Sezione
principale: Giustizia
Mafiosi liberi, il caso al
Csm ( da "City"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il caso al Csm La prima commissione
del Csm ha disposto per il 28 aprile prossimo le audizioni dei presidenti della
Corte d'appello e del tribunale di Bari e del capo dell'ufficio gip-gup per
approfondire le cause del mancato deposito della sentenza di primo grado per il
maxiprocesso "Eclisse" da parte dell'allora gup Anna Rosa De Palo (
Boss scarcerati, si muove
il Csm (
da "Corriere.it" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm «Convocati i magistrati di
Bari» L'istruttoria sui 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga scarcerati
per il mancato deposito della motivazione ROMA - Parte a tambur battente
l'istruttoria del Csm sul caso dei 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga
scarcerati per effetto del mancato deposito della motivazione della loro
condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo,
Provincia sconfitta alla
Consulta sull'anagrafe canina ( da "Trentino"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: anagrafe canina Per la Corte le
ordinanze governative sui microchip valgono anche qui TRENTO. La competenza
sull'anagrafe canina è dello Stato e non della Provincia. Lo ha deciso la Corte
Costituzionale che ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia di Trento
contro l'ordinanza concernente "misure per l'identificazione e la
registrazione della popolazione canina"
di Antonio Loconte Le
inchieste volute dal ministro della Gius...
( da "Leggo" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: "Non sono agnellini - ha detto
il magistrato - e solitamente tornano a delinquere". Oggi è invece il
giorno del vertice in Prefettura richiesto dal Sottosegretario all'Interno
Alfredo Mantovano. La prima Commissione del Csm, invece, ha già convocato il 28
aprile i vertici degli Uffici giudiziari baresi. (ass)
Bari, scontro sui mafiosi
scarcerati: (
da "Cittadino, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: gip del tribunale della città è il
giorno e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha aperto
un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile i presidenti di Corte d'appello,
tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la
relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli
ispettori del ministero della Giustizia.
scontro tra giudici e
consiglio - mauro lissia ( da "Nuova
Sardegna, La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sollevare un conflitto di attribuzioni
davanti alla Corte Costituzionale: ci sarebbero sessanta giorni di tempo dal 4
marzo scorso, la data in cui la Procura ha notificato ai due gruppi consiliari
l'ordine di esibizione dei documenti. Mentre sulla possibilità di consegnare
alla magistratura gli atti e i documenti dei gruppi consiliari il legale affida
alla «libera discrezionalità dell'
L'asilo politico a
Battisti in Brasile sarà confermato
( da "Arena, L'" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: estradizione RIO DE JANEIRO Il
ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro che il
Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana) confermerà
la legittimità della concessione dell'asilo politico all'ex terrorista rosso
Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla differente da quello di tanti
altri rifugiati in Brasile», ha detto Genro.
Chi sbaglia non paga
( da "Unita, L'" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Domandina: quando tre pm di Salerno
perquisirono la Procura di Catanzaro e il Riesame diede loro ragione, il Csm li
cacciò su due piedi. Ora che due pm di Roma han perquisito Genchi e il Riesame
ha dato loro torto, cosa pensa di fare il Csm? Per coerenza, non potrà che
promuoverli.
Bari, scontro tra giudici
sui mafiosi ( da "Adige,
L'" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm sentirà le diverse parti
sulle scarcerazioni facili Bari, scontro tra giudici sui mafiosi BARI - È
scontro sulle scarcerazioni dei 21 malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip
è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il
Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile i
presidenti di Corte d'
la slovenia ogni anno
caccia 70-100 orsi ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dove la fauna è gestita in un modo
che qui da noi neppure ci sogniamo e, invece di ipotizzare ospitalità di orsi
sloveni, farebbe meglio a occuparsi della propria legge venatoria, sulla cui
più che dubbia legittimità attendiamo il giudizio della Corte costituzionale.
Marco Buzziolo Presidente del Circolo friulano cacciatori
Le inchieste del
pm ( da "Tempo,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: inchiesta figurano inoltre alcune
intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della
Giustizia Clemente Mastella e Saladino. Proprio Clemente Mastella ha chiesto il
trasferimento di De Magistris ma il Csm lo ha rimandato a dicembre 2007. Alla
fine sia il pm che i suoi collaboratori sono stati rimossi dall'inchiesta
creando un caso nazionale.
La Corte Costituzionale ha
rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro
l'Ordinanza concernente
(
da "Adige, L'>" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Abstract: La
Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma
di Trento contro l'Ordinanza concernente «misure per l'identificazione e la
registrazione della popolazione canina» emanata il 6 agosto 2008 La Corte
Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di
Trento contro l'
Boss scarcerati a Bari: il
Csm apre istruttoria ( da "Libertà"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Csm apre istruttoria BARI - È
scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e
ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle
polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria
e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'
L'immigrazione fra paure e
convivenza civile ( da "Secolo
XIX, Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: vicepresidente emerito della Corte
Costituzionale), Giorgio "Getto" Viarengo (storico locale),
Alessandra Ballerini (avvocato). Le conclusioni saranno a cura di Patrizia
Avellani, segretario provinciale Cgil. «L'iniziativa - spiega Del Favero - ha
lo scopo di offrire una migliore conoscenza sull'argomento dell'immigrazione,
troppo spesso relegato come mera questione di ordine pubblico.
Scarcerazioni, guerra tra
procura e gip ( da "Tempo,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il giorno dei distinguo e delle
polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto
un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte
d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte
d'Appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito
inviata agli ispettori del ministero della Giustizia.
zaccaria e de siervo in
difesa della costituzione ( da "Tirreno,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: vice presidente della Corte
Costituzionale, parlare di Costituzione agli studenti delle scuole superiori
nell'auditorium del Gramsci-Keynes. De Siervo ha raccontato, descritto e
spiegato i fondamenti e i fini della Carta Costituzionale dai suoi albori ai
giorni nostri, dallo Statuto Albertino all'articolo 1 del 1948.
Mirabelli ospite della
Banca Popolare ( da "Giorno,
Il (Sondrio)" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: docente universitario e presidente
emerito della Corte Costituzionale, terrà, presso la Sala Besta della Banca
Popolare di Sondrio, una conferenza sul tema «Laicità dello Stato e libertà del
magistero ecclesiastico». Un altro illustre ospite per l'istituito di credito
di piazza Garibaldi presieduto da Piero Melazzini e diretto da Alberto
Pedranzini.
Canzio guiderà la Corte
d'Appello ( da "Messaggero,
Il (Rieti)" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi A L'Aquila
arriva l'ex pm reatino, attuale direttore del Massimario della Cassazione
Canzio guiderà la Corte d'Appello La scelta del Csm "accelerata per
necessità organizzative causate dal sisma"
Serviva un magistrato
dalle riconosciute capacità organizzative e la scelta del Csm è cadu...
( da "Messaggero, Il (Rieti)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm è caduta su Giovanni Canzio,
"reatino" d'adozione (è stato a piazza Bachelet per 17 anni) e
attuale direttore del Massimario della Cassazione. Il giudice, che proprio lo
scorso 4 aprile ha partecipato a Rieti alla presentazione del libro Storie di
giustizia di Massimo Cavoli, è stato indicato all'unanimità dalla quinta
sezione del Csm quale nuovo presidente della Corte di Appello
Mafiosi scarcerati, è
scontro E il Csm convoca i magistrati
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è scontro E il Csm convoca i
magistrati BARI, GIUSTIZIA LUMACA BARI Scontro sulle scarcerazioni dei 21
presunti malavitosi a Bari. Procura e ufficio gip del tribunale pugliese si
rimpallano le responsabilità in un intreccio di distinguo mentre il Csm ha
aperto un'istruttoria e convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di
Corte d'
CANZIO PER LA PRESIDENZA
DELLA CORTE D'APPELLO ( da "Messaggero,
Il (Abruzzo)" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi
CANZIO PER LA PRESIDENZA DELLA CORTE D'APPELLO Considerata una delle menti
giuridiche più raffinate potrebbe essere nominato dal Csm già nelle prossime
settimane
dal nostro inviato
L'AQUILA - La lista dei testimoni eccellenti è pronta da...
( da "Messaggero, Il (Abruzzo)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La quinta commissione del Csm lo ha
proposto all'unanimità come più idoneo a ricoprire l'incarico di presidente
della corte d'Appello dell'Aquila e il plenum del Consiglio potrebbe ratificare
la nomina già nelle prossime settimane. Non solo: sempre in queste ore a
Palazzo dei Marescialli si stanno preoccupando di rinforzare anche i tribunali
di Teramo e Sulmona,
ROMA - Dopo il ministro
Alfano anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di oltre 20 boss maf...
( da "Messaggero, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi ROMA
- Dopo il ministro Alfano anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di
oltre 20 boss mafiosi per il ritardo di un giudice barese nel deposito delle
motivazioni della sentenza di condanna nei loro confronti.
Brogli all'esame da
giudice? Alfano: candidati banditi
( da "Italia Oggi" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: esaminatrice proceda oltre nello
svolgimento dei propri compiti istituzionali e che la 9ª commissione del Csm ha
deliberato di archiviare la pratica poiché, dagli accertamenti effettuati, «è
emerso che le prove si sono svolte senza anomalie suscettibili di incidere
sulla effettiva regolarità dello stesso». Ma è evidente che i fatti accaduti
non possono essere comunque dimenticati.
Fu promossa a pieni voti
la Gup dei boss scarcerati ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: udienza plenaria del Csm del 15
gennaio scorso. In quella sede la De Palo, proprio sul scorta di un curriculum
così brillante, venne designata alla presidenza del tribunale dei minorenni di
Bari, scavalcando a maggioranza (13 voti su 25) gli altri due candidati,
Domenico Blasco (giudice dei minori a Catanzaro) e Riccardo Greco ( consigliere
in Corte d'
Campania, dissequestro per
il gruppo Impregilo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: istruttoria del Csm sul caso dei
pm, Noviello e Sirleo, titolari dell'inchiesta sui rifiuti,che secondo un
documento approvato a larga maggioranza dai magistrati dell'ufficio e
sottoscritto dallo stesso procuratore Giandomenico Lepore, sarebbero stati
«denigrati» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai vertici di
Impregilo durante la manifestazione per l'
Anomalie tra diritto e
gettito ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rimanderà di nuovo la causa alla
Corte e il giro degli anni prima di una decisione potrà riprendere da capo.
D'altronde la Corte costituzionale non può fare legislazione additiva, né può
decidere se il caso può essere risolto con le norme sopravvenute, giudizio che
spetta alle commissioni tributarie.
Per l'Irap maxi-test alla
Consulta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sarà la Corte costituzionale. Il
nuovo Irap-day, in realtà, si sdoppierà in due momenti. Il 7 e l'8 luglio
prossimi sono state fissate le date, rispettivamente, per l'udienza pubblica e
per la camera di consiglio nelle quali sarà avviata la discussione sulla
legittimità del divieto di "scontare" la quota di Irap che grava su
costo del lavoro e oneri finanziari dall'
Un'imposta sotto processo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fra le ordinanze di cui la Corte
costituzionale avvierà l'esame a luglio è quella della Ctp di Genova del 12
febbraio 2004. Con argomentazioni sostanzialmente riprese nei successivi
provvedimenti di rimessionei giudici tributari hanno ritenuto non infondata la
possibilità che il divieto di deducibilità dell'Irap ai fini delle imposte sui
redditi (
Boss liberi, lite in
Procura ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm convoca i capi degli uffici
BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi
legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri
non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per
le indagini preliminari, Giovanni Leonardi,
Mafiosi liberati: scatta
il piano di sorveglianza ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: scatta il piano di sorveglianza Il
Csm convoca i vertici giudiziari baresi Oggi il comitato per l'ordine pubblico
Difficile l'ipotesi di aumento degli organici delle forze dell'ordine,
occorrerà il massimo coordinamento BARI Sorveglianza strettissima h 24 dei
presunti affiliati alla cosca Strisciuglio, rimessi in libertà da poche ore.
IL PROCURATORE
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Al Csm dovrebbe spettare una
residuale competenza a valutare, in caso di denunciate disfunzioni soprattutto
da parte degli utenti, se la complessiva gestione dell'ufficio da parte del
singolo procuratore sia tale da determinare una situazione di incompatibilità
ambientale e/o funzionale del medesimo e, oggi,
Fascicolo al Csm dopo le
accuse del Pg ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: intervista al «Corriere» Fascicolo
al Csm dopo le accuse del Pg Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Il Csm ha
aperto un'istruttoria dopo le accuse lanciate dal pg Vincenzo Galgano in
un'intervista al «Corriere del Mezzogiorno» contro la «strumentalizzazione» del
caso Lepore da parte di chi aveva interesse a «cercare visibilità».
Caso Pansa, il plenum
slitta al 5 maggio ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: superiore della magistratura deve
decidere se la decisione di stralciare le posizioni del prefetto di Napoli
Alessandro Pansa e del capo della Protezione civile Guido Bertolaso fu appunto
uno «stralcio» o (come sostiene la delibera della settima commissione del Csm)
una «revoca implicita» del fascicolo ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo,
che non condividevano tale decisione.
Il Csm: istruttoria sulle
accuse del Pg ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: istruttoria della prima commissione
del Csm viene definita da alcuni consiglieri «esplorativa», e finalizzata ad
accertare se in Procura esista o meno una situazione di turbolenza. Comunque
vada, l'obiettivo del Csm è quello di «compattare» l'ufficio (nel caso non lo
fosse) o «aiutarlo a lavorare con serenità» (se invece non emergessero
dissidi).
Boss liberi, a Bari è lite
in Procura ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 1 I vertici convocati al Csm Boss
liberi, a Bari è lite in Procura BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni
dei 21 presunti malavitosi legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei
termini. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente
dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi,
Ministro Genro: asilo per
Battisti ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Rio de Janeiro Il ministro della
Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro che il Supremo Tribunal
Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana) confermerà la legittimità
della concessione dell'asilo politico all'ex terrorista rosso Cesare Battisti.
«È un caso semplice, per nulla differente da quello di tanti altri rifugiati in
Brasile - ha detto Genro-.
Mafiosi liberi, scontro
giudiziario ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della città è il giorno dei
distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito
aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di
Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in
Corte d'appello la relazione con la cronistoria dei fatti che sarà inviata agli
ispettori del ministero della Giustizia.
Quei contratti già estinti
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: vedi sentenza numero 46 del 1959
della Corte Costituzionale); il calcolo dell'eventuale affrancazione si
baserebbe sulla media del canone degli ultimi 10 anni; il Comune di Iglesias
nel 1942 ha
rinunciato ad diritto di livello togliendo la voce relativa dal bilancio.
Infatti il contratto di livello è stato da tutti dimenticato, anche
dall'amministrazione comunale di Iglesias.
Salerno, ecco Roberti
Napoli, indaga il Csm ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: indaga il Csm Galgano e Lepore
convocati il 28 aprile Si è insediato ieri mattina il nuovo procuratore capo
del tribunale di Salerno, Franco Roberti. «Lavoreremo di squadra», ha detto,
«non siamo un potere ma siamo al servizio del cittadino ». Intanto, a Napoli,
il Csm apre una inchiesta sugli scontri tra pm.
Le spine Seapark e Curia
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: trasferita a Latina per volontà del
Csm dopo lo scontro con la procura di Catanzaro, ne aveva chiesto già il rinvio
a giudizio. Il gip Vincenzo Di Florio deciderà tra una settimana. E il caso
SeaPark che coinvolge sempre il sindaco, rinviato a giudizio lo scorso
dicembre. Ancora in corso, invece, il processo che vede al banco degli imputati
con l'accusa di associazione a delinquere,
Scarcerazioni a Bari
Scontro fra Pm e Gip ( da "Giornale
di Brescia" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: interno Scarcerazioni a Bari
Scontro fra Pm e Gip Il Csm intanto ha aperto un'istruttoria BARIÈ scontro
sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio
gip del tribunale della città è il giorno delle polemiche alle quali non è indifferente
il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile
prossimo i presidenti di Corte d'
scarcerazioni a bari: è
scontro ( da "Tirreno,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è scontro Il Csm ha aperto
un'istruttoria per conoscere la vicenda BARI. E' scontro sulle scarcerazioni
dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale
della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente
il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile
prossimo i presidenti di Corte d'
Hyundai's $50,000 Puzzle: How to Sell Luxury Car in U.S. Next to
Compacts ( da "Bloomberg" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: an
auto industry analyst for CSM Worldwide in Northville, Michigan.
"It will take a while to build a capability on the retailing side." The
risk in adding Equus in Hyundai's U.S. showrooms is repeating
Volkswagen AG's experience with the Phaeton, introduced in 2003. Sales peaked
at 1,939 in
2004 dropping to just 17 by 2007 as buyers balked at paying more than $
Daimler, Porsche CEOs Head to Shanghai as China Car Sales May Surpass
U.S. ( da "Bloomberg" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM
Worldwide Inc. slashed its U.S.
auto sales forecast for this year to 9.7 million, compared with 13.2 million in
2008 and its initial 2009 forecast of 10.7 million vehicles. GM, whose U.S. sales plunged 49 percent in the first
quarter, doubled its 2009 forecast for China's market growth as tax cuts
and subsidies revived demand.
effetto sisma, torna il
fascicolo del fabbricato ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: anche la Corte costituzionale ha
duramente condannato l´imposizione di oneri economici gravosi a tutti i
proprietari dei fabbricati e, quindi, anche a quelli di più modeste condizioni
economiche», ha ammonito ieri in una nota. Tuttavia Corsini è tranquillo:
«Sappiamo che può essere vista come una misura impopolare perché comporta costi
non indifferenti,
strappo in procura, via
all'istruttoria ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La prima commissione del Csm sentirà
Lepore, Galgano e De Chiara Rinviato a dopo le audizioni il voto sullo stralcio
della posizione di Pansa nel caso rifiuti Era stata aperta come "pratica a
tutela" dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo e di tutti i magistrati
chiamati in causa dalle dichiarazioni rese a margine della cerimonia di
inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra.
L'Udc Per Bruxelles Casini
tenta la carta Sgarbi ( da "Giornale.it,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: segretario regionale in Sicilia e
responsabile dell'organizzazione nazionale. Tra i candidati anche il deputato
ex Pd Pierluigi Mantini, il senatore Luca Marconi, vicesindaco di Recanati,
Luciano Ciocchetti e il consigliere del Csm Ugo Bergamo. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
Scarcerazioni eccellenti,
scontro Procura-gip ( da "Avvenire"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: da qualche mese promossa dal Csm
alla presidenza del tribunale per i minorenni di Bari. Chi l'ha sentita
riferisce che è avvilita, mortificata e stupita dal clamore suscitato dalla
vicenda. Lei forse si aspettava le scarcerazioni e, forse anche per questo, nei
mesi scorsi aveva cominciato a concedere ad alcuni condannati gli arresti
domiciliari.
Caso Napoli, istruttoria
del Csm ( da "Denaro,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napoli Giustizia Caso Napoli,
istruttoria del Csm Veleni in Procura, Palazzo dei Marescialli convoca Galgano,
Lepore e De Chiara La Prima Commissione del Csm ha deciso di convocare per
un'audizione il procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano, il procuratore
capo Giovandomenico Lepore e l'aggiunto Aldo De Chiara.
Roberti:Salerno? E' un
privilegio ( da "Denaro,
Il" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sospeso dalle funzioni e dallo
stipendio dal Csm in seguito allo scontro con la procura generale di Catanzaro
sulle indagini avocate all'ex pm Luigi De Magistris."Sono consapevole
della gravità del compito, farò di tutto per essere all'altezza della situazione",
ha aggiunto Roberti che, dopo aver incontrato per un saluto il presidente del
Tribunale Luigi Mastrominico,
il csm ascolterà i
procuratori galgano e lepore ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pagina I - Napoli DEL PORTO A
PAGINA IX Istruttoria sul caso Napoli Il Csm ascolterà i procuratori Galgano e
Lepore SEGUE A PAGINA IX
farmci generici, lo stop
del tar 'garantire le cure ai più poveri' - marco preve
( da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che limitava la rimborsabilità dei
farmaci più cari ma che fu ritenuta illegittima dalla Corte Costituzionale.
Contro la sentenza negativa Malesci presenterà appello al Consiglio di Stato.
Nell´affrontare il caso, il Tar ritiene valida la valutazione scientifica
operata dalla Regione Liguria poiché fatta da «un organo tecnico accreditato
che si presume sia al corrente degli studi.
bio-testamento, primo sì
in tribunale - franca selvatici ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dubita che quelle sul rifiuto di
idratazione e alimentazione forzata possano valere nel caso in cui la legge sul
testamento biologico entri in vigore così come approvata in Senato, che non le
considera trattamenti sanitari rifiutabili. In tal caso sarà necessario
riprendere la battaglia legale, forse fino alla Corte Costituzionale.
scontro fra procura e gip
per i 21 boss scarcerati ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm se ne occuperà il 28 Scontro
fra procura e gip per i 21 boss scarcerati Dopo la scarcerazione dei 21 boss è
polemica tra pm e giudice. La procura risponde all capo dell´ufficio gip: «Le
strategie processuali sono di nostra competenza». Il Csm convoca i vertici del
Palagiustizia per il 28.
boss liberi, guerra tra
toghe il pm: "noi siamo in regola" - gabriella de matteis
( da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E il Csm convoca a fine mese i
vertici del Palagiustizia La giustizia malata Stamattina è in programma il
comitato per l´ordine e la sicurezza pubblica Il presidente del Tribunale, Vito
Savino: "Questa è una sconfitta per tutti" Tutti riconoscono "è
bravissima ma ha compiuto un errore di valutazione" GABRIELLA DE MATTEIS A
Palazzo di Giustizia,
"un sistema al
collasso" ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm ad accertarle - osserva Mimma Modica
Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti di
Cittadinanzattiva che più volte si occupa di temi di questo genere - A noi
sembra che ci siano responsabilità collettive e che non tutti abbiano fatto la
loro parte: come mai infatti ci è accorti che la sentenza non è stata
depositata solo ad avvenuta scarcerazione dei malviventi
boss scarcerati a bari
interviene il csm ( da "Repubblica,
La" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Cronaca Boss scarcerati a Bari
interviene il Csm ROMA - Parte l´istruttoria del Csm sul caso dei 21 mafiosi e
trafficanti di droga scarcerati per il mancato deposito della motivazione della
loro condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo. La prima commmissione ha
convocato per il 28 aprile prossimo i vertici degli uffici giudiziari baresi.
SI è INSEDIATO IERI IL
NUOVO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA, FRANCO ROBERTI, GIà PROCURATORE...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ha preso il posto di Luigi
Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm in seguito allo
scontro con la procura generale di Catanzaro sul caso De Magistris. Roberti ha
giurato e nel suo discorso ha sottolineato: «Siamo un servizio per il
cittadino, non un potere». BARONE A PAG. 31
LA PRIMA COMMISSIONE DEL
CSM, CHE NELLE SCORSE SETTIMANE AVEVA GIà APERTO UN FASCICOLO SULLE AC...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm, che nelle scorse settimane
aveva già aperto un fascicolo sulle accuse «denigratorie» del premier
Berlusconi e dei vertici di Impregilo durante la manifestazione per
l'inaugurazione dell'inceneritore di Acerra - dopo che le toghe partenopee
avevano chiesto tutela a Palazzo dei Marescialli - ha deciso di ascoltare i
vertici degli uffici giudiziari napoletani anche per verificare
SI VOLTA PAGINA E
L'UNANIMITà è LA STRADA PIù AGEVOLE . UNA SVO...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: le azioni disciplinari del Csm, una
ordinanza-decreto di oltre mille pagine confermata nella legittimità dal
tribunale del Riesame salernitano e il sospetto di una frettolosità
disciplinare del Csm che lascerà ancora strascichi nel contenzioso che Apicella,
Nuzzi e Verasani produrranno per tentare di riavere l'onore della
professionalità.
PIETRO TRECCAGNOLI DEVE
DAR FONDO A TUTTO IL SUO SANGUE FREDDO, QUELLO CHE GLI VIENE DALLA LUNGA ...
( da "Mattino, Il (Caserta)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ulivo e ora componente laico del
Csm, riesce a parlare e a ricordare Franco Ambrosio. «Sono stato il suo
avvocato quando fu coinvolto nella Tangentopoli degli anni novanta» dice. «E
ricordo una persona di grande dignità e cordialità, ma soprattutto molto
determinato. Lo assistevo insieme al suo difensore storico, Massimo Rizzo».
LEANDRO DEL GAUDIO LA
PRIMA COMMISSIONE DEL CSM VUOLE ASCOLTARE IL PROCURATORE GIOVANDOMENICO LEP...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al Csm. Il testo - val la pena
ricordare - è firmato da Lepore, che in un primo momento era stato al centro di
perplessità dei pm per non aver replicato al premier al termine dell'inaugurazione
di Acerra. Davanti al Csm, dunque, sfileranno tutti i protagonisti di un
serrato confronto interno all'ufficio inquirente e al distretto di Corte d'
TENSIONE IN PROCURA, IL
CSM CONVOCA LEPORE ( da "Mattino,
Il (Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Aperta un'istruttoria dopo lo
scontro sull'inchiesta ecoballe: saranno sentiti anche Galgano e De Chiara
Tensione in Procura, il Csm convoca Lepore Il pg della Cassazione su Impregilo:
va confermato il dissequestro di 750 milioni
Città: Rimborsi sulla
depurazione Il Comune incontra i consumatori
( da "Sannio Online, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Sul punto la Corte Costituzionale
si era espressa chiaramente con la sentenza n. 335/08 ? continua Luongo ? anche
se in questi mesi numerose amministrazioni hanno fatto orecchie da mercante,
tirando in ballo inesistenti prescrizioni quinquennali degli importi versati
dai cittadini ed in alcuni casi l?
Troppe assenze, niente premio
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una sentenza della Corte
costituzionale», aggiunge l'assessore regionale. E del resto «spiegatemi come
sia possibile valutare una persona che sta a casa, per una ragione o per
l'altra, più di otto mesi all'anno». Non si tratta di discriminare nessuno, spiega
De Anna, ma «che un dipendente sia assente per maternità o per malattia,
Bari È scontro sulle
scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio...
( da "Gazzettino, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: distinguo e delle polemiche alle
quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha
convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale
e ufficio gip. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del
presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni
Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità,
SPINEA Un provvedimento
abnorme Per Yesmin ricorso in Cassazione
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Inoltre la Corte Costituzionale ha
riconosciuto che avrebbe avuto diritto ad un'interprete a spese dello Stato:
durante le indagini il suo diritto alla difesa è stato violato - conclude il
legale - L'interprete inizialmente nominato dai magistrati non era in grado,
infatti, di tradurre correttamente le sue dichiarazioni».
QUIRINALE. RICHIAMO A
GOVERNO E PARLAMENTO SUI DECRETI LEGGE
( da "AgoPress" del
17-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: anche alla luce del possibile
sindacato che la Corte Costituzionale ha recentemente ritenuto di esercitare in
relazione a decreti convertiti in legge. Si rilevava, in particolare, che con
particolare riguardo alla verifica sia della sussistenza dei requisiti di
straordinaria necessità ed urgenza sia della correttezza della copertura delle
nuove o maggiori spese,
Bugoloni diffamò sindaco e
segretario ( da "Trentino"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dopo che la Corte Costituzionale ha
respinto l'eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice unico
Giuseppe Serao in tribunale a Tione, la vicenda è ritornata sui banchi del
tribunale rendenese. Il giudice Serao ha stabilito che il reato riferito ai
primi due ricorsi era estinto per prescrizione, ma non quello rilevato nel
ricorso redatto da Bugoloni,
Referendum, Maroni media
con il Pd ( da "Corriere.it"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ricevuta comunicazione delle
sentenza della Corte Costituzionale - si legge infatti nell'articolo 34 della
legge 352/1970 -, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del
Consiglio dei Ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di
convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15
giugno.
Referendum, Maroni negozia
con Pd e Udc ( da "Giornale
di Brescia" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: giuridico precisa il presidente
emerito della Corte costituzionale Marini il consenso dei referendari è
«imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto
al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche
del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere
il consenso più ampio tra le forze politiche.
Decreti, richiamo del
Colle ( da "Giornale
di Brescia" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale. Napolitano
faceva notare che sottoporgli in extremis un dl «notevolmente diverso da quello
a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di
garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei
requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura
delle nuove e maggiori spese introdotte,
Lista Grillo, i magistrati
difendono Materia ( da "Gazzetta
di Reggio" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: un attacco a colui che ha ottenuto
il maggior numero dei voti nel plenum del Csm. E' segno di una carriera
sacrificata ai problemi della giustizia. Anzi - termina Piro - il fiore
all'occhiello della sua carriera sono proprio gli anni passati alla Direzione
distrettuale antimafia, alle prese ogni giorno con indagini pesantissime».
Dalle 9 in Cdc il convegno
giuridico ( da "Giornale
di Brescia" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: avvocato bresciano e oggi giudice
della Corte Costituzionale. I lavori continueranno poi con le relazioni di
Claudio Chiola (Università La Sapienza), Sergio Conti (Tar di Brescia; il tema
assegnato è: la licenza sul porto d'armi), Carmela Aprea (Questura di Genova),
Stefano Dragone (Procuratore della Repubblica al tribunale di Trento), Ugo
Ruffolo (avvocato in Bologna)
[FIRMA]AMEDEO LA MATTINA
ROMA La Lega vince la partita della data del referendum che, con ogni...
( da "Stampa, La" del
18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ricorso alla Corte costituzionale.
Rimane il fatto che Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa.
Dunque, il Pd ha risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola
il male minore. Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non
avere scelto il 7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400
milioni e di costruire alloggi per 8-
La Lega vince ancora Si
voterà il 21 giugno ( da "Stampa,
La" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ricorso alla Corte costituzionale.
Rimane il fatto che Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa.
Dunque, il Pd ha risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola
il male minore. Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non
avere scelto il 7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400
milioni e di costruire alloggi per 8-
La missiva, spedita il 9
aprile, resa nota ieri: nel testo un monito ai limiti imposti dalla
Costituzione alla materia ( da "Cittadino,
Il" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: limiti recentemente richiamati
dalla Corte Costituzionale.Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare
in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto
legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente
l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli
affida»,
Il referendum va verso il
21 giugno ma l'ipotesi rinvio non è tramontata
( da "Cittadino, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: precisa il presidente emerito della
Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è
«imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto
al 21 giugno.Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del
monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il
consenso più ampio tra le forze politiche.
Legge 40, le osservazioni
del "Centro per la famiglia"
( da "Cittadino, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dopo il responso della Corte
Costituzionale che ne ha sancito l'incostituzionalità di alcune parti In attesa
che vengano pubblicate le motivazioni della sentenza, abbiamo interpellato gli
esperti del Consultorio diocesano "Centro per la famiglia" di
Lodi.Sulla legge 40 le questioni controverse sembrano essere il destino degli
embrioni,
franceschini: il 21 giugno
è il male minore ( da "Nuova
Sardegna, La" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Con il rinvio di un anno potrebbe
aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni
a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il
referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno,
ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione.
Napolitano invita al
rispetto della Costituzione (
da "Tempo, Il" del
18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: limiti recentemente richiamati
dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva
notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un
decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli
consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione
gli affida»,
Referendum, Maroni
consulta Franceschini ( da "Libertà"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Che potrebbero opporsi. «Potrebbero
sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti
alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioé una legge che violerebbe le
competenze riconosciute dalla Costituzione». Vindice Lecis 18/04/2009
di ALBERTO SACCHETTI MASSA
I L MINISTERO ( da "Nazione,
La (Massa - Carrara)" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte dei Conti e la spunta.
Ottiene arretrati per circa trentamila euro e una sentenza di illegittimità
costituzionale dell'articolo 169 del Dpr 1092 del 1973 che viene modificato. La
Suprema Corte, infatti, accogliendo la questione di legittimità costituzionale
sollevata dall'avvocatessa Monaci, ha riconosciuto per i dipendenti il diritto
ad ottenere la pensione privilegiata chiedendo
L'autotutela depotenziata
dimentica l'equità tributaria ( da "Italia
Oggi" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 264 del 23 luglio 1997 della Corte
Costituzionale laddove, proprio risolvendo un caso analogo a quello trattato
dalla Cassazione, ha espressamente evidenziato come «il potere attribuito
all'Amministrazione finanziaria di verificare l'eventuale rilevanza fiscale del
fatto penalmente accertato, ai fini dei conseguenti provvedimenti,
Notifica per posta,
ampliata l'inammissibilità dell'appello
( da "Italia Oggi" del
18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: anche in ossequio ai principi
sanciti dalla Corte costituzionale con le sentenze 98/04 e 520/02) ha
stabilito, mutando orientamento, che il principio per cui è causa
d'inammissibilità dell'appello notificato per posta, non il mero difetto
dell'attestazione di conformità, ma l'effettiva difformità tra l'atto
depositato e quello spedito alla controparte,
Antifascismo e resistenza
sotto traccia, in una terra che pure non fu risparmiata dall'occupazi...
( da "Messaggero, Il (Rieti)"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: componente del Csm, a lungo
deputato del Pci, tornato a Rieti a presiedere la Fondazione della Provincia
destinata all'avvio di un Istituto di studi della Resistenza. Fondazione che
certo arriva tardi, per i 65 anni che ci separano da quella stagione storica e
per le poche settimane che restano a questa giunta provinciale.
Anche il giallista Douglas
Preston era entrato nell'inchiesta sullo strano caso del dot...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di un fascicolo al Csm (che,
comunque, non sarebbe competente per questo tipo di richieste) e che provocò
anche un'alzata di scudi da parte della magistratura perugina. Il presidente
del Tribunale Mario Villani chiese che le toghe perugine venissero tutelate
dagli attacchi ricevuti dal "New York Times" sulle fughe di notizie
che a detta del quotidiano ci sarebbero state nell'
Dubbi del Colle, rinvio
più difficile ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha sottolineato ieri il presidente
emerito della Corte costituzionale Annibale Marini. Il Quirinale non vedrebbe
inoltre di buon occhio il ricorso a un decreto legge per cambiare la data del
referendum. Quanto al suo ruolo, Giorgio Napolitano ritiene un "atto
dovuto" l'indizione della consultazione popolare ed è pronto ad adempiere
a questo suo dirittodovere.
boss liberi, il giudice si
difende ( da "Repubblica,
La" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: si prepara a spiegare al Csm perché
non è riuscita a depositare le motivazioni. Il presidente replica Boss liberi,
il giudice si difende "Chiesi l´esonero ad aprile 2008". Savino:
"è stata poco chiara" La difesa del gup Anna Rosa De Palo è affidata
ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e cioè tre
mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo "
boss liberi, il giudice
aveva chiesto l'esonero - gabriella de matteis
( da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ufficio e poi inviata al Csm:
nessuna risposta GABRIELLA DE MATTEIS La difesa del gup Rosa Anna De Palo è
affidata ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e
cioè tre mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo "Eclissi"
e nella quale aveva indicato la possibilità di un nuovo esonero.
mantovano:
"controlleremo i delinquenti ma non possiamo avere poliziotti in più"
- francesca savino ( da "Repubblica,
La" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: gli accertamenti del ministero
della Giustizia e del Csm facciano il loro corso. Nella riunione straordinaria
convocata in Prefettura all´indomani della scarcerazione degli affiliati al
clan Strisciuglio, il sottosegretario ha fatto il punto della situazione con il
prefetto Carlo Schilardi, i vertici delle forze dell´ordine, il procuratore
capo Emilio Marzano e Desirèe Digeronimo,
petruzzelli, guerra sui
125mila euro - giuliano foschini ( da "Repubblica,
La" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di sospendere il ricorso e di
inviare le carte alla Corte costituzionale perché valutasse la legittimità del
decreto legge sull´esproprio. La Corte annullò l´esproprio, si ritornò a
discutere del decreto ingiuntivo e il tribunale ordinò il pagamento della
cifra. La Fondazione si è però opposta a quel provvedimento, sostenendo di non
dover essere lei a pagare in quanto soggetto "
Il richiamo di Napolitano:
Stop ai decreti omnibus ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sia Napolitano che la Corte
costituzionale fecero la voce grossa, ma a distanza di un anno siamo da capo a
dodici. L'8 aprile, infatti, è stato approvato dal Parlamento (per di più con
un voto di fiducia) il decreto- incentivi emanato il 10 febbraio per sostenere
i settori industriali in crisi, ma in una versione extra large,
UN PRESIDIO per dire
"no" alla nomina di Italo Materia (foto...
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al momento ancora in stallo al Csm:
oltre a Materia concorre il reggiano Giancarlo Tarquini). «LE QUESTIONI
personali non devono avere rilevanza nella valutazione, la scelta avviene
sempre in base all'interesse pubblico»: lo ha detto ieri il numero uno della
Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, a Bologna per un convegno.
Mantovano sui liberi
(
da "Corriere del Mezzogiorno"
del 18-04-2009)
Argomenti: GiustiziaAbstract: vi è un accertamento in corso da parte del ministro della Giustizia e del Csm, ciascuno svolge il proprio ruolo ». Dire, ha osservato, «ad un appartenente dell'ordine giudiziario giudicante: sbrigati a depositare la sentenza, suonerebbe vagamente come un'interferenza. Posso auspicarlo, ma è un auspicio che avrebbe dovuto già trovare un riscontro nei fatti».
Ritardi e cause, per De Palo carriera in pericolo Fucci:
(
da "Corriere del Mezzogiorno"
del 18-04-2009)
Argomenti: GiustiziaAbstract: Le eventuali sanzioni comminate dal Csm di fronte a casi di particolari inadempienze o ritardi vanno da quelle minime che possono essere rappresentate dall'«ammonimento» alla «censura» fino alla massima della «destituzione dalle funzioni » (applicata nella famosa vicenda di Gela del 2008 per un caso analogo ma di fronte ad un ritardo di oltre sette anni) passando da quella della «>
Referendum, Maroni tratta
con il Pd ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma apprezza le dichiarazioni del
presidente emerito della Corte costituzionale, Annibale Marini, che definisce
«assolutamente legittimo» l'eventuale rinvio di un anno, «purché adottato con
il consenso dell'opposizione e soprattutto del comitato promotore» e motivato
«dall'attuale situazione emergenziale».
Napolitano, richiamo al
Parlamento ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: limiti recentemente richiamati
dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva
notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un
decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli
consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione
gli affida»,
Referendum, c'e l'ipotesi
del rinvio ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: precisa il presidente emerito della
Corte costituzionale Annibale Marini, il consenso dei referendari è
«imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto
al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del
monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il
consenso più ampio.
ROMA - I decreti legge
sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le
quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle
Came ( da "Adige,
L'" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: limiti recentemente richiamati
dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva
notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un
decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli
consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione
gli affida»,
Becali: Inchei mandatul la
PE si gata, politica pentru mine nu mai exista
( da "Romania Libera"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM,
am uitat de toate, sunt liber", a mai spus Becali. PRM a depus, in 7 aprilie, la BEC,
listele pentru PE, pe primul loc aflandu-se Corneliu Vadim Tudor, urmat de Gigi
Becali. Omul de afaceri Gigi Becali a fost eliberat sub control judiciar, instanta
Tribunalului Bucuresti admitand, vineri, recursul acestuia fata de decizia
Judecatoriei sectorului 1 de respingere a cererii in
Franceschini: il 21 giugno
è il male minore ( da "Trentino"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Con il rinvio di un anno potrebbe
aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni
a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il
referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno,
ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione.
referendum, sul rinvio
media maroni il 21 giugno, oppure tra un anno
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Potrebbero sollevare un conflitto
di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale.
Denuncerebbero cioè una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla
Costituzione». Nel dettaglio quali potrebbero essere gli argomenti dei
referendari? «Anzitutto che la proroga non sarebbe dettata da ragioni
tecnico-giuridiche ma da motivi squisitamente politici.
Referendum il 21 giugno,
Maroni incassa il sì del Pd ( da "Secolo
XIX, Il" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente emerito della Corte
Costituzionale, non ha bisogno neppure del parere favorevole dei promotori. «Se
il governo varasse un provvedimento che facesse slittare di 12 mesi il
referendum, quella norma sarebbe di molto dubbia Costituzionalità? ha spiegato
al Secolo XIX - Basterebbe una legge ordinaria, perchéè una legge ordinaria che
stabilisce i meccanismi di voto in materia.
Referendum elettorale.
Forse si vota il 21 giugno insieme alle amministrative
( da "AmericaOggi Online"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: precisa il presidente emerito della
Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è
"imprescindibile". Ma questo vale anche per la legge che dovrà
rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza,
tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella
capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche.
Decreti Legge. Napolitano
scrive a Berlusconi: "Non si ledano le prerogative del Capo dello
Stato" ( da "AmericaOggi
Online" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: limiti recentemente richiamati
dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva
notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un
decreto legge "notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli
consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione
gli affida",
Il richiamo di Napolitano
sull'abuso dei "decreti omnibus". Lo stop del Colle
( da "AmericaOggi Online"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è "indispensabile"
l'assenso del Comitato promotore, che è riconosciuto come potere dello Stato,
in grado cioé di far ricorso alla Corte Costituzionale. Una partita delicata
che sarà giocata nei prossimi giorni e dovrà tener conto degli alti e bassi del
dialogo tra governo e Colle. (alessio.panizzi@ansa.it)
Mirabelli: nello Stato
liberi tutti, pure la Chiesa ( da "Avvenire"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e da quello che recentemente più di
altri si era battuto perché nella bozza di Accordo costituzionale dell'Unione
non comparisse nemmeno un accenno alle radici cristiane. L'ex presidente della
Corte costituzionale: «Ci sarebbe davvero da sorprendersi se l'Italia volesse
limitare il magistero dei vescovi» Cesare Mirabelli
Napolitano: basta con i
decreti-omnibus ( da "Gazzettino,
Il" del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: limiti recentemente richiamati
dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva
notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un
decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli
consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione
gli affida»,
Truffa aggravata in
concorsoudienza fissata per il 3 luglio
( da "Sicilia, La"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: penalisti e Anm sulla separazione
delle carriere e sulla riforma del Csm". I penalisti modicani ritengono
invece che sia sbagliata e fuorviante la proposta dell'Anm, tendente ad abolire
o sospendere la norma dell'ordinamento giudiziario che impedisce ai magistrati
di prima nomina di assumere funzioni requirenti o monocratiche penali per
coprire i vuoti di organico nelle sedi disagiate.
TRA LE QUESTIONI PIù
SPINOSE CHE SARANNO AFFRONTATE SUBITO DAL NEO PROCURATORE VI è L'INCH...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 18-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: procuratori Gabriella Nuzzi e
Dionigio Verasani trasferiti dal Csm proprio in seguito al conflitto creatosi
con la procura di Catanzaro. Franco Roberti ha assicurato che sarà questa una
delle sue priorità: «Le indagini saranno seguite personalmente da me e dai
sostituti a cui le delegherà». Nei prossimi giorni, dopo una riunione organizzativa
con gli «aggiunti» e i sosptituti procuratori,
( da "City" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Mafiosi liberi, il caso al Csm La prima commissione del Csm ha disposto per il 28
aprile prossimo le audizioni dei presidenti della Corte d'appello e del
tribunale di Bari e del capo dell'ufficio gip-gup per approfondire le cause del
mancato deposito della sentenza di primo grado per il maxiprocesso
"Eclisse" da parte dell'allora gup Anna Rosa De Palo (oggi
alla guida del tribunale dei minorenni), che ha avuto come conseguenza decine
di scarcerazioni di presunti boss e narcotrafficanti. La Commissione, che già
mercoledì con il suo presidente Ugo Bergamo aveva chiesto l'apertura di un
fascicolo sulla vicenda, avvierà così un'istruttoria per chiarire le ragioni di
questo ritardo. Inchiesta anche del ministero. 17 aprile 2009
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( da "Corriere.it"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
saranno ascoltati
i presidenti della Corte d'appello, del tribunale e della sezione gip-gup Boss
scarcerati, si muove il Csm «Convocati i magistrati di
Bari» L'istruttoria sui 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga scarcerati
per il mancato deposito della motivazione ROMA - Parte a tambur battente
l'istruttoria del Csm sul caso dei 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga
scarcerati per effetto del mancato deposito della motivazione della loro
condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo, attualmente presidente
del tribunale per i minorenni. LA CONVOCAZIONE - La Prima Commmissione di
palazzo dei Marescialli, presieduta dal laico dell'Udc Ugo Bergamo, ha
convocato per il 28 aprile prossimo i vertici degli uffici giudiziari baresi.
In particolare, saranno ascoltati i presidenti della Corte d'appello, del
tribunale e della sezione gip-gup, alla quale apparteneva il magistrato quando
pronunciò la sentenza. Del caso si sta interessando anche il ministro della
Giustizia Angelino Alfano che mercoledì ha ordinato un'ispezione. DDA - Intanto
la Dda di Bari precisa che non ha alcun elemento per poter riarrestare i 21
presunti mafiosi e trafficanti di droga del clan Strisciuglio scarcerati
mercoledì perché il giudice che il 16 gennaio 2008 li ha condannati non è
riuscito finora a depositare le motivazioni della sentenza di primo grado a
carico di 160 imputati, 150 dei quali condannati. I primi 21 scarcerati erano
infatti detenuti dal 23 gennaio 2006, assieme agli altri 30 condannati che
saranno scarcerati nell'ottobre prossimo. Negli ultimi tempi le indagini della
procura antimafia - a quanto è dato sapere - hanno riguardato i nuovi affiliati
al clan mafioso, ritenuto il più pericoloso ed agguerrito di Bari che può
contare su circa 300 «arruolati», tra uomini, donne e ragazzini. In procura c'è
incredulità mista a rassegnazione per le scarcerazioni perché - viene fatto
notare - gli 80 faldoni del maxiprocesso erano informatizzati con collegamento
ipertestuale ai singoli atti di indagine. Fatti questi che non sono bastati al
gup Rosa Anna De Paolo, ora presidente del Tribunale per i minorenni di Bari, a
depositare la sentenza nei termini previsti dalla legge. stampa |
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( da "Trentino" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Provincia
sconfitta alla Consulta sull'anagrafe canina Per la Corte
le ordinanze governative sui microchip valgono anche qui TRENTO. La competenza
sull'anagrafe canina è dello Stato e non della Provincia. Lo ha deciso la Corte
Costituzionale che ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia di Trento
contro l'ordinanza concernente "misure per l'identificazione e la
registrazione della popolazione canina" emanata il 6 agosto 2008
dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini che esprime "grandissima
soddisfazione per il pronunciamento sull'ordinanza volta a implementare
l'anagrafe canina, obbligo di apposizione del microchip a tutti i cani ed altre
norme di tutela degli stessi. Il ricorso a suo tempo intentato dalla Provincia
autonoma di Trento - prosegue Martini in una nota - è stato coerentemente
rigettato. Sperperare denaro pubblico per fermare un importante passo avanti di
civiltà per il nostro Paese non credo sia ciò che si attendono i cittadini
italiani e tanto meno i milioni di proprietari di animali d'affezione, che
fortunatamente sono in numero sempre crescente in Italia. Il randagismo si
combatte anche e soprattutto attraverso la possibilità d'identificazione
dell'animale e attraverso norme che permettano una vera assunzione di
responsabilità da parte dei proprietari. Queste, assieme ad altre disposizioni
di legge, sono quindi pronte per venire inserite in un disegno di legge
organico". In realtà, però, la Provincia aveva impugnato l'ordinanza solo
per ribadire che in materia di randagismo ha competenza primaria.
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( da "Leggo" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
di Antonio
Loconte Le inchieste volute dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e del
Consiglio Superiore della Magistratura sono già partite, ma il giorno dopo le
21 scarcerazioni di presunti mafiosi per il mancato deposito della motivazione
della condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo, è soprattutto quello
dello scontro a muso duro tra magistrati inquirenti e giudicanti. Ognuno si
difende passando al contrattacco. "Il compito della procura è raccogliere
prove e sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra
competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi". Così il
coordinatore della Dda di Bari, il procuratore aggiunto Marco Dinapoli, replica
al presidente della sezione gip-gup del capoluogo, Giovanni Leonardi, che aveva
espresso perplessità sull'utilità di istruire maxiprocessi come quello a carico
degli Strisciuglio, che vengono poi gestiti da un solo giudice con il rito
abbreviato. "La situazione è sotto gli occhi di tutti" ha commentato
laconicamente Vito Savino, il presidente del Tribunale, al quale è già stata
consegnata la cronistoria della vicenda. "E' un sistema al collasso che
non conviene a nessuno, non agli operatori giudiziari né tantomeno ai
cittadini", tuona intanto Cittadinanzaattiva. "A noi - scrive l'associazione
in una nota - sembra che ci siano responsabilità collettive e che non tutti
abbiano fatto la loro parte: come mai infatti ci è accorti che la sentenza non
è stata depositata solo ad avvenuta scarcerazione dei malviventi?". Il
punto è proprio questo. Si tratta di malviventi particolarmente pericolosi. A
confermarlo è stato lo stesso Dinapoli. "Non sono
agnellini - ha detto il magistrato - e solitamente tornano a delinquere".
Oggi è invece il giorno del vertice in Prefettura richiesto dal Sottosegretario
all'Interno Alfredo Mantovano. La prima Commissione del Csm, invece, ha già
convocato il 28 aprile i vertici degli Uffici giudiziari baresi. (ass)
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( da "Cittadino, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Bari, scontro sui
mafiosi scarcerati: «Impossibile reggere i maxiprocessi» BARI Scontro sulle
scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno e delle polemiche alle
quali non è indifferente il Csm che ha aperto un'istruttoria e ha convocato per
il 28 aprile i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip.
Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la
cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero
della Giustizia.I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni
del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni
Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli
inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio
che il 16 gennaio 2008 ha
portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, dall'altroieri, alla
scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup
che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in
grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado.
Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan,
condannati a pene superiori a dieci anni di reclusione, lascerà il carcere a
ottobre. Il primo a replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è il
coordinatore della Dda, Marco Dinapoli, che spiega ai cronisti che «il compito
della procura è di raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le
strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel
migliore dei modi». «Se delinquono in tanti - afferma il procuratore aggiunto
Dinapoli - non è colpa nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema
giudiziario non è in grado di gestire queste situazioni». Perché accade tutto
ciò? «Perché c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. È
l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così
elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto
dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere». Rompe il silenzio anche
il pubblico ministero della procura antimafia che ha istruito il processo al
clan Strisciuglio, Desiré Digeronimo, che sottolinea che «la Dda ha concluso il
maxiprocesso nel rispetto dei termini. E che eventuali problemi di altri uffici
non competono a chi deve esercitare l'azione penale e concludere i
processi».Roberto Buonavoglia
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( da "Nuova Sardegna, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
L'inchiesta della
Procura sulle risorse del «parlamento sardo» destinate ai gruppi politici
Scontro tra giudici e Consiglio I legali della presidenza: «Nessuno può
controllare quelle spese» IL CASO Poteri a confronto nell'assemblea MAURO
LISSIA CAGLIARI. Ci sono le prove: i soldi assegnati dalla presidenza ad almeno
due gruppi consiliari costituiti nella passata legislatura finivano
direttamente nei conti correnti personali di alcuni consiglieri regionali. La
Procura ha in mano i rendiconti bancari coi numeri degli assegni staccati e i
nomi dei destinatari, che li hanno regolarmente portati all'incasso. Questo non
dimostra che quei soldi siano stati usati per spese personali. E' certo però
che l'inchiesta giudiziaria nata dagli esposti della funzionaria Ornella
Piredda, dopo la fase delle acquisizioni documentali - finora limitate al
gruppo misto e al gruppo 'Insieme per la Sardegna' - ripartirà proprio da
questi interrogativi: chi ha preso gli extra e perchè. Con un problema di
fondo, sul quale sta per aprirsi una controversia istituzionale tra la
magistratura e i massimi organi del Consiglio regionale: la Procura è convinta
che i cinque milioni e 700 mila euro stanziati ogni anno dalla presidenza
dell'assemblea regionale siano destinati all'attività dei gruppi politici e non
a quella privata dei consiglieri o dei partiti. La presidenza del Consiglio,
sulla base di un parere del servizio legale firmato dall'avvocato Giampaolo
Falchi - una copia è stata consegnata dall'ex presidente Giacomo Spissu al
procuratore capo Mauro Mura - non entra nel merito ma in un paragrafo
intitolato 'immunità penale consiliare' afferma senza mezzi termini che le
decisioni dell'assemblea legislativa regionale sono insindacabili. Come dire
che la Procura non avrebbe alcun titolo a interferire sulle scelte della
presidenza e di riflesso su quelle dei gruppi, che ne sono un'emanazione. Non
solo: secondo l'avvocato Falchi i consiglieri regionali godrebbero di
un'immunità pari a quella riconosciuta ai parlamentari. Che li metterebbe al riparo
da qualsiasi intrusione da parte della magistratura ordinaria e contabile.
Sulla libertà di spendere a proprio piacimento le risorse finanziarie poi, la
posizione del servizio legale è categorica: «La libertà delle determinazioni di
spesa del gruppo consiliare è presidio certo dell'autonomia e della libertà
d'azione di questa articolazione interna dell'assemblea legislativa,
sindacabile quanto alla sola resocontazione esclusivamente dagli organi
consiliari di autogoverno, quindi dall'ufficio di presidenza». Nessuno insomma
- secondo l'avvocato Falchi - potrebbe mettere il becco sui conti dei gruppi,
neppure se venisse accertato che i soldi finiscono nelle tasche dei
consiglieri. I soli giudici abilitati a valutare l'operato dei consiglieri -
secondo il legale - sarebbero dunque gli elettori, perchè se la Procura potesse
interferire sulle scelte dei consiglieri regionali «si determinerebbe una
situazione - scrive l'avvocato Falchi - che vedrebbe l'autorità giudiziaria
arbitra dell'attività legislativa, col suo supposto potere di stabilire la
liceità del comportamento del consigliere e pertanto di influire
surrettiziamente sulla volontà dell'assemblea legislativa e dei suoi organi
interni e di autogoverno». Nessun controllo quindi sarebbe ammesso, neppure sulla
legalità delle decisioni assunte dai consiglieri. Liberi di agire, all'interno
dell'attività istituzionale, anche al di fuori dai limiti imposti dal codice
penale. In chiusura del suo parere l'avvocato Falchi propone alla presidenza
del Consiglio regionale di sollevare un conflitto di
attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale: ci sarebbero sessanta giorni di
tempo dal 4 marzo scorso, la data in cui la Procura ha notificato ai due gruppi
consiliari l'ordine di esibizione dei documenti. Mentre sulla possibilità di
consegnare alla magistratura gli atti e i documenti dei gruppi consiliari il
legale affida alla «libera discrezionalità dell'organo di autogoverno»
la scelta di «trasmettere per mera collaborazione istituzionale la
documentazione in esame all'autorità richiedente». Atti e documenti sono stati
peraltro consegnati immediatamente ai carabinieri incaricati dalla Procura e
sono oggi all'esame del sostituto procuratore Marco Cocco, titolare
dell'inchiesta giudiziaria per abuso d'ufficio, attualmente contro ignoti.
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( da "Arena, L'" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì 17 Aprile
2009 NAZIONALE Pagina 6 L'EX
TERRORISTA. Il ministro della Giustizia sul ritardo della sentenza «L'asilo
politico a Battisti in Brasile sarà confermato» Genro: «Caso semplice, simile
ad altri rifugiati» Gli risponde La Russa ottimista sull'estradizione
RIO DE JANEIRO Il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto
sicuro che il Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale
brasiliana) confermerà la legittimità della concessione dell'asilo politico
all'ex terrorista rosso Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla
differente da quello di tanti altri rifugiati in Brasile», ha detto Genro.
«La mia decisione si è basata su casi analoghi e sulla legislazione brasiliana
che è un modello riconosciuto a livello internazionale, dall'Unchr (l'Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), per esempio». «Nel mio
parere» ha detto ancora il ministro, «non ho mai criticato lo Stato di diritto
italiano. Seppure ci sono state critiche e dichiarazioni di Roma contro la mia
posizione, bisogna sottolineare anche che in questi mesi ho ricevuto un immenso
appoggio internazionale da parte di intellettuali, politici e legali, non solo
brasiliani ma anche di altre parti del mondo». Genro ha affermato che la
lungaggine del Stf nell'emettere la sentenza sul caso è «positiva», «mostra con
che livello di serietà analizza queste questioni». «È importante capire - ha
detto Genro - che nel Stf vi è sempere un incontro tra politica e diritto. Sul
caso Battisti c'è non solo una specie di conflitto tra i due aspetti, ma anche
la sovranità brasiliana nel dirimere casi complessi secondo la propria
legislazione». «Conto molto sulla decisione autonoma del Brasile che consentirà
all'Italia di avere nelle patrie galere il terrorista Battisti per l'uccisione
di numerose persone. Nessuno si illuda che dimenticheremo», ha commentato il
ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
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( da "Unita, L'" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Chi sbaglia non
paga Gioacchino Genchi, additato dal Copasir, da politici di destra e sinistra
e dalla stampa al seguito come un mostro che spia tutto e tutti e dunque
«merita l'arresto» (Gasparri), «ha agito correttamente» senza violare alcuna
legge. Lo scrive il Riesame di Roma, presieduto da Francesco Taurisano, nelle
motivazioni all'annullamento dei sequestri dei computer di Genchi, disposti dai
procuratori Toro e Rossi ed eseguiti dal Ros. Di più: i giudici demoliscono
pure le fantasiose accuse mosse a suo carico (abuso d'ufficio, accesso abusivo
a sistema informatico, violazione dell'immunità parlamentare e del segreto di
Stato). Genchi «non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati
all'acquisizione dei tabulati» (Mastella & C.): «agiva di volta in volta in
forza del decreto autorizzatorio del pm De Magistris, comunicandogli
ogni...coinvolgimento di membri del Parlamento intestatari delle utenze».
L'accesso all'anagrafe dell'Agenzia delle Entrate «non ha arrecato nocumento»
ad alcuno. Quanto ai tabulati di uomini dei servizi segreti, «non è dato
comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato», ma soprattutto «il
tribunale non rinviene la norma di legge» che vieterebbe di acquisire i
tabulati di uno 007: «Genchi agì nell'esercizio delle sue funzioni di
ausiliario del pm De Magistris». Domandina: quando tre pm
di Salerno perquisirono la Procura di Catanzaro e il Riesame diede loro
ragione, il Csm li cacciò su due piedi. Ora che due pm di Roma han perquisito
Genchi e il Riesame ha dato loro torto, cosa pensa di fare il Csm? Per
coerenza, non potrà che promuoverli.
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( da "Adige, L'" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Csm sentirà le diverse parti sulle scarcerazioni facili Bari, scontro tra
giudici sui mafiosi BARI - È scontro sulle scarcerazioni dei 21 malavitosi a
Bari. Tra procura e ufficio gip è il giorno dei distinguo e delle polemiche
alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha
convocato per il 28 aprile i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip.
Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione dei fatti che
sarà subito inviata agli ispettori del ministero di Giustizia. Il processo a
carico degli Strisciuglio ha portato a 150 condanne e, da mercoledì, alla
scarcerazione di 21 mafiosi solo perchè il gup che li ha giudicati, Rosa Anna
De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della
sentenza. 17/04/2009
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( da "Messaggero Veneto, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 19 - Udine
La Slovenia ogni anno caccia 70-100 orsi Il caso Mi meraviglio sempre per il
modo con cui in Italia si parla di gestione della fauna. La questione della
caccia agli orsi in Slovenia - come anni fa con l'assurdo tormentone dei
caprioli piemontesi - è affrontata in modo del tutto sbagliato. Il problema non
è, infatti, se prendere gli orsi, i caprioli o qualsiasi altra specie
selvatica, bensì se la caccia sia un'attività lecita o meno. Siccome la
generalità dei paesi del mondo considera questa attività lecita e praticabile e
altrettanto avviene in Italia, dove la stragrande maggioranza dei cittadini, in
occasione dei tanti referendum abolizionisti che si sono tenuti, è rimasta a
casa manifestando quello che i giuristi considerano "un no rafforzato",
è evidente che a caccia si può andare. Ergo, se cacciare è lecito, bisogna
prelevare, nelle percentuali corrette, le specie la cui consistenza consente il
prelievo e proteggere quelle che, invece, esigono tutela. La Slovenia non
caccia quest'anno 75 orsi: lo fa ogni anno da sempre e anzi il prelievo, a
seconda della consistenza stimata coi censimenti, va da 70 a 100 orsi all'anno. L'orso
viene regolarmente cacciato in Croazia, in Serbia, in Montenegro, in Kosovo, in
Bulgaria, in Romania, in Bielorussia, in Russia, in Canada, negli Stati Uniti e
in un sacco di altri paesi dove gli orsi abbondano, senza che la stampa
nostrana mostri di meravigliarsene. La Slovenia, in rapporto alla superficie, è
il luogo più "orsoso" del mondo e se, consentendo la caccia a 75
esemplari, quella ben governata nuova repubblica europea preleva poco più del
10% della popolazione, ciò significa che il prossimo anno di orsi ne avrà
sempre circa 700. Mantenendo dunque stabile la popolazione ursina. Del tutto
ridicolo pensare di "salvare" gli orsi ospitandoli nel Tarvisano: ci
sono già, in numero proporzionato alle risorse di cibo e alla superficie non
antropizzata disponibile. Se anche ne venissero trasportati altri, come si può
pensare che se ne rimangano lì dove vogliamo noi e non dove vogliono loro? La
Regione Friuli Venezia Giulia che, clamoroso esempio negativo in Italia,
consente ancor oggi la nefasta caccia agli ungulati con il segugio, dovrebbe
prendere esempio dalla Slovenia, dove la fauna è gestita in
un modo che qui da noi neppure ci sogniamo e, invece di ipotizzare ospitalità
di orsi sloveni, farebbe meglio a occuparsi della propria legge venatoria,
sulla cui più che dubbia legittimità attendiamo il giudizio della Corte costituzionale. Marco Buzziolo
Presidente del Circolo friulano cacciatori
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( da "Tempo, Il" del
17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Poseidon e
Why Not Le inchieste «contestate» del pm Luigi De Magistris è balzato agli
onori delle cronache per due inchieste: Poseidon e Why Not. Poseidon È
un'indagine iniziata nel maggio 2005 per un presunto uso illecito di denaro
pubblico legato agli aiuti comunitari per 200 milioni di euro. Nel mirino del pm
la gestione dei finanziamenti nella depurazione. Nell'inchiesta vengono
coinvolti, tra gli altri, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, l'ex presidente
della Giunta regionale della Calabria Giuseppe Chiaravalloti, l'ex assessore
regionale all'Ambiente Domenico Basile (uno degli uomini di punta di An in
Calabria), il generale della guardia di Finanza Walter Cretella-Lombardo,
consigliere di Franco Frattini quando era vicepresidente dell'Unione europea e
commissario europeo alla Giustizia. L'inchiesta è stata tolta a De Magistris
dal procuratore Mariano Lombardi per presunte irregolarità procedurali. Why Not
Prende nome da una società di lavoro interinale la cui attività rappresenta uno
dei filoni principali dell'indagine. L'inchiesta ruota anche attorno a presunti
contatti tra Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere
Calabria, e l'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Negli
atti dell'inchiesta figurano inoltre alcune intercettazioni
telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della Giustizia Clemente
Mastella e Saladino. Proprio Clemente Mastella ha chiesto il trasferimento di
De Magistris ma il Csm lo ha rimandato a dicembre 2007. Alla fine sia il pm che
i suoi collaboratori sono stati rimossi dall'inchiesta creando un caso
nazionale.
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(
da "Adige, L'>"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La Corte
Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di
Trento contro l'Ordinanza concernente «misure per l'identificazione e la
registrazione della popolazione canina» emanata il 6 agosto 2008 La Corte
Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di
Trento contro l'Ordinanza
concernente «misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione
canina» emanata il 6 agosto 2008. Lo rende noto attraverso un comunicato il
sottosegretario alla Salute Francesca Martini, esprimendo «grandissima
soddisfazione per il pronunciamento sull'ordinanza volta a implementare
l'anagrafe canina, obbligo di apposizione del microchip a tutti i cani ed altre
norme di tutela degli stessi.». «Sperperare denaro pubblico per fermare un
importante passo avanti di civiltà per il nostro Paese non credo sia ciò che si
attendono i cittadini italiani» afferma Martini, polemizzando con la decisione
della provincia di presentare il ricorso. 17/04/2009
(
da "Libertà"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Boss
scarcerati a Bari: il Csm apre istruttoria BARI - È scontro
sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio
gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle
quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha
convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello,
tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la
relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli
ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito
le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini
preliminari, Giovanni Leonardi, che mercoledì aveva espresso perplessità
sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a
carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150
condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti
mafiosi e trafficanti di droga solo perchè il gup che li ha giudicati con rito
abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le
motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente,
un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci
anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. 17/04/2009
(
da "Secolo XIX, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
L'immigrazione
fra paure e convivenza civile il convegno di chiavari sestri levante. La
vicenda legata al campo sportivo Paolo Sterza, meglio conosciuto come Sivori B,
si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo i tifosi, che un mese fa hanno
promosso e presentato una petizione sottoscritta da circa 850 persone, a
muoversi per scongiurare la sparizione dell'impianto ora è direttamente la
società Sestri Levante. La storia che riguarda lo Sterza è nota: il campo in
terra battuta adiacente al Giuseppe Sivori, utilizzato principalmente dalle
squadre giovanili dell'Unione, è destinato a sparire per essere trasformato in
un'area a verde pubblico, nell'ambito di un progetto che prevede, tra l'altro,
la costruzione di 53 abitazioni nel piazzale dietro la chiesa di San Paolo di
Pila e la ristrutturazione della parrocchia stessa. E alla sparizione dello
Sterza, dopo i tifosi, si oppone il Sestri in una nota firmata dal presidente
Mario Arioni. «Lette le dichiarazioni del sindaco Lavarello - si legge nella
nota - che antepone interessi diversi, ma particolari, agli interessi diffusi
che l'Usd Sestri Levante da 90 anni rappresenta nella città, dimenticando
l'alta valenza del calcio giovanile, la società ribadisce ancora una volta
l'assoluta necessità del mantenimento dello Sterza». Per la prima volta il
Sestri prende una posizione molto ferma e decisa anche se Arioni, mostra un
minimo di apertura. «Il Sestri Levante - spiega il presidente del club
rossoblù? non vuole il muro contro muro con l'amministrazione comunale. Da parte
nostra c'è la massima disponibilità a vagliare altre ipotesi alternative allo
Sterza. Il nostro settore giovanile, i nostri ragazzi non possono perdere uno
spazio fondamentale per la nostra attività, che non è soltanto sportiva, ma
anche di carattere sociale, qual è oggi lo Sterza. Già siamo costretti a dover
cercare spazio a Casarza Ligure e all'Andersen per soddisfare le nostre
necessità, perdere anche uno spazio prezioso come lo Sterza sarebbe un
ulteriore colpo». «Con il Sestri calcio abbiamo firmato un'intesa mesi fa: il
campo Sterza rimane a loro uso fino alla fine di maggio». Il sindaco, Andrea
Lavarello, ribadisce i termini dell'accordo in una dichiarazione che non
ammette ripensamenti né passi indietro. La conversione del campo Sterza a zona
di verde pubblico è funzionale alla realizzazione del complesso abitativo che
darà alloggio a 52 famiglie. «Come previsto dal Piano del verde stilato dalla
Provincia - continua il sindaco - insieme agli alloggi per prima casa bisogna
predisporre un parco a uso del quartiere. Non c'è nessun interesse privato, i
residenti della zona chiedono un'area verde da tempo immemorabile e insistere
sulla questione dello Sterza significa anteporre il calcio alle esigenze di
coloro che chiedono la prima casa di proprietà». Al Sestri calcio
l'amministrazione sestrese aveva concesso una proroga di un anno per l'utilizzo
del campo fino al 31 maggio e una postilla specificava che l'attività sportiva
sarebbe cessata con l'inizio dei lavori di costruzione delle palazzine. «Sono meravigliato
che la polemica sullo Sterza continui - aggiunge l'assessore allo Sport, Enrico
Pozzo - visto che da mesi stiamo lavorando con il presidente Arioni per
unificare le società calcistiche di Sestri e Riva e farne un'unica
polisportiva. La città ha un numero adeguato di impianti sportivi, soprattutto
per il calcio, e fondere le società permetterebbe un utilizzo migliore e più
razionale dei campi». domenico marchigiani sara olivieri .x/17/0904 Il
presidente Arioni chiede una soluzione alternativa. Il sindaco: lì sorgeranno
alloggi per la prima casa e un parco a uso della zona .x/17/0904 CHIAVARI.
"Immigrazione: dalle paure alla convivenza civile". È il tema del
convegno promosso da Cgil per domani, dalle 10, all'auditorium San Francesco di
Chiavari. Sarà un approfondimento e una riflessione sul fenomeno immigratorio
al quale interverranno Armando Firpo (segretario territoriale Cgil), Domenico
Del Favero (membro della Camera del lavoro Tigullio-golfo Paradiso), Fernanda
Contri (vicepresidente emerito della Corte Costituzionale),
Giorgio "Getto" Viarengo (storico locale), Alessandra Ballerini
(avvocato). Le conclusioni saranno a cura di Patrizia Avellani, segretario
provinciale Cgil. «L'iniziativa - spiega Del Favero - ha lo scopo di offrire
una migliore conoscenza sull'argomento dell'immigrazione, troppo spesso
relegato come mera questione di ordine pubblico. Atteggiamento che
alimenta timori e paure. Nell'ambito dell'incontro verranno richiamati i nostri
valori e principi costituzionali in relazione ai temi trattati. Verrà inoltre
rappresentato con riferimenti storici anche del nostro territorio, il triste
periodo delle leggi razziali nel nostro Paese. Saranno offerte - prosegue -
analisi sul contraddittorio panorama legislativo sull'immigrazione attualmente
in vigore». Per sfatare i luoghi comuni, Cgil ha coinvolto le scuole e la Asl 4
chiavarese. «Il numero di immigrati nel nostro Paese è stimabile tra i 3,8 e i
4 milioni, con una quota del 6,7 per cento, dato medio-alto rispetto alla media
europea - aggiunge Del Favero, snocciolando dati nazionali - Il saldo
demografico nel nostro Paese è positivo da alcuni anni grazie agli arrivi di
immigrati e alle nascite di stranieri». I matrimoni misti sono uno su dieci
(dati 2006, 24.020 su 245.992), il tasso di attività degli immigrati è del 73,2
per cento (88 per cento per i maschi), superiore di 12 punti sugli italiani.
«Il tasso di disoccupazione è dell'8,3 per cento, che sale a 12,7 per cento per
le femmine, superiore di 2 punti sugli italiani - dice il sindacalista -
L'incidenza degli infortuni è superiore tra i lavoratori immigrati rispetto
agli italiani. Dato condizionato dalla maggiore precarietà esistente tra i
lavoratori immigrati. La crescita occupazionale (rispetto ai dati del 2007)
conta 234.000 unità e rappresenta i 2/3 del totale. Il gettito fiscale degli
immigrati (dati 2007) è di 3 miliardi e 749 milioni, 3,1 miliardi da Irpef».
Tra gli italiani un residente su cinque è pensionato. Tra gli immigrati, nel
2015, ci sarà un pensionato ogni 25 residenti. Attualmente, i versamenti
previdenziali da immigrati (secondo i dati Inps) ammontano a 5 miliardi annui
esclusi i versamenti per lavoratori domestici e agricoli. «Nel periodo
1990/2003 - prosegue Del Favero - si sono quintuplicati i permessi di
soggiorno, mentre non vi è stato un aumento sistematico della criminalità». Un
altro dato sul quale Cgil apre il confronto è quello relativo al contributo del
9 per cento che gli immigrati danno al Prodotto interno lordo. DEBORA BADINELLI
badinelli@ilsecoloxix.it .x/17/0904
(
da "Tempo, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
Bari Ancora polemiche dopo che 21 presunti mafiosi sono stati messi in libertà
Scarcerazioni, guerra tra procura e gip BARI È scontro sulle scarcerazioni dei
21 presunti malavitosi a Bari. Tra Procura e Ufficio gip del Tribunale della
città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle
quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha
convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale
e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'Appello la relazione
contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del
ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito le
dichiarazioni del presidente dell'Ufficio del giudice per le indagini
preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da
parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli
Strisciuglio che il 16 gennaio 2008
ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da
l'altro ieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga
solo perchè il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo,
non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di
primo grado.
(
da "Tirreno, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 2
- Prato Zaccaria e De Siervo in difesa della Costituzione Due incontri
organizzati dalla Casa della cultura Biagi PRATO. Un'appassionata difesa della
Costituzione. L'ha svolta l'ex presidente della Rai Roberto Zaccaria ieri al
Polo universitario pratese, dov'era stato invitato dal comitato Casa della
cultura "Enzo Biagi". Con Zaccaria c'era anche il presidente del Pin,
Maurizio Fioravanti. Quello di ieri era il secondo dei due appuntamenti
promossi dalla Casa Biagi. Mercoledì era toccato a Ugo De Siervo, vice presidente della Corte Costituzionale, parlare di
Costituzione agli studenti delle scuole superiori nell'auditorium del
Gramsci-Keynes. De Siervo ha raccontato, descritto e spiegato i fondamenti e i
fini della Carta Costituzionale dai suoi albori ai giorni nostri, dallo Statuto
Albertino all'articolo 1 del 1948. Due ore servite anche per spiegare il
ruolo estremamente delicato svolto dalla Corte Costituzionale sulle decisioni
del Parlamento e che sono terminate con precise domande da parte degli
studenti, cui il professor De Siervo ha risposto lanciando un appello proprio
alla platea di giovanissimi. Un appello ad alzare la testa, ad essere più
esigenti con se stessi e con chi li governa, perchè solo così le nuove
generazioni potranno contribuire a costruire un paese migliore. A.P.
(
da "Giorno, Il
(Sondrio)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
SONDRIO
pag. 6 Mirabelli ospite della Banca Popolare Appuntamento da non perdere nel
capoluogo per gli amanti della cultura. Oggi, alle 18.30, il professor avvocato
Cesare Mirabelli, docente universitario e presidente
emerito della Corte Costituzionale, terrà, presso la Sala Besta della Banca
Popolare di Sondrio, una conferenza sul tema «Laicità dello Stato e libertà del
magistero ecclesiastico». Un altro illustre ospite per l'istituito di credito
di piazza Garibaldi presieduto da Piero Melazzini e diretto da Alberto
Pedranzini. La conferenza, come di consueto, è aperta a tutta la
cittadinanza. D.R. Image: 20090417/foto/7733.jpg
(
da "Messaggero, Il
(Rieti)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi A L'Aquila arriva l'ex pm
reatino, attuale direttore del Massimario della Cassazione Canzio guiderà la
Corte d'Appello La scelta del Csm "accelerata per necessità organizzative
causate dal sisma"
(
da "Messaggero, Il
(Rieti)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì
17 Aprile 2009 Chiudi Serviva un magistrato dalle riconosciute capacità
organizzative e la scelta del Csm è caduta su Giovanni
Canzio, "reatino" d'adozione (è stato a piazza Bachelet per 17 anni)
e attuale direttore del Massimario della Cassazione. Il giudice, che proprio lo
scorso 4 aprile ha partecipato a Rieti alla presentazione del libro Storie di
giustizia di Massimo Cavoli, è stato indicato all'unanimità dalla quinta
sezione del Csm quale nuovo presidente della Corte di Appello de
L'Aquila, una nomina accelerata - secondo quanto rende noto Palazzo dei
Marescialli - "proprio in considerazione delle necessità degli uffici
giudiziari abruzzesi dopo il terremoto". E' stata data così la precedenza
alla copertura di questo incarico direttivo sul quale il ministro della
Giustizia Angelino Alfano, come prevede la legge, deve fornire il suo parere.
Con l'arrivo di Canzio alla Corte d'Appello sono tre i giudici che hanno
prestato servizio a Rieti per molti anni e che sono ora chiamati ad occuparsi,
a vario titolo, della tragica vicenda abruzzese e dei risvolti legati a
eventuali irregolarità progettuali ed edilizie. Il procuratore Rossini e il
sostituto Picuti che stanno coordinando l'inchiesta sul campo, con perizie e accertamenti,
potranno così raccordarsi con Canzio per quanto riguarderà gli aspetti
organizzativi dell'intero apparato giudiziario.
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
BREVI
pag. 17 Mafiosi scarcerati, è scontro E il Csm convoca i
magistrati BARI, GIUSTIZIA LUMACA BARI Scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti
malavitosi a Bari. Procura e ufficio gip del tribunale pugliese si rimpallano
le responsabilità in un intreccio di distinguo mentre il Csm ha aperto
un'istruttoria e convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello,
tribunale e ufficio gip. Consegnata in Corte d'appello la relazione con la
cronistoria da sottoporre al vaglio degli ispettori del ministero della
Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del
presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni
Leonardi, che si era detto perplesso sull'utilità, da parte degli inquirenti,
di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16
gennaio 2008 ha
portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di
21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup che li ha
giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di
depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo,
quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan lascerà il carcere
nell'ottobre prossimo. Il coordinatore della Dda, Marco Dinapoli, respinge i
rilievi mossi dal giudice Leonardi: «Non è colpa nostra sostiene se il sistema
giudiziario non è in grado di gestire certe situazioni». Mentre il pubblico
ministero della procura antimafia che ha istruito il processo al clan
Strisciuglio, Desiré Digeronimo, afferma che la Dda ha rispettato i termini di
custodia cautelare. Image: 20090417/foto/8008.jpg
(
da "Messaggero, Il
(Abruzzo)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi CANZIO PER LA PRESIDENZA DELLA
CORTE D'APPELLO Considerata una delle menti giuridiche più raffinate potrebbe
essere nominato dal Csm già nelle prossime settimane
(
da "Messaggero, Il
(Abruzzo)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì
17 Aprile 2009 Chiudi MASSIMO MARTINELLIdal nostro inviato L'AQUILA - La lista
dei testimoni eccellenti è pronta da un paio di giorni. E già nelle prossime
ore potrebbero cominciare i primi interrogatori davanti ai pm Alfredo Rossini e
Fabio Picuti. E' il secondo passo, importantissimo, dell'inchiesta che potrebbe
individuare con precisione chirurgica le responsabilità, finora presunte, del
crollo di alcuni edifici pubblici e privati che, almeno secondo i progetti,
avrebbero dovuto assorbire una scossa sismica anche più forte di quella che
dieci giorni fa ha ucciso 294 persone. Tra i primi ad essere ascoltati ci
saranno alcuni dei costruttori più in vista della città, che in alcuni casi
sono titolari delle ditte che hanno edificato alcuni dei palazzi crollati.
Previsto anche l'interrogatorio del manager della Asl Roberto Marzetti e della
giovane Carmela Tomassetti, la studentessa che ormai è diventata uno dei
simboli della mancata capacità di intepretare i segnali che potevano far
prevedere la tragedia. La Tomassetti abbandonò la Casa dello Studente solo
quattro giorni prima della tragica notte del crollo, quando però l'edificio era
già stato scosso da numerose scosse minori che avevano fatto sussultare le
fondamenta al punto da consigliare uno sgombero, durato però solo tre ore.
Nelle prossime settimane, inoltre, gli inquirenti avranno i responsi delle
prime perizie sui materiali utilizzati per la costruzione dei palazzi crollati,
che sono custoditi sotto forma di macerie in un luogo riservato e controllato a
vista dalla polizia giudiziaria. Il procuratore capo Alfredo Rossini ha
incaricato ieri due tecnici della Guardia Forestale, i vicequestori aggiunti
Maurizio Sista e MAuro Macino, di capire se gli impasti utilizzati per il
cemento erano di scarsa qualità e se le "armature in ferro"
apprestate per le fondamenta dei palazzi crollati erano eseguite a regola
d'arte. E mentre ieri nel capoluogo abruzzese il capo della Squadra Mobile
Salvatore Gava ha posto sotto sequestro altri due palazzi che, secondo i
tecnici, non sarebbero dovuti crollare (in via Francesco Filomusi Guelfi e in
via Stefano Santucci), da Roma arrivano i rinforzi per i disastrati uffici
giudiziari aquilani. Con una procedura d'urgenza, il Consiglio Superiore della
Magistratura ha infatti individuato colui che siederà sulla poltrona più alta
del distretto giudiziario, quella di presidente della Corte d'Appello. E'
Giovanni Canzio, salernitano doc, 65 anni, considerato nell'ambiente
giudiziario una delle "menti giuridiche più fini" in circolazione.
Era stato riconfermato di recente alla guida del Massimario della Cassazione,
dopo aver svolto nel corso della sua carriera funzioni di giudice e anche di
pm. Componente delle sezioni Unite penali della Cassazione, ha fatto parte
della Commissione Grosso, istituita dall'allora ministro della Giustizia
Giovanni Maria Flick per la riforma del codice penale. Ed è stato estensore tra
l'altro delle sentenze della Suprema Corte sulle Fosse Ardeatine e sugli
omicidi Calipari e Pecorelli. La quinta commissione del Csm
lo ha proposto all'unanimità come più idoneo a ricoprire l'incarico di
presidente della corte d'Appello dell'Aquila e il plenum del Consiglio potrebbe
ratificare la nomina già nelle prossime settimane. Non solo: sempre in queste
ore a Palazzo dei Marescialli si stanno preoccupando di rinforzare anche i
tribunali di Teramo e Sulmona, con "prestiti" di magistrati di
altri uffici giudiziari. L'iniziativa è della settima commissione del Consiglio
Superiore, che è competente in materia di organizzazione degli uffici
giudiziari. Infine, anche il rischio di infiltrazioni mafiose nelle operazioni
di ricostruzione sarà limitato al minimo grazie alla creazione di una task
force di esperti e magistrati della Direzione Nazionale Antimafia che fornirà
un supporto investigativo alla procura aquilana nelle indagini future sui
crolli. E che consentirà di eseguire una sorta di "screening" di
legalità sulle imprese che, già tra poche settimane si candideranno per
realizzare le opere di ricostruzione e di consolidamento dei numerosi palazzi
danneggiati dal sisma. Secondo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso,
infatti «sarà indispensabile creare una lista di aziende pulite che dovranno
avere il ruolo di organizzare quanto c'è da fare per la ricostruzione delle
zone terremotate. E di questa lista - ha precisato Grasso - dovranno far parte
anche le piccole aziende e quindi non ci sarà il rischio di discriminazioni».
massimo.martinelli@ilmessaggero.it
(
da "Messaggero, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi ROMA - Dopo il ministro Alfano
anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di oltre 20 boss mafiosi per
il ritardo di un giudice barese nel deposito delle motivazioni della sentenza
di condanna nei loro confronti.
(
da "Italia Oggi"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Giustizia e Società data: 17/04/2009 - pag: 29 autore: Antonio G.
Paladino Brogli all'esame da giudice? Alfano: candidati banditi Quanto è
successo lo scorso novembre a Milano durante lo svolgimento degli esami per
l'ammissione alla carriera di magistratura è gravissimo ed inaccettabile e non
si dovrà ripetere mai più. Pertanto, al più presto sarà varata una legge che
preveda che il candidato trovato a tentare di imbrogliare al concorso non solo
sarà espulso, ma non potrà mai più presentarsi ad un successivo concorso per
magistrato. E linea dura sarà anche attuata nei confronti di quei commissari di
esame che dovessero risultare compiacenti o collusi con chi tenta di truccare
il concorso. Per loro, infatti, sarà pronta la lettera di licenziamento. Non le
manda certo a dire il ministro della giustizia, Angelino Alfano, che ha così
risposto alle numerose interrogazioni che nei mesi scorsi gli sono state
indirizzate da quattro senatori e tutte aventi ad oggetto i fatti accaduti a
Milano nella sessione di novembre per l'ammissione alla carriera magistratuale
(si veda ItaliaOggi dal 20/11/2008). Il ministro ha riferito che la procura
della repubblica di Milano ha ritenuto l'irrilevanza penale dei vari
esposti/denunce pervenuti, non ravvisando ragioni ostative a che la Commissione
esaminatrice proceda oltre nello svolgimento dei propri
compiti istituzionali e che la 9ª commissione del Csm ha deliberato di
archiviare la pratica poiché, dagli accertamenti effettuati, «è emerso che le
prove si sono svolte senza anomalie suscettibili di incidere sulla effettiva
regolarità dello stesso». Ma è evidente che i fatti accaduti non possono essere
comunque dimenticati. E Alfano ammette che «quanto verificatosi a Milano
è gravissimo e inaccettabile e non si dovrà ripetere mai più». Per questo,
proporrà una legge che preveda che il candidato trovato a tentare di
imbrogliare al concorso di magistratura non solo sarà espulso, ma non potrà mai
più partecipare al concorso per magistrato. Infatti, il candidato, nel momento
in cui tenta di imbrogliare, fa cessare ogni rapporto fiduciario con lo Stato
che dovrebbe assumerlo e quindi, «né in quella circostanza né in futuro, questo
rapporto potrà essere ripristinato». Ma allo studio ci sono altre misure che
riguardano i commissari di esame che dovessero risultare compiacenti o collusi
con i «furbetti». Per loro è previsto il licenziamento, in quanto, riferisce
Alfano, «truccare un concorso è un furto nei confronti della speranza di quelle
migliaia di giovani onesti e preparati che a quel concorso partecipano».
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-17 - pag: 14 autore: Il
caso di Bari. De Palo al Tribunale dei minori Fu promossa a pieni voti la Gup
dei boss scarcerati Magistrato di «elevata laboriosità» documentata da
«prospetti statistici» inequivoci, «avendo definito 4mila procedimenti negli
anni 2002-03». E ancora un «rilevante livello qualitativo del lavoro svolto,
riconosciuto dal Presidente del tribunale nel dare atto della
"elevatissima professionalità"» del magistrato in questione. è il
profilo dell'ex Gup di Bari, Rosa Anna De Palo, al centro delle polemiche per
la scarcerazione di 21 boss per il mancato deposito delle motivazioni di
condanna, come emerge dall'udienza plenaria del Csm del 15
gennaio scorso. In quella sede la De Palo, proprio sul scorta di un curriculum
così brillante, venne designata alla presidenza del tribunale dei minorenni di
Bari, scavalcando a maggioranza (13 voti su 25) gli altri due candidati,
Domenico Blasco (giudice dei minori a Catanzaro) e Riccardo Greco ( consigliere
in Corte d'appello a Bari). Alla De Palo veniva riconosciuta inoltre una
grande capacità organizzativa e di risoluzione dei problemi. Ora il Csm ha
aperto un'indagine per verificare i motivi per cui il Gup, nel frattempo
trasferita su sua richiesta al tribunale dei Minori, non è riuscita a motivare
in più di 15 mesi la condanna a un clan di narcotrafficanti che per questo sono
stati scarcerati per questo nei giorni scorsi: il 28 aprile prossimo verranno
sentiti a Palazzo dei marescialli il presidente del tribunale di Bari e il
responsabile dell'ufficio Gip-Gup. A. Gal.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-17 - pag: 19 autore:
Rifiuti. La richiesta in Cassazione Campania, dissequestro per il gruppo
Impregilo NAPOLI La Procura della Cassazione ha chiesto la conferma
dell'ordinanza con la quale il tribunale del riesame di Napo-li, nei mesi
scorsi, ha ordinato il dissequestro di 750 milioni di euro del gruppo Impregilo
disposto nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nel ciclo di
smaltimento dei rifiuti in Campania. In particolare, il sostituto procuratore
generale della Cassazione, Giuseppe Febbraro, ha chiesto ai supremi giudici
della seconda Sezione penale di Piazza Cavour di dichiarare «inammissibile» il
ricorso presentato dai pubblici ministeri di Napoli, Giuseppe Noviello e Paolo
Sirleo, contro l'ordinanza emessa lo scorso 24 luglio dal Tribunale del riesame
di Napoli che aveva annullato il decreto di sequestro dell'ingente somma emesso
dal Gip il 26 giugno 2008. Secondo il Pg deve essere confermato il dissequestro
dell'intera somma. Intanto è partita l'istruttoria del Csm
sul caso dei pm, Noviello e Sirleo, titolari dell'inchiesta sui rifiuti,che
secondo un documento approvato a larga maggioranza dai magistrati dell'ufficio
e sottoscritto dallo stesso procuratore Giandomenico Lepore, sarebbero stati
«denigrati» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai vertici di
Impregilo durante la manifestazione per l'inaugurazione
dell'inceneritore di Acerra. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-17 - pag: 29 autore: ANALISI
Anomalie tra diritto e gettito di Raffaele Rizzardi L a fissazione di
un'udienza nel prossimo mese di luglio consentirà di conoscere il pensiero
della Corte costituzionale su una delle questioni
fondamentali dell'imposta regionale sulle attività produttive: la sua
indeducibilità nella determinazione della base imponibile dell'imposta sul
reddito delle imprese e dei lavoratori autonomi. Pur prendendo atto di un
significativo miglioramento, attuato dalla legge finanziaria 2008 e noto come
«riduzione del cuneo fiscale», che ha parzialmente detassato il costo del
lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato, osserviamo che l'Irap continua a
includere nella sua base imponibile componenti di costo che sono deducibili ai
fini dell'imposta sul reddito, per la parte tassata del costo del lavoro, gli
oneri finanziari e le perdite suicrediti.Quest'ultimo elemento, in particolare,
è un'autentica beffa a motivo dell'indeducibilità dell'Irap dalla base
reddituale: si disse all'epoca che i servizi vengono erogati dalla Regione e
devono essere comunque pagati, anche se tutti i clienti dell'impresa fossero
insolventi, così come l'impresa deve comunque pagare i propri fornitori. Ma se
questo è il presupposto, l'imposta stessa TRA LITI E LEGGI Solo il legislatore
potrà sciogliere definitivamente i nodi che pesano sul tributo regionale è un
componente di costo e non può essere indeducibile. Il motivo di questa anomalia
del tributo è costituito – e ciò vale anche per l'Ici sugli immobili
strumentali di impresa – dalla necessità di creare uno scudo tra finanza locale
e finanza erariale: lo Stato non vuole perdere gettito se i Comuni o le Regioni
aumentano il loro tributo. è la stessa "logica" – si fa per dire – di
chi volesse pretendere la tassazione dell'anno precedente da un'impresa che ha
visto i propri margini ridursi drasticamente per effetto della crisi economica.
Occorre una seria valutazione degli effetti dell'indeducibilità dell'Irap in
termini di capacità contributiva (non sono poche le imprese con un tax rate
superiore al 100%, specie se sono in situazioni difficili): questo tema attende
ormai da cinque anni il giudizio della Consulta, che ha più volte iscritto a
ruolo di udienza la questione dell'indeducibilità e che non è sin qui riuscita
a decidere su questo importante argomento. Le questioni che attengono ai
diritti fondamentali, tra cui la capacità contributiva che le commissioni
tributarie di rinvio ritengono lesa dal fatto che l'indeducibilità dell'Irap
può comportare una tassazione reddituale anche in presenza di risultati
negativi, dopo aver pagato il tributo regionale, dovrebbero essere decise senza
tener conto degli effetti sul gettito tributario. Ma anche il giudizio europeo
si era protratto più a lungo del normale, addirittura con le conclusioni di due
avvocati generali in tempi diversi, evidentemente per l'attenzione alle
conseguenze sulle entrate fiscali di un'eventuale decisione di illegittimità
del tributo. L'adozione del decreto anticrisi che consente la deduzione di un
decimo dell'Irap – con le complicazioni di cassa/competenza poste in evidenza
dalla recente circolare 16/E (si veda «Il Sole 24 Ore» del 15 aprile) – può dar
luogo a un ulteriore rinvio della decisione. Il giudizio atteso per luglio
potrebbe infatti essere un'ordinanza di rinvio alle commissioni tributarie che
avevano sollevato la questione, affinché possano valutare se in base allo jus
superveniens il caso specifico può essere soddisfatto con la nuova normativa.
Ciò può accadere se i contribuenti che hanno promosso il giudizio avevano solo
un decimo della loro base imponibile dell'Irap costituito dal costo del lavoro
e dagli oneri finanziari. Ma, senza arrivare ai terzisti, la cui Irap è in
grandissima parte costituita dal costo del personale, un'impresa mediamente
organizzata ha un valore aggiunto (questa è la base Irap) in buona parte
costituito dagli elementi a fronte dei quali viene ora concessa solo la
deduzione di un decimo del tributo. E quando la commissione tributaria avrà
esaminato e deciso la questione, se constata che la soluzione normativa risolve
il problema solo in parte, rimanderà di nuovo la causa alla
Corte e il giro degli anni prima di una decisione potrà riprendere da capo.
D'altronde la Corte costituzionale non può fare legislazione additiva, né può decidere se il caso
può essere risolto con le norme sopravvenute, giudizio che spetta alle
commissioni tributarie. La parola fine è di competenza del legislatore,
nell'ambito della politica economica, come recentemente annunciato in Francia
per la taxe professionnelle: l'Irap è un vero e proprio premio per chi
delocalizza all'estero. Chi produce fuori dall'Italia non solo
"risparmia" l'Irap, ma addirittura paga una minor imposta sul
reddito, in quanto non deve includere questo tributo nella propria base
imponibile reddituale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-17 - pag: 29 autore:
Prelievi contesi. Riunite in un'udienza pubblica e in una sola camera di
consiglio una decina di ordinanze di rinvio Per l'Irap maxi-test alla Consulta
Il 7 e 8 luglio verifica dei giudici costituzionali sull'indeducibilità
dell'imposta Marco Bellinazzo MILANO L'Imposta regionale sulle attività
produttive, a poco più di dieci anni dalla nascita, è attesa all'ennesima sfida
per la sopravvivenza in un'aula giudiziaria. Forse la più ardua: perché investe
uno dei capisaldi del prelievo creato nel 1997, all'epoca del primo Governo
Prodi (ministro delle Finanze era Vincenzo Visco) – vale a dire la sua
indeducibilità dalle imposte sui redditi IL RUOLO DELLE MODIFICHE Le questioni
sollevate per il costo del lavoro andranno confrontate con le correzioni varate
tra il 2007 e il 2008 – e perché a pronunciarsi, questa volta, sarà la Corte costituzionale. Il nuovo Irap-day, in realtà, si sdoppierà in due momenti. Il 7
e l'8 luglio prossimi sono state fissate le date, rispettivamente, per
l'udienza pubblica e per la camera di consiglio nelle quali sarà avviata la
discussione sulla legittimità del divieto di "scontare" la quota di
Irap che grava su costo del lavoro e oneri finanziari dall'imponibile
Irpef o Ires (sancito dall'articolo 1,comma 2, del decreto legislativo 446/97).
Una questione complessa, sollevata con una serie di ordinanze trasmesse alla
Consulta a partire dal 2004 da varie Commissioni tributarie provinciali (Genova,
Parma,Chieti,Bologna).L'ultima, il 3 aprile scorso, è arrivata dalla Ctp di
Bologna con l'ordinanza n. 42. Ma la madre di tutte le contestazioni
all'incidenza dell'Irap resta l'ordinanza della Ctp di Genova del 12 febbraio
2004, scaturita da un'istanza di rimborso dalla vecchia Irpeg della quota
indeducibile Irap presentata da una Srl e respinta dal Fisco. La Commissione
tributaria provinciale di Genova, cinque anni fa, ha colto l'occasione per
mettere sotto accusa l'Irap «in quanto, con riferimento al reddito di impresa,
l'esclusione della deducibilità dell'Irap (che per l'imprenditore rappresenta
un fattore economico di spesa) dal reddito assoggettato alle imposte sui
redditi determina la imposizione di un reddito non più netto, che è e deve
essere l'indice di capacità contributiva che giustifica l'imposizione erariale,
ma un reddito lordo che dal primo se ne allontana in misura minore o maggiore.
Può quindi verificarsi che imprese la cui gestione sia effettivamente in
perdita, a causa della mancata deduzione dell'Irap paghino ugualmente Iperf e
Irpeg come se avessero prodotto un reddito; mentre altre imprese con gestione
in utile vengano assoggettate ad imposta con prelievo pari o superiore
all'utile stesso. Tale evenienza determina, a giudizio della Commissione, una
violazione dell'articolo 53 della Costituzione». Argomentazioni che
riecheggiano nelle ordinanze (una decina) che hanno successivamente investito
la Corte costituzionale del problema. Finora, però, i
giudici delle leggi non si sono pronunciati. La camera di consiglio per
l'ordinanza della Ctp di Genova, per esempio, è stata fissata già due volte (il
21 febbraio 2007 e il 12 marzo 2008) e poi rinviata. Sul ritardo della
procedura hanno influito diversi fattori, non da ultimo, evidentemente, la cautela
nel gestire una questione con pesanti risvolti per la finanza pubblica. Il
gettito dell'Irap, che sostiene in gran parte l'apparato sanitario nazionale,
garantisce alle casse statali circa 40 miliardi di euro all'anno e l'impatto di
una eventuale bocciatura è stimabile in una decina di miliardi. Ma sulla
tempestività della decisione –che in ogni caso,dopo l'appuntamento di luglio,
arriverà ad autunno inoltrato, a meno di sempre possibili sorprese – ha pesato
anche il prolungarsi di vertenze giudiziarie "parallele"sulla natura
e l'estensione del tributo: dai numerosi processi finiti in Cassazione che ne
hanno alleggerito il peso per professionisti e soggetti privi di stabile
organizzazione, alla sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha assolto l'Irap
dall'accusa di rappresentare una fotocopia dell'Iva. Senza dimenticare le
modifiche legislative che, anche nella prospettiva del federalismo fiscale,
hanno tentato di correggere l'impianto della base imponibile Irap (come la
manovra sul "cuneo fiscale" varata con la Finanziaria 2008). è di
pochi mesi fa, inoltre, il decreto legge anti-crisi (Dl 185/08) con il quale è
stato introdotto uno sconto forfettario del 10%dell'Irapdalla base imponibile
Ires e Irpef in relazione ai costi sostenuti per personale e interessi passivi.
Un intervento che ammette anche parziali rimborsi per gli anni passati e che
investe direttamente la vicenda all'esame della Consulta (nei termini
analizzati nell'articolo sotto). © RIPRODUZIONE RISERVATA
www.ilsole24ore.com/norme I testi delle ordinanze delle Commissioni
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-17 - pag: 29 autore:
Un'imposta «sotto processo» L'ordinanza di Genova... La più "antica" fra le ordinanze di cui la Corte costituzionale avvierà l'esame a luglio è quella della Ctp di Genova del 12 febbraio
2004. Con argomentazioni sostanzialmente riprese nei successivi provvedimenti
di rimessionei giudici tributari hanno ritenuto non infondata la possibilità
che il divieto di deducibilità dell'Irap ai fini delle imposte sui redditi (articolo
1, comma 2, del Dlgs 446 del 1997) violi il principio di capacità contributiva
(articolo 53 della Costituzione) ...e le altre Per discutere della questione
sollevata dall'ordinanza della Ctp di Genova è stata fissata una nuova camera
di consiglio per l'8 luglio 2008. Nello stesso giorno, sempre in camera di
consiglio, si discuterà anche di cinque ordinanze della Ctp di Parma (quattro
del 23 marzo 2006e una del 9 novembre 2006) e di un'ordinanza della Ctp di
Chieti del 30 ottobre 2006.
In udienza pubblica, il 7 luglio 2009, è invece fissata
la discussione su due ordinanze della Ctp di Bologna del 24 settembre 2007. Non
risulta calendarizzata la discussione sulle ordinanze della Ctp di Parma del 5
maggio 2008 e della Ctp di Bologna del 3 aprile 2009 I precedenti storici La
Corte costituzionale nel 2001 (sentenza n. 156) ha
respinto al mittente le accuse mosse da una quindicina di commissioni
tributarie sulla legittimità dell'Irap lasciando però uno spiraglio peri
lavoratori autonomi ei professionisti privi di stabilee autonoma organizzazione
Nell'ottobre 2006 la Corte di Giustizia Ue dopo un lungo iter ha stabilito
(nella celebre causa c-475/03 «Banca popolare di Cremona contro agenzia delle
Entrate)che l'Irap ha caratteristiche che la differenziano dall'Iva e la rendono
compatibile con le regole comunitarie Infine,nel 2007, nell'Irap-day la
Cassazione ha sancito il principio dell'esonero dal prelievo per i
professionisti "minori", privi di stabile apparato produttivo
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 Sicurezza Oggi in
prefettura riunione del comitato per l'ordine pubblico Boss liberi, lite in
Procura Pm contro gip. Il Csm convoca i capi degli uffici
BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi
legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri
non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per
le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso
perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, dei maxiprocessi. Sia
Marco Dinapoli sia Desirè Digeronimo hanno attaccato il capo del gip difendendo
l'operato del loro ufficio. Il 28 convocati dal Csm i capi degi due uffici.
Oggi il comitato dell'ordine pubblico. ALLE PAGINE 2E3 Damiani, Saracino
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 17/04/2009 - pag: 2 Mafiosi
liberati: scatta il piano di sorveglianza Il Csm convoca i
vertici giudiziari baresi Oggi il comitato per l'ordine pubblico Difficile
l'ipotesi di aumento degli organici delle forze dell'ordine, occorrerà il
massimo coordinamento BARI Sorveglianza strettissima h 24 dei presunti
affiliati alla cosca Strisciuglio, rimessi in libertà da poche ore. E'
la prima, immediata risposta che il Governo sta preparando e che comunicherà
probabilmente già oggi al vertice delle forze dell'ordine, in prefettura a
Bari, dopo la scarcerazione dei 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga per
effetto del mancato deposito della motivazione della loro condanna da parte
della giudice barese, Rosa Anna De Palo, attualmente presidente del tribunale
per i minorenni. Non è un caso che il sottosegretario all'Interno, Alfredo
Mantovano, passi oggi l'intera mattinata nel capoluogo. Alle 10, in prefettura
parteciperà, alla riunione ristretta del Comitato per l'ordine e la sicurezza
con i soli vertici delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria. Si
tratta di una riunione operativa per mettere argine ad una situazione che
preoccupa la comunità intera, pur sapendo che si agisce in un regime di
ristrettezze. Non sembra, infatti, ci sia la possibilità di aumentare gli
organici e, quindi, occorrerà il massimo coordinamento fra le forze dell'ordine
per evitare 'buchi' nei compiti di sorveglianza ordinaria. Sulla vicenda c'è la
massima attenzione del Governo perchè si teme una recrudescenza del fenomeno
malavitoso in città. Per questo, d'ora in avanti, sarà monitorato costantemente
il quadro generale, anche con incontri più frequenti. Oggi, in prefettura, il
sottosegretario avvierà anche la prima riunione dell'Osservatorio per il
monitoraggio dell'andamento del credito a favore di famiglie e imprese. Si
tratta dell'applicazione concreta del decreto Maroni- Tremonti sul territorio
che permetterà, ad osservatori presso le prefetture, di monitorare l'erogazione
del credito (già disponibili sul sito del ministero i moduli per le eventuali
denunce dei cittadini). A seguire, Mantovano sarà al comando regionale della
Guardia di finanza. Anche il Csm, l'organo di autogoverno dei magistrati,
intanto, sta facendo la sua parte speditamente. La Prima Commissione di palazzo
dei Marescialli, presieduta dal laico dell'Udc Ugo Bergamo, ha già convocato
per il 28 aprile i vertici degli uffici giudiziari baresi. In particolare,
saranno ascoltati i presidenti della Corte d'appello, del tribunale e della
sezione gipgup, alla quale apparteneva il magistrato quando pronunciò la
sentenza. Oggi Rosa Anna De Palo, grazie ad una promozione, è al vertice del
tribunale per i minorenni di Bari, con un ballottaggio vinto di misura tra tre
candidati. Del 'caso' scarcerazioni si sta interessando anche il ministro della
Giustizia, Angelino Alfano, che l'altroieri ha ordinato un'ispezione
ministeriale. Resta in piedi l'interrogativo sul 'distacco' che la magistrata
avrebbe potuto chiedere e ottenere per seguire esclusivamente l'esito di un
processo così complesso. Anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, si è
detto «molto preoccupato perchè il fatto rischia di avere ora conseguenze
ancora più gravi». Lorena Saracino
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 IL PROCURATORE SIA
CAPO di GIOVANNI VERDE * L e considerazioni del Procuratore generale di Napoli
Vincenzo Galgano nella lunga intervista pubblicata su questo giornale e gli
interventi successivi di alcuni magistrati mi spingono ad un'analisi dell'una e
degli altri sulla base dei presupposti giuridici che vi sono implicati. Punto
primo: l'articolo 107 della Costituzione distingue tra giudici e pubblici
ministeri. Per i primi le garanzie sono «costituzionalizzate», là dove i
secondi godono «delle garanzie stabilite nei loro riguardi dalle norme
sull'ordinamento giudiziario» (che, perciò, ne può prevedere di diverse e
minori). Punto secondo: l'esercizio dell'azione penale spetta al titolare
dell'ufficio del pubblico ministero, che può designare altri magistrati addetti
all'ufficio (articolo 70 regio decreto 30 gennaio 1942, numero 12, ancora oggi
in vigore). Che cosa è avvenuto nel corso di questi anni? I pubblici ministeri
hanno ritenuto che gli si debbano estendere le garanzie che la Costituzione
prevede per i giudici ed in particolare che anche a loro si applichi il
principio per il quale «i magistrati si distinguono fra loro soltanto per
diversità di funzioni». In forza di ciò, hanno sostanzialmente disatteso il
richiamato articolo 70, contestando che la titolarità dell'azione penale spetti
al procuratore, sottoponendo a una sorta di controllo diffuso il suo operato.
Il Consiglio superiore della Magistratura ha, nel corso degli anni, avallato
tale prassi, utilizzando poteri di cui non v'è traccia sicura nelle competenze
affidategli dall'articolo 105 della Costituzione e dalla legge istitutiva del
medesimo. Allo stato, pertanto, nulla escluderebbe un recupero dell'originario
disegno del costituente, in base al quale: a) si dovrebbe riconoscere ai soli
procuratori la titolarità dell'azione penale; b) non dovrebbero essere oggetto
di contestazione le sue decisioni al riguardo; c) e neppure potrebbero essere
oggetto di contestazione le sue discrezionali decisioni in ordine alla
destinazione dei sostituti all'interno dell'ufficio. Al Csm
dovrebbe spettare una residuale competenza a valutare, in caso di denunciate
disfunzioni soprattutto da parte degli utenti, se la complessiva gestione
dell'ufficio da parte del singolo procuratore sia tale da determinare una
situazione di incompatibilità ambientale e/o funzionale del medesimo e, oggi,
se i risultati complessivi della gestione giustifichino un prolungamento
dell'incarico per un secondo quadriennio. Siamo in grado di riportare il
sistema a quella che ne era l'ispirazione originaria? * Già vicepresidente del
Consiglio superiore della Magistratura CONTINUA A PAGINA 10
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 Il caso dell'intervista al «Corriere» Fascicolo al Csm dopo le accuse del Pg
Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Il Csm ha aperto un'istruttoria dopo le
accuse lanciate dal pg Vincenzo Galgano in un'intervista al «Corriere del
Mezzogiorno» contro la «strumentalizzazione» del caso Lepore da parte di chi
aveva interesse a «cercare visibilità». Pg e procuratore saranno sentiti
il 28 aprile, rinviata la decisione sullo scontro tra Lepore e pm. A PAGINA 4
Abate
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 17/04/2009 - pag: 4 La decisione
Caso Pansa, il plenum slitta al 5 maggio NAPOLI È stata riaggiornata al 5
maggio (su proposta del vicepresidente Nicola Mancino) la votazione
inizialmente prevista per ieri con la quale il plenum del Consiglio superiore della magistratura deve decidere se la decisione di
stralciare le posizioni del prefetto di Napoli Alessandro Pansa e del capo
della Protezione civile Guido Bertolaso fu appunto uno «stralcio» o (come sostiene
la delibera della settima commissione del Csm) una «revoca implicita» del
fascicolo ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che non condividevano tale
decisione.
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 17/04/2009 - pag: 4 Il Csm:
istruttoria sulle accuse del Pg Fascicolo in prima commissione dopo
l'intervista di Galgano al «Corriere» «Indagine esplorativa», convocati il
procuratore generale, il capo dei pm e uno dei suoi vice. Le audizioni il 28
aprile NAPOLI Le accuse formulate del procuratore generale di Napoli Vincenzo
Galgano nella sua intervista al Corriere del Mezzogiorno contro «certi pm che
perseguono interessi personali attraverso le correnti» e contro chi ha
criticato la presenza del procuratore di Napoli all'inaugurazione del
termovalorizzatore di Acerra («Qualcuno cercava visibilità »), finiscono dritte
al Consiglio superiore della magistratura. La prima commissione di Palazzo dei
Marescialli ha deciso infatti di «ampliare » il fascicolo che era stato aperto
dopo la richiesta di una pratica a tutela dei pm napoletani. La decisione la
spiega direttamente Fabio Roia, da ieri presidente della prima commissione in
sostituzione dell'avvocato Ugo Bergamo (candidato alle Europee): «Abbiamo letto
l'intervista di Vincenzo Galgano in rassegna stampa, e abbiamo deciso di
verificare se nella Procura di Napoli c'è una situazione di disagio. Vogliamo
cioè capire se esistano davvero quelle profonde sofferenze segnalate
nell'intervista». I consiglieri ascolteranno i diretti protagonisti del caso:
lo stesso procuratore generale Vincenzo Galgano, il procuratore della
Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore e il procuratore aggiunto Aldo De
Chiara, coordinatore dell'inchiesta sull'emergenza rifiuti. Già fissate le
audizioni, i magistrati sono stati convocati tutti per il prossimo 28 aprile,
martedì, esattamente sette giorni prima che il plenum del Csm decida sullo
scontro tra Giovandomenico Lepore e i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo in
merito allo stralcio/revoca del procedimento che vede indagati il prefetto di
Napoli Alessandro Pansa e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. L'istruttoria della prima commissione del Csm viene definita da
alcuni consiglieri «esplorativa», e finalizzata ad accertare se in Procura
esista o meno una situazione di turbolenza. Comunque vada, l'obiettivo del Csm
è quello di «compattare» l'ufficio (nel caso non lo fosse) o «aiutarlo a
lavorare con serenità» (se invece non emergessero dissidi). La decisione
di ascoltare i vertici, spiegano fonti del Csm, non sarebbe neppure estranea
alla scelta di rinviare il plenum di ieri che doveva decidere sullo scontro tra
il capo dei pm e i suoi due sostituti. Ufficialmente la votazione è stata
rinviata per l'assenza di alcuni consiglieri, ma fonti di Palazzo dei
Marescialli spiegano che questo rinvio è quanto meno «utile» anche ad accertare
attraverso le audizioni del 28 aprile che non ci siano rischi di
«strumentalizzazione » di una questione che viene letta come «meramente
tecnica». E, in questo senso, nelle prossime due settimane si cercherà anche
una formulazione della decisione che, pur confermando l'impostazione della
settima commissione che dà ragione ai due sostituti (stabilendo che si trattò
di revoca implicita), tenga conto dell'esigenza che una decisione «tecnica» non
abbia ricadute di natura «politica» sul procuratore di Napoli, «tutelando» così
un capo che deve gestire 108 sostituti. È anche per questo motivo che
l'istruttoria della prima commissione non sfiorerà in alcun modo il contrasto
tra il procuratore Giovandomenico Lepore e i pm Giuseppe Noviello e Paolo
Sirleo, contrari alla sua decisione di stralciare le posizioni di Alessandro
Pansa e Guido Bertolaso. La vicenda, spiegano al Csm, proprio per il suo
aspetto tecnico è stata già trattata dalla settima commissione, i cui
componenti peraltro non hanno ravvisato nella contrapposizione tra il capo e i
sostituti «toni ed espressioni idonei a sollecitare l'attenzione dei titolari
dell'azione disciplinare o a legittimare un procedimento per verificare se
esistano i presupposti per un trasferimento d'ufficio». Gianluca Abate
g.abate@corriere delmezzogiorno.it Togato Fabio Roia, presidente della prima
commissione del Csm
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1
I vertici convocati al Csm Boss liberi, a Bari è lite in Procura BARI È scontro
fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi legati al clan
Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri non hanno gradito
le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini
preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità
sull'utilità, da parte degli inquirenti, dei maxiprocessi. Sia Marco Dinapoli
sia Desirè Digeronimo hanno attaccato il capo del gip difendendo l'operato del
loro ufficio. Il 28 convocati dal Csm i capi degi due uffici. Oggi a Bari il
comitato dell'ordine pubblico con all'ordine del giorno le conseguenze delle
scarcerazioni. L'ex pm Giuseppe Ayala ricorda l'impegno dei giudici siciliani
per i maxi processi di mafia: «Piero Grasso tra gennaio e ottobre del 1988
scrisse le motivazioni del primo maxi processo: 8000 pagine su 475 imputati di
mafia. Ci riuscì perché si occupò solo di quello». ALLE PAGINE 2E3 Damiani,
Lampugnani, Saracino
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Esteri
Pagina 110 Ministro Genro: asilo per Battisti --> Rio de
Janeiro Il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro
che il Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana)
confermerà la legittimità della concessione dell'asilo politico all'ex
terrorista rosso Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla differente da
quello di tanti altri rifugiati in Brasile - ha detto Genro-. La mia
decisione si è basata su casi analoghi e sulla legislazione brasiliana che è un
modello riconosciuto a livello internazionale, dall'Unchr (l'Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati), per esempio». «Nel mio parere, al quale
hanno potuto avere accesso tanto i media quanto le autorità competenti - ha
detto ancora il ministro - non ho mai criticato lo Stato di diritto italiano.
Seppure ci sono state critiche e dichiarazioni di Roma contro la mia posizione,
bisogna sottolineare anche che in questi mesi ho ricevuto un immenso appoggio
internazionale».
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Cronaca
Italiana Pagina 109 Mafiosi liberi, scontro giudiziario --> Bari È scontro
sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio
gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e
delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto
un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte
d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte
d'appello la relazione con la cronistoria dei fatti che sarà inviata agli
ispettori del ministero della Giustizia. I pm non hanno gradito le
dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini
preliminari, Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità di istruire
maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio.
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Lettere
& Opinioni Pagina 335 Iglesias e i "livelli" Quei contratti già
estinti Iglesias e i "livelli" --> Tenuto conto delle lamentele
espresse in passato per l'uso che ancora oggi fa il comune di Iglesias del
contratto di livello, mi sarei aspettato una reazione dei sindaci di Carbonia,
Giba, Iglesias, Masainas, Piscinas, Santadi, Sant'Anna Arresi, Teulada,
Tratalias dopo la pubblicazione del libro "Livellari nei comuni del
Sulcis". Invece nulla. Se pensate che le risultanze dell'esperto nominato
dal comune di Iglesias nel 2001 siano più valide delle risultanze del libro,
perché non le confrontate, a beneficio dei vostri concittadini? In base alle
risultanze dell'esperto, il Comune ha deliberato di far pagare ai livellari
l'affrancazione onerosa. Devono versare un importo pari a 15 volte la rendita
dominicale per riscattarsi dal diritto del comune e riscattare i loro terreni.
Nell'atto di affrancazione predisposto dal Comune si asserisce che il Comune di
Iglesias è proprietario dei terreni livellari; il contratto di livello non è
più disciplinato dal Codice Civile, quindi è da considerarsi alla stregua dell'enfiteusi;
il diritto del Comune di Iglesias di pretendere censi dai terreni livellari non
può essere prescritto. A parte le evidenti contraddizioni, dal libro si evince
invece che il Comune di Iglesias non è, non lo è mai stato, proprietario dei
terreni livellari; che il contratto di livello ha una sua disciplina che in
parte coincide con l'enfiteusi, ma molto si discosta da essa (vedi sentenza numero 46 del 1959 della Corte Costituzionale); il
calcolo dell'eventuale affrancazione si baserebbe sulla media del canone degli
ultimi 10 anni; il Comune di Iglesias nel 1942 ha rinunciato ad
diritto di livello togliendo la voce relativa dal bilancio. Infatti il
contratto di livello è stato da tutti dimenticato, anche dall'amministrazione
comunale di Iglesias. Che però sui terreni livellari aveva messo
un'"ipoteca": aveva fatto annotare in Catasto, in capo a ciascun
livellario, la dicitura «livellario al Comune d'Iglesias». Nel 1942 non si
preoccupò di farla togliere. Fu così che, negli anni Novanta del Novecento, a seguito
del censimento dei beni comunali, lo stesso comune si ritrovò
"proprietario" di 130 mila ettari di terreni livellari, sui quali
aveva il diritto di canone livellario o enfiteutico. Cari sindaci, cominciate a
pretendere che il Comune di Iglesias tolga dal Catasto quell'inutile e dannoso
vincolo. Se, per ipotesi, tutti i livellari chiedessero al Catasto la
cancellazione del vincolo con un'autocertificazione notarile, per non aver
corrisposto il canone per oltre 20 anni, il vincolo verrebbe cancellato. Il
Comune di Iglesias non se ne accorgerebbe neppure. O forse ringrazierebbe,
visto il riscontro economico piuttosto esiguo. Tanto vale che lo faccia
cancellare esso stesso con un solo, semplice, atto amministrativo. PIETRO SANNA
- CARBONIA
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 Il giuramento del
nuovo capo dei pm Salerno, ecco Roberti Napoli, indaga il
Csm Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Si è insediato ieri mattina il
nuovo procuratore capo del tribunale di Salerno, Franco Roberti. «Lavoreremo di
squadra», ha detto, «non siamo un potere ma siamo al servizio del cittadino ».
Intanto, a Napoli, il Csm apre una inchiesta sugli scontri tra pm.
Galgano e Lepore convocati a Roma il 28 aprile. ALLE PAGINE 4E 7 Abate,
Cappetta
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: SALERNO data: 17/04/2009 - pag: 7 Inchieste e processi
in corso Le spine Seapark e Curia SALERNO Il primo giorno da procuratore capo,
Franco Roberti lo ha trascorso incontrando i colleghi nel suo ufficio al terzo
piano del palazzo di giustizia di Salerno. In realtà, l'ex coordinatore della
Dda di Napoli è stato già tre volte in procura e ha preso visione del lavoro
investigativo della sua «squadra». Sa delle inchieste e dei processi che si
stanno celebrando nelle aule di giustizia. E la cui supervisione, da ieri,
spetta a lui. Come il processo delle Mcm, che vede indagato il sindaco Vincenzo
De Luca e il presidente degli industriali di Napoli, Gianni Lettieri, per falso
e truffa. L'ex pm Gabriella Nuzzi, trasferita a Latina per
volontà del Csm dopo lo scontro con la procura di Catanzaro, ne aveva chiesto
già il rinvio a giudizio. Il gip Vincenzo Di Florio deciderà tra una settimana.
E il caso SeaPark che coinvolge sempre il sindaco, rinviato a giudizio lo
scorso dicembre. Ancora in corso, invece, il processo che vede al banco degli
imputati con l'accusa di associazione a delinquere, il consigliere
provinciale del Pd, Giovanni Moscatiello, contro cui testimonierà anche il capo
del clan Forte, Antonio. Si attende anche l'esito dell'udienza preliminare
dell'inchiesta che ha travolto il regista Franco Zeffirelli, proprietario di
una villa a Positano, che per il pm Roberto Penna è abusiva. Ma sono le
inchieste in corso che peseranno maggiormente sulla mole di lavoro che attende
il nuovo procuratore capo di Salerno. C'è l'inchiesta sulla diocesi salernitana
e sull'arcivescovo Gerardo Pierro, accusato di truffa aggravata tentata e
consumata, le cui indagini stanno per concludersi. E poi c'è la Dda che ha
messo sotto scacco per settimane la sede della Provincia di Salerno,
ipotizzando presunti legami illeciti con imprese edili salernitane e indagando
12 tecnici di palazzo Sant'Agostino che avrebbero favorito determinate imprese
nell'aggiudicazione di numerosi appalti pubblici. Ci sono le numerose inchieste
su presunti smaltimenti illeciti di rifiuti, che due mesi fa sono sfociate
negli arresti domiciliari di quattro dirigenti dell'Aser srl (poi rimessi in
libertà), ditta convenzionata con il Corisa2. E sarà sempre Franco Roberti a
coordinare l'inchiesta che ha sconvolto radicalmente la procura salernitana.
Perché i nomi dei magistrati catanzaresi che evocarono l'inchiesta Why Not
all'ex pm Luigi De Magistris sono ancora iscritti nel registro degli indagati
della Procura di Salerno. I due pm titolari delle indagini, Gabriella Nuzzi e
Dionigio Verasani, hanno lasciato Salerno, insieme all'ex procuratore capo
Luigi Apicella. A. C.
(
da "Giornale di Brescia"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
17/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno
Scarcerazioni a Bari Scontro fra Pm e Gip Il Csm intanto ha aperto
un'istruttoria BARIÈ scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a
Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno delle
polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto
un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte
d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in
Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà
subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia. I pm non hanno
gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le
indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità
sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a
carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150
condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti
mafiosi solo perché il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna
De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della
sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di
affiliati al clan, lascerà il carcere in ottobre. Replica il coordinatore della
Dda, Marco Dinapoli: Perché accade tutto ciò? Perché «c'è una debolezza del
sistema giustizia che è evidente. È l'organizzazione che non riesce a gestire
una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato
è diventato un diritto dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere».
Per il pm della procura antimafia Desirè Digeronimo, «la Dda ha concluso il
maxiprocesso nel rispetto dei termini di custodia cautelare. Eventuali problemi
ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi di lavoro di altri
uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale».
(
da "Tirreno, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Polemiche
e distinguo tra procura e gip sui 21 mafiosi rimessi in libertà Scarcerazioni a
Bari: è scontro Il Csm ha aperto un'istruttoria per
conoscere la vicenda BARI. E' scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti
malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il
giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che
ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i
presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio del giudice per le
indagini preliminari (gip). Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello
la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli
ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito
le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini
preliminari, Giovanni Leonardi, che ieri aveva espresso perplessità
sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a
carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150
condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti
mafiosi e trafficanti di droga solo perchè il gup che li ha giudicati con rito
abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le
motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente,
un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci
anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il primo a
replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è il coordinatore della Dda,
Marco Dinapoli, che spiega ai cronisti che «il compito della procura è di
raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali
sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se
delinquono in tanti - afferma il procuratore aggiunto Dinapoli - non è colpa
nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado
di gestire queste situazioni». Perchè accade tutto ciò? Perchè - conclude -
«c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. E' l'organizzazione
che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da
quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più
vincolante il nostro parere». Rompe il silenzio anche il pubblico ministero
della procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio,
Desirè Digeronimo, che sottolinea che «la Dda ha concluso il maxiprocesso nel
rispetto dei termini prebvisti».
(
da "Bloomberg"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
By Alan
Ohnsman and Seonjin Cha April 17 (Bloomberg) -- Hyundai Motor Co. Chairman
Chung Mong Koo insisted the revamped Equus luxury sedan meet all regulations in
the U.S., where Hyundai's flagship has never been sold. Now the U.S. unit has
to figure out how to sell a car that costs as much as eight times more than its
Accent compacts. "The person who just spent $40,000 or $50,000 on a
vehicle doesn't want to sit in the dealer's service drive next to a kid in his
Accent," said Eric Noble, president of Car Lab, an Orange,
California-based consulting firm for automakers. "A level of social
stratification is expected." Equus, a status symbol in Hyundai's home
market, is unknown to U.S. carbuyers who view Hyundai as a maker of vehicles
that sell for less than those of Japanese and U.S. rivals. Still, just as
Toyota Motor Corp.'s Lexus and Honda Motor Co.'s Acura began winning sales from
General Motors Corp.'s Cadillac and Daimler AG's Mercedes-Benz in the late
1980s, Hyundai wants a share of the U.S. luxury market to enhance its image and
profit. South Korea's largest automaker will decide this year whether to bring
Equus to the U.S., said John Krafcik, president of its U.S. sales company, in
an April 9 interview from the New York International Auto Show, where the V-8
engine sedan is on display. The car went on sale in Hyundai's home market in
March, priced from $48,100 to $79,000 at current exchange rates. "We are
honestly thinking about it," Krafcik said. The company is already building
experience with premium customers from its Genesis sedan that went on sale in
the U.S. last year, he said. Hyundai's Sales Hyundai, bucking the worst U.S.
auto market since the early 1980s, had a 0.5 percent U.S. sales gain in the
first quarter, while Toyota's plummeted 37 percent and Honda's fell 35 percent.
The company is benefiting from higher incentives, increased advertising, fleet
sales and a marketing campaign begun in January offering to take back vehicles
from customers who can't make payments because they've lost a job. Hyundai's
improving outlook led Group 1 Automotive Inc., owner of 100 dealerships, to buy
a Hyundai store in Houston on April 14, the retailer's first for the brand in a
large U.S. city, said Pete DeLongchamps, a Group 1 vice president.
"They've got great products and one of the few brands that's enjoying
positive sales growth right now," DeLongchamps said. Hyundai rose 1.1
percent to close at 65,300 won in Seoul trading, bringing year-to-date gains to
65 percent. Genesis Halo' Hyundai touts the Genesis as equaling the performance
of the Lexus GS and Bayerische Motoren Werke AG's 5-Series, and sells the model
for at least $10,000 less than the two rival sedans. "It has delivered a
halo effect for the brand," said Krafcik. "Equus could build on
that." Unlike Toyota and Honda, which sell their luxury models through
separate dealerships, Hyundai may either offer Equus to all U.S. dealers that
want it or to only those with the best sales and highest quality service,
Krafcik said. Starting a stand-alone luxury network would be difficult during
the current slump as dealers would have trouble getting financing, he said.
"That would be a terrible idea," said Rick Case, who owns six Hyundai
dealerships in Florida, Georgia and Ohio. "In this market, no dealer could
afford it." Fort Lauderdale, Florida-based Case said Genesis is attracting
luxury buyers because it isn't a well-known premium vehicle, a benefit amid the
current recession. Known Brands "People are telling me they don't want to
be seen in a Mercedes, a BMW, a Lexus right now, because of the economy,"
Case said. "It doesn't look good to be laying people off, and then getting
some kind of name luxury vehicle." Hyundai sold 3,945 Genesis sedans in
the first quarter of 2009, an incremental gain since the model didn't go on
sale in the U.S. until June 2008. Still, the number contrasts with the market's
38 percent plunge in first-quarter luxury vehicle sales, according sales
tracker Autodata Corp. "Luxury is rarified territory," said Michael
Robinet, an auto industry analyst for CSM Worldwide in Northville, Michigan.
"It will take a while to build a capability on the retailing side."
The risk in adding Equus in Hyundai's U.S. showrooms is repeating Volkswagen
AG's experience with the Phaeton, introduced in 2003. Sales peaked at 1,939 in 2004 dropping to
just 17 by 2007 as buyers balked at paying more than $60,000 for a
Volkswagen-badged sedan. Hyundai's quality ranking also lags behind Lexus, the
most dependable auto brand in the U.S., according to J.D. Power &
Associates. "In the mind of the American buyer, brands are only elastic to
a certain point, then they snap back -- think VW with the Phaeton," said
CarLab's Noble. "A premium vehicle is about more than just the car. It's
the whole experience." To contact the reporters on this story: Alan
Ohnsman in Tokyo at aohnsman@bloomberg.net; Seonjin Cha in Seoul at
scha2@bloomberg.net Last Updated: April 17, 2009 03:19 EDT
(
da "Bloomberg"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
By Bret
Okeson April 17 (Bloomberg) -- Daimler AG will skip this year's Tokyo Motor
Show, Nissan Motor Co. passed on Frankfurt, Europe's largest car extravaganza
and Porsche SE will bypass Detroit. All will be in Shanghai. Porsche SE Chief
Executive Officer Wendelin Wiedeking will unveil the new Panamera sports sedan
in Shanghai. Daimler's Dieter Zetsche, Volkswagen AG's Martin Winterkorn and
Toyota Motor Corp.'s Katsuaki Watanabe will also be there. "The hope for
every automaker in the world is riding on China," said Ricon Xia, an
analyst at Daiwa Institute of Research (H.K.) Ltd. in Shanghai. "No matter
how many difficulties they are facing, they have to be here and the Shanghai
Auto Show will be the show for the year." A record number of automakers
will attend the Shanghai Motor Show, which starts on Monday, as China threatens
to usurp the U.S. as the world's biggest auto market. General Motor Corp.'s
China sales surged to a record last month, at the same time its U.S. sales
plunged 45 percent. More than 1,500 companies will attend the show, the most
since it started in 1985, said Wang Xia, an official with the organizer. More
than 600,000 people are expected to attend the nine-day event at the Shanghai
New International EXPO Centre, he said. "We don't have enough space and
there are people still asking for more," said Lawrence Lu, executive vice
president of Shanghai International Exhibition Co. "A lot of foreign
exhibitors can see the potential here." Booming Market China's vehicle
sales have surged an average 20 percent a year in the past decade, making it
the biggest market for GM and Volkswagen after their home countries. Still,
vehicle ownership per person is one-third the world average and about the level
of the U.S. in 1925 and Japan in 1965. Passenger car sales jumped 10 percent in
March to a record 772,400 after the government cut retail taxes and gave
subsidies to help rural residents buy vehicles. The growth compares with a 37
percent plunge in the U.S. and a 32 percent decline in Japan. Total auto sales
in China may rise to more than 10 million this year, according to the
government's plan to help stimulate vehicle demand. In contrast, CSM Worldwide Inc. slashed its U.S. auto
sales forecast for this year to 9.7 million, compared with 13.2 million in 2008
and its initial 2009 forecast of 10.7 million vehicles. GM, whose U.S. sales
plunged 49 percent in the first quarter, doubled its 2009 forecast for China's
market growth as tax cuts and subsidies revived demand. The carmaker
will show 37 production and concept models at Shanghai. The company's CEO,
Fritz Henderson, canceled plans to attend the show, due to "business
requirements," GM said in an e-mail. "General Motors has made a
long-term commitment to China," the automaker's China president Kevin Wale
said April 2. "Despite the challenges that GM and our industry now face,
we believe our best years are ahead of us." Overseas Expansion With China
set to overtake the U.S. as the world's largest auto market, Chinese carmakers
are looking abroad. Geely Holding Group Co. has been in talks to buy Ford Motor
Co.'s Volvo unit for more than a year, according to people familiar with the
matter. Ford sold its luxury Jaguar and Land Rover brands to India's Tata
Motors Ltd. In anticipation of rising sales, foreign automakers are expanding
in China even as they close factories and fire workers elsewhere. Volkswagen,
which has invested a total of 6.8 billion euros ($9 billion) in China, aims to
add at least four new models a year and double its number of dealers by 2018 to
double sales to 2 million vehicles. The carmaker curbed German production in
the first quarter and cut 16,500 temporary jobs worldwide. GM, which plans to
shutter 15 factories in the U.S. by 2013, expects to double its sales in China
to more than 2 million vehicles a year during the next five years by adding
more than 30 new and upgraded models. Toyota's Growth Toyota, which slashed
global production by 50 percent in February, still plans to open a factory in
the northeastern city of Changchun with partner China FAW Group Corp, said
Masahiro Kato, president of Toyota Motor (China) Investment Co. The plant will
increase the Toyota City, Japan-based automaker's production capacity in China
by 11 percent to 1 million vehicles a year. The company also plans to boost the
number of dealerships selling luxury Lexus vehicles in China by a third this
year to about 60, said Godfrey Tsang, vice president of Toyota China. Toyota,
together with its partners, will have its biggest ever display at any Chinese
auto show with 50 models, the company said in a statement. To contact the
reporter on this story: Bret Okeson in Tokyo at bokeson@bloomberg.net. Last
Updated: April 17, 2009 00:23 EDT
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
VIII - Roma Patente di stabilità Effetto sisma, torna il fascicolo del
fabbricato L´assessore Corsini: "Era giusto anche prima, è una sicurezza
per i cittadini" è una sorta di patente di stabilità oltre che di
sicurezza degli impianti Diventerà subito obbligatorio per i palazzi di nuova
costruzione e poi verrà esteso a tutti gli altri Il regolamento è quasi pronto:
la giunta lo approverà a metà maggio, quindi verrà sottoposto alla
concertazione degli ordini professionali e delle categorie imprenditoriali,
prima di approdare in consiglio comunale per il varo finale. Ieri, però, quando
l´assessore capitolino all´Urbanistica, Marco Corsini, ne ha parlato al tavolo
congiunto Comune-Provincia-Regione sull´emergenza casa, ha ricevuto il plauso
sia del governatore Marrazzo che del presidente Zingaretti. Lo strumento
magico, capace di mettere d´accordo tutte le istituzioni, si chiama
"fascicolo di fabbricato". Ovvero quel documento che racconta la
storia, le ristrutturazioni e ogni eventuale modifica subita nel tempo da tutti
gli immobili pubblici e privati della capitale. «Una sorta di patentino di
stabilità e staticità, oltre che di sicurezza degli impianti, redatto da
tecnici esperti, in grado di assicurare la conoscenza delle caratteristiche
strutturali e costruttive di ogni edificio», spiega Corsini. «Un´iniziativa
che, terremoto a parte, era stata pensata già dieci anni fa, dopo il crollo
dello stabile in via di Vigna Jacobini: allora venne annullata dalla giustizia
amministrativa perché mancava la legge regionale, ora che quella legge c´è,
possiamo andare avanti». Ma Confedelizia è già sul piede di guerra: «Non solo
il Tar, anche la Corte costituzionale ha duramente condannato l´imposizione di oneri economici gravosi
a tutti i proprietari dei fabbricati e, quindi, anche a quelli di più modeste
condizioni economiche», ha ammonito ieri in una nota. Tuttavia Corsini è
tranquillo: «Sappiamo che può essere vista come una misura impopolare perché
comporta costi non indifferenti, ma qua c´è in gioco la vita dei romani.
è indispensabile superare spinte contrarie nel superiore interesse della
collettività. L´amministrazione ha il dovere di far prevalere la cultura della
sicurezza». Tra l´altro, «allo studio ci sono incentivi e forme di
compartecipazione da parte dell´amministrazione». Secondo Corsini è un po´ come
il libretto di circolazione delle automobili: «Accompagna la vita del
fabbricato e deve essere aggiornato ogni tot di anni. Diventerà subito
obbligatorio per i palazzi di nuova costruzione e progressivamente verrà esteso
a tutti gli altri. Così avremo certezza sullo stato di salute del nostro
patrimonio edilizio». (giovanna vitale)
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
IX - Napoli Strappo in Procura, via all´istruttoria La
prima commissione del Csm sentirà Lepore, Galgano e De Chiara Rinviato a dopo
le audizioni il voto sullo stralcio della posizione di Pansa nel caso rifiuti
Era stata aperta come "pratica a tutela" dei pm Giuseppe Noviello e
Paolo Sirleo e di tutti i magistrati chiamati in causa dalle dichiarazioni rese
a margine della cerimonia di inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra.
Ma da ieri, la procedura avviata dalla prima commissione del Csm viene ampliata
allo scopo di capire, dichiara il presidente, il "togato" di Unicost
Fabio Roia, «se all´interno della Procura di Napoli ci sono profonde sofferenze
come segnalato in interviste alla stampa». Da qui, la decisione di mettere in
moto un´istruttoria imperniata sulle audizioni del procuratore generale
Vincenzo Galgano, del procuratore capo Giandomenico Lepore e del procuratore
aggiunto Aldo De Chiara, coordinatore del pool Ecologia dell´ufficio
inquirente. Dunque non sono ancora conclusi gli strascichi dello strappo
iniziato con lo stralcio di alcune posizioni (fra le quali quelle dei prefetti
Bertolaso, Catenacci e Pansa) dal filone principale dell´inchiesta sulla
gestione della crisi rifiuti, proseguiti con le polemiche sulla partecipazione
di Lepore alla cerimonia di Acerra e sulle affermazioni di Berlusconi sui
manager Impregilo «eroi», infine segnati dalle successive dichiarazioni del pg
Galgano, che aveva stigmatizzato le «effervescenze» di alcuni pm. Il caso sarà
discusso dal plenum nella seduta del 5 maggio, come disposto ieri anche su
sollecitazione del vicepresidente Nicola Mancino. Ieri mattina l´assemblea
avrebbe dovuto affrontare il nodo legato allo stralcio del fascicolo, e stabilire
se il provvedimento di Lepore, contestato da Noviello e Sirleo, costituisca o
meno una revoca. La settima commissione ha optato per la seconda ipotesi,
sostenuta dai due pm, escludendo però che dall´esame della vicenda siano emersi
«aspetti riconducili a un´aspra conflittualità» interna alla Procura. In
apertura della seduta di ieri il vicepresidente Mancino, verosimilmente
d´intesa con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che secondo Costituzione è
anche presidente del Csm, ha suggerito di rinviare la pratica sullo stralcio
alla settima commissione per ulteriori approfondimenti. Nel dibattito sono
intervenuti sia il "togato" dei Movimenti riuniti, Dino Petralia, sia
il "togato" di Unicost, Giuseppe Maria Berruti. Quindi, all´unanimità,
si è deciso per un rinvio ad un´altra seduta di plenum, tenuto anche conto
della iniziativa assunta dalla prima commissione. Mancino prenderà contatto con
Roia per attivare le opportune sinergie e arrivare a una definizione
dell´intera questione nella riunione plenaria del 5 maggio. «Si tratta di
vicenda di estrema delicatezza - commenta Berruti - che risente della mancanza,
dopo l´entrata in vigore del nuovo ordinamento giudiziario, di una disciplina
organica delle Procure. Questa, per il Csm, può rappresentare l´occasione non
solo per risolvere un problema contingente, serio e delicato, ma anche per
tracciare in via di principio un indirizzo generale di organizzazione e
conduzione delle Procure che la nuova legge rende oramai improcrastinabile».
Ferri: «Il caso di Napoli non è un problema di correntismo né di personalismi
dei singoli pm. Ma c´è la necessità di definire i confini tra i poteri
riconosciuti del procuratore e l´autonomia dei singoli pm che va salvaguardata
e può essere garantita solo dal rispetto dell´obbligo di motivazione in caso di
revoca dell´assegnazione del fascicolo». (d. d. p.)
(
da "Giornale.it, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 92
del 2009-04-17 pagina 10 L'Udc
Per Bruxelles Casini tenta la carta Sgarbi di Vittorio Sgarbi Sarà con ogni
probabilità Vittorio Sgarbi uno dei candidati di punta dell'Udc alle elezioni
europee del 6-7 giugno. Ex sottosegretario del governo Berlusconi, ex assessore
alla Cultura del Comune di Milano e oggi sindaco del piccolo centro siciliano
Salemi, il critico d'arte potrebbe correre nella Circoscrizione Sud. Al Centro,
il partito di Pier Ferdinando Casini punta invece sull'ex ragazzo d'oro del
calcio italiano Gianni Rivera, mentre capolista al Nord Ovest sarà l'ex vice
direttore del Corriere della Sera Magdi Cristiano Allam, fondatore del
movimento «Protagonisti per l'Europa cristiana», convertitosi al cristianesimo
un anno fa. Nella Circoscrizione Isole l'Udc schiererà Saverio Romano, segretario regionale in Sicilia e responsabile
dell'organizzazione nazionale. Tra i candidati anche il deputato ex Pd
Pierluigi Mantini, il senatore Luca Marconi, vicesindaco di Recanati, Luciano
Ciocchetti e il consigliere del Csm Ugo Bergamo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Avvenire"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
17-04-2009 Scarcerazioni eccellenti, scontro Procura-gip DA BARI A Bari ieri è
stato il giorno dei distinguo e delle polemiche. A tenere banco è stato ancora
il caso delle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi nel capoluogo pugliese.
E mentre la Procura e l'ufficio gip del tribunale scelgono accenti diversi nel
valutare l'accaduto, il Consiglio superiore della magistratura ha subito aperto
un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello,
tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la
relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata a- gli
ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri, in particolare,
hanno mostrato di non gradire le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del
giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che ieri aveva espresso
perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi
come quello a carico degli Strisciuglio. Tale procedimento, il 16 gennaio 2008, ha portato a 150
condanne e a 10 assoluzioni e, mercoledì, alla scarcerazione di 21 presunti
mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup che li ha giudicati con rito
abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le
motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente,
un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci
anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il primo a
replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è stato il coordinatore della
D- da, Marco Dinapoli. «Il compito della Procura è di raccogliere prove e di
sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra
competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se delinquono in
tanti ha affermato il procuratore aggiunto Dinapoli non è colpa nostra. Cosi
come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire
queste situazioni». Come spiegare allora le 21 scarcerazioni? Secondo il
procuratore aggiunto, «c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente.
È l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così
elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato
e non è più vincolante il nostro parere ». A rompere il silenzio è stato anche
il pubblico ministero della Procura antimafia che ha istruito il processo al
clan Strisciuglio, Desiré Digeronimo, che ha sottolineato come la D- da abbia
concluso il maxiprocesso «nel rispetto dei termini di custodia cautelare. E-
ventuali problemi ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi
di lavoro di altri uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale e
concludere i processi ». Nessun commento, invece, da parte del giudice De Palo,
da qualche mese promossa dal Csm alla presidenza del
tribunale per i minorenni di Bari. Chi l'ha sentita riferisce che è avvilita,
mortificata e stupita dal clamore suscitato dalla vicenda. Lei forse si aspettava
le scarcerazioni e, forse anche per questo, nei mesi scorsi aveva cominciato a
concedere ad alcuni condannati gli arresti domiciliari. il caso di Bari
Il Csm ha aperto un'istruttoria e ha convocato i vertici degli uffici per il 28
aprile
(
da "Denaro, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Napoli Giustizia Caso Napoli, istruttoria del Csm Veleni in
Procura, Palazzo dei Marescialli convoca Galgano, Lepore e De Chiara La Prima
Commissione del Csm ha deciso di convocare per un'audizione il procuratore
generale di Napoli Vincenzo Galgano, il procuratore capo Giovandomenico Lepore
e l'aggiunto Aldo De Chiara. I tre dovranno chiarire quale sia il
clima nell'ufficio requirente partenopeo alla luce delle polemiche sulla
gestione dell'inchiesta sui rifiuti. Le audizioni sono state fissate per la
mattina del 28 aprile. "Capire se all'interno della procura di Napoli ci
sono profonde sofferenze come qualcuno ha segnalato in un'intervista sulla
stampa". E', come dichiara dichiara Fabio Roia, che da ieri ha preso le
redini della Prima Commissione del Csm, l'obiettivo per il quale sono stati
convocati per il 28 aprile a Palazzo dei Marescialli i vertici della Procura
napoletana. "Abbiamo ampliato la pratica a tutela dei pm napoletani per
verificare se effettivamente c'è una situazione di disagio in procura" dice
Roia; un'esigenza sorta dopo che il pg di Napoli, Vincenzo Galgano, nel
difendere in un'intervista il procuratore Giandomenico Lepore, criticato da
alcuni suoi sostituti per non aver risposto alla cerimonia di inaugurazione del
termovalorizzatore di Acerra alle dichiarazioni del presidente del Consiglio su
Impregilo, ha in sostanza parlato di strumentalizzazioni della vicenda,
invitando i pm a lavorare in silenzio. Parole a cui hanno reagito, sempre sulla
stampa, i rappresentanti napoletani delle correnti della magistratura,
accusando il Pg di delegittimare i pubblici ministeri. Scopo delle audizioni di
fine mese è duLa Procura della Cassazione ha chiesto la conferma dell'ordinanza
con la quale il tribunale del riesame di Napoli, nei mesi scorsi, ha ordinato
il dissequestro di 750 milioni di euro del gruppo Impregilo disposto
nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nel ciclo di smaltimento
dei rifiuti in Campania.Il sostituto procuratore generale della Cassazione,
Giuseppe Febbraro, ha chiesto ai supremi giudici della seconda Sezione penale
di Piazza Cavour di dichiarare "inammissibile" il ricorso presentato
dai Pm di Napoli . del 17-04-2009 num.
(
da "Denaro, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Salerno
giustizia Roberti:Salerno? E' un privilegio Si insedia il nuovo procuratore
della Repubblica: Un compito gravoso Primo giorno da Procuratore della
Repubblica di Salerno per Franco Roberti. Il neo-procuratore, già Procuratore
Aggiunto della Procura di Napoli e coordinatore dalla Direzione Distrettuale
Antimafia, prende il posto di Luigi Apicella, sospeso dalla sue funzioni dal
Consiglio Superiore della Magistratura in seguito alla polemica con la Procura
di Catanzaro sulle indagini dell'ormai ex Pm De Magistris. Gabriella Pederbelli
"La nomina a procuratore della Repubblica di Salerno? E' un grandissimo
privilegio". Sono le prime parole di Franco Roberti, neo procuratore della
Repubblica del tribunale del capoluogo salernitano al posto di Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm in seguito allo
scontro con la procura generale di Catanzaro sulle indagini avocate all'ex pm
Luigi De Magistris."Sono consapevole della gravità del compito, farò di
tutto per essere all'altezza della situazione", ha aggiunto Roberti che,
dopo aver incontrato per un saluto il presidente del Tribunale Luigi
Mastrominico, il procuratore generale Lucio Di Pietro ed il presidente
facente funzioni della Corte d'Appello di Salerno, Matteo Casale, ha preso
possesso dell'incarico dinanzi al presidente della sezione penale del
tribunale, Anna Emilia Giordano. "E' un ruolo bellissimo che svolgerò
sotto l' ala protettiva di due maestri come il presidente Mastrominico ed il
procuratore generale Di Pietro, ha sottolineato Roberti. "Conosco molto
bene Roberti, abbiamo operato insieme per circa 30 anni", sottolinea Di
Pietro. "Credo che la nostra amicizia ci porterà", chiarisce invece
Mastrominico, "a realizzare una realtà giudiziaria un po' diversa''. Il
presidente facente funzioni della Corte d'Appello, Matteo Casale ha
sottolineato "le grandi capacità del neo-procuratore". "Lo
spirito di squadra", chiarisce Roberti, "è fondamentale. Da soli non
si va da nessuna parte". Una sorta di messaggio prontamente raccolto da
Silverio Sica, in rappresentanza del Consiglio dell'ordine forense, che ha
sottolineato le "grandi capacità investigative" dimostrate da
Roberti, e dal rappresentante della Camera penale, l'avvocato Massimo Torre,
che ha auspicato "una fattiva collaborazione tra avvocati e procura di
Salerno". La giornata del neo procuratore è quindi proseguita al terzo
piano di Palazzo di giustizia per l'incontro con i colleghi dell'ufficio della
Procura. del 17-04-2009 num.
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I - Napoli DEL PORTO A PAGINA IX Istruttoria sul caso
Napoli Il Csm ascolterà i procuratori Galgano e Lepore SEGUE A PAGINA IX
farmci generici, lo stop del tar 'garantire le cure ai più
poveri' - marco preve (sezione: Giustizia)
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
XIII - Genova Il Tribunale amministrativo: giusto limitare la spesa, ma serve
equità Farmci generici, lo stop del
Tar �Garantire le cure ai più poveri´ "Resta necessario contemperare la
tutela della salute col contenimento dei costi pubblici" MARCO PREVE Con
una sentenza del 15 aprile, i giudici del Tar, nel riconoscere la regolarità
della decisione della Regione Liguria che ha ordinato ai medici pubblici di
limitare la prescrivibilità di farmaci (in questo caso nel settore della
gastroenterologia) ancora coperti da brevetto a favore di rimedi ritenuti
ugualmente efficaci ma meno cari, allo stesso tempo, con un passaggio che farà
sicuramente discutere, toccano un nervo scoperto del sistema sanitario
italiano. Scrive il Tribunale amministrativo che è «vano asserire
l´intagibilità del diritto dei cittadini alla miglior cura disponibile sul
mercato, se tale incombente ricade su un soggetto, che dispone di risorse
progressivamente impari alla bisogna». Una frase che forse smaschera un
atteggiamento ipocrita, ma che, a parere del legale dei ricorrenti, l´avvocato
Ivan Marrone, lascia intravedere una pericolosa variante al concetto, fino ad
oggi imperante, secondo il quale al paziente bisogna garantire la miglior cura
possibile. Marrone è uno dei quattro avvocati della Malesci, società
farmaceutica che ha presentato ricorso poiché sostiene che il suo farmaco - un
inibitore della pompa gastrica - coperto da brevetto fosse non solo migliore di
quelli meno cari prescritti dai medici liguri su sollecito della Regione «ma
soprattutto con caratteristiche e principi attivi diversi, che possono svolgere
la stessa funzione ma in maniera differente, quindi non sovrapponibile». In
realtà i ricorsi erano tre e i due precedenti, che la Malesci ha vinto,
riguardavano una precedente legge della Regione che
limitava la rimborsabilità dei farmaci più cari ma che fu ritenuta illegittima
dalla Corte Costituzionale. Contro la sentenza negativa Malesci presenterà
appello al Consiglio di Stato. Nell´affrontare il caso, il Tar ritiene valida
la valutazione scientifica operata dalla Regione Liguria poiché fatta da «un
organo tecnico accreditato che si presume sia al corrente degli studi...».
Quindi sottolinea «la necessità di contemperare l´esigenza di assicurare la
salute pubblica con la tutela dell´equilibrio finanziario statale», precisando
che «la commercializzazione dei farmaci di che si tratta ha presentato almeno
in Liguria indici di anomalia» e infine che «la composizione della spesa
pubblica deriva da scelte politiche».
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
XIII - Firenze Bio-testamento, primo sì in tribunale A Prato un ingegnere
ottiene la nomina dell´amministratore di sostegno Il giudice stesso, però,
dubita che sarà sufficiente per rifiutare l´alimentazione FRANCA SELVATICI Un
ingegnere di Prato, Alessandro Pagnini, 41 anni, è il primo toscano che sia
riuscito a vincere in tribunale la causa per autodeterminare la propria vita.
Ha infatti ottenuto dal giudice tutelare di Prato Salvatore Palazzo la nomina,
nella persona di sua moglie, di un amministratore di sostegno che in caso di
malattia invalidante potrà far valere le sue volontà. Il 24 febbraio, con
scrittura privata autenticata dal notaio Luigi Aricò della associazione Liberi
di decidere, l´ingegnere aveva designato sua moglie come proprio amministratore
di sostegno, con l´incarico di pretendere il rispetto di precise disposizioni
terapeutiche così illustrate: «In caso di malattia allo stato terminale,
malattia o lesione traumatica cerebrale, irreversibile e invalidante, malattia
che mi costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali
che impediscano una normale vita di relazione, chiedo e dispongo di non essere
sottoposto ad alcun trattamento terapeutico, con particolare riguardo a
rianimazione cardiopolmonare, dialisi, trasfusione, terapia antibiotica,
ventilazione, idratazione o alimentazione forzata. Chiedo inoltre che siano
intrapresi tutti i provvedimenti atti ad alleviare le mie sofferenze, compreso
l´uso di farmaci oppiacei». Poi l´ingegnere, assistito dall´avvocato Maurizio
Briganti, si è rivolto al giudice tutelare chiedendo la nomina formale di sua
moglie come amministratore di sostegno. Partendo dalla Costituzione («La
libertà personale è inviolabile» «Nessuno può essere obbligato a un trattamento
sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso
violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»), il giudice ha
esaminato le sentenze della Cassazione che sanciscono «il diritto assoluto
della persona di non curarsi, anche se tale condotta la esponga al rischio
stesso della vita». E ha concluso che se i giudici di legittimità sono arrivati
a riconoscere dignità giuridica a una volontà presunta (quella di Eluana
Englaro), «non può a fortiori che risultare pacifico il dovere dell´ordinamento
di rispettare l´espressione autodeterminativa del singolo», quando questa «sia
stata espressa oggi in previsione di un possibile evento futuro che lo privi
della capacità di esprimerla». Il giudice, dunque, ha accolto tutte le
disposizioni anticipate dell´ingegner Pagnini. Egli stesso, però, dubita che quelle sul rifiuto di idratazione e alimentazione
forzata possano valere nel caso in cui la legge sul testamento biologico entri
in vigore così come approvata in Senato, che non le considera trattamenti sanitari
rifiutabili. In tal caso sarà necessario riprendere la battaglia legale, forse
fino alla Corte Costituzionale.
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I
- Bari Il pm Digeronimo: "Noi abbiamo fatto il nostro dovere". Il Csm se ne occuperà il 28 Scontro fra procura e gip per i 21
boss scarcerati Dopo la scarcerazione dei 21 boss è polemica tra pm e giudice.
La procura risponde all capo dell´ufficio gip: «Le strategie processuali sono
di nostra competenza». Il Csm convoca i vertici del Palagiustizia per il 28.
GABRIELLA DE MATTEIS A PAGINA III
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
II - Bari Boss liberi, guerra tra toghe Il pm: "Noi siamo in regola" E il Csm convoca a fine mese i vertici del Palagiustizia La
giustizia malata Stamattina è in programma il comitato per l´ordine e la
sicurezza pubblica Il presidente del Tribunale, Vito Savino: "Questa è una
sconfitta per tutti" Tutti riconoscono "è bravissima ma ha compiuto
un errore di valutazione" GABRIELLA DE MATTEIS A Palazzo di Giustizia,
dove hanno sede gli uffici della procura e quelli dell´ufficio gip gup, cercano
di minimizzare. Ma i toni, oramai, sono quelli della polemica. O, più
semplicemente, dello scontro. Il presidente del Tribunale Vito Savino, però,
ammonisce: «Fatti come questi, il mancato deposito delle motivazioni, non
devono accadere. Ma è una sconfitta per tutti». A Bari è il giorno dopo le
scarcerazioni di 21, tra presunti affiliati e trafficanti di droga del clan
Strisciuglio. Le parole del capo dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi che
commentando il caso del mancato deposito delle motivazioni aveva espresso
perplessità sullo strumento dei maxiprocessi hanno aperto un dibattito. Hanno
dato il via ad uno scambio di affermazioni. Il procuratore aggiunto Marco
Dinapoli chiarisce: «Il compito della procura è raccogliere prove e sostenere
l´accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e
crediamo di operare nel migliore dei modi». Il pm dell´antimafia Desirèe
Digeronimo che ha istruito il processo "Eclissi" aggiunge: «Il
maxiprocesso da parte della Dda è stato concluso nel rispetto dei termini di
custodia cautelare. Eventuali problemi ricollegabili a carenze del sistema
giudiziario o ai carichi di lavoro di altri uffici non competono a chi deve
esercitare l´azione penale e concludere i processi». Come quello denominato
"Eclissi" appunto. In abbreviato, contava 160 imputati e 53 capi di
imputazioni. Numeri che, sintetizzando il ragionamento del capo dell´ufficio
gip gup, richiedono uno sforzo difficile, in alcuni casi, impossibile per un
solo giudice. E quindici mesi, infatti, non stati sufficienti ad Anna Rosa De
Palo, ora alla guida del Tribunale per i Minorenni, per depositare le
motivazioni della sentenza e quindi per sospendere i termini di custodia
cautelare. Ma la procura, all´indomani delle dichiarazioni di Giovanni
Leonardi, rivendica e difende la scelta di istruire un maxiprocesso. «Se
delinquono in tanti - continua Dinapoli - non è colpa nostra. Cosi come non è
colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire queste
situazioni. C´è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. E´
l´organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così
elevata. A volte per noi è indispensabile fare imputazioni così corpose». Una
tesi condivisa anche dal pm Digeronimo. «La procura - sottolinea - ha l´obbligo
di esercitare l´azione penale nei confronti di tutti coloro nei cui confronti
emergano responsabilità penali nel rispetto delle norme del Codice di procedura
penale che impongono, nel caso in cui si tratti di fatti connessi in modo
soggettivo ed oggettivo, di essere trattati in un unico processo. La
frammentazione del materiale probatorio con una moltiplicazione di processi non
risponde a logiche di strategia processuale, visto che i fatti da provare
riguardano un unico clan mafioso, e spesso risulta di difficile gestione con il
sistema dell´incompatibilità dei giudici». E intanto le polemiche, sollevate
dal caso, sono approdate a Roma. Ieri il capo dell´ufficio gip Leonardi e il
suo vice Antonio Lovecchio hanno incontrato il presidente del Tribunale Savino
al quale hanno consegnato una relazione che ripercorre e riassume la vicenda e
che sarà trasmessa al ministero della Giustizia. Ed è passaggio è stato
dedicato proprio alla complessità del processo. «Quella di istruire un
maxiprocesso è una scelta della procura. Certo per i giudici sarebbe meglio
gestire processi meno consistenti» spiega il presidente del Tribunale. Sul caso
il Csm ha già aperto una pratica e per il 28 aprile la prima commissione ha
convocato nella capitale i vertici degli uffici giudiziari baresi. A Bari,
questa mattina, invece, è in programma il comitato per l´ordine e la sicurezza
pubblica alla quale parteciperà anche il sottosegretario all´Interno, Alfredo
Mantovano. All´ordine del giorno la scarcerazione dei 21, tra esponenti del
clan e trafficanti di droga e quindi la necessità di potenziare i controlli in
alcuni quartieri, come il Libertà, roccaforte dell´organizzazione degli
Strisciuglio. «Questa emergenza che si è verificata - dice il procuratore
aggiunto della Dda Dinapoli - non ci trova preparati perchè da tempo abbiamo in
corso una strategia di attenzione verso le persone scarcerate che, è bene
ricordarlo, non sono degli agnellini e solitamente tornano a delinquere».
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
III - Bari La nota "Un sistema al collasso" «Un sistema al collasso
che non conviene a nessuno, non agli operatori giudiziari nè tantomeno ai
cittadini». Con queste parole Cittadinanzattiva commenta il caso dei presunti
mafiosi scarcerati a Bari per il mancato deposito della sentenza. «In questa
vicenda, se ci sono come appaiono responsabilità individuali saranno il
Ministero ed il Csm ad accertarle - osserva Mimma Modica
Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva
che più volte si occupa di temi di questo genere - A noi sembra che ci siano
responsabilità collettive e che non tutti abbiano fatto la loro parte: come mai
infatti ci è accorti che la sentenza non è stata depositata solo ad avvenuta
scarcerazione dei malviventi ?». Per l´associazione occorre affrontare
«due questioni fondamentali: la prima è che non si devono rendere operativi i
trasferimenti di magistrati» se non dopo la chiusura di «tutti i procedimenti
loro assegnati»; «la seconda è l´urgenza di una riforma della geografia
giudiziaria per dotare di organici adeguati le sedi più esposte al rischio
della criminalità organizzata e, al contrario, eliminare gli sprechi partendo
da uffici giudiziari piccolissimi e sostanzialmente inutili».
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
23 - Cronaca Boss scarcerati a Bari interviene il Csm ROMA
- Parte l´istruttoria del Csm sul caso dei 21 mafiosi e trafficanti di droga
scarcerati per il mancato deposito della motivazione della loro condanna da
parte del giudice Anna Rosa De Palo. La prima commmissione ha convocato per il
28 aprile prossimo i vertici degli uffici giudiziari baresi.
(
da "Mattino, Il
(Salerno)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Si è
insediato ieri il nuovo procuratore della Repubblica, Franco Roberti, già
procuratore aggiunto della Procura di Napoli e coordinatore della Dda. Ha preso il posto di Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e
dallo stipendio dal Csm in seguito allo scontro con la procura generale di
Catanzaro sul caso De Magistris. Roberti ha giurato e nel suo discorso ha
sottolineato: «Siamo un servizio per il cittadino, non un potere». BARONE A
PAG. 31
(
da "Mattino, Il
(Circondario Sud2)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La prima
commissione del Csm, che nelle scorse settimane aveva già
aperto un fascicolo sulle accuse «denigratorie» del premier Berlusconi e dei
vertici di Impregilo durante la manifestazione per l'inaugurazione
dell'inceneritore di Acerra - dopo che le toghe partenopee avevano chiesto tutela
a Palazzo dei Marescialli - ha deciso di ascoltare i vertici degli uffici
giudiziari napoletani anche per verificare se effettivamente esiste in
Procura un clima di tensione e disagio tra i pm. Il 28 aprile saranno ascoltati
il pg Galgano, il procuratore Lepore e il responsabile del pool ambiente dei
pm, De Chiara. Intanto, il pg della Cassazione ha chiesto di confermare il
dissequestro di 750 milioni per l'Impregilo. DEL GAUDIO A PAGINA 32
(
da "Mattino, Il
(Salerno)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Si
volta pagina e l'unanimità è la strada più agevole». Una «svolta necessaria»
alla procura di Salerno dopo lo scontro tra procure, Salerno-Catanzaro. Quando
a fine gennaio scorso Nicola Mancino vice presidente del Csm arriva a Salerno
per presentare il libro del pm antimafia Raffaele Cantone e parla di «svolta
necessaria» sa di pronunciare parole dure, pesanti, nette che debbono
garantire, a suo parere, la chiusura con il passato recentissimo dello scontro
tra toghe. «Svolta necessaria» continua a ripetere Mancino mentre in ascensore
percorre appena due piani affidando al cronista la nettezza delle parole
intorno alle quali costruisce un ragionamento tutto istituzionale. Ha vinto il
«metodo Mancino», unanimità su Roberti, svolta alla procura di Salerno dopo lo
scontro con Catanzaro? Il vice presidente del Csm finge di non capire, scherza
e ribatte con scherzosa ironia: metodo o merito? chiede al cronista. Non c'è
dubbio «metodo», la pronta replica. «Sì, - conferma Mancino - metodo
istituzionale, unanimità di consensi per la garanzia della svolta». E poi,
senza nominare Roberti e neppure Apicella, svolge un ragionamento sempre sul
filo del rigore istituzionale in tempi d'emergenza. «Quel che è certo -
continua Mancino - è che di fronte a problemi così complessi bisognava avere
ferma la barra istituzionale e ricercare i consensi più ampi possibili».
Bastarono poco più di quindici minuti, raccontano ancora oggi i testimoni della
commissione incarichi direttivi, per indicare Franco Roberti alla guida della
procura della Repubblica di Salerno. All'unanimità, preannunciata da una
discretissima consultazione della vigilia del vice presidente del Csm Nicola
Mancino. Tre coordinate offre, in quei giorni Mancino: decidere bene, decidere
subito e, soprattutto, decidere all'unanimità. Sfidando, in tal modo, anche la
ricorrente prassi di accordo preventivo tra le correnti della magistratura per
la designazione degli incarichi direttivi. La vigilia della nomina di Roberti
era stato tutt'altro che serena. Un decreto di perquisizione partito da Salerno
con un pool di sette magistrati alla volta di Catanzaro, le perquisizioni delle
case e degli uffici di alti magistrati calabresi guidate dall'ex procuratore
Apicella. Poi lo scontro tra procure, il richiamo del capo dello Stato, la
preoccupazione di Mancino, le azioni disciplinari del Csm,
una ordinanza-decreto di oltre mille pagine confermata nella legittimità dal
tribunale del Riesame salernitano e il sospetto di una frettolosità
disciplinare del Csm che lascerà ancora strascichi nel contenzioso che
Apicella, Nuzzi e Verasani produrranno per tentare di riavere l'onore della
professionalità. In pratica, in atto considerato legittimo anche da
altri gradi della giurisdizione è diventato atto di accusa e di sanzione per
Apicella, Nuzzi e Verasani. De Magistris non c'è più, è in campagna elettorale
insieme a Di Pietro. Nuzzi e Verasani sono stati trasferiti nel Lazio,a Cassino
e Latina. Apicella sospeso. «Io sono stato colpito dalla politica dei due pesi
e due misure» ha ripetuto l'ex procuratore Apicella vittima delle sanzioni
disciplinari del Csm dopo aver apposto la sigla di «capo» al lavoro di due
sostituti. Perchè, l'ex procuratore ha coltivato la ragione sulla giustezza
delle indagini svolte dai suoi pm. E, soprattutto, sui riscontri che questi
avrebbero trovato dopo le sessantasei volte che De Magistris aveva varcato gli
uffici della procura di Salerno. Per «instradare» - come hanno commentato i
suoi accusatori del Csm - inchieste che gli erano state tolte a Catanzaro e
sulle quali pretendeva la «rivincita». Ma questa è già altra storia. ant.man.
(
da "Mattino, Il
(Caserta)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PIETRO
TRECCAGNOLI Deve dar fondo a tutto il suo sangue freddo, quello che gli viene
dalla lunga carriera di penalista, solo così Vincenzo Siniscalchi, per tre
volte deputato dell'Ulivo e ora componente laico del Csm,
riesce a parlare e a ricordare Franco Ambrosio. «Sono stato il suo avvocato
quando fu coinvolto nella Tangentopoli degli anni novanta» dice. «E ricordo una
persona di grande dignità e cordialità, ma soprattutto molto determinato. Lo
assistevo insieme al suo difensore storico, Massimo Rizzo». Era ancora
un suo assistito? «No, non mi occupavo più direttamente delle sue vicende
giudiziarie, da tempo, dagli ultimi anni della mia attività parlamentare. E
poi, con l'elezione nel Csm, il lavoro di penalista è diventato incompatibile».
Ma continuava a seguire la vicenda? «Neanche. Mi è capitato di incontrare
Ambrosio talvolta allo stadio. E qualche giorno fa l'ho visto a piazza Rodinò.
Mi ha offerto un caffè e mi ha detto che si stava preparando al processo
d'appello. Era fiducioso che la sentenza di condanna di primo grado per la
bancarotta fosse ribaltata. I processi erano diventati la sua ossessione». Come
l'ha trovato? «Provato, anche perché gli anni passano». Come ha reagito alla
notizia della sua tragica morte? «Sono rimasto inorridito come cittadino. Ma il
sentimento più forte è stato quello della pietà umana. Immagino che Ambrosio,
coerentemente alla sua formazione e al suo carattere, abbia tentato di reagire.
L'efferatezza dei criminali l'ha sopraffatto. La morte assieme alla moglie è
stata il suggello di una vita che Franco ha dedicato famiglia, alla moglie, ai
figli e al lavoro di imprenditore». Com'era Ambrosio nei panni di imputato?
«Molto deciso a sostenere le proprie tesi. Ricordo la straordinaria compostezza
durante la detenzione. Soffriva, ma non si lamentava mai, piuttosto lavorava
per costruire la difesa, collaborando con precisione. Non faceva ricorso, come
spesso accade, a questioni di salute per avere qualche agevolazione.
Raccoglieva documenti, cercava di dare un contributo alla difesa tecnica,
vincendo la mortificazione della sua condizione». Le vicende di Ambrosio, nel
bene e nel male, hanno riempito molte pagine della storia cittadina. «Era un
imprenditore a tutto tondo. Aveva un grande credito e portava avanti una
tradizione familiare, nel settore del grano, che era partita da semplici
mulini. Il suo modello era Serafino Ferruzzi, il suocero di Raul Gardini».
Bancarotta, corruzione, evasione fiscale: sono state pesanti le accuse contro
di lui. «Non mi chieda di entrare nel merito. Sulle sue vicende giudiziarie
devo assicurare il riserbo di avvocato». Per il massacro della Gaiola sono
stati arrestati tre giovani romeni... «Chi compie delitti così orrendi è solo
una belva, non è una questione politica. Italiani o romeni non cambia nulla,
devono essere condannati alle pene che meritano. Mi conforta che non siano
italiani, anche se la criminalità italiana non è meno efferata. I delinquenti,
comunque, non rappresentano un'intera comunità nazionale. Ma mi faccia fare un
elogio». Prego. «Sono molto soddisfatto della celerità con la quale le forze
dell'ordine hanno operato. Però bisogna intensificare la prevenzione. Ci sono
zone di Napoli, anche a Posillipo, completamente abbandonate. E non basta:
proprio in queste ore in Puglia sono stati liberati numerosi esponenti di
cosche criminali perché un giudice non è riuscito a depositare le motivazioni
della sentenza di condanna. È una brutta pagina per la giustizia. Così si vanificano
le azioni delle forze dell'ordine e dei pm».
(
da "Mattino, Il
(Benevento)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
LEANDRO
DEL GAUDIO La prima commissione del Csm vuole ascoltare il procuratore
Giovandomenico Lepore, il suo vice Aldo De Chiara e il procuratore generale
Vincenzo Galgano. Una mossa a sorpresa da parte della commissione di Palazzo
dei Marescialli, il primo intervento sulla richiesta della Procura di Napoli di
aprire una pratica a tutela dei pm dopo alcune dichiarazioni rese dal
presidente del Consiglio Berlusconi in occasione dell'inaugurazione del
termovalorizzatore di Acerra. Il Csm apre formalmente un'istruttoria. E lo fa
anche per definire il «clima», le condizioni «ambientali» del lavoro dei cento
e passa pm dell'ufficio inquirente napoletano. Una decisione che mostra
sensibilità non solo per le dichiarazioni del premier («gli eroi della
Impregilo contro gli ostacoli giudiziari»), ma anche per il modo in cui si è
arrivati alla richiesta di «tutela» al Csm. Il testo - val
la pena ricordare - è firmato da Lepore, che in un primo momento era stato al
centro di perplessità dei pm per non aver replicato al premier al termine
dell'inaugurazione di Acerra. Davanti al Csm, dunque, sfileranno tutti i
protagonisti di un serrato confronto interno all'ufficio inquirente e al
distretto di Corte d'appello, che va avanti dallo scorso dicembre, da
quando cioé il Consiglio giudiziario (una sorta di csm minore) si è interessato
alla divergenza sorta tra Lepore e i due pm Sirleo e Noviello nella gestione
del processo ecoballe. C'è una data fissata nel calendario della prima
commissione di Palazzo dei Marescialli: il prossimo 28 aprile, parte
l'istruttoria con la convocazione di Lepore, in una vicenda che potrebbe
interessare anche tutti gli esponenti di magistratura associata napoletana che
si sono espressi sulle tante facce del caso Napoli. Ecco come motiva l'apertura
dell'istruttoria Fabio Roia, presiente della prima commissione del Csm (in
sostituzione di Ugo Bergamo, candidato alle Europee): «Vogliamo capire se
all'interno della Procura di Napoli ci sono profonde sofferenze come qualcuno
ha segnalato in un'intervista sulla stampa». Una dichiarazione che punta a
stabilire se esiste quel clima di «effervescenza prelettorale» al quale ha
fatto riferimento il pg Galgano nel corso di ripetute interviste, nel difendere
la posizione di Lepore rispetto agli attacchi di alcuni esponenti delle
correnti di magistatura associata. Roia aggiunge: «Abbiamo ampliato la pratica
a tutela dei pm napoletani per verificare se effettivamente c'è una situazione
di disagio in Procura. Un'esigenza sorta dopo che il pg di Napoli, Vincenzo
Galgano, nel difendere in un'intervista il procuratore Giandomenico Lepore, ha
parlato di strumentalizzazioni della vicenda, invitando i pm a lavorare in
silenzio». Facile immaginare che vengano ascoltati giudici e pm che in veste di
esponenti di correnti associative hanno replicato al pg. A fine mese, dunque,
il via all'ultima faccia del caso Napoli: «Scopo delle audizioni è dunque
accertare se c'è effettivamente una situazione di turbolenza in Procura; ma se
così non fosse, aggiunge ancora Roia, «intendiamo aiutare l'ufficio a lavorare
con serenità». Ieri, invece, nuovo stop dinanzi al Plenum sul caso legato allo
stralcio di alcuni indagati - tra cui gli ex commissari Catenacci, Bertolaso e
Pansa - contestato dai pm Sirleo e Noviello. Qui il Plenum deve valutare
l'operato del capo dei pm napoletani. Dopo l'indirizzo della settima
commissione del Csm, (che parla di «revoca non motivata») il Plenum dovrà
valutare la posizione del procuratore Lepore. Ieri, la corrente di Md si è
astenuta, caso rinviato fra quindici giorni.
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Aperta un'istruttoria dopo lo scontro sull'inchiesta
ecoballe: saranno sentiti anche Galgano e De Chiara Tensione in Procura, il Csm
convoca Lepore Il pg della Cassazione su Impregilo: va confermato il
dissequestro di 750 milioni
(
da "Sannio Online, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Città:
Rimborsi sulla depurazione Il Comune incontra i consumatori Pubblicato il
17-04-2009 Rimborsi sulla depurazione Il Comune incontra i consumatori... Il
canone di depurazione e la questione dei rimborsi per i tanti cittadini che non
hanno mai fruito del servizio, sarà al centro dellincontro pubblico organizzato in città da Movimento
Difesa del Cittadino, Lega Consumatori, Federconsumatori, Cittadinanzattiva e
Codacons in programma alle 18 di oggi presso la sala riunioni del Centro
Servizi del Volontariato di Benevento (ex caserma Vigili del Fuoco - 1° piano) in
Viale Mellusi. Il confronto, aperto alla cittadinanza vedrà la partecipazione
del sindaco Fausto Pepe e dellAssessore alle
Finanze Luigi Boccalone che ufficializzeranno le decisioni dellamministrazione. Mdc,
Lega Consumatori, Federconsumatori e Cittadinanzattiva nellambito della campagna Giusto Canone hanno
depositato oltre duemila istanze di rimborso non solo nella città capoluogo, ma
anche in alcuni comuni della provincia privi di depuratore o con impianti
non funzionanti. Come sottolineato da Francesco Luongo, presidente provinciale
del Mdc, la Legge n. 13/09 ha confermato la
debenza delle somme agli utenti in caso di mancanza o non funzionalità dei
depuratori, fissando per le autorità di ambito o le amministrazioni comunali il
termine del 30 giugno per la individuazione delle somme da restituire ai
consumatori, dedotti gli oneri derivati dalle attività di progettazione, di
realizzazione o di completamento avviate. Sul punto la Corte Costituzionale si
era espressa chiaramente con la sentenza n. 335/08 continua Luongo anche se in questi mesi
numerose amministrazioni hanno fatto orecchie da mercante, tirando in ballo
inesistenti prescrizioni quinquennali degli importi versati dai cittadini ed in alcuni
casi lesistenza di impianti di depurazione in realtà
non funzionanti. Anche diverse Corti dei Conti, tra cui quella della Campania,
hanno confermato lobbligo di restituzione delle somme previa richiesta
dei cittadini ed il termine decennale per la prescrizione dalla data dei
pagamenti.
(
da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Troppe
assenze, niente premio La Regione nega progressioni a 200 addetti. Il
sindacato: «Conteggiati anche ferie e allattamenti» Venerdì 17 Aprile 2009,
Trieste NOSTRO INVIATO Chi lavora in Regione meno del 33 per cento del normale
orario annuale non ha diritto a chiedere la progressione, quella
"orizzontale" e retributiva. La cosa riguarda circa 200 sui 3mila
dipendenti dell'ente. Su questo punto s'incroceranno le lame, oggi a Trieste,
fra la Direzione centrale del personale e le organizzazioni sindacali. Non è in
discussione il parametro del 33 per cento, che è stabilito dal contratto di
primo livello del Comparto unico - come spiega l'assessore Elio De Anna -
quanto la circostanza che la Regione ha detratto dall'orario tutti i tipi di
assenza a qualsiasi titolo avvenuti. Si va dall'assenza per infortunio a quella
per malattia, dalla maternità ai permessi per allattamento, fino alle ferie e
ai permessi. «Il calcolo della "presenza effettiva in servizio" non
può ridursi al puntiglioso conteggio di ore e minuti di assenza - tuonano Cgil,
Cisl e Uil - nulla rilevando, ai fini di una valutazione consapevole, assenze
parziali nel corso della giornata». E la base sulla quale calcolare questa
presenza «non può comprendere i periodi di assenza obbligatoria come il congedo
obbligatorio per maternità e le ferie, non esigibili dall'Amministrazione». Il
sindacato afferma che «non possono essere in nessun caso considerati assenze
quei periodi che, per contratto o per legge, vengono esplicitamente considerati
di presenza» e definisce emblematico il riposo concesso dalla legge alla madre
per allattare. Quanto alla preintesa di secondo livello (contratto integrativo)
firmata con la Regione il 3 marzo, i sindacati spiegano che sono disponibili
«risorse sufficienti a consentire una progressione orizzontale a tutti i
colleghi che non l'abbiano conseguita nel 2007». La proposta sindacale è che
«ai fini delle progressioni orizzontali la presenza possa essere riferita al
2009 per chi, nel corso del 2008, non raggiungesse comunque il 33% del dovuto».
E proprio in questa prospettiva, oggi, la Regione avanzerà a sua volta una
proposta per ricomporre la questione. Ma l'assessore resta fermo su un punto:
«Abbiamo chiesto un'interpretazione autentica all'Areran, che ci ha chiarito la
necessità di considerare soltanto la presenza effettiva, sottolineo effettiva,
sul posto di lavoro». In tale direzione va anche «una
sentenza della Corte costituzionale», aggiunge l'assessore regionale. E del resto «spiegatemi come
sia possibile valutare una persona che sta a casa, per una ragione o per
l'altra, più di otto mesi all'anno». Non si tratta di discriminare nessuno,
spiega De Anna, ma «che un dipendente sia assente per maternità o per malattia,
per ferie o per infortunio, sempre di assenza parliamo. E chi non c'è per un
periodo minimo nell'arco dell'anno - conclude l'assessore - non può essere
credibilmente valutato». Maurizio Bait
(
da "Gazzettino, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Venerdì
17 Aprile 2009, Bari È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a
Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm
che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i
presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. I pubblici ministeri
non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per
le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità
sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come
quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150
condanne e a dieci assoluzioni e alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e
trafficanti di droga solo perché il gup che li ha giudicati con rito
abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le
motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente,
un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci
anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il primo a
replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è il coordinatore della Dda,
Marco Dinapoli, che spiega ai cronisti che «il compito della procura è di
raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali
sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se
delinquono in tanti - afferma il procuratore aggiunto Dinapoli - non è colpa
nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado
di gestire queste situazioni». Perché accade tutto ciò? Perché - conclude -
«c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. È l'organizzazione che
non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da
quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più
vincolante il nostro parere». Rompe il silenzio anche il pubblico ministero
della procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio,
Desiré Digeronimo, che sottolinea che «la Dda ha concluso il maxiprocesso nel
rispetto dei termini di custodia cautelare. E che eventuali problemi
ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi di lavoro di altri
uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale e concludere i processi».
Resta zitto, invece, il giudice De Palo, da qualche mese promossa dal Csm alla
presidenza del tribunale per i minorenni di Bari. Chi l'ha sentita riferisce
che è avvilita, mortificata e stupita dal clamore suscitato dalla vicenda. Lei
forse si aspettava le scarcerazioni e, forse anche per questo, nei mesi scorsi
aveva cominciato a concedere ad alcuni condannati gli arresti domiciliari.
(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
SPINEA
«Un provvedimento abnorme» Per Yesmin ricorso in Cassazione Venerdì 17 Aprile
2009, Venezia «Faremo ricorso in Cassazione! L'ordinanza con cui la Corte
d'Appello di Venezia ha rigettato il risarcimento per ingiusta detenzione alla
mia cliente è un provvedimento abnorme». Lo ha dichiarato ieri l'avvocato
Luciano Faraon, il difensore di Yesmin Akter, la quarantunenne originaria del
Bangladesh arrestata nel 2004 con l'accusa di concorso nell'omicidio del
marito, Amdadul Haque, e assolta nel maggio del 2006 perché non è stata
raggiunta la prova del suo coinvolgimento nell'atto di violenza, per il quale è
stato invece condannato a 22 anni di reclusione un connazionale, Salim Sikder.
La Corte d'Appello ha negato l'indennizzo alla donna per i due anni trascorsi
in carcere sostenendo che fu connivente con l'omicida in quanto, pur essendo
presente nel momento in cui Sikder strangolò suo marito al Parco Nuove Gemme di
Spinea, non solo non chiese aiuto e non prestò soccorso all'uomo, ma non sporse
neppure denuncia. Secondo i giudici, inoltre, al processo ha fornito una
versione non credibile, negando di essere stata l'amante dell'omicida e
denunciando, al contrario, «fantasiose violenze sessuali subite da Sikder».
Secondo l'avvocato Faraon le conclusioni della Corte d'Appello non hanno alcun
fondamento: il legale sostiene che non vi è prova che la sua cliente e Sikder
fossero amanti, circostanza decisamente negata da Yesmin, la cui denuncia per
violenza sessuale nei confronti del connazionale è tutt'ora pendente (la
procura ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, opposta dall'avvocato
Faraon). Il difensore della donna precisa, inoltre, che quella di favoreggiamento
personale nei confronti dell'omicida è ancora una semplice ipotesi formulata
nei confronti della sua assistita, in quanto l'inchiesta è ancora aperta, dopo
l'assoluzione per l'accusa di omicidio. «La verità è che Yesimin Akter non
parlava una sola parola d'italiano ed è per questo che non chiese aiuto e non
andò dalla polizia - dichiara l'avvocato Faraon - Inoltre
la Corte Costituzionale ha riconosciuto che avrebbe avuto diritto ad
un'interprete a spese dello Stato: durante le indagini il suo diritto alla
difesa è stato violato - conclude il legale - L'interprete inizialmente
nominato dai magistrati non era in grado, infatti, di tradurre correttamente le
sue dichiarazioni». Gianluca Amadori
(
da "AgoPress"
del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia
(AGO
PRESS) Sottoporre al presidente della Repubblica per la promulgazione, in
prossimità della scadenza del termine costituzionalmente previsto, una legge
che converte un decreto-legge notevolmente diverso da quello a suo tempo
emanato, non gli consente lulteriore, pieno
esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida. E quanto contenuto in una
nota diffusa dal Quirinale, in relazione alla lettera inviata dal presidente
Giorgio Napolitano, il 9 aprile scorso, ai presidenti del Senato, della Camera,
del consiglio dei Ministri e al ministro dellEconomia
e delle Finanze. La lettera si legge nel
comunicato - era riferita alla promulgazione della legge di conversione del
decreto-legge 10 febbraio 2009, numero 5 recante misure urgenti a sostegno dei
settori industriali in crisi, in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto
e nel
numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato. La precisazione del Quirinale giunge per chiarire
alcune indiscrezioni apparse sulla stampa nazionale. La lettera
riprendeva osservazioni già sottoposte fin dalla scorsa legislatura allattenzione dei presidenti delle Camere e del Governo
prosegue la nota del Quirinale - sulla necessità che la emendabilità dei
decreti-legge nel corso delliter di conversione si mantenga rigorosamente
nei limiti imposti dalla natura straordinaria della fonte prevista dallarticolo 77 della Costituzione e dello stesso
procedimento parlamentare di conversione in legge, che deve concludersi nel
termine inderogabile di 60 giorni, anche alla luce del
possibile sindacato che la Corte Costituzionale ha recentemente ritenuto di
esercitare in relazione a decreti convertiti in legge. Si rilevava, in
particolare, che con particolare riguardo alla verifica sia della sussistenza
dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza sia della correttezza della
copertura delle nuove o maggiori spese, ai sensi degli articoli 77 e 81
della Costituzione, per la necessità di tenere conto di tutti gli effetti della
possibile decadenza del decreto in caso di esercizio del potere di rinvio ai
sensi dellarticolo 74 della Costituzione.
(
da "Trentino"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Bugoloni
diffamò sindaco e segretario Condannato per le parole scritte contro Sandro
Guella e Francesco Del Dot FIAVE' I fatti risalgono al 2001. O meglio i tre
ricorsi che hanno messo nei guai Beniamino Bugoloni, consigliere comunale ed ex
primo cittadino di Fiavé risalgono all'agosto e all'ottobre di quell'anno. Nei
documenti, presentati contro alcune delibere comunali, Bugoloni s'era lasciato
andare ad espressioni come «associazione a delinquere», «mafiosi» ed altre
ancora nei confronti dell'amministrazione comunale che avevano spinto il
sindaco Sandro Guella, che era succeduto proprio a Bugoloni, e il segretario
comunale Francesco Del Dot a sporgere querela per diffamazione contro il
consigliere. Ieri, dopo che la Corte Costituzionale ha
respinto l'eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice unico Giuseppe Serao in tribunale a Tione,
la vicenda è ritornata sui banchi del tribunale rendenese. Il giudice Serao ha
stabilito che il reato riferito ai primi due ricorsi era estinto per
prescrizione, ma non quello rilevato nel ricorso redatto da Bugoloni,
difeso dall'avvocato Alberto Pontalti, nell'ottobre del 2001 e, per questo,
oltre alla sanzione penale, lo ha condannato a pagare 300 euro di risarcimento
sia a Guella che a Del Dot. Denaro che come avevano in precedenza annunciato
entrambi i querelanti sarà utilizzato per beneficenza. D'altra parte l'ex
sindaco e il segretario comunale, assistiti dall'avvocato di Trento Andrea De
Bertolini, avevano sempre ribadito che l'unico scopo della querela era quello
difendere la propria onorabilità, infangata dalle parole di Bugoloni.
(
da "Corriere.it"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Ma per
votare in una data successiva al 15 giugno occorre una nuova legge Referendum,
Maroni media con il Pd Il ministro dell'Interno sonderà la minoranza prima di
decidere tra la data del 21 giugno o il rinvio ROMA - Rinvio al prossimo anno o
voto al 21 giugno in concomitanza con i ballottaggi. Su una di queste due
ipotesi si giocano i destini dei tre referendum elettorali promossi dal
comitato Segni-Guzzetta, dopo che il premier Berlusconi ha chiarito che non si
faranno sicuramente il 6-7 giugno, in concomitanza con le elezioni Europee, per
il veto imposto dalla Lega. RICERCA DI CONVERGENZA - La scelta su quale di
queste due opzioni alternative potrà essere seguita verrà però di fatto
affidata all'opposizione. Il presidente del consiglio ha infatti incaricato il
ministro dell'Interno, il leghista Roberto Maroni, di confrontarsi con la
minoranza per individuare quale sia l'ipotesi su cui si registra maggiore
convergenza. La decisione è stata presa nel vertice di maggioranza che si è
tenuto a Palazzo Grazioli, secondo quanto ha spiegato il vice capogruppo
vicario del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello. «La decisione - ha detto
Quagliariello - verrà assunta sulla proposta che farà il ministro dell'Interno
Maroni dopo aver sentito l'opposizione». Quagliariello ha dunque ribadito che le
ipotesi sul campo sono quelle definite ieri dall'ufficio di presidenza del Pdl,
ossia 21 giugno o rinvio di un anno. E a chi gli chiedeva se la Lega fosse
d'accordo sull'ipotesi dello slittamento al 2010, il vice capogruppo vicario ha
risposto: «Non credo che il ministro si faccia carico di una posizione che non
condivide». Quanto ai tempi di un provvedimento in merito, Quagliariello ha
sottolineato che dovrebbe essere varato «al prossimo Consiglio dei ministri».
UNA LEGGE PER IL RINVIO - Qualora si optasse per un voto al 21 giugno,
tuttavia, sarebbe necessario un intervento legislativo ad hoc: l'attuale
normativa prevede infatti che le consultazioni referendarie siano indette entro
il 15 giugno. «Ricevuta comunicazione delle sentenza della
Corte Costituzionale - si legge infatti nell'articolo 34 della legge 352/1970
-, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri,
indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli
elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno. Nel
caso di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum
già indetto si intende automaticamente sospeso all'atto della pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica di
indizione dei comizi elettorali per l'elezione delle nuove Camere o di una di
esse. I termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a
datare dal 365* giorno successivo alla data della elezione». LE PRIME REAZIONI
- Mentre dal fronte del Pd, Ermete Realacci, fa sapere di non avere problemi ad
ipotizzare uno slittamento delle consultazioni al prossimo anno, la radicale
Emma Bonino insorge e parla di una «idea letteralmente eversiva» evidenziando
che «in Italia è in vigore, e non da oggi, un regime per il quale, da destra a
sinistra, l'illegalità e la negazione di leggi, obblighi e scadenze
costituzionali, sono diventati pratica quotidiana per tutta la classe
politica». Massimo D'Alema parla del rinvio come del «male minore» mentre il portavoce
di Forza Italia, Daniele Capezzone, si dice convinto che «Il governo e la
maggioranza hanno agito saggiamente e correttamente» e si augura «che con
altrettanta saggezza, per un verso il Pd e per altro verso il Comitato
promotore vogliano valutare queste due opzioni ed esprimere la loro
valutazione». Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a margine del
convegno «Cattolici e democrazia oggi in Italia» ha dichiarato: «In un Paese
vanno rispettate le regole: il referendum va fatto adesso perché queste sono le
regole in uno stato che ha le sue leggi, la sua Costituzione, le sue
procedure». Secondo Casini «chi cambia sempre procedure e leggi non fa una cosa
buona. Il Governo decida il 7, il 21, il 14 ma -ribadisce - il referendum va
fatto adesso». stampa |
(
da "Giornale di Brescia"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
18/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno Referendum, Maroni
negozia con Pd e Udc Le ipotesi restano il 21 luglio o il 2010 ROMAIl
referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno insieme con il
secondo turno delle elezioni amministrative. È questo l'orientamento che
prevale in Governo e maggioranza, che hanno affidato al ministro dell'Interno
Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E dai primi colloqui
sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che ieri sembrava quella
preferita dal Pdl. Maroni, dopo una nuova riunione a Via del Plebiscito con il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il leader dell'Udc
Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il sì al 21 giugno. Poi, ha sentito
Franceschini al quale, ha riferito lo stesso leader del Pd, ha indicato solo
due date, 14 o 21 giugno, senza fare menzione del rinvio di un anno. Così,
Franceschini ha definito «una vergogna» la rinuncia all'election day del 6-7
giugno e poi ha indicato la data del 21 per ottenere il massimo risparmio. La
telefonata a Di Pietro arriverà, ma il leader dell'Idv ha rifiutato in anticipo
ogni dialogo: no a qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. La
prossima settimana sarà lo stesso Maroni a formulare ufficialmente una proposta
in Cdm. Le mosse del Governo sono state decise nel corso della riunione, durata
oltre due ore, con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro in
cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla materia sarebbe
spettata alla Lega. Sul tavolo ufficialmente restavano due le strade
percorribili: il 21 giugno con il mini-accorpamento oppure il rinvio alla
primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le file del Pdl
è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio, è il
ragionamento che si fa nel Pdl, punta a chiudere il capitolo referendum con un
mini-accorpamento piuttosto che subire per un anno la minaccia di una spada di
Damocle sulla testa. A complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione
popolare è la contrarietà del comitato referendario che, secondo la
Costituzione, rappresenta per questa materia «un potere dello Stato». Sul piano
giuridico precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Marini il consenso dei
referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà
rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza,
tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella
capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche. Ecco
perché l'ipotesi di un rinvio, sottolinea il ministro La Russa può in realtà
essere ancora percorribile. Il Governo dovrà emanare un decreto per derogare
alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato a convertire in
legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare una convergenza
sul rinvio al 2010. La Russa chiede a Franceschini di uscire allo scoperto:
«L'ipotesi del rinvio c'è - assicura - Franceschini dica se lo vuole o no».
Nonostante Bossi ci scherzi su - «Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con
le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere.
A Berlusconi basta chiedere» - l'atmosfera resta tesa. «Ho ribadito a Maroni
che il Pd giudica una vergogna non aver scelto l'election day - dice
Franceschini -. Essendo oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora
non si può che scegliere l'opzione che garantisce un risparmio di risorse e
cioè il 21 giugno».
(
da "Giornale di Brescia"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
18/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno Decreti, richiamo del
Colle Napolitano invia una lettera a Berlusconi e ai presidenti delle Camere
per chiedere un maggior rispetto della Costituzione nel varo dei provvedimenti
d'urgenza Il capo dello Stato Napolitano e il premier Berlusconi ROMAI decreti
legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per
le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle
Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente
si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di
garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il
dl «incentivi», Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier
Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere.
Azione di moral suasion Un richiamo forte ma che Giorgio Napolitano ha già
fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al Governo
Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare
riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione
istituzionale avviata dal Colle. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e
la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale,
che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che
effettivamente la missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre
Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro
al quale era presente Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello
Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, la terza carica dello Stato ha
glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Di fronte alle
indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e,
d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti. La
precisazione del Quirinale La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla
promulgazione del decreto legge «incentivi», che prevede misure urgenti per i
settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un
testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto
al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della
Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle
quote latte. Napolitano non ha fatto altro che riproporre osservazioni già
fatte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare
«rigorosamente» i limiti richiamati dalla Corte
Costituzionale. Napolitano faceva notare che sottoporgli in extremis un dl
«notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente
l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli
affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità
e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte,
e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza
del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi dell'articolo 74
della Costituzione. Diverse interpretazioni politiche La presa di posizione di
Napolitano è stata subito applaudita dalle opposizioni. Anna Finocchiaro del
Pd: «Il richiamo che il Presidente della Repubblica è quanto mai opportuno. Già
abbiamo denunciato l'abnorme uso dei decreti in questa legislatura che svilisce
e umilia, spesso, il lavoro delle Camere». Vietti dell'Udc: «Il monito del
presidente Napolitano sia accolto da tutti con spirito di collaborazione
istituzionale per il miglior rispetto dell'equilibrio tra i poteri».
L'interpretazione del messaggio di Napolitano è diversa nel Pdl: Fabrizio
Cicchitto lo ha letto come la necessità di combattere la «lentocrazia». «La via
maestra per dare una risposta costruttiva ai problemi posti dal presidente
della Repubblica - ha detto il presidente dei deputati del Pdl - è quella della
riforma dei regolamenti delle due Camere».
(
da "Gazzetta di Reggio"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
di
Tiziano Soresina Lista Grillo, i magistrati difendono Materia Oggi la
manifestazione della Lista Grillo Procura e Anm: «Attacco ingiustificato» I
grillini insistono «No ai sospetti collusi sì alla Boccassini» La procura
felsinea rimanda al mittente gli attacchi dei grillini che hanno annunciato per
questa mattina - nel capoluogo emiliano - un presidio in piazza Re Enzo con
volantinaggio per dire «no» alla possibile nomina di Italo Materia a
procuratore capo di Bologna. Dopo le ombre gettate, a più riprese a Reggio, da
Sonia Alfano (presidente dell'associazione nazionale vittime della mafia), ora
c'è la dura presa di posizione del candidato sindaco bolognese Giovanni Favia
(Amici di Beppe Grillo di Bologna) che si meraviglia come nessun altra forza
politica si sia mossa. «Materia è persona considerata vicina al procuratore
Giovanni Lembo - rimarca Favia - un magistrato inquisito per cullusione con la
mafia. I due magistrati vennero visti a pranzo con Luigi Sparacio, un falso
pentito che lo status di collaboratore di giustizia l'aveva ottenuto proprio
grazie a Lembo. Non vogliamo che Materia diventi procuratore capo a Bologna -
conclude - piuttosto vorremmo un persnaggio come Ilda Boccassini». Un attacco
che ha suscitato un'alzata di scudi fra gli inquirenti bolognesi, a partire da
Silverio Piro, reggente della procura. «Sono deluso, si cerca d'intervenire in
maniera pesante in un momento delicatissimo com'è quello della nomina del capo
di una procura. A Materia va tutta la mia solidarietà: è una persona che è
stata costante esempio di professionalità e capacità nel servizio. Mi chiedo
che senso ha tutto questo. E' un attacco a colui che ha
ottenuto il maggior numero dei voti nel plenum del Csm. E' segno di una
carriera sacrificata ai problemi della giustizia. Anzi - termina Piro - il
fiore all'occhiello della sua carriera sono proprio gli anni passati alla
Direzione distrettuale antimafia, alle prese ogni giorno con indagini
pesantissime». Il pm Luigi Persico - memoria storica della procura
bolognese - ha lavorato gomito a gomito con Materia. «Molti furono i casi che
affrontammo insieme, condividendone la responsabilità». Persico non ha dubbi
nell'esprimere la sua «totale stima» al collega, a cui s'unisce l'ex
procuratore capo Enrico Di Nicola. Anche l'Associazione nazionale magistrati
dell'Emilia-Romagna difende Materia. «L'Anm esprime forte disapporvazione -
dice la presidente Rossella Poggioli - per lo svolgersi di un'impropria
manifestazione, di palese contenuto denigratorio del magistrato e
dell'istituzione da lui rappresentata».
Dalle 9 in Cdc il convegno giuridico (sezione: Giustizia)
(
da "Giornale di Brescia"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
18/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Dalle 9 in Cdc il convegno giuridico
BRESCIAUna tradizione che ormai costituisce una sorta di record nella
convegnistica specializzata. Dalle 9 di questa mattina, si apre infatti in
Camera di commercio la 25ª edizione del Convegno nazionale sulla disciplina
delle armi. Sempre di altissimo livello la qualità dei relatori che quest'anno
vedono l'apertura dei lavori con la relazione introduttiva dell'ex Procuratore
nazionale antimafia, Pierluigi Vigna, cui seguiranno, fra gli altri, gli
interventi dell'attuale Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e di
Giuseppe Frigo, avvocato bresciano e oggi giudice della
Corte Costituzionale. I lavori continueranno poi con le relazioni di Claudio
Chiola (Università La Sapienza), Sergio Conti (Tar di Brescia; il tema
assegnato è: la licenza sul porto d'armi), Carmela Aprea (Questura di Genova),
Stefano Dragone (Procuratore della Repubblica al tribunale di Trento), Ugo
Ruffolo (avvocato in Bologna), Giovanni Bellagamba (presidente di sezione
della Corte d'appello di Firenze), Antonio Chiappani (sostituto procuratore al
tribunale di Brescia sul tema «Criminalità e armi a Brescia»). Modera i lavori
l'avvocato Innocenzo Gorlani.
(
da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
[FIRMA]AMEDEO
LA MATTINA ROMA La Lega vince la partita della data del referendum che, con
ogni probabilità, sarà il 21 giugno, in coincidenza con i ballottaggi delle
amministrative. I referendari Guzzetta e Segni insistono per l'accorpamento con
le Europee del 6-7 giugno, ma per motivi di ordine politico il Pdl non può
soddisfare questa richiesta. «La Lega avrebbe fatto cadere il governo», ha
confessato Berlusconi. Ma Bossi ieri ha smentito questa versione e ha insistito
sull'incostituzionalità dell'election day: «Non ho bisogno di mettere
Berlusconi con le spalle al muro. I nostri rapporti sono troppo cordiali per
cose del genere. A Berlusconi basta chiedere...». Così esce di scena anche
l'opzione di un rinvio al 2010 che Maroni considera «un'ipotesi solo giornalistica».
Al ministro dell'Interno è stato dato incarico di formulare una proposta dopo
avere consultato l'opposizione. E a Dario Franceschini ha indicato solo due
date: il 14 e il 21 giugno. Quando il segretario dei Democratici gli ha chiesto
lumi sul possibile rinvio del referendum al 2010, Maroni ha risposto che questa
possibilità non è in campo: «E' un'ipotesi giornalistica», appunto. Eppure al
vertice di maggioranza che si è svolto ieri a Palazzo Grazioli, secondo quanto
ha riferito Ignazio La Russa, in molti erano convinti che la soluzione migliore
sarebbe stata lo slittamento del referendum al prossimo anno, compresi
Berlusconi e Tremonti. Ma i due rappresentanti della Lega al vertice, Maroni e
Calderoli, l'hanno bocciata seccamente. Franceschini ha consultato lo stato
maggiore del suo partito, a cominciare dai capigruppo Soro e Finocchiaro che
dovranno gestire in Parlamento la leggina che sarà necessaria per convocare gli
elettori alle urne referendarie il 21 giugno. Lo scorso anno il presidente della
Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, aveva indetto il
referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. E lo
stesso Napolitano potrebbe far sentire la sua voce per dire che, se si vuole
andare al 21 giugno, è necessaria una legge. A quel punto, però, il comitato
referendario potrebbe far ricorso alla Corte costituzionale. Rimane il fatto che
Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa. Dunque, il Pd ha
risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola il male minore.
Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non avere scelto il
7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400 milioni e di
costruire alloggi per 8-10 terremotati. E aggiunge che è il governo a doversi
assumersi la responsabilità della decisione. «Si scottino loro le dita»,
osserva Rutelli. Di Pietro rimane contrario a ogni tipo di compromesso ed Emma
Bonino sostiene che evitare l'accorpamento con le Europee è un atto «eversivo»:
«In questo modo si calpestano la Costituzione, le leggi, i diritti dei
cittadini, del comitato promotore e dei firmatari. E' eccessivo chiamarlo
golpe?». Guzzetta prende di mira Bossi che avrebbe messo in campo tante
«corbellerie per tentare di giustificare l'ingiustificabile». Tra coloro che
vorrebbero far morire il referendum senza quorum, c'è Casini. «In un Paese
civile - dice l'ex presidente della Camera - vanno rispettate le regole: il
referendum va fatto adesso. Il Governo decida il 7, il 21, il 14 ma il
referendum va fatto adesso».
(
da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
La Lega
vince ancora Si voterà il 21 giugno [FIRMA]AMEDEO LA MATTINA ROMA La Lega vince
la partita della data del referendum che, con ogni probabilità, sarà il 21
giugno, in coincidenza con i ballottaggi delle amministrative. I referendari
Guzzetta e Segni insistono per l'accorpamento con le Europee del 6-7 giugno, ma
per motivi di ordine politico il Pdl non può soddisfare questa richiesta. «La
Lega avrebbe fatto cadere il governo», ha confessato Berlusconi. Ma Bossi ieri
ha smentito questa versione e ha insistito sull'incostituzionalità
dell'election day: «Non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro.
I nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta
chiedere...». Così esce di scena anche l'opzione di un rinvio al 2010 che
Maroni considera «un'ipotesi solo giornalistica». Al ministro dell'Interno è
stato dato incarico di formulare una proposta dopo avere consultato
l'opposizione. E a Dario Franceschini ha indicato solo due date: il 14 e il 21
giugno. Quando il segretario dei Democratici gli ha chiesto lumi sul possibile
rinvio del referendum al 2010, Maroni ha risposto che questa possibilità non è
in campo: «E' un'ipotesi giornalistica», appunto. Eppure al vertice di
maggioranza che si è svolto ieri a Palazzo Grazioli, secondo quanto ha riferito
Ignazio La Russa, in molti erano convinti che la soluzione migliore sarebbe
stata lo slittamento del referendum al prossimo anno, compresi Berlusconi e
Tremonti. Ma i due rappresentanti della Lega al vertice, Maroni e Calderoli,
l'hanno bocciata seccamente. Franceschini ha consultato lo stato maggiore del
suo partito, a cominciare dai capigruppo Soro e Finocchiaro che dovranno
gestire in Parlamento la leggina che sarà necessaria per convocare gli elettori
alle urne referendarie il 21 giugno. Lo scorso anno il presidente della
Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, aveva indetto il
referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. E lo
stesso Napolitano potrebbe far sentire la sua voce per dire che, se si vuole
andare al 21 giugno, è necessaria una legge. A quel punto, però, il comitato
referendario potrebbe far ricorso alla Corte costituzionale. Rimane il fatto che
Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa. Dunque, il Pd ha
risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola il male minore.
Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non avere scelto il
7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400 milioni e di
costruire alloggi per 8-10 terremotati. E aggiunge che è il governo a
doversi assumersi la responsabilità della decisione. «Si scottino loro le
dita», osserva Rutelli. Di Pietro rimane contrario a ogni tipo di compromesso
ed Emma Bonino sostiene che evitare l'accorpamento con le Europee è un atto
«eversivo»: «In questo modo si calpestano la Costituzione, le leggi, i diritti
dei cittadini, del comitato promotore e dei firmatari. E' eccessivo chiamarlo
golpe?». Guzzetta prende di mira Bossi che avrebbe messo in campo tante
«corbellerie per tentare di giustificare l'ingiustificabile». Tra coloro che
vorrebbero far morire il referendum senza quorum, c'è Casini. «In un Paese
civile - dice l'ex presidente della Camera - vanno rispettate le regole: il
referendum va fatto adesso. Il Governo decida il 7, il 21, il 14 ma il
referendum va fatto adesso».
(
da "Cittadino, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
richiamo del Quirinale sui decreti Lettera del presidente Napolitano al premier
e al Parlamento ROMA I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere
materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha
autorizzato la presentazione alle Camere, dopo aver valutato i requisiti di
straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti
dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9
aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge "incentivi",
il presidente della Repubblica Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata
al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia Tremonti e ai
presidenti delle Camere Fini e Schifani.Un richiamo forte ma che Giorgio
Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente,
rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo
dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella
attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da
Napolitano. Ma nel pomeriggio di ieri qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è
stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha
nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che
effettivamente la missiva era stata inviata.La notizia è arrivata mentre il
presidente Napolitano discuteva con l'ex premier spagnolo Felipe Gonzalez del
futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente
Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi,
interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la
lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva
fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari
della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i
contenuti.La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla promulgazione del
decreto legge "incentivi", che prevede misure urgenti per i settori
industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente
modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge
originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica. In un
testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte.
Napolitano, precisa la nota diffusa dal Quirinale, non ha fatto altro che
riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai
decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale.Inoltre,
nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in
extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da
quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei
poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la
sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la
corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per
valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto
se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio
dell'articolo 74 della Costituzione.Alberto Spampinato
(
da "Cittadino, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
referendum va verso il 21 giugno ma l'ipotesi rinvio non è tramontata ROMA Il
referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno insieme con il
secondo turno delle elezioni amministrative. È questo l'orientamento che
prevale in governo e maggioranza, che hanno affidato al ministro dell'Interno
Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E dai primi colloqui
sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che sembrava quella preferita
dal Pd.Maroni, dopo una nuova riunione con il presidente del consiglio Silvio
Berlusconi, ha chiamato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal quale ha
avuto il no al rinvio e il sì al 21 giugno. Poi, ha sentito Dario Franceschini
al quale, ha riferito lo stesso leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o
21 giugno, senza fare menzione del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha
definito «una vergogna» la rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha
indicata la data del 21 per ottenere il massimo risparmio. La telefonata ad
Antonio Di Pietro arriverà, ma il leader dell'Idv ha rifiutato in anticipo ogni
dialogo: no a qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. La
prossima settimana sarà lo stesso titolare del Viminale a formulare
ufficialmente una proposta nella riunione del Consiglio dei ministri. Le mosse
del governo sono state decise nel corso della riunione, durata oltre due ore,
con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro, raccontano i
presenti, in cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla
materia sarebbe spettata della Lega.Sul tavolo ufficialmente restavano due le
strade percorribili: il 21 giugno con il mini accorpamento oppure il rinvio
alla primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le file
del Pdl è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio,
è il ragionamento che si fa nel Popolo della Libertà, punta a chiudere il
capitolo referendum con un mini accorpamento piuttosto che subire per un anno
la minaccia di una spada di Damocle sulla testa.A complicare poi l'ipotesi di
posticipare la consultazione popolare è la contrarietà del comitato
referendario che, secondo la Costituzione, rappresenta per questa materia «un
potere dello Stato». Sul piano giuridico precisa il
presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è «imprescindibile».
Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21
giugno.Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del
monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il
consenso più ampio tra le forze politiche. Ecco perché l'ipotesi di un
rinvio, sottolinea invece il ministro della Difesa Ignazio La Russa può in
realtà essere ancora percorribile. Il governo dovrà emanare un decreto per
derogare alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato a
convertire in legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare
una convergenza sul rinvio al 2010. Il titolare della Difesa chiede a
Franceschini di uscire allo scoperto: «L'ipotesi del rinvio c'è - assicura -
Franceschini dica se lo vuole o no». Il reggente del Pdl richiama poi anche
Maroni: «Ha il compito di verificare come la pensi l'opposizione in generale
non solo tra 14 e 21 giugno». Nonostante Umberto Bossi ci scherzi su - «Io non
ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono
troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere» - l'atmosfera
resta tesa.Yasmin Inangiray
(
da "Cittadino, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Legge
40, le osservazioni del "Centro per la famiglia" n Continua il
dibattito sulla legge 40, dopo il responso della Corte
Costituzionale che ne ha sancito l'incostituzionalità di alcune parti In attesa
che vengano pubblicate le motivazioni della sentenza, abbiamo interpellato gli
esperti del Consultorio diocesano "Centro per la famiglia" di Lodi.Sulla
legge 40 le questioni controverse sembrano essere il destino degli embrioni,
dopo l'innalzamento del limite di tre embrioni ad impianto: quale è il vostro
pensiero?«Per quanto riguarda l'innalzamento del limite di tre embrioni, il
problema nasce perché, stando alla legge così come è nata e così come appare
rispondere alla volontà della cittadinanza in rapporto al referendum, si è
voluto creare un bilanciamento tra l'intervento sulla donna e il diritto alla
vita del concepito. L'innalzamento del numero degli embrioni, invece, comporta
un certo sbilanciamento: tenuto conto del fatto che la procreazione assistita
non si può di per sé definire una terapia - in quanto non cura la sterilità, ma
aggira l'ostacolo - non è invocabile il diritto alla salute della donna
rispetto al diritto di vita del concepito, salvaguardato anche dalla legge 194.
Riguardo a questioni del genere, in altre parole - proprio perché non rimuovono
l'ostacolo, ma lo aggirano - sarebbe improprio parlare di diritto alla salute:
la nostra Costituzione tutela il diritto alla vita, e il diritto alla vita del
nascituro va considerato il diritto prevalente, da bilanciare con l'entità del
trattamento sulla madre, come sancisce la legge 40».Tra gli argomenti
utilizzati dai fautori di una "revisione" della legge 40, c'è la
necessità di un "allineamento" al resto d'Europa. È questo il passo
da compiere?«Non è vero che in tutta Europa la legislazione in materia sia più
liberale che da noi: si tratta, semmai, di uno pseudo-problema. Non c'è dubbio,
infatti, che l'Europa sia un ordinamento che ha titolo per intervenire su tale
materia, in quanto ha competenza nei confronti dei diversi Stati, ma è anche
vero che ogni Stato ha la sua identità e la sua Costituzione, i cui principi -
quando si tratta di un principio supremo, come quello della tutela del diritto
alla vita - sono assolutamente inderogabili. Non si può, in altre parole,
invocare la non legittimità di un trattamento, laddove tale trattamento è
invece legittimo e richiesto dalla Costituzione».Quanto influisce, su vicende
come questa, la semplificazione mediatica di una "spaccatura" tra
"progressisti" e "conservatori"?«A nostro avviso, i confini
tra i cosiddetti progressisti e i cosiddetti conservatori sono cambiati, anzi
in un certo senso si sono invertiti. Un tempo, i progressisti erano i fautori
del pensiero liberale, mentre i progressisti erano i sostenitori di una visione
improntata più ai valori sociali. Oggi, questi due estremi vengono utilizzati
in maniera strumentale, e mediaticamente sono diventati due stereotipi che si
prestano ad operazioni ideologiche. All'interno delle forze politiche, inoltre,
sono aumentati gli schieramenti trasversali su queste materie, di cui occorre
tener conto».Quale auspicio per il futuro?«Bisognerebbe innanzitutto cercare di
tirare fuori dalla contrapposizione tra maggioranza e opposizione tutte quelle
questioni che hanno una valenza bioetica. Un'operazione di de-politicizzazione,
questa, necessaria di fronte a valori comuni a tutti, come quelli custoditi dalla
nostra Carta costituzionale»Giacinto Bosoni
(
da "Nuova Sardegna, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 9
- Attualità Franceschini: il 21 giugno è il male minore «A Maroni ho ripetuto
che il no all'election day è una vergogna» Il giurista Veronesi. Con il rinvio di un anno potrebbe aprirsi un conflitto davanti
alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo ha
sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21
giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a
settori sia della maggioranza che dell'opposizione. Lo racconta, dopo
aver parlato con Maroni, il segretario del Pd Franceschini: è una vergogna non
volerlo accorpare alle europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi
pubblici, ma a questo punto è meglio il 21 giugno insieme ai ballottaggi: «Il
ministro Maroni mi ha telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere
sulle uniche due opzioni messe in campo dalla maggioranza per il referendum:
votare il 14 o il 21 giugno».
(
da "Tempo, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa
Il monito Napolitano invita al rispetto della Costituzione «La conversione dei
decreti rimanga nei limiti» I decreti legge sono emendabili ma non possono
comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della
Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti
di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti
dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9
aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge «incentivi», Giorgio
Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi,
al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma
che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente,
rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo
dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella
attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da
Napolitano. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata
diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto
un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la
missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva
con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al
quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo
dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi
ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano?
Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha
consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una
nota che ne illustra i contenuti. La lettera, spiega il Quirinale, era riferita
alla promulgazione del decreto legge «incentivi», che prevede misure urgenti
per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in
un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli
rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del
presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita
la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non
ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli
emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per
i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte
Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in
particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto
legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente
l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli
affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria
necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese
introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre
la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del
potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione.
(
da "Libertà"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Referendum,
Maroni consulta Franceschini Il segretario del Pd polemizza: «E' una vergogna
non aver scelto il 7 giugno» ROMA - Il ministro Maroni a nome del Governo ha
sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21
giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a
settori sia della maggioranza che dell'opposizione. Lo racconta, dopo aver
parlato con Maroni, il segretario del Pd Franceschini: è una vergogna non volerlo
accorpare alle europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici, ma
a questo punto è meglio il 21 giugno insieme ai ballottaggi: «Il ministro
Maroni mi ha telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle
uniche due opzioni messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare
il 14 o il 21 giugno. Ho ribadito al ministro che il Pd giudica una vergogna
non aver scelto l'election day per il 7 giugno. E che evidentemente, essendo
oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che
scegliere l'opzione che garantisce comunque un risparmio di risorse, seppur
enormemente più basso, cioè l'accorpamento con i ballottaggi del 21 giugno». E'
dunque saltata l'ipotesi di un rinvio di un anno? No, secondo il ministro Ignazio
La Russa, di An, fautore del rinvio: «L'ipotesi del rinvio c'è, Franceschini
dica se lo vuole o no e non si trinceri dietro le domande vere o presunte di
Maroni. E' noto che la Lega non ama l'idea del rinvio, ma Maroni ha il compito
di verificare come la pensino le opposizioni in generale, non tra quelle sole
due date». D'Alema e parte del Pd (Realacci, Chiti, Lanzillotta) ritengono
tuttavia che il rinvio sia il male minore ma il periodo dovrà essere
utilizzato, dicono, per fare una nuova e coraggiosa legge elettorale. Per
Casini (Udc) invece le regole non si devono stravolgere e si deve votare il 7
giugno. Così Di Pietro: date diverse sono una presa in giro. Sul rinvio di un
anno si è aperto un dibattito tra i costituzionalisti. «Una premessa è d'obbligo:
stiamo ragionando di una fattispecie del tutto nuova, che costituisce però
l'ennesima conferma che i casi di scuola, in Italia, prima o poi si
realizzano». Il giurista Paolo Veronesi, professore di Diritto costituzionale alla facoltà di giurisprudenza
dell'università di Ferrara, ammette che la possibilità di spostare la data
solleva problemi inediti. Cosa stabilisce la Costituzione? «All'articolo 75
rinvia alla legge ordinaria la disciplina delle modalità di svolgimento del
referendum: la legge 352 del 1970 prevede che il referendum si tenga in una
domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Quindi per votare anche solo
qualche giorno più tardi occorrerà approvare una legge di deroga». Con che
caratteristiche? «Nel caso di una legge che rinviasse di un anno lo svolgimento
della consultazione referendaria assumerebbero rilievo sia il vizio di
ragionevolezza della scelta sia la lesione che ciò potrebbe determinare alle
prerogative di uno specifico potere dello Stato previsto dalla Costituzione: tali
sono i sottoscrittori del referendum rappresentati dai promotori». Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di
attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioé una
legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla Costituzione». Vindice
Lecis 18/04/2009
(
da "Nazione, La (Massa
- Carrara)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO
PIANO pag. 3 di ALBERTO SACCHETTI MASSA I L MINISTERO della difesa respinge la
richiesta di pensione privilegiata e lei, vedova di un dipendente della Marina
Militare morto per tumore ai polmoni, attraverso l'avvocatessa Emanuela Monaci
fa ricorso alla Corte dei Conti e la spunta. Ottiene
arretrati per circa trentamila euro e una sentenza di illegittimità costituzionale dell'articolo 169 del Dpr
1092 del 1973 che viene modificato. La Suprema Corte, infatti, accogliendo la
questione di legittimità costituzionale sollevata dall'avvocatessa Monaci, ha riconosciuto per i
dipendenti il diritto ad ottenere la pensione privilegiata chiedendo
l'accertamento della malattia da lavoro oltre i cinque anni dalla cessazione
del servizio. Tutto è iniziato quando un dipendente della Marina militare più
di cinque anni dopo il pensionamento si è accorto che a causa dell'esposizione
all'amianto sulle navi della Marina, anche a La Spezia, aveva contratto
mesotelioma pleurico (tumore ai polmoni). Quando è morto la vedova ha richiesto
la pensione privilegiata di reversibilità che le è stata rifiutata dal
Ministero della Difesa sulla base dell'articolo 169 del Dpr 1092 del 1973 (la
norma prevedeva la decadenza del diritto al riconoscimento della pensione
privilegiata per infermità dipendente da causa di servizio quando la richiesta
di accertamento veniva presentata oltre i cinque anni dal pensionamento). Si è
quindi rivolta all'avvocatessa Emanuela Monaci del foro di Massa che ha presentato
ricorso alla Corte dei Conti di Genova. «Nel ricorso ho sostenuto che la
malattia era stata contratta per causa di servizio ci ha detto il legale , come
già riconosciuto dalla commissione medica ospedaliera che lo aveva visitato in
vita, e che il mesotelioma pleurico poteva manifestarsi anche a distanza di 20
anni. Era quindi errata, secondo me, l'applicazione dell'articolo 169 del Dpr
1092 del 1973 invocato dal ministero, norma a mio avviso incostituzionale.
Ho quindi sollevato la questione di legittimità costituzionale
evidenziando che la norma, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione,
permetteva una ingiustificata disparità di trattamento tra i dipendenti che
avevano contratto malattie a breve decorso e altri lavoratori con patologie a
lunga latenza». Un ragionamento accolto dal giudice della Corte dei Conti che
ritenendo non manifestamente infondata la questione sospendeva il giudizio
rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale che con sentenza dell'uno agosto 2008 ha dato ragione al
legale e dichiarato l'incostituzionalità della norma. E la Corte dei Conti nel
febbraio scorso ha accolto il ricorso della vedova riconoscendole il beneficio
della pensione privilegiata. E ora la stessa strada potrebbe essere imboccata
da circa duecento pensionati della Marina Militare che hanno scoperto, dopo
cinque anni dalla cessazione del servizio, patologie derivanti da esposizioni
all'amianto.
(
da "Italia Oggi"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 18/04/2009 - pag: 32 autore: ad alta voce di
Giuseppe Ripa L'autotutela depotenziata dimentica l'equità tributaria Non trova
pace l'autotutela. Neppure dopo l'ultimo intervento della Suprema Corte di
Cassazione reso a Sezioni Unite. Basta non rispondere alla istanza del
contribuente ed il gioco è fatto: nessuna azione di contrasto o di revisione
impositiva sarà più possibile. Sulla questione non si contano numerosi
interventi. Solo recentemente qualcuno ci si è affacciato in modo
istituzionalmente autorevole (Circolare dell'Istituto di ricerca del Consiglio
nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) ed altri si
sono cimentati con atteggiamento consapevole (Circolare n. 1/2008 della Guardi
di Finanza). Su di essi, tuttavia, si è abbattuta la sentenza n. 2870 del 6
febbraio 2009 emessa dalle Sezioni Unite della Cassazione. I fatti oggetto del
contenzioso sono emblematici di quell'atteggiamento eccessivamente laconico che
l'argomento certamente non meritava. Anche in forza dei precedenti. Un
contribuente era stato raggiunto da separati avvisi di accertamento di tipo
induttivo del proprio reddito di impresa. Li impugnava ma la commissione
tributaria li dichiarava inammissibili e la sentenza passava in giudicato. Il
contribuente non si dava tuttavia per vinto e, forte di una assoluzione
ottenuta per la stessa vicenda in sede penale perché i fatti contestati non
sussistevano, presentava una istanza d'annullamento degli avvisi di
accertamento in autotutela. L'ufficio respingeva l'istanza (rifiuto espresso).
La Cassazione, pur riaffermando la giurisdizione tributaria, non riteneva
esperibile una autonoma tutela giurisdizionale avverso il rifiuto
dell'amministrazione in presenza di un atto impositivo divenuto definitivo. E
lo faceva sulla base delle seguenti argomentazioni: «Nella fattispecie trattata
esiste una discrezionalità insindacabile o, laddove si potesse dare ingresso
alla tutela giurisdizionale avverso un rifiuto, si darebbe inammissibile
ingresso ad una controversia sulla legittimità di un atto impositivo oramai
definitivo».Due sono le riflessioni che possono farsi a margine della sentenza
in commento. La prima è quella di aver mancato di far riferimento e conseguente
piana ed immediata applicazione della sentenza n. 264 del
23 luglio 1997 della Corte Costituzionale laddove, proprio risolvendo un caso
analogo a quello trattato dalla Cassazione, ha espressamente evidenziato come «il
potere attribuito all'Amministrazione finanziaria di verificare l'eventuale
rilevanza fiscale del fatto penalmente accertato, ai fini dei conseguenti
provvedimenti, debba essere esercitato in conformità al principio
desumibile dall'art. 4 della legge 20 marzo 1865, n. 2248, allegato E, secondo
cui la Pubblica amministrazione ha l'obbligo di conformarsi al giudicato dei
tribunali» (ItaliaOggi del 28 febbraio 2009). Tale autorevolissimo intervento
ha un proprio precedente nella sentenza n. 120 del 23 marzo 1992 ed è stato
seguito anche dalla Sezione III Civile della Cassazione con il pronunciamento
n. 1191 del 27 gennaio 2003. È vero che il processo penale e quello tributario
vanno per la propria strada. È altrettanto innegabile poi che non è più in
vigore l'art. 12 della legge n. 516 del 1982 la cui eliminazione è avvenuta ad
opera dell'art. 25 del dlgs n. 74 del 2000 laddove si stabiliva il primato
della sentenza penale irrevocabile di condanna o di proscioglimento tanto nel
processo tributario quanto nel procedimento amministrativo. Questa abrogazione
tuttavia non incide sulla diretta ed obbligatoria applicabilità dell'autotutela
in relazione alla lontana legge del 1865.Ma ci sono poi altri due precedenti
che configgono con quello del 2009. Si tratta della sentenza n. 16776 del 2005
e della n. 7388 del 2007 entrambe rese a Sezioni Unite. Nelle stesse, seppur
con diverse sfumature, si dava atto di una necessità autotutelante in ogni
ipotesi; anche in caso di diniego. In buona sostanza al contribuente, alla luce
di tali interventi giurisprudenziali i quali, anziché dare certezza
interpretativa come è giusta che ci si aspetti, dettano scompiglio non resta
altro che fare affidamento su futuri ripensamenti più illuminati e rispettosi
del principio di capacità contributiva sancito dall'art. 53 della Costituzione
nonché di quella legge del lontano 1865 alla quale la Corte Costituzionale ha
parimenti fatto riferimento. Non si tratta di far riemergere, mediante
l'istanza di un provvedimento in autotutela, un contenzioso oramai divenuto
definitivo sull'atto impositivo che si ritiene ingiusto. Si tratta ben più
modestamente di ridare serenità ed affidamento ad un rapporto tributario che
potrebbe basarsi sulla richiesta di maggiori imposte del tutto infondate e,
quindi, illegittime.
(
da "Italia Oggi"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 18/04/2009 - pag: 34 autore: Emanuele Cormio
Notifica per posta, ampliata l'inammissibilità dell'appello Inammissibilità
dell'appello notificato per posta ad effetto ampio: l'effettiva difformità tra
l'atto depositato e quello spedito per posta alla controparte vale non solo nel
caso in cui l'appellato sia costituito in giudizio, ma anche per l'ipotesi in
cui l'appellato sia rimasto contumace. È onere dell'appellato, infatti,
eccepire tale difformità e la medesima si presuppone verificata sia quando
l'appellato si sia costituito in giudizio e non abbia sollevato alcuna
eccezione al riguardo, sia quando non si sia costituito ed abbia, perciò,
rinunciato a sollevare l'eccezione della difformità tra atto notificato e atto
depositato in commissione. È questa la conclusione raggiunta dalla Corte di
cassazione, sezione tributaria, con la sentenza n. 6780 del 20/03/2009. Con la
sentenza la Corte torna ad occuparsi delle conseguenze della mancata
attestazione di conformità della copia dell'atto di appello depositato in
segreteria all'originale spedito alla controparte, con un' importante
interpretazione innovativa nel caso in cui l'appellato sia rimasto contumace.
Giova al riguardo premettere che l'art. 22, comma 3, del dlgs n. 546 del 1992,
richiamato per il giudizio d'appello dall'art. 53 della stessa fonte normativa,
laddove disciplina il deposito nella segreteria della commissione tributaria
della copia del ricorso consegnato o spedito a mezzo posta, prevede che la
conformità della copia depositata in segreteria all'atto consegnato o spedito
per posta alla controparte, debba essere asseverata, per iscritto e di regola
in calce all'atto medesimo, dal difensore tecnico o dal ricorrente, nei casi in
cui quest'ultimo possa stare in giudizio personalmente. In sostanza, la
funzione della dichiarazione di conformità che non necessita, ai fini del suo
perfezionamento di particolari formule, è quella di attestare che la copia sia
sostanzialmente conforme all'originale consegnato o spedito, al fine di non
violare il principio del contradditorio. Secondo la giurisprudenza la mancanza
di tale attestazione non comporta conseguenze ai fini dell'ammissibilità del
ricorso essendo rilevante al riguardo unicamente l'effettiva conformità della copia
all'originale (Cass. 3562/2005; 17180/2004; 17702/2004; 3562/2005, Ctr della
Puglia 55/01/2005), per cui la mancanza di tale attestazione, non può essere
considerata un fatto determinativo, in via autonoma, dell'inammissibilità del
ricorso, «ma solo un fatto elementare di iniziativa, che svolge la funzione di
stimolare il giudice ad esercitare il potere di rilevare d'ufficio, in ogni
stato e grado del giudizio l'inammissibilità del ricorso o dell'appello,
indipendentemente dall'eccezione di controparte» (Cass. 17702/2004). Il
principio per cui l'inammissibilità del ricorso o dell'appello, discenderebbe
unicamente dalla difformità effettiva tra atto notificato all'appellato ed atto
depositato in commissione e non in caso della sola mancata attestazione della
conformità sostanziale tra i due documenti, secondo un recente orientamento
giurisprudenziale (Cass. 4615/2008; 28676/2008), troverebbe applicazione
unicamente in caso di costituzione del resistente o dell'appellato. La
contumacia del chiamato in giudizio precluderebbe, infatti, secondo tale
orientamento, per quest'ultimo, ogni possibilità di riscontro e di eccezione
della difformità dei due atti, mentre per l'organo giudicante vanificherebbe
ogni effettiva possibilità di verifica ufficiosa della prescritta conformità,
attraverso la diretta comparazione dell'esemplare depositato a quello
notificato, dato che la contumacia del resistente o dell'appellato preclude
l'acquisizione del secondo esemplare agli atti del giudizio. Aderendo al
richiamato orientamento giurisprudenziale, pertanto, nel caso di mancata
costituzione dell'appellato la prescritta formalità risulterebbe priva di
qualsiasi reale funzione, per cui la mancata attestazione della conformità del
ricorso depositato in commissione a quello notificato a mezzo posta alla
controparte costituirebbe di per sé, ai sensi dell'art. 22, comma 3, del dlgs
n. 546 del 1992, una causa d'inammissibilità del ricorso. A distanza di pochi
mesi la sezione tributaria, in un'ottica di rispetto dell'esigenza di ridurre
al massimo le ipotesi d'inammissibilità in funzione dell'effettività della
tutela giurisdizionale (anche in ossequio ai principi
sanciti dalla Corte costituzionale con le sentenze 98/04 e 520/02) ha stabilito, mutando
orientamento, che il principio per cui è causa d'inammissibilità dell'appello
notificato per posta, non il mero difetto dell'attestazione di conformità, ma
l'effettiva difformità tra l'atto depositato e quello spedito alla controparte,
trovi applicazione anche nel caso di mancata costituzione dell'appellato.
Secondo i giudici se si ritenesse che il mero difetto di attestazione di
conformità nel caso di contumacia dell'appellato, determinasse ipso iure
l'inammissibilità dell'appello, si favorirebbe, di fatto, il comportamento
omissivo di un soggetto che, invece, ha l'onere di eccepire l'eventuale
difformità della dichiarazione notificatagli rispetto a quella depositata
dall'appellante presso la segreteria della Ctr. Tale conclusione sarebbe
giustificata dalla circostanza che la difformità delle due dichiarazioni,
quella notificata e quella depositata è una situazione, afferma la Corte, «il
cui accertamento implica la necessaria collaborazione dell'appellato
destinatario della notificazione, che, se intende, proficuamente farla valere,
è gravato dell'onere di costituirsi in giudizio, senza che la sua costituzione,
che sia effettuata al solo scopo di far valere la difformità, produca la
sanatoria dell'inesistenza dell'appello determinata dalla difformità».
(
da "Messaggero, Il
(Rieti)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato
18 Aprile 2009 Chiudi Antifascismo e resistenza sotto traccia, in una terra che
pure non fu risparmiata dall'occupazione nazifascista. «C'è da riparare a
un'assenza, coprire un vuoto», dice quasi sottovoce Franco Coccia, avvocato, componente del Csm, a lungo deputato del Pci, tornato a Rieti a
presiedere la Fondazione della Provincia destinata all'avvio di un Istituto di
studi della Resistenza. Fondazione che certo arriva tardi, per i 65 anni che ci
separano da quella stagione storica e per le poche settimane che restano a
questa giunta provinciale. Ma tant'è: fortemente voluta dai Comunisti
italiani (col consigliere Nando Marchetti e l'assessore Luca Battisti), la
Fondazione è stata presentata giovedì da Fabio Melilli. «Ogni anno celebriamo
manifestazioni di ricordo di stragi che rischiano di ridursi a puro fatto
retorico - ha detto Melilli - vogliamo sottrarre alla retorica come all'oblio
episodi, personaggi e fatti accaduti nel reatino negli anni della Resistenza
prima che tutto svanisca». Fatti e personaggi «che ebbero una certa importanza,
e che investirono l'intero territorio provinciale ma che non hanno mai trovato
spazio nella storiografia ufficiale», ricorda Coccia. Così, dal lavoro di
alcuni giornalisti locali - da Pietro Pileri col suo "Sabina anno
zero" all'ultimo libro di Tonino Cipolloni, sulla battaglia del Tancia e
la strage di Monte San Giovanni - il tentativo è quello di passare a una
ricognizione continua e capillare, magari a partire dagli archivi comunali, che
trovi poi sbocchi nelle scuole. «C'è molto da fare per recuperare il tempo
perduto - ha concluso Coccia - Come fare? Con lo scavo e il recupero di memoria
e radici. E' un problema che a Rieti ha una sua acutezza, considerati i passi
indietro che si sono fatti. Sconfitte politiche e culturali che si possono
superare solo facendo luce». Luce, dopo tanto duce. A.L.
(
da "Messaggero, Il
(Umbria)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato
18 Aprile 2009 Chiudi di ITALO CARMIGNANI e VANNA UGOLINI Anche il giallista
Douglas Preston era entrato nell'inchiesta sullo strano caso del dottor
Narducci. Venne interrogato come persona informata sui fatti a proposito di
presunti depistaggi rispetto all'inchiesta di Mignini. Preston non ha fatto mai
segreto di non essere affatto convinto delle teorie di Mignini sulla morte del
medico. Al termine dell'interrogatorio Preston venne anche indagato per quel
presunto depistaggio anche a se in merito pende ancora una richiesta di
proscioglimento chiesta dallo stesso pubblico ministero che poi si è occupato
del caso di Meredith. Ora Preston, autore di un libro sul Mostro di Firenze,
definisce «errori incredibili» le accuse ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito
e critica apertamente Mignini. Si chiedono gli avvocati di Rudy: davvero lo fa
perché convinto? L'offensiva americana contro Rudy ha uno strascico molto più
lungo. Troppe pressioni, «mediatiche e non» che «partono da lontano», dagli
Stati Uniti, denunciano i difensori di Rudy Guede, che chiedono anche
all'ambasciata Usa le ragioni della presenza di suoi sedicenti rappresentanti
nei corridoi romani della Cassazione, mentre si discuteva dei ricorsi per la
concessione della libertà ai tre imputati dell'omicidio di Meredith Kercher.
«Siamo stufi - continuano i due avvocati - di questo genere di pressioni
"mediatiche e non" che partono da lontano, dai vari Tacopina,
dall'avvocato Anne Bremner, da un giudice di Seattle che ha scritto più lettere
alla corte ed al pm italiani e da ultimo da questo scrittore, Preston, in
evidente ricerca di pubblicità come novello tenente Colombo». Tacopina,
consulente americano della famiglia di Amanda, e l'avvocato Bremner, incaricata
da un gruppo di amici americani della studentessa di Seattle di occuparsi della
sua vicenda giudiziaria, hanno rivolto pesanti critiche all'operato degli
inquirenti italiani che hanno avuto ampia eco sui media internazionali. «Non
siamo nuovi - affermano ancora gli avvocati Biscotti e Gentile - a questi
tentativi di intromissione con gravi accuse e vorremmo chiedere pubblicamente
all'ambasciata Usa in Italia chi c'era a nome della ambasciata stessa e cosa ci
faceva nei corridoi della Cassazione quando, il primo aprile dell'anno scorso,
si discuteva il ricorso di Amanda sulla libertà e degli altri due imputati».
Rudy Guede, che si è sempre proclamato innocente, è già stato condannato a 30
anni di reclusione con rito abbreviato, mentre è ancora in corso il processo in
assise ad Amanda e Raffaele. L'America si era già sbracciata per difendere
Amanda Knox, quando dalla sua madre patria arrivò la richiesta che la sua
cittadina venisse sottratta al giudizio dei magistrati italiani e, invece,
sottoposta a quello di un tribunale americano. L'avvocatessa Anne Bremner, da
Seattle, chiedeva, infatti che il processo a carico di Amanda venisse spostato
in America. Una richiesta che fece scattare immediatamente l'apertura, come atto
dovuto, di un fascicolo al Csm (che, comunque, non sarebbe
competente per questo tipo di richieste) e che provocò anche un'alzata di scudi
da parte della magistratura perugina. Il presidente del Tribunale Mario Villani
chiese che le toghe perugine venissero tutelate dagli attacchi ricevuti dal
"New York Times" sulle fughe di notizie che a detta del quotidiano ci
sarebbero state nell'inchiesta. Intanto nel processo a Raffaele
Sollecito e ad Amanda Knox, oggi sarà il giorno del sopralluogo della Corte
d'assise di Perugia nell'abitazione dove la studentessa inglese venne uccisa
nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007. Un appuntamento al quale non
parteciperanno i due imputati che hanno già annunciato al collegio che non
intendono essere presenti. I giudici (due togati e sei popolari, oltre ai
supplenti) lasceranno la Sala degli Affreschi dove si svolge il dibattimento
per recarsi a esaminare la casa e il terreno circostante. A chiedere il
sopralluogo sono stati i difensori di Sollecito e della Knox, ma all'istanza si
sono poi associate tutte le altre parti. La Corte si recherà in via della
Pergola dopo la deposizione dell'unico testimone citato per domani dai pm
Manuela Comodi e Giuliano Mignini. Si tratta del medico-legale Mauro Bacci,
consulente dei magistrati nell'incidente probatorio sulle cause della morte
della giovane. È probabile che la sua testimonianza sia raccolta a porte
chiuse.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-18 - pag: 14 autore:
Referendum. Per Napolitano è necessario il sì del Comitato promotore e un Ddl
condiviso - D'Alema e Brunetta per il 2010 Dubbi del Colle, rinvio più
difficile Bossi insiste: 14 o 21 giugno - Il Pd: una vergogna il no al 7, ora
al voto coi ballottaggi Mariolina Sesto ROMA Ancora nessuna decisione sulla
data del referendum elettorale. Ma il rinvio al 2010 sembra perdere quota anche
per i pesanti dubbi del Quirinale. Sullo slittamento lungo resta fra l'altro il
niet della Lega. Ieri al vertice con Berlusconi il Carroccio ha insistito
sull'ipotesi 21 giugno e, nonostante il pressing del Pdl sul rinvio di un anno,
ha proposto al segretario del Pd Dario Franceschini di scegliere solo tra il 14
e il 21 giugno. I leader del Carroccio hanno taciuto per tutta la giornata.
Alla fine del vertice con il premier è il vicecapogruppo Pdl Quagliariel-lo a
sintetizzare l'accordo: il ministro dell'Interno Roberto Maroni sonderà
l'opposizione su una doppia proposta, 21 giugno o rinvio di un anno. Poche ore
più tardi il titolare del Viminale telefonerà a Franceschini ma gli proporrà la
scelta tra 14 e 21 giugno. «Resta uno scandalo l'accantonamento dell'election
day, tra il 14e il 21 siamo costretti a scegliere il 21 per una questione di
risparmi» fa sapere Dario Franceschini. Dal Colle arrivano poi segnali di
grande freddezza nei confronti di un rinvio al2010.Esso avrebbe bisogno
innanzitutto dell'avallo del comitato promotore del referendum. «Sul piano
giuridico », il consenso dei referendariè «condizione imprescindibile», ha sottolineato ieri il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini. Il
Quirinale non vedrebbe inoltre di buon occhio il ricorso a un decreto legge per
cambiare la data del referendum. Quanto al suo ruolo, Giorgio Napolitano
ritiene un "atto dovuto" l'indizione della consultazione popolare ed
è pronto ad adempiere a questo suo dirittodovere. I tempi sono
strettissimi: il termine ultimo per indire i comizi elettorali a questo punto è
sabato 25 aprile, cinquanta giorni prima della data limite per la celebrazione
del referendum che cade domenica 14 giugno. Venerdì prossimo, insomma, ci
potrebbe essere il decreto di indizione della consultazione referendaria per il
14 giugno. Poi, se il governo intenderà promuovere un percorso parlamentare che
faccia slittare, con un ampio consenso, la data del referendum al 21 giugno,
allora il Colle non si metterà di traverso. Ma, appunto, di disegno di legge si
deve trattare e non di decreto. In Parlamento le posizioni sono per ora le più
varie. Molti esponenti democratici si spendono in favore del rinvio lungo.
Torna alla carica Massimo D'Alema: «è il male minore, perché tutto sommato ci
consente di fare una campagna dedicata al referendum, e ci lascia anche il
tempo di fare quella riforma elettorale che il referendum auspica e che forse
si potrebbe fare nel corso di quest'anno». Portano frecce all'arco del rinvio
non solo ex Ds come Vannino Chiti ma anche esponenti di estrazione margheritina
come Ermete Realacci, Linda Lanzillotta e Pierluigi Castagnetti, chi chiedendo
l'abbinamento con le regionali, chi rilanciando la possibilità di una riforma
elettorale. Ma Francesco Rutelli suggerisce di lasciare la grana nelle mani del
Governo, lasciando che sia lui a decidere. Nel Pdl scende in Campo anche il
ministro Brunetta per dire sì al rinvio al 2010. Ci sono poi tre no netti al referendum
il prossimo anno: sono quelli dell'Udc, dell'Idv e dei Radicali. Pierferdinando
Casini, che per ora non aveva schierato il partito, interviene nel dibattito
sulla data chiedendo «il rispetto delle regole» che impongono di celebrare il
referendum quest'anno. Sulla stessa linea Antonio Di Pietro che continua a
insistere sulla scelta dell'election day. Ma la posizione più dura di tutte è
quella di Emma Bonino che giudica una «proposta eversiva» quella «di rinviare
il referendum di un anno solo perché oggi sarebbe scomodo sia per la destra che
per la sinistra». Bossi non si espone sulla data ma non si sottrae a una
replica alle parole pronunciate giovedì da Berlusconi («Se avessimo abbinato il
referendum all'election day la Lega avrebbe aperto una crisi di Governo»). «Io
non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti
sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere...»
chiosa il senatur. Che interpreta così le parole del premier sulla Lega: «Ha
detto quelle cose ad uso interno, per tenere l'equilibrio nel Pdl tra Forza
Italia e An. Io e Silvio ci intendiamo sempre ». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE
RISERVE No di Casini e Di Pietro allo slittamento di un anno: serve il rispetto
delle regole I Radicali: sarebbe una decisione eversiva
(
da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina I
- Bari Anna De Palo si prepara a spiegare al Csm perché non
è riuscita a depositare le motivazioni. Il presidente replica Boss liberi, il
giudice si difende "Chiesi l´esonero ad aprile 2008". Savino: "è
stata poco chiara" La difesa del gup Anna Rosa De Palo è affidata ad una
lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e cioè tre mesi
dopo aver pronunciato la sentenza del processo "Eclissi" e
nella quale aveva indicato la possibilità di un nuovo esonero per scrivere le
motivazioni. ALLE PAGINE II E III
(
da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
II - Bari Si aggrava la bufera che ha investito il Palagiustizia dopo la
scarcerazione per il mancato deposito della sentenza. La difesa della
dottoressa De Palo Boss liberi, il giudice aveva chiesto l´esonero Una lettera
di aprile 2008. Il presidente Savino: "Poteva essere più esplicita"
La missiva era stata trasmessa dal capo dell´ufficio e poi
inviata al Csm: nessuna risposta GABRIELLA DE MATTEIS La difesa del gup Rosa
Anna De Palo è affidata ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile
del 2008 e cioè tre mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo
"Eclissi" e nella quale aveva indicato la possibilità di un nuovo
esonero. Il giudice, ora alla guida del Tribunale per i Minorenni,
prende carta e penna e scrive al capo dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi e
al presidente del Tribunale Vito Savino. I tre mesi che il codice concede per
scrivere le motivazioni delle sentenze sono trascorsi. Il gup De Palo invoca
una proroga di altri novanta giorni. Una richiesta sul quale formalmente deve
pronunciarsi il Csm ma che deve essere girata al presidente del Tribunale. Alla
fine della missiva, il giudice chiede di valutare l´opportunità di un esonero
dall´attività ordinaria. Sull´ipotesi di una nuova proroga per la stesura delle
motivazioni, il presidente del Tribunale esprime parere favorevole ed investe
della questione il Csm, l´organo deputato, in questi casi, ad autorizzare la
concessione di altro tempo per scrivere la sentenza. Ma alla richiesta o meglio
al riferimento di dare un via libera ad un nuovo esonero non c´è alcun seguito.
Il giudice Rosa Anna De Palo che, per il periodo del processo, e cioè per un
anno, non aveva seguito altri casi (se non per un breve lasso di tempo, quelli
con detenuti), dopo la lettura della sentenza, presiede altre udienze. «La
lettera era indirizzata al presidente del Tribunale» chiarisce il capo
dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi. Ma Vito Savino precisa: «La mia
competenza era solo sulla richiesta di proroga. Sulla possibilità di concedere
alla dottoressa De Palo un altro esonero si doveva pronunciare il capo
dell´ufficio gip. Ma non mi sembra comunque sia questo il punto» spiega il
presidente del Tribunale che chiarisce: «L´espressione usata dal gup: "Mi
rimetto alla sua valutazione" non equivale ad una richiesta vera e
propria, precisa, che lei invece non ha formulato. La dottoressa De Palo aveva
già avuto altri esoneri, se aveva bisogno anche di un altro po´ di tempo
avrebbe semplicemente dovuto chiederlo al capo dell´ufficio gip-gup». La lettera
scritta dal giudice De Palo il 28 aprile diventerà materia di studio da parte
del Csm che sul caso delle 21 scarcerazioni ha aperto una pratica e da parte
degli ispettori del ministero della Giustizia. E nella difesa dell´attuale
presidente del Tribunale entrerà, con ogni probabilità, anche un altro elemento
di discussione, quello sul carico di lavoro. Dopo la lettura della sentenza con
la quale su 161 imputati sono stati condannati in 150, il giudice De Palo ha
seguito altri procedimenti. Uno, ad esempio, contava 117 indagati ed era il
frutto di un´indagine della squadra mobile e della guardia di finanza che
risaliva ad un periodo compreso tra il ´99 ed il 2000. La richiesta di rinvio a
giudizio è stata presentata otto anni dopo, nel 2008, ed è approdata nell´udienza
che si è celebrata in tre giorni e che si è conclusa il 7 novembre scorso. Sul
banco degli imputati i presunti componenti di un´organizzazione che avrebbe
distribuito in provincia di Bari, tra Monopoli e Barletta, ingenti quantitativi
di sigarette. L´indagine contava numerosi capi di imputazioni. Alla fine
l´udienza si è conclusa con 76 rinvii a giudizio ma solo per alcune accuse.
Altri reati sono stati dichiarati prescritti e gli indagati sono stati
prosciolti. Uno degli imputati, invece, era morto e il giudice aveva dichiarato
il non luogo a procedere «per morte del reo». Un procedimento complesso,
quindi, anche se datato, al quale, chiamata a difendersi, l´attuale presidente
del Tribunale farà riferimento per spiegare la sua posizione: e cioè il grande
carico di lavoro che le avrebbe impedito di scrivere la sentenza nei tempi
previsti e quindi di evitare la scarcerazione dei 21, tra presunti affiliati al
clan degli Strisciuglio e trafficanti di droga. Di coloro che sono tornati in
libertà (complessivamente sono 15 perché gli altri sono detenuti per altra
causa) otto vivono nel quartiere Libertà, la zona della città dove l´attenzione
delle forze di polizia, in queste ore, è molto alta. Per la Direzione
distrettuale antimafia e per i detective di carabinieri e polizia, chi ha
lasciato il carcere o i domiciliari è comunque molto pericolo, capace di
tornare a commettere reati. Come lo spaccio di droga, trasformata, prima
dell´indagine "Eclissi", in una vera e propria centrale del commercio
di sostanza stupefacente.
(
da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
III - Bari Il sottosegretario agli Interni presiede un vertice in prefettura:
"Il danno fatto ormai è evidente" Mantovano: "Controlleremo i
delinquenti ma non possiamo avere poliziotti in più" "La magistratura
non deve invocare autonomia solo per difendere le sue prerogative"
FRANCESCA SAVINO Non nega il «danno inevitabile» derivato dalle scarcerazioni,
non minimizza i rischi per la sicurezza con il ritorno in libertà dei presunti
mafiosi. Ma adesso bisogna evitare che altri condannati in primo grado escano
dal carcere. Di fronte al caso sollevato dopo il mancato deposito delle
motivazioni della sentenza nel maxiprocesso "Eclissi", il
sottosegretario all´Interno Alfredo Mantovano invita a «limitare i danni», in
attesa che gli accertamenti del ministero della Giustizia e
del Csm facciano il loro corso. Nella riunione straordinaria convocata in
Prefettura all´indomani della scarcerazione degli affiliati al clan
Strisciuglio, il sottosegretario ha fatto il punto della situazione con il
prefetto Carlo Schilardi, i vertici delle forze dell´ordine, il procuratore
capo Emilio Marzano e Desirèe Digeronimo, il sostituto della Dda che ha
istruito il processo del gennaio 2008. Non ci sarà un rafforzamento numerico
delle forze di polizia in città, perché mancano gli agenti e perché il Paese è
già segnato dall´emergenza del sisma in Abruzzo. Il danno per la sicurezza va
contenuto, però, su due fronti: da un lato spostando l´attenzione su tutti i
condannati in primo grado appena tornati liberi, e dall´altro evitando altre
scarcerazioni nei prossimi mesi. «La cronaca testimonia che i mafiosi tendono a
riprendere le attività criminali anche dopo lunghe condanne» spiega Mantovano:
un danno al quale si aggiunge il fatto che chi si dedica alla sorveglianza
degli uomini appena scarcerati non può svolgere altri compiti. «La vicenda del
mancato deposito della sentenza si commenta da sé» riflette dalla Prefettura il
sottosegretario, evitando di dare giudizi diretti sull´operato del gup Rosa
Anna De Palo. La scadenza dei termini per la custodia cautelare potrebbe però
portare fuori dal carcere entro ottobre altri trenta presunti affiliati al clan
mafioso. «Un esponente del governo non può dare fretta a un membro dell´organo
giudiziario sul deposito della sentenza senza che questo suoni come una
interferenza» premette l´ex magistrato leccese. «Ma è un auspicio che la
sentenza di primo grado del maxiprocesso "Eclissi" venga depositata
in tempi brevi» spiega Mantovano. «La magistratura del resto non deve invocare la
propria autonomia e indipendenza solo quando ritiene che siano lese le sue
prerogative, ma dimostrare con i fatti di essere sempre fedele a questa linea».
Le forze di polizia assicureranno impegno straordinario «per evitare
l´irreparabile», anche in ruoli che non rientrino nelle loro competenze ma
agevolino le notifiche, la predisposizione dell´appello e la richiesta di
sospensione dei termini di custodia cautelare. Sulla questione dei
maxiprocessi, dopo le osservazioni del presidente gip e gup Giovanni Leonardi,
Mantovano ha difende «la visione d´insieme sulle singole posizioni in una
associazione criminale» e sottolinea i «problemi intermedi, come i rischi di
incompatibilità, che deriverebbero dal frammentare i processi».
(
da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina V
- Bari Petruzzelli, guerra sui 125mila euro Il Comune rinnega il protocollo:
"Non spetta a noi pagare quei soldi" Si è costituito in giudizio. Il
legale della famiglia: "Assurdo, non ci sono parole" GIULIANO
FOSCHINI Il Comune non vuole pagare alla famiglia Messeni Nemagna i 125mila
euro stabiliti per il ritardo annuo nella consegna del teatro Petruzzelli. «Non
spettano a noi» dice l´amministrazione, disconoscendo di fatto per la prima
volta il protocollo d´intesa firmato nel 2002 con i proprietari del teatro. A
segnare la linea è la delibera di giunta numero 301 del 9 aprile scorso. Si
tratta dell´atto con il quale il Comune dà l´incarico all´ex direttore
generale, l´avvocato Pierluigi Balducci (nella foto), di costituirsi nel
procedimento intentato dalla famiglia Messeni Nemagna contro la Fondazione. Non
è un fascicolo qualsiasi: è quello che ha poi portato all´annullamento
dell´esproprio. Nel 2007 la famiglia presentò davanti al tribunale di Bari un
decreto ingiuntivo perché la Fondazione pagasse i 125mila euro per il ritardo
nella consegna del teatro, così come previsto dal protocollo. Nel frattempo
però intervenne l´esproprio e a maggio, su richiesta della difesa, il giudice
Luigi di Lalla decise di sospendere il ricorso e di inviare
le carte alla Corte costituzionale perché valutasse la legittimità del decreto legge
sull´esproprio. La Corte annullò l´esproprio, si ritornò a discutere del
decreto ingiuntivo e il tribunale ordinò il pagamento della cifra. La
Fondazione si è però opposta a quel provvedimento, sostenendo di non dover
essere lei a pagare in quanto soggetto "passivo" di quel
protocollo: «E´ stato sottoscritto - sostiene l´ente - quando noi ancora non
esistevamo». Per questo motivo la Fondazione ha chiamato in causa gli enti
locali e qui c´è stato il piccolo colpo di scena. Mentre la Regione ha sempre
disconosciuto quel protocollo, il Comune non aveva mai preso una posizione
ufficiale. Per lo meno fino alla delibera del 7 aprile quando il Comune decide
di «costituirsi in giudizio per tutelare i propri interessi e chiedere il
rigetto di ogni domanda contro sé proposta», come si legge nella delibera. Il
Comune però non si affida all´Avvocatura - che mai si era occupata del
Protocollo - ma decide, su richiesta esplicita di Emiliano, di affidarsi all´ex
direttore generale, l´amministrativista Balducci. «Si tratta di una mossa che
non può non sorprenderci - spiega l´avvocato del 75 per cento della famiglia,
Ascanio Amenduni, che aveva proposto il decreto ingiuntivo - Ci troviamo di
fronte a una situazione alla quale mai e poi mai avremmo pensato di assistere:
il sindaco, in qualità di presidente della Fondazione, chiama in causa il
sindaco, in qualità di primo cittadino del Comune di Bari per il pagamento
delle somme dovute ai legittimi proprietari del teatro. Ma poi il sindaco-primo
cittadino si costituisce in giudizio contro il sindaco-presidente della
Fondazione. Non ci sono parole».
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-18 - pag: 2 autore: Il richiamo
di Napolitano: «Stop ai decreti omnibus» «Imprevedibili gli effetti della
crisi, serve uno scatto» Donatella Stasio ROMA Ancora un richiamo del capo
dello Stato al Governo per l'abuso dei decreti legge. A finire nel mirino del
Quirinale, stavolta, sono i "decreti omnibus", ovvero quelli nei
quali l'Esecutivo, durante la conversione in legge, introduce norme
completamente estranee all'oggetto del provvedimento e non sempre accompagnate
dalla relativa copertura finanziaria. è un vecchio vizio dei Governi di destra
e sinistra, indifferenti ad appelli e sentenze: nel 2007, con il Governo Prodi,
sia Napolitano che la Corte costituzionale fecero la voce grossa, ma a distanza di un anno siamo da capo a
dodici. L'8 aprile, infatti, è stato approvato dal Parlamento (per di più con
un voto di fiducia) il decreto- incentivi emanato il 10 febbraio per sostenere
i settori industriali in crisi, ma in una versione extra large, poiché
il Governo ci ha infilato dentro le norme del Dl sulle quote latte (a rischio
scadenza), con un onere aggiuntivo di 1,3 miliardi di euro. Il giorno dopo, il
Presidente della Repubblica ha controfirmato ma ha anche scritto una lettera
riservata al premier Silvio Berlusconi, ai presidenti delle due Camere,
Gianfranco Fini e Renato Schifani, e al ministro dell'Economia, Giulio
Tremonti. Una reprimenda trapelata soltanto ieri. Napolitano ricorda che il
capo dello Stato non può essere messo nella condizione di promulgare, a pochi
giorni dalla scadenza, una legge «che converte un decreto notevolmente diverso
da quello a suo tempo emanato», perché ciò «non gli consente l'ulteriore, pieno
esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»: non solo la
verifica della «straordinaria necessità e urgenza» del provvedimento, ma anche
«la copertura delle nuove o maggiori spese» nonché gli effetti di un'eventuale
decadenza, qualora decidesse di non firmare. Al termine dell'incontro con
Felipe Gonzales sul futuro dell'Europa – durante il quale Napolitano ha
segnalato la «gravità della crisi economico finanziaria mondiale»,
l'«imprevedibilità» delle sue ricadute e l'esigenza di «uno scatto risolutivo»
– il Quirinale, d'accordo con i destinatari della missiva, ha precisato di aver
ripreso «le osservazioni» già rivolte nella scorsa legislatura ai presidenti
delle Camere e al Governo sulla «emendabilità» dei decreti durante l'iter di
conversione, anche alla luce delle pronunce della Consulta. Nulla di nuovo,
quindi, se non il fatto che si registra una perdurante coazione a ripetere dei
Governi. Di fatto, un'illegalità perché i paletti della Costituzione sono
spesso ignorati. In tre mesi, Napolitano è intervenuto quattro volte, anche
solo come moral suasion: sul decreto Englaro, non firmato perché in contrasto
con sentenze passate in giudicato; sulle ronde (partita ancora aperta); sul
piano casa e ora sul decreto incentivi. «Richiamo più che mai opportuno »,
commenta la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, polemica per
«l'abnorme uso dei decreti in questa legislatura, che svilisce e umilia,
spesso, il lavoro delle Camere». Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla
Camera, «la via maestra » per rispondere a Napolitano è la riforma dei
regolamenti parlamentari, «altrimenti i Governi continueranno ad affrontare la
lentocrazia con i decreti e i voti di fiducia». Fini non commenta. «Chi riceve
queste lettere - chiosa - non le interpreta». © RIPRODUZIONE RISERVATA La
lettera. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è intervenuto
nuovamente contro i decreti «omnibus» CONTRASTO
(
da "Resto del Carlino,
Il (R. Emilia)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
REGGIO
pag. 10 UN PRESIDIO per dire "no" alla nomina di Italo Materia
(foto... UN PRESIDIO per dire "no" alla nomina di Italo Materia
(foto) al posto di procuratore capo di Bologna. Lo hanno organizzato per
stamane gli Amici di Beppe Grillo che hanno dato vita a una lista civica,
annunciando che saranno in piazza Re Enzo, dalle 10 alle 13, con un banchetto e
materiale informativo contro il procuratore capo di Reggio che concorre al
posto di procuratore capo a Bologna. Annuncia l'iniziativa il candidato sindaco
Giovanni Favia: «Non ci piace l'idea di avere Materia come procuratore capo,
come tutti sanno è stato visto cenare con un pentito di mafia ed è amico di
Giovanni Lembo, un magistrato inquisito per favoreggiamento di associazione
mafiosa». Materia aveva precisato di essere stato collega di Lembo alla procura
di Messina: era a pranzo con lui quando arrivò il pentito. Gli Amici di Beppe
Grillo, preferirebbero la Boccassini anche se sanno di non avere voce in
capitolo nella nomina (al momento ancora in stallo al Csm:
oltre a Materia concorre il reggiano Giancarlo Tarquini). «LE QUESTIONI
personali non devono avere rilevanza nella valutazione, la scelta avviene
sempre in base all'interesse pubblico»: lo ha detto ieri il numero uno della
Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, a Bologna per un convegno.
L'Associazione nazionale magistrati regionale si è aggiunta al coro in difesa
di Materia esprimendo «forte disapprovazione per lo svolgersi di una singolare
e impropria manifestazione pubblica, di palese contenuto denigratorio della
persona del magistrato e dell'istituzione da lui rappresentata». E si associa
alle dichiarazioni di stima e solidarietà da parte del procuratore reggente
Silverio Piro e del pm Luigi Persico. Image: 20090418/foto/9225.jpg
(
da "Corriere del Mezzogiorno"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 18/04/2009 - pag: 2 Mantovano sui «mafiosi» liberi «E' l'ora di contenere il danno» Riunione del Comitato per la sicurezza, l'allarme del sottosegretario «Bari minacciata, ma le forze di polizia non avranno uomini in più» Il vice di Maroni si è detto preoccupato per la potenzialità criminosa degli scarcerati vicini al clan Strisciuglio BARI «Contenere un danno ed evitarne un altro». Questa la strategia che ha spiegato ai giornalisti, ieri a Bari, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che si è detto «preoccupato per la sicurezza del territorio» dopo la scarcerazione di 21 condannati in primo grado per associazione mafiosa, avvenuta in seguito al mancato deposito delle motivazioni della sentenza da parte del giudice. Al vertice ristretto del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, che si è tenuto in prefettura, hanno partecipato - oltre al sottosegretario - anche il prefetto di Bari, Carlo Schilardi, i vertici delle forze dell'ordine, il capo della Procura di Bari, Emilio Marzano, e il sostituto della Direzione distrettuale antimafia che ha istruito il processo, Desirè Digeronimo. Mantovano, al termine della riunione non ha usato mezzi termini. «E' inevitabile che il danno per la sicurezza ci sia. Perché un mafioso, normalmente, quando esce dal carcere, anche dopo lunghe condanne, riprende a fare il mafioso. Figuriamoci quando esce molto prima del tempo». Per limitare i danni, allora, «è necessaria un'attività di controllo superiore alla norma da parte delle forze di polizia». Ma «fra gli effetti negativi di quello che è successo, c'è il fatto che chi è impegnato nel-- l'attività di controllo passo dopo passo di questi mafiosi scarcerati, non potrà svolgere le altre attività alle quali era stato adibito». Questo significa lasciare 'scoperti' ampi pezzi di territorio. Per giunta, non è possibile nemmeno potenziare gli organici. «In questo momento - ha chiarito Mantovano - l'emergenza c'è in tutta Italia. A partire dal terremoto in Abruzzo». Il secondo obiettivo, indicato, è quello di evitare un danno maggiore. Cioè evitare che, ad ottobre, possano uscire dal carcere altri 30 imputati per reati gravi, per effetto dei ritardi accumulati dal mancato deposito delle motivazioni della sentenza. «Nell'ipotesi che la sentenza sia depositata in tempi celerissimi - ha detto ancora Mantovano - le forze di polizia assicurano il loro massimo impegno anche in attività che non rientrano nelle loro competenze, ma che in via del tutto eccezionale potrebbero svolgere. Come ad esempio le notifiche, pur di accelerare i tempi» per incardinare il processo ad ottobre, evitando le scarcerazioni per decorrenza dei termini. Tutto questo però, «è appeso al chiodo ed esula dalle competenze delle forze di polizia», perchè dipende dalla rapida consegna delle motivazioni. Sull'operato della magistratura, però, il sottosegretario ha voluto evitare qualsiasi tipo di polemica, «è inutile. I fatti si commentano da soli. Per il resto, vi è un accertamento in corso da parte del ministro della Giustizia e del Csm, ciascuno svolge il proprio ruolo ». Dire, ha osservato, «ad un appartenente dell'ordine giudiziario giudicante: sbrigati a depositare la sentenza, suonerebbe vagamente come un'interferenza. Posso auspicarlo, ma è un auspicio che avrebbe dovuto già trovare un riscontro nei fatti». Nessuna polemica nemmeno sulla validità o meno dei maxiprocessi, sollevata in questi giorni. «Ho letto di queste polemiche e ritengo inutile prendervi parte. Mi sembra singolare, però, che la discussione sul punto sia ex post». Sul piano generale, però, Mantovano ha fatto poi due considerazioni tese a supportare la validità dei maxiprocessi. In primo luogo, «quando si ha davanti una organizzazione criminale - ha detto - la visione d'insieme giova alla conoscenza più adeguata delle singole posizioni ». Inoltre, «può essere una scelta legittima di strategia processuale una risposta giudiziaria frammentata ad una realtà criminale unitaria, ma presenta una serie di problemi intermedi come il rischio di incompatibilità di alcuni giudici che si siano già espressi su quel clan». A seguire, Mantovano ha insediato l'Osservatorio regionale sul credito e, poi, ha incontrato i vertici della Guardia di finanza e i presidenti di Provincia. Lorena Saracino \\ No ai rinforzi In questo momento l'emergenza è in tutta Italia, a partire dal terremoto abruzzese>
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 18/04/2009 - pag: 3 Le sanzioni
possibili Parla l'ex segretario generale dell'Amn Ritardi e cause, per De Palo
carriera in pericolo Fucci: «Rischia la sospensione o la destituzione» BARI In
che tipo di sanzioni corre il rischio di incappare il giudice Rosa Anna De Palo
una volta che gli ispettori di via Arenula avranno ultimato il loro lavoro a
Bari? Nessuno può immaginarlo o può fare previsioni. Per il collega Carlo
Fucci, già vice presidente nazionale dell'Anm ed ex segretario generale
dell'organismo di tutela della categoria, «prima di procedere vanno indagate
fino in fondo le motivazioni che hanno determinato i ritardi nel deposito della
sentenza». Le eventuali sanzioni comminate dal Csm di
fronte a casi di particolari inadempienze o ritardi vanno da quelle minime che
possono essere rappresentate dall'«ammonimento» alla «censura» fino alla
massima della «destituzione dalle funzioni » (applicata nella famosa vicenda di
Gela del 2008 per un caso analogo ma di fronte ad un ritardo di oltre sette
anni) passando da quella della «sospensione dello stipendio». «Non ci
vuole molto nel comprendere però che negli uffici giudiziari del Sud riprende
il giudice Fucci i carichi di lavoro sono elevatissimi e questo costituisce il
primo vero motivo di queste disfunzioni. Nel caso di processi complessi come
quello sotto la responsabilità della collega, poi, i tempi si allungano
fatalmente ». Fucci, però, non è contrario alla celebrazione dei maxiprocessi.
«Quando si procede nei confronti di gruppi organizzati riflette spesso sono una
necessità in quanto la separazione tra caso e caso non è consigliabile. La
verità conclude Fucci è che in Italia di giustizia giusta si parla solo a
parole e che gli organici sono insufficienti. A fronte delle nostre richieste
di introdurre l'ufficio del giudice ci siamo trovati di fronte anche al blocco
delle assunzioni del personale amministrativo ». P. Ros. L'analisi «Al Sud i
carichi sono elevatissimi e questo costituisce motivo di disfunzioni»
(
da "Giorno, Il (Milano)"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
POLITICA
pag. 12 Referendum, Maroni tratta con il Pd ALLE URNE IL 21 O SLITTAMENTO AL
2010? D'ALEMA: «IL RINVIO E' IL MALE MINORE» di ITTI DRIOLI ROMA IERI se ne è
discusso molto ed è sembrato crescere, ma il rinvio di un anno del referendum
sulla legge elettorale resta ancora un'ipotesi tutta da verificare. Il vertice
tra Pdl e Lega riunito nel pomeriggio a Palazzo Grazioli ha dato mandato al
ministro dell'Interno, Maroni, di sondare le opposizioni e poi formulare una
proposta su due possibilità: o tenere il referendum il 21 giugno, insieme ai
ballottaggi delle amministrative, o farlo slittare all'anno prossimo. E, come
ha detto il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliarello, la proposta
di Maroni sarà formalizzata «con ogni probabilità» al prossimo Consiglio dei
ministri. Tempi rapidi, dunque, anche perché venerdì scade il termine per
indirlo entro il 15 giugno, come prevede la legge. E indirlo è obbligatorio,
anche se poi con un'iniziativa legislativa si può proporre uno slittamento.
COME già aveva annunciato Berlusconi esce di scena, dunque, «l'election day»
del 7 giugno, ovvero l'accorpamento del referendum con le europee. Ma su questa
data anche ieri hanno continuato ad attestarsi almeno formalmente il comitato
referendario, il Pd, Di Pietro e pure l'Udc (alla quale va bene il 7 come il 21
giugno purché non si rinvii). Contrarissima all'idea del rinvio è anche Emma
Bonino che non condivide il merito del referendum, ma giudica «eversivo» voler
piegare la legge alle convenienze tattiche, «solo perché oggi questo referendum
sarebbe scomodo sia alla destra che alla sinistra». E forse proprio da qui
bisogna partire per capire quanto solida sia l'eventualità dello slittamento.
L'interlocutore primo, costituzionalmente, è il comitato referendario. Che non
si pronuncia, come dice il presidente, Giovanni Guzzetta, su «voci da
bocciofila», visto che non ha ancora avuto nessuna proposta né contatto
ufficiale. Ma apprezza le dichiarazioni del presidente
emerito della Corte costituzionale, Annibale Marini, che definisce «assolutamente legittimo»
l'eventuale rinvio di un anno, «purché adottato con il consenso
dell'opposizione e soprattutto del comitato promotore» e motivato «dall'attuale
situazione emergenziale». DUNQUE, volendo davvero perseguire la strada
del rinvio, il comitato promotore non direbbe no. Specialmente se il referendum
si abbinasse alle regionali dell'anno prossimo. Posizione che è anche fatta
propria da molti esponenti del Pd, a partire dal referendario Ermete Realacci.
Insieme a lui, si sono espressi a favore Vannino Chiti, Linda Lanzillotta, come
già aveva fatto Massimo D'Alema: «E' gravissimo il fatto che il Governo non
abbia voluto fare cio' che sarebbe stato naturale ha ripetuto ieri ma il rinvio
resta il male minore». Il segretario Franceschini per ora mantiene il punto
sull'election day e sul risparmio che ne deriverebbe («si potrebbe dare
alloggio a 10mila terremotati»). Dice che Maroni non lo ha contattato. E dunque
perché «dovremo essere noi a esporci e togliere le castagne dal fuoco alla
maggioranza?». Di Pietro è altrettanto deciso: «Non offriremo copertura o
sponda a questo governo», e dunque si attende di vedere se la vincerà ancora la
Lega. La quale è contraria al rinvio di un anno e punta al 21 giugno che quasi
certamente farebbe fallire il quorum. Il fatto che Maroni abbia avuto il
mandato di esplorare fa sospettare gli avversari che la Lega l'abbia avuta già
vinta. Image: 20090418/foto/4045.jpg
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Politica
Italiana Pagina 105 Napolitano, richiamo al Parlamento Decreti, bacchettato
anche il premier: limitati i poteri del Colle --> Decreti, bacchettato anche
il premier: limitati i poteri del Colle Il Capo dello Stato scrive alle massime
cariche della Repubblica e chiede il rispetto dei suoi pareri sui decreti di
legge. ROMA I decreti legge sono emendabili, ma non possono comprendere materie
estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato
la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e
urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si
ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile, dopo aver
controfirmato il decreto legge incentivi,
Giorgio Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio
Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo
forte ma che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura
precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni
del Capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando
nell'attività di moral suasion e di
collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio, ieri,
qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo
di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha
confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. L'INDISCREZIONE La
notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro
dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente Gianfranco Fini,
che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi, interpellato dai
giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era.
Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva fatto? Di
fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della
missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti.
LA LETTERA Secondo il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto
legge incentivi, che prevede misure urgenti per
i
settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un
testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto
al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della
Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa
sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non ha fatto
altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli
emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per
i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte
Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in
particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto
legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente
l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli
affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria
necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese
introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre
la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del
potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione.
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Politica
Italiana Pagina 105 trattative Referendum, c'e l'ipotesi del rinvio Trattative
--> ROMA Il referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno
insieme con il secondo turno delle elezioni amministrative. È questo
l'orientamento che prevale nel Governo e nella maggioranza, che hanno affidato
al ministro dell'Interno Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E
dai primi colloqui sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che sembrava
quella preferita dal Pdl. Maroni, dopo una nuova riunione a via del Plebiscito
con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il leader
dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il sì al
21 giugno. Poi, ha sentito Dario Franceschini al quale, ha riferito lo stesso
leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o 21 giugno, senza fare menzione
del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha definito «una vergogna» la
rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha indicato la data del 21 per
ottenere il massimo risparmio. Di Pietro categorico: no a qualsiasi data che
non sia l'abbinamento alle europee. LA PROPOSTA La prossima settimana sarà lo
stesso titolare del Viminale a formulare una proposta nella riunione del
Consiglio dei ministri. Le mosse del Governo sono state decise nel corso della
riunione, durata oltre due ore, con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e
Lega. Un incontro in cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola
sulla materia sarebbe spettata della Lega. Sul tavolo ufficialmente restavano
due le strade percorribili: il 21 giugno con il mini accorpamento oppure il
rinvio alla primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le
file del Pdl è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il
Carroccio, è il ragionamento che si fa nel Popolo della Libertà, punta a
chiudere il capitolo referendum con un mini accorpamento piuttosto che subire
per un anno la minaccia di una spada di Damocle sulla testa. I CONTRARI A
complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione popolare è la
contrarietà del comitato referendario che, secondo la Costituzione, rappresenta
per questa materia «un potere dello Stato». Sul piano giuridico, precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini, il
consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge
che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla
maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione
sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio. Ecco perché
l'ipotesi di un rinvio, sottolinea invece il ministro della Difesa Ignazio La
Russa, può in realtà essere ancora percorribile. Il Governo dovrà emanare un
decreto per derogare alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato
a convertire in legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare
una convergenza sul rinvio al 2010. Il titolare della Difesa chiede a
Franceschini di uscire allo scoperto: «L'ipotesi del rinvio c'è - assicura -
Franceschini dica se lo vuole o no». Il reggente del Pdl richiama poi anche
Maroni: «Ha il compito di verificare come la pensi l'opposizione in generale,
non solo tra 14 e 21 giugno». TENSIONE Nonostante Umberto Bossi ci scherzi su
(«Non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti
sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere»),
l'atmosfera resta tesa. «Ho ribadito a Maroni che il Pd giudica una vergogna
non aver scelto l'election day - dice Franceschini - ora non si può che
scegliere l'opzione che garantisce un risparmio di risorse e cioè il 21
giugno». Una linea alla quale non accede il comitato referendario, per il quale
l'unica soluzione resta l'election day del 6-7 giugno. «Tutte le altre ipotesi
- dice Mario Segni - non hanno giustificazione».
(
da "Adige, L'"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - I
decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a
quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la
presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e
urgenza ROMA - I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere
materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha
autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria
necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla
Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile
scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge «incentivi», Giorgio
Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi,
al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma
che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente,
rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo
dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella
attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da
Napolitano. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata
diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto
un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la
missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva
con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al
quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo
dello Stato. La lettera era riferita alla promulgazione del decreto legge
«incentivi», che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi,
approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel
suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge
originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica; in un
testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano,
precisa la nota del Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni
fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare
«rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti
recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera,
Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere
promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo
emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia
che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei
requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura
delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente
quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di
non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della
Costituzione. La missiva di Napolitano smuove il mondo politico. Il
centrodestra cerca di minimizzare. Nessuna bacchettata, bensì un pungolo a
accelerare sulla strada delle riforme. A partire da quella dei regolamenti
parlamentari, per consentire al governo di decidere e alle Camere di esercitare
la funzione di controllo. Il Popolo della Libertà evita di leggere il nuovo
richiamo del presidente a un uso più rigoroso dei decreti legge come un
rimprovero e rilancia, evidenziando la necessità di combattere la «lentocrazia»
come la definisce uno dei big del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Una posizione che è
sulla falsariga di quella espressa, anche recentemente, dal premier Silvio
Berlusconi. Anche se ieri il Cavaliere non è intervenuto ufficialmente su
questo argomento. Lettura rovesciata, invece, da parte delle opposizioni: per
il Pd quello del Capo dello Stato è un monito «opportuno», che non deve
rimanere inascoltato, auspicano l'Italia dei Valori e l'Udc. Tuttavia anche nel
Pdl, con 36 decreti varati dall'Esecutivo in un anno, nessuno nega che vi sia
un ricorso troppo frequente, a uno strumento che invece dovrebbe essere
eccezionale. Così come nessuno nega che taluni provvedimenti siano diventati
durante l'iter parlamentare omnibus. Ma per il Pd, governo e maggioranza hanno
superato da tempo i limiti consentiti e ringraziano Napolitano per questo
richiamo. 18/04/2009
(
da "Romania Libera"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
>
Cititi online anunturile din ziarul Romania
libera: Becali: Inchei mandatul la PE si gata, politica
pentru mine nu mai exista Romania financiara Sambata, 18 Aprilie 2009 Gigi
Becali a declarat, vineri seara, dupa iesirea din arest, ca a inceput "o
lupta" politica - cea a alegerilor europarlamentare - pe care o va
duce pana la capat si probabil ca o va castiga, dar ca, dupa ce isi va incheia
mandatul la PE, politica pentru el nu va mai exista, informeaza Mediafax.
"Am intrat intr-o lume politica si nu sunt omul care sa abandoneze",
a spus el, facand referire la candidatura sa pe lista PRM pentru Parlamentul
European. "Am pornit la o lupta pe care o voi duce si probabil ca o voi
castiga (...). Alti lauri politici pentru mine nu vor mai exista (...). Inchei
mandatul si gata, politica pentru mine nu mai exista", a spus Becali,
intr-o conferinta de presa ad-hoc, in fata casei sale din Pipera. El a
mentionat ca tatal sau i-a spus sa nu faca politica niciodata. "Nu l-am
ascultat si am ajuns aici", a adaugat el. "Nu mai sunt razboinicul luminii,
vreau sa fiu capul familiei mele", a mai spus el. Becali a declarat ca s-a
implicat in politica pentru ca a crezut ca este "un pacat sa fii
nepasator", adaugand insa ca nu vrea sa isi asume riscul de a fi departe
de familie. Intrebat cum a ajuns la o intelegere cu Vadim Tudor pentru a
candida pe lista PRM pentru alegerile europarlamentare, Becali a mentionat ca a
vorbit la telefon cu mama lui si aceasta i-a spus ca Vadim Tudor i-a luat
apararea, iar cand a primit oferta din partea acestuia si-a spus ca nu-l poate
refuza. Becali a mai spus ca, incepand din acest moment, nu va mai jigni,
judeca si injura si ca oamenii vor vedea un "Becali evlavios". El a
adaugat ca a ajuns aici pentru ca, probabil, "procurorii si-au facut
ambitiile". "Nu ma mai intereseaza CEDO, CSM, am uitat de toate, sunt liber", a mai spus Becali. PRM a
depus, in 7 aprilie, la BEC, listele pentru PE, pe primul loc aflandu-se
Corneliu Vadim Tudor, urmat de Gigi Becali. Omul de afaceri Gigi Becali a fost
eliberat sub control judiciar, instanta Tribunalului Bucuresti admitand,
vineri, recursul acestuia fata de decizia Judecatoriei sectorului 1 de
respingere a cererii in acest sens. Informatii financiare si bursiere
puteti gasi pe www.romaniafinanciara.ro Din aceeasi categorie: Clanul Geamanu,
bagat la zdupBasescu: La ambasada de la Chisinau sunt un milion de cereri de
acordare a cetateniei romaneChisinau: "defectiuni tehnice majore" si
sute de tineri disparuti Voteaza
(
da "Trentino"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Franceschini:
il 21 giugno è il male minore «A Maroni ho ripetuto che il no all'election day
è una vergogna» Il giurista Veronesi. Con il rinvio di un anno
potrebbe aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il
ministro Maroni a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far
svolgere il referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di
un anno, ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che
dell'opposizione. Lo racconta, dopo aver parlato con Maroni, il
segretario del Pd Franceschini: è una vergogna non volerlo accorpare alle
europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici, ma a questo punto
è meglio il 21 giugno insieme ai ballottaggi: «Il ministro Maroni mi ha
telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle uniche due opzioni
messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare il 14 o il 21
giugno». «Ho ribadito al ministro - aggiunge - che il Pd giudica una vergogna
non aver scelto l'election day per il 7 giugno. E che evidentemente, essendo
oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che
scegliere l'opzione che garantisce comunque un risparmio di risorse, seppur
enormemente più basso, cioè l'accorpamento con i ballottaggi del 21 giugno». è
dunque saltata l'ipotesi di un rinvio di un anno? No, secondo il ministro
Ignazio La Russa, di An, fautore del rinvio: «L'ipotesi del rinvio c'è, Franceschini
dica se lo vuole o no e non si trinceri dietro le domande vere o presunte di
Maroni. E' noto che la Lega non ama l'idea del rinvio, ma Maroni ha il compito
di verificare come la pensino le opposizioni in generale, non tra quelle sole
due date». D'Alema e parte del Pd (Realacci, Chiti, Lanzillotta) ritengono
tuttavia che il rinvio sia il male minore ma il periodo dovrà essere
utilizzato, dicono, per fare una nuova e coraggiosa legge elettorale. Per
Casini (Udc) invece le regole non si devono stravolgere e si deve votare il 7
giugno. Così Di Pietro: date diverse sono una presa in giro. Sul rinvio di un
anno si è aperto un dibattito tra i costituzionalisti. «Una premessa è
d'obbligo: stiamo ragionando di una fattispecie del tutto nuova, che costituisce
però l'ennesima conferma che i casi di scuola, in Italia, prima o poi si
realizzano». Il giurista Paolo Veronesi, professore di Diritto costituzionale alla facoltà di giurisprudenza
dell'università di Ferrara, ammette che la possibilità di spostare la data del
referendum solleva problemi inediti. Cosa stabilisce anzitutto la Costituzione?
«All'articolo 75 rinvia alla legge ordinaria la disciplina delle modalità di
svolgimento del referendum: la legge 352 del 1970 prevede che il referendum si
tenga in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Quindi per
votare anche solo qualche giorno più tardi occorrerà approvare una legge di
deroga». Con che caratteristiche? «Nel caso di una legge che rinviasse di un
anno lo svolgimento della consultazione referendaria assumerebbero rilievo sia
il vizio di ragionevolezza della scelta sia la lesione che ciò potrebbe
determinare alle prerogative di uno specifico potere dello Stato previsto dalla
Costituzione: tali sono i sottoscrittori del referendum rappresentati dai
promotori». Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di
attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale.
Denuncerebbero cioè una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla
Costituzione». V.L.
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 3
- Attualità Referendum, sul rinvio media Maroni «Il 21 giugno, oppure tra un
anno» La proposta ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo sonderà le
opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 21 giugno o tra un
anno. Il segretario del Pd Franceschini rilancia: sarebbe stato meglio
accorparlo alle Europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici,
vedremo cosa rispondere quando sarà formalizzata una proposta del governo.
D'Alema e parte del Pd (Realacci, Chiti, Lanzillotta) ritengono che il rinvio
sia il male minore ma il periodo dovrà essere utilizzato, dicono, per fare una
nuova e coraggiosa legge elettorale. Per Casini (Udc) invece le regole non si
devono stravolgere e si deve votare il 7 giugno. Così Di Pietro: date diverse
sono una presa in giro. Sul rinvio di un anno si è aperto un dibattito tra i
costituzionalisti. «Una premessa è d'obbligo: stiamo ragionando di una
fattispecie del tutto nuova, che costituisce però l'ennesima conferma che i
casi di scuola, in Italia, prima o poi si realizzano». Il giurista Paolo
Veronesi, professore di Diritto costituzionale alla
facoltà di giurisprudenza dell'università di Ferrara, ammette che la
possibilità di spostare la data del referendum solleva problemi inediti. Cosa
stabilisce anzitutto la Costituzione? «All'articolo 75 rinvia alla legge
ordinaria la disciplina delle modalità di svolgimento del referendum: la legge
352 del 1970 prevede che il referendum si tenga in una domenica compresa tra il
15 aprile e il 15 giugno. Quindi per votare anche solo qualche giorno più tardi
occorrerà approvare una legge di deroga». Con che caratteristiche? «Nel caso di
una legge che rinviasse di un anno lo svolgimento della consultazione
referendaria assumerebbero rilievo sia il vizio di ragionevolezza della scelta
sia la lesione che ciò potrebbe determinare alle prerogative di uno specifico
potere dello Stato previsto dalla Costituzione: tali sono i sottoscrittori del
referendum rappresentati dai promotori». Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti
del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioè una legge che violerebbe le competenze
riconosciute dalla Costituzione». Nel dettaglio quali potrebbero essere gli
argomenti dei referendari? «Anzitutto che la proroga non sarebbe dettata da
ragioni tecnico-giuridiche ma da motivi squisitamente politici. Non si
rinviene cioè un motivo costituzionalmente fondato che consenta di incidere
sulle prerogative di coloro che costituiscono un potere dello stato
riconosciuto dala Costituzione. E la mera opportunità politica non è un motivo
sufficiente per ledere competenze costituzionali». (v.l.)
(
da "Secolo XIX, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Referendum
il 21 giugno, Maroni incassa il sì del Pd l'alternativa era votare fra un anno
Baldassarri, presidente emerito della Consulta: «Lo slittamento al 2010 sarebbe
di assai dubbia costituzionalità» 18/04/2009 Roma. «Il ministro Maroni mi ha
telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle uniche due opzioni
messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare il 14 o il 21
giugno» rivela alle 21 di ieri il segretario del Pd, Dario Franceschini. La sua
risposta? «Ho ribadito al ministro che il Partito democratico giudica una
vergogna non aver scelto l'election day per il 7 giugno. E che evidentemente,
essendo oggi (ieri per chi legge, ndr) l'ultimo giorno utile per fissare quella
data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce comunque un
risparmio di risorse, seppur enormemente più basso, cioè l'accorpamento con i
ballottaggi del 21 giugno». Dunque, Maroni comunicherà il "via
libera" al prossimo Consiglio dei Ministri. Si chiude così quella che
sembra essere l'ennesima giornata all'insegna dell'incertezza sul voto del
referendum. A metà pomeriggio dall'opposizione erano arrivati segnali poco
incoraggianti per il ministro Maroni. «È inutile che ci consulti - diceva
Antonio Di Pietro, leader dell'Idv -. Per noi resta una sola data possibile:
quella del 6 e 7 giugno, assieme alle europee. Tutto il resto sarebbe una
follia: un cedimento al ricatto della Lega che vuole boicottare il referendum».
Stessi toni usati anche da Pier Ferdinando Casini, Udc, che pure voterà"no":
«Il referendum va fatto adesso perché queste sono le regole di uno Stato che ha
le sue leggi, la sua Costituzione, le sue procedure. Chi cambia le regole a
proprio piacimento non fa una buona cosa». Ed anche dal Pd arrivava
"pollice verso": «La nostra proposta è chiara: convocare gli elettori
il 7 giugno. Si risparmierebbero 400 milioni di euro da investire nella
ricostruzione. Il rinvio di un anno non cancella lo spreco, ma lo rimanda
soltanto. Il governo si deve assumere le sue responsabilità: venga in Parlamento
e faccia le sue proposte». Ma anche all'interno della maggioranza si respirava
aria di fronda. Ieri Umberto Bossi, in un'intervista ad un sito Internet
("La Prealpina"), ha negato di aver posto il governo di fronte alla
minaccia di una crisi: «Quelle cose Berlusconi l'ha dette ad uso interno. Non
ho bisogno di mettere il premier con le spalle al muro. Mi basta chiedere?». La
rispostaarrivava da Gianfranco Fini, o meglio, dalla associazione Farefuturo
che si richiama alle posizioni del presidente della Camera: «Lo schema è già
visto: la Lega vuole essere partito di governo ma anche di lotta. Ufficialmente
si dichiara antipolitico, ma poi dimostra di conoscere bene i meccanismi,
tipici della prima Repubblica». «Chiamare la decisione del governo "golpe"è
troppo? - si chiedeva Emma Bonino, radicale eletta nel Pd - Ora il referendum.
Ma poi chi ci dice che non si decida di rinviare anche le elezioni politiche,
magari perché considerate inopportune in quel momento?». Annibale Marini,
presidente emerito della Corte Costituzionale sostiene che sarebbe possibile il
rinvio di un anno del referendum, ma solo a condizione che sia d'accordo anche
il comitato promotore che, nella vicenda, va considerato come un potere dello
Stato. Ma non ci sarà nessun via libera: «È un atteggiamento ingiustificabile:
l'arroganza della Lega è senza fine»è la risposta di Giovanni Guzzetta,
presidente del Comitato. Antonio Baldassarri, anch'egli presidente
emerito della Corte Costituzionale, non ha bisogno neppure del parere
favorevole dei promotori. «Se il governo varasse un provvedimento che facesse
slittare di 12 mesi il referendum, quella norma sarebbe di molto dubbia
Costituzionalità? ha spiegato al Secolo XIX - Basterebbe una legge ordinaria,
perchéè una legge ordinaria che stabilisce i meccanismi di voto in materia.
Ma, proprio per questo, sarebbe sicuramente impugnata. E, secondo me, con buone
probabilità di essere accolta». E per un rinvio di pochi giorni? «La questione
allora sarebbe diversa: la finestra di tempo prevista per il voto (dal 15
aprile al 15 giugno) può essere considerata elastica. Diverso sarebbe il
discorso se si profilasse un intento dilatorio da parte del governo. Pochi
giorni di più non significano evitare il referendum». Ma la Lega sostiene che
sarebbe incostituzionale convocare un referendum, che
prevede un quorum di validità, con un voto per le amministrative, che si svolge
a suffragio universale. «È una tesi che non sta in piedi. Già ora, in Italia,
ci sono forti limitazioni per un referendum. Da noi non si può tenere, ad
esempio, nello stesso anno delle politiche: in molti altri Paesi non esiste
questo divieto. Ma il fatto stesso che sia stata prevista un'esclusione,
significa che ogni altra consultazione si può abbinare al referendum». Angelo
Bocconetti bocconetti@ilsecoloxix.it 18/04/2009
(
da "AmericaOggi Online"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Referendum
elettorale. Forse si vota il 21 giugno insieme alle amministrative 18-04-2009
ROMA. Il referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno
insieme con il secondo turno delle elezioni amministrative. E' questo
l'orientamento che prevale in governo e maggioranza, che hanno affidato al
ministro dell'Interno Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E
dai primi colloqui sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che giovedì
sembrava quella preferita dal Pdl. Maroni, dopo una nuova riunione a Via del
Plebiscito con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il
leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il
sì al 21 giugno. Poi, ha sentito Dario Franceschini al quale, ha riferito lo
stesso leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o 21 giugno, senza fare
menzione del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha definito "una
vergogna" la rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha indicato la
data del 21 per ottenere il massimo risparmio. La telefonata ad Antonio Di
Pietro arriverà, ma il leader dell'Idv ha rifiutato in anticipo ogni dialogo:
no ad qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. La prossima
settimana sarà lo stesso titolare del Viminale a formulare ufficialmente una
proposta nella riunione del Consiglio dei ministri. Le mosse del governo sono
state decise nel corso della riunione, durata oltre due ore, con Berlusconi e
lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro, raccontando i presenti, in cui il
premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla materia sarebbe spettata
della Lega. Sul tavolo ufficialmente restavano due le strade percorribili: il
21 giugno con il mini accorpamento oppure il rinvio alla primavera del 2010. Ma
l'idea che già nel pomeriggio girava tra le fila del Pdl è che la data più
probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio, è il ragionamento che si
fa nel Popolo della Libertà, punta a chiudere il capitolo referendum con un
mini accorpamento piuttosto che subire per un anno la minaccia di una spada di
Damocle sulla testa. A complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione
popolare è la contrarietà del comitato referendario che, secondo la
Costituzione, rappresenta per questa materia "un potere dello Stato".
Sul piano giuridico precisa il presidente emerito della
Corte costituzionale Annibale
Marini il consenso dei referendari è "imprescindibile". Ma questo
vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che
appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è
che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le
forze politiche. Ecco perché l'ipotesi di un rinvio, sottolinea invece
il ministro della Difesa Ignazio La Russa può in realtà essere ancora
percorribile. Il governo dovrà emanare un decreto per derogare alla legge sul
referendum, che il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge; e non è
detto che le forze politiche non possano trovare una convergenza sul rinvio al
2010. Il titolare della Difesa chiede a Franceschini di uscire allo scoperto: "L'ipotesi
del rinvio c'è - assicura - Franceschini dica se lo vuole o no". Il
reggente del Pdl richiama poi anche Maroni: "Ha il compito di verificare
come la pensi l'opposizione in generale non solo tra 14 e 21 giugno".
Nonostante Umberto Bossi ci scherzi su - "Io non ho bisogno di mettere
Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per
cose del genere. A Berlusconi basta chiedere" - l'atmosfera resta tesa.
"Ho ribadito a Maroni che il Pd giudica una vergogna non aver scelto
l'election day - dice Franceschini - Essendo oggi l'ultimo giorno utile per
fissare quella data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce un
risparmio di risorse e cioé il 21 giugno". Una linea alla quale non accede
il comitato referendario, per il quale l'unica soluzione resta l'election day
del 6-7 giugno. "Tutte le altre ipotesi - dice Mario Segni - non hanno
giustificazione".
(
da "AmericaOggi Online"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Decreti
Legge. Napolitano scrive a Berlusconi: "Non si ledano le prerogative del
Capo dello Stato" 18-04-2009 ROMA. I decreti legge sono emendabili ma non
possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della
Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti
di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti
dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9
aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge 'incentivi', Giorgio
Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi,
al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma
che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente,
rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo
dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella
attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da
Napolitano. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata
diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto
un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la
missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva
con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al
quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo
dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi
ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano?
Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha
consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una
nota che ne illustra i contenuti. La lettera, spiega il Quirinale, era riferita
alla promulgazione del decreto legge 'incentivi', che prevede misure urgenti
per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile
"in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di
articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato" con il
consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è
stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del
Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul
fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare
"rigorosamente" i limiti previsti per i decreti, limiti
recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera,
Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere
promulgato, un decreto legge "notevolmente diverso da quello a suo tempo
emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia
che la Costituzione gli affida", per verificare la sussistenza dei
requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura
delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente
quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di
non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della
Costituzione.
(
da "AmericaOggi Online"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
richiamo di Napolitano sull'abuso dei "decreti omnibus". Lo stop del
Colle Di Alessio Panizzi 18-04-2009 Giorgio Napolitano rivolge un nuovo, fermo
richiamo a governo e Parlamento sull'uso dei decreti legge, secondo la lettera
dell'articolo 77 della Costituzione. Sottolinea che l'eccessivo ricorso alle
modifiche durante l'esame delle Camere "non consente" al capo dello
Stato "il pieno esercizio dei poteri di garanzia" che gli sono
affidati. Stop, dunque, ai decreti omnibus', che violano il principio dell'unitarietà
della materia; no a modifiche apportate durante l'iter parlamentare, quasi per
aggirare i presupposti di necessità e urgenza; basta con norme che aumentino
anche di molto le previsioni di spesa. In una parola, occorre rispettare in
pieno le prerogative che la Costituzione riconosce al capo dello Stato.
Napolitano lo scrive in una lettera al presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi, ai presidenti delle Camere Renato Schifani e Gianfranco Fini, al
ministro dell'Economia Giulio Tremonti. La data è il 9 aprile. Fa riferimento
specifico al decreto incentivi' approvato dal Parlamento il giorno prima, dopo
una doppia fiducia. E cresciuto a 26 articoli rispetto ai 9 iniziali e di oltre
un miliardo di euro nell'impegno di spesa, con l'aggiunta tra l'altro delle
norme del decreto sulle quote latte, poi lasciato decadere. Ma il presidente
sottolinea che non è la prima volta che ciò accade. I richiami del Quirinale,
infatti, negli 11 mesi dal giuramento del governo sono stati numerosi e hanno
segnato momenti di tensione anche molto acuta con il governo. I decreti varati
dall'esecutivo sono stati 36, 33 dei quali convertiti in legge, uno pendente e
due assorbiti da altri provvedimenti urgenti. Mentre le Camere hanno approvato
62 leggi, solo tre delle quali di iniziativa parlamentare. Ora Napolitano cita
gli esempi del passato soprattutto come monito per il futuro. E i prossimi
giorni saranno cruciali per il governo, che dovrà prendere decisioni delicate
su nuovi provvedimenti urgenti. Tre in particolare: il decreto per far fronte
all'emergenza terremoto in Abruzzo, con le norme e i fondi per la
ricostruzione; il decreto, tanto discusso con le Regioni ma anche con il Colle,
per far partire il pacchetto casa'; e il provvedimento urgente che il governo
potrebbe varare per fissare la data del referendum elettorale in un periodo
diverso da quello previsto dalla legge (15 aprile-15 giugno), e cioé o il 21
giugno prossimo o la primavera del 2010. Sul referendum, finora, il Colle è
rimasto alla finestra. Ma ha inviato segnali chiari sulla delicatezza della
materia e sulla necessità che qualsiasi decisione si intenda prendere sia
sostenuta da una base parlamentare sufficiente a non mettere in forse il rapido
via libera ad un eventuale decreto. Cosa succederebbe, infatti, se per una
qualsiasi ragione un provvedimento urgente con una diversa data per il
referendum non fosse convertito in legge? Proprio per questo, governo e
maggioranza vanno con i piedi di piombo. Dopo la frenata sul 21 giugno e
l'apertura all'ipotesi del rinvio alla prossima primavera, Pdl e Lega hanno
deciso di affidare al ministro dell'Interno Roberto Maroni il sondaggio
sull'atteggiamento delle opposizioni. Il tutto prima di formulare la proposta
di una data nel Consiglio dei ministri che si dovrebbe riunire a L'Aquila
giovedì prossimo. Ma, per ora, l'esecutivo sembra non trovare sponde, fatta
salva l'indicazione dell'Udc per svolgere "subito", come dice Pier
Ferdinando Casini, la consultazione referendaria. Antonio Di Pietro, infatti,
anticipa il no dell'Idv ad ogni data che non sia l'election day del 6-7 giugno.
Mentre il segretario del Pd Dario Franceschini prende tempo. Dai Democratici,
infatti, sono venute aperture all'ipotesi del rinvio (Vannino Chiti, Ermete
Realacci, Massimo D'Alema, che la considera "il male minore"), ma con
precise condizioni. Dall'impegno a varare in pochi mesi una nuova legge
elettorale fino alla richiesta di tenere comunque nel 2010 l'election day, unendo
referendum e elezioni regionali). Senza contare che non è un segreto come le
posizioni nel Pd, nel merito della richiesta referendaria, siano almeno tanto
diverse quanto lo sono quelle nel Pdl e tra Pdl e Lega. Il tutto è complicato
da un elemento in più: per spostare la data del referendum oltre il prossimo 15
giugno, ricorda il presidente emerito della Consulta Annibale Marini, è "indispensabile" l'assenso del Comitato promotore,
che è riconosciuto come potere dello Stato, in grado cioé di far ricorso alla
Corte Costituzionale. Una partita delicata che sarà giocata nei prossimi giorni
e dovrà tener conto degli alti e bassi del dialogo tra governo e Colle.
(alessio.panizzi@ansa.it)
(
da "Avvenire"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
AGORÀ
18-04-2009 Sondrio Mirabelli: nello Stato liberi tutti, pure la Chiesa DAL
NOSTRO INVIATO A SONDRIO ELIO MARAONE « Q ualcuno sembra voler dire, e
addirittura dice: 'Liberi tutti, tranne uno, ossia la Chiesa cattolica'. Ma io
replico: 'Questa non è laicità!'». Con questa battuta, che denuncia la deriva
laicista montante in ambienti politici (e non soltanto politici) italiani,
Cesare Mirabelli ha sigillato iersera la sua conferenza organizzata dalla Banca
Popolare di Sondrio e intitolata «Laicità dello Stato e libertà del magistero
ecclesiastico ». In effetti una laicità sana, autentica, non tentata di
laicismo, all'interno di uno Stato che non vuol essere «totale » (e tanto meno
totalitario) riconosce e promuove il principio di separazione, la distinzione
fra Stato e Chiesa, ma non per questo disconosce la realtà religiosa. Si
potrebbe aggiungere a questo riguardo osserva il presidente emerito della Corte
costituzionale e docente di Diritto ecclesiastico presso
l'Università Tor Vergata di Roma che essa ammette una sorta di «incompletezza
dello Stato» relativamente all'ambito spirituale e all'esercizio anche pratico,
anche molto concreto che da esso deriva, incoraggiando e comunque garantendo
una cooperazione fra le diverse realtà, sino alla più feconda sussidiarietà (si
pensi al campo dell'istruzione). Comunque, e sintetizziamo al massimo la
minuziosa e anche giuridicamente agguerrita esposizione di Mirabelli, in Italia
alla Chiesa è assicurata libertà, sia dal punto di vista costituzionale
(dalla Carta in primo luogo, ma anche dalle sentenze della Consulta), sia
attraverso il Concordato e la sua revisione del 1984, con limpido e innegabile
riferimento al principio della sovranità e indipendenza reciproca dello Stato e
della Chiesa Di conseguenza, la previsione (e la garanzia) della libertà del
magistero ecclesiastico è netta. Questo vuol dire che là dove vi sia un
giudizio che la Chiesa ritenga di dare, indirizzato alle coscienze per valutare
quanto accade o potrebbe accadere nella società, e specialmente su temi anche
scottanti, come si è visto di recente, temi sui quali esiste una discussione
etica, e che toccano aspetti fondamentali dell'uomo, ebbene, la Chiesa può
agire in esercizio di piena libertà. Tale libertà deriva come detto dal Concordato
e dalla giurisprudenza, nonché, e ancor prima, dalla libertà di manifestare il
proprio pensiero che a tutti è riconosciuta, e che non può essere una «libertà
limitata». Insomma, e per esempio, la separazione dei poteri non esclude che la
Chiesa possa insegnare la sua dottrina sociale, o dare il proprio giudizio
morale anche su argomenti che riguardano l'ordine politico. Ci sarebbe da
sorprendersi, nota Mirabelli, se lo Stato italiano, che assicura la libertà di
manifestazione del pensiero e dell'espressione, volesse limitare il magistero
della Chiesa. Potrebbe essere poi utile, a chi invoca la limitazione in nome
della «laicità», documentarsi su quanto, in direzione opposta, si muove in
altri Paesi. L'esempio più clamoroso viene dalla Francia, dove il presidente
Sarkozy, tra le linee fondanti della sua politica, ha indicato il rafforzamento
di una «laicità positiva», aperta al dialogo con il mondo religioso, e
specialmente tesa a mettere a frutto, nella complessa dinamica sociale, quanto
di positivo può venire dall'elemento religioso. Un'interessante e anche
sorprendente novità, se si ricorda che viene dal Paese tradizionalmente più
«laico » d'Europa (almeno a partire dalla Legge di separazione del 1905), e da quello che recentemente più di altri si era battuto perché
nella bozza di Accordo costituzionale dell'Unione non comparisse nemmeno un accenno alle radici
cristiane. L'ex presidente della Corte costituzionale: «Ci sarebbe davvero da sorprendersi se l'Italia volesse
limitare il magistero dei vescovi» Cesare Mirabelli
(
da "Gazzettino, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Napolitano:
basta con i decreti-omnibus Lo stravolgimento, a colpi di maxi-emendamenti, del
testo «autorizzato» dal Quirinale «lede i poteri del capo dello Stato» Sabato
18 Aprile 2009, I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere
materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha
autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria
necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla
Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile
scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge 'incentivi', ed averlo visto
stravolto in Parlamento a forza di maxiemendamenti, Giorgio Napolitano lo ha
scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro
dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma che Napolitano
ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al
governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la
lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral
suasion e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel
pomeriggio di ieri qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle
agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di
fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era
stata inviata. Interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad
ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano?
Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha
consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una
nota che ne illustra i contenuti. La lettera, spiega il Quirinale, era riferita
alla promulgazione del decreto legge 'incentivi', che prevede misure urgenti
per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in
un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli
rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del
presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita
la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non
ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli
emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per
i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte
Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in
particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto
legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente
l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli
affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità
e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte.
«Non si è mai visto che chi riceve una lettera poi la interpreti» si esime il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma i colonnelli del Pdl tengono botta:
«La via maestra per dare una risposta costruttiva ai problemi posti dal
presidente della Repubblica - spiega Cicchitto - è quella della riforma dei
regolamenti delle due Camere perché in caso diverso ci si trova davanti ad una
lentocrazia che viene inevitabilmente affrontata, da qualunque governo, con i
decreti e i voti di fiducia». Per Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al
Senato, «il richiamo che il Presidente della Repubblica, attraverso una
lettera, ha fatto al Governo al fine di limitare l'uso dei decreti omnibus è
quanto mai opportuno - annota Finocchiaro - perché tali decreti contengono e
nascondono spesso, in un sovrapporsi di provvedimenti molto diversi tra loro,
misure che richiederebbero una discussione parlamentare approfondita e
dedicata. Questi decreti impediscono, schiacciati tra l'urgenza
dell'approvazione e la confusione delle misure, una attenta analisi e finiscono
per essere strumenti nelle mani di un esecutivo che vuole far passare norme
che, singolarmente, sarebbero di più difficile approvazione».
(
da "Sicilia, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Operazione
Blasphemia Truffa aggravata in concorso udienza fissata per il 3 luglio Carenza
d'organico nelle Procure di Ragusa e Modica, intervento dell'Anm e delle Camere
penali. Quella di Modica intanto disapprova la posizione assunta dai colleghi
di Ragusa sulla protesta della sottosezione di Ragusa e Modica
dell'Associazione Nazionale Magistrati, che lamenta una "disparità di
vedute tra avvocati penalisti e Anm sulla separazione delle
carriere e sulla riforma del Csm". I penalisti modicani ritengono invece
che sia sbagliata e fuorviante la proposta dell'Anm, tendente ad abolire o
sospendere la norma dell'ordinamento giudiziario che impedisce ai magistrati di
prima nomina di assumere funzioni requirenti o monocratiche penali per coprire
i vuoti di organico nelle sedi disagiate. "E' una norma di buon
senso - dicono dalla Camera Penale di Modica - che va mantenuta come vanno
mantenuti i limiti al passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle inquirenti e
viceversa". La Camera penale di Ragusa ha dato la totale adesione alla
recente iniziativa tendente a sollecitare la copertura dei posti attualmente
vacanti presso le Procure di Ragusa e Modica."Il problema delle sedi
vacanti - replicano da Modica - deve essere affrontato in modo serio e
credibile a partire dall'ampliamento dell'organico della magistratura anche
attraverso forme di reclutamento laterale, al trasferimento d'ufficio dei
cosiddetti "magistrati ultradecennali", al recupero alle funzioni
giudiziarie di quei 280 magistrati collocati fuori ruolo". GI. BU.
(
da "Mattino, Il
(Salerno)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Tra le
questioni più spinose che saranno affrontate subito dal neo procuratore vi è
l'inchiesta dello scontro Salerno-Catanzaro seguita dagli allora sostituti procuratori Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani trasferiti dal
Csm proprio in seguito al conflitto creatosi con la procura di Catanzaro.
Franco Roberti ha assicurato che sarà questa una delle sue priorità: «Le
indagini saranno seguite personalmente da me e dai sostituti a cui le
delegherà». Nei prossimi giorni, dopo una riunione organizzativa con gli «aggiunti»
e i sosptituti procuratori, assegnerà anche il fascicolo del «caso De
Magistris» che ha assicurato seguirà personalmente.