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Report "G20"   7-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: G20

Caterpillar : "Aujourd'hui, on supprime du personnel pour améliorer le rendement des actionnaires" ( da "Monde, Le" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: atteindre Barack Obama pendant le G20, le PDG de notre groupe, Jim Owens, étant l'un de ses conseillers. Que reprochez-vous au plan de sauvegarde de l'emploi présenté par la direction ? Les 733 licenciements ne sont pas justifiés. Effectivement, il y a une baisse des commandes et une baisse d'activité dans l'ensemble du secteur, et notamment dans le BTP.

hedge fund, giro di vite della ue "paletti su capitale, debiti e trasparenza" ( da "Repubblica, La" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: avevano annunciato al vertice del G20 a Londra. E l´Unione Europea, per prima tra le grandi istituzioni, tenta di mettere in pratica i nuovi principi stabiliti dai Grandi per regolamentare la finanza internazionale. Si comincia da hedge fund e private equity, che verranno sottoposti a precisi limiti entro cui poter agire e saranno obbligati fornire informazioni più dettagliata sull´

Fmi antiriciclaggio ( da "Italia Oggi" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Dopo il rinnovo della fiducia da parte del G20 suggellato dalla concessione di risorse per 750 miliardi di dollari, tre volte superiori a quelle elargite negli ultimi anni, l'Fmi ha affilato le armi muovendo un primo passo concreto nella direzione della lotta al riciclaggio di denaro sporco.

Il mea culpa dell'Uruguay Addio ai paradisi fiscali ( da "Italia Oggi" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: In una lettera inviata ai vertici dell'Organizzazione di Parigi all'indomani del G20, il ministro dell'economia uruguayano, Alvaro Garcia, ha alzato bandiera bianca adottando formalmente gli standard di trasparenza e scambi di informazioni richiesti in campo fiscale dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Draghi: incoraggiare la ripresa del credito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: dopo che il G20 ha ampliato il mandato dell'organismo. «Alcune cose – sottolinea – sono già state fatte»e «diverse ulteriori misure sulla ricapitalizzazione delle banche e sulla riduzione o l'eliminazione della loro esposizione verso gli asset a rischio sono allo studio o in corso di applicazione».

L'aumento di Hsbc fa il tutto esaurito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: analista Alex Tang di Core Pacific - grazie anche alle sensazioni positive prodotte dal G20». L'operazione di ieri oscura, quindi, i 12 miliardi di sterline raccolti da Royal Bank of Scotland lo scorso anno, quando l'istituto era sugli scudi per l'acquisizione di Abn Amro che si è poi rivelata pillola avvelenata per il colosso scozzese.

La partita di Erdogan nel bazar diplomatico ( da "Corriere della Sera" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20, Nato e Usa-Ue) e oggi a Istanbul al Forum sull'alleanza delle civiltà. Contrattazione può voler dire che Erdogan ha sì ceduto sulla nomina a segretario generale della Nato del premier (ormai ex) danese Anders Fogh Rasmussen, perdonando il silenzio, anzi la difesa delle vignette satiriche su Maometto pubblicate da un giornale del suo paese,

Il Fmi: paracadute euro per salvare i Paesi dell'Est ( da "Corriere della Sera" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Lo stesso G20 di Londra ha segnato un passo decisivo in questi senso, con un'attribuzione al Fondo di nuove risorse (oltre mille miliardi di dollari) per alimentare la disponibilità di «diritti speciali di prelievo », cioè la «moneta» dell'Fmi composta da un paniere che oltre alla valuta Usa comprende euro, sterlina e yen.

Benigni a Londra reinventa l'inglese ( da "Corriere della Sera" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: cominciato con una battuta sulla prestazione del premier al G20 il debutto londinese di Roberto Benigni, che ha presentato il suo TuttoDante in inglese. Una situazione di per sé comica ha sottolineato lui paragonabile a un «Mr. Bean che a Roma parla di John Milton. In italiano». Pochi i posti vuoti al Theatre Royal di Drury Lane, nonostante i prezzi relativamente alti dei biglietti (

Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione). ( da "Giornale.it, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi.

Niente incontro Obama-Berlusconi Casa Bianca: "Stima per il premier" ( da "Repubblica.it" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Che, durante il G20, aveva minimizzato: ''Non abbiamo chiesto un incontro perche' non ci sono argomenti nuovi su cui intrattenerci. Abbiamo tutto chiaro''. Nuova puntata durante il vertice Usa-Ue a Praga. "Con Obama c'è stata una splendida collaborazione" aveva rilanciato Berlusconi.

Doutes sur les circonstances de la mort d'un homme lors du G20 ( da "Monde, Le" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 défilent dans les rues Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Cadrage Les principaux enjeux du G20 Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Les faits Les Bourses euphoriques après le G20 Cadrage Imposer la transparence aux marchés financiers Spécial G20 Construire une véritable régulation

M. Obama a ouvert une nouvelle page dans la politique étrangère américaine ( da "Monde, Le" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sommets du G20 et de l'OTAN : la méthode Obama Sur le même sujet Portfolio Des manifestants turcs protestent contre la venue d'Obama Entretien Génocide arménien : "En Turquie, Obama a fait preuve d'habileté" Compte-rendu Obama : "Les Etats-Unis ne sont pas en guerre avec l'islam" Eclairage Barack Obama en Turquie pour resserrer les liens avec un "

Tragedie immigrati ( da "Avvenire" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: riuniti a Londra per il G20, ricordando come proprio i Paesi dell'Africa subsahariana, «la cui voce ha meno forza nello scenario politico», sono alla fine «quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità». Ma questi stessi Paesi, aggiungeva, sono quelli che «poi, a lungo termine, hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti»

Paradisi fiscali, l'Ocse: nessun paese in lista nera ( da "Giornale.it, Il" del 07-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Ocse dopo il G20 di Londra, la settimana scorsa. Chiusa la lista nera "Giovedì scorso - ha detto Gurria in una conferenza stampa - abbiamo comunicato al G20 il fatto che c?erano quattro giurisdizioni che non applicano ancora in modo ampio la norma internazionale" in materia di scambio di informazioni fiscali.


Articoli

Caterpillar : "Aujourd'hui, on supprime du personnel pour améliorer le rendement des actionnaires" (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Nicolas Benoît, délégué CGT Caterpillar : "L'Etat doit intervenir pour limiter le rendement des actionnaires" LEMONDE.FR | 06.04.09 | 20h58 Réagissez (1) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Nicolas Sarkozy s'est engagé à recevoir mercredi, à l'Elysée, l'intersynsdicale de Caterpillar. La semaine dernière, des salariés du fabricant d'engins de chantier ont séquestré quatre cadres dans leur usine de Grenoble, dont le directeur du site. Nicolas Benoît, délégué CGT au comité d'entreprise, espère obtenir du chef de l'Etat le déblocage du Fonds européen d'ajustement à la mondialisation, créé en 2006 et doté de 500 millions d'euros par an pour soutenir la reconversion professionelle des salariés touchés par un licenciement. Nicolas Sarkozy a promis de vous recevoir mercredi. Qu'attendez-vous de cette rencontre ? Des avancées. Nous voulons que toutes les catégories de personnels – cadres et ouvriers – puissent partir en retraite à 57 ans, voire moins pour ceux qui ont commencé assez tôt et ont déjà complété l'ensemble de leurs trimestres. On attend aussi que Nicolas Sarkozy fasse bouger la réglementation sur le Fonds européens d'ajustement à la mondialisation (FEM). Aujourd'hui, Caterpillar supprime 733 emplois [sur 2 800 en France]. Or le FEM n'est pas disponible en dessous de 1 000 personnes licenciées. Pourtant, en plus de nos 733 emplois, il y a à peu près autant d'emplois menacés chez nos sous-traitants. On souhaite qu'ils soient intégrés dans notre plan. Nous vivons aujourd'hui une situation exceptionnelle. Ce fonds ne doit pas être figé sur des mesures qui ont été prises hors temps de crise. Il faut faire bouger les lignes pour que cet argent, qui est bloqué, puisse servir aux salariés, d'une part, pour éviter qu'ils se retrouvent au chômage et, si c'est la cas, pour qu'ils puissent bénéficier de formations et ainsi repartir. Sur Europe 1, la semaine dernière, le chef de l'Etat s'est engagé à sauver le site... Jusqu'à preuve du contraire, le site n'est pas en danger. Donc, le président de la République n'aura pas de mal à tenir cet engagement. Nous, ce qu'on demandait à nos patrons, c'est qu'ils nous donnent des garanties sur les investissements pour le long terme. Vendredi, ils se sont engagés, lors d'une réunion avec le préfet et les élus locaux, à faire des investissements supplémentaires. Sauver le site, ce n'est pas ce qu'on attend de Sarkozy, mais nous aider à avoir un dialogue avec la direction, ça oui. Aujourd'hui, on sent bien que nos directeurs ne sont que des exécutants qui n'ont aucun pouvoir. Solliciter Sarkozy, pour nous, c'était aussi une manière d'atteindre Barack Obama pendant le G20, le PDG de notre groupe, Jim Owens, étant l'un de ses conseillers.  Que reprochez-vous au plan de sauvegarde de l'emploi présenté par la direction ? Les 733 licenciements ne sont pas justifiés. Effectivement, il y a une baisse des commandes et une baisse d'activité dans l'ensemble du secteur, et notamment dans le BTP. Mais même s'il y a une crise, ce n'est pas pour ça que l'on doit renvoyer les salariés et mettre en danger une reprise de l'activité de l'entreprise. Il faut que l'on garde nos savoir-faire et donc qu'on garde du personnel. La crise ne justifie pas ces licenciements. Aujourd'hui, on supprime du personnel pour améliorer le rendement des actionnaires. On demande donc que l'Etat intervienne pour limiter ces rendements, et pour conserver des emplois afin de redémarrer l'activité avec nos sous-traitants. La direction nous propose des plans d'indemnités de départs qui sont relativement faibles, bloqués à 10 000 euros. Nous, on voulait trois mois par années d'ancienneté avec un plancher à 30 000 euros. On essaie de s'en rapprocher et on se bat surtout pour faire baisser le nombre des licenciements. Propos recueillis par Hugo Lattard

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hedge fund, giro di vite della ue "paletti su capitale, debiti e trasparenza" (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 28 - Economia Prima bozza della direttiva della Commissione europea: anche i private equity fund dovranno essere registrati Hedge fund, giro di vite della Ue "Paletti su capitale, debiti e trasparenza" MILANO - Lo avevano annunciato al vertice del G20 a Londra. E l´Unione Europea, per prima tra le grandi istituzioni, tenta di mettere in pratica i nuovi principi stabiliti dai Grandi per regolamentare la finanza internazionale. Si comincia da hedge fund e private equity, che verranno sottoposti a precisi limiti entro cui poter agire e saranno obbligati fornire informazioni più dettagliata sull´operatività, soprattutto in merito alla leva finanziaria utilizzata. Sono i principali elementi contenuti in una bozza allo studio della Commissione europea, la cui versione definitiva sotto forma di direttiva da destinare a tutti gli stati membri è attesa per la fine di aprile. Secondo le prime indiscrezioni, si tratta di nuove regole da applicare a hedge e fondi di private equity. I quali dovranno, innanzi tutto, essere registrati, detenere una base minima di capitale destinato agli investimenti, oltre a comunicare notizie precise sul tipi di leva, le principali fonti da cui arrivano i finanziamenti oltre a indicare il totale del leverage dei propri fondi. I manager, inoltre, secondo la bozza del documento della Ue anticipata ieri dall´agenzia Radiocor, dovranno anche dare un rendiconto periodico degli asset cosiddetti illiquidi che fanno parte dei proprio patrimonio, nonché dei profili di rischio, oltre a dare indicazioni sugli strumenti con cui vengono valutati gli stessi asset a rischio. Non tutti gli hedge dovranno sottoporsi a questa procedure. La Ue avrebbe fissato un livello minimo sotto il quale, tutto resterà come prima. Il tetto oltre al quale scattano i controlli sarebbe stato fissato in 125 milioni di capitale proprio più lo 0,02% del livello degli asset gestiti sopra 250 milioni di euro. Per i fondi di private equity, invece, ci sarà l´obbligo di fornire indicazioni successive sulla gestione e sui risultati nel caso in cui acquistino una quota di controllo di una società dalle dimensioni finanziarie più grandi. Sempre secondo quanto trapelato da Bruxelles, il documento conterebbe alcune valutazioni per altro in linea con quanto giù emerso a Londra al vertice del G20. Nella bozza si legge, infatti, come «gli hedge fund possano aver contribuito all´inflazione dei prezzi degli asset e alla rapida crescita dei mercati strutturati del credito». Allo stesso modo, la Commissione si sarebbe convinta del fatto che gli hedge possano essere ritenuti responsabili anche dell´effetto contrario: «Il rapido ritiro delle posizioni di leverage ha contribuito alla volatilità del mercato». Per concludere, Bruxelles nel suo documento spiega anche perché, a suo modo di vedere, sia ormai necessario un intervento che valga per tutta l´eurozona: «è evidente - si legge - che l´approccio frammentato a livello nazionale non contribuisce a una risposta efficace e complessiva ai rischi in questo settore». (l.pa.)

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Fmi antiriciclaggio (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 07/04/2009 - pag: 29 autore: di Gabriele Frontoni Al via dal 1° maggio. Anche con i soldi della Svizzera Fmi antiriciclaggio Trust fund contro il denaro sporco Il Fondo monetario internazionale torna a fare sul serio. Dopo il rinnovo della fiducia da parte del G20 suggellato dalla concessione di risorse per 750 miliardi di dollari, tre volte superiori a quelle elargite negli ultimi anni, l'Fmi ha affilato le armi muovendo un primo passo concreto nella direzione della lotta al riciclaggio di denaro sporco. A partire dal 1º maggio prossimo, l'istituzione di Washington taglierà i nastri inaugurando il primo Trust Fund creato con lo scopo di fornire assistenza tecnica ai Paesi che ne faranno richiesta nelle operazioni di contrasto al money laundering. Nello specifico, il fondo avrà un patrimonio di 31 milioni di euro in 5 anni, i due terzi dei quali arriveranno da contributi volontari di Norvegia, Giappone, Arabia Saudita, Regno Unito, Francia, Corea del Sud e, guarda caso, Svizzera e Lussemburgo. Dopo essere riusciti a sfuggire alla lista nera dei paradisi fiscali dell'Oecd, i governi di Svizzera e Lussemburgo sembrerebbero adesso intenzionati a fare di tutto per riuscire ad accaparrarsi le benevolenze dei vigilantes internazionali. E dopo aver aperto alla possibilità di dire addio al segreto bancario, si sono mossi per dare un contributo economico proprio alla lotta al riciclaggio di denaro, uno dei pilastri del florido andamento dei paradisi fiscali. «La stabilità del sistema finanziario internazionale dipende da un'azione collettiva, oltre che da un serrato controllo condotto a livello di singoli Paesi», ha spiegato Murilo Portugal, numero due del Fondo monetario. «La definizione e implementazione di regimi strutturati di contrasto al riciclaggio di denaro sporco costituisce un elemento fondamentale del sistema di regolamentazione e di supervisione internazionale e parte degli sforzi messi in campo per rafforzare il mercato finanziario». A questo proposito, il numero due del Fmi ha svelato che a brevissimo tempo verrà aperto un nuovo Centro di assistenza tecnica per il contrasto al riciclaggio nell'America centrale. La task force del Fondo verrà ospitata all'interno dell'edificio della Banca centrale del Guatemala e avrà giurisdizione su Costa Rica, Repubblica Domenicana, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, e Panama. A questo primo intervento concreto sul campo, nei prossimi mesi, faranno seguito altri tre centri di assistenza per il contrasto al riciclaggio di denaro che avranno sede in Asia centrale, Sudest asiatico e Africa occidentale.

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Il mea culpa dell'Uruguay Addio ai paradisi fiscali (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 07/04/2009 - pag: 29 autore: Gabriele Frontoni Il mea culpa dell'Uruguay Addio ai paradisi fiscali È durato il tempo di una notte il peggior incubo finanziario del governo di Montevideo. Dopo l'inclusione dell'Uruguay all'interno della ristretta lista nera dell'Oecd sui paradisi fiscali il piccolo paese sudamericano ha fatto il mea culpa riuscendo a riscattare in poche ore una lunga tradizione all'insegna della riservatezza bancaria a prova di bomba. In una lettera inviata ai vertici dell'Organizzazione di Parigi all'indomani del G20, il ministro dell'economia uruguayano, Alvaro Garcia, ha alzato bandiera bianca adottando formalmente gli standard di trasparenza e scambi di informazioni richiesti in campo fiscale dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Sono bastate queste parole per aprire all'Uruguay le porte della libertà, abbandonando Costa Rica, Filippine e Malesia al proprio destino di paradisi fiscali e guadagnandosi uno spazio nella lunga lista grigia di Paesi pentiti, insieme a Svizzera, Austria, Belgio, Monaco, San Marino, Liechtenstein e Lussemburgo, tanto per citare i più famosi. «Il governo di Montevideo ha deciso di unirsi al crescente numero di paesi che vogliono cooperare per lottare contro l'evasione e altri abusi fiscali», ha commentato con soddisfazione il segretario generale dell'Oecd, Angel Gurria, che nei giorni scorsi aveva inviato al presidente uruguayano, Tabarè Vazquez, una sorta di ultimatum sottolineando che il governo aveva tempo fino al 2 aprile per fare una dichiarazione pubblica accettando gli standard fiscali, evitando di finire nella black list dei cattivi. E questo, nonostante il parlamento di Montevideo, nel 2007, abbia varato una drastica riforma fiscale che prevede il versamento di una tassa sul reddito pari al 10% del valore dei depositi per tutti coloro che possiedono un conto segreto nelle banche uruguayane. Non solo. La riforma ha disposto anche la cancellazione della figura delle società anonime finanziarie di investimenti limitando, di fatto, l'utilizzo di questo strumento per fini illeciti. Strumenti, questi, che evidentemente l'Oecd non ha reputato sufficienti per evitare il declassamento dell'Uruguay nella lista nera per via, probabilmente, della pessima reputazione delle banche uruguayane: negli ultimi anni (stime Oecd) hanno dato asilo a 13 miliardi di dollari sfuggiti al fisco argentino e brasiliano.

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Draghi: incoraggiare la ripresa del credito (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-07 - pag: 36 autore: Il Governatore di Bankitalia a La Tribune: «Occorre restaurare la fiducia nel sistema» Draghi: incoraggiare la ripresa del credito ROMA «Occorre prima di tutto restaurare la fiducia nella solidità del sistema finanziario e restaurare i flussi del credito bancario». Lo afferma, in un'intervista al quotidiano francese «La Tribune », il Governatore di Bankitalia e presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, dopo che il G20 ha ampliato il mandato dell'organismo. «Alcune cose – sottolinea – sono già state fatte»e «diverse ulteriori misure sulla ricapitalizzazione delle banche e sulla riduzione o l'eliminazione della loro esposizione verso gli asset a rischio sono allo studio o in corso di applicazione». «Dobbiamo anche incoraggiare una ragionevole ripresa del credito – aggiunge – per esempio fornendo dei fondi che consentano alle banche di garantire i loro crediti sani ». Più in generale, Draghi richiama gli aspetti prioritari della necessaria riforma del sistema finanziario. «La riforma dei sistemi di retribuzione o l'installazione dei collegi di supervisione per le banche e le assicurazioni possono essere realizzati immediatamente. In altri casi, come per il rafforzamento dei requisiti di capitale, siamo d'accordo sulla direzione da prendere ma, per mettere a punto i dettagli, occorreranno ancora uno o due anni». Sulla riforma dei sistemi di retribuzione, Draghi ribadisce che il meccanismo dei bonus «spingeva gli addetti a realizzare elevati profitti a breve, senza riguardo ai rischi a lungo termine». «Noi proponiamo – osserva – che le remunerazioni siano allineate a un prezzo di rischio prudente» e che questi principi di prudente remunerazione siano applicati a tutti gli istituti finanziari, non solo a quelli che hanno ricevuto aiuti pubblici. Quanto ai collegi di supervisione per le istituzioni finanziarie cross border, Draghi nota che «attualmente ne contiamo 29 e molti si sono già riuniti. Il compito principale che spetta loro è quello di determinare come possano funzionare in modo più efficace e quello di accrescere la qualità e la reattività dell'attuale supervisione. Questi collegi devono puntarea un miglioramento negli scambi di informazioni, nella cooperazione e nella valutazione dei rischi. Vedremo come tutto ciò potrà funzionare nel 2009». I BONUS Nell'intervista al quotidiano francese il presidente del Financial Stability Board ha ribadito la necessità di riformare le retribuzioni

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L'aumento di Hsbc fa il tutto esaurito (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-07 - pag: 37 autore: Credito. L'istituto riesce a chiudere la ricapitalizzazione record da 12,5 miliardi di sterline L'aumento di Hsbc fa il tutto esaurito AP/LAPRESSE Leonardo Maisano LONDRA. Dal nostro corrispondente Dodici miliardi e mezzo di sterline, al netto di 400 milioni di spese e oneri vari. Hong Kong & Shangai Bank (Hsbc) ha chiuso ieri l'aumento di capitale avviato nel week end quando il 96,6% dei titoli era stato sottoscritto dagli attuali azionisti. Ieri stata piazzata sul mercato la quota rimanente che ha permesso al colosso bancario di concludere l'operazione rastrellando la più alta somma mai raggiunta in Gran Bretagna. Solo tre aumenti di capitali in dollari sono stati superiori nella storia delle transazioni finanziarie. Il titolo ieri ha celebrato il buono esitodell'offerta salendo fino al 5%, per poi chiudere a più 3,75 per cento. Gli investitori già azionisti hanno potuto acquistare azioni di Hsbc (5 per dodici) a un prezzo scontatissimo: 254 pence contro i 434 pence della chiusura di venerdì 3 aprile. Fra gli investitori istituzionali c'erano Goldman Sachs, Jp Morgan, Cazenove. La domanda maggiore è giunta dalla piazza di Hong Kong dove Hsbc, soprannominata Grande Elefante, è da sempre amatissima dai risparmiatori. I titoli rimanenti sono stati collocati lunedì con un premio iniziale del 13,5% rispetto ai 434 di venerdì. Le richieste sono state cinque volte superiori alla disponibilità. «è andata in modo eccellente - ha commentato l'analista Alex Tang di Core Pacific - grazie anche alle sensazioni positive prodotte dal G20». L'operazione di ieri oscura, quindi, i 12 miliardi di sterline raccolti da Royal Bank of Scotland lo scorso anno, quando l'istituto era sugli scudi per l'acquisizione di Abn Amro che si è poi rivelata pillola avvelenata per il colosso scozzese. In questo caso il capitale raccolto servirà per rifinanziare la banca che potrà portare il suo tier 1 al 9,8 per cento. Il capitolo più doloroso per Hsbc è quello americano dove ha accumulato perdite nel vortice del credit crunch considerate superiori ai 15 miliardi di dollari. Anche in Inghilterra la più grande banca europea per capitalizzazione ha avuto guai seri, senza però mai avvicinarsi alle catastrofi che hanno travolto Rbs, Lloyds e Hbos. Il titolo in questi mesi ha perso il 49% del valore a fronte del 92% di Royal Bank of Scotland e del 65% di Barclays, l'unica fra le grandi banche inglesi riuscita a mantenersi privata. Hsbc ha fatto segnare utili di 9,3 miliardi di dollari nel 2008 con una contrazione del 62% rispetto al 2007. Per questo motivo Hong Kong & Shangai ha tagliato 6100 posti di lavoro nel mondo riducendo drasticamente la presenza negli Stati Uniti. I miliardi raccolti ieri consolideranno le sue finanze, ma permetteranno ad Hsbc di avviare una nuova stagione di acquisti. «Siamo molto ben piazzati nel contesto bancario attuale - ha commentato il presidente Stephen Green - e crediamo che la nostra forza possa portarci a sfruttare nuovo opportunità». La prima sarà, probabilmente, gli assett asiatici di Royal Bank of Scotland. Rbs dopo la nazionalizzazione provocata dalle perdite colossali dello scorso anno ha avviato un consistente piano di dismissioni, mentre Hong Kong & Shangai da ieri ha ritrovato i capitali per avanzare offerte concrete. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OPERAZIONE I risparmiatori di Hong Kong sostengono la domanda dei titoli appena emessi Al listino di Londra quotazioni in rialzo del 3,7%

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La partita di Erdogan nel bazar diplomatico (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 07/04/2009 - pag: 17 Strategie La partita di Erdogan nel bazar diplomatico SEGUE DALLA PRIMA È un passo che la Casa Bianca sostiene invece con crescente impegno, perché l'ingresso «allargherebbe e rafforzerebbe le fondamenta dell'Unione », con il cemento garantito da «diversità di etnicità, tradizione e fede». La sfida, lanciata a Praga, è stata reiterata nel parlamento turco, in realtà non particolarmente entusiasta. E' forse quel silenzio ingombrante di numerosi deputati la ragione del convinto affondo di Obama, che teme la stanchezza dei turchi per una corsa senza la certezza del traguardo. Disaffezione affiorata anche nelle ultime elezioni, che hanno visto il premier Erdogan, convinto europeista, ricevere un altolà dagli elettori. Troppo importante per gli Usa è il legame con lo storico alleato per cedere alle resistenze della Ue. Una Turchia in Europa rafforzerebbe quell'offerta di generosa apertura con l'intero Islam, «con il quale l'America non sarà mai in guerra», che il presidente non si stanca di ripetere. Discorso ineccepibile, condivisibile, e sicuramente gradito all'Italia, che si spende a favore dell'ingresso della Turchia nell' Ue. Ma non si può ignorare la presenza di quell' intreccio di «pazarlik», termine turco che significa contrattazione, e che ha preceduto, accompagnato e forse segnerà la tappa conclusiva del viaggio di Obama in Europa per partecipare a tre vertici (G20, Nato e Usa-Ue) e oggi a Istanbul al Forum sull'alleanza delle civiltà. Contrattazione può voler dire che Erdogan ha sì ceduto sulla nomina a segretario generale della Nato del premier (ormai ex) danese Anders Fogh Rasmussen, perdonando il silenzio, anzi la difesa delle vignette satiriche su Maometto pubblicate da un giornale del suo paese, e ritirando il veto. Ma in cambio ha ottenuto poltrone importanti al vertice della Nato, e forse qualche silenzio di troppo sulle inadempienze della Turchia: in materia di diritti umani, di violazioni della libertà di stampa, e di cedimenti alla propria componente islamica di frontiera. Sul genocidio (o massacro sistematico) degli armeni nel 1915 Obama non ha parlato, limitandosi a sfiorare lo scottante e delicato argomento, «per non turbare» gli sforzi diplomatici che avvicinano Ankara e Erevan. Scambio di favori, appunto. Il presidente Usa è credibile, deciso e scaltro, ma sul «pazarlik» Erdogan gli tiene testa. Antonio Ferrari

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Il Fmi: paracadute euro per salvare i Paesi dell'Est (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Economia data: 07/04/2009 - pag: 31 La Banca centrale europea accelera sul programma di prestiti alla Fed Il Fmi: paracadute euro per salvare i Paesi dell'Est Il no Bce: i requisiti per la moneta unica non si toccano Bini Smaghi: possibili interventi sul mercato dei cambi MILANO Usare l'euro come paracadute per evitare il collasso dei Paesi del centro e dell'est Europa più esposti alla crisi finanziaria mondiale. La proposta è contenuta in un rapporto confidenziale, rivelato ieri dal Financial Times, che è stato preparato circa un mese fa dal Fondo monetario internazionale con l'obiettivo di servire da base per un piano d'azione concordato con la Banca Mondiale e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers). Ma il piano per «euroizzare» le economie dei paesi dell'Est più a rischio (così lo hanno definito esponenti dello stesso Fmi) si è per ora scontrato con la netta opposizione sia della Banca centrale europea sia di diverse nazionali dell'Unione, sia all'interno (in primo luogo la Germania) sia all'esterno della zona euro. E non è difficile capire il perché. Il piano prevede che sia concesso ai paesi in difficoltà din adottare subito l'euro al posto della propria moneta, tanto da diventare «quasi» membri dell'euro pur senza entrare a pieno titolo nell'euro-zona composta dalle 16 nazioni che attualmente utilizzano la valuta comunitaria. Di contro, visto che non ne hanno i requisiti, dovrebbero essere «allentati» i criteri per aderire alla divisa unica. «I requisiti per l'euro sono quelli sanciti dal Trattato e non possono essere cambiati», ha ribadito ieri la Bce. Il documento dell'Fmi parte dalla convinzione che le economie emergenti del continente rischino il collasso se non si metterà subito mano a un piano di salvataggio «complessivo», e che il loro crollo produca inevitabilmente effetti gravi sulle stesse economie della zona euro. In particolare, il Fondo indica i casi di Lettonia e Ucraina (che hanno già fatti ricorso a crediti d'emergenza dell'Fmi), dell'Ungheria, della Romania (prossima a chiedere l'intervento del Fondo) ma anche di nazioni come la Polonia, la cui situazione finanziaria sta deteriorandosi rapidamente. Con il prosciugarsi del credito, i buchi legati ai titoli tossici che sono nei portafogli di molte banche locali (spesso filiali di banche dell'Europa occidentale), la perdita di valore delle monete locali e la gelata dell'intera economia, gli «emergenti » d'Europa si trovano con 413 miliardi di dollari di debito estero in scadenza nel 2009 e con la necessità di finanziare anche 84 miliardi di dollari di deficit delle partite correnti. Tutto questo senza disporre delle risorse sufficienti, e con un'erosione delle loro valute che non fa che ampliare la voragine. Anzi, con tutta probabilità Ucraina, Lettonia non riusciranno neppure ad applicare le ricette economiche anti-crisi dettate dal Fondo monetario come condizione per concedere credito. Il rapporto dell'Fmi stima che l'Europa centro-orientale (compresa la Turchia) si troverà quest'anno con un «gap finanziario» di 123 miliardi di dollari e 63 miliardi il prossimo. Quel che è certo è che il documento del Fondo s'inserisce in una fase di revisione degli equilibri dollaro-centrici fissati a Bretton Wood 55 anni fa. Lo stesso G20 di Londra ha segnato un passo decisivo in questi senso, con un'attribuzione al Fondo di nuove risorse (oltre mille miliardi di dollari) per alimentare la disponibilità di «diritti speciali di prelievo », cioè la «moneta» dell'Fmi composta da un paniere che oltre alla valuta Usa comprende euro, sterlina e yen. Proprio nella direzione di una «divisa globale», del resto, punta apertamente la Cina. Ad alimentare il confronto contribuisce ovviamente la crisi attuale. Ieri Lorenzo Bini Smaghi, esponente del board della Bce, ha ammesso la situazione di instabilità sul mercato dei cambi, legata in parte anche alla necessità di finanziarsi in dollari che hanno gli Usa. Il che ha portato molte istituzioni a convertire euro in valuta americana attraverso swap in divisa estera. Bini Smaghi è arrivato a prefigurare un intervento diretto della Bce sul mercato dei cambi. E sulla crisi è tornato ieri a parlare anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board, che una volta di più ha sottolineato l'esigenza che le banche tornino a erogare credito. Giancarlo Radice

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Benigni a Londra reinventa l'inglese (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 07/04/2009 - pag: 45 «TuttoDante» al Theatre Royal Benigni a Londra reinventa l'inglese LONDRA «Credevo di essere il primo italiano a fare un one-man show a Londra, e invece no, mi ha preceduto Silvio Berlusconi». E' cominciato con una battuta sulla prestazione del premier al G20 il debutto londinese di Roberto Benigni, che ha presentato il suo TuttoDante in inglese. Una situazione di per sé comica ha sottolineato lui paragonabile a un «Mr. Bean che a Roma parla di John Milton. In italiano». Pochi i posti vuoti al Theatre Royal di Drury Lane, nonostante i prezzi relativamente alti dei biglietti (da 45 a 90 sterline). Prevalentemente italiano il pubblico, che come hanno sottolineato alcuni critici ha contribuito con la sua rumorosa partecipazione a creare un'atmosfera più da stadio che da West End. Non mancavano comunque gli inglesi, grazie soprattutto al cambio di lingua annunciato poche settimane prima. Per Benigni si è trattato di due ore di ginnastica verbale «Per chi non lo avesse capito, sto già parlando inglese», ha precisato; anche con termini inventati («discombolotated»), consegnati al pubblico con spirito e tempismo. Dopo gag e prese in giro Benigni non ha risparmiato la politica interna britannica, ricordando il ministro nei guai per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno il momento clou, la recitazione del quinto canto dell'Inferno. Pochi minuti di poesia che hanno raccolto il pubblico in un silenzio di assorta ammirazione, sfociato poi in applausi e richieste di bis. «E' stato come ascoltare una musica sublime», ha concluso conquistato il critico del Daily Telegraph. Paola De Ccarolis Universale Roberto Benigni durante una delle sue performance dantesche

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Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione). (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 38 ) » (7 voti, il voto medio è: 2.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Non chiedete a Obama di essere spontaneo Ma Obama è davvero un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il "gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar 09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Commenti ( 181 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Niente incontro Obama-Berlusconi Casa Bianca: "Stima per il premier" (sezione: G20)

( da "Repubblica.it" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

ISTANBUL - La Casa Bianca ha "grande stima" per Silvio Berlusconi. "Non è stato possibile organizzare un incontro bilaterale durante questo viaggio del presidente Obama - spiega oggi a Istanbul il vice-consigliere per la sicurezza nazionale Denis McDonough - semplicemente perchè non è stato possibile conciliare le rispettive agende di Obama e Berlusconi". Le parole degli Usa arrivano dopo le polemiche sul mancato faccia a faccia tra il presidente Usa e il premier italiano. In occasione della sua visita europea, infatti, Obama aveva visto molti leader europei. Ma non Berlusconi. Che, durante il G20, aveva minimizzato: ''Non abbiamo chiesto un incontro perche' non ci sono argomenti nuovi su cui intrattenerci. Abbiamo tutto chiaro''. Nuova puntata durante il vertice Usa-Ue a Praga. "Con Obama c'è stata una splendida collaborazione" aveva rilanciato Berlusconi. Di un bilaterale, però, nessuna traccia. Poi l'annuncio: "Obama mi ha invitato ad andare a Washington". Quando? "Prossimamente, dobbiamo fissare la data. Visto che i giornalisti italiani attribuiscono tanta importanza al fatto che non c'è stato ancora un colloquio bilaterale, allora gli ho detto, ridendo, se tu me lo chiedi io te le concedo...". Oggi la nota ufficiale della Casa Bianca che spiega la questione ma non fissa scadenze: "Non è stata ancora fissata una data per l'incontro, ma Obama e Berlusconi si sono incrociati comunque più volte ai vertici di questi ultimi giorni e sono in contatto". (7 aprile 2009

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Doutes sur les circonstances de la mort d'un homme lors du G20 (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 07-04-2009)

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Doutes sur les circonstances de la mort d'un homme lors du G20 LEMONDE.FR | 07.04.09 | 11h15 Réagissez Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : L'enquête sur la mort de l'homme lors des manifestations contre le G20 mercredi 1er avril a pris une tournure nouvelle. Alors que la police avait annoncé que la mort était due à une "crise cardiaque", plusieurs journaux britanniques ont recueilli des témoignages qui font état de contacts physiques entre les policiers et Ian Tomlinson. Sur le même sujet Portfolio A Londres, les manifestants anti-G20 défilent dans les rues Cadrage Le G20 au secours du capitalisme Cadrage Les principaux enjeux du G20 Zoom Dominique Strauss-Kahn (FMI) : "Ce qu'il faut faire maintenant, c'est nettoyer le système bancaire. Bien sûr, c'est difficile" Les faits Les Bourses euphoriques après le G20 Cadrage Imposer la transparence aux marchés financiers Spécial G20 Construire une véritable régulation internationale Sur le même sujet Enquête Twitter, nouvelle starlette du Net Les faits Les mystérieux comptes de la branche francilienne de l'UIMM Les faits La prime de solidarité active versée à plus de 4 millions de foyers modestes Les faits Allemagne : nouveau scandale d'espionnage chez Lidl Cadrage C'est quand la reprise ? Après avoir publié une photographie d,e l'homme, âgé de 47 ans, allongé face à la police, The Observer, un journal du dimanche lié au Guardian, a recueilli plusieurs témoignages de personnes présentes lors de la manifestation. Une photographe de presse affirme ainsi que la police a bousculé et frappé Ian Tomlinson peu avant qu'il ne s'écroule au sol près de la Banque d'Angleterre mercredi en début de soirée. D'autres témoins, cités par plusieurs journaux, ont même assuré que la police l'avait jeté à terre, l'avait matraqué voire lui avait frappé la tête contre le sol. Habitant la City et employé dans un magasin de journaux du quartier, il était passé près de la manifestation en rentrant chez lui et avait été découvert vers 19 h 30 heure locale, mercredi, par des passants. Selon la police, l'autopsie a révélé qu'il avait succombé à "une attaque cardiaque soudaine alors qu'il rentrait de son travail." Au départ, la commission indépendante chargée d'examiner les plaintes à l'encontre de la police devait publier un communiqué qui allait dans le sens de la police, vendredi, explique The Observer. Mais elle a finalement décidé d'enquêter plus profondément sur les circonstances de la mort de Ian Tolimson. Lundi, la commission a ainsi reconnu qu'il "a été en contact physique avec la police" et a déclaré chercher à établir "si ce contact avait quelque chose à voir avec le décès". Les images de caméras de surveillance ont montré que Ian Tomlinson avait été repoussé par la police alors qu'il s'était retrouvé au cœur de cette manifestation houleuse à la veille du sommet du G20 de Londres. Après l'incident, la police a affirmé que des manifestants avaient jeté des bouteilles et autres projectiles sur les forces de l'ordre qui essayaient de ranimer la victime, morte peu après à l'hôpital. Le Monde.fr, avec AFP

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M. Obama a ouvert une nouvelle page dans la politique étrangère américaine (sezione: G20)

( da "Monde, Le" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

M. Obama a ouvert une nouvelle page dans la politique étrangère américaine LE MONDE | 06.04.09 | 11h25 * Mis à jour le 06.04.09 | 15h32 Réagissez (7) Classez Imprimez Envoyez Partagez Partagez : Prague, envoyée spéciale Ceux qui se demandaient pendant la campagne électorale quelle vision du monde animait le candidat Obama ont eu la réponse, dimanche 5 avril, à Prague. Dans une atmosphère printanière, le président des Etats-Unis a assuré qu'un monde sans armes nucléaires est possible et que la prolifération n'est pas une fatalité. Et il a repris le slogan devenu universellement célèbre : "Yes we can." Derrière lui, se découpait le château de Prague, dans un plan soigneusement étudié pour les caméras. Sur le même sujet Décryptage M. Obama a ouvert une nouvelle page dans la politique étrangère américaine Editorial du "Monde" Façon Obama Chat Londres, Strasbourg, Prague, la diplomatie des sommets peut-elle réguler le monde ? Edition abonnés Archive : Sommets du G20 et de l'OTAN : la méthode Obama Sur le même sujet Portfolio Des manifestants turcs protestent contre la venue d'Obama Entretien Génocide arménien : "En Turquie, Obama a fait preuve d'habileté" Compte-rendu Obama : "Les Etats-Unis ne sont pas en guerre avec l'islam" Eclairage Barack Obama en Turquie pour resserrer les liens avec un "allié stratégique" Décryptage M. Obama a ouvert une nouvelle page dans la politique étrangère américaine Portfolio Obama rend hommage à Atatürk et à la nation turque Vidéo Barack Obama rend hommage à Mustafa Kemal Atatürk L'image, légèrement brumeuse, resterait pour la postérité, tout comme les phrases : "Le fatalisme est un ennemi mortel : si nous pensons que la prolifération des armes nucléaires est inévitable, alors c'est que nous admettons en nous-mêmes que leur utilisation est inévitable. Nous devons ignorer les voix de ceux qui disent que le monde ne peut pas changer." Barack Obama arrive à la dernière partie de son voyage en Europe, celle qu'il consacre à la Turquie. Il n'a pas craint de rappeler, dimanche 5 avril à Prague, en présence des Vingt-Sept, que ce pays devrait, selon lui, faire partie de l'Union européenne. Le président américain peut d'ores et déjà se prévaloir d'avoir ouvert une nouvelle page dans la politique étrangère de son pays. Non seulement il a plaidé pour l'élimination des armes nucléaires, mais il en a fait l'"objectif à long terme" de sa politique. Une révolution que le conservateur John Bolton et ses amis ont jugée "utopique" faisant mine d'oublier que Ronald Reagan avait lancé, lui aussi, un appel à l'élimination des armes nucléaires lors de son sommet de 1986 avec M. Gorbatchev à Reykjavik. M. Obama a lui même reconnu que le but ne sera pas atteint rapidement, "peut-être pas de mon vivant". NÉGOCIATION GLOBALE Si la non-prolifération est la "signature" de M. Obama, le sujet sur lequel il a travaillé dès son arrivée à la commission des affaires étrangères du Sénat, il n'avait jamais développé un projet aussi articulé. Le raisonnement qui sous-tend la doctrine Obama peut être résumé ainsi : pour amener l'Iran à renoncer à ses ambitions, les sanctions ne suffisent pas. Il faut passer par une négociation globale, et commencer par une réduction des arsenaux américains. "Si nous voulons mobiliser la communauté internationale contre l'Iran ou la Corée du Nord, nous devons être irréprochables sur le plan de la morale", a expliqué Gary Samore, le conseiller à la non-prolifération de la Maison Blanche. De Londres à Ankara, M.Obama a ouvert une nouvelle page aussi par son ton : post-guerre froide, multipolaire. Il a appelé à en finir avec les vieux conflits. Il a encouragé les Indiens et Pakistanais à se concentrer sur leur défi commun – la pauvreté – plutôt que sur leur différend territorial (au Cachemire). En Turquie, il était attendu sur la question du génocide arménien. Les journalistes américains ont noté qu'il avait beaucoup parlé des erreurs commises par les Etats-Unis, ce qui lui permet de plaider plus efficacement que la page est tournée. Au G20, il a reconnu la responsabilité de la dérégulation à l'américaine dans l'effondrement de la finance mondiale. Devant les étudiants de Strasbourg, il a parlé d'Abou Ghraib, l'ancienne prison américaine en Irak, un nom qui ne revient pas souvent dans le discours public américain, en essayant de les convaincre qu'ils peuvent désormais se joindre aux Etats-Unis sans avoir peur de "se regarder dans la glace". Lors d'une conférence de presse à Londres, il a dit que les Etats-Unis polluaient à un rythme tel que si Indiens et Chinois usaient autant d'énergie, "nous aurions déjà tous fondu". A Prague, il a rappelé un fait qui lui non plus n'est pas souvent dit en ces termes : les Etats-Unis sont les seuls à avoir lancé une bombe A. Ce qui leur donne, selon lui, "l'autorité morale" pour proposer un désarmement complet. ACCENTS PACIFISTES Le pragmatique, le commandant en chef qui a envoyé ses premières troupes en Afghanistan a parfois manifesté des accents pacifistes. A la guerre froide et à la décennie de la toute-puissance américaine, il propose de faire succéder un monde de coopération où chacun trouverait son avantage. Et les Etats-Unis ne seraient pas obligatoirement en position dominante. Interrogé sur l'"exception américaine", cette théorie qui veut que les Etats-Unis, par la manière dont ils se sont créés, ont un destin particulier, M. Obama a eu une réponse révélatrice. Il croit, bien sûr, à l'exception américaine. Mais "je soupçonne que les Anglais croient à l'exception britannique ou les Grecs à l'exception grecque" (Il venait de rencontrer le président grec, dans une séance bilatérale pouvant difficilement contre-balancer plus de vingt-quatre heures en Turquie). M. Obama n'en était qu'à son premier grand voyage. Il s'est montré d'une grande patience, même si on a compris à quelques éternuements qu'il était enrhumé, et à quelques réflexions qu'il n'était pas dupe. "L'Europe fait penser au Sénat américain. Il y a des marchandages…", a-t-il glissé après plusieurs heures de négociations sur le choix du secrétaire général au sommet de l'OTAN. Même si la presse américaine a déjà commencé à critiquer l'absence de résultats concrets après toutes ces concessions et mains tendues, il est trop tôt pour en juger. En deux mois et demi, les chantiers ont été nombreux. Les débuts avec l'Iran, comme avec la Syrie, sont jugés encourageants. Un assouplissement de l'embargo avec Cuba est en chantier. Même Hugo Chavez a demandé un "nouveau départ" (reset, le mot en vogue) pour les relations entre le Venezuela et Washington. Le tir nord-coréen de dimanche a fait quelque peu retomber la portée du discours de M. Obama, même s'il a assuré que le test ne faisait que souligner l'urgence d'agir contre la prolifération nucléaire. Mise à l'épreuve du président ? Interrogé, le porte-parole de la Maison Blanche, Robert Gibbs, a érigé un mur de protection : "Cela n'a rien à voir avec le président Obama. Les Nord-Coréens ont ignoré les résolutions internationales depuis des années et au moins les deux dernières présidences." Modestie là aussi, autrement dit. Corine Lesnes

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Tragedie immigrati (sezione: G20)

( da "Avvenire" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

CRONACA 07-04-2009 Tragedie immigrati «Non rassegniamoci» Il Papa: servono strategie coordinate DA ROMA SALVATORE MAZZA T utti i Paesi del mondo devono firmare la Convenzione internazionale che mette al bando le mine antiuomo. È l'appello che Benedetto XVI ha lanciato domenica, all'Angelus, ricordando la celebrazione, il 4 aprile scorso, della IV Giornata indetta dall'Onu per la sensibilizzazione sul problema delle mine anti persona». Un richiamo forte, al quale Papa Ratzinger ha voluto unire il ricordo dei migranti recentemente vittime di naufragi, invitando a non «rassegnarsi» a «tali tragedie» e a ricercare «strategie coordinate» affinché non si ripetano. «A dieci anni dall'entrata in vigore della Convenzione per la messa al bando di questi ordigni ha detto Benedetto XVI riferendosi alla Giornata di sensibilizzazione contro le mine antiuomo (problema che venne portato per la prima volta all'attenzione internazionale, agli inizi degli anni '90, proprio dalla dalla Santa Sede) e dopo la recente apertura alla firma della Convenzione per l'interdizione delle munizioni a grappolo, desidero incoraggiare i Paesi che non lo hanno ancora fatto a firmare senza indugio questi importanti strumenti del diritto internazionale umanitario, ai quali la Santa Sede ha dato da sempre il proprio appoggio». Sostegno, ha aggiunto, che si estende anche a tutte le misure per «garantire la necessaria assistenza alle vittime di tali armi devastanti». Benedetto XVI, come detto, ha poi parlato degli africani morti pochi giorni fa in mare, nella loro traversata verso l'Europa: «Non possiamo rassegnarci a tali tragedie ha detto che purtroppo si ripetono da tempo! Le dimensioni del fenomeno rendono sempre più urgenti strategie coordinate tra Unione europea e Stati africani, come pure l'adozione di adeguate misure di carattere umanitario, per impedire che questi migranti ricorrano a trafficanti senza scrupoli». In questo, ha aggiunto il pontefice, è necessario anche «l'aiuto della comunità internazionale» per affrancare le popolazioni africane «dalla miseria e dalle guerre». Un tema, quest'ultimo, che Papa Ratzinger aveva anche affrontato nella lettera indirizzata qualche giorno fa al primo ministro britannico Gordon Brown e, attraverso lui, ai potenti della terra, riuniti a Londra per il G20, ricordando come proprio i Paesi dell'Africa subsahariana, «la cui voce ha meno forza nello scenario politico», sono alla fine «quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità». Ma questi stessi Paesi, aggiungeva, sono quelli che «poi, a lungo termine, hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti». «La fattiva fiducia nell'uomo concludeva il Papa soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne più povere, dell'Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema, sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere». Ed esorta a impegnarsi per aiutare le popolazioni africane ad affrancarsi dalla miseria e dalle guerre

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Paradisi fiscali, l'Ocse: nessun paese in lista nera (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 07-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 83 del 2009-04-07 pagina 0 Paradisi fiscali, l'Ocse: nessun paese in lista nera di Redazione Uruguay, Costa Rica, Filippine e Malaysia hanno preso l’impegno di rispettare le norme fiscali internazionali. I quattro paesi non saranno più nella lista nera dopo il G20 di Londra Parigi - Il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, ha annunciato questa mattina a Parigi che i quattro paesi che figuravano sulla "lista nera" dei paradisi fiscali (Uruguay, Costa Rica, Filippine e Malaysia) hanno preso l’impegno di rispettare le norme fiscali internazionali. Di conseguenza, i quattro paesi non saranno più nella cosiddetta "lista nera" diffusa dall’Ocse dopo il G20 di Londra, la settimana scorsa. Chiusa la lista nera "Giovedì scorso - ha detto Gurria in una conferenza stampa - abbiamo comunicato al G20 il fatto che c’erano quattro giurisdizioni che non applicano ancora in modo ampio la norma internazionale" in materia di scambio di informazioni fiscali. "Oggi - ha continuato il segretario generale dell’Ocse - queste quattro giurisdizioni si sono tutte impegnate pienamente a procedere a scambi di informazioni fiscali in funzione delle norme Ocse". L’Uruguay, il Costa Rica, le Filippine e la Malaysia si uniranno quindi ai 38 paesi iscritti nella "lista grigia" pubblicata dall’Ocse e che comprende i paesi che si sono impegnati a scambiare informazioni fiscali ma che non hanno ancora firmato gli accordi bilaterali con stati membri del’Ocse. "Fra le 84 giurisdizioni che l’Ocse segue regolarmente - ha quindi aggiunto Gurria - non ce n’è più nessuna che faccia parte" della "lista nera". Il segretario generale si è rallegrato per "un progresso assolutamente significativo" che è stato reso possibile dalla mobilitazione dei leader riuniti a Londra il 2 aprile per il vertice del G20. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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