CENACOLO
DEI COGITANTI |
G
20 4-4-2009
IN EVIDENZA
Lezioni del G20. Enrico Franceschini La Repubblica 4-4-2009
Il
dibattito è aperto, tra economisti e politici, sugli effetti che le misure
approvate al summit del G20 di questa settimana a Londra avranno sulla
recessione mondiale: risolveranno tutto, sistemeranno qualcosa ma non
abbastanza, serviranno a poco? Ma intanto commentatori e politologi concordano
su altre conseguenze del vertice, elencando una serie di lezioni che è
possibile trarne. Si possono riassumere così. 1) E’ tornato il
multilateralismo, dopo otto anni in cui l’America di Bush ambiva a fare tutto
da sola (con i risultati che si sono visti, militari, politici, economici). Non
solo un problema che una volta sarebbe stato affrontato dal G8 ora è stato
affidato a una ventina di paesi e istituzioni, ma Fondo Monetario e Banca
Mondiale tornano in primo piano come agenti di qualunque soluzione. E il G20,
che si riunirà di nuovo in Giappone entro fine anno, potrebbe diventare un
appuntamento annuale per discutere i guai del mondo. 2) Il mercato
“ultra-libero” non è più un dogma. L’Occidente non si appresta ad abbandonare
il capitalismo, modello peraltro adottato anche dal resto del mondo, ma l’era
in cui un alto esponente della sinistra, come Peter Mandelson negli anni di
Blair, potva dire “non abbiamo niente in contrario al fatto che qualcuno
diventi schifosamente ricco”, ed essere applaudito, sembra tramontata.
Regole e controlli sostituiranno il laissez-faire. 3) A volte una
singola elezione può fare molto per cambiare una nazione e il mondo:
Barack Obama ha conquistato il G20 e l’Europa presentando un nuovo volto
dell’America, che è poi quello che gli europei e tutti gli altri preferiscono
dal
Argomenti:
G 20
Abstract: urlo del premier: «Nessuna
irritazione» La regina d'Inghilterra tra i leader del G20 (Ap) LONDRA -
Buckingham Palace ha smentito che la regina Elisabetta II sia rimasta irritata
per l'atteggiamento del capo del governo italiano Silvio Berlusconi durante una
foto di gruppo del G20 di Londra, al termine del ricevimento al palazzo reale.
Corea del Nord, Obama in
pressing
Argomenti:
G 20
Abstract: Aso, a margine del vertice del G20
di Londra, ha detto che se così fosse sarebbero «violate le risoluzioni Onu»
richiedendo «un messaggio appropriato». Racconta di aver discusso della
sicurezza della regione con il presidente cinese Hu Jintao che «segue da vicino
la situazione nordcoreana».
Borse europee terminano in
flessione Milano chiude in lieve rialzo
( da "Corriere.it" del
04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: innescato dai risultati del g20
Borse europee terminano in flessione Milano chiude in lieve rialzo Il Mibtel
termina a +0,07% lo S&P Mib a +0,53%. Male invece Londra e Parigi,
Francoforte chiude invariata MILANO - Giornata negativa per le Borse europee. E
mentre alla fine Milano faceva registrare alla fine un lieve rialzo con il
Mibtel che guadagnava lo 0,
barack in trionfo tra gli
studenti "voglio un mondo senza atomiche" - (segue dalla prima
pagina) dal nostro inviato ( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Per questo - ha sottolineato - il
G20 di Londra è stato un successo, perché tutti hanno lavorato insieme: siamo
entrati in una nuova era di responsabilità». Perfino i ragazzi del campo no
global si sono lasciati contagiare dal presidente americano, tanto che
all´ingresso hanno tracciato la scritta: «Distruggere la Nato?
Esplode il caso dei
bilanci Usa ( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: sottolineando che al G20 su questo
tema «è stato fatto un notevole progresso». Ma Jean-Claude Juncker, premier del
Lussemburgo, paese finito nella lista grigia dei paradisi fiscali, ha definito
«incomprensibile» il fatto che Hong Kong, Macao e alcuni stati Usa, come
Delaware e Nevada, non compaiano in questa lista.
Non ci serve il super
Stato ( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Ma gli oppositori del G20 non hanno
mancato di esprimere il loro dissenso, con lancio di bottiglie, vetrine
infrante (fra le quali quelle della sede della Royal Bank of Scotland) e
scontri con la polizia. I contestatori hanno ribattezzato l'incontro «il summit
dei gonzi della finanza».
Un G20 in insalata russa
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Edoardo Narduzzi bilanci Un G20 in
insalata russa Il messaggio del vertice è chiaro: faremo di tutto per battere
la recessione. Ma l'eccesso di impegni rischia di produrre pochi risultati
concreti. Soprattutto nulla è stato deciso sulla nuova governance delle banche.
L'unica cosa certa è che il capitalismo americano non sarà più padrone Come nel
copione di un giallo che si rispetti,
Vietato sbilanciarsi
troppo ( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: determinazione sfoggiata dai Grandi
del G20 a Londra hanno fornito lo spunto per ribaltare le sorti dell'ottava
appena conclusa, riportando gli indici in territorio ampiamente positivo. Tra
le azioni presenti nei portafogli si sono distinte Geox che, oltrepassata la
soglia di 5,15-5,30 euro con ottimi volumi di scambio, si è aperta la strada
fino alla successiva resistenza presente a quota 6,
Euro in rimbalzo
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: con la chiusura del G20 di Londra e
soprattutto l'atteso annuncio da parte della Bce di un nuovo taglio dei tassi
d'interesse. I mercati valutari scontavano un intervento di 50 punti base e, di
fronte alla manovra più morbida adottata dalla Banca centrale, si è subito
materializzato un veloce rally della moneta unica.
Brent in altalena
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: G20 di Londra: gli ingenti fondi
stanziati per il rilancio dell'economia potrebbero infatti favorire anche una
ripresa della domanda di materie prime. Graficamente, il recupero di 50 dollari
ha ripristinato un quadro tecnico sostanzialmente analogo a quello della
settimana precedente, con il derivato che potrà provare ad allungare verso
quota 56 prima ed eventualmente fino a ridosso
L'ex Fed Boehne, per la
prima volta vedo una luce in fondo al tunnel
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Questa volontà è stata ribadita al
G20 e io la condivido appieno.D. Gli interventi pubblici sono sempre più ampi e
sempre più complessi. Una fetta del mondo industriale eccepisce che in queste
condizioni i privati non possono più investire. Come potrebbero muoversi ad
esempio nel settore bancario o in quello automobilistico se le regole del gioco
cambiano ogni giorno?
Chi riparte dal verde
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: che sono stati definiti dal G20?
Per rispondere alla domanda, gli esperti di Hsbc hanno analizzato i titoli che
nei quattro settori chiave sono meglio posizionati per trarre vantaggio da
questa tendenza, in vista dei programmi di investimento futuri e alla luce
della solidità dei fondamentali di bilancio.
Per l'S&P500 test a
875 ( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: avvio debole di settimana ha
lasciato il posto all'euforia, che ha accompagnato le decisioni del G20 per
risolvere la crisi economico-finanziaria. Il settore auto e i ciclici
affiancano le banche Le prime battute dell'ottava appena conclusa lasciavano intendere
che la correzione, dopo tre settimane di rialzo consecutivo, sarebbe stata
veloce e incisiva.
Di Tanno, i rifugi fiscali
sopravviveranno. Anche il Tesoro li ha utilizzati
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: ultimo G20 dovrà rivelarsi
compatto. «Bisognerà vedere quali fatti seguiranno agli annunci del vertice di
Londra di questi giorni», spiega Tommaso Di Tanno, professore di Diritto
tributario internazionale dell'Università di Siena, «gli Stati del G20 possono
decidere di penalizzare le operazione fatte nei confronti dei paradisi fiscali,
Se la banca resta top
secret ( da "Milano
Finanza" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: di Manuel Follis e Luisa Leone
PARADISI Se la banca resta top secret Il G20 ha proclamato la fine dell'era
della riservatezza fiscale per conti correnti e depositi anche nei paesi che da
sempre sono il regno dell'anonimato. Ma secondo gli esperti quanto fatto non
basterà. Perché... «L'era del segreto bancario è finita».
gaffe di berlusconi?
"la regina non è offesa"
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: mentre insieme agli altri leader
del G20 si mette in posa per una foto di gruppo a Buckingham Palace, sono
finite ieri su YouTube, il sito nel quale chiunque può mettere un video,
diventando un sensazionale successo. Tutti, a quanto pare, vogliono vedere Sua
Maestà che fa la ramanzina al premier italiano.
ciampi:"nel mondo
emergenza epocale troppo lente le risposte dei governi" - tiziana testa
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: presidente emerito della
Repubblica, commenta i risultati del G20 su Repubblica tv. E analizza, con
passione civile, gli aspetti sociali della crisi economica. Lei è stato uno
storico costruttore di accordi internazionali. Come valuta questo G20? «Sia
pure con molte difficoltà, si è arrivati a qualche decisione.
draghi: la crisi sta
rallentando tremonti: misure solo se necessario - elena polidori
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Napolitano plaude al G20 Bernanke:
primi effetti positivi delle misure sui bond ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO
PRAGA - In fondo al tunnel della recessione, Mario Draghi intravede una piccola
luce, uno spiraglio: vi sono segnali che la crisi sta rallentando. O meglio,
che «rallenta la sua velocità di deterioramento».
negli usa i ricchi
guadagnano 80 volte più degli altri - enrico franceschini
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: All´indomani del summit del G20,
che promette di sanare quegli eccessi, le cifre raccolte dal settimanale
londinese fanno impressione. Nel 1979 lo 0,1% degli americani più ricchi
guadagnava 20 volte di più del 99% più povero; nel 2006, prima della crisi
odierna, guadagnava 77 volte di più.
Rai, l'ultimo assalto di
Mara ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: l'ultimo assalto di Mara Perfino al
G20 la Carfagna ha chiamato Berlusconi per Orfeo Tutto si può dire meno che
Mara Carfagna non sia determinata nel portare avanti le sue battaglie. Non solo
quelle per le donne, ma anche quelle per dare pari opportunità al suo candidato
direttore per un tg della Rai.
POST e RIPOST Silvio, simpatia
non per tutti ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Sarà che nella foto di rito del
G20, piazzato dietro ai colleghi, Berlusconi neanche si vedeva e ha trovato
così il modo di farsi notare. Ma io comprendo l'entusiasmo da gita scolastica.
Su http://candidonews.wordpress.com/2009/04/02/g20-berlusconi-grida-la-regina-lo-riprende/:
Per il vostro sollazzo, riporto il migliori pezzi del repertorio Berlusconiano.
All'estero non siamo presi
sul serio, neanche travestiti ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag:
6 autore: Diego Gabutti G20 e dintorni All'estero non siamo presi sul serio,
neanche travestiti Finirà anche la crisi, prima o dopo. Svanirà il ricordo
delle violente sgambettate sociali che hanno atterrato milioni di lavoratori e
di risparmiatori. Ne usciremo deglobalizzati oppure riglobalizzati.
Crisi, Draghi vede qualche
luce ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: il vertice del G20 di Londra che ha
raggiunto accordi importanti sui paradisi fiscali, sulle munizioni anticrisi da
affidare a un finalmente flessibile Fondo monetario internazionale e
soprattutto sulle regole per restituire fiducia nei mercati. «È importante
politicamente che si faccia luce sui paradisi fiscali e che i bilanci delle
banche siano ispirati alla massima trasparenza»
Draghi, la crisi sta
rallentando ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Unione europea hanno comunque
accolte con grande soddisfazione le decisioni prese dal G20. «Ora devono essere
attuate il più rapidamente possibile», ha esortato Trichet, aggiungendo: «La
rapidità è fondamentale e l'applicazione rigorosa è essenziale ora». Per
Tremonti il G20 ha rappresentato «un ritorno dei politici e una caduta dei
tecnocrati».
Gli Ias hanno il
vocabolario Al via la conversione Xbrl
( da "Italia Oggi" del
04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: condizione chiaramente invocata dal
G20 di Londra per ripristinare la fiducia degli investitori verso gli operatori
e le istituzioni finanziarie.La Ifrs Taxonomy 2009 influirà sicuramente anche
sul processo d'adozione di Xbrl nel nostro paese: dalla fasi di prima
applicazione obbligatoria, relativa ai rendiconti chiusi successivamente al 16
febbraio 2009,
Paradisi fiscali
politically correct ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Nel corso del vertice del G20 di
Londra, il presidente cinese Hu Jintao ha preteso che i due paradisi fiscali
presenti sul territorio cinese non venissero inserite all'interno delle tre
liste (nera, bianca e grigia) stilate dall'Istituzione di Parigi per definire
gli spartiacque tra buoni e cattivi.
Rbs dice no ai compensi
dei manager ( da "Italia
Oggi" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Durante le manifestazioni contro il
G20, i vetri degli uffici dell'istituto sono stati sfondati dai
manifestanti.Hampton ha cercato di placare gli azionisti annunciando un
programma di consistenti tagli alle spese e la promessa di tornare a
distribuire dividendi «il prima possibile».
Quattro liste in cerca di
accordi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: ausilio di Stati terzi e approvato
dal Consiglio dei ministri finanziari del G20 e dal Comitato Onu di esperti in
materia di Cooperazione fiscale internazionale, prevede che le informazioni
siano sempre scambiate su richiesta, senza poter invocare il segreto bancario o
altro interesse di natura fiscale del Paese a cui le informazioni sono
richieste.
ROMA Il ritorno della
politica è per Giulio Tremonti il risultato più importa...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: è per Giulio Tremonti il risultato
più importante del G20 di Londra. I ministri finanziari europei e i governatori
delle banche centrali dell'Ue si sono ritrovati a Praga per fare un bilancio
operativo della riunione londinese. A tirare le somme il superministro
dell'Economia: «Si è rotto il monopolio tecnocratico di una volta».
PRAGA - Il ritorno della
politica è per Giulio Tremonti il risultato pi...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: è per Giulio Tremonti il risultato
più importante del G20 di Londra». I ministri finanziari europei e i governatori
delle banche centrali dell'Ue, si sono ritrovati ieri e oggi a Praga per fare
un bilancio operativo della riunione londinese. A tirare le somme cercando di
individuare una strategia, provvede in serata il ministro dell'Economia
italiano che parteciperà oggi all'
gli economisti si dividono
sul g20 "misure reali". "no, è scenografia" - giorgio
lonardi ( da "Repubblica,
La" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Gli economisti si dividono sul G20
"Misure reali". "No, è scenografia" GIORGIO LONARDI DAL
NOSTRO INVIATO CERNOBBIO - Economisti divisi qui a Cernobbio sui risultati del
G20. Al Workshop Finanza di Ambrosetti emerge il contrasto fra lo scetticismo
di Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia («al G20 darei un 10 per
gli sforzi e la scenografia e un 6 scarso per le decisioni»
LONDRA - Buckingham Palace
ha smorzato i clamori intorno alla reazione della Regina, dopo che il pre...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Silvio Berlusconi si era rivolto a
voce alta a Barack Obama durante la foto di gruppo con i leader mondiali del
G20, affermando che «non vi è stata alcuna gaffe nè alcuna offesa». Un
portavoce ha dichiarato che il ricevimento al quale ha presenziato la sovrana
britannica è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale». «Non c'è stata
alcuna gaffe nè alcuna offesa», ha aggiunto.
dal nostro inviato
CERNOBBIO Il pacchetto di misure varato dal G20 al vertic...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Gordon Brown ha detto che il G20
segnerà un nuovo ordine mondiale è d'accordo? «Lo spero, non so se lo farà ma
io ho inventato la sigla Brix Brasile, Russia, India e Cina, i nuovi Paesi
emergenti perciò penso che il G20 invece dei G7 o dei G8 sia già un grande
risultato.
ROMA - Sono misure
importanti, forse per la prima volta si sono assunte decisioni collettive, ...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Giorgio Napolitano è soddisfatto
per i risultati del G20 londinese. Risponde alle domande dei giornalisti nella
tenuta di Castelporziano. Tra le «decisioni comuni» egli elogia soprattutto
«quelle relative al finanziamento del Fondo monetario internazionale». Un
massiccio stanziamento che triplica le risorse a disposizione del Fondo
portandole a 750 miliardi di dollari.
-dal nostro inviato
CERNOBBIO - Il vertice fra i Grandi del Pianeta ha centrato un ob...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: «E' una delle aree in cui penso che
sforzi come il G20 possano avere un impatto costruttivo. Il fatto che 20 leader
mondiali che rappresentano l'85% del pil mondiale si siano seduti allo stesso
tavolo e abbiamo mostrato volontà di trovare soluzioni congiunte ai problemi
dell'economia mondiale è un segnale importante.
Tremonti: la politica
detta le nuove regole ( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi La
crisi/Per il ministro dell'Economia il bilancio del G20 è positivo: finito il
dominio della tecno-finanza Tremonti: la politica detta le nuove regole Cauto
ottimismo di Draghi: primi segnali di rallentamento della caduta
paradisi fiscali,
scomparsi 11 mila miliardi - elena polidori
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: accordo con le decisioni prese dal
G20 a Londra. Di più: la francese Christine Lagarde annuncia
"sanzioni" per chi non collabora. E Angel Gurria, responsabile
dell´Ocse, l´organismo che ha materialmente stilato le liste, ringrazia il G20:
«Ci ha fatto fare in materia più progressi in quindici giorni che negli ultimi
quindici anni».
Crisi, Tremonti: al G20 il
ritorno della politica ( da "Messaggero,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Sabato 04 Aprile 2009 Chiudi Crisi,
Tremonti: al G20 il ritorno della politica «Non c'è più il dominio della
finanza. L'Europa si adegui alle nuove norme contabili Usa»
A Milano i giovani
imprenditori Ue ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Meno scelte calate dall'alto ma più
partecipate». Infine per Daniela Melchiorre dei Liberal democratici «Il governo
va nella direzione opposta alle decisioni prese in questi giorni al G20, in
tema di investimenti in tecnologie "sostenibili"». M.Alf. © RIPRODUZIONE
RISERVATA
Draghi: spiragli
dall'economia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: non ha escluso nuovi cali dei
tassi, ma ha espresso fiducia che le decisioni prese dal G20 «siano quello che
serve per ristabilire la fiducia, l'importante è ora metterle in pratica
rapidamente». A incrinare il clima di convergenza internazionale anticrisiè
però esplosa una nuova frattura transatlantica sugli standard contabili.
nostro servizio Per la
Corea del Nord si tratta solo di una esplorazion...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: a margine del vertice del G20 di
Londra: La conferma è venuta anche dal leader della Corea del Sud, Lee Myung-bak.
«E' una provocazione, fermatevi» ha avvertito Barak Obama. «Se dovesse avvenire
prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve capire che non può
minacciare impunemente la comunità mondiale».
dal nostro inviato
STRASBURGO - L'Europa è più a risch...
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: al G20, sui paradisi fiscali tra
Francia e Cina, ha fatto nascere un feeling tra lui ed il presidente francese.
Il quale lo elogia: «Ho fiducia in lui, nella sua parola e nella sua
intelligenza». La festa per l'alleanza militare (28 Paesi che però non riescono
a eleggere il danese Anders Fogh Rasmussen a nuovo segretario dell'
Un italiano su 3 dichiara
meno di 10 mila euro ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Tremonti: attuare subito le scelte
del G20 Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro ROMA Nel 2007 circa 30
milioni di italiani hanno pagato le tasse, ma il 51% delle imposte complessive
sui redditi delle persone fisiche è sulle spalle solo del 10% dei contribuenti.
Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro.
Obama avverte: Abstract: Chiuso con un successo personale il G20 di Londra, Obama è giunto ieri a Strasburgo, città simbolo della tragedia e della rinascita d'Europa, accolto come un'icona popolare. Baciato per strada, applaudito in piedi da 4 mila studenti stregati da un dialogo che ha fatto rivivere in terra straniera i suoi happening della campagna elettorale dello scorso anno,
Argomenti: G 20
Abstract: Obama e Medvedev foto che ha
mediaticamente lasciato un segno sul vertice del G20 di Londra partito per
l'Italia decisamente in sordina altro non è per Silvio Berlusconi che la prova
che «la mia missione per riavvicinare Usa e Russia è stata compresa nel mondo».
D'altra parte, come ha spiegato ieri sera ai partner della Nato nonostante lo
scetticismo delle tre repubbliche baltiche,
Il premier e quei gesti
pop
Argomenti:
G 20
Abstract: allora, adoperare al G20 le battute
di Gigi Proietti per definire l'inquilino della Casa Bianca «un tipo con lo
sguardo acchiapponico », eccolo stringere a sè in un abbraccio il presidente
americano e quello russo, e addirittura gridare «mister Obamaaa...» alla
photo-opportunity con la regina Elisabetta.
Un principe
Argomenti:
G 20
Abstract: quando re Abdullah in partenza per
il G20 di Londra ha nominato a sorpresa il principe Nayif «secondo vice premier
». Fratellastro del sovranoprimo ministro e solo un po' meno anziano di lui (75
anni contro gli 86 di Abdullah), Nayif è da 34 capo degli Interni. Noto «falco»
su vari fronti (donne, riformatori, sciiti) ma efficace contro i terroristi di
Al Qaeda (
Via Nazionale spera nella
curva dei tassi ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: dunque essere prudenti rispetto a
qualcosa di così potente anche se «è molto importante la decisione dei paesi
del G20 di agire in modo concordato, completamente impegnati ad affrontare la
crisi». Come aveva affermato alla fine del vertice di Londra, in qualità di
presidente del Financial stability board, le misure prese dai vari paesi negli
ultimi mesi «cominciano a funzionare».
Napolitano: al G20 prese
decisioni concrete ( da "Corriere
della Sera" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: pag: 31 Il Quirinale Napolitano: al
G20 prese decisioni concrete Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
promuove il vertice di Londra. «Quelle prese al G20 ha detto ieri il capo dello
Stato, a margine della celebrazione della Festa del bosco nella tenuta
presidenziale di Castelporziano sono misure importanti.
Tremonti: governance
globale Attuare subito le scelte del G20
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: governance globale Attuare subito
le scelte del G20 Draghi: la crisi rallenta ma una rondine non fa primavera Il
responsabile dell'Economia: un altro piano Delors. In Italia misure possibili
ma non necessarie DAL NOSTRO INVIATO PRAGA Il consiglio Ecofin informale dei
ministri finanziari dell'Ue a Praga ha condiviso di applicare al più presto gli
accordi sugli interventi di stimolo dell'
Argomenti:
G 20
Abstract: dopo il G20 dell'altroieri, con le
sue liste nere e grigie di Paesi che non cooperano con la comunità
internazionale o che, per ora, si sono sostanzialmente solo impegnati a farlo?
«E' troppo presto per scriverne l'epitaffio, e la prova è lo stesso elenco appena
pubblicato dall'Ocse: nella lista bianca dei 'bravi' ci sono piazze finanziarie
con aliquote d'
L'accordo del G20 è un
passo avanti per uscire dalla crisi?
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Opinioni data: 04/04/2009 - pag: 38 La tua opinione su corriere.it L'accordo
del G20 è un passo avanti per uscire dalla crisi? SUL WEB Risposte alle 19.00
di ieri I numeri sono in percentuale Sì R 74,6 No R 25,
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: ha promosso il G20 e i governi di
fronte alla tempesta economica e finanziaria, ha applaudito al presidente
americano Obama per tutto ciò che ha fatto in soli 75 giorni, e ha anche detto
che per passare dall'età del petrolio a quella dell'energia «sostenibile » e
dell'auto elettrica la direzione è segnata e, passo dopo passo,
Il clima d'odio?
Attenzione,... ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: la Bulgaria e, in occasione del
G20, la capitale britannica, ai tentati assalti alle residenze dei «cattivi
banchieri» e al temporaneo sequestro dei dirigenti delle aziende che devono
licenziare o sono in ritardo nel pagamento degli stipendi. Ma non è il caso di
illudersi: dalle marce sulla Banca d?
Draghi: "La crisi
comincia a perdere colpi" ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: esito del G20 incoraggiante per la
ripresa. Passera: le banche commerciali usciranno vincitrici La crisi non è
certo finita, ma «i segnali dell?economia mostrano un rallentamento del
deterioramento». Una prima schiarita, insomma, il segno che la valanga che
rischiava di travolgere tutto e tutti sta perdendo forza.
Così i no-global italiani
preparano la guerriglia ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Le fotografie sono introdotte da
una frase inquietante: «Non c'è bisogno di commentare, c'è bisogno di fare...
Nato, G20, G8». Un chiaro legame fra le proteste di Londra, Strasburgo e quelle
già previste in Italia in occasione del G8. www.faustobiloslavo.com © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
Barack e la strategia
dell'umiltà ( da "Giornale.it,
Il" del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: Con Obama è successo giovedì sera a
Londra al termine del G20 e a tributargli l'ovazione sono stati i cronisti
stranieri, non quelli americani. Non capita mai che un presidente, all'estero,
venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi
della perestroika. Ieri in Germania Obama ha parlato a un'assemblea di
cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che,
Berlusconi:
Argomenti:
G 20
Abstract: Berlusconi ha iniziato la giornata
successiva al G20 di Londra, con davanti i giornali di tutto il mondo con la
foto sorridente del presidente americano Barack Obama e di quello russo Dmitri
Medvedev con il pollice alzato e lui in mezzo a loro, ad unirli in uno stesso
abbraccio. «Avete visto?
Paradisi fiscali, un
forziere globale da 11mila miliardi di dollari
( da "Panorama.it" del
04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: forziere globale da 11mila miliardi
di dollari Posted By redazione On 4/4/2009 @ 9:12 In Uncategorized, Headlines |
No Comments [1] G20: scontri a Londra con la polizia Le fortezze impenetrabili
del segreto bancario sono nel mirino dell'Ocse, l'Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico: le new entries nella lista nera finora
sono Malaysia, Costa Rica e Filippine.
G20. Napolitano
soddisfatto: prese decisioni concrete
( da "AmericaOggi Online"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: G20. Napolitano soddisfatto: prese
decisioni concrete 04-04-2009 OMA. Dal G20 arrivano per la prima volta
decisioni comuni, non solo impegni. Giorgio Napolitano promuove il vertice di
Londra che mette in campo nuovo misure (e nuove risorse) contro la crisi
globale.
Londra. I leader del G20
costruiscono un nuovo ordine mondiale
( da "AmericaOggi Online"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: I leader del G20 costruiscono un
nuovo ordine mondiale 04-04-2009 LONDRA. Un "nuovo ordine mondiale"
che emerge dai sussulti della crisi economica, un successo di mediazione da
ascriversi al lavoro senza sosta di Gordon Brown e al tocco magico e decisivo
di Barack Obama: in Gran Bretagna, il giorno dopo il vertice del G20,
L'Europa convoca Obama a
Praga. Obiettivo: rilanciare le relazioni transatlantiche
( da "AmericaOggi Online"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: economia mondiale con il G20 di
Londra ed aver fatto il tagliando alla struttura militare dell'occidente con il
vertice Nato di Strasburgo, l'Europa convoca Barack Obama anche a Praga. Questa
volta per fare il punto della politica estera e per studiare strategie comuni
contro il cambiamento climatico con l'obiettivo di rilanciare le relazioni
transatlantiche dopo l'
Crisi economica. Draghi
riconosce segnali di ripresa, ma mette in guardia da facili entusiasmi
( da "AmericaOggi Online"
del 04-04-2009)
Argomenti:
G 20
Abstract: presto le indicazioni provenienti
dal G20 sul fronte del trattamento degli asset tossici, nell'ambito delle linee
guida di recente dettate dalla Commissione Ue. Un appello, quello di agire
subito dopo le indicazioni del G20 lanciato anche dal presidente della Bce,
Jean-Claude Trichet, per il quale cio' e' fondamentale per il ritorno della
fiducia.
( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
La precisazione di
una portavoce: «Era rumoroso e divertente» «Berlusconi? La regina non si è
offesa» Buckingham Palace minimizza il rimprovero per l'urlo
del premier: «Nessuna irritazione» La regina d'Inghilterra tra i leader del G20 (Ap) LONDRA - Buckingham Palace ha
smentito che la regina Elisabetta II sia rimasta irritata per l'atteggiamento
del capo del governo italiano Silvio Berlusconi durante una foto di gruppo del G20 di Londra, al termine del
ricevimento al palazzo reale. CLIMA GIOVIALE - All'indomani del video
nel quale la sovrana sembra non nascondere la sua irritazione con il presidente
del Consiglio italiano, che urla «Mr. Obama» durante la foto di famiglia in
occasione del G20, una portavoce di Buckingham Palace
tenta di stemperare le polemiche. Secondo Buckingham Palace, infatti, la
«bacchettata» della regina era scherzosa e la regina non era affatto
infastidita dall'irritualità del Cavaliere: «Era rumoroso e divertente, nessuna
gaffe né offesa». Il clima, ha aggiunta una portavoce di Buckingham Palace, era
«amichevole e caloroso» e tutti quelli che vi hanno partecipato erano a proprio
agio. IL VIDEO - Intanto è già un hit su YouTube il filmato incriminato. Il
pomeridiano londinese Evening Standard dedica al video la sua prima pagina con
il titolo, a caratteri cubitali: «Scatto della Regina al G20
diventa successo su YouTube», mentre la Bbc titola sul suo sito: «La regina non
è divertita da Berlusconi». Il filmato è circolato prima sui siti italiani, ma
in breve ha fatto il giro del mondo. Riportando la notizia, siti internet e
stampa britannica riassumono le precedenti gaffe del premier italiano,
dall'Obama «abbronzato» al nascondino con Angela Merkel, fino all'accusa fatta
ad un europarlamentare tedesco di poter interpretare una guardia di un campo di
concentramento nazista. stampa |
( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
IL REGIME PARLA DI
«esplorazione pacifica dello spazio» Corea del Nord, Obama in pressing «Rinunci
al lancio del missile» Il test previsto per sabato. Gli Usa: «Se dovesse
avvenire prenderemo le misure adeguate» La Corea del Nord mette a punto gli
ultimi preparativi del suo missile-satellite da mandare in orbita già sabato,
mentre Barack Obama insiste e dice che Pyongyang «dovrebbe» invece rinunciarvi.
«Se dovesse avvenire - ammonisce il presidente americano - prenderemo le misure
adeguate, la Corea del Nord deve capire che non può minacciare impunemente la
comunità mondiale». È «una provocazione», aggiunge Obama, impegnato in un
incontro bilaterale con l'omologo francese Nicolas Sarkozy che di fatto apre il
vertice Nato a Strasburgo. «Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa»,
spiega, lasciando intendere il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di
sicurezza dell'Onu. Un'azione che, secondo gli osservatori, avrebbe registrato
il disappunto della Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang, contraria all'applicazione
di altre sanzioni o all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista.
Per il premier giapponese Taro Aso e il presidente sudcoreano Lee Myung-bak il
satellite può essere mandato in orbita già sabato, condizioni meteo
permettendo. A poche ore dall'avvio del periodo utile del 4-8 aprile (nella
fascia oraria 11-16) per completare l'operazione, torna il pressing
internazionale per evitare un evento che porterebbe forti elementi
d'instabilità regionale facendo salire le tensioni. A confermare le
indiscrezioni di fonti militari Usa sulla imminenza del test missilistico, ci
ha pensato il premier nipponico Aso per il quale il missile balistico «volerà
sul Giappone» domani, sabato 4 aprile. Aso, a margine del
vertice del G20 di Londra,
ha detto che se così fosse sarebbero «violate le risoluzioni Onu» richiedendo
«un messaggio appropriato». Racconta di aver discusso della sicurezza della
regione con il presidente cinese Hu Jintao che «segue da vicino la situazione
nordcoreana». Anche per il presidente sudcoreano Lee, sabato potrebbe
già aversi il lancio che richiederà comunque «una forte e severa» risposta,
dichiarandosi convinto che le condizioni di salute del leader nordcoreano Kim
Jong-il, che ha subìto un ictus lo scorso anno, sono migliorate al punto che
ora è saldamente al comando. L'operazione, che il regime definisce
«esplorazione pacifica dello spazio» per mandare in ordita un satellite
sperimentale per le telecomunicazioni, sarebbe, secondo Usa, Corea del Sud e
Giappone, il test di un missile a lunga gittata, il Taepodong-2, capace di
montare una testata nucleare e di trasportarla fino all'Alaska e alle Hawaii.
Washington, Tokyo e Seul hanno schierato unità navali super tecnologiche nel
Mar del Giappone, mentre il Sol Levante ha piazzato anche gli intercettori
Patriot nel nord del Paese, nell'ambito dello scudo antimissile. La tensione
nella regione è alta. «Siamo pronti a difendere la sicurezza della
popolazione», ha assicurato in conferenza stampa, il ministro della Difesa
nipponico, Yasukazu Hamada. (Ansa) stampa |
( da "Corriere.it"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
la frenata all'indomani
del rally finanziario, innescato dai risultati del g20
Borse europee terminano in flessione Milano chiude in lieve rialzo Il Mibtel
termina a +0,07% lo S&P Mib a +0,53%. Male invece Londra e Parigi,
Francoforte chiude invariata MILANO - Giornata negativa per le Borse europee. E
mentre alla fine Milano faceva registrare alla fine un lieve rialzo con il
Mibtel che guadagnava lo 0,07% e lo S&P Mib che cresceva dello
0,53%, ben diversamente andava nelle altre principali piazze europee. Se Londra
faceva registrare la flessione più significativa: -2,31%, anche Parigi cedeva
l'1,11%, mentre Francoforte chiudeva vicino alla partità a +0,06%. Fin dal mattino
del resto si vedeva la differenza dopo l'euforia di giovedì, innescata dalle
indicazioni arrivate dal G20 di Londra. PIAZZA AFFARI
- Buona invece la tenuta del listino milanese anche quando sono stati diffusi i
dati negativi sulla disoccupazione Usa in marzo, peraltro attesi, salita ai
livelli più alti da 25 anni. In evidenza i titoli ciclici come Prysmian e i
cementi-costruzioni, bene le banche, balzo di Unicredit dopo l'accordo tra le
fondazioni sulla lista per il cda. Fiat resta in quota, sale Pirelli. I MERCATI
ASIATICI - Chiusura in lieve rialzo per la Borsa di Tokyo, sulla scia dei
risultati del summit di Londra, con il Nikkei che ha guadagnato lo 0,34% a
8.749 punti, il livello più alto dal 9 gennaio. Positivo anche il nuovo
indebolimento dello yen che ha favorito gli esportatori. Le Borse dell'area
Asia-Pacifico hanno corso, portando sugli scudi titoli del settore auto e in
generale dell'export. Toyota ha guadagnato il 6,7%, Canon il 2,7%, Panasonic il
5,8 per cento. Bene anche Bhp Billiton (+3,7%), Rio Tinto (+4,2%) e Jiangxi
Copper (+1,6%). Kawasaki Kisen Kaisha, compagnia navale, ha guadagnato l'8,2%
sostenuta dal giudizio positivo di Goldman Sachs. stampa |
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 6 - Esteri
Pulire il pianeta I rapporti Europa-Usa L´interdipendenza Appello all´impegno
Barack in trionfo tra gli studenti "Voglio un mondo senza atomiche"
Mi batterò contro il cambiamento climatico e contro l´inquinamento che sta
uccidendo il nostro pianeta Dobbiamo essere onesti, in questi ultimi anni
abbiamo lasciato che la nostra alleanza andasse un po´ alla deriva La crisi
economica ci ha mostrato quanto siamo legati: a Londra siamo entrati in una
nuova era di responsabilità Per mettersi al servizio degli altri non bisogna
essere presidente. Si può lavorare per l´Onu o per Medici senza Frontiere
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO mario calabresi «Mia madre mi ha
svegliata poco dopo le cinque, ha detto di vestirmi bene, ha preparato la
colazione e mentre uscivo mi ha gridato: "Marie, questa volta ti invidio da
morire"». Mentre Marie, le sue otto amiche di 16 anni, e altri quattromila
studenti arrivati da Francia e Germania lo aspettavano, ascoltando una giovane
cantante blues della South Carolina, il presidente americano tossiva e faticava
a parlare durante la conferenza stampa con Nicolas Sarkozy. Poi è arrivato
nella Rhenus Arena, il palazzetto dello sport di Strasburgo, ha visto la folla
dei ragazzi ed è rinato. La Casa Bianca aveva ricostruito a quasi
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Milano Finanza
sezione: Visto & Previsto data: 04/04/2009 - pag: 5 autore: tremonti,
l'europa si adegui subito alle nuove regole Esplode il caso dei bilanci Usa
L'Europa deve allinearsi al piano di allentamento delle regole per valutare il
mark-to-market approvato negli Stati Uniti. Lo ha sottolineato il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, precisando che sia la Francia sia la Germania
si trovano sulla stessa linea. La Fasb (Financial Accounting Standards Board)
statunitense ha votato infatti a favore di nuove regole, più morbide, relative
alla valutazione degli asset detenuti dalle società finanziarie, finora
contabilizzati ai prezzi correnti di mercato. Per il ministro, la Ue deve agire
in fretta. «Il macchinismo politico dell'Europa», ha spiegato Tremonti, «è
lento rispetto alla capacità decisionale degli Stati Uniti». Secondo il
ministro la contabilità «non è solo una scelta ma un'ideologia». Tuttavia,
l'Europa deve prendere una decisione. «Non possiamo fare i templari del
mercato», ha concluso, «quando il tempio del mercati ha cambiato i criteri». Da
notare che con le nuove regole contabili le banche americane dovrebbero
incrementare del 20% i loro profitti.Il governatore della Banca d'Italia, Mario
Draghi, ha intanto dichiarato che i segnali economici «mostrano un
rallentamento del deterioramento». Ma poi, forse temendo di apparire
eccessivamente ottimista, ha spiegato che «bisogna stare attenti a non
confondere una rondine con la primavera». D'altronde negli Stati Uniti
dall'inizio della crisi, nel dicembre del 2007, sono stati persi 5,1 milioni di
posti di lavoro, di cui 663.000 nel solo mese di marzo quando il tasso di
disoccupazione è salito all'8,5%, ai massimi dal 1983. Il presidente della
Federal Reserve, Ben Bernanke, ha tuttavia cercato di tranquillizzare gli animi
ribadendo che la banca centrale ricorrerà a tutti gli strumenti a sua
disposizione per stabilizzare i mercati e prepararsi alla ripresa. Bernanke ha
anche assicurato che il programma della Fed per l'acquisto di bond e
cartolarizzazioni di mutui «sta avendo gli effetti voluti», sottolineando che
le misure straordinarie sono state adottate «con prudenza» e che si potrà fare
facilmente marcia indietro una volta imboccata la strada della ripresa».
Tornando a Draghi, il governatore, nella sua veste di presidente del Financial
Stability Forum, ha ribadito che «è molto importante politicamente che si
faccia luce sui paradisi fiscali», sottolineando che al G20 su questo tema «è stato fatto un
notevole progresso». Ma Jean-Claude Juncker, premier del Lussemburgo, paese
finito nella lista grigia dei paradisi fiscali, ha definito «incomprensibile»
il fatto che Hong Kong, Macao e alcuni stati Usa, come Delaware e Nevada, non
compaiano in questa lista.
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Milano Finanza
sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 9 autore: di Maria Bartiromo lo
scettico Non ci serve il super Stato Il leader conservatore inglese Cameron,
possibile successore di Gordon Brown a Downing Street, non crede ai piani di
stimolo alle economie Meglio dare garanzie pubbliche sui prestiti. E ridurre il
peso della finanza sul pil È stata una settimana epica quella appena conclusasi
a Londra, dove i capi delle 20 principali economie mondiali si sono incontrati
per capire come far fronte alla recessione globale. Sullo sfondo della peggiore
crisi economica mai conosciuta dall'ultima generazione, i difensori e i
detrattori del capitalismo si sono affrontati a viso aperto. Quando il
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha incontrato il primo ministro
inglese Gordon Brown e altri capi di Stato come il leader cinese Hu Jintao e il
presidente russo Dimitri Medvedev per parlare di sostegno all'economia e di
lotta al protezionismo, la speranza e l'orgoglio hanno prevalso. Ma gli oppositori del G20 non hanno mancato di esprimere il loro dissenso, con lancio di
bottiglie, vetrine infrante (fra le quali quelle della sede della Royal Bank of
Scotland) e scontri con la polizia. I contestatori hanno ribattezzato
l'incontro «il summit dei gonzi della finanza». Ma c'è stata un'altra,
più autorevole, voce fuori dal coro: quella di David Cameron, il leader
conservatore britannico, che ha addossato al capo del partito laburista Gordon
Brown buona parte della responsabilità del caos finanziario in cui si dibatte
la Gran Bretagna. Sono in molti a ritenere che Cameron succederà a Brown dopo
la prossima tornata elettorale in programma per giugno. Gli ho parlato poco
dopo il suo colloquio privato con Obama.Domanda. Lei la pensa diversamente da
Obama sulla necessità di ulteriori stimoli all'economia europea. Può illustrare
meglio la sua posizione?Risposta. Non sono per principio contrario a ulteriori
programmi di sostegno. Anzi, è quello che i paesi europei dovrebbero fare, se
avessero accumulato risorse sufficienti quando le cose andavano per il verso
giusto. Ma la Gran Bretagna non può permetterselo. Il governo britannico sta
già prendendo in prestito una cifra pari al 10% del pil. Se dovesse superare
quella soglia otterrebbe l'effetto opposto perché consumatori e imprenditori
non avrebbero più fiducia nella stabilità finanziaria del Paese.D. Questa crisi
rappresenta una condanna della globalizzazione?R. Globalizzazione, libero
scambio e apertura dei mercati possono dare solo benefici. L'impresa e
l'imprenditoria sono state una grande forza propulsiva nel mondo. Dall'America
all'Inghilterra, dall'India alla Cina, hanno liberato i popoli dalla miseria.
Potrebbero fare altrettanto nell'Africa sub-sahariana. Non dobbiamo voltare le
spalle alla globalizzazione, dobbiamo far sì che funzioni. Ciò significa anche
riconoscere che le banche posseggono una capacità speciale di deprimere
l'economia e che quindi devono essere correttamente disciplinate. Dobbiamo
assicurarci che non si immettano più sul mercato strumenti finanziari in grado
di procurare enormi guadagni a chi li inventa ma anche di ripercuotere
sull'economia in un modo che neppure gli ideatori sono in grado di prevedere.
Serve un'economia più equilibrata che, contrariamente a quanto accade nel Regno
Unito, non faccia troppo affidamento sui servizi finanziari. In Europa, poi,
bisogna affrontare il problema della grande dipendenza dalla sicurezza sociale
che, a volte, è un'enorme palla al piede delle economie. Se superiamo questi
scogli avremo rimesso in moto il sistema capitalistico, a condizione che questo
sistema si basi su valori morali. Per me i mercati sono il mezzo per ottenere
la ricchezza e la prosperità che tutti desideriamo. I mercati non sono entità
fini a se stesse ed è molto importante che in essi si affermi una scala di
valori morali.D. Lei che cosa farebbe, al posto di Brown, per tirar fuori dal
pantano la Gran Bretagna?R. La prima cosa da fare è rivitalizzare il credito.
Le banche devono irrobustire il proprio capitale. Dopodiché dovranno essere spinte
a erogare nuovamente prestiti. Il piano da noi propugnato è audace, di grande
portata, ma anche semplice. Nel concreto, lo Stato si farà garante di una parte
dei nuovi prestiti erogati dalle banche.D. Barclays ha già detto che non
parteciperebbe, in quanto non desidera che lo Stato interferisca nei propri
affari. È una decisione saggia?R. È una decisione che il management di Barclays
dovrà difendere di fronte ai propri azionisti. In ogni caso, per il gruppo
sarebbe un problema. Il riequilibrio dei bilanci bancari è questione di
interesse nazionale. Quindi ogni banca che decide di non partecipare al
programma dovrà spiegare ai propri azionisti in che modo si libererà degli
asset tossici e tornerà ad erogare prestiti.D. Lei è stato l'unico leader
dell'opposizione che Obama ha incontrato nel corso di questo viaggio. La cosa
non è passata inosservata. Lei è un conservatore alto borghese. Lui un liberal
di più modesta estrazione. Non le sembra che formiate una strana coppia?R. In
realtà, fra noi c'è un ottimo rapporto. Come politico è molto interessante. È
anche una persona con cui è facile parlare. Certo, non la pensiamo alla stesso
modo su tutto, ma entrambi riteniamo che lo sviluppo delle tecnologie verdi
rappresenti un'importante via d'uscita dalla recessione. Entrambi concordiamo
sull'importanza del volontariato e della famiglia, nella consapevolezza che il
vero cambiamento non deriva solo dall'azione di governo ma da ciascuno di noi.
È la società che genera il cambiamento, non solo il governo. Si tratta di un
fondamentale passo in avanti. Per questo lo ammiro molto.
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Milano Finanza
sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 8 autore: di Edoardo
Narduzzi bilanci Un G20 in
insalata russa Il messaggio del vertice è chiaro: faremo di tutto per battere
la recessione. Ma l'eccesso di impegni rischia di produrre pochi risultati
concreti. Soprattutto nulla è stato deciso sulla nuova governance delle banche.
L'unica cosa certa è che il capitalismo americano non sarà più padrone Come nel
copione di un giallo che si rispetti, il momento del delitto, cioè il
meeting londinese dei 20 grandi della terra, è stato preceduto da una crescente
drammaticità culminata dalla pubblicazione dell'outlook dell'Ocse a ridosso del
summit con un pil mondiale in caduta libera. Previsioni e notizie nere e gravi
per valorizzare ancora di più l'importanza delle decisioni prese a Londra
durante il G20. Ma il summit ha davvero segnato una
svolta nella gestione della più grave crisi del dopoguerra? Il risultato
dell'incontro è peculiare e di non facile valutazione, perché le diverse
situazioni interne dei Paesi partecipanti hanno condizionato le decisioni
finali. Così alla fine il G20 è stato una insalata
russa della public policy internazionale. Ha deciso sui possibili tetti ai
bonus e agli stipendi dei manager (primo intervento dirigista), ha stanziato
250 miliardi di dollari per aiutare il commercio internazionale, ha aumentato
le risorse del Fmi, ha pubblicizzato i cosiddetti paradisi fiscali (elenco che
l'Ocse diffonde regolarmente da molti anni), ha varato un piano aggregato di
politiche fiscali di stimolo della domanda e ha definito molti altri aspetti.
Una pioggia di decisioni pubbliche, praticamente una nevrosi di interventi
calati dall'alto come a voler comunicare che nulla, ma proprio niente, di
intentato è o sarà lasciato per battere la recessione. Il vero pericolo è, come
spesso accade, che chi troppo vuole alla fine nulla stringe. Quindi che
trascorsa qualche settimana i clamori del vertice di Londra si traducano in
pochi risultati economici concreti. Sicuramente sarebbe stato molto meglio
organizzare un summit con un'agenda molto più scarna e comunicare alla fine
pochi interventi ma analiticamente definiti. Ma in un mondo che vive travolto
dalla comunicazione in tempo reale si è preferito un barbecue ricco di notizie
da dare in pasto ai cittadini stremati da mesi di prolungate notizie negative.
Soprattutto il G20 non ha detto quasi nulla circa i
pericoli di politiche protezionistiche o degli aiuti di Stato nascosti da
nazionalizzazioni necessitate. In un'economia stravolta negli equilibri dal
fallimento di troppi intermediari finanziari non sarebbe inopportuno se i
grandi della terra iniziassero a discutere del come e del quando riportare
ordine e mercato nella governance delle banche. Le nazionalizzazioni dovrebbero
essere le più transitorie possibili.Nella realtà il G20
di Londra si è chiuso un po' come era iniziato sul fronte più importante,
quello delle regole dell'economia post globale divisa in poche macro aree
valutarie nella quale il capitale deve rimanere libero di muoversi ma non di
speculare selvaggiamente. Gli interventi sui paradisi fiscali e le regole annunciate
sugli hedge fund risolvono solo parzialmente i problemi connessi ai movimenti
finanziari. Il capitale deve, ovviamente, poter investire e disinvestire per
scegliere le migliori opportunità di guadagno, ma non può creare rischi
sistemici insostenibili perfino per i bilanci pubblici. L'ammontare del
guadagno possibile deve essere contingentato. Superata una determinata soglia
il rischio implicitamente contenuto nel guadagno potenziale è eccessivamente
sfavorevole per coloro che potrebbero essere chiamati a sopportarlo. Quindi non
deve essere contrattualizzabile.Il modello di governo del nuovo mondo globale è
ancora da definire. Le posizioni tra i vari grandi rimangono ancora distanti.
Gli Usa non sono troppo disponibili a comprimere la libertà di azione dei
mercati, mentre alcuni Paesi europei preferirebbero un maggior dirigismo. La
Cina, poi, sogna e spera che questa crisi del capitalismo occidentale rafforzi
il proprio modello di economia di mercato: libero mercato quando conviene per
la crescita, centralismo politico altrove. L'unica cosa certa per ora è che
dopo la crisi non prevarrà più un modello di capitalismo sugli altri. Il
ventennio con il solo capitalismo americano al comando è definitivamente
archiviato. Con esso le politiche monotematicamente pro mercato del Fmi e della
Banca mondiale. Ma il nuovo equilibrio che possa andare bene ai più non è
ancora emerso. Ci vorrà ancora tempo prima che le nuove regole condivise per
governare la volatilità dell'economia aperta siano definite. Nel frattempo
l'asse cino-americano ha segnato un punto a proprio favore: la crescita
economica è il primo obiettivo da conseguire e le principali misure adottate,
in primis lo stimolo fiscale, vanno in questa direzione. E se gli europei
preferiscono la qualità della vita allo stress dello sviluppo e la Bce si
appassiona nel volere contenere l'inflazione a tutti i costi a scapito della
crescita e dell'occupazione, sono problemi del vecchio continente. Meglio che
ne discutano a Bruxelles.
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Milano Finanza
sezione: I VOstri Soldi Il Trader Nel Portafoglio data: 04/04/2009 - pag: 39
autore: Vietato sbilanciarsi troppo La quarta settimana consecutiva di rimbalzo
è stata guidata da Geox, Piaggio e Impregilo tra le azioni in portafoglio. Il
recupero degli indici non giustifica ancora l'aumento del peso in borsa Dopo un
avvio di settimana all'insegna del pesante ribasso, guidato dai soliti titoli
bancari, le buone notizie provenienti dalle immatricolazioni di auto e la determinazione sfoggiata dai Grandi del G20 a Londra hanno fornito lo spunto per ribaltare le sorti
dell'ottava appena conclusa, riportando gli indici in territorio ampiamente
positivo. Tra le azioni presenti nei portafogli si sono distinte Geox che,
oltrepassata la soglia di 5,15-5,30 euro con ottimi volumi di scambio, si è
aperta la strada fino alla successiva resistenza presente a quota 6,2.
Trainata dal cambiamento di vento sul settore automotive, anche Piaggio è
riuscita a varcare la soglia posta a un euro con scambi raddoppiati, puntando
ora al primo obiettivo individuabile attorno a 1,20 euro al di sopra del quale
è prevista la tappa a quota 1,30. Pure Impregilo è stata in grado di
raddoppiare la performance del Mibtel, anche se tra breve si troverà a fare i
conti con la robusta resistenza a 2,3 euro tracciata sul quadruplo massimo
realizzato da novembre a oggi: da un lato un simile ostacolo è certamente
capace di stimolare i realizzi, mentre dall'altro è chiaro a tutti che una
volta superato, solo con la complicità di un mercato rialzista, può imprimere
vistose accelerazioni al prezzo, aggiungendo al titolo interessanti
caratteristiche speculative. Tuttavia, nonostante il buon recupero messo a
segno dai principali indici azionari, non è ancora giunto il momento di fare
ritorno con più forza sui titoli di piazza Affari.
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Milano Finanza
sezione: I VOstri Soldi Il Trader Commenti & Analisi data: 04/04/2009 -
pag: 41 autore: Pagina a cura di Alberto Micheli Euro in rimbalzo La moneta
unica in rilancio verso quota 1,35, dopo le decisioni della Banca centrale
europea Settimana positiva per il future sul cambio euro/dollaro, che ha
testato con successo il supporto di breve a quota 1,3, trovando lo spazio per
un veloce rimbalzo fino in area 1,35-1,352. Il derivato ha così confermato il
movimento positivo partito a inizio marzo, ponendo un freno alla violenta
correzione dell'ottava precedente. Nella dinamica settimanale è stata decisiva
la seduta di giovedì 2 aprile, con la chiusura del G20 di Londra e soprattutto l'atteso
annuncio da parte della Bce di un nuovo taglio dei tassi d'interesse. I mercati
valutari scontavano un intervento di 50 punti base e, di fronte alla manovra
più morbida adottata dalla Banca centrale, si è subito materializzato un veloce
rally della moneta unica. Nella conferenza stampa che ha seguito
l'annuncio sui tassi, Jean-Claude Trichet ha poi ribadito che i dati più
recenti confermano il sensibile rallentamento dell'economia, aprendo a un nuovo
intervento di politica monetaria nella riunione di inizio maggio. Secondo il
numero uno della Bce, la domanda mondiale, così come quella europea, rimarrà
debole per tutto il 2009, con una graduale ripresa stimata a partire dal 2010,
mentre sul fronte dell'inflazione si prevede un'ulteriore discesa dei prezzi
nel breve periodo, con un target di medio e lungo inferiore al 2%.
Graficamente, la tenuta di
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Milano Finanza
sezione: I VOstri Soldi Il Trader Commenti & Analisi data: 04/04/2009 -
pag: 41 autore: Brent in altalena Le riserve di petrolio hanno registrato un
aumento di 2,8 milioni di barili, oltre le attese L'ultima settimana di
contrattazioni ha avuto un andamento piuttosto contrastato, con l'E-Mini Crude
Oil future che ha sostanzialmente seguito l'andamento dei listini azionari,
pagando una violenta correzione iniziale, per poi trovare un importante
riscatto nella seconda parte dell'ottava. Le rinnovate preoccupazioni sulla
solidità delle principali economie mondiali e i conseguenti effetti di una
recessione, che non potrà essere smaltita in tempi brevi e che imporrà quindi
una duratura contrazione della domanda, si sono tradotte nella violenta caduta
di lunedì 30 marzo, quando il derivato ha ceduto la soglia psicologica a 50
dollari, lasciando sul terreno oltre l'8%. Il timido rimbalzo della giornata
successiva si è poi arrestato proprio a quota 50, mentre mercoledì è arrivata
una nuova spinta ribassista dai dati sulle scorte Usa, che hanno imposto
un'ulteriore correzione fino a 47,25 dollari (minimo settimanale). Secondo
quanto riportato dal dipartimento dell'energia degli Stati Uniti, le riserve di
greggio hanno infatti registrato un aumento di 2,8 milioni di barili,
decisamente superiore alle attese. In rialzo anche le scorte di benzina (+2,2
milioni) e di distillati (+0,3 milioni). A pesare sul prezzo del greggio sono
state anche le sorprendenti dichiarazioni di Abdullah al-Attiyah, ministro
dell'Energia del Qatar, secondo cui l'attuale quotazione attorno ai 50 dollari
sarebbe «ragionevole»: dopo aver più volte auspicato un ritorno verso quota 70,
sembrano quindi arrivare nuovi segnali distensivi da parte dell'Opec, che aveva
già chiuso la sua ultima riunione sconfessando le previsioni di un nuovo taglio
della produzione.Nella seconda parte dell'ottava la dinamica dei prezzi ha
peraltro registrato una secca inversione positiva, con il principale future
quotato sul Nymex che si è rilanciato fino a ridosso di quota 54, cavalcando la
reazione euforica dei mercati azionari alle decisioni prese nel corso del G20 di Londra: gli ingenti fondi
stanziati per il rilancio dell'economia potrebbero infatti favorire anche una
ripresa della domanda di materie prime. Graficamente, il recupero di 50 dollari
ha ripristinato un quadro tecnico sostanzialmente analogo a quello della
settimana precedente, con il derivato che potrà provare ad allungare verso
quota 56 prima ed eventualmente fino a ridosso di 60 dollari. Al
ribasso, i minimi delle ultime sedute in area 47,50-47,25 potranno invece
affiancarsi alla soglia psicologica dei 50 dollari, come base d'appoggio di
un'eventuale nuova correzione.
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
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sezione: congiuntura data: 04/04/2009 - pag: 8 autore: L'ex Fed Boehne, per la
prima volta vedo una luce in fondo al tunnel «La cattiva notizia è che siamo
tuttora in recessione. Quella buona è che si intravedono i primi segnali di
ripresa». Così Edward Boehne, presidente della Federal Reserve di Filadelfia
dal 1981 al 2000. «A un certo punto», aggiunge, «i tassi d'interesse sui buoni
del Tesoro saliranno in modo pronunciato. Perciò, è opportuno uscire dalle
obbligazioni governative. Personalmente, mi sto spostando sul mercato
azionario».Domanda. Mister Boehne, sono mesi densi di preoccupazioni. Quando ne
usciremo?Risposta. È in corso un tentativo di stabilizzazione dell'economia.
Per esempio, la caduta verticale degli investimenti registra una frenata. I
consumi hanno tonalità meno fosche del previsto. La vendita di automobili,
peggio di così non potrebbe andare; e in Europa ha reagito positivamente alla
politica degli incentivi. D. Però assistiamo a una pioggia di licenziamenti. R.
Sfortunatamente, la disoccupazione continuerà a gonfiarsi per tutto il 2009 e
anche nel 2010, perché i posti di lavoro vengono di solito recuperati solo
quando l'attività economica passa con decisione in terreno positivo.D. C'è un
ampio dibattito sullo stato di salute delle banche. Alcuni affermano che senza
l'intervento del governo, l'intero sistema bancario americano (e magari
europeo) andrebbe gambe all'aria. Altri osservatori negano una tesi così carica
di pessimismo e propendono per uno sbocco meno cruento. Lei come si schiera?R.
Io ritengo che si tratti soprattutto di un problema di tempo. Se lasciassimo le
banche al loro destino, si ripiegherebbero su loro stesse, concentrandosi esclusivamente
sulla pulizia dei bilanci. Questo si accompagnerebbe a una drastica stretta
delle condizioni creditizie, con effetti esiziali per l'economia. I governi
vogliono perciò accelerare e favorire il processo di pulizia dei bilanci,
alleviando la ricaduta sulla congiuntura. Questa volontà è
stata ribadita al G20 e io
la condivido appieno.D. Gli interventi pubblici sono sempre più ampi e sempre
più complessi. Una fetta del mondo industriale eccepisce che in queste
condizioni i privati non possono più investire. Come potrebbero muoversi ad
esempio nel settore bancario o in quello automobilistico se le regole del gioco
cambiano ogni giorno?R. È una critica fondata. Quando le ingerenze del
settore pubblico sono così martellanti e così ripetute, ne conseguono sempre
delle interazioni tossiche. Perciò adesso è bene che il governo faccia un passo
indietro. L'impianto degli stimoli ha un'enorme portata, sia dal punto di vista
monetario che fiscale e normativo. Occorre che la terapia abbia il tempo di
lavorare.D. Quando il presidente Obama ha evocato lo spettro del fallimento per
la General Motors e la Chrysler, la borsa ha subito un tonfo, ma nei giorni
successivi si è ripresa rapidamente e con grande forza. Qual è la sua
interpretazione?R. Noi non desideriamo un'economia di zombie. Prenda la General
Motors: ovviamente non può proseguire come se nulla fosse. La ristrutturazione
alla quale va incontro è di quelle pesanti che coinvolgono tutte le parti
interessate: azionisti, obbligazionisti, sindacati, lavoratori e stakeholder in
generale. Io sospetto che l'unica soluzione praticabile sia quella del
fallimento perché non vedo in quale altro modo si potrebbe incidere tanto in
profondità se non nel quadro regolamentare di una bancarotta. D. La Fed sta
manipolando il mercato per guidare i saggi d'interesse al ribasso. Prima si
fermerà e i tassi, compressi come una molla, dovrebbero schizzare, causando il
crollo dei titoli del debito governativi. Chi la pensa così suggerisce che
vendere allo scoperto i titoli del debito di lungo termine rappresenta l'affare
del secolo. Ora lei non è uno speculatore, ma senz'altro s'intende di tassi
d'interesse. Le sembra un'idea interessante? R. Certamente, a tempo debito, i
tassi d'interesse sulle obbligazioni governative saliranno, e saliranno a ritmo
tambureggiante. Con l'impennata del deficit di bilancio, le aspettative
d'inflazione che mordono, l'immensa stimolazione monetaria, un futuro aumento
dei tassi d'interesse rientra quasi nel novero delle certezze. Per cui capisco
gli speculatori quando si posizionano contro il debito governativo americano,
scommettendo, appunto, su una crescita dei tassi d'interesse. D. Mister Boehne,
lei ha rappresentato la Federal Reserve per circa vent'anni ai massimi livelli
di competenza e ha visto ogni sorta di mercato. Come sta proteggendo i suoi
risparmi personali?R. Collocandomi fuori dal porto sicuro dei titoli
governativi e dentro il mercato azionario. È la mossa migliore per cavalcare i
segnali di ripresa che mi pare di scorgere all'orizzonte. Inoltre, le attività
reali offrono un margine di tutela contro le eventuali fiammate
dell'inflazione. Nel mese di marzo la borsa aveva raggiunto un apice di
pessimismo. Ma se la mia analisi è corretta, cioè se il punto di minimo del
ciclo economico è a un tiro di schioppo, dovremmo assistere a un graduale
trasferimento di fondi dal mercato delle obbligazioni governative a quello dei
titoli azionari. Vincenzo Sciarretta
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
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Milano Finanza
sezione: I vostri soldi il Trader Commenti & Analisi data: 04/04/2009 -
pag: 35 autore: di Ester Corvi Chi riparte dal verde Il tema dei cambiamenti
climatici, a parere degli esperti di Hsbc, è destinato a svolgere nel 2009 un
ruolo chiave. Ecco, da Edf a Siemens, chi ci guadagna I cambiamenti climatici
erano da tempo nell'agenda dei capi di stato. Ma con la presidenza di Obama
hanno avuto una nuova accellerazione, che porterà a interventi di rilievo,
coinvolgendo vari settori, da quelli delle rinnovabili, ai trasporti, ai beni
di investimento e alle costruzioni, con un conseguente impatto sui maggiori
gruppi che operano in questi business. Ma chi beneficerà di più del programma
di 445 miliardi di dollari destinati all'economia verde, che
sono stati definiti dal G20?
Per rispondere alla domanda, gli esperti di Hsbc hanno analizzato i titoli che
nei quattro settori chiave sono meglio posizionati per trarre vantaggio da
questa tendenza, in vista dei programmi di investimento futuri e alla luce
della solidità dei fondamentali di bilancio. Complessivamente le società
segnalate sono 64, ma la rosa delle favorite è molto più ristretta. In
particolare il rating overweight (sovrappesare in portafoglio) è stato
assegnato dagli specialisti dell'investment bank a Schneider Electric, a cui è
stato attribuito un prezzo obiettivo di 63 euro, Abb (con target 20 franchi
svizzeri), Siemens (70 euro), China Railway Construction, China Communication
Construction, Faiveley (60 euro) e Vossloh (103 euro). Nel settore più
direttamente coinvolto, cioè quello deller energie rinnovabili, i titoli
segnalati sono l'iberica Iberdrola Renovables (target a 3,65 euro) e la
francese Edf (35 euro). Da evitare invece Sma Solar, correttamente valutata a
28 euro, e Centrotherm. La tesi chiave, sostenuta dagli esperti, è che in uno
scenario globale, destinato a rimanere instabile ancora per molto tempo, la
scelta vincente per l'investitore in azioni, è quella di cercare le migliori
occasioni pescando nei vari settori, evitando di resatare ancorato al vecchio
tema dei comparti difensivi (come l'alimentare) che hanno dimostrato di non
essere esenti da i crolli nelle fasi più acute della crisi.
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
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sezione: I Vostri Soldi Il Trader Analisi Tecnica data: 04/04/2009 - pag: 36
autore: di Massimo Brambilla Per l'S&P500 test a
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
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sezione: tax heaven data: 04/04/2009 - pag: 17 autore: Di Tanno, i rifugi
fiscali sopravviveranno. Anche il Tesoro li ha utilizzati Per ora si tratta
solo di annunci, e dai proclami ai fatti la strada è lunga e tortuosa. Colpire
i paradisi fiscali meno trasparenti non sarà facile, e in ogni caso l'attacco
sferrato dall'ultimo G20 dovrà rivelarsi compatto. «Bisognerà vedere quali fatti
seguiranno agli annunci del vertice di Londra di questi giorni», spiega Tommaso
Di Tanno, professore di Diritto tributario internazionale dell'Università di
Siena, «gli Stati del G20
possono decidere di penalizzare le operazione fatte nei confronti dei paradisi
fiscali, ma non possono intervenire sulla loro legislazione. E
soprattutto serve un fronte comune. Basta un solo Paese dissidente per lasciare
aperta a tutti già altri una via di fuga verso i paradisi fiscali». Ma quali
potrebbero essere le strategie da adottare per scoraggiare le operazioni verso
i paradisi fiscali meno trasparenti? «Bisognerebbe adottare un regime fiscale
penalizzante, ma non si può obbligare questi Paesi a eliminare il segreto
bancario. In questo modo», continua Di Tanno, «l'attrattiva dei paradisi
fiscali meno collaborativi rischia di concentrarsi sull'opacità delle
transazioni». Questi Paesi, finiti nella black list dell'Ocse, potrebbero
quindi diventare l'approdo per operazioni non regolari. «Ma non tutti i
paradisi fiscali meritano di essere trattati allo stesso modo», osserva Di
Tanno. «Mercati come Singapore e Hong Kong sono importanti piazze finanziarie
che garantiscono professionalità ed efficienza alle imprese che vogliono fare
operazioni nel mercato asiatico». Nell'analisi dei paradisi fiscali bisogna
quindi fare attenzione ai diversi mercati che finiscono sotto la lente, e anche
avere consapevolezza di quali siano gli obiettivi dei governi. «Se l'intenzione
è richiamare parte dei capitali fuggiti verso questi Paesi si potrebbe
immaginare una sorta di scudo fiscale come quello adottato dal governo Tremonti
nel 2002», continua Di Tanno, «magari ipotizzando un'aliquota più alta del 2,5%
fissata allora dal governo». Uno scudo in grande stile che potrebbe rimettere
in circolazione questi denari. Ma questa, per ora, è solo un'ipotesi di scuola.
Se si guarda alla realtà dei fatti si osserva invece che le armi dei Paesi per
limitare la forte concorrenza fiscali di alcuni mercati, come l'Olanda o il
Lussemburgo (dove è approdata gran parte dell'industria italiana del risparmio
gestito), sono alquanto spuntate. Come sottolinea Di Tanno: «L'Unione europea
potrebbe chiedere a questi Stati di stabilire un livello di tassazione minima
più elevato, ma si potrebbe trattare solo di moral suasion. Senza alcun obbligo
dei Paesi interessati di seguirne le direttive». A difesa dei Paesi che
adottano politiche fiscali agguerrite c'è infatti addirittura il Trattato di
Roma del 1957, che ha dato vita alla Comunità economica europea. Il trattato
prevede che i Paesi membri attuino politiche di armonizzazione per le imposte
indirette. Ma restano escluse quelle dirette che pertanto possono essere
stabilite liberamente dagli stati aderenti. La scelta di Lussemburgo e Olanda
di avere una politica fiscale particolarmente competitiva può essere contestata
quindi solo ed esclusivamente sul piano politico, ma non su quello giuridico. I
due Paesi del resto (soprattutto l'Olanda) sono collaborativi anche sul piano
delle informazioni fornite. E a facilitazioni fiscali, si aggiungono spesso
anche servizi finanziari di buon livello. «Del resto lo stesso Stato italiano
si è avvalso dei paradisi fiscali per realizzare operazioni come Scip, la
cartolarizzazione degli immobili pubblici», aggiunge Di Tanno. Operazioni che
sono state compiute con società di diritto lussemburghese, create da due
fondazioni olandesi e amministrate da un privato cittadino britannico. E anche
le banche italiane aprono spesso filiali all'estero che servono per emissioni
obbligazionarie più veloci. Scelte che non hanno nulla a che fare con evasione
fiscale o trasparenza carente, ma che hanno comunque sottratto gettito,
particolarmente prezioso in questo momento di crisi del sistema economico. Anna
Messia
( da "Milano Finanza"
del 04-04-2009)
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Milano Finanza sezione:
tax heaven data: 04/04/2009 - pag: 16 autore: di Manuel
Follis e Luisa Leone PARADISI Se la banca resta top secret Il G20 ha proclamato la fine dell'era della
riservatezza fiscale per conti correnti e depositi anche nei paesi che da
sempre sono il regno dell'anonimato. Ma secondo gli esperti quanto fatto non
basterà. Perché... «L'era del segreto bancario è finita». Così il
premier britannico Gordon Brown annunciava giovedì 2 aprile l'accordo raggiunto
dai governi del G20 e dall'Ocse per combattere il
divieto previsto da alcuni Paesi (europei e non) di fornire informazioni sui
conti correnti bancari. In tempi in cui l'ottimismo non è di moda, questa
affermazione rappresenta una rara eccezione. Sicuramente i protagonisti dello
scontro a viso aperto contro il segreto bancario ce la stanno mettendo tutta,
ma non è detto che la lotta sia destinata a concludersi con un lieto fine.
Questo ottimismo potrebbe non essere tuttavia ingiustificato e, come fa
qualcuno, si potrebbe vedere il bicchiere mezzo pieno considerando i passi in
avanti fatti proprio negli ultimi giorni. A metà marzo, per esempio, Svizzera,
Lussemburgo e Austria hanno deciso di allentare le norme che regolano il
segreto bancario. L'esecutivo elvetico ha infatti scelto di accogliere le normative
Ocse per lo scambio di informazioni in modo da semplificare le procedure in
caso di sospetti concreti di frode. Il ministro del Tesoro e del Budget del
Lussemburgo, Luc Frieden, e il responsabile delle Finanze austriaco, Josef
Proell, hanno invece dichiarato di essere pronti a derogare al segreto
bancario, accettando di scambiare informazioni con altri Paesi nel caso di
frode fiscale. Ma è anche vero che questi due Paesi, facendo parte dell'Unione
europea, sono quelli che hanno ricevuto (e avrebbero ricevuto in futuro) le
maggiori pressioni in merito alla trasparenza. Tutto risolto quindi? Ottimismo
giustificato? Non proprio. «Si è fatto un gran parlare delle affermazioni dei
leader politici al G20 in merito al segreto bancario,
ma io non vedo alcun atto concreto. Diciamo che si tratta più di dichiarazioni
squisitamente politiche che di cambiamenti strutturali», spiega Emilio Girino,
partner di Ghidini Girino e Associati. Secondo l'avvocato, al di là della
genericità e della nebulosità delle previsioni in merito, ci sono problemi
anche strutturali sui quali molti Paesi avrebbero volutamente sorvolato. «Come
agirà, per esempio, Barack Obama riguardo le grandi banche americane che hanno
branch in quei Paesi in cui il segreto bancario è permesso?». Insomma, Girino è
convinto che, al di là degli interessi dei privati, quelli ben più forti delle
istituzioni finanziarie di mezzo mondo renderanno praticamente impossibile «la
cancellazione del segreto bancario». Pessimisti? Catastrofisti?Va detto che in
favore dei detrattori in primis pesa il passato, che evidenzia come più volte
nella storia i Paesi, soprattutto quelli europei, abbiano tentato di vincere le
resistenze dei cosiddetti paradisi fiscali. E sono sempre state battaglie
perse. Dopo la crisi del '29, Francia e Germania cercarono di combattere
l'evasione fiscale anche facendo pressioni sulle banche elvetiche. Non
funzionò. Anzi oggi è in vigore un meccanismo, la cosiddetta euro-ritenuta, che
permette ad alcuni Paesi (tra cui Austria, Belgio, Lussemburgo, ma anche San
Marino oltre ovviamente alla Svizzera) di non comunicare l'identità delle
persone che investono nel risparmio sul loro territorio in cambio di una
trattenuta alla fonte sugli importi investiti, che in seguito viene
ridistribuita ai paesi d'origine. A fine marzo i deputati della commissione per
gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo hanno approvato la
proposta del francese Benoit Hamon che prevede la cancellazione di questo
meccanismo nel 2014. Nel giugno del 2000 qualcuno aveva definito un evento di
portata storica l'accordo firmato in Portogallo tra i 15 capi di governo
europei che si prefiggeva come obiettivo l' abolizione del segreto bancario.
Eppure, nove anni dopo, non sembra che la situazione sia cambiata nella
sostanza. Tanto che proprio nel corso dell'ultimo G20
i Paesi membri, insieme all'Ocse, hanno avviato nuove strategie per ottenere la
proclamata caduta della cortina di ferro bancaria. I big del mondo si sono
accordati sulla definizione di tre liste: nella prima ci sono i 40 Paesi
collaborativi, nella seconda i 38 Stati che non lo sono ancora completamente ma
che hanno promesso di adeguarsi, e nell'ultima, la black list, le quattro
nazioni che non vogliono neanche sentir parlare di dare informazioni sui conti
delle proprie banche. Per quanto riguarda i Paesi della seconda lista, tra cui
Svizzera, Austria e Lussemburgo, il fatto di avere dato disponibilità a
collaborare si traduce nell'apertura alla richiesta di informazioni provenienti
da Paesi terzi anche per accertamenti in campo fiscale. «Ma solo sulla base di
regolari notifiche da parte dell'autorità fiscale competente e sulla base di
indizi concreti», spiega Roberto Renzi, titolare dello studio Renzi e
Associati. Non quindi scambi automatici di informazioni tra un Paese e l'altro,
ma solo puntuali (si spera) risposte a domande altrettanto puntuali e
documentate. Senza contare che esiste un ulteriore problema, ossia quello dei
tempi. Perché queste forme di collaborazione possano entrare in vigore
bisognerà attendere la ratifica delle convenzioni tra i Paesi interessati. E
non si tratta di una variabile trascurabile: «Basti pensare che al momento la
Svizzera ne ha in essere almeno 70», continua Renzi. «Perché si arrivi a
ottenere informazioni dai Paesi della lista cosiddetta grigia bisognerà
attendere anni». Ma che cosa si sarebbe potuto fare, allora, per rendere più
concreta la lotta al segreto bancario? «Se si tratta di un problema di prelievo
basta agire sull'euro ritenuta, che oggi è al 20% e che sarà presto portata al
35%». Come detto, è proprio questa la proposta della commissione Ue per gli
affari economici. Ma non è tutto qui. Secondo Girino, per esempio, si sarebbe
potuto agire anche con meccanismi come quelli già presenti in Italia dal 2005,
che prevedono l'indeducibilità fiscale dei costi per le società che operano
all'estero in paradisi fiscali. «Disincentivando chi utilizza questi
meccanismi». Ma «attenzione a permettere un accesso indiscriminato a
informazioni sensibili come queste», conclude Girino, che in parte mette il
dito nella piaga. Perché la trasparenza da sempre si scontra con la privacy.
Innanzitutto, come si legge nei testi specializzati in materia, esistono Stati
caratterizzati da un segreto bancario forte ma non per questo connotabili come
paradisi fiscali, e ci sono Paesi che, pur garantendo sensibili vantaggi sotto
il profilo tributario alle persone fisiche o a quelle giuridiche, non offrono
altrettanta impenetrabilità bancaria. E se il fronte dell'opposizione al
segreto bancario è forte, lo è altrettanto quello di chi lo difende a spada
tratta. E così gli ostacoli diventano non solo tecnici, come spiegano gli
esperti, ma anche politici. Nel 2003 Graham Mather, presidente dell'European
Policy Forum, spiegava che «la privacy è un attributo essenziale di una società
che funziona. Senza di essa gli individui non possono dare il loro effettivo
contributo alla società, perché viene loro negato lo spazio in cui pensare,
crescere, essere differenti, creativi e innovativi». Fin qui è mera filosofia,
ma dalla teoria alla pratica a volte il passo è breve. Da qualche settimana in
Svizzera monta la protesta: dalle iniziative più folkloristiche dei piccoli
partiti che raccolgono firme per ancorare il segreto bancario alla Costituzione
a quelle degli opinionisti che ricordano come «il segreto bancario da più di 80
anni è insito nella cultura civile ed economica di ogni cittadino svizzero,
oltre a essere un pilastro incontestabile del benessere nazionale». In una
recente intervista Konrad Hummler, partner di Wegelin (la più antica banca
elvetica) e presidente dell'associazione nazionale dei banchieri privati, ha
proposto di tassare meglio e senza vie di fuga i depositi degli stranieri, in
cambio di una tregua sui conti anonimi. Il contrario di quello che chiedono
alcuni parlamentari europei. Il che fa pensare che una soluzione non sia
proprio dietro l'angolo. D'altronde come sostenevano gli antichi greci «gli
affari con i banchieri si fanno senza testimoni».
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 9 - Esteri Un
comunicato di Buckingham Palace dopo la "ramanzina" al premier
italiano che chiamava a voce alta il presidente degli Stati Uniti Gaffe di
Berlusconi? "La regina non è offesa" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA
- E´ una scena che sta facendo il giro del mondo: le immagini della regina
Elisabetta che sgrida Silvio Berlusconi, perché il presidente del Consiglio fa
baccano e si comporta in modo poco dignitoso, mentre
insieme agli altri leader del G20 si mette in posa per una foto di gruppo a Buckingham Palace,
sono finite ieri su YouTube, il sito nel quale chiunque può mettere un video,
diventando un sensazionale successo. Tutti, a quanto pare, vogliono vedere Sua
Maestà che fa la ramanzina al premier italiano. L´incidente è rimbalzato
dal web alle pagine dei giornali inglesi e da queste sulla stampa
internazionale. Qualcuno in Italia, magari anche a Palazzo Chigi, avrà trovato
la cosa divertente, ma a Londra devono aver pensato che fosse imbarazzante per
il nostro paese, al punto da spingere Buckingham Palace a fare una specie di
smentita: «Non c´è stata alcuna gaffe, né alcuna offesa», ha reso noto ieri un
portavoce della sovrana, definendo la cerimonia del ricevimento a palazzo
reale, nel corso della quale i leader si sono messi in posa con Elisabetta II,
un evento «rumoroso, allegro e gioviale». Sarà, ma la regina non perde mai le
staffe in pubblico, specie alle cerimonie con alti dignitari: in mezzo secolo
sul trono ha imparato a restare impassibile anche nelle situazioni più
sgradevoli. Stavolta invece è sbottata, non ha resistito, forse incredula che
qualcuno, anzi non qualcuno ma un primo ministro, violasse il rispetto dovuto
all´occasione, e a lei stessa, per comportarsi come in gita scolastica. Nel
video finito su YouTube (e non è chiaro chi ce l´ha messo
forse uno dei cameramen che stavano riprendendo la scena) si sente Berlusconi
chiamare a gran voce
il presidente americano, appena il fotografo ha finito il suo lavoro, "Mr.
Obama, Mr. Obama", al che la regina sbuffa, si gira e perde il controllo,
"What is it? Why does he have to shout?" (Cos´è questo
modo? Perché quello
deve gridare?). Obama, scrive l´Evening Standard, aveva capito al volo che il
comportamento di Berlusconi era inadeguato, e aveva cercato di calmarlo
rispondendogli a bassa voce, ma non è servito. Il video ha suscitato una
valanga di commenti su YouTube, come questo citato dallo Standard: «Dio mio,
che maniere! La regina dovrebbe rinchiuderlo nella Torre». Lo stesso giornale
registra il parere di una inglese che vive in Italia, lady Powell, moglie
dell´ex-consigliere diplomatico della Thatcher: «Che teppista. Si comporta in
modo inqualificabile». (e.f.)
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 20 - Economia
L´ex capo dello Stato è intervenuto a Repubblica tv Ciampi:"Nel mondo
emergenza epocale troppo lente le risposte dei governi" I poveri diventano
sempre più poveri, i ricchi più ricchi. E le disuguaglianze sono una miccia TIZIANA
TESTA ROMA - Parla di una crisi epocale. Di diseguaglianze che possono
diventare una miccia. E si dice perplesso per la lentezza con cui la classe
politica sta affrontando la situazione. Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, commenta i risultati del G20 su Repubblica tv. E analizza, con
passione civile, gli aspetti sociali della crisi economica. Lei è stato uno
storico costruttore di accordi internazionali. Come valuta questo G20? «Sia pure con molte difficoltà, si
è arrivati a qualche decisione. La più significativa è quella sui
paradisi fiscali. E poi è importante la scelta di un maggior rigore nel mondo
della finanza, dopo tutto quello che è successo. Però c´è una certa lentezza
nel prendere atto di quanto sia grave la crisi». Eppure lei è l´uomo
dell´ottimismo della volontà � «L´ottimismo della volontà ci vuole anche ora,
però bisogna partire dalla consapevolezza di quanto stiamo passando. In questi
primi anni del millennio cosa abbiamo avuto? L´attacco alle due torri, gli
attentati in Spagna e in Inghilterra, l´attacco all´Occidente. Ora questa
crisi. Bisogna prendere atto della sua profondità. Quanto più la si
sottovaluta, tanto più tardi ne usciremo». La classe politica è consapevole
della gravità della crisi? «Non è stata fatta una valutazione piena. Gli
interventi finora vengono dai singoli Paesi, non sono globali. I mille miliardi
di dollari al Fondo monetario internazionale sono un primo passo, ma temo
l´aggravarsi delle diseguaglianze sociali: i poveri diventano sempre più
poveri, i ricchi più ricchi. Non è demagogia, ma semplice osservazione della
realtà. In Europa il risultato più importante è l´euro. Ma manca ancora un
operare congiunto. Se l´Europa parlasse con una sola voce, sarebbe molto più
forte nel far valere i suoi punti di vista». Un ascoltatore chiede: i Bot sono
al sicuro? «Sì. L´ho già detto agli italiani, precipitandomi nell´aula del
Senato, quando è scoppiata la bolla: state tranquilli sulla sicurezza dei vostri
risparmi, sia i titoli che i depositi bancari. Lo Stato manterrà la parola
data. E le banche italiane, dopo le riforme degli ultimi 15 anni, sono
mediamente più solide di quelle degli altri Paesi». Quello delle diseguaglianze
sociali è stato un tema di fondo del G20. Questo
disagio può mettere in crisi il concetto di democrazia? «La mia risposta è che
abbiamo dimenticato troppo a lungo l´importanza delle istituzioni. C´è una
moralità nel modo di vivere le istituzioni e l´abbiamo trascurata. Sicuramente
le diseguaglianze sociali rappresentano una miccia. Questa crisi è un ciclo
lungo e impone in tempi brevi un cambio generazionale». Anche da questo punto
di vista in Italia siamo in ritardo? «Nella nostra gioventù abbiamo un´élite di
prim´ordine, molto preparata anche eticamente. Bisogna riuscire a tenerla in
Italia; a operare per l´Europa sì, ma nel nostro Paese».
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 20 - Economia
Draghi: la crisi sta rallentando Tremonti: misure solo se necessario "Ma
il deficit non si tocca". Napolitano plaude al G20 Bernanke: primi effetti positivi
delle misure sui bond ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO PRAGA - In fondo al
tunnel della recessione, Mario Draghi intravede una piccola luce, uno
spiraglio: vi sono segnali che la crisi sta rallentando. O meglio, che
«rallenta la sua velocità di deterioramento». Ma avverte: «Attenzione a
non fare di una rondine la primavera». Draghi parla nella sua doppia veste di
governatore della Banca d´Italia e di presidente del Financial Stability Board,
l´organismo che adesso, dopo il G20 di Londra, è
divenuto un "consiglio" permanente sulla crisi. Dunque un
osservatorio speciale, dove confluiscono informazioni globali e sistemiche su
quel che avviene da noi, ma anche nel resto del mondo. Non a caso precisa: «Non
faccio profezie. Questa crisi è unica: combina una velocità senza precedenti,
una diffusione senza precedenti e una interrelazione tra finanza e economia
reale». Però adesso quella piccola luce c´è. E in qualche maniera la intravede
anche il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, quando assicura che «per ora
non servono» nuove misure anti-crisi. E se mai ci fosse la necessità di
ulteriori interventi, non sarebbe una questione di «sfondamento della spesa, ma
di spostamento delle risorse». «La nostra politica è quella di spostare le risorse
dal resto verso il sociale, dando priorità alla coesione. Ed è quello che
abbiamo fatto stanziando 8-9 miliardi per gli ammortizzatori». Draghi non entra
nel dettaglio. Però forse l´illuminazione in fondo al tunnel è anche merito
dell´imponente set di misure messo in piedi dal G20
insieme ad una enorme mole di quattrini. Un summit su cui esprime un giudizio
positivo anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «E´ stato un
evento rilevante. Per la prima volta ci sono tutte decisioni collettive e non
solo impegni di coordinamento. Vedremo gli sviluppi successivi». La piccola
luce, per la verità, il governatore italiano la va rincorrendo già da qualche
settimana visto che un analogo accenno lo ha fatto anche al G7 finanziario che
si è svolto a Roma, a metà febbraio, quando maneggiava tabelle ad uso esclusivo
delle autorità monetarie sullo stato d´animo dei manager: sempre negativo, ma
meno. Solo che stavolta lo rilancia, appunto dopo il G20
e al termine della prima giornata di questo lungo summit finanziario di Praga.
Però avverte: «Siamo in una situazione in cui la crisi è stata originata dalla
finanza, ha coinvolto l´economia reale e ora il deterioramento rischia di
rimbalzare di nuovo sulla finanza». Anche Ben Bernanke, titolare della Fed,
lancia un messaggio in rosa quando dice che l´acquisto di obbligazioni da parte
dell´istituto «sta producendo i suoi effetti». Ma proprio dagli Usa arriva
un´altra grana che costringe l´Ecofin a discutere se adeguarsi alle nuove e più
flessibili misure contabili americane per evitare svantaggi alle banche
europee. Tremonti preme per un cambiamento: «Non dobbiamo fare noi i templari
del mercato». Draghi invece non si pronuncia.
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 2 - Economia
L´Economist dà i numeri delle disuguaglianze sociali nel mirino della rivolta
anti-banchieri Negli Usa i ricchi guadagnano 80 volte più degli altri ENRICO
FRANCESCHINI dal nostro corrispondente LONDRA - La copertina ritrae il popolo
sulle barricate della rivoluzione francese, ma con un moderno cartello in mano:
"Get the rich!", dagli ai ricchi. E il titolo dell´inserto al centro
del giornale ha il sapore di un giudizio divino: "E´ più facile per un
cammello". Non c´è bisogno di concludere il motto evangelico: tutti sanno
come finisce. L´Economist, settimanale con sede a Londra ma con oltre un
milione di lettori in tutto il mondo, fotografa così la realtà del momento:
un´ondata universale di rabbia, diretta ai banchieri, ai broker, agli
speculatori che per anni si sono enormemente arricchiti e poi hanno contribuito
a far crollare il sistema finanziario, scatenando la peggiore recessione dal
1929. Una rivolta popolare che cova sotto le manifestazioni di piazza a Londra
e Strasburgo, dietro i sequestri dei top manager e le occupazioni delle
fabbriche, puntata contro un´era di crescenti diseguaglianze, contro un gap
ricchi-poveri aumentato a dismisura nell´arco degli ultimi tre decenni. All´indomani del summit del G20, che promette di sanare quegli eccessi, le cifre raccolte dal
settimanale londinese fanno impressione. Nel 1979 lo 0,1% degli americani più ricchi
guadagnava 20 volte di più del 99% più povero; nel 2006, prima della crisi
odierna, guadagnava 77 volte di più. Nel 1982 le 400 persone della lista
dei più ricchi del mondo pubblicata dalla rivista Forbes avevano un patrimonio
complessivo di 92 miliardi di dollari; nel 2006 era salito a 1250 miliardi. Nel
1982 bastavano 75 milioni di dollari per entrare nella lista; nel 2006 ci
voleva 1 miliardo. Nel 1982, il 10% di quelle fortune erano state realizzate
nel settore finanziario; nel 2006, il 25%. Ricchi e poveri, naturalmente, ci
sono sempre stati, ma qui sta la differenza tra quelli di una volta a quelli di
oggi: banchieri e speculatori, afferma l´Economist, appaiono
"immeritatamente" ricchi, a differenza dei classici imprenditori del
passato o di quelli più recenti come i fondatori di Microsoft e di Google.
Altro che capitalismo: questo aveva le parvenze di un "socialismo per
ricchi", una "plutonomia", un´economia dominata dal consumismo
dei ricchi, un "Richistan". Identificato il fenomeno, l´Economist
tuttavia fa un distinguo e lancia un monito. Il distinguo è che un prezzo, i
ricchi della terra, lo stanno già pagandolo: dall´inizio della crisi hanno
perso 10 trilioni di dollari, un quarto delle loro ricchezze. Forbes calcola
che in due anni il numero dei miliardari nel mondo sia calato da
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 7 autore: di Marco Castoro Il ministro è
determinatissima per dare una pari opportunità al suo candidato direttore Rai, l'ultimo assalto di Mara Perfino al G20 la Carfagna ha chiamato Berlusconi per Orfeo Tutto si può dire
meno che Mara Carfagna non sia determinata nel portare avanti le sue battaglie.
Non solo quelle per le donne, ma anche quelle per dare pari opportunità al suo
candidato direttore per un tg della Rai. Si tratta, ormai lo sanno pure
i sassi, di Mario Orfeo, attuale direttore del Mattino, sulla rampa di lancio
(e sulla graticola) da mesi, pronto a spiccare quel salto che lo renderebbe un
super direttore. La partita è di vitale importanza e perciò né Orfeo né la
Carfagna vogliono lasciare nulla di intentato per vincerla. Del resto il
premier Berlusconi, quando ci sono in ballo delle nomine, è tirato per la
giacchetta da più parti. E la Carfagna sa bene che può osare, essendo stimata e
apprezzata dal Cavaliere, sempre sensibile al fascino femminile e alla
professionalità. In verità, se dovessimo contare tutte le persone che sono
state contattate con la promessa di un posto da direttore non basterebbero le
colonne del giornale. Mara sa bene che il premier riceve tante pressioni e
quindi non perde occasione per tentare l'assalto anche se Berlusconi è a Londra
alle prese con mister Obama e la regina Elisabetta. Nonostante il pressing,
tuttavia, difficile pensare che il neo direttore generale Mauro Masi sciolga le
riserve prima di Pasqua e annunci la formazione dei nuovi eletti. Orfeo corre
per la direzione del Tg1 e in seconda battuta per quella del Tg2. Al Tg1 punta
anche l'attuale direttore del Tg2, Mauro Mazza, ma le sue chance di farcela
diminuiscono giorno dopo giorno. Per lui si è pensato alla direzione di RaiUno,
che non va dimenticato è un altro lavoro. Anche Fabrizio Del Noce è un
giornalista ed è riuscito a svolgere bene l'incarico per diversi anni ma per
Mazza, almeno all'inizio, non sarà facile. Ammesso e non concesso che la
direzione di RaiUno vada realmente a lui e non ci siano ulteriori colpi di
scena, per il Tg1 Orfeo ha davanti Maurizio Belpietro e Augusto Minzolini. Per
il Tg2 la strada per Orfeo sembra più libera, visto che Bruno Socillo con Mazza
alla rete ammiraglia perde quota, e - soprattutto - visto il no grazie di
Gianluigi Paragone. Non esistono però solo il Tg1 e il Tg2. Si corre e si lotta
per ogni poltrona (e senza esclusioni di colpi). Antonio Di Bella lascerà il
Tg3 e (senza Riotta è più facile) dovrebbe diventare il capo dei corrispondenti
di New York. Come seconda ipotesi c'è sempre Londra, visto che Giovanni Masotti
è dato come possibile futuro direttore di RaiNews24. Per la sostituzione di Di
Bella al Tg3 crescono le chance di Bianca Berlinguer, un'altra donna direttore
del centro-sinistra dopo Concita De Gregorio all'Unità. A rischiare la
sconfitta allo sprint sono Antonio Caprarica (in lizza anche per Londra) e
David Sassoli. Ma nello scacchiere delle nomine c'è un'altra giornalista sulla
rampa di lancio. Si tratta di Susanna Petruni. Per lei, l'inviata del Tg1 al
seguito del premier, si profila una bella promozione. È in corsa, non solo per
la vicedirezione a Montecitorio, ma anche per quella di RaiUno o RaiDue (qui
c'è chi ipotizza la direzione). Anche un altro inviato al seguito del Cavaliere
è in odor di promozione. Ogni riferimento ad Antonio Preziosi non è puramente casuale.
Per lui si profila la direzione del Giornale radio con la vice direzione di
Paolo Corsini. Se andasse così Scipione Rossi potrebbe prendere la
responsabilità di Gr parlamento e Socillo quella della Radiofonia. Sarà
battaglia anche per la Sipra. Per giorni sembrava sicura la candidatura di
Guido Paglia. Ora invece sta prendendo sempre più corpo la nomina di Antonio
Martuscello, un retroscena già anticipato da Italia Oggi. Paglia dovrebbe
restare alle relazioni esterne.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 7 autore: di Mariano Sabatini
m.sabatini@libero.it POST e RIPOST Silvio, simpatia non per
tutti Che vecchina bizzosa, questa regina Elisabetta! Vive avvolta in rituali
medievali, lei e la sua numerosa famiglia, a spese dei contribuenti e si
permette di bacchettare l'uomo del fare, Silvio Berlusconi. Due mondi agli
antipodi. La sovrana inglese che in vita sua non ha mai lavorato e il premier
italiano che síè fatto da sé, e in questo auto-costruirsi ci sta che tralasci
qualche regola del bon ton, che diamine! La prossima volta, caro Silvio, ti
conviene attirare l'attenzione in un altro modo, magari lanciando un
bigliettino come si faceva a scuola, scrive
http://www.starlettime.com/flash-news/berlusconi-obama-e-il-rimprovero-della
-regina/. Magari Silvio, invece di urlare il nome di Obama, potrà fare un
aeroplanino di carta con il nome del presidente Usa. Sarà
che nella foto di rito del G20, piazzato dietro ai colleghi, Berlusconi neanche si vedeva e ha trovato
così il modo di farsi notare. Ma io comprendo l'entusiasmo da gita scolastica.
Su
http://candidonews.wordpress.com/2009/04/02/g20-berlusconi-grida-la-regina-lo-riprende/:
Per il vostro sollazzo, riporto il migliori pezzi del repertorio Berlusconiano.
Alla David Letterman Show: Martin Schulz, il Kapò; le corna al vertice dei
ministri europei; Mitraglia contro una giornalista russa; gli orologi regalati
durante il discorso di Chirac; bambini cinesi bolliti; dopo la visita in Arabia
Saudita disse che mangiava solo riso in bianco; le scarpe tolte al vertice
europeo; l'inferiorità della cultura islamica; Mussolini non avrebbe mai ucciso
nessuno, limitandosi a mandare la gente a fare vacanza al confino; il tentativo
di baciamano alla figlia del premier turco Erdogan, inopportuno per la
tradizione islamica; i coglioni e gli omosessuali che stanno a sinistra; il
cucù alla Merkel; l'abbronzatura di Obama. Berlusconi, la simpatia che
conquista. È per molti, ma non per tutti. E certo non per sua maestà Elisabetta
II.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 autore: Diego Gabutti G20 e dintorni All'estero non siamo
presi sul serio, neanche travestiti Finirà anche la crisi, prima o dopo.
Svanirà il ricordo delle violente sgambettate sociali che hanno atterrato
milioni di lavoratori e di risparmiatori. Ne usciremo deglobalizzati oppure
riglobalizzati. Saremo più europei «che pria», come diceva Petrolini, o
più sinoamericani, oppure sino e basta, trangugiati dal grande salvadanaio
giallo come monetine sgranocchiate dalle macchinette del poker elettronico.
Vivremo meglio o peggio. Saremo scampati (oppure no) all'apocalisse. Ma le
immagini della crisi che resteranno impresse nella memoria dei posteri saranno
queste due: i manager sequestrati dalla piazza noglobal per essersi favolosamente
arricchiti mentre tutti gli altri s'impoverivano e s'indebitavano, e il
presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi che viene bacchettato da
Sua Maestà la Regina d'Inghilterra perché sta facendo troppo chiasso, come un
liceale in gita scolastica, alla riunione londinese del G2o. «Mister Obama!
Mister Obama!» strilla il Cavaliere nelle orecchie della regina, che incrocia
dalle sue parti con un abito rosa, il cappellino, l'aria dignitosissima,
immemore del chiasso fatto sui tabloid (e nei secoli) dai suoi discendenti e
dai suoi avi. «I'm Mister Berlusconi!», strilla il Cavaliere rivolto al
presidente americano. Più tardi Berlusconi vorrà anche la foto-ricordo: lui che
abbraccia Obama e altri potenti della terra (ma soprattutto Obama, il politico
più trendy del momento) con l'aria di non essersi mai divertito tanto.
Berlusconi sorride da un orecchio all'altro e anche gli altri sorridono. Sono
tutti molto divertiti (tranne la regina, naturalmente). Berlusconi, si sa, è un
politico che conta poco, come conta poco l'Italia, ma è un tipo piacevole. E
così, mentre s'appanna l'immagine della potenza americana, sotto accusa per
avere provocato la crisi finanziaria e ormai praticamente sostituita,
nell'immaginario economico del nuovo millennio, dal profilo rapace del suo
grande creditore, la Cina comunista e stracapitalista insieme, l'immagine
dell'Italia, o almeno quella del suo presidente del consiglio, resiste
all'usura del tempo.Per quanto ingombrante, non è poi un'immagine così brutta:
la politica incravattata, ideologica e contegnosa ha fatto il suo tempo, da noi
come dappertutto. Pensate alla vita sentimentale di Sarkozy o alle battute di
caccia alla tigre siberiana di Vladimir Putin. Fascisti e mafiosi a parte, ma
in qualche modo persino loro, almeno a giudicare dal Padrino di Coppola e dalla
velocità con la quale negli anni venti e trenta si diffuse nel mondo il
Mussolini-style, gl'italiani sono stati sempre dei gran simpaticoni.
All'estero, negli anni novanta, sono piaciuti persino i nostri magistrati,
nessuno dei quali ha mai avuto l'aria del buontempone. Ma c'è il solito ma: non
siamo presi sul serio, nemmeno travestiti da economisti, tipo Giulio Tremonti
nei talk show, oppure da statisti, come Berlusconi in gita scolastica a Londra
mentre l'ombra della Crisi incombe. Nessuno si aspetta che il Cavaliere, come
un supereroe, salvi il mondo dai manager mai sazi di bonus e dai titoli
tossici. Ma si può contare sul fatto che continuerà a fare «cucù», oppure le
corna, agli altri capi di stato.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 3 autore: di Giampiero Di Santo All'Ecofin
il numero uno di Palazzo Koch meno pessimista del solito. Ma sempre prudente
Crisi, Draghi vede qualche luce Il governatore: il deterioramento comincia a rallentare
Più vicini, anzi meno lontani, sulla crisi e i suoi sviluppi. Mario Draghi,
governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial stability forum
appena trasformato in board, vede meno nero del solito sulla tempesta che
minaccia di trasformare l'economia mondiale in un remake degli anni cinquanta e
sessanta. Il numero uno di via Nazionale, ieri alla riunione praghese dei
ministri economici e finanziari dell'Unione Europea insieme con il ministro
dell'economia Giulio Tremonti, per la prima volta da molti mesi a questa parte
ha lasciato filtrare un raggio di luce su un orizzonte che resta comunque
plumbeo. «Ci sono i primi segnali che il deterioramento dell'economia
rallenta», ha scandito con tono prudente il governatore. Pronto però a smorzare
facili entusiasmi con una frase che la dice lunga sulla cautela del banchiere
centrale, scottato da troppe polemiche su previsioni e dintorni. «Ci troviamo
in una situazione in cui così attenti a cogliere i minimi segnali positivi, che
bisogna evitare di scambiare una rondine per primavera», ha avvertito. E tanto
per chiarire la portata dei problemi che i governo e le autorità monetarie si
trovano a fronteggiare, ha aggiunto che questa crisi non solo è la più grave
degli ultimi sessanta anni, ma anche la più imprevedibile, perché viaggia e si
diffonde con strappi repentini e accelerazioni da dragster. «È una crisi unica
per la velocità di diffusione senza precedenti, per la strettissima relazione
tra economia finanziaria e economia reale e soprattutto per la sua
sincronizzazione a livello globale», ha spiegato il governatore. Prudente,
prudentissimo e poco incline a sbilanciarsi in pronostici, ma comunque
fiducioso dopo il vertice del G20 di Londra che ha raggiunto accordi importanti sui paradisi
fiscali, sulle munizioni anticrisi da affidare a un finalmente flessibile Fondo
monetario internazionale e soprattutto sulle regole per restituire fiducia nei
mercati. «È importante politicamente che si faccia luce sui paradisi fiscali e
che i bilanci delle banche siano ispirati alla massima trasparenza», ha
sottolineato il numero uno di Palazzo Koch nel ricordare le nuove regole sui
bonus dei manager e il nuovo sistema di sanzioni messo a punto dal Financial
stability forum. Draghi ha speso parecchie lodi nei confronti dei leader
mondiali del G20, che si sono mostrati capaci di
parlare con una sola voce e di adottare provvedimenti che hanno dimostrato la
volontà di contrastare la crisi con ogni mezzo. E ha affermato che
sull'applicazione della regole messe a punto dal trasformato Financial
stability forum saranno le autorità di vigilanza nazionali a decidere. Mentre
Tremonti ha invitato a rendere più stringenti i controlli nei confronti dei
paradisi fiscali e a studiare a fondo il modo per evitare che siano «i paradisi
legali a destabilizzare l'intero sistema». Il ministro dell'economia ha detto
che il governo è pronto, se sarà necessario, ad aumentare lo sforzo finanziario
per contrastare la recessione. Ma ha assicurato che non ce ne sarà bisogno,
soprattutto perché dovrà essere l'Europa, con l'approvazione del piano Delors,
a dare stimolo all'economia e a delineare le strategie di sviluppo industriale.
Dopo il successo del G20, ha fatto capire Tremonti, è
molto probabile che l'Ue batta ancora un colpo. Tanto più se si considera che,
ha concluso, da Londra è arrivato il segnale atteso: la politica si è presa la
sua rivincita sui tecnocrati.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Economia e Politica data: 04/04/2009 - pag: 9 autore: A Praga per l'Ecofin il
governatore ammonisce: non interpretare una rondine come primavera Draghi, la
crisi sta rallentando Tremonti: l'Ue si adegui ai criteri contabili degli Stati
Uniti I primi segnali «mostrano un rallentamento nel deterioramento». Ma
bisogna «stare molto attenti a non interpretare una rondine come primavera». Lo
ha detto Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board e governatore
della Banca d'Italia, a margine dell'Ecofin «informale» di due giorni che si è
aperto ieri a Praga. All'indomani del vertice del G20
a Londra, ministri finanziari e banchieri centrali dell'Unione europea si sono
infatti subito riuniti al lavoro.Il governatore di Bankitalia ha ricordato che
«questa crisi è unica perché combina una velocità di diffusione senza
precedenti, dimensioni senza precedenti e una interrelazione tra la finanza e
l'economia reale», sottolineando inoltre come la singolarità di questa crisi
risieda anche nel fatto che sia stata «sincronizzata globalmente». Per Draghi,
inoltre, tutti gli istituti finanziari di importanza sistemica devono essere
sottoposti a una qualche forma di supervisione, aggiungendo che il Financial
Stability Board, che, secondo le decisioni prese dal G20
di Londra, sostituirà il Fsf, monitorerà tutti i regolatori finanziari, ma essi
stessi devono restare indipendenti. Il numero uno di Via Nazionale ha poi
sottolineato come sia «importante politicamente che si faccia luce sui paradisi
fiscali: serve uno sforzo di trasparenza sui bilanci bancari». Da Praga il
ministro dell'economia Giulio Tremonti ha detto che l'Unione europea dovrebbe
modificare i suoi criteri contabili, sul modello di quanto fatto dagli Stati
Uniti. «Se gli Usa hanno cambiato i criteri, perché noi dobbiamo fare i
templari del mercato?», ha proseguito Tremonti, sottolineando come negli Stati
Uniti il processo sia più semplice, in quanto deciso dal Congresso. «Basterebbe
andare su Google e tirare giù il testo americano», ha suggerito il ministro, il
quale ha poi ribadito che il governo italiano sta valutando se sono necessarie
nuove misure anti-crisi, ma per il momento ritiene che non servano, assicurando
che comunque non ci sarà uno sforamento del deficit. «Abbiamo cancellato molte
voci del Cipe e della spesa pubblica e abbiamo finanziato 8-9 miliardi di
ammortizzatori sociali», ha proseguito il ministro, «se ci fosse la necessità
di ulteriori interventi lo stiamo valutando ma attualmente no». Nel bilancio,
ha poi concluso Tremonti, «c'è un'enorme quantità di risorse. Non è il momento
di fare il salto in alto, è il momento di fare il salto in lungo». Per il
ministro «lo stimolo degli stimoli si chiama piano Delors», ossia un'azione collettiva
a livello europeo che porti a una «emissione obbligazionaria europea e a un
piano industriale europeo».Proprio ieri mattina Jean-Claude Juncker, presidente
dell'Eurogruppo, aveva lanciato un nuovo allarme sulla situazione dell'economia
dell'Eurozona, dichiarando che essa «non è buona» e che i problemi di finanza
pubblica di Grecia e Irlanda hanno impatto su tutta l'area. Mentre il
commissario europeo per gli affari economici, Joaquin Almunia, ha anticipato:
nelle previsioni economiche che la Commissione europea si appresta a pubblicare
il 4 maggio prossimo si prenderà atto del fatto «che i rischi al ribasso si
stanno materializzando sulla crescita». Lo attestano i dati commercio estero e
sulla produzione industriale «che continuano a essere molto deboli e in terreno
negativo». «Ci sono serie preoccupazioni per la situazione dell'economia
globale», ha proseguito Almunia, concludendo: «Solo i consumi privati stanno un
po' migliorando grazie ai prezzi più bassi, ma la disoccupazione aumenta e il
mercato del lavoro si sta sempre più deteriorando».Il numero uno della Bce,
Jean-Claude Trichet, ha a sua volta ribadito che i tassi di interesse della
zona euro possono scendere ancora, ma non si può pensare che la Bce porti a
zero il tasso di deposito, ora allo 0,25%.Governatori e ministri dell'Unione europea hanno comunque accolte con grande soddisfazione le
decisioni prese dal G20.
«Ora devono essere attuate il più rapidamente possibile», ha esortato Trichet,
aggiungendo: «La rapidità è fondamentale e l'applicazione rigorosa è essenziale
ora». Per Tremonti il G20
ha rappresentato «un ritorno dei politici e una caduta dei tecnocrati».
Draghi ha invece dichiarato che le decisioni prese a Londra dal gruppo dei 20
dimostrano che esiste «una diagnosi comune tra i paesi e anche una indicazione
di azione comune: ciò è molto importante». Aumento di capitale per la Bei. Il
consiglio direttivo della Banca europea per gli investimenti (Bei) ha approvato
con «effetto immediato» un aumento di capitale di 67 miliardi di euro che porta
il totale a 232,4 miliardi. L'aumento di capitale sarà condotto attingendo alle
riserve della Banca. L'operazione, in programma inizialmente nel 2010, è stata
anticipata al 2009 «per consentire alla Bei di espandere il suo volume di
finanziamenti come parte delle misure anticrisi adottate in risposta» alla
contrazione economica.
( da "Italia Oggi" del
04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Diritto e Fisco data: 04/04/2009 - pag: 31 autore: di Andrea Fradeani Lo Iasb
pubblica la tassonomia dei principi contabli internazionali Gli Ias hanno il
vocabolario Al via la conversione Xbrl Da oggi è possibile codificare, nel
nuovo linguaggio dei bilanci, anche i rendiconti redatti sulla base dei
principi contabili internazionali. L'International accounting standards
committee (Iasc) foundation ha infatti approvato il vocabolario dedicato alla
conversione, in formato elettronico elaborabile, dei documenti contabili
prodotti seguendo gli Ias/Ifrs, comprensivi di interpretazioni Sic/Ifric,
emanati fino all'1 gennaio 2009.La tassonomia licenziata in versione finale,
denominata Ifrs Taxonomy 2009 e disponibile sul sito http://www.iasb.org/xbrl,
è in grado di tradurre in dati interattivi sia gli schemi quantitativi
(situazione patrimoniale-finanziaria, conto economico complessivo, prospetto
delle variazioni del netto e rendiconto finanziario) sia le note. Sono
previsti, nello specifico, quasi 2.800 elementi in grado di rappresentare il
complesso puzzle del bilancio (consolidato e individuale) redatto con gli
standard londinesi.Si tratta di un passaggio importante della più ampia
strategia Iasb, al pari dell'aggiornamento delle regole contabili, finalizzata
a contrastare l'attuale crisi: l'immediata e sicura elaborabilità dei dati
contabili è difatti un requisito chiave per la trasparenza dei mercati, condizione chiaramente invocata dal G20 di Londra per ripristinare la fiducia degli investitori verso
gli operatori e le istituzioni finanziarie.La Ifrs Taxonomy 2009 influirà
sicuramente anche sul processo d'adozione di Xbrl nel nostro paese: dalla fasi
di prima applicazione obbligatoria, relativa ai rendiconti chiusi
successivamente al 16 febbraio 2009, sono ancora escluse le società che
applicano i principi contabili internazionali. Il dpcm «Brunetta/Scajola» ha
infatti subordinato l'adozione della nuova tecnologia al rilascio, da parte di
Xbrl Italia, di una specifica tassonomia: questa non potrà che essere composta
aggregando al vocabolario della Iasc Foundation le estensioni, che emergeranno
nel tavolo tecnico costituito in seno alla giurisdizione italiana, richieste
dai regulator nazionali.Se l'Italia appare in pole position nel processo
d'adozione di Xbrl, non altrettanto si può dire dell'Unione europea: non esiste
ancora un indirizzo unitario in merito all'impiego obbligatorio del nuovo
linguaggio.
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Diritto e Fisco data: 04/04/2009 - pag: 29 autore: di Gabriele Frontoni
All'indomani degli elenchi dell'Ocse le proteste di Svizzera, Lussemburgo,
Austria & co. Paradisi fiscali politically correct Fuori Macao, Hong Kong,
Isole Vergini, Delaware e Nevada Macao e Hong Kong sfuggono alla mannaia
dell'Oecd. Ma anche Isole Vergini, Delaware e Nevada sembrano essere stai
graziati. Nel corso del vertice del G20 di Londra, il presidente cinese Hu
Jintao ha preteso che i due paradisi fiscali presenti sul territorio cinese non
venissero inserite all'interno delle tre liste (nera, bianca e grigia) stilate
dall'Istituzione di Parigi per definire gli spartiacque tra buoni e cattivi.
La conferma è arrivata dal portavoce del ministro degli esteri di Pechino, Qin
Gang. «La Cina dà supporto effettivo agli sforzi della comunità internazionale
per rafforzare i regolamenti finanziari, aumentare la lotta all'evasione
fiscale e garantire una cooperazione internazionale per prevenire l'evasione
fiscale», ha fatto sapere il ministro cinese. «Per queste ragioni non ha
fondamento la proposta di inserire le amministrazioni speciali cinesi di Hong
Kong e Macao all'interno della lista dei paradisi fiscali, ai quali il governo
di Pechino ha sempre espresso una ferma opposizione». Se il potere economico
della Cina è riuscito a fare da contrappeso alla ferma opposizione mostrata, in
primis, dal presidente francese Nicolas Sarkozy, è andata peggio agli altri
paesi minori che non sono riusciti a evitare di finire sul libro nero e grigio
dell'Oecd. «Ritengo incomprensibile il trattamento riservato a certi paesi», ha
masticato amaro il primo ministro del Lussemburgo e presidente dell'Eurogruppo,
Jean-Claude Juncker, limitandosi a dire che «certi stati degli Stati Uniti non
figurano nella lista». Grande disappunto per essere finiti sulla lista grigia
dei paradisi fiscali anche da parte della Svizzera. Il presidente della
Confederazione e ministro delle finanze, Hans-Rudolf Merz, ha dichiarato di
aver preso atto della decisione dell'Oecd, ma di deplorare il modo di
procedere. «La Svizzera non è un paradiso fiscale, rispetta sempre i propri
impegni e è disposta al dialogo», ha sottolineato Merz. «È alquanto
sorprendente il fatto che la Svizzera in quanto membro fondatore dell'Oecd non
sia stata coinvolta nelle discussioni sulla definizione delle liste.
Soprattutto dopo che il 13 marzo scorso, il governo ha annunciato
l'allentamento del segreto bancario». Ma per Berna la cosa non finisce qui. «La
Svizzera si adopererà affinché anche altri paesi accrescano la trasparenza dei
propri mercati finanziari, in particolare per quanto concerne gli strumenti che
non sono stati presi in considerazione nell'elaborazione della lista Oecd». A
margine dei lavori dell'Ecofin di Praga, è stato il ministro delle finanze
francese, Christine Lagarde, a rispondere alle parole del presidente della
Confederazione elvetica. «I ministri delle finanze del G20
inizieranno presto a studiare le sanzioni da applicare ai paradisi fiscali non
cooperativi identificati dalla lista nera resa dell'Oecd», ha spiegato Lagarde.
«Andranno elaborate sanzioni anche per gli istituti che intrattengono relazioni
con centri finanziari considerati paradisi fiscali, come, per esempio, un forte
aumento dei requisiti di capitale richiesti». «L'inclusione nella lista nera
comporta problemi seri, dalle fatture alle bolle di accompagnamento, un
accerchiamento da parte della finanza che comporta difficoltà reali a potere
lavorare», ha ammesso il segretario di stato per le finanze della Repubblica di
San Marino, Gabriele Gatti, auspicando una promozione del Titano nella lista
bianca nel più breve tempo possibile. Più pragmatico l'approccio del governo
del Liechtenstein. «Il nostro obiettivo è quello di non figurare più su quella
lista. Abbiamo già intrapreso iniziative in questo senso, iniziando discussione
bilaterali con la Germania e la Gran Bretagna. Il Liechtenstein è disposto a
cooperare con altri Paesi, in particolare la Francia. Il segreto bancario non è
stato instaurato per permettere frodi fiscali». Un commento stizzito alla
decisione del G20 è arrivato invece da Montevideo. Il
presidente della Banca centrale dell'Uruguay, Mario Bergara, ha negato che il
suo paese, uno dei quattro inseriti nella black list dell'Oecd con Costa Rica,
Malaysia e Filippine, sia un paradiso fiscale difendendo il segreto bancario e
aggiungendo che l'annullamento dei conti cifrati può minare la stabilità del sistema
bancario uruguayano. Diverso il parare del ministro delle finanze austriaco,
Josef Proell, secondo cui la decisione dell'Oecd «è la prova che si è fatto un
passo nella giusta direzione». Secondo Proell, tuttavia, il segreto bancario
austriaco non verrà minacciato dalle decisioni del G20
aprendo un dibattito sull'effettiva concretezza delle misure adottate dai
leader mondiali per dire basta una volta per tutte ai paradisi fiscali. Dal
canto suo l'Austria si è detta soddisfatta di essere uscita dalla lista nera
mentre il ministro delle finanze belga, Didier Reynders, non ha negato che non
e' molto piacevole essere su una lista che contiene anche paradisi fiscali, ma
ha precisato che una volta firmati gli accordi in materia di scambio di
informazioni il suo paese ne uscirà. Sollievo anche per Andorra, in passato
sulla lista nera, dopo che il governo del Principato pirenaico si è impegnato a
eliminare il segreto bancario entro il prossimo 15 novembre. Per l'Italia,
Giulio Tremonti ministro dell'economia ha osservato che la lista nera dei
paradisi fiscali dell'Ocse è solo un primo passo, poiché «i criteri di
identificazione usati dall'organizzazione sono ancora da vedere». Nel corso
della conferenza stampa a margine della riunione dell'Ecofin, il ministro ha
ribadito la differenza tra paradisi fiscali e paradisi legali. Anche se si
parla più dei primi, sono questi ultimi ad essere più pericolosi, poiché
«spiazzano quelli fiscali, ma destabilizzano quelli legali». «È limitativo
parlare solo di quelli fiscali, poiché l'instabilità maggiore viene da quelli
legali».
( da "Italia Oggi"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
ItaliaOggi sezione:
Mercati e Finanza data: 04/04/2009 - pag: 40 autore: assemblea Rbs dice no ai
compensi dei manager L'assemblea di Royal bank of Scotland ha bocciato il
programma di remunerazioni dei dirigenti della banca, salvata dal fallimento
grazie all'intervento dello stato, che ne è ora il principale azionista. Il
voto non è vincolante, ma è una chiara espressione della rabbia per la pensione
da un milione di dollari all'anno concessa all'ex a.d. di Rbs, Fred Goodwin,
sotto la cui gestione la banca britannica si lanciò nelle operazioni sui
derivati che l'hanno portata al collasso. Ad avere votato contro il documento è
stato il 90,42% degli azionisti, riuniti a Edimburgo. Nel suo discorso
all'assemblea, il presidente di Rbs, Philip Hampton, ha chiesto che sia messa
fine alla «pubblica fustigazione» per gli errori commessi dalla società in
passato. Hampton ha però criticato l'acquisizione dell'olandese Abn Amro decisa
da Goodwin e ha sottolineato che «alcune pratiche che erano accettabili ai
tempi del boom non possono esserlo ora, se mai lo sono state», riferendosi alla
sponsorizzazione di un team di Formula Uno e all'ordine, poi cancellato, di un
jet aziendale. Rbs, un pò come l'americana Aig, è diventata uno dei simboli
della crisi finanziaria, attirandosi la rabbia dell'opinione pubblica. Durante le manifestazioni contro il G20, i vetri degli uffici dell'istituto sono stati sfondati dai
manifestanti.Hampton ha cercato di placare gli azionisti annunciando un
programma di consistenti tagli alle spese e la promessa di tornare a
distribuire dividendi «il prima possibile». Royal bank of Scotland ha
chiuso il 2008 con la perdita più elevata mai registrata da qualunque gruppo
della Gran Bretagna: una voragine da 24,1 miliardi di sterline. I costi
scenderanno di 2,5 miliardi di sterline l'anno, con ulteriori tagli
all'organico non ancora quantificati. In Gran Bretagna sono già state
licenziate 2.700 persone. Intanto Hampton ha confermato la propria fiducia nel
responsabile finanziario del gruppo, Guy Whittaker.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 2 autore: Quattro liste in
cerca di accordi Alla classificazione degli Stati dovranno seguire intese
bilaterali sulla trasparenza Carlo Galli Riparte dal G-20 di Londra l'opera di
contrasto ai paradisi fiscali e finanziari. Il summit segna infatti un
importante momento di convergenza, sul piano politico e sul piano tecnico. Sul
piano politico, è stata finalmente raggiunta un'intesa sui criteri per
individuare Stati e territori «non cooperativi». Il confronto ha riscaldato le
ore precedenti alla chiusura del vertice, in cui i rappresentanti dei vari
Paesi hanno cercato di difendere le rispettive aree di influenza. Alla fine,
l'accordo politico è stato reso più agevole affidando la pubblicazione della
lista alla terzietà dell'Ocse. Sotto il profilo tecnico,l'accordo ha accomunato
la censura nei confronti: –sia dei paradisi fiscali veri e propri (vale a dire
Stati e territori con fiscalità modesta o assentee una regolamentazione in
materia di istituzioni finanziarie altrettanto blanda); –sia dei paradisi
finanziari,caratterizzati innanzitutto dall'assenza di trasparenza dovuta al
segreto bancario ( Come Austria, Svizzera, Lussemburgo e Belgio). Se, infatti,
i primi sono stati molto utilizzati nella strutturazione di complesse
architetture finanziarie (prime tra tutti, gli hedge fund), i secondi si
prestano principalmente a occultare fondi di non residenti, consentendo loro di
sottrarsi alle pretese, non solo fiscali, dei Paesi di appartenenza. La crisi
finanziaria mondiale ha colmato le distanze, accomunando le due categorie nella
censura dei Paesi industrializzati. Il comunicato conclusivo del vertice
sancisce così l'impegno politico per la protezione del gettito dei Paesi
partecipanti e per la fine del segreto bancario. I punti di partenza La
convergenza nell'individuazione dei criteri e nella conseguente compilazione
delle liste parte dal 1998, con il primo rapporto Ocse in materia di
concorrenza fiscale dannosa ( Harmful Tax Competition. An Emerging Global
Issue). Fin dalle origini, obiettivo principale dell'organizzazione è stato lo
scambio di informazioni, nel presupposto che la concorrenza fiscale dovesse
essere frenata, ma che fosse necessaria la piena trasparenza per consentire ai
Paesi di origine dei capitali di applicare le rispettive norme di contrasto a
elusione ed evasione fiscale. Si considerava quindi «dannoso» non tanto il
regime fiscale particolarmente favorevole in termini di aliquota, ma quello
finalizzato ad attrarre capitali esteri offrendo in cambio la segretezza
necessaria per sottrarsi al Fisco dei propri Paesi di origine. L'Ocse ha quindi
puntato sulla negoziazione con gli Stati dai regimi in origine considerati
«dannosi » perché poco trasparenti, per ottenerne un impegno politico a
introdurre la necessaria permeabilità (in primo luogo, per scambio di
informazioni). A una prima fase, in cui l'opera di pressione politica ha
registrato un buon numero di Paesi impegnati a introdurre norme di maggiore
trasparenza e a cooperare con i Paesi industrializzati – la lista finale dei
Paesi non cooperativi comprendeva soltanto Andorra, Liechtenstein e Principato
di Monaco è seguita una fase di relativo stallo. L'attività di contrasto ha
conosciuto nuovo impulso a seguito della crisi finanziaria mondiale, che ha
indebolito la posizione dei paradisi fiscali più trasparenti ma utilizzati
nelle operazioni finanziarie internazionali e sui quali l'azione di Stati Uniti
e Regno Unito non era mai stata particolarmente incisiva. Negli ultimi mesi,
invece, negli Usa sono stati presentati tre progetti di legge sul contrasto ai
paradisi fiscali, mentre il Regno Unito ha avviato un dibattito parlamentare
sul pregiudizio erariale ascrivibile alle Dipendenze della Corona (segnatamente
le Isole Britanniche). I risultati Si è arrivati così, da giovedì sera, alla
compilazione di una lista in quattro parti, in cui i Paesi sono stati
classificati in funzione della loro adesione agli standard internazionali sullo
di scambio di informazioni in materia fiscale. Lo standard elaborato dall'Ocse
con l'ausilio di Stati terzi e approvato dal Consiglio dei
ministri finanziari del G20
e dal Comitato Onu di esperti in materia di Cooperazione fiscale
internazionale, prevede che le informazioni siano sempre scambiate su
richiesta, senza poter invocare il segreto bancario o altro interesse di natura
fiscale del Paese a cui le informazioni sono richieste. Fanno parte
della lista di Stati conformi allo standard i maggiori Paesi industrializzati,
ma anche Stati normalmente considerati paradisi fiscali, come Jersey, Guernsey,
l'Isola di Man o gli Emirati Arabi Uniti. Nella prima lista «grigia» vi sono i
paradisi fiscali che si sono impegnati politicamente ad adottare gli standard
di trasparenza e che in molti casi hanno già sottoscritto accordi bilaterali (
evidenziati nel grafico). La seconda lista «grigia» elenca gli Stati che non
sono considerati paradisi fiscali a livello internazionale ma che non hanno
ancora attuato gli standard internazionali di trasparenza. Fanno parte di
questo gruppo anche Austria, Belgio e Lussemburgo, che però, al pari della
Svizzera, avrebbero già iniziato le negoziazioni con i propri partner pattizi
per attuare un pieno scambio di informazioni. La lista nera, con soli quattro
Paesi, è stata oggetto di varie modifiche nel pomeriggio di giovedì, fino a
raggingere l'assetto attuale. Una nuova lista sarà prodotta a giugno,
probabilmente per il G8 della Maddalena, per verificare se l'impegno politico a
una maggiore trasparenza avrà trovato una prima attuazione. Prima di allora, si
attendono novità anche dal nuovo meeting franco tedesco. Stallo italiano Il
summit londinese non ha effetti immediati per l'Italia, che non ha concluso
alcun accordo per lo scambio di informazioni con paradisi fiscali. Le black
list previste dal nostro ordinamento differiscono significativamente da quelle
Ocse. Se a livello internazionale la piena censura ha colpito solo i quattro
Stati presenti nella lista nera, le black list del nostro ordinamento elencano
quasi tutti i Paesi presenti nella lista «grigia» dei paradisi fiscali, nonché
vari Stati presenti con l'Italia nella lista «bianca» (Barbados, Guernsey,
Jersey e Isola di Man). Questa distanza dagli standard internazionali potrà
essere colmata con la redazione delle liste previste dal nuovo articolo 168-bis
del Testo Unico, che identificheranno i Paesi e i territori che consentono
adeguato scambio di informazioni. è invece del tutto superato a livello
internazionale il riferimento al livello di tassazione, ancora previsto in
Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi ROMA «Il ritorno della politica» è per Giulio
Tremonti il risultato più importante del G20 di Londra. I ministri finanziari europei e i governatori delle
banche centrali dell'Ue si sono ritrovati a Praga per fare un bilancio operativo
della riunione londinese. A tirare le somme il superministro dell'Economia: «Si
è rotto il monopolio tecnocratico di una volta». Cauto il Governatore
della Banca d'Italia, presente anche lui al summit: «Ci sono i primi segnali di
rallentamento della caduta».
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi dal nostro inviato MARCO CONTI PRAGA - «Il ritorno della politica» è per Giulio Tremonti il risultato più importante del G20 di Londra». I ministri finanziari
europei e i governatori delle banche centrali dell'Ue, si sono ritrovati ieri e
oggi a Praga per fare un bilancio operativo della riunione londinese. A tirare
le somme cercando di individuare una strategia, provvede in serata il ministro
dell'Economia italiano che parteciperà oggi all'Ecofin insieme al
governatore di Bankitalia, nonchè presidente del Financial Stability Forum,
Mario Draghi. Il ruolo centrale dei capi di Stato e di governo il superministro
dell'Economia lo aveva sottolineato anche il giorno precedente, ma ora spiega
che dopo Londra «si è rotto il monopolio tecnocratico di una volta. Non c'è più
il dominio della finanza». Non solo però il ritorno della politica, ma anche di
una politica coordinata tra i governi. Perchè - sostiene il ministro - «fino ad
un anno fa i governi agivano ognuno per conto proprio», poi c'è stato il G20 di Washington dal quale «è uscito un piano di azione
coordinato», ed infine Londra dove per il ministro «i Paesi decidono non solo
di fare la stessa cosa, ma fanno questa cosa in comune». Al vertice di Praga si
respira un'aria di seppur cauto ottimismo dovuto forse anche alla
consapevolezza di aver messo in campo una mole di interventi e di risorse che
in buona parte devono ancora produrre effetto. La prova però che il ritorno
della politica c'è stata veramente si avrà oggi quando si affronterà di nuovo
il tema delle regole contabili. La decisione americana di rivedere in maniera
più flessibile, vista la situazione, il "mark to market", (ovvero la
valutazione a valori presunti di mercato di attività finanziarie che non
vengono trattate su mercati regolamentati), per Tremonti obbliga l'Europa ad
«una scelta rapida» per non rischiare di svantaggiare le banche europee.
L'Italia spinge per allineare l'Europa alle decisioni americane che
permetterebbero alle società di rivedere più facilmente i valori di asset in
determinati cicli economici. «È una riforma a costo zero che l'Europa potrebbe
copiare scaricando semplicemente il testo da Google - sostiene Tremonti - ma
«da noi ci sono meccanismi più complessi» rispetto alla rapidità decisionale del
governo americano. Tremonti chiede all'Europa di battere un colpo dopo
l'inedito asse cino-americano emerso a Londra quando si è affrontato il tema
dei paradisi fiscali. Su questo argomento Tremonti si muove in maniera cauta.
Spiega che ciò che si è fatto al G20 è solo un punto
di inizio anche perchè «i criteri di identificazione usati dall'organizzazione
sono ancora da vedere». Ovviamente non l'hanno presa bene i paesi europei
inclusi nella «lista grigia» dei paradisi fiscali stilata dall'Ocse
(Lussemburgo, l'Austria e Belgio). Tutti e tre protestano per il trattamento
riservato agli Stati Uniti che consentono una legislazione molto permissiva
negli stati del Delaware, Wyoming e Nevada. Critico, anche se annuncia impegni
per uscire dalla lista grigia, il presidente dell'Eurogruppo, e primo ministro
del Lussembrugo Claude Juncker che, nello scomodo doppio ruolo, non trova
sostegni da tedeschi e francesi. Per Tremonti però la fine «del segreto
bancario è simbolo del nuovo mondo» e il ritorno della politica si sancirebbe
anche con un «nuovo piano Delors con emissioni obbligazionarie europee e piani
industriali comuni». Dati e percentuali che istituti di ricerca sfornano in
continuazione, sono per il ministro, poco indicativi e in qualche caso
«contraddittori». Ciò che ora temono i governi è l'onda occupazionale, con il
rischio che molte delle misure messe in atto non arrivino in tempo per evitare
la chiusura delle fabbriche. Vista la situazione del nostro bilancio pubblico,
Tremonti sottolinea come «la nostra politica è quella di spostare le risorse
dal resto verso il sociale, dando priorità alla coesione sociale». Infine
aggiunge: «Se ci fosse la necessità di ulteriori interventi li stiamo
studiando, ma per ora non mi pare ce ne sia bisogno».
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
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Pagina 21 - Economia
Cernobbio, primo bilancio sul summit. Roubini: ora la finanza è regolata.
Roach: gli Usa sprecano Gli economisti si dividono sul G20 "Misure reali". "No,
è scenografia" GIORGIO LONARDI DAL NOSTRO INVIATO CERNOBBIO - Economisti
divisi qui a Cernobbio sui risultati del G20. Al Workshop Finanza di Ambrosetti emerge il contrasto fra lo
scetticismo di Stephen Roach, presidente di Morgan Stanley Asia («al G20 darei un 10 per gli sforzi e la
scenografia e un 6 scarso per le decisioni»), e l´ottimismo di Jacob
Frenkel, vice presidente di Aig: «Il 50% della sfida per risolvere i problemi è
identificarli e a Londra ci siano riusciti. Ed è positivo l´accordo tra i capi
di Stato». Mentre Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa San Paolo,
sottolinea come «il G20 sia stato un vero successo perché
tiene più in conto l´equilibrio del mondo». In effetti quello fra Roach e
Frenkel è apparso come un vero e proprio duello verbale. «So che chi mi sta
accanto non condividerà le mie parole», ha esordito Roach riferendosi a
Frenkel, «ma il G20 è stato di molte parole e di poca
sostanza: oggi il problema principale per il mondo sono gli squilibri globali
destabilizzanti tra nazioni che risparmiano troppo poco, come gli Usa, e Paesi
che risparmiano troppo come la Cina». Ecco perché, secondo Roach, il G20 conta poco, al contrario del G2 formato da Usa e Cina,
cioè «dal maggiore consumatore e dal maggiore produttore del mondo». Il
giudizio di Roach non è piaciuto a Norbert Walter, capo economista di Deutsche
Bank per cui «il vero G2 è quello formato da Usa ed Europa in materia di
definizione delle regole». Poi Walter ha aggiunto: «Se c´è un modo di ripensare
le regole globali, Usa e Ue sono i primi che possono definire standard validi
nel tempo». Mentre Frenkel ha rifiutato l´idea di un G20
«come una partita di calcio in cui qualcuno vince e qualcun altro perde. Siamo
come passeggeri di un stesso aereo e dobbiamo essere contenti che i piloti
vedano le cose nello stesso modo». Quanto a Nouriel Roubini, professore di
Economia alla Stern School of Business della New York University, uno dei
pochissimi economisti ad aver previsto lo tsunami che avrebbe travolto i
mercati finanziari, osserva che «nel suo insieme il G20
è stato positivo e ha avuto successo, c´è stato un ampio accordo su una nutrita
gamma di questioni, ma non è la soluzione di tutto». Secondo Roubini «è stato
positivo l´impegno del G20 sull´aumento dei
finanziamenti all´Fmi», così come il sostegno al commercio internazionale e la
regolamentazione del sistema finanziario. Sul trattamento degli asset tossici,
invece, «i problemi di ogni Paese verranno risolti dalle Autorità nazionali.
Non è possibile un piano globale al riguardo». Riguardo ai piani di stimolo
fiscale elaborati dai vari Paesi per contrastare la crisi, Roubini non ha
dubbi: «Sono misure di breve termine». E ha sostenuto che nel medio termine si
dovrà fare affidamento sulla domanda interna da parte del settore privato. E
l´Italia? Per Roubini qui da noi «la recessione non sarà né peggiore né
migliore rispetto agli altri Paesi dell´Eurozona. L´Italia ha un sistema
finanziario sano, ben sorvegliato dalla Banca d´Italia. I problemi in Italia
sono più che altro strutturali».
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi LONDRA - Buckingham Palace ha smorzato i clamori intorno alla
reazione della Regina, dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si era rivolto a voce alta a Barack Obama
durante la foto di gruppo con i leader mondiali del G20, affermando che «non vi è stata alcuna gaffe nè alcuna offesa».
Un portavoce ha dichiarato che il ricevimento al quale ha presenziato la
sovrana britannica è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale». «Non c'è
stata alcuna gaffe nè alcuna offesa», ha aggiunto.
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi dal nostro inviato CERNOBBIO Il pacchetto di misure varato dal G20 al vertice di Londra è idoneo a fronteggiare la crisi ma
la novità più interessante arriva dai cambiamenti del Fondo monetario
internazionale. Forse stiamo andando verso un nuovo ordine mondiale? «Lo spero,
speriamo tutti che Gordon Brown abbia ragione». Jin O'Neill, capo economista di
Goldman Sachs tira le somme con Il Messaggero sull'accordo di due giorni fa a
Londra e spiega le prospettive future. Gordon Brown ha
detto che il G20 segnerà un
nuovo ordine mondiale è d'accordo? «Lo spero, non so se lo farà ma io ho
inventato la sigla Brix Brasile, Russia, India e Cina, i nuovi Paesi emergenti
perciò penso che il G20
invece dei G7 o dei G8 sia già un grande risultato. Spero che Gordon
Brown abbia ragione». Allora i vertici del G7 o i G8 sono ormai superati? «Mi
sembrano un totale spreco di tempo, prima o poi per quello che riguarda gli
scambi tra i Paesi e la bilancia dei pagamenti si potrebbe creare un G4,
formato da Cina, Giappone, Usa e Unione Europea». Si può parlare di una nuova
Bretton Woods, coma ha detto Sarkozy? «No, perché a Bretton Woods si discusse
di un nuovo sistema di tassi di cambio, nel vertice di Londra non se ne è
parlato». L'Europa voleva più regole e meno soldi, gli Usa il contrario: il
compromesso finale ha premiato entrambi, a questo punto cosa si aspetta dalle
prossime riunione dei G20? «Non sappiamo se ce ne
saranno altre e sarebbe interessante saperlo, sarebbe un segnale che i G20 stanno sostituendo i G8 inutili, ho sentito dire che
potrebbe esserci un'altra riunione in settembre a New York, ma sono solo voci».
Dal dibattito della prima giornata del Workshop Ambrosetti è emerso che lo
stanziamento di quasi sei mila miliardi di dollari di liquidità possa creare
presto la necessità di una exit strategy, cioè la necessità di una via di
uscita per scongiurare l'inflazione? «Alla fine giungeremo ad una exit strategy
ma solo quando la situazione sarà migliorata, il mondo andrà meglio. Se si
innescasse un nuovo trend inflattivo sarebbe un bel problema se fosse reale,
tutti si preoccupano dell'inflazione ma il vero rischio è la deflazione».
Perché? «Perché c'è il declino sociale della produzione ovunque nel mondo». Le
misure di ieri sono efficaci per aggredire la crisi? «Sono iniziative
interessanti, ma in realtà non così importanti come è invece il cambiamento del
Fondo monetario, come i finanziamenti per 500 miliardi di dollari, come
l'accordo su una diversa struttura proprietaria da qui a due anni e la stessa
leadership che sarà basata sulla meritocrazia». r.dim.
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi ROMA - «Sono misure importanti, forse per la prima volta si sono
assunte decisioni collettive, non solo degli impegni di coordinamento». Giorgio Napolitano è soddisfatto per i risultati del G20 londinese. Risponde alle domande dei
giornalisti nella tenuta di Castelporziano. Tra le «decisioni comuni» egli
elogia soprattutto «quelle relative al finanziamento del Fondo monetario
internazionale». Un massiccio stanziamento che triplica le risorse a
disposizione del Fondo portandole a 750 miliardi di dollari. Ma quel che
Napolitano apprezza di più è la concretezza e la coesione emerse tra le le
varie "anime" del G20. Spiega infatti: «C'è
stata una confluenza molto importante tra Paesi nuovi ed emergenti, economie
che ancora crescono anche se meno di prima ed economie storicamente consolidate
che sono in crisi». E soggiunge: «E' stato un evento rilevante. Poi vedremo gli
sviluppi successivi».
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi ROSARIO DIMITO-dal nostro inviato CERNOBBIO - Il vertice fra i
Grandi del Pianeta ha centrato un obiettivo: dimostrare che c'è la volontà
comune di affrontare la crisi. Anche se molta strada resta da fare. Parola di
Stephen S. Roach, presidente di Morgan Stanley Asia, per 25 anni capo
economista che a latere del 20° Workshop Ambrosetti, commenta con Il Messaggero
i risultati del G2-20. I Capi della Terra hanno approvato misure per
fronteggiare la crisi. Secondo lei sono sufficienti? «Non ci sono neppure
arrivati vicino. Il grosso problema che continua ad affliggere le economie
mondiali sono gli squilibri che esistono tra paesi che non risparmiano come gli
Usa e quelli che risparmiano in eccesso come Giappone Germania e Cina. E nel
comunicato finale del vertice non si fa menzione di come si intenda affrontare
questo squilibrio». Il G-20 si è aperto con Obama insieme a Brown e giapponesi
che volevano piani di stimolo, l'Europa invece che chiedeva più regole: chi ha
vinto? «Nel comunicato finale si fa riferimento sia agli stimoli fiscali che
alla necessità di più regole. E' importante notare che non siano stati fatti
passi in avanti, perchè gli stimoli fiscali erano stati annunciati in passato.
Quindi le richieste Usa sono più mirate a sostenere la domanda che ad altro.
Anche sulla richiesta di maggiori regole non si sono fatti progressi: si è
parlato dei paradisi fiscali che non hanno nulla a che vedere con la crisi che
stiamo vivendo. Il documento finale è un compromesso». Ma il G-20 è in grado di
migliorare le aspettative? La crisi è di fiducia: le misure approvate possono
ristabilire la fiducia? «E' una delle aree in cui penso che
sforzi come il G20 possano
avere un impatto costruttivo. Il fatto che 20 leader mondiali che rappresentano
l'85% del pil mondiale si siano seduti allo stesso tavolo e abbiamo mostrato
volontà di trovare soluzioni congiunte ai problemi dell'economia mondiale è un
segnale importante. Non sono stati fatti progressi, ma si sono fatti
vedere e impegnati a incontrarsi nuovamente fra sei mesi. Se non altro il fatto
di essersi riuniti dimostra che c'è la volontà di affrontare la crisi». Il
taglio dei tassi serve a ristabilire un clima positivo? «Avrà un impatto
limitato perchè l'indebolimento della domanda aggregata non è dovuto a tassi
troppo elevati ma alla riduzione dell'indebitamento». Dal suo osservatorio
l'Asia va meglio o peggio dell'Europa e degli Usa, visto che è
export-dipendente dall'Occidente? «Non c'è dubbio che l'Asia vada meglio. Ma
poichè l'economia dipende dalle esportazioni e considerato che gli Usa sono il
paese più grande consumatore è ovvio che una riduzione dei consumi degli Usa
avrà un impatto duraturo anche sulla crescita economica asiatica». Le banche
d'affari sono state corresponsabili dello sviluppo della bolla speculativa:
come dovranno cambiare per diventare più responsabili? «Stanno rivedendo le
loro politiche di gestione del rischio, di retribuzione del management.
Dovranno adottare adeguamenti dolorosi ma inevitabili. Nel sistema finanziario
ci sono altri attori che hanno compiuto terribili errori come i legislatori, le
agenzie di rating e le banche centrali: anche loro dovranno cambiare».
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato
04 Aprile 2009 Chiudi La crisi/Per il ministro dell'Economia il bilancio del G20 è positivo:
finito il dominio della tecno-finanza Tremonti: la politica detta le nuove
regole Cauto ottimismo di Draghi: primi segnali di rallentamento della caduta
( da "Repubblica, La"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Pagina 22 - Economia
Paradisi fiscali, scomparsi 11 mila miliardi Svizzera e Lussemburgo irritati. E
"Mister euro" si ritrova isolato in Europa Juncker contro le liste
preparate dall´Ocse: "Una scelta incomprensibile" ELENA POLIDORI DAL
NOSTRO INVIATO PRAGA - I Grandi dicono basta ai paradisi fiscali ma i paesi
europei inclusi nell´elenco protestano. «Una scelta incomprensibile», si sfoga
Jean Claude Juncker, presidente lussemburghese dell´Eurogruppo, una delle
nazioni che compaiono nella lista dei cattivi stilata dall´Ocse. Ma Juncker si
ritrova isolato nel club dei ministri Ue, riuniti da ieri a Praga. I suoi
colleghi sono tutti d´accordo con le decisioni prese dal G20 a Londra. Di più: la francese
Christine Lagarde annuncia "sanzioni" per chi non collabora. E Angel
Gurria, responsabile dell´Ocse, l´organismo che ha materialmente stilato le
liste, ringrazia il G20:
«Ci ha fatto fare in materia più progressi in quindici giorni che negli ultimi
quindici anni». Nei suoi calcoli, intorno ai paradisi fiscali c´è un
giro d´affari di oltre 11 mila miliardi di dollari, il doppio di quel che i
governi mondiali stanzieranno nei prossimi due anni per uscire dalla
recessione. In realtà le liste sono tre: la "nera", sulle nazioni
irriducibili in termini di collaborazione e trasparenza sulle questioni fiscali
e bancarie. Vi fanno parte Costa Rica, Malesia, Filippine e Uruguay. La
"grigia", con i paesi che promettono di collaborare. Sono 38 e tra
questi ci sono il Lussemburgo, la Svizzera, Austria, Svizzera, Belgio,
Liechtenstein, Andorra, Monaco, Bermude e Cayman. La "bianca", con
dentro i paesi che mantengono le promesse. Gurria è fiducioso che gli irriducibili
«cambieranno atteggiamento nei prossimi giorni». L´Austria si dichiara
soddisfatta per essere sfuggita dal blocco dei neri, pur essendo finita nella
lista grigia. Il governo «metterà in atto senza ritardi» gli impegni già presi
per allentare il segreto bancario. Sollievo anche per Andorra, che in passato
era nel raggruppamento peggiore e ora si è impegnata ad eliminare entro
novembre il segreto bancario. E per Monaco, che ora spera di uscire pure dalla
lista grigia, dopo essere passato per la nera. Ma la Svizzera protesta, il
Belgio è deluso, San Marino promette di adeguarsi. Insomma, un contrastato coro
di reazioni. «E´ importante che si faccia luce sui paradisi fiscali», commenta
Mario Draghi. E Tremonti mette in evidenza che bisogna parlare di paradisi fiscali
e anche legali: «I primi ti spiazzano, i secondi di destabilizzano». A suo
avviso quelli usati dall´Ocse sono un "punto d´inizio" ed questa è
una materia "da trattare ancora".
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Sabato
04 Aprile 2009 Chiudi Crisi, Tremonti: al G20 il ritorno
della politica «Non c'è più il dominio della finanza. L'Europa si adegui alle
nuove norme contabili Usa»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-04 - pag: 18 autore: Guidi sui
segnali di ripresa: «Non è ancora vera inversione di tendenza» A Milano i
giovani imprenditori Ue MILANO Ruling Europe towards a new model. Europa dei
popoli, Europa federale, Europa debole sul nuovo scacchiere geopolitico, Europa
ancora e sempre ostaggio degli stati nazione. Per giunta in un teatro di crisi
globale come non se ne vedevano dal '29. è partito da questo stimolo il
convegno organizzato tra i giovani imprenditori europei, promosso dallo Yes, la
confederazione europea che raggruppa circa 40mila giovani che fanno impresa nel
continente. Per cominciare anche solo ad immaginare un nuovo modello oltre la
crisi, bisognerebbe però mettere le imprese nelle condizioni di poter
competere. Mentre «pensare di poterlo fare con tassi di interesse che sono
altrove alla zero mentre da noi sono all'1,25% è quantomeno bizzarro », spiega
Federica Guidi, presidente dei giovani industriali di Confindustria,
riferendosi al mini taglio attuato l'altro ieri dalla Bce. «Un intervento
insufficiente». Tanto più nel momento in cui bisogna mettere benzina nel motore
perché «la caduta verticale della crisi sembra essersi arrestata e questo è un
segnale che fa ben sperare anche se - sottolinea - non si può ancora parlare di
inversione di tendenza». Nel corso del convegno, non a caso, si sono levate
voci critiche sull'incapacità dell'Ue di gestire l'attuale crisi. «Gli stati
nazionali la fanno da padrone - ha osservato il presidente dei giovani
industriali lombardi, Marco Campanari - mentre l'Europa non ha una voce unica
». «Più che aiuti economici ai giovani imprenditori europei servono segnali
politici forti», ha invece spiegato il vicepresidente della Commissione
Europea, Antonio Tajani. Secondo il commissario Ue, che ha comunque ricordato
come Bruxelles abbia innalzato il tetto di aiuti di stato consentiti alle
imprese da
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-04 - pag: 7 autore: Draghi: spiragli
dall'economia Tremonti invita l'Europa a seguire gli Stati Uniti sulle norme
contabili Enrico Brivio Dino Pesole PRAGA. Dai nostri inviati Una crisi
profonda e complessa, che sta attanagliando tutto il mondo, ma che nel suo
processo di deterioramento sta ora mostrando qualche segnale di rallentamento.
Non vuole «fare profezie», ma apre spiragli di speranza sul futuro della
congiuntura mondiale il Governatore Mario Draghi, parlando a margine
dell'Ecofin informale di Praga nella sua veste di presidente di un Financial
Stability Board dai poteri appena rafforzati dal G-20. Draghi ha avvertito che
l'attuale recessione è unica in quanto «combina una velocità di diffusione e
una dimensione senza precedenti», esibisce una interrelazione molto articolata
tra finanza ed economia reale ed «è sincronizzata globalmente, in quanto
qualche mese fa non c'era un Paese che andava bene». Per Draghi si tratta di
componenti da tenere tutte sott'occhio.«Ci sono ora segnali positivi sui
mercati finanziari e sul mercato immobiliare negli Stati Uniti, anche se
bisogna stare attenti - ha messo in guardia il Governatore - a non interpretare
una rondine per primavera, perché sono segnali semplicemente di un
rallentamento nel deterioramento». Anche per il presidente dell'Eurogruppo.
Jean-Claude Juncker, in una situazione congiunturale «non buona, ci sono
segnali incoraggianti ma non numerosi », mentre il commissario Ue agli Affari
economici Joaquin Almunia ha avvertito che Bruxelles il 4 maggio rivedrà al
ribasso le stime economiche in quanto «i dati sul commercio estero e sulla
produzione industriale continuano a essere molto deboli e in terreno negativo».
Il presidente della Bce, JeanClaude Trichet, non ha escluso
nuovi cali dei tassi, ma ha espresso fiducia che le decisioni prese dal G20 «siano quello che serve per
ristabilire la fiducia, l'importante è ora metterle in pratica rapidamente». A incrinare
il clima di convergenza internazionale anticrisiè però esplosa una nuova
frattura transatlantica sugli standard contabili. La decisione delle
autorità americane del Fasb, su pressione del Congresso, di rendere più
flessibile la valutazione degli asset tossici (con più margini discrezionali
per le banche nel marktomarket), ha allarmato i ministri Ue in quanto rischia
di creare un grande squilibrio competitivo. Lo Iasb, che fissa gli standard
europei, ha tempi più lunghi e ha iniziato una consultazione che potrebbe
impiegare mesi. «Se aspettiamo lo Iasb ha detto il ministro tedesco delle
Finanze, Peer SteinbrÜck nel lungo periodo saremo tutti morti, economicamente».
Anche Giulio Tremonti ha insistito sul fatto che l'Europa deve allinearsi al
piano di allentamento delle regole contabili approvato negli Usa. «Il
macchinismo politico dell'Europa - ha spiegato - è lento rispetto alla capacità
decisionale degli Stati Uniti ». Secondo il ministro si deve fare in fretta.
«Non possiamo fare i templari del mercato - ha concluso quando il tempio del
mercati ha cambiato i criteri». L'analisi del ministro dell'Economia è però
accompagnata dalla constatazione che in altri tempi il travolgente incedere
degli eventi che dai mercati si è trasferito all'economia reale avrebbe
provocato scontri, enormi tensioni sociali se non addirittura guerre. Al
contrario alla globalizzazione si può attribuire gran parte della crisi ma
occorre riconoscerle il merito di aver assicurato «un alto grado di pace civile
e politica». Per Tremonti, la lunga sequenza di vertici internazionali dallo
scorso autunno in poi è il chiaro segno del ritorno in grande stile della
politica, ed è questo il fattore decisivo che ha impedito finora che la crisi
degenerasse in «scontri e disagi sociali». Un lento, ma significativo progresso
che dal G-20 di Washington fino al meeting di Londra ha consentito di passare
dai piani di azioni «coordinati» a quelli «collettivi »: «Fino ad un anno fa, i
governi agivano ognuno per conto proprio ». Ora i Paesi mettono in campo misure
nazionali «che diventano interdipendenti. Decidono di fare la stessa cosa, ma
fanno questa cosa in comune. è il principio di una governance mondiale».
All'interno di questo nuovo contesto, l'Europa cerca una strada comune, e
l'idea di Tremonti è che occorra una nuova versione del piano Delors.
Attenzione però a quella che Tremonti definisce «l'ossessiva iterazione di dati
e notizie negative, che rischiano di produrre un senso diffuso di sfiducia, con
il risultato di vanificare l'effetto degli stimoli diretti all'economia». CLIMA
DIVERSO Dal vertice europeo arriva un messaggio di maggior fiducia dopo i
risultati concreti del summit di Londra Meno pessimisti. Il governatore della
Banca d'Italia Mario Draghi (a sinistra) con il commissario Ue Joaquin Almunia
INFOPHOTO
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi nostro servizio Per la Corea del Nord si tratta solo di una
«esplorazione pacifica dello spazio» con il fine di mandare in orbita un
satellite sperimentale per le telecomunicazioni. Per questo ieri proseguiva i
preparativi per lanciare, probabilmente oggi o domani, il suo missile-satellite
Taepodong-2. Ma per gli Usa, il Giappone e la Corea del Sud, invece, si tratta
di testare un missile a lunga gittata, capace di montare una testata nucleare e
di trasportarla fino all'Alaska e alle Hawaii. per questa ragione, dai tre
Paesi è partuito ieri un messaggio di diffida rivolto a Pyongyang. Ma con poche
speranze che il regiome nordcoreano faccia una marcia idietro. Il Taepodong-2
«volerà sul Giappone» (oggi), ha affermato il premier nipponico, Taro Aso, a margine del vertice del G20 di Londra: La conferma è venuta anche dal leader della Corea del
Sud, Lee Myung-bak. «E' una provocazione, fermatevi» ha avvertito Barak Obama.
«Se dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate, la Corea del Nord deve
capire che non può minacciare impunemente la comunità mondiale». ha
affermato il presidente americano, impegnato ieri mattina al Nato a Strasburgo.
«Altri Paesi sono sulla stessa linea degli Usa», ha aggiunto, lasciando
intendere il ricorso a iniziative a livello di Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Anche il presidente sudcoreano Lee sostiene che il lancio richiederà comunque
«una forte e severa» risposta, dichiarandosi convinto che le condizioni di
salute del leader nordcoreano Kim Jong-il, che ha subito un ictus lo scorso
anno, sono migliorate al punto che ora è saldamente al comando. Queste
reazioni, secondo gli osservatori, avrebbero registrato il disappunto della
Cina, «l'alleato» più vicino a Pyongyang, contrario all'applicazione di altre sanzioni
o all'inasprimento delle attuali contro il regime comunista. Gli Stati Uniti,
il Giappone e la Corea del Sud hanno schierato unità navali super tecnologiche
nel Mar del Giappone, mentre Tokyo ha piazzato anche gli intercettori Patriot
nel nord del Paese, nell'ambito dello scudo antimissile. Non solo. il Giappone
potrebbe utilizzare i sistemi Bdm (Balistic missile defence) messi a punto con
l'aiuto di Washington: in pratica un impianto di difesa basata sulla doppia
linea di fuoco costituita da missili SM-3 montati sui cacciatorpedinieri e dai
Patriot Pac-3 piazzati a terra e posizionati nelle prefetture di Akita e Iwate
lungo quella che sarà presumibilmente la traiettoria del missile. La tensione
nella regione è alta. «Siamo pronti a difendere la sicurezza della
popolazione», ha assicurato in conferenza stampa, il ministro della Difesa
nipponico, Yasukazu Hamada. Quello in programma forse per oggi sarebbe il primo
test dopo quelli che nel 2006 che provocarono alta tensione nell'area. Peraltro
attenuata dal fallimento del temuto Taepodong-2, che esplose in volo dopo
appena 40 secondi. L'emissario americano per la Corea del Nord, Stephen
Bosworth, però, ieri «sperava» ancora che il regime comunista voglia rinunciare
al lancio e ha chiesto che Pyongyang ritorni al tavolo per il disarmo nucleare.
da parte sua Washington si è detta pronta a contatti bilaterali in qualsiasi
momento. R.Es.
( da "Messaggero, Il"
del 04-04-2009)
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Sabato 04 Aprile
2009 Chiudi FABRIZIO RIZZIdal nostro inviato STRASBURGO - L'Europa è più a
rischio, rispetto agli Stati Uniti, se dovesse esserci un attacco di Al Qaeda.
Non foss'altro per la vicinanza con le aree geografiche in cui i terroristi
islamici operano. Ma se queste sono le considerazioni espresse, durante un
colloquio bilaterale, con Nicolas Sarkozy, Barack Obama conta di trasformare,
il vertice per i 60 anni della Nato, in un impegno maggiore contro il
terrorismo e la violenza. A cominciare dall'Afghanistan, dove prevede di
mandare 21mila soldati in più e coinvolgere tutti i Paesi della Regione, Iran
compreso. «L'Europa non si può aspettare che gli Stati Uniti, da soli,
sostengano il peso militare» a Kabul. Aggiunge: «Siamo lì per affrontare un
problema comune». La minaccia di Al Qaeda è sempre in agguato, ammonisce il
capo della Casa Bianca, «anche se George Bush non è più il presidente. Non
possiamo fare finta che non sia più un problema, perché è stato eletto Barak
Obama. In Afghanistan, per tutta la Nato, è in gioco la sicurezza delle singole
nazioni». Con un bagno di folla, ricevuto a Palais De Rohan, dove la moglie
Michelle, in cappotto nero, è stata abbracciata, sull'immenso tappeto rosso,
dalla "première dame", Carla Bruni, in cappottino grigio, Obama ha
affrontato il primo vertice dell'organizzazione atlantica, che vuole
rilanciare, facendo un "mea culpa". «Dobbiamo essere onesti, in
questi ultimi anni abbiamo lasciato che la nostra alleanza andasse un po' alla
deriva. L'America ha mostrato qualche volta arroganza». Ed ha denunciato le
conseguenze di quell'arroganza. In Europa, c'è «un sentimento anti-americano,
che può essere occasionale, ma che può essere anche insidioso». Sarkozy ha
subito rilanciato, dichiarando che «la Francia non dimenticherà mai quello che
gli americani hanno fatto per la democrazia francese ed europea». Quindi ha
annunciato che Parigi accoglierà un detenuto di Guantanamo, apprezzando la decisione
di Obama si voler chiudere la prigione, entro il 2010. Per Sarkozy, «non si
combatte il terrorismo con metodi terroristici». La mediazione di Obama, al G20, sui
paradisi fiscali tra Francia e Cina, ha fatto nascere un feeling tra lui ed il
presidente francese. Il quale lo elogia: «Ho fiducia in lui, nella sua parola e
nella sua intelligenza». La festa per l'alleanza militare (28 Paesi che però
non riescono a eleggere il danese Anders Fogh Rasmussen a nuovo segretario
dell'Alleanza, tutto è rinviato a questa mattina), è occasione per
battere sul tasto della sicurezza. Il capo della Casa Bianca conferma che
l'obiettivo è avere «un mondo senza armi nucleari». «Anche se la guerra fredda
è finita - ha detto - la minaccia di diffusione di armi nucleari o del furto di
materiale radioattivo, può portare all'estinzione di ogni città sul pianeta.
Questo fine settimana, a Praga, esporrò un'agenda per cercare di raggiungere il
traguardo di un mondo senza armi nucleari». Ed ha ammonito la Corea del Nord di
«rinunciare» al lancio del missile «Taepodony 2», in grado di raggiungere
l'Alaska. «Se il lancio dovesse avvenire prenderemo le misure adeguate, la
Corea del Nord deve capire che non può minacciare impunemente la comunità
mondiale». Quali siano queste contromisure non è dato sapere, benché si
ipotizzi sia un ricorso al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Sull'asse
Strasburgo e Baden Baden (decine di migliaia di poliziotti, 300 no global
fermati, più altri 200 ieri mattina), la visita di Obama ha avuto il suo apice
non tanto nei bilaterali con Sarkozy o Angela Merkel, ma nella Rhenus arena,
dove 4mila liceali si sono lasciati infiammare dalle sue parole contro
l'inquinamento, «il tempo sta per scadere, Europa e America devono fare di
più». Dice di invidiare all'Europa la Tav, i treni superveloci. Non si annoia a
fare il presidente? gli chiedono. Obama risponde: «Per avere una vita piena,
bisogna lasciarsi coinvolgere, a volte rimarrete delusi, ma vivrete una grande
avventura».
( da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Corriere della Sera
sezione: Prima Pagina data: 04/04/2009 - pag: 1 Draghi: la crisi rallenta. Tremonti: attuare subito le scelte del G20 Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro ROMA Nel 2007
circa 30 milioni di italiani hanno pagato le tasse, ma il 51% delle imposte
complessive sui redditi delle persone fisiche è sulle spalle solo del 10% dei
contribuenti. Un italiano su 3 dichiara meno di 10 mila euro. Crisi: il
ministro Tremonti al consiglio Ecofin di Praga ha sottolineato la necessità di
applicare subito gli interventi di stimolo dell'economia e di regolamentazione
delle attività finanziarie decisi al G20. E Mario
Draghi ha lanciato un prudente segnale positivo: nell'economia internazionale
c'è «un rallentamento del deterioramento ». ALLE PAGINE 30E31 Caizzi, Fracaro,
Sensini Stringa, Tamburello
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 2 Il vertice Nato Obama avverte: «Al Qaeda può colpire l'Europa» Il presidente Usa al summit Nato: «Voglio un mondo senza armi nucleari» «Verso gli alleati gli Usa hanno dimostrato arroganza». Ma anche «l'anti-americanismo può essere insidioso» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI STRASBURGO I terroristi di Al Qaeda tessono ancora le loro trame di morte. E se dovessero lanciare un nuovo attacco, «è forse più probabile che sia qui in Europa, in una città europea». A chi si domanda cosa ci facciano ancora gli Stati Uniti e i loro alleati in Afghanistan, a chi da questa parte dell'Atlantico alimenta dubbi sull'utilità della guerra per la sicurezza comune, Barack Obama risponde con chiarezza inquietante. Ai partner dell'Alleanza, venuti a celebrarne i 60 anni con un vero atto di rifondazione, il presidente americano chiede più impegno militare, più aiuti civili, più assistenza, con un obiettivo preciso: «Sradicare i terroristi che ci minacciano, preparare il popolo afghano a provvedere da solo alla sua sicurezza, dargli una chance di rinascita, accelerare il giorno del rientro a casa delle nostre truppe». >Chiuso
con un successo personale il G20 di
Londra, Obama è giunto ieri a Strasburgo, città simbolo della tragedia e della
rinascita d'Europa, accolto come un'icona popolare. Baciato per strada,
applaudito in piedi da 4 mila studenti stregati da un dialogo che ha fatto
rivivere in terra straniera i suoi happening della campagna elettorale dello
scorso anno, il presidente ha aggiunto un'altra tessera al mosaico di
una leadership mondiale, che l'esordio sulla scena europea sta già
prefigurando. Obama ha parlato delle nuove sfide di fronte alla Nato, come la
lotta al terrorismo e la partita con l'Iran, di fronte al cui programma
nucleare «bisogna tracciare una linea» perché «non ci può essere una
proliferazione atomica in Medio Oriente». Ha offerto e chiesto agli alleati
l'assunzione di responsabilità forti, nel riconoscimento che se «l'America sta
cambiando, non può essere soltanto lei a farlo». Ed ha anche anticipato il
recupero della visione reaganiana di un mondo senza armi nucleari, che domani
sarà il piatto forte del suo discorso praghese. Soprattutto, Obama ha cambiato
il tono, paludando la sostanza ferrigna della sua offerta di nuova partnership
con accenti di umiltà e ammissioni di colpa, introvabili ben al di là degli
anni di George W. Bush. Non si era mai sentito un leader della Casa Bianca ammettere
che «l'America ha dimostrato arroganza, sufficienza e perfino derisione verso
gli alleati». Ma anche in Europa, ha ricordato il presidente, «esiste un
anti-americanismo che è tanto casuale, quanto può essere insidioso», in nome
del quale «gli europei invece di riconoscere il bene fatto dall'America nel
mondo, a volte hanno scelto di dar loro la colpa di tutto quanto vada male». La
verità, secondo Obama, è che «l'America non può affrontare da sola le sfide di
questo secolo, ma l'Europa non è in grado di farlo senza l'America». Per questo
il presidente si è augurato «alleati forti», chiedendo un continente con «più
robuste capacità» di difesa. Musica per Nicolas Sarkozy, il presidente francese
che ieri ha brillato nel ruolo dell'amico prediletto, tanto quanto lo aveva
fatto due giorni prima Gordon Brown: «Una forte Europa della difesa è la
migliore garanzia per gli Stati Uniti», ha detto Sarkozy che stamane porrà fine
all'anomalia gollista, firmando il rientro ufficiale della Francia nel comando
militare integrato della Nato. Nell'anticipare il progetto visionario di un
disarmo atomico universale, Obama ha invitato gli alleati atlantici a
«impegnare la Russia, riconoscendone la legittimità degli interessi»,
ricordando che con Mosca esistono «convergenze, ma anche disaccordi
fondamentali», come nel caso dell'invasione della Georgia: «Vogliamo lavorare
con i russi, ma non si può tornare ai vecchi modi di agire». Paolo Valentino
(
da "Corriere della Sera"
del 04-04-2009)
Argomenti: G 20
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 04/04/2009 - pag: 6 La regina e Silvio: «Non c'è stata alcuna gaffe» Nota di Buckingham Palace: «Ricevimento allegro e rumoroso». E Berlusconi attacca la stampa Il premier contento dopo la visione dei giornali europei Ma a tarda sera si sfoga con i giornalisti italiani: «Con voi non parlo più» DAL NOSTRO INVIATO BADEN BADEN (Germania) «Non parlo con voi, io lavoro per l'Italia, voi lavorate contro l'Italia. Non farò conferenze stampa d'ora in poi». A tarda notte Berlusconi è ancora arrabbiato con i giornalisti. E dire che la lettura mattutina dei giornali europei e soprattutto la visione delle foto che campeggiavano sulle prime pagine sembrava gli avessero fatto tornare il buonumore. Perché il suo volto sorridente tra quelli di Obama e Medvedev foto che ha mediaticamente lasciato un segno sul vertice del G20 di Londra partito per l'Italia decisamente in sordina altro non è per Silvio Berlusconi che la prova che «la mia missione per riavvicinare Usa e Russia è stata compresa nel mondo». D'altra parte, come ha spiegato ieri sera ai partner della Nato nonostante lo scetticismo delle tre repubbliche baltiche, in un intervento concertato con Sarkozy, «andare d'accordo con la Russia non è una scelta, è una necessità». Insomma, un po' si è rasserenato il premier, che non aveva gradito le ironie sulla sua scenetta con lo stesso presidente americano durante la foto ufficiale, quel suo gridare «Mr Obama!» che aveva fatto irritare niente meno che la regina Elisabetta. Ma la «vendetta » maggiore, a poche ore dalla sua partenza per Baden Baden dove ieri si è tenuta la cena dei capi di Stato e di governo, mentre oggi a Strasburgo si celebrerà il summit per i 60 anni della Nato, è arrivata proprio da Buckingham Palace. Sì perché, con una nota del suo portavoce (che da Palazzo Chigi assicurano «non concordata »), la regina Elisabetta ha voluto sgombrare il campo dalle polemiche facendo sapere che il «ricevimento al quale ha presenziato» è stato un evento «rumoroso, allegro e gioviale» in un'atmosfera «amichevole e calorosa» e non è stato caratterizzato da «alcuna gaffe o offesa ». Insomma, caciaroni sì questi italiani, ma finché si ottengono risultati positivi per l'economia mondiale va tutto bene. E i risultati, sorride il portavoce del premier Paolo Bonaiuti, sono arrivati eccome: «Un trilione di dollari stanziati, la nostra filosofia del 'people first' che passa, e la ovvia conclusione che le nuove regole per l'economia saranno scritte al G8 della Maddalena: che altro dovremmo volere di più?». Tanto più se, come ragiona Berlusconi, l'Italia che «non è una potenza economica come l'America o la Cina» può avere lo stesso peso dei «Paesi che decidono», e lui stesso può sfoggiare quella tecnica di cui si sente l'inventore: saper essere «saggio» ma anche saper «scherzare, però a ragion veduta» per avvicinare i grandi del mondo. Paola Di Caro Mercoledì a Londra Silvio Berlusconi dietro il presidente sudafricano Motlanthe, il premier giapponese Taro e il presidente Usa Obama. In prima fila, seduti, la Regina Elisabetta II e il presidente brasiliano Lula
( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Corriere della Sera" del
04-04-2009)
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( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Giornale.it, Il" del 04-04-2009)
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( da "Panorama.it" del 04-04-2009)
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( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
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( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
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( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
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( da "AmericaOggi Online" del 04-04-2009)
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