CENACOLO
DEI COGITANTI |
Comune di Ledro: Regione
contro Governo ( da "Trentino"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: contro Governo VAL DI LEDRO La
Regione resisterà davanti alla Corte Costituzionale all'impugnativa del governo
relativa alla legge di istituzione del Comune di Ledro. Lo hanno ribadito ieri
i sindaci interessati, che hanno incontrato l'assessore regionale agli Enti
locali, Margherita Cogo. La Regione puntualizza che non ci saranno
rallentamenti nella nascita del Comune di Ledro,
Il governo impugna e
bloccal'assunzione di 300 precari
( da "Secolo XIX, Il"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale» Èâ??SCONTRO
tra la Regione e il governo sul tema del lavoro e del precariato. Il consiglio
dei ministri ha impugnato due leggi regionali approvate lo scorso 28 aprile.
Una riguarda le "Norme in materia di bonifiche di siti contaminati"
(«La disciplina dei rifiuti è riconducibile alla competenza legislativa
esclusiva statale e pertanto le Regioni non possono
il governo boccia la legge
sui ricercatori posto fisso a rischio per trecento precari - franco capitano
( da "Repubblica, La"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Noi andremo di fronte alla Corte
Costituzionale e vedremo alla fine come saranno giudicati i profili di
costituzionalità di questi provvedimenti». La Regione Liguria è molto critica
in particolare per la legge rivolta alla stabilizzazione dei precari nei settori
della ricerca: «particolarmente grave giudichiamo l´atteggiamento del governo
sul problema dei precari -
parla stefano mauri -
maurizio bono ( da "Repubblica,
La" del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: basta la Corte Costituzionale, e se
non basta c´è la Corte Europea. Non viviamo nei tempi bui, Mondadori stessa
pubblica tranquillamente Gomorra e politici di sinistra». A ben vedere, lo
stesso postulato che a far più danni è la paura è stato la bussola di Mauri
anche durante le polemiche sullo Strega: «Contro lo strapotere dei grandi
gruppi e il sospetto di pressioni sui giurati,
Iran, Ahmadinejad in testa
Mousavi:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: risolvere i conflitti fra il
Parlamento e il potente Consiglio dei guardiani (la Corte Costituzionale
coranica che ammette o boccia le leggi e i candidati alle elezioni, ndr), ha
scritto una lettera aperta alla Guida Khamenei lamentando il suo silenzio e
invitandolo a garantire una consultazione «pulita». Ahmadinejad lo aveva
accusato in un dibattito televisivo di essere «corrotto».
LA CORTE Suprema degli Usa
ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysle...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 31 LA CORTE Suprema degli Usa ha
preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysle... LA CORTE Suprema degli Usa
ha preso una decisione sulla questione Fiat-Chrysler in un giorno. La stessa
decisione della Corte Costituzionale italiana avrebbe richiesto mesi se non
anni.
Il re libico delude le
donne Per gli arabi sono mobilio ( da "Unita,
L'" del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Poi la moglie di Gianni Letta e
l'unica giudice donna della Corte Costituzionale, Maria Rita Saulli. Del
centrosinistra nessuna. Afef rincorre il leader libico per salutarlo mentre
riparte in limousine bianca. Un gruppo di impreditrici protesta: «Ci hanno
strumentalizzato, alla tv libica faranno vedere solo gli applausi e non gli
sberleffi.
Formigoni: stop alle
ispezioni del governo nei nostri uffici
( da "Corriere della Sera"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ricorso alla Corte costituzionale
per conflitto di competenze. La Regione Lombardia contesta «la fondatezza delle
norme che reggono tale attività ispettiva, oggi superate dal titolo V della
Costituzione». Attacca Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi: «Serve
una commissione di inchiesta perché tali irregolarità non possono essere affare
privato della giunta e di Formigoni.
Attualmente le autonomie
scolastiche (con segreteria e presidenza) sono 10.800. Le scuole (plessi sc...
( da "Unita, L'" del
13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che hanno presentato un ricorso
alla Corte costituzionale. La sentenza è attesta a giorni. Protestano i
genitori e i sindaci. Ma la Gelmini tira dritto, anzi ha una carta nel
cassetto: ha escogitato il «giochino» del contachilometri e la tirerà fuori nella
prossima Conferenza Stato-Regioni unificata, in cerca di un'intesa che
difficilmente otterrà.
Otto regioni in attesa del
verdetto della Corte Costituzionale
( da "Unita, L'" del
13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Otto regioni in attesa del verdetto
della Corte Costituzionale Contro il piano di ridimensionamento degli istituti
scolastici 8 Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzinale (Piemonte,
Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia). I
ricorsi sono stati discussi in udienza pubblica il 9 giugno scorso.
Niger/ Corte
costituzionale annulla referendum su presidenza
( da "Virgilio Notizie"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale del Niger
ha annullato il decreto di convocazione di un referendum che, in caso di
vittoria del "sì", avrebbe permesso al presidente Mamadou Tandja di
essere rieletto per un terzo mandato consecutivo. Lo riferisce l'agenzia Misna.
La città di Venezia il 3
luglio celebra il web ed il WiFi ( da "Sestopotere.com"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha affermato orgoglioso il
vicesindaco - sarà dedicato alla Corte Costituzionale francese, che ha
recentemente bocciato la proposta di limitare l'accesso alla rete,
richiamandosi alla Carta dei Diritti universali dell'Uomo". "Vorrei
davvero - ha continuato il vicesindaco - che quel venerdì i cittadini si
riappropriassero della città sperimentando la rete".
Ue/ Kohler: Corte
Costituzionale dirà sì a Trattato Lisbona
( da "Virgilio Notizie"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: corte costituzionale lascerà
passare il Trattato di Lisbona e in questo modo la Germania contribuirà a far
procedere l'Europa di un altro passo". Kohler ha partecipato, insieme al
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ai capi di Stato di Austria,
Portogallo e Ungheria al vertice informale sull'Ue di Napoli alla conferenza
stampa che chiude i lavori e in cui viene affrontato
GIUSTIZIA/ GASPARRI: SFIDO
A PROVARE L'IMPARZIALITÀ DEL CSM ( da "Wall Street
Italia" del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Giustizia/ Gasparri: Sfido a
provare l'imparzialità del Csm -->Il presidente del gruppo Pdl al Senato,
Maurizio Gasparri torna ad attaccare i magistrati accusando il Csm di non
essere imparziale. "Il Consiglio Superiore della Magistratura - scrive -
non fa mai scelte in base a valutazioni politiche.
UE/ KOHLER: CORTE
COSTITUZIONALE DIRÀ SÌ A TRATTATO LISBONA
( da "Wall Street Italia"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ue/ Kohler: Corte Costituzionale
dirà sì a Trattato Lisbona -->Il presidente tedesco Horst Kohler è convinto
che "la corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in
questo modo la Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro
passo".
GIUSTIZIA/ FERRI (CSM):
DIMISSIONI CONSIGLIERI RISPOSTA SBAGLIATA
( da "Wall Street Italia"
del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm): Dimissioni consiglieri
risposta sbagliata -->Il consigliere del Csm Cosimo Maria Ferri, esponente
di Magistratura Indipendente, la corrente considerata più vicina al centrodestra,
sostiene che le dimissioni dalla commissione preposta agli incarichi direttivi
di quattro consiglieri rappresentano "una risposta sbagliata"
Giustizia/ Ferri (Csm):
Dimissioni consiglieri risposta ( da "Virgilio
Notizie" del 13-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il consigliere del Csm Cosimo Maria
Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, la corrente considerata più
vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni dalla commissione preposta agli
incarichi direttivi di quattro consiglieri rappresentano "una risposta
sbagliata" alle dichiarazioni del Guardasigilli Angelino Alfano in materia
di lottizzazione delle nomine,
Quota fogna: non pagate
( da "TarantoSera.com"
del 14-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: istanza di pagamento è la Corte
Costituzionale che nella sentenza n. 335/2008, fa sapere Codici, stabilisce che
è illegittima la quota di tariffa relativa al servizio di depurazione nel caso
in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati o questi siano
inattivi.
SE MARX SEDUCE LA DESTRA
( da "Stampa, La" del
14-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dove la Corte costituzionale ha
appena invalidato una legge che vieta lo scaricamento di programmi, affermando
che solo il giudice può emettere sanzioni e non l'autorità amministrativa. È
prezioso in Italia, dove la libertà internet è minacciata dalla nuova legge
sulle intercettazioni: lo spiega molto bene Giuseppe Giulietti sul quotidiano
online per la libertà d'
"xenofobia, è allarme
serio l'europa non aspetti a reagire" - andrea tarquini
( da "Repubblica, La"
del 14-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è un ricorso contro il Trattato
alla nostra Corte costituzionale. E il presidente, com´è suo diritto, attende.
Dobbiamo aspettare». La crisi internazionale ha colpito duramente il centro-est
dell´Ue. Teme un nuovo Muro est-ovest? «Non facciamo d´ogni erba un fascio. La
Polonia è il paese meno colpito, Praga ha un sistema finanziario sano, ma
problemi nella real economy,
Cisl:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: visto che la Corte Costituzionale
«ha reso giustizia a quanti sostenevano la bocciatura di quella approvata nella
passata legislatura». Il sindacato ritiene quindi che l'Assemblea Costituente,
sia un'opportunità utile a sancire «il riconoscimento, la condivisione e l'attuazione
di una nuova volontà dei sardi di rimotivare nuovi valori e obiettivi che
sostanzino una stagione dell'
Elezioni in Iran: rivolta,
morti e arresti Ahmadinejad: "Scontri non importanti"
( da "TGCom" del
14-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la corte costituzionale iraniana,
controllata dai conservatori, ha il compito di sovrintendere alla regolarità
delle elezioni, oltre che di selezionare i candidati. 15.32 - Usa: "Dubbi
su correttezza voto" Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha
espresso dubbi sulla correttezza delle elezioni presidenziali iraniane,
Giustizia/ Capi uffici
Calabria: Csm merita riconoscenza su...
( da "Virgilio Notizie"
del 14-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il CSM in carica, superando
notevoli difficoltà tecniche e non poche resistenze, anche interne alla
magistratura, ha fatto decollare, ormai irreversibilmente, la riforma
dell'Ordinamento Giudiziario varata dal Parlamento. Crediamo che il CSM meriti
la riconoscenza di tutti per ciò che ha saputo fare in ossequio alla
legge",
GIUSTIZIA/ CAPI UFFICI
CALABRIA: CSM MERITA RICONOSCENZA SU NOMINE
( da "Wall Street Italia"
del 14-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm merita riconoscenza su nomine
-->"Il CSM, attualmente in carica, ha acquisito il merito storico di
avere saputo dare leale, puntuale, risoluta, corretta attuazione alla riforma
dell'ordinamento giudiziario. Uno dei punti cardine della riforma è costituito
dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti degli Uffici giudiziari,
SOSTEGNO AL CSM
( da "Trentino" del
15-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: SOSTEGNO AL CSM SOSTEGNO AL CSM I
procuratori della Calabria: nomine decise col ministro ROMA. «Tutte le nomine
dei nuovi dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del ministro della
Giustizia, la maggior parte di esse persino all'unanimità». Lo affermano i
procuratori calabresi che, come sabato avevano fatto i loro colleghi dell'
In Italia non esistono le
norme etiche ( da "Libertà"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale, opposizioni.
Le motivazioni della sentenza sul caso Mills hanno manifestato in modo
esemplare l'imbarbarimento dello Stato di diritto; come in Italia si possa
avere il riconoscimento tecnico giudiziario delle responsabilità del
corruttore/evasore fiscale senza che ciò comporti alcuna sanzione in virtù (
Iran, insiste
l'opposizione Annullate il voto ( da "Unita,
L'" del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ai quali si è appellato Mousavi
affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della
Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva
sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità
religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti.
Mir Hossein Mousavi non
cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rah...
( da "Unita, L'" del
15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ai quali si è appellato Mousavi
affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della
Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva
sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità
religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti.
Iscrizione a ruolo in
tempi più rapidi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte di cassazione, con la
quale si dà attuazione all'indicazione della Corte costituzionale per la quale
il contribuente non può essere esposto indefinitamente alle pretese del Fisco.
Ad affermare l'applicabilità del termine decennale era stata la commissione
tributaria regionale del Lazio, che aveva distinto tra gli avvisi di
accertamento non impugnati dai contribuenti,
Un fondo per gli arbitrati
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come quelli davanti alla Corte
costituzionale o alle Corti europee. Le retribuzioni degli avvocati e dei
procuratori si gioveranno, inoltre, del nuovo Fondo perequativo alimentato con
i proventi degli arbitrati. Così come già accade, per esempio, per i giudici
amministrativi, anche gli avvocati e i procuratori dello Stato che partecipano
a collegi arbitrali dovranno,
I diritti della difesa
trovano spazio ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dal legislatoree dalla Corte
costituzionale, dei quattro codici fondamentali. è infatti all'esame della
commissione giustizia del Senato un corposissimo disegno di legge di riforma,
che contiene anche altre modifiche, come quelle all'ordinamento giudiziario e
alla disciplina dell'equa riparazione in caso di violazione del termine
ragionevole del processo.
Limiti di applicazione
dell'IRAP ( da "superEva
notizie" del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale con Sentenza
21/5/01 n.
Politica: Si apra una
riflessione sul rapporto tra correntismo e assegnazione di incarichi
( da "Sannio Online, Il"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM aveva richiesto l?apertura di
una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22
imputati di un maxiprocesso... di Cosimo Maria Ferri * Il 16 aprile 2009 la
Prima Commissione del CSM aveva richiesto l?apertura di una pratica concernente
le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22 imputati di un maxiprocesso
per il mancato deposito entro i termini
China's car sales boom, reshaping a way of life ( da "Usa Today"
Argomenti:
Giustizia
Abstract: based
analyst for CSM Worldwide, an auto industry group. "If you want to grow
your overall volume, this is where you need to invest," Zhang says.
Comuni Valmarecchia: le
Marche pronte a ricorso contro secessione
( da "Sestopotere.com"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Regione Marche e` pronta a
presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il distacco dei sette
Comuni della Valmarecchia. La Giunta regionale ha deciso oggi di impugnare il
testo di legge che verra` approvato dal Parlamento e ha incaricato il servizio
Legislativo della Regione di predisporre gli atti necessari.
Referendum/ Licandro
(Pdci): Non bisogna votare ( da "Virgilio
Notizie" del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: i giudici della Corte Costituzionale
e salterebbero tutte le garanzie di autotutela costituzionale. E' democratico
tutto ciò? E non è ancora più pericoloso per la democrazia in questa delicata
fase della politica italiana? Domenica l'astensione non significa un volgare
'tutti al mare' ma è un preciso diritto di scelta per la democrazia piuttosto
che per l'
ALFANO: MANCINO (CSM),
SOLIDARIETA' A MINISTRO ( da "Virgilio
Notizie" del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract:
PIEMONTE: GARIGLIO,
SCONCERTO PER IMPUGNATIVA CDM SU LEGGE
( da "Virgilio Notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ''Sembra incredibile che si impugni
la legge regionale a sostegno del piemontese con la motivazione che la lingua
non e' riconosciuta a livello nazionale'' ha commentato Gariglio, auspicando
che la Corte costituzionale non accolga il ricorso contro la legge regionale.
Slovacchia/ Presidente
Gasparovic ha giurato per secondo
( da "Virgilio Notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha prestato giuramento davanti alla
presidente della Corte costituzionale, nel corso di una cerimonia solenne nello
storico edificio del Teatro nazionale slovacco e alla quale hanno partecipato
le massime cariche istituzionali e politiche, fra cui il presidente del
Parlamento, Pavol Paska, e il premier Robert Fico.
DIMISSIONI DAL CSM, IL
COLLE SCENDE IN CAMPO ( da "Wall
Street Italia" del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Dimissioni dal Csm, il Colle scende
in campo -->Il presidente della Repubblica incontrerà domani pomeriggio al
Quirinale il comitato di presidenza del Csm. Successivamente riceverà i
consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della commissione
QUIRINALE: DOMANI
NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM
( da "Wall Street Italia"
del 15-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: DOMANI NAPOLITANO INCONTRA COMITATO
PRESIDENZA CSM -->(ASCA) - Roma, 15 giu - Il Presidente della Repubblica
incontrera' domani pomeriggio al Palazzo del Quirinale il Comitato di Presidenza
del Consiglio Superiore della Magistratura. Successivamente ricevera' i
Consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della V
Commissione.
venerdì si presenta
"dialoghi con il presidente"
( da "Tirreno, Il" del
16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Massimo Giannini, vice direttore ed
editorialista di "Repubblica", introdurrà e coordinerà gli interventi
di Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, e di Marcello De
Cecco, docente alla Scuola Normale Superiore. Giuliano Amato concluderà la
presentazione.
Il colpo di coda delle
Marche ( da "Resto
del Carlino, Il (Rimini)" del
16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 7 Il colpo di coda delle Marche
Contro il passaggio dei 7 comuni ricorso alla Corte costituzionale UN VERO e
proprio colpo mancino lanciato dalla Regione Marche ai sette Comuni dell'alta
Valmarecchia a un passo dall'ingresso ufficiale in Emilia Romagna. La Regione
ha deciso ieri di presentare ricorso alla Corte costituzionale, contro il
distacco dell'alta Valmarecchia.
Argomenti:
Giustizia
Abstract: alla Corte costituzionale contro il
passaggio che sembrava ormai cosa fatta. «I PARERI delle Regioni sono
consultivi e non vincolanti - replica Pizzolante, quindi non vedo come questo
ricorso possa intralciare l'iter. Questa iniziativa denota la cultura antidemocratica
del centrosinistra, che non tiene in considerazione la volontà popolare e
nemmeno il voto sovrano del Parlamento»
quella "quota
femminile" che favorisce anche l'uomo - (segue dalla copertina)
( da "Repubblica, La"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è una sola donna alla Corte
Costituzionale. Nei ministeri le donne sono il 48% dei dipendenti, ma il 16,6%
dei dirigenti. Tra i medici dirigenti di una struttura complessa la quota di
donne è pari al 10%. Nell´Università, la percentuale di donne tra i professori
ordinari è attorno al 16% e gli uomini superano le donne anche in settori,
Appello alla Consulta
contro la secessione ( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del
16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte costituzionale contro il
distacco dei sette Comuni della Valmarecchia». La giunta regionale ha deciso di
impugnare la norma che è attualmente all'esame del Senato la proposta di legge
per il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San
Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello e la loro aggregazione alla Regione Emilia
Romagna è stata approvata dalla Camera
di ALESSANDRO GOLDONI
BOLOGNA NÉ DI QUA nè di l ... ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: discutere la decisione della sua
giunta di ricorrere alla Corte Costituzionale per bloccare l'iter legislativo
che sancisce l'aggregazione all'Emilia Romagna di sette comuni della
Valmarecchia. Il referendum votato a larga maggioranza dagli abitanti di
Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e
Talamello, per la mini secessione risale ormai a due anni fa.
in norvegia il 44% dei
manager è donna. viaggio nel paese dove l'altra metà del cielo fa bene i
bilanci. anche grazie a una legge - chiara saraceno
( da "Repubblica, La"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: istituzioni culturali come nella
Corte costituzionale. Il problema è come ridurre ed evitare che si riproduca
una quota maschile che si avvicina al monopolio. Un monopolio così dato per
scontato che nessun uomo si sognerebbe mai di ritenersi offeso, o sminuito nel
riconoscimento delle proprie competenze, se assunto, promosso, designato
proprio perché innanzitutto appartiene al "
Fostul procuror Dan Voinea
s-a pensionat cu 185 milioane pe luna (AUDIO)
( da "Romania Libera"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: a CSM a avizat revocarea din
functia de procuror-sef adjunct al Sectiei Parchetelor Militare a lui Voinea.
Voinea a contestat decizia CSM si a anuntat ca isi depune la Consiliu cererea
de pensionare. Voinea a detinut, intre 1997 si 2000, sefia Sectiei Parchetelor
Militare, iar in aprilie 2006 a fost numit in functia de procuror militar sef
adjunct al Sectiei Parchetelor Militare.
Voli di Stato, la Procura
di Roma chiede l'archiviazione per Berlusconi
( da "Repubblica.it"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale. Che, in una
circostanza analoga, non ravvisò nè profili di rilevanza penale, nè danni
erariali. In pratica, nonostante l'ospitalità data a estranei sia conclamata, e
sebbene fosse in vigore un regolamento restrittivo voluto dal governo Prodi, la
Procura ha valutato il caso dei voli di Berlusconi simile a quello che due anni
fa coinvolse Clemente Mastella e Francesco
Patente a punti. Asaps:
solo 205.958 i conducenti che hanno ultimato i corsi di recupero
( da "Sestopotere.com"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: elettronica con la rilevazione
delle violazioni a distanza, dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale
del 2005, permetteva di non comunicare chi era il conducente alla guida. In
molti casi si è adottato il sistema dell?addebito dei punti al nonno patentato,
alla mamma, al cittadino extracomunitario che collabora col datore di lavoro.
Giustizia/ Toghe onorarie
denunciano Italia a Commissione Ue
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: vengono allegate anche sentenze
della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. "Si tratta di
garanzie - spiega la Federmot - previste in via inderogabile già dalla nostra
carta costituzionale, ma svuotate di contenuto dalla legislazione ordinaria".
La Federazione promuoverà ora in Italia cause individuali dei propri associati
per rivendicare "tutti i diritti finora negati"
Csm, Napolitano rigetta le
dimissioni dei tre consiglieri polemici con Alfano
( da "Stampaweb, La"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ma senza che questo «delegittimi»
il lavoro del Csm, «demotivandone» i suoi componenti e ledendone il lavoro; per
quanto riguarda poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve
essere amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le
decisioni finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento.
PREMI. La direttrice del
Pam vince il Premio Bellisario ( da "Vita
non profit online" del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Marie Madeleine Mborantsuo
Presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne
Giuriste gabonesi e Rangina Hamidi Fondatrice dell'Afghans for Civil Society
(ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine, per il Germoglio d'Oro,
assegnato ai giovani, Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale
"Luigi Daga" di Laureana di Borrello (
NAPOLITANO: FIDUCIA IN
CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: diffusa dopo l'incontro al
Quirinale con i vertici del CSM e con i tre consiglieri dimissionari. I tre
componenti la Commissione si erano dimessi all'indomani delle accuse al CSM di lottizzazione
degli incarichi, seguendo la logica delle 'correnti', arrivate dal ministro
della Giustizia, Angelino Alfano.
NAPOLITANO: FIDUCIA IN
CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: FIDUCIA IN CSM. CONSIGLIERI
RITIRINO DIMISSIONI -->''Rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio
Superiore della magistratura'' e invito a ritirare le dimissioni rivolto ai
consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi (primi
due togati e il terzo laico), ritiratisi dal loro incarico nella V commissione
dell'
Giustizia/ Napolitano:
Riflettere su nomine,no ( da "Virgilio
Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ma senza che questo
"delegittimi" il lavoro del Csm, "demotivandone" i suoi
componenti e ledendone il lavoro; per quanto riguarda poi le riforme e i canoni
in base ai quali la giustizia deve essere amministrata, va bene il dialogo ma è
necessario ricordare che le decisioni finali, in campo legislativo, spettano
sempre al Parlamento.
RESPINTE LE DIMISSIONI DI
TRE CONSIGLIERI DEL CSM NAPOLITANO: CONFRONTO, MA DECIDE IL PARLAMENTO
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Respinte le dimissioni di tre
consiglieri del Csm Napolitano: confronto, ma decide il Parlamento -->Il
Presidente della Repubblica ha rigettato le richieste di Berruti, Maccora e
Siniscalchi, pronti a lasciare per protesta contro le parole di Alfano sulla
lottizzazione delle nomine.
CSM, IL COLLE RESPINGE LE
DIMISSIONI: "NON INTERFERIRE CON IL PARLAMENTO"
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm, il Colle respinge le
dimissioni: "Non interferire con il Parlamento" -->Il Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del
Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei Consiglieri
Berruti, Maccora e Siniscalchi.
NAPOLITANO RESPINGE LE
DIMISSIONI DAL CSM PRESENTATE DA TRE CONSIGLIERI
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano respinge le dimissioni
dal Csm presentate da tre consiglieri -->Berruti, Siniscalchi e Maccora
avevano lasciato il loro posto in polemica con il ministro della Giustizia
GIUSTIZIA; NAPOLITANO E
CSM RESPINGONO DIMISSIONI CONSIGLIERI
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano e Csm respingono
dimissioni consiglieri -->Il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del comitato di presidenza del
Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia
Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare.
GIUSTIZIA/ NAPOLITANO E
CSM RESPINGONO DIMISSIONI CONSIGLIERI
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano e Csm respingono
dimissioni consiglieri -->Il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del comitato di presidenza del
Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia
Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della V Commissione consiliare.
CSM, NO ALLE DIMISSIONI
DEI CONSIGLIERI ( da "TGCom"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 16/6/2009 Csm respinge dimissioni
consiglieri Napolitano: "Rinnovo la mia fiducia" Il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'orientamento del comitato di
presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri Berruti, Maccora e
Siniscalchi.
QUIRINALE: NAPOLITANO
INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM ( da "Wall
Street Italia" del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: NAPOLITANO INCONTRA COMITATO
PRESIDENZA CSM -->Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha
incontrato nel pomeriggio al Quirinale i componenti del Comitato di Presidenza
del Consiglio Superiore della Magistratura, composto dal Vice Presidente,
Nicola Mancino, e dai componenti di diritto, Vincenzo Carbone e Vitaliano
Esposito,.
Niger/ Referendum, si
profila crisi istituzionale ( da "Virgilio
Notizie" del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: televisione nazionale ha definito
la decisione della Corte Costituzionale di annullare il decreto con il quale il
presidente Mamadou Tandja aveva convocato un referendum costituzionale per il
prossimo 4 agosto. Lo riferisce l'agenzia Misna. "Un decreto è un atto di
governo che, in principio, non è suscettibile di ricorso" ha precisato il
portavoce, aggiungendo che "tutte le istituzioni,
CSM: COMITATO PRESIDENZA
RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: del CSM ha respinto le dimissioni
dei consiglieri della Commissione incarichi direttivi Berruti, Maccora e
Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via di urgenza a
seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica; lette le
dichiarazioni del Capo dello Stato di condivisione dell'unanime orientamento
espresso da questo Comitato nella seduta del 12 giugno u.
GIUSTIZIA/ CONSIGLIERI CSM
'DIMISSIONARI' TORNERANNO A LORO POSTO
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Consiglieri Csm 'dimissionari'
torneranno a loro posto -->"Molto probabilmente riprenderemo il nostro
posto". A dirlo è Giuseppe Maria Berruti, consigliere dimissionario dalla
V commissione del Csm, che non si sbilancia, ma che di fatto accoglie l'invito
del capo dello Stato e della presidenza di palazzo dei Marescialli a ritirare
le dimissioni.
## GIUSTIZIA/ NAPOLITANO
MEDIA SU CASO ALFANO-CSM: NO DIMISSIONI
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano media su caso
Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale lo scontro fra tre
consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle nomine
dei magistrati. Al Colle salgono prima i componenti dell'ufficio di presidenza
del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della Cassazione Vitaliano Esposito e il
primo presidente.
GIUSTIZIA/ MACCORA (CSM):
FIDUCIA NAPOLITANO RASSERENA CLIMA
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Maccora (Csm): Fiducia Napolitano
rasserena clima -->"Ho preso atto della fiducia che il presidente della
Repubblica ha voluto manifestarci, ribadita dal Comitato di presidenza: questo
mi consente di riprendere il mio lavoro con assoluta serenità". Lo dice
Ezia Maccora, consigliere togato di Magistratura Democratica al Csm,
CSM: COMITATO PRESIDENZA
RESPINGE DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE
DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE -->Il Comitato di Presidenza del CSM ha
respinto le dimissioni dei consiglieri della Commissione incarichi direttivi
Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via
di urgenza a seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica;
COMUNICATO AL TERMINE
DELL'INCONTRO DEL PRESIDENT ( da "WindPress.it"
del 16-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM a rigettare le dimissioni dei
Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione
consiliare. Il Presidente della Repubblica ha espresso rinnovata fiducia
nell'impegno del CSM e delle sue Commissioni a tener conto dell'invito da lui
stesso formulato anche in occasione della seduta del 9 giugno affinché tutte le
scelte che al Consiglio competono vengano
Iran, la piramide del
potere ( da "Stampa,
La" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una specie di Corte Costituzionale,
che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza
della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il
capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente
della Repubblica dopo le elezioni.
Voli di stati e complotti
16.06 ( da "Secolo
XIX, Il" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E allora i riflettori del
centrodestra si stanno spostando rapidamente sulla Corte Costituzionale: entro
settembre, infatti, è attesa una decisione sulla legittimità del "Lodo
Alfano", quello che mette le quattro più alte cariche dello Stato al
riparo da eventuali inchieste giudiziarie. La decisione non arriverà prima
dell'estate.
GIUSTIZIA, NAPOLITANO
MEDIA SU CASO ALFANO-CSM: NO DIMISSIONI
( da "Wall Street Italia"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano media su caso
Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale lo scontro fra tre
consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino Alfano sulle nomine
dei magistrati. Al Colle ieri sono saliti prima i componenti dell'ufficio di
presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della Cassazione Vitaliano
Esposito e il primo.
E se la scossa fosse la
sentenza sul lodo Alfano? ( da "Riformista,
Il" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Alema fosse la bocciatura del lodo
Alfano da parte della Corte costituzionale? Certo, la data dell'udienza sulla
costituzionalità del provvedimento non è stata ancora fissata. E, tenuto conto
del calendario, tutto lascia pensare che non si deciderà prima di settembre.
Eppure lo spettro che agita i sonni del Cavaliere passa proprio da lì.
L'ultimo dei Virgin A New
York chiude la stagione dei cd ( da "Riformista,
Il" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: contrastare il download illegale
audio e video hanno varato a maggio una legge molto restrittiva (poi però
bocciata dalla Corte Costituzionale). «Il provvedimento francese ce lo dovremmo
aspettare anche qui da noi, ma per come è strutturato e per i numeri che ci sono
dietro, mi sembra inapplicabile, nel senso che serve più a mettere paura, alla
lettera dovrebbero prendere tutti.
Napolitano al Csm Un
messaggio che va recepito ( da "Riformista,
Il" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano al Csm Un messaggio che
va recepito MAGISTRATURA. Perché il Presidente ha ragione sul compito dei capi
delle procure. Con un importante discorso al Plenum del CSM, la settimana
scorsa il Presidente della Repubblica ha indirizzato alla magistratura un
messaggio che non va sottovalutato.
napolitano media tra
alfano e csm "né delegittimazioni né interferenze" - liana milella
( da "Repubblica, La"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di fornire il destro per
giustificare iniziative che ridimensionino lo spazio del potere giudiziario.
Per questo il presidente Napolitano archivia, in un fine settimana, lo scontro
tra Alfano e il Csm, la dura polemica sulle nomine dei capi degli uffici che, a
detta del ministro della Giustizia, sono state fatte badando «allo spillino
della corrente che c´è affisso sulla giacca».
Monti via per qualche
mese? I penalisti si oppongono' ( da "Resto
del Carlino, Il (Ascoli)" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: CSM stabilisce le destinazioni dei
magistrati - aggiunge -, quindi, pubblica la vancanza di un posto e chi ha
interesse presenta la domanda che poi sarà valutata da una commissione. La
procedura, come si può immaginare, è abbastanza lunga». PIOVE sul bagnato,
visto che la carenza di personale ad Ascoli era stata già evidenziatata dopo il
pensionamento del procuratore Ponticelli.
di ANTONELLA COPPARI ROMA
DA OBAMA a Franceschini. Il salto no...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ad una incriminazione per
corruzione di minorenne fino alla decisione della corte costituzionale di
dichiarare non valido il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo
condannanno. Uno condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere
nanche un minuto a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.
mi voleva screditare>
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ad una incriminazione per
corruzione di minorenne fino alla decisione della corte costituzionale di
dichiarare non valido il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo
condannanno. Uno condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere
nanche un minuto a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.
Stop alla secessione,
tutti contro Spacca ( da "Resto
del Carlino, Il (Rimini)" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: di aver annunciato il ricorso alla
Corte costituzionale contro il passaggio in Romagna dei sette Comuni. Il
presidente della Comunità Montana, Lorenzo Valenti, afferma: «Questo annuncio
intempestivo può sembrare strumentale in vista della discussione della legge al
Senato, in programma oggi pomeriggio.
Il ricorso della Regione
non piace a tutti ( da "Resto
del Carlino, Il (Pesaro)" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la scissione dei sette Comuni della
Valmarecchia dal territorio regionale afferma in una nota la Giunta Spacca
preferisce ricorrere alla Corte Costituzionale per impedire gli effetti di una
decisione assunta dapprima dai cittadini con una consultazione popolare che ha
raccolto oltre l'80% dei consensi e successivamente codificata in un disegno di
legge». Image: 20090617/foto/7613.
Iran, sì al riconteggio
dei voti Migliaia in piazza, in lutto
( da "Unita, L'" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una sorta di Corte costituzionale
della Repubblica islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono
l'annullamento del voto, ma sono pronti a ricontare almeno in parte le schede.
Suona come una concessione alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori
e mentori, fra cui lo stesso ex-presidente Khatami.
Innalzano i ritratti del
loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la truffa elettor...
( da "Unita, L'" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una sorta di Corte costituzionale
della Repubblica islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono
l'annullamento del voto, ma sono pronti a ricontare almeno in parte le schede.
Suona come una concessione alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi
collaboratori e mentori, fra cui lo stesso ex-presidente Khatami.
I dodici Guardiani che
controllano il processo elettorale
( da "Unita, L'" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È una sorta di Corte costituzionale
e può porre il veto alle leggi giudicate non conformi alla sharia, la legge
islamica. I sei religiosi membri del Consiglio sono nominati dalla Guida
suprema della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, punto di riferimento
dei conservatori.
Le due piazze di Teheran
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una sorta di corte costituzionale
composta da 12 membri, tutti rigorosamente conservatori, ha annunciato che
procederà al riconteggio dei voti: «Ma soltanto in parte e se vi saranno prove
di irregolarità». Il portavoce, Abbas Alì Khadkoai, rispondendo a una domanda,
non ha escluso che ci possa essere anche una cancellazione del voto.
Spataro: A processo appena
arrivano in Italia ( da "Manifesto,
Il" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha sollevato conflitto sostenendo
che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il segreto di
stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente
però che se avessimo dovuto avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe
probabilmente vanificato la segretezza dell'atto e determinato una risposta
negativa circa l'utilizzo delle informazioni.
Se la notizia è autentica
nessun bavaglio ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: autentica nessun bavaglio
Intercettazioni e libertà di stampa --> Due anni fa la Corte Costituzionale,
con le sentenze N. 348 e 349 del 24 ottobre 2007, ha dichiarato
l'incostituzionalità delle leggi ordinarie dello Stato in contrasto con le
norme della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nell'interpretazione
offerta dall'attività giurispudenziale della Corte di Strasburgo.
Iran, la piramide del
potere ( da "Stampaweb,
La" del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: una specie di Corte Costituzionale,
che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza
della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il
capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente
della Repubblica dopo le elezioni.
Spataro: (
da "Manifesto, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha sollevato conflitto sostenendo
che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il segreto di
stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente
però che se avessimo dovuto avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe
probabilmente vanificato la segretezza dell'atto e determinato una risposta
negativa circa l'utilizzo delle informazioni.
Curtea Constitutionala a
decis ca nu exista un conflict constitutional privind finantarea justitiei
( da "Romania Libera"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: precizand ca aceasta criza se
adanceste cat timp "astazi si CSM a pierdut un proces la CCR".
Ministrul Justitiei, Catalin Predoiu, a declarat, miercuri, dupa terminarea
dezbaterilor CCR privind sesizarea CSM, ca nu exista un conflict constitutional
intre autoritatea judecatoreasca si cea executiva, el afirmand ca este vorba
doar de o criza financiara "pasagera.
Basescu: Magistratii
respectati au ca stapan legea (VIDEO)
( da "Romania Libera"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: astazi si CSM a pierdut un proces
la Curtea Constitutionala. Aceasta este motivul pentru care in justitie este o
stare de criza, criza de credibilitate", a spus Basescu. Traian Basescu a
facut referirea la decizia CCR de miercuri asupra sesizarii CSM cu privire la
un conflict dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu,
Giustizia: Napolitano a
CSM, non interferire in decisioni Camere
( da "Sestopotere.com"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Napolitano a CSM, non interferire
in decisioni Camere (17/6/2009 15:54) | (Sesto Potere) - Roma - 17 giugno 2009
- Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l?unanime
orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei
Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione
consiliare.
BERLUSCONI/ SAPONARA
(CSM): D'ALEMA? C'È QUALCOSA DI POCO CHIARO
( da "Wall Street Italia"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm): D'Alema? C'è qualcosa di poco
chiaro -->"Sentendo D'Alema dirsi sicuro che il presidente del Consiglio
sia dimezzato, D'Alema che dice quello che dice alla trasmissione di Lucia
Annunziata, D'Alema che sta a Bari a fare la campagna elettorale e da Bari
arrivano certe notizie, allora il sospetto che ci sia qualche cosa di poco
chiaro è.
Inchiesta Bari, per
Berlusconi "spazzatura e falsità"
( da "Reuters Italia"
del 17-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Oggi il quotidiano "Il
Riformista" scrive che la "scossa" potrebbe venire in autunno
dalla bocciatura del cosiddetto Lodo Alfano - quello relativo all'immunità
delle più alte cariche dello Stato - da parte della Corte Costituzionale. Continua...
Intercettazioni, l'appello
dell'Ordine dei giornalisti ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che di fatto mina la libertà di
informazione e si mostra in palese contrasto con le decisioni assunte da corti
europee e dalla nostra corte costituzionale». Per questo, l'Ordine convocherà
gli stati generali dell'informazione a Roma nei giorni in cui il ddl sarà
discusso al Senato, mentre l'Fnsi (il sindacato dei giornalisti) ha ribadito l'intenzione
di scioperare.
Legge sull'eolico, la
Coldiretti rilancia la protesta ( da "Tempo,
Il" del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in quanto il governo nazionale ha
impugnato davanti alla Corte Costituzionale alcuni punti della legge. Questa
posizione poi non significa che non si possono continuare a difendere i
legittimi diritti dei cittadini molisani. Che non vi sia stato alcuna audizione
della Commissione Consiliare Regionale su un argomento di tale rilevantissima
importanza, crea stupore e preoccupazione»
Referendum elettorale, la
partita è sul quorum ( da "Corriere
della Sera" del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: i tre quesiti referendari con la
collaborazione di Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte
costituzionale. Paolo Foschi Chi è Cesare Mirabelli, nato nel 1942, già
vicepresidente del Csm e presidente della Corte costituzionale, è professore
ordinario di Diritto ecclesiastico e di Diritto costituzionale
Nomi illustri al Tiro a
volo ( da "Corriere
della Sera" del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: del ministro degli Esteri Franco
Frattini, dell'ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick,
il presidente dell'Autority sulla concorrenza Antonio Catricalà, l'ex
ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, l'ex presidente del Tar del Lazio
Pasquale de Lise. emenicucci@rcs.it Franco Frattini
Il Pd e il referendum
contro il popolo ( da "Manifesto,
Il" del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e questa indicazione sarebbe stata
vincolante, come diceva la giurisprudenza della Corte Costituzionale, anche per
la definizione da parte del Parlamento delle norme elettorali sostitutive di
quelle in vigore abrogate dal referendum. Tutte le nostre argomentazioni furono
però respinte benché sostenute da tanti costituzionalisti.
I sette sindaci chiedono
alle Marche di ritirare il ricorso
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: «Chiediamo di annullare la
decisione di ricorrere alla Corte costituzionale contro il nostro passaggio in
Romagna affermano . Questo ricorso non presenta validi presupposti per il suo
accoglimento, essendo stati ampiamente dibattuti alla Camera i profili di
legittimità costituzionale della norma stessa.
QUIRINALE: NAPOLITANO
RICEVE PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK
( da "Wall Street Italia"
del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: QUIRINALE: NAPOLITANO RICEVE
PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK -->Roma, 18 giu - Il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il
Presidente Emerito della Corte Costituzionale, prof. Giovanni Maria Flick. E'
quanto informa un comunicato.
QUIRINALE/ NAPOLITANO
RICEVE FLICK ( da "Wall Street
Italia" del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: (Apcom) - Il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il
presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick. Lo
riferisce un comunicato stampa della presidenza della Repubblica.
Pari opportunità,
confronto sulla nuova direttiva ( da "Sicilia,
La" del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla sentenza della Corte
Costituzionale n. 422/95, che ribadiva il criterio dell'irrilevanza giuridica
del sesso, alla sentenza n. 49/03 che ha ribaltato tale ottica, ritenendo
legittime le misure a favore delle donne. Una panoramica delle politiche per
l'occupazione femminile nella strategia di Lisbona è stata fatta dal prof.
REFERENDUM: ASSOCIAZIONE
SALVIAMO LA COSTITUZIONE, PERCHE'
( da "Virgilio Notizie"
del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: approvazione di riforme
costituzionali di parte. Dunque non ne ridurrebbe, anzi ne aumenterebbe i vizi
di costituzionalita', come pure la Corte Costituzionale ha sottolineato nella
ricordata sentenza''. ''L'Associazione 'Salviamo la Costituzione', in coerenza
con i principi e i valori di difesa e attuazione della Costituzione,
Le Acli bolognesi votano
si al Referendum per spronare il Parlamento
( da "Sestopotere.com"
del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale stabilisce
che il quesito referendario non possa prevedere l?abrogazione per intero della
legge poiché è necessario garantire sempre il rinnovo delle assemblee elettive.
Il primo e il secondo quesito hanno la stessa struttura e lo stesso obiettivo:
eliminare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni
di liste.
Scuola, Sedioli sollecita
il Governo sui tagli agli organici degli insegnanti
( da "Sestopotere.com"
del 18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: fatto che i provvedimenti del
Governo sono oggetto di ricorso presso la Corte Costituzionale da parte di
molte Regioni ? aggiunge l?assessore - e che una recente ordinanza del TAR del
Lazio ha evidenziato che il Ministero sta procedendo in assenza di una
normativa validamente definita su un tema così delicato. Siamo di fronte ad un decisionismo
non supportato da analisi di qualità,
18-06-2009 18:32 economia
( da "Soldionline" del
18-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Marie Madeleine Mborantsuo
presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne
Giuriste gabonesi, Rangina Hamidi, Fondatrice dell'Afghans for Civil Society
(ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine il Germoglio d'oro è stato
assegnato a Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale ''Luigi Daga''
di Laureana di Borrello (RC).
Argomenti:
Giustizia
Abstract: regionale di non fare ricorso alla
Corte costituzionale contro la legge sul passaggio dell'Alta Valmarecchia
all'Emilia Romagna. In un documento congiunto invitano ad «annullare
immediatamente la decisione preannunciata di ricorrere alla Consulta». La
Regione, sostengono, deve «rispettare pienamente la volontà dei cittadini
dell'Alta Valmarecchia espressa democraticamente nel referendum,
Nella fortezza Bastiani il
voto anticipato non sarebbe automatico
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: non sia bocciato dalla Corte
costituzionale entro due o tre mesi. Come si vede, il sentiero del premier è
stretto e a questo punto non è solo la campagna mediatica a mettere in
crescente difficoltà il leader più popolare d'Italia. Berlusconi rischia davvero
di trovarsi con le spalle al muro, per la prima volta dal '94.
Il centrosinistra a 391
voti dalla vittoria. E la sfida si conclude... al cimitero
( da "Manifesto, Il"
del 19-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: già presidente della Corte
Costituzionale e della Rai, che malgrado ciò al primo turno si è fermato al
37,1%. In origine giurista di area ingraiana, quindi Pci, oggi si ritrova
dall'altra parte. O è cambiato molto il mondo o molto lui. Ha detto: «Destra e sinistra
sono categoria poco importanti, conta la cultura del fare,
Sartori e l'Italia del
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Gustavo Zagrebelsky, presidente
emerito della Corte Costituzionale, che ha tenuto la presentazione, c'erano
Sabino Cassese, lo storico Villari, Pellicani, Cipolletta, Roma, Anselmi,
Golino, Mafai, Spataro e Veneziani. Sartori, Bindi e Veneziani si sono detti
d'accordo che il «sultanato» non vuol dire dittatura.
Mousavi in piazza
"Ladri e corrotti" ( da "Stampa,
La" del 19-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rabbia dei manifestanti non è stata
minimamente placata dalle concessioni di ieri del Consiglio dei Guardiani, una
sorta di Corte Costituzionale che vigila anche sulla regolarità del voto. I
giudici hanno accolto in minima parte le richieste dell'opposizione, ma hanno
riconosciuto che il 12 giugno ci sono state «646 irregolarità denunciate»:
schede non consegnate, o contraffatte.
Amministrative/ In Umbria
la 'prima volta' dei ballotaggi ( da "Virgilio
Notizie" del 19-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale Antonio
Baldassarre 37,13 per cento (Pdl più Civica). Fondamentale sarà il ruolo
dell'Udc (5,4 per cento) e della Lista Valigi Sindaco (4 per cento). Non ci
sono al momento apparentamenti o indicazioni di voto. A Terni, come ad Orvieto,
si potrebbe manifestare il fenomeno dell'anatra zoppa: ovvero se vincesse il
centrodestra avrebbe il sindaco ma non la maggioranza
Giunta approva ddl
collegato Finanziaria da 100 mln (
da "Sardegna oggi"
del 19-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Si tratta di una misura conseguente
alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e ai pronunciamenti della Corte
dei Conti. Abbiamo incrementato le risorse per il rilancio delle piccole
imprese artigiane destinando 6 milioni 620 mila euro per le politiche attive
del lavoro e per agevolare l?apprendistato.
emiliano e di cagno
abbrescia sfida in musica, domani si vota - raffaele lorusso
( da "Repubblica, La"
del 20-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: già ampiamente definite dalla Corte
Costituzionale». L´ultima annotazione del candidato del centrodestra è di
natura politica. «L´unica innegabile verità - dice - è che l´onorevole Capano,
che evidentemente agisce su mandato e per conto di Michele Emiliano, tenta
disperatamente di manipolare la verità per provare a condizionare il voto
amministrativo del ballottaggio,
Il rito civile parte dal
sommario ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E studiano già come presentare
richiesta alla Corte costituzionale per sospetta incostituzionalità della
norma. Vecchi e nuovi riti Qui il rompicapo arriva al livello massimo perché la
riforma triplica i riti (così, all'inizio, di semplificazione se ne vedrà
poca). Il vecchio rito ordinario di cognizione sopravvive per le cause
pendenti.
Niger/ Le elezioni
anticipate si terranno il 20 agosto
( da "Virgilio Notizie"
del 20-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: lo ha stabilito la Commissione
elettorale nazionale respingendo la proposta di referendum costituzionale
avanzata dal presidente Mamadou Tandja. Lo riferisce l'agenzia Misna. La
Commissione, hanno detto alcuni membri dell'organismo, ha archiviato il
progetto di referendum all'indomani del pronunciamento della Corte
Costituzionale che lo aveva definito "illegittimo".
Referendum, cercasi quorum
( da "Stampa, La" del
21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e che questo non è stato possibile
poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di
abrogare intere leggi, in materia elettorale. E s'è speso ovviamente per il sì,
con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico,
«chi vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza».
Dico sì e spero di
cambiare la legge ( da "Unita,
L'" del 21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: prassi meno elefantiaca e la
pronuncia di ammissibilità della Corte Costituzionale dev'essere anticipata a
prima della raccolta delle firme. Che vanno "qualificate": 500 mila
sono poche, ne servono almeno il doppio. Davanti a un numero enorme,
inattaccabile di firme si potrebbe poi eliminare il quorum. E il referendum
tornerebbe valido e centrale nella vita democratica del paese».
S'infiamma Teheran
Mousavi: Pronto a morire ( da "Unita,
L'" del 21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: BROGLI PREPARATI DA MESI In una
lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la Corte costituzionale della
Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle
presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca
dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli
pianificati mesi prima del voto».
Migliaia di iraniani non
si piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le strad...
( da "Unita, L'" del
21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: BROGLI PREPARATI DA MESI In una
lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la Corte costituzionale della
Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle
presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca
dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli
pianificati mesi prima del voto».
DHO LETTO di una sentenza
della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibi...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: LETTO di una sentenza della Corte
costituzionale che potrebbe dare la possibi... DHO LETTO di una sentenza della
Corte costituzionale che potrebbe dare la possibilità a circa 600mila
pensionati d'oro di recuperare circa 700 euro lordi l'anno. Il giudice di
Vicenza aveva accolto l'eccezione di incostituzionalità del blocco per un anno
delle pensioni superiori a 8 volte il minimo.
ballottaggi, a savona
boffa tenta l'impresa - wanda valli
( da "Repubblica, La"
del 21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: poi riammessa dal Tar, che ha
delegato la Corte Costituzionale a decidere nel merito. Si è andati avanti
così, fino agli ultimi giorni, compresa la lotta dei manifesti: spesso, quelli
del Pd, si sono ritrovati con gli spazi occupati dagli avversari e hanno dovuto
rimediare appiccicando di nuovo i loro.
di Sonia Oranges Più che
una sfida per l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di oggi
tra il presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo Pen
( da "Riformista, Il"
del 21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: arma di pressione sulla Corte
costituzionale in materia di lodo Alfano. Un test il cui risultato non è detto
sia scontato. Da un lato, infatti, c'è il tiepido risultato ottenuto da Penati
al primo turno, distaccato di dieci punti dal suo competitor che ha sfiorato la
soglia del 50% che gli avrebbe assicurato la vittoria, senza però riuscire a
superarla.
Referendum, cercasi quorum
( da "Stampaweb, La"
del 21-06-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e che questo non è stato possibile
poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di
abrogare intere leggi, in materia elettorale. E s?è speso ovviamente per il sì,
con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico,
«chi vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza».
( da "Trentino" del
13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Comune di Ledro:
Regione contro Governo VAL DI LEDRO La Regione resisterà
davanti alla Corte Costituzionale all'impugnativa del governo relativa alla
legge di istituzione del Comune di Ledro. Lo hanno ribadito ieri i sindaci
interessati, che hanno incontrato l'assessore regionale agli Enti locali,
Margherita Cogo. La Regione puntualizza che non ci saranno rallentamenti nella
nascita del Comune di Ledro, prevista per l'1 gennaio 2010, nel quale
fonderanno i municipi di Molina, Pieve, Concei, Bezzecca, Tiarno di Sotto e
Tiarno di Sopra, al termine di un processo iniziato nel 1999 con la
costituzione dell'Unione dei Comuni della Valle di Ledro. Il governo mette in
discussione soltanto uno degli aspetto della legge regionale, quello relativo
alle norme transitorie con le quali si affida provvisoriamente al presidente
dell'Unione la possibilità di esercitare funzioni di sindaco.
( da "Secolo XIX, Il"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il governo impugna e
bloccal'assunzione di 300 precari la polemica Burlando: «Ormai è sistematico.
Andiamo alla Corte Costituzionale» Èâ??SCONTRO tra la
Regione e il governo sul tema del lavoro e del precariato. Il consiglio dei
ministri ha impugnato due leggi regionali approvate lo scorso 28 aprile. Una
riguarda le "Norme in materia di bonifiche di siti contaminati" («La
disciplina dei rifiuti è riconducibile alla competenza legislativa esclusiva
statale e pertanto le Regioni non possono disciplinare in contrasto con
tale normativa», precisa un comunicato del governo). Ma il provvedimento
legislativo che sta scatenando una bagarre non solo politica è quello che
riguarda direttamente il futuro di oltre trecento precari della ricerca,
prevalentemente dell'Ist e del Gaslini: la legge regionale ne prevedeva la
stabilizzazione dopo anni di contratti a tempo ma il consiglio dei ministri ha
"stoppato" il provvedimento, indicando alcuni vizi: la legge, secondo
il documento del governo, «eccede dalle competenze regionali in quanto alcune
disposizioni che prevedono stabilizzazioni di personale precario e nuove
assunzioni presso le aziende ed enti del Servizio Sanitario Regionale e presso
gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, peraltro senza
individuare la relativa copertura finanziaria», sarebbe inoltre illegittima
perché contrasta « con il principio del pubblico concorso» e perché le assunzioni
risulterebbero «prive di copertura finanziaria». «Avevo parlato più volte della
questione con il ministro Brunetta e considero la decisione di impugnare questa
legge come un atto contro il mondo del lavoro - dice il presidente della
Regione Claudio Burlando - Siamo riusciti a regolarizzare fino ad ora 1.500
posizioni di precariato. Le uniche situazioni che non riusciamo a sanare sono
quelle per le quali registriamo l'opposizione del governo». La questione è
molto concreta, perché si parla della vita di trecento persone. Ma è anche
politica e crea non pochi imbarazzi. Le leggi erano state approvate
all'unanimità perché l'opposizione di centrodestra, al momento del voto in
Regione, aveva scelto di abbandonare l'aula. «Appariva chiaro che esistevano
motivi di impugnabilità - dice a botta calda Luigi Morgillo, Pdl, vice
presidente del consigliere regionale - e anche se esistono certamente
situazioni personali di lavoratori che avrebbero diritto a un posto dopo anni
di precariato, così come era proposta la legge non poteva passare». Da qui
l'accusa: «Ora è chiaro che il presidente Burlando presenterà il governo come
un nemico dei lavoratori e rivendicherà per la sua maggioranza il ruolo di chi
li voleva difendere». Manovre politiche, dall'uno e dall'altro schieramento
(«Ormai - dichiarano con un comunicato congiunto Claudio Burlando e l'assessore
Claudio Montaldo - siamo di fronte a una pressoché sistematica impugnazione
delle nostre leggi da parte del governo») attorno al destino di trecento
famiglie che cercano solo certezze per arrivare alla fine del mese. Ora la
questione passa alla Corte Costituzionale, per la discussione del caso e la
risposta definitiva sull'ammissibilità o meno della legge: le questioni umane e
politiche lasceranno posto alle ragioni giuridiche. Bruno Viani
viani@ilsecoloxix.it 13/06/2009
( da "Repubblica, La"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina XIII - Genova
Il governo boccia la legge sui ricercatori posto fisso a rischio per trecento
precari FRANCO CAPITANO Il consiglio dei ministri impugna due leggi delle
Regione Liguria. A essere "bocciate" sono le norme sulla bonifica dei
siti contaminati e, soprattutto, quella che prevede la stabilizzazione dei
ricercatori degli istituti di ricerca e cura. Quest´ultima, in particolare non
convince il governo perché la Regione verrebbe meno ai rigidi vincoli di
bilancio. Immediata la replica: «Ormai - dichiarano il presidente Claudio
Burlando e l´assessore Claudio Montaldo - siamo di fronte a una pressoché
sistematica impugnazione delle nostre leggi da parte del governo. Noi andremo di fronte alla Corte Costituzionale e vedremo alla
fine come saranno giudicati i profili di costituzionalità di questi
provvedimenti». La Regione Liguria è molto critica in particolare per la legge
rivolta alla stabilizzazione dei precari nei settori della ricerca: «particolarmente
grave giudichiamo l´atteggiamento del governo sul problema dei precari -
dicono Burlando e Montaldo - . Avevamo avviato con il ministro Brunetta e il
capo dipartimento del ministero Naddeo un confronto che ci sembrava positivo,
ma invece c´è stata ora una completa chiusura. La Regione Liguria, com´è noto,
si è molto impegnata in questi anni per eliminare il precariato tra i suoi
dipendenti e tra quelli della sanità e del sistema regionale. Le uniche
situazioni che non riusciamo a sanare sono quelle per le quali registriamo
l´opposizione del governo. E´ un atteggiamento, lo ripetiamo, molto grave -
dicono ancora Burlando e Montaldo - , poiché tra queste figure di precari vi
sono persone che vivono nell´incertezza da molti anni, per alcuni si tratta di
15 o 20 anni. Sono situazioni inaccettabili. Ci auguriamo che la Corte
Costituzionale possa discutere presto questo caso e che si possa finalmente
giungere a una conclusione positiva».
( da "Repubblica, La"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 42 - Cultura
Parla Stefano Mauri Con la sua strategia di espansione basata sulle
acquisizioni di marchi storici il Gruppo Gems ora fa concorrenza ai grandi del
libro Mondadori e Rcs "Non mi interessa se un libro sia di destra o di
sinistra, io lavoro per i tanti che leggono" "Se l´agente di Saramago
mi avesse offerto il Quaderno´ l´avrei preso al volo"
MAURIZIO BONO Il mestiere di editore di libri in tempi di crisi e di strapotere dell´industria
culturale? Fantastico, a farlo sul serio. E peccato per chi non se la sente:
autori e lettori vanno là dove ci si crede ancora. Stefano Mauri, 48 anni, da
dieci alla testa della Longanesi e da quasi quattro presidente e amministratore
delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, in sigla Gems, dieci marchi
editoriali (Longanesi, Guanda, Salani, Tea, Corbaccio, Garzanti, Nord, Ponte
alla Grazie, Vallardi, Duomo Ediciones in Spagna), più due partecipati
(Superpocket e Chiarelettere) e uno (Bollati Boringhieri) da mesi dato quasi
sicuramente in arrivo, sorride rassicurante a chi gli parla di recessione
mondiale e fine dell´era Gutemberg: «Guardi, per i libri la crisi non c´è. La
flessione generale del mercato della prima parte del 2009 rispetto al 2008
corrisponde, in copie e valore, a cinque mesi di vendite mancate dell´ultimo
Harry Potter, che quest´anno non c´era. Ma nei prossimi mesi arriveranno un Dan
Brown da Mondadori, il nuovo romanzo di Falcones e l´ultimo di Crichton da noi.
Risultato prevedibile: crescita. Vede quanto contano i bestseller?». Con i
bestseller Mauri ha la consuetudine che porta all´affetto, o forse è il
contrario: se li ami ti premiano. Certo è che lo scrigno di Gems straripa di
gioielli un po´ vistosi come Wilbur Smith, James Patterson, Clive Cussler,
Bernard Cornwell, ma anche portabili nella buona società letteraria come Ian
Rankin e i citati Crichton e Falcones. Mentre Guanda si muove sulla scacchiera
del romanzo letterario straniero (due perle per tutti, Jonathan Safran Foer e
Nick Hornby), Garzanti tiene insieme i saggi di Claudio Magris e i romanzi
lacustri di Andrea Vitali e ciascuna delle altre sigle applica la regola del
mix a modo suo: «Io sono un editore, non un finanziere e non un direttore
editoriale. Cioè sono un imprenditore che aiuta le direzioni editoriali a
sviluppare i progetti loro e prima di tutto degli autori, mettendo a
disposizione i vantaggi industriali e commerciali di un gruppo per valorizzarli».
Prendiamo Garzanti: «Quando l´abbiamo acquisita, era tecnicamente fallita per i
debiti accumulati e perdeva due milioni di euro all´anno. Nel 2003 ha perso 300
mila euro e dal 2004 ne guadagna uno-due milioni. E quando un´impresa assaggia
il dolce frutto dell´autonomia economica e finanziaria il clima cambia in
meglio: restituisce l´orgoglio di curare un prodotto culturale che fa anche
quadrare i conti e dà soddisfazione anche ai più disinteressati all´aspetto
commerciale. In cambio, il gruppo difende i contenuti di quei prodotti, senza
neppure bisogno di condividerli». La novità è che l´applicazione sistematica
del principio negli ultimi tempi sta dando risultati eclatanti su diversi e a
volte minati terreni: l´altroieri l´ingresso di Almeno il cappello di Vitali
(Garzanti) nella cinquina Strega. Ventiquattr´ore prima una joint venture
paritaria con Giunti di Emmelibri, "sorella" di Gems controllata
dalla stessa casa madre Messaggerie, per allargarsi ancora nel campo della
distribuzione alle librerie (Messaggerie è già leader), nell´ingrosso,
nell´online e nei punti vendita, con una potenziale catena di 147 negozi.
Infine, da qualche mese, Gems si è ritrovata a comprare e pubblicare titoli
controversi a cui gli editori concorrenti avevano dovuto rinunciare per
"prudenza": Guanda ha stampato il saggio di Marco Belpoliti Il corpo
del capo, che Einaudi aveva ritenuto politicamente imbarazzante. Longanesi ha
aperto le braccia al libro inchiesta Affari di famiglia di Filippo Astone,
rifiutato da Rizzoli perché tra i rampolli di cui si analizzava la carriera
c´erano figli e parenti di alcuni suoi azionisti industriali. Senza contare
l´intero aggressivo catalogo di Chiarelettere (Gems al 49 per cento), da
Travaglio a Pietro Ricca. E così, quando l´agente di Saramago ha passato a
Bollati Boringhieri l´ultimo libro del Nobel, quello che dà a Berlusconi del
"mafioso" e perciò, di nuovo, Einaudi non aveva accettato, molti ne
hanno dedotto che dietro ci fosse Mauri, e che dunque il passaggio dell´editore
torinese di Freud e Jung al gruppo Gems fosse cosa fatta. Lui smentisce:
«Nessuna novità. Naturalmente l´ipotesi resta logica e interessante, visto che
di Bollati Boringhieri siamo già distributori». Ma conferma: «Se l´agente di
Saramago il Quaderno l´avesse offerto a me, l´avrei preso al volo. Non per
antiberlusconismo, ma perché faccio l´editore. Einaudi invece, quando ha deciso
di avere un problema a pubblicare libri che parlano male del suo proprietario,
secondo me ha smesso di farlo. Almeno nel modo in cui lo intendo io». Il modo
in cui lo intende gira intorno a una convinzione: «In libreria, in Italia, non
c´è nessun regime, tranne che per chi ce l´ha in testa. C´è spazio per tutti,
come dimostrano le alte vendite di libri critici con premier e governo... Come
editore non mi interessa se siano di destra o di sinistra, io lavoro per
garantire le migliori condizioni a chi scrive e ai tanti che leggono. E i libri
in democrazia hanno la funzione di un anticorpo, come e perfino più dei
giornali, potendo andare in profondità nelle cose». A chi ironizza sul fatto
che l´editore di tanti libri di intrattenimento stia diventando editore di
battaglia, replica serio: «Ho fatto un master in editoria negli Stati Uniti e
nel corso di "Etica dell´editore" si insegnava che la libertà di stampa
è indispensabile perché la verità dei fatti, quale che sia, alla fine prevalga
sulla menzogna. E che le cronache giudiziarie servono a controllare sia gli
imputati che i giudici. Ma per restare in Italia, a difendere i principi basta la Corte Costituzionale, e se non basta c´è la Corte
Europea. Non viviamo nei tempi bui, Mondadori stessa pubblica tranquillamente
Gomorra e politici di sinistra». A ben vedere, lo stesso postulato che a far
più danni è la paura è stato la bussola di Mauri anche durante le polemiche
sullo Strega: «Contro lo strapotere dei grandi gruppi e il sospetto di
pressioni sui giurati, abbiamo detto che stava agli "Amici della
domenica" agire diversamente. Abbiamo mandato un autore forte, venduto e
capace di conquistarsi consensi spontanei da solo. Ci siamo rifiutati di fare
lobby, lasciando eventualmente agli altri la responsabilità di escluderlo. E
infatti Vitali è entrato in cinquina». Per il rotto della cuffia, però: 35 voti
contro i 59 di Tiziano Scarpa... «Appunto, diciamo che Vitali è entrato in
cinquina in bicicletta, diversi altri in motorino. Ci va bene così: che si
noti».
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO pag. 9
Iran, Ahmadinejad in testa Mousavi: «No, ho vinto io» Duello sui risultati. Lo
sfidante denuncia brogli di LORENZO BIANCHI HUDA, moglie dell'imam Thiah, è
ancora incredula: «Le donne in fila ai seggi erano una marea. Mi sembrava di
essere tornata indietro di trent'anni, quando andammo a votare per il Rahbar»,
la Guida, ovvero l'ayatollah Khomeini. Le code alle sezioni elettorali,
allestite per lo più nelle scuole e nelle moschee, sono state sterminate. In
quasi tutto l'Iran si aspettavano almeno due ore per poter infilare la scheda
nell'urna. Il moderato Mir Hossein Mousavi si proclama «vincitore con un
margine importante». Alì Akbar Mohatshemi-Pour, un suo collaboratore, non ha
esitazioni: «Secondo le informazioni da noi ottenute in provincia e a Teheran
Mousavi ha ottenuto il 65 per cento dei suffragi». L'Irna, l'agenzia di stampa
ufficiale, lo contraddice quasi immediatamente: attribuisce ad Ahmadinejad il
69 dei consensi con il 20 per cento di schede scrutinate, contro il 29 per
cento del rivale. Il sito ufficiale del candidato riformista alla presidenza
sostiene che i pasdaran, il nocciolo duro dell'elettorato di Ahmadinejad, sono
scesi in piazza a Teheran e «stanno per fare irruzione» nelle sedi di Mousavi.
Alcuni esponenti del suo movimento evocano lo spettro del «golpe». IL MINISTRO
degli interni Sadeq Mahsuli ha esteso l'orario di apertura dei seggi dalle 18
alle 24 locali. Alle 20 si era già espresso il 69 per cento dei cittadini. Gli
interminabili serpenti di folla in attesa avevano tutta l'aria di un buon
auspicio per il candidato moderato sostenuto dai riformisti Mir Hossein
Mousavi. Nel 2005, l'anno della vittoria di Mahmud Ahmadinejad, la percentuale
di partecipazione al voto si fermò al 62,66. L'alfiere dei riformisti Mohammad
Khatami sfondò per la prima volta quando si pronunciò l'80 per cento del corpo
elettorale e venne confermato con un afflusso ai seggi pari al 67 per cento.
Mousavi potrebbe essere in pole position per la presidenza. Durante il voto più
che gli exit poll del suo comitato elettorale sono stati significativi i suoi
malumori. L'alfiere dei moderati ha denunciato che ad alcuni suoi
rappresentanti è stato negato l'accesso alle sezioni elettorali. Gli altri due
concorrenti alla presidenza del Parlamento, il riformista Mehdi Karrubi e il
conservatore Mohsen Rezai, ex comandante dei Pasdaran, hanno chiesto alla Guida
Alì Khamenei di «rimuovere le limitazioni». Uscendo dal suo seggio assieme alla
moglie Zahra Rahnavard, Mousavi ha denunciato che da mercoledì è impossibile
inviare sms con i telefonini, un canale di propaganda molto usato dai suoi
giovani fan. Mousavi gode di largo seguito nella borghesia e nei ceti
intellettuali. Il presidente appena scaduto Mahmud Ahmadinejad catalizza le
preferenze dei poveri nelle città e nelle campagne. Nel Khorasan ha distribuito
venti euro a ogni contadino a titolo di compensazione per la siccità. Le
famiglie nelle quali non c'è un uomo che guadagna il pane non pagano la
bolletta della luce. KHAMENEI ha tacitamente appoggiato Ahmadinejad
garantendogli vasti spazi televisivi. L'ultimo dibattito è stato uno show
solitario. Ahmadinejad ha accusato i suoi avversari di «intelligenza» con
Israele e di aver manipolato i diagrammi dell'economia per screditarlo. I
concorrenti hanno disertato la trasmissione in segno di protesta per le loro
ridottissime apparizioni sui canali di stato. Alì Hashemi Rafsanjani,
autorevole sostenitore di Mousavi e capo del Consiglio degli esperti che deve risolvere i conflitti fra il Parlamento e il potente Consiglio
dei guardiani (la Corte Costituzionale coranica che ammette o boccia le leggi e
i candidati alle elezioni, ndr), ha scritto una lettera aperta alla Guida
Khamenei lamentando il suo silenzio e invitandolo a garantire una consultazione
«pulita». Ahmadinejad lo aveva accusato in un dibattito televisivo di essere
«corrotto». La polemica è stata la spia di una lotta senza quartiere fra
le somme cariche della teocrazia.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
LETTERE E COMMENTI pag.
31 LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione sulla
questione Fiat-Chrysle... LA CORTE Suprema degli Usa ha preso una decisione
sulla questione Fiat-Chrysler in un giorno. La stessa decisione della Corte
Costituzionale italiana avrebbe richiesto mesi se non anni. In America
ci sono 3 milioni di detenuti, l'1% della popolazione. Se la proporzione
venisse rispettata, in Italia dovrebbero esserci 600mila detenuti. Ce ne sono
meno di un 1/10. Ciò nonostante, il Csm, in perenne strenua difesa della casta
dei magistrati, rappresentata in Parlamento da Di Pietro, trova il tempo di
criticare una legge che il Parlamento si accinge a varare. Se il decreto
Brunetta contro i fannulloni fosse applicato ai magistrati, buona parte di loro
verrebbe mandata a casa. Il basso livello culturale dell'Italia, grazie ai
docenti promossi col 6 politico e approdati fortunosamente in cattedra, non
permette ai giovani di accedere alla magistratura che pure non è certo rigorosa
nelle scelte, visto che un personaggio come Di Pietro, che fa strame della
lingua italiana, ne ha fatto parte. Si occupi dell'inefficienza e bassa
produttività dei magistrati il Csm, anziché sproloquiare di violazioni della
Costituzione. Alberto Giacomo Faravelli, Bologna
( da "Unita, L'" del
13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il «re libico»
delude le donne «Per gli arabi sono mobilio» NATALIA LOMBARDO Cenerentola e il
Re. Secondo Muhammar Gheddafi nei paesi arabi (gli altri) le donne sono pari a
«pezzi di mobilio», oggetti che «si può cambiare quando vuoi e nessuno chiederà
perché lo hai fatto». In compenso ieri la ministra Mara Carfagna è stata tenuta
seduta su una sediolina con le rotelle, a fianco del Rais in caftano dorato
seduto su una specie di trono. Cenerentola in black accanto al Re di una tribù
africana. Per offrirle la sedia è stato anche chiesto il permesso al «leader
della rivoluzione» dall'onnipresente assistente libico stile rock manager. Lei,
Mara, con la dizione impeccabile della precedente tele-vita, dal palchetto
della Sala Sinopoli all'Auditorium della Musica ha cercato di chiedere
«impegno» sui diritti delle donne in Africa, quello che darebbe anche il
governo; applaudita, invita a lottare insieme perché, con l'Onu, si ponga fine
all'«orrore della mutilazione genitale». Una «beffa», critica Rosy Bindi. La rivoluzione
Gheddafi invoca una «rivoluzione femminile mondiale» per emancipare le donne
«costrette a fare gli stessi lavori degli uomini». Come «guidare i treni a
vapore», è l'arcaica visione del Rais, piuttosto che scegliere lavori più
consoni e pensare alla famiglia. Perché, avverte, «nel 2050 l'Italia rischia di
sparire» se non fate più figli. Le imprenditrici temono un aiutino... In sala
le donne che hanno risposto agli inviti di Confindustria, ministero Pari
Opportunità e Ambasciata libica sono circa ottocento. Arrivate «curiosità»,
dicono, ma uscite deluse o arrabbiate, in un crescendo di «Buuhhh...» e risate
di scherno. La diretta è vietata se non per la tv libica. In sala solo donne a
parte il drappello della sicurezza (due le Amazzoni). Trabocca di tacchi a
spillo, però, nasi rifatti e labbra siliconate del generone romano, deputate e
ministre. Michela Brambilla (taffetà turchese e sandali con zeppa e tacco da
lungomare di Rimini) «una mise da sera...», se la ride Madame Picassò, la
duchessa Silvana Augero; sbuffa la contessa De Blanc de la Tv. Sedute nelle
retrovie delle leghiste con foulard verde padano che fa anche Jamahiriya.
Indignate: «Ma viene qui a parlarci dei treni a vaporeee? È un dittatore, vada
a casa sua». Gheddafi la prende alla lontana, alla II guerra mondiale quando
«le donne sono state costrette a uscire da casa perché gli uomini erano morti
in guerra». Perplessità in sala. partono i «buuhh» quando dice che «per
sposarsi o divorziare non si deve chiedere il permesso allo Stato, semmai al
padre o al fratello». Qualcuna urla «libertààà», lui consiglia il racconto «La
fioraia» di Matilde Serao e cita Claudia Cardinale ridendo. Ci sono le sorelle
Fendi e Federica Balestra. Le ministre ci sono tutte (Giorgia Meloni no, era
già in dubbio) Stefania Prestigiacomo (perplessa sulla «contraddittoria»
visione delle donne e dall'iniziativa della collega Mara), Mariastella Gelmini;
la parlamentare-vestali del Pdl Anna Grazia Calabria, la bionda Ceccacci e la
monacale Roccella con Deborah Bergamini; Barbara Saltamartini e Melania
Rizzoli. Poi la moglie di Gianni Letta e l'unica giudice
donna della Corte Costituzionale, Maria Rita Saulli. Del centrosinistra
nessuna. Afef rincorre il leader libico per salutarlo mentre riparte in
limousine bianca. Un gruppo di impreditrici protesta: «Ci hanno
strumentalizzato, alla tv libica faranno vedere solo gli applausi e non gli
sberleffi. E pure la Carfagna ci ha deluse». Surreale e movimentata
kermesse di Gheddafi con le donne all'Auditorium della Musica: Mara Carfagna fa
la Cenerentola accanto al Rais, in sala mugugni e scherno da imprenditrici,
deputate e contesse.
( da "Corriere della Sera"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
sezione: Cronaca di Milano data: 13/06/2009 - pag: 3 Regione Formigoni: stop
alle ispezioni del governo nei nostri uffici Porte chiuse ovunque per gli
ispettori del Tesoro, le cui visite non saranno ostacolate più solo negli
ospedali. Gli uomini del ministero dell'Economia non saranno più fatti entrare
nemmeno nelle altre strutture che dipendono dalla Regione Lombardia. Lo ha
comunicato giovedì il governatore Roberto Formigoni con una nota informativa
alla giunta. Dopo il caso Niguarda con la denuncia dei Servizi ispettivi di
Finanza pubblica di «appalti irregolari», «nomine illegittime» e «consulenze
anormalmente elevate» i vertici ospedalieri erano stati invitati a bloccare
ulteriori sopralluoghi degli ispettori e a dirottarli all'Avvocatura regionale.
Adesso l'invito si estende a «tutti i direttori della Giunta e dei soggetti che
compongono il sistema regionale». Il problema delle visite degli ispettori in
Lombardia, del resto, si era già posto con i controlli svolti nelle sede
dell'Agenzia regionale istruzione pubblica, formazione e lavoro. Il 13 marzo
era partito dal Pirellone il primo ricorso alla Corte costituzionale per conflitto di
competenze. La Regione Lombardia contesta «la fondatezza delle norme che
reggono tale attività ispettiva, oggi superate dal titolo V della
Costituzione». Attacca Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi: «Serve
una commissione di inchiesta perché tali irregolarità non possono essere affare
privato della giunta e di Formigoni. Quelle contestate al Niguarda sono
di estrema gravità e potrebbero avere rilevanza penale». Simona Ravizza
( da "Unita, L'" del
13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Attualmente le
autonomie scolastiche (con segreteria e presidenza) sono 10.800. Le scuole
(plessi scolastici) sono 42 mila. In tutt'Italia quest'ultimi non regola sono
2.960, la metà ha la chiusura già segnata: il governo ha infatti imposto alle
Regioni un taglio del 50% da subito. 1080 del totale sono le uniche scuole
esistenti in un territorio comunale, prevalentemente montano. Per sopravvivere
però devono rispettare dei parametri: 30 bambini iscritti alla scuola
dell'infanzia; 50 alle elementari e medie, mentre alle superiori la regola è un
intero corso quinquennale. Intanto, gli accorpamenti d'istituto sono già in
corso d'opera laddove non si raggiungono i 100 e i 50 alunni. Accade nei
paesini ai piedi delle Alpi del Piemonte ma anche nel cuore della Pieve
aretina, fino alle isole. Protestano le Regioni (8 su 10, Calabria e Abruzzo
escluse), che hanno presentato un ricorso alla Corte costituzionale. La sentenza è attesta a
giorni. Protestano i genitori e i sindaci. Ma la Gelmini tira dritto, anzi ha
una carta nel cassetto: ha escogitato il «giochino» del contachilometri e la
tirerà fuori nella prossima Conferenza Stato-Regioni unificata, in cerca di
un'intesa che difficilmente otterrà. Il criterio sui chilometri Ogni
giorno una protesta di piazza. In Piemonte ad esempio le scuole a rischio
chiusura sono 816. In provincia di Belluno si profila un taglio di oltre 70
classi. E così di seguito a seconda della posizione geografica del comune,
senza dimenticare che le scuole con pochi alunni sono parecchie in tutto lo
Stivale, basta il caso Ustica, l'isola più piccola. Così ecco la singolare
trovata di viale Trastevere in cerca d'intesa con le Regioni: la deroga sui
chilometri di distanza e dei minuti di percorrenza. Della serie, munitevi di
contachilometri per accertare se la scuola X che non è in mezzo ai monti è a
rischio chiusura o meno. Ed eccoli i parametri del contachilometri Gelmini:
accorpamento sicuro con il plesso più vicino per le materne se il tempo da
percorrere non supera i 15 minuti con una distanza di 5 km. Primaria e medie:
10 km e 30 minuti. Superiori: 30 kilometri da coprire in 45 minuti. Una
strategia che non tiene conto di un fatto: già oggi gli studenti che vivono
nelle frazioni dei piccolissimi comuni sono costretti a raggiungere la valle
con i pulmini scolastici. Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte,
promette battaglia: «Siamo disposti ad accogliere le proposte concrete, questa
del contachilometri è una stupidaggine. La rifiuteremo e faremo un nuovo
ricorso. Dove li portiamo gli studenti in scuole già piene dove non ci sono aule?
Occorrerà investire e spenderemo di più delle attuali pluriclasse per portare
gli alunni a valle. Il governo vuole solo scaricare i costi sul sistema locale.
Allora ci diano un budget e faremo da soli». La scuola che li attende Molti
bambini e ragazzi delle medie potrebbero non trovare più i loro prof e maestre.
Ammesso che sopravviva la loro scuola, rischiano di finire in un'unica classe:
dalla 1a alla quinta elementare o peggio dalla prima alla 3a media.
Pluriclassi, come vengono tecnicamente definite. In montagna sono cosa nota, ma
il rischio che questo tipo di scuola con l'insegnante unico e l'orario di
scuola ridotto prenda piede anche nei comuni piccolissimi che non sono comunità
montane. Il presidente Uncem Enrico Borghi è il presidente dell'Unione
nazionale Comuni e comunità montane: «Il governo ci dice di voler chiudere
circa 3.300 plessi scolastici senza chiarire come siano identificati, dove
siano e se nel calcolo numerico si sono tenute in considerazione le attuali
deroghe per le zone montane oppure no. Sui temi della scuola e del diritto
all'istruzione - sottolinea Borghi - non si può procedere muro contro muro. In
Conferenza unificata ribadiremo le nostre istanze: non si possono buttare al
macero le esperienze positivi, come gli istituti comprensivi. Occorre
dettagliare regione per regione. Chiudere una scuola di montagna significa
sancire la fine di una comunità locale». Il braccio di ferro dunque è destinato
a proseguire. Settembre non è lontano e sono ancora tanti i nodi da sciogliere.
La Gelmini sarà costretta a concedere qualcosa. Già nei mesi scorsi il governo
ha dovuto fare retromarcia con il commissariamento delle regioni inadempienti
qualora non fosse stato approntato un piano di dimensionamento e
razionalizzazione della rete scolastica entro il 30 novembre prossimo. Fu un
primo importante risultato, come affermò Vasco Errani, presidente della
Conferenza delle Regioni. Adesso si avvicina il secondo round. Ma la deroga
chilometrica è davvero difficile da accettare.
( da "Unita, L'" del
13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Otto
regioni in attesa del verdetto della Corte Costituzionale Contro il piano di
ridimensionamento degli istituti scolastici 8 Regioni hanno fatto ricorso alla
Corte Costituzinale (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia,
Campania, Basilicata e Sicilia). I ricorsi sono stati discussi in udienza
pubblica il 9 giugno scorso. La decisione è attesa in settimana. Intanto slitta
l'intesa governo- Regioni prevista per legge entro il 15 giugno. Sarà per i
ballottaggi o per il verdetto della Consulta: non è aria di Conferenza
unificata. Ai giudici costituzionali le Regioni hanno chiesto di dichiarare
illegittime le norme sui tagli alle scuole previste nell'art.64 della legge
133. La Corte, presieduta da Francesco Amirante, è chiamata innanzitutto a
decidere su un'istanza di sospensione delle norme impugnate dal Piemonte che
paventa un «rischio grave e irreparabile dell'interesse pubblico, per diritti
dei cittadini». Nel merito, la Consulta stabilirà se sono fondati i motivi per
cui le 8 Regioni hanno impugnato i tagli previsti dal decreto Gelmini.
( da "Virgilio Notizie"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
La
Corte costituzionale del Niger ha annullato il decreto
di convocazione di un referendum che, in caso di vittoria del "sì",
avrebbe permesso al presidente Mamadou Tandja di essere rieletto per un terzo
mandato consecutivo. Lo riferisce l'agenzia Misna. In questo modo il massimo organo
giudiziario del Paese ha accolto un ricorso presentato nei giorni scorsi da
alcune organizzazioni non governative e partiti di opposizione, che denunciano
nel referendum il tentativo di aggirare il limite costituzionale
di due mandati consecutivi alla guida dello stato. La sentenza della Corte è
l'ultimo episodio di uno scontro politico intenso, che ha originato
manifestazioni di piazza e scioperi; a prendere posizione era stata di recente
anche la comunità degli stati dell'Africa occidentale, che aveva denunciato
l'illegittimità del referendum e minacciato sanzioni nei confronti del Niger.
( da "Sestopotere.com"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
La città di Venezia
il 3 luglio celebra il web ed il WiFi (13/6/2009 11:36) | (Sesto Potere) -
Venezia- 13 giugno 2009 - Il 3 luglio quest'anno sarà teatro di una grande
festa per la città: lo ha annunciato stamane il vicesindaco di Venezia,
intervenuto ad un convegno organizzato a Palazzo Labia per parlare di WiFi e
delle opportunità future che l'innovazione potrà portare a Venezia e al suo
territorio. Il 3 luglio è infatti il giorno in cui la rete sarà in città, come
recitano i manifesti visibili ormai un po' ovunque: il giorno in cui ai
cittadini verrà esteso un diritto che finora nessun'altra amministrazione
pubblica riconosce, ossia la cittadinanza digitale, con l'accesso gratuito alla
rete. Proprio per questo "Il 3 luglio - ha affermato
orgoglioso il vicesindaco - sarà dedicato alla Corte Costituzionale francese,
che ha recentemente bocciato la proposta di limitare l'accesso alla rete,
richiamandosi alla Carta dei Diritti universali dell'Uomo". "Vorrei
davvero - ha continuato il vicesindaco - che quel venerdì i cittadini si
riappropriassero della città sperimentando la rete". Il clou della
festa saranno infatti due "bateo-camp" lungo in Canal Grande, che
preluderanno ad un grande confronto finale sull'innovazione tra bloggers e
ragazzi veneziani e mestrini, che si terrà invece a San Giuliano. Mentre la
sera ci sarà una "caccia al tesoro Wi-Fi" pensata proprio per i
cittadini con partenza da San Marco. Diversi i progetti che saranno lanciati a
partire da questa fatidica data: si va da un applicativo per una guida
turistica di ultima generazione realizzato in collaborazione con Ibm, Mit di
Boston e Rai; alle "petitions on line", strumento di derivazione
anglosassone che darà modo ai cittadini di avanzare richieste e istanze
ponendosi in contatto diretto con l'Amministrazione; e ancora, in ambito
comunale, alle "sale di telepresenza" - a Ca' Farsetti e alla
Carbonifera a Mestre - che permetteranno di organizzare riunioni a distanza,
evitando lo spostamento dei dipendenti coinvolti; all'accordo tra
Amministrazione e le reti Garr, per creare una rete della cultura veneziana e
fare sistema attraverso la digitalizzazione. Ma la visione del vicesindaco per
il futuro della città va oltre ai singoli nuovi applicativi e guarda
contemporaneamente alla rivitalizzazione di Venezia e alla sostenibilità della
vita nella Terraferma. "Entro fine anno - ha proseguito - saranno 10 mila
i chilometri di fibra ottica posati tra Venezia e la Terraferma: un patrimonio
infrastrutturale enorme di cui l'Amministrazione dispone e che sarà la chiave
per un futuro diverso di Venezia. L'unico modo per far guardare la città in
avanti è infatti che, grazie alla rete, diventi luogo ideale dei servizi. Per
questo il nostro obiettivo a lungo termine è quello di fornire 20 mega di banda
a casa di tutti i cittadini. Il che, per le imprese locali, significherà avere
un vantaggio non indifferente nei confronti delle concorrenti fuori
città". Una simile infrastruttura potrebbe dunque riportare a Venezia
attività produttive e, con esse, nuova residenza. Ma non solo: nella scenario
prospettato dal vicesindaco una simile capacità di navigazione potrebbe
cambiare la quotidianità della vita di ognuno, permettendo l'eliminazione
progressiva delle antenne sui tetti - grazie al collegamento via cavo -, ma
anche l'applicazione concreta della telemedicina, lo sviluppo di nuove
potenzialità didattiche per le scuole, il cambiamento stesso della mobilità
urbana con il telelavoro, che ridurrebbe enormemente il livello di congestione
e traffico giornalieri. Conscio che l'Amministrazione ha bisogno anche dei
privati per realizzare tutto questo, il vicesindaco si è rivolto in chiusura
proprio a loro, per un confronto diretto. Tenendo fermi i principi della
gratuità e della neutralità della rete e degli strumenti di social network,
infatti, ha di fatto lasciato intendere come i ritorni da un simile
investimento non sarebbero pochi, dato che contenuti e nuovi servizi sarebbero
a pagamento.
( da "Virgilio Notizie"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il presidente
tedesco Horst Kohler è convinto che "la corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in questo modo la
Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro passo". Kohler
ha partecipato, insieme al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e
ai capi di Stato di Austria, Portogallo e Ungheria al vertice informale sull'Ue
di Napoli alla conferenza stampa che chiude i lavori e in cui viene affrontato
anche il problema della compatibilità del Trattato di Lisbona con le leggi
tedesche. Problema su cui si attende per la fine di giugno il pronunciamento
della Corte Costituzionale tedesca. Kohler è ottimista anche se non risparmia
una battuta: "Di fronte a un tribunale è come essere in alto mare o nelle
mani di Dio: non si sa cosa aspettarsi".
( da "Wall Street Italia"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/ Gasparri:
Sfido a provare l'imparzialità del Csm -->Il presidente del gruppo Pdl al
Senato, Maurizio Gasparri torna ad attaccare i magistrati accusando il Csm di
non essere imparziale. "Il Consiglio Superiore della Magistratura - scrive
- non fa mai scelte in base a valutazioni politiche. I meccanismi di
lottizzazione correntizia sono estranei a.
( da "Wall Street Italia"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Ue/ Kohler: Corte
Costituzionale dirà sì a Trattato Lisbona -->Il presidente tedesco Horst
Kohler è convinto che "la corte costituzionale lascerà passare il Trattato di Lisbona e in
questo modo la Germania contribuirà a far procedere l'Europa di un altro
passo". Kohler ha partecipato, insieme al presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, e ai capi di.
( da "Wall Street Italia"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/ Ferri
(Csm): Dimissioni consiglieri risposta sbagliata -->Il consigliere del Csm
Cosimo Maria Ferri, esponente di Magistratura Indipendente, la corrente
considerata più vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni dalla
commissione preposta agli incarichi direttivi di quattro consiglieri rappresentano
"una risposta sbagliata" alle dichiarazioni del.
( da "Virgilio Notizie"
del 13-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il
consigliere del Csm Cosimo Maria Ferri, esponente di Magistratura Indipendente,
la corrente considerata più vicina al centrodestra, sostiene che le dimissioni
dalla commissione preposta agli incarichi direttivi di quattro consiglieri
rappresentano "una risposta sbagliata" alle dichiarazioni del
Guardasigilli Angelino Alfano in materia di lottizzazione delle nomine, sbagliata perchè "da una
parte non riesce a rendere giustizia all'importante lavoro svolto dal Csm in
tema di nomine e dall'altra tende a minimizzare quegli inviti, provenienti da
più parti e soprattutto da un numero sempre crescente di colleghi a un'aperta e
seria riflessione autocritica che possa portare a quelle necessarie
auto-correzioni sul modo di 'governare' e di 'comportarsi' della
magistratura" "Mi preme sottolineare, al di la' delle dichiarazioni
del Ministro Alfano - scrive Ferri in una nota - come si avverta ormai
lucidamente il danno che il 'correntismo' esasperato possa arrecare alla
magistratura, danno che, tra l'altro, contribuisce a spingere le ipotesi di
riforma verso un aumento del peso dei laici all'interno del CSM,
mentre quello che serve e' al contrario un aumento delle componenti togate
alleggerite nel peso delle correnti. Per questo, mi spingo - provocatoriamente,
suscitando reazioni ostili fra le stesse correnti, troppo concentrate a
conservare e anzi a consolidare la loro forza e ancora una volta noncuranti
delle preoccupazioni sollevate - fino ad ipotizzare una elezione previo
sorteggio dei componenti togati dell'Organo di autogoverno".
( da "TarantoSera.com"
del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
TARANTO - Pagare un
servizio che non cè. E quanto accade in alcuni
territori dove, mentre sulle bollette di fornitura acqua è prevista una quota
relativa alla fogna, agli effetti non esiste nemmeno limpianto di
depurazione. Lindagine, condotta da Codici Puglia, porta, per il
territorio ionico, alle aree di Sava e di Torricella. Nel primo comune,
evidenziano dallosservatorio, il depuratore non esiste mentre nel secondo
sono in corso attività
per il passaggio della gestione in quanto il Comune vuole trasferire limpianto.
Dati che il Codici ha dedotto dagli atti dellAto Puglia. Nella lista
molti altri Comuni che vivono nella medesima situazione dei due tarantini. Una
vera e propria
ingiustizia per i cittadini che, al danno di non poter fruire di un impianto
che produce soprattutto sicurezza igienica, la duplice beffa di dover
sopportare il costo di smaltimento con autospurgo dei liquami e della quota
tariffaria relativa ad un servizio che non viene fornito. A decidere lillegittimità
dellistanza di pagamento è la Corte Costituzionale che nella sentenza n.
335/2008, fa sapere Codici, stabilisce che è illegittima la quota di tariffa
relativa al servizio di depurazione nel caso in cui la fognatura sia sprovvista
di impianti centralizzati o questi siano inattivi. Invita quindi a non pagare ed a
denunciare i casi nelle sedi.
( da "Stampa, La" del
14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Barbara Spinelli SE
MARX SEDUCE LA DESTRA Anche le destre - forse soprattutto le destre - guardano
d'un tratto a Karl Marx in altro modo: l'odierna crisi economica somiglia non
poco al «continuo stravolgimento dei rapporti consolidati», alla «continua evaporazione
di quel che è solido», descritti dal filosofo nel 1848. Il padre del comunismo
fantasticò il riscatto di una sola classe, e fu funesto, ma la descrizione era
realista, tutt'altro che fantasiosa. È vero che la borghesia tende a rispondere
alle crisi «provocando crisi sempre più generalizzate, più distruttive, e
riducendo i mezzi necessari a prevenirle». È vero che «la moderna società
borghese è come l'apprendista stregone, incapace di controllare le potenze
sotterranee da lui stesso evocate». È vero che essa «ha spietatamente strappato
tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore
naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo
interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha affogato nell'acqua
gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota,
dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia piccolo-borghese. Ha disciolto
la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli
libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di
commercio priva di scrupoli». È vero infine che il capitalismo sormonta spesso
i mali coi veleni che li scatenano: tra essi, «l'epidemia della
sovrapproduzione». Il Capitale è di moda da qualche tempo. A prima vista può apparire
stupefacente quel che è accaduto alle elezioni europee. Marx e Keynes tornano
in auge, ma per le sinistre socialiste o radicali è catastrofe: sono crollate
in 16 paesi su 27, con punte massime in Francia, Germania, Inghilterra, Italia,
Spagna. Al momento sono come istupidite, e non sapendo spiegare a se stesse il
disastro si rifugiano nella denegazione. Il capo dei socialdemocratici tedeschi
Müntefering fa finta di nulla e giudica assurdo l'esito, «visto che abbiamo
spiegato così bene l'Europa sociale». I compagni francesi balbettano.
Franceschini, in Italia, emette il verdetto, consolatorio e falso: «Abbiamo
perso perché il vento della destra soffia così forte in Europa». In realtà non
ha vinto un vento di destra ma un vento ben contraddittorio: il vento di una
destra pragmatica, spregiudicata, non più ideologica, che pur di mantenere il
potere agguanta ogni utensile a disposizione. Soprattutto gli utensili della
socialdemocrazia: lo Stato che protegge i deboli, e se necessario governa
estesamente l'economia. Quel che la destra ha fatto in pochi mesi è
impressionante: è stata lei a chiudere l'era Thatcher, sorpassando una sinistra
paralizzata dai complessi di colpa, allergica a una conflittualità di cui si
vergogna, ammaliata per 13 anni dal Nuovo Labour di Blair e dal suo mimetismo
thatcheriano. Senza patemi la destra europea ha smesso l'antistatalismo, la
lotta alla spesa pubblica, il dogma delle privatizzazioni. Con sotterfugi
linguistici esalta perfino il Welfare: dice «stabilizzatori automatici» per non
dire Stato Provvidenza. Uomini come Tremonti scoprono l'anticapitalismo,
chiamandolo anti-mercatismo. Qualche tempo fa, in una manifestazione della
sinistra estrema a Parigi, ho incontrato un militante che mi ha detto: «Beati
voi che avete Tremonti!». Niente vento di destra dunque, ma un'usurpazione più
o meno cinica di idee socialdemocratiche e anche marxiste che devasta le
sinistre classiche. Se in Europa si riapre la questione sociale saranno
Sarkozy, Tremonti, Angela Merkel a gestirla, nazionalizzando o stampando
moneta. Essenziale è traversare il torrente con ogni mezzo, e sperare che si
torni allo status quo ante senza mutare il modo di sviluppo produttivistico.
Marx e Keynes sono usati non per cambiare modello, ma per perpetuarlo con
l'ambulanza del Welfare. È un modello che socialisti e sindacati condividono,
quando accusano la destra di ultraliberismo o si limitano a chiedere aumenti
salariali e tutela dei posti fissi. Per questo sono oggi ombre di se stessi. Le
elezioni europee non dicono tuttavia solo questo. Le sinistre defraudate sono
aggrappate allo status quo ma nuove forze emergono, che pensano la crisi con
sguardo più profondo e lungo. Che seguono con estrema attenzione Obama e
presentono, in quel che annuncia, la possibilità di una trasformazione, di un
ricominciamento. È il caso dei Verdi in Francia, Germania, Inghilterra, Svezia,
Belgio, Grecia, Finlandia. È il caso dei liberali-legalitari di Di Pietro, e
perfino di forze inedite come i Pirati in Svezia. Quattro consapevolezze accomunano
questi gruppi. Primo, la crisi presente è tettonica, e non si esaurisce nella
questione sociale. Secondo: il capitalismo di Stato che ovunque risorge
accresce i poteri dello Stato censore sulle libertà cittadine. Terzo: la
corruzione che ha accompagnato la crisi può perdurare, perché le urgenze
governative sono altre. Quarto: il ricominciamento dovrà accadere in Europa,
non negli Stati-nazione. Daniel Cohn-Bendit è precursore in questo campo, e il
suo successo è significativo. La questione sociale non è negata, ma egli la
vede in connessione stretta con il clima: dunque con una crescita alternativa,
e come ha detto Obama al vertice dei G-20, con un «mercato dei consumi meno
vorace». A suo avviso sia la destra che la sinistra difendono lo status quo: la
crescita dei consumi e di vecchie produzioni, la lotta sul clima rinviata al
dopo-crisi, come nei desideri di governanti e imprenditori italiani. «È come se
le sinistre avessero nel computer un software inadatto», dice: un «software
produttivistico» sorpassato e nocivo. Il carisma del leader verde non è senza
legami con quello di Di Pietro, De Magistris, Arlacchi. Anche i francesi di
Europa-Ecologia hanno schierato giudici: Eva Joly, numero due nella lista, ha
indagato sulla corruzione dei potenti (incriminando il faccendiere Tapie o -
nell'affare Elf - l'ex ministro degli Esteri Roland Dumas) ed è esperta in
delinquenza finanziaria internazionale. Anche lei è cittadina d'Europa: come
Cohn-Bendit è franco-tedesco, lei è franco-norvegese. Infine c'è il Partito dei
Pirati: una formazione che ha raccolto il 7 per cento ed è il terzo partito
svedese per numero di iscritti. La sua battaglia per il libero e completo
accesso a internet è emblematico segno dei tempi: con il dissesto dei giornali
e l'estendersi del capitalismo di Stato, si è visto negli ultimi giorni quanto
sia prezioso lo spazio internet e dei blog. È prezioso in Francia, dove la Corte costituzionale ha appena invalidato una legge che vieta lo scaricamento di
programmi, affermando che solo il giudice può emettere sanzioni e non
l'autorità amministrativa. È prezioso in Italia, dove la libertà internet è
minacciata dalla nuova legge sulle intercettazioni: lo spiega molto bene
Giuseppe Giulietti sul quotidiano online per la libertà d'espressione
(Articolo21.info). L'impotenza dello Stato-nazione accelera le cose. Sono
cresciuti i partiti concentrati sull'Europa, per respingerla o approvarla. I
Verdi sono i soli, nel voto di giugno, ad aver appreso la dimensione
sovranazionale delle politiche europee. Cohn-Bendit è l'unico ad aver parlato
in nome d'un partito non nazionale: il che vuol dire che non siamo giunti, con
la crisi delle sinistre tradizionali e del modello produttivistico, alla fine
del progetto europeo pensato dai fondatori. Sono sfibrate le forze dimentiche
dell'Europa, non quelle che investono su essa e reinventano. L'analisi di
Cohn-Bendit è giusta: «Una forza politica moderna deve avere oggi dimensioni
europee. E la crisi della socialdemocrazia la si risolverà solo formulando,
contro le alternative nazionali, alternative europee. È qui che il socialismo
ha fallito: aveva davanti a sé un boulevard in Europa, e ha dato risposte solo
sul piano nazionale».
( da "Repubblica, La"
del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 17 - Esteri
Parla il premier ceco Jan Fischer, presidente Ue di turno "Xenofobia, è
allarme serio l´Europa non aspetti a reagire" "Non possiamo stare a
guardare mentre si ripetono pagine orribili della Storia" ANDREA TARQUINI
DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - «L´Europa non può restare indifferente all´ascesa
dell´estrema destra. La democrazia è a rischio e va difesa». Ecco il grave
monito del primo ministro cèco Jan Fischer, che guida il paese presidente di
turno dell´Ue. Signor primo ministro, l´ultradestra ha volato alle europee. Che
ne dice? «Sono allarmato. Con posizioni estremiste e xenofobe hanno raggiunto
alti consensi a livello europeo. Bisogna chiedersi se è un fenomeno sistemico o
legato all´attuale situazione economica internazionale. Da noi per fortuna non
hanno colto grandi successi, ma è un problema anche qui. L´ultradestra è di
un´estrema brutalità xenofoba e antisemita. Attacchi sono stati rivolti anche
contro di me personalmente, ciò è inaccettabile». Come reagire? «è fondamentale
che l´opinione pubblica non diventi indifferente. I politici reagiscano duri, tempestivi
ed efficienti contro ogni estremismo, uguale se di destra o di sinistra. E´in
gioco la democrazia, e la democrazia va difesa. Non possiamo permetterci mai di
stare a guardare e di assistere a una ripetizione di pagine orribili della
Storia». Quanto è grande il pericolo del contagio di casi come Budapest?
«Dobbiamo reagire decisi, difenderci, non aspettare l´infezione. Non possiamo
tollerare, stare a guardare, dire "passerà, è un fatto transitorio",
sottovalutare. In molti luoghi la Storia ci ha insegnato che alcuni fenomeni
iniziano inosservati, o sembrano umoristici. Ma poi persone di cui si rideva
hanno creato una situazione in cui non si poteva mai più ridere né accennare un
sorriso». La scarsa partecipazione alle europee poco prima del vertice Ue, non
le sembra un altro allarme? «Non piace a nessuno. è un trend, in molti paesi.
Dobbiamo chiederci cosa l´Europa, le sue istituzioni, i suoi cittadini, devono
fare. Non sempre astensionismo ed euroscetticismo convivono, ma anche dove
l´Europa è bene accolta, è difficile mobilitare». Estrema destra e
astensionismo saranno temi al vertice Ue? «Non formalmente, ma non escludo che
informalmente ne parleremo». A Praga il capo dello Stato euroscettico, Vaclav
Klaus, non ha ancora firmato il trattato di Lisbona. Processo bloccato? «No, va
avanti. Il Parlamento ha ratificato, tocca al presidente firmare. Ma c´è un ricorso contro il Trattato alla nostra Corte costituzionale. E il presidente, com´è
suo diritto, attende. Dobbiamo aspettare». La crisi internazionale ha colpito
duramente il centro-est dell´Ue. Teme un nuovo Muro est-ovest? «Non facciamo
d´ogni erba un fascio. La Polonia è il paese meno colpito, Praga ha un sistema
finanziario sano, ma problemi nella real economy, come Berlino. Bene
anche la Slovacchia. Difficoltà pesanti in Lettonia o in Ungheria. Ma la crisi
deve diventare l´occasione per l´Europa: reagire sfruttando i benefici
dell´integrazione».
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Economia Pagina 216
Cisl: «Rilanciare la Costituente» --> La Cisl sarda rilancia «la proposta di
un'Assemblea costituente per riscrivere il nuovo Statuto Speciale della
Sardegna». Lo ha sottolineato il segretario regionale della Cisl, Mario Medde
(nella foto), sottolineando che la sigla inizierà a lavorare già nei prossimi
giorni. «In Sardegna l'attenzione alle istituzioni è sempre stata una costante
dell'iniziativa del sindacato per lo sviluppo, il lavoro e le riforme», ha
detto il segretario. «Oggi sono ancora più forti le ragioni di una stagione
costituente, che riscriva non solo i contenuti dello Statuto, e dunque per
riposizionare la Regione rispetto alla proposta federalista, ma anche per
attuare una riforma delle istituzioni sarde». Riforma che a suo dire, deve
basarsi su una nuova Legge statutaria visto che la Corte
Costituzionale «ha reso giustizia a quanti sostenevano la bocciatura di quella
approvata nella passata legislatura». Il sindacato ritiene quindi che
l'Assemblea Costituente, sia un'opportunità utile a sancire «il riconoscimento,
la condivisione e l'attuazione di una nuova volontà dei sardi di rimotivare
nuovi valori e obiettivi che sostanzino una stagione dell'Isola aperta
all'Europa e al mondo». Nei prossimi giorni il sindacato proporrà quindi un
incontro a quanti, in questo ultimo decennio, «hanno rivendicato un'Assemblea
Costituente anche come strumento di partecipazione e democrazia».
( da "TGCom" del
14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
14/6/2009 Iran,
scontri dopo le elezioni Tre morti e oltre 160 gli arresti Cresce la tensione
in Iran dopo il risultato delle elezioni che hanno dato vincente il presidente
Mahmoud Ahmadinejad. Nella capitale Teheran la polizia fronteggia i
manifestanti del partito riformista di Mir Hossein Mussavi, uscito sconfitto
dalle urne. E' trapelata la notizia che lo stesso Mussavi sia stato arrestato,
ma la polizia ha smentito. Per Ahmadinejad le "proteste non sono
importanti". Finora ci sono 3 morti e oltre 160 persone arrestate. 16.05 -
Mussavi chiede annullamento elezioni L'ex candidato moderato alle presidenziali
iraniane, Mir Hossein Missavi, ha chiesto formalmente l'annullamento delle
elezioni. "Oggi ho presentato ufficialmente la mia richiesta al Consiglio
dei Guardiani di annullare il risultato del voto", afferma in un
comunicato Mussavi, chiedendo allo stesso tempo ai suoi sostenitori di
"continuare le proteste a livello nazionale in modo pacifico e
legale". Il Consiglio dei Guardiani, la corte costituzionale iraniana, controllata dai conservatori, ha il compito di sovrintendere
alla regolarità delle elezioni, oltre che di selezionare i candidati. 15.32 -
Usa: "Dubbi su correttezza voto" Il vicepresidente degli Stati Uniti,
Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza delle elezioni presidenziali
iraniane, aggiungendo che occorrerà un po' di tempo prima di capire se
il voto è stato libero e corretto come sostengono le autorità di Teheran. Biden
ha parlato dell'Iran durante il talk show domenicale della Nbc, Meet the Press,
precisando che la linea di Washington, tesa a impedire il proliferare dell'arma
nucleare nel Paese, comunque non cambia. 15.14 - Mussavi: "Fate
opposizione pacifica" Lo sconfitto Mir Hossein Mussavi ha esortato con una
nota i suoi sostenitori ad esprimere "pacificamente" la loro
"opposizione" all'esito del voto. 14.32 - Ahmadinejad: "Proteste
come dopo partita". Le proteste di questi giorni a Teheran contro il
risultato delle elezioni presidenziali sono come quelle che seguono a "una
partita di calcio", ma alla fine "le persone sono amiche le une con
le altre". Lo ha detto in conferenza stampa il presidente Mahmud
Ahmadinejad, ufficialmente rieletto nella consultazione di venerdì. 14.18 -
Ahmadinejad: "Proteste non importanti" Le proteste di chi ha messo in
dubbio la correttezza delle elezioni in Iran "non sono importanti" e
"non provocheranno alcun problema". Lo ha detto il presidente
rieletto Mahmud Ahmadinejad. "In Iran - ha aggiunto Ahmadinejad - c'è
assoluta libertà e le elezioni sono state pienamente corrette". 14.06 -
"Chi osa attaccarci se ne pentirà" Qualsiasi paese oserà attaccare
l'Iran se ne pentira' profondamente. Lo ha affermato il leader libico, Mahmoud
Ahmadinejad. "Chi osa attaccare l'Iran? Chi osa pensarci?" ha detto
il presidente rispondendo a una domanda dei giornalisti nel corso di una
conferenza stampa. 14.03 - 160 arrestati in scontri Il capo della polizia
iraniana, Ahmad-Reza Radan, ha detto che 160 persone sono state arrestate negli
scontri di piazza avvenuti ieri a Teheran: tra queste, 50 sarebbero fra gli
"organizzatori" dei disordini. 13.49 - Governatore Teheran:
"Mussavi responsabile scontri" Il governatore generale e responsabile
per la sicurezza di Teheran, Morteza Tamaddom, ha detto che l'ex candidato
moderato alle presidenziali Mir Hossein Mussavi è il "responsabile"
degli incidenti avvenuti nella capitale fra suoi sostenitori e le forze di
sicurezza. 13.39 - Ahmadinejad: "Nucleare appartiene al passato" La
questione del nucleare iraniano "appartiene al passato": lo ha detto
il presidente Mahmud Ahmadinejad, confermando così che non ci sarà alcun
cambiamento nella politica nucleare di Teheran durante il suo secondo mandato.
13.30 - Francia preoccupata: "Inutile brutalità" La Francia si dice
molto preoccupata per la situazione in Iran: lo ha detto il ministro degli Esteri,
Bernard Kouchner, sottolineando che la "brutale" repressione degli
oppositori chiude la porta al dialogo. "La brutalità e lo sviluppo
militare senza fine non porteranno a nessuna soluzione", ha detto Kouchner
dopo aver incontrato l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente, George
Mitchell, a Parigi. 12.25 - Chiuso ufficio tv al Arabiya Le autorità iraniane
hanno chiuso per una settimana l'ufficio di Teheran della rete satellitare
araba al Arabiya. Lo riferisce il sito dell'emittente televisiva, aggiungendo
che alla rete non è stata fornita nessuna spiegazione per la chiusura. 12.23 -
Gemania: "Repressione proteste inaccettabile" "L'azione violenta
delle forze di sicurezza contro i dimostranti in Iran è inaccettabile". Lo
ha affermato il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier,
spiegando che la Germania "continuerà a monitorare la situazione molto
attentamente". 12.04 - Attaccate banche e uffici pubblici Alcune banche,
un ufficio della compagnia pubblica delle telecomunicazioni e chioschi per la
vendita di giornali sono stati attaccati dai manifestanti in un'area centrale
di Teheran. Nelle sedi di tre istituti di credito è stato anche appiccato il
fuoco. 11.47 - Figlio scià: appello a disobbedienza civile Il figlio dello scià
deposto dalla rivoluzione islamica ha lanciato un appello alla comunità
internazionale perché sostenga uno "scenario di disobbedienza civile"
in Iran ricordando che un cambiamento nel suo Paese può avvenire solo
dall'interno col sostegno estero. "Il fondo del problema è il regime - ha
detto - e finché ci sarà questo regime l'Iran non avrà mai l'opportunità di
imboccare la via del progresso e dela libertà". 11.45 - Nuovi scontri a
Teheran Nuovi scontri sono scoppiati a Teheran fra i sostenitori del candidato
moderato alle presidenziali, Mir Hossein Mussavi, e la polizia in tenuta
anti-sommossa. Gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni. Gli incidenti sono
avvenuti sulla Piazza Vali Asr, dove nel pomeriggio il presidente proclamato
eletto, Mahmud Ahmadinejad, ha in programma un raduno con i suoi sostenitori.
Incidenti si erano verificati venerdì fino a tarda notte in diverse aree di
Teheran fra migliaia di sostenitori di Mussavi e forze anti-sommossa,
appoggiate dai volontari delle milizie islamiche (Basiji). 10.44 - Rilasciati
tre dirigenti riformisti Tre dirigenti del movimento riformista iraniano
arrestati venerdì sono stati rilasciati. Tra questi, l'ex vice presidente del
Parlamento Mohammad Reza Khatami, fratello dell'ex presidente Mohammad Khatami.
Lo ha detto Rajab Ali Mazrui, un dirigente del Mosharekat, il principale
partito riformista. 10.05 - Mussavi di fatto agli arresti domiciliari Mir
Hossein Mussavi, il candidato moderato alle elezioni presidenziali, è
"praticamente agli arresti domiciliari", perché gli è impedito di
avere contatti con attivisti politici. Lo ha riferito Rajab Ali Mazrui,
dirigente del principale raggruppamento riformista, il Mosharekat, con cui lo
stesso Mussavi avrebbe dovuto avere una riunione poi cancellata. 08.25 - Almeno
100 riformisti arrestati Almeno cento riformisti iraniani sono stati arrestati
nella notte tra sabato e domenica. Tra loro vi è anche il fratello dell'ex
presidente Mohammed Khatami. Lo ha dichiarato Mohammed Ali Abtahi, che fa parte
del gruppo dei riformisti. £Sono stati portati via dalle loro case nella
notte", ha detto Abtahi, aggiungendo di aspettarsi che nelle prossime ore
vengano effettuati altri arresti. In particolare, in manette sono finiti Mohsen
Mirdamadi, capo del Fronte della partecipazione, vicino all'ex presidente
Mohammad Khatami.Mustapha Tadjadeh, ex vice ministro dell'interno, e Mohsen
Aminzadeh, ex vice ministro degli Esteri. Si parla anche di Abdollah
Ramazanzadeh, già portavoce del governo durante la presidenza del riformista
Mohammad Khatami. In carcere sono finiti anche la signora Zohreh Aghajari e
Said Shariati, della squadra del candidato moderato Mir Hossein Mussavi.
( da "Virgilio Notizie"
del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
"Il CSM, attualmente in carica, ha acquisito il merito storico
di avere saputo dare leale, puntuale, risoluta, corretta attuazione alla
riforma dell'ordinamento giudiziario. Uno dei punti cardine della riforma è
costituito dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti degli Uffici giudiziari,
con l'abbandono del criterio dell'anzianità in favore del merito e delle
attitudini direttive e con l'introduzione della temporaneità degli
incarichi". E' quanto si legge in un documento sottoscritto dai dirigenti
degli uffici giudiziari calabresi in merito alle polemiche tra il Guardasigilli
e Palazzo dei Marescialli. "In forza di ciò, il Consiglio ha dovuto
provvedere alla sostituzione di centinaia di Presidenti di Tribunale e
Procuratori della Repubblica in carica da più di otto anni, il tempo massimo
consentito. Ne è derivato - sottolineano i magistrati calabresi - un forte
ringiovanimento dei quadri dei dirigenti". "Tutte le nomine dei nuovi
dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del Ministro della
Giustizia, la maggior parte di esse persino all'unanimità. Il
CSM in carica, superando
notevoli difficoltà tecniche e non poche resistenze, anche interne alla
magistratura, ha fatto decollare, ormai irreversibilmente, la riforma
dell'Ordinamento Giudiziario varata dal Parlamento. Crediamo che il CSM meriti la riconoscenza di tutti per
ciò che ha saputo fare in ossequio alla legge", conclude la nota.
Il documento è stato sottoscritto da Giuseppe Creazzo - Procuratore della
Repubblica di Palmi, Luciano Gerardis - Presidente del Tribunale di Reggio
Calabria, Bruno Giordano - Procuratore della Repubblica di Paola, Dario
Granieri - Procuratore della Repubblica di Cosenza, Renato Greco - Presidente
del Tribunale di Cosenza, Domenico Introcaso - Presidente del Tribunale di
Paola, Leonardo Leone De Castris - Procuratore della Repubblica di Rossano,
Alberto Liguori- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, Roberto
Lucisano - Presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Raffaele Mazzotta
Procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Pignatone - Procuratore della
Repubblica di Reggio Calabria Mario Spagnuolo - Procuratore della Repubblica di
Vibo Valentia.
( da "Wall Street Italia"
del 14-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/ Capi
uffici Calabria: Csm merita riconoscenza su nomine -->"Il CSM, attualmente in carica, ha acquisito il merito storico
di avere saputo dare leale, puntuale, risoluta, corretta attuazione alla
riforma dell'ordinamento giudiziario. Uno dei punti cardine della riforma è
costituito dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti degli Uffici giudiziari,
con.
( da "Trentino" del
15-06-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere
delle Alpi)
Argomenti: Giustizia
SOSTEGNO
AL CSM SOSTEGNO AL CSM I procuratori
della Calabria: nomine decise col ministro ROMA. «Tutte le nomine dei nuovi
dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del ministro della
Giustizia, la maggior parte di esse persino all'unanimità». Lo affermano i
procuratori calabresi che, come sabato avevano fatto i loro colleghi dell'Emilia Romagna, sono scesi in campo
in difesa del Csm dopo le dimissioni dei tre consiglieri che hanno presieduto
la commissione incarichi direttivi, per le accuse lanciate dal Guardasigilli.
In serata anche il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha
aggiunto al sua firma al documento.
( da "Libertà" del
15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
In Italia non
esistono le norme etiche L'Italia ha bisogno dell'Europa, della protezione
europea, perché da sola non ce la fa. Quando uno dei maggiori quotidiani
europei, pubblicamente e con risalto, si spinge a chiamare clown il premier di
un altro Paese europeo significa che, non solo la credibilità di quel premier è
ormai compromessa, ma lo stesso prestigio del Paese sul piano internazionale è
ai minimi livelli. Non ci si stupisca poi che le aziende italiane, mal
supportate dal governo, siano giudicate con sufficienza ed escluse dai grandi
progetti di aggregazione industriale del mondo globalizzato: nella vicenda
Fiat-Opel sono stati l'amico Putin e Angela Merkel a fare cucù. L'Italia è
abbandonata a se stessa, come i disoccupati ai quali il premier ha consigliato
di darsi da fare, insomma, di arrangiarsi. Senza una guida o con una guida
inadeguata. Travolta da una crisi economica alla quale non sa fare fronte e,
peggio, da una grave crisi etica e morale. L'imbarbarimento prodotto dal
berlusconismo è sotto gli occhi di chi solo voglia vederlo. In Italia sono
ancora troppo pochi ma all'estero aumentano coloro che sono preoccupati.
Pensano che dopo la crisi il mondo non sarà più uguale e che non ci sarà più
posto per i soliti furbi. Non sono preoccupati per noi ma per loro stessi. Per
il costo aggiuntivo che l'Italia può rappresentare e che non sono più disposti
a sopportare. Un'Italia diventata res privata, fondata sul lavoro nero, sul
precariato, le morti bianche e le raccomandazioni, soffocata dalla corruzione e
dall'evasione fiscale, non è il Paese che all'estero desiderano come alleato e
che nemmeno noi vogliamo. Per questo guardiamo all'Europa, per rafforzare la
frontiera alla deriva berlusconiana. Serve un colpo di reni contro la cattiva
politica, contro un premier che prova fastidio verso chi controlla, si chiami
magistratura, informazione, Corte costituzionale, opposizioni. Le motivazioni della sentenza sul caso Mills hanno
manifestato in modo esemplare l'imbarbarimento dello Stato di diritto; come in
Italia si possa avere il riconoscimento tecnico giudiziario delle
responsabilità del corruttore/evasore fiscale senza che ciò comporti alcuna
sanzione in virtù (?) di una legge ad personam, fabbricata su misura.
Come potrà d'ora in poi partecipare alle manifestazioni delle forze
dell'ordine, alle iniziative della guardia di finanza, agli incontri dei capi
di stato dove si concordano scelte economico-finanziarie di rigore, contro
evasione e paradisi fiscali? Con quale credibilità chiederà alle forze
dell'ordine di fare il loro dovere e agli uffici finanziari di accertare la
crescente evasione fiscale? Se è vero, come è vero, che la politica ha anche
una funzione didattica, educativa, il messaggio che ne deriva è drammatico. Il
conflitto di interessi ha preso il posto della vecchia tangente, si sono
corrotte le coscienze dei singoli, chi ha un'unghia di potere lo esercita per
scopi personali, non più nell'interesse del partito come ai tempi di
tangentopoli, ma direttamente per sé. Non è antiberlusconismo spicciolo a
muoverci; ci preoccupano anche i berluschini di provincia, di quartierino e di
condominio, sia di destra che di sinistra. Qualche anno fa, a chi si affannava
a reclamare la presenza di persone oneste in politica, si ribatteva che quello
dell'onestà era un valore pre-politico, che non poteva costituire un requisito
discriminante rispetto a quelli, ad esempio, della competenza e
dell'esperienza: un ragionamento che è probabilmente alla base di molti guai
successivi. Anche perché, a leggere i precedenti penali di parecchi esponenti
politici, proprio la disonestà certificata da sentenze passate in giudicato
sembra essere il requisito per accedere a incarichi di rilievo. Serietà,
coerenza, onestà, dimissioni sono termini ormai desueti. L'art. 54 della
Costituzione afferma che coloro che ricoprono pubbliche funzioni devono
adoperarsi con disciplina e con onore. Parole datate. Un avviso di garanzia, un
rinvio a giudizio, qualche giorno di arresto o una condanna sono ormai status symbol:
la premessa per acquisire notorietà, poter rilasciare interviste, apparire
sugli schermi, ambire a ruoli prestigiosi. Nessuna vergogna, solo qualche
imbarazzo, ha suscitato settimana scorsa la condanna in primo grado dei vertici
di una nota azienda locale a pene assai severe (fino a quattro anni di
reclusione) per gravi reati, sponsorizzazioni gonfiate stando all'ipotesi
accusatoria per costituire fondi neri, secondo una vecchia prassi nota fin dai
tempi di Publitalia. Fatta salva ogni presunzione di innocenza fino a sentenza
definitiva, solo un alto tasso di diffusa ipocrisia impedisce in città di
domandarsi a voce alta quale possa essere stata, in ipotesi, la destinazione di
quei presunti fondi neri; se finiti in tasche private o se, per caso, destinati
ad oliare i meccanismi della politica. La domanda non è banale attesa la storia
recente dell'Italia, il settore in cui opera l'azienda e dal momento che uno
degli interessati era candidato cinque anni fa alla presidenza della Provincia
per la Lega Nord cui ha sempre manifestato e continua a manifestare simpatia.
Sono tante le vicende che insegnano come ci sia bisogno di recuperare il
diritto degli imprenditori di fare impresa senza essere ostacolati dai
conflitti di interesse che rendono inutili gli sforzi di inventiva, di
investimento. Il conflitto di interessi dei Berlusconi e dei berluschini di
provincia mortifica e uccide la libertà di mercato, manipola la concorrenza.
Come si può fare l'imprenditore con serietà nel settore dei pubblici servizi
se, ad esempio, il diretto concorrente è anche un politico da cui dipende
l'assegnazione degli appalti? In Europa il conflitto di interessi è una
anomalia. Le norme etiche fanno diverso il nostro Paese dal resto d'Europa
perché da noi non esistono norme etiche e tutto finisce in tribunale. E così
farabutti, personaggi che si comportano senza disciplina e senza onore di
fronte alle critiche rispondono: attendo con fiducia l'esito del processo.
Perché attendere con fiducia l'esito del processo? Ci si deve dimettere
ancorché non incriminati, ancorché si sarà assolti, perché il tema riguarda un
sistema di regole etiche, convenzionali che fanno la politica diversa e
migliore. Questo L'Europa ci può dare e per questo all'Europa guardiamo con
fiducia. Segreteria Italia dei Valori 15/06/2009
( da "Unita, L'" del
15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Iran, insiste
l'opposizione «Annullate il voto» GA.B. Mir Hossein Mousavi non cede. Non
compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rahnavard nega
che sia agli arresti domiciliari, ma un membro del suo staff sostiene che «lo è
di fatto», nel senso che gli è impedito uscire di casa. E tuttavia continua a
inviare messaggi ai seguaci utilizzando il suo sito internet che ieri era
nuovamente agibile. «Continuate le proteste in modo pacifico e legale»,
raccomanda il leader dell'opposizione. E annuncia di avere «presentato
ufficialmente al Consiglio dei guardiani della rivoluzione la richiesta di
annullare il voto». Teheran è stata teatro anche ieri di cortei
e raduni dei militanti riformatori, infuriati per quello che considerano un
furto elettorale perpetrato con brogli massicci. Spesso i manifestanti
anti-governativi sono stati affrontati dalla polizia anti-sommossa. Ci sono
stati anche scontri con i sostenitori di Ahmadinejad, ma fortunatamente sino a
sera non venivano segnalati episodi di violenza gravi. Un numero imprecisato di
oppositori sono stati fermati anche ieri, mentre alcuni dirigenti che erano
stati arrestati sabato, sono stati rilasciati. Tra loro Reza Khatami fratello
dell'ex-capo di Stato. TRIONFO IN PIAZZA Ma ieri è stata anche la giornata del
pubblico trionfo per il capo di Stato, riconfermato per altri quattro anni alla
guida del paese sull'onda di una percentuale di consensi altissima: 62,3%. In
piazza Vali Asr fra lo sventolio delle bandiere nazionali color rosso, bianco e
verde e gli appalusi scroscianti della folla, Ahmadinejad ha respinto le accuse
di frode: «Certa gente vuole la democrazia solo per il proprio personale
vantaggio. La riconoscono solo finché il risultato del voto li favorisce». La
mobilitazione anti-governativa dilaga lontano da Teheran. Notizie di
dimostrazioni arrivano da Tabriz e Orumieh, nell'Azerbaigian iraniano, da
Hamadan, Rasht, Ahvaz, Isfahan. Tabriz è la città natale di Mousavi, ma anche
lì lo spoglio delle schede gli ha riservato una brutta sorpresa. Ammesso che
sia stato tutto pulito e regolare, Mousavi è stato sonoramente sconfitto anche
in quella che considerava per ragioni anagrafiche una sua roccaforte. Il
Consiglio dei guardiani della rivoluzione, ai quali si è
appellato Mousavi affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica
islamica, composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva sollecitato a
pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità religiose della
città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti. Khamenei ha
invece emesso una dichiarazione che avalla sostanzialmente la validità delle
elezioni. Mousavi sembra inseguire un disegno, non si sa quanto realistico ed
efficace, di inserire un cuneo nello schieramento conservatore. L'intenzione è
spingere le istituzioni politico-religiose ad agire contro gli organismi di
matrice laica. In altre parole giocare sulle rivalità interne alla classe
dirigente MEDIA BOICOTTATI Di fronte ad un risultato elettorale inatteso, alle
denunce di brogli, ed alla tensione sociale che in Iran non accenna a scemare,
il governo Usa resta in prudente attesa. Il vice di Obama, Joe Biden, ha
espresso dubbi sulla correttezza dello scrutinio, senza però mai sostenere che
a vincere possa essere stato l'avversario di Ahmadinejad. «Ho dei dubbi -ha
detto Biden- ma ci asterremo dal fare commenti finchè non avremo una visione
chiara del processo complessivo e poi reagiremo». Preoccupate forse più per la
circolazione delle notizie in patria che per la propria immagine all'estero, le
autorità iraniane stanno ostacolando in ogni modo il lavoro della stampa
internazionale. Una forte interferenza elettronica ha bloccato le trasmissioni
della Bbc in lingua farsi. Due giornalisti olandesi e due belgi sono stati fermati
dalla polizia mentre riprendevano immagini di incidenti a Teheran. I primi due,
Jan Eikelboom e Dennis Hilgers delle rete Nova, sono stati espulsi. Chiusi gli
uffici della tv Al-Arabiya. Scontri fra militanti filo-governativi ed
oppositori a Teheran. Ahmadinejad festeggia in piazza la vittoria. Mousavi
esorta i suoi a continuare le proteste e chiede ancora l'annullamento del voto.
( da "Unita, L'" del
15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Mir Hossein Mousavi
non cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra
Rahnavard nega che sia agli arresti domiciliari, ma un membro del suo staff
sostiene che «lo è di fatto», nel senso che gli è impedito uscire di casa. E
tuttavia continua a inviare messaggi ai seguaci utilizzando il suo sito
internet che ieri era nuovamente agibile. «Continuate le proteste in modo
pacifico e legale», raccomanda il leader dell'opposizione. E annuncia di avere
«presentato ufficialmente al Consiglio dei guardiani della rivoluzione la
richiesta di annullare il voto». Teheran è stata teatro anche ieri di cortei e raduni dei militanti riformatori, infuriati per
quello che considerano un furto elettorale perpetrato con brogli massicci.
Spesso i manifestanti anti-governativi sono stati affrontati dalla polizia
anti-sommossa. Ci sono stati anche scontri con i sostenitori di Ahmadinejad, ma
fortunatamente sino a sera non venivano segnalati episodi di violenza gravi. Un
numero imprecisato di oppositori sono stati fermati anche ieri, mentre alcuni
dirigenti che erano stati arrestati sabato, sono stati rilasciati. Tra loro
Reza Khatami fratello dell'ex-capo di Stato. TRIONFO IN PIAZZA Ma ieri è stata
anche la giornata del pubblico trionfo per il capo di Stato, riconfermato per
altri quattro anni alla guida del paese sull'onda di una percentuale di
consensi altissima: 62,3%. In piazza Vali Asr fra lo sventolio delle bandiere
nazionali color rosso, bianco e verde e gli appalusi scroscianti della folla,
Ahmadinejad ha respinto le accuse di frode: «Certa gente vuole la democrazia
solo per il proprio personale vantaggio. La riconoscono solo finché il
risultato del voto li favorisce». La mobilitazione anti-governativa dilaga
lontano da Teheran. Notizie di dimostrazioni arrivano da Tabriz e Orumieh,
nell'Azerbaigian iraniano, da Hamadan, Rasht, Ahvaz, Isfahan. Tabriz è la città
natale di Mousavi, ma anche lì lo spoglio delle schede gli ha riservato una
brutta sorpresa. Ammesso che sia stato tutto pulito e regolare, Mousavi è stato
sonoramente sconfitto anche in quella che considerava per ragioni anagrafiche
una sua roccaforte. Il Consiglio dei guardiani della rivoluzione, ai quali si è appellato Mousavi affinché non convalidino il voto,
sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica, composta di illustri teologi. Sabato
Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e
le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste
silenti. Khamenei ha invece emesso una dichiarazione che avalla
sostanzialmente la validità delle elezioni. Mousavi sembra inseguire un
disegno, non si sa quanto realistico ed efficace, di inserire un cuneo nello
schieramento conservatore. L'intenzione è spingere le istituzioni politico-religiose
ad agire contro gli organismi di matrice laica. In altre parole giocare sulle
rivalità interne alla classe dirigente MEDIA BOICOTTATI Di fronte ad un
risultato elettorale inatteso, alle denunce di brogli, ed alla tensione sociale
che in Iran non accenna a scemare, il governo Usa resta in prudente attesa. Il
vice di Obama, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza dello scrutinio,
senza però mai sostenere che a vincere possa essere stato l'avversario di
Ahmadinejad. «Ho dei dubbi -ha detto Biden- ma ci asterremo dal fare commenti
finchè non avremo una visione chiara del processo complessivo e poi reagiremo».
Preoccupate forse più per la circolazione delle notizie in patria che per la
propria immagine all'estero, le autorità iraniane stanno ostacolando in ogni
modo il lavoro della stampa internazionale. Una forte interferenza elettronica
ha bloccato le trasmissioni della Bbc in lingua farsi. Due giornalisti olandesi
e due belgi sono stati fermati dalla polizia mentre riprendevano immagini di
incidenti a Teheran. I primi due, Jan Eikelboom e Dennis Hilgers delle rete
Nova, sono stati espulsi. Chiusi gli uffici della tv Al-Arabiya.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-14 - pag: 19 autore: Cassazione.
Accertamenti da sentenza Iscrizione a ruolo in tempi più rapidi Antonio
Criscione ROMA L'iscrizione a ruolo a seguito di un accertamento divenuto
definitivo dopo una sentenza deve avvenire entro il 31 dicembre dell'anno
successivo a quello in cui l'atto stesso è divenuto definitivo. Il Fisco
invece, per chiedere le somme per le quali ha avuto ragione davanti ai giudici,
non può avvalersi del termine decennale di prescrizione. Ad affermarlo è la
sentenza 13333 del 10 giugno 2009 della Corte di
cassazione, con la quale si dà attuazione all'indicazione della Corte costituzionale per la quale il contribuente
non può essere esposto indefinitamente alle pretese del Fisco. Ad affermare
l'applicabilità del termine decennale era stata la commissione tributaria
regionale del Lazio, che aveva distinto tra gli avvisi di accertamento non
impugnati dai contribuenti, e perciò divenuti definitivi, e quelli
divenuti tali perché la sentenza favorevole al Fisco non è più impugnabile.
Solamente nel primo caso si sarebbe applicato il termine biennale previsto
dall'articolo 17, comma terzo, del Dpr 602/73, mentre nel secondo si sarebbe
applicata la prescrizione decennale prevista dall'articolo 2946 del Codice
civile. E nel riassumere la decisione dei giudici di merito, la Cassazione fa
emergere che, applicando questa regola, si darebbe la possibilità
all'amministrazione finanziaria: «attraverso una raccomandata a/r di
procrastinare per anni l'iscrizione a ruolo delle imposte dirette definite con
giudizi delle Commissioni tributarie». Nel respingere questa tesi la Cassazione
ricorda che la regola del terzo comma dell'articolo 17 del Dpr 602 del 1973 fa
riferimento all'iscrizione a pena di decadenza entro il 31 dicembre dell'anno
successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo. E spiega che
il passaggio in giudicato della pronuncia su un accertamento contestato comporta
la definitività di quest'ultimo. Il concetto viene poi rafforzato dicendo che:
«L'accertamento può divenire definitivo per mancata impugnazione nei termini di
legge e, a maggior ragione, a seguito di una sentenza che si è pronunciata
sullo stesso e si connota come giudicato formale». Nel caso che ha formato
oggetto della controversia i giudici si erano pronunciati su un accertamento,
confermando la tesi del Fisco, nel marzo 1981. La sentenza non era stata
impugnata e l'accertamento era divenuto definitivo. Il ruolo da parte
dell'ufficio era stato formato nel dicembre 1985. La Cassazione ha ritenuto
tardiva questa data e ha accolto il ricorso iniziale dei contribuenti,decidendo
nel merito della questione. La Corte, per rafforzare le conclusioni raggiunte,
ha richiamato anche la giurisprudenza costituzionale,
per la quale non è ammissibile: «l'indefinita soggezione del contribuente
all'azione esecutiva del fisco» (il richiamo è alle sentenze 14/2008 e
280/2005, oltre che dell'ordinanza 107/ 2003). © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-15 - pag: 2 autore: Avvocatura dello stato.
Cambiano i compensi Un fondo per gli arbitrati Sono di carattere economico le
novità previste dalla nuova legge per l'Avvocatura dello Stato. Si è, infatti,
intervenuti sui compensi degli avvocati e dei procuratori, sia quelli incassati
per le cause vinte (rispetto ai quali sono state riviste le percentuali di
ripartizione) sia sugli altri derivanti dalla partecipazione a collegi
arbitrali, per i quali è stato istituito un Fondo perequativo ad hoc. Un nuovo
Fondo perequativo è stato istituito anche per il personale amministrativo. Si
tratta, in tal caso, di una sorta di "ritorno al passato", a metà
degli anni Settanta, quando una parte della retribuzione degli impiegati
dell'Avvocatura era legata al risultato. Dopodiché, quel meccanismo venne
accantonato, ma ora si è deciso di riportarlo in auge, in modo da premiare
coloro che lavorano con maggior lena per star dietro agli impegni degli
avvocati e dei procuratori ed evitare così il rischio sempre presente di
ingolfamento delle attività. Il nuovo Fondo perequativo del personale
amministrativo viene alimentato in due modi: dai compensi percepiti dagli
impiegati dell'Avvocatura in qualità di segretari dei collegi arbitrali e da
una quota degli onorari che spettano agli avvocati e ai procuratori statali quando
vincono le cause. La voce relativa alle spese generali – costi che figurano
normalmente anche nella parcella degli avvocati del libero Foro – confluirà,
infatti, nel Fondo degli "amministrativi". Le modalità per ripartire
le somme del Fondo scaturiranno da un futuro confronto con i sindacati, anche
se la nuova legge dice esplicitamente che la suddivisione dei proventi deve
avvenire «prevalentemente su base territoriale» ed «essere ispirata a criteri
di merito ed efficienza e subordinata alla presenza in servizio ». I
fannulloni, insomma, non potranno avanzare pretese. Sempre in tema di compensi,
cambiano le percentuali di suddivisione di quelli percepiti dagli avvocati e
dai procuratori: oggi il monte onorari – formato, appunto, dalle parcelle
riscosse per i ricorsi vinti – sono ripartiti, in proporzione allo stipendio,
per l'80% in sede locale (cioè fra gli avvocati e i procuratori della sede
distrettuale che ha vinto la causa) e per il 20% in quote uguali su base
nazionale, cioè fra tutti gli avvocati e i procuratori dello Stato. La riforma
ha modificato le aliquote in 70 e 30 per cento. In questo modo si intende
riequilibrare il rapporto a beneficio degli avvocati e procuratori che lavorano
nella capitale, i quali sono competenti su ricorsi per i quali non è prevista,
anche in caso di successo, la condanna alle spese, come
quelli davanti alla Corte costituzionale o alle Corti europee. Le retribuzioni degli avvocati e dei
procuratori si gioveranno, inoltre, del nuovo Fondo perequativo alimentato con
i proventi degli arbitrati. Così come già accade, per esempio, per i giudici
amministrativi, anche gli avvocati e i procuratori dello Stato che partecipano
a collegi arbitrali dovranno, d'ora in poi, devolvere una parte della
parcella al Fondo. Importi che saranno poi ridistribuiti – con modalità che
verranno decise con un futuro decreto – tra tutti i "legali" dello
Stato. Un'ultima novità riguarda poi le procedure di notificazione degli atti
civili, amministrativi e stragiudiziali: l'Avvocatura si adegua alle regole già
applicate dal libero Foro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-15 - pag: 3 autore: Codici penali I
diritti della difesa trovano spazio V ero è che sul fronte penale molto sia già
in vigore (si pensi, ad esempio al reato di stalking o alle norme antiwriters)
in virtù dei due decreti legge in materia di sicurezza,l'ultimo dei quali ha da
poco ricevuto l'ok dal Parlamento. Ma la vera partita, anche qui, si gioca sui
meccanismi procedurali. Ancora una volta, dunque, si pone mano al codice di procedura
penale, il più giovane (ha solo vent'anni)e il più tartassato, dal legislatoree dalla Corte costituzionale, dei quattro codici fondamentali. è infatti all'esame della
commissione giustizia del Senato un corposissimo disegno di legge di riforma, che
contiene anche altre modifiche, come quelle all'ordinamento giudiziario e alla
disciplina dell'equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole
del processo. Il cromosoma del progettoè nel rafforzamento dei diritti
della difesa, a partire dall'ampliamento della competenza della corte d'assisee degli spazi a disposizione delle prove a
discarico, per finire con la previsione dell'accompagnamento forzato dei
testimoni a favore recalcitranti. Per la prima volta, poi, una disposizione
fissa il termine di durata ragionevole dei processi (di qualunque tipo): tre
anni in primo grado, due in appello e uno in Cassazione per tenere l'erario al
riparo dagli indennizzi previsti dalla legge Pinto. A.M.Ca. LE MISURE
Accompagnamento forzato del testimone a favore e ampliamento della competenza
della corte d'assise
( da "superEva notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Limiti di
applicazione dell'IRAP Presupposti oggettivi dell'IRAP-Chi ne è esentato- Sono
soggetti al pagamento dell'IRAP tutti quelli che esercitano in modo abituale e
continuativo un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione o
allo scambio di beni o alla prestazioni di servizi. Moltissime persone fisiche
e giuridiche, compresi Stato, enti pubblici e amministrazioni dello Stato, sono
soggetti passivi dell'imposta. La base imponibile dell'IRAP è il valore della
produzione netta derivante dall'attività esercitata nel territorio della
regione. Per le pubbliche autorità e le imprese private a carattere non
commerciale, la base dell'imposta è essenzialmente l'ammontare delle
retribuzioni. Il punto focale è però il presupposto dell'imposta, ovvero
l'esercizio abituale di un'attività diretta alla produzione o allo scambio di
beni ovvero alla prestazione di servizi. Dove però la Corte
Costituzionale con Sentenza 21/5/01 n. 156 ha dichiarato che non si applica
l'Irap ai lavoratori autonomi che esercitano l'attività in assenza di capitali
e lavoro altrui. Sul concetto di attività organizzata vi sono inoltre altre
numerose sentenze di primo e secondo grado formulate sulla base delle istanze
di rimborso presentate da molti professionisti e imprenditori individuali.
Il lavoro autonomo quindi è la linea di confine tra l'assoggettabilità
dell'imposta. Anche le imprese che però hanno una attività talmente personale
da essere considerate al di fuori dell'ambito societario o di classica Partita
Iva. Un esempop può essere quella dell'agente venditore di commercio che non ha
nessun collaboratore, dipendente e non ha una sua struttura organizzativa come
un ufficio, una segretaria e computer adibiti al solo lavoro dell'ufficio. La
sentenza della Corte di Cassazione (n. 2702 del 5/2/2008) ha posto le basi per
una soluzione alla radice del problema. La sentenza infatti afferma che ha
ragione un agente di commercio a cui l'Agenzia delle entrate aveva fatto
opposizione. Anche i piccoli imprenditori privi di autonoma organizzazione
rientrano in questo ambito di esenzione dall'Irap. Altre sentenze hanno
chiarito, nel merito di alcuni promotori finanziari, che caso per caso va visto
se esite l'applicabilità dell'imposta oppure no. L'Agenzia delle Entrate la
vede in modo diverso, ritiene infatti che l'organizzazione autonoma sia la base
della stessa impresa e quindi esistente proprio per il fatto di essere impresa.
Cosa che viene chiarita anche nel modello Unico 2008 che nelle istruzioni
indica le attività produttive ai fini fiscali, di un reddito d'impresa sono
sempre caratterizzate dal requisito della autonoma organizzazione poiché
quest'ultimo è connaturato alla nozione stessa d'impresa. Per
l'Amministrazione, il piccolo imprenditore che vuole evitare l'imposta deve
utilizzare il regime di contribuenti minimi introdotto dalla Finanzaria 2008.
Ovviamente anche in presenza di questi presupposti va tenuto conto di quanto
detto dalla Corte di Cassazione che ha quindi messo in chiaro definitivamente
che la discriminante dell'imposizione dell'Irap non è l'impresa ma la natura
dell'attività. Quando l'imprenditore è assimilabile, cioè fa le stesse cose,
che fa un lavoratore autonomo privo di organizzazione di capitali e lavoro
altrui, non è soggetto all'imposta. Agenti di commercio, procacciatori
d'affari, promotori finanziari e altre figure imprenditoriali che sia come
tipologia di lavoro sia per mezi sono a tutti gli effetti identici ad un
lavoratore autonomo, avranno cioè la possibilità di fare ricorso per richiedere
l'Irap indebitamente versata e chiederne quindi il rimborso. La gestione della
propria posizione con la nuova figura di contribuente minimo non ha valore per
quanto riguarda le cifre già versate in precedenza che invece devono essere
rimborsate in quanto non dovute per le spiegazioni di cui abbimo dato conto in
questo articolo. In definitiva è possibile non pagare l'Irap qualora sussistano
i casi che abbiamo indicato, aderire per il futuro ai contribuenti minimi e
richiedere per via legale il rimborso di quanto pagato in anni passati, il
fatto poi di essere un contribuente minimo darà maggior forza alla tesi in sede
legale contro l'Amministrazione. Roberto Pagano www.lacontabilitaonline.net
PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le
vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di
ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 14 giugno 2009 in:
Difendersi Dal Fisco News Fiscali News dei Contribuenti » Invia tramite EMAIL »
Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni
( da "Sannio Online, Il"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Politica: Si apra
una riflessione sul rapporto tra correntismo e assegnazione di incarichi
Pubblicato il 15-06-2009 di Cosimo Maria Ferri * Il 16 aprile 2009 la Prima
Commissione del CSM aveva richiesto lapertura
di una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22 imputati di un
maxiprocesso... di Cosimo Maria Ferri * Il 16 aprile 2009 la Prima Commissione
del CSM aveva richiesto lapertura
di una pratica concernente le notizie stampa relative alla scarcerazione di 22
imputati di un
maxiprocesso per il mancato deposito entro i termini di legge della motivazione
della sentenza di primo grado da parte di una collega, già Giudice del
Tribunale di Bari e recentemente nominata Presidente del locale Tribunale per i
Minorenni. La pratica si è ora chiusa con una delibera di archiviazione del
procedimento non essendoci provvedimenti di competenza della Prima Commissione,
con trasmissione degli atti ai titolari dellazione disciplinare per
quanto di loro competenza. Personalmente ho votato contro il testo della delibera, non
condividendo le motivazioni dellarchiviazione, basate sulla
constatazione di una responsabilità estesa allufficio sotto il profilo
del mancato controllo sui tempi di deposito della sentenza; è stato rilevato
infatti che dal luglio
2008, e cioè dalla scadenza della proroga ultima del termine per il deposito,
sino al febbraio 2009, epoca in cui la collega ha preso servizio presso il
Tribunale per i Minorenni comunicando il mancato deposito delle motivazioni
della sentenza, nessuno ha monitorato la situazione di ritardo nel deposito,
con il risultato che in tutto quel periodo non vi sono stati nei confronti
della stessa collega, impegnata nella stesura di una motivazione che riguardava
160 persone, né atti di sollecitazione, né provvedimenti (ulteriori) di sgravio
totali o parziali da altre assegnazioni, che in qualche modo potessero far
fronte alla emergenza processuale che si stava consumando. La delibera non mi
ha convinto poiché mi è apparsa troppo relazionata alla decisione assunta in
sede di Plenum di conferire un incarico direttivo alla collega, e porta
nuovamente allo scoperto alcuni eccessi che si possono determinare a causa dellinfluenza
del correntismo interno alla magistratura, fino ad assumere - come in questa
occasione - posizioni
non del tutto neutre. Alla collega coinvolta nellepisodio
pugliese, la cui qualità professionale non è in discussione in questa sede, è
infatti stato recentemente conferito dal CSM un incarico direttivo sulla
base di una scelta guidata a mio avviso soprattutto da logiche correntizie.Alla
luce dei fatti di oggi e del risalto che il caso delle
scarcerazioni ha avuto sulla stampa, tale decisione rischia di manifestarsi
come incomprensibile ovvero assunta quanto meno in modo affrettato, e ciò per almeno due ordini di motivi.
Il primo, di carattere più generale, riguarda la difficoltà con la quale la
magistratura ed il CSM riescono a spogliarsi dellinfluenza
delle proprie correnti interne e quindi ad evitare che molte decisioni ne siano
negativamente
condizionate. Il secondo riguarda, più nello specifico, il difetto del CSM nel compiere le dovute verifiche e gli approfonditi
controlli che dovrebbero caratterizzare le istruttorie di tutte le pratiche, in
particolare di quelle che portano al conferimento di incarichi direttivi. Ciò
per dire che, evidentemente, nel caso in specie, il mancato deposito della
sentenza oggi oggetto di polemiche era già ravvisabile e poteva e doveva
costituire ulteriore elemento di valutazione ai fini della scelta per la nomina
alla presidenza di un tribunale: e ciò, ripeto, non tanto per negare lindiscusso
valore professionale della collega, ma al fine di operare una valutazione
realmente adeguata rispetto alla specifica situazione di tutti gli altri
aspiranti. In definitiva,
a fronte di colleghi tutti di ottimo livello, la cosa più ragionevole era
preferire il magistrato totalmente in regola con la diligenza professionale
richiesta dallart. 11 ord. giud, proprio con riferimento
al rispetto dei tempi di deposito: e ciò anche al fine di evitare che specifiche situazioni
negative si vedrà se dipendenti, come nel caso barese, dal singolo
magistrato possano rappresentare un vero e proprio scivolone
in termini di credibilità della magistratura tutta. Proprio per questo non mi è apparso del tutto
condivisibile, nella misura in cui non ha accennato a un minimo di autocritica,
anche lintervento di difesa con cui lANM ha preso posizione in merito.
Sproporzionato nel suo non essere stato articolato evidenziando anche le mancanze cui, qualche volta, CSM ed ANM incorrono, se e quando si fanno sopraffare dalle
pressioni delle correnti.La riflessione su come superare gli eccessi del
correntismo è da tempo oggetto delle attenzioni di ciascuno di noi. Per quanto
mi riguarda, credo che essi debbano essere combattuti e superati non già
attraverso una diversa rappresentanza quantitativa dei togati allinterno
del CSM
(quella di oggi mi pare correttamente finalizzata a consentire al CSM di svolgere con competenza ed autorevolezza il ruolo di
autogoverno della Magistratura), ma piuttosto attraverso un revisione delle
regole associative e dei sistemi di elezioni degli organi distrettuali ed
associativi tali da rendere davvero aperta a tutti, anche a prescindere dallappartenenza
alle correnti, lAssociazione Nazionale Magistrati e la possibilità di lavorare al suo interno.
Novità in tal senso favorirebbero per esempio lavvicinamento dei
giovani oggi assai restii ad impegnarsi o ad assumere ruoli ed incarichi
e la valorizzazione di tanti contributi positivi e stimolanti che spesso restano isolati e
quindi non sostenuti perché troppo fuori dal coro. Tutto questo, anche nel
breve termine, consentirebbe, con o senza lausilio di qualsivoglia
corrente, di garantire spazi ad idee e persone in ogni livello istituzionale del mondo
giustizia, ivi compreso quello del CSM.Il lavoro portato avanti,
negli ultimi anni, dal CSM in materia di nomine per
incarichi direttivi attesta limpegno svolto nella direzione di
garantire, con solerzia, lavvicendamento nelle posizioni apicali degli uffici giudiziari alla luce
della nuova norma sulla temporaneità, fissata nel massimo di 8 anni di
permanenza nellincarico. Bisognerà però insistere perché
le decisioni assunte siano sempre più scevre dellinfluenza esercitata dal
correntismo interno
allorgano di autogoverno: in un quadro ordinamentale ormai mutato,
che conferisce al CSM il potere-dovere di esercitare con notevole ampiezza la
propria discrezionalità nelle nomine dei dirigenti degli uffici, è
assolutamente necessario adottare scelte obiettive, rigorose ed inattaccabili,
ed è di vitale importanza evitare che tali scelte siano per converso
contaminate da logiche di appartenenza che hanno portato, finora, alla crescita
esponenziale del contenzioso innanzi agli organi della giustizia amministrativa
(contenzioso che non di rado è già sfociato nellannullamento di
decisioni che pure erano state assunte sulla base di larghe maggioranze).
Questo ulteriore precipitato delleccessivo spazio assegnato alle logiche
correntizie ripropone, con forza, il problema -da più parti sollevato negli ultimi tempi- di una
modifica del sistema elettorale dei consiglieri togati del CSM:
non già nel senso di ridurne il peso rispetto a quelli di estrazione laica, ma
in direzione di un tendenziale affrancamento dallinfluenza dei
gruppi associativi nella scelta delle candidature. In tal senso, rivolgendomi
anche alla Magistratura associata, esprimo il mio invito a valorizzare e a
discutere senza pregiudizi varie soluzioni alternative, fra cui quella di
ricorrere, per la
nomina dei membri togati del Consiglio, ad un sistema elettorale in cui le
candidature, anziché essere frutto delle designazioni delle segreterie dei
gruppi associativi, siano determinate mediante sorteggio fra tutti gli
appartenenti alla magistratura, in ragione di un numero ampiamente superiore a
quello dei consiglieri togati; i candidati, così individuati, sarebbero
comunque scelti dal voto degli elettori. Tale soluzione, fra laltro,
avrebbe il pregio di salvaguardare il principio dellelettorato passivo dei componenti provenienti
dalla magistratura, stabilito dallart. 104 c. 4 Cost., e
darebbe comunque spazio alla volontà del corpo elettorale
costituito da tutti i magistrati, che conserverebbero così il loro potere di
scelta dei propri rappresentanti
in Consiglio: tale scelta però, in questo modo (a differenza di adesso),
potrebbe cadere su colleghi anche del tutto estranei alle correnti, ma non per
questo meno validi e capaci. Lobiettivo di una simile riforma
(che a mio avviso può costituire una interessante base di discussione) devessere,
comunque, quello di restituire credibilità allautogoverno
dellordine giudiziario e di evitare che le degenerazioni correntizie
espongano ulteriormente lintera magistratura a polemiche dannose ed a
rischi di
delegittimazione. * Componente del Consiglio Superiore della Magistratura
( da "Usa Today" del
15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
China's car sales
boom, reshaping a way of life Thirst for mobility could help U.S. automakers By
Calum MacLeod USA TODAY QUFU, China This city is a symbol
of China's past the birthplace 2,500 years ago of the revered
philosopher Confucius,
a town where ancient temples still stand and the gas station sells time-honored
Chinese delicacies such as chicken feet and tea eggs. Even here, though, cars
are suddenly everywhere honking constantly, speeding through the
city's medieval gates, crowding
past the horse-drawn carts and rickshaw cycles that have had Qufu's roads
mostly to themselves. "We never used to have traffic jams," sighs
Song Wenjun, 63, who founded the local brewery. Song says just a year ago, his
chauffeur-driven Buick moved easily through the city of 60,000, hindered only
by its four stoplights. Now, he says, there are more than 20 lights and the
roads are packed. China's love affair with the automobile is thriving despite
the global recession, and it's changing the way people live here in ways
reminiscent of the USA's boom in car ownership after World War II. Song's story
helps explain why: His Sun King brewery has struggled lately, but its workers
are still confident enough about their future to buy cars that are becoming increasingly
reliable, safe and cheap often less than $6,000 for a basic, new
model. Song says more than 100 of the brewery's 2,000 employees have recently
purchased their first cars, joining millions of other Chinese who, for the
first time, are able to enjoy
a middle-class lifestyle comparable to many Americans. The booming sales have
provided a glimmer of hope for beleaguered American auto companies that make
and sell cars here. That includes General Motors, which saw its sales in China
jump 75% in May compared with the year before. GM says China now accounts for
nearly 25% of its global sales. With no end in sight to the troubles in the
U.S. auto market, GM, Ford, and Chrysler likely will become increasingly
reliant on China's still largely untapped market, says Yale Zhang, a Shanghai-based analyst for CSM Worldwide, an auto industry group. "If you want to grow
your overall volume, this is where you need to invest," Zhang says. China
is on track to sell 11 million vehicles this year, according to the China
Passenger Car Association. That would be up 17% from 2008, and a stunning 20
times the number of vehicles sold in China just a decade ago. Zhang says
this year China likely will overtake the USA, where expected sales are around
10 million units, and become the world's biggest car market for the first time.
China's 1.3 billion people "are simply wild about cars," says Michael
Dunne, a Shanghai-based managing director of J.D. Power and Associates, an auto
industry group. He says the surprising strength of China's auto market has been
driven not just by economics, but also by a kind of psychological shift that
has come with prosperity. "There is the thrill of individual mobility,
going from point A to point B in their own time, and on their own terms. But
it's also an opportunity to declare and project their own success," Dunne
says. The resulting transformation of Chinese lifestyle, landscapes and
business was clear recently when a USA TODAY reporter made the 800-mile trip by
road from Beijing, the political capital, to Shanghai, China's financial hub.
The eight-lane Jingjin Expressway leading south out of Beijing, which opened
last July just before the Beijing Olympics, is part of a network of 30,000
miles of new roads planned this decade. It's the biggest such expansion seen
anywhere since President Eisenhower commissioned the U.S. interstate system in
1956. U.S.-style suburbs, where cars are a virtual necessity, are sprouting
everywhere. Cross-country road trips are the rage, as Beijing residents venture
out to see sights such as the Great Wall or Confucius' Temple here. Other
sights on the journey were more uniquely Chinese, illustrative of a driving
culture that is still in its infancy. Billboards along the highway advertise
the 112-proof alcohol known as baijiu, available at rest stops. Signs at new
roadside gas stations with Western-style bathrooms politely advise customers,
more accustomed to a simple hole in the floor, to please not stand on the
toilets. At one point, a large truck was barreling down the highway
backward apparently to get back to a missed exit. China has one-seventh as many autos on the
road as the USA, Dunne estimates, but nearly twice as many traffic deaths
73,484 last year, according to the Chinese government. "Good luck, and
watch out for pedestrians" was the warning from Yao Yumei, an employee at TopOne, a car
rental company in Beijing. She says she recently passed her driving test but,
like many young Chinese with licenses, has yet to buy a car. Xu Meng is a
typical Chinese car owner, starting to explore his own country. He and his wife
were engaged in that classic roadside ritual checking their
map to make sure they weren't lost at a rest stop in Cangzhou, 140 miles
from Beijing. It was the farthest they had ever driven from home, he says.
"I can hardly remember life without a car, when I had to bike to work. We've all become
lazy," says Xu, 40, an engineer who uses his French-brand Citroen CX car
mostly for his commute. Xu says 60% of his friends now drive, and the other 40%
are learning. Down the road, toward Shanghai, salesman Zhang Jinghong seems
like a road warrior in comparison. He's logged more than 125,000 miles in the
past three years in his Volkswagen Passat. "I have to see old customers
and drum up new business," says Zhang, 48. "I don't really enjoy driving,
but it's so convenient. And it's a status symbol." The sudden burst of car
ownership is grating to some people in a country that is still officially
communist, despite massive economic changes since the 1980s. "Chinese
society is unfair now, as some can afford cars and some cannot," says Liu
Dongming, 41, a police officer who still wears a pin in honor of Chairman Mao
Zedong, a former hard-line Chinese ruler. Even Liu, though, has been unable to
resist capitalist temptation he was at a car wash with his new,
still plateless
Volkswagen Polo. He apparently is still trying to rationalize the purchase:
"Like Mao said, 'Without contradictions, there would be no progress,'
" Liu says. Many Chinese seem unburdened by such worries, focused instead
on cashing in on the travel boom. Signs outside Jinxiang urge drivers to sample
the "world's best garlic." A billboard in Tengzhou advertises the
"best potatoes under heaven." In Zaozhuang, an hour south of Qufu,
officials are building a theme park celebrating cars and road travel. The city
is the birthplace of Xizhong, who according to Chinese records, invented the
horse cart 4,200 years ago. "If you pray here, Xizhong will protect you
and ensure a safe journey," promises Li Tianfeng, the curator of the Cart
God Museum. Auto companies gradually are learning to cater to Chinese tastes.
One discovery: the small, fuel-efficient models that are best sellers in Europe
and Japan don't do as well here. "Both Chinese and American people like to
buy big, luxurious cars," says Zhong Shi, an auto analyst in Shanghai.
"It's a symbol they dream of achieving. In China, where cars are less
widespread, they are even more of a decoration, to display wealth." That's
one reason why American auto companies have done relatively well here. Zhang,
the CSM analyst, says that GM and other foreign
companies have successfully targeted the midsize and high-end part of the
Chinese market, leaving the low-cost, low-margin segment largely to Chinese
automakers. GM agreed this month to sell its Hummer brand to a Chinese company,
Sichuan Tengzhong. The emphasis on big cars has fanned environmental concerns,
especially because some Chinese cities such as Beijing already are plagued by
smog. Despite the conversion to unleaded fuel nine years ago and auto emissions
standards that are stricter in some respects than those in the USA, many worry
the car boom could take pollution to a new level. "We only have one
planet, and we simply don't have the resources for Chinese people to live an
American life," says Ailun Yang of Greenpeace China, a lobbying group.
U.S. companies must compete with other foreign automakers with units in China
such as Volkswagen, BMW, Toyota, Honda and Hyundai. All have been aided by the
Chinese government's new auto stimulus plan, which includes $730 million in
subsidies for farmers to swap old vehicles for new ones. The initiative also
subsidizes the sale of minivans that can be used to ferry cargo. They're known
colloquially as "bread vans," and they've gone over well in a country
where small, mom-and-pop merchants still form the backbone of the economy. GM
makes the vans 1 million were sold last year as
part of a venture with automakers in southwest China. Thanks to such successes,
GM still plans to adhere to its target of doubling its sales in China to more than 2 million units
within the next five years, despite the company's bankruptcy filing, says Karin
Zhang, a GM spokeswoman in Shanghai. "China has a critical, very strategic
role for GM. It's growing very fast, and we are very well-placed in
China," she says. Chinese automakers are making inroads, though, slowly
shedding a reputation that their cars aren't as safe as foreign ones. At the
Shanghai Auto Show in April, Lin Chen, 28, tested the seats of a Chery Riich
M1, which costs $6,270 to $8,800. "I didn't trust Chinese cars' safety
before, but I think they have matured, and the price is very reasonable,"
Lin says. Other local manufacturers have tried to break into the high-end
market by offering special features. A new model from Geely with a single-seat
massage chair/throne in the back attracted a lot of attention at the Shanghai
show. "We want you to feel like an emperor," said Zhang Yanyan, a
quality department employee. The car's price: $146,000. Despite such efforts,
it could be years before Chinese cars overtake Western models, says Zhong, the
auto analyst. "Right now, everybody usually buys Chinese cars not for
quality, exterior or prestige, but only because the price is cheap," he
says. Cheap or expensive, the market for cars in China appears vast. Dunne, the
J.D. Power analyst, says more than 85% of the adult population still does not
own a car. It's still too expensive, but cities such as Shanghai are preparing
for an onslaught, building new ring roads and avenues to handle the traffic.
Patrick Zhou, 25, says the possibilities are endless. He's a sales assistant
for BYD (Build Your Dreams), an auto and battery company partly owned by Warren
Buffett that is trying to break into the hybrid car market here. "In the
U.S., the focus of companies is on how to save themselves," Zhou says.
"Here in China, the market is great!"
( da "Sestopotere.com"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Comuni Valmarecchia:
le Marche pronte a ricorso contro secessione (15/6/2009 14:35) | (Sesto Potere)
- Ancona - 15 giugno 2009 - La Regione Marche e` pronta a
presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia. La
Giunta regionale ha deciso oggi di impugnare il testo di legge che verra`
approvato dal Parlamento e ha incaricato il servizio Legislativo della Regione
di predisporre gli atti necessari. La decisione e` stata assunta sulle
base del parere richiesto al Comitato tecnico consultivo regionale per la
legislazione. "Dall'esame della documentazione parlamentare relativa
all'iter della proposta di legge": commenta il presidente della Regione, Gian
Mario Spacca, che aggiunge: " emerge che il parere negativo della Regione
Marche non sia stato adeguatamente valutato nel merito e, soprattutto, non
siano state motivate le ragioni per le quali vadano respinte le argomentazioni
delle Marche. In questo modo vengono lese le prerogative regionali
costituzionalmente garantite. Una scelta ancor piu` contraddittoria, se si
considera l'evoluzione in senso federalista dello Stato che dovrebbe tenere
nella massima considerazione l'opinione delle autonomie regionali e non solo
quelle dei singoli territori". La proposta di legge ( che porta il nome di
Pizzolante-Pini ) per il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia
(Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e
Talamello) e la loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna e` stata
approvata dalla Camera dei deputati il 6 maggio 2009. Ora e` all'esame del
Senato della repubblica. Secondo l'orientamento della Corte costituzionale,
le modifiche territoriali vanno approvate sentiti i Consigli regionali
interessati (articolo 132 della Costituzione), attraverso 'l'acquisizione e
l'esame dei pareri' pervenuti. La Regione Marche ritiene che il proprio parere
non sia stato esaminato nel merito, ne` sia stato motivato il mancato
accoglimento, ravvisando, quindi, una violazione del principio costituzionale di leale cooperazione istituzionale. Il padre
della legge per il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia dalle Marche
alla Romagna il deputato riminese del Popolo della Libertà Sergio Pizzolante
all'indomani dello storico voto alla Camera aveva commentato: "E' stato
compiuto un atto storico. Non è mai accaduto nella storia della nostra
Repubblica, che fosse autorizzato – rispettando il principio di
autodeterminazione dei popoli – un passaggio di comuni da regione a
regione". Lonorevole Pizzolante aveva per la verità
già presentato questa proposta nella precedente legislatura, ma si era dovuto
scontrare con il muro insormontabile della maggioranza di centro sinistra e
dellallora presidente della Commissione Affari costituzionali, Luciano Violante. "
Ora le cose sono cambiate: cè il governo Berlusconi e a
presiedere la prima commissione è un esponente del PdL, Donato Bruno. Anche il
clima è mutato e dopo lopposizione manifestata nella precedente legislatura, anche il Partito
democratico si è associato alla proposta di legge degli esponenti della
maggioranza". "Si tratta effettivamente di una data storica -
aggiunge Pizzolante - : mai era accaduto nella storia repubblicana che la
Camera votasse lattuazione dellarticolo 132 della Costituzione. I
comuni interessati dalla proposta di legge Pizzolante-Pini sono: Casteldelci,
Nova Feltria, Pennabilli, Maiolo, San Leo, SantAgata Feltria, Talamella.
Al referendum, svoltosi nel gennaio 2007, partecipò il 70% degli aventi diritto e circa l84%
dei votanti si espresse per il trasferimento dei comuni allEmilia Romagna
e alla provincia di Rimini. "E importante sottolineare – ha detto
Sergio Pizzolante – che il ricongiungimento dei comuni della Valmarecchia alla Romagna ha una sua assoluta
specificità. A differenza di altre richieste – su tutti il caso di Cortina dal
Veneto al Trentino Alto Adige – qui il passaggio è tra regioni a statuto
ordinario e dunque a motivare la scelta non sono ragioni di ordine fiscale ma
geografiche, storico-culturali, identitarie".
( da "Virgilio Notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
"Non bisogna
votare per questo referendum. Se passassero i sì sarebbe una micidiale svolta
autoritaria per il Paese". E' quanto afferma in una nota Orazio Licandro,
della segreteria nazionale del PdCI. "Se si votasse oggi per le politiche,
alla luce dell'esito delle recenti elezioni europee - prosegue - il Pdl di
Silvio Berlusconi, con appena il 35% dei voti, otterrebbe il 55% dei seggi in
Parlamento. Nascerebbe il partito-Stato con il potere di scegliere il
presidente della Repubblica, i membri non togati del Csm, i
giudici della Corte Costituzionale e salterebbero tutte le garanzie di
autotutela costituzionale.
E' democratico tutto ciò? E non è ancora più pericoloso per la democrazia in
questa delicata fase della politica italiana? Domenica l'astensione non
significa un volgare 'tutti al mare' ma è un preciso diritto di scelta per la
democrazia piuttosto che per l'autoritarismo".
( da "Virgilio Notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Vice Presidente
del Consiglio Superiore della Magistratura Nicola Mancino ha inviato un
telegramma di solidarieta' al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, fatto
oggetto di intimidazioni di origine mafiosa. Nel messaggio Mancino si dice
certo che ''nessuna minaccia potra' condizionare l'azione politica e
istituzionale del Ministro''. Sentimenti di solidarieta' sono stati espressi da
Mancino anche al Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, Calogero
Piscitello, anch'egli destinatario di minacce mafiose.
( da "Virgilio Notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il presidente del
Consiglio regionale del Piemonte Davide Gariglio ha espresso sconcerto e
preoccupazione - a nome dell'Assemblea - per la decisione del Consiglio dei
ministri di impugnare la l.r. n.11/09, Tutela, valorizzazione e promozione del
patrimonio linguistico del Piemonte, approvata all'unanimita' il 31 marzo. ''Sembra incredibile che si impugni la legge regionale a sostegno
del piemontese con la motivazione che la lingua non e' riconosciuta a livello
nazionale'' ha commentato Gariglio, auspicando che la Corte costituzionale non accolga il ricorso
contro la legge regionale.
( da "Virgilio Notizie"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Oggi a Bratislava ha
giurato il presidente slovacco Ivan Gasparovic, confermato in carica per i
prossimi cinque anni dopo le elezioni dello scorso aprile, quando ha sconfitto
al ballottaggio, con il 55,5% dei voti, la sfidante Iveta Radicova. Gasparovic,
primo capo dello stato in Slovacchia che riesce a farsi rieleggere per il
secondo mandato, ha prestato giuramento davanti alla
presidente della Corte costituzionale, nel corso di una cerimonia solenne nello storico edificio del
Teatro nazionale slovacco e alla quale hanno partecipato le massime cariche
istituzionali e politiche, fra cui il presidente del Parlamento, Pavol Paska, e
il premier Robert Fico. Erano presenti anche i due ex presidenti Michal
Kovac e Rudolf Schuster. "Giuro fedeltà alla Repubblica slovacca sul mio
onore e sulla mia coscienza. Mi prenderò cura della nazione slovacca, delle
minoranze nazionali e dei gruppi etnici che vivono nella Repubblica. Eserciterò
i miei doveri nell'interesse dei cittadini e osserverò e difenderò la Costituzione
e le altre leggi", questa la formula del giuramento pronunciato da
Gasparovic, il quale, a 69 anni, è il più anziano presidente che viene eletto
in Slovacchia. Una giornata inaugurale della presidenza caratterizzata anche
dalle polemiche e dalla decisione di alcune forze politiche di disertare la
seduta celebrativa del parlamento convocata in occasione del giuramento
presidenziale. Vladimír Meciar, capo del Movimento per la Slovacchia
democratica (Hzds), causa vecchie ruggini politiche con Gasparovic, ha
convocato per oggi, esattamente allo stesso orario del giuramento
presidenziale, una riunione del suo gruppo parlamentare. Il solco fra i due si
è approfondito in maniera ancora più evidente proprio alla vigilia delle
elezioni presidenziali quando Meciar, pur senza presentare prove, ha accusato
Gasparovic di aver agito contro la legge in occasione della privatizzazione
della Nafta Gbely. Ad eccezione del partito Smer, del premier socialdemocratico
Robert Fico, che ha appoggiato pubblicamente Gasparovic in occasione delle
scorse elezioni, anche le altre forze politiche manifestano freddezza nei
confronti del nuovo presidente, il quale è accusato di essere troppo
influenzato da Fico e dal suo partito.
( da "Wall Street Italia"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Dimissioni dal Csm,
il Colle scende in campo -->Il presidente della Repubblica incontrerà domani
pomeriggio al Quirinale il comitato di presidenza del Csm. Successivamente
riceverà i consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della
commissione
( da "Wall Street Italia"
del 15-06-2009)
Argomenti: Giustizia
QUIRINALE: DOMANI
NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM
-->(ASCA) - Roma, 15 giu - Il Presidente della Repubblica incontrera' domani
pomeriggio al Palazzo del Quirinale il Comitato di Presidenza del Consiglio
Superiore della Magistratura. Successivamente ricevera' i Consiglieri che hanno
presentato le dimissioni da componenti della V Commissione.
( da "Tirreno, Il"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 1 - Pisa
Venerdì si presenta "Dialoghi con il Presidente" PISA. "Dialoghi
con il Presidente" è il titolo del volume, curato da allievi e giovani
ex-allievi della Scuola Superiore Sant'Anna e della Scuola Normale Superiore e
dedicato alla figura di Carlo Azeglio Ciampi, che sarà presentato alle 17 di
venerdì nell'aula magna della Scuola Superiore Sant'Anna. I curatori del volume
sono Luca Gori, Giuseppe Martinico ed Elettra Stradella, tutti della Scuola
Superiore Sant'Anna, insieme al "normalista" Michele Campopiano. La
presentazione si aprirà con i saluti di Maria Chiara Carrozza, direttore della
Scuola Superiore Sant'Anna, e di Salvatore Settis, direttore della Scuola
Normale Superiore. Massimo Giannini, vice direttore ed
editorialista di "Repubblica", introdurrà e coordinerà gli interventi
di Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, e di Marcello De
Cecco, docente alla Scuola Normale Superiore. Giuliano Amato concluderà la
presentazione.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
RIMINI CRONACA pag. 7 Il colpo di coda delle Marche Contro il passaggio dei 7 comuni
ricorso alla Corte costituzionale UN VERO e proprio colpo mancino lanciato dalla Regione Marche ai
sette Comuni dell'alta Valmarecchia a un passo dall'ingresso ufficiale in
Emilia Romagna. La Regione ha deciso ieri di presentare ricorso alla Corte costituzionale, contro il distacco
dell'alta Valmarecchia. La giunta marchigiana ha già incaricato il
servizio legislativo regionale di predisporre gli atti necessari. «Dall'esame
della documentazione parlamentare relativa all'iter della proposta di legge
Pizzolante-Pini _ spiega il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca _ emerge
che il nostro parere negativo non sia stato adeguatamente valutato e,
soprattutto, non siano state motivate le ragioni per aver respinto le nostre
argomentazioni. In questo modo vengono lese le prerogative regionali
costituzionalmente garantite; lo Stato dovrebbe tenere nella massima
considerazione l'opinione delle autonomie regionali. Non solo quelle dei
singoli territori». LA PROPOSTA di legge per il distacco dell'alta Valmarecchia
è stata già approvata dalla Camera il 6 maggio scorso. Ora è all'esame del
Senato che dovrebbe deliberare in 1° commissione affari costituzionali entro
fine mese, secondo l'accordo dei capigruppo. «Le modifiche territoriali vanno
approvate una volta sentiti i consigli regionali interessati _ conclude Spacca
_ attraverso l'acquisizione e l'esame dei pareri pervenuti. La Regione Marche
ritiene che il proprio parere non sia stato esaminato, né sia stato motivato il
mancato accoglimento, ravvisando una violazione del principio costituzionale». r.c.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
RIMINI CRONACA pag.
7 «SE I FUNZIONARI delle Marche non conoscono le leggi, ... «SE I FUNZIONARI
delle Marche non conoscono le leggi, è meglio che si dimettano. La Valmarecchia
si unirà di nuovo alla Romagna entro fine mese. L'iter andrà avanti comunque, al
di là o meno del ricorso che verrà presentato dalla Regione». E' DRASTICO e del
tutto indifferente alle ultime novità piovute dalla regione Marche l'onorevole
Gianluca Pini (firmatario con Sergio Pizzolante del disegno di legge per i 7
Comuni dell'alta Valmarecchia), all'annuncio della giunta marchigiana di fare
ricorso alla Corte costituzionale contro il passaggio che sembrava ormai cosa fatta. «I PARERI
delle Regioni sono consultivi e non vincolanti - replica Pizzolante, quindi non
vedo come questo ricorso possa intralciare l'iter. Questa iniziativa denota la
cultura antidemocratica del centrosinistra, che non tiene in considerazione la
volontà popolare e nemmeno il voto sovrano del Parlamento». E prosegue:
«Non capisco come i due candidati provinciali del Pd di Rimini e Pesaro siano
saliti a braccetto in Valmarecchia, proprio mentre le Marche preparavano questo
ricorso. Volevano prendersi solo dei voti e poi imbrogliare la gente? Spero che
le forze del centrosinistra emiliano-romagnole possano sbugiardare i colleghi
marchigiani». E L'APPELLO viene raccolto da Elisa Marchioni (parlamentare
riminese del Pd) che ribatte fiduciosa: «Il ricorso delle Marche non bloccherà
l'iter. La legge deve essere prima varata. E il parere regionale non è
vincolante. La posizione del Pd sulla faccenda è chiara: a livello parlamentare
il centrosinistra si è espresso a favore. Gli stessi onorevoli marchigiani si
sono solo astenuti dal voto e non hanno votato contro. Tutte le forze politiche
in Parlamento hanno riconosciuto trasversalmente l'alta Valmarecchia come
territorio romagnolo». E' SERENO anche il Comitato del sì: «L'atteggiamento
marchigiano è davvero subdolo, perché arriva dopo le elezioni. Alla giunta
delle Marche restava solo questo strumento: il burocratico e odioso ricorso
all'ostruzionismo. Ma a tutto c'è un limite. Siamo però fiduciosi. Noi
continuiamo a credere nelle giuste ragioni, nella Costituzione e nel
Parlamento. La maggioranza c'è, è coesa, tale da consentire il passaggio con
esito positivo». «IL RICORSO non è solo inutile - aggiunge il portavoce del
Comitato - ma anche immotivato e privo di qualsiasi fondamento giuridico. Le
Marche cercano di influenzare la commissione del Senato, ma essa è già
orientata alla sede deliberante. La legge verrà approvata direttamente in
commissione, eliminando l'ultimo passaggio in aula. La convocazione è stata già
fissata a domani». IN OGNI caso è evidente che in alta Valmarecchia di carte
bollate non volevano più sentir parlare. Ma, come si dice, sono le imprese più
difficili quelle che alla fine danno più soddisfazione. Rita Celli Image:
20090616/foto/9350.jpg
( da "Repubblica, La"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 41 - Cronaca
Quella "quota femminile" che favorisce anche l´uomo Restringere la
ricerca delle persone più adatte alla metà del capitale umano non è un
vantaggio per nessuno (SEGUE DALLA COPERTINA) Per questo è importante pensare
alle quote innanzitutto in termini di rottura di un monopolio che di fatto,
attraverso i meccanismi di cooptazione, ha ristretto ai soli uomini l´accesso
alle posizioni più alte. è questa constatazione che ha mosso il legislatore
norvegese: nonostante la retorica della parità, nonostante una uguaglianza
sostanziale nei percorsi formativi, nella partecipazione al mercato del lavoro
e negli stessi luoghi di decisione politica, là dove il potere decisionale
rimane nelle mani di un gruppo ristretto di uomini questi tendono a mantenerlo
al proprio interno e a scegliere solo chi è più simile a loro: altri uomini
innanzitutto, con le stesse caratteristiche culturali, di classe sociale, di
etnia e così via. Ciò, per altro, non ha effetto solo nelle posizioni di
vertice, ma lungo tutta la filiera delle posizioni e nei comportamenti sia dei
decisori che delle donne stesse in tutte le fasi cruciali in cui si decide un
investimento in capitale umano e in una carriera. Se l´accesso al vertice è
bloccato, non si investirà in persone potenzialmente promettenti per le loro
capacità ma, appunto, del "sesso sbagliato". E molte giovani donne
possono essere scoraggiate dall´intraprendere strade che produrranno loro
frustrazioni. Con una perdita complessiva per tutti. Ci si dovrebbe chiedere a
chi giova, al di fuori dei diretti interessati, ovvero del ristretto gruppo di
uomini che aspirano a un posto di vertice, restringere la ricerca delle persone
più adatte e competenti alla metà del capitale umano disponibile. Tanto più che
non sempre la scelta è stata così saggia, la competenza così chiara, gli esiti
così positivi. Vi è certo il timore che donne poco competenti vengano assunte
al posto di uomini competenti solo per "riempire la quota". Ma questo
avviene più facilmente quando si pensa, appunto, in termini di quota femminile
e non invece di rottura di un monopolio che vincola le possibilità e gli stessi
criteri di scelta. Non è detto che la via norvegese alla rottura del monopolio
maschile sia esportabile facilmente. Ma il problema che pone lo è certamente,
specie in un paese come l´Italia in cui la quota maschile è altissima in tutte
le posizioni importanti in tutti i settori. Una ricerca Istat-Ministero delle
Pari opportunità del 2004 segnalava che nelle 50 imprese più grandi del Paese
solo l´1,3% dei consiglieri di amministrazione è rappresentato da donne.
Bassissima anche la presenza negli organi decisionali delle organizzazioni
imprenditoriali, anche se ora sia la Confindustria che i giovani imprenditori
hanno a capo una donna. Tra i sindacati la situazione è migliore (23,6%). In
Banca d´Italia solo con l´arrivo di Draghi qualche donna ha avuto una chance.
Le magistrate sono ormai il 52% di tutti i magistrati. Ma, considerando i magistrati
di Cassazione con funzioni superiori, la presenza femminile, pur in aumento, si
colloca al 7,4%. Nessuna donna ha ancora raggiunto i livelli apicali di
presidente della Corte di Cassazione o di Procuratore generale. Nella Corte dei
Conti, nessuna donna ricopre il ruolo di Presidente di sezione. Non si tratta
solo di ritardo fisiologico, dato che la femminilizzazione della magistratura è
in atto ormai da diverso tempo. C´è una sola donna alla
Corte Costituzionale. Nei ministeri le donne sono il 48% dei dipendenti, ma il
16,6% dei dirigenti. Tra i medici dirigenti di una struttura complessa la quota
di donne è pari al 10%. Nell´Università, la percentuale di donne tra i
professori ordinari è attorno al 16% e gli uomini superano le donne anche in
settori, quelli letterari, ove le laureate sono la stragrande
maggioranza. Nella scuola, le donne, pur essendo il 68% dei docenti laureati e
il 90,9% di quelli diplomati, sono il 39,2% dei dirigenti. Se non sbaglio, vi è
una sola donna direttore di quotidiano. E non parliamo della presenza nei
luoghi decisionali della politica. Difficile spiegare questi dati con
l´incompetenza femminile, o con la necessità di attendere che le leve di donne
entrate in massa nella formazione e nelle professioni negli ultimi trent´anni percorrano
tutta la filiera. Perché vengono fermate prima, non solo dalla necessità di
fare fronte a un carico di lavoro familiare di cui continuano a detenere il non
invidiabile monopolio, ma da chi ha il potere di riconoscere e promuovere.
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE MARCHE pag.
18 Appello alla Consulta contro la secessione La giunta ha deciso di impugnare
il testo di legge 7 COMUNI SENZA TERRA Rocca Fregoso domina il Montefeltro,
anche lei finirà in Romagna? ANCONA LA REGIONE Marche «è pronta a presentare ricorso
alla Corte costituzionale contro il distacco dei sette Comuni della Valmarecchia». La
giunta regionale ha deciso di impugnare la norma che è attualmente all'esame
del Senato la proposta di legge per il distacco dei Comuni di Casteldelci,
Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello e la
loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna è stata approvata dalla Camera
dei deputati il 6 maggio scorso , incaricando il proprio servizio legislativo
di predisporre gli atti necessari. «La decisione è stata assunta in base al
parere richiesto al Comitato tecnico consultivo regionale per la legislazione»
spiegano in Regione ricordando come «secondo l'orientamento della Corte costituzionale, le modifiche territoriali vanno approvate
sentiti i consigli regionali interessati attraverso l'acquisizione e l'esame
dei pareri pervenuti». «Dall'esame della documentazione parlamentare relativa
all'iter della proposta di legge ha commentato il governatore Gian Mario Spacca
emerge che il parere negativo della Regione Marche non sia stato adeguatamente
valutato nel merito e, soprattutto, non siano state motivate le ragioni per le
quali vadano respinte le argomentazioni delle Marche. In questo modo vengono
lese le prerogative regionali costituzionalmente garantite. Una scelta ancor
più contraddittoria se si considera l'evoluzione in senso federalista dello
Stato, che dovrebbe tenere nella massima considerazione l'opinione delle
autonomie regionali e non solo quelle dei singoli territori». DAL CANTO suo il Comitato
sì per una Valmarecchia in Emilia Romagna' ribadisce la sua volontà
secessionista. «Le minacce della giunta regionale delle Marche non
impressionano la Valmarecchia afferma il Comitato . Noi continuiamo a credere
nelle giuste ragioni, nella Costituzione Italiana e nel Parlamento che ha
sottoposto la nostra legge al vaglio di tutte le Commissioni, alla valutazione
di esperti, compresi i professori costituzionalisti e non ci facciamo
intimidire dal canto del cigno di un presidente e della sua giunta che
evidentemente non ha avuto ancora il tempo di valutare il risultato elettorale
fortemente contrario a lui e ai suoi noti e riconosciuti ispiratori». Secondo
il Comitato che rappresenta i sette Comuni secessionisti «è evidente il
tentativo di esautorare il Parlamento dei suoi poteri (97 % dei consensi nella
votazione alla Camera) proprio da parte di chi a parole dimostra di volerlo
tenere nella massima considerazione. Perché questa iniziativa? Per influenzare
le decisioni della Commissione Affari Costituzionali del Senato che è orientata
(convocata per domani, ndr) alla sede deliberante in considerazione di tutto
quello che, di positivo e di favorevole, è accaduto fino ad oggi. Un
atteggiamento provocatorio che tende a creare tensioni e protesta sul territorio,
un atteggiamento subdolo perché arriva solo dopo la consultazione elettorale
che ha visto anche alleanze atipiche, che mai e poi mai si sarebbero realizzate
a queste condizioni» Tiziana Petrelli Image: 20090616/foto/7341.jpg
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACHE pag. 18 di
ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA NÉ DI QUA nè di l ... di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA
NÉ DI QUA nè di là. La Valmarecchia rimane in bilico, pronta a scivolare' verso
la riviera di Romagna che l'attende a braccia aperte, ma trattenuta da un improvviso
rigurgito regionalista. Per fortuna il Montefeltro non è il Kosovo, e Gian
Mario Spacca, governatore delle Marche, non è Milosevic. Ma fa discutere la decisione della sua giunta di ricorrere alla Corte
Costituzionale per bloccare l'iter legislativo che sancisce l'aggregazione
all'Emilia Romagna di sette comuni della Valmarecchia. Il referendum votato a
larga maggioranza dagli abitanti di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria,
Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello, per la mini secessione risale
ormai a due anni fa. Quello della Valmarecchia non è l'unico caso in
Italia di paesi e cittadine che chiedono di cambiare regione. Anche questo
sembrava procedere senza intoppi, considerando una questione storica che da
sempre vede le colline montefeltrine più legate alla Romagna che non alle
Marche. Fino ad oggi, quando da Ancona è scattato il richiamo all'unità e la
decisione di presentare ricorso contro la legge pro distacco, già approvata
alla Camera e attualmente in discussione al Senato. «Dall'esame della proposta
di legge dice il governatore Gian Mario Spacca emerge che il parere negativo
della Regione Marche non sia stato valutato nel merito e soprattutto non siano
state motivate le ragioni per le quali vadano respinte le argomentazioni delle
Marche». Una tesi ineccepibile ma, secondo più di una voce, tardiva, perchè
dettata soprattutto da preoccupazioni politiche: vedi la batosta alle
amministrative in molti comuni rossi marchigiani. Dal canto suo il comitato Sì'
per una Valmarecchia in Emilia Romagna, ribadisce la sua volontà secessionista.
E mentre i vertici dell'Emilia Romagna per ora non commentano, a dirsi stupito
del ricorso è Nando Fabbri presidente della Provincia di Rimini: «La Regione
Marche dice incorre a mio avviso in due errori. Uno di merito: ignorare la
volontà dei cittadini della Valmarecchia. E l'altro di metodo: opporsi al
Parlamento che ha deliberato, accogliendo quella volontà, tutelata dalla
Costituzione.» Image: 20090616/foto/7149.jpg
( da "Repubblica, La"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 39 - R2 In
Norvegia il 44% dei manager è donna. Viaggio nel Paese dove l´altra metà del
cielo fa bene i bilanci. Anche grazie a una legge CHIARA SARACENO Il problema
non è l´opportunità o meno di stabilire una quota femminile per le posizioni che
comportano potere decisionale e prestigio - in economia come in politica, nelle
istituzioni culturali come nella Corte costituzionale. Il problema è come
ridurre ed evitare che si riproduca una quota maschile che si avvicina al
monopolio. Un monopolio così dato per scontato che nessun uomo si sognerebbe
mai di ritenersi offeso, o sminuito nel riconoscimento delle proprie
competenze, se assunto, promosso, designato proprio perché innanzitutto
appartiene al "sesso giusto". Viceversa l´introduzione di una
"quota femminile" che intacchi minimamente quel monopolio è percepita
come una ingiustizia degli uomini, che vedono ridursi le proprie possibilità.
Spesso è anche percepita come un´offesa, o una diminuzione, da parte delle
donne, che si sentono dequalificate se promosse anche in quanto tali. SEGUE
NELLE PAGINE SUCCESSIVE SEGUE A PAGINA 41
( da "Romania Libera"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi online
anunturile din ziarul Romania libera: Fostul procuror Dan
Voinea s-a pensionat cu 185 milioane pe luna (AUDIO) Rl online Marti, 16 Iunie
2009 Fostul procuror militar Dan Voinea, care s-a retras din activitate in urma cu o luna de zile,
are o pensie de 185 de milioane de lei. Procurorul general, Laura Codruta
Kovesi, a acuzat modul in care Voinea si-a facut meseria, mentionand ca legea
nu ar trebui sa permita pensionarea unui magistrat pana nu este solutionata
actiunea disciplinara pornita impotriva lui. Kovesi a declarat luni seara la
Realitatea TV (audio NewsIn) ca dosarele Revolutiei si Mineriadelor sunt o
problema foarte mare pentru Ministerul Public. "Toate aceste vicii de legatura
au fost sizate. Am cerut revocarea din functie. Din nefericire si-a depus
cererea de pensionare. Pana nu ai lamurit nu trebuie aprobata cerea de
pensionare", a declarat Kovesi. "Iata ca au fost si erori de
procedura, au fost si perioade in care nu s-a lucrat in aceste dosare. Vorbim
de acte dispuse in dosar si de inceperi de urmariri penale? Stiti cum se
incepea urmarirea penala in dosarele astea? Pe hartii fara antet, scrisa de
mana, fara incadrare juridica, trecute niste nume, 10-20 de nume dintre care 10
sau 15 persoane decedate, neinregistrate", a continuat procurorul general.
In data de 12 martie Kovesi l-a criticat Voinea pentru restituiri de dosare in
cazul Mineriada si pentru ca a pus sub urmarire penala persoane decedate. In
aceasi zi sectia pentru procurori a CSM a avizat revocarea din functia de
procuror-sef adjunct al Sectiei Parchetelor Militare a lui Voinea. Voinea a
contestat decizia CSM si a
anuntat ca isi depune la Consiliu cererea de pensionare. Voinea a detinut,
intre 1997 si 2000, sefia Sectiei Parchetelor Militare, iar in aprilie 2006 a
fost numit in functia de procuror militar sef adjunct al Sectiei Parchetelor
Militare. Din aceeasi categorie: Popularii europeni (PPE) au castigat
alegerile pentru Parlamentul European, potrivit estimarilor PE Puiu Popoviciu
poate parasi taraCumnatul lui Laszlo Tokes, colaborator al fostei Securitati
Voteaza
( da "Repubblica.it"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA - La Procura di
Roma ha chiesto al Tribunale dei Ministri di archiviare l'inchiesta sui voli di
Stato, per la quale è indagato per abuso d'ufficio il premier Silvio
Berlusconi. Questo perché, secondo i magistrati della capitale, su ciascuno dei
sei voli sui quali si era puntata l'attenzione dell'ufficio del pubblico
ministero era presente una persona autorizzata a usufruire del volo. E poi
perché, sempre a loro giudizio, esiste una costante giurisprudenza
sull'ospitalità a bordo in simili occasioni. A firmare la richiesta, i pubblici
ministeri Simona Maisto, Giuseppe Saieva e Ilaria Calò, il procuratore aggiunto
Achille Toro e il procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara. L'inchiesta,
ricordiamolo, era nata a proposito dei trasferimenti aerei da e per Villa
Certosa, concessa - come testimoniato dalle foto - anche a personaggi come il
cantante Mariano Apicella. La richiesta di archiviazione, su cui si dovrà
pronunciare il Tribunale dei Ministri, è stata motivata dalla Procura in base
al fatto che, su tutti e sei i voli, c'era sempre una personalità titolata a
fruire del collegamento aereo. I magistratui hanno citato anche la
giurisprudenza sul tema, e in particolare una sentenza della Corte Costituzionale. Che, in una circostanza analoga, non
ravvisò nè profili di rilevanza penale, nè danni erariali. In pratica,
nonostante l'ospitalità data a estranei sia conclamata, e sebbene fosse in
vigore un regolamento restrittivo voluto dal governo Prodi, la Procura ha
valutato il caso dei voli di Berlusconi simile a quello che due anni fa
coinvolse Clemente Mastella e Francesco Rutelli (allora ministri). In
sostanza, non ci sarebbe stato un danno per lo Stato né un apprezzabile
ingiusto profitto per Berlusconi. OAS_RICH('Middle'); (16 giugno 2009
( da "Sestopotere.com"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Patente a punti.
Asaps: solo 205.958 i conducenti che hanno ultimato i corsi di recupero
(16/6/2009 10:20) | (Sesto Potere) - Forlì - 16 giugno 2009 - La famosa patente
a punti sta per compiere 6 anni. Qualche risultato positivo sè
visto. Si poteva far meglio? Sì si poteva far meglio. Lo spiega in uninchiesta
il numero di luglio de il Centauro organo ufficiale Asaps. Allinizio la
patente a punti ha prodotto una sua primordiale efficacia dissuasiva, e si sono
visti i risultati col calo degli incidenti, poi col tempo gli italiani, molto bravi a capire come funziona il
sistema, hanno messo da parte la paura e hanno tirato fuori la strategia. Prima
di tutto si è capito che lelettronica con la rilevazione delle
violazioni a distanza, dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale del
2005, permetteva di
non comunicare chi era il conducente alla guida. In molti casi si è adottato il
sistema delladdebito dei punti al nonno patentato, alla mamma, al cittadino
extracomunitario che collabora col datore di lavoro. Di tutto e di più. Alla
data del 31 marzo 2009
sono stati prelevati 50.174.111 punti dalle patenti dei 35.587.248 conducenti
del nostro Paese (gli uomini violano di più, infatti 76,5% dei punti è stato
prelevato ai maschi e 23,5% alle femmine, ma i patentati sono al 57,28% maschi
e 42,72% femmine). Appena 1,4 punti a testa per ogni conducente. Su 12.635.550
infrazioni con costo punti comunicate dalle varie forze di polizia al Ministero
dei Trasporti il postino, al 31.12.2008, ha suonato al campanello di 11.735.862
italiani per comunicare laddio a un po di punticini dalla loro
patente. Però, si badi bene, i conducenti che hanno ultimato il corso per il
recupero punti in questi anni sono stati solo 205.958, cioè appena 1,7% di
quelli che li avevano in parte persi. I punti totali recuperati sono stati solo 1.327.655, appena
il 2,6% dei 50 milioni di punti persi. Come mai? Troppo difficili i corsi di
recupero? Neanche a parlarne, infatti non sono previsti gli esami di verifica.
Troppo costosi? Improbabile. Semplicemente i conducenti si sono accorti che con
appena 2 anni di buona condotta alla guida (o di fortuna per la scarsità dei
controlli) i punti si recuperano tutti. Ma quanti sono quelli che hanno
dilapidato tutto il patrimonio che ci permette di guidare la nostra bella auto,
la moto, o un camion? Sono stati appena 99.857 questi super sfortunati che in 6
anni hanno dovuto rifare tutto da capo, appena lo 0,28% dei 35 milioni di
patentati. Bazzecole. Ma allora siamo un popolo di virtuosi alla guida!? No
siamo un popolo di furbi che sa navigare bene fra leggi con le maglie larghe,
molto larghe, tanto che sulla strada punti se ne perdono pochi, ma si continua
a morire troppo. Nel frattempo i bravini o fortunati dal luglio del 2003 di
punti ne hanno già ricevuti in omaggio 4, due per ogni biennio senza
infrazioni. A luglio prossimo se ne aggiungeranno 2 e diventeranno 6. Ottimo!
Avremo un bonus gratuito per passare col semaforo rosso almeno una volta,
tornando al campo base di quota 20. Potremo fare 2 belle corse eccedendo di
oltre 60 km/h il limite massimo di velocità oppure potremo permetterci anche
due sbronzette da 10 punti di prelievo luna. Ce ne avanzeranno
ancora 6 di punti. Hai voglia a divertirti. "Speriamo che con la prossima
(imminente?) revisione integrale del Codice della strada, ovvero con le prossime modifiche
attualmente in discussione in Parlamento, si riesca a ridare vigore allistituto
della patente a punti che, in ogni caso, – pur alla luce delle criticità
evidenziate – tanto ha dato in termini di riduzione della mortalità sulle strade del paese. Forse però è
ora di cominciare a fare sul serio. O no?": commenta Giordano Biserni,
Presidente Asaps.
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Mancanza di una
"retribuzione equa e dignitosa", ma anche dei "servizi sociali
che assicurano protezione in caso di maternità, malattia, vecchiaia, e di ferie
retribuite", e "abuso del lavoro a tempo determinato". E' quanto
denuncia la Federazione che riunisce i magistrati onorari di tribunale - al
secondo giorno di sciopero - in un ricorso presentato alla Commissione europea
per denunciare la "violazione da parte dell'Italia di norme del diritto
comunitario" in materia di trattamenti riservati ai giudici onorari.
Secondo la Federmot, in Italia vengono violate "le direttive 2006/54/CE,
93/104/CE, 99/70/CE, la Carta Dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, la Carta
di Strasburgo". Il ricorso, allegando statistiche e documenti, dimostra
che "l'attuale assetto della categoria non corrisponde più al modello
teorico di magistratura onoraria e che il servizio reso dalle toghe onorarie
corrisponde invece a una prestazione di lavoro subordinato". A sostegno
delle proprie deduzioni vengono allegate anche sentenze
della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. "Si tratta di
garanzie - spiega la Federmot - previste in via inderogabile già dalla nostra
carta costituzionale, ma
svuotate di contenuto dalla legislazione ordinaria". La Federazione
promuoverà ora in Italia cause individuali dei propri associati per rivendicare
"tutti i diritti finora negati".
( da "Stampaweb, La"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA Riflettere in
maniera «pacata e puntuale» sul sistema delle nomine in magistratura, ma senza che questo «delegittimi» il lavoro del Csm,
«demotivandone» i suoi componenti e ledendone il lavoro; per quanto riguarda
poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve essere
amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le decisioni
finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento. Il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo lincontro
avuto oggi con i vertici del Csm e i consiglieri dimissionarì dalla V
commissione, Giuseppe Maria Berruti, Vincenza Maccora e Vincenzo Siniscalchi, ha preso posizione
in difesa delloperato dellorgano di autogoverno
della magistratura, invitando tutti a riflettere e moderare i toni. «Polemiche
indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM ha
proceduto, in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge,
alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari - si legge
in una nota diffusa dal Colle - possono creare nei confronti di questi ultimi
un clima di ingiusta delegittimazione, demotivandone limpegno.
Una pacata e puntuale riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire
in questa materia, è invece la sola strada per giungere a risultati positivi
nellinteresse generale». Inoltre, si legge sempre nel comunicato del Quirinale, «è convinzione del
Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi relativi allo stato
attuale dellamministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga
finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali
interessate, nel reciproco rispetto. Il libero scambio di opinioni, e lespressione
di divergenze sulle soluzioni da adottare - conclude il comunicato non
dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate né interferire nella fase delle decisioni che
spettano al Parlamento».
( da "Vita non profit online"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
PREMI. La direttrice
del Pam vince il Premio Bellisario Reading time: 3 minutes --> di Sara De
Carli - pubblicato il 16 Giugno 2009 alle 17:11 Tra le donne premiate anche
Livia Pomodoro e Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale
"Luigi Daga" di Laureana di Borrello Josette Sheeran, direttore
esecutivo del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite riceverà,
venerdi 19 giugno, il premio internazionale Marisa Bellisario. Lo ha annunciato
oggi Lella Golfo, Presidente della Fondazione, in visita dal Presidente Giorgio
Napolitano. «Sono profondamente grata alla Fondazione Marisa Bellisario per
questo prestigioso riconoscimento. è un onore per me essere insieme con alcune
tra le migliori e più brillanti donne che hanno fortemente contribuito a
rendere il mondo intero un posto migliore. Ricevo questo premio in nome dei
milioni di affamati nel mondo, le cui sofferenze peggiorano ogni giorno di più
a causa degli alti prezzi alimentari e della congiuntura economica negativa», ha
dichiarato Josette Sheeran. Alla Sheeran verrà consegnata la Mela d'Oro della
categoria internazionale, per le sue capacità manageriali nei settori cruciali
e delicati della fame mondiale e dello sviluppo globale. L'anno scorso il Pam
si trovò a fronteggiare una crisi senza precedenti dovuta ad un aumento dei
prezzi dei generi alimentari e del petrolio che aveva spinto oltre 100 milioni
di persone nella spirale della fame e richiesto all'agenzia risorse aggiuntive
pari a 755 milioni di dollari. Né sono incoraggianti le previsioni per
quest`anno: l'aumento delle persone a rischio insicurezza alimentare richiede
per l'agenzia una mobilitazione record di 6,4 miliardi di dollari. Accanto alla
Sheeran, altre sedici donne verranno premiate. Fra loro ci sono Livia Pomodoro,
presidente del Tribunale di Milano e suor Giuliana Bragantini della
Congregazione delle Suore Canossiane. Per i premi speciali per l'impegno civile
e sociale, Titti Postiglione Dirigente del Servizio Coordinamento della Sala
Situazione Italia e Monitoraggio del Territorio ed Emergenze Marittime,
Raffaella Leone, Vice Presidente di Eni Foundation e membro CdA Fondazione Eni
Enrico Mattei, Marie Madeleine Mborantsuo Presidente della
Corte Costituzionale e membro dell'Associazione delle Donne Giuriste gabonesi e
Rangina Hamidi Fondatrice dell'Afghans for Civil Society (ACS) e Presidente del
Kandahar Treasure. Infine, per il Germoglio d'Oro, assegnato ai giovani, Angela
Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale "Luigi Daga" di
Laureana di Borrello (RC), il primo in Italia a sperimentare per i
giovani la custodia attenuata (www.laureanaborrello.it).
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
''Rinnovata fiducia
nell'impegno del Consiglio Superiore della magistratura'' e invito a ritirare
le dimissioni rivolto ai consiglieri Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e
Vincenzo Siniscalchi (primi due togati e il terzo laico), ritiratisi dal loro
incarico nella V commissione dell'organo di autogoverno della magistratura,
quella relativa agli incarichi direttivi. Lo si legge nella nota del Capo dello
Stato Giorgio Napolitano, diffusa dopo l'incontro al
Quirinale con i vertici del CSM e con i tre consiglieri dimissionari. I tre componenti la
Commissione si erano dimessi all'indomani delle accuse al CSM di lottizzazione degli incarichi,
seguendo la logica delle 'correnti', arrivate dal ministro della Giustizia,
Angelino Alfano. L'intervento del Guardasigilli arrivava poche ore dopo
il richiamo al CSM dello stesso Presidente della
Repubblica, che invitava ad operare le scelta dei dirigenti degli uffici senza
cadere nella trappola delle 'correnti'. Il Presidente della Repubblica, si
legge nella nota, ''ha condiviso l'unanime orientamento del Comitato di
Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni dei
Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V Commissione
consiliare. Il Presidente della Repubblica - si sottolinea - ha espresso
rinnovata fiducia nell'impegno del CSM e delle sue
Commissioni a tener conto dell'invito da lui stesso formulato - anche in
occasione della seduta del 9 giugno - affinche' tutte le scelte che al
Consiglio competono vengano compiute senza essere 'condizionate da logiche di
appartenenza correntizia'''. Peraltro, continua il Presidente, ''polemiche
indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM
ha proceduto - in attuazione delle nuove e piu' impegnative disposizioni di
legge - alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari,
possono creare nei confronti di questi ultimiun clima di ingiusta delegittimazione,
demotivandone l'impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle piu'
corrette prassi da seguire in questa materia, e' invece - per Napolitano - la
sola strada per giungere a risultati positivi nell'interesse generale''.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
NAPOLITANO: FIDUCIA
IN CSM. CONSIGLIERI RITIRINO DIMISSIONI
-->''Rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio Superiore della
magistratura'' e invito a ritirare le dimissioni rivolto ai consiglieri
Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi (primi due togati e
il terzo laico), ritiratisi dal loro incarico nella V commissione dell'organo
di.
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Riflettere in
maniera "pacata e puntuale" sul sistema delle nomine in magistratura,
ma senza che questo "delegittimi" il lavoro del
Csm, "demotivandone" i suoi componenti e ledendone il lavoro; per
quanto riguarda poi le riforme e i canoni in base ai quali la giustizia deve
essere amministrata, va bene il dialogo ma è necessario ricordare che le
decisioni finali, in campo legislativo, spettano sempre al Parlamento.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l'incontro avuto oggi
con i vertici del Csm e i consiglieri 'dimissionari' dalla V commissione,
Giuseppe Maria Berruti, Vincenza Maccora e Vincenzo Siniscalchi, ha preso
posizione in difesa dell'operato dell'organo di autogoverno della magistratura,
invitando tutti a riflettere e moderare i toni. "Polemiche indiscriminate
circa i criteri in base ai quali il CSM ha proceduto,
in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge, alla nomina
di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari - si legge in una nota
diffusa dal Colle - possono creare nei confronti di questi ultimi un clima di
ingiusta delegittimazione, demotivandone l'impegno. Una pacata e puntuale
riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire in questa materia, è
invece la sola strada per giungere a risultati positivi nell'interesse
generale". Inoltre, si legge sempre nel comunicato del Quirinale, "è
convinzione del Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi
relativi allo stato attuale dell'amministrazione della giustizia e alla sua
riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi
appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco
rispetto. Il libero scambio di opinioni, e l'espressione di divergenze sulle
soluzioni da adottare - conclude il comunicato non dovrebbero dar luogo a
contrapposizioni esasperate né interferire nella fase delle decisioni che
spettano al Parlamento".
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Respinte le
dimissioni di tre consiglieri del Csm Napolitano: confronto, ma decide il
Parlamento -->Il Presidente della Repubblica ha rigettato le richieste di
Berruti, Maccora e Siniscalchi, pronti a lasciare per protesta contro le parole
di Alfano sulla lottizzazione delle nomine.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Csm, il Colle
respinge le dimissioni: "Non interferire con il Parlamento" -->Il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime
orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a
rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il
Colle: "No a contrapposizioni esasperate nè interferenze nella fase delle decisioni
che spettano al Parlamento"
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Napolitano respinge
le dimissioni dal Csm presentate da tre consiglieri -->Berruti, Siniscalchi
e Maccora avevano lasciato il loro posto in polemica con il ministro della
Giustizia
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia;
Napolitano e Csm respingono dimissioni consiglieri -->Il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del
comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri
Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della
V Commissione consiliare. E' quanto si legge in una.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/
Napolitano e Csm respingono dimissioni consiglieri -->Il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del
comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei consiglieri
Giuseppe Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi da componenti della
V Commissione consiliare. E' quanto si legge in una.
( da "TGCom" del
16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
16/6/2009
Csm respinge dimissioni consiglieri Napolitano: "Rinnovo la mia
fiducia" Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso
l'orientamento del comitato di presidenza del Csm a rigettare le dimissioni dei
consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il Capo dello Stato ha espresso
rinnovata fiducia nell'impegno del Consiglio Superiore della Magistratura e
delle sue commissioni a tener conto dell'invito affinché "tutte le scelte
vengano compiute senza condizionamenti da logiche di appartenenza
correntizia". Al termine dellincontro con i
consiglieri del Csm il Presidente Napolitano ha chiesto poi in una nota ai
magistrati ma non solo maggior rispetto per quelle decisioni che spettano al
Parlamento. "E' convinzione del Presidente della Repubblica
si legge - che sui molteplici problemi relativi allo stato attuale
dell'amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga finalmente
un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze
istituzionali interessate,
nel reciproco rispetto. Il libero scambio di opinioni e
l'espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare ha proseguito
non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate ne' interferire
nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento".
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
QUIRINALE:
NAPOLITANO INCONTRA COMITATO PRESIDENZA CSM -->Il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato nel pomeriggio al
Quirinale i componenti del Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della
Magistratura, composto dal Vice Presidente, Nicola Mancino, e dai componenti di
diritto, Vincenzo Carbone e Vitaliano Esposito,.
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Un "grave
precedente": con queste parole un portavoce di governo del Niger apparso
alla televisione nazionale ha definito la decisione della
Corte Costituzionale di annullare il decreto con il quale il presidente Mamadou
Tandja aveva convocato un referendum costituzionale per il prossimo 4 agosto. Lo riferisce l'agenzia Misna. "Un
decreto è un atto di governo che, in principio, non è suscettibile di
ricorso" ha precisato il portavoce, aggiungendo che "tutte le
istituzioni, prescindere dalla loro legittimità, derivano la loro ragion
d'essere dal popolo sovrano, al quale bisogna dare la possibilità di esprimersi
sul cammino e i progressi del paese". Dopo settimane di polemiche, in
seguito alla decisione del presidente di indire un referendum per modificare la
Carta fondamentale e assicurarsi la possibilità di accedere a un terzo mandato
consecutivo, la Corte Costituzionale - accogliendo il ricorso presentato da
esponenti dell'opposizione e società civile - ha stabilito che "il decreto
costituisce una violazione della Costituzione tutt'ora in vigore". In base
alle leggi del paese, le sentenze della Corte Costituzionale sono inappellabili
e il loro potere si applica anche alle massime cariche dello stato. La Corte ha
chiamato le istituzioni a indire elezioni legislative anticipate entro la fine
di agosto; elezioni presidenziali sono previste invece il 14 novembre prossimo,
poco prima della scadenza del secondo mandato di Tandja, alla fine di dicembre.
( da "Virgilio Notizie"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Comitato di
Presidenza del CSM ha respinto le dimissioni dei consiglieri della Commissione
incarichi direttivi Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in
via di urgenza a seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica;
lette le dichiarazioni del Capo dello Stato di condivisione dell'unanime orientamento
espresso da questo Comitato nella seduta del 12 giugno u.s. di
respingere le dimissioni presentate dai Consiglieri Berruti, Maccora e
Siniscalchi; nell'esercizio della delega conferita dal Presidente della
Repubblica al Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura,
rigetta le dimissioni presentate dai Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi
e li invita a riprendere le loro funzioni nella V Commissione consiliare,
finora esercitate con trasparenza, equilibrio e responsabilita'''.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/
Consiglieri Csm 'dimissionari' torneranno a loro posto -->"Molto
probabilmente riprenderemo il nostro posto". A dirlo è Giuseppe Maria
Berruti, consigliere dimissionario dalla V commissione del Csm, che non si
sbilancia, ma che di fatto accoglie l'invito del capo dello Stato e della
presidenza di palazzo dei Marescialli a ritirare le dimissioni. Berruti.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
## Giustizia/
Napolitano media su caso Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale
lo scontro fra tre consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino
Alfano sulle nomine dei magistrati. Al Colle salgono prima i componenti
dell'ufficio di presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg della
Cassazione Vitaliano Esposito e il primo presidente.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia/ Maccora
(Csm): Fiducia Napolitano rasserena clima -->"Ho preso atto della
fiducia che il presidente della Repubblica ha voluto manifestarci, ribadita dal
Comitato di presidenza: questo mi consente di riprendere il mio lavoro con
assoluta serenità". Lo dice Ezia Maccora, consigliere togato di Magistratura
Democratica al Csm, dopo il colloquio avuto.
( da "Wall Street Italia"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
CSM: COMITATO PRESIDENZA RESPINGE
DIMISSIONI CONSIGLIERI V COMMISSIONE -->Il Comitato di Presidenza del CSM ha respinto le dimissioni dei consiglieri della
Commissione incarichi direttivi Berruti, Maccora e Siniscalchi. Il CSM, si legge in una nota, ''riunito in via di urgenza a
seguito del colloquio con il Presidente della Repubblica; lette le
dichiarazioni del Capo.
( da "WindPress.it"
del 16-06-2009)
Argomenti: Giustizia
16-06-2009
Comunicato al termine dell'incontro del Presidente Napolitano con il Comitato
di Presidenza del CSMC o m u n i c a t o Il Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso l'unanime orientamento del
Comitato di Presidenza del CSM a
rigettare le dimissioni dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da
componenti della V Commissione consiliare. Il Presidente della Repubblica ha
espresso rinnovata fiducia nell'impegno del CSM e delle sue Commissioni a tener conto dell'invito da lui stesso
formulato anche in occasione della seduta del 9 giugno affinché tutte le scelte
che al Consiglio competono vengano compiute senza essere
"condizionate da logiche di appartenenza correntizia". Peraltro,
polemiche indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM
ha proceduto in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di legge
alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari, possono
creare nei confronti di questi ultimi un clima di ingiusta delegittimazione,
demotivandone l'impegno. Una pacata e puntuale riflessione critica sulle più
corrette prassi da seguire in questa materia, è invece la sola strada per
giungere a risultati positivi nell'interesse generale. E' convinzione del
Presidente della Repubblica che sui molteplici problemi relativi allo stato
attuale dell'amministrazione della giustizia e alla sua riforma si imponga
finalmente un franco e costruttivo confronto, nelle sedi appropriate, tra tutte
le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. Il libero scambio
di opinioni, e l'espressione di divergenze sulle soluzioni da adottare, non
dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate né interferire nella fase
delle decisioni che spettano al Parlamento. Roma, 16 giugno 2009 IL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICAI PRESIDENTILA COSTITUZIONEATTIVITA' DEL CAPO DELLO STATOGLI
UFFICILE ONORIFICENZE
( da "Stampa, La" del
17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Domande &
risposte DOPO IL VOTO Iran, la piramide del potere SCHIERAMENTI IN LOTTA
Militari con i religiosi e studenti con i riformisti: chi comanda nella
Repubblica Islamica? Come sono divisi i poteri in Iran? L'architettura
istituzionale uscita dalla rivoluzione del 1979 è complessa. Il punto di
riferimento è la Guida Suprema, un religioso, che viene eletto dall'Assemblea
degli Esperti, 86 religiosi, a loro volta eletti a suffragio universale sulla
base di liste preparate dal governo. La Guida Suprema ha un incarico a vita,
anche se può essere rimosso in casi eccezionali dall'Assemblea degli Esperti.
Gli esperti hanno un mandato di otto anni, rinnovabile. Il loro presidente è
l'uomo più potente dopo la Guida Suprema. Che poteri ha la Guida Suprema, Ali
Khamenei? La Guida Suprema nomina metà dei 12 membri del Consiglio dei
Guardiani (gli altri sono laici nominati dal Parlamento), una
specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e
seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica. La Guida Suprema nomina
i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori
di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni.
Dopo la morte di Khomeini, nel 1989, la Guida Suprema è sempre stato Ali
Khamenei. Il presidente dell'Assemblea degli Esperti è il suo rivale Ali Akbar
Hashemi Rafsanjani, che guida anche lo strategico Consiglio per il
Discernimento del Sistema. Quanto contano concreta- mente il Presidente della
Repubblica e il Parlamento? Il Presidente della Repubblica, eletto ogni
quattro, anni è il capo dell'esecutivo. È la più alta carica istituzionale dopo
la Guida Suprema. Ha un ruolo di governo più che di rappresentanza. Ha in mano
la politica economica ed estera, presiede il consiglio dei ministri (21) ma non
controlla le forze armate (che fanno riferimento alla Guida Suprema). Mahmud
Ahmadinejad, il primo laico dal 1981, è stretto alleato di Khamenei e dei
religiosi conservatori. Ha favorito gli interessi economici del corpo paramilitare
dei Guardiani della Rivoluzione, soprattutto nel settore petrolifero, e
moltiplicato per 15 i finanziamenti al Consiglio dei Guardiani. Il Parlamento
(Majles) ha 290 membri e conta poco. Ma può costringere alle dimissioni un
ministro. Chi sono i Guardiani della Rivoluzione e i Basiji? I Guardiani della
rivoluzione (o Pasdaran) sono uno dei due corpi delle forze armate, sotto un
unico comando assieme alle forze regolari. Ma di fatto bilanciano a favore dei
religiosi l'esercito regolare (grande sconfitto nella rivoluzione). Hanno 125
mila uomini. Il comandante è nominato da Khamenei, che ha consentito, assieme
ad Ahmadinejad, la loro espansione nei settori economici statali: di fatto
controllano un terzo del Pil. I Basiji, o difensori degli oppressi, sono una
milizia di volontari (una specie di ronda all'ennesima potenza). L'organico è
di 90 mila uomini, ma possono mobilitarne un milione. Sono il braccio armato
(di bastoni e coltelli) dei religiosi in caso di repressioni. Chi sono i
riformisti? Chi è Mousavi, chi tira le fila? I due uomini forti dell'assetto
istituzionale sono quindi la Guida Suprema Khamenei e il presidente
dell'Assemblea degli Esperti Rafsanjani. Entrambi hanno servito come presidenti
della Repubblica e si sono costruiti una rete di consenso e di interessi
economici. Khamenei è legato ai Pasdaran e al clero più intransigente,
Rafsanjani alle classi commerciali borghesi: ha fatto arricchire parecchi oltre
a essersi arricchito. Rafsanjani venne sconfitto da Ahmadinejad nel 2005, dopo
che aveva servito per due mandati negli Anni Novanta. Gli succedette Mohammad
Khatami, la grande speranza dei riformatori. Hossein Mousavi fu primo ministro
tra il 1985 e il 1989, gli anni della guerra con l'Iraq, sotto la presidenza
Khamenei. Ma è poi passato nel campo dei riformatori, facendo riferimento a
Khatami e allo stesso Rafsanjani. Che ruolo hanno gli studenti nelle proteste?
E Khatami? Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni. Gli
universitari di Teheran rappresentano la fascia sociale più occidentalizzata e
informata dell'Iran. Nel 1999 scatenarono una rivolta repressa nel sangue
(decine di morti, desaparecidos). Il loro obbiettivo erano i conservatori e le
loro restrizioni (specie nei costumi e nei diritti delle donne). Presidente della
Repubblica era il riformatore Khatami, che però non poteva seguire il programma
troppo filo-occidentale degli universitari. La spinta riformatrice di Khatami
si fermò lì. Come cambia lo scacchiere regionale e internazionale? Ahmadinejad
ha ribaltato la politica di appeasement di Khatami con l'Occidente. La sfida a
Israele a gli Stati Uniti, in chiave interna, cementa il consenso tra i
Pasdaran (dai quali proviene) le milizie, i religiosi, che a loro volta
distribuiscono le prebende statali attraverso la rete di moschee con le loro
appendici associative e di mutuo soccorso. I finanziamenti a Hezbollah in
Libano e Hamas a Gaza servono a tenere sotto pressione Israele. Il nucleare è
fonte di orgoglio nazionale e vasto consenso. Ma Ahmadinejad si è avvicinato al
Patto di Shanghai che unisce Russia, Cina e i Paesi dell'Asia centrale (in
Tagikistan e Uzbekistan tra l'altro si parla largamente il persiano), ma ha
anche stretto rapporti amichevoli con Afghanistan (altro Paese di lingua
persiana) e Pakistan. Il suo viaggio di ieri al vertice di Ekaterinburg ha
suggellato questo nuovo asse che dovrebbe fornire sbocchi alle esportazioni e
mettere a disposizione alta tecnologia.
( da "Secolo XIX, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Voli di stati e
complotti 16.06 Roma. Un punto a favore del premier: sull'uso dei voli di Stato
si va rapidamente verso l'archiviazione. Ieri mattina, al termine dell'indagine
scattata sulla base delle foto riprese dal fotografo Zappadu, la Procura di
Roma ha inviato l'intero fascicolo al Tribunale dei Ministri, proponendo
l'archiviazione delle accuse. Sarebbero, infatti, «insussistenti» gli elementi
per configurare il reato di abuso d'ufficio da parte del Presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi. La motivazione è questa: sempre, a bordo dei sei
voli di Stato presi in considerazione, c'era una persona titolata a usufruire
di quel servizio (il premier, appunto, ndr). Eventuali ospiti (nelle foto si
vedono scendere dai velivoli di Stato il cantante napoletano Apicella, una
ballerina di flamenco e altre amiche del Presidente del Consiglio) non hanno
comportato alcun aggravio del bilancio dello Stato: quei voli, in altre parole,
sarebbero decollati e atterrati egaulmente. Né si può configurare un
consistente vantaggio per gli ospiti. L'attenzione della Procura di Roma, su
esposto del Codacons, si era accentrata soltanto su questi sei voli, perché
all'epoca era ancora in vigore una circolare, firmata dall'ex Presidente del
Consiglio Romano Prodi, che fissava norme restrittive nell'uso di quei
velivoli. La circolare è stata poi modificata dall'attuale governo in forma più
estensiva. Secondo i magistrati, però, una semplice "circolare" non
ha un valore di legge e non permette la configurazione di un conseguente reato.
La richiesta di archiviazione, peraltro, segue la giurisprudenza già
consolidata in materia dalla Cassazione: lo stesso principio e la stessa
richiesta di archiviazione furono avanzate nei confronti anche di Francesco
Rutelli, all'epoca ministro dei Beni culturali, e di Clemente Mastella,
all'epoca Guardasigilli. Il primo, in viaggio di ritorno a Roma dall'autodromo
di Monza dove aveva rappresentato il governo al Gran Premio automobilistico,
ospitò il secondo a bordo di un volo di Stato. Furono entrambi assolti. Caso
chiuso? Niente affatto. Il centrodestra attacca: «L'attacco delle opposizioni
su questa materia si è rivelato un fallimento. Che almeno il Pd e il quotidiano
Repubblica si scusinoȏ la richiesta di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.
«Lo sciame di cialtroni - è il linguaggio pesante scelto da Maurizio Gasparri,
capogruppo al Senato - intento ad alimentare complotti è servito». La risposta:
«A noi non interessava certo l'aspetto penale della questione. Ma la questione
morale, quella sì» ha replicato Dario Franceschini, ricordando la campagna
mediatica che rischiò di travolgere Rutelli, due anni fa. Per la maggioranza,
la notizia della richiesta di archiviazione (anche se il Codacons ha annunciato
ricorso) rappresenta una prima schiarita: non è da questa vicenda che potranno
arrivare siluri al governo. E allora i riflettori del
centrodestra si stanno spostando rapidamente sulla Corte Costituzionale: entro
settembre, infatti, è attesa una decisione sulla legittimità del "Lodo
Alfano", quello che mette le quattro più alte cariche dello Stato al
riparo da eventuali inchieste giudiziarie. La decisione non arriverà prima
dell'estate. Ma il lavoro di documentazione sta andando avanti.
L'Associazione Nazionale Costituzionalisti (il cui parere, peraltro, non ha
alcun peso nella decisione della suprema Corte) ha già anticipato un possibile
verdetto negativo: «Se davvero si volessero tutelare le più alte cariche dello
Stato, allora si dovrebbe estendere il beneficio anche a tutti i ministri,
corresponsabili dell'azione di governo, e persino a tutti i
parlamentari».Angelo Bocconettibocconetti@ilsecoloxix.it 17/06/2009
( da "Wall Street Italia"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia,
Napolitano media su caso Alfano-Csm: No dimissioni -->Finisce al Quirinale
lo scontro fra tre consiglieri del Csm e il ministro della Giustizia Angelino
Alfano sulle nomine dei magistrati. Al Colle ieri sono saliti prima i
componenti dell'ufficio di presidenza del Csm il vice Nicola Mancino, il pg
della Cassazione Vitaliano Esposito e il primo.
( da "Riformista, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
via giudiziaria
ricomincerebbero i processi a carico di berlusconi E se la scossa fosse la
sentenza sul lodo Alfano? di Alessandro De Angelis E se la «scossa» di cui ha
parlato Massimo D'Alema fosse la bocciatura del lodo Alfano
da parte della Corte costituzionale? Certo, la data dell'udienza sulla costituzionalità del
provvedimento non è stata ancora fissata. E, tenuto conto del calendario, tutto
lascia pensare che non si deciderà prima di settembre. Eppure lo spettro che
agita i sonni del Cavaliere passa proprio da lì. Pare un film già visto:
demolizione giudiziaria del premier, governo di transizione sostenuto anche
dalla sinistra, chiamata da D'Alema ad una «assunzione di responsabilità»,
crisi che si risolve in Parlamento. Non è un caso che i berlusconiani hard dopo
l'esternazione targata D'Alema hanno alzato il tiro. Brunetta ha denunciato
«una volontà eversiva degli assetti democratici del paese che ha origini
politico-editoriali ben precise». E il lider maximo lo ha apertamente tirato in
ballo come regista occulto della trama Raffaele Fitto. Il ministro degli Affari
regionali ha rilasciato dichiarazioni «inquietanti» (copyright di Fabrizio
Cicchitto): «A quali informazioni inaccessibili ai comuni mortali ha invece
accesso D'Alema? Forse ha ricominciato a frequentare quegli ambienti baresi in
cui D'Alema ha improvvisamente garantito una carriera politica a chi faceva un
altro mestiere?». Segnali. Forse qualcosa di più. Dopo il viaggio americano del
premier a palazzo Grazioli sono due le scuole di pensiero più accreditate su
chi trama con chi. La prima: «D'Alema è a conoscenza del fatto che c'è una
maggioranza favorevole alla bocciatura del Lodo Alfano». L'altra: «Nella Corte
ancora non si è stabilito un equilibrio visto che la sua composizione è molto cambiata
e D'Alema a nome di certi poteri invita a non scommettere sul premier. Per
questo si muove a giugno su una decisione che sarà presa a settembre». Di qui
al big bang - bocciatura del lodo, riapertura dei processi sul Cavaliere,
richiesta di dimissioni - il passaggio non è automatico. Anzi. Fatto sta che,
nella cerchia ristretta di Silvio, qualcuno denuncia un errore «politico» di
impostazione: Berlusconi invece di ripristinare l'immunità parlamentare, che
sarebbe stata la via maestra, ha giustificato il lodo sulla base dell'assunto
che uno «o governa o si difende». Quindi: «Se uno deve difendersi, chi
governa?» Questo alimenterebbe il pressing dalemiano, psicologico e politico.
Anche l'aspetto giuridico poi potrebbe rivelarsi un boomerang. Alfano è stato
attento alle obiezioni sollevate dalla Corte sul precedente lodo Schifani. Ma
allora la Consulta non affrontò quello che alcuni esperti considerano il nodo
di fondo: un provvedimento del genere si può fare con legge ordinaria o
richiederebbe una legge costituzionale? Fatto sta che
dietro le uscite del Cavaliere degli ultimi tempi (nell'ordine: sul '94, sul
«piano eversivo» e sulle elezioni anticipate) c'è la volontà di far uscire allo
scoperto i cospiratori, presunti o reali. Fuori e, soprattutto, dentro la
maggioranza. Basta sentire i suoi spin doctor. Giorgio Stracquadanio spiega:
«D'Alema ha preso atto che non c'è possibilità di alternative
politico-elettorali al governo: l'autosufficienza è fallita e i suoi possibili
alleati sono incompatibili, come Casini e Di Pietro. Quindi si vuole giocare la
carta dell'emergenza istituzionale per arrivare a un assetto tedesco. Per
questo crede di poter fare affidamento su Fini che spesso si smarca da
Berlusconi, su Pisanu e su Tremonti con cui ha un intenso dialogo intellettuale.
Ma tutto questo sta nella testa di D'Alema che pensa che il paese si governa
come un comitato centrale. Non è un "piano Solo", è solo un piano
destinato a fallire». Forse. O almeno fino a settembre. 17/06/2009
( da "Riformista, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
L'ultimo dei Virgin
A New York chiude la stagione dei cd Simboli. Serrande abbassate anche a Union
Square. La Grande Mela rimane senza megastore. Resistono i piccoli negozi e il
web. La musica digitale, i ritardi dei discografici e le mosse Apple: il download
di tracce singole e un lettore mp3 indispensabile. di Stefano Ciavatta L'ultimo
atto si è consumato. New York non ha più un solo megastore musicale. Fallite le
catene americane, anche la Virgin di Sir Richard Branson ha chiuso il suo
ultimo punto vendita nordamericano a Union Square. Nel giro di due anni in Usa,
si è passati da undici centri alla liquidazione della Virgin Entertainment
Group North America. Il Sunset Strip di Los Angeles, il primo Virgin aperto sul
suolo americano nel 1992 a Hollywood, ha chiuso l'anno scorso. A marzo le
serrande sono calate su un altro Virgin store, quello di Times Square a
Manhattan, un simbolo. Agli appassionati della Grande Mela rimane solo qualche
negozio di dischi indipendente. Chiudono i terminali di un'industria discografica
in crisi oramai da tempo, che in quasi dieci anni ha visto dimezzati gli
introiti, indebolita dalla pirateria online e mai rafforzata dalla vendita
tramite web. Per Fabio Luzietti dj e responsabile della programmazione musicale
di Radio Città Futura, testimone newyorchese dell'ultimo giorno di chiusura del
Virgin store, passare tra gli scaffali ha portato con sè «una sensazione di
grande tristezza. L'impressione è stata di vedere un simbolo della crisi
globale, i due Virgin store erano a New York il simbolo del negozio di dischi.
La chiusura di Union Square è un monumento al crollo delle vendite dei cd. A
Times Square le serrande abbassate da marzo fanno un certo effetto, è l'unico
negozio chiuso della zona, sono rimaste accese solo le insegne, sotto le quali
la gente si dava appuntamento. I Virgin store nascevano come luoghi
multimediali, potevi assistere a showcase e concerti. Una formula a cui sono
andati dietro tutti, da Fnac a Feltrinelli. Era stata tracciata una linea: ti
vendo il disco e il concerto nello stesso negozio. Per Branson però,
investitore europeo in un mercato molto competitivo, è il fallimento generale
di un progetto. O sono grossi guadagni, o niente. E comunque anche le altre
catene, americane, hanno chiuso, perchè hanno aftto i conti con i numeri della
crisi. Adesso rimangono i piccoli negozi, che hanno regole diverse». Il cd come
supporto sta tirando le somme, la musica è digitale, i negozi oggi si sono
trasferiti online. Un esempio è Itunes della Apple, un'applicazione per Mac
nata come per riprodurre musica sul pc a cui la Apple ha collegato il megastore
online. Persino su Youtube oggi c'è la possibilità di acquistare online le
tracce legate ai video. La chiusura dei Virgin Store è anche il segno evidente
di come abbiano reagito le case discografiche a questi cambiamenti. «La Apple
ha preceduto le case discografiche, vendendo i lettori mp3 e la musica online.
I settori digitali delle case discografiche sono rimasti solo dei progetti nei
cassetti, ora invece fanno i conti con la crisi. Solo Apple ha fatto una scelta
vincente, unendo il lettore musicale con le canzoni, anche se da noi le vendite
online di Itunes sono irrisorie. Infatti tutto si muove con l'hardware: prima
l'Ipod ora l'Iphone. Poi c'è il donwload illegale. È una situazione da cui non
si uscirà facilmente. Non hanno capito per tempo che stava cambiando». In
Francia per contrastare il download illegale audio e video
hanno varato a maggio una legge molto restrittiva (poi però bocciata dalla
Corte Costituzionale). «Il provvedimento francese ce lo dovremmo aspettare
anche qui da noi, ma per come è strutturato e per i numeri che ci sono dietro,
mi sembra inapplicabile, nel senso che serve più a mettere paura, alla lettera
dovrebbero prendere tutti. Inoltre scaricare in completo anonimato non è
così difficile, e allo stesso tempo chiunque può agganciarsi alla mia rete come
alla tua e scaricare illegalmente. Diventa complicato dimostrare il contrario».
Che fine farà il cd, verrà sostituito? «La strategia ora è quella di vendere il
cd in una versione particolare, magari con dvd allegato: è l'idea di un
supporto dal valore aggiunto, come doveva essere fin dagli inizi del cd:
maggiore spazio rispetto al vinile, impossibile da rigare (mentre non è stato
così) e a prezzo ridotto. E invece il prezzo non è mai sceso. La crisi ruota
intorno al costo di cd. Si vende una confezione particolare a chi ha voglia di
avere l'oggetto, ma la massa no. Il digitale ha cambiato la fruizione della
musica. Si vende il singolo, due canzoni, non il cd o l'album. La mossa Apple è
stata puntare sulle vendite singole. Chi ha perso di più? «Tutti hanno perso.
Quello dei Coldplay è il disco più venduto dell'anno, ma come numero di copie è
meno della metà del disco precedente. Gli incassi si fanno con i concerti dal
vivo. I dischi d'oro si sono abbassati: da 100 mila a 30 mila copie. Si
spiegano così fenomeni estemporanei di band di nicchia che svettano in
classifica. Hanno lo zoccolo duro che comprano il disco, poi basta. Gli
italiani Baustelle si fermano a 40/50mila copie. Vendono solo i Tiziano Ferro e
Vasco Rossi. Tra pochi giorni ricorre l'anniversario del Walkman. La
rivoluzione digitale nacque da lì? «Il walkman è stato un momento di rottura.
Lo erano state le audiocassette con cui si potevano fare le playlist personali.
Trent'anni dopo i lettori mp3 sono la versione tecnologica del Walkman. Tutto
in digitale». 17/06/2009
( da "Riformista, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Napolitano
al Csm Un messaggio che va recepito MAGISTRATURA. Perché il Presidente ha
ragione sul compito dei capi delle procure. Con un importante discorso al
Plenum del CSM, la settimana scorsa il Presidente
della Repubblica ha indirizzato alla magistratura un messaggio che non va
sottovalutato.
Il presidente Napolitano ha sollecitato "l'avvio di un'aperta, seria, non
timorosa, riflessione critica da parte della magistratura su se stessa e la sua
conseguente apertura alle necessarie autocorrezioni" perché "la
magistratura non può non interrogarsi su sue corresponsabilità dinanzi al
prodursi o sull'aggravarsi delle insufficienze del sistema giustizia e anche su
sue più specifiche responsabilità nel radicarsi di tensioni e opacità sul piano
dei complessivi equilibri istituzionali". Il Presidente della Repubblica
muove da un dato di fatto che solo i settori più corporativi della magistratura
possono minimizzare: lo stato della giustizia dipende anche da ritardi del
sistema di autogoverno e della magistratura nel suo complesso. Il modello di
magistrato e di organizzazione giudiziaria del secolo scorso non è in grado di
garantire ai cittadini una giurisdizione di qualità. Cogliendo un innegabile fattore
di criticità, il Presidente ha in particolare focalizzato il suo intervento
sugli uffici di procura, fissando alcuni limiti all'intervento del CSM e richiamando alla valorizzazione dei poteri e delle
responsabilità dei Procuratori. Il discorso tocca alcuni punti scoperti nel
dibattito interno alla magistratura italiana che, dopo la recente riforma
dell'assetto delle Procure fatica a trovare un equilibrio nuovo, rispettoso
dell'attuale quadro normativo e, nello stesso tempo, in grado di garantire agli
uffici di Procura trasparenza di gestione e rispetto della professionalità dei
sostituti. A fronte di un richiamo così autorevole occorre rifuggire dalle
tentazioni di chiusura, ispirandosi al modello di Procura precedente alla
riforma: si tratta di assetti non solo incompatibili con l'attuale quadro
normativo, ma anche difficili da rimpiangere per i limiti che li
caratterizzavano. Bisogna, al contrario, andare avanti, riprendendo con
convinzione la strada innovativa tracciata da una importante risoluzione dello
stesso CSM del luglio 2007, non casualmente citata
come esempio positivo dal Capo dello Stato. Il che implica la capacità di dare
attuazione alla riforma, interpretandola ovviamente in chiave costituzionale e
non ottusamente autoritaria. Non si tratta di limitare i poteri attribuiti ai
Procuratori ma di renderli effettivamente funzionali al perseguimento dei fini
istituzionali delle procure. Di garantire che tali poteri siano esercitati in
modo da assicurare ai cittadini uffici di Procura ad un tempo trasparenti ed efficienti
all'azione della Procura. Consapevoli che, come peraltro sottolinea il Capo
dello Stato, solo il coinvolgimento dei magistrati dell'uffico può assicurare
quelle "sinergie tra il capo ed i suoi sostituti" indispensabili per
la buona conduzione delle Procure. E, soprattutto, nella consapevolezza che una
interpretazione in chiave "autoritaria" dei più estesi poteri
assegnati ai Procuratori, lungi dal produrre maggiore efficienza, finirebbe al
contrario per burocratizzare gli uffici, imbrigliandoli in modelli
organizzativi vetusti e deresponsabilizzanti, oramai superati in tutte le
organizzazioni complesse. *Pm del tribunale di Roma 17/06/2009
( da "Repubblica, La"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 7 - Interni
Napolitano media tra Alfano e Csm "Né delegittimazioni né
interferenze" Ma è già pronto il ddl su Consiglio e divisione delle
carriere No alle dimissioni dei tre consiglieri. Il presidente alla Rai:
"Più spazio al referendum" LIANA MILELLA ROMA - La riforma elettorale
del Csm (con l´estrazione a sorte dei consiglieri) e la separazione tra giudici
e pm incombe. La riforma costituzionale ora è davvero alle viste. I progetti
sono già sul tavolo di Alfano. Non è tempo, per le toghe, di
fornire il destro per giustificare iniziative che ridimensionino lo spazio del potere giudiziario. Per questo il
presidente Napolitano archivia, in un fine settimana, lo scontro tra Alfano e
il Csm, la dura polemica sulle nomine dei capi degli uffici che, a detta del
ministro della Giustizia, sono state fatte badando «allo spillino della
corrente che c´è affisso sulla giacca». Tre componenti della commissione
per gli incarichi direttivi dimissionari (Berruti, Maccora, Siniscalchi), un
quarto auto sospeso (Riviezzo), comunicati inviperiti di chi è stato nominato e
si sente delegittimato. Una contrapposizione che, per la prima volta, riguarda
proprio le parole del ministro. Napolitano incontra i vertici del Csm, poi i
tre dimissionari. Novanta minuti e il caso è chiuso. Con una nota che al Csm
definiscono «diplomatica», che rampogna Alfano e lo invita a non delegittimare
le toghe, ma raccomanda a loro di non farsi condizionare dalle correnti e di
rispettare il Parlamento. è il Napolitano che si era già sentito il 9 giugno.
Lo stesso che per il referendum raccomanda al servizio pubblico «una
soddisfacente rappresentazione» dell´oggetto del voto. E che al ministro
ricorda come «le polemiche indiscriminate sui criteri di nomina del Csm possono
creare un clima di ingiusta delegittimazione e demotivare l´impegno dei diretti
interessati». Questo preoccupa il capo dello Stato che quando riceve Giuseppe
Maria Berruti, Ezia Maccora e Vincenzo Siniscalchi ha sulla scrivania le note
anti-Alfano: i procuratori dell´Emilia-Romagna, Gian Carlo Caselli, i vertici
calabresi, siciliani, campani, romani. Cita il caso di Lucia Lotti, il capo
della procura di Gela: «Ma vi pare che chi accetta di andare fin laggiù non
abbia ragione di lamentarsi se qualcuno l´accusa d´essere una lottizzata?».
Ancora: «Ci sono dirigenti bravissimi tra quelli nominati che non possono
essere delegittimati». Ma fedele al ruolo di chi deve evitare strappi,
Napolitano ribadisce che le nomine «non devono essere condizionate da logiche
d´appartenenza correntizia». Plaude Alfano che «si riconosce» nelle sue parole
e ammette che «rasserena i rapporti tra istituzioni che hanno il dovere di
collaborare». è quanto sta a cuore al presidente che riservatamente lo ripete:
«Bisogna evitare messaggi sopra le righe come l´ultima nota dell´Anm che parla
di "morte della giustizia"». Era la reazione
al ddl sulle intercettazioni, eccessiva per il presidente. Oggi l´Anm plaude a
Napolitano, dice di «rispettare le istituzioni», ma chiede «rispetto
reciproco». è la replica alle righe che, nella nota ufficiale del Colle,
suonano come rampogna alle toghe perché «il libero scambio di opinioni non
dovrebbe dar luogo a contrapposizioni esasperate, né interferire nella fase
delle decisioni che spettano al Parlamento». Principi noti, ma validi
soprattutto quando si sta per avvicinare una fase quanto mai turbolenta nei
rapporti tra giustizia e politica. Leggi su sicurezza,
intercettazioni, processo penale in dirittura di arrivo, nuove norme su Csm e
carriere richiedono un Csm nel pieno dei suoi poteri. Che Napolitano
rilegittima dopo l´attacco di Alfano. Ecco il colloquio con il vice presidente
Nicola Mancino e i vertici della magistratura Vincenzo Carbone e Vitaliano
Esposito e quello con i tre che tornano al lavoro «pienamente soddisfatti e legittimati».
Per Alfano c´è una telefonata prima di diffondere la nota, ma anche lui ha
interesse a chiudere una polemica che ha segnato la prima rivolta dei capi
degli uffici contro di lui.
( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
ASCOLI PRIMO PIANO
pag. 3 Monti via per qualche mese? I penalisti si oppongono' PROCURAIL
MAGISTRATO IN PARTENZA PER TRAPANI. LATTANZI E D'ANGELO: «GLI AVVOCATI SONO
PREOCCUPATI» «LA PROCURA di Ascoli sarebbe fortemente sotto organico e si
crerebbe una situazione di criticità per la mole di lavoro da smaltire».
L'avvocato Giangiacomo Lattanzi, presidente della Camera Penale del Piceno Ugo
Palermi', reagisce così all'ipotesi di trasferimento temporaneo del sostituto
procuratore della Repubblica Umberto Monti da Ascoli alla Procura di Trapani.
«La presenza attuale dei magistrati - spiega il legale - è già insufficiente.
Dopo che il dottor Franco Ponticelli è andato in pensione, ormai un anno fa, il
dottor Crincoli, il sostituto più anziano, ha preso le redini della Procura, ma
adesso anche lui è vicino alla pensione. Dopo aver smaltito le ferie rimaste,
lascerà la Procura». L'avvocato Lattanzi, pur riconoscendo la forte validita
dei magistrati attualemte in forza alla Procura ascolana, è preoccupato per il
futuro. «IL CSM stabilisce le
destinazioni dei magistrati - aggiunge -, quindi, pubblica la vancanza di un
posto e chi ha interesse presenta la domanda che poi sarà valutata da una
commissione. La procedura, come si può immaginare, è abbastanza lunga». PIOVE
sul bagnato, visto che la carenza di personale ad Ascoli era stata già evidenziatata
dopo il pensionamento del procuratore Ponticelli. «La nostra situazione,
comunque, - conclude l'avvocato Lattanzi - non è distante da quella di tante
altre realtà d'Italia». L'assenza di un magistrato all'interno della Procura
porterebbe ad un forte disagio anche per l'avvocato Vittorio D'Angelo. «Tutto
il carico di lavoro del dottor Monti - dice - sarebbe trasferito sulle spalle
degli altri magistrati e i tempi rischiano inevitabilmente di allungarsi. E'
vero che i procuratori lavorano molto, ma i processi che devono seguire sono
intorno a mille, seppur di diverso peso, immaginiamo cosa potrebbe comportare
aumentare il carico di lavoro da portare avanti». Image: 20090617/foto/596.jpg
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO pag. 6
di ANTONELLA COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto no... di ANTONELLA
COPPARI ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto non è solo quello del fuso
orario: per Silvio Berlusconi tornare in Italia dopo le illusioni della notte
americana è stato riprecipitare nelle polemiche quotidiane. Ha trovato un modo
di comunicare con il presidente degli Usa, ma con la sinistra non c'è verso:
«Hanno sempre da ridire, pure di fronte a un risultato così positivo non
riescono a gioire. Con loro è impossibile dialogare». Il presidente del
Consiglio è euforico perchè il faccia a faccia con il nuovo presidente
americano è andato oltre le aspettative. «ALTRO CHE GELO, c'è stata grande
sintonia e l'Italia ne guadagna in prestigio. Il tentativo di screditarmi è
fallito». Nella sostanza, viene confermato l'asse tradizionale della politica
estera italiana con gli Stati Uniti. Il premier è convinto d'essere riuscito a
spiegare al suo interlocutore i rapporti particolari che tiene con la Russia di
Putin (con cui ha parlato ieri, al rientro a Roma) e la Libia di Gheddafi
essenziali per la bilancia energetica italiana («Barack ha capito che la nostra
politica è assolutamente limpida») nonché d'aver messo in cassaforte l'okay di
Maroni sul trasferimento in Italia e in carcere i detenuti di Guantanamo oltre
ad aver riaperto il caso dell'acquisto degli elicotteri di Finmeccanica voluta
da Bush e bloccata dall'attuale amministrazione. Ma ciò che, soprattutto, lo
conforta è il fatto di aver concordato con Obama nei dettagli l'agenda del G8
dell'Aquila. Come è noto, il premier è ossessionato dall'idea di una figuraccia
planetaria che avrebbe ripercussioni letali sul suo governo: non vuole cattive
sorprese dopo l'esperienza di Napoli del '94 (summit funestato dall'avviso di
garanzia che lo costrinse alle dimissioni) e del 2003 (manifestazioni a Genova
in cui ci scappò pure la tragedia). COMPRENSIBILE l'enfasi su questo punto. Del
resto, all'entourage di Palazzo Chigi è parso più che preoccupante il termine
utilizzato da Massimo D'Alema, dove dovrebbero avvenire le scosse se non nella
zona del terremoto? Non stupisce dunque lo sfogo raccolto a caldo da alcuni
parlamentari ai quali avrebbe confidato la suau delusione per il comportamento
dell'ex leader Ds. E certo non serve a tranquillizzarlo constatare che
Franceschini utilizzi l'argomento "sisma" contro il governo, proprio
nel giorno in cui gli abruzzesi hanno manifestato la loro rabbia nella
capitale: «Non è immaginabile che si faccia scendere una cappa di silenzio
sulla voce dei terremotati e sulle loro aspettative. Non è serio, non è
corretto». Chiuso il caso dei voli di stato, in attesa di capire se sono veri i
sussurri raccolti in Parlamento secondo cui i servizi segreti starebbero
indagando sul fotografo Zappadu, è difficile dire se ha ragione chi pensa sia
questo il nuovo terreno su cui la sinistra pensa di contrattaccare, in attesa
del G8. Secondo alcuni Berlusconi avrebbe chiesto lumi sullo stato dell'arte a
Tremonti, con cui ha parlato una quarantina di minuti a Ciampino assieme a
Calderoli e La Russa: lui tornava dall'America, loro venivano da Milano. DI
CERTO, questo pomeriggio andrà a L'Aquila anche per tranquillizzare gli
abruzzesi: non vuole subire contraccolpi di immagine. Lo farà dopo un pranzo al
Quirinale in compagnia di mezzo Governo: un incontro usuale alla vigilia del
consiglio europeo di Bruxelles, ma che potrebbe essere l'occasione per parlare
d'altro con Napolitano. Magari, anche dei suoi fantasmi. I soliti. Quelli che
evoca Cossiga in un'intervista e che vanno da Veronica (avrebbe chiesto un
miliardo di euro per la separazione consensuale, avverte l'ex capo dello Stato)
ad una incriminazione per corruzione di minorenne fino alla
decisione della corte costituzionale di dichiarare non valido
il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo condannanno. Uno
condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere nanche un minuto
a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO pag. 7
mi voleva screditare» GRANDE STILE. OGGI VISITA L'AQUILA di ANTONELLA COPPARI
ROMA DA OBAMA a Franceschini. Il salto non è solo quello del fuso orario: per
Silvio Berlusconi tornare in Italia dopo le illusioni della notte americana è
stato riprecipitare nelle polemiche quotidiane. Ha trovato un modo di
comunicare con il presidente degli Usa, ma con la sinistra non c'è verso:
«Hanno sempre da ridire, pure di fronte a un risultato così positivo non
riescono a gioire. Con loro è impossibile dialogare». Il presidente del
Consiglio è euforico perchè il faccia a faccia con il nuovo presidente
americano è andato oltre le aspettative. «ALTRO CHE GELO, c'è stata grande
sintonia e l'Italia ne guadagna in prestigio. Il tentativo di screditarmi è
fallito». Nella sostanza, viene confermato l'asse tradizionale della politica
estera italiana con gli Stati Uniti. Il premier è convinto d'essere riuscito a
spiegare al suo interlocutore i rapporti particolari che tiene con la Russia di
Putin (con cui ha parlato ieri, al rientro a Roma) e la Libia di Gheddafi
essenziali per la bilancia energetica italiana («Barack ha capito che la nostra
politica è assolutamente limpida») nonché d'aver messo in cassaforte l'okay di
Maroni sul trasferimento in Italia e in carcere i detenuti di Guantanamo oltre
ad aver riaperto il caso dell'acquisto degli elicotteri di Finmeccanica voluta
da Bush e bloccata dall'attuale amministrazione. Ma ciò che, soprattutto, lo
conforta è il fatto di aver concordato con Obama nei dettagli l'agenda del G8
dell'Aquila. Come è noto, il premier è ossessionato dall'idea di una figuraccia
planetaria che avrebbe ripercussioni letali sul suo governo: non vuole cattive
sorprese dopo l'esperienza di Napoli del '94 (summit funestato dall'avviso di
garanzia che lo costrinse alle dimissioni) e del 2003 (manifestazioni a Genova
in cui ci scappò pure la tragedia). COMPRENSIBILE l'enfasi su questo punto. Del
resto, all'entourage di Palazzo Chigi è parso più che preoccupante il termine
utilizzato da Massimo D'Alema, dove dovrebbero avvenire le scosse se non nella
zona del terremoto? Non stupisce dunque lo sfogo raccolto a caldo da alcuni
parlamentari ai quali avrebbe confidato la suau delusione per il comportamento
dell'ex leader Ds. E certo non serve a tranquillizzarlo constatare che
Franceschini utilizzi l'argomento "sisma" contro il governo, proprio
nel giorno in cui gli abruzzesi hanno manifestato la loro rabbia nella
capitale: «Non è immaginabile che si faccia scendere una cappa di silenzio
sulla voce dei terremotati e sulle loro aspettative. Non è serio, non è
corretto». Chiuso il caso dei voli di stato, in attesa di capire se sono veri i
sussurri raccolti in Parlamento secondo cui i servizi segreti starebbero
indagando sul fotografo Zappadu, è difficile dire se ha ragione chi pensa sia
questo il nuovo terreno su cui la sinistra pensa di contrattaccare, in attesa
del G8. Secondo alcuni Berlusconi avrebbe chiesto lumi sullo stato dell'arte a
Tremonti, con cui ha parlato una quarantina di minuti a Ciampino assieme a
Calderoli e La Russa: lui tornava dall'America, loro venivano da Milano. DI
CERTO, questo pomeriggio andrà a L'Aquila anche per tranquillizzare gli
abruzzesi: non vuole subire contraccolpi di immagine. Lo farà dopo un pranzo al
Quirinale in compagnia di mezzo Governo: un incontro usuale alla vigilia del
consiglio europeo di Bruxelles, ma che potrebbe essere l'occasione per parlare d'altro
con Napolitano. Magari, anche dei suoi fantasmi. I soliti. Quelli che evoca
Cossiga in un'intervista e che vanno da Veronica (avrebbe chiesto un miliardo
di euro per la separazione consensuale, avverte l'ex capo dello Stato) ad una incriminazione per corruzione di minorenne fino alla
decisione della corte costituzionale di dichiarare non valido
il lodo Alfano «e lì fanno il processo in un giorno e lo condannanno. Uno
condannato per corruzioni in atti giudiziari non può rimanere nanche un minuto
a Palazzo Chigi», è il ragionamento di Cossiga.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
BELLARIA E
VALMARECCHIA pag. 13 Stop alla secessione, tutti contro Spacca Valmarecchia,
ora piovono le polemiche SPACCA contro tutti. Non è piaciuta proprio agli
amministratori dell'alta Valmarecchia (ma anche a quelli marchigiani e
riminesi), la mossa' del presidente della regione Marche, Gian Mario Spacca, di aver annunciato il ricorso alla Corte costituzionale contro il passaggio in
Romagna dei sette Comuni. Il presidente della Comunità Montana, Lorenzo
Valenti, afferma: «Questo annuncio intempestivo può sembrare strumentale in
vista della discussione della legge al Senato, in programma oggi pomeriggio.
Ma restiamo tranquilli: i profili di costituzionalità della legge stessa sono
stati ampiamente dibattuti in sede di commissione alla Camera e in aula. Tutti
i gruppi parlamentari al Senato hanno confermato la volontà di approvare il
testo così come approvato dalla Camera. La presentazione del ricorso delle
Marche dopo l'approvazione della legge non avrà effetto sospensivo sulla sua
attuazione». Contro Spacca lo stesso vicepresidente del consiglio regionale
marchigiano, Vittorio Santori (Pdl): «L'atteggiamento assunto dalla giunta
Spacca appare davvero singolare se lo si confronta con quello tenuto nel 2004
in occasione della scissione di Fermo. La giunta regionale dimostra di non
perseguire i principi di imparzialità e di pubblico interesse che dovrebbero
essere alla base delle azioni di ogni pubblica amministrazione». A fare eco
agli amministratori marchigiani, il candidato alla presidenza della Provincia di
Rimini, Stefano Vitali: «E' un'azione incomprensibile. Un accanimento' fuori
tempo massimo che non tiene conto della volontà popolare, e soprattutto di un
iter parlamentare che ha visto collaborare con efficacia centrodestra e
centrosinistra». Le parole più forti arrivano però dai colleghi del Pd
dell'alta Valmarecchia: «La volontà di Spacca è un atto grave e scorretto». Il
Pd lancia così un appello: «Chiediamo a tutta la giunta Marche di ritornare
sulla decisione di fare ricorso. Di non ostacolare più l'iter, ma anzi di
impegnarsi perchè il passaggio avvenga il più velocemente possibile. La nostra
zona non può restare ancora a lungo in questo limbo». Rita Celli Image:
20090617/foto/9355.jpg
( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
URBINO E MONTEFELTRO
pag. 17 Il ricorso della Regione non piace a tutti SECESSIONE DELLA
VALMARECCHIA NON SI SONO fatte attendere le reazioni alla decisione della
Giunta regionale di presentare ricorso per incostituzionalità della legge sulla
secessione dei sette comuni marchigiani della Valmarecchia, di recente
approvata alla Camera dei deputati. «Sono contrariato delle dichiarazioni della
Giunta Marche che annuncia un ricorso per l'incostituzionalità della legge
sulla Altavalmarecchia quando ancora questa deve essere definitivamente
approvata dal Parlamento scrive il presidente della Comunità montana Altavalmarecchia,
Lorenzo Valenti . Tuttavia restiamo tranquilli, in quanto i profili di
costituzionalità della legge stessa sono stati ampiamente dibattuti sia in sede
di commissione alla Camera sia nell'aula, quando i migliori costituzionalisti
si sono pronunciati sulla materia, del tutto inedita per la verità, ed hanno
sottolineato la perfetta corrispondenza della legge al dettato costituzionale. Così come è stato annunciato, il ricorso che
lamenterebbe la mancata discussione sul parere reso dalla regione Marche, non
presenterebbe motivi validi per essere accolto. Infatti il parere della Regione
Marche è stato affrontato e valutato attentamente nella discussione sia in
commissione che in aula. Peraltro il suo testo è del tutto simile al parere
positivo espresso dalla Regione Emilia-Romagna. Sottolineo l'inopportunità di
una così ostinata opposizione della Regione Marche al nostro passaggio in Emilia
Romagna». ANCHE Vittorio Santori, vice presidente del Consiglio regionale,
stigmatizza la decisione: «Anziché riflettere sulle cause e contestuali errori
che hanno generato la scissione dei sette Comuni della
Valmarecchia dal territorio regionale afferma in una nota la Giunta Spacca
preferisce ricorrere alla Corte Costituzionale per impedire gli effetti di una
decisione assunta dapprima dai cittadini con una consultazione popolare che ha
raccolto oltre l'80% dei consensi e successivamente codificata in un disegno di
legge». Image: 20090617/foto/7613.jpg
( da "Unita, L'" del
17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Iran, sì al
riconteggio dei voti Migliaia in piazza, in lutto GABRIEL BERTINETTO Innalzano
i ritratti del loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la
truffa elettorale consumata ai danni del popolo iraniano. Ma a differenza degli
altri giorni, sfilano in silenzio, senza il frenetico agitare di braccia levate
in alto, senza slogan scanditi a squarciagola. Molti vestono di nero in segno
di lutto per i sette compagni uccisi nelle dimostrazioni di lunedì. LAICI E
RELIGIOSI Attraversano i quartieri settentrionali di Teheran e confluiscono
davanti alla sede della televisione di Stato, dove rimangono per ore a
testimoniare la loro indignazione per quella che considerano una vittoria
rubata. Sono decine di migliaia. Dell'esortazione lanciata da Mousavi hanno
raccolto l'invito alla calma, non il suggerimento di rinunciare ad una nuova
manifestazione. Ma con senso di responsabilità evitano di ritrovarsi, come era
stato in un primo tempo ipotizzato, in piazza Vali-ye Asr. Perché lì hanno
deciso di radunarsi i militanti del campo avverso, i sostenitori di Mahmoud
Ahmadinejad, presidente della Repubblica islamica rieletto venerdì con oltre il
62% dei consensi. Un successo della cui regolarità loro ovviamente non dubitano
affatto. Così la giornata a Teheran, almeno sino a sera quando, a sorpresa,
interviene il presidente degli Stati Uniti: «C'è poca differenza tra le
politiche del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del suo rivale alle
elezioni Mir Hossein Mussavi», dice Obama alla Cnbc. «Penso che sia importante
capire che in entrambi i casi siamo di fronte a un regime ostile agli Stati
Uniti». Trascorre senza incidenti di rilievo la giornata di protesta e senza
che le due contrapposte mobilitazioni popolari vengano a contatto. Radio e
televisione ripetono spesso la decisione presa dal Consiglio dei guardiani
della rivoluzione, una sorta di Corte costituzionale della Repubblica
islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono l'annullamento del voto, ma
sono pronti a ricontare almeno in parte le schede. Suona come una concessione
alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori e mentori, fra cui
lo stesso ex-presidente Khatami. Se non altro significa prendere atto
che le loro denunce non sono del tutto infondate. Forse serve soprattutto a
prendere tempo, in attesa che la mobilitazione popolare anti-governativa
gradualmente venga meno. Ma è anche il segno che la componente religiosa dei
vertici statali non intende affrontare l'opposizione in maniera drasticamente
ostile. Anche perché al suo interno molti parteggiano per Mousavi e sono ai
ferri corti con gli integralisti laici che fanno capo ad Ahmadinejad ed hanno i
loro punti di forza nelle strutture politico-militari dei Pasdaran e dei
Basiji. OSTACOLI ALLA STAMPA Ma la disponibilità delle autorità a verificare la
regolarità dello spoglio, non è l'unico messaggio inviato all'opposizione. Il
ministro dell'intelligence Gholamhossein Mohseni-Ejei annuncia l'arresto di
decine di persone, «appartenenti a due diverse categorie». «Ventisei sono stati
arrestati come membri di gruppi controrivoluzionari infiltratisi nei quartier
generali dei candidati alle elezioni», dice il ministro. In carcere sono finiti
anche altri cinquanta «che volevano raggiungere i loro scopi con le bombe ed il
terrore». Mentre nel secondo caso evidentemente ci si riferisce a presunti
militanti di organizzazioni armate, piuttosto oscura è la descrizione dei
«controrivoluzionari» vicini ai candidati. Repressione sempre più rigida nei
confronti dei media stranieri, i cui rappresentanti non potranno «prendere
parte ad alcun evento a eccezione di quelli annunciati dal Dipartimento per la
stampa estera del ministero della Cultura». Il Consiglio dei guardiani della
rivoluzione ha deciso: le schede saranno ricontate, ma non si tornerà alle
urne. Mousavi cancella il raduno degli oppositori, ma alcune migliaia
manifestano lo stesso davanti alla tv di Stato.
( da "Unita, L'" del
17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Innalzano i ritratti
del loro leader Mir Hossein Mousavi e cartelli che denunciano la truffa
elettorale consumata ai danni del popolo iraniano. Ma a differenza degli altri
giorni, sfilano in silenzio, senza il frenetico agitare di braccia levate in
alto, senza slogan scanditi a squarciagola. Molti vestono di nero in segno di
lutto per i sette compagni uccisi nelle dimostrazioni di lunedì. LAICI E
RELIGIOSI Attraversano i quartieri settentrionali di Teheran e confluiscono
davanti alla sede della televisione di Stato, dove rimangono per ore a
testimoniare la loro indignazione per quella che considerano una vittoria
rubata. Sono decine di migliaia. Dell'esortazione lanciata da Mousavi hanno
raccolto l'invito alla calma, non il suggerimento di rinunciare ad una nuova
manifestazione. Ma con senso di responsabilità evitano di ritrovarsi, come era
stato in un primo tempo ipotizzato, in piazza Vali-ye Asr. Perché lì hanno
deciso di radunarsi i militanti del campo avverso, i sostenitori di Mahmoud
Ahmadinejad, presidente della Repubblica islamica rieletto venerdì con oltre il
62% dei consensi. Un successo della cui regolarità loro ovviamente non dubitano
affatto. Così la giornata a Teheran, almeno sino a sera quando, a sorpresa,
interviene il presidente degli Stati Uniti: «C'è poca differenza tra le
politiche del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del suo rivale alle
elezioni Mir Hossein Mussavi», dice Obama alla Cnbc. «Penso che sia importante
capire che in entrambi i casi siamo di fronte a un regime ostile agli Stati
Uniti». Trascorre senza incidenti di rilievo la giornata di protesta e senza
che le due contrapposte mobilitazioni popolari vengano a contatto. Radio e
televisione ripetono spesso la decisione presa dal Consiglio dei guardiani
della rivoluzione, una sorta di Corte costituzionale della Repubblica
islamica. I dodici saggi del Consiglio escludono l'annullamento del voto, ma
sono pronti a ricontare almeno in parte le schede. Suona come una concessione
alle pressanti richieste di Mousavi e dei suoi collaboratori e mentori, fra cui
lo stesso ex-presidente Khatami. Se non altro significa prendere atto
che le loro denunce non sono del tutto infondate. Forse serve soprattutto a
prendere tempo, in attesa che la mobilitazione popolare anti-governativa
gradualmente venga meno. Ma è anche il segno che la componente religiosa dei
vertici statali non intende affrontare l'opposizione in maniera drasticamente
ostile. Anche perché al suo interno molti parteggiano per Mousavi e sono ai
ferri corti con gli integralisti laici che fanno capo ad Ahmadinejad ed hanno i
loro punti di forza nelle strutture politico-militari dei Pasdaran e dei
Basiji. OSTACOLI ALLA STAMPA Ma la disponibilità delle autorità a verificare la
regolarità dello spoglio, non è l'unico messaggio inviato all'opposizione. Il
ministro dell'intelligence Gholamhossein Mohseni-Ejei annuncia l'arresto di
decine di persone, «appartenenti a due diverse categorie». «Ventisei sono stati
arrestati come membri di gruppi controrivoluzionari infiltratisi nei quartier
generali dei candidati alle elezioni», dice il ministro. In carcere sono finiti
anche altri cinquanta «che volevano raggiungere i loro scopi con le bombe ed il
terrore». Mentre nel secondo caso evidentemente ci si riferisce a presunti
militanti di organizzazioni armate, piuttosto oscura è la descrizione dei
«controrivoluzionari» vicini ai candidati. Repressione sempre più rigida nei
confronti dei media stranieri, i cui rappresentanti non potranno «prendere
parte ad alcun evento a eccezione di quelli annunciati dal Dipartimento per la
stampa estera del ministero della Cultura».
( da "Unita, L'" del
17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
I dodici Guardiani
che controllano il processo elettorale Il Consiglio dei Guardiani della
Costituzione è un organo saldamente in mano ai conservatori. Composto da 12
membri (sei giuristi e sei dignitari religiosi), ha il compito di selezionare i
candidati alle elezioni, in base alle loro credenziali ideologico-religiose, e
di supervisionare il processo elettorale, ratificando o annullando i risultati
del voto. È una sorta di Corte costituzionale e può porre il veto alle leggi giudicate non conformi alla sharia,
la legge islamica. I sei religiosi membri del Consiglio sono nominati dalla
Guida suprema della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, punto di
riferimento dei conservatori. I sei giuristi sono invece proposti dal
capo del potere giudiziario e approvati dal Parlamento. Nel 2003 il Consiglio
portò un duro colpo all'ala moderata ponendo il veto a due proposte di legge
tese a limitare i poteri dei 12 Guardiani. La scheda
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-17 - pag: 7 autore: Le due piazze di Teheran
Manifestazioni parallele dei sostenitori di Ahmadinejad e Moussavi Alberto
Negri TEHERAN. Dal nostro inviato Nel cuore di Teheran marciano due facce
dell'Iran. Avvolte in lunghi e neri chador avanzano a passo lento le donne di
Ahmadinejad, precedute da centinaia di strombazzanti miliziani in sella alle
moto e armati di bastoni che tallonano il corteo dei
manifestanti pro-Moussavi. Il verde del movimento riformista ieri si confondeva
con i drappi neri, portati in segno di lutto per i sette dimostranti uccisi nei
disordini di Piazza Azadì. I due cortei- decine di migliaia
hanno ingrossato quello pro-Ahmadinejad - sono partiti dallo stesso punto,
piazza Vali Asr, a poca distanza l'uno dall'altro,per confluire entrambi alla
sede della tv di stato, il mega-fono ufficiale dell'Iran, saldamente in pugno
al governo. La contrapposizione tra chi sostiene Ahmadinejad e Moussavi non è
soltanto politica. Le donne in chador passano silenziose, non lanciano slogan
ma intonano inni ad Alì e Hussein, i martiri fondatori dello sciismo. Quelle
dei proMousavi sono la versione più spinta del femminismo mediorientale, così
spregiudicate che negli scontri di lunedì una di loro è stata vista prendere a
calci un miliziano. C'è un Iran, quello di Ahmadinejad, che vuole un ritorno ai
primi tempi della rivoluzione e sostiene un presidente che promette di portare
in tavola la ricchezza del petrolio. Apprezza la sua fede e come lui infila
milioni di bigliettini, con una richiesta di grazia, nel pozzo di Jamkaran,
vicino a Qom, dove l'Imam Mahdi fece una breve riapparizione nel 984. Con i
pro-Moussavi sfila l'Iran moderno, attaccato comunquea religione e tradizioni,
che però vuole essere un paese come gli al-tri, inserito nella comunità
internazionale. Qual è l'Iran vincente? Per il momento quello di Ahmadinejad
determinato a imporre il suo progetto autocratico. Anche a colpi di arresti e
bastonate come fanno in queste ore le milizie. Un gruppo si è staccato dal corteo di Vali Asr ed è entrato nella hall dell'Hotel
Raamtin,frequentato da giornalisti stranieri, distribuendo mazzate a chiunque
capitasse a tiro: le vittime, feriti leggeri, erano iraniani. «Kareji»,
infiltrati dall'estero, così la radio ha definito «gli agenti provocatori» che
avrebbero causato i sette morti di Piazza Azadi. «Questi disordini sono il
risultato di un complotto estero e come tali vanno affrontati», ha detto il
consiglio dei guardiani della rivoluzione. La teoria del complotto straniero è
stata innescata da un articolo del giornale di Khamenei, "
Keyhan",che ha puntato il dito accusatore sull'incontro al Cairo tra
Barack Obama e l'ex presidente riformista Mohammed Khatami. I partecipanti alle
manifestazioni sono stati definiti "shureshi", fuorilegge, da uno dei
responsabili della sicurezza. Ma "shureshi", teppisti, era anche il
termine che usava lo Shah nei confronti di rivoluzionari e studenti: a qualcuno
della vecchia generazione, qui a Teheran, ha fatto un certo effetto sentirlo di
nuovo. Il potere,cioè l'accoppiata Khamenei- Ahmadinejad, ha elargito comunque
qualche concessione cosmetica, dopo il sangue versato in piazza dai
manifestanti. Il consiglio dei guardiani, una sorta di corte costituzionale composta da 12 membri, tutti rigorosamente conservatori, ha
annunciato che procederà al riconteggio dei voti: «Ma soltanto in parte e se vi
saranno prove di irregolarità». Il portavoce, Abbas Alì Khadkoai, rispondendo a
una domanda, non ha escluso che ci possa essere anche una cancellazione del
voto. Il percorso, in realtà,è già tracciato.Khamenei, la guida suprema,
ha accettato di esaminare la richiesta di Mir-Hossein Moussavi per calmare le
acque e prendere tempo: tutti sanno che il risultato delle presidenziali sarà
confermato e il riconteggio verrà sbandierato come un'ulteriore credenziale di
legittimità per il presidente. La situazione preoccupa gli Usa e ieri Barack
Obama è intervenuto ribadendo che «la voce del popolo deve essere ascoltata e
non soppressa », auspicando che le autorità «faranno il passo giusto, ma credo
sia importante capire che politicamente la differenza fra Ahmadinejad e
Moussavi forse non è così grande». Teheran intanto è passata alla
controffensiva diplomatica convocando gli ambasciatori di molti paesi, tra cui
l'Italia, per protestare contro le reazioni sulle elezioni. In questa
situazione i capi del fronte Moussavi stanno cercando una strategia. Lo stesso
Moussavi ieri aveva invitato i suoi a non scendere in piazza, dove questa volta
non si è presentato, chiedendo di evitare «un altro martirio». «Noi - ha
scritto sul suo sito Ghalam-news - non abbiamo quasi più mezzi di comunicazione
per parlare con i nostri sostenitori: o ci permettono di andare in tv a
spiegare come la pensiamo oppure il governo sarà diretto responsabile di quello
che accadrà». Gli spazi di manovra per i riformisti si restringono ancora:
hanno arrestato il mullah Mohammed Abtahi, ex vicepresidente di Khatami, noto
come l'ayatollah elettronico, per il suo seguitissimo blog. è finito dentro
anche Said Hajjarian, testa pensante di Khatami. Un velo elettronico sta
calando sull'Iran.A Teheran i telefoni portatili sono stati del tutto staccati,
funziona solo la linea fissa, la e-mail è bloccata, ai giornalisti stranieri è
vietato lavorare se non nel chiuso degli hotel, i visti non vengono rinnovati e
tra poco non ci saranno quasi più testimoni esterni. Ahmadinejad oscura l'Iran
alla vista del mondo per avere mano libera ma gli sciiti, campioni di
resistenza attiva e passiva, li ritroveremo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MOBILITAZIONE CONTINUA Quarto giorno di proteste nella capitale, le bande
armate terrorizzano la popolazione, rastrellamenti negli alberghi dei reporter
( da "Manifesto, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
TUNISINI Il pm
critico sul ddl intercettazioni Spataro: «A processo appena arrivano in Italia»
Carlo Lania ROMA Se le notizie dovessero essere confermate e i tre presunti
terroristi tunisini liberati da Guantanamo e destinati in Italia dovessero
essere le persone sulle quali la procura di Milano ha già indagato, non ci sono
dubbi: appena sbarcati verrebbero chiusi in prigione e processati. Pur con
tutte le cautele del caso, dovute alla mancanza di informazioni certe
(«ufficialmente ancora non ho ricevuto nessuna comunicazione dal ministero»),
il procurato aggiunto Armando Spataro non ha dubbi su quale potrebbe essere il
futuro di Moez Fezzani, Riad Nasri e Abdoul Bin Mohamed Ougi, i tunisini che,
sulla base di quanto assicurato da Silvio Berlusconi a Barak Obama, verrebbero
trasferiti in Italia. «Se i nomi sono esatti almeno due di loro, Fezzani e
Nasri, sono imputati dalla procura di Milano di associazione per finalità di
terrorismo internazionale», dice Spataro. «Sono sospettati, sulla base di
intercettazioni telefoniche, di aver svolto attività terroristica in Italia e
per uno di loro ci sono anche le dichiarazioni di un collaboratore». Per loro
adesso sarà necessaria una richiesta di estradizione? No, anche perché per due,
Fezzani e Nasri, l'abbiamo già fatta. Ma ripeto, non sappiamo attraverso quale
procedura ci verranno consegnati. In ogni caso se fossero davvero loro è chiaro
che andrebbero in carcere e processati. Dottor Spataro lei ha fatto cenno alle
intercettazioni telefoniche. Proprio oggi al Senato dovrebbe riprendere l'iter
del ddl sulle intercettazioni. Lei è uno dei protagonisti dell'inchiesta sul
sequestro dell'ex imam Abu Omar, perché è convinto che con le nuove norme
quell'indagine non sarebbe stata possibile? Diciamo che sarebbe stato
impossibile scoprire che vi era stato un sequestro e successivamente sarebbe
stato anche impossibile portare a giudizio gli appartenenti al Sismi. Questo
perché l'articolo 605 che punisce i sequestri di persona rientra tra quei reati
per i quali l'intercettazione sarebbe stata possibile soltanto per due mesi e
in presenza di evidenti elementi di responsabilità. Capisce bene che in un
processo contro ignoti è difficile disporre di evidenti indizi di
responsabilità. Per quanto riguarda il Sismi, poi, visto sempre che le
intercettazioni non possono durare più di due mesi, non avremmo registrato la
conversazione decisiva tra Mancini e Pignero. Ma non solo. Si ricordi infatti
che con il nuovo ddl se si indaga sui servizi bisogna informare il premier
entro cinque giorni dall'avvio delle intercettazioni e poi entro cinque giorni
da ogni proroga. Ora all'epoca noi ci trovavamo di fronte a un presidente del
consiglio, Romano Prodi, che ha sollevato conflitto
sostenendo che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il
segreto di stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente però che se avessimo dovuto
avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe probabilmente vanificato la
segretezza dell'atto e determinato una risposta negativa circa l'utilizzo delle
informazioni. Lei in questi limiti della legge ha anche ravvisato una
possibile incostituzionalità Sono convinto che il fatto che le intercettazioni
si possono eseguire soltanto per due mesi incide sul principio
dell'obbligatorietà dell'azione penale. Altro elemento: se vi è una categoria
di persone che non si possono intercettare, come gli appartenenti ai servizi,
si viola anche il principio di uguaglianza di fronte alla legge. E infine viene
messa a rischio anche la libertà di informazione Il governo ha fatto della
sicurezza dei cittadini un suo cavallo di battaglia, però poi prepara un
disegno di legge come questo sulle intercettazioni che lega le mani ai
magistrati. Non è una contraddizione' Non c'è dubbio. Tenga presente che
l'incidenza delle intercettazioni sulla qualità delle indagini è enorme. Forse
la gente non immagina neppure quanti omicidi, quante rapine, quanti
responsabili di stupri si individuano grazie alle intercettazioni. E come è
ovvio si tratta di reati che non sono solo gravi in sé ma certamente allarmano
molto i cittadini. Ma c'è un'altra contraddizione evidente. L'intercettazione
ambientale sarà possibile nei luoghi privati solo in presenza della prova che
vi si stia commettendo un'attività criminale. Le faccio un esempio: per poter
intercettare io devo avere la prova che in una macchina stanno ammazzando
qualcuno o si stanno scambiando della droga. Ma se ho questa prova non ho certo
bisogno di fare le intercettazioni telefoniche. E' chiaro quindi, come ha detto
l'associazione nazionale dei magistrati, che se non la morte, il ddl
rappresenta comunque una tremenda mazzata per la possibilità di volgere
indagini. Quindi alla fine i cittadini saranno meno sicuri? Ci sarà un
abbattimento del livello di sicurezza. Certo, se la sicurezza è solo quella che
si mette in campo contro gli immigrati clandestini allora forse qualcuno potrà
essere contento, ma sono molto più gravi questi reati.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Commenti Pagina 337
Intercettazioni e libertà di stampa Se la notizia è autentica nessun bavaglio
Intercettazioni e libertà di stampa --> Due anni fa la Corte Costituzionale,
con le sentenze N. 348 e 349 del 24 ottobre 2007, ha dichiarato l'incostituzionalità
delle leggi ordinarie dello Stato in contrasto con le norme della Convenzione
Europea dei Diritti dell'Uomo nell'interpretazione offerta dall'attività
giurispudenziale della Corte di Strasburgo. Ciò si traduceva, e si traduce,
nell'obbligo/dovere del legislatore interno di procedere con carattere di
urgenza a modificare l'ordinamento nella misura in cui confliggesse con le
disposizioni della Convenzione. Nel giugno dello stesso 2007, la Corte Europea,
nel condannare la Francia per violazione della libertà di espressione, aveva
stabilito che il diritto della stampa a garantire l'informazione su indagini in
corso e quello del pubblico di ricevere notizie prevalgono sulle esigenze di
segretezza. Ciò pur avendo i giornalisti violato il segreto istruttorio
pubblicando i verbali di intercettazione, in quanto, nel bilanciamento tra gli
interessi in conflitto, la Corte Europea ha ritenuto primario il diritto di
informazione su fatti che riguardano l'intera collettività. Di più: la Corte
stabiliva perfino che l'onere di dimostrare la violazione del segreto
istruttorio non incombesse sui giornalisti, ma fosse compito delle autorità
nazionali dare la prova del perché la pubblicazione potesse riverberarsi in
maniera negativa sulla presunzione di innocenza dell'indagato. Unico limite, il
rispetto della autenticità della notizia. Ciò coerentemente con quanto sancito
dalla nostra legge sulla stampa N. 47/1948, che punisce ogni abuso della
libertà di parola. Se così è, le nuove norme in materia di intercettazione che
interessano la stampa sono indubbiamente incostituzionali. A questo si aggiunga
un ulteriore rilievo relativo al testo della norma sulle intercettazioni, le
quali potranno essere autorizzate solo quando ricorrano stringenti condizioni:
evidenti indizi di colpevolezza; assoluta indispensabilità per la prosecuzione
delle indagini; specifiche esigenze in ordine ai fatti per cui si procede;
analitica esposizione nel provvedimento degli elementi fondanti
l'intercettazione; autonoma valutazione del giudice. Ritenuta legittima la
necessità di avere provvedimenti autorizzativi di intercettazione
analiticamente motivati, tuttavia, la previsione della sussistenza di evidenti
indizi di colpevolezza rievoca quella dei gravi indizi di colpevolezza
richiesti per l'adozione della custodia cautelare in carcere. Si ha
l'impressione, considerato pure il riferimento all'evidenza, che quello che era
un mezzo di ricerca della prova sia divenuto proprio una prova dal momento che
il soggetto interessato sarà intercettabile solo quando contro di lui vi siano
già indizi di colpevolezza. Incongruenze che mettono in rilievo l'inutilità e
la pericolosità della riforma. GIUSEPPINA DI SALVATORE
( da "Stampaweb, La"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
TORINO Come sono
divisi i poteri in Iran? Larchitettura istituzionale uscita dalla
rivoluzione del 1979 è complessa. Il punto di riferimento è la Guida Suprema,
un religioso, che
viene eletto dallAssemblea degli Esperti, 86 religiosi, a
loro volta eletti a suffragio universale sulla base di liste preparate dal
governo. La Guida Suprema ha un incarico a vita, anche se può essere rimosso in
casi eccezionali dallAssemblea degli Esperti. Gli esperti hanno un mandato di otto anni,
rinnovabile. Il loro presidente è luomo più potente dopo
la Guida Suprema. Che poteri ha la Guida Suprema, Ali Khamenei? La Guida
Suprema nomina metà dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani (gli altri sono laici nominati dal
Parlamento), una specie di Corte Costituzionale, che vigila
sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della
Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il capo
supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della
Repubblica dopo le elezioni. Dopo la morte di Khomeini, nel 1989, la
Guida Suprema è sempre stato Ali Khamenei. Il presidente dellAssemblea
degli Esperti è il suo rivale Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, che guida anche lo strategico Consiglio
per il Discernimento del Sistema. Quanto contano concretamente il Presidente
della Repubblica e il Parlamento? Il Presidente della Repubblica, eletto ogni
quattro, anni è il capo dellesecutivo. È la più alta carica istituzionale dopo la
Guida Suprema. Ha un ruolo di governo più che di rappresentanza. Ha in mano la
politica economica ed estera, presiede il consiglio dei ministri (21) ma non
controlla le forze armate (che fanno riferimento alla Guida Suprema). Mahmud
Ahmadinejad, il primo laico dal 1981, è stretto alleato di Khamenei e dei
religiosi conservatori. Ha favorito gli interessi economici del corpo
paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione, soprattutto nel settore
petrolifero, e moltiplicato per 15 i finanziamenti al Consiglio dei Guardiani.
Il Parlamento (Majles) ha 290 membri e conta poco. Ma può costringere alle
dimissioni un ministro. Chi sono i Guardiani della Rivoluzione e i Basiji? I
Guardiani della rivoluzione (o Pasdaran) sono uno dei due corpi delle forze
armate, sotto un unico comando assieme alle forze regolari. Ma di fatto
bilanciano a favore dei religiosi lesercito regolare
(grande sconfitto nella rivoluzione). Hanno 125 mila uomini. Il comandante è
nominato da Khamenei, che ha consentito, assieme ad Ahmadinejad, la loro espansione nei settori
economici statali: di fatto controllano un terzo del Pil. I Basiji, o difensori
degli oppressi, sono una milizia di volontari (una specie di ronda allennesima
potenza). Lorganico è di 90 mila uomini, ma possono mobilitarne un milione. Sono il
braccio armato (di bastoni e coltelli) dei religiosi in caso di repressioni.
Chi sono i riformisti? Chi è Mousavi, chi tira le fila? I due uomini forti dellassetto
istituzionale sono quindi la Guida Suprema Khamenei e il presidente dellAssemblea
degli Esperti Rafsanjani. Entrambi hanno servito come presidenti della
Repubblica e si sono costruiti una rete di consenso e di interessi economici.
Khamenei è legato ai Pasdaran e al clero più intransigente, Rafsanjani alle classi commerciali
borghesi: ha fatto arricchire parecchi oltre a essersi arricchito. Rafsanjani
venne sconfitto da Ahmadinejad nel 2005, dopo che aveva servito per due mandati
negli Anni Novanta. Gli succedette Mohammad Khatami, la grande speranza dei
riformatori. Hossein Mousavi fu primo ministro tra il 1985 e il 1989, gli anni
della guerra con lIraq, sotto la presidenza Khamenei. Ma è
poi passato nel campo dei riformatori, facendo riferimento a Khatami e allo
stesso Rafsanjani. Che ruolo hanno gli studenti nelle proteste? E Khatami? Il 70% della popolazione
iraniana ha meno di 30 anni. Gli universitari di Teheran rappresentano la
fascia sociale più occidentalizzata e informata dellIran.
Nel 1999 scatenarono una rivolta repressa nel sangue (decine di morti, desaparecidos).
Il loro obbiettivo erano i conservatori e le loro restrizioni (specie nei
costumi e nei diritti delle donne). Presidente della Repubblica era il
riformatore Khatami, che però non poteva seguire il programma troppo filo-occidentale
degli universitari. La spinta riformatrice di Khatami si fermò lì. Come cambia
lo scacchiere regionale e internazionale? Ahmadinejad ha ribaltato la politica
di appeasement di Khatami con lOccidente. La sfida a Israele a gli
Stati Uniti, in chiave
interna, cementa il consenso tra i Pasdaran (dai quali proviene) le milizie, i
religiosi, che a loro volta distribuiscono le prebende statali attraverso la
rete di moschee con le loro appendici associative e di mutuo soccorso. I
finanziamenti a Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza servono a tenere sotto
pressione Israele. Il nucleare è fonte di orgoglio nazionale e vasto consenso.
Ma Ahmadinejad si è avvicinato al Patto di Shanghai che unisce Russia, Cina e i
Paesi dellAsia centrale (in Tagikistan e Uzbekistan tra laltro
si parla largamente il persiano), ma ha anche stretto rapporti amichevoli con
Afghanistan (altro Paese di lingua persiana) e Pakistan. Il suo viaggio di ieri
al vertice di Ekaterinburg ha suggellato questo nuovo asse che dovrebbe fornire
sbocchi alle
esportazioni e mettere a disposizione alta tecnologia.
( da "Manifesto, Il"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
TUNISINI Il pm
critico sul ddl intercettazioni Spataro: «A processo appena arrivano in Italia»
Carlo Lania ROMA Se le notizie dovessero essere confermate e i tre presunti
terroristi tunisini liberati da Guantanamo e destinati in Italia dovessero
essere le persone sulle quali la procura di Milano ha già indagato, non ci sono
dubbi: appena sbarcati verrebbero chiusi in prigione e processati. Pur con
tutte le cautele del caso, dovute alla mancanza di informazioni certe
(«ufficialmente ancora non ho ricevuto nessuna comunicazione dal ministero»),
il procurato aggiunto Armando Spataro non ha dubbi su quale potrebbe essere il
futuro di Moez Fezzani, Riad Nasri e Abdoul Bin Mohamed Ougi, i tunisini che,
sulla base di quanto assicurato da Silvio Berlusconi a Barak Obama, verrebbero
trasferiti in Italia. «Se i nomi sono esatti almeno due di loro, Fezzani e
Nasri, sono imputati dalla procura di Milano di associazione per finalità di
terrorismo internazionale», dice Spataro. «Sono sospettati, sulla base di
intercettazioni telefoniche, di aver svolto attività terroristica in Italia e
per uno di loro ci sono anche le dichiarazioni di un collaboratore». Per loro
adesso sarà necessaria una richiesta di estradizione? No, anche perché per due,
Fezzani e Nasri, l'abbiamo già fatta. Ma ripeto, non sappiamo attraverso quale
procedura ci verranno consegnati. In ogni caso se fossero davvero loro è chiaro
che andrebbero in carcere e processati. Dottor Spataro lei ha fatto cenno alle
intercettazioni telefoniche. Proprio oggi al Senato dovrebbe riprendere l'iter
del ddl sulle intercettazioni. Lei è uno dei protagonisti dell'inchiesta sul
sequestro dell'ex imam Abu Omar, perché è convinto che con le nuove norme
quell'indagine non sarebbe stata possibile? Diciamo che sarebbe stato impossibile
scoprire che vi era stato un sequestro e successivamente sarebbe stato anche
impossibile portare a giudizio gli appartenenti al Sismi. Questo perché
l'articolo 605 che punisce i sequestri di persona rientra tra quei reati per i
quali l'intercettazione sarebbe stata possibile soltanto per due mesi e in
presenza di evidenti elementi di responsabilità. Capisce bene che in un
processo contro ignoti è difficile disporre di evidenti indizi di
responsabilità. Per quanto riguarda il Sismi, poi, visto sempre che le
intercettazioni non possono durare più di due mesi, non avremmo registrato la
conversazione decisiva tra Mancini e Pignero. Ma non solo. Si ricordi infatti
che con il nuovo ddl se si indaga sui servizi bisogna informare il premier
entro cinque giorni dall'avvio delle intercettazioni e poi entro cinque giorni
da ogni proroga. Ora all'epoca noi ci trovavamo di fronte a un presidente del
consiglio, Romano Prodi, che ha sollevato conflitto
sostenendo che intercettando gli appartenenti al Sismi avevamo violato il
segreto di stato, anche se poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione. E' evidente però che se avessimo dovuto
avvertire il premier, questo solo fatto avrebbe probabilmente vanificato la
segretezza dell'atto e determinato una risposta negativa circa l'utilizzo delle
informazioni. Lei in questi limiti della legge ha anche ravvisato una
possibile incostituzionalità Sono convinto che il fatto che le intercettazioni
si possono eseguire soltanto per due mesi incide sul principio
dell'obbligatorietà dell'azione penale. Altro elemento: se vi è una categoria
di persone che non si possono intercettare, come gli appartenenti ai servizi,
si viola anche il principio di uguaglianza di fronte alla legge. E infine viene
messa a rischio anche la libertà di informazione Il governo ha fatto della
sicurezza dei cittadini un suo cavallo di battaglia, però poi prepara un
disegno di legge come questo sulle intercettazioni che lega le mani ai
magistrati. Non è una contraddizione? Non c'è dubbio. Tenga presente che l'incidenza
delle intercettazioni sulla qualità delle indagini è enorme. Forse la gente non
immagina neppure quanti omicidi, quante rapine, quanti responsabili di stupri
si individuano grazie alle intercettazioni. E come è ovvio si tratta di reati
che non sono solo gravi in sé ma certamente allarmano molto i cittadini. Ma c'è
un'altra contraddizione evidente. L'intercettazione ambientale sarà possibile
nei luoghi privati solo in presenza della prova che vi si stia commettendo
un'attività criminale. Le faccio un esempio: per poter intercettare io devo
avere la prova che in una macchina stanno ammazzando qualcuno o si stanno
scambiando della droga. Ma se ho questa prova non ho certo bisogno di fare le
intercettazioni telefoniche. E' chiaro quindi, come ha detto l'associazione
nazionale dei magistrati, che se non la morte, il ddl rappresenta comunque una
tremenda mazzata per la possibilità di volgere indagini. Quindi alla fine i
cittadini saranno meno sicuri? Ci sarà un abbattimento del livello di
sicurezza. Certo, se la sicurezza è solo quella che si mette in campo contro
gli immigrati clandestini allora forse qualcuno potrà essere contento, ma sono
molto più gravi questi reati.
( da "Romania Libera"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi online
anunturile din ziarul Romania libera: Curtea
Constitutionala a decis ca nu exista un conflict constitutional privind finantarea justitiei Rl
online Miercuri, 17 Iunie 2009 CCR a decis, miercuri, sa respinga sesizarea CSM cu privire la un conflict dintre autoritatea
judecatoreasca, reprezentata de Consiliu, si autoritatea executiva,
reprezentata de Guvern si MJ, in legatura cu subfinantarea justitiei, a anuntat
Curtea Constitutionala, citata de Newsin. "In urma deliberarii, cu
unanimitate de voturi, Curtea Constitutionala a constatat ca aspectele sesizate
de Consiliul Superior al Magistraturii nu intrunesc elementele conflictului
juridic de natura constitutionala in sensul art.146 lit.e) din
Constitutie", potrivit unui comunicat al CCR. Potrivit acestuia, CCR
solutioneaza conflictele juridice de natura constitutionala dintre autoritatile
publice, la cererea Presedintelui Romaniei, a unuia dintre presedintii celor
doua Camere, a primului-ministru sau a presedintelui Consiliului Superior al
Magistraturii. Presedintele Traian Basescu a declarat, miercuri, ca momentul de
criza al justitiei nu este neaparat generat de lipsa de personal si de resurse,
ci de modul in care a actionat ICCJ , precizand ca aceasta
criza se adanceste cat timp "astazi si CSM a pierdut un proces la CCR". Ministrul Justitiei, Catalin
Predoiu, a declarat, miercuri, dupa terminarea dezbaterilor CCR privind
sesizarea CSM, ca nu exista
un conflict constitutional intre autoritatea judecatoreasca si cea executiva,
el afirmand ca este vorba doar de o criza financiara "pasagera."
Dupa sedinta CCR, Catalin Predoiu a spus ca din 2000 si pana in 2008, bugetele
alocate instantelor de Excutiv au crescut constant si progresiv. "Nu se
poate vorbi de o subfinantare cronica, in ultimii ani, doar pentru ca in
ultimele luni instantele s-au confruntat cu aceste dificultati", a afirmat
ministrul. Ministrul Justitiei a declarat ca a demonstrat cu cifre ca
Executivul face tot posibilul sa mentina finantarea instantelor la un nivel
"cel putin acceptabil". In ceea ce priveste problema auditului, Catalin
Predoiu a declarat, referitor la acuzatiile care s-au adus ministerului, ca
s-ar fi amestecat in activitatea instantelor de judecata unde s-a desfasurat
auditul, ca "trebuie sa se faca disctinctie intre activitatea de control
desfasurata in vederea imbunatatirii managementului si activitatea de
desfasurare a actului de judecata, care nu are nicio legatura cu aspectele
manageriale". "Noi am investigat, prin auditul efectuat de Ministerul
Justitiei la cateva curti de apel, chestiunile de administrare, de management
al bugetelor si nu am interferat in niciun fel cu activitatea de judecata
propriu-zisa. Am demonstrat acest lucru citand pasaje din rapoartele de
audit", a precizat ministrul, la iesirea din Curtea Constitutionala.
Catalin Predoiu a mentionat ca le-a aratat judecatorilor CCR "ca nu calea
conflictului este solutia pentru rezolvarea problemelor din sistemul judiciar,
ci calea cooperarii institutionale". "Chiar azi voi sustine in Guvern
un memorandum pe acesta tema", a mai spus ministrul, precizand ca a
observat, in ultimele saptamani, o schimbare de ton si de abordare si din
partea Consiliului Superior al Magistraturii. "Am sentimentul ca incet,
incet, vom fi din nou umar la umar pe acest drum", a declarat Predoiu.
Ministrul Justitiei a mai spus, miercuri, ca ar trebui ca magistratii sa ia
exemplu de la "inaintasi" in situatii de criza. "Au mai fost
crize in trecut, sunt convins ca nu intotdeauna magistratii s-au bucurat de
conditii optime de lucru, poate ca trebuie sa privim si la inaintasi si sa
vedem cum s-au rezolvat aceste probleme", a precizat Catalin Predoiu.
Catalin Predoiu a participat, miercuri, la sedinta CCR, in care a fost luata in
discutie sesizarea CSM cu privire la un conflict
dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu, si autoritatea
executiva, reprezentata de Guvern si MJ. CSM a sesizat
Curtea Constitutionala in data de 13 mai cu privire la existenta unui conflict
constitutional intre autoritatea judecatoreasca si cea executiva. Presedintele CSM, Virgil Andreies, a anuntat atunci ca a invocat trei
motive privind existenta conflictului. Primul se refera la afectarea grava a
independentei justitiei prin subfinantarea sistemului, care s-ar fi facut prin
mai multe ordonante de urgenta ale Guvernului ce au prorogat termenul de
preluare a bugetului instantelor de catre instanta suprema, si a nesolicitarii
avizului CSM pentru acte normative de adoptare a
bugetului si de rectificare bugetara. A doua problema invocata se refera la
"omisiunea Guvernului de a solicita avizul CSM
asupra proiectului de acte normative ce privesc activitatea autoritatii
judecatoresti". Ultimul motiv invocat se refera la controalele efectuate
de Ministerul Justitiei la unele instante, unde au fost verificate si aspecte
ce tin de competenta exclusiva a CSM. Din aceeasi
categorie: Basescu: Magistratii respectati au ca stapan legea
(VIDEO)Parlamentul Republicii Moldova a fost dizolvatProgramul "Prima
Casa" devine operational din 20 iunie Voteaza
( da "Romania Libera"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi online
anunturile din ziarul Romania libera: Basescu: Magistratii
respectati au ca stapan legea (VIDEO) Urmariti discursurile presedintelui,
procurorului general si ministrului justitiei, si imagini de la ceremonie
(video NewsIn) Rl online Miercuri, 17 Iunie 2009 Presedintele Traian Basescu le-a spus, miercuri,
magistratilor, ca odata ajunsi la post, fiind inamovibili, pot face ce vor, dar
ca nu vor fi magistrati respectati decat daca "vor avea ca stapan legea,
si nu intentia de a o incalca cu buna stiinta", informeaza NewsIn.
"Eu nu vreau sa va vorbesc despre ce veti face atunci cand ajungeti la
post, puteti face ce vreti, asta e cert, pentru ca odata cu semnarea decretului
de numire pe post ati devenit inamovibili. Cand spun puteti face ce vreti
dumneavoastra nu o spun cu credinta ca asa este, ci pentru ca aceste lucruri se
intampla uneori in justitie: contrazic chiar functionarea statului de drept si,
din pacate, acest "ce vrea judecatorul" s-a intamplat nu demult la
cea mai inalta instanta a tarii, la Inalta Curte", le-a spus seful
statului magistratilor care au participat la obisnuita ceremonie de la Palatul
Cotroceni care marcheaza intrarea unei noi promotii de absolventi ai INM in
randul judecatorilor si procurorilor. Presedintele a preluat din discursurile
antevorbitorilor sai, care s-au referit la criza din justitie generata de lipsa
de personal si de resurse, adaugand insa ca este importanta criza de
credibilitate prin care trece justitia, care vine si din modul de actiune al
Inaltei Curti. "Momentul de criza al Justitiei (..) este generat de modul
in care a actionat chiar Inalta Curte de Casatie si Justitie, incalcand
Constitutia, (..) a fost pusa in vazul intregii tari ca efect al unei hotarari
a Curtii Constitutionale. Mai mult, criza se adanceste: astazi
si CSM a pierdut un proces
la Curtea Constitutionala. Aceasta este motivul pentru care in justitie este o
stare de criza, criza de credibilitate", a spus Basescu. Traian Basescu a
facut referirea la decizia CCR de miercuri asupra sesizarii CSM cu privire la un conflict dintre
autoritatea judecatoreasca, reprezentata de Consiliu, si autoritatea
executiva, reprezentata de Guvern si MJ, in legatura cu subfinantarea
justitiei, cu cateva minute inainte ca CCR sa anunte oficial decizia pe care o
luase. "Apelul meu la dumneavoastra, ca tineri magistrati este sa aveti un
singur stapan, legea. Atata vreme cat si procurorul si judecatorul vor avea ca
stapan legea, si nu intentia de a o incalca cu buna stiinta, veti fi magistrati
respectati", le-a spus Basescu tinerilor magistrati. Pe de alta parte,
seful statului le-a atras atentia tinerilor ca important pentru Justitie este
ca dreptatea sa se faca repede, precizand ca marea problema cu care se
confrunta sistemul este legata de hotarari date foarte tarziu. "Daca vom
privi cu atentie, boala majora a societatii romanesti este legata de modul
defectuos in care functioneaza Justitia, si cand spun defectuos nu ma refer in
primul rand la hotarari eronate, ma refer in primul rand la decizii ale magistratilor
care intarzie prea mult", a subliniat Basescu. Presedintele a facut apel
la magistrati sa judece bine si repede, pentru ca "cea mai mare nedreptate
este sa faci cuiva dreptate prea tarziu". Seful statului a primit,
miercuri, la Palatul Cotroceni, o noua generatie de absolventi ai Institutului
National de Magistratura, pe care, la finalul discursurilor rostite de
presedintele CSM, ministrul Justitiei, procurorul
general si presedintele Romaniei, i-a tratat cu sampanie. "Au trecut deja
prin aceasta scurta ceremonie peste 1.000 de judecatori si procurori de cand
sunt presedinte. In ceea ce va priveste, sunteti o promotie care vine dupa o
importanta modificare legislativa, si anume aceea prin care nu se mai poate
intra in magistratura fara examen. Ati trecut un examen care ne da speranta ca
in sistem intra judecatori si procurori bine pregatiti profesional", a
remarcat Basescu. Din aceeasi categorie: CE accepta argumentele Vienei si
Berlinului de a mentine inchisa piata muncii pentru Europa de EstOMS se pregateste
sa declare nivelul 6 de alerta pandemica ANI vrea cercetarii in cazul avocatei
Alice Draghici, pentru fals in declaratia de avere Voteaza
( da "Sestopotere.com"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Giustizia:
Napolitano a CSM, non interferire in decisioni Camere
(17/6/2009 15:54) | (Sesto Potere) - Roma - 17 giugno 2009 - Il Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha condiviso lunanime
orientamento del Comitato di Presidenza del CSM a rigettare le dimissioni
dei Consiglieri Berruti, Maccora e Siniscalchi da componenti della V
Commissione consiliare. Il Presidente della Repubblica ha espresso rinnovata
fiducia nellimpegno del
CSM e delle sue Commissioni a tener conto dellinvito
da lui stesso formulato – anche in occasione della seduta del 9 giugno –
affinché tutte le scelte che al Consiglio competono vengano compiute senza
essere “condizionate da logiche di appartenenza correntizia”. Peraltro, polemiche
indiscriminate circa i criteri in base ai quali il CSM
ha proceduto – in attuazione delle nuove e più impegnative disposizioni di
legge – alla nomina di un gran numero di dirigenti degli uffici giudiziari,
possono creare nei confronti di questi ultimi un clima di ingiusta
delegittimazione, demotivandone limpegno. Una pacata e
puntuale riflessione critica sulle più corrette prassi da seguire in questa
materia, è invece la sola strada per giungere a risultati positivi
nellinteresse generale.
E convinzione del Presidente della Repubblica che sui molteplici
problemi relativi allo stato attuale dellamministrazione della giustizia
e alla sua riforma si imponga finalmente un franco e costruttivo confronto,
nelle sedi appropriate, tra tutte le istanze istituzionali interessate, nel reciproco rispetto. Il
libero scambio di opinioni, e lespressione di divergenze sulle
soluzioni da adottare, non dovrebbero dar luogo a contrapposizioni esasperate
né interferire nella fase delle decisioni che spettano al Parlamento.
( da "Wall Street Italia"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Berlusconi/ Saponara
(Csm): D'Alema? C'è qualcosa di poco chiaro -->"Sentendo D'Alema dirsi
sicuro che il presidente del Consiglio sia dimezzato, D'Alema che dice quello
che dice alla trasmissione di Lucia Annunziata, D'Alema che sta a Bari a fare
la campagna elettorale e da Bari arrivano certe notizie, allora il sospetto che
ci sia qualche cosa di poco chiaro è.
( da "Reuters Italia"
del 17-06-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA (Reuters) - Le
presunte indagini della Procura di Bari e l'intervista alla candidata alle
comunali di Bari riportate dal Corriere della Sera che racconta della
partecipazione a festini a casa Berlusconi sono definite dal presidente del
Consiglio in una nota "spazzatura e falsità". "Ancora una volta
si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità. Io non mi farò certo
condizionare da queste aggressioni e continuerò a lavorare, come sempre, per il
bene del Paese", dice Berlusconi in una nota distribuita a palazzo Chigi.
Il Corriere della sera pubblica oggi due articoli: il primo riguarda una
inchiesta della Procura di Bari che riguarderebbe appalti nel settore della
sanità e nella quale, secondo il quotidiano, "il titolare di un'azienda
coinvolta in alcune telefonate avrebbe invitato le giovani a casa del
Cavaliere"; il secondo è un'intervista ad una candidata alle elezioni
comunali di Bari in una lista civica del centrodestra che racconta di avere
partecipato a due feste a casa di Berlusconi. SI RIACCENDE LA POLEMICA SULLE
"SCOSSE" La pubblicazione dei reportage sul Corriere ha riacceso un
duro scontro tra Pdl e Pd, dopo che nei giorni scorsi l'ex ministro degli
Esteri Massimo D'Alema aveva avvertito in un'intervista tv di possibile
"scosse" nelle vicende politiche italiane, invitando l'opposizione a
tenersi pronta. In una nota diffusa oggi, il coordinatore del Popolo delle
Libertà Denis Verdini ha accusato D'Alema "di sapere molte più cose di
quanto possa ammettere", affermando in sostanza che l'esponente
democratico sapeva in anticipo dell'inchiesta di Bari. D'Alema a sua volta ha
detto che "quello da me espresso domenica scorsa nel programma In mezz'ora
era un giudizio politico, come è stato del tutto evidente a chi ha visto la
trasmissione, riferito al governo e al nervosismo del presidente del Consiglio,
il quale aveva appena denunciato oscuri e imprecisati complotti contro di
lui". "Nessun riferimento, dunque, da parte mia, a vicende giudiziarie
di cui non so nulla". Oggi il quotidiano "Il
Riformista" scrive che la "scossa" potrebbe venire in autunno
dalla bocciatura del cosiddetto Lodo Alfano - quello relativo all'immunità
delle più alte cariche dello Stato - da parte della Corte Costituzionale.
Continua...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO pag. 8
Intercettazioni, l'appello dell'Ordine dei giornalisti ROMA IL CONSIGLIO
nazionale dell'Ordine dei giornalisti, in una nota, lancia «un nuovo allarme
dopo l'approvazione alla Camera del disegno di legge sulle intercettazioni, che di fatto mina la libertà di informazione e si mostra in
palese contrasto con le decisioni assunte da corti europee e dalla nostra corte costituzionale». Per questo, l'Ordine convocherà gli stati generali
dell'informazione a Roma nei giorni in cui il ddl sarà discusso al Senato,
mentre l'Fnsi (il sindacato dei giornalisti) ha ribadito l'intenzione di
scioperare.
( da "Tempo, Il" del
18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Regione A
seguito dell'approvazione in terza Commissione di un nuovo dispositivo, meno
rigido Legge sull'eolico, la Coldiretti rilancia la protesta CAMPOBASSO Torna
forte la polemica sull'eolico. Che potrebbe invadere ancora di più il
territorio regionale dopo l'approvazione in Terza Commissione di un nuovo testo
di legge che abroga il testo delle legge regionale del 21 maggio del 2008 che
cercava di dare un minimo di regole e di ordine al settore. Prende una
posizione molto decisa come sempreo vviamente la Coldiretti unitamente a Italia
Nostra Wwf Lipu Cai e Dimore storiche contro il nuovo orientamento «Siamo molto
preocupati - ha precisato Amodio De Angelis presidente della Coldiretti Molise
- perchè dopo una lunga ed estenuante battaglia portata avanti da tutti coloro
che tengono a cuore il territorio del Molise ed il perseguimento di uno
sviluppo socioeconomico eco-compatibile della regione, il Consiglio Regionale
aveva varato la legge regionale n. 15/2008 che prevedeva un esagerato numero di
impianti previsti ed irrispettose distanze da case e centri abitati. D'altro
canto aveva di positivo che, grazie alla azione pressante delle associazione di
categoria e culturali, si fosse messo un tetto al numero di insediamenti
possibili, considerato che le richieste aumentavano in numero vorticoso di
giorno in giorno. Oggi, una nuova proposta di legge regionale che tende a
smantellare quel minimo di legittima tutela del territorio e dell'ambiente
conquistato, è stata approvata dalla 3 Commissione Consiliare». Il responsabile
della Confederazione regionale dei coltivatori ritiene l'azione legislativa
un'operazione verticistica se si considera soprattutto il passo dove si legge
che «E' abrogata la legge regionale 21 maggio 2008, n. 15. Sono, altresì
abrogate le linee guida adottate dal Consiglio regionale con la deliberazione
n. 167 del 10 giugno 2008". Nè ci convince la motivazione - conclude De
Angelis - della esigenza dell' abrogazione della legge regionale 15/2008, in quanto il governo nazionale ha impugnato davanti alla Corte
Costituzionale alcuni punti della legge. Questa posizione poi non significa che
non si possono continuare a difendere i legittimi diritti dei cittadini
molisani. Che non vi sia stato alcuna audizione della Commissione Consiliare
Regionale su un argomento di tale rilevantissima importanza, crea stupore e
preoccupazione». Al.Cia.
( da "Corriere della Sera"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 18/06/2009 - pag: 15 La consultazione Domenica e lunedì
50 milioni di italiani sono chiamati a esprimersi sui tre quesiti che mirano a
modificare la legge Calderoli Referendum elettorale, la partita è sul quorum Il
premier: non faccio campagna ma voto sì. Bossi: non passerà. Segni: no al
boicottaggio ROMA «Non faccio campagna, ma ritirerò la scheda e voterò Sì». Il
referendum si avvicina e Silvio Berlusconi ribadisce la linea adottata come
compromesso per non rinunciare alle ragioni politiche del Pdl, senza però
rompere con la Lega che invece è contraria alle modifiche della legge
elettorale. Il premier invita anche «i cittadini ad avere un atteggiamento
responsabile di fronte comunque ad una chiamata elettorale ». Ma secondo
Umberto Bossi «il referendum non passerà, non passerà, non passerà, ci vogliono
25 milioni di persone che vanno alle urne, è impossibile». E nell'esercito di
chi non andrà a votare, c'è Francesco Cossiga, presidente emerito della
Repubblica: «Mi asterrò», ha reso noto con un comunicato, mentre Mario Segni,
leader del Movimento referendario, si è detto preoccupato, «non vorrei che la
storia dei complotti contro Berlusconi fosse agitata da chi non vuole il
referendum, per parlare di altro». Intanto prosegue il conto alla rovescia. Le
urne saranno aperte domenica dalle 8 e le 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Gli
italiani chiamati alle urne sono oltre 50 milioni (compresi i 3 milioni
residenti all'estero). Perché il referendum sia valido deve votare il 50% più 1
degli aventi diritto. La raccolta delle firme era stata avviata il 24 aprile
2007, per la parziale abrogazione della legge elettorale che era stata
approvata il 21 dicembre del 2005 dal centrodestra, in pratica alla fine della
XIV legislatura. Il presidente del Comitato referendario è Giovanni Guzzetta,
mentre il coordinatore è Mario Segni e ha raccolto l'appoggio di esponenti di
entrambi gli schieramenti: da Gianni Alemanno e Renato Brunetta per il
centrodestra, a Riccardo Illy, Giovanna Melandri e Giorgio Tonini per il
centrosinistra. Raccolte le firme, dopo l'ok di Cassazione e Consulta, i
referendum erano stati indetti per il 18 aprile del 2008, ma sono poi slittati
per lo scioglimento anticipato delle Camere. Il Corriere illustra, qui accanto,
i tre quesiti referendari con la collaborazione di Cesare
Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. Paolo Foschi Chi è Cesare Mirabelli, nato nel 1942, già
vicepresidente del Csm e presidente della Corte costituzionale, è professore ordinario di Diritto ecclesiastico e di Diritto costituzionale
( da "Corriere della Sera"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
sezione: Cronaca di Roma data: 18/06/2009 - pag: 9 All'ultimo remo di ERNESTO
MENICUCCI Nomi illustri al Tiro a volo In un mondo riservato, esclusivo e molto
attaccato alla propria privacy come quello dei circoli, c'è anche chi fa
un'operazione di «glasnost». Si tratta dell'Antico Tiro a Volo, splendido
sodalizio affacciato su Monte Antenne, in quella parte dei Parioli che guarda
tutta Roma. Chi vuole avere un'idea del circolo, e anche dei nomi illustri che
ne fanno parte, non deve fare altro che cliccare su internet, al sito ufficiale
del Tiro a Volo. E lì, insieme alle cariche sociali (quelle ci sono
dappertutto, anche negli altri circoli), dove c'è elencata la squadra del
presidente Michele Anastasio Pugliese (il vice è Claudio Varrone, il tesoriere
Giorgio Averni), si scoprono anche i soci fondatori e quelli onorari del
circolo. I soci ordinari non ci sono, per carità, ma è già abbastanza per
parlare di «trasparenza». Così, tra quelli che sono stati nominati soci
onorari, spicca la presenza dell'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi, del ministro degli Esteri Franco Frattini, dell'ex
presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, il presidente
dell'Autority sulla concorrenza Antonio Catricalà, l'ex ragioniere dello Stato
Andrea Monorchio, l'ex presidente del Tar del Lazio Pasquale de Lise.
emenicucci@rcs.it Franco Frattini
( da "Manifesto, Il"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Pd e il
referendum contro il popolo Giuseppe Chiarante Mi accade di frequente di
incontrare conoscenti e amici che si mostrano stupiti per il fatto che i
dirigenti del Partito democratico nonostante le considerazioni critiche, le
perplessità e le obiezioni emerse nel loro stesso partito, continuano a
pronunciarsi a favore dell'imminente referendum elettorale del 21 giugno, che
in caso di approvazione assegnerà, in future elezioni politiche, il 55 per
cento dei seggi in Parlamento alla lista di partito (e non più alla coalizione)
che ottenga il primo posto anche con una sia pur limitata maggioranza relativa,
inferiore al 50 per cento dei voti. Lo stupore è comprensibile perché nella
situazione attuale è chiaro, alla luce dei risultati sia delle europee come
delle amministrative, che a garantirsi quel premio di maggioranza sarebbe il
partito di Berlusconi, che anche soltanto ripetendo il 35 per cento delle
europee si assicurerebbe la maggioranza assoluta al Senato e alla Camera. Ma
c'è un chiaro fondamento dietro questa posizione dei dirigenti democratici: è
la scelta della logica del sistema politico bipartitico. Del resto questa
scelta fu già compiuta in occasione delle ultime elezioni politiche: quando
Walter Veltroni impegnava il Pd a «correre da solo», senza dubbio ottiene di
assorbire, sulla base del «voto utile», una parte rilevante dei voti delle minori
formazioni di sinistra, ma al prezzo di annullare totalmente la rappresentanza
parlamentare della sinistra più radicale e di spalancare la strada a una
massiccia vittoria della destra berlusconiana. Questa scelta di Veltroni viene
ribadita oggi dai suoi successori: con la consapevolezza - c'è da ritenere -
che la prima volta a cogliere il premio di maggioranza sarà Berlusconi; ma col
calcolo (ipotetico) che intanto il Pd potrà rafforzarsi a spese delle altre
forze di sinistra e di centro sinistra e che prima o poi, in base alle
probabilità dell'alternanza, potrà giungere finalmente ad affermarsi come il
primo partito. Ciò che in ogni caso la logica dell'adozione di un sistema
bipartitico non può nascondere è che, intanto, la conseguenza immediata di una
vittoria del referendum sarà un netto peggioramento della già brutta legge
elettorale oggi vigente (il «porcellum») dando vita ad una legge che sarebbe
peggiore anche della tanto criticata legge truffa del 1953 (che richiedeva, per
l'assegnazione del premio, il superamento del 50 per cento dei voti): e che
sarebbe invece assai simile alla legge Acerbo con la quale il fascismo, dopo la
marcia su Roma, si assicura il controllo assoluto anche del Parlamento e quindi
i pieni poteri. È comprensibile che il riferimento a questi precedenti e il
richiamo ai propositi di stravolgimento della Costituzione già più volte
enunciato dall'attuale premier suscitino non poco imbarazzo anche nel Pd: un
imbarazzo che i dirigenti cercano (o si illudono) di dissipare sostenendo che
in ogni caso l'approvazione del quesito referendario non significherà
l'adozione di una soluzione predeterminata, ma solo l'abrogazione della legge
attuale e che poi si potrà discuterne, in Parlamento, una nuova, magari una
legge proporzionale con sbarramento sul modello tedesco, o con voto a doppio
turno, sull'esempio francese. Questa tesi è del tutto infondata, anzi è di
fatto una menzogna. Infatti, come già si dimostrò chiaramente quando agli inizi
degli anni novanta si discusse il referendum Segni se la Corte Costituzionale
ha dichiarato ammissibile il nuovo quesito referendario è perché esso,
abrogando alcune norme della legge vigente, indica però con chiarezza le linee
essenziali della normativa da adottare: non crea, cioè, un vuoto legislativo che
sarebbe, tanto più in una materia estremamente delicata come quella elettorale,
del tutto inammissibile. Se invece si pretendesse di dare alle indicazioni del
referendum un valore non vincolante circa la soluzione legislativa da adottare,
si ripeterebbe in modo farsesco la discussione che già si svolse quando nel
1992 il Pds, di cui era segretario Achille Occhetto decise di sostenere il
referendum Segni per l'introduzione del sistema maggioritario, pretendendo però
che il Parlamento potesse poi varare una legge diversa da quella che risultava
dal quesito referendario approvato. A quel tempo l'autore di questa nota era
membro di diritto, a doppio titolo, degli organi dirigenti (direzione e
segreteria) del Pds: sia perché presidente del Consiglio nazionale di garanzia
istituito dal congresso, sia perché eletto, successivamente, anche presidente
del gruppo parlamentare del Senato. Ritengo perciò doveroso dare testimonianza
della discussione che in quell'occasione si svolse, sostanzialmente analoga a
quella di oggi nel Pd. Anche allora infatti di fronte alle critiche alle
insidie per la democrazia presenti nel sistema maggioritario quale sarebbe
emerso dal referendum Segni, i maggiori dirigenti del partito, a cominciare da
Occhetto, sostenenero che con l'approvazione del quesito referendario si apriva
solo la strada dell'approvazione di una nuova legge elettorale, ma che le linee
e i contenuti di questa legge sarebbero stati decisi nel dibattito
parlamentare. Ricordo che, insieme al comitato per il «no al referendum», mi
affannai per cercare di chiarire nelle riunioni della segreteria e della
direzione, che quella libertà di scelta non ci sarebbe affatto stata, perché il
quesito referendario disegnava un ben preciso sistema maggioritario, quello che
derivava dall'abrogazione di alcune norme della legge allora vigente per il
Senato: e questa indicazione sarebbe stata vincolante, come
diceva la giurisprudenza della Corte Costituzionale, anche per la definizione
da parte del Parlamento delle norme elettorali sostitutive di quelle in vigore
abrogate dal referendum. Tutte le nostre argomentazioni furono però respinte
benché sostenute da tanti costituzionalisti. Il referendum Segni fu così
approvato col voto determinante degli elettori del Pds: ma quando si giunse
alla discussione in Parlamento per varare una nuova legge elettorale secondo le
indicazioni del referendum, tutti i tentativi di proporre una nuova legge
ispirata al modello francese o a quello tedesco furono vani, perché giudicati
in contrasto con le indicazioni del quesito referendario. Si giunse così al
«mattarellum», che è all'origine anche della legge ora vigente e che in questi
anni ha avuto tanto peso nel favorire quel degrado politico e istituzionale in
senso populistico-plebiscitario che ha portato all'affermazione del
berlusconismo. Ho voluto richiamare questi precedenti per evitare che si ripeta
un analogo errore; e perché soprattutto ne tengano conto quegli elettori
(compresi certamente molti simpatizzanti del Pd) che non vogliono una legge
elettorale che costituirebbe una porta spalancata per un pieno successo di
Berlusconi e che favorirebbe una ulteriore degenerazione di fatto del nostro
sistema costituzionale nel senso di una crescente
preminenza del potere esecutivo sulle assemblee rappresentative, preminenza
eventualmente rafforzata anche con modifiche costituzionali in senso
presidenzialista, o con l'istituzione del cosiddetto «premierato forte», che
fra l'altro darebbe al presidente del Consiglio il potere effettivo di
provocare lo scioglimento delle Camere. C'è una sola strada per evitare che,
col referendum, si aggravi una situazione che, in Italia, è già carica di
incognite e di pericoli: è appunto la strada, prevista dalla Costituzione,
della bocciatura del referendum (possibile anche qualora ci si rechi a votare
per un ballottaggio, dichiarando al seggio di non voler partecipare alla
consultazione referendaria e non ritirando perciò le relative schede) attraverso
la non partecipazione al voto, in modo che non si raggiunga il 50 per cento dei
votanti.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
BELLARIA E
VALMARECCHIA pag. 14 I sette sindaci chiedono alle Marche di ritirare il
ricorso SECESSIONE BERSELLI: «NON SI E' VOTATO PERCHE' MANCAVA IL PARERE DELLA
COMMISSIONE BILANCIO» ALZANO la voce i sette Comuni dellalta Valmarecchia
contro la giunta delle Marche e il presidente Gian Mario Spacca. I sette
sindaci, insieme al presidente della Comunità Montana, si sono ritrovati ieri
per sottoscrivere l'appello formale. «Chiediamo di annullare
la decisione di ricorrere alla Corte costituzionale contro il nostro passaggio in Romagna affermano . Questo ricorso
non presenta validi presupposti per il suo accoglimento, essendo stati
ampiamente dibattuti alla Camera i profili di legittimità costituzionale della norma stessa.Ogni
ulteriore ritardo sull'approvazione della legge Pizzolante-Pini, danneggia
fortemente le amministrazioni locali (che non sanno come e con chi programmare
l'azione di governo) e la popolazione». Secondo il senatore Filippo Berselli
(ex sindaco di Montefiore Conca), Spacca ha preparato «un gesto disperato che
rappresenta un partito altrettanto disperato (il Pd) che si oppone in modo
istituzionalmente scorretto alla volontà popolare». Il senatore rassicura: «La
Commissione affari costituzionali e il Senato hanno pieno rispetto delle
prerogative regionali, ma in questo caso si tratta di esclusiva competenza
parlamentare». La commissione del Senato si è riunita proprio ieri in sede
referente e ha rinviato la seduta, in attesa del parere della Commissione
bilancio. «Se arriverà a breve, entro la prossima settimana la prima
commissione approverà la legge _ conclude Berselli_. Il parere negativo delle
Marche è stato regolarmente acquisito e se ne darà atto anche al momento delle
dichiarazioni di voto. Per Sassofeltrio e Montecopiolo sono stati intanto
nominati i relatori, in attesa che il presidente del Senato chieda il parere
delle due Regioni». Rita Celli
( da "Wall Street Italia"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
QUIRINALE:
NAPOLITANO RICEVE PRESIDENTE EMERITO CONSULTA FLICK -->Roma, 18 giu - Il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al
Quirinale il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, prof. Giovanni
Maria Flick. E' quanto informa un comunicato.
( da "Wall Street Italia"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Quirinale/
Napolitano riceve Flick -->Roma, 18 giu. (Apcom) - Il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al
Quirinale il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria
Flick. Lo riferisce un comunicato stampa della presidenza della Repubblica.
( da "Sicilia, La"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
seminario conclusivo
del corso di scienze politiche internazionali Pari opportunità, confronto sulla
nuova direttiva Si è svolto, nei locali della facoltà di giurisprudenza, il
seminario conclusivo del corso di scienze politiche internazionali dal titolo «La
parità fra fatti e norme. La direttiva n. 2006/54/CE e il suo recepimento
nell'ordinamento italiano». All'apertura dei lavori, il presidente del corso,
prof. Ciro Sbailò, ha illustrato le problematiche connesse all'attuazione della
direttiva, avente l'obiettivo di creare un testo organico in materia. Essa
sarebbe dovuta avvenire entro il 15 agosto 2008, ma l'Italia si è avvalsa della
proroga di un anno ex art. 33, predisponendone l'attuazione nel D. Lgs. n.230.
A seguire, l'avvocato Sabina Giunta, presidente del Comitato pari opportunità
all'Ordine degli avvocati di Enna, intervenendo sulla tutela contro le
discriminazioni di genere, ha illustrato le funzioni degli organismi di parità,
le varie forme di discriminazione e le procedure attuabili. Non sono mancati
gli esempi concreti, volti a mostrare le difficoltà operative. In riferimento
alla partecipazione politica delle donne, la dottoressa Maria Concetta Messina,
cultrice della materia in diritto pubblico comparato, ha illustrato il
dibattito che ha portato alla revisione dell'art. 51 della Costituzione, dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 422/95, che ribadiva
il criterio dell'irrilevanza giuridica del sesso, alla sentenza n. 49/03 che ha
ribaltato tale ottica, ritenendo legittime le misure a favore delle donne. Una
panoramica delle politiche per l'occupazione femminile nella strategia di
Lisbona è stata fatta dal prof. Alessandro Morselli che ha indicato
alcune misure, come l'esenzione del carico fiscale per l'assunzione e l'offerta
di strutture pubbliche per l'infanzia. Intervenuto su «La presenza femminile
nel mercato del lavoro locale: criticità e incentivi», il dottore Giuseppe La
Porta, dirigente del Centro per l'impiego e assessore alle Politiche sociali
per il Comune di Enna, ha evidenziato fenomeni quali il sottoutilizzo di forza
lavoro femminile rispetto al titolo di studio e l'esistenza di «nuove schiave»,
lavoratrici in nero. Degni di nota sono lo sportello «PaRi» e il progetto
«Alfa» per la conciliazione dei tempi. Numerose anche le attività della
Commissione provinciale per le pari opportunità, illustrate dal suo presidente,
Anna Maria Di Rosa Placa, tra cui ricordiamo il progetto «Universo Rosa» che ha
coinvolto gli studenti.
( da "Virgilio Notizie"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Un convinto No ai
referendum elettorali e' stato espresso dall'Associazione ''Salviamo la
Costituzione'', presieduta dall'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro, che in un documento del proprio Consiglio direttivo conferma la
valutazione negativa data fin dall'inizio. ''La vigente legge elettorale
-afferma il documento- espropria gli elettori del diritto di scegliere i propri
rappresentanti e affida alle segreterie dei partiti il potere di nominarli
dall'alto ; rompe il rapporto tra gli eletti, il territorio e le comunita'
locali; riduce drasticamente il pluralismo politico e quindi la rappresentativita'
delle istituzioni; premia eccessivamente la lista o la coalizione piu' forte.
Si tratta dunque di una legge che per molti versi contrasta con i principi e i
valori di democrazia e liberta' della nostra Costituzione repubblicana, come la
Corte costituzionale ha rilevato nella motivazione
della sentenza con la quale ha dichiarato l'ammissibilita' del referendum''.
''La legge che uscirebbe da una eventuale vittoria del SI nel referendum del 21
giugno -prosegue il documento- non eliminerebbe nessuno di questi difetti
dell'attuale legge elettorale. Anzi, aumenterebbe le distorsioni in senso
ultramaggioritario da essa prodotte, rendendo piu' agevole l'approvazione di riforme costituzionali di parte. Dunque non ne
ridurrebbe, anzi ne aumenterebbe i vizi di costituzionalita', come pure la
Corte Costituzionale ha sottolineato nella ricordata sentenza''.
''L'Associazione 'Salviamo la Costituzione', in coerenza con i principi e i
valori di difesa e attuazione della Costituzione, che la portarono a
promuovere il vittorioso referendum costituzionale del
giugno 2006, continuera' fino al 21 giugno, tramite i propri circoli e
associazioni in tutto il paese, a informare i cittadini -conclude il documento-
sugli elementi di incostituzionalita' della vigente legge elettorale e di
quella che uscirebbe da un successo del referendum. Invita i cittadini a
valutare queste informazioni nel decidere il proprio comportamento di fronte al
referendum''.
( da "Sestopotere.com"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Le Acli bolognesi
votano si al Referendum per spronare il Parlamento (18/6/2009 17:10) | (Sesto
Potere) - Bologna - 18 giugno 2009 -Il referendum per cui saremo chiamati a
votare il 21 giugno comprende tre quesiti che mirano ad abrogare in parte lattuale
legge elettorale per
le elezioni politiche. Come noto, quando loggetto del referendum
è una legge elettorale, la Corte Costituzionale stabilisce che il quesito
referendario non possa prevedere labrogazione per intero della legge
poiché è necessario garantire
sempre il rinnovo delle assemblee elettive. Il primo e il secondo quesito hanno
la stessa struttura e lo stesso obiettivo: eliminare la possibilità di
attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In tal modo il
premio di maggioranza potrebbe essere attribuito solamente alla lista che ha
ottenuto il maggior numero di consensi. Nel caso della Camera (primo quesito)
si avrebbe un premio consistente in 340 seggi, con una soglia di sbarramento di
fatto del 4% per tutti, per il Senato (secondo) il 55% dei seggi in palio in
ciascuna regione, con una soglia dell8%. In tal modo si va
nella direzione di rafforzare la struttura bipolare del nostro sistema, con il
rischio, però, di scivolare nel bipartitismo verso il quale confermiamo la
nostra contrarietà. Il
terzo quesito è sicuramente per noi il più importante, perché interviene sulle
modalità di presentazione delle candidature, eliminando le cosiddette
candidature multiple, che permettono ai candidati più noti di presentarsi in
tutte le circoscrizioni, consentendo loro successivamente di optare per l'una o
per l'altra a seconda di equilibri partitici che non riguardano il rapporto con
gli elettori. Nel 2008 121 deputati sono entrati alla Camera grazie a questo
sistema. Questo quesito mira in maniera chiara alla reintroduzione del sistema
uninominale, che garantisce il rispetto della volontà dell'elettore nella
scelta degli eletti. I tre quesiti referendari, in particolare i primi due, non
vanno comunque nella direzione di una vera riforma elettorale che ripristini il
rapporto di responsabilità e fiducia tra eletti ed elettori. Ciononostante
siamo convinti che la scelta del sì, soprattutto al terzo quesito, permanga il
modo più efficace per sollecitare il Parlamento a legiferare in materia. Le Acli,
come noto, fin dallinizio sono state tra i promotori del
referendum; storicamente non hanno mai fatto mancare il loro appoggio e
sostegno ad iniziative di questo tipo che mirassero a rendere più stretto il
rapporto tra eletti e cittadini. Le Acli ribadiscono la convinzione che le spinse ad aderire al
comitato nazionale dei promotori: la necessità di dotarsi di una nuova legge
elettorale adeguata al tempo di oggi, che valorizzi il voto dellelettore
e la responsabilità delleletto in rapporto al territorio, esaltandola come parametro di
una democrazia autenticamente compiuta. Questa strategia si potrebbe riassumere
con uno slogan: votare sì, per impegnare il Parlamento per una nuova legge
elettorale. Con questo slogan intendiamo confermare la scelta di allora
sottolineando, al di là dellesito del referendum,
lurgenza di lavorare per una nuova legge elettorale che, per le Acli,
costituisce un obiettivo prioritario, in quanto restituisce al Parlamento e
alla democrazia rappresentativa il ruolo centrale nel processo delle riforme
istituzionali. E il Parlamento, infatti, il luogo che
meglio garantisce il più ampio confronto delle culture politiche presenti nella
società e nel Paese. Approvare una nuova legge elettorale capace di
riallacciare il circuito della rappresentanza con quello del territorio, valorizzando il voto dei
cittadini rispetto allassunzione di chiare responsabilità degli
eletti, ritornando a dare un senso agli art. 48 e 49 della nostra Costituzione,
è lobiettivo che le Acli porranno al Parlamento ed alle forze politiche e sociali sin dal
giorno successivo ai risultati referendari. Acli provinciali di Bologna
( da "Sestopotere.com"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Scuola, Sedioli
sollecita il Governo sui tagli agli organici degli insegnanti (18/6/2009 17:56)
| (Sesto Potere) - Bologna - 18 giugno 2009 - Sanare subito le situazioni
critiche che si sono determinate nella scuola in seguito ai forti tagli al
personale e non procedere con atti ulteriori in assenza di una normativa
definita. Lo chiede con forza lassessore regionale alla Scuola, Giovanni Sedioli. Il
tema degli organici
della scuola è da tempo allattenzione di cittadini e
istituzioni spiega Sedioli - La decisione del Governo di apportare forti
tagli al personale della scuola, pur a fronte di un aumento della popolazione
scolastica, ha generato preoccupazioni per la qualità e lestensione del
servizio, particolarmente nella nostra Regione dove da tempo sono stati assunti
i provvedimenti volti ad evitare ogni forma di spreco. Per il prossimo
anno scolastico il Ministero ha previsto 1.637 insegnanti in meno in Emilia-Romagna, nonostante laumento
in ambito regionale delle iscrizioni, ad oggi quantificabili in oltre 7 mila
alunni in più rispetto allo scorso anno. Mano a mano che sono stati resi
noti gli effetti dei tagli le preoccupazioni sono diventate realtà, nella scuola dellinfanzia
abbiamo registrato il fatto che non si è corrisposto alle esigenze della
cittadinanza di avere più sezioni e non è stata soddisfatta la richiesta di una
maggiore diffusione del tempo pieno nella scuola elementare continua
lassessore
Sedioli - Da ormai un mese il presidente Errani ha chiesto un incontro al
ministro Gelmini per illustrare la situazione e proporre interventi di modifica
alle decisioni assunte, non vi è stata ancora risposta.
La situazione è tanto più critica a fronte del fatto che i provvedimenti del Governo sono
oggetto di ricorso presso la Corte Costituzionale da parte di molte Regioni
aggiunge lassessore - e che una recente ordinanza del TAR del Lazio ha
evidenziato che il Ministero sta procedendo in assenza di una normativa validamente
definita su un tema così delicato. Siamo di fronte ad un decisionismo non
supportato da analisi di qualità, di prospettiva e da certezza del diritto.
Riteniamo quindi inopportuno conclude lassessore Sedioli -
che il Ministero e le
sue articolazioni territoriali procedano con atti che ad ora sono da
considerare inefficaci, chiediamo si dia corso ad un confronto che consenta di
sanare le situazioni critiche che si sono determinate e dia luogo
tempestivamente ad una normativa fondata ed accertata a garanzia dei diritti
dei tutti.
( da "Soldionline"
del 18-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Premio Bellisario,
le 'Mele d'Oro' alle donne della giustizia Roma - (Adnkronos) - La XXI edizione
assegna le Mele d'Oro alle professioniste che si sono particolarmente distinte
nel mondo della giurisprudenza. A Josette Sheeran (nella foto) il riconoscimento
internazionale Roma, 18 giu. - (Adnkronos) - Sono state assegnate le Mele d'Oro
della XXI edizione del Premio Marisa Bellisario che quest'anno dedica il
riconoscimento al rapporto tra donne e giustizia. La cerimonia di premiazione è
in programma domani, venerdì 19 giugno, alle 15.30 all'Auditorium della Tecnica
di Confindustria a Roma. ''Donne per una Giustizia giusta'' è il titolo della
manifestazione promossa dalla Fondazione. A decretare le vincitrici una
Commissione presieduta da Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa
Bellisario e composta da esponenti del mondo economico, istituzionale e
culturale. Le Mele d'Oro 2009 sono state assegnate a donne magistrato, a donne
avvocato e professioniste che hanno raggiunto ruoli di vertice e si sono particolarmente
distinte nel settore giustizia. Tra le premiate figurano Livia Pomodoro,
presidente del Tribunale di Milano e Manuela Romei Pasetti presidente della
Corte d'Appello di Venezia.''Con questa edizione -afferma Lella Golfo-
affrontiamo un particolarissimo aspetto della realtà femminile. La funzione
delle donne, le loro capacità, le loro attitudini, il ruolo che meritano nelle
diverse forme della giurisdizione. Sicuramente sono lontani i tempi in cui la
donna era esclusa dai meccanismi di produzione e applicazione delle leggi e da
tutte le istituzioni che ad esse fanno riferimento. Tanto è stato fatto, ma c'è
ancora da lavorare affinché le donne possano ricoprire ruoli di vertice anche
nel pianeta giustizia''.Come ogni anno, anche la XXI edizione del Premio
Bellisario si avvale dell'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e di
un Comitato d'Onore composto da Marina Berlusconi, Diana Bracco, Antonio
Catricalà, Fulvio Conti, Ferruccio de Bortoli, Umberto de Julio, Sergio Dompè,
Paolo Garimberti, Silvana Giacobini, Patrizia Grieco, Pietro Guindani, Emma
Marcegaglia, Luciano Martucci, Paolo Mieli, Rita Levi Montalcini, Luca Cordero
di Montezemolo, Letizia Moratti, Corrado Passera, Renata Polverini, Gianni
Riotta, Paolo Scaroni, Elvira Sellerio, Livia Turco.Per 'Donne e giustizia' le
premiate sono Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano; Manuela Romei
Pasetti presidente della Corte d'Appello di Venezia; Augusta Iannini Capo
Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia; Annamaria Palma Guarnier
Coordinatrice Ufficio di Gabinetto del Presidente del Senato; Paola Severino
Avvocato, Vice Rettore LUISS; Paola Balducci, Avvocato, Docente Universitario.
Per la sezione delle 'Laureate in ingegneria gestionale' Luisa Hong Yan Sun,
Università degli Studi di Bologna, Margherita Cecconi, Università degli Studi
di Parma, Francesca Ricci Bitti, Università degli Studi di Bologna. Il premio
internazionale va a Josette Sheeran (nella foto), Direttore Esecutivo Programma
Alimentare Mondiale. Per l'impegno religioso Suor Giuliana Bragantini ,
Congregazione delle Suore Canossiane.Premi speciali per l'impegno civile e
sociale vanno a Titti Postiglione, Capo Sala Situazione Italia del Dipartimento
della Protezione Civile, a Raffaella Leone, Vice Presidente di Eni Foundation e
membro CdA Fondazione Eni Enrico Mattei, Marie Madeleine
Mborantsuo presidente della Corte Costituzionale e membro dell'Associazione
delle Donne Giuriste gabonesi, Rangina Hamidi, Fondatrice dell'Afghans for
Civil Society (ACS) e Presidente del Kandahar Treasure. Infine il Germoglio
d'oro è stato assegnato a Angela Marcello Direttore dell'Istituto Sperimentale
''Luigi Daga'' di Laureana di Borrello (RC).
( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)"
del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
FOSSOMBRONE, CAGLI E
URBANIA pag. 19 «Spacca ritiri il ricorso» SECESSIONE VALMARECCHIA I SETTE
SINDACI dei comuni secessionisti' della Valmarecchia (Casteldelci, Pennabilli,
Sant'Agata Feltria, Maiolo, Novafeltria, San Leo e Talamello) e il presidente
della Comunità montana Altavalmarecchia chiedono al presidente delle Marche e
alla giunta regionale di non fare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge sul
passaggio dell'Alta Valmarecchia all'Emilia Romagna. In un documento congiunto
invitano ad «annullare immediatamente la decisione preannunciata di ricorrere
alla Consulta». La Regione, sostengono, deve «rispettare pienamente la volontà
dei cittadini dell'Alta Valmarecchia espressa democraticamente nel referendum,
non ostacolando l'iter legislativo, ma anzi impegnandosi a fari sì che il
passaggio ad altra regione avvenga il più velocemente possibile». «Ogni ritardo
nell'approvazione della norma danneggia le amministrazioni locali» concludono.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-06-19 - pag: 23 autore: Nella «fortezza
Bastiani» il voto anticipato non sarebbe automatico L a domanda che tutti si
pongono è: quanto durerà questa situazione? E quale sarà l'epilogo finale? Il
logoramento personale e psicologico del presidente del Consiglio è evidente.
Gli aspetti scandalosi (veri, verosimili o presunti) della sua vita privata –
di quella dimensione particolare che è la vita privata di un uomo pubblico –
riempiono le pagine dei giornali e s'intrecciano con nuove inchieste
giudiziarie. L'esasperazione polemica è senza precedenti. Nonostante ciò, non
siamo alla vigilia di una caduta rovinosa dell'uomo che per quindici anni ha
condizionato la storia politica del paese, al governo o all'opposizione.
Berlusconi dispone tuttora di una forte maggioranza parlamentare, ha ottenuto
un buon risultato nelle elezioni europee e amministrative ed è ancora in grado
di difendersi. Lo fa male, come notava ieri Giuliano Ferrara sul «Foglio», ma è
forse in grado di superare la tempesta con le sue forze. A due condizioni. La
prima è che eventuali nuove rivelazioni non siano persino peggiori di quelle
affiorate finora. Il «caso Patrizia » è molto più serio del «caso Noemi». E ci
si chiede se non ci sia ancora qualcosa nell'armadio dei misteri in grado di
aggravare il quadro sotto il profilo morale. La seconda è che il «lodo Alfano» non sia bocciato dalla Corte costituzionale entro due o tre mesi. Come si vede, il sentiero del premier è
stretto e a questo punto non è solo la campagna mediatica a mettere in
crescente difficoltà il leader più popolare d'Italia. Berlusconi rischia
davvero di trovarsi con le spalle al muro, per la prima volta dal '94.
Allo stato delle cose, tuttavia, la prospettiva più probabile parla di un
presidente del Consiglio indebolito e logorato che continua il suo cammino tra
polemiche sempre più aspre. Sarebbe uno scenario inquietante, perché
coinciderebbe con una fase di stallo, di paralisi decisionale senza fine. Ieri
il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha evocato Buzzati e la sua
fortezza Bastiani per descrivere l'immaturità democratica di un sistema che
vive nell'ansia dell'emergenza continua. Quell'attesa «vana e sfibrante » di
eventi che non si consumano potrebbe diventare la metafora della condizione
nazionale nei prossimi tempi. Ma occorre dire che la fortezza Bastiani del
Duemila potrebbe anche conoscere uno sbocco traumatico. Non subito, magari, ma
in un futuro non troppo lontano. Intanto le vicende di queste settimane hanno
tolto dal tavolo una delle ipotesi più accreditate finoa qualche mese fa:
l'ascesa di Berlusconi al Quirinale, al termine del settennato di Napolitano. è
uno scenario tramontato per sempre. Ma a questo punto diventa lecito
interrogarsi sulla possibilità che l'attuale premier resti in carica,
nonostante le pressioni e lo stress, fino al termine della legislatura. I dubbi
sono inevitabili. Se Berlusconi fosse costretto alle dimissioni, la «vulgata»
del centrodestra vuole che si torni subito alle urne. Ma sarebbe proprio così?
Il voto anticipato,senza l'uomo che ha rappresentato per anni il baricentro
politico del paese, rischierebbe di trasformarsi in una gigantesca e
distruttiva resa dei conti. Nessuno si stupirebbe se la maggioranza delle forze
politiche, anche a destra, preferisse altre soluzioni. La fortezza Bastiani
avrebbe bisogno di un po' di calma. E in quel caso un governo molto
rappresentativo, di fatto un esecutivo di unità nazionale, sarebbe plausibile.
Gianfranco Fini vi ha alluso in modo abbastanza chiaro. © RIPRODUZIONE
RISERVATA www.ilsole24ore.com Online «il Punto» di Stefano Folli 7 il PUNTO DI
Stefano Folli La metafora di Fini e gli scenari. Nel futuro della legislatura
governo di unità nazionale?
( da "Manifesto, Il"
del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
TERNI Il senatore
del Pd Di Girolamo al ballottaggio per pochissimo. E l'ex presidente Rai
Baldassarre (Pdl) punta la sfida sui loculi non consegnati Il centrosinistra a
391 voti dalla vittoria. E la sfida si conclude... al cimitero Luca Cardinalini
TERNI TERNI Il comizio finale non poteva avere una diversa, e più appropriata,
location: il cimitero. L'antefatto è che anche i cittadini di Terni, domenica
prossima, sceglieranno il proprio sindaco al ballottaggio. Al primo turno ha
"rischiato" di vincere Leopoldo Di Girolamo, senatore del Pd, che ha
raccolto il 49,42% dei consensi, mancando l'obiettivo per soli 391 voti. In
compenso si è già conquistato la maggioranza in consiglio comunale, dovesse
perdere saremmo alla famosa "anatra zoppa". A contendergli la
poltrona, il centrodestra ha chiamato un big nazionale, il professore emerito
Antonio Baldassarre, già presidente della Corte
Costituzionale e della Rai, che malgrado ciò al primo turno si è fermato al
37,1%. In origine giurista di area ingraiana, quindi Pci, oggi si ritrova
dall'altra parte. O è cambiato molto il mondo o molto lui. Ha detto: «Destra e
sinistra sono categoria poco importanti, conta la cultura del fare, per
liberare questa città dalla cappa oligarchica che la governa». Più che del
fare, finora è il teorico del faremo, come un madonnaro di piazza della Signoria,
disegna scenari fantastici, che rivolterebbero la placida Terni in
qualcos'altro. Ogni pretesto è buono per sbeffeggiare l'amministrazione - da
due mandati c'è Paolo Raffaelli, giornalista della Rai dell'Umbria - e
promettere sfracelli: come i 2000 posti di lavoro promessi grazie a un accordo
con Acea che dovrebbe addirittura fare di Terni «il primo distretto industriale
delle energie rinnovabili». Vero o falso? E chi lo sa. Chiara l'impronta
berlusconiana, come dimostra anche la vicenda del calcio, con la squadra locale
che si barcamena con grosse difficoltà in serie C1. Quanto basta al
costituzionalista per annunciare l'interesse di «un grosso imprenditore del
nord che già opera al sud di rilevare la Ternana e costruire un nuovo stadio
all'inglese con centri commerciali, ristoranti e spazi funzionali». L'Emerito
non si è risparmiato, con dei virtuosismi che hanno molto meravigliato
l'uditorio indigeno. Come quando ha rispolverato il sempre attuale «piove
governo ladro» che ha sciorinato il primo giugno, quando sulla città delle
acciaierie è venuto giù qualcosa che assomigliava molto al diluvio: 200
millimetri di pioggia in poche ore. Beh, Baldassarre ne ha approfittato per
attaccare il comune, reo di non aver impedito l'allagamento dei locali dell'università.
Il sindaco uscente l'ha presa maluccio, tanto più che l'ex garante per
antonomasia della costituzione, gli aveva ricordato l'inchiesta che lo vede
coinvolto legata all'inceneritore del comune. Così, ecco la replica di
Raffaelli che ha chiesto se sia vera l'inchiesta a suo carico per aggiotaggio
informativo, a margine della vicenda Alitalia, quando Baldassarre capeggiava
una cordata di un fondo di investimento israeliano e una società belga
proprietaria di miniere e pozzi di petrolio in Sudafrica e Congo. Troppo
esotismo, per i gusti dei ternani. Uno dei momenti clou, al limite del
surreale, di questa lunghissima campagna elettorale è stato l'altra mattina,
quando il professor Baldassarre ha ripreso ad attaccare il Comune... dal
cimitero. Sistemato tra le cappelle e i lumini, l'Emerito ha tirato ancora in
ballo l'inadempienza del «comune di sinistra», reo di ritardare la consegna dei
loculi ai cittadini che li hanno già pagati «fin dal 2003». Quasi
contemporaneamente ecco arrivare al camposanto il sindaco Raffaelli, sudato e
in maniche di camicia, attorniato da uno stuolo di tecnici, per controllare di
persona lo stato dei lavori di ampliamento del nuovo lotto, tranquillizzando
tutti: «Come promesso, avremo 5000 nuovi posti salma entro il 2012». Anche gli
astenuti hanno trasalito.
( da "Corriere della Sera"
del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 19/06/2009 - pag: 13 Il politologo presenta il nuovo
libro Sartori e l'Italia del «sultanato» «Più che dittatura sembra cabaret»
ROMA «È un Paese invaso dal privato di Silvio Berlusconi», ha detto l'esponente
del Pd Rosy Bindi, durante il suo intervento alla presentazione, de Il
sultanato, il nuovo libro di Giovanni Sartori edito da Laterza. Con Bindi,
oltre all'autore e all'editore Giuseppe Laterza, Gustavo
Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha tenuto la
presentazione, c'erano Sabino Cassese, lo storico Villari, Pellicani,
Cipolletta, Roma, Anselmi, Golino, Mafai, Spataro e Veneziani. Sartori, Bindi e
Veneziani si sono detti d'accordo che il «sultanato» non vuol dire dittatura.
«Berlusconi è un uomo che viene dal varietà e resta un cabarettista», ha
commentato Sartori. «La dittatura è una cosa possibile ma forse non accadrà».
Ma il professor Zagrebelsky ha voluto ricordare che Mussolini aveva teorizzato
l'annuncio di un progetto e la smentita il giorno dopo, per mantenere il
potere. Politologo Giovanni Sartori, è nato a Firenze nel 1924 M.A.C.
( da "Stampa, La" del
19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Mousavi in piazza
"Ladri e corrotti" [FIRMA]GIORDANO STABILE L'onda verde, listata a
lutto per le vittime degli scontri, ha per il sesto giorno consecutivo invaso
Teheran, fino alla centrale piazza dedicata a Khomeini. Il leader dei
riformisti, il candidato sconfitto alle elezioni Hossein Mousavi, è ricomparso
tra la folla, l'ha arringata e attaccato a testa bassa Ahmadinejad e i suoi,
con l'accusa di aver rubato i ricchissimi proventi del petrolio. La rabbia dei manifestanti non è stata minimamente placata dalle
concessioni di ieri del Consiglio dei Guardiani, una sorta di Corte
Costituzionale che vigila anche sulla regolarità del voto. I giudici hanno
accolto in minima parte le richieste dell'opposizione, ma hanno riconosciuto
che il 12 giugno ci sono state «646 irregolarità denunciate»: schede non
consegnate, o contraffatte. Nei seggi coinvolti i voti saranno
riconteggiati, ma difficilmente cambierà l'esito del voto. Il Consiglio ha
anche invitato i tre candidati sconfitti a partecipare alla propria «sessione
straordinaria» di domani, un tentativo di riconciliazione. Mousavi non ha
risposto all'invito e per ora cavalca la piazza. Non è chiaro però quanto le
manifestazioni reggano alla repressione. L'altra notte i basiji, le ronde
islamiche che picchiano senza pietà, avevano devastato i dormitori degli
studenti all'Università, mentre continuano gli arresti mirati. Ieri è finito in
manette Ebrahim Yadzi, già ministro degli Esteri nel 1979, subito dopo la
rivoluzione khomeinista. È cardiopatico: l'hanno prelevato all'ospedale,
incarcerato, e poi riportato in corsia sotto stretta sorveglianza. Ad ascoltare
Mousavi, vestito completamente di nero, c'erano nel pomeriggio «tra i 70 e i
500 mila dimostranti», secondo un reporter in incognito della Bbc. Una stima
che non dà l'idea della tenuta della protesta. Il discorso di Mousavi ha però
aggirato il bando dei corrispondenti stranieri, ancora una volta attraverso il
network on line Twitter. È stato durissimo. «Ladri, dove sono finiti i 300
miliardi accumulati durante gli anni grassi del petrolio a 100 dollari al
barile? - ha chiesto il leader della protesta -. Dov'è la ricchezza del Paese.
Un'inflazione al 25 per cento significa ignoranza, furto e corruzione. Perché
tutti i nostri giovani vogliono lasciare il Paese? Ma io e questo mare verde
cambieremo le cose». Mousavi, che ha citato Khomeini come esempio di moralità
da seguire, è ancora deciso ad andare fino in fondo e punta anche all'appoggio
di parte dell'Assemblea degli Esperti, l'organo che elegge la Guida Suprema e
che è presieduto da Akbar Rafsanjani, suo alleato. Un terzo dell'Assemblea,
secondo l'analista Patrick C. Doherty , sono fedeli all'attuale Guida Suprema
Ali Khamenei, un terzo sono con Rafsanjani, e un altro terzo indipendenti e
legati alla influente scuola teologica di Qom, dalla quale era arrivata nei
giorni scorsi qualche velata critica alle repressione. Il consenso di Khamenei
tra i religiosi non è dunque granitico, anche perché venne eletto nel 1989 in
tutta fretta, quando non era ancora ayatollah, il massimo grado della sapienza
teologica tra gli sciiti. Ma neppure la posizione di Rafsanjani è sicura. Ieri
sono stati presi di mira i suoi figli, Faezeh e Mehdi, che sembra volessero
lasciare il Paese e sono stati bloccati. Faezeh era stata filmata, con un
irreprensibile chador, tra i manifestanti ed è stata accusata di fomentare le
violenze. Le parti insomma affilano i coltelli e si sono fatti vivi i pasdaran,
il corpo militare più fedele ai conservatori, che hanno chiesto di partecipare
alla preghiera di oggi a Teheran, condotta da Khamenei in persona. La presenza
dei pasdaran, che hanno additato gli stranieri «nemici dell'Iran» come
responsabili dei disordini, è un monito pesantissimo ai dimostranti.
( da "Virgilio Notizie"
del 19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Saranno 182.671mila
gli umbri chiamati a votare domenica e lunedì per i ballottaggi dove si
sceglieranno i sindaci di Terni, Orvieto, Marsciano, Spoleto, Gualdo Tadino e
Bastia Umbra. L'impegno più importante è certamente quello di Terni dove
Leopoldo Di Girolamo con 49,5 per cento (centrosinistra compatto) sfiderà l'ex
presidente della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre
37,13 per cento (Pdl più Civica). Fondamentale sarà il ruolo dell'Udc (5,4 per
cento) e della Lista Valigi Sindaco (4 per cento). Non ci sono al momento
apparentamenti o indicazioni di voto. A Terni, come ad Orvieto, si potrebbe
manifestare il fenomeno dell'anatra zoppa: ovvero se vincesse il centrodestra
avrebbe il sindaco ma non la maggioranza in consiglio che spetta al
centrosinistra che al primo turno a superano il 50 per cento ottenendo di fatto
22 consiglieri su 40. Stesso discorso per Orvieto dove si affrontano Loriana
Stella -48,5% centrosinistra -e Antonio Concina - 42,7% centrodestra -. A
Spoleto Daniele Benedetti - 46,92 centrosinistra - contro Angelo Loretoni -
38,10 centrodestra. A Marsciano scontro tutto all'interno del centrosinistra:
Alfio Todini (45,3 Per cento) appoggiato da Pd, Idv, Socialisti, Pdci e Civiche
contro Sabatino Ranieri (25,11) appoggiato da Prc, e Liste civiche. A Bastia
Umbra: Ansideri Stefano - 47,6 per cento centrodestra - contro Antonio
Criscuolo 43,91. A Gualdo Tadino invece è a rischio, unico caso in Umbria, il
sindaco Angelo Scassellati che sta al 34 per cento come Roberto Morroni di Pdl
e Lega, ma quest'ultimo ha ottenuto l'apparentamento con lo chieramento delle
Liste Civiche che vale oltre il 22 per cento.
( da "Sardegna oggi" del
19-06-2009)
Argomenti: Giustizia
venerdì, 19 giugno
2009 Giunta approva ddl collegato Finanziaria da 100 mln
Via libera al disegno di legge collegato alla Finanziaria da parte della Giunta
regionale, riunita oggi in viale Trento. Secondo quanto si è appreso il ddl -
"Disposizioni urgenti nei settori economico e socio sanitario, per il
superamento del precariato e in materia di organizzazione regionale" - può
contare su una dotazione complessiva di circa 100 milioni di euro. Il
provvedimento passerà ora all'esame del Consiglio regionale. -->CAGLIARI -
Approvato collegato alla Finanziaria. Unintegrazione
importante, ma le capacità programmatiche di questa Giunta si misureranno con
il PRS e la Finanziaria del 2010» Dichiarazione dellAssessore della Programmazione, Bilancio, Credito ed
Assetto del Territorio, Giorgio La Spisa: «Stiamo apportando unintegrazione
importante alla Legge Finanziaria 2009 ma non si tratta di una manovra bis:
sono a disposizione ulteriori risorse per 100 milioni di euro, a fronte di un bilancio complessivo di
8 miliardi ». E quanto ha sottolineato lassessore
Regionale della Programmazione e Bilancio, Giorgio La Spisa, nel presentare la
bozza del Disegno di legge di accompagnamento e integrazione della manovra
Finanziaria 2009. Sono
stati rispettati i tempi strettissimi per lapprovazione della Finanziaria
ha spiegato lassessore della Programmazione e dopo aver
tolto numerose norme intruse stiamo presentando un Disegno di Legge
collegato. E stata decisa la cancellazione delle norme sugli anticipi delle
entrate future 2007-2008 con il conseguente accertamento di un disavanzo più
alto. Si tratta di una misura conseguente alla giurisprudenza della Corte
Costituzionale e ai pronunciamenti della Corte dei Conti. Abbiamo incrementato
le risorse per il rilancio delle piccole imprese artigiane destinando 6 milioni
620 mila euro per le politiche attive del lavoro e per agevolare lapprendistato.
Sono stati stanziati 6 milioni 950 mila euro per gli adeguamenti dei contratti
collettivi di lavoro
come quello dellEnte Foreste. Stanziati 16 milioni e 200
mila euro in tre anni per ledilizia scolastica. Sono a disposizione 5
milioni 850 mila euro per la programmazione urbanistica e territoriale. Sono
stati destinati altri 4 milioni per i comuni colpiti dalle emergenze alluvioni. E
stata prestata grande attenzione per il settore agricolo con 3 milioni di euro
a disposizione delle aziende che si assicurano per le calamità naturali. Sempre
per gli agricoltori sono disponibili 5 milioni di euro per il risanamento delle posizioni debitorie
nei confronti della banche. La Regione ha poi deciso di stanziare 12 milioni di
euro in tre anni per acquisire quote Sfirs che diventa così una società In
House. Ora ha concluso lassessore Giorgio La Spisa
ci attende un intenso lavoro per elaborare il Programma Regionale di Sviluppo e
la Finanziaria 2010. Nel mentre siamo impegnati nel difficile compito di
accelerare la spesa delle risorse regionali e comunitarie. Sono questi i punti
sui quali si misureranno
le capacità programmatiche della Regione. -->
( da "Repubblica, La"
del 20-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina II - Bari Il
caso Il candidato del centrodestra: "Ho sempre pagato l´Ici". La
parlamentare: "è penoso" Emiliano e Di Cagno Abbrescia sfida in
musica, domani si vota Poli Bortone promuove Michele "Sì all´assessorato
per il Sud" Toti e Tata per il sindaco. La Tatangelo con il deputato
Simeone: "Denuncio la Capano" La replica: "Ha tolto ai
cittadini" "Tiriamo insieme il calcio di rigore decisivo",
esorta il sindaco, mentre la folla lo acclama Nessun accertamento di 250mila
euro è stato mai notificato a me o a società riconducibili RAFFAELE LORUSSO
L´ultimo appello agli indecisi (ammesso che ce ne siano) è a ritmo di musica.
Dopo essersele cantate per tutta la campagna elettorale, Michele Emiliano e
Simeone Di Cagno Abbrescia alla fine se le se sono pure suonate. Il sindaco
uscente e l´aspirante successore scelgono due piazze diverse per motivare,
ciascuno a modo suo, elettori e simpatizzanti. Emiliano saluta il popolo del
centrosinistra in piazza Santa Chiara, a due passi dal Castello Svevo. Di Cagno
Abbrescia si congeda dai militanti della sua parte nell´area di Nderr a la
lanz, in riva al mare. Feste di popolo e di musica, nelle quali la politica
rimane sullo sfondo. Sul palco di Emiliano si alternano Roy Paci e il gruppo di
Zelig, Toti e Tata, Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone. Su quello di Simeone
Di Cagno Abbrescia, Demo Morselli e la sua band e Anna Tatangelo. Il tutto con
l´onorevole Gabriella Carlucci come presentatrice. Da una parte e dall´altra
alla fine vincono l´entusiasmo e l´ottimismo. Quando arriva il momento di
parlare di politica, Michele Emiliano ha accanto a sé il governatore Nichi
Vendola e l´avvocato Mario Russo Frattasi, già aspirante sindaco dell´Udc. Il
primo cittadino si affida alle metafore e alle immagini. Mentre sullo schermo
gigante scorrono le istantanee di quelli che lui considera i suoi fiori
all´occhiello - da Punta Perotti al Teatro Petruzzelli - ripete che Bari non
può tornare indietro. Infine, un messaggio carico di emozione e di speranza: il
rigore di Fabio Grosso nella finale di Berlino, quello che regalò all´Italia il
Mondiale del 2006. «Tiriamo insieme il calcio di rigore decisivo», esorta
Emiliano, mentre la folla lo acclama. Quando sale sul palco, Simeone Di Cagno
Abbrescia invita tutti a voltare pagina. «Votate il cambiamento per una città
migliore, per un futuro migliore, per tornare a contare in una città
abbandonata che dobbiamo far rinascere e rivivere tutti insieme», si lascia
andare. A mezzanotte cala il sipario e comincia la pausa di riflessione, in
vista del voto di domani e lunedì. Al primo turno Emiliano si è fermato al 49
per cento. Di Cagno Abbrescia è arrivato al 46 per cento. In vista del
ballottaggio, il sindaco uscente ha ottenuto il sostegno dell´Udc, che quindici
giorni fa ha raggiunto il 2,6 per cento, e della lista civica Italia nostra.
Nell´ultimo giorno di campagna elettorale i due contendenti hanno incassato il
sostegno di Silvio Berlusconi e Massimo D´Alema, leader dei rispettivi partiti.
Entrambi hanno rivolto un appello agli elettori, in due distinte interviste a
Telenorba. «Penso che Di Cagno Abbrescia potrà vincere con un largo margine di
vantaggio su un sindaco che in questi anni ha pensato più alla sua posizione
personale, di potere, alla sua immagine che non agli interessi di Bari e dei
baresi», ha detto il capo del governo. «Emiliano sarà rieletto sindaco di Bari
perché ha governato bene - ha osservato D´Alema - Con lui vince il cambiamento
e un modo diverso e più umano di fare politica». «Non c´è nessun problema di
Ici sulle mie proprietà». Simeone Di Cagno Abbrescia risponde seccato alle
accuse dell´onorevole Cinzia Capano. L´ex assessore al Bilancio della giunta di
Michele Emiliano aveva rilevato come il deputato del Pdl avesse pagato l´Ici su
alcune aree fabbricabili come se fossero aree agricole. «Si tratta - dice Di
Cagno Abbrescia - di notizie palesemente infondate, poiché ho totalmente
adempiuto a tutti i miei doveri fiscali nel rispetto della legge. Nessun
accertamento di 250mila euro è stato mai notificato a me o a società a me
riconducibili relativamente a tale posizione». Il candidato sindaco del
centrodestra non risparmia critiche alla collega parlamentare. «è evidente -
rileva - che le dichiarazioni dell´onorevole Capano sono false e altamente
diffamatorie. Pertanto, ho dato mandato ai miei avvocati affinché verifichino
le azioni legali più appropriate nei suoi confronti, a tutela della mia
reputazione». Di Cagno Abbrescia insiste: «è penoso rilevare che un
parlamentare della Repubblica italiana violi con incredibile leggerezza la
privacy di un cittadino italiano e si lanci in considerazioni tecniche
palesemente erronee, già ampiamente definite dalla Corte
Costituzionale». L´ultima annotazione del candidato del centrodestra è di
natura politica. «L´unica innegabile verità - dice - è che l´onorevole Capano,
che evidentemente agisce su mandato e per conto di Michele Emiliano, tenta
disperatamente di manipolare la verità per provare a condizionare il voto
amministrativo del ballottaggio, impedendo l´ineludibile sorpasso, e
consentire a Emiliano di restare aggrappato alla poltrona di sindaco». Cinzia
Capano conferma però le accuse. «Ribadisco - dice - che l´onorevole Di Cagno
Abbrescia ha avuto accertamenti per l´Ici sui terreni per complessivi 90mila
euro. Per alcune aree fabbricabili ha versato 600 euro invece di 26mila euro.
Peraltro, non ha neppure usufruito della riapertura dei termini con cui abbiamo
consentito a tutti i cittadini, lui compreso, di mettersi in regola. Tutto ciò
che Di Cagno Abbrescia non ha versato poteva essere investito dal Comune in
tanti modi. Di questo deve dar conto ai baresi». L´onorevole Capano non si dice
per niente preoccupata da eventuali querele. «Simeone Di Cagno Abbrescia -
spiega - ha tolto alla gente di questa città. Trovo che tutto questo sia
penoso, non che un parlamentare denunci un così palese conflitto di interessi».
I presunti interessi dell´onorevole Di Cagno Abbrescia sull´amministrazione
della città sono stati ancora una volta oggetto di confronto-scontro nel faccia
a faccia fra i due candidati sindaco, trasmesso ieri da Telebari. Come già
nelle precedenti occasioni (la penultima su Antenna Sud, in Match point,
condotto da Gianvito Cafaro), Michele Emiliano e Simeone Di Cagno Abbrescia
hanno risposto alle domande di Michele Cristallo lanciandosi reciproche accuse
e frecciate. Ancora una volta, l´esponente del Pdl è stato aggressivo.
Soprattutto quando Emiliano ha tirato in ballo la questione del conflitto di
interessi. «Sono stato eletto dai cittadini, ho sempre vinto in tutte le sedi
giudiziarie contro le azioni promosse dalla sinistra», ha ricordato Di Cagno
Abbrescia. «Proprio il modo di amministrare dell´allora primo cittadino
Simeone, mi spinse, cinque anni fa, a scendere nell´arena politica», ha ribattuto
il sindaco uscente. (r. lor.) "Rispetto a Bari ed alle vicende che lo
stanno interessando la nota politica più importante è indubbiamente il
messaggio lanciato da Emiliano che a differenza dello snobismo di altri ha
saputo cogliere fin dall´inizio la valenza di un messaggio che ha dato la stura
da febbraio in poi ad un profondo dibattito". E´ quanto afferma il
presidente nazionale di Io Sud Adriana Poli Bortone a proposito delle
dichiarazioni di Michele Emiliano che ha espresso la volontà di dare vita a un
assessorato per il Sud. "Sono convinta - sostiene Adriana Poli Bortone -
che se non avessimo dato vita il 14 febbraio ad Io Sud poco o nulla si sarebbe
continuato a parlare di Mezzogiorno. Oggi l´acredine di qualcuno e le
iniziative estemporanee della riproposizione del già fallito "Polo
Sud" di Sgarbi ci danno ragione sulla strada da percorrere e
sull´elettorato da attrarre».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-20 - pag: 28 autore: Giustizia.
Pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» di ieri la legge di riordino: tutte le
novità che entrano in vigore il 4 luglio Il rito civile parte dal «sommario»
Filtro in Cassazione - Per gli incidenti stradali non varrà più il processo del
lavoro Angela Manganaro La riforma del processo civile potrebbe abbreviare di
tre anni e mezzo la vita di una causa, è stata pubblicata ieri nella «Gazzetta
Ufficiale» n. 140 (supplemento ordinario n. 95/L) ed entra in vigore il 4
luglio. Prima di godere delle semplificazioni si dovrà però studiare. Capire
cosa poter usare sarà il gioco più gettonato dell'estate nei tribunali e negli
studi legali italiani.L'unica certezza è che i giudici di pace lavoreranno di
più perché è stata ampliata la loro competenza per valore delle cause (si veda
anche «Il Sole 24 Ore» del 27 e 28 maggio con il testo commentato, e «Il Sole
24 Ore del lunedì» del 13 giugno). Cause aperte Chi ha cause aperte vedrà
cambiare subito tre cose. La forma e il contenuto della sentenza conterrà la
«concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione». Le
parti non potranno più presentare nuovi documenti in appello. è cancellata la
norma in base a cui l'opposizione all'esecuzione è decisa con sentenza non
impugnabile. Nato il 4 luglio Il filtro in Cassazione è lo sfoltisci- ricorsi
che varrà per le sentenze depositate dopo il 4 luglio, cioè a partire dall'entrata
in vigore della legge 69/2009. La norma limita la possibilità di ricorrere
davanti alla Corte in due casi: quando la decisione impugnata è in linea con
l'orientamento della Cassazione (che, quindi, non si vede perché dovrebbe
cambiare idea) e quando è manifestatamente infondata la presunta violazione dei
principi del giusto processo. Dal 4 luglio i giudici saranno ( forse) meno
oberati, gli avvocati meno contenti. E studiano già come
presentare richiesta alla Corte costituzionale per sospetta incostituzionalità della norma. Vecchi e nuovi riti
Qui il rompicapo arriva al livello massimo perché la riforma triplica i riti
(così, all'inizio, di semplificazione se ne vedrà poca). Il vecchio rito
ordinario di cognizione sopravvive per le cause pendenti. Il nuovo rito,
in cui si applicheranno tutte le modifiche apportate dalla riforma, si
applicherà alle cause instaurate dopo il 4 luglio. Il nuovo rito sommario di
cognizione riguarderà solo le nuovecause che erano finora di competenza del
giudice monocratico. Testimonianze e ritardi Oltre ai grattacapi c'è, però, una
norma che semplifica la vita: la possibilità di fornire testimonianza scritta,
con l'assenso delle parti, è una manna per i civilisti. La riforma inserisce
qua e là disposizioni contro i perditempo che usano le classiche tattiche
dilatorie. Paga una sanzione più alta chi presenta istanze di ricusazione
inammissibili o infondate. è penalizzato chi ha rifiutato senza motivo un
tentativo di conciliazione. è colpito il patrimonio di chi avvia una lite
temeraria. Le questioni di competenza vanno poi sollevate tempestivamente. E si
dovrà fare attenzione a ridurre i termini utili per presentare le impugnazioni
o le riassunzioni dei processi. Incidenti stradali Si torna all'antico. Le
nuove cause di risarcimento dei danni per morte o lesioni conseguenti a
incidenti stradali (cioè quelle che si instaureranno dopo il 4 luglio) non
seguiranno più il rito del lavoro. Le cause in corso proseguono con le vecchie
regole. La riforma continua Tra i 72 articoli della legge ci sono, poi, norme
che delegano il governo a non fermarsi a queste modifiche e a continuare
l'opera di semplificazione. Entro 24 mesi, a partire dal 4 luglio, dovrà
adottare decreti legislativi per ridurre e semplificare i processi civili «che entrano
nella giurisdizione ordinaria, regolati dalla legislazione speciale». Entro sei
mesi, invece, il governo dovrà legiferare su mediazione e conciliazione sia in
ambito civile sia commerciale. Banda larga e farmacie Come nella migliore
tradizione legislativa italiana, quella che passerà alla storia come la riforma
del processo civile che vuole razionalizzare i tempi della giustizia e tagliare
sprechi, contiene anche altro. Per esempio lo stanziamento di 800 milioni nel
periodo 2007-2013 per potenziare la banda larga. Il "taglialeggi",
ovvero lo sfoltimento attraverso la tecnica inversa: entro il 16 dicembre 2009
il governo dovrà adottare decreti legislativi che individuano le leggi
pubblicate prima del 1Úgennaio 1970 che si ritiene indispensabile restino in
vigore. Poi, la conferenza dei servizi si potrà fare via internet, e il governo
individuerà i servizi socio-sanitari che saranno erogati dalle farmacie. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/norme Il testo della legge
( da "Virgilio Notizie"
del 20-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Si terranno il 20
agosto nel Niger le elezioni legislative anticipate: lo ha
stabilito la Commissione elettorale nazionale respingendo la proposta di
referendum costituzionale
avanzata dal presidente Mamadou Tandja. Lo riferisce l'agenzia Misna. La
Commissione, hanno detto alcuni membri dell'organismo, ha archiviato il progetto
di referendum all'indomani del pronunciamento della Corte Costituzionale che lo
aveva definito "illegittimo". In un comunicato diffuso alla
televisione pubblica, la Commissione ha invitato tutti i partiti politici e i
candidati indipendenti alle legislative a presentare entro il 25 giugno la
lista delle circoscrizioni nelle quali intendono presentare le loro
candidature. Il 26 maggio, il presidente Tandja aveva sciolto il parlamento
prima che potesse riunirsi per affrontare l'argomento del referendum in seduta
plenaria. Sulla base della Costituzione il parlamento deve essere rinnovato
entro 90 giorni dal suo scioglimento. Con il referendum gli aventi diritti si
sarebbero espressi su emendamenti costituzionali che avrebbero assicurato a
Tandja, il cui secondo mandato scade a fine anno, di potersi ricandidare alle
presidenziali del 14 novembre.
( da "Stampa, La" del
21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Referendum, cercasi
quorum [FIRMA]ANTONELLA RAMPINO ROMA La materia all'esame del referendum è se
il sistema politico italiano debba o meno andare verso una semplificazione che
potrebbe poi traguardare verso bipartitismo. Ma lo scoglio tecnico è il
raggiungimento del quorum, ovvero se si riuscirà a superare o meno la soglia
necessaria perché la consultazione abrogativa abbia valore, cosa che non accade
dal 1997, anno nel quale l'affluenza alle urne crollò al 30,1 per cento,
dall'87,7 che fu nel 1974, per il divorzio. Oggi e domani votano cinquanta
milioni di italiani, e come dice Umberto Bossi «impossibile che il referendum
passi, dovrebbero andare alle urne 25milioni di italiani». La Lega invita
all'astensione, e con tanto di strascichi polemici nei giorni scorsi, poiché i
referendari Segni e Guzzetta hanno valutato come molto grave che il ministro
dell'Interno Maroni, nel corso di un comizio, avesse suggerito ai presidenti di
seggio di non consegnare le schede per il referendum, mentre la regola è semmai
che chi vuole astenersi la rifiuti. Si tratta di legge elettorale, e i politici
si scaldano. Si tratta di correggere parzialmente quella che il suo stesso
inventore, Roberto Calderoli, chiamò «la porcata»: una scheda per cancellare la
possibilità che i leader di coalizione si candidino ovunque per rastrellare
surrettiziamente voti da distribuire poi a pioggia ai propri sodali, e due
altre schede, una per la Camera e una per il Senato, che si propongono di
abolire il premio di maggioranza alla coalizione che ha raggiunto maggiori
consensi, per assegnarlo piuttosto alla lista. E questo fa sì che adesso
Calderoli definisca «porcata» il referendum, poiché l'esito di fatto
cancellerebbe il potere di condizionamento dei partitini, potere di cui la Lega
è massimo esempio. Simmetricamente, dall'altra parte dello schieramento
politico, contrari sono dall'Udc di Casini fino a Sinistra e Libertà,
Rifondazione comunista, i Verdi, e perfino i Radicali. E anche Di Pietro, che
quand'era un semplice satellite del Pd di quel referendum fu tra i promotori,
ha poi cambiato parere man mano che levitavano i suoi consensi elettorali.
Mentre naturalmente favorevoli sono i grandi partiti. Berlusconi ha stretto due
settimane fa un patto con Bossi ad Arcore, per cui non s'è impegnato
personalmente, ma ha detto e ripetuto che voterà sì, e così han fatto tutti i
maggiorenti di Forza Italia. Gianfranco Fini, sodale di Segni in antiche
campagne maggioritariste, ha detto chiaramente di essere favorevole, provocando
a cascata il sì di tutti i suoi colonnelli. Favorevole anche il Pd, che
scommette sul proprio futuro, con alcune voci dissonanti, come quelle di
Vannino Chiti e del dalemianissimo Roberto Gualtieri, e guarda caso D'Alema di
questi tempi immagina per il centrosinistra un futuro «senza più trattino»,
ovvero allargato fin che si può, ai confini estremi della sinistra. Mario
Segni, oltre a rammaricarsi dello scarso rilievo dato ai referendum dai media,
ha ricordato che il comitato promotore avrebbe voluto cancellare proprio il «porcellum»,
e che questo non è stato possibile poiché la Corte
Costituzionale a suo tempo ha bocciato la possibilità di abrogare intere leggi,
in materia elettorale. E s'è speso ovviamente per il sì, con la ragione della
semplificazione e della solidità del sistema politico, «chi vince deve poter
governare senza il ricatto di una minoranza». E poi perché convinto che
mai e poi mai si riuscirebbe a correggere in meglio il «porcellum», come invece
i fautori del no sembrano auspicare. E' falso, secondo Segni, anche che il sì
sia un «regalo a Berlusconi», un argomento da «nostalgici delle geometrie
variabili e della politica dei due forni». Poiché anche oggi la legge
elettorale permette a Berlusconi di correre, e vincere, da solo.
( da "Unita, L'" del
21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
«Dico sì e spero di
cambiare la legge» Il senatore voterà perché è l'indicazione del Pd ed è «il
modo per stimolare il Parlamento a trovare una legge migliore della
"porcata". Per il futuro auspico referendum senza quorum» MARCO
BUCCIANTINI Latorre ci va, come sempre, e voterà Sì. «Perché è l'indicazione
del partito democratico», e il senatore ne è vice capogruppo a Palazzo Madama,
«e perché auspico che questo voto possa innescare un processo politico
parlamentare che porti al cambiamento dell'attuale legge elettorale, altresì
detta: la porcata». Per molti la vittoria dei Sì ne confezionerebbe una peggiore...
«Una schifezza come quella che c'è adesso, certo non migliore. Lo so, e la
vittoria referendaria non partorirebbe una soluzione. Mi chiedo però quale sia
lo stimolo migliore a cambiare in meglio l'esistente. Avevo suggerito la
dilazione del voto di un anno, per impegnare il parlamento nella riforma della
legge elettorale». Il quorum è una chimera. Perché? «L'uso e l'abuso che se n'è
fatto in questi anni ha logorato l'istituto». Come si può tornare ad esaltare
questo strumento di democrazia diretta? «Spronando il parlamento a
corrispondere e a reagire alle domande di cambiamento che vengono dai
cittadini. Per limitare la consultazione ai temi più importanti. L'Italia è una
repubblica parlamentare, lì si decide, in rappresentanza del popolo». E dove spesso
si fa il contrario di quanto indicato dagli elettori: e il caso del nucleare, e
della legge elettorale che la gente ha voluto maggioritaria e uninominale e che
è tornata vieppiù proporzionale e con le liste bloccate... «La disattenzione,
perfino la contraddizione della volontà espressa dai cittadini è una ragione
dello svilimento del referendum. Bisogna recuperare una buona abitudine:
guardiamo i risultati "storici", dal divorzio all'aborto. Hanno vinto
i No. Sono state difese dall'abrogazione leggi che il parlamento era stato in
grado di fare. Quelle conferme popolari sono ricordate come conquiste civili,
ottenute dapprima alla Camera e al Senato». Il referendum è condannato alla
consunzione? «No, ma va adeguato ai tempi, ammettendo anche consultazioni
"propositive" e non solo abrogative, per offrire ai cittadini quesiti
più leggibili. Serve una prassi meno elefantiaca e la
pronuncia di ammissibilità della Corte Costituzionale dev'essere anticipata a
prima della raccolta delle firme. Che vanno "qualificate": 500 mila
sono poche, ne servono almeno il doppio. Davanti a un numero enorme,
inattaccabile di firme si potrebbe poi eliminare il quorum. E il referendum
tornerebbe valido e centrale nella vita democratica del paese».
Intervista a Nicola Latorre
( da "Unita, L'" del
21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
S'infiamma Teheran
Mousavi: «Pronto a morire» GABRIEL BERTINETTO Migliaia di iraniani non si
piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le strade di
Teheran, si scontrano con la polizia e le milizie integraliste dei Basiji che
impediscono l'accesso a piazza Enghelab. Vengono affrontati con idranti, gas
lacrimogeni, e secondo alcuni testimoni anche con acidi sganciati dagli
elicotteri. Gli scontri si estendono alle strade vicine, sino a piazza Azadi
che dista 4 chilometri. BASIJI IN MOTOCICLETTA I basiji si gettano in moto a
tutta velocità in mezzo alla folla. Uno guida, l'altro picchia con il
manganello. Ma sono loro a volte ad avere la peggio, scaraventati a terra e
malmenati dai manifestanti infuriati. Un edificio dei seguaci di Ahmadinejad
viene dato alle fiamme. In alcuni punti di Teheran risuonano degli spari. Ci
sono feriti, forse dei morti. Un video diffuso in rete mostra una ragazza a
terra insanguinata, apparentemente senza vita. Alcune persone si rifugiano
presso le ambasciate dei paesi stranieri: Australia, Gran Bretagna, Olanda.
Numerosi gli arresti. In un altro punto della capitale, un kamikaze si fa
esplodere nel mausoleo dell'imam Khomeini, il padre della rivoluzione. I morti
sono almeno 2, i feriti otto. Ma circolano notizie non sempre verificabili a
causa della censura imposta dal regime, e a sera sorgono dubbi che l'attentato
suicida sia davvero avvenuto. Il popolo iraniano non si rassegna al silenzio ed
all'inerzia che il potere vorrebbe imporre con la forza delle armi e il ricatto
della prigione. Il leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi compare tra la
folla in via Jeyhun. Gli vengono attribuite dichiarazioni coraggiose: «Sono
pronto a morire, continuerò lungo la mia strada». Prevedendo di essere
arrestato, esorta i sostenitori a lanciare in quel caso uno sciopero generale
nazionale. Suona come il via ad una lotta di liberazione di lunga durata. BROGLI PREPARATI DA MESI In una lettera di 7 pagine al Consiglio
dei Guardiani (la Corte costituzionale della Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta
l'annullamento delle presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud
Ahmadinejad. Elenca dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare
e parla di «brogli pianificati mesi prima del voto». Il documento è la
risposta ai Guardiani, disposti unicamente a concedere il riconteggio di un
decimo delle schede. Cala la notte su Teheran. Dai tetti delle case si leva
l'invocazione che 30 anni fa accompagnò la rivolta contro lo Scià: «Allah è
grande». Oggi quel grido è l'inno di battaglia di una parte dei rivoluzionari
di allora e di molti giovani che all'epoca nemmeno erano nati. Il campo di
coloro che si richiamano ai valori fondanti del movimento khomeinista è
spaccato. Se prevarranno i riformatori, il regime non potrà che uscirne
radicalmente trasformato. Molti ieri urlavano: «Morte a Khamenei». Mai il ruolo
della Guida suprema era stato così apertamente contestato. Lo stesso Mousavi
attacca senza nominarlo Khamenei, secondo cui è impossibile un furto di 11
milioni di voti (quelli che Ahmadinejad avrebbe preso in più rispetto a
Mousavi). «Se l'entità della frode diventa la prova dell'assenza di frode,
allora l'aspetto repubblicano del sistema sarebbe massacrato e ciò proverebbe
che l'Islam è incompatibile con la Repubblica», scrive Mousavi sul web.
Ahmadinejad intanto incassa il sostegno di Khamenei. «Come un figlio e
servitore scelto dalla grande nazione iraniana - afferma in un messaggio
d'elogio - giudico necessario ringraziarvi di cuore per la buona decisione
annunciata nel sermone di venerdì». Con la quale la Guida suprema sanciva la
validità del voto e ammoniva i leader dell'opposizione a bloccare i cortei, e ad essere ritenuti responsabili di un eventuale
«spargimento di sangue» nel caso fossero proseguiti. Violenti scontri a
Teheran. Si accavallano notizie incontrollabili: arresti, feriti, morti, un
kamikaze nel mausoleo di Khomeini. Mousavi compare fra i dimostranti. «Se mi
arrestano, fate uno sciopero generale».
( da "Unita, L'" del
21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Migliaia di iraniani
non si piegano alle minacce della Guida suprema Ali Khamenei. Invadono le
strade di Teheran, si scontrano con la polizia e le milizie integraliste dei
Basiji che impediscono l'accesso a piazza Enghelab. Vengono affrontati con
idranti, gas lacrimogeni, e secondo alcuni testimoni anche con acidi sganciati
dagli elicotteri. Gli scontri si estendono alle strade vicine, sino a piazza
Azadi che dista 4 chilometri. BASIJI IN MOTOCICLETTA I basiji si gettano in
moto a tutta velocità in mezzo alla folla. Uno guida, l'altro picchia con il
manganello. Ma sono loro a volte ad avere la peggio, scaraventati a terra e
malmenati dai manifestanti infuriati. Un edificio dei seguaci di Ahmadinejad
viene dato alle fiamme. In alcuni punti di Teheran risuonano degli spari. Ci sono
feriti, forse dei morti. Un video diffuso in rete mostra una ragazza a terra
insanguinata, apparentemente senza vita. Alcune persone si rifugiano presso le
ambasciate dei paesi stranieri: Australia, Gran Bretagna, Olanda. Numerosi gli
arresti. In un altro punto della capitale, un kamikaze si fa esplodere nel
mausoleo dell'imam Khomeini, il padre della rivoluzione. I morti sono almeno 2,
i feriti otto. Ma circolano notizie non sempre verificabili a causa della
censura imposta dal regime, e a sera sorgono dubbi che l'attentato suicida sia
davvero avvenuto. Il popolo iraniano non si rassegna al silenzio ed all'inerzia
che il potere vorrebbe imporre con la forza delle armi e il ricatto della
prigione. Il leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi compare tra la folla
in via Jeyhun. Gli vengono attribuite dichiarazioni coraggiose: «Sono pronto a
morire, continuerò lungo la mia strada». Prevedendo di essere arrestato, esorta
i sostenitori a lanciare in quel caso uno sciopero generale nazionale. Suona
come il via ad una lotta di liberazione di lunga durata. BROGLI
PREPARATI DA MESI In una lettera di 7 pagine al Consiglio dei Guardiani (la
Corte costituzionale della
Repubblica islamica) Mousavi chiede per l'ennesima volta l'annullamento delle
presidenziali che hanno riconfermato in carica Mahmoud Ahmadinejad. Elenca
dettagliatamente i trucchi per alterare la volontà popolare e parla di «brogli
pianificati mesi prima del voto». Il documento è la risposta ai
Guardiani, disposti unicamente a concedere il riconteggio di un decimo delle
schede. Cala la notte su Teheran. Dai tetti delle case si leva l'invocazione
che 30 anni fa accompagnò la rivolta contro lo Scià: «Allah è grande». Oggi
quel grido è l'inno di battaglia di una parte dei rivoluzionari di allora e di
molti giovani che all'epoca nemmeno erano nati. Il campo di coloro che si
richiamano ai valori fondanti del movimento khomeinista è spaccato. Se
prevarranno i riformatori, il regime non potrà che uscirne radicalmente
trasformato. Molti ieri urlavano: «Morte a Khamenei». Mai il ruolo della Guida
suprema era stato così apertamente contestato. Lo stesso Mousavi attacca senza
nominarlo Khamenei, secondo cui è impossibile un furto di 11 milioni di voti
(quelli che Ahmadinejad avrebbe preso in più rispetto a Mousavi). «Se l'entità
della frode diventa la prova dell'assenza di frode, allora l'aspetto
repubblicano del sistema sarebbe massacrato e ciò proverebbe che l'Islam è
incompatibile con la Repubblica», scrive Mousavi sul web. Ahmadinejad intanto
incassa il sostegno di Khamenei. «Come un figlio e servitore scelto dalla
grande nazione iraniana - afferma in un messaggio d'elogio - giudico necessario
ringraziarvi di cuore per la buona decisione annunciata nel sermone di
venerdì». Con la quale la Guida suprema sanciva la validità del voto e ammoniva
i leader dell'opposizione a bloccare i cortei, e ad
essere ritenuti responsabili di un eventuale «spargimento di sangue» nel caso
fossero proseguiti.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 21-06-2009)
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FAMIGLIA SPA pag. 26
DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la
possibi... DHO LETTO di una sentenza della Corte costituzionale che potrebbe dare la possibilità a circa 600mila pensionati
d'oro di recuperare circa 700 euro lordi l'anno. Il giudice di Vicenza aveva
accolto l'eccezione di incostituzionalità del blocco per un anno delle pensioni
superiori a 8 volte il minimo. Gradirei più informazioni sulla vertenza,
sui motivi del ricorso e dell'eccezione di incostituzionalità. Lettera firmata
R RIASSUMO, a beneficio dei lettori, i termini del problema. La legge n. 247
del 27 dicembre 2007, ha recepito l'accordo fra l'allora governo Prodi e i
sindacati, per una delle tante riforme della previdenza. In cambio della
trasformazione dello scalone in scalini, furono presi alcuni provvedimenti, fra
i quali l'introduzione delle finestre di uscita per la pensione di vecchiaia e
il blocco totale della scala mobile per le pensioni d'oro. La soglia dorata' fu
fissata a 3.490 euro mensili lordi, circa 2.500 euro netti. Nel 2008 il danno
per il pensionato è stato di circa 700 euro, poi nel 2009 gli aumenti sono
stati concessi regolarmente e così dovrebbe essere anche in futuro. Non so
dirle quando alla sentenza cui lei si riferisce sarà dato seguito con il
rimborso del maltolto', ma prevedo tempi biblici, come è accaduto in passato
con le pensioni di annata.
( da "Repubblica, La"
del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina VIII - Genova
Ballottaggi, a Savona Boffa tenta l´impresa A Vaccarezza manca lo 0,5%, ma il
candidato del centrosinistra ci prova WANDA VALLI La paura, a Savona e
provincia, ieri, vigilia di ballottaggio per l´elezione del nuovo presidente
della Provincia, si chiama astensionismo. Una paura che contagia anche il
centrodestra, a dispetto dei molti punti di vantaggio. A cacciarla via, per il
Pd, ha provato l´altra sera Massimo D´Alema, quando ha ripetuto che «al ballottaggio
contano gli uomini e noi in questo siamo i più forti». Certo è un´impresa, per
Michele Boffa, Pd, riuscire a rimontare il distacco da Angelo Vaccarezza, Pdl.
Le cifre dicono che Boffa parte dal 38 per cento, e Vaccarezza dal 49,5. Gli
altri contendenti, tagliati fuori, portano in dote il resto. Gian Carlo
Garassini Udc, ha ottenuto il 3,7 Carlo Vasconi (Verdi) il 2, 1, Furio Mocco,
Rifondazione il 2,9. Saranno determinanti nella sfida finale di un´elezione
piena di colpi di scena. A partire dalla vicenda della lista Pdl, prima
bocciata dalla Commissione elettorale, poi riammessa dal
Tar, che ha delegato la Corte Costituzionale a decidere nel merito. Si è andati
avanti così, fino agli ultimi giorni, compresa la lotta dei manifesti: spesso,
quelli del Pd, si sono ritrovati con gli spazi occupati dagli avversari e hanno
dovuto rimediare appiccicando di nuovo i loro. Vaccarezza ha anche
invitato Boffa a ritirarsi: «se fosse un gentleman lo farebbe», senza scuotere
lo stile del capogruppo in regione del Pd. Lui ieri rilancia l´appello contro
l´astensione: «Sono sempre stato considerato un autonomo, sono stimato anche
dagli avversari, vorrei esserlo soprattutto da chi vota». Ma perfino il suo
aplomb è rimasto un po´ scosso quando venerdì, mentre girava con il camper, si
è visto passare sulla testa un piccolo aereo che trainava una striscia
pubblicitaria con su scritto "vota Vaccarezza", «siamo ai livelli
dell´impensabile» ha confidato a chi lo segue. Comunque sia, Michele Boffa,
matematico e schivo, non molla. Con i numeri sa bene che è battaglia è improba,
con il cuore spera. Giovanni Lunardon, segretario Pd, rilancia: «spero che la
gente vada a votare e capisca che deve scegliere tra due persone, le loro
capacità, per avere il migliore presidente della politica». Noi, aggiunge
«proveremo a salvare la Provincia da uno dei feudatari di Scajola». Intanto c´è
il sì a Boffa di Furio Mocco e della segreteria provinciale di Prc, c´è quello
dei Verdi, dei Pensionati, c´è l´invito personale a votarlo di Alessandro
Garassini, ex presidente margherito della Provincia che ora sta con la Rosa
Bianca. L´Udc ha lasciato libertà di voto, la speranza è che i suoi elettori
tornino alle urne per Boffa. Dall´altra parte, Angelo Vaccarezza ha chiuso la
campagna elettorale andando in giro con l´on. Biasotti. Il suo ultimo appello è
contro l´astensione: « Andate a votare, il voto è stata una conquista
democratica, scegliete il progetto che più vi convince. Io spero di essere il
presidente del rilancio». SEGUE A PAGINA V
( da "Riformista, Il"
del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
di Sonia Oranges Più
che una sfida per l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di
oggi tra il presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo
Penati, e il candidato pdl Guido Podestà è un test per la tenuta del consenso
di Silvio Berlusconi, travolto dalla valanga di dettagli più o meno piccanti
sulla gestione della sua vita privata e sull'eventuale connessione di questa
sulle sue scelte politiche di Sonia Oranges Più che una sfida per
l'amministrazione provinciale milanese, il ballottaggio di oggi tra il
presidente dell'uscente governo di centrosinistra uscente, Filippo Penati, e il
candidato pdl Guido Podestà è un test per la tenuta del consenso di Silvio
Berlusconi, travolto dalla valanga di dettagli più o meno piccanti sulla
gestione della sua vita privata e sull'eventuale connessione di questa sulle
sue scelte politiche. Un test temuto dal centrodestra che considera
un'eventuale sconfitta un'arma di pressione sulla Corte costituzionale in materia di lodo
Alfano. Un test il cui risultato non è detto sia scontato. Da un lato, infatti,
c'è il tiepido risultato ottenuto da Penati al primo turno, distaccato di dieci
punti dal suo competitor che ha sfiorato la soglia del 50% che gli avrebbe
assicurato la vittoria, senza però riuscire a superarla. D'altra parte,
la storia del candidato di centrosinistra è fatta di due vittorie conquistate
al ballottaggio, quindi lo scenario è per lui quasi abituale. E che, ben
conscio di partire da una posizione svantaggiata, si è giocato la sua partita
lontano da partiti e simboli. Ha speso principalmente la propria faccia,
guadagnando sette o otto punti percentuali in più rispetto ai partiti che lo
sostenevano. E nell'ultima fase della sua campagna ha spostato la sua corsa su
temi cari alla destra, soprattutto leghista, strizzando l'occhio al rondismo e
attirando le critiche di chi da sinistra lo accusava d'inseguire il Carroccio.
Ma, al redde rationem del ballottaggio, i voti della sinistra dovrebbero essere
comunque per lui. Sull'altro fronte, invece, si trova il favorito Podestà,
candidato dal profilo autorevole e dalla storia politica senza macchie, caro
amico di Paolo Berlusconi messo in campo quando c'era la certezza di vincere,
quando nel Pdl tutti erano sicuri che la Provincia sarebbe stata espugnata al
primo turno. Così non è andata, perché questa è la prima volta in cui la
provincia di Milano vota dopo lo "scorporo" di Monza e Brianza,
spiegano in ambienti pdl: con quei voti, Podestà avrebbe superato il 60% al
primo turno, assicurano, sottolineando l'innegabile successo ottenuto anche nei
comuni della cintura rossa. Sono sicuri di farcela, insomma, certi che il can
can mediatico fatto di donnine ed escort a pagamento a disposizione del premier
possa aver fatto presa, al massimo, sui transfughi cattolici della sinistra. In
mezzo, ci sono l'Udc e la Lega, la cui partecipazione al voto peserà, e non
poco, nel risultato finale. Le regole della partita tra loro e il Pdl sono state
decise all'indomani del primo turno, ma non è detto che dalle urne non arrivi
qualche sorpresa. Soprattutto perché in casa Udc lo schieramento milanese è
tutt'altro che omogeneo, e si contende la dote di quel quasi 5% ottenuto dal
candidato Enrico Marcora, considerato vicino a Bruno Tabacci, due settimane fa.
Dopo il voto, Pierferdinando Casini dichiarò che nei ballottaggi il suo partito
avrebbe deciso caso per caso, sostenendo i candidati più moderati. Ma a Milano
le cose sono andate diversamente. Di fronte all'indicazione di «libertà di
voto» data dall'Udc ai propri elettori, il coordinatore milanese Luca Ruffino è
stato espulso dal partito perché ha apertamente dichiarato di appoggiare
Podestà con tanto di manifesti elettorali, mentre il segretario Lorenzo Cesa ha
richiamato all'ordine il responsabile regionale Luigi Baruffi che aveva
interpretato l'indicazione come un segnale a votare Pdl, laddove invece proprio
Tabacci (ma anche Savino Pezzotta) ha espresso il suo endorsement per Penati. E
Marcora ora si ritrova tirato per la giacca dalla destra di Comune e
soprattutto Regione dove l'Udc è in Giunta, con gli uomini eletti prima della
svolta "solitaria" dello scorso anno, e dalla sinistra cui
naturalmente oggi il partito si rivolgerebbe e che gli avrebbe promesso una
poltrona di peso nella Serravalle spa, la società che gestisce le tangenziali
del capoluogo lombardo e un tratto dell'autostrada di Genova. Chi voteranno gli
elettori udc alla fine? Presumibilente due terzi dei voti andranno a sinistra e
un terzo a destra. E qualcuno pure al mare. Diverso il discorso con la Lega.
Immediatamente dopo il primo turno, il premier e Umberto Bossi hanno cenato ad
Arcore e siglato il loro ennesimo patto: Silvio ha ritirato il proprio appoggio
al referendum, ottenendo in cambio i voti leghisti per tutti i candidati pdl. E
Podestà ha coltivato bene l'elettorato del Carroccio, presentandosi a Pontida
con il fazzoletto verde e contando sul favore dei big in iniziative comuni.
Difficile immaginare un tradimento di Bossi, anche se, dovendo scegliere, il
Senatùr ha disertato l'appuntamento di chiusura della campagna a Cinisello
Balsamo, dove pure era atteso (e dove il premier è stato fischiato, pur avendo
ottenuto un risultato senza precedenti in quella che in Lombardia è
ribattezzata la Leningrado meneghina), mandandoci Roberto Calderoli e
preferendo dare il suo contributo al candidato leghista in corsa a Cesano
Maderno. Come andrà a finire resta un punto interrogativo. I sondaggisti
puntano su Podestà, a patto che la gente vada a votare. Di certo, però, se
vittoria sarà, non sarà la vittoria schiacciante sognata da Berlusconi per la
provincia di Milano. 21/06/2009
( da "Stampaweb, La"
del 21-06-2009)
Argomenti: Giustizia
ROMA La materia allesame
del referendum è se il sistema politico italiano debba o meno andare verso una
semplificazione che potrebbe poi traguardare verso bipartitismo. Ma lo scoglio tecnico è il raggiungimento del
quorum, ovvero se si riuscirà a superare o meno la soglia necessaria perché la
consultazione abrogativa abbia valore, cosa che non accade dal 1997, anno nel
quale laffluenza alle urne crollò al 30,1 per cento, dall87,7 che fu nel 1974, per il divorzio. Oggi
e domani votano cinquanta milioni di italiani, e come dice Umberto Bossi
«impossibile che il referendum passi, dovrebbero andare alle urne 25milioni di
italiani». La Lega invita allastensione, e con tanto di
strascichi polemici
nei giorni scorsi, poiché i referendari Segni e Guzzetta hanno valutato come
molto grave che il ministro dellInterno Maroni, nel corso di un
comizio, avesse suggerito ai presidenti di seggio di non consegnare le schede
per il referendum, mentre la regola è semmai che chi vuole astenersi la rifiuti. Si tratta di
legge elettorale, e i politici si scaldano. Si tratta di correggere
parzialmente quella che il suo stesso inventore, Roberto Calderoli, chiamò «la
porcata»: una scheda per cancellare la possibilità che i leader di coalizione
si candidino ovunque per rastrellare surrettiziamente voti da distribuire poi a
pioggia ai propri sodali, e due altre schede, una per la Camera e una per il
Senato, che si propongono di abolire il premio di maggioranza alla coalizione
che ha raggiunto maggiori consensi, per assegnarlo piuttosto alla lista. E
questo fa sì che adesso Calderoli definisca «porcata» il referendum, poiché lesito
di fatto cancellerebbe il potere di condizionamento dei partitini, potere di
cui la Lega è massimo
esempio. Simmetricamente, dallaltra parte dello schieramento
politico, contrari sono dallUdc di Casini fino a Sinistra e Libertà,
Rifondazione comunista, i Verdi, e perfino i Radicali. E anche Di Pietro, che
quandera un semplice satellite del Pd di quel referendum fu tra i promotori, ha poi
cambiato parere man mano che levitavano i suoi consensi elettorali. Mentre
naturalmente favorevoli sono i grandi partiti. Berlusconi ha stretto due
settimane fa un patto con Bossi ad Arcore, per cui non sè
impegnato personalmente, ma ha detto e ripetuto che voterà sì, e così han fatto
tutti i maggiorenti di Forza Italia. Gianfranco Fini, sodale di Segni in
antiche campagne maggioritariste, ha detto chiaramente di essere favorevole,
provocando a cascata
il sì di tutti i suoi colonnelli. Favorevole anche il Pd, che scommette sul
proprio futuro, con alcune voci dissonanti, come quelle di Vannino Chiti e del
dalemianissimo Roberto Gualtieri, e guarda caso DAlema di questi
tempi immagina per il centrosinistra un futuro «senza più trattino», ovvero allargato fin
che si può, ai confini estremi della sinistra. Mario Segni, oltre a
rammaricarsi dello scarso rilievo dato ai referendum dai media, ha ricordato
che il comitato promotore avrebbe voluto cancellare proprio il «porcellum», e
che questo non è stato possibile poiché la Corte Costituzionale a suo tempo ha
bocciato la possibilità di abrogare intere leggi, in materia elettorale. E sè
speso ovviamente per il sì, con la ragione della semplificazione e della solidità del sistema politico, «chi
vince deve poter governare senza il ricatto di una minoranza». E poi perché
convinto che mai e poi mai si riuscirebbe a correggere in meglio il
«porcellum», come invece i fautori del no sembrano auspicare. E
falso, secondo Segni,
anche che il sì sia un «regalo a Berlusconi», un argomento da «nostalgici delle
geometrie variabili e della politica dei due forni». Poiché anche oggi la legge
elettorale permette a Berlusconi di correre, e vincere, da solo.