CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

 

Report "Giustizia"  13-21 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Comune di Ledro: Regione contro Governo ( da "Trentino" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: contro Governo VAL DI LEDRO La Regione resisterà davanti alla Corte Costituzionale all'impugnativa del governo relativa alla legge di istituzione del Comune di Ledro. Lo hanno ribadito ieri i sindaci interessati, che hanno incontrato l'assessore regionale agli Enti locali, Margherita Cogo. La Regione puntualizza che non ci saranno rallentamenti nella nascita del Comune di Ledro,

Il governo impugna e bloccal'assunzione di 300 precari ( da "Secolo XIX, Il" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale» Èâ??SCONTRO tra la Regione e il governo sul tema del lavoro e del precariato. Il consiglio dei ministri ha impugnato due leggi regionali approvate lo scorso 28 aprile. Una riguarda le "Norme in materia di bonifiche di siti contaminati" («La disciplina dei rifiuti è riconducibile alla competenza legislativa esclusiva statale e pertanto le Regioni non possono

il governo boccia la legge sui ricercatori posto fisso a rischio per trecento precari - franco capitano ( da "Repubblica, La" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Noi andremo di fronte alla Corte Costituzionale e vedremo alla fine come saranno giudicati i profili di costituzionalità di questi provvedimenti». La Regione Liguria è molto critica in particolare per la legge rivolta alla stabilizzazione dei precari nei settori della ricerca: «particolarmente grave giudichiamo l´atteggiamento del governo sul problema dei precari -

parla stefano mauri - maurizio bono ( da "Repubblica, La" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: basta la Corte Costituzionale, e se non basta c´è la Corte Europea. Non viviamo nei tempi bui, Mondadori stessa pubblica tranquillamente Gomorra e politici di sinistra». A ben vedere, lo stesso postulato che a far più danni è la paura è stato la bussola di Mauri anche durante le polemiche sullo Strega: «Contro lo strapotere dei grandi gruppi e il sospetto di pressioni sui giurati,

Iran, Ahmadinejad in testa Mousavi: ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: risolvere i conflitti fra il Parlamento e il potente Consiglio dei guardiani (la Corte Costituzionale coranica che ammette o boccia le leggi e i candidati alle elezioni, ndr), ha scritto una lettera aperta alla Guida Khamenei lamentando il suo silenzio e invitandolo a garantire una consultazione «pulita». Ahmadinejad lo aveva accusato in un dibattito televisivo di essere «corrotto».

LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysle... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 31 LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysle... LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysler in un giorno. La stessa decisione della Corte Costituzionale italiana avrebbe richiesto mesi se non anni.

Il re libico delude le donne Per gli arabi sono mobilio ( da "Unita, L'" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Poi la moglie di Gianni Letta e l'unica giudice donna della Corte Costituzionale, Maria Rita Saulli. Del centrosinistra nessuna. Afef rincorre il leader libico per salutarlo mentre riparte in limousine bianca. Un gruppo di impreditrici protesta: «Ci hanno strumentalizzato, alla tv libica faranno vedere solo gli applausi e non gli sberleffi.

Formigoni: stop alle ispezioni del governo nei nostri uffici ( da "Corriere della Sera" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ricorso alla Corte costituzionale per conflitto di competenze. La Regione Lombardia contesta «la fondatezza delle norme che reggono tale attività ispettiva, oggi superate dal titolo V della Costituzione». Attacca Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi: «Serve una commissione di inchiesta perché tali irregolarità non possono essere affare privato della giunta e di Formigoni.

Attualmente le autonomie scolastiche (con segreteria e presidenza) sono 10.800. Le scuole (plessi sc... ( da "Unita, L'" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che hanno presentato un ricorso alla Corte costituzionale. La sentenza è attesta a giorni. Protestano i genitori e i sindaci. Ma la Gelmini tira dritto, anzi ha una carta nel cassetto: ha escogitato il «giochino» del contachilometri e la tirerà fuori nella prossima Conferenza Stato-Regioni unificata, in cerca di un'intesa che difficilmente otterrà.

Otto regioni in attesa del verdetto della Corte Costituzionale ( da "Unita, L'" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Otto regioni in attesa del verdetto della Corte Costituzionale Contro il piano di ridimensionamento degli istituti scolastici 8 Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzinale (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia). I ricorsi sono stati discussi in udienza pubblica il 9 giugno scorso.

Niger/ Corte costituzionale annulla referendum su presidenza ( da "Virgilio Notizie" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte costituzionale del Niger ha annullato il decreto di convocazione di un referendum che, in caso di vittoria del "sì", avrebbe permesso al presidente Mamadou Tandja di essere rieletto per un terzo mandato consecutivo. Lo riferisce l'agenzia Misna.

La città di Venezia il 3 luglio celebra il web ed il WiFi ( da "Sestopotere.com" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha affermato orgoglioso il vicesindaco - sarà dedicato alla Corte Costituzionale francese, che ha recentemente bocciato la proposta di limitare l'accesso alla rete, richiamandosi alla Carta dei Diritti universali dell'Uomo". "Vorrei davvero - ha continuato il vicesindaco - che quel venerdì i cittadini si riappropriassero della città sperimentando la rete".

Ue/ Kohler: Corte Costituzionale dirà sì a Trattato Lisbona ( da "Virgilio Notizie" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in questo modo la Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro passo". Kohler ha partecipato, insieme al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ai capi di Stato di Austria, Portogallo e Ungheria al vertice informale sull'Ue di Napoli alla conferenza stampa che chiude i lavori e in cui viene affrontato

GIUSTIZIA/ GASPARRI: SFIDO A PROVARE L'IMPARZIALITÀ DEL CSM ( da "Wall Street Italia" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Giustizia/ Gasparri: Sfido a provare l'imparzialità del Csm -->Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri torna ad attaccare i magistrati accusando il Csm di non essere imparziale. "Il Consiglio Superiore della Magistratura - scrive - non fa mai scelte in base a valutazioni politiche.

UE/ KOHLER: CORTE COSTITUZIONALE DIRÀ SÌ A TRATTATO LISBONA ( da "Wall Street Italia" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ue/ Kohler: Corte Costituzionale dirà sì a Trattato Lisbona -->Il presidente tedesco Horst Kohler è convinto che "la corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in questo modo la Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro passo".

GIUSTIZIA/ FERRI (CSM): DIMISSIONI CONSIGLIERI RISPOSTA SBAGLIATA ( da "Wall Street Italia" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm): Dimissioni consiglieri risposta sbagliata -->Il consigliere del Csm Cosimo Maria Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, la corrente considerata più vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni dalla commissione preposta agli incarichi direttivi di quattro consiglieri rappresentano "una risposta sbagliata"

Giustizia/ Ferri (Csm): Dimissioni consiglieri risposta ( da "Virgilio Notizie" del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il consigliere del Csm Cosimo Maria Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, la corrente considerata più vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni dalla commissione preposta agli incarichi direttivi di quattro consiglieri rappresentano "una risposta sbagliata" alle dichiarazioni del Guardasigilli Angelino Alfano in materia di lottizzazione delle nomine,

Quota fogna: non pagate ( da "TarantoSera.com" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: istanza di pagamento è la Corte Costituzionale che nella sentenza n. 335/2008, fa sapere Codici, stabilisce che è illegittima la quota di tariffa relativa al servizio di depurazione nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati o questi siano inattivi.

SE MARX SEDUCE LA DESTRA ( da "Stampa, La" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dove la Corte costituzionale ha appena invalidato una legge che vieta lo scaricamento di programmi, affermando che solo il giudice può emettere sanzioni e non l'autorità amministrativa. È prezioso in Italia, dove la libertà internet è minacciata dalla nuova legge sulle intercettazioni: lo spiega molto bene Giuseppe Giulietti sul quotidiano online per la libertà d'

"xenofobia, è allarme serio l'europa non aspetti a reagire" - andrea tarquini ( da "Repubblica, La" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è un ricorso contro il Trattato alla nostra Corte costituzionale. E il presidente, com´è suo diritto, attende. Dobbiamo aspettare». La crisi internazionale ha colpito duramente il centro-est dell´Ue. Teme un nuovo Muro est-ovest? «Non facciamo d´ogni erba un fascio. La Polonia è il paese meno colpito, Praga ha un sistema finanziario sano, ma problemi nella real economy,

Cisl: ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: visto che la Corte Costituzionale «ha reso giustizia a quanti sostenevano la bocciatura di quella approvata nella passata legislatura». Il sindacato ritiene quindi che l'Assemblea Costituente, sia un'opportunità utile a sancire «il riconoscimento, la condivisione e l'attuazione di una nuova volontà dei sardi di rimotivare nuovi valori e obiettivi che sostanzino una stagione dell'

Elezioni in Iran: rivolta, morti e arresti Ahmadinejad: "Scontri non importanti" ( da "TGCom" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la corte costituzionale iraniana, controllata dai conservatori, ha il compito di sovrintendere alla regolarità delle elezioni, oltre che di selezionare i candidati. 15.32 - Usa: "Dubbi su correttezza voto" Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza delle elezioni presidenziali iraniane,

Giustizia/ Capi uffici Calabria: Csm merita riconoscenza su... ( da "Virgilio Notizie" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il CSM in carica, superando notevoli difficoltà tecniche e non poche resistenze, anche interne alla magistratura, ha fatto decollare, ormai irreversibilmente, la riforma dell'Ordinamento Giudiziario varata dal Parlamento. Crediamo che il CSM meriti la riconoscenza di tutti per ciò che ha saputo fare in ossequio alla legge",

GIUSTIZIA/ CAPI UFFICI CALABRIA: CSM MERITA RICONOSCENZA SU NOMINE ( da "Wall Street Italia" del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm merita riconoscenza su nomine -->"Il CSM, attualmente in carica, ha acquisito il merito storico di avere saputo dare leale, puntuale, risoluta, corretta attuazione alla riforma dell'ordinamento giudiziario. Uno dei punti cardine della riforma è costituito dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti degli Uffici giudiziari,

SOSTEGNO AL CSM ( da "Trentino" del 15-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Giustizia

Abstract: SOSTEGNO AL CSM SOSTEGNO AL CSM I procuratori della Calabria: nomine decise col ministro ROMA. «Tutte le nomine dei nuovi dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del ministro della Giustizia, la maggior parte di esse persino all'unanimità». Lo affermano i procuratori calabresi che, come sabato avevano fatto i loro colleghi dell'

In Italia non esistono le norme etiche ( da "Libertà" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale, opposizioni. Le motivazioni della sentenza sul caso Mills hanno manifestato in modo esemplare l'imbarbarimento dello Stato di diritto; come in Italia si possa avere il riconoscimento tecnico giudiziario delle responsabilità del corruttore/evasore fiscale senza che ciò comporti alcuna sanzione in virtù (

Iran, insiste l'opposizione Annullate il voto ( da "Unita, L'" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ai quali si è appellato Mousavi affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti.

Mir Hossein Mousavi non cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rah... ( da "Unita, L'" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ai quali si è appellato Mousavi affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti.

Iscrizione a ruolo in tempi più rapidi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte di cassazione, con la quale si dà attuazione all'indicazione della Corte costituzionale per la quale il contribuente non può essere esposto indefinitamente alle pretese del Fisco. Ad affermare l'applicabilità del termine decennale era stata la commissione tributaria regionale del Lazio, che aveva distinto tra gli avvisi di accertamento non impugnati dai contribuenti,

Un fondo per gli arbitrati ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: come quelli davanti alla Corte costituzionale o alle Corti europee. Le retribuzioni degli avvocati e dei procuratori si gioveranno, inoltre, del nuovo Fondo perequativo alimentato con i proventi degli arbitrati. Così come già accade, per esempio, per i giudici amministrativi, anche gli avvocati e i procuratori dello Stato che partecipano a collegi arbitrali dovranno,

I diritti della difesa trovano spazio ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dal legislatoree dalla Corte costituzionale, dei quattro codici fondamentali. è infatti all'esame della commissione giustizia del Senato un corposissimo disegno di legge di riforma, che contiene anche altre modifiche, come quelle all'ordinamento giudiziario e alla disciplina dell'equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo.

Limiti di applicazione dell'IRAP ( da "superEva notizie" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale con Sentenza 21/5/01 n. 156 ha dichiarato che non si applica l'Irap ai lavoratori autonomi che esercitano l'attività in assenza di capitali e lavoro altrui. Sul concetto di attività organizzata vi sono inoltre altre numerose sentenze di primo e secondo grado formulate sulla base delle istanze di rimborso presentate da molti professionisti e imprenditori individuali.

Politica: Si apra una riflessione sul rapporto tra correntismo e assegnazione di incarichi ( da "Sannio Online, Il" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM aveva richiesto l?apertura di una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22 imputati di un maxiprocesso... di Cosimo Maria Ferri * Il 16 aprile 2009 la Prima Commissione del CSM aveva richiesto l?apertura di una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22 imputati di un maxiprocesso per il mancato deposito entro i termini

China's car sales boom, reshaping a way of life ( da "Usa Today" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: based analyst for CSM Worldwide, an auto industry group. "If you want to grow your overall volume, this is where you need to invest," Zhang says. China is on track to sell 11 million vehicles this year, according to the China Passenger Car Association. That would be up 17% from 2008, and a stunning 20 times the number of vehicles sold in China just a decade ago.

Comuni Valmarecchia: le Marche pronte a ricorso contro secessione ( da "Sestopotere.com" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Regione Marche e` pronta a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia. La Giunta regionale ha deciso oggi di impugnare il testo di legge che verra` approvato dal Parlamento e ha incaricato il servizio Legislativo della Regione di predisporre gli atti necessari.

Referendum/ Licandro (Pdci): Non bisogna votare ( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: i giudici della Corte Costituzionale e salterebbero tutte le garanzie di autotutela costituzionale. E' democratico tutto ciò? E non è ancora più pericoloso per la democrazia in questa delicata fase della politica italiana? Domenica l'astensione non significa un volgare 'tutti al mare' ma è un preciso diritto di scelta per la democrazia piuttosto che per l'

ALFANO: MANCINO (CSM), SOLIDARIETA' A MINISTRO ( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract:

PIEMONTE: GARIGLIO, SCONCERTO PER IMPUGNATIVA CDM SU LEGGE ( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ''Sembra incredibile che si impugni la legge regionale a sostegno del piemontese con la motivazione che la lingua non e' riconosciuta a livello nazionale'' ha commentato Gariglio, auspicando che la Corte costituzionale non accolga il ricorso contro la legge regionale.

Slovacchia/ Presidente Gasparovic ha giurato per secondo ( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha prestato giuramento davanti alla presidente della Corte costituzionale, nel corso di una cerimonia solenne nello storico edificio del Teatro nazionale slovacco e alla quale hanno partecipato le massime cariche istituzionali e politiche, fra cui il presidente del Parlamento, Pavol Paska, e il premier Robert Fico.

DIMISSIONI DAL CSM, IL COLLE SCENDE IN CAMPO ( da "Wall Street Italia" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dimissioni dal Csm, il Colle scende in campo -->Il presidente della Repubblica incontrerà domani pomeriggio al Quirinale il comitato di presidenza del Csm. Successivamente riceverà i consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della commissione

QUIRINALE: DOMANI NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM ( da "Wall Street Italia" del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: DOMANI NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM -->(ASCA) - Roma, 15 giu - Il Presidente della Repubblica incontrera' domani pomeriggio al Palazzo del Quirinale il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura. Successivamente ricevera' i Consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della V Commissione.

venerdì si presenta "dialoghi con il presidente" ( da "Tirreno, Il" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Massimo Giannini, vice direttore ed editorialista di "Repubblica", introdurrà e coordinerà gli interventi di Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, e di Marcello De Cecco, docente alla Scuola Normale Superiore. Giuliano Amato concluderà la presentazione.

Il colpo di coda delle Marche ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 7 Il colpo di coda delle Marche Contro il passaggio dei 7 comuni ricorso alla Corte costituzionale UN VERO e proprio colpo mancino lanciato dalla Regione Marche ai sette Comuni dell'alta Valmarecchia a un passo dall'ingresso ufficiale in Emilia Romagna. La Regione ha deciso ieri di presentare ricorso alla Corte costituzionale, contro il distacco dell'alta Valmarecchia.

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: alla Corte costituzionale contro il passaggio che sembrava ormai cosa fatta. «I PARERI delle Regioni sono consultivi e non vincolanti - replica Pizzolante, quindi non vedo come questo ricorso possa intralciare l'iter. Questa iniziativa denota la cultura antidemocratica del centrosinistra, che non tiene in considerazione la volontà popolare e nemmeno il voto sovrano del Parlamento»

quella "quota femminile" che favorisce anche l'uomo - (segue dalla copertina) ( da "Repubblica, La" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è una sola donna alla Corte Costituzionale. Nei ministeri le donne sono il 48% dei dipendenti, ma il 16,6% dei dirigenti. Tra i medici dirigenti di una struttura complessa la quota di donne è pari al 10%. Nell´Università, la percentuale di donne tra i professori ordinari è attorno al 16% e gli uomini superano le donne anche in settori,

Appello alla Consulta contro la secessione ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale contro il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia». La giunta regionale ha deciso di impugnare la norma che è attualmente all'esame del Senato la proposta di legge per il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello e la loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna è stata approvata dalla Camera

di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA NÉ DI QUA nè di l ... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: discutere la decisione della sua giunta di ricorrere alla Corte Costituzionale per bloccare l'iter legislativo che sancisce l'aggregazione all'Emilia Romagna di sette comuni della Valmarecchia. Il referendum votato a larga maggioranza dagli abitanti di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello, per la mini secessione risale ormai a due anni fa.

in norvegia il 44% dei manager è donna. viaggio nel paese dove l'altra metà del cielo fa bene i bilanci. anche grazie a una legge - chiara saraceno ( da "Repubblica, La" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: istituzioni culturali come nella Corte costituzionale. Il problema è come ridurre ed evitare che si riproduca una quota maschile che si avvicina al monopolio. Un monopolio così dato per scontato che nessun uomo si sognerebbe mai di ritenersi offeso, o sminuito nel riconoscimento delle proprie competenze, se assunto, promosso, designato proprio perché innanzitutto appartiene al "

Fostul procuror Dan Voinea s-a pensionat cu 185 milioane pe luna (AUDIO) ( da "Romania Libera" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a CSM a avizat revocarea din functia de procuror-sef adjunct al Sectiei Parchetelor Militare a lui Voinea. Voinea a contestat decizia CSM si a anuntat ca isi depune la Consiliu cererea de pensionare. Voinea a detinut, intre 1997 si 2000, sefia Sectiei Parchetelor Militare, iar in aprilie 2006 a fost numit in functia de procuror militar sef adjunct al Sectiei Parchetelor Militare.

Voli di Stato, la Procura di Roma chiede l'archiviazione per Berlusconi ( da "Repubblica.it" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale. Che, in una circostanza analoga, non ravvisò nè profili di rilevanza penale, nè danni erariali. In pratica, nonostante l'ospitalità data a estranei sia conclamata, e sebbene fosse in vigore un regolamento restrittivo voluto dal governo Prodi, la Procura ha valutato il caso dei voli di Berlusconi simile a quello che due anni fa coinvolse Clemente Mastella e Francesco

Patente a punti. Asaps: solo 205.958 i conducenti che hanno ultimato i corsi di recupero ( da "Sestopotere.com" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: elettronica con la rilevazione delle violazioni a distanza, dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale del 2005, permetteva di non comunicare chi era il conducente alla guida. In molti casi si è adottato il sistema dell?addebito dei punti al nonno patentato, alla mamma, al cittadino extracomunitario che collabora col datore di lavoro.

Giustizia/ Toghe onorarie denunciano Italia a Commissione Ue ( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: vengono allegate anche sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. "Si tratta di garanzie - spiega la Federmot - previste in via inderogabile già dalla nostra carta costituzionale, ma svuotate di contenuto dalla legislazione ordinaria". La Federazione promuoverà ora in Italia cause individuali dei propri associati per rivendicare "tutti i diritti finora negati"

Csm, Napolitano rigetta le dimissioni dei tre consiglieri polemici con Alfano ( da "Stampaweb, La" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ma senza che questo «delegittimi» il lavoro del Csm, «demotivandone» i suoi componenti e ledendone il lavoro; per quanto riguarda poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve essere amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le decisioni finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento.

PREMI. La direttrice del Pam vince il Premio Bellisario ( da "Vita non profit online" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Marie Madeleine Mborantsuo Presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne Giuriste gabonesi e Rangina Hamidi Fondatrice dell'Afghans for Civil Society (ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine, per il Germoglio d'Oro, assegnato ai giovani, Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello (

NAPOLITANO: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI ( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: diffusa dopo l'incontro al Quirinale con i vertici del CSM e con i tre consiglieri dimissionari. I tre componenti la Commissione si erano dimessi all'indomani delle accuse al CSM di lottizzazione degli incarichi, seguendo la logica delle 'correnti', arrivate dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

NAPOLITANO: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI -->''Rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio Superiore della magistratura'' e invito a ritirare le dimissioni rivolto ai consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi (primi due togati e il terzo laico), ritiratisi dal loro incarico nella V commissione dell'

Giustizia/ Napolitano: Riflettere su nomine,no ( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ma senza che questo "delegittimi" il lavoro del Csm, "demotivandone" i suoi componenti e ledendone il lavoro; per quanto riguarda poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve essere amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le decisioni finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento.

RESPINTE LE DIMISSIONI DI TRE CONSIGLIERI DEL CSM NAPOLITANO: CONFRONTO, MA DECIDE IL PARLAMENTO ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Respinte le dimissioni di tre consiglieri del Csm Napolitano: confronto, ma decide il Parlamento -->Il Presidente della Repubblica ha rigettato le richieste di Berruti, Maccora e Siniscalchi, pronti a lasciare per protesta contro le parole di Alfano sulla lottizzazione delle nomine.

CSM, IL COLLE RESPINGE LE DIMISSIONI: "NON INTERFERIRE CON IL PARLAMENTO" ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm, il Colle respinge le dimissioni: "Non interferire con il Parlamento" -->Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi.

NAPOLITANO RESPINGE LE DIMISSIONI DAL CSM PRESENTATE DA TRE CONSIGLIERI ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano respinge le dimissioni dal Csm presentate da tre consiglieri -->Berruti, Siniscalchi e Maccora avevano lasciato il loro posto in polemica con il ministro della Giustizia

GIUSTIZIA; NAPOLITANO E CSM RESPINGONO DIMISSIONI CONSIGLIERI ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano e Csm respingono dimissioni consiglieri -->Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare.

GIUSTIZIA/ NAPOLITANO E CSM RESPINGONO DIMISSIONI CONSIGLIERI ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano e Csm respingono dimissioni consiglieri -->Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare.

CSM, NO ALLE DIMISSIONI DEI CONSIGLIERI ( da "TGCom" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 16/6/2009 Csm respinge dimissioni consiglieri Napolitano: "Rinnovo la mia fiducia" Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi.

QUIRINALE: NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM -->Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato nel pomeriggio al Quirinale i componenti del Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura, composto dal Vice Presidente, Nicola Mancino, e dai componenti di diritto, Vincenzo Carbone e Vitaliano Esposito,.

Niger/ Referendum, si profila crisi istituzionale ( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: televisione nazionale ha definito la decisione della Corte Costituzionale di annullare il decreto con il quale il presidente Mamadou Tandja aveva convocato un referendum costituzionale per il prossimo 4 agosto. Lo riferisce l'agenzia Misna. "Un decreto è un atto di governo che, in principio, non è suscettibile di ricorso" ha precisato il portavoce, aggiungendo che "tutte le istituzioni,

CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V ( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: del CSM ha respinto le dimissioni dei consiglieri della Commissione incarichi direttivi Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via di urgenza a seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica; lette le dichiarazioni del Capo dello Stato di condivisione dell'unanime orientamento espresso da questo Comitato nella seduta del 12 giugno u.

GIUSTIZIA/ CONSIGLIERI CSM 'DIMISSIONARI' TORNERANNO A LORO POSTO ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Consiglieri Csm 'dimissionari' torneranno a loro posto -->"Molto probabilmente riprenderemo il nostro posto". A dirlo è Giuseppe Maria Berruti, consigliere dimissionario dalla V commissione del Csm, che non si sbilancia, ma che di fatto accoglie l'invito del capo dello Stato e della presidenza di palazzo dei Marescialli a ritirare le dimissioni.

## GIUSTIZIA/ NAPOLITANO MEDIA SU CASO ALFANO-CSM: NO DIMISSIONI ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano media su caso Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale lo scontro fra tre consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle nomine dei magistrati. Al Colle salgono prima i componenti dell'ufficio di presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della Cassazione Vitaliano Esposito e il primo presidente.

GIUSTIZIA/ MACCORA (CSM): FIDUCIA NAPOLITANO RASSERENA CLIMA ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Maccora (Csm): Fiducia Napolitano rasserena clima -->"Ho preso atto della fiducia che il presidente della Repubblica ha voluto manifestarci, ribadita dal Comitato di presidenza: questo mi consente di riprendere il mio lavoro con assoluta serenità". Lo dice Ezia Maccora, consigliere togato di Magistratura Democratica al Csm,

CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE ( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE -->Il Comitato di Presidenza del CSM ha respinto le dimissioni dei consiglieri della Commissione incarichi direttivi Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via di urgenza a seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica;

COMUNICATO AL TERMINE DELL'INCONTRO DEL PRESIDENT ( da "WindPress.it" del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare. Il Presidente della Repubblica ha espresso rinnovata fiducia nell'impegno del CSM e delle sue Commissioni a tener conto dell'invito da lui stesso formulato anche in occasione della seduta del 9 giugno affinché tutte le scelte che al Consiglio competono vengano

Iran, la piramide del potere ( da "Stampa, La" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni.

Voli di stati e complotti 16.06 ( da "Secolo XIX, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E allora i riflettori del centrodestra si stanno spostando rapidamente sulla Corte Costituzionale: entro settembre, infatti, è attesa una decisione sulla legittimità del "Lodo Alfano", quello che mette le quattro più alte cariche dello Stato al riparo da eventuali inchieste giudiziarie. La decisione non arriverà prima dell'estate.

GIUSTIZIA, NAPOLITANO MEDIA SU CASO ALFANO-CSM: NO DIMISSIONI ( da "Wall Street Italia" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano media su caso Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale lo scontro fra tre consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle nomine dei magistrati. Al Colle ieri sono saliti prima i componenti dell'ufficio di presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della Cassazione Vitaliano Esposito e il primo.

E se la scossa fosse la sentenza sul lodo Alfano? ( da "Riformista, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Alema fosse la bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte costituzionale? Certo, la data dell'udienza sulla costituzionalità del provvedimento non è stata ancora fissata. E, tenuto conto del calendario, tutto lascia pensare che non si deciderà prima di settembre. Eppure lo spettro che agita i sonni del Cavaliere passa proprio da lì.

L'ultimo dei Virgin A New York chiude la stagione dei cd ( da "Riformista, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: contrastare il download illegale audio e video hanno varato a maggio una legge molto restrittiva (poi però bocciata dalla Corte Costituzionale). «Il provvedimento francese ce lo dovremmo aspettare anche qui da noi, ma per come è strutturato e per i numeri che ci sono dietro, mi sembra inapplicabile, nel senso che serve più a mettere paura, alla lettera dovrebbero prendere tutti.

Napolitano al Csm Un messaggio che va recepito ( da "Riformista, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano al Csm Un messaggio che va recepito MAGISTRATURA. Perché il Presidente ha ragione sul compito dei capi delle procure. Con un importante discorso al Plenum del CSM, la settimana scorsa il Presidente della Repubblica ha indirizzato alla magistratura un messaggio che non va sottovalutato.

napolitano media tra alfano e csm "né delegittimazioni né interferenze" - liana milella ( da "Repubblica, La" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di fornire il destro per giustificare iniziative che ridimensionino lo spazio del potere giudiziario. Per questo il presidente Napolitano archivia, in un fine settimana, lo scontro tra Alfano e il Csm, la dura polemica sulle nomine dei capi degli uffici che, a detta del ministro della Giustizia, sono state fatte badando «allo spillino della corrente che c´è affisso sulla giacca».

Monti via per qualche mese? I penalisti si oppongono' ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM stabilisce le destinazioni dei magistrati - aggiunge -, quindi, pubblica la vancanza di un posto e chi ha interesse presenta la domanda che poi sarà valutata da una commissione. La procedura, come si può immaginare, è abbastanza lunga». PIOVE sul bagnato, visto che la carenza di personale ad Ascoli era stata già evidenziatata dopo il pensionamento del procuratore Ponticelli.

di ANTONELLA COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto no... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ad una incriminazione per corruzione di minorenne fino alla decisione della corte costituzionale di dichiarare non valido il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo condannanno. Uno condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere nanche un minuto a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.

mi voleva screditare> ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ad una incriminazione per corruzione di minorenne fino alla decisione della corte costituzionale di dichiarare non valido il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo condannanno. Uno condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere nanche un minuto a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.

Stop alla secessione, tutti contro Spacca ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: di aver annunciato il ricorso alla Corte costituzionale contro il passaggio in Romagna dei sette Comuni. Il presidente della Comunità Montana, Lorenzo Valenti, afferma: «Questo annuncio intempestivo può sembrare strumentale in vista della discussione della legge al Senato, in programma oggi pomeriggio.

Il ricorso della Regione non piace a tutti ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la scissione dei sette Comuni della Valmarecchia dal territorio regionale afferma in una nota la Giunta Spacca preferisce ricorrere alla Corte Costituzionale per impedire gli effetti di una decisione assunta dapprima dai cittadini con una consultazione popolare che ha raccolto oltre l'80% dei consensi e successivamente codificata in un disegno di legge». Image: 20090617/foto/7613.

Iran, sì al riconteggio dei voti Migliaia in piazza, in lutto ( da "Unita, L'" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono l'annullamento del voto, ma sono pronti a ricontare almeno in parte le schede. Suona come una concessione alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori e mentori, fra cui lo stesso ex-presidente Khatami.

Innalzano i ritratti del loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la truffa elettor... ( da "Unita, L'" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono l'annullamento del voto, ma sono pronti a ricontare almeno in parte le schede. Suona come una concessione alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori e mentori, fra cui lo stesso ex-presidente Khatami.

I dodici Guardiani che controllano il processo elettorale ( da "Unita, L'" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: È una sorta di Corte costituzionale e può porre il veto alle leggi giudicate non conformi alla sharia, la legge islamica. I sei religiosi membri del Consiglio sono nominati dalla Guida suprema della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, punto di riferimento dei conservatori.

Le due piazze di Teheran ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una sorta di corte costituzionale composta da 12 membri, tutti rigorosamente conservatori, ha annunciato che procederà al riconteggio dei voti: «Ma soltanto in parte e se vi saranno prove di irregolarità». Il portavoce, Abbas Alì Khadkoai, rispondendo a una domanda, non ha escluso che ci possa essere anche una cancellazione del voto.

Spataro: A processo appena arrivano in Italia ( da "Manifesto, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha sollevato conflitto sostenendo che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il segreto di stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente però che se avessimo dovuto avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe probabilmente vanificato la segretezza dell'atto e determinato una risposta negativa circa l'utilizzo delle informazioni.

Se la notizia è autentica nessun bavaglio ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: autentica nessun bavaglio Intercettazioni e libertà di stampa --> Due anni fa la Corte Costituzionale, con le sentenze N. 348 e 349 del 24 ottobre 2007, ha dichiarato l'incostituzionalità delle leggi ordinarie dello Stato in contrasto con le norme della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nell'interpretazione offerta dall'attività giurispudenziale della Corte di Strasburgo.

Iran, la piramide del potere ( da "Stampaweb, La" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: una specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni.

Spataro: ( da "Manifesto, Il" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha sollevato conflitto sostenendo che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il segreto di stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente però che se avessimo dovuto avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe probabilmente vanificato la segretezza dell'atto e determinato una risposta negativa circa l'utilizzo delle informazioni.

Curtea Constitutionala a decis ca nu exista un conflict constitutional privind finantarea justitiei ( da "Romania Libera" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: precizand ca aceasta criza se adanceste cat timp "astazi si CSM a pierdut un proces la CCR". Ministrul Justitiei, Catalin Predoiu, a declarat, miercuri, dupa terminarea dezbaterilor CCR privind sesizarea CSM, ca nu exista un conflict constitutional intre autoritatea judecatoreasca si cea executiva, el afirmand ca este vorba doar de o criza financiara "pasagera.

Basescu: Magistratii respectati au ca stapan legea (VIDEO) ( da "Romania Libera" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: astazi si CSM a pierdut un proces la Curtea Constitutionala. Aceasta este motivul pentru care in justitie este o stare de criza, criza de credibilitate", a spus Basescu. Traian Basescu a facut referirea la decizia CCR de miercuri asupra sesizarii CSM cu privire la un conflict dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu,

Giustizia: Napolitano a CSM, non interferire in decisioni Camere ( da "Sestopotere.com" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano a CSM, non interferire in decisioni Camere (17/6/2009 15:54) | (Sesto Potere) - Roma - 17 giugno 2009 - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l?unanime orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare.

BERLUSCONI/ SAPONARA (CSM): D'ALEMA? C'È QUALCOSA DI POCO CHIARO ( da "Wall Street Italia" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Csm): D'Alema? C'è qualcosa di poco chiaro -->"Sentendo D'Alema dirsi sicuro che il presidente del Consiglio sia dimezzato, D'Alema che dice quello che dice alla trasmissione di Lucia Annunziata, D'Alema che sta a Bari a fare la campagna elettorale e da Bari arrivano certe notizie, allora il sospetto che ci sia qualche cosa di poco chiaro è.

Inchiesta Bari, per Berlusconi "spazzatura e falsità" ( da "Reuters Italia" del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Oggi il quotidiano "Il Riformista" scrive che la "scossa" potrebbe venire in autunno dalla bocciatura del cosiddetto Lodo Alfano - quello relativo all'immunità delle più alte cariche dello Stato - da parte della Corte Costituzionale. Continua...

Intercettazioni, l'appello dell'Ordine dei giornalisti ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che di fatto mina la libertà di informazione e si mostra in palese contrasto con le decisioni assunte da corti europee e dalla nostra corte costituzionale». Per questo, l'Ordine convocherà gli stati generali dell'informazione a Roma nei giorni in cui il ddl sarà discusso al Senato, mentre l'Fnsi (il sindacato dei giornalisti) ha ribadito l'intenzione di scioperare.

Legge sull'eolico, la Coldiretti rilancia la protesta ( da "Tempo, Il" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: in quanto il governo nazionale ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale alcuni punti della legge. Questa posizione poi non significa che non si possono continuare a difendere i legittimi diritti dei cittadini molisani. Che non vi sia stato alcuna audizione della Commissione Consiliare Regionale su un argomento di tale rilevantissima importanza, crea stupore e preoccupazione»

Referendum elettorale, la partita è sul quorum ( da "Corriere della Sera" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: i tre quesiti referendari con la collaborazione di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. Paolo Foschi Chi è Cesare Mirabelli, nato nel 1942, già vicepresidente del Csm e presidente della Corte costituzionale, è professore ordinario di Diritto ecclesiastico e di Diritto costituzionale

Nomi illustri al Tiro a volo ( da "Corriere della Sera" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: del ministro degli Esteri Franco Frattini, dell'ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, il presidente dell'Autority sulla concorrenza Antonio Catricalà, l'ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, l'ex presidente del Tar del Lazio Pasquale de Lise. emenicucci@rcs.it Franco Frattini

Il Pd e il referendum contro il popolo ( da "Manifesto, Il" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e questa indicazione sarebbe stata vincolante, come diceva la giurisprudenza della Corte Costituzionale, anche per la definizione da parte del Parlamento delle norme elettorali sostitutive di quelle in vigore abrogate dal referendum. Tutte le nostre argomentazioni furono però respinte benché sostenute da tanti costituzionalisti.

I sette sindaci chiedono alle Marche di ritirare il ricorso ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: «Chiediamo di annullare la decisione di ricorrere alla Corte costituzionale contro il nostro passaggio in Romagna affermano . Questo ricorso non presenta validi presupposti per il suo accoglimento, essendo stati ampiamente dibattuti alla Camera i profili di legittimità costituzionale della norma stessa.

QUIRINALE: NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK ( da "Wall Street Italia" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: QUIRINALE: NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK -->Roma, 18 giu - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, prof. Giovanni Maria Flick. E' quanto informa un comunicato.

QUIRINALE/ NAPOLITANO RICEVE FLICK ( da "Wall Street Italia" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: (Apcom) - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick. Lo riferisce un comunicato stampa della presidenza della Repubblica.

Pari opportunità, confronto sulla nuova direttiva ( da "Sicilia, La" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 422/95, che ribadiva il criterio dell'irrilevanza giuridica del sesso, alla sentenza n. 49/03 che ha ribaltato tale ottica, ritenendo legittime le misure a favore delle donne. Una panoramica delle politiche per l'occupazione femminile nella strategia di Lisbona è stata fatta dal prof.

REFERENDUM: ASSOCIAZIONE SALVIAMO LA COSTITUZIONE, PERCHE' ( da "Virgilio Notizie" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: approvazione di riforme costituzionali di parte. Dunque non ne ridurrebbe, anzi ne aumenterebbe i vizi di costituzionalita', come pure la Corte Costituzionale ha sottolineato nella ricordata sentenza''. ''L'Associazione 'Salviamo la Costituzione', in coerenza con i principi e i valori di difesa e attuazione della Costituzione,

Le Acli bolognesi votano si al Referendum per spronare il Parlamento ( da "Sestopotere.com" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la Corte Costituzionale stabilisce che il quesito referendario non possa prevedere l?abrogazione per intero della legge poiché è necessario garantire sempre il rinnovo delle assemblee elettive. Il primo e il secondo quesito hanno la stessa struttura e lo stesso obiettivo: eliminare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.

Scuola, Sedioli sollecita il Governo sui tagli agli organici degli insegnanti ( da "Sestopotere.com" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fatto che i provvedimenti del Governo sono oggetto di ricorso presso la Corte Costituzionale da parte di molte Regioni ? aggiunge l?assessore - e che una recente ordinanza del TAR del Lazio ha evidenziato che il Ministero sta procedendo in assenza di una normativa validamente definita su un tema così delicato. Siamo di fronte ad un decisionismo non supportato da analisi di qualità,

18-06-2009 18:32 economia ( da "Soldionline" del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Marie Madeleine Mborantsuo presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne Giuriste gabonesi, Rangina Hamidi, Fondatrice dell'Afghans for Civil Society (ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine il Germoglio d'oro è stato assegnato a Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale ''Luigi Daga'' di Laureana di Borrello (RC).

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: regionale di non fare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge sul passaggio dell'Alta Valmarecchia all'Emilia Romagna. In un documento congiunto invitano ad «annullare immediatamente la decisione preannunciata di ricorrere alla Consulta». La Regione, sostengono, deve «rispettare pienamente la volontà dei cittadini dell'Alta Valmarecchia espressa democraticamente nel referendum,

Nella fortezza Bastiani il voto anticipato non sarebbe automatico ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: non sia bocciato dalla Corte costituzionale entro due o tre mesi. Come si vede, il sentiero del premier è stretto e a questo punto non è solo la campagna mediatica a mettere in crescente difficoltà il leader più popolare d'Italia. Berlusconi rischia davvero di trovarsi con le spalle al muro, per la prima volta dal '94.

Il centrosinistra a 391 voti dalla vittoria. E la sfida si conclude... al cimitero ( da "Manifesto, Il" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: già presidente della Corte Costituzionale e della Rai, che malgrado ciò al primo turno si è fermato al 37,1%. In origine giurista di area ingraiana, quindi Pci, oggi si ritrova dall'altra parte. O è cambiato molto il mondo o molto lui. Ha detto: «Destra e sinistra sono categoria poco importanti, conta la cultura del fare,

Sartori e l'Italia del ( da "Corriere della Sera" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha tenuto la presentazione, c'erano Sabino Cassese, lo storico Villari, Pellicani, Cipolletta, Roma, Anselmi, Golino, Mafai, Spataro e Veneziani. Sartori, Bindi e Veneziani si sono detti d'accordo che il «sultanato» non vuol dire dittatura.

Mousavi in piazza "Ladri e corrotti" ( da "Stampa, La" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rabbia dei manifestanti non è stata minimamente placata dalle concessioni di ieri del Consiglio dei Guardiani, una sorta di Corte Costituzionale che vigila anche sulla regolarità del voto. I giudici hanno accolto in minima parte le richieste dell'opposizione, ma hanno riconosciuto che il 12 giugno ci sono state «646 irregolarità denunciate»: schede non consegnate, o contraffatte.

Amministrative/ In Umbria la 'prima volta' dei ballotaggi ( da "Virgilio Notizie" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale Antonio Baldassarre 37,13 per cento (Pdl più Civica). Fondamentale sarà il ruolo dell'Udc (5,4 per cento) e della Lista Valigi Sindaco (4 per cento). Non ci sono al momento apparentamenti o indicazioni di voto. A Terni, come ad Orvieto, si potrebbe manifestare il fenomeno dell'anatra zoppa: ovvero se vincesse il centrodestra avrebbe il sindaco ma non la maggioranza

Giunta approva ddl collegato Finanziaria da 100 mln ( da "Sardegna oggi" del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Si tratta di una misura conseguente alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e ai pronunciamenti della Corte dei Conti. Abbiamo incrementato le risorse per il rilancio delle piccole imprese artigiane destinando 6 milioni 620 mila euro per le politiche attive del lavoro e per agevolare l?apprendistato.

emiliano e di cagno abbrescia sfida in musica, domani si vota - raffaele lorusso ( da "Repubblica, La" del 20-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: già ampiamente definite dalla Corte Costituzionale». L´ultima annotazione del candidato del centrodestra è di natura politica. «L´unica innegabile verità - dice - è che l´onorevole Capano, che evidentemente agisce su mandato e per conto di Michele Emiliano, tenta disperatamente di manipolare la verità per provare a condizionare il voto amministrativo del ballottaggio,

Il rito civile parte dal sommario ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: E studiano già come presentare richiesta alla Corte costituzionale per sospetta incostituzionalità della norma. Vecchi e nuovi riti Qui il rompicapo arriva al livello massimo perché la riforma triplica i riti (così, all'inizio, di semplificazione se ne vedrà poca). Il vecchio rito ordinario di cognizione sopravvive per le cause pendenti.

Niger/ Le elezioni anticipate si terranno il 20 agosto ( da "Virgilio Notizie" del 20-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: lo ha stabilito la Commissione elettorale nazionale respingendo la proposta di referendum costituzionale avanzata dal presidente Mamadou Tandja. Lo riferisce l'agenzia Misna. La Commissione, hanno detto alcuni membri dell'organismo, ha archiviato il progetto di referendum all'indomani del pronunciamento della Corte Costituzionale che lo aveva definito "illegittimo".

Referendum, cercasi quorum ( da "Stampa, La" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e che questo non è stato possibile poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di abrogare intere leggi, in materia elettorale. E s'è speso ovviamente per il sì, con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico, «chi vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza».

Dico sì e spero di cambiare la legge ( da "Unita, L'" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: prassi meno elefantiaca e la pronuncia di ammissibilità della Corte Costituzionale dev'essere anticipata a prima della raccolta delle firme. Che vanno "qualificate": 500 mila sono poche, ne servono almeno il doppio. Davanti a un numero enorme, inattaccabile di firme si potrebbe poi eliminare il quorum. E il referendum tornerebbe valido e centrale nella vita democratica del paese».

S'infiamma Teheran Mousavi: Pronto a morire ( da "Unita, L'" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: BROGLI PREPARATI DA MESI In una lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la Corte costituzionale della Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli pianificati mesi prima del voto».

Migliaia di iraniani non si piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le strad... ( da "Unita, L'" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: BROGLI PREPARATI DA MESI In una lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la Corte costituzionale della Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli pianificati mesi prima del voto».

DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibi... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibi... DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibilità a circa 600mila pensionati d'oro di recuperare circa 700 euro lordi l'anno. Il giudice di Vicenza aveva accolto l'eccezione di incostituzionalità del blocco per un anno delle pensioni superiori a 8 volte il minimo.

ballottaggi, a savona boffa tenta l'impresa - wanda valli ( da "Repubblica, La" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: poi riammessa dal Tar, che ha delegato la Corte Costituzionale a decidere nel merito. Si è andati avanti così, fino agli ultimi giorni, compresa la lotta dei manifesti: spesso, quelli del Pd, si sono ritrovati con gli spazi occupati dagli avversari e hanno dovuto rimediare appiccicando di nuovo i loro.

di Sonia Oranges Più che una sfida per l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di oggi tra il presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo Pen ( da "Riformista, Il" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: arma di pressione sulla Corte costituzionale in materia di lodo Alfano. Un test il cui risultato non è detto sia scontato. Da un lato, infatti, c'è il tiepido risultato ottenuto da Penati al primo turno, distaccato di dieci punti dal suo competitor che ha sfiorato la soglia del 50% che gli avrebbe assicurato la vittoria, senza però riuscire a superarla.

Referendum, cercasi quorum ( da "Stampaweb, La" del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e che questo non è stato possibile poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di abrogare intere leggi, in materia elettorale. E s?è speso ovviamente per il sì, con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico, «chi vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza».


Articoli

Comune di Ledro: Regione contro Governo (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Comune di Ledro: Regione contro Governo VAL DI LEDRO La Regione resisterà davanti alla Corte Costituzionale all'impugnativa del governo relativa alla legge di istituzione del Comune di Ledro. Lo hanno ribadito ieri i sindaci interessati, che hanno incontrato l'assessore regionale agli Enti locali, Margherita Cogo. La Regione puntualizza che non ci saranno rallentamenti nella nascita del Comune di Ledro, prevista per l'1 gennaio 2010, nel quale fonderanno i municipi di Molina, Pieve, Concei, Bezzecca, Tiarno di Sotto e Tiarno di Sopra, al termine di un processo iniziato nel 1999 con la costituzione dell'Unione dei Comuni della Valle di Ledro. Il governo mette in discussione soltanto uno degli aspetto della legge regionale, quello relativo alle norme transitorie con le quali si affida provvisoriamente al presidente dell'Unione la possibilità di esercitare funzioni di sindaco.

Torna all'inizio


Il governo impugna e bloccal'assunzione di 300 precari (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il governo impugna e bloccal'assunzione di 300 precari la polemica Burlando: «Ormai è sistematico. Andiamo alla Corte Costituzionale» Èâ??SCONTRO tra la Regione e il governo sul tema del lavoro e del precariato. Il consiglio dei ministri ha impugnato due leggi regionali approvate lo scorso 28 aprile. Una riguarda le "Norme in materia di bonifiche di siti contaminati" («La disciplina dei rifiuti è riconducibile alla competenza legislativa esclusiva statale e pertanto le Regioni non possono disciplinare in contrasto con tale normativa», precisa un comunicato del governo). Ma il provvedimento legislativo che sta scatenando una bagarre non solo politica è quello che riguarda direttamente il futuro di oltre trecento precari della ricerca, prevalentemente dell'Ist e del Gaslini: la legge regionale ne prevedeva la stabilizzazione dopo anni di contratti a tempo ma il consiglio dei ministri ha "stoppato" il provvedimento, indicando alcuni vizi: la legge, secondo il documento del governo, «eccede dalle competenze regionali in quanto alcune disposizioni che prevedono stabilizzazioni di personale precario e nuove assunzioni presso le aziende ed enti del Servizio Sanitario Regionale e presso gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, peraltro senza individuare la relativa copertura finanziaria», sarebbe inoltre illegittima perché contrasta « con il principio del pubblico concorso» e perché le assunzioni risulterebbero «prive di copertura finanziaria». «Avevo parlato più volte della questione con il ministro Brunetta e considero la decisione di impugnare questa legge come un atto contro il mondo del lavoro - dice il presidente della Regione Claudio Burlando - Siamo riusciti a regolarizzare fino ad ora 1.500 posizioni di precariato. Le uniche situazioni che non riusciamo a sanare sono quelle per le quali registriamo l'opposizione del governo». La questione è molto concreta, perché si parla della vita di trecento persone. Ma è anche politica e crea non pochi imbarazzi. Le leggi erano state approvate all'unanimità perché l'opposizione di centrodestra, al momento del voto in Regione, aveva scelto di abbandonare l'aula. «Appariva chiaro che esistevano motivi di impugnabilità - dice a botta calda Luigi Morgillo, Pdl, vice presidente del consigliere regionale - e anche se esistono certamente situazioni personali di lavoratori che avrebbero diritto a un posto dopo anni di precariato, così come era proposta la legge non poteva passare». Da qui l'accusa: «Ora è chiaro che il presidente Burlando presenterà il governo come un nemico dei lavoratori e rivendicherà per la sua maggioranza il ruolo di chi li voleva difendere». Manovre politiche, dall'uno e dall'altro schieramento («Ormai - dichiarano con un comunicato congiunto Claudio Burlando e l'assessore Claudio Montaldo - siamo di fronte a una pressoché sistematica impugnazione delle nostre leggi da parte del governo») attorno al destino di trecento famiglie che cercano solo certezze per arrivare alla fine del mese. Ora la questione passa alla Corte Costituzionale, per la discussione del caso e la risposta definitiva sull'ammissibilità o meno della legge: le questioni umane e politiche lasceranno posto alle ragioni giuridiche. Bruno Viani viani@ilsecoloxix.it 13/06/2009

Torna all'inizio


il governo boccia la legge sui ricercatori posto fisso a rischio per trecento precari - franco capitano (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina XIII - Genova Il governo boccia la legge sui ricercatori posto fisso a rischio per trecento precari FRANCO CAPITANO Il consiglio dei ministri impugna due leggi delle Regione Liguria. A essere "bocciate" sono le norme sulla bonifica dei siti contaminati e, soprattutto, quella che prevede la stabilizzazione dei ricercatori degli istituti di ricerca e cura. Quest´ultima, in particolare non convince il governo perché la Regione verrebbe meno ai rigidi vincoli di bilancio. Immediata la replica: «Ormai - dichiarano il presidente Claudio Burlando e l´assessore Claudio Montaldo - siamo di fronte a una pressoché sistematica impugnazione delle nostre leggi da parte del governo. Noi andremo di fronte alla Corte Costituzionale e vedremo alla fine come saranno giudicati i profili di costituzionalità di questi provvedimenti». La Regione Liguria è molto critica in particolare per la legge rivolta alla stabilizzazione dei precari nei settori della ricerca: «particolarmente grave giudichiamo l´atteggiamento del governo sul problema dei precari - dicono Burlando e Montaldo - . Avevamo avviato con il ministro Brunetta e il capo dipartimento del ministero Naddeo un confronto che ci sembrava positivo, ma invece c´è stata ora una completa chiusura. La Regione Liguria, com´è noto, si è molto impegnata in questi anni per eliminare il precariato tra i suoi dipendenti e tra quelli della sanità e del sistema regionale. Le uniche situazioni che non riusciamo a sanare sono quelle per le quali registriamo l´opposizione del governo. E´ un atteggiamento, lo ripetiamo, molto grave - dicono ancora Burlando e Montaldo - , poiché tra queste figure di precari vi sono persone che vivono nell´incertezza da molti anni, per alcuni si tratta di 15 o 20 anni. Sono situazioni inaccettabili. Ci auguriamo che la Corte Costituzionale possa discutere presto questo caso e che si possa finalmente giungere a una conclusione positiva».

Torna all'inizio


parla stefano mauri - maurizio bono (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 42 - Cultura Parla Stefano Mauri Con la sua strategia di espansione basata sulle acquisizioni di marchi storici il Gruppo Gems ora fa concorrenza ai grandi del libro Mondadori e Rcs "Non mi interessa se un libro sia di destra o di sinistra, io lavoro per i tanti che leggono" "Se l´agente di Saramago mi avesse offerto il ‘Quaderno´ l´avrei preso al volo" MAURIZIO BONO Il mestiere di editore di libri in tempi di crisi e di strapotere dell´industria culturale? Fantastico, a farlo sul serio. E peccato per chi non se la sente: autori e lettori vanno là dove ci si crede ancora. Stefano Mauri, 48 anni, da dieci alla testa della Longanesi e da quasi quattro presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, in sigla Gems, dieci marchi editoriali (Longanesi, Guanda, Salani, Tea, Corbaccio, Garzanti, Nord, Ponte alla Grazie, Vallardi, Duomo Ediciones in Spagna), più due partecipati (Superpocket e Chiarelettere) e uno (Bollati Boringhieri) da mesi dato quasi sicuramente in arrivo, sorride rassicurante a chi gli parla di recessione mondiale e fine dell´era Gutemberg: «Guardi, per i libri la crisi non c´è. La flessione generale del mercato della prima parte del 2009 rispetto al 2008 corrisponde, in copie e valore, a cinque mesi di vendite mancate dell´ultimo Harry Potter, che quest´anno non c´era. Ma nei prossimi mesi arriveranno un Dan Brown da Mondadori, il nuovo romanzo di Falcones e l´ultimo di Crichton da noi. Risultato prevedibile: crescita. Vede quanto contano i bestseller?». Con i bestseller Mauri ha la consuetudine che porta all´affetto, o forse è il contrario: se li ami ti premiano. Certo è che lo scrigno di Gems straripa di gioielli un po´ vistosi come Wilbur Smith, James Patterson, Clive Cussler, Bernard Cornwell, ma anche portabili nella buona società letteraria come Ian Rankin e i citati Crichton e Falcones. Mentre Guanda si muove sulla scacchiera del romanzo letterario straniero (due perle per tutti, Jonathan Safran Foer e Nick Hornby), Garzanti tiene insieme i saggi di Claudio Magris e i romanzi lacustri di Andrea Vitali e ciascuna delle altre sigle applica la regola del mix a modo suo: «Io sono un editore, non un finanziere e non un direttore editoriale. Cioè sono un imprenditore che aiuta le direzioni editoriali a sviluppare i progetti loro e prima di tutto degli autori, mettendo a disposizione i vantaggi industriali e commerciali di un gruppo per valorizzarli». Prendiamo Garzanti: «Quando l´abbiamo acquisita, era tecnicamente fallita per i debiti accumulati e perdeva due milioni di euro all´anno. Nel 2003 ha perso 300 mila euro e dal 2004 ne guadagna uno-due milioni. E quando un´impresa assaggia il dolce frutto dell´autonomia economica e finanziaria il clima cambia in meglio: restituisce l´orgoglio di curare un prodotto culturale che fa anche quadrare i conti e dà soddisfazione anche ai più disinteressati all´aspetto commerciale. In cambio, il gruppo difende i contenuti di quei prodotti, senza neppure bisogno di condividerli». La novità è che l´applicazione sistematica del principio negli ultimi tempi sta dando risultati eclatanti su diversi e a volte minati terreni: l´altroieri l´ingresso di Almeno il cappello di Vitali (Garzanti) nella cinquina Strega. Ventiquattr´ore prima una joint venture paritaria con Giunti di Emmelibri, "sorella" di Gems controllata dalla stessa casa madre Messaggerie, per allargarsi ancora nel campo della distribuzione alle librerie (Messaggerie è già leader), nell´ingrosso, nell´online e nei punti vendita, con una potenziale catena di 147 negozi. Infine, da qualche mese, Gems si è ritrovata a comprare e pubblicare titoli controversi a cui gli editori concorrenti avevano dovuto rinunciare per "prudenza": Guanda ha stampato il saggio di Marco Belpoliti Il corpo del capo, che Einaudi aveva ritenuto politicamente imbarazzante. Longanesi ha aperto le braccia al libro inchiesta Affari di famiglia di Filippo Astone, rifiutato da Rizzoli perché tra i rampolli di cui si analizzava la carriera c´erano figli e parenti di alcuni suoi azionisti industriali. Senza contare l´intero aggressivo catalogo di Chiarelettere (Gems al 49 per cento), da Travaglio a Pietro Ricca. E così, quando l´agente di Saramago ha passato a Bollati Boringhieri l´ultimo libro del Nobel, quello che dà a Berlusconi del "mafioso" e perciò, di nuovo, Einaudi non aveva accettato, molti ne hanno dedotto che dietro ci fosse Mauri, e che dunque il passaggio dell´editore torinese di Freud e Jung al gruppo Gems fosse cosa fatta. Lui smentisce: «Nessuna novità. Naturalmente l´ipotesi resta logica e interessante, visto che di Bollati Boringhieri siamo già distributori». Ma conferma: «Se l´agente di Saramago il Quaderno l´avesse offerto a me, l´avrei preso al volo. Non per antiberlusconismo, ma perché faccio l´editore. Einaudi invece, quando ha deciso di avere un problema a pubblicare libri che parlano male del suo proprietario, secondo me ha smesso di farlo. Almeno nel modo in cui lo intendo io». Il modo in cui lo intende gira intorno a una convinzione: «In libreria, in Italia, non c´è nessun regime, tranne che per chi ce l´ha in testa. C´è spazio per tutti, come dimostrano le alte vendite di libri critici con premier e governo... Come editore non mi interessa se siano di destra o di sinistra, io lavoro per garantire le migliori condizioni a chi scrive e ai tanti che leggono. E i libri in democrazia hanno la funzione di un anticorpo, come e perfino più dei giornali, potendo andare in profondità nelle cose». A chi ironizza sul fatto che l´editore di tanti libri di intrattenimento stia diventando editore di battaglia, replica serio: «Ho fatto un master in editoria negli Stati Uniti e nel corso di "Etica dell´editore" si insegnava che la libertà di stampa è indispensabile perché la verità dei fatti, quale che sia, alla fine prevalga sulla menzogna. E che le cronache giudiziarie servono a controllare sia gli imputati che i giudici. Ma per restare in Italia, a difendere i principi basta la Corte Costituzionale, e se non basta c´è la Corte Europea. Non viviamo nei tempi bui, Mondadori stessa pubblica tranquillamente Gomorra e politici di sinistra». A ben vedere, lo stesso postulato che a far più danni è la paura è stato la bussola di Mauri anche durante le polemiche sullo Strega: «Contro lo strapotere dei grandi gruppi e il sospetto di pressioni sui giurati, abbiamo detto che stava agli "Amici della domenica" agire diversamente. Abbiamo mandato un autore forte, venduto e capace di conquistarsi consensi spontanei da solo. Ci siamo rifiutati di fare lobby, lasciando eventualmente agli altri la responsabilità di escluderlo. E infatti Vitali è entrato in cinquina». Per il rotto della cuffia, però: 35 voti contro i 59 di Tiziano Scarpa... «Appunto, diciamo che Vitali è entrato in cinquina in bicicletta, diversi altri in motorino. Ci va bene così: che si noti».

Torna all'inizio


Iran, Ahmadinejad in testa Mousavi: (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 9 Iran, Ahmadinejad in testa Mousavi: «No, ho vinto io» Duello sui risultati. Lo sfidante denuncia brogli di LORENZO BIANCHI HUDA, moglie dell'imam Thiah, è ancora incredula: «Le donne in fila ai seggi erano una marea. Mi sembrava di essere tornata indietro di trent'anni, quando andammo a votare per il Rahbar», la Guida, ovvero l'ayatollah Khomeini. Le code alle sezioni elettorali, allestite per lo più nelle scuole e nelle moschee, sono state sterminate. In quasi tutto l'Iran si aspettavano almeno due ore per poter infilare la scheda nell'urna. Il moderato Mir Hossein Mousavi si proclama «vincitore con un margine importante». Alì Akbar Mohatshemi-Pour, un suo collaboratore, non ha esitazioni: «Secondo le informazioni da noi ottenute in provincia e a Teheran Mousavi ha ottenuto il 65 per cento dei suffragi». L'Irna, l'agenzia di stampa ufficiale, lo contraddice quasi immediatamente: attribuisce ad Ahmadinejad il 69 dei consensi con il 20 per cento di schede scrutinate, contro il 29 per cento del rivale. Il sito ufficiale del candidato riformista alla presidenza sostiene che i pasdaran, il nocciolo duro dell'elettorato di Ahmadinejad, sono scesi in piazza a Teheran e «stanno per fare irruzione» nelle sedi di Mousavi. Alcuni esponenti del suo movimento evocano lo spettro del «golpe». IL MINISTRO degli interni Sadeq Mahsuli ha esteso l'orario di apertura dei seggi dalle 18 alle 24 locali. Alle 20 si era già espresso il 69 per cento dei cittadini. Gli interminabili serpenti di folla in attesa avevano tutta l'aria di un buon auspicio per il candidato moderato sostenuto dai riformisti Mir Hossein Mousavi. Nel 2005, l'anno della vittoria di Mahmud Ahmadinejad, la percentuale di partecipazione al voto si fermò al 62,66. L'alfiere dei riformisti Mohammad Khatami sfondò per la prima volta quando si pronunciò l'80 per cento del corpo elettorale e venne confermato con un afflusso ai seggi pari al 67 per cento. Mousavi potrebbe essere in pole position per la presidenza. Durante il voto più che gli exit poll del suo comitato elettorale sono stati significativi i suoi malumori. L'alfiere dei moderati ha denunciato che ad alcuni suoi rappresentanti è stato negato l'accesso alle sezioni elettorali. Gli altri due concorrenti alla presidenza del Parlamento, il riformista Mehdi Karrubi e il conservatore Mohsen Rezai, ex comandante dei Pasdaran, hanno chiesto alla Guida Alì Khamenei di «rimuovere le limitazioni». Uscendo dal suo seggio assieme alla moglie Zahra Rahnavard, Mousavi ha denunciato che da mercoledì è impossibile inviare sms con i telefonini, un canale di propaganda molto usato dai suoi giovani fan. Mousavi gode di largo seguito nella borghesia e nei ceti intellettuali. Il presidente appena scaduto Mahmud Ahmadinejad catalizza le preferenze dei poveri nelle città e nelle campagne. Nel Khorasan ha distribuito venti euro a ogni contadino a titolo di compensazione per la siccità. Le famiglie nelle quali non c'è un uomo che guadagna il pane non pagano la bolletta della luce. KHAMENEI ha tacitamente appoggiato Ahmadinejad garantendogli vasti spazi televisivi. L'ultimo dibattito è stato uno show solitario. Ahmadinejad ha accusato i suoi avversari di «intelligenza» con Israele e di aver manipolato i diagrammi dell'economia per screditarlo. I concorrenti hanno disertato la trasmissione in segno di protesta per le loro ridottissime apparizioni sui canali di stato. Alì Hashemi Rafsanjani, autorevole sostenitore di Mousavi e capo del Consiglio degli esperti che deve risolvere i conflitti fra il Parlamento e il potente Consiglio dei guardiani (la Corte Costituzionale coranica che ammette o boccia le leggi e i candidati alle elezioni, ndr), ha scritto una lettera aperta alla Guida Khamenei lamentando il suo silenzio e invitandolo a garantire una consultazione «pulita». Ahmadinejad lo aveva accusato in un dibattito televisivo di essere «corrotto». La polemica è stata la spia di una lotta senza quartiere fra le somme cariche della teocrazia.

Torna all'inizio


LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysle... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

LETTERE E COMMENTI pag. 31 LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysle... LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysler in un giorno. La stessa decisione della Corte Costituzionale italiana avrebbe richiesto mesi se non anni. In America ci sono 3 milioni di detenuti, l'1% della popolazione. Se la proporzione venisse rispettata, in Italia dovrebbero esserci 600mila detenuti. Ce ne sono meno di un 1/10. Ciò nonostante, il Csm, in perenne strenua difesa della casta dei magistrati, rappresentata in Parlamento da Di Pietro, trova il tempo di criticare una legge che il Parlamento si accinge a varare. Se il decreto Brunetta contro i fannulloni fosse applicato ai magistrati, buona parte di loro verrebbe mandata a casa. Il basso livello culturale dell'Italia, grazie ai docenti promossi col 6 politico e approdati fortunosamente in cattedra, non permette ai giovani di accedere alla magistratura che pure non è certo rigorosa nelle scelte, visto che un personaggio come Di Pietro, che fa strame della lingua italiana, ne ha fatto parte. Si occupi dell'inefficienza e bassa produttività dei magistrati il Csm, anziché sproloquiare di violazioni della Costituzione. Alberto Giacomo Faravelli, Bologna

Torna all'inizio


Il re libico delude le donne Per gli arabi sono mobilio (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il «re libico» delude le donne «Per gli arabi sono mobilio» NATALIA LOMBARDO Cenerentola e il Re. Secondo Muhammar Gheddafi nei paesi arabi (gli altri) le donne sono pari a «pezzi di mobilio», oggetti che «si può cambiare quando vuoi e nessuno chiederà perché lo hai fatto». In compenso ieri la ministra Mara Carfagna è stata tenuta seduta su una sediolina con le rotelle, a fianco del Rais in caftano dorato seduto su una specie di trono. Cenerentola in black accanto al Re di una tribù africana. Per offrirle la sedia è stato anche chiesto il permesso al «leader della rivoluzione» dall'onnipresente assistente libico stile rock manager. Lei, Mara, con la dizione impeccabile della precedente tele-vita, dal palchetto della Sala Sinopoli all'Auditorium della Musica ha cercato di chiedere «impegno» sui diritti delle donne in Africa, quello che darebbe anche il governo; applaudita, invita a lottare insieme perché, con l'Onu, si ponga fine all'«orrore della mutilazione genitale». Una «beffa», critica Rosy Bindi. La rivoluzione Gheddafi invoca una «rivoluzione femminile mondiale» per emancipare le donne «costrette a fare gli stessi lavori degli uomini». Come «guidare i treni a vapore», è l'arcaica visione del Rais, piuttosto che scegliere lavori più consoni e pensare alla famiglia. Perché, avverte, «nel 2050 l'Italia rischia di sparire» se non fate più figli. Le imprenditrici temono un aiutino... In sala le donne che hanno risposto agli inviti di Confindustria, ministero Pari Opportunità e Ambasciata libica sono circa ottocento. Arrivate «curiosità», dicono, ma uscite deluse o arrabbiate, in un crescendo di «Buuhhh...» e risate di scherno. La diretta è vietata se non per la tv libica. In sala solo donne a parte il drappello della sicurezza (due le Amazzoni). Trabocca di tacchi a spillo, però, nasi rifatti e labbra siliconate del generone romano, deputate e ministre. Michela Brambilla (taffetà turchese e sandali con zeppa e tacco da lungomare di Rimini) «una mise da sera...», se la ride Madame Picassò, la duchessa Silvana Augero; sbuffa la contessa De Blanc de la Tv. Sedute nelle retrovie delle leghiste con foulard verde padano che fa anche Jamahiriya. Indignate: «Ma viene qui a parlarci dei treni a vaporeee? È un dittatore, vada a casa sua». Gheddafi la prende alla lontana, alla II guerra mondiale quando «le donne sono state costrette a uscire da casa perché gli uomini erano morti in guerra». Perplessità in sala. partono i «buuhh» quando dice che «per sposarsi o divorziare non si deve chiedere il permesso allo Stato, semmai al padre o al fratello». Qualcuna urla «libertààà», lui consiglia il racconto «La fioraia» di Matilde Serao e cita Claudia Cardinale ridendo. Ci sono le sorelle Fendi e Federica Balestra. Le ministre ci sono tutte (Giorgia Meloni no, era già in dubbio) Stefania Prestigiacomo (perplessa sulla «contraddittoria» visione delle donne e dall'iniziativa della collega Mara), Mariastella Gelmini; la parlamentare-vestali del Pdl Anna Grazia Calabria, la bionda Ceccacci e la monacale Roccella con Deborah Bergamini; Barbara Saltamartini e Melania Rizzoli. Poi la moglie di Gianni Letta e l'unica giudice donna della Corte Costituzionale, Maria Rita Saulli. Del centrosinistra nessuna. Afef rincorre il leader libico per salutarlo mentre riparte in limousine bianca. Un gruppo di impreditrici protesta: «Ci hanno strumentalizzato, alla tv libica faranno vedere solo gli applausi e non gli sberleffi. E pure la Carfagna ci ha deluse». Surreale e movimentata kermesse di Gheddafi con le donne all'Auditorium della Musica: Mara Carfagna fa la Cenerentola accanto al Rais, in sala mugugni e scherno da imprenditrici, deputate e contesse.

Torna all'inizio


Formigoni: stop alle ispezioni del governo nei nostri uffici (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 13/06/2009 - pag: 3 Regione Formigoni: stop alle ispezioni del governo nei nostri uffici Porte chiuse ovunque per gli ispettori del Tesoro, le cui visite non saranno ostacolate più solo negli ospedali. Gli uomini del ministero dell'Economia non saranno più fatti entrare nemmeno nelle altre strutture che dipendono dalla Regione Lombardia. Lo ha comunicato giovedì il governatore Roberto Formigoni con una nota informativa alla giunta. Dopo il caso Niguarda con la denuncia dei Servizi ispettivi di Finanza pubblica di «appalti irregolari», «nomine illegittime» e «consulenze anormalmente elevate» i vertici ospedalieri erano stati invitati a bloccare ulteriori sopralluoghi degli ispettori e a dirottarli all'Avvocatura regionale. Adesso l'invito si estende a «tutti i direttori della Giunta e dei soggetti che compongono il sistema regionale». Il problema delle visite degli ispettori in Lombardia, del resto, si era già posto con i controlli svolti nelle sede dell'Agenzia regionale istruzione pubblica, formazione e lavoro. Il 13 marzo era partito dal Pirellone il primo ricorso alla Corte costituzionale per conflitto di competenze. La Regione Lombardia contesta «la fondatezza delle norme che reggono tale attività ispettiva, oggi superate dal titolo V della Costituzione». Attacca Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi: «Serve una commissione di inchiesta perché tali irregolarità non possono essere affare privato della giunta e di Formigoni. Quelle contestate al Niguarda sono di estrema gravità e potrebbero avere rilevanza penale». Simona Ravizza

Torna all'inizio


Attualmente le autonomie scolastiche (con segreteria e presidenza) sono 10.800. Le scuole (plessi sc... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Attualmente le autonomie scolastiche (con segreteria e presidenza) sono 10.800. Le scuole (plessi scolastici) sono 42 mila. In tutt'Italia quest'ultimi non regola sono 2.960, la metà ha la chiusura già segnata: il governo ha infatti imposto alle Regioni un taglio del 50% da subito. 1080 del totale sono le uniche scuole esistenti in un territorio comunale, prevalentemente montano. Per sopravvivere però devono rispettare dei parametri: 30 bambini iscritti alla scuola dell'infanzia; 50 alle elementari e medie, mentre alle superiori la regola è un intero corso quinquennale. Intanto, gli accorpamenti d'istituto sono già in corso d'opera laddove non si raggiungono i 100 e i 50 alunni. Accade nei paesini ai piedi delle Alpi del Piemonte ma anche nel cuore della Pieve aretina, fino alle isole. Protestano le Regioni (8 su 10, Calabria e Abruzzo escluse), che hanno presentato un ricorso alla Corte costituzionale. La sentenza è attesta a giorni. Protestano i genitori e i sindaci. Ma la Gelmini tira dritto, anzi ha una carta nel cassetto: ha escogitato il «giochino» del contachilometri e la tirerà fuori nella prossima Conferenza Stato-Regioni unificata, in cerca di un'intesa che difficilmente otterrà. Il criterio sui chilometri Ogni giorno una protesta di piazza. In Piemonte ad esempio le scuole a rischio chiusura sono 816. In provincia di Belluno si profila un taglio di oltre 70 classi. E così di seguito a seconda della posizione geografica del comune, senza dimenticare che le scuole con pochi alunni sono parecchie in tutto lo Stivale, basta il caso Ustica, l'isola più piccola. Così ecco la singolare trovata di viale Trastevere in cerca d'intesa con le Regioni: la deroga sui chilometri di distanza e dei minuti di percorrenza. Della serie, munitevi di contachilometri per accertare se la scuola X che non è in mezzo ai monti è a rischio chiusura o meno. Ed eccoli i parametri del contachilometri Gelmini: accorpamento sicuro con il plesso più vicino per le materne se il tempo da percorrere non supera i 15 minuti con una distanza di 5 km. Primaria e medie: 10 km e 30 minuti. Superiori: 30 kilometri da coprire in 45 minuti. Una strategia che non tiene conto di un fatto: già oggi gli studenti che vivono nelle frazioni dei piccolissimi comuni sono costretti a raggiungere la valle con i pulmini scolastici. Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, promette battaglia: «Siamo disposti ad accogliere le proposte concrete, questa del contachilometri è una stupidaggine. La rifiuteremo e faremo un nuovo ricorso. Dove li portiamo gli studenti in scuole già piene dove non ci sono aule? Occorrerà investire e spenderemo di più delle attuali pluriclasse per portare gli alunni a valle. Il governo vuole solo scaricare i costi sul sistema locale. Allora ci diano un budget e faremo da soli». La scuola che li attende Molti bambini e ragazzi delle medie potrebbero non trovare più i loro prof e maestre. Ammesso che sopravviva la loro scuola, rischiano di finire in un'unica classe: dalla 1a alla quinta elementare o peggio dalla prima alla 3a media. Pluriclassi, come vengono tecnicamente definite. In montagna sono cosa nota, ma il rischio che questo tipo di scuola con l'insegnante unico e l'orario di scuola ridotto prenda piede anche nei comuni piccolissimi che non sono comunità montane. Il presidente Uncem Enrico Borghi è il presidente dell'Unione nazionale Comuni e comunità montane: «Il governo ci dice di voler chiudere circa 3.300 plessi scolastici senza chiarire come siano identificati, dove siano e se nel calcolo numerico si sono tenute in considerazione le attuali deroghe per le zone montane oppure no. Sui temi della scuola e del diritto all'istruzione - sottolinea Borghi - non si può procedere muro contro muro. In Conferenza unificata ribadiremo le nostre istanze: non si possono buttare al macero le esperienze positivi, come gli istituti comprensivi. Occorre dettagliare regione per regione. Chiudere una scuola di montagna significa sancire la fine di una comunità locale». Il braccio di ferro dunque è destinato a proseguire. Settembre non è lontano e sono ancora tanti i nodi da sciogliere. La Gelmini sarà costretta a concedere qualcosa. Già nei mesi scorsi il governo ha dovuto fare retromarcia con il commissariamento delle regioni inadempienti qualora non fosse stato approntato un piano di dimensionamento e razionalizzazione della rete scolastica entro il 30 novembre prossimo. Fu un primo importante risultato, come affermò Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni. Adesso si avvicina il secondo round. Ma la deroga chilometrica è davvero difficile da accettare.

Torna all'inizio


Otto regioni in attesa del verdetto della Corte Costituzionale (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Otto regioni in attesa del verdetto della Corte Costituzionale Contro il piano di ridimensionamento degli istituti scolastici 8 Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzinale (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia). I ricorsi sono stati discussi in udienza pubblica il 9 giugno scorso. La decisione è attesa in settimana. Intanto slitta l'intesa governo- Regioni prevista per legge entro il 15 giugno. Sarà per i ballottaggi o per il verdetto della Consulta: non è aria di Conferenza unificata. Ai giudici costituzionali le Regioni hanno chiesto di dichiarare illegittime le norme sui tagli alle scuole previste nell'art.64 della legge 133. La Corte, presieduta da Francesco Amirante, è chiamata innanzitutto a decidere su un'istanza di sospensione delle norme impugnate dal Piemonte che paventa un «rischio grave e irreparabile dell'interesse pubblico, per diritti dei cittadini». Nel merito, la Consulta stabilirà se sono fondati i motivi per cui le 8 Regioni hanno impugnato i tagli previsti dal decreto Gelmini.

Torna all'inizio


Niger/ Corte costituzionale annulla referendum su presidenza (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte costituzionale del Niger ha annullato il decreto di convocazione di un referendum che, in caso di vittoria del "sì", avrebbe permesso al presidente Mamadou Tandja di essere rieletto per un terzo mandato consecutivo. Lo riferisce l'agenzia Misna. In questo modo il massimo organo giudiziario del Paese ha accolto un ricorso presentato nei giorni scorsi da alcune organizzazioni non governative e partiti di opposizione, che denunciano nel referendum il tentativo di aggirare il limite costituzionale di due mandati consecutivi alla guida dello stato. La sentenza della Corte è l'ultimo episodio di uno scontro politico intenso, che ha originato manifestazioni di piazza e scioperi; a prendere posizione era stata di recente anche la comunità degli stati dell'Africa occidentale, che aveva denunciato l'illegittimità del referendum e minacciato sanzioni nei confronti del Niger.

Torna all'inizio


La città di Venezia il 3 luglio celebra il web ed il WiFi (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

La città di Venezia il 3 luglio celebra il web ed il WiFi (13/6/2009 11:36) | (Sesto Potere) - Venezia- 13 giugno 2009 - Il 3 luglio quest'anno sarà teatro di una grande festa per la città: lo ha annunciato stamane il vicesindaco di Venezia, intervenuto ad un convegno organizzato a Palazzo Labia per parlare di WiFi e delle opportunità future che l'innovazione potrà portare a Venezia e al suo territorio. Il 3 luglio è infatti il giorno in cui la rete sarà in città, come recitano i manifesti visibili ormai un po' ovunque: il giorno in cui ai cittadini verrà esteso un diritto che finora nessun'altra amministrazione pubblica riconosce, ossia la cittadinanza digitale, con l'accesso gratuito alla rete. Proprio per questo "Il 3 luglio - ha affermato orgoglioso il vicesindaco - sarà dedicato alla Corte Costituzionale francese, che ha recentemente bocciato la proposta di limitare l'accesso alla rete, richiamandosi alla Carta dei Diritti universali dell'Uomo". "Vorrei davvero - ha continuato il vicesindaco - che quel venerdì i cittadini si riappropriassero della città sperimentando la rete". Il clou della festa saranno infatti due "bateo-camp" lungo in Canal Grande, che preluderanno ad un grande confronto finale sull'innovazione tra bloggers e ragazzi veneziani e mestrini, che si terrà invece a San Giuliano. Mentre la sera ci sarà una "caccia al tesoro Wi-Fi" pensata proprio per i cittadini con partenza da San Marco. Diversi i progetti che saranno lanciati a partire da questa fatidica data: si va da un applicativo per una guida turistica di ultima generazione realizzato in collaborazione con Ibm, Mit di Boston e Rai; alle "petitions on line", strumento di derivazione anglosassone che darà modo ai cittadini di avanzare richieste e istanze ponendosi in contatto diretto con l'Amministrazione; e ancora, in ambito comunale, alle "sale di telepresenza" - a Ca' Farsetti e alla Carbonifera a Mestre - che permetteranno di organizzare riunioni a distanza, evitando lo spostamento dei dipendenti coinvolti; all'accordo tra Amministrazione e le reti Garr, per creare una rete della cultura veneziana e fare sistema attraverso la digitalizzazione. Ma la visione del vicesindaco per il futuro della città va oltre ai singoli nuovi applicativi e guarda contemporaneamente alla rivitalizzazione di Venezia e alla sostenibilità della vita nella Terraferma. "Entro fine anno - ha proseguito - saranno 10 mila i chilometri di fibra ottica posati tra Venezia e la Terraferma: un patrimonio infrastrutturale enorme di cui l'Amministrazione dispone e che sarà la chiave per un futuro diverso di Venezia. L'unico modo per far guardare la città in avanti è infatti che, grazie alla rete, diventi luogo ideale dei servizi. Per questo il nostro obiettivo a lungo termine è quello di fornire 20 mega di banda a casa di tutti i cittadini. Il che, per le imprese locali, significherà avere un vantaggio non indifferente nei confronti delle concorrenti fuori città". Una simile infrastruttura potrebbe dunque riportare a Venezia attività produttive e, con esse, nuova residenza. Ma non solo: nella scenario prospettato dal vicesindaco una simile capacità di navigazione potrebbe cambiare la quotidianità della vita di ognuno, permettendo l'eliminazione progressiva delle antenne sui tetti - grazie al collegamento via cavo -, ma anche l'applicazione concreta della telemedicina, lo sviluppo di nuove potenzialità didattiche per le scuole, il cambiamento stesso della mobilità urbana con il telelavoro, che ridurrebbe enormemente il livello di congestione e traffico giornalieri. Conscio che l'Amministrazione ha bisogno anche dei privati per realizzare tutto questo, il vicesindaco si è rivolto in chiusura proprio a loro, per un confronto diretto. Tenendo fermi i principi della gratuità e della neutralità della rete e degli strumenti di social network, infatti, ha di fatto lasciato intendere come i ritorni da un simile investimento non sarebbero pochi, dato che contenuti e nuovi servizi sarebbero a pagamento.

Torna all'inizio


Ue/ Kohler: Corte Costituzionale dirà sì a Trattato Lisbona (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il presidente tedesco Horst Kohler è convinto che "la corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in questo modo la Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro passo". Kohler ha partecipato, insieme al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ai capi di Stato di Austria, Portogallo e Ungheria al vertice informale sull'Ue di Napoli alla conferenza stampa che chiude i lavori e in cui viene affrontato anche il problema della compatibilità del Trattato di Lisbona con le leggi tedesche. Problema su cui si attende per la fine di giugno il pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca. Kohler è ottimista anche se non risparmia una battuta: "Di fronte a un tribunale è come essere in alto mare o nelle mani di Dio: non si sa cosa aspettarsi".

Torna all'inizio


GIUSTIZIA/ GASPARRI: SFIDO A PROVARE L'IMPARZIALITÀ DEL CSM (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Gasparri: Sfido a provare l'imparzialità del Csm -->Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri torna ad attaccare i magistrati accusando il Csm di non essere imparziale. "Il Consiglio Superiore della Magistratura - scrive - non fa mai scelte in base a valutazioni politiche. I meccanismi di lottizzazione correntizia sono estranei  a.

Torna all'inizio


UE/ KOHLER: CORTE COSTITUZIONALE DIRÀ SÌ A TRATTATO LISBONA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Ue/ Kohler: Corte Costituzionale dirà sì a Trattato Lisbona -->Il presidente tedesco Horst Kohler è convinto che "la corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in questo modo la Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro passo". Kohler ha partecipato, insieme al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ai capi di.

Torna all'inizio


GIUSTIZIA/ FERRI (CSM): DIMISSIONI CONSIGLIERI RISPOSTA SBAGLIATA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Ferri (Csm): Dimissioni consiglieri risposta sbagliata -->Il consigliere del Csm Cosimo Maria Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, la corrente considerata più vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni dalla commissione preposta agli incarichi direttivi di quattro consiglieri rappresentano "una risposta sbagliata" alle dichiarazioni del.

Torna all'inizio


Giustizia/ Ferri (Csm): Dimissioni consiglieri risposta (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 13-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il consigliere del Csm Cosimo Maria Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, la corrente considerata più vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni dalla commissione preposta agli incarichi direttivi di quattro consiglieri rappresentano "una risposta sbagliata" alle dichiarazioni del Guardasigilli Angelino Alfano in materia di lottizzazione delle nomine, sbagliata perchè "da una parte non riesce a rendere giustizia all'importante lavoro svolto dal Csm in tema di nomine e dall'altra tende a minimizzare quegli inviti, provenienti da più parti e soprattutto da un numero sempre crescente di colleghi a un'aperta e seria riflessione autocritica che possa portare a quelle necessarie auto-correzioni sul modo di 'governare' e di 'comportarsi' della magistratura" "Mi preme sottolineare, al di la' delle dichiarazioni del Ministro Alfano - scrive Ferri in una nota - come si avverta ormai lucidamente il danno che il 'correntismo' esasperato possa arrecare alla magistratura, danno che, tra l'altro, contribuisce a spingere le ipotesi di riforma verso un aumento del peso dei laici all'interno del CSM, mentre quello che serve e' al contrario un aumento delle componenti togate alleggerite nel peso delle correnti. Per questo, mi spingo - provocatoriamente, suscitando reazioni ostili fra le stesse correnti, troppo concentrate a conservare e anzi a consolidare la loro forza e ancora una volta noncuranti delle preoccupazioni sollevate - fino ad ipotizzare una elezione previo sorteggio dei componenti togati dell'Organo di autogoverno".

Torna all'inizio


Quota fogna: non pagate (sezione: Giustizia)

( da "TarantoSera.com" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

TARANTO - Pagare un servizio che non c’è. E’ quanto accade in alcuni territori dove, mentre sulle bollette di fornitura acqua è prevista una quota relativa alla fogna, agli effetti non esiste nemmeno l’impianto di depurazione. L’indagine, condotta da Codici Puglia, porta, per il territorio ionico, alle aree di Sava e di Torricella. Nel primo comune, evidenziano dall’osservatorio, il depuratore non esiste mentre nel secondo sono in corso attività per il passaggio della gestione in quanto il Comune vuole trasferire l’impianto. Dati che il Codici ha dedotto dagli atti dell’Ato Puglia. Nella lista molti altri Comuni che vivono nella medesima situazione dei due tarantini. Una vera e propria ingiustizia per i cittadini che, al danno di non poter fruire di un impianto che produce soprattutto sicurezza igienica, la duplice beffa di dover sopportare il costo di smaltimento con autospurgo dei liquami e della quota tariffaria relativa ad un servizio che non viene fornito. A decidere l’illegittimità dell’istanza di pagamento è la Corte Costituzionale che nella sentenza n. 335/2008, fa sapere Codici, stabilisce che è illegittima la quota di tariffa relativa al servizio di depurazione nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati o questi siano inattivi. Invita quindi a non pagare ed a denunciare i casi nelle sedi.

Torna all'inizio


SE MARX SEDUCE LA DESTRA (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Barbara Spinelli SE MARX SEDUCE LA DESTRA Anche le destre - forse soprattutto le destre - guardano d'un tratto a Karl Marx in altro modo: l'odierna crisi economica somiglia non poco al «continuo stravolgimento dei rapporti consolidati», alla «continua evaporazione di quel che è solido», descritti dal filosofo nel 1848. Il padre del comunismo fantasticò il riscatto di una sola classe, e fu funesto, ma la descrizione era realista, tutt'altro che fantasiosa. È vero che la borghesia tende a rispondere alle crisi «provocando crisi sempre più generalizzate, più distruttive, e riducendo i mezzi necessari a prevenirle». È vero che «la moderna società borghese è come l'apprendista stregone, incapace di controllare le potenze sotterranee da lui stesso evocate». È vero che essa «ha spietatamente strappato tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia piccolo-borghese. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli». È vero infine che il capitalismo sormonta spesso i mali coi veleni che li scatenano: tra essi, «l'epidemia della sovrapproduzione». Il Capitale è di moda da qualche tempo. A prima vista può apparire stupefacente quel che è accaduto alle elezioni europee. Marx e Keynes tornano in auge, ma per le sinistre socialiste o radicali è catastrofe: sono crollate in 16 paesi su 27, con punte massime in Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Spagna. Al momento sono come istupidite, e non sapendo spiegare a se stesse il disastro si rifugiano nella denegazione. Il capo dei socialdemocratici tedeschi Müntefering fa finta di nulla e giudica assurdo l'esito, «visto che abbiamo spiegato così bene l'Europa sociale». I compagni francesi balbettano. Franceschini, in Italia, emette il verdetto, consolatorio e falso: «Abbiamo perso perché il vento della destra soffia così forte in Europa». In realtà non ha vinto un vento di destra ma un vento ben contraddittorio: il vento di una destra pragmatica, spregiudicata, non più ideologica, che pur di mantenere il potere agguanta ogni utensile a disposizione. Soprattutto gli utensili della socialdemocrazia: lo Stato che protegge i deboli, e se necessario governa estesamente l'economia. Quel che la destra ha fatto in pochi mesi è impressionante: è stata lei a chiudere l'era Thatcher, sorpassando una sinistra paralizzata dai complessi di colpa, allergica a una conflittualità di cui si vergogna, ammaliata per 13 anni dal Nuovo Labour di Blair e dal suo mimetismo thatcheriano. Senza patemi la destra europea ha smesso l'antistatalismo, la lotta alla spesa pubblica, il dogma delle privatizzazioni. Con sotterfugi linguistici esalta perfino il Welfare: dice «stabilizzatori automatici» per non dire Stato Provvidenza. Uomini come Tremonti scoprono l'anticapitalismo, chiamandolo anti-mercatismo. Qualche tempo fa, in una manifestazione della sinistra estrema a Parigi, ho incontrato un militante che mi ha detto: «Beati voi che avete Tremonti!». Niente vento di destra dunque, ma un'usurpazione più o meno cinica di idee socialdemocratiche e anche marxiste che devasta le sinistre classiche. Se in Europa si riapre la questione sociale saranno Sarkozy, Tremonti, Angela Merkel a gestirla, nazionalizzando o stampando moneta. Essenziale è traversare il torrente con ogni mezzo, e sperare che si torni allo status quo ante senza mutare il modo di sviluppo produttivistico. Marx e Keynes sono usati non per cambiare modello, ma per perpetuarlo con l'ambulanza del Welfare. È un modello che socialisti e sindacati condividono, quando accusano la destra di ultraliberismo o si limitano a chiedere aumenti salariali e tutela dei posti fissi. Per questo sono oggi ombre di se stessi. Le elezioni europee non dicono tuttavia solo questo. Le sinistre defraudate sono aggrappate allo status quo ma nuove forze emergono, che pensano la crisi con sguardo più profondo e lungo. Che seguono con estrema attenzione Obama e presentono, in quel che annuncia, la possibilità di una trasformazione, di un ricominciamento. È il caso dei Verdi in Francia, Germania, Inghilterra, Svezia, Belgio, Grecia, Finlandia. È il caso dei liberali-legalitari di Di Pietro, e perfino di forze inedite come i Pirati in Svezia. Quattro consapevolezze accomunano questi gruppi. Primo, la crisi presente è tettonica, e non si esaurisce nella questione sociale. Secondo: il capitalismo di Stato che ovunque risorge accresce i poteri dello Stato censore sulle libertà cittadine. Terzo: la corruzione che ha accompagnato la crisi può perdurare, perché le urgenze governative sono altre. Quarto: il ricominciamento dovrà accadere in Europa, non negli Stati-nazione. Daniel Cohn-Bendit è precursore in questo campo, e il suo successo è significativo. La questione sociale non è negata, ma egli la vede in connessione stretta con il clima: dunque con una crescita alternativa, e come ha detto Obama al vertice dei G-20, con un «mercato dei consumi meno vorace». A suo avviso sia la destra che la sinistra difendono lo status quo: la crescita dei consumi e di vecchie produzioni, la lotta sul clima rinviata al dopo-crisi, come nei desideri di governanti e imprenditori italiani. «È come se le sinistre avessero nel computer un software inadatto», dice: un «software produttivistico» sorpassato e nocivo. Il carisma del leader verde non è senza legami con quello di Di Pietro, De Magistris, Arlacchi. Anche i francesi di Europa-Ecologia hanno schierato giudici: Eva Joly, numero due nella lista, ha indagato sulla corruzione dei potenti (incriminando il faccendiere Tapie o - nell'affare Elf - l'ex ministro degli Esteri Roland Dumas) ed è esperta in delinquenza finanziaria internazionale. Anche lei è cittadina d'Europa: come Cohn-Bendit è franco-tedesco, lei è franco-norvegese. Infine c'è il Partito dei Pirati: una formazione che ha raccolto il 7 per cento ed è il terzo partito svedese per numero di iscritti. La sua battaglia per il libero e completo accesso a internet è emblematico segno dei tempi: con il dissesto dei giornali e l'estendersi del capitalismo di Stato, si è visto negli ultimi giorni quanto sia prezioso lo spazio internet e dei blog. È prezioso in Francia, dove la Corte costituzionale ha appena invalidato una legge che vieta lo scaricamento di programmi, affermando che solo il giudice può emettere sanzioni e non l'autorità amministrativa. È prezioso in Italia, dove la libertà internet è minacciata dalla nuova legge sulle intercettazioni: lo spiega molto bene Giuseppe Giulietti sul quotidiano online per la libertà d'espressione (Articolo21.info). L'impotenza dello Stato-nazione accelera le cose. Sono cresciuti i partiti concentrati sull'Europa, per respingerla o approvarla. I Verdi sono i soli, nel voto di giugno, ad aver appreso la dimensione sovranazionale delle politiche europee. Cohn-Bendit è l'unico ad aver parlato in nome d'un partito non nazionale: il che vuol dire che non siamo giunti, con la crisi delle sinistre tradizionali e del modello produttivistico, alla fine del progetto europeo pensato dai fondatori. Sono sfibrate le forze dimentiche dell'Europa, non quelle che investono su essa e reinventano. L'analisi di Cohn-Bendit è giusta: «Una forza politica moderna deve avere oggi dimensioni europee. E la crisi della socialdemocrazia la si risolverà solo formulando, contro le alternative nazionali, alternative europee. È qui che il socialismo ha fallito: aveva davanti a sé un boulevard in Europa, e ha dato risposte solo sul piano nazionale».

Torna all'inizio


"xenofobia, è allarme serio l'europa non aspetti a reagire" - andrea tarquini (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 17 - Esteri Parla il premier ceco Jan Fischer, presidente Ue di turno "Xenofobia, è allarme serio l´Europa non aspetti a reagire" "Non possiamo stare a guardare mentre si ripetono pagine orribili della Storia" ANDREA TARQUINI DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - «L´Europa non può restare indifferente all´ascesa dell´estrema destra. La democrazia è a rischio e va difesa». Ecco il grave monito del primo ministro cèco Jan Fischer, che guida il paese presidente di turno dell´Ue. Signor primo ministro, l´ultradestra ha volato alle europee. Che ne dice? «Sono allarmato. Con posizioni estremiste e xenofobe hanno raggiunto alti consensi a livello europeo. Bisogna chiedersi se è un fenomeno sistemico o legato all´attuale situazione economica internazionale. Da noi per fortuna non hanno colto grandi successi, ma è un problema anche qui. L´ultradestra è di un´estrema brutalità xenofoba e antisemita. Attacchi sono stati rivolti anche contro di me personalmente, ciò è inaccettabile». Come reagire? «è fondamentale che l´opinione pubblica non diventi indifferente. I politici reagiscano duri, tempestivi ed efficienti contro ogni estremismo, uguale se di destra o di sinistra. E´in gioco la democrazia, e la democrazia va difesa. Non possiamo permetterci mai di stare a guardare e di assistere a una ripetizione di pagine orribili della Storia». Quanto è grande il pericolo del contagio di casi come Budapest? «Dobbiamo reagire decisi, difenderci, non aspettare l´infezione. Non possiamo tollerare, stare a guardare, dire "passerà, è un fatto transitorio", sottovalutare. In molti luoghi la Storia ci ha insegnato che alcuni fenomeni iniziano inosservati, o sembrano umoristici. Ma poi persone di cui si rideva hanno creato una situazione in cui non si poteva mai più ridere né accennare un sorriso». La scarsa partecipazione alle europee poco prima del vertice Ue, non le sembra un altro allarme? «Non piace a nessuno. è un trend, in molti paesi. Dobbiamo chiederci cosa l´Europa, le sue istituzioni, i suoi cittadini, devono fare. Non sempre astensionismo ed euroscetticismo convivono, ma anche dove l´Europa è bene accolta, è difficile mobilitare». Estrema destra e astensionismo saranno temi al vertice Ue? «Non formalmente, ma non escludo che informalmente ne parleremo». A Praga il capo dello Stato euroscettico, Vaclav Klaus, non ha ancora firmato il trattato di Lisbona. Processo bloccato? «No, va avanti. Il Parlamento ha ratificato, tocca al presidente firmare. Ma c´è un ricorso contro il Trattato alla nostra Corte costituzionale. E il presidente, com´è suo diritto, attende. Dobbiamo aspettare». La crisi internazionale ha colpito duramente il centro-est dell´Ue. Teme un nuovo Muro est-ovest? «Non facciamo d´ogni erba un fascio. La Polonia è il paese meno colpito, Praga ha un sistema finanziario sano, ma problemi nella real economy, come Berlino. Bene anche la Slovacchia. Difficoltà pesanti in Lettonia o in Ungheria. Ma la crisi deve diventare l´occasione per l´Europa: reagire sfruttando i benefici dell´integrazione».

Torna all'inizio


Cisl: (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Economia Pagina 216 Cisl: «Rilanciare la Costituente» --> La Cisl sarda rilancia «la proposta di un'Assemblea costituente per riscrivere il nuovo Statuto Speciale della Sardegna». Lo ha sottolineato il segretario regionale della Cisl, Mario Medde (nella foto), sottolineando che la sigla inizierà a lavorare già nei prossimi giorni. «In Sardegna l'attenzione alle istituzioni è sempre stata una costante dell'iniziativa del sindacato per lo sviluppo, il lavoro e le riforme», ha detto il segretario. «Oggi sono ancora più forti le ragioni di una stagione costituente, che riscriva non solo i contenuti dello Statuto, e dunque per riposizionare la Regione rispetto alla proposta federalista, ma anche per attuare una riforma delle istituzioni sarde». Riforma che a suo dire, deve basarsi su una nuova Legge statutaria visto che la Corte Costituzionale «ha reso giustizia a quanti sostenevano la bocciatura di quella approvata nella passata legislatura». Il sindacato ritiene quindi che l'Assemblea Costituente, sia un'opportunità utile a sancire «il riconoscimento, la condivisione e l'attuazione di una nuova volontà dei sardi di rimotivare nuovi valori e obiettivi che sostanzino una stagione dell'Isola aperta all'Europa e al mondo». Nei prossimi giorni il sindacato proporrà quindi un incontro a quanti, in questo ultimo decennio, «hanno rivendicato un'Assemblea Costituente anche come strumento di partecipazione e democrazia».

Torna all'inizio


Elezioni in Iran: rivolta, morti e arresti Ahmadinejad: "Scontri non importanti" (sezione: Giustizia)

( da "TGCom" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

14/6/2009 Iran, scontri dopo le elezioni Tre morti e oltre 160 gli arresti Cresce la tensione in Iran dopo il risultato delle elezioni che hanno dato vincente il presidente Mahmoud Ahmadinejad. Nella capitale Teheran la polizia fronteggia i manifestanti del partito riformista di Mir Hossein Mussavi, uscito sconfitto dalle urne. E' trapelata la notizia che lo stesso Mussavi sia stato arrestato, ma la polizia ha smentito. Per Ahmadinejad le "proteste non sono importanti". Finora ci sono 3 morti e oltre 160 persone arrestate. 16.05 - Mussavi chiede annullamento elezioni L'ex candidato moderato alle presidenziali iraniane, Mir Hossein Missavi, ha chiesto formalmente l'annullamento delle elezioni. "Oggi ho presentato ufficialmente la mia richiesta al Consiglio dei Guardiani di annullare il risultato del voto", afferma in un comunicato Mussavi, chiedendo allo stesso tempo ai suoi sostenitori di "continuare le proteste a livello nazionale in modo pacifico e legale". Il Consiglio dei Guardiani, la corte costituzionale iraniana, controllata dai conservatori, ha il compito di sovrintendere alla regolarità delle elezioni, oltre che di selezionare i candidati. 15.32 - Usa: "Dubbi su correttezza voto" Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza delle elezioni presidenziali iraniane, aggiungendo che occorrerà un po' di tempo prima di capire se il voto è stato libero e corretto come sostengono le autorità di Teheran. Biden ha parlato dell'Iran durante il talk show domenicale della Nbc, Meet the Press, precisando che la linea di Washington, tesa a impedire il proliferare dell'arma nucleare nel Paese, comunque non cambia. 15.14 - Mussavi: "Fate opposizione pacifica" Lo sconfitto Mir Hossein Mussavi ha esortato con una nota i suoi sostenitori ad esprimere "pacificamente" la loro "opposizione" all'esito del voto. 14.32 - Ahmadinejad: "Proteste come dopo partita". Le proteste di questi giorni a Teheran contro il risultato delle elezioni presidenziali sono come quelle che seguono a "una partita di calcio", ma alla fine "le persone sono amiche le une con le altre". Lo ha detto in conferenza stampa il presidente Mahmud Ahmadinejad, ufficialmente rieletto nella consultazione di venerdì. 14.18 - Ahmadinejad: "Proteste non importanti" Le proteste di chi ha messo in dubbio la correttezza delle elezioni in Iran "non sono importanti" e "non provocheranno alcun problema". Lo ha detto il presidente rieletto Mahmud Ahmadinejad. "In Iran - ha aggiunto Ahmadinejad - c'è assoluta libertà e le elezioni sono state pienamente corrette". 14.06 - "Chi osa attaccarci se ne pentirà" Qualsiasi paese oserà attaccare l'Iran se ne pentira' profondamente. Lo ha affermato il leader libico, Mahmoud Ahmadinejad. "Chi osa attaccare l'Iran? Chi osa pensarci?" ha detto il presidente rispondendo a una domanda dei giornalisti nel corso di una conferenza stampa. 14.03 - 160 arrestati in scontri Il capo della polizia iraniana, Ahmad-Reza Radan, ha detto che 160 persone sono state arrestate negli scontri di piazza avvenuti ieri a Teheran: tra queste, 50 sarebbero fra gli "organizzatori" dei disordini. 13.49 - Governatore Teheran: "Mussavi responsabile scontri" Il governatore generale e responsabile per la sicurezza di Teheran, Morteza Tamaddom, ha detto che l'ex candidato moderato alle presidenziali Mir Hossein Mussavi è il "responsabile" degli incidenti avvenuti nella capitale fra suoi sostenitori e le forze di sicurezza. 13.39 - Ahmadinejad: "Nucleare appartiene al passato" La questione del nucleare iraniano "appartiene al passato": lo ha detto il presidente Mahmud Ahmadinejad, confermando così che non ci sarà alcun cambiamento nella politica nucleare di Teheran durante il suo secondo mandato. 13.30 - Francia preoccupata: "Inutile brutalità" La Francia si dice molto preoccupata per la situazione in Iran: lo ha detto il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, sottolineando che la "brutale" repressione degli oppositori chiude la porta al dialogo. "La brutalità e lo sviluppo militare senza fine non porteranno a nessuna soluzione", ha detto Kouchner dopo aver incontrato l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente, George Mitchell, a Parigi. 12.25 - Chiuso ufficio tv al Arabiya Le autorità iraniane hanno chiuso per una settimana l'ufficio di Teheran della rete satellitare araba al Arabiya. Lo riferisce il sito dell'emittente televisiva, aggiungendo che alla rete non è stata fornita nessuna spiegazione per la chiusura. 12.23 - Gemania: "Repressione proteste inaccettabile" "L'azione violenta delle forze di sicurezza contro i dimostranti in Iran è inaccettabile". Lo ha affermato il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, spiegando che la Germania "continuerà a monitorare la situazione molto attentamente". 12.04 - Attaccate banche e uffici pubblici Alcune banche, un ufficio della compagnia pubblica delle telecomunicazioni e chioschi per la vendita di giornali sono stati attaccati dai manifestanti in un'area centrale di Teheran. Nelle sedi di tre istituti di credito è stato anche appiccato il fuoco. 11.47 - Figlio scià: appello a disobbedienza civile Il figlio dello scià deposto dalla rivoluzione islamica ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché sostenga uno "scenario di disobbedienza civile" in Iran ricordando che un cambiamento nel suo Paese può avvenire solo dall'interno col sostegno estero. "Il fondo del problema è il regime - ha detto - e finché ci sarà questo regime l'Iran non avrà mai l'opportunità di imboccare la via del progresso e dela libertà". 11.45 - Nuovi scontri a Teheran Nuovi scontri sono scoppiati a Teheran fra i sostenitori del candidato moderato alle presidenziali, Mir Hossein Mussavi, e la polizia in tenuta anti-sommossa. Gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni. Gli incidenti sono avvenuti sulla Piazza Vali Asr, dove nel pomeriggio il presidente proclamato eletto, Mahmud Ahmadinejad, ha in programma un raduno con i suoi sostenitori. Incidenti si erano verificati venerdì fino a tarda notte in diverse aree di Teheran fra migliaia di sostenitori di Mussavi e forze anti-sommossa, appoggiate dai volontari delle milizie islamiche (Basiji). 10.44 - Rilasciati tre dirigenti riformisti Tre dirigenti del movimento riformista iraniano arrestati venerdì sono stati rilasciati. Tra questi, l'ex vice presidente del Parlamento Mohammad Reza Khatami, fratello dell'ex presidente Mohammad Khatami. Lo ha detto Rajab Ali Mazrui, un dirigente del Mosharekat, il principale partito riformista. 10.05 - Mussavi di fatto agli arresti domiciliari Mir Hossein Mussavi, il candidato moderato alle elezioni presidenziali, è "praticamente agli arresti domiciliari", perché gli è impedito di avere contatti con attivisti politici. Lo ha riferito Rajab Ali Mazrui, dirigente del principale raggruppamento riformista, il Mosharekat, con cui lo stesso Mussavi avrebbe dovuto avere una riunione poi cancellata. 08.25 - Almeno 100 riformisti arrestati Almeno cento riformisti iraniani sono stati arrestati nella notte tra sabato e domenica. Tra loro vi è anche il fratello dell'ex presidente Mohammed Khatami. Lo ha dichiarato Mohammed Ali Abtahi, che fa parte del gruppo dei riformisti. £Sono stati portati via dalle loro case nella notte", ha detto Abtahi, aggiungendo di aspettarsi che nelle prossime ore vengano effettuati altri arresti. In particolare, in manette sono finiti Mohsen Mirdamadi, capo del Fronte della partecipazione, vicino all'ex presidente Mohammad Khatami.Mustapha Tadjadeh, ex vice ministro dell'interno, e Mohsen Aminzadeh, ex vice ministro degli Esteri. Si parla anche di Abdollah Ramazanzadeh, già portavoce del governo durante la presidenza del riformista Mohammad Khatami. In carcere sono finiti anche la signora Zohreh Aghajari e Said Shariati, della squadra del candidato moderato Mir Hossein Mussavi.

Torna all'inizio


Giustizia/ Capi uffici Calabria: Csm merita riconoscenza su... (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

"Il CSM, attualmente in carica, ha acquisito il merito storico di avere saputo dare leale, puntuale, risoluta, corretta attuazione alla riforma dell'ordinamento giudiziario. Uno dei punti cardine della riforma è costituito dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti degli Uffici giudiziari, con l'abbandono del criterio dell'anzianità in favore del merito e delle attitudini direttive e con l'introduzione della temporaneità degli incarichi". E' quanto si legge in un documento sottoscritto dai dirigenti degli uffici giudiziari calabresi in merito alle polemiche tra il Guardasigilli e Palazzo dei Marescialli. "In forza di ciò, il Consiglio ha dovuto provvedere alla sostituzione di centinaia di Presidenti di Tribunale e Procuratori della Repubblica in carica da più di otto anni, il tempo massimo consentito. Ne è derivato - sottolineano i magistrati calabresi - un forte ringiovanimento dei quadri dei dirigenti". "Tutte le nomine dei nuovi dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del Ministro della Giustizia, la maggior parte di esse persino all'unanimità. Il CSM in carica, superando notevoli difficoltà tecniche e non poche resistenze, anche interne alla magistratura, ha fatto decollare, ormai irreversibilmente, la riforma dell'Ordinamento Giudiziario varata dal Parlamento. Crediamo che il CSM meriti la riconoscenza di tutti per ciò che ha saputo fare in ossequio alla legge", conclude la nota. Il documento è stato sottoscritto da Giuseppe Creazzo - Procuratore della Repubblica di Palmi, Luciano Gerardis - Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Bruno Giordano - Procuratore della Repubblica di Paola, Dario Granieri - Procuratore della Repubblica di Cosenza, Renato Greco - Presidente del Tribunale di Cosenza, Domenico Introcaso - Presidente del Tribunale di Paola, Leonardo Leone De Castris - Procuratore della Repubblica di Rossano, Alberto Liguori- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, Roberto Lucisano - Presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Raffaele Mazzotta Procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Pignatone - Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Mario Spagnuolo - Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia.

Torna all'inizio


GIUSTIZIA/ CAPI UFFICI CALABRIA: CSM MERITA RICONOSCENZA SU NOMINE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 14-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Capi uffici Calabria: Csm merita riconoscenza su nomine -->"Il CSM, attualmente in carica, ha acquisito il merito storico di avere saputo dare leale, puntuale, risoluta, corretta attuazione alla riforma dell'ordinamento giudiziario. Uno dei punti cardine della riforma è costituito dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti degli Uffici giudiziari, con.

Torna all'inizio


SOSTEGNO AL CSM (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 15-06-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Giustizia

SOSTEGNO AL CSM SOSTEGNO AL CSM I procuratori della Calabria: nomine decise col ministro ROMA. «Tutte le nomine dei nuovi dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del ministro della Giustizia, la maggior parte di esse persino all'unanimità». Lo affermano i procuratori calabresi che, come sabato avevano fatto i loro colleghi dell'Emilia Romagna, sono scesi in campo in difesa del Csm dopo le dimissioni dei tre consiglieri che hanno presieduto la commissione incarichi direttivi, per le accuse lanciate dal Guardasigilli. In serata anche il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha aggiunto al sua firma al documento.

Torna all'inizio


In Italia non esistono le norme etiche (sezione: Giustizia)

( da "Libertà" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

In Italia non esistono le norme etiche L'Italia ha bisogno dell'Europa, della protezione europea, perché da sola non ce la fa. Quando uno dei maggiori quotidiani europei, pubblicamente e con risalto, si spinge a chiamare clown il premier di un altro Paese europeo significa che, non solo la credibilità di quel premier è ormai compromessa, ma lo stesso prestigio del Paese sul piano internazionale è ai minimi livelli. Non ci si stupisca poi che le aziende italiane, mal supportate dal governo, siano giudicate con sufficienza ed escluse dai grandi progetti di aggregazione industriale del mondo globalizzato: nella vicenda Fiat-Opel sono stati l'amico Putin e Angela Merkel a fare cucù. L'Italia è abbandonata a se stessa, come i disoccupati ai quali il premier ha consigliato di darsi da fare, insomma, di arrangiarsi. Senza una guida o con una guida inadeguata. Travolta da una crisi economica alla quale non sa fare fronte e, peggio, da una grave crisi etica e morale. L'imbarbarimento prodotto dal berlusconismo è sotto gli occhi di chi solo voglia vederlo. In Italia sono ancora troppo pochi ma all'estero aumentano coloro che sono preoccupati. Pensano che dopo la crisi il mondo non sarà più uguale e che non ci sarà più posto per i soliti furbi. Non sono preoccupati per noi ma per loro stessi. Per il costo aggiuntivo che l'Italia può rappresentare e che non sono più disposti a sopportare. Un'Italia diventata res privata, fondata sul lavoro nero, sul precariato, le morti bianche e le raccomandazioni, soffocata dalla corruzione e dall'evasione fiscale, non è il Paese che all'estero desiderano come alleato e che nemmeno noi vogliamo. Per questo guardiamo all'Europa, per rafforzare la frontiera alla deriva berlusconiana. Serve un colpo di reni contro la cattiva politica, contro un premier che prova fastidio verso chi controlla, si chiami magistratura, informazione, Corte costituzionale, opposizioni. Le motivazioni della sentenza sul caso Mills hanno manifestato in modo esemplare l'imbarbarimento dello Stato di diritto; come in Italia si possa avere il riconoscimento tecnico giudiziario delle responsabilità del corruttore/evasore fiscale senza che ciò comporti alcuna sanzione in virtù (?) di una legge ad personam, fabbricata su misura. Come potrà d'ora in poi partecipare alle manifestazioni delle forze dell'ordine, alle iniziative della guardia di finanza, agli incontri dei capi di stato dove si concordano scelte economico-finanziarie di rigore, contro evasione e paradisi fiscali? Con quale credibilità chiederà alle forze dell'ordine di fare il loro dovere e agli uffici finanziari di accertare la crescente evasione fiscale? Se è vero, come è vero, che la politica ha anche una funzione didattica, educativa, il messaggio che ne deriva è drammatico. Il conflitto di interessi ha preso il posto della vecchia tangente, si sono corrotte le coscienze dei singoli, chi ha un'unghia di potere lo esercita per scopi personali, non più nell'interesse del partito come ai tempi di tangentopoli, ma direttamente per sé. Non è antiberlusconismo spicciolo a muoverci; ci preoccupano anche i berluschini di provincia, di quartierino e di condominio, sia di destra che di sinistra. Qualche anno fa, a chi si affannava a reclamare la presenza di persone oneste in politica, si ribatteva che quello dell'onestà era un valore pre-politico, che non poteva costituire un requisito discriminante rispetto a quelli, ad esempio, della competenza e dell'esperienza: un ragionamento che è probabilmente alla base di molti guai successivi. Anche perché, a leggere i precedenti penali di parecchi esponenti politici, proprio la disonestà certificata da sentenze passate in giudicato sembra essere il requisito per accedere a incarichi di rilievo. Serietà, coerenza, onestà, dimissioni sono termini ormai desueti. L'art. 54 della Costituzione afferma che coloro che ricoprono pubbliche funzioni devono adoperarsi con disciplina e con onore. Parole datate. Un avviso di garanzia, un rinvio a giudizio, qualche giorno di arresto o una condanna sono ormai status symbol: la premessa per acquisire notorietà, poter rilasciare interviste, apparire sugli schermi, ambire a ruoli prestigiosi. Nessuna vergogna, solo qualche imbarazzo, ha suscitato settimana scorsa la condanna in primo grado dei vertici di una nota azienda locale a pene assai severe (fino a quattro anni di reclusione) per gravi reati, sponsorizzazioni gonfiate stando all'ipotesi accusatoria per costituire fondi neri, secondo una vecchia prassi nota fin dai tempi di Publitalia. Fatta salva ogni presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, solo un alto tasso di diffusa ipocrisia impedisce in città di domandarsi a voce alta quale possa essere stata, in ipotesi, la destinazione di quei presunti fondi neri; se finiti in tasche private o se, per caso, destinati ad oliare i meccanismi della politica. La domanda non è banale attesa la storia recente dell'Italia, il settore in cui opera l'azienda e dal momento che uno degli interessati era candidato cinque anni fa alla presidenza della Provincia per la Lega Nord cui ha sempre manifestato e continua a manifestare simpatia. Sono tante le vicende che insegnano come ci sia bisogno di recuperare il diritto degli imprenditori di fare impresa senza essere ostacolati dai conflitti di interesse che rendono inutili gli sforzi di inventiva, di investimento. Il conflitto di interessi dei Berlusconi e dei berluschini di provincia mortifica e uccide la libertà di mercato, manipola la concorrenza. Come si può fare l'imprenditore con serietà nel settore dei pubblici servizi se, ad esempio, il diretto concorrente è anche un politico da cui dipende l'assegnazione degli appalti? In Europa il conflitto di interessi è una anomalia. Le norme etiche fanno diverso il nostro Paese dal resto d'Europa perché da noi non esistono norme etiche e tutto finisce in tribunale. E così farabutti, personaggi che si comportano senza disciplina e senza onore di fronte alle critiche rispondono: attendo con fiducia l'esito del processo. Perché attendere con fiducia l'esito del processo? Ci si deve dimettere ancorché non incriminati, ancorché si sarà assolti, perché il tema riguarda un sistema di regole etiche, convenzionali che fanno la politica diversa e migliore. Questo L'Europa ci può dare e per questo all'Europa guardiamo con fiducia. Segreteria Italia dei Valori 15/06/2009

Torna all'inizio


Iran, insiste l'opposizione Annullate il voto (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Iran, insiste l'opposizione «Annullate il voto» GA.B. Mir Hossein Mousavi non cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rahnavard nega che sia agli arresti domiciliari, ma un membro del suo staff sostiene che «lo è di fatto», nel senso che gli è impedito uscire di casa. E tuttavia continua a inviare messaggi ai seguaci utilizzando il suo sito internet che ieri era nuovamente agibile. «Continuate le proteste in modo pacifico e legale», raccomanda il leader dell'opposizione. E annuncia di avere «presentato ufficialmente al Consiglio dei guardiani della rivoluzione la richiesta di annullare il voto». Teheran è stata teatro anche ieri di cortei e raduni dei militanti riformatori, infuriati per quello che considerano un furto elettorale perpetrato con brogli massicci. Spesso i manifestanti anti-governativi sono stati affrontati dalla polizia anti-sommossa. Ci sono stati anche scontri con i sostenitori di Ahmadinejad, ma fortunatamente sino a sera non venivano segnalati episodi di violenza gravi. Un numero imprecisato di oppositori sono stati fermati anche ieri, mentre alcuni dirigenti che erano stati arrestati sabato, sono stati rilasciati. Tra loro Reza Khatami fratello dell'ex-capo di Stato. TRIONFO IN PIAZZA Ma ieri è stata anche la giornata del pubblico trionfo per il capo di Stato, riconfermato per altri quattro anni alla guida del paese sull'onda di una percentuale di consensi altissima: 62,3%. In piazza Vali Asr fra lo sventolio delle bandiere nazionali color rosso, bianco e verde e gli appalusi scroscianti della folla, Ahmadinejad ha respinto le accuse di frode: «Certa gente vuole la democrazia solo per il proprio personale vantaggio. La riconoscono solo finché il risultato del voto li favorisce». La mobilitazione anti-governativa dilaga lontano da Teheran. Notizie di dimostrazioni arrivano da Tabriz e Orumieh, nell'Azerbaigian iraniano, da Hamadan, Rasht, Ahvaz, Isfahan. Tabriz è la città natale di Mousavi, ma anche lì lo spoglio delle schede gli ha riservato una brutta sorpresa. Ammesso che sia stato tutto pulito e regolare, Mousavi è stato sonoramente sconfitto anche in quella che considerava per ragioni anagrafiche una sua roccaforte. Il Consiglio dei guardiani della rivoluzione, ai quali si è appellato Mousavi affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti. Khamenei ha invece emesso una dichiarazione che avalla sostanzialmente la validità delle elezioni. Mousavi sembra inseguire un disegno, non si sa quanto realistico ed efficace, di inserire un cuneo nello schieramento conservatore. L'intenzione è spingere le istituzioni politico-religiose ad agire contro gli organismi di matrice laica. In altre parole giocare sulle rivalità interne alla classe dirigente MEDIA BOICOTTATI Di fronte ad un risultato elettorale inatteso, alle denunce di brogli, ed alla tensione sociale che in Iran non accenna a scemare, il governo Usa resta in prudente attesa. Il vice di Obama, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza dello scrutinio, senza però mai sostenere che a vincere possa essere stato l'avversario di Ahmadinejad. «Ho dei dubbi -ha detto Biden- ma ci asterremo dal fare commenti finchè non avremo una visione chiara del processo complessivo e poi reagiremo». Preoccupate forse più per la circolazione delle notizie in patria che per la propria immagine all'estero, le autorità iraniane stanno ostacolando in ogni modo il lavoro della stampa internazionale. Una forte interferenza elettronica ha bloccato le trasmissioni della Bbc in lingua farsi. Due giornalisti olandesi e due belgi sono stati fermati dalla polizia mentre riprendevano immagini di incidenti a Teheran. I primi due, Jan Eikelboom e Dennis Hilgers delle rete Nova, sono stati espulsi. Chiusi gli uffici della tv Al-Arabiya. Scontri fra militanti filo-governativi ed oppositori a Teheran. Ahmadinejad festeggia in piazza la vittoria. Mousavi esorta i suoi a continuare le proteste e chiede ancora l'annullamento del voto.

Torna all'inizio


Mir Hossein Mousavi non cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rah... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Mir Hossein Mousavi non cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rahnavard nega che sia agli arresti domiciliari, ma un membro del suo staff sostiene che «lo è di fatto», nel senso che gli è impedito uscire di casa. E tuttavia continua a inviare messaggi ai seguaci utilizzando il suo sito internet che ieri era nuovamente agibile. «Continuate le proteste in modo pacifico e legale», raccomanda il leader dell'opposizione. E annuncia di avere «presentato ufficialmente al Consiglio dei guardiani della rivoluzione la richiesta di annullare il voto». Teheran è stata teatro anche ieri di cortei e raduni dei militanti riformatori, infuriati per quello che considerano un furto elettorale perpetrato con brogli massicci. Spesso i manifestanti anti-governativi sono stati affrontati dalla polizia anti-sommossa. Ci sono stati anche scontri con i sostenitori di Ahmadinejad, ma fortunatamente sino a sera non venivano segnalati episodi di violenza gravi. Un numero imprecisato di oppositori sono stati fermati anche ieri, mentre alcuni dirigenti che erano stati arrestati sabato, sono stati rilasciati. Tra loro Reza Khatami fratello dell'ex-capo di Stato. TRIONFO IN PIAZZA Ma ieri è stata anche la giornata del pubblico trionfo per il capo di Stato, riconfermato per altri quattro anni alla guida del paese sull'onda di una percentuale di consensi altissima: 62,3%. In piazza Vali Asr fra lo sventolio delle bandiere nazionali color rosso, bianco e verde e gli appalusi scroscianti della folla, Ahmadinejad ha respinto le accuse di frode: «Certa gente vuole la democrazia solo per il proprio personale vantaggio. La riconoscono solo finché il risultato del voto li favorisce». La mobilitazione anti-governativa dilaga lontano da Teheran. Notizie di dimostrazioni arrivano da Tabriz e Orumieh, nell'Azerbaigian iraniano, da Hamadan, Rasht, Ahvaz, Isfahan. Tabriz è la città natale di Mousavi, ma anche lì lo spoglio delle schede gli ha riservato una brutta sorpresa. Ammesso che sia stato tutto pulito e regolare, Mousavi è stato sonoramente sconfitto anche in quella che considerava per ragioni anagrafiche una sua roccaforte. Il Consiglio dei guardiani della rivoluzione, ai quali si è appellato Mousavi affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti. Khamenei ha invece emesso una dichiarazione che avalla sostanzialmente la validità delle elezioni. Mousavi sembra inseguire un disegno, non si sa quanto realistico ed efficace, di inserire un cuneo nello schieramento conservatore. L'intenzione è spingere le istituzioni politico-religiose ad agire contro gli organismi di matrice laica. In altre parole giocare sulle rivalità interne alla classe dirigente MEDIA BOICOTTATI Di fronte ad un risultato elettorale inatteso, alle denunce di brogli, ed alla tensione sociale che in Iran non accenna a scemare, il governo Usa resta in prudente attesa. Il vice di Obama, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza dello scrutinio, senza però mai sostenere che a vincere possa essere stato l'avversario di Ahmadinejad. «Ho dei dubbi -ha detto Biden- ma ci asterremo dal fare commenti finchè non avremo una visione chiara del processo complessivo e poi reagiremo». Preoccupate forse più per la circolazione delle notizie in patria che per la propria immagine all'estero, le autorità iraniane stanno ostacolando in ogni modo il lavoro della stampa internazionale. Una forte interferenza elettronica ha bloccato le trasmissioni della Bbc in lingua farsi. Due giornalisti olandesi e due belgi sono stati fermati dalla polizia mentre riprendevano immagini di incidenti a Teheran. I primi due, Jan Eikelboom e Dennis Hilgers delle rete Nova, sono stati espulsi. Chiusi gli uffici della tv Al-Arabiya.

Torna all'inizio


Iscrizione a ruolo in tempi più rapidi (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-14 - pag: 19 autore: Cassazione. Accertamenti da sentenza Iscrizione a ruolo in tempi più rapidi Antonio Criscione ROMA L'iscrizione a ruolo a seguito di un accertamento divenuto definitivo dopo una sentenza deve avvenire entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui l'atto stesso è divenuto definitivo. Il Fisco invece, per chiedere le somme per le quali ha avuto ragione davanti ai giudici, non può avvalersi del termine decennale di prescrizione. Ad affermarlo è la sentenza 13333 del 10 giugno 2009 della Corte di cassazione, con la quale si dà attuazione all'indicazione della Corte costituzionale per la quale il contribuente non può essere esposto indefinitamente alle pretese del Fisco. Ad affermare l'applicabilità del termine decennale era stata la commissione tributaria regionale del Lazio, che aveva distinto tra gli avvisi di accertamento non impugnati dai contribuenti, e perciò divenuti definitivi, e quelli divenuti tali perché la sentenza favorevole al Fisco non è più impugnabile. Solamente nel primo caso si sarebbe applicato il termine biennale previsto dall'articolo 17, comma terzo, del Dpr 602/73, mentre nel secondo si sarebbe applicata la prescrizione decennale prevista dall'articolo 2946 del Codice civile. E nel riassumere la decisione dei giudici di merito, la Cassazione fa emergere che, applicando questa regola, si darebbe la possibilità all'amministrazione finanziaria: «attraverso una raccomandata a/r di procrastinare per anni l'iscrizione a ruolo delle imposte dirette definite con giudizi delle Commissioni tributarie». Nel respingere questa tesi la Cassazione ricorda che la regola del terzo comma dell'articolo 17 del Dpr 602 del 1973 fa riferimento all'iscrizione a pena di decadenza entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo. E spiega che il passaggio in giudicato della pronuncia su un accertamento contestato comporta la definitività di quest'ultimo. Il concetto viene poi rafforzato dicendo che: «L'accertamento può divenire definitivo per mancata impugnazione nei termini di legge e, a maggior ragione, a seguito di una sentenza che si è pronunciata sullo stesso e si connota come giudicato formale». Nel caso che ha formato oggetto della controversia i giudici si erano pronunciati su un accertamento, confermando la tesi del Fisco, nel marzo 1981. La sentenza non era stata impugnata e l'accertamento era divenuto definitivo. Il ruolo da parte dell'ufficio era stato formato nel dicembre 1985. La Cassazione ha ritenuto tardiva questa data e ha accolto il ricorso iniziale dei contribuenti,decidendo nel merito della questione. La Corte, per rafforzare le conclusioni raggiunte, ha richiamato anche la giurisprudenza costituzionale, per la quale non è ammissibile: «l'indefinita soggezione del contribuente all'azione esecutiva del fisco» (il richiamo è alle sentenze 14/2008 e 280/2005, oltre che dell'ordinanza 107/ 2003). © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


Un fondo per gli arbitrati (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-15 - pag: 2 autore: Avvocatura dello stato. Cambiano i compensi Un fondo per gli arbitrati Sono di carattere economico le novità previste dalla nuova legge per l'Avvocatura dello Stato. Si è, infatti, intervenuti sui compensi degli avvocati e dei procuratori, sia quelli incassati per le cause vinte (rispetto ai quali sono state riviste le percentuali di ripartizione) sia sugli altri derivanti dalla partecipazione a collegi arbitrali, per i quali è stato istituito un Fondo perequativo ad hoc. Un nuovo Fondo perequativo è stato istituito anche per il personale amministrativo. Si tratta, in tal caso, di una sorta di "ritorno al passato", a metà degli anni Settanta, quando una parte della retribuzione degli impiegati dell'Avvocatura era legata al risultato. Dopodiché, quel meccanismo venne accantonato, ma ora si è deciso di riportarlo in auge, in modo da premiare coloro che lavorano con maggior lena per star dietro agli impegni degli avvocati e dei procuratori ed evitare così il rischio sempre presente di ingolfamento delle attività. Il nuovo Fondo perequativo del personale amministrativo viene alimentato in due modi: dai compensi percepiti dagli impiegati dell'Avvocatura in qualità di segretari dei collegi arbitrali e da una quota degli onorari che spettano agli avvocati e ai procuratori statali quando vincono le cause. La voce relativa alle spese generali – costi che figurano normalmente anche nella parcella degli avvocati del libero Foro – confluirà, infatti, nel Fondo degli "amministrativi". Le modalità per ripartire le somme del Fondo scaturiranno da un futuro confronto con i sindacati, anche se la nuova legge dice esplicitamente che la suddivisione dei proventi deve avvenire «prevalentemente su base territoriale» ed «essere ispirata a criteri di merito ed efficienza e subordinata alla presenza in servizio ». I fannulloni, insomma, non potranno avanzare pretese. Sempre in tema di compensi, cambiano le percentuali di suddivisione di quelli percepiti dagli avvocati e dai procuratori: oggi il monte onorari – formato, appunto, dalle parcelle riscosse per i ricorsi vinti – sono ripartiti, in proporzione allo stipendio, per l'80% in sede locale (cioè fra gli avvocati e i procuratori della sede distrettuale che ha vinto la causa) e per il 20% in quote uguali su base nazionale, cioè fra tutti gli avvocati e i procuratori dello Stato. La riforma ha modificato le aliquote in 70 e 30 per cento. In questo modo si intende riequilibrare il rapporto a beneficio degli avvocati e procuratori che lavorano nella capitale, i quali sono competenti su ricorsi per i quali non è prevista, anche in caso di successo, la condanna alle spese, come quelli davanti alla Corte costituzionale o alle Corti europee. Le retribuzioni degli avvocati e dei procuratori si gioveranno, inoltre, del nuovo Fondo perequativo alimentato con i proventi degli arbitrati. Così come già accade, per esempio, per i giudici amministrativi, anche gli avvocati e i procuratori dello Stato che partecipano a collegi arbitrali dovranno, d'ora in poi, devolvere una parte della parcella al Fondo. Importi che saranno poi ridistribuiti – con modalità che verranno decise con un futuro decreto – tra tutti i "legali" dello Stato. Un'ultima novità riguarda poi le procedure di notificazione degli atti civili, amministrativi e stragiudiziali: l'Avvocatura si adegua alle regole già applicate dal libero Foro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna all'inizio


I diritti della difesa trovano spazio (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-15 - pag: 3 autore: Codici penali I diritti della difesa trovano spazio V ero è che sul fronte penale molto sia già in vigore (si pensi, ad esempio al reato di stalking o alle norme antiwriters) in virtù dei due decreti legge in materia di sicurezza,l'ultimo dei quali ha da poco ricevuto l'ok dal Parlamento. Ma la vera partita, anche qui, si gioca sui meccanismi procedurali. Ancora una volta, dunque, si pone mano al codice di procedura penale, il più giovane (ha solo vent'anni)e il più tartassato, dal legislatoree dalla Corte costituzionale, dei quattro codici fondamentali. è infatti all'esame della commissione giustizia del Senato un corposissimo disegno di legge di riforma, che contiene anche altre modifiche, come quelle all'ordinamento giudiziario e alla disciplina dell'equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo. Il cromosoma del progettoè nel rafforzamento dei diritti della difesa, a partire dall'ampliamento della competenza della corte d'assisee degli spazi a disposizione delle prove a discarico, per finire con la previsione dell'accompagnamento forzato dei testimoni a favore recalcitranti. Per la prima volta, poi, una disposizione fissa il termine di durata ragionevole dei processi (di qualunque tipo): tre anni in primo grado, due in appello e uno in Cassazione per tenere l'erario al riparo dagli indennizzi previsti dalla legge Pinto. A.M.Ca. LE MISURE Accompagnamento forzato del testimone a favore e ampliamento della competenza della corte d'assise

Torna all'inizio


Limiti di applicazione dell'IRAP (sezione: Giustizia)

( da "superEva notizie" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Limiti di applicazione dell'IRAP Presupposti oggettivi dell'IRAP-Chi ne è esentato- Sono soggetti al pagamento dell'IRAP tutti quelli che esercitano in modo abituale e continuativo un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione o allo scambio di beni o alla prestazioni di servizi. Moltissime persone fisiche e giuridiche, compresi Stato, enti pubblici e amministrazioni dello Stato, sono soggetti passivi dell'imposta. La base imponibile dell'IRAP è il valore della produzione netta derivante dall'attività esercitata nel territorio della regione. Per le pubbliche autorità e le imprese private a carattere non commerciale, la base dell'imposta è essenzialmente l'ammontare delle retribuzioni. Il punto focale è però il presupposto dell'imposta, ovvero l'esercizio abituale di un'attività diretta alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi. Dove però la Corte Costituzionale con Sentenza 21/5/01 n. 156 ha dichiarato che non si applica l'Irap ai lavoratori autonomi che esercitano l'attività in assenza di capitali e lavoro altrui. Sul concetto di attività organizzata vi sono inoltre altre numerose sentenze di primo e secondo grado formulate sulla base delle istanze di rimborso presentate da molti professionisti e imprenditori individuali. Il lavoro autonomo quindi è la linea di confine tra l'assoggettabilità dell'imposta. Anche le imprese che però hanno una attività talmente personale da essere considerate al di fuori dell'ambito societario o di classica Partita Iva. Un esempop può essere quella dell'agente venditore di commercio che non ha nessun collaboratore, dipendente e non ha una sua struttura organizzativa come un ufficio, una segretaria e computer adibiti al solo lavoro dell'ufficio. La sentenza della Corte di Cassazione (n. 2702 del 5/2/2008) ha posto le basi per una soluzione alla radice del problema. La sentenza infatti afferma che ha ragione un agente di commercio a cui l'Agenzia delle entrate aveva fatto opposizione. Anche i piccoli imprenditori privi di autonoma organizzazione rientrano in questo ambito di esenzione dall'Irap. Altre sentenze hanno chiarito, nel merito di alcuni promotori finanziari, che caso per caso va visto se esite l'applicabilità dell'imposta oppure no. L'Agenzia delle Entrate la vede in modo diverso, ritiene infatti che l'organizzazione autonoma sia la base della stessa impresa e quindi esistente proprio per il fatto di essere impresa. Cosa che viene chiarita anche nel modello Unico 2008 che nelle istruzioni indica le attività produttive ai fini fiscali, di un reddito d'impresa sono sempre caratterizzate dal requisito della autonoma organizzazione poiché quest'ultimo è connaturato alla nozione stessa d'impresa. Per l'Amministrazione, il piccolo imprenditore che vuole evitare l'imposta deve utilizzare il regime di contribuenti minimi introdotto dalla Finanzaria 2008. Ovviamente anche in presenza di questi presupposti va tenuto conto di quanto detto dalla Corte di Cassazione che ha quindi messo in chiaro definitivamente che la discriminante dell'imposizione dell'Irap non è l'impresa ma la natura dell'attività. Quando l'imprenditore è assimilabile, cioè fa le stesse cose, che fa un lavoratore autonomo privo di organizzazione di capitali e lavoro altrui, non è soggetto all'imposta. Agenti di commercio, procacciatori d'affari, promotori finanziari e altre figure imprenditoriali che sia come tipologia di lavoro sia per mezi sono a tutti gli effetti identici ad un lavoratore autonomo, avranno cioè la possibilità di fare ricorso per richiedere l'Irap indebitamente versata e chiederne quindi il rimborso. La gestione della propria posizione con la nuova figura di contribuente minimo non ha valore per quanto riguarda le cifre già versate in precedenza che invece devono essere rimborsate in quanto non dovute per le spiegazioni di cui abbimo dato conto in questo articolo. In definitiva è possibile non pagare l'Irap qualora sussistano i casi che abbiamo indicato, aderire per il futuro ai contribuenti minimi e richiedere per via legale il rimborso di quanto pagato in anni passati, il fatto poi di essere un contribuente minimo darà maggior forza alla tesi in sede legale contro l'Amministrazione. Roberto Pagano www.lacontabilitaonline.net PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 14 giugno 2009 in: Difendersi Dal Fisco News Fiscali News dei Contribuenti » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

Torna all'inizio


Politica: Si apra una riflessione sul rapporto tra correntismo e assegnazione di incarichi (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Politica: Si apra una riflessione sul rapporto tra correntismo e assegnazione di incarichi Pubblicato il 15-06-2009 di Cosimo Maria Ferri * Il 16 aprile 2009 la Prima Commissione del CSM aveva richiesto l’apertura di una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22 imputati di un maxiprocesso... di Cosimo Maria Ferri * Il 16 aprile 2009 la Prima Commissione del CSM aveva richiesto l’apertura di una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22 imputati di un maxiprocesso per il mancato deposito entro i termini di legge della motivazione della sentenza di primo grado da parte di una collega, già Giudice del Tribunale di Bari e recentemente nominata Presidente del locale Tribunale per i Minorenni. La pratica si è ora chiusa con una delibera di archiviazione del procedimento non essendoci provvedimenti di competenza della Prima Commissione, con trasmissione degli atti ai titolari dell’azione disciplinare per quanto di loro competenza. Personalmente ho votato contro il testo della delibera, non condividendo le motivazioni dell’archiviazione, basate sulla constatazione di una responsabilità estesa all’ufficio sotto il profilo del mancato controllo sui tempi di deposito della sentenza; è stato rilevato infatti che dal luglio 2008, e cioè dalla scadenza della proroga ultima del termine per il deposito, sino al febbraio 2009, epoca in cui la collega ha preso servizio presso il Tribunale per i Minorenni comunicando il mancato deposito delle motivazioni della sentenza, nessuno ha monitorato la situazione di ritardo nel deposito, con il risultato che in tutto quel periodo non vi sono stati nei confronti della stessa collega, impegnata nella stesura di una motivazione che riguardava 160 persone, né atti di sollecitazione, né provvedimenti (ulteriori) di sgravio totali o parziali da altre assegnazioni, che in qualche modo potessero far fronte alla emergenza processuale che si stava consumando. La delibera non mi ha convinto poiché mi è apparsa troppo relazionata alla decisione assunta in sede di Plenum di conferire un incarico direttivo alla collega, e porta nuovamente allo scoperto alcuni eccessi che si possono determinare a causa dell’influenza del correntismo interno alla magistratura, fino ad assumere - come in questa occasione - posizioni non del tutto neutre. Alla collega coinvolta nell’episodio pugliese, la cui qualità professionale non è in discussione in questa sede, è infatti stato recentemente conferito dal CSM un incarico direttivo sulla base di una scelta guidata a mio avviso soprattutto da logiche correntizie.Alla luce dei fatti di oggi e del risalto che il “caso“ delle scarcerazioni ha avuto sulla stampa, tale decisione rischia di manifestarsi come incomprensibile ovvero assunta quanto meno in modo affrettato, e ciò per almeno due ordini di motivi. Il primo, di carattere più generale, riguarda la difficoltà con la quale la magistratura ed il CSM riescono a spogliarsi dell’influenza delle proprie correnti interne e quindi ad evitare che molte decisioni ne siano negativamente condizionate. Il secondo riguarda, più nello specifico, il difetto del CSM nel compiere le dovute verifiche e gli approfonditi controlli che dovrebbero caratterizzare le istruttorie di tutte le pratiche, in particolare di quelle che portano al conferimento di incarichi direttivi. Ciò per dire che, evidentemente, nel caso in specie, il mancato deposito della sentenza oggi oggetto di polemiche era già ravvisabile e poteva e doveva costituire ulteriore elemento di valutazione ai fini della scelta per la nomina alla presidenza di un tribunale: e ciò, ripeto, non tanto per negare l’indiscusso valore professionale della collega, ma al fine di operare una valutazione realmente adeguata rispetto alla specifica situazione di tutti gli altri aspiranti. In definitiva, a fronte di colleghi tutti di ottimo livello, la cosa più ragionevole era preferire il magistrato totalmente in regola con la diligenza professionale richiesta dall’art. 11 ord. giud, proprio con riferimento al rispetto dei tempi di deposito: e ciò anche al fine di evitare che specifiche situazioni negative – si vedrà se dipendenti, come nel caso barese, dal singolo magistrato – possano rappresentare un vero e proprio “scivolone” in termini di credibilità della magistratura tutta. Proprio per questo non mi è apparso del tutto condivisibile, nella misura in cui non ha accennato a un minimo di autocritica, anche l’intervento di difesa con cui l’ANM ha preso posizione in merito. Sproporzionato nel suo non essere stato articolato evidenziando anche le mancanze cui, qualche volta, CSM ed ANM incorrono, se e quando si fanno sopraffare dalle pressioni delle correnti.La riflessione su come superare gli eccessi del correntismo è da tempo oggetto delle attenzioni di ciascuno di noi. Per quanto mi riguarda, credo che essi debbano essere combattuti e superati non già attraverso una diversa rappresentanza quantitativa dei togati all’interno del CSM (quella di oggi mi pare correttamente finalizzata a consentire al CSM di svolgere con competenza ed autorevolezza il ruolo di autogoverno della Magistratura), ma piuttosto attraverso un revisione delle regole associative e dei sistemi di elezioni degli organi distrettuali ed associativi tali da rendere davvero aperta a tutti, anche a prescindere dall’appartenenza alle correnti, l’Associazione Nazionale Magistrati e la possibilità di lavorare al suo interno. Novità in tal senso favorirebbero per esempio l’avvicinamento dei giovani – oggi assai restii ad impegnarsi o ad assumere ruoli ed incarichi – e la valorizzazione di tanti contributi positivi e stimolanti che spesso restano isolati e quindi non sostenuti perché troppo fuori dal coro. Tutto questo, anche nel breve termine, consentirebbe, con o senza l’ausilio di qualsivoglia corrente, di garantire spazi ad idee e persone in ogni livello istituzionale del “mondo giustizia”, ivi compreso quello del CSM.Il lavoro portato avanti, negli ultimi anni, dal CSM in materia di nomine per incarichi direttivi attesta l’impegno svolto nella direzione di garantire, con solerzia, l’avvicendamento nelle posizioni apicali degli uffici giudiziari alla luce della nuova norma sulla temporaneità, fissata nel massimo di 8 anni di permanenza nell’incarico. Bisognerà però insistere perché le decisioni assunte siano sempre più scevre dell’influenza esercitata dal correntismo interno all’organo di autogoverno: in un quadro ordinamentale ormai mutato, che conferisce al CSM il potere-dovere di esercitare con notevole ampiezza la propria discrezionalità nelle nomine dei dirigenti degli uffici, è assolutamente necessario adottare scelte obiettive, rigorose ed inattaccabili, ed è di vitale importanza evitare che tali scelte siano per converso contaminate da logiche di appartenenza che hanno portato, finora, alla crescita esponenziale del contenzioso innanzi agli organi della giustizia amministrativa (contenzioso che non di rado è già sfociato nell’annullamento di decisioni che pure erano state assunte sulla base di larghe maggioranze). Questo ulteriore precipitato dell’eccessivo spazio assegnato alle logiche correntizie ripropone, con forza, il problema -da più parti sollevato negli ultimi tempi- di una modifica del sistema elettorale dei consiglieri togati del CSM: non già nel senso di ridurne il peso rispetto a quelli di estrazione laica, ma in direzione di un tendenziale affrancamento dall’influenza dei gruppi associativi nella scelta delle candidature. In tal senso, rivolgendomi anche alla Magistratura associata, esprimo il mio invito a valorizzare e a discutere senza pregiudizi varie soluzioni alternative, fra cui quella di ricorrere, per la nomina dei membri togati del Consiglio, ad un sistema elettorale in cui le candidature, anziché essere frutto delle designazioni delle segreterie dei gruppi associativi, siano determinate mediante sorteggio fra tutti gli appartenenti alla magistratura, in ragione di un numero ampiamente superiore a quello dei consiglieri togati; i candidati, così individuati, sarebbero comunque scelti dal voto degli elettori. Tale soluzione, fra l’altro, avrebbe il pregio di salvaguardare il principio dell’elettorato passivo dei componenti provenienti dalla magistratura, stabilito dall’art. 104 c. 4 Cost., e darebbe comunque spazio alla volontà del “corpo elettorale” costituito da tutti i magistrati, che conserverebbero così il loro potere di scelta dei propri rappresentanti in Consiglio: tale scelta però, in questo modo (a differenza di adesso), potrebbe cadere su colleghi anche del tutto estranei alle correnti, ma non per questo meno validi e capaci. L’obiettivo di una simile riforma (che a mio avviso può costituire una interessante base di discussione) dev’essere, comunque, quello di restituire credibilità all’autogoverno dell’ordine giudiziario e di evitare che le degenerazioni correntizie espongano ulteriormente l’intera magistratura a polemiche dannose ed a rischi di delegittimazione. * Componente del Consiglio Superiore della Magistratura

Torna all'inizio


China's car sales boom, reshaping a way of life (sezione: Giustizia)

( da "Usa Today" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

China's car sales boom, reshaping a way of life Thirst for mobility could help U.S. automakers By Calum MacLeod USA TODAY QUFU, China — This city is a symbol of China's past — the birthplace 2,500 years ago of the revered philosopher Confucius, a town where ancient temples still stand and the gas station sells time-honored Chinese delicacies such as chicken feet and tea eggs. Even here, though, cars are suddenly everywhere — honking constantly, speeding through the city's medieval gates, crowding past the horse-drawn carts and rickshaw cycles that have had Qufu's roads mostly to themselves. "We never used to have traffic jams," sighs Song Wenjun, 63, who founded the local brewery. Song says just a year ago, his chauffeur-driven Buick moved easily through the city of 60,000, hindered only by its four stoplights. Now, he says, there are more than 20 lights and the roads are packed. China's love affair with the automobile is thriving despite the global recession, and it's changing the way people live here in ways reminiscent of the USA's boom in car ownership after World War II. Song's story helps explain why: His Sun King brewery has struggled lately, but its workers are still confident enough about their future to buy cars that are becoming increasingly reliable, safe and cheap — often less than $6,000 for a basic, new model. Song says more than 100 of the brewery's 2,000 employees have recently purchased their first cars, joining millions of other Chinese who, for the first time, are able to enjoy a middle-class lifestyle comparable to many Americans. The booming sales have provided a glimmer of hope for beleaguered American auto companies that make and sell cars here. That includes General Motors, which saw its sales in China jump 75% in May compared with the year before. GM says China now accounts for nearly 25% of its global sales. With no end in sight to the troubles in the U.S. auto market, GM, Ford, and Chrysler likely will become increasingly reliant on China's still largely untapped market, says Yale Zhang, a Shanghai-based analyst for CSM Worldwide, an auto industry group. "If you want to grow your overall volume, this is where you need to invest," Zhang says. China is on track to sell 11 million vehicles this year, according to the China Passenger Car Association. That would be up 17% from 2008, and a stunning 20 times the number of vehicles sold in China just a decade ago. Zhang says this year China likely will overtake the USA, where expected sales are around 10 million units, and become the world's biggest car market for the first time. China's 1.3 billion people "are simply wild about cars," says Michael Dunne, a Shanghai-based managing director of J.D. Power and Associates, an auto industry group. He says the surprising strength of China's auto market has been driven not just by economics, but also by a kind of psychological shift that has come with prosperity. "There is the thrill of individual mobility, going from point A to point B in their own time, and on their own terms. But it's also an opportunity to declare and project their own success," Dunne says. The resulting transformation of Chinese lifestyle, landscapes and business was clear recently when a USA TODAY reporter made the 800-mile trip by road from Beijing, the political capital, to Shanghai, China's financial hub. The eight-lane Jingjin Expressway leading south out of Beijing, which opened last July just before the Beijing Olympics, is part of a network of 30,000 miles of new roads planned this decade. It's the biggest such expansion seen anywhere since President Eisenhower commissioned the U.S. interstate system in 1956. U.S.-style suburbs, where cars are a virtual necessity, are sprouting everywhere. Cross-country road trips are the rage, as Beijing residents venture out to see sights such as the Great Wall or Confucius' Temple here. Other sights on the journey were more uniquely Chinese, illustrative of a driving culture that is still in its infancy. Billboards along the highway advertise the 112-proof alcohol known as baijiu, available at rest stops. Signs at new roadside gas stations with Western-style bathrooms politely advise customers, more accustomed to a simple hole in the floor, to please not stand on the toilets. At one point, a large truck was barreling down the highway — backward — apparently to get back to a missed exit. China has one-seventh as many autos on the road as the USA, Dunne estimates, but nearly twice as many traffic deaths — 73,484 last year, according to the Chinese government. "Good luck, and watch out for pedestrians" was the warning from Yao Yumei, an employee at TopOne, a car rental company in Beijing. She says she recently passed her driving test but, like many young Chinese with licenses, has yet to buy a car. Xu Meng is a typical Chinese car owner, starting to explore his own country. He and his wife were engaged in that classic roadside ritual — checking their map to make sure they weren't lost — at a rest stop in Cangzhou, 140 miles from Beijing. It was the farthest they had ever driven from home, he says. "I can hardly remember life without a car, when I had to bike to work. We've all become lazy," says Xu, 40, an engineer who uses his French-brand Citroen CX car mostly for his commute. Xu says 60% of his friends now drive, and the other 40% are learning. Down the road, toward Shanghai, salesman Zhang Jinghong seems like a road warrior in comparison. He's logged more than 125,000 miles in the past three years in his Volkswagen Passat. "I have to see old customers and drum up new business," says Zhang, 48. "I don't really enjoy driving, but it's so convenient. And it's a status symbol." The sudden burst of car ownership is grating to some people in a country that is still officially communist, despite massive economic changes since the 1980s. "Chinese society is unfair now, as some can afford cars and some cannot," says Liu Dongming, 41, a police officer who still wears a pin in honor of Chairman Mao Zedong, a former hard-line Chinese ruler. Even Liu, though, has been unable to resist capitalist temptation — he was at a car wash with his new, still plateless Volkswagen Polo. He apparently is still trying to rationalize the purchase: "Like Mao said, 'Without contradictions, there would be no progress,' " Liu says. Many Chinese seem unburdened by such worries, focused instead on cashing in on the travel boom. Signs outside Jinxiang urge drivers to sample the "world's best garlic." A billboard in Tengzhou advertises the "best potatoes under heaven." In Zaozhuang, an hour south of Qufu, officials are building a theme park celebrating cars and road travel. The city is the birthplace of Xizhong, who according to Chinese records, invented the horse cart 4,200 years ago. "If you pray here, Xizhong will protect you and ensure a safe journey," promises Li Tianfeng, the curator of the Cart God Museum. Auto companies gradually are learning to cater to Chinese tastes. One discovery: the small, fuel-efficient models that are best sellers in Europe and Japan don't do as well here. "Both Chinese and American people like to buy big, luxurious cars," says Zhong Shi, an auto analyst in Shanghai. "It's a symbol they dream of achieving. In China, where cars are less widespread, they are even more of a decoration, to display wealth." That's one reason why American auto companies have done relatively well here. Zhang, the CSM analyst, says that GM and other foreign companies have successfully targeted the midsize and high-end part of the Chinese market, leaving the low-cost, low-margin segment largely to Chinese automakers. GM agreed this month to sell its Hummer brand to a Chinese company, Sichuan Tengzhong. The emphasis on big cars has fanned environmental concerns, especially because some Chinese cities such as Beijing already are plagued by smog. Despite the conversion to unleaded fuel nine years ago and auto emissions standards that are stricter in some respects than those in the USA, many worry the car boom could take pollution to a new level. "We only have one planet, and we simply don't have the resources for Chinese people to live an American life," says Ailun Yang of Greenpeace China, a lobbying group. U.S. companies must compete with other foreign automakers with units in China such as Volkswagen, BMW, Toyota, Honda and Hyundai. All have been aided by the Chinese government's new auto stimulus plan, which includes $730 million in subsidies for farmers to swap old vehicles for new ones. The initiative also subsidizes the sale of minivans that can be used to ferry cargo. They're known colloquially as "bread vans," and they've gone over well in a country where small, mom-and-pop merchants still form the backbone of the economy. GM makes the vans — 1 million were sold last year — as part of a venture with automakers in southwest China. Thanks to such successes, GM still plans to adhere to its target of doubling its sales in China to more than 2 million units within the next five years, despite the company's bankruptcy filing, says Karin Zhang, a GM spokeswoman in Shanghai. "China has a critical, very strategic role for GM. It's growing very fast, and we are very well-placed in China," she says. Chinese automakers are making inroads, though, slowly shedding a reputation that their cars aren't as safe as foreign ones. At the Shanghai Auto Show in April, Lin Chen, 28, tested the seats of a Chery Riich M1, which costs $6,270 to $8,800. "I didn't trust Chinese cars' safety before, but I think they have matured, and the price is very reasonable," Lin says. Other local manufacturers have tried to break into the high-end market by offering special features. A new model from Geely with a single-seat massage chair/throne in the back attracted a lot of attention at the Shanghai show. "We want you to feel like an emperor," said Zhang Yanyan, a quality department employee. The car's price: $146,000. Despite such efforts, it could be years before Chinese cars overtake Western models, says Zhong, the auto analyst. "Right now, everybody usually buys Chinese cars not for quality, exterior or prestige, but only because the price is cheap," he says. Cheap or expensive, the market for cars in China appears vast. Dunne, the J.D. Power analyst, says more than 85% of the adult population still does not own a car. It's still too expensive, but cities such as Shanghai are preparing for an onslaught, building new ring roads and avenues to handle the traffic. Patrick Zhou, 25, says the possibilities are endless. He's a sales assistant for BYD (Build Your Dreams), an auto and battery company partly owned by Warren Buffett that is trying to break into the hybrid car market here. "In the U.S., the focus of companies is on how to save themselves," Zhou says. "Here in China, the market is great!"

Torna all'inizio


Comuni Valmarecchia: le Marche pronte a ricorso contro secessione (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Comuni Valmarecchia: le Marche pronte a ricorso contro secessione (15/6/2009 14:35) | (Sesto Potere) - Ancona - 15 giugno 2009 - La Regione Marche e` pronta a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia. La Giunta regionale ha deciso oggi di impugnare il testo di legge che verra` approvato dal Parlamento e ha incaricato il servizio Legislativo della Regione di predisporre gli atti necessari. La decisione e` stata assunta sulle base del parere richiesto al Comitato tecnico consultivo regionale per la legislazione. "Dall'esame della documentazione parlamentare relativa all'iter della proposta di legge": commenta il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, che aggiunge: " emerge che il parere negativo della Regione Marche non sia stato adeguatamente valutato nel merito e, soprattutto, non siano state motivate le ragioni per le quali vadano respinte le argomentazioni delle Marche. In questo modo vengono lese le prerogative regionali costituzionalmente garantite. Una scelta ancor piu` contraddittoria, se si considera l'evoluzione in senso federalista dello Stato che dovrebbe tenere nella massima considerazione l'opinione delle autonomie regionali e non solo quelle dei singoli territori". La proposta di legge ( che porta il nome di Pizzolante-Pini ) per il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello) e la loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna e` stata approvata dalla Camera dei deputati il 6 maggio 2009. Ora e` all'esame del Senato della repubblica. Secondo l'orientamento della Corte costituzionale, le modifiche territoriali vanno approvate sentiti i Consigli regionali interessati (articolo 132 della Costituzione), attraverso 'l'acquisizione e l'esame dei pareri' pervenuti. La Regione Marche ritiene che il proprio parere non sia stato esaminato nel merito, ne` sia stato motivato il mancato accoglimento, ravvisando, quindi, una violazione del principio costituzionale di leale cooperazione istituzionale. Il padre della legge per il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia dalle Marche alla Romagna il deputato riminese del Popolo della Libertà Sergio Pizzolante all'indomani dello storico voto alla Camera aveva commentato: "E' stato compiuto un atto storico. Non è mai accaduto nella storia della nostra Repubblica, che fosse autorizzato – rispettando il principio di autodeterminazione dei popoli – un passaggio di comuni da regione a regione". L’onorevole Pizzolante aveva per la verità già presentato questa proposta nella precedente legislatura, ma si era dovuto scontrare con il muro insormontabile della maggioranza di centro sinistra e dell’allora presidente della Commissione Affari costituzionali, Luciano Violante. " Ora le cose sono cambiate: c’è il governo Berlusconi e a presiedere la prima commissione è un esponente del PdL, Donato Bruno. Anche il clima è mutato e dopo l’opposizione manifestata nella precedente legislatura, anche il Partito democratico si è associato alla proposta di legge degli esponenti della maggioranza". "Si tratta effettivamente di una data storica - aggiunge Pizzolante - : mai era accaduto nella storia repubblicana che la Camera votasse l’attuazione dell’articolo 132 della Costituzione. I comuni interessati dalla proposta di legge Pizzolante-Pini sono: Casteldelci, Nova Feltria, Pennabilli, Maiolo, San Leo, Sant’Agata Feltria, Talamella. Al referendum, svoltosi nel gennaio 2007, partecipò il 70% degli aventi diritto e circa l’84% dei votanti si espresse per il trasferimento dei comuni all’Emilia Romagna e alla provincia di Rimini. "E’ importante sottolineare – ha detto Sergio Pizzolante – che il ricongiungimento dei comuni della Valmarecchia alla Romagna ha una sua assoluta specificità. A differenza di altre richieste – su tutti il caso di Cortina dal Veneto al Trentino Alto Adige – qui il passaggio è tra regioni a statuto ordinario e dunque a motivare la scelta non sono ragioni di ordine fiscale ma geografiche, storico-culturali, identitarie".

Torna all'inizio


Referendum/ Licandro (Pdci): Non bisogna votare (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

"Non bisogna votare per questo referendum. Se passassero i sì sarebbe una micidiale svolta autoritaria per il Paese". E' quanto afferma in una nota Orazio Licandro, della segreteria nazionale del PdCI. "Se si votasse oggi per le politiche, alla luce dell'esito delle recenti elezioni europee - prosegue - il Pdl di Silvio Berlusconi, con appena il 35% dei voti, otterrebbe il 55% dei seggi in Parlamento. Nascerebbe il partito-Stato con il potere di scegliere il presidente della Repubblica, i membri non togati del Csm, i giudici della Corte Costituzionale e salterebbero tutte le garanzie di autotutela costituzionale. E' democratico tutto ciò? E non è ancora più pericoloso per la democrazia in questa delicata fase della politica italiana? Domenica l'astensione non significa un volgare 'tutti al mare' ma è un preciso diritto di scelta per la democrazia piuttosto che per l'autoritarismo".

Torna all'inizio


ALFANO: MANCINO (CSM), SOLIDARIETA' A MINISTRO (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Nicola Mancino ha inviato un telegramma di solidarieta' al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, fatto oggetto di intimidazioni di origine mafiosa. Nel messaggio Mancino si dice certo che ''nessuna minaccia potra' condizionare l'azione politica e istituzionale del Ministro''. Sentimenti di solidarieta' sono stati espressi da Mancino anche al Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, Calogero Piscitello, anch'egli destinatario di minacce mafiose.

Torna all'inizio


PIEMONTE: GARIGLIO, SCONCERTO PER IMPUGNATIVA CDM SU LEGGE (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Davide Gariglio ha espresso sconcerto e preoccupazione - a nome dell'Assemblea - per la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la l.r. n.11/09, Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte, approvata all'unanimita' il 31 marzo. ''Sembra incredibile che si impugni la legge regionale a sostegno del piemontese con la motivazione che la lingua non e' riconosciuta a livello nazionale'' ha commentato Gariglio, auspicando che la Corte costituzionale non accolga il ricorso contro la legge regionale.

Torna all'inizio


Slovacchia/ Presidente Gasparovic ha giurato per secondo (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Oggi a Bratislava ha giurato il presidente slovacco Ivan Gasparovic, confermato in carica per i prossimi cinque anni dopo le elezioni dello scorso aprile, quando ha sconfitto al ballottaggio, con il 55,5% dei voti, la sfidante Iveta Radicova. Gasparovic, primo capo dello stato in Slovacchia che riesce a farsi rieleggere per il secondo mandato, ha prestato giuramento davanti alla presidente della Corte costituzionale, nel corso di una cerimonia solenne nello storico edificio del Teatro nazionale slovacco e alla quale hanno partecipato le massime cariche istituzionali e politiche, fra cui il presidente del Parlamento, Pavol Paska, e il premier Robert Fico. Erano presenti anche i due ex presidenti Michal Kovac e Rudolf Schuster. "Giuro fedeltà alla Repubblica slovacca sul mio onore e sulla mia coscienza. Mi prenderò cura della nazione slovacca, delle minoranze nazionali e dei gruppi etnici che vivono nella Repubblica. Eserciterò i miei doveri nell'interesse dei cittadini e osserverò e difenderò la Costituzione e le altre leggi", questa la formula del giuramento pronunciato da Gasparovic, il quale, a 69 anni, è il più anziano presidente che viene eletto in Slovacchia. Una giornata inaugurale della presidenza caratterizzata anche dalle polemiche e dalla decisione di alcune forze politiche di disertare la seduta celebrativa del parlamento convocata in occasione del giuramento presidenziale. Vladimír Meciar, capo del Movimento per la Slovacchia democratica (Hzds), causa vecchie ruggini politiche con Gasparovic, ha convocato per oggi, esattamente allo stesso orario del giuramento presidenziale, una riunione del suo gruppo parlamentare. Il solco fra i due si è approfondito in maniera ancora più evidente proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali quando Meciar, pur senza presentare prove, ha accusato Gasparovic di aver agito contro la legge in occasione della privatizzazione della Nafta Gbely. Ad eccezione del partito Smer, del premier socialdemocratico Robert Fico, che ha appoggiato pubblicamente Gasparovic in occasione delle scorse elezioni, anche le altre forze politiche manifestano freddezza nei confronti del nuovo presidente, il quale è accusato di essere troppo influenzato da Fico e dal suo partito.

Torna all'inizio


DIMISSIONI DAL CSM, IL COLLE SCENDE IN CAMPO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Dimissioni dal Csm, il Colle scende in campo -->Il presidente della Repubblica incontrerà domani pomeriggio al Quirinale il comitato di presidenza del Csm. Successivamente riceverà i consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della commissione

Torna all'inizio


QUIRINALE: DOMANI NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 15-06-2009)

Argomenti: Giustizia

QUIRINALE: DOMANI NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM -->(ASCA) - Roma, 15 giu - Il Presidente della Repubblica incontrera' domani pomeriggio al Palazzo del Quirinale il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura. Successivamente ricevera' i Consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della V Commissione.

Torna all'inizio


venerdì si presenta "dialoghi con il presidente" (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 1 - Pisa Venerdì si presenta "Dialoghi con il Presidente" PISA. "Dialoghi con il Presidente" è il titolo del volume, curato da allievi e giovani ex-allievi della Scuola Superiore Sant'Anna e della Scuola Normale Superiore e dedicato alla figura di Carlo Azeglio Ciampi, che sarà presentato alle 17 di venerdì nell'aula magna della Scuola Superiore Sant'Anna. I curatori del volume sono Luca Gori, Giuseppe Martinico ed Elettra Stradella, tutti della Scuola Superiore Sant'Anna, insieme al "normalista" Michele Campopiano. La presentazione si aprirà con i saluti di Maria Chiara Carrozza, direttore della Scuola Superiore Sant'Anna, e di Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore. Massimo Giannini, vice direttore ed editorialista di "Repubblica", introdurrà e coordinerà gli interventi di Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, e di Marcello De Cecco, docente alla Scuola Normale Superiore. Giuliano Amato concluderà la presentazione.

Torna all'inizio


Il colpo di coda delle Marche (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

RIMINI CRONACA pag. 7 Il colpo di coda delle Marche Contro il passaggio dei 7 comuni ricorso alla Corte costituzionale UN VERO e proprio colpo mancino lanciato dalla Regione Marche ai sette Comuni dell'alta Valmarecchia a un passo dall'ingresso ufficiale in Emilia Romagna. La Regione ha deciso ieri di presentare ricorso alla Corte costituzionale, contro il distacco dell'alta Valmarecchia. La giunta marchigiana ha già incaricato il servizio legislativo regionale di predisporre gli atti necessari. «Dall'esame della documentazione parlamentare relativa all'iter della proposta di legge Pizzolante-Pini _ spiega il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca _ emerge che il nostro parere negativo non sia stato adeguatamente valutato e, soprattutto, non siano state motivate le ragioni per aver respinto le nostre argomentazioni. In questo modo vengono lese le prerogative regionali costituzionalmente garantite; lo Stato dovrebbe tenere nella massima considerazione l'opinione delle autonomie regionali. Non solo quelle dei singoli territori». LA PROPOSTA di legge per il distacco dell'alta Valmarecchia è stata già approvata dalla Camera il 6 maggio scorso. Ora è all'esame del Senato che dovrebbe deliberare in 1° commissione affari costituzionali entro fine mese, secondo l'accordo dei capigruppo. «Le modifiche territoriali vanno approvate una volta sentiti i consigli regionali interessati _ conclude Spacca _ attraverso l'acquisizione e l'esame dei pareri pervenuti. La Regione Marche ritiene che il proprio parere non sia stato esaminato, né sia stato motivato il mancato accoglimento, ravvisando una violazione del principio costituzionale». r.c.

Torna all'inizio


(sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

RIMINI CRONACA pag. 7 «SE I FUNZIONARI delle Marche non conoscono le leggi, ... «SE I FUNZIONARI delle Marche non conoscono le leggi, è meglio che si dimettano. La Valmarecchia si unirà di nuovo alla Romagna entro fine mese. L'iter andrà avanti comunque, al di là o meno del ricorso che verrà presentato dalla Regione». E' DRASTICO e del tutto indifferente alle ultime novità piovute dalla regione Marche l'onorevole Gianluca Pini (firmatario con Sergio Pizzolante del disegno di legge per i 7 Comuni dell'alta Valmarecchia), all'annuncio della giunta marchigiana di fare ricorso alla Corte costituzionale contro il passaggio che sembrava ormai cosa fatta. «I PARERI delle Regioni sono consultivi e non vincolanti - replica Pizzolante, quindi non vedo come questo ricorso possa intralciare l'iter. Questa iniziativa denota la cultura antidemocratica del centrosinistra, che non tiene in considerazione la volontà popolare e nemmeno il voto sovrano del Parlamento». E prosegue: «Non capisco come i due candidati provinciali del Pd di Rimini e Pesaro siano saliti a braccetto in Valmarecchia, proprio mentre le Marche preparavano questo ricorso. Volevano prendersi solo dei voti e poi imbrogliare la gente? Spero che le forze del centrosinistra emiliano-romagnole possano sbugiardare i colleghi marchigiani». E L'APPELLO viene raccolto da Elisa Marchioni (parlamentare riminese del Pd) che ribatte fiduciosa: «Il ricorso delle Marche non bloccherà l'iter. La legge deve essere prima varata. E il parere regionale non è vincolante. La posizione del Pd sulla faccenda è chiara: a livello parlamentare il centrosinistra si è espresso a favore. Gli stessi onorevoli marchigiani si sono solo astenuti dal voto e non hanno votato contro. Tutte le forze politiche in Parlamento hanno riconosciuto trasversalmente l'alta Valmarecchia come territorio romagnolo». E' SERENO anche il Comitato del sì: «L'atteggiamento marchigiano è davvero subdolo, perché arriva dopo le elezioni. Alla giunta delle Marche restava solo questo strumento: il burocratico e odioso ricorso all'ostruzionismo. Ma a tutto c'è un limite. Siamo però fiduciosi. Noi continuiamo a credere nelle giuste ragioni, nella Costituzione e nel Parlamento. La maggioranza c'è, è coesa, tale da consentire il passaggio con esito positivo». «IL RICORSO non è solo inutile - aggiunge il portavoce del Comitato - ma anche immotivato e privo di qualsiasi fondamento giuridico. Le Marche cercano di influenzare la commissione del Senato, ma essa è già orientata alla sede deliberante. La legge verrà approvata direttamente in commissione, eliminando l'ultimo passaggio in aula. La convocazione è stata già fissata a domani». IN OGNI caso è evidente che in alta Valmarecchia di carte bollate non volevano più sentir parlare. Ma, come si dice, sono le imprese più difficili quelle che alla fine danno più soddisfazione. Rita Celli Image: 20090616/foto/9350.jpg

Torna all'inizio


quella "quota femminile" che favorisce anche l'uomo - (segue dalla copertina) (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 41 - Cronaca Quella "quota femminile" che favorisce anche l´uomo Restringere la ricerca delle persone più adatte alla metà del capitale umano non è un vantaggio per nessuno (SEGUE DALLA COPERTINA) Per questo è importante pensare alle quote innanzitutto in termini di rottura di un monopolio che di fatto, attraverso i meccanismi di cooptazione, ha ristretto ai soli uomini l´accesso alle posizioni più alte. è questa constatazione che ha mosso il legislatore norvegese: nonostante la retorica della parità, nonostante una uguaglianza sostanziale nei percorsi formativi, nella partecipazione al mercato del lavoro e negli stessi luoghi di decisione politica, là dove il potere decisionale rimane nelle mani di un gruppo ristretto di uomini questi tendono a mantenerlo al proprio interno e a scegliere solo chi è più simile a loro: altri uomini innanzitutto, con le stesse caratteristiche culturali, di classe sociale, di etnia e così via. Ciò, per altro, non ha effetto solo nelle posizioni di vertice, ma lungo tutta la filiera delle posizioni e nei comportamenti sia dei decisori che delle donne stesse in tutte le fasi cruciali in cui si decide un investimento in capitale umano e in una carriera. Se l´accesso al vertice è bloccato, non si investirà in persone potenzialmente promettenti per le loro capacità ma, appunto, del "sesso sbagliato". E molte giovani donne possono essere scoraggiate dall´intraprendere strade che produrranno loro frustrazioni. Con una perdita complessiva per tutti. Ci si dovrebbe chiedere a chi giova, al di fuori dei diretti interessati, ovvero del ristretto gruppo di uomini che aspirano a un posto di vertice, restringere la ricerca delle persone più adatte e competenti alla metà del capitale umano disponibile. Tanto più che non sempre la scelta è stata così saggia, la competenza così chiara, gli esiti così positivi. Vi è certo il timore che donne poco competenti vengano assunte al posto di uomini competenti solo per "riempire la quota". Ma questo avviene più facilmente quando si pensa, appunto, in termini di quota femminile e non invece di rottura di un monopolio che vincola le possibilità e gli stessi criteri di scelta. Non è detto che la via norvegese alla rottura del monopolio maschile sia esportabile facilmente. Ma il problema che pone lo è certamente, specie in un paese come l´Italia in cui la quota maschile è altissima in tutte le posizioni importanti in tutti i settori. Una ricerca Istat-Ministero delle Pari opportunità del 2004 segnalava che nelle 50 imprese più grandi del Paese solo l´1,3% dei consiglieri di amministrazione è rappresentato da donne. Bassissima anche la presenza negli organi decisionali delle organizzazioni imprenditoriali, anche se ora sia la Confindustria che i giovani imprenditori hanno a capo una donna. Tra i sindacati la situazione è migliore (23,6%). In Banca d´Italia solo con l´arrivo di Draghi qualche donna ha avuto una chance. Le magistrate sono ormai il 52% di tutti i magistrati. Ma, considerando i magistrati di Cassazione con funzioni superiori, la presenza femminile, pur in aumento, si colloca al 7,4%. Nessuna donna ha ancora raggiunto i livelli apicali di presidente della Corte di Cassazione o di Procuratore generale. Nella Corte dei Conti, nessuna donna ricopre il ruolo di Presidente di sezione. Non si tratta solo di ritardo fisiologico, dato che la femminilizzazione della magistratura è in atto ormai da diverso tempo. C´è una sola donna alla Corte Costituzionale. Nei ministeri le donne sono il 48% dei dipendenti, ma il 16,6% dei dirigenti. Tra i medici dirigenti di una struttura complessa la quota di donne è pari al 10%. Nell´Università, la percentuale di donne tra i professori ordinari è attorno al 16% e gli uomini superano le donne anche in settori, quelli letterari, ove le laureate sono la stragrande maggioranza. Nella scuola, le donne, pur essendo il 68% dei docenti laureati e il 90,9% di quelli diplomati, sono il 39,2% dei dirigenti. Se non sbaglio, vi è una sola donna direttore di quotidiano. E non parliamo della presenza nei luoghi decisionali della politica. Difficile spiegare questi dati con l´incompetenza femminile, o con la necessità di attendere che le leve di donne entrate in massa nella formazione e nelle professioni negli ultimi trent´anni percorrano tutta la filiera. Perché vengono fermate prima, non solo dalla necessità di fare fronte a un carico di lavoro familiare di cui continuano a detenere il non invidiabile monopolio, ma da chi ha il potere di riconoscere e promuovere.

Torna all'inizio


Appello alla Consulta contro la secessione (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE MARCHE pag. 18 Appello alla Consulta contro la secessione La giunta ha deciso di impugnare il testo di legge 7 COMUNI SENZA TERRA Rocca Fregoso domina il Montefeltro, anche lei finirà in Romagna? ANCONA LA REGIONE Marche «è pronta a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia». La giunta regionale ha deciso di impugnare la norma che è attualmente all'esame del Senato la proposta di legge per il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello e la loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna è stata approvata dalla Camera dei deputati il 6 maggio scorso , incaricando il proprio servizio legislativo di predisporre gli atti necessari. «La decisione è stata assunta in base al parere richiesto al Comitato tecnico consultivo regionale per la legislazione» spiegano in Regione ricordando come «secondo l'orientamento della Corte costituzionale, le modifiche territoriali vanno approvate sentiti i consigli regionali interessati attraverso l'acquisizione e l'esame dei pareri pervenuti». «Dall'esame della documentazione parlamentare relativa all'iter della proposta di legge ha commentato il governatore Gian Mario Spacca emerge che il parere negativo della Regione Marche non sia stato adeguatamente valutato nel merito e, soprattutto, non siano state motivate le ragioni per le quali vadano respinte le argomentazioni delle Marche. In questo modo vengono lese le prerogative regionali costituzionalmente garantite. Una scelta ancor più contraddittoria se si considera l'evoluzione in senso federalista dello Stato, che dovrebbe tenere nella massima considerazione l'opinione delle autonomie regionali e non solo quelle dei singoli territori». DAL CANTO suo il Comitato sì per una Valmarecchia in Emilia Romagna' ribadisce la sua volontà secessionista. «Le minacce della giunta regionale delle Marche non impressionano la Valmarecchia afferma il Comitato . Noi continuiamo a credere nelle giuste ragioni, nella Costituzione Italiana e nel Parlamento che ha sottoposto la nostra legge al vaglio di tutte le Commissioni, alla valutazione di esperti, compresi i professori costituzionalisti e non ci facciamo intimidire dal canto del cigno di un presidente e della sua giunta che evidentemente non ha avuto ancora il tempo di valutare il risultato elettorale fortemente contrario a lui e ai suoi noti e riconosciuti ispiratori». Secondo il Comitato che rappresenta i sette Comuni secessionisti «è evidente il tentativo di esautorare il Parlamento dei suoi poteri (97 % dei consensi nella votazione alla Camera) proprio da parte di chi a parole dimostra di volerlo tenere nella massima considerazione. Perché questa iniziativa? Per influenzare le decisioni della Commissione Affari Costituzionali del Senato che è orientata (convocata per domani, ndr) alla sede deliberante in considerazione di tutto quello che, di positivo e di favorevole, è accaduto fino ad oggi. Un atteggiamento provocatorio che tende a creare tensioni e protesta sul territorio, un atteggiamento subdolo perché arriva solo dopo la consultazione elettorale che ha visto anche alleanze atipiche, che mai e poi mai si sarebbero realizzate a queste condizioni» Tiziana Petrelli Image: 20090616/foto/7341.jpg

Torna all'inizio


di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA NÉ DI QUA nè di l ... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

CRONACHE pag. 18 di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA NÉ DI QUA nè di l ... di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA NÉ DI QUA nè di là. La Valmarecchia rimane in bilico, pronta a scivolare' verso la riviera di Romagna che l'attende a braccia aperte, ma trattenuta da un improvviso rigurgito regionalista. Per fortuna il Montefeltro non è il Kosovo, e Gian Mario Spacca, governatore delle Marche, non è Milosevic. Ma fa discutere la decisione della sua giunta di ricorrere alla Corte Costituzionale per bloccare l'iter legislativo che sancisce l'aggregazione all'Emilia Romagna di sette comuni della Valmarecchia. Il referendum votato a larga maggioranza dagli abitanti di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello, per la mini secessione risale ormai a due anni fa. Quello della Valmarecchia non è l'unico caso in Italia di paesi e cittadine che chiedono di cambiare regione. Anche questo sembrava procedere senza intoppi, considerando una questione storica che da sempre vede le colline montefeltrine più legate alla Romagna che non alle Marche. Fino ad oggi, quando da Ancona è scattato il richiamo all'unità e la decisione di presentare ricorso contro la legge pro distacco, già approvata alla Camera e attualmente in discussione al Senato. «Dall'esame della proposta di legge dice il governatore Gian Mario Spacca emerge che il parere negativo della Regione Marche non sia stato valutato nel merito e soprattutto non siano state motivate le ragioni per le quali vadano respinte le argomentazioni delle Marche». Una tesi ineccepibile ma, secondo più di una voce, tardiva, perchè dettata soprattutto da preoccupazioni politiche: vedi la batosta alle amministrative in molti comuni rossi marchigiani. Dal canto suo il comitato Sì' per una Valmarecchia in Emilia Romagna, ribadisce la sua volontà secessionista. E mentre i vertici dell'Emilia Romagna per ora non commentano, a dirsi stupito del ricorso è Nando Fabbri presidente della Provincia di Rimini: «La Regione Marche dice incorre a mio avviso in due errori. Uno di merito: ignorare la volontà dei cittadini della Valmarecchia. E l'altro di metodo: opporsi al Parlamento che ha deliberato, accogliendo quella volontà, tutelata dalla Costituzione.» Image: 20090616/foto/7149.jpg

Torna all'inizio


in norvegia il 44% dei manager è donna. viaggio nel paese dove l'altra metà del cielo fa bene i bilanci. anche grazie a una legge - chiara saraceno (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 39 - R2 In Norvegia il 44% dei manager è donna. Viaggio nel Paese dove l´altra metà del cielo fa bene i bilanci. Anche grazie a una legge CHIARA SARACENO Il problema non è l´opportunità o meno di stabilire una quota femminile per le posizioni che comportano potere decisionale e prestigio - in economia come in politica, nelle istituzioni culturali come nella Corte costituzionale. Il problema è come ridurre ed evitare che si riproduca una quota maschile che si avvicina al monopolio. Un monopolio così dato per scontato che nessun uomo si sognerebbe mai di ritenersi offeso, o sminuito nel riconoscimento delle proprie competenze, se assunto, promosso, designato proprio perché innanzitutto appartiene al "sesso giusto". Viceversa l´introduzione di una "quota femminile" che intacchi minimamente quel monopolio è percepita come una ingiustizia degli uomini, che vedono ridursi le proprie possibilità. Spesso è anche percepita come un´offesa, o una diminuzione, da parte delle donne, che si sentono dequalificate se promosse anche in quanto tali. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE SEGUE A PAGINA 41

Torna all'inizio


Fostul procuror Dan Voinea s-a pensionat cu 185 milioane pe luna (AUDIO) (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Fostul procuror Dan Voinea s-a pensionat cu 185 milioane pe luna (AUDIO) Rl online Marti, 16 Iunie 2009 Fostul procuror militar Dan Voinea, care s-a retras din activitate in urma cu o luna de zile, are o pensie de 185 de milioane de lei. Procurorul general, Laura Codruta Kovesi, a acuzat modul in care Voinea si-a facut meseria, mentionand ca legea nu ar trebui sa permita pensionarea unui magistrat pana nu este solutionata actiunea disciplinara pornita impotriva lui. Kovesi a declarat luni seara la Realitatea TV (audio NewsIn) ca dosarele Revolutiei si Mineriadelor sunt o problema foarte mare pentru Ministerul Public. "Toate aceste vicii de legatura au fost sizate. Am cerut revocarea din functie. Din nefericire si-a depus cererea de pensionare. Pana nu ai lamurit nu trebuie aprobata cerea de pensionare", a declarat Kovesi. "Iata ca au fost si erori de procedura, au fost si perioade in care nu s-a lucrat in aceste dosare. Vorbim de acte dispuse in dosar si de inceperi de urmariri penale? Stiti cum se incepea urmarirea penala in dosarele astea? Pe hartii fara antet, scrisa de mana, fara incadrare juridica, trecute niste nume, 10-20 de nume dintre care 10 sau 15 persoane decedate, neinregistrate", a continuat procurorul general. In data de 12 martie Kovesi l-a criticat Voinea pentru restituiri de dosare in cazul Mineriada si pentru ca a pus sub urmarire penala persoane decedate. In aceasi zi sectia pentru procurori a CSM a avizat revocarea din functia de procuror-sef adjunct al Sectiei Parchetelor Militare a lui Voinea. Voinea a contestat decizia CSM si a anuntat ca isi depune la Consiliu cererea de pensionare. Voinea a detinut, intre 1997 si 2000, sefia Sectiei Parchetelor Militare, iar in aprilie 2006 a fost numit in functia de procuror militar sef adjunct al Sectiei Parchetelor Militare. Din aceeasi categorie: Popularii europeni (PPE) au castigat alegerile pentru Parlamentul European, potrivit estimarilor PE Puiu Popoviciu poate parasi taraCumnatul lui Laszlo Tokes, colaborator al fostei Securitati Voteaza

Torna all'inizio


Voli di Stato, la Procura di Roma chiede l'archiviazione per Berlusconi (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA - La Procura di Roma ha chiesto al Tribunale dei Ministri di archiviare l'inchiesta sui voli di Stato, per la quale è indagato per abuso d'ufficio il premier Silvio Berlusconi. Questo perché, secondo i magistrati della capitale, su ciascuno dei sei voli sui quali si era puntata l'attenzione dell'ufficio del pubblico ministero era presente una persona autorizzata a usufruire del volo. E poi perché, sempre a loro giudizio, esiste una costante giurisprudenza sull'ospitalità a bordo in simili occasioni. A firmare la richiesta, i pubblici ministeri Simona Maisto, Giuseppe Saieva e Ilaria Calò, il procuratore aggiunto Achille Toro e il procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara. L'inchiesta, ricordiamolo, era nata a proposito dei trasferimenti aerei da e per Villa Certosa, concessa - come testimoniato dalle foto - anche a personaggi come il cantante Mariano Apicella. La richiesta di archiviazione, su cui si dovrà pronunciare il Tribunale dei Ministri, è stata motivata dalla Procura in base al fatto che, su tutti e sei i voli, c'era sempre una personalità titolata a fruire del collegamento aereo. I magistratui hanno citato anche la giurisprudenza sul tema, e in particolare una sentenza della Corte Costituzionale. Che, in una circostanza analoga, non ravvisò nè profili di rilevanza penale, nè danni erariali. In pratica, nonostante l'ospitalità data a estranei sia conclamata, e sebbene fosse in vigore un regolamento restrittivo voluto dal governo Prodi, la Procura ha valutato il caso dei voli di Berlusconi simile a quello che due anni fa coinvolse Clemente Mastella e Francesco Rutelli (allora ministri). In sostanza, non ci sarebbe stato un danno per lo Stato né un apprezzabile ingiusto profitto per Berlusconi. OAS_RICH('Middle'); (16 giugno 2009

Torna all'inizio


Patente a punti. Asaps: solo 205.958 i conducenti che hanno ultimato i corsi di recupero (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Patente a punti. Asaps: solo 205.958 i conducenti che hanno ultimato i corsi di recupero (16/6/2009 10:20) | (Sesto Potere) - Forlì - 16 giugno 2009 - La famosa patente a punti sta per compiere 6 anni. Qualche risultato positivo s’è visto. Si poteva far meglio? Sì si poteva far meglio. Lo spiega in un’inchiesta il numero di luglio de il Centauro organo ufficiale Asaps. All’inizio la patente a punti ha prodotto una sua primordiale efficacia dissuasiva, e si sono visti i risultati col calo degli incidenti, poi col tempo gli italiani, molto bravi a capire come funziona il sistema, hanno messo da parte la paura e hanno tirato fuori la strategia. Prima di tutto si è capito che l’elettronica con la rilevazione delle violazioni a distanza, dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale del 2005, permetteva di non comunicare chi era il conducente alla guida. In molti casi si è adottato il sistema dell’addebito dei punti al nonno patentato, alla mamma, al cittadino extracomunitario che collabora col datore di lavoro. Di tutto e di più. Alla data del 31 marzo 2009 sono stati prelevati 50.174.111 punti dalle patenti dei 35.587.248 conducenti del nostro Paese (gli uomini violano di più, infatti 76,5% dei punti è stato prelevato ai maschi e 23,5% alle femmine, ma i patentati sono al 57,28% maschi e 42,72% femmine). Appena 1,4 punti a testa per ogni conducente. Su 12.635.550 infrazioni con costo punti comunicate dalle varie forze di polizia al Ministero dei Trasporti il postino, al 31.12.2008, ha suonato al campanello di 11.735.862 italiani per comunicare l’addio a un po’ di punticini dalla loro patente. Però, si badi bene, i conducenti che hanno ultimato il corso per il recupero punti in questi anni sono stati solo 205.958, cioè appena 1,7% di quelli che li avevano in parte persi. I punti totali recuperati sono stati solo 1.327.655, appena il 2,6% dei 50 milioni di punti persi. Come mai? Troppo difficili i corsi di recupero? Neanche a parlarne, infatti non sono previsti gli esami di verifica. Troppo costosi? Improbabile. Semplicemente i conducenti si sono accorti che con appena 2 anni di buona condotta alla guida (o di fortuna per la scarsità dei controlli) i punti si recuperano tutti. Ma quanti sono quelli che hanno dilapidato tutto il patrimonio che ci permette di guidare la nostra bella auto, la moto, o un camion? Sono stati appena 99.857 questi super sfortunati che in 6 anni hanno dovuto rifare tutto da capo, appena lo 0,28% dei 35 milioni di patentati. Bazzecole. Ma allora siamo un popolo di virtuosi alla guida!? No siamo un popolo di furbi che sa navigare bene fra leggi con le maglie larghe, molto larghe, tanto che sulla strada punti se ne perdono pochi, ma si continua a morire troppo. Nel frattempo i bravini o fortunati dal luglio del 2003 di punti ne hanno già ricevuti in omaggio 4, due per ogni biennio senza infrazioni. A luglio prossimo se ne aggiungeranno 2 e diventeranno 6. Ottimo! Avremo un bonus gratuito per passare col semaforo rosso almeno una volta, tornando al campo base di quota 20. Potremo fare 2 belle corse eccedendo di oltre 60 km/h il limite massimo di velocità oppure potremo permetterci anche due sbronzette da 10 punti di prelievo l’una. Ce ne avanzeranno ancora 6 di punti. Hai voglia a divertirti. "Speriamo che con la prossima (imminente?) revisione integrale del Codice della strada, ovvero con le prossime modifiche attualmente in discussione in Parlamento, si riesca a ridare vigore all’istituto della patente a punti che, in ogni caso, – pur alla luce delle criticità evidenziate – tanto ha dato in termini di riduzione della mortalità sulle strade del paese. Forse però è ora di cominciare a fare sul serio. O no?": commenta Giordano Biserni, Presidente Asaps.

Torna all'inizio


Giustizia/ Toghe onorarie denunciano Italia a Commissione Ue (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Mancanza di una "retribuzione equa e dignitosa", ma anche dei "servizi sociali che assicurano protezione in caso di maternità, malattia, vecchiaia, e di ferie retribuite", e "abuso del lavoro a tempo determinato". E' quanto denuncia la Federazione che riunisce i magistrati onorari di tribunale - al secondo giorno di sciopero - in un ricorso presentato alla Commissione europea per denunciare la "violazione da parte dell'Italia di norme del diritto comunitario" in materia di trattamenti riservati ai giudici onorari. Secondo la Federmot, in Italia vengono violate "le direttive 2006/54/CE, 93/104/CE, 99/70/CE, la Carta Dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, la Carta di Strasburgo". Il ricorso, allegando statistiche e documenti, dimostra che "l'attuale assetto della categoria non corrisponde più al modello teorico di magistratura onoraria e che il servizio reso dalle toghe onorarie corrisponde invece a una prestazione di lavoro subordinato". A sostegno delle proprie deduzioni vengono allegate anche sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. "Si tratta di garanzie - spiega la Federmot - previste in via inderogabile già dalla nostra carta costituzionale, ma svuotate di contenuto dalla legislazione ordinaria". La Federazione promuoverà ora in Italia cause individuali dei propri associati per rivendicare "tutti i diritti finora negati".

Torna all'inizio


Csm, Napolitano rigetta le dimissioni dei tre consiglieri polemici con Alfano (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA Riflettere in maniera «pacata e puntuale» sul sistema delle nomine in magistratura, ma senza che questo «delegittimi» il lavoro del Csm, «demotivandone» i suoi componenti e ledendone il lavoro; per quanto riguarda poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve essere amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le decisioni finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l’incontro avuto oggi con i vertici del Csm e i consiglieri ’dimissionarì dalla V commissione, Giuseppe Maria Berruti, Vincenza Maccora e Vincenzo Siniscalchi, ha preso posizione in difesa dell’operato dell’organo di autogoverno della magistratura, invitando tutti a riflettere e moderare i toni. «Polemiche indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM ha proceduto, in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge, alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari - si legge in una nota diffusa dal Colle - possono creare nei confronti di questi ultimi un clima di ingiusta delegittimazione, demotivandone l’impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire in questa materia, è invece la sola strada per giungere a risultati positivi nell’interesse generale». Inoltre, si legge sempre nel comunicato del Quirinale, «è convinzione del Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi relativi allo stato attuale dell’amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. Il libero scambio di opinioni, e l’espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare - conclude il comunicato non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate né interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento».

Torna all'inizio


PREMI. La direttrice del Pam vince il Premio Bellisario (sezione: Giustizia)

( da "Vita non profit online" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

PREMI. La direttrice del Pam vince il Premio Bellisario Reading time: 3 minutes --> di Sara De Carli - pubblicato il 16 Giugno 2009 alle 17:11 Tra le donne premiate anche Livia Pomodoro e Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite riceverà, venerdi 19 giugno, il premio internazionale Marisa Bellisario. Lo ha annunciato oggi Lella Golfo, Presidente della Fondazione, in visita dal Presidente Giorgio Napolitano. «Sono profondamente grata alla Fondazione Marisa Bellisario per questo prestigioso riconoscimento. è un onore per me essere insieme con alcune tra le migliori e più brillanti donne che hanno fortemente contribuito a rendere il mondo intero un posto migliore. Ricevo questo premio in nome dei milioni di affamati nel mondo, le cui sofferenze peggiorano ogni giorno di più a causa degli alti prezzi alimentari e della congiuntura economica negativa», ha dichiarato Josette Sheeran. Alla Sheeran verrà consegnata la Mela d'Oro della categoria internazionale, per le sue capacità manageriali nei settori cruciali e delicati della fame mondiale e dello sviluppo globale. L'anno scorso il Pam si trovò a fronteggiare una crisi senza precedenti dovuta ad un aumento dei prezzi dei generi alimentari e del petrolio che aveva spinto oltre 100 milioni di persone nella spirale della fame e richiesto all'agenzia risorse aggiuntive pari a 755 milioni di dollari. Né sono incoraggianti le previsioni per quest`anno: l'aumento delle persone a rischio insicurezza alimentare richiede per l'agenzia una mobilitazione record di 6,4 miliardi di dollari. Accanto alla Sheeran, altre sedici donne verranno premiate. Fra loro ci sono Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano e suor Giuliana Bragantini della Congregazione delle Suore Canossiane. Per i premi speciali per l'impegno civile e sociale, Titti Postiglione Dirigente del Servizio Coordinamento della Sala Situazione Italia e Monitoraggio del Territorio ed Emergenze Marittime, Raffaella Leone, Vice Presidente di Eni Foundation e membro CdA Fondazione Eni Enrico Mattei, Marie Madeleine Mborantsuo Presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne Giuriste gabonesi e Rangina Hamidi Fondatrice dell'Afghans for Civil Society (ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine, per il Germoglio d'Oro, assegnato ai giovani, Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello (RC), il primo in Italia a sperimentare per i giovani la custodia attenuata (www.laureanaborrello.it).

Torna all'inizio


NAPOLITANO: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

''Rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio Superiore della magistratura'' e invito a ritirare le dimissioni rivolto ai consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi (primi due togati e il terzo laico), ritiratisi dal loro incarico nella V commissione dell'organo di autogoverno della magistratura, quella relativa agli incarichi direttivi. Lo si legge nella nota del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, diffusa dopo l'incontro al Quirinale con i vertici del CSM e con i tre consiglieri dimissionari. I tre componenti la Commissione si erano dimessi all'indomani delle accuse al CSM di lottizzazione degli incarichi, seguendo la logica delle 'correnti', arrivate dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano. L'intervento del Guardasigilli arrivava poche ore dopo il richiamo al CSM dello stesso Presidente della Repubblica, che invitava ad operare le scelta dei dirigenti degli uffici senza cadere nella trappola delle 'correnti'. Il Presidente della Repubblica, si legge nella nota, ''ha condiviso l'unanime orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare. Il Presidente della Repubblica - si sottolinea - ha espresso rinnovata fiducia nell'impegno del CSM e delle sue Commissioni a tener conto dell'invito da lui stesso formulato - anche in occasione della seduta del 9 giugno - affinche' tutte le scelte che al Consiglio competono vengano compiute senza essere 'condizionate da logiche di appartenenza correntizia'''. Peraltro, continua il Presidente, ''polemiche indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM ha proceduto - in attuazione delle nuove e piu' impegnative disposizioni di legge - alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari, possono creare nei confronti di questi ultimiun clima di ingiusta delegittimazione, demotivandone l'impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle piu' corrette prassi da seguire in questa materia, e' invece - per Napolitano - la sola strada per giungere a risultati positivi nell'interesse generale''.

Torna all'inizio


NAPOLITANO: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

NAPOLITANO: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI -->''Rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio Superiore della magistratura'' e invito a ritirare le dimissioni rivolto ai consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi (primi due togati e il terzo laico), ritiratisi dal loro incarico nella V commissione dell'organo di.

Torna all'inizio


Giustizia/ Napolitano: Riflettere su nomine,no (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Riflettere in maniera "pacata e puntuale" sul sistema delle nomine in magistratura, ma senza che questo "delegittimi" il lavoro del Csm, "demotivandone" i suoi componenti e ledendone il lavoro; per quanto riguarda poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve essere amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le decisioni finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l'incontro avuto oggi con i vertici del Csm e i consiglieri 'dimissionari' dalla V commissione, Giuseppe Maria Berruti, Vincenza Maccora e Vincenzo Siniscalchi, ha preso posizione in difesa dell'operato dell'organo di autogoverno della magistratura, invitando tutti a riflettere e moderare i toni. "Polemiche indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM ha proceduto, in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge, alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari - si legge in una nota diffusa dal Colle - possono creare nei confronti di questi ultimi un clima di ingiusta delegittimazione, demotivandone l'impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire in questa materia, è invece la sola strada per giungere a risultati positivi nell'interesse generale". Inoltre, si legge sempre nel comunicato del Quirinale, "è convinzione del Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi relativi allo stato attuale dell'amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. Il libero scambio di opinioni, e l'espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare - conclude il comunicato non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate né interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento".

Torna all'inizio


RESPINTE LE DIMISSIONI DI TRE CONSIGLIERI DEL CSM NAPOLITANO: CONFRONTO, MA DECIDE IL PARLAMENTO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Respinte le dimissioni di tre consiglieri del Csm Napolitano: confronto, ma decide il Parlamento -->Il Presidente della Repubblica ha rigettato le richieste di Berruti, Maccora e Siniscalchi, pronti a lasciare per protesta contro le parole di Alfano sulla lottizzazione delle nomine.

Torna all'inizio


CSM, IL COLLE RESPINGE LE DIMISSIONI: "NON INTERFERIRE CON IL PARLAMENTO" (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Csm, il Colle respinge le dimissioni: "Non interferire con il Parlamento" -->Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il Colle: "No a contrapposizioni esasperate nè interferenze nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento"

Torna all'inizio


NAPOLITANO RESPINGE LE DIMISSIONI DAL CSM PRESENTATE DA TRE CONSIGLIERI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Napolitano respinge le dimissioni dal Csm presentate da tre consiglieri -->Berruti, Siniscalchi e Maccora avevano lasciato il loro posto in polemica con il ministro della Giustizia

Torna all'inizio


GIUSTIZIA; NAPOLITANO E CSM RESPINGONO DIMISSIONI CONSIGLIERI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia; Napolitano e Csm respingono dimissioni consiglieri -->Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare. E' quanto si legge in una.

Torna all'inizio


GIUSTIZIA/ NAPOLITANO E CSM RESPINGONO DIMISSIONI CONSIGLIERI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Napolitano e Csm respingono dimissioni consiglieri -->Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare. E' quanto si legge in una.

Torna all'inizio


CSM, NO ALLE DIMISSIONI DEI CONSIGLIERI (sezione: Giustizia)

( da "TGCom" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

16/6/2009 Csm respinge dimissioni consiglieri Napolitano: "Rinnovo la mia fiducia" Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il Capo dello Stato ha espresso rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio Superiore della Magistratura e delle sue commissioni a tener conto dell'invito affinché "tutte le scelte vengano compiute senza condizionamenti da logiche di appartenenza correntizia". Al termine dell’incontro con i consiglieri del Csm il Presidente Napolitano ha chiesto poi in una nota ai magistrati ma non solo maggior rispetto per quelle decisioni che spettano al Parlamento. "E' convinzione del Presidente della Repubblica – si legge - che sui molteplici problemi relativi allo stato attuale dell'amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. “Il libero scambio di opinioni e l'espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare – ha proseguito – non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate ne' interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento".

Torna all'inizio


QUIRINALE: NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

QUIRINALE: NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM -->Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato nel pomeriggio al Quirinale i componenti del Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura, composto dal Vice Presidente, Nicola Mancino, e dai componenti di diritto, Vincenzo Carbone e Vitaliano Esposito,.

Torna all'inizio


Niger/ Referendum, si profila crisi istituzionale (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Un "grave precedente": con queste parole un portavoce di governo del Niger apparso alla televisione nazionale ha definito la decisione della Corte Costituzionale di annullare il decreto con il quale il presidente Mamadou Tandja aveva convocato un referendum costituzionale per il prossimo 4 agosto. Lo riferisce l'agenzia Misna. "Un decreto è un atto di governo che, in principio, non è suscettibile di ricorso" ha precisato il portavoce, aggiungendo che "tutte le istituzioni, prescindere dalla loro legittimità, derivano la loro ragion d'essere dal popolo sovrano, al quale bisogna dare la possibilità di esprimersi sul cammino e i progressi del paese". Dopo settimane di polemiche, in seguito alla decisione del presidente di indire un referendum per modificare la Carta fondamentale e assicurarsi la possibilità di accedere a un terzo mandato consecutivo, la Corte Costituzionale - accogliendo il ricorso presentato da esponenti dell'opposizione e società civile - ha stabilito che "il decreto costituisce una violazione della Costituzione tutt'ora in vigore". In base alle leggi del paese, le sentenze della Corte Costituzionale sono inappellabili e il loro potere si applica anche alle massime cariche dello stato. La Corte ha chiamato le istituzioni a indire elezioni legislative anticipate entro la fine di agosto; elezioni presidenziali sono previste invece il 14 novembre prossimo, poco prima della scadenza del secondo mandato di Tandja, alla fine di dicembre.

Torna all'inizio


CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Comitato di Presidenza del CSM ha respinto le dimissioni dei consiglieri della Commissione incarichi direttivi Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via di urgenza a seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica; lette le dichiarazioni del Capo dello Stato di condivisione dell'unanime orientamento espresso da questo Comitato nella seduta del 12 giugno u.s. di respingere le dimissioni presentate dai Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi; nell'esercizio della delega conferita dal Presidente della Repubblica al Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, rigetta le dimissioni presentate dai Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi e li invita a riprendere le loro funzioni nella V Commissione consiliare, finora esercitate con trasparenza, equilibrio e responsabilita'''.

Torna all'inizio


GIUSTIZIA/ CONSIGLIERI CSM 'DIMISSIONARI' TORNERANNO A LORO POSTO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Consiglieri Csm 'dimissionari' torneranno a loro posto -->"Molto probabilmente riprenderemo il nostro posto". A dirlo è Giuseppe Maria Berruti, consigliere dimissionario dalla V commissione del Csm, che non si sbilancia, ma che di fatto accoglie l'invito del capo dello Stato e della presidenza di palazzo dei Marescialli a ritirare le dimissioni. Berruti.

Torna all'inizio


## GIUSTIZIA/ NAPOLITANO MEDIA SU CASO ALFANO-CSM: NO DIMISSIONI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

## Giustizia/ Napolitano media su caso Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale lo scontro fra tre consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle nomine dei magistrati. Al Colle salgono prima i componenti dell'ufficio di presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della Cassazione Vitaliano Esposito e il primo presidente.

Torna all'inizio


GIUSTIZIA/ MACCORA (CSM): FIDUCIA NAPOLITANO RASSERENA CLIMA (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia/ Maccora (Csm): Fiducia Napolitano rasserena clima -->"Ho preso atto della fiducia che il presidente della Repubblica ha voluto manifestarci, ribadita dal Comitato di presidenza: questo mi consente di riprendere il mio lavoro con assoluta serenità". Lo dice Ezia Maccora, consigliere togato di Magistratura Democratica al Csm, dopo il colloquio avuto.

Torna all'inizio


CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE -->Il Comitato di Presidenza del CSM ha respinto le dimissioni dei consiglieri della Commissione incarichi direttivi Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via di urgenza a seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica; lette le dichiarazioni del Capo.

Torna all'inizio


COMUNICATO AL TERMINE DELL'INCONTRO DEL PRESIDENT (sezione: Giustizia)

( da "WindPress.it" del 16-06-2009)

Argomenti: Giustizia

16-06-2009 Comunicato al termine dell'incontro del Presidente Napolitano con il Comitato di Presidenza del CSMC o m u n i c a t o Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare. Il Presidente della Repubblica ha espresso rinnovata fiducia nell'impegno del CSM e delle sue Commissioni a tener conto dell'invito da lui stesso formulato anche in occasione della seduta del 9 giugno affinché tutte le scelte che al Consiglio competono vengano compiute senza essere "condizionate da logiche di appartenenza correntizia". Peraltro, polemiche indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM ha proceduto in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari, possono creare nei confronti di questi ultimi un clima di ingiusta delegittimazione, demotivandone l'impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire in questa materia, è invece la sola strada per giungere a risultati positivi nell'interesse generale. E' convinzione del Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi relativi allo stato attuale dell'amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. Il libero scambio di opinioni, e l'espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare, non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate né interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento. Roma, 16 giugno 2009 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICAI PRESIDENTILA COSTITUZIONEATTIVITA' DEL CAPO DELLO STATOGLI UFFICILE ONORIFICENZE

Torna all'inizio


Iran, la piramide del potere (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Domande & risposte DOPO IL VOTO Iran, la piramide del potere SCHIERAMENTI IN LOTTA Militari con i religiosi e studenti con i riformisti: chi comanda nella Repubblica Islamica? Come sono divisi i poteri in Iran? L'architettura istituzionale uscita dalla rivoluzione del 1979 è complessa. Il punto di riferimento è la Guida Suprema, un religioso, che viene eletto dall'Assemblea degli Esperti, 86 religiosi, a loro volta eletti a suffragio universale sulla base di liste preparate dal governo. La Guida Suprema ha un incarico a vita, anche se può essere rimosso in casi eccezionali dall'Assemblea degli Esperti. Gli esperti hanno un mandato di otto anni, rinnovabile. Il loro presidente è l'uomo più potente dopo la Guida Suprema. Che poteri ha la Guida Suprema, Ali Khamenei? La Guida Suprema nomina metà dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani (gli altri sono laici nominati dal Parlamento), una specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni. Dopo la morte di Khomeini, nel 1989, la Guida Suprema è sempre stato Ali Khamenei. Il presidente dell'Assemblea degli Esperti è il suo rivale Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, che guida anche lo strategico Consiglio per il Discernimento del Sistema. Quanto contano concreta- mente il Presidente della Repubblica e il Parlamento? Il Presidente della Repubblica, eletto ogni quattro, anni è il capo dell'esecutivo. È la più alta carica istituzionale dopo la Guida Suprema. Ha un ruolo di governo più che di rappresentanza. Ha in mano la politica economica ed estera, presiede il consiglio dei ministri (21) ma non controlla le forze armate (che fanno riferimento alla Guida Suprema). Mahmud Ahmadinejad, il primo laico dal 1981, è stretto alleato di Khamenei e dei religiosi conservatori. Ha favorito gli interessi economici del corpo paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione, soprattutto nel settore petrolifero, e moltiplicato per 15 i finanziamenti al Consiglio dei Guardiani. Il Parlamento (Majles) ha 290 membri e conta poco. Ma può costringere alle dimissioni un ministro. Chi sono i Guardiani della Rivoluzione e i Basiji? I Guardiani della rivoluzione (o Pasdaran) sono uno dei due corpi delle forze armate, sotto un unico comando assieme alle forze regolari. Ma di fatto bilanciano a favore dei religiosi l'esercito regolare (grande sconfitto nella rivoluzione). Hanno 125 mila uomini. Il comandante è nominato da Khamenei, che ha consentito, assieme ad Ahmadinejad, la loro espansione nei settori economici statali: di fatto controllano un terzo del Pil. I Basiji, o difensori degli oppressi, sono una milizia di volontari (una specie di ronda all'ennesima potenza). L'organico è di 90 mila uomini, ma possono mobilitarne un milione. Sono il braccio armato (di bastoni e coltelli) dei religiosi in caso di repressioni. Chi sono i riformisti? Chi è Mousavi, chi tira le fila? I due uomini forti dell'assetto istituzionale sono quindi la Guida Suprema Khamenei e il presidente dell'Assemblea degli Esperti Rafsanjani. Entrambi hanno servito come presidenti della Repubblica e si sono costruiti una rete di consenso e di interessi economici. Khamenei è legato ai Pasdaran e al clero più intransigente, Rafsanjani alle classi commerciali borghesi: ha fatto arricchire parecchi oltre a essersi arricchito. Rafsanjani venne sconfitto da Ahmadinejad nel 2005, dopo che aveva servito per due mandati negli Anni Novanta. Gli succedette Mohammad Khatami, la grande speranza dei riformatori. Hossein Mousavi fu primo ministro tra il 1985 e il 1989, gli anni della guerra con l'Iraq, sotto la presidenza Khamenei. Ma è poi passato nel campo dei riformatori, facendo riferimento a Khatami e allo stesso Rafsanjani. Che ruolo hanno gli studenti nelle proteste? E Khatami? Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni. Gli universitari di Teheran rappresentano la fascia sociale più occidentalizzata e informata dell'Iran. Nel 1999 scatenarono una rivolta repressa nel sangue (decine di morti, desaparecidos). Il loro obbiettivo erano i conservatori e le loro restrizioni (specie nei costumi e nei diritti delle donne). Presidente della Repubblica era il riformatore Khatami, che però non poteva seguire il programma troppo filo-occidentale degli universitari. La spinta riformatrice di Khatami si fermò lì. Come cambia lo scacchiere regionale e internazionale? Ahmadinejad ha ribaltato la politica di appeasement di Khatami con l'Occidente. La sfida a Israele a gli Stati Uniti, in chiave interna, cementa il consenso tra i Pasdaran (dai quali proviene) le milizie, i religiosi, che a loro volta distribuiscono le prebende statali attraverso la rete di moschee con le loro appendici associative e di mutuo soccorso. I finanziamenti a Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza servono a tenere sotto pressione Israele. Il nucleare è fonte di orgoglio nazionale e vasto consenso. Ma Ahmadinejad si è avvicinato al Patto di Shanghai che unisce Russia, Cina e i Paesi dell'Asia centrale (in Tagikistan e Uzbekistan tra l'altro si parla largamente il persiano), ma ha anche stretto rapporti amichevoli con Afghanistan (altro Paese di lingua persiana) e Pakistan. Il suo viaggio di ieri al vertice di Ekaterinburg ha suggellato questo nuovo asse che dovrebbe fornire sbocchi alle esportazioni e mettere a disposizione alta tecnologia.

Torna all'inizio


Voli di stati e complotti 16.06 (sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Voli di stati e complotti 16.06 Roma. Un punto a favore del premier: sull'uso dei voli di Stato si va rapidamente verso l'archiviazione. Ieri mattina, al termine dell'indagine scattata sulla base delle foto riprese dal fotografo Zappadu, la Procura di Roma ha inviato l'intero fascicolo al Tribunale dei Ministri, proponendo l'archiviazione delle accuse. Sarebbero, infatti, «insussistenti» gli elementi per configurare il reato di abuso d'ufficio da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La motivazione è questa: sempre, a bordo dei sei voli di Stato presi in considerazione, c'era una persona titolata a usufruire di quel servizio (il premier, appunto, ndr). Eventuali ospiti (nelle foto si vedono scendere dai velivoli di Stato il cantante napoletano Apicella, una ballerina di flamenco e altre amiche del Presidente del Consiglio) non hanno comportato alcun aggravio del bilancio dello Stato: quei voli, in altre parole, sarebbero decollati e atterrati egaulmente. Né si può configurare un consistente vantaggio per gli ospiti. L'attenzione della Procura di Roma, su esposto del Codacons, si era accentrata soltanto su questi sei voli, perché all'epoca era ancora in vigore una circolare, firmata dall'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, che fissava norme restrittive nell'uso di quei velivoli. La circolare è stata poi modificata dall'attuale governo in forma più estensiva. Secondo i magistrati, però, una semplice "circolare" non ha un valore di legge e non permette la configurazione di un conseguente reato. La richiesta di archiviazione, peraltro, segue la giurisprudenza già consolidata in materia dalla Cassazione: lo stesso principio e la stessa richiesta di archiviazione furono avanzate nei confronti anche di Francesco Rutelli, all'epoca ministro dei Beni culturali, e di Clemente Mastella, all'epoca Guardasigilli. Il primo, in viaggio di ritorno a Roma dall'autodromo di Monza dove aveva rappresentato il governo al Gran Premio automobilistico, ospitò il secondo a bordo di un volo di Stato. Furono entrambi assolti. Caso chiuso? Niente affatto. Il centrodestra attacca: «L'attacco delle opposizioni su questa materia si è rivelato un fallimento. Che almeno il Pd e il quotidiano Repubblica si scusino»è la richiesta di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. «Lo sciame di cialtroni - è il linguaggio pesante scelto da Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato - intento ad alimentare complotti è servito». La risposta: «A noi non interessava certo l'aspetto penale della questione. Ma la questione morale, quella sì» ha replicato Dario Franceschini, ricordando la campagna mediatica che rischiò di travolgere Rutelli, due anni fa. Per la maggioranza, la notizia della richiesta di archiviazione (anche se il Codacons ha annunciato ricorso) rappresenta una prima schiarita: non è da questa vicenda che potranno arrivare siluri al governo. E allora i riflettori del centrodestra si stanno spostando rapidamente sulla Corte Costituzionale: entro settembre, infatti, è attesa una decisione sulla legittimità del "Lodo Alfano", quello che mette le quattro più alte cariche dello Stato al riparo da eventuali inchieste giudiziarie. La decisione non arriverà prima dell'estate. Ma il lavoro di documentazione sta andando avanti. L'Associazione Nazionale Costituzionalisti (il cui parere, peraltro, non ha alcun peso nella decisione della suprema Corte) ha già anticipato un possibile verdetto negativo: «Se davvero si volessero tutelare le più alte cariche dello Stato, allora si dovrebbe estendere il beneficio anche a tutti i ministri, corresponsabili dell'azione di governo, e persino a tutti i parlamentari».Angelo Bocconettibocconetti@ilsecoloxix.it 17/06/2009

Torna all'inizio


GIUSTIZIA, NAPOLITANO MEDIA SU CASO ALFANO-CSM: NO DIMISSIONI (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia, Napolitano media su caso Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale lo scontro fra tre consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle nomine dei magistrati. Al Colle ieri sono saliti prima i componenti dell'ufficio di presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della Cassazione Vitaliano Esposito e il primo.

Torna all'inizio


E se la scossa fosse la sentenza sul lodo Alfano? (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

via giudiziaria ricomincerebbero i processi a carico di berlusconi E se la scossa fosse la sentenza sul lodo Alfano? di Alessandro De Angelis E se la «scossa» di cui ha parlato Massimo D'Alema fosse la bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte costituzionale? Certo, la data dell'udienza sulla costituzionalità del provvedimento non è stata ancora fissata. E, tenuto conto del calendario, tutto lascia pensare che non si deciderà prima di settembre. Eppure lo spettro che agita i sonni del Cavaliere passa proprio da lì. Pare un film già visto: demolizione giudiziaria del premier, governo di transizione sostenuto anche dalla sinistra, chiamata da D'Alema ad una «assunzione di responsabilità», crisi che si risolve in Parlamento. Non è un caso che i berlusconiani hard dopo l'esternazione targata D'Alema hanno alzato il tiro. Brunetta ha denunciato «una volontà eversiva degli assetti democratici del paese che ha origini politico-editoriali ben precise». E il lider maximo lo ha apertamente tirato in ballo come regista occulto della trama Raffaele Fitto. Il ministro degli Affari regionali ha rilasciato dichiarazioni «inquietanti» (copyright di Fabrizio Cicchitto): «A quali informazioni inaccessibili ai comuni mortali ha invece accesso D'Alema? Forse ha ricominciato a frequentare quegli ambienti baresi in cui D'Alema ha improvvisamente garantito una carriera politica a chi faceva un altro mestiere?». Segnali. Forse qualcosa di più. Dopo il viaggio americano del premier a palazzo Grazioli sono due le scuole di pensiero più accreditate su chi trama con chi. La prima: «D'Alema è a conoscenza del fatto che c'è una maggioranza favorevole alla bocciatura del Lodo Alfano». L'altra: «Nella Corte ancora non si è stabilito un equilibrio visto che la sua composizione è molto cambiata e D'Alema a nome di certi poteri invita a non scommettere sul premier. Per questo si muove a giugno su una decisione che sarà presa a settembre». Di qui al big bang - bocciatura del lodo, riapertura dei processi sul Cavaliere, richiesta di dimissioni - il passaggio non è automatico. Anzi. Fatto sta che, nella cerchia ristretta di Silvio, qualcuno denuncia un errore «politico» di impostazione: Berlusconi invece di ripristinare l'immunità parlamentare, che sarebbe stata la via maestra, ha giustificato il lodo sulla base dell'assunto che uno «o governa o si difende». Quindi: «Se uno deve difendersi, chi governa?» Questo alimenterebbe il pressing dalemiano, psicologico e politico. Anche l'aspetto giuridico poi potrebbe rivelarsi un boomerang. Alfano è stato attento alle obiezioni sollevate dalla Corte sul precedente lodo Schifani. Ma allora la Consulta non affrontò quello che alcuni esperti considerano il nodo di fondo: un provvedimento del genere si può fare con legge ordinaria o richiederebbe una legge costituzionale? Fatto sta che dietro le uscite del Cavaliere degli ultimi tempi (nell'ordine: sul '94, sul «piano eversivo» e sulle elezioni anticipate) c'è la volontà di far uscire allo scoperto i cospiratori, presunti o reali. Fuori e, soprattutto, dentro la maggioranza. Basta sentire i suoi spin doctor. Giorgio Stracquadanio spiega: «D'Alema ha preso atto che non c'è possibilità di alternative politico-elettorali al governo: l'autosufficienza è fallita e i suoi possibili alleati sono incompatibili, come Casini e Di Pietro. Quindi si vuole giocare la carta dell'emergenza istituzionale per arrivare a un assetto tedesco. Per questo crede di poter fare affidamento su Fini che spesso si smarca da Berlusconi, su Pisanu e su Tremonti con cui ha un intenso dialogo intellettuale. Ma tutto questo sta nella testa di D'Alema che pensa che il paese si governa come un comitato centrale. Non è un "piano Solo", è solo un piano destinato a fallire». Forse. O almeno fino a settembre. 17/06/2009

Torna all'inizio


L'ultimo dei Virgin A New York chiude la stagione dei cd (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

L'ultimo dei Virgin A New York chiude la stagione dei cd Simboli. Serrande abbassate anche a Union Square. La Grande Mela rimane senza megastore. Resistono i piccoli negozi e il web. La musica digitale, i ritardi dei discografici e le mosse Apple: il download di tracce singole e un lettore mp3 indispensabile. di Stefano Ciavatta L'ultimo atto si è consumato. New York non ha più un solo megastore musicale. Fallite le catene americane, anche la Virgin di Sir Richard Branson ha chiuso il suo ultimo punto vendita nordamericano a Union Square. Nel giro di due anni in Usa, si è passati da undici centri alla liquidazione della Virgin Entertainment Group North America. Il Sunset Strip di Los Angeles, il primo Virgin aperto sul suolo americano nel 1992 a Hollywood, ha chiuso l'anno scorso. A marzo le serrande sono calate su un altro Virgin store, quello di Times Square a Manhattan, un simbolo. Agli appassionati della Grande Mela rimane solo qualche negozio di dischi indipendente. Chiudono i terminali di un'industria discografica in crisi oramai da tempo, che in quasi dieci anni ha visto dimezzati gli introiti, indebolita dalla pirateria online e mai rafforzata dalla vendita tramite web. Per Fabio Luzietti dj e responsabile della programmazione musicale di Radio Città Futura, testimone newyorchese dell'ultimo giorno di chiusura del Virgin store, passare tra gli scaffali ha portato con sè «una sensazione di grande tristezza. L'impressione è stata di vedere un simbolo della crisi globale, i due Virgin store erano a New York il simbolo del negozio di dischi. La chiusura di Union Square è un monumento al crollo delle vendite dei cd. A Times Square le serrande abbassate da marzo fanno un certo effetto, è l'unico negozio chiuso della zona, sono rimaste accese solo le insegne, sotto le quali la gente si dava appuntamento. I Virgin store nascevano come luoghi multimediali, potevi assistere a showcase e concerti. Una formula a cui sono andati dietro tutti, da Fnac a Feltrinelli. Era stata tracciata una linea: ti vendo il disco e il concerto nello stesso negozio. Per Branson però, investitore europeo in un mercato molto competitivo, è il fallimento generale di un progetto. O sono grossi guadagni, o niente. E comunque anche le altre catene, americane, hanno chiuso, perchè hanno aftto i conti con i numeri della crisi. Adesso rimangono i piccoli negozi, che hanno regole diverse». Il cd come supporto sta tirando le somme, la musica è digitale, i negozi oggi si sono trasferiti online. Un esempio è Itunes della Apple, un'applicazione per Mac nata come per riprodurre musica sul pc a cui la Apple ha collegato il megastore online. Persino su Youtube oggi c'è la possibilità di acquistare online le tracce legate ai video. La chiusura dei Virgin Store è anche il segno evidente di come abbiano reagito le case discografiche a questi cambiamenti. «La Apple ha preceduto le case discografiche, vendendo i lettori mp3 e la musica online. I settori digitali delle case discografiche sono rimasti solo dei progetti nei cassetti, ora invece fanno i conti con la crisi. Solo Apple ha fatto una scelta vincente, unendo il lettore musicale con le canzoni, anche se da noi le vendite online di Itunes sono irrisorie. Infatti tutto si muove con l'hardware: prima l'Ipod ora l'Iphone. Poi c'è il donwload illegale. È una situazione da cui non si uscirà facilmente. Non hanno capito per tempo che stava cambiando». In Francia per contrastare il download illegale audio e video hanno varato a maggio una legge molto restrittiva (poi però bocciata dalla Corte Costituzionale). «Il provvedimento francese ce lo dovremmo aspettare anche qui da noi, ma per come è strutturato e per i numeri che ci sono dietro, mi sembra inapplicabile, nel senso che serve più a mettere paura, alla lettera dovrebbero prendere tutti. Inoltre scaricare in completo anonimato non è così difficile, e allo stesso tempo chiunque può agganciarsi alla mia rete come alla tua e scaricare illegalmente. Diventa complicato dimostrare il contrario». Che fine farà il cd, verrà sostituito? «La strategia ora è quella di vendere il cd in una versione particolare, magari con dvd allegato: è l'idea di un supporto dal valore aggiunto, come doveva essere fin dagli inizi del cd: maggiore spazio rispetto al vinile, impossibile da rigare (mentre non è stato così) e a prezzo ridotto. E invece il prezzo non è mai sceso. La crisi ruota intorno al costo di cd. Si vende una confezione particolare a chi ha voglia di avere l'oggetto, ma la massa no. Il digitale ha cambiato la fruizione della musica. Si vende il singolo, due canzoni, non il cd o l'album. La mossa Apple è stata puntare sulle vendite singole. Chi ha perso di più? «Tutti hanno perso. Quello dei Coldplay è il disco più venduto dell'anno, ma come numero di copie è meno della metà del disco precedente. Gli incassi si fanno con i concerti dal vivo. I dischi d'oro si sono abbassati: da 100 mila a 30 mila copie. Si spiegano così fenomeni estemporanei di band di nicchia che svettano in classifica. Hanno lo zoccolo duro che comprano il disco, poi basta. Gli italiani Baustelle si fermano a 40/50mila copie. Vendono solo i Tiziano Ferro e Vasco Rossi. Tra pochi giorni ricorre l'anniversario del Walkman. La rivoluzione digitale nacque da lì? «Il walkman è stato un momento di rottura. Lo erano state le audiocassette con cui si potevano fare le playlist personali. Trent'anni dopo i lettori mp3 sono la versione tecnologica del Walkman. Tutto in digitale». 17/06/2009

Torna all'inizio


Napolitano al Csm Un messaggio che va recepito (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Napolitano al Csm Un messaggio che va recepito MAGISTRATURA. Perché il Presidente ha ragione sul compito dei capi delle procure. Con un importante discorso al Plenum del CSM, la settimana scorsa il Presidente della Repubblica ha indirizzato alla magistratura un messaggio che non va sottovalutato. Il presidente Napolitano ha sollecitato "l'avvio di un'aperta, seria, non timorosa, riflessione critica da parte della magistratura su se stessa e la sua conseguente apertura alle necessarie autocorrezioni" perché "la magistratura non può non interrogarsi su sue corresponsabilità dinanzi al prodursi o sull'aggravarsi delle insufficienze del sistema giustizia e anche su sue più specifiche responsabilità nel radicarsi di tensioni e opacità sul piano dei complessivi equilibri istituzionali". Il Presidente della Repubblica muove da un dato di fatto che solo i settori più corporativi della magistratura possono minimizzare: lo stato della giustizia dipende anche da ritardi del sistema di autogoverno e della magistratura nel suo complesso. Il modello di magistrato e di organizzazione giudiziaria del secolo scorso non è in grado di garantire ai cittadini una giurisdizione di qualità. Cogliendo un innegabile fattore di criticità, il Presidente ha in particolare focalizzato il suo intervento sugli uffici di procura, fissando alcuni limiti all'intervento del CSM e richiamando alla valorizzazione dei poteri e delle responsabilità dei Procuratori. Il discorso tocca alcuni punti scoperti nel dibattito interno alla magistratura italiana che, dopo la recente riforma dell'assetto delle Procure fatica a trovare un equilibrio nuovo, rispettoso dell'attuale quadro normativo e, nello stesso tempo, in grado di garantire agli uffici di Procura trasparenza di gestione e rispetto della professionalità dei sostituti. A fronte di un richiamo così autorevole occorre rifuggire dalle tentazioni di chiusura, ispirandosi al modello di Procura precedente alla riforma: si tratta di assetti non solo incompatibili con l'attuale quadro normativo, ma anche difficili da rimpiangere per i limiti che li caratterizzavano. Bisogna, al contrario, andare avanti, riprendendo con convinzione la strada innovativa tracciata da una importante risoluzione dello stesso CSM del luglio 2007, non casualmente citata come esempio positivo dal Capo dello Stato. Il che implica la capacità di dare attuazione alla riforma, interpretandola ovviamente in chiave costituzionale e non ottusamente autoritaria. Non si tratta di limitare i poteri attribuiti ai Procuratori ma di renderli effettivamente funzionali al perseguimento dei fini istituzionali delle procure. Di garantire che tali poteri siano esercitati in modo da assicurare ai cittadini uffici di Procura ad un tempo trasparenti ed efficienti all'azione della Procura. Consapevoli che, come peraltro sottolinea il Capo dello Stato, solo il coinvolgimento dei magistrati dell'uffico può assicurare quelle "sinergie tra il capo ed i suoi sostituti" indispensabili per la buona conduzione delle Procure. E, soprattutto, nella consapevolezza che una interpretazione in chiave "autoritaria" dei più estesi poteri assegnati ai Procuratori, lungi dal produrre maggiore efficienza, finirebbe al contrario per burocratizzare gli uffici, imbrigliandoli in modelli organizzativi vetusti e deresponsabilizzanti, oramai superati in tutte le organizzazioni complesse. *Pm del tribunale di Roma 17/06/2009

Torna all'inizio


napolitano media tra alfano e csm "né delegittimazioni né interferenze" - liana milella (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 7 - Interni Napolitano media tra Alfano e Csm "Né delegittimazioni né interferenze" Ma è già pronto il ddl su Consiglio e divisione delle carriere No alle dimissioni dei tre consiglieri. Il presidente alla Rai: "Più spazio al referendum" LIANA MILELLA ROMA - La riforma elettorale del Csm (con l´estrazione a sorte dei consiglieri) e la separazione tra giudici e pm incombe. La riforma costituzionale ora è davvero alle viste. I progetti sono già sul tavolo di Alfano. Non è tempo, per le toghe, di fornire il destro per giustificare iniziative che ridimensionino lo spazio del potere giudiziario. Per questo il presidente Napolitano archivia, in un fine settimana, lo scontro tra Alfano e il Csm, la dura polemica sulle nomine dei capi degli uffici che, a detta del ministro della Giustizia, sono state fatte badando «allo spillino della corrente che c´è affisso sulla giacca». Tre componenti della commissione per gli incarichi direttivi dimissionari (Berruti, Maccora, Siniscalchi), un quarto auto sospeso (Riviezzo), comunicati inviperiti di chi è stato nominato e si sente delegittimato. Una contrapposizione che, per la prima volta, riguarda proprio le parole del ministro. Napolitano incontra i vertici del Csm, poi i tre dimissionari. Novanta minuti e il caso è chiuso. Con una nota che al Csm definiscono «diplomatica», che rampogna Alfano e lo invita a non delegittimare le toghe, ma raccomanda a loro di non farsi condizionare dalle correnti e di rispettare il Parlamento. è il Napolitano che si era già sentito il 9 giugno. Lo stesso che per il referendum raccomanda al servizio pubblico «una soddisfacente rappresentazione» dell´oggetto del voto. E che al ministro ricorda come «le polemiche indiscriminate sui criteri di nomina del Csm possono creare un clima di ingiusta delegittimazione e demotivare l´impegno dei diretti interessati». Questo preoccupa il capo dello Stato che quando riceve Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi ha sulla scrivania le note anti-Alfano: i procuratori dell´Emilia-Romagna, Gian Carlo Caselli, i vertici calabresi, siciliani, campani, romani. Cita il caso di Lucia Lotti, il capo della procura di Gela: «Ma vi pare che chi accetta di andare fin laggiù non abbia ragione di lamentarsi se qualcuno l´accusa d´essere una lottizzata?». Ancora: «Ci sono dirigenti bravissimi tra quelli nominati che non possono essere delegittimati». Ma fedele al ruolo di chi deve evitare strappi, Napolitano ribadisce che le nomine «non devono essere condizionate da logiche d´appartenenza correntizia». Plaude Alfano che «si riconosce» nelle sue parole e ammette che «rasserena i rapporti tra istituzioni che hanno il dovere di collaborare». è quanto sta a cuore al presidente che riservatamente lo ripete: «Bisogna evitare messaggi sopra le righe come l´ultima nota dell´Anm che parla di "morte della giustizia"». Era la reazione al ddl sulle intercettazioni, eccessiva per il presidente. Oggi l´Anm plaude a Napolitano, dice di «rispettare le istituzioni», ma chiede «rispetto reciproco». è la replica alle righe che, nella nota ufficiale del Colle, suonano come rampogna alle toghe perché «il libero scambio di opinioni non dovrebbe dar luogo a contrapposizioni esasperate, né interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento». Principi noti, ma validi soprattutto quando si sta per avvicinare una fase quanto mai turbolenta nei rapporti tra giustizia e politica. Leggi su sicurezza, intercettazioni, processo penale in dirittura di arrivo, nuove norme su Csm e carriere richiedono un Csm nel pieno dei suoi poteri. Che Napolitano rilegittima dopo l´attacco di Alfano. Ecco il colloquio con il vice presidente Nicola Mancino e i vertici della magistratura Vincenzo Carbone e Vitaliano Esposito e quello con i tre che tornano al lavoro «pienamente soddisfatti e legittimati». Per Alfano c´è una telefonata prima di diffondere la nota, ma anche lui ha interesse a chiudere una polemica che ha segnato la prima rivolta dei capi degli uffici contro di lui.

Torna all'inizio


Monti via per qualche mese? I penalisti si oppongono' (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

ASCOLI PRIMO PIANO pag. 3 Monti via per qualche mese? I penalisti si oppongono' PROCURAIL MAGISTRATO IN PARTENZA PER TRAPANI. LATTANZI E D'ANGELO: «GLI AVVOCATI SONO PREOCCUPATI» «LA PROCURA di Ascoli sarebbe fortemente sotto organico e si crerebbe una situazione di criticità per la mole di lavoro da smaltire». L'avvocato Giangiacomo Lattanzi, presidente della Camera Penale del Piceno Ugo Palermi', reagisce così all'ipotesi di trasferimento temporaneo del sostituto procuratore della Repubblica Umberto Monti da Ascoli alla Procura di Trapani. «La presenza attuale dei magistrati - spiega il legale - è già insufficiente. Dopo che il dottor Franco Ponticelli è andato in pensione, ormai un anno fa, il dottor Crincoli, il sostituto più anziano, ha preso le redini della Procura, ma adesso anche lui è vicino alla pensione. Dopo aver smaltito le ferie rimaste, lascerà la Procura». L'avvocato Lattanzi, pur riconoscendo la forte validita dei magistrati attualemte in forza alla Procura ascolana, è preoccupato per il futuro. «IL CSM stabilisce le destinazioni dei magistrati - aggiunge -, quindi, pubblica la vancanza di un posto e chi ha interesse presenta la domanda che poi sarà valutata da una commissione. La procedura, come si può immaginare, è abbastanza lunga». PIOVE sul bagnato, visto che la carenza di personale ad Ascoli era stata già evidenziatata dopo il pensionamento del procuratore Ponticelli. «La nostra situazione, comunque, - conclude l'avvocato Lattanzi - non è distante da quella di tante altre realtà d'Italia». L'assenza di un magistrato all'interno della Procura porterebbe ad un forte disagio anche per l'avvocato Vittorio D'Angelo. «Tutto il carico di lavoro del dottor Monti - dice - sarebbe trasferito sulle spalle degli altri magistrati e i tempi rischiano inevitabilmente di allungarsi. E' vero che i procuratori lavorano molto, ma i processi che devono seguire sono intorno a mille, seppur di diverso peso, immaginiamo cosa potrebbe comportare aumentare il carico di lavoro da portare avanti». Image: 20090617/foto/596.jpg

Torna all'inizio


di ANTONELLA COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto no... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 6 di ANTONELLA COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto no... di ANTONELLA COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto non è solo quello del fuso orario: per Silvio Berlusconi tornare in Italia dopo le illusioni della notte americana è stato riprecipitare nelle polemiche quotidiane. Ha trovato un modo di comunicare con il presidente degli Usa, ma con la sinistra non c'è verso: «Hanno sempre da ridire, pure di fronte a un risultato così positivo non riescono a gioire. Con loro è impossibile dialogare». Il presidente del Consiglio è euforico perchè il faccia a faccia con il nuovo presidente americano è andato oltre le aspettative. «ALTRO CHE GELO, c'è stata grande sintonia e l'Italia ne guadagna in prestigio. Il tentativo di screditarmi è fallito». Nella sostanza, viene confermato l'asse tradizionale della politica estera italiana con gli Stati Uniti. Il premier è convinto d'essere riuscito a spiegare al suo interlocutore i rapporti particolari che tiene con la Russia di Putin (con cui ha parlato ieri, al rientro a Roma) e la Libia di Gheddafi essenziali per la bilancia energetica italiana («Barack ha capito che la nostra politica è assolutamente limpida») nonché d'aver messo in cassaforte l'okay di Maroni sul trasferimento in Italia e in carcere i detenuti di Guantanamo oltre ad aver riaperto il caso dell'acquisto degli elicotteri di Finmeccanica voluta da Bush e bloccata dall'attuale amministrazione. Ma ciò che, soprattutto, lo conforta è il fatto di aver concordato con Obama nei dettagli l'agenda del G8 dell'Aquila. Come è noto, il premier è ossessionato dall'idea di una figuraccia planetaria che avrebbe ripercussioni letali sul suo governo: non vuole cattive sorprese dopo l'esperienza di Napoli del '94 (summit funestato dall'avviso di garanzia che lo costrinse alle dimissioni) e del 2003 (manifestazioni a Genova in cui ci scappò pure la tragedia). COMPRENSIBILE l'enfasi su questo punto. Del resto, all'entourage di Palazzo Chigi è parso più che preoccupante il termine utilizzato da Massimo D'Alema, dove dovrebbero avvenire le scosse se non nella zona del terremoto? Non stupisce dunque lo sfogo raccolto a caldo da alcuni parlamentari ai quali avrebbe confidato la suau delusione per il comportamento dell'ex leader Ds. E certo non serve a tranquillizzarlo constatare che Franceschini utilizzi l'argomento "sisma" contro il governo, proprio nel giorno in cui gli abruzzesi hanno manifestato la loro rabbia nella capitale: «Non è immaginabile che si faccia scendere una cappa di silenzio sulla voce dei terremotati e sulle loro aspettative. Non è serio, non è corretto». Chiuso il caso dei voli di stato, in attesa di capire se sono veri i sussurri raccolti in Parlamento secondo cui i servizi segreti starebbero indagando sul fotografo Zappadu, è difficile dire se ha ragione chi pensa sia questo il nuovo terreno su cui la sinistra pensa di contrattaccare, in attesa del G8. Secondo alcuni Berlusconi avrebbe chiesto lumi sullo stato dell'arte a Tremonti, con cui ha parlato una quarantina di minuti a Ciampino assieme a Calderoli e La Russa: lui tornava dall'America, loro venivano da Milano. DI CERTO, questo pomeriggio andrà a L'Aquila anche per tranquillizzare gli abruzzesi: non vuole subire contraccolpi di immagine. Lo farà dopo un pranzo al Quirinale in compagnia di mezzo Governo: un incontro usuale alla vigilia del consiglio europeo di Bruxelles, ma che potrebbe essere l'occasione per parlare d'altro con Napolitano. Magari, anche dei suoi fantasmi. I soliti. Quelli che evoca Cossiga in un'intervista e che vanno da Veronica (avrebbe chiesto un miliardo di euro per la separazione consensuale, avverte l'ex capo dello Stato) ad una incriminazione per corruzione di minorenne fino alla decisione della corte costituzionale di dichiarare non valido il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo condannanno. Uno condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere nanche un minuto a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.

Torna all'inizio


mi voleva screditare> (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 7 mi voleva screditare» GRANDE STILE. OGGI VISITA L'AQUILA di ANTONELLA COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto non è solo quello del fuso orario: per Silvio Berlusconi tornare in Italia dopo le illusioni della notte americana è stato riprecipitare nelle polemiche quotidiane. Ha trovato un modo di comunicare con il presidente degli Usa, ma con la sinistra non c'è verso: «Hanno sempre da ridire, pure di fronte a un risultato così positivo non riescono a gioire. Con loro è impossibile dialogare». Il presidente del Consiglio è euforico perchè il faccia a faccia con il nuovo presidente americano è andato oltre le aspettative. «ALTRO CHE GELO, c'è stata grande sintonia e l'Italia ne guadagna in prestigio. Il tentativo di screditarmi è fallito». Nella sostanza, viene confermato l'asse tradizionale della politica estera italiana con gli Stati Uniti. Il premier è convinto d'essere riuscito a spiegare al suo interlocutore i rapporti particolari che tiene con la Russia di Putin (con cui ha parlato ieri, al rientro a Roma) e la Libia di Gheddafi essenziali per la bilancia energetica italiana («Barack ha capito che la nostra politica è assolutamente limpida») nonché d'aver messo in cassaforte l'okay di Maroni sul trasferimento in Italia e in carcere i detenuti di Guantanamo oltre ad aver riaperto il caso dell'acquisto degli elicotteri di Finmeccanica voluta da Bush e bloccata dall'attuale amministrazione. Ma ciò che, soprattutto, lo conforta è il fatto di aver concordato con Obama nei dettagli l'agenda del G8 dell'Aquila. Come è noto, il premier è ossessionato dall'idea di una figuraccia planetaria che avrebbe ripercussioni letali sul suo governo: non vuole cattive sorprese dopo l'esperienza di Napoli del '94 (summit funestato dall'avviso di garanzia che lo costrinse alle dimissioni) e del 2003 (manifestazioni a Genova in cui ci scappò pure la tragedia). COMPRENSIBILE l'enfasi su questo punto. Del resto, all'entourage di Palazzo Chigi è parso più che preoccupante il termine utilizzato da Massimo D'Alema, dove dovrebbero avvenire le scosse se non nella zona del terremoto? Non stupisce dunque lo sfogo raccolto a caldo da alcuni parlamentari ai quali avrebbe confidato la suau delusione per il comportamento dell'ex leader Ds. E certo non serve a tranquillizzarlo constatare che Franceschini utilizzi l'argomento "sisma" contro il governo, proprio nel giorno in cui gli abruzzesi hanno manifestato la loro rabbia nella capitale: «Non è immaginabile che si faccia scendere una cappa di silenzio sulla voce dei terremotati e sulle loro aspettative. Non è serio, non è corretto». Chiuso il caso dei voli di stato, in attesa di capire se sono veri i sussurri raccolti in Parlamento secondo cui i servizi segreti starebbero indagando sul fotografo Zappadu, è difficile dire se ha ragione chi pensa sia questo il nuovo terreno su cui la sinistra pensa di contrattaccare, in attesa del G8. Secondo alcuni Berlusconi avrebbe chiesto lumi sullo stato dell'arte a Tremonti, con cui ha parlato una quarantina di minuti a Ciampino assieme a Calderoli e La Russa: lui tornava dall'America, loro venivano da Milano. DI CERTO, questo pomeriggio andrà a L'Aquila anche per tranquillizzare gli abruzzesi: non vuole subire contraccolpi di immagine. Lo farà dopo un pranzo al Quirinale in compagnia di mezzo Governo: un incontro usuale alla vigilia del consiglio europeo di Bruxelles, ma che potrebbe essere l'occasione per parlare d'altro con Napolitano. Magari, anche dei suoi fantasmi. I soliti. Quelli che evoca Cossiga in un'intervista e che vanno da Veronica (avrebbe chiesto un miliardo di euro per la separazione consensuale, avverte l'ex capo dello Stato) ad una incriminazione per corruzione di minorenne fino alla decisione della corte costituzionale di dichiarare non valido il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo condannanno. Uno condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere nanche un minuto a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.

Torna all'inizio


Stop alla secessione, tutti contro Spacca (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

BELLARIA E VALMARECCHIA pag. 13 Stop alla secessione, tutti contro Spacca Valmarecchia, ora piovono le polemiche SPACCA contro tutti. Non è piaciuta proprio agli amministratori dell'alta Valmarecchia (ma anche a quelli marchigiani e riminesi), la mossa' del presidente della regione Marche, Gian Mario Spacca, di aver annunciato il ricorso alla Corte costituzionale contro il passaggio in Romagna dei sette Comuni. Il presidente della Comunità Montana, Lorenzo Valenti, afferma: «Questo annuncio intempestivo può sembrare strumentale in vista della discussione della legge al Senato, in programma oggi pomeriggio. Ma restiamo tranquilli: i profili di costituzionalità della legge stessa sono stati ampiamente dibattuti in sede di commissione alla Camera e in aula. Tutti i gruppi parlamentari al Senato hanno confermato la volontà di approvare il testo così come approvato dalla Camera. La presentazione del ricorso delle Marche dopo l'approvazione della legge non avrà effetto sospensivo sulla sua attuazione». Contro Spacca lo stesso vicepresidente del consiglio regionale marchigiano, Vittorio Santori (Pdl): «L'atteggiamento assunto dalla giunta Spacca appare davvero singolare se lo si confronta con quello tenuto nel 2004 in occasione della scissione di Fermo. La giunta regionale dimostra di non perseguire i principi di imparzialità e di pubblico interesse che dovrebbero essere alla base delle azioni di ogni pubblica amministrazione». A fare eco agli amministratori marchigiani, il candidato alla presidenza della Provincia di Rimini, Stefano Vitali: «E' un'azione incomprensibile. Un accanimento' fuori tempo massimo che non tiene conto della volontà popolare, e soprattutto di un iter parlamentare che ha visto collaborare con efficacia centrodestra e centrosinistra». Le parole più forti arrivano però dai colleghi del Pd dell'alta Valmarecchia: «La volontà di Spacca è un atto grave e scorretto». Il Pd lancia così un appello: «Chiediamo a tutta la giunta Marche di ritornare sulla decisione di fare ricorso. Di non ostacolare più l'iter, ma anzi di impegnarsi perchè il passaggio avvenga il più velocemente possibile. La nostra zona non può restare ancora a lungo in questo limbo». Rita Celli Image: 20090617/foto/9355.jpg

Torna all'inizio


Il ricorso della Regione non piace a tutti (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

URBINO E MONTEFELTRO pag. 17 Il ricorso della Regione non piace a tutti SECESSIONE DELLA VALMARECCHIA NON SI SONO fatte attendere le reazioni alla decisione della Giunta regionale di presentare ricorso per incostituzionalità della legge sulla secessione dei sette comuni marchigiani della Valmarecchia, di recente approvata alla Camera dei deputati. «Sono contrariato delle dichiarazioni della Giunta Marche che annuncia un ricorso per l'incostituzionalità della legge sulla Altavalmarecchia quando ancora questa deve essere definitivamente approvata dal Parlamento scrive il presidente della Comunità montana Altavalmarecchia, Lorenzo Valenti . Tuttavia restiamo tranquilli, in quanto i profili di costituzionalità della legge stessa sono stati ampiamente dibattuti sia in sede di commissione alla Camera sia nell'aula, quando i migliori costituzionalisti si sono pronunciati sulla materia, del tutto inedita per la verità, ed hanno sottolineato la perfetta corrispondenza della legge al dettato costituzionale. Così come è stato annunciato, il ricorso che lamenterebbe la mancata discussione sul parere reso dalla regione Marche, non presenterebbe motivi validi per essere accolto. Infatti il parere della Regione Marche è stato affrontato e valutato attentamente nella discussione sia in commissione che in aula. Peraltro il suo testo è del tutto simile al parere positivo espresso dalla Regione Emilia-Romagna. Sottolineo l'inopportunità di una così ostinata opposizione della Regione Marche al nostro passaggio in Emilia Romagna». ANCHE Vittorio Santori, vice presidente del Consiglio regionale, stigmatizza la decisione: «Anziché riflettere sulle cause e contestuali errori che hanno generato la scissione dei sette Comuni della Valmarecchia dal territorio regionale afferma in una nota la Giunta Spacca preferisce ricorrere alla Corte Costituzionale per impedire gli effetti di una decisione assunta dapprima dai cittadini con una consultazione popolare che ha raccolto oltre l'80% dei consensi e successivamente codificata in un disegno di legge». Image: 20090617/foto/7613.jpg

Torna all'inizio


Iran, sì al riconteggio dei voti Migliaia in piazza, in lutto (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Iran, sì al riconteggio dei voti Migliaia in piazza, in lutto GABRIEL BERTINETTO Innalzano i ritratti del loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la truffa elettorale consumata ai danni del popolo iraniano. Ma a differenza degli altri giorni, sfilano in silenzio, senza il frenetico agitare di braccia levate in alto, senza slogan scanditi a squarciagola. Molti vestono di nero in segno di lutto per i sette compagni uccisi nelle dimostrazioni di lunedì. LAICI E RELIGIOSI Attraversano i quartieri settentrionali di Teheran e confluiscono davanti alla sede della televisione di Stato, dove rimangono per ore a testimoniare la loro indignazione per quella che considerano una vittoria rubata. Sono decine di migliaia. Dell'esortazione lanciata da Mousavi hanno raccolto l'invito alla calma, non il suggerimento di rinunciare ad una nuova manifestazione. Ma con senso di responsabilità evitano di ritrovarsi, come era stato in un primo tempo ipotizzato, in piazza Vali-ye Asr. Perché lì hanno deciso di radunarsi i militanti del campo avverso, i sostenitori di Mahmoud Ahmadinejad, presidente della Repubblica islamica rieletto venerdì con oltre il 62% dei consensi. Un successo della cui regolarità loro ovviamente non dubitano affatto. Così la giornata a Teheran, almeno sino a sera quando, a sorpresa, interviene il presidente degli Stati Uniti: «C'è poca differenza tra le politiche del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del suo rivale alle elezioni Mir Hossein Mussavi», dice Obama alla Cnbc. «Penso che sia importante capire che in entrambi i casi siamo di fronte a un regime ostile agli Stati Uniti». Trascorre senza incidenti di rilievo la giornata di protesta e senza che le due contrapposte mobilitazioni popolari vengano a contatto. Radio e televisione ripetono spesso la decisione presa dal Consiglio dei guardiani della rivoluzione, una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono l'annullamento del voto, ma sono pronti a ricontare almeno in parte le schede. Suona come una concessione alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori e mentori, fra cui lo stesso ex-presidente Khatami. Se non altro significa prendere atto che le loro denunce non sono del tutto infondate. Forse serve soprattutto a prendere tempo, in attesa che la mobilitazione popolare anti-governativa gradualmente venga meno. Ma è anche il segno che la componente religiosa dei vertici statali non intende affrontare l'opposizione in maniera drasticamente ostile. Anche perché al suo interno molti parteggiano per Mousavi e sono ai ferri corti con gli integralisti laici che fanno capo ad Ahmadinejad ed hanno i loro punti di forza nelle strutture politico-militari dei Pasdaran e dei Basiji. OSTACOLI ALLA STAMPA Ma la disponibilità delle autorità a verificare la regolarità dello spoglio, non è l'unico messaggio inviato all'opposizione. Il ministro dell'intelligence Gholamhossein Mohseni-Ejei annuncia l'arresto di decine di persone, «appartenenti a due diverse categorie». «Ventisei sono stati arrestati come membri di gruppi controrivoluzionari infiltratisi nei quartier generali dei candidati alle elezioni», dice il ministro. In carcere sono finiti anche altri cinquanta «che volevano raggiungere i loro scopi con le bombe ed il terrore». Mentre nel secondo caso evidentemente ci si riferisce a presunti militanti di organizzazioni armate, piuttosto oscura è la descrizione dei «controrivoluzionari» vicini ai candidati. Repressione sempre più rigida nei confronti dei media stranieri, i cui rappresentanti non potranno «prendere parte ad alcun evento a eccezione di quelli annunciati dal Dipartimento per la stampa estera del ministero della Cultura». Il Consiglio dei guardiani della rivoluzione ha deciso: le schede saranno ricontate, ma non si tornerà alle urne. Mousavi cancella il raduno degli oppositori, ma alcune migliaia manifestano lo stesso davanti alla tv di Stato.

Torna all'inizio


Innalzano i ritratti del loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la truffa elettor... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Innalzano i ritratti del loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la truffa elettorale consumata ai danni del popolo iraniano. Ma a differenza degli altri giorni, sfilano in silenzio, senza il frenetico agitare di braccia levate in alto, senza slogan scanditi a squarciagola. Molti vestono di nero in segno di lutto per i sette compagni uccisi nelle dimostrazioni di lunedì. LAICI E RELIGIOSI Attraversano i quartieri settentrionali di Teheran e confluiscono davanti alla sede della televisione di Stato, dove rimangono per ore a testimoniare la loro indignazione per quella che considerano una vittoria rubata. Sono decine di migliaia. Dell'esortazione lanciata da Mousavi hanno raccolto l'invito alla calma, non il suggerimento di rinunciare ad una nuova manifestazione. Ma con senso di responsabilità evitano di ritrovarsi, come era stato in un primo tempo ipotizzato, in piazza Vali-ye Asr. Perché lì hanno deciso di radunarsi i militanti del campo avverso, i sostenitori di Mahmoud Ahmadinejad, presidente della Repubblica islamica rieletto venerdì con oltre il 62% dei consensi. Un successo della cui regolarità loro ovviamente non dubitano affatto. Così la giornata a Teheran, almeno sino a sera quando, a sorpresa, interviene il presidente degli Stati Uniti: «C'è poca differenza tra le politiche del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del suo rivale alle elezioni Mir Hossein Mussavi», dice Obama alla Cnbc. «Penso che sia importante capire che in entrambi i casi siamo di fronte a un regime ostile agli Stati Uniti». Trascorre senza incidenti di rilievo la giornata di protesta e senza che le due contrapposte mobilitazioni popolari vengano a contatto. Radio e televisione ripetono spesso la decisione presa dal Consiglio dei guardiani della rivoluzione, una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono l'annullamento del voto, ma sono pronti a ricontare almeno in parte le schede. Suona come una concessione alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori e mentori, fra cui lo stesso ex-presidente Khatami. Se non altro significa prendere atto che le loro denunce non sono del tutto infondate. Forse serve soprattutto a prendere tempo, in attesa che la mobilitazione popolare anti-governativa gradualmente venga meno. Ma è anche il segno che la componente religiosa dei vertici statali non intende affrontare l'opposizione in maniera drasticamente ostile. Anche perché al suo interno molti parteggiano per Mousavi e sono ai ferri corti con gli integralisti laici che fanno capo ad Ahmadinejad ed hanno i loro punti di forza nelle strutture politico-militari dei Pasdaran e dei Basiji. OSTACOLI ALLA STAMPA Ma la disponibilità delle autorità a verificare la regolarità dello spoglio, non è l'unico messaggio inviato all'opposizione. Il ministro dell'intelligence Gholamhossein Mohseni-Ejei annuncia l'arresto di decine di persone, «appartenenti a due diverse categorie». «Ventisei sono stati arrestati come membri di gruppi controrivoluzionari infiltratisi nei quartier generali dei candidati alle elezioni», dice il ministro. In carcere sono finiti anche altri cinquanta «che volevano raggiungere i loro scopi con le bombe ed il terrore». Mentre nel secondo caso evidentemente ci si riferisce a presunti militanti di organizzazioni armate, piuttosto oscura è la descrizione dei «controrivoluzionari» vicini ai candidati. Repressione sempre più rigida nei confronti dei media stranieri, i cui rappresentanti non potranno «prendere parte ad alcun evento a eccezione di quelli annunciati dal Dipartimento per la stampa estera del ministero della Cultura».

Torna all'inizio


I dodici Guardiani che controllano il processo elettorale (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

I dodici Guardiani che controllano il processo elettorale Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione è un organo saldamente in mano ai conservatori. Composto da 12 membri (sei giuristi e sei dignitari religiosi), ha il compito di selezionare i candidati alle elezioni, in base alle loro credenziali ideologico-religiose, e di supervisionare il processo elettorale, ratificando o annullando i risultati del voto. È una sorta di Corte costituzionale e può porre il veto alle leggi giudicate non conformi alla sharia, la legge islamica. I sei religiosi membri del Consiglio sono nominati dalla Guida suprema della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, punto di riferimento dei conservatori. I sei giuristi sono invece proposti dal capo del potere giudiziario e approvati dal Parlamento. Nel 2003 il Consiglio portò un duro colpo all'ala moderata ponendo il veto a due proposte di legge tese a limitare i poteri dei 12 Guardiani. La scheda

Torna all'inizio


Le due piazze di Teheran (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-17 - pag: 7 autore: Le due piazze di Teheran Manifestazioni parallele dei sostenitori di Ahmadinejad e Moussavi Alberto Negri TEHERAN. Dal nostro inviato Nel cuore di Teheran marciano due facce dell'Iran. Avvolte in lunghi e neri chador avanzano a passo lento le donne di Ahmadinejad, precedute da centinaia di strombazzanti miliziani in sella alle moto e armati di bastoni che tallonano il corteo dei manifestanti pro-Moussavi. Il verde del movimento riformista ieri si confondeva con i drappi neri, portati in segno di lutto per i sette dimostranti uccisi nei disordini di Piazza Azadì. I due cortei- decine di migliaia hanno ingrossato quello pro-Ahmadinejad - sono partiti dallo stesso punto, piazza Vali Asr, a poca distanza l'uno dall'altro,per confluire entrambi alla sede della tv di stato, il mega-fono ufficiale dell'Iran, saldamente in pugno al governo. La contrapposizione tra chi sostiene Ahmadinejad e Moussavi non è soltanto politica. Le donne in chador passano silenziose, non lanciano slogan ma intonano inni ad Alì e Hussein, i martiri fondatori dello sciismo. Quelle dei proMousavi sono la versione più spinta del femminismo mediorientale, così spregiudicate che negli scontri di lunedì una di loro è stata vista prendere a calci un miliziano. C'è un Iran, quello di Ahmadinejad, che vuole un ritorno ai primi tempi della rivoluzione e sostiene un presidente che promette di portare in tavola la ricchezza del petrolio. Apprezza la sua fede e come lui infila milioni di bigliettini, con una richiesta di grazia, nel pozzo di Jamkaran, vicino a Qom, dove l'Imam Mahdi fece una breve riapparizione nel 984. Con i pro-Moussavi sfila l'Iran moderno, attaccato comunquea religione e tradizioni, che però vuole essere un paese come gli al-tri, inserito nella comunità internazionale. Qual è l'Iran vincente? Per il momento quello di Ahmadinejad determinato a imporre il suo progetto autocratico. Anche a colpi di arresti e bastonate come fanno in queste ore le milizie. Un gruppo si è staccato dal corteo di Vali Asr ed è entrato nella hall dell'Hotel Raamtin,frequentato da giornalisti stranieri, distribuendo mazzate a chiunque capitasse a tiro: le vittime, feriti leggeri, erano iraniani. «Kareji», infiltrati dall'estero, così la radio ha definito «gli agenti provocatori» che avrebbero causato i sette morti di Piazza Azadi. «Questi disordini sono il risultato di un complotto estero e come tali vanno affrontati», ha detto il consiglio dei guardiani della rivoluzione. La teoria del complotto straniero è stata innescata da un articolo del giornale di Khamenei, " Keyhan",che ha puntato il dito accusatore sull'incontro al Cairo tra Barack Obama e l'ex presidente riformista Mohammed Khatami. I partecipanti alle manifestazioni sono stati definiti "shureshi", fuorilegge, da uno dei responsabili della sicurezza. Ma "shureshi", teppisti, era anche il termine che usava lo Shah nei confronti di rivoluzionari e studenti: a qualcuno della vecchia generazione, qui a Teheran, ha fatto un certo effetto sentirlo di nuovo. Il potere,cioè l'accoppiata Khamenei- Ahmadinejad, ha elargito comunque qualche concessione cosmetica, dopo il sangue versato in piazza dai manifestanti. Il consiglio dei guardiani, una sorta di corte costituzionale composta da 12 membri, tutti rigorosamente conservatori, ha annunciato che procederà al riconteggio dei voti: «Ma soltanto in parte e se vi saranno prove di irregolarità». Il portavoce, Abbas Alì Khadkoai, rispondendo a una domanda, non ha escluso che ci possa essere anche una cancellazione del voto. Il percorso, in realtà,è già tracciato.Khamenei, la guida suprema, ha accettato di esaminare la richiesta di Mir-Hossein Moussavi per calmare le acque e prendere tempo: tutti sanno che il risultato delle presidenziali sarà confermato e il riconteggio verrà sbandierato come un'ulteriore credenziale di legittimità per il presidente. La situazione preoccupa gli Usa e ieri Barack Obama è intervenuto ribadendo che «la voce del popolo deve essere ascoltata e non soppressa », auspicando che le autorità «faranno il passo giusto, ma credo sia importante capire che politicamente la differenza fra Ahmadinejad e Moussavi forse non è così grande». Teheran intanto è passata alla controffensiva diplomatica convocando gli ambasciatori di molti paesi, tra cui l'Italia, per protestare contro le reazioni sulle elezioni. In questa situazione i capi del fronte Moussavi stanno cercando una strategia. Lo stesso Moussavi ieri aveva invitato i suoi a non scendere in piazza, dove questa volta non si è presentato, chiedendo di evitare «un altro martirio». «Noi - ha scritto sul suo sito Ghalam-news - non abbiamo quasi più mezzi di comunicazione per parlare con i nostri sostenitori: o ci permettono di andare in tv a spiegare come la pensiamo oppure il governo sarà diretto responsabile di quello che accadrà». Gli spazi di manovra per i riformisti si restringono ancora: hanno arrestato il mullah Mohammed Abtahi, ex vicepresidente di Khatami, noto come l'ayatollah elettronico, per il suo seguitissimo blog. è finito dentro anche Said Hajjarian, testa pensante di Khatami. Un velo elettronico sta calando sull'Iran.A Teheran i telefoni portatili sono stati del tutto staccati, funziona solo la linea fissa, la e-mail è bloccata, ai giornalisti stranieri è vietato lavorare se non nel chiuso degli hotel, i visti non vengono rinnovati e tra poco non ci saranno quasi più testimoni esterni. Ahmadinejad oscura l'Iran alla vista del mondo per avere mano libera ma gli sciiti, campioni di resistenza attiva e passiva, li ritroveremo. © RIPRODUZIONE RISERVATA MOBILITAZIONE CONTINUA Quarto giorno di proteste nella capitale, le bande armate terrorizzano la popolazione, rastrellamenti negli alberghi dei reporter

Torna all'inizio


Spataro: A processo appena arrivano in Italia (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

TUNISINI Il pm critico sul ddl intercettazioni Spataro: «A processo appena arrivano in Italia» Carlo Lania ROMA Se le notizie dovessero essere confermate e i tre presunti terroristi tunisini liberati da Guantanamo e destinati in Italia dovessero essere le persone sulle quali la procura di Milano ha già indagato, non ci sono dubbi: appena sbarcati verrebbero chiusi in prigione e processati. Pur con tutte le cautele del caso, dovute alla mancanza di informazioni certe («ufficialmente ancora non ho ricevuto nessuna comunicazione dal ministero»), il procurato aggiunto Armando Spataro non ha dubbi su quale potrebbe essere il futuro di Moez Fezzani, Riad Nasri e Abdoul Bin Mohamed Ougi, i tunisini che, sulla base di quanto assicurato da Silvio Berlusconi a Barak Obama, verrebbero trasferiti in Italia. «Se i nomi sono esatti almeno due di loro, Fezzani e Nasri, sono imputati dalla procura di Milano di associazione per finalità di terrorismo internazionale», dice Spataro. «Sono sospettati, sulla base di intercettazioni telefoniche, di aver svolto attività terroristica in Italia e per uno di loro ci sono anche le dichiarazioni di un collaboratore». Per loro adesso sarà necessaria una richiesta di estradizione? No, anche perché per due, Fezzani e Nasri, l'abbiamo già fatta. Ma ripeto, non sappiamo attraverso quale procedura ci verranno consegnati. In ogni caso se fossero davvero loro è chiaro che andrebbero in carcere e processati. Dottor Spataro lei ha fatto cenno alle intercettazioni telefoniche. Proprio oggi al Senato dovrebbe riprendere l'iter del ddl sulle intercettazioni. Lei è uno dei protagonisti dell'inchiesta sul sequestro dell'ex imam Abu Omar, perché è convinto che con le nuove norme quell'indagine non sarebbe stata possibile? Diciamo che sarebbe stato impossibile scoprire che vi era stato un sequestro e successivamente sarebbe stato anche impossibile portare a giudizio gli appartenenti al Sismi. Questo perché l'articolo 605 che punisce i sequestri di persona rientra tra quei reati per i quali l'intercettazione sarebbe stata possibile soltanto per due mesi e in presenza di evidenti elementi di responsabilità. Capisce bene che in un processo contro ignoti è difficile disporre di evidenti indizi di responsabilità. Per quanto riguarda il Sismi, poi, visto sempre che le intercettazioni non possono durare più di due mesi, non avremmo registrato la conversazione decisiva tra Mancini e Pignero. Ma non solo. Si ricordi infatti che con il nuovo ddl se si indaga sui servizi bisogna informare il premier entro cinque giorni dall'avvio delle intercettazioni e poi entro cinque giorni da ogni proroga. Ora all'epoca noi ci trovavamo di fronte a un presidente del consiglio, Romano Prodi, che ha sollevato conflitto sostenendo che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il segreto di stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente però che se avessimo dovuto avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe probabilmente vanificato la segretezza dell'atto e determinato una risposta negativa circa l'utilizzo delle informazioni. Lei in questi limiti della legge ha anche ravvisato una possibile incostituzionalità Sono convinto che il fatto che le intercettazioni si possono eseguire soltanto per due mesi incide sul principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Altro elemento: se vi è una categoria di persone che non si possono intercettare, come gli appartenenti ai servizi, si viola anche il principio di uguaglianza di fronte alla legge. E infine viene messa a rischio anche la libertà di informazione Il governo ha fatto della sicurezza dei cittadini un suo cavallo di battaglia, però poi prepara un disegno di legge come questo sulle intercettazioni che lega le mani ai magistrati. Non è una contraddizione' Non c'è dubbio. Tenga presente che l'incidenza delle intercettazioni sulla qualità delle indagini è enorme. Forse la gente non immagina neppure quanti omicidi, quante rapine, quanti responsabili di stupri si individuano grazie alle intercettazioni. E come è ovvio si tratta di reati che non sono solo gravi in sé ma certamente allarmano molto i cittadini. Ma c'è un'altra contraddizione evidente. L'intercettazione ambientale sarà possibile nei luoghi privati solo in presenza della prova che vi si stia commettendo un'attività criminale. Le faccio un esempio: per poter intercettare io devo avere la prova che in una macchina stanno ammazzando qualcuno o si stanno scambiando della droga. Ma se ho questa prova non ho certo bisogno di fare le intercettazioni telefoniche. E' chiaro quindi, come ha detto l'associazione nazionale dei magistrati, che se non la morte, il ddl rappresenta comunque una tremenda mazzata per la possibilità di volgere indagini. Quindi alla fine i cittadini saranno meno sicuri? Ci sarà un abbattimento del livello di sicurezza. Certo, se la sicurezza è solo quella che si mette in campo contro gli immigrati clandestini allora forse qualcuno potrà essere contento, ma sono molto più gravi questi reati.

Torna all'inizio


Se la notizia è autentica nessun bavaglio (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Commenti Pagina 337 Intercettazioni e libertà di stampa Se la notizia è autentica nessun bavaglio Intercettazioni e libertà di stampa --> Due anni fa la Corte Costituzionale, con le sentenze N. 348 e 349 del 24 ottobre 2007, ha dichiarato l'incostituzionalità delle leggi ordinarie dello Stato in contrasto con le norme della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nell'interpretazione offerta dall'attività giurispudenziale della Corte di Strasburgo. Ciò si traduceva, e si traduce, nell'obbligo/dovere del legislatore interno di procedere con carattere di urgenza a modificare l'ordinamento nella misura in cui confliggesse con le disposizioni della Convenzione. Nel giugno dello stesso 2007, la Corte Europea, nel condannare la Francia per violazione della libertà di espressione, aveva stabilito che il diritto della stampa a garantire l'informazione su indagini in corso e quello del pubblico di ricevere notizie prevalgono sulle esigenze di segretezza. Ciò pur avendo i giornalisti violato il segreto istruttorio pubblicando i verbali di intercettazione, in quanto, nel bilanciamento tra gli interessi in conflitto, la Corte Europea ha ritenuto primario il diritto di informazione su fatti che riguardano l'intera collettività. Di più: la Corte stabiliva perfino che l'onere di dimostrare la violazione del segreto istruttorio non incombesse sui giornalisti, ma fosse compito delle autorità nazionali dare la prova del perché la pubblicazione potesse riverberarsi in maniera negativa sulla presunzione di innocenza dell'indagato. Unico limite, il rispetto della autenticità della notizia. Ciò coerentemente con quanto sancito dalla nostra legge sulla stampa N. 47/1948, che punisce ogni abuso della libertà di parola. Se così è, le nuove norme in materia di intercettazione che interessano la stampa sono indubbiamente incostituzionali. A questo si aggiunga un ulteriore rilievo relativo al testo della norma sulle intercettazioni, le quali potranno essere autorizzate solo quando ricorrano stringenti condizioni: evidenti indizi di colpevolezza; assoluta indispensabilità per la prosecuzione delle indagini; specifiche esigenze in ordine ai fatti per cui si procede; analitica esposizione nel provvedimento degli elementi fondanti l'intercettazione; autonoma valutazione del giudice. Ritenuta legittima la necessità di avere provvedimenti autorizzativi di intercettazione analiticamente motivati, tuttavia, la previsione della sussistenza di evidenti indizi di colpevolezza rievoca quella dei gravi indizi di colpevolezza richiesti per l'adozione della custodia cautelare in carcere. Si ha l'impressione, considerato pure il riferimento all'evidenza, che quello che era un mezzo di ricerca della prova sia divenuto proprio una prova dal momento che il soggetto interessato sarà intercettabile solo quando contro di lui vi siano già indizi di colpevolezza. Incongruenze che mettono in rilievo l'inutilità e la pericolosità della riforma. GIUSEPPINA DI SALVATORE

Torna all'inizio


Iran, la piramide del potere (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

TORINO Come sono divisi i poteri in Iran? L’architettura istituzionale uscita dalla rivoluzione del 1979 è complessa. Il punto di riferimento è la Guida Suprema, un religioso, che viene eletto dall’Assemblea degli Esperti, 86 religiosi, a loro volta eletti a suffragio universale sulla base di liste preparate dal governo. La Guida Suprema ha un incarico a vita, anche se può essere rimosso in casi eccezionali dall’Assemblea degli Esperti. Gli esperti hanno un mandato di otto anni, rinnovabile. Il loro presidente è l’uomo più potente dopo la Guida Suprema. Che poteri ha la Guida Suprema, Ali Khamenei? La Guida Suprema nomina metà dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani (gli altri sono laici nominati dal Parlamento), una specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni. Dopo la morte di Khomeini, nel 1989, la Guida Suprema è sempre stato Ali Khamenei. Il presidente dell’Assemblea degli Esperti è il suo rivale Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, che guida anche lo strategico Consiglio per il Discernimento del Sistema. Quanto contano concretamente il Presidente della Repubblica e il Parlamento? Il Presidente della Repubblica, eletto ogni quattro, anni è il capo dell’esecutivo. È la più alta carica istituzionale dopo la Guida Suprema. Ha un ruolo di governo più che di rappresentanza. Ha in mano la politica economica ed estera, presiede il consiglio dei ministri (21) ma non controlla le forze armate (che fanno riferimento alla Guida Suprema). Mahmud Ahmadinejad, il primo laico dal 1981, è stretto alleato di Khamenei e dei religiosi conservatori. Ha favorito gli interessi economici del corpo paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione, soprattutto nel settore petrolifero, e moltiplicato per 15 i finanziamenti al Consiglio dei Guardiani. Il Parlamento (Majles) ha 290 membri e conta poco. Ma può costringere alle dimissioni un ministro. Chi sono i Guardiani della Rivoluzione e i Basiji? I Guardiani della rivoluzione (o Pasdaran) sono uno dei due corpi delle forze armate, sotto un unico comando assieme alle forze regolari. Ma di fatto bilanciano a favore dei religiosi l’esercito regolare (grande sconfitto nella rivoluzione). Hanno 125 mila uomini. Il comandante è nominato da Khamenei, che ha consentito, assieme ad Ahmadinejad, la loro espansione nei settori economici statali: di fatto controllano un terzo del Pil. I Basiji, o difensori degli oppressi, sono una milizia di volontari (una specie di ronda all’ennesima potenza). L’organico è di 90 mila uomini, ma possono mobilitarne un milione. Sono il braccio armato (di bastoni e coltelli) dei religiosi in caso di repressioni. Chi sono i riformisti? Chi è Mousavi, chi tira le fila? I due uomini forti dell’assetto istituzionale sono quindi la Guida Suprema Khamenei e il presidente dell’Assemblea degli Esperti Rafsanjani. Entrambi hanno servito come presidenti della Repubblica e si sono costruiti una rete di consenso e di interessi economici. Khamenei è legato ai Pasdaran e al clero più intransigente, Rafsanjani alle classi commerciali borghesi: ha fatto arricchire parecchi oltre a essersi arricchito. Rafsanjani venne sconfitto da Ahmadinejad nel 2005, dopo che aveva servito per due mandati negli Anni Novanta. Gli succedette Mohammad Khatami, la grande speranza dei riformatori. Hossein Mousavi fu primo ministro tra il 1985 e il 1989, gli anni della guerra con l’Iraq, sotto la presidenza Khamenei. Ma è poi passato nel campo dei riformatori, facendo riferimento a Khatami e allo stesso Rafsanjani. Che ruolo hanno gli studenti nelle proteste? E Khatami? Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni. Gli universitari di Teheran rappresentano la fascia sociale più occidentalizzata e informata dell’Iran. Nel 1999 scatenarono una rivolta repressa nel sangue (decine di morti, desaparecidos). Il loro obbiettivo erano i conservatori e le loro restrizioni (specie nei costumi e nei diritti delle donne). Presidente della Repubblica era il riformatore Khatami, che però non poteva seguire il programma troppo filo-occidentale degli universitari. La spinta riformatrice di Khatami si fermò lì. Come cambia lo scacchiere regionale e internazionale? Ahmadinejad ha ribaltato la politica di appeasement di Khatami con l’Occidente. La sfida a Israele a gli Stati Uniti, in chiave interna, cementa il consenso tra i Pasdaran (dai quali proviene) le milizie, i religiosi, che a loro volta distribuiscono le prebende statali attraverso la rete di moschee con le loro appendici associative e di mutuo soccorso. I finanziamenti a Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza servono a tenere sotto pressione Israele. Il nucleare è fonte di orgoglio nazionale e vasto consenso. Ma Ahmadinejad si è avvicinato al Patto di Shanghai che unisce Russia, Cina e i Paesi dell’Asia centrale (in Tagikistan e Uzbekistan tra l’altro si parla largamente il persiano), ma ha anche stretto rapporti amichevoli con Afghanistan (altro Paese di lingua persiana) e Pakistan. Il suo viaggio di ieri al vertice di Ekaterinburg ha suggellato questo nuovo asse che dovrebbe fornire sbocchi alle esportazioni e mettere a disposizione alta tecnologia.

Torna all'inizio


Spataro: (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

TUNISINI Il pm critico sul ddl intercettazioni Spataro: «A processo appena arrivano in Italia» Carlo Lania ROMA Se le notizie dovessero essere confermate e i tre presunti terroristi tunisini liberati da Guantanamo e destinati in Italia dovessero essere le persone sulle quali la procura di Milano ha già indagato, non ci sono dubbi: appena sbarcati verrebbero chiusi in prigione e processati. Pur con tutte le cautele del caso, dovute alla mancanza di informazioni certe («ufficialmente ancora non ho ricevuto nessuna comunicazione dal ministero»), il procurato aggiunto Armando Spataro non ha dubbi su quale potrebbe essere il futuro di Moez Fezzani, Riad Nasri e Abdoul Bin Mohamed Ougi, i tunisini che, sulla base di quanto assicurato da Silvio Berlusconi a Barak Obama, verrebbero trasferiti in Italia. «Se i nomi sono esatti almeno due di loro, Fezzani e Nasri, sono imputati dalla procura di Milano di associazione per finalità di terrorismo internazionale», dice Spataro. «Sono sospettati, sulla base di intercettazioni telefoniche, di aver svolto attività terroristica in Italia e per uno di loro ci sono anche le dichiarazioni di un collaboratore». Per loro adesso sarà necessaria una richiesta di estradizione? No, anche perché per due, Fezzani e Nasri, l'abbiamo già fatta. Ma ripeto, non sappiamo attraverso quale procedura ci verranno consegnati. In ogni caso se fossero davvero loro è chiaro che andrebbero in carcere e processati. Dottor Spataro lei ha fatto cenno alle intercettazioni telefoniche. Proprio oggi al Senato dovrebbe riprendere l'iter del ddl sulle intercettazioni. Lei è uno dei protagonisti dell'inchiesta sul sequestro dell'ex imam Abu Omar, perché è convinto che con le nuove norme quell'indagine non sarebbe stata possibile? Diciamo che sarebbe stato impossibile scoprire che vi era stato un sequestro e successivamente sarebbe stato anche impossibile portare a giudizio gli appartenenti al Sismi. Questo perché l'articolo 605 che punisce i sequestri di persona rientra tra quei reati per i quali l'intercettazione sarebbe stata possibile soltanto per due mesi e in presenza di evidenti elementi di responsabilità. Capisce bene che in un processo contro ignoti è difficile disporre di evidenti indizi di responsabilità. Per quanto riguarda il Sismi, poi, visto sempre che le intercettazioni non possono durare più di due mesi, non avremmo registrato la conversazione decisiva tra Mancini e Pignero. Ma non solo. Si ricordi infatti che con il nuovo ddl se si indaga sui servizi bisogna informare il premier entro cinque giorni dall'avvio delle intercettazioni e poi entro cinque giorni da ogni proroga. Ora all'epoca noi ci trovavamo di fronte a un presidente del consiglio, Romano Prodi, che ha sollevato conflitto sostenendo che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il segreto di stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente però che se avessimo dovuto avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe probabilmente vanificato la segretezza dell'atto e determinato una risposta negativa circa l'utilizzo delle informazioni. Lei in questi limiti della legge ha anche ravvisato una possibile incostituzionalità Sono convinto che il fatto che le intercettazioni si possono eseguire soltanto per due mesi incide sul principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Altro elemento: se vi è una categoria di persone che non si possono intercettare, come gli appartenenti ai servizi, si viola anche il principio di uguaglianza di fronte alla legge. E infine viene messa a rischio anche la libertà di informazione Il governo ha fatto della sicurezza dei cittadini un suo cavallo di battaglia, però poi prepara un disegno di legge come questo sulle intercettazioni che lega le mani ai magistrati. Non è una contraddizione? Non c'è dubbio. Tenga presente che l'incidenza delle intercettazioni sulla qualità delle indagini è enorme. Forse la gente non immagina neppure quanti omicidi, quante rapine, quanti responsabili di stupri si individuano grazie alle intercettazioni. E come è ovvio si tratta di reati che non sono solo gravi in sé ma certamente allarmano molto i cittadini. Ma c'è un'altra contraddizione evidente. L'intercettazione ambientale sarà possibile nei luoghi privati solo in presenza della prova che vi si stia commettendo un'attività criminale. Le faccio un esempio: per poter intercettare io devo avere la prova che in una macchina stanno ammazzando qualcuno o si stanno scambiando della droga. Ma se ho questa prova non ho certo bisogno di fare le intercettazioni telefoniche. E' chiaro quindi, come ha detto l'associazione nazionale dei magistrati, che se non la morte, il ddl rappresenta comunque una tremenda mazzata per la possibilità di volgere indagini. Quindi alla fine i cittadini saranno meno sicuri? Ci sarà un abbattimento del livello di sicurezza. Certo, se la sicurezza è solo quella che si mette in campo contro gli immigrati clandestini allora forse qualcuno potrà essere contento, ma sono molto più gravi questi reati.

Torna all'inizio


Curtea Constitutionala a decis ca nu exista un conflict constitutional privind finantarea justitiei (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Curtea Constitutionala a decis ca nu exista un conflict constitutional privind finantarea justitiei Rl online Miercuri, 17 Iunie 2009 CCR a decis, miercuri, sa respinga sesizarea CSM cu privire la un conflict dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu, si autoritatea executiva, reprezentata de Guvern si MJ, in legatura cu subfinantarea justitiei, a anuntat Curtea Constitutionala, citata de Newsin. "In urma deliberarii, cu unanimitate de voturi, Curtea Constitutionala a constatat ca aspectele sesizate de Consiliul Superior al Magistraturii nu intrunesc elementele conflictului juridic de natura constitutionala in sensul art.146 lit.e) din Constitutie", potrivit unui comunicat al CCR. Potrivit acestuia, CCR solutioneaza conflictele juridice de natura constitutionala dintre autoritatile publice, la cererea Presedintelui Romaniei, a unuia dintre presedintii celor doua Camere, a primului-ministru sau a presedintelui Consiliului Superior al Magistraturii. Presedintele Traian Basescu a declarat, miercuri, ca momentul de criza al justitiei nu este neaparat generat de lipsa de personal si de resurse, ci de modul in care a actionat ICCJ , precizand ca aceasta criza se adanceste cat timp "astazi si CSM a pierdut un proces la CCR". Ministrul Justitiei, Catalin Predoiu, a declarat, miercuri, dupa terminarea dezbaterilor CCR privind sesizarea CSM, ca nu exista un conflict constitutional intre autoritatea judecatoreasca si cea executiva, el afirmand ca este vorba doar de o criza financiara "pasagera." Dupa sedinta CCR, Catalin Predoiu a spus ca din 2000 si pana in 2008, bugetele alocate instantelor de Excutiv au crescut constant si progresiv. "Nu se poate vorbi de o subfinantare cronica, in ultimii ani, doar pentru ca in ultimele luni instantele s-au confruntat cu aceste dificultati", a afirmat ministrul. Ministrul Justitiei a declarat ca a demonstrat cu cifre ca Executivul face tot posibilul sa mentina finantarea instantelor la un nivel "cel putin acceptabil". In ceea ce priveste problema auditului, Catalin Predoiu a declarat, referitor la acuzatiile care s-au adus ministerului, ca s-ar fi amestecat in activitatea instantelor de judecata unde s-a desfasurat auditul, ca "trebuie sa se faca disctinctie intre activitatea de control desfasurata in vederea imbunatatirii managementului si activitatea de desfasurare a actului de judecata, care nu are nicio legatura cu aspectele manageriale". "Noi am investigat, prin auditul efectuat de Ministerul Justitiei la cateva curti de apel, chestiunile de administrare, de management al bugetelor si nu am interferat in niciun fel cu activitatea de judecata propriu-zisa. Am demonstrat acest lucru citand pasaje din rapoartele de audit", a precizat ministrul, la iesirea din Curtea Constitutionala. Catalin Predoiu a mentionat ca le-a aratat judecatorilor CCR "ca nu calea conflictului este solutia pentru rezolvarea problemelor din sistemul judiciar, ci calea cooperarii institutionale". "Chiar azi voi sustine in Guvern un memorandum pe acesta tema", a mai spus ministrul, precizand ca a observat, in ultimele saptamani, o schimbare de ton si de abordare si din partea Consiliului Superior al Magistraturii. "Am sentimentul ca incet, incet, vom fi din nou umar la umar pe acest drum", a declarat Predoiu. Ministrul Justitiei a mai spus, miercuri, ca ar trebui ca magistratii sa ia exemplu de la "inaintasi" in situatii de criza. "Au mai fost crize in trecut, sunt convins ca nu intotdeauna magistratii s-au bucurat de conditii optime de lucru, poate ca trebuie sa privim si la inaintasi si sa vedem cum s-au rezolvat aceste probleme", a precizat Catalin Predoiu. Catalin Predoiu a participat, miercuri, la sedinta CCR, in care a fost luata in discutie sesizarea CSM cu privire la un conflict dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu, si autoritatea executiva, reprezentata de Guvern si MJ. CSM a sesizat Curtea Constitutionala in data de 13 mai cu privire la existenta unui conflict constitutional intre autoritatea judecatoreasca si cea executiva. Presedintele CSM, Virgil Andreies, a anuntat atunci ca a invocat trei motive privind existenta conflictului. Primul se refera la afectarea grava a independentei justitiei prin subfinantarea sistemului, care s-ar fi facut prin mai multe ordonante de urgenta ale Guvernului ce au prorogat termenul de preluare a bugetului instantelor de catre instanta suprema, si a nesolicitarii avizului CSM pentru acte normative de adoptare a bugetului si de rectificare bugetara. A doua problema invocata se refera la "omisiunea Guvernului de a solicita avizul CSM asupra proiectului de acte normative ce privesc activitatea autoritatii judecatoresti". Ultimul motiv invocat se refera la controalele efectuate de Ministerul Justitiei la unele instante, unde au fost verificate si aspecte ce tin de competenta exclusiva a CSM. Din aceeasi categorie: Basescu: Magistratii respectati au ca stapan legea (VIDEO)Parlamentul Republicii Moldova a fost dizolvatProgramul "Prima Casa" devine operational din 20 iunie Voteaza

Torna all'inizio


Basescu: Magistratii respectati au ca stapan legea (VIDEO) (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Basescu: Magistratii respectati au ca stapan legea (VIDEO) Urmariti discursurile presedintelui, procurorului general si ministrului justitiei, si imagini de la ceremonie (video NewsIn) Rl online Miercuri, 17 Iunie 2009 Presedintele Traian Basescu le-a spus, miercuri, magistratilor, ca odata ajunsi la post, fiind inamovibili, pot face ce vor, dar ca nu vor fi magistrati respectati decat daca "vor avea ca stapan legea, si nu intentia de a o incalca cu buna stiinta", informeaza NewsIn. "Eu nu vreau sa va vorbesc despre ce veti face atunci cand ajungeti la post, puteti face ce vreti, asta e cert, pentru ca odata cu semnarea decretului de numire pe post ati devenit inamovibili. Cand spun puteti face ce vreti dumneavoastra nu o spun cu credinta ca asa este, ci pentru ca aceste lucruri se intampla uneori in justitie: contrazic chiar functionarea statului de drept si, din pacate, acest "ce vrea judecatorul" s-a intamplat nu demult la cea mai inalta instanta a tarii, la Inalta Curte", le-a spus seful statului magistratilor care au participat la obisnuita ceremonie de la Palatul Cotroceni care marcheaza intrarea unei noi promotii de absolventi ai INM in randul judecatorilor si procurorilor. Presedintele a preluat din discursurile antevorbitorilor sai, care s-au referit la criza din justitie generata de lipsa de personal si de resurse, adaugand insa ca este importanta criza de credibilitate prin care trece justitia, care vine si din modul de actiune al Inaltei Curti. "Momentul de criza al Justitiei (..) este generat de modul in care a actionat chiar Inalta Curte de Casatie si Justitie, incalcand Constitutia, (..) a fost pusa in vazul intregii tari ca efect al unei hotarari a Curtii Constitutionale. Mai mult, criza se adanceste: astazi si CSM a pierdut un proces la Curtea Constitutionala. Aceasta este motivul pentru care in justitie este o stare de criza, criza de credibilitate", a spus Basescu. Traian Basescu a facut referirea la decizia CCR de miercuri asupra sesizarii CSM cu privire la un conflict dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu, si autoritatea executiva, reprezentata de Guvern si MJ, in legatura cu subfinantarea justitiei, cu cateva minute inainte ca CCR sa anunte oficial decizia pe care o luase. "Apelul meu la dumneavoastra, ca tineri magistrati este sa aveti un singur stapan, legea. Atata vreme cat si procurorul si judecatorul vor avea ca stapan legea, si nu intentia de a o incalca cu buna stiinta, veti fi magistrati respectati", le-a spus Basescu tinerilor magistrati. Pe de alta parte, seful statului le-a atras atentia tinerilor ca important pentru Justitie este ca dreptatea sa se faca repede, precizand ca marea problema cu care se confrunta sistemul este legata de hotarari date foarte tarziu. "Daca vom privi cu atentie, boala majora a societatii romanesti este legata de modul defectuos in care functioneaza Justitia, si cand spun defectuos nu ma refer in primul rand la hotarari eronate, ma refer in primul rand la decizii ale magistratilor care intarzie prea mult", a subliniat Basescu. Presedintele a facut apel la magistrati sa judece bine si repede, pentru ca "cea mai mare nedreptate este sa faci cuiva dreptate prea tarziu". Seful statului a primit, miercuri, la Palatul Cotroceni, o noua generatie de absolventi ai Institutului National de Magistratura, pe care, la finalul discursurilor rostite de presedintele CSM, ministrul Justitiei, procurorul general si presedintele Romaniei, i-a tratat cu sampanie. "Au trecut deja prin aceasta scurta ceremonie peste 1.000 de judecatori si procurori de cand sunt presedinte. In ceea ce va priveste, sunteti o promotie care vine dupa o importanta modificare legislativa, si anume aceea prin care nu se mai poate intra in magistratura fara examen. Ati trecut un examen care ne da speranta ca in sistem intra judecatori si procurori bine pregatiti profesional", a remarcat Basescu. Din aceeasi categorie: CE accepta argumentele Vienei si Berlinului de a mentine inchisa piata muncii pentru Europa de EstOMS se pregateste sa declare nivelul 6 de alerta pandemica ANI vrea cercetarii in cazul avocatei Alice Draghici, pentru fals in declaratia de avere Voteaza

Torna all'inizio


Giustizia: Napolitano a CSM, non interferire in decisioni Camere (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Giustizia: Napolitano a CSM, non interferire in decisioni Camere (17/6/2009 15:54) | (Sesto Potere) - Roma - 17 giugno 2009 - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l’unanime orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare. Il Presidente della Repubblica ha espresso rinnovata fiducia nell’impegno del CSM e delle sue Commissioni a tener conto dell’invito da lui stesso formulato – anche in occasione della seduta del 9 giugno – affinché tutte le scelte che al Consiglio competono vengano compiute senza essere “condizionate da logiche di appartenenza correntizia”. Peraltro, polemiche indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM ha proceduto – in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge – alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari, possono creare nei confronti di questi ultimi un clima di ingiusta delegittimazione, demotivandone l’impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire in questa materia, è invece la sola strada per giungere a risultati positivi nell’interesse generale. E’ convinzione del Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi relativi allo stato attuale dell’amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. Il libero scambio di opinioni, e l’espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare, non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate né interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento.

Torna all'inizio


BERLUSCONI/ SAPONARA (CSM): D'ALEMA? C'È QUALCOSA DI POCO CHIARO (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Berlusconi/ Saponara (Csm): D'Alema? C'è qualcosa di poco chiaro -->"Sentendo D'Alema dirsi sicuro che il presidente del Consiglio sia dimezzato, D'Alema che dice quello che dice alla trasmissione di Lucia Annunziata, D'Alema che sta a Bari a fare la campagna elettorale e da Bari arrivano certe notizie, allora il sospetto che ci sia qualche cosa di poco chiaro è.

Torna all'inizio


Inchiesta Bari, per Berlusconi "spazzatura e falsità" (sezione: Giustizia)

( da "Reuters Italia" del 17-06-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA (Reuters) - Le presunte indagini della Procura di Bari e l'intervista alla candidata alle comunali di Bari riportate dal Corriere della Sera che racconta della partecipazione a festini a casa Berlusconi sono definite dal presidente del Consiglio in una nota "spazzatura e falsità". "Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità. Io non mi farò certo condizionare da queste aggressioni e continuerò a lavorare, come sempre, per il bene del Paese", dice Berlusconi in una nota distribuita a palazzo Chigi. Il Corriere della sera pubblica oggi due articoli: il primo riguarda una inchiesta della Procura di Bari che riguarderebbe appalti nel settore della sanità e nella quale, secondo il quotidiano, "il titolare di un'azienda coinvolta in alcune telefonate avrebbe invitato le giovani a casa del Cavaliere"; il secondo è un'intervista ad una candidata alle elezioni comunali di Bari in una lista civica del centrodestra che racconta di avere partecipato a due feste a casa di Berlusconi. SI RIACCENDE LA POLEMICA SULLE "SCOSSE" La pubblicazione dei reportage sul Corriere ha riacceso un duro scontro tra Pdl e Pd, dopo che nei giorni scorsi l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema aveva avvertito in un'intervista tv di possibile "scosse" nelle vicende politiche italiane, invitando l'opposizione a tenersi pronta. In una nota diffusa oggi, il coordinatore del Popolo delle Libertà Denis Verdini ha accusato D'Alema "di sapere molte più cose di quanto possa ammettere", affermando in sostanza che l'esponente democratico sapeva in anticipo dell'inchiesta di Bari. D'Alema a sua volta ha detto che "quello da me espresso domenica scorsa nel programma In mezz'ora era un giudizio politico, come è stato del tutto evidente a chi ha visto la trasmissione, riferito al governo e al nervosismo del presidente del Consiglio, il quale aveva appena denunciato oscuri e imprecisati complotti contro di lui". "Nessun riferimento, dunque, da parte mia, a vicende giudiziarie di cui non so nulla". Oggi il quotidiano "Il Riformista" scrive che la "scossa" potrebbe venire in autunno dalla bocciatura del cosiddetto Lodo Alfano - quello relativo all'immunità delle più alte cariche dello Stato - da parte della Corte Costituzionale. Continua...

Torna all'inizio


Intercettazioni, l'appello dell'Ordine dei giornalisti (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 8 Intercettazioni, l'appello dell'Ordine dei giornalisti ROMA IL CONSIGLIO nazionale dell'Ordine dei giornalisti, in una nota, lancia «un nuovo allarme dopo l'approvazione alla Camera del disegno di legge sulle intercettazioni, che di fatto mina la libertà di informazione e si mostra in palese contrasto con le decisioni assunte da corti europee e dalla nostra corte costituzionale». Per questo, l'Ordine convocherà gli stati generali dell'informazione a Roma nei giorni in cui il ddl sarà discusso al Senato, mentre l'Fnsi (il sindacato dei giornalisti) ha ribadito l'intenzione di scioperare.

Torna all'inizio


Legge sull'eolico, la Coldiretti rilancia la protesta (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Regione A seguito dell'approvazione in terza Commissione di un nuovo dispositivo, meno rigido Legge sull'eolico, la Coldiretti rilancia la protesta CAMPOBASSO Torna forte la polemica sull'eolico. Che potrebbe invadere ancora di più il territorio regionale dopo l'approvazione in Terza Commissione di un nuovo testo di legge che abroga il testo delle legge regionale del 21 maggio del 2008 che cercava di dare un minimo di regole e di ordine al settore. Prende una posizione molto decisa come sempreo vviamente la Coldiretti unitamente a Italia Nostra Wwf Lipu Cai e Dimore storiche contro il nuovo orientamento «Siamo molto preocupati - ha precisato Amodio De Angelis presidente della Coldiretti Molise - perchè dopo una lunga ed estenuante battaglia portata avanti da tutti coloro che tengono a cuore il territorio del Molise ed il perseguimento di uno sviluppo socioeconomico eco-compatibile della regione, il Consiglio Regionale aveva varato la legge regionale n. 15/2008 che prevedeva un esagerato numero di impianti previsti ed irrispettose distanze da case e centri abitati. D'altro canto aveva di positivo che, grazie alla azione pressante delle associazione di categoria e culturali, si fosse messo un tetto al numero di insediamenti possibili, considerato che le richieste aumentavano in numero vorticoso di giorno in giorno. Oggi, una nuova proposta di legge regionale che tende a smantellare quel minimo di legittima tutela del territorio e dell'ambiente conquistato, è stata approvata dalla 3 Commissione Consiliare». Il responsabile della Confederazione regionale dei coltivatori ritiene l'azione legislativa un'operazione verticistica se si considera soprattutto il passo dove si legge che «E' abrogata la legge regionale 21 maggio 2008, n. 15. Sono, altresì abrogate le linee guida adottate dal Consiglio regionale con la deliberazione n. 167 del 10 giugno 2008". Nè ci convince la motivazione - conclude De Angelis - della esigenza dell' abrogazione della legge regionale 15/2008, in quanto il governo nazionale ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale alcuni punti della legge. Questa posizione poi non significa che non si possono continuare a difendere i legittimi diritti dei cittadini molisani. Che non vi sia stato alcuna audizione della Commissione Consiliare Regionale su un argomento di tale rilevantissima importanza, crea stupore e preoccupazione». Al.Cia.

Torna all'inizio


Referendum elettorale, la partita è sul quorum (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Politica data: 18/06/2009 - pag: 15 La consultazione Domenica e lunedì 50 milioni di italiani sono chiamati a esprimersi sui tre quesiti che mirano a modificare la legge Calderoli Referendum elettorale, la partita è sul quorum Il premier: non faccio campagna ma voto sì. Bossi: non passerà. Segni: no al boicottaggio ROMA «Non faccio campagna, ma ritirerò la scheda e voterò Sì». Il referendum si avvicina e Silvio Berlusconi ribadisce la linea adottata come compromesso per non rinunciare alle ragioni politiche del Pdl, senza però rompere con la Lega che invece è contraria alle modifiche della legge elettorale. Il premier invita anche «i cittadini ad avere un atteggiamento responsabile di fronte comunque ad una chiamata elettorale ». Ma secondo Umberto Bossi «il referendum non passerà, non passerà, non passerà, ci vogliono 25 milioni di persone che vanno alle urne, è impossibile». E nell'esercito di chi non andrà a votare, c'è Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica: «Mi asterrò», ha reso noto con un comunicato, mentre Mario Segni, leader del Movimento referendario, si è detto preoccupato, «non vorrei che la storia dei complotti contro Berlusconi fosse agitata da chi non vuole il referendum, per parlare di altro». Intanto prosegue il conto alla rovescia. Le urne saranno aperte domenica dalle 8 e le 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Gli italiani chiamati alle urne sono oltre 50 milioni (compresi i 3 milioni residenti all'estero). Perché il referendum sia valido deve votare il 50% più 1 degli aventi diritto. La raccolta delle firme era stata avviata il 24 aprile 2007, per la parziale abrogazione della legge elettorale che era stata approvata il 21 dicembre del 2005 dal centrodestra, in pratica alla fine della XIV legislatura. Il presidente del Comitato referendario è Giovanni Guzzetta, mentre il coordinatore è Mario Segni e ha raccolto l'appoggio di esponenti di entrambi gli schieramenti: da Gianni Alemanno e Renato Brunetta per il centrodestra, a Riccardo Illy, Giovanna Melandri e Giorgio Tonini per il centrosinistra. Raccolte le firme, dopo l'ok di Cassazione e Consulta, i referendum erano stati indetti per il 18 aprile del 2008, ma sono poi slittati per lo scioglimento anticipato delle Camere. Il Corriere illustra, qui accanto, i tre quesiti referendari con la collaborazione di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. Paolo Foschi Chi è Cesare Mirabelli, nato nel 1942, già vicepresidente del Csm e presidente della Corte costituzionale, è professore ordinario di Diritto ecclesiastico e di Diritto costituzionale

Torna all'inizio


Nomi illustri al Tiro a volo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 18/06/2009 - pag: 9 All'ultimo remo di ERNESTO MENICUCCI Nomi illustri al Tiro a volo In un mondo riservato, esclusivo e molto attaccato alla propria privacy come quello dei circoli, c'è anche chi fa un'operazione di «glasnost». Si tratta dell'Antico Tiro a Volo, splendido sodalizio affacciato su Monte Antenne, in quella parte dei Parioli che guarda tutta Roma. Chi vuole avere un'idea del circolo, e anche dei nomi illustri che ne fanno parte, non deve fare altro che cliccare su internet, al sito ufficiale del Tiro a Volo. E lì, insieme alle cariche sociali (quelle ci sono dappertutto, anche negli altri circoli), dove c'è elencata la squadra del presidente Michele Anastasio Pugliese (il vice è Claudio Varrone, il tesoriere Giorgio Averni), si scoprono anche i soci fondatori e quelli onorari del circolo. I soci ordinari non ci sono, per carità, ma è già abbastanza per parlare di «trasparenza». Così, tra quelli che sono stati nominati soci onorari, spicca la presenza dell'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, del ministro degli Esteri Franco Frattini, dell'ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, il presidente dell'Autority sulla concorrenza Antonio Catricalà, l'ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, l'ex presidente del Tar del Lazio Pasquale de Lise. emenicucci@rcs.it Franco Frattini

Torna all'inizio


Il Pd e il referendum contro il popolo (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Pd e il referendum contro il popolo Giuseppe Chiarante Mi accade di frequente di incontrare conoscenti e amici che si mostrano stupiti per il fatto che i dirigenti del Partito democratico nonostante le considerazioni critiche, le perplessità e le obiezioni emerse nel loro stesso partito, continuano a pronunciarsi a favore dell'imminente referendum elettorale del 21 giugno, che in caso di approvazione assegnerà, in future elezioni politiche, il 55 per cento dei seggi in Parlamento alla lista di partito (e non più alla coalizione) che ottenga il primo posto anche con una sia pur limitata maggioranza relativa, inferiore al 50 per cento dei voti. Lo stupore è comprensibile perché nella situazione attuale è chiaro, alla luce dei risultati sia delle europee come delle amministrative, che a garantirsi quel premio di maggioranza sarebbe il partito di Berlusconi, che anche soltanto ripetendo il 35 per cento delle europee si assicurerebbe la maggioranza assoluta al Senato e alla Camera. Ma c'è un chiaro fondamento dietro questa posizione dei dirigenti democratici: è la scelta della logica del sistema politico bipartitico. Del resto questa scelta fu già compiuta in occasione delle ultime elezioni politiche: quando Walter Veltroni impegnava il Pd a «correre da solo», senza dubbio ottiene di assorbire, sulla base del «voto utile», una parte rilevante dei voti delle minori formazioni di sinistra, ma al prezzo di annullare totalmente la rappresentanza parlamentare della sinistra più radicale e di spalancare la strada a una massiccia vittoria della destra berlusconiana. Questa scelta di Veltroni viene ribadita oggi dai suoi successori: con la consapevolezza - c'è da ritenere - che la prima volta a cogliere il premio di maggioranza sarà Berlusconi; ma col calcolo (ipotetico) che intanto il Pd potrà rafforzarsi a spese delle altre forze di sinistra e di centro sinistra e che prima o poi, in base alle probabilità dell'alternanza, potrà giungere finalmente ad affermarsi come il primo partito. Ciò che in ogni caso la logica dell'adozione di un sistema bipartitico non può nascondere è che, intanto, la conseguenza immediata di una vittoria del referendum sarà un netto peggioramento della già brutta legge elettorale oggi vigente (il «porcellum») dando vita ad una legge che sarebbe peggiore anche della tanto criticata legge truffa del 1953 (che richiedeva, per l'assegnazione del premio, il superamento del 50 per cento dei voti): e che sarebbe invece assai simile alla legge Acerbo con la quale il fascismo, dopo la marcia su Roma, si assicura il controllo assoluto anche del Parlamento e quindi i pieni poteri. È comprensibile che il riferimento a questi precedenti e il richiamo ai propositi di stravolgimento della Costituzione già più volte enunciato dall'attuale premier suscitino non poco imbarazzo anche nel Pd: un imbarazzo che i dirigenti cercano (o si illudono) di dissipare sostenendo che in ogni caso l'approvazione del quesito referendario non significherà l'adozione di una soluzione predeterminata, ma solo l'abrogazione della legge attuale e che poi si potrà discuterne, in Parlamento, una nuova, magari una legge proporzionale con sbarramento sul modello tedesco, o con voto a doppio turno, sull'esempio francese. Questa tesi è del tutto infondata, anzi è di fatto una menzogna. Infatti, come già si dimostrò chiaramente quando agli inizi degli anni novanta si discusse il referendum Segni se la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il nuovo quesito referendario è perché esso, abrogando alcune norme della legge vigente, indica però con chiarezza le linee essenziali della normativa da adottare: non crea, cioè, un vuoto legislativo che sarebbe, tanto più in una materia estremamente delicata come quella elettorale, del tutto inammissibile. Se invece si pretendesse di dare alle indicazioni del referendum un valore non vincolante circa la soluzione legislativa da adottare, si ripeterebbe in modo farsesco la discussione che già si svolse quando nel 1992 il Pds, di cui era segretario Achille Occhetto decise di sostenere il referendum Segni per l'introduzione del sistema maggioritario, pretendendo però che il Parlamento potesse poi varare una legge diversa da quella che risultava dal quesito referendario approvato. A quel tempo l'autore di questa nota era membro di diritto, a doppio titolo, degli organi dirigenti (direzione e segreteria) del Pds: sia perché presidente del Consiglio nazionale di garanzia istituito dal congresso, sia perché eletto, successivamente, anche presidente del gruppo parlamentare del Senato. Ritengo perciò doveroso dare testimonianza della discussione che in quell'occasione si svolse, sostanzialmente analoga a quella di oggi nel Pd. Anche allora infatti di fronte alle critiche alle insidie per la democrazia presenti nel sistema maggioritario quale sarebbe emerso dal referendum Segni, i maggiori dirigenti del partito, a cominciare da Occhetto, sostenenero che con l'approvazione del quesito referendario si apriva solo la strada dell'approvazione di una nuova legge elettorale, ma che le linee e i contenuti di questa legge sarebbero stati decisi nel dibattito parlamentare. Ricordo che, insieme al comitato per il «no al referendum», mi affannai per cercare di chiarire nelle riunioni della segreteria e della direzione, che quella libertà di scelta non ci sarebbe affatto stata, perché il quesito referendario disegnava un ben preciso sistema maggioritario, quello che derivava dall'abrogazione di alcune norme della legge allora vigente per il Senato: e questa indicazione sarebbe stata vincolante, come diceva la giurisprudenza della Corte Costituzionale, anche per la definizione da parte del Parlamento delle norme elettorali sostitutive di quelle in vigore abrogate dal referendum. Tutte le nostre argomentazioni furono però respinte benché sostenute da tanti costituzionalisti. Il referendum Segni fu così approvato col voto determinante degli elettori del Pds: ma quando si giunse alla discussione in Parlamento per varare una nuova legge elettorale secondo le indicazioni del referendum, tutti i tentativi di proporre una nuova legge ispirata al modello francese o a quello tedesco furono vani, perché giudicati in contrasto con le indicazioni del quesito referendario. Si giunse così al «mattarellum», che è all'origine anche della legge ora vigente e che in questi anni ha avuto tanto peso nel favorire quel degrado politico e istituzionale in senso populistico-plebiscitario che ha portato all'affermazione del berlusconismo. Ho voluto richiamare questi precedenti per evitare che si ripeta un analogo errore; e perché soprattutto ne tengano conto quegli elettori (compresi certamente molti simpatizzanti del Pd) che non vogliono una legge elettorale che costituirebbe una porta spalancata per un pieno successo di Berlusconi e che favorirebbe una ulteriore degenerazione di fatto del nostro sistema costituzionale nel senso di una crescente preminenza del potere esecutivo sulle assemblee rappresentative, preminenza eventualmente rafforzata anche con modifiche costituzionali in senso presidenzialista, o con l'istituzione del cosiddetto «premierato forte», che fra l'altro darebbe al presidente del Consiglio il potere effettivo di provocare lo scioglimento delle Camere. C'è una sola strada per evitare che, col referendum, si aggravi una situazione che, in Italia, è già carica di incognite e di pericoli: è appunto la strada, prevista dalla Costituzione, della bocciatura del referendum (possibile anche qualora ci si rechi a votare per un ballottaggio, dichiarando al seggio di non voler partecipare alla consultazione referendaria e non ritirando perciò le relative schede) attraverso la non partecipazione al voto, in modo che non si raggiunga il 50 per cento dei votanti.

Torna all'inizio


I sette sindaci chiedono alle Marche di ritirare il ricorso (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

BELLARIA E VALMARECCHIA pag. 14 I sette sindaci chiedono alle Marche di ritirare il ricorso SECESSIONE BERSELLI: «NON SI E' VOTATO PERCHE' MANCAVA IL PARERE DELLA COMMISSIONE BILANCIO» ALZANO la voce i sette Comuni dellalta Valmarecchia contro la giunta delle Marche e il presidente Gian Mario Spacca. I sette sindaci, insieme al presidente della Comunità Montana, si sono ritrovati ieri per sottoscrivere l'appello formale. «Chiediamo di annullare la decisione di ricorrere alla Corte costituzionale contro il nostro passaggio in Romagna affermano . Questo ricorso non presenta validi presupposti per il suo accoglimento, essendo stati ampiamente dibattuti alla Camera i profili di legittimità costituzionale della norma stessa.Ogni ulteriore ritardo sull'approvazione della legge Pizzolante-Pini, danneggia fortemente le amministrazioni locali (che non sanno come e con chi programmare l'azione di governo) e la popolazione». Secondo il senatore Filippo Berselli (ex sindaco di Montefiore Conca), Spacca ha preparato «un gesto disperato che rappresenta un partito altrettanto disperato (il Pd) che si oppone in modo istituzionalmente scorretto alla volontà popolare». Il senatore rassicura: «La Commissione affari costituzionali e il Senato hanno pieno rispetto delle prerogative regionali, ma in questo caso si tratta di esclusiva competenza parlamentare». La commissione del Senato si è riunita proprio ieri in sede referente e ha rinviato la seduta, in attesa del parere della Commissione bilancio. «Se arriverà a breve, entro la prossima settimana la prima commissione approverà la legge _ conclude Berselli_. Il parere negativo delle Marche è stato regolarmente acquisito e se ne darà atto anche al momento delle dichiarazioni di voto. Per Sassofeltrio e Montecopiolo sono stati intanto nominati i relatori, in attesa che il presidente del Senato chieda il parere delle due Regioni». Rita Celli

Torna all'inizio


QUIRINALE: NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

QUIRINALE: NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK -->Roma, 18 giu - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, prof. Giovanni Maria Flick. E' quanto informa un comunicato.

Torna all'inizio


QUIRINALE/ NAPOLITANO RICEVE FLICK (sezione: Giustizia)

( da "Wall Street Italia" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Quirinale/ Napolitano riceve Flick -->Roma, 18 giu. (Apcom) - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick. Lo riferisce un comunicato stampa della presidenza della Repubblica.

Torna all'inizio


Pari opportunità, confronto sulla nuova direttiva (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

seminario conclusivo del corso di scienze politiche internazionali Pari opportunità, confronto sulla nuova direttiva Si è svolto, nei locali della facoltà di giurisprudenza, il seminario conclusivo del corso di scienze politiche internazionali dal titolo «La parità fra fatti e norme. La direttiva n. 2006/54/CE e il suo recepimento nell'ordinamento italiano». All'apertura dei lavori, il presidente del corso, prof. Ciro Sbailò, ha illustrato le problematiche connesse all'attuazione della direttiva, avente l'obiettivo di creare un testo organico in materia. Essa sarebbe dovuta avvenire entro il 15 agosto 2008, ma l'Italia si è avvalsa della proroga di un anno ex art. 33, predisponendone l'attuazione nel D. Lgs. n.230. A seguire, l'avvocato Sabina Giunta, presidente del Comitato pari opportunità all'Ordine degli avvocati di Enna, intervenendo sulla tutela contro le discriminazioni di genere, ha illustrato le funzioni degli organismi di parità, le varie forme di discriminazione e le procedure attuabili. Non sono mancati gli esempi concreti, volti a mostrare le difficoltà operative. In riferimento alla partecipazione politica delle donne, la dottoressa Maria Concetta Messina, cultrice della materia in diritto pubblico comparato, ha illustrato il dibattito che ha portato alla revisione dell'art. 51 della Costituzione, dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 422/95, che ribadiva il criterio dell'irrilevanza giuridica del sesso, alla sentenza n. 49/03 che ha ribaltato tale ottica, ritenendo legittime le misure a favore delle donne. Una panoramica delle politiche per l'occupazione femminile nella strategia di Lisbona è stata fatta dal prof. Alessandro Morselli che ha indicato alcune misure, come l'esenzione del carico fiscale per l'assunzione e l'offerta di strutture pubbliche per l'infanzia. Intervenuto su «La presenza femminile nel mercato del lavoro locale: criticità e incentivi», il dottore Giuseppe La Porta, dirigente del Centro per l'impiego e assessore alle Politiche sociali per il Comune di Enna, ha evidenziato fenomeni quali il sottoutilizzo di forza lavoro femminile rispetto al titolo di studio e l'esistenza di «nuove schiave», lavoratrici in nero. Degni di nota sono lo sportello «PaRi» e il progetto «Alfa» per la conciliazione dei tempi. Numerose anche le attività della Commissione provinciale per le pari opportunità, illustrate dal suo presidente, Anna Maria Di Rosa Placa, tra cui ricordiamo il progetto «Universo Rosa» che ha coinvolto gli studenti.

Torna all'inizio


REFERENDUM: ASSOCIAZIONE SALVIAMO LA COSTITUZIONE, PERCHE' (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Un convinto No ai referendum elettorali e' stato espresso dall'Associazione ''Salviamo la Costituzione'', presieduta dall'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che in un documento del proprio Consiglio direttivo conferma la valutazione negativa data fin dall'inizio. ''La vigente legge elettorale -afferma il documento- espropria gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e affida alle segreterie dei partiti il potere di nominarli dall'alto ; rompe il rapporto tra gli eletti, il territorio e le comunita' locali; riduce drasticamente il pluralismo politico e quindi la rappresentativita' delle istituzioni; premia eccessivamente la lista o la coalizione piu' forte. Si tratta dunque di una legge che per molti versi contrasta con i principi e i valori di democrazia e liberta' della nostra Costituzione repubblicana, come la Corte costituzionale ha rilevato nella motivazione della sentenza con la quale ha dichiarato l'ammissibilita' del referendum''. ''La legge che uscirebbe da una eventuale vittoria del SI nel referendum del 21 giugno -prosegue il documento- non eliminerebbe nessuno di questi difetti dell'attuale legge elettorale. Anzi, aumenterebbe le distorsioni in senso ultramaggioritario da essa prodotte, rendendo piu' agevole l'approvazione di riforme costituzionali di parte. Dunque non ne ridurrebbe, anzi ne aumenterebbe i vizi di costituzionalita', come pure la Corte Costituzionale ha sottolineato nella ricordata sentenza''. ''L'Associazione 'Salviamo la Costituzione', in coerenza con i principi e i valori di difesa e attuazione della Costituzione, che la portarono a promuovere il vittorioso referendum costituzionale del giugno 2006, continuera' fino al 21 giugno, tramite i propri circoli e associazioni in tutto il paese, a informare i cittadini -conclude il documento- sugli elementi di incostituzionalita' della vigente legge elettorale e di quella che uscirebbe da un successo del referendum. Invita i cittadini a valutare queste informazioni nel decidere il proprio comportamento di fronte al referendum''.

Torna all'inizio


Le Acli bolognesi votano si al Referendum per spronare il Parlamento (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Le Acli bolognesi votano si al Referendum per spronare il Parlamento (18/6/2009 17:10) | (Sesto Potere) - Bologna - 18 giugno 2009 -Il referendum per cui saremo chiamati a votare il 21 giugno comprende tre quesiti che mirano ad abrogare in parte l’attuale legge elettorale per le elezioni politiche. Come noto, quando l’oggetto del referendum è una legge elettorale, la Corte Costituzionale stabilisce che il quesito referendario non possa prevedere l’abrogazione per intero della legge poiché è necessario garantire sempre il rinnovo delle assemblee elettive. Il primo e il secondo quesito hanno la stessa struttura e lo stesso obiettivo: eliminare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In tal modo il premio di maggioranza potrebbe essere attribuito solamente alla lista che ha ottenuto il maggior numero di consensi. Nel caso della Camera (primo quesito) si avrebbe un premio consistente in 340 seggi, con una soglia di sbarramento di fatto del 4% per tutti, per il Senato (secondo) il 55% dei seggi in palio in ciascuna regione, con una soglia dell’8%. In tal modo si va nella direzione di rafforzare la struttura bipolare del nostro sistema, con il rischio, però, di scivolare nel bipartitismo verso il quale confermiamo la nostra contrarietà. Il terzo quesito è sicuramente per noi il più importante, perché interviene sulle modalità di presentazione delle candidature, eliminando le cosiddette candidature multiple, che permettono ai candidati più noti di presentarsi in tutte le circoscrizioni, consentendo loro successivamente di optare per l'una o per l'altra a seconda di equilibri partitici che non riguardano il rapporto con gli elettori. Nel 2008 121 deputati sono entrati alla Camera grazie a questo sistema. Questo quesito mira in maniera chiara alla reintroduzione del sistema uninominale, che garantisce il rispetto della volontà dell'elettore nella scelta degli eletti. I tre quesiti referendari, in particolare i primi due, non vanno comunque nella direzione di una vera riforma elettorale che ripristini il rapporto di responsabilità e fiducia tra eletti ed elettori. Ciononostante siamo convinti che la scelta del sì, soprattutto al terzo quesito, permanga il modo più efficace per sollecitare il Parlamento a legiferare in materia. Le Acli, come noto, fin dall’inizio sono state tra i promotori del referendum; storicamente non hanno mai fatto mancare il loro appoggio e sostegno ad iniziative di questo tipo che mirassero a rendere più stretto il rapporto tra eletti e cittadini. Le Acli ribadiscono la convinzione che le spinse ad aderire al comitato nazionale dei promotori: la necessità di dotarsi di una nuova legge elettorale adeguata al tempo di oggi, che valorizzi il voto dell’elettore e la responsabilità dell’eletto in rapporto al territorio, esaltandola come parametro di una democrazia autenticamente compiuta. Questa strategia si potrebbe riassumere con uno slogan: votare sì, per impegnare il Parlamento per una nuova legge elettorale. Con questo slogan intendiamo confermare la scelta di allora sottolineando, al di là dell’esito del referendum, l’urgenza di lavorare per una nuova legge elettorale che, per le Acli, costituisce un obiettivo prioritario, in quanto restituisce al Parlamento e alla democrazia rappresentativa il ruolo centrale nel processo delle riforme istituzionali. E’ il Parlamento, infatti, il luogo che meglio garantisce il più ampio confronto delle culture politiche presenti nella società e nel Paese. Approvare una nuova legge elettorale capace di riallacciare il circuito della rappresentanza con quello del territorio, valorizzando il voto dei cittadini rispetto all’assunzione di chiare responsabilità degli eletti, ritornando a dare un senso agli art. 48 e 49 della nostra Costituzione, è l’obiettivo che le Acli porranno al Parlamento ed alle forze politiche e sociali sin dal giorno successivo ai risultati referendari. Acli provinciali di Bologna

Torna all'inizio


Scuola, Sedioli sollecita il Governo sui tagli agli organici degli insegnanti (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Scuola, Sedioli sollecita il Governo sui tagli agli organici degli insegnanti (18/6/2009 17:56) | (Sesto Potere) - Bologna - 18 giugno 2009 - Sanare subito le situazioni critiche che si sono determinate nella scuola in seguito ai forti tagli al personale e non procedere con atti ulteriori in assenza di una normativa definita. Lo chiede con forza l’assessore regionale alla Scuola, Giovanni Sedioli. “Il tema degli organici della scuola è da tempo all’attenzione di cittadini e istituzioni – spiega Sedioli - La decisione del Governo di apportare forti tagli al personale della scuola, pur a fronte di un aumento della popolazione scolastica, ha generato preoccupazioni per la qualità e l’estensione del servizio, particolarmente nella nostra Regione dove da tempo sono stati assunti i provvedimenti volti ad evitare ogni forma di spreco”. Per il prossimo anno scolastico il Ministero ha previsto 1.637 insegnanti in meno in Emilia-Romagna, nonostante l’aumento in ambito regionale delle iscrizioni, ad oggi quantificabili in oltre 7 mila alunni in più rispetto allo scorso anno. “Mano a mano che sono stati resi noti gli effetti dei tagli le preoccupazioni sono diventate realtà, nella scuola dell’infanzia abbiamo registrato il fatto che non si è corrisposto alle esigenze della cittadinanza di avere più sezioni e non è stata soddisfatta la richiesta di una maggiore diffusione del tempo pieno nella scuola elementare – continua l’assessore Sedioli - Da ormai un mese il presidente Errani ha chiesto un incontro al ministro Gelmini per illustrare la situazione e proporre interventi di modifica alle decisioni assunte, non vi è stata ancora risposta”. “La situazione è tanto più critica a fronte del fatto che i provvedimenti del Governo sono oggetto di ricorso presso la Corte Costituzionale da parte di molte Regioni – aggiunge l’assessore - e che una recente ordinanza del TAR del Lazio ha evidenziato che il Ministero sta procedendo in assenza di una normativa validamente definita su un tema così delicato. Siamo di fronte ad un decisionismo non supportato da analisi di qualità, di prospettiva e da certezza del diritto”. “Riteniamo quindi inopportuno – conclude l’assessore Sedioli - che il Ministero e le sue articolazioni territoriali procedano con atti che ad ora sono da considerare inefficaci, chiediamo si dia corso ad un confronto che consenta di sanare le situazioni critiche che si sono determinate e dia luogo tempestivamente ad una normativa fondata ed accertata a garanzia dei diritti dei tutti”.  

Torna all'inizio


18-06-2009 18:32 economia (sezione: Giustizia)

( da "Soldionline" del 18-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Premio Bellisario, le 'Mele d'Oro' alle donne della giustizia Roma - (Adnkronos) - La XXI edizione assegna le Mele d'Oro alle professioniste che si sono particolarmente distinte nel mondo della giurisprudenza. A Josette Sheeran (nella foto) il riconoscimento internazionale Roma, 18 giu. - (Adnkronos) - Sono state assegnate le Mele d'Oro della XXI edizione del Premio Marisa Bellisario che quest'anno dedica il riconoscimento al rapporto tra donne e giustizia. La cerimonia di premiazione è in programma domani, venerdì 19 giugno, alle 15.30 all'Auditorium della Tecnica di Confindustria a Roma. ''Donne per una Giustizia giusta'' è il titolo della manifestazione promossa dalla Fondazione. A decretare le vincitrici una Commissione presieduta da Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario e composta da esponenti del mondo economico, istituzionale e culturale. Le Mele d'Oro 2009 sono state assegnate a donne magistrato, a donne avvocato e professioniste che hanno raggiunto ruoli di vertice e si sono particolarmente distinte nel settore giustizia. Tra le premiate figurano Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano e Manuela Romei Pasetti presidente della Corte d'Appello di Venezia.''Con questa edizione -afferma Lella Golfo- affrontiamo un particolarissimo aspetto della realtà femminile. La funzione delle donne, le loro capacità, le loro attitudini, il ruolo che meritano nelle diverse forme della giurisdizione. Sicuramente sono lontani i tempi in cui la donna era esclusa dai meccanismi di produzione e applicazione delle leggi e da tutte le istituzioni che ad esse fanno riferimento. Tanto è stato fatto, ma c'è ancora da lavorare affinché le donne possano ricoprire ruoli di vertice anche nel pianeta giustizia''.Come ogni anno, anche la XXI edizione del Premio Bellisario si avvale dell'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e di un Comitato d'Onore composto da Marina Berlusconi, Diana Bracco, Antonio Catricalà, Fulvio Conti, Ferruccio de Bortoli, Umberto de Julio, Sergio Dompè, Paolo Garimberti, Silvana Giacobini, Patrizia Grieco, Pietro Guindani, Emma Marcegaglia, Luciano Martucci, Paolo Mieli, Rita Levi Montalcini, Luca Cordero di Montezemolo, Letizia Moratti, Corrado Passera, Renata Polverini, Gianni Riotta, Paolo Scaroni, Elvira Sellerio, Livia Turco.Per 'Donne e giustizia' le premiate sono Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano; Manuela Romei Pasetti presidente della Corte d'Appello di Venezia; Augusta Iannini Capo Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia; Annamaria Palma Guarnier Coordinatrice Ufficio di Gabinetto del Presidente del Senato; Paola Severino Avvocato, Vice Rettore LUISS; Paola Balducci, Avvocato, Docente Universitario. Per la sezione delle 'Laureate in ingegneria gestionale' Luisa Hong Yan Sun, Università degli Studi di Bologna, Margherita Cecconi, Università degli Studi di Parma, Francesca Ricci Bitti, Università degli Studi di Bologna. Il premio internazionale va a Josette Sheeran (nella foto), Direttore Esecutivo Programma Alimentare Mondiale. Per l'impegno religioso Suor Giuliana Bragantini , Congregazione delle Suore Canossiane.Premi speciali per l'impegno civile e sociale vanno a Titti Postiglione, Capo Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile, a Raffaella Leone, Vice Presidente di Eni Foundation e membro CdA Fondazione Eni Enrico Mattei, Marie Madeleine Mborantsuo presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne Giuriste gabonesi, Rangina Hamidi, Fondatrice dell'Afghans for Civil Society (ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine il Germoglio d'oro è stato assegnato a Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale ''Luigi Daga'' di Laureana di Borrello (RC).

Torna all'inizio


(sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

FOSSOMBRONE, CAGLI E URBANIA pag. 19 «Spacca ritiri il ricorso» SECESSIONE VALMARECCHIA I SETTE SINDACI dei comuni secessionisti' della Valmarecchia (Casteldelci, Pennabilli, Sant'Agata Feltria, Maiolo, Novafeltria, San Leo e Talamello) e il presidente della Comunità montana Altavalmarecchia chiedono al presidente delle Marche e alla giunta regionale di non fare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge sul passaggio dell'Alta Valmarecchia all'Emilia Romagna. In un documento congiunto invitano ad «annullare immediatamente la decisione preannunciata di ricorrere alla Consulta». La Regione, sostengono, deve «rispettare pienamente la volontà dei cittadini dell'Alta Valmarecchia espressa democraticamente nel referendum, non ostacolando l'iter legislativo, ma anzi impegnandosi a fari sì che il passaggio ad altra regione avvenga il più velocemente possibile». «Ogni ritardo nell'approvazione della norma danneggia le amministrazioni locali» concludono.

Torna all'inizio


Nella fortezza Bastiani il voto anticipato non sarebbe automatico (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-06-19 - pag: 23 autore: Nella «fortezza Bastiani» il voto anticipato non sarebbe automatico L a domanda che tutti si pongono è: quanto durerà questa situazione? E quale sarà l'epilogo finale? Il logoramento personale e psicologico del presidente del Consiglio è evidente. Gli aspetti scandalosi (veri, verosimili o presunti) della sua vita privata – di quella dimensione particolare che è la vita privata di un uomo pubblico – riempiono le pagine dei giornali e s'intrecciano con nuove inchieste giudiziarie. L'esasperazione polemica è senza precedenti. Nonostante ciò, non siamo alla vigilia di una caduta rovinosa dell'uomo che per quindici anni ha condizionato la storia politica del paese, al governo o all'opposizione. Berlusconi dispone tuttora di una forte maggioranza parlamentare, ha ottenuto un buon risultato nelle elezioni europee e amministrative ed è ancora in grado di difendersi. Lo fa male, come notava ieri Giuliano Ferrara sul «Foglio», ma è forse in grado di superare la tempesta con le sue forze. A due condizioni. La prima è che eventuali nuove rivelazioni non siano persino peggiori di quelle affiorate finora. Il «caso Patrizia » è molto più serio del «caso Noemi». E ci si chiede se non ci sia ancora qualcosa nell'armadio dei misteri in grado di aggravare il quadro sotto il profilo morale. La seconda è che il «lodo Alfano» non sia bocciato dalla Corte costituzionale entro due o tre mesi. Come si vede, il sentiero del premier è stretto e a questo punto non è solo la campagna mediatica a mettere in crescente difficoltà il leader più popolare d'Italia. Berlusconi rischia davvero di trovarsi con le spalle al muro, per la prima volta dal '94. Allo stato delle cose, tuttavia, la prospettiva più probabile parla di un presidente del Consiglio indebolito e logorato che continua il suo cammino tra polemiche sempre più aspre. Sarebbe uno scenario inquietante, perché coinciderebbe con una fase di stallo, di paralisi decisionale senza fine. Ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha evocato Buzzati e la sua fortezza Bastiani per descrivere l'immaturità democratica di un sistema che vive nell'ansia dell'emergenza continua. Quell'attesa «vana e sfibrante » di eventi che non si consumano potrebbe diventare la metafora della condizione nazionale nei prossimi tempi. Ma occorre dire che la fortezza Bastiani del Duemila potrebbe anche conoscere uno sbocco traumatico. Non subito, magari, ma in un futuro non troppo lontano. Intanto le vicende di queste settimane hanno tolto dal tavolo una delle ipotesi più accreditate finoa qualche mese fa: l'ascesa di Berlusconi al Quirinale, al termine del settennato di Napolitano. è uno scenario tramontato per sempre. Ma a questo punto diventa lecito interrogarsi sulla possibilità che l'attuale premier resti in carica, nonostante le pressioni e lo stress, fino al termine della legislatura. I dubbi sono inevitabili. Se Berlusconi fosse costretto alle dimissioni, la «vulgata» del centrodestra vuole che si torni subito alle urne. Ma sarebbe proprio così? Il voto anticipato,senza l'uomo che ha rappresentato per anni il baricentro politico del paese, rischierebbe di trasformarsi in una gigantesca e distruttiva resa dei conti. Nessuno si stupirebbe se la maggioranza delle forze politiche, anche a destra, preferisse altre soluzioni. La fortezza Bastiani avrebbe bisogno di un po' di calma. E in quel caso un governo molto rappresentativo, di fatto un esecutivo di unità nazionale, sarebbe plausibile. Gianfranco Fini vi ha alluso in modo abbastanza chiaro. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com Online «il Punto» di Stefano Folli 7 il PUNTO DI Stefano Folli La metafora di Fini e gli scenari. Nel futuro della legislatura governo di unità nazionale?

Torna all'inizio


Il centrosinistra a 391 voti dalla vittoria. E la sfida si conclude... al cimitero (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

TERNI Il senatore del Pd Di Girolamo al ballottaggio per pochissimo. E l'ex presidente Rai Baldassarre (Pdl) punta la sfida sui loculi non consegnati Il centrosinistra a 391 voti dalla vittoria. E la sfida si conclude... al cimitero Luca Cardinalini TERNI TERNI Il comizio finale non poteva avere una diversa, e più appropriata, location: il cimitero. L'antefatto è che anche i cittadini di Terni, domenica prossima, sceglieranno il proprio sindaco al ballottaggio. Al primo turno ha "rischiato" di vincere Leopoldo Di Girolamo, senatore del Pd, che ha raccolto il 49,42% dei consensi, mancando l'obiettivo per soli 391 voti. In compenso si è già conquistato la maggioranza in consiglio comunale, dovesse perdere saremmo alla famosa "anatra zoppa". A contendergli la poltrona, il centrodestra ha chiamato un big nazionale, il professore emerito Antonio Baldassarre, già presidente della Corte Costituzionale e della Rai, che malgrado ciò al primo turno si è fermato al 37,1%. In origine giurista di area ingraiana, quindi Pci, oggi si ritrova dall'altra parte. O è cambiato molto il mondo o molto lui. Ha detto: «Destra e sinistra sono categoria poco importanti, conta la cultura del fare, per liberare questa città dalla cappa oligarchica che la governa». Più che del fare, finora è il teorico del faremo, come un madonnaro di piazza della Signoria, disegna scenari fantastici, che rivolterebbero la placida Terni in qualcos'altro. Ogni pretesto è buono per sbeffeggiare l'amministrazione - da due mandati c'è Paolo Raffaelli, giornalista della Rai dell'Umbria - e promettere sfracelli: come i 2000 posti di lavoro promessi grazie a un accordo con Acea che dovrebbe addirittura fare di Terni «il primo distretto industriale delle energie rinnovabili». Vero o falso? E chi lo sa. Chiara l'impronta berlusconiana, come dimostra anche la vicenda del calcio, con la squadra locale che si barcamena con grosse difficoltà in serie C1. Quanto basta al costituzionalista per annunciare l'interesse di «un grosso imprenditore del nord che già opera al sud di rilevare la Ternana e costruire un nuovo stadio all'inglese con centri commerciali, ristoranti e spazi funzionali». L'Emerito non si è risparmiato, con dei virtuosismi che hanno molto meravigliato l'uditorio indigeno. Come quando ha rispolverato il sempre attuale «piove governo ladro» che ha sciorinato il primo giugno, quando sulla città delle acciaierie è venuto giù qualcosa che assomigliava molto al diluvio: 200 millimetri di pioggia in poche ore. Beh, Baldassarre ne ha approfittato per attaccare il comune, reo di non aver impedito l'allagamento dei locali dell'università. Il sindaco uscente l'ha presa maluccio, tanto più che l'ex garante per antonomasia della costituzione, gli aveva ricordato l'inchiesta che lo vede coinvolto legata all'inceneritore del comune. Così, ecco la replica di Raffaelli che ha chiesto se sia vera l'inchiesta a suo carico per aggiotaggio informativo, a margine della vicenda Alitalia, quando Baldassarre capeggiava una cordata di un fondo di investimento israeliano e una società belga proprietaria di miniere e pozzi di petrolio in Sudafrica e Congo. Troppo esotismo, per i gusti dei ternani. Uno dei momenti clou, al limite del surreale, di questa lunghissima campagna elettorale è stato l'altra mattina, quando il professor Baldassarre ha ripreso ad attaccare il Comune... dal cimitero. Sistemato tra le cappelle e i lumini, l'Emerito ha tirato ancora in ballo l'inadempienza del «comune di sinistra», reo di ritardare la consegna dei loculi ai cittadini che li hanno già pagati «fin dal 2003». Quasi contemporaneamente ecco arrivare al camposanto il sindaco Raffaelli, sudato e in maniche di camicia, attorniato da uno stuolo di tecnici, per controllare di persona lo stato dei lavori di ampliamento del nuovo lotto, tranquillizzando tutti: «Come promesso, avremo 5000 nuovi posti salma entro il 2012». Anche gli astenuti hanno trasalito.

Torna all'inizio


Sartori e l'Italia del (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Politica data: 19/06/2009 - pag: 13 Il politologo presenta il nuovo libro Sartori e l'Italia del «sultanato» «Più che dittatura sembra cabaret» ROMA «È un Paese invaso dal privato di Silvio Berlusconi», ha detto l'esponente del Pd Rosy Bindi, durante il suo intervento alla presentazione, de Il sultanato, il nuovo libro di Giovanni Sartori edito da Laterza. Con Bindi, oltre all'autore e all'editore Giuseppe Laterza, Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha tenuto la presentazione, c'erano Sabino Cassese, lo storico Villari, Pellicani, Cipolletta, Roma, Anselmi, Golino, Mafai, Spataro e Veneziani. Sartori, Bindi e Veneziani si sono detti d'accordo che il «sultanato» non vuol dire dittatura. «Berlusconi è un uomo che viene dal varietà e resta un cabarettista», ha commentato Sartori. «La dittatura è una cosa possibile ma forse non accadrà». Ma il professor Zagrebelsky ha voluto ricordare che Mussolini aveva teorizzato l'annuncio di un progetto e la smentita il giorno dopo, per mantenere il potere. Politologo Giovanni Sartori, è nato a Firenze nel 1924 M.A.C.

Torna all'inizio


Mousavi in piazza "Ladri e corrotti" (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Mousavi in piazza "Ladri e corrotti" [FIRMA]GIORDANO STABILE L'onda verde, listata a lutto per le vittime degli scontri, ha per il sesto giorno consecutivo invaso Teheran, fino alla centrale piazza dedicata a Khomeini. Il leader dei riformisti, il candidato sconfitto alle elezioni Hossein Mousavi, è ricomparso tra la folla, l'ha arringata e attaccato a testa bassa Ahmadinejad e i suoi, con l'accusa di aver rubato i ricchissimi proventi del petrolio. La rabbia dei manifestanti non è stata minimamente placata dalle concessioni di ieri del Consiglio dei Guardiani, una sorta di Corte Costituzionale che vigila anche sulla regolarità del voto. I giudici hanno accolto in minima parte le richieste dell'opposizione, ma hanno riconosciuto che il 12 giugno ci sono state «646 irregolarità denunciate»: schede non consegnate, o contraffatte. Nei seggi coinvolti i voti saranno riconteggiati, ma difficilmente cambierà l'esito del voto. Il Consiglio ha anche invitato i tre candidati sconfitti a partecipare alla propria «sessione straordinaria» di domani, un tentativo di riconciliazione. Mousavi non ha risposto all'invito e per ora cavalca la piazza. Non è chiaro però quanto le manifestazioni reggano alla repressione. L'altra notte i basiji, le ronde islamiche che picchiano senza pietà, avevano devastato i dormitori degli studenti all'Università, mentre continuano gli arresti mirati. Ieri è finito in manette Ebrahim Yadzi, già ministro degli Esteri nel 1979, subito dopo la rivoluzione khomeinista. È cardiopatico: l'hanno prelevato all'ospedale, incarcerato, e poi riportato in corsia sotto stretta sorveglianza. Ad ascoltare Mousavi, vestito completamente di nero, c'erano nel pomeriggio «tra i 70 e i 500 mila dimostranti», secondo un reporter in incognito della Bbc. Una stima che non dà l'idea della tenuta della protesta. Il discorso di Mousavi ha però aggirato il bando dei corrispondenti stranieri, ancora una volta attraverso il network on line Twitter. È stato durissimo. «Ladri, dove sono finiti i 300 miliardi accumulati durante gli anni grassi del petrolio a 100 dollari al barile? - ha chiesto il leader della protesta -. Dov'è la ricchezza del Paese. Un'inflazione al 25 per cento significa ignoranza, furto e corruzione. Perché tutti i nostri giovani vogliono lasciare il Paese? Ma io e questo mare verde cambieremo le cose». Mousavi, che ha citato Khomeini come esempio di moralità da seguire, è ancora deciso ad andare fino in fondo e punta anche all'appoggio di parte dell'Assemblea degli Esperti, l'organo che elegge la Guida Suprema e che è presieduto da Akbar Rafsanjani, suo alleato. Un terzo dell'Assemblea, secondo l'analista Patrick C. Doherty , sono fedeli all'attuale Guida Suprema Ali Khamenei, un terzo sono con Rafsanjani, e un altro terzo indipendenti e legati alla influente scuola teologica di Qom, dalla quale era arrivata nei giorni scorsi qualche velata critica alle repressione. Il consenso di Khamenei tra i religiosi non è dunque granitico, anche perché venne eletto nel 1989 in tutta fretta, quando non era ancora ayatollah, il massimo grado della sapienza teologica tra gli sciiti. Ma neppure la posizione di Rafsanjani è sicura. Ieri sono stati presi di mira i suoi figli, Faezeh e Mehdi, che sembra volessero lasciare il Paese e sono stati bloccati. Faezeh era stata filmata, con un irreprensibile chador, tra i manifestanti ed è stata accusata di fomentare le violenze. Le parti insomma affilano i coltelli e si sono fatti vivi i pasdaran, il corpo militare più fedele ai conservatori, che hanno chiesto di partecipare alla preghiera di oggi a Teheran, condotta da Khamenei in persona. La presenza dei pasdaran, che hanno additato gli stranieri «nemici dell'Iran» come responsabili dei disordini, è un monito pesantissimo ai dimostranti.

Torna all'inizio


Amministrative/ In Umbria la 'prima volta' dei ballotaggi (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Saranno 182.671mila gli umbri chiamati a votare domenica e lunedì per i ballottaggi dove si sceglieranno i sindaci di Terni, Orvieto, Marsciano, Spoleto, Gualdo Tadino e Bastia Umbra. L'impegno più importante è certamente quello di Terni dove Leopoldo Di Girolamo con 49,5 per cento (centrosinistra compatto) sfiderà l'ex presidente della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre 37,13 per cento (Pdl più Civica). Fondamentale sarà il ruolo dell'Udc (5,4 per cento) e della Lista Valigi Sindaco (4 per cento). Non ci sono al momento apparentamenti o indicazioni di voto. A Terni, come ad Orvieto, si potrebbe manifestare il fenomeno dell'anatra zoppa: ovvero se vincesse il centrodestra avrebbe il sindaco ma non la maggioranza in consiglio che spetta al centrosinistra che al primo turno a superano il 50 per cento ottenendo di fatto 22 consiglieri su 40. Stesso discorso per Orvieto dove si affrontano Loriana Stella -48,5% centrosinistra -e Antonio Concina - 42,7% centrodestra -. A Spoleto Daniele Benedetti - 46,92 centrosinistra - contro Angelo Loretoni - 38,10 centrodestra. A Marsciano scontro tutto all'interno del centrosinistra: Alfio Todini (45,3 Per cento) appoggiato da Pd, Idv, Socialisti, Pdci e Civiche contro Sabatino Ranieri (25,11) appoggiato da Prc, e Liste civiche. A Bastia Umbra: Ansideri Stefano - 47,6 per cento centrodestra - contro Antonio Criscuolo 43,91. A Gualdo Tadino invece è a rischio, unico caso in Umbria, il sindaco Angelo Scassellati che sta al 34 per cento come Roberto Morroni di Pdl e Lega, ma quest'ultimo ha ottenuto l'apparentamento con lo chieramento delle Liste Civiche che vale oltre il 22 per cento.

Torna all'inizio


Giunta approva ddl collegato Finanziaria da 100 mln (sezione: Giustizia)

( da "Sardegna oggi" del 19-06-2009)

Argomenti: Giustizia

venerdì, 19 giugno 2009 Giunta approva ddl collegato Finanziaria da 100 mln € Via libera al disegno di legge collegato alla Finanziaria da parte della Giunta regionale, riunita oggi in viale Trento. Secondo quanto si è appreso il ddl - "Disposizioni urgenti nei settori economico e socio sanitario, per il superamento del precariato e in materia di organizzazione regionale" - può contare su una dotazione complessiva di circa 100 milioni di euro. Il provvedimento passerà ora all'esame del Consiglio regionale. -->CAGLIARI - Approvato collegato alla Finanziaria. “Un’integrazione importante, ma le capacità programmatiche di questa Giunta si misureranno con il PRS e la Finanziaria del 2010» Dichiarazione dell’Assessore della Programmazione, Bilancio, Credito ed Assetto del Territorio, Giorgio La Spisa: «Stiamo apportando un’integrazione importante alla Legge Finanziaria 2009 ma non si tratta di una manovra bis: sono a disposizione ulteriori risorse per 100 milioni di euro, a fronte di un bilancio complessivo di 8 miliardi ». E’ quanto ha sottolineato l’assessore Regionale della Programmazione e Bilancio, Giorgio La Spisa, nel presentare la bozza del Disegno di legge di accompagnamento e integrazione della manovra Finanziaria 2009. “Sono stati rispettati i tempi strettissimi per l’approvazione della Finanziaria – ha spiegato l’assessore della Programmazione – e dopo aver tolto numerose norme intruse stiamo presentando un Disegno di Legge collegato”. E’ stata decisa la cancellazione delle norme sugli anticipi delle entrate future 2007-2008 con il conseguente accertamento di un disavanzo più alto. Si tratta di una misura conseguente alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e ai pronunciamenti della Corte dei Conti. Abbiamo incrementato le risorse per il rilancio delle piccole imprese artigiane destinando 6 milioni 620 mila euro per le politiche attive del lavoro e per agevolare l’apprendistato. Sono stati stanziati 6 milioni 950 mila euro per gli adeguamenti dei contratti collettivi di lavoro come quello dell’Ente Foreste. Stanziati 16 milioni e 200 mila euro in tre anni per l’edilizia scolastica. Sono a disposizione 5 milioni 850 mila euro per la programmazione urbanistica e territoriale. Sono stati destinati altri 4 milioni per i comuni colpiti dalle emergenze alluvioni. E’ stata prestata grande attenzione per il settore agricolo con 3 milioni di euro a disposizione delle aziende che si assicurano per le calamità naturali. Sempre per gli agricoltori sono disponibili 5 milioni di euro per il risanamento delle posizioni debitorie nei confronti della banche. La Regione ha poi deciso di stanziare 12 milioni di euro in tre anni per acquisire quote Sfirs che diventa così una società “In House”. “Ora – ha concluso l’assessore Giorgio La Spisa – ci attende un intenso lavoro per elaborare il Programma Regionale di Sviluppo e la Finanziaria 2010. Nel mentre siamo impegnati nel difficile compito di accelerare la spesa delle risorse regionali e comunitarie. Sono questi i punti sui quali si misureranno le capacità programmatiche della Regione”. -->

Torna all'inizio


emiliano e di cagno abbrescia sfida in musica, domani si vota - raffaele lorusso (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 20-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina II - Bari Il caso Il candidato del centrodestra: "Ho sempre pagato l´Ici". La parlamentare: "è penoso" Emiliano e Di Cagno Abbrescia sfida in musica, domani si vota Poli Bortone promuove Michele "Sì all´assessorato per il Sud" Toti e Tata per il sindaco. La Tatangelo con il deputato Simeone: "Denuncio la Capano" La replica: "Ha tolto ai cittadini" "Tiriamo insieme il calcio di rigore decisivo", esorta il sindaco, mentre la folla lo acclama Nessun accertamento di 250mila euro è stato mai notificato a me o a società riconducibili RAFFAELE LORUSSO L´ultimo appello agli indecisi (ammesso che ce ne siano) è a ritmo di musica. Dopo essersele cantate per tutta la campagna elettorale, Michele Emiliano e Simeone Di Cagno Abbrescia alla fine se le se sono pure suonate. Il sindaco uscente e l´aspirante successore scelgono due piazze diverse per motivare, ciascuno a modo suo, elettori e simpatizzanti. Emiliano saluta il popolo del centrosinistra in piazza Santa Chiara, a due passi dal Castello Svevo. Di Cagno Abbrescia si congeda dai militanti della sua parte nell´area di Nderr a la lanz, in riva al mare. Feste di popolo e di musica, nelle quali la politica rimane sullo sfondo. Sul palco di Emiliano si alternano Roy Paci e il gruppo di Zelig, Toti e Tata, Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone. Su quello di Simeone Di Cagno Abbrescia, Demo Morselli e la sua band e Anna Tatangelo. Il tutto con l´onorevole Gabriella Carlucci come presentatrice. Da una parte e dall´altra alla fine vincono l´entusiasmo e l´ottimismo. Quando arriva il momento di parlare di politica, Michele Emiliano ha accanto a sé il governatore Nichi Vendola e l´avvocato Mario Russo Frattasi, già aspirante sindaco dell´Udc. Il primo cittadino si affida alle metafore e alle immagini. Mentre sullo schermo gigante scorrono le istantanee di quelli che lui considera i suoi fiori all´occhiello - da Punta Perotti al Teatro Petruzzelli - ripete che Bari non può tornare indietro. Infine, un messaggio carico di emozione e di speranza: il rigore di Fabio Grosso nella finale di Berlino, quello che regalò all´Italia il Mondiale del 2006. «Tiriamo insieme il calcio di rigore decisivo», esorta Emiliano, mentre la folla lo acclama. Quando sale sul palco, Simeone Di Cagno Abbrescia invita tutti a voltare pagina. «Votate il cambiamento per una città migliore, per un futuro migliore, per tornare a contare in una città abbandonata che dobbiamo far rinascere e rivivere tutti insieme», si lascia andare. A mezzanotte cala il sipario e comincia la pausa di riflessione, in vista del voto di domani e lunedì. Al primo turno Emiliano si è fermato al 49 per cento. Di Cagno Abbrescia è arrivato al 46 per cento. In vista del ballottaggio, il sindaco uscente ha ottenuto il sostegno dell´Udc, che quindici giorni fa ha raggiunto il 2,6 per cento, e della lista civica Italia nostra. Nell´ultimo giorno di campagna elettorale i due contendenti hanno incassato il sostegno di Silvio Berlusconi e Massimo D´Alema, leader dei rispettivi partiti. Entrambi hanno rivolto un appello agli elettori, in due distinte interviste a Telenorba. «Penso che Di Cagno Abbrescia potrà vincere con un largo margine di vantaggio su un sindaco che in questi anni ha pensato più alla sua posizione personale, di potere, alla sua immagine che non agli interessi di Bari e dei baresi», ha detto il capo del governo. «Emiliano sarà rieletto sindaco di Bari perché ha governato bene - ha osservato D´Alema - Con lui vince il cambiamento e un modo diverso e più umano di fare politica». «Non c´è nessun problema di Ici sulle mie proprietà». Simeone Di Cagno Abbrescia risponde seccato alle accuse dell´onorevole Cinzia Capano. L´ex assessore al Bilancio della giunta di Michele Emiliano aveva rilevato come il deputato del Pdl avesse pagato l´Ici su alcune aree fabbricabili come se fossero aree agricole. «Si tratta - dice Di Cagno Abbrescia - di notizie palesemente infondate, poiché ho totalmente adempiuto a tutti i miei doveri fiscali nel rispetto della legge. Nessun accertamento di 250mila euro è stato mai notificato a me o a società a me riconducibili relativamente a tale posizione». Il candidato sindaco del centrodestra non risparmia critiche alla collega parlamentare. «è evidente - rileva - che le dichiarazioni dell´onorevole Capano sono false e altamente diffamatorie. Pertanto, ho dato mandato ai miei avvocati affinché verifichino le azioni legali più appropriate nei suoi confronti, a tutela della mia reputazione». Di Cagno Abbrescia insiste: «è penoso rilevare che un parlamentare della Repubblica italiana violi con incredibile leggerezza la privacy di un cittadino italiano e si lanci in considerazioni tecniche palesemente erronee, già ampiamente definite dalla Corte Costituzionale». L´ultima annotazione del candidato del centrodestra è di natura politica. «L´unica innegabile verità - dice - è che l´onorevole Capano, che evidentemente agisce su mandato e per conto di Michele Emiliano, tenta disperatamente di manipolare la verità per provare a condizionare il voto amministrativo del ballottaggio, impedendo l´ineludibile sorpasso, e consentire a Emiliano di restare aggrappato alla poltrona di sindaco». Cinzia Capano conferma però le accuse. «Ribadisco - dice - che l´onorevole Di Cagno Abbrescia ha avuto accertamenti per l´Ici sui terreni per complessivi 90mila euro. Per alcune aree fabbricabili ha versato 600 euro invece di 26mila euro. Peraltro, non ha neppure usufruito della riapertura dei termini con cui abbiamo consentito a tutti i cittadini, lui compreso, di mettersi in regola. Tutto ciò che Di Cagno Abbrescia non ha versato poteva essere investito dal Comune in tanti modi. Di questo deve dar conto ai baresi». L´onorevole Capano non si dice per niente preoccupata da eventuali querele. «Simeone Di Cagno Abbrescia - spiega - ha tolto alla gente di questa città. Trovo che tutto questo sia penoso, non che un parlamentare denunci un così palese conflitto di interessi». I presunti interessi dell´onorevole Di Cagno Abbrescia sull´amministrazione della città sono stati ancora una volta oggetto di confronto-scontro nel faccia a faccia fra i due candidati sindaco, trasmesso ieri da Telebari. Come già nelle precedenti occasioni (la penultima su Antenna Sud, in Match point, condotto da Gianvito Cafaro), Michele Emiliano e Simeone Di Cagno Abbrescia hanno risposto alle domande di Michele Cristallo lanciandosi reciproche accuse e frecciate. Ancora una volta, l´esponente del Pdl è stato aggressivo. Soprattutto quando Emiliano ha tirato in ballo la questione del conflitto di interessi. «Sono stato eletto dai cittadini, ho sempre vinto in tutte le sedi giudiziarie contro le azioni promosse dalla sinistra», ha ricordato Di Cagno Abbrescia. «Proprio il modo di amministrare dell´allora primo cittadino Simeone, mi spinse, cinque anni fa, a scendere nell´arena politica», ha ribattuto il sindaco uscente. (r. lor.) "Rispetto a Bari ed alle vicende che lo stanno interessando la nota politica più importante è indubbiamente il messaggio lanciato da Emiliano che a differenza dello snobismo di altri ha saputo cogliere fin dall´inizio la valenza di un messaggio che ha dato la stura da febbraio in poi ad un profondo dibattito". E´ quanto afferma il presidente nazionale di Io Sud Adriana Poli Bortone a proposito delle dichiarazioni di Michele Emiliano che ha espresso la volontà di dare vita a un assessorato per il Sud. "Sono convinta - sostiene Adriana Poli Bortone - che se non avessimo dato vita il 14 febbraio ad Io Sud poco o nulla si sarebbe continuato a parlare di Mezzogiorno. Oggi l´acredine di qualcuno e le iniziative estemporanee della riproposizione del già fallito "Polo Sud" di Sgarbi ci danno ragione sulla strada da percorrere e sull´elettorato da attrarre».

Torna all'inizio


Il rito civile parte dal sommario (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-20 - pag: 28 autore: Giustizia. Pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» di ieri la legge di riordino: tutte le novità che entrano in vigore il 4 luglio Il rito civile parte dal «sommario» Filtro in Cassazione - Per gli incidenti stradali non varrà più il processo del lavoro Angela Manganaro La riforma del processo civile potrebbe abbreviare di tre anni e mezzo la vita di una causa, è stata pubblicata ieri nella «Gazzetta Ufficiale» n. 140 (supplemento ordinario n. 95/L) ed entra in vigore il 4 luglio. Prima di godere delle semplificazioni si dovrà però studiare. Capire cosa poter usare sarà il gioco più gettonato dell'estate nei tribunali e negli studi legali italiani.L'unica certezza è che i giudici di pace lavoreranno di più perché è stata ampliata la loro competenza per valore delle cause (si veda anche «Il Sole 24 Ore» del 27 e 28 maggio con il testo commentato, e «Il Sole 24 Ore del lunedì» del 13 giugno). Cause aperte Chi ha cause aperte vedrà cambiare subito tre cose. La forma e il contenuto della sentenza conterrà la «concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione». Le parti non potranno più presentare nuovi documenti in appello. è cancellata la norma in base a cui l'opposizione all'esecuzione è decisa con sentenza non impugnabile. Nato il 4 luglio Il filtro in Cassazione è lo sfoltisci- ricorsi che varrà per le sentenze depositate dopo il 4 luglio, cioè a partire dall'entrata in vigore della legge 69/2009. La norma limita la possibilità di ricorrere davanti alla Corte in due casi: quando la decisione impugnata è in linea con l'orientamento della Cassazione (che, quindi, non si vede perché dovrebbe cambiare idea) e quando è manifestatamente infondata la presunta violazione dei principi del giusto processo. Dal 4 luglio i giudici saranno ( forse) meno oberati, gli avvocati meno contenti. E studiano già come presentare richiesta alla Corte costituzionale per sospetta incostituzionalità della norma. Vecchi e nuovi riti Qui il rompicapo arriva al livello massimo perché la riforma triplica i riti (così, all'inizio, di semplificazione se ne vedrà poca). Il vecchio rito ordinario di cognizione sopravvive per le cause pendenti. Il nuovo rito, in cui si applicheranno tutte le modifiche apportate dalla riforma, si applicherà alle cause instaurate dopo il 4 luglio. Il nuovo rito sommario di cognizione riguarderà solo le nuovecause che erano finora di competenza del giudice monocratico. Testimonianze e ritardi Oltre ai grattacapi c'è, però, una norma che semplifica la vita: la possibilità di fornire testimonianza scritta, con l'assenso delle parti, è una manna per i civilisti. La riforma inserisce qua e là disposizioni contro i perditempo che usano le classiche tattiche dilatorie. Paga una sanzione più alta chi presenta istanze di ricusazione inammissibili o infondate. è penalizzato chi ha rifiutato senza motivo un tentativo di conciliazione. è colpito il patrimonio di chi avvia una lite temeraria. Le questioni di competenza vanno poi sollevate tempestivamente. E si dovrà fare attenzione a ridurre i termini utili per presentare le impugnazioni o le riassunzioni dei processi. Incidenti stradali Si torna all'antico. Le nuove cause di risarcimento dei danni per morte o lesioni conseguenti a incidenti stradali (cioè quelle che si instaureranno dopo il 4 luglio) non seguiranno più il rito del lavoro. Le cause in corso proseguono con le vecchie regole. La riforma continua Tra i 72 articoli della legge ci sono, poi, norme che delegano il governo a non fermarsi a queste modifiche e a continuare l'opera di semplificazione. Entro 24 mesi, a partire dal 4 luglio, dovrà adottare decreti legislativi per ridurre e semplificare i processi civili «che entrano nella giurisdizione ordinaria, regolati dalla legislazione speciale». Entro sei mesi, invece, il governo dovrà legiferare su mediazione e conciliazione sia in ambito civile sia commerciale. Banda larga e farmacie Come nella migliore tradizione legislativa italiana, quella che passerà alla storia come la riforma del processo civile che vuole razionalizzare i tempi della giustizia e tagliare sprechi, contiene anche altro. Per esempio lo stanziamento di 800 milioni nel periodo 2007-2013 per potenziare la banda larga. Il "taglialeggi", ovvero lo sfoltimento attraverso la tecnica inversa: entro il 16 dicembre 2009 il governo dovrà adottare decreti legislativi che individuano le leggi pubblicate prima del 1Úgennaio 1970 che si ritiene indispensabile restino in vigore. Poi, la conferenza dei servizi si potrà fare via internet, e il governo individuerà i servizi socio-sanitari che saranno erogati dalle farmacie. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/norme Il testo della legge

Torna all'inizio


Niger/ Le elezioni anticipate si terranno il 20 agosto (sezione: Giustizia)

( da "Virgilio Notizie" del 20-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Si terranno il 20 agosto nel Niger le elezioni legislative anticipate: lo ha stabilito la Commissione elettorale nazionale respingendo la proposta di referendum costituzionale avanzata dal presidente Mamadou Tandja. Lo riferisce l'agenzia Misna. La Commissione, hanno detto alcuni membri dell'organismo, ha archiviato il progetto di referendum all'indomani del pronunciamento della Corte Costituzionale che lo aveva definito "illegittimo". In un comunicato diffuso alla televisione pubblica, la Commissione ha invitato tutti i partiti politici e i candidati indipendenti alle legislative a presentare entro il 25 giugno la lista delle circoscrizioni nelle quali intendono presentare le loro candidature. Il 26 maggio, il presidente Tandja aveva sciolto il parlamento prima che potesse riunirsi per affrontare l'argomento del referendum in seduta plenaria. Sulla base della Costituzione il parlamento deve essere rinnovato entro 90 giorni dal suo scioglimento. Con il referendum gli aventi diritti si sarebbero espressi su emendamenti costituzionali che avrebbero assicurato a Tandja, il cui secondo mandato scade a fine anno, di potersi ricandidare alle presidenziali del 14 novembre.

Torna all'inizio


Referendum, cercasi quorum (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Referendum, cercasi quorum [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA La materia all'esame del referendum è se il sistema politico italiano debba o meno andare verso una semplificazione che potrebbe poi traguardare verso bipartitismo. Ma lo scoglio tecnico è il raggiungimento del quorum, ovvero se si riuscirà a superare o meno la soglia necessaria perché la consultazione abrogativa abbia valore, cosa che non accade dal 1997, anno nel quale l'affluenza alle urne crollò al 30,1 per cento, dall'87,7 che fu nel 1974, per il divorzio. Oggi e domani votano cinquanta milioni di italiani, e come dice Umberto Bossi «impossibile che il referendum passi, dovrebbero andare alle urne 25milioni di italiani». La Lega invita all'astensione, e con tanto di strascichi polemici nei giorni scorsi, poiché i referendari Segni e Guzzetta hanno valutato come molto grave che il ministro dell'Interno Maroni, nel corso di un comizio, avesse suggerito ai presidenti di seggio di non consegnare le schede per il referendum, mentre la regola è semmai che chi vuole astenersi la rifiuti. Si tratta di legge elettorale, e i politici si scaldano. Si tratta di correggere parzialmente quella che il suo stesso inventore, Roberto Calderoli, chiamò «la porcata»: una scheda per cancellare la possibilità che i leader di coalizione si candidino ovunque per rastrellare surrettiziamente voti da distribuire poi a pioggia ai propri sodali, e due altre schede, una per la Camera e una per il Senato, che si propongono di abolire il premio di maggioranza alla coalizione che ha raggiunto maggiori consensi, per assegnarlo piuttosto alla lista. E questo fa sì che adesso Calderoli definisca «porcata» il referendum, poiché l'esito di fatto cancellerebbe il potere di condizionamento dei partitini, potere di cui la Lega è massimo esempio. Simmetricamente, dall'altra parte dello schieramento politico, contrari sono dall'Udc di Casini fino a Sinistra e Libertà, Rifondazione comunista, i Verdi, e perfino i Radicali. E anche Di Pietro, che quand'era un semplice satellite del Pd di quel referendum fu tra i promotori, ha poi cambiato parere man mano che levitavano i suoi consensi elettorali. Mentre naturalmente favorevoli sono i grandi partiti. Berlusconi ha stretto due settimane fa un patto con Bossi ad Arcore, per cui non s'è impegnato personalmente, ma ha detto e ripetuto che voterà sì, e così han fatto tutti i maggiorenti di Forza Italia. Gianfranco Fini, sodale di Segni in antiche campagne maggioritariste, ha detto chiaramente di essere favorevole, provocando a cascata il sì di tutti i suoi colonnelli. Favorevole anche il Pd, che scommette sul proprio futuro, con alcune voci dissonanti, come quelle di Vannino Chiti e del dalemianissimo Roberto Gualtieri, e guarda caso D'Alema di questi tempi immagina per il centrosinistra un futuro «senza più trattino», ovvero allargato fin che si può, ai confini estremi della sinistra. Mario Segni, oltre a rammaricarsi dello scarso rilievo dato ai referendum dai media, ha ricordato che il comitato promotore avrebbe voluto cancellare proprio il «porcellum», e che questo non è stato possibile poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di abrogare intere leggi, in materia elettorale. E s'è speso ovviamente per il sì, con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico, «chi vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza». E poi perché convinto che mai e poi mai si riuscirebbe a correggere in meglio il «porcellum», come invece i fautori del no sembrano auspicare. E' falso, secondo Segni, anche che il sì sia un «regalo a Berlusconi», un argomento da «nostalgici delle geometrie variabili e della politica dei due forni». Poiché anche oggi la legge elettorale permette a Berlusconi di correre, e vincere, da solo.

Torna all'inizio


Dico sì e spero di cambiare la legge (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

«Dico sì e spero di cambiare la legge» Il senatore voterà perché è l'indicazione del Pd ed è «il modo per stimolare il Parlamento a trovare una legge migliore della "porcata". Per il futuro auspico referendum senza quorum» MARCO BUCCIANTINI Latorre ci va, come sempre, e voterà Sì. «Perché è l'indicazione del partito democratico», e il senatore ne è vice capogruppo a Palazzo Madama, «e perché auspico che questo voto possa innescare un processo politico parlamentare che porti al cambiamento dell'attuale legge elettorale, altresì detta: la porcata». Per molti la vittoria dei Sì ne confezionerebbe una peggiore... «Una schifezza come quella che c'è adesso, certo non migliore. Lo so, e la vittoria referendaria non partorirebbe una soluzione. Mi chiedo però quale sia lo stimolo migliore a cambiare in meglio l'esistente. Avevo suggerito la dilazione del voto di un anno, per impegnare il parlamento nella riforma della legge elettorale». Il quorum è una chimera. Perché? «L'uso e l'abuso che se n'è fatto in questi anni ha logorato l'istituto». Come si può tornare ad esaltare questo strumento di democrazia diretta? «Spronando il parlamento a corrispondere e a reagire alle domande di cambiamento che vengono dai cittadini. Per limitare la consultazione ai temi più importanti. L'Italia è una repubblica parlamentare, lì si decide, in rappresentanza del popolo». E dove spesso si fa il contrario di quanto indicato dagli elettori: e il caso del nucleare, e della legge elettorale che la gente ha voluto maggioritaria e uninominale e che è tornata vieppiù proporzionale e con le liste bloccate... «La disattenzione, perfino la contraddizione della volontà espressa dai cittadini è una ragione dello svilimento del referendum. Bisogna recuperare una buona abitudine: guardiamo i risultati "storici", dal divorzio all'aborto. Hanno vinto i No. Sono state difese dall'abrogazione leggi che il parlamento era stato in grado di fare. Quelle conferme popolari sono ricordate come conquiste civili, ottenute dapprima alla Camera e al Senato». Il referendum è condannato alla consunzione? «No, ma va adeguato ai tempi, ammettendo anche consultazioni "propositive" e non solo abrogative, per offrire ai cittadini quesiti più leggibili. Serve una prassi meno elefantiaca e la pronuncia di ammissibilità della Corte Costituzionale dev'essere anticipata a prima della raccolta delle firme. Che vanno "qualificate": 500 mila sono poche, ne servono almeno il doppio. Davanti a un numero enorme, inattaccabile di firme si potrebbe poi eliminare il quorum. E il referendum tornerebbe valido e centrale nella vita democratica del paese». Intervista a Nicola Latorre

Torna all'inizio


S'infiamma Teheran Mousavi: Pronto a morire (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

S'infiamma Teheran Mousavi: «Pronto a morire» GABRIEL BERTINETTO Migliaia di iraniani non si piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le strade di Teheran, si scontrano con la polizia e le milizie integraliste dei Basiji che impediscono l'accesso a piazza Enghelab. Vengono affrontati con idranti, gas lacrimogeni, e secondo alcuni testimoni anche con acidi sganciati dagli elicotteri. Gli scontri si estendono alle strade vicine, sino a piazza Azadi che dista 4 chilometri. BASIJI IN MOTOCICLETTA I basiji si gettano in moto a tutta velocità in mezzo alla folla. Uno guida, l'altro picchia con il manganello. Ma sono loro a volte ad avere la peggio, scaraventati a terra e malmenati dai manifestanti infuriati. Un edificio dei seguaci di Ahmadinejad viene dato alle fiamme. In alcuni punti di Teheran risuonano degli spari. Ci sono feriti, forse dei morti. Un video diffuso in rete mostra una ragazza a terra insanguinata, apparentemente senza vita. Alcune persone si rifugiano presso le ambasciate dei paesi stranieri: Australia, Gran Bretagna, Olanda. Numerosi gli arresti. In un altro punto della capitale, un kamikaze si fa esplodere nel mausoleo dell'imam Khomeini, il padre della rivoluzione. I morti sono almeno 2, i feriti otto. Ma circolano notizie non sempre verificabili a causa della censura imposta dal regime, e a sera sorgono dubbi che l'attentato suicida sia davvero avvenuto. Il popolo iraniano non si rassegna al silenzio ed all'inerzia che il potere vorrebbe imporre con la forza delle armi e il ricatto della prigione. Il leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi compare tra la folla in via Jeyhun. Gli vengono attribuite dichiarazioni coraggiose: «Sono pronto a morire, continuerò lungo la mia strada». Prevedendo di essere arrestato, esorta i sostenitori a lanciare in quel caso uno sciopero generale nazionale. Suona come il via ad una lotta di liberazione di lunga durata. BROGLI PREPARATI DA MESI In una lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la Corte costituzionale della Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli pianificati mesi prima del voto». Il documento è la risposta ai Guardiani, disposti unicamente a concedere il riconteggio di un decimo delle schede. Cala la notte su Teheran. Dai tetti delle case si leva l'invocazione che 30 anni fa accompagnò la rivolta contro lo Scià: «Allah è grande». Oggi quel grido è l'inno di battaglia di una parte dei rivoluzionari di allora e di molti giovani che all'epoca nemmeno erano nati. Il campo di coloro che si richiamano ai valori fondanti del movimento khomeinista è spaccato. Se prevarranno i riformatori, il regime non potrà che uscirne radicalmente trasformato. Molti ieri urlavano: «Morte a Khamenei». Mai il ruolo della Guida suprema era stato così apertamente contestato. Lo stesso Mousavi attacca senza nominarlo Khamenei, secondo cui è impossibile un furto di 11 milioni di voti (quelli che Ahmadinejad avrebbe preso in più rispetto a Mousavi). «Se l'entità della frode diventa la prova dell'assenza di frode, allora l'aspetto repubblicano del sistema sarebbe massacrato e ciò proverebbe che l'Islam è incompatibile con la Repubblica», scrive Mousavi sul web. Ahmadinejad intanto incassa il sostegno di Khamenei. «Come un figlio e servitore scelto dalla grande nazione iraniana - afferma in un messaggio d'elogio - giudico necessario ringraziarvi di cuore per la buona decisione annunciata nel sermone di venerdì». Con la quale la Guida suprema sanciva la validità del voto e ammoniva i leader dell'opposizione a bloccare i cortei, e ad essere ritenuti responsabili di un eventuale «spargimento di sangue» nel caso fossero proseguiti. Violenti scontri a Teheran. Si accavallano notizie incontrollabili: arresti, feriti, morti, un kamikaze nel mausoleo di Khomeini. Mousavi compare fra i dimostranti. «Se mi arrestano, fate uno sciopero generale».

Torna all'inizio


Migliaia di iraniani non si piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le strad... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Migliaia di iraniani non si piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le strade di Teheran, si scontrano con la polizia e le milizie integraliste dei Basiji che impediscono l'accesso a piazza Enghelab. Vengono affrontati con idranti, gas lacrimogeni, e secondo alcuni testimoni anche con acidi sganciati dagli elicotteri. Gli scontri si estendono alle strade vicine, sino a piazza Azadi che dista 4 chilometri. BASIJI IN MOTOCICLETTA I basiji si gettano in moto a tutta velocità in mezzo alla folla. Uno guida, l'altro picchia con il manganello. Ma sono loro a volte ad avere la peggio, scaraventati a terra e malmenati dai manifestanti infuriati. Un edificio dei seguaci di Ahmadinejad viene dato alle fiamme. In alcuni punti di Teheran risuonano degli spari. Ci sono feriti, forse dei morti. Un video diffuso in rete mostra una ragazza a terra insanguinata, apparentemente senza vita. Alcune persone si rifugiano presso le ambasciate dei paesi stranieri: Australia, Gran Bretagna, Olanda. Numerosi gli arresti. In un altro punto della capitale, un kamikaze si fa esplodere nel mausoleo dell'imam Khomeini, il padre della rivoluzione. I morti sono almeno 2, i feriti otto. Ma circolano notizie non sempre verificabili a causa della censura imposta dal regime, e a sera sorgono dubbi che l'attentato suicida sia davvero avvenuto. Il popolo iraniano non si rassegna al silenzio ed all'inerzia che il potere vorrebbe imporre con la forza delle armi e il ricatto della prigione. Il leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi compare tra la folla in via Jeyhun. Gli vengono attribuite dichiarazioni coraggiose: «Sono pronto a morire, continuerò lungo la mia strada». Prevedendo di essere arrestato, esorta i sostenitori a lanciare in quel caso uno sciopero generale nazionale. Suona come il via ad una lotta di liberazione di lunga durata. BROGLI PREPARATI DA MESI In una lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la Corte costituzionale della Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli pianificati mesi prima del voto». Il documento è la risposta ai Guardiani, disposti unicamente a concedere il riconteggio di un decimo delle schede. Cala la notte su Teheran. Dai tetti delle case si leva l'invocazione che 30 anni fa accompagnò la rivolta contro lo Scià: «Allah è grande». Oggi quel grido è l'inno di battaglia di una parte dei rivoluzionari di allora e di molti giovani che all'epoca nemmeno erano nati. Il campo di coloro che si richiamano ai valori fondanti del movimento khomeinista è spaccato. Se prevarranno i riformatori, il regime non potrà che uscirne radicalmente trasformato. Molti ieri urlavano: «Morte a Khamenei». Mai il ruolo della Guida suprema era stato così apertamente contestato. Lo stesso Mousavi attacca senza nominarlo Khamenei, secondo cui è impossibile un furto di 11 milioni di voti (quelli che Ahmadinejad avrebbe preso in più rispetto a Mousavi). «Se l'entità della frode diventa la prova dell'assenza di frode, allora l'aspetto repubblicano del sistema sarebbe massacrato e ciò proverebbe che l'Islam è incompatibile con la Repubblica», scrive Mousavi sul web. Ahmadinejad intanto incassa il sostegno di Khamenei. «Come un figlio e servitore scelto dalla grande nazione iraniana - afferma in un messaggio d'elogio - giudico necessario ringraziarvi di cuore per la buona decisione annunciata nel sermone di venerdì». Con la quale la Guida suprema sanciva la validità del voto e ammoniva i leader dell'opposizione a bloccare i cortei, e ad essere ritenuti responsabili di un eventuale «spargimento di sangue» nel caso fossero proseguiti.

Torna all'inizio


DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibi... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

FAMIGLIA SPA pag. 26 DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibi... DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibilità a circa 600mila pensionati d'oro di recuperare circa 700 euro lordi l'anno. Il giudice di Vicenza aveva accolto l'eccezione di incostituzionalità del blocco per un anno delle pensioni superiori a 8 volte il minimo. Gradirei più informazioni sulla vertenza, sui motivi del ricorso e dell'eccezione di incostituzionalità. Lettera firmata R RIASSUMO, a beneficio dei lettori, i termini del problema. La legge n. 247 del 27 dicembre 2007, ha recepito l'accordo fra l'allora governo Prodi e i sindacati, per una delle tante riforme della previdenza. In cambio della trasformazione dello scalone in scalini, furono presi alcuni provvedimenti, fra i quali l'introduzione delle finestre di uscita per la pensione di vecchiaia e il blocco totale della scala mobile per le pensioni d'oro. La soglia dorata' fu fissata a 3.490 euro mensili lordi, circa 2.500 euro netti. Nel 2008 il danno per il pensionato è stato di circa 700 euro, poi nel 2009 gli aumenti sono stati concessi regolarmente e così dovrebbe essere anche in futuro. Non so dirle quando alla sentenza cui lei si riferisce sarà dato seguito con il rimborso del maltolto', ma prevedo tempi biblici, come è accaduto in passato con le pensioni di annata.

Torna all'inizio


ballottaggi, a savona boffa tenta l'impresa - wanda valli (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina VIII - Genova Ballottaggi, a Savona Boffa tenta l´impresa A Vaccarezza manca lo 0,5%, ma il candidato del centrosinistra ci prova WANDA VALLI La paura, a Savona e provincia, ieri, vigilia di ballottaggio per l´elezione del nuovo presidente della Provincia, si chiama astensionismo. Una paura che contagia anche il centrodestra, a dispetto dei molti punti di vantaggio. A cacciarla via, per il Pd, ha provato l´altra sera Massimo D´Alema, quando ha ripetuto che «al ballottaggio contano gli uomini e noi in questo siamo i più forti». Certo è un´impresa, per Michele Boffa, Pd, riuscire a rimontare il distacco da Angelo Vaccarezza, Pdl. Le cifre dicono che Boffa parte dal 38 per cento, e Vaccarezza dal 49,5. Gli altri contendenti, tagliati fuori, portano in dote il resto. Gian Carlo Garassini Udc, ha ottenuto il 3,7 Carlo Vasconi (Verdi) il 2, 1, Furio Mocco, Rifondazione il 2,9. Saranno determinanti nella sfida finale di un´elezione piena di colpi di scena. A partire dalla vicenda della lista Pdl, prima bocciata dalla Commissione elettorale, poi riammessa dal Tar, che ha delegato la Corte Costituzionale a decidere nel merito. Si è andati avanti così, fino agli ultimi giorni, compresa la lotta dei manifesti: spesso, quelli del Pd, si sono ritrovati con gli spazi occupati dagli avversari e hanno dovuto rimediare appiccicando di nuovo i loro. Vaccarezza ha anche invitato Boffa a ritirarsi: «se fosse un gentleman lo farebbe», senza scuotere lo stile del capogruppo in regione del Pd. Lui ieri rilancia l´appello contro l´astensione: «Sono sempre stato considerato un autonomo, sono stimato anche dagli avversari, vorrei esserlo soprattutto da chi vota». Ma perfino il suo aplomb è rimasto un po´ scosso quando venerdì, mentre girava con il camper, si è visto passare sulla testa un piccolo aereo che trainava una striscia pubblicitaria con su scritto "vota Vaccarezza", «siamo ai livelli dell´impensabile» ha confidato a chi lo segue. Comunque sia, Michele Boffa, matematico e schivo, non molla. Con i numeri sa bene che è battaglia è improba, con il cuore spera. Giovanni Lunardon, segretario Pd, rilancia: «spero che la gente vada a votare e capisca che deve scegliere tra due persone, le loro capacità, per avere il migliore presidente della politica». Noi, aggiunge «proveremo a salvare la Provincia da uno dei feudatari di Scajola». Intanto c´è il sì a Boffa di Furio Mocco e della segreteria provinciale di Prc, c´è quello dei Verdi, dei Pensionati, c´è l´invito personale a votarlo di Alessandro Garassini, ex presidente margherito della Provincia che ora sta con la Rosa Bianca. L´Udc ha lasciato libertà di voto, la speranza è che i suoi elettori tornino alle urne per Boffa. Dall´altra parte, Angelo Vaccarezza ha chiuso la campagna elettorale andando in giro con l´on. Biasotti. Il suo ultimo appello è contro l´astensione: « Andate a votare, il voto è stata una conquista democratica, scegliete il progetto che più vi convince. Io spero di essere il presidente del rilancio». SEGUE A PAGINA V

Torna all'inizio


di Sonia Oranges Più che una sfida per l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di oggi tra il presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo Pen (sezione: Giustizia)

( da "Riformista, Il" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

di Sonia Oranges Più che una sfida per l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di oggi tra il presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo Penati, e il candidato pdl Guido Podestà è un test per la tenuta del consenso di Silvio Berlusconi, travolto dalla valanga di dettagli più o meno piccanti sulla gestione della sua vita privata e sull'eventuale connessione di questa sulle sue scelte politiche di Sonia Oranges Più che una sfida per l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di oggi tra il presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo Penati, e il candidato pdl Guido Podestà è un test per la tenuta del consenso di Silvio Berlusconi, travolto dalla valanga di dettagli più o meno piccanti sulla gestione della sua vita privata e sull'eventuale connessione di questa sulle sue scelte politiche. Un test temuto dal centrodestra che considera un'eventuale sconfitta un'arma di pressione sulla Corte costituzionale in materia di lodo Alfano. Un test il cui risultato non è detto sia scontato. Da un lato, infatti, c'è il tiepido risultato ottenuto da Penati al primo turno, distaccato di dieci punti dal suo competitor che ha sfiorato la soglia del 50% che gli avrebbe assicurato la vittoria, senza però riuscire a superarla. D'altra parte, la storia del candidato di centrosinistra è fatta di due vittorie conquistate al ballottaggio, quindi lo scenario è per lui quasi abituale. E che, ben conscio di partire da una posizione svantaggiata, si è giocato la sua partita lontano da partiti e simboli. Ha speso principalmente la propria faccia, guadagnando sette o otto punti percentuali in più rispetto ai partiti che lo sostenevano. E nell'ultima fase della sua campagna ha spostato la sua corsa su temi cari alla destra, soprattutto leghista, strizzando l'occhio al rondismo e attirando le critiche di chi da sinistra lo accusava d'inseguire il Carroccio. Ma, al redde rationem del ballottaggio, i voti della sinistra dovrebbero essere comunque per lui. Sull'altro fronte, invece, si trova il favorito Podestà, candidato dal profilo autorevole e dalla storia politica senza macchie, caro amico di Paolo Berlusconi messo in campo quando c'era la certezza di vincere, quando nel Pdl tutti erano sicuri che la Provincia sarebbe stata espugnata al primo turno. Così non è andata, perché questa è la prima volta in cui la provincia di Milano vota dopo lo "scorporo" di Monza e Brianza, spiegano in ambienti pdl: con quei voti, Podestà avrebbe superato il 60% al primo turno, assicurano, sottolineando l'innegabile successo ottenuto anche nei comuni della cintura rossa. Sono sicuri di farcela, insomma, certi che il can can mediatico fatto di donnine ed escort a pagamento a disposizione del premier possa aver fatto presa, al massimo, sui transfughi cattolici della sinistra. In mezzo, ci sono l'Udc e la Lega, la cui partecipazione al voto peserà, e non poco, nel risultato finale. Le regole della partita tra loro e il Pdl sono state decise all'indomani del primo turno, ma non è detto che dalle urne non arrivi qualche sorpresa. Soprattutto perché in casa Udc lo schieramento milanese è tutt'altro che omogeneo, e si contende la dote di quel quasi 5% ottenuto dal candidato Enrico Marcora, considerato vicino a Bruno Tabacci, due settimane fa. Dopo il voto, Pierferdinando Casini dichiarò che nei ballottaggi il suo partito avrebbe deciso caso per caso, sostenendo i candidati più moderati. Ma a Milano le cose sono andate diversamente. Di fronte all'indicazione di «libertà di voto» data dall'Udc ai propri elettori, il coordinatore milanese Luca Ruffino è stato espulso dal partito perché ha apertamente dichiarato di appoggiare Podestà con tanto di manifesti elettorali, mentre il segretario Lorenzo Cesa ha richiamato all'ordine il responsabile regionale Luigi Baruffi che aveva interpretato l'indicazione come un segnale a votare Pdl, laddove invece proprio Tabacci (ma anche Savino Pezzotta) ha espresso il suo endorsement per Penati. E Marcora ora si ritrova tirato per la giacca dalla destra di Comune e soprattutto Regione dove l'Udc è in Giunta, con gli uomini eletti prima della svolta "solitaria" dello scorso anno, e dalla sinistra cui naturalmente oggi il partito si rivolgerebbe e che gli avrebbe promesso una poltrona di peso nella Serravalle spa, la società che gestisce le tangenziali del capoluogo lombardo e un tratto dell'autostrada di Genova. Chi voteranno gli elettori udc alla fine? Presumibilente due terzi dei voti andranno a sinistra e un terzo a destra. E qualcuno pure al mare. Diverso il discorso con la Lega. Immediatamente dopo il primo turno, il premier e Umberto Bossi hanno cenato ad Arcore e siglato il loro ennesimo patto: Silvio ha ritirato il proprio appoggio al referendum, ottenendo in cambio i voti leghisti per tutti i candidati pdl. E Podestà ha coltivato bene l'elettorato del Carroccio, presentandosi a Pontida con il fazzoletto verde e contando sul favore dei big in iniziative comuni. Difficile immaginare un tradimento di Bossi, anche se, dovendo scegliere, il Senatùr ha disertato l'appuntamento di chiusura della campagna a Cinisello Balsamo, dove pure era atteso (e dove il premier è stato fischiato, pur avendo ottenuto un risultato senza precedenti in quella che in Lombardia è ribattezzata la Leningrado meneghina), mandandoci Roberto Calderoli e preferendo dare il suo contributo al candidato leghista in corsa a Cesano Maderno. Come andrà a finire resta un punto interrogativo. I sondaggisti puntano su Podestà, a patto che la gente vada a votare. Di certo, però, se vittoria sarà, non sarà la vittoria schiacciante sognata da Berlusconi per la provincia di Milano. 21/06/2009

Torna all'inizio


Referendum, cercasi quorum (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 21-06-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA La materia all’esame del referendum è se il sistema politico italiano debba o meno andare verso una semplificazione che potrebbe poi traguardare verso bipartitismo. Ma lo scoglio tecnico è il raggiungimento del quorum, ovvero se si riuscirà a superare o meno la soglia necessaria perché la consultazione abrogativa abbia valore, cosa che non accade dal 1997, anno nel quale l’affluenza alle urne crollò al 30,1 per cento, dall’87,7 che fu nel 1974, per il divorzio. Oggi e domani votano cinquanta milioni di italiani, e come dice Umberto Bossi «impossibile che il referendum passi, dovrebbero andare alle urne 25milioni di italiani». La Lega invita all’astensione, e con tanto di strascichi polemici nei giorni scorsi, poiché i referendari Segni e Guzzetta hanno valutato come molto grave che il ministro dell’Interno Maroni, nel corso di un comizio, avesse suggerito ai presidenti di seggio di non consegnare le schede per il referendum, mentre la regola è semmai che chi vuole astenersi la rifiuti. Si tratta di legge elettorale, e i politici si scaldano. Si tratta di correggere parzialmente quella che il suo stesso inventore, Roberto Calderoli, chiamò «la porcata»: una scheda per cancellare la possibilità che i leader di coalizione si candidino ovunque per rastrellare surrettiziamente voti da distribuire poi a pioggia ai propri sodali, e due altre schede, una per la Camera e una per il Senato, che si propongono di abolire il premio di maggioranza alla coalizione che ha raggiunto maggiori consensi, per assegnarlo piuttosto alla lista. E questo fa sì che adesso Calderoli definisca «porcata» il referendum, poiché l’esito di fatto cancellerebbe il potere di condizionamento dei partitini, potere di cui la Lega è massimo esempio. Simmetricamente, dall’altra parte dello schieramento politico, contrari sono dall’Udc di Casini fino a Sinistra e Libertà, Rifondazione comunista, i Verdi, e perfino i Radicali. E anche Di Pietro, che quand’era un semplice satellite del Pd di quel referendum fu tra i promotori, ha poi cambiato parere man mano che levitavano i suoi consensi elettorali. Mentre naturalmente favorevoli sono i grandi partiti. Berlusconi ha stretto due settimane fa un patto con Bossi ad Arcore, per cui non s’è impegnato personalmente, ma ha detto e ripetuto che voterà sì, e così han fatto tutti i maggiorenti di Forza Italia. Gianfranco Fini, sodale di Segni in antiche campagne maggioritariste, ha detto chiaramente di essere favorevole, provocando a cascata il sì di tutti i suoi colonnelli. Favorevole anche il Pd, che scommette sul proprio futuro, con alcune voci dissonanti, come quelle di Vannino Chiti e del dalemianissimo Roberto Gualtieri, e guarda caso D’Alema di questi tempi immagina per il centrosinistra un futuro «senza più trattino», ovvero allargato fin che si può, ai confini estremi della sinistra. Mario Segni, oltre a rammaricarsi dello scarso rilievo dato ai referendum dai media, ha ricordato che il comitato promotore avrebbe voluto cancellare proprio il «porcellum», e che questo non è stato possibile poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di abrogare intere leggi, in materia elettorale. E s’è speso ovviamente per il sì, con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico, «chi vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza». E poi perché convinto che mai e poi mai si riuscirebbe a correggere in meglio il «porcellum», come invece i fautori del no sembrano auspicare. E’ falso, secondo Segni, anche che il sì sia un «regalo a Berlusconi», un argomento da «nostalgici delle geometrie variabili e della politica dei due forni». Poiché anche oggi la legge elettorale permette a Berlusconi di correre, e vincere, da solo.

Torna all'inizio