CENACOLO
DEI COGITANTI |
Materia a Bologna? Il Csm
si blocca ( da "Gazzetta
di Reggio" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Csm si blocca Era dato per
«favorito», ma i suoi sostenitori si sono «raffreddati» Rinviata la seduta che
pareva decisiva spunta un nuovo rivale La poltrona di capo della procura di
Bologna non è più sicura per Italo Materia. Il «trasferimento» da Reggio a
Bologna sembrava ormai una formalità, ma quanto accaduto nell'ultima riunione
del Consiglio superiore della magistratura -
personale; inglobando la
componente aennina questa dimensione appare pi& inglobando la componente
aennina questa dimensione appare più problematica. Una buona ...
( da "Trentino" del
11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: incubo del vizio di
anticostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto
care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi
è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie
elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico a autentico
paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini.
Moldova: si riconteranno i
voti elettorali ( da "Giornale
di Brescia" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: chiedo alla Corte costituzionale di
prendere una decisione per ricontare i voti delle elezioni parlamentari», ha
annunciato. Nessuno dubita che la Corte, dove otto giudici su nove sono stati
nominati da Voronin, accoglierà la richiesta. La decisione sarà presa entro 24
ore dal deposito dei risultati preliminari, atteso entro domenica.
INQUIETUDINI DI
MAGGIORANZA ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: incubo del vizio di
incostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto
care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi
è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie
elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico e autentico
paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini.
il fattore lega
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: incubo del vizio di
anticostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto
care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi
è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie
elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico autentico
paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini.
inquietudini di
maggioranza ( da "Nuova
Venezia, La" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: incubo del vizio di
incostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto
care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi
è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie elettorali:
permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico e autentico paladino dei
bisogni di sicurezza dei cittadini.
inquietudini di
maggioranza ( da "Mattino
di Padova, Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: incubo del vizio di
incostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto
care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi
è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie
elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico e autentico
paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini.
tariffa depurazione
contestata casadio: il sindaco ci illumini
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riferimento alla sentenza numero
335 della Corte costituzionale - ha dichiarato l'illegittimità costituzionale
della quota di tariffa riferita al servizio di deprazione dovuta dagli utenti
anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano
temporaneamente inattivi - sottolinea come pure a Sacile la tariffa venga
incassata dai residenti in zone prive di fognatura.
Il giudice Di Nicola se ne
va. Censi critica il Csm ( da "Tempo,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Censi critica il Csm Piove sul
bagnato al Tribunale di Latina. Il giudice Paola Di Nicola è stata applicata a
Napoli, presso l'ufficio del gip, per sei mesi, e vi rimarrà fino al prossimo
mese di Ottobre. L'indiscrezione, confermata nel tardo pomeriggio di ieri, ha
provocato la dura reazione di Paolo Censi, segretario della Camera penale di
Latina.
"quei pm, un manipolo
di legionari" - gabriella de matteis
( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: scelte patologiche dei pubblici
ministeri», ad avvertire il Guardasigilli, il Csm e il procuratore generale
della Cassazione di fatti «indicativi di una scientifica e pervicace
"aggressione giudiziaria" nei miei confronti, con il sapore di una vera
e propria "questione personale" e, con ogni evidenza, di una solare
matrice politica».
cognato del procuratore
indagato caltanissetta apre un fascicolo - francesco viviano
( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: nissena acquisirà anche le
dichiarazioni rese al Csm dai pm palermitani FRANCESCO VIVIANO CALTANISSETTA -
L´imbarazzante vicenda giudiziaria di Sergio Sacco, cognato del Procuratore
della repubblica di Palermo, Francesco Messineo, ha provocato l´apertura di una
indagine, allo stato contro ignoti, da parte della Procura della Repubblica di
Caltanissetta che vuole fare chiarezza sull´
FANO - Tregua elettorale
per l'operazione ex caserma Paolini, ormai fuori tempo massimo. Lo ...
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Carloni aveva annunciato la
possibilità di acquisire l'ex caserma a titolo gratuito, sfruttando una
sentenza della Corte costituzionale riguardo a una legge sul terremoto del
moldova: Il presidente
ordina il riconteggio dei voti ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come presidente del partito che ha
vinto incontestabilmente in un contesto corretto e democratico, chiedo alla
Corte costituzionale di prendere una decisione per ricontare i voti delle
elezioni parlamentari», ha annunciato. Nessuno dubita che la Corte, dove otto
giudici su nove sono stati nominati da Voronin, accoglierà la richiesta.
11/04/2009 nascosto-->
Rigore ma per tutti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: quello analogo del Csm, è
importante, perché dimostra che il vincolo corporativo non è insuperabile. Ma,
per essere convincente, il rigore non può limitarsi ai casi limite, quelli che
oltrepassano perfino la soglia dello scandalo. • La polizza anticalamità Il
terremoto in Abruzzo ha dato la stura alle (ricorrenti) richieste di
istituzione di una polizza assicurativa anticalamità.
Professionisti, più larga
la forbice dei redditi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: probabilmente in misura inferiore
rispetto a quanto si sarebbe potuto pensare dopo la sentenza della Corte
costituzionale del 2001 che ha legato l'Irap all'elemento dell'organizzazione e
le precisazioni della Cassazione, quanti non dichiarano imponibile ai fini
dell'imposta sulle attività produttive. Erano circa il 25% dei professionisti
nel 2002, sono diventati il 34,5% nel 2006.
INCERTEZZA assoluta.
Slitta la nomina di Italo Materia - attuale procuratore capo...
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: cosa che implica un grosso lavoro -
e tempi lunghi - del Csm per elaborarlo. IL FATTO è che mentre dentro il Csm
era già aperto il braccio di ferro sulle pratiche a tutela, contemporaneamente
l'organo d'autogoverno dei magistrati stava arrivando a partorire la decisione
sulla nomina - di grande prestigio e delicatezza - di procuratore capo a
Bologna.
Ripianati i debiti del Sud
respinto il ricorso Veneto ( da "Corriere
del Veneto" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 2 Sanità e Corte Costituzionale
Ripianati i debiti del Sud respinto il ricorso Veneto VENEZIA La battaglia del
Veneto contro il ripianamento delle voragini della sanità del Sud incappa in
un'altra sconfitta. La Corte costituzionale ha infatti bocciato, perché
inammissibile, il ricorso con cui la Regione aveva chiesto l'annullamento della
Finanziaria 2008,
Asl, stop alle consulenze
legali ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: attuale componente del Csm,
Vincenzomaria Siniscalchi: «Si tratta oltreche dell' applicazione di una legge
regionale, dell'adozione di una di quelle pratiche virtuose che rappresentano
il fondamento di una buona amministrazione». Insomma Bassolino non ha nessuna
intenzione di farsi fermare in questa certosina e testarda opera di restyling
istituzionale,
Cari Iannuzzi e Bindi, ma
dov'era la buona sanità? ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il Governo sempre nei mesi scorsi
ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale due norme della legge regionale
di riordino degli ospedali scritta da Montemarano, una relativa all'assunzione
nelle aziende pubbliche di personale licenziato dalle aziende private e l'altra
relativa alle consulenze pagate dalla sanità pubblica.
Mettiamo in pratica
( da "Alto Adige" del
11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: metterlo in pratica cari signori
della Corte Costituzionale. Se il famoso aumento è legale vorrebbe dire che
avrei la facoltà (o permesso) di farmi lievitare la pensione. Se non lo è, uno
sbaglio si può sempre correggere. Il mio senso del dovere riguardo all'articolo
Scuola, la Rauzi in
pressing per Vidoni ( da "Alto
Adige" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la nomina la Provincia può farla
comunque e poi sarà eventualmente il governo ad impugnarla davanti alla corte
costituzionale». Intanto il mondo della scuola chiede una soluzione veloce.
«Vidoni sta lavorando bene come reggente, ma la scuola ha bisogno di un
sovrintendente», dice Donatella Califano della Cisl aggiungendo che Eccli ha
tutte le carte in regola.
L'autorità del premier e
il governo con poteri limitati ( da "Giornale.it,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E quello che Silvio chiede è di
dare al governo il rilievo che la prassi costituzionale gli ha negato a
vantaggio del capo dello Stato, della presidenza delle Camere, della Corte
costituzionale. Si pone anche il problema se la maggioranza sia all'altezza del
suo leader. Infine è lui, e non la maggioranza, che è stato investita dalla
fiducia degli italiani.
Referendum: Legge prevede
data entro 15 giugno ( da "KataWeb
News" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ricevuta comunicazione delle
sentenza della Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica, su
deliberazione del Consiglio dei Ministri, indice con decreto il referendum,
fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il
15 aprile ed il 15 giugno. Nel caso di anticipato scioglimento delle Camere o
di una di esse,
Il governo in Moldova fa
dietrofront:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale comincerà a
«occuparsi del problema entro 24 ore dall'arrivo dei dati definitivi». I
risultati preliminari assegnano il 49,48 per cento ai comunisti, dato questo
violentemente contestato dagli oppositori. Le operazioni di riconteggio
potrebbero durare 10 giorni.
Procura antimafia, Md
critica nomine ( da "Avvenire"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: È polemica al Csm sulle nomine dei
procuratori antimafia. Magistratura democratica, la corrente di sinistra,
contesta con il consigliere togato Livio Pepino alcune scelte che non
terrebbero conto di un requisito fondamentale per un magistrato da impiegare alla
Direzione nazionale antimafia: «La competenza specifica di prim'ordine,
Nuove aziende, via ai
tetti di spesa ( da "Denaro,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in aderenza con quanto assunto
recentemente dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 94 del 1 aprile del
2009 - non saranno remunerate dal Ssn "se non nei limiti e con le modalità
già previste dalla disciplina della regressione tariffaria di cui alle delibere
di Giunta n. 2.157 del 2005, 800 del 2006, 517 del 2007 e 1.
IL NEO ASSESSORE ALLA
SANITà MARIO SANTANGELO INCONTRA SUBITO I COMMISSARI STRAORDINARI DELLE 7...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 11-04-2009) + 4 altre fonti
Argomenti:
Giustizia
Abstract: per tre legislature senatore
dell'Ulivo e attualmente componente del Csm: «Questa decisione - sottolinea
Siniscalchi - valorizza la professionalità dell'avvocatura degli enti pubblici
e al tempo stesso consente di contenere all'interno dell'ente il controllo di
tutte le procedure, evitando ogni dilatazione delle risorse».
Apertura domenicale: al
Tar chiediamo un pronunciamento pieno
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: potrebbero portare alla richiesta
di una pronuncia della Corte Costituzionale su una possibile incostituzionalità
della legislazione regionale sul commercio - precisa l'azienda con una nota -
Oviesse Spa ha preferito richiedere al Tar una pronuncia nel merito della
questione invece di una semplice misura cautelare d'urgenza di sospensione
immediata dell'efficacia dell'ordinanza.
Illegittimo confiscare
l'auto ( da "Gazzettino,
Il (Belluno)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ha sollevato il caso prima davanti
alla Corte di Cassazione, chiedendo, ancora in fase cautelare, il dissequestro
dell'Opel Astra e, in alternativa, la trasmissione degli atti alla Corte
Costituzionale affinché valuti l'istanza di illegittimità della norma. In prima
battuta, Rui si era già visto respingere la richiesta dal Tribunale di Belluno.
Sparatoria in laguna,
interrogato Zennaro ( da "Gazzettino,
Il (Venezia)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ex sindaco ed ex parlamentare Udc,
Ugo Bergamo, oggi componente del Csm, sostenendo di avergli parlato per far
togliere l'inchiesta al pm Ancilotto. Effettivamente Vidali aveva contattato
Bergamo, come emerge da un'altra telefonata intercettata dagli investigatori,
ma soltanto per lamentare le minacce ricevute da Zennaro.
liste anche in sicilia
( da "Sicilia, La" del
11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: unica certezza è che non si farà un
decreto ad hoc: il Quirinale, forte del parere della Corte Costituzionale, non
sarebbe disposto a firmare per la seconda volta un provvedimento d'emergenza
sulla stessa materia. Il nodo da sciogliere è tecnico e politico allo stesso
tempo. E per la Lega, a ridosso della campagna elettorale per le europee, è
questione cruciale.
MOLDOVA: DOMANI CORTE
COSTITUZIONALE DECIDE SU RICONTEGGIO VOTI
( da "Adnkronos" del
11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: MOLDOVA: DOMANI CORTE
COSTITUZIONALE DECIDE SU RICONTEGGIO VOTI DOPO SI' DEL PRESIDENTE A RICHIESTA
OPPOSIZIONE commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo aggiornamento:
11 aprile, ore 18:54
MOLDOVA: DOMANI CORTE
COSTITUZIONALE DECIDE SU RICONTEGGIO VOTI
( da "ITnews.it" del
11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte costituzionale di Chisinau
ha rinviato a domani l'udienza, prevista per oggi, sulla richiesta del
presidente moldavo Vladimir Voronin di ricontare i voti delle contestate
elezioni parlamentari di domenica scorsa. "Stiamo cercando di lavorare il
piu' velocemente possibile - ha detto ai giornalisti il presidente della Corte,
Thailandia, salta il
summit dell'Asean ( da "Stampaweb,
La" del 11-04-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: intervento della Corte costituzionale,
che aveva condannato per frode elettorale il premier So
( da "Gazzetta di Reggio"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
di Tiziano Soresina
Materia a Bologna? Il Csm si blocca Era dato per
«favorito», ma i suoi sostenitori si sono «raffreddati» Rinviata la seduta che
pareva decisiva spunta un nuovo rivale La poltrona di capo della procura di
Bologna non è più sicura per Italo Materia. Il «trasferimento» da Reggio a
Bologna sembrava ormai una formalità, ma quanto accaduto nell'ultima riunione
del Consiglio superiore della magistratura - cioè un inaspettato nuovo
rinvio della decisione - lascia intuire che i giochi sono tutt'altro che
chiusi. Ufficialmente il rinvio è per motivi tecnici (mancava una consigliera),
però da quanto «filtra» sui due candidati - Materia e il reggiano Giancarlo
Tarquini (ex procuratore capo a Brescia) - si sarebbero raffreddati gli
entusiasmi. Secondo le previsioni Materia veniva dato «vincente» sul rivale
perché forte dei voti - al Csm - di Unicost (corrente di centro dei magistrati)
ma anche di quelli di Movimenti per la giustizia e Magistratura democratica
(correnti di sinistra). Un pacchetto più consistente di quello che sostiene
Tarquini, cioè i voti di Magistratura indipendente (corrente di destra) e Pdl.
Ma i sostenitori di questo duplice schieramento non sarebbero più convinti e
questa nuova «fronda» nei confronti dei due candidati sarebbe legata alla loro
carriera in magistratura. Le recenti «grane» di Materia riguardano, a Reggio,
il crac Acli Domus (con tanto di richiesta al Guardasigilli di un'ispezione
ministeriale in procura a Reggio che però non venne mai effettuata), mentre sui
suoi anni in procura a Messina c'è la rovente polemica con Sonia Alfano che
nell'ottobre scorso parlò di «ombre» sul procuratore riconducibili a presunte
collusioni. Di fronte all'attacco dell'Alfano il procuratore capo di Reggio
aveva chiesto un pronunciamento a difesa da parte del Csm, ma l'organo di
autogoverno dei magistrati anche in quell'occasione non trovò l'unanimità. Di
recente alcuni fatti - per tutti il memoriale di un magistrato, prima anonimo
poi rivendicato via fax - avrebbero riacceso i riflettori sulla procura di
Messina e sul lavoro dei magistrati che vi hanno operato negli anni. Comunque
sia, questi «raffreddamenti» potrebbero portare ad una soluzione clamorosa,
cioè il «ripescaggio» della candidatura di Roberto Alfonso, pm 58enne della
Direzione nazionale antimafia. Il magistrato «terzo incomodo» sarebbe vicino a
Magistratura indipendente, con la possibilità di raccogliere voti anche fra le
toghe di Magistratura democratica. Se il ripescaggio del pm antimafia
raccoglierà consensi, si potrebbe davvero arrivare ad uno scenario inatteso,
con tempi - ovviamente - sempre più dilatati sulla scelta del nuovo procuratore
capo di Bologna. Per chi guida la procura di Reggio una sfida che sembra non
avere mai fine: al momento Materia rimane proposto dalla Commissione incarichi
del Csm alla pari con Tarquini.
( da "Trentino" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
personale;
inglobando la componente aennina questa dimensione appare pi& inglobando la
componente aennina questa dimensione appare più problematica. Una buona ...
personale; inglobando la componente aennina questa dimensione appare più
problematica. Una buona parte di An, quella che guarda a Fini depurata dai
"berluscones", ormai transitati in pianta stabile nell'orbita del
Cavaliere, non condivide pienamente né la linea di Berlusconi, né la sua
arrendevolezza nei confronti del Carroccio. Una volta che in Parlamento si è
votato a scrutinio segreto, questa componente ha fatto sentire il suo peso,
unendo il suo voto a quella dell'opposizione e infliggendo un pesante schiaffo
alla Lega. Come al solito Berlusconi cerca di rassicurare, facendo capire che
il malcontento nel suo partito riguarda le amministrative, nelle quali la Lega
corre spesso da sola al primo turno o impone suoi candidati. Forse il Cavaliere
meglio avrebbe fatto a riferirsi a elezioni future, dato che il vero
contenzioso riguarda essenzialmente la partita delle regionali del prossimo
anno: con il Carroccio deciso a guidare regioni ora in quota azzurra. In realtà
"l'incidente di percorso" ha radici più solide. E non riguarda solo
Fini, ormai distante anni luce da Berlusconi e la Lega su temi come
immigrazione, laicità dello Stato, ruolo del Parlamento, testamento biologico.
Certo, il Presidente della Camera si sta ritagliando uno spazio che gli consentirà,
quando sarà aperta l'altra successione, quella a Berlusconi, di porsi come
riferimento di quanti vogliono sanare l'anomalia del Pdl, espungendone il
populismo carismatico berlusconiano e le pulsioni antistataliste e rendendolo
più simile a un classico partito conservatore di massa: come la Dc tedesca, i
conservatori inglesi, i post-gollisti francesi. La componente finiana diventerà
sempre più una spina nel fianco dell'asse Berlusconi- Bossi. La confluenza nel
Pdl obbliga i quadri di matrice aennina a garantire la continuità della loro
cultura politica, pena la loro irrilevanza. Lo si vedrà quando il Cavaliere
dovrà cominciare a considerare il partito non più un giocattolo personale e far
funzionare gli organismi dirigenti. Le evidenti inquietudini suscitate nel Pdl
dal decreto sicurezza non derivano, però, solo dagli strappi finiani. Gli umori
pesantemente ostili nei confronti delle ronde che circolano tra le burocrazie
della sicurezza, che pure dipendono dal Ministero dell'Interno a guida leghista;
così come l'incubo del vizio di anticostituzionalità già
anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto care al Carroccio,
consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi è chi ritiene che
la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie elettorali: permettendo al
Carroccio di presentarsi come l'unico a autentico paladino dei bisogni di
sicurezza dei cittadini. Una differenziazione che consentirebbe alla
Lega di continuare a recitare il ruolo di "partito di governo e di
lotta". Ipotesi valida, forse, sul breve periodo; ma destinata a
trasmettere un'immagine meno coesa della coalizione di governo sin qui premiata
dagli elettori. Anche perché, passata la sbornia del trionfo elettorale, gli
interessi divergenti che compongono il blocco sociale dell'attuale maggioranza
sono destinati a riemergere. Ridisegnati dalla crisi economica, o da emergenze
come il terremoto. Tra gli imperativi di quel "sindacato territoriale
sotto forma di partito" che è la Lega e gli interessi del Pdl a sud, vedi il
faraonico progetto del Ponte sullo Stretto in un paese che non solo ha
infrastrutture ottocentesche ma è a perenne rischio sismico, la contraddizione
è evidente. E i patti di potere non sempre riescono a temperarli. Non sempre
sarà possibile replicare scandalose operazioni come il ripianamento dei debiti
di alcune città del Sud care al Pdl. Oltretutto anche Berlusconi sa che la Lega
non deve crescere troppo: la stessa apertura all'election day mira a metterla
in difficoltà. Facendo maliziosamente trasparire all'opinione pubblica che il
balzello a carico della collettività sotto forma di Bossi-tax è una scelta del
Carroccio: per evitare il quorum in un referendum che spazzerebbe via la sua
rendita politica. Mentre quei soldi, come propone l'opposizione, andrebbero
meglio utilizzati per la ricostruzione in Abruzzo. Mosse che mostrano come il
chiarimento per definire i rapporti di forza nella maggioranza non sarà ne
breve né semplice. Renzo Guolo
( da "Giornale di Brescia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione: 11/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:estero Moldova: si riconteranno i voti
elettorali Il presidente Voronin cede alle proteste della piazza e chiede una
verifica delle elezioni del 5 aprile Le proteste dei giovani moldavi in piazza CHISINAUIl
presidente moldavo Vladimir Voronin cede alla piazza e, in nome della
stabilità, chiede un riconteggio del voto legislativo del 5 aprile accogliendo
la richiesta dell'opposizione che, dopo la schiacciante vittoria comunista
(50%), aveva gridato ai brogli nonostante l'imprimatur degli osservatori
europei. In questo modo il capo dello Stato ha disinnescato la miccia della
nuova protesta prevista ieri, che ha visto partecipare solo alcune centinaia di
giovani. Ma Voronin ha insistito nelle accuse a Bucarest di aver fomentato i
disordini, culminati martedì in un violento assalto al parlamento e al palazzo
presidenziale conclusosi con un morto, oltre 270 feriti (170 poliziotti) e 193
arresti. «La magistratura ha raccolto prove inconfutabili del coinvolgimento
della Romania nell'organizzazione dei disordini a Chisinau», ha dichiarato
ieri, riaccendendo una crisi diplomatica che ha già portato alla cacciata
dell'ambasciatore romeno, all'introduzione del regime dei visti e al blocco
alla frontiera dei giornalisti romeni. Voronin ha accusato l'ambasciata romena
di aver dato consigli politici a tre partiti di opposizione durante la campagna
elettorale e di aver organizzato il trasferimento di numerosi gruppi di
studenti universitari romeni in Moldavia per partecipare ai disordini, insieme
a «specialisti» intervenuti nella fase culminante degli scontri. In precedenza
la procura generale aveva annunciato il fermo di un cittadino romeno ritenuto
implicato nei disordini. Ma sul piano interno il presidente ha preferito una
mossa di compromesso, che asseconda anche gli inviti al dialogo e alla
moderazione da parte della Ue, alla vigilia di una partnership orientale che
include anche la Moldova. «Io, come presidente del partito che ha vinto
incontestabilmente in un contesto corretto e democratico, chiedo
alla Corte costituzionale
di prendere una decisione per ricontare i voti delle elezioni parlamentari», ha
annunciato. Nessuno dubita che la Corte, dove otto giudici su nove sono stati
nominati da Voronin, accoglierà la richiesta. La decisione sarà presa entro 24
ore dal deposito dei risultati preliminari, atteso entro domenica. Poi,
in caso positivo, la commissione elettorale centrale avrà bisogno di una
dozzina di giorni per il nuovo conteggio: un tempo sufficientemente lungo per
uscire dalla crisi.
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PDL-LEGA
INQUIETUDINI DI MAGGIORANZA SEGUE DALLA PRIMA Una buona parte di An, quella che
guarda a Fini depurata dai «berluscones», ormai transitati in pianta stabile
nell'orbita del Cavaliere, non condivide pienamente né la linea di Berlusconi,
né la sua arrendevolezza nei confronti del Carroccio. Una volta che in
Parlamento si è votato a scrutinio segreto, questa componente ha fatto sentire
il suo peso, unendo il suo voto a quella dell'opposizione e infliggendo un
pesante schiaffo alla Lega. Come al solito, Berlusconi cerca di rassicurare, facendo
capire che il malcontento nel suo partito riguarda le amministrative, nelle
quali la Lega corre spesso da sola al primo turno o impone suoi candidati.
Forse il Cavaliere meglio avrebbe fatto a riferirsi a elezioni future, dato che
il vero contenzioso riguarda essenzialmente la partita delle regionali del
prossimo anno: con il Carroccio deciso a candidarsi a guidare il Veneto, ora in
quota azzurra. In realtà, «l'incidente di percorso» ha radici più solide. E non
riguarda solo Fini, ormai distante anni luce da Berlusconi e dalla Lega su temi
come immigrazione, laicità dello Stato, ruolo del Parlamento, testamento
biologico. Certo, il presidente della Camera si sta ritagliando uno spazio che
gli consentirà, quando sarà aperta l'altra successione, quella a Berlusconi, di
porsi come riferimento di quanti vogliono sanare l'anomalia del Pdl,
espungendone il populismo carismatico berlusconiano e le pulsioni
antistataliste, e rendendolo più simile a un classico partito conservatore di
massa: come la Dc tedesca, i conservatori inglesi, i post-gollisti francesi. La
componente finiana diventerà sempre più una spina nel fianco dell'asse
Berlusconi-Bossi. La confluenza nel Pdl obbliga i quadri di matrice aennina a
garantire la continuità della loro cultura politica, pena la loro irrilevanza.
Lo si vedrà quando il Cavaliere dovrà cominciare a considerare il partito non
più un giocattolo personale e far funzionare gli organismi dirigenti. Le
evidenti inquietudini suscitate nel Pdl dal decreto sicurezza non derivano, però,
solo dagli strappi finiani. Gli umori pesantemente ostili nei confronti delle
ronde che circolano tra le burocrazie della sicurezza, che pure dipendono dal
ministero dell'Interno a guida leghista; così come l'incubo
del vizio di incostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti
del decreto care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in
Veneto, vi è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare
praterie elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico e
autentico paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini. Una
differenziazione che consentirebbe alla Lega di continuare a recitare il ruolo
di «partito di governo e di lotta». Ipotesi valida, forse, nel breve periodo;
ma destinata a trasmettere un'immagine meno coesa della coalizione di governo
sin qui premiata dagli elettori. Anche perché, passata la sbornia del trionfo
elettorale, gli interessi divergenti che compongono il blocco sociale
dell'attuale maggioranza sono destinati a riemergere. Ridisegnati dalla crisi
economica, o da emergenze come il terremoto. Tra gli imperativi di quel
«sindacato territoriale sotto forma di partito» che è la Lega e gli interessi
del Pdl a Sud, vedi il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto in un Paese che
non solo ha infrastrutture ottocentesche, ma è a perenne rischio sismico, la
contraddizione è evidente. E i patti di potere non sempre riescono a
temperarli. Non sempre sarà possibile replicare scandalose operazioni come il
ripianamento dei debiti di alcune città del Sud care al Pdl. Oltretutto, anche
Berlusconi sa che la Lega non deve crescere troppo: la stessa apertura
all'election day mira a metterla in difficoltà. Facendo maliziosamente
trasparire all'opinione pubblica che il balzello a carico della collettività
sotto forma di Bossi-tax è una scelta del Carroccio: per evitare il quorum in
un referendum che spazzerebbe via la sua rendita politica. Mentre quei soldi,
come propone l'opposizione, andrebbero meglio utilizzati per la ricostruzione
in Abruzzo. Mosse che mostrano come il chiarimento per definire i rapporti di
forza nella maggioranza non sarà ne breve né semplice. Renzo Guolo
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
xIL CAVALIERE E GLI
ALLEATI IL FATTORE LEGA di RENZO GUOLO La bocciatura in Parlamento delle norme
del decreto sicurezza che stanno più a cuore alla Lega, ronde e permanenza
prolungata degli immigrati nei Cie, rivela tensioni destinate a segnare il
rapporto tra il Carroccio e il Pdl. Berlusconi minimizza; garantisce
personalmente che i rimpatri si faranno; sui vigilantes promette che tutto si
risolverà rinviando al disegno di legge. Normale: il Cavaliere vuole che il
governo duri l'intera legislatura e se le circostanze lo imponessero,
intenderebbe puntare al Quirinale. In entrambi i casi ha bisogno del sostegno
leghista. Ma la nascita del Pdl produce dinamiche nuove nella maggioranza. Una
fusione, come dimostra il caso del Pd, non è mai pacifica: gli apparati di
partito hanno logiche diverse da quelle, unificanti, dell'elettorato. Forza
Italia era un partito personale; inglobando la componente aennina questa
dimensione appare più problematica. Una buona parte di An, quella che guarda a
Fini depurata dai "berluscones", ormai transitati in pianta stabile
nell'orbita del Cavaliere, non condivide pienamente né la linea di Berlusconi
né la sua arrendevolezza nei confronti del Carroccio. Una volta che in
Parlamento si è votato a scrutinio segreto, questa componente ha fatto sentire
il suo peso, unendo il suo voto a quella dell'opposizione e infliggendo un
pesante schiaffo alla Lega. Come al solito, Berlusconi cerca di rassicurare,
facendo capire che il malcontento nel suo partito riguarda le amministrative,
nelle quali la Lega corre spesso da sola al primo turno o impone suoi
candidati. Forse il Cavaliere meglio avrebbe fatto a riferirsi a elezioni
future, dato che il vero contenzioso riguarda essenzialmente la partita delle
regionali del prossimo anno: con il Carroccio deciso a guidare Regioni ora in
quota azzurra. In realtà l'incidente di percorso ha radici più solide. E non
riguarda solo Fini, ormai distante anni luce da Berlusconi e dalla Lega su temi
come immigrazione, laicità dello Stato, ruolo del Parlamento, testamento
biologico. Certo, il presidente della Camera si sta ritagliando uno spazio che
gli consentirà, quando sarà aperta l'altra successione, quella a Berlusconi, di
porsi come riferimento di quanti vogliono sanare l'anomalia del Pdl,
espungendone il populismo carismatico berlusconiano e le pulsioni
antistataliste e rendendolo più simile a un classico partito conservatore di
massa: come la Dc tedesca, i conservatori inglesi, i post-gollisti francesi. La
componente finiana diventerà sempre più una spina nel fianco dell'asse
Berlusconi-Bossi. La confluenza nel Pdl obbliga i quadri di matrice aennina a
garantire la continuità della loro cultura politica, pena la loro irrilevanza.
Lo si vedrà quando il Cavaliere dovrà cominciare a considerare il partito non
più un giocattolo personale e a far funzionare gli organismi dirigenti. Le
evidenti inquietudini suscitate nel Pdl dal decreto sicurezza non derivano,
però, solo dagli strappi finiani. Gli umori pesantemente ostili nei confronti
delle ronde che circolano tra le burocrazie della sicurezza, che pure dipendono
dal ministero dell'Interno a guida leghista; così come l'incubo
del vizio di anticostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti
del decreto care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in
Veneto, vi è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare
praterie elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico
autentico paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini. Una
differenziazione che consentirebbe alla Lega di continuare a recitare il ruolo
di "partito di governo e di lotta". Ipotesi valida, forse, sul breve
periodo; ma destinata a trasmettere un'immagine meno coesa della coalizione di
governo sin qui premiata dagli elettori. Anche perché , passata la sbornia del
trionfo elettorale, gli interessi divergenti che compongono il blocco sociale
dell'attuale maggioranza sono destinati a riemergere. Ridisegnati dalla crisi
economica o da emergenze come il terremoto. Tra gli imperativi di quel
sindacato territoriale sotto forma di partito che è la Lega e gli interessi del
Pdl a Sud, vedi il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto in un paese che
non solo ha infrastrutture ottocentesche, ma è a perenne rischio sismico, la
contraddizione è evidente. E i patti di potere non sempre riescono a
temperarli. Non sempre sarà possibile replicare scandalose operazioni come il
ripianamento dei debiti di alcune città del Sud care al Pdl. Oltretutto, anche
Berlusconi sa che la Lega non deve crescere troppo: la stessa apertura
all'election day mira a metterla in difficoltà. Facendo maliziosamente
trasparire all'opinione pubblica che il balzello a carico della collettività
sotto forma di Bossi tax è una scelta del Carroccio, per evitare il quorum in
un referendum che spazzerebbe via la sua rendita politica. Mentre quei soldi,
come propone l'opposizione, andrebbero meglio utilizzati per la ricostruzione
in Abruzzo. Mosse che mostrano come il chiarimento per definire i rapporti di
forza nella maggioranza non sarà né breve né semplice.
( da "Nuova Venezia, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 12 - Regione
INQUIETUDINI DI MAGGIORANZA SEGUE DALLA PRIMA Sui vigilantes promette che tutto
si risolverà rinviando al disegno di legge. Normale: il Cavaliere vuole che il
governo duri l'intera legislatura e, se le circostanze lo imponessero, intende
puntare al Quirinale. In entrambi i casi ha bisogno del sostegno leghista. Ma
la nascita del Pdl produce dinamiche nuove nella maggioranza. Una fusione, come
dimostra il caso del Pd, non è mai pacifica: gli apparati di partito hanno
logiche diverse da quelle, unificanti, dell'elettorato. Forza Italia era un
partito personale; inglobando la componente aennina questa dimensione appare
più problematica. Una buona parte di An, quella che guarda a Fini depurata dai
«berluscones», ormai transitati in pianta stabile nell'orbita del Cavaliere,
non condivide pienamente né la linea di Berlusconi, né la sua arrendevolezza
nei confronti del Carroccio. Una volta che in Parlamento si è votato a
scrutinio segreto, questa componente ha fatto sentire il suo peso, unendo il
suo voto a quella dell'opposizione e infliggendo un pesante schiaffo alla Lega.
Come al solito, Berlusconi cerca di rassicurare, facendo capire che il
malcontento nel suo partito riguarda le amministrative, nelle quali la Lega
corre spesso da sola al primo turno o impone suoi candidati. Forse il Cavaliere
meglio avrebbe fatto a riferirsi a elezioni future, dato che il vero
contenzioso riguarda essenzialmente la partita delle regionali del prossimo
anno: con il Carroccio deciso a candidarsi a guidare il Veneto, ora in quota
azzurra. In realtà, «l'incidente di percorso» ha radici più solide. E non
riguarda solo Fini, ormai distante anni luce da Berlusconi e dalla Lega su temi
come immigrazione, laicità dello Stato, ruolo del Parlamento, testamento biologico.
Certo, il presidente della Camera si sta ritagliando uno spazio che gli
consentirà, quando sarà aperta l'altra successione, quella a Berlusconi, di
porsi come riferimento di quanti vogliono sanare l'anomalia del Pdl,
espungendone il populismo carismatico berlusconiano e le pulsioni
antistataliste, e rendendolo più simile a un classico partito conservatore di
massa: come la Dc tedesca, i conservatori inglesi, i post-gollisti francesi. La
componente finiana diventerà sempre più una spina nel fianco dell'asse
Berlusconi-Bossi. La confluenza nel Pdl obbliga i quadri di matrice aennina a
garantire la continuità della loro cultura politica, pena la loro irrilevanza.
Lo si vedrà quando il Cavaliere dovrà cominciare a considerare il partito non
più un giocattolo personale e far funzionare gli organismi dirigenti. Le
evidenti inquietudini suscitate nel Pdl dal decreto sicurezza non derivano,
però, solo dagli strappi finiani. Gli umori pesantemente ostili nei confronti
delle ronde che circolano tra le burocrazie della sicurezza, che pure dipendono
dal ministero dell'Interno a guida leghista; così come l'incubo
del vizio di incostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti
del decreto care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in
Veneto, vi è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare
praterie elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico e
autentico paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini. Una
differenziazione che consentirebbe alla Lega di continuare a recitare il ruolo
di «partito di governo e di lotta». Ipotesi valida, forse, nel breve periodo;
ma destinata a trasmettere un'immagine meno coesa della coalizione di governo
sin qui premiata dagli elettori. Anche perché, passata la sbornia del trionfo
elettorale, gli interessi divergenti che compongono il blocco sociale
dell'attuale maggioranza sono destinati a riemergere. Ridisegnati dalla crisi
economica, o da emergenze come il terremoto. Tra gli imperativi di quel
«sindacato territoriale sotto forma di partito» che è la Lega e gli interessi
del Pdl a Sud, vedi il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto in un Paese
che non solo ha infrastrutture ottocentesche, ma è a perenne rischio sismico,
la contraddizione è evidente. E i patti di potere non sempre riescono a
temperarli. Non sempre sarà possibile replicare scandalose operazioni come il
ripianamento dei debiti di alcune città del Sud care al Pdl. Oltretutto, anche
Berlusconi sa che la Lega non deve crescere troppo: la stessa apertura
all'election day mira a metterla in difficoltà. Facendo maliziosamente
trasparire all'opinione pubblica che il balzello a carico della collettività
sotto forma di Bossi-tax è una scelta del Carroccio: per evitare il quorum in
un referendum che spazzerebbe via la sua rendita politica. Mentre quei soldi,
come propone l'opposizione, andrebbero meglio utilizzati per la ricostruzione
in Abruzzo. Mosse che mostrano come il chiarimento per definire i rapporti di
forza nella maggioranza non sarà ne breve né semplice. Renzo Guolo
( da "Mattino di Padova, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
PDL-LEGA
INQUIETUDINI DI MAGGIORANZA SEGUE DALLA PRIMA Una buona parte di An, quella che
guarda a Fini depurata dai «berluscones», ormai transitati in pianta stabile
nell'orbita del Cavaliere, non condivide pienamente né la linea di Berlusconi,
né la sua arrendevolezza nei confronti del Carroccio. Una volta che in
Parlamento si è votato a scrutinio segreto, questa componente ha fatto sentire
il suo peso, unendo il suo voto a quella dell'opposizione e infliggendo un
pesante schiaffo alla Lega. Come al solito, Berlusconi cerca di rassicurare,
facendo capire che il malcontento nel suo partito riguarda le amministrative,
nelle quali la Lega corre spesso da sola al primo turno o impone suoi
candidati. Forse il Cavaliere meglio avrebbe fatto a riferirsi a elezioni
future, dato che il vero contenzioso riguarda essenzialmente la partita delle
regionali del prossimo anno: con il Carroccio deciso a candidarsi a guidare il
Veneto, ora in quota azzurra. In realtà, «l'incidente di percorso» ha radici
più solide. E non riguarda solo Fini, ormai distante anni luce da Berlusconi e
dalla Lega su temi come immigrazione, laicità dello Stato, ruolo del
Parlamento, testamento biologico. Certo, il presidente della Camera si sta
ritagliando uno spazio che gli consentirà, quando sarà aperta l'altra
successione, quella a Berlusconi, di porsi come riferimento di quanti vogliono
sanare l'anomalia del Pdl, espungendone il populismo carismatico berlusconiano
e le pulsioni antistataliste, e rendendolo più simile a un classico partito
conservatore di massa: come la Dc tedesca, i conservatori inglesi, i
post-gollisti francesi. La componente finiana diventerà sempre più una spina
nel fianco dell'asse Berlusconi-Bossi. La confluenza nel Pdl obbliga i quadri
di matrice aennina a garantire la continuità della loro cultura politica, pena
la loro irrilevanza. Lo si vedrà quando il Cavaliere dovrà cominciare a
considerare il partito non più un giocattolo personale e far funzionare gli
organismi dirigenti. Le evidenti inquietudini suscitate nel Pdl dal decreto
sicurezza non derivano, però, solo dagli strappi finiani. Gli umori
pesantemente ostili nei confronti delle ronde che circolano tra le burocrazie
della sicurezza, che pure dipendono dal ministero dell'Interno a guida
leghista; così come l'incubo del vizio di
incostituzionalità già anticipato dal parere del Csm sulle parti del decreto
care al Carroccio, consigliano prudenza. Nella Lega, soprattutto in Veneto, vi
è chi ritiene che la marcia indietro del Pdl possa spalancare praterie
elettorali: permettendo al Carroccio di presentarsi come l'unico e autentico
paladino dei bisogni di sicurezza dei cittadini. Una differenziazione
che consentirebbe alla Lega di continuare a recitare il ruolo di «partito di
governo e di lotta». Ipotesi valida, forse, nel breve periodo; ma destinata a
trasmettere un'immagine meno coesa della coalizione di governo sin qui premiata
dagli elettori. Anche perché, passata la sbornia del trionfo elettorale, gli
interessi divergenti che compongono il blocco sociale dell'attuale maggioranza
sono destinati a riemergere. Ridisegnati dalla crisi economica, o da emergenze
come il terremoto. Tra gli imperativi di quel «sindacato territoriale sotto
forma di partito» che è la Lega e gli interessi del Pdl a Sud, vedi il
faraonico progetto del Ponte sullo Stretto in un Paese che non solo ha
infrastrutture ottocentesche, ma è a perenne rischio sismico, la contraddizione
è evidente. E i patti di potere non sempre riescono a temperarli. Non sempre
sarà possibile replicare scandalose operazioni come il ripianamento dei debiti
di alcune città del Sud care al Pdl. Oltretutto, anche Berlusconi sa che la
Lega non deve crescere troppo: la stessa apertura all'election day mira a
metterla in difficoltà. Facendo maliziosamente trasparire all'opinione pubblica
che il balzello a carico della collettività sotto forma di Bossi-tax è una
scelta del Carroccio: per evitare il quorum in un referendum che spazzerebbe
via la sua rendita politica. Mentre quei soldi, come propone l'opposizione,
andrebbero meglio utilizzati per la ricostruzione in Abruzzo. Mosse che
mostrano come il chiarimento per definire i rapporti di forza nella maggioranza
non sarà ne breve né semplice. Renzo Guolo
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
C'è l'interrogazione
Attenzione puntata sui calcoli in bolletta e la loro uniformità Tariffa
depurazione contestata Casadio: il sindaco ci illumini SACILE. Illegittima la
riscossione della tariffa di depurazione in assenza dei relativi impianti? É
dibattito aperto a Sacile, dove l'argomento é già stato sollevato anche in
occasione dell'assemblea territoriale svoltasi a Cavolano. La questione viene
ora affrontata dal consigliere comunale Rossana Casadio (Sacile partecipata e
sostenibile) con una interrogazione presentata al sindaco, Roberto Cappuzzo.
Nel merito la Casadio chiede di conoscere quale sia l'orientamento dell'amministrazione
rispetto alla questione e come si sia deciso di regolare la materia, se i
cittadini siano stati debitamente informati, se i parametri in base ai quali
sono calcolate le bollette nel comune risultino uniformi su tutto il territorio
e, in caso contrario, per quali motivi non lo siano. Nell'interrogazione il
consigliere di minoranza, facendo riferimento alla sentenza
numero 335 della Corte costituzionale - ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della quota di tariffa riferita al servizio di deprazione dovuta
dagli utenti anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi
siano temporaneamente inattivi - sottolinea come pure a Sacile la tariffa venga
incassata dai residenti in zone prive di fognatura. Si osserva come la
quota richiesta agli utenti della fornitura idrica non configuri una tassa
bensì il corrispettivo di un servizio il quale, nei casi in cui manchino gli
impianti, non viene erogato. «A detta degli esperti si tratta di una situazione
normativa estremamente complessa» rileva la Casasadio, la quale osserva come
più volte durante le assemblee con la cittadinanza, siano emerse perplessità
sul fatto di dover pagare un servizio che di fatto non viene effettuato. Al
punto tale che «alcuni cittadini hanno fatto presente d'aver notato delle
difformità nei parametri di calcolo delle bollette a seconda delle zone di
residenza nel comune». (m.mo.)
( da "Tempo, Il" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Tribunale Il
giudice Di Nicola se ne va. Censi critica il Csm Piove sul
bagnato al Tribunale di Latina. Il giudice Paola Di Nicola è stata applicata a
Napoli, presso l'ufficio del gip, per sei mesi, e vi rimarrà fino al prossimo
mese di Ottobre. L'indiscrezione, confermata nel tardo pomeriggio di ieri, ha
provocato la dura reazione di Paolo Censi, segretario della Camera penale di
Latina. «Mentre noi protestiamo -ha dichiarato l'avvocato Censi,
raggiunto ieri sera telefonicamente- il Csm decide di prendere una strada
completamente opposta. Rimaniamo interdetti dinanzi alla proroga della
permanenza del giudice Di Nicola a Napoli. Cosa faremo? Martedi mattina valuteremo
eventuali nuove iniziative». Per il Tribunale di Latina si tratta di un brutto
colpo, dal momento che i giudici penali sono rimasti appena tre. Il tutto
accade nella settimana che avrebbe dovuto sancire un primo risultato concreto.
Dal Consiglio superiore della magistratura si attendevano segnali importanti
per il capoluogo pontino. Nelle previsioni il Csm avrebbe dovuto iniziare a
trattare il problema del potenziamento dell'organico dei giudici nei Tribunali
del Lazio, partendo proprio da Latina. Ma di novità positive neanche l'ombra.
( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina IX - Bari
"Quei pm, un manipolo di legionari" L´esposto di Fitto: "Così la
giustizia è un incubo per violenza e crudeltà" La lettera di undici pagine
contiene pesanti giudizi sulla procura: in quattro contro di me, gli altri costretti
al superlavoro GABRIELLA DE MATTEIS L´esposto che ha dato il via all´ispezione
negli uffici della procura di Bari è una lettera di undici pagine, scritta a
Maglie il 19 febbraio scorso. Il ministro Raffaele Fitto e il suo avvocato e
compagno di partito Francesco Paolo Sisto sono un fiume in piena. Ai pubblici
ministeri che coordinano le due inchieste, al centro della polemica, rivolgono
accuse gravi. Frasi pesanti che annunciano un attacco alla magistratura senza
precedenti in Puglia. Il ministro Fitto e l´avvocato Sisto rimproverano al
procuratore aggiunto Marco Dinapoli e ai sostituti Roberto Rossi, Renato Nitti
e Lorenzo Nicastro di aver lavorato insieme sui due fascicoli. «Assai spesso la
mia difesa tecnica - scrivono nell´esposto - si trova "sola contro quattro",
quattro che si fanno da reciproco scudo e specchio rifrangente verso le
responsabilità personali, per così dire disperse nel darsi manforte, con un
manipolo di legionari». Per Fitto e Sisto, quindi, i quattro magistrati che
coordinano le inchieste "Fiorita" e "Cedis", assomigliano
«ad un manipolo di legionari». Una considerazione tra le altre che, secondo il
ministro della Giustizia Alfano, merita attenzione e giustifica l´ispezione. E
infatti il ministro e l´avvocato deputato, con il loro ragionamento, anticipano
la decisione del Guardasigilli. «Come non intervenire - ragionano - per fare in
modo che queste anomalie, questi privilegi abbiano giusta fine, in un momento
di affanno dei numeri della giustizia, sprecando professionalità in un
giustificato perenne "lavoro di gruppo" (ne basterebbero, per i casi
più impegnativi, due pm!) con il conseguente sovraccarico di meno fortunati
colleghi pm che... restano soli». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano,
alla fine, è intervenuto, disponendo l´ispezione a tempo di record, quaranta
giorni dopo aver ricevuto l´esposto del ministro e del suo avvocato. Nella
lettera, divisa per paragrafi, c´è la questione delle intercettazioni,
richieste dalla procura nel 2005, «adducendo fatti risalenti al 2003». E ancora
quelle della fuga di notizie o della «ritardata iscrizione nel registro degli
indagati». Considerazioni che spingono Fitto a parlare di «scelte
patologiche dei pubblici ministeri», ad avvertire il Guardasigilli, il Csm e il
procuratore generale della Cassazione di fatti «indicativi di una scientifica e
pervicace "aggressione giudiziaria" nei miei confronti, con il sapore
di una vera e propria "questione personale" e, con ogni evidenza, di
una solare matrice politica». E, infine, l´affermazione di carattere
generale: «Interesse vero è fare sì che per tutti i cittadini l´eventuale
esperienza di contatto con il mondo della Giustizia Quotidiana non si trasformi
in un incubo incontrollabile per violenza e crudeltà». Il ministro Fitto scrive
e dopo poco più di un mese arrivano gli ispettori, andati via dal capoluogo
pugliese per la pausa delle festività pasquali. Ma martedì si ricomincia. I
tecnici di via Arenula torneranno e, come hanno già annunciato, chiederanno
altre carte.
( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 18 - Cronaca
La vicenda di Sergio Sacco, parente del giudice Messineo. Per ora nessuna
ipotesi di reato Cognato del procuratore indagato Caltanissetta apre un
fascicolo La procura nissena acquisirà anche le
dichiarazioni rese al Csm dai pm palermitani FRANCESCO VIVIANO CALTANISSETTA -
L´imbarazzante vicenda giudiziaria di Sergio Sacco, cognato del Procuratore
della repubblica di Palermo, Francesco Messineo, ha provocato l´apertura di una
indagine, allo stato contro ignoti, da parte della Procura della Repubblica di
Caltanissetta che vuole fare chiarezza sull´operato dei colleghi di
Palermo e sulle fughe di notizie relative al parente del Procuratore. La
Procura di Caltanissetta acquisirà anche le dichiarazioni fatte nelle settimane
scorse dai pm di Palermo, Getano Paci, Roberto Scarpinato, Antonio Ingroia e Anna
Maria Picozzi, rese al Consiglio Superiore della Magistratura che sul caso
«Sacco-Messineo» aveva avviato una indagine conoscitiva. In quell´occasione i
magistrati palermitani avevano sostenuto che il cognato del Procuratore
Messineo non era indagato e che in ogni caso si trattava di «vicende vecchie».
Ma non era così Nel dicembre scorso i carabinieri di Palermo depositarono una
informativa dove risultava che Sergio Sacco era collegato al clan mafioso dei
boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, un collegamento che era stato confermato in
aula alcuni giorni dopo dalla vedova di Giovanni Bonanno, rapito e poi ucciso
dai Lo Piccolo. Non solo, pochi giorni dopo su alcuni giornali erano state
pubblicate altre notizie di pentiti di mafia che chiamavano in causa il cognato
del Procuratore Messineo che si sarebbe intestato in maniera fittizia beni di
boss mafiosi e ceduto quote di una sua azienda alla moglie del capomafia
Galatolo. A quel punto la Procura di Palermo ha riesumato quell´indagine
chiedendo alla polizia di fare ulteriori accertamenti da cui viene confermata
la presunta responsabilità di Sergio Sacco. Le nuove rivelazioni hanno portato
alla riapertura dell´inchiesta del Csm sul caso «Sacco-Messineo» e indotto la
Procura di Palermo ad iscrivere, soltanto l´altro ieri, nel registro degli
indagati Sergio Sacco con l´accusa di intestazione fittizia di beni di boss
mafiosi. Una situazione che ha costretto il procuratore di Palermo, Messineo,
ad astenersi dal coordinare l´indagine trasferendo gli atti alla Procura di
Caltanissetta. E´ la seconda inchiesta che la Procura di Caltanissetta,
coordinata da Sergio Lari, è costretta a svolgere: la procura nissena coordina
da tempo l´indagine che vede imputato il fratello del Procuratore di Palermo,
sotto processo per truffa alla Regione.
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabato 11 Aprile
2009 Chiudi di OSVALDO SCATASSI FANO - Tregua elettorale per l'operazione ex
caserma Paolini, ormai fuori tempo massimo. Lo stesso sindaco Stefano Aguzzi ha
specificato che non se la sente di stringere a pochi giorni dalla fine delle
legislatura: «Sarebbe eccessivo comportarsi in modo diverso, quando la
situazione è ancora poco chiara». Un telegrafico Mirco Carloni, assessore al
Patrimonio, ha aggiunto che la priorità è acquisire a titolo gratuito l'area
demaniale, a Fano in viale Gramsci. Resterebbe in piedi, comunque, l'ipotesi di
costituire una Stu, la società che dovrebbe vendere patrimonio comunale per
restaurare gli edifici militari. La giunta di centrodestra non abbandona il
campo, si limita a rimandare tutto a dopo le Comunali del 6 e 7 giugno
prossimi. «In caso di vittoria, l'ex caserma sarà il primo impegno della nuova
giunta», assicura Aguzzi. Qualche settimana fa, presente lo stato maggiore dei
consulenti, Carloni aveva annunciato la possibilità di
acquisire l'ex caserma a titolo gratuito, sfruttando una sentenza della Corte costituzionale riguardo a una legge sul
terremoto del
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
moldova: Il
presidente ordina il riconteggio dei voti --> Sabato 11 Aprile 2009
GENERALI, pagina 14 e-mail print Il presidente moldavo Vladimir Voronin cede
alla piazza e, in nome della stabilità, chiede un riconteggio del voto
legislativo del 5 aprile accogliendo la richiesta dell'opposizione che, dopo la
schiacciante vittoria comunista (50%), aveva gridato ai brogli nonostante
l'imprimatur degli osservatori europei. In questo modo il capo dello Stato ha
disinnescato la miccia della nuova protesta prevista per ieri che ha visto
partecipare solo alcune centinaia di giovani. Ma Voronin ha insistito nelle
accuse a Bucarest di aver fomentato i disordini, culminati martedì in un
violento assalto al parlamento e al palazzo presidenziale conclusosi con un
morto, oltre 270 feriti (170 poliziotti) e 193 arresti. «La magistratura ha
raccolto prove inconfutabili del coinvolgimento della Romania
nell'organizzazione dei disordini a Chisinau», ha dichiarato ieri, riaccendendo
una crisi diplomatica che ha già portato alla cacciata dell'ambasciatore
romeno, all'introduzione del regime dei visti e al blocco alla frontiera dei
giornalisti romeni. Voronin ha accusato l'ambasciata romena di aver dato
consigli politici a tre partiti di opposizione durante la campagna elettorale e
di aver organizzato il trasferimento di numerosi gruppi di studenti
universitari romeni in Moldavia per partecipare ai disordini, insieme a
«specialisti» intervenuti nella fase culminante degli scontri. In precedenza la
procura generale aveva annunciato il fermo di un cittadino romeno ritenuto
implicato nei disordini. Ma sul piano interno il presidente ha preferito una mossa
di compromesso, che asseconda anche gli inviti al dialogo e alla moderazione
della Ue, alla vigilia di una partnership orientale che include anche la
Moldova. «Io, come presidente del partito che ha vinto incontestabilmente in un
contesto corretto e democratico, chiedo alla Corte costituzionale
di prendere una decisione per ricontare i voti delle elezioni parlamentari», ha
annunciato. Nessuno dubita che la Corte, dove otto giudici su nove sono stati
nominati da Voronin, accoglierà la richiesta. 11/04/2009 nascosto-->
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-11 - pag: 12 autore: Rigore ma per
tutti Finalmente abbiamo assistito al licenziamento in stile
"Brunetta" del giudice che ha impiegato otto anni a scrivere una
sentenza, causando la liberazione di pericolosi mafiosi. Una delle pagine più
vergognose che abbia conosciuto la magistratura. Era ora che la Cassazione
prendesse una decisione che il popolo italiano condivide inpieno. Con un po' di
demagogia cisi potrebbe chiedere quanti sono i giudici incapaci ancora al
proprio posto di lavoro. Ma tutto il settore del pubblico impiego è composto da
persone che possono permettersi di lavorare male senza correre rischi. Alcuni,
spero una minoranza, se ne approfittano, altri invece fanno il proprio lavoro
con diligenza per senso di responsabilità. Leo Pignoni email Q uesto è il
punto: l'immagine complessiva della Pubblica amministrazione rischia di essere
devastata dai lavativi. Sono convinto che questi siano la minoranza: perciò non
ho mai compreso perché abbiano goduto di compiacenze e protezioni corporative,
quasi che difendere i fannulloni serva a tutelare immagine, professionalità,
potere contrattuale e, alla fine, trattamenti della maggioranza dei lavoratori
seria e per bene. Perciò il segnale della corte di Cassazione,dopo quello
analogo del Csm, è importante, perché dimostra che il vincolo corporativo non è
insuperabile. Ma, per essere convincente, il rigore non può limitarsi ai casi
limite, quelli che oltrepassano perfino la soglia dello scandalo. • La polizza
anticalamità Il terremoto in Abruzzo ha dato la stura alle (ricorrenti)
richieste di istituzione di una polizza assicurativa anticalamità. Meraviglia,
però, che si ignori che per essa esiste già - da anni - un'apposita legge,
rimasta inattuata. Mi pare un dato fondamentale, dal quale non si può non
partire, così come non si può dimenticare di considerare che la proprietà
edilizia paga già crescenti (ogni anno) contributi ai Consorzi di bonifica per
essere difesa dalle calamità naturali (nel 2006: 146.911.470 euro).
Altrettanto, non si possono non considerare i due pareri negativi dell'Autorità
garante della concorrenza e del mercato rispettivamente del 1999 e del 2003.
Corrado Sforza Fogliani Presidente Confedilizia Le tasse sugli affitti Leggo
con una certa meraviglia la lettera, pubblicata sul Sole 24 Ore di ieri, del
signor Pozzi nella quale vengono profilati motivi di incostituzionalità della
proposta di tassare i redditi da locazione con il cosiddetto sistema della
cedolare secca al 20 per cento. Meraviglia invero che un lettore del Sole 24ore
non abbia colto i contenuti dei molteplici interventi pubblicati proprio su
questo quotidiano; tutti interventi favorevoli all'applicazione di questo nuovo
regime, abbinatoa un regime di detrazioni per l'inquilino.Una simile normativa
infatti, avvicinerebbe il livello di tassazione per coloro i quali hanno scelto
di investire i loro risparmi nel mattone, condividendone i valori anche morali,
rispetto a coloro che, invece, hanno optato per più altalenanti investimenti
mobiliari, che ricordiamolo, sono tassati in maniere ancora inferiore. Carlo
del Torre Gorizia Case, il nuovo portiere Già da qualche tempo le forze
politiche e sociali hanno cominciato a pensare di rispondere alle esigenze
degli anziani con una nuova figura di operatore condominiale, mediante la
rivalutazione della figura del portiere tradizionale. Il "nuovo"
portiere dovrebbe avere innanzitutto la funzione di un vero operatore sociale.
Con il compito di monitoraggio continuo in un ottica preventiva di vigilanza,
per fornire anche risposte a emergenze semplici. è in questa direzione che le
organizzazioni paritetichee sindacali dovranno valorizzaree rivalutarne la
figura. Francesco Vitale Catania
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-11 - pag: 19 autore: Dichiarazioni.
Sotto esame i dati riportati nel modello Unico del 2007 Professionisti, più
larga la «forbice» dei redditi Aumentano i contribuenti sotto i 21mila euro
Maria Carla De Cesari ROMA I professionisti continuano ad aumentare, seppure a
ritmi più contenuti rispetto agli anni 90, il mercato dell'offerta di servizi
diventa sempre più affollato ma nello stesso tempo il reddito medio dichiarato
continua a crescere, così come il volume d'affari, tenendo testa
all'inflazione. Nello stesso tempo, però, tra il 2002 e il 2006 raddoppiano
quanti hanno reddito negativoo fino a 500 euro (si passa da 33.662
professionisti a 68.809). E cresce il numero assoluto di quanti rimangono
schiacciati sotto i 21mila euro di compenso. L'insieme conta 70mila
professionisti in più, con un aumento di oltre il 16% in cinque anni.
Descrivere il mondo professionale a partire dai dati di sintesi delle
dichiarazioni dei redditi è un'angolatura che può apparire semplicistica,
perché l'insieme messo a punto dal dipartimento delle Politiche fiscali, quello
degli lavoratori autonomi che compilano il quadro RE, sezione 1 di Unico,
potrebbe essere un po' più ampio degli iscritti agli Albi che hanno partita Iva
e dei professionisti che esercitano un'attività intellettuale. Inoltre,
l'autoritratto risente dell'utilizzo fiscale delle informazioni: un elemento
che probabilmente potrebbe spiegare un certa costante nel peso relativo delle
varie classi di compenso o redditi. Va detto inoltre che il dipartimento delle
Finanze, con l'obiettivo di mettere in evidenza l'andamento di un macro settore
quanto a base imponibile e gettito non ha interesse a una classificazione
stringente. Cosa che, invece, ha fatto la Sose (la società che gestisce gli
studi di settore) per determinare l'andamento complessivo delle varie aree di
attività, ai fini dell'applicazione dei correttivi per gli studi di settore
2008 (si veda la tabella a fianco). Per altro, l'elaborazione dei dati sui
redditi si ferma al 2006 (dichiarazione 2007), mentre in questi mesi la crisi
in alcuni comparti si fa sentire, per il calo degli incarichi professionalie
per le difficoltà nel pagamento delle parcelle. Criticità che la Sose, con
l'analisi dei dati Iva, registra, per esempio, per gli studi legali e notarili.
Gli elementi di incertezza, poi, sono stati più volte rimarcati in questi mesi
da Confprofessioni, una sigla che riunisce più sindacati di categoria dei
professionisti, che sollecita un monitoraggio continuo. In ogni caso, al di là
del problema della fedeltà fiscale, tutta da verificare, dei contribuenti, i
dati relativi alla dichiarazioni dei redditi hanno il pregio di evidenziare
alcune dinamiche generali del settore professionale confermando come i servizi
rappresentino per molti giovani uno sbocco "forzato" di fronte al
restringersi di altre possibilità di impiego. In questo modo si spiega
l'aumento di circa 90mila unità dei professionisti compresi tra 25 e 44 anni
(erano 428.740 nel 2002, sono 513.209 nel 2005). Mentre le donne hanno ormai
toccato il 32% degli esercenti. Dal punto di vista generale, però, la serie
storica mette in evidenza il miglioramento di tutti i parametri reddituali.
Anche se va detto che il dato 2006 – la media è di 34.420 euro –è condizionato
anche da una variazione normativa: da quell'anno, infatti, i professionisti non
hanno più potuto compensare in modo orizzontale le perdite per attività
professionale. Con questa categoria di elementi negativi, in altre parole, non
è stato più possibile alleggerire gli altri tipi di redditi e, dunque, rimane
solo la soluzione di riportare in avanti il segno meno. Questo significa che le
medie reddituali si sono alzate, non conteggiando più le perdite, classificate
invece come "zero". Per altro, la media delle perdite diminuisce a
fronte di un leggero calo di quanti le dichiarano (la cosiddetta frequenza).
Aumentano, ma probabilmente in misura inferiore rispetto a
quanto si sarebbe potuto pensare dopo la sentenza della Corte costituzionale del 2001 che ha legato
l'Irap all'elemento dell'organizzazione e le precisazioni della Cassazione,
quanti non dichiarano imponibile ai fini dell'imposta sulle attività
produttive. Erano circa il 25% dei professionisti nel 2002, sono diventati il
34,5% nel
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
REGGIO pag. 9
INCERTEZZA assoluta. Slitta la nomina di Italo Materia - attuale procuratore
capo... INCERTEZZA assoluta. Slitta la nomina di Italo Materia - attuale
procuratore capo a Reggio - a procuratore capo di Bologna. Il plenum del Csm
che avrebbe dovuto decidersi a scegliere tra lui e il reggiano Giancarlo
Tarquini, procuratore capo di Brescia, mercoledì ha rinviato di una settimana
il voto per l'assenza di un suo membro. Ma vien dato per scontato che per
l'assenza di un altro membro si slitterà di nuovo fino a maggio. Il punto
tuttavia non è solo questo: mentre per Bologna si ventila la proposta di un
ulteriore nome nuovo che potrebbe rimescolare tutte le carte, quello di Roberto
Alfonso, sostituto procuratore alla Dda, a Roma il Csm appare incerto e diviso
su un ulteriore problema, quello delle cosiddette «pratiche a tutela» che con
ogni probabilità viene a intrecciarsi col nodo della nomina di un procuratore
capo a Bologna. Una vicenda su cui ha preso posizione il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano. TRA LE PRATICHE a tutela aperte dal Csm - si
tratta dell' apertura di fascicoli con cui il consiglio superiore della
magistratura tutela i suoi magistrati quando scoppiano casi «esterni» - ce n'è
una che riguarda proprio il procuratore di Reggio. A proporla e depositarla è
stata a suo tempo l'avvocato reggiano Celestina Tinelli, membro laico del Csm,
in seguito a due uscite pubbliche a Reggio di Sonia Alfano, presidente
dell'Associazione nazionale familiari vittime della mafia, che aveva duramente
attaccato il procuratore capo di Reggio in quanto collega d'ufficio e amico a
Messina di Giovanni Lembo, sostituto procuratore condannato in primo grado per
favoreggiamento alla mafia. L'appunto principale che la Alfano aveva mosso
pubblicamente a Materia era di essersi trovato a pranzo a Messina con Lembo
quand'erano colleghi e al loro tavolo si era fermato un ex boss pentito di
mafia: Materia, ha riferito la Alfano rendendo nota a Reggio la testimonianza
dello stesso Materia nel dibattimento sul caso Lembo - non se n'era andato via
alzandosi dal tavolo come invece, a suo avviso, avrebbe dovuto fare. Materia,
sentendosi «sbeffeggiato», aveva annunciato di volere tutelarsi, cosa che poi
aveva annunciato anche la presidente dell'Associazione, figlia di un
giornalista ucciso dalla mafia, sentitasi definire da Materia «strumento di
qualcuno mandato a Reggio per colpirmi». UNA STORIA delicata, emersa lo scorso
autunno. E la relativa «pratica a tutela» di Materia non è ancora arrivata a
conclusione. Perchè? Alla base ci sarebbe una divisione nelle valutazioni
all'interno della seconda commissione del Csm - valutazioni che rispecchiano le
posizioni delle varie correnti - sull'instaurazione delle pratiche a tutela (ce
ne sono in Italia tre o quattro, allo stato tutte bloccate). Secondo una linea
interna i magistrati dovrebbe tutelarsi querelando autonomamente, secondo
un'altra è il Csm a doverne tutelare l'indipendenza stigmatizzando l'operato di
chi eventualmente li prenda di mira. Di fronte a questa frattura occorre
modificare il regolamento sull'ammissione delle pratiche a tutela, cosa che implica un grosso lavoro - e tempi lunghi - del Csm per
elaborarlo. IL FATTO è che mentre dentro il Csm era già aperto il braccio di
ferro sulle pratiche a tutela, contemporaneamente l'organo d'autogoverno dei
magistrati stava arrivando a partorire la decisione sulla nomina - di grande
prestigio e delicatezza - di procuratore capo a Bologna. Ormai pareva
tutto deciso, come rivelato dal nostro giornale due mesi fa. Depositate le
motivazioni finali per la scelta di Materia o di Tarquini - secondo notizie
ufficiose i membri del Csm avevano ormai scelto materia Materia - si è arrivati
al plenum, che è stato rinviato: alla luce dei fatti nuovi la questione
potrebbe tornare in quinta commissione, un passo indietro come i gamberi. Il
braccio di ferro nella seconda commissione si è riverberato sul plenum. A farne
le spese, allo stato provvisoriamente, è proprio Italo Materia. Il tempo passa
- il predecessore Enrico Di Nicola è andato in pensione lo scorso luglio - a
Bologna c'è un procuratore capo facente funzioni e a Reggio un procuratore sul
piede di partenza. Ecco l'incertezza, che inevitabilmente si vive a palazzo di
giustizia, a partire dai pm. MERCOLEDI' il Csm invece ha preso un'altra
decisione. Per il posto vacante di sostituto procuratore che ancora c'era a
Reggio è stata nominata Stefania Pigozzi, 39 anni, ora in servizio a Mantova.
( da "Corriere del Veneto"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Veneto
sezione: PRIMOPIANO data: 11/04/2009 - pag: 2 Sanità e
Corte Costituzionale Ripianati i debiti del Sud respinto il ricorso Veneto
VENEZIA La battaglia del Veneto contro il ripianamento delle voragini della
sanità del Sud incappa in un'altra sconfitta. La Corte costituzionale ha infatti bocciato,
perché inammissibile, il ricorso con cui la Regione aveva chiesto
l'annullamento della Finanziaria
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 11/04/2009 - pag: 3 Cambiamento Prime
disposizioni della presidenza dopo la nomina di Santangelo Asl, stop alle
consulenze legali Si dovrà utilizzare solo l'Avvocatura regionale per i
contenziosi NAPOLI Il dopo-Montemarano in Regione Campania si apre con una
convenzione tra i commissari delle Asl e l'avvocatura regionale. Stop alle
consulenze delle Asl. Ma soprattutto le aziende dovranno rivolgersi agli
avvocati regionali per ogni lite o contenzioso che le coinvolga. «Così le Asl
potranno realizzare un risparmio ingente annunicia il governatore , di diversi
milioni di euro ogni anno, e investire più risorse nei servizi offerti ai
cittadini». Poco dopo arriva il parere favorevole del giurista, attuale componente del Csm, Vincenzomaria Siniscalchi: «Si tratta
oltreche dell' applicazione di una legge regionale, dell'adozione di una di
quelle pratiche virtuose che rappresentano il fondamento di una buona
amministrazione». Insomma Bassolino non ha nessuna intenzione di farsi fermare
in questa certosina e testarda opera di restyling istituzionale, ma
soprattutto politico. Si tratti del suo partito, dilaniato dopo il siluramento
di Angelo Montemarano, si tratti del Pdl che annuncia una nuova mozione di
sfiducia da presentare subito dopo Pasqua. D'altronde il governatore è troppo
esperto per non calcolare i rischi dell'operazione sanità. Ieri i consiglieri
regionali democratici vicini a Montemarano hanno tenuto una conferenza stampa.
Ebbene dovevano essere in tre, ma Sebastiano Sorrentino non si presentato.
Nicola Caputo e Pietro Mastranzo hanno tagliato corto: «O si avvia un confronto
o si torni al voto». E parlano di una vendetta elettorale di Bassolino.
«Potremmo essere dinanzi Mastranzo a una reazione dovuta al rifiuto giunto da
Roma a una candidatura del presidente Antonio Bassolino alle elezioni Europee.
Se così fosse, sarebbe una reazione pericolosa perché la democrazia ha delle
regole». In difesa del governatore il consigliere regionale Felice Iossa: «Sono
in molti a criticare Bassolino per la decisione di sostituire Montemarano. Se
non ci si ferma alla forma, la decisione di Bassolino è ineccepibile, anzi
andava assunta prima, visto che il diretto interessato non ha avvertito il
bisogno di rassegnare le dimissioni quando non è riuscito ad evitare il
disastro della Sanità in Campania. Al segretario del mio partito dico che non
si può parlare ora, dopo essere rimasto in silenzio per tutto questo tempo,
mentre l'opposizione ed il Governo centrale minacciavano il commissariamento
dell'assessorato regionale ». Beh l'(ex) bassoliniano Antonio Amato invece
dice: «Non giovano alla sanità regolamenti di conti». S.B. Primo vertice tra
Santangelo e i manager Asl Napoli
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno sezione: INPRIMOPIANO data: 11/04/2009 - pag: 3 La lettera Cari
Iannuzzi e Bindi, ma dov'era la buona sanità? di MARIANO D'ANTONIO* C aro
direttore, sono veramente stupito nel leggere alcuni commenti alla decisione di
Bassolino di estromettere dalla giunta regionale l'assessore Montemarano
chiamando a succedergli il professore Mario Santangelo che per anni si è fatto
apprezzare per la sua competenza professionale, per il rigore con cui ha
gestito l'Istituto Pascale nonché per il garbo, la sobrietà, il rispetto dei
suoi interlocutori che ne caratterizzano il comportamento, doti non sempre
presenti tra i responsabili della sanità campana. Non parlo del commento che
lei ha scritto definendo la decisione di Bassolino come tardiva e politicamente
rovinosa: è nel suo diritto non avere peli sulla lingua. Mi riferisco invece ai
commenti del segretario regionale del Pd Tino Iannuzzi e della parlamentare
Rosy Bindi che guida una corrente dello stesso partito alla quale Montemarano
fa capo. Iannuzzi e Bindi hanno giudicato incomprensibile la decisione di
Bassolino atteso che, a loro avviso, l'ex assessore avrebbe gestito la sanità
con impegno e buoni risultati. Iannuzzi e Bindi sono veramente distratti. Da un
anno a questa parte la sanità campana, il suo assessore ora estromesso e i suoi
collaboratori hanno collazionato ben quattro eloquenti bocciature dai
funzionari dei ministeri della Salute e dell'Economia chiamati ad esaminare
ogni trimestre il rispetto degli obiettivi di rientro dal disavanzo sanitario,
l'ultima bocciatura è contenuta nel verbale del cosiddetto tavolo tecnico
stilato pochi giorni fa a Roma. Ricordo poi che nel novembre scorso il
presidente del Consiglio Berlusconi inviò a Bassolino una lettera formale di
diffida a mettere ordine nei conti della sanità campana, lettera che preludeva
al commissariamento governativo dell'intero comparto regionale. Ancora: il Governo sempre nei mesi scorsi ha impugnato davanti alla Corte
Costituzionale due norme della legge regionale di riordino degli ospedali
scritta da Montemarano, una relativa all'assunzione nelle aziende pubbliche di
personale licenziato dalle aziende private e l'altra relativa alle consulenze
pagate dalla sanità pubblica. E poi un'altra norma introdotta in
Consiglio regionale nell'ultima legge finanziaria, norma tesa ad evitare il
pignoramento dei beni delle Asl da parte dei creditori insoddisfatti, appariva
anch'essa in odore d'incostituzionalità ed era stata già giudicata
impraticabile da un'ordinanza del tribunale di Napoli. Infine, due settimane fa
la giunta regionale su iniziativa di Bassolino ha dato al governo nazionale un
segnale vistoso di cambiamento di rotta nominando alcuni stimati funzionari
regionali commissari delle Asl risultanti dall'accorpamento delle tredici aziende,
con l'esclusione dell'Asl di Benevento. Dov'era dunque il buon governo della
sanità campana? *Assessore regionale al Bilancio
( da "Alto Adige" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Mettiamo in pratica
Mettiamo in pratica l'art. 54 della Costituzione Tutti rivendicano il fatto di
essere i migliori. Che la situazione sia grave, però, nessuno lo smentisce. Il
premier ci elargisce le briciole come i commensali delle favole medievali, ed i
sindacati si ringalluzziscono a suon di manifestazioni dimenticando l'unità
sindacale che potrebbe portare alla riconquista di ciò che hanno permesso ci
fosse sottratto all'inizio del millennio. Possibile che la cosa sia così
difficile da capire? Ho sentito un onorevole proporre la diminuzione del dieci
per cento delle loro paghe. Appena passata la bufera aumentano del venti per
cento e siamo fregati. Bisogna tornare indietro e costringere i nostri controllori
ad eliminare ciò che è stato loro concesso (per una svista?). L'istituto del
referendum l'abbiamo, ebbene adoperiamolo. Il senatore Leoluca Orlando parlando
del comportamento mafioso di certi gruppi ad una conferenza a Merano, ha citato
l'articolo 54 della Costituzione. Ebbene, cominciamo a metterlo
in pratica cari signori della Corte Costituzionale. Se il famoso aumento è
legale vorrebbe dire che avrei la facoltà (o permesso) di farmi lievitare la
pensione. Se non lo è, uno sbaglio si può sempre correggere. Il mio senso del
dovere riguardo all'articolo
( da "Alto Adige" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Scuola, la Rauzi in
pressing per Vidoni «Sono pronta a consigliare Durnwalder» I sindacati chiedono
una soluzione veloce Il presidente disposto a riaprire le consultazioni, ma
Tommasini non vuole fare marcia indietro MIRCO MARCHIODI BOLZANO. «Le prove di
forza non servono, da questa situazione si può ancora uscire senza vincitori né
vinti. E se la giunta vuole, io avrei piacere di essere interpellata». Bruna
Rauzi è pronta a dare la sua indicazione. E la corsa al nuovo sovrintendente si
fa sempre più combattuta. Giovedì a Roma, proprio mentre il ministro
all'Istruzione Maria Stella Gelmini riceveva il presidente della Provincia Luis
Durnwalder, passava di lì anche Michaela Biancofiore, deputata del Pdl. «Per
caso - dice lei - e il ministro e il presidente mi sembravano in sintonia».
Sintonia forse è una parola grossa, perché per l'ennesima volta l'intesa sul
sovrintendente non c'è stata, ma come ha poi ammesso anche Durnwalder, c'è
voglia di chiudere la vicenda senza ulteriori polemiche. Per questo Durnwalder,
pur ribadendo che la prima scelta della Provincia resta Ivan Eccli, si è detto
disposto a ripartire con le consultazioni per trovare un nome che possa mettere
tutti d'accordo. Michaela Biancofiore l'ha buttata lì: «Chiediamo consiglio a
una professionista della scuola come l'ex sovrintendente Bruna Rauzi». Chiamata
in causa, Bruna Rauzi non si tira certo indietro. «Dopo 16 anni di lavoro,
credo che la mia conoscenza della scuola altoatesina mi metta in condizione di
dare un consiglio ponderato: avrei piacere di essere interpellata», afferma.
Inutile chiederle chi consiglierebbe a Durnwalder, ma Rauzi fa capire che
l'alternativa a Eccli c'è: «Da questa situazione si può uscire senza vincitori
né vinti. Io l'avevo già detto all'epoca che le modalità con cui era stata
fatta la scelta del nuovo sovrintendente non era stata corretta. Le prove di
forza non servono, quello che serve è un buon dirigente. E visto che la scuola
in questi mesi ha vissuto molti cambiamenti, può anche darsi che chi all'epoca
piaceva alla Gnecchi adesso possa anche essere sostituito da qualcun altro».
Chi? Nomi la Rauzi non ne vuole fare, ma quando le si chiede se la scuola senza
sovrintendente è nel caos, scopre le carte: «La scuola altoatesina ha una
grande autonomia, molte decisioni che una volta spettavano al sovrintendente
ora le prendono direttamente i dirigenti. E tutto il resto, lo sta curando più
che bene Claudio Vidoni». Insomma, come dire che potrebbe continuare a farlo
ancora. La proposta l'ha avanzata anche il ministro Gelmini, che ha messo sul
tavolo anche altri nomi. Tullio Lott, dirigente scolastico a Brunico, tra i
papabili fin dalla prima ora. Maria Rita Chiaramonte, dirigente scolastica a
San Cadido. E ancora Annamaria Corradi, ispettrice della Sovrintendenza che
alle scorse elezioni provinciali si era candidati con i Verdi: una proposta,
quest'ultima, fatta dal governo per ribadire che la questione non è legata al
colore politico del candidato, quanto a quello del proponente. Per essere
ancora più chiari: il veto su Eccli, e questo lo ha ammesso la stessa
Biancofiore, non è legato al suo curriculum quanto alla modalità con cui
l'allora assessore alla scuola Luisa Gnecchi lo aveva proposto. «Modalità
prevista dalla norma di attuazione», ribadisce l'attuale deputata del Pd, e con
lei è dello stesso avviso anche il suo successore, Christian Tommasini, che non
ha nessuna intenzione di cedere e vuole portare avanti la candidatura di Eccli.
«Al limite - propone Gnecchi - la nomina la Provincia può
farla comunque e poi sarà eventualmente il governo ad impugnarla davanti alla corte costituzionale». Intanto il mondo della scuola chiede una soluzione veloce.
«Vidoni sta lavorando bene come reggente, ma la scuola ha bisogno di un
sovrintendente», dice Donatella Califano della Cisl aggiungendo che Eccli ha
tutte le carte in regola. Posizione ribadita anche da Giovanni Scolaro
della Uil: «Eccli è una persona valida, ma lo sono anche gli altri nomi
proposti. Certo che questo tira e molla sta logorando tutti, da questa
situazione bisogna uscirne al più presto, anche se Vidoni, che per anni è stato
il braccio destro della sovrintendente Rauzi, sta gestendo bene questo
periodo».
( da "Giornale.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 87 del 2009-04-11
pagina 0 Lautorità del Cavaliere oltre un governo dai poteri limitati di
Gianni Baget Bozzo Finora l'esecutivo era stato la Cenerentola delle istituzioni. Il contrario di
quanto accade all'estero. La Lega tende ad agire unilateralmente. E la
maggioranza è davvero all'altezza del suo leader? Secondo una celebre battuta
attribuita a Benito Mussolini, governare gli italiani non è impossibile ma è
inutile. Dopo tanti paragoni tra Berlusconi e Mussolini, sembra ora evidente
che le due storie si diversificano radicalmente. Berlusconi accetta di
governare l'Italia con la sua maggioranza quando la sfida della realtà va oltre
le liturgie istituzionali della nostra Repubblica. Il governo affronta a
livello nazionale, come accade a tutti i governi, una crisi che è mondiale
senza che esista un governo mondiale. Sui governi nazionali cadono quindi
responsabilità che vanno oltre il diritto vigente e soprattutto le consuetudini
che su quel diritto si sono fondate. Il potere dei governi nazionali è stato
eroso sia a profitto delle istituzioni internazionali e, nel nostro caso
europee, sia a quello delle istituzioni locali. Sicché la sfida eccezionale è
affrontata con poteri diminuiti e, nel nostro Paese, dove il governo è la
Cenerentola delle istituzioni, affrontare la crisi sotto il peso di esorbitanti
istituzioni di garanzia, diviene una sfida ancora più complessa che negli altri
Paesi. Il presidente del Consiglio chiede al Parlamento di consentirgli quei
poteri che hanno i primi ministri in tutti i Paesi a regime parlamentare e,
ovviamente, molto minori di quelli del presidente della Repubblica nei regimi
presidenziali. Un governo di unità nazionale non avrebbe oggi più forza, dato
il clima di conflitto civile che percorre tutta la sinistra incalzata da Di
Pietro e logorata dalle sue divisioni ideologiche: non avrebbe più autorità del
governo Berlusconi. è stato scritto che lo «Stato c'è». Non a caso questa espressione
è stata calcata sul modello di quella che afferma: «Silvio c'è». La coalizione
berlusconiana di centrodestra assume il governo del Paese in una situazione che
il disastro aquilano rende ancora più grave. La sua potenza di distruzione
supera quella degli altri terremoti. Ma l'Aquila è una città della storia e
ridarle vita sfida l'essenza della nazione. Berlusconi non si è sottratto alla
sfida di governare e ha dato all'intervento del governo una dimensione
personale, ha aggiunto di suo una autorità che purtroppo il governo italiano ha
perduto come potere istituzionale. E quello che Silvio
chiede è di dare al governo il rilievo che la prassi costituzionale gli ha negato a vantaggio del capo dello Stato, della presidenza
delle Camere, della Corte costituzionale. Si pone anche il problema se la maggioranza sia all'altezza del
suo leader. Infine è lui, e non la maggioranza, che è stato investita dalla
fiducia degli italiani. Un incidente parlamentare creato, come pare, dai
deputati del Pdl, può essere politicamente spiegato con l'unilateralità che la
Lega imprime alla sua «delegazione» al governo, al suo farsi parte per se
stessa per conseguire più voti alle elezioni europee e amministrative. La Lega
deve dire, di fronte alla sfida dell'economia e dell'Abruzzo, se la Padania è
una espressione geografica o se configura ancora uno scisma dell'unità della
nazione. Ma il presidente della Camera dovrà comprendere che la necessità della
grande crisi non si affronta con le consuetudini parlamentari e che il compito
del Parlamento è in primo luogo quello di essere responsabile innanzi al popolo
acconsentendo a quello che il popolo chiede: un governo che corrisponda al
sentimento dell'unità della nazione e che esprima quel coraggio che i
soccorritori dei terremotati dell'Aquila hanno così esemplarmente donato al
Paese. Per questo, innanzi alla sfida aquilana, Berlusconi ha riproposto il suo
problema: perché il governo possa governare occorre che il Quirinale e le
Camere consentano al governo di essere quello che è. Esso non è la parte
«dignificata» del paese ma è la parte «efficiente», per usare una celebre
distinzione che risale a due secoli fa, pronunciata dal fondatore
dell'Economist. è «l'efficienza» dello Stato. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA
- Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "KataWeb News"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Referendum: Legge
prevede data entro 15 giugno 11 aprile 2009 alle 11:18 — Fonte: repubblica.it —
0 commenti Per far svolgere i referendum sulla legge elettorale il 21 giugno
(data dei ballottaggi), sarebbe necessario modificare la legge di attuazione dei
referendum stessi. L'articolo 34 della legge 352/1970 stabilisce infatti:
"Ricevuta comunicazione delle sentenza della Corte
Costituzionale, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio
dei Ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di
convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15
giugno. Nel caso di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse,
il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso all'atto della
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della
Repubblica di indizione dei comizi elettorali per l'elezione delle nuove Camere
o di una di esse. AGI
( da "Avvenire" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
MONDO 11-04-2009 Il
governo in Moldova fa dietrofront: «C'è il via libera al riconteggio dei voti»
DA MOSCA I l presidente della Moldova Vladimir Voronin ha accettato il
riconteggio completo dei voti espressi alle elezioni del 5 aprile. La Corte costituzionale comincerà a «occuparsi del problema entro 24 ore dall'arrivo dei
dati definitivi». I risultati preliminari assegnano il 49,48 per cento ai
comunisti, dato questo violentemente contestato dagli oppositori. Le operazioni
di riconteggio potrebbero durare 10 giorni. A Chisinau circa mille
partecipanti si sono riuniti davanti alla sede del governo. A segnalare le loro
intenzioni pacifiche, molti hanno portato con sé mazzi di fiori. La procura
generale ha annunciato l'arresto, con l'accusa di aver fomentato i disordini
dei giorni scorsi, di un cittadino romeno, indi- cato come N. Iordan, presso il
quale sarebbero state trovate bombe molotov. Intanto l'Ucraina ha iniziato le
procedure per l'estradizione di due ricchi imprenditori moldavi, Gabriel Stati
e Auren Marinescu, arrestati all'aeroporto di Odessa il 9 scorso. Un mandato
d'arresto contro di loro era stato spiccato dal procuratore generale moldavo
Valeriu Gurbulea. Gabriel Stati e suo padre Anatoliu si occupano di petrolio,
gas e edilizia. Essi sarebbero in conflitto con Voronin e avrebbero finanziato
le forze di opposizione. Voronin stesso ha dichiarato che «nonostante 118
sponsor dei disordini siano stati arrestati, il più ricco di essi è riuscito a
fuggire all'estero». La Russia, scrive il moscovita Kommersant, ha inviato a
Voronin un singolare «regalo»: una partita di armi antisommossa, fra cui le
granate a gas Cerjomukha. Però il ministero dell'Interno moldavo ha smentito. (
G.Ben.) Il presidente Vladimir Voronin ha acconsentito al riconteggio dei voti
(Reuters)
( da "Avvenire" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA 11-04-2009
Procura antimafia, Md critica nomine ROMA. È polemica al
Csm sulle nomine dei procuratori antimafia. Magistratura democratica, la
corrente di sinistra, contesta con il consigliere togato Livio Pepino alcune
scelte che non terrebbero conto di un requisito fondamentale per un magistrato
da impiegare alla Direzione nazionale antimafia: «La competenza specifica di
prim'ordine, pena la totale inutilità dell'ufficio». Pepino si riferisce
in particolare alla delibera di mercoledì scorso, con la quale il plenum del
Csm ha dato il via libera alla nomina di Leonida Primicerio, sostituto
procuratore generale di Salerno, alla procura di Via Giulia. Insieme a
Primicerio il plenum ha nominato Filippo Beatrice, il pm del processo di Napoli
su Calciopoli. E ieri la Terza commissione del Csm ha proposto a maggioranza
(con i voti di Unicost e di un 'laico' di centrosinistra) gli altri sei nomi
mancanti per la Dna: Diana De Martino (pm a Roma), Giuseppe Fici (pm a
Palermo), Carlo Caponcello (giudice a Catania), Maria Vittoria De Simone (Gip a
Napoli), Giovanni Russo (già consulente della commissione Antimafia), Anna
Canepa (pm a Genova). Restano fuori magistrati da anni impegnati contro la
mafia, come Maurizio De Lucia (Dda Palermo), Franca Imbergamo e Nicolò Marino
(Dda Caltanissetta).
( da "Denaro, Il" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Campania privati
Nuove aziende, via ai tetti di spesa Nelle nuove Asl accorpate restano in
vigore i budget di spesa e i contratti annuali stipulati dai centri
provvisoriamente accreditati con le vecchie Aziende sanitarie locali. Lo
specifica una nota inoltrata dall'assessorato regionale alla Sanità ai
commissari straordinari delle Asl e ai titolari dei centri sanitari privati
provvisoriamente accreditati. La nota evidenzia che le prestazioni erogate
oltre il tetto assegnato - in aderenza con quanto assunto recentemente
dalla Corte costituzionale
con la sentenza n. 94 del 1 aprile del 2009 - non saranno remunerate dal Ssn
"se non nei limiti e con le modalità già previste dalla disciplina della
regressione tariffaria di cui alle delibere di Giunta n. 2.157 del 2005, 800
del 2006, 517 del 2007 e 1.268 del 2008. del 11-04-2009 num.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 11-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (City)) (Mattino,
Il (Salerno))
Argomenti: Giustizia
Il neo assessore
alla Sanità Mario Santangelo incontra subito i commissari straordinari delle 7
Asl della Campania. Nel corso del vertice, avvenuto ieri mattina, l'assessore
ha ribadito «l'eccellente rapporto esistente con i commissari, l'importanza di
lavorare in maniera collegiale e integrata e la certezza di poter svolgere
assieme un proficuo lavoro, in stretto raccordo con il territorio, con la forza
lavoro e con la sanità privata». Sempre ieri il governatore Antonio Bassolino
ha siglato una convenzione tra i commissari delle Asl e l'Avvocatura regionale.
Per effetto dell'intesa le Asl affidano all'Avvocatura regionale l'attività di
consulenza legale e di patrocinio in giudizio. In particolare, le Asl non
potranno più avvalersi di consulenze esterne. «In questo modo - spiega il
presidente della giunta - realizziamo un ulteriore passo in avanti sulla strada
del contenimento della spesa sanitaria, evitando l'affidamento all'esterno
degli incarichi di consulenza e di patrocinio legale. Le Asl potranno così realizzare
un risparmio ingente, di diversi milioni di euro ogni anno, e investire più
risorse nei servizi offerti ai cittadini». «Continueremo - prosegue - a
muoverci su questa strada con grande determinazione per perseguire l'obiettivo
della ulteriore riduzione dei costi sia nella Sanità che in tutti gli altri
settori dell'Amministrazione». Una scelta accolta positivamente dal giurista
Vincenzo Siniscalchi, per tre legislature senatore
dell'Ulivo e attualmente componente del Csm: «Questa decisione - sottolinea
Siniscalchi - valorizza la professionalità dell'avvocatura degli enti pubblici
e al tempo stesso consente di contenere all'interno dell'ente il controllo di
tutte le procedure, evitando ogni dilatazione delle risorse».
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Apertura
domenicale: al Tar chiediamo un pronunciamento pieno» Sabato 11 Aprile 2009,
(p.r.) «Non abbiamo fatto marcia indietro: visto l'importanza della questione
abbiamo semplicemente chiesto al tribunale di pronunciarsi più
approfonditamente». È questa la spiegazione fornita da Oviesse, azienda del
gruppo Coin, sul ritiro, avvenuto ieri, della richiesta di sospensiva del
provvedimento "domeniche-chiuse". Il colosso veneto
dell'abbigliamento precisa di non aver avuto alcun ripensamento sul fatto di
essersi rivolta al tribunale del Veneto. L'intenzione di chiedere ai giudici di
pronunciarsi sull'illegittimità o meno dell'ordinanza del Comune di Vicenza,
che limita l'apertura degli esercizi commerciali nei giorni festivi, c'è ancora
e più forte di prima. «Data la complessità dei temi trattati, che potrebbero portare alla richiesta di una pronuncia della Corte
Costituzionale su una possibile incostituzionalità della legislazione regionale
sul commercio - precisa l'azienda con una nota - Oviesse Spa ha preferito
richiedere al Tar una pronuncia nel merito della questione invece di una
semplice misura cautelare d'urgenza di sospensione immediata dell'efficacia
dell'ordinanza. È questo l'unico motivo per cui ha ritirato la richiesta
di una procedura d'urgenza». Ma è altrettanto vero che l'azione del Gruppo,
come d'altra parte ha precisato la stessa azienda, non è mirata ad ottenere
tutte le aperture domenicali in una singola realtà, ma di creare un precedente
per tutto il Veneto. Da qui la voglia di approdare, in seguito, alla Corte
Costituzionale. «Andando oltre il singolo caso - conferma Oviesse - la
questione deve essere risolta non affrontando l'applicazione della legge da
parte di questo o quel comune, ma l'impianto della legge stessa». Le
motivazioni portate sono però esattamente l'opposto di quelle del Comune di
Vicenza e dell'Ascom. Oviesse ritiene infatti che la liberalizzazione possa
aiutare economie locali, senza danneggiare il dettaglio tradizionale, mentre
per Palazzo Trissino e per la Confcommercio di Vicenza succederebbe il
contrario. Al Tar, quindi una decisione che potrebbe cambiare l'assetto del
commercio veneto.
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
«Illegittimo
confiscare l'auto» Il difensore si appella alla Suprema Corte: «C'è disparità
tra chi ha un mezzo nuovo e chi uno vecchio» Sabato 11 Aprile 2009, (lm)
Confiscare un'auto di poco valore e una di lusso non avrebbe lo stesso valore
punitivo. Pertanto la norma che stabilisce la confisca indiscriminata non può
che essere illegittima. L'avvocato Andrea Rui, nel difendere un automobilista
condannato per guida in stato di ebbrezza, ha sollevato il
caso prima davanti alla Corte di Cassazione, chiedendo, ancora in fase
cautelare, il dissequestro dell'Opel Astra e, in alternativa, la trasmissione
degli atti alla Corte Costituzionale affinché valuti l'istanza di illegittimità
della norma. In prima battuta, Rui si era già visto respingere la richiesta dal
Tribunale di Belluno. Il rigetto era stato motivato citando la
"natura politica" della scelta. Ora la palla passa alla Suprema Corte
che dovrà pronunciarsi sul quesito, non di poco conto visto che perdere un'auto
da rottamare non è esattamente la stessa cosa di una appena acquistata e magari
di lusso, posto che, il valore di ciascun bene, alla fine, è sempre dato dalla
disponibilità economica del suo proprietario. Sarà interessante, pertanto,
conoscere la risposta. Per qualcuno mille euro possono essere una bicchierata
in compagnia, per altri un mese di stipendio. Il caso è emerso nel corso del
processo a carico di F. D.M., 31 anni, originario di Milano, che l'8 novembre
2008 venne fermato dalla Polstrada per un controllo. L'uomo aveva un tasso di
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Sparatoria in
laguna, interrogato Zennaro Sabato 11 Aprile 2009, Lungo interrogatorio in
Procura per Maurizio Zennaro, il quarantacinquenne mestrino che nel giugno
dello scorso anno fu aggredito a colpi di pistola e rimase ferito assieme a
Massimo Zanon, 42 anni, a bordo di un gommone, nel tratto di laguna antistante
il Lido. Il sostituto procuratore Stefano Ancilotto lo ha ascoltato per alcune
ore per chiarire la dinamica di quel giorno in laguna, ma soprattutto il
possibile movente dell'episodio di violenza, per il quale è finito in carcere
prima l'esecutore materiale, Alessandro Rizzi, detto il "Doic", e poi
il presunto mandante, Bruno Vidali, 46 anni, amministratore del cantiere navale
"Nuovo moschettiere", per il quale Zennaro aveva lavorato prima dell'arrivo
dello stesso Rizzi. È stato il "Doic", dopo aver confessato di essere
l'autore della sparatoria, a fornire i principali elementi d'accusa nei
confronti di Vidali: nel corso di due interrogatori, avvenuti all'inizio
dell'anno, ha raccontato di aver ricevuto da Vidali una pistola (una calibro 9
con la matricola abrasa), e ripetute pressioni affinché desse una lezione a
Zennaro. Rizzi ha spiegato che Vidali aveva paura in quanto Zennaro lo aveva
minacciato: per questo motivo temeva per la sua vita e per quella dei suoi
familiari. Sul contenuto dell'interrogatorio di Zennaro non è trapelato nulla,
ma è probabile che il magistrato abbia chiesto all'ex dipendente del cantiere
"Nuovo Moschettiere" di precisare i suoi rapporti con Rizzi e Vidali,
ma anche di chiarire la questione delle presunte minacce che avrebbe rivolto a
quest'ultimo. Minacce per le quali è aperta un'inchiesta penale nei confronti
di Zennaro. Vidali, assistito dagli avvocati Antonio Franchini e Marco
Vassallo, ha respinto con determinazione ogni accusa, sostenendo di non aver
mai dato incarico a Rizzi di sparare a Zennaro, tantomeno di avergli consegnato
una pistola. Consegna alla quale avrebbe presenziato il fratello di Rizzi,
Andrea. Nei giorni scorsi, però, il Tribunale del riesame ha confermato
l'ordinanza di custodia cautelare, ritenendo pesante il quadro indiziario
raccolto dalla procura nei suoi confronti. Dalle intercettazioni effettuate dai
carabinieri nel corso delle indagini sulla sparatoria è emersa una telefonata
in cui Vidali, parlando al telefono con Rizzi, pochi giorni prima che
quest'ultimo venisse arrestato, lo tranquillizzava "spendendo" il
nome di un suo amico di vecchia data, l'ex sindaco ed ex
parlamentare Udc, Ugo Bergamo, oggi componente del Csm, sostenendo di avergli parlato
per far togliere l'inchiesta al pm Ancilotto. Effettivamente Vidali aveva
contattato Bergamo, come emerge da un'altra telefonata intercettata dagli
investigatori, ma soltanto per lamentare le minacce ricevute da Zennaro.
E Bergamo in quell'occasione aveva consigliato l'imprenditore di sporgere
denuncia, aggiungendo che il pm Ancilotto è un bravo magistrato. In quella
telefonata non si parlò della sparatoria, né delle indagini, e quella di Vidali
con Rizzi fu evidentemente una semplice vanteria. Gianluca Amadori
( da "Sicilia, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
liste anche in
sicilia Gabriella Bellucci Roma. Berlusconi ha annunciato che se ne parlerà nel
prossimo Cdm, ma sull'ipotesi di accorpare il referendum all'Election Day la
Lega resta sulle barricate. «Si risparmierebbero solo 173 milioni di euro», fa
sapere il ministro dell'Interno, Maroni, ridimensionando l'entità dei fondi da
investire per i terremotati dell'Abruzzo. Il braccio di ferro dentro la
maggioranza è sottotraccia. Formalmente, la ricucitura propiziata dal premier
dopo lo strappo sul decreto sicurezza (bocciata anche con i voti del Pdl la
norma sul prolungamento della detenzione dei clandestini, e stralciata la parte
sulle ronde) ha riportato il sereno nella coalizione. Ma il fuoco cova sotto la
cenere. E' la riprova che, dopo l'inaspettata apertura di Berlusconi sul
referendum (seppure favorita dalla possibilità di aumentare gli stanziamenti
post-sisma), è seguito il gelo degli alleati padani e la soddisfazione degli ex
di An. Il punto è che la Lega non si fida fino in fondo. Le rassicurazioni sul
recupero della misura anti-clandestini andranno infatti verificate
concretamente. Al momento, invece, non è ancora chiaro se quella norma sarà
inserita nel decreto sicurezza ora all'esame del Senato (magari con voto di
fiducia vista la ristrettezza dei tempi), o nel disegno di legge sulla
sicurezza in giacenza alla Camera. L'unica certezza è che
non si farà un decreto ad hoc: il Quirinale, forte del parere della Corte
Costituzionale, non sarebbe disposto a firmare per la seconda volta un
provvedimento d'emergenza sulla stessa materia. Il nodo da sciogliere è tecnico
e politico allo stesso tempo. E per la Lega, a ridosso della campagna
elettorale per le europee, è questione cruciale. Almeno quanto lo è il
referendum che, se approvato, rischierebbe di depotenziare ai minimi termini il
partito del Nord. Preso tra i fuochi incrociati (la Lega, da un lato; parte del
Pdl, dall'altro) Berlusconi prova a giocare su due fronti, prendendo tempo in
attesa che si calmino le acque. Sulla consultazione referendaria ha aperto uno
spiraglio (assecondando peraltro le aspettative di Fini pronunciate al
congresso del Pdl), ma è tutto da vedere se riuscirà a imporre l'accorpamento
di fronte al niet più volte ribadito dalla Lega che punta a far mancare il
quorum. Tant'è che il segretario del Pd, Franceschini, si domanda se Berlusconi
faccia sul serio o stia bluffando. «Il premier sa come la pensiamo su questo
punto», dice Maroni, riducendo a «soli 173 milioni» il risparmio che gli
economisti della «Voce.info» hanno quantificato sui 320 milioni di euro.
«Deduco che per Maroni - ribatte il presidente del Comitato promotore, Guzzetta
- in un momento di tragedia si potrebbero tranquillamente mandare in fumo tutti
quei soldi, solo per far contenti i dirigenti del suo partito». Parole in parte
condivise da Bocchino (ex-colonnello di An) che invita gli alleati a riflettere
su «un'opportunità di risparmio, che è anche una questione di sobrietà». Nella
maggioranza si comincia a profilare un'ipotesi-compromesso: celebrare la
consultazione non il 7 giugno (giorno dell'Election Day) ma il 21, quando si
terranno i ballottaggi. Un modo per tentare di salvare capra e cavoli, anche
se, in quel caso, sarebbe più probabile la vittoria dell'astensione. «Sarebbe
un accorpamento-truffa», taglia corto Guzzetta.
( da "Adnkronos" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
MOLDOVA:
DOMANI CORTE COSTITUZIONALE DECIDE SU RICONTEGGIO VOTI DOPO SI' DEL PRESIDENTE
A RICHIESTA OPPOSIZIONE commenta 0 vota 0 tutte le notizie di ESTERI ultimo
aggiornamento: 11 aprile, ore 18:54
( da "ITnews.it" del
11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
Chisinau, 11 apr. -
(Adnkronos) - La Corte costituzionale di Chisinau ha rinviato a domani l'udienza, prevista per oggi,
sulla richiesta del presidente moldavo Vladimir Voronin di ricontare i voti
delle contestate elezioni parlamentari di domenica scorsa. "Stiamo
cercando di lavorare il piu' velocemente possibile - ha detto ai giornalisti il
presidente della Corte, Dumitru Pulbere, annunciando il rinvio della
seduta - Non ci sono precedenti di un riconteggio in Moldova dall'indipendenza
nel
( da "Stampaweb, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Giustizia
BANGKOK La folla che
chide le dimissioni del governo, scontri tra opposte fazioni e con le forze
dellordine, una nazione spaccata: linstabilità che la
Thailandia sperava di essersi lasciata alle spalle è tornata. A Pattaya, un
vertice di sedici Paesi asiatici è stato cancellato in seguito
allirruzione di
un migliaio di «camicie rosse», sostenitori dellex premier in
esilio Thaksin Shinawatra, nellhotel che avrebbe dovuto ospitare il
summit. I leader stranieri sono già ripartiti in elicottero e in città è
ritornata la calma, tanto che lo stato di emergenza dichiarato in mattinata dal
premier Abhisit Vejjajiva è stato revocato in serata. La protesta ha preso le
autorità alla sprovvista: pur continuando a chiedere nuove elezioni, ieri gli
oppositori avevano accettato di sospendere le manifestazioni nella località
turistica a