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Report "Giustizia"  17-18 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Mafiosi liberi, il caso al Csm ( da "City" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il caso al Csm La prima commissione del Csm ha disposto per il 28 aprile prossimo le audizioni dei presidenti della Corte d'appello e del tribunale di Bari e del capo dell'ufficio gip-gup per approfondire le cause del mancato deposito della sentenza di primo grado per il maxiprocesso "Eclisse" da parte dell'allora gup Anna Rosa De Palo (

Boss scarcerati, si muove il Csm ( da "Corriere.it" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm «Convocati i magistrati di Bari» L'istruttoria sui 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga scarcerati per il mancato deposito della motivazione ROMA - Parte a tambur battente l'istruttoria del Csm sul caso dei 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga scarcerati per effetto del mancato deposito della motivazione della loro condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo,

Provincia sconfitta alla Consulta sull'anagrafe canina ( da "Trentino" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anagrafe canina Per la Corte le ordinanze governative sui microchip valgono anche qui TRENTO. La competenza sull'anagrafe canina è dello Stato e non della Provincia. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia di Trento contro l'ordinanza concernente "misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina"

di Antonio Loconte Le inchieste volute dal ministro della Gius... ( da "Leggo" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: "Non sono agnellini - ha detto il magistrato - e solitamente tornano a delinquere". Oggi è invece il giorno del vertice in Prefettura richiesto dal Sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. La prima Commissione del Csm, invece, ha già convocato il 28 aprile i vertici degli Uffici giudiziari baresi. (ass)

Bari, scontro sui mafiosi scarcerati: ( da "Cittadino, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: gip del tribunale della città è il giorno e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia.

scontro tra giudici e consiglio - mauro lissia ( da "Nuova Sardegna, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale: ci sarebbero sessanta giorni di tempo dal 4 marzo scorso, la data in cui la Procura ha notificato ai due gruppi consiliari l'ordine di esibizione dei documenti. Mentre sulla possibilità di consegnare alla magistratura gli atti e i documenti dei gruppi consiliari il legale affida alla «libera discrezionalità dell'

L'asilo politico a Battisti in Brasile sarà confermato ( da "Arena, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: estradizione RIO DE JANEIRO Il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro che il Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana) confermerà la legittimità della concessione dell'asilo politico all'ex terrorista rosso Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla differente da quello di tanti altri rifugiati in Brasile», ha detto Genro.

Chi sbaglia non paga ( da "Unita, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Domandina: quando tre pm di Salerno perquisirono la Procura di Catanzaro e il Riesame diede loro ragione, il Csm li cacciò su due piedi. Ora che due pm di Roma han perquisito Genchi e il Riesame ha dato loro torto, cosa pensa di fare il Csm? Per coerenza, non potrà che promuoverli.

Bari, scontro tra giudici sui mafiosi ( da "Adige, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm sentirà le diverse parti sulle scarcerazioni facili Bari, scontro tra giudici sui mafiosi BARI - È scontro sulle scarcerazioni dei 21 malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile i presidenti di Corte d'

la slovenia ogni anno caccia 70-100 orsi ( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dove la fauna è gestita in un modo che qui da noi neppure ci sogniamo e, invece di ipotizzare ospitalità di orsi sloveni, farebbe meglio a occuparsi della propria legge venatoria, sulla cui più che dubbia legittimità attendiamo il giudizio della Corte costituzionale. Marco Buzziolo Presidente del Circolo friulano cacciatori

Le inchieste del pm ( da "Tempo, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: inchiesta figurano inoltre alcune intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella e Saladino. Proprio Clemente Mastella ha chiesto il trasferimento di De Magistris ma il Csm lo ha rimandato a dicembre 2007. Alla fine sia il pm che i suoi collaboratori sono stati rimossi dall'inchiesta creando un caso nazionale.

La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro l'Ordinanza concernente ( da "Adige, L'>" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro l'Ordinanza concernente «misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina» emanata il 6 agosto 2008 La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro l'

Boss scarcerati a Bari: il Csm apre istruttoria ( da "Libertà" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il Csm apre istruttoria BARI - È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'

L'immigrazione fra paure e convivenza civile ( da "Secolo XIX, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: vicepresidente emerito della Corte Costituzionale), Giorgio "Getto" Viarengo (storico locale), Alessandra Ballerini (avvocato). Le conclusioni saranno a cura di Patrizia Avellani, segretario provinciale Cgil. «L'iniziativa - spiega Del Favero - ha lo scopo di offrire una migliore conoscenza sull'argomento dell'immigrazione, troppo spesso relegato come mera questione di ordine pubblico.

Scarcerazioni, guerra tra procura e gip ( da "Tempo, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'Appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia.

zaccaria e de siervo in difesa della costituzione ( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: vice presidente della Corte Costituzionale, parlare di Costituzione agli studenti delle scuole superiori nell'auditorium del Gramsci-Keynes. De Siervo ha raccontato, descritto e spiegato i fondamenti e i fini della Carta Costituzionale dai suoi albori ai giorni nostri, dallo Statuto Albertino all'articolo 1 del 1948.

Mirabelli ospite della Banca Popolare ( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: docente universitario e presidente emerito della Corte Costituzionale, terrà, presso la Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio, una conferenza sul tema «Laicità dello Stato e libertà del magistero ecclesiastico». Un altro illustre ospite per l'istituito di credito di piazza Garibaldi presieduto da Piero Melazzini e diretto da Alberto Pedranzini.

Canzio guiderà la Corte d'Appello ( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi A L'Aquila arriva l'ex pm reatino, attuale direttore del Massimario della Cassazione Canzio guiderà la Corte d'Appello La scelta del Csm "accelerata per necessità organizzative causate dal sisma"

Serviva un magistrato dalle riconosciute capacità organizzative e la scelta del Csm è cadu... ( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm è caduta su Giovanni Canzio, "reatino" d'adozione (è stato a piazza Bachelet per 17 anni) e attuale direttore del Massimario della Cassazione. Il giudice, che proprio lo scorso 4 aprile ha partecipato a Rieti alla presentazione del libro Storie di giustizia di Massimo Cavoli, è stato indicato all'unanimità dalla quinta sezione del Csm quale nuovo presidente della Corte di Appello

Mafiosi scarcerati, è scontro E il Csm convoca i magistrati ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è scontro E il Csm convoca i magistrati BARI, GIUSTIZIA LUMACA BARI Scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Procura e ufficio gip del tribunale pugliese si rimpallano le responsabilità in un intreccio di distinguo mentre il Csm ha aperto un'istruttoria e convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'

CANZIO PER LA PRESIDENZA DELLA CORTE D'APPELLO ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi CANZIO PER LA PRESIDENZA DELLA CORTE D'APPELLO Considerata una delle menti giuridiche più raffinate potrebbe essere nominato dal Csm già nelle prossime settimane

dal nostro inviato L'AQUILA - La lista dei testimoni eccellenti è pronta da... ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La quinta commissione del Csm lo ha proposto all'unanimità come più idoneo a ricoprire l'incarico di presidente della corte d'Appello dell'Aquila e il plenum del Consiglio potrebbe ratificare la nomina già nelle prossime settimane. Non solo: sempre in queste ore a Palazzo dei Marescialli si stanno preoccupando di rinforzare anche i tribunali di Teramo e Sulmona,

ROMA - Dopo il ministro Alfano anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di oltre 20 boss maf... ( da "Messaggero, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi ROMA - Dopo il ministro Alfano anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di oltre 20 boss mafiosi per il ritardo di un giudice barese nel deposito delle motivazioni della sentenza di condanna nei loro confronti.

Brogli all'esame da giudice? Alfano: candidati banditi ( da "Italia Oggi" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: esaminatrice proceda oltre nello svolgimento dei propri compiti istituzionali e che la 9ª commissione del Csm ha deliberato di archiviare la pratica poiché, dagli accertamenti effettuati, «è emerso che le prove si sono svolte senza anomalie suscettibili di incidere sulla effettiva regolarità dello stesso». Ma è evidente che i fatti accaduti non possono essere comunque dimenticati.

Fu promossa a pieni voti la Gup dei boss scarcerati ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: udienza plenaria del Csm del 15 gennaio scorso. In quella sede la De Palo, proprio sul scorta di un curriculum così brillante, venne designata alla presidenza del tribunale dei minorenni di Bari, scavalcando a maggioranza (13 voti su 25) gli altri due candidati, Domenico Blasco (giudice dei minori a Catanzaro) e Riccardo Greco ( consigliere in Corte d'

Campania, dissequestro per il gruppo Impregilo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: istruttoria del Csm sul caso dei pm, Noviello e Sirleo, titolari dell'inchiesta sui rifiuti,che secondo un documento approvato a larga maggioranza dai magistrati dell'ufficio e sottoscritto dallo stesso procuratore Giandomenico Lepore, sarebbero stati «denigrati» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai vertici di Impregilo durante la manifestazione per l'

Anomalie tra diritto e gettito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rimanderà di nuovo la causa alla Corte e il giro degli anni prima di una decisione potrà riprendere da capo. D'altronde la Corte costituzionale non può fare legislazione additiva, né può decidere se il caso può essere risolto con le norme sopravvenute, giudizio che spetta alle commissioni tributarie.

Per l'Irap maxi-test alla Consulta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sarà la Corte costituzionale. Il nuovo Irap-day, in realtà, si sdoppierà in due momenti. Il 7 e l'8 luglio prossimi sono state fissate le date, rispettivamente, per l'udienza pubblica e per la camera di consiglio nelle quali sarà avviata la discussione sulla legittimità del divieto di "scontare" la quota di Irap che grava su costo del lavoro e oneri finanziari dall'

Un'imposta sotto processo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fra le ordinanze di cui la Corte costituzionale avvierà l'esame a luglio è quella della Ctp di Genova del 12 febbraio 2004. Con argomentazioni sostanzialmente riprese nei successivi provvedimenti di rimessionei giudici tributari hanno ritenuto non infondata la possibilità che il divieto di deducibilità dell'Irap ai fini delle imposte sui redditi (

Boss liberi, lite in Procura ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm convoca i capi degli uffici BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi,

Mafiosi liberati: scatta il piano di sorveglianza ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: scatta il piano di sorveglianza Il Csm convoca i vertici giudiziari baresi Oggi il comitato per l'ordine pubblico Difficile l'ipotesi di aumento degli organici delle forze dell'ordine, occorrerà il massimo coordinamento BARI Sorveglianza strettissima h 24 dei presunti affiliati alla cosca Strisciuglio, rimessi in libertà da poche ore.

IL PROCURATORE ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Al Csm dovrebbe spettare una residuale competenza a valutare, in caso di denunciate disfunzioni soprattutto da parte degli utenti, se la complessiva gestione dell'ufficio da parte del singolo procuratore sia tale da determinare una situazione di incompatibilità ambientale e/o funzionale del medesimo e, oggi,

Fascicolo al Csm dopo le accuse del Pg ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intervista al «Corriere» Fascicolo al Csm dopo le accuse del Pg Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Il Csm ha aperto un'istruttoria dopo le accuse lanciate dal pg Vincenzo Galgano in un'intervista al «Corriere del Mezzogiorno» contro la «strumentalizzazione» del caso Lepore da parte di chi aveva interesse a «cercare visibilità».

Caso Pansa, il plenum slitta al 5 maggio ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: superiore della magistratura deve decidere se la decisione di stralciare le posizioni del prefetto di Napoli Alessandro Pansa e del capo della Protezione civile Guido Bertolaso fu appunto uno «stralcio» o (come sostiene la delibera della settima commissione del Csm) una «revoca implicita» del fascicolo ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che non condividevano tale decisione.

Il Csm: istruttoria sulle accuse del Pg ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: istruttoria della prima commissione del Csm viene definita da alcuni consiglieri «esplorativa», e finalizzata ad accertare se in Procura esista o meno una situazione di turbolenza. Comunque vada, l'obiettivo del Csm è quello di «compattare» l'ufficio (nel caso non lo fosse) o «aiutarlo a lavorare con serenità» (se invece non emergessero dissidi).

Boss liberi, a Bari è lite in Procura ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 1 I vertici convocati al Csm Boss liberi, a Bari è lite in Procura BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi,

Ministro Genro: asilo per Battisti ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Rio de Janeiro Il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro che il Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana) confermerà la legittimità della concessione dell'asilo politico all'ex terrorista rosso Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla differente da quello di tanti altri rifugiati in Brasile - ha detto Genro-.

Mafiosi liberi, scontro giudiziario ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione con la cronistoria dei fatti che sarà inviata agli ispettori del ministero della Giustizia.

Quei contratti già estinti ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: vedi sentenza numero 46 del 1959 della Corte Costituzionale); il calcolo dell'eventuale affrancazione si baserebbe sulla media del canone degli ultimi 10 anni; il Comune di Iglesias nel 1942 ha rinunciato ad diritto di livello togliendo la voce relativa dal bilancio. Infatti il contratto di livello è stato da tutti dimenticato, anche dall'amministrazione comunale di Iglesias.

Salerno, ecco Roberti Napoli, indaga il Csm ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: indaga il Csm Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Si è insediato ieri mattina il nuovo procuratore capo del tribunale di Salerno, Franco Roberti. «Lavoreremo di squadra», ha detto, «non siamo un potere ma siamo al servizio del cittadino ». Intanto, a Napoli, il Csm apre una inchiesta sugli scontri tra pm.

Le spine Seapark e Curia ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: trasferita a Latina per volontà del Csm dopo lo scontro con la procura di Catanzaro, ne aveva chiesto già il rinvio a giudizio. Il gip Vincenzo Di Florio deciderà tra una settimana. E il caso SeaPark che coinvolge sempre il sindaco, rinviato a giudizio lo scorso dicembre. Ancora in corso, invece, il processo che vede al banco degli imputati con l'accusa di associazione a delinquere,

Scarcerazioni a Bari Scontro fra Pm e Gip ( da "Giornale di Brescia" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: interno Scarcerazioni a Bari Scontro fra Pm e Gip Il Csm intanto ha aperto un'istruttoria BARIÈ scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'

scarcerazioni a bari: è scontro ( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è scontro Il Csm ha aperto un'istruttoria per conoscere la vicenda BARI. E' scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'

Hyundai's $50,000 Puzzle: How to Sell Luxury Car in U.S. Next to Compacts ( da "Bloomberg" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: an auto industry analyst for CSM Worldwide in Northville, Michigan. "It will take a while to build a capability on the retailing side." The risk in adding Equus in Hyundai's U.S. showrooms is repeating Volkswagen AG's experience with the Phaeton, introduced in 2003. Sales peaked at 1,939 in 2004 dropping to just 17 by 2007 as buyers balked at paying more than $

Daimler, Porsche CEOs Head to Shanghai as China Car Sales May Surpass U.S. ( da "Bloomberg" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM Worldwide Inc. slashed its U.S. auto sales forecast for this year to 9.7 million, compared with 13.2 million in 2008 and its initial 2009 forecast of 10.7 million vehicles. GM, whose U.S. sales plunged 49 percent in the first quarter, doubled its 2009 forecast for China's market growth as tax cuts and subsidies revived demand.

effetto sisma, torna il fascicolo del fabbricato ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche la Corte costituzionale ha duramente condannato l´imposizione di oneri economici gravosi a tutti i proprietari dei fabbricati e, quindi, anche a quelli di più modeste condizioni economiche», ha ammonito ieri in una nota. Tuttavia Corsini è tranquillo: «Sappiamo che può essere vista come una misura impopolare perché comporta costi non indifferenti,

strappo in procura, via all'istruttoria ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La prima commissione del Csm sentirà Lepore, Galgano e De Chiara Rinviato a dopo le audizioni il voto sullo stralcio della posizione di Pansa nel caso rifiuti Era stata aperta come "pratica a tutela" dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo e di tutti i magistrati chiamati in causa dalle dichiarazioni rese a margine della cerimonia di inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra.

L'Udc Per Bruxelles Casini tenta la carta Sgarbi ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: segretario regionale in Sicilia e responsabile dell'organizzazione nazionale. Tra i candidati anche il deputato ex Pd Pierluigi Mantini, il senatore Luca Marconi, vicesindaco di Recanati, Luciano Ciocchetti e il consigliere del Csm Ugo Bergamo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Scarcerazioni eccellenti, scontro Procura-gip ( da "Avvenire" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: da qualche mese promossa dal Csm alla presidenza del tribunale per i minorenni di Bari. Chi l'ha sentita riferisce che è avvilita, mortificata e stupita dal clamore suscitato dalla vicenda. Lei forse si aspettava le scarcerazioni e, forse anche per questo, nei mesi scorsi aveva cominciato a concedere ad alcuni condannati gli arresti domiciliari.

Caso Napoli, istruttoria del Csm ( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napoli Giustizia Caso Napoli, istruttoria del Csm Veleni in Procura, Palazzo dei Marescialli convoca Galgano, Lepore e De Chiara La Prima Commissione del Csm ha deciso di convocare per un'audizione il procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano, il procuratore capo Giovandomenico Lepore e l'aggiunto Aldo De Chiara.

Roberti:Salerno? E' un privilegio ( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm in seguito allo scontro con la procura generale di Catanzaro sulle indagini avocate all'ex pm Luigi De Magistris."Sono consapevole della gravità del compito, farò di tutto per essere all'altezza della situazione", ha aggiunto Roberti che, dopo aver incontrato per un saluto il presidente del Tribunale Luigi Mastrominico,

il csm ascolterà i procuratori galgano e lepore ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Pagina I - Napoli DEL PORTO A PAGINA IX Istruttoria sul caso Napoli Il Csm ascolterà i procuratori Galgano e Lepore SEGUE A PAGINA IX

farmci generici, lo stop del tar 'garantire le cure ai più poveri' - marco preve ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che limitava la rimborsabilità dei farmaci più cari ma che fu ritenuta illegittima dalla Corte Costituzionale. Contro la sentenza negativa Malesci presenterà appello al Consiglio di Stato. Nell´affrontare il caso, il Tar ritiene valida la valutazione scientifica operata dalla Regione Liguria poiché fatta da «un organo tecnico accreditato che si presume sia al corrente degli studi.

bio-testamento, primo sì in tribunale - franca selvatici ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dubita che quelle sul rifiuto di idratazione e alimentazione forzata possano valere nel caso in cui la legge sul testamento biologico entri in vigore così come approvata in Senato, che non le considera trattamenti sanitari rifiutabili. In tal caso sarà necessario riprendere la battaglia legale, forse fino alla Corte Costituzionale.

scontro fra procura e gip per i 21 boss scarcerati ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il Csm se ne occuperà il 28 Scontro fra procura e gip per i 21 boss scarcerati Dopo la scarcerazione dei 21 boss è polemica tra pm e giudice. La procura risponde all capo dell´ufficio gip: «Le strategie processuali sono di nostra competenza». Il Csm convoca i vertici del Palagiustizia per il 28.

boss liberi, guerra tra toghe il pm: "noi siamo in regola" - gabriella de matteis ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E il Csm convoca a fine mese i vertici del Palagiustizia La giustizia malata Stamattina è in programma il comitato per l´ordine e la sicurezza pubblica Il presidente del Tribunale, Vito Savino: "Questa è una sconfitta per tutti" Tutti riconoscono "è bravissima ma ha compiuto un errore di valutazione" GABRIELLA DE MATTEIS A Palazzo di Giustizia,

"un sistema al collasso" ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm ad accertarle - osserva Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva che più volte si occupa di temi di questo genere - A noi sembra che ci siano responsabilità collettive e che non tutti abbiano fatto la loro parte: come mai infatti ci è accorti che la sentenza non è stata depositata solo ad avvenuta scarcerazione dei malviventi

boss scarcerati a bari interviene il csm ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Cronaca Boss scarcerati a Bari interviene il Csm ROMA - Parte l´istruttoria del Csm sul caso dei 21 mafiosi e trafficanti di droga scarcerati per il mancato deposito della motivazione della loro condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo. La prima commmissione ha convocato per il 28 aprile prossimo i vertici degli uffici giudiziari baresi.

SI è INSEDIATO IERI IL NUOVO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA, FRANCO ROBERTI, GIà PROCURATORE... ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ha preso il posto di Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm in seguito allo scontro con la procura generale di Catanzaro sul caso De Magistris. Roberti ha giurato e nel suo discorso ha sottolineato: «Siamo un servizio per il cittadino, non un potere». BARONE A PAG. 31

LA PRIMA COMMISSIONE DEL CSM, CHE NELLE SCORSE SETTIMANE AVEVA GIà APERTO UN FASCICOLO SULLE AC... ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm, che nelle scorse settimane aveva già aperto un fascicolo sulle accuse «denigratorie» del premier Berlusconi e dei vertici di Impregilo durante la manifestazione per l'inaugurazione dell'inceneritore di Acerra - dopo che le toghe partenopee avevano chiesto tutela a Palazzo dei Marescialli - ha deciso di ascoltare i vertici degli uffici giudiziari napoletani anche per verificare

SI VOLTA PAGINA E L'UNANIMITà è LA STRADA PIù AGEVOLE . UNA SVO... ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: le azioni disciplinari del Csm, una ordinanza-decreto di oltre mille pagine confermata nella legittimità dal tribunale del Riesame salernitano e il sospetto di una frettolosità disciplinare del Csm che lascerà ancora strascichi nel contenzioso che Apicella, Nuzzi e Verasani produrranno per tentare di riavere l'onore della professionalità.

PIETRO TRECCAGNOLI DEVE DAR FONDO A TUTTO IL SUO SANGUE FREDDO, QUELLO CHE GLI VIENE DALLA LUNGA ... ( da "Mattino, Il (Caserta)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ulivo e ora componente laico del Csm, riesce a parlare e a ricordare Franco Ambrosio. «Sono stato il suo avvocato quando fu coinvolto nella Tangentopoli degli anni novanta» dice. «E ricordo una persona di grande dignità e cordialità, ma soprattutto molto determinato. Lo assistevo insieme al suo difensore storico, Massimo Rizzo».

LEANDRO DEL GAUDIO LA PRIMA COMMISSIONE DEL CSM VUOLE ASCOLTARE IL PROCURATORE GIOVANDOMENICO LEP... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: al Csm. Il testo - val la pena ricordare - è firmato da Lepore, che in un primo momento era stato al centro di perplessità dei pm per non aver replicato al premier al termine dell'inaugurazione di Acerra. Davanti al Csm, dunque, sfileranno tutti i protagonisti di un serrato confronto interno all'ufficio inquirente e al distretto di Corte d'

TENSIONE IN PROCURA, IL CSM CONVOCA LEPORE ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Aperta un'istruttoria dopo lo scontro sull'inchiesta ecoballe: saranno sentiti anche Galgano e De Chiara Tensione in Procura, il Csm convoca Lepore Il pg della Cassazione su Impregilo: va confermato il dissequestro di 750 milioni

Città: Rimborsi sulla depurazione Il Comune incontra i consumatori ( da "Sannio Online, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Sul punto la Corte Costituzionale si era espressa chiaramente con la sentenza n. 335/08 ? continua Luongo ? anche se in questi mesi numerose amministrazioni hanno fatto orecchie da mercante, tirando in ballo inesistenti prescrizioni quinquennali degli importi versati dai cittadini ed in alcuni casi l?

Troppe assenze, niente premio ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una sentenza della Corte costituzionale», aggiunge l'assessore regionale. E del resto «spiegatemi come sia possibile valutare una persona che sta a casa, per una ragione o per l'altra, più di otto mesi all'anno». Non si tratta di discriminare nessuno, spiega De Anna, ma «che un dipendente sia assente per maternità o per malattia,

Bari È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio... ( da "Gazzettino, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità,

SPINEA Un provvedimento abnorme Per Yesmin ricorso in Cassazione ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Inoltre la Corte Costituzionale ha riconosciuto che avrebbe avuto diritto ad un'interprete a spese dello Stato: durante le indagini il suo diritto alla difesa è stato violato - conclude il legale - L'interprete inizialmente nominato dai magistrati non era in grado, infatti, di tradurre correttamente le sue dichiarazioni».

QUIRINALE. RICHIAMO A GOVERNO E PARLAMENTO SUI DECRETI LEGGE ( da "AgoPress" del 17-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche alla luce del possibile sindacato che la Corte Costituzionale ha recentemente ritenuto di esercitare in relazione a decreti convertiti in legge. Si rilevava, in particolare, che con particolare riguardo alla verifica sia della sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza sia della correttezza della copertura delle nuove o maggiori spese,

Bugoloni diffamò sindaco e segretario ( da "Trentino" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dopo che la Corte Costituzionale ha respinto l'eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice unico Giuseppe Serao in tribunale a Tione, la vicenda è ritornata sui banchi del tribunale rendenese. Il giudice Serao ha stabilito che il reato riferito ai primi due ricorsi era estinto per prescrizione, ma non quello rilevato nel ricorso redatto da Bugoloni,

Referendum, Maroni media con il Pd ( da "Corriere.it" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ricevuta comunicazione delle sentenza della Corte Costituzionale - si legge infatti nell'articolo 34 della legge 352/1970 -, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno.

Referendum, Maroni negozia con Pd e Udc ( da "Giornale di Brescia" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: giuridico precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Marini il consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche.

Decreti, richiamo del Colle ( da "Giornale di Brescia" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale. Napolitano faceva notare che sottoporgli in extremis un dl «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte,

Lista Grillo, i magistrati difendono Materia ( da "Gazzetta di Reggio" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: un attacco a colui che ha ottenuto il maggior numero dei voti nel plenum del Csm. E' segno di una carriera sacrificata ai problemi della giustizia. Anzi - termina Piro - il fiore all'occhiello della sua carriera sono proprio gli anni passati alla Direzione distrettuale antimafia, alle prese ogni giorno con indagini pesantissime».

Dalle 9 in Cdc il convegno giuridico ( da "Giornale di Brescia" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: avvocato bresciano e oggi giudice della Corte Costituzionale. I lavori continueranno poi con le relazioni di Claudio Chiola (Università La Sapienza), Sergio Conti (Tar di Brescia; il tema assegnato è: la licenza sul porto d'armi), Carmela Aprea (Questura di Genova), Stefano Dragone (Procuratore della Repubblica al tribunale di Trento), Ugo Ruffolo (avvocato in Bologna)

[FIRMA]AMEDEO LA MATTINA ROMA La Lega vince la partita della data del referendum che, con ogni... ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ricorso alla Corte costituzionale. Rimane il fatto che Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa. Dunque, il Pd ha risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola il male minore. Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non avere scelto il 7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400 milioni e di costruire alloggi per 8-

La Lega vince ancora Si voterà il 21 giugno ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ricorso alla Corte costituzionale. Rimane il fatto che Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa. Dunque, il Pd ha risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola il male minore. Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non avere scelto il 7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400 milioni e di costruire alloggi per 8-

La missiva, spedita il 9 aprile, resa nota ieri: nel testo un monito ai limiti imposti dalla Costituzione alla materia ( da "Cittadino, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale.Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»,

Il referendum va verso il 21 giugno ma l'ipotesi rinvio non è tramontata ( da "Cittadino, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno.Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche.

Legge 40, le osservazioni del "Centro per la famiglia" ( da "Cittadino, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dopo il responso della Corte Costituzionale che ne ha sancito l'incostituzionalità di alcune parti In attesa che vengano pubblicate le motivazioni della sentenza, abbiamo interpellato gli esperti del Consultorio diocesano "Centro per la famiglia" di Lodi.Sulla legge 40 le questioni controverse sembrano essere il destino degli embrioni,

franceschini: il 21 giugno è il male minore ( da "Nuova Sardegna, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Con il rinvio di un anno potrebbe aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione.

Napolitano invita al rispetto della Costituzione ( da "Tempo, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»,

Referendum, Maroni consulta Franceschini ( da "Libertà" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioé una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla Costituzione». Vindice Lecis 18/04/2009

di ALBERTO SACCHETTI MASSA I L MINISTERO ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte dei Conti e la spunta. Ottiene arretrati per circa trentamila euro e una sentenza di illegittimità costituzionale dell'articolo 169 del Dpr 1092 del 1973 che viene modificato. La Suprema Corte, infatti, accogliendo la questione di legittimità costituzionale sollevata dall'avvocatessa Monaci, ha riconosciuto per i dipendenti il diritto ad ottenere la pensione privilegiata chiedendo

L'autotutela depotenziata dimentica l'equità tributaria ( da "Italia Oggi" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 264 del 23 luglio 1997 della Corte Costituzionale laddove, proprio risolvendo un caso analogo a quello trattato dalla Cassazione, ha espressamente evidenziato come «il potere attribuito all'Amministrazione finanziaria di verificare l'eventuale rilevanza fiscale del fatto penalmente accertato, ai fini dei conseguenti provvedimenti,

Notifica per posta, ampliata l'inammissibilità dell'appello ( da "Italia Oggi" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche in ossequio ai principi sanciti dalla Corte costituzionale con le sentenze 98/04 e 520/02) ha stabilito, mutando orientamento, che il principio per cui è causa d'inammissibilità dell'appello notificato per posta, non il mero difetto dell'attestazione di conformità, ma l'effettiva difformità tra l'atto depositato e quello spedito alla controparte,

Antifascismo e resistenza sotto traccia, in una terra che pure non fu risparmiata dall'occupazi... ( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: componente del Csm, a lungo deputato del Pci, tornato a Rieti a presiedere la Fondazione della Provincia destinata all'avvio di un Istituto di studi della Resistenza. Fondazione che certo arriva tardi, per i 65 anni che ci separano da quella stagione storica e per le poche settimane che restano a questa giunta provinciale.

Anche il giallista Douglas Preston era entrato nell'inchiesta sullo strano caso del dot... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di un fascicolo al Csm (che, comunque, non sarebbe competente per questo tipo di richieste) e che provocò anche un'alzata di scudi da parte della magistratura perugina. Il presidente del Tribunale Mario Villani chiese che le toghe perugine venissero tutelate dagli attacchi ricevuti dal "New York Times" sulle fughe di notizie che a detta del quotidiano ci sarebbero state nell'

Dubbi del Colle, rinvio più difficile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha sottolineato ieri il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini. Il Quirinale non vedrebbe inoltre di buon occhio il ricorso a un decreto legge per cambiare la data del referendum. Quanto al suo ruolo, Giorgio Napolitano ritiene un "atto dovuto" l'indizione della consultazione popolare ed è pronto ad adempiere a questo suo dirittodovere.

boss liberi, il giudice si difende ( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: si prepara a spiegare al Csm perché non è riuscita a depositare le motivazioni. Il presidente replica Boss liberi, il giudice si difende "Chiesi l´esonero ad aprile 2008". Savino: "è stata poco chiara" La difesa del gup Anna Rosa De Palo è affidata ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e cioè tre mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo "

boss liberi, il giudice aveva chiesto l'esonero - gabriella de matteis ( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ufficio e poi inviata al Csm: nessuna risposta GABRIELLA DE MATTEIS La difesa del gup Rosa Anna De Palo è affidata ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e cioè tre mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo "Eclissi" e nella quale aveva indicato la possibilità di un nuovo esonero.

mantovano: "controlleremo i delinquenti ma non possiamo avere poliziotti in più" - francesca savino ( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: gli accertamenti del ministero della Giustizia e del Csm facciano il loro corso. Nella riunione straordinaria convocata in Prefettura all´indomani della scarcerazione degli affiliati al clan Strisciuglio, il sottosegretario ha fatto il punto della situazione con il prefetto Carlo Schilardi, i vertici delle forze dell´ordine, il procuratore capo Emilio Marzano e Desirèe Digeronimo,

petruzzelli, guerra sui 125mila euro - giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di sospendere il ricorso e di inviare le carte alla Corte costituzionale perché valutasse la legittimità del decreto legge sull´esproprio. La Corte annullò l´esproprio, si ritornò a discutere del decreto ingiuntivo e il tribunale ordinò il pagamento della cifra. La Fondazione si è però opposta a quel provvedimento, sostenendo di non dover essere lei a pagare in quanto soggetto "

Il richiamo di Napolitano: Stop ai decreti omnibus ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sia Napolitano che la Corte costituzionale fecero la voce grossa, ma a distanza di un anno siamo da capo a dodici. L'8 aprile, infatti, è stato approvato dal Parlamento (per di più con un voto di fiducia) il decreto- incentivi emanato il 10 febbraio per sostenere i settori industriali in crisi, ma in una versione extra large,

UN PRESIDIO per dire "no" alla nomina di Italo Materia (foto... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: al momento ancora in stallo al Csm: oltre a Materia concorre il reggiano Giancarlo Tarquini). «LE QUESTIONI personali non devono avere rilevanza nella valutazione, la scelta avviene sempre in base all'interesse pubblico»: lo ha detto ieri il numero uno della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, a Bologna per un convegno.

Mantovano sui liberi ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: vi è un accertamento in corso da parte del ministro della Giustizia e del Csm, ciascuno svolge il proprio ruolo ». Dire, ha osservato, «ad un appartenente dell'ordine giudiziario giudicante: sbrigati a depositare la sentenza, suonerebbe vagamente come un'interferenza. Posso auspicarlo, ma è un auspicio che avrebbe dovuto già trovare un riscontro nei fatti».

Ritardi e cause, per De Palo carriera in pericolo Fucci: ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Le eventuali sanzioni comminate dal Csm di fronte a casi di particolari inadempienze o ritardi vanno da quelle minime che possono essere rappresentate dall'«ammonimento» alla «censura» fino alla massima della «destituzione dalle funzioni » (applicata nella famosa vicenda di Gela del 2008 per un caso analogo ma di fronte ad un ritardo di oltre sette anni) passando da quella della «>

Referendum, Maroni tratta con il Pd ( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma apprezza le dichiarazioni del presidente emerito della Corte costituzionale, Annibale Marini, che definisce «assolutamente legittimo» l'eventuale rinvio di un anno, «purché adottato con il consenso dell'opposizione e soprattutto del comitato promotore» e motivato «dall'attuale situazione emergenziale».

Napolitano, richiamo al Parlamento ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»,

Referendum, c'e l'ipotesi del rinvio ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini, il consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio.

ROMA - I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Came ( da "Adige, L'" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»,

Becali: Inchei mandatul la PE si gata, politica pentru mine nu mai exista ( da "Romania Libera" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM, am uitat de toate, sunt liber", a mai spus Becali. PRM a depus, in 7 aprilie, la BEC, listele pentru PE, pe primul loc aflandu-se Corneliu Vadim Tudor, urmat de Gigi Becali. Omul de afaceri Gigi Becali a fost eliberat sub control judiciar, instanta Tribunalului Bucuresti admitand, vineri, recursul acestuia fata de decizia Judecatoriei sectorului 1 de respingere a cererii in

Franceschini: il 21 giugno è il male minore ( da "Trentino" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Con il rinvio di un anno potrebbe aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione.

referendum, sul rinvio media maroni il 21 giugno, oppure tra un anno ( da "Messaggero Veneto, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Potrebbero sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioè una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla Costituzione». Nel dettaglio quali potrebbero essere gli argomenti dei referendari? «Anzitutto che la proroga non sarebbe dettata da ragioni tecnico-giuridiche ma da motivi squisitamente politici.

Referendum il 21 giugno, Maroni incassa il sì del Pd ( da "Secolo XIX, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale, non ha bisogno neppure del parere favorevole dei promotori. «Se il governo varasse un provvedimento che facesse slittare di 12 mesi il referendum, quella norma sarebbe di molto dubbia Costituzionalità? ha spiegato al Secolo XIX - Basterebbe una legge ordinaria, perchéè una legge ordinaria che stabilisce i meccanismi di voto in materia.

Referendum elettorale. Forse si vota il 21 giugno insieme alle amministrative ( da "AmericaOggi Online" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è "imprescindibile". Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche.

Decreti Legge. Napolitano scrive a Berlusconi: "Non si ledano le prerogative del Capo dello Stato" ( da "AmericaOggi Online" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge "notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida",

Il richiamo di Napolitano sull'abuso dei "decreti omnibus". Lo stop del Colle ( da "AmericaOggi Online" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è "indispensabile" l'assenso del Comitato promotore, che è riconosciuto come potere dello Stato, in grado cioé di far ricorso alla Corte Costituzionale. Una partita delicata che sarà giocata nei prossimi giorni e dovrà tener conto degli alti e bassi del dialogo tra governo e Colle. (alessio.panizzi@ansa.it)

Mirabelli: nello Stato liberi tutti, pure la Chiesa ( da "Avvenire" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e da quello che recentemente più di altri si era battuto perché nella bozza di Accordo costituzionale dell'Unione non comparisse nemmeno un accenno alle radici cristiane. L'ex presidente della Corte costituzionale: «Ci sarebbe davvero da sorprendersi se l'Italia volesse limitare il magistero dei vescovi» Cesare Mirabelli

Napolitano: basta con i decreti-omnibus ( da "Gazzettino, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»,

Truffa aggravata in concorsoudienza fissata per il 3 luglio ( da "Sicilia, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: penalisti e Anm sulla separazione delle carriere e sulla riforma del Csm". I penalisti modicani ritengono invece che sia sbagliata e fuorviante la proposta dell'Anm, tendente ad abolire o sospendere la norma dell'ordinamento giudiziario che impedisce ai magistrati di prima nomina di assumere funzioni requirenti o monocratiche penali per coprire i vuoti di organico nelle sedi disagiate.

TRA LE QUESTIONI PIù SPINOSE CHE SARANNO AFFRONTATE SUBITO DAL NEO PROCURATORE VI è L'INCH... ( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-04-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: procuratori Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani trasferiti dal Csm proprio in seguito al conflitto creatosi con la procura di Catanzaro. Franco Roberti ha assicurato che sarà questa una delle sue priorità: «Le indagini saranno seguite personalmente da me e dai sostituti a cui le delegherà». Nei prossimi giorni, dopo una riunione organizzativa con gli «aggiunti» e i sosptituti procuratori,


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Mafiosi liberi, il caso al Csm (sezione: Giustizia)

( da "City" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Mafiosi liberi, il caso al Csm La prima commissione del Csm ha disposto per il 28 aprile prossimo le audizioni dei presidenti della Corte d'appello e del tribunale di Bari e del capo dell'ufficio gip-gup per approfondire le cause del mancato deposito della sentenza di primo grado per il maxiprocesso "Eclisse" da parte dell'allora gup Anna Rosa De Palo (oggi alla guida del tribunale dei minorenni), che ha avuto come conseguenza decine di scarcerazioni di presunti boss e narcotrafficanti. La Commissione, che già mercoledì con il suo presidente Ugo Bergamo aveva chiesto l'apertura di un fascicolo sulla vicenda, avvierà così un'istruttoria per chiarire le ragioni di questo ritardo. Inchiesta anche del ministero. 17 aprile 2009

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Boss scarcerati, si muove il Csm (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

saranno ascoltati i presidenti della Corte d'appello, del tribunale e della sezione gip-gup Boss scarcerati, si muove il Csm «Convocati i magistrati di Bari» L'istruttoria sui 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga scarcerati per il mancato deposito della motivazione ROMA - Parte a tambur battente l'istruttoria del Csm sul caso dei 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga scarcerati per effetto del mancato deposito della motivazione della loro condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo, attualmente presidente del tribunale per i minorenni. LA CONVOCAZIONE - La Prima Commmissione di palazzo dei Marescialli, presieduta dal laico dell'Udc Ugo Bergamo, ha convocato per il 28 aprile prossimo i vertici degli uffici giudiziari baresi. In particolare, saranno ascoltati i presidenti della Corte d'appello, del tribunale e della sezione gip-gup, alla quale apparteneva il magistrato quando pronunciò la sentenza. Del caso si sta interessando anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano che mercoledì ha ordinato un'ispezione. DDA - Intanto la Dda di Bari precisa che non ha alcun elemento per poter riarrestare i 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga del clan Strisciuglio scarcerati mercoledì perché il giudice che il 16 gennaio 2008 li ha condannati non è riuscito finora a depositare le motivazioni della sentenza di primo grado a carico di 160 imputati, 150 dei quali condannati. I primi 21 scarcerati erano infatti detenuti dal 23 gennaio 2006, assieme agli altri 30 condannati che saranno scarcerati nell'ottobre prossimo. Negli ultimi tempi le indagini della procura antimafia - a quanto è dato sapere - hanno riguardato i nuovi affiliati al clan mafioso, ritenuto il più pericoloso ed agguerrito di Bari che può contare su circa 300 «arruolati», tra uomini, donne e ragazzini. In procura c'è incredulità mista a rassegnazione per le scarcerazioni perché - viene fatto notare - gli 80 faldoni del maxiprocesso erano informatizzati con collegamento ipertestuale ai singoli atti di indagine. Fatti questi che non sono bastati al gup Rosa Anna De Paolo, ora presidente del Tribunale per i minorenni di Bari, a depositare la sentenza nei termini previsti dalla legge. stampa |

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Provincia sconfitta alla Consulta sull'anagrafe canina (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Provincia sconfitta alla Consulta sull'anagrafe canina Per la Corte le ordinanze governative sui microchip valgono anche qui TRENTO. La competenza sull'anagrafe canina è dello Stato e non della Provincia. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia di Trento contro l'ordinanza concernente "misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina" emanata il 6 agosto 2008 dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini che esprime "grandissima soddisfazione per il pronunciamento sull'ordinanza volta a implementare l'anagrafe canina, obbligo di apposizione del microchip a tutti i cani ed altre norme di tutela degli stessi. Il ricorso a suo tempo intentato dalla Provincia autonoma di Trento - prosegue Martini in una nota - è stato coerentemente rigettato. Sperperare denaro pubblico per fermare un importante passo avanti di civiltà per il nostro Paese non credo sia ciò che si attendono i cittadini italiani e tanto meno i milioni di proprietari di animali d'affezione, che fortunatamente sono in numero sempre crescente in Italia. Il randagismo si combatte anche e soprattutto attraverso la possibilità d'identificazione dell'animale e attraverso norme che permettano una vera assunzione di responsabilità da parte dei proprietari. Queste, assieme ad altre disposizioni di legge, sono quindi pronte per venire inserite in un disegno di legge organico". In realtà, però, la Provincia aveva impugnato l'ordinanza solo per ribadire che in materia di randagismo ha competenza primaria.

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di Antonio Loconte Le inchieste volute dal ministro della Gius... (sezione: Giustizia)

( da "Leggo" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

di Antonio Loconte Le inchieste volute dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e del Consiglio Superiore della Magistratura sono già partite, ma il giorno dopo le 21 scarcerazioni di presunti mafiosi per il mancato deposito della motivazione della condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo, è soprattutto quello dello scontro a muso duro tra magistrati inquirenti e giudicanti. Ognuno si difende passando al contrattacco. "Il compito della procura è raccogliere prove e sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi". Così il coordinatore della Dda di Bari, il procuratore aggiunto Marco Dinapoli, replica al presidente della sezione gip-gup del capoluogo, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio, che vengono poi gestiti da un solo giudice con il rito abbreviato. "La situazione è sotto gli occhi di tutti" ha commentato laconicamente Vito Savino, il presidente del Tribunale, al quale è già stata consegnata la cronistoria della vicenda. "E' un sistema al collasso che non conviene a nessuno, non agli operatori giudiziari né tantomeno ai cittadini", tuona intanto Cittadinanzaattiva. "A noi - scrive l'associazione in una nota - sembra che ci siano responsabilità collettive e che non tutti abbiano fatto la loro parte: come mai infatti ci è accorti che la sentenza non è stata depositata solo ad avvenuta scarcerazione dei malviventi?". Il punto è proprio questo. Si tratta di malviventi particolarmente pericolosi. A confermarlo è stato lo stesso Dinapoli. "Non sono agnellini - ha detto il magistrato - e solitamente tornano a delinquere". Oggi è invece il giorno del vertice in Prefettura richiesto dal Sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. La prima Commissione del Csm, invece, ha già convocato il 28 aprile i vertici degli Uffici giudiziari baresi. (ass)

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Bari, scontro sui mafiosi scarcerati: (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Bari, scontro sui mafiosi scarcerati: «Impossibile reggere i maxiprocessi» BARI Scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia.I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, dall'altroieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci anni di reclusione, lascerà il carcere a ottobre. Il primo a replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è il coordinatore della Dda, Marco Dinapoli, che spiega ai cronisti che «il compito della procura è di raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se delinquono in tanti - afferma il procuratore aggiunto Dinapoli - non è colpa nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire queste situazioni». Perché accade tutto ciò? «Perché c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. È l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere». Rompe il silenzio anche il pubblico ministero della procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio, Desiré Digeronimo, che sottolinea che «la Dda ha concluso il maxiprocesso nel rispetto dei termini. E che eventuali problemi di altri uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale e concludere i processi».Roberto Buonavoglia

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scontro tra giudici e consiglio - mauro lissia (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

L'inchiesta della Procura sulle risorse del «parlamento sardo» destinate ai gruppi politici Scontro tra giudici e Consiglio I legali della presidenza: «Nessuno può controllare quelle spese» IL CASO Poteri a confronto nell'assemblea MAURO LISSIA CAGLIARI. Ci sono le prove: i soldi assegnati dalla presidenza ad almeno due gruppi consiliari costituiti nella passata legislatura finivano direttamente nei conti correnti personali di alcuni consiglieri regionali. La Procura ha in mano i rendiconti bancari coi numeri degli assegni staccati e i nomi dei destinatari, che li hanno regolarmente portati all'incasso. Questo non dimostra che quei soldi siano stati usati per spese personali. E' certo però che l'inchiesta giudiziaria nata dagli esposti della funzionaria Ornella Piredda, dopo la fase delle acquisizioni documentali - finora limitate al gruppo misto e al gruppo 'Insieme per la Sardegna' - ripartirà proprio da questi interrogativi: chi ha preso gli extra e perchè. Con un problema di fondo, sul quale sta per aprirsi una controversia istituzionale tra la magistratura e i massimi organi del Consiglio regionale: la Procura è convinta che i cinque milioni e 700 mila euro stanziati ogni anno dalla presidenza dell'assemblea regionale siano destinati all'attività dei gruppi politici e non a quella privata dei consiglieri o dei partiti. La presidenza del Consiglio, sulla base di un parere del servizio legale firmato dall'avvocato Giampaolo Falchi - una copia è stata consegnata dall'ex presidente Giacomo Spissu al procuratore capo Mauro Mura - non entra nel merito ma in un paragrafo intitolato 'immunità penale consiliare' afferma senza mezzi termini che le decisioni dell'assemblea legislativa regionale sono insindacabili. Come dire che la Procura non avrebbe alcun titolo a interferire sulle scelte della presidenza e di riflesso su quelle dei gruppi, che ne sono un'emanazione. Non solo: secondo l'avvocato Falchi i consiglieri regionali godrebbero di un'immunità pari a quella riconosciuta ai parlamentari. Che li metterebbe al riparo da qualsiasi intrusione da parte della magistratura ordinaria e contabile. Sulla libertà di spendere a proprio piacimento le risorse finanziarie poi, la posizione del servizio legale è categorica: «La libertà delle determinazioni di spesa del gruppo consiliare è presidio certo dell'autonomia e della libertà d'azione di questa articolazione interna dell'assemblea legislativa, sindacabile quanto alla sola resocontazione esclusivamente dagli organi consiliari di autogoverno, quindi dall'ufficio di presidenza». Nessuno insomma - secondo l'avvocato Falchi - potrebbe mettere il becco sui conti dei gruppi, neppure se venisse accertato che i soldi finiscono nelle tasche dei consiglieri. I soli giudici abilitati a valutare l'operato dei consiglieri - secondo il legale - sarebbero dunque gli elettori, perchè se la Procura potesse interferire sulle scelte dei consiglieri regionali «si determinerebbe una situazione - scrive l'avvocato Falchi - che vedrebbe l'autorità giudiziaria arbitra dell'attività legislativa, col suo supposto potere di stabilire la liceità del comportamento del consigliere e pertanto di influire surrettiziamente sulla volontà dell'assemblea legislativa e dei suoi organi interni e di autogoverno». Nessun controllo quindi sarebbe ammesso, neppure sulla legalità delle decisioni assunte dai consiglieri. Liberi di agire, all'interno dell'attività istituzionale, anche al di fuori dai limiti imposti dal codice penale. In chiusura del suo parere l'avvocato Falchi propone alla presidenza del Consiglio regionale di sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale: ci sarebbero sessanta giorni di tempo dal 4 marzo scorso, la data in cui la Procura ha notificato ai due gruppi consiliari l'ordine di esibizione dei documenti. Mentre sulla possibilità di consegnare alla magistratura gli atti e i documenti dei gruppi consiliari il legale affida alla «libera discrezionalità dell'organo di autogoverno» la scelta di «trasmettere per mera collaborazione istituzionale la documentazione in esame all'autorità richiedente». Atti e documenti sono stati peraltro consegnati immediatamente ai carabinieri incaricati dalla Procura e sono oggi all'esame del sostituto procuratore Marco Cocco, titolare dell'inchiesta giudiziaria per abuso d'ufficio, attualmente contro ignoti.

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L'asilo politico a Battisti in Brasile sarà confermato (sezione: Giustizia)

( da "Arena, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 6 L'EX TERRORISTA. Il ministro della Giustizia sul ritardo della sentenza «L'asilo politico a Battisti in Brasile sarà confermato» Genro: «Caso semplice, simile ad altri rifugiati» Gli risponde La Russa ottimista sull'estradizione RIO DE JANEIRO Il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro che il Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana) confermerà la legittimità della concessione dell'asilo politico all'ex terrorista rosso Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla differente da quello di tanti altri rifugiati in Brasile», ha detto Genro. «La mia decisione si è basata su casi analoghi e sulla legislazione brasiliana che è un modello riconosciuto a livello internazionale, dall'Unchr (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), per esempio». «Nel mio parere» ha detto ancora il ministro, «non ho mai criticato lo Stato di diritto italiano. Seppure ci sono state critiche e dichiarazioni di Roma contro la mia posizione, bisogna sottolineare anche che in questi mesi ho ricevuto un immenso appoggio internazionale da parte di intellettuali, politici e legali, non solo brasiliani ma anche di altre parti del mondo». Genro ha affermato che la lungaggine del Stf nell'emettere la sentenza sul caso è «positiva», «mostra con che livello di serietà analizza queste questioni». «È importante capire - ha detto Genro - che nel Stf vi è sempere un incontro tra politica e diritto. Sul caso Battisti c'è non solo una specie di conflitto tra i due aspetti, ma anche la sovranità brasiliana nel dirimere casi complessi secondo la propria legislazione». «Conto molto sulla decisione autonoma del Brasile che consentirà all'Italia di avere nelle patrie galere il terrorista Battisti per l'uccisione di numerose persone. Nessuno si illuda che dimenticheremo», ha commentato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.  

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Chi sbaglia non paga (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Chi sbaglia non paga Gioacchino Genchi, additato dal Copasir, da politici di destra e sinistra e dalla stampa al seguito come un mostro che spia tutto e tutti e dunque «merita l'arresto» (Gasparri), «ha agito correttamente» senza violare alcuna legge. Lo scrive il Riesame di Roma, presieduto da Francesco Taurisano, nelle motivazioni all'annullamento dei sequestri dei computer di Genchi, disposti dai procuratori Toro e Rossi ed eseguiti dal Ros. Di più: i giudici demoliscono pure le fantasiose accuse mosse a suo carico (abuso d'ufficio, accesso abusivo a sistema informatico, violazione dell'immunità parlamentare e del segreto di Stato). Genchi «non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati all'acquisizione dei tabulati» (Mastella & C.): «agiva di volta in volta in forza del decreto autorizzatorio del pm De Magistris, comunicandogli ogni...coinvolgimento di membri del Parlamento intestatari delle utenze». L'accesso all'anagrafe dell'Agenzia delle Entrate «non ha arrecato nocumento» ad alcuno. Quanto ai tabulati di uomini dei servizi segreti, «non è dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato», ma soprattutto «il tribunale non rinviene la norma di legge» che vieterebbe di acquisire i tabulati di uno 007: «Genchi agì nell'esercizio delle sue funzioni di ausiliario del pm De Magistris». Domandina: quando tre pm di Salerno perquisirono la Procura di Catanzaro e il Riesame diede loro ragione, il Csm li cacciò su due piedi. Ora che due pm di Roma han perquisito Genchi e il Riesame ha dato loro torto, cosa pensa di fare il Csm? Per coerenza, non potrà che promuoverli.

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Bari, scontro tra giudici sui mafiosi (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Csm sentirà le diverse parti sulle scarcerazioni facili Bari, scontro tra giudici sui mafiosi BARI - È scontro sulle scarcerazioni dei 21 malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero di Giustizia. Il processo a carico degli Strisciuglio ha portato a 150 condanne e, da mercoledì, alla scarcerazione di 21 mafiosi solo perchè il gup che li ha giudicati, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza. 17/04/2009

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la slovenia ogni anno caccia 70-100 orsi (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 19 - Udine La Slovenia ogni anno caccia 70-100 orsi Il caso Mi meraviglio sempre per il modo con cui in Italia si parla di gestione della fauna. La questione della caccia agli orsi in Slovenia - come anni fa con l'assurdo tormentone dei caprioli piemontesi - è affrontata in modo del tutto sbagliato. Il problema non è, infatti, se prendere gli orsi, i caprioli o qualsiasi altra specie selvatica, bensì se la caccia sia un'attività lecita o meno. Siccome la generalità dei paesi del mondo considera questa attività lecita e praticabile e altrettanto avviene in Italia, dove la stragrande maggioranza dei cittadini, in occasione dei tanti referendum abolizionisti che si sono tenuti, è rimasta a casa manifestando quello che i giuristi considerano "un no rafforzato", è evidente che a caccia si può andare. Ergo, se cacciare è lecito, bisogna prelevare, nelle percentuali corrette, le specie la cui consistenza consente il prelievo e proteggere quelle che, invece, esigono tutela. La Slovenia non caccia quest'anno 75 orsi: lo fa ogni anno da sempre e anzi il prelievo, a seconda della consistenza stimata coi censimenti, va da 70 a 100 orsi all'anno. L'orso viene regolarmente cacciato in Croazia, in Serbia, in Montenegro, in Kosovo, in Bulgaria, in Romania, in Bielorussia, in Russia, in Canada, negli Stati Uniti e in un sacco di altri paesi dove gli orsi abbondano, senza che la stampa nostrana mostri di meravigliarsene. La Slovenia, in rapporto alla superficie, è il luogo più "orsoso" del mondo e se, consentendo la caccia a 75 esemplari, quella ben governata nuova repubblica europea preleva poco più del 10% della popolazione, ciò significa che il prossimo anno di orsi ne avrà sempre circa 700. Mantenendo dunque stabile la popolazione ursina. Del tutto ridicolo pensare di "salvare" gli orsi ospitandoli nel Tarvisano: ci sono già, in numero proporzionato alle risorse di cibo e alla superficie non antropizzata disponibile. Se anche ne venissero trasportati altri, come si può pensare che se ne rimangano lì dove vogliamo noi e non dove vogliono loro? La Regione Friuli Venezia Giulia che, clamoroso esempio negativo in Italia, consente ancor oggi la nefasta caccia agli ungulati con il segugio, dovrebbe prendere esempio dalla Slovenia, dove la fauna è gestita in un modo che qui da noi neppure ci sogniamo e, invece di ipotizzare ospitalità di orsi sloveni, farebbe meglio a occuparsi della propria legge venatoria, sulla cui più che dubbia legittimità attendiamo il giudizio della Corte costituzionale. Marco Buzziolo Presidente del Circolo friulano cacciatori

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Le inchieste del pm (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Poseidon e Why Not Le inchieste «contestate» del pm Luigi De Magistris è balzato agli onori delle cronache per due inchieste: Poseidon e Why Not. Poseidon È un'indagine iniziata nel maggio 2005 per un presunto uso illecito di denaro pubblico legato agli aiuti comunitari per 200 milioni di euro. Nel mirino del pm la gestione dei finanziamenti nella depurazione. Nell'inchiesta vengono coinvolti, tra gli altri, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, l'ex presidente della Giunta regionale della Calabria Giuseppe Chiaravalloti, l'ex assessore regionale all'Ambiente Domenico Basile (uno degli uomini di punta di An in Calabria), il generale della guardia di Finanza Walter Cretella-Lombardo, consigliere di Franco Frattini quando era vicepresidente dell'Unione europea e commissario europeo alla Giustizia. L'inchiesta è stata tolta a De Magistris dal procuratore Mariano Lombardi per presunte irregolarità procedurali. Why Not Prende nome da una società di lavoro interinale la cui attività rappresenta uno dei filoni principali dell'indagine. L'inchiesta ruota anche attorno a presunti contatti tra Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere Calabria, e l'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Negli atti dell'inchiesta figurano inoltre alcune intercettazioni telefoniche riguardanti colloqui tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella e Saladino. Proprio Clemente Mastella ha chiesto il trasferimento di De Magistris ma il Csm lo ha rimandato a dicembre 2007. Alla fine sia il pm che i suoi collaboratori sono stati rimossi dall'inchiesta creando un caso nazionale.

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La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro l'Ordinanza concernente (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'>" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro l'Ordinanza concernente «misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina» emanata il 6 agosto 2008 La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso intentato dalla Provincia autonoma di Trento contro l'Ordinanza concernente «misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina» emanata il 6 agosto 2008. Lo rende noto attraverso un comunicato il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, esprimendo «grandissima soddisfazione per il pronunciamento sull'ordinanza volta a implementare l'anagrafe canina, obbligo di apposizione del microchip a tutti i cani ed altre norme di tutela degli stessi.». «Sperperare denaro pubblico per fermare un importante passo avanti di civiltà per il nostro Paese non credo sia ciò che si attendono i cittadini italiani» afferma Martini, polemizzando con la decisione della provincia di presentare il ricorso. 17/04/2009

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Boss scarcerati a Bari: il Csm apre istruttoria (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Boss scarcerati a Bari: il Csm apre istruttoria BARI - È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che mercoledì aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perchè il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. 17/04/2009

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L'immigrazione fra paure e convivenza civile (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

L'immigrazione fra paure e convivenza civile il convegno di chiavari sestri levante. La vicenda legata al campo sportivo Paolo Sterza, meglio conosciuto come Sivori B, si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo i tifosi, che un mese fa hanno promosso e presentato una petizione sottoscritta da circa 850 persone, a muoversi per scongiurare la sparizione dell'impianto ora è direttamente la società Sestri Levante. La storia che riguarda lo Sterza è nota: il campo in terra battuta adiacente al Giuseppe Sivori, utilizzato principalmente dalle squadre giovanili dell'Unione, è destinato a sparire per essere trasformato in un'area a verde pubblico, nell'ambito di un progetto che prevede, tra l'altro, la costruzione di 53 abitazioni nel piazzale dietro la chiesa di San Paolo di Pila e la ristrutturazione della parrocchia stessa. E alla sparizione dello Sterza, dopo i tifosi, si oppone il Sestri in una nota firmata dal presidente Mario Arioni. «Lette le dichiarazioni del sindaco Lavarello - si legge nella nota - che antepone interessi diversi, ma particolari, agli interessi diffusi che l'Usd Sestri Levante da 90 anni rappresenta nella città, dimenticando l'alta valenza del calcio giovanile, la società ribadisce ancora una volta l'assoluta necessità del mantenimento dello Sterza». Per la prima volta il Sestri prende una posizione molto ferma e decisa anche se Arioni, mostra un minimo di apertura. «Il Sestri Levante - spiega il presidente del club rossoblù? non vuole il muro contro muro con l'amministrazione comunale. Da parte nostra c'è la massima disponibilità a vagliare altre ipotesi alternative allo Sterza. Il nostro settore giovanile, i nostri ragazzi non possono perdere uno spazio fondamentale per la nostra attività, che non è soltanto sportiva, ma anche di carattere sociale, qual è oggi lo Sterza. Già siamo costretti a dover cercare spazio a Casarza Ligure e all'Andersen per soddisfare le nostre necessità, perdere anche uno spazio prezioso come lo Sterza sarebbe un ulteriore colpo». «Con il Sestri calcio abbiamo firmato un'intesa mesi fa: il campo Sterza rimane a loro uso fino alla fine di maggio». Il sindaco, Andrea Lavarello, ribadisce i termini dell'accordo in una dichiarazione che non ammette ripensamenti né passi indietro. La conversione del campo Sterza a zona di verde pubblico è funzionale alla realizzazione del complesso abitativo che darà alloggio a 52 famiglie. «Come previsto dal Piano del verde stilato dalla Provincia - continua il sindaco - insieme agli alloggi per prima casa bisogna predisporre un parco a uso del quartiere. Non c'è nessun interesse privato, i residenti della zona chiedono un'area verde da tempo immemorabile e insistere sulla questione dello Sterza significa anteporre il calcio alle esigenze di coloro che chiedono la prima casa di proprietà». Al Sestri calcio l'amministrazione sestrese aveva concesso una proroga di un anno per l'utilizzo del campo fino al 31 maggio e una postilla specificava che l'attività sportiva sarebbe cessata con l'inizio dei lavori di costruzione delle palazzine. «Sono meravigliato che la polemica sullo Sterza continui - aggiunge l'assessore allo Sport, Enrico Pozzo - visto che da mesi stiamo lavorando con il presidente Arioni per unificare le società calcistiche di Sestri e Riva e farne un'unica polisportiva. La città ha un numero adeguato di impianti sportivi, soprattutto per il calcio, e fondere le società permetterebbe un utilizzo migliore e più razionale dei campi». domenico marchigiani sara olivieri .x/17/0904 Il presidente Arioni chiede una soluzione alternativa. Il sindaco: lì sorgeranno alloggi per la prima casa e un parco a uso della zona .x/17/0904 CHIAVARI. "Immigrazione: dalle paure alla convivenza civile". È il tema del convegno promosso da Cgil per domani, dalle 10, all'auditorium San Francesco di Chiavari. Sarà un approfondimento e una riflessione sul fenomeno immigratorio al quale interverranno Armando Firpo (segretario territoriale Cgil), Domenico Del Favero (membro della Camera del lavoro Tigullio-golfo Paradiso), Fernanda Contri (vicepresidente emerito della Corte Costituzionale), Giorgio "Getto" Viarengo (storico locale), Alessandra Ballerini (avvocato). Le conclusioni saranno a cura di Patrizia Avellani, segretario provinciale Cgil. «L'iniziativa - spiega Del Favero - ha lo scopo di offrire una migliore conoscenza sull'argomento dell'immigrazione, troppo spesso relegato come mera questione di ordine pubblico. Atteggiamento che alimenta timori e paure. Nell'ambito dell'incontro verranno richiamati i nostri valori e principi costituzionali in relazione ai temi trattati. Verrà inoltre rappresentato con riferimenti storici anche del nostro territorio, il triste periodo delle leggi razziali nel nostro Paese. Saranno offerte - prosegue - analisi sul contraddittorio panorama legislativo sull'immigrazione attualmente in vigore». Per sfatare i luoghi comuni, Cgil ha coinvolto le scuole e la Asl 4 chiavarese. «Il numero di immigrati nel nostro Paese è stimabile tra i 3,8 e i 4 milioni, con una quota del 6,7 per cento, dato medio-alto rispetto alla media europea - aggiunge Del Favero, snocciolando dati nazionali - Il saldo demografico nel nostro Paese è positivo da alcuni anni grazie agli arrivi di immigrati e alle nascite di stranieri». I matrimoni misti sono uno su dieci (dati 2006, 24.020 su 245.992), il tasso di attività degli immigrati è del 73,2 per cento (88 per cento per i maschi), superiore di 12 punti sugli italiani. «Il tasso di disoccupazione è dell'8,3 per cento, che sale a 12,7 per cento per le femmine, superiore di 2 punti sugli italiani - dice il sindacalista - L'incidenza degli infortuni è superiore tra i lavoratori immigrati rispetto agli italiani. Dato condizionato dalla maggiore precarietà esistente tra i lavoratori immigrati. La crescita occupazionale (rispetto ai dati del 2007) conta 234.000 unità e rappresenta i 2/3 del totale. Il gettito fiscale degli immigrati (dati 2007) è di 3 miliardi e 749 milioni, 3,1 miliardi da Irpef». Tra gli italiani un residente su cinque è pensionato. Tra gli immigrati, nel 2015, ci sarà un pensionato ogni 25 residenti. Attualmente, i versamenti previdenziali da immigrati (secondo i dati Inps) ammontano a 5 miliardi annui esclusi i versamenti per lavoratori domestici e agricoli. «Nel periodo 1990/2003 - prosegue Del Favero - si sono quintuplicati i permessi di soggiorno, mentre non vi è stato un aumento sistematico della criminalità». Un altro dato sul quale Cgil apre il confronto è quello relativo al contributo del 9 per cento che gli immigrati danno al Prodotto interno lordo. DEBORA BADINELLI badinelli@ilsecoloxix.it .x/17/0904

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Scarcerazioni, guerra tra procura e gip (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Bari Ancora polemiche dopo che 21 presunti mafiosi sono stati messi in libertà Scarcerazioni, guerra tra procura e gip BARI È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra Procura e Ufficio gip del Tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'Appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'Ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da l'altro ieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perchè il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado.

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zaccaria e de siervo in difesa della costituzione (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 2 - Prato Zaccaria e De Siervo in difesa della Costituzione Due incontri organizzati dalla Casa della cultura Biagi PRATO. Un'appassionata difesa della Costituzione. L'ha svolta l'ex presidente della Rai Roberto Zaccaria ieri al Polo universitario pratese, dov'era stato invitato dal comitato Casa della cultura "Enzo Biagi". Con Zaccaria c'era anche il presidente del Pin, Maurizio Fioravanti. Quello di ieri era il secondo dei due appuntamenti promossi dalla Casa Biagi. Mercoledì era toccato a Ugo De Siervo, vice presidente della Corte Costituzionale, parlare di Costituzione agli studenti delle scuole superiori nell'auditorium del Gramsci-Keynes. De Siervo ha raccontato, descritto e spiegato i fondamenti e i fini della Carta Costituzionale dai suoi albori ai giorni nostri, dallo Statuto Albertino all'articolo 1 del 1948. Due ore servite anche per spiegare il ruolo estremamente delicato svolto dalla Corte Costituzionale sulle decisioni del Parlamento e che sono terminate con precise domande da parte degli studenti, cui il professor De Siervo ha risposto lanciando un appello proprio alla platea di giovanissimi. Un appello ad alzare la testa, ad essere più esigenti con se stessi e con chi li governa, perchè solo così le nuove generazioni potranno contribuire a costruire un paese migliore. A.P.

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Mirabelli ospite della Banca Popolare (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

SONDRIO pag. 6 Mirabelli ospite della Banca Popolare Appuntamento da non perdere nel capoluogo per gli amanti della cultura. Oggi, alle 18.30, il professor avvocato Cesare Mirabelli, docente universitario e presidente emerito della Corte Costituzionale, terrà, presso la Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio, una conferenza sul tema «Laicità dello Stato e libertà del magistero ecclesiastico». Un altro illustre ospite per l'istituito di credito di piazza Garibaldi presieduto da Piero Melazzini e diretto da Alberto Pedranzini. La conferenza, come di consueto, è aperta a tutta la cittadinanza. D.R. Image: 20090417/foto/7733.jpg

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Canzio guiderà la Corte d'Appello (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi A L'Aquila arriva l'ex pm reatino, attuale direttore del Massimario della Cassazione Canzio guiderà la Corte d'Appello La scelta del Csm "accelerata per necessità organizzative causate dal sisma"

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Serviva un magistrato dalle riconosciute capacità organizzative e la scelta del Csm è cadu... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi Serviva un magistrato dalle riconosciute capacità organizzative e la scelta del Csm è caduta su Giovanni Canzio, "reatino" d'adozione (è stato a piazza Bachelet per 17 anni) e attuale direttore del Massimario della Cassazione. Il giudice, che proprio lo scorso 4 aprile ha partecipato a Rieti alla presentazione del libro Storie di giustizia di Massimo Cavoli, è stato indicato all'unanimità dalla quinta sezione del Csm quale nuovo presidente della Corte di Appello de L'Aquila, una nomina accelerata - secondo quanto rende noto Palazzo dei Marescialli - "proprio in considerazione delle necessità degli uffici giudiziari abruzzesi dopo il terremoto". E' stata data così la precedenza alla copertura di questo incarico direttivo sul quale il ministro della Giustizia Angelino Alfano, come prevede la legge, deve fornire il suo parere. Con l'arrivo di Canzio alla Corte d'Appello sono tre i giudici che hanno prestato servizio a Rieti per molti anni e che sono ora chiamati ad occuparsi, a vario titolo, della tragica vicenda abruzzese e dei risvolti legati a eventuali irregolarità progettuali ed edilizie. Il procuratore Rossini e il sostituto Picuti che stanno coordinando l'inchiesta sul campo, con perizie e accertamenti, potranno così raccordarsi con Canzio per quanto riguarderà gli aspetti organizzativi dell'intero apparato giudiziario.

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Mafiosi scarcerati, è scontro E il Csm convoca i magistrati (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

BREVI pag. 17 Mafiosi scarcerati, è scontro E il Csm convoca i magistrati BARI, GIUSTIZIA LUMACA BARI Scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Procura e ufficio gip del tribunale pugliese si rimpallano le responsabilità in un intreccio di distinguo mentre il Csm ha aperto un'istruttoria e convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Consegnata in Corte d'appello la relazione con la cronistoria da sottoporre al vaglio degli ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che si era detto perplesso sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il coordinatore della Dda, Marco Dinapoli, respinge i rilievi mossi dal giudice Leonardi: «Non è colpa nostra sostiene se il sistema giudiziario non è in grado di gestire certe situazioni». Mentre il pubblico ministero della procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio, Desiré Digeronimo, afferma che la Dda ha rispettato i termini di custodia cautelare. Image: 20090417/foto/8008.jpg

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CANZIO PER LA PRESIDENZA DELLA CORTE D'APPELLO (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi CANZIO PER LA PRESIDENZA DELLA CORTE D'APPELLO Considerata una delle menti giuridiche più raffinate potrebbe essere nominato dal Csm già nelle prossime settimane

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dal nostro inviato L'AQUILA - La lista dei testimoni eccellenti è pronta da... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi MASSIMO MARTINELLIdal nostro inviato L'AQUILA - La lista dei testimoni eccellenti è pronta da un paio di giorni. E già nelle prossime ore potrebbero cominciare i primi interrogatori davanti ai pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti. E' il secondo passo, importantissimo, dell'inchiesta che potrebbe individuare con precisione chirurgica le responsabilità, finora presunte, del crollo di alcuni edifici pubblici e privati che, almeno secondo i progetti, avrebbero dovuto assorbire una scossa sismica anche più forte di quella che dieci giorni fa ha ucciso 294 persone. Tra i primi ad essere ascoltati ci saranno alcuni dei costruttori più in vista della città, che in alcuni casi sono titolari delle ditte che hanno edificato alcuni dei palazzi crollati. Previsto anche l'interrogatorio del manager della Asl Roberto Marzetti e della giovane Carmela Tomassetti, la studentessa che ormai è diventata uno dei simboli della mancata capacità di intepretare i segnali che potevano far prevedere la tragedia. La Tomassetti abbandonò la Casa dello Studente solo quattro giorni prima della tragica notte del crollo, quando però l'edificio era già stato scosso da numerose scosse minori che avevano fatto sussultare le fondamenta al punto da consigliare uno sgombero, durato però solo tre ore. Nelle prossime settimane, inoltre, gli inquirenti avranno i responsi delle prime perizie sui materiali utilizzati per la costruzione dei palazzi crollati, che sono custoditi sotto forma di macerie in un luogo riservato e controllato a vista dalla polizia giudiziaria. Il procuratore capo Alfredo Rossini ha incaricato ieri due tecnici della Guardia Forestale, i vicequestori aggiunti Maurizio Sista e MAuro Macino, di capire se gli impasti utilizzati per il cemento erano di scarsa qualità e se le "armature in ferro" apprestate per le fondamenta dei palazzi crollati erano eseguite a regola d'arte. E mentre ieri nel capoluogo abruzzese il capo della Squadra Mobile Salvatore Gava ha posto sotto sequestro altri due palazzi che, secondo i tecnici, non sarebbero dovuti crollare (in via Francesco Filomusi Guelfi e in via Stefano Santucci), da Roma arrivano i rinforzi per i disastrati uffici giudiziari aquilani. Con una procedura d'urgenza, il Consiglio Superiore della Magistratura ha infatti individuato colui che siederà sulla poltrona più alta del distretto giudiziario, quella di presidente della Corte d'Appello. E' Giovanni Canzio, salernitano doc, 65 anni, considerato nell'ambiente giudiziario una delle "menti giuridiche più fini" in circolazione. Era stato riconfermato di recente alla guida del Massimario della Cassazione, dopo aver svolto nel corso della sua carriera funzioni di giudice e anche di pm. Componente delle sezioni Unite penali della Cassazione, ha fatto parte della Commissione Grosso, istituita dall'allora ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick per la riforma del codice penale. Ed è stato estensore tra l'altro delle sentenze della Suprema Corte sulle Fosse Ardeatine e sugli omicidi Calipari e Pecorelli. La quinta commissione del Csm lo ha proposto all'unanimità come più idoneo a ricoprire l'incarico di presidente della corte d'Appello dell'Aquila e il plenum del Consiglio potrebbe ratificare la nomina già nelle prossime settimane. Non solo: sempre in queste ore a Palazzo dei Marescialli si stanno preoccupando di rinforzare anche i tribunali di Teramo e Sulmona, con "prestiti" di magistrati di altri uffici giudiziari. L'iniziativa è della settima commissione del Consiglio Superiore, che è competente in materia di organizzazione degli uffici giudiziari. Infine, anche il rischio di infiltrazioni mafiose nelle operazioni di ricostruzione sarà limitato al minimo grazie alla creazione di una task force di esperti e magistrati della Direzione Nazionale Antimafia che fornirà un supporto investigativo alla procura aquilana nelle indagini future sui crolli. E che consentirà di eseguire una sorta di "screening" di legalità sulle imprese che, già tra poche settimane si candideranno per realizzare le opere di ricostruzione e di consolidamento dei numerosi palazzi danneggiati dal sisma. Secondo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, infatti «sarà indispensabile creare una lista di aziende pulite che dovranno avere il ruolo di organizzare quanto c'è da fare per la ricostruzione delle zone terremotate. E di questa lista - ha precisato Grasso - dovranno far parte anche le piccole aziende e quindi non ci sarà il rischio di discriminazioni». massimo.martinelli@ilmessaggero.it

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ROMA - Dopo il ministro Alfano anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di oltre 20 boss maf... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi ROMA - Dopo il ministro Alfano anche il Csm indaga sul caso delle scarcerazioni di oltre 20 boss mafiosi per il ritardo di un giudice barese nel deposito delle motivazioni della sentenza di condanna nei loro confronti.

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Brogli all'esame da giudice? Alfano: candidati banditi (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Giustizia e Società data: 17/04/2009 - pag: 29 autore: Antonio G. Paladino Brogli all'esame da giudice? Alfano: candidati banditi Quanto è successo lo scorso novembre a Milano durante lo svolgimento degli esami per l'ammissione alla carriera di magistratura è gravissimo ed inaccettabile e non si dovrà ripetere mai più. Pertanto, al più presto sarà varata una legge che preveda che il candidato trovato a tentare di imbrogliare al concorso non solo sarà espulso, ma non potrà mai più presentarsi ad un successivo concorso per magistrato. E linea dura sarà anche attuata nei confronti di quei commissari di esame che dovessero risultare compiacenti o collusi con chi tenta di truccare il concorso. Per loro, infatti, sarà pronta la lettera di licenziamento. Non le manda certo a dire il ministro della giustizia, Angelino Alfano, che ha così risposto alle numerose interrogazioni che nei mesi scorsi gli sono state indirizzate da quattro senatori e tutte aventi ad oggetto i fatti accaduti a Milano nella sessione di novembre per l'ammissione alla carriera magistratuale (si veda ItaliaOggi dal 20/11/2008). Il ministro ha riferito che la procura della repubblica di Milano ha ritenuto l'irrilevanza penale dei vari esposti/denunce pervenuti, non ravvisando ragioni ostative a che la Commissione esaminatrice proceda oltre nello svolgimento dei propri compiti istituzionali e che la 9ª commissione del Csm ha deliberato di archiviare la pratica poiché, dagli accertamenti effettuati, «è emerso che le prove si sono svolte senza anomalie suscettibili di incidere sulla effettiva regolarità dello stesso». Ma è evidente che i fatti accaduti non possono essere comunque dimenticati. E Alfano ammette che «quanto verificatosi a Milano è gravissimo e inaccettabile e non si dovrà ripetere mai più». Per questo, proporrà una legge che preveda che il candidato trovato a tentare di imbrogliare al concorso di magistratura non solo sarà espulso, ma non potrà mai più partecipare al concorso per magistrato. Infatti, il candidato, nel momento in cui tenta di imbrogliare, fa cessare ogni rapporto fiduciario con lo Stato che dovrebbe assumerlo e quindi, «né in quella circostanza né in futuro, questo rapporto potrà essere ripristinato». Ma allo studio ci sono altre misure che riguardano i commissari di esame che dovessero risultare compiacenti o collusi con i «furbetti». Per loro è previsto il licenziamento, in quanto, riferisce Alfano, «truccare un concorso è un furto nei confronti della speranza di quelle migliaia di giovani onesti e preparati che a quel concorso partecipano».

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Fu promossa a pieni voti la Gup dei boss scarcerati (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-17 - pag: 14 autore: Il caso di Bari. De Palo al Tribunale dei minori Fu promossa a pieni voti la Gup dei boss scarcerati Magistrato di «elevata laboriosità» documentata da «prospetti statistici» inequivoci, «avendo definito 4mila procedimenti negli anni 2002-03». E ancora un «rilevante livello qualitativo del lavoro svolto, riconosciuto dal Presidente del tribunale nel dare atto della "elevatissima professionalità"» del magistrato in questione. è il profilo dell'ex Gup di Bari, Rosa Anna De Palo, al centro delle polemiche per la scarcerazione di 21 boss per il mancato deposito delle motivazioni di condanna, come emerge dall'udienza plenaria del Csm del 15 gennaio scorso. In quella sede la De Palo, proprio sul scorta di un curriculum così brillante, venne designata alla presidenza del tribunale dei minorenni di Bari, scavalcando a maggioranza (13 voti su 25) gli altri due candidati, Domenico Blasco (giudice dei minori a Catanzaro) e Riccardo Greco ( consigliere in Corte d'appello a Bari). Alla De Palo veniva riconosciuta inoltre una grande capacità organizzativa e di risoluzione dei problemi. Ora il Csm ha aperto un'indagine per verificare i motivi per cui il Gup, nel frattempo trasferita su sua richiesta al tribunale dei Minori, non è riuscita a motivare in più di 15 mesi la condanna a un clan di narcotrafficanti che per questo sono stati scarcerati per questo nei giorni scorsi: il 28 aprile prossimo verranno sentiti a Palazzo dei marescialli il presidente del tribunale di Bari e il responsabile dell'ufficio Gip-Gup. A. Gal.

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Campania, dissequestro per il gruppo Impregilo (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-17 - pag: 19 autore: Rifiuti. La richiesta in Cassazione Campania, dissequestro per il gruppo Impregilo NAPOLI La Procura della Cassazione ha chiesto la conferma dell'ordinanza con la quale il tribunale del riesame di Napo-li, nei mesi scorsi, ha ordinato il dissequestro di 750 milioni di euro del gruppo Impregilo disposto nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nel ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania. In particolare, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giuseppe Febbraro, ha chiesto ai supremi giudici della seconda Sezione penale di Piazza Cavour di dichiarare «inammissibile» il ricorso presentato dai pubblici ministeri di Napoli, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, contro l'ordinanza emessa lo scorso 24 luglio dal Tribunale del riesame di Napoli che aveva annullato il decreto di sequestro dell'ingente somma emesso dal Gip il 26 giugno 2008. Secondo il Pg deve essere confermato il dissequestro dell'intera somma. Intanto è partita l'istruttoria del Csm sul caso dei pm, Noviello e Sirleo, titolari dell'inchiesta sui rifiuti,che secondo un documento approvato a larga maggioranza dai magistrati dell'ufficio e sottoscritto dallo stesso procuratore Giandomenico Lepore, sarebbero stati «denigrati» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dai vertici di Impregilo durante la manifestazione per l'inaugurazione dell'inceneritore di Acerra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Anomalie tra diritto e gettito (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-17 - pag: 29 autore: ANALISI Anomalie tra diritto e gettito di Raffaele Rizzardi L a fissazione di un'udienza nel prossimo mese di luglio consentirà di conoscere il pensiero della Corte costituzionale su una delle questioni fondamentali dell'imposta regionale sulle attività produttive: la sua indeducibilità nella determinazione della base imponibile dell'imposta sul reddito delle imprese e dei lavoratori autonomi. Pur prendendo atto di un significativo miglioramento, attuato dalla legge finanziaria 2008 e noto come «riduzione del cuneo fiscale», che ha parzialmente detassato il costo del lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato, osserviamo che l'Irap continua a includere nella sua base imponibile componenti di costo che sono deducibili ai fini dell'imposta sul reddito, per la parte tassata del costo del lavoro, gli oneri finanziari e le perdite suicrediti.Quest'ultimo elemento, in particolare, è un'autentica beffa a motivo dell'indeducibilità dell'Irap dalla base reddituale: si disse all'epoca che i servizi vengono erogati dalla Regione e devono essere comunque pagati, anche se tutti i clienti dell'impresa fossero insolventi, così come l'impresa deve comunque pagare i propri fornitori. Ma se questo è il presupposto, l'imposta stessa TRA LITI E LEGGI Solo il legislatore potrà sciogliere definitivamente i nodi che pesano sul tributo regionale è un componente di costo e non può essere indeducibile. Il motivo di questa anomalia del tributo è costituito – e ciò vale anche per l'Ici sugli immobili strumentali di impresa – dalla necessità di creare uno scudo tra finanza locale e finanza erariale: lo Stato non vuole perdere gettito se i Comuni o le Regioni aumentano il loro tributo. è la stessa "logica" – si fa per dire – di chi volesse pretendere la tassazione dell'anno precedente da un'impresa che ha visto i propri margini ridursi drasticamente per effetto della crisi economica. Occorre una seria valutazione degli effetti dell'indeducibilità dell'Irap in termini di capacità contributiva (non sono poche le imprese con un tax rate superiore al 100%, specie se sono in situazioni difficili): questo tema attende ormai da cinque anni il giudizio della Consulta, che ha più volte iscritto a ruolo di udienza la questione dell'indeducibilità e che non è sin qui riuscita a decidere su questo importante argomento. Le questioni che attengono ai diritti fondamentali, tra cui la capacità contributiva che le commissioni tributarie di rinvio ritengono lesa dal fatto che l'indeducibilità dell'Irap può comportare una tassazione reddituale anche in presenza di risultati negativi, dopo aver pagato il tributo regionale, dovrebbero essere decise senza tener conto degli effetti sul gettito tributario. Ma anche il giudizio europeo si era protratto più a lungo del normale, addirittura con le conclusioni di due avvocati generali in tempi diversi, evidentemente per l'attenzione alle conseguenze sulle entrate fiscali di un'eventuale decisione di illegittimità del tributo. L'adozione del decreto anticrisi che consente la deduzione di un decimo dell'Irap – con le complicazioni di cassa/competenza poste in evidenza dalla recente circolare 16/E (si veda «Il Sole 24 Ore» del 15 aprile) – può dar luogo a un ulteriore rinvio della decisione. Il giudizio atteso per luglio potrebbe infatti essere un'ordinanza di rinvio alle commissioni tributarie che avevano sollevato la questione, affinché possano valutare se in base allo jus superveniens il caso specifico può essere soddisfatto con la nuova normativa. Ciò può accadere se i contribuenti che hanno promosso il giudizio avevano solo un decimo della loro base imponibile dell'Irap costituito dal costo del lavoro e dagli oneri finanziari. Ma, senza arrivare ai terzisti, la cui Irap è in grandissima parte costituita dal costo del personale, un'impresa mediamente organizzata ha un valore aggiunto (questa è la base Irap) in buona parte costituito dagli elementi a fronte dei quali viene ora concessa solo la deduzione di un decimo del tributo. E quando la commissione tributaria avrà esaminato e deciso la questione, se constata che la soluzione normativa risolve il problema solo in parte, rimanderà di nuovo la causa alla Corte e il giro degli anni prima di una decisione potrà riprendere da capo. D'altronde la Corte costituzionale non può fare legislazione additiva, né può decidere se il caso può essere risolto con le norme sopravvenute, giudizio che spetta alle commissioni tributarie. La parola fine è di competenza del legislatore, nell'ambito della politica economica, come recentemente annunciato in Francia per la taxe professionnelle: l'Irap è un vero e proprio premio per chi delocalizza all'estero. Chi produce fuori dall'Italia non solo "risparmia" l'Irap, ma addirittura paga una minor imposta sul reddito, in quanto non deve includere questo tributo nella propria base imponibile reddituale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per l'Irap maxi-test alla Consulta (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-17 - pag: 29 autore: Prelievi contesi. Riunite in un'udienza pubblica e in una sola camera di consiglio una decina di ordinanze di rinvio Per l'Irap maxi-test alla Consulta Il 7 e 8 luglio verifica dei giudici costituzionali sull'indeducibilità dell'imposta Marco Bellinazzo MILANO L'Imposta regionale sulle attività produttive, a poco più di dieci anni dalla nascita, è attesa all'ennesima sfida per la sopravvivenza in un'aula giudiziaria. Forse la più ardua: perché investe uno dei capisaldi del prelievo creato nel 1997, all'epoca del primo Governo Prodi (ministro delle Finanze era Vincenzo Visco) – vale a dire la sua indeducibilità dalle imposte sui redditi IL RUOLO DELLE MODIFICHE Le questioni sollevate per il costo del lavoro andranno confrontate con le correzioni varate tra il 2007 e il 2008 – e perché a pronunciarsi, questa volta, sarà la Corte costituzionale. Il nuovo Irap-day, in realtà, si sdoppierà in due momenti. Il 7 e l'8 luglio prossimi sono state fissate le date, rispettivamente, per l'udienza pubblica e per la camera di consiglio nelle quali sarà avviata la discussione sulla legittimità del divieto di "scontare" la quota di Irap che grava su costo del lavoro e oneri finanziari dall'imponibile Irpef o Ires (sancito dall'articolo 1,comma 2, del decreto legislativo 446/97). Una questione complessa, sollevata con una serie di ordinanze trasmesse alla Consulta a partire dal 2004 da varie Commissioni tributarie provinciali (Genova, Parma,Chieti,Bologna).L'ultima, il 3 aprile scorso, è arrivata dalla Ctp di Bologna con l'ordinanza n. 42. Ma la madre di tutte le contestazioni all'incidenza dell'Irap resta l'ordinanza della Ctp di Genova del 12 febbraio 2004, scaturita da un'istanza di rimborso dalla vecchia Irpeg della quota indeducibile Irap presentata da una Srl e respinta dal Fisco. La Commissione tributaria provinciale di Genova, cinque anni fa, ha colto l'occasione per mettere sotto accusa l'Irap «in quanto, con riferimento al reddito di impresa, l'esclusione della deducibilità dell'Irap (che per l'imprenditore rappresenta un fattore economico di spesa) dal reddito assoggettato alle imposte sui redditi determina la imposizione di un reddito non più netto, che è e deve essere l'indice di capacità contributiva che giustifica l'imposizione erariale, ma un reddito lordo che dal primo se ne allontana in misura minore o maggiore. Può quindi verificarsi che imprese la cui gestione sia effettivamente in perdita, a causa della mancata deduzione dell'Irap paghino ugualmente Iperf e Irpeg come se avessero prodotto un reddito; mentre altre imprese con gestione in utile vengano assoggettate ad imposta con prelievo pari o superiore all'utile stesso. Tale evenienza determina, a giudizio della Commissione, una violazione dell'articolo 53 della Costituzione». Argomentazioni che riecheggiano nelle ordinanze (una decina) che hanno successivamente investito la Corte costituzionale del problema. Finora, però, i giudici delle leggi non si sono pronunciati. La camera di consiglio per l'ordinanza della Ctp di Genova, per esempio, è stata fissata già due volte (il 21 febbraio 2007 e il 12 marzo 2008) e poi rinviata. Sul ritardo della procedura hanno influito diversi fattori, non da ultimo, evidentemente, la cautela nel gestire una questione con pesanti risvolti per la finanza pubblica. Il gettito dell'Irap, che sostiene in gran parte l'apparato sanitario nazionale, garantisce alle casse statali circa 40 miliardi di euro all'anno e l'impatto di una eventuale bocciatura è stimabile in una decina di miliardi. Ma sulla tempestività della decisione –che in ogni caso,dopo l'appuntamento di luglio, arriverà ad autunno inoltrato, a meno di sempre possibili sorprese – ha pesato anche il prolungarsi di vertenze giudiziarie "parallele"sulla natura e l'estensione del tributo: dai numerosi processi finiti in Cassazione che ne hanno alleggerito il peso per professionisti e soggetti privi di stabile organizzazione, alla sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha assolto l'Irap dall'accusa di rappresentare una fotocopia dell'Iva. Senza dimenticare le modifiche legislative che, anche nella prospettiva del federalismo fiscale, hanno tentato di correggere l'impianto della base imponibile Irap (come la manovra sul "cuneo fiscale" varata con la Finanziaria 2008). è di pochi mesi fa, inoltre, il decreto legge anti-crisi (Dl 185/08) con il quale è stato introdotto uno sconto forfettario del 10%dell'Irapdalla base imponibile Ires e Irpef in relazione ai costi sostenuti per personale e interessi passivi. Un intervento che ammette anche parziali rimborsi per gli anni passati e che investe direttamente la vicenda all'esame della Consulta (nei termini analizzati nell'articolo sotto). © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/norme I testi delle ordinanze delle Commissioni

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Un'imposta sotto processo (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-17 - pag: 29 autore: Un'imposta «sotto processo» L'ordinanza di Genova... La più "antica" fra le ordinanze di cui la Corte costituzionale avvierà l'esame a luglio è quella della Ctp di Genova del 12 febbraio 2004. Con argomentazioni sostanzialmente riprese nei successivi provvedimenti di rimessionei giudici tributari hanno ritenuto non infondata la possibilità che il divieto di deducibilità dell'Irap ai fini delle imposte sui redditi (articolo 1, comma 2, del Dlgs 446 del 1997) violi il principio di capacità contributiva (articolo 53 della Costituzione) ...e le altre Per discutere della questione sollevata dall'ordinanza della Ctp di Genova è stata fissata una nuova camera di consiglio per l'8 luglio 2008. Nello stesso giorno, sempre in camera di consiglio, si discuterà anche di cinque ordinanze della Ctp di Parma (quattro del 23 marzo 2006e una del 9 novembre 2006) e di un'ordinanza della Ctp di Chieti del 30 ottobre 2006. In udienza pubblica, il 7 luglio 2009, è invece fissata la discussione su due ordinanze della Ctp di Bologna del 24 settembre 2007. Non risulta calendarizzata la discussione sulle ordinanze della Ctp di Parma del 5 maggio 2008 e della Ctp di Bologna del 3 aprile 2009 I precedenti storici La Corte costituzionale nel 2001 (sentenza n. 156) ha respinto al mittente le accuse mosse da una quindicina di commissioni tributarie sulla legittimità dell'Irap lasciando però uno spiraglio peri lavoratori autonomi ei professionisti privi di stabilee autonoma organizzazione Nell'ottobre 2006 la Corte di Giustizia Ue dopo un lungo iter ha stabilito (nella celebre causa c-475/03 «Banca popolare di Cremona contro agenzia delle Entrate)che l'Irap ha caratteristiche che la differenziano dall'Iva e la rendono compatibile con le regole comunitarie Infine,nel 2007, nell'Irap-day la Cassazione ha sancito il principio dell'esonero dal prelievo per i professionisti "minori", privi di stabile apparato produttivo

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Boss liberi, lite in Procura (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 Sicurezza Oggi in prefettura riunione del comitato per l'ordine pubblico Boss liberi, lite in Procura Pm contro gip. Il Csm convoca i capi degli uffici BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, dei maxiprocessi. Sia Marco Dinapoli sia Desirè Digeronimo hanno attaccato il capo del gip difendendo l'operato del loro ufficio. Il 28 convocati dal Csm i capi degi due uffici. Oggi il comitato dell'ordine pubblico. ALLE PAGINE 2E3 Damiani, Saracino

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Mafiosi liberati: scatta il piano di sorveglianza (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 17/04/2009 - pag: 2 Mafiosi liberati: scatta il piano di sorveglianza Il Csm convoca i vertici giudiziari baresi Oggi il comitato per l'ordine pubblico Difficile l'ipotesi di aumento degli organici delle forze dell'ordine, occorrerà il massimo coordinamento BARI Sorveglianza strettissima h 24 dei presunti affiliati alla cosca Strisciuglio, rimessi in libertà da poche ore. E' la prima, immediata risposta che il Governo sta preparando e che comunicherà probabilmente già oggi al vertice delle forze dell'ordine, in prefettura a Bari, dopo la scarcerazione dei 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga per effetto del mancato deposito della motivazione della loro condanna da parte della giudice barese, Rosa Anna De Palo, attualmente presidente del tribunale per i minorenni. Non è un caso che il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, passi oggi l'intera mattinata nel capoluogo. Alle 10, in prefettura parteciperà, alla riunione ristretta del Comitato per l'ordine e la sicurezza con i soli vertici delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria. Si tratta di una riunione operativa per mettere argine ad una situazione che preoccupa la comunità intera, pur sapendo che si agisce in un regime di ristrettezze. Non sembra, infatti, ci sia la possibilità di aumentare gli organici e, quindi, occorrerà il massimo coordinamento fra le forze dell'ordine per evitare 'buchi' nei compiti di sorveglianza ordinaria. Sulla vicenda c'è la massima attenzione del Governo perchè si teme una recrudescenza del fenomeno malavitoso in città. Per questo, d'ora in avanti, sarà monitorato costantemente il quadro generale, anche con incontri più frequenti. Oggi, in prefettura, il sottosegretario avvierà anche la prima riunione dell'Osservatorio per il monitoraggio dell'andamento del credito a favore di famiglie e imprese. Si tratta dell'applicazione concreta del decreto Maroni- Tremonti sul territorio che permetterà, ad osservatori presso le prefetture, di monitorare l'erogazione del credito (già disponibili sul sito del ministero i moduli per le eventuali denunce dei cittadini). A seguire, Mantovano sarà al comando regionale della Guardia di finanza. Anche il Csm, l'organo di autogoverno dei magistrati, intanto, sta facendo la sua parte speditamente. La Prima Commissione di palazzo dei Marescialli, presieduta dal laico dell'Udc Ugo Bergamo, ha già convocato per il 28 aprile i vertici degli uffici giudiziari baresi. In particolare, saranno ascoltati i presidenti della Corte d'appello, del tribunale e della sezione gipgup, alla quale apparteneva il magistrato quando pronunciò la sentenza. Oggi Rosa Anna De Palo, grazie ad una promozione, è al vertice del tribunale per i minorenni di Bari, con un ballottaggio vinto di misura tra tre candidati. Del 'caso' scarcerazioni si sta interessando anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che l'altroieri ha ordinato un'ispezione ministeriale. Resta in piedi l'interrogativo sul 'distacco' che la magistrata avrebbe potuto chiedere e ottenere per seguire esclusivamente l'esito di un processo così complesso. Anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, si è detto «molto preoccupato perchè il fatto rischia di avere ora conseguenze ancora più gravi». Lorena Saracino

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IL PROCURATORE (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 IL PROCURATORE SIA CAPO di GIOVANNI VERDE * L e considerazioni del Procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano nella lunga intervista pubblicata su questo giornale e gli interventi successivi di alcuni magistrati mi spingono ad un'analisi dell'una e degli altri sulla base dei presupposti giuridici che vi sono implicati. Punto primo: l'articolo 107 della Costituzione distingue tra giudici e pubblici ministeri. Per i primi le garanzie sono «costituzionalizzate», là dove i secondi godono «delle garanzie stabilite nei loro riguardi dalle norme sull'ordinamento giudiziario» (che, perciò, ne può prevedere di diverse e minori). Punto secondo: l'esercizio dell'azione penale spetta al titolare dell'ufficio del pubblico ministero, che può designare altri magistrati addetti all'ufficio (articolo 70 regio decreto 30 gennaio 1942, numero 12, ancora oggi in vigore). Che cosa è avvenuto nel corso di questi anni? I pubblici ministeri hanno ritenuto che gli si debbano estendere le garanzie che la Costituzione prevede per i giudici ed in particolare che anche a loro si applichi il principio per il quale «i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni». In forza di ciò, hanno sostanzialmente disatteso il richiamato articolo 70, contestando che la titolarità dell'azione penale spetti al procuratore, sottoponendo a una sorta di controllo diffuso il suo operato. Il Consiglio superiore della Magistratura ha, nel corso degli anni, avallato tale prassi, utilizzando poteri di cui non v'è traccia sicura nelle competenze affidategli dall'articolo 105 della Costituzione e dalla legge istitutiva del medesimo. Allo stato, pertanto, nulla escluderebbe un recupero dell'originario disegno del costituente, in base al quale: a) si dovrebbe riconoscere ai soli procuratori la titolarità dell'azione penale; b) non dovrebbero essere oggetto di contestazione le sue decisioni al riguardo; c) e neppure potrebbero essere oggetto di contestazione le sue discrezionali decisioni in ordine alla destinazione dei sostituti all'interno dell'ufficio. Al Csm dovrebbe spettare una residuale competenza a valutare, in caso di denunciate disfunzioni soprattutto da parte degli utenti, se la complessiva gestione dell'ufficio da parte del singolo procuratore sia tale da determinare una situazione di incompatibilità ambientale e/o funzionale del medesimo e, oggi, se i risultati complessivi della gestione giustifichino un prolungamento dell'incarico per un secondo quadriennio. Siamo in grado di riportare il sistema a quella che ne era l'ispirazione originaria? * Già vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura CONTINUA A PAGINA 10

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Fascicolo al Csm dopo le accuse del Pg (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 Il caso dell'intervista al «Corriere» Fascicolo al Csm dopo le accuse del Pg Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Il Csm ha aperto un'istruttoria dopo le accuse lanciate dal pg Vincenzo Galgano in un'intervista al «Corriere del Mezzogiorno» contro la «strumentalizzazione» del caso Lepore da parte di chi aveva interesse a «cercare visibilità». Pg e procuratore saranno sentiti il 28 aprile, rinviata la decisione sullo scontro tra Lepore e pm. A PAGINA 4 Abate

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Caso Pansa, il plenum slitta al 5 maggio (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 17/04/2009 - pag: 4 La decisione Caso Pansa, il plenum slitta al 5 maggio NAPOLI È stata riaggiornata al 5 maggio (su proposta del vicepresidente Nicola Mancino) la votazione inizialmente prevista per ieri con la quale il plenum del Consiglio superiore della magistratura deve decidere se la decisione di stralciare le posizioni del prefetto di Napoli Alessandro Pansa e del capo della Protezione civile Guido Bertolaso fu appunto uno «stralcio» o (come sostiene la delibera della settima commissione del Csm) una «revoca implicita» del fascicolo ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che non condividevano tale decisione.

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Il Csm: istruttoria sulle accuse del Pg (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 17/04/2009 - pag: 4 Il Csm: istruttoria sulle accuse del Pg Fascicolo in prima commissione dopo l'intervista di Galgano al «Corriere» «Indagine esplorativa», convocati il procuratore generale, il capo dei pm e uno dei suoi vice. Le audizioni il 28 aprile NAPOLI Le accuse formulate del procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano nella sua intervista al Corriere del Mezzogiorno contro «certi pm che perseguono interessi personali attraverso le correnti» e contro chi ha criticato la presenza del procuratore di Napoli all'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra («Qualcuno cercava visibilità »), finiscono dritte al Consiglio superiore della magistratura. La prima commissione di Palazzo dei Marescialli ha deciso infatti di «ampliare » il fascicolo che era stato aperto dopo la richiesta di una pratica a tutela dei pm napoletani. La decisione la spiega direttamente Fabio Roia, da ieri presidente della prima commissione in sostituzione dell'avvocato Ugo Bergamo (candidato alle Europee): «Abbiamo letto l'intervista di Vincenzo Galgano in rassegna stampa, e abbiamo deciso di verificare se nella Procura di Napoli c'è una situazione di disagio. Vogliamo cioè capire se esistano davvero quelle profonde sofferenze segnalate nell'intervista». I consiglieri ascolteranno i diretti protagonisti del caso: lo stesso procuratore generale Vincenzo Galgano, il procuratore della Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore e il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, coordinatore dell'inchiesta sull'emergenza rifiuti. Già fissate le audizioni, i magistrati sono stati convocati tutti per il prossimo 28 aprile, martedì, esattamente sette giorni prima che il plenum del Csm decida sullo scontro tra Giovandomenico Lepore e i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo in merito allo stralcio/revoca del procedimento che vede indagati il prefetto di Napoli Alessandro Pansa e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. L'istruttoria della prima commissione del Csm viene definita da alcuni consiglieri «esplorativa», e finalizzata ad accertare se in Procura esista o meno una situazione di turbolenza. Comunque vada, l'obiettivo del Csm è quello di «compattare» l'ufficio (nel caso non lo fosse) o «aiutarlo a lavorare con serenità» (se invece non emergessero dissidi). La decisione di ascoltare i vertici, spiegano fonti del Csm, non sarebbe neppure estranea alla scelta di rinviare il plenum di ieri che doveva decidere sullo scontro tra il capo dei pm e i suoi due sostituti. Ufficialmente la votazione è stata rinviata per l'assenza di alcuni consiglieri, ma fonti di Palazzo dei Marescialli spiegano che questo rinvio è quanto meno «utile» anche ad accertare attraverso le audizioni del 28 aprile che non ci siano rischi di «strumentalizzazione » di una questione che viene letta come «meramente tecnica». E, in questo senso, nelle prossime due settimane si cercherà anche una formulazione della decisione che, pur confermando l'impostazione della settima commissione che dà ragione ai due sostituti (stabilendo che si trattò di revoca implicita), tenga conto dell'esigenza che una decisione «tecnica» non abbia ricadute di natura «politica» sul procuratore di Napoli, «tutelando» così un capo che deve gestire 108 sostituti. È anche per questo motivo che l'istruttoria della prima commissione non sfiorerà in alcun modo il contrasto tra il procuratore Giovandomenico Lepore e i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, contrari alla sua decisione di stralciare le posizioni di Alessandro Pansa e Guido Bertolaso. La vicenda, spiegano al Csm, proprio per il suo aspetto tecnico è stata già trattata dalla settima commissione, i cui componenti peraltro non hanno ravvisato nella contrapposizione tra il capo e i sostituti «toni ed espressioni idonei a sollecitare l'attenzione dei titolari dell'azione disciplinare o a legittimare un procedimento per verificare se esistano i presupposti per un trasferimento d'ufficio». Gianluca Abate g.abate@corriere delmezzogiorno.it Togato Fabio Roia, presidente della prima commissione del Csm

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Boss liberi, a Bari è lite in Procura (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 I vertici convocati al Csm Boss liberi, a Bari è lite in Procura BARI È scontro fra giudici sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi legati al clan Strisciuglio per decorrenza dei termini. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, dei maxiprocessi. Sia Marco Dinapoli sia Desirè Digeronimo hanno attaccato il capo del gip difendendo l'operato del loro ufficio. Il 28 convocati dal Csm i capi degi due uffici. Oggi a Bari il comitato dell'ordine pubblico con all'ordine del giorno le conseguenze delle scarcerazioni. L'ex pm Giuseppe Ayala ricorda l'impegno dei giudici siciliani per i maxi processi di mafia: «Piero Grasso tra gennaio e ottobre del 1988 scrisse le motivazioni del primo maxi processo: 8000 pagine su 475 imputati di mafia. Ci riuscì perché si occupò solo di quello». ALLE PAGINE 2E3 Damiani, Lampugnani, Saracino

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Ministro Genro: asilo per Battisti (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Esteri Pagina 110 Ministro Genro: asilo per Battisti --> Rio de Janeiro Il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro si è detto sicuro che il Supremo Tribunal Federal (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana) confermerà la legittimità della concessione dell'asilo politico all'ex terrorista rosso Cesare Battisti. «È un caso semplice, per nulla differente da quello di tanti altri rifugiati in Brasile - ha detto Genro-. La mia decisione si è basata su casi analoghi e sulla legislazione brasiliana che è un modello riconosciuto a livello internazionale, dall'Unchr (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), per esempio». «Nel mio parere, al quale hanno potuto avere accesso tanto i media quanto le autorità competenti - ha detto ancora il ministro - non ho mai criticato lo Stato di diritto italiano. Seppure ci sono state critiche e dichiarazioni di Roma contro la mia posizione, bisogna sottolineare anche che in questi mesi ho ricevuto un immenso appoggio internazionale».

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Mafiosi liberi, scontro giudiziario (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Cronaca Italiana Pagina 109 Mafiosi liberi, scontro giudiziario --> Bari È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione con la cronistoria dei fatti che sarà inviata agli ispettori del ministero della Giustizia. I pm non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio.

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Quei contratti già estinti (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Lettere & Opinioni Pagina 335 Iglesias e i "livelli" Quei contratti già estinti Iglesias e i "livelli" --> Tenuto conto delle lamentele espresse in passato per l'uso che ancora oggi fa il comune di Iglesias del contratto di livello, mi sarei aspettato una reazione dei sindaci di Carbonia, Giba, Iglesias, Masainas, Piscinas, Santadi, Sant'Anna Arresi, Teulada, Tratalias dopo la pubblicazione del libro "Livellari nei comuni del Sulcis". Invece nulla. Se pensate che le risultanze dell'esperto nominato dal comune di Iglesias nel 2001 siano più valide delle risultanze del libro, perché non le confrontate, a beneficio dei vostri concittadini? In base alle risultanze dell'esperto, il Comune ha deliberato di far pagare ai livellari l'affrancazione onerosa. Devono versare un importo pari a 15 volte la rendita dominicale per riscattarsi dal diritto del comune e riscattare i loro terreni. Nell'atto di affrancazione predisposto dal Comune si asserisce che il Comune di Iglesias è proprietario dei terreni livellari; il contratto di livello non è più disciplinato dal Codice Civile, quindi è da considerarsi alla stregua dell'enfiteusi; il diritto del Comune di Iglesias di pretendere censi dai terreni livellari non può essere prescritto. A parte le evidenti contraddizioni, dal libro si evince invece che il Comune di Iglesias non è, non lo è mai stato, proprietario dei terreni livellari; che il contratto di livello ha una sua disciplina che in parte coincide con l'enfiteusi, ma molto si discosta da essa (vedi sentenza numero 46 del 1959 della Corte Costituzionale); il calcolo dell'eventuale affrancazione si baserebbe sulla media del canone degli ultimi 10 anni; il Comune di Iglesias nel 1942 ha rinunciato ad diritto di livello togliendo la voce relativa dal bilancio. Infatti il contratto di livello è stato da tutti dimenticato, anche dall'amministrazione comunale di Iglesias. Che però sui terreni livellari aveva messo un'"ipoteca": aveva fatto annotare in Catasto, in capo a ciascun livellario, la dicitura «livellario al Comune d'Iglesias». Nel 1942 non si preoccupò di farla togliere. Fu così che, negli anni Novanta del Novecento, a seguito del censimento dei beni comunali, lo stesso comune si ritrovò "proprietario" di 130 mila ettari di terreni livellari, sui quali aveva il diritto di canone livellario o enfiteutico. Cari sindaci, cominciate a pretendere che il Comune di Iglesias tolga dal Catasto quell'inutile e dannoso vincolo. Se, per ipotesi, tutti i livellari chiedessero al Catasto la cancellazione del vincolo con un'autocertificazione notarile, per non aver corrisposto il canone per oltre 20 anni, il vincolo verrebbe cancellato. Il Comune di Iglesias non se ne accorgerebbe neppure. O forse ringrazierebbe, visto il riscontro economico piuttosto esiguo. Tanto vale che lo faccia cancellare esso stesso con un solo, semplice, atto amministrativo. PIETRO SANNA - CARBONIA

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Salerno, ecco Roberti Napoli, indaga il Csm (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 17/04/2009 - pag: 1 Il giuramento del nuovo capo dei pm Salerno, ecco Roberti Napoli, indaga il Csm Galgano e Lepore convocati il 28 aprile Si è insediato ieri mattina il nuovo procuratore capo del tribunale di Salerno, Franco Roberti. «Lavoreremo di squadra», ha detto, «non siamo un potere ma siamo al servizio del cittadino ». Intanto, a Napoli, il Csm apre una inchiesta sugli scontri tra pm. Galgano e Lepore convocati a Roma il 28 aprile. ALLE PAGINE 4E 7 Abate, Cappetta

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Le spine Seapark e Curia (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: SALERNO data: 17/04/2009 - pag: 7 Inchieste e processi in corso Le spine Seapark e Curia SALERNO Il primo giorno da procuratore capo, Franco Roberti lo ha trascorso incontrando i colleghi nel suo ufficio al terzo piano del palazzo di giustizia di Salerno. In realtà, l'ex coordinatore della Dda di Napoli è stato già tre volte in procura e ha preso visione del lavoro investigativo della sua «squadra». Sa delle inchieste e dei processi che si stanno celebrando nelle aule di giustizia. E la cui supervisione, da ieri, spetta a lui. Come il processo delle Mcm, che vede indagato il sindaco Vincenzo De Luca e il presidente degli industriali di Napoli, Gianni Lettieri, per falso e truffa. L'ex pm Gabriella Nuzzi, trasferita a Latina per volontà del Csm dopo lo scontro con la procura di Catanzaro, ne aveva chiesto già il rinvio a giudizio. Il gip Vincenzo Di Florio deciderà tra una settimana. E il caso SeaPark che coinvolge sempre il sindaco, rinviato a giudizio lo scorso dicembre. Ancora in corso, invece, il processo che vede al banco degli imputati con l'accusa di associazione a delinquere, il consigliere provinciale del Pd, Giovanni Moscatiello, contro cui testimonierà anche il capo del clan Forte, Antonio. Si attende anche l'esito dell'udienza preliminare dell'inchiesta che ha travolto il regista Franco Zeffirelli, proprietario di una villa a Positano, che per il pm Roberto Penna è abusiva. Ma sono le inchieste in corso che peseranno maggiormente sulla mole di lavoro che attende il nuovo procuratore capo di Salerno. C'è l'inchiesta sulla diocesi salernitana e sull'arcivescovo Gerardo Pierro, accusato di truffa aggravata tentata e consumata, le cui indagini stanno per concludersi. E poi c'è la Dda che ha messo sotto scacco per settimane la sede della Provincia di Salerno, ipotizzando presunti legami illeciti con imprese edili salernitane e indagando 12 tecnici di palazzo Sant'Agostino che avrebbero favorito determinate imprese nell'aggiudicazione di numerosi appalti pubblici. Ci sono le numerose inchieste su presunti smaltimenti illeciti di rifiuti, che due mesi fa sono sfociate negli arresti domiciliari di quattro dirigenti dell'Aser srl (poi rimessi in libertà), ditta convenzionata con il Corisa2. E sarà sempre Franco Roberti a coordinare l'inchiesta che ha sconvolto radicalmente la procura salernitana. Perché i nomi dei magistrati catanzaresi che evocarono l'inchiesta Why Not all'ex pm Luigi De Magistris sono ancora iscritti nel registro degli indagati della Procura di Salerno. I due pm titolari delle indagini, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, hanno lasciato Salerno, insieme all'ex procuratore capo Luigi Apicella. A. C.

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Scarcerazioni a Bari Scontro fra Pm e Gip (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 17/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno Scarcerazioni a Bari Scontro fra Pm e Gip Il Csm intanto ha aperto un'istruttoria BARIÈ scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia. I pm non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi solo perché il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan, lascerà il carcere in ottobre. Replica il coordinatore della Dda, Marco Dinapoli: Perché accade tutto ciò? Perché «c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. È l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere». Per il pm della procura antimafia Desirè Digeronimo, «la Dda ha concluso il maxiprocesso nel rispetto dei termini di custodia cautelare. Eventuali problemi ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi di lavoro di altri uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale».

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scarcerazioni a bari: è scontro (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Polemiche e distinguo tra procura e gip sui 21 mafiosi rimessi in libertà Scarcerazioni a Bari: è scontro Il Csm ha aperto un'istruttoria per conoscere la vicenda BARI. E' scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio del giudice per le indagini preliminari (gip). Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata agli ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che ieri aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e, da ieri, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perchè il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il primo a replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è il coordinatore della Dda, Marco Dinapoli, che spiega ai cronisti che «il compito della procura è di raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se delinquono in tanti - afferma il procuratore aggiunto Dinapoli - non è colpa nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire queste situazioni». Perchè accade tutto ciò? Perchè - conclude - «c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. E' l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere». Rompe il silenzio anche il pubblico ministero della procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio, Desirè Digeronimo, che sottolinea che «la Dda ha concluso il maxiprocesso nel rispetto dei termini prebvisti».

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Hyundai's $50,000 Puzzle: How to Sell Luxury Car in U.S. Next to Compacts (sezione: Giustizia)

( da "Bloomberg" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

By Alan Ohnsman and Seonjin Cha April 17 (Bloomberg) -- Hyundai Motor Co. Chairman Chung Mong Koo insisted the revamped Equus luxury sedan meet all regulations in the U.S., where Hyundai's flagship has never been sold. Now the U.S. unit has to figure out how to sell a car that costs as much as eight times more than its Accent compacts. "The person who just spent $40,000 or $50,000 on a vehicle doesn't want to sit in the dealer's service drive next to a kid in his Accent," said Eric Noble, president of Car Lab, an Orange, California-based consulting firm for automakers. "A level of social stratification is expected." Equus, a status symbol in Hyundai's home market, is unknown to U.S. carbuyers who view Hyundai as a maker of vehicles that sell for less than those of Japanese and U.S. rivals. Still, just as Toyota Motor Corp.'s Lexus and Honda Motor Co.'s Acura began winning sales from General Motors Corp.'s Cadillac and Daimler AG's Mercedes-Benz in the late 1980s, Hyundai wants a share of the U.S. luxury market to enhance its image and profit. South Korea's largest automaker will decide this year whether to bring Equus to the U.S., said John Krafcik, president of its U.S. sales company, in an April 9 interview from the New York International Auto Show, where the V-8 engine sedan is on display. The car went on sale in Hyundai's home market in March, priced from $48,100 to $79,000 at current exchange rates. "We are honestly thinking about it," Krafcik said. The company is already building experience with premium customers from its Genesis sedan that went on sale in the U.S. last year, he said. Hyundai's Sales Hyundai, bucking the worst U.S. auto market since the early 1980s, had a 0.5 percent U.S. sales gain in the first quarter, while Toyota's plummeted 37 percent and Honda's fell 35 percent. The company is benefiting from higher incentives, increased advertising, fleet sales and a marketing campaign begun in January offering to take back vehicles from customers who can't make payments because they've lost a job. Hyundai's improving outlook led Group 1 Automotive Inc., owner of 100 dealerships, to buy a Hyundai store in Houston on April 14, the retailer's first for the brand in a large U.S. city, said Pete DeLongchamps, a Group 1 vice president. "They've got great products and one of the few brands that's enjoying positive sales growth right now," DeLongchamps said. Hyundai rose 1.1 percent to close at 65,300 won in Seoul trading, bringing year-to-date gains to 65 percent. Genesis Halo' Hyundai touts the Genesis as equaling the performance of the Lexus GS and Bayerische Motoren Werke AG's 5-Series, and sells the model for at least $10,000 less than the two rival sedans. "It has delivered a halo effect for the brand," said Krafcik. "Equus could build on that." Unlike Toyota and Honda, which sell their luxury models through separate dealerships, Hyundai may either offer Equus to all U.S. dealers that want it or to only those with the best sales and highest quality service, Krafcik said. Starting a stand-alone luxury network would be difficult during the current slump as dealers would have trouble getting financing, he said. "That would be a terrible idea," said Rick Case, who owns six Hyundai dealerships in Florida, Georgia and Ohio. "In this market, no dealer could afford it." Fort Lauderdale, Florida-based Case said Genesis is attracting luxury buyers because it isn't a well-known premium vehicle, a benefit amid the current recession. Known Brands "People are telling me they don't want to be seen in a Mercedes, a BMW, a Lexus right now, because of the economy," Case said. "It doesn't look good to be laying people off, and then getting some kind of name luxury vehicle." Hyundai sold 3,945 Genesis sedans in the first quarter of 2009, an incremental gain since the model didn't go on sale in the U.S. until June 2008. Still, the number contrasts with the market's 38 percent plunge in first-quarter luxury vehicle sales, according sales tracker Autodata Corp. "Luxury is rarified territory," said Michael Robinet, an auto industry analyst for CSM Worldwide in Northville, Michigan. "It will take a while to build a capability on the retailing side." The risk in adding Equus in Hyundai's U.S. showrooms is repeating Volkswagen AG's experience with the Phaeton, introduced in 2003. Sales peaked at 1,939 in 2004 dropping to just 17 by 2007 as buyers balked at paying more than $60,000 for a Volkswagen-badged sedan. Hyundai's quality ranking also lags behind Lexus, the most dependable auto brand in the U.S., according to J.D. Power & Associates. "In the mind of the American buyer, brands are only elastic to a certain point, then they snap back -- think VW with the Phaeton," said CarLab's Noble. "A premium vehicle is about more than just the car. It's the whole experience." To contact the reporters on this story: Alan Ohnsman in Tokyo at aohnsman@bloomberg.net; Seonjin Cha in Seoul at scha2@bloomberg.net Last Updated: April 17, 2009 03:19 EDT

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Daimler, Porsche CEOs Head to Shanghai as China Car Sales May Surpass U.S. (sezione: Giustizia)

( da "Bloomberg" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

By Bret Okeson April 17 (Bloomberg) -- Daimler AG will skip this year's Tokyo Motor Show, Nissan Motor Co. passed on Frankfurt, Europe's largest car extravaganza and Porsche SE will bypass Detroit. All will be in Shanghai. Porsche SE Chief Executive Officer Wendelin Wiedeking will unveil the new Panamera sports sedan in Shanghai. Daimler's Dieter Zetsche, Volkswagen AG's Martin Winterkorn and Toyota Motor Corp.'s Katsuaki Watanabe will also be there. "The hope for every automaker in the world is riding on China," said Ricon Xia, an analyst at Daiwa Institute of Research (H.K.) Ltd. in Shanghai. "No matter how many difficulties they are facing, they have to be here and the Shanghai Auto Show will be the show for the year." A record number of automakers will attend the Shanghai Motor Show, which starts on Monday, as China threatens to usurp the U.S. as the world's biggest auto market. General Motor Corp.'s China sales surged to a record last month, at the same time its U.S. sales plunged 45 percent. More than 1,500 companies will attend the show, the most since it started in 1985, said Wang Xia, an official with the organizer. More than 600,000 people are expected to attend the nine-day event at the Shanghai New International EXPO Centre, he said. "We don't have enough space and there are people still asking for more," said Lawrence Lu, executive vice president of Shanghai International Exhibition Co. "A lot of foreign exhibitors can see the potential here." Booming Market China's vehicle sales have surged an average 20 percent a year in the past decade, making it the biggest market for GM and Volkswagen after their home countries. Still, vehicle ownership per person is one-third the world average and about the level of the U.S. in 1925 and Japan in 1965. Passenger car sales jumped 10 percent in March to a record 772,400 after the government cut retail taxes and gave subsidies to help rural residents buy vehicles. The growth compares with a 37 percent plunge in the U.S. and a 32 percent decline in Japan. Total auto sales in China may rise to more than 10 million this year, according to the government's plan to help stimulate vehicle demand. In contrast, CSM Worldwide Inc. slashed its U.S. auto sales forecast for this year to 9.7 million, compared with 13.2 million in 2008 and its initial 2009 forecast of 10.7 million vehicles. GM, whose U.S. sales plunged 49 percent in the first quarter, doubled its 2009 forecast for China's market growth as tax cuts and subsidies revived demand. The carmaker will show 37 production and concept models at Shanghai. The company's CEO, Fritz Henderson, canceled plans to attend the show, due to "business requirements," GM said in an e-mail. "General Motors has made a long-term commitment to China," the automaker's China president Kevin Wale said April 2. "Despite the challenges that GM and our industry now face, we believe our best years are ahead of us." Overseas Expansion With China set to overtake the U.S. as the world's largest auto market, Chinese carmakers are looking abroad. Geely Holding Group Co. has been in talks to buy Ford Motor Co.'s Volvo unit for more than a year, according to people familiar with the matter. Ford sold its luxury Jaguar and Land Rover brands to India's Tata Motors Ltd. In anticipation of rising sales, foreign automakers are expanding in China even as they close factories and fire workers elsewhere. Volkswagen, which has invested a total of 6.8 billion euros ($9 billion) in China, aims to add at least four new models a year and double its number of dealers by 2018 to double sales to 2 million vehicles. The carmaker curbed German production in the first quarter and cut 16,500 temporary jobs worldwide. GM, which plans to shutter 15 factories in the U.S. by 2013, expects to double its sales in China to more than 2 million vehicles a year during the next five years by adding more than 30 new and upgraded models. Toyota's Growth Toyota, which slashed global production by 50 percent in February, still plans to open a factory in the northeastern city of Changchun with partner China FAW Group Corp, said Masahiro Kato, president of Toyota Motor (China) Investment Co. The plant will increase the Toyota City, Japan-based automaker's production capacity in China by 11 percent to 1 million vehicles a year. The company also plans to boost the number of dealerships selling luxury Lexus vehicles in China by a third this year to about 60, said Godfrey Tsang, vice president of Toyota China. Toyota, together with its partners, will have its biggest ever display at any Chinese auto show with 50 models, the company said in a statement. To contact the reporter on this story: Bret Okeson in Tokyo at bokeson@bloomberg.net. Last Updated: April 17, 2009 00:23 EDT

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effetto sisma, torna il fascicolo del fabbricato (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina VIII - Roma Patente di stabilità Effetto sisma, torna il fascicolo del fabbricato L´assessore Corsini: "Era giusto anche prima, è una sicurezza per i cittadini" è una sorta di patente di stabilità oltre che di sicurezza degli impianti Diventerà subito obbligatorio per i palazzi di nuova costruzione e poi verrà esteso a tutti gli altri Il regolamento è quasi pronto: la giunta lo approverà a metà maggio, quindi verrà sottoposto alla concertazione degli ordini professionali e delle categorie imprenditoriali, prima di approdare in consiglio comunale per il varo finale. Ieri, però, quando l´assessore capitolino all´Urbanistica, Marco Corsini, ne ha parlato al tavolo congiunto Comune-Provincia-Regione sull´emergenza casa, ha ricevuto il plauso sia del governatore Marrazzo che del presidente Zingaretti. Lo strumento magico, capace di mettere d´accordo tutte le istituzioni, si chiama "fascicolo di fabbricato". Ovvero quel documento che racconta la storia, le ristrutturazioni e ogni eventuale modifica subita nel tempo da tutti gli immobili pubblici e privati della capitale. «Una sorta di patentino di stabilità e staticità, oltre che di sicurezza degli impianti, redatto da tecnici esperti, in grado di assicurare la conoscenza delle caratteristiche strutturali e costruttive di ogni edificio», spiega Corsini. «Un´iniziativa che, terremoto a parte, era stata pensata già dieci anni fa, dopo il crollo dello stabile in via di Vigna Jacobini: allora venne annullata dalla giustizia amministrativa perché mancava la legge regionale, ora che quella legge c´è, possiamo andare avanti». Ma Confedelizia è già sul piede di guerra: «Non solo il Tar, anche la Corte costituzionale ha duramente condannato l´imposizione di oneri economici gravosi a tutti i proprietari dei fabbricati e, quindi, anche a quelli di più modeste condizioni economiche», ha ammonito ieri in una nota. Tuttavia Corsini è tranquillo: «Sappiamo che può essere vista come una misura impopolare perché comporta costi non indifferenti, ma qua c´è in gioco la vita dei romani. è indispensabile superare spinte contrarie nel superiore interesse della collettività. L´amministrazione ha il dovere di far prevalere la cultura della sicurezza». Tra l´altro, «allo studio ci sono incentivi e forme di compartecipazione da parte dell´amministrazione». Secondo Corsini è un po´ come il libretto di circolazione delle automobili: «Accompagna la vita del fabbricato e deve essere aggiornato ogni tot di anni. Diventerà subito obbligatorio per i palazzi di nuova costruzione e progressivamente verrà esteso a tutti gli altri. Così avremo certezza sullo stato di salute del nostro patrimonio edilizio». (giovanna vitale)

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strappo in procura, via all'istruttoria (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina IX - Napoli Strappo in Procura, via all´istruttoria La prima commissione del Csm sentirà Lepore, Galgano e De Chiara Rinviato a dopo le audizioni il voto sullo stralcio della posizione di Pansa nel caso rifiuti Era stata aperta come "pratica a tutela" dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo e di tutti i magistrati chiamati in causa dalle dichiarazioni rese a margine della cerimonia di inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra. Ma da ieri, la procedura avviata dalla prima commissione del Csm viene ampliata allo scopo di capire, dichiara il presidente, il "togato" di Unicost Fabio Roia, «se all´interno della Procura di Napoli ci sono profonde sofferenze come segnalato in interviste alla stampa». Da qui, la decisione di mettere in moto un´istruttoria imperniata sulle audizioni del procuratore generale Vincenzo Galgano, del procuratore capo Giandomenico Lepore e del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, coordinatore del pool Ecologia dell´ufficio inquirente. Dunque non sono ancora conclusi gli strascichi dello strappo iniziato con lo stralcio di alcune posizioni (fra le quali quelle dei prefetti Bertolaso, Catenacci e Pansa) dal filone principale dell´inchiesta sulla gestione della crisi rifiuti, proseguiti con le polemiche sulla partecipazione di Lepore alla cerimonia di Acerra e sulle affermazioni di Berlusconi sui manager Impregilo «eroi», infine segnati dalle successive dichiarazioni del pg Galgano, che aveva stigmatizzato le «effervescenze» di alcuni pm. Il caso sarà discusso dal plenum nella seduta del 5 maggio, come disposto ieri anche su sollecitazione del vicepresidente Nicola Mancino. Ieri mattina l´assemblea avrebbe dovuto affrontare il nodo legato allo stralcio del fascicolo, e stabilire se il provvedimento di Lepore, contestato da Noviello e Sirleo, costituisca o meno una revoca. La settima commissione ha optato per la seconda ipotesi, sostenuta dai due pm, escludendo però che dall´esame della vicenda siano emersi «aspetti riconducili a un´aspra conflittualità» interna alla Procura. In apertura della seduta di ieri il vicepresidente Mancino, verosimilmente d´intesa con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che secondo Costituzione è anche presidente del Csm, ha suggerito di rinviare la pratica sullo stralcio alla settima commissione per ulteriori approfondimenti. Nel dibattito sono intervenuti sia il "togato" dei Movimenti riuniti, Dino Petralia, sia il "togato" di Unicost, Giuseppe Maria Berruti. Quindi, all´unanimità, si è deciso per un rinvio ad un´altra seduta di plenum, tenuto anche conto della iniziativa assunta dalla prima commissione. Mancino prenderà contatto con Roia per attivare le opportune sinergie e arrivare a una definizione dell´intera questione nella riunione plenaria del 5 maggio. «Si tratta di vicenda di estrema delicatezza - commenta Berruti - che risente della mancanza, dopo l´entrata in vigore del nuovo ordinamento giudiziario, di una disciplina organica delle Procure. Questa, per il Csm, può rappresentare l´occasione non solo per risolvere un problema contingente, serio e delicato, ma anche per tracciare in via di principio un indirizzo generale di organizzazione e conduzione delle Procure che la nuova legge rende oramai improcrastinabile». Ferri: «Il caso di Napoli non è un problema di correntismo né di personalismi dei singoli pm. Ma c´è la necessità di definire i confini tra i poteri riconosciuti del procuratore e l´autonomia dei singoli pm che va salvaguardata e può essere garantita solo dal rispetto dell´obbligo di motivazione in caso di revoca dell´assegnazione del fascicolo». (d. d. p.)

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L'Udc Per Bruxelles Casini tenta la carta Sgarbi (sezione: Giustizia)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

n. 92 del 2009-04-17 pagina 10 L'Udc Per Bruxelles Casini tenta la carta Sgarbi di Vittorio Sgarbi Sarà con ogni probabilità Vittorio Sgarbi uno dei candidati di punta dell'Udc alle elezioni europee del 6-7 giugno. Ex sottosegretario del governo Berlusconi, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano e oggi sindaco del piccolo centro siciliano Salemi, il critico d'arte potrebbe correre nella Circoscrizione Sud. Al Centro, il partito di Pier Ferdinando Casini punta invece sull'ex ragazzo d'oro del calcio italiano Gianni Rivera, mentre capolista al Nord Ovest sarà l'ex vice direttore del Corriere della Sera Magdi Cristiano Allam, fondatore del movimento «Protagonisti per l'Europa cristiana», convertitosi al cristianesimo un anno fa. Nella Circoscrizione Isole l'Udc schiererà Saverio Romano, segretario regionale in Sicilia e responsabile dell'organizzazione nazionale. Tra i candidati anche il deputato ex Pd Pierluigi Mantini, il senatore Luca Marconi, vicesindaco di Recanati, Luciano Ciocchetti e il consigliere del Csm Ugo Bergamo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Scarcerazioni eccellenti, scontro Procura-gip (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACA 17-04-2009 Scarcerazioni eccellenti, scontro Procura-gip DA BARI A Bari ieri è stato il giorno dei distinguo e delle polemiche. A tenere banco è stato ancora il caso delle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi nel capoluogo pugliese. E mentre la Procura e l'ufficio gip del tribunale scelgono accenti diversi nel valutare l'accaduto, il Consiglio superiore della magistratura ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. Quest'ultimo ha già consegnato in Corte d'appello la relazione contenente la cronistoria dei fatti che sarà subito inviata a- gli ispettori del ministero della Giustizia. I pubblici ministeri, in particolare, hanno mostrato di non gradire le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che ieri aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio. Tale procedimento, il 16 gennaio 2008, ha portato a 150 condanne e a 10 assoluzioni e, mercoledì, alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il primo a replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è stato il coordinatore della D- da, Marco Dinapoli. «Il compito della Procura è di raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se delinquono in tanti ha affermato il procuratore aggiunto Dinapoli non è colpa nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire queste situazioni». Come spiegare allora le 21 scarcerazioni? Secondo il procuratore aggiunto, «c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. È l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere ». A rompere il silenzio è stato anche il pubblico ministero della Procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio, Desiré Digeronimo, che ha sottolineato come la D- da abbia concluso il maxiprocesso «nel rispetto dei termini di custodia cautelare. E- ventuali problemi ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi di lavoro di altri uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale e concludere i processi ». Nessun commento, invece, da parte del giudice De Palo, da qualche mese promossa dal Csm alla presidenza del tribunale per i minorenni di Bari. Chi l'ha sentita riferisce che è avvilita, mortificata e stupita dal clamore suscitato dalla vicenda. Lei forse si aspettava le scarcerazioni e, forse anche per questo, nei mesi scorsi aveva cominciato a concedere ad alcuni condannati gli arresti domiciliari. il caso di Bari Il Csm ha aperto un'istruttoria e ha convocato i vertici degli uffici per il 28 aprile

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Caso Napoli, istruttoria del Csm (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Napoli Giustizia Caso Napoli, istruttoria del Csm Veleni in Procura, Palazzo dei Marescialli convoca Galgano, Lepore e De Chiara La Prima Commissione del Csm ha deciso di convocare per un'audizione il procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano, il procuratore capo Giovandomenico Lepore e l'aggiunto Aldo De Chiara. I tre dovranno chiarire quale sia il clima nell'ufficio requirente partenopeo alla luce delle polemiche sulla gestione dell'inchiesta sui rifiuti. Le audizioni sono state fissate per la mattina del 28 aprile. "Capire se all'interno della procura di Napoli ci sono profonde sofferenze come qualcuno ha segnalato in un'intervista sulla stampa". E', come dichiara dichiara Fabio Roia, che da ieri ha preso le redini della Prima Commissione del Csm, l'obiettivo per il quale sono stati convocati per il 28 aprile a Palazzo dei Marescialli i vertici della Procura napoletana. "Abbiamo ampliato la pratica a tutela dei pm napoletani per verificare se effettivamente c'è una situazione di disagio in procura" dice Roia; un'esigenza sorta dopo che il pg di Napoli, Vincenzo Galgano, nel difendere in un'intervista il procuratore Giandomenico Lepore, criticato da alcuni suoi sostituti per non aver risposto alla cerimonia di inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra alle dichiarazioni del presidente del Consiglio su Impregilo, ha in sostanza parlato di strumentalizzazioni della vicenda, invitando i pm a lavorare in silenzio. Parole a cui hanno reagito, sempre sulla stampa, i rappresentanti napoletani delle correnti della magistratura, accusando il Pg di delegittimare i pubblici ministeri. Scopo delle audizioni di fine mese è duLa Procura della Cassazione ha chiesto la conferma dell'ordinanza con la quale il tribunale del riesame di Napoli, nei mesi scorsi, ha ordinato il dissequestro di 750 milioni di euro del gruppo Impregilo disposto nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nel ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania.Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giuseppe Febbraro, ha chiesto ai supremi giudici della seconda Sezione penale di Piazza Cavour di dichiarare "inammissibile" il ricorso presentato dai Pm di Napoli . del 17-04-2009 num.

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Roberti:Salerno? E' un privilegio (sezione: Giustizia)

( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Salerno giustizia Roberti:Salerno? E' un privilegio Si insedia il nuovo procuratore della Repubblica: Un compito gravoso Primo giorno da Procuratore della Repubblica di Salerno per Franco Roberti. Il neo-procuratore, già Procuratore Aggiunto della Procura di Napoli e coordinatore dalla Direzione Distrettuale Antimafia, prende il posto di Luigi Apicella, sospeso dalla sue funzioni dal Consiglio Superiore della Magistratura in seguito alla polemica con la Procura di Catanzaro sulle indagini dell'ormai ex Pm De Magistris. Gabriella Pederbelli "La nomina a procuratore della Repubblica di Salerno? E' un grandissimo privilegio". Sono le prime parole di Franco Roberti, neo procuratore della Repubblica del tribunale del capoluogo salernitano al posto di Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm in seguito allo scontro con la procura generale di Catanzaro sulle indagini avocate all'ex pm Luigi De Magistris."Sono consapevole della gravità del compito, farò di tutto per essere all'altezza della situazione", ha aggiunto Roberti che, dopo aver incontrato per un saluto il presidente del Tribunale Luigi Mastrominico, il procuratore generale Lucio Di Pietro ed il presidente facente funzioni della Corte d'Appello di Salerno, Matteo Casale, ha preso possesso dell'incarico dinanzi al presidente della sezione penale del tribunale, Anna Emilia Giordano. "E' un ruolo bellissimo che svolgerò sotto l' ala protettiva di due maestri come il presidente Mastrominico ed il procuratore generale Di Pietro, ha sottolineato Roberti. "Conosco molto bene Roberti, abbiamo operato insieme per circa 30 anni", sottolinea Di Pietro. "Credo che la nostra amicizia ci porterà", chiarisce invece Mastrominico, "a realizzare una realtà giudiziaria un po' diversa''. Il presidente facente funzioni della Corte d'Appello, Matteo Casale ha sottolineato "le grandi capacità del neo-procuratore". "Lo spirito di squadra", chiarisce Roberti, "è fondamentale. Da soli non si va da nessuna parte". Una sorta di messaggio prontamente raccolto da Silverio Sica, in rappresentanza del Consiglio dell'ordine forense, che ha sottolineato le "grandi capacità investigative" dimostrate da Roberti, e dal rappresentante della Camera penale, l'avvocato Massimo Torre, che ha auspicato "una fattiva collaborazione tra avvocati e procura di Salerno". La giornata del neo procuratore è quindi proseguita al terzo piano di Palazzo di giustizia per l'incontro con i colleghi dell'ufficio della Procura. del 17-04-2009 num.

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il csm ascolterà i procuratori galgano e lepore (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Napoli DEL PORTO A PAGINA IX Istruttoria sul caso Napoli Il Csm ascolterà i procuratori Galgano e Lepore SEGUE A PAGINA IX

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farmci generici, lo stop del tar 'garantire le cure ai più poveri' - marco preve (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina XIII - Genova Il Tribunale amministrativo: giusto limitare la spesa, ma serve equità Farmci generici, lo stop del Tar �Garantire le cure ai più poveri´ "Resta necessario contemperare la tutela della salute col contenimento dei costi pubblici" MARCO PREVE Con una sentenza del 15 aprile, i giudici del Tar, nel riconoscere la regolarità della decisione della Regione Liguria che ha ordinato ai medici pubblici di limitare la prescrivibilità di farmaci (in questo caso nel settore della gastroenterologia) ancora coperti da brevetto a favore di rimedi ritenuti ugualmente efficaci ma meno cari, allo stesso tempo, con un passaggio che farà sicuramente discutere, toccano un nervo scoperto del sistema sanitario italiano. Scrive il Tribunale amministrativo che è «vano asserire l´intagibilità del diritto dei cittadini alla miglior cura disponibile sul mercato, se tale incombente ricade su un soggetto, che dispone di risorse progressivamente impari alla bisogna». Una frase che forse smaschera un atteggiamento ipocrita, ma che, a parere del legale dei ricorrenti, l´avvocato Ivan Marrone, lascia intravedere una pericolosa variante al concetto, fino ad oggi imperante, secondo il quale al paziente bisogna garantire la miglior cura possibile. Marrone è uno dei quattro avvocati della Malesci, società farmaceutica che ha presentato ricorso poiché sostiene che il suo farmaco - un inibitore della pompa gastrica - coperto da brevetto fosse non solo migliore di quelli meno cari prescritti dai medici liguri su sollecito della Regione «ma soprattutto con caratteristiche e principi attivi diversi, che possono svolgere la stessa funzione ma in maniera differente, quindi non sovrapponibile». In realtà i ricorsi erano tre e i due precedenti, che la Malesci ha vinto, riguardavano una precedente legge della Regione che limitava la rimborsabilità dei farmaci più cari ma che fu ritenuta illegittima dalla Corte Costituzionale. Contro la sentenza negativa Malesci presenterà appello al Consiglio di Stato. Nell´affrontare il caso, il Tar ritiene valida la valutazione scientifica operata dalla Regione Liguria poiché fatta da «un organo tecnico accreditato che si presume sia al corrente degli studi...». Quindi sottolinea «la necessità di contemperare l´esigenza di assicurare la salute pubblica con la tutela dell´equilibrio finanziario statale», precisando che «la commercializzazione dei farmaci di che si tratta ha presentato almeno in Liguria indici di anomalia» e infine che «la composizione della spesa pubblica deriva da scelte politiche».

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bio-testamento, primo sì in tribunale - franca selvatici (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina XIII - Firenze Bio-testamento, primo sì in tribunale A Prato un ingegnere ottiene la nomina dell´amministratore di sostegno Il giudice stesso, però, dubita che sarà sufficiente per rifiutare l´alimentazione FRANCA SELVATICI Un ingegnere di Prato, Alessandro Pagnini, 41 anni, è il primo toscano che sia riuscito a vincere in tribunale la causa per autodeterminare la propria vita. Ha infatti ottenuto dal giudice tutelare di Prato Salvatore Palazzo la nomina, nella persona di sua moglie, di un amministratore di sostegno che in caso di malattia invalidante potrà far valere le sue volontà. Il 24 febbraio, con scrittura privata autenticata dal notaio Luigi Aricò della associazione Liberi di decidere, l´ingegnere aveva designato sua moglie come proprio amministratore di sostegno, con l´incarico di pretendere il rispetto di precise disposizioni terapeutiche così illustrate: «In caso di malattia allo stato terminale, malattia o lesione traumatica cerebrale, irreversibile e invalidante, malattia che mi costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione, chiedo e dispongo di non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico, con particolare riguardo a rianimazione cardiopolmonare, dialisi, trasfusione, terapia antibiotica, ventilazione, idratazione o alimentazione forzata. Chiedo inoltre che siano intrapresi tutti i provvedimenti atti ad alleviare le mie sofferenze, compreso l´uso di farmaci oppiacei». Poi l´ingegnere, assistito dall´avvocato Maurizio Briganti, si è rivolto al giudice tutelare chiedendo la nomina formale di sua moglie come amministratore di sostegno. Partendo dalla Costituzione («La libertà personale è inviolabile» «Nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»), il giudice ha esaminato le sentenze della Cassazione che sanciscono «il diritto assoluto della persona di non curarsi, anche se tale condotta la esponga al rischio stesso della vita». E ha concluso che se i giudici di legittimità sono arrivati a riconoscere dignità giuridica a una volontà presunta (quella di Eluana Englaro), «non può a fortiori che risultare pacifico il dovere dell´ordinamento di rispettare l´espressione autodeterminativa del singolo», quando questa «sia stata espressa oggi in previsione di un possibile evento futuro che lo privi della capacità di esprimerla». Il giudice, dunque, ha accolto tutte le disposizioni anticipate dell´ingegner Pagnini. Egli stesso, però, dubita che quelle sul rifiuto di idratazione e alimentazione forzata possano valere nel caso in cui la legge sul testamento biologico entri in vigore così come approvata in Senato, che non le considera trattamenti sanitari rifiutabili. In tal caso sarà necessario riprendere la battaglia legale, forse fino alla Corte Costituzionale.

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scontro fra procura e gip per i 21 boss scarcerati (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Bari Il pm Digeronimo: "Noi abbiamo fatto il nostro dovere". Il Csm se ne occuperà il 28 Scontro fra procura e gip per i 21 boss scarcerati Dopo la scarcerazione dei 21 boss è polemica tra pm e giudice. La procura risponde all capo dell´ufficio gip: «Le strategie processuali sono di nostra competenza». Il Csm convoca i vertici del Palagiustizia per il 28. GABRIELLA DE MATTEIS A PAGINA III

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boss liberi, guerra tra toghe il pm: "noi siamo in regola" - gabriella de matteis (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina II - Bari Boss liberi, guerra tra toghe Il pm: "Noi siamo in regola" E il Csm convoca a fine mese i vertici del Palagiustizia La giustizia malata Stamattina è in programma il comitato per l´ordine e la sicurezza pubblica Il presidente del Tribunale, Vito Savino: "Questa è una sconfitta per tutti" Tutti riconoscono "è bravissima ma ha compiuto un errore di valutazione" GABRIELLA DE MATTEIS A Palazzo di Giustizia, dove hanno sede gli uffici della procura e quelli dell´ufficio gip gup, cercano di minimizzare. Ma i toni, oramai, sono quelli della polemica. O, più semplicemente, dello scontro. Il presidente del Tribunale Vito Savino, però, ammonisce: «Fatti come questi, il mancato deposito delle motivazioni, non devono accadere. Ma è una sconfitta per tutti». A Bari è il giorno dopo le scarcerazioni di 21, tra presunti affiliati e trafficanti di droga del clan Strisciuglio. Le parole del capo dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi che commentando il caso del mancato deposito delle motivazioni aveva espresso perplessità sullo strumento dei maxiprocessi hanno aperto un dibattito. Hanno dato il via ad uno scambio di affermazioni. Il procuratore aggiunto Marco Dinapoli chiarisce: «Il compito della procura è raccogliere prove e sostenere l´accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». Il pm dell´antimafia Desirèe Digeronimo che ha istruito il processo "Eclissi" aggiunge: «Il maxiprocesso da parte della Dda è stato concluso nel rispetto dei termini di custodia cautelare. Eventuali problemi ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi di lavoro di altri uffici non competono a chi deve esercitare l´azione penale e concludere i processi». Come quello denominato "Eclissi" appunto. In abbreviato, contava 160 imputati e 53 capi di imputazioni. Numeri che, sintetizzando il ragionamento del capo dell´ufficio gip gup, richiedono uno sforzo difficile, in alcuni casi, impossibile per un solo giudice. E quindici mesi, infatti, non stati sufficienti ad Anna Rosa De Palo, ora alla guida del Tribunale per i Minorenni, per depositare le motivazioni della sentenza e quindi per sospendere i termini di custodia cautelare. Ma la procura, all´indomani delle dichiarazioni di Giovanni Leonardi, rivendica e difende la scelta di istruire un maxiprocesso. «Se delinquono in tanti - continua Dinapoli - non è colpa nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire queste situazioni. C´è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. E´ l´organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata. A volte per noi è indispensabile fare imputazioni così corpose». Una tesi condivisa anche dal pm Digeronimo. «La procura - sottolinea - ha l´obbligo di esercitare l´azione penale nei confronti di tutti coloro nei cui confronti emergano responsabilità penali nel rispetto delle norme del Codice di procedura penale che impongono, nel caso in cui si tratti di fatti connessi in modo soggettivo ed oggettivo, di essere trattati in un unico processo. La frammentazione del materiale probatorio con una moltiplicazione di processi non risponde a logiche di strategia processuale, visto che i fatti da provare riguardano un unico clan mafioso, e spesso risulta di difficile gestione con il sistema dell´incompatibilità dei giudici». E intanto le polemiche, sollevate dal caso, sono approdate a Roma. Ieri il capo dell´ufficio gip Leonardi e il suo vice Antonio Lovecchio hanno incontrato il presidente del Tribunale Savino al quale hanno consegnato una relazione che ripercorre e riassume la vicenda e che sarà trasmessa al ministero della Giustizia. Ed è passaggio è stato dedicato proprio alla complessità del processo. «Quella di istruire un maxiprocesso è una scelta della procura. Certo per i giudici sarebbe meglio gestire processi meno consistenti» spiega il presidente del Tribunale. Sul caso il Csm ha già aperto una pratica e per il 28 aprile la prima commissione ha convocato nella capitale i vertici degli uffici giudiziari baresi. A Bari, questa mattina, invece, è in programma il comitato per l´ordine e la sicurezza pubblica alla quale parteciperà anche il sottosegretario all´Interno, Alfredo Mantovano. All´ordine del giorno la scarcerazione dei 21, tra esponenti del clan e trafficanti di droga e quindi la necessità di potenziare i controlli in alcuni quartieri, come il Libertà, roccaforte dell´organizzazione degli Strisciuglio. «Questa emergenza che si è verificata - dice il procuratore aggiunto della Dda Dinapoli - non ci trova preparati perchè da tempo abbiamo in corso una strategia di attenzione verso le persone scarcerate che, è bene ricordarlo, non sono degli agnellini e solitamente tornano a delinquere».

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"un sistema al collasso" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari La nota "Un sistema al collasso" «Un sistema al collasso che non conviene a nessuno, non agli operatori giudiziari nè tantomeno ai cittadini». Con queste parole Cittadinanzattiva commenta il caso dei presunti mafiosi scarcerati a Bari per il mancato deposito della sentenza. «In questa vicenda, se ci sono come appaiono responsabilità individuali saranno il Ministero ed il Csm ad accertarle - osserva Mimma Modica Alberti, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva che più volte si occupa di temi di questo genere - A noi sembra che ci siano responsabilità collettive e che non tutti abbiano fatto la loro parte: come mai infatti ci è accorti che la sentenza non è stata depositata solo ad avvenuta scarcerazione dei malviventi ?». Per l´associazione occorre affrontare «due questioni fondamentali: la prima è che non si devono rendere operativi i trasferimenti di magistrati» se non dopo la chiusura di «tutti i procedimenti loro assegnati»; «la seconda è l´urgenza di una riforma della geografia giudiziaria per dotare di organici adeguati le sedi più esposte al rischio della criminalità organizzata e, al contrario, eliminare gli sprechi partendo da uffici giudiziari piccolissimi e sostanzialmente inutili».

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boss scarcerati a bari interviene il csm (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 23 - Cronaca Boss scarcerati a Bari interviene il Csm ROMA - Parte l´istruttoria del Csm sul caso dei 21 mafiosi e trafficanti di droga scarcerati per il mancato deposito della motivazione della loro condanna da parte del giudice Anna Rosa De Palo. La prima commmissione ha convocato per il 28 aprile prossimo i vertici degli uffici giudiziari baresi.

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SI è INSEDIATO IERI IL NUOVO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA, FRANCO ROBERTI, GIà PROCURATORE... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Si è insediato ieri il nuovo procuratore della Repubblica, Franco Roberti, già procuratore aggiunto della Procura di Napoli e coordinatore della Dda. Ha preso il posto di Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm in seguito allo scontro con la procura generale di Catanzaro sul caso De Magistris. Roberti ha giurato e nel suo discorso ha sottolineato: «Siamo un servizio per il cittadino, non un potere». BARONE A PAG. 31

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LA PRIMA COMMISSIONE DEL CSM, CHE NELLE SCORSE SETTIMANE AVEVA GIà APERTO UN FASCICOLO SULLE AC... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La prima commissione del Csm, che nelle scorse settimane aveva già aperto un fascicolo sulle accuse «denigratorie» del premier Berlusconi e dei vertici di Impregilo durante la manifestazione per l'inaugurazione dell'inceneritore di Acerra - dopo che le toghe partenopee avevano chiesto tutela a Palazzo dei Marescialli - ha deciso di ascoltare i vertici degli uffici giudiziari napoletani anche per verificare se effettivamente esiste in Procura un clima di tensione e disagio tra i pm. Il 28 aprile saranno ascoltati il pg Galgano, il procuratore Lepore e il responsabile del pool ambiente dei pm, De Chiara. Intanto, il pg della Cassazione ha chiesto di confermare il dissequestro di 750 milioni per l'Impregilo. DEL GAUDIO A PAGINA 32

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SI VOLTA PAGINA E L'UNANIMITà è LA STRADA PIù AGEVOLE . UNA SVO... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

«Si volta pagina e l'unanimità è la strada più agevole». Una «svolta necessaria» alla procura di Salerno dopo lo scontro tra procure, Salerno-Catanzaro. Quando a fine gennaio scorso Nicola Mancino vice presidente del Csm arriva a Salerno per presentare il libro del pm antimafia Raffaele Cantone e parla di «svolta necessaria» sa di pronunciare parole dure, pesanti, nette che debbono garantire, a suo parere, la chiusura con il passato recentissimo dello scontro tra toghe. «Svolta necessaria» continua a ripetere Mancino mentre in ascensore percorre appena due piani affidando al cronista la nettezza delle parole intorno alle quali costruisce un ragionamento tutto istituzionale. Ha vinto il «metodo Mancino», unanimità su Roberti, svolta alla procura di Salerno dopo lo scontro con Catanzaro? Il vice presidente del Csm finge di non capire, scherza e ribatte con scherzosa ironia: metodo o merito? chiede al cronista. Non c'è dubbio «metodo», la pronta replica. «Sì, - conferma Mancino - metodo istituzionale, unanimità di consensi per la garanzia della svolta». E poi, senza nominare Roberti e neppure Apicella, svolge un ragionamento sempre sul filo del rigore istituzionale in tempi d'emergenza. «Quel che è certo - continua Mancino - è che di fronte a problemi così complessi bisognava avere ferma la barra istituzionale e ricercare i consensi più ampi possibili». Bastarono poco più di quindici minuti, raccontano ancora oggi i testimoni della commissione incarichi direttivi, per indicare Franco Roberti alla guida della procura della Repubblica di Salerno. All'unanimità, preannunciata da una discretissima consultazione della vigilia del vice presidente del Csm Nicola Mancino. Tre coordinate offre, in quei giorni Mancino: decidere bene, decidere subito e, soprattutto, decidere all'unanimità. Sfidando, in tal modo, anche la ricorrente prassi di accordo preventivo tra le correnti della magistratura per la designazione degli incarichi direttivi. La vigilia della nomina di Roberti era stato tutt'altro che serena. Un decreto di perquisizione partito da Salerno con un pool di sette magistrati alla volta di Catanzaro, le perquisizioni delle case e degli uffici di alti magistrati calabresi guidate dall'ex procuratore Apicella. Poi lo scontro tra procure, il richiamo del capo dello Stato, la preoccupazione di Mancino, le azioni disciplinari del Csm, una ordinanza-decreto di oltre mille pagine confermata nella legittimità dal tribunale del Riesame salernitano e il sospetto di una frettolosità disciplinare del Csm che lascerà ancora strascichi nel contenzioso che Apicella, Nuzzi e Verasani produrranno per tentare di riavere l'onore della professionalità. In pratica, in atto considerato legittimo anche da altri gradi della giurisdizione è diventato atto di accusa e di sanzione per Apicella, Nuzzi e Verasani. De Magistris non c'è più, è in campagna elettorale insieme a Di Pietro. Nuzzi e Verasani sono stati trasferiti nel Lazio,a Cassino e Latina. Apicella sospeso. «Io sono stato colpito dalla politica dei due pesi e due misure» ha ripetuto l'ex procuratore Apicella vittima delle sanzioni disciplinari del Csm dopo aver apposto la sigla di «capo» al lavoro di due sostituti. Perchè, l'ex procuratore ha coltivato la ragione sulla giustezza delle indagini svolte dai suoi pm. E, soprattutto, sui riscontri che questi avrebbero trovato dopo le sessantasei volte che De Magistris aveva varcato gli uffici della procura di Salerno. Per «instradare» - come hanno commentato i suoi accusatori del Csm - inchieste che gli erano state tolte a Catanzaro e sulle quali pretendeva la «rivincita». Ma questa è già altra storia. ant.man.

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PIETRO TRECCAGNOLI DEVE DAR FONDO A TUTTO IL SUO SANGUE FREDDO, QUELLO CHE GLI VIENE DALLA LUNGA ... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Caserta)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

PIETRO TRECCAGNOLI Deve dar fondo a tutto il suo sangue freddo, quello che gli viene dalla lunga carriera di penalista, solo così Vincenzo Siniscalchi, per tre volte deputato dell'Ulivo e ora componente laico del Csm, riesce a parlare e a ricordare Franco Ambrosio. «Sono stato il suo avvocato quando fu coinvolto nella Tangentopoli degli anni novanta» dice. «E ricordo una persona di grande dignità e cordialità, ma soprattutto molto determinato. Lo assistevo insieme al suo difensore storico, Massimo Rizzo». Era ancora un suo assistito? «No, non mi occupavo più direttamente delle sue vicende giudiziarie, da tempo, dagli ultimi anni della mia attività parlamentare. E poi, con l'elezione nel Csm, il lavoro di penalista è diventato incompatibile». Ma continuava a seguire la vicenda? «Neanche. Mi è capitato di incontrare Ambrosio talvolta allo stadio. E qualche giorno fa l'ho visto a piazza Rodinò. Mi ha offerto un caffè e mi ha detto che si stava preparando al processo d'appello. Era fiducioso che la sentenza di condanna di primo grado per la bancarotta fosse ribaltata. I processi erano diventati la sua ossessione». Come l'ha trovato? «Provato, anche perché gli anni passano». Come ha reagito alla notizia della sua tragica morte? «Sono rimasto inorridito come cittadino. Ma il sentimento più forte è stato quello della pietà umana. Immagino che Ambrosio, coerentemente alla sua formazione e al suo carattere, abbia tentato di reagire. L'efferatezza dei criminali l'ha sopraffatto. La morte assieme alla moglie è stata il suggello di una vita che Franco ha dedicato famiglia, alla moglie, ai figli e al lavoro di imprenditore». Com'era Ambrosio nei panni di imputato? «Molto deciso a sostenere le proprie tesi. Ricordo la straordinaria compostezza durante la detenzione. Soffriva, ma non si lamentava mai, piuttosto lavorava per costruire la difesa, collaborando con precisione. Non faceva ricorso, come spesso accade, a questioni di salute per avere qualche agevolazione. Raccoglieva documenti, cercava di dare un contributo alla difesa tecnica, vincendo la mortificazione della sua condizione». Le vicende di Ambrosio, nel bene e nel male, hanno riempito molte pagine della storia cittadina. «Era un imprenditore a tutto tondo. Aveva un grande credito e portava avanti una tradizione familiare, nel settore del grano, che era partita da semplici mulini. Il suo modello era Serafino Ferruzzi, il suocero di Raul Gardini». Bancarotta, corruzione, evasione fiscale: sono state pesanti le accuse contro di lui. «Non mi chieda di entrare nel merito. Sulle sue vicende giudiziarie devo assicurare il riserbo di avvocato». Per il massacro della Gaiola sono stati arrestati tre giovani romeni... «Chi compie delitti così orrendi è solo una belva, non è una questione politica. Italiani o romeni non cambia nulla, devono essere condannati alle pene che meritano. Mi conforta che non siano italiani, anche se la criminalità italiana non è meno efferata. I delinquenti, comunque, non rappresentano un'intera comunità nazionale. Ma mi faccia fare un elogio». Prego. «Sono molto soddisfatto della celerità con la quale le forze dell'ordine hanno operato. Però bisogna intensificare la prevenzione. Ci sono zone di Napoli, anche a Posillipo, completamente abbandonate. E non basta: proprio in queste ore in Puglia sono stati liberati numerosi esponenti di cosche criminali perché un giudice non è riuscito a depositare le motivazioni della sentenza di condanna. È una brutta pagina per la giustizia. Così si vanificano le azioni delle forze dell'ordine e dei pm».

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LEANDRO DEL GAUDIO LA PRIMA COMMISSIONE DEL CSM VUOLE ASCOLTARE IL PROCURATORE GIOVANDOMENICO LEP... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

LEANDRO DEL GAUDIO La prima commissione del Csm vuole ascoltare il procuratore Giovandomenico Lepore, il suo vice Aldo De Chiara e il procuratore generale Vincenzo Galgano. Una mossa a sorpresa da parte della commissione di Palazzo dei Marescialli, il primo intervento sulla richiesta della Procura di Napoli di aprire una pratica a tutela dei pm dopo alcune dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio Berlusconi in occasione dell'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra. Il Csm apre formalmente un'istruttoria. E lo fa anche per definire il «clima», le condizioni «ambientali» del lavoro dei cento e passa pm dell'ufficio inquirente napoletano. Una decisione che mostra sensibilità non solo per le dichiarazioni del premier («gli eroi della Impregilo contro gli ostacoli giudiziari»), ma anche per il modo in cui si è arrivati alla richiesta di «tutela» al Csm. Il testo - val la pena ricordare - è firmato da Lepore, che in un primo momento era stato al centro di perplessità dei pm per non aver replicato al premier al termine dell'inaugurazione di Acerra. Davanti al Csm, dunque, sfileranno tutti i protagonisti di un serrato confronto interno all'ufficio inquirente e al distretto di Corte d'appello, che va avanti dallo scorso dicembre, da quando cioé il Consiglio giudiziario (una sorta di csm minore) si è interessato alla divergenza sorta tra Lepore e i due pm Sirleo e Noviello nella gestione del processo ecoballe. C'è una data fissata nel calendario della prima commissione di Palazzo dei Marescialli: il prossimo 28 aprile, parte l'istruttoria con la convocazione di Lepore, in una vicenda che potrebbe interessare anche tutti gli esponenti di magistratura associata napoletana che si sono espressi sulle tante facce del caso Napoli. Ecco come motiva l'apertura dell'istruttoria Fabio Roia, presiente della prima commissione del Csm (in sostituzione di Ugo Bergamo, candidato alle Europee): «Vogliamo capire se all'interno della Procura di Napoli ci sono profonde sofferenze come qualcuno ha segnalato in un'intervista sulla stampa». Una dichiarazione che punta a stabilire se esiste quel clima di «effervescenza prelettorale» al quale ha fatto riferimento il pg Galgano nel corso di ripetute interviste, nel difendere la posizione di Lepore rispetto agli attacchi di alcuni esponenti delle correnti di magistatura associata. Roia aggiunge: «Abbiamo ampliato la pratica a tutela dei pm napoletani per verificare se effettivamente c'è una situazione di disagio in Procura. Un'esigenza sorta dopo che il pg di Napoli, Vincenzo Galgano, nel difendere in un'intervista il procuratore Giandomenico Lepore, ha parlato di strumentalizzazioni della vicenda, invitando i pm a lavorare in silenzio». Facile immaginare che vengano ascoltati giudici e pm che in veste di esponenti di correnti associative hanno replicato al pg. A fine mese, dunque, il via all'ultima faccia del caso Napoli: «Scopo delle audizioni è dunque accertare se c'è effettivamente una situazione di turbolenza in Procura; ma se così non fosse, aggiunge ancora Roia, «intendiamo aiutare l'ufficio a lavorare con serenità». Ieri, invece, nuovo stop dinanzi al Plenum sul caso legato allo stralcio di alcuni indagati - tra cui gli ex commissari Catenacci, Bertolaso e Pansa - contestato dai pm Sirleo e Noviello. Qui il Plenum deve valutare l'operato del capo dei pm napoletani. Dopo l'indirizzo della settima commissione del Csm, (che parla di «revoca non motivata») il Plenum dovrà valutare la posizione del procuratore Lepore. Ieri, la corrente di Md si è astenuta, caso rinviato fra quindici giorni.

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TENSIONE IN PROCURA, IL CSM CONVOCA LEPORE (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Aperta un'istruttoria dopo lo scontro sull'inchiesta ecoballe: saranno sentiti anche Galgano e De Chiara Tensione in Procura, il Csm convoca Lepore Il pg della Cassazione su Impregilo: va confermato il dissequestro di 750 milioni

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Città: Rimborsi sulla depurazione Il Comune incontra i consumatori (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Città: Rimborsi sulla depurazione Il Comune incontra i consumatori Pubblicato il 17-04-2009 Rimborsi sulla depurazione Il Comune incontra i consumatori... Il canone di depurazione e la questione dei rimborsi per i tanti cittadini che non hanno mai fruito del servizio, sarà al centro dell’incontro pubblico organizzato in città da Movimento Difesa del Cittadino, Lega Consumatori, Federconsumatori, Cittadinanzattiva e Codacons in programma alle 18 di oggi presso la sala riunioni del Centro Servizi del Volontariato di Benevento (ex caserma Vigili del Fuoco - 1° piano) in Viale Mellusi. Il confronto, aperto alla cittadinanza vedrà la partecipazione del sindaco Fausto Pepe e dell’Assessore alle Finanze Luigi Boccalone che ufficializzeranno le decisioni dell’amministrazione. Mdc, Lega Consumatori, Federconsumatori e Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna ‘Giusto Canone’ hanno depositato oltre duemila istanze di rimborso non solo nella città capoluogo, ma anche in alcuni comuni della provincia privi di depuratore o con impianti non funzionanti. Come sottolineato da Francesco Luongo, presidente provinciale del Mdc, la Legge n. 13/09 ha confermato “la debenza delle somme agli utenti in caso di mancanza o non funzionalità dei depuratori, fissando per le autorità di ambito o le amministrazioni comunali il termine del 30 giugno per la individuazione delle somme da restituire ai consumatori, dedotti gli oneri derivati dalle attività di progettazione, di realizzazione o di completamento avviate. Sul punto la Corte Costituzionale si era espressa chiaramente con la sentenza n. 335/08 – continua Luongo – anche se in questi mesi numerose amministrazioni hanno fatto orecchie da mercante, tirando in ballo inesistenti prescrizioni quinquennali degli importi versati dai cittadini ed in alcuni casi l’esistenza di impianti di depurazione in realtà non funzionanti. Anche diverse Corti dei Conti, tra cui quella della Campania, hanno confermato l’obbligo di restituzione delle somme previa richiesta dei cittadini ed il termine decennale per la prescrizione dalla data dei pagamenti.

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Troppe assenze, niente premio (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Troppe assenze, niente premio La Regione nega progressioni a 200 addetti. Il sindacato: «Conteggiati anche ferie e allattamenti» Venerdì 17 Aprile 2009, Trieste NOSTRO INVIATO Chi lavora in Regione meno del 33 per cento del normale orario annuale non ha diritto a chiedere la progressione, quella "orizzontale" e retributiva. La cosa riguarda circa 200 sui 3mila dipendenti dell'ente. Su questo punto s'incroceranno le lame, oggi a Trieste, fra la Direzione centrale del personale e le organizzazioni sindacali. Non è in discussione il parametro del 33 per cento, che è stabilito dal contratto di primo livello del Comparto unico - come spiega l'assessore Elio De Anna - quanto la circostanza che la Regione ha detratto dall'orario tutti i tipi di assenza a qualsiasi titolo avvenuti. Si va dall'assenza per infortunio a quella per malattia, dalla maternità ai permessi per allattamento, fino alle ferie e ai permessi. «Il calcolo della "presenza effettiva in servizio" non può ridursi al puntiglioso conteggio di ore e minuti di assenza - tuonano Cgil, Cisl e Uil - nulla rilevando, ai fini di una valutazione consapevole, assenze parziali nel corso della giornata». E la base sulla quale calcolare questa presenza «non può comprendere i periodi di assenza obbligatoria come il congedo obbligatorio per maternità e le ferie, non esigibili dall'Amministrazione». Il sindacato afferma che «non possono essere in nessun caso considerati assenze quei periodi che, per contratto o per legge, vengono esplicitamente considerati di presenza» e definisce emblematico il riposo concesso dalla legge alla madre per allattare. Quanto alla preintesa di secondo livello (contratto integrativo) firmata con la Regione il 3 marzo, i sindacati spiegano che sono disponibili «risorse sufficienti a consentire una progressione orizzontale a tutti i colleghi che non l'abbiano conseguita nel 2007». La proposta sindacale è che «ai fini delle progressioni orizzontali la presenza possa essere riferita al 2009 per chi, nel corso del 2008, non raggiungesse comunque il 33% del dovuto». E proprio in questa prospettiva, oggi, la Regione avanzerà a sua volta una proposta per ricomporre la questione. Ma l'assessore resta fermo su un punto: «Abbiamo chiesto un'interpretazione autentica all'Areran, che ci ha chiarito la necessità di considerare soltanto la presenza effettiva, sottolineo effettiva, sul posto di lavoro». In tale direzione va anche «una sentenza della Corte costituzionale», aggiunge l'assessore regionale. E del resto «spiegatemi come sia possibile valutare una persona che sta a casa, per una ragione o per l'altra, più di otto mesi all'anno». Non si tratta di discriminare nessuno, spiega De Anna, ma «che un dipendente sia assente per maternità o per malattia, per ferie o per infortunio, sempre di assenza parliamo. E chi non c'è per un periodo minimo nell'arco dell'anno - conclude l'assessore - non può essere credibilmente valutato». Maurizio Bait

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Bari È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio... (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Venerdì 17 Aprile 2009, Bari È scontro sulle scarcerazioni dei 21 presunti malavitosi a Bari. Tra procura e ufficio gip del tribunale della città è il giorno dei distinguo e delle polemiche alle quali non è indifferente il Csm che ha subito aperto un'istruttoria e ha convocato per il 28 aprile prossimo i presidenti di Corte d'appello, tribunale e ufficio gip. I pubblici ministeri non hanno gradito le dichiarazioni del presidente dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Leonardi, che aveva espresso perplessità sull'utilità, da parte degli inquirenti, di istruire maxiprocessi come quello a carico degli Strisciuglio che il 16 gennaio 2008 ha portato a 150 condanne e a dieci assoluzioni e alla scarcerazione di 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga solo perché il gup che li ha giudicati con rito abbreviato, Rosa Anna De Palo, non è stata in grado di depositare in 15 mesi le motivazioni della sentenza di primo grado. Per questo, quasi certamente, un'altra trentina di affiliati al clan, condannati a pene superiori a dieci anni di reclusione, lascerà il carcere nell'ottobre prossimo. Il primo a replicare ai rilievi mossi dal giudice Leonardi è il coordinatore della Dda, Marco Dinapoli, che spiega ai cronisti che «il compito della procura è di raccogliere prove e di sostenere l'accusa in giudizio. Le strategie processuali sono di nostra competenza e crediamo di operare nel migliore dei modi». «Se delinquono in tanti - afferma il procuratore aggiunto Dinapoli - non è colpa nostra. Cosi come non è colpa nostra se il sistema giudiziario non è in grado di gestire queste situazioni». Perché accade tutto ciò? Perché - conclude - «c'è una debolezza del sistema giustizia che è evidente. È l'organizzazione che non riesce a gestire una domanda di giustizia così elevata, soprattutto da quando il rito abbreviato è diventato un diritto dell'imputato e non è più vincolante il nostro parere». Rompe il silenzio anche il pubblico ministero della procura antimafia che ha istruito il processo al clan Strisciuglio, Desiré Digeronimo, che sottolinea che «la Dda ha concluso il maxiprocesso nel rispetto dei termini di custodia cautelare. E che eventuali problemi ricollegabili a carenze del sistema giudiziario o ai carichi di lavoro di altri uffici non competono a chi deve esercitare l'azione penale e concludere i processi». Resta zitto, invece, il giudice De Palo, da qualche mese promossa dal Csm alla presidenza del tribunale per i minorenni di Bari. Chi l'ha sentita riferisce che è avvilita, mortificata e stupita dal clamore suscitato dalla vicenda. Lei forse si aspettava le scarcerazioni e, forse anche per questo, nei mesi scorsi aveva cominciato a concedere ad alcuni condannati gli arresti domiciliari.

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SPINEA Un provvedimento abnorme Per Yesmin ricorso in Cassazione (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

SPINEA «Un provvedimento abnorme» Per Yesmin ricorso in Cassazione Venerdì 17 Aprile 2009, Venezia «Faremo ricorso in Cassazione! L'ordinanza con cui la Corte d'Appello di Venezia ha rigettato il risarcimento per ingiusta detenzione alla mia cliente è un provvedimento abnorme». Lo ha dichiarato ieri l'avvocato Luciano Faraon, il difensore di Yesmin Akter, la quarantunenne originaria del Bangladesh arrestata nel 2004 con l'accusa di concorso nell'omicidio del marito, Amdadul Haque, e assolta nel maggio del 2006 perché non è stata raggiunta la prova del suo coinvolgimento nell'atto di violenza, per il quale è stato invece condannato a 22 anni di reclusione un connazionale, Salim Sikder. La Corte d'Appello ha negato l'indennizzo alla donna per i due anni trascorsi in carcere sostenendo che fu connivente con l'omicida in quanto, pur essendo presente nel momento in cui Sikder strangolò suo marito al Parco Nuove Gemme di Spinea, non solo non chiese aiuto e non prestò soccorso all'uomo, ma non sporse neppure denuncia. Secondo i giudici, inoltre, al processo ha fornito una versione non credibile, negando di essere stata l'amante dell'omicida e denunciando, al contrario, «fantasiose violenze sessuali subite da Sikder». Secondo l'avvocato Faraon le conclusioni della Corte d'Appello non hanno alcun fondamento: il legale sostiene che non vi è prova che la sua cliente e Sikder fossero amanti, circostanza decisamente negata da Yesmin, la cui denuncia per violenza sessuale nei confronti del connazionale è tutt'ora pendente (la procura ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, opposta dall'avvocato Faraon). Il difensore della donna precisa, inoltre, che quella di favoreggiamento personale nei confronti dell'omicida è ancora una semplice ipotesi formulata nei confronti della sua assistita, in quanto l'inchiesta è ancora aperta, dopo l'assoluzione per l'accusa di omicidio. «La verità è che Yesimin Akter non parlava una sola parola d'italiano ed è per questo che non chiese aiuto e non andò dalla polizia - dichiara l'avvocato Faraon - Inoltre la Corte Costituzionale ha riconosciuto che avrebbe avuto diritto ad un'interprete a spese dello Stato: durante le indagini il suo diritto alla difesa è stato violato - conclude il legale - L'interprete inizialmente nominato dai magistrati non era in grado, infatti, di tradurre correttamente le sue dichiarazioni». Gianluca Amadori

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QUIRINALE. RICHIAMO A GOVERNO E PARLAMENTO SUI DECRETI LEGGE (sezione: Giustizia)

( da "AgoPress" del 17-04-2009)

Argomenti: Giustizia

(AGO PRESS) Sottoporre al presidente della Repubblica per la promulgazione, in prossimità della scadenza del termine costituzionalmente previsto, una legge che converte un decreto-legge notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l’ulteriore, pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida. E’ quanto contenuto in una nota diffusa dal Quirinale, in relazione alla lettera inviata dal presidente Giorgio Napolitano, il 9 aprile scorso, ai presidenti del Senato, della Camera, del consiglio dei Ministri e al ministro dell’Economia e delle Finanze. “La lettera – si legge nel comunicato - era riferita alla promulgazione della legge di conversione del decreto-legge 10 febbraio 2009, numero 5 recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato”. La precisazione del Quirinale giunge per chiarire alcune indiscrezioni apparse sulla stampa nazionale. “La lettera riprendeva osservazioni già sottoposte fin dalla scorsa legislatura all’attenzione dei presidenti delle Camere e del Governo – prosegue la nota del Quirinale - sulla necessità che la emendabilità dei decreti-legge nel corso dell’iter di conversione si mantenga rigorosamente nei limiti imposti dalla natura straordinaria della fonte prevista dall’articolo 77 della Costituzione e dello stesso procedimento parlamentare di conversione in legge, che deve concludersi nel termine inderogabile di 60 giorni, anche alla luce del possibile sindacato che la Corte Costituzionale ha recentemente ritenuto di esercitare in relazione a decreti convertiti in legge. Si rilevava, in particolare, che con particolare riguardo alla verifica sia della sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza sia della correttezza della copertura delle nuove o maggiori spese, ai sensi degli articoli 77 e 81 della Costituzione, per la necessità di tenere conto di tutti gli effetti della possibile decadenza del decreto in caso di esercizio del potere di rinvio ai sensi dell’articolo 74 della Costituzione.

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Bugoloni diffamò sindaco e segretario (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Bugoloni diffamò sindaco e segretario Condannato per le parole scritte contro Sandro Guella e Francesco Del Dot FIAVE' I fatti risalgono al 2001. O meglio i tre ricorsi che hanno messo nei guai Beniamino Bugoloni, consigliere comunale ed ex primo cittadino di Fiavé risalgono all'agosto e all'ottobre di quell'anno. Nei documenti, presentati contro alcune delibere comunali, Bugoloni s'era lasciato andare ad espressioni come «associazione a delinquere», «mafiosi» ed altre ancora nei confronti dell'amministrazione comunale che avevano spinto il sindaco Sandro Guella, che era succeduto proprio a Bugoloni, e il segretario comunale Francesco Del Dot a sporgere querela per diffamazione contro il consigliere. Ieri, dopo che la Corte Costituzionale ha respinto l'eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice unico Giuseppe Serao in tribunale a Tione, la vicenda è ritornata sui banchi del tribunale rendenese. Il giudice Serao ha stabilito che il reato riferito ai primi due ricorsi era estinto per prescrizione, ma non quello rilevato nel ricorso redatto da Bugoloni, difeso dall'avvocato Alberto Pontalti, nell'ottobre del 2001 e, per questo, oltre alla sanzione penale, lo ha condannato a pagare 300 euro di risarcimento sia a Guella che a Del Dot. Denaro che come avevano in precedenza annunciato entrambi i querelanti sarà utilizzato per beneficenza. D'altra parte l'ex sindaco e il segretario comunale, assistiti dall'avvocato di Trento Andrea De Bertolini, avevano sempre ribadito che l'unico scopo della querela era quello difendere la propria onorabilità, infangata dalle parole di Bugoloni.

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Referendum, Maroni media con il Pd (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Ma per votare in una data successiva al 15 giugno occorre una nuova legge Referendum, Maroni media con il Pd Il ministro dell'Interno sonderà la minoranza prima di decidere tra la data del 21 giugno o il rinvio ROMA - Rinvio al prossimo anno o voto al 21 giugno in concomitanza con i ballottaggi. Su una di queste due ipotesi si giocano i destini dei tre referendum elettorali promossi dal comitato Segni-Guzzetta, dopo che il premier Berlusconi ha chiarito che non si faranno sicuramente il 6-7 giugno, in concomitanza con le elezioni Europee, per il veto imposto dalla Lega. RICERCA DI CONVERGENZA - La scelta su quale di queste due opzioni alternative potrà essere seguita verrà però di fatto affidata all'opposizione. Il presidente del consiglio ha infatti incaricato il ministro dell'Interno, il leghista Roberto Maroni, di confrontarsi con la minoranza per individuare quale sia l'ipotesi su cui si registra maggiore convergenza. La decisione è stata presa nel vertice di maggioranza che si è tenuto a Palazzo Grazioli, secondo quanto ha spiegato il vice capogruppo vicario del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello. «La decisione - ha detto Quagliariello - verrà assunta sulla proposta che farà il ministro dell'Interno Maroni dopo aver sentito l'opposizione». Quagliariello ha dunque ribadito che le ipotesi sul campo sono quelle definite ieri dall'ufficio di presidenza del Pdl, ossia 21 giugno o rinvio di un anno. E a chi gli chiedeva se la Lega fosse d'accordo sull'ipotesi dello slittamento al 2010, il vice capogruppo vicario ha risposto: «Non credo che il ministro si faccia carico di una posizione che non condivide». Quanto ai tempi di un provvedimento in merito, Quagliariello ha sottolineato che dovrebbe essere varato «al prossimo Consiglio dei ministri». UNA LEGGE PER IL RINVIO - Qualora si optasse per un voto al 21 giugno, tuttavia, sarebbe necessario un intervento legislativo ad hoc: l'attuale normativa prevede infatti che le consultazioni referendarie siano indette entro il 15 giugno. «Ricevuta comunicazione delle sentenza della Corte Costituzionale - si legge infatti nell'articolo 34 della legge 352/1970 -, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno. Nel caso di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso all'atto della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali per l'elezione delle nuove Camere o di una di esse. I termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365* giorno successivo alla data della elezione». LE PRIME REAZIONI - Mentre dal fronte del Pd, Ermete Realacci, fa sapere di non avere problemi ad ipotizzare uno slittamento delle consultazioni al prossimo anno, la radicale Emma Bonino insorge e parla di una «idea letteralmente eversiva» evidenziando che «in Italia è in vigore, e non da oggi, un regime per il quale, da destra a sinistra, l'illegalità e la negazione di leggi, obblighi e scadenze costituzionali, sono diventati pratica quotidiana per tutta la classe politica». Massimo D'Alema parla del rinvio come del «male minore» mentre il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone, si dice convinto che «Il governo e la maggioranza hanno agito saggiamente e correttamente» e si augura «che con altrettanta saggezza, per un verso il Pd e per altro verso il Comitato promotore vogliano valutare queste due opzioni ed esprimere la loro valutazione». Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a margine del convegno «Cattolici e democrazia oggi in Italia» ha dichiarato: «In un Paese vanno rispettate le regole: il referendum va fatto adesso perché queste sono le regole in uno stato che ha le sue leggi, la sua Costituzione, le sue procedure». Secondo Casini «chi cambia sempre procedure e leggi non fa una cosa buona. Il Governo decida il 7, il 21, il 14 ma -ribadisce - il referendum va fatto adesso». stampa |

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Referendum, Maroni negozia con Pd e Udc (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 18/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno Referendum, Maroni negozia con Pd e Udc Le ipotesi restano il 21 luglio o il 2010 ROMAIl referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno insieme con il secondo turno delle elezioni amministrative. È questo l'orientamento che prevale in Governo e maggioranza, che hanno affidato al ministro dell'Interno Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E dai primi colloqui sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che ieri sembrava quella preferita dal Pdl. Maroni, dopo una nuova riunione a Via del Plebiscito con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il leader dell'Udc Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il sì al 21 giugno. Poi, ha sentito Franceschini al quale, ha riferito lo stesso leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o 21 giugno, senza fare menzione del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha definito «una vergogna» la rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha indicato la data del 21 per ottenere il massimo risparmio. La telefonata a Di Pietro arriverà, ma il leader dell'Idv ha rifiutato in anticipo ogni dialogo: no a qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. La prossima settimana sarà lo stesso Maroni a formulare ufficialmente una proposta in Cdm. Le mosse del Governo sono state decise nel corso della riunione, durata oltre due ore, con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro in cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla materia sarebbe spettata alla Lega. Sul tavolo ufficialmente restavano due le strade percorribili: il 21 giugno con il mini-accorpamento oppure il rinvio alla primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le file del Pdl è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio, è il ragionamento che si fa nel Pdl, punta a chiudere il capitolo referendum con un mini-accorpamento piuttosto che subire per un anno la minaccia di una spada di Damocle sulla testa. A complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione popolare è la contrarietà del comitato referendario che, secondo la Costituzione, rappresenta per questa materia «un potere dello Stato». Sul piano giuridico precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Marini il consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche. Ecco perché l'ipotesi di un rinvio, sottolinea il ministro La Russa può in realtà essere ancora percorribile. Il Governo dovrà emanare un decreto per derogare alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare una convergenza sul rinvio al 2010. La Russa chiede a Franceschini di uscire allo scoperto: «L'ipotesi del rinvio c'è - assicura - Franceschini dica se lo vuole o no». Nonostante Bossi ci scherzi su - «Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere» - l'atmosfera resta tesa. «Ho ribadito a Maroni che il Pd giudica una vergogna non aver scelto l'election day - dice Franceschini -. Essendo oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce un risparmio di risorse e cioè il 21 giugno».

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Decreti, richiamo del Colle (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 18/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:interno Decreti, richiamo del Colle Napolitano invia una lettera a Berlusconi e ai presidenti delle Camere per chiedere un maggior rispetto della Costituzione nel varo dei provvedimenti d'urgenza Il capo dello Stato Napolitano e il premier Berlusconi ROMAI decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il dl «incentivi», Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Azione di moral suasion Un richiamo forte ma che Giorgio Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al Governo Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata dal Colle. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al quale era presente Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, la terza carica dello Stato ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti. La precisazione del Quirinale La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto legge «incentivi», che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano non ha fatto altro che riproporre osservazioni già fatte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti richiamati dalla Corte Costituzionale. Napolitano faceva notare che sottoporgli in extremis un dl «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi dell'articolo 74 della Costituzione. Diverse interpretazioni politiche La presa di posizione di Napolitano è stata subito applaudita dalle opposizioni. Anna Finocchiaro del Pd: «Il richiamo che il Presidente della Repubblica è quanto mai opportuno. Già abbiamo denunciato l'abnorme uso dei decreti in questa legislatura che svilisce e umilia, spesso, il lavoro delle Camere». Vietti dell'Udc: «Il monito del presidente Napolitano sia accolto da tutti con spirito di collaborazione istituzionale per il miglior rispetto dell'equilibrio tra i poteri». L'interpretazione del messaggio di Napolitano è diversa nel Pdl: Fabrizio Cicchitto lo ha letto come la necessità di combattere la «lentocrazia». «La via maestra per dare una risposta costruttiva ai problemi posti dal presidente della Repubblica - ha detto il presidente dei deputati del Pdl - è quella della riforma dei regolamenti delle due Camere».

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Lista Grillo, i magistrati difendono Materia (sezione: Giustizia)

( da "Gazzetta di Reggio" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

di Tiziano Soresina Lista Grillo, i magistrati difendono Materia Oggi la manifestazione della Lista Grillo Procura e Anm: «Attacco ingiustificato» I grillini insistono «No ai sospetti collusi sì alla Boccassini» La procura felsinea rimanda al mittente gli attacchi dei grillini che hanno annunciato per questa mattina - nel capoluogo emiliano - un presidio in piazza Re Enzo con volantinaggio per dire «no» alla possibile nomina di Italo Materia a procuratore capo di Bologna. Dopo le ombre gettate, a più riprese a Reggio, da Sonia Alfano (presidente dell'associazione nazionale vittime della mafia), ora c'è la dura presa di posizione del candidato sindaco bolognese Giovanni Favia (Amici di Beppe Grillo di Bologna) che si meraviglia come nessun altra forza politica si sia mossa. «Materia è persona considerata vicina al procuratore Giovanni Lembo - rimarca Favia - un magistrato inquisito per cullusione con la mafia. I due magistrati vennero visti a pranzo con Luigi Sparacio, un falso pentito che lo status di collaboratore di giustizia l'aveva ottenuto proprio grazie a Lembo. Non vogliamo che Materia diventi procuratore capo a Bologna - conclude - piuttosto vorremmo un persnaggio come Ilda Boccassini». Un attacco che ha suscitato un'alzata di scudi fra gli inquirenti bolognesi, a partire da Silverio Piro, reggente della procura. «Sono deluso, si cerca d'intervenire in maniera pesante in un momento delicatissimo com'è quello della nomina del capo di una procura. A Materia va tutta la mia solidarietà: è una persona che è stata costante esempio di professionalità e capacità nel servizio. Mi chiedo che senso ha tutto questo. E' un attacco a colui che ha ottenuto il maggior numero dei voti nel plenum del Csm. E' segno di una carriera sacrificata ai problemi della giustizia. Anzi - termina Piro - il fiore all'occhiello della sua carriera sono proprio gli anni passati alla Direzione distrettuale antimafia, alle prese ogni giorno con indagini pesantissime». Il pm Luigi Persico - memoria storica della procura bolognese - ha lavorato gomito a gomito con Materia. «Molti furono i casi che affrontammo insieme, condividendone la responsabilità». Persico non ha dubbi nell'esprimere la sua «totale stima» al collega, a cui s'unisce l'ex procuratore capo Enrico Di Nicola. Anche l'Associazione nazionale magistrati dell'Emilia-Romagna difende Materia. «L'Anm esprime forte disapporvazione - dice la presidente Rossella Poggioli - per lo svolgersi di un'impropria manifestazione, di palese contenuto denigratorio del magistrato e dell'istituzione da lui rappresentata».

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Dalle 9 in Cdc il convegno giuridico (sezione: Giustizia)

( da "Giornale di Brescia" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Edizione: 18/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Dalle 9 in Cdc il convegno giuridico BRESCIAUna tradizione che ormai costituisce una sorta di record nella convegnistica specializzata. Dalle 9 di questa mattina, si apre infatti in Camera di commercio la 25ª edizione del Convegno nazionale sulla disciplina delle armi. Sempre di altissimo livello la qualità dei relatori che quest'anno vedono l'apertura dei lavori con la relazione introduttiva dell'ex Procuratore nazionale antimafia, Pierluigi Vigna, cui seguiranno, fra gli altri, gli interventi dell'attuale Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e di Giuseppe Frigo, avvocato bresciano e oggi giudice della Corte Costituzionale. I lavori continueranno poi con le relazioni di Claudio Chiola (Università La Sapienza), Sergio Conti (Tar di Brescia; il tema assegnato è: la licenza sul porto d'armi), Carmela Aprea (Questura di Genova), Stefano Dragone (Procuratore della Repubblica al tribunale di Trento), Ugo Ruffolo (avvocato in Bologna), Giovanni Bellagamba (presidente di sezione della Corte d'appello di Firenze), Antonio Chiappani (sostituto procuratore al tribunale di Brescia sul tema «Criminalità e armi a Brescia»). Modera i lavori l'avvocato Innocenzo Gorlani.

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[FIRMA]AMEDEO LA MATTINA ROMA La Lega vince la partita della data del referendum che, con ogni... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

[FIRMA]AMEDEO LA MATTINA ROMA La Lega vince la partita della data del referendum che, con ogni probabilità, sarà il 21 giugno, in coincidenza con i ballottaggi delle amministrative. I referendari Guzzetta e Segni insistono per l'accorpamento con le Europee del 6-7 giugno, ma per motivi di ordine politico il Pdl non può soddisfare questa richiesta. «La Lega avrebbe fatto cadere il governo», ha confessato Berlusconi. Ma Bossi ieri ha smentito questa versione e ha insistito sull'incostituzionalità dell'election day: «Non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro. I nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere...». Così esce di scena anche l'opzione di un rinvio al 2010 che Maroni considera «un'ipotesi solo giornalistica». Al ministro dell'Interno è stato dato incarico di formulare una proposta dopo avere consultato l'opposizione. E a Dario Franceschini ha indicato solo due date: il 14 e il 21 giugno. Quando il segretario dei Democratici gli ha chiesto lumi sul possibile rinvio del referendum al 2010, Maroni ha risposto che questa possibilità non è in campo: «E' un'ipotesi giornalistica», appunto. Eppure al vertice di maggioranza che si è svolto ieri a Palazzo Grazioli, secondo quanto ha riferito Ignazio La Russa, in molti erano convinti che la soluzione migliore sarebbe stata lo slittamento del referendum al prossimo anno, compresi Berlusconi e Tremonti. Ma i due rappresentanti della Lega al vertice, Maroni e Calderoli, l'hanno bocciata seccamente. Franceschini ha consultato lo stato maggiore del suo partito, a cominciare dai capigruppo Soro e Finocchiaro che dovranno gestire in Parlamento la leggina che sarà necessaria per convocare gli elettori alle urne referendarie il 21 giugno. Lo scorso anno il presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, aveva indetto il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. E lo stesso Napolitano potrebbe far sentire la sua voce per dire che, se si vuole andare al 21 giugno, è necessaria una legge. A quel punto, però, il comitato referendario potrebbe far ricorso alla Corte costituzionale. Rimane il fatto che Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa. Dunque, il Pd ha risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola il male minore. Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non avere scelto il 7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400 milioni e di costruire alloggi per 8-10 terremotati. E aggiunge che è il governo a doversi assumersi la responsabilità della decisione. «Si scottino loro le dita», osserva Rutelli. Di Pietro rimane contrario a ogni tipo di compromesso ed Emma Bonino sostiene che evitare l'accorpamento con le Europee è un atto «eversivo»: «In questo modo si calpestano la Costituzione, le leggi, i diritti dei cittadini, del comitato promotore e dei firmatari. E' eccessivo chiamarlo golpe?». Guzzetta prende di mira Bossi che avrebbe messo in campo tante «corbellerie per tentare di giustificare l'ingiustificabile». Tra coloro che vorrebbero far morire il referendum senza quorum, c'è Casini. «In un Paese civile - dice l'ex presidente della Camera - vanno rispettate le regole: il referendum va fatto adesso. Il Governo decida il 7, il 21, il 14 ma il referendum va fatto adesso».

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La Lega vince ancora Si voterà il 21 giugno (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

La Lega vince ancora Si voterà il 21 giugno [FIRMA]AMEDEO LA MATTINA ROMA La Lega vince la partita della data del referendum che, con ogni probabilità, sarà il 21 giugno, in coincidenza con i ballottaggi delle amministrative. I referendari Guzzetta e Segni insistono per l'accorpamento con le Europee del 6-7 giugno, ma per motivi di ordine politico il Pdl non può soddisfare questa richiesta. «La Lega avrebbe fatto cadere il governo», ha confessato Berlusconi. Ma Bossi ieri ha smentito questa versione e ha insistito sull'incostituzionalità dell'election day: «Non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro. I nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere...». Così esce di scena anche l'opzione di un rinvio al 2010 che Maroni considera «un'ipotesi solo giornalistica». Al ministro dell'Interno è stato dato incarico di formulare una proposta dopo avere consultato l'opposizione. E a Dario Franceschini ha indicato solo due date: il 14 e il 21 giugno. Quando il segretario dei Democratici gli ha chiesto lumi sul possibile rinvio del referendum al 2010, Maroni ha risposto che questa possibilità non è in campo: «E' un'ipotesi giornalistica», appunto. Eppure al vertice di maggioranza che si è svolto ieri a Palazzo Grazioli, secondo quanto ha riferito Ignazio La Russa, in molti erano convinti che la soluzione migliore sarebbe stata lo slittamento del referendum al prossimo anno, compresi Berlusconi e Tremonti. Ma i due rappresentanti della Lega al vertice, Maroni e Calderoli, l'hanno bocciata seccamente. Franceschini ha consultato lo stato maggiore del suo partito, a cominciare dai capigruppo Soro e Finocchiaro che dovranno gestire in Parlamento la leggina che sarà necessaria per convocare gli elettori alle urne referendarie il 21 giugno. Lo scorso anno il presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, aveva indetto il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. E lo stesso Napolitano potrebbe far sentire la sua voce per dire che, se si vuole andare al 21 giugno, è necessaria una legge. A quel punto, però, il comitato referendario potrebbe far ricorso alla Corte costituzionale. Rimane il fatto che Maroni mette da parte la proposta avanzata da La Russa. Dunque, il Pd ha risposto a Maroni che la data migliore è il 21, considerandola il male minore. Anche se Franceschini continua a dire che è «una vergogna» non avere scelto il 7 giugno: l'election day avrebbe consentito di risparmiare 400 milioni e di costruire alloggi per 8-10 terremotati. E aggiunge che è il governo a doversi assumersi la responsabilità della decisione. «Si scottino loro le dita», osserva Rutelli. Di Pietro rimane contrario a ogni tipo di compromesso ed Emma Bonino sostiene che evitare l'accorpamento con le Europee è un atto «eversivo»: «In questo modo si calpestano la Costituzione, le leggi, i diritti dei cittadini, del comitato promotore e dei firmatari. E' eccessivo chiamarlo golpe?». Guzzetta prende di mira Bossi che avrebbe messo in campo tante «corbellerie per tentare di giustificare l'ingiustificabile». Tra coloro che vorrebbero far morire il referendum senza quorum, c'è Casini. «In un Paese civile - dice l'ex presidente della Camera - vanno rispettate le regole: il referendum va fatto adesso. Il Governo decida il 7, il 21, il 14 ma il referendum va fatto adesso».

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La missiva, spedita il 9 aprile, resa nota ieri: nel testo un monito ai limiti imposti dalla Costituzione alla materia (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il richiamo del Quirinale sui decreti Lettera del presidente Napolitano al premier e al Parlamento ROMA I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere, dopo aver valutato i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge "incentivi", il presidente della Repubblica Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia Tremonti e ai presidenti delle Camere Fini e Schifani.Un richiamo forte ma che Giorgio Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio di ieri qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata.La notizia è arrivata mentre il presidente Napolitano discuteva con l'ex premier spagnolo Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti.La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto legge "incentivi", che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica. In un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota diffusa dal Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale.Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione.Alberto Spampinato

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Il referendum va verso il 21 giugno ma l'ipotesi rinvio non è tramontata (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il referendum va verso il 21 giugno ma l'ipotesi rinvio non è tramontata ROMA Il referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno insieme con il secondo turno delle elezioni amministrative. È questo l'orientamento che prevale in governo e maggioranza, che hanno affidato al ministro dell'Interno Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E dai primi colloqui sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che sembrava quella preferita dal Pd.Maroni, dopo una nuova riunione con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il sì al 21 giugno. Poi, ha sentito Dario Franceschini al quale, ha riferito lo stesso leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o 21 giugno, senza fare menzione del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha definito «una vergogna» la rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha indicata la data del 21 per ottenere il massimo risparmio. La telefonata ad Antonio Di Pietro arriverà, ma il leader dell'Idv ha rifiutato in anticipo ogni dialogo: no a qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. La prossima settimana sarà lo stesso titolare del Viminale a formulare ufficialmente una proposta nella riunione del Consiglio dei ministri. Le mosse del governo sono state decise nel corso della riunione, durata oltre due ore, con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro, raccontano i presenti, in cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla materia sarebbe spettata della Lega.Sul tavolo ufficialmente restavano due le strade percorribili: il 21 giugno con il mini accorpamento oppure il rinvio alla primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le file del Pdl è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio, è il ragionamento che si fa nel Popolo della Libertà, punta a chiudere il capitolo referendum con un mini accorpamento piuttosto che subire per un anno la minaccia di una spada di Damocle sulla testa.A complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione popolare è la contrarietà del comitato referendario che, secondo la Costituzione, rappresenta per questa materia «un potere dello Stato». Sul piano giuridico precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno.Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche. Ecco perché l'ipotesi di un rinvio, sottolinea invece il ministro della Difesa Ignazio La Russa può in realtà essere ancora percorribile. Il governo dovrà emanare un decreto per derogare alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare una convergenza sul rinvio al 2010. Il titolare della Difesa chiede a Franceschini di uscire allo scoperto: «L'ipotesi del rinvio c'è - assicura - Franceschini dica se lo vuole o no». Il reggente del Pdl richiama poi anche Maroni: «Ha il compito di verificare come la pensi l'opposizione in generale non solo tra 14 e 21 giugno». Nonostante Umberto Bossi ci scherzi su - «Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere» - l'atmosfera resta tesa.Yasmin Inangiray

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Legge 40, le osservazioni del "Centro per la famiglia" (sezione: Giustizia)

( da "Cittadino, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Legge 40, le osservazioni del "Centro per la famiglia" n Continua il dibattito sulla legge 40, dopo il responso della Corte Costituzionale che ne ha sancito l'incostituzionalità di alcune parti In attesa che vengano pubblicate le motivazioni della sentenza, abbiamo interpellato gli esperti del Consultorio diocesano "Centro per la famiglia" di Lodi.Sulla legge 40 le questioni controverse sembrano essere il destino degli embrioni, dopo l'innalzamento del limite di tre embrioni ad impianto: quale è il vostro pensiero?«Per quanto riguarda l'innalzamento del limite di tre embrioni, il problema nasce perché, stando alla legge così come è nata e così come appare rispondere alla volontà della cittadinanza in rapporto al referendum, si è voluto creare un bilanciamento tra l'intervento sulla donna e il diritto alla vita del concepito. L'innalzamento del numero degli embrioni, invece, comporta un certo sbilanciamento: tenuto conto del fatto che la procreazione assistita non si può di per sé definire una terapia - in quanto non cura la sterilità, ma aggira l'ostacolo - non è invocabile il diritto alla salute della donna rispetto al diritto di vita del concepito, salvaguardato anche dalla legge 194. Riguardo a questioni del genere, in altre parole - proprio perché non rimuovono l'ostacolo, ma lo aggirano - sarebbe improprio parlare di diritto alla salute: la nostra Costituzione tutela il diritto alla vita, e il diritto alla vita del nascituro va considerato il diritto prevalente, da bilanciare con l'entità del trattamento sulla madre, come sancisce la legge 40».Tra gli argomenti utilizzati dai fautori di una "revisione" della legge 40, c'è la necessità di un "allineamento" al resto d'Europa. È questo il passo da compiere?«Non è vero che in tutta Europa la legislazione in materia sia più liberale che da noi: si tratta, semmai, di uno pseudo-problema. Non c'è dubbio, infatti, che l'Europa sia un ordinamento che ha titolo per intervenire su tale materia, in quanto ha competenza nei confronti dei diversi Stati, ma è anche vero che ogni Stato ha la sua identità e la sua Costituzione, i cui principi - quando si tratta di un principio supremo, come quello della tutela del diritto alla vita - sono assolutamente inderogabili. Non si può, in altre parole, invocare la non legittimità di un trattamento, laddove tale trattamento è invece legittimo e richiesto dalla Costituzione».Quanto influisce, su vicende come questa, la semplificazione mediatica di una "spaccatura" tra "progressisti" e "conservatori"?«A nostro avviso, i confini tra i cosiddetti progressisti e i cosiddetti conservatori sono cambiati, anzi in un certo senso si sono invertiti. Un tempo, i progressisti erano i fautori del pensiero liberale, mentre i progressisti erano i sostenitori di una visione improntata più ai valori sociali. Oggi, questi due estremi vengono utilizzati in maniera strumentale, e mediaticamente sono diventati due stereotipi che si prestano ad operazioni ideologiche. All'interno delle forze politiche, inoltre, sono aumentati gli schieramenti trasversali su queste materie, di cui occorre tener conto».Quale auspicio per il futuro?«Bisognerebbe innanzitutto cercare di tirare fuori dalla contrapposizione tra maggioranza e opposizione tutte quelle questioni che hanno una valenza bioetica. Un'operazione di de-politicizzazione, questa, necessaria di fronte a valori comuni a tutti, come quelli custoditi dalla nostra Carta costituzionale»Giacinto Bosoni

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franceschini: il 21 giugno è il male minore (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 9 - Attualità Franceschini: il 21 giugno è il male minore «A Maroni ho ripetuto che il no all'election day è una vergogna» Il giurista Veronesi. Con il rinvio di un anno potrebbe aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione. Lo racconta, dopo aver parlato con Maroni, il segretario del Pd Franceschini: è una vergogna non volerlo accorpare alle europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici, ma a questo punto è meglio il 21 giugno insieme ai ballottaggi: «Il ministro Maroni mi ha telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle uniche due opzioni messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare il 14 o il 21 giugno».

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Napolitano invita al rispetto della Costituzione (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Il monito Napolitano invita al rispetto della Costituzione «La conversione dei decreti rimanga nei limiti» I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge «incentivi», Giorgio Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti. La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto legge «incentivi», che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione.

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Referendum, Maroni consulta Franceschini (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Referendum, Maroni consulta Franceschini Il segretario del Pd polemizza: «E' una vergogna non aver scelto il 7 giugno» ROMA - Il ministro Maroni a nome del Governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione. Lo racconta, dopo aver parlato con Maroni, il segretario del Pd Franceschini: è una vergogna non volerlo accorpare alle europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici, ma a questo punto è meglio il 21 giugno insieme ai ballottaggi: «Il ministro Maroni mi ha telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle uniche due opzioni messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare il 14 o il 21 giugno. Ho ribadito al ministro che il Pd giudica una vergogna non aver scelto l'election day per il 7 giugno. E che evidentemente, essendo oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce comunque un risparmio di risorse, seppur enormemente più basso, cioè l'accorpamento con i ballottaggi del 21 giugno». E' dunque saltata l'ipotesi di un rinvio di un anno? No, secondo il ministro Ignazio La Russa, di An, fautore del rinvio: «L'ipotesi del rinvio c'è, Franceschini dica se lo vuole o no e non si trinceri dietro le domande vere o presunte di Maroni. E' noto che la Lega non ama l'idea del rinvio, ma Maroni ha il compito di verificare come la pensino le opposizioni in generale, non tra quelle sole due date». D'Alema e parte del Pd (Realacci, Chiti, Lanzillotta) ritengono tuttavia che il rinvio sia il male minore ma il periodo dovrà essere utilizzato, dicono, per fare una nuova e coraggiosa legge elettorale. Per Casini (Udc) invece le regole non si devono stravolgere e si deve votare il 7 giugno. Così Di Pietro: date diverse sono una presa in giro. Sul rinvio di un anno si è aperto un dibattito tra i costituzionalisti. «Una premessa è d'obbligo: stiamo ragionando di una fattispecie del tutto nuova, che costituisce però l'ennesima conferma che i casi di scuola, in Italia, prima o poi si realizzano». Il giurista Paolo Veronesi, professore di Diritto costituzionale alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Ferrara, ammette che la possibilità di spostare la data solleva problemi inediti. Cosa stabilisce la Costituzione? «All'articolo 75 rinvia alla legge ordinaria la disciplina delle modalità di svolgimento del referendum: la legge 352 del 1970 prevede che il referendum si tenga in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Quindi per votare anche solo qualche giorno più tardi occorrerà approvare una legge di deroga». Con che caratteristiche? «Nel caso di una legge che rinviasse di un anno lo svolgimento della consultazione referendaria assumerebbero rilievo sia il vizio di ragionevolezza della scelta sia la lesione che ciò potrebbe determinare alle prerogative di uno specifico potere dello Stato previsto dalla Costituzione: tali sono i sottoscrittori del referendum rappresentati dai promotori». Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioé una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla Costituzione». Vindice Lecis 18/04/2009

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di ALBERTO SACCHETTI MASSA I L MINISTERO (sezione: Giustizia)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 3 di ALBERTO SACCHETTI MASSA I L MINISTERO della difesa respinge la richiesta di pensione privilegiata e lei, vedova di un dipendente della Marina Militare morto per tumore ai polmoni, attraverso l'avvocatessa Emanuela Monaci fa ricorso alla Corte dei Conti e la spunta. Ottiene arretrati per circa trentamila euro e una sentenza di illegittimità costituzionale dell'articolo 169 del Dpr 1092 del 1973 che viene modificato. La Suprema Corte, infatti, accogliendo la questione di legittimità costituzionale sollevata dall'avvocatessa Monaci, ha riconosciuto per i dipendenti il diritto ad ottenere la pensione privilegiata chiedendo l'accertamento della malattia da lavoro oltre i cinque anni dalla cessazione del servizio. Tutto è iniziato quando un dipendente della Marina militare più di cinque anni dopo il pensionamento si è accorto che a causa dell'esposizione all'amianto sulle navi della Marina, anche a La Spezia, aveva contratto mesotelioma pleurico (tumore ai polmoni). Quando è morto la vedova ha richiesto la pensione privilegiata di reversibilità che le è stata rifiutata dal Ministero della Difesa sulla base dell'articolo 169 del Dpr 1092 del 1973 (la norma prevedeva la decadenza del diritto al riconoscimento della pensione privilegiata per infermità dipendente da causa di servizio quando la richiesta di accertamento veniva presentata oltre i cinque anni dal pensionamento). Si è quindi rivolta all'avvocatessa Emanuela Monaci del foro di Massa che ha presentato ricorso alla Corte dei Conti di Genova. «Nel ricorso ho sostenuto che la malattia era stata contratta per causa di servizio ci ha detto il legale , come già riconosciuto dalla commissione medica ospedaliera che lo aveva visitato in vita, e che il mesotelioma pleurico poteva manifestarsi anche a distanza di 20 anni. Era quindi errata, secondo me, l'applicazione dell'articolo 169 del Dpr 1092 del 1973 invocato dal ministero, norma a mio avviso incostituzionale. Ho quindi sollevato la questione di legittimità costituzionale evidenziando che la norma, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, permetteva una ingiustificata disparità di trattamento tra i dipendenti che avevano contratto malattie a breve decorso e altri lavoratori con patologie a lunga latenza». Un ragionamento accolto dal giudice della Corte dei Conti che ritenendo non manifestamente infondata la questione sospendeva il giudizio rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale che con sentenza dell'uno agosto 2008 ha dato ragione al legale e dichiarato l'incostituzionalità della norma. E la Corte dei Conti nel febbraio scorso ha accolto il ricorso della vedova riconoscendole il beneficio della pensione privilegiata. E ora la stessa strada potrebbe essere imboccata da circa duecento pensionati della Marina Militare che hanno scoperto, dopo cinque anni dalla cessazione del servizio, patologie derivanti da esposizioni all'amianto.

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L'autotutela depotenziata dimentica l'equità tributaria (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 18/04/2009 - pag: 32 autore: ad alta voce di Giuseppe Ripa L'autotutela depotenziata dimentica l'equità tributaria Non trova pace l'autotutela. Neppure dopo l'ultimo intervento della Suprema Corte di Cassazione reso a Sezioni Unite. Basta non rispondere alla istanza del contribuente ed il gioco è fatto: nessuna azione di contrasto o di revisione impositiva sarà più possibile. Sulla questione non si contano numerosi interventi. Solo recentemente qualcuno ci si è affacciato in modo istituzionalmente autorevole (Circolare dell'Istituto di ricerca del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) ed altri si sono cimentati con atteggiamento consapevole (Circolare n. 1/2008 della Guardi di Finanza). Su di essi, tuttavia, si è abbattuta la sentenza n. 2870 del 6 febbraio 2009 emessa dalle Sezioni Unite della Cassazione. I fatti oggetto del contenzioso sono emblematici di quell'atteggiamento eccessivamente laconico che l'argomento certamente non meritava. Anche in forza dei precedenti. Un contribuente era stato raggiunto da separati avvisi di accertamento di tipo induttivo del proprio reddito di impresa. Li impugnava ma la commissione tributaria li dichiarava inammissibili e la sentenza passava in giudicato. Il contribuente non si dava tuttavia per vinto e, forte di una assoluzione ottenuta per la stessa vicenda in sede penale perché i fatti contestati non sussistevano, presentava una istanza d'annullamento degli avvisi di accertamento in autotutela. L'ufficio respingeva l'istanza (rifiuto espresso). La Cassazione, pur riaffermando la giurisdizione tributaria, non riteneva esperibile una autonoma tutela giurisdizionale avverso il rifiuto dell'amministrazione in presenza di un atto impositivo divenuto definitivo. E lo faceva sulla base delle seguenti argomentazioni: «Nella fattispecie trattata esiste una discrezionalità insindacabile o, laddove si potesse dare ingresso alla tutela giurisdizionale avverso un rifiuto, si darebbe inammissibile ingresso ad una controversia sulla legittimità di un atto impositivo oramai definitivo».Due sono le riflessioni che possono farsi a margine della sentenza in commento. La prima è quella di aver mancato di far riferimento e conseguente piana ed immediata applicazione della sentenza n. 264 del 23 luglio 1997 della Corte Costituzionale laddove, proprio risolvendo un caso analogo a quello trattato dalla Cassazione, ha espressamente evidenziato come «il potere attribuito all'Amministrazione finanziaria di verificare l'eventuale rilevanza fiscale del fatto penalmente accertato, ai fini dei conseguenti provvedimenti, debba essere esercitato in conformità al principio desumibile dall'art. 4 della legge 20 marzo 1865, n. 2248, allegato E, secondo cui la Pubblica amministrazione ha l'obbligo di conformarsi al giudicato dei tribunali» (ItaliaOggi del 28 febbraio 2009). Tale autorevolissimo intervento ha un proprio precedente nella sentenza n. 120 del 23 marzo 1992 ed è stato seguito anche dalla Sezione III Civile della Cassazione con il pronunciamento n. 1191 del 27 gennaio 2003. È vero che il processo penale e quello tributario vanno per la propria strada. È altrettanto innegabile poi che non è più in vigore l'art. 12 della legge n. 516 del 1982 la cui eliminazione è avvenuta ad opera dell'art. 25 del dlgs n. 74 del 2000 laddove si stabiliva il primato della sentenza penale irrevocabile di condanna o di proscioglimento tanto nel processo tributario quanto nel procedimento amministrativo. Questa abrogazione tuttavia non incide sulla diretta ed obbligatoria applicabilità dell'autotutela in relazione alla lontana legge del 1865.Ma ci sono poi altri due precedenti che configgono con quello del 2009. Si tratta della sentenza n. 16776 del 2005 e della n. 7388 del 2007 entrambe rese a Sezioni Unite. Nelle stesse, seppur con diverse sfumature, si dava atto di una necessità autotutelante in ogni ipotesi; anche in caso di diniego. In buona sostanza al contribuente, alla luce di tali interventi giurisprudenziali i quali, anziché dare certezza interpretativa come è giusta che ci si aspetti, dettano scompiglio non resta altro che fare affidamento su futuri ripensamenti più illuminati e rispettosi del principio di capacità contributiva sancito dall'art. 53 della Costituzione nonché di quella legge del lontano 1865 alla quale la Corte Costituzionale ha parimenti fatto riferimento. Non si tratta di far riemergere, mediante l'istanza di un provvedimento in autotutela, un contenzioso oramai divenuto definitivo sull'atto impositivo che si ritiene ingiusto. Si tratta ben più modestamente di ridare serenità ed affidamento ad un rapporto tributario che potrebbe basarsi sulla richiesta di maggiori imposte del tutto infondate e, quindi, illegittime.

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Notifica per posta, ampliata l'inammissibilità dell'appello (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 18/04/2009 - pag: 34 autore: Emanuele Cormio Notifica per posta, ampliata l'inammissibilità dell'appello Inammissibilità dell'appello notificato per posta ad effetto ampio: l'effettiva difformità tra l'atto depositato e quello spedito per posta alla controparte vale non solo nel caso in cui l'appellato sia costituito in giudizio, ma anche per l'ipotesi in cui l'appellato sia rimasto contumace. È onere dell'appellato, infatti, eccepire tale difformità e la medesima si presuppone verificata sia quando l'appellato si sia costituito in giudizio e non abbia sollevato alcuna eccezione al riguardo, sia quando non si sia costituito ed abbia, perciò, rinunciato a sollevare l'eccezione della difformità tra atto notificato e atto depositato in commissione. È questa la conclusione raggiunta dalla Corte di cassazione, sezione tributaria, con la sentenza n. 6780 del 20/03/2009. Con la sentenza la Corte torna ad occuparsi delle conseguenze della mancata attestazione di conformità della copia dell'atto di appello depositato in segreteria all'originale spedito alla controparte, con un' importante interpretazione innovativa nel caso in cui l'appellato sia rimasto contumace. Giova al riguardo premettere che l'art. 22, comma 3, del dlgs n. 546 del 1992, richiamato per il giudizio d'appello dall'art. 53 della stessa fonte normativa, laddove disciplina il deposito nella segreteria della commissione tributaria della copia del ricorso consegnato o spedito a mezzo posta, prevede che la conformità della copia depositata in segreteria all'atto consegnato o spedito per posta alla controparte, debba essere asseverata, per iscritto e di regola in calce all'atto medesimo, dal difensore tecnico o dal ricorrente, nei casi in cui quest'ultimo possa stare in giudizio personalmente. In sostanza, la funzione della dichiarazione di conformità che non necessita, ai fini del suo perfezionamento di particolari formule, è quella di attestare che la copia sia sostanzialmente conforme all'originale consegnato o spedito, al fine di non violare il principio del contradditorio. Secondo la giurisprudenza la mancanza di tale attestazione non comporta conseguenze ai fini dell'ammissibilità del ricorso essendo rilevante al riguardo unicamente l'effettiva conformità della copia all'originale (Cass. 3562/2005; 17180/2004; 17702/2004; 3562/2005, Ctr della Puglia 55/01/2005), per cui la mancanza di tale attestazione, non può essere considerata un fatto determinativo, in via autonoma, dell'inammissibilità del ricorso, «ma solo un fatto elementare di iniziativa, che svolge la funzione di stimolare il giudice ad esercitare il potere di rilevare d'ufficio, in ogni stato e grado del giudizio l'inammissibilità del ricorso o dell'appello, indipendentemente dall'eccezione di controparte» (Cass. 17702/2004). Il principio per cui l'inammissibilità del ricorso o dell'appello, discenderebbe unicamente dalla difformità effettiva tra atto notificato all'appellato ed atto depositato in commissione e non in caso della sola mancata attestazione della conformità sostanziale tra i due documenti, secondo un recente orientamento giurisprudenziale (Cass. 4615/2008; 28676/2008), troverebbe applicazione unicamente in caso di costituzione del resistente o dell'appellato. La contumacia del chiamato in giudizio precluderebbe, infatti, secondo tale orientamento, per quest'ultimo, ogni possibilità di riscontro e di eccezione della difformità dei due atti, mentre per l'organo giudicante vanificherebbe ogni effettiva possibilità di verifica ufficiosa della prescritta conformità, attraverso la diretta comparazione dell'esemplare depositato a quello notificato, dato che la contumacia del resistente o dell'appellato preclude l'acquisizione del secondo esemplare agli atti del giudizio. Aderendo al richiamato orientamento giurisprudenziale, pertanto, nel caso di mancata costituzione dell'appellato la prescritta formalità risulterebbe priva di qualsiasi reale funzione, per cui la mancata attestazione della conformità del ricorso depositato in commissione a quello notificato a mezzo posta alla controparte costituirebbe di per sé, ai sensi dell'art. 22, comma 3, del dlgs n. 546 del 1992, una causa d'inammissibilità del ricorso. A distanza di pochi mesi la sezione tributaria, in un'ottica di rispetto dell'esigenza di ridurre al massimo le ipotesi d'inammissibilità in funzione dell'effettività della tutela giurisdizionale (anche in ossequio ai principi sanciti dalla Corte costituzionale con le sentenze 98/04 e 520/02) ha stabilito, mutando orientamento, che il principio per cui è causa d'inammissibilità dell'appello notificato per posta, non il mero difetto dell'attestazione di conformità, ma l'effettiva difformità tra l'atto depositato e quello spedito alla controparte, trovi applicazione anche nel caso di mancata costituzione dell'appellato. Secondo i giudici se si ritenesse che il mero difetto di attestazione di conformità nel caso di contumacia dell'appellato, determinasse ipso iure l'inammissibilità dell'appello, si favorirebbe, di fatto, il comportamento omissivo di un soggetto che, invece, ha l'onere di eccepire l'eventuale difformità della dichiarazione notificatagli rispetto a quella depositata dall'appellante presso la segreteria della Ctr. Tale conclusione sarebbe giustificata dalla circostanza che la difformità delle due dichiarazioni, quella notificata e quella depositata è una situazione, afferma la Corte, «il cui accertamento implica la necessaria collaborazione dell'appellato destinatario della notificazione, che, se intende, proficuamente farla valere, è gravato dell'onere di costituirsi in giudizio, senza che la sua costituzione, che sia effettuata al solo scopo di far valere la difformità, produca la sanatoria dell'inesistenza dell'appello determinata dalla difformità».

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Antifascismo e resistenza sotto traccia, in una terra che pure non fu risparmiata dall'occupazi... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Rieti)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi Antifascismo e resistenza sotto traccia, in una terra che pure non fu risparmiata dall'occupazione nazifascista. «C'è da riparare a un'assenza, coprire un vuoto», dice quasi sottovoce Franco Coccia, avvocato, componente del Csm, a lungo deputato del Pci, tornato a Rieti a presiedere la Fondazione della Provincia destinata all'avvio di un Istituto di studi della Resistenza. Fondazione che certo arriva tardi, per i 65 anni che ci separano da quella stagione storica e per le poche settimane che restano a questa giunta provinciale. Ma tant'è: fortemente voluta dai Comunisti italiani (col consigliere Nando Marchetti e l'assessore Luca Battisti), la Fondazione è stata presentata giovedì da Fabio Melilli. «Ogni anno celebriamo manifestazioni di ricordo di stragi che rischiano di ridursi a puro fatto retorico - ha detto Melilli - vogliamo sottrarre alla retorica come all'oblio episodi, personaggi e fatti accaduti nel reatino negli anni della Resistenza prima che tutto svanisca». Fatti e personaggi «che ebbero una certa importanza, e che investirono l'intero territorio provinciale ma che non hanno mai trovato spazio nella storiografia ufficiale», ricorda Coccia. Così, dal lavoro di alcuni giornalisti locali - da Pietro Pileri col suo "Sabina anno zero" all'ultimo libro di Tonino Cipolloni, sulla battaglia del Tancia e la strage di Monte San Giovanni - il tentativo è quello di passare a una ricognizione continua e capillare, magari a partire dagli archivi comunali, che trovi poi sbocchi nelle scuole. «C'è molto da fare per recuperare il tempo perduto - ha concluso Coccia - Come fare? Con lo scavo e il recupero di memoria e radici. E' un problema che a Rieti ha una sua acutezza, considerati i passi indietro che si sono fatti. Sconfitte politiche e culturali che si possono superare solo facendo luce». Luce, dopo tanto duce. A.L.

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Anche il giallista Douglas Preston era entrato nell'inchiesta sullo strano caso del dot... (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi di ITALO CARMIGNANI e VANNA UGOLINI Anche il giallista Douglas Preston era entrato nell'inchiesta sullo strano caso del dottor Narducci. Venne interrogato come persona informata sui fatti a proposito di presunti depistaggi rispetto all'inchiesta di Mignini. Preston non ha fatto mai segreto di non essere affatto convinto delle teorie di Mignini sulla morte del medico. Al termine dell'interrogatorio Preston venne anche indagato per quel presunto depistaggio anche a se in merito pende ancora una richiesta di proscioglimento chiesta dallo stesso pubblico ministero che poi si è occupato del caso di Meredith. Ora Preston, autore di un libro sul Mostro di Firenze, definisce «errori incredibili» le accuse ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito e critica apertamente Mignini. Si chiedono gli avvocati di Rudy: davvero lo fa perché convinto? L'offensiva americana contro Rudy ha uno strascico molto più lungo. Troppe pressioni, «mediatiche e non» che «partono da lontano», dagli Stati Uniti, denunciano i difensori di Rudy Guede, che chiedono anche all'ambasciata Usa le ragioni della presenza di suoi sedicenti rappresentanti nei corridoi romani della Cassazione, mentre si discuteva dei ricorsi per la concessione della libertà ai tre imputati dell'omicidio di Meredith Kercher. «Siamo stufi - continuano i due avvocati - di questo genere di pressioni "mediatiche e non" che partono da lontano, dai vari Tacopina, dall'avvocato Anne Bremner, da un giudice di Seattle che ha scritto più lettere alla corte ed al pm italiani e da ultimo da questo scrittore, Preston, in evidente ricerca di pubblicità come novello tenente Colombo». Tacopina, consulente americano della famiglia di Amanda, e l'avvocato Bremner, incaricata da un gruppo di amici americani della studentessa di Seattle di occuparsi della sua vicenda giudiziaria, hanno rivolto pesanti critiche all'operato degli inquirenti italiani che hanno avuto ampia eco sui media internazionali. «Non siamo nuovi - affermano ancora gli avvocati Biscotti e Gentile - a questi tentativi di intromissione con gravi accuse e vorremmo chiedere pubblicamente all'ambasciata Usa in Italia chi c'era a nome della ambasciata stessa e cosa ci faceva nei corridoi della Cassazione quando, il primo aprile dell'anno scorso, si discuteva il ricorso di Amanda sulla libertà e degli altri due imputati». Rudy Guede, che si è sempre proclamato innocente, è già stato condannato a 30 anni di reclusione con rito abbreviato, mentre è ancora in corso il processo in assise ad Amanda e Raffaele. L'America si era già sbracciata per difendere Amanda Knox, quando dalla sua madre patria arrivò la richiesta che la sua cittadina venisse sottratta al giudizio dei magistrati italiani e, invece, sottoposta a quello di un tribunale americano. L'avvocatessa Anne Bremner, da Seattle, chiedeva, infatti che il processo a carico di Amanda venisse spostato in America. Una richiesta che fece scattare immediatamente l'apertura, come atto dovuto, di un fascicolo al Csm (che, comunque, non sarebbe competente per questo tipo di richieste) e che provocò anche un'alzata di scudi da parte della magistratura perugina. Il presidente del Tribunale Mario Villani chiese che le toghe perugine venissero tutelate dagli attacchi ricevuti dal "New York Times" sulle fughe di notizie che a detta del quotidiano ci sarebbero state nell'inchiesta. Intanto nel processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox, oggi sarà il giorno del sopralluogo della Corte d'assise di Perugia nell'abitazione dove la studentessa inglese venne uccisa nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007. Un appuntamento al quale non parteciperanno i due imputati che hanno già annunciato al collegio che non intendono essere presenti. I giudici (due togati e sei popolari, oltre ai supplenti) lasceranno la Sala degli Affreschi dove si svolge il dibattimento per recarsi a esaminare la casa e il terreno circostante. A chiedere il sopralluogo sono stati i difensori di Sollecito e della Knox, ma all'istanza si sono poi associate tutte le altre parti. La Corte si recherà in via della Pergola dopo la deposizione dell'unico testimone citato per domani dai pm Manuela Comodi e Giuliano Mignini. Si tratta del medico-legale Mauro Bacci, consulente dei magistrati nell'incidente probatorio sulle cause della morte della giovane. È probabile che la sua testimonianza sia raccolta a porte chiuse.

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Dubbi del Colle, rinvio più difficile (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-18 - pag: 14 autore: Referendum. Per Napolitano è necessario il sì del Comitato promotore e un Ddl condiviso - D'Alema e Brunetta per il 2010 Dubbi del Colle, rinvio più difficile Bossi insiste: 14 o 21 giugno - Il Pd: una vergogna il no al 7, ora al voto coi ballottaggi Mariolina Sesto ROMA Ancora nessuna decisione sulla data del referendum elettorale. Ma il rinvio al 2010 sembra perdere quota anche per i pesanti dubbi del Quirinale. Sullo slittamento lungo resta fra l'altro il niet della Lega. Ieri al vertice con Berlusconi il Carroccio ha insistito sull'ipotesi 21 giugno e, nonostante il pressing del Pdl sul rinvio di un anno, ha proposto al segretario del Pd Dario Franceschini di scegliere solo tra il 14 e il 21 giugno. I leader del Carroccio hanno taciuto per tutta la giornata. Alla fine del vertice con il premier è il vicecapogruppo Pdl Quagliariel-lo a sintetizzare l'accordo: il ministro dell'Interno Roberto Maroni sonderà l'opposizione su una doppia proposta, 21 giugno o rinvio di un anno. Poche ore più tardi il titolare del Viminale telefonerà a Franceschini ma gli proporrà la scelta tra 14 e 21 giugno. «Resta uno scandalo l'accantonamento dell'election day, tra il 14e il 21 siamo costretti a scegliere il 21 per una questione di risparmi» fa sapere Dario Franceschini. Dal Colle arrivano poi segnali di grande freddezza nei confronti di un rinvio al2010.Esso avrebbe bisogno innanzitutto dell'avallo del comitato promotore del referendum. «Sul piano giuridico », il consenso dei referendariè «condizione imprescindibile», ha sottolineato ieri il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini. Il Quirinale non vedrebbe inoltre di buon occhio il ricorso a un decreto legge per cambiare la data del referendum. Quanto al suo ruolo, Giorgio Napolitano ritiene un "atto dovuto" l'indizione della consultazione popolare ed è pronto ad adempiere a questo suo dirittodovere. I tempi sono strettissimi: il termine ultimo per indire i comizi elettorali a questo punto è sabato 25 aprile, cinquanta giorni prima della data limite per la celebrazione del referendum che cade domenica 14 giugno. Venerdì prossimo, insomma, ci potrebbe essere il decreto di indizione della consultazione referendaria per il 14 giugno. Poi, se il governo intenderà promuovere un percorso parlamentare che faccia slittare, con un ampio consenso, la data del referendum al 21 giugno, allora il Colle non si metterà di traverso. Ma, appunto, di disegno di legge si deve trattare e non di decreto. In Parlamento le posizioni sono per ora le più varie. Molti esponenti democratici si spendono in favore del rinvio lungo. Torna alla carica Massimo D'Alema: «è il male minore, perché tutto sommato ci consente di fare una campagna dedicata al referendum, e ci lascia anche il tempo di fare quella riforma elettorale che il referendum auspica e che forse si potrebbe fare nel corso di quest'anno». Portano frecce all'arco del rinvio non solo ex Ds come Vannino Chiti ma anche esponenti di estrazione margheritina come Ermete Realacci, Linda Lanzillotta e Pierluigi Castagnetti, chi chiedendo l'abbinamento con le regionali, chi rilanciando la possibilità di una riforma elettorale. Ma Francesco Rutelli suggerisce di lasciare la grana nelle mani del Governo, lasciando che sia lui a decidere. Nel Pdl scende in Campo anche il ministro Brunetta per dire sì al rinvio al 2010. Ci sono poi tre no netti al referendum il prossimo anno: sono quelli dell'Udc, dell'Idv e dei Radicali. Pierferdinando Casini, che per ora non aveva schierato il partito, interviene nel dibattito sulla data chiedendo «il rispetto delle regole» che impongono di celebrare il referendum quest'anno. Sulla stessa linea Antonio Di Pietro che continua a insistere sulla scelta dell'election day. Ma la posizione più dura di tutte è quella di Emma Bonino che giudica una «proposta eversiva» quella «di rinviare il referendum di un anno solo perché oggi sarebbe scomodo sia per la destra che per la sinistra». Bossi non si espone sulla data ma non si sottrae a una replica alle parole pronunciate giovedì da Berlusconi («Se avessimo abbinato il referendum all'election day la Lega avrebbe aperto una crisi di Governo»). «Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere...» chiosa il senatur. Che interpreta così le parole del premier sulla Lega: «Ha detto quelle cose ad uso interno, per tenere l'equilibrio nel Pdl tra Forza Italia e An. Io e Silvio ci intendiamo sempre ». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RISERVE No di Casini e Di Pietro allo slittamento di un anno: serve il rispetto delle regole I Radicali: sarebbe una decisione eversiva

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boss liberi, il giudice si difende (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Bari Anna De Palo si prepara a spiegare al Csm perché non è riuscita a depositare le motivazioni. Il presidente replica Boss liberi, il giudice si difende "Chiesi l´esonero ad aprile 2008". Savino: "è stata poco chiara" La difesa del gup Anna Rosa De Palo è affidata ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e cioè tre mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo "Eclissi" e nella quale aveva indicato la possibilità di un nuovo esonero per scrivere le motivazioni. ALLE PAGINE II E III

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boss liberi, il giudice aveva chiesto l'esonero - gabriella de matteis (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)

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Pagina II - Bari Si aggrava la bufera che ha investito il Palagiustizia dopo la scarcerazione per il mancato deposito della sentenza. La difesa della dottoressa De Palo Boss liberi, il giudice aveva chiesto l´esonero Una lettera di aprile 2008. Il presidente Savino: "Poteva essere più esplicita" La missiva era stata trasmessa dal capo dell´ufficio e poi inviata al Csm: nessuna risposta GABRIELLA DE MATTEIS La difesa del gup Rosa Anna De Palo è affidata ad una lettera. Una richiesta che ha formulato il 28 aprile del 2008 e cioè tre mesi dopo aver pronunciato la sentenza del processo "Eclissi" e nella quale aveva indicato la possibilità di un nuovo esonero. Il giudice, ora alla guida del Tribunale per i Minorenni, prende carta e penna e scrive al capo dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi e al presidente del Tribunale Vito Savino. I tre mesi che il codice concede per scrivere le motivazioni delle sentenze sono trascorsi. Il gup De Palo invoca una proroga di altri novanta giorni. Una richiesta sul quale formalmente deve pronunciarsi il Csm ma che deve essere girata al presidente del Tribunale. Alla fine della missiva, il giudice chiede di valutare l´opportunità di un esonero dall´attività ordinaria. Sull´ipotesi di una nuova proroga per la stesura delle motivazioni, il presidente del Tribunale esprime parere favorevole ed investe della questione il Csm, l´organo deputato, in questi casi, ad autorizzare la concessione di altro tempo per scrivere la sentenza. Ma alla richiesta o meglio al riferimento di dare un via libera ad un nuovo esonero non c´è alcun seguito. Il giudice Rosa Anna De Palo che, per il periodo del processo, e cioè per un anno, non aveva seguito altri casi (se non per un breve lasso di tempo, quelli con detenuti), dopo la lettura della sentenza, presiede altre udienze. «La lettera era indirizzata al presidente del Tribunale» chiarisce il capo dell´ufficio gip gup Giovanni Leonardi. Ma Vito Savino precisa: «La mia competenza era solo sulla richiesta di proroga. Sulla possibilità di concedere alla dottoressa De Palo un altro esonero si doveva pronunciare il capo dell´ufficio gip. Ma non mi sembra comunque sia questo il punto» spiega il presidente del Tribunale che chiarisce: «L´espressione usata dal gup: "Mi rimetto alla sua valutazione" non equivale ad una richiesta vera e propria, precisa, che lei invece non ha formulato. La dottoressa De Palo aveva già avuto altri esoneri, se aveva bisogno anche di un altro po´ di tempo avrebbe semplicemente dovuto chiederlo al capo dell´ufficio gip-gup». La lettera scritta dal giudice De Palo il 28 aprile diventerà materia di studio da parte del Csm che sul caso delle 21 scarcerazioni ha aperto una pratica e da parte degli ispettori del ministero della Giustizia. E nella difesa dell´attuale presidente del Tribunale entrerà, con ogni probabilità, anche un altro elemento di discussione, quello sul carico di lavoro. Dopo la lettura della sentenza con la quale su 161 imputati sono stati condannati in 150, il giudice De Palo ha seguito altri procedimenti. Uno, ad esempio, contava 117 indagati ed era il frutto di un´indagine della squadra mobile e della guardia di finanza che risaliva ad un periodo compreso tra il ´99 ed il 2000. La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata otto anni dopo, nel 2008, ed è approdata nell´udienza che si è celebrata in tre giorni e che si è conclusa il 7 novembre scorso. Sul banco degli imputati i presunti componenti di un´organizzazione che avrebbe distribuito in provincia di Bari, tra Monopoli e Barletta, ingenti quantitativi di sigarette. L´indagine contava numerosi capi di imputazioni. Alla fine l´udienza si è conclusa con 76 rinvii a giudizio ma solo per alcune accuse. Altri reati sono stati dichiarati prescritti e gli indagati sono stati prosciolti. Uno degli imputati, invece, era morto e il giudice aveva dichiarato il non luogo a procedere «per morte del reo». Un procedimento complesso, quindi, anche se datato, al quale, chiamata a difendersi, l´attuale presidente del Tribunale farà riferimento per spiegare la sua posizione: e cioè il grande carico di lavoro che le avrebbe impedito di scrivere la sentenza nei tempi previsti e quindi di evitare la scarcerazione dei 21, tra presunti affiliati al clan degli Strisciuglio e trafficanti di droga. Di coloro che sono tornati in libertà (complessivamente sono 15 perché gli altri sono detenuti per altra causa) otto vivono nel quartiere Libertà, la zona della città dove l´attenzione delle forze di polizia, in queste ore, è molto alta. Per la Direzione distrettuale antimafia e per i detective di carabinieri e polizia, chi ha lasciato il carcere o i domiciliari è comunque molto pericolo, capace di tornare a commettere reati. Come lo spaccio di droga, trasformata, prima dell´indagine "Eclissi", in una vera e propria centrale del commercio di sostanza stupefacente.

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mantovano: "controlleremo i delinquenti ma non possiamo avere poliziotti in più" - francesca savino (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina III - Bari Il sottosegretario agli Interni presiede un vertice in prefettura: "Il danno fatto ormai è evidente" Mantovano: "Controlleremo i delinquenti ma non possiamo avere poliziotti in più" "La magistratura non deve invocare autonomia solo per difendere le sue prerogative" FRANCESCA SAVINO Non nega il «danno inevitabile» derivato dalle scarcerazioni, non minimizza i rischi per la sicurezza con il ritorno in libertà dei presunti mafiosi. Ma adesso bisogna evitare che altri condannati in primo grado escano dal carcere. Di fronte al caso sollevato dopo il mancato deposito delle motivazioni della sentenza nel maxiprocesso "Eclissi", il sottosegretario all´Interno Alfredo Mantovano invita a «limitare i danni», in attesa che gli accertamenti del ministero della Giustizia e del Csm facciano il loro corso. Nella riunione straordinaria convocata in Prefettura all´indomani della scarcerazione degli affiliati al clan Strisciuglio, il sottosegretario ha fatto il punto della situazione con il prefetto Carlo Schilardi, i vertici delle forze dell´ordine, il procuratore capo Emilio Marzano e Desirèe Digeronimo, il sostituto della Dda che ha istruito il processo del gennaio 2008. Non ci sarà un rafforzamento numerico delle forze di polizia in città, perché mancano gli agenti e perché il Paese è già segnato dall´emergenza del sisma in Abruzzo. Il danno per la sicurezza va contenuto, però, su due fronti: da un lato spostando l´attenzione su tutti i condannati in primo grado appena tornati liberi, e dall´altro evitando altre scarcerazioni nei prossimi mesi. «La cronaca testimonia che i mafiosi tendono a riprendere le attività criminali anche dopo lunghe condanne» spiega Mantovano: un danno al quale si aggiunge il fatto che chi si dedica alla sorveglianza degli uomini appena scarcerati non può svolgere altri compiti. «La vicenda del mancato deposito della sentenza si commenta da sé» riflette dalla Prefettura il sottosegretario, evitando di dare giudizi diretti sull´operato del gup Rosa Anna De Palo. La scadenza dei termini per la custodia cautelare potrebbe però portare fuori dal carcere entro ottobre altri trenta presunti affiliati al clan mafioso. «Un esponente del governo non può dare fretta a un membro dell´organo giudiziario sul deposito della sentenza senza che questo suoni come una interferenza» premette l´ex magistrato leccese. «Ma è un auspicio che la sentenza di primo grado del maxiprocesso "Eclissi" venga depositata in tempi brevi» spiega Mantovano. «La magistratura del resto non deve invocare la propria autonomia e indipendenza solo quando ritiene che siano lese le sue prerogative, ma dimostrare con i fatti di essere sempre fedele a questa linea». Le forze di polizia assicureranno impegno straordinario «per evitare l´irreparabile», anche in ruoli che non rientrino nelle loro competenze ma agevolino le notifiche, la predisposizione dell´appello e la richiesta di sospensione dei termini di custodia cautelare. Sulla questione dei maxiprocessi, dopo le osservazioni del presidente gip e gup Giovanni Leonardi, Mantovano ha difende «la visione d´insieme sulle singole posizioni in una associazione criminale» e sottolinea i «problemi intermedi, come i rischi di incompatibilità, che deriverebbero dal frammentare i processi».

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petruzzelli, guerra sui 125mila euro - giuliano foschini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina V - Bari Petruzzelli, guerra sui 125mila euro Il Comune rinnega il protocollo: "Non spetta a noi pagare quei soldi" Si è costituito in giudizio. Il legale della famiglia: "Assurdo, non ci sono parole" GIULIANO FOSCHINI Il Comune non vuole pagare alla famiglia Messeni Nemagna i 125mila euro stabiliti per il ritardo annuo nella consegna del teatro Petruzzelli. «Non spettano a noi» dice l´amministrazione, disconoscendo di fatto per la prima volta il protocollo d´intesa firmato nel 2002 con i proprietari del teatro. A segnare la linea è la delibera di giunta numero 301 del 9 aprile scorso. Si tratta dell´atto con il quale il Comune dà l´incarico all´ex direttore generale, l´avvocato Pierluigi Balducci (nella foto), di costituirsi nel procedimento intentato dalla famiglia Messeni Nemagna contro la Fondazione. Non è un fascicolo qualsiasi: è quello che ha poi portato all´annullamento dell´esproprio. Nel 2007 la famiglia presentò davanti al tribunale di Bari un decreto ingiuntivo perché la Fondazione pagasse i 125mila euro per il ritardo nella consegna del teatro, così come previsto dal protocollo. Nel frattempo però intervenne l´esproprio e a maggio, su richiesta della difesa, il giudice Luigi di Lalla decise di sospendere il ricorso e di inviare le carte alla Corte costituzionale perché valutasse la legittimità del decreto legge sull´esproprio. La Corte annullò l´esproprio, si ritornò a discutere del decreto ingiuntivo e il tribunale ordinò il pagamento della cifra. La Fondazione si è però opposta a quel provvedimento, sostenendo di non dover essere lei a pagare in quanto soggetto "passivo" di quel protocollo: «E´ stato sottoscritto - sostiene l´ente - quando noi ancora non esistevamo». Per questo motivo la Fondazione ha chiamato in causa gli enti locali e qui c´è stato il piccolo colpo di scena. Mentre la Regione ha sempre disconosciuto quel protocollo, il Comune non aveva mai preso una posizione ufficiale. Per lo meno fino alla delibera del 7 aprile quando il Comune decide di «costituirsi in giudizio per tutelare i propri interessi e chiedere il rigetto di ogni domanda contro sé proposta», come si legge nella delibera. Il Comune però non si affida all´Avvocatura - che mai si era occupata del Protocollo - ma decide, su richiesta esplicita di Emiliano, di affidarsi all´ex direttore generale, l´amministrativista Balducci. «Si tratta di una mossa che non può non sorprenderci - spiega l´avvocato del 75 per cento della famiglia, Ascanio Amenduni, che aveva proposto il decreto ingiuntivo - Ci troviamo di fronte a una situazione alla quale mai e poi mai avremmo pensato di assistere: il sindaco, in qualità di presidente della Fondazione, chiama in causa il sindaco, in qualità di primo cittadino del Comune di Bari per il pagamento delle somme dovute ai legittimi proprietari del teatro. Ma poi il sindaco-primo cittadino si costituisce in giudizio contro il sindaco-presidente della Fondazione. Non ci sono parole».

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Il richiamo di Napolitano: Stop ai decreti omnibus (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-18 - pag: 2 autore: Il richiamo di Napolitano: «Stop ai decreti omnibus» «Imprevedibili gli effetti della crisi, serve uno scatto» Donatella Stasio ROMA Ancora un richiamo del capo dello Stato al Governo per l'abuso dei decreti legge. A finire nel mirino del Quirinale, stavolta, sono i "decreti omnibus", ovvero quelli nei quali l'Esecutivo, durante la conversione in legge, introduce norme completamente estranee all'oggetto del provvedimento e non sempre accompagnate dalla relativa copertura finanziaria. è un vecchio vizio dei Governi di destra e sinistra, indifferenti ad appelli e sentenze: nel 2007, con il Governo Prodi, sia Napolitano che la Corte costituzionale fecero la voce grossa, ma a distanza di un anno siamo da capo a dodici. L'8 aprile, infatti, è stato approvato dal Parlamento (per di più con un voto di fiducia) il decreto- incentivi emanato il 10 febbraio per sostenere i settori industriali in crisi, ma in una versione extra large, poiché il Governo ci ha infilato dentro le norme del Dl sulle quote latte (a rischio scadenza), con un onere aggiuntivo di 1,3 miliardi di euro. Il giorno dopo, il Presidente della Repubblica ha controfirmato ma ha anche scritto una lettera riservata al premier Silvio Berlusconi, ai presidenti delle due Camere, Gianfranco Fini e Renato Schifani, e al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Una reprimenda trapelata soltanto ieri. Napolitano ricorda che il capo dello Stato non può essere messo nella condizione di promulgare, a pochi giorni dalla scadenza, una legge «che converte un decreto notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato», perché ciò «non gli consente l'ulteriore, pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida»: non solo la verifica della «straordinaria necessità e urgenza» del provvedimento, ma anche «la copertura delle nuove o maggiori spese» nonché gli effetti di un'eventuale decadenza, qualora decidesse di non firmare. Al termine dell'incontro con Felipe Gonzales sul futuro dell'Europa – durante il quale Napolitano ha segnalato la «gravità della crisi economico finanziaria mondiale», l'«imprevedibilità» delle sue ricadute e l'esigenza di «uno scatto risolutivo» – il Quirinale, d'accordo con i destinatari della missiva, ha precisato di aver ripreso «le osservazioni» già rivolte nella scorsa legislatura ai presidenti delle Camere e al Governo sulla «emendabilità» dei decreti durante l'iter di conversione, anche alla luce delle pronunce della Consulta. Nulla di nuovo, quindi, se non il fatto che si registra una perdurante coazione a ripetere dei Governi. Di fatto, un'illegalità perché i paletti della Costituzione sono spesso ignorati. In tre mesi, Napolitano è intervenuto quattro volte, anche solo come moral suasion: sul decreto Englaro, non firmato perché in contrasto con sentenze passate in giudicato; sulle ronde (partita ancora aperta); sul piano casa e ora sul decreto incentivi. «Richiamo più che mai opportuno », commenta la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, polemica per «l'abnorme uso dei decreti in questa legislatura, che svilisce e umilia, spesso, il lavoro delle Camere». Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, «la via maestra » per rispondere a Napolitano è la riforma dei regolamenti parlamentari, «altrimenti i Governi continueranno ad affrontare la lentocrazia con i decreti e i voti di fiducia». Fini non commenta. «Chi riceve queste lettere - chiosa - non le interpreta». © RIPRODUZIONE RISERVATA La lettera. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è intervenuto nuovamente contro i decreti «omnibus» CONTRASTO

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UN PRESIDIO per dire "no" alla nomina di Italo Materia (foto... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

REGGIO pag. 10 UN PRESIDIO per dire "no" alla nomina di Italo Materia (foto... UN PRESIDIO per dire "no" alla nomina di Italo Materia (foto) al posto di procuratore capo di Bologna. Lo hanno organizzato per stamane gli Amici di Beppe Grillo che hanno dato vita a una lista civica, annunciando che saranno in piazza Re Enzo, dalle 10 alle 13, con un banchetto e materiale informativo contro il procuratore capo di Reggio che concorre al posto di procuratore capo a Bologna. Annuncia l'iniziativa il candidato sindaco Giovanni Favia: «Non ci piace l'idea di avere Materia come procuratore capo, come tutti sanno è stato visto cenare con un pentito di mafia ed è amico di Giovanni Lembo, un magistrato inquisito per favoreggiamento di associazione mafiosa». Materia aveva precisato di essere stato collega di Lembo alla procura di Messina: era a pranzo con lui quando arrivò il pentito. Gli Amici di Beppe Grillo, preferirebbero la Boccassini anche se sanno di non avere voce in capitolo nella nomina (al momento ancora in stallo al Csm: oltre a Materia concorre il reggiano Giancarlo Tarquini). «LE QUESTIONI personali non devono avere rilevanza nella valutazione, la scelta avviene sempre in base all'interesse pubblico»: lo ha detto ieri il numero uno della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, a Bologna per un convegno. L'Associazione nazionale magistrati regionale si è aggiunta al coro in difesa di Materia esprimendo «forte disapprovazione per lo svolgersi di una singolare e impropria manifestazione pubblica, di palese contenuto denigratorio della persona del magistrato e dell'istituzione da lui rappresentata». E si associa alle dichiarazioni di stima e solidarietà da parte del procuratore reggente Silverio Piro e del pm Luigi Persico. Image: 20090418/foto/9225.jpg

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Mantovano sui liberi (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 18/04/2009 - pag: 2 Mantovano sui «mafiosi» liberi «E' l'ora di contenere il danno» Riunione del Comitato per la sicurezza, l'allarme del sottosegretario «Bari minacciata, ma le forze di polizia non avranno uomini in più» Il vice di Maroni si è detto preoccupato per la potenzialità criminosa degli scarcerati vicini al clan Strisciuglio BARI «Contenere un danno ed evitarne un altro». Questa la strategia che ha spiegato ai giornalisti, ieri a Bari, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che si è detto «preoccupato per la sicurezza del territorio» dopo la scarcerazione di 21 condannati in primo grado per associazione mafiosa, avvenuta in seguito al mancato deposito delle motivazioni della sentenza da parte del giudice. Al vertice ristretto del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, che si è tenuto in prefettura, hanno partecipato - oltre al sottosegretario - anche il prefetto di Bari, Carlo Schilardi, i vertici delle forze dell'ordine, il capo della Procura di Bari, Emilio Marzano, e il sostituto della Direzione distrettuale antimafia che ha istruito il processo, Desirè Digeronimo. Mantovano, al termine della riunione non ha usato mezzi termini. «E' inevitabile che il danno per la sicurezza ci sia. Perché un mafioso, normalmente, quando esce dal carcere, anche dopo lunghe condanne, riprende a fare il mafioso. Figuriamoci quando esce molto prima del tempo». Per limitare i danni, allora, «è necessaria un'attività di controllo superiore alla norma da parte delle forze di polizia». Ma «fra gli effetti negativi di quello che è successo, c'è il fatto che chi è impegnato nel-- l'attività di controllo passo dopo passo di questi mafiosi scarcerati, non potrà svolgere le altre attività alle quali era stato adibito». Questo significa lasciare 'scoperti' ampi pezzi di territorio. Per giunta, non è possibile nemmeno potenziare gli organici. «In questo momento - ha chiarito Mantovano - l'emergenza c'è in tutta Italia. A partire dal terremoto in Abruzzo». Il secondo obiettivo, indicato, è quello di evitare un danno maggiore. Cioè evitare che, ad ottobre, possano uscire dal carcere altri 30 imputati per reati gravi, per effetto dei ritardi accumulati dal mancato deposito delle motivazioni della sentenza. «Nell'ipotesi che la sentenza sia depositata in tempi celerissimi - ha detto ancora Mantovano - le forze di polizia assicurano il loro massimo impegno anche in attività che non rientrano nelle loro competenze, ma che in via del tutto eccezionale potrebbero svolgere. Come ad esempio le notifiche, pur di accelerare i tempi» per incardinare il processo ad ottobre, evitando le scarcerazioni per decorrenza dei termini. Tutto questo però, «è appeso al chiodo ed esula dalle competenze delle forze di polizia», perchè dipende dalla rapida consegna delle motivazioni. Sull'operato della magistratura, però, il sottosegretario ha voluto evitare qualsiasi tipo di polemica, «è inutile. I fatti si commentano da soli. Per il resto, vi è un accertamento in corso da parte del ministro della Giustizia e del Csm, ciascuno svolge il proprio ruolo ». Dire, ha osservato, «ad un appartenente dell'ordine giudiziario giudicante: sbrigati a depositare la sentenza, suonerebbe vagamente come un'interferenza. Posso auspicarlo, ma è un auspicio che avrebbe dovuto già trovare un riscontro nei fatti». Nessuna polemica nemmeno sulla validità o meno dei maxiprocessi, sollevata in questi giorni. «Ho letto di queste polemiche e ritengo inutile prendervi parte. Mi sembra singolare, però, che la discussione sul punto sia ex post». Sul piano generale, però, Mantovano ha fatto poi due considerazioni tese a supportare la validità dei maxiprocessi. In primo luogo, «quando si ha davanti una organizzazione criminale - ha detto - la visione d'insieme giova alla conoscenza più adeguata delle singole posizioni ». Inoltre, «può essere una scelta legittima di strategia processuale una risposta giudiziaria frammentata ad una realtà criminale unitaria, ma presenta una serie di problemi intermedi come il rischio di incompatibilità di alcuni giudici che si siano già espressi su quel clan». A seguire, Mantovano ha insediato l'Osservatorio regionale sul credito e, poi, ha incontrato i vertici della Guardia di finanza e i presidenti di Provincia. Lorena Saracino \\ No ai rinforzi In questo momento l'emergenza è in tutta Italia, a partire dal terremoto abruzzese>

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Ritardi e cause, per De Palo carriera in pericolo Fucci: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere del Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 18/04/2009 - pag: 3 Le sanzioni possibili Parla l'ex segretario generale dell'Amn Ritardi e cause, per De Palo carriera in pericolo Fucci: «Rischia la sospensione o la destituzione» BARI In che tipo di sanzioni corre il rischio di incappare il giudice Rosa Anna De Palo una volta che gli ispettori di via Arenula avranno ultimato il loro lavoro a Bari? Nessuno può immaginarlo o può fare previsioni. Per il collega Carlo Fucci, già vice presidente nazionale dell'Anm ed ex segretario generale dell'organismo di tutela della categoria, «prima di procedere vanno indagate fino in fondo le motivazioni che hanno determinato i ritardi nel deposito della sentenza». Le eventuali sanzioni comminate dal Csm di fronte a casi di particolari inadempienze o ritardi vanno da quelle minime che possono essere rappresentate dall'«ammonimento» alla «censura» fino alla massima della «destituzione dalle funzioni » (applicata nella famosa vicenda di Gela del 2008 per un caso analogo ma di fronte ad un ritardo di oltre sette anni) passando da quella della «sospensione dello stipendio». «Non ci vuole molto nel comprendere però che negli uffici giudiziari del Sud riprende il giudice Fucci i carichi di lavoro sono elevatissimi e questo costituisce il primo vero motivo di queste disfunzioni. Nel caso di processi complessi come quello sotto la responsabilità della collega, poi, i tempi si allungano fatalmente ». Fucci, però, non è contrario alla celebrazione dei maxiprocessi. «Quando si procede nei confronti di gruppi organizzati riflette spesso sono una necessità in quanto la separazione tra caso e caso non è consigliabile. La verità conclude Fucci è che in Italia di giustizia giusta si parla solo a parole e che gli organici sono insufficienti. A fronte delle nostre richieste di introdurre l'ufficio del giudice ci siamo trovati di fronte anche al blocco delle assunzioni del personale amministrativo ». P. Ros. L'analisi «Al Sud i carichi sono elevatissimi e questo costituisce motivo di disfunzioni»

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Referendum, Maroni tratta con il Pd (sezione: Giustizia)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

POLITICA pag. 12 Referendum, Maroni tratta con il Pd ALLE URNE IL 21 O SLITTAMENTO AL 2010? D'ALEMA: «IL RINVIO E' IL MALE MINORE» di ITTI DRIOLI ROMA IERI se ne è discusso molto ed è sembrato crescere, ma il rinvio di un anno del referendum sulla legge elettorale resta ancora un'ipotesi tutta da verificare. Il vertice tra Pdl e Lega riunito nel pomeriggio a Palazzo Grazioli ha dato mandato al ministro dell'Interno, Maroni, di sondare le opposizioni e poi formulare una proposta su due possibilità: o tenere il referendum il 21 giugno, insieme ai ballottaggi delle amministrative, o farlo slittare all'anno prossimo. E, come ha detto il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliarello, la proposta di Maroni sarà formalizzata «con ogni probabilità» al prossimo Consiglio dei ministri. Tempi rapidi, dunque, anche perché venerdì scade il termine per indirlo entro il 15 giugno, come prevede la legge. E indirlo è obbligatorio, anche se poi con un'iniziativa legislativa si può proporre uno slittamento. COME già aveva annunciato Berlusconi esce di scena, dunque, «l'election day» del 7 giugno, ovvero l'accorpamento del referendum con le europee. Ma su questa data anche ieri hanno continuato ad attestarsi almeno formalmente il comitato referendario, il Pd, Di Pietro e pure l'Udc (alla quale va bene il 7 come il 21 giugno purché non si rinvii). Contrarissima all'idea del rinvio è anche Emma Bonino che non condivide il merito del referendum, ma giudica «eversivo» voler piegare la legge alle convenienze tattiche, «solo perché oggi questo referendum sarebbe scomodo sia alla destra che alla sinistra». E forse proprio da qui bisogna partire per capire quanto solida sia l'eventualità dello slittamento. L'interlocutore primo, costituzionalmente, è il comitato referendario. Che non si pronuncia, come dice il presidente, Giovanni Guzzetta, su «voci da bocciofila», visto che non ha ancora avuto nessuna proposta né contatto ufficiale. Ma apprezza le dichiarazioni del presidente emerito della Corte costituzionale, Annibale Marini, che definisce «assolutamente legittimo» l'eventuale rinvio di un anno, «purché adottato con il consenso dell'opposizione e soprattutto del comitato promotore» e motivato «dall'attuale situazione emergenziale». DUNQUE, volendo davvero perseguire la strada del rinvio, il comitato promotore non direbbe no. Specialmente se il referendum si abbinasse alle regionali dell'anno prossimo. Posizione che è anche fatta propria da molti esponenti del Pd, a partire dal referendario Ermete Realacci. Insieme a lui, si sono espressi a favore Vannino Chiti, Linda Lanzillotta, come già aveva fatto Massimo D'Alema: «E' gravissimo il fatto che il Governo non abbia voluto fare cio' che sarebbe stato naturale ha ripetuto ieri ma il rinvio resta il male minore». Il segretario Franceschini per ora mantiene il punto sull'election day e sul risparmio che ne deriverebbe («si potrebbe dare alloggio a 10mila terremotati»). Dice che Maroni non lo ha contattato. E dunque perché «dovremo essere noi a esporci e togliere le castagne dal fuoco alla maggioranza?». Di Pietro è altrettanto deciso: «Non offriremo copertura o sponda a questo governo», e dunque si attende di vedere se la vincerà ancora la Lega. La quale è contraria al rinvio di un anno e punta al 21 giugno che quasi certamente farebbe fallire il quorum. Il fatto che Maroni abbia avuto il mandato di esplorare fa sospettare gli avversari che la Lega l'abbia avuta già vinta. Image: 20090418/foto/4045.jpg

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Napolitano, richiamo al Parlamento (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Politica Italiana Pagina 105 Napolitano, richiamo al Parlamento Decreti, bacchettato anche il premier: limitati i poteri del Colle --> Decreti, bacchettato anche il premier: limitati i poteri del Colle Il Capo dello Stato scrive alle massime cariche della Repubblica e chiede il rispetto dei suoi pareri sui decreti di legge. ROMA I decreti legge sono emendabili, ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile, dopo aver controfirmato il decreto legge “incentivi”, Giorgio Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del Capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nell'attività di “moral suasion” e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio, ieri, qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. L'INDISCREZIONE La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti. LA LETTERA Secondo il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto legge “incentivi”, che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione.

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Referendum, c'e l'ipotesi del rinvio (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Politica Italiana Pagina 105 trattative Referendum, c'e l'ipotesi del rinvio Trattative --> ROMA Il referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno insieme con il secondo turno delle elezioni amministrative. È questo l'orientamento che prevale nel Governo e nella maggioranza, che hanno affidato al ministro dell'Interno Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E dai primi colloqui sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che sembrava quella preferita dal Pdl. Maroni, dopo una nuova riunione a via del Plebiscito con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il sì al 21 giugno. Poi, ha sentito Dario Franceschini al quale, ha riferito lo stesso leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o 21 giugno, senza fare menzione del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha definito «una vergogna» la rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha indicato la data del 21 per ottenere il massimo risparmio. Di Pietro categorico: no a qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. LA PROPOSTA La prossima settimana sarà lo stesso titolare del Viminale a formulare una proposta nella riunione del Consiglio dei ministri. Le mosse del Governo sono state decise nel corso della riunione, durata oltre due ore, con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro in cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla materia sarebbe spettata della Lega. Sul tavolo ufficialmente restavano due le strade percorribili: il 21 giugno con il mini accorpamento oppure il rinvio alla primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le file del Pdl è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio, è il ragionamento che si fa nel Popolo della Libertà, punta a chiudere il capitolo referendum con un mini accorpamento piuttosto che subire per un anno la minaccia di una spada di Damocle sulla testa. I CONTRARI A complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione popolare è la contrarietà del comitato referendario che, secondo la Costituzione, rappresenta per questa materia «un potere dello Stato». Sul piano giuridico, precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini, il consenso dei referendari è «imprescindibile». Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio. Ecco perché l'ipotesi di un rinvio, sottolinea invece il ministro della Difesa Ignazio La Russa, può in realtà essere ancora percorribile. Il Governo dovrà emanare un decreto per derogare alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare una convergenza sul rinvio al 2010. Il titolare della Difesa chiede a Franceschini di uscire allo scoperto: «L'ipotesi del rinvio c'è - assicura - Franceschini dica se lo vuole o no». Il reggente del Pdl richiama poi anche Maroni: «Ha il compito di verificare come la pensi l'opposizione in generale, non solo tra 14 e 21 giugno». TENSIONE Nonostante Umberto Bossi ci scherzi su («Non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere»), l'atmosfera resta tesa. «Ho ribadito a Maroni che il Pd giudica una vergogna non aver scelto l'election day - dice Franceschini - ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce un risparmio di risorse e cioè il 21 giugno». Una linea alla quale non accede il comitato referendario, per il quale l'unica soluzione resta l'election day del 6-7 giugno. «Tutte le altre ipotesi - dice Mario Segni - non hanno giustificazione».

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ROMA - I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Came (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA - I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza ROMA - I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge «incentivi», Giorgio Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. La lettera era riferita alla promulgazione del decreto legge «incentivi», che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione. La missiva di Napolitano smuove il mondo politico. Il centrodestra cerca di minimizzare. Nessuna bacchettata, bensì un pungolo a accelerare sulla strada delle riforme. A partire da quella dei regolamenti parlamentari, per consentire al governo di decidere e alle Camere di esercitare la funzione di controllo. Il Popolo della Libertà evita di leggere il nuovo richiamo del presidente a un uso più rigoroso dei decreti legge come un rimprovero e rilancia, evidenziando la necessità di combattere la «lentocrazia» come la definisce uno dei big del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Una posizione che è sulla falsariga di quella espressa, anche recentemente, dal premier Silvio Berlusconi. Anche se ieri il Cavaliere non è intervenuto ufficialmente su questo argomento. Lettura rovesciata, invece, da parte delle opposizioni: per il Pd quello del Capo dello Stato è un monito «opportuno», che non deve rimanere inascoltato, auspicano l'Italia dei Valori e l'Udc. Tuttavia anche nel Pdl, con 36 decreti varati dall'Esecutivo in un anno, nessuno nega che vi sia un ricorso troppo frequente, a uno strumento che invece dovrebbe essere eccezionale. Così come nessuno nega che taluni provvedimenti siano diventati durante l'iter parlamentare omnibus. Ma per il Pd, governo e maggioranza hanno superato da tempo i limiti consentiti e ringraziano Napolitano per questo richiamo. 18/04/2009

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Becali: Inchei mandatul la PE si gata, politica pentru mine nu mai exista (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Becali: Inchei mandatul la PE si gata, politica pentru mine nu mai exista Romania financiara Sambata, 18 Aprilie 2009 Gigi Becali a declarat, vineri seara, dupa iesirea din arest, ca a inceput "o lupta" politica - cea a alegerilor europarlamentare - pe care o va duce pana la capat si probabil ca o va castiga, dar ca, dupa ce isi va incheia mandatul la PE, politica pentru el nu va mai exista, informeaza Mediafax. "Am intrat intr-o lume politica si nu sunt omul care sa abandoneze", a spus el, facand referire la candidatura sa pe lista PRM pentru Parlamentul European. "Am pornit la o lupta pe care o voi duce si probabil ca o voi castiga (...). Alti lauri politici pentru mine nu vor mai exista (...). Inchei mandatul si gata, politica pentru mine nu mai exista", a spus Becali, intr-o conferinta de presa ad-hoc, in fata casei sale din Pipera. El a mentionat ca tatal sau i-a spus sa nu faca politica niciodata. "Nu l-am ascultat si am ajuns aici", a adaugat el. "Nu mai sunt razboinicul luminii, vreau sa fiu capul familiei mele", a mai spus el. Becali a declarat ca s-a implicat in politica pentru ca a crezut ca este "un pacat sa fii nepasator", adaugand insa ca nu vrea sa isi asume riscul de a fi departe de familie. Intrebat cum a ajuns la o intelegere cu Vadim Tudor pentru a candida pe lista PRM pentru alegerile europarlamentare, Becali a mentionat ca a vorbit la telefon cu mama lui si aceasta i-a spus ca Vadim Tudor i-a luat apararea, iar cand a primit oferta din partea acestuia si-a spus ca nu-l poate refuza. Becali a mai spus ca, incepand din acest moment, nu va mai jigni, judeca si injura si ca oamenii vor vedea un "Becali evlavios". El a adaugat ca a ajuns aici pentru ca, probabil, "procurorii si-au facut ambitiile". "Nu ma mai intereseaza CEDO, CSM, am uitat de toate, sunt liber", a mai spus Becali. PRM a depus, in 7 aprilie, la BEC, listele pentru PE, pe primul loc aflandu-se Corneliu Vadim Tudor, urmat de Gigi Becali. Omul de afaceri Gigi Becali a fost eliberat sub control judiciar, instanta Tribunalului Bucuresti admitand, vineri, recursul acestuia fata de decizia Judecatoriei sectorului 1 de respingere a cererii in acest sens. Informatii financiare si bursiere puteti gasi pe www.romaniafinanciara.ro Din aceeasi categorie: Clanul Geamanu, bagat la zdupBasescu: La ambasada de la Chisinau sunt un milion de cereri de acordare a cetateniei romaneChisinau: "defectiuni tehnice majore" si sute de tineri disparuti Voteaza

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Franceschini: il 21 giugno è il male minore (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Franceschini: il 21 giugno è il male minore «A Maroni ho ripetuto che il no all'election day è una vergogna» Il giurista Veronesi. Con il rinvio di un anno potrebbe aprirsi un conflitto davanti alla Corte Costituzionale ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo ha sondato le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 14 o 21 giugno. Non avrebbe esplorato il rinvio di un anno, ipotesi che andrebbe bene a settori sia della maggioranza che dell'opposizione. Lo racconta, dopo aver parlato con Maroni, il segretario del Pd Franceschini: è una vergogna non volerlo accorpare alle europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici, ma a questo punto è meglio il 21 giugno insieme ai ballottaggi: «Il ministro Maroni mi ha telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle uniche due opzioni messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare il 14 o il 21 giugno». «Ho ribadito al ministro - aggiunge - che il Pd giudica una vergogna non aver scelto l'election day per il 7 giugno. E che evidentemente, essendo oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce comunque un risparmio di risorse, seppur enormemente più basso, cioè l'accorpamento con i ballottaggi del 21 giugno». è dunque saltata l'ipotesi di un rinvio di un anno? No, secondo il ministro Ignazio La Russa, di An, fautore del rinvio: «L'ipotesi del rinvio c'è, Franceschini dica se lo vuole o no e non si trinceri dietro le domande vere o presunte di Maroni. E' noto che la Lega non ama l'idea del rinvio, ma Maroni ha il compito di verificare come la pensino le opposizioni in generale, non tra quelle sole due date». D'Alema e parte del Pd (Realacci, Chiti, Lanzillotta) ritengono tuttavia che il rinvio sia il male minore ma il periodo dovrà essere utilizzato, dicono, per fare una nuova e coraggiosa legge elettorale. Per Casini (Udc) invece le regole non si devono stravolgere e si deve votare il 7 giugno. Così Di Pietro: date diverse sono una presa in giro. Sul rinvio di un anno si è aperto un dibattito tra i costituzionalisti. «Una premessa è d'obbligo: stiamo ragionando di una fattispecie del tutto nuova, che costituisce però l'ennesima conferma che i casi di scuola, in Italia, prima o poi si realizzano». Il giurista Paolo Veronesi, professore di Diritto costituzionale alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Ferrara, ammette che la possibilità di spostare la data del referendum solleva problemi inediti. Cosa stabilisce anzitutto la Costituzione? «All'articolo 75 rinvia alla legge ordinaria la disciplina delle modalità di svolgimento del referendum: la legge 352 del 1970 prevede che il referendum si tenga in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Quindi per votare anche solo qualche giorno più tardi occorrerà approvare una legge di deroga». Con che caratteristiche? «Nel caso di una legge che rinviasse di un anno lo svolgimento della consultazione referendaria assumerebbero rilievo sia il vizio di ragionevolezza della scelta sia la lesione che ciò potrebbe determinare alle prerogative di uno specifico potere dello Stato previsto dalla Costituzione: tali sono i sottoscrittori del referendum rappresentati dai promotori». Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioè una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla Costituzione». V.L.

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referendum, sul rinvio media maroni il 21 giugno, oppure tra un anno (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 3 - Attualità Referendum, sul rinvio media Maroni «Il 21 giugno, oppure tra un anno» La proposta ROMA. Il ministro Maroni a nome del governo sonderà le opposizioni sulle date per far svolgere il referendum: il 21 giugno o tra un anno. Il segretario del Pd Franceschini rilancia: sarebbe stato meglio accorparlo alle Europee del 7 giugno con grande risparmio di soldi pubblici, vedremo cosa rispondere quando sarà formalizzata una proposta del governo. D'Alema e parte del Pd (Realacci, Chiti, Lanzillotta) ritengono che il rinvio sia il male minore ma il periodo dovrà essere utilizzato, dicono, per fare una nuova e coraggiosa legge elettorale. Per Casini (Udc) invece le regole non si devono stravolgere e si deve votare il 7 giugno. Così Di Pietro: date diverse sono una presa in giro. Sul rinvio di un anno si è aperto un dibattito tra i costituzionalisti. «Una premessa è d'obbligo: stiamo ragionando di una fattispecie del tutto nuova, che costituisce però l'ennesima conferma che i casi di scuola, in Italia, prima o poi si realizzano». Il giurista Paolo Veronesi, professore di Diritto costituzionale alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Ferrara, ammette che la possibilità di spostare la data del referendum solleva problemi inediti. Cosa stabilisce anzitutto la Costituzione? «All'articolo 75 rinvia alla legge ordinaria la disciplina delle modalità di svolgimento del referendum: la legge 352 del 1970 prevede che il referendum si tenga in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Quindi per votare anche solo qualche giorno più tardi occorrerà approvare una legge di deroga». Con che caratteristiche? «Nel caso di una legge che rinviasse di un anno lo svolgimento della consultazione referendaria assumerebbero rilievo sia il vizio di ragionevolezza della scelta sia la lesione che ciò potrebbe determinare alle prerogative di uno specifico potere dello Stato previsto dalla Costituzione: tali sono i sottoscrittori del referendum rappresentati dai promotori». Che potrebbero opporsi. «Potrebbero sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti del Parlamento davanti alla Corte costituzionale. Denuncerebbero cioè una legge che violerebbe le competenze riconosciute dalla Costituzione». Nel dettaglio quali potrebbero essere gli argomenti dei referendari? «Anzitutto che la proroga non sarebbe dettata da ragioni tecnico-giuridiche ma da motivi squisitamente politici. Non si rinviene cioè un motivo costituzionalmente fondato che consenta di incidere sulle prerogative di coloro che costituiscono un potere dello stato riconosciuto dala Costituzione. E la mera opportunità politica non è un motivo sufficiente per ledere competenze costituzionali». (v.l.)

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Referendum il 21 giugno, Maroni incassa il sì del Pd (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Referendum il 21 giugno, Maroni incassa il sì del Pd l'alternativa era votare fra un anno Baldassarri, presidente emerito della Consulta: «Lo slittamento al 2010 sarebbe di assai dubbia costituzionalità» 18/04/2009 Roma. «Il ministro Maroni mi ha telefonato per chiedere, a nome del governo, un parere sulle uniche due opzioni messe in campo dalla maggioranza per il referendum: votare il 14 o il 21 giugno» rivela alle 21 di ieri il segretario del Pd, Dario Franceschini. La sua risposta? «Ho ribadito al ministro che il Partito democratico giudica una vergogna non aver scelto l'election day per il 7 giugno. E che evidentemente, essendo oggi (ieri per chi legge, ndr) l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce comunque un risparmio di risorse, seppur enormemente più basso, cioè l'accorpamento con i ballottaggi del 21 giugno». Dunque, Maroni comunicherà il "via libera" al prossimo Consiglio dei Ministri. Si chiude così quella che sembra essere l'ennesima giornata all'insegna dell'incertezza sul voto del referendum. A metà pomeriggio dall'opposizione erano arrivati segnali poco incoraggianti per il ministro Maroni. «È inutile che ci consulti - diceva Antonio Di Pietro, leader dell'Idv -. Per noi resta una sola data possibile: quella del 6 e 7 giugno, assieme alle europee. Tutto il resto sarebbe una follia: un cedimento al ricatto della Lega che vuole boicottare il referendum». Stessi toni usati anche da Pier Ferdinando Casini, Udc, che pure voterà"no": «Il referendum va fatto adesso perché queste sono le regole di uno Stato che ha le sue leggi, la sua Costituzione, le sue procedure. Chi cambia le regole a proprio piacimento non fa una buona cosa». Ed anche dal Pd arrivava "pollice verso": «La nostra proposta è chiara: convocare gli elettori il 7 giugno. Si risparmierebbero 400 milioni di euro da investire nella ricostruzione. Il rinvio di un anno non cancella lo spreco, ma lo rimanda soltanto. Il governo si deve assumere le sue responsabilità: venga in Parlamento e faccia le sue proposte». Ma anche all'interno della maggioranza si respirava aria di fronda. Ieri Umberto Bossi, in un'intervista ad un sito Internet ("La Prealpina"), ha negato di aver posto il governo di fronte alla minaccia di una crisi: «Quelle cose Berlusconi l'ha dette ad uso interno. Non ho bisogno di mettere il premier con le spalle al muro. Mi basta chiedere?». La rispostaarrivava da Gianfranco Fini, o meglio, dalla associazione Farefuturo che si richiama alle posizioni del presidente della Camera: «Lo schema è già visto: la Lega vuole essere partito di governo ma anche di lotta. Ufficialmente si dichiara antipolitico, ma poi dimostra di conoscere bene i meccanismi, tipici della prima Repubblica». «Chiamare la decisione del governo "golpe"è troppo? - si chiedeva Emma Bonino, radicale eletta nel Pd - Ora il referendum. Ma poi chi ci dice che non si decida di rinviare anche le elezioni politiche, magari perché considerate inopportune in quel momento?». Annibale Marini, presidente emerito della Corte Costituzionale sostiene che sarebbe possibile il rinvio di un anno del referendum, ma solo a condizione che sia d'accordo anche il comitato promotore che, nella vicenda, va considerato come un potere dello Stato. Ma non ci sarà nessun via libera: «È un atteggiamento ingiustificabile: l'arroganza della Lega è senza fine»è la risposta di Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato. Antonio Baldassarri, anch'egli presidente emerito della Corte Costituzionale, non ha bisogno neppure del parere favorevole dei promotori. «Se il governo varasse un provvedimento che facesse slittare di 12 mesi il referendum, quella norma sarebbe di molto dubbia Costituzionalità? ha spiegato al Secolo XIX - Basterebbe una legge ordinaria, perchéè una legge ordinaria che stabilisce i meccanismi di voto in materia. Ma, proprio per questo, sarebbe sicuramente impugnata. E, secondo me, con buone probabilità di essere accolta». E per un rinvio di pochi giorni? «La questione allora sarebbe diversa: la finestra di tempo prevista per il voto (dal 15 aprile al 15 giugno) può essere considerata elastica. Diverso sarebbe il discorso se si profilasse un intento dilatorio da parte del governo. Pochi giorni di più non significano evitare il referendum». Ma la Lega sostiene che sarebbe incostituzionale convocare un referendum, che prevede un quorum di validità, con un voto per le amministrative, che si svolge a suffragio universale. «È una tesi che non sta in piedi. Già ora, in Italia, ci sono forti limitazioni per un referendum. Da noi non si può tenere, ad esempio, nello stesso anno delle politiche: in molti altri Paesi non esiste questo divieto. Ma il fatto stesso che sia stata prevista un'esclusione, significa che ogni altra consultazione si può abbinare al referendum». Angelo Bocconetti bocconetti@ilsecoloxix.it 18/04/2009

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Referendum elettorale. Forse si vota il 21 giugno insieme alle amministrative (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Referendum elettorale. Forse si vota il 21 giugno insieme alle amministrative 18-04-2009 ROMA. Il referendum elettorale si terrà con ogni probabilità il 21 giugno insieme con il secondo turno delle elezioni amministrative. E' questo l'orientamento che prevale in governo e maggioranza, che hanno affidato al ministro dell'Interno Roberto Maroni il compito di sondare le opposizioni. E dai primi colloqui sembra tramontare l'ipotesi del rinvio al 2010, che giovedì sembrava quella preferita dal Pdl. Maroni, dopo una nuova riunione a Via del Plebiscito con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha chiamato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dal quale ha avuto il no al rinvio e il sì al 21 giugno. Poi, ha sentito Dario Franceschini al quale, ha riferito lo stesso leader del Pd, ha indicato solo due date, 14 o 21 giugno, senza fare menzione del rinvio di un anno. Così, Franceschini ha definito "una vergogna" la rinuncia all'election day del 6-7 giugno e poi ha indicato la data del 21 per ottenere il massimo risparmio. La telefonata ad Antonio Di Pietro arriverà, ma il leader dell'Idv ha rifiutato in anticipo ogni dialogo: no ad qualsiasi data che non sia l'abbinamento alle europee. La prossima settimana sarà lo stesso titolare del Viminale a formulare ufficialmente una proposta nella riunione del Consiglio dei ministri. Le mosse del governo sono state decise nel corso della riunione, durata oltre due ore, con Berlusconi e lo stato maggiore di Pdl e Lega. Un incontro, raccontando i presenti, in cui il premier avrebbe riconosciuto che l'ultima parola sulla materia sarebbe spettata della Lega. Sul tavolo ufficialmente restavano due le strade percorribili: il 21 giugno con il mini accorpamento oppure il rinvio alla primavera del 2010. Ma l'idea che già nel pomeriggio girava tra le fila del Pdl è che la data più probabile sia alla fine quella del 21. Il Carroccio, è il ragionamento che si fa nel Popolo della Libertà, punta a chiudere il capitolo referendum con un mini accorpamento piuttosto che subire per un anno la minaccia di una spada di Damocle sulla testa. A complicare poi l'ipotesi di posticipare la consultazione popolare è la contrarietà del comitato referendario che, secondo la Costituzione, rappresenta per questa materia "un potere dello Stato". Sul piano giuridico precisa il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini il consenso dei referendari è "imprescindibile". Ma questo vale anche per la legge che dovrà rinviare il voto al 21 giugno. Quello che appare chiaro alla maggioranza, tenendo conto anche del monito del Quirinale, è che la soluzione sarà quella capace di raccogliere il consenso più ampio tra le forze politiche. Ecco perché l'ipotesi di un rinvio, sottolinea invece il ministro della Difesa Ignazio La Russa può in realtà essere ancora percorribile. Il governo dovrà emanare un decreto per derogare alla legge sul referendum, che il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge; e non è detto che le forze politiche non possano trovare una convergenza sul rinvio al 2010. Il titolare della Difesa chiede a Franceschini di uscire allo scoperto: "L'ipotesi del rinvio c'è - assicura - Franceschini dica se lo vuole o no". Il reggente del Pdl richiama poi anche Maroni: "Ha il compito di verificare come la pensi l'opposizione in generale non solo tra 14 e 21 giugno". Nonostante Umberto Bossi ci scherzi su - "Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro: i nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere" - l'atmosfera resta tesa. "Ho ribadito a Maroni che il Pd giudica una vergogna non aver scelto l'election day - dice Franceschini - Essendo oggi l'ultimo giorno utile per fissare quella data, ora non si può che scegliere l'opzione che garantisce un risparmio di risorse e cioé il 21 giugno". Una linea alla quale non accede il comitato referendario, per il quale l'unica soluzione resta l'election day del 6-7 giugno. "Tutte le altre ipotesi - dice Mario Segni - non hanno giustificazione".

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Decreti Legge. Napolitano scrive a Berlusconi: "Non si ledano le prerogative del Capo dello Stato" (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Decreti Legge. Napolitano scrive a Berlusconi: "Non si ledano le prerogative del Capo dello Stato" 18-04-2009 ROMA. I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge 'incentivi', Giorgio Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. La notizia è arrivata mentre Napolitano discuteva con Felipe Gonzalez del futuro dell'Europa, in un incontro al Quirinale al quale era presente Gianfranco Fini, che ha avuto un breve colloquio con il capo dello Stato. Poi, interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti. La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto legge 'incentivi', che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile "in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato" con il consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare "rigorosamente" i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge "notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida", per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte, e anche per valutare adeguatamente quali effetti potrebbe produrre la decadenza del decreto se egli decidesse di non firmarlo, avvalendosi del potere di rinvio dell'articolo 74 della Costituzione.

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Il richiamo di Napolitano sull'abuso dei "decreti omnibus". Lo stop del Colle (sezione: Giustizia)

( da "AmericaOggi Online" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Il richiamo di Napolitano sull'abuso dei "decreti omnibus". Lo stop del Colle Di Alessio Panizzi 18-04-2009 Giorgio Napolitano rivolge un nuovo, fermo richiamo a governo e Parlamento sull'uso dei decreti legge, secondo la lettera dell'articolo 77 della Costituzione. Sottolinea che l'eccessivo ricorso alle modifiche durante l'esame delle Camere "non consente" al capo dello Stato "il pieno esercizio dei poteri di garanzia" che gli sono affidati. Stop, dunque, ai decreti omnibus', che violano il principio dell'unitarietà della materia; no a modifiche apportate durante l'iter parlamentare, quasi per aggirare i presupposti di necessità e urgenza; basta con norme che aumentino anche di molto le previsioni di spesa. In una parola, occorre rispettare in pieno le prerogative che la Costituzione riconosce al capo dello Stato. Napolitano lo scrive in una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ai presidenti delle Camere Renato Schifani e Gianfranco Fini, al ministro dell'Economia Giulio Tremonti. La data è il 9 aprile. Fa riferimento specifico al decreto incentivi' approvato dal Parlamento il giorno prima, dopo una doppia fiducia. E cresciuto a 26 articoli rispetto ai 9 iniziali e di oltre un miliardo di euro nell'impegno di spesa, con l'aggiunta tra l'altro delle norme del decreto sulle quote latte, poi lasciato decadere. Ma il presidente sottolinea che non è la prima volta che ciò accade. I richiami del Quirinale, infatti, negli 11 mesi dal giuramento del governo sono stati numerosi e hanno segnato momenti di tensione anche molto acuta con il governo. I decreti varati dall'esecutivo sono stati 36, 33 dei quali convertiti in legge, uno pendente e due assorbiti da altri provvedimenti urgenti. Mentre le Camere hanno approvato 62 leggi, solo tre delle quali di iniziativa parlamentare. Ora Napolitano cita gli esempi del passato soprattutto come monito per il futuro. E i prossimi giorni saranno cruciali per il governo, che dovrà prendere decisioni delicate su nuovi provvedimenti urgenti. Tre in particolare: il decreto per far fronte all'emergenza terremoto in Abruzzo, con le norme e i fondi per la ricostruzione; il decreto, tanto discusso con le Regioni ma anche con il Colle, per far partire il pacchetto casa'; e il provvedimento urgente che il governo potrebbe varare per fissare la data del referendum elettorale in un periodo diverso da quello previsto dalla legge (15 aprile-15 giugno), e cioé o il 21 giugno prossimo o la primavera del 2010. Sul referendum, finora, il Colle è rimasto alla finestra. Ma ha inviato segnali chiari sulla delicatezza della materia e sulla necessità che qualsiasi decisione si intenda prendere sia sostenuta da una base parlamentare sufficiente a non mettere in forse il rapido via libera ad un eventuale decreto. Cosa succederebbe, infatti, se per una qualsiasi ragione un provvedimento urgente con una diversa data per il referendum non fosse convertito in legge? Proprio per questo, governo e maggioranza vanno con i piedi di piombo. Dopo la frenata sul 21 giugno e l'apertura all'ipotesi del rinvio alla prossima primavera, Pdl e Lega hanno deciso di affidare al ministro dell'Interno Roberto Maroni il sondaggio sull'atteggiamento delle opposizioni. Il tutto prima di formulare la proposta di una data nel Consiglio dei ministri che si dovrebbe riunire a L'Aquila giovedì prossimo. Ma, per ora, l'esecutivo sembra non trovare sponde, fatta salva l'indicazione dell'Udc per svolgere "subito", come dice Pier Ferdinando Casini, la consultazione referendaria. Antonio Di Pietro, infatti, anticipa il no dell'Idv ad ogni data che non sia l'election day del 6-7 giugno. Mentre il segretario del Pd Dario Franceschini prende tempo. Dai Democratici, infatti, sono venute aperture all'ipotesi del rinvio (Vannino Chiti, Ermete Realacci, Massimo D'Alema, che la considera "il male minore"), ma con precise condizioni. Dall'impegno a varare in pochi mesi una nuova legge elettorale fino alla richiesta di tenere comunque nel 2010 l'election day, unendo referendum e elezioni regionali). Senza contare che non è un segreto come le posizioni nel Pd, nel merito della richiesta referendaria, siano almeno tanto diverse quanto lo sono quelle nel Pdl e tra Pdl e Lega. Il tutto è complicato da un elemento in più: per spostare la data del referendum oltre il prossimo 15 giugno, ricorda il presidente emerito della Consulta Annibale Marini, è "indispensabile" l'assenso del Comitato promotore, che è riconosciuto come potere dello Stato, in grado cioé di far ricorso alla Corte Costituzionale. Una partita delicata che sarà giocata nei prossimi giorni e dovrà tener conto degli alti e bassi del dialogo tra governo e Colle. (alessio.panizzi@ansa.it)

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Mirabelli: nello Stato liberi tutti, pure la Chiesa (sezione: Giustizia)

( da "Avvenire" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

AGORÀ 18-04-2009 Sondrio Mirabelli: nello Stato liberi tutti, pure la Chiesa DAL NOSTRO INVIATO A SONDRIO ELIO MARAONE « Q ualcuno sembra voler dire, e addirittura dice: 'Liberi tutti, tranne uno, ossia la Chiesa cattolica'. Ma io replico: 'Questa non è laicità!'». Con questa battuta, che denuncia la deriva laicista montante in ambienti politici (e non soltanto politici) italiani, Cesare Mirabelli ha sigillato iersera la sua conferenza organizzata dalla Banca Popolare di Sondrio e intitolata «Laicità dello Stato e libertà del magistero ecclesiastico ». In effetti una laicità sana, autentica, non tentata di laicismo, all'interno di uno Stato che non vuol essere «totale » (e tanto meno totalitario) riconosce e promuove il principio di separazione, la distinzione fra Stato e Chiesa, ma non per questo disconosce la realtà religiosa. Si potrebbe aggiungere a questo riguardo osserva il presidente emerito della Corte costituzionale e docente di Diritto ecclesiastico presso l'Università Tor Vergata di Roma che essa ammette una sorta di «incompletezza dello Stato» relativamente all'ambito spirituale e all'esercizio anche pratico, anche molto concreto che da esso deriva, incoraggiando e comunque garantendo una cooperazione fra le diverse realtà, sino alla più feconda sussidiarietà (si pensi al campo dell'istruzione). Comunque, e sintetizziamo al massimo la minuziosa e anche giuridicamente agguerrita esposizione di Mirabelli, in Italia alla Chiesa è assicurata libertà, sia dal punto di vista costituzionale (dalla Carta in primo luogo, ma anche dalle sentenze della Consulta), sia attraverso il Concordato e la sua revisione del 1984, con limpido e innegabile riferimento al principio della sovranità e indipendenza reciproca dello Stato e della Chiesa Di conseguenza, la previsione (e la garanzia) della libertà del magistero ecclesiastico è netta. Questo vuol dire che là dove vi sia un giudizio che la Chiesa ritenga di dare, indirizzato alle coscienze per valutare quanto accade o potrebbe accadere nella società, e specialmente su temi anche scottanti, come si è visto di recente, temi sui quali esiste una discussione etica, e che toccano aspetti fondamentali dell'uomo, ebbene, la Chiesa può agire in esercizio di piena libertà. Tale libertà deriva come detto dal Concordato e dalla giurisprudenza, nonché, e ancor prima, dalla libertà di manifestare il proprio pensiero che a tutti è riconosciuta, e che non può essere una «libertà limitata». Insomma, e per esempio, la separazione dei poteri non esclude che la Chiesa possa insegnare la sua dottrina sociale, o dare il proprio giudizio morale anche su argomenti che riguardano l'ordine politico. Ci sarebbe da sorprendersi, nota Mirabelli, se lo Stato italiano, che assicura la libertà di manifestazione del pensiero e dell'espressione, volesse limitare il magistero della Chiesa. Potrebbe essere poi utile, a chi invoca la limitazione in nome della «laicità», documentarsi su quanto, in direzione opposta, si muove in altri Paesi. L'esempio più clamoroso viene dalla Francia, dove il presidente Sarkozy, tra le linee fondanti della sua politica, ha indicato il rafforzamento di una «laicità positiva», aperta al dialogo con il mondo religioso, e specialmente tesa a mettere a frutto, nella complessa dinamica sociale, quanto di positivo può venire dall'elemento religioso. Un'interessante e anche sorprendente novità, se si ricorda che viene dal Paese tradizionalmente più «laico » d'Europa (almeno a partire dalla Legge di separazione del 1905), e da quello che recentemente più di altri si era battuto perché nella bozza di Accordo costituzionale dell'Unione non comparisse nemmeno un accenno alle radici cristiane. L'ex presidente della Corte costituzionale: «Ci sarebbe davvero da sorprendersi se l'Italia volesse limitare il magistero dei vescovi» Cesare Mirabelli

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Napolitano: basta con i decreti-omnibus (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Napolitano: basta con i decreti-omnibus Lo stravolgimento, a colpi di maxi-emendamenti, del testo «autorizzato» dal Quirinale «lede i poteri del capo dello Stato» Sabato 18 Aprile 2009, I decreti legge sono emendabili ma non possono comprendere materie estranee a quelle per le quali il presidente della Repubblica ne ha autorizzato la presentazione alle Camere valutando i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Diversamente si superano i limiti imposti dalla Costituzione e si ledono i poteri di garanzia del capo dello Stato. Il 9 aprile scorso, dopo aver controfirmato il decreto legge 'incentivi', ed averlo visto stravolto in Parlamento a forza di maxiemendamenti, Giorgio Napolitano lo ha scritto in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, al ministro dell'Economia e ai presidenti delle Camere. Un richiamo forte ma che Napolitano ha già fatto altre volte, anche nella legislatura precedente, rivolgendosi al governo guidato da Romano Prodi. Nelle intenzioni del capo dello Stato la lettera era destinata a restare riservata, rientrando nella attività di moral suasion e di collaborazione istituzionale avviata da Napolitano. Ma nel pomeriggio di ieri qualcuno l'ha resa nota, e la notizia è stata diffusa dalle agenzie, cogliendo di sorpresa il Quirinale, che non ha nascosto un senso di fastidio per l'accaduto, ma ha confermato che effettivamente la missiva era stata inviata. Interpellato dai giornalisti, Fini ha glissato, limitandosi ad ammettere che la lettera c'era. Ma cosa aveva veramente scritto Napolitano? Quale richiamo aveva fatto? Di fronte alle indiscrezioni, il Quirinale ha consultato i destinatari della missiva e, d'intesa con loro, ha diffuso una nota che ne illustra i contenuti. La lettera, spiega il Quirinale, era riferita alla promulgazione del decreto legge 'incentivi', che prevede misure urgenti per i settori industriali in crisi, approvato in via definitiva l'8 aprile «in un testo ampiamente modificato nel suo contenuto e nel numero di articoli rispetto al decreto legge originariamente emanato» con il consenso del presidente della Repubblica; in un testo in cui, fra l'altro, è stata inserita la normativa sulle quote latte. Napolitano, precisa la nota del Quirinale, non ha fatto altro che riproporre osservazioni fatte altre volte sul fatto che gli emendamenti ai decreti devono rispettare «rigorosamente» i limiti previsti per i decreti, limiti recentemente richiamati dalla Corte Costituzionale. Inoltre, nella sua lettera, Napolitano faceva notare in particolare che sottoporgli in extremis, per essere promulgato, un decreto legge «notevolmente diverso da quello a suo tempo emanato, non gli consente l'ulteriore pieno esercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione gli affida», per verificare la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza e per la corretta copertura delle nuove e maggiori spese introdotte. «Non si è mai visto che chi riceve una lettera poi la interpreti» si esime il presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma i colonnelli del Pdl tengono botta: «La via maestra per dare una risposta costruttiva ai problemi posti dal presidente della Repubblica - spiega Cicchitto - è quella della riforma dei regolamenti delle due Camere perché in caso diverso ci si trova davanti ad una lentocrazia che viene inevitabilmente affrontata, da qualunque governo, con i decreti e i voti di fiducia». Per Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, «il richiamo che il Presidente della Repubblica, attraverso una lettera, ha fatto al Governo al fine di limitare l'uso dei decreti omnibus è quanto mai opportuno - annota Finocchiaro - perché tali decreti contengono e nascondono spesso, in un sovrapporsi di provvedimenti molto diversi tra loro, misure che richiederebbero una discussione parlamentare approfondita e dedicata. Questi decreti impediscono, schiacciati tra l'urgenza dell'approvazione e la confusione delle misure, una attenta analisi e finiscono per essere strumenti nelle mani di un esecutivo che vuole far passare norme che, singolarmente, sarebbero di più difficile approvazione».

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Truffa aggravata in concorsoudienza fissata per il 3 luglio (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Operazione Blasphemia Truffa aggravata in concorso udienza fissata per il 3 luglio Carenza d'organico nelle Procure di Ragusa e Modica, intervento dell'Anm e delle Camere penali. Quella di Modica intanto disapprova la posizione assunta dai colleghi di Ragusa sulla protesta della sottosezione di Ragusa e Modica dell'Associazione Nazionale Magistrati, che lamenta una "disparità di vedute tra avvocati penalisti e Anm sulla separazione delle carriere e sulla riforma del Csm". I penalisti modicani ritengono invece che sia sbagliata e fuorviante la proposta dell'Anm, tendente ad abolire o sospendere la norma dell'ordinamento giudiziario che impedisce ai magistrati di prima nomina di assumere funzioni requirenti o monocratiche penali per coprire i vuoti di organico nelle sedi disagiate. "E' una norma di buon senso - dicono dalla Camera Penale di Modica - che va mantenuta come vanno mantenuti i limiti al passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle inquirenti e viceversa". La Camera penale di Ragusa ha dato la totale adesione alla recente iniziativa tendente a sollecitare la copertura dei posti attualmente vacanti presso le Procure di Ragusa e Modica."Il problema delle sedi vacanti - replicano da Modica - deve essere affrontato in modo serio e credibile a partire dall'ampliamento dell'organico della magistratura anche attraverso forme di reclutamento laterale, al trasferimento d'ufficio dei cosiddetti "magistrati ultradecennali", al recupero alle funzioni giudiziarie di quei 280 magistrati collocati fuori ruolo". GI. BU.

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TRA LE QUESTIONI PIù SPINOSE CHE SARANNO AFFRONTATE SUBITO DAL NEO PROCURATORE VI è L'INCH... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Salerno)" del 18-04-2009)

Argomenti: Giustizia

Tra le questioni più spinose che saranno affrontate subito dal neo procuratore vi è l'inchiesta dello scontro Salerno-Catanzaro seguita dagli allora sostituti procuratori Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani trasferiti dal Csm proprio in seguito al conflitto creatosi con la procura di Catanzaro. Franco Roberti ha assicurato che sarà questa una delle sue priorità: «Le indagini saranno seguite personalmente da me e dai sostituti a cui le delegherà». Nei prossimi giorni, dopo una riunione organizzativa con gli «aggiunti» e i sosptituti procuratori, assegnerà anche il fascicolo del «caso De Magistris» che ha assicurato seguirà personalmente.

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