CENACOLO DEI COGITANTI |
Le cosiddette parentele
scomode del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco M...
( da "Stampa, La" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: accertamento della prima
Commissione del Csm, che si occupa di dirimere le questioni di incompatibilità
ambientale dei magistrati. Vedremo come si svolgerà e a quali conclusioni
giungerà l'istruttoria del Consiglio. Una premessa, comunque, sembra d'obbligo.
La ricerca dei giudici non è certamente rivolta all'accertamento di
comportamenti sconvenienti o censurabili del Procuratore Messineo,
federalismo in aula, il
nodo dei tributi al fvg ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è il nodo dei 250 milioni in più
che lo Stato dovrà cedere alla Regione dopo la sentenza della Corte
costituzionale sul ricorso presentato dalla giunta Illy nel 2008. Un nodo per
il governatore Tondo preso fra due fuochi: la necessità di chiedere al governo
quei soldi che spettano al Fvg e un bilancio nazionale che prevede tagli e
riduzioni dei trasferimenti.
l'avvocato dello stato
francesco palomba dice addio alla magistratura dopo 45 anni
( da "Nuova Sardegna, La"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La corte d'assise d'appello
condannò Raimondo Gaspa al massimo della pena, successivamente ridotta a
trent'anni dalla Cassazione. Fino alla nomina del Csm, l'incarico di Avvocato
dello Stato è stato assunto ad interim dal sostituto procuratore generale
Claudio Lo Curto.(d.s.)
I giudici di sorveglianza:
no alle nuove norme sul 41 bis ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: al Csm e, per conoscenza, all'Anm,
14 giudici di sorveglianza della capitale hanno messo nero su bianco la loro
bocciatura delle novità –contenute nel Ddl sicurezza approvato dal Senato e ora
all'esame della Camera – sostenendo che l'accentramento della competenza su
Roma «costituirebbe una ingiustificata rottura del sistema con evidenti profili
di incostituzionalità »
Paolo Modugno La Rai a
Umberto Eco La Rai è la maggiore industria culturale del Paese, si...
( da "Unita, L'" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e sulla sentenza della Corte
Costituzionale che ha rilevata la violazione del segreto di Stato da parte dei
magistrati di Milano! Andrea di Meo Salviamo l'Unità Pensavo che con la nuova
proprietà i problemi per un po' si sarebbero alleggeriti. Ma ora ciò che conta
é salvare il nostro giornale.
Il 24 marzo prima causa
sul Fisco ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Per la prima volta, poi, si dovrà
rispondere al quesito pregiudiziale della Corte costituzionale sul rapporto tra
libera prestazione dei servizi e applicazione delle imposte regionali
unicamente a imprese che non hanno domicilio fiscale in Sardegna (causa
C-169/08). M. Cast.
Abuso del diritto: la
parola al legislatore ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il rispetto delle competenze
costituzionali richiedeva il rinvio della (lacunosa) disciplina alla Corte
costituzionale. Questo passaggio innanzi al Giudice delle leggi certo non
realizzava immediatamente la giustizia del caso singolo, ma la giustizia deve
essere realizzata nel rispetto del «due process of law».
Anche il rurale può essere
prima casa ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: giustificazione nella mancanza di capacità
contributiva del soggetto passivo (ordinanza 174/ 2001 della Corte
costituzionale), essa opera preliminarmente a questa esenzione, che concretizza
una deroga alla norma generale. Il gettito dei fabbricati rurali che
costituiscono abitazioni principali e relative pertinenze, dovrebbe di
conseguenza essere interamente posto a carico dello Stato.
Test genetici a validità
limitata ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte costituzionale era
intervenuta sul tema della tempestività dell'azione di disconoscimento, e
segnatamente sulla legittimità costituzionale dell'articolo 244, secondo comma,
del Codice civile nella parte in cui, anche in caso di adulterio, fissava il
termine di un anno dalla nascita del figlio per il tempestivo esercizio dell'
Quando chiude il
fallimento riabilitazione automatica
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Una lacuna che si deve ora
considerare colmata per effetto della sentenza della Corte costituzionale: le
incapacità personali derivanti al fallito dalla dichiarazione di fallimento
vengono così meno con la chiusura della procedura concorsuale.
Spazio a manager esterni
come nella sanità ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Forse perché tra ministero e Csm
non esiste ancora una interazione sistematica, ognuno va per conto suo».
Quell'ondata di profondo rinnovamento, ha introdotto nella Pa princìpi quali la
responsabilità, la trasparenza,l'accountability; i dirigenti sono stati
responsabilizzati, istituite strutture e gerarchie, assegnati budget e imposto
l'obbligo di redigere un bilancio.
Uffici giudiziari, prove
di efficienza ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm, ministero. Eccolo il
"triangolo delle Bermude" della giustizia italiana, quell'area
politico-burocratica che- come si vuole per il mare caraibico in cui
svanirebbero aerei e navi - per decenni ha inghiottito ogni sforzo di
rinnovamento. La raffigurazione di questo fenomeno è stata evocata in un
recente convegno milanese,
Lo Stato stabilisce che
cosa è rifiuto ( da "AziendaLex"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale 61/2009) di
Gianfranco Lami Esemplare pronuncia della Corte Costituzionale, in materia di
smaltimento dei rifiuti e di tutela dell'ambiente. Con una motivazione
analitica e a seguito di una paziente ricostruzione delle fonti normative
vigenti, i giudici della Consulta hanno contribuito a eliminare non pochi dubbi
in merito alle competenze del Legislatore regionale,
Base Vicenza, venerdì 20
fiaccolata dopo il no alla sospensione dei lavori
( da "Nuova Ecologia.it, La"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come accertato dalla giurisprudenza
della Corte Costituzionale in relazione agli alloggiamenti militari". In
secondo luogo si sottolinea che l'insediamento "al momento dell'avvio del
procedimento, risultava disciplinato dal Dpcm del 10 agosto 1988 che disponeva
la non applicabilità delle disposizioni alle opere destinate alla difesa
nazionale".
Il presidente nel palazzo:
<Non me ne vado> ( da "Manifesto,
Il" del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Leggendo una dichiarazione firmata
anche da Rajoelina, e consegnata alla Corte costituzionale del Paese, Monja,
insieme ad altri ministri nominati dall'opposizione, scortati da una trentina
di militari, ha annunciato: «Abbiamo sollevato dall'incarico il presidente
della Repubblica, l'Assemblea nazionale, il Senato e il governo.
Perchè fermare la 1360.
Petizione popolare ( da "Articolo21.com"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I firmatari di questa petizione
fanno proprie le parole di Giuliano Vassalli, Presidente emerito della Corte
Costituzionale: “Nessun riconoscimento ai repubblichini. Erano e restano nemici
dello Stato democratico”, e auspicano che i presentatori della proposta di
legge 1360 già trovino concordemente la consapevolezza della opportunità di
ritirarla.
- "CERCARE LA VERITà
SULLA GUERRA DI GAZA" ( da "WindPress.it"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: giudice della Corte costituzionale
del Sudafrica (1996-2003) e presidente della Commissione indipendente
d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Kosovo (1999).Hina Jilani, rappresentante
speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti
umani (2000-2008) e membro della Commissione d'inchiesta sul Darfur (2006)
Depurazione, giù le mani
dal comitato ( da "Corriere
Adriatico" del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rispetto della sentenza della Corte
Costituzionale. Il vero fine del documento è quello di razionalizzare i
rimborsi, cercando di sostenere le società di gestione che hanno già intrapreso
l'allestimento egli impianti di depurazione. Questo provvedimento, dunque,
costituisce un pungolo al rispetto ambientale, quel rispetto ambientale che è
stato a lungo sventolato dalla sinistra,
LA CORTE COSTITUZIONALE,
CON SENTENZA 30/01/09 N. 19, HA AFFERMATO CHE è COSTITUZIONALMENTE ILL...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale, con
sentenza 30/01/09 n.
Latti e Tavarner,
riflettori sulle retrovie ( da "Gazzettino,
Il (OgniSport)" del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Simoni (Virtus Csm). 9: D. Bortolon
(Altivolese), Zandonà (Bessica). 8: Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner
(Lentiai), L. Nussio (Castion), Binotto Montegrappa). 6: Carretta (S.P.Calcio
2005), Merlo (Caerano), Galanti (Montegrappa), Farenzena (Agordina), Cesca
(Cisonese), Cavesso (Fiori Barp), Bentivenga (Altivolese),
A lezione di Europa con
Francesco Speroni ( da "Varesenews"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale” verificando
la coerenza delle proposte legislative con i punti salienti dei trattati
fondanti dell'Unione. All'interno del parlamento, per votare ci si divide in
gruppi, che possono essere formati solo se via deriscono parlamentari dia lmeno
sette delle 27 nazioni dell'Unione.
"Non segnaliamo
migranti", manifestazione a Bologna
( da "Dire" del
16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: immediatamente alla Corte
Costituzionale. E sempre a viale Aldo Moro, ma anche al sindaco in quanto
autorità sanitaria, "non si può chiedere di non applicare una legge-
aggiunge Mumolo- ma forse ci possono essere dei correttivi". Filippo
Costadoni, di Prometeo, sottolinea come l'emendamento proposto dalla Lega nord
"va contro il principio per cui si comincia a studiare medicina,
Azerbaigian/ Mercoledì
voto per revoca limiti mandato Aliev
( da "Virgilio Notizie"
del 16-03-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: adottata dalla Corte costituzionale
della Repubblica dell'Azerbaigian sulla base della richiesta del corpo statale
che organizza le elezioni". Una formulazione che, essendo l'Azerbaigian
ancora tecnicamente in guerra con l'Armenia con il Nagorno-Karabakh (è però
vigente un cessate-il-fuoco dal 1994), lascia aperta la possibilità di
interpretare in senso ampio la lettera costituzionale.
( da "Stampa, La" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Le cosiddette
«parentele scomode» del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco
Messineo, tornano d'attualità nel dibattito che riprende oggi al Consiglio
superiore della magistratura. L'organo di autogoverno dei giudici dovrà
prendere in considerazione una copiosa documentazione che riguarda il passato,
ma anche il recentissimo presente, del fratello della moglie del dott.
Messineo, più volte - negli ultimi trent'anni - entrato come sospettato in
svariate indagini di mafia, senza mai riportare condanne o giudizi definitivi.
Sergio Maria Sacco, questo il nome del «parente scomodo», dopo numerose
peripezie è finito nuovamente in un rapporto dei carabinieri inviato alla
Procura della Repubblica l'11 dicembre del 2008 e per questo si è ancora
ritrovato oggetto dell'interesse di alcuni giornali che hanno pubblicato la
notizia. Da qui parte l'accertamento della prima
Commissione del Csm, che si occupa di dirimere le questioni di incompatibilità
ambientale dei magistrati. Vedremo come si svolgerà e a quali conclusioni
giungerà l'istruttoria del Consiglio. Una premessa, comunque, sembra d'obbligo.
La ricerca dei giudici non è certamente rivolta all'accertamento di
comportamenti sconvenienti o censurabili del Procuratore Messineo, sulla
cui condotta non sembrano esserci obiezioni di sorta. È l'atteggiamento
complessivo dell'Istituzione che regola il buon funzionamento della
magistratura, semmai, a suscitare qualche perplessità. La prima parte del dibattito
al Csm, infatti, sembra essersi sterilmente arenata su un falso problema: è
indagato il cognato del Procuratore? No, quindi è tutto a posto. Per il
passato, inoltre, cioè per le vicende meno recenti ma forse ancor più gravi, le
archiviazioni hanno fatto sì che non si frapponessero ostacoli alla nomina del
dott. Messineo, avvenuta nel 2006. Di questo tenore sono stati un comunicato di
solidarietà dei sostituti procuratori di Palermo («fatti datati» e sepolti),
l'audizione del Procuratore generale Luigi Croce («massima stima a Messineo»)
ed alcuni commenti di solerti fiancheggiatori, in altre occasioni rivelatisi
molto più intransigenti nel censurare parentele o semplici contatti tra
indagati e soggetti sospettati di mafia. Ma non è esattamente questo, a nostro
parere, il cuore del problema. La risposta che i cittadini si aspettano non
riguarda l'accertamento di una responsabilità penale del sig. Sacco, che -
tuttavia - andrebbe fermamente ricercata, ma la certezza che un ruolo così
importante e delicato come quello ricoperto dal dott. Messineo in nessun modo
possa essere ostaggio di maldicenze e chiacchiericcio malizioso. Gli stessi
sostituti palermitani sanno ed hanno più volte, giustamente, sottolineato come
Palermo sia una città che vive di segnali. Ecco, sarebbe un buon segnale la
presenza del nome del cognato del Procuratore - qualunque fosse l'esito di un
eventuale processo - in un rapporto, dei carabinieri non di un giornale, che lo
indica come contiguo al clan mafioso dei Colli? È appena il caso, forse, di
ricorare qualche precedente. Senza scomodare le clamorose dimissioni di Antonio
Di Pietro (per un'accusa finita in assoluzione), basterebbe citare il «processo
per incompatibilità» al Csm a suo tempo subìto da Giuseppe Ayala «colpevole» di
una scopertura con la principale banca della città. Francamente non appare meno
grave la lista di sospetti che ha interessato il cognato del Procuratore: dal
traffico della droga a qualche omicidio, compreso un arresto nell'ambito delle
indagini sull'assassinio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. E
inviterebbe ad ulteriore riflessione il fatto che anche il fratello del dott.
Messineo sia attualmente sotto processo, in attesa di sentenza, per truffa
aggravata. Forse è un po' troppo, anche a fronte del cristallino comportamento
del Procuratore.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il disegno di legge
all'esame della Camera. Il ministro leghista incontra le Regioni autonome:
problema ancora irrisolto Federalismo in aula, il nodo dei tributi al Fvg Tondo
da Calderoli: «Sulla specialità non si cede». Ma sulle pensioni nessuna
garanzia ROMA. Da oggi il federalismo fiscale sarà in discussione in Aula alla
Camera. E il disegno di legge si presenta molto modificato rispetto a quello
approvato da Palazzo Madama, dove tornerà per la terza lettura. Molte delle
limature al testo, una tra tutte la cancellazione dell'aliquota riservata Irpef
per le Regioni per le spese relative alle funzioni essenziali, tra l'altro,
hanno recepito richieste provenienti dall'opposizione. Ma se l'Idv sembra poter
confermare il voto finale favorevole in commissione e l'Udc dovrebbe orientarsi
sul no, il Pd non ha ancora sciolto la riserva su quello che sarà il suo
atteggiamento in Aula. In più per il Fvg c'è il nodo dei
250 milioni in più che lo Stato dovrà cedere alla Regione dopo la sentenza
della Corte costituzionale sul ricorso presentato dalla giunta Illy nel 2008. Un nodo per
il governatore Tondo preso fra due fuochi: la necessità di chiedere al governo
quei soldi che spettano al Fvg e un bilancio nazionale che prevede tagli e
riduzioni dei trasferimenti. Tra gli altri nodi la definizione dei Lep
(i livelli essenziali delle prestazioni) e la riconduzione anche delle spese
"non Lep" delle Regioni alla perequazione o ancora, più certezze
sulla "road map" del provvedimento. E determinante sarà anche
l'atteggiamento del governo sulla mozione a prima firma Franceschini che verrà
discussa in Aula contestualmente al ddl, che punta a dare respiro ai Comuni
chiedendo certezza sui rimborsi delle mancate entrate conseguenti alla
cancellazione dell'Ici e lo sblocco di fondi per gli investimenti. Nel
frattempo il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, dovrà
sciogliere un "nodo" importante, rimasto finora irrisolto nel testo:
quello delle Regioni a statuto speciale e degli strumenti per applicare anche a
loro le norme contenute nel ddl. Oggi il ministro vedrà i rappresentanti delle
autonomie speciali per provare a mettere a punto un emendamento su quel punto.
«Se c'è una condivisione di tutti - avverte il ministro - bene, e ci sarà lo
sblocco dei fondi pregressi, altrimenti mi scordo di avere la nonna
altoatesina...». Ma il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, mette
subito i paletti: «Sulla specialità non si cede». «Il tema - ha spiegato Tondo
- è sempre lo stesso. Cioè il mantenimento delle specialità all'interno della
riforma federale dello Stato. Ad ogni piè sospinto in Parlamento ci sono
parlamentari di tutti gli schieramenti che presentano interrogazioni,
interpellanze e mozioni contro la specialità di questa o quella Regione. O per
lo meno per parificare i poteri delle Regioni ordinarie a quelli delle cinque
Regioni speciali. Noi ovviamente siamo contrari perchè le specialità siano
tuttora valide».
( da "Nuova Sardegna, La" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
PROCURA GENERALE
L'Avvocato dello Stato Francesco Palomba dice addio alla magistratura dopo 45
anni SASSARI. Il commiato è stato in linea con il suo stile defilato.
L'avvocato generale dello Stato Francesco Palomba nei giorni scorsi ha salutato
colleghi e collaboratori ed è andato in pensione. Il saluto è arrivato un mese
prima del settantesimo compleanno del magistrato di Cassazione, da
quarantacinque anni in magistratura e da quattro al timone della Procura
generale della Repubblica nella sezione staccata della corte d'appello. In
magistratura dal 1964, dal 1965 al 1975 giudice penale prima a Porto Torres e
poi a Sassari, Francesco Palomba fu dal 1974 all'89 giudice istruttore nel
tribunale cittadino e gip fino al 1992. Rispettato da magistrati e avvocati,
apprezzato dai colleghi della Procura generale che lo considerano un punto di
riferimento prezioso, Francesco Palomba è sempre stato considerato una garanzia
dalle parti processuali per la sua preparazione e per il suo equilibrio. Una
dote, quest'ultima, che gli ha consentito di gestire con serenità e competenza
anche la Commissione tributaria provinciale. In Procura generale Francesco
Palomba ha sostenuto l'accusa in tanti processi importanti. Fu lui, qualche
anno fa, a chiedere l'ergastolo per l'imputato dell'efferato omicidio della
dottoressa Monica Moretti. La corte d'assise d'appello
condannò Raimondo Gaspa al massimo della pena, successivamente ridotta a
trent'anni dalla Cassazione. Fino alla nomina del Csm, l'incarico di Avvocato
dello Stato è stato assunto ad interim dal sostituto procuratore generale
Claudio Lo Curto.(d.s.)
( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-03-15 - pag: 12 autore: DDL SICUREZZA I
giudici di sorveglianza: no alle nuove norme sul 41 bis I magistrati di
sorveglianza contestano le nuove norme sull'applicazione per i mafiosi del
regime di carcere duro previsto dal 41 bis che concentrano le competenze sul
tribunale di sorveglianza di Roma. In un documento inviato nei giorni scorsi al
Csm e, per conoscenza, all'Anm, 14 giudici di sorveglianza della capitale hanno
messo nero su bianco la loro bocciatura delle novità –contenute nel Ddl
sicurezza approvato dal Senato e ora all'esame della Camera – sostenendo che
l'accentramento della competenza su Roma «costituirebbe una ingiustificata
rottura del sistema con evidenti profili di incostituzionalità ». Il documento
ha avuto ieri l'approvazione unanime dai giudici di sorveglianza riuniti a
Bologna per un seminario. In sostanza, il nuovo sistema sarebbe criticabile
sotto il profilo della ragionevolezza e violerebbe il principio di uguaglianza
dei cittadini di fronte alla legge stabilito dall'articolo 3 della
Costituzione. Invitando il Csm a esprimersi, i giudici ricordano che la
previsione di affidare la competenza al tribunale di sorveglianza di Roma è
legata al fatto che è il ministro della Giustizia, che ha sede nella capitale,
a firmare l'applicazione del 41 bis (sia quando viene disposta per la prima
volta, sia quando è rinnovata). Osservano, però, che la decisione può essere
impugnata dal detenuto davanti al suo giudice di sorveglianza territoriale, che
ha maggiori elementi per valutare la sussistenza degli elementi per
giustificare il provvedimento.
( da "Unita, L'" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Paolo Modugno La Rai
a Umberto Eco La Rai è la maggiore industria culturale del Paese, si sente
dire. Non sarebbe un segno di cambiamento se, una volta tanto, al momento di
procedere al rito delle nomine, dal cappello a cilindro della gestione della
politica venisse fuori un nome di un esponente della cultura? Con questo non
voglio dire che i giornalisti non siano degli intellettuali, soprattutto nel
caso di firme illustri che vengono sempre indicate dai partiti, ma, diciamo
così, sono specializzati in informazione. Mentre la cultura è omnicomprensiva,
contiene cioè anche l'informazione e la formazione, non altrettanto si può
dire, a mio parere, dell'informazione. So che non accetterebbe mai, perché uomo
troppo libero, ma mi farebbe piacere sentir proporre, che so, Umberto Eco come
presidente della Rai, grandi giornalisti come direttori di testata e altri
importanti esponenti dell'intrattenimento e della cultura come direttori di
Rete. Ma, evidentemente, nel nostro Paese, il giornalismo è omnicomprensivo. O,
almeno, di questo parere sono i due Palazzi, quello della maggioranza e quello
dell'opposizione che, una volta tanto, sono d'accordo. Lettera firmata
Capigruppo con delega Berlusconi vuol far votare i soli capogruppo. C'é
all'orizzonte un regime autoritario. Dopo la decisione di bloccare i
"pianisti", il cavaliere pensa all'abolizione del voto dei singoli
parlamentari, camuffandola come strumento di efficienza. Non bastava impedire
al cittadino di scegliere il candidato, ricorrere ad libitum a fiducia e
decreti legge, controllare 5 reti TV e 3 testate nazionali. Occorreva
"razionalizzare" la partecipazione democratica dei parlamentari.
Giovanbattista Frontera Contro la censura di internet Il 5 febbraio 2009 il
Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge che potrebbe portare
alla censura di molti siti web, tra cui Facebook, Youtube, MySpace e qualunque
altro sito, forum o blog per i reati di istigazione a delinquere e apologie di
reato. Il provvedimento è già alla Camera dei Deputati per l'approvazione
definitiva. La natura stessa della Rete rende tecnicamente impossibile limitare
la censura ad un determinato contenuto: la conseguenza sarebbe quindi
l'oscuramento dell'intero sito web. Questa misura potrebbe costituire un
pericoloso attacco alla libertà di espressione e di opinione su internet. Il
rischio è un'inaccettabile censura del web che viola la Costituzione e rischia
di far pervenire all'Italia provvedimenti in sede internazionale ed europea.
Chiedo quindi il tuo aiuto per far fronte a questa pericolosa eventualità :
supporta la campagna contro la censura di Internet iscrivendoti su
www.e-policy.it dove troverai tutte le informazioni, fra cui la lettera aperta
da inviare al tuo parlamentare , per informarlo del tuo dissenso e una ns.
news-letter che ti terrà aggiornato in tempo reale sugli sviluppi della
vicenda. Mario Pulimanti L'imbroglio delle quote latte La Comunità europea ha
consentito a ogni Paese membro la produzione di una determinata quota di latte
che nel tempo è cresciuta. Ma attorno alle concessioni è cresciuto un mercato
dei certificati che ha visto aumentare produttori fittizi che davano in affitto
le loro quote ad allevatori veri, ma sprovvisti di documenti. In questo
guazzabuglio le multe per sforamento delle quote hanno colpito gli allevatori,
riducendone molti alla fame. In queste settimane si sta discutendo in
Parlamento una legge di riassetto e gli allevatori protestano per spiegare che
le multe non sono giustificate. Documenti alla mano sostengono che l' Italia
non ha mai prodotto più latte di quanto avrebbe dovuto, visto che una buona
parte viene importato dall' estero. Soltanto alcuni furbacchioni hanno fatto
fruttare i loro certificati di carta guadagnandoci lautamente e costringendo
gli allevatori sani a pagare le loro truffe. Gli allevatori chiedono di contare
le vere aziende che producono il latte (sarebbero 40.150 con un milione di
mucche) distinguendole da quelle che hanno solo le quote di carta e guadagnano
soldi dall'Unione europea senza fare nulla. Chiedono che si verifichi dove è
destinato il latte italiano, ovvero se è solo latte nostrano quello utilizzato
dalle 34 etichette Dop o se invece, come sospettano, arrivi anche dall' estero.
Enrico Ponta Vivere a Linate Il sindaco Moratti si appella a tutti per
mantenere attivo l' aeroporto di Linate. Venga ad abitare nella zona nord-est
di Milano dove la sua amministrazione ha consentito (forse unico caso al mondo
per una grande città, dopo l' 11 settembre) il passaggio a bassa quota del 25%
degli aerei in decollo da Linate (dati estrapolati dall' ENAC) sulle teste di
migliaia di cittadini. Gli aerei, che non avevano mai volato sopra il
territorio milanese, oggi creano enormi problemi di inquinamento acustico e
ambientale, relegando il fattore Sicurezza (ricordiamoci il piccolo aeroplano
sul Pirellone) ad elemento secondario. Linate è ormai un aeroporto dentro la
città e quindi, per la nostra salute e sicurezza, dovrà essere necessariamente
ridimensionato. Esiste un aeroporto di Malpensa? Usatelo. Michele Censura sui
blog: parliamone! Forse mi sono distratto, ma non ho letto nulla sulla
decisione della Cassazione circa la possibilità di censurare i blog, forum,
etc. e sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha
rilevata la violazione del segreto di Stato da parte dei magistrati di Milano!
Andrea di Meo Salviamo l'Unità Pensavo che con la nuova proprietà i problemi
per un po' si sarebbero alleggeriti. Ma ora ciò che conta é salvare il nostro
giornale. Sono d'accordo sia sull'azionariato popolare che sui 2 euro
per copia (comincerò a comprare 2 copie, magari a giorni alterni). Noi ci
siamo. Gabriella e Mario L'isola dell'informazione Per favore non lasciateci in
mezzo alla marea di "fogli" berlusconiani. L'Unità è una delle poche
isole di vera informazione. Proponiamo ad ogni lettore che ha a cuore la sorte
de L'Unità di comprare due copie ogni sabato e domenica. Noi lo faremo.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-16 - pag: 6 autore: IL DEBUTTO Il
24 marzo prima causa sul Fisco I rapporti tra diritto comunitario e diritto
interno finiscono all'esame della Corte di giustizia Ue. I giudici europei
dovranno mettere un punto fermo sull'effettivo peso «esterno», vale a dire in
un altro giudizio, in particolare quando si tratta di materia tributaria, di
una sentenza nazionale passata in giudicato, ma in contrasto con il diritto
comunitario. In particolare, nella causa C-2/08 (le conclusioni dell'avvocato
generale sono previste il 24 marzo) i giudici di Lussemburgo dovranno chiarire
se il diritto comunitario pone limiti all'applicazione dell'articolo 2909 del
Codice civile che sancisce il principio dell'autorità di cosa giudicata, quando
tale applicazione venga a " consacrare" un risultato contrastante con
il diritto comunitario. Come precisato nella relazione d'udienza, la Corte di
cassazione si ritiene vincolata dalle sentenze già depositate, ma il dubbio è
che ciò possa costituire un abuso. Sempre in tema di Iva, la Cortedi cassazione
chiede alla Corte di giustizia di pronunciarsi sulle agevolazioni fiscali alle
cooperative (cause da C-
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: FISCO E SENTENZE data: 2009-03-16 - pag: 32 autore: . FOCUS
FISCALE . Abuso del diritto: la parola al legislatore di Francesco Moschetti L
e Sezioni unite della Cassazione, con tre sentenze del 23 dicembre 2008, hanno
ritenuto di poter contrastare alcune pratiche di evidente artefatta captazione
di norme fiscali "di favore" in materia di imposte di-rette,
affermando l'esistenza di un principio generale antielusione già insito
nell'ordinamento. Per le Sezioni unite, tale principio non sarebbe in contrasto
con le norme antielusione previste dal legislatore, in quanto sarebbero «mero
sintomo dell'esistenza di una regola generale». In realtà, nella legislazione
italiana, non sono mai state previste norme genericamente antielusive, ma solo
«antielusive con tipizzazione»; non si è mai avuto di mira il valore
dell'eguaglianza disancorato dal collegamento con la fonte legislativa
tipizzante. Il principio generale è l'eguaglianza nell'ambito della certezza. A
fronte del massimo livello di giustizia, il legislatore ha preferito un
prudente cammino verso la giustizia, soppesato con le tipizzazioni di legge, e
dunque la certezza del diritto. Questa scelta è anche frutto di esperienze
storiche. L'esperienza passata dell'autoritarismo, a livello costituzionale
ha portato a una disciplina dell'Esecutivo forse poco efficace; ma ciò è stato
preferito (come male minore) alla luce di altri valori ritenuti tutt'altro che
secondari. Parimenti, la scelta di non dare all'interprete poteri di
applicazione di clausole generali antielusive, disancorate dal riferimento a
casi tipici, è stata frutto di una voluta prudenza, che privilegiava l'aspetto
democratico della fonte creativa di norme, anche a scapito di eventuali
ingiustizie nei singoli casi. In generale, la definizione di abuso del diritto
accolta dalle Sezioni unite è condivisibile, in quanto è ricondotta a normali
criteri interpretativi di rispetto della voluntas legis e di prevalenza della
sostanza sulla forma. Allarmante è,invece, l'iter argomentativo, sia laddove si
ricava il principio dall'articolo 53 della Costituzione senza mediazione ex
articolo 23, sia laddove le norme antielusive, che nel nostro ordinamento hanno
fino a oggi previsto come elemento coessenziale la tipizzazione, vengono
generalizzate disancorandole da tale aspetto (voluto dal legislatore per
assicurare la certezza del diritto). In particolare, le Sezioni unite parlano
di un «generale principio antielusivo», di diretta derivazione dai principi di
capacità contributiva e di progressività dell'imposizione (primo e secondo
comma dell'articolo 53 della Costituzione). Su un piano generale non si può che
condividere la valorizzazione dei principi costituzionali al fine di orientare
la soluzione "giusta" nel caso concreto. Però, i principi
costituzionali devono essere invocati nella loro globalità e la lettura
sistematica indica che il «fondamento » (è espressione delle sentenze) delle
«norme impositive » e delle norme (in senso lato) «di favore» è la legge (ex
articolo 23 della Costituzione), mentre il principio di capacità contributiva è
condizione di legittimità della stessa. Non è cosa da poco, perché se si salta
il passaggio attraverso la legge il giudice (ancorché per fini di giustizia
sostanziale) sostituisce la voluntas propria alla legge, che è frutto di pesi e
contrappesi, di bilanciamento di criteri di giustizia con esigenze di certezza
del diritto. Se la scelta parlamentare è lacunosa e tardiva (e, nel caso
specifico, lo era), se non è possi-bile l'interpretazione adeguatrice ( e non
era possibile), il rispetto delle competenze costituzionali
richiedeva il rinvio della (lacunosa) disciplina alla Corte costituzionale. Questo passaggio innanzi al Giudice delle leggi certo non
realizzava immediatamente la giustizia del caso singolo, ma la giustizia deve
essere realizzata nel rispetto del «due process of law». A questo punto,
per garantire la certezza del diritto, è necessario un intervento parlamentare
che: 1) ribadisca il concetto generale di libertà della scelta fiscalmente più
favorevole, ma senza abuso di diritto; 2) individui l'abuso nelle forme
artificiose e artefatte, volte a ottenere vantaggi che sono indebiti, in quanto
contrastanti con il disegno legislativo, senza che esistano apprezzabili
ragioni economiche che le giustifichino; 3) preveda per le ipotesi di abuso del
diritto le stesse garanzie procedimentali già previste per l'elusione tributaria;
4) ribadisca criteri interpretativi da tempo noti, come quello: a)
dell'interpretazione dei contratti alla luce dei fini realmente perseguiti, con
prevalenza della sostanza sulla forma; b)dell'interpretazione della legge in
base alla ratio della stessa. Che è come dire che il futuro potrebbe anche
essere una riscoperta seria del passato, che trova certo conferma nello spirito
sostanzialistico dell'articolo 53 della Costituzione, norma fondamentale per la
giustizia del caso singolo, ma da leggere in uno con l'articolo
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
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lunedì sezione: AUTONOMIE LOCALI E PA data: 2009-03-16 - pag: 39 autore: Ici.
Nella richiesta di rimborso dei Comuni sono inseribili i fabbricati che il Dl
207 esclude dall'imposta Anche il rurale può essere prima casa PAGINA A CURA DI
Maurizio Fogagnolo Nel rebus delle certificazioni sul minor gettito dell'Ici
che i Comuni devono presentare entro il 30 aprile, le difficoltà di calcolo
determinate dall'esclusione dall'imposta delle abitazioni principali si
intrecciano con la recente conferma della non imponibilità ai fini Ici dei
fabbricati rurali. L'interpretazione introdotta nell'articolo 23, comma 1-bis
del Dl 207/2008, chiarisce l'applicabilità dell'agevolazione ai fabbricati
rurali abitativi o strumentali. Ciò rende necessario verificare se
l'agevolazione operi prima o dopo l'esclusione dall'Ici introdotta dal Dl
93/2008: se opera dopo, i Comuni potranno considerare nel conteggio del
rimborso statale anche l'imposta degli immobili rurali, nel caso siano anche
abitazioni principali o pertinenze. Mentre l'articolo 1 del Dl 93/2008 ha
stabilito che l'abitazione principale è esclusa dall'Ici, il Dl 207/2008 ha
stabilito che ai fini Ici non si considerano fabbricati le unità immobi-liari,
anche iscritte o iscrivibili nel catasto fabbricati, che presentano i requisiti
di ruralità. Quindi tali fabbricati, essendo considerati assorbiti dai terreni
su cui insistono, rimangono imponibili in base al reddito dominicale, con le
franchigie introdotte dall'articolo 9 Dlgs 504/1992 (con l'eccezione dei Comuni
montani). Poiché l'esclusione da un'imposta trova giustificazione
nella mancanza di capacità contributiva del soggetto passivo (ordinanza 174/
2001 della Corte costituzionale), essa opera preliminarmente a questa esenzione, che concretizza
una deroga alla norma generale. Il gettito dei fabbricati rurali che
costituiscono abitazioni principali e relative pertinenze, dovrebbe di
conseguenza essere interamente posto a carico dello Stato. In merito,
non appare infatti condivisibile quanto sostenuto dal ministero delle Finanze
nella risoluzione n. 12/2008, secondo cui anche il trattamento dell'abitazione
principale introdotto dal Dl 93/ 2008 va assimilato a un'ipotesi di esenzione.
A prescindere dalle incertezze della norma, che ha usato entrambi i concetti, a
mostrare che l'istituto introdotto dal Dl 93/2008 è un'esclusione è lostesso
contenuto della legge, che ha eliminato dai cespiti imponibili ai fini Ici
l'abitazione principale e gli immobili assimilati, sulla base della definizione
dettata non solo dalla norma primaria, ma anche dai regolamenti comunali.
Un'interpretazione estensiva che non sarebbe stata possibile con una norma di
esenzione, non suscettibile di applicazione analogica, e che è stata invece
espressamente ammessa dal ministero delle Finanze nella risoluzione n. 12/2008
(per quanto la stessa sia stata ora parzialmente sconfessata nella risoluzione
n. 1/2009, che ha ammesso le sole esclusioni "tipizzate"). Malgrado
l'ultimo intervento ministeriale, poiché l'esclusione dall'imposta opera prima
dell'esenzione,si ritiene che il minor gettito Ici legato al Dl 93/2008 non
dovrà essere commisurato alla sola eventuale imposta che l'imprenditore
agricolo avrebbe dovuto versare sui terreni su cui insistono il fabbricato
abitativo e le relative pertinenze, ma dovrà essere costituito, anche nei
Comuni montani, dall'intera imposta che sarebbe stata dovuta su tali
fabbricati, se non fossero stati destinati a uso agricolo. Anche sotto questo
profilo, appare tuttavia necessario che il ministero delle Finanze provveda a
pronunciarsi in modo univoco sulle modalità di determinazione del minor
gettito.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
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lunedì sezione: GIUSTIZIA E SENTENZE data: 2009-03-16 - pag: 37 autore: Privacy
e diritto di famiglia. La data dell'analisi è irrilevante ai fini della
tempestività di instaurazione della causa Test genetici a validità limitata
Paternità «negata»: esame preliminare del Dna solo con il sì del figlio
presunto Paolo Ricchiuto Stop a test genetici "fai da te" svolti
all'insaputa dell'interessato prima dell'azione di disconoscimento di
paternità. La recente pronuncia del Garante della privacy (si veda Il Sole 24
Ore del 20 gennaio scorso) impone di ripensare il modo in cui possono essere
tutelati, in prima battuta, gli interessi del padre disconoscente: non sarà
infatti più possibile ritenere legittima la raccolta occulta di campioni
biologici del figlio, né accettare la prassi di corroborare i dubbi o la
posizione processuale del presunto padre mediante il test preliminare del Dna,
se non fornendo una compiuta informativa al figlio e acquisendo il suo
consenso. Con il risultato che,nell'ipotesi statisticamente più probabile in
cui il consenso non venga prestato, viene a saltare quella che dall'analisi
della giurisprudenza in materia emerge come una prassi consolidata. Si aggiunge
quindi un ulteriore elemento a quel processo di totale restyling dell'istituto
del disconoscimento di paternità, cui si sta assistendo da qualche anno a
questa parte. Ora, rispetto a questo scenario, un recente intervento della
Cassazione (sentenza 23 ottobre 2008 n. 25623) ha aggiunto un elemento importante,
che va visto in parallelo rispetto al provvedimento del Garante. Per
individuare i punti di contatto tra i due pronunciamenti è necessario fare un
passo indietro: con la sentenza n. 134/85, la Corte costituzionale era intervenuta sul tema della tempestività dell'azione di
disconoscimento, e segnatamente sulla legittimità costituzionale
dell'articolo 244, secondo comma, del Codice civile nella parte in cui, anche
in caso di adulterio, fissava il termine di un anno dalla nascita del figlio
per il tempestivo esercizio dell'azione: la pronuncia dei giudici
costituzionali modificò tale assetto, prevedendo che il dies a quo dovesse
invece decorrere dal momento in cui il marito fosse venuto a conoscenza
dell'adulterio. Già questa ormai risalente innovazione aveva cambiato la
fisionomia dei giudizi di disconoscimento, in seno ai quali spesso si
controverte (e si decide) proprio sulla questione preliminare della verifica
della data di effettiva conoscenza dell'adulterio da parte del padre. Ciò
posto, nel recente procedimento avanti alla Corte di cassazione, i supremi
giudici erano chiamati a fare un passo ulteriore, verificando se il termine
potesse decorrere non già dalla data di conoscenza dell'adulterio, ma dal
momento in cui il padre avesse acquisito la presunta «certezza negativa della
paternità biologica» (questa la terminologia usata), mediante un test genetico
effettuato prima della causa di disconoscimento. Tale lettura (evidentemente
intesa a tentare di rendere più agevole la prova della tempestività
dell'azione) postulava quindi l'effettuazione degli esami genetici preliminari
come un passaggio in sé perfettamente lecito e percorribile, tanto, appunto, da
poter essere utilizzato anche come punto di riferimento ai fini del rispetto
del termine di decadenza. La sentenza della Cassazione n. 25623/08, affrontando
solo incidentalmente il tema della legittimità del test del Dna svolto al di
fuori del giudizio, ha rilevato come tale indagine «possa costituire oggetto
del tentativo della parte interessata di precostituirsi, in mancanza peraltro
delle necessarie garanzie circa il suo espletamento, la prova della
tempestività dell'azione di disconoscimento, differendone ad libitum la
proposizione ». La conclusione cui giunge il Supremo collegio è, dunque, che la
consulenza genetica privata non possa svolgere alcun ruolo ai fini della prova
della tempestività dell'azione. Ecco allora che, affiancando questa pronuncia
al provvedimento del Garante, si può concludere che: il test genetico
preliminare è legittimo solo a determinate condizioni (informativa e consenso)
che, ove non sussistenti, rendono del tutto inutilizzabile l'accertamento, sia
ai fini della prova dell'esistenza o meno della paternità, sia con riguardo
alla prova della tempestività dell'azione; anche ove legittimamente eseguito,
la data di effettuazione di quel test è irrilevante ai fini della tempestività
dell'azione.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
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lunedì sezione: GIUSTIZIA E SENTENZE data: 2009-03-16 - pag: 37 autore:
Cassazione. Addio all'istanza per far cessare le inabilità Quando chiude il fallimento
riabilitazione «automatica» Giovanni Negri Con la riforma del diritto
fallimentare è venuta meno la necessità della riabilitazione per
l'imprenditore. E sono stati cancellati gli effetti delle incapacità previste
dalla vecchia legge. Non solo per il futuro, ma anche per il passato, per le
procedure cioè chiuse prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5
del 2006. Lo chiarisce la Corte di cassazione con la sentenza n. 4630
depositata il 26 febbraio 2009. La pronuncia ha cassato la sentenza del
Tribunale di Agrigento con la quale era stata respinta, nel
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
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lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-03-16 - pag: 10 autore: Le
esperienze e i problemi. L'analisi di Stefano Zan, coordinatore del Comiug
Spazio a manager esterni come nella sanità Lionello Mancini La questione è la
stessa di 10, 30 o 50 anni fa: i Tribunali sono entità sconosciute non
comparabili tra loro. E, per questo, ancora oggi non governati. Le conseguenze
di ciò sono sotto gli occhi dei cittadini-utenti, ma ancora scarseggiano le
analisi e i possibili rimedi. A parlarne con cognizione di causa sono,
dall'interno, i pionieri della managerialità togata come Mario Barbuto a Torino
o Cuno Tarfusser a Bolzano; e anche studiosi di organizzazione, ricercatori
della Banca d'Italia, statistici, funzionari ministeriali. «Nulla potrà
cambiare finché i Tribunali non si considereranno organizzazioni che devono IL
NUMERO 60 «Diffusione di best practices» Uffici coinvolti nel progetto
interregionale transnazionale erogare un servizio, e non mere appendici del
ministero della Giustizia» afferma Stefano Zan, docente di Teoria
dell'organizzazione all'Università di Bologna, nonché coordinatore del Comiug,
il centro di ricerca creato da Alma Mater per aiutare la giustizia a orientarsi
nella marcia verso i territori poco esplorati dell'efficienza ed efficacia del
servizio, della soddisfazione degli utenti, della ( almeno parziale)
sostenibilità dei costi. «Più che unità organizzative, i Tribunali appaiono uno
spazio fisico in cui una pluralità di attori e uffici gioca una partita senza
limiti di tempo (e di costi), su campi da gioco diversi aggiunge Zan, che da
oltre un decennio analizza flussi di lavoro, costi, ruoli e funzioni nella
giurisdizione - . Però, invece dei volteggi delle palline, si hanno le
peregrinazioni dei fascicoli processuali». Tutto questo, non è colpa (solo) dei
giudici e degli avvocati, bensì «di una cultura autoreferenziale, attenta ai
diritti, ma disattenta ai problemi di efficienza ed efficacia relativi a quegli
stessi diritti». Una peculiarità difficile da superare è che ogni Ufficio,
Procura o Tribunale è retto da una diarchia: il dirigente togato, scelto dal
Consiglio superiore della magistratura, e quello amministrativo, emanazione del
ministero della Giustizia. Dalla capacità di queste due figure di non
ostacolarsi, di collaborare, di interagire positivamente, dipendono le
possibilità di successo. Il problema è che a nessuna di queste due figure sono
richieste competenze manageriali, è tutto lasciato alla buona volontà, alla
pazienza, al reciproco sforzo di comprensione. Il dirigente togato deve fare in
modo che i suoi uffici indaghino, scovino colpevoli, li processino, li
condannino. Spendendo quanto? Il togato non lo sa, non se ne cura. Servono
intercettazioni, trasferte di magistrati e polizia giudiziaria, consulenze,
interpreti? Non c'è che da riempire moduli e firmarli. Il dirigente
amministrativo organizza il personale, gestisce servizi e ordinaria
quotidianità. Spendendo quanto? Quello che serve. Senza responsabilità, in una
funzione pressoché notarile di registrazione delle uscite senza possibilità di
metterle in relazione con le risorse. E poi, via, tutto al ministero per il
pagamento a pie' di lista. «Forse un po' schematico - sottolinea Zan - , ma la
sostanza è questa. è vero, per esempio, che al vertice degli uffici giungono
dirigenti esperti di diritto, ma senza alcuna formazione in campo gestionale».
Con la riforma dell'ordinamento giudiziario, che impone valutazioni periodiche e
il limite di otto anni nello stesso incarico, qualcosa sta cambiando in meglio,
sta finendo l'era in cui il posto di dirigente era un bonus di fine carriera,
il degno finale di un cursus honorum, cioèunmero fatto di età. Esperienze di
eccellenza come quelle di Torino, Bolzano, Varese, Catania o Modena, confermano
che dove un dirigente si impegna davvero nella gestione, i risultati si vedono.
Cosa ha fatto, in fondo, Tarfusser a Bolzano? «Ha assunto davvero la direzione
del suo ufficio, ha stabilito che il cittadino è il cliente della Procura, ha
fatto dell'organico un team». Il progetto "diffusione delle best
practice", nato per diffondere l'esperienza bolzanina, è stato promosso da
Giustizia e Funzione pubblica, utilizza i Fondi europei per fornire a Tribunali
e IL NUMERO 40 «Premiamo i risultati» Uffici coinvolti nel concorso indetto
dalla Funzione pubblica Procure la consulenza di specialisti privati, e ha fin
qui dimostrato che centinaia di dirigenti un po' in tutta Italia hanno una gran
voglia di fare, come testimoniano le decine e decine di progetti preparati per
partecipare ai bandi regionali. «Rispetto a 10-15 anni fa, l'attenzione degli
uffici è enormemente cresciuta - afferma Zan-: si notano tante figure che hanno
voglia di progettare. è un elemento importante perché specie nel civile, dove
vigono tante pratiche diverse, si potrebbe impiantare un processo di
standardizzazione delle procedure e dei flussi per facilitare l'esportazione
delle metodologie ritenute le migliori, le più efficienti». Ma perché c'è stato
bisogno di ricorrere ai bandi europei? Perché gli esempi di best practice,
ormai consolidati nel tempo, non hanno attecchito nel sistema stimolando
fenomeni di emulazione? Il presidente Barbuto, premio europeo per l'efficienza,
ha azzerato le pendenze del Tribunale civile di Torino e ama ripetere:
«L'arretrato? Solo se lo conosci lo eviti». Infatti, lo stock arretrato lui lo
cataloga, lo studia, lo mette al centro di gestioni mirate: «Se ho tre
fascicoli, uno dell'anno scorso, uno di tre anni fa e uno del 1990, sono
arretrati di qualità diversa, ma se io non lo so, affronto male il problema».
Tarfusser, a Bolzano ha ridotto a un terzo il costo delle intercettazioni
aumentando i target. Come fa? Cura la contrattualistica, innanzitutto, per abbattere
il costo unitario, ma prima di dare il via libera o concedere una proroga alla
Polizia giudiziaria, verifica la fondatezza o l'inevitabilità delle richieste.
Niente di complicato, dunque, e niente norme ad hoc: basta volerlo fare.
Perché, allora, i risultati restano a Torino, a Bolzano e in pochi altri Uffici
di eccellenza? «Come dicevo, ogni ufficio lavora a modo suoe non c'è un modello
valido per tutti. Ne discende - risponde Zan - che va diffuso non tanto un
modello da copiare, quanto un processo di apprendimento organizzativo. è il
change management, ovvero gli strumenti utili a cambiare punto di vista,
mentalità. Lo stesso miglioramento è un cambiamento ». Il bilancio sociale, uno
dei primi strumenti di cui Tarfusser ha dotato il suo Ufficio insieme alla
Carta dei servizi e al sito IL NUMERO 10 Common assessment framework Uffici
coinvolti nella verifica adattata al mondo della giustizia internet, «non è un
fiorellino da mettere all'occhiello per segnalare il rapporto corretto con i
cittadini: è uno strumento che ti porta a migliorare, a prendere un impegno con
i tuoi stakeholder. E poi a rispettarlo». Resta tuttavia aperto "il"
problema. Chi fa il manager nei Tribunali? Il dirigente togato? L'altro? O
devono impararlo a fare in due? «Io negli Uffici giudiziari avrei messo da
tempo un manager esterno - dice Zan - proprio come è accaduto negli ospedali o
nei Comuni con i city manager. Le ondate di riforma che per tutti gli anni 90
hanno interessato la pubblica amministrazione europea, non hanno intaccato il
mondo della giustizia. Forse perché tra ministero e Csm non
esiste ancora una interazione sistematica, ognuno va per conto suo».
Quell'ondata di profondo rinnovamento, ha introdotto nella Pa princìpi quali la
responsabilità, la trasparenza,l'accountability; i dirigenti sono stati
responsabilizzati, istituite strutture e gerarchie, assegnati budget e imposto
l'obbligo di redigere un bilancio. Ma ciò non è accaduto nell'universo
dei tribunali, dove non viene redatto un bilancio che descriva entrate e uscite,
costi e ricavi relativi all'erogazione del "servizio giustizia". Una
mancanza che impedisce un preciso controllo economico delle risorse e complica
le scelte che andrebbero invece ancorate alla conoscenza della realtà. Così
come il problema è passare da singole pratiche virtuose a modelli metodologici
esportabili e, secondo Zan, va anche superata la figura del leader carismatico
per instaurare delle buone abitudini, attuabili e gestibili a prescindere dalla
presenza o dalla continuità del leader. Bisogna passare, cioè, «dal governement
alla governance, ovvero da un bravo capo che vigila perché alcune buone regole
vengano rispettate, a una dinamica virtuosa e diffusa nell'organizzazione».
Anche se i normali strumenti di rendicontazione sono ancora per lo più
sconosciuti nelle cancellerie, oggi c'è una maggior strumentazione ed è
aumentata la consapevolezza. Perché? I motivi sono diversi, ma su tutti uno:
sono aumentate le spinte dell'utenza, quelle spinte che sono mancate negli anni
scorsi e che hanno prodotto e rafforzato l'autoreferenzialità della categoria.
Finalmente, insomma, tra le toghe, comincia a perdere quota la comoda idea che
senza nuove leggi non possa cambiare nulla e che, perciò, la responsabilità
finale sia del legislatore inefficiente (o peggio); come è ormai chiaro a molti
che ci sono meno soldi e che ce ne saranno sempre meno. Infine, i casi di
eccellenza dimostrano che nessuno vieta a nessuno di organizzare al meglio un
sistema giustizia più efficiente, meno costoso e di maggior soddisfazione per
l'utente. Il problema è che bisogna volerlo - e saperlo - fare.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
16-03-2009)
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Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-03-16 - pag: 10 autore:
Giustizia. Si stanno diffondendo sperimentazioni e nuovi progetti per
migliorare la qualità del servizio Uffici giudiziari, prove di efficienza Il
Fondo sociale europeo mette a disposizione 20 milioni per le «best practices»
Uffici giudiziari, Csm, ministero. Eccolo il
"triangolo delle Bermude" della giustizia italiana, quell'area
politico-burocratica che- come si vuole per il mare caraibico in cui
svanirebbero aerei e navi - per decenni ha inghiottito ogni sforzo di
rinnovamento. La raffigurazione di questo fenomeno è stata evocata in un
recente convegno milanese, in cui pure si confrontavano i protagonisti
più attivi dei numerosi esperimenti di cambiamento in corso. I tre vertici che
delineano quest'area dagli influssi tanto perversi sono dunque la rete delle
migliaia di Uffici giudiziari del front office del servizio; il Consiglio
superiore della magistratura, che regola la vita delle circa 10mila toghe in
servizio; infine il ministero della Giu-stizia, che domina le risorse e governa
le circa 40mila unità del personale amministrativo. Fino a oggi, espressioni
come "analisi condivise", "decisioni concordate", "programmazione",
"obiettivi" sono rimaste vuote di significato, nonostante i tre
protagonisti tentino di muovere i passi che sembrano loro (spesso
separatamente) i più giusti. La crisi economica e l'urgenza di risposte da
parte degli utenti ha fatto il resto, interrompendo la spirale spese-rimborsi a
pie' di lista- debito che ha portato alle auto senza benzina, alle
fotocopiatrici senza carta, al taglio del personale,all'emergenza continua che
produce ulteriore inefficienza. Oggi qualcosa sta cambiando, grazie
all'ostinazione di (ancora troppo poche) persone che, spezzati antichi tabù e
snobistiche autoreferenzialità, stanno riportando la giustizia in un ambito più
moderno, meno sacerdotale, più aderente ai problemi dei cittadini. Negli Uffici
- Tribunali, Procure, cancellerie- si cercano soluzioni per dare efficienza a
strutture obsolete, per capire quali e dove sono i nodi da sciogliere; sempre
meno si dice "Non è un mio problema", mentre volti nuovi si mettono
in gioco assumendosi responsabilità ben oltre orari, funzioni e stipendi;
vengono così elaborati progetti e avviate sperimentazioni, si cercano risorse
finanziarie come i 20 milioni del Fondo sociale europeo per diffondere le best
practices; si ritrova l'orgoglio di un servizio pubblico che reagisca al
degrado. Il Csm, spinto controvoglia da una radicale riforma dell'ordinamento
giudiziario osteggiata in ogni modo, ha finalmente accantonato le nomine-premio
di fine carriera e sceglie ormai dirigenti intorno ai 60 anni, la quota di
donne cresce, i candidati presentano progetti su come organizzeranno l'ufficio.
Siamo agli inizi, le logiche correntizie ancora impazzano, il girare a vuoto
non cessa, ma le nuove linee sono tracciate. Un esempio: al Tribunale di Milano
(diretto da Livia Pomodoro), sei posti di presidente di sezione sui sette a
concorso sono andati a magistrate. Il ministero è al momento il
"vertice" in cui è più difficile scorgere i segni del fermento. Forse
è ovvio che sia così, perché Via Arenula non sfugge alle logiche della
burocrazia più pletorica, dello spoils system a volte insensato, delle poltrone
assegnate per appartenenze (politiche, geografiche) invece che per competenze.
Non che al ministero vi siano solo sordi e ciechi, tanto che una serie di
impegni li ha assunti,come l'avvio del progetto best practiceso lo sforzo
sull'informatica. Però è forte la tentazione di dedicarsi solo alle emergenze,
si coglie la freddezza verso i protagonisti dei cantieri innovativi, alimentata
da antiche e reiterate delusioni. I soldi sono pochi, tanti gli errori
commessi, pretestuose talune contrapposizioni. Ma se il ministero resta
inchiodato al passato, senza sforzarsi di cogliere il nuovo nel mondo di cui
governa le risorse, rischia di riproporre all'infinito l'immagine del triangolo
delle Bermude. Dove continueranno a inabissarsi la fiducia e il denaro dei
cittadini vittime dei ritardi della giustizia. L.Man. CASO VIRTUOSO Al
Tribunale di Milano sono andati a donne sei dei sette posti messi a concorso
per magistrati presidenti di sezione
( da "AziendaLex" del 16-03-2009)
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| Diritto | Testo Eliminati parecchi dubbi in merito alle competenze delle
Regioni nella materia Lo Stato stabilisce che cosa è rifiuto (Corte costituzionale 61/2009) di Gianfranco Lami Esemplare pronuncia della Corte
Costituzionale, in materia di smaltimento dei rifiuti e di tutela
dell'ambiente. Con una motivazione analitica e a seguito di una paziente
ricostruzione delle fonti normative vigenti, i giudici della Consulta hanno
contribuito a eliminare non pochi dubbi in merito alle competenze del
Legislatore regionale, con particolare riferimento allo Statuto della
Valle d'Aosta, e relativamente alla disciplina in questione. Dal momento che il
tema "rifiuti" rientra nella competenza esclusiva dello Stato, in
quanto inscindibile dalla salvaguardia ambientale a esso riservata, alle
Regioni non resta che "rispettare la normativa statale". Viene fatta
salva, ovviamente, la facoltà di stabilire "livelli di tutela più
elevati", purché il Legislatore concorrente non dimentichi di recepire gli
"standards minimi di tutela", evitando di porsi in contrasto, per difetto,
con gli stessi. Diversamente si è comportata la Regione Valle d'Aosta, che
avrebbe - in qualche modo - interferito nella definizione medesima di
"rifiuto", poiché ha escluso dal novero i materiali inerti da scavo e
altri prodotti ritenuti "non pericolosi". Tale esclusione ha causato
l'intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, preoccupata di vedere
eluso il giusto rigore riservato alla regolamentazione del settore.
L'attenzione della Corte ha puntato sulla Legge regionale n.31/2007, recante
"Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti", e n.5/2008,
recante "Disciplina delle cave e delle miniere, delle acque minerali, di
sorgente e termali". Sono stati dichiarati incostituzionali taluni
articoli, ritenuti in conflitto con la Legge statale (Decreto Legislativo
n.152/2006), quindi emessi in violazione dell'art.117, comma 2, lettera S,
della Costituzione. Tanto è bastato per disporne la illegittimità, a nulla
rilevando che gli stessi articoli confliggono anche con espresse direttive
comunitarie, altrettanto attente e premurose nei riguardi della tutela
dell'ambiente.(16 marzo 2009)
( da "Nuova Ecologia.it, La" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Base Vicenza,
venerdì 20 fiaccolata dopo il no alla sospensione dei lavori I comitati No Dal
Molin contro l'ampliamento della base Usa di Vicenza hanno organizzato per il
20 marzo una fiaccolata di protesta fino ai cancelli dell'impresa
subappaltatrice I comitati No Dal Molin contro la nuova base Usa di Vicenza
hanno organizzato per il 20 marzo una fiaccolata di protesta fino ai cancelli
dell'impresa "Carta Isnardo", la ditta subappaltatrice impegnata nei
lavori. La manifestazione, che partirà alle 20.30 di venerdì dalla piazza della
chiesa di Lev (Montecchio Precalcino) per raggiungere l'ingresso della ditta, è
stata convocata in seguito all'appello sottoscritto dal Presidio Permanente No
Dal Molin e da altri sette comitati. "Una fiaccolata - si legge
nell'appello - per mettere all'indice chi, per riempire il proprio salvadanaio
di dollari statunitensi, calpesta la dignità della comunità berica, terra di
lavoro e sacrificio, ma non certo di colonizzazione". I promotori
sottolineano anche che "in un momento di grande difficoltà economica e
sociale, centinaia di milioni di euro dei contribuenti vicentini saranno spesi
per dotare la base statunitense di infrastrutture fognarie, stradali e di
comunicazione: l'affare di pochi che si arricchiscono sulle spalle di
molti". L'annuncio della manifestazione arriva dopo che il Tar del Veneto
ha respinto la domanda di sospensione del progetto riguardante l'ampliamento
della base, presentata da Legambiente, Comitato Più Democrazia e partecipazione
e Coordinamento del Comitato Cittadini. Sono tre le motivazioni del
provvedimento. Nella prima viene specificato che con la sentenza si è affermata
"l'incontestabilità della determinazione governativa di autorizzare l'ampliamento
della base Usa a Vicenza". Secondo i giudici, "parimenti non può
essere contestato che le opere in questione attengano pienamente alle esigenze
di una difesa nazionale, come accertato dalla
giurisprudenza della Corte Costituzionale in relazione agli alloggiamenti
militari". In secondo luogo si sottolinea che l'insediamento "al
momento dell'avvio del procedimento, risultava disciplinato dal Dpcm del 10
agosto 1988 che disponeva la non applicabilità delle disposizioni alle opere
destinate alla difesa nazionale". Infine si ricorda che
"l'art. 1 della Direttiva 2003/35/CE stabilisce puntualmente che gli Stati
membri possono decidere, dopo una valutazione caso per caso di non applicarla a
progetti destinati a scopi di difesa nazionale, qualora ritengano che la sua
applicazione possa pregiudicare tali scopi". 16 marzo 2009 - TAG: Base Usa
| Vicenza | No dal Molin |
( da "Manifesto, Il" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
MADAGASCAR Il
presidente nel palazzo: «Non me ne vado» L'opposizione assedia Ravalomanana e
lo destituisce Geraldina Colotti Precipita la crisi politica che attanaglia il
Madagascar dal dicembre scorso e che, da allora, ha già provocato un centinaio
di morti. Ieri l'opposizione malgascia, guidata dall'ex sindaco della capitale
Antananarivo, Andry Rajoelina, ha annunciato la destituzione del presidente,
Marc Ravalomanana. Andry Rajoelina, che si era rifugiato in Francia dopo un
tentativo di arresto andato a vuoto, è ricomparso nella storica piazza 13
maggio e ha preso la parola davanti a un migliaio di manifestanti, chiedendo al
presidente Marc Ravalomanana di «lasciare umilmente il potere entro le prossime
4 ore». Una richiesta che Monja Roindefo, primo ministro dell'Alta autorità di
transizione messa in campo dall'ex sindaco e da questi nominato, ha trasmesso
ai giornalisti durante una conferenza stampa. Leggendo una
dichiarazione firmata anche da Rajoelina, e consegnata alla Corte costituzionale del Paese, Monja, insieme ad altri ministri nominati
dall'opposizione, scortati da una trentina di militari, ha annunciato: «Abbiamo
sollevato dall'incarico il presidente della Repubblica, l'Assemblea nazionale, il
Senato e il governo. Ci impegnamo a indire nuove elezioni presidenziali,
parlamentari e amministrative entro 24 mesi». Già dalla mattina, gli uomini di
Roindefo avevano occupato l'ufficio del primo ministro in carica, Charles
Rabemananjara, che - secondo quanto ha dichiarato Roindefo - avrebbe rassegnato
le dimissioni, e di cui però si sono perse le tracce. Nel suo palazzo di Iavoloha,
protetto dai fedelissimi, il presidente in carica ha invece fatto sapere che
intende rimanere al suo posto: «Uccidermi non risolve le cose», ha detto alla
folla in un messaggio televisivo. A dargli manforte, era arrivato nei giorni
precedenti anche l'inviato di Washington, suo grande sponsor, che deve decidere
fino a che punto Ravalomanana sia ancora un cavallo vincente. Un cavallo che,
negli ultimi tempi, aveva mostrato di mordere un po' troppo il freno persino
per i decisori dell'Fmi che - di fronte all'ennesimo acquisto faraonico (un
nuovo aereo presidenziale) lo avevano richiamato all'ordine. Lo scandalo delle
licenze sulle terre malgasce alla multinazionale sudcoreana Daewoo, ha
ulteriormente indebolito la spendibilità dell'ultraliberista Ravalomanana come
volto vincente per una popolazione sempre più strozzata da privatizzazioni e
speculazioni. Adesso sembra il turno di Rajoelina, giovane imprenditore
rampante, che sembra bene accetto dalla Francia. D'altro canto, anche le
potenti chiese malgasce, che avevano sostenuto a più riprese il loro beniamino,
e che sono state parte attiva nella mediazione politica fra i due contendenti -
sembrano molto più tiepide nei confronti di Ravalomanana. E l'esercito, per
quanto in parte ancora fedele, ha schierato i suoi tank nella capitale. Il
nuovo capo di stato Maggiore, Andrè Andriarijaona, nominato dai suoi pari grado
giovedì scorso (una nomina che spetterebbe al presidente della Repubblica), ha
dichiarato che non marcerà sul palazzo presidenziale, ma che se «per riportare
la calma» occorre sostenere l'opposizione, lo farà. Il colonnello Andriarijaona
ha aggiunto di «essere certo che la guardia presidenziale non sparerà sulla
gente altrimenti la risposta sarà catastrofica». Non è quindi scongiurato il
pericolo di un bagno di sangue come quello seguito agli scontri dello scorso 7
febbraio, quando le guardie avevano sparato contro i manifestanti uccidendo
almeno 28 persone e ferendone circa 200 davanti al palazzo presidenziale. La
commissione dell'Ue ha espresso «forte preoccupazione» per la situazione di
instabilità e ha lanciato un appello alle parti «ad assicurare la calma».
Bruxelles ha invitato l'opposizione a un dialogo allargato «quale quello
preconizzato dalla mediazione proposta dal Ffkm, il Consiglio delle chiese
cristiane del Madagascar, e sostenuto dagli emissari inviati dal segretario
generale dell'Onu», per giungere «ad una soluzione pacifica, legale e legittima
della crisi attuale». Nella partita, è entrato anche il presidente del Senegal
Abdoulaye Wade, sollecitato da entrambi i contendenti.
( da "Articolo21.com" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Perchè fermare la
1360. Petizione popolare di redazione RESPINGERE LA PROPOSTA DI LEGGE N.
1360/2008 ISTITUZIONE DELL?ORDINE DEL TRICOLORE E ADEGUAMENTO DEI TRATTAMENTI
PENSIONISTICI DI GUERRA PETIZIONE POPOLARE Dietro il milite delle Brigate nere
più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le
operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto;
dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per
una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio
giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono. Italo Calvino Al
Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano Al Presidente della
Camera dei Deputati, On .Gianfranco Fini Al Presidente della Commissione Difesa
della Camera dei Deputati, On. Edmondo Cirielli Ai membri del Parlamento
Italiano e, p.c., Ai Deputati del Parlamento Europeo Lo spirito della proposta
di legge n. 1360, presentata il 23 giugno 2008 e in discussione dal 12 novembre
2008 alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, è contrario ai principi
fondanti della Repubblica Italiana, della Costituzione della Repubblica
Italiana e della Democrazia, affermatisi in Italia in seguito alla Resistenza e
alla Liberazione del nostro Paese dal fascismo collaborazionista con l?esercito
occupante nazista. I firmatari di questa petizione, condividendo le posizioni
assunte in proposito dalle Associazioni Partigiane e degli ex-Deportati,
confidando nei principi della Democrazia e nella doverosa piena attuazione
della Costituzione, facendo anche riferimento al discorso di insediamento del
Presidente della Camera On. Gianfranco Fini, esortano il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera dei Deputati On.
Gianfranco Fini, e il Presidente della Commissione Difesa della Camera dei
Deputati On. Edmondo Cirielli perché agli autori della proposta di legge 1360
vengano forniti gli elementi di riflessione necessari a un ripensamento e al
suo ritiro, e affinché le Istituzioni Democratiche della Repubblica Italiana
vengano tutelate dalla eventuale e non auspicata approvazione parlamentare.
Dopo l'Armistizio e durante la guerra di Liberazione dall'invasione tedesca, il
Governo del Regno d'Italia rifugiato nel Sud Italia era regolarmente operante e
adempiva alle sue funzioni garantendo la continuità legale dello Stato
italiano. La Repubblica di Salò non aveva pertanto alcuna legittimità. Da ciò
deriva che i suoi aderenti, volontari o cooptati, non possono essere
assimilabili agli appartenenti all'Esercito Italiano, né i suoi reduci possono
avere, in quanto tali, alcun riconoscimento da parte della Repubblica Italiana.
La proposta di legge n. 1360/2008, che propone l?istituzione di un “Ordine del
Tricolore” presieduto dal Presidente della Repubblica, nasce da un?ottica
negazionista dell?evidenza della storia. Essa infatti equipara i miliziani
della Repubblica Sociale ai partigiani che durante la Resistenza combatterono
contro il fascismo e il nazismo, assegnando loro indistintamente il titolo di “cavaliere”;
mira al riconoscimento di onore, già respinto da numerosi Decreti
Luogotenenziali dello Stato italiano fin dal 1944-?45, ai miliziani di Salò;
sostiene, nel prologo, che tra il 1943 e il
( da "WindPress.it" del 16-03-2009)
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"Cercare la verit sulla guerra di Gaza"Contenuto della
pagina"Cercare la verit sulla guerra di Gaza": 16 personalit, tra cui
Antonio Cassese, scrivono al Segretario generale e al Consiglio di sicurezza
dell'Onu sulla necessit di un'indagine internazionale sulle violazioni del
diritto umanitario da parte di Israele e dei gruppi armati palestinesi durante
il conflitto di GazaCS038: 16/03/2009Sedici personalit, tra cui l'italiano
Antonio Cassese, hanno sottoscritto una lettera al Segretario generale e al Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite sulla necessit di un'indagine internazionale
sulle violazioni del diritto umanitario commesse da parte di Israele e dei
gruppi armati palestinesi nel corso del recente conflitto di Gaza.Il testo
della lettera aperta, promossa da Crisis Action e sostenuta da Amnesty
International, il seguente:"Durante il recente conflitto di Gaza sono
emerse denunce di gravi violazioni delle leggi di guerra, riguardanti la
condotta e le azioni sia dell'esercito israeliano che dei gruppi armati
palestinesi. Sulla base della nostra diretta esperienza nel campo della
giustizia internazionale e nella riconciliazione dei conflitti, riteniamo
importante che sia svolta un'indagine internazionale sulle gravi violazioni
delle leggi di guerra commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto di
Gaza. Senza stabilire i fatti in modo credibile e imparziale, sar difficile per
le comunit che hanno pagato l'altissimo prezzo della violenza superare le
conseguenze del conflitto e lavorare insieme alla costruzione di una pace
migliore. Un'indagine rapida, indipendente e imparziale rappresenterebbe una
documentazione pubblica sulle gravi violazioni del diritto umanitario e
fornirebbe raccomandazioni sul modo in cui i responsabili dovrebbero essere
chiamati a risponderne. Abbiamo constatato direttamente l'importanza di
indagare sulla verit e di dare giustizia alle vittime dei conflitti e crediamo
che questa sia la pre-condizione per andare avanti e ottenere la pace in Medio
Oriente.Il diritto umanitario delle Convenzioni di Ginevra fornisce standard
universali relativi alla condotta di guerra sia degli stati che degli attori
non statali. Il mondo deve pretendere in modo vigile il rispetto di questi
standard, indagare e esprimere la condanna per la loro violazione.Chiediamo ai
leader mondiali di trasmettere in modo deciso il messaggio che colpire i civili
durante un conflitto completamente inaccettabile. Chiediamo loro di sostenere
l'istituzione di una Commissione d'indagine delle Nazioni Unite sul conflitto di
Gaza. Questa Commissione dovrebbe avere la pi ampia competenza e autorevolezza
possibile e dovrebbe:ricevere il mandato di svolgere un'indagine rapida,
completa, indipendente e imparziale su tutte le denunce di gravi violazioni del
diritto umanitario commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto, non
limitandosi unicamente agli attacchi contro le strutture delle Nazioni Unite da
parte dell'esercito israeliano; agire in accordo con i pi rigorosi standard
internazionali che regolano questo tipo d'indagine; fornire raccomandazioni, se
rinvenisse prove sufficienti, sul modo pi adeguato per procedere nei confronti
dei responsabili delle gravi violazioni del diritto umanitario da parte delle
autorit competenti. Quanto accaduto a Gaza ci ha scosso profondamente. C' un
disperato bisogno di aiuti e ricostruzione ma, per rimarginare davvero le
ferite, anche doveroso stabilire la verit sui crimini perpetrati contro i
civili da entrambe le parti in conflitto."Segue l'elenco dei
firmatari:Cherif Bassiouni, presidente della Commissione di esperti delle
Nazioni Unite per indagare sulle violazioni del diritto umanitario nell'ex
Jugoslavia (1992-1994) e presidente del Comitato di redazione della Conferenza
diplomatica delle Nazioni Unite sulla Corte penale internazionale (1998). Alex
Boraine, vicepresidente della Commissione per la verit e la riconciliazione del
Sudafrica (1995-1998). Antonio Cassese, primo presidente (1993-1997) e giudice
(1993-2000) del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e capo
della Commissione internazionale d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Darfur
(2004). Luc Ct, direttore esecutivo della Commissione speciale indipendente
d'inchiesta per Timor-Leste (2006), direttore dei procedimenti penali della
Corte speciale per la Sierra Leone (2003-2005).Richard J. Goldstone, presidente
della Commissione permanente d'inchiesta del Sudafrica sulla violenza pubblica
e le intimidazioni (1991-1994), procuratore capo dei Tribunali internazionali
per l'ex Jugoslavia e il Ruanda (1994-1996), giudice della
Corte costituzionale del Sudafrica (1996-2003) e presidente della Commissione
indipendente d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Kosovo (1999).Hina Jilani,
rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui
difensori dei diritti umani (2000-2008) e membro della Commissione d'inchiesta
sul Darfur (2006).Salomn Lerner Febres, presidente della Commissione per
la verit e la riconciliazione del Per (2001-2003).Dumisa Ntsebeza, membro della
Commissione per la verit e la riconciliazione del Sudafrica (1995-1998) e della
Commissione internazionale d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Darfur (2004).
Stelios Perrakis, membro della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sul
Libano (2006) e membro della Commissione internazionale di accertamento dei
fatti.Paulo Srgio Pinheiro, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti
umani in Burundi (1995-1999) e in Myanmar (2000-2008) e presidente della
Commissione speciale indipendente d'inchiesta per Timor-Leste (2006). Mary
Robinson, presidente dell'Irlanda (1990-1997) e Alto commissario delle Nazioni
Unite per i diritti umani (1997-2002). William A. Schabas, membro della
Commissione per la verit e la riconciliazione della Sierra Leone
(2002-2004).Yasmin Sooka, membro della Commissione per la verit e la
riconciliazione del Sudafrica (1995-1998) e della Commissione per la verit e la
riconciliazione della Sierra Leone (2002-2007). Desmond Travers, ex colonnello
delle Forze di difesa irlandesi, direttore dell'Istituto per le indagini penali
internazionali.Desmond Tutu, presidente della Commissione per la verit e la
riconciliazione del Sudafrica (1995-1998) e premio Nobel per la pace.Ralph
Zacklin, assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari
legali (1998-2005) e membro della Commissione speciale indipendente d'inchiesta
per Timor-Leste (2006).FINE DEL COMUNICATO Roma, 16 marzo 2009 Per
approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail:
press@amnesty.it?EmailFacebookDeliciousMySpaceTechnoratiDigg
( da "Corriere Adriatico" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Depurazione, giù le
mani dal comitato Fabriano "Il comitato acqua nostra, che per altro
comprende anche esponenti del Pd e dell'Udc, merita rispetto, non fosse che per
il fatto di aver raccolto ben 1.500 adesioni". Il capogruppo consiliare
comunale di Forza Italia Silvano D'Innocenzo cerca di riportare serenità sulla
vicenda riguardante il pagamento ingiusto del canone di depurazione da parte di
tante famiglie fabrianesi, ma non può ignorare gli ultimi attacchi giunti da
alcuni partiti. "Comprendiamo le mistificazioni del Partito democratico -
spiega D'Innocenzo - che cerca di inquinare (è proprio il caso di dirlo!) la
situazione, nascondendo le sue grosse responsabilità. Gli eventuali aumenti
delle tariffe sono stati decisi dalla Conferenza dei sindaci della provincia di
Ancona e bloccate, almeno per il momento, dal sottoscritto e da Enrico
Carmenati durante la conferenza dei capigruppo". Ce n'è anche per l'Unione
di centro, ovviamente. "Agli amici dell'Udc - prosegue il capogruppo
azzurro - diciamo semplicemente che definire fantomatico un comitato di 1.500
cittadini vuol dire offendere i cittadini stessi. Un atteggiamento, questo, che
relega l'Udc a delinearsi come un piccolo partito di provincia. Per quanto
concerne l'approvazione dell'emendamento presentato dal senatore D'Alì,
ricordiamo a tutti che i parlamentari nazionali di Pd e Udc non hanno votato
contro, bensì si sono astenuti". Ma c'è dell'altro, perché il
provvedimento non sarebbe così negativo come presentato da più parti. "Il
senatore Casoli - osserva ancora D'Innocenzo - ha ribadito che in questo
emendamento c'è un fortissimo rispetto della sentenza della
Corte Costituzionale. Il vero fine del documento è quello di razionalizzare i
rimborsi, cercando di sostenere le società di gestione che hanno già intrapreso
l'allestimento egli impianti di depurazione. Questo provvedimento, dunque,
costituisce un pungolo al rispetto ambientale, quel rispetto ambientale che è
stato a lungo sventolato dalla sinistra, ma da sempre rimasto disatteso
dalla sinistra stessa, con forti ricadute negative sulla natura e sui
cittadini". Il provvedimento varato dal Senato aveva sollevato non poche
perplessità anche da parte dell'associazione dei consumatori che teme
l'inasprimento delle tariffe nei confronti di tutti gli utenti, mentre si
allungherebbero i tempi dei rimborsi. Prosegue la raccolta delle diffide da
parte del comitato per chiedere il rimborso del canone in tempi rapidi.
AM.CAM.,
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)" del
16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
La
Corte Costituzionale, con sentenza 30/01/09 n.
( da "Gazzettino, Il (OgniSport)" del
16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Latti e Tavarner,
riflettori sulle retrovie Lunedì 16 Marzo 2009, GIRONE Q 21 GOL: Sartor
(Montegrappa). 18: Bortot (Sernaglia), Buffon (Cisonese), F. Pellizzari
(Bessica). 16: Biasion (Foen). 12: M. Alberton (Castion), Pastro (Bessica),
Bacchetti (S.P. Calcio 2005), Pradetto (Cisonese). 11: Gelisio (Juventina), E. Simoni (Virtus Csm). 9: D. Bortolon (Altivolese), Zandonà
(Bessica). 8: Bittante (Virtus Csm). 7: Tavarner (Lentiai), L. Nussio
(Castion), Binotto Montegrappa). 6: Carretta (S.P.Calcio 2005), Merlo
(Caerano), Galanti (Montegrappa), Farenzena (Agordina), Cesca (Cisonese), Cavesso
(Fiori Barp), Bentivenga (Altivolese), Robassa (Juventina). 5: Lise
(Fiori Barp), Rizzardo (Caerano), Nadir, Trinca (Cisonese), Rahli, Colmanet
(Piave Tegorzo), De Biasio (Virtus Csm), Puppetti (Virtus Csm), Slongo (Foen).
( da "Varesenews" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Busto Arsizio - I
ragazzi dell'Olga Fiorini e del liceo Pantani hanno incontrato
l'europarlamentare leghista. Luci e ombre dlele istituzioni europee, tra
costituzioni che non decollano, gelosie degli Stati e un parlamento privo del
potere di iniziativa legislativa e che fa avanti e indietro fra due sedi A
lezione di Europa con Francesco Speroni Una lezione molto speciale. è quella
che oggi Francesco Speroni, europarlamentare per la Lega Nord nonchè presidente
del consiglio comunale di Busto Arsizio, e in passato senatore e ministro, ha
tenuto ai ragazzi delle classi quarte e quinte dell'istituto superiore Olga
Fiorini e del liceo della comunicazione e dello sport intitolato a Marco
Pantani. Un intervento, quello dell'esponente leghista, mirato a spiegare ai ragazzi
che lo scorso febbraio sono stati in gita fra l'altro proprio a Strasburgo, il
funzionamento delle istituzioni europee e la loro complessa struttura ed
evoluzione. A giugno si voterà per il rinnovo dell'Europarlamento: i
parlamentari saranno ridotti da
( da "Dire" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
"Non segnaliamo
migranti", manifestazione a Bologna BOLOGNA - "Contro il razzismo,
per il diritto alla salute: noi non segnaliamo". E' con questo slogan che
medici, studenti, immigrati e avvocati scenderanno in piazza, domani a Bologna,
contro l'emendamento del pacchetto sicurezza che spinge gli operatori sanitari
a denunciare gli stranieri irregolari che si rivolgono a loro per necessità
mediche. La lista dei promotori è lunga e comprende, tra le altre sigle, l'associazione
Sokos, l'Associazione degli specializzandi bolognesi e Federspecializzandi, il
gruppo Prometeo degli studenti di Medicina, il Coordinamento migranti, gli
Avvocati di strada, Piazza grande, Medici senza frontiere, Emergency, Ya Basta,
Cgil e Arci. L'appuntamento è per le
( da "Virgilio Notizie" del 16-03-2009)
Argomenti: Giustizia
Roma, 16 mar.
(Apcom-Nuova Europa) - Quella degli Aliev vuol farsi dinastia. Ilham, figlio di
Haidar, secondo presidente dopo il padre dell'Azerbaigian post-sovietico, spera
che dopodomani venga eliminato l'ostacolo al perpetuarsi del suo potere: il
limite costituzionale di due mandati previsti per il
capo dello Stato dalla Costituzione. L'occasione viene dal referendum previsto
per il 18 marzo che, tra le altre modifiche, prevede proprio la cancellazione
del limite di mandati. Le schede di voto, presentate sul sito internet della
commissione elettorale, sono estremamente confuse. Ben 29 sono le modifiche su
cui viene chiesto il parere della popolazione, sulla base della richiesta fatta
a dicembre da parte di Yeni Azerbaijan (Nuovo Azerbaigian), il partito di
Aliev. Alcuni di questi emendamenti sono semplici aggiornamenti stilistici
della Costituzione del 1995, già emendata nel 2002. Altri sono di sostanza.
Tuttavia, l'emendamento costituzionale più forte è
quello che riguarda il presidente, eletto a ottobre scorso per il secondo
mandato consecutivo, dopo essere succeduto nel 2003 al padre, rimasto
presidente fino alla morte. L'Articolo 101, comma V, della Costituzione contava
di una sola, semplice frase: "Nessuno può essere eletto come presidente
della Repubblica dell'Azerbaigian per più di due volte". Ora, secondo
quanto riferisce la commissione, se il referendum passerà, reciterà: "Nel
caso in cui la celebrazione delle elezioni presidenziali non venga tenuta a
causa di operazioni di guerra in base a uno stato di guerra, il mandato del Presidente
della Repubblica dell'Azerbaigian sarà esteso fino al termine delle operazioni
militari. La decisione su questa materia sarà adottata
dalla Corte costituzionale della Repubblica dell'Azerbaigian sulla base della richiesta del
corpo statale che organizza le elezioni". Una formulazione che, essendo
l'Azerbaigian ancora tecnicamente in guerra con l'Armenia con il
Nagorno-Karabakh (è però vigente un cessate-il-fuoco dal 1994), lascia aperta
la possibilità di interpretare in senso ampio la lettera costituzionale. A sentire le dichiarazioni ufficiali, gran parte degli
azeri sa orientarsi benissimo nel coacervo di tematiche insite nella
maxiriforma costituzionale e sono pronti ad andare al
voto. "La gente è stata informata sul nucleo degli emendamenti costituzionali
portati al referendum durante la campagna", ha detto il capo del
Dipartimento per la pubblica amministrazione della Presidenza azera Ali Hasanov
a Trend News. "Sono certo - ha continuato - che il 70 per cento degli
elettori conosce ormai bene gli emendamenti . Io penso che gli elettori si
recheranno in gran numero a esprimere le loro idee sugli emendamenti il 18
marzo". (segue)