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Report "Giustizia"    16-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Le cosiddette parentele scomode del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco M... ( da "Stampa, La" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: accertamento della prima Commissione del Csm, che si occupa di dirimere le questioni di incompatibilità ambientale dei magistrati. Vedremo come si svolgerà e a quali conclusioni giungerà l'istruttoria del Consiglio. Una premessa, comunque, sembra d'obbligo. La ricerca dei giudici non è certamente rivolta all'accertamento di comportamenti sconvenienti o censurabili del Procuratore Messineo,

federalismo in aula, il nodo dei tributi al fvg ( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è il nodo dei 250 milioni in più che lo Stato dovrà cedere alla Regione dopo la sentenza della Corte costituzionale sul ricorso presentato dalla giunta Illy nel 2008. Un nodo per il governatore Tondo preso fra due fuochi: la necessità di chiedere al governo quei soldi che spettano al Fvg e un bilancio nazionale che prevede tagli e riduzioni dei trasferimenti.

l'avvocato dello stato francesco palomba dice addio alla magistratura dopo 45 anni ( da "Nuova Sardegna, La" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La corte d'assise d'appello condannò Raimondo Gaspa al massimo della pena, successivamente ridotta a trent'anni dalla Cassazione. Fino alla nomina del Csm, l'incarico di Avvocato dello Stato è stato assunto ad interim dal sostituto procuratore generale Claudio Lo Curto.(d.s.)

I giudici di sorveglianza: no alle nuove norme sul 41 bis ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: al Csm e, per conoscenza, all'Anm, 14 giudici di sorveglianza della capitale hanno messo nero su bianco la loro bocciatura delle novità –contenute nel Ddl sicurezza approvato dal Senato e ora all'esame della Camera – sostenendo che l'accentramento della competenza su Roma «costituirebbe una ingiustificata rottura del sistema con evidenti profili di incostituzionalità »

Paolo Modugno La Rai a Umberto Eco La Rai è la maggiore industria culturale del Paese, si... ( da "Unita, L'" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha rilevata la violazione del segreto di Stato da parte dei magistrati di Milano! Andrea di Meo Salviamo l'Unità Pensavo che con la nuova proprietà i problemi per un po' si sarebbero alleggeriti. Ma ora ciò che conta é salvare il nostro giornale.

Il 24 marzo prima causa sul Fisco ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per la prima volta, poi, si dovrà rispondere al quesito pregiudiziale della Corte costituzionale sul rapporto tra libera prestazione dei servizi e applicazione delle imposte regionali unicamente a imprese che non hanno domicilio fiscale in Sardegna (causa C-169/08). M. Cast.

Abuso del diritto: la parola al legislatore ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il rispetto delle competenze costituzionali richiedeva il rinvio della (lacunosa) disciplina alla Corte costituzionale. Questo passaggio innanzi al Giudice delle leggi certo non realizzava immediatamente la giustizia del caso singolo, ma la giustizia deve essere realizzata nel rispetto del «due process of law».

Anche il rurale può essere prima casa ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: giustificazione nella mancanza di capacità contributiva del soggetto passivo (ordinanza 174/ 2001 della Corte costituzionale), essa opera preliminarmente a questa esenzione, che concretizza una deroga alla norma generale. Il gettito dei fabbricati rurali che costituiscono abitazioni principali e relative pertinenze, dovrebbe di conseguenza essere interamente posto a carico dello Stato.

Test genetici a validità limitata ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte costituzionale era intervenuta sul tema della tempestività dell'azione di disconoscimento, e segnatamente sulla legittimità costituzionale dell'articolo 244, secondo comma, del Codice civile nella parte in cui, anche in caso di adulterio, fissava il termine di un anno dalla nascita del figlio per il tempestivo esercizio dell'

Quando chiude il fallimento riabilitazione automatica ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Una lacuna che si deve ora considerare colmata per effetto della sentenza della Corte costituzionale: le incapacità personali derivanti al fallito dalla dichiarazione di fallimento vengono così meno con la chiusura della procedura concorsuale.

Spazio a manager esterni come nella sanità ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Forse perché tra ministero e Csm non esiste ancora una interazione sistematica, ognuno va per conto suo». Quell'ondata di profondo rinnovamento, ha introdotto nella Pa princìpi quali la responsabilità, la trasparenza,l'accountability; i dirigenti sono stati responsabilizzati, istituite strutture e gerarchie, assegnati budget e imposto l'obbligo di redigere un bilancio.

Uffici giudiziari, prove di efficienza ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm, ministero. Eccolo il "triangolo delle Bermude" della giustizia italiana, quell'area politico-burocratica che- come si vuole per il mare caraibico in cui svanirebbero aerei e navi - per decenni ha inghiottito ogni sforzo di rinnovamento. La raffigurazione di questo fenomeno è stata evocata in un recente convegno milanese,

Lo Stato stabilisce che cosa è rifiuto ( da "AziendaLex" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale 61/2009) di Gianfranco Lami Esemplare pronuncia della Corte Costituzionale, in materia di smaltimento dei rifiuti e di tutela dell'ambiente. Con una motivazione analitica e a seguito di una paziente ricostruzione delle fonti normative vigenti, i giudici della Consulta hanno contribuito a eliminare non pochi dubbi in merito alle competenze del Legislatore regionale,

Base Vicenza, venerdì 20 fiaccolata dopo il no alla sospensione dei lavori ( da "Nuova Ecologia.it, La" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: come accertato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale in relazione agli alloggiamenti militari". In secondo luogo si sottolinea che l'insediamento "al momento dell'avvio del procedimento, risultava disciplinato dal Dpcm del 10 agosto 1988 che disponeva la non applicabilità delle disposizioni alle opere destinate alla difesa nazionale".

Il presidente nel palazzo: <Non me ne vado> ( da "Manifesto, Il" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Leggendo una dichiarazione firmata anche da Rajoelina, e consegnata alla Corte costituzionale del Paese, Monja, insieme ad altri ministri nominati dall'opposizione, scortati da una trentina di militari, ha annunciato: «Abbiamo sollevato dall'incarico il presidente della Repubblica, l'Assemblea nazionale, il Senato e il governo.

Perchè fermare la 1360. Petizione popolare ( da "Articolo21.com" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: I firmatari di questa petizione fanno proprie le parole di Giuliano Vassalli, Presidente emerito della Corte Costituzionale: “Nessun riconoscimento ai repubblichini. Erano e restano nemici dello Stato democratico”, e auspicano che i presentatori della proposta di legge 1360 già trovino concordemente la consapevolezza della opportunità di ritirarla.

- "CERCARE LA VERITà SULLA GUERRA DI GAZA" ( da "WindPress.it" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: giudice della Corte costituzionale del Sudafrica (1996-2003) e presidente della Commissione indipendente d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Kosovo (1999).Hina Jilani, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani (2000-2008) e membro della Commissione d'inchiesta sul Darfur (2006)

Depurazione, giù le mani dal comitato ( da "Corriere Adriatico" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rispetto della sentenza della Corte Costituzionale. Il vero fine del documento è quello di razionalizzare i rimborsi, cercando di sostenere le società di gestione che hanno già intrapreso l'allestimento egli impianti di depurazione. Questo provvedimento, dunque, costituisce un pungolo al rispetto ambientale, quel rispetto ambientale che è stato a lungo sventolato dalla sinistra,

LA CORTE COSTITUZIONALE, CON SENTENZA 30/01/09 N. 19, HA AFFERMATO CHE è COSTITUZIONALMENTE ILL... ( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte Costituzionale, con sentenza 30/01/09 n. 19, ha affermato che è costituzionalmente illegittimo l'art. 42, D.Lgs. n. 151/2001, dove esclude dai soggetti legittimati a fruire del congedo straordinario retribuito il figlio convivente in assenza di altri idonei a prendersi cura del disabile.

Latti e Tavarner, riflettori sulle retrovie ( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Simoni (Virtus Csm). 9: D. Bortolon (Altivolese), Zandonà (Bessica). 8: Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), L. Nussio (Castion), Binotto Montegrappa). 6: Carretta (S.P.Calcio 2005), Merlo (Caerano), Galanti (Montegrappa), Farenzena (Agordina), Cesca (Cisonese), Cavesso (Fiori Barp), Bentivenga (Altivolese),

A lezione di Europa con Francesco Speroni ( da "Varesenews" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale” verificando la coerenza delle proposte legislative con i punti salienti dei trattati fondanti dell'Unione. All'interno del parlamento, per votare ci si divide in gruppi, che possono essere formati solo se via deriscono parlamentari dia lmeno sette delle 27 nazioni dell'Unione.

"Non segnaliamo migranti", manifestazione a Bologna ( da "Dire" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: immediatamente alla Corte Costituzionale. E sempre a viale Aldo Moro, ma anche al sindaco in quanto autorità sanitaria, "non si può chiedere di non applicare una legge- aggiunge Mumolo- ma forse ci possono essere dei correttivi". Filippo Costadoni, di Prometeo, sottolinea come l'emendamento proposto dalla Lega nord "va contro il principio per cui si comincia a studiare medicina,

Azerbaigian/ Mercoledì voto per revoca limiti mandato Aliev ( da "Virgilio Notizie" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: adottata dalla Corte costituzionale della Repubblica dell'Azerbaigian sulla base della richiesta del corpo statale che organizza le elezioni". Una formulazione che, essendo l'Azerbaigian ancora tecnicamente in guerra con l'Armenia con il Nagorno-Karabakh (è però vigente un cessate-il-fuoco dal 1994), lascia aperta la possibilità di interpretare in senso ampio la lettera costituzionale.


Articoli

Le cosiddette parentele scomode del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco M... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Le cosiddette «parentele scomode» del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, tornano d'attualità nel dibattito che riprende oggi al Consiglio superiore della magistratura. L'organo di autogoverno dei giudici dovrà prendere in considerazione una copiosa documentazione che riguarda il passato, ma anche il recentissimo presente, del fratello della moglie del dott. Messineo, più volte - negli ultimi trent'anni - entrato come sospettato in svariate indagini di mafia, senza mai riportare condanne o giudizi definitivi. Sergio Maria Sacco, questo il nome del «parente scomodo», dopo numerose peripezie è finito nuovamente in un rapporto dei carabinieri inviato alla Procura della Repubblica l'11 dicembre del 2008 e per questo si è ancora ritrovato oggetto dell'interesse di alcuni giornali che hanno pubblicato la notizia. Da qui parte l'accertamento della prima Commissione del Csm, che si occupa di dirimere le questioni di incompatibilità ambientale dei magistrati. Vedremo come si svolgerà e a quali conclusioni giungerà l'istruttoria del Consiglio. Una premessa, comunque, sembra d'obbligo. La ricerca dei giudici non è certamente rivolta all'accertamento di comportamenti sconvenienti o censurabili del Procuratore Messineo, sulla cui condotta non sembrano esserci obiezioni di sorta. È l'atteggiamento complessivo dell'Istituzione che regola il buon funzionamento della magistratura, semmai, a suscitare qualche perplessità. La prima parte del dibattito al Csm, infatti, sembra essersi sterilmente arenata su un falso problema: è indagato il cognato del Procuratore? No, quindi è tutto a posto. Per il passato, inoltre, cioè per le vicende meno recenti ma forse ancor più gravi, le archiviazioni hanno fatto sì che non si frapponessero ostacoli alla nomina del dott. Messineo, avvenuta nel 2006. Di questo tenore sono stati un comunicato di solidarietà dei sostituti procuratori di Palermo («fatti datati» e sepolti), l'audizione del Procuratore generale Luigi Croce («massima stima a Messineo») ed alcuni commenti di solerti fiancheggiatori, in altre occasioni rivelatisi molto più intransigenti nel censurare parentele o semplici contatti tra indagati e soggetti sospettati di mafia. Ma non è esattamente questo, a nostro parere, il cuore del problema. La risposta che i cittadini si aspettano non riguarda l'accertamento di una responsabilità penale del sig. Sacco, che - tuttavia - andrebbe fermamente ricercata, ma la certezza che un ruolo così importante e delicato come quello ricoperto dal dott. Messineo in nessun modo possa essere ostaggio di maldicenze e chiacchiericcio malizioso. Gli stessi sostituti palermitani sanno ed hanno più volte, giustamente, sottolineato come Palermo sia una città che vive di segnali. Ecco, sarebbe un buon segnale la presenza del nome del cognato del Procuratore - qualunque fosse l'esito di un eventuale processo - in un rapporto, dei carabinieri non di un giornale, che lo indica come contiguo al clan mafioso dei Colli? È appena il caso, forse, di ricorare qualche precedente. Senza scomodare le clamorose dimissioni di Antonio Di Pietro (per un'accusa finita in assoluzione), basterebbe citare il «processo per incompatibilità» al Csm a suo tempo subìto da Giuseppe Ayala «colpevole» di una scopertura con la principale banca della città. Francamente non appare meno grave la lista di sospetti che ha interessato il cognato del Procuratore: dal traffico della droga a qualche omicidio, compreso un arresto nell'ambito delle indagini sull'assassinio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. E inviterebbe ad ulteriore riflessione il fatto che anche il fratello del dott. Messineo sia attualmente sotto processo, in attesa di sentenza, per truffa aggravata. Forse è un po' troppo, anche a fronte del cristallino comportamento del Procuratore.

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federalismo in aula, il nodo dei tributi al fvg (sezione: Giustizia)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il disegno di legge all'esame della Camera. Il ministro leghista incontra le Regioni autonome: problema ancora irrisolto Federalismo in aula, il nodo dei tributi al Fvg Tondo da Calderoli: «Sulla specialità non si cede». Ma sulle pensioni nessuna garanzia ROMA. Da oggi il federalismo fiscale sarà in discussione in Aula alla Camera. E il disegno di legge si presenta molto modificato rispetto a quello approvato da Palazzo Madama, dove tornerà per la terza lettura. Molte delle limature al testo, una tra tutte la cancellazione dell'aliquota riservata Irpef per le Regioni per le spese relative alle funzioni essenziali, tra l'altro, hanno recepito richieste provenienti dall'opposizione. Ma se l'Idv sembra poter confermare il voto finale favorevole in commissione e l'Udc dovrebbe orientarsi sul no, il Pd non ha ancora sciolto la riserva su quello che sarà il suo atteggiamento in Aula. In più per il Fvg c'è il nodo dei 250 milioni in più che lo Stato dovrà cedere alla Regione dopo la sentenza della Corte costituzionale sul ricorso presentato dalla giunta Illy nel 2008. Un nodo per il governatore Tondo preso fra due fuochi: la necessità di chiedere al governo quei soldi che spettano al Fvg e un bilancio nazionale che prevede tagli e riduzioni dei trasferimenti. Tra gli altri nodi la definizione dei Lep (i livelli essenziali delle prestazioni) e la riconduzione anche delle spese "non Lep" delle Regioni alla perequazione o ancora, più certezze sulla "road map" del provvedimento. E determinante sarà anche l'atteggiamento del governo sulla mozione a prima firma Franceschini che verrà discussa in Aula contestualmente al ddl, che punta a dare respiro ai Comuni chiedendo certezza sui rimborsi delle mancate entrate conseguenti alla cancellazione dell'Ici e lo sblocco di fondi per gli investimenti. Nel frattempo il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, dovrà sciogliere un "nodo" importante, rimasto finora irrisolto nel testo: quello delle Regioni a statuto speciale e degli strumenti per applicare anche a loro le norme contenute nel ddl. Oggi il ministro vedrà i rappresentanti delle autonomie speciali per provare a mettere a punto un emendamento su quel punto. «Se c'è una condivisione di tutti - avverte il ministro - bene, e ci sarà lo sblocco dei fondi pregressi, altrimenti mi scordo di avere la nonna altoatesina...». Ma il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, mette subito i paletti: «Sulla specialità non si cede». «Il tema - ha spiegato Tondo - è sempre lo stesso. Cioè il mantenimento delle specialità all'interno della riforma federale dello Stato. Ad ogni piè sospinto in Parlamento ci sono parlamentari di tutti gli schieramenti che presentano interrogazioni, interpellanze e mozioni contro la specialità di questa o quella Regione. O per lo meno per parificare i poteri delle Regioni ordinarie a quelli delle cinque Regioni speciali. Noi ovviamente siamo contrari perchè le specialità siano tuttora valide».

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l'avvocato dello stato francesco palomba dice addio alla magistratura dopo 45 anni (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Sardegna, La" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

PROCURA GENERALE L'Avvocato dello Stato Francesco Palomba dice addio alla magistratura dopo 45 anni SASSARI. Il commiato è stato in linea con il suo stile defilato. L'avvocato generale dello Stato Francesco Palomba nei giorni scorsi ha salutato colleghi e collaboratori ed è andato in pensione. Il saluto è arrivato un mese prima del settantesimo compleanno del magistrato di Cassazione, da quarantacinque anni in magistratura e da quattro al timone della Procura generale della Repubblica nella sezione staccata della corte d'appello. In magistratura dal 1964, dal 1965 al 1975 giudice penale prima a Porto Torres e poi a Sassari, Francesco Palomba fu dal 1974 all'89 giudice istruttore nel tribunale cittadino e gip fino al 1992. Rispettato da magistrati e avvocati, apprezzato dai colleghi della Procura generale che lo considerano un punto di riferimento prezioso, Francesco Palomba è sempre stato considerato una garanzia dalle parti processuali per la sua preparazione e per il suo equilibrio. Una dote, quest'ultima, che gli ha consentito di gestire con serenità e competenza anche la Commissione tributaria provinciale. In Procura generale Francesco Palomba ha sostenuto l'accusa in tanti processi importanti. Fu lui, qualche anno fa, a chiedere l'ergastolo per l'imputato dell'efferato omicidio della dottoressa Monica Moretti. La corte d'assise d'appello condannò Raimondo Gaspa al massimo della pena, successivamente ridotta a trent'anni dalla Cassazione. Fino alla nomina del Csm, l'incarico di Avvocato dello Stato è stato assunto ad interim dal sostituto procuratore generale Claudio Lo Curto.(d.s.)

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I giudici di sorveglianza: no alle nuove norme sul 41 bis (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-03-15 - pag: 12 autore: DDL SICUREZZA I giudici di sorveglianza: no alle nuove norme sul 41 bis I magistrati di sorveglianza contestano le nuove norme sull'applicazione per i mafiosi del regime di carcere duro previsto dal 41 bis che concentrano le competenze sul tribunale di sorveglianza di Roma. In un documento inviato nei giorni scorsi al Csm e, per conoscenza, all'Anm, 14 giudici di sorveglianza della capitale hanno messo nero su bianco la loro bocciatura delle novità –contenute nel Ddl sicurezza approvato dal Senato e ora all'esame della Camera – sostenendo che l'accentramento della competenza su Roma «costituirebbe una ingiustificata rottura del sistema con evidenti profili di incostituzionalità ». Il documento ha avuto ieri l'approvazione unanime dai giudici di sorveglianza riuniti a Bologna per un seminario. In sostanza, il nuovo sistema sarebbe criticabile sotto il profilo della ragionevolezza e violerebbe il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge stabilito dall'articolo 3 della Costituzione. Invitando il Csm a esprimersi, i giudici ricordano che la previsione di affidare la competenza al tribunale di sorveglianza di Roma è legata al fatto che è il ministro della Giustizia, che ha sede nella capitale, a firmare l'applicazione del 41 bis (sia quando viene disposta per la prima volta, sia quando è rinnovata). Osservano, però, che la decisione può essere impugnata dal detenuto davanti al suo giudice di sorveglianza territoriale, che ha maggiori elementi per valutare la sussistenza degli elementi per giustificare il provvedimento.

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Paolo Modugno La Rai a Umberto Eco La Rai è la maggiore industria culturale del Paese, si... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Paolo Modugno La Rai a Umberto Eco La Rai è la maggiore industria culturale del Paese, si sente dire. Non sarebbe un segno di cambiamento se, una volta tanto, al momento di procedere al rito delle nomine, dal cappello a cilindro della gestione della politica venisse fuori un nome di un esponente della cultura? Con questo non voglio dire che i giornalisti non siano degli intellettuali, soprattutto nel caso di firme illustri che vengono sempre indicate dai partiti, ma, diciamo così, sono specializzati in informazione. Mentre la cultura è omnicomprensiva, contiene cioè anche l'informazione e la formazione, non altrettanto si può dire, a mio parere, dell'informazione. So che non accetterebbe mai, perché uomo troppo libero, ma mi farebbe piacere sentir proporre, che so, Umberto Eco come presidente della Rai, grandi giornalisti come direttori di testata e altri importanti esponenti dell'intrattenimento e della cultura come direttori di Rete. Ma, evidentemente, nel nostro Paese, il giornalismo è omnicomprensivo. O, almeno, di questo parere sono i due Palazzi, quello della maggioranza e quello dell'opposizione che, una volta tanto, sono d'accordo. Lettera firmata Capigruppo con delega Berlusconi vuol far votare i soli capogruppo. C'é all'orizzonte un regime autoritario. Dopo la decisione di bloccare i "pianisti", il cavaliere pensa all'abolizione del voto dei singoli parlamentari, camuffandola come strumento di efficienza. Non bastava impedire al cittadino di scegliere il candidato, ricorrere ad libitum a fiducia e decreti legge, controllare 5 reti TV e 3 testate nazionali. Occorreva "razionalizzare" la partecipazione democratica dei parlamentari. Giovanbattista Frontera Contro la censura di internet Il 5 febbraio 2009 il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge che potrebbe portare alla censura di molti siti web, tra cui Facebook, Youtube, MySpace e qualunque altro sito, forum o blog per i reati di istigazione a delinquere e apologie di reato. Il provvedimento è già alla Camera dei Deputati per l'approvazione definitiva. La natura stessa della Rete rende tecnicamente impossibile limitare la censura ad un determinato contenuto: la conseguenza sarebbe quindi l'oscuramento dell'intero sito web. Questa misura potrebbe costituire un pericoloso attacco alla libertà di espressione e di opinione su internet. Il rischio è un'inaccettabile censura del web che viola la Costituzione e rischia di far pervenire all'Italia provvedimenti in sede internazionale ed europea. Chiedo quindi il tuo aiuto per far fronte a questa pericolosa eventualità : supporta la campagna contro la censura di Internet iscrivendoti su www.e-policy.it dove troverai tutte le informazioni, fra cui la lettera aperta da inviare al tuo parlamentare , per informarlo del tuo dissenso e una ns. news-letter che ti terrà aggiornato in tempo reale sugli sviluppi della vicenda. Mario Pulimanti L'imbroglio delle quote latte La Comunità europea ha consentito a ogni Paese membro la produzione di una determinata quota di latte che nel tempo è cresciuta. Ma attorno alle concessioni è cresciuto un mercato dei certificati che ha visto aumentare produttori fittizi che davano in affitto le loro quote ad allevatori veri, ma sprovvisti di documenti. In questo guazzabuglio le multe per sforamento delle quote hanno colpito gli allevatori, riducendone molti alla fame. In queste settimane si sta discutendo in Parlamento una legge di riassetto e gli allevatori protestano per spiegare che le multe non sono giustificate. Documenti alla mano sostengono che l' Italia non ha mai prodotto più latte di quanto avrebbe dovuto, visto che una buona parte viene importato dall' estero. Soltanto alcuni furbacchioni hanno fatto fruttare i loro certificati di carta guadagnandoci lautamente e costringendo gli allevatori sani a pagare le loro truffe. Gli allevatori chiedono di contare le vere aziende che producono il latte (sarebbero 40.150 con un milione di mucche) distinguendole da quelle che hanno solo le quote di carta e guadagnano soldi dall'Unione europea senza fare nulla. Chiedono che si verifichi dove è destinato il latte italiano, ovvero se è solo latte nostrano quello utilizzato dalle 34 etichette Dop o se invece, come sospettano, arrivi anche dall' estero. Enrico Ponta Vivere a Linate Il sindaco Moratti si appella a tutti per mantenere attivo l' aeroporto di Linate. Venga ad abitare nella zona nord-est di Milano dove la sua amministrazione ha consentito (forse unico caso al mondo per una grande città, dopo l' 11 settembre) il passaggio a bassa quota del 25% degli aerei in decollo da Linate (dati estrapolati dall' ENAC) sulle teste di migliaia di cittadini. Gli aerei, che non avevano mai volato sopra il territorio milanese, oggi creano enormi problemi di inquinamento acustico e ambientale, relegando il fattore Sicurezza (ricordiamoci il piccolo aeroplano sul Pirellone) ad elemento secondario. Linate è ormai un aeroporto dentro la città e quindi, per la nostra salute e sicurezza, dovrà essere necessariamente ridimensionato. Esiste un aeroporto di Malpensa? Usatelo. Michele Censura sui blog: parliamone! Forse mi sono distratto, ma non ho letto nulla sulla decisione della Cassazione circa la possibilità di censurare i blog, forum, etc. e sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha rilevata la violazione del segreto di Stato da parte dei magistrati di Milano! Andrea di Meo Salviamo l'Unità Pensavo che con la nuova proprietà i problemi per un po' si sarebbero alleggeriti. Ma ora ciò che conta é salvare il nostro giornale. Sono d'accordo sia sull'azionariato popolare che sui 2 euro per copia (comincerò a comprare 2 copie, magari a giorni alterni). Noi ci siamo. Gabriella e Mario L'isola dell'informazione Per favore non lasciateci in mezzo alla marea di "fogli" berlusconiani. L'Unità è una delle poche isole di vera informazione. Proponiamo ad ogni lettore che ha a cuore la sorte de L'Unità di comprare due copie ogni sabato e domenica. Noi lo faremo.

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Il 24 marzo prima causa sul Fisco (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-16 - pag: 6 autore: IL DEBUTTO Il 24 marzo prima causa sul Fisco I rapporti tra diritto comunitario e diritto interno finiscono all'esame della Corte di giustizia Ue. I giudici europei dovranno mettere un punto fermo sull'effettivo peso «esterno», vale a dire in un altro giudizio, in particolare quando si tratta di materia tributaria, di una sentenza nazionale passata in giudicato, ma in contrasto con il diritto comunitario. In particolare, nella causa C-2/08 (le conclusioni dell'avvocato generale sono previste il 24 marzo) i giudici di Lussemburgo dovranno chiarire se il diritto comunitario pone limiti all'applicazione dell'articolo 2909 del Codice civile che sancisce il principio dell'autorità di cosa giudicata, quando tale applicazione venga a " consacrare" un risultato contrastante con il diritto comunitario. Come precisato nella relazione d'udienza, la Corte di cassazione si ritiene vincolata dalle sentenze già depositate, ma il dubbio è che ciò possa costituire un abuso. Sempre in tema di Iva, la Cortedi cassazione chiede alla Corte di giustizia di pronunciarsi sulle agevolazioni fiscali alle cooperative (cause da C-78 a C-80/08, in attesa di fissazione dell'udienza) che possano incidere in modo negativo sull'applicazione della normativa comunitaria antitrust anche alla luce delle modifiche al sistema di vigilanza disposto dalla riforma societaria. Per la prima volta, poi, si dovrà rispondere al quesito pregiudiziale della Corte costituzionale sul rapporto tra libera prestazione dei servizi e applicazione delle imposte regionali unicamente a imprese che non hanno domicilio fiscale in Sardegna (causa C-169/08). M. Cast.

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Abuso del diritto: la parola al legislatore (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: FISCO E SENTENZE data: 2009-03-16 - pag: 32 autore: . FOCUS FISCALE . Abuso del diritto: la parola al legislatore di Francesco Moschetti L e Sezioni unite della Cassazione, con tre sentenze del 23 dicembre 2008, hanno ritenuto di poter contrastare alcune pratiche di evidente artefatta captazione di norme fiscali "di favore" in materia di imposte di-rette, affermando l'esistenza di un principio generale antielusione già insito nell'ordinamento. Per le Sezioni unite, tale principio non sarebbe in contrasto con le norme antielusione previste dal legislatore, in quanto sarebbero «mero sintomo dell'esistenza di una regola generale». In realtà, nella legislazione italiana, non sono mai state previste norme genericamente antielusive, ma solo «antielusive con tipizzazione»; non si è mai avuto di mira il valore dell'eguaglianza disancorato dal collegamento con la fonte legislativa tipizzante. Il principio generale è l'eguaglianza nell'ambito della certezza. A fronte del massimo livello di giustizia, il legislatore ha preferito un prudente cammino verso la giustizia, soppesato con le tipizzazioni di legge, e dunque la certezza del diritto. Questa scelta è anche frutto di esperienze storiche. L'esperienza passata dell'autoritarismo, a livello costituzionale ha portato a una disciplina dell'Esecutivo forse poco efficace; ma ciò è stato preferito (come male minore) alla luce di altri valori ritenuti tutt'altro che secondari. Parimenti, la scelta di non dare all'interprete poteri di applicazione di clausole generali antielusive, disancorate dal riferimento a casi tipici, è stata frutto di una voluta prudenza, che privilegiava l'aspetto democratico della fonte creativa di norme, anche a scapito di eventuali ingiustizie nei singoli casi. In generale, la definizione di abuso del diritto accolta dalle Sezioni unite è condivisibile, in quanto è ricondotta a normali criteri interpretativi di rispetto della voluntas legis e di prevalenza della sostanza sulla forma. Allarmante è,invece, l'iter argomentativo, sia laddove si ricava il principio dall'articolo 53 della Costituzione senza mediazione ex articolo 23, sia laddove le norme antielusive, che nel nostro ordinamento hanno fino a oggi previsto come elemento coessenziale la tipizzazione, vengono generalizzate disancorandole da tale aspetto (voluto dal legislatore per assicurare la certezza del diritto). In particolare, le Sezioni unite parlano di un «generale principio antielusivo», di diretta derivazione dai principi di capacità contributiva e di progressività dell'imposizione (primo e secondo comma dell'articolo 53 della Costituzione). Su un piano generale non si può che condividere la valorizzazione dei principi costituzionali al fine di orientare la soluzione "giusta" nel caso concreto. Però, i principi costituzionali devono essere invocati nella loro globalità e la lettura sistematica indica che il «fondamento » (è espressione delle sentenze) delle «norme impositive » e delle norme (in senso lato) «di favore» è la legge (ex articolo 23 della Costituzione), mentre il principio di capacità contributiva è condizione di legittimità della stessa. Non è cosa da poco, perché se si salta il passaggio attraverso la legge il giudice (ancorché per fini di giustizia sostanziale) sostituisce la voluntas propria alla legge, che è frutto di pesi e contrappesi, di bilanciamento di criteri di giustizia con esigenze di certezza del diritto. Se la scelta parlamentare è lacunosa e tardiva (e, nel caso specifico, lo era), se non è possi-bile l'interpretazione adeguatrice ( e non era possibile), il rispetto delle competenze costituzionali richiedeva il rinvio della (lacunosa) disciplina alla Corte costituzionale. Questo passaggio innanzi al Giudice delle leggi certo non realizzava immediatamente la giustizia del caso singolo, ma la giustizia deve essere realizzata nel rispetto del «due process of law». A questo punto, per garantire la certezza del diritto, è necessario un intervento parlamentare che: 1) ribadisca il concetto generale di libertà della scelta fiscalmente più favorevole, ma senza abuso di diritto; 2) individui l'abuso nelle forme artificiose e artefatte, volte a ottenere vantaggi che sono indebiti, in quanto contrastanti con il disegno legislativo, senza che esistano apprezzabili ragioni economiche che le giustifichino; 3) preveda per le ipotesi di abuso del diritto le stesse garanzie procedimentali già previste per l'elusione tributaria; 4) ribadisca criteri interpretativi da tempo noti, come quello: a) dell'interpretazione dei contratti alla luce dei fini realmente perseguiti, con prevalenza della sostanza sulla forma; b)dell'interpretazione della legge in base alla ratio della stessa. Che è come dire che il futuro potrebbe anche essere una riscoperta seria del passato, che trova certo conferma nello spirito sostanzialistico dell'articolo 53 della Costituzione, norma fondamentale per la giustizia del caso singolo, ma da leggere in uno con l'articolo 23. L'equità nel rispetto delle scelte parlamentari, che, se contrastanti con il principio di capacità contributiva, devono essere oggetto del giudizio di legittimità costituzionale. ACURA DI Associazione nazionale tributaristi italiani (Anti) L'INTERVENTO Necessario individuare specificamente le forme artificiose volte a ottenere vantaggi d'imposta

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Anche il rurale può essere prima casa (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: AUTONOMIE LOCALI E PA data: 2009-03-16 - pag: 39 autore: Ici. Nella richiesta di rimborso dei Comuni sono inseribili i fabbricati che il Dl 207 esclude dall'imposta Anche il rurale può essere prima casa PAGINA A CURA DI Maurizio Fogagnolo Nel rebus delle certificazioni sul minor gettito dell'Ici che i Comuni devono presentare entro il 30 aprile, le difficoltà di calcolo determinate dall'esclusione dall'imposta delle abitazioni principali si intrecciano con la recente conferma della non imponibilità ai fini Ici dei fabbricati rurali. L'interpretazione introdotta nell'articolo 23, comma 1-bis del Dl 207/2008, chiarisce l'applicabilità dell'agevolazione ai fabbricati rurali abitativi o strumentali. Ciò rende necessario verificare se l'agevolazione operi prima o dopo l'esclusione dall'Ici introdotta dal Dl 93/2008: se opera dopo, i Comuni potranno considerare nel conteggio del rimborso statale anche l'imposta degli immobili rurali, nel caso siano anche abitazioni principali o pertinenze. Mentre l'articolo 1 del Dl 93/2008 ha stabilito che l'abitazione principale è esclusa dall'Ici, il Dl 207/2008 ha stabilito che ai fini Ici non si considerano fabbricati le unità immobi-liari, anche iscritte o iscrivibili nel catasto fabbricati, che presentano i requisiti di ruralità. Quindi tali fabbricati, essendo considerati assorbiti dai terreni su cui insistono, rimangono imponibili in base al reddito dominicale, con le franchigie introdotte dall'articolo 9 Dlgs 504/1992 (con l'eccezione dei Comuni montani). Poiché l'esclusione da un'imposta trova giustificazione nella mancanza di capacità contributiva del soggetto passivo (ordinanza 174/ 2001 della Corte costituzionale), essa opera preliminarmente a questa esenzione, che concretizza una deroga alla norma generale. Il gettito dei fabbricati rurali che costituiscono abitazioni principali e relative pertinenze, dovrebbe di conseguenza essere interamente posto a carico dello Stato. In merito, non appare infatti condivisibile quanto sostenuto dal ministero delle Finanze nella risoluzione n. 12/2008, secondo cui anche il trattamento dell'abitazione principale introdotto dal Dl 93/ 2008 va assimilato a un'ipotesi di esenzione. A prescindere dalle incertezze della norma, che ha usato entrambi i concetti, a mostrare che l'istituto introdotto dal Dl 93/2008 è un'esclusione è lostesso contenuto della legge, che ha eliminato dai cespiti imponibili ai fini Ici l'abitazione principale e gli immobili assimilati, sulla base della definizione dettata non solo dalla norma primaria, ma anche dai regolamenti comunali. Un'interpretazione estensiva che non sarebbe stata possibile con una norma di esenzione, non suscettibile di applicazione analogica, e che è stata invece espressamente ammessa dal ministero delle Finanze nella risoluzione n. 12/2008 (per quanto la stessa sia stata ora parzialmente sconfessata nella risoluzione n. 1/2009, che ha ammesso le sole esclusioni "tipizzate"). Malgrado l'ultimo intervento ministeriale, poiché l'esclusione dall'imposta opera prima dell'esenzione,si ritiene che il minor gettito Ici legato al Dl 93/2008 non dovrà essere commisurato alla sola eventuale imposta che l'imprenditore agricolo avrebbe dovuto versare sui terreni su cui insistono il fabbricato abitativo e le relative pertinenze, ma dovrà essere costituito, anche nei Comuni montani, dall'intera imposta che sarebbe stata dovuta su tali fabbricati, se non fossero stati destinati a uso agricolo. Anche sotto questo profilo, appare tuttavia necessario che il ministero delle Finanze provveda a pronunciarsi in modo univoco sulle modalità di determinazione del minor gettito.

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Test genetici a validità limitata (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: GIUSTIZIA E SENTENZE data: 2009-03-16 - pag: 37 autore: Privacy e diritto di famiglia. La data dell'analisi è irrilevante ai fini della tempestività di instaurazione della causa Test genetici a validità limitata Paternità «negata»: esame preliminare del Dna solo con il sì del figlio presunto Paolo Ricchiuto Stop a test genetici "fai da te" svolti all'insaputa dell'interessato prima dell'azione di disconoscimento di paternità. La recente pronuncia del Garante della privacy (si veda Il Sole 24 Ore del 20 gennaio scorso) impone di ripensare il modo in cui possono essere tutelati, in prima battuta, gli interessi del padre disconoscente: non sarà infatti più possibile ritenere legittima la raccolta occulta di campioni biologici del figlio, né accettare la prassi di corroborare i dubbi o la posizione processuale del presunto padre mediante il test preliminare del Dna, se non fornendo una compiuta informativa al figlio e acquisendo il suo consenso. Con il risultato che,nell'ipotesi statisticamente più probabile in cui il consenso non venga prestato, viene a saltare quella che dall'analisi della giurisprudenza in materia emerge come una prassi consolidata. Si aggiunge quindi un ulteriore elemento a quel processo di totale restyling dell'istituto del disconoscimento di paternità, cui si sta assistendo da qualche anno a questa parte. Ora, rispetto a questo scenario, un recente intervento della Cassazione (sentenza 23 ottobre 2008 n. 25623) ha aggiunto un elemento importante, che va visto in parallelo rispetto al provvedimento del Garante. Per individuare i punti di contatto tra i due pronunciamenti è necessario fare un passo indietro: con la sentenza n. 134/85, la Corte costituzionale era intervenuta sul tema della tempestività dell'azione di disconoscimento, e segnatamente sulla legittimità costituzionale dell'articolo 244, secondo comma, del Codice civile nella parte in cui, anche in caso di adulterio, fissava il termine di un anno dalla nascita del figlio per il tempestivo esercizio dell'azione: la pronuncia dei giudici costituzionali modificò tale assetto, prevedendo che il dies a quo dovesse invece decorrere dal momento in cui il marito fosse venuto a conoscenza dell'adulterio. Già questa ormai risalente innovazione aveva cambiato la fisionomia dei giudizi di disconoscimento, in seno ai quali spesso si controverte (e si decide) proprio sulla questione preliminare della verifica della data di effettiva conoscenza dell'adulterio da parte del padre. Ciò posto, nel recente procedimento avanti alla Corte di cassazione, i supremi giudici erano chiamati a fare un passo ulteriore, verificando se il termine potesse decorrere non già dalla data di conoscenza dell'adulterio, ma dal momento in cui il padre avesse acquisito la presunta «certezza negativa della paternità biologica» (questa la terminologia usata), mediante un test genetico effettuato prima della causa di disconoscimento. Tale lettura (evidentemente intesa a tentare di rendere più agevole la prova della tempestività dell'azione) postulava quindi l'effettuazione degli esami genetici preliminari come un passaggio in sé perfettamente lecito e percorribile, tanto, appunto, da poter essere utilizzato anche come punto di riferimento ai fini del rispetto del termine di decadenza. La sentenza della Cassazione n. 25623/08, affrontando solo incidentalmente il tema della legittimità del test del Dna svolto al di fuori del giudizio, ha rilevato come tale indagine «possa costituire oggetto del tentativo della parte interessata di precostituirsi, in mancanza peraltro delle necessarie garanzie circa il suo espletamento, la prova della tempestività dell'azione di disconoscimento, differendone ad libitum la proposizione ». La conclusione cui giunge il Supremo collegio è, dunque, che la consulenza genetica privata non possa svolgere alcun ruolo ai fini della prova della tempestività dell'azione. Ecco allora che, affiancando questa pronuncia al provvedimento del Garante, si può concludere che: il test genetico preliminare è legittimo solo a determinate condizioni (informativa e consenso) che, ove non sussistenti, rendono del tutto inutilizzabile l'accertamento, sia ai fini della prova dell'esistenza o meno della paternità, sia con riguardo alla prova della tempestività dell'azione; anche ove legittimamente eseguito, la data di effettuazione di quel test è irrilevante ai fini della tempestività dell'azione.

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Quando chiude il fallimento riabilitazione automatica (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: GIUSTIZIA E SENTENZE data: 2009-03-16 - pag: 37 autore: Cassazione. Addio all'istanza per far cessare le inabilità Quando chiude il fallimento riabilitazione «automatica» Giovanni Negri Con la riforma del diritto fallimentare è venuta meno la necessità della riabilitazione per l'imprenditore. E sono stati cancellati gli effetti delle incapacità previste dalla vecchia legge. Non solo per il futuro, ma anche per il passato, per le procedure cioè chiuse prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006. Lo chiarisce la Corte di cassazione con la sentenza n. 4630 depositata il 26 febbraio 2009. La pronuncia ha cassato la sentenza del Tribunale di Agrigento con la quale era stata respinta, nel 2004, l'istanza di riabilitazione; la decisione del Tribunale era stata poi confermata dalla Corte d'appello che, a sua volta, aveva sottolineato come dal decreto di chiusura del fallimento risultava che era stata sì compiuta la ripartizione finale dell'attivo, ma non era stata fornita la prova del pagamento integrale. La Cassazione ha però cancellato la sentenza e, pronunciandosi nel merito, ha dichiarato la riabilitazioone dei due imprenditori interessati e ordinato la loro cancellazione dal registro dei falliti e la comunicazione della decisione all'Ufficio del Registro delle imprese per l'iscrizione. Alla base della scelta della Cassazione c'è la sentenza con la quale i giudici della Consulta hanno dichiarato l'illegittimità costituzionale degli articoli 50 e 142 della Legge fallimentare (Rd 267/42) nel testo in vigore prima della riforma prevista dal Dlgs 5/06 perché stabiliscono che le incapacità personali del fallito durano oltre la chiusura della procedura concorsuale. I due articoli prevedevano, da una parte, l'istituzione presso ogni Tribunale del registro dei falliti, la cancellazione delle iscrizioni solo dopo una sentenza del Tribunale,l'assoggettamento del fallito alle incapacità stabilite dalla legge fino alla cancellazione, dall'altra, la chance della riabilitazione. La Cassazione ricorda che la riforma del diritto fallimentare ha abrogato l'articolo 50, mentre l'articolo 142, nell'attuale formulazione, disciplina l'istituto dell'esdebitazione cancellando, di conseguenza, anche l'istituto della riabilitazione. L'esdebitazione (cioè la liberazione dell'imprenditore dai debiti residui una volta chiusa la procedura) poi è stata estesa, con l'ultimo decreto correttivo, a tutte le procedure fallimentari pendenti alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 5/06, nel giugno 2006, e a quelle che risultano chiuse a quella data e, ancora, a quelle per le quali la relativa domanda venga presentata a quella data. La nuova disciplina non chiariva però quale fosse il momento di cessazione degli effetti delle incapacità personali quando la chiusura del fallimento era intervenuta prima del giugno 2006 (da quella data invece, per effetto dell'abrogazione esplicita dei due articoli della Legge fallimentare, l'incapacità personale del fallito era stata cancellata). Una lacuna che si deve ora considerare colmata per effetto della sentenza della Corte costituzionale: le incapacità personali derivanti al fallito dalla dichiarazione di fallimento vengono così meno con la chiusura della procedura concorsuale.

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Spazio a manager esterni come nella sanità (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-03-16 - pag: 10 autore: Le esperienze e i problemi. L'analisi di Stefano Zan, coordinatore del Comiug Spazio a manager esterni come nella sanità Lionello Mancini La questione è la stessa di 10, 30 o 50 anni fa: i Tribunali sono entità sconosciute non comparabili tra loro. E, per questo, ancora oggi non governati. Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi dei cittadini-utenti, ma ancora scarseggiano le analisi e i possibili rimedi. A parlarne con cognizione di causa sono, dall'interno, i pionieri della managerialità togata come Mario Barbuto a Torino o Cuno Tarfusser a Bolzano; e anche studiosi di organizzazione, ricercatori della Banca d'Italia, statistici, funzionari ministeriali. «Nulla potrà cambiare finché i Tribunali non si considereranno organizzazioni che devono IL NUMERO 60 «Diffusione di best practices» Uffici coinvolti nel progetto interregionale transnazionale erogare un servizio, e non mere appendici del ministero della Giustizia» afferma Stefano Zan, docente di Teoria dell'organizzazione all'Università di Bologna, nonché coordinatore del Comiug, il centro di ricerca creato da Alma Mater per aiutare la giustizia a orientarsi nella marcia verso i territori poco esplorati dell'efficienza ed efficacia del servizio, della soddisfazione degli utenti, della ( almeno parziale) sostenibilità dei costi. «Più che unità organizzative, i Tribunali appaiono uno spazio fisico in cui una pluralità di attori e uffici gioca una partita senza limiti di tempo (e di costi), su campi da gioco diversi aggiunge Zan, che da oltre un decennio analizza flussi di lavoro, costi, ruoli e funzioni nella giurisdizione - . Però, invece dei volteggi delle palline, si hanno le peregrinazioni dei fascicoli processuali». Tutto questo, non è colpa (solo) dei giudici e degli avvocati, bensì «di una cultura autoreferenziale, attenta ai diritti, ma disattenta ai problemi di efficienza ed efficacia relativi a quegli stessi diritti». Una peculiarità difficile da superare è che ogni Ufficio, Procura o Tribunale è retto da una diarchia: il dirigente togato, scelto dal Consiglio superiore della magistratura, e quello amministrativo, emanazione del ministero della Giustizia. Dalla capacità di queste due figure di non ostacolarsi, di collaborare, di interagire positivamente, dipendono le possibilità di successo. Il problema è che a nessuna di queste due figure sono richieste competenze manageriali, è tutto lasciato alla buona volontà, alla pazienza, al reciproco sforzo di comprensione. Il dirigente togato deve fare in modo che i suoi uffici indaghino, scovino colpevoli, li processino, li condannino. Spendendo quanto? Il togato non lo sa, non se ne cura. Servono intercettazioni, trasferte di magistrati e polizia giudiziaria, consulenze, interpreti? Non c'è che da riempire moduli e firmarli. Il dirigente amministrativo organizza il personale, gestisce servizi e ordinaria quotidianità. Spendendo quanto? Quello che serve. Senza responsabilità, in una funzione pressoché notarile di registrazione delle uscite senza possibilità di metterle in relazione con le risorse. E poi, via, tutto al ministero per il pagamento a pie' di lista. «Forse un po' schematico - sottolinea Zan - , ma la sostanza è questa. è vero, per esempio, che al vertice degli uffici giungono dirigenti esperti di diritto, ma senza alcuna formazione in campo gestionale». Con la riforma dell'ordinamento giudiziario, che impone valutazioni periodiche e il limite di otto anni nello stesso incarico, qualcosa sta cambiando in meglio, sta finendo l'era in cui il posto di dirigente era un bonus di fine carriera, il degno finale di un cursus honorum, cioèunmero fatto di età. Esperienze di eccellenza come quelle di Torino, Bolzano, Varese, Catania o Modena, confermano che dove un dirigente si impegna davvero nella gestione, i risultati si vedono. Cosa ha fatto, in fondo, Tarfusser a Bolzano? «Ha assunto davvero la direzione del suo ufficio, ha stabilito che il cittadino è il cliente della Procura, ha fatto dell'organico un team». Il progetto "diffusione delle best practice", nato per diffondere l'esperienza bolzanina, è stato promosso da Giustizia e Funzione pubblica, utilizza i Fondi europei per fornire a Tribunali e IL NUMERO 40 «Premiamo i risultati» Uffici coinvolti nel concorso indetto dalla Funzione pubblica Procure la consulenza di specialisti privati, e ha fin qui dimostrato che centinaia di dirigenti un po' in tutta Italia hanno una gran voglia di fare, come testimoniano le decine e decine di progetti preparati per partecipare ai bandi regionali. «Rispetto a 10-15 anni fa, l'attenzione degli uffici è enormemente cresciuta - afferma Zan-: si notano tante figure che hanno voglia di progettare. è un elemento importante perché specie nel civile, dove vigono tante pratiche diverse, si potrebbe impiantare un processo di standardizzazione delle procedure e dei flussi per facilitare l'esportazione delle metodologie ritenute le migliori, le più efficienti». Ma perché c'è stato bisogno di ricorrere ai bandi europei? Perché gli esempi di best practice, ormai consolidati nel tempo, non hanno attecchito nel sistema stimolando fenomeni di emulazione? Il presidente Barbuto, premio europeo per l'efficienza, ha azzerato le pendenze del Tribunale civile di Torino e ama ripetere: «L'arretrato? Solo se lo conosci lo eviti». Infatti, lo stock arretrato lui lo cataloga, lo studia, lo mette al centro di gestioni mirate: «Se ho tre fascicoli, uno dell'anno scorso, uno di tre anni fa e uno del 1990, sono arretrati di qualità diversa, ma se io non lo so, affronto male il problema». Tarfusser, a Bolzano ha ridotto a un terzo il costo delle intercettazioni aumentando i target. Come fa? Cura la contrattualistica, innanzitutto, per abbattere il costo unitario, ma prima di dare il via libera o concedere una proroga alla Polizia giudiziaria, verifica la fondatezza o l'inevitabilità delle richieste. Niente di complicato, dunque, e niente norme ad hoc: basta volerlo fare. Perché, allora, i risultati restano a Torino, a Bolzano e in pochi altri Uffici di eccellenza? «Come dicevo, ogni ufficio lavora a modo suoe non c'è un modello valido per tutti. Ne discende - risponde Zan - che va diffuso non tanto un modello da copiare, quanto un processo di apprendimento organizzativo. è il change management, ovvero gli strumenti utili a cambiare punto di vista, mentalità. Lo stesso miglioramento è un cambiamento ». Il bilancio sociale, uno dei primi strumenti di cui Tarfusser ha dotato il suo Ufficio insieme alla Carta dei servizi e al sito IL NUMERO 10 Common assessment framework Uffici coinvolti nella verifica adattata al mondo della giustizia internet, «non è un fiorellino da mettere all'occhiello per segnalare il rapporto corretto con i cittadini: è uno strumento che ti porta a migliorare, a prendere un impegno con i tuoi stakeholder. E poi a rispettarlo». Resta tuttavia aperto "il" problema. Chi fa il manager nei Tribunali? Il dirigente togato? L'altro? O devono impararlo a fare in due? «Io negli Uffici giudiziari avrei messo da tempo un manager esterno - dice Zan - proprio come è accaduto negli ospedali o nei Comuni con i city manager. Le ondate di riforma che per tutti gli anni 90 hanno interessato la pubblica amministrazione europea, non hanno intaccato il mondo della giustizia. Forse perché tra ministero e Csm non esiste ancora una interazione sistematica, ognuno va per conto suo». Quell'ondata di profondo rinnovamento, ha introdotto nella Pa princìpi quali la responsabilità, la trasparenza,l'accountability; i dirigenti sono stati responsabilizzati, istituite strutture e gerarchie, assegnati budget e imposto l'obbligo di redigere un bilancio. Ma ciò non è accaduto nell'universo dei tribunali, dove non viene redatto un bilancio che descriva entrate e uscite, costi e ricavi relativi all'erogazione del "servizio giustizia". Una mancanza che impedisce un preciso controllo economico delle risorse e complica le scelte che andrebbero invece ancorate alla conoscenza della realtà. Così come il problema è passare da singole pratiche virtuose a modelli metodologici esportabili e, secondo Zan, va anche superata la figura del leader carismatico per instaurare delle buone abitudini, attuabili e gestibili a prescindere dalla presenza o dalla continuità del leader. Bisogna passare, cioè, «dal governement alla governance, ovvero da un bravo capo che vigila perché alcune buone regole vengano rispettate, a una dinamica virtuosa e diffusa nell'organizzazione». Anche se i normali strumenti di rendicontazione sono ancora per lo più sconosciuti nelle cancellerie, oggi c'è una maggior strumentazione ed è aumentata la consapevolezza. Perché? I motivi sono diversi, ma su tutti uno: sono aumentate le spinte dell'utenza, quelle spinte che sono mancate negli anni scorsi e che hanno prodotto e rafforzato l'autoreferenzialità della categoria. Finalmente, insomma, tra le toghe, comincia a perdere quota la comoda idea che senza nuove leggi non possa cambiare nulla e che, perciò, la responsabilità finale sia del legislatore inefficiente (o peggio); come è ormai chiaro a molti che ci sono meno soldi e che ce ne saranno sempre meno. Infine, i casi di eccellenza dimostrano che nessuno vieta a nessuno di organizzare al meglio un sistema giustizia più efficiente, meno costoso e di maggior soddisfazione per l'utente. Il problema è che bisogna volerlo - e saperlo - fare.

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Uffici giudiziari, prove di efficienza (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-03-16 - pag: 10 autore: Giustizia. Si stanno diffondendo sperimentazioni e nuovi progetti per migliorare la qualità del servizio Uffici giudiziari, prove di efficienza Il Fondo sociale europeo mette a disposizione 20 milioni per le «best practices» Uffici giudiziari, Csm, ministero. Eccolo il "triangolo delle Bermude" della giustizia italiana, quell'area politico-burocratica che- come si vuole per il mare caraibico in cui svanirebbero aerei e navi - per decenni ha inghiottito ogni sforzo di rinnovamento. La raffigurazione di questo fenomeno è stata evocata in un recente convegno milanese, in cui pure si confrontavano i protagonisti più attivi dei numerosi esperimenti di cambiamento in corso. I tre vertici che delineano quest'area dagli influssi tanto perversi sono dunque la rete delle migliaia di Uffici giudiziari del front office del servizio; il Consiglio superiore della magistratura, che regola la vita delle circa 10mila toghe in servizio; infine il ministero della Giu-stizia, che domina le risorse e governa le circa 40mila unità del personale amministrativo. Fino a oggi, espressioni come "analisi condivise", "decisioni concordate", "programmazione", "obiettivi" sono rimaste vuote di significato, nonostante i tre protagonisti tentino di muovere i passi che sembrano loro (spesso separatamente) i più giusti. La crisi economica e l'urgenza di risposte da parte degli utenti ha fatto il resto, interrompendo la spirale spese-rimborsi a pie' di lista- debito che ha portato alle auto senza benzina, alle fotocopiatrici senza carta, al taglio del personale,all'emergenza continua che produce ulteriore inefficienza. Oggi qualcosa sta cambiando, grazie all'ostinazione di (ancora troppo poche) persone che, spezzati antichi tabù e snobistiche autoreferenzialità, stanno riportando la giustizia in un ambito più moderno, meno sacerdotale, più aderente ai problemi dei cittadini. Negli Uffici - Tribunali, Procure, cancellerie- si cercano soluzioni per dare efficienza a strutture obsolete, per capire quali e dove sono i nodi da sciogliere; sempre meno si dice "Non è un mio problema", mentre volti nuovi si mettono in gioco assumendosi responsabilità ben oltre orari, funzioni e stipendi; vengono così elaborati progetti e avviate sperimentazioni, si cercano risorse finanziarie come i 20 milioni del Fondo sociale europeo per diffondere le best practices; si ritrova l'orgoglio di un servizio pubblico che reagisca al degrado. Il Csm, spinto controvoglia da una radicale riforma dell'ordinamento giudiziario osteggiata in ogni modo, ha finalmente accantonato le nomine-premio di fine carriera e sceglie ormai dirigenti intorno ai 60 anni, la quota di donne cresce, i candidati presentano progetti su come organizzeranno l'ufficio. Siamo agli inizi, le logiche correntizie ancora impazzano, il girare a vuoto non cessa, ma le nuove linee sono tracciate. Un esempio: al Tribunale di Milano (diretto da Livia Pomodoro), sei posti di presidente di sezione sui sette a concorso sono andati a magistrate. Il ministero è al momento il "vertice" in cui è più difficile scorgere i segni del fermento. Forse è ovvio che sia così, perché Via Arenula non sfugge alle logiche della burocrazia più pletorica, dello spoils system a volte insensato, delle poltrone assegnate per appartenenze (politiche, geografiche) invece che per competenze. Non che al ministero vi siano solo sordi e ciechi, tanto che una serie di impegni li ha assunti,come l'avvio del progetto best practiceso lo sforzo sull'informatica. Però è forte la tentazione di dedicarsi solo alle emergenze, si coglie la freddezza verso i protagonisti dei cantieri innovativi, alimentata da antiche e reiterate delusioni. I soldi sono pochi, tanti gli errori commessi, pretestuose talune contrapposizioni. Ma se il ministero resta inchiodato al passato, senza sforzarsi di cogliere il nuovo nel mondo di cui governa le risorse, rischia di riproporre all'infinito l'immagine del triangolo delle Bermude. Dove continueranno a inabissarsi la fiducia e il denaro dei cittadini vittime dei ritardi della giustizia. L.Man. CASO VIRTUOSO Al Tribunale di Milano sono andati a donne sei dei sette posti messi a concorso per magistrati presidenti di sezione

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Lo Stato stabilisce che cosa è rifiuto (sezione: Giustizia)

( da "AziendaLex" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Sei in: Prima Pagina | Diritto | Testo Eliminati parecchi dubbi in merito alle competenze delle Regioni nella materia Lo Stato stabilisce che cosa è rifiuto (Corte costituzionale 61/2009) di Gianfranco Lami Esemplare pronuncia della Corte Costituzionale, in materia di smaltimento dei rifiuti e di tutela dell'ambiente. Con una motivazione analitica e a seguito di una paziente ricostruzione delle fonti normative vigenti, i giudici della Consulta hanno contribuito a eliminare non pochi dubbi in merito alle competenze del Legislatore regionale, con particolare riferimento allo Statuto della Valle d'Aosta, e relativamente alla disciplina in questione. Dal momento che il tema "rifiuti" rientra nella competenza esclusiva dello Stato, in quanto inscindibile dalla salvaguardia ambientale a esso riservata, alle Regioni non resta che "rispettare la normativa statale". Viene fatta salva, ovviamente, la facoltà di stabilire "livelli di tutela più elevati", purché il Legislatore concorrente non dimentichi di recepire gli "standards minimi di tutela", evitando di porsi in contrasto, per difetto, con gli stessi. Diversamente si è comportata la Regione Valle d'Aosta, che avrebbe - in qualche modo - interferito nella definizione medesima di "rifiuto", poiché ha escluso dal novero i materiali inerti da scavo e altri prodotti ritenuti "non pericolosi". Tale esclusione ha causato l'intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, preoccupata di vedere eluso il giusto rigore riservato alla regolamentazione del settore. L'attenzione della Corte ha puntato sulla Legge regionale n.31/2007, recante "Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti", e n.5/2008, recante "Disciplina delle cave e delle miniere, delle acque minerali, di sorgente e termali". Sono stati dichiarati incostituzionali taluni articoli, ritenuti in conflitto con la Legge statale (Decreto Legislativo n.152/2006), quindi emessi in violazione dell'art.117, comma 2, lettera S, della Costituzione. Tanto è bastato per disporne la illegittimità, a nulla rilevando che gli stessi articoli confliggono anche con espresse direttive comunitarie, altrettanto attente e premurose nei riguardi della tutela dell'ambiente.(16 marzo 2009)

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Base Vicenza, venerdì 20 fiaccolata dopo il no alla sospensione dei lavori (sezione: Giustizia)

( da "Nuova Ecologia.it, La" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Base Vicenza, venerdì 20 fiaccolata dopo il no alla sospensione dei lavori I comitati No Dal Molin contro l'ampliamento della base Usa di Vicenza hanno organizzato per il 20 marzo una fiaccolata di protesta fino ai cancelli dell'impresa subappaltatrice I comitati No Dal Molin contro la nuova base Usa di Vicenza hanno organizzato per il 20 marzo una fiaccolata di protesta fino ai cancelli dell'impresa "Carta Isnardo", la ditta subappaltatrice impegnata nei lavori. La manifestazione, che partirà alle 20.30 di venerdì dalla piazza della chiesa di Lev (Montecchio Precalcino) per raggiungere l'ingresso della ditta, è stata convocata in seguito all'appello sottoscritto dal Presidio Permanente No Dal Molin e da altri sette comitati. "Una fiaccolata - si legge nell'appello - per mettere all'indice chi, per riempire il proprio salvadanaio di dollari statunitensi, calpesta la dignità della comunità berica, terra di lavoro e sacrificio, ma non certo di colonizzazione". I promotori sottolineano anche che "in un momento di grande difficoltà economica e sociale, centinaia di milioni di euro dei contribuenti vicentini saranno spesi per dotare la base statunitense di infrastrutture fognarie, stradali e di comunicazione: l'affare di pochi che si arricchiscono sulle spalle di molti". L'annuncio della manifestazione arriva dopo che il Tar del Veneto ha respinto la domanda di sospensione del progetto riguardante l'ampliamento della base, presentata da Legambiente, Comitato Più Democrazia e partecipazione e Coordinamento del Comitato Cittadini. Sono tre le motivazioni del provvedimento. Nella prima viene specificato che con la sentenza si è affermata "l'incontestabilità della determinazione governativa di autorizzare l'ampliamento della base Usa a Vicenza". Secondo i giudici, "parimenti non può essere contestato che le opere in questione attengano pienamente alle esigenze di una difesa nazionale, come accertato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale in relazione agli alloggiamenti militari". In secondo luogo si sottolinea che l'insediamento "al momento dell'avvio del procedimento, risultava disciplinato dal Dpcm del 10 agosto 1988 che disponeva la non applicabilità delle disposizioni alle opere destinate alla difesa nazionale". Infine si ricorda che "l'art. 1 della Direttiva 2003/35/CE stabilisce puntualmente che gli Stati membri possono decidere, dopo una valutazione caso per caso di non applicarla a progetti destinati a scopi di difesa nazionale, qualora ritengano che la sua applicazione possa pregiudicare tali scopi". 16 marzo 2009 - TAG: Base Usa | Vicenza | No dal Molin |

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Il presidente nel palazzo: <Non me ne vado> (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

MADAGASCAR Il presidente nel palazzo: «Non me ne vado» L'opposizione assedia Ravalomanana e lo destituisce Geraldina Colotti Precipita la crisi politica che attanaglia il Madagascar dal dicembre scorso e che, da allora, ha già provocato un centinaio di morti. Ieri l'opposizione malgascia, guidata dall'ex sindaco della capitale Antananarivo, Andry Rajoelina, ha annunciato la destituzione del presidente, Marc Ravalomanana. Andry Rajoelina, che si era rifugiato in Francia dopo un tentativo di arresto andato a vuoto, è ricomparso nella storica piazza 13 maggio e ha preso la parola davanti a un migliaio di manifestanti, chiedendo al presidente Marc Ravalomanana di «lasciare umilmente il potere entro le prossime 4 ore». Una richiesta che Monja Roindefo, primo ministro dell'Alta autorità di transizione messa in campo dall'ex sindaco e da questi nominato, ha trasmesso ai giornalisti durante una conferenza stampa. Leggendo una dichiarazione firmata anche da Rajoelina, e consegnata alla Corte costituzionale del Paese, Monja, insieme ad altri ministri nominati dall'opposizione, scortati da una trentina di militari, ha annunciato: «Abbiamo sollevato dall'incarico il presidente della Repubblica, l'Assemblea nazionale, il Senato e il governo. Ci impegnamo a indire nuove elezioni presidenziali, parlamentari e amministrative entro 24 mesi». Già dalla mattina, gli uomini di Roindefo avevano occupato l'ufficio del primo ministro in carica, Charles Rabemananjara, che - secondo quanto ha dichiarato Roindefo - avrebbe rassegnato le dimissioni, e di cui però si sono perse le tracce. Nel suo palazzo di Iavoloha, protetto dai fedelissimi, il presidente in carica ha invece fatto sapere che intende rimanere al suo posto: «Uccidermi non risolve le cose», ha detto alla folla in un messaggio televisivo. A dargli manforte, era arrivato nei giorni precedenti anche l'inviato di Washington, suo grande sponsor, che deve decidere fino a che punto Ravalomanana sia ancora un cavallo vincente. Un cavallo che, negli ultimi tempi, aveva mostrato di mordere un po' troppo il freno persino per i decisori dell'Fmi che - di fronte all'ennesimo acquisto faraonico (un nuovo aereo presidenziale) lo avevano richiamato all'ordine. Lo scandalo delle licenze sulle terre malgasce alla multinazionale sudcoreana Daewoo, ha ulteriormente indebolito la spendibilità dell'ultraliberista Ravalomanana come volto vincente per una popolazione sempre più strozzata da privatizzazioni e speculazioni. Adesso sembra il turno di Rajoelina, giovane imprenditore rampante, che sembra bene accetto dalla Francia. D'altro canto, anche le potenti chiese malgasce, che avevano sostenuto a più riprese il loro beniamino, e che sono state parte attiva nella mediazione politica fra i due contendenti - sembrano molto più tiepide nei confronti di Ravalomanana. E l'esercito, per quanto in parte ancora fedele, ha schierato i suoi tank nella capitale. Il nuovo capo di stato Maggiore, Andrè Andriarijaona, nominato dai suoi pari grado giovedì scorso (una nomina che spetterebbe al presidente della Repubblica), ha dichiarato che non marcerà sul palazzo presidenziale, ma che se «per riportare la calma» occorre sostenere l'opposizione, lo farà. Il colonnello Andriarijaona ha aggiunto di «essere certo che la guardia presidenziale non sparerà sulla gente altrimenti la risposta sarà catastrofica». Non è quindi scongiurato il pericolo di un bagno di sangue come quello seguito agli scontri dello scorso 7 febbraio, quando le guardie avevano sparato contro i manifestanti uccidendo almeno 28 persone e ferendone circa 200 davanti al palazzo presidenziale. La commissione dell'Ue ha espresso «forte preoccupazione» per la situazione di instabilità e ha lanciato un appello alle parti «ad assicurare la calma». Bruxelles ha invitato l'opposizione a un dialogo allargato «quale quello preconizzato dalla mediazione proposta dal Ffkm, il Consiglio delle chiese cristiane del Madagascar, e sostenuto dagli emissari inviati dal segretario generale dell'Onu», per giungere «ad una soluzione pacifica, legale e legittima della crisi attuale». Nella partita, è entrato anche il presidente del Senegal Abdoulaye Wade, sollecitato da entrambi i contendenti.

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Perchè fermare la 1360. Petizione popolare (sezione: Giustizia)

( da "Articolo21.com" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Perchè fermare la 1360. Petizione popolare di redazione RESPINGERE LA PROPOSTA DI LEGGE N. 1360/2008 ISTITUZIONE DELL?ORDINE DEL TRICOLORE E ADEGUAMENTO DEI TRATTAMENTI PENSIONISTICI DI GUERRA PETIZIONE POPOLARE Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono. Italo Calvino Al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano Al Presidente della Camera dei Deputati, On .Gianfranco Fini Al Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, On. Edmondo Cirielli Ai membri del Parlamento Italiano e, p.c., Ai Deputati del Parlamento Europeo Lo spirito della proposta di legge n. 1360, presentata il 23 giugno 2008 e in discussione dal 12 novembre 2008 alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, è contrario ai principi fondanti della Repubblica Italiana, della Costituzione della Repubblica Italiana e della Democrazia, affermatisi in Italia in seguito alla Resistenza e alla Liberazione del nostro Paese dal fascismo collaborazionista con l?esercito occupante nazista. I firmatari di questa petizione, condividendo le posizioni assunte in proposito dalle Associazioni Partigiane e degli ex-Deportati, confidando nei principi della Democrazia e nella doverosa piena attuazione della Costituzione, facendo anche riferimento al discorso di insediamento del Presidente della Camera On. Gianfranco Fini, esortano il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini, e il Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati On. Edmondo Cirielli perché agli autori della proposta di legge 1360 vengano forniti gli elementi di riflessione necessari a un ripensamento e al suo ritiro, e affinché le Istituzioni Democratiche della Repubblica Italiana vengano tutelate dalla eventuale e non auspicata approvazione parlamentare. Dopo l'Armistizio e durante la guerra di Liberazione dall'invasione tedesca, il Governo del Regno d'Italia rifugiato nel Sud Italia era regolarmente operante e adempiva alle sue funzioni garantendo la continuità legale dello Stato italiano. La Repubblica di Salò non aveva pertanto alcuna legittimità. Da ciò deriva che i suoi aderenti, volontari o cooptati, non possono essere assimilabili agli appartenenti all'Esercito Italiano, né i suoi reduci possono avere, in quanto tali, alcun riconoscimento da parte della Repubblica Italiana. La proposta di legge n. 1360/2008, che propone l?istituzione di un “Ordine del Tricolore” presieduto dal Presidente della Repubblica, nasce da un?ottica negazionista dell?evidenza della storia. Essa infatti equipara i miliziani della Repubblica Sociale ai partigiani che durante la Resistenza combatterono contro il fascismo e il nazismo, assegnando loro indistintamente il titolo di “cavaliere”; mira al riconoscimento di onore, già respinto da numerosi Decreti Luogotenenziali dello Stato italiano fin dal 1944-?45, ai miliziani di Salò; sostiene, nel prologo, che tra il 1943 e il 1945 in Italia si scontrarono due distinti eserciti di “pari dignità”: uno formato da coloro che “ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente”, e un altro formato da quanti, rimasti fedeli al loro giuramento al Governo Italiano, “maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono dalla parte avversa, ?liberatrice?”; mette sullo stesso piano, confondendoli, i valori di libertà, giustizia e democrazia per cui combatterono i partigiani e le potenze alleate, con gli obiettivi perseguiti dai totalitarismi fascista e nazista, i quali intendevano costruire un “Nuovo Ordine Europeo” fondato sulla supremazia ?razziale?, sulla discriminazione e la riduzione in schiavitù dei popoli ritenuti inferiori e sullo sterminio di intere comunità; offende i familiari delle vittime del fascismo, che rischiano di vedere assegnato ai loro congiunti lo stesso riconoscimento dato a coloro che li hanno torturati e uccisi; discredita gli organismi che da anni si impegnano nella ricerca storica per mantenere viva la memoria e accrescere la coscienza di quel passato; nega dignità a quanti hanno combattuto affinché in Italia prevalesse la democrazia contro chi insanguinava preordinatamente e sistematicamente il Paese; lede i principi ideali fondamentali e i valori umani e politici su cui si fonda la Repubblica Italiana nata dal ripudio del fascismo. La “pacificazione nazionale” non può essere perseguita mettendo sullo stesso piano la Resistenza e la Repubblica sociale, la lotta dei partigiani per la libertà e la lotta dei repubblichini per negare la libertà. I firmatari di questa petizione fanno proprie le parole di Giuliano Vassalli, Presidente emerito della Corte Costituzionale: “Nessun riconoscimento ai repubblichini. Erano e restano nemici dello Stato democratico”, e auspicano che i presentatori della proposta di legge 1360 già trovino concordemente la consapevolezza della opportunità di ritirarla. Redatta il 15 marzo 2009. Promotori: Ilaria Allegri, Carlo Amabile, Giancarlo Amurri, ANED Milano, ANPI Lombardia, ANPI Sez. "Luigi Viganò" Milano-Precotto, ANPI Sez. Barona Milano, ANPI Sez. di Cologno Monzese, ANPI Sez. di Crescenzago, ANPI Sez. di Inzago, Anna Maria Appolloni, Jack Arbib, Elena Aschedamini, Associazione Bambini in Romania Onlus, Claudia Azzola, Dimitri Baldanza, Mariangela Bastico, Luciano Belli Paci, Alberto Benadì, Carla Beretta, Teresa Maria Berzoni, Elisa Bianchi, Carlo Bibbiani, Ionne Biffi, Giuseppe Binda, Francesca Bonfante, Claudia Bonfiglioli, Marcello Buiatti, Franco Busato, Felice Cagliani, Dova Cahan, Gino Candreva, Angelo M. Cardani, Donato Carissimo, Ruben L. Castelnuovo, Davide Castorina, Maria Teresa Catania, Giovanni Marco Cavallarin, Roberto Cenati, Andrea Chiodi, Luigi Consonni, Alberto Corcos, Silvia Cuttin, Vincenzo De Bernardis, Marcella De Negri, Roberto De Pas, Letizia Del Bubba, Democrazia Laica, Patrizia Deotto, Giuseppina Di Fraia, Grazia Di Veroli, Pier Paolo Eramo, Luigi Faccini, Claudio Falcone, Silvia Fenizia, Annamaria Ferrari, Stefano Ferrario, Ida Finzi, Fondazione della Memoria della Deportazione, Giulio Forconi, Moreno Franceschini, Claudio Gallazzi, Pupa Garribba, Massimo Gentili Tedeschi, Cecilia Ghelli, Flavia Giuliani, Laura Gottlob, Veniero Granacci, Rita Gravina, Simonetta Heger, Istituto Pedagogico della Resistenza Milano, Vincenzo Jorio, Francesca Lacaita, Francesca Lagomarsini, Fabio Levi, Nicola Licci, Sonja Liebhardt, Raffaella Lorenzi, Massimo Luciani, Mario Lupi, Marco Lusena, Giulio Maggia, Brunello Mantelli, Alessandra Manzoni, Ignazio Manzoni, Marina Marini, Gianfranco Maris, Fernando Martini, Giovanna Massariello, Anna Mazza, Maria Medi Guerrera, Guido Melis, Paola Meneganti, Nicoletta Meroni, Monica Miniati, Enrico Modigliani, Paola Mognaschi, Andrea Molco, Demetrio Morabito, Maurizia Morini, Roberto Morpurgo, Giorgio Mortara, Ernesto Muggia, Giuseppe Natale, Magda Negri, Vincenzo Negri, Enzo Nocifora, Nuova Società, Giuliano Olivieri, Patrizia Ottolenghi, Paolo Pagani, Floretta Pagliara, Dora Palermo, Giancarla Panizza, Claudio Pavone, Angela Persici, Silvana Pervilli, Marina Piperno, Antonio Pizzinato, Pier Paolo Pracca, Roberto Prina, Giorgio Prister, Elena Razzoli, Giancarlo Reati, Massimo Repetti, Rete Comitati Milanesi, Aida Ribero, Aldo Rodini, Maria Grazia Roggero, Ernesto Rossi, Vincenza Rotta, Liliana Sacchi, Estilio Salera, Mario Salmon, Marco Sarno, Giorgio Scaffidi, Angela Scassellati, Raffaele Scassellati, Nadia Schavecher, Giovanni Scirocco, Ada Segre De Benedetti, Franco Segre, Giorgio Segre, Liliana Segre, Daniele Serrazanetti, Sinistra Critica prov. di Varese, Domenico Siracusano, Eleonora Sirsi, Francesco Somaini, Tullio Sonnino, Francesco Spagnolo, Aldo Spizzichino, Fausta Squatriti, Federico Steinhaus, Francesco Surdich, Ivano Tajetti, Renato Teti, Antonella Tiburzi, Vincenzo Tomaselli, Eliana Torretta, Luigi Tranquillino, Sergio Tremolada, Fernanda Tucci, Giovanni Urro, Franco Vaccaneo, Dario Venegoni, Francesco Venturi Ferriolo, Massimo Venturi Ferriolo, Ugo Volli, Aglaia Zannetti, Giorgio Zuccardi.

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- "CERCARE LA VERITà SULLA GUERRA DI GAZA" (sezione: Giustizia)

( da "WindPress.it" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

16-03-2009 Sei in: Home > Documentazione > Comunicati stampa > 2009 > Marzo > "Cercare la verit sulla guerra di Gaza"Contenuto della pagina"Cercare la verit sulla guerra di Gaza": 16 personalit, tra cui Antonio Cassese, scrivono al Segretario generale e al Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla necessit di un'indagine internazionale sulle violazioni del diritto umanitario da parte di Israele e dei gruppi armati palestinesi durante il conflitto di GazaCS038: 16/03/2009Sedici personalit, tra cui l'italiano Antonio Cassese, hanno sottoscritto una lettera al Segretario generale e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla necessit di un'indagine internazionale sulle violazioni del diritto umanitario commesse da parte di Israele e dei gruppi armati palestinesi nel corso del recente conflitto di Gaza.Il testo della lettera aperta, promossa da Crisis Action e sostenuta da Amnesty International, il seguente:"Durante il recente conflitto di Gaza sono emerse denunce di gravi violazioni delle leggi di guerra, riguardanti la condotta e le azioni sia dell'esercito israeliano che dei gruppi armati palestinesi. Sulla base della nostra diretta esperienza nel campo della giustizia internazionale e nella riconciliazione dei conflitti, riteniamo importante che sia svolta un'indagine internazionale sulle gravi violazioni delle leggi di guerra commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto di Gaza. Senza stabilire i fatti in modo credibile e imparziale, sar difficile per le comunit che hanno pagato l'altissimo prezzo della violenza superare le conseguenze del conflitto e lavorare insieme alla costruzione di una pace migliore. Un'indagine rapida, indipendente e imparziale rappresenterebbe una documentazione pubblica sulle gravi violazioni del diritto umanitario e fornirebbe raccomandazioni sul modo in cui i responsabili dovrebbero essere chiamati a risponderne. Abbiamo constatato direttamente l'importanza di indagare sulla verit e di dare giustizia alle vittime dei conflitti e crediamo che questa sia la pre-condizione per andare avanti e ottenere la pace in Medio Oriente.Il diritto umanitario delle Convenzioni di Ginevra fornisce standard universali relativi alla condotta di guerra sia degli stati che degli attori non statali. Il mondo deve pretendere in modo vigile il rispetto di questi standard, indagare e esprimere la condanna per la loro violazione.Chiediamo ai leader mondiali di trasmettere in modo deciso il messaggio che colpire i civili durante un conflitto completamente inaccettabile. Chiediamo loro di sostenere l'istituzione di una Commissione d'indagine delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza. Questa Commissione dovrebbe avere la pi ampia competenza e autorevolezza possibile e dovrebbe:ricevere il mandato di svolgere un'indagine rapida, completa, indipendente e imparziale su tutte le denunce di gravi violazioni del diritto umanitario commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto, non limitandosi unicamente agli attacchi contro le strutture delle Nazioni Unite da parte dell'esercito israeliano; agire in accordo con i pi rigorosi standard internazionali che regolano questo tipo d'indagine; fornire raccomandazioni, se rinvenisse prove sufficienti, sul modo pi adeguato per procedere nei confronti dei responsabili delle gravi violazioni del diritto umanitario da parte delle autorit competenti. Quanto accaduto a Gaza ci ha scosso profondamente. C' un disperato bisogno di aiuti e ricostruzione ma, per rimarginare davvero le ferite, anche doveroso stabilire la verit sui crimini perpetrati contro i civili da entrambe le parti in conflitto."Segue l'elenco dei firmatari:Cherif Bassiouni, presidente della Commissione di esperti delle Nazioni Unite per indagare sulle violazioni del diritto umanitario nell'ex Jugoslavia (1992-1994) e presidente del Comitato di redazione della Conferenza diplomatica delle Nazioni Unite sulla Corte penale internazionale (1998). Alex Boraine, vicepresidente della Commissione per la verit e la riconciliazione del Sudafrica (1995-1998). Antonio Cassese, primo presidente (1993-1997) e giudice (1993-2000) del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e capo della Commissione internazionale d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Darfur (2004). Luc Ct, direttore esecutivo della Commissione speciale indipendente d'inchiesta per Timor-Leste (2006), direttore dei procedimenti penali della Corte speciale per la Sierra Leone (2003-2005).Richard J. Goldstone, presidente della Commissione permanente d'inchiesta del Sudafrica sulla violenza pubblica e le intimidazioni (1991-1994), procuratore capo dei Tribunali internazionali per l'ex Jugoslavia e il Ruanda (1994-1996), giudice della Corte costituzionale del Sudafrica (1996-2003) e presidente della Commissione indipendente d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Kosovo (1999).Hina Jilani, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani (2000-2008) e membro della Commissione d'inchiesta sul Darfur (2006).Salomn Lerner Febres, presidente della Commissione per la verit e la riconciliazione del Per (2001-2003).Dumisa Ntsebeza, membro della Commissione per la verit e la riconciliazione del Sudafrica (1995-1998) e della Commissione internazionale d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Darfur (2004). Stelios Perrakis, membro della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Libano (2006) e membro della Commissione internazionale di accertamento dei fatti.Paulo Srgio Pinheiro, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Burundi (1995-1999) e in Myanmar (2000-2008) e presidente della Commissione speciale indipendente d'inchiesta per Timor-Leste (2006). Mary Robinson, presidente dell'Irlanda (1990-1997) e Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (1997-2002). William A. Schabas, membro della Commissione per la verit e la riconciliazione della Sierra Leone (2002-2004).Yasmin Sooka, membro della Commissione per la verit e la riconciliazione del Sudafrica (1995-1998) e della Commissione per la verit e la riconciliazione della Sierra Leone (2002-2007). Desmond Travers, ex colonnello delle Forze di difesa irlandesi, direttore dell'Istituto per le indagini penali internazionali.Desmond Tutu, presidente della Commissione per la verit e la riconciliazione del Sudafrica (1995-1998) e premio Nobel per la pace.Ralph Zacklin, assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari legali (1998-2005) e membro della Commissione speciale indipendente d'inchiesta per Timor-Leste (2006).FINE DEL COMUNICATO Roma, 16 marzo 2009 Per approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail: press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg

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Depurazione, giù le mani dal comitato (sezione: Giustizia)

( da "Corriere Adriatico" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Depurazione, giù le mani dal comitato Fabriano "Il comitato acqua nostra, che per altro comprende anche esponenti del Pd e dell'Udc, merita rispetto, non fosse che per il fatto di aver raccolto ben 1.500 adesioni". Il capogruppo consiliare comunale di Forza Italia Silvano D'Innocenzo cerca di riportare serenità sulla vicenda riguardante il pagamento ingiusto del canone di depurazione da parte di tante famiglie fabrianesi, ma non può ignorare gli ultimi attacchi giunti da alcuni partiti. "Comprendiamo le mistificazioni del Partito democratico - spiega D'Innocenzo - che cerca di inquinare (è proprio il caso di dirlo!) la situazione, nascondendo le sue grosse responsabilità. Gli eventuali aumenti delle tariffe sono stati decisi dalla Conferenza dei sindaci della provincia di Ancona e bloccate, almeno per il momento, dal sottoscritto e da Enrico Carmenati durante la conferenza dei capigruppo". Ce n'è anche per l'Unione di centro, ovviamente. "Agli amici dell'Udc - prosegue il capogruppo azzurro - diciamo semplicemente che definire fantomatico un comitato di 1.500 cittadini vuol dire offendere i cittadini stessi. Un atteggiamento, questo, che relega l'Udc a delinearsi come un piccolo partito di provincia. Per quanto concerne l'approvazione dell'emendamento presentato dal senatore D'Alì, ricordiamo a tutti che i parlamentari nazionali di Pd e Udc non hanno votato contro, bensì si sono astenuti". Ma c'è dell'altro, perché il provvedimento non sarebbe così negativo come presentato da più parti. "Il senatore Casoli - osserva ancora D'Innocenzo - ha ribadito che in questo emendamento c'è un fortissimo rispetto della sentenza della Corte Costituzionale. Il vero fine del documento è quello di razionalizzare i rimborsi, cercando di sostenere le società di gestione che hanno già intrapreso l'allestimento egli impianti di depurazione. Questo provvedimento, dunque, costituisce un pungolo al rispetto ambientale, quel rispetto ambientale che è stato a lungo sventolato dalla sinistra, ma da sempre rimasto disatteso dalla sinistra stessa, con forti ricadute negative sulla natura e sui cittadini". Il provvedimento varato dal Senato aveva sollevato non poche perplessità anche da parte dell'associazione dei consumatori che teme l'inasprimento delle tariffe nei confronti di tutti gli utenti, mentre si allungherebbero i tempi dei rimborsi. Prosegue la raccolta delle diffide da parte del comitato per chiedere il rimborso del canone in tempi rapidi. AM.CAM.,

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LA CORTE COSTITUZIONALE, CON SENTENZA 30/01/09 N. 19, HA AFFERMATO CHE è COSTITUZIONALMENTE ILL... (sezione: Giustizia)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte Costituzionale, con sentenza 30/01/09 n. 19, ha affermato che è costituzionalmente illegittimo l'art. 42, D.Lgs. n. 151/2001, dove esclude dai soggetti legittimati a fruire del congedo straordinario retribuito il figlio convivente in assenza di altri idonei a prendersi cura del disabile.

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Latti e Tavarner, riflettori sulle retrovie (sezione: Giustizia)

( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Latti e Tavarner, riflettori sulle retrovie Lunedì 16 Marzo 2009, GIRONE Q 21 GOL: Sartor (Montegrappa). 18: Bortot (Sernaglia), Buffon (Cisonese), F. Pellizzari (Bessica). 16: Biasion (Foen). 12: M. Alberton (Castion), Pastro (Bessica), Bacchetti (S.P. Calcio 2005), Pradetto (Cisonese). 11: Gelisio (Juventina), E. Simoni (Virtus Csm). 9: D. Bortolon (Altivolese), Zandonà (Bessica). 8: Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), L. Nussio (Castion), Binotto Montegrappa). 6: Carretta (S.P.Calcio 2005), Merlo (Caerano), Galanti (Montegrappa), Farenzena (Agordina), Cesca (Cisonese), Cavesso (Fiori Barp), Bentivenga (Altivolese), Robassa (Juventina). 5: Lise (Fiori Barp), Rizzardo (Caerano), Nadir, Trinca (Cisonese), Rahli, Colmanet (Piave Tegorzo), De Biasio (Virtus Csm), Puppetti (Virtus Csm), Slongo (Foen).

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A lezione di Europa con Francesco Speroni (sezione: Giustizia)

( da "Varesenews" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Busto Arsizio - I ragazzi dell'Olga Fiorini e del liceo Pantani hanno incontrato l'europarlamentare leghista. Luci e ombre dlele istituzioni europee, tra costituzioni che non decollano, gelosie degli Stati e un parlamento privo del potere di iniziativa legislativa e che fa avanti e indietro fra due sedi A lezione di Europa con Francesco Speroni Una lezione molto speciale. è quella che oggi Francesco Speroni, europarlamentare per la Lega Nord nonchè presidente del consiglio comunale di Busto Arsizio, e in passato senatore e ministro, ha tenuto ai ragazzi delle classi quarte e quinte dell'istituto superiore Olga Fiorini e del liceo della comunicazione e dello sport intitolato a Marco Pantani. Un intervento, quello dell'esponente leghista, mirato a spiegare ai ragazzi che lo scorso febbraio sono stati in gita fra l'altro proprio a Strasburgo, il funzionamento delle istituzioni europee e la loro complessa struttura ed evoluzione. A giugno si voterà per il rinnovo dell'Europarlamento: i parlamentari saranno ridotti da 785 a 732, l'Italia passerà da 78 a 73 rappresentanti. Per eleggerne uno, con sistema proporzionale, ricorda Speroni, serve circa mezzo milione di voti: va considerato anche lo sbarramento del 4% recentemente introdotto in Italia tra feroci polemiche e accuse di inciucio da parte delle forze minori. Affiancato dalla vicepreside Giovanna Logozzi e dall'insegnante di storia e filosofia Luca Girardi, Speroni ha ricordato ai ragazzi che tre sono i pilastri fondamentali dell'Europa comunitaria: la Commissione, il Consiglio dell'Unione Europea e l'Europarlamento. Per chi è abituato al sistema italiano (ma non solo), il loro funzionamento reciproco può apparire macchinoso se non astruso: indubbiamente vi sarebbero parecchie cosette da sistemare, e Speroni non si tira indietro nel rilevare le incongruenze. Innanzitutto l'Unione Euopea resta nè carne nè pesce, «non è una federazione, perchè gli Stati vi conservano un ruolo dominante anche secondo il Trattato di Lisbona; con una definizione ardita, e su cui non c'è consenso, si potrebbe al più azzardare che presenta elementi di una confederazione». A fondamento dell'Unione vi sono appunto i trattati susseguitisi nei decenni: da quello di Roma (1957) che fondò la Comunità Economica Europea, a quello fondamentale di Maastricht (1992), fino a quello di Lisbona, approvato dopo che la proposta Costituzione europea (Speroni fece parte, come rappresentante del governo italiano, della Convenzione che cerò di metterla a punto) era stata bocciata sonoramente nei referendum dai cittadini francesi e olandesi. I trattati hanno infatti bisogno dell'approvazione unanime degli Stati: e la bocciatura irlandese ha messo a rischio anche quello di Lisbona. Un nuovo referendum si terrà in Irlanda a fine anno. Con il nuovo trattato, se e quando entrerà in vigore, «si stabilirà fra l'altro il principio della codecisione in campo legale fra il Consiglio, che rappresenta i governi degli Stati membri, e l'Europarlamento» (che, ricorda Speroni, non ha il potere d'iniziativa legislativa, «una grossa lacuna»: suona grottesco ma è così). Quest'ultimo ricevendo le proposte della Commissione – organo non elettivo nominato dai governi – , esaminandole attraverso le proprie sottocommissioni e in collaborazione con il Consiglio, o meglio le riunioni settoriali dei ministri competenti, arriva a mettere ai voti due tipi di legislazione: direttive o regolamenti. Se i secondi equivalgono a leggi vere e proprie, le prime sono delle leggi-quadro cui ogni Stato deve adeguarsi tramite apposite leggi proprie. Nel complesso processo legislativo europeo Speroni si trova in una posizione di osservatore privilegiato, vicepresidente com'è della commissione giuridica dell'Europarlamento, che fa un po', anche se Speroni non usa questo termine, da “Corte costituzionale” verificando la coerenza delle proposte legislative con i punti salienti dei trattati fondanti dell'Unione. All'interno del parlamento, per votare ci si divide in gruppi, che possono essere formati solo se via deriscono parlamentari dia lmeno sette delle 27 nazioni dell'Unione. Quello di Speroni è denominato Unione per l'Europa delle Nazioni e include Lega, An, Sinn Fein irlandese, il partito polacco della famiglia...La discussione delle “euro-materie” avviene principalmente nelle commissioni parlamentari, il dibattito pubblico nell'Europarlamento è più limitato e di ambito politico, più che tecnico. Il quadro insomma è molto complesso: abbastanza da disorientare gli studenti, molti dei quali a giugno potranno votare per le europee e per le amministrative dei loro Comuni di residenza. Le domande, difatti, non abbondano. Ma vi sono ben altre storture e illogicità nel sistema. Ad esempio il fatto che l'edificio dell'Europarlamento, che costa cifre considerevoli, «è di fatto utilizzato dai parlamentari solo 48 giorni l'anno»: la maggior parte della loro attività si svolge a Bruxelles, sede della Commissione (il “governo”) europea. E l'andirivieni mensile di migliaia tra funzionari e parlamentari e tonnellate di documenti tra Bruxelles e Strasburgo è quanto di più lontano dal Protocollo di Kyoto immaginabile. Anche qui il problema è l'unanimità, con la Francia adamantina nel rifiutare una sede unica a Bruxelles. Ciononostante in qualche modo il sistema, con spese enormi, viene fatto funzionare. E questo Parlamento “a metà” riesce a dire la sua: come quando stravolse la direttiva Bolkestein, quella che con il fantasma dell'”idraulico polacco” e dell'applicazione delle regole del Paese d'origine dell'azienda minacciava di alterare i mercati del lavoro nazionali, colpendo i diritti dei lavoratori quanto le sicurezze dei consumatori. Per queste ragioni «la cosa non ci ha convinto» riferisce Speroni, e la misura è stata rivoltata come un guanto dall'Europarlamento, imponendo il rispetto delle legislazioni locali. In attesa che forse, un giorno, ci sia una legislazione europea unica. Lunedi 16 Marzo 2009 Stefano D'Adamo

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"Non segnaliamo migranti", manifestazione a Bologna (sezione: Giustizia)

( da "Dire" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

"Non segnaliamo migranti", manifestazione a Bologna BOLOGNA - "Contro il razzismo, per il diritto alla salute: noi non segnaliamo". E' con questo slogan che medici, studenti, immigrati e avvocati scenderanno in piazza, domani a Bologna, contro l'emendamento del pacchetto sicurezza che spinge gli operatori sanitari a denunciare gli stranieri irregolari che si rivolgono a loro per necessità mediche. La lista dei promotori è lunga e comprende, tra le altre sigle, l'associazione Sokos, l'Associazione degli specializzandi bolognesi e Federspecializzandi, il gruppo Prometeo degli studenti di Medicina, il Coordinamento migranti, gli Avvocati di strada, Piazza grande, Medici senza frontiere, Emergency, Ya Basta, Cgil e Arci. L'appuntamento è per le 18 in piazza Maggiore, e da lì si muoverà un corteo verso piazza Roosevelt, via Battisti, via Ugo Bassi e via Rizzoli per tornare infine sul Crescentone. Con l'occasione si continueranno a raccogliere firme per l'appello ("Siamo medici e infermieri, non siamo spie") rivolto al parlamentari. E prima, tra le 11 e le 14, si svolgeranno volantinaggi al Sant'Orsola, al Maggiore e in alcuni poliambulatori della città. Nell'ambito del "Noi non segnaliamo day", ci saranno manifestazioni anche a Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna e Cesena, oltre che in altre città d'Italia come Milano e Roma. Con la norma già approvata in Senato e in attesa del passaggio alla Camera, come spiega Chiara Bodini di Sokos, "il primo obiettivo è bloccare l'iter parlamentare". Poi, in caso di approvazione, l'appello alle istituzioni locali è che "si responsabilizzino verso l'applicazione" della misura, facendosi "garanti del diritto alla salute e alla riservatezza delle persone". Senza "evocare fantasmi", continua Bodini, "l'emarginazione e la clandestinità sanitaria è pericolosa per tutti, le patologie non fanno distinzioni". L'esempio, drammatico, è quello della prostituta nigeriana morta a Bari di tubercolosi, che proprio per timore di essere denunciata non è andata in tempo all'ospedale. Circa un mese fa Sokos, che si occupa di curare gratuitamente i migranti (quasi 5.000 le visite effettuate ogni anno), aveva reso noto un calo sensibile del numero dei pazienti che si rivolgono all'ambulatorio di via de Castagnoli. Un calo "non drammatico", spiega Bodini, "e oggi stiamo tornando ad un numero fisiologico di persone". Però "la fatica è avviarle alle strutture pubbliche", con le quali manca "il rapporto di fiducia costruito negli anni". Il manifesto promosso dalla Regione Emilia-Romagna e appeso negli ospedali, insomma, è apprezzato ma non basta. Di norma "incivile, ingiusta e illegale" parla Antonio Mumolo, presidente dell'associazione Avvocati di strada e consigliere comunale Pd a Bologna. Quello di segnalare gli irregolari diventerebbe un obbligo, ripete. "Maroni continua a dire che non ci sono problemi perchè si tratterebbe di una facoltà- continua Mumolo- ma o è poco informato o in malafede". Medici, infermieri e personale amministrativo strutturato vanno incontro all'omessa denuncia (divenendo reato l'immigrazione clandestina), con relative conseguenze legali ma non solo: c'è anche il rischio di sospensione dal posto di lavoro, spiega Mumolo. L'invito esplicito è alla "disobbedienza civile", compiendo quindi un atto illegale "per affermare un principio di civiltà". Gli Avvocati di strada, quindi, in deroga allo statuto dell'associazione confermano la disponibilità di difendere gratuitamente gli operatori che dovessero essere denunciati (l'Ordine dei medici di Bologna ha già chiarito che chi dovesse segnalare andrebbe incontro alla sospensione dall'attività professionale). Mumolo, intanto, rinnova l'appello alla Regione ad "agire direttamente" in caso di approvazione, ovvero ricorrere immediatamente alla Corte Costituzionale. E sempre a viale Aldo Moro, ma anche al sindaco in quanto autorità sanitaria, "non si può chiedere di non applicare una legge- aggiunge Mumolo- ma forse ci possono essere dei correttivi". Filippo Costadoni, di Prometeo, sottolinea come l'emendamento proposto dalla Lega nord "va contro il principio per cui si comincia a studiare medicina, che è il dovere di prendersi cura di chiunque ne abbia bisogno", e punta il dito sullo "sfruttamento economico dei migranti" che una norma del genere amplifica. "Domani saremo in piazza per alzare la voce contro questa legge", assicura Babacar del Coordinamento migranti, che è "discriminatoria, razzista e xenofoba", in linea con la Bossi-Fini a causa della quale, con il legame tra permesso di soggiorno e posto di lavoro, "tantissimi sono diventati clandestini". Per Andrea Fabbri, della Cgil, un esempio di come l'immigrazione è declassata "prima a elemento emergenziale, e oggi addirittura di ordine pubblico e sicurezza". 16 marzo 2009

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Azerbaigian/ Mercoledì voto per revoca limiti mandato Aliev (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 16-03-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 16 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Quella degli Aliev vuol farsi dinastia. Ilham, figlio di Haidar, secondo presidente dopo il padre dell'Azerbaigian post-sovietico, spera che dopodomani venga eliminato l'ostacolo al perpetuarsi del suo potere: il limite costituzionale di due mandati previsti per il capo dello Stato dalla Costituzione. L'occasione viene dal referendum previsto per il 18 marzo che, tra le altre modifiche, prevede proprio la cancellazione del limite di mandati. Le schede di voto, presentate sul sito internet della commissione elettorale, sono estremamente confuse. Ben 29 sono le modifiche su cui viene chiesto il parere della popolazione, sulla base della richiesta fatta a dicembre da parte di Yeni Azerbaijan (Nuovo Azerbaigian), il partito di Aliev. Alcuni di questi emendamenti sono semplici aggiornamenti stilistici della Costituzione del 1995, già emendata nel 2002. Altri sono di sostanza. Tuttavia, l'emendamento costituzionale più forte è quello che riguarda il presidente, eletto a ottobre scorso per il secondo mandato consecutivo, dopo essere succeduto nel 2003 al padre, rimasto presidente fino alla morte. L'Articolo 101, comma V, della Costituzione contava di una sola, semplice frase: "Nessuno può essere eletto come presidente della Repubblica dell'Azerbaigian per più di due volte". Ora, secondo quanto riferisce la commissione, se il referendum passerà, reciterà: "Nel caso in cui la celebrazione delle elezioni presidenziali non venga tenuta a causa di operazioni di guerra in base a uno stato di guerra, il mandato del Presidente della Repubblica dell'Azerbaigian sarà esteso fino al termine delle operazioni militari. La decisione su questa materia sarà adottata dalla Corte costituzionale della Repubblica dell'Azerbaigian sulla base della richiesta del corpo statale che organizza le elezioni". Una formulazione che, essendo l'Azerbaigian ancora tecnicamente in guerra con l'Armenia con il Nagorno-Karabakh (è però vigente un cessate-il-fuoco dal 1994), lascia aperta la possibilità di interpretare in senso ampio la lettera costituzionale. A sentire le dichiarazioni ufficiali, gran parte degli azeri sa orientarsi benissimo nel coacervo di tematiche insite nella maxiriforma costituzionale e sono pronti ad andare al voto. "La gente è stata informata sul nucleo degli emendamenti costituzionali portati al referendum durante la campagna", ha detto il capo del Dipartimento per la pubblica amministrazione della Presidenza azera Ali Hasanov a Trend News. "Sono certo - ha continuato - che il 70 per cento degli elettori conosce ormai bene gli emendamenti . Io penso che gli elettori si recheranno in gran numero a esprimere le loro idee sugli emendamenti il 18 marzo". (segue)

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