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G 20   4-4-2009

 

IN EVIDENZA  

Lezioni del G20. Enrico Franceschini  La Repubblica 4-4-2009

 

Il dibattito è aperto, tra economisti e politici, sugli effetti che le misure approvate al summit del G20 di questa settimana a Londra avranno sulla recessione mondiale: risolveranno tutto, sistemeranno qualcosa ma non abbastanza, serviranno a poco? Ma intanto commentatori e politologi concordano su altre conseguenze del vertice, elencando una serie di lezioni che è possibile trarne. Si possono riassumere così. 1) E’ tornato il multilateralismo, dopo otto anni in cui l’America di Bush ambiva a fare tutto da sola (con i risultati che si sono visti, militari, politici, economici). Non solo un problema che una volta sarebbe stato affrontato dal G8 ora è stato affidato a una ventina di paesi e istituzioni, ma Fondo Monetario e Banca Mondiale tornano in primo piano come agenti di qualunque soluzione. E il G20, che si riunirà di nuovo in Giappone entro fine anno, potrebbe diventare un appuntamento annuale per discutere i guai del mondo. 2) Il mercato “ultra-libero” non è più un dogma. L’Occidente non si appresta ad abbandonare il capitalismo, modello peraltro adottato anche dal resto del mondo, ma l’era in cui un alto esponente della sinistra, come Peter Mandelson negli anni di Blair, potva dire “non abbiamo niente in contrario al fatto che qualcuno diventi schifosamente ricco”, ed essere applaudito, sembra tramontata. Regole e controlli sostituiranno il laissez-faire. 3) A volte una singola elezione può fare molto per cambiare una nazione e il mondo: Barack Obama ha conquistato il G20 e l’Europa presentando un nuovo volto dell’America, che è poi quello che gli europei e tutti gli altri preferiscono dal 1945 in poi, la potenza che, senza bisogno di essere sempre “super”, si lascia amare come il paese della libertà, delle opportunità, della giustizia.  4) L’Old Europe, la Vecchia Europa, come la chiamava con disprezzo il segretario alla Difesa Rumsfeld all’epoca della guerra in Iraq, non è in declino, è sempre lì e continua a contare: Francia e Germania sono l’asse che la guida e tutti ne riconoscono il peso. 5) In punta di piedi, senza farsi abbracciare da Berlusconi e senza troppi sorrisi, la Cina ha fatto il suo debutto come potenza del 21esimo secolo sul palcoscenico internazionale. Al summit il suo presidente Hu Jintao ha ripristinato il vecchio motto del presidente americano Teddy Roosvelt: “Speaks softly and carry a big stick”. Sussurra e portati dietro un bastone, che nel suo caso sono un miliardo e 200 milioni di cinesi e l’economia più “calda” del pianeta. 6) Gordon Brown ha dimostrato quale è il ruolo per cui è più portato: quello di ministro del Tesoro di tutto il pianeta. Resta da vedere se il suo successo come ostinato regista di questo summit che voleva salvare il mondo gli servirà a salvare anche se stesso, nelle elezioni dell’anno prossimo in Gran Bretagna. I conservatori sono largamente in testa nei sondaggi. Se il leader laburista vincesse la guerra contro la recessione globale, forse ha una chance di ribaltare il pronostico. Ma non sarebbe la prima volta che un premier britannico vince una guerra contro un nemico spaventoso, per essere poi rimandato a casa dagli elettori: capitò anche a Winston Churchill, dopo aver sconfitto Hitler.


 

 


Report "G20"  4-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: G20

( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: urlo del premier: «Nessuna irritazione» La regina d'Inghilterra tra i leader del G20 (Ap) LONDRA - Buckingham Palace ha smentito che la regina Elisabetta II sia rimasta irritata per l'atteggiamento del capo del governo italiano Silvio Berlusconi durante una foto di gruppo del G20 di Londra, al termine del ricevimento al palazzo reale.

Corea del Nord, Obama in pressing ( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Aso, a margine del vertice del G20 di Londra, ha detto che se così fosse sarebbero «violate le risoluzioni Onu» richiedendo «un messaggio appropriato». Racconta di aver discusso della sicurezza della regione con il presidente cinese Hu Jintao che «segue da vicino la situazione nordcoreana».

Borse europee terminano in flessione Milano chiude in lieve rialzo ( da "Corriere.it" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: innescato dai risultati del g20 Borse europee terminano in flessione Milano chiude in lieve rialzo Il Mibtel termina a +0,07% lo S&P Mib a +0,53%. Male invece Londra e Parigi, Francoforte chiude invariata MILANO - Giornata negativa per le Borse europee. E mentre alla fine Milano faceva registrare alla fine un lieve rialzo con il Mibtel che guadagnava lo 0,

barack in trionfo tra gli studenti "voglio un mondo senza atomiche" - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Per questo - ha sottolineato - il G20 di Londra è stato un successo, perché tutti hanno lavorato insieme: siamo entrati in una nuova era di responsabilità». Perfino i ragazzi del campo no global si sono lasciati contagiare dal presidente americano, tanto che all´ingresso hanno tracciato la scritta: «Distruggere la Nato?

Esplode il caso dei bilanci Usa ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: sottolineando che al G20 su questo tema «è stato fatto un notevole progresso». Ma Jean-Claude Juncker, premier del Lussemburgo, paese finito nella lista grigia dei paradisi fiscali, ha definito «incomprensibile» il fatto che Hong Kong, Macao e alcuni stati Usa, come Delaware e Nevada, non compaiano in questa lista.

Non ci serve il super Stato ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Ma gli oppositori del G20 non hanno mancato di esprimere il loro dissenso, con lancio di bottiglie, vetrine infrante (fra le quali quelle della sede della Royal Bank of Scotland) e scontri con la polizia. I contestatori hanno ribattezzato l'incontro «il summit dei gonzi della finanza».

Un G20 in insalata russa ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Edoardo Narduzzi bilanci Un G20 in insalata russa Il messaggio del vertice è chiaro: faremo di tutto per battere la recessione. Ma l'eccesso di impegni rischia di produrre pochi risultati concreti. Soprattutto nulla è stato deciso sulla nuova governance delle banche. L'unica cosa certa è che il capitalismo americano non sarà più padrone Come nel copione di un giallo che si rispetti,

Vietato sbilanciarsi troppo ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: determinazione sfoggiata dai Grandi del G20 a Londra hanno fornito lo spunto per ribaltare le sorti dell'ottava appena conclusa, riportando gli indici in territorio ampiamente positivo. Tra le azioni presenti nei portafogli si sono distinte Geox che, oltrepassata la soglia di 5,15-5,30 euro con ottimi volumi di scambio, si è aperta la strada fino alla successiva resistenza presente a quota 6,

Euro in rimbalzo ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: con la chiusura del G20 di Londra e soprattutto l'atteso annuncio da parte della Bce di un nuovo taglio dei tassi d'interesse. I mercati valutari scontavano un intervento di 50 punti base e, di fronte alla manovra più morbida adottata dalla Banca centrale, si è subito materializzato un veloce rally della moneta unica.

Brent in altalena ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20 di Londra: gli ingenti fondi stanziati per il rilancio dell'economia potrebbero infatti favorire anche una ripresa della domanda di materie prime. Graficamente, il recupero di 50 dollari ha ripristinato un quadro tecnico sostanzialmente analogo a quello della settimana precedente, con il derivato che potrà provare ad allungare verso quota 56 prima ed eventualmente fino a ridosso

L'ex Fed Boehne, per la prima volta vedo una luce in fondo al tunnel ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Questa volontà è stata ribadita al G20 e io la condivido appieno.D. Gli interventi pubblici sono sempre più ampi e sempre più complessi. Una fetta del mondo industriale eccepisce che in queste condizioni i privati non possono più investire. Come potrebbero muoversi ad esempio nel settore bancario o in quello automobilistico se le regole del gioco cambiano ogni giorno?

Chi riparte dal verde ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: che sono stati definiti dal G20? Per rispondere alla domanda, gli esperti di Hsbc hanno analizzato i titoli che nei quattro settori chiave sono meglio posizionati per trarre vantaggio da questa tendenza, in vista dei programmi di investimento futuri e alla luce della solidità dei fondamentali di bilancio.

Per l'S&P500 test a 875 ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: avvio debole di settimana ha lasciato il posto all'euforia, che ha accompagnato le decisioni del G20 per risolvere la crisi economico-finanziaria. Il settore auto e i ciclici affiancano le banche Le prime battute dell'ottava appena conclusa lasciavano intendere che la correzione, dopo tre settimane di rialzo consecutivo, sarebbe stata veloce e incisiva.

Di Tanno, i rifugi fiscali sopravviveranno. Anche il Tesoro li ha utilizzati ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ultimo G20 dovrà rivelarsi compatto. «Bisognerà vedere quali fatti seguiranno agli annunci del vertice di Londra di questi giorni», spiega Tommaso Di Tanno, professore di Diritto tributario internazionale dell'Università di Siena, «gli Stati del G20 possono decidere di penalizzare le operazione fatte nei confronti dei paradisi fiscali,

Se la banca resta top secret ( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: di Manuel Follis e Luisa Leone PARADISI Se la banca resta top secret Il G20 ha proclamato la fine dell'era della riservatezza fiscale per conti correnti e depositi anche nei paesi che da sempre sono il regno dell'anonimato. Ma secondo gli esperti quanto fatto non basterà. Perché... «L'era del segreto bancario è finita».

gaffe di berlusconi? "la regina non è offesa" ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: mentre insieme agli altri leader del G20 si mette in posa per una foto di gruppo a Buckingham Palace, sono finite ieri su YouTube, il sito nel quale chiunque può mettere un video, diventando un sensazionale successo. Tutti, a quanto pare, vogliono vedere Sua Maestà che fa la ramanzina al premier italiano.

ciampi:"nel mondo emergenza epocale troppo lente le risposte dei governi" - tiziana testa ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: presidente emerito della Repubblica, commenta i risultati del G20 su Repubblica tv. E analizza, con passione civile, gli aspetti sociali della crisi economica. Lei è stato uno storico costruttore di accordi internazionali. Come valuta questo G20? «Sia pure con molte difficoltà, si è arrivati a qualche decisione.

draghi: la crisi sta rallentando tremonti: misure solo se necessario - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Napolitano plaude al G20 Bernanke: primi effetti positivi delle misure sui bond ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - In fondo al tunnel della recessione, Mario Draghi intravede una piccola luce, uno spiraglio: vi sono segnali che la crisi sta rallentando. O meglio, che «rallenta la sua velocità di deterioramento».

negli usa i ricchi guadagnano 80 volte più degli altri - enrico franceschini ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: All´indomani del summit del G20, che promette di sanare quegli eccessi, le cifre raccolte dal settimanale londinese fanno impressione. Nel 1979 lo 0,1% degli americani più ricchi guadagnava 20 volte di più del 99% più povero; nel 2006, prima della crisi odierna, guadagnava 77 volte di più.

Rai, l'ultimo assalto di Mara ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: l'ultimo assalto di Mara Perfino al G20 la Carfagna ha chiamato Berlusconi per Orfeo Tutto si può dire meno che Mara Carfagna non sia determinata nel portare avanti le sue battaglie. Non solo quelle per le donne, ma anche quelle per dare pari opportunità al suo candidato direttore per un tg della Rai.

POST e RIPOST Silvio, simpatia non per tutti ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sarà che nella foto di rito del G20, piazzato dietro ai colleghi, Berlusconi neanche si vedeva e ha trovato così il modo di farsi notare. Ma io comprendo l'entusiasmo da gita scolastica. Su http://candidonews.wordpress.com/2009/04/02/g20-berlusconi-grida-la-regina-lo-riprende/: Per il vostro sollazzo, riporto il migliori pezzi del repertorio Berlusconiano.

All'estero non siamo presi sul serio, neanche travestiti ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 autore: Diego Gabutti G20 e dintorni All'estero non siamo presi sul serio, neanche travestiti Finirà anche la crisi, prima o dopo. Svanirà il ricordo delle violente sgambettate sociali che hanno atterrato milioni di lavoratori e di risparmiatori. Ne usciremo deglobalizzati oppure riglobalizzati.

Crisi, Draghi vede qualche luce ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: il vertice del G20 di Londra che ha raggiunto accordi importanti sui paradisi fiscali, sulle munizioni anticrisi da affidare a un finalmente flessibile Fondo monetario internazionale e soprattutto sulle regole per restituire fiducia nei mercati. «È importante politicamente che si faccia luce sui paradisi fiscali e che i bilanci delle banche siano ispirati alla massima trasparenza»

Draghi, la crisi sta rallentando ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Unione europea hanno comunque accolte con grande soddisfazione le decisioni prese dal G20. «Ora devono essere attuate il più rapidamente possibile», ha esortato Trichet, aggiungendo: «La rapidità è fondamentale e l'applicazione rigorosa è essenziale ora». Per Tremonti il G20 ha rappresentato «un ritorno dei politici e una caduta dei tecnocrati».

Gli Ias hanno il vocabolario Al via la conversione Xbrl ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: condizione chiaramente invocata dal G20 di Londra per ripristinare la fiducia degli investitori verso gli operatori e le istituzioni finanziarie.La Ifrs Taxonomy 2009 influirà sicuramente anche sul processo d'adozione di Xbrl nel nostro paese: dalla fasi di prima applicazione obbligatoria, relativa ai rendiconti chiusi successivamente al 16 febbraio 2009,

Paradisi fiscali politically correct ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Nel corso del vertice del G20 di Londra, il presidente cinese Hu Jintao ha preteso che i due paradisi fiscali presenti sul territorio cinese non venissero inserite all'interno delle tre liste (nera, bianca e grigia) stilate dall'Istituzione di Parigi per definire gli spartiacque tra buoni e cattivi.

Rbs dice no ai compensi dei manager ( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Durante le manifestazioni contro il G20, i vetri degli uffici dell'istituto sono stati sfondati dai manifestanti.Hampton ha cercato di placare gli azionisti annunciando un programma di consistenti tagli alle spese e la promessa di tornare a distribuire dividendi «il prima possibile».

Quattro liste in cerca di accordi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ausilio di Stati terzi e approvato dal Consiglio dei ministri finanziari del G20 e dal Comitato Onu di esperti in materia di Cooperazione fiscale internazionale, prevede che le informazioni siano sempre scambiate su richiesta, senza poter invocare il segreto bancario o altro interesse di natura fiscale del Paese a cui le informazioni sono richieste.

ROMA Il ritorno della politica è per Giulio Tremonti il risultato più importa... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: è per Giulio Tremonti il risultato più importante del G20 di Londra. I ministri finanziari europei e i governatori delle banche centrali dell'Ue si sono ritrovati a Praga per fare un bilancio operativo della riunione londinese. A tirare le somme il superministro dell'Economia: «Si è rotto il monopolio tecnocratico di una volta».

PRAGA - Il ritorno della politica è per Giulio Tremonti il risultato pi... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: è per Giulio Tremonti il risultato più importante del G20 di Londra». I ministri finanziari europei e i governatori delle banche centrali dell'Ue, si sono ritrovati ieri e oggi a Praga per fare un bilancio operativo della riunione londinese. A tirare le somme cercando di individuare una strategia, provvede in serata il ministro dell'Economia italiano che parteciperà oggi all'

gli economisti si dividono sul g20 "misure reali". "no, è scenografia" - giorgio lonardi ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Gli economisti si dividono sul G20 "Misure reali". "No, è scenografia" GIORGIO LONARDI DAL NOSTRO INVIATO CERNOBBIO - Economisti divisi qui a Cernobbio sui risultati del G20. Al Workshop Finanza di Ambrosetti emerge il contrasto fra lo scetticismo di Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia («al G20 darei un 10 per gli sforzi e la scenografia e un 6 scarso per le decisioni»

LONDRA - Buckingham Palace ha smorzato i clamori intorno alla reazione della Regina, dopo che il pre... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Silvio Berlusconi si era rivolto a voce alta a Barack Obama durante la foto di gruppo con i leader mondiali del G20, affermando che «non vi è stata alcuna gaffe nè alcuna offesa». Un portavoce ha dichiarato che il ricevimento al quale ha presenziato la sovrana britannica è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale». «Non c'è stata alcuna gaffe nè alcuna offesa», ha aggiunto.

dal nostro inviato CERNOBBIO Il pacchetto di misure varato dal G20 al vertic... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Gordon Brown ha detto che il G20 segnerà un nuovo ordine mondiale è d'accordo? «Lo spero, non so se lo farà ma io ho inventato la sigla Brix Brasile, Russia, India e Cina, i nuovi Paesi emergenti perciò penso che il G20 invece dei G7 o dei G8 sia già un grande risultato.

ROMA - Sono misure importanti, forse per la prima volta si sono assunte decisioni collettive, ... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Giorgio Napolitano è soddisfatto per i risultati del G20 londinese. Risponde alle domande dei giornalisti nella tenuta di Castelporziano. Tra le «decisioni comuni» egli elogia soprattutto «quelle relative al finanziamento del Fondo monetario internazionale». Un massiccio stanziamento che triplica le risorse a disposizione del Fondo portandole a 750 miliardi di dollari.

-dal nostro inviato CERNOBBIO - Il vertice fra i Grandi del Pianeta ha centrato un ob... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: «E' una delle aree in cui penso che sforzi come il G20 possano avere un impatto costruttivo. Il fatto che 20 leader mondiali che rappresentano l'85% del pil mondiale si siano seduti allo stesso tavolo e abbiamo mostrato volontà di trovare soluzioni congiunte ai problemi dell'economia mondiale è un segnale importante.

Tremonti: la politica detta le nuove regole ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi La crisi/Per il ministro dell'Economia il bilancio del G20 è positivo: finito il dominio della tecno-finanza Tremonti: la politica detta le nuove regole Cauto ottimismo di Draghi: primi segnali di rallentamento della caduta

paradisi fiscali, scomparsi 11 mila miliardi - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: accordo con le decisioni prese dal G20 a Londra. Di più: la francese Christine Lagarde annuncia "sanzioni" per chi non collabora. E Angel Gurria, responsabile dell´Ocse, l´organismo che ha materialmente stilato le liste, ringrazia il G20: «Ci ha fatto fare in materia più progressi in quindici giorni che negli ultimi quindici anni».

Crisi, Tremonti: al G20 il ritorno della politica ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi Crisi, Tremonti: al G20 il ritorno della politica «Non c'è più il dominio della finanza. L'Europa si adegui alle nuove norme contabili Usa»

A Milano i giovani imprenditori Ue ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Meno scelte calate dall'alto ma più partecipate». Infine per Daniela Melchiorre dei Liberal democratici «Il governo va nella direzione opposta alle decisioni prese in questi giorni al G20, in tema di investimenti in tecnologie "sostenibili"». M.Alf. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Draghi: spiragli dall'economia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: non ha escluso nuovi cali dei tassi, ma ha espresso fiducia che le decisioni prese dal G20 «siano quello che serve per ristabilire la fiducia, l'importante è ora metterle in pratica rapidamente». A incrinare il clima di convergenza internazionale anticrisiè però esplosa una nuova frattura transatlantica sugli standard contabili.

nostro servizio Per la Corea del Nord si tratta solo di una esplorazion... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: a margine del vertice del G20 di Londra: La conferma è venuta anche dal leader della Corea del Sud, Lee Myung-bak. «E' una provocazione, fermatevi» ha avvertito Barak Obama. «Se dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve capire che non può minacciare impunemente la comunità mondiale».

dal nostro inviato STRASBURGO - L'Europa è più a risch... ( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: al G20, sui paradisi fiscali tra Francia e Cina, ha fatto nascere un feeling tra lui ed il presidente francese. Il quale lo elogia: «Ho fiducia in lui, nella sua parola e nella sua intelligenza». La festa per l'alleanza militare (28 Paesi che però non riescono a eleggere il danese Anders Fogh Rasmussen a nuovo segretario dell'

Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Tremonti: attuare subito le scelte del G20 Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro ROMA Nel 2007 circa 30 milioni di italiani hanno pagato le tasse, ma il 51% delle imposte complessive sui redditi delle persone fisiche è sulle spalle solo del 10% dei contribuenti. Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro.

Obama avverte: ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Chiuso con un successo personale il G20 di Londra, Obama è giunto ieri a Strasburgo, città simbolo della tragedia e della rinascita d'Europa, accolto come un'icona popolare. Baciato per strada, applaudito in piedi da 4 mila studenti stregati da un dialogo che ha fatto rivivere in terra straniera i suoi happening della campagna elettorale dello scorso anno,

La regina e Silvio: ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Obama e Medvedev foto che ha mediaticamente lasciato un segno sul vertice del G20 di Londra partito per l'Italia decisamente in sordina altro non è per Silvio Berlusconi che la prova che «la mia missione per riavvicinare Usa e Russia è stata compresa nel mondo». D'altra parte, come ha spiegato ieri sera ai partner della Nato nonostante lo scetticismo delle tre repubbliche baltiche,

Il premier e quei gesti pop ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: allora, adoperare al G20 le battute di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa Bianca «un tipo con lo sguardo acchiapponico », eccolo stringere a sè in un abbraccio il presidente americano e quello russo, e addirittura gridare «mister Obamaaa...» alla photo-opportunity con la regina Elisabetta.

Un principe divide la corte saudita ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: quando re Abdullah in partenza per il G20 di Londra ha nominato a sorpresa il principe Nayif «secondo vice premier ». Fratellastro del sovranoprimo ministro e solo un po' meno anziano di lui (75 anni contro gli 86 di Abdullah), Nayif è da 34 capo degli Interni. Noto «falco» su vari fronti (donne, riformatori, sciiti) ma efficace contro i terroristi di Al Qaeda (

Via Nazionale spera nella curva dei tassi ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: dunque essere prudenti rispetto a qualcosa di così potente anche se «è molto importante la decisione dei paesi del G20 di agire in modo concordato, completamente impegnati ad affrontare la crisi». Come aveva affermato alla fine del vertice di Londra, in qualità di presidente del Financial stability board, le misure prese dai vari paesi negli ultimi mesi «cominciano a funzionare».

Napolitano: al G20 prese decisioni concrete ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: pag: 31 Il Quirinale Napolitano: al G20 prese decisioni concrete Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano promuove il vertice di Londra. «Quelle prese al G20 ha detto ieri il capo dello Stato, a margine della celebrazione della Festa del bosco nella tenuta presidenziale di Castelporziano sono misure importanti.

Tremonti: governance globale Attuare subito le scelte del G20 ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: governance globale Attuare subito le scelte del G20 Draghi: la crisi rallenta ma una rondine non fa primavera Il responsabile dell'Economia: un altro piano Delors. In Italia misure possibili ma non necessarie DAL NOSTRO INVIATO PRAGA Il consiglio Ecofin informale dei ministri finanziari dell'Ue a Praga ha condiviso di applicare al più presto gli accordi sugli interventi di stimolo dell'

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: dopo il G20 dell'altroieri, con le sue liste nere e grigie di Paesi che non cooperano con la comunità internazionale o che, per ora, si sono sostanzialmente solo impegnati a farlo? «E' troppo presto per scriverne l'epitaffio, e la prova è lo stesso elenco appena pubblicato dall'Ocse: nella lista bianca dei 'bravi' ci sono piazze finanziarie con aliquote d'

L'accordo del G20 è un passo avanti per uscire dalla crisi? ( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 04/04/2009 - pag: 38 La tua opinione su corriere.it L'accordo del G20 è un passo avanti per uscire dalla crisi? SUL WEB Risposte alle 19.00 di ieri I numeri sono in percentuale Sì R 74,6 No R 25,

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: ha promosso il G20 e i governi di fronte alla tempesta economica e finanziaria, ha applaudito al presidente americano Obama per tutto ciò che ha fatto in soli 75 giorni, e ha anche detto che per passare dall'età del petrolio a quella dell'energia «sostenibile » e dell'auto elettrica la direzione è segnata e, passo dopo passo,

Il clima d'odio? Attenzione,... ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: la Bulgaria e, in occasione del G20, la capitale britannica, ai tentati assalti alle residenze dei «cattivi banchieri» e al temporaneo sequestro dei dirigenti delle aziende che devono licenziare o sono in ritardo nel pagamento degli stipendi. Ma non è il caso di illudersi: dalle marce sulla Banca d?

Draghi: "La crisi comincia a perdere colpi" ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: esito del G20 incoraggiante per la ripresa. Passera: le banche commerciali usciranno vincitrici La crisi non è certo finita, ma «i segnali dell?economia mostrano un rallentamento del deterioramento». Una prima schiarita, insomma, il segno che la valanga che rischiava di travolgere tutto e tutti sta perdendo forza.

Così i no-global italiani preparano la guerriglia ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Le fotografie sono introdotte da una frase inquietante: «Non c'è bisogno di commentare, c'è bisogno di fare... Nato, G20, G8». Un chiaro legame fra le proteste di Londra, Strasburgo e quelle già previste in Italia in occasione del G8. www.faustobiloslavo.com © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Barack e la strategia dell'umiltà ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Con Obama è successo giovedì sera a Londra al termine del G20 e a tributargli l'ovazione sono stati i cronisti stranieri, non quelli americani. Non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Ieri in Germania Obama ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che,

Berlusconi: ( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: Berlusconi ha iniziato la giornata successiva al G20 di Londra, con davanti i giornali di tutto il mondo con la foto sorridente del presidente americano Barack Obama e di quello russo Dmitri Medvedev con il pollice alzato e lui in mezzo a loro, ad unirli in uno stesso abbraccio. «Avete visto?

Paradisi fiscali, un forziere globale da 11mila miliardi di dollari ( da "Panorama.it" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: forziere globale da 11mila miliardi di dollari Posted By redazione On 4/4/2009 @ 9:12 In Uncategorized, Headlines | No Comments [1] G20: scontri a Londra con la polizia Le fortezze impenetrabili del segreto bancario sono nel mirino dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: le new entries nella lista nera finora sono Malaysia, Costa Rica e Filippine.

G20. Napolitano soddisfatto: prese decisioni concrete ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: G20. Napolitano soddisfatto: prese decisioni concrete 04-04-2009 OMA. Dal G20 arrivano per la prima volta decisioni comuni, non solo impegni. Giorgio Napolitano promuove il vertice di Londra che mette in campo nuovo misure (e nuove risorse) contro la crisi globale.

Londra. I leader del G20 costruiscono un nuovo ordine mondiale ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: I leader del G20 costruiscono un nuovo ordine mondiale 04-04-2009 LONDRA. Un "nuovo ordine mondiale" che emerge dai sussulti della crisi economica, un successo di mediazione da ascriversi al lavoro senza sosta di Gordon Brown e al tocco magico e decisivo di Barack Obama: in Gran Bretagna, il giorno dopo il vertice del G20,

L'Europa convoca Obama a Praga. Obiettivo: rilanciare le relazioni transatlantiche ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: economia mondiale con il G20 di Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il vertice Nato di Strasburgo, l'Europa convoca Barack Obama anche a Praga. Questa volta per fare il punto della politica estera e per studiare strategie comuni contro il cambiamento climatico con l'obiettivo di rilanciare le relazioni transatlantiche dopo l'

Crisi economica. Draghi riconosce segnali di ripresa, ma mette in guardia da facili entusiasmi ( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
Argomenti: G 20

Abstract: presto le indicazioni provenienti dal G20 sul fronte del trattamento degli asset tossici, nell'ambito delle linee guida di recente dettate dalla Commissione Ue. Un appello, quello di agire subito dopo le indicazioni del G20 lanciato anche dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, per il quale cio' e' fondamentale per il ritorno della fiducia.


Articoli

(sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

La precisazione di una portavoce: «Era rumoroso e divertente» «Berlusconi? La regina non si è offesa» Buckingham Palace minimizza il rimprovero per l'urlo del premier: «Nessuna irritazione» La regina d'Inghilterra tra i leader del G20 (Ap) LONDRA - Buckingham Palace ha smentito che la regina Elisabetta II sia rimasta irritata per l'atteggiamento del capo del governo italiano Silvio Berlusconi durante una foto di gruppo del G20 di Londra, al termine del ricevimento al palazzo reale. CLIMA GIOVIALE - All'indomani del video nel quale la sovrana sembra non nascondere la sua irritazione con il presidente del Consiglio italiano, che urla «Mr. Obama» durante la foto di famiglia in occasione del G20, una portavoce di Buckingham Palace tenta di stemperare le polemiche. Secondo Buckingham Palace, infatti, la «bacchettata» della regina era scherzosa e la regina non era affatto infastidita dall'irritualità del Cavaliere: «Era rumoroso e divertente, nessuna gaffe né offesa». Il clima, ha aggiunta una portavoce di Buckingham Palace, era «amichevole e caloroso» e tutti quelli che vi hanno partecipato erano a proprio agio. IL VIDEO - Intanto è già un hit su YouTube il filmato incriminato. Il pomeridiano londinese Evening Standard dedica al video la sua prima pagina con il titolo, a caratteri cubitali: «Scatto della Regina al G20 diventa successo su YouTube», mentre la Bbc titola sul suo sito: «La regina non è divertita da Berlusconi». Il filmato è circolato prima sui siti italiani, ma in breve ha fatto il giro del mondo. Riportando la notizia, siti internet e stampa britannica riassumono le precedenti gaffe del premier italiano, dall'Obama «abbronzato» al nascondino con Angela Merkel, fino all'accusa fatta ad un europarlamentare tedesco di poter interpretare una guardia di un campo di concentramento nazista. stampa |

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Corea del Nord, Obama in pressing (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

IL REGIME PARLA DI «esplorazione pacifica dello spazio» Corea del Nord, Obama in pressing «Rinunci al lancio del missile» Il test previsto per sabato. Gli Usa: «Se dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate» La Corea del Nord mette a punto gli ultimi preparativi del suo missile-satellite da mandare in orbita già sabato, mentre Barack Obama insiste e dice che Pyongyang «dovrebbe» invece rinunciarvi. «Se dovesse avvenire - ammonisce il presidente americano - prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve capire che non può minacciare impunemente la comunità mondiale». È «una provocazione», aggiunge Obama, impegnato in un incontro bilaterale con l'omologo francese Nicolas Sarkozy che di fatto apre il vertice Nato a Strasburgo. «Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa», spiega, lasciando intendere il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu. Un'azione che, secondo gli osservatori, avrebbe registrato il disappunto della Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang, contraria all'applicazione di altre sanzioni o all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista. Per il premier giapponese Taro Aso e il presidente sudcoreano Lee Myung-bak il satellite può essere mandato in orbita già sabato, condizioni meteo permettendo. A poche ore dall'avvio del periodo utile del 4-8 aprile (nella fascia oraria 11-16) per completare l'operazione, torna il pressing internazionale per evitare un evento che porterebbe forti elementi d'instabilità regionale facendo salire le tensioni. A confermare le indiscrezioni di fonti militari Usa sulla imminenza del test missilistico, ci ha pensato il premier nipponico Aso per il quale il missile balistico «volerà sul Giappone» domani, sabato 4 aprile. Aso, a margine del vertice del G20 di Londra, ha detto che se così fosse sarebbero «violate le risoluzioni Onu» richiedendo «un messaggio appropriato». Racconta di aver discusso della sicurezza della regione con il presidente cinese Hu Jintao che «segue da vicino la situazione nordcoreana». Anche per il presidente sudcoreano Lee, sabato potrebbe già aversi il lancio che richiederà comunque «una forte e severa» risposta, dichiarandosi convinto che le condizioni di salute del leader nordcoreano Kim Jong-il, che ha subìto un ictus lo scorso anno, sono migliorate al punto che ora è saldamente al comando. L'operazione, che il regime definisce «esplorazione pacifica dello spazio» per mandare in ordita un satellite sperimentale per le telecomunicazioni, sarebbe, secondo Usa, Corea del Sud e Giappone, il test di un missile a lunga gittata, il Taepodong-2, capace di montare una testata nucleare e di trasportarla fino all'Alaska e alle Hawaii. Washington, Tokyo e Seul hanno schierato unità navali super tecnologiche nel Mar del Giappone, mentre il Sol Levante ha piazzato anche gli intercettori Patriot nel nord del Paese, nell'ambito dello scudo antimissile. La tensione nella regione è alta. «Siamo pronti a difendere la sicurezza della popolazione», ha assicurato in conferenza stampa, il ministro della Difesa nipponico, Yasukazu Hamada. (Ansa) stampa |

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Borse europee terminano in flessione Milano chiude in lieve rialzo (sezione: G20)

( da "Corriere.it" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

la frenata all'indomani del rally finanziario, innescato dai risultati del g20 Borse europee terminano in flessione Milano chiude in lieve rialzo Il Mibtel termina a +0,07% lo S&P Mib a +0,53%. Male invece Londra e Parigi, Francoforte chiude invariata MILANO - Giornata negativa per le Borse europee. E mentre alla fine Milano faceva registrare alla fine un lieve rialzo con il Mibtel che guadagnava lo 0,07% e lo S&P Mib che cresceva dello 0,53%, ben diversamente andava nelle altre principali piazze europee. Se Londra faceva registrare la flessione più significativa: -2,31%, anche Parigi cedeva l'1,11%, mentre Francoforte chiudeva vicino alla partità a +0,06%. Fin dal mattino del resto si vedeva la differenza dopo l'euforia di giovedì, innescata dalle indicazioni arrivate dal G20 di Londra. PIAZZA AFFARI - Buona invece la tenuta del listino milanese anche quando sono stati diffusi i dati negativi sulla disoccupazione Usa in marzo, peraltro attesi, salita ai livelli più alti da 25 anni. In evidenza i titoli ciclici come Prysmian e i cementi-costruzioni, bene le banche, balzo di Unicredit dopo l'accordo tra le fondazioni sulla lista per il cda. Fiat resta in quota, sale Pirelli. I MERCATI ASIATICI - Chiusura in lieve rialzo per la Borsa di Tokyo, sulla scia dei risultati del summit di Londra, con il Nikkei che ha guadagnato lo 0,34% a 8.749 punti, il livello più alto dal 9 gennaio. Positivo anche il nuovo indebolimento dello yen che ha favorito gli esportatori. Le Borse dell'area Asia-Pacifico hanno corso, portando sugli scudi titoli del settore auto e in generale dell'export. Toyota ha guadagnato il 6,7%, Canon il 2,7%, Panasonic il 5,8 per cento. Bene anche Bhp Billiton (+3,7%), Rio Tinto (+4,2%) e Jiangxi Copper (+1,6%). Kawasaki Kisen Kaisha, compagnia navale, ha guadagnato l'8,2% sostenuta dal giudizio positivo di Goldman Sachs. stampa |

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barack in trionfo tra gli studenti "voglio un mondo senza atomiche" - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 6 - Esteri Pulire il pianeta I rapporti Europa-Usa L´interdipendenza Appello all´impegno Barack in trionfo tra gli studenti "Voglio un mondo senza atomiche" Mi batterò contro il cambiamento climatico e contro l´inquinamento che sta uccidendo il nostro pianeta Dobbiamo essere onesti, in questi ultimi anni abbiamo lasciato che la nostra alleanza andasse un po´ alla deriva La crisi economica ci ha mostrato quanto siamo legati: a Londra siamo entrati in una nuova era di responsabilità Per mettersi al servizio degli altri non bisogna essere presidente. Si può lavorare per l´Onu o per Medici senza Frontiere (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO mario calabresi «Mia madre mi ha svegliata poco dopo le cinque, ha detto di vestirmi bene, ha preparato la colazione e mentre uscivo mi ha gridato: "Marie, questa volta ti invidio da morire"». Mentre Marie, le sue otto amiche di 16 anni, e altri quattromila studenti arrivati da Francia e Germania lo aspettavano, ascoltando una giovane cantante blues della South Carolina, il presidente americano tossiva e faticava a parlare durante la conferenza stampa con Nicolas Sarkozy. Poi è arrivato nella Rhenus Arena, il palazzetto dello sport di Strasburgo, ha visto la folla dei ragazzi ed è rinato. La Casa Bianca aveva ricostruito a quasi 6.700 chilometri da Washington la cosa che Obama ama di più: un town hall meeting, un dibattito con il pubblico, come quelli che faceva in campagna elettorale, quelli a cui deve la sua popolarità e l´elezione. I quattromila ragazzi lo hanno accolto con un lunghissimo applauso, fotografandolo con i telefonini, e lui gli ha regalato subito due promesse che hanno scatenato l´ovazione: «Lavorerò con l´obiettivo di un mondo senza armi nucleari, unito, pacifico e libero e mi batterò contro il cambiamento climatico e l´inquinamento che sta uccidendo il nostro pianeta». Ha infiammato i ragazzi con il suo slogan preferito della campagna elettorale - «Questa è la nostra generazione, questo è il nostro tempo» - e ha chiesto loro di riavvicinare le due sponde dell´Atlantico: «Dobbiamo essere onesti, in questi ultimi anni abbiamo lasciato che la nostra alleanza andasse un po´ alla deriva: l´America molto spesso ha mostrato arroganza e non ha preso sul serio l´Europa deridendola, mentre qui esiste un sentimento anti-americano che a volte può essere casuale ma che è insidioso. Queste abitudini sono diventate troppo comuni, non sono sagge e minacciano di dividerci e isolarci ancora di più. La verità fondamentale è che l´America non può rispondere alle sfide di questo secolo senza l´Europa, e l´Europa non può farlo senza l´America». Così ha fatto una lezione sull´interdipendenza e la globalizzazione: «Noi sappiamo che l´inquinamento delle auto di Boston e delle fabbriche di Pechino sta sciogliendo la calotta artica; che i terroristi che hanno colpito Londra e New York complottavano in caverne lontane ma anche in semplici appartamenti molto più vicini a casa vostra. La crisi economica ci ha mostrato quanto siamo legati: una generazione fa sarebbe stato difficile immaginare che l´incapacità di qualcuno di pagare il mutuo in Florida potesse contribuire al fallimento del sistema bancario in Islanda. Per questo - ha sottolineato - il G20 di Londra è stato un successo, perché tutti hanno lavorato insieme: siamo entrati in una nuova era di responsabilità». Perfino i ragazzi del campo no global si sono lasciati contagiare dal presidente americano, tanto che all´ingresso hanno tracciato la scritta: «Distruggere la Nato? Yes we can». A questi studenti che raccontano di essere venuti per vedere l´uomo del cambiamento e che lo amano - come racconta Aurelie, che ha 17 anni - perché «sta mettendo fine alla guerra di Bush in Iraq», ha parlato di «liberté, egalité, fraternité» (pur inciampando nella formula) e dei valori comuni che lo hanno spinto a chiudere Guantanamo, «perché gli Stati Uniti d´America non torturano» e perché «umiliare le persone non è una buona strategia per combattere il terrorismo». Poi ha cominciato a scherzare, ha preso in giro uno studente che si era messo giacca e cravatta e ha minacciato di vietare a una ragazza di fare domande quando ha scoperto che era di Chicago - «No, oggi niente americani» - ma lei si è riparata dietro una mamma francese. In questo palazzetto che poteva essere un´appendice dell´Iowa e della gioventù americana si è finalmente visto Obama nel suo ambiente preferito. Bastava osservarlo un paio d´ore dopo, serio e tirato con Angela Merkel, per capire che questi vertici internazionali sono la negazione del fenomeno Obama, lo svuotano, lo uccidono. Lui è fatto di contatto con la gente, di discorsi, di strette di mano e i summit blindati, gli scontri con la polizia sono l´habitat sbagliato. «Prima quando venivo in Europa - ha raccontato - mi piaceva fare passeggiate, sedermi per un caffè, ora devo stare chiuso in albergo, circondato dalla sicurezza. Adesso è bello stare qui, perché in questi viaggi le persone le posso salutare solo da dietro un finestrino». Tutti cercano di fare la loro domanda, la quindicenne Lucia che arriva da Friburgo, oltre il confine tedesco, vorrebbe chiedergli quanto tempo passa davvero con le sue figlie; Dena che ha 19 anni, porta il velo, dal Cairo si è trasferita a studiare in Germania e per un semestre vuole sapere come si sarebbe comportato se fosse stato presidente nei giorni dell´invasione israeliana a Gaza: «Spero che non ci sia più un sostegno incondizionato ad Israele, come era con Bush». Non arriva il suo turno e se ne va dubbiosa: «Noi musulmani dovremo aspettare e vedere. E sperare». Obama conclude citando Robert Kennedy - «Viviamo in un mondo rivoluzionario e sono i giovani a doverne prendere la guida» - per lanciare il suo appello all´impegno: «Non bisogna correre per la presidenza degli Stati Uniti per mettersi al servizio degli altri. Lo si può fare lavorando per Medici senza Frontiere o per le Nazioni Unite, o facendo il sindaco di Strasburgo. Ma se si passa la vita a pensare a se stessi, a quanti soldi si possono fare, alle macchine, allo shopping, a lungo ci si annoia. Per vivere una vita piena bisogna pensare: "Cosa posso fare per gli altri?". Non sprecate il vostro talento e l´energia, di fronte alle tante sfide e opportunità che si presentano lasciatevi coinvolgere: a volte rimarrete delusi, ma vivrete una grande avventura».

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Esplode il caso dei bilanci Usa (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Milano Finanza sezione: Visto & Previsto data: 04/04/2009 - pag: 5 autore: tremonti, l'europa si adegui subito alle nuove regole Esplode il caso dei bilanci Usa L'Europa deve allinearsi al piano di allentamento delle regole per valutare il mark-to-market approvato negli Stati Uniti. Lo ha sottolineato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, precisando che sia la Francia sia la Germania si trovano sulla stessa linea. La Fasb (Financial Accounting Standards Board) statunitense ha votato infatti a favore di nuove regole, più morbide, relative alla valutazione degli asset detenuti dalle società finanziarie, finora contabilizzati ai prezzi correnti di mercato. Per il ministro, la Ue deve agire in fretta. «Il macchinismo politico dell'Europa», ha spiegato Tremonti, «è lento rispetto alla capacità decisionale degli Stati Uniti». Secondo il ministro la contabilità «non è solo una scelta ma un'ideologia». Tuttavia, l'Europa deve prendere una decisione. «Non possiamo fare i templari del mercato», ha concluso, «quando il tempio del mercati ha cambiato i criteri». Da notare che con le nuove regole contabili le banche americane dovrebbero incrementare del 20% i loro profitti.Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha intanto dichiarato che i segnali economici «mostrano un rallentamento del deterioramento». Ma poi, forse temendo di apparire eccessivamente ottimista, ha spiegato che «bisogna stare attenti a non confondere una rondine con la primavera». D'altronde negli Stati Uniti dall'inizio della crisi, nel dicembre del 2007, sono stati persi 5,1 milioni di posti di lavoro, di cui 663.000 nel solo mese di marzo quando il tasso di disoccupazione è salito all'8,5%, ai massimi dal 1983. Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha tuttavia cercato di tranquillizzare gli animi ribadendo che la banca centrale ricorrerà a tutti gli strumenti a sua disposizione per stabilizzare i mercati e prepararsi alla ripresa. Bernanke ha anche assicurato che il programma della Fed per l'acquisto di bond e cartolarizzazioni di mutui «sta avendo gli effetti voluti», sottolineando che le misure straordinarie sono state adottate «con prudenza» e che si potrà fare facilmente marcia indietro una volta imboccata la strada della ripresa». Tornando a Draghi, il governatore, nella sua veste di presidente del Financial Stability Forum, ha ribadito che «è molto importante politicamente che si faccia luce sui paradisi fiscali», sottolineando che al G20 su questo tema «è stato fatto un notevole progresso». Ma Jean-Claude Juncker, premier del Lussemburgo, paese finito nella lista grigia dei paradisi fiscali, ha definito «incomprensibile» il fatto che Hong Kong, Macao e alcuni stati Usa, come Delaware e Nevada, non compaiano in questa lista.

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Non ci serve il super Stato (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Milano Finanza sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 9 autore: di Maria Bartiromo lo scettico Non ci serve il super Stato Il leader conservatore inglese Cameron, possibile successore di Gordon Brown a Downing Street, non crede ai piani di stimolo alle economie Meglio dare garanzie pubbliche sui prestiti. E ridurre il peso della finanza sul pil È stata una settimana epica quella appena conclusasi a Londra, dove i capi delle 20 principali economie mondiali si sono incontrati per capire come far fronte alla recessione globale. Sullo sfondo della peggiore crisi economica mai conosciuta dall'ultima generazione, i difensori e i detrattori del capitalismo si sono affrontati a viso aperto. Quando il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha incontrato il primo ministro inglese Gordon Brown e altri capi di Stato come il leader cinese Hu Jintao e il presidente russo Dimitri Medvedev per parlare di sostegno all'economia e di lotta al protezionismo, la speranza e l'orgoglio hanno prevalso. Ma gli oppositori del G20 non hanno mancato di esprimere il loro dissenso, con lancio di bottiglie, vetrine infrante (fra le quali quelle della sede della Royal Bank of Scotland) e scontri con la polizia. I contestatori hanno ribattezzato l'incontro «il summit dei gonzi della finanza». Ma c'è stata un'altra, più autorevole, voce fuori dal coro: quella di David Cameron, il leader conservatore britannico, che ha addossato al capo del partito laburista Gordon Brown buona parte della responsabilità del caos finanziario in cui si dibatte la Gran Bretagna. Sono in molti a ritenere che Cameron succederà a Brown dopo la prossima tornata elettorale in programma per giugno. Gli ho parlato poco dopo il suo colloquio privato con Obama.Domanda. Lei la pensa diversamente da Obama sulla necessità di ulteriori stimoli all'economia europea. Può illustrare meglio la sua posizione?Risposta. Non sono per principio contrario a ulteriori programmi di sostegno. Anzi, è quello che i paesi europei dovrebbero fare, se avessero accumulato risorse sufficienti quando le cose andavano per il verso giusto. Ma la Gran Bretagna non può permetterselo. Il governo britannico sta già prendendo in prestito una cifra pari al 10% del pil. Se dovesse superare quella soglia otterrebbe l'effetto opposto perché consumatori e imprenditori non avrebbero più fiducia nella stabilità finanziaria del Paese.D. Questa crisi rappresenta una condanna della globalizzazione?R. Globalizzazione, libero scambio e apertura dei mercati possono dare solo benefici. L'impresa e l'imprenditoria sono state una grande forza propulsiva nel mondo. Dall'America all'Inghilterra, dall'India alla Cina, hanno liberato i popoli dalla miseria. Potrebbero fare altrettanto nell'Africa sub-sahariana. Non dobbiamo voltare le spalle alla globalizzazione, dobbiamo far sì che funzioni. Ciò significa anche riconoscere che le banche posseggono una capacità speciale di deprimere l'economia e che quindi devono essere correttamente disciplinate. Dobbiamo assicurarci che non si immettano più sul mercato strumenti finanziari in grado di procurare enormi guadagni a chi li inventa ma anche di ripercuotere sull'economia in un modo che neppure gli ideatori sono in grado di prevedere. Serve un'economia più equilibrata che, contrariamente a quanto accade nel Regno Unito, non faccia troppo affidamento sui servizi finanziari. In Europa, poi, bisogna affrontare il problema della grande dipendenza dalla sicurezza sociale che, a volte, è un'enorme palla al piede delle economie. Se superiamo questi scogli avremo rimesso in moto il sistema capitalistico, a condizione che questo sistema si basi su valori morali. Per me i mercati sono il mezzo per ottenere la ricchezza e la prosperità che tutti desideriamo. I mercati non sono entità fini a se stesse ed è molto importante che in essi si affermi una scala di valori morali.D. Lei che cosa farebbe, al posto di Brown, per tirar fuori dal pantano la Gran Bretagna?R. La prima cosa da fare è rivitalizzare il credito. Le banche devono irrobustire il proprio capitale. Dopodiché dovranno essere spinte a erogare nuovamente prestiti. Il piano da noi propugnato è audace, di grande portata, ma anche semplice. Nel concreto, lo Stato si farà garante di una parte dei nuovi prestiti erogati dalle banche.D. Barclays ha già detto che non parteciperebbe, in quanto non desidera che lo Stato interferisca nei propri affari. È una decisione saggia?R. È una decisione che il management di Barclays dovrà difendere di fronte ai propri azionisti. In ogni caso, per il gruppo sarebbe un problema. Il riequilibrio dei bilanci bancari è questione di interesse nazionale. Quindi ogni banca che decide di non partecipare al programma dovrà spiegare ai propri azionisti in che modo si libererà degli asset tossici e tornerà ad erogare prestiti.D. Lei è stato l'unico leader dell'opposizione che Obama ha incontrato nel corso di questo viaggio. La cosa non è passata inosservata. Lei è un conservatore alto borghese. Lui un liberal di più modesta estrazione. Non le sembra che formiate una strana coppia?R. In realtà, fra noi c'è un ottimo rapporto. Come politico è molto interessante. È anche una persona con cui è facile parlare. Certo, non la pensiamo alla stesso modo su tutto, ma entrambi riteniamo che lo sviluppo delle tecnologie verdi rappresenti un'importante via d'uscita dalla recessione. Entrambi concordiamo sull'importanza del volontariato e della famiglia, nella consapevolezza che il vero cambiamento non deriva solo dall'azione di governo ma da ciascuno di noi. È la società che genera il cambiamento, non solo il governo. Si tratta di un fondamentale passo in avanti. Per questo lo ammiro molto.

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Un G20 in insalata russa (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Milano Finanza sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 8 autore: di Edoardo Narduzzi bilanci Un G20 in insalata russa Il messaggio del vertice è chiaro: faremo di tutto per battere la recessione. Ma l'eccesso di impegni rischia di produrre pochi risultati concreti. Soprattutto nulla è stato deciso sulla nuova governance delle banche. L'unica cosa certa è che il capitalismo americano non sarà più padrone Come nel copione di un giallo che si rispetti, il momento del delitto, cioè il meeting londinese dei 20 grandi della terra, è stato preceduto da una crescente drammaticità culminata dalla pubblicazione dell'outlook dell'Ocse a ridosso del summit con un pil mondiale in caduta libera. Previsioni e notizie nere e gravi per valorizzare ancora di più l'importanza delle decisioni prese a Londra durante il G20. Ma il summit ha davvero segnato una svolta nella gestione della più grave crisi del dopoguerra? Il risultato dell'incontro è peculiare e di non facile valutazione, perché le diverse situazioni interne dei Paesi partecipanti hanno condizionato le decisioni finali. Così alla fine il G20 è stato una insalata russa della public policy internazionale. Ha deciso sui possibili tetti ai bonus e agli stipendi dei manager (primo intervento dirigista), ha stanziato 250 miliardi di dollari per aiutare il commercio internazionale, ha aumentato le risorse del Fmi, ha pubblicizzato i cosiddetti paradisi fiscali (elenco che l'Ocse diffonde regolarmente da molti anni), ha varato un piano aggregato di politiche fiscali di stimolo della domanda e ha definito molti altri aspetti. Una pioggia di decisioni pubbliche, praticamente una nevrosi di interventi calati dall'alto come a voler comunicare che nulla, ma proprio niente, di intentato è o sarà lasciato per battere la recessione. Il vero pericolo è, come spesso accade, che chi troppo vuole alla fine nulla stringe. Quindi che trascorsa qualche settimana i clamori del vertice di Londra si traducano in pochi risultati economici concreti. Sicuramente sarebbe stato molto meglio organizzare un summit con un'agenda molto più scarna e comunicare alla fine pochi interventi ma analiticamente definiti. Ma in un mondo che vive travolto dalla comunicazione in tempo reale si è preferito un barbecue ricco di notizie da dare in pasto ai cittadini stremati da mesi di prolungate notizie negative. Soprattutto il G20 non ha detto quasi nulla circa i pericoli di politiche protezionistiche o degli aiuti di Stato nascosti da nazionalizzazioni necessitate. In un'economia stravolta negli equilibri dal fallimento di troppi intermediari finanziari non sarebbe inopportuno se i grandi della terra iniziassero a discutere del come e del quando riportare ordine e mercato nella governance delle banche. Le nazionalizzazioni dovrebbero essere le più transitorie possibili.Nella realtà il G20 di Londra si è chiuso un po' come era iniziato sul fronte più importante, quello delle regole dell'economia post globale divisa in poche macro aree valutarie nella quale il capitale deve rimanere libero di muoversi ma non di speculare selvaggiamente. Gli interventi sui paradisi fiscali e le regole annunciate sugli hedge fund risolvono solo parzialmente i problemi connessi ai movimenti finanziari. Il capitale deve, ovviamente, poter investire e disinvestire per scegliere le migliori opportunità di guadagno, ma non può creare rischi sistemici insostenibili perfino per i bilanci pubblici. L'ammontare del guadagno possibile deve essere contingentato. Superata una determinata soglia il rischio implicitamente contenuto nel guadagno potenziale è eccessivamente sfavorevole per coloro che potrebbero essere chiamati a sopportarlo. Quindi non deve essere contrattualizzabile.Il modello di governo del nuovo mondo globale è ancora da definire. Le posizioni tra i vari grandi rimangono ancora distanti. Gli Usa non sono troppo disponibili a comprimere la libertà di azione dei mercati, mentre alcuni Paesi europei preferirebbero un maggior dirigismo. La Cina, poi, sogna e spera che questa crisi del capitalismo occidentale rafforzi il proprio modello di economia di mercato: libero mercato quando conviene per la crescita, centralismo politico altrove. L'unica cosa certa per ora è che dopo la crisi non prevarrà più un modello di capitalismo sugli altri. Il ventennio con il solo capitalismo americano al comando è definitivamente archiviato. Con esso le politiche monotematicamente pro mercato del Fmi e della Banca mondiale. Ma il nuovo equilibrio che possa andare bene ai più non è ancora emerso. Ci vorrà ancora tempo prima che le nuove regole condivise per governare la volatilità dell'economia aperta siano definite. Nel frattempo l'asse cino-americano ha segnato un punto a proprio favore: la crescita economica è il primo obiettivo da conseguire e le principali misure adottate, in primis lo stimolo fiscale, vanno in questa direzione. E se gli europei preferiscono la qualità della vita allo stress dello sviluppo e la Bce si appassiona nel volere contenere l'inflazione a tutti i costi a scapito della crescita e dell'occupazione, sono problemi del vecchio continente. Meglio che ne discutano a Bruxelles.

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Vietato sbilanciarsi troppo (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Milano Finanza sezione: I VOstri Soldi Il Trader Nel Portafoglio data: 04/04/2009 - pag: 39 autore: Vietato sbilanciarsi troppo La quarta settimana consecutiva di rimbalzo è stata guidata da Geox, Piaggio e Impregilo tra le azioni in portafoglio. Il recupero degli indici non giustifica ancora l'aumento del peso in borsa Dopo un avvio di settimana all'insegna del pesante ribasso, guidato dai soliti titoli bancari, le buone notizie provenienti dalle immatricolazioni di auto e la determinazione sfoggiata dai Grandi del G20 a Londra hanno fornito lo spunto per ribaltare le sorti dell'ottava appena conclusa, riportando gli indici in territorio ampiamente positivo. Tra le azioni presenti nei portafogli si sono distinte Geox che, oltrepassata la soglia di 5,15-5,30 euro con ottimi volumi di scambio, si è aperta la strada fino alla successiva resistenza presente a quota 6,2. Trainata dal cambiamento di vento sul settore automotive, anche Piaggio è riuscita a varcare la soglia posta a un euro con scambi raddoppiati, puntando ora al primo obiettivo individuabile attorno a 1,20 euro al di sopra del quale è prevista la tappa a quota 1,30. Pure Impregilo è stata in grado di raddoppiare la performance del Mibtel, anche se tra breve si troverà a fare i conti con la robusta resistenza a 2,3 euro tracciata sul quadruplo massimo realizzato da novembre a oggi: da un lato un simile ostacolo è certamente capace di stimolare i realizzi, mentre dall'altro è chiaro a tutti che una volta superato, solo con la complicità di un mercato rialzista, può imprimere vistose accelerazioni al prezzo, aggiungendo al titolo interessanti caratteristiche speculative. Tuttavia, nonostante il buon recupero messo a segno dai principali indici azionari, non è ancora giunto il momento di fare ritorno con più forza sui titoli di piazza Affari.

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Euro in rimbalzo (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Milano Finanza sezione: I VOstri Soldi Il Trader Commenti & Analisi data: 04/04/2009 - pag: 41 autore: Pagina a cura di Alberto Micheli Euro in rimbalzo La moneta unica in rilancio verso quota 1,35, dopo le decisioni della Banca centrale europea Settimana positiva per il future sul cambio euro/dollaro, che ha testato con successo il supporto di breve a quota 1,3, trovando lo spazio per un veloce rimbalzo fino in area 1,35-1,352. Il derivato ha così confermato il movimento positivo partito a inizio marzo, ponendo un freno alla violenta correzione dell'ottava precedente. Nella dinamica settimanale è stata decisiva la seduta di giovedì 2 aprile, con la chiusura del G20 di Londra e soprattutto l'atteso annuncio da parte della Bce di un nuovo taglio dei tassi d'interesse. I mercati valutari scontavano un intervento di 50 punti base e, di fronte alla manovra più morbida adottata dalla Banca centrale, si è subito materializzato un veloce rally della moneta unica. Nella conferenza stampa che ha seguito l'annuncio sui tassi, Jean-Claude Trichet ha poi ribadito che i dati più recenti confermano il sensibile rallentamento dell'economia, aprendo a un nuovo intervento di politica monetaria nella riunione di inizio maggio. Secondo il numero uno della Bce, la domanda mondiale, così come quella europea, rimarrà debole per tutto il 2009, con una graduale ripresa stimata a partire dal 2010, mentre sul fronte dell'inflazione si prevede un'ulteriore discesa dei prezzi nel breve periodo, con un target di medio e lungo inferiore al 2%. Graficamente, la tenuta di 1,31 ha fornito un importante segnale di tenuta, anche se solo uno stabile ritorno sopra 1,35-1,352 potrà aprire le porte a un nuovo test della resistenza chiave in area 1,375-1,38.Il forte recupero dell'euro nei confronti del dollaro trova una puntuale conferma nella decisa correzione del Dollar index, che ha fallito l'approdo a 86,50 punti, scivolando verso quota 84: per il momento, il supporto chiave in area 83-82,70 punti rimane a debita distanza, ma un eventuale cedimento di tale sostegno potrebbe imporre un'ulteriore caduta con un target potenziale a quota 80,50.Tra le altre valute, si segnala soprattutto il progressivo rafforzamento della sterlina, che ha saputo rialzare la testa sia nei confronti del biglietto verde, ma anche della moneta unica. Proprio il cambio euro/sterlina ha fornito un nuovo segnale di debolezza, dopo il fallimento del test a quota 0,95 di metà marzo: nelle ultime sedute il cross ha infatti ceduto il supporto a 0,915 prospettando un imminente ritorno verso 0,900. In un'ottica di medio periodo, solo il cedimento di 0,87-0,865 potrà peraltro fornire un concreto segnale d'inversione ribassista.

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Brent in altalena (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

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Milano Finanza sezione: I VOstri Soldi Il Trader Commenti & Analisi data: 04/04/2009 - pag: 41 autore: Brent in altalena Le riserve di petrolio hanno registrato un aumento di 2,8 milioni di barili, oltre le attese L'ultima settimana di contrattazioni ha avuto un andamento piuttosto contrastato, con l'E-Mini Crude Oil future che ha sostanzialmente seguito l'andamento dei listini azionari, pagando una violenta correzione iniziale, per poi trovare un importante riscatto nella seconda parte dell'ottava. Le rinnovate preoccupazioni sulla solidità delle principali economie mondiali e i conseguenti effetti di una recessione, che non potrà essere smaltita in tempi brevi e che imporrà quindi una duratura contrazione della domanda, si sono tradotte nella violenta caduta di lunedì 30 marzo, quando il derivato ha ceduto la soglia psicologica a 50 dollari, lasciando sul terreno oltre l'8%. Il timido rimbalzo della giornata successiva si è poi arrestato proprio a quota 50, mentre mercoledì è arrivata una nuova spinta ribassista dai dati sulle scorte Usa, che hanno imposto un'ulteriore correzione fino a 47,25 dollari (minimo settimanale). Secondo quanto riportato dal dipartimento dell'energia degli Stati Uniti, le riserve di greggio hanno infatti registrato un aumento di 2,8 milioni di barili, decisamente superiore alle attese. In rialzo anche le scorte di benzina (+2,2 milioni) e di distillati (+0,3 milioni). A pesare sul prezzo del greggio sono state anche le sorprendenti dichiarazioni di Abdullah al-Attiyah, ministro dell'Energia del Qatar, secondo cui l'attuale quotazione attorno ai 50 dollari sarebbe «ragionevole»: dopo aver più volte auspicato un ritorno verso quota 70, sembrano quindi arrivare nuovi segnali distensivi da parte dell'Opec, che aveva già chiuso la sua ultima riunione sconfessando le previsioni di un nuovo taglio della produzione.Nella seconda parte dell'ottava la dinamica dei prezzi ha peraltro registrato una secca inversione positiva, con il principale future quotato sul Nymex che si è rilanciato fino a ridosso di quota 54, cavalcando la reazione euforica dei mercati azionari alle decisioni prese nel corso del G20 di Londra: gli ingenti fondi stanziati per il rilancio dell'economia potrebbero infatti favorire anche una ripresa della domanda di materie prime. Graficamente, il recupero di 50 dollari ha ripristinato un quadro tecnico sostanzialmente analogo a quello della settimana precedente, con il derivato che potrà provare ad allungare verso quota 56 prima ed eventualmente fino a ridosso di 60 dollari. Al ribasso, i minimi delle ultime sedute in area 47,50-47,25 potranno invece affiancarsi alla soglia psicologica dei 50 dollari, come base d'appoggio di un'eventuale nuova correzione.

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L'ex Fed Boehne, per la prima volta vedo una luce in fondo al tunnel (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

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Milano Finanza sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 8 autore: L'ex Fed Boehne, per la prima volta vedo una luce in fondo al tunnel «La cattiva notizia è che siamo tuttora in recessione. Quella buona è che si intravedono i primi segnali di ripresa». Così Edward Boehne, presidente della Federal Reserve di Filadelfia dal 1981 al 2000. «A un certo punto», aggiunge, «i tassi d'interesse sui buoni del Tesoro saliranno in modo pronunciato. Perciò, è opportuno uscire dalle obbligazioni governative. Personalmente, mi sto spostando sul mercato azionario».Domanda. Mister Boehne, sono mesi densi di preoccupazioni. Quando ne usciremo?Risposta. È in corso un tentativo di stabilizzazione dell'economia. Per esempio, la caduta verticale degli investimenti registra una frenata. I consumi hanno tonalità meno fosche del previsto. La vendita di automobili, peggio di così non potrebbe andare; e in Europa ha reagito positivamente alla politica degli incentivi. D. Però assistiamo a una pioggia di licenziamenti. R. Sfortunatamente, la disoccupazione continuerà a gonfiarsi per tutto il 2009 e anche nel 2010, perché i posti di lavoro vengono di solito recuperati solo quando l'attività economica passa con decisione in terreno positivo.D. C'è un ampio dibattito sullo stato di salute delle banche. Alcuni affermano che senza l'intervento del governo, l'intero sistema bancario americano (e magari europeo) andrebbe gambe all'aria. Altri osservatori negano una tesi così carica di pessimismo e propendono per uno sbocco meno cruento. Lei come si schiera?R. Io ritengo che si tratti soprattutto di un problema di tempo. Se lasciassimo le banche al loro destino, si ripiegherebbero su loro stesse, concentrandosi esclusivamente sulla pulizia dei bilanci. Questo si accompagnerebbe a una drastica stretta delle condizioni creditizie, con effetti esiziali per l'economia. I governi vogliono perciò accelerare e favorire il processo di pulizia dei bilanci, alleviando la ricaduta sulla congiuntura. Questa volontà è stata ribadita al G20 e io la condivido appieno.D. Gli interventi pubblici sono sempre più ampi e sempre più complessi. Una fetta del mondo industriale eccepisce che in queste condizioni i privati non possono più investire. Come potrebbero muoversi ad esempio nel settore bancario o in quello automobilistico se le regole del gioco cambiano ogni giorno?R. È una critica fondata. Quando le ingerenze del settore pubblico sono così martellanti e così ripetute, ne conseguono sempre delle interazioni tossiche. Perciò adesso è bene che il governo faccia un passo indietro. L'impianto degli stimoli ha un'enorme portata, sia dal punto di vista monetario che fiscale e normativo. Occorre che la terapia abbia il tempo di lavorare.D. Quando il presidente Obama ha evocato lo spettro del fallimento per la General Motors e la Chrysler, la borsa ha subito un tonfo, ma nei giorni successivi si è ripresa rapidamente e con grande forza. Qual è la sua interpretazione?R. Noi non desideriamo un'economia di zombie. Prenda la General Motors: ovviamente non può proseguire come se nulla fosse. La ristrutturazione alla quale va incontro è di quelle pesanti che coinvolgono tutte le parti interessate: azionisti, obbligazionisti, sindacati, lavoratori e stakeholder in generale. Io sospetto che l'unica soluzione praticabile sia quella del fallimento perché non vedo in quale altro modo si potrebbe incidere tanto in profondità se non nel quadro regolamentare di una bancarotta. D. La Fed sta manipolando il mercato per guidare i saggi d'interesse al ribasso. Prima si fermerà e i tassi, compressi come una molla, dovrebbero schizzare, causando il crollo dei titoli del debito governativi. Chi la pensa così suggerisce che vendere allo scoperto i titoli del debito di lungo termine rappresenta l'affare del secolo. Ora lei non è uno speculatore, ma senz'altro s'intende di tassi d'interesse. Le sembra un'idea interessante? R. Certamente, a tempo debito, i tassi d'interesse sulle obbligazioni governative saliranno, e saliranno a ritmo tambureggiante. Con l'impennata del deficit di bilancio, le aspettative d'inflazione che mordono, l'immensa stimolazione monetaria, un futuro aumento dei tassi d'interesse rientra quasi nel novero delle certezze. Per cui capisco gli speculatori quando si posizionano contro il debito governativo americano, scommettendo, appunto, su una crescita dei tassi d'interesse. D. Mister Boehne, lei ha rappresentato la Federal Reserve per circa vent'anni ai massimi livelli di competenza e ha visto ogni sorta di mercato. Come sta proteggendo i suoi risparmi personali?R. Collocandomi fuori dal porto sicuro dei titoli governativi e dentro il mercato azionario. È la mossa migliore per cavalcare i segnali di ripresa che mi pare di scorgere all'orizzonte. Inoltre, le attività reali offrono un margine di tutela contro le eventuali fiammate dell'inflazione. Nel mese di marzo la borsa aveva raggiunto un apice di pessimismo. Ma se la mia analisi è corretta, cioè se il punto di minimo del ciclo economico è a un tiro di schioppo, dovremmo assistere a un graduale trasferimento di fondi dal mercato delle obbligazioni governative a quello dei titoli azionari. Vincenzo Sciarretta

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Chi riparte dal verde (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

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Milano Finanza sezione: I vostri soldi il Trader Commenti & Analisi data: 04/04/2009 - pag: 35 autore: di Ester Corvi Chi riparte dal verde Il tema dei cambiamenti climatici, a parere degli esperti di Hsbc, è destinato a svolgere nel 2009 un ruolo chiave. Ecco, da Edf a Siemens, chi ci guadagna I cambiamenti climatici erano da tempo nell'agenda dei capi di stato. Ma con la presidenza di Obama hanno avuto una nuova accellerazione, che porterà a interventi di rilievo, coinvolgendo vari settori, da quelli delle rinnovabili, ai trasporti, ai beni di investimento e alle costruzioni, con un conseguente impatto sui maggiori gruppi che operano in questi business. Ma chi beneficerà di più del programma di 445 miliardi di dollari destinati all'economia verde, che sono stati definiti dal G20? Per rispondere alla domanda, gli esperti di Hsbc hanno analizzato i titoli che nei quattro settori chiave sono meglio posizionati per trarre vantaggio da questa tendenza, in vista dei programmi di investimento futuri e alla luce della solidità dei fondamentali di bilancio. Complessivamente le società segnalate sono 64, ma la rosa delle favorite è molto più ristretta. In particolare il rating overweight (sovrappesare in portafoglio) è stato assegnato dagli specialisti dell'investment bank a Schneider Electric, a cui è stato attribuito un prezzo obiettivo di 63 euro, Abb (con target 20 franchi svizzeri), Siemens (70 euro), China Railway Construction, China Communication Construction, Faiveley (60 euro) e Vossloh (103 euro). Nel settore più direttamente coinvolto, cioè quello deller energie rinnovabili, i titoli segnalati sono l'iberica Iberdrola Renovables (target a 3,65 euro) e la francese Edf (35 euro). Da evitare invece Sma Solar, correttamente valutata a 28 euro, e Centrotherm. La tesi chiave, sostenuta dagli esperti, è che in uno scenario globale, destinato a rimanere instabile ancora per molto tempo, la scelta vincente per l'investitore in azioni, è quella di cercare le migliori occasioni pescando nei vari settori, evitando di resatare ancorato al vecchio tema dei comparti difensivi (come l'alimentare) che hanno dimostrato di non essere esenti da i crolli nelle fasi più acute della crisi.

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Per l'S&P500 test a 875 (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi Il Trader Analisi Tecnica data: 04/04/2009 - pag: 36 autore: di Massimo Brambilla Per l'S&P500 test a 875 L'avvio debole di settimana ha lasciato il posto all'euforia, che ha accompagnato le decisioni del G20 per risolvere la crisi economico-finanziaria. Il settore auto e i ciclici affiancano le banche Le prime battute dell'ottava appena conclusa lasciavano intendere che la correzione, dopo tre settimane di rialzo consecutivo, sarebbe stata veloce e incisiva. Tant'è che a piazza Affari la seduta di lunedì 30 marzo si è chiusa con un sonoro –6,5% seguita dal –3,5% di Wall Street, dominate dalle abbondanti prese di beneficio sui titoli finanziari. Poi la musica è cambiata: il primo segnale rialzista è partito dal Giappone, che in risposta alla situazione critica dell'economia evidenziata dal rapporto Tankan presenterà entro il 15 aprile un nuovo pacchetto di sostegno e di stimolo, seguito dalle buone nuove giunte sulle immatricolazioni di auto negli Usa e soprattutto in Europa, dove Fiat ha interrotto 18 mesi di discesa.Ma l'apice è stato toccato nella giornata clou del G20 di giovedì 2, dove i mercati hanno salutato con una raffica di acquisti (di entità simile alle vendite di lunedì 30) la determinazione dei Governi nel risollevare il più rapidamente possibile l'economia mondiale e nel sanare, o quanto meno comprimere, le metastasi che affliggono il sistema creditizio: nel primo caso il concreto riguarda i 1.100 miliardi dollari di nuove disponibilità che verranno fornite all'Fmi nella lotta (anche preventiva) contro le gravi difficoltà in cui versano o potranno versare i Paesi emergenti o in via di sviluppo, compresa ovviamente l'Europa dell'Est; a cui si aggiungono i 5.000 miliardi di dollari in stimoli fiscali già stanziati o ancora da stanziare dai Paesi del G20. Nel secondo caso è stata invece la nuova possibilità offerta dall'organismo preposto alla regolamentazione contabile americana (Fasb) nella valutazione delle attività finanziarie in bilancio in periodi di scarsa significatività dei prezzi di mercato, offrendo sostanziale la facoltà di sospendere la valutazione mark-to-market (particolarmente penalizzante in riferimento ai titoli tossici) già dal secondo trimestre di quest'anno.Stimoli in campo. La possibilità che il fondo della crisi del settore auto possa essere alle spalle (naturalmente è una speranza ancora tutta da verificare nel prossimo trimestre) e la certezza che la sospensione del mark-to-market sia in grado di migliorare sensibilmente i bilanci bancari, al cui tamponamento si affiancherebbe il piano da 1.000 miliardi di Geithner relativo all'acquisto di titoli tossici, ha finito quindi per spingere al rialzo per la quarta settimana consecutiva gli indici azionari, nonostante il taglio di 50 centesimi al costo del denaro atteso dalla Bce sia stato suddiviso nello 0,25% operato in questa settimana e in uno analogo da effettuare in maggio: a Wall Street l'S&P500 è tornato quindi oltre la soglia di 800 punti spingendosi in prossimità del primo test significativo ben visibile a quota 875, tracciato sui picchi di fine gennaio e di febbraio, il cui superamento condurrebbe l'indice al test successivo disegnato sui massimi dell'anno a 920-940 punti. Oltre questo livello si staglia l'area compresa tra 1.000 e 1.050 punti, ceduta a inizio ottobre quando il ciclone Lehman ha fatto scricchiolare l'intero sistema creditizio internazionale, una sorta di linea di fuoco che se superata condurrebbe Wall Street al di fuori dei minimi di questi ultimi mesi. A dirlo non è solo il grafico dell'S&P500: anche quello del Vix, l'indice che misura la volatilità e quindi la tensione e l'incertezza attesa sul mercato azionario, mostra che una discesa al di sotto del minimo del 36,88% toccato a fine 2008 riporterebbe la volatilità attesa al precedente il balzo del 29 settembre scorso, ovvero al di sotto dei quattro massimi segnati nel 2007 e nei primi otto mesi del 2008, quando il Vix ha toccato punte del 37-38% per poi scendere vistosamente già nella stessa seduta o in quella successiva.Il primo ostacolo a quota 875 che si accinge ad affrontare l'S&P500 cade assieme a quello più robusto presente a 1.650 punti del Nasdaq, già in vista del massimo dell'anno segnato il 6 gennaio. Mentre il Sox risulta ancora più avanti: l'indice di Philadelphia dei semiconduttori è infatti passato all'attacco del picco registrato a inizio novembre a 250 punti (alias quota 1.000 dell'S&P500), dopo aver quindi riconquistato la robusta soglia a 230-235 punti tracciata sul doppio massimo dell'anno.Toro ancora nel recinto. I livelli a cui sono prossimi gli indici americani da un lato offrono un po' più di ottimismo per quanto riguarda il futuro, se non altro perché il primo supporto a quota 740 che risulta estremamente importante per la creazione della base di accumulazione è ora a una distanza maggiore. Mentre dall'altro invitano alla cautela: ad oggi non sembrano ancora esserci le condizioni per l'uscita dai minimi, essendo ancora poco consistente la base da cui ripartire (il test e il successivo rimbalzo su quota 750-740 appare ancora come la migliore garanzia di recupero nella seconda parte del 2009). Il rimbalzo potrebbe ancora durare qualche seduta, ma poi dovrebbe lasciare posto ai realizzi in vista sia dei resoconti aziendali del primo trimestre che usciranno copiosi a partire da martedì14 aprile (solo Alcoa negli Usa e Commerzbank in Europa anticiperanno la massa, rispettivamente il 7 e il 9 aprile), sia della definizione del piano Geithner sull'acquisto di titoli e crediti tossici (i cui particolari potrebbero sollevare non poche diffidenze) e sia infine dell'esito degli stress test condotti nei confronti dei bilanci delle banche Usa.In ogni caso è opportuno ricordare che l'uscita dalla fase a più alta tensione verrà anticipata dalla discesa del Vix sotto quota 36%.

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Di Tanno, i rifugi fiscali sopravviveranno. Anche il Tesoro li ha utilizzati (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

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Milano Finanza sezione: tax heaven data: 04/04/2009 - pag: 17 autore: Di Tanno, i rifugi fiscali sopravviveranno. Anche il Tesoro li ha utilizzati Per ora si tratta solo di annunci, e dai proclami ai fatti la strada è lunga e tortuosa. Colpire i paradisi fiscali meno trasparenti non sarà facile, e in ogni caso l'attacco sferrato dall'ultimo G20 dovrà rivelarsi compatto. «Bisognerà vedere quali fatti seguiranno agli annunci del vertice di Londra di questi giorni», spiega Tommaso Di Tanno, professore di Diritto tributario internazionale dell'Università di Siena, «gli Stati del G20 possono decidere di penalizzare le operazione fatte nei confronti dei paradisi fiscali, ma non possono intervenire sulla loro legislazione. E soprattutto serve un fronte comune. Basta un solo Paese dissidente per lasciare aperta a tutti già altri una via di fuga verso i paradisi fiscali». Ma quali potrebbero essere le strategie da adottare per scoraggiare le operazioni verso i paradisi fiscali meno trasparenti? «Bisognerebbe adottare un regime fiscale penalizzante, ma non si può obbligare questi Paesi a eliminare il segreto bancario. In questo modo», continua Di Tanno, «l'attrattiva dei paradisi fiscali meno collaborativi rischia di concentrarsi sull'opacità delle transazioni». Questi Paesi, finiti nella black list dell'Ocse, potrebbero quindi diventare l'approdo per operazioni non regolari. «Ma non tutti i paradisi fiscali meritano di essere trattati allo stesso modo», osserva Di Tanno. «Mercati come Singapore e Hong Kong sono importanti piazze finanziarie che garantiscono professionalità ed efficienza alle imprese che vogliono fare operazioni nel mercato asiatico». Nell'analisi dei paradisi fiscali bisogna quindi fare attenzione ai diversi mercati che finiscono sotto la lente, e anche avere consapevolezza di quali siano gli obiettivi dei governi. «Se l'intenzione è richiamare parte dei capitali fuggiti verso questi Paesi si potrebbe immaginare una sorta di scudo fiscale come quello adottato dal governo Tremonti nel 2002», continua Di Tanno, «magari ipotizzando un'aliquota più alta del 2,5% fissata allora dal governo». Uno scudo in grande stile che potrebbe rimettere in circolazione questi denari. Ma questa, per ora, è solo un'ipotesi di scuola. Se si guarda alla realtà dei fatti si osserva invece che le armi dei Paesi per limitare la forte concorrenza fiscali di alcuni mercati, come l'Olanda o il Lussemburgo (dove è approdata gran parte dell'industria italiana del risparmio gestito), sono alquanto spuntate. Come sottolinea Di Tanno: «L'Unione europea potrebbe chiedere a questi Stati di stabilire un livello di tassazione minima più elevato, ma si potrebbe trattare solo di moral suasion. Senza alcun obbligo dei Paesi interessati di seguirne le direttive». A difesa dei Paesi che adottano politiche fiscali agguerrite c'è infatti addirittura il Trattato di Roma del 1957, che ha dato vita alla Comunità economica europea. Il trattato prevede che i Paesi membri attuino politiche di armonizzazione per le imposte indirette. Ma restano escluse quelle dirette che pertanto possono essere stabilite liberamente dagli stati aderenti. La scelta di Lussemburgo e Olanda di avere una politica fiscale particolarmente competitiva può essere contestata quindi solo ed esclusivamente sul piano politico, ma non su quello giuridico. I due Paesi del resto (soprattutto l'Olanda) sono collaborativi anche sul piano delle informazioni fornite. E a facilitazioni fiscali, si aggiungono spesso anche servizi finanziari di buon livello. «Del resto lo stesso Stato italiano si è avvalso dei paradisi fiscali per realizzare operazioni come Scip, la cartolarizzazione degli immobili pubblici», aggiunge Di Tanno. Operazioni che sono state compiute con società di diritto lussemburghese, create da due fondazioni olandesi e amministrate da un privato cittadino britannico. E anche le banche italiane aprono spesso filiali all'estero che servono per emissioni obbligazionarie più veloci. Scelte che non hanno nulla a che fare con evasione fiscale o trasparenza carente, ma che hanno comunque sottratto gettito, particolarmente prezioso in questo momento di crisi del sistema economico. Anna Messia

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Se la banca resta top secret (sezione: G20)

( da "Milano Finanza" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Milano Finanza sezione: tax heaven data: 04/04/2009 - pag: 16 autore: di Manuel Follis e Luisa Leone PARADISI Se la banca resta top secret Il G20 ha proclamato la fine dell'era della riservatezza fiscale per conti correnti e depositi anche nei paesi che da sempre sono il regno dell'anonimato. Ma secondo gli esperti quanto fatto non basterà. Perché... «L'era del segreto bancario è finita». Così il premier britannico Gordon Brown annunciava giovedì 2 aprile l'accordo raggiunto dai governi del G20 e dall'Ocse per combattere il divieto previsto da alcuni Paesi (europei e non) di fornire informazioni sui conti correnti bancari. In tempi in cui l'ottimismo non è di moda, questa affermazione rappresenta una rara eccezione. Sicuramente i protagonisti dello scontro a viso aperto contro il segreto bancario ce la stanno mettendo tutta, ma non è detto che la lotta sia destinata a concludersi con un lieto fine. Questo ottimismo potrebbe non essere tuttavia ingiustificato e, come fa qualcuno, si potrebbe vedere il bicchiere mezzo pieno considerando i passi in avanti fatti proprio negli ultimi giorni. A metà marzo, per esempio, Svizzera, Lussemburgo e Austria hanno deciso di allentare le norme che regolano il segreto bancario. L'esecutivo elvetico ha infatti scelto di accogliere le normative Ocse per lo scambio di informazioni in modo da semplificare le procedure in caso di sospetti concreti di frode. Il ministro del Tesoro e del Budget del Lussemburgo, Luc Frieden, e il responsabile delle Finanze austriaco, Josef Proell, hanno invece dichiarato di essere pronti a derogare al segreto bancario, accettando di scambiare informazioni con altri Paesi nel caso di frode fiscale. Ma è anche vero che questi due Paesi, facendo parte dell'Unione europea, sono quelli che hanno ricevuto (e avrebbero ricevuto in futuro) le maggiori pressioni in merito alla trasparenza. Tutto risolto quindi? Ottimismo giustificato? Non proprio. «Si è fatto un gran parlare delle affermazioni dei leader politici al G20 in merito al segreto bancario, ma io non vedo alcun atto concreto. Diciamo che si tratta più di dichiarazioni squisitamente politiche che di cambiamenti strutturali», spiega Emilio Girino, partner di Ghidini Girino e Associati. Secondo l'avvocato, al di là della genericità e della nebulosità delle previsioni in merito, ci sono problemi anche strutturali sui quali molti Paesi avrebbero volutamente sorvolato. «Come agirà, per esempio, Barack Obama riguardo le grandi banche americane che hanno branch in quei Paesi in cui il segreto bancario è permesso?». Insomma, Girino è convinto che, al di là degli interessi dei privati, quelli ben più forti delle istituzioni finanziarie di mezzo mondo renderanno praticamente impossibile «la cancellazione del segreto bancario». Pessimisti? Catastrofisti?Va detto che in favore dei detrattori in primis pesa il passato, che evidenzia come più volte nella storia i Paesi, soprattutto quelli europei, abbiano tentato di vincere le resistenze dei cosiddetti paradisi fiscali. E sono sempre state battaglie perse. Dopo la crisi del '29, Francia e Germania cercarono di combattere l'evasione fiscale anche facendo pressioni sulle banche elvetiche. Non funzionò. Anzi oggi è in vigore un meccanismo, la cosiddetta euro-ritenuta, che permette ad alcuni Paesi (tra cui Austria, Belgio, Lussemburgo, ma anche San Marino oltre ovviamente alla Svizzera) di non comunicare l'identità delle persone che investono nel risparmio sul loro territorio in cambio di una trattenuta alla fonte sugli importi investiti, che in seguito viene ridistribuita ai paesi d'origine. A fine marzo i deputati della commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo hanno approvato la proposta del francese Benoit Hamon che prevede la cancellazione di questo meccanismo nel 2014. Nel giugno del 2000 qualcuno aveva definito un evento di portata storica l'accordo firmato in Portogallo tra i 15 capi di governo europei che si prefiggeva come obiettivo l' abolizione del segreto bancario. Eppure, nove anni dopo, non sembra che la situazione sia cambiata nella sostanza. Tanto che proprio nel corso dell'ultimo G20 i Paesi membri, insieme all'Ocse, hanno avviato nuove strategie per ottenere la proclamata caduta della cortina di ferro bancaria. I big del mondo si sono accordati sulla definizione di tre liste: nella prima ci sono i 40 Paesi collaborativi, nella seconda i 38 Stati che non lo sono ancora completamente ma che hanno promesso di adeguarsi, e nell'ultima, la black list, le quattro nazioni che non vogliono neanche sentir parlare di dare informazioni sui conti delle proprie banche. Per quanto riguarda i Paesi della seconda lista, tra cui Svizzera, Austria e Lussemburgo, il fatto di avere dato disponibilità a collaborare si traduce nell'apertura alla richiesta di informazioni provenienti da Paesi terzi anche per accertamenti in campo fiscale. «Ma solo sulla base di regolari notifiche da parte dell'autorità fiscale competente e sulla base di indizi concreti», spiega Roberto Renzi, titolare dello studio Renzi e Associati. Non quindi scambi automatici di informazioni tra un Paese e l'altro, ma solo puntuali (si spera) risposte a domande altrettanto puntuali e documentate. Senza contare che esiste un ulteriore problema, ossia quello dei tempi. Perché queste forme di collaborazione possano entrare in vigore bisognerà attendere la ratifica delle convenzioni tra i Paesi interessati. E non si tratta di una variabile trascurabile: «Basti pensare che al momento la Svizzera ne ha in essere almeno 70», continua Renzi. «Perché si arrivi a ottenere informazioni dai Paesi della lista cosiddetta grigia bisognerà attendere anni». Ma che cosa si sarebbe potuto fare, allora, per rendere più concreta la lotta al segreto bancario? «Se si tratta di un problema di prelievo basta agire sull'euro ritenuta, che oggi è al 20% e che sarà presto portata al 35%». Come detto, è proprio questa la proposta della commissione Ue per gli affari economici. Ma non è tutto qui. Secondo Girino, per esempio, si sarebbe potuto agire anche con meccanismi come quelli già presenti in Italia dal 2005, che prevedono l'indeducibilità fiscale dei costi per le società che operano all'estero in paradisi fiscali. «Disincentivando chi utilizza questi meccanismi». Ma «attenzione a permettere un accesso indiscriminato a informazioni sensibili come queste», conclude Girino, che in parte mette il dito nella piaga. Perché la trasparenza da sempre si scontra con la privacy. Innanzitutto, come si legge nei testi specializzati in materia, esistono Stati caratterizzati da un segreto bancario forte ma non per questo connotabili come paradisi fiscali, e ci sono Paesi che, pur garantendo sensibili vantaggi sotto il profilo tributario alle persone fisiche o a quelle giuridiche, non offrono altrettanta impenetrabilità bancaria. E se il fronte dell'opposizione al segreto bancario è forte, lo è altrettanto quello di chi lo difende a spada tratta. E così gli ostacoli diventano non solo tecnici, come spiegano gli esperti, ma anche politici. Nel 2003 Graham Mather, presidente dell'European Policy Forum, spiegava che «la privacy è un attributo essenziale di una società che funziona. Senza di essa gli individui non possono dare il loro effettivo contributo alla società, perché viene loro negato lo spazio in cui pensare, crescere, essere differenti, creativi e innovativi». Fin qui è mera filosofia, ma dalla teoria alla pratica a volte il passo è breve. Da qualche settimana in Svizzera monta la protesta: dalle iniziative più folkloristiche dei piccoli partiti che raccolgono firme per ancorare il segreto bancario alla Costituzione a quelle degli opinionisti che ricordano come «il segreto bancario da più di 80 anni è insito nella cultura civile ed economica di ogni cittadino svizzero, oltre a essere un pilastro incontestabile del benessere nazionale». In una recente intervista Konrad Hummler, partner di Wegelin (la più antica banca elvetica) e presidente dell'associazione nazionale dei banchieri privati, ha proposto di tassare meglio e senza vie di fuga i depositi degli stranieri, in cambio di una tregua sui conti anonimi. Il contrario di quello che chiedono alcuni parlamentari europei. Il che fa pensare che una soluzione non sia proprio dietro l'angolo. D'altronde come sostenevano gli antichi greci «gli affari con i banchieri si fanno senza testimoni».

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gaffe di berlusconi? "la regina non è offesa" (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 9 - Esteri Un comunicato di Buckingham Palace dopo la "ramanzina" al premier italiano che chiamava a voce alta il presidente degli Stati Uniti Gaffe di Berlusconi? "La regina non è offesa" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - E´ una scena che sta facendo il giro del mondo: le immagini della regina Elisabetta che sgrida Silvio Berlusconi, perché il presidente del Consiglio fa baccano e si comporta in modo poco dignitoso, mentre insieme agli altri leader del G20 si mette in posa per una foto di gruppo a Buckingham Palace, sono finite ieri su YouTube, il sito nel quale chiunque può mettere un video, diventando un sensazionale successo. Tutti, a quanto pare, vogliono vedere Sua Maestà che fa la ramanzina al premier italiano. L´incidente è rimbalzato dal web alle pagine dei giornali inglesi e da queste sulla stampa internazionale. Qualcuno in Italia, magari anche a Palazzo Chigi, avrà trovato la cosa divertente, ma a Londra devono aver pensato che fosse imbarazzante per il nostro paese, al punto da spingere Buckingham Palace a fare una specie di smentita: «Non c´è stata alcuna gaffe, né alcuna offesa», ha reso noto ieri un portavoce della sovrana, definendo la cerimonia del ricevimento a palazzo reale, nel corso della quale i leader si sono messi in posa con Elisabetta II, un evento «rumoroso, allegro e gioviale». Sarà, ma la regina non perde mai le staffe in pubblico, specie alle cerimonie con alti dignitari: in mezzo secolo sul trono ha imparato a restare impassibile anche nelle situazioni più sgradevoli. Stavolta invece è sbottata, non ha resistito, forse incredula che qualcuno, anzi non qualcuno ma un primo ministro, violasse il rispetto dovuto all´occasione, e a lei stessa, per comportarsi come in gita scolastica. Nel video finito su YouTube (e non è chiaro chi ce l´ha messo – forse uno dei cameramen che stavano riprendendo la scena) si sente Berlusconi chiamare a gran voce il presidente americano, appena il fotografo ha finito il suo lavoro, "Mr. Obama, Mr. Obama", al che la regina sbuffa, si gira e perde il controllo, "What is it? Why does he have to shout?" (Cos´è questo modo? Perché quello deve gridare?). Obama, scrive l´Evening Standard, aveva capito al volo che il comportamento di Berlusconi era inadeguato, e aveva cercato di calmarlo rispondendogli a bassa voce, ma non è servito. Il video ha suscitato una valanga di commenti su YouTube, come questo citato dallo Standard: «Dio mio, che maniere! La regina dovrebbe rinchiuderlo nella Torre». Lo stesso giornale registra il parere di una inglese che vive in Italia, lady Powell, moglie dell´ex-consigliere diplomatico della Thatcher: «Che teppista. Si comporta in modo inqualificabile». (e.f.)

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ciampi:"nel mondo emergenza epocale troppo lente le risposte dei governi" - tiziana testa (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 20 - Economia L´ex capo dello Stato è intervenuto a Repubblica tv Ciampi:"Nel mondo emergenza epocale troppo lente le risposte dei governi" I poveri diventano sempre più poveri, i ricchi più ricchi. E le disuguaglianze sono una miccia TIZIANA TESTA ROMA - Parla di una crisi epocale. Di diseguaglianze che possono diventare una miccia. E si dice perplesso per la lentezza con cui la classe politica sta affrontando la situazione. Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, commenta i risultati del G20 su Repubblica tv. E analizza, con passione civile, gli aspetti sociali della crisi economica. Lei è stato uno storico costruttore di accordi internazionali. Come valuta questo G20? «Sia pure con molte difficoltà, si è arrivati a qualche decisione. La più significativa è quella sui paradisi fiscali. E poi è importante la scelta di un maggior rigore nel mondo della finanza, dopo tutto quello che è successo. Però c´è una certa lentezza nel prendere atto di quanto sia grave la crisi». Eppure lei è l´uomo dell´ottimismo della volontà � «L´ottimismo della volontà ci vuole anche ora, però bisogna partire dalla consapevolezza di quanto stiamo passando. In questi primi anni del millennio cosa abbiamo avuto? L´attacco alle due torri, gli attentati in Spagna e in Inghilterra, l´attacco all´Occidente. Ora questa crisi. Bisogna prendere atto della sua profondità. Quanto più la si sottovaluta, tanto più tardi ne usciremo». La classe politica è consapevole della gravità della crisi? «Non è stata fatta una valutazione piena. Gli interventi finora vengono dai singoli Paesi, non sono globali. I mille miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale sono un primo passo, ma temo l´aggravarsi delle diseguaglianze sociali: i poveri diventano sempre più poveri, i ricchi più ricchi. Non è demagogia, ma semplice osservazione della realtà. In Europa il risultato più importante è l´euro. Ma manca ancora un operare congiunto. Se l´Europa parlasse con una sola voce, sarebbe molto più forte nel far valere i suoi punti di vista». Un ascoltatore chiede: i Bot sono al sicuro? «Sì. L´ho già detto agli italiani, precipitandomi nell´aula del Senato, quando è scoppiata la bolla: state tranquilli sulla sicurezza dei vostri risparmi, sia i titoli che i depositi bancari. Lo Stato manterrà la parola data. E le banche italiane, dopo le riforme degli ultimi 15 anni, sono mediamente più solide di quelle degli altri Paesi». Quello delle diseguaglianze sociali è stato un tema di fondo del G20. Questo disagio può mettere in crisi il concetto di democrazia? «La mia risposta è che abbiamo dimenticato troppo a lungo l´importanza delle istituzioni. C´è una moralità nel modo di vivere le istituzioni e l´abbiamo trascurata. Sicuramente le diseguaglianze sociali rappresentano una miccia. Questa crisi è un ciclo lungo e impone in tempi brevi un cambio generazionale». Anche da questo punto di vista in Italia siamo in ritardo? «Nella nostra gioventù abbiamo un´élite di prim´ordine, molto preparata anche eticamente. Bisogna riuscire a tenerla in Italia; a operare per l´Europa sì, ma nel nostro Paese».

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draghi: la crisi sta rallentando tremonti: misure solo se necessario - elena polidori (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 20 - Economia Draghi: la crisi sta rallentando Tremonti: misure solo se necessario "Ma il deficit non si tocca". Napolitano plaude al G20 Bernanke: primi effetti positivi delle misure sui bond ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - In fondo al tunnel della recessione, Mario Draghi intravede una piccola luce, uno spiraglio: vi sono segnali che la crisi sta rallentando. O meglio, che «rallenta la sua velocità di deterioramento». Ma avverte: «Attenzione a non fare di una rondine la primavera». Draghi parla nella sua doppia veste di governatore della Banca d´Italia e di presidente del Financial Stability Board, l´organismo che adesso, dopo il G20 di Londra, è divenuto un "consiglio" permanente sulla crisi. Dunque un osservatorio speciale, dove confluiscono informazioni globali e sistemiche su quel che avviene da noi, ma anche nel resto del mondo. Non a caso precisa: «Non faccio profezie. Questa crisi è unica: combina una velocità senza precedenti, una diffusione senza precedenti e una interrelazione tra finanza e economia reale». Però adesso quella piccola luce c´è. E in qualche maniera la intravede anche il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, quando assicura che «per ora non servono» nuove misure anti-crisi. E se mai ci fosse la necessità di ulteriori interventi, non sarebbe una questione di «sfondamento della spesa, ma di spostamento delle risorse». «La nostra politica è quella di spostare le risorse dal resto verso il sociale, dando priorità alla coesione. Ed è quello che abbiamo fatto stanziando 8-9 miliardi per gli ammortizzatori». Draghi non entra nel dettaglio. Però forse l´illuminazione in fondo al tunnel è anche merito dell´imponente set di misure messo in piedi dal G20 insieme ad una enorme mole di quattrini. Un summit su cui esprime un giudizio positivo anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «E´ stato un evento rilevante. Per la prima volta ci sono tutte decisioni collettive e non solo impegni di coordinamento. Vedremo gli sviluppi successivi». La piccola luce, per la verità, il governatore italiano la va rincorrendo già da qualche settimana visto che un analogo accenno lo ha fatto anche al G7 finanziario che si è svolto a Roma, a metà febbraio, quando maneggiava tabelle ad uso esclusivo delle autorità monetarie sullo stato d´animo dei manager: sempre negativo, ma meno. Solo che stavolta lo rilancia, appunto dopo il G20 e al termine della prima giornata di questo lungo summit finanziario di Praga. Però avverte: «Siamo in una situazione in cui la crisi è stata originata dalla finanza, ha coinvolto l´economia reale e ora il deterioramento rischia di rimbalzare di nuovo sulla finanza». Anche Ben Bernanke, titolare della Fed, lancia un messaggio in rosa quando dice che l´acquisto di obbligazioni da parte dell´istituto «sta producendo i suoi effetti». Ma proprio dagli Usa arriva un´altra grana che costringe l´Ecofin a discutere se adeguarsi alle nuove e più flessibili misure contabili americane per evitare svantaggi alle banche europee. Tremonti preme per un cambiamento: «Non dobbiamo fare noi i templari del mercato». Draghi invece non si pronuncia.

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negli usa i ricchi guadagnano 80 volte più degli altri - enrico franceschini (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 2 - Economia L´Economist dà i numeri delle disuguaglianze sociali nel mirino della rivolta anti-banchieri Negli Usa i ricchi guadagnano 80 volte più degli altri ENRICO FRANCESCHINI dal nostro corrispondente LONDRA - La copertina ritrae il popolo sulle barricate della rivoluzione francese, ma con un moderno cartello in mano: "Get the rich!", dagli ai ricchi. E il titolo dell´inserto al centro del giornale ha il sapore di un giudizio divino: "E´ più facile per un cammello". Non c´è bisogno di concludere il motto evangelico: tutti sanno come finisce. L´Economist, settimanale con sede a Londra ma con oltre un milione di lettori in tutto il mondo, fotografa così la realtà del momento: un´ondata universale di rabbia, diretta ai banchieri, ai broker, agli speculatori che per anni si sono enormemente arricchiti e poi hanno contribuito a far crollare il sistema finanziario, scatenando la peggiore recessione dal 1929. Una rivolta popolare che cova sotto le manifestazioni di piazza a Londra e Strasburgo, dietro i sequestri dei top manager e le occupazioni delle fabbriche, puntata contro un´era di crescenti diseguaglianze, contro un gap ricchi-poveri aumentato a dismisura nell´arco degli ultimi tre decenni. All´indomani del summit del G20, che promette di sanare quegli eccessi, le cifre raccolte dal settimanale londinese fanno impressione. Nel 1979 lo 0,1% degli americani più ricchi guadagnava 20 volte di più del 99% più povero; nel 2006, prima della crisi odierna, guadagnava 77 volte di più. Nel 1982 le 400 persone della lista dei più ricchi del mondo pubblicata dalla rivista Forbes avevano un patrimonio complessivo di 92 miliardi di dollari; nel 2006 era salito a 1250 miliardi. Nel 1982 bastavano 75 milioni di dollari per entrare nella lista; nel 2006 ci voleva 1 miliardo. Nel 1982, il 10% di quelle fortune erano state realizzate nel settore finanziario; nel 2006, il 25%. Ricchi e poveri, naturalmente, ci sono sempre stati, ma qui sta la differenza tra quelli di una volta a quelli di oggi: banchieri e speculatori, afferma l´Economist, appaiono "immeritatamente" ricchi, a differenza dei classici imprenditori del passato o di quelli più recenti come i fondatori di Microsoft e di Google. Altro che capitalismo: questo aveva le parvenze di un "socialismo per ricchi", una "plutonomia", un´economia dominata dal consumismo dei ricchi, un "Richistan". Identificato il fenomeno, l´Economist tuttavia fa un distinguo e lancia un monito. Il distinguo è che un prezzo, i ricchi della terra, lo stanno già pagandolo: dall´inizio della crisi hanno perso 10 trilioni di dollari, un quarto delle loro ricchezze. Forbes calcola che in due anni il numero dei miliardari nel mondo sia calato da 1125 a 793; e lo Spectrem Group, società di ricerche, stima che, soltanto in America, i milionari siano scesi da 9,2 a 6,7 milioni. E non è finita: le misure adottate dal G20 porteranno più trasparenza e più rigore fiscale nei confronti dei ricchi. Il dossier contiene però anche un avvertimento: la finanza non ha fatto solo danni, ha creato anche benefici per il resto dell´economia, ha fatto da traino alla globalizzazione, che ha portato miliardi di uomini fuori dalla povertà. Riformare il capitalismo, conclude il prestigioso settimanale, è giusto ma bisogna resistere alla tentazione di un facile populismo contro banche, banchieri e ricchi, altrimenti saranno tutti a rimetterci.

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Rai, l'ultimo assalto di Mara (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 7 autore: di Marco Castoro Il ministro è determinatissima per dare una pari opportunità al suo candidato direttore Rai, l'ultimo assalto di Mara Perfino al G20 la Carfagna ha chiamato Berlusconi per Orfeo Tutto si può dire meno che Mara Carfagna non sia determinata nel portare avanti le sue battaglie. Non solo quelle per le donne, ma anche quelle per dare pari opportunità al suo candidato direttore per un tg della Rai. Si tratta, ormai lo sanno pure i sassi, di Mario Orfeo, attuale direttore del Mattino, sulla rampa di lancio (e sulla graticola) da mesi, pronto a spiccare quel salto che lo renderebbe un super direttore. La partita è di vitale importanza e perciò né Orfeo né la Carfagna vogliono lasciare nulla di intentato per vincerla. Del resto il premier Berlusconi, quando ci sono in ballo delle nomine, è tirato per la giacchetta da più parti. E la Carfagna sa bene che può osare, essendo stimata e apprezzata dal Cavaliere, sempre sensibile al fascino femminile e alla professionalità. In verità, se dovessimo contare tutte le persone che sono state contattate con la promessa di un posto da direttore non basterebbero le colonne del giornale. Mara sa bene che il premier riceve tante pressioni e quindi non perde occasione per tentare l'assalto anche se Berlusconi è a Londra alle prese con mister Obama e la regina Elisabetta. Nonostante il pressing, tuttavia, difficile pensare che il neo direttore generale Mauro Masi sciolga le riserve prima di Pasqua e annunci la formazione dei nuovi eletti. Orfeo corre per la direzione del Tg1 e in seconda battuta per quella del Tg2. Al Tg1 punta anche l'attuale direttore del Tg2, Mauro Mazza, ma le sue chance di farcela diminuiscono giorno dopo giorno. Per lui si è pensato alla direzione di RaiUno, che non va dimenticato è un altro lavoro. Anche Fabrizio Del Noce è un giornalista ed è riuscito a svolgere bene l'incarico per diversi anni ma per Mazza, almeno all'inizio, non sarà facile. Ammesso e non concesso che la direzione di RaiUno vada realmente a lui e non ci siano ulteriori colpi di scena, per il Tg1 Orfeo ha davanti Maurizio Belpietro e Augusto Minzolini. Per il Tg2 la strada per Orfeo sembra più libera, visto che Bruno Socillo con Mazza alla rete ammiraglia perde quota, e - soprattutto - visto il no grazie di Gianluigi Paragone. Non esistono però solo il Tg1 e il Tg2. Si corre e si lotta per ogni poltrona (e senza esclusioni di colpi). Antonio Di Bella lascerà il Tg3 e (senza Riotta è più facile) dovrebbe diventare il capo dei corrispondenti di New York. Come seconda ipotesi c'è sempre Londra, visto che Giovanni Masotti è dato come possibile futuro direttore di RaiNews24. Per la sostituzione di Di Bella al Tg3 crescono le chance di Bianca Berlinguer, un'altra donna direttore del centro-sinistra dopo Concita De Gregorio all'Unità. A rischiare la sconfitta allo sprint sono Antonio Caprarica (in lizza anche per Londra) e David Sassoli. Ma nello scacchiere delle nomine c'è un'altra giornalista sulla rampa di lancio. Si tratta di Susanna Petruni. Per lei, l'inviata del Tg1 al seguito del premier, si profila una bella promozione. È in corsa, non solo per la vicedirezione a Montecitorio, ma anche per quella di RaiUno o RaiDue (qui c'è chi ipotizza la direzione). Anche un altro inviato al seguito del Cavaliere è in odor di promozione. Ogni riferimento ad Antonio Preziosi non è puramente casuale. Per lui si profila la direzione del Giornale radio con la vice direzione di Paolo Corsini. Se andasse così Scipione Rossi potrebbe prendere la responsabilità di Gr parlamento e Socillo quella della Radiofonia. Sarà battaglia anche per la Sipra. Per giorni sembrava sicura la candidatura di Guido Paglia. Ora invece sta prendendo sempre più corpo la nomina di Antonio Martuscello, un retroscena già anticipato da Italia Oggi. Paglia dovrebbe restare alle relazioni esterne.

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POST e RIPOST Silvio, simpatia non per tutti (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 7 autore: di Mariano Sabatini m.sabatini@libero.it    POST e RIPOST Silvio, simpatia non per tutti Che vecchina bizzosa, questa regina Elisabetta! Vive avvolta in rituali medievali, lei e la sua numerosa famiglia, a spese dei contribuenti e si permette di bacchettare l'uomo del fare, Silvio Berlusconi. Due mondi agli antipodi. La sovrana inglese che in vita sua non ha mai lavorato e il premier italiano che síè fatto da sé, e in questo auto-costruirsi ci sta che tralasci qualche regola del bon ton, che diamine! La prossima volta, caro Silvio, ti conviene attirare l'attenzione in un altro modo, magari lanciando un bigliettino come si faceva a scuola, scrive http://www.starlettime.com/flash-news/berlusconi-obama-e-il-rimprovero-della -regina/. Magari Silvio, invece di urlare il nome di Obama, potrà fare un aeroplanino di carta con il nome del presidente Usa. Sarà che nella foto di rito del G20, piazzato dietro ai colleghi, Berlusconi neanche si vedeva e ha trovato così il modo di farsi notare. Ma io comprendo l'entusiasmo da gita scolastica. Su http://candidonews.wordpress.com/2009/04/02/g20-berlusconi-grida-la-regina-lo-riprende/: Per il vostro sollazzo, riporto il migliori pezzi del repertorio Berlusconiano. Alla David Letterman Show: Martin Schulz, il Kapò; le corna al vertice dei ministri europei; Mitraglia contro una giornalista russa; gli orologi regalati durante il discorso di Chirac; bambini cinesi bolliti; dopo la visita in Arabia Saudita disse che mangiava solo riso in bianco; le scarpe tolte al vertice europeo; l'inferiorità della cultura islamica; Mussolini non avrebbe mai ucciso nessuno, limitandosi a mandare la gente a fare vacanza al confino; il tentativo di baciamano alla figlia del premier turco Erdogan, inopportuno per la tradizione islamica; i coglioni e gli omosessuali che stanno a sinistra; il cucù alla Merkel; l'abbronzatura di Obama. Berlusconi, la simpatia che conquista. È per molti, ma non per tutti. E certo non per sua maestà Elisabetta II.

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All'estero non siamo presi sul serio, neanche travestiti (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 autore: Diego Gabutti G20 e dintorni All'estero non siamo presi sul serio, neanche travestiti Finirà anche la crisi, prima o dopo. Svanirà il ricordo delle violente sgambettate sociali che hanno atterrato milioni di lavoratori e di risparmiatori. Ne usciremo deglobalizzati oppure riglobalizzati. Saremo più europei «che pria», come diceva Petrolini, o più sinoamericani, oppure sino e basta, trangugiati dal grande salvadanaio giallo come monetine sgranocchiate dalle macchinette del poker elettronico. Vivremo meglio o peggio. Saremo scampati (oppure no) all'apocalisse. Ma le immagini della crisi che resteranno impresse nella memoria dei posteri saranno queste due: i manager sequestrati dalla piazza noglobal per essersi favolosamente arricchiti mentre tutti gli altri s'impoverivano e s'indebitavano, e il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi che viene bacchettato da Sua Maestà la Regina d'Inghilterra perché sta facendo troppo chiasso, come un liceale in gita scolastica, alla riunione londinese del G2o. «Mister Obama! Mister Obama!» strilla il Cavaliere nelle orecchie della regina, che incrocia dalle sue parti con un abito rosa, il cappellino, l'aria dignitosissima, immemore del chiasso fatto sui tabloid (e nei secoli) dai suoi discendenti e dai suoi avi. «I'm Mister Berlusconi!», strilla il Cavaliere rivolto al presidente americano. Più tardi Berlusconi vorrà anche la foto-ricordo: lui che abbraccia Obama e altri potenti della terra (ma soprattutto Obama, il politico più trendy del momento) con l'aria di non essersi mai divertito tanto. Berlusconi sorride da un orecchio all'altro e anche gli altri sorridono. Sono tutti molto divertiti (tranne la regina, naturalmente). Berlusconi, si sa, è un politico che conta poco, come conta poco l'Italia, ma è un tipo piacevole. E così, mentre s'appanna l'immagine della potenza americana, sotto accusa per avere provocato la crisi finanziaria e ormai praticamente sostituita, nell'immaginario economico del nuovo millennio, dal profilo rapace del suo grande creditore, la Cina comunista e stracapitalista insieme, l'immagine dell'Italia, o almeno quella del suo presidente del consiglio, resiste all'usura del tempo.Per quanto ingombrante, non è poi un'immagine così brutta: la politica incravattata, ideologica e contegnosa ha fatto il suo tempo, da noi come dappertutto. Pensate alla vita sentimentale di Sarkozy o alle battute di caccia alla tigre siberiana di Vladimir Putin. Fascisti e mafiosi a parte, ma in qualche modo persino loro, almeno a giudicare dal Padrino di Coppola e dalla velocità con la quale negli anni venti e trenta si diffuse nel mondo il Mussolini-style, gl'italiani sono stati sempre dei gran simpaticoni. All'estero, negli anni novanta, sono piaciuti persino i nostri magistrati, nessuno dei quali ha mai avuto l'aria del buontempone. Ma c'è il solito ma: non siamo presi sul serio, nemmeno travestiti da economisti, tipo Giulio Tremonti nei talk show, oppure da statisti, come Berlusconi in gita scolastica a Londra mentre l'ombra della Crisi incombe. Nessuno si aspetta che il Cavaliere, come un supereroe, salvi il mondo dai manager mai sazi di bonus e dai titoli tossici. Ma si può contare sul fatto che continuerà a fare «cucù», oppure le corna, agli altri capi di stato.

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Crisi, Draghi vede qualche luce (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 3 autore: di Giampiero Di Santo All'Ecofin il numero uno di Palazzo Koch meno pessimista del solito. Ma sempre prudente Crisi, Draghi vede qualche luce Il governatore: il deterioramento comincia a rallentare Più vicini, anzi meno lontani, sulla crisi e i suoi sviluppi. Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial stability forum appena trasformato in board, vede meno nero del solito sulla tempesta che minaccia di trasformare l'economia mondiale in un remake degli anni cinquanta e sessanta. Il numero uno di via Nazionale, ieri alla riunione praghese dei ministri economici e finanziari dell'Unione Europea insieme con il ministro dell'economia Giulio Tremonti, per la prima volta da molti mesi a questa parte ha lasciato filtrare un raggio di luce su un orizzonte che resta comunque plumbeo. «Ci sono i primi segnali che il deterioramento dell'economia rallenta», ha scandito con tono prudente il governatore. Pronto però a smorzare facili entusiasmi con una frase che la dice lunga sulla cautela del banchiere centrale, scottato da troppe polemiche su previsioni e dintorni. «Ci troviamo in una situazione in cui così attenti a cogliere i minimi segnali positivi, che bisogna evitare di scambiare una rondine per primavera», ha avvertito. E tanto per chiarire la portata dei problemi che i governo e le autorità monetarie si trovano a fronteggiare, ha aggiunto che questa crisi non solo è la più grave degli ultimi sessanta anni, ma anche la più imprevedibile, perché viaggia e si diffonde con strappi repentini e accelerazioni da dragster. «È una crisi unica per la velocità di diffusione senza precedenti, per la strettissima relazione tra economia finanziaria e economia reale e soprattutto per la sua sincronizzazione a livello globale», ha spiegato il governatore. Prudente, prudentissimo e poco incline a sbilanciarsi in pronostici, ma comunque fiducioso dopo il vertice del G20 di Londra che ha raggiunto accordi importanti sui paradisi fiscali, sulle munizioni anticrisi da affidare a un finalmente flessibile Fondo monetario internazionale e soprattutto sulle regole per restituire fiducia nei mercati. «È importante politicamente che si faccia luce sui paradisi fiscali e che i bilanci delle banche siano ispirati alla massima trasparenza», ha sottolineato il numero uno di Palazzo Koch nel ricordare le nuove regole sui bonus dei manager e il nuovo sistema di sanzioni messo a punto dal Financial stability forum. Draghi ha speso parecchie lodi nei confronti dei leader mondiali del G20, che si sono mostrati capaci di parlare con una sola voce e di adottare provvedimenti che hanno dimostrato la volontà di contrastare la crisi con ogni mezzo. E ha affermato che sull'applicazione della regole messe a punto dal trasformato Financial stability forum saranno le autorità di vigilanza nazionali a decidere. Mentre Tremonti ha invitato a rendere più stringenti i controlli nei confronti dei paradisi fiscali e a studiare a fondo il modo per evitare che siano «i paradisi legali a destabilizzare l'intero sistema». Il ministro dell'economia ha detto che il governo è pronto, se sarà necessario, ad aumentare lo sforzo finanziario per contrastare la recessione. Ma ha assicurato che non ce ne sarà bisogno, soprattutto perché dovrà essere l'Europa, con l'approvazione del piano Delors, a dare stimolo all'economia e a delineare le strategie di sviluppo industriale. Dopo il successo del G20, ha fatto capire Tremonti, è molto probabile che l'Ue batta ancora un colpo. Tanto più se si considera che, ha concluso, da Londra è arrivato il segnale atteso: la politica si è presa la sua rivincita sui tecnocrati.

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Draghi, la crisi sta rallentando (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Economia e Politica data: 04/04/2009 - pag: 9 autore: A Praga per l'Ecofin il governatore ammonisce: non interpretare una rondine come primavera Draghi, la crisi sta rallentando Tremonti: l'Ue si adegui ai criteri contabili degli Stati Uniti I primi segnali «mostrano un rallentamento nel deterioramento». Ma bisogna «stare molto attenti a non interpretare una rondine come primavera». Lo ha detto Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board e governatore della Banca d'Italia, a margine dell'Ecofin «informale» di due giorni che si è aperto ieri a Praga. All'indomani del vertice del G20 a Londra, ministri finanziari e banchieri centrali dell'Unione europea si sono infatti subito riuniti al lavoro.Il governatore di Bankitalia ha ricordato che «questa crisi è unica perché combina una velocità di diffusione senza precedenti, dimensioni senza precedenti e una interrelazione tra la finanza e l'economia reale», sottolineando inoltre come la singolarità di questa crisi risieda anche nel fatto che sia stata «sincronizzata globalmente». Per Draghi, inoltre, tutti gli istituti finanziari di importanza sistemica devono essere sottoposti a una qualche forma di supervisione, aggiungendo che il Financial Stability Board, che, secondo le decisioni prese dal G20 di Londra, sostituirà il Fsf, monitorerà tutti i regolatori finanziari, ma essi stessi devono restare indipendenti. Il numero uno di Via Nazionale ha poi sottolineato come sia «importante politicamente che si faccia luce sui paradisi fiscali: serve uno sforzo di trasparenza sui bilanci bancari». Da Praga il ministro dell'economia Giulio Tremonti ha detto che l'Unione europea dovrebbe modificare i suoi criteri contabili, sul modello di quanto fatto dagli Stati Uniti. «Se gli Usa hanno cambiato i criteri, perché noi dobbiamo fare i templari del mercato?», ha proseguito Tremonti, sottolineando come negli Stati Uniti il processo sia più semplice, in quanto deciso dal Congresso. «Basterebbe andare su Google e tirare giù il testo americano», ha suggerito il ministro, il quale ha poi ribadito che il governo italiano sta valutando se sono necessarie nuove misure anti-crisi, ma per il momento ritiene che non servano, assicurando che comunque non ci sarà uno sforamento del deficit. «Abbiamo cancellato molte voci del Cipe e della spesa pubblica e abbiamo finanziato 8-9 miliardi di ammortizzatori sociali», ha proseguito il ministro, «se ci fosse la necessità di ulteriori interventi lo stiamo valutando ma attualmente no». Nel bilancio, ha poi concluso Tremonti, «c'è un'enorme quantità di risorse. Non è il momento di fare il salto in alto, è il momento di fare il salto in lungo». Per il ministro «lo stimolo degli stimoli si chiama piano Delors», ossia un'azione collettiva a livello europeo che porti a una «emissione obbligazionaria europea e a un piano industriale europeo».Proprio ieri mattina Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo, aveva lanciato un nuovo allarme sulla situazione dell'economia dell'Eurozona, dichiarando che essa «non è buona» e che i problemi di finanza pubblica di Grecia e Irlanda hanno impatto su tutta l'area. Mentre il commissario europeo per gli affari economici, Joaquin Almunia, ha anticipato: nelle previsioni economiche che la Commissione europea si appresta a pubblicare il 4 maggio prossimo si prenderà atto del fatto «che i rischi al ribasso si stanno materializzando sulla crescita». Lo attestano i dati commercio estero e sulla produzione industriale «che continuano a essere molto deboli e in terreno negativo». «Ci sono serie preoccupazioni per la situazione dell'economia globale», ha proseguito Almunia, concludendo: «Solo i consumi privati stanno un po' migliorando grazie ai prezzi più bassi, ma la disoccupazione aumenta e il mercato del lavoro si sta sempre più deteriorando».Il numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet, ha a sua volta ribadito che i tassi di interesse della zona euro possono scendere ancora, ma non si può pensare che la Bce porti a zero il tasso di deposito, ora allo 0,25%.Governatori e ministri dell'Unione europea hanno comunque accolte con grande soddisfazione le decisioni prese dal G20. «Ora devono essere attuate il più rapidamente possibile», ha esortato Trichet, aggiungendo: «La rapidità è fondamentale e l'applicazione rigorosa è essenziale ora». Per Tremonti il G20 ha rappresentato «un ritorno dei politici e una caduta dei tecnocrati». Draghi ha invece dichiarato che le decisioni prese a Londra dal gruppo dei 20 dimostrano che esiste «una diagnosi comune tra i paesi e anche una indicazione di azione comune: ciò è molto importante». Aumento di capitale per la Bei. Il consiglio direttivo della Banca europea per gli investimenti (Bei) ha approvato con «effetto immediato» un aumento di capitale di 67 miliardi di euro che porta il totale a 232,4 miliardi. L'aumento di capitale sarà condotto attingendo alle riserve della Banca. L'operazione, in programma inizialmente nel 2010, è stata anticipata al 2009 «per consentire alla Bei di espandere il suo volume di finanziamenti come parte delle misure anticrisi adottate in risposta» alla contrazione economica.

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Gli Ias hanno il vocabolario Al via la conversione Xbrl (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 04/04/2009 - pag: 31 autore: di Andrea Fradeani Lo Iasb pubblica la tassonomia dei principi contabli internazionali Gli Ias hanno il vocabolario Al via la conversione Xbrl Da oggi è possibile codificare, nel nuovo linguaggio dei bilanci, anche i rendiconti redatti sulla base dei principi contabili internazionali. L'International accounting standards committee (Iasc) foundation ha infatti approvato il vocabolario dedicato alla conversione, in formato elettronico elaborabile, dei documenti contabili prodotti seguendo gli Ias/Ifrs, comprensivi di interpretazioni Sic/Ifric, emanati fino all'1 gennaio 2009.La tassonomia licenziata in versione finale, denominata Ifrs Taxonomy 2009 e disponibile sul sito http://www.iasb.org/xbrl, è in grado di tradurre in dati interattivi sia gli schemi quantitativi (situazione patrimoniale-finanziaria, conto economico complessivo, prospetto delle variazioni del netto e rendiconto finanziario) sia le note. Sono previsti, nello specifico, quasi 2.800 elementi in grado di rappresentare il complesso puzzle del bilancio (consolidato e individuale) redatto con gli standard londinesi.Si tratta di un passaggio importante della più ampia strategia Iasb, al pari dell'aggiornamento delle regole contabili, finalizzata a contrastare l'attuale crisi: l'immediata e sicura elaborabilità dei dati contabili è difatti un requisito chiave per la trasparenza dei mercati, condizione chiaramente invocata dal G20 di Londra per ripristinare la fiducia degli investitori verso gli operatori e le istituzioni finanziarie.La Ifrs Taxonomy 2009 influirà sicuramente anche sul processo d'adozione di Xbrl nel nostro paese: dalla fasi di prima applicazione obbligatoria, relativa ai rendiconti chiusi successivamente al 16 febbraio 2009, sono ancora escluse le società che applicano i principi contabili internazionali. Il dpcm «Brunetta/Scajola» ha infatti subordinato l'adozione della nuova tecnologia al rilascio, da parte di Xbrl Italia, di una specifica tassonomia: questa non potrà che essere composta aggregando al vocabolario della Iasc Foundation le estensioni, che emergeranno nel tavolo tecnico costituito in seno alla giurisdizione italiana, richieste dai regulator nazionali.Se l'Italia appare in pole position nel processo d'adozione di Xbrl, non altrettanto si può dire dell'Unione europea: non esiste ancora un indirizzo unitario in merito all'impiego obbligatorio del nuovo linguaggio.

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Paradisi fiscali politically correct (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 04/04/2009 - pag: 29 autore: di Gabriele Frontoni All'indomani degli elenchi dell'Ocse le proteste di Svizzera, Lussemburgo, Austria & co. Paradisi fiscali politically correct Fuori Macao, Hong Kong, Isole Vergini, Delaware e Nevada Macao e Hong Kong sfuggono alla mannaia dell'Oecd. Ma anche Isole Vergini, Delaware e Nevada sembrano essere stai graziati. Nel corso del vertice del G20 di Londra, il presidente cinese Hu Jintao ha preteso che i due paradisi fiscali presenti sul territorio cinese non venissero inserite all'interno delle tre liste (nera, bianca e grigia) stilate dall'Istituzione di Parigi per definire gli spartiacque tra buoni e cattivi. La conferma è arrivata dal portavoce del ministro degli esteri di Pechino, Qin Gang. «La Cina dà supporto effettivo agli sforzi della comunità internazionale per rafforzare i regolamenti finanziari, aumentare la lotta all'evasione fiscale e garantire una cooperazione internazionale per prevenire l'evasione fiscale», ha fatto sapere il ministro cinese. «Per queste ragioni non ha fondamento la proposta di inserire le amministrazioni speciali cinesi di Hong Kong e Macao all'interno della lista dei paradisi fiscali, ai quali il governo di Pechino ha sempre espresso una ferma opposizione». Se il potere economico della Cina è riuscito a fare da contrappeso alla ferma opposizione mostrata, in primis, dal presidente francese Nicolas Sarkozy, è andata peggio agli altri paesi minori che non sono riusciti a evitare di finire sul libro nero e grigio dell'Oecd. «Ritengo incomprensibile il trattamento riservato a certi paesi», ha masticato amaro il primo ministro del Lussemburgo e presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, limitandosi a dire che «certi stati degli Stati Uniti non figurano nella lista». Grande disappunto per essere finiti sulla lista grigia dei paradisi fiscali anche da parte della Svizzera. Il presidente della Confederazione e ministro delle finanze, Hans-Rudolf Merz, ha dichiarato di aver preso atto della decisione dell'Oecd, ma di deplorare il modo di procedere. «La Svizzera non è un paradiso fiscale, rispetta sempre i propri impegni e è disposta al dialogo», ha sottolineato Merz. «È alquanto sorprendente il fatto che la Svizzera in quanto membro fondatore dell'Oecd non sia stata coinvolta nelle discussioni sulla definizione delle liste. Soprattutto dopo che il 13 marzo scorso, il governo ha annunciato l'allentamento del segreto bancario». Ma per Berna la cosa non finisce qui. «La Svizzera si adopererà affinché anche altri paesi accrescano la trasparenza dei propri mercati finanziari, in particolare per quanto concerne gli strumenti che non sono stati presi in considerazione nell'elaborazione della lista Oecd». A margine dei lavori dell'Ecofin di Praga, è stato il ministro delle finanze francese, Christine Lagarde, a rispondere alle parole del presidente della Confederazione elvetica. «I ministri delle finanze del G20 inizieranno presto a studiare le sanzioni da applicare ai paradisi fiscali non cooperativi identificati dalla lista nera resa dell'Oecd», ha spiegato Lagarde. «Andranno elaborate sanzioni anche per gli istituti che intrattengono relazioni con centri finanziari considerati paradisi fiscali, come, per esempio, un forte aumento dei requisiti di capitale richiesti». «L'inclusione nella lista nera comporta problemi seri, dalle fatture alle bolle di accompagnamento, un accerchiamento da parte della finanza che comporta difficoltà reali a potere lavorare», ha ammesso il segretario di stato per le finanze della Repubblica di San Marino, Gabriele Gatti, auspicando una promozione del Titano nella lista bianca nel più breve tempo possibile. Più pragmatico l'approccio del governo del Liechtenstein. «Il nostro obiettivo è quello di non figurare più su quella lista. Abbiamo già intrapreso iniziative in questo senso, iniziando discussione bilaterali con la Germania e la Gran Bretagna. Il Liechtenstein è disposto a cooperare con altri Paesi, in particolare la Francia. Il segreto bancario non è stato instaurato per permettere frodi fiscali». Un commento stizzito alla decisione del G20 è arrivato invece da Montevideo. Il presidente della Banca centrale dell'Uruguay, Mario Bergara, ha negato che il suo paese, uno dei quattro inseriti nella black list dell'Oecd con Costa Rica, Malaysia e Filippine, sia un paradiso fiscale difendendo il segreto bancario e aggiungendo che l'annullamento dei conti cifrati può minare la stabilità del sistema bancario uruguayano. Diverso il parare del ministro delle finanze austriaco, Josef Proell, secondo cui la decisione dell'Oecd «è la prova che si è fatto un passo nella giusta direzione». Secondo Proell, tuttavia, il segreto bancario austriaco non verrà minacciato dalle decisioni del G20 aprendo un dibattito sull'effettiva concretezza delle misure adottate dai leader mondiali per dire basta una volta per tutte ai paradisi fiscali. Dal canto suo l'Austria si è detta soddisfatta di essere uscita dalla lista nera mentre il ministro delle finanze belga, Didier Reynders, non ha negato che non e' molto piacevole essere su una lista che contiene anche paradisi fiscali, ma ha precisato che una volta firmati gli accordi in materia di scambio di informazioni il suo paese ne uscirà. Sollievo anche per Andorra, in passato sulla lista nera, dopo che il governo del Principato pirenaico si è impegnato a eliminare il segreto bancario entro il prossimo 15 novembre. Per l'Italia, Giulio Tremonti ministro dell'economia ha osservato che la lista nera dei paradisi fiscali dell'Ocse è solo un primo passo, poiché «i criteri di identificazione usati dall'organizzazione sono ancora da vedere». Nel corso della conferenza stampa a margine della riunione dell'Ecofin, il ministro ha ribadito la differenza tra paradisi fiscali e paradisi legali. Anche se si parla più dei primi, sono questi ultimi ad essere più pericolosi, poiché «spiazzano quelli fiscali, ma destabilizzano quelli legali». «È limitativo parlare solo di quelli fiscali, poiché l'instabilità maggiore viene da quelli legali».

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Rbs dice no ai compensi dei manager (sezione: G20)

( da "Italia Oggi" del 04-04-2009)

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ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 04/04/2009 - pag: 40 autore: assemblea Rbs dice no ai compensi dei manager L'assemblea di Royal bank of Scotland ha bocciato il programma di remunerazioni dei dirigenti della banca, salvata dal fallimento grazie all'intervento dello stato, che ne è ora il principale azionista. Il voto non è vincolante, ma è una chiara espressione della rabbia per la pensione da un milione di dollari all'anno concessa all'ex a.d. di Rbs, Fred Goodwin, sotto la cui gestione la banca britannica si lanciò nelle operazioni sui derivati che l'hanno portata al collasso. Ad avere votato contro il documento è stato il 90,42% degli azionisti, riuniti a Edimburgo. Nel suo discorso all'assemblea, il presidente di Rbs, Philip Hampton, ha chiesto che sia messa fine alla «pubblica fustigazione» per gli errori commessi dalla società in passato. Hampton ha però criticato l'acquisizione dell'olandese Abn Amro decisa da Goodwin e ha sottolineato che «alcune pratiche che erano accettabili ai tempi del boom non possono esserlo ora, se mai lo sono state», riferendosi alla sponsorizzazione di un team di Formula Uno e all'ordine, poi cancellato, di un jet aziendale. Rbs, un pò come l'americana Aig, è diventata uno dei simboli della crisi finanziaria, attirandosi la rabbia dell'opinione pubblica. Durante le manifestazioni contro il G20, i vetri degli uffici dell'istituto sono stati sfondati dai manifestanti.Hampton ha cercato di placare gli azionisti annunciando un programma di consistenti tagli alle spese e la promessa di tornare a distribuire dividendi «il prima possibile». Royal bank of Scotland ha chiuso il 2008 con la perdita più elevata mai registrata da qualunque gruppo della Gran Bretagna: una voragine da 24,1 miliardi di sterline. I costi scenderanno di 2,5 miliardi di sterline l'anno, con ulteriori tagli all'organico non ancora quantificati. In Gran Bretagna sono già state licenziate 2.700 persone. Intanto Hampton ha confermato la propria fiducia nel responsabile finanziario del gruppo, Guy Whittaker.

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Quattro liste in cerca di accordi (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 2 autore: Quattro liste in cerca di accordi Alla classificazione degli Stati dovranno seguire intese bilaterali sulla trasparenza Carlo Galli Riparte dal G-20 di Londra l'opera di contrasto ai paradisi fiscali e finanziari. Il summit segna infatti un importante momento di convergenza, sul piano politico e sul piano tecnico. Sul piano politico, è stata finalmente raggiunta un'intesa sui criteri per individuare Stati e territori «non cooperativi». Il confronto ha riscaldato le ore precedenti alla chiusura del vertice, in cui i rappresentanti dei vari Paesi hanno cercato di difendere le rispettive aree di influenza. Alla fine, l'accordo politico è stato reso più agevole affidando la pubblicazione della lista alla terzietà dell'Ocse. Sotto il profilo tecnico,l'accordo ha accomunato la censura nei confronti: –sia dei paradisi fiscali veri e propri (vale a dire Stati e territori con fiscalità modesta o assentee una regolamentazione in materia di istituzioni finanziarie altrettanto blanda); –sia dei paradisi finanziari,caratterizzati innanzitutto dall'assenza di trasparenza dovuta al segreto bancario ( Come Austria, Svizzera, Lussemburgo e Belgio). Se, infatti, i primi sono stati molto utilizzati nella strutturazione di complesse architetture finanziarie (prime tra tutti, gli hedge fund), i secondi si prestano principalmente a occultare fondi di non residenti, consentendo loro di sottrarsi alle pretese, non solo fiscali, dei Paesi di appartenenza. La crisi finanziaria mondiale ha colmato le distanze, accomunando le due categorie nella censura dei Paesi industrializzati. Il comunicato conclusivo del vertice sancisce così l'impegno politico per la protezione del gettito dei Paesi partecipanti e per la fine del segreto bancario. I punti di partenza La convergenza nell'individuazione dei criteri e nella conseguente compilazione delle liste parte dal 1998, con il primo rapporto Ocse in materia di concorrenza fiscale dannosa ( Harmful Tax Competition. An Emerging Global Issue). Fin dalle origini, obiettivo principale dell'organizzazione è stato lo scambio di informazioni, nel presupposto che la concorrenza fiscale dovesse essere frenata, ma che fosse necessaria la piena trasparenza per consentire ai Paesi di origine dei capitali di applicare le rispettive norme di contrasto a elusione ed evasione fiscale. Si considerava quindi «dannoso» non tanto il regime fiscale particolarmente favorevole in termini di aliquota, ma quello finalizzato ad attrarre capitali esteri offrendo in cambio la segretezza necessaria per sottrarsi al Fisco dei propri Paesi di origine. L'Ocse ha quindi puntato sulla negoziazione con gli Stati dai regimi in origine considerati «dannosi » perché poco trasparenti, per ottenerne un impegno politico a introdurre la necessaria permeabilità (in primo luogo, per scambio di informazioni). A una prima fase, in cui l'opera di pressione politica ha registrato un buon numero di Paesi impegnati a introdurre norme di maggiore trasparenza e a cooperare con i Paesi industrializzati – la lista finale dei Paesi non cooperativi comprendeva soltanto Andorra, Liechtenstein e Principato di Monaco è seguita una fase di relativo stallo. L'attività di contrasto ha conosciuto nuovo impulso a seguito della crisi finanziaria mondiale, che ha indebolito la posizione dei paradisi fiscali più trasparenti ma utilizzati nelle operazioni finanziarie internazionali e sui quali l'azione di Stati Uniti e Regno Unito non era mai stata particolarmente incisiva. Negli ultimi mesi, invece, negli Usa sono stati presentati tre progetti di legge sul contrasto ai paradisi fiscali, mentre il Regno Unito ha avviato un dibattito parlamentare sul pregiudizio erariale ascrivibile alle Dipendenze della Corona (segnatamente le Isole Britanniche). I risultati Si è arrivati così, da giovedì sera, alla compilazione di una lista in quattro parti, in cui i Paesi sono stati classificati in funzione della loro adesione agli standard internazionali sullo di scambio di informazioni in materia fiscale. Lo standard elaborato dall'Ocse con l'ausilio di Stati terzi e approvato dal Consiglio dei ministri finanziari del G20 e dal Comitato Onu di esperti in materia di Cooperazione fiscale internazionale, prevede che le informazioni siano sempre scambiate su richiesta, senza poter invocare il segreto bancario o altro interesse di natura fiscale del Paese a cui le informazioni sono richieste. Fanno parte della lista di Stati conformi allo standard i maggiori Paesi industrializzati, ma anche Stati normalmente considerati paradisi fiscali, come Jersey, Guernsey, l'Isola di Man o gli Emirati Arabi Uniti. Nella prima lista «grigia» vi sono i paradisi fiscali che si sono impegnati politicamente ad adottare gli standard di trasparenza e che in molti casi hanno già sottoscritto accordi bilaterali ( evidenziati nel grafico). La seconda lista «grigia» elenca gli Stati che non sono considerati paradisi fiscali a livello internazionale ma che non hanno ancora attuato gli standard internazionali di trasparenza. Fanno parte di questo gruppo anche Austria, Belgio e Lussemburgo, che però, al pari della Svizzera, avrebbero già iniziato le negoziazioni con i propri partner pattizi per attuare un pieno scambio di informazioni. La lista nera, con soli quattro Paesi, è stata oggetto di varie modifiche nel pomeriggio di giovedì, fino a raggingere l'assetto attuale. Una nuova lista sarà prodotta a giugno, probabilmente per il G8 della Maddalena, per verificare se l'impegno politico a una maggiore trasparenza avrà trovato una prima attuazione. Prima di allora, si attendono novità anche dal nuovo meeting franco tedesco. Stallo italiano Il summit londinese non ha effetti immediati per l'Italia, che non ha concluso alcun accordo per lo scambio di informazioni con paradisi fiscali. Le black list previste dal nostro ordinamento differiscono significativamente da quelle Ocse. Se a livello internazionale la piena censura ha colpito solo i quattro Stati presenti nella lista nera, le black list del nostro ordinamento elencano quasi tutti i Paesi presenti nella lista «grigia» dei paradisi fiscali, nonché vari Stati presenti con l'Italia nella lista «bianca» (Barbados, Guernsey, Jersey e Isola di Man). Questa distanza dagli standard internazionali potrà essere colmata con la redazione delle liste previste dal nuovo articolo 168-bis del Testo Unico, che identificheranno i Paesi e i territori che consentono adeguato scambio di informazioni. è invece del tutto superato a livello internazionale il riferimento al livello di tassazione, ancora previsto in Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROMA Il ritorno della politica è per Giulio Tremonti il risultato più importa... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

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Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi ROMA «Il ritorno della politica» è per Giulio Tremonti il risultato più importante del G20 di Londra. I ministri finanziari europei e i governatori delle banche centrali dell'Ue si sono ritrovati a Praga per fare un bilancio operativo della riunione londinese. A tirare le somme il superministro dell'Economia: «Si è rotto il monopolio tecnocratico di una volta». Cauto il Governatore della Banca d'Italia, presente anche lui al summit: «Ci sono i primi segnali di rallentamento della caduta».

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PRAGA - Il ritorno della politica è per Giulio Tremonti il risultato pi... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi dal nostro inviato MARCO CONTI PRAGA - «Il ritorno della politica» è per Giulio Tremonti il risultato più importante del G20 di Londra». I ministri finanziari europei e i governatori delle banche centrali dell'Ue, si sono ritrovati ieri e oggi a Praga per fare un bilancio operativo della riunione londinese. A tirare le somme cercando di individuare una strategia, provvede in serata il ministro dell'Economia italiano che parteciperà oggi all'Ecofin insieme al governatore di Bankitalia, nonchè presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi. Il ruolo centrale dei capi di Stato e di governo il superministro dell'Economia lo aveva sottolineato anche il giorno precedente, ma ora spiega che dopo Londra «si è rotto il monopolio tecnocratico di una volta. Non c'è più il dominio della finanza». Non solo però il ritorno della politica, ma anche di una politica coordinata tra i governi. Perchè - sostiene il ministro - «fino ad un anno fa i governi agivano ognuno per conto proprio», poi c'è stato il G20 di Washington dal quale «è uscito un piano di azione coordinato», ed infine Londra dove per il ministro «i Paesi decidono non solo di fare la stessa cosa, ma fanno questa cosa in comune». Al vertice di Praga si respira un'aria di seppur cauto ottimismo dovuto forse anche alla consapevolezza di aver messo in campo una mole di interventi e di risorse che in buona parte devono ancora produrre effetto. La prova però che il ritorno della politica c'è stata veramente si avrà oggi quando si affronterà di nuovo il tema delle regole contabili. La decisione americana di rivedere in maniera più flessibile, vista la situazione, il "mark to market", (ovvero la valutazione a valori presunti di mercato di attività finanziarie che non vengono trattate su mercati regolamentati), per Tremonti obbliga l'Europa ad «una scelta rapida» per non rischiare di svantaggiare le banche europee. L'Italia spinge per allineare l'Europa alle decisioni americane che permetterebbero alle società di rivedere più facilmente i valori di asset in determinati cicli economici. «È una riforma a costo zero che l'Europa potrebbe copiare scaricando semplicemente il testo da Google - sostiene Tremonti - ma «da noi ci sono meccanismi più complessi» rispetto alla rapidità decisionale del governo americano. Tremonti chiede all'Europa di battere un colpo dopo l'inedito asse cino-americano emerso a Londra quando si è affrontato il tema dei paradisi fiscali. Su questo argomento Tremonti si muove in maniera cauta. Spiega che ciò che si è fatto al G20 è solo un punto di inizio anche perchè «i criteri di identificazione usati dall'organizzazione sono ancora da vedere». Ovviamente non l'hanno presa bene i paesi europei inclusi nella «lista grigia» dei paradisi fiscali stilata dall'Ocse (Lussemburgo, l'Austria e Belgio). Tutti e tre protestano per il trattamento riservato agli Stati Uniti che consentono una legislazione molto permissiva negli stati del Delaware, Wyoming e Nevada. Critico, anche se annuncia impegni per uscire dalla lista grigia, il presidente dell'Eurogruppo, e primo ministro del Lussembrugo Claude Juncker che, nello scomodo doppio ruolo, non trova sostegni da tedeschi e francesi. Per Tremonti però la fine «del segreto bancario è simbolo del nuovo mondo» e il ritorno della politica si sancirebbe anche con un «nuovo piano Delors con emissioni obbligazionarie europee e piani industriali comuni». Dati e percentuali che istituti di ricerca sfornano in continuazione, sono per il ministro, poco indicativi e in qualche caso «contraddittori». Ciò che ora temono i governi è l'onda occupazionale, con il rischio che molte delle misure messe in atto non arrivino in tempo per evitare la chiusura delle fabbriche. Vista la situazione del nostro bilancio pubblico, Tremonti sottolinea come «la nostra politica è quella di spostare le risorse dal resto verso il sociale, dando priorità alla coesione sociale». Infine aggiunge: «Se ci fosse la necessità di ulteriori interventi li stiamo studiando, ma per ora non mi pare ce ne sia bisogno».

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gli economisti si dividono sul g20 "misure reali". "no, è scenografia" - giorgio lonardi (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

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Pagina 21 - Economia Cernobbio, primo bilancio sul summit. Roubini: ora la finanza è regolata. Roach: gli Usa sprecano Gli economisti si dividono sul G20 "Misure reali". "No, è scenografia" GIORGIO LONARDI DAL NOSTRO INVIATO CERNOBBIO - Economisti divisi qui a Cernobbio sui risultati del G20. Al Workshop Finanza di Ambrosetti emerge il contrasto fra lo scetticismo di Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia («al G20 darei un 10 per gli sforzi e la scenografia e un 6 scarso per le decisioni»), e l´ottimismo di Jacob Frenkel, vice presidente di Aig: «Il 50% della sfida per risolvere i problemi è identificarli e a Londra ci siano riusciti. Ed è positivo l´accordo tra i capi di Stato». Mentre Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa San Paolo, sottolinea come «il G20 sia stato un vero successo perché tiene più in conto l´equilibrio del mondo». In effetti quello fra Roach e Frenkel è apparso come un vero e proprio duello verbale. «So che chi mi sta accanto non condividerà le mie parole», ha esordito Roach riferendosi a Frenkel, «ma il G20 è stato di molte parole e di poca sostanza: oggi il problema principale per il mondo sono gli squilibri globali destabilizzanti tra nazioni che risparmiano troppo poco, come gli Usa, e Paesi che risparmiano troppo come la Cina». Ecco perché, secondo Roach, il G20 conta poco, al contrario del G2 formato da Usa e Cina, cioè «dal maggiore consumatore e dal maggiore produttore del mondo». Il giudizio di Roach non è piaciuto a Norbert Walter, capo economista di Deutsche Bank per cui «il vero G2 è quello formato da Usa ed Europa in materia di definizione delle regole». Poi Walter ha aggiunto: «Se c´è un modo di ripensare le regole globali, Usa e Ue sono i primi che possono definire standard validi nel tempo». Mentre Frenkel ha rifiutato l´idea di un G20 «come una partita di calcio in cui qualcuno vince e qualcun altro perde. Siamo come passeggeri di un stesso aereo e dobbiamo essere contenti che i piloti vedano le cose nello stesso modo». Quanto a Nouriel Roubini, professore di Economia alla Stern School of Business della New York University, uno dei pochissimi economisti ad aver previsto lo tsunami che avrebbe travolto i mercati finanziari, osserva che «nel suo insieme il G20 è stato positivo e ha avuto successo, c´è stato un ampio accordo su una nutrita gamma di questioni, ma non è la soluzione di tutto». Secondo Roubini «è stato positivo l´impegno del G20 sull´aumento dei finanziamenti all´Fmi», così come il sostegno al commercio internazionale e la regolamentazione del sistema finanziario. Sul trattamento degli asset tossici, invece, «i problemi di ogni Paese verranno risolti dalle Autorità nazionali. Non è possibile un piano globale al riguardo». Riguardo ai piani di stimolo fiscale elaborati dai vari Paesi per contrastare la crisi, Roubini non ha dubbi: «Sono misure di breve termine». E ha sostenuto che nel medio termine si dovrà fare affidamento sulla domanda interna da parte del settore privato. E l´Italia? Per Roubini qui da noi «la recessione non sarà né peggiore né migliore rispetto agli altri Paesi dell´Eurozona. L´Italia ha un sistema finanziario sano, ben sorvegliato dalla Banca d´Italia. I problemi in Italia sono più che altro strutturali».

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LONDRA - Buckingham Palace ha smorzato i clamori intorno alla reazione della Regina, dopo che il pre... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi LONDRA - Buckingham Palace ha smorzato i clamori intorno alla reazione della Regina, dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si era rivolto a voce alta a Barack Obama durante la foto di gruppo con i leader mondiali del G20, affermando che «non vi è stata alcuna gaffe nè alcuna offesa». Un portavoce ha dichiarato che il ricevimento al quale ha presenziato la sovrana britannica è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale». «Non c'è stata alcuna gaffe nè alcuna offesa», ha aggiunto.

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dal nostro inviato CERNOBBIO Il pacchetto di misure varato dal G20 al vertic... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi dal nostro inviato CERNOBBIO Il pacchetto di misure varato dal G20 al vertice di Londra è idoneo a fronteggiare la crisi ma la novità più interessante arriva dai cambiamenti del Fondo monetario internazionale. Forse stiamo andando verso un nuovo ordine mondiale? «Lo spero, speriamo tutti che Gordon Brown abbia ragione». Jin O'Neill, capo economista di Goldman Sachs tira le somme con Il Messaggero sull'accordo di due giorni fa a Londra e spiega le prospettive future. Gordon Brown ha detto che il G20 segnerà un nuovo ordine mondiale è d'accordo? «Lo spero, non so se lo farà ma io ho inventato la sigla Brix Brasile, Russia, India e Cina, i nuovi Paesi emergenti perciò penso che il G20 invece dei G7 o dei G8 sia già un grande risultato. Spero che Gordon Brown abbia ragione». Allora i vertici del G7 o i G8 sono ormai superati? «Mi sembrano un totale spreco di tempo, prima o poi per quello che riguarda gli scambi tra i Paesi e la bilancia dei pagamenti si potrebbe creare un G4, formato da Cina, Giappone, Usa e Unione Europea». Si può parlare di una nuova Bretton Woods, coma ha detto Sarkozy? «No, perché a Bretton Woods si discusse di un nuovo sistema di tassi di cambio, nel vertice di Londra non se ne è parlato». L'Europa voleva più regole e meno soldi, gli Usa il contrario: il compromesso finale ha premiato entrambi, a questo punto cosa si aspetta dalle prossime riunione dei G20? «Non sappiamo se ce ne saranno altre e sarebbe interessante saperlo, sarebbe un segnale che i G20 stanno sostituendo i G8 inutili, ho sentito dire che potrebbe esserci un'altra riunione in settembre a New York, ma sono solo voci». Dal dibattito della prima giornata del Workshop Ambrosetti è emerso che lo stanziamento di quasi sei mila miliardi di dollari di liquidità possa creare presto la necessità di una exit strategy, cioè la necessità di una via di uscita per scongiurare l'inflazione? «Alla fine giungeremo ad una exit strategy ma solo quando la situazione sarà migliorata, il mondo andrà meglio. Se si innescasse un nuovo trend inflattivo sarebbe un bel problema se fosse reale, tutti si preoccupano dell'inflazione ma il vero rischio è la deflazione». Perché? «Perché c'è il declino sociale della produzione ovunque nel mondo». Le misure di ieri sono efficaci per aggredire la crisi? «Sono iniziative interessanti, ma in realtà non così importanti come è invece il cambiamento del Fondo monetario, come i finanziamenti per 500 miliardi di dollari, come l'accordo su una diversa struttura proprietaria da qui a due anni e la stessa leadership che sarà basata sulla meritocrazia». r.dim.

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ROMA - Sono misure importanti, forse per la prima volta si sono assunte decisioni collettive, ... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi ROMA - «Sono misure importanti, forse per la prima volta si sono assunte decisioni collettive, non solo degli impegni di coordinamento». Giorgio Napolitano è soddisfatto per i risultati del G20 londinese. Risponde alle domande dei giornalisti nella tenuta di Castelporziano. Tra le «decisioni comuni» egli elogia soprattutto «quelle relative al finanziamento del Fondo monetario internazionale». Un massiccio stanziamento che triplica le risorse a disposizione del Fondo portandole a 750 miliardi di dollari. Ma quel che Napolitano apprezza di più è la concretezza e la coesione emerse tra le le varie "anime" del G20. Spiega infatti: «C'è stata una confluenza molto importante tra Paesi nuovi ed emergenti, economie che ancora crescono anche se meno di prima ed economie storicamente consolidate che sono in crisi». E soggiunge: «E' stato un evento rilevante. Poi vedremo gli sviluppi successivi».

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-dal nostro inviato CERNOBBIO - Il vertice fra i Grandi del Pianeta ha centrato un ob... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi ROSARIO DIMITO-dal nostro inviato CERNOBBIO - Il vertice fra i Grandi del Pianeta ha centrato un obiettivo: dimostrare che c'è la volontà comune di affrontare la crisi. Anche se molta strada resta da fare. Parola di Stephen S. Roach, presidente di Morgan Stanley Asia, per 25 anni capo economista che a latere del 20° Workshop Ambrosetti, commenta con Il Messaggero i risultati del G2-20. I Capi della Terra hanno approvato misure per fronteggiare la crisi. Secondo lei sono sufficienti? «Non ci sono neppure arrivati vicino. Il grosso problema che continua ad affliggere le economie mondiali sono gli squilibri che esistono tra paesi che non risparmiano come gli Usa e quelli che risparmiano in eccesso come Giappone Germania e Cina. E nel comunicato finale del vertice non si fa menzione di come si intenda affrontare questo squilibrio». Il G-20 si è aperto con Obama insieme a Brown e giapponesi che volevano piani di stimolo, l'Europa invece che chiedeva più regole: chi ha vinto? «Nel comunicato finale si fa riferimento sia agli stimoli fiscali che alla necessità di più regole. E' importante notare che non siano stati fatti passi in avanti, perchè gli stimoli fiscali erano stati annunciati in passato. Quindi le richieste Usa sono più mirate a sostenere la domanda che ad altro. Anche sulla richiesta di maggiori regole non si sono fatti progressi: si è parlato dei paradisi fiscali che non hanno nulla a che vedere con la crisi che stiamo vivendo. Il documento finale è un compromesso». Ma il G-20 è in grado di migliorare le aspettative? La crisi è di fiducia: le misure approvate possono ristabilire la fiducia? «E' una delle aree in cui penso che sforzi come il G20 possano avere un impatto costruttivo. Il fatto che 20 leader mondiali che rappresentano l'85% del pil mondiale si siano seduti allo stesso tavolo e abbiamo mostrato volontà di trovare soluzioni congiunte ai problemi dell'economia mondiale è un segnale importante. Non sono stati fatti progressi, ma si sono fatti vedere e impegnati a incontrarsi nuovamente fra sei mesi. Se non altro il fatto di essersi riuniti dimostra che c'è la volontà di affrontare la crisi». Il taglio dei tassi serve a ristabilire un clima positivo? «Avrà un impatto limitato perchè l'indebolimento della domanda aggregata non è dovuto a tassi troppo elevati ma alla riduzione dell'indebitamento». Dal suo osservatorio l'Asia va meglio o peggio dell'Europa e degli Usa, visto che è export-dipendente dall'Occidente? «Non c'è dubbio che l'Asia vada meglio. Ma poichè l'economia dipende dalle esportazioni e considerato che gli Usa sono il paese più grande consumatore è ovvio che una riduzione dei consumi degli Usa avrà un impatto duraturo anche sulla crescita economica asiatica». Le banche d'affari sono state corresponsabili dello sviluppo della bolla speculativa: come dovranno cambiare per diventare più responsabili? «Stanno rivedendo le loro politiche di gestione del rischio, di retribuzione del management. Dovranno adottare adeguamenti dolorosi ma inevitabili. Nel sistema finanziario ci sono altri attori che hanno compiuto terribili errori come i legislatori, le agenzie di rating e le banche centrali: anche loro dovranno cambiare».

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Tremonti: la politica detta le nuove regole (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi La crisi/Per il ministro dell'Economia il bilancio del G20 è positivo: finito il dominio della tecno-finanza Tremonti: la politica detta le nuove regole Cauto ottimismo di Draghi: primi segnali di rallentamento della caduta

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paradisi fiscali, scomparsi 11 mila miliardi - elena polidori (sezione: G20)

( da "Repubblica, La" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Pagina 22 - Economia Paradisi fiscali, scomparsi 11 mila miliardi Svizzera e Lussemburgo irritati. E "Mister euro" si ritrova isolato in Europa Juncker contro le liste preparate dall´Ocse: "Una scelta incomprensibile" ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - I Grandi dicono basta ai paradisi fiscali ma i paesi europei inclusi nell´elenco protestano. «Una scelta incomprensibile», si sfoga Jean Claude Juncker, presidente lussemburghese dell´Eurogruppo, una delle nazioni che compaiono nella lista dei cattivi stilata dall´Ocse. Ma Juncker si ritrova isolato nel club dei ministri Ue, riuniti da ieri a Praga. I suoi colleghi sono tutti d´accordo con le decisioni prese dal G20 a Londra. Di più: la francese Christine Lagarde annuncia "sanzioni" per chi non collabora. E Angel Gurria, responsabile dell´Ocse, l´organismo che ha materialmente stilato le liste, ringrazia il G20: «Ci ha fatto fare in materia più progressi in quindici giorni che negli ultimi quindici anni». Nei suoi calcoli, intorno ai paradisi fiscali c´è un giro d´affari di oltre 11 mila miliardi di dollari, il doppio di quel che i governi mondiali stanzieranno nei prossimi due anni per uscire dalla recessione. In realtà le liste sono tre: la "nera", sulle nazioni irriducibili in termini di collaborazione e trasparenza sulle questioni fiscali e bancarie. Vi fanno parte Costa Rica, Malesia, Filippine e Uruguay. La "grigia", con i paesi che promettono di collaborare. Sono 38 e tra questi ci sono il Lussemburgo, la Svizzera, Austria, Svizzera, Belgio, Liechtenstein, Andorra, Monaco, Bermude e Cayman. La "bianca", con dentro i paesi che mantengono le promesse. Gurria è fiducioso che gli irriducibili «cambieranno atteggiamento nei prossimi giorni». L´Austria si dichiara soddisfatta per essere sfuggita dal blocco dei neri, pur essendo finita nella lista grigia. Il governo «metterà in atto senza ritardi» gli impegni già presi per allentare il segreto bancario. Sollievo anche per Andorra, che in passato era nel raggruppamento peggiore e ora si è impegnata ad eliminare entro novembre il segreto bancario. E per Monaco, che ora spera di uscire pure dalla lista grigia, dopo essere passato per la nera. Ma la Svizzera protesta, il Belgio è deluso, San Marino promette di adeguarsi. Insomma, un contrastato coro di reazioni. «E´ importante che si faccia luce sui paradisi fiscali», commenta Mario Draghi. E Tremonti mette in evidenza che bisogna parlare di paradisi fiscali e anche legali: «I primi ti spiazzano, i secondi di destabilizzano». A suo avviso quelli usati dall´Ocse sono un "punto d´inizio" ed questa è una materia "da trattare ancora".

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Crisi, Tremonti: al G20 il ritorno della politica (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi Crisi, Tremonti: al G20 il ritorno della politica «Non c'è più il dominio della finanza. L'Europa si adegui alle nuove norme contabili Usa»

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A Milano i giovani imprenditori Ue (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-04 - pag: 18 autore: Guidi sui segnali di ripresa: «Non è ancora vera inversione di tendenza» A Milano i giovani imprenditori Ue MILANO Ruling Europe towards a new model. Europa dei popoli, Europa federale, Europa debole sul nuovo scacchiere geopolitico, Europa ancora e sempre ostaggio degli stati nazione. Per giunta in un teatro di crisi globale come non se ne vedevano dal '29. è partito da questo stimolo il convegno organizzato tra i giovani imprenditori europei, promosso dallo Yes, la confederazione europea che raggruppa circa 40mila giovani che fanno impresa nel continente. Per cominciare anche solo ad immaginare un nuovo modello oltre la crisi, bisognerebbe però mettere le imprese nelle condizioni di poter competere. Mentre «pensare di poterlo fare con tassi di interesse che sono altrove alla zero mentre da noi sono all'1,25% è quantomeno bizzarro », spiega Federica Guidi, presidente dei giovani industriali di Confindustria, riferendosi al mini taglio attuato l'altro ieri dalla Bce. «Un intervento insufficiente». Tanto più nel momento in cui bisogna mettere benzina nel motore perché «la caduta verticale della crisi sembra essersi arrestata e questo è un segnale che fa ben sperare anche se - sottolinea - non si può ancora parlare di inversione di tendenza». Nel corso del convegno, non a caso, si sono levate voci critiche sull'incapacità dell'Ue di gestire l'attuale crisi. «Gli stati nazionali la fanno da padrone - ha osservato il presidente dei giovani industriali lombardi, Marco Campanari - mentre l'Europa non ha una voce unica ». «Più che aiuti economici ai giovani imprenditori europei servono segnali politici forti», ha invece spiegato il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani. Secondo il commissario Ue, che ha comunque ricordato come Bruxelles abbia innalzato il tetto di aiuti di stato consentiti alle imprese da 100 a 500 mila euro, «le istituzioni devono soprattutto essere al fianco delle imprese, la vera ossatura dell'Ue,perché in Europa siamo tutti sulla stessa barca in mezzo ad una tempesta.L'Europa però- conclude- è in grado di portare questa barca in porto». Poi, a seguire, la tavola rotonda. Per l'onorevole del Pd, Matteo Colannino «l'Europa in questa crisi si sta mostrando debole e disunita». Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, non esiste che «metà del budget Ue se ne vada per sussidiare la Pac». Per Daniela Santanchè «ci vuole più Italia in Europa ». Per il deputato leghista Marco Reguzzoni «bisogna superare l'Europa degli stati nazione per arrivare veramente all'Europa dei popoli. Meno scelte calate dall'alto ma più partecipate». Infine per Daniela Melchiorre dei Liberal democratici «Il governo va nella direzione opposta alle decisioni prese in questi giorni al G20, in tema di investimenti in tecnologie "sostenibili"». M.Alf. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Draghi: spiragli dall'economia (sezione: G20)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 7 autore: Draghi: spiragli dall'economia Tremonti invita l'Europa a seguire gli Stati Uniti sulle norme contabili Enrico Brivio Dino Pesole PRAGA. Dai nostri inviati Una crisi profonda e complessa, che sta attanagliando tutto il mondo, ma che nel suo processo di deterioramento sta ora mostrando qualche segnale di rallentamento. Non vuole «fare profezie», ma apre spiragli di speranza sul futuro della congiuntura mondiale il Governatore Mario Draghi, parlando a margine dell'Ecofin informale di Praga nella sua veste di presidente di un Financial Stability Board dai poteri appena rafforzati dal G-20. Draghi ha avvertito che l'attuale recessione è unica in quanto «combina una velocità di diffusione e una dimensione senza precedenti», esibisce una interrelazione molto articolata tra finanza ed economia reale ed «è sincronizzata globalmente, in quanto qualche mese fa non c'era un Paese che andava bene». Per Draghi si tratta di componenti da tenere tutte sott'occhio.«Ci sono ora segnali positivi sui mercati finanziari e sul mercato immobiliare negli Stati Uniti, anche se bisogna stare attenti - ha messo in guardia il Governatore - a non interpretare una rondine per primavera, perché sono segnali semplicemente di un rallentamento nel deterioramento». Anche per il presidente dell'Eurogruppo. Jean-Claude Juncker, in una situazione congiunturale «non buona, ci sono segnali incoraggianti ma non numerosi », mentre il commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia ha avvertito che Bruxelles il 4 maggio rivedrà al ribasso le stime economiche in quanto «i dati sul commercio estero e sulla produzione industriale continuano a essere molto deboli e in terreno negativo». Il presidente della Bce, JeanClaude Trichet, non ha escluso nuovi cali dei tassi, ma ha espresso fiducia che le decisioni prese dal G20 «siano quello che serve per ristabilire la fiducia, l'importante è ora metterle in pratica rapidamente». A incrinare il clima di convergenza internazionale anticrisiè però esplosa una nuova frattura transatlantica sugli standard contabili. La decisione delle autorità americane del Fasb, su pressione del Congresso, di rendere più flessibile la valutazione degli asset tossici (con più margini discrezionali per le banche nel marktomarket), ha allarmato i ministri Ue in quanto rischia di creare un grande squilibrio competitivo. Lo Iasb, che fissa gli standard europei, ha tempi più lunghi e ha iniziato una consultazione che potrebbe impiegare mesi. «Se aspettiamo lo Iasb ha detto il ministro tedesco delle Finanze, Peer SteinbrÜck nel lungo periodo saremo tutti morti, economicamente». Anche Giulio Tremonti ha insistito sul fatto che l'Europa deve allinearsi al piano di allentamento delle regole contabili approvato negli Usa. «Il macchinismo politico dell'Europa - ha spiegato - è lento rispetto alla capacità decisionale degli Stati Uniti ». Secondo il ministro si deve fare in fretta. «Non possiamo fare i templari del mercato - ha concluso quando il tempio del mercati ha cambiato i criteri». L'analisi del ministro dell'Economia è però accompagnata dalla constatazione che in altri tempi il travolgente incedere degli eventi che dai mercati si è trasferito all'economia reale avrebbe provocato scontri, enormi tensioni sociali se non addirittura guerre. Al contrario alla globalizzazione si può attribuire gran parte della crisi ma occorre riconoscerle il merito di aver assicurato «un alto grado di pace civile e politica». Per Tremonti, la lunga sequenza di vertici internazionali dallo scorso autunno in poi è il chiaro segno del ritorno in grande stile della politica, ed è questo il fattore decisivo che ha impedito finora che la crisi degenerasse in «scontri e disagi sociali». Un lento, ma significativo progresso che dal G-20 di Washington fino al meeting di Londra ha consentito di passare dai piani di azioni «coordinati» a quelli «collettivi »: «Fino ad un anno fa, i governi agivano ognuno per conto proprio ». Ora i Paesi mettono in campo misure nazionali «che diventano interdipendenti. Decidono di fare la stessa cosa, ma fanno questa cosa in comune. è il principio di una governance mondiale». All'interno di questo nuovo contesto, l'Europa cerca una strada comune, e l'idea di Tremonti è che occorra una nuova versione del piano Delors. Attenzione però a quella che Tremonti definisce «l'ossessiva iterazione di dati e notizie negative, che rischiano di produrre un senso diffuso di sfiducia, con il risultato di vanificare l'effetto degli stimoli diretti all'economia». CLIMA DIVERSO Dal vertice europeo arriva un messaggio di maggior fiducia dopo i risultati concreti del summit di Londra Meno pessimisti. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (a sinistra) con il commissario Ue Joaquin Almunia INFOPHOTO

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nostro servizio Per la Corea del Nord si tratta solo di una esplorazion... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi nostro servizio Per la Corea del Nord si tratta solo di una «esplorazione pacifica dello spazio» con il fine di mandare in orbita un satellite sperimentale per le telecomunicazioni. Per questo ieri proseguiva i preparativi per lanciare, probabilmente oggi o domani, il suo missile-satellite Taepodong-2. Ma per gli Usa, il Giappone e la Corea del Sud, invece, si tratta di testare un missile a lunga gittata, capace di montare una testata nucleare e di trasportarla fino all'Alaska e alle Hawaii. per questa ragione, dai tre Paesi è partuito ieri un messaggio di diffida rivolto a Pyongyang. Ma con poche speranze che il regiome nordcoreano faccia una marcia idietro. Il Taepodong-2 «volerà sul Giappone» (oggi), ha affermato il premier nipponico, Taro Aso, a margine del vertice del G20 di Londra: La conferma è venuta anche dal leader della Corea del Sud, Lee Myung-bak. «E' una provocazione, fermatevi» ha avvertito Barak Obama. «Se dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve capire che non può minacciare impunemente la comunità mondiale». ha affermato il presidente americano, impegnato ieri mattina al Nato a Strasburgo. «Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa», ha aggiunto, lasciando intendere il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu. Anche il presidente sudcoreano Lee sostiene che il lancio richiederà comunque «una forte e severa» risposta, dichiarandosi convinto che le condizioni di salute del leader nordcoreano Kim Jong-il, che ha subito un ictus lo scorso anno, sono migliorate al punto che ora è saldamente al comando. Queste reazioni, secondo gli osservatori, avrebbero registrato il disappunto della Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang, contrario all'applicazione di altre sanzioni o all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista. Gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud hanno schierato unità navali super tecnologiche nel Mar del Giappone, mentre Tokyo ha piazzato anche gli intercettori Patriot nel nord del Paese, nell'ambito dello scudo antimissile. Non solo. il Giappone potrebbe utilizzare i sistemi Bdm (Balistic missile defence) messi a punto con l'aiuto di Washington: in pratica un impianto di difesa basata sulla doppia linea di fuoco costituita da missili SM-3 montati sui cacciatorpedinieri e dai Patriot Pac-3 piazzati a terra e posizionati nelle prefetture di Akita e Iwate lungo quella che sarà presumibilmente la traiettoria del missile. La tensione nella regione è alta. «Siamo pronti a difendere la sicurezza della popolazione», ha assicurato in conferenza stampa, il ministro della Difesa nipponico, Yasukazu Hamada. Quello in programma forse per oggi sarebbe il primo test dopo quelli che nel 2006 che provocarono alta tensione nell'area. Peraltro attenuata dal fallimento del temuto Taepodong-2, che esplose in volo dopo appena 40 secondi. L'emissario americano per la Corea del Nord, Stephen Bosworth, però, ieri «sperava» ancora che il regime comunista voglia rinunciare al lancio e ha chiesto che Pyongyang ritorni al tavolo per il disarmo nucleare. da parte sua Washington si è detta pronta a contatti bilaterali in qualsiasi momento. R.Es.

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dal nostro inviato STRASBURGO - L'Europa è più a risch... (sezione: G20)

( da "Messaggero, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi FABRIZIO RIZZIdal nostro inviato STRASBURGO - L'Europa è più a rischio, rispetto agli Stati Uniti, se dovesse esserci un attacco di Al Qaeda. Non foss'altro per la vicinanza con le aree geografiche in cui i terroristi islamici operano. Ma se queste sono le considerazioni espresse, durante un colloquio bilaterale, con Nicolas Sarkozy, Barack Obama conta di trasformare, il vertice per i 60 anni della Nato, in un impegno maggiore contro il terrorismo e la violenza. A cominciare dall'Afghanistan, dove prevede di mandare 21mila soldati in più e coinvolgere tutti i Paesi della Regione, Iran compreso. «L'Europa non si può aspettare che gli Stati Uniti, da soli, sostengano il peso militare» a Kabul. Aggiunge: «Siamo lì per affrontare un problema comune». La minaccia di Al Qaeda è sempre in agguato, ammonisce il capo della Casa Bianca, «anche se George Bush non è più il presidente. Non possiamo fare finta che non sia più un problema, perché è stato eletto Barak Obama. In Afghanistan, per tutta la Nato, è in gioco la sicurezza delle singole nazioni». Con un bagno di folla, ricevuto a Palais De Rohan, dove la moglie Michelle, in cappotto nero, è stata abbracciata, sull'immenso tappeto rosso, dalla "première dame", Carla Bruni, in cappottino grigio, Obama ha affrontato il primo vertice dell'organizzazione atlantica, che vuole rilanciare, facendo un "mea culpa". «Dobbiamo essere onesti, in questi ultimi anni abbiamo lasciato che la nostra alleanza andasse un po' alla deriva. L'America ha mostrato qualche volta arroganza». Ed ha denunciato le conseguenze di quell'arroganza. In Europa, c'è «un sentimento anti-americano, che può essere occasionale, ma che può essere anche insidioso». Sarkozy ha subito rilanciato, dichiarando che «la Francia non dimenticherà mai quello che gli americani hanno fatto per la democrazia francese ed europea». Quindi ha annunciato che Parigi accoglierà un detenuto di Guantanamo, apprezzando la decisione di Obama si voler chiudere la prigione, entro il 2010. Per Sarkozy, «non si combatte il terrorismo con metodi terroristici». La mediazione di Obama, al G20, sui paradisi fiscali tra Francia e Cina, ha fatto nascere un feeling tra lui ed il presidente francese. Il quale lo elogia: «Ho fiducia in lui, nella sua parola e nella sua intelligenza». La festa per l'alleanza militare (28 Paesi che però non riescono a eleggere il danese Anders Fogh Rasmussen a nuovo segretario dell'Alleanza, tutto è rinviato a questa mattina), è occasione per battere sul tasto della sicurezza. Il capo della Casa Bianca conferma che l'obiettivo è avere «un mondo senza armi nucleari». «Anche se la guerra fredda è finita - ha detto - la minaccia di diffusione di armi nucleari o del furto di materiale radioattivo, può portare all'estinzione di ogni città sul pianeta. Questo fine settimana, a Praga, esporrò un'agenda per cercare di raggiungere il traguardo di un mondo senza armi nucleari». Ed ha ammonito la Corea del Nord di «rinunciare» al lancio del missile «Taepodony 2», in grado di raggiungere l'Alaska. «Se il lancio dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve capire che non può minacciare impunemente la comunità mondiale». Quali siano queste contromisure non è dato sapere, benché si ipotizzi sia un ricorso al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Sull'asse Strasburgo e Baden Baden (decine di migliaia di poliziotti, 300 no global fermati, più altri 200 ieri mattina), la visita di Obama ha avuto il suo apice non tanto nei bilaterali con Sarkozy o Angela Merkel, ma nella Rhenus arena, dove 4mila liceali si sono lasciati infiammare dalle sue parole contro l'inquinamento, «il tempo sta per scadere, Europa e America devono fare di più». Dice di invidiare all'Europa la Tav, i treni superveloci. Non si annoia a fare il presidente? gli chiedono. Obama risponde: «Per avere una vita piena, bisogna lasciarsi coinvolgere, a volte rimarrete delusi, ma vivrete una grande avventura».

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Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 04/04/2009 - pag: 1 Draghi: la crisi rallenta. Tremonti: attuare subito le scelte del G20 Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro ROMA Nel 2007 circa 30 milioni di italiani hanno pagato le tasse, ma il 51% delle imposte complessive sui redditi delle persone fisiche è sulle spalle solo del 10% dei contribuenti. Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro. Crisi: il ministro Tremonti al consiglio Ecofin di Praga ha sottolineato la necessità di applicare subito gli interventi di stimolo dell'economia e di regolamentazione delle attività finanziarie decisi al G20. E Mario Draghi ha lanciato un prudente segnale positivo: nell'economia internazionale c'è «un rallentamento del deterioramento ». ALLE PAGINE 30E31 Caizzi, Fracaro, Sensini Stringa, Tamburello

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Obama avverte: (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 2 Il vertice Nato Obama avverte: «Al Qaeda può colpire l'Europa» Il presidente Usa al summit Nato: «Voglio un mondo senza armi nucleari» «Verso gli alleati gli Usa hanno dimostrato arroganza». Ma anche «l'anti-americanismo può essere insidioso» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI STRASBURGO I terroristi di Al Qaeda tessono ancora le loro trame di morte. E se dovessero lanciare un nuovo attacco, «è forse più probabile che sia qui in Europa, in una città europea». A chi si domanda cosa ci facciano ancora gli Stati Uniti e i loro alleati in Afghanistan, a chi da questa parte dell'Atlantico alimenta dubbi sull'utilità della guerra per la sicurezza comune, Barack Obama risponde con chiarezza inquietante. Ai partner dell'Alleanza, venuti a celebrarne i 60 anni con un vero atto di rifondazione, il presidente americano chiede più impegno militare, più aiuti civili, più assistenza, con un obiettivo preciso: «Sradicare i terroristi che ci minacciano, preparare il popolo afghano a provvedere da solo alla sua sicurezza, dargli una chance di rinascita, accelerare il giorno del rientro a casa delle nostre truppe». >Chiuso con un successo personale il G20 di Londra, Obama è giunto ieri a Strasburgo, città simbolo della tragedia e della rinascita d'Europa, accolto come un'icona popolare. Baciato per strada, applaudito in piedi da 4 mila studenti stregati da un dialogo che ha fatto rivivere in terra straniera i suoi happening della campagna elettorale dello scorso anno, il presidente ha aggiunto un'altra tessera al mosaico di una leadership mondiale, che l'esordio sulla scena europea sta già prefigurando. Obama ha parlato delle nuove sfide di fronte alla Nato, come la lotta al terrorismo e la partita con l'Iran, di fronte al cui programma nucleare «bisogna tracciare una linea» perché «non ci può essere una proliferazione atomica in Medio Oriente». Ha offerto e chiesto agli alleati l'assunzione di responsabilità forti, nel riconoscimento che se «l'America sta cambiando, non può essere soltanto lei a farlo». Ed ha anche anticipato il recupero della visione reaganiana di un mondo senza armi nucleari, che domani sarà il piatto forte del suo discorso praghese. Soprattutto, Obama ha cambiato il tono, paludando la sostanza ferrigna della sua offerta di nuova partnership con accenti di umiltà e ammissioni di colpa, introvabili ben al di là degli anni di George W. Bush. Non si era mai sentito un leader della Casa Bianca ammettere che «l'America ha dimostrato arroganza, sufficienza e perfino derisione verso gli alleati». Ma anche in Europa, ha ricordato il presidente, «esiste un anti-americanismo che è tanto casuale, quanto può essere insidioso», in nome del quale «gli europei invece di riconoscere il bene fatto dall'America nel mondo, a volte hanno scelto di dar loro la colpa di tutto quanto vada male». La verità, secondo Obama, è che «l'America non può affrontare da sola le sfide di questo secolo, ma l'Europa non è in grado di farlo senza l'America». Per questo il presidente si è augurato «alleati forti», chiedendo un continente con «più robuste capacità» di difesa. Musica per Nicolas Sarkozy, il presidente francese che ieri ha brillato nel ruolo dell'amico prediletto, tanto quanto lo aveva fatto due giorni prima Gordon Brown: «Una forte Europa della difesa è la migliore garanzia per gli Stati Uniti», ha detto Sarkozy che stamane porrà fine all'anomalia gollista, firmando il rientro ufficiale della Francia nel comando militare integrato della Nato. Nell'anticipare il progetto visionario di un disarmo atomico universale, Obama ha invitato gli alleati atlantici a «impegnare la Russia, riconoscendone la legittimità degli interessi», ricordando che con Mosca esistono «convergenze, ma anche disaccordi fondamentali», come nel caso dell'invasione della Georgia: «Vogliamo lavorare con i russi, ma non si può tornare ai vecchi modi di agire». Paolo Valentino

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La regina e Silvio: (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 La regina e Silvio: «Non c'è stata alcuna gaffe» Nota di Buckingham Palace: «Ricevimento allegro e rumoroso». E Berlusconi attacca la stampa Il premier contento dopo la visione dei giornali europei Ma a tarda sera si sfoga con i giornalisti italiani: «Con voi non parlo più» DAL NOSTRO INVIATO BADEN BADEN (Germania) «Non parlo con voi, io lavoro per l'Italia, voi lavorate contro l'Italia. Non farò conferenze stampa d'ora in poi». A tarda notte Berlusconi è ancora arrabbiato con i giornalisti. E dire che la lettura mattutina dei giornali europei e soprattutto la visione delle foto che campeggiavano sulle prime pagine sembrava gli avessero fatto tornare il buonumore. Perché il suo volto sorridente tra quelli di Obama e Medvedev foto che ha mediaticamente lasciato un segno sul vertice del G20 di Londra partito per l'Italia decisamente in sordina altro non è per Silvio Berlusconi che la prova che «la mia missione per riavvicinare Usa e Russia è stata compresa nel mondo». D'altra parte, come ha spiegato ieri sera ai partner della Nato nonostante lo scetticismo delle tre repubbliche baltiche, in un intervento concertato con Sarkozy, «andare d'accordo con la Russia non è una scelta, è una necessità». Insomma, un po' si è rasserenato il premier, che non aveva gradito le ironie sulla sua scenetta con lo stesso presidente americano durante la foto ufficiale, quel suo gridare «Mr Obama!» che aveva fatto irritare niente meno che la regina Elisabetta. Ma la «vendetta » maggiore, a poche ore dalla sua partenza per Baden Baden dove ieri si è tenuta la cena dei capi di Stato e di governo, mentre oggi a Strasburgo si celebrerà il summit per i 60 anni della Nato, è arrivata proprio da Buckingham Palace. Sì perché, con una nota del suo portavoce (che da Palazzo Chigi assicurano «non concordata »), la regina Elisabetta ha voluto sgombrare il campo dalle polemiche facendo sapere che il «ricevimento al quale ha presenziato» è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale» in un'atmosfera «amichevole e calorosa» e non è stato caratterizzato da «alcuna gaffe o offesa ». Insomma, caciaroni sì questi italiani, ma finché si ottengono risultati positivi per l'economia mondiale va tutto bene. E i risultati, sorride il portavoce del premier Paolo Bonaiuti, sono arrivati eccome: «Un trilione di dollari stanziati, la nostra filosofia del 'people first' che passa, e la ovvia conclusione che le nuove regole per l'economia saranno scritte al G8 della Maddalena: che altro dovremmo volere di più?». Tanto più se, come ragiona Berlusconi, l'Italia che «non è una potenza economica come l'America o la Cina» può avere lo stesso peso dei «Paesi che decidono», e lui stesso può sfoggiare quella tecnica di cui si sente l'inventore: saper essere «saggio» ma anche saper «scherzare, però a ragion veduta» per avvicinare i grandi del mondo. Paola Di Caro Mercoledì a Londra Silvio Berlusconi dietro il presidente sudafricano Motlanthe, il premier giapponese Taro e il presidente Usa Obama. In prima fila, seduti, la Regina Elisabetta II e il presidente brasiliano Lula

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Il premier e quei gesti pop (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 Sette giorni La strategia per non apparire algido al suo elettorato Il premier e quei gesti pop «Sembra un amico tra amici» SEGUE DALLA PRIMA Ecco l'origine delle ormai famose gaffe che il premier ripete ad ogni appuntamento internazionale: un misto di spontaneità e di strategia mediatica elaborata da diabolici spin doctor. Il Cavaliere si fa «pop» per scongiurare il rischio di apparire algido, per evitare che si crei una cesura con l'opinione pubblica, una distanza che per uno come lui - in campagna elettorale permanente - potrebbe ripercuotersi sugli amatissimi sondaggi. Eccolo, allora, adoperare al G20 le battute di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa Bianca «un tipo con lo sguardo acchiapponico », eccolo stringere a sè in un abbraccio il presidente americano e quello russo, e addirittura gridare «mister Obamaaa...» alla photo-opportunity con la regina Elisabetta. Così il Cavaliere interpreta se stesso: resta un potente, sì, ma da bar sport. «E non so se ci sia intenzionalità nei suoi gesti - dice Nando Pagnoncelli - però non c'è dubbio che gli effetti siano quelli. L'idea cioè di trasmettere un messaggio molto semplice al suo elettorato ». L'ad di Ipsos sottolinea «suo elettorato» perché «le reazioni che Berlusconi suscita non sono univoche»: «Nella pubblica opinione di centrosinistra, infatti, provocano alzate di sopracciglio. Nell'area di centrodestra sono accolte con benevolenza». È da ricercatore che esamina «quelle che passano comunemente per gaffe», e che invece «interpretano l'umore popolare, e si saldano con un sentire diffuso»: «Tutti, per esempio, ricordano la sua frase sulla 'superiorità della civiltà occidentale' che suscitò grandi polemiche. Ebbene, numeri alla mano quel concetto è largamente pensato dagli italiani». Il Daily Telegraph definisce il Cavaliere «il giullare» dei vertici, il democratico Bersani ironizza sul «ruolo da intrattenitrice» che ha avuto la delegazione italiana a Londra. Ed è vero che l'Italia non ha tenuto il banco al risiko del G20, e che il G8 della Maddalena rischia di non essere un appuntamento decisivo, come spera il premier. «Ma la sua foto con Obama e Medvedev - secondo Pagnoncelli - ha una potenza enorme»: «Quel gesto giocoso di Berlusconi ha trasferito l'idea che lui è un amico tra amici, che conta, e che perciò il nostro Paese conta». Berlusconi interpreta se stesso, «e noi vecchietti - sorride Giampaolo Pansa - passata la barriera dei settanta un po' sbrocchiamo. Tuttavia il rapporto che Berlusconi ha con l'opinione pubblica è fortissimo, la sinistra non se n'è ancora resa conto fino in fondo. Lui ha un solo nemico: la crisi economica. Per il resto è ormai un professionista della politica». Un professionista anomalo. Lo scandalo provocato a corte con il «mister Obamaaa...», si è rivelato uno spot, e non solo perché Buckingham palace ha smentito che Sua Maestà si sarebbe offesa, anzi si è divertita. Tutti i potenti, specie di questi tempi, hanno bisogno del consenso popolare. E con la sua trovata il premier ha offerto l'immagine di chi non adotta lo stile delle legazioni diplomatiche, ma fa discendere i suoi ragionamenti dalla digestione del linguaggio dei passanti incrociati per strada. Raccontano che dopo il siparietto fosse festante per aver strappato una citazione al presidente americano: «Mi ha detto di non avermi chiamato 'Berlusconi' perché ancora non sa pronunciarlo. Dovrò educarlo a fargli dire 'Silvio' ». Invece Obama ha già imparato, perché l'ha cercato senza trovarlo, mentre si metteva in posa per un'altra foto: «Where is Bierluscone? ». Ecco la vittoria del gaffeur di professione. «Ma quale gaffe...», tuona divertito Giuliano Ferrara: «Ma se Michelle Obama ha abbrancato la regina come fosse una vecchia compagna di scuola. La verità è che quel bauscia del Cavaliere ha fatto saltare il protocollo. È la vittoria sul perbenismo e sull'estabilishment. Così ha fregato tutti. Lo dico io che gli voglio bene, rischiamo di tenercelo per troppo tempo». Francesco Verderami Il sondaggista Pagnoncelli: «Quelle che passano per gaffe interpretano l'umore popolare, si saldano con il sentire comune»

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Un principe divide la corte saudita (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Esteri data: 04/04/2009 - pag: 16 Dinastia Re Abdullah promuove il fratellastro iperconservatore. Il successore designato, Sultan, è malato da tempo Un principe «nero» divide la corte saudita Nayif nominato a sorpresa «quasi» delfino. Il riformista Talal: «Non sia lui l'erede» Fonti di Riad: «E' la rivincita dei Sudairi, i figli della moglie favorita del fondatore Abdul Aziz» Più opaca del Cremlino ai tempi dell'Urss, più complicata della trama di mille puntate di Dynasty: la successione al trono in Arabia Saudita è da sempre (o almeno dal 1932, anno di fondazione del Regno) la questione in assoluto più privata e delicata, discussa nei palazzi e nei salotti, mai toccata dai media del Paese forse più chiuso del mondo, certo più ricco in petrolio. Ma adesso, all'improvviso, è diventata «la» questione saudita. Dal 27 marzo, per l'esattezza, quando re Abdullah in partenza per il G20 di Londra ha nominato a sorpresa il principe Nayif «secondo vice premier ». Fratellastro del sovranoprimo ministro e solo un po' meno anziano di lui (75 anni contro gli 86 di Abdullah), Nayif è da 34 capo degli Interni. Noto «falco» su vari fronti (donne, riformatori, sciiti) ma efficace contro i terroristi di Al Qaeda (che odiano i Saud più ancora degli americani), è potentissimo e poco amato (a differenza del re). La nuova carica di Nayif non sembra gran che. Ma tradizione vuole che con quella nomina il ministro degli Interni diventi anche «vice-delfino» del Regno dopo il principe ereditario Sultan, un altro dei 36 figli maschi del fondatore Abdul Aziz. Ottantacinque anni, da 47 a capo della Difesa, Sultan dal 2004 è malato di cancro e da mesi ricoverato a New York (dov'è stato appena operato). E Nayif, quindi, diventa così l'erede designato: se Abdullah dovesse mancare, il trono toccherebbe a lui. Con un piccolo dubbio: nel 2006 l'attuale sovrano ha istituito un Consiglio di famiglia di 36 membri (figli o nipoti di Abdul Aziz) per assicurare la successione con il consenso più ampio possibile tra i rami rivali della grande famiglia. Ma ora il Consiglio è stato del tutto ignorato, o così sembra. E molti si chiedono perché. «È la rivincita dei Sudairi», dice al Corriere un noto editorialista di Riad che preferisce l'anonimato. Ovvero dei Sei Fratelli figli di Abdul Aziz e della moglie favorita Hassa Al Sudairi, che costituiscono il ramo dei Saud più coeso e influente. Nayif e Sultan ne fanno parte (il settimo fratello era lo scomparso re Fahd). L'attuale sovrano Abdullah no, per loro è solo un fratellastro, e il Consiglio sarebbe stato creato proprio per arginare i Sei. Non tutti concordano su questa tesi. Ma molti, moltissimi criticano in privato la promozione di Nayif, nonostante le poesie in suo onore e le felicitazioni su tutti i media. E c'è chi, per la prima volta, dissente in pubblico. «Il Consiglio non va bypassato. Chiedo alla Corte Reale di chiarire il significato di quella nomina e dichiarare ufficialmente che non comporta la designazione di Nayif a principe ereditario», ha infatti chiesto con un comunicato alla Reuters (novità assoluta) il principe Talal. Anche lui figlio del fondatore, nato nel 1931, Talal è personaggio notissimo nel Regno. Le sue simpatie socialiste e nasseriane (lo chiamavano il «principe rosso») gli costarono l'esilio in Egitto negli Anni Sessanta, cacciato da re Saud per le richieste di democrazia (aveva perfino stilato una Costituzione, di cui l'Arabia resta priva). Riammesso a Corte, da allora è la voce più esplicita nella famiglia a favore delle riforme: anni fa ha perfino annunciato che avrebbe creato un partito, in un Paese dove sono proibiti. E forte del rango, dell'età, della mancanza di cariche politiche, del potere economico suo e del figlio Al Walid (20Ú uomo più ricco del mondo, già socio di Berlusconi e azionista di colossi globali), Talal può ora permettersi di dire ciò che vuole. Sarà ascoltato? Pare improbabile. Re Abdullah non intende certo spiegare o smentirsi, almeno ufficialmente. E intanto i giochi interni alla famiglia andranno avanti, mentre i «sauditologi » (in testa a tutti quelli di Washington, di cui Riad è alleata cruciale) cercheranno di cogliere ogni minimo segnale. E di interpretarlo. Cecilia Zecchinelli Poco amato Settantacinque anni, ministro degli Interni da 34, Nayif è un «falco» su più fronti (donne, sciiti) ed è poco amato

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Via Nazionale spera nella curva dei tassi (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 30 Prove di ripresa Gli indicatori monitorati Via Nazionale spera nella curva dei tassi DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PRAGA Il governatore Mario Draghi è cauto, molto cauto. «Siamo talmente alla ricerca di segnali che dobbiamo stare attenti a non sbilanciarci» dice spiegando che la «crisi è unica, ha una velocità di diffusione senza precedenti, un'interrelazione stretta tra finanza ed economia, tanto che nessuno può escludere che si possa verificare un nuovo contagio tra la crisi reale e quella dei mercati, ed una sincronizzazione globale che non risparmia alcun paese». E' meglio dunque essere prudenti rispetto a qualcosa di così potente anche se «è molto importante la decisione dei paesi del G20 di agire in modo concordato, completamente impegnati ad affrontare la crisi». Come aveva affermato alla fine del vertice di Londra, in qualità di presidente del Financial stability board, le misure prese dai vari paesi negli ultimi mesi «cominciano a funzionare». E sono proprio la fase di avanzamento della messa a punto di nuove regole, nonchè il comune intendimento dei Venti paesi più ricchi del mondo di farle funzionare, i motivi principali dell'atteggiamento meno pessimista di Draghi. Che ha anche segnalato i primi movimenti di ripresa del mercato immobiliare Usa, peraltro ieri controbilanciato dai pessimi dati sull'occupazione. Non si può poi trascurare il fatto che da Francoforte arrivano segnali di un rallentamento delle tensioni sulla liquidità delle banche che hanno diminuito le richieste di finanziamento ed hanno pure ricominciato, seppur ancora con una certa rigidità, a prestarsi i soldi fra loro sul mercato interbancario. Come indica anche l'Eonia, il tasso applicato ai prestiti di un giorno: pur rimanendo lontano dal tasso di riferimento della Bce, sembra aver finito la caduta verticale iniziata nell'ottobre dello scorso anno. Ed è la stessa Banca d'Italia, infine, a rendere noto l'indicatore Eurocoin, che fornisce una stima della crescita di fondo dell'area dell'euro e che in marzo ha interrotto la crescita negativa dopo il brusco calo di febbraio. Se sta attento a non dare troppi dettagli sul «rallentamento del deterioramente », Draghi parla invece volentieri del rafforzamento del Financial Stability Forum, l'organismo che presiede, rinominato Financial stability board dopo l'ingresso di tutti i paesi del G20 con in più Spagna e la Commissione europea. L'Fsb ha messo a punto un articolato quadro di regole, arricchito proprio al vertice di Londra che certamente «richiederanno per essere rispettate la definizione di un regime di sanzioni, che spetterà alle singole autorità nazionali decidere ed applicare». Stefania Tamburello Mario Draghi e, sopra, Giulio Tremonti

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Napolitano: al G20 prese decisioni concrete (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 31 Il Quirinale Napolitano: al G20 prese decisioni concrete Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano promuove il vertice di Londra. «Quelle prese al G20 ha detto ieri il capo dello Stato, a margine della celebrazione della Festa del bosco nella tenuta presidenziale di Castelporziano sono misure importanti. Forse per la prima volta sono state assunte decisioni collettive, non solo impegni di coordinamento, ma decisioni comuni». Napolitano si è detto particolarmente soddisfatto per le decisioni «relative al finanziamento dell'Fmi». Ma il presidente della Repubblica ha tenuto a sottolineare anche il fatto che «al vertice di Londra c'è stata una convergenza molto importante tra Paesi nuovi ed emergenti, economie che ancora crescono, forse un pò meno di prima, ed economie storicamente consolidate che sono in crisi». Il G20 di Londra, ha concluso il capo dello Stato «credo che sia stato un evento rilevante. Poi vedremo gli sviluppi successivi». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

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Tremonti: governance globale Attuare subito le scelte del G20 (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 30 Ecofin Il ministro: la fine del segreto bancario, simbolo del nuovo mondo Tremonti: governance globale Attuare subito le scelte del G20 Draghi: la crisi rallenta ma una rondine non fa primavera Il responsabile dell'Economia: un altro piano Delors. In Italia misure possibili ma non necessarie DAL NOSTRO INVIATO PRAGA Il consiglio Ecofin informale dei ministri finanziari dell'Ue a Praga ha condiviso di applicare al più presto gli accordi sugli interventi di stimolo dell'economia e di più seria regolamentazione delle attività finanziarie decisi al vertice G20 di Londra. Il presidente della Banca centrale europea, il francese Jean-Claude Trichet, ha esortato a metterli in pratica «al più presto». Anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, commentando separatamente con i giornalisti l'esito del G20, l'hanno considerato un importante successo. Tremonti ha definito il summit londinese «principio di una governance mondiale» e di «un nuovo mondo» caratterizzato dal «ritorno della politica ». Tremonti ha indicato il trilione di dollari stanziato dal G20 per soccorrere i Paesi in difficoltà come emblema del passaggio dell'azione degli Stati «dal coordinamento al collettivo ». Ha poi sottolineato «la fine del segreto bancario», decisa a Londra, come «il simbolo del cambiamento» e dell'addio al dominio della finanza stile Usa, impostata solo per «creare valore per gli azionisti», mentre giudica giusto «creare valore per l'impresa e per tutte le sue componenti». Anche Draghi ha considerato «molto importanti » le decisioni del G20 in quanto «dimostrazione di un agire comune» dei governi nell'affrontare la crisi. Il numero uno di Bankitalia ha lanciato un prudente segnale positivo sostenendo di aver individuato nell'economia internazionale «un rallentamento del deterioramento », ma ha ammonito a considerarlo «una rondine che non fa primavera». Il ministri finanziari di Germania e Francia, Peer Steinbrueck e Christine Lagarde, hanno rimarcato l'urgenza di varare le sanzioni contro i paradisi fiscali non collaborativi per far emergere l'enorme massa di capitali nascosti da chi ha evaso le tasse nazionali. Tremonti ha allargato l'azione ai «paradisi legali», dove le legislazioni offshore di fatto non impongono controlli o restrizioni alle attività finanziare. Draghi ha definito «politicamente importante fare luce sui paradisi fiscali» ricordando quanto «la finanza ombra» possa costare cara ai contribuenti nei salvataggi bancari. Il presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese Jean Claude Juncker, ha protestato per l'inserimento del suo Paese nella 'lista grigia' dell'Ocse, dove sono inseriti i paradisi fiscali non collaborativi L'Ecofin ha discusso le pressioni degli Stati Uniti per convincere l'Ue a rendere rapidamente più flessibili le regole di contabilità bancaria a causa della crisi. Tremonti lo ha considerato un argomento politicamente importante perché indica l'adeguamento Usa alle logiche europee, che restano solo più lente nell'adeguamento delle riforme tecniche. Il ministro ha ribadito che i titoli tossici delle banche devono essere trasferiti in bad bank interne «quindi a carico degli azionisti e non dei contribuenti». Non vede la necessità di nuove misure a sostegno dell'economia in Italia, ma resta pronto ad attuarle se necessario «con spostamento delle risorse verso il sociale» e non con "sfondamento" della spesa pubblica. In prospettiva Tremonti crede nel «piano Delors», impostato sulla emissione di obbligazioni europee garantite dai Paesi membri e destinate al finanziamento di grandi infrastrutture pubbliche utili a stimolare la crescita economica. Ivo Caizzi Uscita dal tunnel? Secondo l'Ecofin è troppo presto per parlare di un'uscita dal tunnel

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(sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 31 L'intervista L'esperto Maisto: anche gli Stati Uniti mantengono zone con aliquote «concorrenziali» «Paradisi fiscali, serviranno man mano regole più stringenti» MILANO E' davvero arrivata la fine dei paradisi fiscali, dopo il G20 dell'altroieri, con le sue liste nere e grigie di Paesi che non cooperano con la comunità internazionale o che, per ora, si sono sostanzialmente solo impegnati a farlo? «E' troppo presto per scriverne l'epitaffio, e la prova è lo stesso elenco appena pubblicato dall'Ocse: nella lista bianca dei 'bravi' ci sono piazze finanziarie con aliquote d'imposta a zero, come l'Isola di Man, Jersey, Mauritius e le Isole Vergini americane », spiega Guglielmo Maisto, docente di diritto tributario internazionale alla Cattolica e uno tra i più conosciuti fiscalisti italiani. Ma con la fine del segreto bancario, annunciata da più parti, le cose si faranno comunque più difficili per gli evasori? «Anche in questo caso non sarei tanto sicuro. Non è chiaro se l'obbligo di collaborare per i diversi Paesi si estenda, e con quali modalità, anche al segreto bancario. Basta vedere, ancora una volta, il nuovo elenco dell'Ocse: la Svizzera è stata inserita nella lista 'grigia' di chi ha accettato di cooperare, anche se non sembra pronta a rinunciare, nello specifico, al segreto bancario, almeno in alcuni casi. In altre parole, ci sono ancora delle zone d'ombra su cui fare luce, dei contorni da chiarire, delle regole internazionali più stringenti da adottare». D'altronde, sono solo passate poche ore dal G20 di Londra. «Resta comunque il fatto che uno Stato come l'Italia non potrà chiedere, per fare un esempio, a un'isola caraibica la lista completa dei conti correnti 'tropicali' intestati a cittadini del Bel Paese. Non possono essere effettuate richieste 'a tutto campo' ma solo mirate ad personam e caso per caso. E ci potranno poi essere dei Paesi che scelgono volontariamente di restare nella lista nera di chi non collabora, perché i vantaggi dell'afflusso di capitali supereranno i costi delle sanzioni». Molti Stati continueranno quindi a farsi concorrenza tra loro cercando di offrire l'aliquota fiscale più bassa per attirare non solo investimenti 'da cantiere' ma anche capitali 'da conto corrente'? «La competizione fiscale, però, si giocherà sempre di più anche in termini di trasparenza. Esistono già degli accordi che garantiscono alle imprese che lavorano in uno Stato estero la deducibilità dei costi realizzati in quel Paese, se collabora con le Autorità italiane. In altre parole, cooperazione e trasparenza aiutano ad attirare investimenti. E ci saranno nuovi obblighi per le banche che lavorano nelle piazze finanziarie in odore di paradiso fiscale». Per esempio? «Requisiti di capitale più stringenti, vigilanza più forte, etc. E' probabile che molte finanziarie 'sotto le palme' spariranno». Un giudizio complessivo sulla «guerra» all'evasione fiscale, dichiarata l'altroieri a Londra al vertice delle venti più grandi economie del mondo? «Penso che, più del G20, sia servita la minaccia del premier britannico Gordon Brown, qualche giorno prima, di pubblicare la lista nera dei Paesi non cooperativi: è subito partita una corsa tra gli Stati ad annunciare la propria disponibilità a collaborare. Penso a Belgio, Austria, Svizzera, Lussemburgo, Liechtenstein, Monaco e Andorra. Bisogna però vedere se alle parole seguiranno i fatti. E, in caso contrario, quanto tempo ci vorrà per arrivare alle sanzioni. Per ora siamo solo all'inizio». Giovanni Stringa Guglielmo Maisto, docente di Diritto tributario

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L'accordo del G20 è un passo avanti per uscire dalla crisi? (sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 04/04/2009 - pag: 38 La tua opinione su corriere.it L'accordo del G20 è un passo avanti per uscire dalla crisi? SUL WEB Risposte alle 19.00 di ieri I numeri sono in percentuale Sì R 74,6 No R 25,4

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(sezione: G20)

( da "Corriere della Sera" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Corriere della Sera sezione: Economia data: 04/04/2009 - pag: 35 Festival Nordest Il negoziato tra Italia e Usa «Sì a Fiat-Chrysler, ma nozze a ostacoli» Zakaria: la vera svolta sarà l'auto elettrica «I sindacati Usa hanno reso l'auto americana non competitiva e nonostante questo restano forti» DAL NOSTRO INVIATO ROVERETO - «Chrysler potrà imparare da Fiat. Detroit potrà imparare da Torino. Ma il mio consiglio alla famiglia Agnelli e alla Fiat è: attenzione con Chrysler, la situazione è difficile. I sindacati Usa hanno reso l'auto americana non competitiva e restano forti». E' il commento sull'alleanza nell'auto spinta e «benedetta» anche da Barack Obama di Fareed Zakaria, guru ascoltato dal pubblico americano, saggista, direttore dell'edizione internazionale di «Newsweek», conduttore di talk show della Cnn. Ieri l'autore del bestseller «L'era post-americana» è intervenuto a Rovereto alla seconda edizione del Festival delle città impresa organizzato dalla rivista «Nordesteuropa.it» e dal «Corriere della sera» con il sostegno di Unicredit e Telecom Italia. Intervistato da Dario Di Vico, vicedirettore del «Corriere della Sera», Zakaria si è definito ottimista sulla crisi, ha promosso il G20 e i governi di fronte alla tempesta economica e finanziaria, ha applaudito al presidente americano Obama per tutto ciò che ha fatto in soli 75 giorni, e ha anche detto che per passare dall'età del petrolio a quella dell'energia «sostenibile » e dell'auto elettrica la direzione è segnata e, passo dopo passo, ci vorranno non più di 15-20 anni per il traguardo definitivo. L'ottimismo di Zakaria coglie i dati e i piccoli segnali che provengono da economia e Borse, ma soprattutto si basa sulla storia. Cita anche Mark Twain: «La storia ci insegna che prima o poi smette di piovere. Questa è la recessione peggiore dagli anni Trenta, ma oggi la gente comincia a pensare che non è la fine del mondo, non è la fine della finanza o del capitalismo. Si ricomincia a comprare ciò che è necessario. Insomma, si vede la luce in fondo al tunnel». Probabilmente anche perché gli Stati non si sono comportati come negli anni Trenta: «Non si sono chiusi nel protezionismo, hanno abbassato i tassi d'interesse, hanno immesso liquidità, hanno impiegato risorse per far ripartire l'economia. E stanno collaborando ». Non ci sarà una ricetta univ ersale, un solo modo di uscire dalla crisi, ma un coordinamento sì. E per tutto questo Zakaria assegna un voto ai governi mondia-- li: discreto. Per Obama invece è «dieci pieno»: in 75 giorni ha fatto un piano per la crisi bancaria, per l'edilizia, per l'energia rinnovabile, piani con finanziamenti seri. E poi la svolta con l'Iran, in Afghanistan, in Iraq». La crisi però non la risolverà l'America. Bensì «ci vuole uno sforzo comune. La risolveremo insieme ». Come? «C'è un paese che ne è rimasto fuori: il Canada. Perché è conservatore e non ha cambiato le regole nel mondo banc ario, non ha moltiplicato l'effetto leva. Sarà un paese 'noioso' ma ha dimostrato buon senso. Ecco, dopo le 'bolle' e la finanza a superdebito dobbiamo tornare al buon senso». Per l'Europa c'è però un problema: «I governi devono legittimarla, non scaricare su Bruxelles le decisioni impopolari». Fra i leader del vecchio continente Zakaria preferisce il premier inglese Gordon Brown. «Ma non ha un forte contatto con le gente. Berlusconi ce l'ha. Chissà, forse la cosa migliore sarebbe una via di mezzo». Sergio Bocconi Sergio Marchionne

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Il clima d'odio? Attenzione,... (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 81 del 2009-04-04 pagina 1 Il clima d’odio? Attenzione, portò al terrorismo di Livio Caputo Se, come ha scritto Mario Giordano, è irresponsabile da parte delle istituzioni finanziarie inondarci di previsioni pessimistiche sulla recessione, sarebbe invece molto saggio premunirci tempestivamente contro le conseguenze che l’aumento della disoccupazione e della povertà potrebbe avere sulla coesione sociale, sull’ordine pubblico e soprattutto su un ritorno di fiamma del ribellismo, che negli anni Settanta produsse in Europa le Brigate rosse, la Rote Armee Fraktion e tante altre formazioni che hanno insanguinato le nostre città. Per adesso siamo fermi alle violente dimostrazioni di piazza, come quelle che continuano a sconvolgere la Grecia, la Lettonia, la Bulgaria e, in occasione del G20, la capitale britannica, ai tentati assalti alle residenze dei «cattivi banchieri» e al temporaneo sequestro dei dirigenti delle aziende che devono licenziare o sono in ritardo nel pagamento degli stipendi. Ma non è il caso di illudersi: dalle marce sulla Banca d’Inghilterra a un’operazione sistematica di saccheggio sulla falsariga del G7 di Genova il passo è breve; e se, fino adesso ai manager presi in ostaggio non è stato torto un capello, le cose potrebbero cambiare se reagissero o cadessero nelle mani di elementi particolarmente esagitati. Non è un caso che il nuovo capo dei servizi di informazione americani Dennis Blair, conscio che nonostante la popolarità di Obama milioni di persone in giro per il mondo stanno dando la colpa dei loro problemi all’America, abbia dichiarato al Senato che «la instabilità provocata dalla crisi economica globale è diventata una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti anche superiore al terrorismo». Con il capitalismo anglosassone nel mirino, e la grande maggioranza dei Paesi europei coinvolti governati dal centro-destra, per le sinistre e soprattutto per i sindacati la tentazione di soffiare sul fuoco del malcontento è molto forte. Pochi, purtroppo, sembrano capaci di resistervi, senza rendersi conto che rischiano di fare la parte dei cattivi maestri degli anni Settanta e di rendersi corresponsabili di una eventuale deriva violenta. Per ora, sono soprattutto i sindacati francesi, in cui è forte l’influenza dell’estrema sinistra, a prendere o per lo meno ad avallare iniziative al limite della rivolta, ma anche la Cgil, con la grande manifestazione di oggi («sciopero contro la pioggia» lo ha definito Giulio Tremonti, per rimarcare la sua inutilità ai fini della soluzione della crisi) si sta avviando su una strada pericolosa, per giunta avallata anche dal Pd. I pericoli aumenteranno se il sindacato accetterà (o subirà) la partecipazione dei centri sociali e delle frange estremiste che - come abbiamo visto anche in questi giorni a Londra - non aspettano altro per entrare in azione. è proprio all’interno di queste frange, che esistono in tutti i Paesi occidentali e che saranno ora in grado di rafforzarsi attingendo al serbatoio dei nuovi disoccupati, che potrebbero nascere gruppi decisi ad approfittare della situazione per rilanciare la rivolta armata. La rapida avanzata della recessione ha creato di nuovo un clima favorevole a una contestazione globale del sistema, alla predicazione di una specie di «vendetta sociale» contro coloro che hanno mandato l’economia in tilt e ciò nonostante si sono arricchiti, e perciò a un ricorso, più o meno metodico, alla violenza, che potrebbe trovare qualche sostegno, come sta avvenendo in Francia, anche negli ambienti più radicali dell’immigrazione. Non ci sarebbe da stupirsi, per esempio, se perfino Al Qaida, che secondo Obama sta preparando attentati in Europa, approfittasse di queste connessioni. Se, per fortuna, i rischi per l’Italia sono per ora ipotetici, e possono essere contenuti con un’adeguata opera di prevenzione come auspica lo stesso Berlusconi, in altri Paesi - soprattutto dove gli ammortizzatori sociali sono scarsi o inesistenti - la minaccia si sta già materializzando. Sono considerate una polveriera le campagne cinesi, dove sono rientrati negli ultimi mesi - senza possibilità di trovare un impiego alternativo - milioni di operai licenziati dalle fabbriche della costa; sono a forte rischio i Paesi arabi, africani e anche sudamericani che più contavano sulle rimesse degli emigranti; e sono sotto attenta osservazione i Paesi dell’Est europeo, dove a una crescita costante del Pil negli ultimi dieci anni è subentrata di colpo una recessione selvaggia e un rischio di default. La turbolenza aumenta ovunque, indovinare quali sbocchi politici avrà è ancora difficile: non dimentichiamoci, comunque che la depressione degli anni Trenta favorì in parallelo l’ascesa del nazismo e la diffusione del comunismo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Draghi: "La crisi comincia a perdere colpi" (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 81 del 2009-04-04 pagina 0 Draghi: "La crisi comincia a perdere colpi" di Rodolfo Parietti "Visibili i primi segnali di frenata del deterioramento economico". Ma attenti a "non interpretare una rondine con la primavera". L’esito del G20 incoraggiante per la ripresa. Passera: le banche commerciali usciranno vincitrici La crisi non è certo finita, ma «i segnali dell’economia mostrano un rallentamento del deterioramento». Una prima schiarita, insomma, il segno che la valanga che rischiava di travolgere tutto e tutti sta perdendo forza. Tra stime in circolazione da terra desolata, come quella sul tasso di disoccupazione Usa salito in marzo all’8,5% (picco assoluto degli ultimi 25 anni), le parole pronunciate ieri dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, sono un invito alla speranza. Tanto più perché arrivano da chi, alla fine di febbraio, aveva spaventato la platea del Forex con una relazione plumbea, prevalentemente concentrata sul fall out recessivo, ovvero sull’atteso peggioramento del mercato del lavoro e sull’aumento della precarietà. A Praga in qualità di presidente del Financial Stability Board, Draghi si è tenuto distante dai facili ottimismi, suggerendo al contrario cautela nel valutare l’andamento congiunturale. «Siamo talmente alla ricerca di segnali - ha spiegato - che occorre stare attenti a non interpretare una rondine per primavera». Questa atteggiamento prudente è imposto dalla stessa natura della crisi, «unica perché combina una velocità di diffusione senza precedenti, dimensioni senza precedenti e una interrelazione tra la finanza e l’economia reale. Siamo in una situazione - ha aggiunto - in cui la crisi è stata originata dalla finanza, ha coinvolto l’economia reale e ora il deterioramento può rimbalzare sulla finanza». L’esito del G20, con lo sforzo riuscito di mostrare «un agire e opinioni comuni» fra le maggiori economie internazionali, è una buona base su cui costruire la ripresa. Anche per i progressi compiuti in tema di trasparenza, con particolare riferimento ai paradisi fiscali, per i quali «è importante che si faccia luce sulla loro attività». Sotto questo profilo è chiara la necessità di nuove regole che, se imposte, dovranno prevedere delle sanzioni che saranno le autorità nazionali a dover applicare. A Praga era presente anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per i lavori dell’Ecofin. Tremonti ha garantito che non ci sarà uno sforamento del deficit e, pur non vedendo per ora la necessità di nuove misure anti-crisi, è tornato a richiamare il varo di un nuovo piano Delors con l’emissione di obbligazioni europee e con piani industriali europei. Il ministro ne ha parlato durante l’Ecofin, e «per la prima volta non si sono sentiti mormorii in sala». Quanto alle liste dei Paesi considerati paradisi fiscali dall’Ocse e richiamate dal documento finale del G20 di Londra, sono solo un punto di inizio: «I criteri di identificazione usati dall’organizzazione sono ancora da vedere». In tema di banche, Tremonti ha rilanciato l’idea di una «bad bank interna», che sarebbe pagata dagli azionisti e non, come nel caso di una soluzione esterna, dai contribuenti. Di banche ha parlato ieri anche l’ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, convinto che «da questa situazione usciranno vincitrici le banche che hanno l’orgoglio di essere banche commerciali e vogliono esserlo. Quelle dove l’attività finanziaria o non c’è o è minimale». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Così i no-global italiani preparano la guerriglia (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 81 del 2009-04-04 pagina 6 Così i no-global italiani preparano la guerriglia di Fausto Biloslavo Nessuna regia di casa nostra, ma non mancano gli italiani fra le fila dei «guerriglieri» urbani anti Nato. Soprattutto anarchici, che si sarebbero fatti notare pure negli incidenti di Londra durante il G 20. Gli stessi manifestanti descrivono gli scontri, che a Strasburgo hanno portato al fermo di 300 facinorosi, sulla galassia dei siti antagonisti. «Si comincia bene. Durante il corteo di protesta (a Strasburgo per il summit della Nato nda) (...), il blocco nero ha attaccato con pietre e vernice prima una caserma militare nella banlieue Neuhof. Successivamente pare abbia preso di mira un commissariato di polizia assaltandolo - scrive un italiano su un sito vicino agli anarchici -. I manifestanti sono riusciti a entrare e a portare fuori caschi, scudi, scooter della polizia e quant'altro. A questo punto si sono uniti vari ragazzi delle banlieue che insieme ai compagni si sono scontrati con la polizia». Nella notte fra giovedì e venerdì il summit della Nato a Strasburgo è stato funestato da gravi incidenti. I black bloc, giovani vestiti di nero e dediti alla violenza fine a se stessa, hanno distrutto cabine telefoniche, vetrine e assaltato i poliziotti. Una camionetta dell'esercito è stata infilzata con un palo che ha sfondato il parabrezza. Su un altro sito «antimperialista» un anonimo italiano, presente agli scontri, descrive così la guerriglia urbana: «C'è stato un lungo fronteggiamento con lancio di lacrimogeni a un uscita del villaggio (anti Nato creato apposta alle porte di Strasburgo nda), dove è stata innalzata una barricata. Sono poi di nuovo iniziati altri violenti scontri con massicci lanci di lacrimogeni e proiettili di gomma». A Strasburgo e dintorni sono stati fermati 300 manifestanti, 107 dei quali sono stati trattenuti. A Londra la polizia ha ammanettato 111 estremisti. Un giornale britannico aveva parlato di una regia di anarchici italiani. Scotland Yard ha smentito, ma gli estremisti nostrani probabilmente c'erano e sono in prima fila anche a Strasburgo. Fra questi i «Corsari-Milano», che sul loro sito descrivono gli scontri in diretta. Il simbolo del gruppo di estrema sinistra è una stella rossa con due sciabole incrociate, mentre la Nato è raffigurata con un teschio. In Italia sono stati organizzati presidi e manifestazioni anti Nato a Roma e Napoli, soprattutto per oggi in concomitanza con un annunciato e massiccio corteo a Strasburgo. La galassia no global si muove attraverso internet. Dai siti di controinformazione, come Indymedia, si può scaricare la «Guida 2009 alla resistenza anti Nato». Un pdf di 8 pagine con mappe dettagliate di Strasburgo e dintorni divise in quadranti. Sulle cartine sono indicati i commissariati, le caserme, gli edifici governativi, gli ospedali. Il simbolo del pugno chiuso segnala i punti di concentramento per le proteste. Così gli estremisti provenienti da diversi Paesi, compresa l'Italia, sanno dove colpire, come avanzare, attraverso quali strade ritirarsi. Non solo: un «legal team» fornisce assistenza legale e suggerimenti su come comportarsi in caso di scontri o di arresto. Squadre volanti di medici sono pronti ad intervenire per curare i feriti. Gino, un italiano che partecipa alle proteste di Strasburgo, è armato di macchina fotografica e carica le immagini sul sito «Nato game over». Le fotografie sono introdotte da una frase inquietante: «Non c'è bisogno di commentare, c'è bisogno di fare... Nato, G20, G8». Un chiaro legame fra le proteste di Londra, Strasburgo e quelle già previste in Italia in occasione del G8. www.faustobiloslavo.com © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Barack e la strategia dell'umiltà (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 81 del 2009-04-04 pagina 7 Barack e la strategia dell'umiltà di Redazione Non capita mai che alla fine di una conferenza stampa, i giornalisti si alzino in piedi per applaudire un leader politico. Con Obama è successo giovedì sera a Londra al termine del G20 e a tributargli l'ovazione sono stati i cronisti stranieri, non quelli americani. Non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Ieri in Germania Obama ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. Raissa è stata la prima vera first lady della storia russa, Michelle colei che ha osato toccare in pubblico la Regina Elisabetta. Quando, domani, il presidente americano lascerà Istanbul per rientrare a Washington, non c'è dubbio che il suo bilancio personale sarà straordinariamente positivo. Ben venga la svolta: la sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. E al vertice della Nato è molto improbabile che strappi un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio di nuove truppe in Afghanistan. Eppure queste erano considerate priorità irrinunciabili dall'Amministrazione, che nelle scorse settimane ha esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazioni e tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Gli Usa hanno bisogno degli altri; del sostegno della Banca centrale europea per stabilizzare il sistema finanziario; dei risparmi dei cinesi e dei fondi degli sceicchi arabi per acquistare i Buoni del Tesoro; della crescita globale per riconvertire un'economia pericolosamente indebitata e incentrata sui consumi. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. È stato lui a risolvere in extremis la lite tra Sarkozy e il presidente Hu Jintao sui paradisi fiscali, che ha rischiato di far fallire il vertice londinese. Con pazienza e dedizione ha fatto la spola tra i due leader, trovando il compromesso che scongiura l'iscrizione di Macao e Hong Kong nella lista nera. È stato lui ad ammettere che il suo Paese ha sbagliato nel gestire alcune crisi del mondo. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. È sempre una potenza, ma forse non più super. http://blog.ilgiornale.it/foa © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Berlusconi: (sezione: G20)

( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

n. 81 del 2009-04-04 pagina 6 Berlusconi: «Ho convinto Usa e Russia a far pace» di Redazione E la regina Elisabetta sul «siparietto» del premier: «Non c'è stata né gaffe né offesa. L'ho trovato divertente» Si perde il concerto d'inaugurazione del summit, Silvio Berlusconi, arrivando a Baden Baden solo a sera per via di una serie di impegni che lo hanno trattenuto a Roma dopo il blitz a Londra - tra gli altri ha incontrato un vecchio amico come Tarak Ben Ammar, la cui tv Nesma (Brezza) irradiata nell'intero Maghreb, ha dato il via alle trasmissioni proprio due giorni fa - ma non la cena formale con Obama e la moglie Michelle nelle vesti di ospiti d'onore. Berlusconi ha iniziato la giornata successiva al G20 di Londra, con davanti i giornali di tutto il mondo con la foto sorridente del presidente americano Barack Obama e di quello russo Dmitri Medvedev con il pollice alzato e lui in mezzo a loro, ad unirli in uno stesso abbraccio. «Avete visto? La mia missione di voler far fare la pace tra Usa e Russia è stata capita da tutto il mondo», ha commentato soddisfatto, con la mente rivolta al vertice Nato, dove è arrivato con, in tasca, la smentita di Buckingham Palace sulla presunta irritazione di Elisabetta nei suoi confronti, e il mandato Ue a prender la parola domani, a Praga, nel vertice tra Europa ed Usa per illustrare le convinzioni dei 27 sul braciere afghano che continua a far scintille. Sarà infatti proprio il premier italiano, secondo quanto hanno fatto sapere da Bruxelles, ad introdurre il tema con una relazione sulle prospettive dell'area centrata su Afghanistan e Pakistan. Tema importante per l'Italia, che ha già annunciato che invierà altri 240 militari (probabilmente carabinieri e finanzieri) per le prossime elezioni presidenziali di agosto e che in questo modo raggiungerà la cifra totale di oltre 3000 uomini dispiegati sul terreno. Ma il nostro Paese, spiegano fonti diplomatiche della Farnesina, vuole accompagnare il pur necessario impegno militare con un processo politico sempre più stringente, che valorizzi la dimensione regionale del problema. E in quest'ottica si inquadra la Conferenza per la stabilizzazione di Afghanistan e Pakistan organizzata dalla presidenza italiana del G8 a Trieste, il prossimo giugno. Più che probabile dunque, che oggi - durante la sessione plenaria Nato che ha anche l'Afghanistan in agenda subito dopo il saluto ai nuovi soci albanesi e croati - Berlusconi si limiti a vagliare le altre questioni nel piatto. A cominciare da quella del rapporto con Mosca, che resta complesso per l'atteggiamento sospettoso degli ex inquilini della cortina di ferro nei confronti di Putin e dei suoi amici e alleati. Da tempo, cominciò a Pratica di Mare, Berlusconi è un fermo sostenitore di una intesa Washington-Mosca. E anche a Londra, due sere fa, sprizzava felicità da tutti i pori, inquadrato nel mezzo tra Obama e Medvedev. E precedentemente, per chiamare Obama, si è detto si sia beccato i rimbrotti di Elisabetta. Ma ieri una nota della casa Reale ha smentito che la regina si sia irritata per l'atteggiamento del premier. Secondo un portavoce di Buckingham Palace, infatti, la «bacchettata» di Elisabetta II era del tutto scherzosa e in linea col «clima caloroso ed amichevole» che si era registrato durante la foto di gruppo. La Regina, in sostanza, non era affatto offesa ma s'è divertita anche lei a riprendere Berlusconi che chiamava Obama ad alta voce: «Era rumoroso e divertente: nessuna gaffe e nessuna offesa» ha precisato il portavoce. Assieme al premier, nel volo da Roma a Baden Baden, anche i ministri Frattini e La Russa. AMC © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Paradisi fiscali, un forziere globale da 11mila miliardi di dollari (sezione: G20)

( da "Panorama.it" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

- Economia - http://blog.panorama.it/economia - Paradisi fiscali, un forziere globale da 11mila miliardi di dollari Posted By redazione On 4/4/2009 @ 9:12 In Uncategorized, Headlines | No Comments [1] G20: scontri a Londra con la polizia Le fortezze impenetrabili del segreto bancario sono nel mirino dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: le new entries nella lista nera finora sono Malaysia, Costa Rica e Filippine. Marcia indietro sull'Uruguay, prima aggiunto all'elenco e poi ritirato. Il giro d'affari dei paradisi fiscali è di circa 11mila miliardi di dollari: più del doppio di quanto i governi di tutto il mondo stanzieranno nei prossimi due anni per trascinare i propri Paesi fuori dalla crisi ([2] qui il report). Un forziere distribuito tra oltre 40 roccaforti delle agevolazioni finanziarie sparse nel mondo, divise fra 'neri', 'grigi' e 'grigio chiaro', a seconda delle modalità con cui vengono rispettati gli standard fiscali internazionali. Secondo Tremonti, la lista stilata dall'Ocse rappresenta solo un inizio, perché quello utilizzato dall'organizzazione è "un criterio empirico ma non sarà l'unico". Anche se stilare cifre precise sui fondi che affluiscono ai paradisi fiscali è estremamente difficile (tanto che le stime Ocse variano da un minimo di 1.700 miliardi fino ad un massimo di 11.500 miliardi), il fenomeno ha nel tempo assunto dimensioni preoccupanti: come emerge dal recente annuncio del Senato degli Stati Uniti, secondo il quale ogni anno il fisco a stelle e strisce potrebbe perdere circa 100 miliardi di dollari, a tutto vantaggio dei paradisi fiscali. Senza contare che [3] Christian Aid, una delle maggiori agenzie per lo sviluppo nel mondo, ha dichiarato nei giorni scorsi che la fuga di capitali verso i paradisi fiscali costa ogni anno ai paesi in via di sviluppo circa 160 miliardi di dollari, molto di più di quanto ottengano dagli aiuti umanitari. Basta un veloce giro su Google per capire quanto sia esteso il problema, con siti che propongono investimenti mirati in determinati paesi del mondo, elencando le 'specialità della casa' di ogni singolo Stato o di singole località, ad esempio l'Isola di Man o Campione d'Italia che ricorrono spesso fra le mete più consigliate. Se infatti, secondo l'Ocse, un paradiso fiscale è un luogo caratterizzato da tassazione nulla o minima, da una totale assenza di trasparenza finanziaria e dal rifiuto di fornire informazioni alle autorità fiscali internazionali, i 'tax havens' finiscono poi per differire molto uno dall'altro. Da chi offre la possibilità di aprire conti correnti senza l'obbligo di residenza a chi consente l'avvio di società senza alcun capitale di partenza, fino a chi permette la nascita di attività di intermediazione bancaria, assicurativa in totale deroga ai principi internazionali (all'interno dei cosiddetti fondi off-shore). La lista nera. Singapore, Svizzera, Hong Kong, Bahamas, Andorra, le isole Cayman Islands e il principato di Monaco restano i nomi più famosi, ma sono fra i Paesi che hanno accettato e sottoscritto accordi per il rispetto degli standard fiscali, senza peraltro applicarli sinora. Nella lista nera dell'Ocse rimangono quindi Costa Rica, Filippine e l'isola Labuan della Malaysia: la prima è specializzata in società che consentono di aggirare la limitazione imposta alle banche nazionali di non accettare valute estere; l'ultima prevede una tassazione massima di 4.200 euro a prescindere dall'utile conseguito da società o persone fisiche, che comunque non hanno alcun obbligo di fornire le proprie generalità. I Paesi finiti nel mirino dell'Ocse, però, non ci stanno e fanno sentire la propria voce: se San Marino e Monaco si dicono "soddisfatti" per non essere stati inclusi nella lista nera, "la Svizzera non è un paradiso fiscale, rispetta sempre i propri impegni ed è disposta al dialogo", afferma il ministro delle Finanze, Hans-Rudolf Merz, mentre il governatore della Banca centrale dell'Uruguay, Mario Bergera, sottolinea la "solidità" e la "serietà" del sistema finanziario del Paese. Gli Stati Uniti. Che il Delaware sia una sorta di paradiso fiscale lo sanno benissimo gli americani: quasi la metà delle società quotate a Wall Street e al Nasdaq hanno la sede nello Stato del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, per pagare meno tasse locali, non essendo gli utili imponibili. Che il piccolo Stato a sud della Pennsylvania offra grossi vantaggi alle società offshore, presentandosi come una alternativa alle isole Cayman o alle Bermuda, sono in meno a saperlo, ma chi opera nel settore ne è al corrente da tempo. Stabilire una società offshore nel Delaware permette infatti di non pagare quasi un centesimo di imposte a parte bassissime tasse sulla concessione e sul deposito. LEGGI ANCHE: [4] G20, entrare nei paradisi fiscali e riportarne i conti a terra

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G20. Napolitano soddisfatto: prese decisioni concrete (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

G20. Napolitano soddisfatto: prese decisioni concrete 04-04-2009 OMA. Dal G20 arrivano per la prima volta decisioni comuni, non solo impegni. Giorgio Napolitano promuove il vertice di Londra che mette in campo nuovo misure (e nuove risorse) contro la crisi globale. "Quelle prese al G20 - dice il capo dello Stato a margine della celebrazione della Festa del bosco a Castelporziano - sono misure importanti. Forse per la prima volta sono state assunte decisioni collettive, non solo impegni di coordinamento, ma decisioni comuni. In particolare quelle relative al finanziamento dell'Fmi". E' evidente la soddisfazione del presidente della Repubblica. "Al vertice di Londra - aggiunge - c'è stata una convergenza molto importante tra Paesi nuovi ed emergenti, economie che ancora crescono, forse un po' meno di prima, ed economie storicamente consolidate che sono in crisi. Credo che sia stato un evento rilevante. Poi vedremo gli sviluppi successivi". Napolitano coglie l'occasione della manifestazione che sottolinea le caratteristiche ecologiche del legno e dei boschi per ricordare che sulla tutela dell'ambiente bisogna tenere alta la guardia anche nei periodi di crisi economica. "Bisogna assolutamente evitare" che le misure anti-crisi mettano a rischio la tutela dell'ambiente e del paesaggio. "Dipende da tutti i soggetti interessati - aggiunge il presidente della Repubblica - e dipende anche da norme che non devono mettere in questione le autorità preposte alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico culturale". Nell'ambito della decima Giornata del bosco svoltasi alla tenuta presidenziale di Castelporziano, a Napolitano è stato presentato il protocollo Uncem-Unicredit-Federlegno per lo sviluppo dei processi economici nei territori montani e rurali. Il documento, finalizzato alla costruzione di un piano di ricerca sulle potenzialità economiche montane e sul successivo stanziamento di risorse finanziarie a sostegno degli investimenti connessi, è stato illustrato dal presidente di Federlegno Arredo, Rosario Messina, alla presenza del presidente dell'Uncem (Unione delle comunità montane, Enrico Borghi. Alfredo Diana, presidente della Consulta nazionale per le foreste, il legno e la carta, ha sottolineato i progressi dei processi di riforestazione del territorio nazionale e dei sistemi per diffondere l'uso di materiali riciclabili derivati dal legno. Sono stati riciclati oltre due milioni di tonnellate di legno di recupero e oltre sei milioni di tonnellate di carta, collocando l'Italia, per quest'ultimo procedimento, al terzo posto nella classifica mondiale. Inoltre, ha detto Diana, in un secolo la superficie forestale italiana è raddoppiata. Il sottosegretario alle Politiche agricole Antonio Bonfiglio, ha messo in evidenza questo risultato e indicato la corretta gestione e la difesa dei boschi esistenti come obiettivo concreto per il quale il governo è impegnato. Obiettivo facilitato dal fatto che il bosco si rivela sempre più come "un eccellente bene rifugio" per gli investitori.

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Londra. I leader del G20 costruiscono un nuovo ordine mondiale (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Londra. I leader del G20 costruiscono un nuovo ordine mondiale 04-04-2009 LONDRA. Un "nuovo ordine mondiale" che emerge dai sussulti della crisi economica, un successo di mediazione da ascriversi al lavoro senza sosta di Gordon Brown e al tocco magico e decisivo di Barack Obama: in Gran Bretagna, il giorno dopo il vertice del G20, il giudizio sull'esito della riunione è tutto sommato positivo sulla stampa britannica, che molto spesso titola sul 'New World Order'. In contrasto con una certa freddezza dei commentatori Usa, che sembrano essere quasi spiazzati dall'attitudine al compromesso mostrata da Obama. "Grazie al premier Gordon Brown, per il lavoro straordinario che ha permesso di arrivare a questi risultati con, tutto sommato, pochi intoppi", si è congratulato Barack Obama nella sua conferenza stampa finale. "Eravamo 20 capi di governo con priorità diverse, non era facile. Ma tutti i nostri cittadini stanno soffrendo", ha aggiunto. E in questo concetto, al di là delle misure specifiche, che poi dovranno essere attuate per dar seguito con fatti alle parole, risiede il successo della riunione. Si partiva con alto rischio di zero risultati, invece degli impegni comuni, anche rilevanti, sono emersi. Il lavoro del primo ministro britannico - è stato lui a parlare in conferenza stampa di un 'nuovo ordine mondiale' - è riuscito a far entrare nel documento finale le richieste franco-tedesche, per una maggior regolamentazione della finanza e del sistema bancario mondiale, con una lista nera dei Paesi che funzionano da paradisi fiscali, con la sua propria convinzione - e di Barack Obama - che per uscire dalla crisi occorre spendere ancora. Ma i commentatori Usa, forse abituati alla percezione di "l'America viene prima di tutti ed è speciale" degli otto anni di George W. Bush, non sembrano spellarsi le mani per i compromessi fatti da Obama, che ha dimostrato dal vivo agli europei e agli altri partner internazionali il suo nuovo multilateralismo. Il Washington Post riassume questo atteggiamento facendo sue le parole di Obama "I think we did okay", ovvero "abbiamo fatto abbastanza bene", ma senza brillare. "Dobbiamo imparare ad essere anche umili - ha detto giovedì il presidente - Dobbiamo imparare a forgiare un consenso, anziché cercare di imporre le nostre condizioni. Dobbiamo ammettere di non avere sempre la risposta giusta. Sono venuto qui a Londra per ascoltare ed imparare. E fornire la leadership americana, che deve essere basata sull'esempio e sulla capacità di saper ascoltare quello che gli altri esprimono". Per capire se i nuovi stanziamenti a Fmi ed altre organizzazioni internazionali, la fine dei paradisi fiscali, e le altre misure su cui hanno concordato i venti l'avranno vinta sulla crisi economica, occorrerà aspettare. Ma forse, il 'nuovo ordine mondiale', prima che essere economico, è un fatto politico: da questa crisi - come ripete ossessivamente Brown - si esce se si resta uniti. I segnali in questo senso che vengono dalla riunione di Londra sembrano incoraggianti.

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L'Europa convoca Obama a Praga. Obiettivo: rilanciare le relazioni transatlantiche (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

L'Europa convoca Obama a Praga. Obiettivo: rilanciare le relazioni transatlantiche 04-04-2009 PRAGA. Dopo aver puntellato il traballante edificio dell'economia mondiale con il G20 di Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il vertice Nato di Strasburgo, l'Europa convoca Barack Obama anche a Praga. Questa volta per fare il punto della politica estera e per studiare strategie comuni contro il cambiamento climatico con l'obiettivo di rilanciare le relazioni transatlantiche dopo l'era Bush. Ma sarebbe meglio dire che i 27 vengono a lezione dal presidente americano; per capire meglio come la svolta verde dell'amministrazione Obama possa far ripartire l'economia. Anzi, tutti di corsa a Praga, quasi a voler carpire i segreti della ricetta a stelle e strisce per non perdere il treno della "green economy". Non c'era certo bisogno di questa terza tornata negoziale in quattro giorni per confermare il trend bulimico di riunioni ed incontri tra i leader. Una sorta di 'summit-mania' che si spiega certo con la gravità della crisi in atto ma che l'effetto-Obama ha amplificato. Su forte richiesta della presidenza ceca della Ue, comunque, il vertice si è concretizzato e darà ai 27 la prima occasione per parlare con Obama anche di politica estera. A partire dalla crisi afghana, dal ruolo dell'Iran e naturalmente dal Medio Oriente. A Praga i 27 potranno anche esplorare la lettura che la Casa Bianca dà ai risultati delle elezioni in Israele, che tanto preoccupano il mondo arabo. Ma soprattutto di Afghanistan si parlerà domenica al castello di Praga: sarà il premier Silvio Berlusconi - precisano fonti diplomatiche - ad introdurre il tema con una relazione sulle prospettive dell'area centrata su Afghanistan e Pakistan. Un tema importante per l'Italia che ha già annunciato che invierà altri 240 militari per le prossime elezioni presidenziali di agosto. Raggiungendo così la cifra totale di oltre 3000 uomini dispiegati sul terreno. Ma l'Italia, spiegano fonti diplomatiche, vuole accompagnare il pur necessario impegno militare con un processo politico sempre più stringente, che valorizzi la dimensione regionale del problema. In quest'ottica si inquadra la Conferenza per la stabilizzazione di Afghanistan e Pakistan organizzata dalla presidenza italiana del G8 a Trieste il prossimo giugno. Inoltre i 27 vogliono registrare le proprie analisi con il cambio di strategia politica (policy review) dell'amministrazione Obama sulle elezioni afghane. Importante sarà anche un'analisi sul ruolo che l'Iran potrà giocare sia nell'area centroasiatica che in quella mediorientale. I lavori del vertice informale Ue-Usa di Praga saranno concentrati intorno ad una colazione di lavoro: i ministri degli Esteri avranno una loro sessione di incontri. Il titolare della Farnesina, Franco Frattini, introdurrà invece il tema dedicato ai Balcani, una delle priorità della politica estera italiana.

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Crisi economica. Draghi riconosce segnali di ripresa, ma mette in guardia da facili entusiasmi (sezione: G20)

( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)

Argomenti: G 20

Crisi economica. Draghi riconosce segnali di ripresa, ma mette in guardia da facili entusiasmi 04-04-2009 'Non faccio profezie - spiega Draghi - perche' questa crisi e' unica, combina una velocita' di diffusione senza precedenti, dimensioni senza precedenti e una interrelazione tra la finanza e l'economia reale''. PRAGA - ''Una rondine non fa primavera'': Mario Draghi, governatore di Bankitalia e presidente del Financial Stability Board (come e' stato ribattezzato al G20 di Londra il Financial Stabilty Forum) mette in guarda dai facili entusiasmi. Spiega che si', ci sono dei ''primi segnali di un rallentamento del deterioramento'' della situazione economica e finanziaria. Ma e' troppo presto per dire se si sia di fronte a una inversione di tendenza. ''Non faccio profezie - spiega Draghi - perche' questa crisi e' unica, combina una velocita' di diffusione senza precedenti, dimensioni senza precedenti e una interrelazione tra la finanza e l'economia reale''. E ''il deterioramento progressivo dell'economia reale - aggiunge - potrebbe rimbalzare sul sistema finanziario'' peggiorando ulteriormente la sua situazione. Insomma, si e' di fronte a una crisi globale, in cui ''non c'e' un Paese che va bene''. Per questo, ammonisce Draghi, ''e' vero che ci sono dei segnali, ma e' anche vero che siamo talmente alla ricerca di questi che bisogna stare attenti a non confondere una rondine con la primavera''. Draghi, come il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, di ritorno dal G20 di Londra e' a Praga per partecipare alla riunione informale dell'Ecofin. Riunione alla fine della quale domani non ci sara' la consueta conferenza stampa congiunta ministro-governatore. I due infatti lasceranno presto la capitale ceca, i cui cieli verranno chiusi per l'arrivo del presidente Usa Barack Obama, in vista del vertice Ue-Usa di domenica. Il governatore di Bankitalia appare soddisfatto per l'esito del G20 londinese: ''Sono stati presi provvedimenti importanti perche' il loro scopo e' quello di agire insieme'' contro la crisi. E ''l'enfasi sulle divisioni tra Europa e Stati Uniti - sottolinea - si e' mostrata infondata''. ''E anche se la crisi non si risolve con un provvedimento, i 20 capi di Stato si sono completamente impegnati per risolverla insieme''. Per Draghi importantissimo soprattutto il segnale dato sul fronte dei paradisi fiscali: ''E' importante che politicamente i governi facciano luce su di essi'', attraverso ''uno sforzo di trasparenza sui bilanci bancari''. Draghi e' particolarmente soddisfatto per il rafforzamento dell'ex Financial Stabilty Forum che - dopo l'ingresso di tutti i Paesi del G20, della Spagna e della Commissione Ue - e' stato rinominato Financial Stabilty Board, anche - spiega Draghi - ''per dare un segno di discontinuita'''. E gli orientamenti elaborati dall'Fsb per la finanza internazionale - sottolinea - impongono ''un regime di sanzioni per essere rispettati. Sanzioni che devono applicare le autorita' nazionali''. Intanto i ministri dell'Eurogruppo confermano che la situazione economica continua a non essere buona. E il commissario Ue agli affari economici e finanziari, Joaquin Almunia, ammette che ''di fronte al materializzarsi dei rischi al ribasso'', il prossimo 4 maggio le previsioni di crescita di Eurolandia e dell'Ue-27 saranno ulteriormente tagliate. E visto che la priorita' e' risanare la situazione sul fronte bancario, invita le autorita' nazionali europee ad attuare al piu' presto le indicazioni provenienti dal G20 sul fronte del trattamento degli asset tossici, nell'ambito delle linee guida di recente dettate dalla Commissione Ue. Un appello, quello di agire subito dopo le indicazioni del G20 lanciato anche dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, per il quale cio' e' fondamentale per il ritorno della fiducia.

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