una posizione
esemplare, proprio come fu esemplare quella di Di Pietro che si dimise da
magistrato prima di entrare in politica. Già, ma su questo è tornato ad
accendersi il dibattito. Il vicepresidente del Csm, Nicola
Mancino, ha chiesto che «venga stabilito il divieto di rientrare nel mondo
giudiziario e garantita, a domanda, la mobilità nella pubblica
amministrazione», con ruolo diverso. «La pubblica amministrazione - ha spiegato
- recupera un patrimonio di esperienze e professionalità e la magistratura
perde un giudice divenuto parte». Da anni scrivo che un magistrato una
volta che si candidi per una carica politica dovrebbe uscire dalla magistratura.
Gli unici due magistrati che lo hanno fatto sono stati Di Pietro ieri e De
Magistris oggi. Evidentemente, Mancino considera questi due magistrati come
l'esempio che tutti gli altri dovrebbero seguire. Quello che invece mi sembra
censurabile nelle affermazioni di Mancino è la seconda parte, come se nella
pubblica amministrazione non ci fosse il dovere della imparzialità. Di Pietro
ieri ha annunciato anche il giornalista del Corriere della Sera Carlo Vulpio.
Ritiene soddisfacente il profilo che il leader dell'Idv sta dando alla lista
che presenterà alle europee? Non si fanno, ovviamente, valutazioni in blocco.
Ma anche la candidatura di Vulpio mi pare ottima. Se De Magistris incarna
perfettamente il magistrato-magistrato, Vulpio incarna perfettamente il
giornalista-giornalista, quello che ha come bussola il rispetto delle verità
dei fatti. Proprio per aver raccontato con scrupolo ed esattezza quanto
avveniva nell'ambito di quelle inchieste, quell'incarico gli è stato tolto dal
suo giornale, il Corriere della Sera. Noi su Micromega le vicende dei
magistrati-magistrati le abbiamo sempre raccontate come elementi del quotidiano
affossamento della democrazia italiana. Che persone così vadano in Europa sulla
spinta di un mare di voti di cittadini democratici - come mi auguro - avrà un
doppio valore perché aiuterà un'Europa disattenta a conoscere le macerie in cui
il regime di Berlusconi sta riducendo l'Italia. Sembra soddisfatto di come si
sta muovendo Di Pietro. Ma tra lei e il leader dell'Idv ultimamente qualcosa
era andato storto con il rifiuto della sua proposta elettorale. La proposta fu
avanzata a una tavola rotonda pubblica insieme ad Andrea Camilleri. Di Pietro
era sembrato molto disponibile. L'idea era che un settore della società civile
si autoorganizzasse e desse vita a una lista nuova insieme all'Idv. Poi, Di
Pietro ha detto che per lui questo era impossibile. Penso che sia un errore,
glielo ho ripetuto in tutti i modi perché, come dicono tutti i sondaggi, esiste
un settore di delusi dal Pd, quantificato da Ilvo Diamanti in 4 o 5 milioni di
elettori che non voteranno più Pd e che devono decidere se restare a casa o
votare altro. Quello che farà Di Pietro, che comunque è meritorio, convincerà
solo una parte di quegli elettori, purtroppo. E quindi dissiperà l'altra parte
del patrimonio potenziale. E quel patrimonio potenziale potrebbe tornare al
"nuovo" Pd di Franceschini? Il Pd di Franceschini è ancora il Pd di
D'Alema, Rutelli, Veltroni, Marini, e Binetti. Tanto è vero che su questo orrore
medioevale che è la legge Calabrò che ci toglie il diritto di decidere persino
sull'ultimo periodo della nostra vita, parte dei parlamentari del Pd voteranno
a favore o si asterranno e non verranno cacciati con disgusto dal partito.
Anzi, si parlerà di libertà di coscienza. Il fatto che sono bastate alcune
parole - ancora prive di riscontro nei fatti - non più subalterne alla logica
dell'inciucio per far risalire di 3 punti il Pd nei sondaggi è l'ennesima
dimostrazione che il centrosinistra potrebbe tornare a vincere se seguisse
proprio quella politica che inutilmente con Camilleri, Travaglio, Tabucchi da
anni su Micromega cerchiamo di esporre come l'unica politica democratica in
Italia. Anche con Di Pietro e De Magistris? Anche con Di Pietro e De Magistris,
ovviamente. 19/03/2009
( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì
19 Marzo 2009 Chiudi Accanto Luigi De Magistris, nel tondo il vicepresidente
del Csm Nicola Mancino
( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 19 Marzo
2009 Chiudi di MASSIMO MARTINELLI ROMA - Gli ultimi fuochi del caso De
Magistris incendiano i corridoi della procura di Roma. Dai quali, proprio ieri
che l'ex pm di Catanzaro annunciava di candidarsi alle prossime Europee con
l'Italia dei Valori, è trapelata la notizia della sua iscrizione nel registro
indagati. La coincidenza temporale è assolutamente casuale: ad indagare
formalmente Luigi De Magistris per i reati di abuso di ufficio e interruzione
di pubblico servizio era stata la stessa procura di Catanzaro molte settimane
fa, quando De Magistris non aveva ancora deciso di entrare in politica. Nei
giorni scorsi, però, quell'inchiesta che coinvolge lui e altri sette magistrati
di Salerno è arrivata alla procura di Roma, che è competente a giudicare i
presunti reati commessi dai magistrati di Napoli, dove appunto è applicato
adesso De Magistris. Ma il gioco impazzito delle competenze potrebbe far
viaggiare ancora questa inchiesta, almeno fino a Perugia, dove c'è la procura
competente a decidere sulle vicende processuali dei magistrati romani. E tutto
perché tra le sette toghe di Salerno indagate con De Magistris, ben due sono
state trasferite a Cassino e a Latina, cioè nel distretto giudiziario della
Corte di Appello di Roma. L'accusa dalla quale dovrà difendersi l'ex pm di
Catanzaro riguarda le oltre sessanta deposizioni da lui rese alla procura di
Salerno, in cui denunciava di essere vittima di una manovra dei suoi colleghi
di Catanzaro finalizzata ad emarginarlo e a delegittimare la sua indagine Why
Not. Come è noto, i magistrati salernitani diedero talmente credito alle sue
affermazioni da adottare una strategia investigativa senza precedenti nei
confronti della Procura Generale di Catanzaro, tale da suscitare persino la
perplessità del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che chiese informazioni
sulla vicenda. Il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, inviò infatti un
ordine di sequestro di oltre 1.400 pagine, infarcito di particolari
privatissimi sulla vita di persone nemmeno indagate, per ottenere la consegna
dell'intero fascicolo Why Not in originale, interrompendo di fatto il corso
delle indagini che la procura generale catanzarese stava portando avanti dopo
che De Magistris era stato sollevato dall'incarico. Anche
il Csm intervenne immediatamente sull'onda delle polemiche suscitate
dall'iniziativa giudiziaria, per la quale furono utilizzati oltre cento
carabinieri per le perquisizioni (in alcuni casi anche corporali) degli stessi
magistrati di Catanzaro. Tutti i contendenti furono convocati a Palazzo dei
Marescialli e molti di loro furono trasferiti di ufficio e di funzioni.
Lo stesso Csm, per bocca del vicepresidente Mancino, è intervenuto ieri a
proposito dell'ufficializzazione della candidatura di De Magistris, riportando
di attualità l'ormai antico tema della perduta imparzialità di un giudice nel
momento in cui diventa, o cerca di diventare, un uomo politico: «I magistrati
che scelgono la politica non dovrebbero più tornare in magistratura» ha detto
Mancino; e il presidente vicario dell'Udc alla Camera, Michele Vietti, si è
detto d'accordo «sulla necessità di disciplinare per legge, in modo rigoroso,
l'eventuale rientro dei magistrati che si impegnano in politica». Nessun
segnale, invece, dal vertice dell'Italia dei Valori, nella cui liste De
Magistris è candidato. E il cui leader, Antonio Di Pietro, conduce da sempre
una battaglia contro i parlamentari che sono indagati.
massimo.martinelli@ilmessaggero.it
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno - NAPOLI - sezione: NAPOLI - data: 2009-03-19 num: - pag: 7
categoria: REDAZIONALE Il libro di Battaglia «Mille Napoli» La Chiesa
s'interroga NAPOLI - La Chiesa di Napoli si interroga sui mali di Napoli, sui
tanti volti di una città ferita ma che chiede riscatto, una città che sente il
bisogno di essere osservata da una prospettiva diversa, quella degli ultimi,
attraverso uno sguardo attento che scenda tra la gente per tradurre in gesti
concreti gli insegnamenti del Vangelo. L'occasione per parlarne oggi alle 18
nel convento di San Lorenzo Maggiore per la presentazione del libro di don Gino
Battaglia: «Mille Napoli. La comunità di Sant'Egidio e la città», edito da
Guida, un volume che parla di Napoli e traccia un bilancio sulla presenza
trentennale della Comunità di Sant'Egidio in città. Al dibattito, promosso
dalla Comunità e dall'Ucsi Campania, oltre all'autore, interverranno il
cardinale Crescenzio Sepe che ha curato la prefazione del libro, Francesco
Paolo Casavola, presidente emerito della Corte
Costituzionale, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, il filosofo Aldo
Masullo, e Gennaro Matino, Vicario Episcopale per la Comunicazione della
Diocesi, coordinati da Donatella Trotta, presidente Ucsi Campania. «è un libro
che offre una visione particolare della città - spiega l'autore - e che spero
fornisca un'analisi diversa, che, partendo dai volti dei poveri, faccia
emergere nuove contraddizioni. Al dibattito di stasera, poi, vorrei che venisse
ribadita una speranza, un sogno da coltivare insieme alla Diocesi che ha
costituito con noi il Cedirec (Centro per il dialogo fra le religioni): che
Napoli ritrovi la sua vera anima di città accogliente e pacifica e che gli
episodi di intolleranza come quelli avvenuti a Ponticelli con la cacciata dei
rom e a piazza del Gesù con la recente aggressione del giovane etiope,
rimangano isolati. L'importante è non stare a guardare, lasciare passare questi
momenti senza reagire. Desideriamo mettere in comune la nostra esperienza
trentennale in città non per dire quello che facciamo, ma per condividere una
realtà che viene dalla conoscenza di zingari, disabili, anziani, bambini,
giovani». Elena Scarici
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno - BARI - sezione: BARI - data: 2009-03-19 num: - pag: 7 categoria:
REDAZIONALE Giustizia Situazione grave, gli avvocati accusano: udienze in
ritardo Giudici di pace, è caos: 27mila le cause pendenti Savino scrive ai
magistrati: «Rispettate gli orari» Il presidente del tribunale, Vito Savino,
annuncia ispezioni per verificare gli orari di inizio delle udienze BARI -
Ventisettemila cause pendenti, giudici in ritardo e avvocati in rivolta. Nelle
aule di udienza dei giudici di pace a Bari è caos. Giudici in ritardo Nel
palazzo del quartiere San Paolo i giudici di pace, stando alle lamentele degli
avvocati, non si fanno vivi prima delle 11 del mattino. Ai ritardi si aggiunge
la mole di contenziosi che cresce a dismisura. Eppure esiste da un anno un
protocollo delle udienze civili che sul rispetto degli orari parla chiaro: le
discussioni delle cause devono cominciare alle 9 e non oltre le 9.15. Il
presidente del tribunale, Vito Savino, ha avviato la sua "cura"
proprio dalla regolamentazione degli orari. Ma, denunciano oggi gli avvocati, i
magistrati che lavorano nel palazzo di viale Europa non sono puntuali. Non
arrivano prima delle 11 in aula e creano disagi ai difensori costretti a
rimanere per ore in attesa. Per questo Savino ha mandato una lettera di
richiamo ai 35 magistrati al quartiere San Paolo, dipendenti non direttamente
dal tribunale, ma dal Csm. Nella missiva il presidente
invita i suoi colleghi al rispetto rigoroso degli orari nelle udienze
mattutine, preannunciando una sua personale verifica nelle aule a caccia dei
ritardatari. «La necessità dei protocolli nasce proprio dal voler mettere
ordine nel tribunale - dichiara il magistrato - ed evitare che si crei
confusione. Contatterò anche il delegato del Csm - incalza Savino - per
rafforzare i controlli». Gli arretrati Altra questione fondamentale che
riguarda i giudici di pace sono gli arretrati: attualmente ci sono, secondo
l'Istat, 26.699 cause in attesa di giudizio nel distretto di Bari. La maggior
parte dei contenziosi che ingolfano l'attività del palazzo alla periferia della
città riguardano i ricorsi contro le multe. L'80% delle udienze verte infatti
su richieste di annullamento dei verbali della polizia municipale. Il carico di
arretrati mette in seria difficoltà lo smaltimento dei procedimenti in attesa
di giudizio. Stando alla fotografia scattata dall'Istat, il distretto barese
con quasi 27mila arretrati è tra i meno virtuosi d'Italia. La situazione non è
destinata a migliorare: basti pensare che nel 2008 sono sopravvenute altre
20.327 cause da discutere, di cui soltanto 8.786 si sono risolte con sentenza.
Il nuovo protocollo, per il civile entrato in vigore un anno fa dà anche
indicazioni sui limiti temporali entro i quali i procedimenti vanno chiusi.
Come si legge nel documento, i giudici sono tenuti a fissare l'udienza entro 60
giorni dalla presentazione del ricorso. Si tratta quindi di un'ulteriore
rimedio per velocizzare i tempi della giustizia barese, evidentemente ancora
troppo lenta. La sezione lavoro Nella sezione lavoro tuttavia qualcosa sta
cambiando in meglio. Con la recente introduzione di un protocollo ad hoc per i
lavoristi, avvocati, giudici e cancellieri stanno cominciando a prendere fiato.
In primis per la questione degli orari: nella sezione del palazzo di piazza De
Nicola le udienze partono in orario e anche i magistrati stanno seguendo una
linea virtuosa, anticipando ad esempio i rinvii delle udienze. Se prima passava
obbligatoriamente un anno tra la fissazione di un'udienza e un'altra,
dall'entrata del nuovo protocollo si riescono ad accorciare i tempi, anche di
sei mesi. L'obbligo inoltre di dare precedenza alle cause d'emergenza, come
licenziamenti e tutela della salute, si è rivelato un antidoto al male
dell'accumulo cronico. Così come l'incremento delle udienze che sono tredici in
più al mese per ogni magistrato. Valentina Marzo Una montagna di fascicoli: è
un'immagine dell'archivio del tribunale di Bari
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Cronaca Italiana
Pagina 112 La notizia nel giorno della candidatura con Di Pietro. Mancino
(Csm): mai più in toga Indagato De Magistris La notizia nel giorno della
candidatura con Di Pietro. Mancino (Csm): mai più in toga L'ex pm: «Accuse del
tutto infondate» --> L'ex pm: «Accuse del tutto infondate» Indagato per
abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio insieme a sette magistrati
di Salerno. L'ex pm: mai più con la toga. ROMA L'ex pm di Catanzaro Luigi De
Magistris è indagato dalla procura di Roma per concorso in abuso d'ufficio e
interruzione di pubblico servizio insieme a sette magistrati della procura di
Salerno, protagonisti dello scontro dei mesi scorsi con la procura generale di
Catanzaro. La notizia arriva proprio nel giorno in cui il leader dell'Italia
dei valori Antonio Di Pietro presenta alla stampa la candidatura del magistrato
alle prossime elezioni europee come indipendente nelle liste del suo partito.
Sono ipotesi di reato «del tutto infondate», reagisce il magistrato, spiegando
che non farà nessuna marcia indietro sulla sua discesa nel campo della
politica: «Non mi faccio condizionare da vicende che non hanno alcun fondamento».
In mattinata aveva dovuto rispondere anche al vice presidente del Csm Nicola
Mancino, che aveva auspicato un intervento legislativo per vietare ai
magistrati che, come lui, scelgono la politica di tornare a fine mandato a
indossare la toga: «La mia è una scelta irreversibile, anche qualora non
dovessi essere eletto», aveva assicurato. E lo stesso Di Pietro aveva
rilanciato: «De Magistris si dimetterà dalla magistratura subito dopo le
elezioni, lo assicuro. Anche lui, come me, pensa che sia una strada senza
ritorno una volta che da magistrato si passa alla politica». L'inchiesta che
vede De Magistris indagato è partita dalla procura generale di Catanzaro e si
iscrive nello scontro con la procura di Salerno, giocato proprio sulle
inchieste avocate all'ex pm. Al clamoroso sequestro del fascicolo Why not, i pm
di Catanzaro reagirono con il contro-sequestro degli atti e mettendo sotto
inchiesta gli stessi colleghi campani che li avevano indagati. Gli atti che
riguardano De Magistris e i pm salernitani sono poi arrivati a Roma nello
scorso mese di febbraio per competenza territoriale, in quanto l'ex pm è ora
giudice al Tribunale del riesame di Napoli. Ma è possibile un ulteriore
trasferimento a Perugia, visto che due dei sostituti di Salerno indagati sono
stati intanto trasferiti dalla sezione disciplinare del Csm nel distretto della
Corte d'appello di Roma. «La vicenda rientra nelle plurime, reiterate,
infondate segnalazioni di reato che provengono dai magistrati di Catanzaro,
indagati per fatti gravissimi dalla Procura di Salerno» liquida la faccenda De
Magistris che fa notare la coincidenza tra la notizia dell'indagine e la
presentazione della sua candidatura. E il suo legale Stefano Montone ritiene
«ridicola» e «paradossale» la «tesi proposta dalla magistratura catanzarese,
che De Magistris possa essere stato l'ispiratore, oltre che l'istigatore, delle
attività giudiziarie dell'intera procura di Salerno». Un altro fronte caldo per
il magistrato era stato aperto in mattinata da Mancino, che votando con tutto il
plenum del Csm la concessione dell'aspettativa all'ex pm, essenziale per la sua
candidatura alle europee, aveva tuttavia auspicato un intervento del
legislatore: «una volta candidato, il giudice ammette d'essere divenuto parte,
non fosse altro perchè si è schierato con una forza politica»; per questo
«venga stabilito il divieto di rientrare nell'Ordine Giudiziario, e venga
garantita, a domanda, la mobilità nella Pubblica Amministrazione».
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno - CASERTA - sezione: 1PAGINA - data: 2009-03-19 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE LA CANDIDATURA DE MAGISTRIS IMPARZIALITA' PERDUTA di
LUIGI LABRUNA «N essuno scandalo: candidarsi è un diritto di tutti»: questo il
commento di un suo collega all'annuncio del giudice napoletano De Magistris di
aver scelto la politica «con la P maiuscola» e di candidarsi alle elezioni
europee nelle liste di Di Pietro. Non tutti hanno reagito allo stesso modo.
Perplessi non pochi: «le candidature dovrebbero essere fatte sulla base delle
competenze e delle esperienze, non della notorietà del momento »; «i giudici
non possono far politica, ma di fatto, talvolta vanno in parlamento perché la
loro attività giudiziaria viene percepita come “politica”». Critici altri
(soprattutto i politici): «così si alimenta il sospetto che la Giustizia possa
essere applicata al disegno di qualcuno»; «è la dimostrazione di come alcuni
magistrati usino la toga solo per fare carriera politica. Magari ora gli serve
anche l'immunità...». Già solo queste reazioni dovrebbero far meditare (e
molto) quanti hanno a cuore davvero il prestigio, l'indipendenza e l'imparzialità
della magistratura sulla necessità — più volte sottolineata dalla stessa
Associazione nazionale magistrati — della adozione di norme «che evitino il
rischio che l'esercizio delle funzioni giudiziarie costituisca o possa essere
interpretato come una possibile forma di captatio benevolentiae degli elettori
e circondino di opportune garanzie il rientro in magistratura dei non eletti e
dei magistrati che cessano dal mandato rappresentativo ». Lo si doveva e lo si
poteva fare da tempo. L'articolo 51 della Costituzione infatti stabilisce che
tutti i cittadini possono accedere alle cariche elettive in condizioni di
eguaglianza ma precisa pure che ciò deve avvenire «secondo i requisiti
stabiliti dalla legge». E se è vero — come sempre l'Anm ha ribadito — che non
sarebbe utile escludere pregiudizialmente dal Parlamento (nazionale ed europeo)
i magistrati, «portatori di competenze e di esperienze professionali non meno
preziose di quelle di altri tecnici del diritto, professori universitari e
avvocati », è pur vero che le norme vigenti palesemente non bastano più. Anche
lo stabilire che in caso di mancata elezione o alla cessazione della carica il
giudice o il pm non possa tornare a fare il magistrato nel distretto
d'appartenenza, alla luce di tutto quanto si è verificato negli ultimi anni
appare ormai insufficiente. Lo ha detto finalmente chiaro
chiaro ieri al Csm, nel concedere l'aspettativa a De Magistris, il
vicepresidente Mancino. Col semplice fatto di candidarsi, il giudice «ammette
d'essere divenuto di parte, non fosse altro perché si è schierato con una forza
politica ». Se lo fa, gli sia garantita in caso di insuccesso elettorale o alla
fine del mandato, a domanda, la mobilità nella pubblica amministrazione,
ma non gli sia consentito di tornare di nuovo nell'ordine giudiziario.
L'immagine di imparzialità perduta o solo messa in discussione non si recupera
spostandosi semplicemente in altra sede. è così. Ci riflettano soprattutto i
tanti magistrati che fanno con impegno civico inesausto, equilibrio, riserbo,
dignità il loro delicatissimo mestiere. Essenziale per la democrazia.
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno - SALERNO - sezione: 1PAGINA - data: 2009-03-19 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE Caso De Magistris Nell'inchiesta finiscono anche Nuzzi e
Verasani I pm romani indagano Apicella La procura di Roma, nell'ambito del caso
De Magistris, ha indagato il procuratore capo Luigi Apicella e i pm salernitani
Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani, Antonio Centore, Roberto Penna e Vincenzo
Senatore. Nell'inchiesta è coinvolto anche l'ex magistrato
di Catanzaro che avrebbe, secondo gli inquirenti romani, condizionato l'operato
della procura di Salerno. Intanto, ieri pomeriggio, il vicepresidente del Csm
Nicola Mancino ha confermato il suo voto favorevole alla nomina di Franco
Roberti a capo dei pm di Salerno. A PAGINA 9 Cappetta Procuratore Luigi
Apicella
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno - SALERNO - sezione: SALERNO - data: 2009-03-19 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE Scontro tra toghe Mancino: «Roberti sistemerà la procura
di Salerno» Apicella, Nuzzi e Verasani indagati anche a Roma Caso De Magistris,
nuova inchiesta nella Capitale Oltre all'ex procuratore capo e ai due pm, sono
stati chiamati in causa anche i magistrati Penna, Senatore e Centore SALERNO —
Sarà la Procura di Roma ad indagare sui sette magistrati salernitani,
protagonisti della guerra tra toghe, accusati di abuso d'ufficio e interruzione
di pubblico servizio, dopo il sequestro del fascicolo Why Not e le
perquisizioni effettuate a dicembre scorso negli uffici e nelle abitazioni dei
colleghi calabresi. I nomi dell'ex procuratore capo del Tribunale di Salerno,
Luigi Apicella (sospeso dalle funzioni di magistrato dal
Csm) e dei sostituti procuratori Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani (titolari
delle indagini sul caso De Magistris e trasferiti una a Latina e l'altro a
Cassino) compaiono sul registro degli indagati della procura capitolina.
Insieme a quelli di Roberto Penna, Patrizia Gambardella, Vincenzo Senatore e
Antonio Centore. I pm romani hanno messo sotto inchiesta anche l'ex pm
di Catanzaro, Luigi De Magi-stris, attualmente magistrato giudicante presso il
Tribunale del riesame di Napoli, accusato di concorso in abuso d'ufficio e
interruzione di pubblico servizio. Ma le indagini potrebbero subire
un'ulteriore ritardo. E il fascicolo potrebbe essere trasferito a Perugia. I
due pm salernitani, Nuzzi e Verasani, a fine mese, infatti, dovranno
abbandonare i loro uffici del palazzo di giustizia di Corso Garibaldi per
raggiungere le nuove sedi assegnate loro da palazzo dei Marescialli, contro la
propria volontà (dal momento che avevano chiesto alla terza sezione del
tribunale delle toghe di restare in Campania, una a Napoli e l'altro a
Benevento). Sia il Tribunale di Latina che quello di Benevento, dove i
magistrati non potranno più svolgere la funzione requirente, rientrano nel
distretto di Corte d'Appello di Roma. Di conseguenza, anche la procura
capitolina dovrà dichiararsi incompetente. «Tutta questa storia — commenta il
difensore dei sette pm salernitani, Francesco Saverio Dambrosio — conferma che
molte decisioni importanti e delicate di una vicenda davvero singolare non sono
state del tutto impermeabili alla pressione mediatica e all'ansia istituzionale
di dover dare risposte rapide, quali che esse fossero», mentre la difesa di De
Magistris, rappresentata dall'avvocato Stefano Montone, cerca già di smontare
le accuse. «Pensare che De Magistris abbia strumentalizzato un intero ufficio
di procura, come quello di Salerno — controbatte il legale - per piegarlo ai
suoi desideri mi pare davvero un'accusa ridicola, oltre che infondata ».
Intanto sul futuro della procura di Salerno è intervenuto anche il
vicepresidente del Csm, Nicola Mancino. «C'è la necessità di assicurare ordine
e tranquillità a questa procura che è un importante ufficio giudiziario» ha
detto Mancino nell'annunciare il suo voto favorevole alla nomina di Franco
Roberti al posto lasciato da Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni dopo lo
scontro con la procura generale di Catanzaro. Dopo avere messo in risalto «le
eccezionali qualità professionali» del magistrato scelto, Mancino ha rivolto a
Roberti gli auguri di buon lavoro. Angela Cappetta Il procuratore al passo
d'addio Il procuratore capo Luigi Apicella è stato sospeso dall'incarico dal
Csm dopo le polemiche che hanno seguito lo scontro tra le procure di Salerno e
Catanzaro La difesa «Molte decisioni non sono state impermeabili alla pressione
mediatica» ha detto l'avvocato Dambrosio
( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-19 num: - pag: 1 autore: di
PIERO OSTELLINO categoria: REDAZIONALE DE MAGISTRIS E I MAGISTRATI IN POLITICA
QUEI VASI COMUNICANTI U n altro magistrato, Luigi De Magistris, ha deciso di
entrare in politica, presentandosi nelle liste di un altro magistrato entrato
in politica, Antonio Di Pietro. De Magistris ha dichiarato che la sua scelta è
«irreversibile ». Ma il vicepresidente del Csm Mancino
aveva già esortato i magistrati che fanno il loro ingresso in politica a «non
tornare alla toga». Negli ultimi anni ci sono stati infatti troppi episodi di
andirivieni tra magistratura e politica: da Pierluigi Onorato, tornato in
Cassazione dopo anni di vita parlamentare, a Giuseppe Ayala; da
Salvatore Senese in lizza per il posto di Procuratore generale della Cassazione
dopo un'intensa attività politica, ad Adriano Sansa, che ha ripreso la sua
attività di magistrato a Genova dopo essere stato sindaco di questa città. Un
sistema di vasi comunicanti tra magistratura e politica che allarma Mancino,
comprensibilmente preoccupato dell'immagine «di parte» che questo giro
vorticoso di andata a ritorno produce. E avrebbe scandalizzato Montesquieu, per
il quale il potere giudiziario doveva essere «invisibile e nullo», in quanto i
giudici altro non avrebbero dovuto essere «se non la bocca che pronuncia le
parole della legge». E avrebbe indotto Benjamin Constant a invocare un «potere
neutro», che intervenisse per rimettere in riga i tre poteri dello Stato
legislativo, esecutivo e giudiziario, entrati, da tempo, in conflitto fra loro.
Ma questa commistione fra politica e magistratura — che ha trasformato la
seconda in supplenza della prima, secondo il togliattiano «viaggio attraverso
le istituzioni», versione repubblicana della gramsciana «conquista delle
casematte» della società civile e dello Stato — viene da lontano. Sta in una
rilettura deformata e illiberale del secondo comma dell'articolo 3 della
Costituzione: «E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e
sociale del Paese». Da questo generico principio programmatico — che dice
troppo o troppo poco, o forse non dice proprio nulla, secondo quanto don Sturzo
aveva scritto, ai tempi della Costituente, di certi articoli della Costituzione
— in alcuni settori della magistratura si è fatta largo la legittimazione di
una «funzione creativa e progressista » del Diritto; che non si ripromette,
come dovrebbe, di applicare la legge, ma di «fare giustizia »; di raddrizzare
«il legno storto dell'umanità». Non deve essere il diritto — per dirla con Kant
— che si piega alla politica, bensì la politica al diritto. Mentre i magistrati
che scelgono un partito sembra che vogliano fare della politica una
prosecuzione con altri mezzi del loro diritto «creativo e progressista». Ma ci
sono «emeriti» costituzionalisti che hanno detto che, dal 1948 — vittoria
elettorale della Dc sul Fronte popolare — l'Italia ha smesso di essere quella
scritta nella Costituzione. E ce ne sono altri che hanno sostenuto che il
principio di legalità è espressione del dominio borghese. Italia, Patria del
Rovescio; non del Diritto. postellino@corriere.it
( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2009-03-19 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE Porte girevoli Bobbio, Nitto Palma e Centaro: serve la legge per
uno «scivolo» nell'Avvocatura Andata e ritorno tra Parlamento e Tribunale
Ayala: ho dovuto. Onorato: il problema non c'è ROMA — L'esperienza parlamentare
arricchisce professionalmente o marchia per sempre l'immagine di indipendenza
del magistrato che poi tornerà ad indossare la toga? Il
dibattito ora viene rinvigorito dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che
chiede al legislatore di introdurre un divieto per il «viaggio di ritorno »,
dalla politica alla magistratura. Al Csm questa è una proposta condivisa da
molti e soprattutto dal togato Giuseppe Berruti di Unicost: tuttavia, ad
ascoltare i giudici che sono tornati sui loro passi, emergono anche
ragioni di segno opposto. Un caso di scuola è quello di Pierluigi Onorato, ora
presidente di sezione in Cassazione (nominato all'unanimità dal Csm), che è
stato per 13 anni in Parlamento come indipendente eletto prima nel Pci poi nel
Pds e nei Ds. Spiega il presidente Onorato: «Questa esperienza mi è servita per
tornare a fare il giudice con la consapevolezza dei limiti della
giurisdizione...Perché un rischio del magistrato è quello di debordare dal suo
ruolo per invadere la sfera politica. E questo sul piano personale mi ha
giovato perché i colleghi, quando sono tornato in Cassazione, me lo hanno
riconosciuto». Nessun rischio di apparire poco indipendente, dunque? Certo,
argomenta Onorato, «il giudice che ha fatto politica può fornire di sé
un'immagine poco tranquillizzante, e questo lo capisco, ma bisogna distinguere
da caso a caso. Io ritengo di aver svolto l'attività parlamentare conservando
sempre uno stile istituzionale, senza cedere alle tentazioni della lotta
ideologica». Nessun dubbio anche quando il giudice Onorato si è trovato in
Cassazione a trattare uno dei processi a carico del senatore Marcello Dell'Utri
(ora Pdl) e per questo è stato messo in croce dal centro destra? «Lo scontro
con Dell'Utri, che io ho querelato per diffamazione, va avanti davanti alla
Corte europea per i diritti dell'uomo perché è stato paralizzato in Italia dalla
delibera di insindacabilità del Senato contro al mia azione penale per
diffamazione...». Per Onorato, dunque, la partita con Dell'Utri non è mica
finita. E' pragmatico l'approccio di Giuseppe Ayala, eletto al Senato per il
centro sinistra fino alla XV legislatura, rientrato in ruolo come giudice della
corte di appello dell'Aquila: «Sono d'accordo con Mancino. Però io sono dovuto
rientrare in magistratura perché mi mancava un anno e mezzo di contributi,
scegliendo una sede a "riflettori spenti" nella quale mi piace
lavorare e dove resto anche se adesso potrei andare in pensione». Alcuni anni
fa, segnala Ayala, la Camera approvò un testo che prevedeva il collocamento
degli ex parlamentari-magistrati all'Avvocatura dello Stato o nella
magistratura amministrativa: «Il testo, mai passato in Senato, andrebbe
ripreso». Luigi Bobbio, ex pm di Napoli eletto al Senato per An nella XIV
legislatura, ora è capo di gabinetto del ministro Meloni ma continua a
mantenere l'aspettativa da magistrato. Anche lui per motivi contributivi:
«Mancino ha ragione e gli va dato atto di una grande sensibilità istituzionale
». Concordano con Mancino anche Francesco Nitto Palma (ex pm ora
sottosegretario all'Interno del Pdl) e il senatore Roberto Centaro (Pdl, anche
lui ex magistrato) che, al pari di Ayala e Bobbio, rimpiangono la legge mai
approvata sullo scivolo, più che decoroso, all'Avvocatura dello Stato. C'è
infine il caso raro di Vito D'Ambrosio, governatore delle Marche dal '95 al
2005 per il centrosinistra: «Sono tornato in Cassazione con la stessa
qualifica. E poi distinguerei tra attività parlamentare e attività
amministrativa negli enti locali...». Per dirla però con il giudice Fausto
Materia, segretario di Unicost, «un magistrato che crede fino in fondo nel suo
lavoro non dovrebbe mai pensare di entrare in politica». Dino Martirano
Vicepresidente Csm Nicola Mancino
( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2009-03-19 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Verso le Europee Via libera del Csm
all'ex pm di Catanzaro, in campo con Di Pietro: anche se non eletto non tornerò
magistrato De Magistris in politica: dico addio alla toga La Procura di Roma lo
indaga per l'inchiesta «Why Not». Mancino: giusto il divieto di rientro Il
leader Idv: dimettersi? Quello che per altri è un principio generico per
noi è la regola. Cascini (Anm): sia una scelta personale ROMA — Lo aveva
auspicato in mattinata il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: per i
magistrati come Luigi De Magistris che si candidano «sarebbe preferibile il
divieto di rientrare nell'ordine giudiziario». In poche ore il doppio colpo di
scena. Prima la rassicurazione di De Magistris, neocandidato come indipendente
nelle liste del-l'Italia dei Valori: «Non tornerò più in magistratura anche
qualora non fossi eletto». Poi la notizia dell'iscrizione dell'ex pm nel
registro degli indagati della procura di Roma: per la vecchia indagine nata a
Catanzaro a seguito del sequestro degli atti di Why Not ordinata dai magistrati
di Salerno, (anch'essi indagati) per verificare le accuse di insabbiamento
lanciate dal giudice. Da oggi, dunque, De Magistris è in aspettativa. Il plenum
del Csm ha dato il via libera. Con il placet di Mancino, che proprio prima di
esprimere il voto, ha aperto la riflessione: candidatura «legittima (chi può
comprimere l'elettorato passivo?) » che tuttavia dovrebbe essere irreversibile.
Agli ex magi-strati, per Mancino, si potrebbe garantire un posto nella Pubblica
amministrazione «che recupera un patrimonio di esperienze e la magistratura
perde un giudice divenuto parte». Il segretario Anm, Giuseppe Cascini, ha
definito «legittima» l'opinione di Mancino, ma ha spiegato che i rientri «sono
scelte personali ». «Quello che per altri è un principio generico per noi è la
regola» ha detto poco dopo Antonio Di Pietro, presentando De Magistris e gli
altri neocandidati, Carlo Vulpio del Corriere della Sera e Sonia Alfano, figlia
di Giuseppe Alfano, giornalista siciliano ucciso dalla mafia. L'ultima
inchiesta di cui dovrà occuparsi De Magistris, dunque, sarà quella su di lui.
La stessa che dalla procura generale di Catanzaro è giunta a Roma per
competenza, giacché De Magistris è stato trasferito dal Csm a Napoli come
giudice del riesame. Ma potrebbe essere solo la prima tappa di un iter che
condurrà gli atti a Perugia. Le ipotesi di reato sono concorso in abuso
d'ufficio e interruzione di pubblico servizio. Accuse, secondo De Magistris,
che «rientrano nelle plurime, reiterate, infondate segnalazioni di reato che
provengono dai magistrati di Catanzaro, indagati per fatti gravissimi dalla
Procura di Salerno ». Andò più o meno così. De Magistris, verificando
l'esistenza di comitato di affari politico- massone, indagò anche sull'ex
premier Romano Prodi e l'ex Guardasigilli Clemente Mastella. Si scatenò una
bufera di polemiche, ispezioni dello stesso ministero della Giustizia e
procedimenti contro il pm. Il Csm trasferì De Magistris a Napoli e lui denunciò
il «complotto » in una sessantina di deposizioni a Salerno: procura competente
per i reati compiuti dagli ex colleghi catanzaresi di De Magistris accusati
anche di corruzione in atti giudiziari. Il pm Nuzzi richiese e poi sequestrò
gli atti di Why not. Ma la procura di Catanzaro controsequestrò le carte. Si
parlò di guerra tra procure. Intervenne il capo dello Stato. E il Csm trasferì
entrambi i procuratori. Intanto però l'ex pm e i sette colleghi di Salerno che
si erano occupati dell'indagine erano finiti sotto indagine per «la falsa tesi
del complotto ai suoi danni» e per il sequestro delle carte che avrebbe
impedito il lavoro dei pm di Catanzaro. Poi i trasferimenti, ultimi quelli a
Latina dei pm salernitani Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi. A causa loro
l'inchiesta, per competenza, dovrà finire a Perugia. Virginia Piccolillo
Europee Antonio Di Pietro con Luigi De Magistris ieri alla presentazione della
candidatura del magistrato napoletano
( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del
19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
RAVENNA CRONACA pag.
5 Mariella Mantovani capogruppo al posto di Fiocchi CIRCOSCRIZIONE DEL MARE
STAFFETTA' NEL PARTITO DEMOCRATICO PER TENTARE DI RIDURRE LA CONFLITTUALITA' UN
DEBITO di oltre mezzo milione di euro. E' quello che grava
sulle società territoriali Hera di Ravenna e di Faenza dal momento in cui la
Corte costituzionale ha
dichiarato illegittime le norme in base alle quali la società, come le altre
gemelle' che si occupano di ciclo idrico integrato, ha incassato la tariffa sul
servizio di depurazione anche da quegli utenti che non sono allacciati a
sistemi di trattamento delle acque. Ovviamente il provvedimento,
diventato efficace a metà di ottobre dello scorso anno, si applica anche in
provincia di Ravenna. Sulla base degli approfondimenti condotti dall'Agenzia
d'ambito per i servizi pubblici, nel nostro territorio i sistemi di depurazione
coprono il 97 per cento delle utenze. Il censimento' realizzato negli ultimi
quattro mesi ha accertato che sono 5708 gli utenti non allacciati ai sistemi di
depurazione. Per effetto della sentenza della Corte costituzionale,
sono gli stessi che hanno diritto a ricevere il rimborso da Hera per aver
versato una tariffa non dovuta. Secondo i calcoli della stessa Ato provinciale,
il credito globale vantato dagli utenti è di 513mila euro: in sostanza ogni
famiglia ha maturato un credito medio di 90 euro. IL PROBLEMA è stato sollevato
in consiglio provinciale da un'interpellanza del capogruppo di Forza Italia,
Vincenzo Galassini, che ha sollecitato l'Agenzia a disporre che Hera, diventata
morosa', regolarizzi la situazione con i suoi utenti, restituendo quanto
incassato senza averne titolo. Occorre precisare che l'azienda si era in
qualche modo attivata, inviando una lettera agli oltre cinquemila creditori'
segnalando che avevano la possibilità di fare domanda per ottenere il rimborso.
IN REALTA' la situazione si è modificata per effetto della legge 13 del 2009
approvata dal parlamento a febbraio su proposta del Governo Berlusconi.
L'articolo 8 stabilisce che anche solo gli oneri sostenuti dalle aziende
multiservizi per la progettazione di sistemi di depurazione «costituiscono una
componente vincolata della tariffa». In sostanza il servizio va pagato anche
nel caso in cui, pur non essendo presente l'impianto, si stia provvedendo alla
sua progettazione. «LA NORMA voluta dal Governo Berlusconi polemizza
l'assessore all'ambiente Andrea Mengozzi ha due conseguenze negative. La prima
è che aumenta la confusione su chi debba pagare e chi no, e a partire da
quando, invece di far chiarezza sulla questione. L'altra è che, adesso che si
stava per procedere ai rimborsi, l'intervento blocca tutto e costringe a procedere
a un'ulteriore verifica di chi si trova in una certa situazione e chi no. Ora
stiamo verificando quanti dei 5.708 utenti vivono in zone oggetto di avvio di
procedure di progettazione' e quanti no, per individuare coloro i quali devono
vedersi restituite le somme versate». CE N'E' anche per Hera. Secondo
l'assessore, infatti, «non è legittimo ipotizzare che siano gli utenti a dover
richiedere la sospensione dell'applicazione della quota di depurazione». Così
l'Agenzia d'ambito ha già scritto all'azienda invitandola a disporsi al
rimborso automatico della quota di tariffa non dovuta «senza che gli
interessati debbano inoltrare alcuna specifica richiesta». Bisognerà però
aspettare le verifiche sulla presenza di progetti o meno, ed è un lavoro che, secondo
Mengozzi, richiederà almeno tre mesi. Intanto Galassini si è dichiarato
soddisfatto della risposta ricevuta in consiglio. Image: 20090319/foto/8451.jpg
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMA PAGINA
19-03-2009 GIUSTIZIA De Magistris indagato a Roma ROMA II L'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris è indagato per le ipotesi
di reato di concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio.
Intanto, il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, sottolinea che i magistrati
che scelgono la politica non dovrebbero più tornare in magistratura. De
Magistris si candida nelle liste di Di Pietro per le prossime elezioni europee.
PAG. 4
( da "Giorno, Il (Milano)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
POLITICA pag. 11
Guerra tra procure Indagato De Magistris Mancino: «La toga che va in politica
non torni indietro» di BEATRICE BERTUCCIOLI ROMA VIA LIBERA
del Csm all'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. Come da lui richiesto,
viene messo in aspettativa e potrà quindi candidarsi alle Europee, come
indipendente, nell'Idv. Ma il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, auspica
che chi sceglie di lasciare la magistratura per un incarico politico, poi non
torni ad indossare la toga. Non accadrà, assicura De Magistris, che si è
saputo ieri è stato iscritto, con sette pm di Salerno, nel registro degli
indagati della procura di Roma per le ipotesi di reato di concorso in abuso
d'ufficio e interruzione di pubblico servizio. Secondo l'accusa, con le sue
deposizioni, circa 60, fatte ai pm salernitani che avevano messo sotto
inchiesta i colleghi di Catanzaro, avrebbe ispirato «la falsa tesi del
complotto ai suoi danni». Ma De Magistris respinge l'accusa di essersi
candidato per mettersi al riparo dalle indagini a suo carico. «Prendo atto che
la notizia esce proprio il giorno in cui viene presentata la mia candidatura
replica deciso ma sono abituato a questo e altro». E precisa: «Ritengo si
tratti di un'iscrizione dovuta, e l'ipotesi di reato è del tutto infondata». «Ridicola»
aggiunge il suo avvocato Stefano Montone. «Rispettiamo la procura ma andiamo
avanti» commenta Di Pietro. Un altro fronte caldo per l'ex pm oggi in servizio
al tribunale del Riesame di Napoli è quello aperto da Mancino: «Una volta
candidato il giudice ammette d'essere divenuto parte spiega . Per questo è bene
che venga stabilito il divieto di rientrare nell'ordine giudiziario e venga
garantita, a domanda, la mobilità nella pubblica amministrazione». Ma De
Magistris assicura che, eletto o meno, non tornerà in magistratura. «E' una
scelta di vita, una scelta irreversibile», ha detto il magistrato noto per le
inchieste Poseidon' e Why not'. Sognava di fare il pm, ha aggiunto, e la sua
decisione, oggi, rappresenta «una sorta di sconfitta della magistratura». «Il
momento discriminante continua è stato il trasferimento ingiusto dei magistrati
di Salerno». Perché in quel momento ha «capito che non si vuole la verità». E
ANCHE il leader Idv, Di Pietro, pure lui ex pm, assicura: non esiste una legge
che lo impone ma De Magistris non tornerà, comunque, in magistratura. Mentre
per il leghista ed ex Guardasigilli, Castelli «la candidatura di De Magistris
dà un grave colpo alla credibilità delle sue inchieste», l'Anm non prende
posizione circa un eventuale rietro in magistratura dopo un'esperienza
politica. «Si tratta dichiara il segretario Giuseppe Cascini di scelte
personali».
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
BOLOGNA PRIMO PIANO
pag. 7 Procura off limits per i giornalisti FNSI: «LESA LA LIBERTA' DI STAMPA»
IL CORRIERE della Sera e il Corriere di Bologna pubblicano alcuni articoli che
parlano di «fascicoli dimenticati» dalla procura e il procuratore reggente
Silverio Piro vieta il palazzo ai cronisti. E se anche l'ultima notizia apparsa
sulla cronaca nazionale del quotidiano milanese viene smentita dalla procura e
nel dispositivo che di fatto vieta l'accesso ai cronisti giudiziari non vi è
alcuna correlazione con la pubblicazione di quegli articoli o con i malumori
dello stesso Piro registrati nei giorni scorsi dopo le critiche alla sentenza
per lo stupro di via Mattei, certo è che l'effetto non cambia. Ai giornalisti
delle testate locali ieri è stato impedito l'accesso ai tre piani del palazzo
di vetro' anche negli orari d'apertura al pubblico. Da qui la risposta «stupita
e preoccupata» della Federazione nazionale della stampa, dell'Associazione
stampa dell'Emilia Romagna e dell'Ordine dei giornalisti per un diritto, quello
di cronaca e in particolare quella giudiziaria che «già rischia di essere
cancellato al disegno di legge Alfano». «Stupore si legge nel comunicato perchè
questa mattina (ieri per chi legge ndr) ai giornalisti è stato impedito
l'accesso negli uffici della Procura senza alcuna motivazione. E nell'auspicare
che si tratti solo di un equivoco e che ogni cosa si chiarisca al più presto,
sindacato e ordine sottolineano con rammarico come ancora una volta venga
ostacolato il diritto dei colleghi a svolgere il proprio lavoro e il diritto
dei lettori a essere correttamente informati. Simili comportamenti sono lesivi
della libertà di stampa e della democrazia». «Non penso che
si debbano chiudere le porte in faccia ai giornalisti è il parere della
presidente dell'Anm dell'Emilia Romagna, Rossella Poggioli ma è difficile
trovare un equilibrio tra le legittime richieste della stampa e le esigenze di
segretezza dei pm. Vi sono inoltre precise volontà del legislatore e precise
indicazioni del Csm». Emanuela Naldi
( da "marketpress.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 19 Marzo
2009 SALUTE, ASSESSORE LIGURE MONTALDO: "AL TAR NON SPETTA SCEGLIERE I
MODELLI CLINICI" Genova, 19 Marzo 2009 - "Non spetta al tribunale
amministrativo regionale scegliere un modello clinico o un altro, la
deaziendalizzazione dell´ospedale Santa Corona di Pietra Ligure è stata
approvata dal tavolo di monitoraggio dei Ministeri della Salute e delle Finanze
e dal Governo, ed è stata valutata opportuna dal punto di vista strutturale e del
rispetto dei livelli di assistenza". Lo ha detto l´assessore regionale
alla Salute, Claudio Montaldo rispondendo il 17 marzo alle minoranze in
consiglio regionale in merito alla recente sentenza del Tar ligure contro lo
stralcio del piano socio-sanitario relativo all´accorpamento alla Asl 2
Savonese dell´ospedale Santa Corona di Pietra ligure. "Noi riteniamo - ha
detto Montaldo - che il consiglio regionale abbia agito in piena legittimità e
scegliendo in modo conforme alla legislazione che questa assemblea si è data
come la legge 41 del dicembre 2006 che prevede che il consiglio regionale, su
proposta della Giunta, possa istituire o sopprimere aziende, definire le loro
dimensioni e missioni". "Noi siamo già reduci da una vicenda un po´
bizzarra, giunta fino alla corte costituzionale: nel 2007 il Tar della
Liguria ha annullato un provvedimento che la Giunta aveva assunto per definire
le modalità di consumo dei farmaci protettori gastrici, quindi abbiamo inserito
la norma in una legge che è stata impugnata dalle aziende farmaceutiche, infine
la corte costituzione ci ha
confermato che potevamo farlo a dimostrazione che si è trattato di una
grave svista del Tar". Per quanto riguarda la deaziendalizzazione del
Santa Corona l´assessore alla Salute ha sottolineato come " abbiamo
discusso a lungo sul provvedimento e sulla portata di tale misura, l´allora
direttore generale del Santa Corona, Neirotti formulò un´ipotesi di 4 milioni
di euro di riduzione di costi a seguito dell´integrazione dei servizi
diagnostici, dei servizi tecnici e amministrativi, dei premi assicurativi.
Pertanto è stata una scelta motivata da ragioni economiche oltre che
strutturali. Oggi se confrontiamo i costi omogenei abbiamo avuto un risparmio
nel 2008 di 1 milione di euro e la previsione di un risparmio nel 2009 di 2,6
milioni". "A questo - ha continuato Montaldo - si deve aggiungere
l´elemento della validità assistenziale che è stato sempre rispettato e che ha
portato a nuovi servizi e ad un miglioramento dell´assistenza grazie ad una
migliore integrazione ospedale-territorio". "Risulta contraddittorio,
a questo punto - ha concluso Montaldo - invocare una riduzione degli sprechi e
poi voler ripristinare ciò che si è smantellato per questo abbiamo fatto
ricorso al consiglio di stato, perché una situazione di incertezza sarebbe
lesiva dell´organizzazione sanitaria". "Per quanto riguarda poi la
richiesta di ritiro del piano sanitario - ha aggiunto l´assessore - che il Tar
non mette in discussione, si tratta di una richiesta poco responsabile perché
noi abbiamo ereditato una situazione drammatica dal punto di vista dei conti
sanitari, con 300 milioni di disavanzo l´anno, abbiamo ripianato 851 milioni in
tre anni e portato in equilibrio i conti del 2007-2008 certificati dal tavolo di
monitoraggio e dallo stesso Governo. Misure che hanno consentito di ridurre le
tasse". . <<BACK
( da "marketpress.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 19 Marzo
2009 FVG: IMPEGNARE RISORSE E PAGARE VELOCEMENTE Trieste, 19 marzo 2009 -
"E´ fondamentale impegnare, e poi pagare velocemente, le risorse stanziate
a bilancio" Nel dibattito sulla crisi in Friuli Venezia Giulia interviene
anche il capogruppo di Italia dei Valori-cittadini Piero Colussi. "Un atto
politico importante - dice giudicando la mozione presentata dal Pd e pone
l´attenzione su due aspetti. Uno dei principali indicatori di efficienza dell´Amministrazione
regionale è rappresentato dalla capacità di impegnare, e poi pagare
velocemente, le risorse stanziate a bilancio. Bisogna essere certi che questo
avvenga. Se così non fosse, come accade ad esempio nel caso della social card,
è necessario che vengano disposte immediate variazioni di bilancio. "Sulla
questione delle risorse derivanti dai redditi da pensione - aggiunge - è quanto
mai urgente conoscere l´esatta cifra che si potrà spendere quest´anno. Un
importo certamente diverso dai 30 milioni iscritti oggi a bilancio. Si parla di
200, 300, qualcuno anche ipotizza 450 milioni annui. Grazie alla recente
sentenza della Corte costituzionale che ha accolto il
ricorso voluto dal presidente Illy nel corso della passata legislatura,
attendiamo che venga determinato l´importo con la consapevolezza che non sarà
necessario alcun tipo di negoziazione con Roma". . <<BACK
( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 67 del 2009-03-19
pagina 0 De Magistris è indagato, Di Pietro lo candida di Redazione L'ex pm
dell'inchiesta "Why not" accusato di abuso d'ufficio. Ma l'Italia dei
valori lo schiera alle Europee alla faccia delle liste "pulite". Il
commento: Finalmente non potrà più fare danni/ di Filippo Facci. L'armata
BrancaTonino: ti senti un martire? Puoi essere candidato. Quanti pendolari tra
i tribunali e il Palazzo Roma - Candidato e indagato. L?ex pm di Catanzaro
Luigi De Magistris è indagato per le ipotesi di reato di concorso in abuso
d?ufficio e interruzione di pubblico servizio, in relazione all?inchiesta
avviata lo scorso dicembre dalla procura generale di Catanzaro, che indagò per
i medesimi reati anche sette pm della procura di Salerno, tra cui l?ex
procuratore Luigi Apicella. Anche i sette magistrati salernitani sono indagati
a Roma. La vicenda si riferisce alla cosidetta guerra tra le procure di
Catanzaro e Salerno. Gli atti che riguardano De Magistris e i pm salernitani
sono stati trasmessi alla procura capitolina nello scorso mese di febbraio per
competenza territoriale, in quanto De Magistris, che ieri ha annunciato che si
candiderà alle elezioni europee con l?Italia dei Valori, è giudice al tribunale
del riesame di Napoli. La replica De Magistris si candida per difendersi dalle
nuove indagini a suo carico? Per l?ex pm, che proprio oggi ha presentato la sua
candidatura a Roma per le europee, è il contrario: "Prendo atto che la
notizia esce proprio il giorno in cui viene presentata la mia candidatura, ma
sono abituato a questo e altro" è la sua risposta. A proposito del suo
futuro impegno politico, il magistrato conclude: "Non mi faccio
condizionare da vicende che non hanno alcun fondamento". Mancino contro
l'ex pm "A mio avviso è preferibile che sia stabilito il divieto di
rietrare nell?ordine giudiziario e sia garantita, a domanda, la mobilità nella
pubblica amministrazione nella funzione e nel ruolo pressapoco corrispondenti a
quelli di provenienza". è quanto ha affermato il vice presidente del Csm,
Nicola Mancino, durante la discussione in plenum sull?aspettativa richiesta da
De Magistris per candidarsi alle europee con l?Italia dei Valori. Necessario
disciplinare la materia "L?esigenza che esprimo - ha detto Mancino, che si
è espresso a favore del collocamento in aspettativa dell?ex pm - è che sia
disciplinata l?ipotesi del parlamentare che vuole tornare a fare il
magistrato". Con la mobilità nella pubblica amministrazione, invece
secondo Mancino, "la pubblica amministrazione recupera un patrimonio di
esperienze e di professionalità e la magistratura perde un giudice divenuto
parte". De Magistris: "Scelta irreversibile" "Per me questa
è una scelta di vita, irreversibile. Ora posso fare qualcosa per il paese in
pericolo con la democrazia a rischio". Così il pm Luigi de Magistris ha
spiegato che non tornerà in magistratura, in risposta alla richiesta di
Mancino. "La mia - ha spiegato - è una sconfitta della magistratura. La
svolta c?è stata quando ho capito che non si voleva andare a fondo nelle
inchieste. Ma da un?apparente sconfitta - ha aggiunto - ho capito di avere una
grande opportunita". "Candidandomi con l?Idv posso fare qualcosa per
il bene pubblico perchè c?è un grave pericolo per noi tutti: stanno svuotando
la Costituzione con leggi ordinarie, la stanno stravolgendo con la prassi e c?è
bisogno di fare comprendere all?Europa come rischi la nostra democrazia dove
ormai c?è criminalizzazione del dissenso. Siamo in una fase che precede una
svolta autoritaristica". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri
4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 67 del 2009-03-19
pagina 0 Di Pietro assolve De Magistris, un seggio al giudice inquisito di
Filippo Facci Divertente: Luigi De Magistris che viene strombazzato come
candidato dell?Italia dei Valori e poi il giorno dopo risulta indagato per
concorso in abuso d?ufficio e interruzione di pubblico servizio. Giustizia a
orologeria? Più facile il contrario, conoscendo un classico di Di Pietro:
anticipare i tempi per scambiare le cause con le conseguenze. Tutta questa
fretta di annunciare la candidatura di De Magistris, in effetti, era strana.
Ora almeno se ne parlerà. Ieri mattina, invece, colpiva che la candidatura di
De Magistris non avesse avuto molto spazio sui giornali: come se la notizia
fosse stata scontata, meglio: come se avesse meritato lo stesso spazio che la
stampa italiana riserva a quelle sentenze regolarmente deludenti che sono
epilogo, dopo anni, di indagini che avevano fatto un baccano d?inferno. Dunque
l?indagato De Magistris riavrà nuovi titoli sui giornali benché sia ormai
chiaramente una pila scarica che non è mai stata carica, fumo senza nemmeno la
percezione di un arrosto, archetipo finale e degenere del magistrato eroe di
chissà che cosa, e perché, e contro chi. La verità è che la sua candidatura
nelle liste di Di Pietro è una buona notizia, perché in fin dei conti andrà
all?Europarlamento a combinare ciò che concretamente ha fatto con le sue
inchieste (niente) ma almeno senza nuocere al prossimo, sprovvisto di quei
delicatissimi strumenti che possono incidere sulle libertà altrui in virtù di
un bastevole concorso pubblico vinto da neolaureato. La sua candidatura è una
buona notizia perché l?affiliazione col molisano dei favori lo inquadra
definitivamente per ciò che è: il testimonial di un?evanescenza missionaria
contro un generico «potere» fatto di «nuova P2», «strategia della tensione»,
«massoneria», «poteri occulti coadiuvati da pezzi della magistratura» e
ovviamente «settori deviati di apparati dello Stato»: i virgolettati sono suoi,
e hanno progressivamente fatto parte delle cosmogonie giudiziarie che ebbe via
via a ingigantire in proporzione a un?esposizione mediatica che alla fine lo
sbalestrò, lo catturò senza ritorno: bastava guardarlo in faccia ogni volta che
taccuini e telecamere lo circondavano, bastava osservare quel compiacimento
represso che pure fu del Di Pietro versione Mani pulite. Il dettaglio è che
dietro le sue inchieste Poseidone e Why not, che meritavano seri interrogativi
solo dal nome che portavano, c?era un perfetto nulla. Ma noi, frattanto, c?eravamo
abituati a tutto: a che un magistrato andasse ad Annozero mentre il Csm stava
occupandosi di lui, a che il medesimo andasse al Parlamento europeo a fare una
conferenza stampa con Beppe Grillo, soprattutto a che tutti facessero parte di
una cospirazione contro di lui: dal capo dello Stato al vicepresidente del Csm,
da ex magistrati come Luciano Violante all?Associazione magistrati, dai gip che
respingevano le sue richieste ai giudici che le giudicavano, dal superiore che
avocava alla Cassazione che rigettava, dal Parlamento della Repubblica a quel
Csm che l?ha censurato, punito, trasferito: facendone pur sempre, però, un
giudice a Napoli, un signore che decide della vita civile altrui. Meglio che
vada, allora. Luigi De Magistris, magistrato dapprima non politicizzato e
tuttavia intriso di irrequietezze inadatte al ruolo, era ormai divenuto la
caricatura di una caricatura, un sottoprodotto di un sottoprodotto, un eroe con
la postura di un funzionario, un declaratore con l?accento da appuntato che
parla di sé in terza persona, e che vorrebbe, ora, «portare le istanze di
giustizia e verità» in Europa. Ma porti, porti: si accomodi al suo seggio di
lenticchie, blateri del neo italico «prefascismo» e soprattutto pubblicizzi,
tra una nuova norma sugli ottani della benzina e una sulla misura delle banane,
che questa seconda Repubblica è fondata sulle «stragi organizzate da Forza
Italia e dalla mafia», come dicono gli amici suoi. L?Europa non aspetta altro
che lui, e Pino Arlacchi, Stefano Passigli, Rita Borsellino, magari l?hostess
del Grande Fratello, forse una nuova indignatissima madre di Rignano Flaminio,
non certo Marco Travaglio come si vocifera: non lo farà mai. Ma De Magistris
vada, vada pure: la sua candidatura è una buona notizia anche perché ora, dei
magistrati che si buttano in politica, ne hanno davvero piene le scatole tutti.
Ieri, attorno ai moniti del vicepresidente del Csm Nicola Mancino che auspicava
l?irreversibilità di certe scelte, c?era l?intero arco costituzionale, ex
magistrati compresi. A parte uno, il solito: quello che da anni urlacchia
«fuori gli inquisiti dal Parlamento» ma forse non dall?Europarlamento: perché
De Magistris adesso è indagato. Terribile. Divertente. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 67 del 2009-03-19
pagina 2 Chi è di Redazione Luigi De Magistris, 42 anni, è in magistratura dal
1995. Dal 1998 al 2002 ha lavorato a Napoli, quindi è passato come pm a
Catanzaro. Qui ha raggiunto la notorietà, ma al tempo stesso è finito nei guai,
disciplinari prima - con il trasferimento dalla Calabria a Napoli - e adesso
anche giudiziari. Per tutte l'inchiesta Why not - che coinvolgeva l'allora
Guardasigilli Clemente Mastella, poi prosciolto - e Toghe lucane, che
ipotizzava un oscuro intreccio tra magistrati, forze dell'ordine e politici per
gestire affari in Basilicata. Proprio «Toghe lucane» - per le anomalie nella
gestione del fascicolo - è costata a De Magistris prima l'apertura
del procedimento disciplinare da parte del Csm, e quindi il trasferimento. Due
giorni fa, sulla scia di Di Pietro, l'annuncio dell'abbandono della toga e
della discesa in politica nell'Idv. Ieri, l'iscrizione nel registro degli
indagati a Roma, dove è accusato di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico
servizio in seguito alla «guerra tra procure» tra Catanzaro e Salerno. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "AltaLex" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Forum online: non è
assimilabile ad una rivista telematica Cassazione penale , sez. V, sentenza
10.03.2009 n° 10535 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Forum online ?
rivista telematica ? assimilazione - illegittimità Il forum on line non è
parificabile ad una rivista: il semplice fatto che i messaggi e gli interventi
siano visionabili da chiunque, o almeno da coloro che si siano registrati nel
forum, non fa sì che il forum stesso, che è assimilabile ad un gruppo di
discussione, possa essere qualificato come un prodotto editoriale, o come un
giornale online, o come una testata giornalistica informatica. Si tratta quindi
di una semplice area di discussione, dove qualsiasi utente o gli utenti
registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile
a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum, ma non per questo
il forum resta sottoposto alle regole ed agli obblighi cui è soggetta la
stampa. (1) (1) Si veda il focus, VIOLA, Diritto dell?informatica: le ultime
applicazioni giurisprudenziali. (Fonte: Altalex Massimario 12/2009) SUPREMA
CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V PENALE Sentenza 11 dicembre 2008 - 10 marzo 2009,
n. 10535 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI
CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE **** ha pronunciato la seguente SENTENZA ****
Svolgimento del processo Con ordinanza 25 ottobre 2007 il giudice per le
indagini preliminari del tribunale di Catania respinse la richiesta dell?Aduc
di revoca del sequestro preventivo di alcune pagine web di sua proprietà
disposto il 20.11.2007 in relazione al reato di cui all?art. 403 cod. pen. Il
tribunale del riesame di Catania, con l?ordinanza in epigrafe, in parziale
accoglimento dell?appello dell?Aduc, revoca il sequestro previa rimozione sul
sito internet dell?Aduc delle espressioni e dei messaggi oggetto dei reati
contestati, inibendone l?ulteriore diffusione. L?Aduc propone ricorso per
cassazione deducendo: 1) inosservanza dell?art. 21, comma 6, Cost. e
illegittimità del sequestro preventivo poiché non attiene a reati contro il
buon costume. Osserva che l?art. 21, comma 6, Cost. consente la limitazione
dell?esercizio della libertà di manifestazione del pensiero nei soli casi di
manifestazioni contrarie al buon costume. 2) inosservanza dell?art. 21, comma
6, Cost. e illegittimità del sequestro preventivo perché l?offesa ad una
confessione religiosa non è contraria al buon costume. 3) erronea applicazione
dell?art. 403 cod. pen. per erronea individuazione del bene giuridico protetto
dalla norma. Osserva che, secondo una interpretazione costituzionalmente
orientata, non c?è offesa se non vengono individuati i singoli individui,
soggetti passivi della norma e portatori del bene giuridico da essa tutelato.
4) erronea applicazione dell?art. 21, comma 3, Cost. ed erronea individuazione
dell?ambito applicativo del divieto di sequestro ivi previsto. Erronea
interpretazione restrittiva del concetto di stampa che esclude l?informazione
non ufficiale. Motivi della decisione Il primo motivo è inammissibile perchè
consiste in una censura nuova non dedotta con l?appello, e che non può quindi
essere proposta per la prima volta in questa sede di legittimità. Il motivo è
comunque manifestamente infondato perchè l?art. 21, comma 6, Cost. vieta
direttamente ?le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre
manifestazioni contrarie al buon costume?, disponendo altresì che ?la legge
stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni?, ma
non ha inteso dire che un comportamento, costituente manifestazione del pensiero,
possa essere dalla legge vietato e previsto come reato esclusivamente quando
sia contrario al buon costume, e non anche quando sia lesivo di altri beni
ritenuti meritevoli di tutela, sebbene non lesivo del buon costume. Se così non
fosse, del resto, dovrebbe ritenersi che i reati di ingiuria e diffamazione non
sarebbero legittimi quando colpiscano comportamenti lesivi solo dell?onore e
della reputazione delle persone, e non anche del buon costume. Per le stesse
ragioni è inammissibile, sia perché nuovo sia perché manifestamente infondato,
anche il secondo motivo. Con l?atto di appello, invero, non era stato dedotto
che il sequestro in questione era illegittimo perché le frasi contestate non
erano suscettibili di offendere il buon costume inteso come pudore sessuale
della collettività. Né tale doglianza può essere proposta per la prima volta in
sede di legittimità solo perché l?ordinanza impugnata ha osservato che alcune
delle frasi incriminate, oltre ad avere offeso la religione cattolica mediante il
vilipendio dei suoi fedeli e dei suoi ministri, avevano travalicato i limiti
del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per
diffondere il ?sacro seme del cattolicesimo?. In ogni caso il motivo è
manifestamente infondato perché l?art. 21, comma 6, Cost. non limita la
possibilità della legge di prevedere, in caso di reato, il sequestro di cose
che rappresentino manifestazioni del pensiero soltanto quando queste siano
lesive del pudore sessuale. Il terzo motivo è infondato perché esattamente il
tribunale del riesame ha ritenuto che per la configurabilità del reato di cui
all?art. 403 cod. pen. non occorre che le espressioni di vilipendio debbano
essere rivolte a fedeli ben determinati, ben potendo invece, come nella specie,
essere genericamente riferite alla indistinta generalità dei fedeli. La norma
invero protegge il sentimento religioso di per sè, sanzionando le pubbliche
offese verso lo stesso attuate mediante vilipendio dei fedeli di una
confessione religiosa, o dei suoi ministri. Opportunamente, invero, l?ordinanza
impugnata ha ricordato la sent. n. 188 del 1975 della Corte costituzionale,
la quale affermò che ?il sentimento religioso, quale vive nell?intimo della
coscienza individuale e si estende anche a gruppi più o meno numerosi di
persone legate tra loro dal vincolo della professione di una fede comune, è da
considerare tra i beni costituzionalmente rilevanti, come risulta coordinando
gli artt. 2, 8 e 19 Cost., ed è indirettamente confermato anche dal primo comma
dell?art. 3 e dall?art. 20. Perciò il vilipendio di una religione, tanto più se
posto in essere attraverso il vilipendio di coloro che la professano o di un
ministro del culto rispettivo, come nell?ipotesi dell?art. 403 cod. pen., che
qui interessa, legittimamente può limitare l?ambito di operatività dell?art.
21: sempre che, beninteso, la figura della condotta vilipendiosa sia
circoscritta entro i giusti confini, segnati, per un verso, dallo stesso
significato etimologico della parola (che vuol dire ?tenere a vile?, e quindi
additare al pubblico disprezzo o dileggio), e per altro verso, dalla esigenza
di rendere compatibile la tutela penale accordata al bene protetto dalla norma
in questione con la più ampia libertà di manifestazione del proprio pensiero in
materia religiosa?, e che ?il vilipendio, dunque, non si confonde nè con la
discussione su temi religiosi, così a livello scientifico come a livello
divulgativo, nè con la critica e la confutazione pur se vivacemente polemica;
nè con l?espressione di radicale dissenso da ogni concezione richiamantesi a
valori religiosi trascendenti, in nome di ideologie immanentistiche o
positivistiche od altre che siano. Sono, invece, vilipendio, e pertanto esclusi
dalla garanzia dell?art. 21 (e dell?art. 19), la contumelia, lo scherno,
l?offesa, per dir così, fine a sè stessa, che costituisce ad un tempo ingiuria
al credente (e perciò lesione della sua personalità) e oltraggio ai valori
etici di cui si sostanzia ed alimenta il fenomeno religioso, oggettivamente
riguardato?. D?altra parte, anche la recente sent. n. 168 del 2005 (che ha
dichiarato l?illegittimità costituzionale dell?art.
403 cod. pen. nella parte in cui prevede, per le offese alla religione
cattolica mediante vilipendio di chi la professa o di un ministro del culto, la
pena della reclusione rispettivamente fino a due anni e da uno a tre anni,
anzichè la pena diminuita stabilita dall?art. 406 dello stesso codice) ha fatto
espresso riferimento alle ?esigenze costituzionali di eguale protezione del
sentimento religioso che sottostanno alla equiparazione del trattamento
sanzionatorio per le offese recate sia alla religione cattolica, sia alle altre
confessioni religiose?, ribadendo che tutte le norme contemplate dal capo dei
delitti contro il sentimento religioso ?si riferiscono al medesimo bene
giuridico del sentimento religioso, che l?art. 403 cod. pen. tutela in caso di
offese recate alla religione cattolica mediante vilipendio di chi la professa o
di un ministro del culto?. Del resto, anche qualora potesse accogliersi la tesi
del ricorrente secondo cui il bene tutelato dalla norma non è il sentimento
religioso ma la persona (fisica o giuridica) offesa in quanto appartenente ad
una determinata confessione religiosa, non si vedrebbe perché questa tesi
dovrebbe comportare che, per aversi reato, il vilipendio dovrebbe rivolgersi
verso determinate persone e non verso il gruppo indistinto dei fedeli di quella
confessione religiosa nei cui confronti viene pubblicamente portata l?offesa.
E? infine infondato anche il quarto motivo. Va preliminarmente osservato che il
tribunale del riesame ha revocato il sequestro del forum esistente nell?ambito
del sito appartenente alla associazione ricorrente, lasciandolo esclusivamente
sui singoli messaggi inviati da alcuni partecipanti al forum in questione,
contenenti le frasi oggetto dei reati contestati. Ciò posto, il Collegio
ritiene che esattamente il tribunale del riesame ha dichiarato che nel caso di
specie non trova applicazione l?art. 21, comma 3, Cost., secondo cui ?Si può
procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell?autorità giudiziaria nel
caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi,
o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per
l?indicazione dei responsabili?, dato che la concreta fattispecie in esame non
rientra nella più specifica disciplina della libertà di stampa, ma solo in
quella più generale di libertà di manifestazione del proprio pensiero di cui
all?art. 21, comma 1, Cost. Gli interventi dei partecipanti al forum in
questione, invero, non possono essere fatti rientrare nell?ambito della nozione
di stampa, neppure nel significato più esteso ricavabile dall?art. 1 della
legge 7 marzo 2001, n. 62, che ha esteso l?applicabilità delle disposizioni di
cui all? articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (legge sulla stampa) al
?prodotto editoriale?, stabilendo che per tale, ai fini della legge stessa,
deve intendersi anche il ?prodotto realizzato ? su supporto informatico,
destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni
presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico?. Il semplice fatto che i
messaggi e gli interventi siano visionabili da chiunque, o almeno da coloro che
si siano registrati nel forum, non fa sì che il forum stesso, che è
assimilabile ad un gruppo di discussione, possa essere qualificato come un
prodotto editoriale, o come un giornale online, o come una testata
giornalistica informatica. Si tratta quindi di una semplice area di
discussione, dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di
esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri
soggetti autorizzati ad accedere al forum, ma non per questo il forum resta
sottoposto alle regole ed agli obblighi cui è soggetta la stampa (quale quello
di indicazione di un direttore responsabile o di registrazione) o può giovarsi
delle guarentigie in tema di sequestro che l?art. 21, comma 3, Cost. riserva
soltanto alla stampa, sia pure latamente intesa, ma non genericamente a
qualsiasi mezzo e strumento con cui è possibile manifestare il proprio
pensiero. D?altra parte, nel caso in esame, neppure si tratta di un forum
strutturalmente inserito in una testata giornalistica diffusa per via
telematica, di cui costituisca un elemento e su cui il direttore responsabile
abbia la possibilità di esercitare il controllo (così come su ogni altra
rubrica della testata). Acutamente il difensore del ricorrente sostiene che la
norma costituzionale dovrebbe essere interpretata in
senso evolutivo per adeguarla alle nuove tecnologie sopravvenute ed ai nuovi
mezzi di espressione del libero pensiero. Ma da questo assunto, non può farsi
derivare che i nuovi mezzi di comunicazione del proprio pensiero (newsletter,
blog, forum, newsgroup, mailing list, chat, messaggi istantanei, e così via)
possano, tutti in blocco, solo perché tali, essere inclusi nel concetto di
stampa ai sensi dell?art. 21, comma 3, Cost., prescindendo dalle
caratteristiche specifiche di ciascuno di essi. In realtà i messaggi lasciati
su un forum di discussione (che, a seconda dei casi, può essere aperto a tutti
indistintamente, o a chiunque si registri con qualsiasi pseudonimo, o a chi si
registri previa identificazione) sono equiparabili ai messaggi che potevano e
possono essere lasciati in una bacheca (sita in un luogo pubblico, o aperto al
pubblico, o privato) e, così come quest?ultimi, anche i primi sono mezzi di
comunicazione del proprio pensiero o anche mezzi di comunicazione di
informazioni, ma non entrano (solo in quanto tali) nel concetto di stampa, sia
pure in senso ampio, e quindi ad essi non si applicano le limitazioni in tema
di sequestro previste dalla norma costituzionale. Il
ricorso deve pertanto essere rigettato con conseguente condanna del ricorrente
al pagamento delle spese processuali. P.Q.M. La Corte Suprema di Cassazione
rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese
processuali. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |
( da "Caserta News" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giovedì 19 Marzo
2009 Siniscalchi: "Procura, Franco Roberti nomina opportuna"
GIUSTIZIA | Salerno Vincenzo Siniscalchi, avvocato, più volte deputato
dell'Ulivo ed attualmente vice-Presidente della V Commissione sugli incarichi
direttive e semidirettivi del CSM: >.
( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Politica Europee,
"De Magistris vale solo lo 0,1 per cento" Giovedí 19.03.2009 10:12
"E' vero che De Magistris è un personsaggio, ma è la fotocopia minore di
Di Pietro. Credo che possa portare all'Italia dei Valori non più dello
0,1-0,2%, ovvero i suoi fan personali, una piccola community. E' molto
allineato al modello dell'ex pm di Mani Pulite, ma di seconda generazione.
Un'eventuale candidatura di Travaglio sarebbe tutta un'altra cosa". Così
il direttore di Coesis Research, Alessandro Amadori, analizza per
Affaritaliani.it l'impatto elettorale della discesa in campo di Luigi De
Magistris con l'Idv alle elezioni europee di giugno. DE MAGISTRIS: "SE
MAGISTRATO FA POLITICA, FA UN'ALTRA COSA" "Quando uno fa il
magistrato lo fa osservando le leggi della Costituzione. Se decide di dedicarsi
alla poltica assumendosi un impegno, fa un'altra cosa. Non vedo alcuna
commistione". Lo dice l'ex Pm Luigi De Magistris, intervenendo in un
dibattito a Omnibus, su La7 all'indomani dell'invito del
Vicepresidente del Csm a non rientrare in magistratura se candidati.
"Tutte le opinioni sono legittime - ha spiegato l'ex Pm riferendosi a
quelle espresse su alcuni articoli apparsi sui giornali di oggi dove si
manifesta perplessità sulla sua candidatura -. Mi attaccavano da magistrato è
logico allora che lo facciano adesso. Il caso Mastella? Non ne voglio
parlare visto che non mi è stato consentito di portare a termine le inchieste.
Magistrati che indagano su colleghi... i magistrati di Catanzaro hanno
controindagato gli indagatori. Dopo due anni di indagini è uscito fuori che io
avevo agito in modo corretto e si scopre che sono rimasto vittima di
un'attività che tendeva alla mia disintegrazione professionale. E' una cosa
talmente ridicola che alla fine ne vado fiero". De Magistris ha spiegato
che fra le ragioni che lo hanno spinto a questa scelta, "c'è il fatto che
mi è stato fatto capire con le continue azioni disciplinari pretestuose nei
miei confronti, che non potevo più fare il magistrato e poi, se si riflette sul
fatto che nel giro di un mese, magistrati che indagavano da anni sono stati
sospesi, deduco che non siamo più in uno stato di diritto. Bisogna difendere la
Costituzione altrimenti si cade in un regime che non è più democrazia. Ho
subito una controffensiva mediatica in questi anni impressionante. Chi dice che
su di me c'è stato un cortocircuito mediatico sbaglia". Secondo l'ex Pm,
"il luogo della politica può invece essere quello dove proprio un ex
magistrato puo' dare meglio il suo contributo per migliorare la società".
Riferendosi poi alla alla riforma della giustizia, De Magistris ha detto che
"i magistrati sono preoccupati per la questione della separazione delle
carriere e del fatto che possa eesere il primo passo per assoggettarsi
all'Esecutivo. In uno stato democratico non bisognerebbe aver paura di questo.
Ma in questo momento, in Italia, è capibile: c'è in atto un disegno di
svuotamento dell'indipendenza della magistratura. Mi spaventa la
verticalizzazione e gerachizzazione degli uffici del Pubblico Ministero - ha
sottolineato -. Un Paese democratico vero deve ridurre al minimo la custodia
cautelare e far fare processi rapidi in modo da assicurare giustizia uguale per
tutti". tags: De Magistris indagato Idv Di Pietro elezioni europee
( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 19 mar.
(Apcom-Nuova Europa) - Il referendum costituzionale
azero di ieri, che tra le altre cose cancella il limite massimo di due mandati
per il Presidente della Repubblica, è passato. Secondo i dati preliminari
diffusi questa mattina dalla Commissione elettorale centrale, con il 96,14 per
cento delle schede scrutinate e con poche centinaia di seggi elettorali ancora
in fase di spoglio, gli emendamenti alla Carta fondamentale hanno registrato
dei "sì" attorno al 90 per cento. La modifica costituzionale
più votata - col 91,7 per cento - è proprio quella che garantisce all'attuale
presidente Ilham Aliev virtualmente la possibilità di restare capo dello stato
a vita. Circostanza questa che ha spinto l'opposizione al boicottaggio,
fallito, visto che circa il 70 per cento degli aventi diritto ha espresso il
voto. Il quorum minimo per la convalida della consultazione era il 25 per
cento. Il voto, secondo quanto dichiarato da diversi rappresentanti dei 177
osservatori stranieri, s'è svolto con regolarità. Secondo quanto riferisce
l'agenzia di stampa azera Trend News, gli osservatori dell'Assemblea
parlamentare del Consiglio d'Europa (Pace), hanno espresso soddisfazione e
hanno invitato "l'Azerbaigian a continuare a migliorare in futuro il
processo elettorale". Alcuni di questi emendamenti sono semplici
aggiornamenti stilistici della Costituzione del 1995, già modificata nel 2002.
Altri sono di sostanza. Tuttavia, l'emendamento costituzionale
più forte è quello che riguarda il presidente, eletto a ottobre scorso per il
secondo mandato consecutivo, dopo essere succeduto nel 2003 al padre, rimasto
presidente fino alla morte. L'Articolo 101, comma V, della Costituzione,
contava di una sola, semplice frase: "Nessuno può essere eletto come
presidente della Repubblica dell'Azerbaigian per più di due volte". Ora,
secondo quanto riferisce lacommissione, se il referendum passerà, reciterà:
"Nel caso in cui la celebrazione delle elezioni presidenziali non venga
tenuta a causa di operazioni di guerra in base a uno stato di guerra, il
mandato del Presidente della Repubblica dell'Azerbaigian sarà esteso fino al
termine delle operazioni militari. La decisione su questa materia sarà adottata dalla Corte costituzionale della Repubblica dell'Azerbaigian sulla base della richiesta del
corpo statale che organizza le elezioni". Una formulazione che, essendo
l'Azerbaigian ancora tecnicamente in guerra con l'Armenia con il
Nagorno-Karabakh (è però vigente un cessate-il-fuoco dal 1994), lascia aperta
la possibilità di interpretare in senso ampio la lettera costituzionale. Questo delicato
passaggio della vita politica azera preoccupa anche a livello internazionale.
L'Azerbaigian, nei piani energetici dell'Europa in particolare, si troverà ad
assumere un ruolo di primo piano come fornitore di gas e già oggi parte da Baku
l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc), la condotta che porta sui mercati
occidentali il greggio del Caspio, bypassando il sistema di trasporti russi e il
collo di bottiglia del Bosforo. Il presidente dell'Assemblea parlamentare del
Consiglio d'Europa (Pace) Lluis Maria de Puig, a fine gennaio, aveva espresso
"preoccupazione sul futuro della democrazia in Azerbaigian".
( da "Panorama.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
- Italia -
http://blog.panorama.it/italia - De Magistris in politica? Sì del Csm, ma Mancino: Non indossi più la toga Posted By redazione
On 18/3/2009 @ 13:24 In Headlines, NotiziaHome | 1 Comment La porta in uscita è
aperta. Ma potrebbe non esserlo per il rientro. Se non si trattasse del vice
presidente dell'autorevole organo di autogoverno della magistratura, si
potrebbe semplificare così il parere con cui Nicola Mancino ha dato il via
libera alla [1] candidatura per le prossime elezioni europee dell'ex pm
di Catanzaro Luigi De Magistris, nelle liste dell'Idv di un altro ex pm,
Antonio Di Pietro. E infatti: i magistrati che scelgono la politica non
dovrebbero più tornare in magistratura, dice Nicola Mancino. Il vice presidente
del Csm, prima di esprimere il suo voto favorevole al collocamento in
aspettativa dell'attuale giudice del tribunale di Napoli, ha letto al Plenum
[2] la seguente dichiarazione: "L'esigenza che esprimo è che venga
disciplinata l'ipotesi del parlamentare che vuole tornare a fare il magistrato.
A mio avviso è preferibile che venga stabilito il divieto di rientrare
nell'Ordine Giudiziario, e venga garantita, a domanda, la mobilità nella
Pubblica Amministrazione, nella funzione e nel ruolo press'a poco
corrispondenti a quelli di provenienza". "La candidatura del dott.
Luigi De Magistris, ma non è non sarà la sola, pur legittima, chi può mai
comprimere l'elettorato passivo? - ha detto ancora il vice presidente del Csm,
Mancino - apre un dibattito (l'ennesimo) e una riflessione (vecchia)".
"Una volta candidato, il giudice ammette d'essere divenuto parte, non
foss'altro perchè si è schierato con una forza politica, e non certo per un
solo giorno" ha sottolineato "lo status di parlamentare è a termine,
permane fino a quando gli elettori lo confermano. Può anche accadere che il
parlamentare spontaneamente rinunci alla carica elettiva". "La
questione è tutta intorno al rientro nel ruolo di magistrato. È giusto che
rientri? Ho sempre sostenuto di no" ha concluso "anche se non sono
mai riuscito, quando ero in Parlamento, ad avere condivisione da molti colleghi
parlamentari". A rassicurare il vicepresidente del Csm, ci pensa proprio
l'interessato: "Per me questa è una scelta di vita. Ho passato da poco i
40 anni e finora ho fatto il magistrato. Ora, con questa scelta di candidarmi
con l'Idv, seguirò un nuovo progetto di vita: la mia è una scelta
irreversibile, anche qualora non dovessi essere eletto", fa sapere Luigi
de Magistris, nel corso di una conferenza stampa. Sul perché lasci la toga, De
Magistris risponde con gli stessi argomenti usati [3] sul sito dell'onorevole
Di Pietro: "La mia è una sorta di sconfitta della magistratura. Il mio
sogno è sempre stato di fare il magistrato. La svolta c'è stata quando ho
capito che non si voleva andare a fondo nelle inchieste. Ma da un'apparente
sconfitta" ha sottolineato "ho capito di avere una grande
opportunità. Candidandomi con l'Idv posso fare qualcosa per il mio paese, per
il bene pubblico. Anche perché c'è un grave pericolo per noi tutti: stanno
svuotando la Costituzione con leggi ordinarie e la stanno stravolgendo con la
prassi e c'è bisogno di fare comprendere all'Europa come è a rischio la nostra
democrazia dove ormai c'è la criminalizzazione del dissenso e si tende al
pensiero unico. Siamo in una fase che precede una svolta autoritaristica".
E proprio nelle ore in cui si discute della sua candidatura, De Magistris è
stato indagato a Roma per le ipotesi di reato di concorso in abuso d'ufficio e
interruzione di pubblico servizio, in relazione all'inchiesta avviata lo scorso
dicembre dalla procura generale di Catanzaro, che indagò per i medesimi reati
anche sette pm della procura di Salerno, tra cui l'ex procuratore Luigi
Apicella. Anche i sette magistrati salernitani sono indagati a Roma. Poco prima
era intervenuto anche [4] Antonio Di Pietro, ad annunciare l'irreversibilità
della scelta dellex pm di catanzaro: "De Magistris si dimetterà dalla
magistratura subito dopo le elezioni, lo assicuro. Anche lui, come me, pensa
che sia una strada senza ritorno una volta che da magistrato di passa alla
politica", ha affermato il leader dell'Italia dei Valori [5] a Radio 24.
"De Magistris" ha aggiunto Di Pietro "lascerà con l'amarezza nel
cuore perché ha dato tutto se stesso e quando uno fa il proprio dovere ne paga
le conseguenze. Alla fine la colpa è di chi scopre i delinquenti". E a
Clemente Mastella che ieri commentando la scelta dell'ex pm di catanzaro aveva
commentato: "Ora capisco tante cose", l'ex ministro Di Pietro
replica: "Mastella offende la propria intelligenza se pensa che de
Magistris l'anno scorso ha messo in piedi l'inchiesta Why not per poi
candidarsi. A tutt'altro pensava, come a tutt'altro pensavo io, quando facevo
il magistrato. Poi abbiamo lasciato la magistratura per colpa di un potere
assurdo". Il VIDEO servizio: "Il giudice che entra in politica non
indossi più la toga", dice Nicola Mancino vicepresidente del Csm, dando il
via libera all'aspettativa dell'ex pm De Magistris che correrà alle Europee con
l'Idv. Siete d'accordo? Sì No Mostra i risultati
( da "Avvenire" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
POLITICA 19-03-2009
PROPOSTA PER UNA STAGIONE DI UTILI RIPENSAMENTI Nuovo welfare alla porta
Costruiamolo con le famiglie ALESSANDRO COLOMBO Q ualche tempo fa Maurizio
Ferrera rilevava su un quotidiano nazionale che il sistema di protezione
sociale italiano si regge sulla famiglia. Mentre in Europa è lo Stato che si fa
carico di mantenere il reddito in caso di bisogno, in Italia se perdi il lavoro
o se hai bisogno di un prestito è la famiglia che interviene. Questa
sovra-responsabilità della famiglia ammonisce Ferrera rischia di far scattare
'trappole' che caratterizzano il familismo italiano: ad esempio una divisione
del lavoro domestico e di cura che penalizza le donne e la mancata autonomia
dei giovani dal nido familiare. Ferrera auspica un potenziamento del welfare
pubblico per alleggerire i carichi della famiglia. La distribuzione della
nostra spesa sociale, prevalentemente dedicata alle pensioni, impedisce questo,
ma «senza incisive riforme conclude lo studioso gli squilibri generazionali (e
quelli di genere) sono destinati ad aumentare, aprendo nuove e preoccupanti
prospettive di declino». Al di là del termine familismo, che ha fatalmente
nervature negative, ci associamo a Ferrera, ma rincarando la dose e aprendo una
prospettiva di discussione. Rincariamo la dose: da noi non solo la quota di
spesa sociale rispetto al Pil destinata alle pensioni e anziani è tra le più
alte d'Europa (13%), ma la percentuale assegnata alle famiglie è la più bassa
(insieme alla Spagna): 1,1% contro il 3,8 della Danimarca, il 3,2 della
Germania o il 2,8 della Francia. Se la famiglia danese riceve ogni anno 1.500
euro di trasferimenti pro capite, in Italia dobbiamo accontentarci di 300 euro!
In compenso, le famiglie con figli triplicano il rischio di povertà.
L'incidenza della povertà in Italia è dell'11% (2006), ma sale al 17,2% per le
famiglie con due figli minori e al 30% se hai la 'sfortuna' di avere tre figli.
Gli aiuti che la famiglia riceve sono sempre nella logica della riparazione
(assegni familiari, perché avere i figli è un problema), non dell'investimento
pubblico (detrazioni e deduzioni, perché avere dei figli è un bene di tutti).
Sappiamo che il quoziente familiare è considerato oggi impossibile per ragioni
di finanza pubblica. Ma rimangono paradossi che meriterebbero di meditare
un'azione simbolica di protesta: se hai figli e ti separi puoi godere di
agevolazioni fiscali che non avresti se rimani sposato. In Germania
una sentenza della corte costituzionale del 1992 ha stabilito che
la quota di reddito familiare destinata al mantenimento in vita dei figli non
può essere computata nel reddito lordo. Se la famiglia è riconosciuta dalla
Costituzione come centrale per la vita dello Stato argomenta la corte non si capisce perché il crearla
non debba essere considerato un investimento pubblico. Da noi avere
figli resta un affare privato; considerato da ricchi o da incoscienti. Ed ecco
il punto sul quale ci piacerebbe aprire la discussione. Non soltanto più
welfare pubblico-statale per sgravare le famiglie, ma soprattutto un welfare
nuovo, costruito insieme alle famiglie. Sono un contributo pubblico, non un
affare privato. Esse sono soggetto, non solo oggetto dell'assistenza. Proprio
la fantasia, le risorse, le relazioni di cui le famiglie sono capaci vanno
considerate come parte centrale della soluzione del problema. Aiutate,
iniziando dall'aiuto ad esistere, e accompagnate. Ma non come carità di Stato,
bensì come investimento. Le soluzioni che la famiglia (anche in associazioni)
produce, siano riconosciute pienamente (e fiscalmente) ed essa non sia lasciata
sola, ma il pubblico garantisca il necessario accompagnamento professionale. La
prima delle 'incisive' riforme giustamente auspicate da Maurizio Ferrera è
forse anche l'accompagnamento alla famiglia in questo ruolo decisivo e il
passaggio della politica famigliare da spesa a investimento sociale.
( da "Avvenire" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 19-03-2009
Abu Omar, il processo si ferma fino al 22 aprile La Consulta deve decidere sul
segreto di Stato DA MILANO I l segreto di Stato ferma nuovamente il processo
per il sequestro dell'ex imam di Milano Abu Omar che vede imputati l'ex
direttore del Sismi Nicolò Pollari e 26 agenti Cia. Tutto come previsto. Il
giudice O- scar Magi ha sospeso ieri il processo fino al prossimo 22 aprile, in attesa che la Corte costituzionale depositi le motivazioni del provvedimento con il quale ha
accolto in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi che avevano sollevato
il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione al segreto. La
bozza della sentenza dovrebbe essere discussa e approvata in camera di consiglio
il 20 aprile dai giudici costituzionali. Sulla sospensione concordano
Procura e avvocati difensori. Anche se il procuratore aggiunto di Milano,
Armando Spataro, crede che il processo non si fermerà e ritiene «necessario
vedere come il segreto di Stato influirà sulle prove ancora da raccogliere. La
Consulta individuerà dei limiti che bisognerà rispettare quando si tratterà di
porre domande ai testi». Infatti la Corte costituzionale,
spiega il magi-- strato, «ha affermato la regolarità delle intercettazioni, la
cui validità era stata messa in dubbio dal governo e da alcuni difensori ». Per
quanto riguarda i documenti, censurati dalla Consulta, Spataro ha ribadito che
«erano già stati tolti dal processo». Si tratta di parte della documentazione
sequestrata nell'estate 2005 nell'ufficio del Sismi in via Nazionale a Roma e
tolta dal fascicolo del dibattimento. Saggia la scelta del rinvio anche per uno
dei difensori di Pollari, Nicola Madia: «Sarà necessario attendere le
motivazioni della Consulta, che incideranno su alcuni atti espletati durante le
indagini preliminari e nel corso del dibattimento. Auspichiamo che dalle
motivazioni emergano regole chiare sulla tutela del segreto di Stato».
( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
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articolo --> ?FUORI GLI INQUISITI DAL PARLAMENTO? (MA NON
DALL?EUROPARLAMENTO) ?LA REGOLA DIPIETRISTA NON VALE PER L?INQUISITO DE
MAGISTRIS ? FACCI: ?A BRUXELLES NON COMBINERà NIENTE (COME CON LE SUE INCHIESTE)
MA ALMENO NON DANNEGGERà IL PROSSIMO?? Filippo Facci per "Il
Giornale" Luigi De Magistris Divertente: Luigi De Magistris che viene
strombazzato come candidato dell'Italia dei Valori e poi il giorno dopo risulta
indagato per concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio.
Giustizia a orologeria? Più facile il contrario, conoscendo un classico di Di
Pietro: anticipare i tempi per scambiare le cause con le conseguenze. Tutta
questa fretta di annunciare la candidatura di De Magistris, in effetti, era
strana. Ora almeno se ne parlerà. Ieri mattina, invece, colpiva che la
candidatura di De Magistris non avesse avuto molto spazio sui giornali: come se
la notizia fosse stata scontata, meglio: come se avesse meritato lo stesso
spazio che la stampa italiana riserva a quelle sentenze regolarmente deludenti
che sono epilogo, dopo anni, di indagini che avevano fatto un baccano
d'inferno. Antonio Di Pietro Dunque l'indagato De Magistris riavrà nuovi titoli
sui giornali benché sia ormai chiaramente una pila scarica che non è mai stata
carica, fumo senza nemmeno la percezione di un arrosto, archetipo finale e
degenere del magistrato eroe di chissà che cosa, e perché, e contro chi. La
verità è che la sua candidatura nelle liste di Di Pietro è una buona notizia,
perché in fin dei conti andrà all'Europarlamento a combinare ciò che
concretamente ha fatto con le sue inchieste (niente) ma almeno senza nuocere al
prossimo, sprovvisto di quei delicatissimi strumenti che possono incidere sulle
libertà altrui in virtù di un bastevole concorso pubblico vinto da neolaureato.
La sua candidatura è una buona notizia perché l'affiliazione col molisano dei
favori lo inquadra definitivamente per ciò che è: il testimonial di
un'evanescenza missionaria contro un generico «potere» fatto di «nuova P2»,
«strategia della tensione», «massoneria», «poteri occulti coadiuvati da pezzi
della magistratura» e ovviamente «settori deviati di apparati dello Stato»: i
virgolettati sono suoi, e hanno progressivamente fatto parte delle cosmogonie
giudiziarie che ebbe via via a ingigantire in proporzione a un'esposizione
mediatica che alla fine lo sbalestrò, lo catturò senza ritorno: bastava
guardarlo in faccia ogni volta che taccuini e telecamere lo circondavano,
bastava osservare quel compiacimento represso che pure fu del Di Pietro
versione Mani pulite. Beppe Grillo Il dettaglio è che dietro le sue inchieste
Poseidone e Why not, che meritavano seri interrogativi solo dal nome che
portavano, c'era un perfetto nulla. Ma noi, frattanto, c'eravamo abituati a
tutto: a che un magistrato andasse ad Annozero mentre il
Csm stava occupandosi di lui, a che il medesimo andasse al Parlamento europeo a
fare una conferenza stampa con Beppe Grillo, soprattutto a che tutti facessero
parte di una cospirazione contro di lui: dal capo dello Stato al vicepresidente
del Csm, da ex magistrati come Luciano Violante all'Associazione magistrati,
dai gip che respingevano le sue richieste ai giudici che le giudicavano, dal
superiore che avocava alla Cassazione che rigettava, dal Parlamento della
Repubblica a quel Csm che l'ha censurato, punito, trasferito: facendone pur
sempre, però, un giudice a Napoli, un signore che decide della vita civile
altrui. Meglio che vada, allora. Luciano Violante Luigi De Magistris,
magistrato dapprima non politicizzato e tuttavia intriso di irrequietezze
inadatte al ruolo, era ormai divenuto la caricatura di una caricatura, un
sottoprodotto di un sottoprodotto, un eroe con la postura di un funzionario, un
declaratore con l'accento da appuntato che parla di sé in terza persona, e che
vorrebbe, ora, «portare le istanze di giustizia e verità» in Europa. Ma porti,
porti: si accomodi al suo seggio di lenticchie, blateri del neo italico
«prefascismo» e soprattutto pubblicizzi, tra una nuova norma sugli ottani della
benzina e una sulla misura delle banane, che questa seconda Repubblica è
fondata sulle «stragi organizzate da Forza Italia e dalla mafia», come dicono
gli amici suoi. L'Europa non aspetta altro che lui, e Pino Arlacchi, Stefano
Passigli, Rita Borsellino, magari l'hostess del Grande Fratello, forse una
nuova indignatissima madre di Rignano Flaminio, non certo Marco Travaglio come
si vocifera: non lo farà mai. Ma De Magistris vada, vada pure: la sua
candidatura è una buona notizia anche perché ora, dei magistrati che si buttano
in politica, ne hanno davvero piene le scatole tutti. Ieri, attorno ai moniti
del vicepresidente del Csm Nicola Mancino che auspicava l'irreversibilità di
certe scelte, c'era l'intero arco costituzionale, ex magistrati compresi. A
parte uno, il solito: quello che da anni urlacchia «fuori gli inquisiti dal
Parlamento» ma forse non dall'Europarlamento: perché De Magistris adesso è
indagato. Terribile. Divertente. [19-03-2009] Nicola Mancino
( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
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articolo --> DIO LI FA E POI LI ACCOPPIA/1 - LE CARRIERE PARALLELE DI GIGI
(DE MAGISTRIS) E TONINO (DI PIETRO) - ENTRAMBI (ANCHE SE IN TEMPI DIVERSI)
HANNO MESSO SOTTO INCHIESTA IL GOTHA DELLA POLITICA - IL RUOLO DI GENCHI E LE
STRANEZZE NEL CASO SALADINO? Guido Ruotolo per "La Stampa" Quando
Gigi entrò in magistratura, nel 1995, Tonino aveva già attaccato al chiodo la
sua toga. Mani Pulite, tangentopoli, l'offensiva dell'Antimafia. Una stagione
straordinaria e tragica, che per intere generazioni di studenti del diritto
rappresentà un punto di riferimento per le future scelte professionali. Luigi
De Magistris Molti di loro, nel nome di Falcone e Borsellino, decisero di
diventare magistrati. Per Gigi, però, la scelta fu motivata anche dalle sue
radici familiari: un suo bisnonno magistrato - registra Wikipedia - fu
addirittura bersaglio di un attentato, perché aveva perseguito il brigantaggio.
Adesso i destini di Luigi, Gigi De Magistris, e Tonino, Antonio Di Pietro, si
incrociano di nuovo. Insieme nella battaglia politica ed elettorale di giugno,
candidato, Gigi, come indipendente nelle liste di Italia dei Valori per le
Europee: "Mi impegno in politica perché sono stato ostacolato nell'attività
di pm". Allora, però, Tonino Di Pietro, era il dicembre del 1994, quando
si abbandonò la toga non aveva un campagna elettorale da affrontare. La sua
discesa in campo, maturò dopo, almeno ufficialmente: "Mi sento usato,
utilizzato, tirato per le maniche....". In queste ore il consulente
tecnico Gioacchino Genchi confida di essere lui il vero consigliori di Gigi De
Magistris. Genchi e De Magistris. Un rapporto molto più che solo professionale.
Ambedue travolti dalla bufera delle polemiche e dalle iniziative giudiziarie e
disciplinari. Antonio Di Pietro Salerno per Gigi De Magistris è un po' come
Brescia per Tonino Di Pietro. Due giudici a Berlino, che hanno fatto giustizia
di tutte le accuse contro le due toghe. Salerno, però, coinvolta nello scontro
istituzionale all'arma bianca con la Procura generale di Catanzaro, ci ha
rimesso le penne. La mannaia della Disciplinare del Csm ha
decapitato la sua Procura, dopo aver trasferito ad altra sede e ad altra
funzione lo stesso De Magistris. E adesso Salerno e De Magistris sono indagati
per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma. Gigi (Gioacchino) e Tonino, si sono
sfiorati in questi anni. A Catanzaro. Proprio nel corso della inchiesta
madre di tutte le guerre combattute in questi mesi, "Why Not?". La
storia è nota. Il protagonista è Antonio Saladino, l'imprenditore del lavoro
interinale della Compagnia delle opere (Cdo). Antonio Saladino Una sua ex
socia, Caterina Merante, indagata da De Magistris, svela le relazioni
politico-istituzionali di Saladino. Fa i nomi di tutti, o quasi: da Prodi a
Mastella, da Minniti a Pisanu. Perquisito, a Saladino vengono sequestrati
cellulari e rubriche telefoniche. Ci sono tutti, ma questa volta proprio tutti,
in quelle rubriche. Genchi estrapola i tabulati, fa gli incroci, i tracciati.
Non risparmia nessuno, o quasi. In un'intervista al "Mattino",
Antonio Saladino racconta dei suoi incontri con Tonino Di Pietro. Il primo
risale alla campagna elettorale del 2001. Di Pietro scende a Lamezia Terme per
conoscerlo. Il secondo incontro ravvicinato avviene a Roma: Saladino accompagna
da Di Pietro un ex senatore dc che voleva candidarsi con IdV. Il terzo non si è
tenuto. Per decisione di Saladino, che aveva ricevuto nel frattempo un avviso
di garanzia. Solo che quell'incontro fu voluto da un certo Angelino Arminio.
Quando esplose la bufera su Catanzaro al Csm, venne fuori che anche il
vicepresidente di palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, aveva avuto rapporti
con Saladino. Il consulente Genchi scovò una traccia telefonica risalente al
2001. Mastella con Moglie Mancino si difese così: "Quella telefonata fu
fatta da un'altra persona, da un rappresentante di Cl, Angelino Arminio che nel
2001 era nella schiera dei miei collaboratori". Si offese, Mancino.
Masticò amaro, e ieri ha reso in qualche modo la pariglia: "Mai più De
Magistris in magistratura". Arminio collaboratore di Nicola Mancino e
Arminio collaboratore di Antonio Di Pietro? I detrattori di De Magistris, poi,
scommettono che líagenda di Saladino non sia stata sfruttata del tutto dal consulente
Genchi. L'imprenditore della Cdo aveva rapporti con il presidente della
Commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio, IdV. E con Aurelio Misiti,
ex assessore regionale calabrese della giunta Chiaravallotti (centrodestra)
transitato poi nel partito di Di Pietro. [19-03-2009]
( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 19 mar. (Apcom-Nuova Europa) - La Corte costituzionale del Kirghizistan ha deciso oggi che le elezioni presidenziali
dovranno tenersi entro il 25 ottobre di quest'anno. Lo scrive l'agenzia di
stampa Interfax. "L'elezione presidenziale dovrà aver luogo prima del 25
ottobre 2009. Tuttavia, tocca al Parlamento decidere la data
elettorale", ha detto la presidente della corte
Svetlana Sydykova. In base alla legge kirghisa, il Parlamento decide la data
delle elezioni e l'annuncia quattro mesi prima della consultazione. Il
presidente kirghiso in carica è Kurmanbek Bakiev. E' stato eletto il 10 luglio
2005, ma era capo di stato facente funzioni dal marzo dello anno, dopo che il
precedente presidente, Askar Akiev, fu costretto alle dimissioni.
( da "Salerno notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia: Franco
Roberti nuovo procuratore capo a Salerno Nel giorno in cui il plenum del
Consiglio Superiore della Magistratura sceglie Franco Roberti per il ruolo di
procuratore capo a Salerno, la Procura di Roma indaga l?ex pm di Catanzaro
Luigi De Magistris ed i sette colleghi salernitani protagonisti dell?ormai
celebre scontro tra Procure che ha creato lacerazioni tra le toghe senza
precedenti. De Magistris ed i pm di Salerno sono accusati di concorso in abuso
d?ufficio e di interruzione di pubblico servizio per aver sequestrato gli atti
relativi all?inchiesta Why not presso gli uffici della Procura di Catanzaro. In
particolare, De Magistris avrebbe esercitato pressioni sui colleghi salernitani
al fine di dimostrate un proprio teorema: quello relativo alla sottrazione
dell?inchiesta Why not perché scomoda e scottante per i suoi possibili
risvolti. Insomma, De Magistris sarebbe l?ispiratore dello scontro tra le
Procure di Salerno e Catanzaro. Un?accusa che lo stesso De Magistris ha
definito oggi «ridicola e grottesca», utile solo ad «offuscare» la sua
candidatura alle prossime europee nelle liste dell'Italia dei Valori. Intanto,
a Salerno si consuma il crepuscolo del procuratore capo Luigi Apicella,
vittima- a suo dire- del doppiopesismo del Csm che proprio
ieri ha deciso di sostituirlo con Franco Roberti, magistrato finora in prima
linea nella lotta ai casalesi e alla criminalità organizzata partenopea.
Roberti, che la fama di un duro, arriva a Salerno per mettere ordine- come
detto dal vicepresidente del Csm Nicola Mancino- e valorizzare le
professionalità della Procura. 19/03/2009
( da "Sicilia, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Biblioteca museo
luigi Pirandello Rinominato l'architetto Enzo Caruso Ancora un avvicendamento
alla guida della Biblioteca Museo Luigi Pirandello di Agrigento. Con decreto
del dirigente generale dell'assessorato regionale ai Beni Culturali e Ambientali,
dott. Romeo Palma e in applicazione a una sentenza della
Corte Costituzionale, l'architetto Vincenzo Caruso, dirigente responsabile del
servizio per i beni paesistici della Soprintendenza ai beni Culturali e
ambientali di Agrigento, è stato rinominato direttore della biblioteca-museo
Luigi Pirandello di Agrigento. Un ritorno al passato visto che lo stesso
ha rivestio tale prestigioso incarico dal 2003 al 2005. Con questa rinomina
l'architetto Caruso va a riprendere il cammino avviato negli anni scorsi con
l'azione di promozione e divulgazione dell'opera dello scrittore agrigentino e
dei luoghi che hanno dato i natali a Luigi Pirandello. Sotto la sua gestione è
stata curata la sistemazione della villa di contrada Caos dove si ritirò la
mamma di Pirandello quando, in pieno colera, doveva partorire il piccolo Luigi,
e della più fruibile biblioteca di via Imera, dove oltre alla consultazione dei
testi sono state curate anche mostre e convegni e stampati libri e raccolte.
s.z.
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«L'incarico di
procuratore capo a Salerno, ricevuto all'unanimità dal Csm
mi onora molto». Sono state le prime parole di Franco Roberti, nuovo
procuratore della Repubblica di Salerno dopo il voto unanime del plenum del
Csm. «Andrò a dirigere un ufficio giudiziario che in questo momento ha bisogno
-ha proseguito Roberti- del ripristino di un clima di serenità e operatività».
Il vice presidente del Csm Mancino ha detto: «Salerno è una procura dove
bisogan riportare ordine e tranquillità». A PAG. 33
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
ANTONIO MANZO L'ex
pm Luigi De Magistris, ora in politica ed in corsa per le Europee nella lista
di Di Pietro, ispirò ai colleghi salernitani, particolarmente a Gabriella Nuzzi
e Dionigio Verasani, la tesi del complotto che a Catanzaro gli ex colleghi
avevano ordito contro di lui. Non solo, ma con le sessantasei deposizioni ai pm
salernitani, De Magistris indusse Nuzzi e Verasani ad accusare i colleghi
calabresi di corruzione in atti giudiziari e a formulare quel decreto di
sequestro con oltre 1400 pagine fatto per la procura generale di Catanzaro. È
su questo teorema accusatorio che Luigi Apicella, ex procuratore della
Repubblica e i sei pm che si recarono a Catanzaro, nel dicembre scorso per le
perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni dei giudici, sono stati iscritti
nel registro degli indagati dalla procura di Roma. L'accusa: concorso in abuso
di ufficio e interruzione di pubblico servizio. L'iscirizione al registro degli
indagati per Apicella e i sostituti procuratori Dionigio Verasani e Gabriella
Nuzzi, ex titolari dell'inchiesta Why Not, e poi Patrizia Gambardella, Roberto
Penna, Vincenzo Senatore e Antonio Centore è avvenuta, come atto dovuto, a
seguito dell'inchiesta aperta fatta dai magistrati calabresi destinatari delle
perquisizioni. Per l'ex procuratore generale Enzo Iannelli i sette pm della
procura di Salerno avrebbero «per motivi abbietti falsamente e artificiosamente
costituito» l'ipotesi di un complotto degli stessi magistrati calabresi contro
l'ex pm Luigi De Magistris. In pratica, secondo i calabresi, De Magistris per
«vendicarsi» delle avocazioni delle inchieste calabresi avrebbe spinto i
salernitani a prospettare la tesi del complotto. «Tutta questa storia - dice
Francesco Saverio Dambrosio l'avvocato difensore dei sostituti salernitani -
conferma che molte decisioni delicate e importanti di una vicenda davvero
singolare non sono state del tutto impermeabili alla pressione mediatica e
all'ansia istituzionale di dover dare risposte rapide quali che esse fossero».
La dichiarazione del difensore dei sette pm salernitani arriva subito dopo la
notizia dell'indagine romana che, per competenza, finirà a Perugia perchè gli
indagati Nuzzi e Versani sono stati trasferiti rispettivamente a Latina e
Cassino e quindi nel distretto della corte di appello di Roma. L'iscrizione di
Luigi De Magistris, secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio, fu fatta dai
pm calabresi prima della trasmissione degli atti a Roma. L'origine della lunga
querelle giudiziaria tra gli uffici giudiziari di Catanzaro e Salerno, sfociata
nella iscrizione di De Magistris, risale nell'avocazione delle inchieste Why
Not e Poseidone, di cui era titolare l'ex pm, da parte della procura generale
del capoluogo calabrese. L'iscrizione dei magistrati salernitani scaturì dal
controsequestro fatto dalla procura catanzarese, oggetto in precedenza del
decreto di perquisizione all'alba del 2 dicembre scorso con oltre novanta tra
carabinieri e poliziotti. I magistrati di Catanzaro
denunciarono al Csm che alcuni pm furono perquisiti e denudati, accusa sempre
smentita sia da Apicella che dai pm che insieme alla polizia giudiziaria
presenziarono alle perquisizoni negli uffici giudiziari e nelle abitazioni.
«Pensare che Luigi De Magistris possa aver strumentalizzato un intero ufficio
di procura, come quello di Salerno, per piegarlo ai suoi voleri mi pare
davvero una accusa ridicola oltre che infondata». Così il difensore di De
Magistris, Montone, ha commentato la notizia. Secondo la procura di Salerno,
l'avocazione delle inchieste sul malaffare calabrese svolte da De Magistris fu
illegittima. Tra i capitoli di indagine che ora passa all'attenzione del nuovo
procuratroe Roberti, le presunte irregolarità fatte dai giudici di Catanzaro
nell'archiviazione della posizione dell'ex ministro Mastella indagato da De Magistris
nell'inchiesta Why Not. L'ex ministro, è poi emerso nelle utlime settimane, fu
perfino illecitamente intercettato dal consulente di De Magistris, Gioacchino
Genchi.
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«La Procura di
Salerno è sempre stato un ufficio autorevole ed efficiente dove operano grandi
professionalità. Sono onorato di questo incarico che mi impegna e mi motiva
fortemente». È la prima dichiarazione del neo procuratore della Repubblica di
Salerno Franco Roberti che si insedierà nei primi giorni di aprile. E aggiunge:
«Le forze in campo ci sono per potere affrontare con grande competenza anche i
clan salernitani». La sincronia delle notizie gioca l'ennesimo ruolo importante
e decisivo sugli uffici giudiziari salernitani: negli stessi minuti in cui le
agenzie battono la notizia dell'inchiesta aperta a Roma su De Magistris e sette
pm salernitani protagonisti del blitz negli uffici e nelle
abitazioni dei loro colleghi di Catanzaro, il plenum del Csm vota all'unanimità
il nuovo procuratore Roberti. Già da alcune settimane l'ormai ex capo della Dda
di Napoli aveva ricevuto il voto unanime della commissione incarichi direttivi.
Roberti arriva con l'autorevole viatico di Nicola Mancino, vice presidente del
Csm. Dice Mancino: c'è «la necessità di assicurare ordine e
tranquillità» alla procura di Salerno, che è «un importante ufficio
giudiziario». Quello che aveva detto all'arrivo a Salerno per la presentazione
del libro del pm Raffaele Cantone, ieri Mancino lo ha voluto ripetere nella
solennità del voto del plenum aannunciano il suo voto favorevole alla nomina
del successore di Apicella, sospeso dalle funzioni dopo lo scontro con la
procura generale di Catanzaro. Il nuovo procuratore della Repubblica è
considerato tra i massimi esperti in Italia del clan dei «casalesi», una delle
più pericolose organizzazioni criminali ed è stato a capo della Direzione
distrettuale antimafia di Napoli da quattro anni. Ha indagato anche su
Calciopoli e sugli appalti legati all'imprenditore Alfredo Romeo. Napoletano,
sessantuno anni, in magistratura dal 1975, Roberti oltre a guidare la Dda è
stato procuratore aggiunto a Napoli. Ha cominciato la carriera in Toscana, poi
il trasferimento a Sant'Angelo dei Lombardi, dove si è occupato dei processi
sul terremoto. Nel 1982 l'approdo alla Procura di Napoli, con le inchieste
sulla «Nuova famiglia», il clan che si opponeva in quegli anni a Raffaele
Cutolo, su reati contro la pubblica amministrazione e l'economia, come quello
del Banco di Napoli. Per otto anni è stato alla Direzione nazionale antimafia;
nel 2001, il ritorno come aggiunto alla Procura di Napoli, dove ha seguito tra
l'altro indagini sul terrorismo. Arriva a Salerno nelle settimane successive
allo scontro tra procure, giudicato dai pm salernitani come una indebita
controffensiva dei colleghi di Catanzaro indagati per reati particolarmente
gravi come presunta corruzione in atti giudiziari oltre che abuso di ufficio.
Il procuratore Roberti arriva mentre sale l'allarme sulle infiltrazioni
camorristiche negli appalti pubblici, ad opera dei «casalesi». Proprio a Salerno,
infatti, la «General Impianti sas» di Pasquale e Giuseppe Setola, il
sanguinario boss del casertano, ha partecipato spesso in gare di appalto con
l'associazione tenporanea della «Campania appalti srl» ora impegnata nei lavori
di costruzione delle strade di accesso al termovalorizzatore. ant.man.
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«Non mi aspettavo
sicuramente una reazione simile. Con amarezza ho constatato che non c'è stata
comprensione della vicenda da parte di chi mi ha giudicato. E soprattutto non
accetto questa situazione: per me il Procuratore generale della Cassazione, il ministro della Giustizia e il Csm hanno riservato
provvedimenti severi e pesanti, mentre ci sono dei magistrati di Catanzaro
indagati per corruzione in atti giudiziari per i quali non è stata adottata
alcuna misura cautelare, nè mi risulta che nei loro confronti sia stato
iniziato un procedimento disciplinare». È una delle affermazioni,
rilasciate da Luigi Apicella, in una recente intervista all'agenzia Adnkronos.
L'ex procuratore ha anche chiesto alla sezione disciplinare del Csm la revoca
dei pesanti provvedimenti assunti nei suoi confronti.
( da "Mattino, Il (Benevento)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il magistrato Luigi
De Magistris cominciò la sua campagna elettorale a Catanzaro, con inchieste
giudiziarie «clamorose» e soprattutto mediaticamente rumorose. La tecnica
sperimentata dal suo leader Di Pietro. Le censure motivate
del Csm e della Cassazione sono servite a De Magistris per fare la vittima e
chiedere un risarcimento elettorale. Alcuni giorni addietro il Tg3 l'aveva
sponsorizzato con una lunga intervista e un giornalista in ginocchio. L'Unità
ha fatto la trombetta di un'operazione volta a colpire soprattutto i Ds.
Buon lavoro.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
«È molto singolare
che il Consiglio superiore della magistratura lamenti una mancanza di Pm,
probabilmente ne sente una mancanza più politica che effettiva, in quanto il Csm ben sa, visto che dà le autorizzazioni, che il
dieci per cento dei magistrati, cioè circa 10mila, sono sparsi nei vari uffici e
non effettuano funzione né giudicante, né requirente»: così Matteo Brigandì,
capogruppo della Lega Nord in commissione Giustizia a Montecitorio, risponde
alle accuse rivolte dal Csm. E sottolinea: «Anche quei magistrati che
lavorano occupano spesso cattedre universitarie o svolgono funzioni diverse
come quella dell'arbitrato, e così una causa pendente in Corte d'appello a
Milano può durare fino tre anni». «Sarebbe opportuno - prosegue l'esponente
leghista - che il Csm invece di lamentarsi, riporti i magistrati a svolgere
quel lavoro per il quale hanno fatto un concorso, cioè - sottolinea Brigandì -
fare sentenze, ordinanze e decreti, invece di intraprendere altre carriere. I
meccanismi che dovrebbe adottare il Csm per risolvere il problema - conclude il
deputato della Lega Nord - sono semplici, interna corporis: li faccia
lavorare».
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
RAFFAELE INDOLFI
Indagato l'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. La notizia il giorno dopo
l'annuncio della sua candidatura alle europee nelle liste dell'Italia dei
valori, il partito di Antonio Di Pietro. L'ex pm che è ora giudice del Riesame
del Tribunale di Napoli è stato iscritto nel registro degli indagati a Roma per
le ipotesi di reato di concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico
servizio. Ipotesi di reato che lo stesso De Magistris ha subito definito «del
tutto infondate». L'ex pm è indagato in relazione all'inchiesta avviata lo
scorso dicembre dalla procura generale di Catanzaro, che indagò per i medesimi
reati anche sette pm della procura di Salerno, tra cui l'ex procuratore capo
Luigi Apicella, sospeso dal Csm. La vicenda si riferisce alla cosidetta guerra
tra le procure di Catanzaro e Salerno esplosa, dopo che De Magistris denunciò
ai colleghi campani di aver subito pressioni dai suoi superiori per le indagini
che conduceva su politica e malaffari. Per competenza territoriale, le indagini
su De Magistris le avrebbero dovuto svolgere i magistrati di Napoli, ma il
giudice è stato trasferito per «incompatibilità» proprio al Tribunale del
Riesame di Napoli e quindi il faldone è stato indirizzato alla procura della
capitale, anche se, per un complicato gioco di competenze, il fascicolo
potrebbe ora trasmigrare a Perugia. «Si tratta - ha spiegato De Magistris - di
una vicenda che nasce dall'illegale contro-sequestro compiuto dalla procura
generale di Catanzaro. Ritengo si tratti di un'iscrizione dovuta, e l'ipotesi
di reato è del tutto infondata. Del resto rientra nelle plurime, reiterate,
infondate segnalazioni di reato che provengono dai magistrati di Catanzaro,
indagati per fatti gravissimi dalla procura di Salerno». De Magistris è
ritornato anche sulla sua candidatura alle europee e ha annunciato che anche se
non dovesse essere eletto lui non ritornerà a fare il magistrato. L'ex pm di Catanzaro ha replicato così al vicepresidente del Csm
Nicola Mancino che ieri aveva detto che i magistrati che scelgono la politica
non dovrebbero più tornare in magistratura. Un'opinione che il vicepresidente
del Csm ha espresso nella riunione del plenum che ha dato il via libera
all'aspettativa chiesta da De Magistris per candidarsi. Mancino ha detto
sì alla richiesta di De Magistris, ma prima di esprimere il suo voto ha letto
al Plenum la seguente dichiarazione: «A mio avviso è preferibile che venga
stabilito il divieto di rientrare nell'Ordine Giudiziario, e venga garantita, a
domanda, la mobilità nella Pubblica Amministrazione, nella funzione e nel ruolo
pressappoco corrispondenti a quelli di provenienza. La Pubblica Amministrazione
- ha detto ancora Mancino - recupera un patrimonio di esperienze e di
professionalità e la magistratura perde un giudice divenuto parte». Al
vicepresidente del Csm ha replicato anche il segretario dell'Associazione
magistrati Giuseppe Cascini che ha definito «legittima» l'opinione di Mancino,
ma ha anche sottolineato che entrare in politica e tornare poi in magistratura
«sono scelte personali rispetto a cui non c'è una posizione dell'Anm». Per De
Magistris il problema non si pone. Per lui la candidatura «è una scelta di
vita». E ha aggiunto: «Ho passato da poco i 40 anni e finora ho fatto il
magistrato. Adesso seguo un nuovo progetto di vita e la mia è una scelta
irreversibile, anche qualora non dovessi essere eletto». Lui non ritornerà in
magistratura. «La mia scelta - ha detto ancora De Magistris - è una sorta di
sconfitta della magistratura. Il mio sogno è sempre stato quello di fare il
magistrato. Ma da un'apparente sconfitta ho capito di avere una grande
opportunità. Candidandomi con l'Idv posso fare qualcosa per il mio Paese, per
il bene pubblico. Anche perché - ha accusato - stanno svuotando la Costituzione
e c'è bisogno di fare comprendere all'Europa com'è a rischio la nostra
democrazia, dove ormai c'è la criminalizzazione del dissenso e si tende al
pensiero unico».
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
È considerato tra i
massimi esperti del clan dei Casalesi ed è a capo della Dda di Napoli da 4
anni. Ora Franco Roberti, che ha indagato anche su Calciopoli e sugli appalti
legati all'imprenditore Alfredo Romeo, lascia il capoluogo campano per
diventare il nuovo procuratore di Salerno, al posto di
Luigi Apicella, sospeso dal Csm per lo scontro con la procura di Catanzaro
sulle indagini avocate all'ex pm Luigi De Magistris. La nomina di Roberti è
stata decisa all'unanimità dal plenum del Csm. Napoletano, 61 anni, in
magistratura dal 1975, Roberti oltre a guidare la Dda è procuratore aggiunto a
Napoli. Ha cominciato la carriera in Toscana, poi il trasferimento a
Sant'Angelo dei Lombardi, dove si è occupato dei processi sul terremoto. Nel
1982 arriva alla Procura di Napoli. Per otto anni è stato alla Dda; nel 200, il
ritorno come aggiunto alla Procura di Napoli, dove ha seguito tra l'altro
indagini sul terrorismo.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
La storia è
cominciata con la legge regionale n. 16 del 28 novembre scorso intitolata «misure
straordinarie di razionalizzazione e riqualificazione del sistema sanitario
regionale per i rientri dal disavanzo», che ha previsto (articolo 7) bandi di
concorso riservati per l'assunzione nelle aziende sanitarie pubbliche di
lavoratori delle strutture sanitarie private licenziati e posti in mobilità
dopo il provvedimento di revoca dell'accreditamento delle cliniche private.
Quanti siano questi lavoratori, nessuno a tutt'oggi lo sa. Comunque il governo
ha impugnato la legge regionale davanti alla Corte
Costituzionale ritenendo che la Regione Campania sia venuta meno al principio
di contenimento della spesa sanitaria nonostante l'accordo siglato in materia
tra gli organi regionali e i ministeri della salute e dell'economia. Il governo
obietta poi che i concorsi riservati possano riguardare al più personale già in
servizio nelle amministrazioni pubbliche e dotato di particolari titoli
o caratteristiche. Non si può fissare una riserva di posti a personale esterno,
proveniente dal settore privato, come nel caso dei lavoratori già in servizio
presso le cliniche private. La vicenda delle discutibili assunzioni in organico
a tempo indeterminato continua in questi giorni con la decisione dell'Ufficio
di presidenza del Consiglio regionale della Campania di avviare l'immissione in
ruolo di oltre duecento lavoratori finora comandati presso gli uffici del
Consiglio e provenienti da altre amministrazioni pubbliche oppure da società a
capitale misto pubblico/privato. I «comandati» sono persone che per lo più
hanno finora collaborato con i consiglieri regionali in carica i quali li hanno
impegnati con un rapporto fiduciario alla persona oppure sono stati chiamati a
collaborare nel tempo con consiglieri regionali non più rieletti nell'ultima
legislatura regionale che pure sta per finire. Se questi lavoratori fossero
assunti, si violerebbero almeno tre principi di salvaguardia dell'interesse
pubblico: a) il principio di non discriminazione tra i cittadini aspiranti al
pubblico impiego, secondo il quale i concorsi sono aperti a tutti coloro che ne
hanno titolo e salvo casi eccezionali non possono essere riservati ad alcuni
escludendo altri; b) il principio dell'assunzione tramite concorso e non in
virtù di un rapporto fiduciario stabilitosi nel tempo tra consiglieri regionali
e «comandati» e men che mai in ragione della provenienza degli aspiranti
all'impiego da una società di diritto privato, sia pure partecipata da un ente
pubblico; c) il principio dell'assunzione a tempo indeterminato per riempire i
vuoti intanto creatisi nella pianta organica dell'ente, pianta che non è ben
definita né aggiornata, che si sappia, nel caso del Consiglio regionale della
Campania. Oltre a tutto ciò, va ricordato l'articolo 81, comma 4, della
Costituzione secondo il quale ogni legge che importi nuove e maggiori spese
deve indicare i mezzi per farvi fronte. Nel caso del Consiglio regionale della
Campania che già costa ai contribuenti più di 80 milioni di euro all'anno, la
nuova spesa dovuta alle assunzioni dei «comandati», una volta quantificata
(finora non lo è), dovrebbe essere bilanciata da riduzioni equivalenti di altre
voci di costo di funzionamento dell'organo consiliare. Nel momento attuale,
quando è diffuso presso l'opinione pubblica il discredito dei politici e delle
amministrazioni governate dai politici, non credo che ci sia proprio il bisogno
di ulteriori esempi di cattiva politica. Occorre anzi alzare la guardia a
fronte dei guasti della cattiva politica e renderne continuamente informata
l'opinione pubblica come fa il Mattino. Mariano D'Antonio * Assessore regionale
al Bilancio
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Incontro. Oggi alle
18, al centro di documentazione Think Thanks, via Caio Mario 8, per il ciclo
«Mezzogiorno e un quarto. Sette incontri per un Mezzogiorno possibile» dialogo
tra Osvaldo Cammarota e Amedeo Lepore sul tema «Sviluppo. A ciascuno il suo»,
modera Alessio Postiglione. Studi filosofici. Domani alle 16.30, nella sede
dell'Istituto italiano per gli Studi filosofici, Palazzo Serra di Cassano,
Carlo Iannello, Sergio Marotta e Alex Zanotelli, presenteranno il libro «Chi
governa l'acqua?». Studio sulla governance locale di Giulio Citroni, Nicola
Giannelli e Andrea Lippi (Rubbettino editore, 2008) presiede Massimo Villone.
Interverrà Riccardo Realfonzo. Sarà presente Giulio Citroni. Industriali.
L'offerta formativa delle tre facoltà della Luiss sarà presentata domani alle
11 all'Unione Industriali, in piazza dei Martiri 58. Interverranno Mario
Mattioli, Francesca Di Donato, Simona Elia, Luisa Sarchioto e Luigi Sibilio.
Libro. Domani alle 18, saletta rossa della libreria Guida Portalba, Igor
Righetti, giornalista autore e conduttore del programma in onda su Radio1
«ComuniCattivo», presenta il suo ultimo libro «Felici come mosche in un paese
di stitici». Edizioni De Agostini. Veterinaria. «La medicina veterinaria
pubblica nel Mezzogiorno» è il tema della conferenza dell'Istituto
zooprofilattico in programma domani, ore 16, e sabato, ore 9.30, all'hotel
Cocumella di Sant'Agnello. Interverranno, tra gli altri, il commissario e il
direttore dell'Istituto Antonio Limone e Giuseppe Iovane, il preside della
facoltà di Medicina veterinaria Luigi Zicarelli, il dirigente del settore
Veterinario della Regione, i presidenti degli Ordini dei veterinari di Campania
e Calabria, l'assessore regionale alla Sanità Angelo Montemarano. Lions. Domani
alle 17, all'hotel palazzo Alabardieri, presentazione del libro «Il chiodo nella sabbia» di Luigi Mazzella, giudice della Corte
Costituzionale. A seguire convegno su «L'universo femminile», intervengono
Giuseppe Spina, Eduardo De Bellis, Lucia Ascione, Dino Falconio, Flora Scelza,
Faffaele Sibilio. Coordina Antonio Tajani. Conclude Ermanno Bocchini, direttore
internazionale lions Lions/2. Sabato alle 18, villa Maria, in via
Manzoni convegno su «Le tradizioni partenopee»: intervengono Maria Furbatto
Gaeta, Sergio Cuomo, Mariaconcetta Zaccaria, Teodoro Cicala, Renato de Falco,
Massimo Ricciardi, Raffaele Sibilio. Modera Antonio Tajani. Conclude Anna
Inserra. Interviene Alfonso Caterino, governatore distretto 108 ya Lions . Associazione
Gorki. Domenica alle 16, presso l'associazione Massimo Gorki, via Nardones 17,
serata culturale della Repubblica del Kirghizistan. Per informazioni è
possibile telefonare allo 081/413564. Lucani. Domenica, alle 17,30,
all'associazione lucana G. Fortunato in via Tarantino 4, «La Napoli di ieri e
di oggi» dal libro «Le ville di Napoli» di Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza,
nelle canzoni interpretate da Enrico Mosiello e nelle poesie recitate da
Giustina Petraroia. Conduce Yvonne Carbonaro.
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Cade il Riese Vallà,
Resana solo in vetta Giovedì 19 Marzo 2009, (m.m.) La capolista C.S.M. Resana,
nella sesta di ritorno del campionato provinciale Juniores, si riprende il
comando solitario del girone C con la vittoria sul S. Gaetano e la sconfitta
del Riese Vallà (nel derby casalingo con Spineda) che scende al terzo posto
superato dal Montello. Conferme, con vittorie, per Sanfiorese (A) e Pro
Mogliano (B). Ecco risultati, classifiche e programma di sabato 21 marzo.
GIRONE A Risultati: Vazzolese-Campolongo 2-1, Gorghense-Codognè 1-4, S.
Vendemiano-Feletto np, Porto Mansuè-Francenigo 3-1, Cappella-Marenese 1-2,
Godega-Orsago np, Sanfiorese-Parè 4-2. Classifica:Sanfiorese 43, Vazzolese 39,
La Marenese, Porto Mansuè 38, Gorghense 34, Codognè 33, Campolongo 29, Godega,
Orsago 25, Feletto, Francenigo 17, Parè 14, S. Vendemiano 10, Cappella Maggiore
7. Prossimo turno: Campolongo-Godega, Orsago-Gorghense, La Marenese-Parè,
Feletto-Porto Mansuè, Codognè-S. Vendemiano, Francenigo-Sanfiorese, Cappella
Maggiore-Vazzolese. GIRONE B Risultati: Casale-Cima Piave 1-3, S. Lucia Mille-Giavera
np, Badoere-Padernello 0-1, Pro Mogliano-Pro Roncade 1-0, Salgareda-S. Antonino
3-0, Fontane-Silea 0-1, Paese-Zero Branco 1-2. Classifica: Pro Mogliano 50, S.
Lucia Mille, Salgareda 37, Zero Branco 35, Casale, Pro Roncade 29, Padernello
27, Paese 25, Cima Piave 23, Silea, Badoere 22, S. Antonino 12, Fontane 11,
Giavera 7. Prossimo turno:Badoere-Paese, Zero Branco-Casale, S.
Antonino-Fontane, Silea-Pro Mogliano, Padernello-Pro Roncade,
Giavera-Salgareda, Cima Piave-S. Lucia Mille. GIRONE C Risultati:
Montello-Bessica 5-1, Riese Vallà-Spineda 0-1, Fossalunga-Godigese 1-1, Treville-Milan Guarda 2-1, Virtsu Csm Farra-S. Floriano 0-4, CSM Resana-S. Gaetano 2-0, Città di
Asolo-SP 1-0. Classifica: CSM Resana 43, Montello 41, Riese Vallà, S. Floriano 40, Godigese
36, SP 35, Spineda 34, Virtus Csm Farra 25, Bessica 22, Città di Asolo 19, San
Gaetano 17, Milan Guarda, Treville 13, Fossalunga 9. Prossimo turno:
Milan Guarda-CSM Resana, Montello-Città di Asolo,
Spineda-Fossalunga, SP-Riese Vallà, Bessica-S. Gaetano, S. Floriano-Treville,
Godigese-Virtus Csm Farra.
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Due giornate a
Corazza (Francenigo), una a un terzetto del Cordignano Giovedì 19 Marzo 2009,
(m.m.) Queste le delibere del giudice sportivo regionale. ECCELLENZA - Una
gara: Morasutti, Dissegna, Rizzioli (Cordignano). PROMOZIONE - Una gara:
Zabotto (Villorba), Pasian (Opitergina), De Rossi (Preganziol). PRIMA - Una
gara: Urio, Castagnole (Castagnole), Dal Col, Furlan (Orsago), Marchetti (Riese
Vallà), Cancian (Codognè), Favaro (Ospedaletto), Stradella (Fonte), Piovesan
(Cessalto) Feltrin (Fulgor), Cazzaro (Montello), Barbon (Nervesa), Vendramin
(Pro Mogliano), Bandiera (S. Floriano). Inibizione fino al 6 aprile a Toffoli
(ass. arbitro Godega); fino al 23/3 a Michielin (all. Fulgor). Ammenda a
società per insulti all'arbitro: 80 euro al Cessalto, 70 al Montello. Trofeo
Veneto: Una gara a Picozzi (Castagnole). SECONDA - Due gare: Corazza
(Francenigo). Una: Awuku, Buqa, Camatta, Dalla Tor (Aurora Treviso Due), Parise
(Bessica), Criveller (Monaster), Campagnaro (Salvatronda), Sari, Tonon,
Garberlotto, Casagrande (S. Michele), Squizzato (Treville), Brombal (Caerano),
Bettamin, Boin (Altivolese), Simeoni, Baggio (Castion), Dardengo (Gaiarine),
Zen (Giov. Ezzelina), Benincà (La Sernaglia), Rossi (S. Lucia Mille), Favaro
(Mignagola), Tosello, Tronchin (Paese), Fadelli (Sarmede), Rizzato (Casale),
Bessegato, Lucchese (Cendon), Cesca, Trinca (Cisonese), Dal Zotto, Gambarotto
(Fossalunga), Montino (Godigese), Antonello, Iozzino (Salvarosa). Inibizione
fino al 23/3 a Ronchin (dir. Cendon); squalifica fgino al 23/3 agli allenatori
De Vecchi (Cisonese), Prosdocimo (Montegrappa). Ammenda: 60 euro alla Gorghense
(insulti all'arbitro). Trofeo Veneto: Una gara a Meneghin, Nardi, Pupetti (Virtus Csm Farra). JUNIORES ÈLITE - Due gare: Dorella
(Giorgione). Una: Pinos (Liventina). Squalifica fino al 14 aprile a Lorenzetto
(ass. arbitro Cornuda Crocetta). JUNIORES REGIONALI - Una gara: Cresce
(Preganziol), Merotto, D'Agostin (Careni Pievigina), Bamba (Castagnole),
Vettorello (Giov. Ezzelina). ALLIEVI - Due gare: Barbisan (Fulgor). Una:
Garbuio (Cornuda Crocetta).
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
San Michele in testa
Ha raggiunto il Vittorio che ha pareggiato in casa Giovedì 19 Marzo 2009,
(m.m.) Nell'ottava giornata di ritorno del campionato provinciale Giovanissimi
il Vittorio Veneto con il pareggio casalingo con l'Ogliano è raggiunto in vetta
dai cugini del S. Michele Cerfim vittoriosi per 6-1 sul Godega. Confermate le
altre capoliste: Opitergina (B), Casale (C), Loria (D anche se ha riposato) e
Lia Piave (E). Ecco i risultati, le classifiche e gare del 21 marzo (9. ritorno).
GIRONE A Risultati: Campolongo-Cappella M. 3-1, S. Michele-Godega 6-1,
Cordignano-Lourdes 1-3, Vittorio Veneto-Ogliano 3-3, Tarzo Revine Lago-S.
Vendemiano 2-0, Codognè-Sanfiorese 5-2, ha rip. Efferre Aurora. Classifica:
Vittorio Veneto SM Colle e S. Michele 47, Campolongo 42, Ogliano 38, Codognè
35, S. Vendemiano 32, Tarzo Revine Lago 28, Sanfiorese 22, Cordignano 21,
Lourdes 19, Cappella Maggiore, Godega, Efferre Aurora 7. Prossimo
turno:Godega-Campolongo, Lourdes-Codognè, Cappella Maggiore-Efferre Aurora,
Ogliano-S. Michele, S. Vendemiano-Sanfiorese, Tarzo Revine Lago-Vittorio
Veneto, rip. Cordignano. GIRONE B Risultati: Team Biancorossi-Basalghelle 3-0,
La Marenese-Breda 0-3, Ardita Pero-Giovani Lia Piave 2-0, Fontanelle-Opitergina
1-5, Lovispresinao-S. Lucia Mille 1-2, Gorghense-Suseganese 0-1, Cima
Piave-Vazzolese 0-3. Classifica:Opitergina 58, Team Biancorossi 53, Breda 48,
Gorghense 36, La Marenese 31, Basalghelle, Ardita Pero 30, Fontanelle 27, S.
Lucia Mille 25, Lovispresiano, Suseganese 24, Giovani Lia Piave 19, Vazzolese
12, Cima Piave 6. Prossimo turno: Opitergina-Pero, Suseganese-Cima Piave,
Vazzolese-Fontanelle, Breda-Giovani Lia Piave, Basalghelle-Gorghense,
Marenese-Lovispresiano, S. Lucia Mille-Team Biancorosssi. GIRONE C Risultati:
S. Giuseppe-Badoere 2-0, Condor-Paese 1-3, Aurora Treviso Due-Pro Roncade 5-0,
Castagnole-S. Bona 0-0, Casale-Silea 2-1, Padernello-Preganziol 2-0, ha rip.
Zero Branco. Classifica:Casale 51, Silea 42, S. Bona 37, Aurora Treviso Due 35,
Paese 34, S. Giuseppe 32, Condor 28, Castagnole 26, Padernello 25, Zero Branco
21, Badoere 13, Preganziol 11, Pro Roncade 0. Prossimo turno:Condor-Aurora
Treviso Due, Silea-S. Giuseppe, Preganziol-Casale, Pro Roncade-Padernello,
Paese-S. Bona, Badoere-Zero Branco, rip. Castagnole. GIRONE D Risultati:
Azzurra 2003-Bessica 4-0, Riese Vallà-Città di Asolo 0-2, CSM Resana-Conc. Fonte 3-2, Giov.
Ezzelina-Godigese 1-6, Maser-Idea Sport 4-0, S. Andrea-S. Gottardo 0-3, ha rip.
Loria. Classifica: Loria 52, Azzurra 47, Maser 39, Godigese 38, Giov. Ezzelina
35, CSM Resana 32, S.
Gottardo 25, Conc. Fonte 24, Riese Vallà 22, Città di Asolo 19, Idea Sport 14,
S. Andrea 9, Bessica 3. Prossimo turno: Azzurra-CSM
Resana, Idea Sport-G. Ezzelina, Bessica-Godigese, S. Gottardo-Loria, Fonte-S.
Andrea, Città di Asolo-Maser, rip. Riese vallà. GIRONE E Risultati:
Nervesa-Caerano 2-2, Fontane-Contea 1-0, Città Crocetta Cornuda-Giavera np,
Istrana-Lia Piave 0-4, Postioma-Milan Guarda 0-0, Quartier del Piave-S. Gaetano
2-1, Montello-Soccer 1-0. Classifica: Lia Piave 59, Soccer G.A., Quartier del
Piave 55, Caerano 39, Città Crocetta Cornuda 35, S. Gaetano, Nervesa 31,
Fontane, Montello 28, Milan Guarda 17, Contea 15, Istrana 13, Postioma 10,
Giavera 0. Prossimo turno: Postioma-Città Crocetta Cornuda, Caerano-Istrana,
Giavera-Fontane, Lia Piave-Montello, Contea-Nervesa, Soccer G.A.-Quartier del
Piave, Milan Guarda-S. Gaetano. GIRONE F (Squadre fuori classifica):
Codognè-Casier Dosson 2-0, Pro Mogliano-Fulgor 1-2, Cipriano Catron-Padernello
5-0, Careni Pievigina-Quartier del Piave 3-0, Opitergina-Villorba 0-0, Olmi
Callalta-Vittorio Veneto 2-3, ha rip. Team Biancorossi. Prossimo turno:
Padernello-Casier Dosson, Vittorio-Codognè, Fulgor-Olmi Callalta, Cipriano
Catron-Opitergina, Quartier del Piave-Pro Mogliano, Villorba-Team Biancorossi,
rip. Careni Pievigina.
( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Depurazione, torna
il canone per tutti Il servizio verrà pagato anche da coloro che non sono
allacciati al depuratore Giovedì 19 Marzo 2009, Portogruaro Acque del Basso
Livenza, già nella prossima fattura che verrà inviata ai propri clienti,
ripristinerà ai consumi delle utenze i corrispettivi del servizio depurazione,
costi "sospesi" in precedenza in applicazione
della pronuncia della Corte Costituzionale. La tanto discussa sentenza che ha
dichiarato illegittima la tariffa applicata agli utenti che non sono collegati
a depuratore, infatti, è stata chiarita da una legge del Parlamento che
consente di procedere in modo uniforme in tutto il territorio nazionale.
La nuova legge prevede che gli oneri relativi alle attività di progettazione e
di realizzazione o completamento degli impianti di depurazione siano dovuti
anche nei casi in cui manchino gli impianti di depurazione o questi siano
temporaneamente inattivi, a patto che i gestori abbiano già avviato i progetti
delle opere necessarie all'attivazione del servizio. Poiché tali attività sono
già state avviate da Acque del Basso Livenza, la società a totale controllo
pubblico che gestisce il ciclo integrato delle acque nei comuni di Annone
Veneto, Cinto Caomaggiore, Concordia Sagittaria, Portogruaro, Pramaggiore,
Santo Stino di Livenza, la stessa società ha fatto sapere che a decorrere dalla
prossima fatturazione verranno ripristinati ai consumi delle utenze i
corrispettivi del servizio di depurazione. Poiché il Comune di Portogruaro ha
trasferito alla società la gestione del servizio fognatura e depurazione, anche
quei cittadini portogruaresi che scaricano i reflui in sistemi fognari non
collegati al depuratore, e che comunque sono soggetti al pagamento della
tariffa di depurazione, possono beneficiare del "Servizio di svuotamento,
pulizia e smaltimento in siti autorizzati delle vasche private di trattamento
dei reflui fognari" che consiste nello svuotamento biennale con autobotte
del sistema di depurazione biologico privato. Gli oneri di intervento sono a
carico della società, mentre l'utente dovrà solo contribuire con un modesto
importo che è stato fissato nel 2005 in 20 euro. Teresa Infanti
( da "Adnkronos" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
EUROPEE:
CODACONS IMPUGNA AL TAR OK CSM AD ASPETTATIVA
DE MAGISTRIS commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA ultimo
aggiornamento: 19 marzo, ore 15:46
( da "Adnkronos" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
EUROPEE:
CODACONS: RICORSO A TAR CONTRO 'VIA LIBERA' CSM A CANDIDATURA
DE MAGISTRIS commenta 0 vota 0 tutte le notizie di POLITICA ultimo
aggiornamento: 19 marzo, ore 15:35
( da "ITnews.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 19 mar.
(Adnkronos) - L'Associazione Utenti della Giustizia, aderente al Codacons, annuncia un ricorso al Tar contro la delibera del Consiglio
Superiore della Magistratura che ha dato il 'via libera' a De Magistris,
consentendo al magistrato di candidarsi alle prossime elezioni europee.
"Apprezziamo il lavoro svolto da De Magistris e la sua persona, e il
problema non e' certo nel nome, quanto nell'iter seguito dal Csm", spiega
l'associazione.
( da "Bloomberg" del 19-03-2009)
Argomenti: Giustizia
By John Hughes and
Alex Ortolani March 19 (Bloomberg) -- U.S. auto suppliers will get as much as
$5 billion in U.S. Treasury aid to avoid a collapse that would cripple the
domestic industry, including federally funded General Motors Corp. and Chrysler
LLC. Suppliers will get a guarantee that money owed them for products will be
paid, regardless of what happens to car companies, the Treasury Department said
today in a statement. The program will be run through the automakers. The aid
"could go a long way to helping some of those suppliers out there," said Mike Wall, an analyst with CSM Worldwide Inc. in Grand Rapids, Michigan. "It could change
the story line." Partsmakers surged in New York trading. Suppliers,
squeezed by production cuts at automakers, asked for $18.5 billion last month
and said failure to help could mean the loss of one million jobs in the U.S.
Lear Corp., the second- largest auto-seat maker, said this month its auditors
expressed doubt about its ability to keep operating, and American Axle &
Manufacturing Holdings Inc. said it may breach loan terms. "The program
will provide supply companies with much needed access to liquidity to assist
them in meeting payrolls and covering their expenses, while giving the domestic
auto companies reliable access to the parts they need," Treasury Secretary
Timothy Geithner said in the statement. The Bloomberg U.S. Auto Parts/Equipment
Index of 14 companies rose 4.5 percent at 12:05 p.m. Lear jumped 51 cents, or
71 percent, to $1.23 in New York Stock Exchange composite trading. Lear earlier
reached $1.55 for the biggest intraday percentage rise since the company's
initial public offering in 1994. American Axle climbed 77 cents, or 50 percent,
to $2.32. Participating Companies Any U.S. auto company can participate in the
U.S. aid program, and GM and Chrysler have already agreed to do so, according
to the Treasury statement. A spokesman at Ford Motor Co. didn't immediately
respond to an e-mailed question on whether it will take part. GM appreciates
the government's "quick action," said Greg Martin, a company
spokesman, in a statement today. "This action can help reduce the risk of
vehicle production disruptions." All U.S.-based suppliers that ship to a
participating automaker also may participate, according to Treasury. Auto
companies will decide which suppliers, and which of their receivables, will
receive support. Only receivables on goods shipped after today qualify.
"This is not going to save every supplier because there is still a
significant amount of overcapacity, but if we can protect those suppliers that
are in this situation because of the difficult market environment, that's the
key," said Wall, the analyst. Imminent Distress' The Original Equipment
Suppliers Association said last month that as many as one-third of the more
than 4,000 U.S. suppliers face "imminent financial distress." The
group represents some of the industry's biggest companies, including Delphi
Corp., TRW Automotive Holdings Corp. and BorgWarner Inc. The OESA and the Motor
& Equipment Manufacturers Association asked the Treasury Department on Feb.
13 for $18.5 billion in aid. "We're very grateful that they have moved on
this prior to the end of the month, as we thought it was absolutely
necessary," said Ann Wilson, a spokeswoman for MEMA. U.S. auto sales in
February slid 41 percent to the lowest rate since December 1981, according to
Woodcliff Lake, New Jersey-based Autodata Corp., as the recession scared off
potential buyers. GM and Chrysler, which are operating on $17.4 billion in
government loans, are seeking as much as $21.6 billion in additional aid. To
contact the reporters on this story: John Hughes in Washington
jhughes5@bloomberg.net; Alex Ortolani in Southfield, Michigan, at
aortolani1@bloomberg.net Last Updated: March 19, 2009 12:27 EDT
( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
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n. 67 del 2009-03-19
pagina 0 Sono quindici i magistrati eletti in Parlamento di Stefano Zurlo Un
tempo indossavano la toga. Oggi sono deputati e senatori, di tutti gli
schieramenti. E in futuro è probabile che facciano dietrofront e tornino ad
amministrare la giustizia Sono ben quindici i magistrati che siedono in
Parlamento. Il caso De Magistris, candidato per l'Italia dei valori alle
Europee e dunque in aspettativa, tocca un nervo scoperto: la contiguità, anzi
l'intercambiabilità, fra potere politico e potere giudiziario. Si sa, il
giudice è per definizione imparziale, terzo, come dicono gli esperti; il
politico è per forza di cose di parte. Risultato: la navetta che fa la spola
fra i Palazzi di giustizia e le Camere è sempre piena. All'andata e al ritorno.
Vi sono magistrati che entrano in politica e poi, dopo alcuni anni di
militanza, come se niente fosse, tornano ad indossare la toga. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino è stato perentorio: «Ci
vorrebbe un divieto al rientro nell'ordine giudiziario». Invece, al momento, le
scelte sono personali e discrezionali. Vi sono casi clamorosi di ritorno in
magistratura. Per esempio, Pierluigi Onorato che dopo essere stato per 13 anni
in Parlamento come indipendente prima nel Pci, poi nel Pds e nei Ds, è
tornato nei saloni felpati del Palazzaccio ed è diventato, con decisione
unanime del Csm, Presidente di sezione in Cassazione. Oppure Giuseppe Ayala,
volto noto anche per le sue apparizioni televisive: magistrato a Palermo negli
anni eroici di Falcone e Borsellino, nel '92 si lancia in politica, poi nel
2006 rientra nei ranghi, nella tranquilla e defilata sede dell'Aquila. Ma
quanti sono attualmente i magistrati in aspettativa perché eletti in
parlamento? La risposta è quindici. Al Senato Caliendo, Centaro, Giuliano e
Nitto Palma nel Pdl; Carofiglio, D'Ambrosio, Della Monica, Finocchiar oe
Maritati nel Pd. Tra i deputati: Ferranti, Tenaglia, Lo Moro nel Pd; Papa nel
Pdl e Di Pietro e Palomba nell'Idv. Per Mancino, gli ex magistrati non
dovrebbero più indossare la toga, una volta chiusa la parentesi parlamentare,
ma si dovrebbe garantire loro un posto nella Pubblica amministrazione. Luigi De
Magistris, intanto, promette: «Non tornerò più in magistratura, anche se non
sarò eletto». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)
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Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST -
Cooperazione, l'attività dell'Italia in Afghanistan Roma, 19 mar (Velino) - La
presenza dell?Italia in Afghanistan, che pone il nostro paese tra i dieci maggiori
donatori con un impegno totale di 370 milioni di euro e un'erogazione di oltre
342 milioni nell'arco di questi anni, è attiva con iniziative di emergenza e di
cooperazione allo sviluppo sin dal 2002. A questo proposito, l?Unità tecnica
locale (Utl) di Kabul della direzione generale per la Cooperazione allo
sviluppo (Dgcs) della Farnesina ha pubblicato un documento nel quale viene
effettuato un escursus storico sulle attività svolte e sui progetti in corso
nel paese asiatico. “Nel 2008 l?Italia si è dotata di un'Unità tecnica locale,
ufficio di Cooperazione dedicato a coordinare programmi e progetti che, sia sul
canale bilaterale (governo-governo), sia sul canale multilaterale (attraverso
cioè i partner internazionali), vedono l'attiva partecipazione italiana in
termini di finanziamento e sostegno tecnico. Partecipando sin dall'inizio ai
passi compiuti dalla Comunità internazionale per ricostruire il paese – si
legge nel testo -, alla Conferenza di Tokio (2003) l'Italia è stata indicata
come il paese di riferimento per le riforme nel settore della giustizia, uno dei pilastri del processo di state building e
di cui il nostro paese è ancora il referente”. “Le maggiori aree geografiche di
intervento della Cooperazione italiana sono la provincia di Herat e le contigue
province di Farah e Badghis (Afghanistan occidentale), Bamian e Wardak
(centro), la provincia di Baghlan (Nord) e la città di Kabul. Il maggior focus
dell'intervento italiano – prosegue il documento -, il cui quadro di
riferimento è l?Afghanistan national development strategy (Ands), o Piano
strategico nazionale dell'Afghanistan, è il program Justice and Rule of law,
ovvero il ?Programma giustizia?, spina dorsale della
riforma del potere giudiziario del paese. In questo
settore, attraverso il finanziamento al sistema delle Nazioni Unite o ad altre
agenzie multilaterali, l'Italia ha contribuito con 56 milioni di euro,
garantendo tra l'altro la costruzione e/o ricostruzione delle strutture e degli
uffici del Ministero della Giustizia, carceri in diverse aree del paese (dieci
milioni di euro), il sostegno all'Artf, o Fondo Fiduciario per la Ricostruzione
dell?Afghanistan (dieci milioni di euro), al Law and Order Trust Fund e al
settore della lotta al narcotraffico. è inoltre presente con attività di formazione,
supporto tecnico e mentoring (un termine che traduce l'assistenza ai diversi
settori della giustizia afgana) e ha creato il
National Justice Training Centre e un carcere minorile e femminile aperto a
Kabul”. “Nel settore della governance – spiega il testo -, come indicato nella
strategia dell'Ands, l'Italia ha contribuito al rafforzamento e sostegno del
sistema elettorale (21 milioni di euro), e alle iniziative Disbandment of
Illegal Armed Group e Establishment of the Afghan Legislature (Seal). Altro
progetti sostenuti dal nostro paese, a partire dal quadro strategico delineato
dall'Ands, sono: la strada nazionale Maidan Shar-Bamian (un impegno da oltre
100 milioni); il settore della sanità pubblica con diverse iniziative
(Essential Hospital Package) a Kabul ed Herat e in diverse aree decentrate del
paese; sostegno ai programmi di prevenzione della Tbc (in collaborazione con
l'Oms); sostegno al Budget nazionale afgano (60 milioni) e alle politiche di
genere. Nelle iniziative di emergenza e di aiuto umanitario (Social Protection
Sector) l'Italia si è tra l'altro impegnata a favore dei rifugiati all'estero e
di coloro che hanno scelto di fare ritorno (19,5 milioni di euro attraverso
l'Unhcr) e col sostegno alle zone rurali con distribuzione di generi di prima
necessità, sia attraverso il Wfp (22 milioni) sia attraverso Organizzazioni non
governative locali, e con interventi mirati di riabilitazione e ricostruzione”.
“Alcune iniziative meritano in particolare di essere ricordate – aggiunge il
documento -: la riabilitazione della Education Radio Television (Ertv),
attraverso l'Unesco, che ha dato la possibilità al ministero dell'Educazione di
creare sistemi di formazione a distanza; la ricostruzione, riabilitazione e
allargamento dell'Ospedale Esteqlal di Kabul, recentemente dotato di un reparto
dedicato al trattamento delle ustioni e la costruzione del primo centro aperto
per donne e minori a Kabul. La strategia dell'Italia si è posta come obiettivo
il rafforzamento delle capacità di governance locale per consentire
all'Afghanistan la costruzione di un processo di sviluppo nazionale e autonomo
del paese. Ma al contempo ha mirato a intervenire e rispondere rapidamente alle
situazioni di emergenza, dando sostegno alle comunità locali con un focus di
speciale attenzione alle categorie maggiormente vulnerabili. In prospettiva –
conclude lo studio -, l'azione dell'Italia si andrà concentrando sempre di più
sul rafforzamento delle capacità di governance e sviluppo locale con il
sostegno al National Solidarity Program (Nsp), il programma di solidarietà
nazionale cui contribuiamo con 20 milioni di euro, e al nuovo programma Asop.
Inoltre l'Italia proseguirà come focal point nel settore Justice and Rule of
Law, con particolare attenzione alla giustizia
minorile. Progetti di emergenza continueranno ad essere finanziati per
garantire risposte immediate a eventi catastrofici e di assistenza umanitaria”.
(fbu) 19 mar 2009 19:24
( da "Romania Libera" del 19-03-2009)
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> Cititi online
anunturile din ziarul ?Romania libera?: Magistratii turnatori continua sa
judece Vineri, 20 Martie 2009 Curtea de Apel Bucuresti a decis in cazul
judecatorului Dan Tabaltoc de la Curtea de Apel Iasi ca a fost colaborator al
Securitatii, in procesul intentat magistratului de Consiliul National pentru
Studierea Arhivelor Securitatii (CNSAS). Pana acum, doar un singur judecator
din cei 29 suspectati ca au colaborat cu Securitatea a primit o decizie
definitiva in instanta. Dan Tabaltoc are, la randul sau, drept la recurs,
astfel incat pana atunci va continua sa imparta dreptatea ca judecator al
Curtii de Apel Iasi. "Functioneaza prezumtia de nevinovatie", explica
judecatorul Horatiu Dumbrava de la SoJust, marturisind insa ca acest principiu
de drept nu-i asigura magistratului suspectat de colaborare cu Securitatea nici
autoritatea profesionala, nici integritatea. Purtatoarea de cuvant a Consiliului
Superior al Magistraturii (CSM), judecatoarea Cecilia
Morariu, explica, la randul sau, ca "e nevoie de o hotarare
irevocabila" pentru a se pune in aplicare, adica pentru a incepe un alt
proces pentru fals in acte publice. Magistratii sunt obligati, potrivit Legii
Statutului judecatorilor si procurorilor, sa declare pe propria raspundere
"apartenenta sau neapartenenta ca agent sau colaborator al organelor de
securitate ca politie politica". Totusi, reprezentanta CSM
explica mai departe ca judecatorii colaborationisti nu sunt exclusi din magistratura,
fiindca, dupa cum lamureste Horatiu Dumbrava de la SoJust, exista doar "o
lustratie la nivelul conducatorilor de instante". Altfel spus, judecatorii
si procurorii cu functii care au colaborat cu politia politica a regimului
Ceausescu vor fi revocati de catre CSM, ceilalti vor raspunde penal doar daca au mintit in declaratia
pe proprie raspundere. Colaborationismul magistratilor se regaseste insa chiar
in interiorul CSM,
institutia care gireaza independenta si integritatea justitiei autohtone. Judecatoarea
Florica Bejinaru a primit acum doi ani din partea CNSAS verdict de colaborator
al Securitatii ca politie politica fiindca a semnat angajament si a
primit chiar bani pentru delatiunile pe care le-a facut. Deocamdata, procesul
judecatoarei CSM se afla pe rol, dar multi magistrati
socotesc ca ar fi trebuit sa demisioneze din Consiliu. La randul sau, seful CSM, Virgil Andreies, asteapta verdictele finale pentru
judecatorii suspectati ca au colaborat cu Securitatea. Procesele tergiverseaza
voit in cazul judecatorilor, iar "cel mai flagrant exemplu" este, in
opinia judecatorului Horatiu Dumbrava, situatia Rodicai Stanoiu, fost ministru
al Justitiei, acuzata de CNSAS ca a facut politie politica. Aceasta a fost
judecata de Stere Learciu, un magistrat recrutat de Securitate sub numele de
cod "Aurel". Reprezentantul SoJust nu este prea optimist nici in
celelalte dosare aflate pe rol, tocmai pentru ca pana acum doar un singur
magistrat activ a fost declarat de instanta colaborator, in vreme ce restul
cazurilor fie au fost inchise fara vinovati, fie se tot amana. Din aceeasi
categorie: Hartuirea devine infractiune in noul Cod Penal Controverse in Franta
starnite de weekendul petrecut de Sarko si Carla in MexicTim Kretschmer,
baiatul care a avut de toate Voteaza